Gli Eredi||Interattiva

di Kotku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** NUOVE ISCRIZIONI ***
Capitolo 6: *** IV ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Potere, gloria, fama e soldi.
Il desiderio di chiunque, alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
La Seconda Guerra Magica è ormai finita da anni, Lord Voldemort è diventato la favola raccontata ai bambini per convincerli a lavarsi i denti.
Questa è l’era dei vizi, del divertimento, dei segreti e delle bugie.
E, beh, chi sa divertirsi meglio degli studenti?
Il Club degli Eredi serve a questo.
Cos’è il Club, vi starete chiedendo, voi ingenui, e di chi i suoi componenti sono gli Eredi.
Beh, immaginate i ragazzi più belli, viziati, ricchi e intelligenti della scuola, festini clandestini e fiumi di Whisky Incendiario, che sono anche coloro i quali sono stati scelti dai Fondatori come destinatari della loro eredità.
I membri del Club, pochi eletti, ovviamente, sono ammirati da tutti.
Chiunque ad Hogwarts vorrebbe far parte del loro gruppo, vorrebbe scambiare con loro una parola o essere invitato ad una loro festa.
Alcuni tuttavia li odiano.
Invidia.
L’invidia è una brutta bestia, sempre presente.
Anche nel Club, ovviamente. Rivalità e odio non risparmiano neanche quelli dell’alta società.
Eppure, proprio per le cose citate prima, segreti, fama, divertimento, potere, a voi piacerebbe entrare nel Club, vero?
Beh, potete farlo.








Salve, utenti di EFP.
Vi presento questo mio piccolo esperimento, un’interattiva basata su un mondo lontano dalla Guerra, basata sui vizi e sul divertimento dei nostri cari personaggi.
È un prologo molto corto, lo so, ma già il capitolo 1 sarà molto più lungo, non disperate.
Non ho un numero preciso di OC da scegliere, ma per ora non penso saranno più di 5.
Avete tempo fino a LUNEDI per mandarmi la scheda del vostro personaggio. Ovviamente cercate di fare qualcosa di molto dettagliato, in modo che io possa lavorarci bene su.
Tenete presente che nella storia ci saranno tutti i personaggi della nuova generazione, fatta eccezione per Teddy e Victoire, usciti da Hogwarts l'anno precedente rispetto a quando si svolgono i fatti.
Prima di mandare il personaggio, vi prego di specificare nelle recensioni il sesso, l'anno e la casata del suddetto, e aspettare il mio okay.
Vi lascio alla scheda.

NOME:
SECONDO NOME:
SOPRANNOME:
COGNOME:
STATO DI SANGUE:
ORIENTAMENTO SESSUALE:
DATA DI NASCITA :
ETÀ:
ANNO:
FAMIGLIA:
AMORTENTIA:
PAURE:
MOLLICCIO:
PATRONUS:
CASATA DI APPARTENENZA:
STORIA:
ASPETTO FISICO:
CARATTERE:
PV:
AMICIZIE:
INIMICIZIE:
RUOLO (SCOLASTICO O NEL QUIDDITCH):
SVILUPPO DELLA POSSIBILE STORIA D’AMORE (È POSSIBILE ANCHE SPECIFICARE CON QUALE DEI PERSONAGGI DELLA NEW GENERATION, CERCHERÒ DI ACCONTENTARE TUTTI):
PIÙ GRANDE SEGRETO:

Grazie a tutti per la partecipazione, see ya :)

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Capitolo 2
*** I ***


Dylan Thompson, arrivato nel lussureggiante parco che circondava la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, si guardò intorno.
Operazione inutile, in realtà, perchè il Grifondoro sapeva benissimo dove Rain Sound si sarebbe seduta.
La ragazza aveva, fin dal suo primo anno, una predilezione per il vecchio olmo nella parte est del parco, sotto il quale le piaceva sedersi a prendere il sole.
Dylan sospettava che la ragazza stesse seduta sotto quelle fronde perché le davano la giusta quantità di ombra per non farle scottare la pelle chiara, o altre motivazioni da donne, ma con lei non si poteva mai sapere.
In effetti, con Rain Sound, quasi nulla era sicuro.
L'ultima volta che la aveva vista, sul treno che li aveva portati via da Hogwarts l'anno prima, aveva tinto i capelli di una curiosa sfumatura di verde con un incantesimo.
Faceva la ragazza decisa e sfacciata, a quel tempo.
Dylan attraversò il giardino, e scorse la figura femminile che cercava sotto l'olmo.
I capelli di Rain erano tornati del suo rosso naturale, e divisa e cravatta rossa e oro non erano più puntellate di spille di gruppi musicali babbani dal nome impronunciabile.
Rain alzò lo sguardo, puntando gli occhi nocciola sul ragazzo. - Dylan -
- Rain - Dylan si sedette. - Passata la fase heavy-metal?-
La ragazza lo fulminò con lo sguardo.
Molte persone pensavano che le sue fossero solo "fasi", e Dylan era una delle poche persone che conosceva la ragazza veramente.
- Passata la fase "me ne vado in giro a fare il bullo? - ribattè la ragazza.
Ecco, questa faceva male, detta da Rain.
Ma Dylan non ci faceva caso, sapeva le intenzioni della ragazza.
Quella specie di battuta cadde nel silenzio del parco.
Rain aveva gli occhi chiusi, e lasciava che il leggero venticello di inizio settembre le scompigliasse i capelli.
I tratti erano ancora leggermente infantili, pensò Dylan, infondo era poco più che una ragazzina.
Frequentava il quinto anno, ed era strano che una come lei, solitaria e intelligente, fosse riuscita a conquistare la fiducia di Dylan.
Quella ragazza sapeva anche troppo.
Eppure, quelle sue fasi, quel suo cambiare umore, quella sua apparente stabilità, infondevano in Dylan tranquillità.
Era proprio quello di cui il ragazzo aveva bisogno, una specie di vita parallela, lontana da tutto e da tutti.
La maggior parte delle volte lui e Rain si raccontavano parti della loro vita, anche se in realtà quasi tutti a scuola conoscevano la vita di Dylan, ma c'erano momenti, come quello, in cui stavano in silenzio.
E forse erano quelli migliori.
Eppure, un rumore attirò l'attenzione dei due.
Era sicuramente un incantesimo, constatò il Grifondoro, proveniente dalla parte est dei corridoi del castello, a giudicare dalla nitidezza con cui lo schianto si era sentito.
Dylan avrebbe voluto rimanere lì seduto, eccome se avrebbe voluto, ma sapeva di non potere.
I suoi amici sarebbero stati lì, e si sarebbero chiesti dov'era, lui, sempre attento a tutto e a tutti.
E in quel momento non era proprio in vena di inventare qualcosa.
Rain non aprì gli occhi. - È ora della trasformazione? -
Dylan annuì impercettibilmente, consapevole che la ragazza avrebbe capito.

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Elske Falk era seduta più o meno compostamente su una delle poltrone della Stanza delle Necessità.
Dominique aveva desiderato che la stanza diventasse simile alla Sala Comune di Serpeverde, Casa della maggior parte dei componenti del loro gruppo, e quindi Elske poteva dire di sentirsi a casa.
- Vuoi? - Louis Weasley le passò una sigaretta, e lei annuì, prendendola in mano.
Il biondo Weasley, il ragazzo più bello della scuola, secondo la maggior parte delle studentesse, era sdraiato sul divano, e fumava con aria svogliata.
Accanto a lui, dal capo opposto del divano, era sdraiata sua sorella Dominique.
Entrambi i ragazzi avevano i capelli biondicci e gli occhi color Mare dei Caraibi, e si somigliavano così tanto, sia fisicamente che nel carattere e nei gesti, che venivano scambiati per gemelli.
Louis aveva offerto ad intervalli regolari la sigaretta a Dominique, che però aveva declinato, cosa strana, e così il ragazzo aveva continuato a fumare per conto suo, cosa ancora più strana.
Elske decise di non farsi troppe domande.
Per solidarietà femminile, e per rispetto della privacy dell'amica, non avrebbe chiesto a Dominique che cosa aveva, avrebbe aspettato una sua rivelazione.
Quando non sapeva come comportarsi con Dominique, Elske pensava a cosa avrebbe fatto piacere a lei stessa in quelle situazioni.
Entrambe calcolatrici e carismatiche, le due ragazze erano leader nate, ed erano diventate amiche fin da subito.
Non condividevano il Quidditch, però, che Dominique evitava come la peste, perchè considerava brutto da vedere e completamente inutile.
La porta della Stanza si spalancò di colpo, rivelando un Corvonero alquanto divertito, che sembrava avere le convulsioni dal ridere.
Arcibald Urie, Archie per gli amici e per chiunque non volesse morire nell'immediato, aveva in mano anche una bottiglia di Whisky Incendiario.
"Non male", pensò Elske.
- A cosa dobbiamo questa tua ilarità - domandò Dominique, senza neanche aprire gli occhi.
- Malfoy e Weasley si sono quasi schiantati nel corridoio del primo piano - spiegò il Corvonero. - E per poco non ci sono andati di mezzo anche Potter e l'amica di Weasley.
Elske capì il motivo delle risate di Archie.
I litigi tra Rose Weasley e Scorpius Malfoy erano qualcosa di stupendo.
La ragazza avrebbe potuto guardarli litigare per ore.
Si, aveva particolari concezioni di divertimento.
Dominique, improvvisamente interessata alla questione, si mise a sedere lisciandosi le pieghe della gonna e ignorando i lamenti di Louis, che si ritrovò spostato dalla sua comoda posizione
"Se non fossero fratelli, scommetterei quindici galeoni sulla loro relazione"
- Dimmi di più - disse la Weasley.
- Beh, che dire. Questa volta mi pare abbia cominciato Malfoy, ma vista l'abilità della Weasley di scassare le pluffe, non ne sarei così sicuro. - disse Archie. - Comunque, hanno cominciato a litigare, devo dire che Weasley si è esibita in una serie di insulti alquanto fantasiosi, e poi sono passati agli incantesimi -
- Spero che Scorpius abbia almeno fatto un paio di battute sul culo della ragazza - disse Dominique.
Elske alzò un sopracciglio.
- Non mi guardare così, Ellie. È grosso come una casa! -
Louis e Archie fecero una risatina, ed Elske sorrise.
"Se proporzionato al tuo", pensò la ragazza, "anche quello di una formica lo sarebbe.
- Comunque - fece Louis. - Chi dicevi che era vicino a loro durante la litigata? -
- Potter e Montague. - rispose il Corvonero. - Probabilmente stavano litigando fra di loro, come Malfoy e Weasley. Nessuno è stato beccato, penso, o almeno non dalla preside -
Louis sbattè un attimo le palpebre. - Beh, io vado a vedere come si è evoluta la situazione. Lasciatemi un po' di Whisky. -
Elske guardò la bottiglia, che nessuno aveva ancora toccato.
Era il primo giorno di scuola, bisognava bere per forza.
- Forse dovremmo includere Weasley nel Club - propose Archie. - Non è male. E poi con lei qui, ci starebbe anche Montague, e Louis non perderebbe tempo a cercarla in giro. -
Dominique alzò un sopracciglio.
"Anzi, venti galeoni"
- Sai che non possiamo, Archie. Non dipende da noi. - fece Elske. - Non tutto, almeno. -
La porta sbattè di nuovo, rivelando un Grifondoro del sesto anno.
- Dylan? Dov'eri? - domandò Dominique.
- A parlare con una ragazza - rispose Dylan Thompson, evasivo.
- Se non te la porti a letto entro una settimana me la presenti, vero? - domandò Archie, con un sorriso malandrino.
Dylan gli sorrise di rimando. - Ovvio. -

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Diciamo che non era nei piani di Catherine Montague il finire nell'ufficio di Creevery la prima settimana di scuola.
Beh non era nei suoi piani il finire lì dentro e basta, in realtà.
Il professore di Trasfigurazione era seduto dietro la sua scrivania color mogano, e scrutava i quattro ragazzi davanti a lui con sguardo torvo.
Catherine aveva sempre considerato quell'uomo parecchio inquietante, una personalità disturbata, e guardando il suo ufficio non poteva fare altro che confermare la sua ipotesi.
Le pareti erano scure, tappezzate di quadri dalle cornici nere, stranamente fermi. Forse i loro abitanti erano a zonzo per il castello, in quel momento.
Gli altri complementi della stanza erano dorati, dalle lampade, alla sedia, ad alcune piccole decorazioni sulla scrivania, e nell'insieme, era un mix non proprio piacevole all'occhio.
- Vi è stato detto milioni di volte in sei anni, che la magia nei corridoi non va usata. A maggior ragione contro altri studenti. - la voce di Creevery era abbastanza cupa, soprattutto quando faceva la ramanzina.
Peccato che però con la suddetta Catherine non c'entrasse proprio nulla.
Insomma, lei era solo una testimone innocente, che aveva cercato di fermare il litigio.
- È lui che mi ha provocata - cercò di giustificarsi Rose Weasley, seduta alla destra di Catherine.
Rose era una Corvonero come Catherine, forse un po' più studiosa e precisa, e dai capelli decisamente di una sfumatura più ramata.
Non era da Rose perdere il controllo, assolutamente no, ma quando c'era di mezzo Scorpius Malfoy la ragazza si trasformava.
Improvvisamente sembrava uscirle il fumo dalle orecchie, e diventava irritabilissima.
Del resto, Catherine non poteva biasimarla.
Malfoy, dal canto suo, se ne stava seduto due sedie più in là, per niente intimorito dal professore, o dall'ambiente.
Probabilmente era stato convocato lì altre volte.
Era abbastanza calmo, al contrario di Rose, che ribolliva di rabbia
. In effetti Catherine era sicura che se non ci fossero state le sedie sua e di Potter a dividerli, i due ragazzi avrebbero continuato la loro perpetua lite.
Potter sembrava entusiasta quanto lei di essere chiuso in quell'ufficio.
Effettivamente neanche lui c'entrava granchè in quella faccenda, aveva praticamente fatto la controparte maschile di Catherine, ma la ragazza pensava che qualche punizione in più non gli avrebbe fatto male.
Se non altro, quando Albus Severus Potter sarebbe stato a lucidare tutte le coppe presenti nella scuola, lei sarebbe stata lì di nascosto a fargli foto con la macchina fotografica, curioso e utile apparecchio babbano.
Visto l'ego del ragazzo, non gli sarebbe piaciuto sapere che quelle foto avrebbero potuto essere diffuse dappertutto.
E ogni vantaggio di Catherine su Albus, lo era anche su Scorpius, e quindi era un vantaggio di Rose.
Malfoy borbottò qualcosa in risposta ad una domanda fatta dal professore, che Catherine non aveva sentito.
Quanti passi di quella discussione si era persa?
Creevery ora li stava fissando con una mano sulla tempia, probabilmente decidendo sul dafarsi.
I suoi capelli erano di un nero corvino spaventosamente simile a quelli di Potter, ma gli occhi non erano verdi, bensì neri anche quelli.
Non aveva proprio un aspetto confortante, ecco.
- Per questa volta - esordì l'uomo. - Non dirò niente alla preside, e vi lascerò andare. Ma un altro piccolo, minuscolo sgarro da parte di uno solo di voi quattro, e finite tutti in presidenza. -
Fece segno loro di alzarsi, e i ragazzi non se lo fecero ripetere.
Catherine potè vedere lo sguardo sollevato di Rose.
Se Hermione Granger fosse venuta a sapere di quel piccolo incidente, probabilmente per la rossa sarebbe stata la fine.
Fuori dalla porta dell'ufficio, lo sguardo di Catherine incontrò quello preoccupato di Aghata Olivander, compagna di stanza sua e di Rose.
- Cosa è successo? - chiese la ragazza, rigirandosi una ciocca di capelli color mogano, una ciocca molto vicina alla cicatrice che aveva sul collo.
- Ti spiego in camera, Agh. Non c'è nessun bisogno di riscaldare ancora gli animi, adesso - Catherne lanciò un'occhiata eloquente in direzione di Rose, che stava scambiando una parola con Albus.
Malgrado la sua rivalità con Scorpius, lei e Potter erano molto amici.
Ma Aghata annuì ancora prima che Catherine potesse finire la frase.
Aveva già capito, ovviamente.
Aghata aveva un particolare talento nel gestire situazioni e sentimenti senza apparire mai imbarazzante o inopportuna, e Catherine le era grata.
- Ah, Louis Weasley chiedeva come stavate - disse poi la ragazza.
Le guance di Catherine si tinsero lievemente di rosso. Tecnicamente Louis aveva chiesto anche di lei, quindi?
- Spero tu gli abbia risposto che stavamo tutti bene e che non c'era da preoccuparsi -
- Ovviamente - disse Aghata, facendo cenno a Rose di sbrigarsi, per tornare in camera. -E ha aggiunto qualcosa sul fatto che tu dovessi ricordarti di una cosa che succederà stasera -
Catherine aggrottò le sopracciglia, ma si ricordò immediatamente.
Il Club, ovviamente.
- Ripetizioni. Si, la prima settimana di scuola. Louis non va bene in Storia della Magia - si giustificò, davanti ad un'occhiata dubbiosa dell'amica, che dopo quella risposta non fece che accentuarsi.
Per fortuna in quel momento Rose raggiunse le due ragazze, e il discorso sviò.
Eppure Catherine sapeva che non avrebbe potuto mentire per sempre.
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- Quindi è una specie di remake delle pasticche vomitose? -
Victoria Braxton e James Sirius Potter camminavano per i corridoi di Hogwarts, incerti sul dafarsi.
- Si, solo che fanno effetto sei ore dopo l'ingerimento. Non è fantastico? - James sembrava particolarmente entusiasta della nuova invenzione dello zio George, e non vedeva l'ora che Fred Jr, suo cugino, arrivasse per provarla.
Dal canto suo, Victoria era ugualmente esaltata.
Aver passato la maggior parte del suo tempo ad Hogwarts insieme a James le aveva fatto adorare i prodotti dei Tiri Vispi Weasley, il negozio che apparteneva appunto al parte di Fred Jr, George.
La maggior parte dei prodotti era ancora da perfezionare, prima di essere messa in commercio e talvolta, per non dire quasi sempre, i Weasley e Victoria ne rubavano un po' e li facevano provare agli ignari compagni di scuola.
Le vittime, se non altro, dopo aver sperimentato una serie di effetti collaterali non proprio piacevoli, come bolle viola in faccia, imparavano a non accettare caramelle (o qualsiasi altra cosa) dai Weasley.
Nell'attesa che Fred arrivasse, però, James e Victoria avevano deciso di andarsene a zonzo per la scuola, cercando le nuove vittime dei loro scherzi.
O anche dei nuovi alleati, che dir si voglia.
Victoria cercò di sorvolare sulle occhiatine che la maggior parte delle ragazze che passavano rivolgevano al suo migliore amico.
James aveva la fama del playboy a scuola, ma alle ragazze sembrava non importare.
Ogni scusa era buona per attirare l'attenzione del maggiore dei Potter che, ovviamente, ci stava.
Quando una ragazza come Bonnie Nott ti chiedeva un favore, non potevi mica rifiutare.
Eppure, James con Victoria non ci aveva mai provato, neanche una volta. Dopo una serie di scervellamenti, dopotutto lei non era in Corvonero, la bionda era arrivata alla conclusione che il ragazzo la vedeva come una sorella, una versione upgrade (e meno zoccola, sicuramente) di Lily.
Inizialmente questa cosa a Victoria aveva dato non poco fastidio, ma poi ci aveva fatto l'abitudine.
- Il biondino lì giù? - sussurrò a James, indicandogli con un'occhiata un ragazzino del secondo anno, Tassorosso, dall'aria innocente.
- Va bene. Quello lì invece? - James si riferiva ad un ragazzo del quarto anno, un Serpeverde che, a giudicare dal modo in cui guardava la gente intorno a se, si considerava parecchio superiore.
- Perfetto - Victoria sorrise.
- Sai cosa sarebbe stupendo? - domandò James, mentre un sorrisetto gli appariva sul volto.
Quel sorriso significava solo due cose: o il suo migliore amico stava per fare la più grande cazzata del secolo, o Victoria si sarebbe divertita molto con lo scherzo migliore del mondo.
- Far provare un prodotto a Verräter -
Ecco, ovviamente la cazzata era la cosa più gettonata.
- Verräter? Jude Verräter? Sei sicuro che nessuno ti abbia messo una pozione nel porridge, stamattina? - Victoria non sapeva se ridere o essere allibita.
Jude Verräter era uno degli studenti più influenti a Hogwarts, neanche a dirlo, ed oltre ad essere intelligente e carismatico, alcune voci dicevano che avesse contatti con praticamente chiunque, fuori e dentro la scuola.
Una specie di FBI, dai loschi fini, però.
Malgrado il ragazzo apparisse abbastanza gentile, Victoria non ci aveva mai parlato, e non aveva assolutamente intenzione di parlarci in quel momento.
Ne tantomeno di fargli uno scherzo.
La regola numero uno degli scherzi dei Weasley era conoscere la propria vittima, e lei e James conoscevano Jude quanto conoscevano le Olimpiadi babbane.
E Victoria non aveva idea neanche di che cosa significasse, Olimpiadi.
- Dai, Vic, lo sai anche tu che sarebbe lo scherzo del secolo -
- Quando poi ti troverai dei militari russi in camera, mi dirai tu -
- E perchè Verräter dovrebbe avere a che fare con i militari russi? - James era piuttosto perplesso.
- Voci di corridoio -
Il maggiore dei Potter alzò le spalle. - Va bene che dicono che dicono che abbia contatti con chiunque, ma i russi, sul serio? È un po' un cliché -
"Ha contatti con chiunque"
In quel momento a Victoria venne in mente una cosa.
Se Verräter era davvero quello che gli altri dicevano che fosse, forse avrebbe potuto aiutarla
. Chi meglio di uno così le avrebbe dato informazioni su quella cosa?


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A.A. (Angolo Autrice, non Alcolisti anonimi)
Salve popolo.
Come state? Quanti chili avete preso in due giorni di festa?
Io anche troppi.
Comunque, questo è il tanto atteso capitolo di presentazione, nonchè della scelta degli OC.
Le schede erano tutte molto belle, ma purtroppo ho dovuto selezionare le più adatte alla trama.
Se il vostro OC non è stato scelto, potrete sicuramente partecipare ad una seconda selezione, che verrà praticata tra un paio di capitoli.
Personalmente non sono soddisfattissima di questo capitolo, ma spero a voi piaccia, e spero anche che non mi linciate come scrittrice (sennò dovrei aggiungerlo alla Lista di Cose in cui Sono Stata Linciata, che non sono poche).
Tra l'altro, ho notato che molte persone mettono delle gif o delle immagini di presentazione degli OC, ma essendo io scarsa anche in questo, non le so mettere. Se qualcuno di voi lo sa fare, sarei grata se me lo spigasse.
Lasciate una recensioncina, mi raccomando!
Al prossimo capitolo,
Cathy
Dominique Weasley



Rain Sound



Elske Falk



Aghata Olivander



Victoria Braxton



Rose Weasley



Catherine Montague



James Sirius Potter



Scorpius Malfoy



Jude Verrater



Dylan Thompson



Louis Weasley



Archibald Urie




Albus Severus Potter

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Capitolo 3
*** II ***


Catherine

Le riunioni del Club erano una cosa importante, non potevano essere saltate.
O almeno da quanto aveva capito Catherine.
Venivano comunicate in modo abbastanza singolare: attraverso un Galeone.
Inizialmente la Corvonero pensava che la stessero prendendo in giro, quando glielo avevano detto.
Eppure pareva fosse vero.
Ogni membro aveva un Galeone, che veniva incantato in modo da mostrare ogni volta la data, il luogo e l'ora della nuova riunione.
Il che non era una brutta idea, se si voleva mantenere una cosa segreta.
Il problema era, principalmente, il fatto che questi fantomatici luogo data e ora venivano decisi senza preavviso, e quindi poteva capitare di avere una riunione imminente senza neanche saperlo.
E se c'era una cosa che Catherine odiava, era essere colta impreparata.
Per fortuna le informazioni le erano arrivate attraverso il Galeone quella mattina, e Louis glielo aveva ricordato poco prima tramite una scusa.
La ragazza non aveva idea di come si sarebbe dovuta presentare, ne di chi avrebbe trovato nel luogo di incontro.
Quella sarebbe stata la sua prima "riunione ufficiale" con il Club, e avrebbe conosciuto tutti i suoi membri.
Anche se in effetti uno lo conosceva già.
Era stato proprio Louis Weasley, infatti, a consegnarle il Galeone e una specie di lettera, o invito, che dir si voglia, dove le era stata comunicata la sua ammissione al Club.
Catherine prima di quel momento aveva sentito parlare di quei ragazzi che si riunivano in segreto, e che si diceva organizzassero le migliori feste di tutta Hogwarts, ma che allo stesso tempo erano così avvolti nel mistero.
Di certo, due domande se le era fatte.
Come avevano deciso che lei era adatta a far parte del loro gruppo?
Si sarebbe aspettata di essere invitata nel gruppo dei secchioni del suo anno (di cui, forse, faceva già parte inconsciamente), di certo non del Club.
Ad ogni modo, si era sentita molto lusingata ed estremamente importante, ma allo stesso tempo in colpa: nella lettera che le era stata data era scritto più o meno cinque volte, e rigorosamente in grassetto, che non avrebbe dovuto parlarne con nessuno.
E così Catherine aveva fatto.
La Corvonero si diede una rapida occhiata allo specchio del bagno, cercando di giudicare il suo aspetto senza essere troppo critica.
Le pieghe della divisa erano state allisciate più volte, e i capelli castani erano lunghi e lisci sulle spalle della ragazza.
Decise di non pensarci troppo, sarebbe andata bene così.
Catherine prese il Galeone dalla tasca, e lesse nuovamente le informazioni scritte su di esso.
20 Settembre, 21.30, Stanza delle Necessità
Eh, bel problema.
Catherine non aveva la più pallida idea di dove fosse, la famigerata Stanza delle Necessità, ma sapeva come comportarsi nel caso la avesse trovata.
Aveva letto molti libri a riguardo, ma nessuno di essi diceva in quale parte precisa del castello essa fosse, mentre invece specificavano il metodo per aprirla.
L'unica cosa a lei chiara era che in teoria avrebbe trovato la porta al quinto, sesto, o settimo piano.
Mancava un quarto d'ora all'appuntamento, e così la Corvonero, armata di pazienza, si mise a gironzolare per i tre piani, sotto gli occhi straniti di qualche studente di passaggio.
Arrivata al settimo piano, che naturalmente aveva deciso di esplorare per ultimo, camminò avanti e indietro tre volte pensando intensamente al Club, nel corridoio davanti all'arazzo di un mago che veniva bastonato da un troll, e la porta della Stanza delle Necessità le fu rivelata.
Catherine respirò profondamente e si guardò intorno con aria furtiva: le sembrava quasi di essere la protagonista di uno di quei film babbani di spionaggio che le aveva fatto vedere Rose.
Varcò la soglia con passo spedito, il cuore che le esplodeva nel petto per l'ansia e il pensiero che in effetti avrebbe dovuto mettere più lucidalabbra nella mente.
La camera che si trovò davanti era diversa da come se la aspettava. In tutti i film mentali che aveva avuto occasione di proiettare nelle sale del suo cervello, il Club si riuniva in una grotta, alla sola luce di una torcia.
In effetti la luce era soffusa anche lì, ma l'ambiente era la cosa più lontana da una grotta che ci potesse essere.
La prima cosa che Catherine notò fu il circolo di sedie in legno dai decori rossi, che le ricordarono spaventosamente quelle dell'ufficio di Creevery, dove quelli che dovevano essere i membri del Club avevano preso posto.
La stanza era quadrata, e l'unico e piccolo lampadario presente era al centro, proprio sopra il circolo di sedie, per cui Catherine non riuscì a vedere molto del resto dell'arredamento.
Il pavimento era di un colore scuro, a quanto sembrava, e la Corvonero potè scorgere alla sua destra un lungo tavolo.
Non ebbe poi tanto tempo di guardarsi intorno, perchè tante paia di occhi la stavano fissando, invitandola ad unirsi a loro.
Più si avvicinava al cerchio, più la ragazza riconosceva visi di persone del suo anno, o dell'anno superiore, alcune delle quali non si sarebbe mai aspettata di trovare lì.
I primi due che notò furono Louis e Dominique Weasley. Infondo, era praticamente impossibile non notarli. Il primo le sorrideva, e la seconda stava confabulando, tutta concentrata, con una ragazza vicino a lei.
Catherine non la conosceva bene, ma era sicura fosse Elske Falk: poche ragazze riuscivano a parlare così animatamente con Dominique senza litigarci, e poche avevano occhi verdi così penetranti.
Vicino ad Elske sedeva, e qui Catherine era rimasta leggermente basita, Scorpius Malfoy, che stava scambiando occhiate eloquenti con Albus Potter e Archibald Urie.
Scorpius la guardò, e fece quello che a Catherine sembrò tanto un sorriso, Albus invece optò per un cenno del capo.
"Per carità, mai esporsi troppo, o non si è dei Serpeverde doc" Archibald, in realtà, Catherine lo conosceva ben poco malgrado fossero nella stessa casa, eppure anche lui la guardò amichevolmente.
Louis si alzò in piedi, e uscì dal cerchio prendendo la mano della ragazza. - Catherine Montague - le disse. - Le do ufficialmente il benvenuto all'interno del Club -

***********************

Rose

Rose Weasley francamente non capiva il perchè della proibizione dell'uso delle Maledizioni Senza Perdono.
Usandole, la maggior parte dei problemi umani avrebbero avuto una risoluzione immediata.
Per esempio, il bullismo a scuola sarebbe diminuito, se gli studenti attaccati avessero potuto cruciare il loro assalitore.
Con un Imperio, poi, gli studenti sarebbero calmi e attenti alle spiegazioni tutti i giorni.
Per fare un altro esempio, poi, con un Avada Kedavra ben piazzato, Scorpius Malfoy sarebbe stato cancellato dalla faccia della Terra.
E visto che Scorpius Malfoy, almeno secondo Rose, costituiva tutto il male presente nel mondo, non sarebbe stata una cattiva idea la sua eliminazione.
Ma ovviamente quei guastafeste del Ministero, che evidentemente pensavano solo al loro bene, le mettevano i bastoni tra le ruote.
La Corvonero sbuffò, e picchiettò la penna sul foglio bianco che aveva in mano.
In quel momento, cosa alquanto strana, non aveva neanche ispirazione per scrivere.
Certo, il tema di Erbologia non andava consegnato in modo imminente, ma Rose non si era guadagnata il titolo, non proprio ufficiale, di studentessa migliore dell'anno per sei anni consecutivi rimandando i compiti.
Il libro di testo era aperto davanti a lei, pieno di sottolineature e appunti a margine troppo ordinati per una sedicenne, ma le parole e le lettere sembravano traballare e saltellare su e giù per la pagina.
Rose si stropicciò gli occhi e scostò un ciuffo di capelli castano-ramati dalla fronte, appena in tempo per vedere Aghata Olivander che usciva dal bagno e si buttava sul letto, già in pigiama.
Aghata aveva notato il suo malumore da quando era uscita dall'ufficio di Creevery, sarebbe stato impossibile non notarlo, ma almeno aveva avuto la decenza di stare zitta ed aspettare che fosse Rose a parlare.
- Che stai scrivendo? - domandò la ragazza, incrociando le gambe.
Rose alzò la testa dal foglio e chiuse la penna, ormai rassegnatasi al fatto che non avrebbe scritto nulla. - Una lista di 56 buoni motivi per cui Scorpius Malfoy è la persona più viscida e schifosa dell'intero Mondo Magico -
Evidentemente Rose lo aveva detto in modo convincente, perchè Aghata sbattè le ciglia un paio di volte, per poi guardare male l'amica.
- Sto scherzando, Agh. È il tema di Erbologia per la settimana prossima. - Rose sorrise, per poi spostare il materiale scolastico dal letto e riporlo ordinatamente nel baule. - I 56 buoni motivi li scrivo in un quaderno, non in un semplice foglio. È una cosa che deve essere tramandata -
Aghata rise, buttando la testa all'indietro, e sdraiandosi completamente sul suo letto blu e nero. - Rosie, non dovresti prendertela così tanto per uno così. Insomma, non puoi farti rovinare gli ultimi anni da Malfoy - la sua voce divenne all'improvviso più seria.
- Agh, te lo ho detto, non è colpa mia. È lui che comincia, provocandomi dicendo cose che non dovrebbe dire. E sai cosa intendo - Rose calcò il tono di voce sull'ultima frase, come per sottolineare il concetto.
Aghata sospirò. - E tu non rispondere alle sue provocazioni. -
Rose si alzò improvvisamente in piedi, la divisa stropicciata e i capelli in disordine. - Ma non è questo il punto. Il punto è che il signorino continua a rigirare il dito nella piaga, ma non vuole mai affrontare l'argomento. - La Weasley singhiozzò impercettibilmente. - E, Merlino, se mi da fastidio. Detesto le cose irrisolte -
- Il passato è passato, Rosie. Penso che tu faccia meglio ad accettarlo quanto prima - disse l'amica, saggiamente.
Rose prese il pigiama da un cassetto e si diresse verso il bagno. - Se capissi cos'è successo, probabilmente riuscirei ad accettare. -
Si chiuse la porta alle spalle, e le parve di sentire Aghata sospirare.
Per la milionesima volta in quella sera, si chiese dove diavolo fosse finita Catherine.

****************
Jude

Jude si aggirava per i corridoi in modo tranquillo, quella sera.
Non c'era un particolare motivo per cui lo faceva, semplicemente il solo pensiero di stare in camera o in Sala Comune gli faceva venire il voltastomaco.
In quel momento, Jude avrebbe voluto che le riunioni del Lumaclub fossero già iniziate, perchè cavolo, si annoiava.
Era strano, ma adesso che non era in mezzo a qualche guaio, la vita gli sembrava particolarmente noiosa.
La maggior parte dei suoi compagni di casa erano dei completi idioti, che si sentivano migliori in qualunque cosa e pretendevano di poter comandare chiunque, poveri illusi.
Se quei figli di papà avessero assaggiato almeno un pizzico di quella che era la vita vera, non si sarebbero di certo comportati così.
Ma a Jude infondo non importava.
Fare buon viso a cattivo gioco, quello si che era importante.
Essere simpatico con i ragazzini, gentile con i secchioni Corvonero e lusinghiero con i Grifondoro.
Non dare troppo nell'occhio, rimanere nel proprio spazio, e semplicemente osservare.
Con l'osservazione si potevano capire molte cose, informazioni che tutti, facendo un po' di attenzione, avrebbero potuto cogliere.
Chi erano i membri del Club, per esempio. Jude non era convinto di sapere chi fossero tutti loro, ma di certo ne conosceva la maggior parte.
Bastava guardare le loro abitudini, osservare i loro comportamenti.
Jude sapeva, per esempio, che quel giorno un nuovo membro era stato accolto nel Club.
O almeno, questa era la sua ipotesi. Non aveva mai visto la ragazza castana, quella di Corvonero, fuori dalla sua Sala Comune, a quell'ora.
E di certo la sfumatura leggermente agitata sul suo volto, che la maggior parte della gente non sarebbe riuscita a cogliere, la tradiva.
Il ragazzo si era sempre chiesto, francamente, che cosa avessero di speciale i membri di quel fantomatico gruppo, ma non era mai stato importante per lui saperlo.
Eppure, in quel momento, era particolarmente interessato.
 
 
 
 
 
A.A. (Angolo Autrice, non Alcolisti Anonimi)
Salve gentaglia, sono tornata, con un ritardo immane, aggiungerei.
Perdonatemi, ma lo studio mi ruba un sacco di tempo, e sto ancora cercando di capire come bilanciare le due cose.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Lasciatemi le vostre impressioni su personaggi e storia con una recensione, mi raccomando!
Grazie per il sostegno, baci
Cathy
Dominique Weasley



Rain Sound



Elske Falk



Aghata Olivander



Victoria Braxton



Rose Weasley



Catherine Montague



James Sirius Potter



Scorpius Malfoy



Jude Verrater



Dylan Thompson



Louis Weasley



Archibald Urie




Albus Severus Potter

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Capitolo 4
*** III ***


Catherine era stata fatta accomodare in un'altra sedia, che prima giurava di non aver notato.
Dominique prese parola per prima. A quanto aveva capito Catherine, era la leader del gruppo. - Allora Clary, è ora che ti vengano spiegate un po' di cose -
- Veramente è Catherine -
- Si, insomma, Catherine. - Dominique si sistemò meglio sulla sedia. - Sappi che pochi entrano nel Club senza affrontare una prova, ritieniti fortunata. -
La bionda sembrò non notare l'occhiataccia che le lanciò Louis.
Gli altri componenti del cerchio erano invece piuttosto tranquilli, come se fossero abituati a quel tipo di scene tra i due.
- Ci sono delle prove da affrontare se si vuole entrare a far parte del Club - disse Archie con malizia. - E posso assicurare che sono tutto fuorché facili. -
Anche Catherine si lasciò sfuggire un sorriso.
Le piaceva quell'atmosfera misteriosa, la attraeva come una calamita.
- Comunque, quasi tutti i selezionati ce la fanno. Non scegliamo proprio gli ultimi arrivati. - disse Elske, chr fino a quel momento era stata zitta, ad osservare la nuova arrivata. - Comunque, in caso contrario, la nostra segretezza non è compromessa. Le nostre identità vengono svelate a prova portata a termine. -
Scorpius e Albus, potè notare Catherine, continuavano a confabulare tra di loro.
Il primo aveva un leggero sorriso sulle labbra, e il secondo, se era infastidito, non lo dava a vedere.
- Beh Catherine, devi sapere che il Club esiste da svariati anni, addirittura da prima della Seconda Guerra Magica. - la voce di Louis risuonava piacevole alle orecchie di Catherine. - Si dice che sia stato creato dai Fondatori in persona, per motivi tutt'ora non chiari a molti. -
- E come scegliete i membri? Non che io dubiti delle mie numerose qualità, eh, ma giusto per sapere - in effetti quella domanda frullava nella testa di Catherine da giorni, e l'avere finalmente la risposta la faceva sentire agitata.
Potter fece per aprire la bocca e dire qualcosa, ma Archie lo guardò male, come per ammonirlo.
Louis sorrise. - Beh, in base a ciò che sono. Intelligenti, ricchi, popolari, e che sono sulla Lista -
- Lista? -
- Nulla che ti interessi, per ora - tagliò corto Dominique.
Scorpius sbuffò, evidentemente stufo della situazione creatasi. - Vogliamo spiegare alla Montague perchè la abbiamo fatta partecipare a questa riunione, oppure dobbiamo stare qui a cincischiare tutta la notte? -
- Ti ricordo, Malfoy, che è mio diritto quanto tuo partecipare a questa riunione. - ribattè Catherine.
Se c'era una cosa che non sopportava, era venir trattata come una ragazzina. Da uno come Malfoy, oltretutto.
- Te l'ha detto, amico - rise Archie.
- Scorpius ha ragione, però - intervenne Elske. - Dobbiamo spiegarle la cosa delle prove. -
Detto ciò, bacchetta alla mano, fece apparire un foglio di pergamena gialla, piegato in quattro parti.
Lo stese accuratamente, come se fosse qualcosa di vitale. - Vuoi avere tu l'onore di spiegare, Al? -
Il ragazzo dai capelli corvini annuì. - Ogni anno un membro viene scelto prima degli altri, in questo caso tu, per aiutarci nella scelta dei futuri membri. In poche parole dovrai scegliere le prove che dovranno affrontare -
- Oh - Catherine era sorpresa. - Wow. È per questo che io non faccio nessuna prova? Perchè devo decidere quelle degli altri? -
- Si può dire che la tua prova sia proprio questa - disse Elske.
- Ed è anche la piú divertente, direi - aggiunse Archie.
- Il tuo compito è quindi quello di mettere alla prova i futuri membri del Club, per scoprire se sono adatti. - Albus sospirò. - Francamente non credo che tu ci riuscirai, ma ci sarà comunque qualcuno ad aiutarti -
Catherine non disse nulla, imponendosi di mantenere la calma.
Non aveva intenzione di fare nessuna scenata, non alla prima riunione.
Louis mise una mano sulla spalla di Catherine, per distogliere l'attenzione della ragazza dal diverbio con Albus. - Il primo nuovo membro dell'anno scorso, quello cioè che aveva il tuo compito, ti aiuterà - il ragazzo sorrise. - Che poi sarei io -
- Non dovrai dire quali prove dovranno affrontare i nuovi a nessuno, neanche a noi del Club. - spiegò Dominique. - Se è una sorpresa è più divertente -
- Non penso ci sia altro da aggiungere - disse Scorpius. Si vedeva che evidentemente aveva fretta di andarsene. - Spero per te che tu faccia un buon lavoro, Montague -
- Attento Malfoy, potresti rimanere stupito - ribattè Catherine. - Piuttosto, quanto tempo ho per scegliere le prove? -
- Fino a domani a pranzo, dovranno essere attuate da domani sera - disse Archie. - Se ti serve qualche bicchierino per rimanere sveglia, sai a chi chiedere -


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Victoria non aveva mai visto un luogo più affollato della Sala Grande al mattino.
Il tavolo dei Grifondoro era semivuoto, era decisamente troppo presto perché i compagni di casa della ragazza si svegliassero.
In effetti Vick aveva fatto parecchia fatica ad alzarsi, e ancora di più a buttare giù dal letto, a furia di colpi alla porta, James e Fred.
I due in quel momento le sedevano davanti, entrambi con i capelli ancora scompigliati dal sonno.
In realtà, James sembrava ancora star dormendo, ma anche con gli occhi semichiusi a Victoria sembrava attraente.
Il suo era decisamente un bel problema.
Fred invece, il solito pozzo senza fondo, stava trangugiando del porridge e del succo d'arancia.
L'unico motivo che aveva costretto i tre Grifoni fuori dal letto, era la fin troppo imminente verifica di Storia della Magia che avrebbero avuto alla seconda ora di lezione.
Non che ai tre importasse di Storia della Magia, intendiamoci, ma i genitori dei ragazzi, Ginny Weasley in particolare, erano stati chiari: un altro Troll, e niente più Quidditch, o Tiri Vispi Weasley.
Victoria, dal canto suo, se la cavava abbastanza in Storia della Magia, ma qualcuno doveva pur badare a quello che il Weasley e il Potter facevano.
Fred diede una gomitata a James. - Guarda chi arriva -
Victoria si girò istintivamente, per vedere Elske Falk e Dominique Weasley, aka le due bionde più famose dell'ultimo anno, che varcavano la soglia della Sala.
James strizzò gli occhi, e si passò una mano tra i capelli.
Fred improvvisamente ritrovò la vitalità persa, seguendo le due ragazze con lo sguardo, vedendole prendere posto al tavolo delle Serpi, dietro a quelle dei Grifoni.
- Buongiorno Ellie, Nique - salutò il ragazzo, accompagnandosi con un gesto della mano.
Dominique rivolse un debole sguardo a lui e James, non degnandoli di altra attenzione.
- Weasley - disse invece Elske.
- Ti sei svegliata dalla parte sbagliata del letto anche stamattina? - domandò il Grifondoro.
- Può darsi - rispose lei, per poi cominciare a confabulare con Dominique su solo Godric sapeva cosa.
Fred sorrise soddisfatto. - È praticamente ai miei piedi -
Victoria sorrise. - Dici? -
- Dico -
James intanto sembrava ancora troppo intontito dal sonno per dire qualsiasi cosa.
Era proprio buffo, pensò Victoria, con i suoi capelli castani e spettinati, e la cravatta rossa e oro allacciata a caso sulla camicia spiegazzata.
Era strano come tutta Hogwarts potesse andare dietro ad un ragazzo così.
- Jamie? - disse Fred, improvvisamente.
- Uhm? - mugugnò l'amico.
- Non dovevi chiedere gli appunti a quel tipo, lì, il Corvonero... dai, quello lì, hai capito -
James spalancò gli occhi improvvisamente. - Per Godric, è vero! -
- Appunti? - Victoria alzò un sopracciglio. - Jamie, avresti dovuto studiare, non basarti su dei bigliettini presi un'ora prima del compito -
- È un'impressione mia, Vick, o stai cominciando a parlare come uno dei Corvi? C'è qualcosa che ci nascondi? - scherzò James, dando una gomitata a Fred.
- Non sviare il discorso, Potter - disse Vick. - Chi è quello che ti passa gli appunti? -
- Arcibald Urie, non so se hai presente -
Victoria spostò lo sguardo verso il tavolo dei Corvonero, cercando poi il ragazzo dai capelli castani che corrispondeva al nome che James aveva detto.
- Arcibald Urie? E senza nulla in cambio? Bel colpo, James, te lo riconosco - si complimentò Fred.
James tossicchiò. - Beh, proprio niente niente no... -
Fred e Victoria guardarono l'amico. - Cosa gli hai dato? -
- Forse gli ho dato delle Caramelle per il Sonnellino Improvviso - fece James. - Forse quasi gratis -
- James Sirius Potter. -
- Si, Fred Weasley Junior? -
- Penso che ti convenga correre, se vuoi arrivare vivo all'ora di Storia della Magia - minacciò il Weasley.
- Beh, cercavo un modo per evitare il compito. Se tu me lo servi così su un piatto d'argento... - disse Jamie.
- Corri, Potter -
E James non se lo fece ripetere.
Tra le risate di Victoria, e le occhiate scocciate dei Corvonero che cercavano di ripassare, il Potter scappò attraverso la Sala Grande, seguito da un Fred piuttosto alterato.
Victoria sospirò, e sorrise.
Probabilmente James avrebbe chiesto a lei di prendere gli appunti dal tizio Corvonero, prima della lezione.
Non gli capitava di chiederle favori, in realtà.
E forse era anche meglio.
Insomma, Victoria per James Potter avrebbe fatto qualsiasi cosa.


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Per quanto ad Aghata piacesse Pozioni, le  piacevano tutte le materie, quella lezione era stata veramente noiosa.
L'unica cosa positiva era stata che il solito gruppo di Serpeverde che aveva lezione con lei quel giorno aveva deciso di non far scoppiare nessun calderone, e quindi Aghata aveva potuto preparare la sua pozione nella più completa tranquillità.
Un po' perchè gli studenti erano dispari, e un po' perchè Rose, approfittando dell'assenza di Malfoy, aveva preferito lavorare con Albus infatti, era finita a lavorare con Catherine, che era parecchio distratta quel giorno ma sempre efficiente.
Aghata non avrebbe mai capito, comunque, lo strano rapporto di amicizia tra Rose e Albus.
Se un attimo prima la Weasley si stava scagliando maledizioni con il migliore amico del cugino, un attimo dopo lei e Albus ridevano amabilmente nel corridoio.
Cosa che, poi, stavano facendo anche in quel momento.
Aghata dovette correre per raggiungerli, evitando un paio di Tassorosso del secondo anno che si spintonavano amichevolmente, ostruendole il passaggio.
Si era attardata per chiedere una veloce spiegazione, e li aveva persi di vista.
- Agh - disse Rose. - Pensavo fossi andata già in Sala Comune con Cathy -
Aghata scosse la testa. - In realtà pensavo che Cathy fosse con voi. Comunque no, ero a chiedere un'informazione riguardo all'ultima pozione fatta -
Rose alzò un sopracciglio. - Catherine non potrebb essere qui per ovvi motivi -
Aghata scoccò un'occhiata veloce ad Albus ed annuì impercettibilmente.
Perchè alla sua amica il Serpeverde non piacesse era un mistero. Certo, era leggermente pieno di se e fin troppo taciturno, ma la sua compagnia era piacevole.
- Montague è con il biondino, suppongo - disse Albus, avviandosi su una rampa di scale. - Nostro cugino Louis, per capirci -
Lui era diretto in Sala Grande, dove qualcuno, presumibilmente Scorpius, lo aspettava.
- Come lo sai? - indagò Rose.
Al contrario di Aghata, era una ragazza estremamente curiosa, per non dire impicciona, e voleva sempre essere informata su tutti, a maggior ragione sulle sue amiche.
Albus alzò le spalle. - Lo so -
La conversazione cadde in silenzio.
I tre ragazzi attraversarono i corridoi l'uno accanto all'altro senza dire una parola, cosa che accadeva molto spesso ultimamente.
Scorpius Malfoy era effettivamente davanti alla porta della Sala Grande, facilmente riconoscibile grazie ai suoi capelli biondo platino (la cui autenticità era da sempre tra gli argomenti più discussi di tutta Hogwarts).
Rose non lo guardò neanche, si limitò al salutare Albus con la mano e a tirare dritto.
Aghata al contrario salutò anche il Malfoy, per poi seguire l'amica che si allontanava a passo spedito.
Aghata prendeva raramente le parti di qualcuno, nei litigi e in generale.
Da molti questa cosa veniva scambiata per una debolezza, per una paura di agire e di sbagliare, ma non c'era nulla di più errato.
Aghata era solo un'attenta osservatrice, una spettatrice del teatrino le cui fila venivano tessute dai vari studenti.
La Corvonero conosceva molto, ma tendeva a tenere le sue scoperte per se.
Egoista, direbbero molti.
Tremendamente Serpeverde, direbbero altri.
E forse avrebbero anche ragione, ma Aghata in un certo senso ne andava fiera.
A distoglierla dai suoi pensieri fu però la voce dolce di Rose, che richiamava la sua attenzione.
- James, ti vedo trionfante - esordì la ragazza, rivolta a suo cugino, appena uscito da una classe. - Sei riuscito a prendere un voto più basso di Troll superando tutti i record? -
James si passò una mano tra i capelli, sorridendo. - Non esattamente, cuginetta. Si da il caso che io, James Sirius Potter, abbia fatto un compito pressoghè perfetto -
- Veramente il termine corretto sarebbe "pressochè" - lo corresse Aghata, paziente.
James Potter faceva parte della categoria che amava correggere di più, quella dei palloni gonfiati fissati con il Quidditch.
E ce n'erano così tanti a scuola, era una goduria.
- Umpf, è uguale - borbottò il ragazzo. - Se riesco a prendere almeno un Oltre Ogni Previsione, mi darai almeno dieci galeoni, Rosie. Andata? -
Rose sembrò pensarci su. - Andata -
- Attenta Rose, questa volta potresti perdere sul serio - Victoria Braxton comparve da dietro le spalle di James, con un sorriso in volto.
La ragazza e il Potter, accompagnati da Fred Weasley, erano inseparabili da quando Aghata ne aveva memoria.
La ragazza si era chiesta non poche volte come facesse Victoria a stare con due persone immature come loro, ma non lo aveva mai domandato alla diretta interessata.
- Gli hai fatto copiare? - chiese la Olivander.
Victoria scosse la testa, e James le passò un braccio intorno alle spalle. - È tutta farina del suo sacco, più o meno... -
- Copiato o no, non ho mai perso una scommessa. - disse Rose. - E non penso sarà questo il caso -


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Rain sbuffò, sbattendo per l'ennesima volta quel maledetto re sul tavolo.
- Potrei farti vincere, qualche volta, ma non sarebbe così divertente - sghignazzò Hugo Weasley.
Del ragazzo si potevano dire tante cose, che fosse estremamente paziente o timido, per esempio, o che avesse poco appetito al contrario del resto della sua famiglia.
Comunque Rain quando doveva parlare di lui a qualcuno, cosa che in realtà succedeva abbastaza raramente, non trascurava mai di lodarlo per il suo talento negli Scacchi dei Maghi.
La Grifondoro supponeva che avesse preso quel talento da suo padre, ma fatto stava che il ragazzino avesse battuto chiunque a Hogwarts in quel gioco.
Dal canto suo, Rain, aveva provato a giocarci, senza mai riuscirci veramente.
Le regole le sembravano troppo noiose e complicate da imparare, e di mettersi lì a studiarle non le andava, tanto Hugo avrebbe vinto comunque.
- In Irlanda queste cose non le insegnano, pft - sbuffò ancora la ragazza. - Io lo ho sempre detto che voi inglesi siete troppo fissati -
- Senti da che pulpito viene la predica -
Rain convenne mentalmente e con un cenno del capo che in effetti Hugo non aveva tutti torti.
Non era proprio la persona adatta per parlare di fisse.
Anche se comunque, le sue non lo erano.
Non propriamente.
Erano solo delle parti del suo carattere, lei era una ragazza dalla mente molto aperta.
Rain cominciò a riordinare i pezzi degli scacchi aiutata da Hugo, dopo aver visto che era quasi ora di pranzo.
Aveva avuto un'ora buca, nella quale in realtà avrebbe dovuto esercitarsi in Trasfigurazione, ma con Hugo intorno era stato praticamente impossibile.
E poi, diciamocelo, a parte i Corvonero, nessuno aveva voglia di studiare Trasfigurazione.
Men che meno Hugo, al quale i continui rimproveri della madre sul doversi impegnare di più entravano da un orecchio e uscivano dall'altro.
Rain si aggiustò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. - Sto morendo di fame. Mi sembra di non mangiare da secoli. -
- Tra cinque minuti potrai cominciare a strafogarti di pollo, Sound, non preoccuparti - fece Hugo. - Così magari riuscirai a crescere di un paio di centimetri entro i diciassette anni
- - Parla quello alto un metro e cinquanta -
- Uno e cinquantacinque, per essere precisi - disse Hugo gonfiando il petto.
Rain rise. - Due centimetri in più rispetto a quanto sapessi. Sono i tacchi di tua sorella, o la natura sta finalmente facendo il suo corso? -
- Entrambi -
Rain si alzò poi dal tavolo, aggiustandosi il maglioncino leggero della divisa.
Hugo chiuse la scacchiera, ma restò seduto.
- Non vieni? -
- Non ho fame. Penso resterò a dormire qui per un po', ci vediamo in classe -
Rain lo salutò con la mano, ed uscì dalla Sala Comune dei Grifondoro, con un certo languorino.
In effetti quella mattina aveva mangiato decisamente troppo poco.
Non fece che pochi passi, però, perchè una certa scenetta ai lati del corridoio attirò la sua attenzione.
Dylan stava confabulando con un tizio dalla cravatta verde e argento.
Rain non lo conosceva, sembrava uno del settimo anno, e lei parlava molto di rado con i più grandi.
Tuttavia le pareva che si chiamasse Jude Equalcosa.
La discussione tra il suo amico e Jude Equalcosa pareva animata, ma allo stesso tempo discreta.
In effetti, tra tutti i Grifondoro che erano passati, nessuno sembrava averli notati.
C'era da dire che i Grifoni non erano dei grandi osservatori, certo, però un Serpeverde al loro piano era alquanto curioso da vedere.
Dylan e Jude si scambiarono un'occhiata, per poi andare in direzioni diverse.
Jude prese le scale per salire ad uno dei piani superiori, e salutò un paio di Corvonero che invece le scendevano.
Dylan si diresse invece verso il basso, presumibilmente anche lui per andare a mangiare.
Rain decise di raggiungerlo.
- Chi era quello? -
Dylan sobbalzò.
Evidentemente non si era accorto della presenza della ragazza.
- Per Godric, Rain, la prossima volta fai un po' più di rumore. Come le persone normali, sai? Almeno evito di restarci secco -
Rain sorrise lievemente. - Non hai risposto alla mia domanda, Dylan. Chi era quello? -
- Non ciò che pensi tu, sicuramente - disse il Grifondoro.
- Quindi è uno che fa parte della cerchia di amici dell'altro Dylan? -
- Diciamo di si. - rispose il ragazzo. - Però se dici l'altro Dylan, mi fai sembrare come uno di quei malati mentali da film babbano -
- Non è così? - il tono di Rain era semiserio, mentre puntava gli occhi nocciola su quelli del ragazzo.
Rain sapeva benissimo che Dylan non sapeva sfuggire al suo sguardo, malgrado ci provasse (cosa abbastanza facile, visto che la differenza di altezza tra i due era considerevole, soprattutto mentre scendevano le scale).
- Thompson, ci provi anche con le bambine, adesso? -
Rain si girò di scatto, la voce proveniva dalla cima della rampa di scale che i due stavano scendendo.
Archibald Urie e il suo sorrisetto fastidioso osservavano lei e Dylan.
Rain pensava che un cervello come quello di Arcibald fosse veramente uno spreco, dato ad uno dal carattere così.
Dylan si affrettò a mettere il braccio attorno alle spalle di Rain. - E alcune sono anche meglio di quanto tu possa pensare, Archie -
- Di nuovo, Dylan? - sussurrò la ragazza.
- Ti prego, lo sai com'è - cercò di giustificarsi il ragazzo. - Reggimi il gioco -
Rain sbuffò.
Certo che la conosceva la sua situazione, Dylan era praticamente il suo migliore amico, ma Godric se le dava fastidio.
- Dici che puoi presentarmela? Sai, sicuramente saprei trattarla meglio di te - i passi di Archibald risuonavano pericolosamente vicini a Rain e Dylan.
La Grifondoro capì che non era più territorio per lei.
Una delle "regole" che lei e il suo amico si erano imposti, era quella di non mischiare troppo le due realtà.
Indi per cui, la ragazza scivolò via dall'abbraccio di Dylan, e si fiondò giù per le scale, diretta in Sala Grande.
Lì si sarebbe confusa con quelli del suo anno, e nessuno la avrebbe disturbata.
- Non penso sarebbe il caso, è un po' timida -
- Ho notato -


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Jude era decisamente soddisfatto del suo lavoro.
Quella mattina era riuscito a parlare con un paio di persone che gli avevano saputo dare informazioni alquanto interessanti.
Per sceglierle era andato ad esclusione.
Un Serpeverde non gli avrebbe rivelato nulla senza volere qualcosa in cambio, e lui in quel momento non era in vena di offrire nulla.
Un Corvonero avrebbe sicuramente capito che c'era qualcosa sotto le sue domande, e probabilmente, anche se non era facile farlo, lo avrebbe depistato.
Grifondoro e Tassorosso erano i più facili da convincere, da quel punto di vista.
Tra i Grifoni aveva scelto un certo Dylan Thompson a cui chiedere, un ragazzo alto e dai tratti armoniosi.
O il ragazzo non sapeva veramente nulla, o era bravo a nasconderlo. Jude però era riuscito a scoprire di più sulle abitudini di alcuni amici di Dylan, che era quasi certo fossero nel Club, attraverso delle semplici e innocenti domande.
Con il Tassorosso, un certo Philip, era stato anche più facile. Era uno che andava spesso in giro per Hogwarts senza meta e che parlava con tutti, e visto che non era molto sveglio, era stato il soggetto perfetto a cui fare domande.
Se non altro, la presenza di Dominique Weasley nel Club gli era stata - indirettamente - confermata.
In quel momento Jude stava appunto osservando la bionda, che piluccava della minestra, seduta al suo stesso tavolo.
Sembrava particolarmente ansiosa quella sera, notò, come se aspettasse l'accadere imminente di qualcosa.
Conosceva bene quella sensazione, Jude, quella sottile ansia mista ad eccitazione che si impadroniva di ogni fibra del suo corpo quando aspettava qualcosa con ardore.
E poi, malgrado Dominique avesse la fama di ragazza impenetrabile, chiunque avesse conosciuto un minimo le sue abitudini avrebbe notato il suo toccarsi i capelli quasi compulsivamente quando aspettava qualcosa.
Cosa che, guarda caso, stava succedendo proprio in quel momento.
E Jude aspettava con lei.
Si guardava intorno, cercando di cogliere il minimo guizzo di un nascente litigio, o di una possibile umiliazione.
Notò una Rose Weasley alquanto stranita, ad un certo punto, ma nulla di più.
- Jude, c'è qualcuno che vuole parlarti in Sala Comune -
A parlare era stata Imogen Zabini, una ragazza Serpeverde dai capelli lunghi e corvini, e la pelle abbronzata.
Era una delle persone che a Jude faceva più piacere frequentare, gli piaceva il suo modo di ragionare.
Il ragazzo annuì, e si alzò.
Aveva finito da un pezzo di mangiare, era rimasto seduto solo per osservare l'avvenimento che sarebbe dovuto accadere a breve - e che evidentemente non stava accadendo.
Decise che qualsiasi cosa stesse aspettando Dominique, gliela avrebbero potuta raccontare.
E poi, era curioso di sapere chi volesse parlargli.
Le persone che gli chiedevano favori erano tante, ed era sempre divertente vedere chi fosse il bisognoso di turno.
Jude arrivò alla Sala Comune in fretta.
Però non c'era nessuno ad aspettarlo.
Le poltrone verde scuro intorno al camino erano vuote, come lo erano anche tutti i tavoli e le sedie lì intorno.
Non c'era neanche uno studente lì, le uniche presenze, se così potevano definirsi, erano quelle degli abitanti dei quadri.
Il gueriero a cavallo del quadro all'entrata, per esempio, si stava pavoneggiando passeggiando sulle rive del lago vicino al quale era ritratto.
Era decisamente uno scherzo di cattivo gusto, comunque, Jude non capiva perché Imogen avrebbe dovuto mentirgli.
Stava per ritornare in Sala Grande - nella quale sarebbe potuto esser successo di tutto - a dirgliene quattro, ma poi avvistò qualcosa con la coda dell'occhio.
Un biglietto color crema era in bella vista sul tavolo principale, un dettaglio così esposto che stranamente Jude non era riuscito a notare.
Il ragazzo si avvicinò e lo prese tra le mani.
La grafia con la quale un nome - il suo nome - era scritto era estremamente pulita e ordinata, ma con un sacco di fronzoli inutili.
Jude si guardò intorno con circospezione, per poi aprire delicatamente il biglietto.
Ne venne fuori una specie di invito dall'odore alquanto strano, forse di bruciato.
Gli occhi del Serpeverde scorrevano veloci sulle righe in bella grafia, mentre sul suo volto andava formandosi un sorriso compiaciuto.
Le ultime righe lo turbarono leggermente, parlavano di una certa cosa da fare che si sarebbe evitato, ma il resto... beh, il resto lo aveva lasciato a bocca aperta.
Quello era decisamente il suo giorno fortunato.






A. A. (Angolo Autrice, non Alcolisti Anonimi)

Buonasera maghi e streghe, vi do ufficialmente il permesso di odiarmi e/o venirmi a cercare a casa con i forconi.
So benissimo che non aggiorno che sono secoli, ma abbiate un po' di cuore e comprendete una povera persona stessata dallo studio e senza uno straccio di beta.
Senza indugiare oltre, vi dico che spero il capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di metterci dentro tutti i personaggi, ma di non farlo eccessivamente lungo.
Ci sono riuscita?
Forse no, ma non si diceva che l'importante è provarci?
Tanti saluti e tante scuse,
Cathy


Dominique Weasley



Rain Sound



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Aghata Olivander



Victoria Braxton



Rose Weasley



Catherine Montague



James Sirius Potter



Scorpius Malfoy



Jude Verrater



Dylan Thompson



Louis Weasley



Archibald Urie




Albus Severus Potter

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Capitolo 5
*** NUOVE ISCRIZIONI ***


Se ve lo state chiedendo, no, non è un capitolo (quello AGGIORNATO è stato pubblicato IERI, nel caso non lo aveste ancora letto), questo è solo un avviso temporaneo per dirvi che le ISCRIZIONI sono ufficialmente RIAPERTE.
I personaggi che mi manderete, se vorrete farlo, saranno, diciamo, secondari, nel senso che saranno comunque ricorrenti, ma non avranno lo stesso numero di capitoli dedicati di quelli che ho scelto come principali.
Nel caso abbiate provato a mandarmi un OC nella prima selezione, ma non fosse stato scelto, potete anche ritentare con la stessa scheda.
Nelle recensioni, per un fatto di organizzazione, dovrete scrivere sesso, età e casa di appartenenza.
La scheda la troverete nel prologo, e dovrete inviarla per messaggio privato dopo la mia conferma.
Le iscrizioni chiuderanno il 5 maggio.
Come ultima cosa, vi dico che se non troverò personaggi adatti ai miei scopi, o comunque vedrò che non ce la faccio a scrivere di così tanta gente, cancellerò direttamente l'avviso e non userò in alcun modo, ovviamente, i personaggi da voi forniti senza il vostro permesso.
Grazie dell'ascolto, baci,
Cathy

Dominique Weasley



Rain Sound



Elske Falk



Aghata Olivander



Victoria Braxton



Rose Weasley



Catherine Montague



James Sirius Potter



Scorpius Malfoy



Jude Verrater



Dylan Thompson



Louis Weasley



Archibald Urie




Albus Severus Potter

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Capitolo 6
*** IV ***


Rose quella mattina si era decisamente svegliata dalla parte giusta del letto.
Era di buon umore, i suoi capelli avevano deciso che farsi allisciare era la cosa migliore, e Aghata e Catherine sembravano entrambe più allegre del solito.
Rose aspettava che le due finissero di prepararsi - si era svegliata con largo anticipo, quel giorno - e intanto ripassava i suoi appunti di Pozioni.
Non poteva assolutamente essere impreparata, in quella materia.
Il fatto che a Malfoy venisse facile quanto a lei, poi, era un motivo in più per spronarsi a migliorare.
O ad essere la migliore, comunque.
Rose alzò lo sguardo dal libro appena in tempo per vedere Catherine che spalmava una generosa dose di correttore sul viso.
La Weasley preferì non chiedersi, in quel momento, perchè la sua compagna di stanza non avesse dormito.
Aghata invece stava facendo il nodo alla cravatta e, come al solito, non era soddisfatta.
Era risaputo che Aghata dovesse fare il nodo almeno tre volte prima di ottenere il risultato da lei voluto.
Rose sfogliò distrattamente una pagina del libro, sui bordi del quale erano scribacchiate, in grafia elegante, tutte le cose che la Sullivan aveva detto nel corso della lezione precedente.
La ragazza quasi non si accorse del foglietto che le era caduto sulle ginocchia.
Era una specie di lettera, color crema, e sul retro c'era scritto il suo nome.
Dopo aver valutato l'opzione si aprirla davanti alle sue amiche, Rose optò per l'apertura della lettera misteriosa in un posto più sicuro.
- Ragazze, potete anche andare. Io devo rileggere un attimo questa pagina, cinque minuti e vi raggiungo - disse, con nonchalance.
- Sicura? Abbiamo Pozioni alle quattro! E poi, puoi anche portare il libro a colazione - fece Catherine, che in quel momento si aggiustava i capelli, lisci e lunghi sulle spalle.
- Oppure potremmo aspettarti. Siamo anche in anticipo - suggerì Aghata.
Rose scosse la testa. - Non ce n'è bisogno. