Give Me Love

di SpecialKlaine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Capitolo ***
Capitolo 2: *** II Capitolo ***
Capitolo 3: *** III Capitolo ***
Capitolo 4: *** IV Capitolo ***
Capitolo 5: *** V Capitolo ***
Capitolo 6: *** VI Capitolo ***
Capitolo 7: *** VII Capitolo ***
Capitolo 8: *** VIII Capitolo ***
Capitolo 9: *** IX Capitolo ***
Capitolo 10: *** X Capitolo ***
Capitolo 11: *** XI Capitolo ***
Capitolo 12: *** XII Capitolo ***
Capitolo 13: *** XIII Capitolo ***
Capitolo 14: *** XIV Capitolo ***
Capitolo 15: *** XV Capitolo ***
Capitolo 16: *** XVI Capitolo ***
Capitolo 17: *** XVII Capitolo ***



Capitolo 1
*** I Capitolo ***


Give Me Love - Cap.1 NVU Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

I Capitolo

| capitolo originale |




Phil era molto orgoglioso del suo lavoro.

E faceva bene, il suo lavoro in particolare influenzava tante persone, o almeno le persone che sceglieva di influenzare, e quella era una sfida di per sé, perché gli umani erano così fottutamente complicati.

Alcuni degli altri che facevano il suo stesso lavoro in altri posti non erano altrettanto premurosi quanto lo era Phil. Erano sconsiderati e non ci pensavano abbastanza, pensavano che andasse bene, ma Phil sapeva che avrebbe potuto causare dei danni.

Non ce n'erano molti della sua specie, in quanto non era necessario che ce ne fossero, quindi Phil non li avrebbe mai incontrati a meno che non fosse tornato a casa, ma non ricordava quando fosse stata l'ultima volta in cui ci era andato: erano decisamente passati più di cento anni da quando aveva rimesso piede nella sua terra madre. Non gli importava, però- la chiamava casa perché era il suo luogo di provenienza, ma non sentiva nessun posto come 'casa'.

Si trasferiva spesso, viaggiava in posti differenti in giro per la terra. Amava esplorare i luoghi in cui rimaneva, anche se erano tutti sullo stesso pianeta erano così unici e diversi l'uno dall'altro. Creavano diversi credi e morali e lingue e culture e ogni posto era più interessante del precedente, a Phil piaceva quella parte di quello che faceva- amava esplorare nuove cose. 

Il nuovo posto in cui stava era affascinante a modo suo, decisamente meno colorato dell'ultimo posto in cui era stato, ma era comunque pieno di vita e pieno di cose nuove e interessanti. Era una città di tipo urbano, quindi sapeva dell'odore di fuoco appena spento, quando il fumo rimaneva sul retro della gola e lasciava un sapore carbonizzato sulla lingua. Si muoveva sempre, le persone si affrettavano da e verso posti in grandi folle, persone d'affari, studenti e vagabondi che non avevano un vero posto in cui stare, proprio come Phil.

Phil lavorava la notte la maggior parte del tempo, c'erano meno persone in giro, anche se in questa città, come in altri posti che aveva precedentemente visitato, gli umani sceglievano di passare alcune delle loro notti fuori a bere alcol dal sapore ripugnante e ballare in discoteche buie con luci lampeggianti e musica che faceva tremare la terra. Era lì che le persone tendevano ad incontrare qualcuno, ma Phil doveva stare attento, perché gli umani erano stupidi e confondevano molto le loro emozioni.   

Erano animali, e passavano molto del loro tempo a fare finta che fossero molto più complessi di così, ma, davvero, non lo erano. Bevevano finché non riuscivano più a camminare, poi trovavano qualcuno in una discoteca, decidendo che gli piaceva, e per quella notte credevano di essere innamorati. Alcune volte lo erano, ma la maggior parte del tempo non ci erano nemmeno vicino. Molti dei simili di Phil li avrebbero accoppiati lì, in quel momento, ma a Phil piaceva guardarli un po' e aspettare, perché accoppiare le persone sbagliate avrebbe portato ad avere il cuore spezzato, e Phil cercava di evitarlo, sembrava doloroso e sempre molto triste.
Era compito di Phil di capire la differenza tra due persone che si stavano innamorando e formavano una bella coppia, e due persone che si comportavano da animali quali erano e che volevano stare insieme una notte e basta. Aveva sbagliato parecchie volte, e si sentiva male per questo, ma quando faceva la cosa giusta era bellissimo da vedere e si sentiva come se tutto questo ne valesse la pena per un po'.


Phil era un Deos Amoris, che si traduceva in 'dei dell'amore', ma Phil pensava che fosse molto pretenzioso. Alcune persone facevano l'errore di chiamare tutta la sua specie 'Cupidi', e non era giusto nemmeno quello. Il più famoso di loro si chiamava Cupido; sarebbe stato come chiamare tutte le persone che lavoravano in un negozio 'Stephen' perché il capo si chiamava così.

La maggior parte del tempo venivano semplicemente chiamati 'Moris, o Eros per alcuni degli altri (era un altro modo per dire il nome di Cupido, e alcuni decisero di chiamare così la specie di Phil per scherzo). Il loro lavoro consisteva nello scendere sul mondo degli umani e scegliere le persone da accoppiare. Era una leggenda che facessero innamorare spontaneamente due persone a caso - non era quello l'obiettivo. Sceglievano due persone che erano compatibili l'una con l'altra e intrecciavano insieme le loro anime. Phil non era sicuro di come funzionasse, non gliene avevano mai parlato. 
Semplicemente aveva un arco e i materiali per fare le sue frecce speciali, le tirava verso il petto di una persona mentre questa stava osservando l'altra metà della coppia che Phil aveva scelto e, come per magia, innescava qualcosa nei loro cervelli facendole innamoravano.

Se due persone venivano accoppiate senza cura e non erano destinate a stare insieme, le loro anime si sarebbero unite male, e la loro relazione sarebbe stata difficile. Ma dato che erano stati accoppiati, avrebbero avuto l'illusione di essere innamorati. In genere finiva, e finiva male, con tante lacrime, le loro anime unite si sarebbero strappate e avrebbero lasciato una cicatrice sui loro cuori che non avrebbero mai davvero superato. Ecco perché Phil era così attento, quello che faceva avrebbe potuto alterare per sempre la vita di qualcuno, la maggior parte delle volte per il meglio ma a volte per il peggio, e faceva il possibile per evitare quest'ultima possibilità.

Phil avanzava silenziosamente attraverso i vicoli, il suo cammino illuminato fiocamente solo da qualche sporadico lampione lampeggiante. La notte preferiva camminare nei sentieri più vuoti e meno evidenti, non perché poteva non essere visto dagli umani che sceglieva - se non avesse voluto farsi vedere sarebbe potuto diventare invisibile, semplicemente preferiva la pace e la quiete, apprezzava il tempo che aveva per pensare prima del lavoro. Sentì il ticchettio dei tacchi sui sanpietrini, e due persone che parlavano a voce bassa, così Phil si rese invisibile e si appoggiò al muro per guardare. 
Erano un ragazzo e una ragazza che si erano allontanati dai loro amici e stavano tornando insieme.
La ragazza stava un po' arrossendo e ridacchiava nervosamente mentre il ragazzo parlava, continuando a lanciarle sguardi teneri, osservando il suo viso sorridendo ogni volta che lei non guardava. Phil sorrise e gli camminò dietro, allineandosi appena dopo di loro e continuando a osservare; un altro motivo per il quale amava le stradine più quiete era per le persone che ci camminavano, era tutto più calmo e molto più sincero delle persone rozze e rumorose fuori dalle discoteche, animate dall'alcol e dalla solitudine.

Phil osservò quando il ragazzo e la ragazza si sfiorarono accidentalmente le mani mentre camminavano, ed entrambi sussultarono, come se si fossero bruciati, prima di ridacchiare ansiosamente ed arrossire. Phil alzò gli occhi al cielo e sorrise, in genere cercava di evitare di accoppiare le persone giovani, dato che non era un bene che le loro vite girassero così tanto intorno all'amore quando avevano così tanto tempo per esplorare, e anche se questi due erano sulla ventina, ai suoi occhi sembravano giovani - non riusciva nemmeno più a ricordare la sua stessa età. In qualunque caso, Phil decise che quei due erano si giovani, ma anche chiaramente innamorati l'uno dell'altro, il ragazzo era attento ad ogni impacciata parola che diceva la ragazza, e anche se lei era timida, era chiaro che apprezzava la compagnia del ragazzo ed era così felice di stare semplicemente con lui, anche se i suoi amici erano probabilmente in una delle discoteche vicino.

Phil si sfilò l'arco dalla spalla e tirò fuori una freccia, accarezzando distrattamente le soffici piume alla cocca prima di posizionarla nell'arco e fermarsi, lasciando che il ragazzo e la ragazza andassero più avanti.
Li guardò, inspirando profondamente e puntando verso la schiena del ragazzo. Quando espirò, rilasciò la freccia, guardandola volare attraverso il vicolo, dritta nel petto del ragazzo. Lui sussultò un po', poi la freccia sparì in una nuvola di povere dorata, che Phil guardò librarsi verso il cielo e sparire nella notte.

'Stai bene?' chiese la ragazza, toccando il braccio del ragazzo e accigliandosi, avevano smesso di camminare, e il ragazzo sembrava scosso, come se si fosse appena svegliato.

Il ragazzo si girò a guardarla, le sorrise e annuì, i suoi occhi brillarono mentre la fissava come se fosse la cosa più bella e fantastica che avesse mai visto, le prese la mano e la strinse, e lei sorrise e arrossì leggermente, abbassando lo sguardo.

'Io- si, sto benissimo' rispose piano, avvicinandosi leggermente alla ragazza, i cui occhi si sbarrarono mentre realizzava che cosa stesse succedendo.

'Posso... va bene se io...?'

Il ragazzo avvicinò il viso sempre più vicino a quello della ragazza finché lei non si alzò in punta di piedi e chiuse lo spazio tra di loro, baciando dolcemente il ragazzo. Le sue braccia le circondarono la vita e le sue mani si intrecciarono dietro al suo collo sciogliendosi l'una nell'altro, entrambi sorridenti mentre si baciavano.

Anche Phil sorrise, orgoglioso di se stesso, e passò davanti alla coppia per andare verso la strada principale. Mentre la raggiungeva sentì gli amici dei due apparire dall'altra parte del vicolo, e fermarsi a guardare appena videro i loro amici. 
Stavano tutti squittendo e festeggiando mentre correvano a congratularsi, e la ragazza arrossì furiosamente, nascondendo il viso nella spalla del ragazzo. Lui la abbracciò forte, ridacchiando e alzando gli occhi al cielo davanti alle espressioni dei suoi amici. Phil augurò silenziosamente al ragazzo e alla ragazza una vita felice insieme, e sapeva che non importava da quanto sarebbero potuti stare insieme, il ragazzo l'avrebbe sempre guardata con lo stesso sguardo di puro amore, e sperava che la ragazza l'avrebbe sempre apprezzato.

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Capitolo 2
*** II Capitolo ***


Give Me Love - Cap.2 Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

II Capitolo

| capitolo originale |





La strada era silenziosa adesso. Quasi tutti erano tornati a casa, a parte qualche ritardataria che inciampava scalza per la strada, i tacchi in mano. O qualche gruppetto seduto fuori da una pizzeria, divorando un grosso pezzo di carne intriso di salsa dall'aspetto discutibile, tutti con un'aria esausta.

Phil non si preoccupò di non farsi vedere, si assicurò solo di incantare il suo arco e le frecce per farli sembrare uno zaino a chiunque lo notasse.

Alzò lo sguardo verso il cielo e sospirò, l'unico problema delle grandi città era che non potevi mai vedere le stelle, il cielo era fin troppo affollato di fumo e luci. E anche se si fosse in qualche modo schiarito, le stelle sarebbero comunque state a malapena visibili in posti come questo. Non c'era mai davvero buio, c'era sempre una luce da qualche parte.

"Cerchi qualcosa in particolare? Perché mi dispiace buttarti giù ma non vedrai nulla lassù, c'è troppo smog" disse una voce dietro di lui.

Phil si girò e strillò per lo shock, trovandosi faccia a faccia con un ragazzo con i capelli lisci e piastrati, di un castano scuro, con profondi occhi castani abbinati. Stava guardando Phil con un sorrisino divertito, la punta del suo naso era leggermente rossa, come le sue guance, e Phil immaginò che fosse uno dei randagi ubriachi che non erano ancora andati a casa.

"Scusa, non volevo spaventarti" disse il ragazzo.

Phil realizzò di non aver ancora parlato, e di essere rimasto a fissare il ragazzo per più tempo di quanto potesse essere ritenuto accettabile.

"No è che- lo stavo giusto pensando mentre guardavo su. Riguardo al non riuscire a vedere le stelle- è triste" mormorò piano Phil.

Non era abituato a parlare alle persone, aveva passato la maggior parte della sua vita da solo, e anche se non si rendeva invisibile non faceva molta differenza, perché nessuno lo notava mai.

Era quello che faceva Phil, vagava silenziosamente, faceva il suo lavoro, e andava avanti. Ogni tanto si sentiva un po' solo, ma la maggior parte delle volte non gli importava- principalmente perché non aveva mai avuto compagnia, quindi non poteva mancargli.

Il ragazzo annuì, e squadrò Phil un paio di volte, facendolo imbarazzare sotto al suo sguardo. Poi gli sorrise, gli occhi luccicanti.

"Ciao! Io sono Dan" disse felice.

Era un po' troppo vicino a Phil di quanto fosse necessario, e il suo fiato sapeva molto di vari tipi di alcol. Oscillò leggermente mentre stava in piedi sorridente con le mani nelle tasche.

"Sei ubriaco" sbottò Phil, evitando gli occhi di Dan.

Nonostante anni passati ad osservare e studiare le persone, era comunque terribile quando si trattava di comunicare.

Dan rise forte, aggrappandosi al suo stomaco, gli occhi socchiusi e Phil non riuscì a sorridergli leggermente in risposta.

"Lo sono. Ma il mio nome è comunque Dan, e quello era un modo per farmi dire il tuo."

"Uh, Phil" rispose Phil.

"Ciao Phil, come mai se qui da solo a quest'ora della notte?"

"Potrei farti la stessa domanda" ribatté Phil, incrociando le braccia.

Il ragazzo rise di nuovo, e alzò le mani.

"I miei amici mi hanno abbandonato appena abbiamo finito di bere, dato che vivo dall'altra parte rispetto a loro." Dan fece una vaga smorfia alla parola 'amici'.

"E' che... mi piace uscire la notte. C'è silenzio" rispose Phil.

Non era capace di mentire, ma era solo una mezza bugia, e Dan sembrò bersela, quindi alzò le spalle e basta, continuando a sorridere e oscillare.

"Dove abiti, Phil? Vuoi comunque rimanere solo o vorresti un po' di compagnia sulla strada di ritorno?"

Phil indicò la strada e alzò le spalle, non gli sarebbe dispiaciuto se Dan avesse camminato con lui. Magari sarebbe stato carino parlare con qualcuno per un po', e Dan sembrava uno a posto.

Dan sorrise e prese a camminare, Phil stette al passo vicino a lui.

"E' tanto che vivi qui?" chiese Dan ad un certo punto, dato che era chiaro che Phil non aveva intenzione di iniziare alcuna conversazione.

"Non tanto" si accigliò Phil, cercando di ricordare. Il tempo che percepiva era diverso per lui rispetto agli umani.

"Qualche mese forse. Tu?"

Dan annuì e un'ombra gli attraversò il viso.

"Ho vissuto qui dal giorno in cui sono nato, quindi venti e passa anni, è noioso quanto sembra"

Dan si fermò, poi si accigliò.

"Un giorno lascerò questo posto e viaggerò per il mondo." disse in modo malinconico, prima di scuotere la testa e girandosi per sorridere a Phil.

"Cosa ti ha portato qui, tra tutti i posti, il tuo lavoro?"

Phil annuì, sperando che Dan non chiedesse altro a riguardo.

Ma certo che lo fece.

"Cosa fai?"

"Io..um...io-" balbettò Phil e iniziò ad arrossire, cercando disperatamente di pensare ad un lavoro credibile di un uomo viaggiante che non si sarebbe effettivamente potuto vedere a fare questo ipotetico lavoro.

"Io... viaggio... e vendo cose" disse finalmente Phil. Esisteva almeno come cosa?

Dan si accigliò.

"Sei tipo un venditore porta a porta o qualcosa del genere?"

Phil annuì e sospirò per il sollievo.

"Senza offesa, ma io li odio quelli, cazzo. Sono così irritanti" disse Dan. Sembrava arrabbiato, ma i suoi occhi brillavano di divertimento.

Phil semplicemente alzò le spalle e ridacchiò nervosamente, non era esattamente sicuro di cosa dovesse fare per il suo finto lavoro, ma dire che era quello che faceva era meglio di stare in piedi e balbettare, o dire alle persone che sei un angelo che fa magicamente innamorare le persone. Phil parlava a malapena con le persone in qualunque caso, e non avrebbe probabilmente più rivisto Dan.



Dan alzò lo sguardo mentre camminavano e sbuffò al cielo.

"E' piuttosto triste, no? Che non si possano vedere le stelle. La prima cosa che farò quando me ne andrò da qui, sarà andare in un bel posto lontano dove posso stare fuori tutto il giorno e fissare il cielo. Imparerò ogni costellazione a memoria."

"Le isole Scilly, vicino a Cornwall, sono ottime per guardare le stelle. O l'Arizona, specialmente quando sei vicino al Grand Canyon, è piuttosto impressionante. L'intero cielo luccica". Disse Phil, sorridendo al pensiero.

Ricordava chiaramente l'Arizona, non faceva tanto caldo, o almeno di notte, ed era incredibilmente vasto. Un giorno aveva viaggiato fino al calare della notte, e quando si era guardato intorno, si era reso conto di quanto fosse andato lontano e di quanto fosse solo - senza nessuna civiltà nei dintorni. Phil aveva alzato lo sguardo verso il cielo e aveva visto una stella cadente attraversare l'oscurità, passando tra le stelle immobili che pulsavano silenziose, brillando accese nonostante fossero così lontane.

Phil poteva ricreare ogni agglomerato di costellazioni, tracciandole nell'aria con il dito, e poteva anche ricreare il posto che chiamava 'casa', e realizzò che probabilmente era ancora più lontano delle stelle.

Dan si girò per sorridere a Phil.

"Woah, sei davvero andato in giro, eh? Come-" squittì Dan mentre inciampava su una mattonella rialzata nel pavimento, cadendo per terra, sventolando sgraziatamente le braccia.

Phil tese un braccio e salvò Dan giusto in tempo, tenendolo per una spalla e tirandolo su. Dan oscillò leggermente, apparendo sconvolto per un attimo, finché non si girò a sorridere a Phil. Era un sorriso sincero e gli faceva brillare gli occhi in modo così acceso che sembravano dorati.

"Ci sono andato vicino, grazie" disse Dan piano.

Phil scrollò le spalle con nonchalance e sentì le guance riscaldarsi di nuovo.

"Come hai... sei un ninja o qualcosa del genere." ridacchiò Dan tra se e se e riprese a camminare, prestando più attenzione a dove metteva i piedi stavolta.

Parlarono piano finché non raggiunsero un incrocio alla fine della strada, dove Dan si fermò e si accigliò leggermente.

"Beh, questa è la mia via, tu abiti vicino?"

Phil era nella direzione opposta a dove viveva, ma annuì e rassicurò Dan che era solo a pochi minuti di distanza.

Dan sorrise e tese la mano a Phil per stringergliela, lui la prese con un sorriso cauto di ritorno. La mano di Dan era calda e la sensazione indugiò sul palmo di Phil anche quando non ebbe più questa ad afferrarlo.

"E' stato un piacere conoscerti Phil, spero di rivederti in giro. Ma ti prego di non bussare alla mia porta cercando di vendermi cose" ridacchiò Dan.

Phil rimase perplesso per un attimo, finché non si ricordò del suo finto lavoro.

"E' stato un piacere anche per me" disse piano, poi si girò e se ne andò per la strada, lasciando Dan in piedi sotto un lampione lampeggiante, a guardare Phil sparire silenziosamente nell'oscurità.

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Capitolo 3
*** III Capitolo ***


Give Me Love - Cap.3 NVU Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

III Capitolo

| capitolo originale |




Alla specie di Phil era data la minima quantità di denaro per vivere sulla terra, ma a Phil non importava molto. Non aveva bisogno di mangiare o bere tanto spesso, e se la cavava con ciò che gli era dato, con addirittura qualche avanzo rispetto al budget settimanale che si era imposto.

La cosa che costava di più nel mondo umano erano le case, quindi la maggior parte dei suoi simili erano senzatetto in qualche modo. Vivevano in ostelli, posti abbandonati, o semplicemente sulle strade, camminando in giro e lavorando di notte, e trovando un vicolo o un portico per riposare durante il giorno. Phil e gli altri come lui non dormivano nemmeno, ma non è che non fosse mai stanco, di fatto, era l'opposto.

Phil sentiva sempre quel tipo di stanchezza che ti faceva male alle ossa, ti gravava sulle spalle, affannava il respiro, e la provava da quando aveva memoria. Una volta aveva chiesto perchè fosse così stanco ma non potesse mai dormire, e uno dei suoi superiori gli aveva semplicemente detto che non aveva fatto il suo dovere, quindi non poteva ancora dormire. A quanto pareva, una volta che si fosse sentito "in pace" con se stesso, avrebbe potuto riposare, ed essere in pace significava fare il lavoro che gli era stato assegnato a standard molto elevati per tanto tempo, o così gli era stato detto.

Faceva male. Gli occhi di Phil bruciavano e la sua bocca era secca e aveva empre un mal di testa che pulsava dolorosamente nel suo cranio, ma si era abituato. La vita sulla terra era sgradevole per la sua specie, e tuttti loro sognavano il giorno in cui sarebbero stati liberi dal dolore e finalmente in pace, dopo essere tornati alla loro terra natale dietro le stelle, dove avrebbero potuto riposare. Phil cercava di sopprimere quei pensieri, sapendo che sarebbe passato del tempo prima che potesse succedere a lui.

Era, comunque, abbastanza fortunato in fatto di sistemazioni, aveva trovato un posto dove stare per caso mentre vagava per le strade il primo giorno in quella nuova parte del mondo; investigando il nuovo terreno sotto ai suoi piedi e lasciando che i suoi occhi si aggiustassero alla visione di nuove cose.



Aveva raggiunto accidentalmente un vicolo cieco in una stradina secondara di casa, ma mentre si girava per tornare da dove era venuto, notò una fila di piccoli garage, staccati dalle case di fronte a lui. Su ogni garage era dipinto un numero, tranne quello alla fine. La porta era arrugginita e piegata in molti punti, oltre ad essere aperta. Presumendo che fosse vuoto, Phil si era fatto cautamente strada per sbirciare nel garage e constatare che aveva ragione. Il luogo era buio e l'odore stantio di polvere e putrefazione si posava pesante nei suoi polmoni, un grande ragno pendeva precariamente dalla sua ragnatela, proprio di fronte al viso di Phil, ma lui sorrise come se avesse trovato una villa.

Passò un paio di giorni a spazzare il vecchio garage con una scopa che era stata spezzata in due e lasciata lì, e in quanto nessuno era venuto a dirgli di andaresene, aveva deciso di farne il posto in cui restare finchè viveva in quella città.

Phil teneva sempre un sacchetto lacero di cose che gli servivano che si portava in tutti posti che visitava, pieno di oggetti che aveva acquisito nel corso degli anni. Dentro aveva un paio di lampade a batteria, una quantità enorme di batterie, i suoi strumenti per fare le frecce, un sacco a pelo per avere qualcosa di comodo su cui sedersi, un paio di cambi di vestiti, una saponetta, un contenitore per l'acqua, il suo vecchio diario in pelle, e sul fondo aveva riposto alcuni vecchi fumetti che aveva trovato nell'ultimo posto in cui era stato. Quando non dormivi, trovare cose per far passare il tempo era difficile, quindi Phil si dava da fare con qualunque cosa potesse trovare per tenersi occupato.

Sistemò il garage a suo piacimento, comprò un tavolo e una sedia traballante per qualche penny al mercatino delle pulci lì vicino, e lo usò per sedercisi la notte mentre costruiva le frecce e leggeva e scriveva, evitando la maggior parte del tempo il sacco a pelo arrotolato nell'angolo. Era una buona casa improvvisata, considerando alcuni dei posti in cui era stato prima - Phil ancora rabbrividiva al pensiero di alcuni di loro.

Era un'altra notte di lavoro, e Phil aveva passato il giorno seduto, piegato sul suo tavolino con una lampada vicino alla faccia, intagliando e assemblando alla perfezione le sue frecce. Era una notte infrasettimanale e sarebbe stata senza dubbio silenziosa, quindi uscì più presto del solito per trovare qualcuno che tornava a casa dal suo ufficio e un paio di vagabondi che uscivano la sera perchè si trovavano meglio nella calma, proprio come Phil.

Phil attraversò le strade principali silenziosamente, rendendosi invisibile dalle persone per un po' mentre le folle brulicavano intorno a lui, parlando animatamente, le loro risate eccheggiavano sui muri che li circondavano.

La notte passava, e Phil aveva già accoppiato un paio di persone insieme. Il suo obiettivo non era mai di accoppiarne il più possibile, ma più ne accoppiava con successo, meglio si sentiva. Mentre lavorava, il suo mal di testa si alleviava leggermente e il bruciore dietro agli occhi si smorzava, le articolazioni delle sue ossa si muovevano più facilmente. Phil si sentiva sempre meglio quando lavorava, come se solo per quelle poche ore, l'incudine che pesava costantemente sul suo petto venisse sollevata, ed era lieto per un po'.

Due amicihe camminavano l'una di fianco all'altra davanti a lui, erano due donne, una con i capelli rossi e l'altra con i capelli biondi. La bionda aveva lacrime che scivolavano silenziosamente sulle sua guance arrossate dal freddo. La rossa aveva un braccio stretto intorno alla sua vita, calmandola e sussurrandole parole di conforto. La bionda era appoggiata pesantemente sull'amica e continuava a piangere, così la rossa si fermò e la tirò verso una panchina vicina, sedendosi cosicchè potesse appoggiarsi su di lei e singhiozzare mentre si aggrappava al suo cappotto.

Continuò a confortarla, visibilmente distrutta dalla tristezza della sua amica, le lisciò i capelli e le baciò la testa, poi le accarezzò la schiena dolcemente, cercando disperatamente di calmarla.

Phil si appoggiò al muro di fronte a loro e le guardò aggrottato - stava davvero considerando l'idea di accoppiare quelle due? Non era il fatto che fossero entrami umani femmina. Quello era irrilevante, gli umani erano umani, la stessa specie, e se amavano un'altro umano dello stesso genere, non era in alcun modo diverso dall'amare un umano del genere opposto. Il problema era che... le amicizie erano difficili. A Phil la maggior parte delle volte non piaceva accoppiare persone che avevano un'amicizia molto forte, perchè ogni umano aveva bisogno di qualcuno che fosse solo un amico, non qualcuno con il quale avessero una relazione, qualcuno senza alcuno di quei legami, qualcuno che in qualunque caso teneva fieramente a quella persona anche non riceveva praticamente nulla in cambio, tranne che amicizia.

Phil aveva scoperto che qualche volta le amicizie umane miglioravano se diventavano relazioni, ma altre volte era il contrario, quindi era cauto nell'accoppiare gli amici.

I lamenti della bionda strapparono Phil dai suoi pensieri e tornò a guardare la scena di fronte a lui.

"E' andato tutto male" piagnucolò la bionda

"Ho perso tutto, ho toccato il fondo ed è tutta colpa mia"

Gli occhi della rossa si riempirono di lacrime mentre continuava a stringere a se l'amica

"Si può aggiustare, tesoro, e tu hai ancora me. Non ti lascerò mai."

La bionda alzò lo sguardo attraverso le ciglia verso la rossa e si fissarono a vicenda per un attimo. Lo sguardo era intenso e teso, interruppero il contatto visivo quando la bionda nascose di nuovo il volto nel cappotto dell'altra. Phil sorrise leggermente tra se e se, conosceva quello sguardo.

La bionda continuò a singhiozzare e parlare della sua "vita rovinata" e la rossa continuò a consolarla e tenerla stretta mentre Phil tirava fuori una freccia dalla faretra che aveva sulla schiena.

Osservò le due amiche ancora un po', guardando come la bionda si avvicinasse il più possibile alla rossa, le sue dita che tracciavano dolcemente cerchi sulla sua cassa toracica mentre inalava il suo profumo e sorrideva nonostante tutto, e l'altra le baciò i capelli e la fronte, perchè finchè la sua amica stava bene non le importava di stare fuori nella fredda notte con un cappotto intriso di lacrime.

Phil camminò fino a stare davanti alla schiena delle due ragazze, poi alzò la freccia e la puntò alla schiena della bionda, prese un respiro profondo, sentendo come l'arco si tendeva mentre lo tirava ancora un po' di più...

Poi lo lasciò andare, sentendo il lieve sibilo mentre tagliava l'aria e il tonfo appena percettibile quando colpì il suo obiettivo.

Phil lasciò le due ragazze baciarsi dolcemente e lanciarsi sorrisi nervosi a vicenda, e sentì la bionda sussurrare un grazie alla sua amica mentre girava l'angolo per tornare al suo garage.

Camminò per la strada principale, passando dietro un grosso gruppo di adolescenti che correvano in strada, le loro risate un po' troppo acute e le loro voci un po' troppo alte. Studenti, indovinò Phil. Nessuno era fuori a bere durante la settimana, tranne che per gli studenti universitari ai quali era stato insegnato che il loro dovere era di uscire e ubriacarsi il più possibile, il più spesso possibile. Si era appena perso l'ondata di bambini che facevano finta di essere adulti che barcollavano a casa dalle loro nottate senza dubbio piene di eventi, e le strade erano quasi silenziose, di nuovo.

Phil camminò velocemente, sentendo ritornare il suo mal di testa e i suoi dolori, volendo ripararsi dal vento gelido il prima possibile, ma una voce lo fermò.

"Hey! Tu!" urlò una voce strascicata.

Phil sobbalzò con un urlo e si girò a guardare alla figura curva sulla porta d'ingresso di qualuno, la testa che dondolava in varie direzioni. I suoi capelli erano ricci stavolta, ma Phil riconobbe quasi immediatamente i suoi occhi.

"...Dan?" chiese cautamente Phil, che cosa stava facendo seduto così sul ciglio della strada?

Dan faticava a tenere gli occhi aperti, e alzò lentamente gli occhi per guardare Phil, la testa che ciondolava ancora. Le sue pupille erano dilatate, e sembrava molto più pallido di prima, Phil notò all'improvviso la pila di vomito vicino al piede di Dan. Era ubriaco, realizzò Phil, molto più ubriaco di quanto fosse la prima volta che si erano incontrati.

"Tu sei il ragazzo angelo." disse ad alta voce Dan

Phil si irrigidì, il panico che gli risaliva in gola, che cosa intendeva? Come poteva saperlo? Cosa-

"Sei così bello, sei come un fottuto angelo. Tu e i tuoi stupidi occhi blu e i capelli perfetti" borbottò Dan quasi con rancore

Oh.

Il panico di Phil si trasformò velocemente in imbarazzo, e sentì le guance iniziare a bruciare.

"Devi tornare a casa, perchè sei fuori a bere durante la settimana, comunque?" mormorò Phil.

"Perchè sono un inutile spreco di spazio che studia una materia che odia dal profondo del cuore e rimarrò bloccato in questo stupido posto per il resto della mia vita facendo un lavoro di merda, vivendo in un appartamento di merda senza amici e senza soldi. Per non parlare del fatto che o dormo o bevo troppo fino a dimenticarmene."

Dan guardò Phil, e Phil non seppe come rispondere, quindi semplicemente gli tese la mano perchè Dan la prendesse.

"Dai, ti aiuto a tornare a casa."

Phil si ritrovò a trascinare Dan fino al suo appartamento, dato che Dan era mezzo addormentato e di nessun aiuto.Riuscì a portarlo alla sua porta, ripescargli le chiavi dalla tasca e spingere Dan dentro casa.

"Scusa per il casino. Non mi aspettavo di portarmi un figo a casa stanotte." ridacchiò Dan, Phil lo zittì e si imbronciò, cercando di non arrossire.

Dan si trascinò fino al divano e ci collassò, quindi Phil immaginò che fosse sicuro lasciarlo lì per la notte. Andò in una piccola cucina molto ingombra e riempì quello che sembrava un bicchiere relativamente pulito di acqua, lo mise sul tavolo vicino a Dan, poi gli tolse le scarpe e drappeggiò la coperta dal divano mangiato dai tarli sulla figura ossuta di Dan.

Quello era già addormentato e respirava profondamente, Phil si alzò in piedi e lo guardò corrucciato per qualche secondo, prima di lasciare le chiavi di Dan sul tavolo vicino all'acqua e uscire di soppiatto dalla porta d'ingresso, chiudendola delicatamento dietro di se e ritornando al suo garage, sentendo all'improvviso molto di più il freddo dopo essere stato nel piccolo ma accogliente appartamentino di Dan.



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Capitolo 4
*** IV Capitolo ***


Give Me Love - 4 NVU Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

iv Capitolo

| capitolo originale |

Il tempo scorreva lento, con battiti cardiaci irregolari e respiri affannati. Era sempre lo stesso per Phil, la stessa routine, solo occasionalmente un diverso sfondo. Non gli importava, sinceramente, sarebbe potuto essere in una situazione decisamente peggiore, lo sapeva. 
Solo che-
A volte era così solo e così stanco, ogni fibra del suo essere doleva e nonostante ci provasse con tutte le sue forze non riusciva a dormire. Ed era il suo dovere rendere gli umani felici ma a volte la piccola parte egoista del suo cervello chiedeva perché loro potessero esserlo e lui no.

Phil non piangeva mai, gli era sempre stato insegnato che era futile, ed era d'accordo. Ma alcune notti, quando c'era un freddo pungente e la pioggia filtrava sotto la porta ammaccata del garage,creando pozzanghere intorno ai suoi piedi, poteva sentire la gola chiudersi e gli occhi bruciare di lacrime salate che gli riempivano gli occhi e oscuravano la sua vista.

Phil voleva solo avere la possibilità di dormire, lo agognava, lo bramava. Era divertente il fatto che potessi volere così ardentemente qualcosa che non avevi mai provato, ma presumeva che il sonno fosse dove non dovevi preoccuparti di nulla, e quando le sue ossa avrebbero finalmente avuto riposo e avrebbe smesso di sentirsi come se sfregassero dolorosamente insieme con ogni suo movimento, e i suoi mal di testa sarebbero stati dimenticati, i suoi occhi avrebbero smesso di bruciare, il nodo sullo stomaco si sarebbe sciolto e sarebbe stato in pace. Era qualcosa che Phil poteva solo sognare, almeno per adesso. Faceva il suo meglio per tenere la speranza sempre presente nella sua mente, qualche volta la perdeva un po', ma tirava avanti, e sognava il giorno in cui avrebbe smesso di soffrire.

Phil passò il resto della notte e tutto il giorno seguente a fabbricare una nuova serie di frecce per sé, prendendosi il tempo di intagliarne una per una alla perfezione e addirittura aggiungendoci la sua firma, un piccolo cuoricino alla fine. Non aveva senso ed era piuttosto sdolcinato, ma aveva iniziato a farlo per scherzo un giorno, e non aveva mai smesso.

Pensò a Dan, e si chiese se stesse bene, probabilmente si sentiva parecchio male considerando la quantità di alcol che aveva bevuto, ma non era quello che preoccupava Phil.
Dan aveva guardato Phil con gli occhi stanchi e senza speranza, e gli aveva detto perché beveva. L'espressione di Dan rispecchiava esattamente come si sentiva Phil; la sensazione di dolore e stanchezza perenne che Phil aveva iniziato a provare dopo anni a lavorare senza dormire, era quasi spaventoso sapere che anche gli umani conoscevano questo dolore, solo in maniera differente.

Dan era così giovane, la sua vita umana era appena iniziata, e a volte Phil vedeva quella piccola scintilla di speranza negli occhi di Dan quando parlava, così come Phil sperava di raggiungere la pace e la felicità, Dan ambiva alla stessa identica cosa. Phil si alzò e si stiracchiò, sentendo il lieve scrocchio delle ossa nella sua schiena, causate dall'essere stato seduto piegato troppo a lungo, e l'arruffarsi silenzioso delle piume sulle sue ali quando le spiegò.

A Phil non sarebbero dispiaciute più di tanto, se solo non fossero state così inutili. Le sue ali potevano essere usate solo a casa, e dato che non era mai lì e non ci sarebbe tornato per tanto tempo, le sue piume si erano ridotte a metà della lunghezza delle sue braccia, e la maggior parte del tempo erano raccolte e nascoste sotto la sua pelle, dire che fosse scomodo era un eufemismo.
Apparentemente, a casa la sua specie aveva ali della lunghezza dei loro corpi, con piume soffici e dorate, setose al tatto, non grigie e ruvide come quelle di Phil.
Phil non poteva nemmeno volare sulla Terra, le sue ali erano inutili, scomode e irritanti, sperava di poterle semplicemente strappare, piuma per piuma, e non dover mai più sentirle arruffarsi senza sosta sotto la sua pelle. 
Allungò un braccio dietro la spalla e si toccò, si erano ritratte sotto la sua pelle e riusciva a sentire due piccole ferite aperte su ognuna delle due scapole.
Sentì una piuma e la tirò, inspirando violentemente mentre la strappava da una delle sue ali.
La piuma era piccola e arruffata, con un paio di gocce di sangue a punteggiarla, e Phil la guardò male prima di passare di nuovo le dita sulle sue scapole; le ferite aperte erano chiuse adesso e sembravano raggrinzite e rugose, come vecchie cicatrici che erano guarite da tanto tempo.
Phil lasciò cadere la piuma per terra e raccolse tutte le sue cose, uscendo nella fredda notte per andare a lavorare.
C'erano parecchie persone in giro quella notte, la maggior parte erano vestite eleganti, e ancora di più erano già ubriache marce. Doveva essere un'altra di quelle 'occasioni speciali' che gli umani celebravano, pensò Phil, non era bravo a tenere conto del tempo, o ricordarsi tutte le strane tradizioni che avevano gli umani.
Passò le strade per un po', e trovò un paio di persone da accoppiare, ma era difficile scegliere le persone quando la grande maggioranza di loro era ubriaca. Sembrava che l'alcol avesse un grande effetto sui sentimenti delle persone, e sulla loro coordinazione, considerando la quantità di persone che avevano già sbattuto contro Phil.

Le strade iniziarono a riempirsi sempre di più, quindi Phil decise con un sospiro di dirigersi verso gli scalini di cemento sgretolato che portavano al suo posto preferito in quella nuova città. Era una terrazza che dava all'intera città, con una singola panchina dalla quale si poteva avere una chiara panoramica di ciò che stava al di sotto. 
Phil ci andava spesso da quando si era trasferito, per guardare le persone alle quali in genere doveva passare di fianco da una prospettiva migliore, e per potersi riposare per un po'. 
Quando raggiunse il posto, notò che qualcuno era già lì, stravaccato sulla panchina per guardare quelle poche stelle luccicanti che erano riuscite a farsi strada attraverso la nebbia. Phil scosse la testa e sorrise tra se e se quando realizzò chi fosse.
'Ciao anche a te' disse dolcemente, per non spaventarlo.
Dan alzò lo sguardo e ghignò, inarcando un sopracciglio.
'Ciao. Mi stai seguendo o cosa?'
'È il mio posto, vengo sempre qui. Quindi potresti chiederti la stessa cosa' ribatté Phil.
Dan ridacchiò e si rialzò, in modo da lasciare a Phil lo spazio per sedersi.
'Non bevi oggi?' chiese Phil, gli occhi di Dan non erano sbarrati e sembrava piuttosto stabile, non aveva sentito il forte odore dell'alcol nel suo alito stavolta.

'Sorprendentemente no, è un evento raro, vero?'
Phil annuì e ridacchio, poi vide che Dan stava iniziando ad arrossire, grattandosi la nuca e muovendosi a disagio.
'Grazie per uh... avermi aiutato l'altro giorno. Ero ubriaco marcio e probabilmente non ce l'avrei fatta a tornare a casa quella notte se tu non mi avessi aiutato' disse timidamente Dan. 
Phil sorrise e Dan gli sorrise in risposta, riluttante.
'Non potevo semplicemente lasciarti lì, no? E oltretutto, penso di capire come ti senti' rispose Phil piano.
Dan lo guardò e annuì, comprensivo, e Phil gli fece un cenno in risposta, un patto silenzioso di non discutere dei loro problemi e lamentarsi delle loro vite.  
Entrambi tornarono a guardare la città, osservando il mare di luci arancioni che brillavano fin dove riuscivano a vedere. Phil riusciva ancora a sentire le persone sotto che urlavano e festeggiavano e cantavano. Aprì la bocca per parlare di nuovo ma all'improvviso le persone diventarono ancora più rumorose, e Phil realizzò che stavano facendo un conto alla rovescia, e Dan stava mormorando sottovoce i numeri con loro.
Quando raggiunsero lo zero, ci fu un boato, e i fuochi d'artificio iniziarono ad irrompere nel cielo, annegando nella luce arancione della città e illuminando l'intero cielo notturno. Lontano, Phil riusciva a sentire un orologio battere forte l'ora.

Sobbalzò quando Dan si allungò verso di lui e lo baciò dolcemente sulla guancia.
'Pe-per cos'era quello?' borbottò Phil, posandosi la mano sulla guancia e sentendosi arrossire.
Dan sorrise.
'Ovviamente bisogna baciare qualcuno a mezzanotte, e tu eri la mia unica opzione, non che mi lamenti' disse Dan facendogli l'occhiolino, e Phil si sentì la faccia bruciare come se stesse andando a fuoco, aveva una strana sensazione allo stomaco, come se avesse fatto una capovolta all'indietro e si fosse annodato da solo. 
'Oh' fu tutto quello che Phil riuscì a dire. 
'Buon anno nuovo, Phil' disse Dan, prendendo la mano di Phil e stringendogliela.
Oh, quindi ecco che festa era. Phil non riusciva a credere al fatto che un altro anno umano fosse già passato.
'Uh-anche a te' rispose Phil.
Entrambi alzarono lo sguardo al cielo e guardarono i fuochi d'artificio esplodere sopra di loro, la notte che si riempiva di colori e suoni. 
'Un altro anno della mia vita che si trasforma lentamente in un terribile disastro' disse Dan ridacchiando, poi sospirò e scivolò ancora più profondamente nella panchina. 
Phil si accigliò.
'Non deve per forza andare così. Tu... tu sei una persona grandiosa Dan, solo che non sei in un posto altrettanto grandioso.'
'Sono nato qui, non è colpa mia' borbottò Dan. 
'Lo sai che non intendo dire dove vivi' disse Phil dolcemente.
Abbassò lo sguardo verso le loro mani e realizzò che erano ancora intrecciate, così le strinse come Dan aveva fatto con lui qualche secondo prima. 
'Troverai il tuo posto in questo mondo, Dan, e sarai fantastico, ne so abbastanza da esserne certo.'
Dan non lo guardò, ma Phil vide gli angoli della sua bocca arricciarsi.
'Come fai a dirlo? Mi hai visto solo ubriaco e miserabile.' Sospirò Dan.
'Perché vedo che guardi sempre tutti con così tanta curiosità e speranza, e ci tieni. Ci tieni e vuoi cambiare le cose. E so che lo farai. Questo sarà il tuo anno, ne sono sicuro.'

Dan era così giovane e così triste, e Phil voleva solo che fosse di nuovo felice. Gli umani avevano una vita corta, e Phil non voleva che il ragazzo la spendesse nel dolore.

Dan si avvicinò e baciò di nuovo Phil sulla guancia prima di alzarsi dalla panchina e avviarsi verso gli scalini.
'Ci penserò. Grazie, Phil, c-conta molto per me.'
Gli sorrise e poi si affrettò per le scale, Phil sorrise tra se e se mentre continuava a guardare i fuochi d'artificio ballare sopra di lui.


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Capitolo 5
*** V Capitolo ***


Give Me Love - 5 Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

V Capitolo

| capitolo originale |







Il giorno seguente fu tranquillo, e Phil non ebbe molto da fare.

Vagò un po' senza meta per le strade prima di arrendersi e dirigersi verso il parco vicino al suo garage. Fece una smorfia all'idea di tornare nel vecchio garage, perché era di nuovo allagato, ma questa volta l'acqua si era congelata, e quella mattina ci era già scivolato tre volte cercando di uscire.

Finì a sedersi su una delle altalene arrugginite e si spinse dolcemente avanti e indietro coi piedi, osservando il suo fiato che si trasformava in vapore nella fredda aria serale, intrecciandosi intorno al suo volto prima di scomparirgli davanti.

Sentì delle voci e realizzò che c'erano due persone sedute dall'altra parte del parco sull'amaca, che gli davano le spalle. Erano un ragazzo e una ragazza, e si stavano appoggiando l'uno sull'altro mentre guardavano il cielo. Phil realizzò che la ragazza stava mostrando le costellazioni al ragazzo mentre quello ascoltava, completamente sbalordito. Sorrise e li guardò, chiedendosi se stessero insieme o no. Gli umani erano esseri complicati, e Phil sapeva che un'amicizia tra di loro poteva essere forte quanto una relazione, ma comunque, sentiva che quei due sarebbero dovuti stare insieme- ogni tanto se lo sentiva.

Li guardò parlare ancora per un po', passandosi una sigaretta tra di loro e creando forme nel fumo denso ad ogni respiro. A Phil piacevano le persone così, che erano semplicemente a loro agio l'uno con l'altro, rendevano il suo lavoro molto più facile.

Appena posò la mano sul suo arco, Phil sentì qualcuno, e un altro ragazzo apparì, attraversando il parco e sorridendo, agitando la mano verso il ragazzo e la ragazza che erano già lì, che balzarono in piedi quando videro l'altro avvicinarsi.

Il nuovo ragazzo abbracciò l'altro freddamente, prima di girarsi verso la ragazza e baciarla con vigore, circondandole la vita con le braccia e stringendola forte.

Oh, quello complicava le cose, pensò tra sé e sé Phil mentre il suo volto sbiancò, rispecchiando quello dell'altro ragazzo, che stava fissando il vuoto, le braccia incrociate.

"Hai fumato di nuovo, piccola? Lo sai che non mi piace" Phil sentì dire al nuovo arrrivato, che aveva ancora un braccio stretto possessivamente intorno alla vita della ragazza.

Decise che non gli piaceva molto l'altro ragazzo.

Lei balbettò qualche scusa mentre il suo amico lo guardava con una smorfia, per poi illuminarsi leggermente mentre alzava lo sguardo verso la strada. Li salutò e strinse di nascosto la mano della ragazza mentre passava, dirigendosi verso la strada e sorridendo a qualcosa... oh. Qualcuno.

 C'era un'altra ragazza, che lo salutò con un abbraccio e un bacio prima di prendergli la mano, tornando alla strada dalla quale era venuta, si allontanarono insieme con le mani che dondolavano tra di loro.

Phil guardò mentre il ragazzo si guardava indietro prima di girare l'angolo, sorridendo dolcemente, ma con tristezza, alla ragazza, e sospirò dall'esasperazione. Gli umani erano decisamente troppo complicati, quei ragazzi avrebbero dovuto risolversela da soli. Phil non si occupava di rovinare relazioni già esistenti in nome di quello che credeva fosse giusto, sarebbe stato piuttosto controproducente.

Sperò che si potesse risolvere tutto e mentre si alzava dall'altalena, stiracchiandosi, espresse un desiderio silenzioso, che il ragazzo con gli occhi tristi e la ragazza che amava le stelle fossero felici, con chiunque stessero.


*

Phil tornò a vagare per la strada, evitando ancora di tornare al garage, dato che sarebbe stato solo un'altra notte insonne, seduto al freddo senza nulla da fare. La strada era praticamente vuota, ma come al solito poteva sentire la musica tuonante che proveniva dai pochi locali e bar che costellavano la strada. Riusciva a vedere le luci verdi e blu che brillavano fuori da un locale in cui la musica era particolarmente forte, e le persone dentro erano ancora più rumorose, le loro grida, le urla e i canti si sentivano fin dall'altra parte della strada.

Phil attraversò e rimase in piedi di fronte al club, osservando le luci brillare sopra alle sue scarpe.

"Vuoi entrare, amico?" chiese una voce roca, che fece sobbalzare Phil con un urlo.

"Io- uh-ok?" balbettò Phil.

L'uomo squadrò Phil dall'altro in basso con un sopracciglio alzato, e quello indietreggiò leggermente.

"Documento, per favore" chiede l'uomo, incrociando le braccia.

Phil cadde nel panico per un attimo, prima di realizzare che l'uomo probabilmente voleva il passaporto sul fondo del suo zaino. Era vecchio e sbiadito, in gran parte illeggibile, e Phil non riusciva a ricordare da quanto tempo ce l'avesse, ma per qualche ragione ogni volta che un umano lo guardava, per loro era un passaporto pieno di informazioni.

L'uomo esaminò il documento per un po' prima di ridarlo a Phil e farsi da parte, mostrandogli la strada verso la discoteca. Phil riusciva già a sentire il calore che irraggiava da lì mentre attraversava l'ingresso.

"Vai pure" disse l'uomo, impaziente, facendo sobbalzare Phil che si affrettò verso l'oscurità del club.

Phil trasalì e arretrò nel momento esatto in cui entrò nel locale, sopraffatto dall'opprimente odore di alcol e sudore misto con le luci accecanti e la musica rimbombante.

Fu istantaneamente risucchiato in un mare di corpi che saltellava e si strusciava insieme. Sgomitò per passare e andare dall'altra parte, cercando disperatamente di prendere fiato; aveva già deciso che non gli piaceva quel posto, e non riusciva a capire come tutti potessero divertirsi lì.

C'erano alcuni divani in fondo al locale, quindi Phil ci si buttò con un sospiro, guardandosi intorno e vedendo tanti tipi di persone diverse. C'erano persone che ballavano insieme come un grande gruppo, urlando e afferrando i loro amici quando iniziava una certa canzone, e altri al bar, a bere quanto potevano, e poi i pochi come Phil, sparsi in giro e seduti negli angoli, a osservare gli altri.

Qualcuno si divincolò dalla folla e barcollò a zig zag prima di cadere per terra, e Phil alzò gli occhi al cielo, non riusciva a capire come potessero trovare attraente l'idea di bere un liquido aspro finché non gli annebbiava così tanto il cervello che non riuscivano a stare in piedi.

Abbassò lo sguardo sulle sue mani, che erano secche e spaccate dal tempo freddo e le notti passate ad incidere le sue frecce. C'era una goccia di sangue tra due nocche, e fece una smorfia prima di asciugarla.

All'improvviso ci fu un tonfo accanto a lui, e il divano affondò, indicando la presenza di qualcuno sul posto di Phil. Una mano che teneva un drink verde acido apparì sotto al suo naso.

"Giuro che non l'ho drogato o altro, non sono un maniaco, solo che-" urlò una voce strascicata sopra la musica, per poi fermarsi mentre Phil alzava lo sguardo.

"Oh mio dio mi stai decisamente seguendo"

Era Dan, di nuovo, e Phil pensò che non poteva assolutamente essere solo una coincidenza, anche se immaginava che quella città non fosse tanto grande.

La faccia di Dan era rossa e gonfia, i suoi occhi erano acquosi con un paio di lacrime che scivolavano sul suo viso, era un disastro, e assolutamente infelice.

"Hai pianto?" chiese Phil, prendendo il drink e occhieggiandolo con una smorfia vagamente scettica prima di tornare a guardare Dan, che aveva velocemente asciugato le lacrime sul suo volto e si era sistemato i capelli.

"No. Beh, si. Ma non è un evento raro, specialmente quando sono un tantino ubriaco. E' patetico, ovviamente anche i miei amici lo pensano dato che mi hanno paccato" ridacchiò Dan senza gioia, alzando e spalle, e Phil istintivamente si avvicinò a lui, sentendo un moto di simpatia verso Dan, come ogni volta che vedeva il ragazzo.

"Non è una cosa molto carina da fare" disse Phil con disapprovazione, e sentì  Dan appoggiarsi leggermente a lui, lo lasciò fare, nonostante gli facesse male alla pelle che già bruciava, immaginò che il ragazzo avesse bisogno di un po' di conforto.

Dan alzò di nuovo le spalle.

"Credo di meritarmelo. Cosa ci fai qui, comunque? Non pensavo che fosse il tuo genere di posto."

"No-non lo è, ero solo incuriosito, volevo vedere come fosse, immagino" Phil non aggiunse che non era particolarmente impressionato, dato che sembrava che a Dan piacesse andare in posti del genere.

"Non sei mai venuto in una discoteca prima?" la voce di Dan si alzò di qualche ottava, e sembrò sinceramente perplesso quando Phil scosse la testa.

"Hai mai bevuto?"

Phil scosse di nuovo la testa, Dan lo fissò con gli occhi sgranati per qualche secondo prima che l'angolo della sua bocca si alzasse in un piccolo sorriso.

"Wow, lo rispetto."

Dan si fermò, abbassando lo sguardo al drink intoccato nella mano di Phil.

"Oh dio è stato davvero sconsiderato da parte mia prenderti un drink. Anche se non sapevo fossi tu. E' comunque- Merda."

Phil scosse la testa e sorrise, dandogli un pacchetta rassicurante.

'No no, grazie... ma cos'è?' Phil si accigliò al drink, era di un verdino blu, e sapeva di frutta mista a candeggina.

Dan rise.

  'Un cocktail. È il mio preferito. Sono un uomo così mascolino, che beve drink mascolini, ovviamente. Provalo, è buono.'

Phil portò il drink alla bocca, e storse la bocca all'odore, sentendo Dan ridacchiare piano vicino a lui. Chiuse gli occhi e prese un sorso, che gli bruciò subito la gola mentre lo ingoiava e gli lasciò un sapore disgustoso in bocca.

Phil sputò e assunse un'espressione disgustata, mentre Dan rideva istericamente

'Davvero ti piace?!' squittì Phil.

'A te no, immagino?' Dan stava ancora ridendo, tenendosi lo stomaco ridacchiando in modo incontrollato.

Lui scosse la testa senza rispondere e tese il drink a Dan, che lo sorseggiò con un sorriso sornione sul volto. Phil riprese a guardarsi in giro, accigliandosi alla musica alta che gli faceva ancora più male alla testa. Anche i suoi polmoni facevano male, capì che era dovuto all'agglomerato di odori opprimenti che riempivano costantemente quel posto, come fosse smog.

'Vuoi andare via?"

Dan toccò la spalla di Phil e quello su girò verso di lui, annuendo, prima di spostare lo sguardo verso il minaccioso ammasso di corpi che avrebbero dovuto attraversare.

Anche Dan sembrava averlo notato, perché finì il suo drink e strinse la sua mano intorno a quella di Phil, guidandolo attraverso la stanza e la folla con facilità, anche se stava barcollando.

Phil era grato del fatto che Dan gli avesse preso la mano perché, per quanto avesse bisogno che lo guidasse, Dan aveva bisogno che Phil lo reggesse in piedi.

'Dov'è che abiti?' chiese Dan quando uscirono per strada.

Phil lo tirò verso destra senza rispondere e si avviarono per la strada, e Dan finì di nuovo ad appoggiarsi pesantemente sulla sua spalla.

Quando raggiunsero la via dove era situato il garage di Phil, Dan si guardò intorno confuso.

'Vivi qui? Non sapevo che ci fossero case nei dintorni.'

Phil deglutì, e all'improvviso decise che non voleva che Dan sapesse dove viveva, perché avrebbe portato ad una serie di domande alle quali Phil non voleva rispondere.   

'Si, sono... uh sono alla fine della strada, ce la faccio da solo, puoi andare a casa adesso, okay?'

Dan annuì, ancora confuso, quindi Phil si sforzò di sorridere e voltò Dan verso la direzione della sua casa.

'Ci vediamo presto, allora' disse Phil, spingendo leggermente Dan per invitarlo a camminare, cosa che fece, barcollando per a strada e canticchiando a bocca chiusa.

Phil si affrettò verso il suo garage e aprì la porta, faticando mentre quella gemeva in protesta. Finalmente si aprì, facendo cadere le chiavi dalla mano di Phil nel processo. Caddero per terra in una pozzanghera, e Phil sospirò esasperato mentre si chinava per prenderle.

'Ti prego non dirmi che è qui che vivi?!' urlò una voce dietro di lui. Phil urlò e balzò in avanti, picchiando la testa contro la porta del garage prima di cadere all'indietro, dritto nella pozzanghera.

'Oh merda mi dispiace. Avrei dovuto dirtelo che ero dietro di te'

Dan aiutò Phil a rialzarsi e Phil si girò per guardarlo, sentendo il freddo dell'acqua inzuppargli i pantaloni.

'Davvero però, tu vivi qui?' Dan sembrava sinceramente preoccupato, guardando nel garage e sussultando, trattenendo il respiro.

Phil sentì le guance infiammarsi per l'imbarazzo e abbassò lo sguardo per terra, lasciando che la frangia gli coprisse gli occhi.

'Non è così male' mormorò.

Dan emise un suono disgustato, per poi afferrare il polso di Phil e tirarlo.

'Non puoi rimanere qui, vieni da me' insistette.

'Sono rimasto qui ogni notte per un sacco di tempo' ribatté Phil, e Dan alzò gli occhi al cielo, sospirando

'Sì, ma adesso sei tutto bagnato, e preferisci restare qui-' Dan lanciò un'altra occhiata di disapprovazione al garage di Phil. '-O venire nella mia calda e comoda casa con il riscaldamento e un letto vero?'

Phil e Dan si fissarono con uno sguardo ugualmente sprezzante sui loro volti, Phil con le braccia incrociate e Dan con le mani sui fianchi.

Infine Phil si arrese e, alzando drammaticamente gli occhi al cielo, buttò velocemente il suo zaino, con l'arco e le frecce, dentro al garage, prima di chiudere la porta.

Dan gli prese la mano con un sorriso sornione e lo portò verso casa sua. 

Il castano stava barcollando decisamente meno adesso e probabilmente non aveva bisogno di tenere la mano di Phil, ma era caldo e col pollice stava disegnando cerchi sul suo polso, il che era carino, quindi Phil non ne parlò. Semplicemente strinse ancora di più la mano di Dan e riprese il passo vicino a lui, segretamente grato del fatto che Dan gli avesse offerto una notte lontano dalla sua fredda e solitaria casa di fortuna.



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Capitolo 6
*** VI Capitolo ***


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VI Capitolo

| capitolo originale |




Quando arrivarono a casa, Dan trovò un paio di pantaloni della tuta e una felpa che stessero giusti a Phil. Ebbe successo per metà, ma la felpa forse era un po' troppo stretta e i pantaloni gli arrivavano giusto alle caviglie. Però erano più caldi dei suoi vestiti, e Phil ne era molto grato. Lo disse a Dan, che semplicemente scrollò le spalle.

"Credi seriamente che ti avrei lasciato restare lì? Sapevo che stavi nascondendo qualcosa. Oltretutto, mi hai aiutato varie volte" rispose Dan con un sorriso.

Tese a Phil una tazza di cioccolata calda, che era molto più buona del cocktail che aveva fatto provare in precedenza. Lo sciroppo caldo fluì giù per la gola e si diffuse attraverso il suo corpo, rendendo tutto ciò che o circondava decisamente più luminoso.

Phil non aveva bisogno di bere o mangiare, a volte lo faceva perché il cibo aveva un buon sapore, ma in genere se ne dimenticava, e non voleva spendere i suoi soldi per qualcosa di cui non aveva bisogno, ma forse avrebbe dovuto concedersi più spesso queste cose.

Dan sbadigliò, e riportò a fatica le loro tazze nella piccola cucina.

"Pronto per dormire?" mormorò assonnato quando riapparì.

Phil annuì, chiedendosi dove Dan lo avrebbe sistemato - Phil non dormiva, quindi qualsiasi luogo sarebbe andato bene, e ogni posto in quella casa probabilmente sarebbe stato dieci volte più confortevole della sua vecchia sedia scricchiolante nel garage.

Si avviarono al piano di sopra, in una piccola camera da letto tappezzata di vari poster, dai film alle band ai videogiochi, e Phil si guardò intorno con aria di ammirazione.

"Sono un nerd assurdo, lo so" borbottò Dan quando vide che Phil stava fissando i dintorni.

"E' tutto così figo" sussurrò Phil, guardandosi ancora in giro, questa volta agli oggetti e gadget allineati sui lati della stanza.

Dan ridacchiò e scosse la testa.

"Hai intenzione di rimanere lì tutta la notte, allora?" chiese, riportando Phil alla realtà.

"Uh, no... scusa" mormorò Phil, sentendo le guance iniziare di nuovo a riscaldarsi

"Do-dove volevi che dormissi?"

Fu il turno di Dan di arrossire, e Phil lo guardò confuso.

"Beh, non ho altro posto dove stare, quindi, beh se vuoi, puoi condividere il letto con me. Non ruberò troppo le coperte, giuro."

Phil iniziò a rifiutare, scuotendo la testa e sorridendo gentilmente - era già abbastanza scortese da parte sua restare a casa di Dan e indossare i suoi vestiti, Dan non doveva anche rinunciare a metà del suo letto. Ma quello lo fermò con uno sguardo deciso.

"Vai a letto e basta, Phil" sbottò Dan, alzando gli occhi al cielo, mentre si infilava dalla parte sinistra e si arrotolava nelle coperte.

Phil andò al lato opposto del letto e si infilò cautamente sotto le coperte. Si era dimenticato di quanto fossero morbidi i letti, pensò, mentre si accoccolava più comodamente, sorridendo quando sentì il dolore nelle ossa alleviarsi leggermente. Era decisamente felice che Dan lo avesse persuaso a rimanere lì.

Phil aprì gli occhi e vide che Dan lo stava guardando col la bocca arricciata in un piccolo sorriso. Le guance di Phil diventarono di nuovo rosse, mentre si fissava le mani per evitare lo sguardo di Dan.

"Sei un senzatetto?" chiese dolcemente Dan.

Phil scosse la testa, e alzò lo sguardo verso Dan, che lo stava ancora fissando, ma adesso sembrava seriamente preoccupato, come se gli facesse pena, il che era strano.

"No, non è male come sembra, davvero, è stata una mia scelta."

Era una mezza bugia, non aveva scelto questo lavoro, era stato mandato lì. Ma aveva deciso di non sprecare soldi per le comodità umane. Non gli importava molto, davvero, ma forse gli sarebbe piaciuto restare nell'accogliente e caldo appartamento di Dan per una notte.

"Non capisco" mormorò Dan, i suoi occhi stavano iniziando lentamente a chiudersi e sbadigliò di nuovo.

"Sembri sempre così malato, e così triste."

Phil si chiese perché a Dan importasse così tanto, Phil era 'malato' da quanto riuscisse a ricordare. Era solo perché non apparteneva a quel posto, non che fosse un problema, e non era nemmeno triste, solo non era... felice.

"Anche tu sei molto triste" rispose Phil.

Sembrava che Dan piangesse spesso, e beveva anche tanto, ma non perché gli piacesse, come agli altri.

Dan annuì.

"Immagino di sì. Che ne dici di aiutarci a vicenda? Così da non essere più così tristi" gli occhi di Dan erano chiusi adesso, e si accoccolo in una palla con un sospiro.

"...Okay" rispose Phil dopo qualche secondo.

Dan non poteva aiutare Phil, ma forse lui poteva rendere un po' più felice Dan. Sapeva abbastanza riguardo al mondo umano, e oltretutto, rendere le persone felici era il suo lavoro - e sembrava che Dan se lo meritasse più degli altri.

Dan fece un altro sospiro, poi rimase in silenzio, e Phil lo guardò per un po' mentre la sua frangia gli cadeva sopra agli occhi e iniziava a muoversi ogni tanto mentre dormiva. Sembrava così pacifico, e Phil era invidioso del fatto che Dan potesse semplicemente perdere coscienza per un po' e dimenticare il mondo.

Phil rimase fermo al buio e ascoltò l'orologio al lato del letto ticchettare le ore e il respiro quieto di Dan di fianco a lui. Chiuse gli occhi e immaginò di essere addormentato anche lui, come se stesse sognando e tutto fosse nero e nulla facesse male, solo per un po'.

Dan si spostò un po', e poi ancora un po', finché non fu quasi premuto contro Phil, le loro fronti si stavano praticamente toccando, e quando Dan mise la sua gamba intorno al polpaccio di Phil, quello non era molto sicuro di come avrebbe dovuto comportarsi. Dan si mosse e nascose il viso nella spalla di Phil, che ridacchiò silenziosamente e cercò di non scuotersi mentre il respiro di Dan gli faceva il solletico sul collo.

Dan iniziò a tremare leggermente, quindi Phil gli avvolse con cautela il braccio intorno alle spalle, usando la punta delle dita per tracciare i contorni della sua schiena. Chiuse di nuovo gli occhi con un lieve sorriso, e capì che, anche se non gli era concesso dormire, questa era la cosa migliore che gli potesse accadere.

In quelle poche ore che passò con Dan accoccolato al suo fianco, notò a malapena tutti i dolori e i crampi che in genere erano una costante per lui.

Phil tenne la testa appoggiata sopra quella di Dan con gli occhi chiusi finché iniziò a spuntare l'alba e la luce si diffuse lentamente nella stanza, inondando tutto di una pallida luce gialla. Dopo poco, quando il sole era già alto nel cielo, e stava filtrando dalle tapparelle rotte , qualcosa sulla scrivania di Dan iniziò ad emettere un suono forte e irritante che penetrò le orecchie di Phil. Dan si smosse e Phil mosse il braccio dalla vita del ragazzo quando quello si girò per tirare un pugno a qualunque cosa fosse quella che stava facendo il rumore, per spegnerla con un grugnito drammatico, prima di tornare a rannicchiarsi contro il petto di Phil e mormorare qualcosa sul fatto che fosse "troppo presto, cazzo."

Phil nascose il suo sorriso nei capelli di Dan e chiuse di nuovo gli occhi, chiedendosi se non stesse oltrepassando qualche limite, ma non gli importava abbastanza da spostarsi.

Un po' più tardi, la musica partì di nuovo, questa volta con una melodia differente, ma era ugualmente irritante e questa volta sia Dan che Phil grugnirono in protesta mentre Dan si allungava per spegnerla ancora.

"Oh merda" imprecò Dan, sedendosi.

I suoi capelli erano sparati in tutte le direzioni e i suoi occhi erano ancora mezzi chiusi, si passò una mano tra i capelli e imprecò un'altra volta.

"Dovrei andare all'uni tra poco" mormorò, guardando Phil, che si sedette e si strofinò gli occhi con un pugno.

Dan si affrettò a prepararsi, cercando di lisciarsi i capelli e cercando dei vestiti puliti da mettersi mentre tirava a Phil i suoi vestiti dall'asciugatore.

"Dove diamine è finito il mio quaderno?" Phil sentì Dan urlare a se stesso mentre si cambiava, il che fu seguito da un sacco di botti e imprecazioni.

Dan era chiaramente meno funzionale al mattino, pensò Phil con un sorriso, ma alla fine entrambi furono pronti e Dan trovò un quaderno su cui scrivere. Si affrettarono entrambi ad uscire dalla porta e il ragazzo si fermò per sorridere a Phil.

"Hai un telefono?" chiese.

Phil scosse la testa, e quando Dan lo guardò sospettoso, Phil semplicemente alzò le spalle.

"Va bene... ok. Beh, vuoi rimanere anche stanotte?"

Le guance di Dan si arrossarono leggermente, e Phil era estremamente tentato di rispondere di sì, si sentiva molto meglio passando la notte al caldo e in un posto comodo. Ma non poteva farlo, non poteva immischiarsi nella vita di Dan in alcun modo, non solo era un tantino strano, considerando chi fosse, ma Dan aveva anche i suoi problemi personali da risolvere, e Phil non doveva aggiungersi a quella equazione.

"No, va bene così. Ma grazie, e grazie per la notte scorsa, ti s-sono molto grato" rispose piano Phil.

Dan alzò gli occhi al cielo.

"Beh almeno ti va di vederci per un caffè domani pomeriggio?"

Dan sembrava speranzoso, e Phil voleva rivederlo, non aveva realizzato quanto solo finché non aveva iniziato a parlare e passare del tempo con lui, quindi annuì, e il volto di Dan si illuminò.

"Okay, da Starbucks alle 3, ok? Quello vicino a dove abiti" Dan si accigliò alla parola "abiti"

Phil annuì e si salutarono, si divisero poi, andando ognuno per la propria strada.

Appena prima che Phil girasse l'angolo, si guardò indietro per vedere se anche Dan si fosse fermato e lo stesse guardando. Vide il sorriso del ragazzo dall'altra parte della strada e gli sorrise in risposta, guardando Dan salutarlo timidamente con la mano prima di affrettarsi verso la fermata del bus.

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Capitolo 7
*** VII Capitolo ***


Give Me Love - 7 Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

VII Capitolo

| capitolo originale |




Per il resto della giornata, Phil non fece molto. Sarebbe dovuto andare dritto al suo garage a intagliare nuove frecce per poi andare a lavoro, ma non lo fece. Invece vagò per la città, senza meta - sapeva quali erano i suoi doveri, ma non aveva voglia di fare nulla in quel momento. L'unica cosa che forse avrebbe voluto fare era andare a trovare di nuovo Dan, perché Dan faceva sentire meglio Phil anche solo standogli vicino. Stava cercando di ignorare quei pensieri, però, perché pensieri di quel genere gli facevano male allo stomaco e girare la testa in un modo in cui non era abituato.
Ogni giorno, l'idea di tornare al suo garage diventava sempre meno attraente per Phil, e adesso si accigliava al solo pensiero. Prima ne era grato, perché c'erano città in cui aveva dovuto trovare riposo in vicoli umidi e pieni di spazzatura, o si era riparato nelle porte d'ingresso, solo per riscaldarsi un po'. Ma adesso il suo garage sembrava  più freddo e vuoto che mai, e Phil non se la sentiva ancora di tornarci.
Camminò e camminò finché i suoi muscoli non iniziarono a protestare, e notò che il sole aveva appena iniziato a tramontare. Sempre più persone apparivano, affrettandosi per le strade o infilandosi nelle macchine, dirigendosi verso le loro case. Phil notò un gruppo di studenti aggregati alla fermata del bus, cercando di ripararsi dal vento gelido che gli sferzava i volti. Stavano tutti sorridendo e parlando animatamente, tranne uno.
Dan era solo, il più lontano possibile dal gruppetto, appoggiato al muro con le spalle incurvate e la testa bassa. Phil si accigliò e scosse la testa, chiedendosi se sarebbe dovuto andare a parlargli o no. Sembrava così solo, e Phil sentì una stretta nel petto al pensiero di vedere di nuovo Dan così triste, specialmente confrontandolo con il Dan con il quale Phil aveva condiviso il letto la notte precedente, così dolce e affettuoso, con sorrisi gentili e una luce negli occhi.
Phil fece un passo, senza essere sicuro di cosa avrebbe detto quando avrebbe raggiunto Dan, ma volendo comunque andare da lui.
Appena gli fu vicino e allungò la mano per picchiettarlo sulla spalla, il bus arrivò, e Dan tenne la testa bassa e le spalle incurvate mentre saliva sul mezzo e si sedeva. Tenne lo sguardo triste fisso per terra, e non notò nemmeno che Phil. Quello sospirò e abbassò la testa, tornando a girare per le strade.
Infine si arrese e tornò al suo garage. Si sedette pesantemente sulla sua sedia con un grugnito, sentendo ogni articolazione del suo corpo scrocchiare forte.
Dopo aver spezzato per la terza volta le sue frecce mentre cercava di intagliarle, e essersi ferito il palmo nel frattempo, Phil mollò con un'imprecazione tutti i suoi strumenti, e raccolse quelle che aveva già fatto, ficcandole nella faretra. Uscì un'altra volta dal garage, senza preoccuparsi di chiudere la porta - non che avesse comunque qualcosa di valore da salvare.
Arrancò per le strade e combatté contro il flusso di gente che camminava velocemente in direzioni opposte, cercando di trovare posti più tranquilli dove potesse andare. Le sue ossa dolevano come non mai e i suoi muscoli bruciavano. Tirò indietro le spalle e fece una smorfia quando sentì uno scrocchio dalle scapole fino alla nuca.
Il sole calò presto, e Phil si fermò per guardare i lampioni che si accendevano, riprendendo vita nella notte, la luce artificiale che si diffondeva lentamente per le strade, facendo sbiadire ancora di più le poche stelle che riusciva a scorgere.
Dopo aver passato gran parte della notte a vagare senza meta, senza trovare nessuno degno di essere accoppiato, Phil si arrese e andò sulla terrazza che gli piaceva tanto, sedendosi sulla panchina fredda e sospirando di sollievo quando il dolore iniziò ad alleviarsi leggermente. Guardò le persone muoversi sotto di lui e si chiese quali fossero le storie di ognuno di loro; quale fosse il loro lavoro e, soprattutto, Phil si chiese se fossero felici.
Quello che Phil aveva realizzato dopo anni sulla terra, era che la felicità era estremamente importante per gli umani, e la felicità aveva un significato diverso per ogni persona, ma ogni singolo umano la voleva. 
La felicità era sempre stata un argomento irrilevante per Phil, non capiva come si misurasse, né come raggiungerla. Ma quando si sedette e guardò la città davanti a lui, si chiese se fosse felice, e decise che non lo era.
Era stato contento, conosceva la sua vita e conosceva il suo lavoro, ed era molto più fortunato di altri, aveva uno scopo, ed era suo dovere compierlo, ma non significava che fosse felice. Si chiese che cosa avrebbe potuto renderlo felice, e se avrebbe potuto capire di esserlo. Pensò di sì, perché quando gli umani erano felici, lo emanavano in ondate, li faceva brillare finché non potevano più tenerselo dentro e trapelava da loro sotto forma di risate e sorrisi che arricciavano la pelle intorno ai loro occhi. Si chiese come fosse provare quel tipo di felicità, se era meravigliosa come sembrava, se i loro sorrisi li facessero sentire bene come sembrava che stessero.
Phil si passò una mano tra i capelli e sospirò, si sentiva ridicolo. Non era un umano, non poteva provare quello che provavano loro, le emozioni degli umani lo confondevano, erano tutte così complicate, e forti e avevano un grande impatto. Certamente faceva male provare tutto il tempo cose così forti.
Phil continuò a guardare la città dormire, guardò la quantità di persone ridursi lentamente finché le strade non furono vuote e silenziose, e poi guardò l'alba sorgere di nuovo sopra agli edifici grigi, schizzando gialli e arancioni e rossi vividi attraverso l'orizzonte.
 La città iniziò lentamente a svegliarsi un'altra volta, il sole che si alzava in cielo mentre le persone iniziavano a lasciare le loro case, stiracchiandosi e sbadigliando mentre si dirigevano fuori, pronti a iniziare un nuovo giorno.
Il corpo di Phil era irrigidito per il freddo, e le sue gambe si erano addormentate per essere stato seduto così a lungo, ma si sentì più in pace di quanto non fosse stato da tanto tempo. Dopo aver avuto l'occasione di guardare il mondo muoversi nel suo ritmo costante, si ricordò di quanto fosse magico il mondo umano. Phil non l'avrebbe mai ammesso, ma tutto il tempo che aveva passato seduto a guardare le strade dal terrazzo, aveva mezzo sperato di scorgere Dan, giusto per vedere se stava bene. Phil era sicuro che Dan non aveva ancora trovato cosa lo rendesse felice, non pienamente almeno, e Phil sperava davvero che lo scoprisse presto.
Era difficile perdere tempo quando non dormivi, e si ritrovò di nuovo a girare per la città, ogni respiro usciva dalla sua bocca sotto forma di vapore. L'asfalto sotto di lui brillava di un sottile strato di ghiaccio che non era stato sciolto dal sole ancora nascente, e Phil guardò gli umani camminare decisi attraverso il terreno intarsiato, alcuni con occhi stanchi, inciampando mentre camminavano, e altri a testa alta, affrettandosi sicuri ovunque dovessero andare.
Phil passò di nuovo davanti alla fermata del bus, facendosi strada attraverso il largo gruppo di studenti, e notò con disappunto che Dan era lontano da loro, come il giorno prima. Andando avanti, qualcuno sbatté contro la sua spalla, spingendolo indietro.
 'Oh Dio mi dispiace- Gesù Phil, dobbiamo smettere di scontrarci.'
L'espressione dispiaciuta sul viso di Dan si trasformò in un enorme sorriso quando vide Phil, e Phil non riuscì a non ricambiare.
'Sta diventando sempre meno una coincidenza' disse Dan con un sorrisino, e Phil sentì il volto iniziare a scaldarsi, anche se non era sicuro del perché.
'Io volevo solo uh- Credevo -io non-' balbettò Phil ansiosamente, ma Dan mise una mano sulla sua spalla e sorrise dolcemente.
'Tranquillo. Sono sicuro che non sei uno stalker, è bello vederti.'
Su entrambi i loro volti comparve un sorriso, e Phil notò il modo in cui Dan sembrava brillare leggermente quando sorrideva. La felicità era così fluttuante e a volte fin troppo effimera, era strano che un'emozione così forte potesse andare e venire così facilmente.
'Oh merda, sono in ritardo.'
Il viso di Dan si rabbuiò quando guardò l'ora sul telefono, poi il bus che si stava lentamente avvicinando alla sua fermata.
Iniziò ad andarsene, per poi fermarsi all'improvviso e girarsi verso Phil, sorridendo timidamente e spostando il peso prima su una gamba, poi sull'altra, mentre le sue guance stavano lentamente diventando rosse.
'Quindi ci vediamo per un caffè questo pomeriggio?' Chiese.
Phil sorrise e annuì
'Si, non vedo l'ora' disse, perché davvero non aspettava altro.
Dan annuì contento, prima di ricordare il suo bus e imprecare mentre correva per prenderlo prima che partisse.
'Ci vediamo dopo Phil!' urlò Dan mentre saliva sugli scalini dell'autobus.
Dan guardava in avanti, sorridendo leggermente mentre si sedeva sul bus, le sue spalle non erano incurvate come il giorno prima, e i suoi occhi sembravano molto più luminosi. Phil non era sicuro cosa avesse reso ieri così diverso da quel giorno, ma era grato di qualunque cosa avesse fatto sentire un po' meglio Dan.

*
Arrivò al bar due ore prima di quando avrebbe dovuto. Era difficile passare il tempo quando non dormivi o facevi nulla, e Phil aveva già girato l'intera città due volte e adesso era così infreddolito che iniziava a provare dolore.
Il vento gelido gli era penetrato nelle ossa e gli doleva tutto più del solito, quindi cercò rifugio nel calore del bar, pensando che avrebbe potuto aspettare lì Dan invece di girare senza meta.
Il locare era piuttosto affollato, un mucchio di uomini e donne d'affari vestiti eleganti sedevano sorseggiando le loro bevande mentre picchiettavano freneticamente sui loro computer o i loro telefoni. Phil notò che nessuno stava parlando, tranne che per lo staff che chiacchierava dietro il bancone, si sentiva solo in picchiettare delle tastiere, tutti sedevano ai rispettivi tavoli, la maggior parte di loro da soli, e nessuno aveva alcun contatto visivo con l'altro.
Si accigliò leggermente, dirigendosi verso un angolo dove stava un piccolo divano, e si sedette, fissando il pavimento.
'Sei arrivato presto, ansioso di vedermi, eh?
Phil sobbalzò alzando lo sguardo, e vide Dan, aveva un grembiule verde e teneva un taccuino in mano, mentre sorrideva sornione a Phil.
'N-non sapevo dove altro andare' mormorò debolmente Phil, iniziando ad arrossire.
Il sorriso di Dan scomparve, e sembrava così preoccupato e sul punto di piangere che Phil cercò velocemente qualcosa da dire perché Dan smettesse di pensare a qualunque cosa stesse pensando in quel momento.
"Lavori qui?" chiese, notando che era vestito come gli altri camerieri, pensando che potesse essere uno di loro.
"Purtroppo si, ho bisogno di soldi, e se questo significa servire caffè a persone pretenziose che pensano di essere più sacre di te perché bevono Starbucks, allora ok."
Phil ridacchiò e Dan gli sorrise in risposta.
"Avevo intenzione di fare un salto a casa e cambiarmi prima che tu arrivassi, ma se già qui. Finisco il turno tra un'ora, non scappare, per favore?"
Phil promise che non l'avrebbe fatto e il sorriso di Dan diventò ancora più largo. Se ne andò velocemente, per poi ricomparire con una tazza di qualcosa, che mise di fronte a Phil con un sorriso.
"Credo che ti piacerà. Niente alcol, e tanto zucchero."
Phil ringraziò, e annusò il dolce profumo della bevanda davanti a lui, mentre Dan se ne andava di nuovo.
Bevette altre due tazze del liquido che gli aveva portato Dan, insieme ad un muffin al cioccolato, e si sentì strano e iperattivo, ma nel senso buono. Si sentiva caldo dentro, e il suo cervello stava fremendo di idee, e quando Dan finalmente finì il turno e si affrettò a raggiungere Phil, rise.
"Tra un po' ti metti a saltellare in giro. Hai fatto un'overdose di caffeina e zucchero."
"Mi sento benissimo" disse Phil con un sorriso.
"Per forza" disse Dan, ridendo di nuovo.
"Com'è andata la giornata?" chiese, mettendo le mani intorno alla sua tazza di caffè e picchiettando la porcellana con un dito.
Phil alzò le spalle.
"Per la maggior parte noiosa. A te, invece?"
"Una merda, come al solito. Non so perché mi sforzi di andare all'uni, è una perdita di tempo. Eri a lavoro?"
"Non oggi. Cosa studi?" Phil stava cercando disperatamente di tenere lontana la conversazione da lui e la sua vita. Era terribile come bugiardo, e dire la verità non era decisamente un'opzione.
"Giurisprudenza. L'ho scelta perché volevo sembrare intelligente, non è stata una delle mie idee migliori" disse Dan con una risata forzata e scosse la testa, prima di prendere un sorso dal suo caffè.
"Quindi non ti piace?"
"La odio con tutto il cuore."
Phil si accigliò.
"Perché non molli allora?" chiese.

Per quanto ne sapeva Phil, l'università era una cosa facoltativa, quindi perché Dan non poteva semplicemente smettere di andarci?
"Perché non voglio essere un fallimento. Anche se potrei finire ad esserlo comunque: ho tutte le materie giù, dato che non ci vado mai, e anche se ci vado non faccio i compiti" rispose Dan, passandosi una mano tra i capelli con un sospiro.
Sembrava triste e infelice, e ancora una volta Phil si ritrovò a sperare di poter fare qualcosa che lo rendesse felice.
"Non ti renderebbe un fallimento, sarebbe solo una cosa che decidi di non fare più perché non ti rendeva felice" disse dolcemente, e la bocca di Dan si arricciò in un sorriso.
"Sei proprio la voce della ragione" il sorriso di Dan divenne molto più sincero, e alzò leggermente la testa, pensando a quello che aveva detto Phil
"Non posso mollare" continuò. "Sono in debito per i prestiti, tutti penserebbero che sono un idiota. E oltretutto, cos'altro potrei fare?"
La domanda era probabilmente retorica, ma Phil decise di rispondere comunque.
"Tutto quello che vuoi. Cosa sceglieresti se potessi fare qualunque cosa?"
Dan tamburellò un dito sul mento e alzò lo sguardo verso il soffitto.
''Ho sempre voluto essere un attore quando ero piccolo, ma è un po' stupida come cosa. Magari cose che ci assomigliano, tipo lavorare nell'industria del cinema, immagino."
"Non deve essere un lavoro, solo qualcosa che hai sempre voluto fare."
Phil guardò Dan, come i suoi occhi si illuminarono mentre pensava, e come si rimise a posto i capelli, sorridendo prima di rispondere.
"Voglio viaggiare. Voglio vedere il mondo e scoprire tutto, provare cose nuove e venire a conoscenza di nuove culture. Mi renderebbe incredibilmente felice"
Phil annuì e ricambiò il sorriso di Dan.
"Ottima scelta. Questo mondo è un posto bellissimo."
Dan si girò con un ghigno e pose a Phil la stessa domanda prima di prendere un sorso della sua bevanda, e Phil non aveva assolutamente idea di come rispondere.
Non aveva scelto la sua vita, non gli era stato permesso di scegliere qualcosa da fare, non aveva nemmeno opzioni. Gli era stato tutto assegnato dal momento in cui era stato creato, ed era quello che avrebbe dovuto fare finché qualcuno più potente di lui avrebbe deciso che sarebbe potuto finalmente andare a casa e riposare.
Iniziò a balbettare, e sentì il viso riscaldarsi mentre cercava di pensare a qualcosa, conosceva le rispose cliché, che cosa avrebbe potuto dire, ma sotto sotto, Phil sapeva quale sarebbe potuta essere la sua risposta.
"Immagino che mi piacerebbe fare più o meno quello che vuoi tu. Ma non voglio viaggiare per vedere il mondo, voglio viaggiare per essere libero, e per trovare quello che mi rende felice. Poi rimarrei lì e lo farei fino alla fine della mia vita, però, ora come ora, non so cosa potrebbe essere."
Dan rimase in silenzio per qualche secondo, con la bocca leggermente socchiusa, finché non rise forte e scosse la testa, ammirato.
"Quando ti ho incontrato per la prima volta ho pensato che fossi un ragazzo imbranato, carino e basta. Lo sei ancora, ma sei molto più intelligente di quanto credessi. Sei profondo."
Phil mise la testa tra le mani per nascondere il fatto che il suo viso stesse andando a fuoco, e Dan rise ancora di più, tirando indietro la testa e tenendosi lo stomaco. Phil sbirciò tra le dita e non riuscì a non sorridere, la felicità di Dan lo raggiungeva ad ondate, e si ritrovò anche lui a ridacchiare mentre lo guardava.
Un'altra cosa strana della felicità che Phil aveva scoperto, era che era decisamente contagiosa.









-Note

Che ritardo assolutamente enorme >\< che poi sto pubblicando nel bel mezzo della notte, proprio un orario ideale. Scusate tantissimo, mi prendo tutta la responsabilità (gas aveva finito di tradurre da un sacco, ma io sono una beta inaffidabile ^^''). Btw ora siamo qui, con questo aggiornamento del sabato-mattina-molto-presto, giuro che dalla prossima settimana gli aggiornamenti riprendono il venerdì, puntuali e ad un orario umano.
Se così non fosse siete autorizzati a venirmi a cercare armati.
LA.

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Capitolo 8
*** VIII Capitolo ***


Give Me Love - 9

Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

VIII Capitolo

| capitolo originale |

Phil finì per accompagnare a casa Dan quando il sole stava già tramontando. Avrebbe mentito se avesse detto che non stava evitando di tornare al suo garage, ma più che altro voleva stare con Dan e parlargli ancora per un po', perchè aveva sorriso più in quelle due ore di quanto non avesse fatto da tanto tempo.
Phil non parlava normalmente con qualcuno da così tanto che non riusciva a ricordare quanti anni fossero passati, e guardare, ascoltare e parlare con Dan era stata un'esperienza molto interessante. Aveva imparato così tanto, ma voleva sapere altro. Dan era intelligente, ed interessante, era divertente e sarcastico, ma Phil notava comunque il modo in cui sembrava avere un cipiglio perenne e gli occhi tristi. Dimostrava più anni di quanti ne avesse, era molto giovane, ma le sue spalle erano incurvate come se dovesse portare il peso del mondo. Tutto quello che voleva era uno scopo- qualcosa che lo rendesse felice, e il fatto che ancora non l'avesse lo preoccupava ogni giorno.

Si fermarono davanti alla porta di Dan, ed entrambi si fermarono. Phil congiunse le mani e fissò Dan, il quale guardò il pavimento, spostando il peso da un piede all'altro, a disagio.

"Quindi..." Disse Dan.
"Quindi..." ripetè Phil.
Dan rise e scosse la testa, per poi alzare lo sguardo verso Phil e sorridergli. 
"È stato bello " disse, e Phil annuì. 
Dan sospirò e si passò una mano tra i capelli, ridendo di nuovo.
"A questo punto dovrei chiederti il numero o qualcosa del genere, ma non hai un telefono."
Phil alzò le spalle e chiese scusa
"Potremmo semplicemente... decidere di vederci di nuovo da qualche parte?" disse.
Phil sapeva che probabilmente era una cattiva idea vedere Dan regolarmente- era stata una pessima idea aver iniziato a parlargli in primis, ma per la prima volta da tanto tempo aveva avuto qualcosa da aspettare quando aveva accettato di vedere Dan al caffè, e per un attimo, quando i due ragazzi erano seduti accoccolati nell'angolo insieme, parlando e ridendo, Phil aveva realizzato di essere felice, e non era stato felice per tanto tempo.
Dan sorrise.

"Sarebbe bello" rispose piano.
Entrambi si sorrisero per qualche momento, prima che Dan proponesse di vedersi due giorni dopo allo stesso caffè, poi, mentre Phil si girava per allontanarsi, Dan lo fermò per un braccio e lo baciò velocemente sulla guancia, facendoli arrossire entrambi furiosamente, e scioccando Phil. 
Dan rise e si avviò verso la sua porta, fermandosi per salutarlo timidamente con la mano prima di chiuderla, lasciando Phil in piedi, ancora rosso in faccia e con un piccolo sorriso sulle labbra. 





Il lavoro fu più facile quella notte. Phil trovò un paio di persone da accoppiare, probabilmente ne avrebbe trovate di più, se non avesse passato così tanto tempo a guardarle. Anche dopo aver appaiato due persone, Phil le seguì silenziosamente, giusto per vederle insieme. Li guardò sfiorarsi timidamente, e lanciarsi occhiate quando pensavano che l'altro non stesse guardando. Osservò come sembrava che avessero sorrisi segreti, destinati solo a loro, e come condividevano la loro bolla di felicità, ridendo e sorridendo quasi in sincrono perfetto.  
Phil si ritrovò a sorridere, raggiante, mentre guardava la felicità della nuova coppia, e sbiancò.
Si stava comportando in modo ridicolo, come se stesse facendo finta di essere un umano o qualcosa di ugualmente assurdo. Girò sui tacchi e si allontanò dalla coppia il più velocemente possibile. I suoi muscoli protestarono quando iniziò a correre per la strada, i suoi polmoni bruciavano e si sentiva come se la sua gola fosse squarciata e scorticata, ma non smise di correre. Corse e corse con le lacrime agli occhi e il suo intero corpo lo supplicò di fermarsi. 
Improvvisamente le sue gambe cedettero e atterrò in ginocchia sul cemento con un tonfo.
Mise la testa tra le mani e respirò profondamente, premendo le dita negli occhi così forte che riusciva a vedere scintille.
Era esilarante come Phil potesse sapere tutto dell'amore, sapeva come si comportavano le persone, dai movimenti impercettibili ai gesti ovvi, sapeva cosa dicevano, cosa facevano i loro occhi, riusciva addirittura a dire se qualcuno amava una persona dal loro sorriso. Ma non l'aveva mai provato in prima persona. 
In realtà, non aveva mai provato nulla.
Phil provava le emozioni umane attraverso di loro, ma era solo un lavoratore, lavorava per gli umani e gli dava amore, e non poteva mai provare quello che provavano loro, non poteva mai sentire le meraviglie e gli orrori e l'intensità dello spettro delle emozioni umane.
Non gli era mai importato così tanto prima, ma adesso lo bramava, implorava di essere umano, o almeno di provare quello che provavano loro.
Ma cosa era cambiato per farglielo pensare? Per farlo passare dall'essere contento al voler lacerarsi il corpo e versare tutti i colori del mondo umano dentro di lui.
Dan.
Dan gli aveva mostrato cosa significasse essere un umano, quanto potesse essere doloroso, ma anche quanto felice e meraviglioso fosse. Il sorriso di Dan era contagioso, e la sua tristezza lo era allo stesso modo, era un concentrato di energia perennemente in cambiamento e sentiva così tanto, mentre Phil non provava assolutamente nulla. Phil non ci aveva nemmeno mai pensato, ma adesso che non riusciva a smettere di farlo, e faceva male.
Si mosse per sedersi a gambe incrociate per terra, e sussultò all'improvviso dolore ad entrambe le ginocchia. Abbassò lo sguardo e vide che i suoi jeans erano strappati, le sue ginocchia erano tutte scorticate, e stavano sanguinando molto.
Phil guardò curioso i tagli, e toccò un ginocchio con le dita, osservando poi il sangue che le ricopriva, notando le gocce che riflettevano la luce della luna. Quando tornò a guardare le ginocchia, erano guarite quasi completamente, erano rimaste solo delle piccole e sottili cicatrici pallide.
Phil si alzò da dove era caduto con un sospiro e si diresse verso il suo garage, trascinando l'arco dietro di lui. Era sulla terra per compiere il suo lavoro, non aveva altra scelta, e finchè non l'avesse fatto bene per un po', non avrebbe avuto il permesso di fermarsi.
Phil l'aveva sempre saputo e lo accettava, ma adesso che la verità gli faceva così male, non riusciva a respirare.
Non aveva realizzato che era passato davanti al suo garage ed era finito davanti all'appartamento di Dan mentre batteva furiosamente il legno della sua porta.
Dan rispose dopo qualche minuto, con l'aria confusa e molto stanca, i capelli sparati in tutte le direzioni mentre socchiudeva gli occhi guardando il ragazzo dai capelli neri davanti a lui. Phil voleva scappare e tirarsi un pugno perchè aveva dimenticato che probabilmente era notte fonda e aveva sicuramente svegliato Dan.
"M-mi dispiace, non so cosa stessi pensando, me ne vado. Torna a dormire." mormorò Phil velocemente, girandosi per andare via.
"No! Phil aspetta" lo chiamò Dan, e Phil si fermò a guardarlo.
"Vuoi entrare?" chiese Dan accigliato, e sembrava molto preoccupato, come chiunque se qualcuno si fosse presentato random davanti alla tua porta nel bel mezzo della notte. 
Phil avrebbe dovuto dire no, avrebbe dovuto girarsi e andare via e risolvere i suoi stupidi e inutili problemi da solo, e poi andare avanti con il suo lavoro come aveva fatto per tanti anni. Ma non poteva farlo, non adesso. 
"Grazie" sussurrò Phil, seguendo Dan mentre entrava in casa.

