Got a secret, can you keep it?

di rob_mpg2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


È buio, è tutto buio.
Perché diamine è tutto così fottutamente buio?!
Sono in una stanza senza finestre, riesco a capire solo questo.
Qualcuno mi ha chiuso dentro, non so chi.
Sento un forte rumore proveniente dall’altra parte della stanza.
Mi volto, è buio.
Riesco a vedere un’ombra nera venire verso di me con una sconvolgente lentezza.
Anche lei è buia.
Qualcuno cerca di aprire la porta, lo sento.
Sono paralizzata, non riesco quasi a respirare.
L’ombra continua ad avvicinarsi, ora è diventata una sagoma.
Riesco quasi a distinguerla: è vestita di nero, completamente. Ha il cappuccio sopra la testa e qualcosa le copre il viso.
Ora è a pochi passi da me, riesco a sentire il suo respiro.
Qualcuno sta ancora cercando di entrare nella stanza.
Qualcuno urla.
L’ombra ha gli occhi azzurri, sono l’unica parte del corpo che riesco a vedere.
Continua ad avvicinarsi.
È di fronte a me, i nostri visi a pochi centimetri di distanza.
Vorrei gridare, ma non riesco ad aprire la bocca.
Vorrei muovere le braccia o le gambe, ma non ci riesco.
Vorrei scappare, ma non so dove andare.
L’incappucciato si allontana di un passo, i suoi occhi si fanno tristi, si riempiono di lacrime.
Perché sta piangendo?
Anche l’oscurità piange?
Qualcuno riesce ad aprire la porta.
L’uomo – o la donna, non ho la più pallida idea di chi sia appena entrato – si accanisce sull’ombra.
Perché lo fa?
Non ha fatto niente, non ha motivo di attaccarla.
Qualcuno urla, l’ombra si ribella.
Riesce a scappare e io riesco a vedere il suo volto.
Sono io.
 
