le parole non dette

di ron forever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Emma era ferma davanti allo specchio, nella sua stanza all'istituto e guardava il leggero rigonfiamento del suo ventre. Erano passati tre mesi da quando aveva preso la dura decisione di allontanare Jules da lei e, quasi quattro da quando era rimasta incinta di lui. Di Julian. L'unico vero amore della sua vita. Non appena aveva scoperto di aspettare un figlio aveva detto a Marc di smettere di fingere. Non poteva rischiare che qualcuno pensasse che fosse figlio suo, non voleva dare a quel ragazzo dai capelli biondi questa responsabilità. Si odiava per quello che aveva fatto. Si odiava per quello che aveva fatto a Julian, che soffriva indicibilmente. Lo avevano notato tutti che qualcosa tra loro si era rotto. Solo la sera prima Cristina, guardandola rientrare in camera le aveva detto che era terribilmente pallida. Ma questo era niente in confronto alle ombre scure che si allungavano sotto gli occhi di Julian. Lei non dormiva ma nemmeno lui …
Per le prime settimane dopo l'annuncio del fidanzamento con Marc si era praticamente barricato nello studio. Una sera, nella casa si era sentito un grande frastuono e tutti erano corsi di sopra a guardare. Lui era chiuso nella sua stanza segreta, quella che aveva mostrato solo a lei. Emma lo pregò di lasciarla entrare perché era terrorizzata dall'idea che potesse farsi del male da solo. Ma Julian non era stupido, non avrebbe mai lasciato i suoi fratelli da soli, mai. Quando aprì la porta era completamente sporco di pittura. Dietro le sue spalle Emma intravide la stanza distrutta e capì che Julian non aveva fatto del male a se stesso, almeno non fisicamente. Aveva distrutto qualsiasi traccia di lei, dei quadri che la ritraevano....
Emma trattenne a stento le lacrime quando, uscendo lui la guardò con occhi gelidi e penetranti. Non le dedicò più di qualche secondo. Rivolse lo sguardo ai fratelli che lo guardavano al loro volta spaventati. Drizzò la schiena e sorrise. Uno di quei sorrisi che usava per calmarli, per assicurargli che andavo tutto bene. 
"Tranquilli ragazzi, mi sono arrampicato su una mensola che però non ha retto. Ho combinato un bel casino..." sorrise ancora, grattandosi la testa. Raziel se sapeva mentire...
Tavvy gli era saltato in braccio e lo aveva abbracciato mentre gli altri tre si erano limitati a sbuffare ed erano ritornati sui rispettivi passi. Emma ripensò alle sue grida disperate davanti alla porta chiusa dello studio e al gelo che aveva provato guardandolo.. Lentamente, abbassò la maglietta e mise le mani a coppa
sotto al ventre, quasi come a volerlo sorreggere.                                              
Non sarebbe riuscita a nasconderlo ancora per molto, stava diventando evidente. Poi, doveva stare attenta agli allenamenti perché non poteva sforzarsi troppo. Era sicura che lui si fosse accorto di qualcosa perché aveva iniziato a guardarla in modo strano. Quando erano a cena lo scopriva spesso a guardare il suo piatto, come a volersi assicurare che mangiasse abbastanza. Ma lui come faceva a saperlo?
Il rapporto tra loro era sempre carico di tensione. Da quando aveva lasciato Marc avevano ripreso a parlare più spesso, ma solo quando erano in compagnia. Entrambi cercavano di evitare di trovarsi da soli perché sapevano che non avrebbero saputo resistere. La tentazione di correre da lui e raccontargli la verità, cioè che lo amava più della sua stessa vita, era troppo forte. Tanto forte che, certe sere Emma era costretta a uscire dalla stanza per prendere aria ed evitare di soffocare. A volte le parole non dette fanno più rumore di quelle pronunciate. È un suono forte, quasi un ronzio. Lo si sente vibrare nell’aria come milioni di piccole particelle che si agitano cercando di uscire allo scoperto. Fa paura, quel suono ed ha il sapore dolce-amaro del rimorso … eppure, lei non poteva. Non poteva permettere che gli accadesse qualcosa.
Si concedeva solo dei piccoli attimi. Quando lui le sorrideva, Emma si scioglieva e pensava che forse il loro bambino avrebbe avuto il suo stesso sorriso. Questa era un'altra cosa che la terrorizzata. Se il bambino o la bambina avesse preso gli occhi dei Blackthorn o i loro capelli come avrebbe fatto a nascondere che era figlio di Julian? Era anche indecisa se dirglielo o meno. Da un lato capiva che era giusto farlo perché lui aveva il diritto di sapere. Dall'altro, aveva paura che non lo volesse, che non volesse un'altra responsabilità da aggiungere a quelle che aveva già, che non volesse il figlio di una persona che lo aveva ferito così tanto. Il pensiero che lui potesse odiarla la soffocava, anche se era stata lei stessa a volerlo... 
Qualcuno bussò alla porta, costringendola ad interrompere i suoi pensieri. 
"Avanti" disse semplicemente, allungandosi per prendere la borsa dal letto. Era vestita con una maglia larga e dei leggins e si stava preparando per andare agli   allenamenti. 
"Emma, sei pronta?" Christina entrò dalla porta e le andò incontro. 
"Sì, certo. Possiamo andare" si incamminò verso la porta ma fu colpita da un capogiro che la costrinse ad appoggiarsi allo stipite. 
"Ehi, piano ermosa" Christina gli fu accanto in pochi secondi. "Emma ti senti bene? Forse sarebbe meglio se evitassi gli allenamenti" Le disse accarezzandole la schiena delicatamente. 
"Io.. va tutto bene, sto bene" mentì la bionda, portandosi una mano al ventre. A Christina non sfuggì il gesto ma lasciò correre, preferendo non interferire. "Andiamo"