-

"Aspetta, hai pianto?" Dan si fermò e si girò per guardare Phil, il cipiglio sul suo volto che aumentava .
Phil si strofinò la faccia e scosse la testa.
"No" borbottò secco. Dan alzò un sopracciglio, lanciandogli un'occhiata per dirgli che non gli credeva minimamente, ma lasciò stare, ed entrò in cucina per fare da bere ad entrambi.
"Mi dispiace se sono comparso dal nulla e ti ho svegliato. Non so cosa stessi pensando." disse Phil, scuotendo la testa, era così stupido.
"Hey, è lo stesso, davvero. Sembra che ti serva un po' di compagnia."
Phil alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise grato, e Dan gli sorrise in risposa, stringendogli la spalla e passandogli dietro per andare al frigo.
"È uno di quei giorni?" chiese Dan piano, quando entrambi stavano bevendo tazze di cioccolata calda, seduti sul vecchio divano sformato di Dan, l'uno di fronte all'altro.
Phil alzò le spalle, e annuì.
"È diventato tutto troppo... pesante, immagino" rispose.
"Capisco come ti senti" disse Dan, ed entrambi sospirarono all'unisono, poi Dan abbassò lo sguardo e si accigliò.
"Ti sei strappato i pantaloni" disse piano.
Anche Phil abbassò lo sguardo, come se l'avesse appena notato, poi mise le mani sulle ginocchia e alzò le spalle.
"Sono caduto" disse.
Dan sembrava sospettoso, ma annuì e basta, senza aggiungere altro, poi sbadigliò, e guardò il suo orologio.
"Non per essere scortesi o altro, ma sono le quattro del mattino, e penso che potremmo andare entrambi a dormire-"
Phil si alzò dal divano e annuì, arrossendo. 
"Certo, sì, ovvio. Me ne vado adesso" disse velocemente, dirigendosi verso la porta.
"Se tu mi lasciassi finire-" disse Dan impaziente, alzando gli occhi al cielo.
"-Puoi resta di nuovo qui, se vuoi."
Phil si fermò, ed era pronto a dire di no, ma Dan alzò gli occhi al cielo, afferrando il polso di Phil, portandolo per le scale, e Phil non cercò più di obiettare.
Si distesero ai lati opposti del letto, Dan si addormentò appena posata la testa sul cuscino, mentre Phil si stiracchiò e si rilassò nella morbidezza del letto, sospirando di sollievo mentre chiudeva gli occhi. 
Sentì qualcosa sul suo fianco, e si girò per vedere che Dan si era mosso e si era di nuovo accoccolato contro di lui, con la mano appoggiata dolcemente sulla sua pancia e la testa appoggiata sulla spalla di Phil. Lui sorrise, e si girò sul fianco cosicchè lui e Dan potessero essere un po' più vicini, e Dan sospirò piano e agganciò il piede contro la caviglia di Phil mentre si spostava in avanti, premendo i loro petti insieme.
Phil nascose il suo viso nella maglia di Dan e inspirò, assaporando il calore e il profumo del ragazzo, e il modo in cui tutti i suoi acciacchi e i suoi dolori sembrassero svanire mentre il tepore infinito di Dan prendeva il loro posto. Era troppo facile ignorare i pensieri nella sua testa, che gli dicevano che era una pessima idea, che stava troppo bene, e che si stava dimenticando di chi fosse. Phil scosse tutti quei pensieri dalla testa, dicendosi che aveva bisogno solo di un'altra notte di comodità, una sola notte per essere felice, per passare del tempo con Dan, e poi avrebbe tagliato tutti i suoi legami con Dan e ogni altro umano, e sarebbe andato avanti con il suo lavoro come doveva. Phil continuò a ripeterselo, ma c'era una piccola parte nel retro del suo cervello che sapeva che era una bugia, e domani quando sarebbe dovuto andare via e tornare al freddo, sarebbe stato più difficile che mai.


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Capitolo 9
*** IX Capitolo ***


Give Me Love - 9 Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

IX Capitolo

| capitolo originale |



La sveglia irritante di Dan quella mattina non suonò all'alba, quindi Dan rimase a dormire per più a lungo, accoccolato a Phil, il respiro regolare. Phil rimase dov'era e tenne Dan vicino, guardando il mondo andare avanti di fronte a loro attraverso le fessure delle tapparelle di Dan.

Quando Dan si svegliò, Phil chiuse gli occhi e fece finta di dormire, così non sarebbe sembrato che fosse rimasto lì a guardare Dan dormire per ore e ore, perchè sarebbe stato alquanto strano. Phil sentì Dan muoversi, poi grugnire e sedersi, sollevandosi dalla sua spalla, e aprì gli occhi per vedere che Dan gli stava sorridendo.

"'Giorno" disse, la voce roca dal sonno.

"Hey" rispose Phil con un sorriso, strofinandosi gli occhi e cercando di far sembrare che avesse dormito anche lui.

"Ti senti un po' meglio oggi?" chiese Dan. Phil arrossì e abbassò lo sguardo verso le lenzuola, annuendo.

"Sì- M-mi dispiace, di nuovo."

"Devi smetterla di scusarti" disse Dan, ridendo piano e scuotendo la testa.

"Davvero, non è un problema, Phil. So com'è quando perdi il senso delle cose- è sempre meglio avere qualcuno ad aiutarti finchè non passa.."

Phil alzò lo sguardo per sorridere a Dan, il quale gli sorrise in risposta, dandogli una pacchetta sulla mano prima di alzarsi dal letto e stiracchiarsi. Phil fece lo stesso, seguendo i movimenti di Dan e rotolando giù dal letto, trattenendo uno sbadiglio.

"Caffè?" chiese Dan.

Annuì e Dan sorrise, dirigendosi al piano di sotto con Phil dietro di lui.

*

Dan e Phil rimasero seduti lì per il resto della mattinata, bevendo caffè, parlando e guardando la televisione, ed era così meravigliosamente mondano e talmente umano che Phil si dimenticò che non avrebbe dovuto essere lì. Si sentiva al sicuro, rilassato e contento, e si chiedeva come questa potesse essere una brutta cosa se lo rendeva così felice.

Dan propose di pranzare quando il suo stomaco iniziò a brontolare, facendo ridere Phil, per poi seguirlo nella cucina per dare una mano, il che consisteva in lui seduto sul bancone a guardare Dan cucinare. Il sole splendeva attraverso le finestre, riscaldando la pelle di Phil, rise con Dan e parlarono di qualunque argomento gli passasse per la testa, come avevano fatto tutta la mattinata.

Phil in genere non viveva pienamente le sue giornate, era o nel suo garage a preparare le cose per una nottata a lavorare, oppure tornava da lavoro con le ossa doloranti e gli occhi che bruciavano.

Questa volta era diverso, il sole era tiepido e illuminava ogni angolo della stanza, e l'odore del cibo riempiva l'aria. Dan stava sorridendo e i suoi occhi brillavano, i raggi del sole colpivano i suoi capelli e sembrava che portasse un'aureola.

Tutto sembrava surreale, come un sogno, perchè era assolutamente normale, in un modo quasi doloroso, e Phil non sarebbe potuto essere più felice. Dan attraversò la cucina e si fermò davanti a Phil per prendere qualcosa dietro di lui, e quando alzò lo sguardo, Phil realizzò che i loro visi erano molto più vicini di quanto si aspettasse, si prese il tempo di contare tutte le sfumature di castano negli occhi di Dan. Invece di spostarsi, Dan tirò leggermente indietro la mano cosicchè le sue di dita sfiorassero il fianco di Phil, e il calore della sua pelle passò attraverso i suoi vestiti e lo fece rabbrividire.

Dan continuò a fissarlo mordendosi il labbro, e Phil lo guardò di rimando, anche mentre Dan si avvicinava. Baciò dolcemente Phil, le sue dita sul suo fianco si strinsero leggermente e le labbra di Dan sapevano di caffè con troppo zucchero. Phil sentiva una piccola voce nella testa che urlava, dicendogli di staccarsi e andarsene, ma invece mosse le mani per accarezzare il viso di Dan e ricambiare il bacio, circondando la sua vita con l'altro braccio per avvicinarlo.

Infine Dan si staccò leggermente da Phil ma rimase comunque vicino, sorridendogli, Phil ricambiò il sorriso, il suo intero corpo stava formicolando così tanto che faceva quasi male, ma nel senso buono.

Le guance di Dan erano diventate rosse e anche Phil si sentiva il volto bruciare, si schiarì la gola e abbassò le mani, e Dan si allontanò, tornando a cucinare e cercando di salvare il cibo che stava già emettendo del denso fumo nero.

Phil abbassò lo sguardo verso terra e si rimproverò, non avrebbe mai dovuto farlo, non avrebbe mai dovuto ricambiare il bacio di Dan. Realizzò che si era solo lasciato prendere dal momento, qualunque cosa fosse quel momento, e la prossima volta - se ci fosse stata una prossima volta - avrebbe avuto la forza di volontà di fermarsi.

Saltò fuori che Phil non aveva un grammo di forza di volontà, perchè quando Dan lo baciò di nuovo sul divano, Phil ci si sciolse, e ricambiò il bacio molto volentieri. Non aveva idea di che cosa stesse succedendo, ma baciare Dan lo faceva sentire come se il suo petto stesse brillando, e il tocco di Dan lo faceva fremere, non avrebbe mai voluto che quei sentimenti se ne andassero, quindi ricambiava ogni volta che Dan lo baciava, e ignorava ogni pensiero che saltellava furiosamente nel suo cervello dicendogli che questa era una pessima idea.

Phil rimase da Dan finchè il sole non tramontò, e rimasero seduti sul divano a parlare e baciarsi e a ridere e Phil sentiva un tremendo senso di colpa nascere nel suo stomaco, che peggiorava ogni volta che lo ignorava. Il che era estremamente facile quando Phil aveva la testa in grembo a Dan, mentre lui passava dolcemente le mani tra i suoi capelli , lamentandosi di quanto orribile fosse l'università e di come non avesse idea di cosa avrebbe fatto della sua vita.

"Non è importante, sai. Sei giovane Dan, questa è la tua opportunità di fare qualcosa e poi cambiare idea e fare qualcos'altro. Nella vita semplicemente si va a tentativi, devi solo lavorarci."

Phil aveva osservato gli umani per tutta la sua esistenza, in ogni stadio della vita e con tutti i tipi di lavori e situazioni, e aveva imparato molto su di loro. Gli umani erano affascinanti, e così diversi e intricati che Phil non sarebbe mai riuscito ad annoiarsi guardandoli.

Dan gli sorrise e alzò le spalle.

"Non è così facile, ti viene insegnato che devi andare a scuola e poi al college e poi all'università e trovare un buon lavoro, o altrimenti sarai senza soldi e con una vita di merda. Non puoi semplicemente saltare le cose."

"Certo che puoi. Se l'università ti rende triste, trova qualcos'altro da fare. Non puoi passare il tempo ad essere triste quando ci sono così tante altre cose da vedere e da fare."

Dan annuì e alzò di nuovo le spalle, rabbuiandosi mentre pensava a quello che Phil gli aveva detto. Gli umani avevano così poco tempo per vivere, e a Phil turbava l'idea che alcuni di loro passassero troppo di quel tempo a fare cose inutili o cose che li rendessero tristi. Lo turbava particolarmente che lo facesse Dan, perchè Dan era impprtante e a Phil importava di lui, e al momento passava troppo tempo ad essere triste, per i suoi gusti.

Phil se ne andò dopo poco, e Dan lo baciò di nuovo appena prima che aprisse la porta per andarsene, le sue braccia intorno a Phil, abbracciandolo forte. Il calore di Dan rimase con Phil per tutta la strada verso casa, e sentì a malapena il freddo o i soliti dolori. Aveva un piccolo sorriso sulle labbra, e la luce che sentiva nel petto era ancora lì, anche se sapeva che quello che aveva fatto era molto sbagliato e avrebbe decisamente avuto delle conseguenze, in quel preciso momento non gli importava, perchè poteva dire di essere felice. Era ridicolo, e terribilmente egoista, ma Phil non era mai stato egoista prima, quindi decise di poterselo permettere per un po', fanculo le conseguenze.



*

Phil non andò a lavorare quella notte, finendo seduto sulla sua sedia a rivivere quella giornata nella sua testa ancora e ancora con un sorriso sul volto. Le emozioni umane erano complicate, e Phil non le capiva perchè non le provava, ma provava qualcosa, e non era davvero sicuro di cosa fosse. Era nuovo e gli faceva paura, ma se lo gustava, dopo essere stato insensibile per così tanto tempo faceva quasi male, ma non nel modo in cui lo facevano soffrire i dolori che lo affliggevano costantemente. Era sicuro che le sue emozioni non potessero in alcun modo essere intense quanto quelle umane, ma d'altro canto lo pensava perchè non aveva mai provato nulla prima. Era come un miscuglio di colori che vorticava nel suo cranio, diffondendosi per il suo corpo, forzandosi nelle sue vene e nel suo cuore. Era una miscela di cose, e Phil non riusciva a dare un nome alla maggior parte di loro, sapeva che alcune erano buone, perchè lo facevano sentire come se stesse brillando e gli facevano sentire la testa leggera. Sapeva anche che alcune non erano così buone, perchè gli facevano sentire lo stomaco strano e freddo e venire un nodo in gola. Tutto ciò era assolutamente nuovo, e Phil non capiva come comportarsi a riguardo, ma sapeva che voleva continuare a provare quelle cose e decisamente voleva rivedere Dan.

Rimase immerso nei pensieri per ore, passandoci la notte e buona parte del giorno dopo, ma fu scosso all'improvviso dai suoi pensieri da un bussare alla porta del garage che lo fece quasi cadere dalla sedia per lo shock.

Phil si avvicinò cautamente alla porta, saltando di nuovo quando la persona dall'altra parte bussò urgentemente una seconda volta. Phil aprì la porta e trovò Dan in piedi davanti a lui, imbarazzato. Il suo volto sbiancò quando guardò nel garage, come la prima volta che l'aveva visto, e Phil si sentì improvvisamente a disagio.

"Ciao" disse Dan, distogliendo lo sguardo dal garage per sorridere a Phil, che ricambiò il sorriso.

"Ciao." Dan iniziò ad arrossire, e abbassò lo sguardo verso terra.

"N-non so perchè sono qui. Immagino che... volessi parlarti magari."

Phil conosceva la sensazione, voleva rivedere Dan quasi dal momento in cui se ne era andato da casa sua. Una sensazione di calore si diffuse attraverso il suo stomaco al pensiero che Dan potesse provare lo stesso.

"Ti va di uscire a cena con me?" chiese Dan, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento mentre le sue guance diventavano di un rosso sempre più scuro - Phil probabilmente non se la passava molto meglio.

"Mi piacerebbe" rispose Phil piano, e Dan alzò lo sguardo e sorrise.

Phil si fece un promemoria mentale di cercare di far sorridere Dan il più possibile, perchè gli dava la stessa impressione di risplendere che provava quando guardava la città mentre il sole sorgeva. Era sempre così bello da togliergli costantemente il respiro, e in qualche modo il sorriso di Dan gli dava la stessa identica sensazione.

Mangiarono, parlarono e risero per un'altra notte, e Dan era ancora assolutamente affascinante agli occhi di Phil, come la prima volta che si erano incontrati, e tutte le volte dopo. Il cervello di Dan era sempre sparpagliato in fin troppe direzioni, il che era evidente dal modo in cui iniziava a parlare di una cosa e dopo si buttava su un'altra, ispirato a parlare di un argomento a parte da una sola parola.

Anche se i suoi pensieri erano scomposti, le sue parole non lo erano, parlava in modo forbito ed intelligente, sicuro di quello che diceva, e, come Phil aveva già pensato parecchie volte, dimostrava più anni di quanti ne avesse. Phil riusciva ancora a vedere uno sprazzo di puerilità però, nel modo in cui i suoi occhi si illuminavano, e quando era felice per qualcosa muoveva le braccia più del solito e parlava a voce più alta, con l'angolo della sua bocca che si arricciava in un sorriso. La verità era che Phil avrebbe potuto ascoltare Dan parlare per ore, anche se non capiva la maggior parte delle cose delle quali parlava, comunque iniziavano ad interessargli solo perchè a Dan importavano.

Se ne andarono dal ristorante quando era completamente buio fuori e le strade erano quasi vuote, la faccia di Phil faceva male per quanto sorrideva. Non riusciva a ricordare nemmeno l'ultima volta in cui aveva sorriso sinceramente prima di Dan, figuriamoci l'ultima volta in cui era indolenzito per aver sorriso così tanto; era una cosa nuova ma gli piaceva. Mentre camminavano fianco a fianco, con il passo perfettamente sincronizzato, Dan allungò la mano per prendere quella di Phil e intrecciare le dita con len sue, stringendogliele leggermente. Phil abbassò lo sguardo per guardarle, poi alzò lo sguardo verso Dan, il quale sorrise timidamente e guardò da un'altra parte. Phil riusciva a sentire scintille su e giù per il braccio nei punti in cui lui e Dan si stavano toccando, e ricambiò leggermente la stretta per far durare di più quella sensazione.

*

Aveva fatto una cosa terribile. Era un relitto, un disastro, aveva rovinato tutto, tradito tutti i suoi principi, tutto in nome dell'affetto per un umano.

Phil aveva a malapena lavorato, solo cinque volte quel mese, e anche lì non aveva fatto molto - solo accoppiato un paio di coppie prima di andarsene di nuovo. Era a malapena stato nel suo garage solo per passare tutto il suo tempo da Dan.

Dan rendeva Phil felice, non poteva negarlo, i suoi baci e i suoi tocchi gli impedivano di stare male, le sue parole gli scaldavano il petto, e anche se Phil aveva viaggiato per il mondo e aveva visto svariate meraviglie, Dan era sicuramente la cosa più bella su cui avesse posato lo sguardo. Ma Phil non era un umano, non meritava di passare tempo con lui. Phil non doveva essere felice, doveva lavorare e fare il suo dovere, eppure eccolo lì, pesantemente coinvolto nella vita umana, senza alcuna intenzione di cambiare. Anche se sapeva che quello che stava facendo era così sbagliato da fargli girare sottosopra lo stomaco e far accelerare il suo battito cardiaco quando ci pensava, non poteva sopportare di tornare a come era prima. Prima era solo, senza un motivo di esistere e infinitamente triste, e adesso, nonostante i dolorosi sensi di colpa, era anche felice, era stato sicuro per molto tempo di non poter essere felice così ora si voleva godere la sensazione, perchè era davvero meravigliosa.

Era sdraiato a faccia in giù sul letto di Dan, con il ragazzo seduto di fianco a lui. Quel giorno non doveva recarsi all'università, quindi passarono tutto il giorno a letto, il posto preferito di Phil perchè con Dan, caldo e pacificio accanto a lui, poteva rimanere lì sdraiato e fare finta di dormire anche lui. Aveva la testa appoggiata sulle braccia, e guardava Dan, che stava seduto a gambe incrociate affianco a lui, tracciando linee infinite sulla pelle nuda della schiena di Phil. Dan era sempre caldo, a volte fin troppo, quindi Phil aveva imparato in fretta smettere di indossare la maglietta a letto.

Dan mosse le dita giù per la spina dorsale di Phil e poi su vicino alle sue costole, le sue dita sfioravano a malapena la sua pelle, ma gli facevano comunque venire la pelle d'oca e lasciavano tracce di scintille ovunque lo toccasse. Dan passò alle spalle di Phil e distese le mani su una delle sue scapole, prima di accarezzargli la spalla. Phil chiuse gli occhi e sospirò, muovendo una delle braccia da sotto la sua testa per metterla sulla coscia di Dan. Lui sorrise e mosse di nuovo le mani sulle scapole di Phil, che lo sentì passare gentilmente l'indice sopra la cicatrice da dove erano spuntate innumerevoli volte le patetiche ali di Phil, per poi tornare indietro sotto alla sua pelle.

"Perchè hai cicatrici perfettamente identiche su ogni scapola?" chiese Dan piano, usando gli indici per sfiorare le cicatrici.

"Un intervento da quando ero piccolo" rispose Phil velocemente, sedendosi e spostandosi per sedersi contro la testiera del letto, premendo con forza le spalle contro il legno. Dan si accigliò e prese una mano di Phil tra le sue.

"Scusa, non volevo farti venire in mente brutti ricordi" disse, premendo un bacio sulla sua spalla.

Phil tirò su la testa di Dan per scostargli il ciuffo dal viso e per baciarlo, cercando di fermare i pensieri che gli ronzavano per la testa.

Per quanto cercasse disperatamente di dimenticare, di fare finta di essere solo un semplice umano, piccole cose come questa erano un promemoria costante. Le cicatrici sulla schiena, le notti insonni, e le ossa doloranti lo tormentavano costantemente e gli dicevano quanto fosse sbagliato quello che stava facendo. Perchè per quanto desiderasse di poter vivere i suoi giorni con Dan, sapeva che non sarebbe mai potuto succede, e presto avrebbe dovuto affrontare in faccia la realtà e lasciare il suo piccolo paradiso, e ogni volta che quei pensieri gli spuntavano in testa, faceva così male che rimaneva senza fiato.

-Note

 ...Ok, è sabato, ma c'è stato il bacio, ed era bello, quindi riversate i vostri feels in quello e non arrabbiatevi con una povera smemorata, suvvia. <3

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Capitolo 10
*** X Capitolo ***


Give Me Love - 10 Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

X Capitolo

| capitolo originale |

Dan e Phil stavano camminando per la strada mano nella mano in un silenzio confortevole. Entrambi si stavano semplicemente guardando intorno, osservavando il paesaggio, dato che non avevano lasciato l'appartamento per giorni per stare accoccolati a letto. Dan quel giorno doveva recarsi all'università, quindi dovettero uscire di casa, e Phil aveva proposto di accompagnarlo alla fermata del bus. Phil era abituato a vedere Dan da solo, con l'aria triste, quindi voleva restare con lui il più a lungo possibile per renderlo felice.

Dan iniziò a far dondolare le loro mani leggermente, e Phil lo guardò sorridendo, ricevendo in cambio la medesima espressione.

"E' troppo sdolcinato il fatto che mi mancherai? Sono troppo abitutato a passare il tempo con te" disse Dan piano.

Phil ci pensò, e decise che gli sarebbe decisamente mancato anche lui, non si sentiva bene quando Dan era distante. Glielo disse, e Dan si fermò per baciargli la guancia, prima di continuare a camminare con un sorriso sul volto.

Phil rimase con Dan finchè non arrivò il bus, e Dan lo baciò per salutarlo, ignorando le occhiate dagli studenti intorno a loro, poi se ne andò con un cenno della mano ed un sorriso, lasciando Phil in piedi in mezzo alla strada a sorridere da solo, sovrappensiero.

Dan sarebbe stato fuori tutto il giorno, e Phil non sapeva cosa fare. Dan aveva saltato qualche giorno di università per passarlo con lui, quindi avevano passato un sacco di tempo insieme, e ora che Phil era improvvismente tornato alla sua vecchia routine pre-Dan non gli andava molto a genio.

Ritornò lentamente al suo garage, strisciando i piedi sull'asfalto con la testa alta verso il cielo, che era grigio e nuvoloso, l'unica luce proveniva da qualche nuvola bianca persa nella distesa di grigio.

Il garage era ancora meno accogliente di quanto ricordasse, e fece una smorfia quando si sedette sulla vecchia sedia scricchiolante e leggermente umida con un sospiro. Phil si era rinchiuso nella sua piccola bolla di felicità insieme Dan troppo a lungo, e adesso che quella bolla era scoppiata, anche se solo temporaneamente, tutti i sentimenti che Phil aveva così disperatamente soppresso erano tornati così improvvisamente che gli fece male lo stomaco. Era stato egoista per troppo a lungo, si era lasciato andare troppo e aveva ignorato tutto quello che si era sempre detto. Si era permesso di fare finta di essere un umano, e adesso non sapeva come fermarsi. Doveva fermarsi, doveva porre fine a tutto questo e tornare a come era prima, ma si era lsciato così prendere dalla sua stessa fantasia che non aveva idea di come districarsi da questa situazione, e specialmente non sapeva come avrebbe potuto lasciar andare Dan.

Phil era sempre stato affascinato dagli umani, e aveva sempre segretamente sperato di essere come loro, in gran parte perchè le loro vite sembravano avere così tante opzioni e molto più di ciò che Phil avrebbe potuto anche solo sognare. Si era detto che amava passare tempo con Dan perchè Dan era un tipico umano; interessante e complesso in tutti i sensi, ma Phil sapeva nel profondo del suo cuore che c'era molto di più.

Si sentiva già irrequieto, e poteva percepire le ossa iniziare a dolere di nuovo per l'essere stato seduto troppo a lungo -anche se, notò, si era assolutmente dimenticato dei dolori che doveva sopportare quando stava con Dan-. Phil si tirò su e si diresse di nuovo fuori, con la faretra piena di frecce e l'arco, deciso a lavorare di nuovo per la prima volta in tanto tempo.

Camminò per la strada, rendendosi invisibile agli occhi degli umani, passando silenziosamente davanti a loro e cercando coppie da unire. Phil ne trovò due abbastanza velocemente, due ragazzi che stavano camminando fianco a fianco, le loro spalle che si sfioravano con ogni passo. Stavano discutendo scherzosamente riguardo a qualcosa, uno dei due muoveva le braccia in modo drammatico e parlava forte, e l'altro rideva istericamente, scuotendo la testa con un sorriso dolce. Il ragazzo che parlava forte smise di muovere le braccia per prendere la mano dell'altro, ed entrambi si girarono per guardarsi, arrossendo leggermente. Il ragazzo silenzioso annuì piano, e continuarono a camminare, ondeggioando le braccia al ritmo dei loro passi.

Phil aveva la freccia alzata e pronta, appoggiata contro la corda, ma la lasciò cadere quando sentì un'ondata di déjà vu colpirlo quasi dolorosamente, ricordandosi di lui e Dan quella mattina, mano nella mano con le braccia che ondeggiavano- proprio come i due ragazzi davanti a Phil adesso.

I due ragazzi che Phil aveva intenzione di accoppiare.

No, no no no no no.

Fece un passo indietro, lasciando che il suo arco e freccia cadessero per terra mentre si metteva la testa tra le mani, scuotendola rapidamente. Ripensò alle somiglianze tra lui e Dan e le coppie che Phil aveva deciso di unire, che Phil aveva deciso che si amassero. Sorrisi timidi, guance rosse, tocchi elettrici, come si guardavano l'un l'altro, come se fossero il loro sole, come se facessero brillare tutto intorno a loro.

Ma non poteva essere così,. Phil non poteva provare amore, era un angelo, non provava quello che provavano gli umani, l'amore era irrilevante per lui.

Perchè allora sembrava tutto così simile?

Raccolse l'arco e le frecce e corse a casa, il cuore che martellava dolorosamente nel petto. Corse e cose, scontrandosi contro le persone e attraversando le strade senza pensarci due volte, cercando di tornare al suo garage. Si fermò di colpo appena girato l'angolo, il petto pesante e gli occhi sbarrati, perchè c'era qualcuno fermo davanti alla porta del garage, ed era qualcuno che davvero non voleva vedere.

"Phil, stai bene?" chiese Dan, stava sorridendo ma il suo viso sbiancò quando notò l'espressione di Phil.

Phil scosse la testa e fece qualche passo indietro quando Dan gli si avvicinò, strofinò le mani sul suo viso e rimase sorpreso quando si ritrovò le mani bagnate di lacrime. Non piangeva mai, non aveva senso, ma adesso i suoi polmoni facevano male dal bisogno di lasciar andare tutto, e all'improvviso piangere non sembrava poi così pessima come idea.

"Phil, seriamente, che succede? Che cosa c'è che non va?" Dan si stava avvicinando a Phil a piccoli passi cauti, come se Phil potesse schizzare se avesse fatto un passo falso- e forse lo avrebbe fatto.

"No, non. N-non posso" borbottò Phil, tenendo le mani davanti a Dan.

Riusciva a sentire le lacrime scorrere sul suo volto adesso, calde e bollenti e gocciolare dalla sua mascella. Dan sembrava pallido e assolutamente terrorizzato, e tutto quello che voleva Phil era stargli vicino, ma non poteva farlo. Aveva già fatto abbastanza danni.

"Va bene, è tutto apposto." stava dicendo Dan piano, avvicinandosi ancora a Phil.

Phil mise la testa tra le mani e iniziò a singhiozzare, tirandosi i capelli così forte che si fece male.

Dan allungò una mano verso Phil e gliela mise sulla spalla e Phil si tirò indietro.

"Phil, perfavore, dimmi che succede, mi stai facendo preoccupare." Dan abbassò le braccia e Phil iniziò a camminare avanti e indietro, sempre tirandosi i capelli. Non riusciva a respirare, stava ansimando in cerca di aria e si sentiva come se delle mura si stessero chiudendo sopra di lui.

"Non avrei dovuto- Non posso farlo. Non so cosa dovrei fare."

I pensieri che Phil aveva tenuti nascosti per così a lungo stavano risalendo nella sua mente ad ondate, facendogli dolere la testa e bruciare gli occhi.

Non poteva essere innamorato, non era così che funzionava. Doveva solo sopportare l'esistenza sulla terra per aiutare gli umani, per poi tornare a casa- senza alcun legame. Ma anche adesso, quando Phil guardava Dan con la vista appannata dalle lacrime, sapeva che quello che stava provando era più di semplice fascino- era innamorato di Dan, e fin troppo profondamente.

Dan era ancora in piedi a guardare Phil, indifeso e assolutamente perplesso mentre l'altro si asciugava gli occhi e si passava le mani tra i capelli. Phil non riusciva a sopportare di guardarlo, sapeva che guardava Dan come se fosse il suo sole, ma adesso la sua luce lo stava accecando.

Dan si avvicinò di nuovo, e questa volta Phil non protestò quando lo circondò con le braccia e lo tenne stretto. Affondò la testa nella sua maglietta e strinse tra le mani il tessuto, respirando a stento e chiudendo gli occhi mentre Dan gli tracciava cerchi sulla schiena.

"Andiamo, vieni a casa con me" disse Dan piano, staccandosi da Phil e prendendogli la mano, fermandosi per asciugargli le lacrime e premergli un bacio sulla fronte, prima di portarlo giù per la strada e verso casa. Phil non ebbe la forza di protestare, e anche se l'avesse avuta, era piuttosto sicuro che non avrebbe detto di no.



-

"Dovrei andare. Sto bene adesso, giuro."

Dan aveva portato Phil a casa e lo aveva avvolto in una coperta sul divano, offrendogli infinite tazze di tè e guardandolo con un cipiglio preoccupato. Phil non riusciva a guardarlo- gli faceva male lo stomaco.

"Hai avuto un crollo in mezzo alla strada, non suona come 'bene' a me. Puoi restare qui quanto vuoi, lo sai, e anche se fosse, ti terrò in ostaggio finchè non deciderò che stai di nuovo bene." disse Dan con aria severa.

Phil alzò gli occhi al cielo e tentò, fallendo, di non sorridere.

Phil rimase di nuovo da Dan quella notte, in parte perchè Dan insisteva e perchè anche se era tutto un disastro, e Phil si sentiva malato a causa tempesta di emozioni che gli vorticavano dentro, voleva comunque rimanere con lui il più a lungo possibile.

Andarono a letto presto, e finiriono entrambi sdraiati sul fianco, faccia a faccia. Phil aveva la mano appoggiata sul viso di Dan, accarezzandogli la guancia con un pollice, e Dan stava passando la mano tra i capelli di Phil. Gli occhi del castano stavano iniziando a chiudersi sempre più spesso, e Phil capì che stava solo cercando di restare cosciente, e che si sarebbe addormentato presto. Dan era bellissimo, le sue lunghe ciglia gli accarezzavano le morbide guance, e le sue labbra si incurvarono in un lieve sorriso mentre cercava di tenere gli occhi aperti, guardando Phil.

"Ti amo." disse Phil all'improvviso, troppo forte per la stanza silenziosa.

Gli occhi di Dan si aprirono di nuovo, e fissò Phil, senza sbattere le palpebre. Ribolliva nel petto di Phil da tutto il giorno, risalendogli nella gola, pretenendo di essere detto, anche se non avrebbe cambiato nulla.

"Ti amo così tanto che non so cosa fare di me" disse Phil, perchè era vero.

Dan rimase in silenzio per un po', le dita che ancora sfioravano i capelli di Phil, poi sorrise mentre spostò la mano dietro alla testa di Phil e lo avvicinò per baciarlo con forza.

"Ti amo anche io, stupido" rispose Dan, ancora sorridendo. Premette un altro paio di baci sulle labbra di Phil, sussurrandogli che lo amava un'altra volta prima di accoccolarsi al suo fianco con un sospiro contento.

Phil circondò le braccia intorno a Dan e gli baciò la testa mentre il suo respiro iniziò a regolarizzarsi e la sua stretta iniziava ad allentarsi. Qualcosa era cambiato dentro Phil ancora una volta, perchè durante tutto il tumulto dell'accettare di essersi accidentalmente innamorato di un umano, mai gli era venuto in mente che il sentimento potesse essere corrisposto. Ma anche Dan amava Phil, e anche se rendeva tutto peggiore, e Phil lo sapeva, nonostante tutto non riusciva a non sorridere tra se e se e non riusciva a trattenere la sensazione di calore che si diffuse nel suo petto e gli fece battere il cuore più velocemente.





-Note

Ehhh sì, siamo qui un giorno prima, perché domani sia io che gas non possiamo aggiornare e non volevamo lasciarvi – ancora una volta - senza aggiornamento settimanale.

Quindi eccoci qui, con questo capitolo tristissimo e dolcissimo allo stesso tempo. Ma quanto possono essere belli? *-*

Godetevi tutta questa fluffosità che, come avrete capito, non mancheranno i momenti di tristezza.

Alla prossima settimana =D





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Capitolo 11
*** XI Capitolo ***


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XI Capitolo

| capitolo originale |


Dopo il crollo di Phil, i due tornarono a come erano prima, passando più tempo possibile insieme. Phil al momento era immerso in una sorta di foschia, sapeva ancora che quello che stava facendo era sbagliato, ma non gli importava davvero. Tutto quello a cui pensava era il fatto di essere innamorato di Dan, e che Dan ricambiava.

Aveva passato la sua lunga vita convinto di non poter provare quello che provavano gli umani, non sapendo cosa fossero la tristezza, la felicità o l'amore. Ma adesso tutto ciò era cambiato, e in un breve lasso di tempo aveva provato tutti questi sentimenti e tanti altri con un'intensita abbagliante. Phil era sempre stato sicuro che la sua specie e gli umani fossero esseri molto differenti, ma adesso stava iniziando a realizzare che non lo erano poi così tanto.

Faceva sembrare tutto così inutile, anche il lavoro di Phil non sembrava affatto necessario- aveva pensato che gli umani potessero trovare l'amore anche da soli e che Phil fosse stato lì solo per affrettare le cose. Aveva sempre detto che tutto ciò che desiderava fosse essere felice, e aveva trovato la felicità sotto forma di riparo tra le braccia di Dan. Era la sensazione migliore del mondo, e decisamente non era ancora pronto a lasciarla andare.

"Credo che smetterò di andare all'uni per un po'" disse all'improvviso Dan una notte, mentre stavano accoccolati sotto una coperta, guardando un film del quale Phil non aveva capito la trama.

"Che intendi?"

"Non la sto... lasciando, solo che so che posso fare di meglio, e non ci sto provando al momento perchè non voglio. Ho bisogno di una pausa, mi prenderò un anno sabbatico e dopo ci tornerò." Dan stava annuendo mentre parlava, poi guardò Phil con gli occhi sbarrati e un'espressione quasi preoccupata, come se stesse aspettando la sua approvazione.

"Credo che sia una buona idea." disse Phil con un sorriso, dando una pacca sul ginocchio di Dan, il quale sorrise e annuì nuovamente, con più convinzione questa volta.

"Mi sembra di non aver visto abbastanza del mondo per scegliere cosa voglio decidere di fare per il resto della mia vita. Prima viaggerò in tanti posti, e scoprirò tante cose, poi mi concentrerò sulla mia carriera. E' come hai detto tu, sarò giovane solo per poco tempo, devo farne buon uso." Dan stava ancora sorridendo, gli occhi persi mentre guardava il soffitto e pensava a tutte le opportunità e le cose che poteva fare invece di andare all'università. Per la prima volta da quando Phil l'aveva incontrato sembrava speranzoso, e ciò rendeva Phil inspiegabilmente felice.

"Hai ragione, puoi vedere tutti i posti che vuoi, viaggiare per il mondo."

"Potresti unirti a me? Sarebbe molto meglio se ci fossi tu con me" Dan si girò per sorridere a Phil, con l'aria entusiasta, e Phil si sentì impallidire, mentre una morsa gli stringeva lo stomaco.

Non poteva restare con Dan per sempre, nemmeno per una frazione di tempo. Phil stava passando un sacco di tempo con Dan adesso, ma se lo stava godendo e contando i giorni per quando avrebbe dovuto andarsene, il che sarebbe stato presto. Sarebbe stato inviato in un'altra città da un giorno all'altro, e non aveva alcuna scelta a riguardo. Non poteva pensare a nulla di meglio che scappare via con Dan e mostrargli il mondo, ma non era la vita che poteva vivere, e questo lo feriva.

"Forse. Mi piacerebbe" rispose piano Phil con un debole sorriso. Dan si accigliò, sospettoso, ma lasciò stare per elencare emozionato tutti i posti che avrebbe voluto visitare, e con gioia Phil gli spiegò di rimando tutti i posti in cui era stato.

"Di tutti i posti che hai visitato, qual è il tuo preferito?" chiese Dan.

"Questo” rispose Phil senza pensarci un secondo. Dan sbuffò e alzò le sopracciglia.

"Mi stai prendendo per il culo, questo posto fa cagare. Cosa lo rende così speciale?"

"E' così... umano. Così affollato e sempre in movimento e ci sono migliaia e migliaia di persone che corrono in giro tutto il tempo ma ognuna di quelle persone ha una vita propria, una propria storia. Mi piace questo posto più di tutto perchè se lo guardi da lontano è solo un'altra grande città grigia con dei grandi edifici grigi e persone grigie, ma se guardi da vicino, c'è una storia diversa per ogni persona e ogni edificio, ovunque guardi c'è qualcosa di colorato." Phil sorrise tra se e se, e ripensò a tutti i bei posti che aveva visitato, quelli che avrebbe dovuto amare di più, ma sapeva che avrebbe sempre scelto questa città invece di quei posti.

"Mi piace perchè la vista dai tetti è la più bella che io avessi mai visto, e la amo ancora di più perchè ci vivi tu."

Dan nascose il viso nell'incavo del collo di Phil e premette un bacio sulla pelle sotto alla mascella.

"Cosa ho fatto per meritarti?" mormorò.

Phil lo circondò con le braccia e lo strinse a sè, esprimendo per la milionesima volta il desiderio di rimanere così per sempre, o almeno per più tempo di quanto gli fosse rimasto.

*

Phil sparì sempre più spesso per andare a lavoro, dato che non era sicuro dei casini in cui si sarebbe messo se non ci fosse proprio andato, e si sentiva ancora più in colpa, quindi lavorare qualche giorno a settimana lo faceva sentire un po' meglio. Spiegava il più vagamente possibile a Dan che doveva andare a lavoro prima di affrettarsi oltre la porta per evitare qualunque domanda - era davvero un pessimo bugiardo.

Camminò per le strade vuote, inspirando la fredda aria che gli fece dolere il naso, sperando di poter tornare al calore dell'accogliente appartamento di Dan.

Notò un gruppo che camminava sulla strada davanti a lui, e vide un ragazzo e una ragazza che si erano leggermente staccati dagli altri, per parlare tranquillamente l'uno con l'altro. Tennero le teste vicine, la mano della ragazza quasi a sfiorare quella del ragazzo, e Phil sbuffò quando il braccio del ragazzo circondò le spalle della ragazza, prima di esitare e cambiare idea, lasciandolo cadere.

Non riuscì a non sorridere tra se e se, notando ancora una volta le somiglianze tra lui e Dan e le coppie che univa. Gli dava ancora una sensazione spiacevole allo stomaco, ma era anche ugualmente incredulo di come qualcuno come lui potesse provare qualcosa di potente come l'amore, e che quel qualcuno potesse ricambiarlo, specialmente qualcuno di meraviglioso quanto Dan.

Posizionò attentamente la freccia sull'arco, dirigendola verso il ragazzo e la ragazzo e tirando delicatamente la corda finchè non iniziò a tremare per la tensione. Phil prese un respiro profondo, prendendo la mira, ed espirò mentre la freccia attraversò con un sibilo l'aria, tagliando il freddo e colpendo il ragazzo dritto nella schiena. La freccia lo attraversò, e Phil riuscì a vedere la punta attraverso la parte sinistra del suo petto prima che sparisse in una piccola nuvola di polvere dorata.

In quel momento, qualcuno urlò, e Phil si girò verso la sua sinistra per vedere Dan in piedi ad un metro da lui. Il suo viso era pallido e le mani gli coprivano la bocca mentre fissava con gli occhi sbarrati Phil.

Il gruppo di persone si girò per guardare Dan, che ricambiò lo sguardo, gli occhi che passavano freneticamente il corpo del ragazzo alla ricerca di qualche ferita, aspettandosi di vederlo cadere per terra a causa della freccia che gli aveva attraversato il cuore.

Phil era assolutamente sconvolto. Guardò le persone, e realizzò che non riuscivano a vederlo, solo Dan poteva. Perchè Dan lo stava guardando quando Phil era sicuro di non poter essere visto da nessuno in quel momento?

"Che cosa hai fatto?" chiese Dan con la voce spezzata. Stava visibilmente tremando, lo sguardo che saettava dal ragazzo al quale Phil aveva saettato a Phil, poi all'arco che Phil teneva in mano e le frecce sulla sua schiena.

Phil mise un dito sulle labbra, cercando di dire a Dan di zittirsi mentre si avvicinava a lui, ma Dan si allontanò, terrorizzato.

"Cosa cazzo è appena successo? Hai cercato di ucciderlo? L'hai mancato?" con ogni passo che Phil faceva verso Dan, Dan ne faceva altri tre all'indietro, le mani tese di fronte a lui.

Phil alzò lo sguardo verso il gruppo dall'altra parte della strada, che stava guardando Dan come se fosse pazzo, borbottando sottovoce tra di loro e guardandolo preoccupati. Phil però notò che il ragazzo e la ragazza che aveva appena accoppiato si stavano coccolando, il ragazzo aveva il braccio intorno alla vita della ragazza, e la ragazza aveva il viso mezzo nascosto nella maglia del ragazzo, appoggiandosi a lui.

Nonostante tutto, Phil sbuffò e fece un sorrisino.

"Io non manco mai" rispose, il che era probabilmente una pessima risposta, dato che Dan sembrava sul punto di vomitare o svenire, o entrambi.

"Dan ascolta, ti spiegherò tutto giuro, ma adesso sembra che tu stia urlando al vuoto, quelle persone non possono vedermi o sentirmi."

Dan chiuse la bocca, girandosi per guardare il gruppetto, che distolse velocemente lo sguardo, facendo finta di non star fissando il pazzoide che stava litigando con se stesso.

"Giuro che non ti farò del male, dammi la possibilità di spiegare da qualche parte che non sia nel bel mezzo della strada"

Dan si fermò, lanciando un'occhiata a Phil, poi annuì esitante, girando sui tacchi e iniziando a camminare. Phil si affrettò a raggiungerlo, mantenendo leggermente le distanze, dato che Dan sembrava assolutamente terrorizzato.

Tornarono a casa di Dan, e nel momento in cui entrambi erano alla porta il castano si girò vero Phil con una smorfia.

"Faresti meglio ad iniziare a spiegare molto in fretta, perchè giuro di averti appena visto sparare a qualcuno con arco e frecce, ma nessun altro sembra averlo notato."

"E' complicato. Ma prima cosa, decisamente non uccido le persone, e secondo, non dovevi nemmeno scoprire di tutto ciò- aspetta, mi stavi seguendo?"

Dan iniziò ad arrossire, e abbassò lo sguardo verso i suoi piedi.

"Eri tutto riservato, volevo-"

Rialzò la testa di scatto e riprese a guardarlo sospettoso.

"-non è questo il punto, perchè spari alla gente?" Dan si passò le mani sulla faccia e nei caplli, prendendo un respiro profondo. Sembrava assolutamente sconvolto, stava ancora tremando ed era pallido. Si appoggiò contro il muro, guardando Phil con gli occhi sbarrati.

Phil si sentì frastornato, Dan aveva paura di lui, e questo gli faceva male. Dan non doveva sapere, neanche una volta che fosse partito, Phil avva iniziato a creare bugie da dirgli il giorno in cui l'avrebbe lasciato così Dan non avrebbe mai dovuto aver a che fare con il suo segreto, mai avrebbe dovuto pensare che Phil non potesse essere umano.

Per quando Phil cercasse di ignorare la cosa, sapeva che era sbagliato perchè lui non era umano, non doveva nemmeno interagirci, figuriamoci innamorarsi di uno di loro. Non era solo un problema per Phil, perchè sapeva che Dan l'avrebbe visto in un altro modo se l'avesse scoperto, era ovvio. Gli umani non credevano in nulla al di fuori di loro stessi, negavano ogni essere mistico con convinzione, oppure lo parodiavano con un fascino infantile, perchè il pensiero di qualcosa di altro nel loro mondo del quale non sapessero nulla li spaventava a morte.

"Non so dove iniziare." mormorò Phil, nascondendosi il viso tra le mani.

"Perchè hai sparato a quel ragazzo se non per ucciderlo?" chiese piano Dan, come se fosse spaventato dalla risposta.

"E-era per accoppiarlo." emise un verso di frustrazione e si strofinò gli occhi con le mani, non voleva affatto fare tutto questo.

"Cosa dovrebbe significare?" la voce di Dan era tesa, Phil sapeva che odiava quando non riusciva a capire le cose, lo faceva impazzire.

"Posso fartelo vedere? Potrebbe essere più... facile."

Dan sembrava scettico. Lo guardò con un sopracciglio alzato e Phil ricambiò con uno sguardo implorante, torcendosi le mani.

Dan annuì lentamente, e Phil uscì fuori dall'appartamento, sentendo i suoi passi esitanti dietro di lui

*

"Devi fare piano, perchè loro possono vedere te, ma non possono vedere me." sussurrò Phil.

Lui e Dan erano seduti su un muretto, le gambe che dondolavano. Phil si era seduto accanto a Dan, e il fatto di essere stato scostato, per lasciare più spazio tra di loro, gli aveva fatto male al cuore.

"Già, perchè sei invisibile per tutti, giusto? E' una cosa permanente- oh mio dio ma quindi le persono non riescono mai a vederti? Perchè se è così deve essere stato così strano baciarti per strada e-"

Phil alzò le mani per fermarlo e scosse la testa.

"Non è una cosa permanente, le persone non possono vedermi quando lo decido io, quindi solo quando sto lavorando. Non sono sicuro del perchè tu riesca ancora a vedermi adesso."

Dan grugnì in risposta, sospirando sollevato. Sembrava ancora scosso, ma molto meno spaventato di prima.

Rimasero seduti in silenzio, gli occhi di Phil perlustravano la strada in cerca di una coppia da unire. Riusciva a sentire Dan vicino a lui, che continuava a guardarlo e aprire la bocca per fare domande, prima di chiuderla di nuovo e accigliarsi, guardando l'asfalto.

Una coppia attraversò la strada davanti a dove stavano seduti, e Phil li osservò attentamente, scosse Dan e li puntò senza dire nulla, e Dan lo guardò confuso.

La coppia erano un uomo e una donna, l'uomo aveva le mani nelle taschè e continuava a lanciare occhiate alla ragazza con un sorriso intenerito, e quella stava arrossendo violentemente, la mano a coprire la bocca mentre ridacchiava ai complimenti sussurrati dell'altro. Phil li guardò per un po', e decise che erano una buona coppia da unire. Tirò lentamente fuori una freccia dalla sua faretra, posizionandola sull'arco e cercando di ignorare Dan, che lo stava fissando a bocca aperta.

Dopo aver puntato, Phil tirò, sentendo il tonfo mentre quella trapassava il petto della donna. Dan sussultò quando vide la donna fermarsi di colpo, mentre l'uomo la sorreggeva dal gomito. Lei si girò verso di lui, alzandosi sulla punta dei piedi cosicchè i loro nasi di sfiorassero. L'uomo le appoggiò una mano sulla guancia e la ragazza circondò la sua vita con le braccia, sorridendo mentre si avvicinava per baciarlo.

Phil guardò Dan, che stava fissando la coppia corrucciato. Spostò lo sguardo verso di lui, poi di nuovo verso la coppia, sempre più turbato.

"Sei tipo Cupido o qualcosa del genere?"

Phil non riuscì a trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo e sospirare.

"No" rispose scanco. "Cupido è uno come me, si è solo preso tutta la fama."

"Aspetta, quindi è una cosa che succede davvero? Ci sono persone che vanno in giro a sparare agli altri con le frecce per farli innamorare? E tu sei uno di loro?"

Phil annuì.

"Oh signore" grugnì Dan, strofinandosi gli occhi e poi alzandoli verso il cielo.

Rimasero seduti in silenzio, Phil a giocherellare nervosamente con le dita, Dan a fissare le stelle, cercando di regolare i respiri agitati.

"Sei umano almeno?" chiese piano Dan, come se sapesse già la risposta.

Dan abbassò lo sguardo verso Phil, il quale scosse la testa, tenendo gli occhi fissi sulla strada.

"Mi dispiace."

Dan annuì e basta, saltando giù dal muretto, camminando velocemente per la strada. Phil riusciva ancora a sentirne il respiro irregolare mentre si allontanava con le spalle incurvate e le mani strette a pugno.

Abbassò la testa con un sospiro e affondò il volto tra le mani. Iniziò a piangere, singhiozzando così forte che gli fecero male i polmoni e dovette ansimare a fatica in cerca di aria.

Phil era una persona terribile, egoista, ed era stato così stupido da pensare di poter essere più del patetico, inutile, angelo spezzato che era.

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Capitolo 12
*** XII Capitolo ***


Give Me Love - 12

Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

XII Capitolo

| capitolo originale |

Phil fece del suo meglio per ritornare alla sua vecchia routine prima di Dan, ma fu più difficile di quanto si sarebbe aspettato. Si sentiva spezzato, come se il suo petto fosse stato raschiato e fosse rimasto vuoto. Per qualcuno che aveva sempre pensato che piangere fosse senza senso, Phil spese una quantità assurda di tempo con le lacrime che gli scorrevano sul viso e gli bruciavano gli occhi.

Se lo meritava, lo sapeva. Aveva mentito a Dan e fatto finta di essere qualcosa che non era, abbandonando tutto quello in cui avesse mai creduto, e adesso stava pagando le conseguenze di tutto ciò.

Non significava che non gli facesse male però.

Una settimana passò, e Phil non riusciva nemmeno a sopportare l'idea di uscire, figuriamoci lavorare. Era ridicolo, era insignificante e debole, ma stava soffrendo, e non riusciva ad andare avanti.

Era sdraiato sulla sua vecchia coperta sul freddo pavimento in cemento del garage, fissando le sue ali logore che aveva fatto passare tra gli squarci della maglietta che aveva rattoppato migliaia di volte, solo per essere nuovamente lacerati. Queste ultime erano incurvate leggermente intorno alle sue braccia, così da coprirgli il volto, arruffandosi debolmente ogni qualvolta che Phil si muoveva. Strofinò le piume con le dita, e fece una smorfia quando sentì la loro superficie ruvida. A quanto pare, a casa, le ali erano bianche e belle, setose al tocco. Quelle di Phil erano grige, ruvide e perdevano piume. Un tempo sognava di avere delle ali come quelle degli angeli a casa, grandi e belle e morbide, ma adesso sperava di non averle proprio, perché erano un'altra cosa che gli impediva di essere umano. Phil fece una smorfia e strappò una piuma, sussultando dal dolore ma strappandone comunque un'altra. Continuò a tirarle furiosamente, lasciandole fluttuare piano per terra finché non sentì qualcuno bussare forte alla porta, facendolo sobbalzare. Il bussare diventò urgente ed incessante e Phil sperò che non fosse il proprietario del garage, pronto a cacciarlo fuori, perché Phil non era sicuro di poter sopportare altre cose finite male in quel momento.

Phil aprì cautamente la porta, e fece qualche passo indietro quando realizzò chi fosse.

"Oh mio dio, hai delle ali?!" urlò Dan, prima di mettersi le mani davanti alla bocca e arrossire.

Anche Phil arrossì, imprecando le sue stupide e patetiche ali che non sapevano quando ritrarsi; se Dan non era spaventato da lui prima, lo era sicuramente adesso. Phil scrollò le spalle e sentì le ali infilarsi sotto la sua pelle e sistemarsi. Rabbrividì e si accigliò alla sensazione, poi si girò verso Dan, che lo stava fissando con gli occhi sbarrati.

Phil abbassò la testa, guardando il pavimento e sentendo lo sguardo di Dan penetrare la sua pelle.

"Ciao" disse Dan piano.

"Ehi" rispose cautamente Phil, continuando ad evitare il suo sguardo.

Rimasero entrambi fermi, Phil con gli occhi fissi sui suoi piedi, l'altro ragazzo che lo fissava.

Dan sospirò.

"Senti, mi dispiace. Sono stato uno stronzo, io-"

Phil alzò lo sguardo e scosse la testa.

"No, non incolparti, per favore. Mi dispiace di aver mentito e mi dispiace per non averti detto nulla e... sono così dispiaciuto per tutto."

Phil sentì le lacrime pizzicargli di nuovo gli occhi, e cercò di trattenerle, mordendosi le labbra.

"Non esserlo" disse dolcemente Dan. Sembrava esausto e triste quando Phil.

Phil voleva scusarsi ancora e ancora, perché Dan decisamente non si meritava che Phil comparisse dal nulla e di venire coinvolto nella sua vita sotto un velo di menzogne, era tutta colpa sua se adesso Dan stava male.

"Non so cosa stia succedendo. Voglio dire, cose del genere non succedono, ma è così, e non so cosa pensare" Dan faticava a parlare chiaramente, affrettandosi a dire tutto, e Phil piegò la testa di lato, ascoltandolo.

"Hai mentito, e sono arrabbiato, e tutto ciò è così... surreale. Ma tu sei ancora tu, sei ancora Phil, e ti amo ancora, e, Cristo-."

Il cuore di Phil iniziò a battere più velocemente, perdendo qualche battito quando Dan si premette le mani sugli occhi e sospirò.

"-Ti amo ancora, ma non sono sicuro di cosa fare adesso."

Phil alzò le spalle, e cercò con difficoltà di non sorridere.

"Possiamo parlare? Per bene, intendo. Senza bugie, mi racconterai tutto?"

Phil inspirò profondamente, poi alzò lo sguardo e annuì.

"Ti dirò tutto quello che vuoi sapere." rispose piano, e Dan sorrise, facendo un cenno con la testa verso la strada.

"Puoi venire da me. Senza offesa, ma preferirei non entrare lì dentro." disse Dan con un'espressione disgustata verso il garage di Phil. Quello si affrettò ad uscire e chiuse la porta, iniziando a camminare di pari passo con Dan, tenendo le braccia ferme ai lati mentre camminavano, nel tentativo di soffocare l'istinto di prendergli la mano.

*

"Quanti anni hai?"

"Non misuriamo il tempo, quindi non ho proprio un'età. Non sono nemmeno sicuro di quanto tempo io sia sulla terra."

Erano finiti sul pavimento del salotto di Dan, seduti a gambe incrociate uno davanti all'altro, e Dan stava facendo una domanda dopo l'altra, alla quali Phil faceva del suo meglio per rispondere.

"Puoi volare?"

Phil scosse la testa.

"Vieni dal paradiso?"

"Stai forse flirtando?" chiese timidamente Phil. Sorrise a Dan, il quale sbuffò e scosse la testa, sorridendo dolcemente all'altro.

"Il paradiso non è un vero posto. Immagino di essere da dove tu pensi che sia il paradiso. Tecnicamente, sono un angelo, ma non del tipo che credi che io sia. Siamo solo un mucchio di esseri che lavorano per gli umani in vari modi.”

"Hai la possibilità di scegliere che cosa fare? Vieni pagato?"

Phil spiegò a Dan come venissero assegnati i vari lavori, e di come lavorassero finché non erano considerati abbastanza meritevoli da tornare a casa per riposare. Dan si accigliò, sembrava sul punto di piangere.

"Sembra una merda" sussurrò.

Phil alzò le spalle.

"Immagino di sì, però è tutto quello che conosciamo, quindi non ce ne accorgiamo. Almeno io ho la possibilità di vedere il mondo, il che è una cosa positiva, il tuo mondo è bellissimo."

Dan fece un verso di disapprovazione e borbottò qualcosa riguardo allo schiavismo.

"Ma tu sei così... umano. Tranne che per le ali e le frecce magiche, se proprio come ogni altra persona.”

Phil rise.

"Non proprio. Non dormo, non mangio, e finché non ti ho incontrato, pensavo di non avere emozioni."

Il volto di Dan si addolcì, e si allungò per prendere la mano di Phil e intrecciare le loro dita insieme.

"Ero egoista. Non ho mai realizzato di quanto solo e triste fossi finché non ho trovato te, e mi hai mostrato cosa fosse la felicità e come fosse essere umani e i-io non potevo lasciarlo andare, specialmente una volta che ho realizzato di essere innamorato di te. Non è una cosa che avrei mai pensato di poter provare” disse Phil, la voce spezzata.

"E' normale essere egoisti" rispose Dan, ma Phil scosse la testa.

"Ho fatto una cosa orribile, mi dispiace così tanto Dan."

Dan si avvicinò e lo baciò sulla fronte, stringendogli la mano.

"Per quanto sia strana tutta questa situazione, sei ancora tu, e ti perdono, ragazzo angelo."

Phil si illuminò, e sorrise nel collo di Dan quando quello lo strinse in un abbraccio.

*

Dan insistette perché Phil rimanesse da lui, e Phil ne fu grato, ma sapeva che le cose erano un po' strane tra di loro, adesso. Sapeva che sarebbe successo, ma si sentiva ancora a disagio quando beccava Dan a fissarlo come se fosse una qualche creatura affascinante allo zoo, e anche se Dan faceva del suo meglio per evitarlo, comunque si comportava in modo diverso con Phil adesso che sapeva tutto. Era reso ovvio dal modo in cui Dan non sembrava mai finire di fargli domande, come se si stesse facendo una lista mentale di cose da chiedergli che andava sempre aumentando. A Phil non importava, sapeva che doveva a Dan come minimo una spiegazione completa, ma lo faceva sentire più estraniato che mai.

"Aspetta, quando hai detto che non dormivi, intendevi dire che è facoltativo?" chiese all'improvviso Dan mentre guardavano la TV. C'era uno spazio troppo grande tra di loro, e a Phil venne di nuovo da piangere.

"Non posso dormire. Non ci è dato riposare finché non abbiamo compiuto il nostro dovere, mi sarà permesso di dormire quando decideranno che sono abbastanza meritevole da tornare a casa."

Dan si accigliò, e si avvicinò leggermente a Phil, mettendogli sovrappensiero una mano sulla coscia.

"Non è molto carino" disse piano.

"Ho sempre pensato che gli angeli fossero più importanti di noi, più privilegiati. Non schiavi, non è giusto."

Phil scrollò le spalle e basta, perché non aveva altro da dire. Sapeva dentro di se che era ingiusto, che ambiva a qualcosa di più di quello che era la sua vita. Ma sapeva anche che, per quanto potesse desiderarlo, non sarebbe cambiato nulla, quindi non aveva senso lamentarsi.

"Eri umano prima? Voglio dire, da dove sei venuto?"

"Um, non ne sono sicuro. Mi ricordo solo di essermi svegliato in un posto bianco e molto luminoso, e poi mi è stato detto cosa avrei dovuto fare e sono stato mandato sulla terra."

Era tutto sfocato dopo, Phil era stato spinto in una fila di altri come lui, gli era stato consegnato quello che gli serviva e detto cosa doveva fare, poi era stato spinto violentemente da un pontile. Ricordava la sensazione di cadere per ore prima di atterrare nel primo posto che aveva visitato sulla terra. Era sicuro che c'era stato qualcosa prima, una vaga memoria di qualcuno a torreggiarlo, le loro ali della lunghezza del suo corpo, e la loro voce bassa e roca a raccontargli storie del loro mondo e del mondo sotto di loro. Ma quel ricordo era sfocato, quindi Phil sceglieva di ignorarlo piuttosto che cercare di rimembrare.

Dan annuì e basta, appoggiando la testa sulla spalla, di Phil, e lui fece del suo meglio per comportarsi con nonchalance a riguardo.

*

Quando Dan disse di voler andare a dormire, Phil propose di rimanere sul divano, dato che adesso Dan sapeva che Phil non dormiva probabilmente si sarebbe sentito parecchio a disagio sapendo che c'era un ragazzo senza ali con il poter di far innamorare le persone a fissarlo nel sonno. Dan alzò gli occhi al cielo e lo guardò male, facendogli capire il messaggio e trascinandolo su per le scale fino alla sua stanza.

Phil era sdraiato sulla pancia, assaporando ancora una volta la comodità del letto di Dan, e poteva sentire lo sguardo di Dan bruciarli la schiena.

Phil rise piano e alzò lo sguardo verso di Dan, il quale non distolse lo sguardo abbastanza in fretta, arrossendo furiosamente.

"Non puoi vedere le mie ali perché non sono lì. Non le tengo sempre in mostra" mormorò Phil, appoggiando la testa sul braccio, ma girando la testa verso Dan.

Dan si accigliò e passò la mano sopra alle scapole di Phil, aspettandosi di sentire le sue apparentemente invisibili ali, e Phil rise ancora più forte.

"Non sono lì, sono sotto alla mia pelle."

Dan fece una faccia disgustata, e fu il turno di Phil di arrossire e nascondersi il volto, sentendo un ansioso nodo allo stomaco. Stava cercando di non spaventare Dan, ma sapeva già che tutto ciò era troppo strano per lui, e Phil era solo un fenomeno da baraccone per Dan.

"Non è scomodo?" chiese Dan, premendo i palmi sulla scapola di Phil e accarezzando la pelle con il pollice.

"Un po'. Ti ci abitui." rispose Phil, tenendo la faccia nascosta nella piega del braccio.

"Ti vergogni di loro?" chiede piano Dan.

Phil annuì, sentendo un groppo in gola, tenendo gli occhi serrati.

Dan si abbassò e premette un bacio su entrambe le cicatrici sulla schiena di Phil.

"E' stupido. Non dovresti." sussurrò, rialzandosi per sdraiarsi accanto a Phil, tenendo una mano appoggiata sulla sua schiena per tracciare gentilmente dei ghirigori casuali sulla sua pelle finché non si addormentò.

*

Dan si svegliò quando il sole iniziò a brillare attraverso la finestra e sul suo viso, creando ombre sulla sua pelle dorata.. Si era avvicinato verso Phil durante la notte, e quando si svegliò, invece di scostarsi come l'altro si era aspettato, Dan grugnì e nascose il viso nella sua spalla, borbottando qualcosa sul fatto che avrebbe dovuto riparare le persiane.

Phil rise e si girò di lato per bloccare la luce del sole, e Dan aprì un occhio per sorridergli, dandogli una stretta al braccio per ringraziarlo silenziosamente.

Phil osò avvicinarsi per baciarlo sulla fronte, e il castano continuò a sorridere ad occhi chiusi, accoccolandosi vicino a Phil.

"Mi sento molto meglio dopo aver deciso di smettere di andare all'uni per un po', non ho mai realizzato quanto mi rendesse triste fino ad adesso." mormorò Dan.

"Grazie al cielo. Non dovresti continuare ad avere a che fare con le cose che ti rendono triste, la vita è fin troppo corta."

"Tu stai facendo cose che ti rendono triste." disse Dan, alzando la testa per guardarlo.

Phil aggrottò le sopracciglia e sospirò.

"La mia vita è diversa dalla tua, e oltretutto, non sono triste, sono solo... infelice."

Era vero, ma Phil stava arrivando sempre più vicino all'essere davvero infelice, dato che scopriva di giorno in giorno come avrebbe potuto essere avere qualcosa in più.

Questo ricordò a Phil che questa parte della sua vita sarebbe finita presto. Riusciva a sentire la tensione nei muscoli che gli diceva che sarebbe stato spostato in un nuovo posto in un futuro molto prossimo, e capì che sarebbe stato il momento migliore per dirlo a Dan.

"Dovrò trasferirmi presto. In una nuova città."

Dan inarcò le sopracciglia e spostò la testa di lato.

"Perché?" chiese.

"Mi sposto da un posto all'altro, è il mio lavoro. Vengo spostato da dove sono a dove dovrei essere quando è necessario, so che mi sposteranno presto però."

Ci fu un lungo silenzio durante il quale i due ragazzi si fissarono e basta, Phil voleva piangere, e Dan sembrava sul punto di farlo.

"Ma non voglio che tu te ne vada." disse Dan infine, avvicinandosi di nuovo e aggrappandosi a Phil, il quale lo abbracciò altrettanto forte, passandogli la mano tra i capelli per calmarlo.

Phil aveva mezzo sperato che a Dan non sarebbe importato, che fosse un po' troppo a disagio con lui adesso che conosceva la verità, e che sarebbe potuto andare avanti con la sua vita facilmente senza nemmeno pensarci. Phil era triste del fatto che fosse evidente che non sarebbe stato così, ma la piccola parte egoista di lui sentì un po' di felicità all'idea che a Dan sarebbe mancato una volta partito.

"Neanche io voglio partire." rispose Phil, ed era sincero. Lo avrebbe distrutto lasciarsi alle spalle Dan e la piccola bolla di felicità che avevano creato insieme. Non riusciva ad immaginare di tornare permanentemente alla sua vita prima di Dan, e davvero non lo voleva fare.

"Non puoi semplicemente... non so, protestare o qualcosa del genere? Rifiutare di trasferirti?" mormorò Dan contro il petto di Phil.

"No, non funziona così. E' tipo come se i-io svenissi e poi mi svegliassi in un posto nuovo. Non so come funzioni davvero." Phil tremò al pensiero. Trasferirsi lo faceva stare male per giorni, lo faceva sentire ammalato e debole e tutti i dolori dai quali soffriva in genere si intensificavano finché non si adattava ovunque fosse.

Dan sospirò.

"E' così strano" disse Dan.

"Non pensavo nemmeno che esistessero la magia e gli angeli e cose del genere, adesso ho un angelo nel mio letto che mi parla di come si teletrasporta con la magia."

Entrami risero, e Phil assaporò il bagliore che si diffuse per tutto il suo corpo. Immaginò di versarlo dalla bocca, piccole nuvole dorate di felicità che non poteva in alcun modo tenersi dentro perché la gioia era troppa da trattenere. L'aveva sempre pensato quando guardava gli umani, le loro emozioni intense sembravano fuoriuscire da loro in ondate, sempre così espressive, non importa cosa provassero.

"E' troppo strano?" chiese cautamente Phil quando smisero di ridacchiare. Si era chiesto da quando gliel'aveva detto se fosse troppo per lui, e se Dan avesse voluto lasciarselo dietro sarebbe stato okay.

Ci fu qualche secondo di silenzio in cui Phil trattenne il fiato, finché Dan scosse la testa, e poi lo sentì sorridere contro la sua pelle.

"Magari un po', ma sei ancora tu e non penso che riuscirei a perdonarmi se ti lasciassi adesso quando c'è solo una piccola quantità di tempo che mi rimane da passare con te solo perché sei un essere celestiale che decisamente non dovrebbe esistere."

Phil rise di nuovo e strinse leggermente Dan.

"Non sei affatto diverso, davvero. Continui a negare ma sei umano quanto chiunque altro, tralasciando le ali e i poteri magici." aggiunse Dan, girandosi cosicché la sua schiena fosse appoggiata contro il petto di Phil. Phil circondò le braccia contro il torso di Dan e nascose il viso nella sua spalla mentre quello si addormentava di nuovo, borbottando a Phil che era troppo presto per essere svegli.

Phil apprezzava che Dan non lo vedesse troppo diverso, per quanto potesse essere vero, forse Dan stava cercando di negarlo per poter sopportare di stare insieme a Phil ancora per un po'. Ma lui sapeva quanto fosse diverso. Se fosse stato uguale non avrebbe dovuto nascondersi da tutti, se fosse stato uguale avrebbe potuto dormire e sognare, avrebbe potuto scegliere cosa fare della sua vita invece di averla già scelta per lui.

La cosa che faceva più male era che Phil sapeva che, se fosse stato umano, sarebbe potuto rimanere con Dan finché avrebbero voluto, e Phil non avrebbe mai dovuto preoccuparsi di venire strappato da lui. Era questo che rendeva Phil così non-umano, e lo feriva così tanto che gli strisciava sotto alla pelle, gli formava nodi in gola e gli lasciava aghi nel cuore. Non aveva mai desiderato così tanto qualcosa quanto desiderava essere umano, ma era il desiderio più impossibile che potesse esprimere.

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Capitolo 13
*** XIII Capitolo ***


Give Me Love 13

Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

XIII Capitolo

| capitolo originale |

Phil in genere sgattaiolava fuori per lavorare quando vedeva che Dan si era addormentato, e tornava appena prima che sorgesse il sole, infilandosi nel calore del letto per riposare per qualche ora , prima che Dan si svegliasse. Una notte rimase accanto a lui per un po' prima di andarsene, tracciando dei ghirigori sulle sue braccia e parlandogli dolcemente finchè non si addormentò.

Si sentiva sempre stanco, non sapeva come fosse non esserlo, ma si sentiva sempre peggio quando guardava Dan arrotolato su se stesso, il respiro regolare e il volto rilassato, muovendosi ogni tanto nel sonno. Phil affondò un po' più in profondita nelle coperte, sentendo le palpebre più pesanti del solito, e pensò che rimanere a letto con Dan per qualche minuto in più non gli avrebbe fatto male.

Iniziò a sentirsi il cervello annebbiato, e chiuse gli occhi dolenti, tenendo il braccio intorno a Dan mentre imitava la sua posizione, incurvandosi. Si sentì stranamente a suo agio, anche se c'era una nebbia a riempirgli il cervello e sentiva come se sugli occhi avesse delle mollette che li tenevano chiusi. Stava comodo e non gli importava di che cosa gli stesse succedendo.

*

"Perchè dobbiamo lavorare per gli umani?" chiese Phil. La sua voce eccheggiò intorno a lui, tutto era bianco e sembrava così pacifico e silenzioso. Se fosse caduto un spillo avrebbe risuonato come un'esplosione in un posto del genere.

Il ricordo era tornato, quello che Phil aveva scelto di ignorare. Era sicuro che non fosse un brutto ricordo, aveva solo deciso di non cercare di ricordarlo.

"Hanno bisogno di noi, portiamo equilibrio nelle loro vite. Il lasso di tempo della vita umana è troppo corto, e fanno fatica a gestire tutto, quindi noi li aiutiamo." Un uomo stava in piedi davanti a Phil, le sue ali erano raccolte dietro di lui e brillavano così forte che il resto della sua figura era in ombra.

"E l'amore è una parte importante delle loro vite?"

"Molto, solo che faticano a comprenderlo. E' una cosa molto speciale."

"E noi lo proviamo?"

"Non siamo come gli umani, non trasportare le loro emozioni su te stesso, è pericoloso." La voce dell'uomo era passata dall'essere bassa e dolce a dura e minacciosa, e Phil arretrò.

Quando la voce dell'uomo ritornò, era di nuovo pacata.

"Vai e fai quello che sei nato per fare, poi potrai tornare a casa."

All'improvviso, Phil fu tirato violentemente, e cadde in avanti. Urlò, ancora cadendo, e si chiese se sarebbe morto una volta toccato il fondo. Gridò finchè la voce non gli divenne roca, e ansimò quando vide che il terreno si stava rapidamente avvicinando. Phil chiuse gli occhi e si preparò all'impatto, ma prima di toccare il terreno sobbalzò e aprì di scatto gli occhi, realizzando di essere nel letto di Dan, e che il sole stava splendendo attraverso le finestra.

Fece fatica a riprendere fiato. Stava tremando violentemente e sussultò con un grido quando sentì un braccio intorno alle spalle.

"Hey, va tutto bene, sono solo io." disse la voce di Dan dolcemente.

Phil si sentì male, sentiva le lacrime affiorargli agli occhi e il suo intero corpo stava tremando.

Singhiozzò piano e si girò verso Dan, affondando il viso nel suo collo e abbracciandolo. Dan lo strinse a se e gli accarezzò la schiena per calmarlo, parlandogli piano.

"Pensavo non potessi dormire" disse Dan, passando una mano tra i capelli del moro.

"Non posso" mormorò Phil, stringendosi a Dan.

"Beh quando mi sono svegliato eri decisamente addormentato, e a quanto pare stavi facendo un sogno molto strano."

Phil rimase a bocca aperta e si sedette strofinandosi gli occhi, guardando Dan con un'espressione confusa. Era successo davvero? Si era addormentato?

"M-ma non posso dormire, mi hanno detto così. Mi hanno detto che non posso dormire finchè non raggiungerò la pace, lavorando sulla terra" Il cuore di Phil gli stava martellando nel petto, non aveva idea di che cosa stesse succedendo e la cosa lo terrorizzava.

"Magari hai raggiunto la pace" suggerì Dan, ma Phil scosse la testa.

"No, lo saprei se avessi finito qui" borbottò. Si coprì il volto con le mani e si premette le dita sugli occhi per così a lungo che iniziò a vedere scintille danzare sotto le palpebre.

"Chiaramente ci sono delle scappatoie in questo business angelico" disse Dan, poi si mosse per abbracciare di nuovo Phil.

Phil continuò a tenere il viso coperto, ma si appoggiò a Dan, inspirando il suo profumo e cercando di calmare il battito frenetico del suo cuore. Aveva vissuto senza problemi prima, e adesso tutto quello che stava succedendo era nuovo e terrificante, non sapeva cosa potesse significare.

*

Era passata una settimana da quando Phil si era addormentato, e per quanto ci avesse provato, non era riuscito a dormire di nuovo. Non gli era stato insegnato molto prima che fosse mandato sulla terra, anche se la maggior parte delle cose che conosceva erano radicate dentro di lui, come se le sapesse senza che gliel'avessero dette. Ma aveva paura perchè molte cose che stavano succedendo adesso aveva sempre presupposto fosseo impossibili, e nessuna di loro aveva senso.

"C'è sempre una fregatura, magari ti hanno detto quello che volevano che tu sapessi, senza i dettagli" disse Dan, sovrappensiero.

Erano seduti in un caffè ed erano finiti a considerare tutte le opzioni di quello che sarebbe dovuto succedere a Phil. Dan ne stava discutendo animatamente, gli occhi che brillavano.

"Magari hai rotto lo stampo. Non ti sei adattato, sei rimasto con me e hai imparato come provare emozioni e questo ha creato un bug nel sistema."

Phil si accigliò, e Dan rise, allungandosi per premere un bacio sulle labbra di Phil.

"Intendevo nel senso buono" mormorò con un sorriso.

Dan alzò lo sguardo verso il soffitto, spostando la sua tazza di caffè vuota sul tavolo mentre pensava.

"Pensi che" iniziò Dan cautamente."Tu stia diventando più umano?"

Gli occhi di Phil si sbarrarono, e guardò Dan incredulo.

"Non può succedere, non è così che funziona" disse deciso, distruggendo ogni speranza che stava iniziando a nascere dentro di lui.

"Non intendo davvero umano, voglio dire solo adattato. Come se fossi, boh, cambiato."

Phil scosse la testa e bevve gli ultimi sorsi del suo caffè prima di alzarsi per seguire Dan fuori dal locale. Dan intrecciò le sue dita con quelle di Phil e si avvicinò mentre si dirigevano fuori dalla porta, e lui non riuscì a smettere di pensare a quello che aveva detto il castano. Non poteva cambiare, era stato lo stesso per una quantità incredibile di tempo, non poteva cambiare semplicemente perchè si era innamorato di un umano.

Ma in un certo senso, era credibile, Dan era tutto il mondo di Phil, adesso, e si sentiva cambiare ogni giorno di più, imparando e provando cose nuove. Sapeva che qualcosa stava succedendo, ma non era sicuro di cosa.

*

Gli occhi di Phil si aprirono quando sentì Dan baciargli la fronte, e alzò lo sguardo, vedendo l'altro sorridergli, per poi sdraiarsi accanto a lui, nascondendo il viso nel suo collo, stringendolo forte.

"Hai dormito di nuovo" disse Dan dolcemente.

Phil si girò per guardare Dan, le loro fronti si stavano toccando e i loro nasi si sfioravano, e Phil riusciva a notare tutte le sfumature di castano che formavano i suoi occhi.

"Non ho idea di che cosa stia succedendo" sussurrò Phil, trovando la mano di Dan sotto le coperte e stringendola.

"Neanche io. Ma spero che sia qualcosa di buono" rispose Dan, e Phil annuì, sospirando e chiudendo gli occhi.

Aveva sognato di come sarebbe stato poter dormire, come sarebbe stato avere finalmente l'opportunità di riposare. Si sentì decisamente meglio dopo aver dormito, anche se era successo solo un paio di volte. Si sentiva molto più in pace, e anche se aveva comunque dolori ovunque, non lo notava quasi più.

Per quanto fosse bello dormire, Phil non lo bramava come faceva un tempo; adesso che poteva, non lo voleva fare. Phil aveva trovato qualcosa di meglio, qualcos'altro da bramare, sotto forma di Dan, e avrebbe preferito passare tutto il tempo stretto a lui, guardandolo dormire e sentendolo parlare e ridere piuttosto che dormire un altro giorno.

*

I due ragazzi si alzarono, e quando Phil si mise in piedi ed iniziò a stiracchiarsi, sentì Dan sussultare dietro di lui. Si girò, e vide che l'altro lo stava guardando con gli occhi spalancati.

Phil trasalì e rimase paralizzato dal terrore, finchè non realizzò che Dan stava guardando qualcosa dietro di lui, e fu quando notò con la coda dell'occhio qualcosa di grigio tremare che capì cosa stesse vedendo Dan. Le sue ali erano di nuovo spuntate, e stavano tremolando dietro alle sue braccia.

"Scusa. Sono un po' instabili" borbottò Phil, ruotando le spalle per incitarle a ritrarsi. Invece iniziarono a tremare ancora di più, facendo cadere piume grigie sul paviento.

Infine Dan si scosse dal suo stato di trance ed iniziò ad arrossire, mantenendo lo sguardo sul volto di Phil, cercando disperatamente di non guardare le sue ali.

"E' tutto okay, non importa, davvero. Mi hanno solo colto di sorpresa."

Phil emise un suono di frustrazione quando le sue ali continuarono a rifiutarsi di cooperare. Si sentì terribilmente a disagio ed esposto con Dan lì a fissarlo. Aveva sempre odiato le sue ali, ma quell'odio era peggiorato ultimamente.

"Hey, va tutto bene. Davvero, Phil, è tutto ok." Dan aveva aggirato il letto per avvicinarsi a Phil, che stava ancora cercando disperatamente di far sparire le ali.

Dan si allungò e prese la sua mano, ma mantenne le distanze mentre l'altro cercava con tutte le sue forze di impedire alle lacrime di cadere.

"Le odio. Sono un'altra cosa che mi fa sentire così non umano." mormorò Phil, premendo il pollice e l'indice della sua mano libera sugli occhi. Sospirò e fece qualche respiro profondo, cercando di non piangere - era assolutamente patetico.

"Perchè ti importa così tanto di loro? Perchè ti importa di tutto questo? Sei ancora Phil, sei ancora intelligente e divertente e buono e bellissimo e sei abbastanza umano per me" disse Dan con fermezza.

Phil sentì ancora di più il bisogno di piangere mentre si avvicinava a Dan e appoggiava la fronte sulla sua spalla. Dan lo circondò con le braccia e gli baciò una guancia, prima di passare lentamente le mani sulle sue scapole.

"Sono scomparse." sussurrò Dan all'orecchio dell'altro, poi riprese a parlare con un tono allegro, rialzandosi sorridendo a Phil.

"Vuoi fare colazione? E' il tuo turno di cucinare."

Phil rise e scosse la testa, girandosi per nascondere il viso nel collo del castano mentre lo stringeva forte.

*

"Penso che uno dei posti nei quali andrò sicuramente sarà Amsterdam. E' abbastanza cliché, ma penso che sia una bella città."

Phil annuì con entusiasmo e sorrise, ricordandosi di quando aveva vissuto lì.

"E' davvero un bel posto. Molto diverso da qui, e ci sono bici ovunque. Ti verrebbe da pensare che potrebbe essere simile perchè è una città normale, ma tutto quello che fanno è diverso, è molto speciale."

Dan annuì, e si girò, avviandosi verso la lavagna che aveva appesa al muro della sua cucina. Era tutta scarabocchiata, Dan ci scriveva note e memo per se stesso, ma nel mezzo aveva iniziato a scrivere una lista di posti che aveva intenzione di andare a visitare.

"Consigli qualcos'altro?" chiese, arrampicandosi per sedersi sul bancone dove Phil stava cucinando.

"Canada. Calgary sopratutto è bellissima, con tutte le pianure e i fiumi. I paesaggi sono stupendi, anche in città, tutti gli edifici e le case sono meravigliosi. Vacci solo quando è estate, però, altrimenti morirai assiderato."

Dan rise e annuì, girandosi per aggiungerlo alla lista.

Phil elencò tutti i posti in cui era stato che gli erano piaciuti di più, e quando finì Dan aveva la lavagna piena di possibili luoghi in cui sarebbe potuto andare. Stava sorridendo e i suoi occhi brillavano.

"Quando hai intenzione di andare?" chiese Phil, tendendo a Dan il suo piatto e sedendosi accanto a lui.

"Quando te ne andrai." disse semplicemente Dan, il suo volto si rabbuiò leggermente al pensiero, e Phil sospirò.

"Non dovresti rimanere qui solo perchè io sono qui. Se vuoi andare, vai"

Dan scosse la testa.

"Sono qui perchè voglio starci. Non ho mai voltuo rimanere in questa stupida città finchè non ho trovato te, e adesso mi piace anche" Si girò per sorridere a Phil, ma i suoi occhi erano ancora tristi e il sorriso forzato.

Phil non disse nulla, incrociò solo la sua caviglia intorno a quella di Dan e si appoggiò a lui, sospirando di nuovo. Dan era triste, ed era colpa sua, e anche se Phil sapeva che non poteva farci nulla, gli si rivoltò lo stomaco al pensiero di aver potuto evitare questa situazione ancora prima di permettersi di passare del tempo con lui. Aveva fatto qualcosa che sapeva che non avrebbe dovuto fare, era stato egoista, e adesso entrambi ci stavano male per colpa sua.

"Sarebbe stato più facile se non ci fossimo conosciuti" disse Phil piano.

Dan alzò gli occhi al cielo.

"Più facile? Probabilmente. Meglio? Decisamente no. Sono felice di averti incontrato, sono felice di aver avuto la possibilità di conoscerti, nonostante tuto. Solo perchè la fine non sarà bella non significa che io speri che tutto questo non sia mai accaduto. Ti amo, e sono grato ti averti nella mia vita, anche se per una quantità di tempo minore di quanto vorrei.”

Phil si avvicinò per posargli un bacio sulla guancia, e la bocca di Dan si arricciò in un piccolo sorriso.

"Ti amo anche io." rispose Phil, perchè lo amava davvero.

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Capitolo 14
*** XIV Capitolo ***


Give Me Love - 14

Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

XIV Capitolo

| capitolo originale |


Phil sentiva ogni giorno di più la tensione nei muscoli e la nauseante sensazione nello stomaco che gli diceva che sarebbe stato presto trasferito, e per quanto cercasse con tutte le sue forze di ignorarlo e resistere, era costantemente lì.

Stava sperando in un miracolo aggrappandosi alle ultime tracce di speranza, pensando sempre a quello che aveva detto Dan. Magari era cambiato, magari aveva disobbedito alle regole e quello gli aveva permesso in qualche modo di vivere una vita umana. Sapeva che non era vero e che il suo tempo stava per scadere, ma la speranza era tutto ciò che gli era rimasto, quindi cercava di non mollare.

Stava accoccolato sul divano con Dan appoggiato sul suo fianco, mentre il moro gli tracciava delicatamente ghirigori casuali sulla gamba. Stavano guardando un' altra delle serie che a Dan piacevano tanto ma che lui non riusciva a capire. Ridacchiò quando il castano urlò allo schermo e iniziò a gesticolare animatamente prima di nascondere il viso nel tessuto della maglia di Phil quando arrivò una scena particolarmente intensa con una musica drammatica.

Quando finì l'episodio, nessuno dei due si mosse, rimasero intrecciati l'uno nell'altro, guardando i titoli di coda.

"Ti ricordi la prima notte che ci siamo incontrati e ti ho parlato?" chiese Dan.

Phil annuì e sorrise tra se e se.

"Le prime due volte che ti ho incontrato eri così ubriaco che mi sorprende che ti ricordi qualcosa."

Dan sbuffò.

"Ero così ingenuo, pensavo che l'alcol avrebbe risolto tutti i miei problemi, quando mi faceva solo star male." Disse piano, scuotendo la testa.

"Come mai sei venuto a parlarmi?" chiese Phil, e Dan sorrise.

"Principalmente perché ero ubriaco e tu sei molto bello."

Phil non riuscì a non arrossire, facendo scoppiare a ridere l'altro, che gli baciò la guancia prima di continuare a parlare.

"Ma anche perché non avevo mai visto nessuno in questa inutile città guardare il cielo, cercando le stelle con un'aria così meravigliata. Volevo conoscere la tua storia. Ad essere sinceri, la verità non è esattamente quello che mi aspettavo, ma sei affascinante quanto mi ero immaginato- solo in modo diverso."

"Nel modo in cui guarderesti ad un animale allo zoo e lo troveresti affascinante, piuttosto che conoscere un umano e trovarlo profondo." borbottò Phil acidamente.

Dan si accigliò e tirò piano un pugno sul braccio di Phil.

"Non è quello che intendevo." disse gravemente.

"Ma è vero." rispose Phil.

"Decisamente no. Ti ho sempre trovato meraviglioso dal primo giorno in cui ti ho incontrato. Sei così intelligente, e guardi il mondo e lo vedi nel modo più bello possibile indipendentemente da dove ti trovi. E dici cose che non ho mai sentito dire da nessuno, e hanno così senso che potrei ascoltati parlare tutto il giorno."

Dan gli prese la mano e intrecciò le loro dita insieme, sfiorando il suo polso con il pollice. Phil si mosse e gli appoggiò la testa sulla spalla, stringendogli leggermente la mano.

"Sembravi così triste e fuori dal tuo ambiente ogni volta che ti vedevo. Sorridevi molto e ridevi e parlavi forte ma i tuoi occhi erano sempre così tristi. Mi ricordo di aver voluto tantissimo vederti felice, trovare il tuo posto." disse piano Phil.

Dan annuì e mise la testa sopra quella dell'altro.

"Stavo attraversando un brutto periodo. Ma sto bene adesso, meglio di prima, davvero. Ho tutta la vita davanti. Ho anche te, e tu mi rendi davvero felice."

Phil aggrottò la fronte e sentì lo stomaco girarsi. Per quanto fosse grato di rendere felice Dan, se doverlo lasciare lo avesse reso triste la metà di quanto era prima, sarebbe tornato il ragazzo che aveva conosciuto all'inizio, e Phil non poteva sopportarlo.

"Starai bene quando me ne sarò andato?" chiese Phil cautamente, così piano che si chiese se Dan potesse sentirlo.

"No, almeno per un po' no, ma starò di nuovo bene prima o poi. Mi mancherai, ma ho dei piani per il futuro e per quanto vorrei che tu rimanessi più a lungo con me, non puoi, e posso sopportarlo. Sono abbastanza forte da superarlo, ne sono sicuro."

Phil si avvicinò, alzandogli il viso, per poi baciarlo dolcemente, le mani ai lati del suo volto. Era così orgoglioso di sentirlo parlare così, e Phil sapeva che sarebbe stato bene, sarebbe andato avanti con la sua vita e sarebbe stato felice.

Phil sapeva che per lui non sarebbe stato così facile, sapeva che gli anni che avrebbe passato sulla terra sarebbero stati miserabili e dolorosi, ma sarebbe comunque stato grato del tempo che gli era stato concesso di passare con Dan, anche se quel breve periodo avrebbe reso la sua vita cento volte più difficile.

*

Phil dormiva molto più spesso ultimamente, era solo per un paio d'ore, e a volte sognava di cadere, facendogli desiderare di non dormire proprio, ma quando si svegliava si sentiva meglio che mai. Sentiva a malapena il dolore nelle ossa o nei muscoli, e la stanchezza che in genere gli faceva bruciare gli occhi era scomparsa.

Anche Dan continuava a fare commenti su quanto stesse meglio.

"Non sembra più che tu stia per morire. Hai anche preso peso, adesso i jeans ti stanno bene invece di starti larghi sul culo come prima." Diceva ridendo.

Dan lo portò a fare shopping per prendergli dei vestiti nuovi, dato che i suoi erano vecchi e sporchi - li indossava da che aveva memoria-. Dan gli disse che per quanto lo amasse non poteva più andare in giro con un ragazzo che sembrava un barbone, al che Phil rise e provò i vestiti che l'altro gli stava porgendo.

Fischiò piano quando Phil uscì dai camerini per mostrargli l'outfit, al che Phil iniziò ad arrossire violentemente, e Dan lo trovò assolutamente esilarante.

Buttò i vecchi vestiti di Phil nel cestino quando se ne andarono, e quando Phil scorse il suo riflesso nella finestra del negozio, vide la sua mano in quella di Dan e un accenno di sorriso ancora sul suo volto per qualcosa che Dan gli aveva detto qualche attimo prima. Osservo il suo outfit e il modo in cui i suoi occhi stavano brillando e le sue guance erano rosa e sembrava così umano che gli si strinse il petto. Phil mosse le spalle e si ricordò delle ali nascoste sotto alla sua pelle, e il sorriso sparì. Era tutta una copertura, una finta, e per quanto ci provasse, non avrebbe mai potuto cambiare ciò che era.

*

Quando Phil si svegliò il mattino dopo, trovò il lato del letto accanto a lui vuoto, e si alzò di scatto, chiedendosi dove fosse andato Dan.

Il panico sparì velocemente quando realizzò che riusciva a sentirlo al piano di sotto in cucina, mentre cucinava la colazione e cantava forte. Phil ridacchiò e si immaginò Dan a scuotersi per la cucina mentre cucinava, stonando completamente e cercando di non bruciare il bacon come al solito.

Phil si alzò e si stiracchiò, aggrottandosi quando sentì un fruscio dietro di lui, segno che le sue ali erano di nuovo fuori, tremolando pateticamente. Sospirò ed iniziò a tirare su le piume grigie sparse per il pavimento e il letto mentre cercava di rinfilare le ali sotto la sua pelle.

All'improvviso, Phil sentì tutti i suoi muscoli tendersi e bloccarsi, come se fosse stato fulminato. La stanza iniziò a girare rapidamente, la vista che si annebbiava mentre tutto tremava ed iniziava andare su e giù. Phil si allungò, cercando di afferrare qualcosa per tenersi su. Era madido di sudore, gli gocciolava dal volto e gli bruciava gli occhi e non riusciva più a respirare, come se avesse un peso sul petto.

Sapeva che cosa stava succedendo, perché gli già era successo tantissime volte. Era questo che succedeva appena prima che Phil venisse strappato da dov'era e spostato in un nuovo posto; presto sarebbe svenuto e si sarebbe svegliato in una città sconosciuta, e non poteva farci nulla.

"No no no no no." iniziò a cantilenare Phil. Sentì le gambe cedere sotto di lui e cadde per terra con un tonfo.

La testa iniziò a dolergli, fitte di dolore gli attraversavano il teschio, rendendogli impossibile vedere. Phil si afferrò la testa e cercò di raccogliere l'energia di chiamare Dan, non poteva andarsene senza salutarlo, non poteva proprio.

"Dan!" riuscì a urlare Phil, si stava graffiando il volto con le unghie, cercando di superare il dolore. Non era sicuro di cosa gli facesse più male, il fatto che sapeva di starsene per andare, o il dolore che provava, come se dei coltelli lo stessero trapassando ovunque in rapida successione.

Phil sentì dei tonfi, e una figura sfocata comparì alla porta, correndo verso di lui.

"Oh mio dio Phil, che succede?" urlò Dan, spingendo via dalla fronte i capelli di Phil e tenendo la sua testa tra le mani. Phil cercò di mettere a fuoco Dan, ma la sua vista era quasi sparita, vedeva quasi tutto nero, e il resto era offuscato dalle lacrime.

"I-io" cercò di dire Phil, ma ogni parola faceva male come se del vetro gli raschiasse la gola.

"E' giunto il momento?" sussurrò Dan, era tutto un rumore bianco, un eco ronzante che gli riempiva le orecchie e la testa, ma Phil riusciva a sentire Dan forte e chiaro, e cercò di concentrarsi sulla sua voce invece che sul dolore, facendo respiri profondi e chiudendo gli occhi mentre annuiva.

Sentì dei singhiozzi, e non riuscì a capire se provenissero da lui o da Dan, forse da entrambi, ma sentì Dan aggrapparsi alla sua mano, che strinse con tutte le sue forze.

"Ti amo." disse Phil, cercando di articolare il meglio possibile le parole, ma uscirono strascicate in un suono quasi incomprensibile, e sperò davvero che Dan riuscisse a capirle.

"Anche io ti amo, per sempre." sentì dire, proprio quando tutto diventò silenzioso, e l'intero mondo di Phil divenne nero.

*

Phil si svegliò di colpo, poi grugnì quando si mosse. Ogni parte del suo corpo doleva terribilmente, e la testa gli stava scoppiando.

Tenne gli occhi chiusi, facendo respiri profondi e cercando di controllare la nausea.

Si chiese dove fosse, se fosse finito in un'altra città o in un posto più tranquillo stavolta. Un tempo non vedeva l'ora di viaggiare in nuovi posti, c'erano sempre cose nuove da vedere, e ogni posto era ugualmente bello come il seguente, ma questa volta voleva solo tornare dov'era prima, da Dan.

Aprì un occhio e grugnì di nuovo al sole che gli illuminava il volto, raccogliendosi in una palla e accigliandosi quando notò che il terreno sotto di lui era fin troppo morbido. Aprì di nuovo un occhio, osservando ciò che lo circondava, e il cuore perse un battito quando realizzò che gli sembrava tutto fin troppo familiare.

"Phil?" sentì dire da una voce dietro di lui, per vedere Dan in piedi alla porta con un piatto di cibo e un bicchiere d'acqua.

Li posizionò sul comodino di fianco a lui prima di praticamente lanciarsi sul letto per circondare Phil in un abbraccio. Phil ebbe la sensazione di essere sotto shock, e non aveva idea di che cosa stesse succedendo, ma strinse ugualmente Dan, annusando il suo profumo e cercando di non piangere.

"Non te ne sei andato, sei rimasto." riuscì finalmente a dire Dan. Si sedette e Phil realizzò che stava piangendo, pur sorridendo come un pazzo mentre baciava tutto il viso di Phil e lo abbracciava di nuovo.

Phil asciugò le lacrime dal suo volto e gli sorrise, guardandosi intorno per poi riportare lo sguardo verso Dan, chiedendosi se stesse dormendo oppure no.

"Non capisco." sussurrò Phil. Se fosse stato un sogno, non avrebbe mai voluto svegliarsi.

"Neanche io. Sei collassato e ti ho messo sul letto aspettando che te ne andassi, ma non l'hai fatto. Non so perché ma non mi importa perché sei ancora qui, oh mio dio." Dan lo baciò con entusiasmo, e Phil gli circondò la vita, sorridendo nel bacio.

Non aveva senso, Phil aveva provato quella sensazione così tante volte, ma per qualche motivo non era stato trasferito. Era ancora con Dan, e non si era mai sentito così felice.

"Forse ce l'hai fatta, forse sei riuscito a rimanere nonostante tutto." mormorò Dan sulla pelle di Phil mentre si sdraiavano fianco a fianco e nascondeva il volto nel suo collo.

Phil annuì.

"Immagino che dovremo solo aspettare per scoprirlo." disse, baciando Dan sulla testa e chiudendo gli occhi con un sospiro soddisfatto.

Dan poteva aver ragione, e Phil non riusciva a pensare ad una spiegazione migliore, ma aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato, che questa fosse solo la calma prima della tempesta.

Lo ignorò e strinse più vicino Dan, ancora estasiato dal fatto di avere la possibilità di stare con lui ancora per un po'.

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Capitolo 15
*** XV Capitolo ***


Give Me Love - 15

Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

XV Capitolo

| capitolo originale |

"Posso venire a lavoro con te?" chiese Dan una notte. Erano sdraiati a letto vicini, la testa di Dan appoggiata sul petto dell'altro mentre si sforzava di rimanere sveglio.

Phil ridacchio.

"E' un'idea tremenda."

"E' un'idea fantastica! Voglio vederti mentre usi le tue frecce magiche per far innamorare le persone, non capita a tutti di ricevere un'occasione del genere." Dan alzò la testa per sorridere a Phil, e l'altro scosse la testa, sorridendogli di rimando.

"Puoi renderti invisibile?" chiese Phil, alzando un sopracciglio.

Dan si accigliò.

"Beh, no. Ma posso essere molto silenzioso."

Phil rise forte, coprendosi la bocca con una mano e facendo scuotere la testa di Dan dov'era appoggiata sul suo petto. Si abbassò e baciò l'altro sulla testa. Prima non rideva mai, e sorrideva a malapena, ma Dan lo faceva ridere e sorridere così tanto che gli faceva male lo stomaco e gli dolevano le guance - nel senso buono.

"L'amore può esistere senza di te? Voglio dire, le persone possono innamorarsi senza che tu gli spari?" chiese piano Dan.

"Certo" disse Phil.

"Il mio lavoro è di aiutarle, e quando hanno trovato il loro partner, di legarli insieme. Rendo il loro amore più forte, è come se... unissi le loro anime. Il loro amore è sempre stato lì, lo rendo solo indistruttibile, o almeno lo è se sono la persona giusta l'uno per l'altro."

Dan annuì e rimase in silenzio, e per qualche minuto Phil pensò che si fosse addormentato, finché non parlò di nuovo.

"Penso che siamo fatti l'uno per l'altro. Non ho mai amato nessuno quanto amo te.”

Phil non riuscì a dire nulla, un nodo gli si formò in gola e il suo stomaco fece una giravolta.

Io ti amo di più.” rispose dopo qualche secondo, abbracciandolo forte.

Quindi potresti accoppiarci? Ipoteticamente, ci legheresti.”

Phil sospirò.

Non cambierebbe nulla.”

Ma non è vero! Ci appaieresti, io ti amo e tu ami me, non è il motivo della tua esistenza quello di far accadere il vero amore, invece di portarlo via? Quindi perché dovrebbe essere giusto che ti portino via da me?” Dan si sedette, stava urlando, le sue mani erano strette a pugno e sembrava sul punto di scoppiare a piangere.

Anche Phil si alzò, avvicinando l'altro, e iniziò a premergli baci sul collo e sul viso e giù per le spalle. Poi gli baciò ogni nocca finché i pugni non si allentarono e si strinsero sulla mano di Phil invece.

Mi dispiace, mi dispiace così tanto.” borbottò Phil tra i baci, muovendosi per baciare le labbra di Dan, aggrappandosi così forte a lui da fargli quasi male, ma Dan non si lamentò, lo strinse solo più forte di rimando e lo baciò altrettanto furiosamente.

Era un pensiero fisso per loro, che aleggiava tra di lor come una nebbia, a dirgli che quello che avevano non sarebbe durato per molto. Dan tendeva a fare commenti disinvolti a riguardo, ma a volte se la prendeva proprio, ferendo Phil. Lo feriva perché nulla di tutto ciò sarebbe dovuto mai accadere, e per quanto Phil avrebbe sempre voluto ripetere quello che era successo, quello che aveva avuto con Dan, ancora e ancora, sperava di poter cambiare il finale. Era abituato ad essere solo, era abituato alla solitudine, e sarebbe riuscito a superarla, ma non avrebbe mai superato il fatto di aver reso così triste Dan, specialmente contando di essere lui stesso la causa.

Per favore non andartene stanotte, non andare a lavoro.” sussurrò Dan, sedendosi e tirandolo verso di se. Phil lo circondò con le braccia, lasciando che nascondesse il viso nel suo collo, facendo scivolare il braccio sul suo dorso per tracciare con le dita le cicatrici sulle sue scapole.

Non vado da nessuna parte.” rispose Phil. Sarebbe rimasto con Dan fin quando avrebbe potuto, fino al giorno in cui sarebbe stato strappato via da lui, e anche lì, Phil stava pensando ad un modo per tornare dal suo perfetto ragazzo umano per passare il resto dell'eternità con lui.

*

Phil non riusciva mai a dire di no a Dan, quindi una notte, quando il tempo stava iniziando a diventare un po' più caldo, Dan uscì con Phil dall'appartamento, verso le strade buie, mentre Phil cercava qualcuno da accoppiare.

Finirono seduti su una panchina in un parco ad aspettare. Un paio di persone gli passarono davanti, sarebbe stato un posto silenzioso se non fosse stato per la musica soffocata che proveniva dall'ammasso di discoteche e bar sulla strada a fianco.

Sai, potresti trovare un sacco di coppie nei bar. C'è sempre gente che si fa e che si arrampica l'uno sull'altro per entrargli nei pantaloni.” mormorò Dan sottovoce. Phil gli aveva detto di cercare di non attirare l'attenzione, dato che era visibile, mentre lui non lo era, ma Dan faceva fatica a rimanere zitto. A Phil non dava fastidio, non era ancora abituato ad avere compagnia, e quella di Dan era quella che preferiva di più.

Quello non è amore, è lussuria. Non si accoppiano persone alimentate da alcol e solitudine.” rispose Phil, giocherellando con la freccia tra le sue mani. Si chiese sovrappensiero che cosa gli sarebbe successo se si fosse colpito con la sua stessa freccia. Avrebbe fatto qualcosa? Lo avrebbe accoppiato con Dan?

Giusto.” disse Dan, pensieroso.

Eppure si dice 'in vino veritas'”

Sì, ma gli umani sono più che altro spinti dal bisogno di fare sesso con qualcuno, non importa che li amino o meno. Per quello bisogna pensarci di più.” rispose Phil, ricordando di quanto fosse stato difficile cercare di capire gli umani e le loro menti complicate. Faceva ancora fatica a volte, anche dopo tutto quel tempo.

Hey, non mi piaci solo perché sei bello, non sono un animale.” disse Dan con un sorriso. Phil sentì le guance riscaldarsi, e Dan ridacchiò allegramente.

Arrossisci così facilmente, è meraviglioso.” disse.

Phil gli tirò un pugno sul braccio e mise il broncio.

Non è divertente.” borbottò. Incrociò il suo sguardo e non riuscì a non sorridere, e Dan ghignò trionfalmente di rimando.

Renditi visibile così posso baciarti senza sembrare pazzo.” disse Dan. Phil lo fece e Dan lo tirò immediatamente per la maglia verso di se per baciarlo. Sussultò per la sorpresa ma si sciolse presto in Dan, avvolgendogli la vita con le braccia.

Qualcuno fischiò piano davanti a loro, e si fermarono entrambi per guardare il gruppo di studenti ubriachi che li fissava. Uno dei ragazzi gli stava sorridendo come un pazzo, mentre gli altri li stavano guardando. Phil riusciva a sentire il coro di “awww” che proveniva da loro.

Trovatevi una stanza, piccioncini!” urlò quello di fronte a loro. Phil ridacchiò e nascose il viso nella maglia di Dan. Anche Dan stava ridendo mentre affondava il volto nei capelli di Phil.

Il gruppo se ne andò, ridendo tra di loro, e Phil alzò lo sguardo e vide che Dan aveva assunto un colorito purpureo, cercando di nasconderlo sotto il ciuffo. Phil rimise a posto i suoi capelli, ridendo piano.

E poi mi dici che arrossisco facilmente.” disse Phil con un tono di scherno. Dan scosse semplicemente la testa e nascose di nuovo la faccia nei suoi capelli.

*

Phil non lavorò molto mentre erano fuori. Dan lo distraeva troppo, e si dimenticò di quello che doveva fare, non che gli importasse.

Ritornarono presto perché Dan riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti, e Phil dovette praticamente portarlo in braccio fino a casa. Si addormentò nel momento stesso in cui lo appoggiò sul letto, quindi Phil si tolse le scarpe e i jeans prima di coricarsi di fianco a lui e tirare su le lenzuola.

Accarezzò dolcemente la guancia di Dan col pollice, la mano nei suoi capelli castani.

Ascoltò il suo respiro diventare regolare, chiudendo gli occhi e sentendo la bocca di Dan muoversi e la testa spostarsi di quando in quando. Dan si mosse in avanti e si accoccolò su Phil nel sonno, e Phil si ricordò della prima volta in cui aveva dormito da lui e Dan l'aveva fatto, si era sentito così a suo agio e felice e in pace. Non si era mai sentito così prima e ogni momento che passava con Dan gli sembrava quello che aveva sempre immaginato potesse essere dormire, era in pace e senza dolori e felice ovunque fosse con Dan, ed era meraviglioso.

Era cambiato così tanto, aveva imparato molto di se stesso e di quello che lo circondava, e quasi nulla era come aveva sempre pensato che fosse. Un tempo ne era spaventato, ma adesso non gli importava molto, non avrebbe cambiato nulla di quello che gli era successo – non avrebbe mai scambiato il se stesso di adesso per quello che era prima. Dan aveva reso tutto colorato, tutti i ricordi prima di Dan sembrava così grigi e spenti, venati di una tristezza oscura che lo faceva tremare. Adesso sembrava tutto molto più vivace, e per adesso, mentre Dan era accanto a lui, il respiro regolare, e Phil poteva tenerlo stretto e sentire il suo battito cardiaco e i borbotti occasionali mentre dormiva, poteva davvero apprezzare quanto fosse felice, e quanto fosse fortunato ad avere l'opportunità di provare emozioni, di essere umano, anche se solo per un breve periodo di tempo.

*

Phil era seduto al tavolo in cucina mentre Dan cucinava per entrambi, canticchiando a bocca chiusa. Phil non sapeva cucinare, il massimo che potesse fare era pasta e bacon, quindi lasciava che Dan cucinasse tutti i pasti. Per tenersi occupato aveva posizionato i suoi strumenti davanti a lui, e stava creando una nuova serie di frecce per quando sarebbe tornato a lavorare. Il suo lavoro gli piaceva molto di più adesso, non era più un obbligo, e gli piaceva ancora rendere felici le persone, solo che adesso aveva anche lui la sua fonte di gioia che lo rendeva molto più felice. Gli piaceva ancora intagliare frecce, prima era tutto quello che aveva per tenersi occupato, lo rendeva molto più calmo ed era un modo per dimenticare tutto quello che lo circondava per un po'. Ruotò una delle sue nuove frecce tra le mani, controllandola, poi afferrò un coltellino per intagliare la sua firma, un cuoricino, alla fine.

Dan comparì dietro di lui e si piegò, appoggiando il mento sulla sua spalla per guardarlo meglio.

Significa qualcosa quel cuore?” chiese.

Phil scosse la testa.

No, è una cosa mia. Un piccolo scherzo tra me e me, immagino.”

Dan ridacchiò piano e gli baciò la guancia.

Sei così carino.” disse, tornando al cibo.

Non sono carino.” borbottò Phil con decisione, alzando gli occhi al cielo.

Si invece, sei la definizione di 'carino'. Sei un angelo, letteralmente.”

Phil ridacchiò e si alzò in piedi, posando le mani sui fianchi di Dan e tirandolo verso di lui per baciarlo.

Come fanno le frecce a diventare magiche?” chiese Dan, allungandosi per prenderne una. La fece girare tra le mani, esaminandola con attenzione.

Phil alzò le spalle.

Non mi hanno detto nulla a riguardo.”

Posso provare a farne una?” chiese Dan.

Phil sorrise e annuì, spingendo Dan verso la sua sedia. Dan si sedette e iniziò a prendere gli strumenti di Phil, guardandoli e annuendo tra se e se con un'aria seria.

Non hai idea di quello che stai facendo, vero?” chiese Phil ridacchiando.

Assolutamente no.” disse Dan, alzando lo sguardo per sorridergli.

Phil scosse la testa e sorrise dolcemente mentre spostava la sedia vicino a Dan e gli mostrava come intagliare le frecce. Era parte di lui, una delle uniche cose che era bravo a fare, ed elencò le istruzioni automaticamente, mentre Dan le seguiva in modo maldestro, le mani che tremavano leggermente.

Dan riuscì a farne una, storta e fragile, con il suo nome intagliato male alla fine. La tese verso Phil con un'espressione orgogliosa, e Phil gli disse quanto fosse fantastica, perché per quanto non fosse un granché, l'aveva fatta Dan, di conseguenza per lui valeva quanto il mondo.

Tenette la freccia di Dan nella faretra da quel momento in poi, senza mai usarla – probabilmente non funzionava nemmeno, ma la teneva con se e a volte, quando per sbaglio la tirava fuori, sorrideva prima rimetterla con attenzione al suo posto. Pensava di tenere la freccia storta per quanto avrebbe potuto, perché ogni volta che la guardava pensava al sorriso di Dan, e al suo profondo colore castano, simile agli occhi di Dan, ma non altrettanto incredibile. Voleva tenerla perché era sicuro che non avrebbe mai smesso di farlo sorridere, gli avrebbe sempre ricordato della volta in cui era seduto nella cucina soleggiata di Dan, ridendo con lui mentre condividevano un altro momento assolutamente ordinario che Phil avrebbe ricordato per sempre.

Note

Scusate il ritardo, Venerdì è stata una giornata strana e piena e ieri ero ad un matrimonio (un matrimonio davveo noioso) e non ho potuto caricare il capitolo. Vi ricordo che la storia conta i tutto 17 capitoli, il che significa che il prossimo sarà il penultimo aggiornamento. Piangiamo insieme.  (LA)

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Capitolo 16
*** XVI Capitolo ***


Give Me Love - 16

Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

XV Capitolo

| capitolo originale |



Dato che Dan non andava più all'università, e Phil andava a lavoro solo a notte fonda, i due ragazzi passavano la maggior parte del loro tempo l'uno con l'altro. Si erano creati la loro piccola bolla d'intimità, passando tutti i giorni accoccolati sul divano a guardare stupidi reality show, o camminando per la strada mano per mano, fermandosi al bar per chiacchierare animatamente davanti a due tazze fumanti strette tra le mani. Sceglievano addirittura di andare a letto presto, solo per passare più tempo intrecciati l'uno nell'altro, sussurrando per non rompere il silenzio pacifico che li circondava. Dan ci scherzava su, dicendo che era sempre stato una persona notturna prima di conoscere Phil.

Sono cambiato così tanto da quando ti ho conosciuto.” disse Dan con un piccolo sorriso. Erano sdraiati a letto, faccia a faccia. Dan aveva la testa appoggiata sul braccio, e Phil aveva la mano tesa verso l'altro, giocherellando con i suoi capelli.

E' una buona cosa oppure no?” chiese Phil cautamente. Anche se il castano diceva di amarlo ogni giorno, Phil era consapevole di essere piombato all'improvviso nella sua vita, scombussolandogliela, e a volte si sentiva un intruso.

Decisamente si. Ero un disastro prima, dormivo o bevevo e basta, cercavo di andare alle lezioni ma ogni volta le odiavo. Adesso va molto meglio, prima sopravvivevo e basta, ed ero triste. Adesso non lo sono più.”

Phil gli sorrise, e l'altro ricambiò.

Penso che anche il mio stile di vita sia cambiato drasticamente.” disse Phil, e Dan rise ed annuì.

Ho sempre detto di non voler mai vivere una vita noiosa. Ho sempre voluto fare cose importanti e appassionanti ogni giorno, senza mai vivere una vita domestica dove rimanevo a casa e andavo a letto alla stessa ora ogni notte, ma questo perché ero convinto che mi avrebbe fatto valere più di quanto valessi. Ho realizzato che volevo solo essere felice, e pensavo che sentirmi importante e fare qualcosa di significativo mi avrebbe aiutato, ma non sono mai stato più felice in vita mia come qui adesso, con te.”

Dan sorrise di nuovo, e il moro si ricordò della prima volta che aveva incontrato Dan, quando il suo sorriso era fin troppo grande e finto per essere reale, e le sue risate erano forti e forzate. L'aveva visto cambiare, ed era così grato che i suoi occhi non fossero più tinti di tristezza tutto il tempo. Adesso, quando sorrideva, lo faceva per davvero, e quando rideva di qualcosa, lo intendeva davvero.

Hai trovato la tua strada. Sei molto più felice di quanto fossi prima. Starai bene adesso, nonostante tutto, ne sono sicuro.” disse Phil, muovendosi in avanti per baciargli la fronte. Dan annuì e nascose il viso nella sua spalla.

E tu invece?” chiese Dan piano

Phil rimase in silenzio, e la sua espressione si rabbuiò. Sapeva che non sarebbe mai potuto di nuovo essere felice come lo era con Dan in quel momento. Benché gli sembrasse che la vita di Dan stesse appena iniziando, e il suo tempo con Phil fosse solo l'inizio della sua strada verso la felicità, sembrava che quella di Phil stesse finendo, e il suo tempo con Dan fosse il migliore che avesse mai passato. Dan sapeva che la vita di Phil prima di lui non era un granché, e conosceva il suo lavoro e tutto quello che comportava, e l'altro sapeva che si stava preoccupando per lui. Malgrado Phil l'avesse accettato, era una cosa nuova per Dan, e lo rendeva triste sapere che Phil non sarebbe potuto essere felice quanto pensava che meritasse.

Starò bene.” mormorò Phil, circondandolo con le braccia e tenendolo stretto.

Sarebbe stato bene, ce l'aveva fatta prima, e sarebbe riuscito a farcela adesso. Sarebbe andato avanti nella vita e sarebbe sopravvissuto finché non sarebbe giunto finalmente il tempo di tornare a casa e stare in pace. Sapeva però che gli ci sarebbe voluto molto più tempo perché aveva lasciato il lavoro per stare con un umano. Sapeva anche che oltre a farlo rimanere sulla terra per molto più tempo, finché non avrebbe compensato il tempo perso, ci sarebbe sicuramente stata una punizione per tutte le regole che aveva trasgredito.

Phil si addormentò di nuovo quella notte, e ancora non capiva come potesse succedere. Dormire era pacifico quanto se lo era sempre immaginato, aveva la possibilità di riposare per qualche ora e si svegliava sentendosi più in salute che mai. Non sapeva nemmeno di potersi sentire così bene come in quei momenti, dato che si era rassegnato ad una vita di dolori e malori finché non sarebbe andato a casa.

Quando Phil dormiva, spesso faceva strani sogni, anche se sembravano più ricordi. Sognava di prima che fosse mandato sulla terra, della sua specie e delle lezioni che gli erano state insegnate prima che fosse mandato a fare il suo dovere. Erano sempre vaghi e sfocati e la maggior parte del tempo riusciva a sentire a malapena ciò che veniva detto, ma si svegliava sempre con uno strano senso di nostalgia che lo lasciava disorientato per un po'.

Un mattino, Phil si svegliò e trovò che il lato del letto di Dan era vuoto. Era strano, perché in genere dormiva ore dopo il suo risveglio e anche dopo essersi svegliato, preferiva rimanere ad oziare a letto per qualche ora con lui piuttosto che alzarsi. Phil scese le scale, sbadigliando, e sorrise leggermente quando sentì l'altro canticchiare dalla cucina.

Ti sei svegliato presto.” disse Phil, ancora sorridente, mentre si appoggiava allo stipite della porta, guardandolo.

Dan stava facendo la valigia, che stava appoggiando sul bancone della cucina, e quando sentì la voce di Phil sobbalzò per la sorpresa, per poi girarsi a sorridergli.

Impressionante, eh? Posso essere uno mattiniero quando è necessario.” Dan era già vestito, i suoi capelli erano piastrati e si era addirittura messo le scarpe.

Phil si sentì molto inadeguato, considerando che si era appena svegliato e aveva addosso solo i pantaloni della tuta di Dan, che aveva trovato per terra mentre si dirigeva al piano di sotto. D'altra parte, Phil si sentiva sempre inadeguato vicino a Dan, ancora non riusciva a comprendere perché gli piacesse così tanto.

Come mai è necessario, oggi?” chiese Phil, e cercò di avvicinarsi per guardare nella valigia, ma Dan lo spinse via, cacciandolo.

E' una sorpresa, e per quanto ami quanto tu sia bello la mattina presto, probabilmente dovresti andare a vestirti. Abbiamo un treno da prendere.” disse facendogli l'occhiolino, e Phil arrossì, scuotendo la testa. Dan si divertiva a farlo arrossire il più spesso possibile, e avrebbe mentito se avesse detto che non gli piaceva.

Phil fece come gli era stato detto e andò a cambiarsi, mettendosi i vestiti più eleganti che potesse trovare e cercando di rendere i suoi capelli quasi decenti, così Dan sarebbe potuto essere orgoglioso di lui ovunque stessero andando. Non gli era mai davvero importato prima, aveva messo gli stessi vestiti fin quando potesse ricordare, finché non erano tutti macchiati e bucherellati, e i suoi capelli erano sempre stati scompigliati e lunghi, e sempre coperti da uno strato di sporco. Il suo aspetto gli importava molto di più adesso, più che altro perché non voleva che Dan si sentisse in imbarazzo quando uscivano insieme. Dan era interessante e bello e accattivante, e Phil era solo un angelo malaticcio che non era assolutamente degno dell'amore dell'altro, ma lo riceveva comunque.

Uscirono poco dopo, Dan afferrò la valigia in una mano, guidando Phil con l'altra, alzando lo sguardo al cielo e sorridendo ringraziando il tempo per essere rimasto soleggiato, almeno per il momento. Presero il treno, e Dan non lasciò che l'altro vedesse i biglietti, e gli coprì le orecchie ogni qualvolta che il treno annunciava la loro fermata, facendolo ridacchiare e alzare gli occhi al cielo, al che Dan ghignava sempre.

Dopo qualche ora il ragazzo si addormentò con la testa appoggiata sulla spalla di Phil, la mano intrecciata alla sua. Phil si assicurò di tapparsi le orecchie quando l'altoparlante gracchiava le fermate, per rispettare i tentativi di Dan di tenerle segrete.

Dan si svegliò, e si impanicò pensando che avessero perso la fermata, controllando mille volte i biglietti e il numero di fermate finché Phil non chiamò qualcuno per chiarire che non ci erano ancora arrivati. Phil osservò la campagna che stavano attraversando, con le sue sfumature di verde e giallo e blu. Lo meravigliava come ovunque, sulla terra, ogni posto sembrasse unico e spettacolare.

Quando il treno si fermò ad una vecchia stazione sulla quale stavano crescendo erba e fiori, con cartelli arrugginiti quasi illeggibili, Dan gli disse che era dove dovevano scendere, e lo fece alzare dal sedile, spingendolo verso l'uscita.

Passarono oltre la stazione, verso una piccola stradina di campagna, camminando davanti ad un cottage dopo l'altro, ognuno con la sua personalità, a mostrare il tipo di persona alla quale appartenevano. Phil si fermò per guardarle una per una, e Dan rise mentre cercava di farlo affrettare.

Mi piacerebbe vivere in un posto come questo, è bello e pacifico.” disse Phil sovrappensiero.

Non ne sono molto sicuro, va bene una volta ogni tanto, ma dopo un po' il troppo silenzio mi fa impazzire.” rispose Dan.

Mentre Phil percorreva la strada, sentì una strana ondata di déjà vu, sentendosi come se ci fosse stato in un posto del genere prima, e si accigliò, cercando di ricordare...

Numero 22- E' il nostro!” Esclamò all'improvviso Dan, tirando fuori un mazzo enorme di chiavi dalla tasca e superando il cancello per andare verso l'ultima casa, all'angolo. La porta era blu scuro, ed era fatta con vecchi mattoni rosso scuro, con le cornici della finestra dello stesso colore della porta. Il lato sinistro della casa era coperto di edera, e il giardino di fronte aveva più fiori che spazio; un'esplosione di colori riempiva il piccolo terreno erboso e alcuni fiori si facevano strada verso la porta. Phil si assicurò di non pestarne sul sentiero mentre raggiungeva Dan, che stava combattendo per aprire la porta.

Dato che dovrai lasciarmi presto-”

L'espressione dei due ragazzi si rabbuiò momentaneamente, finché Dan non continuò.

-E non puoi andartene troppo lontano, ho pensato che avremmo potuto fare una piccola vacanza insieme. Rimaniamo qui solo fino a domani, ma ho scelto uno dei tuoi posti preferiti che hai menzionato, e può essere il primo posto da togliere dalla mia lista.”

Dan riuscì finalmente ad aprire la porta, esultando deliziato, proprio mentre Phil lo tirava verso di lui per baciarlo. Attraversarono l'entrata, le labbra ancora attaccate, e Phil si prese un minuto per osservare il bellissimo piccolo cottage che Dan aveva affittato per loro, prima di baciarlo di nuovo.

Ti amo così tanto.” mormorò Phil, perché lo amava davvero, così tanto che gli stringeva il cuore e gli pizzicava la pelle e lo faceva sentire come se stesse brillando dalla testa ai piedi.

Dan sorrise entusiasta, lasciando cadere la valigia per terra per abbracciarlo.

Anche io ti amo, più di quanto io possa spiegare a parole.” rispose, tracciando linee sulla pelle scoperta della schiena di Phil dove la sua maglietta si era leggermente alzata.

E' stata una bella sorpresa, quindi?”

La migliore.” disse Phil, annuendo, per poi guardarsi intorno e osservare i ninnoli appesi delicatamente sul muro, e il modo in cui il sole brillava attraverso le finestre, gettando luce su tutto ciò che li circondava.

*

Il loro piccolo cottage era coperto di ornamenti e cose strane, e Phil si prese il tempo di osservarli attentamente uno a uno, chiedendosi da dove venissero. C'erano fiori sul davanzale, e il tappeto sembrava neve, scricchiolando sotto ai suoi piedi quando ci camminava sopra. Ci si sedette, lasciando che i raggi del sole lo colpissero, invece di sedersi in una delle vecchie poltrone dove lui e Dan si sedevano per mangiare il pranzo che il ragazzo aveva preparato e impacchettato la mattina, prima che il moro si svegliasse, e Phil passò le dita sul vecchio tappeto e sospirò soddisfatto, sentendosi come se non avesse nulla di cui preoccuparsi per la prima volta da tanto tempo.

La spiaggia è alla fine della strada. Siamo comunque in Inghilterra, quindi probabilmente sarà gelida e inizierà a piovere appena porremo piede fuori dalla porta, ma sarà comunque carino.” disse il castano, sorridendo a Phil, il quale annuì mentre si sdraiava sul tappeto, sentendo il sole penetrargli la pelle.

Sarebbe comunque perfetto, perché avrei te.” mormorò Phil, chiudendo gli occhi.

Dan rise e si piegò per premere un bacio sulle sue labbra, prima di dirigersi verso la cucina. Phil lo sentì parlare tra se e se, ascoltando i suoi passi sul pavimento della cucina. Riusciva a sentire gli uccellini cinguettare allegramente fuori, e riusciva a sentire il sole sul viso e il tappeto sotto la sua schiena, e anche se aveva implorato tutta la sua vita di avere la possibilità di dormire per sempre e farla finita con la sua vita sulla terra, realizzò che non voleva più dormire, e avrebbe preferito restare sveglio per altre centinaia di vite, se avesse significato passare più tempo nella serenità perfetta che gli aveva portato Dan.

*

Passarono il resto della giornata sulla spiaggia, e fortunatamente il sole continuò a brillare ed ebbero addirittura l'occasione di guardarlo tramontare sul mare, riflettendosi sulla superficie dell'acqua.

I due ragazzi ritornarono tenendosi mano nella mano, guardando il cielo cambiare e scurirsi, e le prime stelle iniziarono a farsi vedere.

Oh wow sono così tante.” disse Dan alzando lo sguardo verso il cielo.

Phil sorrise e annuì, guardando la sorpresa sul volto dell'altro mentre guardava in su, estasiato.

Non vedevo così bene le stelle da anni, la mia città è troppo piena di smog e luce per vederle davvero.”

La tua città è bella a modo suo, è stupenda quando il sole sorge sopra agli edifici, e praticamente brilla di luce la notte.”

Dan sbuffò e lo guardò, alzando gli occhi al cielo.

Vedi la bellezza in tutto.”

Perché tutto ha la sua bellezza. Il tuo mondo è un capolavoro, solo che le persone hanno gusti diversi.”

Dan scosse la testa, sorridendo dolcemente, per poi allungarsi per baciargli la guancia prima di tornare a guardare il cielo sopra di loro.

*

Ritiro quello che avevo detto prima.” mormorò Dan, accoccolato sul fianco di Phil a letto, respirando profondamente e aggrappandosi agli ultimi barlumi di consapevolezza che gli erano rimasti.

Hm?” le palpebre di Phil erano pesanti, e anche lui faceva fatica a rimanere sveglio.

Potrei vivere qui, in un posto quieto e pacifico, è carino. Finché ho te, potrei rimanere qui per sempre.”

Phil si girò e lo baciò sulla fronte, circondando poi la sua vita con le braccia per stringerlo a se, affondando il viso nel suo collo.

Assecondato.” sussurrò Phil.

*

Il loro week end insieme passò fin troppo velocemente, e all'improvviso si stavano affrettando a cercare di fare le valigie e correre verso la stazione, cercando di arrivare in tempo per il loro treno

Non è che stessero tornando alle loro vite impegnate o qualcosa del genere, dato che, come fece notare Dan, avrebbero fatto a casa la stessa cosa che avevano passato a fare tutto il finesettiana. Erano abituato a passare tutto il tempo insieme, e lo apprezzavano tanto quanto lo facevano quando era una novità, ma il fatto che Dan avesse portato Phil in un bel posto come quello e avere la possibilità di passare il loro tempo insieme lì era sembrato così diverso.

Erano lontani da tutto ed era stato così sereno e era sembrato che avessero davvero il loro piccolo angolo nel mondo, da condividere solo tra loro. A Phil non importava dove fosse, però, bastava che fosse con Dan, e glielo disse quando si sdraiarono sul divano dopo una lunga giornata di viaggio.

Assecondato.” rispose Dan con un ghigno.

*

Phil persuase Dan ad iniziare a comprare i biglietti per i suoi viaggi, anche se ogni volta che uno di loro ne parlava, entrambi si rabbuiavano e non riuscivano a guardarsi negli occhi. Dan aveva cercato di procrastinare la cosa, affermando che Phil era ancora lì, quindi non voleva ancora farlo, ma Phil riusciva anche a capire che si stava stressando per il tempo che stava per finire. Comunque, Comunque, Phil aiutò Dan a scegliere il primo posto in cui andare – una bella città in Europa per iniziare, e spinse Dan verso l'agenzia di viaggi per scegliere. Dan si sentì estremamente in colpa mentre baciava Phil per salutarlo e gli prometteva che sarebbe tornato il più presto possibile, ma era praticamente saltellato fuori per la gioia, e l'aveva fatto sorridere mentre l'aveva guardato andarsene.

Per quanto fosse felice, non era l'unica cosa che lo facesse insistere. Aveva realizzato che anche se la sua vita sarebbe stata presto insopportabile per un sacco di ragioni, non gli importava quanto avrebbe sofferto. A Phil importava di più che Dan fosse felice, brillava ogni volta che Dan sorrideva così forte che gli si formavano le rughe intorno agli occhi, e quando Dan sembrava entusiasta dei suoi futuri piani e rideva, Phil si sentiva felice per lui. Era sempre stato convinto di non poter amare ma aveva realizzato che se quello con Dan non era amore, non poteva immaginare cos'altro potesse essere.

Pescò il piccolo portachiavi che aveva nascosto nella tasca dal loro week end e andò in cucina, tenendolo tra le mani e sorridendogli. Era una piccola bambolina tipo voodoo, con piccoli occhi di bottoni neri e i capelli dello stesso colore. La bambola aveva due piccole ali che le spuntavano dalla schiena, e Phil l'aveva vista nel piccolo negozio vicino alla spiaggia e l'aveva subito comprata, pensando di darla a Dan per portarla con se nei suoi viaggi quando Phil non sarebbe più potuto stare con lui.

Mentre guardava la bambola, vide che le sue mani iniziarono a tremare violentemente. Il tremolio si espanse velocemente per tutto il corpo, e lo fece sentire come le le sue ossa fossero diventate liquide. Phil ansimò e si appoggiò pesantemente al bancone dietro di lui, si sentì come se avesse un macigno sul petto e non riuscì a respirare bene, solo a piccoli soffi di aria che gli bruciavano i polmoni. Pensò vagamente che questo potesse essere un altro trasferimento, ma non poteva essere, non gli aveva mai fatto così male, era diverso stavolta, ed era terrorizzato.

Era madido di sudore, riusciva a sentirlo colare giù per la schiena e dal suo volto, e il suo stomaco si stava ribaltando, annodandosi. Probabilmente avrebbe urlato se avesse potuto, ma sembrava che fiamme gli leccassero il collo, bruciandogli la gola. Phil collassò sulle ginocchia, sentendo il tonfo echeggiare intorno a lui mentre delle accecanti luci bianche riempivano lentamente la stanza e gli bruciavano la vista. Sentì che c'era qualcosa dentro di lui, che scavava e strappava per uscire fuori, e anche se Phil aveva avuto a che fare con il dolore tutta la sua vita, non avrebbe mai pensato che un dolore del genere potesse esistere.

Forse stava morendo, non era nemmeno sicuro di poter morire, ma era l'unica cosa alla quale potesse pensare. Le luci stavano diventando sempre più presenti adesso, cancellando tutto il resto, incluso il dolore lacerante, e Phil ne fu così grato che gli venne da piangere. Si piegò, afferrandosi la testa con le mani e aspettando che finisse tutto, di morire e andarsene per sempre. Sentì il bruciore iniziare a passare, e il suo corpo diventò così leggero che si sentì come se potesse volare.

L'ultimo pensiero di Phil fu per Dan, e di come gli facesse terribilmente male il fatto che non avesse avuto la possibilità di dirgli addio, e che Dan sarebbe tornato in una casa vuota, senza sapere dove fosse andato. Phil si immaginò Dan, la sua versione preferita di lui, quando si era appena svegliato ed era rimasto accoccolato vicino a lui, sorridendo, e riuscì a dire il suo nome appena prima che il bianco diventasse nero.

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Capitolo 17
*** XVII Capitolo ***


Give Me Love - 17

Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

XVII Capitolo

| capitolo originale |




Phil fu a dir poco sorpreso quando si risvegliò. Si sentiva come se fosse stato colpito da una serie di veicoli uno dopo l'altro, e per ogni minimo movimento, quel dolore di moltiplicava di dieci volte. Però era vivo, cosa che decisamente non si aspettava.

Fu ancora più sorpreso quando realizzò dove fosse, anche se non fu tanto una piacevole sorpresa quanto un terrificante tuffo in una distesa di acqua gelida che gli fece tendere tutti i nervi. Non si aspettava di vedere quel posto ancora per molto e ritornarci, specialmente dopo quello che gli era successo, non era affatto un buon segno.

Il posto era così bianco che gli faceva lacrimare gli occhi, e riusciva a sentire i sussurri delle persone echeggiare intorno a lui, anche se non riusciva a vedere nessuno.

Phil si alzò lentamente, grugnendo nel processo, e riuscì a vedere i lineamenti sfocati delle figure intorno a lui, anche se non riuscì a dire quanto lontane o vicine fossero. In qualunque caso, lo resero nervoso, e fece del suo meglio per cercare di vederle meglio. Ma la sua casa era un posto strano, tutto era distorto, e sembrava assolutamente surreale; i suoi sensi erano attenuati ma intensificati allo stesso tempo, e non riusciva a capire come potesse essere possibile. Phil sentì un rumore iniziare a circondarlo, all'inizio era fioco e distante, ma poi fu sempre più forte e presto realizzò che si trattava del pianto di qualcuno, che stava singhiozzando e gemendo istericamente. Phil si accigliò e si concentrò sul suono, poi il suo cuore perse un battito quando si rese conto di riconoscerlo, di sapere chi stesse piangendo.

Dan.” sussurrò Phil, balzando in piedi e guardandosi intorno freneticamente. Come faceva a sentire Dan? E perché era un suono così chiaro quando tutto il resto era smorzato?

A Phil non importava più di tanto, voleva solo trovare Dan e abbracciarlo forte e farlo stare meglio. Non riusciva a sopportare di saperlo triste, e aveva una terribile sensazione di essere lui la causa del suo dolore.

Il pianto di Dan diventò sempre più forte, fin quando non diventò quasi assordante, e anche se si mise le mani sulle orecchie, con gli occhi serrati, riuscì comunque a sentirlo forte e chiaro.

Basta!” urlò, a nessuno in particolare. Lacrime gli pizzicarono gli occhi, rendendogli la vista sfocata, si sentiva le gambe come se fossero fatte di gelatina e il suo cervello stesse girando. Cosa diavolo stava succedendo?

Ci fu un altro rumore, oltre al singhiozzare interminabile di Dan. Un sussurro, o vari sussurri, che stavano diventando sempre più forti. Phil capì che erano delle persone che stavano parlando, e fu solo quando sentì dei passi che realizzò anche che le persone in questione erano dietro di lui.

Interessante, ha davvero una connessione con l'umano. Prova il suo stesso dolore.” disse una voce, pensierosa.

Bizzarro.” constatò un'altra.

Phil cercò di sforzare gli occhi per mettere a fuoco le figure alte di fronte a lui, ma continuavano ad andare fuori fuoco, rimanendo delle silhouette sfocate, e l'unica cosa chiaramente visibile erano delle larghe ali che si protendevano dalle lo schiene.

Ho bisogno di vederlo.” insistette Phil, stringendo gli occhi alle persone davanti a lui. Riuscì quasi a riconoscere uno dei loro volti.

Non è possibile, hai già fatto abbastanza danni. Non sei fatto per lavorare sulla terra, non puoi tornare.”

Phil riusciva ancora a sentire il singhiozzare di Dan, e non notò nemmeno le lacrime che stavano scivolando sul suo volto mentre si stringeva le mani e implorava gli esseri davanti a lui.

Per favore, per favore fatemi dire solo addio. Tornerò, farò quello che volete, solo, per favore.”

Gli altri rimasero in silenzio, Phil riusciva a vedere i loro occhi adesso. Lo stavano tutti fissando con espressioni diverse. Alcuni sembravano disgustati, e gli altri erano arrabbiati, tranne uno, che guardò Phil con una compassione sincera, lacrime gli brillavano negli occhi.

Come può provare delle emozioni così forti? Così umane?” mormorò qualcuno dietro di lui. Lo stavano guardando come se fosse un qualche strano animale.

Noi non proviamo amore, non possiamo.” disse un'altra figura, incrociando le braccia e facendo una smorfia nella direzione di Phil.

Io l'ho provato, lo faccio ancora. Io lo amo.” disse Phil con decisione.

Uno degli esseri emise un verso di disgusto e un altro sospirò, scuotendo la testa.

Non puoi tornare, se un pericolo per noi. Hai disobbedito ad ogni regola e hai fallito.”

Phil non credeva di aver fallito, affatto. Aveva dato il massimo per così a lungo, impegnandosi a rendere felici le persone, e poi aveva reso felice la persona più importante nel suo piccolo mondo, la quale aveva fatto lo stesso per lui. Non era questo il caso però, pensò tristemente, Dan era distrutto e Phil lo aveva lasciato senza nemmeno dirgli addio, e il pensiero gli faceva dolere il cuore.

Gli esseri si girarono e si dissolsero nello sfondo fin troppo bianco davanti a loro, sparirono tutti, tranne uno.

Phil sentì una mano sulla schiena, e con un sussulto chiuse gli occhi, aspettando qualche punizione che sicuramente stava per arrivare.

Ti manderò da lui. Avrei momenti, secondi, anche meno. Dirai i tuoi addii, e poi tornerai. Ti aspetterò per riportarti a casa.” Sussurrò qualcuno nel suo orecchio.

Phil alzò lo sguardo, perplesso, e vide che il paesaggio intorno a lui iniziava a cambiare. I muri iniziarono a sciogliersi, e dietro ai muri c'erano abissi di oscurità. Il pavimento iniziò a sparire sotto ai suoi piedi, e cercò di correre via, ma era troppo lento. Phil cadde attraverso il pavimento con un urlo, chiudendo gli occhi e pregando che non avrebbe fatto troppo male quando finalmente colpì il terreno.

*

Atterrò a faccia in giù sui sampietrini di una strada che non riconobbe. Grugnì e stiracchiò gli arti, sedendosi per potersi guardare intorno. Non riconobbe il posto, sapeva che era la Terra, ma non un posto che aveva visitato. C'erano persone ovunque, che camminavano per le strade, anche se nessuno sembrava avere particolarmente fretta come quelli dell'ultima città in cui era stato. Molti passanti lo stavano guardando con smorfie disgustate, quindi si affrettò ad alzarsi da terra e togliersi la polvere di dosso, guardandosi in torno in cerca delle sue cose.

Non aveva molto tempo, e lo sapeva, quindi si affrettò per le strade il più velocemente possibile, inciampando nei propri piedi ogni due passi e cercando di scuotere l'intorpidimento che gli offuscava la mente.

Come diavolo sarebbe riuscito a trovare Dan in una città così grande? Una vocina nella sua testa si chiese se era stato mandato nel posto sbagliato, sicuramente Dan era ancora a casa...?

Gli si formò un nodo allo stomaco quando realizzò che non sapeva quanto era passato. Il tempo scorreva in modo diverso per lui, e mesi, o addirittura anni, potevano essere trascorsi da quando Dan l'aveva visto per l'ultima volta, anche se per lui era stata una questione di minuti.

Phil iniziò ad impanicarsi, sentendo la tensione nei muscoli che gli diceva che stava per essere trasferito di nuovo. Aveva bisogno di trovare Dan, ma dove?

Phil?” disse una voce esitante dietro di lui.

Ovviamente era stato Dan a trovarlo per primo.

Phil si girò verso di lui, e quasi gli cedettero le gambe. Dan era quasi uguale, i suoi capelli erano un po' più corti ed era decisamente cresciuto di qualche centimetro. Aveva uno zaino appeso alla spalla, e la sua pelle era leggermente più scura di quanto fosse prima, ma era ancora Dan, e Phil non era mai stato tanto felice di vederlo. Sul suo volto apparve un sorriso, e asciugò un paio di lacrime che stavano affiorando nei suoi occhi mentre osservava Dan, e riponeva con cura ogni centimetro di lui nei suoi ricordi.

Dan era rimasto lì con la bocca aperta e gli occhi sbarrati mentre ricambiava lo sguardo, e rimasero entrambi in silenzio per un po', osservandosi.

Mi dispiace così tanto.” riuscì finalmente a dire Phil, e Dan si avvicinò e lo strinse in un abbraccio.

Pensavo che non ti avrei mai rivisto.” sussurrò Dan nel suo orecchio mentre lo abbracciava più stretto, scorrendo le mani sulla sua schiena e verso i fianchi, come per controllare che fosse davvero lì.

Phil lo abbracciò altrettanto forte, affondando il volto nei suoi capelli e inspirando il suo profumo, scusandosi ancora e ancora.

Phil non voleva chiedere, ma sapeva che doveva.

Quanto tempo è passato?”

Dan si staccò, e si accigliò leggermente, muovendosi per incrociare le loro dita insieme.

Quasi due anni. Ho passato un paio di mesi a pensare che saresti tornato, credevo – credevo di averti sentito.” Dan sembrava distante mentre la sua espressione si rabbuiava, e Phil gli strinse la mano.

Ma non l'hai fatto, immagino di aver perso un po' la speranza. Non ho mai smesso di pensarti però, mi sei mancato ogni giorno.”

Phil si avvicinò e premette un bacio sulla sua fronte, e Dan sospirò e chiuse gli occhi.

Non posso rimanere. Mi hanno dato la possibilità di venire e dire addio, ma non posso rimanere.” mormorò Phil, circondandolo con le braccia e stringendolo a se. Dan annuì e nascose il volto nella suo collo.

Rimasero in silenzio, entrambi rimanendo abbracciati e cercando di trattenere le lacrime. Phil si sentì in colpa per essere piombato ancora una volta nella vita di Dan, aprendo vecchie ferite che probabilmente erano quasi guarite, ma alla piccola parte egoista di lui non importava. Era così felice di vedere Dan per un'ultima volta.

Stai bene però, vero? Alla fine, per l'università?” Phil fece un passo indietro per mettere le mani sui lati del viso di Dan per guardarlo per bene, e gli angoli della bocca del castano si arricciarono mentre appoggiava la mano su quella di Phil.

Sto bene, davvero. Ho mollato completamente l'università, ed è stata la decisione migliore che io abbia mai preso. Sto ancora viaggiando – ho finito la lista di posti che abbiamo fatto, e poi ho semplicemente continuato, trovando lavori in qualunque città andassi.”

E sei felice?” chiese Phil.

Il sorriso di Dan diventò più ampio, e Phil realizzò di sapere la risposta ancora prima che l'altro parlasse.

Lo sono.” rispose Dan. Phil sapeva che era la verità, conosceva ogni parte di lui, sapeva cosa significasse ogni sorriso, ogni sospiro, ogni movimento, e sapeva che Dan era felice, e Phil era così sollevato che per un momento rimase senza fiato.

Dan?” sentì Phil dire dietro di lui.

I due si irrigidirono, e il viso di Dan si illuminò in un sorriso quando notò la persona dietro Phil. Entrambi abbassarono le mani, e poi Dan allungò le braccia, al che l'altra persona si avvicinò a lui e si appoggiò al suo fianco con un sorriso contento. Phil non fece a meno di notare il modo in cui l'altro lo osservava confuso, guardando Dan in cerca di spiegazioni.

Josh, questo è Phil. Phil, Josh.” mormorò Dan, allontanando lo sguardo sia da Phil che dall'altro ragazzo. Sembrava colpevole, e Phil lo guardò accigliato, guardandolo, finché non realizzò che Josh lo stava fissando.

Josh aveva i capelli castani, un po' più chiari di quelli di Dan, che sembravano un po' troppo perfettamente lisci e arruffati perchè fosse una coincidenza. Era un po' più basso di Dan, anche se aveva la sua stessa figura alta e slanciata, ed era anche più magro di lui. I suoi occhi verde scuro stavano ricambiando il suo sguardo, con un sorriso che riempiva l'intero volto, e Phil non riuscì a non ricambiarlo.

Quel Phil? Il Phil?” chiese Josh, girandosi verso Dan, il quale arrossì, annuendo.

Josh fece un passo in avanti e strinse Phil in un abbraccio ancora prima che l'altro avesse la possibilità di parlare, ma ridacchio e lo strinse cautamente.

Sono così contento di incontrarti! Ho sentito così tanto su di te.” disse Josh con entusiasmo. Gli sorrise ancora una volta e guardò Dan, appoggiandosi alla sua spalla.

E fu lì che Phil realizzò perché Dan sembrava così in colpa.

Josh lo stava guardando come se fosse la cosa migliore che avesse mai visto, e anche se Dan cercava di nasconderlo, lo guardava allo stesso modo. Il sorriso di Josh crebbe e si appoggiò a Dan, circondando la sua vita con un braccio.

Phil fu immediatamente colpito da un miscuglio di emozioni che lo attraversarono ad ondate, e anche se cercava di trattenerle, un nauseante senso di gelosia gli strinse il petto mentre cercava di continuare a sorridere.

Josh stava parlando animatamente di qualcosa, sorridendo, ma Phil non riusciva a sentire, la sua mente era un ronzio di pensieri urlanti, che attutivano tutto il resto. Gli salì una risata isterica al fatto che si pensasse che la sua specie non provasse nulla, anche se la quantità di emozioni che gli stava attraversando il corpo gli fece venire i conati mentre guardava le dita di Josh giocherellare con il bordo della maglia di Dan. Rimise a fuoco la scena quando realizzò che Josh gli stava tendendo la mano.

Vi lascio da soli allora, sono così felice di averti finalmente incontrato, Phil.” disse Josh, scuotendogli la mano sorridendo.

Phil riuscì a sorridergli di rimando e annuì mentre quello si allungava verso Dan per premergli un bacio sulla guancia prima di incamminarsi per la strada.

Mi dispiace.” sbottò Dan un secondo dopo che Josh si allontanò. Si stava stringendo lo stomaco, e i due stavano mantenendo un metro di distanza tra di loro, fissando il pavimento.

Perché ti stai scusando?” chiese Phil di colpo, cercando il più possibile di non suonare velenoso.

Dan alzò un sopracciglio e gli si strinse la mascella.

Perché ho visto la tua faccia. Lo guardavi come se stessi per tirare un pugno a Josh, oppure a me.”

Phil sospirò profondamente, e scosse la testa.

Non potevo farci molto.” mormorò, abbassando lo sguardo.

Quanto tempo è passato per te? Dico, dall'ultima volta che mi hai visto?” disse Dan con esitazione.

Minuti. Mi sono ritrovato a casa e li ho subito implorati di tornare da te. Mi sembra di essere stato nella tua cucina cinque minuti fa.”

Phil alzò lo sguardo per vedere il volto di Dan addolcirsi, e si avvicinò a lui, prendendogli la mano e tracciando linee nel suo suo polso con il pollice.

Oh dio, mi dispiace così tanto.” disse Dan piano.

Ho incontrato Josh ad Amsterdam qualche mese fa. Era lì per tenermi compagnia e basta ma – è adorabile, Phil. Mi piace tanto, e non avrei mai pensato di riuscire a passare una cosa del genere dopo di te, ma mi piace davvero averlo vicino.”

Ti rende felice?” chiese Phil piano. La gelosia aveva iniziato a calare, scomparendo completamente quando vide la bocca di Dan arricciarsi in un piccolo sorriso e i suoi occhi brillare quando parlò del nuovo ragazzo che aveva incontrato

Dan esitò, e poi annuì, prima di nascondere il viso nel petto di Phil e sussurrare scuse.

Phil tracciò cerchi nella sua schiena per calmarlo. La felicità di Dan era sempre stata la cosa più importante per Phil. Doveva andare avanti nel modo migliore possibile con la sua vita una volta che Phil fosse andato via per sempre, e se questo significava che Josh ne avrebbe fatto parte, allora sarebbe dovuto essere così.

Glielo disse, e Dan lo guardò come se stesse per scoppiare a piangere prima di stringerlo in un altro abbraccio così forte da rompergli le ossa.

Il petto di Phil faceva male, la sua testa stava pulsando e i suoi occhi bruciavano per le lacrime trattenute, ma sorrise mentre Dan faceva un passo indietro per guardarlo,e Phil riuscì a vedere il ragazzo felice e sicuro di se che sarebbe sempre dovuto essere. Non era più perso e triste e solo, Dan aveva rimesso in sesto la sua vita, proprio come Phil sapeva che avrebbe voluto, ed era meraviglioso.

Ti amo, davvero.” disse Dan singhiozzando leggermente.

Phil si avvicinò con un sorriso e lo baciò di nuovo sulla fronte, stringendogli la mano.

Ti amerò per sempre, lo sai” disse Phil, e poi sussultò leggermente quando quando sentì la tensione nei muscoli diventare più forte, e si accigliò.

Starai bene, vero?” chiese Dan, aggrottando le sopracciglia per la preoccupazione.

Phil sorrise e annuì, sarebbe stato bene. Dan era al sicuro ed era felice e Phil adesso poteva riposare sapendolo. Dan lo abbracciò di nuovo, e premette un bacio nei suoi capelli, dietro l'orecchio, prima di stringerlo forte e fare un passo indietro. Dan riuscì a sorridergli tra le lacrime prima di andarsene, cercando disperatamente di non guardarsi indietro.

Phil si sedette a gambe incrociate per terra, aspettando di essere portato via. Si stiracchiò, e realizzò all'improvviso di avere la faretra appesa alla schiena, anche se era sicuro che non fosse lì prima. Il suo arco era infilato lì, e Phil realizzò che aveva solo altre due frecce rimaste. Una era quella storta che aveva fatto Dan, la quale tirò fuori sorridendo dolcemente, e l'altra era una normale vecchia freccia che Phil aveva fatto, con la sua firma a cuore intagliata alla fine.

Phil alzò lo sguardo e vide che Josh e Dan erano sulla strada davanti a lui. Josh stava stringendo la sua mano e gli stava dicendo qualcosa sorridendo che fece ridere Dan così forte che Phil riuscì a sentirlo da dove era seduto. All'improvviso l'espressione di Dan si rabbuiò e Josh si accigliò, tirandolo in un abbraccio, e Phil ebbe la terribile sensazione che fosse colpa sua se Dan era triste, di nuovo.

Phil abbassò lo sguardo verso l'arco e la freccia appoggiate al suo ginocchio, e poi di nuovo verso Josh e Dan. Josh lo stava facendo ballare mentre gli cantava forte, cercando di rallegrarlo e ignorando tutti gli sguardi che stava ricevendo mentre Dan ridacchiava tra le lacrime e nascondeva il viso nella sua spalla. Anche Phil stava sorridendo, anche se sentì un paio di lacrime scendergli sul volto, verso il mento. Scosse la testa e strinse gli occhi, poi prese un respiro profondo e posizionò l'arco e la freccia, tendendole verso ai due.

Phil fece un paio di respiri profondi, e aspettò che Dan muovesse la testa per appoggiare la fronte su quella di Josh, sorridendogli. Tirò indietro la freccia e chiuse gli occhi mentre la lasciava andare. La sentì tagliare l'aria, e poi sentì un tonfo quando colpì il suo obiettivo. L'aveva puntata perché attraversasse il petto di Josh e dopo quello di Dan, e sospirò di sollievo quando realizzò di avercela fatta.

Sentì lo stomaco rivoltarsi e le mani iniziare a tremare mentre dei puntini bianchi iniziavano ad apparire nella sua vista, e l'ultima cosa che vide fu Dan che si avvicinava per baciare Josh, proprio quando le luci accecanti lo ingoiavano, facendolo sparire di nuovo nel nulla.

*

Phil era contento.

Non era felice, non proprio. Si era lasciato dietro la felicità, con Dan, ma stava bene, proprio come sapeva che sarebbe stato. Dormiva la maggior parte del tempo, passando le giornate a riposare, solo perché sapeva di poterlo fare, ed era fantastico. Non era mai tornato di nuovo sulla terra, non doveva più lavorare, poteva finalmente essere in pace. Non stava nemmeno più male, si era già dimenticato come fosse il dolore costante, e decisamente non gli mancava la vita nel suo piccolo garage abbandonato nel quale aveva passato così tanto tempo.

Aveva addirittura della ali vere adesso, che erano cresciute in fretta finché non avevano raggiunto la sua altezza ed erano magnifiche come aveva sempre pensato che sarebbero state. Il suo unico rimpianto è di non averle mai potute far vedere a Dan, anche solo una volta.

Era sollevato di aver accoppiato Dan, davvero. Adesso aveva qualcuno che si sarebbe preso cura di lui e lo avrebbe amato per tutta la sua vita, dato che Phil non avrebbe potuto farlo, e Dan avrebbe ricambiato Josh allo stesso modo . Lo faceva sentire molto meglio l'idea che Dan fosse al sicuro, e soprattutto, felice.

Sorrise tra se e se e fece girare la freccia storta con intagliato il nome di Dan tra le dita. Avrebbe amato Dan ogni giorno fino alla fine dei tempi, e a volte gli mancava così tanto che faceva male. Ma nonostante tutto, Phil era felice per la piccola quantità di tempo che gli era stata data insieme a lui, perché Dan gli aveva insegnato come provare emozioni, come vivere e come amare, e Phil gliene sarebbe sempre stato grato.

Note:

Bene, dopo avervi uccisi tutti con una delle ff più strazianti che io abbia mai letto, volevo ringraziare le nostre recensitrici simpytimpy e fare un piccolo disclaimer: pubblicheremo traduzioni una volta a settimana, sempre il venerdì, su ship quali: Phan, Malec, Saphael, Klaine, Crisscolfer e altri, dipende da quante altre migliaia di serie tv a settimana scopriremo, tutte munite di ship slash ovviamente. Per un po' non faremo long, purtroppo “Give me love” mi ha riaperto vecchie ferite che stavano guarendo (non picchiatemi per la citazione) dall'ultima volta che l'ho letta, quindi ci saranno os a gogo. Detto questo, a venerdì prossimo

-gas



Eeeee... arrivo anche io.

Io lo so, io sento le lacrime che cadono sulle vostre tastiere, penso abbiano più o meno lo stesso suono delle mie.

È stato divertente, dolce e alla fine anche triste, ma è stato bello, davvero.

Ci tenevo un sacco a ringraziare tutte le persone che hanno recensito la storia, che l'hanno inserita nelle preferite, ricordate o seguite e anche tutte le persone che hanno letto in silenzio fino ad ora e che, magari, leggeranno in futuro.

Comunque ci si rivede Venerdì prossimo, forse in un altro fandom, ma il potere delle ship slash non ha confini.

A presto

-LA

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