 
Mi risveglio di soprassalto.
Devo smetterla con quei fottutissimi film horror, mi stanno rovinando la vita, seriamente.
Sento il telefono vibrare, sul comodino.
Chi è quel decerebrato mentale che mi scrive a quest’ora?!
Prendo il cellulare e leggo lo schermo.
Messaggio da Jessica: “Vienimi a prendere, ti prego.”
Perché mia sorella non si prende la patente come tutti i normali ragazzi della sua età?
E, soprattutto, perché non prova a tornare prima la sera?
Mi alzo dal letto svogliatamente e mi metto le prime cose che riesco a trovare nell’armadio.
Scendo al piano di sotto cercando di non svegliare mia madre e i miei fratelli.
Sì, ne ho altri.
In tutto, in famiglia siamo cinque: mia madre, io, la maggiore, Jessica e il gemello Jordan e la piccola di casa, Lucy.
Dannazione al giorno in cui mia madre decise che una non bastava!
Non fraintendetemi, voglio molto bene ai miei fratelli, ma sono stressanti.
Un ottimo esempio è quell’idiota di Jessica, che sto andando a salvare proprio in questo momento.
Doveva uscire con le sue amiche, quindi, molto probabilmente, sarà in uno di quei locali che amano frequentare: rumorosi.
Prendo le chiavi della macchina e di casa, non sia mai che le dimentichi.
Esco, entro in macchina e mi dirigo al locale.
Arrivata lì, riesco a sentire la musica assordante e posso giurare di sentire puzza di alcool anche da dove sono, in macchina, al chiuso.
Riesco a vedere dei capelli biondi in lontananza.
È lei.
Ha gli occhi azzurri e, appunto, i capelli biondi. Le dico spesso di essere uguale a nostra madre, perché è così, è palese, ma non caratterialmente. In quel campo è completamente diversa.
La conosco bene e posso affermare che è un piccolo demone biondo, ma nel senso buono. È dolce, spesso insicura e timida. Se non fosse per l’aspetto fisico, sarebbe difficile credere che sia figlia di Alison DiLaurentis.
Esco dalla macchina e mi avvicino.
So che non è ubriaca, lei odia l’alcool.
Le sue amiche, però…
May, che le sta accanto, è quella messa peggio.
I capelli biondi sono sparsi ovunque e ha la camicia un po’ troppo aperta.
Continua a sghignazzare senza ritegno.
May è dannatamente sfacciata e non riesce a stare più di un’ora senza cacciarsi nei guai.  Per le sue amiche farebbe di tutto e come dice spesso, “tocca me e me la paghi, tocca la mia migliore amica e ti distruggo”, è una specie di mantra. Non è del tutto originale, visto che la prima volta l’ha sentito dire a sua madre, ma lasciamoglielo credere…
Le altre cercano di sostenerla, cercando di non scoppiare a ridere a loro volta.
Non sono ubriache, riesco a dedurlo dall’aspetto esteriore.
Un po’ brille, al limite.
Stanno cercando in tutti i modi di far stare calma May, senza buoni risultati.
Due la tengono per le braccia, l’altra cerca di sistemarle la camicia.
Cara e Shay, quelle che al momento la stanno tenendo, sono le meno ubriache, dopo mia sorella.
Cara ha la carnagione olivastra e gli occhi e i capelli castani.
È incredibilmente timida e insicura, ma se si conosce più a fondo, si può affermare che è una ragazza forte, pronta a tutto per le sue amiche.
Shay, invece, è la Sherlock del gruppo. È odiosamente intelligente, quella lì. Le vogliono tutti bene, però, anche io. Molto probabilmente, se non ci fosse lei, le ragazze sarebbero perse.
La ragazzina minuta e bassina che cerca di rendere decente May, invece, è Jennifer. È la ragazza più dolce che io abbia mai conosciuto, dico davvero. Ha i capelli neri e gli occhi verde scuro, quasi castani. È il “collante” del gruppo. È sicuro che, senza di lei, le ragazze litigherebbero in infinito, senza smettere mai. Riesce a far tacere tutti con lo sguardo, è straordinaria.
Appena mi vede, Jessica corre da me e mi butta le braccia al collo.
“Non sei mai stata tanto entusiasta di vedermi”, dico.
“Grazie di essere venuta, non sapevamo che cosa fare. May è messa male”
“Lo vedo”
May mi vede, e allora, con non so quale forza, spinge le sue amiche e viene verso di me.
Avvicina il viso a qualche centimetro dal mio e poi scoppia a ridere.
Oddio.
“Cosa le avete messo nel drink?”, chiedo sarcastica.
Cara, che è la più vicina, mi guarda implorante e mi dice: “Per favore, salvala tu”
So a cosa si riferisce. Ogni qualvolta May si riduce in questo stato, io sono l’unica a saperla rimettere “in sesto”. Sono più grande di loro, quindi conosco qualche “trucco del mestiere”.
Allora dico alle ragazze di andare in macchina e non ho la più pallida idea di come ci entreranno, ma è peggio per loro.
Entro in macchina e subito dopo, al lato del passeggero, vedo sedersi Cara.
È la più alta, quindi sarebbe più difficile riuscire a sedersi nei sedili posteriori.
Dallo specchietto retrovisore, vedo Jessica cercare di tenere a bada May, tenendole le braccia a posto; Jennifer si è seduta sulle gambe di Shay e cerca di non essere troppo di peso, avvicinandosi al sedile anteriore. Anzi, è praticamente spiaccicata sul sedile. Tanto che glielo fa notare anche Shay.
“Jenn, tesoro, puoi metterti comoda. Sei talmente leggera che non sento nessun peso”
Allora Jenn, come se le avessero appena detto di aver vinto un milione di dollari, si siede comodamente sule gambe dell’amica.
Forse, un po’ troppo comodamente, perché Shay soffoca un lamento, ma cerca di trattenersi.
May, in tutto questo, sta abbracciando Jessica come se la stesse rivedendo dopo anni.
“May! Mi soffochi!”
Allora, presa in causa, si stacca dall’abbraccio e la guarda male. Il perché mi è ignoto. Dopo due secondi scoppia a ridere.
Per la terza volta in pochi minuti.
Cara si mette più comoda sul sedile accanto al mio e dice: “Sarà una luuunga serata”.
Ci puoi scommettere.
 
 
Alla fine è stata davvero una lunga serata. Dopo aver riaccompagnato May a casa, le ragazze l’hanno portata nella sua camera. È stato piuttosto difficile, visto che nel tragitto si era addormentata.
Adesso, in macchina, ci siamo solo io e mia sorella, che è passata nel sedile anteriore.
“Grazie, davvero”, dice.
“Non è la prima volta che succede, e immagino che non sarà neanche l’ultima, vero?”
È una domanda retorica, ma Jessica mi guarda con un sorrisino colpevole e mi dice: “No”.
“Ci ho sperato, almeno”
“Davvero Cece, grazie. Non saprei cosa fare senza di te”
“Già. Saresti persa senza di me”
Jessica mi guarda male e mi dà una leggera spinta sul braccio.
“Idiota. Io cerco di essere gentile e tu sei sempre così stu-“
Si interrompe bruscamente, guardando lontano, vicino a dei cespugli.
“Cosa c’è? Che hai visto?”
Mi volto anche io, ma non riesco a vedere niente. Allora mi giro nuovamente verso Jessica, che si è paralizzata e ha lo sguardo spaventato.
“C’era qualcuno, lì. Giuro che ho visto qualcuno!”
“Jess, calma. Non c’è nessuno!”
Cerco di calmarla, ma sembra più spaventata di prima. Mi afferra il braccio con una mano e comincia a tremare.
Ha gli occhi spalancati e mi ripete di aver visto qualcuno.
“Okay Jess, mettiamo che l’hai visto veramente, questo qualcuno, che male c’è? Ci sono molte persone a Rosewood, può essere chiunque. Un innocuo ragazzo che, come te, è stato con gli amici, oppure qualcuno che soffre di insonnia!”
“Ti dico di no! Ci stava osservando, te lo giuro!”
“Jess, tranquilla. Se fosse stato un malintenzionato o chissà chi, adesso sarebbe qui, cercando di entrare in macchina. E se così fosse stato, gli avrei dato un calcio nel culo”
Jessica mi guarda spaventata, ma è più tranquilla. Ha lasciato la presa sul mio braccio e quando parla, ha una voce più tranquilla.
“Già. Hai ragione”
“È ovvio che ho ragione”
Per tutta risposta, Jessica mia dà uno schiaffo leggero sul braccio.
Intanto, le ragazze sembrano essere risorte.
Escono dalla casa stanche morte ed entrano in macchina.
“Siete ancora vive, quindi”, dice Jessica sarcastica.
“Non ne sono sicura, May è una finta magra”, risponde Shay per tutte, scatenando l’ilarità di mia sorella.
Io mi limito a sorridere.
Cosa farei senza queste ragazze?
 
 
 
La mattina dopo, i miei istinti omicidi verso la mia famiglia si fanno più forti.
Mia madre urla come se non ci fosse un domani, dicendo di fare presto ai miei fratelli.
Questi ultimi, invece, a quanto pare gioiscono del mio malessere, perché, ogni volta che passano dalla mia stanza, danno un colpo sulla porta.
Perché?!
Mi chiedo… perché?!
Stufa dell’ennesimo colpo, mi alzo e apro la porta di scatto, ritrovandomi davanti mio fratello Jordan. Capelli biondo scuro ostinatamente scombinati, occhi azzurri e odioso ghigno.
“Buongiorno!” Mette su l’espressione più innocente e bastarda che abbia mai visto.
“Come mai sveglia a quest’ora?”, continua.
Ora lo ammazzo.
A fermare la mia furia omicida c’è mia sorella Lucy.
“Se hai intenzione di ucciderlo, fallo in un posto sicuro, senza che nessuno ti veda. Qui ci sono troppi testimoni”
Piccolo angelo, innocuo e innocente, non credete?
“Se ho intenzione di farlo davvero, ti chiamo, così mi dai una mano. Ci stai?”
Alzo la mano per farmi dare un cinque e questo non tarda ad arrivare, seguito da un “Contaci!”.
E poi eccola lì, in tutto il suo splendore, mia madre, Alison DiLaurentis.
“Come mai sei sveglia? Hai deciso di diventare un essere umano normale, con orari decenti?”
Mi volto verso mio fratello, ma mi rendo conto che non c’è.
Come diamine fa?
Allora mia madre, capito ciò che era successo, mi chiede: “Jordan? Ancora?”
“Avresti potuto fermarti con me. Sarei stata un’ottima figlia unica!”
Mentre passa di lì, Jessica, che probabilmente mi ha sentito, dice: “Ti voglio bene anch’io”
Io sghignazzo e mia madre, esasperata, mi rivolge uno sguardo ammonitore.
“Che c’è? Stavo scherzando!”
Allora mi guarda come se dicesse “Davvero?”
Alzo le spalle e vedo mia madre andare verso la cucina.
È impossibile, ormai, riprendere sonno, quindi scendo anche io, poco dopo mia madre.
lei sta parlando con Jessica.
Le sento dire qualcosa circa il non poter accompagnare mia sorella a scuola.
"Ti accompagno io. In fondo, spetta sempre a me", dico.
Jess non mi ha visto arrivare, probabilmente, perchè salta in aria un secondo dopo.
"Okay, grazie", mi risponde.
Mia madre, subito dopo, dà un bacio sulla guancia a me e a mia sorella e ci saluta: "Ci vediamo stasera, vi voglio bene!"
Mentre aspetto che il caffè sia pronto, guardo Jessica e penso a quello che mi ha detto ieri sera.
È davvero possibile che qualcuno ci stesse osservando?
 
 
______
Salve a tutti!
Come vi pare questo prologo?
La storia è ancora all’inizio e deve prendere forma. Poi, devo ancora presentare tutti i personaggi.
Ora, cerco di chiarire.
Shay è figlia di Spencer e Toby(non ci saresti mai arrivati);
May è figlia di Hanna e Caleb(tale madre, tale figlia, dopotutto);
Jennifer è figlia di Aria ed Ezra,
Cara è figlia di Emily. Come cavoletto è possibile, vi starete chiedendo, che è figlia di Emily?  Beh, dovete sapere che io sono una grande fan e shippatrice convinta di Paily, quindi ho deciso che, dopo tutta quella grande storia in cui ci sono fratelli che diventano sorelle, (SPOILER)che diventano cugini e che non si sa se siano maschi o femmine, Paige ritornerà da Emily e vivranno tutti felici e contenti, almeno per un po’ :3
Adesso, il punto di vista è di, rullo di tamburi… Charlotte DiLaurentis!
(SPOILER) No, non è tornata dall’oltretomba. È semplicemente l’omaggio di Alison al suo (ALTRO SPOILER) fratello/sorella/cugina. L’altra sua figlia, invece si chiama Jessica(che è il nome di sua madre, per capirci. Non si fosse mai detto, vero?) ed è una gemella. Scusate, ma questa cosa dovevo inserirla.
Dopo che Marlene ci ha trollato(di nuovo -.-) riguardo ai gemelli, inserirli nella storia era d’obbligo.
La storia sarà con più punti di vista, comunque. Il prossimo sarà da quello di Jessica DiLaurentis, la sorella di Cece.
Vorrei chiarire dicendo che non ci sarà Rollins, visto che mi sta sui cosiddetti.
E adesso, al prossimo capitolo, bitches.
-A
Scusate tanto, ma la “A” finale dovevo metterla.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Questo giorno è cominciato male.
Davvero male.
In realtà, è iniziato proprio come tutti gli altri e, molto probabilmente, finirà allo stesso modo.
Ieri sera sono andata a letto tardi, troppo tardi.
Quando May ha proposto a tutte quante di uscire, avrei risposto no, ma era così felice, che non ce l’ho proprio fatta.
Quindi, solita serata noiosa: cena in un locale rumoroso.
Grazie al cielo, ho una sorella con la patente e che sa mantenere i segreti.
L’ultima volta che ho chiesto a mio fratello di venirmi a prendere in uno di quei locali, ha spifferato tutto a mia madre, e il resto è storia.
Solo una parola: stronzo.
Tornare a scuola dopo tre mesi è distruttivo, soprattutto se la sera prima sei andata a dormire alle tre
Sento qualcuno bussare gentilmente alla porta e subito dopo entra nella stanza mia sorella Lucy.
È un angelo demoniaco, quella lì.
Tredici anni e dolce visino. Occhi verdi, capelli biondi e sorrisino innocente perennemente stampato sulle labbra.
Più di una volta, quando io e mio fratello avevamo nove anni e lei solo sei, dava la colpa di qualsiasi cosa facesse a Jordan. Mi sembra anche giusto, tra fratelli, ma lei era proprio crudele: se mia madre non le credeva, molto raro che succedesse, faceva in modo di ripetere l’accaduto e incastrare Jordan.
Maligna.
“La mamma dice di fare presto. Non l’hai sentita?”, dice.
“Come potrei non sentirla? Sta sbraitando.”
Appunto. Sbrigati, non ce la faccio più, ho mal di testa.”
Esco dalla stanza e mi dirigo verso le scale.
Appena uscita, sento mia sorella Cece dire a mia madre: “Avresti potuto fermarti con me. Sarei stata un’ottima figlia unica!”
Mi sento offesa.
“Ti voglio bene anch’io”, le dico mentre le passo accanto.
Scendo le scale e vedo mio fratello e Lucy – ma quando sono scesi? – uscire di casa.
Naturalmente quell’idiota di Jordan mi ha lasciato a piedi, accompagnando solo Lucy.
Di prendere l’autobus proprio non se ne parla. Chiederò un passaggio a Cece o a mia madre.
È proprio quest’ultima a scendere le scale e a guardarmi compassionevole. Sa che Jordan lo fa di proposito.
“Mi dispiace, ma non posso accompagnarti io a scuola”, mi dice.
“Andiamo nello stesso posto, perché non puoi?”, le rispondo.
Fa l’insegnante e siamo dirette entrambe a scuola. Non capisco.
“Mi sono presa un permesso, oggi non lavoro. Devo vedere una persona”
“Un permesso il primo giorno? Deve essere qualcuno di veramente importante…”
“Lo è”, mi dice con un piccolo sorriso che cerca subito di camuffare.
Perché sorride?
“Ti accompagno io. In fondo, spetta sempre a me”, sento una voce proferire queste parole dietro di me e salto in aria.
Mentre parlavo con mia madre, non mi ero resa conto che mia sorella era entrata in cucina.
“Okay, grazie”, le rispondo.
Mia madre, intanto, si avvicina a me e mia sorella e dà ad entrambe un bacio sulla guancia, per poi dire: “Ci vediamo stasera, vi voglio bene!”
Mi rivolgo verso Cece e noto che è ancora in pigiama.
Perché è ancora in pigiama?
“Non preoccuparti scricciolo, non farai tardi”, mi dice come se mia avesse letto nel pensiero.
Un momento… scricciolo?
“Continuerò a chiamarti così finché mi va, chiaro?”
Ma come diamine fa?
 
*Flashback*
 
Era tardi.
Oh, se era tardi.
Per questo odio Cece: è sempre in ritardo. Sempre.
Doveva passarmi a prendere a scuola per andare a casa.
Dovevamo preparare le ultime cose per il compleanno a sorpresa di Lucy, e Cece, l’unico giorno in cui doveva essere assolutamente puntuale, era in un fottuto ritardo.
Improvvisamente, sento suonare un clacson e vedo l’auto di Cece parcheggiata proprio di fronte alla scuola, lei appoggiata comodamente allo sportello.
Gliene avrei detto due, l’avrei fatto eccome!
Cominciai a camminare a passo svelto verso di lei, colma di odio.
Senza accorgermi dove andavo, inciampai e sentì delle braccia sorreggermi.
“Attenta scricciolo! Con tutta quella rabbia in corpo, rischi di cadere!”, a dirlo era stato un ragazzo, quello che mi aveva sorretto, probabilmente dell’ultimo anno. Aveva i capelli castani, lasciati lunghi poco sotto l’orecchio; gli occhi, anch’essi castani, mi guardavano con preoccupazione. Era alto e, quasi sicuramente era un atleta, perché quando mi rialzai, mi appoggiai alle sue braccia e, dio!, non erano di certo degli stuzzicadenti.
“Ti sei fatta male?”, mi chiese con le sopracciglia corrucciate e lo sguardo preoccupato.
Sono abbastanza sicura di essere arrossita e di aver sentito mia sorella – grandissima stronza – ridere.
“No”
Silenzio.
Mia sorella cominciò a ridere più forte.
Avrei tanto desiderato ucciderla, in quel momento.
Però, notato il mio imbarazzo, suonò un’altra volta il clacson.
Okay… magari prima di ucciderla l’avrei ringraziata.
Saltammo entrambi in aria e lui mi disse: “È tua amica?”
“No, è mia sorella. E se non fosse mia sorella, non sarebbe di certo mia amica”
Lui scoppiò a ridere e Cece disse, contrariata: “Ehi! Ti sento!”
“Lo so!”, le risposi.
Il ragazzo scoppiò nuovamente a ridere.
“Sai scricciolo, sei simpatica!”
Scricciolo?
Scricciolo a me?!
“Già. Adesso devo andare. Addio”
Mi voltai e cominciai a camminare nuovamente in macchina.
Una volta entrata, mia sorella scoppiò di nuovo a ridere.
No, non l’avrei ringraziata. L’avrei uccisa e basta.
“Ti sei fatta male? Eh, scricciolo?”, disse, scoppiando a ridere.
Di nuovo.
Con il tempo, Cece cominciò a chiamarmi “scricciolo” con affetto, senza più tono di scherno. Divenne il suo modo di dirmi “ti voglio bene, sorellina”.
 
