In the air

di somewhereonlyiknow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sono una terrorista, lo giuro! ***
Capitolo 2: *** Sbrinare il frigorifero ***



Capitolo 1
*** Sono una terrorista, lo giuro! ***


In the air

In the air

 

 

 

1) Sono una terrorista, lo giuro!

 

 

“Se si dovesse verificare una perdita di pressione nella cabina, maschere per l’ossigeno saranno calate dal pannello sopra la vostra testa. Per favore, appoggiare la maschera sopra il vostro naso e la vostra bocca prima di assistere bambini o adulti che si comportano da bambini.”

-La vera assistente di volo

 

 

Ci sono delle cose nella vita che semplicemente non vanno d’accordo, non importa quanto tu voglia che lo facciano. Per esempio, cani e gatti non stanno bene insieme per niente, e nemmeno lo fanno leoni e antilopi o criceti ed auto. Paris Hilton e la classe si repellono a vicenda come due puzzole flatulente, ed altrettanto Tom Cruise e il buon senso, e Orlando Bloom e la bruttezza. Ci sono alcune parole o caratteristiche che non associ ad un certo oggetto, e sarà così per sempre.

 

Sushi e maionese.

 

L’Antartica e il caldo soffocante.

 

I Clinton e le moralità.

 

Ross senza Rachel.

 

Gabriella Montez e gli aeroplani.

 

Gabriella Montez e Albuquerque.

 

Gabriella Montez e un’assistente di volo che non crede che lei sia, davvero, una pazza terrorista che farà scoppiare tutti in tanti piccoli pezzettini e che per questo non dovrebbe essere fatta salire sull’aereo.

 

L’assistente di volo, la cui bianca targhetta scintillante del nome riportava Sophie, soffocò un sospiro rumoroso: “Signorina Montez,” cominciò di nuovo, con tutta la pazienza che poteva raccogliere “Le assicuro… lei non è una terrorista.” Gabriella aprì la bocca per replicare, ma l’assistente glielo impedì irritata “Salga sull’aereo. Sua madre mi ha detto precisamente che avrebbe reagito così e mi ha anche informata che lei in nessun modo, forma o maniera, farà scoppiare tutti in,” fece una pausa e fissò l’inquieta ragazza dai capelli corvini di fronte a lei “tanti piccoli pezzettini.”

 

Gabriella si morse il labbro: “Ho… una pistola.” sibilò in fretta “Non può farmi salire. Ho una pistola e potrei diventare pazza come Micheal Jackson e sparare a tutti.”

 

Sophie roteò gli occhi: “Lei non ha una pistola.”

 

Gabriella fece una smorfia scandalizzata: “Come se non avessi una pistola!”

 

Sophie alzò un sopracciglio in attesa, e Gabriella sbuffando aprì la sua valigia. Ci rovistò per qualche istante, imprecando ogni tanto sottovoce, prima di emergere, trionfante: “Ecco!” dichiarò vittoriosa.

 

“Quella è… una pistola ad acqua?” le labbra di Sophie s’incresparono mentre osservava la pistola gialla e verde con ‘WaterBlastah Version 6’ stampato a grandi caratteri sui lati.

 

Gabriella posò velocemente la mano sopra la scritta ‘WaterBlastah Version 6’: “Uhm,” replicò nervosa “No.”

 

“C’è dell’acqua che cola dai lati.”

 

“Magari si sta… sterilizzando,” gridò Gabriella convulsamente “Si sta sterilizzando con acqua bollente!”

 

Sophie sorrise di forza e per un breve momento, considerò un cambio di carriera: “Signorina Montez, lei deve salire sull’aereo. Terrorista o no, sua madre mi ha dato ordini precisi.” strinse il polso della ragazza e, ignorando le sue smorzate proteste, la tirò oltre la porta “Le prometto che l’aereo non si schianterà. Questa compagnia ha un tasso del 99,8% di sicurezza.”

 

Gabriella impallidì: “E l’altro 0,2%?” squittì mentre Sophie la trascinava lungo il corridoio.

 

Ma non ebbe risposta. Sophie l’assistente di volo l’aveva lanciata dentro l’aereo e aveva chiuso il portellone dietro di lei. Con un’espressione addolorata sul viso, Gabriella Montez incespicò lungo il corridoio e decise che Gabriella Montez e la morte assieme erano sempre più verosimili ad ogni minuto.

 

 

###

 

 

Gabriella Montez era una newyorkese. Per mancanza, i newyorkesi erano costretti ad odiare ogni luogo tranne Manhattan. Gabriella Montez e New York erano un’accoppiata vincente. Gabriella Montez e qualsiasi altro luogo negli Stati Uniti no. Non che lei fosse una snob (benchè New York fosse davvero la città migliore del mondo; dove altro si poteva trovare un ratto da venti chili a zonzo per le strade? Non a Parigi o Londra, questo è certo), era solo che aveva passato l’intera vita là e le era quasi fisicamente impossibile immaginare la vita da qualche altra parte. Anche con le gastronomie che continuavano a dare il resto sbagliato e gli scarafaggi che sembravano amara New York quanto lei, Gabriella Montez e New York erano un’accoppiata vincente. Fine della storia.

 

Ma sua madre e la compassione erano due cose che ovviamente non andavano d’accordo. A metà del suo penultimo anno di liceo, annunciò che si sarebbero trasferite ad Albuquerque e mentre di solito Gabriella Montez e l’imprecare non andavano d’accordo, quel giorno lo fecero. Ma sua madre fu irremovibile, cosa che spiegava perché lei fosse al momento appollaiata in un sedile di un aereo, cercando di ricordarsi come respirare.

 

Non che Gabriella Montez e gli aeroplani non andassero d’accordo. Erano gli aeroplani e la fisica che non andavano d’accordo. Come poteva un solido blocco di metallo stare sospeso a diecimila piedi in aria per cinque ore?

 

“Scusami,” una voce al suo fianco la distolse dai suoi pensieri. Di cui avrebbe probabilmente dovuto essere grata, visto quanto stava pensando a cosa sarebbe stato meno doloroso: se l’aereo fosse scoppiato in fiamme o se l’aereo fosse sceso in picchiata nel deserto del Nevada. Rubando un’occhiata di fianco a lei, vide che la voce apparteneva ad un ragazzo di circa la sua età con i capelli castani e gli occhi più blu che avesse mai visto in tutta la sua vita. Le lanciò un sorriso veloce, e sotto normali circostanze, lei avrebbe potuto svenire internamente e diventare un disastro che arrossiva, ma sfortunatamente, la morte vinceva i bei ragazzi su un aereo.

 

Tamburellando iperattiva le dita sul bracciolo, avvertì il motore dell’aereo ronzare sotto il suo posto. Si girò di scatto verso il ragazzo accanto a lei, sentendo lo stomaco arrotolarsi in un complicato pasticcio: “Vengo da New York,” sbottò nervosamente “Ai newyorkesi piace camminare. Voglio dire, non prendi la metropolitana perché ti puoi prendere la tisi solo a respirare l’aria, e nessuno prende i taxi perché comunque i tassisti non parlano inglese. Quindi davvero i newyorkesi sono dei camminatori. Noi non usiamo gli aerei perché, per mancanza, siamo obbligati ad odiare ogni luogo tranne Manhattan. Insomma, le persone si siedono sugli aerei, e con la crisi dell’obesità in questa nazione, non possiamo permetterci più di sederci. Per questo, davvero, gli aerei patrocinano l’obesità e per questo dovrebbero essere aboliti.”

 

La bocca del ragazzo si arricciò: “Paura di volare?”

 

Gabriella sbuffò: “No,” alla sua smorfia apprensiva, sospirò “Okay, va bene. Ma gli aerei rendono le persone grasse. E le persone grasse hanno problemi di cuore. E i problemi di cuore uccidono. Perciò, se andrai su un aereo, ingrasserai, ti verranno dei problemi di cuore e morirai.”

 

Il ragazzo rise leggermente, i suoi occhi si corrugarono in un sorriso: “Come ti chiami?”

 

“Attenzione, passeggeri. Benvenuti sul volo 049 da New York in New Messico via Connecticut. Inizieremo il decollo tra qualche istante. Assicuratevi di avere la cintura allacciata e di essere a conoscenza di tutte le procedure d’emergenza. Vi auguriamo un buon viaggio.”

 

Gabriella sentì tutto il colore svanire dalle sue guance: “Ehm,” si girò ancora verso il ragazzo, cercando valorosamente di calmare il battito irrefrenabile del suo cuore “Qual’era la domanda?”

 

Lui sorrise: “Come ti chiami?”

 

Lei strinse più forte il bracciolo, sentendo le punte delle nocche diventare bianche: “Non riesco… non riesco a ricordarmelo.” balbettò.

 

“Decollo iniziato.”

 

Deglutendo, Gabriella cercò di respirare, concentrandosi solo su fare entrare l’aria e far uscire l’anidride carbonica. Sotto di lei, il ronzio dei motori aumentò e lei avvertì l’insalata che aveva mangiato a pranzo sul punto di riapparire ancora. Deglutì di nuovo, con la testa che girava e il cuore che le saliva in gola. All’improvviso, al suo fianco, sentì una mano spuntare dal nulla e stringere la sua. Nella mente, immaginò che fosse la mano della morte che l’andava a prendere per portarla via, ma il Tristo Mietitore aveva sempre avuto delle mani così morbide? Forse le idratava.

 

Il suo sedile tremò sotto di lei, scuotendo ogni arto del suo corpo come un vento invernale scuote i rami di un albero. L’aria attorno a lei era pesante e uno stridio acuto le risuonava nelle orecchie: “Che sta…” sussurrò tossendo “Che sta succedendo?”

 

“E’ solo un po’ di turbolenza,” replicò la voce al suo fianco e la stretta attorno alla sua mano si fece più forte, rassicurante “Resisti.”

 

Attorno a lei, poteva vedere l’intero corpo dell’aereo tremare, agitarsi avanti e indietro, avanti e indietro. Scuotilo come una foto Polaroid, scherzò debolmente con se stessa Oh, per l’amor di Dio, la morte non è esattamente il momento conveniente per fare delle battute, Gabriella! Strinse i denti e rubò un’occhiata al suo fianco: “Ci siamo, non è vero?” chiese patetica “Stiamo per morire, giusto? Siamo lo 0,2%, giusto? Oh Dio, se muoio, ucciderò Sophie l’assistente di volo.”

 

“E’ solo un po’ di turbolenza,” le assicurò il ragazzo, fiducioso “Fidati di m…” all’improvviso, fu spinto in avanti nel suo sedile, sbattendo la testa contro il vassoio per il cibo “Seriamente,” ripetè, suonando ora meno rassicurante “Solo turbolenza. Niente di cui preoccuparsi.”

 

Gabriella strinse nervosamente i denti e cercò di ignorare le scosse: “E mia madre. Ucciderò mia madre. Dio, chi estirpa i suoi figli dalla loro casa di diciassette anni per trasferirsi a metà del continente? Seriamente, se non avessimo dovuto trasferirci, io non sarei su questo aereo adesso, e se non fossi su questo aereo adesso, non morirei tra cinque minuti. Dio, io odio mia madre.”

 

“Potresti fare un sacco peggio per una madre.” rispose brusco il ragazzo accanto a lei.

 

“Per esempio?”

 

“Beh, avresti potuto essere allevata da… lupi.”

 

“Mio padre era uno.”

 

“Tuo padre era un lupo?”

 

“Beh, era un veterinario.”

 

“Mi sembra sia difficile confondere i due.”

 

“No,” Gabriella chiuse gli occhi quando le scosse divennero più violente. La mano del ragazzo si strinse attorno alla sua e lei potè quasi avvertire il suo cuore rallentare di una frazione “Ci ha lasciate. Ha lasciato me e mia mamma quando avevo quattordici anni. Non ha lasciato un biglietto, niente. Ha preso e se n’è andato. Come un lupo.” si fermò “In realtà, non è per niente come un lupo. Perché stiamo parlando di lupi?”

 

“Esattamente non lo so.” il ragazzo le scoccò un sorriso.

 

“Vedi quanto sono isterica? Forse è a causa di mia mamma. O forse è il mio papà lupesco. A volte, mi sveglio e mi dico ‘Perché sei ancora viva?’. Ho paura dei germi, dei ragni, degli aerei, dei cani, del buio e… del formaggio.”

 

Il ragazzo sbuffò: “Come fai ad avere paura del formaggio?”