***************************
Una volta giunte in palestre iniziarono subito gli allenamenti. Diana le aspettava, ciò significava che avrebbero dovuto impegnarsi il doppio per mostrare alla tutor i loro miglioramenti. Perfetto,proprio quello che ci voleva pensò Emma sbuffando.  Dopo una sezione di riscaldamento si concentrarono sul lancio dei coltelli. Lanciarono così a lungo che Emma iniziò a provare dolore al braccio e se lo massaggiò lentamente. Proseguirono con la spada e lo scontro corpo a corpo. Fu troppo. Emma non riuscì a resistere, sentiva di stare per svenire ma non poteva permettersi di mostrarsi debole, non con Diana che la guardarla. Come evocato, Julian comparse sulla soglia. Era in tenuta ed aveva il fiato corto. Probabilmente aveva corso prima di arrivare. 
“Sei in ritardo, Jules” Lo ammonì Diana, non troppo severamente.
“Lo so, stavo aiutando Tavvy con un castello di costruzioni.”
“Un lavoro decisamente impegnativo” commentò Emma, sorridendogli. Lui gli sorrise di rimando. Non riuscivano proprio a farne a meno … non riuscivano a smettere di punzecchiarsi a vicenda, erano cresciuti facendolo. Nuovamente, un capogiro la colse impreparata. Jules si mosse prima che lei stesse si accorgesse di star per cadere. La prese tra le braccia e la sollevò senza sforzo. Si era dimenticata che lui aveva imparato a prevenire i suoi gesti, come del resto faceva lei con lui. Loro erano parabatai, e lo sarebbero sempre stati.. si era anche dimenticata di come fosse essere tra le sue braccia. Stupendo. Non riuscì a trovare termine migliore per descriverlo. Il calore del corpo di Julian si insinuava nelle sue ossa, liberandola da quel gelo che l’aveva avviluppata per mesi.
“Emma cosa c’è che non va? Cos’hai?” la sua voce era piena d’ansia.
“Anche prima si è sentita bene ma è voluta venire lo stesso agli allenamenti …” rivelò Christina, contrariata.
“Jules, sto bene. Ora puoi farmi scendere” lui sembrò risvegliarsi, come se non si fosse accorto di averla ancora in braccio. La lasciò andare borbottando un “sei decisamente troppo magra”. Ma, anche questa volta, l’equilibrio le venne meno. Anche questa volta, Jules la prese giusto in tempo e non la lasciò andare più, non finché non fosse stata bene. Anche Diana si era avvicinata e la guardava con sguardo preoccupato. “Stai mangiando abbastanza Em?” 
La ragazza era completamente persa in un vortice e sentiva di stare per vomitare. Julian la salvò di nuovo. “La porto in camera, dormire le farà bene” Disse risoluto e, con Emma in braccio si avviò verso la stanza. 
Quando furono soli nel corridoio la situazione divenne più imbarazzante. Le guance di Emma, così come quelle di Julian si colorarono di rosso per la vicinanza dei loro corpi. Julian sentiva il respiro caldo di Emma nell’incavo della spalla destra e, in tutti i punti in cui le dita di lei lo toccavano, la pelle andava in fiamme. “Emma, ti prego dimmi cosa c’è che non va” C’era urgenza nella sua voce, un urgenza che la spiazzò. “Ricordi, quando tu stai male, sto male anch’io e io sto già abbastanza male di mio..” 
“Non dire così Jules..” la stanchezza si faceva sentire ed iniziava ad avere problemi a formulare un pensiero razionale. Per di più il lieve dondolio delle sue braccia non la aiutava.
“Sai che è vero. Ora perché non mi dici che succede. Pensi non me ne sia accorto? Non mangi e non dormi e sei sempre stanca.” Respirò profondamente “E’ per Marc?”
Emma sollevò la testa e lo guardò sconvolta. “No, non è per lui. E poi non venirmi a fare la predica, proprio tu. Anche tu non mangi e non dormi, hai delle occhiaie che fanno invidia a quelle di Diana!” Adesso era arrabbiata e il sonno stava sciamando lentamente.
Julian rise piano e Emma sentì il suo stomaco contrarsi contro il fianco. “Sai cosa mi ha chiesto Dru qualche giorno fa? Mi ha chiesto perché abbiamo litigato e se per favore possiamo fare pace perché è terribile vederci stare così male! Una bambina si è resa conto di tutto questo Emma. Raziel!”
Erano ormai arrivati alla stanza. Julian aprì la porta con una spallata e puntò dritto verso il letto. La cosa diventò ulteriormente imbarazzante ma il ragazzo era così arrabbiato da non farci caso. La posizionò sul letto per poi andare a prendere la sedia poco distante e accomodarsi lì accanto. Piegò la schiena e si scompigliò i capelli , lasciando intravedere le cicatrici argentee dietro il collo. Emma si allungò sul letto e gli sfiorò la guancia. Lui rabbrividì ma non si ritrasse.
“Emma” mormorò, cercando di mantenere l’autocontrollo.
“Sono incinta, Jules” 