*Fine flashback*
 
“Hai sentito quello che ho detto?”
“Cosa?”
“In quale meraviglioso paese eri finita, Alice?”, disse sarcastica.
“Quello in cui tu non ci sei”, le risposi. Odiavo quando mi prendeva in giro.
Cece mise su una faccia offesa e mi disse: “Scusa se esisto”.
Abbastanza credibile.
“Non ti sarai offesa davvero?”
“No, ma era una cosa cattiva, quella che hai detto”
“Lo so, l’ho detta di proposito”
“Ti diverti ad essere crudele?”
“Solo con te”
Dopo questa mia ultima uscita, lei si girò e continuò a prendere il caffè che aveva abbandonato sul tavolo poco prima.
“Che stronza”, disse borbottando.
“Grazie”, le dissi.
Finito il caffè, si alza dalla sedia e sale al piano di sopra.
Io la seguo, ho bisogno di parlarle sul serio.
Appena entro in camera sua, mi rendo conto che ci sono troppi libri.
Sulle mensole più in alto ci sono i libri che ha letto molto tempo fa. Su quelle più basse, quelli che ha letto da poco o che deve ancora leggere.
Sì, ancora.
È un’accumulatrice seriale di libri.
“Perché mi segui? Sei inquietante”, mi dice, entrando nel bagno.
“Ero seria, ieri sera. C’era qualcuno che ci osservava”
Lei mi risponde esasperata: “Di nuovo?! Basta! Non c’era nessuno lì fuori, Jess! Se invece c’era, beh, vuol dire che era un idiota e che aveva bevuto troppo. Non pensarci più!”
“A me non sembrava ubriaco”, le rispondo.
Non era per niente ubriaco, era lucido.
“Come fai a saperlo? Da come me l’hai descritto, sembra proprio che lui fosse fermo. Non potevi sapere se era ubriaco oppure no”
Appunto. Poteva anche non esserlo”
“Dio! Jess, basta!”
“C’era qualcuno che ci osservava, ti dico!”, rispondo ostinata.
Cera qualcuno. E quel qualcuno non era assolutamente amichevole.
“Okay – mi risponde Cece, ormai sconfitta -, va bene, c’era qualcuno. Com’era? Fisicamente, intendo. Com’era?”
Io le rispondo prontamente, non potrò mai dimenticarlo.
“Era interamente vestito di nero, con il cappuccio tirato sopra la testa. Non so se avesse qualcosa sulla faccia o se fosse causa dell’oscurità, ma non sono riuscita a vederlo in viso”
Appena finisco di parlare, vedo l’espressione di Cece cambiare all’improvviso: da strafottente e annoiata a… spaventata?
Perché dovrebbe essere spaventata adesso?
Ieri sera non sembrava avere paura, neanche credeva a ciò che dicevo. E adesso ha paura di una descrizione fisica?
“Cece? Stai bene?”, le chiedo preoccupata.
Lei mi risponde con esitazione: “Si. Certo. Andiamo o faremo tardi”
“Cece?”
“Ti ho detto che sto bene”
“Ma…”, provo a dire, però lei mi interrompe, improvvisamente alterata.
Andiamo, Jess.”
Ha un tono freddo. È strana.
 
 
Per tutto il tragitto stiamo in silenzio, la tensione si può quasi toccare.
“Cece – comincio, con calma -, sei sicura di stare bene?”
“Ti ho detto di si, Jessica”, dice, ancora con un tono freddo.
“A me non sembra…”
Allora, lei respira profondamente e mi risponde.
“Scusa. È vero, non sto bene. Ieri notte, prima che tu mi mandassi quell’ SMS, stavo sognando. Nel sogno mi trovavo in una stanza chiusa a chiave e buia. Dall’altra parte c’era un’ombra che si avvicinava. Qualcuno stava cercando di aprire la porta e quando c’è riuscita, quella persona si è accanita contro l’ombra. Prima di tutto questo, vidi che l’ombra, in realtà, era una persona. Era vestita esattamente come l’uomo, o la donna, che hai visto tu. Alla fine del sogno, l’ombra riuscì a scappare e vidi che…”
“…Che? Che cosa hai visto?”
Ero io. L’ombra ero io
Ero scioccata.
“Per questo, quando mi hai descritto quella persona, mi sono paralizzata: mi sono ricordata del sogno. Nient’altro. Puoi stare tranquilla”
Come facevo a stare tranquilla se mia sorella faceva degli incubi del genere, la notte?
“Ti capita spesso di fare questi sogni?”, le chiesi.
“Sei diventata una psicologa, ora? Devo chiamarti dottoressa?”, mi risponde sarcastica.
“Sono seria, Charlotte”
“Oh, anche il nome completo, adesso. Sono davvero colpita”
È sulla difensiva e sta cercando in tutti i modi di distrarmi.
La conosco.
Se fa così, vuol dire che la cosa va avanti da un po’ e non vuole dirmelo.
“Charlotte, davvero. Da quanto fai questi sogni?”
“Saranno due o tre notti, niente di che”, mi risponde.
Sta mentendo, lo so.
È un’ottima bugiarda, ma con me non può mentire.
Mi arrendo, comunque. Se arriva addirittura a dire una bugia, significa che non mi dirà mai la verità.
Arrivate a scuola, lei parcheggia la macchina e scendiamo. Mi dirigo verso di lei e le metto le braccia intorno alla vita, appoggiando il viso sul suo petto.
“Se farai un altro di quei sogni, me lo dirai, non è vero?”
Lei ricambia con dolcezza l’abbraccio, circondando le mie spalle.
“Certo”, mi dice con altrettanta dolcezza.
Mi stringo ancora di più nell’abbraccio, non voglio che stia male. Lei è mia colonna portante: se crolla, crollo anch’io.
“Ti voglio bene, scricciolo”, mi dice, lasciandomi un bacio sui capelli.
“Anche io”
 
 
 
_____________________
Allooora! Salve.
Tanta tenerezza e fluffagine(?) per queste due.
Che ne dite? Vi piace? Ho fatto tanti errori? Vi fa schifo?
Potete dirmelo, se vi va.
Al prossimo capitolo, si spera.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Cazzo.
È questa la prima cosa che penso, una volta arrivata a scuola: cazzo.
Perché cavolo sono venuta?!
Mi sento uno schifo.
Perché ho proposto di andare in quel fottuto locale?!
Perché le mie fottute amiche non mi hanno fermato dal bere tutti quei fottuti drink?!
Ed ecco che arrivano, come se fossero state chiamate, tutte le mie amiche: Cara, Shay, Jennifer e Jess- no, aspetta.
Dov’è Jessica?
Un momento, io sono arrabbiata con loro.
“Stronze, senza cervello!”
“Buongiorno anche a te, raggio di sole”, mi risponde Shay.
“Sei uno splendore”, mi dice Jenn.
Bastarde.
“È colpa vostra! Dovevate fermarmi, perché mi avete fatto bere così tanto?!”, chiedo alterata.
A rispondermi è Shay: “Perché, cara la mia Mimì, ci hai detto tu che volevi uscire e divertirti. Noi ti abbiamo solo accontentato”
Già. Ha ragione.
Aspetta. Mi ha chiamato Mimì?!
Proprio un secondo prima che potessi rispondere a Shay per l’uso di quel nomignolo, arriva Jessica, che mi guarda e mi dice: “Ti trovo in forma”.
Le odio tutte.
 
 
 
 
Passano le prime ore di lezione e, quando arriva l’ora di pranzo, mi dirigo immediatamente in bagno.
Credo di star per vomitare.
Dannazione a me e a quando ho deciso di venire a scuola con il “dopo-sbronza”.
Le altre mi seguono, allarmate, e rimangono con me, in bagno, fin quando non mi sento meglio.
Quando usciamo, andiamo in mensa e solo allora mi ricordo che non ho ancora visto da nessuna parte mio fratello e la sua ragazza, nonché mia amica.
“Dov’è Miranda?”, chiedo.
Cara mi risponde, incerta: “Mi aveva detto con un SMS che oggi non sarebbe venuta perché stava male, anche se mi sembra strano”.
Già, strano.
Finita la scuola, Miranda non si fa sentire.
Preoccupate, io e Jessica andiamo a casa sua. Le altre non sono venute perché erano troppo stanche.
Ad aprire la porta è il padre di Miranda, Mike Montgomery, nonché lo zio di Jennifer.
“Ragazze! Che ci fate qui?”, chiede sorpreso.
A rispondere è Jessica: “Ci chiedevamo dove fosse Miranda. È qui, no? Ci aveva detto che stava male, quindi…”
Il signor Montgomery si allarma e ci chiede: “Non era con voi?”
“Quindi vuole dire che non è a casa?”
“Stamattina è uscita e mi ha detto che sarebbe andata a scuola. Non ho sue notizie da allora”
Ora mi preoccupo.
“May! Jessica! Cosa c’è che non va?”, ci chiede la sorella di Miranda, Clary, arrivata all’improvviso.
“Miranda è sparita”
“Cosa significa che è sparita?”
“Significa che non c’è!”, questa volta sono io che rispondo e mi spavento quando mi rendo conto che la mia voce è poco più di un sussurro.
Jessica mi dà una leggera gomitata sul braccio e mi dice: “Vado ad avvisare le altre”.
Io annuisco e prendo il cellulare in mano.
Mi tremano le mani mentre compongo il numero di Miranda.
Squilla.
Tu.
Tu.
Tu.
Tu.
Tu.
“Pronto?”
“Miranda!”
“May!”
“Si può sapere dove cazzo sei?!”
“Non lo so!”
“Cosa significa non lo so?!”
“Significa che non lo so! Stamattina stavo andando a scuola e improvvisamente la macchina si è fermata. Ricordo che qualcuno si è avvicinato a me, poi il vuoto. Adesso non so dove sono, e cosa è successo. Mi fa male la testa, ho le mani sporche di sangue e sto morendo di paura!”
Ho il cuore in gola.
Cosa le era successo? Chi era stato a farle questo? Perché?
So che probabilmente scoppierò a piangere da un momento all’altro, perché mi tremano le mani, sempre di più e la voce si incrina ad ogni sillaba, ma non posso. Devo rimanere forte! La mia amica ha bisogno di me!
“Okay… Va bene… Miranda, respira. Dimmi… C’è qualcosa che ti possa far intuire dove ti trovi adesso?”
“Non lo so, May!”
“Ti prego, Miranda, controlla, guardati in giro!”
“Io… Vedo… C’è… Credo di vedere una luce rossa… Lampeggia, di tanto in tanto, come se fosse difettosa… Credo sia un’insegna… Forse c’è scritto… iost, Lost o Last… Credo… è… Poi, c’è scritto Wody, no… Credo… Vo, Wo, non leggo bene! L’ultima parola… Leggo… Pasorf… No, è impossibile, non esiste una parola del genere… Ras… Rasorf… RESORT!”
“Okay… Prova a rileggerla completa”, metto la chiamata in vivavoce, per farla sentire anche al signor Montgomery, Clary e Jessica.
“Last o Lost… Woods, credo… Resort”
Improvvisamente il signor Montgomery esclama: “Lost Woods Resort!”
Ho già sentito questo posto, non ricordo bene dove, però.
“Papà!”
“Miranda, tesoro, non preoccuparti, sto venendo a prenderti!”
“Fai presto!”
La chiamata si interrompe bruscamente.
Il signor Montgomery si dirige immediatamente verso la sua auto. Io e Jessica facciamo per seguirlo, ma lui ci ferma, dicendoci di rimanere lì e avvertire tutti gli altri.
“Jess, contatta le altre, io chiamo mia madre”, dico alla mia amica, che è l’immagine della tranquillità. Come fa ad essere così calma in un momento del genere?! Io sono, quasi sicuramente, l’immagine del terrore. Le mani non hanno smesso di tremare e mi sento la gola secca.
“Certo”, mi risponde Jessica.
Una volta che ho detto tutto a mia madre, entriamo tutti in casa e noto che Clary continua a camminare nervosamente per la stanza, contorcendosi le mani.
“Così farai un solco sul pavimento”, dice Jessica per smorzare la tensione, ma Clary la guarda di sfuggita, si siede e comincia a muovere lo sguardo da una parte all’altra della stanza, senza fermarsi mai.
Io e Jessica ci guardiamo negli occhi.
Siamo entrambe molto spaventate, ma nulla può avvicinarsi a ciò che prova una ragazza che ha paura di perdere la propria sorella. Io e Jessica lo sappiamo bene.
Se lei corresse il rischio di perdere una delle sue sorelle o suo fratello, sarebbe paralizzata dal terrore. La stessa cosa per me, riguardo mio fratello.
Improvvisamente, il mio telefono e quello di Jessica squillano all’unisono.
Ci guardiamo nuovamente negli occhi.
Non può essere ciò che pensiamo, è impossibile.
Prendo il cellulare e leggo il messaggio.
Messaggio da anonimo:
“Adesso lei è salva, ma lo siete anche voi?
                                                     -A”
No, non è possibile.
Jessica si volta verso di me e dice: “Dev’essere uno scherzo. Di pessimo gusto, poi”.
Mi sforzo di crederci, ma qualcosa mi impedisce di farlo.
Per la seconda volta, i nostri cellulari squillano all’unisono.
Ancora?”, dice Clary, probabilmente stranita per tutti quegli strani comportamenti.
Guardo il cellulare.
Messaggio da Jennifer: “L’avete ricevuto anche voi?”
Sotto c’era uno screenshot di un messaggio, lo stesso che abbiamo ricevuto pochi secondi fa io e Jessica.
“Si”, le rispondo.
Adesso ho il diritto di essere terrorizzata?
Poche ore più tardi, il signor Montgomery ci chiama e ci dice di essere in ospedale con Miranda. Ci dice che sta bene, ma che ha preso una bella botta in testa.
Noi li raggiungiamo subito in ospedale e lì incontriamo anche le altre.
Ci guardiamo spaventate.
La prima che proferisce una parola è Shay: “L’abbiamo ricevuto tutti, no?”
Dopo un nostro cenno affermativo, continua.
“Okay… Sappiamo chi sia… A. È ovvio che sia uno scherzo. Non può essere reale.”
“Ne sei sicura?”, chiede Jennifer.
Certo che si, Jenn”, le risponde.
“Non ne sono convinta. Se fosse uno scherzo… chi mai potrebbe fare una cosa del genere? Insomma, siamo tutti d’accordo che chi ha inviato i messaggi sia lo stesso che ha rapito Miranda, giusto?”, dico.
Tutte annuiscono.
“Bene. Allora, chi è quel pazzo che rapisce una persona e manda dei messaggi, delle minacce, per scherzo?”
Detto questo, tutte rimaniamo in silenzio.
Non è possibile che sia uno scherzo.
-A è tornato.


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Allora, ragazzi.
Le cose si fanno più intriganti e nessuno mi ha ancora detto nulla.
Ma io sono ottimista e spero ancora in una vostra recensione.
Detto ciò, posso salutarvi.
Al prossimo capitolo, si spera!

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