 

“In realtà sto lavorando sul formaggio. Sto facendo grandi progressi sul formaggio.” l'aereo brontolò violentemente per un momento e Gabriella osservò nervosamente le hostess che smettevano di servire bevande e si legavano nei propri sedili “A meno che io mi sbagli…” si fermò mentre l’aereo si piegava su un lato “cosa che, sai, non faccio, allora stiamo per morire ora.”

 

“Devi avere un po’ di fede.” il ragazzo le sorrise come un birbante, e il suo cuore iniziò a velocizzarsi ancora. Dannata turbolenza.

 

“La fede è il peggio. Devi essere un po’ scettico,” rispose lei ansiosa “Altrimenti finirai per credere in tutto. UFO, elfi, rimborsi delle tasse sul reddito…” l’aereo tremò ancora, e Gabriella deglutì rumorosamente.

 

“Passeggeri, per favore assicuratevi di avere la cintura allacciata. Stiamo attraversando una pesante turbolenza e la vostra sicurezza è la nostra priorità.”

 

“Okay, siamo morti,” sentenziò Gabriella “Non ha detto ‘Tutto andrà bene’ o ‘Ne usciremo presto.’ Solo ‘la vostra sicurezza è la nostra priorità’ e sai cosa significa? Significa ‘Sì, forse possiamo condividere la stessa nuvola in Paradiso!’” con una mano, arraffò il sacchetto per il vomito dal vassoio in fronte a lei e iniziò a respirarci istericamente dentro.

 

“Okay, okay,” il ragazzo la guardò con l’apprensione negli occhi “Guardala da questo punto di vista. Preferiresti essere quassù dentro un aeroplano o essere quassù senza un aeroplano?” si fermò e Gabriella alzò le sopracciglia interrogativa, lasciando che il sacchetto di carta si sgonfiasse sulla sua bocca per un momento “Okay, non era rassicurante, vero? Ma seriamente… rilassati. Andrà tutto bene, lo prometto. Senti, ti puoi calmare e possiamo aspettare con calma che finisca, oppure possiamo cantarci le musiche dei programmi finchè non è passato tutto. È una tua scelta.”

 

Gabriella riflettè per un secondo: “Maria, I’ve just met a girl named Maria…” [Da “West Side Story”, Ndt] iniziò a cantare.

 

Il ragazzo la fissò per un istante prima che le sue labbra tremassero convulsamente ed iniziasse a ridere: “Tu sei un bel diavolo di ragazza,” disse ghignando “Ma guarda,” indicò l’anziana donna che sedeva dall’altro lato del corridoio, che era calmissima e leggeva tranquilla il suo giornale “Quella vecchia signora non si sta facendo prendere dal panico. Va tutto bene, non preoccuparti.”

 

“Quella vecchia signora non si sta facendo prendere dal panico perché è vecchia, cretino! Avrà, quanto, cent’anni? Morire è praticamente il suo lavoro!”

 

All’improvviso, come se l’aereo l’avesse sentita, il dondolare e lo scuotersi si fermarono e l’aereo si rimise in asse. Le persone ripresero ad aprire i loro vassoi del cibo e le hostess si slegarono dai loro sedili ed iniziarono a controllare i passeggeri.

 

“Ci scusiamo per la turbolenza. La buona notizia è che da ora, il viaggio in New Messico sarà tranquillo.”

 

“Ecco,” disse in modo quasi trionfante il ragazzo. La fissò con i suoi perforanti occhi blu “Non te l’avevo detto? Staremo bene.”

 

Gabriella aprì lentamente un occhio: “Davvero? E’ finita?”

 

Il ragazzo sorrise: “Sì. E, guarda caso, siamo tutti e due ancora vivi.”

 

“Appena,” mugugnò Gabriella “Ehm, ma ehi, grazie per essere stato con me. Sei un perfetto sconosciuto e so che avevi cose migliori da fare in questo viaggio che ascoltare le mie pazzie. Quindi, grazie.” gli sorrise cortesemente, e lui ricambiò, quasi nervoso.

 

Voltandosi, Gabriella rovistò nella tasca del suo sedile per trovare le sue cuffie, e le inserì nella porta per la TV, come ansiosa di fare qualcosa, di muoversi e dimenticare l’imbarazzo precedente.

 

“Aspetta, allora, ehm, io sono Troy.” snocciolò il ragazzo.

 

Lei lo guardò nervosamente: “Gabriella.”

 

“Piacere di conoscerti.”

 

Lei non gli rispose, invece gli offrì un ultimo sorriso, e si mise le cuffie.

 

Ci sono delle cose nella vita che semplicemente non vanno d’accordo. Ma le mani di Troy Bolton e Gabriella Montez non sembrano essere due di quelle visto che non fu che alla fine del viaggio che entrambi realizzarono che si stavano ancora stringendo con tutte le loro forze.

 

 

 

To be continued…

 

 

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Capitolo 2
*** Sbrinare il frigorifero ***


2) Sbrinare il frigorifero

2) Sbrinare il frigorifero

 

 

“Cos’è l’amore? Amore è quando una persona conosce tutti i tuoi segreti… i più profondi, i più oscuri, i più terribili segreti che nessun altro al mondo conosce… e ancora alla fine, quell’unica persona non pensa niente di meno di te; anche se il resto del mondo lo fa.”

-Ignoto

 

 

###

 

 

Se c’era una cosa che Sharpay Evans non era, era il compromesso. Secondo lei, cooperare era una debolezza. O volevi qualcosa o non la volevi. Non c’era una via di mezzo, nessuna gradazione di grigio; il mondo era bianco e nero, e se non potevi distinguere tra quello che volevi e quello che le altre persone volevano che tu volessi, allora era un tuo problema.

 

“Sharpay.” la voce di lui era così bassa, che si dovette sforzare per sentirlo “Potresti per favore andare via?”

 

“Vuoi davvero che lo faccia?”

 

Il suo tono era pesante: “Sì.”

 

“Che peccato,” rispose lei brusca “Non ti lascio qui da solo.”

 

Lui respirò esasperato con il naso: “Sharpay, non puoi scendere a compromessi per una volta nella vita?” la sua voce crebbe finchè non suonò quasi arrabbiato, quasi come se fosse vivo di nuovo “Questo non riguarda te, okay? Per una volta nella vita, smettila di essere così dannatamente testarda e pensa a me!”

 

“Pensi che non stia pensando a te, Troy? Per le ultime tre settimane, non ho fatto altro che fare ciò che faccio per te.” lo rimproverò e scosse la testa, incredula, la voce pericolosamente bassa “Per le ultime tre settimane, non ho mai pensato una volta a me. Sai perché?” Ci fu un lungo silenzio, e quando lei parlò di nuovo, le sue parole furono fredde e distaccate, che fendevano l’aria pesante dell’estate come un coltello “Perché questo riguarda te e sarò testarda quanto voglio esserlo.” lui era vagamente conscio di una scintillante umidità sulla guancia di lei “Perché io penso sempre, sempre a te.”

 

La sua gola si restrinse: “Possiamo trovare un compromesso?”

 

“Io non faccio compromessi.”

 

“Ho bisogno di stare da solo.” sentenziò lui e i suoi occhi mossero guerra contro quelli di lei.

 

Lei non si tirò indietro: “Allora verrò con te.”

 

 

###

 

 

“Salve, passeggeri. È il vostro capitano che vi parla. Vorrei solo avvisarvi che atterreremo in New Messico tra pochi minuti. Speriamo abbiate passato un buono volo.”

 

Gabriella si morse nervosamente il labbro. Il suo iPod si era scaricato e l’unico film che stavano trasmettendo era ‘Bring it on’ [Scusate l’ignoranza, ma non so che film sia in italiano ^^ E’ quello con Kirsten Dunst che fa la cheerleader XD Ndt], che lei aveva promesso a se stessa non avrebbe guardato più perché era estremamente nocivo per la sua crollante autostima, benchè traesse molto conforto dal fatto che Kirsten Dunst era attualmente in riabilitazione e Eliza Dushku era caduta in un abisso d’oscurità.

 

Si schiarì la gola e cercò di controllare il cuore pulsante mentre i motori dell’aereo ronzavano dolcemente sotto il suo sedile. Ora che non c’era niente a distrarla dal destino incombente, e non c’era nessuna musica di sottofondo mentre inevitabilmente scoppiavano in una focosa palla di fiamme sopra il deserto del Nevada (aveva deciso per Madonna e Justin Timberlake; aveva solo quattro minuti per darsi un calcio, sognare di aver comprato un paracadute, chiamare sua madre, gongolare e dire ‘Te l’avevo detto, mamma’), poteva sentirsi diventare sempre più nervosa.

 

Prendendo un profondo respiro, lanciò un’occhiata al suo fianco, al ragazzo che si era presentato come Troy. Stava osservando attentamente il suo schermo TV, ovviamente studiando la complicata fisica implicata quando Kirsten Dunst faceva una ruota e mostrava la biancheria. Lui la sorprese a fissarlo e a disagio spense lo schermo: “Ricerca,” balbettò debolmente “Sto ehm… pensando di, ehm, diventare una… cheerleader.”

 

Gabriella riuscì a fare un sorriso tremolante: “Sai cosa sarebbe stato più credibile? Che tu esci con una cheerleader.”

 

“Sì,” rispose pensieroso Troy “Avrebbe avuto più senso. E sarebbe suonato meno gay.” le lanciò un ghigno “Come ti senti, comunque?”

 

“Oh,” Gabriella deglutì “Sto bene. Bene. Be-e-ne.”

 

“Davvero?” non sembrava convinto.

 

“Sì,” Gabriella annuì vigorosamente “Certo. Ce-e-erto. Il mio iPod si è appena scaricato e non posso guardare ancora ‘Bring it on’ altrimenti finirò per sentirmi una perdente perché non so fare una ruota o una verticale o perché non ho lo spirito della scuola.” si accigliò “Lo spirito della scuola non è il peggiore? Tra l’altro, penso che potrei essere allergica ai ponpon. Non è strano? E comunque, di cosa sono fatti i ponpon? Esiste una cosa tipo un negozio di ponpon? Voglio dire, le cheerleader dove comprano i loro ponpon? C’è qualche ragazzo là fuori che fabbrica ponpon per guadagnarsi da vivere?”

 

Troy sbattè le palpebre: “Beh, sì, suppongo di sì.” si grattò il collo, riflettendo “Sai, non ci avevo mai pensato.”

 

“Immagina quanto può essere orgogliosa sua madre. ‘Mio figlio è un dottore.’ ‘Mio figlio è un avvocato.’ ‘Mio figlio fabbrica ponpon.’” fece una smorfia “Scommetto che finirò così. Io nella vita fallisco. Finirò per andare in un Community College e mi guadagnerò da vivere facendo ponpon.” sospirò, affondando di più nel suo sedile “Lo spirito della scuola non è il peggiore?”

 

“Sono sicuro che non finirai a fabbricare ponpon per guadagnarti da vivere.” ribattè Troy rassicurante.

 

“Scommetto che lo farò,” borbottò cupa Gabriella “Sarò Gabriella Montez, il tuo negozio preferito di ponpon.”

 

Troy sorrise: “Beh, se può essere di alcuna consolazione, se mai avrò una figlia e vorrà diventare una cheerleader, non andrò da nessuna altra parte per i ponpon.”

 

Lasciandosi scappare un gemito frustrato, Gabriella seppellì il viso nel suo poggiatesta: “Dio, sono così incasinata. Mio papà mi odiava così tanto che mi ha lasciata; mia mamma mi odia così tanto che mi trasferisce in New Messico; ho paura del formaggio; diventerò una fabbricatrice di ponpon quando sarò grande.” sospirò e voltò la testa per guardare Troy, la stanchezza sul viso “Mi dispiace per te,” disse pratica “So che non volevi sederti di fianco ad una futura manifatturiera di ponpon che ti racconta la sua vita da manifatturiera di ponpon.”

 

“Oh no,” Troy ghignò “Devo dire che sei la manifatturiera di ponpon più interessante che abbia mai incontrato.”

 

“Lo dici ora,” Gabriella fece un mezzo sorriso stanco “Ma solo perché non sai che sbrino il frigorifero ogni weekend.”

 

La bocca di Troy tremò incontrollabile: “Sbrini il frigorifero ogni weekend?” ripetè incredulo, trattenendosi dallo scoppiare a ridere. Si corresse velocemente e strinse le labbra “Voglio dire, tu sbrini il frigorifero ogni weekend. Wow, questo implica un sacco di… coraggio.”

