Give Me Love di SpecialKlaine (/viewuser.php?uid=915683)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Capitolo ***
Capitolo 2: *** II Capitolo ***
Capitolo 3: *** III Capitolo ***
Capitolo 4: *** IV Capitolo ***
Capitolo 5: *** V Capitolo ***
Capitolo 6: *** VI Capitolo ***
Capitolo 7: *** VII Capitolo ***
Capitolo 8: *** VIII Capitolo ***
Capitolo 9: *** IX Capitolo ***
Capitolo 10: *** X Capitolo ***
Capitolo 11: *** XI Capitolo ***
Capitolo 12: *** XII Capitolo ***
Capitolo 13: *** XIII Capitolo ***
Capitolo 14: *** XIV Capitolo ***
Capitolo 15: *** XV Capitolo ***
Capitolo 16: *** XVI Capitolo ***
Capitolo 17: *** XVII Capitolo ***
Capitolo 1 *** I Capitolo ***
Give Me Love - Cap.1 NVU
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
I Capitolo
| capitolo originale |
Phil
era molto orgoglioso del suo lavoro.
E
faceva bene, il suo lavoro in particolare influenzava tante persone,
o almeno le persone che sceglieva di influenzare, e quella era una
sfida di per sé, perché gli umani erano così fottutamente
complicati.
Alcuni
degli altri che facevano il suo stesso lavoro in altri posti non
erano altrettanto premurosi quanto lo era Phil. Erano sconsiderati e
non ci pensavano abbastanza, pensavano che andasse bene, ma Phil
sapeva che avrebbe potuto causare dei danni.
Non
ce n'erano molti della sua specie, in quanto non era necessario che
ce ne fossero, quindi Phil non li avrebbe mai incontrati a meno che
non fosse tornato a casa, ma non ricordava quando fosse stata
l'ultima volta in cui ci era andato: erano decisamente passati più
di cento anni da quando aveva rimesso piede nella sua terra madre.
Non gli importava, però- la chiamava casa perché era il suo luogo
di provenienza, ma non sentiva nessun posto come 'casa'.
Si
trasferiva spesso, viaggiava in posti differenti in giro per la
terra. Amava esplorare i luoghi in cui rimaneva, anche se erano tutti
sullo stesso pianeta erano così unici e diversi l'uno dall'altro.
Creavano diversi credi e morali e lingue e culture e ogni posto era
più interessante del precedente, a Phil piaceva quella parte di
quello che faceva- amava esplorare nuove cose.
Il
nuovo posto in cui stava era affascinante a modo suo, decisamente
meno colorato dell'ultimo posto in cui era stato, ma era comunque
pieno di vita e pieno di cose nuove e interessanti. Era una città di
tipo urbano, quindi sapeva dell'odore di fuoco appena spento, quando
il fumo rimaneva sul retro della gola e lasciava un sapore
carbonizzato sulla lingua. Si muoveva sempre, le persone si
affrettavano da e verso posti in grandi folle, persone d'affari,
studenti e vagabondi che non avevano un vero posto in cui stare,
proprio come Phil.
Phil
lavorava la notte la maggior parte del tempo, c'erano meno persone in
giro, anche se in questa città, come in altri posti che aveva
precedentemente visitato, gli umani sceglievano di passare alcune
delle loro notti fuori a bere alcol dal sapore ripugnante e ballare
in discoteche buie con luci lampeggianti e musica che faceva tremare
la terra. Era lì che le persone tendevano ad incontrare qualcuno, ma
Phil doveva stare attento, perché gli umani erano stupidi e
confondevano molto le loro emozioni.
Erano
animali, e passavano molto del loro tempo a fare finta che fossero
molto più complessi di così, ma, davvero, non lo erano. Bevevano
finché non riuscivano più a camminare, poi trovavano qualcuno in
una discoteca, decidendo che gli piaceva, e per quella notte
credevano di essere innamorati. Alcune volte lo erano, ma la maggior
parte del tempo non ci erano nemmeno vicino. Molti dei simili di Phil
li avrebbero accoppiati lì, in quel momento, ma a Phil piaceva
guardarli un po' e aspettare, perché accoppiare le persone sbagliate
avrebbe portato ad avere il cuore spezzato, e Phil cercava di
evitarlo, sembrava doloroso e sempre molto triste.
Era compito di
Phil di capire la differenza tra due persone che si stavano
innamorando e formavano una bella coppia, e due persone che si
comportavano da animali quali erano e che volevano stare insieme una
notte e basta. Aveva sbagliato parecchie volte, e si sentiva male per
questo, ma quando faceva la cosa giusta era bellissimo da vedere e si
sentiva come se tutto questo ne valesse la pena per un po'.
Phil
era un Deos Amoris, che si traduceva in 'dei dell'amore', ma Phil
pensava che fosse molto pretenzioso. Alcune persone facevano l'errore
di chiamare tutta la sua specie 'Cupidi', e non era giusto nemmeno
quello. Il più famoso di loro si chiamava Cupido; sarebbe stato come
chiamare tutte le persone che lavoravano in un negozio 'Stephen'
perché il capo si chiamava così.
La
maggior parte del tempo venivano semplicemente chiamati 'Moris, o
Eros per alcuni degli altri (era un altro modo per dire il nome di
Cupido, e alcuni decisero di chiamare così la specie di Phil per
scherzo). Il loro lavoro consisteva nello scendere sul mondo degli
umani e scegliere le persone da accoppiare. Era una leggenda che
facessero innamorare spontaneamente due persone a caso - non era
quello l'obiettivo. Sceglievano due persone che erano compatibili
l'una con l'altra e intrecciavano insieme le loro anime. Phil non era
sicuro di come funzionasse, non gliene avevano mai
parlato.
Semplicemente aveva un arco e i materiali per fare
le sue frecce speciali, le tirava verso il petto di una persona
mentre questa stava osservando l'altra metà della coppia che Phil
aveva scelto e, come per magia, innescava qualcosa nei loro cervelli
facendole innamoravano.
Se
due persone venivano accoppiate senza cura e non erano destinate a
stare insieme, le loro anime si sarebbero unite male, e la loro
relazione sarebbe stata difficile. Ma dato che erano stati
accoppiati, avrebbero avuto l'illusione di essere innamorati. In
genere finiva, e finiva male, con tante lacrime, le loro anime unite
si sarebbero strappate e avrebbero lasciato una cicatrice sui loro
cuori che non avrebbero mai davvero superato. Ecco perché Phil era
così attento, quello che faceva avrebbe potuto alterare per sempre
la vita di qualcuno, la maggior parte delle volte per il meglio ma a
volte per il peggio, e faceva il possibile per evitare quest'ultima
possibilità.
Phil
avanzava silenziosamente attraverso i vicoli, il suo cammino
illuminato fiocamente solo da qualche sporadico lampione
lampeggiante. La notte preferiva camminare nei sentieri più vuoti e
meno evidenti, non perché poteva non essere visto dagli umani che
sceglieva - se non avesse voluto farsi vedere sarebbe potuto
diventare invisibile, semplicemente preferiva la pace e la quiete,
apprezzava il tempo che aveva per pensare prima del lavoro. Sentì il
ticchettio dei tacchi sui sanpietrini, e due persone che parlavano a
voce bassa, così Phil si rese invisibile e si appoggiò al muro per
guardare.
Erano un ragazzo e una ragazza che si erano
allontanati dai loro amici e stavano tornando insieme.
La ragazza
stava un po' arrossendo e ridacchiava nervosamente mentre il ragazzo
parlava, continuando a lanciarle sguardi teneri, osservando il suo
viso sorridendo ogni volta che lei non guardava. Phil sorrise e gli
camminò dietro, allineandosi appena dopo di loro e continuando a
osservare; un altro motivo per il quale amava le stradine più quiete
era per le persone che ci camminavano, era tutto più calmo e molto
più sincero delle persone rozze e rumorose fuori dalle discoteche,
animate dall'alcol e dalla solitudine.
Phil
osservò quando il ragazzo e la ragazza si sfiorarono accidentalmente
le mani mentre camminavano, ed entrambi sussultarono, come se si
fossero bruciati, prima di ridacchiare ansiosamente ed arrossire.
Phil alzò gli occhi al cielo e sorrise, in genere cercava di evitare
di accoppiare le persone giovani, dato che non era un bene che le
loro vite girassero così tanto intorno all'amore quando avevano così
tanto tempo per esplorare, e anche se questi due erano sulla ventina,
ai suoi occhi sembravano giovani - non riusciva nemmeno più a
ricordare la sua stessa età. In qualunque caso, Phil decise che quei
due erano si giovani, ma anche chiaramente innamorati l'uno
dell'altro, il ragazzo era attento ad ogni impacciata parola che
diceva la ragazza, e anche se lei era timida, era chiaro che
apprezzava la compagnia del ragazzo ed era così felice di stare
semplicemente con lui, anche se i suoi amici erano probabilmente in
una delle discoteche vicino.
Phil
si sfilò l'arco dalla spalla e tirò fuori una freccia, accarezzando
distrattamente le soffici piume alla cocca prima di posizionarla
nell'arco e fermarsi, lasciando che il ragazzo e la ragazza andassero
più avanti.
Li guardò, inspirando profondamente e puntando verso
la schiena del ragazzo. Quando espirò, rilasciò la freccia,
guardandola volare attraverso il vicolo, dritta nel petto del
ragazzo. Lui sussultò un po', poi la freccia sparì in una nuvola di
povere dorata, che Phil guardò librarsi verso il cielo e sparire
nella notte.
'Stai
bene?' chiese la ragazza, toccando il braccio del ragazzo e
accigliandosi, avevano smesso di camminare, e il ragazzo sembrava
scosso, come se si fosse appena svegliato.
Il
ragazzo si girò a guardarla, le sorrise e annuì, i suoi occhi
brillarono mentre la fissava come se fosse la cosa più bella e
fantastica che avesse mai visto, le prese la mano e la strinse, e lei
sorrise e arrossì leggermente, abbassando lo sguardo.
'Io-
si, sto benissimo' rispose piano, avvicinandosi leggermente alla
ragazza, i cui occhi si sbarrarono mentre realizzava che cosa stesse
succedendo.
'Posso...
va bene se io...?'
Il
ragazzo avvicinò il viso sempre più vicino a quello della ragazza
finché lei non si alzò in punta di piedi e chiuse lo spazio tra di
loro, baciando dolcemente il ragazzo. Le sue braccia le circondarono
la vita e le sue mani si intrecciarono dietro al suo collo
sciogliendosi l'una nell'altro, entrambi sorridenti mentre si
baciavano.
Anche
Phil sorrise, orgoglioso di se stesso, e passò davanti alla coppia
per andare verso la strada principale. Mentre la raggiungeva sentì
gli amici dei due apparire dall'altra parte del vicolo, e fermarsi a
guardare appena videro i loro amici.
Stavano tutti
squittendo e festeggiando mentre correvano a congratularsi, e la
ragazza arrossì furiosamente, nascondendo il viso nella spalla del
ragazzo. Lui la abbracciò forte, ridacchiando e alzando gli occhi al
cielo davanti alle espressioni dei suoi amici. Phil augurò
silenziosamente al ragazzo e alla ragazza una vita felice insieme, e
sapeva che non importava da quanto sarebbero potuti stare insieme, il
ragazzo l'avrebbe sempre guardata con lo stesso sguardo di puro
amore, e sperava che la ragazza l'avrebbe sempre apprezzato.
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Capitolo 2 *** II Capitolo ***
Give Me Love - Cap.2
Disclaimers:
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di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
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La
strada era silenziosa adesso. Quasi tutti erano tornati a casa, a
parte qualche ritardataria che inciampava scalza per la strada, i
tacchi in mano. O qualche gruppetto seduto fuori da una pizzeria,
divorando un grosso pezzo di carne intriso di salsa dall'aspetto
discutibile, tutti con un'aria esausta.
Phil
non si preoccupò di non farsi vedere, si assicurò solo di incantare
il suo arco e le frecce per farli sembrare uno zaino a chiunque lo
notasse.
Alzò
lo sguardo verso il cielo e sospirò, l'unico problema delle grandi
città era che non potevi mai vedere le stelle, il cielo era fin
troppo affollato di fumo e luci. E anche se si fosse in qualche modo
schiarito, le stelle sarebbero comunque state a malapena visibili in
posti come questo. Non c'era mai davvero buio, c'era sempre una luce
da qualche parte.
"Cerchi
qualcosa in particolare? Perché mi dispiace buttarti giù ma non
vedrai nulla lassù, c'è troppo smog" disse una voce dietro di
lui.
Phil
si girò e strillò per lo shock, trovandosi faccia a faccia con un
ragazzo con i capelli lisci e piastrati, di un castano scuro, con
profondi occhi castani abbinati. Stava guardando Phil con un
sorrisino divertito, la punta del suo naso era leggermente rossa,
come le sue guance, e Phil immaginò che fosse uno dei randagi
ubriachi che non erano ancora andati a casa.
"Scusa,
non volevo spaventarti" disse il ragazzo.
Phil
realizzò di non aver ancora parlato, e di essere rimasto a fissare
il ragazzo per più tempo di quanto potesse essere ritenuto
accettabile.
"No
è che- lo stavo giusto pensando mentre guardavo su. Riguardo al non
riuscire a vedere le stelle- è triste" mormorò piano Phil.
Non
era abituato a parlare alle persone, aveva passato la maggior parte
della sua vita da solo, e anche se non si rendeva invisibile non
faceva molta differenza, perché nessuno lo notava mai.
Era
quello che faceva Phil, vagava silenziosamente, faceva il suo lavoro,
e andava avanti. Ogni tanto si sentiva un po' solo, ma la maggior
parte delle volte non gli importava- principalmente perché non aveva
mai avuto compagnia, quindi non poteva mancargli.
Il
ragazzo annuì, e squadrò Phil un paio di volte, facendolo
imbarazzare sotto al suo sguardo. Poi gli sorrise, gli occhi
luccicanti.
"Ciao!
Io sono Dan" disse felice.
Era
un po' troppo vicino a Phil di quanto fosse necessario, e il suo
fiato sapeva molto di vari tipi di alcol. Oscillò leggermente mentre
stava in piedi sorridente con le mani nelle tasche.
"Sei
ubriaco" sbottò Phil, evitando gli occhi di Dan.
Nonostante
anni passati ad osservare e studiare le persone, era comunque
terribile quando si trattava di comunicare.
Dan
rise forte, aggrappandosi al suo stomaco, gli occhi socchiusi e Phil
non riuscì a sorridergli leggermente in risposta.
"Lo
sono. Ma il mio nome è comunque Dan, e quello era un modo per farmi
dire il tuo."
"Uh,
Phil" rispose Phil.
"Ciao
Phil, come mai se qui da solo a quest'ora della notte?"
"Potrei
farti la stessa domanda" ribatté Phil, incrociando le braccia.
Il
ragazzo rise di nuovo, e alzò le mani.
"I
miei amici mi hanno abbandonato appena abbiamo finito di bere, dato
che vivo dall'altra parte rispetto a loro." Dan fece una vaga
smorfia alla parola 'amici'.
"E'
che... mi piace uscire la notte. C'è silenzio" rispose Phil.
Non
era capace di mentire, ma era solo una mezza bugia, e Dan sembrò
bersela, quindi alzò le spalle e basta, continuando a sorridere e
oscillare.
"Dove
abiti, Phil? Vuoi comunque rimanere solo o vorresti un po' di
compagnia sulla strada di ritorno?"
Phil
indicò la strada e alzò le spalle, non gli sarebbe dispiaciuto se
Dan avesse camminato con lui. Magari sarebbe stato carino parlare con
qualcuno per un po', e Dan sembrava uno a posto.
Dan
sorrise e prese a camminare, Phil stette al passo vicino a lui.
"E'
tanto che vivi qui?" chiese Dan ad un certo punto, dato che era
chiaro che Phil non aveva intenzione di iniziare alcuna
conversazione.
"Non
tanto" si accigliò Phil, cercando di ricordare. Il tempo che
percepiva era diverso per lui rispetto agli umani.
"Qualche
mese forse. Tu?"
Dan
annuì e un'ombra gli attraversò il viso.
"Ho
vissuto qui dal giorno in cui sono nato, quindi venti e passa anni, è
noioso quanto sembra"
Dan
si fermò, poi si accigliò.
"Un
giorno lascerò questo posto e viaggerò per il mondo." disse in
modo malinconico, prima di scuotere la testa e girandosi per
sorridere a Phil.
"Cosa
ti ha portato qui, tra tutti i posti, il tuo lavoro?"
Phil
annuì, sperando che Dan non chiedesse altro a riguardo.
Ma
certo che lo fece.
"Cosa
fai?"
"Io..um...io-"
balbettò Phil e iniziò ad arrossire, cercando disperatamente di
pensare ad un lavoro credibile di un uomo viaggiante che non si
sarebbe effettivamente potuto vedere a fare questo ipotetico lavoro.
"Io...
viaggio... e vendo cose" disse finalmente Phil. Esisteva almeno
come cosa?
Dan
si accigliò.
"Sei
tipo un venditore porta a porta o qualcosa del genere?"
Phil
annuì e sospirò per il sollievo.
"Senza
offesa, ma io li odio quelli, cazzo. Sono così irritanti" disse
Dan. Sembrava arrabbiato, ma i suoi occhi brillavano di divertimento.
Phil
semplicemente alzò le spalle e ridacchiò nervosamente, non era
esattamente sicuro di cosa dovesse fare per il suo finto lavoro, ma
dire che era quello che faceva era meglio di stare in piedi e
balbettare, o dire alle persone che sei un angelo che fa magicamente
innamorare le persone. Phil parlava a malapena con le persone in
qualunque caso, e non avrebbe probabilmente più rivisto Dan.
Dan
alzò lo sguardo mentre camminavano e sbuffò al cielo.
"E'
piuttosto triste, no? Che non si possano vedere le stelle. La prima
cosa che farò quando me ne andrò da qui, sarà andare in un bel
posto lontano dove posso stare fuori tutto il giorno e fissare il
cielo. Imparerò ogni costellazione a memoria."
"Le
isole Scilly, vicino a Cornwall, sono ottime per guardare le stelle.
O l'Arizona, specialmente quando sei vicino al Grand Canyon, è
piuttosto impressionante. L'intero cielo luccica". Disse Phil,
sorridendo al pensiero.
Ricordava
chiaramente l'Arizona, non faceva tanto caldo, o almeno di notte, ed
era incredibilmente vasto. Un giorno aveva viaggiato fino al calare
della notte, e quando si era guardato intorno, si era reso conto di
quanto fosse andato lontano e di quanto fosse solo - senza nessuna
civiltà nei dintorni. Phil aveva alzato lo sguardo verso il cielo e
aveva visto una stella cadente attraversare l'oscurità, passando tra
le stelle immobili che pulsavano silenziose, brillando accese
nonostante fossero così lontane.
Phil
poteva ricreare ogni agglomerato di costellazioni, tracciandole
nell'aria con il dito, e poteva anche ricreare il posto che chiamava
'casa', e realizzò che probabilmente era ancora più lontano delle
stelle.
Dan
si girò per sorridere a Phil.
"Woah,
sei davvero andato in giro, eh? Come-" squittì Dan mentre
inciampava su una mattonella rialzata nel pavimento, cadendo per
terra, sventolando sgraziatamente le braccia.
Phil
tese un braccio e salvò Dan giusto in tempo, tenendolo per una
spalla e tirandolo su. Dan oscillò leggermente, apparendo sconvolto
per un attimo, finché non si girò a sorridere a Phil. Era un
sorriso sincero e gli faceva brillare gli occhi in modo così acceso
che sembravano dorati.
"Ci
sono andato vicino, grazie" disse Dan piano.
Phil
scrollò le spalle con nonchalance e sentì le guance riscaldarsi di
nuovo.
"Come
hai... sei un ninja o qualcosa del genere." ridacchiò Dan tra
se e se e riprese a camminare, prestando più attenzione a dove
metteva i piedi stavolta.
Parlarono
piano finché non raggiunsero un incrocio alla fine della strada,
dove Dan si fermò e si accigliò leggermente.
"Beh,
questa è la mia via, tu abiti vicino?"
Phil
era nella direzione opposta a dove viveva, ma annuì e rassicurò Dan
che era solo a pochi minuti di distanza.
Dan
sorrise e tese la mano a Phil per stringergliela, lui la prese con un
sorriso cauto di ritorno. La mano di Dan era calda e la sensazione
indugiò sul palmo di Phil anche quando non ebbe più questa ad
afferrarlo.
"E'
stato un piacere conoscerti Phil, spero di rivederti in giro. Ma ti
prego di non bussare alla mia porta cercando di vendermi cose"
ridacchiò Dan.
Phil
rimase perplesso per un attimo, finché non si ricordò del suo finto
lavoro.
"E'
stato un piacere anche per me" disse piano, poi si girò e se ne
andò per la strada, lasciando Dan in piedi sotto un lampione
lampeggiante, a guardare Phil sparire silenziosamente nell'oscurità.
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Capitolo 3 *** III Capitolo ***
Give Me Love - Cap.3 NVU
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I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
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III Capitolo
| capitolo originale |
Alla
specie di Phil era data la minima quantità di denaro per vivere
sulla terra, ma a Phil non importava molto. Non aveva bisogno di
mangiare o bere tanto spesso, e se la cavava con ciò che gli era
dato, con addirittura qualche avanzo rispetto al budget settimanale
che si era imposto.
La
cosa che costava di più nel mondo umano erano le case, quindi la
maggior parte dei suoi simili erano senzatetto in qualche modo.
Vivevano in ostelli, posti abbandonati, o semplicemente sulle strade,
camminando in giro e lavorando di notte, e trovando un vicolo o un
portico per riposare durante il giorno. Phil e gli altri come lui non
dormivano nemmeno, ma non è che non fosse mai stanco, di fatto, era
l'opposto.
Phil
sentiva sempre quel tipo di stanchezza che ti faceva male alle ossa,
ti gravava sulle spalle, affannava il respiro, e la provava da
quando aveva memoria. Una volta aveva chiesto perchè fosse così
stanco ma non potesse mai dormire, e uno dei suoi superiori gli aveva
semplicemente detto che non aveva fatto il suo dovere, quindi non
poteva ancora dormire. A quanto pareva, una volta che si fosse
sentito "in pace" con se stesso, avrebbe potuto riposare,
ed essere in pace significava fare il lavoro che gli era stato
assegnato a standard molto elevati per tanto tempo, o così gli era
stato detto.
Faceva
male. Gli occhi di Phil bruciavano e la sua bocca era secca e aveva
empre un mal di testa che pulsava dolorosamente nel suo cranio, ma si
era abituato. La vita sulla terra era sgradevole per la sua specie, e
tuttti loro sognavano il giorno in cui sarebbero stati liberi dal
dolore e finalmente in pace, dopo essere tornati alla loro terra
natale dietro le stelle, dove avrebbero potuto riposare. Phil cercava
di sopprimere quei pensieri, sapendo che sarebbe passato del tempo
prima che potesse succedere a lui.
Era,
comunque, abbastanza fortunato in fatto di sistemazioni, aveva
trovato un posto dove stare per caso mentre vagava per le strade il
primo giorno in quella nuova parte del mondo; investigando il nuovo
terreno sotto ai suoi piedi e lasciando che i suoi occhi si
aggiustassero alla visione di nuove cose.
Aveva
raggiunto accidentalmente un vicolo cieco in una stradina secondara
di casa, ma mentre si girava per tornare da dove era venuto, notò
una fila di piccoli garage, staccati dalle case di fronte a lui. Su
ogni garage era dipinto un numero, tranne quello alla fine. La porta
era arrugginita e piegata in molti punti, oltre ad essere aperta.
Presumendo che fosse vuoto, Phil si era fatto cautamente strada per
sbirciare nel garage e constatare che aveva ragione. Il luogo era
buio e l'odore stantio di polvere e putrefazione si posava pesante
nei suoi polmoni, un grande ragno pendeva precariamente
dalla sua ragnatela, proprio di fronte al viso di Phil, ma lui
sorrise come se avesse trovato una villa.
Passò
un paio di giorni a spazzare il vecchio garage con una scopa che era
stata spezzata in due e lasciata lì, e in quanto nessuno era venuto
a dirgli di andaresene, aveva deciso di farne il posto in cui restare
finchè viveva in quella città.
Phil
teneva sempre un sacchetto lacero di cose che gli servivano che si
portava in tutti posti che visitava, pieno di oggetti che aveva
acquisito nel corso degli anni. Dentro aveva un paio di lampade a
batteria, una quantità enorme di batterie, i suoi strumenti per fare
le frecce, un sacco a pelo per avere qualcosa di comodo su cui
sedersi, un paio di cambi di vestiti, una saponetta, un contenitore
per l'acqua, il suo vecchio diario in pelle, e sul fondo aveva
riposto alcuni vecchi fumetti che aveva trovato nell'ultimo posto in
cui era stato. Quando non dormivi, trovare cose per far passare il
tempo era difficile, quindi Phil si dava da fare con qualunque cosa
potesse trovare per tenersi occupato.
Sistemò
il garage a suo piacimento, comprò un tavolo e una sedia traballante
per qualche penny al mercatino delle pulci lì vicino, e lo usò per
sedercisi la notte mentre costruiva le frecce e leggeva e scriveva,
evitando la maggior parte del tempo il sacco a pelo arrotolato
nell'angolo. Era una buona casa improvvisata, considerando alcuni dei
posti in cui era stato prima - Phil ancora rabbrividiva al pensiero
di alcuni di loro.
Era
un'altra notte di lavoro, e Phil aveva passato il giorno seduto,
piegato sul suo tavolino con una lampada vicino alla faccia,
intagliando e assemblando alla perfezione le sue frecce. Era una
notte infrasettimanale e sarebbe stata senza dubbio silenziosa,
quindi uscì più presto del solito per trovare qualcuno che tornava
a casa dal suo ufficio e un paio di vagabondi che uscivano la sera
perchè si trovavano meglio nella calma, proprio come Phil.
Phil
attraversò le strade principali silenziosamente, rendendosi
invisibile dalle persone per un po' mentre le folle brulicavano
intorno a lui, parlando animatamente, le loro risate eccheggiavano
sui muri che li circondavano.
La
notte passava, e Phil aveva già accoppiato un paio di persone
insieme. Il suo obiettivo non era mai di accoppiarne il più
possibile, ma più ne accoppiava con successo, meglio si sentiva.
Mentre lavorava, il suo mal di testa si alleviava leggermente e il
bruciore dietro agli occhi si smorzava, le articolazioni delle sue
ossa si muovevano più facilmente. Phil si sentiva sempre meglio
quando lavorava, come se solo per quelle poche ore, l'incudine che
pesava costantemente sul suo petto venisse sollevata, ed era lieto
per un po'.
Due
amicihe camminavano l'una di fianco all'altra davanti a lui, erano
due donne, una con i capelli rossi e l'altra con i capelli biondi. La
bionda aveva lacrime che scivolavano silenziosamente sulle sua guance
arrossate dal freddo. La rossa aveva un braccio stretto intorno alla
sua vita, calmandola e sussurrandole parole di conforto. La bionda
era appoggiata pesantemente sull'amica e continuava a piangere, così
la rossa si fermò e la tirò verso una panchina vicina, sedendosi
cosicchè potesse appoggiarsi su di lei e singhiozzare mentre si
aggrappava al suo cappotto.
Continuò
a confortarla, visibilmente distrutta dalla tristezza della sua
amica, le lisciò i capelli e le baciò la testa, poi le accarezzò
la schiena dolcemente, cercando disperatamente di calmarla.
Phil
si appoggiò al muro di fronte a loro e le guardò aggrottato - stava
davvero considerando l'idea di accoppiare quelle due? Non era il
fatto che fossero entrami umani femmina. Quello era irrilevante, gli
umani erano umani, la stessa specie, e se amavano un'altro umano
dello stesso genere, non era in alcun modo diverso dall'amare un
umano del genere opposto. Il problema era che... le amicizie erano
difficili. A Phil la maggior parte delle volte non piaceva accoppiare
persone che avevano un'amicizia molto forte, perchè ogni umano aveva
bisogno di qualcuno che fosse solo un amico, non qualcuno con il
quale avessero una relazione, qualcuno senza alcuno di quei legami,
qualcuno che in qualunque caso teneva fieramente a quella persona
anche non riceveva praticamente nulla in cambio, tranne che amicizia.
Phil
aveva scoperto che qualche volta le amicizie umane miglioravano se
diventavano relazioni, ma altre volte era il contrario, quindi era
cauto nell'accoppiare gli amici.
I
lamenti della bionda strapparono Phil dai suoi pensieri e tornò a
guardare la scena di fronte a lui.
"E'
andato tutto male" piagnucolò la bionda
"Ho
perso tutto, ho toccato il fondo ed è tutta colpa mia"
Gli
occhi della rossa si riempirono di lacrime mentre continuava a
stringere a se l'amica
"Si
può aggiustare, tesoro, e tu hai ancora me. Non ti lascerò mai."
La
bionda alzò lo sguardo attraverso le ciglia verso la rossa e si
fissarono a vicenda per un attimo. Lo sguardo era intenso e teso,
interruppero il contatto visivo quando la bionda nascose di nuovo il
volto nel cappotto dell'altra. Phil sorrise leggermente tra se e se,
conosceva quello sguardo.
La
bionda continuò a singhiozzare e parlare della sua "vita
rovinata" e la rossa continuò a consolarla e tenerla stretta
mentre Phil tirava fuori una freccia dalla faretra che aveva sulla
schiena.
Osservò
le due amiche ancora un po', guardando come la bionda si avvicinasse
il più possibile alla rossa, le sue dita che tracciavano dolcemente
cerchi sulla sua cassa toracica mentre inalava il suo profumo e
sorrideva nonostante tutto, e l'altra le baciò i capelli e la
fronte, perchè finchè la sua amica stava bene non le importava di
stare fuori nella fredda notte con un cappotto intriso di lacrime.
Phil
camminò fino a stare davanti alla schiena delle due ragazze, poi
alzò la freccia e la puntò alla schiena della bionda, prese un
respiro profondo, sentendo come l'arco si tendeva mentre lo tirava
ancora un po' di più...
Poi
lo lasciò andare, sentendo il lieve sibilo mentre tagliava l'aria e
il tonfo appena percettibile quando colpì il suo obiettivo.
Phil
lasciò le due ragazze baciarsi dolcemente e lanciarsi sorrisi
nervosi a vicenda, e sentì la bionda sussurrare un grazie alla sua
amica mentre girava l'angolo per tornare al suo garage.
Camminò
per la strada principale, passando dietro un grosso gruppo di
adolescenti che correvano in strada, le loro risate un po' troppo
acute e le loro voci un po' troppo alte. Studenti, indovinò Phil.
Nessuno era fuori a bere durante la settimana, tranne che per gli
studenti universitari ai quali era stato insegnato che il loro dovere
era di uscire e ubriacarsi il più possibile, il più spesso
possibile. Si era appena perso l'ondata di bambini che facevano finta
di essere adulti che barcollavano a casa dalle loro nottate senza
dubbio piene di eventi, e le strade erano quasi silenziose, di nuovo.
Phil
camminò velocemente, sentendo ritornare il suo mal di testa e i suoi
dolori, volendo ripararsi dal vento gelido il prima possibile, ma una
voce lo fermò.
"Hey!
Tu!" urlò una voce strascicata.
Phil
sobbalzò con un urlo e si girò a guardare alla figura curva sulla
porta d'ingresso di qualuno, la testa che dondolava in varie
direzioni. I suoi capelli erano ricci stavolta, ma Phil riconobbe
quasi immediatamente i suoi occhi.
"...Dan?"
chiese cautamente Phil, che cosa stava facendo seduto così sul
ciglio della strada?
Dan
faticava a tenere gli occhi aperti, e alzò lentamente gli occhi per
guardare Phil, la testa che ciondolava ancora. Le sue pupille erano
dilatate, e sembrava molto più pallido di prima, Phil notò
all'improvviso la pila di vomito vicino al piede di Dan. Era ubriaco,
realizzò Phil, molto più ubriaco di quanto fosse la prima volta che
si erano incontrati.
"Tu
sei il ragazzo angelo." disse ad alta voce Dan
Phil
si irrigidì, il panico che gli risaliva in gola, che cosa intendeva?
Come poteva saperlo? Cosa-
"Sei
così bello, sei come un fottuto angelo. Tu e i tuoi stupidi occhi
blu e i capelli perfetti" borbottò Dan quasi con rancore
Oh.
Il
panico di Phil si trasformò velocemente in imbarazzo, e sentì le
guance iniziare a bruciare.
"Devi
tornare a casa, perchè sei fuori a bere durante la settimana,
comunque?" mormorò Phil.
"Perchè
sono un inutile spreco di spazio che studia una materia che odia dal
profondo del cuore e rimarrò bloccato in questo stupido posto per il
resto della mia vita facendo un lavoro di merda, vivendo in un
appartamento di merda senza amici e senza soldi. Per non parlare del
fatto che o dormo o bevo troppo fino a dimenticarmene."
Dan
guardò Phil, e Phil non seppe come rispondere, quindi semplicemente
gli tese la mano perchè Dan la prendesse.
"Dai,
ti aiuto a tornare a casa."
Phil
si ritrovò a trascinare Dan fino al suo appartamento, dato che Dan
era mezzo addormentato e di nessun aiuto.Riuscì a portarlo alla sua
porta, ripescargli le chiavi dalla tasca e spingere Dan dentro casa.
"Scusa
per il casino. Non mi aspettavo di portarmi un figo a casa stanotte."
ridacchiò Dan, Phil lo zittì e si imbronciò, cercando di non
arrossire.
Dan
si trascinò fino al divano e ci collassò, quindi Phil immaginò che
fosse sicuro lasciarlo lì per la notte. Andò in una piccola cucina
molto ingombra e riempì quello che sembrava un bicchiere
relativamente pulito di acqua, lo mise sul tavolo vicino a Dan, poi
gli tolse le scarpe e drappeggiò la coperta dal divano mangiato dai
tarli sulla figura ossuta di Dan.
Quello
era già addormentato e respirava profondamente, Phil si alzò in
piedi e lo guardò corrucciato per qualche secondo, prima di lasciare
le chiavi di Dan sul tavolo vicino all'acqua e uscire di soppiatto
dalla porta d'ingresso, chiudendola delicatamento dietro di se e
ritornando al suo garage, sentendo all'improvviso molto di più il
freddo dopo essere stato nel piccolo ma accogliente appartamentino di
Dan.
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Capitolo 4 *** IV Capitolo ***
Give Me Love - 4 NVU
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
Il
tempo scorreva lento, con battiti cardiaci irregolari e respiri
affannati. Era sempre lo stesso per Phil, la stessa routine, solo
occasionalmente un diverso sfondo. Non gli importava, sinceramente,
sarebbe potuto essere in una situazione decisamente peggiore, lo
sapeva.
Solo che-
A volte era così solo e così stanco,
ogni fibra del suo essere doleva e nonostante ci provasse con tutte
le sue forze non riusciva a dormire. Ed era il suo dovere rendere gli
umani felici ma a volte la piccola parte egoista del suo cervello
chiedeva perché loro potessero esserlo e lui no.
Phil
non piangeva mai, gli era sempre stato insegnato che era futile, ed
era d'accordo. Ma alcune notti, quando c'era un freddo pungente e la
pioggia filtrava sotto la porta ammaccata del garage,creando
pozzanghere intorno ai suoi piedi, poteva sentire la gola chiudersi e
gli occhi bruciare di lacrime salate che gli riempivano gli occhi e
oscuravano la sua vista.
Phil
voleva solo avere la possibilità di dormire, lo agognava, lo
bramava. Era divertente il fatto che potessi volere così
ardentemente qualcosa che non avevi mai provato, ma presumeva che il
sonno fosse dove non dovevi preoccuparti di nulla, e quando le sue
ossa avrebbero finalmente avuto riposo e avrebbe smesso di sentirsi
come se sfregassero dolorosamente insieme con ogni suo movimento, e i
suoi mal di testa sarebbero stati dimenticati, i suoi occhi avrebbero
smesso di bruciare, il nodo sullo stomaco si sarebbe sciolto e
sarebbe stato in pace. Era qualcosa che Phil poteva solo sognare,
almeno per adesso. Faceva il suo meglio per tenere la speranza sempre
presente nella sua mente, qualche volta la perdeva un po', ma tirava
avanti, e sognava il giorno in cui avrebbe smesso di soffrire.
Phil
passò il resto della notte e tutto il giorno seguente a fabbricare
una nuova serie di frecce per sé, prendendosi il tempo di
intagliarne una per una alla perfezione e addirittura aggiungendoci
la sua firma, un piccolo cuoricino alla fine. Non aveva senso ed era
piuttosto sdolcinato, ma aveva iniziato a farlo per scherzo un
giorno, e non aveva mai smesso.
Pensò
a Dan, e si chiese se stesse bene, probabilmente si sentiva parecchio
male considerando la quantità di alcol che aveva bevuto, ma non era
quello che preoccupava Phil.
Dan aveva guardato Phil con gli occhi
stanchi e senza speranza, e gli aveva detto perché beveva.
L'espressione di Dan rispecchiava esattamente come si sentiva Phil;
la sensazione di dolore e stanchezza perenne che Phil aveva iniziato
a provare dopo anni a lavorare senza dormire, era quasi spaventoso
sapere che anche gli umani conoscevano questo dolore, solo in maniera
differente.
Dan
era così giovane, la sua vita umana era appena iniziata, e a volte
Phil vedeva quella piccola scintilla di speranza negli occhi di Dan
quando parlava, così come Phil sperava di raggiungere la pace e la
felicità, Dan ambiva alla stessa identica cosa. Phil si alzò e si
stiracchiò, sentendo il lieve scrocchio delle ossa nella sua
schiena, causate dall'essere stato seduto piegato troppo a lungo, e
l'arruffarsi silenzioso delle piume sulle sue ali quando le spiegò.
A
Phil non sarebbero dispiaciute più di tanto, se solo non fossero
state così inutili. Le sue ali potevano essere usate solo a casa, e
dato che non era mai lì e non ci sarebbe tornato per tanto tempo, le
sue piume si erano ridotte a metà della lunghezza delle sue braccia,
e la maggior parte del tempo erano raccolte e nascoste sotto la sua
pelle, dire che fosse scomodo era un eufemismo.
Apparentemente, a
casa la sua specie aveva ali della lunghezza dei loro corpi, con
piume soffici e dorate, setose al tatto, non grigie e ruvide come
quelle di Phil.
Phil non poteva nemmeno volare sulla Terra, le sue
ali erano inutili, scomode e irritanti, sperava di poterle
semplicemente strappare, piuma per piuma, e non dover mai più
sentirle arruffarsi senza sosta sotto la sua pelle.
Allungò
un braccio dietro la spalla e si toccò, si erano ritratte sotto la
sua pelle e riusciva a sentire due piccole ferite aperte su ognuna
delle due scapole.
Sentì una piuma e la tirò, inspirando
violentemente mentre la strappava da una delle sue ali.
La piuma
era piccola e arruffata, con un paio di gocce di sangue a
punteggiarla, e Phil la guardò male prima di passare di nuovo le
dita sulle sue scapole; le ferite aperte erano chiuse adesso e
sembravano raggrinzite e rugose, come vecchie cicatrici che erano
guarite da tanto tempo.
Phil lasciò cadere la piuma per terra e
raccolse tutte le sue cose, uscendo nella fredda notte per andare a
lavorare.
C'erano parecchie persone in giro quella notte, la
maggior parte erano vestite eleganti, e ancora di più erano già
ubriache marce. Doveva essere un'altra di quelle 'occasioni speciali'
che gli umani celebravano, pensò Phil, non era bravo a tenere conto
del tempo, o ricordarsi tutte le strane tradizioni che avevano gli
umani.
Passò le strade per un po', e trovò un paio di persone da
accoppiare, ma era difficile scegliere le persone quando la grande
maggioranza di loro era ubriaca. Sembrava che l'alcol avesse un
grande effetto sui sentimenti delle persone, e sulla loro
coordinazione, considerando la quantità di persone che avevano già
sbattuto contro Phil.
Le
strade iniziarono a riempirsi sempre di più, quindi Phil decise con
un sospiro di dirigersi verso gli scalini di cemento sgretolato che
portavano al suo posto preferito in quella nuova città. Era una
terrazza che dava all'intera città, con una singola panchina dalla
quale si poteva avere una chiara panoramica di ciò che stava al di
sotto.
Phil ci andava spesso da quando si era trasferito,
per guardare le persone alle quali in genere doveva passare di fianco
da una prospettiva migliore, e per potersi riposare per un
po'.
Quando raggiunse il posto, notò che qualcuno era già
lì, stravaccato sulla panchina per guardare quelle poche stelle
luccicanti che erano riuscite a farsi strada attraverso la nebbia.
Phil scosse la testa e sorrise tra se e se quando realizzò chi
fosse.
'Ciao anche a te' disse dolcemente, per non
spaventarlo.
Dan alzò lo sguardo e ghignò, inarcando un
sopracciglio.
'Ciao. Mi stai seguendo o cosa?'
'È il mio
posto, vengo sempre qui. Quindi potresti chiederti la stessa cosa'
ribatté Phil.
Dan ridacchiò e si rialzò, in modo da lasciare a
Phil lo spazio per sedersi.
'Non bevi oggi?' chiese Phil, gli
occhi di Dan non erano sbarrati e sembrava piuttosto stabile, non
aveva sentito il forte odore dell'alcol nel suo alito stavolta.
'Sorprendentemente
no, è un evento raro, vero?'
Phil annuì e ridacchio, poi vide
che Dan stava iniziando ad arrossire, grattandosi la nuca e
muovendosi a disagio.
'Grazie per uh... avermi aiutato l'altro
giorno. Ero ubriaco marcio e probabilmente non ce l'avrei fatta a
tornare a casa quella notte se tu non mi avessi aiutato' disse
timidamente Dan.
Phil sorrise e Dan gli sorrise in risposta,
riluttante.
'Non potevo semplicemente lasciarti lì, no? E
oltretutto, penso di capire come ti senti' rispose Phil piano.
Dan
lo guardò e annuì, comprensivo, e Phil gli fece un cenno in
risposta, un patto silenzioso di non discutere dei loro problemi e
lamentarsi delle loro vite.
Entrambi tornarono a
guardare la città, osservando il mare di luci arancioni che
brillavano fin dove riuscivano a vedere. Phil riusciva ancora a
sentire le persone sotto che urlavano e festeggiavano e cantavano.
Aprì la bocca per parlare di nuovo ma all'improvviso le persone
diventarono ancora più rumorose, e Phil realizzò che stavano
facendo un conto alla rovescia, e Dan stava mormorando sottovoce i
numeri con loro.
Quando raggiunsero lo zero, ci fu un boato, e i
fuochi d'artificio iniziarono ad irrompere nel cielo, annegando nella
luce arancione della città e illuminando l'intero cielo notturno.
Lontano, Phil riusciva a sentire un orologio battere forte l'ora.
Sobbalzò
quando Dan si allungò verso di lui e lo baciò dolcemente sulla
guancia.
'Pe-per cos'era quello?' borbottò Phil, posandosi la
mano sulla guancia e sentendosi arrossire.
Dan
sorrise.
'Ovviamente bisogna baciare qualcuno a mezzanotte, e tu
eri la mia unica opzione, non che mi lamenti' disse Dan facendogli
l'occhiolino, e Phil si sentì la faccia bruciare come se stesse
andando a fuoco, aveva una strana sensazione allo stomaco, come se
avesse fatto una capovolta all'indietro e si fosse annodato da
solo.
'Oh' fu tutto quello che Phil riuscì a dire.
'Buon
anno nuovo, Phil' disse Dan, prendendo la mano di Phil e
stringendogliela.
Oh, quindi ecco che festa era. Phil non riusciva
a credere al fatto che un altro anno umano fosse già
passato.
'Uh-anche a te' rispose Phil.
Entrambi alzarono lo
sguardo al cielo e guardarono i fuochi d'artificio esplodere sopra di
loro, la notte che si riempiva di colori e suoni.
'Un altro
anno della mia vita che si trasforma lentamente in un terribile
disastro' disse Dan ridacchiando, poi sospirò e scivolò ancora più
profondamente nella panchina.
Phil si accigliò.
'Non
deve per forza andare così. Tu... tu sei una persona grandiosa Dan,
solo che non sei in un posto altrettanto grandioso.'
'Sono nato
qui, non è colpa mia' borbottò Dan.
'Lo sai che non
intendo dire dove vivi' disse Phil dolcemente.
Abbassò lo sguardo
verso le loro mani e realizzò che erano ancora intrecciate, così le
strinse come Dan aveva fatto con lui qualche secondo
prima.
'Troverai il tuo posto in questo mondo, Dan, e sarai
fantastico, ne so abbastanza da esserne certo.'
Dan non lo guardò,
ma Phil vide gli angoli della sua bocca arricciarsi.
'Come fai a
dirlo? Mi hai visto solo ubriaco e miserabile.' Sospirò Dan.
'Perché
vedo che guardi sempre tutti con così tanta curiosità e speranza, e
ci tieni. Ci tieni e vuoi cambiare le cose. E so che lo farai. Questo
sarà il tuo anno, ne sono sicuro.'
Dan
era così giovane e così triste, e Phil voleva solo che fosse di
nuovo felice. Gli umani avevano una vita corta, e Phil non voleva che
il ragazzo la spendesse nel dolore.
Dan
si avvicinò e baciò di nuovo Phil sulla guancia prima di alzarsi
dalla panchina e avviarsi verso gli scalini.
'Ci penserò. Grazie,
Phil, c-conta molto per me.'
Gli sorrise e poi si affrettò per le
scale, Phil sorrise tra se e se mentre continuava a guardare i fuochi
d'artificio ballare sopra di lui.
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Capitolo 5 *** V Capitolo ***
Give Me Love - 5
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è
proprietà
di -
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il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give
me love
Il
giorno seguente fu tranquillo, e Phil non ebbe molto da fare.
Vagò
un po' senza meta per le strade prima di arrendersi e dirigersi verso
il parco vicino al suo garage. Fece una smorfia all'idea di tornare
nel vecchio garage, perché era di nuovo allagato, ma questa
volta
l'acqua si era congelata, e quella mattina ci era già
scivolato tre
volte cercando di uscire.
Finì
a sedersi su una delle altalene arrugginite e si spinse dolcemente
avanti e indietro coi piedi, osservando il suo fiato che si
trasformava in vapore nella fredda aria serale, intrecciandosi
intorno al suo volto prima di scomparirgli davanti.
Sentì
delle voci e realizzò che c'erano due persone sedute
dall'altra
parte del parco sull'amaca, che gli davano le spalle. Erano un
ragazzo e una ragazza, e si stavano appoggiando l'uno sull'altro
mentre guardavano il cielo. Phil realizzò che la ragazza
stava
mostrando le costellazioni al ragazzo mentre quello ascoltava,
completamente sbalordito. Sorrise e li guardò, chiedendosi
se
stessero insieme o no. Gli umani erano esseri complicati, e Phil
sapeva che un'amicizia tra di loro poteva essere forte quanto una
relazione, ma comunque, sentiva che quei due sarebbero dovuti stare
insieme- ogni tanto se lo sentiva.
Li
guardò parlare ancora per un po', passandosi una sigaretta
tra di
loro e creando forme nel fumo denso ad ogni respiro. A Phil piacevano
le persone così, che erano semplicemente a loro agio l'uno
con
l'altro, rendevano il suo lavoro molto più facile.
Appena
posò la mano sul suo arco, Phil sentì qualcuno, e
un altro ragazzo
apparì, attraversando il parco e sorridendo, agitando la
mano verso
il ragazzo e la ragazza che erano già lì, che
balzarono in piedi
quando videro l'altro avvicinarsi.
Il
nuovo ragazzo abbracciò l'altro freddamente, prima di
girarsi verso
la ragazza e baciarla con vigore, circondandole la vita con le
braccia e stringendola forte.
Oh,
quello complicava le cose, pensò tra sé e
sé Phil mentre il suo
volto sbiancò, rispecchiando quello dell'altro ragazzo, che
stava
fissando il vuoto, le braccia incrociate.
"Hai
fumato di nuovo, piccola? Lo sai che non mi piace" Phil
sentì
dire al nuovo arrrivato, che aveva ancora un braccio stretto
possessivamente intorno alla vita della ragazza.
Decise
che non gli piaceva molto l'altro ragazzo.
Lei
balbettò qualche scusa mentre il suo amico lo guardava con
una
smorfia, per poi illuminarsi leggermente mentre alzava lo sguardo
verso la strada. Li salutò e strinse di nascosto la mano
della
ragazza mentre passava, dirigendosi verso la strada e sorridendo a
qualcosa... oh. Qualcuno.
C'era
un'altra ragazza, che lo salutò con un abbraccio e un bacio
prima di
prendergli la mano, tornando alla strada dalla quale era venuta, si
allontanarono insieme con le mani che dondolavano tra di loro.
Phil
guardò mentre il ragazzo si guardava indietro prima di
girare
l'angolo, sorridendo dolcemente, ma con tristezza, alla ragazza, e
sospirò dall'esasperazione. Gli umani erano decisamente
troppo
complicati, quei ragazzi avrebbero dovuto risolversela da soli. Phil
non si occupava di rovinare relazioni già esistenti in nome
di
quello che credeva fosse giusto, sarebbe stato piuttosto
controproducente.
Sperò
che si potesse risolvere tutto e mentre si alzava dall'altalena,
stiracchiandosi, espresse un desiderio silenzioso, che il ragazzo
con gli occhi tristi e la ragazza che amava le stelle fossero felici,
con chiunque stessero.
*
Phil
tornò a vagare per la strada, evitando ancora di tornare al
garage,
dato che sarebbe stato solo un'altra notte insonne, seduto al freddo
senza nulla da fare. La strada era praticamente vuota, ma come al
solito poteva sentire la musica tuonante che proveniva dai pochi
locali e bar che costellavano la strada. Riusciva a vedere le luci
verdi e blu che brillavano fuori da un locale in cui la musica era
particolarmente forte, e le persone dentro erano ancora più
rumorose, le loro grida, le urla e i canti si sentivano fin
dall'altra parte della strada.
Phil
attraversò e rimase in piedi di fronte al club, osservando
le luci
brillare sopra alle sue scarpe.
"Vuoi
entrare, amico?" chiese una voce roca, che fece sobbalzare Phil
con un urlo.
"Io-
uh-ok?" balbettò Phil.
L'uomo
squadrò Phil dall'altro in basso con un sopracciglio alzato,
e
quello indietreggiò leggermente.
"Documento,
per favore" chiede l'uomo, incrociando le braccia.
Phil
cadde nel panico per un attimo, prima di realizzare che l'uomo
probabilmente voleva il passaporto sul fondo del suo zaino. Era
vecchio e sbiadito, in gran parte illeggibile, e Phil non riusciva a
ricordare da quanto tempo ce l'avesse, ma per qualche ragione ogni
volta che un umano lo guardava, per loro era un passaporto pieno di
informazioni.
L'uomo
esaminò il documento per un po' prima di ridarlo a Phil e
farsi da
parte, mostrandogli la strada verso la discoteca. Phil riusciva
già
a sentire il calore che irraggiava da lì mentre attraversava
l'ingresso.
"Vai
pure" disse l'uomo, impaziente, facendo sobbalzare Phil che si
affrettò verso l'oscurità del club.
Phil
trasalì e arretrò nel momento esatto in cui
entrò nel locale,
sopraffatto dall'opprimente odore di alcol e sudore misto con le luci
accecanti e la musica rimbombante.
Fu
istantaneamente risucchiato in un mare di corpi che saltellava e si
strusciava insieme. Sgomitò per passare e andare dall'altra
parte,
cercando disperatamente di prendere fiato; aveva già deciso
che non
gli piaceva quel posto, e non riusciva a capire come tutti potessero
divertirsi lì.
C'erano
alcuni divani in fondo al locale, quindi Phil ci si buttò
con un
sospiro, guardandosi intorno e vedendo tanti tipi di persone diverse.
C'erano persone che ballavano insieme come un grande gruppo, urlando
e afferrando i loro amici quando iniziava una certa canzone, e altri
al bar, a bere quanto potevano, e poi i pochi come Phil, sparsi in
giro e seduti negli angoli, a osservare gli altri.
Qualcuno
si divincolò dalla folla e barcollò a zig zag
prima di cadere per
terra, e Phil alzò gli occhi al cielo, non riusciva a capire
come
potessero trovare attraente l'idea di bere un liquido aspro
finché
non gli annebbiava così tanto il cervello che non riuscivano
a stare
in piedi.
Abbassò
lo sguardo sulle sue mani, che erano secche e spaccate dal tempo
freddo e le notti passate ad incidere le sue frecce. C'era una goccia
di sangue tra due nocche, e fece una smorfia prima di asciugarla.
All'improvviso
ci fu un tonfo accanto a lui, e il divano affondò, indicando
la
presenza di qualcuno sul posto di Phil. Una mano che teneva un drink
verde acido apparì sotto al suo naso.
"Giuro
che non l'ho drogato o altro, non sono un maniaco, solo che-"
urlò una voce strascicata sopra la musica, per poi fermarsi
mentre
Phil alzava lo sguardo.
"Oh
mio dio mi stai decisamente seguendo"
Era
Dan, di nuovo, e Phil pensò che non poteva assolutamente
essere solo
una coincidenza, anche se immaginava che quella città non
fosse
tanto grande.
La
faccia di Dan era rossa e gonfia, i suoi occhi erano acquosi con un
paio di lacrime che scivolavano sul suo viso, era un disastro, e
assolutamente infelice.
"Hai
pianto?" chiese Phil, prendendo il drink e occhieggiandolo con
una smorfia vagamente scettica prima di tornare a guardare Dan, che
aveva velocemente asciugato le lacrime sul suo volto e si era
sistemato i capelli.
"No.
Beh, si. Ma non è un evento raro, specialmente quando sono
un
tantino ubriaco. E' patetico, ovviamente anche i miei amici lo
pensano dato che mi hanno paccato" ridacchiò Dan senza
gioia,
alzando e spalle, e Phil istintivamente si avvicinò a lui,
sentendo
un moto di simpatia verso Dan, come ogni volta che vedeva il ragazzo.
"Non
è una cosa molto carina da fare" disse Phil con
disapprovazione, e sentì Dan appoggiarsi
leggermente a lui, lo
lasciò fare, nonostante gli facesse male alla pelle che
già
bruciava, immaginò che il ragazzo avesse bisogno di un po'
di
conforto.
Dan
alzò di nuovo le spalle.
"Credo
di meritarmelo. Cosa ci fai qui, comunque? Non pensavo che fosse il
tuo genere di posto."
"No-non
lo è, ero solo incuriosito, volevo vedere come fosse,
immagino"
Phil non aggiunse che non era particolarmente impressionato, dato che
sembrava che a Dan piacesse andare in posti del genere.
"Non
sei mai venuto in una discoteca prima?" la voce di Dan si
alzò
di qualche ottava, e sembrò sinceramente perplesso quando
Phil
scosse la testa.
"Hai
mai bevuto?"
Phil
scosse di nuovo la testa, Dan lo fissò con gli occhi
sgranati per
qualche secondo prima che l'angolo della sua bocca si alzasse in un
piccolo sorriso.
"Wow,
lo rispetto."
Dan
si fermò, abbassando lo sguardo al drink intoccato nella
mano di
Phil.
"Oh
dio è stato davvero sconsiderato da parte mia prenderti un
drink.
Anche se non sapevo fossi tu. E' comunque- Merda."
Phil
scosse la testa e sorrise, dandogli un pacchetta rassicurante.
'No
no, grazie... ma cos'è?' Phil si accigliò al
drink, era di un
verdino blu, e sapeva di frutta mista a candeggina.
Dan
rise.
'Un
cocktail. È il mio preferito. Sono un uomo così
mascolino, che beve
drink mascolini, ovviamente. Provalo, è buono.'
Phil
portò il drink alla bocca, e storse la bocca all'odore,
sentendo Dan
ridacchiare piano vicino a lui. Chiuse gli occhi e prese un sorso,
che gli bruciò subito la gola mentre lo ingoiava e gli
lasciò un
sapore disgustoso in bocca.
Phil
sputò e assunse un'espressione disgustata, mentre Dan rideva
istericamente
'Davvero
ti piace?!' squittì Phil.
'A
te no, immagino?' Dan stava ancora ridendo, tenendosi lo stomaco
ridacchiando in modo incontrollato.
Lui
scosse la testa senza rispondere e tese il drink a Dan, che lo
sorseggiò con un sorriso sornione sul volto. Phil riprese a
guardarsi in giro, accigliandosi alla musica alta che gli faceva
ancora più male alla testa. Anche i suoi polmoni facevano
male, capì
che era dovuto all'agglomerato di odori opprimenti che riempivano
costantemente quel posto, come fosse smog.
'Vuoi
andare via?"
Dan
toccò la spalla di Phil e quello su girò verso di
lui, annuendo,
prima di spostare lo sguardo verso il minaccioso ammasso di corpi che
avrebbero dovuto attraversare.
Anche
Dan sembrava averlo notato, perché finì il suo
drink e strinse la
sua mano intorno a quella di Phil, guidandolo attraverso la stanza e
la folla con facilità, anche se stava barcollando.
Phil
era grato del fatto che Dan gli avesse preso la mano perché,
per
quanto avesse bisogno che lo guidasse, Dan aveva bisogno che Phil lo
reggesse in piedi.
'Dov'è
che abiti?' chiese Dan quando uscirono per strada.
Phil
lo tirò verso destra senza rispondere e si avviarono per la
strada,
e Dan finì di nuovo ad appoggiarsi pesantemente sulla sua
spalla.
Quando
raggiunsero la via dove era situato il garage di Phil, Dan si
guardò
intorno confuso.
'Vivi
qui? Non sapevo che ci fossero case nei dintorni.'
Phil
deglutì, e all'improvviso decise che non voleva che Dan
sapesse dove
viveva, perché avrebbe portato ad una serie di domande alle
quali
Phil non voleva rispondere.
'Si,
sono... uh sono alla fine della strada, ce la faccio da solo, puoi
andare a casa adesso, okay?'
Dan
annuì, ancora confuso, quindi Phil si sforzò di
sorridere e voltò
Dan verso la direzione della sua casa.
'Ci
vediamo presto, allora' disse Phil, spingendo leggermente Dan per
invitarlo a camminare, cosa che fece, barcollando per a strada e
canticchiando a bocca chiusa.
Phil
si affrettò verso il suo garage e aprì la porta,
faticando mentre
quella gemeva in protesta. Finalmente si aprì, facendo
cadere le
chiavi dalla mano di Phil nel processo. Caddero per terra in una
pozzanghera, e Phil sospirò esasperato mentre si chinava per
prenderle.
'Ti
prego non dirmi che è qui che vivi?!' urlò una
voce dietro di lui.
Phil urlò e balzò in avanti, picchiando la testa
contro la porta
del garage prima di cadere all'indietro, dritto nella pozzanghera.
'Oh
merda mi dispiace. Avrei dovuto dirtelo che ero dietro di te'
Dan
aiutò Phil a rialzarsi e Phil si girò per
guardarlo, sentendo il
freddo dell'acqua inzuppargli i pantaloni.
'Davvero
però, tu vivi qui?' Dan sembrava sinceramente preoccupato,
guardando
nel garage e sussultando, trattenendo il respiro.
Phil
sentì le guance infiammarsi per l'imbarazzo e
abbassò lo sguardo
per terra, lasciando che la frangia gli coprisse gli occhi.
'Non
è così male' mormorò.
Dan
emise un suono disgustato, per poi afferrare il polso di Phil e
tirarlo.
'Non
puoi rimanere qui, vieni da me' insistette.
'Sono
rimasto qui ogni notte per un sacco di tempo' ribatté Phil,
e Dan
alzò gli occhi al cielo, sospirando
'Sì,
ma adesso sei tutto bagnato, e preferisci restare qui-' Dan
lanciò
un'altra occhiata di disapprovazione al garage di Phil. '-O venire
nella mia calda e comoda casa con il riscaldamento e un letto vero?'
Phil
e Dan si fissarono con uno sguardo ugualmente sprezzante sui loro
volti, Phil con le braccia incrociate e Dan con le mani sui fianchi.
Infine
Phil si arrese e, alzando drammaticamente gli occhi al cielo,
buttò
velocemente il suo zaino, con l'arco e le frecce, dentro al garage,
prima di chiudere la porta.
Dan
gli prese la mano con un sorriso sornione e lo portò verso
casa
sua.
Il
castano stava barcollando decisamente meno adesso e probabilmente non
aveva bisogno di tenere la mano di Phil, ma era caldo e col pollice
stava disegnando cerchi sul suo polso, il che era carino, quindi Phil
non ne parlò. Semplicemente strinse ancora di più
la mano di Dan e
riprese il passo vicino a lui, segretamente grato del fatto che Dan
gli avesse offerto una notte lontano dalla sua fredda e solitaria
casa di fortuna.
|
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Capitolo 6 *** VI Capitolo ***
Give Me Love - 6
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
VI Capitolo
| capitolo originale |
Quando
arrivarono a casa, Dan trovò un paio di pantaloni della tuta e una
felpa che stessero giusti a Phil. Ebbe successo per metà, ma la
felpa forse era un po' troppo stretta e i pantaloni gli arrivavano
giusto alle caviglie. Però erano più caldi dei suoi vestiti, e Phil
ne era molto grato. Lo disse a Dan, che semplicemente scrollò le
spalle.
"Credi
seriamente che ti avrei lasciato restare lì? Sapevo che stavi
nascondendo qualcosa. Oltretutto, mi hai aiutato varie volte"
rispose Dan con un sorriso.
Tese
a Phil una tazza di cioccolata calda, che era molto più buona del
cocktail che aveva fatto provare in precedenza. Lo sciroppo caldo
fluì giù per la gola e si diffuse attraverso il suo corpo, rendendo
tutto ciò che o circondava decisamente più luminoso.
Phil
non aveva bisogno di bere o mangiare, a volte lo faceva perché il
cibo aveva un buon sapore, ma in genere se ne dimenticava, e non
voleva spendere i suoi soldi per qualcosa di cui non aveva bisogno,
ma forse avrebbe dovuto concedersi più spesso queste cose.
Dan
sbadigliò, e riportò a fatica le loro tazze nella piccola cucina.
"Pronto
per dormire?" mormorò assonnato quando riapparì.
Phil
annuì, chiedendosi dove Dan lo avrebbe sistemato - Phil non dormiva,
quindi qualsiasi luogo sarebbe andato bene, e ogni posto in quella
casa probabilmente sarebbe stato dieci volte più confortevole della
sua vecchia sedia scricchiolante nel garage.
Si
avviarono al piano di sopra, in una piccola camera da letto
tappezzata di vari poster, dai film alle band ai videogiochi, e Phil
si guardò intorno con aria di ammirazione.
"Sono
un nerd assurdo, lo so" borbottò Dan quando vide che Phil stava
fissando i dintorni.
"E'
tutto così figo" sussurrò Phil, guardandosi ancora in giro,
questa volta agli oggetti e gadget allineati sui lati della stanza.
Dan
ridacchiò e scosse la testa.
"Hai
intenzione di rimanere lì tutta la notte, allora?" chiese,
riportando Phil alla realtà.
"Uh,
no... scusa" mormorò Phil, sentendo le guance iniziare di nuovo
a riscaldarsi
"Do-dove
volevi che dormissi?"
Fu
il turno di Dan di arrossire, e Phil lo guardò confuso.
"Beh,
non ho altro posto dove stare, quindi, beh se vuoi, puoi condividere
il letto con me. Non ruberò troppo le coperte, giuro."
Phil
iniziò a rifiutare, scuotendo la testa e sorridendo gentilmente -
era già abbastanza scortese da parte sua restare a casa di Dan e
indossare i suoi vestiti, Dan non doveva anche rinunciare a metà del
suo letto. Ma quello lo fermò con uno sguardo deciso.
"Vai
a letto e basta, Phil" sbottò Dan, alzando gli occhi al cielo,
mentre si infilava dalla parte sinistra e si arrotolava nelle
coperte.
Phil
andò al lato opposto del letto e si infilò cautamente sotto le
coperte. Si era dimenticato di quanto fossero morbidi i letti, pensò,
mentre si accoccolava più comodamente, sorridendo quando sentì il
dolore nelle ossa alleviarsi leggermente. Era decisamente felice che
Dan lo avesse persuaso a rimanere lì.