Nota dell'autrice:
Mi dispiace avervi lasciato così in sospeso ma il capitolo stava diventando un pò troppo lungo... fatemi sapere cosa ne pensate, qualsasi commento è bene accetto! A presto, ron forever!

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
Julian rimase senza parole. Il respiro gli si mozzò in gola e le mani presero a tremargli. Emma, la sua Emma. Incinta. Come avrebbe gestito anche questo, non era pronto, non poteva farcela senza lei.                                                     “Marc lo sa?” le chiese alzando gli occhi su di lei. Lo sguardo ferito che la ragazza gli rivolse lo colpì come uno schiaffo in pieno volto. Per un attimo temette che Emme lo schiaffeggiasse davvero.
“Marc lo saprebbe se fosse lui il padre …” sospirò e si tirò su a sedere, in modo da far penzolare le gambe dal letto. Le loro ginocchia si sfioravano ma Julian non riusciva a vedere, né sentire nulla. La guardò nuovamente, con le lacrime agli occhi e la consapevolezza di quanto la ragazza aveva detto lo colse impreparato.
“Nostro figlio …” mormorò, incapace di staccare gli occhi da quelli di lei. Una lacrima solcò la guancia di Emma e Julian sollevò una mano per asciugargliela. “Da quanto tempo lo sia?” 
“Più o meno due mesi..”
“Due mesi.. due mesi e non mi hai detto niente. Perché, perché Emma non me lo hai detto? Ti ripugna così tanto quello che abbiamo fatto?”
“Tu non capisci. Noi, noi non possiamo. Tutto questo è sbagliato”
“Come può una cosa meravigliosa come un bambino essere sbagliato? Come può una cosa così forte come quello che provo per te essere sbagliato? Perché dovrebbe essere sbagliato amare una persona più di tutto, più di se stessi?” 
“Oh Julian..” ora Emma stava piangendo. “Io.. io, non so cosa dire.”
“Dimmi la verità Emma, solo la verità”
“Ti amo Julian, ti amo anch’io..”
Non ebbe il tempo di continuare la frase perche Julian la prese tra le braccia e la baciò, con forza, con passione. Le loro labbra si scontrarono come proiettili. Dopo poco Emma si lasciò andare completamente. Non riusciva più a fare a meno di lui. Quando la lingua di Julian si insinuò nella sua bocca sentì di poter riprendere a respirare. Lui la tenne stretta e lei gli si aggrappò il più forte possibile. “Ti amo” gli sussurrò a fior di labbra facendole partire scintille che si estendevano in tutto il corpo. Avvolse le dita intorno ai suoi riccioli marroni e lasciò che lui la sollevasse e la facesse distendere sul letto. Prima che potesse riprendere a baciarla, Emma lo fermò, ponendo una mano sul suo petto. 
“Aspetta, c’è una cosa che devi sapere. C’è un motivo se ho chiesto a Marc di fingere di stare insieme a me per allontanarti.”
“Tu hai fatto cosa?”
“Non ho mai amato Marc. Credevi davvero che fossi capace di una cosa simile? Io non ho mai amato nessuno all’infuori di te.” 
“Ma io credevo che, credevo che tu.. Emma è stato terribile. Immagino quanto lo sia stato per te..”                                  E così gli raccontò tutto, gli raccontò di quello che aveva detto Jem e di quello che aveva detto Tessa a proposito dell’amore. Julian ascoltò in silenzio, tenendole la mano. Diverse volte Emma lo sentì trasalire per lo stupore ma non disse nulla fino a quando il discorso non terminò. 
“Dobbiamo fare qualcosa Em. Basta allontanarsi, basta tutto questo dolore. Non mi importa cosa succederà, io non ho nessuno intenzione di lasciarti, né ho intenzione di lasciare nostra figlia” le sorrise e depose una mano sul ventre di lei.
Emma rise. “Sei sicuro ch sarà femmina?”
“Oh, sarà sicuramente femmina. Testarda come la madre e con i tuoi capelli d’oro..” il sorriso gli morì sulle labbra. Emma capì che era arrivato alla sua stessa conclusione. Se il bambino somigliava a lui come avrebbero fatto a nasconderlo?
“Devo iniziare le indagini” 
“Devo? Indagini? Di cosa stai parlando Jules?”
“Devo scoprire come impedire che nostro figlio cresca orfano. Dobbiamo fare ricerche. Non so come funziona quando il bambino ha per genitori due parabatai..”
“E pensi non ci abbia già provato? Non è mai successo prima, mai. Non ci sono sicurezze.”
“Ecco perché hai quei capogiri. Ti stai sforzando troppo Emma. Ora basta con gli allenamenti.” La guardò serio. “E devi anche magiare di più, sei troppo magra.”
“Jules, come farò a spiegarlo agli altri?”
“Vuoi dire come faremo. Troveremo una soluzione”
“Non possiamo dirglielo, impazzirebbero e metteremmo a rischio l’incolumità di tutti. Non possiamo permetterlo. Avevo già pensato a questo. Sarà più facile se credono che sia solo colpa mia. Gli dirò che sono andata a letto con uno shadohunter in un bar una sera e che non mi ricordo nemmeno come si chiama. Il conclave non mi impedirà di tenerlo perché ci sono ancora pochi shadohunters.“
“Ma così tutti penseranno che tu sia … io non posso permetterlo”
“Pensaci Jules, è l’unica scelta che abbiamo. Nessuno penserà male di me, voi siete la mia famiglia. Dobbiamo farlo, per lui.” disse intrecciando la mano con quella di Julian ancora posata sulla sua pancia. Si guardarono negli occhi e Emma ebbe un fremito. Cominciò a tremare violentemente e un dolore lancinante alla base del ventre la piegò in due. Julian saltò in piedi e la chiamò più volte. Emma non riusciva a sentirlo, aveva le orecchie ovattate e sentiva il sapore del sangue in bocca. Lo guardò disperata e sillabò la parola “bambino” con le ultime forze che le rimanevano. Chiuse gli occhi e sentì delle braccia che la circondavano e la sollevavano. Abbandonò la testa sulla spalla di Jules mentre lui correva il più velocemente possibile chiamando Diana a squarciagola.

“Diana, ti prego mi serve il tuo aiuto, Emma sta male!” Julian irruppe nella palestra dove Diana e Christina si stavano ancora allenando. Aveva il fiato corto per la corsa e per la paura. Ad un certo punto gli era sembrato che Emma smettesse di respirare. Aveva pensato di farle un iraze ma non sapeva se avesse potuto fare del male al bambino.
“Julian, cosa succede?”
“Diana, ti prego. Aiutaci.”
“Christina vai subito a chiamare un fratello silente.” La ragazza rimase immobile per qualche secondo con gli occhi sbarrati fissi sul corpo di Emma che penzolava dalle braccia di Julian. “Io le avevo.. le avevo detto di non partecipare agli allenamenti” La voce di Julian risuonò aspra e dura. “Forse avresti dovuto provarci con più impegno. Tu sai come stanno le cose.” La paura per Emma gli aveva cancellato la maschera di calma che solitamente indossava. Si rese conto, con amarezza di star cercando di dare la colpa a Christina per non incolpare se stesso. Vigliacco, sei solo un vigliacco, si ammonì mentalmente.
“Non capisco a cosa ti riferisci” Entrambe le donne presenti nella stanza lo guardavano sconvolte. Julian la guardò senza vederla veramente. “Emma è incinta, e tu lo sai” la accusò. Diana spostava alternativamente la testa da l’uno all’altra e poi si soffermò a guardare Emma, senza fiato. “Io lo sospettavo ma non potevo esserne certa.. mi dispiace così tanto..” trattenendo a stento le lacrime corse verso la porta per chiedere aiuto. 
Nella stanza accorsero gli altri fratelli Blackthorne. Marc fu il primo ad entrare, seguito a ruota da Livvy e Ty. “Cosa sta succedendo?” chiese il maggiore, posando lo sguardo sul Julian. 
“Emma sta male..” esordì il ragazzo, sedendosi su una panca e sistemandosi la ragazza tra le braccia con delicatezza. Le scostò una ciocca bionda dalla fronte e le soffiò il volto, imperlato di sudore. Il gesto fu così intimo che costrinse tutti ad allontanare lo sguardo. “Tu sapevi che Emma è incinta?” Era stata Diana a parlare. Julian la fulminò con lo sguardo perché non si era accorta che c’erano anche i bambini. Dru e Tavvy comparvero da dietro la porta. La prima teneva per mano e il fratellino, mentre Tav si era messo un pollice in bocca senza capire cosa stesse succedendo. Il bambino sfuggì alla presa di Dru e cose verso Julian. Per un attimo lo scalpiccio dei suoi piedini fu l’unico rumore in tutta la stanza. Marc guardava verso Julian completamente spiazzato mentre Livvy si teneva una mano sulla bocca e con l’altra stringeva quella di Ty. “Io non ne avevo idea.” E, prima ancora che Diana potesse dire qualcosa “non sono io il padre.” 
La donna lo guardò severa e, senza aggiungere altro si allontanò lungo il corridoio.


*******************
Julian camminava avanti e indietro davanti alla porta dell’infermeria. Da quando i fratelli silenti erano arrivati, circa due ore prima nessuno era riuscito ad entrare nella stanza. Poco prima aveva spedito a letto tutti i fratelli, assicurandogli che li avrebbe avvertiti subito se Emma fosse stata meglio. Solo Marc era rimasto ma non sembrava voler parlare. Se ne stava appoggiato contro il muro, con le mani nelle tasche della tuta grigia e i capelli biondi che gli ricadevano sugli occhi. “Come fai a stare fermo?” Julian trovava quell’attesa snervante e l’immobilità del fratello lo irritava ancora di più.
“Non ho potere su quanto sta succedendo lì dentro, perché sprecare le forze?” Marc continuava ad avere quell’atteggiamento tipico delle fate e questo non aiutava l’umore di Julian. Il ragazzo se ne accorse perché si spostò dal muro e si avvicinò al fratello, ponendogli le mani sulle spalle per fermarlo. “Se continui così impazzirai. Non eri così nervoso nemmeno quando l’hanno frustata. Cosa c’è che non va Jules? Emma starà bene, vedrai.”
“Bene, come si può stare bene Marc con tutto quello che è successo e che succederà? Come ?” Julian non riuscì a sentire la risposta perché un fratello silente uscì dalla stanza e si diresse verso di lui, senza che la veste color pergamena producesse alcun suono. “Julian Blackthorne, la ragazza è viva. È debole per colpa delle sue azioni. La bambina sta bene, anche se ha rischiato molto. Da oggi fino alla fine della gestazione alla ragazze è proibito di allenarsi o di muoversi troppo. La gravidanza è a rischio. Sono sicuro che le riferirai tutto a breve. Buona sera.” 
“Grazie, grazie per averla salvata.” Il fratello gli rivolse un cenno e si allontanò. Julian si tuffò nella stanza, lasciando Marc a parlare con Diana che stava arrivando dal corridoio. 
Si avvicinò al letto e si sedette sulla sedia poco lontana. Emma era sveglia e, non appena lo vide cercò di alzarsi. Julian glielo impedì e la fece stendere di nuovo. “Sh, non devi affaticarti …” le posò un bacio sulla fronte e tornò a sedersi. 
“Julian, è tutta colpa mia. Se io..”
“Ehi … basta, ora stai bene. Ti prego non fare una cosa del genere mai più. Io non posso perderti, lo capisci vero?” le strinse la mano cercando di trasmetterle tutto l’amore che provava. 
“Anche io non posso perderti.” 
“Ti avevo detto che sarebbe stata una bambina. A quanto pare è forte proprio come te.”
“O forte come suo padre” Emma sorrise.

************

Julian tirò le cinghie dello zaino l’ultima volta e lo indossò. Per la millesima volta si ripetè che sarebbe tornato presto, che le ricerche non sarebbero durate più di qualche giorno. Aprì il portone dell’istituto e si fermò a guardare il mare da lontano. Inspirò e si diresse verso la macchina. Raggiunto l’abitacolo sentì la runa parabatai bruciare sul petto ed un urlo provenire dall’edificio. Emma.


ANGOLO AUTRICE:
Ecco il secondo capitolo. Che ne dite?? Vi avviso che nel prossimo ci sarà un salto temporale e passeremo direttamente ai fatti. 
Se il capitolo vi è piaciuto recensite!! A presto, R.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

Un anno dopo …


Emma si sedette a gambe incrociate sul tappeto in camera sua. Prese il telecomando poco distante e accese il video. Appena il volto di Julian comparve sullo scherzo la bambina accanto a lei iniziò a scalciare e ad agitare le manine, lanciando gridolini sconnessi. Emma sorrise ed osservò a sua volta. 
Dallo schermo del suo televisore Julian appariva più pallido ed i suoi occhi brillavano, illuminati dalla luce della telecamera. Si ricordava ancora quando avevano girato quel video. Era stato pochi giorni dopo il suo malessere che l’aveva costretta a letto per il resto della gravidanza, circa un anno prima. Emma ricordava ancora il dolore che aveva provato quando Julian si era allontanato dalla casa. Quella notte avevano scoperto di non potersi separare. La bambina non glielo consentiva. Quando Jules usciva fuori dai confini della casa Emma iniziava ad urlare, in preda a dolori atroci che le toglievano il respiro. Non erano così riusciti a trovare le risposte di cui avevano bisogno. Anzi, nuove domande erano sopraggiunte. Avevano scoperto di potersi allontanare insieme ma Emma era troppo debole per iniziare una ricerca tanto pericolosa. Così erano stati costretti a rimanere in casa, senza potersi muovere. La vita continuava a scorrere, le persone facevano le stesse cose eppure, Emma e Julian non si sentivano più come prima. Il pomeriggio del video Jules era passato in camera sua per vedere come stava. Emma era distesa sul letto, con la maglia arrotolata all’altezza dello sterno e si accarezzava il ventre. Stava pensando a cosa fare, stava elaborando un piano e quel gesto sembrava calmarla. Era così assorta che non si era resa conto che Julian fosse entrato. Lui la raggiunse sul letto e si stese accanto a lei. Allungò le mani al di sopra della testa e, mentre osservavano il soffitto iniziò a disegnarle deboli cerchi sulla spalla. 
“Come va?” le aveva chiesto con dolcezza. Era strano perché Emma sapeva quanto quella situazione fosse frustrante per lui. Non poter fare niente lo distruggeva. Tuttavia, quando era con lei sembrava non volerlo dare a vedere.
“Così” rispose la ragazza, senza smettere di guardare il soffitto. Julian, invece volse lo sguardo su di lei. La osservò mentre corrugava la frone, concentrata su qualcosa che però non riusciva ad afferrare. Spostò le mani dalla sua spalla alla sua tempia e gliela accarezzò delicatamente. Come risvegliata da quel contatto, Emma si girò e gli sorrise mestamente. Allora Jules prese a mordersi il labbro inferiore per cercare di placare la voglia di baciarla. Non era prudente, visto che erano in camera sua e tutti potevano entrare liberamente. Quando anche Emma, però gli accarezzò la guancia non seppe resistere e allungò il collo per baciarla. La ragazza sorrise contro le sue labbra e rispose al bacio. In pochi minuti si ritrovarono in un groviglio di braccia, gambe, mani, bocche senza capire a chi appartenesse cosa. Erano come una sola anima. Due e allo stesso tempo uno. Julian, che chissà come si era ritrovato sopra di lei si sollevò sui gomiti per guardarla negli occhi. “Ti amo, Emma” lo disse con la voce affannata e le labbra arrossate dai baci, lo disse in un soffio quasi fosse un segreto. Emma si sollevò in modo da far collidere i loro bacini. “Ti amo anch’io, Julian”. Si baciarono di nuovo e poi Jules sollevò la coperta per coprire entrambi. Si allungò sul comodino e prese la videocamera di Emma. Si puntò la fotocamera sul volto e sorrise. “Video-diario numero 1” annunciò ed Emma rise. “Ciao Alice, sono io, il tuo papà e questa qui che si nasconde è la tua mamma” allungò una mano ed abbassò la coperta così che la testa di Emma potesse comparire. Lei sorrise, commossa. Julian era così adorabile che dovette stringersi le braccia intorno al corpo per evitare di saltargli di nuovo addosso. Lui pensò che avesse freddo e la coprì accuratamente riferendo alla figlia che la madre era una vera freddolosa. Emma si decise finalmente a parlare. “Io non sono freddolosa!” protestò. “Ed è anche estremamente testarda” continuò Julian ridendo. Lei lo colpì con il cuscino che gli scompigliò ancora di più i capelli. Iniziò a fare diverse facce buffe alla videocamera facendo ridere Emma ancora di più. Dopodichè chiuse il video e la avvolse tra le braccia. Cristina li ritrovò poche ore dopo che dormivano abbracciati.



Il secondo video, invece era stato fatto in camera di Julian e risaliva ad alcuni mesi dopo il primo. La pancia di Emma era ormai diventata piuttosto evidente. Era quasi giunta al termine. Tempo prima avevano ricevuto la visita del conclave ed Emma era stata costretta a ripetere di nuovo la storia dello shadowhunter conosciuto per caso in un bar. Lei e Julian avevano avuto una lite violenta proprio riguardo quell’episodio. Jules l’aveva trascinata sulla spiaggia ed avevano iniziato ad urlare l’uno contro l’altro. Quando poi Emma aveva iniziato a piangere, Julian non era più riuscito a resistere e l’aveva baciata. La lite si era così conclusa con loro due che si rotolavano nella sabbia… un litigio molto simile era quello di quel giorno. “Credi davvero che non mi interessi, credi che se potessi non farei di tutto per salvare nostra figlia?” Julian era furioso.
“Allora parla con lui!” gli rispose duramente Emma.
“Non posso farlo, è troppo pericoloso”
“Questo è pericoloso” gridò indicando il proprio ventre, prossimo al parto. “Cosa succederà dopo? Come faremo a spiegare che ti somiglia?”
“Non è detto che mi somigli” Julian si accorse solo dopo di cosa poteva lasciar intendere la sua frase e si sentì tremendamente in colpa. “Perdonami, io non intendevo..”
“So perfettamente cosa intendevi Julian!” sbraitò lei allontanandosi.
“Emma, aspetta” la tirò per un braccio e la costrinse a guardarlo.
“Parlerò con lui, parlerò con Magnus Bane. Ma solo dopo che Alice sarà nata. Ti prego, non guardarmi così” gli occhi di Jules erano imploranti ed Emma non seppe dirgli di no. Lasciò che lui l’abbracciasse, che la baciasse e che la conducesse verso il letto. Il video era stato girato subito dopo e al centro vi era un primo piano del pancione di Emma che Julian accarezzava mentre parlava beato alla bambina.


Il terzo, il quarto ed altri ancora ritraevano scene di vita quotidiana con la Emma imbranata e goffa. Lei che non riusciva ad infilarsi le scarpe, lei che guardava fuori dalla finestra con una tazza in equilibrio sulla pancia. Lei e Dru che preparavano i biscotti e le impronte di farina della ragazzina sul suo grembiule. Julian che dipingeva il ventre di Emma con colori sgargianti. Sorrisi, innumerevoli sorrisi provenienti dai diversi membri della famiglia.

 
Poi c’era il video del parto. A Julian non era stato concesso di entrare in infermieria perché, tecnicamente non era il padre. Era rimasto fuori ad aspettare con Marc, come quando Emma era stata male. Questa volta lui era ancora più agitato e Marc ancora più calmo. Ad ogni urlo di Emma, Julian sobbalzava e correva alla porta per avere notizie. Quando la bambina era nata, Jules era entrato e aveva cercato di ostentare quanto più amore fraterno possibile per non lasciar trapelare i suoi veri sentimenti. Era andato da Emma e le aveva posato un bacio sulla fronte, sussurrandole in modo che nessuno potesse sentire che era stata bravissima. Poi aveva visto Alice. Tra i due era stato amore a prima vista, o così amava pensare Emma. La bambina aveva un piccolo ciuffetto biondo e stringeva forte i pugni. Quando fu posizionata in braccio al padre si addormentò all’istante. “Già, faccio questo effetto alle donne” Julian sorrise ed avvicinò la bambina ad Emma così che anche lei potesse vederla. “E’ bellissima” sussurrò, incapace di trattenere le lacrime.


Ora Alice aveva sette mesi ed era una bimba meravigliosa. Aveva gli stessi capelli biondi di Emma e gli occhi grigi di Ty. Era stato lui il primo ad accorgersene e, per la prima volta aveva sorriso alla bambina. 

Emma e Julian si erano ripromessi di cecare risposte appena la bambina fosse nata ma erano stati avvolti dalla routine quotidiana. Eppure, adesso era impossibile rimandare. Più il legame tra Emma e Julian diventava forte, più i loro poteri aumentavano. Dovevano trovare un modo per fermare quel processo e anche subito. La decisione era stata presa, sarebbero partiti il giorno seguente, insieme e avrebbero lasciato Alice a Diana e Cristina. La sera prima della partenza Emma fece partire per la milionesima volta il video. Alice lo adorava, nonostante non lo capisse ma il solo vedere la faccia di Julian la faceva sorridere. Quei due avevano un rapporto quasi viscerale. Lei era così legata al padre e, a volte gli somigliava così tanto da spingere Emma a temere che qualcuno scoprisse le verità. Nonostante non avesse i suoi colori aveva le sue labbra e lo stesso taglio degli occhi. Quando Julian la teneva in braccio e sorridevano entrambi Emma provava una fitta al cuore. Come poteva risolvera la situazione?


ANGOLO AUTRICE:
Scusate per l'immenso ritardo ma ho avuto molto da fare... Detto questo, ringrazio chiunque abbia aggiunto la storia tra le preferite, le seguite e anche solo che legge. Spero vi piaccia! A pesto,R.

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