 

“Va bene,” Gabriella agitò una mano “Prenditi gioco di me quanto vuoi, ma mia mamma pensa ancora che ci sia una magica fatina sbrinatrice di frigorifero, quindi non dirlo a nessuno.”

 

“Il tuo segreto è al sicuro con me,” le assicurò serio Troy “Puoi venire quando vuoi e sbrinarmi il frigorifero.”

 

“Questa è la peggiore scusa di abbordaggio che abbia mai sentito,” Gabriella arrossì “In realtà, questa è la prima scusa di abbordaggio che abbia mai sentito.”

 

Troy apparve divertito: “Davvero? Pensavo fosse molto romantica. Almeno tanto romantica quanto portarti una dozzina di rose rosse e camminare lungo una spiaggia illuminata dalla Luna.”

 

“Perché noi che togliamo il ghiaccio da un freezer con una spatola mi fa sicuramente battere il cuore.” Gabriella arricciò il naso “Come se non avessi nient’altro di meglio da fare che sbrinare il tuo frigorifero, Troy.” si fermò “Che, non ho. Non davvero. Sono una secchiona. I secchioni non hanno molta vita al di fuori di sbrinare il frigo e piegare le calze al weekend.”

 

“Sei una secchiona?” Troy apparve offeso “Davvero? Vuoi dire che le persone fighe non passano il venerdì sera a sbrinare i loro frigoriferi?”

 

Gabriella rise dolcemente, il suo viso che si accartocciava come una noce, e Troy pensò che fosse probabilmente una delle cose più adorabili che aveva visto in tutta la sua vita: “Non prenderti gioco di me,” rispose seria lei “C’è una ragione per cui non dico queste cose a nessuno. Se qualcuno sapesse questi fatti, nemmeno il Club degli Scacchi mi lascerebbe uscire con loro.”

 

“L’hai detto a me.” puntualizzò Troy.

 

“Sì,” Gabriella scosse le spalle “Ma non ci vedremo mai più. Non riderai mai più della mia fobia del formaggio o del mio destino di ponpon o il mio modello di sbrinamento del frigorifero.”

 

“Beh, potrei sempre chiederti il tuo numero.”

 

“Potrei sempre dire di no.”

 

“Potresti sempre dire di sì.”

 

“Ma non lo farò.”

 

“Perché no?”

 

“Perché sai che sbrino il mio frigorifero.”

 

Troy rise: “D’accordo. Beh, se non ci vedremo mai più, hai qualche altro segreto davvero bizzarro per il quale, se mai dovessi rivederti ancora, mi prenderei gioco di te per l’eternità?” pensò per un momento “Ce l’ho. Scommetto che passi l’aspirapolvere sul soffitto.”

 

Gabriella fece una smorfia: “Hai mai toccato il tuo soffitto? Per esempio, passandoci sopra il dito? È polveroso lassù. È come il Settimo Girone della Polvere di Dante. Se volessi che fosse polveroso, mi trasferirei a Brooklyn. Se volessi che fosse polveroso, uscirei, comprerei un sacchetto di polvere, e la spolvererei sul mio soffitto.”

 

Troy rise di nuovo, i suoi chiari occhi blu che s’increspavano con ilarità: “Okay, bene, io ho un segreto imbarazzante. Mia mamma mi prepara ancora il pranzo.”

 

“Ho la media del nove e ancora non so come riscaldare il forno.”

 

“Penso segretamente che Whitney Houston canti molto bene ‘I will always love you.’”

 

“Non mi allaccio le scarpe dalla seconda elementare, e ora non riesco a ricordarmi come si fa.”

 

“Non so andare in bicicletta.”

 

“Quando le persone mi chiamano ‘Brie’, mi da fastidio. Non sanno che la ‘Brie’ è un tipo di formaggio che si appiccica ai denti?”

 

“Mi sveglio ancora presto la domenica mattina per guardare i Pokemon.”

 

“Prendo ancora in prestito i libri della sezione dei bambini della biblioteca.”

 

“A volte ingoio il dentifricio quando non ho voglia di spazzolarmi i denti.”

 

“Il primo ragazzo che ho baciato è stato all’asilo e mi sono strozzata con la sua saliva e ho avuto paura di baciare da quel momento.”