Phil
aprì gli occhi e vide che Dan lo stava guardando col la bocca
arricciata in un piccolo sorriso. Le guance di Phil diventarono di
nuovo rosse, mentre si fissava le mani per evitare lo sguardo di Dan.
"Sei
un senzatetto?" chiese dolcemente Dan.
Phil
scosse la testa, e alzò lo sguardo verso Dan, che lo stava ancora
fissando, ma adesso sembrava seriamente preoccupato, come se gli
facesse pena, il che era strano.
"No,
non è male come sembra, davvero, è stata una mia scelta."
Era
una mezza bugia, non aveva scelto questo lavoro, era stato mandato
lì. Ma aveva deciso di non sprecare soldi per le comodità umane.
Non gli importava molto, davvero, ma forse gli sarebbe piaciuto
restare nell'accogliente e caldo appartamento di Dan per una notte.
"Non
capisco" mormorò Dan, i suoi occhi stavano iniziando lentamente
a chiudersi e sbadigliò di nuovo.
"Sembri
sempre così malato, e così triste."
Phil
si chiese perché a Dan importasse così tanto, Phil era 'malato' da
quanto riuscisse a ricordare. Era solo perché non apparteneva a quel
posto, non che fosse un problema, e non era nemmeno triste, solo non
era... felice.
"Anche
tu sei molto triste" rispose Phil.
Sembrava
che Dan piangesse spesso, e beveva anche tanto, ma non perché gli
piacesse, come agli altri.
Dan
annuì.
"Immagino
di sì. Che ne dici di aiutarci a vicenda? Così da non essere più
così tristi" gli occhi di Dan erano chiusi adesso, e si
accoccolo in una palla con un sospiro.
"...Okay"
rispose Phil dopo qualche secondo.
Dan
non poteva aiutare Phil, ma forse lui poteva rendere un po' più
felice Dan. Sapeva abbastanza riguardo al mondo umano, e oltretutto,
rendere le persone felici era il suo lavoro - e sembrava che Dan se
lo meritasse più degli altri.
Dan
fece un altro sospiro, poi rimase in silenzio, e Phil lo guardò per
un po' mentre la sua frangia gli cadeva sopra agli occhi e iniziava a
muoversi ogni tanto mentre dormiva. Sembrava così pacifico, e Phil
era invidioso del fatto che Dan potesse semplicemente perdere
coscienza per un po' e dimenticare il mondo.
Phil
rimase fermo al buio e ascoltò l'orologio al lato del letto
ticchettare le ore e il respiro quieto di Dan di fianco a lui. Chiuse
gli occhi e immaginò di essere addormentato anche lui, come se
stesse sognando e tutto fosse nero e nulla facesse male, solo per un
po'.
Dan
si spostò un po', e poi ancora un po', finché non fu quasi premuto
contro Phil, le loro fronti si stavano praticamente toccando, e
quando Dan mise la sua gamba intorno al polpaccio di Phil, quello non
era molto sicuro di come avrebbe dovuto comportarsi. Dan si mosse e
nascose il viso nella spalla di Phil, che ridacchiò silenziosamente
e cercò di non scuotersi mentre il respiro di Dan gli faceva il
solletico sul collo.
Dan
iniziò a tremare leggermente, quindi Phil gli avvolse con cautela il
braccio intorno alle spalle, usando la punta delle dita per tracciare
i contorni della sua schiena. Chiuse di nuovo gli occhi con un lieve
sorriso, e capì che, anche se non gli era concesso dormire, questa
era la cosa migliore che gli potesse accadere.
In
quelle poche ore che passò con Dan accoccolato al suo fianco, notò
a malapena tutti i dolori e i crampi che in genere erano una costante
per lui.
Phil
tenne la testa appoggiata sopra quella di Dan con gli occhi chiusi
finché iniziò a spuntare l'alba e la luce si diffuse lentamente
nella stanza, inondando tutto di una pallida luce gialla. Dopo poco,
quando il sole era già alto nel cielo, e stava filtrando dalle
tapparelle rotte , qualcosa sulla scrivania di Dan iniziò ad
emettere un suono forte e irritante che penetrò le orecchie di Phil.
Dan si smosse e Phil mosse il braccio dalla vita del ragazzo quando
quello si girò per tirare un pugno a qualunque cosa fosse quella che
stava facendo il rumore, per spegnerla con un grugnito drammatico,
prima di tornare a rannicchiarsi contro il petto di Phil e mormorare
qualcosa sul fatto che fosse "troppo presto, cazzo."
Phil
nascose il suo sorriso nei capelli di Dan e chiuse di nuovo gli
occhi, chiedendosi se non stesse oltrepassando qualche limite, ma non
gli importava abbastanza da spostarsi.
Un
po' più tardi, la musica partì di nuovo, questa volta con una
melodia differente, ma era ugualmente irritante e questa volta sia
Dan che Phil grugnirono in protesta mentre Dan si allungava per
spegnerla ancora.
"Oh
merda" imprecò Dan, sedendosi.
I
suoi capelli erano sparati in tutte le direzioni e i suoi occhi erano
ancora mezzi chiusi, si passò una mano tra i capelli e imprecò
un'altra volta.
"Dovrei
andare all'uni tra poco" mormorò, guardando Phil, che si
sedette e si strofinò gli occhi con un pugno.
Dan
si affrettò a prepararsi, cercando di lisciarsi i capelli e cercando
dei vestiti puliti da mettersi mentre tirava a Phil i suoi vestiti
dall'asciugatore.
"Dove
diamine è finito il mio quaderno?" Phil sentì Dan urlare a se
stesso mentre si cambiava, il che fu seguito da un sacco di botti e
imprecazioni.
Dan
era chiaramente meno funzionale al mattino, pensò Phil con un
sorriso, ma alla fine entrambi furono pronti e Dan trovò un quaderno
su cui scrivere. Si affrettarono entrambi ad uscire dalla porta e il
ragazzo si fermò per sorridere a Phil.
"Hai
un telefono?" chiese.
Phil
scosse la testa, e quando Dan lo guardò sospettoso, Phil
semplicemente alzò le spalle.
"Va
bene... ok. Beh, vuoi rimanere anche stanotte?"
Le
guance di Dan si arrossarono leggermente, e Phil era estremamente
tentato di rispondere di sì, si sentiva molto meglio passando la
notte al caldo e in un posto comodo. Ma non poteva farlo, non poteva
immischiarsi nella vita di Dan in alcun modo, non solo era un tantino
strano, considerando chi fosse, ma Dan aveva anche i suoi problemi
personali da risolvere, e Phil non doveva aggiungersi a quella
equazione.
"No,
va bene così. Ma grazie, e grazie per la notte scorsa, ti s-sono
molto grato" rispose piano Phil.
Dan
alzò gli occhi al cielo.
"Beh
almeno ti va di vederci per un caffè domani pomeriggio?"
Dan
sembrava speranzoso, e Phil voleva rivederlo, non aveva realizzato
quanto solo finché non aveva iniziato a parlare e passare del tempo
con lui, quindi annuì, e il volto di Dan si illuminò.
"Okay,
da Starbucks alle 3, ok? Quello vicino a dove abiti" Dan si
accigliò alla parola "abiti"
Phil
annuì e si salutarono, si divisero poi, andando ognuno per la
propria strada.
Appena
prima che Phil girasse l'angolo, si guardò indietro per vedere se
anche Dan si fosse fermato e lo stesse guardando. Vide il sorriso del
ragazzo dall'altra parte della strada e gli sorrise in risposta,
guardando Dan salutarlo timidamente con la mano prima di affrettarsi
verso la fermata del bus.
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Capitolo 7 *** VII Capitolo ***
Give Me Love - 7
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VII Capitolo
| capitolo originale |
Per
il resto della giornata, Phil non fece molto. Sarebbe dovuto andare
dritto al suo garage a intagliare nuove frecce per poi andare a
lavoro, ma non lo fece. Invece vagò per la città, senza meta -
sapeva quali erano i suoi doveri, ma non aveva voglia di fare nulla
in quel momento. L'unica cosa che forse avrebbe voluto fare era
andare a trovare di nuovo Dan, perché Dan faceva sentire meglio Phil
anche solo standogli vicino. Stava cercando di ignorare quei
pensieri, però, perché pensieri di quel genere gli facevano male
allo stomaco e girare la testa in un modo in cui non era
abituato.
Ogni
giorno, l'idea di tornare al suo garage diventava sempre meno
attraente per Phil, e adesso si accigliava al solo pensiero. Prima ne
era grato, perché c'erano città in cui aveva dovuto trovare riposo
in vicoli umidi e pieni di spazzatura, o si era riparato nelle porte
d'ingresso, solo per riscaldarsi un po'. Ma adesso il suo garage
sembrava più freddo e vuoto che mai, e Phil non se la sentiva
ancora di tornarci.
Camminò
e camminò finché i suoi muscoli non iniziarono a protestare, e notò
che il sole aveva appena iniziato a tramontare. Sempre più persone
apparivano, affrettandosi per le strade o infilandosi nelle macchine,
dirigendosi verso le loro case. Phil notò un gruppo di studenti
aggregati alla fermata del bus, cercando di ripararsi dal vento
gelido che gli sferzava i volti. Stavano tutti sorridendo e parlando
animatamente, tranne uno.
Dan
era solo, il più lontano possibile dal gruppetto, appoggiato al muro
con le spalle incurvate e la testa bassa. Phil si accigliò e scosse
la testa, chiedendosi se sarebbe dovuto andare a parlargli o no.
Sembrava così solo, e Phil sentì una stretta nel petto al pensiero
di vedere di nuovo Dan così triste, specialmente confrontandolo con
il Dan con il quale Phil aveva condiviso il letto la notte
precedente, così dolce e affettuoso, con sorrisi gentili e una luce
negli occhi.
Phil
fece un passo, senza essere sicuro di cosa avrebbe detto quando
avrebbe raggiunto Dan, ma volendo comunque andare da lui.
Appena
gli fu vicino e allungò la mano per picchiettarlo sulla spalla, il
bus arrivò, e Dan tenne la testa bassa e le spalle incurvate mentre
saliva sul mezzo e si sedeva. Tenne lo sguardo triste fisso per
terra, e non notò nemmeno che Phil. Quello sospirò e abbassò la
testa, tornando a girare per le strade.
Infine
si
arrese e tornò al suo garage. Si sedette pesantemente sulla sua
sedia con un grugnito, sentendo ogni articolazione del suo corpo
scrocchiare forte.
Dopo
aver spezzato per la terza volta le sue frecce mentre cercava di
intagliarle, e essersi ferito il palmo nel frattempo, Phil mollò con
un'imprecazione tutti i suoi strumenti, e raccolse quelle che aveva
già fatto, ficcandole nella faretra. Uscì un'altra volta dal
garage, senza preoccuparsi di chiudere la porta - non che avesse
comunque qualcosa di valore da salvare.
Arrancò
per le strade e combatté contro il flusso di gente che camminava
velocemente in direzioni opposte, cercando di trovare posti più
tranquilli dove potesse andare. Le sue ossa dolevano come non mai e i
suoi muscoli bruciavano. Tirò indietro le spalle e fece una smorfia
quando sentì uno scrocchio dalle scapole fino alla nuca.
Il
sole calò presto, e Phil si fermò per guardare i lampioni che si
accendevano, riprendendo vita nella notte, la luce artificiale che si
diffondeva lentamente per le strade, facendo sbiadire ancora di più
le poche stelle che riusciva a scorgere.
Dopo
aver passato gran parte della notte a vagare senza meta, senza
trovare nessuno degno di essere accoppiato, Phil si arrese e andò
sulla terrazza che gli piaceva tanto, sedendosi sulla panchina fredda
e sospirando di sollievo quando il dolore iniziò ad alleviarsi
leggermente. Guardò le persone muoversi sotto di lui e si chiese
quali fossero le storie di ognuno di loro; quale fosse il loro lavoro
e, soprattutto, Phil si chiese se fossero felici.
Quello
che Phil aveva realizzato dopo anni sulla terra, era che la felicità
era estremamente importante per gli umani, e la felicità aveva un
significato diverso per ogni persona, ma ogni singolo umano la
voleva.
La
felicità era sempre stata un argomento irrilevante per Phil, non
capiva come si misurasse, né come raggiungerla. Ma quando si sedette
e guardò la città davanti a lui, si chiese se fosse felice, e
decise che non lo era.
Era
stato contento, conosceva la sua vita e conosceva il suo lavoro, ed
era molto più fortunato di altri, aveva uno scopo, ed era suo dovere
compierlo, ma non significava che fosse felice. Si chiese che cosa
avrebbe potuto renderlo felice, e se avrebbe potuto capire di
esserlo. Pensò di sì, perché quando gli umani erano felici, lo
emanavano in ondate, li faceva brillare finché non potevano più
tenerselo dentro e trapelava da loro sotto forma di risate e sorrisi
che arricciavano la pelle intorno ai loro occhi. Si chiese come fosse
provare quel tipo di felicità, se era meravigliosa come sembrava, se
i loro sorrisi li facessero sentire bene come sembrava che
stessero.
Phil
si passò una mano tra i capelli e sospirò, si sentiva ridicolo. Non
era un umano, non poteva provare quello che provavano loro, le
emozioni degli umani lo confondevano, erano tutte così complicate, e
forti e avevano un grande impatto. Certamente faceva male provare
tutto il tempo cose così forti.
Phil
continuò a guardare la città dormire, guardò la quantità di
persone ridursi lentamente finché le strade non furono vuote e
silenziose, e poi guardò l'alba sorgere di nuovo sopra agli edifici
grigi, schizzando gialli e arancioni e rossi vividi attraverso
l'orizzonte.
La
città iniziò lentamente a svegliarsi un'altra volta, il sole che si
alzava in cielo mentre le persone iniziavano a lasciare le loro case,
stiracchiandosi e sbadigliando mentre si dirigevano fuori, pronti a
iniziare un nuovo giorno.
Il
corpo di Phil era irrigidito per il freddo, e le sue gambe si erano
addormentate per essere stato seduto così a lungo, ma si sentì più
in pace di quanto non fosse stato da tanto tempo. Dopo aver avuto
l'occasione di guardare il mondo muoversi nel suo ritmo costante, si
ricordò di quanto fosse magico il mondo umano. Phil non l'avrebbe
mai ammesso, ma tutto il tempo che aveva passato seduto a guardare le
strade dal terrazzo, aveva mezzo sperato di scorgere Dan, giusto per
vedere se stava bene. Phil era sicuro che Dan non aveva ancora
trovato cosa lo rendesse felice, non pienamente almeno, e Phil
sperava davvero che lo scoprisse presto.
Era
difficile perdere tempo quando non dormivi, e si ritrovò di nuovo a
girare per la città, ogni respiro usciva dalla sua bocca sotto forma
di vapore. L'asfalto sotto di lui brillava di un sottile strato di
ghiaccio che non era stato sciolto dal sole ancora nascente, e Phil
guardò gli umani camminare decisi attraverso il terreno intarsiato,
alcuni con occhi stanchi, inciampando mentre camminavano, e altri a
testa alta, affrettandosi sicuri ovunque dovessero andare.
Phil
passò di nuovo davanti alla fermata del bus, facendosi strada
attraverso il largo gruppo di studenti, e notò con disappunto che
Dan era lontano da loro, come il giorno prima. Andando avanti,
qualcuno sbatté contro la sua spalla, spingendolo indietro.
'Oh
Dio mi dispiace- Gesù Phil, dobbiamo smettere di
scontrarci.'
L'espressione
dispiaciuta sul viso di Dan si trasformò in un enorme sorriso quando
vide Phil, e Phil non riuscì a non ricambiare.
'Sta
diventando sempre meno una coincidenza' disse Dan con un sorrisino, e
Phil sentì il volto iniziare a scaldarsi, anche se non era sicuro
del perché.
'Io
volevo solo uh- Credevo -io non-' balbettò Phil ansiosamente, ma Dan
mise una mano sulla sua spalla e sorrise dolcemente.
'Tranquillo.
Sono sicuro che non sei uno stalker, è bello vederti.'
Su
entrambi i loro volti comparve un sorriso, e Phil notò il modo in
cui Dan sembrava brillare leggermente quando sorrideva. La felicità
era così fluttuante e a volte fin troppo effimera, era strano che
un'emozione così forte potesse andare e venire così facilmente.
'Oh
merda, sono in ritardo.'
Il
viso di Dan si rabbuiò quando guardò l'ora sul telefono, poi il bus
che si stava lentamente avvicinando alla sua fermata.
Iniziò
ad andarsene, per poi fermarsi all'improvviso e girarsi verso Phil,
sorridendo timidamente e spostando il peso prima su una gamba, poi
sull'altra, mentre le sue guance stavano lentamente diventando
rosse.
'Quindi
ci vediamo per un caffè questo pomeriggio?' Chiese.
Phil
sorrise e annuì
'Si,
non vedo l'ora' disse, perché davvero non aspettava altro.
Dan
annuì contento, prima di ricordare il suo bus e imprecare mentre
correva per prenderlo prima che partisse.
'Ci
vediamo dopo Phil!' urlò Dan mentre saliva sugli scalini
dell'autobus.
Dan
guardava in avanti, sorridendo leggermente mentre si sedeva sul bus,
le sue spalle non erano incurvate come il giorno prima, e i suoi
occhi sembravano molto più luminosi. Phil non era sicuro cosa avesse
reso ieri così diverso da quel giorno, ma era grato di qualunque
cosa avesse fatto sentire un po' meglio Dan.
*
Arrivò
al bar due ore prima di quando avrebbe dovuto. Era difficile passare
il tempo quando non dormivi o facevi nulla, e Phil aveva già girato
l'intera città due volte e adesso era così infreddolito che
iniziava a provare dolore.
Il
vento gelido gli era penetrato nelle ossa e gli doleva tutto più del
solito, quindi cercò rifugio nel calore del bar, pensando che
avrebbe potuto aspettare lì Dan invece di girare senza meta.
Il
locare era piuttosto affollato, un mucchio di uomini e donne d'affari
vestiti eleganti sedevano sorseggiando le loro bevande mentre
picchiettavano freneticamente sui loro computer o i loro telefoni.
Phil notò che nessuno stava parlando, tranne che per lo staff che
chiacchierava dietro il bancone, si sentiva solo in picchiettare
delle tastiere, tutti sedevano ai rispettivi tavoli, la maggior parte
di loro da soli, e nessuno aveva alcun contatto visivo con
l'altro.
Si
accigliò leggermente, dirigendosi verso un angolo dove stava un
piccolo divano, e si sedette, fissando il pavimento.
'Sei
arrivato presto, ansioso di vedermi, eh?
Phil
sobbalzò alzando lo sguardo, e vide Dan, aveva un grembiule verde e
teneva un taccuino in mano, mentre sorrideva sornione a Phil.
'N-non
sapevo dove altro andare' mormorò debolmente Phil, iniziando ad
arrossire.
Il
sorriso di Dan scomparve, e sembrava così preoccupato e sul punto di
piangere che Phil cercò velocemente qualcosa da dire perché Dan
smettesse di pensare a qualunque cosa stesse pensando in quel
momento.
"Lavori
qui?" chiese, notando che era vestito come gli altri camerieri,
pensando che potesse essere uno di loro.
"Purtroppo
si, ho bisogno di soldi, e se questo significa servire caffè a
persone pretenziose che pensano di essere più sacre di te perché
bevono Starbucks, allora ok."
Phil
ridacchiò e Dan gli sorrise in risposta.
"Avevo
intenzione di fare un salto a casa e cambiarmi prima che tu
arrivassi, ma se già qui. Finisco il turno tra un'ora, non scappare,
per favore?"
Phil
promise che non l'avrebbe fatto e il sorriso di Dan diventò ancora
più largo. Se ne andò velocemente, per poi ricomparire con una
tazza di qualcosa, che mise di fronte a Phil con un sorriso.
"Credo
che ti piacerà. Niente alcol, e tanto zucchero."
Phil
ringraziò, e annusò il dolce profumo della bevanda davanti a lui,
mentre Dan se ne andava di nuovo.
Bevette
altre due tazze del liquido che gli aveva portato Dan, insieme ad un
muffin al cioccolato, e si sentì strano e iperattivo, ma nel senso
buono. Si sentiva caldo dentro, e il suo cervello stava fremendo di
idee, e quando Dan finalmente finì il turno e si affrettò a
raggiungere Phil, rise.
"Tra
un po' ti metti a saltellare in giro. Hai fatto un'overdose di
caffeina e zucchero."
"Mi
sento benissimo" disse Phil con un sorriso.
"Per
forza" disse Dan, ridendo di nuovo.
"Com'è
andata la giornata?" chiese, mettendo le mani intorno alla sua
tazza di caffè e picchiettando la porcellana con un dito.
Phil
alzò le spalle.
"Per
la maggior parte noiosa. A te, invece?"
"Una
merda, come al solito. Non so perché mi sforzi di andare all'uni, è
una perdita di tempo. Eri a lavoro?"
"Non
oggi. Cosa studi?" Phil stava cercando disperatamente di tenere
lontana la conversazione da lui e la sua vita. Era terribile come
bugiardo, e dire la verità non era decisamente
un'opzione.
"Giurisprudenza.
L'ho scelta perché volevo sembrare intelligente, non è stata una
delle mie idee migliori" disse Dan con una risata forzata e
scosse la testa, prima di prendere un sorso dal suo caffè.
"Quindi
non ti piace?"
"La
odio con tutto il cuore."
Phil
si accigliò.
"Perché
non molli allora?" chiese.
Per
quanto ne sapeva Phil, l'università era una cosa facoltativa, quindi
perché Dan non poteva semplicemente smettere di andarci?
"Perché
non voglio essere un fallimento. Anche se potrei finire ad esserlo
comunque: ho tutte le materie giù, dato che non ci vado mai, e anche
se ci vado non faccio i compiti" rispose Dan, passandosi una
mano tra i capelli con un sospiro.
Sembrava
triste e infelice, e ancora una volta Phil si ritrovò a sperare di
poter fare qualcosa che lo rendesse felice.
"Non
ti renderebbe un fallimento, sarebbe solo una cosa che decidi di non
fare più perché non ti rendeva felice" disse dolcemente, e la
bocca di Dan si arricciò in un sorriso.
"Sei
proprio la voce della ragione" il sorriso di Dan divenne molto
più sincero, e alzò leggermente la testa, pensando a quello che
aveva detto Phil
"Non
posso mollare" continuò. "Sono in debito per i prestiti,
tutti penserebbero che sono un idiota. E oltretutto, cos'altro potrei
fare?"
La
domanda era probabilmente retorica, ma Phil decise di rispondere
comunque.
"Tutto
quello che vuoi. Cosa sceglieresti se potessi fare qualunque
cosa?"
Dan
tamburellò un dito sul mento e alzò lo sguardo verso il
soffitto.
''Ho
sempre voluto essere un attore quando ero piccolo, ma è un po'
stupida come cosa. Magari cose che ci assomigliano, tipo lavorare
nell'industria del cinema, immagino."
"Non
deve essere un lavoro, solo qualcosa che hai sempre voluto
fare."
Phil
guardò Dan, come i suoi occhi si illuminarono mentre pensava, e come
si rimise a posto i capelli, sorridendo prima di rispondere.
"Voglio
viaggiare. Voglio vedere il mondo e scoprire tutto, provare cose
nuove e venire a conoscenza di nuove culture. Mi renderebbe
incredibilmente felice"
Phil
annuì e ricambiò il sorriso di Dan.
"Ottima
scelta. Questo mondo è un posto bellissimo."
Dan
si girò con un ghigno e pose a Phil la stessa domanda prima di
prendere un sorso della sua bevanda, e Phil non aveva assolutamente
idea di come rispondere.
Non
aveva scelto la sua vita, non gli era stato permesso di scegliere
qualcosa da fare, non aveva nemmeno opzioni. Gli era stato tutto
assegnato dal momento in cui era stato creato, ed era quello che
avrebbe dovuto fare finché qualcuno più potente di lui avrebbe
deciso che sarebbe potuto finalmente andare a casa e riposare.
Iniziò
a balbettare, e sentì il viso riscaldarsi mentre cercava di pensare
a qualcosa, conosceva le rispose cliché, che cosa avrebbe potuto
dire, ma sotto sotto, Phil sapeva quale sarebbe potuta essere la sua
risposta.
"Immagino
che mi piacerebbe fare più o meno quello che vuoi tu. Ma non voglio
viaggiare per vedere il mondo, voglio viaggiare per essere libero, e
per trovare quello che mi rende felice. Poi rimarrei lì e lo farei
fino alla fine della mia vita, però, ora come ora, non so cosa
potrebbe essere."
Dan
rimase in silenzio per qualche secondo, con la bocca leggermente
socchiusa, finché non rise forte e scosse la testa,
ammirato.
"Quando
ti ho incontrato per la prima volta ho pensato che fossi un ragazzo
imbranato, carino e basta. Lo sei ancora, ma sei molto più
intelligente di quanto credessi. Sei profondo."
Phil
mise la testa tra le mani per nascondere il fatto che il suo viso
stesse andando a fuoco, e Dan rise ancora di più, tirando indietro
la testa e tenendosi lo stomaco. Phil sbirciò tra le dita e non
riuscì a non sorridere, la felicità di Dan lo raggiungeva ad
ondate, e si ritrovò anche lui a ridacchiare mentre lo
guardava.
Un'altra
cosa strana della felicità che Phil aveva scoperto, era che era
decisamente contagiosa.
-Note
Che ritardo assolutamente enorme >\< che poi sto pubblicando
nel bel mezzo della notte, proprio un orario ideale. Scusate
tantissimo, mi prendo tutta la responsabilità (gas aveva finito
di tradurre da un sacco, ma io sono una beta inaffidabile ^^''). Btw
ora siamo qui, con questo aggiornamento del
sabato-mattina-molto-presto, giuro che dalla prossima settimana gli
aggiornamenti riprendono il venerdì, puntuali e ad un orario
umano.
Se così non fosse siete autorizzati a venirmi a cercare armati.
LA.
|
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Capitolo 8 *** VIII Capitolo ***
Give Me Love - 9
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
Phil
finì per accompagnare a casa Dan quando il sole stava già
tramontando. Avrebbe mentito se avesse detto che non stava evitando
di tornare al suo garage, ma più che altro voleva stare con Dan e
parlargli ancora per un po', perchè aveva sorriso più in quelle due
ore di quanto non avesse fatto da tanto tempo.
Phil non parlava
normalmente con qualcuno da così tanto che non riusciva a ricordare
quanti anni fossero passati, e guardare, ascoltare e parlare con Dan
era stata un'esperienza molto interessante. Aveva imparato così
tanto, ma voleva sapere altro. Dan era intelligente, ed
interessante, era divertente e sarcastico, ma Phil notava comunque il
modo in cui sembrava avere un cipiglio perenne e gli occhi tristi.
Dimostrava più anni di quanti ne avesse, era molto giovane, ma le
sue spalle erano incurvate come se dovesse portare il peso del mondo.
Tutto quello che voleva era uno scopo- qualcosa che lo rendesse
felice, e il fatto che ancora non l'avesse lo preoccupava ogni
giorno.
Si
fermarono davanti alla porta di Dan, ed entrambi si fermarono. Phil
congiunse le mani e fissò Dan, il quale guardò il pavimento,
spostando il peso da un piede all'altro, a disagio.
"Quindi..."
Disse Dan.
"Quindi..." ripetè Phil.
Dan rise e
scosse la testa, per poi alzare lo sguardo verso Phil e
sorridergli.
"È stato bello " disse, e Phil
annuì.
Dan sospirò e si passò una mano tra i capelli,
ridendo di nuovo.
"A questo punto dovrei chiederti il numero
o qualcosa del genere, ma non hai un telefono."
Phil alzò
le spalle e chiese scusa
"Potremmo semplicemente... decidere
di vederci di nuovo da qualche parte?" disse.
Phil sapeva che
probabilmente era una cattiva idea vedere Dan regolarmente- era stata
una pessima idea aver iniziato a parlargli in primis, ma per la prima
volta da tanto tempo aveva avuto qualcosa da aspettare quando aveva
accettato di vedere Dan al caffè, e per un attimo, quando i due
ragazzi erano seduti accoccolati nell'angolo insieme, parlando e
ridendo, Phil aveva realizzato di essere felice, e non era stato
felice per tanto tempo.
Dan sorrise.
"Sarebbe
bello" rispose piano.
Entrambi si sorrisero per qualche
momento, prima che Dan proponesse di vedersi due giorni dopo allo
stesso caffè, poi, mentre Phil si girava per allontanarsi, Dan lo
fermò per un braccio e lo baciò velocemente sulla guancia,
facendoli arrossire entrambi furiosamente, e scioccando Phil.
Dan
rise e si avviò verso la sua porta, fermandosi per salutarlo
timidamente con la mano prima di chiuderla, lasciando Phil in piedi,
ancora rosso in faccia e con un piccolo sorriso sulle labbra.
-
Il
lavoro fu più facile quella notte. Phil trovò un paio di persone da
accoppiare, probabilmente ne avrebbe trovate di più, se non avesse
passato così tanto tempo a guardarle. Anche dopo aver appaiato due
persone, Phil le seguì silenziosamente, giusto per vederle insieme.
Li guardò sfiorarsi timidamente, e lanciarsi occhiate quando
pensavano che l'altro non stesse guardando. Osservò come sembrava
che avessero sorrisi segreti, destinati solo a loro, e come
condividevano la loro bolla di felicità, ridendo e sorridendo quasi
in sincrono perfetto.
Phil si ritrovò a sorridere,
raggiante, mentre guardava la felicità della nuova coppia, e
sbiancò.
Si stava comportando in modo ridicolo, come se stesse
facendo finta di essere un umano o qualcosa di ugualmente assurdo.
Girò sui tacchi e si allontanò dalla coppia il più velocemente
possibile. I suoi muscoli protestarono quando iniziò a correre per
la strada, i suoi polmoni bruciavano e si sentiva come se la sua gola
fosse squarciata e scorticata, ma non smise di correre. Corse e corse
con le lacrime agli occhi e il suo intero corpo lo supplicò di
fermarsi.
Improvvisamente le sue gambe cedettero e atterrò
in ginocchia sul cemento con un tonfo.
Mise la testa tra le mani e
respirò profondamente, premendo le dita negli occhi così forte che
riusciva a vedere scintille.
Era esilarante come Phil potesse
sapere tutto dell'amore, sapeva come si comportavano le persone, dai
movimenti impercettibili ai gesti ovvi, sapeva cosa dicevano, cosa
facevano i loro occhi, riusciva addirittura a dire se qualcuno amava
una persona dal loro sorriso. Ma non l'aveva mai provato in prima
persona.
In realtà, non aveva mai provato nulla.
Phil
provava le emozioni umane attraverso di loro, ma era solo un
lavoratore, lavorava per gli umani e gli dava amore, e non poteva mai
provare quello che provavano loro, non poteva mai sentire le
meraviglie e gli orrori e l'intensità dello spettro delle emozioni
umane.
Non gli era mai importato così tanto prima, ma adesso lo
bramava, implorava di essere umano, o almeno di provare quello che
provavano loro.
Ma cosa era cambiato per farglielo pensare? Per
farlo passare dall'essere contento al voler lacerarsi il corpo e
versare tutti i colori del mondo umano dentro di lui.
Dan.
Dan
gli aveva mostrato cosa significasse essere un umano, quanto potesse
essere doloroso, ma anche quanto felice e meraviglioso fosse. Il
sorriso di Dan era contagioso, e la sua tristezza lo era allo stesso
modo, era un concentrato di energia perennemente in cambiamento e
sentiva così tanto, mentre Phil non provava assolutamente nulla.
Phil non ci aveva nemmeno mai pensato, ma adesso che non riusciva a
smettere di farlo, e faceva male.
Si mosse per sedersi a gambe
incrociate per terra, e sussultò all'improvviso dolore ad entrambe
le ginocchia. Abbassò lo sguardo e vide che i suoi jeans erano
strappati, le sue ginocchia erano tutte scorticate, e stavano
sanguinando molto.
Phil guardò curioso i tagli, e toccò un
ginocchio con le dita, osservando poi il sangue che le ricopriva,
notando le gocce che riflettevano la luce della luna. Quando tornò a
guardare le ginocchia, erano guarite quasi completamente, erano
rimaste solo delle piccole e sottili cicatrici pallide.
Phil si
alzò da dove era caduto con un sospiro e si diresse verso il suo
garage, trascinando l'arco dietro di lui. Era sulla terra per
compiere il suo lavoro, non aveva altra scelta, e finchè non
l'avesse fatto bene per un po', non avrebbe avuto il permesso di
fermarsi.
Phil l'aveva sempre saputo e lo accettava, ma adesso che
la verità gli faceva così male, non riusciva a respirare.
Non
aveva realizzato che era passato davanti al suo garage ed era finito
davanti all'appartamento di Dan mentre batteva furiosamente il legno
della sua porta.
Dan rispose dopo qualche minuto, con l'aria
confusa e molto stanca, i capelli sparati in tutte le direzioni
mentre socchiudeva gli occhi guardando il ragazzo dai capelli neri
davanti a lui. Phil voleva scappare e tirarsi un pugno perchè aveva
dimenticato che probabilmente era notte fonda e aveva sicuramente
svegliato Dan.
"M-mi dispiace, non so cosa stessi pensando,
me ne vado. Torna a dormire." mormorò Phil velocemente,
girandosi per andare via.
"No! Phil aspetta" lo chiamò
Dan, e Phil si fermò a guardarlo.
"Vuoi entrare?"
chiese Dan accigliato, e sembrava molto preoccupato, come chiunque se
qualcuno si fosse presentato random davanti alla tua porta nel bel
mezzo della notte.
Phil avrebbe dovuto dire no, avrebbe
dovuto girarsi e andare via e risolvere i suoi stupidi e inutili
problemi da solo, e poi andare avanti con il suo lavoro come aveva
fatto per tanti anni. Ma non poteva farlo, non adesso.
"Grazie"
sussurrò Phil, seguendo Dan mentre entrava in casa.
-
"Aspetta,
hai pianto?" Dan si fermò e si girò per guardare Phil, il
cipiglio sul suo volto che aumentava .
Phil si strofinò la faccia
e scosse la testa.
"No" borbottò secco. Dan alzò un
sopracciglio, lanciandogli un'occhiata per dirgli che non gli credeva
minimamente, ma lasciò stare, ed entrò in cucina per fare da bere
ad entrambi.
"Mi dispiace se sono comparso dal nulla e ti ho
svegliato. Non so cosa stessi pensando." disse Phil, scuotendo
la testa, era così stupido.
"Hey, è lo stesso, davvero.
Sembra che ti serva un po' di compagnia."
Phil alzò lo
sguardo verso di lui e gli sorrise grato, e Dan gli sorrise in
risposa, stringendogli la spalla e passandogli dietro per andare al
frigo.
"È uno di quei giorni?" chiese Dan piano, quando
entrambi stavano bevendo tazze di cioccolata calda, seduti sul
vecchio divano sformato di Dan, l'uno di fronte all'altro.
Phil
alzò le spalle, e annuì.
"È diventato tutto troppo...
pesante, immagino" rispose.
"Capisco come ti senti"
disse Dan, ed entrambi sospirarono all'unisono, poi Dan abbassò lo
sguardo e si accigliò.
"Ti sei strappato i pantaloni"
disse piano.
Anche Phil abbassò lo sguardo, come se l'avesse
appena notato, poi mise le mani sulle ginocchia e alzò le
spalle.
"Sono caduto" disse.
Dan sembrava sospettoso,
ma annuì e basta, senza aggiungere altro, poi sbadigliò, e guardò
il suo orologio.
"Non per essere scortesi o altro, ma sono le
quattro del mattino, e penso che potremmo andare entrambi a
dormire-"
Phil si alzò dal divano e annuì,
arrossendo.
"Certo, sì, ovvio. Me ne vado adesso"
disse velocemente, dirigendosi verso la porta.
"Se tu mi
lasciassi finire-" disse Dan impaziente, alzando gli occhi al
cielo.
"-Puoi resta di nuovo qui, se vuoi."
Phil si
fermò, ed era pronto a dire di no, ma Dan alzò gli occhi al cielo,
afferrando il polso di Phil, portandolo per le scale, e Phil non
cercò più di obiettare.
Si distesero ai lati opposti del letto,
Dan si addormentò appena posata la testa sul cuscino, mentre Phil si
stiracchiò e si rilassò nella morbidezza del letto, sospirando di
sollievo mentre chiudeva gli occhi.
Sentì qualcosa sul suo
fianco, e si girò per vedere che Dan si era mosso e si era di nuovo
accoccolato contro di lui, con la mano appoggiata dolcemente sulla
sua pancia e la testa appoggiata sulla spalla di Phil. Lui sorrise, e
si girò sul fianco cosicchè lui e Dan potessero essere un po' più
vicini, e Dan sospirò piano e agganciò il piede contro la caviglia
di Phil mentre si spostava in avanti, premendo i loro petti
insieme.
Phil nascose il suo viso nella maglia di Dan e inspirò,
assaporando il calore e il profumo del ragazzo, e il modo in cui
tutti i suoi acciacchi e i suoi dolori sembrassero svanire mentre il
tepore infinito di Dan prendeva il loro posto. Era troppo facile
ignorare i pensieri nella sua testa, che gli dicevano che era una
pessima idea, che stava troppo bene, e che si stava dimenticando di
chi fosse. Phil scosse tutti quei pensieri dalla testa, dicendosi che
aveva bisogno solo di un'altra notte di comodità, una sola notte per
essere felice, per passare del tempo con Dan, e poi avrebbe tagliato
tutti i suoi legami con Dan e ogni altro umano, e sarebbe andato
avanti con il suo lavoro come doveva. Phil continuò a ripeterselo,
ma c'era una piccola parte nel retro del suo cervello che sapeva che
era una bugia, e domani quando sarebbe dovuto andare via e tornare al
freddo, sarebbe stato più difficile che mai.
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Capitolo 9 *** IX Capitolo ***
Give Me Love - 9
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I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
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ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
IX Capitolo
| capitolo originale |
La
sveglia irritante di Dan quella mattina non suonò all'alba, quindi
Dan rimase a dormire per più a lungo, accoccolato a Phil, il respiro
regolare. Phil rimase dov'era e tenne Dan vicino, guardando il mondo
andare avanti di fronte a loro attraverso le fessure delle tapparelle
di Dan.
Quando
Dan si svegliò, Phil chiuse gli occhi e fece finta di dormire, così
non sarebbe sembrato che fosse rimasto lì a guardare Dan dormire per
ore e ore, perchè sarebbe stato alquanto strano. Phil sentì Dan
muoversi, poi grugnire e sedersi, sollevandosi dalla sua spalla, e
aprì gli occhi per vedere che Dan gli stava sorridendo.
"'Giorno"
disse, la voce roca dal sonno.
"Hey"
rispose Phil con un sorriso, strofinandosi gli occhi e cercando di
far sembrare che avesse dormito anche lui.
"Ti
senti un po' meglio oggi?" chiese Dan. Phil arrossì e abbassò
lo sguardo verso le lenzuola, annuendo.
"Sì-
M-mi dispiace, di nuovo."
"Devi
smetterla di scusarti" disse Dan, ridendo piano e scuotendo la
testa.
"Davvero,
non è un problema, Phil. So com'è quando perdi il senso delle cose-
è sempre meglio avere qualcuno ad aiutarti finchè non passa.."
Phil
alzò lo sguardo per sorridere a Dan, il quale gli sorrise in
risposta, dandogli una pacchetta sulla mano prima di alzarsi dal
letto e stiracchiarsi. Phil fece lo stesso, seguendo i movimenti di
Dan e rotolando giù dal letto, trattenendo uno sbadiglio.
"Caffè?"
chiese Dan.
Annuì
e Dan sorrise, dirigendosi al piano di sotto con Phil dietro di lui.
*
Dan
e Phil rimasero seduti lì per il resto della mattinata, bevendo
caffè, parlando e guardando la televisione, ed era così
meravigliosamente mondano e talmente umano che Phil si dimenticò che
non avrebbe dovuto essere lì. Si sentiva al sicuro, rilassato e
contento, e si chiedeva come questa potesse essere una brutta cosa se
lo rendeva così felice.
Dan
propose di pranzare quando il suo stomaco iniziò a brontolare,
facendo ridere Phil, per poi seguirlo nella cucina per dare una
mano, il che consisteva in lui seduto sul bancone a guardare Dan
cucinare. Il sole splendeva attraverso le finestre, riscaldando la
pelle di Phil, rise con Dan e parlarono di qualunque argomento gli
passasse per la testa, come avevano fatto tutta la mattinata.
Phil
in genere non viveva pienamente le sue giornate, era o nel suo garage
a preparare le cose per una nottata a lavorare, oppure tornava da
lavoro con le ossa doloranti e gli occhi che bruciavano.
Questa
volta era diverso, il sole era tiepido e illuminava ogni angolo della
stanza, e l'odore del cibo riempiva l'aria. Dan stava sorridendo e i
suoi occhi brillavano, i raggi del sole colpivano i suoi capelli e
sembrava che portasse un'aureola.
Tutto
sembrava surreale, come un sogno, perchè era assolutamente normale,
in un modo quasi doloroso, e Phil non sarebbe potuto essere più
felice. Dan attraversò la cucina e si fermò davanti a Phil per
prendere qualcosa dietro di lui, e quando alzò lo sguardo, Phil
realizzò che i loro visi erano molto più vicini di quanto si
aspettasse, si prese il tempo di contare tutte le sfumature di
castano negli occhi di Dan. Invece di spostarsi, Dan tirò
leggermente indietro la mano cosicchè le sue di dita sfiorassero il
fianco di Phil, e il calore della sua pelle passò attraverso i suoi
vestiti e lo fece rabbrividire.
Dan
continuò a fissarlo mordendosi il labbro, e Phil lo guardò di
rimando, anche mentre Dan si avvicinava. Baciò dolcemente Phil, le
sue dita sul suo fianco si strinsero leggermente e le labbra di Dan
sapevano di caffè con troppo zucchero. Phil sentiva una piccola voce
nella testa che urlava, dicendogli di staccarsi e andarsene, ma
invece mosse le mani per accarezzare il viso di Dan e ricambiare il
bacio, circondando la sua vita con l'altro braccio per avvicinarlo.
Infine
Dan si staccò leggermente da Phil ma rimase comunque vicino,
sorridendogli, Phil ricambiò il sorriso, il suo intero corpo stava
formicolando così tanto che faceva quasi male, ma nel senso buono.
Le
guance di Dan erano diventate rosse e anche Phil si sentiva il volto
bruciare, si schiarì la gola e abbassò le mani, e Dan si allontanò,
tornando a cucinare e cercando di salvare il cibo che stava già
emettendo del denso fumo nero.
Phil
abbassò lo sguardo verso terra e si rimproverò, non avrebbe mai
dovuto farlo, non avrebbe mai dovuto ricambiare il bacio di Dan.
Realizzò che si era solo lasciato prendere dal momento, qualunque
cosa fosse quel momento, e la prossima volta - se ci fosse stata una
prossima volta - avrebbe avuto la forza di volontà di fermarsi.
Saltò
fuori che Phil non aveva un grammo di forza di volontà, perchè
quando Dan lo baciò di nuovo sul divano, Phil ci si sciolse, e
ricambiò il bacio molto volentieri. Non aveva idea di che cosa
stesse succedendo, ma baciare Dan lo faceva sentire come se il suo
petto stesse brillando, e il tocco di Dan lo faceva fremere, non
avrebbe mai voluto che quei sentimenti se ne andassero, quindi
ricambiava ogni volta che Dan lo baciava, e ignorava ogni pensiero
che saltellava furiosamente nel suo cervello dicendogli che questa
era una pessima idea.
Phil
rimase da Dan finchè il sole non tramontò, e rimasero seduti sul
divano a parlare e baciarsi e a ridere e Phil sentiva un tremendo
senso di colpa nascere nel suo stomaco, che peggiorava ogni volta che
lo ignorava. Il che era estremamente facile quando Phil aveva la
testa in grembo a Dan, mentre lui passava dolcemente le mani tra i
suoi capelli , lamentandosi di quanto orribile fosse l'università e
di come non avesse idea di cosa avrebbe fatto della sua vita.
"Non
è importante, sai. Sei giovane Dan, questa è la tua opportunità di
fare qualcosa e poi cambiare idea e fare qualcos'altro. Nella vita
semplicemente si va a tentativi, devi solo lavorarci."
Phil
aveva osservato gli umani per tutta la sua esistenza, in ogni stadio
della vita e con tutti i tipi di lavori e situazioni, e aveva
imparato molto su di loro. Gli umani erano affascinanti, e così
diversi e intricati che Phil non sarebbe mai riuscito ad annoiarsi
guardandoli.
Dan
gli sorrise e alzò le spalle.
"Non
è così facile, ti viene insegnato che devi andare a scuola e poi al
college e poi all'università e trovare un buon lavoro, o altrimenti
sarai senza soldi e con una vita di merda. Non puoi semplicemente
saltare le cose."
"Certo
che puoi. Se l'università ti rende triste, trova qualcos'altro da
fare. Non puoi passare il tempo ad essere triste quando ci sono così
tante altre cose da vedere e da fare."
Dan
annuì e alzò di nuovo le spalle, rabbuiandosi mentre pensava a
quello che Phil gli aveva detto. Gli umani avevano così poco tempo
per vivere, e a Phil turbava l'idea che alcuni di loro passassero
troppo di quel tempo a fare cose inutili o cose che li rendessero
tristi. Lo turbava particolarmente che lo facesse Dan, perchè Dan
era impprtante e a Phil importava di lui, e al momento passava troppo
tempo ad essere triste, per i suoi gusti.
Phil
se ne andò dopo poco, e Dan lo baciò di nuovo appena prima che
aprisse la porta per andarsene, le sue braccia intorno a Phil,
abbracciandolo forte. Il calore di Dan rimase con Phil per tutta la
strada verso casa, e sentì a malapena il freddo o i soliti dolori.
Aveva un piccolo sorriso sulle labbra, e la luce che sentiva nel
petto era ancora lì, anche se sapeva che quello che aveva fatto era
molto sbagliato e avrebbe decisamente avuto delle conseguenze, in
quel preciso momento non gli importava, perchè poteva dire di essere
felice. Era ridicolo, e terribilmente egoista, ma Phil non era mai
stato egoista prima, quindi decise di poterselo permettere per un
po', fanculo le conseguenze.
*
Phil
non andò a lavorare quella notte, finendo seduto sulla sua sedia a
rivivere quella giornata nella sua testa ancora e ancora con un
sorriso sul volto. Le emozioni umane erano complicate, e Phil non le
capiva perchè non le provava, ma provava qualcosa, e non era davvero
sicuro di cosa fosse. Era nuovo e gli faceva paura, ma se lo gustava,
dopo essere stato insensibile per così tanto tempo faceva quasi
male, ma non nel modo in cui lo facevano soffrire i dolori che lo
affliggevano costantemente. Era sicuro che le sue emozioni non
potessero in alcun modo essere intense quanto quelle umane, ma
d'altro canto lo pensava perchè non aveva mai provato nulla prima.
Era come un miscuglio di colori che vorticava nel suo cranio,
diffondendosi per il suo corpo, forzandosi nelle sue vene e nel suo
cuore. Era una miscela di cose, e Phil non riusciva a dare un nome
alla maggior parte di loro, sapeva che alcune erano buone, perchè lo
facevano sentire come se stesse brillando e gli facevano sentire la
testa leggera. Sapeva anche che alcune non erano così buone, perchè
gli facevano sentire lo stomaco strano e freddo e venire un nodo in
gola. Tutto ciò era assolutamente nuovo, e Phil non capiva come
comportarsi a riguardo, ma sapeva che voleva continuare a provare
quelle cose e decisamente voleva rivedere Dan.
Rimase
immerso nei pensieri per ore, passandoci la notte e buona parte del
giorno dopo, ma fu scosso all'improvviso dai suoi pensieri da un
bussare alla porta del garage che lo fece quasi cadere dalla sedia
per lo shock.
Phil
si avvicinò cautamente alla porta, saltando di nuovo quando la
persona dall'altra parte bussò urgentemente una seconda volta. Phil
aprì la porta e trovò Dan in piedi davanti a lui, imbarazzato. Il
suo volto sbiancò quando guardò nel garage, come la prima volta che
l'aveva visto, e Phil si sentì improvvisamente a disagio.
"Ciao"
disse Dan, distogliendo lo sguardo dal garage per sorridere a Phil,
che ricambiò il sorriso.
"Ciao."
Dan iniziò ad arrossire, e abbassò lo sguardo verso terra.
"N-non
so perchè sono qui. Immagino che... volessi parlarti magari."
Phil
conosceva la sensazione, voleva rivedere Dan quasi dal momento in cui
se ne era andato da casa sua. Una sensazione di calore si diffuse
attraverso il suo stomaco al pensiero che Dan potesse provare lo
stesso.
"Ti
va di uscire a cena con me?" chiese Dan, tenendo lo sguardo
fisso sul pavimento mentre le sue guance diventavano di un rosso
sempre più scuro - Phil probabilmente non se la passava molto
meglio.
"Mi
piacerebbe" rispose Phil piano, e Dan alzò lo sguardo e
sorrise.
Phil
si fece un promemoria mentale di cercare di far sorridere Dan il più
possibile, perchè gli dava la stessa impressione di risplendere che
provava quando guardava la città mentre il sole sorgeva. Era sempre
così bello da togliergli costantemente il respiro, e in qualche modo
il sorriso di Dan gli dava la stessa identica sensazione.
Mangiarono,
parlarono e risero per un'altra notte, e Dan era ancora assolutamente
affascinante agli occhi di Phil, come la prima volta che si erano
incontrati, e tutte le volte dopo. Il cervello di Dan era sempre
sparpagliato in fin troppe direzioni, il che era evidente dal modo in
cui iniziava a parlare di una cosa e dopo si buttava su un'altra,
ispirato a parlare di un argomento a parte da una sola parola.
Anche
se i suoi pensieri erano scomposti, le sue parole non lo erano,
parlava in modo forbito ed intelligente, sicuro di quello che diceva,
e, come Phil aveva già pensato parecchie volte, dimostrava più anni
di quanti ne avesse. Phil riusciva ancora a vedere uno sprazzo di
puerilità però, nel modo in cui i suoi occhi si illuminavano, e
quando era felice per qualcosa muoveva le braccia più del solito e
parlava a voce più alta, con l'angolo della sua bocca che si
arricciava in un sorriso. La verità era che Phil avrebbe potuto
ascoltare Dan parlare per ore, anche se non capiva la maggior parte
delle cose delle quali parlava, comunque iniziavano ad interessargli
solo perchè a Dan importavano.
Se
ne andarono dal ristorante quando era completamente buio fuori e le
strade erano quasi vuote, la faccia di Phil faceva male per quanto
sorrideva. Non riusciva a ricordare nemmeno l'ultima volta in cui
aveva sorriso sinceramente prima di Dan, figuriamoci l'ultima volta
in cui era indolenzito per aver sorriso così tanto; era una cosa
nuova ma gli piaceva. Mentre camminavano fianco a fianco, con il
passo perfettamente sincronizzato, Dan allungò la mano per prendere
quella di Phil e intrecciare le dita con len sue, stringendogliele
leggermente. Phil abbassò lo sguardo per guardarle, poi alzò lo
sguardo verso Dan, il quale sorrise timidamente e guardò da un'altra
parte. Phil riusciva a sentire scintille su e giù per il braccio nei
punti in cui lui e Dan si stavano toccando, e ricambiò leggermente
la stretta per far durare di più quella sensazione.
*
Aveva
fatto una cosa terribile. Era un relitto, un disastro, aveva rovinato
tutto, tradito tutti i suoi principi, tutto in nome dell'affetto per
un umano.
Phil
aveva a malapena lavorato, solo cinque volte quel mese, e anche lì
non aveva fatto molto - solo accoppiato un paio di coppie prima di
andarsene di nuovo. Era a malapena stato nel suo garage solo per
passare tutto il suo tempo da Dan.
Dan
rendeva Phil felice, non poteva negarlo, i suoi baci e i suoi tocchi
gli impedivano di stare male, le sue parole gli scaldavano il petto,
e anche se Phil aveva viaggiato per il mondo e aveva visto svariate
meraviglie, Dan era sicuramente la cosa più bella su cui avesse
posato lo sguardo. Ma Phil non era un umano, non meritava di passare
tempo con lui. Phil non doveva essere felice, doveva lavorare e fare
il suo dovere, eppure eccolo lì, pesantemente coinvolto nella vita
umana, senza alcuna intenzione di cambiare. Anche se sapeva che
quello che stava facendo era così sbagliato da fargli girare
sottosopra lo stomaco e far accelerare il suo battito cardiaco quando
ci pensava, non poteva sopportare di tornare a come era prima. Prima
era solo, senza un motivo di esistere e infinitamente triste, e
adesso, nonostante i dolorosi sensi di colpa, era anche felice, era
stato sicuro per molto tempo di non poter essere felice così ora si
voleva godere la sensazione, perchè era davvero meravigliosa.
Era
sdraiato a faccia in giù sul letto di Dan, con il ragazzo seduto di
fianco a lui. Quel giorno non doveva recarsi all'università, quindi
passarono tutto il giorno a letto, il posto preferito di Phil perchè
con Dan, caldo e pacificio accanto a lui, poteva rimanere lì
sdraiato e fare finta di dormire anche lui. Aveva la testa appoggiata
sulle braccia, e guardava Dan, che stava seduto a gambe incrociate
affianco a lui, tracciando linee infinite sulla pelle nuda della
schiena di Phil. Dan era sempre caldo, a volte fin troppo, quindi
Phil aveva imparato in fretta smettere di indossare la maglietta a
letto.
Dan
mosse le dita giù per la spina dorsale di Phil e poi su vicino alle
sue costole, le sue dita sfioravano a malapena la sua pelle, ma gli
facevano comunque venire la pelle d'oca e lasciavano tracce di
scintille ovunque lo toccasse. Dan passò alle spalle di Phil e
distese le mani su una delle sue scapole, prima di accarezzargli la
spalla. Phil chiuse gli occhi e sospirò, muovendo una delle braccia
da sotto la sua testa per metterla sulla coscia di Dan. Lui sorrise e
mosse di nuovo le mani sulle scapole di Phil, che lo sentì passare
gentilmente l'indice sopra la cicatrice da dove erano spuntate
innumerevoli volte le patetiche ali di Phil, per poi tornare indietro
sotto alla sua pelle.
"Perchè
hai cicatrici perfettamente identiche su ogni scapola?" chiese
Dan piano, usando gli indici per sfiorare le cicatrici.
"Un
intervento da quando ero piccolo" rispose Phil velocemente,
sedendosi e spostandosi per sedersi contro la testiera del letto,
premendo con forza le spalle contro il legno. Dan si accigliò e
prese una mano di Phil tra le sue.
"Scusa,
non volevo farti venire in mente brutti ricordi" disse,
premendo un bacio sulla sua spalla.
Phil
tirò su la testa di Dan per scostargli il ciuffo dal viso e per
baciarlo, cercando di fermare i pensieri che gli ronzavano per la
testa.
Per
quanto cercasse disperatamente di dimenticare, di fare finta di
essere solo un semplice umano, piccole cose come questa erano un
promemoria costante. Le cicatrici sulla schiena, le notti insonni, e
le ossa doloranti lo tormentavano costantemente e gli dicevano quanto
fosse sbagliato quello che stava facendo. Perchè per quanto
desiderasse di poter vivere i suoi giorni con Dan, sapeva che non
sarebbe mai potuto succede, e presto avrebbe dovuto affrontare in
faccia la realtà e lasciare il suo piccolo paradiso, e ogni volta
che quei pensieri gli spuntavano in testa, faceva così male che
rimaneva senza fiato.
-Note
...Ok, è sabato, ma c'è stato il bacio, ed
era bello, quindi riversate i vostri feels in quello e non arrabbiatevi
con una povera smemorata, suvvia. <3
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Capitolo 10 *** X Capitolo ***
Give Me Love - 10
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
Dan
e Phil stavano camminando per la strada mano nella mano in un
silenzio confortevole. Entrambi si stavano semplicemente guardando
intorno, osservavando il paesaggio, dato che non avevano lasciato
l'appartamento per giorni per stare accoccolati a letto. Dan quel
giorno doveva recarsi all'università, quindi dovettero uscire di
casa, e Phil aveva proposto di accompagnarlo alla fermata del bus.
Phil era abituato a vedere Dan da solo, con l'aria triste, quindi
voleva restare con lui il più a lungo possibile per renderlo felice.
Dan
iniziò a far dondolare le loro mani leggermente, e Phil lo guardò
sorridendo, ricevendo in cambio la medesima espressione.
"E'
troppo sdolcinato il fatto che mi mancherai? Sono troppo abitutato a
passare il tempo con te" disse Dan piano.
Phil
ci pensò, e decise che gli sarebbe decisamente mancato anche lui,
non si sentiva bene quando Dan era distante. Glielo disse, e Dan si
fermò per baciargli la guancia, prima di continuare a camminare con
un sorriso sul volto.
Phil
rimase con Dan finchè non arrivò il bus, e Dan lo baciò per
salutarlo, ignorando le occhiate dagli studenti intorno a loro, poi
se ne andò con un cenno della mano ed un sorriso, lasciando Phil in
piedi in mezzo alla strada a sorridere da solo, sovrappensiero.
Dan
sarebbe stato fuori tutto il giorno, e Phil non sapeva cosa fare. Dan
aveva saltato qualche giorno di università per passarlo con lui,
quindi avevano passato un sacco di tempo insieme, e ora che Phil era
improvvismente tornato alla sua vecchia routine pre-Dan non gli
andava molto a genio.
Ritornò
lentamente al suo garage, strisciando i piedi sull'asfalto con la
testa alta verso il cielo, che era grigio e nuvoloso, l'unica luce
proveniva da qualche nuvola bianca persa nella distesa di grigio.
Il
garage era ancora meno accogliente di quanto ricordasse, e fece una
smorfia quando si sedette sulla vecchia sedia scricchiolante e
leggermente umida con un sospiro. Phil si era rinchiuso nella sua
piccola bolla di felicità insieme Dan troppo a lungo, e adesso che
quella bolla era scoppiata, anche se solo temporaneamente, tutti i
sentimenti che Phil aveva così disperatamente soppresso erano
tornati così improvvisamente che gli fece male lo stomaco. Era stato
egoista per troppo a lungo, si era lasciato andare troppo e aveva
ignorato tutto quello che si era sempre detto. Si era permesso di
fare finta di essere un umano, e adesso non sapeva come fermarsi.
Doveva fermarsi, doveva porre fine a tutto questo e tornare a come
era prima, ma si era lsciato così prendere dalla sua stessa fantasia
che non aveva idea di come districarsi da questa situazione, e
specialmente non sapeva come avrebbe potuto lasciar andare Dan.
Phil
era sempre stato affascinato dagli umani, e aveva sempre segretamente
sperato di essere come loro, in gran parte perchè le loro vite
sembravano avere così tante opzioni e molto più di ciò che Phil
avrebbe potuto anche solo sognare. Si era detto che amava passare
tempo con Dan perchè Dan era un tipico umano; interessante e
complesso in tutti i sensi, ma Phil sapeva nel profondo del suo cuore
che c'era molto di più.
Si
sentiva già irrequieto, e poteva percepire le ossa iniziare a dolere
di nuovo per l'essere stato seduto troppo a lungo -anche se, notò,
si era assolutmente dimenticato dei dolori che doveva sopportare
quando stava con Dan-. Phil si tirò su e si diresse di nuovo fuori,
con la faretra piena di frecce e l'arco, deciso a lavorare di nuovo
per la prima volta in tanto tempo.
Camminò
per la strada, rendendosi invisibile agli occhi degli umani, passando
silenziosamente davanti a loro e cercando coppie da unire. Phil ne
trovò due abbastanza velocemente, due ragazzi che stavano camminando
fianco a fianco, le loro spalle che si sfioravano con ogni passo.
Stavano discutendo scherzosamente riguardo a qualcosa, uno dei due
muoveva le braccia in modo drammatico e parlava forte, e l'altro
rideva istericamente, scuotendo la testa con un sorriso dolce. Il
ragazzo che parlava forte smise di muovere le braccia per prendere la
mano dell'altro, ed entrambi si girarono per guardarsi, arrossendo
leggermente. Il ragazzo silenzioso annuì piano, e continuarono a
camminare, ondeggioando le braccia al ritmo dei loro passi.
Phil
aveva la freccia alzata e pronta, appoggiata contro la corda, ma la
lasciò cadere quando sentì un'ondata di déjà vu colpirlo quasi
dolorosamente, ricordandosi di lui e Dan quella mattina, mano nella
mano con le braccia che ondeggiavano- proprio come i due ragazzi
davanti a Phil adesso.
I
due ragazzi che Phil aveva intenzione di accoppiare.
No,
no no no no no.
Fece
un passo indietro, lasciando che il suo arco e freccia cadessero per
terra mentre si metteva la testa tra le mani, scuotendola
rapidamente. Ripensò alle somiglianze tra lui e Dan e le coppie che
Phil aveva deciso di unire, che Phil aveva deciso che si amassero.
Sorrisi timidi, guance rosse, tocchi elettrici, come si guardavano
l'un l'altro, come se fossero il loro sole, come se facessero
brillare tutto intorno a loro.
Ma
non poteva essere così,. Phil non poteva provare amore, era un
angelo, non provava quello che provavano gli umani, l'amore era
irrilevante per lui.
Perchè
allora sembrava tutto così simile?
Raccolse
l'arco e le frecce e corse a casa, il cuore che martellava
dolorosamente nel petto. Corse e cose, scontrandosi contro le persone
e attraversando le strade senza pensarci due volte, cercando di
tornare al suo garage. Si fermò di colpo appena girato l'angolo, il
petto pesante e gli occhi sbarrati, perchè c'era qualcuno fermo
davanti alla porta del garage, ed era qualcuno che davvero non voleva
vedere.
"Phil,
stai bene?" chiese Dan, stava sorridendo ma il suo viso sbiancò
quando notò l'espressione di Phil.
Phil
scosse la testa e fece qualche passo indietro quando Dan gli si
avvicinò, strofinò le mani sul suo viso e rimase sorpreso quando si
ritrovò le mani bagnate di lacrime. Non piangeva mai, non aveva
senso, ma adesso i suoi polmoni facevano male dal bisogno di lasciar
andare tutto, e all'improvviso piangere non sembrava poi così
pessima come idea.
"Phil,
seriamente, che succede? Che cosa c'è che non va?" Dan si stava
avvicinando a Phil a piccoli passi cauti, come se Phil potesse
schizzare se avesse fatto un passo falso- e forse lo avrebbe fatto.
"No,
non. N-non posso" borbottò Phil, tenendo le mani davanti a Dan.
Riusciva
a sentire le lacrime scorrere sul suo volto adesso, calde e bollenti
e gocciolare dalla sua mascella. Dan sembrava pallido e assolutamente
terrorizzato, e tutto quello che voleva Phil era stargli vicino, ma
non poteva farlo. Aveva già fatto abbastanza danni.
"Va
bene, è tutto apposto." stava dicendo Dan piano, avvicinandosi
ancora a Phil.
Phil
mise la testa tra le mani e iniziò a singhiozzare, tirandosi i
capelli così forte che si fece male.
Dan
allungò una mano verso Phil e gliela mise sulla spalla e Phil si
tirò indietro.
"Phil,
perfavore, dimmi che succede, mi stai facendo preoccupare." Dan
abbassò le braccia e Phil iniziò a camminare avanti e indietro,
sempre tirandosi i capelli. Non riusciva a respirare, stava ansimando
in cerca di aria e si sentiva come se delle mura si stessero
chiudendo sopra di lui.
"Non
avrei dovuto- Non posso farlo. Non so cosa dovrei fare."
I
pensieri che Phil aveva tenuti nascosti per così a lungo stavano
risalendo nella sua mente ad ondate, facendogli dolere la testa e
bruciare gli occhi.
Non
poteva essere innamorato, non era così che funzionava. Doveva solo
sopportare l'esistenza sulla terra per aiutare gli umani, per poi
tornare a casa- senza alcun legame. Ma anche adesso, quando Phil
guardava Dan con la vista appannata dalle lacrime, sapeva che quello
che stava provando era più di semplice fascino- era innamorato di
Dan, e fin troppo profondamente.
Dan
era ancora in piedi a guardare Phil, indifeso e assolutamente
perplesso mentre l'altro si asciugava gli occhi e si passava le mani
tra i capelli. Phil non riusciva a sopportare di guardarlo, sapeva
che guardava Dan come se fosse il suo sole, ma adesso la sua luce lo
stava accecando.
Dan
si avvicinò di nuovo, e questa volta Phil non protestò quando lo
circondò con le braccia e lo tenne stretto. Affondò la testa nella
sua maglietta e strinse tra le mani il tessuto, respirando a stento e
chiudendo gli occhi mentre Dan gli tracciava cerchi sulla schiena.
"Andiamo,
vieni a casa con me" disse Dan piano, staccandosi da Phil e
prendendogli la mano, fermandosi per asciugargli le lacrime e
premergli un bacio sulla fronte, prima di portarlo giù per la strada
e verso casa. Phil non ebbe la forza di protestare, e anche se
l'avesse avuta, era piuttosto sicuro che non avrebbe detto di no.
-
"Dovrei
andare. Sto bene adesso, giuro."
Dan
aveva portato Phil a casa e lo aveva avvolto in una coperta sul
divano, offrendogli infinite tazze di tè e guardandolo con un
cipiglio preoccupato. Phil non riusciva a guardarlo- gli faceva male
lo stomaco.
"Hai
avuto un crollo in mezzo alla strada, non suona come 'bene' a me.
Puoi restare qui quanto vuoi, lo sai, e anche se fosse, ti terrò in
ostaggio finchè non deciderò che stai di nuovo bene." disse
Dan con aria severa.
Phil
alzò gli occhi al cielo e tentò, fallendo, di non sorridere.
Phil
rimase di nuovo da Dan quella notte, in parte perchè Dan insisteva e
perchè anche se era tutto un disastro, e Phil si sentiva malato a
causa tempesta di emozioni che gli vorticavano dentro, voleva
comunque rimanere con lui il più a lungo possibile.
Andarono
a letto presto, e finiriono entrambi sdraiati sul fianco, faccia a
faccia. Phil aveva la mano appoggiata sul viso di Dan,
accarezzandogli la guancia con un pollice, e Dan stava passando la
mano tra i capelli di Phil. Gli occhi del castano stavano iniziando a
chiudersi sempre più spesso, e Phil capì che stava solo cercando di
restare cosciente, e che si sarebbe addormentato presto. Dan era
bellissimo, le sue lunghe ciglia gli accarezzavano le morbide guance,
e le sue labbra si incurvarono in un lieve sorriso mentre cercava di
tenere gli occhi aperti, guardando Phil.
"Ti
amo." disse Phil all'improvviso, troppo forte per la stanza
silenziosa.
Gli
occhi di Dan si aprirono di nuovo, e fissò Phil, senza sbattere le
palpebre. Ribolliva nel petto di Phil da tutto il giorno,
risalendogli nella gola, pretenendo di essere detto, anche se non
avrebbe cambiato nulla.
"Ti
amo così tanto che non so cosa fare di me" disse Phil, perchè
era vero.
Dan
rimase in silenzio per un po', le dita che ancora sfioravano i
capelli di Phil, poi sorrise mentre spostò la mano dietro alla testa
di Phil e lo avvicinò per baciarlo con forza.
"Ti
amo anche io, stupido" rispose Dan, ancora sorridendo. Premette
un altro paio di baci sulle labbra di Phil, sussurrandogli che lo
amava un'altra volta prima di accoccolarsi al suo fianco con un
sospiro contento.
Phil
circondò le braccia intorno a Dan e gli baciò la testa mentre il
suo respiro iniziò a regolarizzarsi e la sua stretta iniziava ad
allentarsi. Qualcosa era cambiato dentro Phil ancora una volta,
perchè durante tutto il tumulto dell'accettare di essersi
accidentalmente innamorato di un umano, mai gli era venuto in mente
che il sentimento potesse essere corrisposto. Ma anche Dan amava
Phil, e anche se rendeva tutto peggiore, e Phil lo sapeva, nonostante
tutto non riusciva a non sorridere tra se e se e non riusciva a
trattenere la sensazione di calore che si diffuse nel suo petto e gli
fece battere il cuore più velocemente.
-Note
Ehhh
sì, siamo qui un giorno prima, perché domani sia io che gas non
possiamo aggiornare e non volevamo lasciarvi – ancora una volta -
senza aggiornamento settimanale.
Quindi
eccoci qui, con questo capitolo tristissimo e dolcissimo allo stesso
tempo. Ma quanto possono essere belli? *-*
Godetevi
tutta questa fluffosità che, come avrete capito, non mancheranno i
momenti di tristezza.
Alla
prossima settimana =D
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Capitolo 11 *** XI Capitolo ***
Give Me Love - 11
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di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
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Dopo
il crollo di Phil, i due tornarono a come erano prima, passando più
tempo possibile insieme. Phil al momento era immerso in una sorta di
foschia, sapeva ancora che quello che stava facendo era sbagliato, ma
non gli importava davvero. Tutto quello a cui pensava era il fatto di
essere innamorato di Dan, e che Dan ricambiava.
Aveva
passato la sua lunga vita convinto di non poter provare quello che
provavano gli umani, non sapendo cosa fossero la tristezza, la
felicità o l'amore. Ma adesso tutto ciò era cambiato, e in un breve
lasso di tempo aveva provato tutti questi sentimenti e tanti altri
con un'intensita abbagliante. Phil era sempre stato sicuro che la sua
specie e gli umani fossero esseri molto differenti, ma adesso stava
iniziando a realizzare che non lo erano poi così tanto.
Faceva
sembrare tutto così inutile, anche il lavoro di Phil non sembrava
affatto necessario- aveva pensato che gli umani potessero trovare
l'amore anche da soli e che Phil fosse stato lì solo per affrettare
le cose. Aveva sempre detto che tutto ciò che desiderava fosse
essere felice, e aveva trovato la felicità sotto forma di riparo tra
le braccia di Dan. Era la sensazione migliore del mondo, e
decisamente non era ancora pronto a lasciarla andare.
"Credo
che smetterò di andare all'uni per un po'" disse all'improvviso
Dan una notte, mentre stavano accoccolati sotto una coperta,
guardando un film del quale Phil non aveva capito la trama.
"Che
intendi?"
"Non
la sto... lasciando, solo che so che posso fare di meglio, e non ci
sto provando al momento perchè non voglio. Ho bisogno di una pausa,
mi prenderò un anno sabbatico e dopo ci tornerò." Dan stava
annuendo mentre parlava, poi guardò Phil con gli occhi sbarrati e
un'espressione quasi preoccupata, come se stesse aspettando la sua
approvazione.
"Credo
che sia una buona idea." disse Phil con un sorriso, dando una
pacca sul ginocchio di Dan, il quale sorrise e annuì nuovamente, con
più convinzione questa volta.
"Mi
sembra di non aver visto abbastanza del mondo per scegliere cosa
voglio decidere di fare per il resto della mia vita. Prima viaggerò
in tanti posti, e scoprirò tante cose, poi mi concentrerò sulla mia
carriera. E' come hai detto tu, sarò giovane solo per poco tempo,
devo farne buon uso." Dan stava ancora sorridendo, gli occhi
persi mentre guardava il soffitto e pensava a tutte le opportunità e
le cose che poteva fare invece di andare all'università. Per la
prima volta da quando Phil l'aveva incontrato sembrava speranzoso, e
ciò rendeva Phil inspiegabilmente felice.
"Hai
ragione, puoi vedere tutti i posti che vuoi, viaggiare per il mondo."
"Potresti
unirti a me? Sarebbe molto meglio se ci fossi tu con me" Dan si
girò per sorridere a Phil, con l'aria entusiasta, e Phil si sentì
impallidire, mentre una morsa gli stringeva lo stomaco.
Non
poteva restare con Dan per sempre, nemmeno per una frazione di tempo.
Phil stava passando un sacco di tempo con Dan adesso, ma se lo stava
godendo e contando i giorni per quando avrebbe dovuto andarsene, il
che sarebbe stato presto. Sarebbe stato inviato in un'altra città da
un giorno all'altro, e non aveva alcuna scelta a riguardo. Non
poteva pensare a nulla di meglio che scappare via con Dan e
mostrargli il mondo, ma non era la vita che poteva vivere, e questo
lo feriva.
"Forse.
Mi piacerebbe" rispose piano Phil con un debole sorriso. Dan si
accigliò, sospettoso, ma lasciò stare per elencare emozionato tutti
i posti che avrebbe voluto visitare, e con gioia Phil gli spiegò di
rimando tutti i posti in cui era stato.
"Di
tutti i posti che hai visitato, qual è il tuo preferito?"
chiese Dan.
"Questo”
rispose Phil senza pensarci un secondo. Dan sbuffò e alzò le
sopracciglia.
"Mi
stai prendendo per il culo, questo posto fa cagare. Cosa lo rende
così speciale?"
"E'
così... umano. Così affollato e sempre in movimento e ci sono
migliaia e migliaia di persone che corrono in giro tutto il tempo ma
ognuna di quelle persone ha una vita propria, una propria storia. Mi
piace questo posto più di tutto perchè se lo guardi da lontano è
solo un'altra grande città grigia con dei grandi edifici grigi e
persone grigie, ma se guardi da vicino, c'è una storia diversa per
ogni persona e ogni edificio, ovunque guardi c'è qualcosa di
colorato." Phil sorrise tra se e se, e ripensò a tutti i bei
posti che aveva visitato, quelli che avrebbe dovuto amare di più, ma
sapeva che avrebbe sempre scelto questa città invece di quei posti.
"Mi
piace perchè la vista dai tetti è la più bella che io avessi mai
visto, e la amo ancora di più perchè ci vivi tu."
Dan
nascose il viso nell'incavo del collo di Phil e premette un bacio
sulla pelle sotto alla mascella.
"Cosa
ho fatto per meritarti?" mormorò.
Phil
lo circondò con le braccia e lo strinse a sè, esprimendo per la
milionesima volta il desiderio di rimanere così per sempre, o almeno
per più tempo di quanto gli fosse rimasto.
*
Phil
sparì sempre più spesso per andare a lavoro, dato che non era
sicuro dei casini in cui si sarebbe messo se non ci fosse proprio
andato, e si sentiva ancora più in colpa, quindi lavorare qualche
giorno a settimana lo faceva sentire un po' meglio. Spiegava il più
vagamente possibile a Dan che doveva andare a lavoro prima di
affrettarsi oltre la porta per evitare qualunque domanda - era
davvero un pessimo bugiardo.
Camminò
per le strade vuote, inspirando la fredda aria che gli fece dolere il
naso, sperando di poter tornare al calore dell'accogliente
appartamento di Dan.
Notò
un gruppo che camminava sulla strada davanti a lui, e vide un ragazzo
e una ragazza che si erano leggermente staccati dagli altri, per
parlare tranquillamente l'uno con l'altro. Tennero le teste vicine,
la mano della ragazza quasi a sfiorare quella del ragazzo, e Phil
sbuffò quando il braccio del ragazzo circondò le spalle della
ragazza, prima di esitare e cambiare idea, lasciandolo cadere.
Non
riuscì a non sorridere tra se e se, notando ancora una volta le
somiglianze tra lui e Dan e le coppie che univa. Gli dava ancora una
sensazione spiacevole allo stomaco, ma era anche ugualmente incredulo
di come qualcuno come lui potesse provare qualcosa di potente come
l'amore, e che quel qualcuno potesse ricambiarlo, specialmente
qualcuno di meraviglioso quanto Dan.
Posizionò
attentamente la freccia sull'arco, dirigendola verso il ragazzo e la
ragazzo e tirando delicatamente la corda finchè non iniziò a
tremare per la tensione. Phil prese un respiro profondo, prendendo la
mira, ed espirò mentre la freccia attraversò con un sibilo l'aria,
tagliando il freddo e colpendo il ragazzo dritto nella schiena. La
freccia lo attraversò, e Phil riuscì a vedere la punta attraverso
la parte sinistra del suo petto prima che sparisse in una piccola
nuvola di polvere dorata.
In
quel momento, qualcuno urlò, e Phil si girò verso la sua sinistra
per vedere Dan in piedi ad un metro da lui. Il suo viso era pallido e
le mani gli coprivano la bocca mentre fissava con gli occhi sbarrati
Phil.
Il
gruppo di persone si girò per guardare Dan, che ricambiò lo
sguardo, gli occhi che passavano freneticamente il corpo del ragazzo
alla ricerca di qualche ferita, aspettandosi di vederlo cadere per
terra a causa della freccia che gli aveva attraversato il cuore.
Phil
era assolutamente sconvolto. Guardò le persone, e realizzò che non
riuscivano a vederlo, solo Dan poteva. Perchè Dan lo stava guardando
quando Phil era sicuro di non poter essere visto da nessuno in quel
momento?
"Che
cosa hai fatto?" chiese Dan con la voce spezzata. Stava
visibilmente tremando, lo sguardo che saettava dal ragazzo al quale
Phil aveva saettato a Phil, poi all'arco che Phil teneva in mano e le
frecce sulla sua schiena.
Phil
mise un dito sulle labbra, cercando di dire a Dan di zittirsi mentre
si avvicinava a lui, ma Dan si allontanò, terrorizzato.
"Cosa
cazzo è appena successo? Hai cercato di ucciderlo? L'hai mancato?"
con ogni passo che Phil faceva verso Dan, Dan ne faceva altri tre
all'indietro, le mani tese di fronte a lui.
Phil
alzò lo sguardo verso il gruppo dall'altra parte della strada, che
stava guardando Dan come se fosse pazzo, borbottando sottovoce tra di
loro e guardandolo preoccupati. Phil però notò che il ragazzo e la
ragazza che aveva appena accoppiato si stavano coccolando, il ragazzo
aveva il braccio intorno alla vita della ragazza, e la ragazza aveva
il viso mezzo nascosto nella maglia del ragazzo, appoggiandosi a lui.
Nonostante
tutto, Phil sbuffò e fece un sorrisino.
"Io
non manco mai" rispose, il che era probabilmente una pessima
risposta, dato che Dan sembrava sul punto di vomitare o svenire, o
entrambi.
"Dan
ascolta, ti spiegherò tutto giuro, ma adesso sembra che tu stia
urlando al vuoto, quelle persone non possono vedermi o sentirmi."
Dan
chiuse la bocca, girandosi per guardare il gruppetto, che distolse
velocemente lo sguardo, facendo finta di non star fissando il
pazzoide che stava litigando con se stesso.
"Giuro
che non ti farò del male, dammi la possibilità di spiegare da
qualche parte che non sia nel bel mezzo della strada"
Dan
si fermò, lanciando un'occhiata a Phil, poi annuì esitante, girando
sui tacchi e iniziando a camminare. Phil si affrettò a raggiungerlo,
mantenendo leggermente le distanze, dato che Dan sembrava
assolutamente terrorizzato.
Tornarono
a casa di Dan, e nel momento in cui entrambi erano alla porta il
castano si girò vero Phil con una smorfia.
"Faresti
meglio ad iniziare a spiegare molto in fretta, perchè giuro di
averti appena visto sparare a qualcuno con arco e frecce, ma nessun
altro sembra averlo notato."
"E'
complicato. Ma prima cosa, decisamente non uccido le persone, e
secondo, non dovevi nemmeno scoprire di tutto ciò- aspetta, mi stavi
seguendo?"
Dan
iniziò ad arrossire, e abbassò lo sguardo verso i suoi piedi.
"Eri
tutto riservato, volevo-"
Rialzò
la testa di scatto e riprese a guardarlo sospettoso.
"-non
è questo il punto, perchè spari alla gente?" Dan si passò le
mani sulla faccia e nei caplli, prendendo un respiro profondo.
Sembrava assolutamente sconvolto, stava ancora tremando ed era
pallido. Si appoggiò contro il muro, guardando Phil con gli occhi
sbarrati.
Phil
si sentì frastornato, Dan aveva paura di lui, e questo gli faceva
male. Dan non doveva sapere, neanche una volta che fosse partito,
Phil avva iniziato a creare bugie da dirgli il giorno in cui
l'avrebbe lasciato così Dan non avrebbe mai dovuto aver a che fare
con il suo segreto, mai avrebbe dovuto pensare che Phil non potesse
essere umano.
Per
quando Phil cercasse di ignorare la cosa, sapeva che era sbagliato
perchè lui non era umano, non doveva nemmeno interagirci,
figuriamoci innamorarsi di uno di loro. Non era solo un problema per
Phil, perchè sapeva che Dan l'avrebbe visto in un altro modo se
l'avesse scoperto, era ovvio. Gli umani non credevano in nulla al di
fuori di loro stessi, negavano ogni essere mistico con convinzione,
oppure lo parodiavano con un fascino infantile, perchè il pensiero
di qualcosa di altro nel loro mondo del quale non sapessero nulla li
spaventava a morte.
"Non
so dove iniziare." mormorò Phil, nascondendosi il viso tra le
mani.
"Perchè
hai sparato a quel ragazzo se non per ucciderlo?" chiese piano
Dan, come se fosse spaventato dalla risposta.
"E-era
per accoppiarlo." emise un verso di frustrazione e si strofinò
gli occhi con le mani, non voleva affatto fare tutto questo.
"Cosa
dovrebbe significare?" la voce di Dan era tesa, Phil sapeva che
odiava quando non riusciva a capire le cose, lo faceva impazzire.
"Posso
fartelo vedere? Potrebbe essere più... facile."
Dan
sembrava scettico. Lo guardò con un sopracciglio alzato e Phil
ricambiò con uno sguardo implorante, torcendosi le mani.
Dan
annuì lentamente, e Phil uscì fuori dall'appartamento, sentendo i
suoi passi esitanti dietro di lui
*
"Devi
fare piano, perchè loro possono vedere te, ma non possono vedere
me." sussurrò Phil.
Lui
e Dan erano seduti su un muretto, le gambe che dondolavano. Phil si
era seduto accanto a Dan, e il fatto di essere stato scostato, per
lasciare più spazio tra di loro, gli aveva fatto male al cuore.
"Già,
perchè sei invisibile per tutti, giusto? E' una cosa permanente- oh
mio dio ma quindi le persono non riescono mai a vederti? Perchè se è
così deve essere stato così strano baciarti per strada e-"
Phil
alzò le mani per fermarlo e scosse la testa.
"Non
è una cosa permanente, le persone non possono vedermi quando lo
decido io, quindi solo quando sto lavorando. Non sono sicuro del
perchè tu riesca ancora a vedermi adesso."
Dan
grugnì in risposta, sospirando sollevato. Sembrava ancora scosso, ma
molto meno spaventato di prima.
Rimasero
seduti in silenzio, gli occhi di Phil perlustravano la strada in
cerca di una coppia da unire. Riusciva a sentire Dan vicino a lui,
che continuava a guardarlo e aprire la bocca per fare domande, prima
di chiuderla di nuovo e accigliarsi, guardando l'asfalto.
Una
coppia attraversò la strada davanti a dove stavano seduti, e Phil li
osservò attentamente, scosse Dan e li puntò senza dire nulla, e Dan
lo guardò confuso.
La
coppia erano un uomo e una donna, l'uomo aveva le mani nelle taschè
e continuava a lanciare occhiate alla ragazza con un sorriso
intenerito, e quella stava arrossendo violentemente, la mano a
coprire la bocca mentre ridacchiava ai complimenti sussurrati
dell'altro. Phil li guardò per un po', e decise che erano una buona
coppia da unire. Tirò lentamente fuori una freccia dalla sua
faretra, posizionandola sull'arco e cercando di ignorare Dan, che lo
stava fissando a bocca aperta.
Dopo
aver puntato, Phil tirò, sentendo il tonfo mentre quella trapassava
il petto della donna. Dan sussultò quando vide la donna fermarsi di
colpo, mentre l'uomo la sorreggeva dal gomito. Lei si girò verso di
lui, alzandosi sulla punta dei piedi cosicchè i loro nasi di
sfiorassero. L'uomo le appoggiò una mano sulla guancia e la ragazza
circondò la sua vita con le braccia, sorridendo mentre si avvicinava
per baciarlo.
Phil
guardò Dan, che stava fissando la coppia corrucciato. Spostò lo
sguardo verso di lui, poi di nuovo verso la coppia, sempre più
turbato.
"Sei
tipo Cupido o qualcosa del genere?"
Phil
non riuscì a trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo e sospirare.
"No"
rispose scanco. "Cupido è uno come me, si è solo preso tutta
la fama."
"Aspetta,
quindi è una cosa che succede davvero? Ci sono persone che vanno in
giro a sparare agli altri con le frecce per farli innamorare? E tu
sei uno di loro?"
Phil
annuì.
"Oh
signore" grugnì Dan, strofinandosi gli occhi e poi alzandoli
verso il cielo.
Rimasero
seduti in silenzio, Phil a giocherellare nervosamente con le dita,
Dan a fissare le stelle, cercando di regolare i respiri agitati.
"Sei
umano almeno?" chiese piano Dan, come se sapesse già la
risposta.
Dan
abbassò lo sguardo verso Phil, il quale scosse la testa, tenendo gli
occhi fissi sulla strada.
"Mi
dispiace."
Dan
annuì e basta, saltando giù dal muretto, camminando velocemente per
la strada. Phil riusciva ancora a sentirne il respiro irregolare
mentre si allontanava con le spalle incurvate e le mani strette a
pugno.
Abbassò
la testa con un sospiro e affondò il volto tra le mani. Iniziò a
piangere, singhiozzando così forte che gli fecero male i polmoni e
dovette ansimare a fatica in cerca di aria.
Phil
era una persona terribile, egoista, ed era stato così stupido da
pensare di poter essere più del patetico, inutile, angelo spezzato
che era.
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Capitolo 12 *** XII Capitolo ***
Give Me Love - 12
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
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Give me love
Phil
fece del suo meglio per ritornare alla sua vecchia routine prima di
Dan, ma fu più difficile di quanto si sarebbe aspettato. Si sentiva
spezzato, come se il suo petto fosse stato raschiato e fosse rimasto
vuoto. Per qualcuno che aveva sempre pensato che piangere fosse senza
senso, Phil spese una quantità assurda di tempo con le lacrime che
gli scorrevano sul viso e gli bruciavano gli occhi.
Se
lo meritava, lo sapeva. Aveva mentito a Dan e fatto finta di essere
qualcosa che non era, abbandonando tutto quello in cui avesse mai
creduto, e adesso stava pagando le conseguenze di tutto ciò.
Non
significava che non gli facesse male però.
Una
settimana passò, e Phil non riusciva nemmeno a sopportare l'idea di
uscire, figuriamoci lavorare. Era ridicolo, era insignificante e
debole, ma stava soffrendo, e non riusciva ad andare avanti.
Era
sdraiato sulla sua vecchia coperta sul freddo pavimento in cemento
del garage, fissando le sue ali logore che aveva fatto passare tra
gli squarci della maglietta che aveva rattoppato migliaia di volte,
solo per essere nuovamente lacerati. Queste ultime erano incurvate
leggermente intorno alle sue braccia, così da coprirgli il volto,
arruffandosi debolmente ogni qualvolta che Phil si muoveva. Strofinò
le piume con le dita, e fece una smorfia quando sentì la loro
superficie ruvida. A quanto pare, a casa, le ali erano bianche e
belle, setose al tocco. Quelle di Phil erano grige, ruvide e
perdevano piume. Un tempo sognava di avere delle ali come quelle
degli angeli a casa, grandi e belle e morbide, ma adesso sperava di
non averle proprio, perché erano un'altra cosa che gli impediva di
essere umano. Phil fece una smorfia e strappò una piuma, sussultando
dal dolore ma strappandone comunque un'altra. Continuò a tirarle
furiosamente, lasciandole fluttuare piano per terra finché non sentì
qualcuno bussare forte alla porta, facendolo sobbalzare. Il bussare
diventò urgente ed incessante e Phil sperò che non fosse il
proprietario del garage, pronto a cacciarlo fuori, perché Phil non
era sicuro di poter sopportare altre cose finite male in quel
momento.
Phil
aprì cautamente la porta, e fece qualche passo indietro quando
realizzò chi fosse.
"Oh
mio dio, hai delle ali?!" urlò Dan, prima di mettersi le mani
davanti alla bocca e arrossire.
Anche
Phil arrossì, imprecando le sue stupide e patetiche ali che non
sapevano quando ritrarsi; se Dan non era spaventato da lui prima, lo
era sicuramente adesso. Phil scrollò le spalle e sentì le ali
infilarsi sotto la sua pelle e sistemarsi. Rabbrividì e si accigliò
alla sensazione, poi si girò verso Dan, che lo stava fissando con
gli occhi sbarrati.
Phil
abbassò la testa, guardando il pavimento e sentendo lo sguardo di
Dan penetrare la sua pelle.
"Ciao"
disse Dan piano.
"Ehi"
rispose cautamente Phil, continuando ad evitare il suo sguardo.
Rimasero
entrambi fermi, Phil con gli occhi fissi sui suoi piedi, l'altro
ragazzo che lo fissava.
Dan
sospirò.
"Senti,
mi dispiace. Sono stato uno stronzo, io-"
Phil
alzò lo sguardo e scosse la testa.
"No,
non incolparti, per favore. Mi dispiace di aver mentito e mi dispiace
per non averti detto nulla e... sono così dispiaciuto per tutto."
Phil
sentì le lacrime pizzicargli di nuovo gli occhi, e cercò di
trattenerle, mordendosi le labbra.
"Non
esserlo" disse dolcemente Dan. Sembrava esausto e triste quando
Phil.
Phil
voleva scusarsi ancora e ancora, perché Dan decisamente non si
meritava che Phil comparisse dal nulla e di venire coinvolto nella
sua vita sotto un velo di menzogne, era tutta colpa sua se adesso Dan
stava male.
"Non
so cosa stia succedendo. Voglio dire, cose del genere non succedono,
ma è così, e non so cosa pensare" Dan faticava a parlare
chiaramente, affrettandosi a dire tutto, e Phil piegò la testa di
lato, ascoltandolo.
"Hai
mentito, e sono arrabbiato, e tutto ciò è così... surreale. Ma tu
sei ancora tu, sei ancora Phil, e ti amo ancora, e, Cristo-."
Il
cuore di Phil iniziò a battere più velocemente, perdendo qualche
battito quando Dan si premette le mani sugli occhi e sospirò.
"-Ti
amo ancora, ma non sono sicuro di cosa fare adesso."
Phil
alzò le spalle, e cercò con difficoltà di non sorridere.
"Possiamo
parlare? Per bene, intendo. Senza bugie, mi racconterai tutto?"
Phil
inspirò profondamente, poi alzò lo sguardo e annuì.
"Ti
dirò tutto quello che vuoi sapere." rispose piano, e Dan
sorrise, facendo un cenno con la testa verso la strada.
"Puoi
venire da me. Senza offesa, ma preferirei non entrare lì dentro."
disse Dan con un'espressione disgustata verso il garage di Phil.
Quello si affrettò ad uscire e chiuse la porta, iniziando a
camminare di pari passo con Dan, tenendo le braccia ferme ai lati
mentre camminavano, nel tentativo di soffocare l'istinto di
prendergli la mano.
*
"Quanti
anni hai?"
"Non
misuriamo il tempo, quindi non ho proprio un'età. Non sono nemmeno
sicuro di quanto tempo io sia sulla terra."
Erano
finiti sul pavimento del salotto di Dan, seduti a gambe incrociate
uno davanti all'altro, e Dan stava facendo una domanda dopo l'altra,
alla quali Phil faceva del suo meglio per rispondere.
"Puoi
volare?"
Phil
scosse la testa.
"Vieni
dal paradiso?"
"Stai
forse flirtando?" chiese timidamente Phil. Sorrise a Dan, il
quale sbuffò e scosse la testa, sorridendo dolcemente all'altro.
"Il
paradiso non è un vero posto. Immagino di essere da dove tu pensi
che sia il paradiso. Tecnicamente, sono un angelo, ma non del tipo
che credi che io sia. Siamo solo un mucchio di esseri che lavorano
per gli umani in vari modi.”
"Hai
la possibilità di scegliere che cosa fare? Vieni pagato?"
Phil
spiegò a Dan come venissero assegnati i vari lavori, e di come
lavorassero finché non erano considerati abbastanza meritevoli da
tornare a casa per riposare. Dan si accigliò, sembrava sul punto di
piangere.
"Sembra
una merda" sussurrò.
Phil
alzò le spalle.
"Immagino
di sì, però è tutto quello che conosciamo, quindi non ce ne
accorgiamo. Almeno io ho la possibilità di vedere il mondo, il che è
una cosa positiva, il tuo mondo è bellissimo."
Dan
fece un verso di disapprovazione e borbottò qualcosa riguardo allo
schiavismo.
"Ma
tu sei così... umano. Tranne che per le ali e le frecce magiche, se
proprio come ogni altra persona.”
Phil
rise.
"Non
proprio. Non dormo, non mangio, e finché non ti ho incontrato,
pensavo di non avere emozioni."
Il
volto di Dan si addolcì, e si allungò per prendere la mano di Phil
e intrecciare le loro dita insieme.
"Ero
egoista. Non ho mai realizzato di quanto solo e triste fossi finché
non ho trovato te, e mi hai mostrato cosa fosse la felicità e come
fosse essere umani e i-io non potevo lasciarlo andare, specialmente
una volta che ho realizzato di essere innamorato di te. Non è una
cosa che avrei mai pensato di poter provare” disse Phil, la voce
spezzata.
"E'
normale essere egoisti" rispose Dan, ma Phil scosse la testa.
"Ho
fatto una cosa orribile, mi dispiace così tanto Dan."
Dan
si avvicinò e lo baciò sulla fronte, stringendogli la mano.
"Per
quanto sia strana tutta questa situazione, sei ancora tu, e ti
perdono, ragazzo angelo."
Phil
si illuminò, e sorrise nel collo di Dan quando quello lo strinse in
un abbraccio.
*
Dan
insistette perché Phil rimanesse da lui, e Phil ne fu grato, ma
sapeva che le cose erano un po' strane tra di loro, adesso. Sapeva
che sarebbe successo, ma si sentiva ancora a disagio quando beccava
Dan a fissarlo come se fosse una qualche creatura affascinante allo
zoo, e anche se Dan faceva del suo meglio per evitarlo, comunque si
comportava in modo diverso con Phil adesso che sapeva tutto. Era reso
ovvio dal modo in cui Dan non sembrava mai finire di fargli domande,
come se si stesse facendo una lista mentale di cose da chiedergli che
andava sempre aumentando. A Phil non importava, sapeva che doveva a
Dan come minimo una spiegazione completa, ma lo faceva sentire più
estraniato che mai.
"Aspetta,
quando hai detto che non dormivi, intendevi dire che è facoltativo?"
chiese all'improvviso Dan mentre guardavano la TV. C'era uno spazio
troppo grande tra di loro, e a Phil venne di nuovo da piangere.
"Non
posso dormire. Non ci è dato riposare finché non abbiamo compiuto
il nostro dovere, mi sarà permesso di dormire quando decideranno che
sono abbastanza meritevole da tornare a casa."
Dan
si accigliò, e si avvicinò leggermente a Phil, mettendogli
sovrappensiero una mano sulla coscia.
"Non
è molto carino" disse piano.
"Ho
sempre pensato che gli angeli fossero più importanti di noi, più
privilegiati. Non schiavi, non è giusto."
Phil
scrollò le spalle e basta, perché non aveva altro da dire. Sapeva
dentro di se che era ingiusto, che ambiva a qualcosa di più di
quello che era la sua vita. Ma sapeva anche che, per quanto potesse
desiderarlo, non sarebbe cambiato nulla, quindi non aveva senso
lamentarsi.
"Eri
umano prima? Voglio dire, da dove sei venuto?"
"Um,
non ne sono sicuro. Mi ricordo solo di essermi svegliato in un posto
bianco e molto luminoso, e poi mi è stato detto cosa avrei dovuto
fare e sono stato mandato sulla terra."
Era
tutto sfocato dopo, Phil era stato spinto in una fila di altri come
lui, gli era stato consegnato quello che gli serviva e detto cosa
doveva fare, poi era stato spinto violentemente da un pontile.
Ricordava la sensazione di cadere per ore prima di atterrare nel
primo posto che aveva visitato sulla terra. Era sicuro che c'era
stato qualcosa prima, una vaga memoria di qualcuno a torreggiarlo, le
loro ali della lunghezza del suo corpo, e la loro voce bassa e roca a
raccontargli storie del loro mondo e del mondo sotto di loro. Ma quel
ricordo era sfocato, quindi Phil sceglieva di ignorarlo piuttosto che
cercare di rimembrare.
Dan
annuì e basta, appoggiando la testa sulla spalla, di Phil, e lui
fece del suo meglio per comportarsi con nonchalance a riguardo.
*
Quando
Dan disse di voler andare a dormire, Phil propose di rimanere sul
divano, dato che adesso Dan sapeva che Phil non dormiva probabilmente
si sarebbe sentito parecchio a disagio sapendo che c'era un ragazzo
senza ali con il poter di far innamorare le persone a fissarlo nel
sonno. Dan alzò gli occhi al cielo e lo guardò male, facendogli
capire il messaggio e trascinandolo su per le scale fino alla sua
stanza.
Phil
era sdraiato sulla pancia, assaporando ancora una volta la comodità
del letto di Dan, e poteva sentire lo sguardo di Dan bruciarli la
schiena.
Phil
rise piano e alzò lo sguardo verso di Dan, il quale non distolse lo
sguardo abbastanza in fretta, arrossendo furiosamente.
"Non
puoi vedere le mie ali perché non sono lì. Non le tengo sempre in
mostra" mormorò Phil, appoggiando la testa sul braccio, ma
girando la testa verso Dan.
Dan
si accigliò e passò la mano sopra alle scapole di Phil,
aspettandosi di sentire le sue apparentemente invisibili ali, e Phil
rise ancora più forte.
"Non
sono lì, sono sotto alla mia pelle."
Dan
fece una faccia disgustata, e fu il turno di Phil di arrossire e
nascondersi il volto, sentendo un ansioso nodo allo stomaco. Stava
cercando di non spaventare Dan, ma sapeva già che tutto ciò era
troppo strano per lui, e Phil era solo un fenomeno da baraccone per
Dan.
"Non
è scomodo?" chiese Dan, premendo i palmi sulla scapola di Phil
e accarezzando la pelle con il pollice.
"Un
po'. Ti ci abitui." rispose Phil, tenendo la faccia nascosta
nella piega del braccio.
"Ti
vergogni di loro?" chiede piano Dan.
Phil
annuì, sentendo un groppo in gola, tenendo gli occhi serrati.
Dan
si abbassò e premette un bacio su entrambe le cicatrici sulla
schiena di Phil.
"E'
stupido. Non dovresti." sussurrò, rialzandosi per sdraiarsi
accanto a Phil, tenendo una mano appoggiata sulla sua schiena per
tracciare gentilmente dei ghirigori casuali sulla sua pelle finché
non si addormentò.
*
Dan
si svegliò quando il sole iniziò a brillare attraverso la finestra
e sul suo viso, creando ombre sulla sua pelle dorata.. Si era
avvicinato verso Phil durante la notte, e quando si svegliò, invece
di scostarsi come l'altro si era aspettato, Dan grugnì e nascose il
viso nella sua spalla, borbottando qualcosa sul fatto che avrebbe
dovuto riparare le persiane.
Phil
rise e si girò di lato per bloccare la luce del sole, e Dan aprì un
occhio per sorridergli, dandogli una stretta al braccio per
ringraziarlo silenziosamente.
Phil
osò avvicinarsi per baciarlo sulla fronte, e il castano continuò a
sorridere ad occhi chiusi, accoccolandosi vicino a Phil.
"Mi
sento molto meglio dopo aver deciso di smettere di andare all'uni per
un po', non ho mai realizzato quanto mi rendesse triste fino ad
adesso." mormorò Dan.
"Grazie
al cielo. Non dovresti continuare ad avere a che fare con le cose che
ti rendono triste, la vita è fin troppo corta."
"Tu
stai facendo cose che ti rendono triste." disse Dan, alzando la
testa per guardarlo.
Phil
aggrottò le sopracciglia e sospirò.
"La
mia vita è diversa dalla tua, e oltretutto, non sono triste, sono
solo... infelice."
Era
vero, ma Phil stava arrivando sempre più vicino all'essere davvero
infelice, dato che scopriva di giorno in giorno come avrebbe potuto
essere avere qualcosa in più.
Questo
ricordò a Phil che questa parte della sua vita sarebbe finita
presto. Riusciva a sentire la tensione nei muscoli che gli diceva che
sarebbe stato spostato in un nuovo posto in un futuro molto prossimo,
e capì che sarebbe stato il momento migliore per dirlo a Dan.
"Dovrò
trasferirmi presto. In una nuova città."
Dan
inarcò le sopracciglia e spostò la testa di lato.
"Perché?"
chiese.
"Mi
sposto da un posto all'altro, è il mio lavoro. Vengo spostato da
dove sono a dove dovrei essere quando è necessario, so che mi
sposteranno presto però."
Ci
fu un lungo silenzio durante il quale i due ragazzi si fissarono e
basta, Phil voleva piangere, e Dan sembrava sul punto di farlo.
"Ma
non voglio che tu te ne vada." disse Dan infine, avvicinandosi
di nuovo e aggrappandosi a Phil, il quale lo abbracciò altrettanto
forte, passandogli la mano tra i capelli per calmarlo.
Phil
aveva mezzo sperato che a Dan non sarebbe importato, che fosse un po'
troppo a disagio con lui adesso che conosceva la verità, e che
sarebbe potuto andare avanti con la sua vita facilmente senza nemmeno
pensarci. Phil era triste del fatto che fosse evidente che non
sarebbe stato così, ma la piccola parte egoista di lui sentì un po'
di felicità all'idea che a Dan sarebbe mancato una volta partito.
"Neanche
io voglio partire." rispose Phil, ed era sincero. Lo avrebbe
distrutto lasciarsi alle spalle Dan e la piccola bolla di felicità
che avevano creato insieme. Non riusciva ad immaginare di tornare
permanentemente alla sua vita prima di Dan, e davvero non lo voleva
fare.
"Non
puoi semplicemente... non so, protestare o qualcosa del genere?
Rifiutare di trasferirti?" mormorò Dan contro il petto di Phil.
"No,
non funziona così. E' tipo come se i-io svenissi e poi mi svegliassi
in un posto nuovo. Non so come funzioni davvero." Phil tremò al
pensiero. Trasferirsi lo faceva stare male per giorni, lo faceva
sentire ammalato e debole e tutti i dolori dai quali soffriva in
genere si intensificavano finché non si adattava ovunque fosse.
Dan
sospirò.
"E'
così strano" disse Dan.
"Non
pensavo nemmeno che esistessero la magia e gli angeli e cose del
genere, adesso ho un angelo nel mio letto che mi parla di come si
teletrasporta con la magia."
Entrami
risero, e Phil assaporò il bagliore che si diffuse per tutto il suo
corpo. Immaginò di versarlo dalla bocca, piccole nuvole dorate di
felicità che non poteva in alcun modo tenersi dentro perché la
gioia era troppa da trattenere. L'aveva sempre pensato quando
guardava gli umani, le loro emozioni intense sembravano fuoriuscire
da loro in ondate, sempre così espressive, non importa cosa
provassero.
"E'
troppo strano?" chiese cautamente Phil quando smisero di
ridacchiare. Si era chiesto da quando gliel'aveva detto se fosse
troppo per lui, e se Dan avesse voluto lasciarselo dietro sarebbe
stato okay.
Ci
fu qualche secondo di silenzio in cui Phil trattenne il fiato, finché
Dan scosse la testa, e poi lo sentì sorridere contro la sua pelle.
"Magari
un po', ma sei ancora tu e non penso che riuscirei a perdonarmi se
ti lasciassi adesso quando c'è solo una piccola quantità di tempo
che mi rimane da passare con te solo perché sei un essere celestiale
che decisamente non dovrebbe esistere."
Phil
rise di nuovo e strinse leggermente Dan.
"Non
sei affatto diverso, davvero. Continui a negare ma sei umano quanto
chiunque altro, tralasciando le ali e i poteri magici." aggiunse
Dan, girandosi cosicché la sua schiena fosse appoggiata contro il
petto di Phil. Phil circondò le braccia contro il torso di Dan e
nascose il viso nella sua spalla mentre quello si addormentava di
nuovo, borbottando a Phil che era troppo presto per essere svegli.
Phil
apprezzava che Dan non lo vedesse troppo diverso, per quanto potesse
essere vero, forse Dan stava cercando di negarlo per poter sopportare
di stare insieme a Phil ancora per un po'. Ma lui sapeva quanto fosse
diverso. Se fosse stato uguale non avrebbe dovuto nascondersi da
tutti, se fosse stato uguale avrebbe potuto dormire e sognare,
avrebbe potuto scegliere cosa fare della sua vita invece di averla
già scelta per lui.
La
cosa che faceva più male era che Phil sapeva che, se fosse stato
umano, sarebbe potuto rimanere con Dan finché avrebbero voluto, e
Phil non avrebbe mai dovuto preoccuparsi di venire strappato da lui.
Era questo che rendeva Phil così non-umano, e lo feriva così tanto
che gli strisciava sotto alla pelle, gli formava nodi in gola e gli
lasciava aghi nel cuore. Non aveva mai desiderato così tanto
qualcosa quanto desiderava essere umano, ma era il desiderio più
impossibile che potesse esprimere.
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Capitolo 13 *** XIII Capitolo ***
Give Me Love 13
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
Phil
in genere sgattaiolava fuori per lavorare quando vedeva che Dan si
era addormentato, e tornava appena prima che sorgesse il sole,
infilandosi nel calore del letto per riposare per qualche ora ,
prima che Dan si svegliasse. Una notte rimase accanto a lui per un
po' prima di andarsene, tracciando dei ghirigori sulle sue braccia e
parlandogli dolcemente finchè non si addormentò.
Si
sentiva sempre stanco, non sapeva come fosse non esserlo, ma si
sentiva sempre peggio quando guardava Dan arrotolato su se stesso,
il respiro regolare e il volto rilassato, muovendosi ogni tanto nel
sonno. Phil affondò un po' più in profondita nelle coperte,
sentendo le palpebre più pesanti del solito, e pensò che rimanere
a letto con Dan per qualche minuto in più non gli avrebbe fatto
male.
Iniziò
a sentirsi il cervello annebbiato, e chiuse gli occhi dolenti,
tenendo il braccio intorno a Dan mentre imitava la sua posizione,
incurvandosi. Si sentì stranamente a suo agio, anche se c'era una
nebbia a riempirgli il cervello e sentiva come se sugli occhi avesse
delle mollette che li tenevano chiusi. Stava comodo e non gli
importava di che cosa gli stesse succedendo.
*
"Perchè
dobbiamo lavorare per gli umani?" chiese Phil. La sua voce
eccheggiò intorno a lui, tutto era bianco e sembrava così pacifico
e silenzioso. Se fosse caduto un spillo avrebbe risuonato come
un'esplosione in un posto del genere.
Il
ricordo era tornato, quello che Phil aveva scelto di ignorare. Era
sicuro che non fosse un brutto ricordo, aveva solo deciso di non
cercare di ricordarlo.
"Hanno
bisogno di noi, portiamo equilibrio nelle loro vite. Il lasso di
tempo della vita umana è troppo corto, e fanno fatica a gestire
tutto, quindi noi li aiutiamo." Un uomo stava in piedi davanti a
Phil, le sue ali erano raccolte dietro di lui e brillavano così
forte che il resto della sua figura era in ombra.
"E
l'amore è una parte importante delle loro vite?"
"Molto,
solo che faticano a comprenderlo. E' una cosa molto speciale."
"E
noi lo proviamo?"
"Non
siamo come gli umani, non trasportare le loro emozioni su te stesso,
è pericoloso." La voce dell'uomo era passata dall'essere bassa
e dolce a dura e minacciosa, e Phil arretrò.
Quando
la voce dell'uomo ritornò, era di nuovo pacata.
"Vai
e fai quello che sei nato per fare, poi potrai tornare a casa."
All'improvviso,
Phil fu tirato violentemente, e cadde in avanti. Urlò, ancora
cadendo, e si chiese se sarebbe morto una volta toccato il fondo.
Gridò finchè la voce non gli divenne roca, e ansimò quando vide
che il terreno si stava rapidamente avvicinando. Phil chiuse gli
occhi e si preparò all'impatto, ma prima di toccare il terreno
sobbalzò e aprì di scatto gli occhi, realizzando di essere nel
letto di Dan, e che il sole stava splendendo attraverso le finestra.
Fece
fatica a riprendere fiato. Stava tremando violentemente e sussultò
con un grido quando sentì un braccio intorno alle spalle.
"Hey,
va tutto bene, sono solo io." disse la voce di Dan dolcemente.
Phil
si sentì male, sentiva le lacrime affiorargli agli occhi e il suo
intero corpo stava tremando.
Singhiozzò
piano e si girò verso Dan, affondando il viso nel suo collo e
abbracciandolo. Dan lo strinse a se e gli accarezzò la schiena per
calmarlo, parlandogli piano.
"Pensavo
non potessi dormire" disse Dan, passando una mano tra i capelli
del moro.
"Non
posso" mormorò Phil, stringendosi a Dan.
"Beh
quando mi sono svegliato eri decisamente addormentato, e a quanto
pare stavi facendo un sogno molto strano."
Phil
rimase a bocca aperta e si sedette strofinandosi gli occhi, guardando
Dan con un'espressione confusa. Era successo davvero? Si era
addormentato?
"M-ma
non posso dormire, mi hanno detto così. Mi hanno detto che non posso
dormire finchè non raggiungerò la pace, lavorando sulla terra"
Il cuore di Phil gli stava martellando nel petto, non aveva idea di
che cosa stesse succedendo e la cosa lo terrorizzava.
"Magari
hai raggiunto la pace" suggerì Dan, ma Phil scosse la testa.
"No,
lo saprei se avessi finito qui" borbottò. Si coprì il volto
con le mani e si premette le dita sugli occhi per così a lungo che
iniziò a vedere scintille danzare sotto le palpebre.
"Chiaramente
ci sono delle scappatoie in questo business angelico" disse Dan,
poi si mosse per abbracciare di nuovo Phil.
Phil
continuò a tenere il viso coperto, ma si appoggiò a Dan,
inspirando il suo profumo e cercando di calmare il battito frenetico
del suo cuore. Aveva vissuto senza problemi prima, e adesso tutto
quello che stava succedendo era nuovo e terrificante, non sapeva
cosa potesse significare.
*
Era
passata una settimana da quando Phil si era addormentato, e per
quanto ci avesse provato, non era riuscito a dormire di nuovo. Non
gli era stato insegnato molto prima che fosse mandato sulla terra,
anche se la maggior parte delle cose che conosceva erano radicate
dentro di lui, come se le sapesse senza che gliel'avessero dette. Ma
aveva paura perchè molte cose che stavano succedendo adesso aveva
sempre presupposto fosseo impossibili, e nessuna di loro aveva
senso.
"C'è
sempre una fregatura, magari ti hanno detto quello che volevano che
tu sapessi, senza i dettagli" disse Dan, sovrappensiero.
Erano
seduti in un caffè ed erano finiti a considerare tutte le opzioni
di quello che sarebbe dovuto succedere a Phil. Dan ne stava
discutendo animatamente, gli occhi che brillavano.
"Magari
hai rotto lo stampo. Non ti sei adattato, sei rimasto con me e hai
imparato come provare emozioni e questo ha creato un bug nel
sistema."
Phil
si accigliò, e Dan rise, allungandosi per premere un bacio sulle
labbra di Phil.
"Intendevo
nel senso buono" mormorò con un sorriso.
Dan
alzò lo sguardo verso il soffitto, spostando la sua tazza di caffè
vuota sul tavolo mentre pensava.
"Pensi
che" iniziò Dan cautamente."Tu stia diventando più
umano?"
Gli
occhi di Phil si sbarrarono, e guardò Dan incredulo.
"Non
può succedere, non è così che funziona" disse deciso,
distruggendo ogni speranza che stava iniziando a nascere dentro di
lui.
"Non
intendo davvero umano, voglio dire solo adattato. Come se fossi, boh,
cambiato."
Phil
scosse la testa e bevve gli ultimi sorsi del suo caffè prima di
alzarsi per seguire Dan fuori dal locale. Dan intrecciò le sue dita
con quelle di Phil e si avvicinò mentre si dirigevano fuori dalla
porta, e lui non riuscì a smettere di pensare a quello che aveva
detto il castano. Non poteva cambiare, era stato lo stesso per una
quantità incredibile di tempo, non poteva cambiare semplicemente
perchè si era innamorato di un umano.
Ma
in un certo senso, era credibile, Dan era tutto il mondo di Phil,
adesso, e si sentiva cambiare ogni giorno di più, imparando e
provando cose nuove. Sapeva che qualcosa stava succedendo, ma non
era sicuro di cosa.
*
Gli
occhi di Phil si aprirono quando sentì Dan baciargli la fronte, e
alzò lo sguardo, vedendo l'altro sorridergli, per poi sdraiarsi
accanto a lui, nascondendo il viso nel suo collo, stringendolo forte.
"Hai
dormito di nuovo" disse Dan dolcemente.
Phil
si girò per guardare Dan, le loro fronti si stavano toccando e i
loro nasi si sfioravano, e Phil riusciva a notare tutte le sfumature
di castano che formavano i suoi occhi.
"Non
ho idea di che cosa stia succedendo" sussurrò Phil, trovando la
mano di Dan sotto le coperte e stringendola.
"Neanche
io. Ma spero che sia qualcosa di buono" rispose Dan, e Phil
annuì, sospirando e chiudendo gli occhi.
Aveva
sognato di come sarebbe stato poter dormire, come sarebbe stato avere
finalmente l'opportunità di riposare. Si sentì decisamente meglio
dopo aver dormito, anche se era successo solo un paio di volte. Si
sentiva molto più in pace, e anche se aveva comunque dolori ovunque,
non lo notava quasi più.
Per
quanto fosse bello dormire, Phil non lo bramava come faceva un
tempo; adesso che poteva, non lo voleva fare. Phil aveva trovato
qualcosa di meglio, qualcos'altro da bramare, sotto forma di Dan, e
avrebbe preferito passare tutto il tempo stretto a lui, guardandolo
dormire e sentendolo parlare e ridere piuttosto che dormire un altro
giorno.
*
I
due ragazzi si alzarono, e quando Phil si mise in piedi ed iniziò a
stiracchiarsi, sentì Dan sussultare dietro di lui. Si girò, e vide
che l'altro lo stava guardando con gli occhi spalancati.
Phil
trasalì e rimase paralizzato dal terrore, finchè non realizzò che
Dan stava guardando qualcosa dietro di lui, e fu quando notò con la
coda dell'occhio qualcosa di grigio tremare che capì cosa stesse
vedendo Dan. Le sue ali erano di nuovo spuntate, e stavano tremolando
dietro alle sue braccia.
"Scusa.
Sono un po' instabili" borbottò Phil, ruotando le spalle per
incitarle a ritrarsi. Invece iniziarono a tremare ancora di più,
facendo cadere piume grigie sul paviento.
Infine
Dan si scosse dal suo stato di trance ed iniziò ad arrossire,
mantenendo lo sguardo sul volto di Phil, cercando disperatamente di
non guardare le sue ali.
"E'
tutto okay, non importa, davvero. Mi hanno solo colto di sorpresa."
Phil
emise un suono di frustrazione quando le sue ali continuarono a
rifiutarsi di cooperare. Si sentì terribilmente a disagio ed
esposto con Dan lì a fissarlo. Aveva sempre odiato le sue ali, ma
quell'odio era peggiorato ultimamente.
"Hey,
va tutto bene. Davvero, Phil, è tutto ok." Dan aveva aggirato
il letto per avvicinarsi a Phil, che stava ancora cercando
disperatamente di far sparire le ali.
Dan
si allungò e prese la sua mano, ma mantenne le distanze mentre
l'altro cercava con tutte le sue forze di impedire alle lacrime di
cadere.
"Le
odio. Sono un'altra cosa che mi fa sentire così non umano."
mormorò Phil, premendo il pollice e l'indice della sua mano libera
sugli occhi. Sospirò e fece qualche respiro profondo, cercando di
non piangere - era assolutamente patetico.
"Perchè
ti importa così tanto di loro? Perchè ti importa di tutto questo?
Sei ancora Phil, sei ancora intelligente e divertente e buono e
bellissimo e sei abbastanza umano per me" disse Dan con
fermezza.
Phil
sentì ancora di più il bisogno di piangere mentre si avvicinava a
Dan e appoggiava la fronte sulla sua spalla. Dan lo circondò con le
braccia e gli baciò una guancia, prima di passare lentamente le mani
sulle sue scapole.
"Sono
scomparse." sussurrò Dan all'orecchio dell'altro, poi riprese a
parlare con un tono allegro, rialzandosi sorridendo a Phil.
"Vuoi
fare colazione? E' il tuo turno di cucinare."
Phil
rise e scosse la testa, girandosi per nascondere il viso nel collo
del castano mentre lo stringeva forte.
*
"Penso
che uno dei posti nei quali andrò sicuramente sarà Amsterdam. E'
abbastanza cliché, ma penso che sia una bella città."
Phil
annuì con entusiasmo e sorrise, ricordandosi di quando aveva vissuto
lì.
"E'
davvero un bel posto. Molto diverso da qui, e ci sono bici ovunque.
Ti verrebbe da pensare che potrebbe essere simile perchè è una
città normale, ma tutto quello che fanno è diverso, è molto
speciale."
Dan
annuì, e si girò, avviandosi verso la lavagna che aveva appesa al
muro della sua cucina. Era tutta scarabocchiata, Dan ci scriveva note
e memo per se stesso, ma nel mezzo aveva iniziato a scrivere una
lista di posti che aveva intenzione di andare a visitare.
"Consigli
qualcos'altro?" chiese, arrampicandosi per sedersi sul bancone
dove Phil stava cucinando.
"Canada.
Calgary sopratutto è bellissima, con tutte le pianure e i fiumi. I
paesaggi sono stupendi, anche in città, tutti gli edifici e le case
sono meravigliosi. Vacci solo quando è estate, però, altrimenti
morirai assiderato."
Dan
rise e annuì, girandosi per aggiungerlo alla lista.
Phil
elencò tutti i posti in cui era stato che gli erano piaciuti di più,
e quando finì Dan aveva la lavagna piena di possibili luoghi in cui
sarebbe potuto andare. Stava sorridendo e i suoi occhi brillavano.
"Quando
hai intenzione di andare?" chiese Phil, tendendo a Dan il suo
piatto e sedendosi accanto a lui.
"Quando
te ne andrai." disse semplicemente Dan, il suo volto si rabbuiò
leggermente al pensiero, e Phil sospirò.
"Non
dovresti rimanere qui solo perchè io sono qui. Se vuoi andare, vai"
Dan
scosse la testa.
"Sono
qui perchè voglio starci. Non ho mai voltuo rimanere in questa
stupida città finchè non ho trovato te, e adesso mi piace anche"
Si girò per sorridere a Phil, ma i suoi occhi erano ancora tristi e
il sorriso forzato.
Phil
non disse nulla, incrociò solo la sua caviglia intorno a quella di
Dan e si appoggiò a lui, sospirando di nuovo. Dan era triste, ed era
colpa sua, e anche se Phil sapeva che non poteva farci nulla, gli si
rivoltò lo stomaco al pensiero di aver potuto evitare questa
situazione ancora prima di permettersi di passare del tempo con lui.
Aveva fatto qualcosa che sapeva che non avrebbe dovuto fare, era
stato egoista, e adesso entrambi ci stavano male per colpa sua.
"Sarebbe
stato più facile se non ci fossimo conosciuti" disse Phil
piano.
Dan
alzò gli occhi al cielo.
"Più
facile? Probabilmente. Meglio? Decisamente no. Sono felice di averti
incontrato, sono felice di aver avuto la possibilità di conoscerti,
nonostante tuto. Solo perchè la fine non sarà bella non significa
che io speri che tutto questo non sia mai accaduto. Ti amo, e sono
grato ti averti nella mia vita, anche se per una quantità di tempo
minore di quanto vorrei.”
Phil
si avvicinò per posargli un bacio sulla guancia, e la bocca di Dan
si arricciò in un piccolo sorriso.
"Ti
amo anche io." rispose Phil, perchè lo amava davvero.
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Capitolo 14 *** XIV Capitolo ***
Give Me Love - 14
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
Phil
sentiva ogni giorno di più la tensione nei muscoli e la nauseante
sensazione nello stomaco che gli diceva che sarebbe stato presto
trasferito, e per quanto cercasse con tutte le sue forze di ignorarlo
e resistere, era costantemente lì.
Stava
sperando in un miracolo aggrappandosi alle ultime tracce di speranza,
pensando sempre a quello che aveva detto Dan. Magari era cambiato,
magari aveva disobbedito alle regole e quello gli aveva permesso in
qualche modo di vivere una vita umana. Sapeva che non era vero e che
il suo tempo stava per scadere, ma la speranza era tutto ciò che gli
era rimasto, quindi cercava di non mollare.
Stava
accoccolato sul divano con Dan appoggiato sul suo fianco, mentre il
moro gli tracciava delicatamente ghirigori casuali sulla gamba.
Stavano guardando un' altra delle serie che a Dan piacevano tanto ma
che lui non riusciva a capire. Ridacchiò quando il castano urlò
allo schermo e iniziò a gesticolare animatamente prima di nascondere
il viso nel tessuto della maglia di Phil quando arrivò una scena
particolarmente intensa con una musica drammatica.
Quando
finì l'episodio, nessuno dei due si mosse, rimasero intrecciati
l'uno nell'altro, guardando i titoli di coda.
"Ti
ricordi la prima notte che ci siamo incontrati e ti ho parlato?"
chiese Dan.
Phil
annuì e sorrise tra se e se.
"Le
prime due volte che ti ho incontrato eri così ubriaco che mi
sorprende che ti ricordi qualcosa."
Dan
sbuffò.
"Ero
così ingenuo, pensavo che l'alcol avrebbe risolto tutti i miei
problemi, quando mi faceva solo star male." Disse piano,
scuotendo la testa.
"Come
mai sei venuto a parlarmi?" chiese Phil, e Dan sorrise.
"Principalmente
perché ero ubriaco e tu sei molto bello."
Phil
non riuscì a non arrossire, facendo scoppiare a ridere l'altro, che
gli baciò la guancia prima di continuare a parlare.
"Ma
anche perché non avevo mai visto nessuno in questa inutile città
guardare il cielo, cercando le stelle con un'aria così meravigliata.
Volevo conoscere la tua storia. Ad essere sinceri, la verità non è
esattamente quello che mi aspettavo, ma sei affascinante quanto mi
ero immaginato- solo in modo diverso."
"Nel
modo in cui guarderesti ad un animale allo zoo e lo troveresti
affascinante, piuttosto che conoscere un umano e trovarlo profondo."
borbottò Phil acidamente.
Dan
si accigliò e tirò piano un pugno sul braccio di Phil.
"Non
è quello che intendevo." disse gravemente.
"Ma
è vero." rispose Phil.
"Decisamente
no. Ti ho sempre trovato meraviglioso dal primo giorno in cui ti ho
incontrato. Sei così intelligente, e guardi il mondo e lo vedi nel
modo più bello possibile indipendentemente da dove ti trovi. E dici
cose che non ho mai sentito dire da nessuno, e hanno così senso che
potrei ascoltati parlare tutto il giorno."
Dan
gli prese la mano e intrecciò le loro dita insieme, sfiorando il suo
polso con il pollice. Phil si mosse e gli appoggiò la testa sulla
spalla, stringendogli leggermente la mano.
"Sembravi
così triste e fuori dal tuo ambiente ogni volta che ti vedevo.
Sorridevi molto e ridevi e parlavi forte ma i tuoi occhi erano sempre
così tristi. Mi ricordo di aver voluto tantissimo vederti felice,
trovare il tuo posto." disse piano Phil.
Dan
annuì e mise la testa sopra quella dell'altro.
"Stavo
attraversando un brutto periodo. Ma sto bene adesso, meglio di prima,
davvero. Ho tutta la vita davanti. Ho anche te, e tu mi rendi davvero
felice."
Phil
aggrottò la fronte e sentì lo stomaco girarsi. Per quanto fosse
grato di rendere felice Dan, se doverlo lasciare lo avesse reso
triste la metà di quanto era prima, sarebbe tornato il ragazzo che
aveva conosciuto all'inizio, e Phil non poteva sopportarlo.
"Starai
bene quando me ne sarò andato?" chiese Phil cautamente, così
piano che si chiese se Dan potesse sentirlo.
"No,
almeno per un po' no, ma starò di nuovo bene prima o poi. Mi
mancherai, ma ho dei piani per il futuro e per quanto vorrei che tu
rimanessi più a lungo con me, non puoi, e posso sopportarlo. Sono
abbastanza forte da superarlo, ne sono sicuro."
Phil
si avvicinò, alzandogli il viso, per poi baciarlo dolcemente, le
mani ai lati del suo volto. Era così orgoglioso di sentirlo parlare
così, e Phil sapeva che sarebbe stato bene, sarebbe andato avanti
con la sua vita e sarebbe stato felice.
Phil
sapeva che per lui non sarebbe stato così facile, sapeva che gli
anni che avrebbe passato sulla terra sarebbero stati miserabili e
dolorosi, ma sarebbe comunque stato grato del tempo che gli era stato
concesso di passare con Dan, anche se quel breve periodo avrebbe
reso la sua vita cento volte più difficile.
*
Phil
dormiva molto più spesso ultimamente, era solo per un paio d'ore, e
a volte sognava di cadere, facendogli desiderare di non dormire
proprio, ma quando si svegliava si sentiva meglio che mai. Sentiva a
malapena il dolore nelle ossa o nei muscoli, e la stanchezza che in
genere gli faceva bruciare gli occhi era scomparsa.
Anche
Dan continuava a fare commenti su quanto stesse meglio.
"Non
sembra più che tu stia per morire. Hai anche preso peso, adesso i
jeans ti stanno bene invece di starti larghi sul culo come prima."
Diceva ridendo.
Dan
lo portò a fare shopping per prendergli dei vestiti nuovi, dato che
i suoi erano vecchi e sporchi - li indossava da che aveva memoria-.
Dan gli disse che per quanto lo amasse non poteva più andare in giro
con un ragazzo che sembrava un barbone, al che Phil rise e provò i
vestiti che l'altro gli stava porgendo.
Fischiò
piano quando Phil uscì dai camerini per mostrargli l'outfit, al che
Phil iniziò ad arrossire violentemente, e Dan lo trovò
assolutamente esilarante.
Buttò
i vecchi vestiti di Phil nel cestino quando se ne andarono, e quando
Phil scorse il suo riflesso nella finestra del negozio, vide la sua
mano in quella di Dan e un accenno di sorriso ancora sul suo volto
per qualcosa che Dan gli aveva detto qualche attimo prima. Osservo il
suo outfit e il modo in cui i suoi occhi stavano brillando e le sue
guance erano rosa e sembrava così umano che gli si strinse il petto.
Phil mosse le spalle e si ricordò delle ali nascoste sotto alla sua
pelle, e il sorriso sparì. Era tutta una copertura, una finta, e per
quanto ci provasse, non avrebbe mai potuto cambiare ciò che era.
*
Quando
Phil si svegliò il mattino dopo, trovò il lato del letto accanto a
lui vuoto, e si alzò di scatto, chiedendosi dove fosse andato Dan.
Il
panico sparì velocemente quando realizzò che riusciva a sentirlo al
piano di sotto in cucina, mentre cucinava la colazione e cantava
forte. Phil ridacchiò e si immaginò Dan a scuotersi per la cucina
mentre cucinava, stonando completamente e cercando di non bruciare il
bacon come al solito.
Phil
si alzò e si stiracchiò, aggrottandosi quando sentì un fruscio
dietro di lui, segno che le sue ali erano di nuovo fuori, tremolando
pateticamente. Sospirò ed iniziò a tirare su le piume grigie sparse
per il pavimento e il letto mentre cercava di rinfilare le ali sotto
la sua pelle.
All'improvviso,
Phil sentì tutti i suoi muscoli tendersi e bloccarsi, come se fosse
stato fulminato. La stanza iniziò a girare rapidamente, la vista che
si annebbiava mentre tutto tremava ed iniziava andare su e giù. Phil
si allungò, cercando di afferrare qualcosa per tenersi su. Era
madido di sudore, gli gocciolava dal volto e gli bruciava gli occhi e
non riusciva più a respirare, come se avesse un peso sul petto.
Sapeva
che cosa stava succedendo, perché gli già era successo tantissime
volte. Era questo che succedeva appena prima che Phil venisse
strappato da dov'era e spostato in un nuovo posto; presto sarebbe
svenuto e si sarebbe svegliato in una città sconosciuta, e non
poteva farci nulla.
"No
no no no no." iniziò a cantilenare Phil. Sentì le gambe cedere
sotto di lui e cadde per terra con un tonfo.
La
testa iniziò a dolergli, fitte di dolore gli attraversavano il
teschio, rendendogli impossibile vedere. Phil si afferrò la testa e
cercò di raccogliere l'energia di chiamare Dan, non poteva andarsene
senza salutarlo, non poteva proprio.
"Dan!"
riuscì a urlare Phil, si stava graffiando il volto con le unghie,
cercando di superare il dolore. Non era sicuro di cosa gli facesse
più male, il fatto che sapeva di starsene per andare, o il dolore
che provava, come se dei coltelli lo stessero trapassando ovunque in
rapida successione.
Phil
sentì dei tonfi, e una figura sfocata comparì alla porta, correndo
verso di lui.
"Oh
mio dio Phil, che succede?" urlò Dan, spingendo via dalla
fronte i capelli di Phil e tenendo la sua testa tra le mani. Phil
cercò di mettere a fuoco Dan, ma la sua vista era quasi sparita,
vedeva quasi tutto nero, e il resto era offuscato dalle lacrime.
"I-io"
cercò di dire Phil, ma ogni parola faceva male come se del vetro gli
raschiasse la gola.
"E'
giunto il momento?" sussurrò Dan, era tutto un rumore bianco,
un eco ronzante che gli riempiva le orecchie e la testa, ma Phil
riusciva a sentire Dan forte e chiaro, e cercò di concentrarsi sulla
sua voce invece che sul dolore, facendo respiri profondi e chiudendo
gli occhi mentre annuiva.
Sentì
dei singhiozzi, e non riuscì a capire se provenissero da lui o da
Dan, forse da entrambi, ma sentì Dan aggrapparsi alla sua mano, che
strinse con tutte le sue forze.
"Ti
amo." disse Phil, cercando di articolare il meglio possibile le
parole, ma uscirono strascicate in un suono quasi incomprensibile, e
sperò davvero che Dan riuscisse a capirle.
"Anche
io ti amo, per sempre." sentì dire, proprio quando tutto
diventò silenzioso, e l'intero mondo di Phil divenne nero.
*
Phil
si svegliò di colpo, poi grugnì quando si mosse. Ogni parte del suo
corpo doleva terribilmente, e la testa gli stava scoppiando.
Tenne
gli occhi chiusi, facendo respiri profondi e cercando di controllare
la nausea.
Si
chiese dove fosse, se fosse finito in un'altra città o in un posto
più tranquillo stavolta. Un tempo non vedeva l'ora di viaggiare in
nuovi posti, c'erano sempre cose nuove da vedere, e ogni posto era
ugualmente bello come il seguente, ma questa volta voleva solo
tornare dov'era prima, da Dan.
Aprì
un occhio e grugnì di nuovo al sole che gli illuminava il volto,
raccogliendosi in una palla e accigliandosi quando notò che il
terreno sotto di lui era fin troppo morbido. Aprì di nuovo un
occhio, osservando ciò che lo circondava, e il cuore perse un
battito quando realizzò che gli sembrava tutto fin troppo familiare.
"Phil?"
sentì dire da una voce dietro di lui, per vedere Dan in piedi alla
porta con un piatto di cibo e un bicchiere d'acqua.
Li
posizionò sul comodino di fianco a lui prima di praticamente
lanciarsi sul letto per circondare Phil in un abbraccio. Phil ebbe la
sensazione di essere sotto shock, e non aveva idea di che cosa stesse
succedendo, ma strinse ugualmente Dan, annusando il suo profumo e
cercando di non piangere.
"Non
te ne sei andato, sei rimasto." riuscì finalmente a dire Dan.
Si sedette e Phil realizzò che stava piangendo, pur sorridendo come
un pazzo mentre baciava tutto il viso di Phil e lo abbracciava di
nuovo.
Phil
asciugò le lacrime dal suo volto e gli sorrise, guardandosi intorno
per poi riportare lo sguardo verso Dan, chiedendosi se stesse
dormendo oppure no.
"Non
capisco." sussurrò Phil. Se fosse stato un sogno, non avrebbe
mai voluto svegliarsi.
"Neanche
io. Sei collassato e ti ho messo sul letto aspettando che te ne
andassi, ma non l'hai fatto. Non so perché ma non mi importa perché
sei ancora qui, oh mio dio." Dan lo baciò con entusiasmo, e
Phil gli circondò la vita, sorridendo nel bacio.
Non
aveva senso, Phil aveva provato quella sensazione così tante volte,
ma per qualche motivo non era stato trasferito. Era ancora con Dan, e
non si era mai sentito così felice.
"Forse
ce l'hai fatta, forse sei riuscito a rimanere nonostante tutto."
mormorò Dan sulla pelle di Phil mentre si sdraiavano fianco a fianco
e nascondeva il volto nel suo collo.
Phil
annuì.
"Immagino
che dovremo solo aspettare per scoprirlo." disse, baciando Dan
sulla testa e chiudendo gli occhi con un sospiro soddisfatto.
Dan
poteva aver ragione, e Phil non riusciva a pensare ad una spiegazione
migliore, ma aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato,
che questa fosse solo la calma prima della tempesta.
Lo
ignorò e strinse più vicino Dan, ancora estasiato dal fatto di
avere la possibilità di stare con lui ancora per un po'.
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Capitolo 15 *** XV Capitolo ***
Give Me Love - 15
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ripubblicare qui la fanfiction.
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"Posso
venire a lavoro con te?" chiese Dan una notte. Erano sdraiati a
letto vicini, la testa di Dan appoggiata sul petto dell'altro mentre
si sforzava di rimanere sveglio.
Phil
ridacchio.
"E'
un'idea tremenda."
"E'
un'idea fantastica! Voglio vederti mentre usi le tue frecce magiche
per far innamorare le persone, non capita a tutti di ricevere
un'occasione del genere." Dan alzò la testa per sorridere a
Phil, e l'altro scosse la testa, sorridendogli di rimando.
"Puoi
renderti invisibile?" chiese Phil, alzando un sopracciglio.
Dan
si accigliò.
"Beh,
no. Ma posso essere molto silenzioso."
Phil
rise forte, coprendosi la bocca con una mano e facendo scuotere la
testa di Dan dov'era appoggiata sul suo petto. Si abbassò e baciò
l'altro sulla testa. Prima non rideva mai, e sorrideva a malapena, ma
Dan lo faceva ridere e sorridere così tanto che gli faceva male lo
stomaco e gli dolevano le guance - nel senso buono.
"L'amore
può esistere senza di te? Voglio dire, le persone possono
innamorarsi senza che tu gli spari?" chiese piano Dan.
"Certo"
disse Phil.
"Il
mio lavoro è di aiutarle, e quando hanno trovato il loro partner, di
legarli insieme. Rendo il loro amore più forte, è come se... unissi
le loro anime. Il loro amore è sempre stato lì, lo rendo solo
indistruttibile, o almeno lo è se sono la persona giusta l'uno per
l'altro."
Dan
annuì e rimase in silenzio, e per qualche minuto Phil pensò che si
fosse addormentato, finché non parlò di nuovo.
"Penso
che siamo fatti l'uno per l'altro. Non ho mai amato nessuno quanto
amo te.”
Phil
non riuscì a dire nulla, un nodo gli si formò in gola e il suo
stomaco fece una giravolta.
“Io
ti amo di più.” rispose dopo qualche secondo, abbracciandolo
forte.
“Quindi
potresti accoppiarci? Ipoteticamente, ci legheresti.”
Phil
sospirò.
“Non
cambierebbe nulla.”
“Ma
non è vero! Ci appaieresti, io ti amo e tu ami me, non è il motivo
della tua esistenza quello di far accadere il vero amore, invece di
portarlo via? Quindi perché dovrebbe essere giusto che ti portino
via da me?” Dan si sedette, stava urlando, le sue mani erano
strette a pugno e sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
Anche
Phil si alzò, avvicinando l'altro, e iniziò a premergli baci sul
collo e sul viso e giù per le spalle. Poi gli baciò ogni nocca
finché i pugni non si allentarono e si strinsero sulla mano di Phil
invece.
“Mi
dispiace, mi dispiace così tanto.” borbottò Phil tra i baci,
muovendosi per baciare le labbra di Dan, aggrappandosi così forte a
lui da fargli quasi male, ma Dan non si lamentò, lo strinse solo più
forte di rimando e lo baciò altrettanto furiosamente.
Era
un pensiero fisso per loro, che aleggiava tra di lor come una nebbia,
a dirgli che quello che avevano non sarebbe durato per molto. Dan
tendeva a fare commenti disinvolti a riguardo, ma a volte se la
prendeva proprio, ferendo Phil. Lo feriva perché nulla di tutto ciò
sarebbe dovuto mai accadere, e per quanto Phil avrebbe sempre voluto
ripetere quello che era successo, quello che aveva avuto con Dan,
ancora e ancora, sperava di poter cambiare il finale. Era abituato ad
essere solo, era abituato alla solitudine, e sarebbe riuscito a
superarla, ma non avrebbe mai superato il fatto di aver reso così
triste Dan, specialmente contando di essere lui stesso la causa.
“Per
favore non andartene stanotte, non andare a lavoro.” sussurrò Dan,
sedendosi e tirandolo verso di se. Phil lo circondò con le braccia,
lasciando che nascondesse il viso nel suo collo, facendo scivolare il
braccio sul suo dorso per tracciare con le dita le cicatrici sulle
sue scapole.
“Non
vado da nessuna parte.” rispose Phil. Sarebbe rimasto con Dan fin
quando avrebbe potuto, fino al giorno in cui sarebbe stato strappato
via da lui, e anche lì, Phil stava pensando ad un modo per tornare
dal suo perfetto ragazzo umano per passare il resto dell'eternità
con lui.
*
Phil
non riusciva mai a dire di no a Dan, quindi una notte, quando il
tempo stava iniziando a diventare un po' più caldo, Dan uscì con
Phil dall'appartamento, verso le strade buie, mentre Phil cercava
qualcuno da accoppiare.
Finirono
seduti su una panchina in un parco ad aspettare. Un paio di persone
gli passarono davanti, sarebbe stato un posto silenzioso se non fosse
stato per la musica soffocata che proveniva dall'ammasso di
discoteche e bar sulla strada a fianco.
“Sai,
potresti trovare un sacco di coppie nei bar. C'è sempre gente che si
fa e che si arrampica l'uno sull'altro per entrargli nei pantaloni.”
mormorò Dan sottovoce. Phil gli aveva detto di cercare di non
attirare l'attenzione, dato che era visibile, mentre lui non lo era,
ma Dan faceva fatica a rimanere zitto. A Phil non dava fastidio, non
era ancora abituato ad avere compagnia, e quella di Dan era quella
che preferiva di più.
“Quello
non è amore, è lussuria. Non si accoppiano persone alimentate da
alcol e solitudine.” rispose Phil, giocherellando con la freccia
tra le sue mani. Si chiese sovrappensiero che cosa gli sarebbe
successo se si fosse colpito con la sua stessa freccia. Avrebbe fatto
qualcosa? Lo avrebbe accoppiato con Dan?
“Giusto.”
disse Dan, pensieroso.
“Eppure
si dice 'in vino veritas'”
“Sì,
ma gli umani sono più che altro spinti dal bisogno di fare sesso con
qualcuno, non importa che li amino o meno. Per quello bisogna
pensarci di più.” rispose Phil, ricordando di quanto fosse stato
difficile cercare di capire gli umani e le loro menti complicate.
Faceva ancora fatica a volte, anche dopo tutto quel tempo.
“Hey,
non mi piaci solo perché sei bello, non sono un animale.” disse
Dan con un sorriso. Phil sentì le guance riscaldarsi, e Dan
ridacchiò allegramente.
“Arrossisci
così facilmente, è meraviglioso.” disse.
Phil
gli tirò un pugno sul braccio e mise il broncio.
“Non
è divertente.” borbottò. Incrociò il suo sguardo e non riuscì a
non sorridere, e Dan ghignò trionfalmente di rimando.
“Renditi
visibile così posso baciarti senza sembrare pazzo.” disse Dan.
Phil lo fece e Dan lo tirò immediatamente per la maglia verso di se
per baciarlo. Sussultò per la sorpresa ma si sciolse presto in Dan,
avvolgendogli la vita con le braccia.
Qualcuno
fischiò piano davanti a loro, e si fermarono entrambi per guardare
il gruppo di studenti ubriachi che li fissava. Uno dei ragazzi gli
stava sorridendo come un pazzo, mentre gli altri li stavano
guardando. Phil riusciva a sentire il coro di “awww” che
proveniva da loro.
“Trovatevi
una stanza, piccioncini!” urlò quello di fronte a loro. Phil
ridacchiò e nascose il viso nella maglia di Dan. Anche Dan stava
ridendo mentre affondava il volto nei capelli di Phil.
Il
gruppo se ne andò, ridendo tra di loro, e Phil alzò lo sguardo e
vide che Dan aveva assunto un colorito purpureo, cercando di
nasconderlo sotto il ciuffo. Phil rimise a posto i suoi capelli,
ridendo piano.
“E
poi mi dici che arrossisco facilmente.” disse Phil con un tono di
scherno. Dan scosse semplicemente la testa e nascose di nuovo la
faccia nei suoi capelli.
*
Phil
non lavorò molto mentre erano fuori. Dan lo distraeva troppo, e si
dimenticò di quello che doveva fare, non che gli importasse.
Ritornarono
presto perché Dan riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti, e
Phil dovette praticamente portarlo in braccio fino a casa. Si
addormentò nel momento stesso in cui lo appoggiò sul letto, quindi
Phil si tolse le scarpe e i jeans prima di coricarsi di fianco a lui
e tirare su le lenzuola.
Accarezzò
dolcemente la guancia di Dan col pollice, la mano nei suoi capelli
castani.
Ascoltò
il suo respiro diventare regolare, chiudendo gli occhi e sentendo la
bocca di Dan muoversi e la testa spostarsi di quando in quando. Dan
si mosse in avanti e si accoccolò su Phil nel sonno, e Phil si
ricordò della prima volta in cui aveva dormito da lui e Dan l'aveva
fatto, si era sentito così a suo agio e felice e in pace. Non si era
mai sentito così prima e ogni momento che passava con Dan gli
sembrava quello che aveva sempre immaginato potesse essere dormire,
era in pace e senza dolori e felice ovunque fosse con Dan, ed era
meraviglioso.
Era
cambiato così tanto, aveva imparato molto di se stesso e di quello
che lo circondava, e quasi nulla era come aveva sempre pensato che
fosse. Un tempo ne era spaventato, ma adesso non gli importava molto,
non avrebbe cambiato nulla di quello che gli era successo – non
avrebbe mai scambiato il se stesso di adesso per quello che era
prima. Dan aveva reso tutto colorato, tutti i ricordi prima di Dan
sembrava così grigi e spenti, venati di una tristezza oscura che lo
faceva tremare. Adesso sembrava tutto molto più vivace, e per
adesso, mentre Dan era accanto a lui, il respiro regolare, e Phil
poteva tenerlo stretto e sentire il suo battito cardiaco e i borbotti
occasionali mentre dormiva, poteva davvero apprezzare quanto fosse
felice, e quanto fosse fortunato ad avere l'opportunità di provare
emozioni, di essere umano, anche se solo per un breve periodo di
tempo.
*
Phil
era seduto al tavolo in cucina mentre Dan cucinava per entrambi,
canticchiando a bocca chiusa. Phil non sapeva cucinare, il massimo
che potesse fare era pasta e bacon, quindi lasciava che Dan cucinasse
tutti i pasti. Per tenersi occupato aveva posizionato i suoi
strumenti davanti a lui, e stava creando una nuova serie di frecce
per quando sarebbe tornato a lavorare. Il suo lavoro gli piaceva
molto di più adesso, non era più un obbligo, e gli piaceva ancora
rendere felici le persone, solo che adesso aveva anche lui la sua
fonte di gioia che lo rendeva molto più felice. Gli piaceva ancora
intagliare frecce, prima era tutto quello che aveva per tenersi
occupato, lo rendeva molto più calmo ed era un modo per dimenticare
tutto quello che lo circondava per un po'. Ruotò una delle sue nuove
frecce tra le mani, controllandola, poi afferrò un coltellino per
intagliare la sua firma, un cuoricino, alla fine.
Dan
comparì dietro di lui e si piegò, appoggiando il mento sulla sua
spalla per guardarlo meglio.
“Significa
qualcosa quel cuore?” chiese.
Phil
scosse la testa.
“No,
è una cosa mia. Un piccolo scherzo tra me e me, immagino.”
Dan
ridacchiò piano e gli baciò la guancia.
“Sei
così carino.” disse, tornando al cibo.
“Non
sono carino.” borbottò Phil con decisione, alzando gli occhi al
cielo.
“Si
invece, sei la definizione di 'carino'. Sei un angelo,
letteralmente.”
Phil
ridacchiò e si alzò in piedi, posando le mani sui fianchi di Dan e
tirandolo verso di lui per baciarlo.
“Come
fanno le frecce a diventare magiche?” chiese Dan, allungandosi per
prenderne una. La fece girare tra le mani, esaminandola con
attenzione.
Phil
alzò le spalle.
“Non
mi hanno detto nulla a riguardo.”
“Posso
provare a farne una?” chiese Dan.
Phil
sorrise e annuì, spingendo Dan verso la sua sedia. Dan si sedette e
iniziò a prendere gli strumenti di Phil, guardandoli e annuendo tra
se e se con un'aria seria.
“Non
hai idea di quello che stai facendo, vero?” chiese Phil
ridacchiando.
“Assolutamente
no.” disse Dan, alzando lo sguardo per sorridergli.
Phil
scosse la testa e sorrise dolcemente mentre spostava la sedia vicino
a Dan e gli mostrava come intagliare le frecce. Era parte di lui, una
delle uniche cose che era bravo a fare, ed elencò le istruzioni
automaticamente, mentre Dan le seguiva in modo maldestro, le mani che
tremavano leggermente.
Dan
riuscì a farne una, storta e fragile, con il suo nome intagliato
male alla fine. La tese verso Phil con un'espressione orgogliosa, e
Phil gli disse quanto fosse fantastica, perché per quanto non fosse
un granché, l'aveva fatta Dan, di conseguenza per lui valeva quanto
il mondo.
Tenette
la freccia di Dan nella faretra da quel momento in poi, senza mai
usarla – probabilmente non funzionava nemmeno, ma la teneva con se
e a volte, quando per sbaglio la tirava fuori, sorrideva prima
rimetterla con attenzione al suo posto. Pensava di tenere la freccia
storta per quanto avrebbe potuto, perché ogni volta che la guardava
pensava al sorriso di Dan, e al suo profondo colore castano, simile
agli occhi di Dan, ma non altrettanto incredibile. Voleva tenerla
perché era sicuro che non avrebbe mai smesso di farlo sorridere, gli
avrebbe sempre ricordato della volta in cui era seduto nella cucina
soleggiata di Dan, ridendo con lui mentre condividevano un altro
momento assolutamente ordinario che Phil avrebbe ricordato per
sempre.
Note
Scusate
il ritardo, Venerdì è stata una giornata strana e piena e
ieri ero ad un matrimonio (un matrimonio davveo noioso) e non ho potuto
caricare il capitolo. Vi ricordo che la storia conta i tutto 17
capitoli, il che significa che il prossimo sarà il penultimo
aggiornamento. Piangiamo insieme. (LA)
|
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Capitolo 16 *** XVI Capitolo ***
Give Me Love - 16
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
Dato
che Dan non andava più all'università, e Phil andava a lavoro solo
a notte fonda, i due ragazzi passavano la maggior parte del loro
tempo l'uno con l'altro. Si erano creati la loro piccola bolla
d'intimità, passando tutti i giorni accoccolati sul divano a
guardare stupidi reality show, o camminando per la strada mano per
mano, fermandosi al bar per chiacchierare animatamente davanti a due
tazze fumanti strette tra le mani. Sceglievano addirittura di andare
a letto presto, solo per passare più tempo intrecciati l'uno
nell'altro, sussurrando per non rompere il silenzio pacifico che li
circondava. Dan ci scherzava su, dicendo che era sempre stato una
persona notturna prima di conoscere Phil.
“Sono
cambiato così tanto da quando ti ho conosciuto.” disse Dan con un
piccolo sorriso. Erano sdraiati a letto, faccia a faccia. Dan aveva
la testa appoggiata sul braccio, e Phil aveva la mano tesa verso
l'altro, giocherellando con i suoi capelli.
“E'
una buona cosa oppure no?” chiese Phil cautamente. Anche se il
castano diceva di amarlo ogni giorno, Phil era consapevole di essere
piombato all'improvviso nella sua vita, scombussolandogliela, e a
volte si sentiva un intruso.
“Decisamente
si. Ero un disastro prima, dormivo o bevevo e basta, cercavo di
andare alle lezioni ma ogni volta le odiavo. Adesso va molto meglio,
prima sopravvivevo e basta, ed ero triste. Adesso non lo sono più.”
Phil
gli sorrise, e l'altro ricambiò.
“Penso
che anche il mio stile di vita sia cambiato drasticamente.” disse
Phil, e Dan rise ed annuì.
“Ho
sempre detto di non voler mai vivere una vita noiosa. Ho sempre
voluto fare cose importanti e appassionanti ogni giorno, senza mai
vivere una vita domestica dove rimanevo a casa e andavo a letto alla
stessa ora ogni notte, ma questo perché ero convinto che mi avrebbe
fatto valere più di quanto valessi. Ho realizzato che volevo solo
essere felice, e pensavo che sentirmi importante e fare qualcosa di
significativo mi avrebbe aiutato, ma non sono mai stato più felice
in vita mia come qui adesso, con te.”
Dan
sorrise di nuovo, e il moro si ricordò della prima volta che aveva
incontrato Dan, quando il suo sorriso era fin troppo grande e finto
per essere reale, e le sue risate erano forti e forzate. L'aveva
visto cambiare, ed era così grato che i suoi occhi non fossero più
tinti di tristezza tutto il tempo. Adesso, quando sorrideva, lo
faceva per davvero, e quando rideva di qualcosa, lo intendeva
davvero.
“Hai
trovato la tua strada. Sei molto più felice di quanto fossi prima.
Starai bene adesso, nonostante tutto, ne sono sicuro.” disse Phil,
muovendosi in avanti per baciargli la fronte. Dan annuì e nascose il
viso nella sua spalla.
“E
tu invece?” chiese Dan piano
Phil
rimase in silenzio, e la sua espressione si rabbuiò. Sapeva che non
sarebbe mai potuto di nuovo essere felice come lo era con Dan in quel
momento. Benché gli sembrasse che la vita di Dan stesse appena
iniziando, e il suo tempo con Phil fosse solo l'inizio della sua
strada verso la felicità, sembrava che quella di Phil stesse
finendo, e il suo tempo con Dan fosse il migliore che avesse mai
passato. Dan sapeva che la vita di Phil prima di lui non era un
granché, e conosceva il suo lavoro e tutto quello che comportava, e
l'altro sapeva che si stava preoccupando per lui. Malgrado Phil
l'avesse accettato, era una cosa nuova per Dan, e lo rendeva triste
sapere che Phil non sarebbe potuto essere felice quanto pensava che
meritasse.
“Starò
bene.” mormorò Phil, circondandolo con le braccia e tenendolo
stretto.
Sarebbe
stato bene, ce l'aveva fatta prima, e sarebbe riuscito a farcela
adesso. Sarebbe andato avanti nella vita e sarebbe sopravvissuto
finché non sarebbe giunto finalmente il tempo di tornare a casa e
stare in pace. Sapeva però che gli ci sarebbe voluto molto più
tempo perché aveva lasciato il lavoro per stare con un umano. Sapeva
anche che oltre a farlo rimanere sulla terra per molto più tempo,
finché non avrebbe compensato il tempo perso, ci sarebbe sicuramente
stata una punizione per tutte le regole che aveva trasgredito.
Phil
si addormentò di nuovo quella notte, e ancora non capiva come
potesse succedere. Dormire era pacifico quanto se lo era sempre
immaginato, aveva la possibilità di riposare per qualche ora e si
svegliava sentendosi più in salute che mai. Non sapeva nemmeno di
potersi sentire così bene come in quei momenti, dato che si era
rassegnato ad una vita di dolori e malori finché non sarebbe andato
a casa.
Quando
Phil dormiva, spesso faceva strani sogni, anche se sembravano più
ricordi. Sognava di prima che fosse mandato sulla terra, della sua
specie e delle lezioni che gli erano state insegnate prima che fosse
mandato a fare il suo dovere. Erano sempre vaghi e sfocati e la
maggior parte del tempo riusciva a sentire a malapena ciò che veniva
detto, ma si svegliava sempre con uno strano senso di nostalgia che
lo lasciava disorientato per un po'.
Un
mattino, Phil si svegliò e trovò che il lato del letto di Dan era
vuoto. Era strano, perché in genere dormiva ore dopo il suo
risveglio e anche dopo essersi svegliato, preferiva rimanere ad
oziare a letto per qualche ora con lui piuttosto che alzarsi. Phil
scese le scale, sbadigliando, e sorrise leggermente quando sentì
l'altro canticchiare dalla cucina.
“Ti
sei svegliato presto.” disse Phil, ancora sorridente, mentre si
appoggiava allo stipite della porta, guardandolo.
Dan
stava facendo la valigia, che stava appoggiando sul bancone della
cucina, e quando sentì la voce di Phil sobbalzò per la sorpresa,
per poi girarsi a sorridergli.
“Impressionante,
eh? Posso essere uno mattiniero quando è necessario.” Dan era già
vestito, i suoi capelli erano piastrati e si era addirittura messo le
scarpe.
Phil
si sentì molto inadeguato, considerando che si era appena svegliato
e aveva addosso solo i pantaloni della tuta di Dan, che aveva trovato
per terra mentre si dirigeva al piano di sotto. D'altra parte, Phil
si sentiva sempre inadeguato vicino a Dan, ancora non riusciva a
comprendere perché gli piacesse così tanto.
“Come
mai è necessario, oggi?” chiese Phil, e cercò di avvicinarsi per
guardare nella valigia, ma Dan lo spinse via, cacciandolo.
“E'
una sorpresa, e per quanto ami quanto tu sia bello la mattina presto,
probabilmente dovresti andare a vestirti. Abbiamo un treno da
prendere.” disse facendogli l'occhiolino, e Phil arrossì,
scuotendo la testa. Dan si divertiva a farlo arrossire il più spesso
possibile, e avrebbe mentito se avesse detto che non gli piaceva.
Phil
fece come gli era stato detto e andò a cambiarsi, mettendosi i
vestiti più eleganti che potesse trovare e cercando di rendere i
suoi capelli quasi decenti, così Dan sarebbe potuto essere
orgoglioso di lui ovunque stessero andando. Non gli era mai davvero
importato prima, aveva messo gli stessi vestiti fin quando potesse
ricordare, finché non erano tutti macchiati e bucherellati, e i suoi
capelli erano sempre stati scompigliati e lunghi, e sempre coperti da
uno strato di sporco. Il suo aspetto gli importava molto di più
adesso, più che altro perché non voleva che Dan si sentisse in
imbarazzo quando uscivano insieme. Dan era interessante e bello e
accattivante, e Phil era solo un angelo malaticcio che non era
assolutamente degno dell'amore dell'altro, ma lo riceveva comunque.
Uscirono
poco dopo, Dan afferrò la valigia in una mano, guidando Phil con
l'altra, alzando lo sguardo al cielo e sorridendo ringraziando il
tempo per essere rimasto soleggiato, almeno per il momento. Presero
il treno, e Dan non lasciò che l'altro vedesse i biglietti, e gli
coprì le orecchie ogni qualvolta che il treno annunciava la loro
fermata, facendolo ridacchiare e alzare gli occhi al cielo, al che
Dan ghignava sempre.
Dopo
qualche ora il ragazzo si addormentò con la testa appoggiata sulla
spalla di Phil, la mano intrecciata alla sua. Phil si assicurò di
tapparsi le orecchie quando l'altoparlante gracchiava le fermate, per
rispettare i tentativi di Dan di tenerle segrete.
Dan
si svegliò, e si impanicò pensando che avessero perso la fermata,
controllando mille volte i biglietti e il numero di fermate finché
Phil non chiamò qualcuno per chiarire che non ci erano ancora
arrivati. Phil osservò la campagna che stavano attraversando, con le
sue sfumature di verde e giallo e blu. Lo meravigliava come ovunque,
sulla terra, ogni posto sembrasse unico e spettacolare.
Quando
il treno si fermò ad una vecchia stazione sulla quale stavano
crescendo erba e fiori, con cartelli arrugginiti quasi illeggibili,
Dan gli disse che era dove dovevano scendere, e lo fece alzare dal
sedile, spingendolo verso l'uscita.
Passarono
oltre la stazione, verso una piccola stradina di campagna, camminando
davanti ad un cottage dopo l'altro, ognuno con la sua personalità, a
mostrare il tipo di persona alla quale appartenevano. Phil si fermò
per guardarle una per una, e Dan rise mentre cercava di farlo
affrettare.
“Mi
piacerebbe vivere in un posto come questo, è bello e pacifico.”
disse Phil sovrappensiero.
“Non
ne sono molto sicuro, va bene una volta ogni tanto, ma dopo un po' il
troppo silenzio mi fa impazzire.” rispose Dan.
Mentre
Phil percorreva la strada, sentì una strana ondata di déjà vu,
sentendosi come se ci fosse stato in un posto del genere prima, e si
accigliò, cercando di ricordare...
“Numero
22- E' il nostro!” Esclamò all'improvviso Dan, tirando fuori un
mazzo enorme di chiavi dalla tasca e superando il cancello per andare
verso l'ultima casa, all'angolo. La porta era blu scuro, ed era fatta
con vecchi mattoni rosso scuro, con le cornici della finestra dello
stesso colore della porta. Il lato sinistro della casa era coperto di
edera, e il giardino di fronte aveva più fiori che spazio;
un'esplosione di colori riempiva il piccolo terreno erboso e alcuni
fiori si facevano strada verso la porta. Phil si assicurò di non
pestarne sul sentiero mentre raggiungeva Dan, che stava combattendo
per aprire la porta.
“Dato
che dovrai lasciarmi presto-”
L'espressione
dei due ragazzi si rabbuiò momentaneamente, finché Dan non
continuò.
“-E
non puoi andartene troppo lontano, ho pensato che avremmo potuto fare
una piccola vacanza insieme. Rimaniamo qui solo fino a domani, ma ho
scelto uno dei tuoi posti preferiti che hai menzionato, e può essere
il primo posto da togliere dalla mia lista.”
Dan
riuscì finalmente ad aprire la porta, esultando deliziato, proprio
mentre Phil lo tirava verso di lui per baciarlo. Attraversarono
l'entrata, le labbra ancora attaccate, e Phil si prese un minuto per
osservare il bellissimo piccolo cottage che Dan aveva affittato per
loro, prima di baciarlo di nuovo.
“Ti
amo così tanto.” mormorò Phil, perché lo amava davvero, così
tanto che gli stringeva il cuore e gli pizzicava la pelle e lo faceva
sentire come se stesse brillando dalla testa ai piedi.
Dan
sorrise entusiasta, lasciando cadere la valigia per terra per
abbracciarlo.
“Anche
io ti amo, più di quanto io possa spiegare a parole.” rispose,
tracciando linee sulla pelle scoperta della schiena di Phil dove la
sua maglietta si era leggermente alzata.
“E'
stata una bella sorpresa, quindi?”
“La
migliore.” disse Phil, annuendo, per poi guardarsi intorno e
osservare i ninnoli appesi delicatamente sul muro, e il modo in cui
il sole brillava attraverso le finestre, gettando luce su tutto ciò
che li circondava.
*
Il
loro piccolo cottage era coperto di ornamenti e cose strane, e Phil
si prese il tempo di osservarli attentamente uno a uno, chiedendosi
da dove venissero. C'erano fiori sul davanzale, e il tappeto sembrava
neve, scricchiolando sotto ai suoi piedi quando ci camminava sopra.
Ci si sedette, lasciando che i raggi del sole lo colpissero, invece
di sedersi in una delle vecchie poltrone dove lui e Dan si sedevano
per mangiare il pranzo che il ragazzo aveva preparato e impacchettato
la mattina, prima che il moro si svegliasse, e Phil passò le dita
sul vecchio tappeto e sospirò soddisfatto, sentendosi come se non
avesse nulla di cui preoccuparsi per la prima volta da tanto tempo.
“La
spiaggia è alla fine della strada. Siamo comunque in Inghilterra,
quindi probabilmente sarà gelida e inizierà a piovere appena
porremo piede fuori dalla porta, ma sarà comunque carino.” disse
il castano, sorridendo a Phil, il quale annuì mentre si sdraiava sul
tappeto, sentendo il sole penetrargli la pelle.
“Sarebbe
comunque perfetto, perché avrei te.” mormorò Phil, chiudendo gli
occhi.
Dan
rise e si piegò per premere un bacio sulle sue labbra, prima di
dirigersi verso la cucina. Phil lo sentì parlare tra se e se,
ascoltando i suoi passi sul pavimento della cucina. Riusciva a
sentire gli uccellini cinguettare allegramente fuori, e riusciva a
sentire il sole sul viso e il tappeto sotto la sua schiena, e anche
se aveva implorato tutta la sua vita di avere la possibilità di
dormire per sempre e farla finita con la sua vita sulla terra,
realizzò che non voleva più dormire, e avrebbe preferito restare
sveglio per altre centinaia di vite, se avesse significato passare
più tempo nella serenità perfetta che gli aveva portato Dan.
*
Passarono
il resto della giornata sulla spiaggia, e fortunatamente il sole
continuò a brillare ed ebbero addirittura l'occasione di guardarlo
tramontare sul mare, riflettendosi sulla superficie dell'acqua.
I
due ragazzi ritornarono tenendosi mano nella mano, guardando il cielo
cambiare e scurirsi, e le prime stelle iniziarono a farsi vedere.
“Oh
wow sono così tante.” disse Dan alzando lo sguardo verso il cielo.
Phil
sorrise e annuì, guardando la sorpresa sul volto dell'altro mentre
guardava in su, estasiato.
“Non
vedevo così bene le stelle da anni, la mia città è troppo piena di
smog e luce per vederle davvero.”
“La
tua città è bella a modo suo, è stupenda quando il sole sorge
sopra agli edifici, e praticamente brilla di luce la notte.”
Dan
sbuffò e lo guardò, alzando gli occhi al cielo.
“Vedi
la bellezza in tutto.”
“Perché
tutto ha la sua bellezza. Il tuo mondo è un capolavoro, solo che le
persone hanno gusti diversi.”
Dan
scosse la testa, sorridendo dolcemente, per poi allungarsi per
baciargli la guancia prima di tornare a guardare il cielo sopra di
loro.
*
“Ritiro
quello che avevo detto prima.” mormorò Dan, accoccolato sul fianco
di Phil a letto, respirando profondamente e aggrappandosi agli ultimi
barlumi di consapevolezza che gli erano rimasti.
“Hm?”
le palpebre di Phil erano pesanti, e anche lui faceva fatica a
rimanere sveglio.
“Potrei
vivere qui, in un posto quieto e pacifico, è carino. Finché ho te,
potrei rimanere qui per sempre.”
Phil
si girò e lo baciò sulla fronte, circondando poi la sua vita con le
braccia per stringerlo a se, affondando il viso nel suo collo.
“Assecondato.”
sussurrò Phil.
*
Il
loro week end insieme passò fin troppo velocemente, e all'improvviso
si stavano affrettando a cercare di fare le valigie e correre verso
la stazione, cercando di arrivare in tempo per il loro treno
Non
è che stessero tornando alle loro vite impegnate o qualcosa del
genere, dato che, come fece notare Dan, avrebbero fatto a casa la
stessa cosa che avevano passato a fare tutto il finesettiana. Erano
abituato a passare tutto il tempo insieme, e lo apprezzavano tanto
quanto lo facevano quando era una novità, ma il fatto che Dan avesse
portato Phil in un bel posto come quello e avere la possibilità di
passare il loro tempo insieme lì era sembrato così diverso.
Erano
lontani da tutto ed era stato così sereno e era sembrato che
avessero davvero il loro piccolo angolo nel mondo, da condividere
solo tra loro. A Phil non importava dove fosse, però, bastava che
fosse con Dan, e glielo disse quando si sdraiarono sul divano dopo
una lunga giornata di viaggio.
“Assecondato.”
rispose Dan con un ghigno.
*
Phil
persuase Dan ad iniziare a comprare i biglietti per i suoi viaggi,
anche se ogni volta che uno di loro ne parlava, entrambi si
rabbuiavano e non riuscivano a guardarsi negli occhi. Dan aveva
cercato di procrastinare la cosa, affermando che Phil era ancora lì,
quindi non voleva ancora farlo, ma Phil riusciva anche a capire che
si stava stressando per il tempo che stava per finire. Comunque,
Comunque, Phil aiutò Dan a scegliere il primo posto in cui andare –
una bella città in Europa per iniziare, e spinse Dan verso l'agenzia
di viaggi per scegliere. Dan si sentì estremamente in colpa mentre
baciava Phil per salutarlo e gli prometteva che sarebbe tornato il
più presto possibile, ma era praticamente saltellato fuori per la
gioia, e l'aveva fatto sorridere mentre l'aveva guardato andarsene.
Per
quanto fosse felice, non era l'unica cosa che lo facesse insistere.
Aveva realizzato che anche se la sua vita sarebbe stata presto
insopportabile per un sacco di ragioni, non gli importava quanto
avrebbe sofferto. A Phil importava di più che Dan fosse felice,
brillava ogni volta che Dan sorrideva così forte che gli si
formavano le rughe intorno agli occhi, e quando Dan sembrava
entusiasta dei suoi futuri piani e rideva, Phil si sentiva felice per
lui. Era sempre stato convinto di non poter amare ma aveva realizzato
che se quello con Dan non era amore, non poteva immaginare cos'altro
potesse essere.
Pescò
il piccolo portachiavi che aveva nascosto nella tasca dal loro week
end e andò in cucina, tenendolo tra le mani e sorridendogli. Era una
piccola bambolina tipo voodoo, con piccoli occhi di bottoni neri e i
capelli dello stesso colore. La bambola aveva due piccole ali che le
spuntavano dalla schiena, e Phil l'aveva vista nel piccolo negozio
vicino alla spiaggia e l'aveva subito comprata, pensando di darla a
Dan per portarla con se nei suoi viaggi quando Phil non sarebbe più
potuto stare con lui.
Mentre
guardava la bambola, vide che le sue mani iniziarono a tremare
violentemente. Il tremolio si espanse velocemente per tutto il corpo,
e lo fece sentire come le le sue ossa fossero diventate liquide. Phil
ansimò e si appoggiò pesantemente al bancone dietro di lui, si
sentì come se avesse un macigno sul petto e non riuscì a respirare
bene, solo a piccoli soffi di aria che gli bruciavano i polmoni.
Pensò vagamente che questo potesse essere un altro trasferimento, ma
non poteva essere, non gli aveva mai fatto così male, era diverso
stavolta, ed era terrorizzato.
Era
madido di sudore, riusciva a sentirlo colare giù per la schiena e
dal suo volto, e il suo stomaco si stava ribaltando, annodandosi.
Probabilmente avrebbe urlato se avesse potuto, ma sembrava che fiamme
gli leccassero il collo, bruciandogli la gola. Phil collassò sulle
ginocchia, sentendo il tonfo echeggiare intorno a lui mentre delle
accecanti luci bianche riempivano lentamente la stanza e gli
bruciavano la vista. Sentì che c'era qualcosa dentro di lui, che
scavava e strappava per uscire fuori, e anche se Phil aveva avuto a
che fare con il dolore tutta la sua vita, non avrebbe mai pensato che
un dolore del genere potesse esistere.
Forse
stava morendo, non era nemmeno sicuro di poter morire, ma era l'unica
cosa alla quale potesse pensare. Le luci stavano diventando sempre
più presenti adesso, cancellando tutto il resto, incluso il dolore
lacerante, e Phil ne fu così grato che gli venne da piangere. Si
piegò, afferrandosi la testa con le mani e aspettando che finisse
tutto, di morire e andarsene per sempre. Sentì il bruciore iniziare
a passare, e il suo corpo diventò così leggero che si sentì come
se potesse volare.
L'ultimo
pensiero di Phil fu per Dan, e di come gli facesse terribilmente male
il fatto che non avesse avuto la possibilità di dirgli addio, e che
Dan sarebbe tornato in una casa vuota, senza sapere dove fosse
andato. Phil si immaginò Dan, la sua versione preferita di lui,
quando si era appena svegliato ed era rimasto accoccolato vicino a
lui, sorridendo, e riuscì a dire il suo nome appena prima che il
bianco diventasse nero.
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Capitolo 17 *** XVII Capitolo ***
Give Me Love - 17
Disclaimers:
I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà
di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e
ripubblicare qui la fanfiction.
Give me love
Phil
fu a dir poco sorpreso quando si risvegliò. Si sentiva come se fosse
stato colpito da una serie di veicoli uno dopo l'altro, e per ogni
minimo movimento, quel dolore di moltiplicava di dieci volte. Però
era vivo, cosa che decisamente non si aspettava.
Fu
ancora più sorpreso quando realizzò dove fosse, anche se non fu
tanto una piacevole sorpresa quanto un terrificante tuffo in una
distesa di acqua gelida che gli fece tendere tutti i nervi. Non si
aspettava di vedere quel posto ancora per molto e ritornarci,
specialmente dopo quello che gli era successo, non era affatto un
buon segno.
Il
posto era così bianco che gli faceva lacrimare gli occhi, e
riusciva a sentire i sussurri delle persone echeggiare intorno a lui,
anche se non riusciva a vedere nessuno.
Phil
si alzò lentamente, grugnendo nel processo, e riuscì a vedere i
lineamenti sfocati delle figure intorno a lui, anche se non riuscì a
dire quanto lontane o vicine fossero. In qualunque caso, lo resero
nervoso, e fece del suo meglio per cercare di vederle meglio. Ma la
sua casa era un posto strano, tutto era distorto, e sembrava
assolutamente surreale; i suoi sensi erano attenuati ma intensificati
allo stesso tempo, e non riusciva a capire come potesse essere
possibile. Phil sentì un rumore iniziare a circondarlo, all'inizio
era fioco e distante, ma poi fu sempre più forte e presto realizzò
che si trattava del pianto di qualcuno, che stava singhiozzando e
gemendo istericamente. Phil si accigliò e si concentrò sul suono,
poi il suo cuore perse un battito quando si rese conto di
riconoscerlo, di sapere chi stesse piangendo.
“Dan.”
sussurrò Phil, balzando in piedi e guardandosi intorno
freneticamente. Come faceva a sentire Dan? E perché era un suono
così chiaro quando tutto il resto era smorzato?
A
Phil non importava più di tanto, voleva solo trovare Dan e
abbracciarlo forte e farlo stare meglio. Non riusciva a sopportare di
saperlo triste, e aveva una terribile sensazione di essere lui la
causa del suo dolore.
Il
pianto di Dan diventò sempre più forte, fin quando non diventò
quasi assordante, e anche se si mise le mani sulle orecchie, con gli
occhi serrati, riuscì comunque a sentirlo forte e chiaro.
“Basta!”
urlò, a nessuno in particolare. Lacrime gli pizzicarono gli occhi,
rendendogli la vista sfocata, si sentiva le gambe come se fossero
fatte di gelatina e il suo cervello stesse girando. Cosa diavolo
stava succedendo?
Ci
fu un altro rumore, oltre al singhiozzare interminabile di Dan. Un
sussurro, o vari sussurri, che stavano diventando sempre più forti.
Phil capì che erano delle persone che stavano parlando, e fu solo
quando sentì dei passi che realizzò anche che le persone in
questione erano dietro di lui.
“Interessante,
ha davvero una connessione con l'umano. Prova il suo stesso dolore.”
disse una voce, pensierosa.
“Bizzarro.”
constatò un'altra.
Phil
cercò di sforzare gli occhi per mettere a fuoco le figure alte di
fronte a lui, ma continuavano ad andare fuori fuoco, rimanendo delle
silhouette sfocate, e l'unica cosa chiaramente visibile erano delle
larghe ali che si protendevano dalle lo schiene.
“Ho
bisogno di vederlo.” insistette Phil, stringendo gli occhi alle
persone davanti a lui. Riuscì quasi a riconoscere uno dei loro
volti.
“Non
è possibile, hai già fatto abbastanza danni. Non sei fatto per
lavorare sulla terra, non puoi tornare.”
Phil
riusciva ancora a sentire il singhiozzare di Dan, e non notò nemmeno
le lacrime che stavano scivolando sul suo volto mentre si stringeva
le mani e implorava gli esseri davanti a lui.
“Per
favore, per favore fatemi dire solo addio. Tornerò, farò quello che
volete, solo, per favore.”
Gli
altri rimasero in silenzio, Phil riusciva a vedere i loro occhi
adesso. Lo stavano tutti fissando con espressioni diverse. Alcuni
sembravano disgustati, e gli altri erano arrabbiati, tranne uno, che
guardò Phil con una compassione sincera, lacrime gli brillavano
negli occhi.
“Come
può provare delle emozioni così forti? Così umane?” mormorò
qualcuno dietro di lui. Lo stavano guardando come se fosse un qualche
strano animale.
“Noi
non proviamo amore, non possiamo.” disse un'altra figura,
incrociando le braccia e facendo una smorfia nella direzione di Phil.
“Io
l'ho provato, lo faccio ancora. Io lo amo.” disse Phil con
decisione.
Uno
degli esseri emise un verso di disgusto e un altro sospirò,
scuotendo la testa.
“Non
puoi tornare, se un pericolo per noi. Hai disobbedito ad ogni regola
e hai fallito.”
Phil
non credeva di aver fallito, affatto. Aveva dato il massimo per così
a lungo, impegnandosi a rendere felici le persone, e poi aveva reso
felice la persona più importante nel suo piccolo mondo, la quale
aveva fatto lo stesso per lui. Non era questo il caso però, pensò
tristemente, Dan era distrutto e Phil lo aveva lasciato senza nemmeno
dirgli addio, e il pensiero gli faceva dolere il cuore.
Gli
esseri si girarono e si dissolsero nello sfondo fin troppo bianco
davanti a loro, sparirono tutti, tranne uno.
Phil
sentì una mano sulla schiena, e con un sussulto chiuse gli occhi,
aspettando qualche punizione che sicuramente stava per arrivare.
“Ti
manderò da lui. Avrei momenti, secondi, anche meno. Dirai i tuoi
addii, e poi tornerai. Ti aspetterò per riportarti a casa.”
Sussurrò qualcuno nel suo orecchio.
Phil
alzò lo sguardo, perplesso, e vide che il paesaggio intorno a lui
iniziava a cambiare. I muri iniziarono a sciogliersi, e dietro ai
muri c'erano abissi di oscurità. Il pavimento iniziò a sparire
sotto ai suoi piedi, e cercò di correre via, ma era troppo lento.
Phil cadde attraverso il pavimento con un urlo, chiudendo gli occhi e
pregando che non avrebbe fatto troppo male quando finalmente colpì
il terreno.
*
Atterrò
a faccia in giù sui sampietrini di una strada che non riconobbe.
Grugnì e stiracchiò gli arti, sedendosi per potersi guardare
intorno. Non riconobbe il posto, sapeva che era la Terra, ma non un
posto che aveva visitato. C'erano persone ovunque, che camminavano
per le strade, anche se nessuno sembrava avere particolarmente fretta
come quelli dell'ultima città in cui era stato. Molti passanti lo
stavano guardando con smorfie disgustate, quindi si affrettò ad
alzarsi da terra e togliersi la polvere di dosso, guardandosi in
torno in cerca delle sue cose.
Non
aveva molto tempo, e lo sapeva, quindi si affrettò per le strade il
più velocemente possibile, inciampando nei propri piedi ogni due
passi e cercando di scuotere l'intorpidimento che gli offuscava la
mente.
Come
diavolo sarebbe riuscito a trovare Dan in una città così grande?
Una vocina nella sua testa si chiese se era stato mandato nel posto
sbagliato, sicuramente Dan era ancora a casa...?
Gli
si formò un nodo allo stomaco quando realizzò che non sapeva quanto
era passato. Il tempo scorreva in modo diverso per lui, e mesi, o
addirittura anni, potevano essere trascorsi da quando Dan l'aveva
visto per l'ultima volta, anche se per lui era stata una questione di
minuti.
Phil
iniziò ad impanicarsi, sentendo la tensione nei muscoli che gli
diceva che stava per essere trasferito di nuovo. Aveva bisogno di
trovare Dan, ma dove?
“Phil?”
disse una voce esitante dietro di lui.
Ovviamente
era stato Dan a trovarlo per primo.
Phil
si girò verso di lui, e quasi gli cedettero le gambe. Dan era quasi
uguale, i suoi capelli erano un po' più corti ed era decisamente
cresciuto di qualche centimetro. Aveva uno zaino appeso alla spalla,
e la sua pelle era leggermente più scura di quanto fosse prima, ma
era ancora Dan, e Phil non era mai stato tanto felice di vederlo. Sul
suo volto apparve un sorriso, e asciugò un paio di lacrime che
stavano affiorando nei suoi occhi mentre osservava Dan, e riponeva
con cura ogni centimetro di lui nei suoi ricordi.
Dan
era rimasto lì con la bocca aperta e gli occhi sbarrati mentre
ricambiava lo sguardo, e rimasero entrambi in silenzio per un po',
osservandosi.
“Mi
dispiace così tanto.” riuscì finalmente a dire Phil, e Dan si
avvicinò e lo strinse in un abbraccio.
“Pensavo
che non ti avrei mai rivisto.” sussurrò Dan nel suo orecchio
mentre lo abbracciava più stretto, scorrendo le mani sulla sua
schiena e verso i fianchi, come per controllare che fosse davvero lì.
Phil
lo abbracciò altrettanto forte, affondando il volto nei suoi capelli
e inspirando il suo profumo, scusandosi ancora e ancora.
Phil
non voleva chiedere, ma sapeva che doveva.
“Quanto
tempo è passato?”
Dan
si staccò, e si accigliò leggermente, muovendosi per incrociare le
loro dita insieme.
“Quasi
due anni. Ho passato un paio di mesi a pensare che saresti tornato,
credevo – credevo di averti sentito.” Dan sembrava distante
mentre la sua espressione si rabbuiava, e Phil gli strinse la mano.
“Ma
non l'hai fatto, immagino di aver perso un po' la speranza. Non ho
mai smesso di pensarti però, mi sei mancato ogni giorno.”
Phil
si avvicinò e premette un bacio sulla sua fronte, e Dan sospirò e
chiuse gli occhi.
“Non
posso rimanere. Mi hanno dato la possibilità di venire e dire addio,
ma non posso rimanere.” mormorò Phil, circondandolo con le braccia
e stringendolo a se. Dan annuì e nascose il volto nella suo collo.
Rimasero
in silenzio, entrambi rimanendo abbracciati e cercando di trattenere
le lacrime. Phil si sentì in colpa per essere piombato ancora una
volta nella vita di Dan, aprendo vecchie ferite che probabilmente
erano quasi guarite, ma alla piccola parte egoista di lui non
importava. Era così felice di vedere Dan per un'ultima volta.
“Stai
bene però, vero? Alla fine, per l'università?” Phil fece un passo
indietro per mettere le mani sui lati del viso di Dan per guardarlo
per bene, e gli angoli della bocca del castano si arricciarono mentre
appoggiava la mano su quella di Phil.
“Sto
bene, davvero. Ho mollato completamente l'università, ed è stata la
decisione migliore che io abbia mai preso. Sto ancora viaggiando –
ho finito la lista di posti che abbiamo fatto, e poi ho semplicemente
continuato, trovando lavori in qualunque città andassi.”
“E
sei felice?” chiese Phil.
Il
sorriso di Dan diventò più ampio, e Phil realizzò di sapere la
risposta ancora prima che l'altro parlasse.
“Lo
sono.” rispose Dan. Phil sapeva che era la verità, conosceva ogni
parte di lui, sapeva cosa significasse ogni sorriso, ogni sospiro,
ogni movimento, e sapeva che Dan era felice, e Phil era così
sollevato che per un momento rimase senza fiato.
“Dan?”
sentì Phil dire dietro di lui.
I
due si irrigidirono, e il viso di Dan si illuminò in un sorriso
quando notò la persona dietro Phil. Entrambi abbassarono le mani, e
poi Dan allungò le braccia, al che l'altra persona si avvicinò a
lui e si appoggiò al suo fianco con un sorriso contento. Phil non
fece a meno di notare il modo in cui l'altro lo osservava confuso,
guardando Dan in cerca di spiegazioni.
“Josh,
questo è Phil. Phil, Josh.” mormorò Dan, allontanando lo sguardo
sia da Phil che dall'altro ragazzo. Sembrava colpevole, e Phil lo
guardò accigliato, guardandolo, finché non realizzò che Josh lo
stava fissando.
Josh
aveva i capelli castani, un po' più chiari di quelli di Dan, che
sembravano un po' troppo perfettamente lisci e arruffati perchè
fosse una coincidenza. Era un po' più basso di Dan, anche se aveva
la sua stessa figura alta e slanciata, ed era anche più magro di
lui. I suoi occhi verde scuro stavano ricambiando il suo sguardo, con
un sorriso che riempiva l'intero volto, e Phil non riuscì a non
ricambiarlo.
“Quel
Phil? Il Phil?” chiese Josh, girandosi verso Dan, il quale arrossì,
annuendo.
Josh
fece un passo in avanti e strinse Phil in un abbraccio ancora prima
che l'altro avesse la possibilità di parlare, ma ridacchio e lo
strinse cautamente.
“Sono
così contento di incontrarti! Ho sentito così tanto su di te.”
disse Josh con entusiasmo. Gli sorrise ancora una volta e guardò
Dan, appoggiandosi alla sua spalla.
E
fu lì che Phil realizzò perché Dan sembrava così in colpa.
Josh
lo stava guardando come se fosse la cosa migliore che avesse mai
visto, e anche se Dan cercava di nasconderlo, lo guardava allo stesso
modo. Il sorriso di Josh crebbe e si appoggiò a Dan, circondando la
sua vita con un braccio.
Phil
fu immediatamente colpito da un miscuglio di emozioni che lo
attraversarono ad ondate, e anche se cercava di trattenerle, un
nauseante senso di gelosia gli strinse il petto mentre cercava di
continuare a sorridere.
Josh
stava parlando animatamente di qualcosa, sorridendo, ma Phil non
riusciva a sentire, la sua mente era un ronzio di pensieri urlanti,
che attutivano tutto il resto. Gli salì una risata isterica al fatto
che si pensasse che la sua specie non provasse nulla, anche se la
quantità di emozioni che gli stava attraversando il corpo gli fece
venire i conati mentre guardava le dita di Josh giocherellare con il
bordo della maglia di Dan. Rimise a fuoco la scena quando realizzò
che Josh gli stava tendendo la mano.
“Vi
lascio da soli allora, sono così felice di averti finalmente
incontrato, Phil.” disse Josh, scuotendogli la mano sorridendo.
Phil
riuscì a sorridergli di rimando e annuì mentre quello si allungava
verso Dan per premergli un bacio sulla guancia prima di incamminarsi
per la strada.
“Mi
dispiace.” sbottò Dan un secondo dopo che Josh si allontanò. Si
stava stringendo lo stomaco, e i due stavano mantenendo un metro di
distanza tra di loro, fissando il pavimento.
“Perché
ti stai scusando?” chiese Phil di colpo, cercando il più possibile
di non suonare velenoso.
Dan
alzò un sopracciglio e gli si strinse la mascella.
“Perché
ho visto la tua faccia. Lo guardavi come se stessi per tirare un
pugno a Josh, oppure a me.”
Phil
sospirò profondamente, e scosse la testa.
“Non
potevo farci molto.” mormorò, abbassando lo sguardo.
“Quanto
tempo è passato per te? Dico, dall'ultima volta che mi hai visto?”
disse Dan con esitazione.
“Minuti.
Mi sono ritrovato a casa e li ho subito implorati di tornare da te.
Mi sembra di essere stato nella tua cucina cinque minuti fa.”
Phil
alzò lo sguardo per vedere il volto di Dan addolcirsi, e si avvicinò
a lui, prendendogli la mano e tracciando linee nel suo suo polso con
il pollice.
“Oh
dio, mi dispiace così tanto.” disse Dan piano.
“Ho
incontrato Josh ad Amsterdam qualche mese fa. Era lì per tenermi
compagnia e basta ma – è adorabile, Phil. Mi piace tanto, e non
avrei mai pensato di riuscire a passare una cosa del genere dopo di
te, ma mi piace davvero averlo vicino.”
“Ti
rende felice?” chiese Phil piano. La gelosia aveva iniziato a
calare, scomparendo completamente quando vide la bocca di Dan
arricciarsi in un piccolo sorriso e i suoi occhi brillare quando
parlò del nuovo ragazzo che aveva incontrato
Dan
esitò, e poi annuì, prima di nascondere il viso nel petto di Phil e
sussurrare scuse.
Phil
tracciò cerchi nella sua schiena per calmarlo. La felicità di Dan
era sempre stata la cosa più importante per Phil. Doveva andare
avanti nel modo migliore possibile con la sua vita una volta che Phil
fosse andato via per sempre, e se questo significava che Josh ne
avrebbe fatto parte, allora sarebbe dovuto essere così.
Glielo
disse, e Dan lo guardò come se stesse per scoppiare a piangere prima
di stringerlo in un altro abbraccio così forte da rompergli le ossa.
Il
petto di Phil faceva male, la sua testa stava pulsando e i suoi occhi
bruciavano per le lacrime trattenute, ma sorrise mentre Dan faceva un
passo indietro per guardarlo,e Phil riuscì a vedere il ragazzo
felice e sicuro di se che sarebbe sempre dovuto essere. Non era più
perso e triste e solo, Dan aveva rimesso in sesto la sua vita,
proprio come Phil sapeva che avrebbe voluto, ed era meraviglioso.
“Ti
amo, davvero.” disse Dan singhiozzando leggermente.
Phil
si avvicinò con un sorriso e lo baciò di nuovo sulla fronte,
stringendogli la mano.
“Ti
amerò per sempre, lo sai” disse Phil, e poi sussultò leggermente
quando quando sentì la tensione nei muscoli diventare più forte, e
si accigliò.
“Starai
bene, vero?” chiese Dan, aggrottando le sopracciglia per la
preoccupazione.
Phil
sorrise e annuì, sarebbe stato bene. Dan era al sicuro ed era felice
e Phil adesso poteva riposare sapendolo. Dan lo abbracciò di nuovo,
e premette un bacio nei suoi capelli, dietro l'orecchio, prima di
stringerlo forte e fare un passo indietro. Dan riuscì a sorridergli
tra le lacrime prima di andarsene, cercando disperatamente di non
guardarsi indietro.
Phil
si sedette a gambe incrociate per terra, aspettando di essere portato
via. Si stiracchiò, e realizzò all'improvviso di avere la faretra
appesa alla schiena, anche se era sicuro che non fosse lì prima. Il
suo arco era infilato lì, e Phil realizzò che aveva solo altre due
frecce rimaste. Una era quella storta che aveva fatto Dan, la quale
tirò fuori sorridendo dolcemente, e l'altra era una normale vecchia
freccia che Phil aveva fatto, con la sua firma a cuore intagliata
alla fine.
Phil
alzò lo sguardo e vide che Josh e Dan erano sulla strada davanti a
lui. Josh stava stringendo la sua mano e gli stava dicendo qualcosa
sorridendo che fece ridere Dan così forte che Phil riuscì a
sentirlo da dove era seduto. All'improvviso l'espressione di Dan si
rabbuiò e Josh si accigliò, tirandolo in un abbraccio, e Phil ebbe
la terribile sensazione che fosse colpa sua se Dan era triste, di
nuovo.
Phil
abbassò lo sguardo verso l'arco e la freccia appoggiate al suo
ginocchio, e poi di nuovo verso Josh e Dan. Josh lo stava facendo
ballare mentre gli cantava forte, cercando di rallegrarlo e ignorando
tutti gli sguardi che stava ricevendo mentre Dan ridacchiava tra le
lacrime e nascondeva il viso nella sua spalla. Anche Phil stava
sorridendo, anche se sentì un paio di lacrime scendergli sul volto,
verso il mento. Scosse la testa e strinse gli occhi, poi prese un
respiro profondo e posizionò l'arco e la freccia, tendendole verso
ai due.
Phil
fece un paio di respiri profondi, e aspettò che Dan muovesse la
testa per appoggiare la fronte su quella di Josh, sorridendogli. Tirò
indietro la freccia e chiuse gli occhi mentre la lasciava andare. La
sentì tagliare l'aria, e poi sentì un tonfo quando colpì il suo
obiettivo. L'aveva puntata perché attraversasse il petto di Josh e
dopo quello di Dan, e sospirò di sollievo quando realizzò di
avercela fatta.
Sentì
lo stomaco rivoltarsi e le mani iniziare a tremare mentre dei puntini
bianchi iniziavano ad apparire nella sua vista, e l'ultima cosa che
vide fu Dan che si avvicinava per baciare Josh, proprio quando le
luci accecanti lo ingoiavano, facendolo sparire di nuovo nel nulla.
*
Phil
era contento.
Non
era felice, non proprio. Si era lasciato dietro la felicità, con
Dan, ma stava bene, proprio come sapeva che sarebbe stato. Dormiva la
maggior parte del tempo, passando le giornate a riposare, solo perché
sapeva di poterlo fare, ed era fantastico. Non era mai tornato di
nuovo sulla terra, non doveva più lavorare, poteva finalmente essere
in pace. Non stava nemmeno più male, si era già dimenticato come
fosse il dolore costante, e decisamente non gli mancava la vita nel
suo piccolo garage abbandonato nel quale aveva passato così tanto
tempo.
Aveva
addirittura della ali vere adesso, che erano cresciute in fretta
finché non avevano raggiunto la sua altezza ed erano magnifiche come
aveva sempre pensato che sarebbero state. Il suo unico rimpianto è
di non averle mai potute far vedere a Dan, anche solo una volta.
Era
sollevato di aver accoppiato Dan, davvero. Adesso aveva qualcuno che
si sarebbe preso cura di lui e lo avrebbe amato per tutta la sua
vita, dato che Phil non avrebbe potuto farlo, e Dan avrebbe
ricambiato Josh allo stesso modo . Lo faceva sentire molto meglio
l'idea che Dan fosse al sicuro, e soprattutto, felice.
Sorrise
tra se e se e fece girare la freccia storta con intagliato il nome di
Dan tra le dita. Avrebbe amato Dan ogni giorno fino alla fine dei
tempi, e a volte gli mancava così tanto che faceva male. Ma
nonostante tutto, Phil era felice per la piccola quantità di tempo
che gli era stata data insieme a lui, perché Dan gli aveva insegnato
come provare emozioni, come vivere e come amare, e Phil gliene
sarebbe sempre stato grato.
Note:
Bene,
dopo avervi uccisi tutti con una delle ff più strazianti che io
abbia mai letto, volevo ringraziare le nostre
recensitrici simpytimpy e fare un piccolo disclaimer:
pubblicheremo traduzioni una volta a settimana, sempre il venerdì,
su ship quali: Phan, Malec, Saphael, Klaine, Crisscolfer e altri,
dipende da quante altre migliaia di serie tv a settimana scopriremo,
tutte munite di ship slash ovviamente. Per un po' non faremo long,
purtroppo “Give me love” mi ha riaperto vecchie ferite che
stavano guarendo (non picchiatemi per la citazione) dall'ultima volta
che l'ho letta, quindi ci saranno os a gogo. Detto questo, a venerdì
prossimo
-gas
Eeeee...
arrivo anche io.
Io
lo so, io sento le lacrime che cadono sulle vostre tastiere, penso
abbiano più o meno lo stesso suono delle mie.
È
stato divertente, dolce e alla fine anche triste, ma è stato bello,
davvero.
Ci
tenevo un sacco a ringraziare tutte le persone che hanno recensito la
storia, che l'hanno inserita nelle preferite, ricordate o seguite e
anche tutte le persone che hanno letto in silenzio fino ad ora e che,
magari, leggeranno in futuro.
Comunque
ci si rivede Venerdì prossimo, forse in un altro fandom, ma il
potere delle ship slash non ha confini.
A
presto
-LA
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