 

“Una volta, ho preso il piegaciglia di mia madre e l’ho usato per vedere che effetto faceva.”

 

“A volte metto del purea di piselli nel mio toast.”

 

La bocca di Troy si chiuse e lui fissò la ragazza di fronte a lui: “Metti del purea di piselli nel tuo toast?” rabbrividì involontariamente e fece una smorfia “E’ disgustoso!”

 

Gabriella roteò gli occhi, un sorriso scherzoso che le attraversava il viso: “Come vuoi, uomo. Tu ti arricci le ciglia.”

 

Troy aggrottò la fronte, appoggiandosi allo schienale del suo sedile: “Sai cosa, Gabriella?” esclamò allegro, girando il volto per guardare la ragazza al suo fianco “E’ una buona cosa che non ci vedremo mai più. Me lo rimangio. Non vorrò mai, sotto qualunque circostanza, il tuo numero di telefono.”

 

“Quasi vorrei il tuo numero ora, però,” rise Gabriella “Immagina cosa diranno nella tua scuola quando sapranno che sei un segreto fan di Whitney Houston.”

 

“Come vuoi. Tu sbrini il frigorifero il venerdì sera.”

 

“Speriamo che abbiate passato un buon volo. Per favore controllate sotto i vostri posti per qualche vostra proprietà e uscite dall’aereo con ordine. Speriamo di ritrovarvi sulle United Airlines.”

 

Gabriella si tirò su sorpresa: “Siamo già qui?” domandò confusa “Wow, abbiamo parlato così tanto che non mi sono accorta che stavamo atterrando.”

 

Troy rise leggermente, sganciandosi dal suo posto prima di offrirle la mano per aiutarla ad alzarsi dal suo: “Non te l’avevo detto?” ghignò da birbante, gli occhi indaco che brillavano “Sei morta, Gabriella Montez?”

 

“Beh,” Gabriella era quasi scontenta che non fosse morta e perciò privata della possibilità di dire a sua madre ‘Te l’avevo detto.’ Si caricò a disagio la borsa sulla spalla e lentamente percorse il corridoio “No. Ma avrei potuto morire.”

 

“Ma, ehi, Gabriella. Stavo scherzando prima. Io, ehm, voglio davvero il tuo numero. Magari possiamo…” cercò nella cappelliera la sua borsa, completamente dimentico che stava parlando all’aria. Emergendo un momento più tardi con la sua valigia, fissò lo spazio dove sarebbe dovuta esserci Gabriella “…tenerci in contatto.” terminò debolmente. Guardò fuori dal finestrino sporco dove potè riconoscere un debole lampo di capelli castani, che brillavano come diamanti alla luce del sole.

 

Quella notte, quando ritornò a casa, prese un sacchetto vuoto del pattume e una spatola e si avviò al frigorifero, del tutto impotente del piccolo sorriso che si stampava sul suo volto.

 

 

 

 

Lo so che ho tremila cose da finire, WF da aggiornare e così Ask me a question, ma non riesco a fare a meno di tradurre questa fic ^^

 

Ringraziamenti:

 

lovely_fairy: thanks adels ^^ Che pensi ora del carattere di Troy, segretamente arricciatore di ciglia? XD

 

Angels4ever: sono contenta che ti faccia ridere XD E’ l’umorismo pungente dell’autrice :D

 

Tay_: sai che non lo so? Provo a chiedere appena risento somewhereonlyiknow su msn (cosa difficile, vive in Australia ^^’’’) ! Bacio dear, quand’è che io e te ci sentiamo su msn??

 

Ciokina14: per forza ti piace, è Troyella!! J Bisos sorellina minore !

 

Francesca_22: ha fatto ridere anche me, ed è un piacere sentire che nono sono l’unica. L’umorismo di questa autrice sembra essere poco apprezzato qui da noi, ma vedo che con te non è così, per fortuna ^^ Spero di risentirti!

 

Armony_93: nuu ma a me i papiri piacciono dappertutto :DDD La prossima volta avviso, promesso ^^

 

 

Spero vi piaccia; avviso che andrò lenta in modo da non lasciarvi senza capitoli! Un bacio a tutti,

 

Hypnotic Poison

 

 

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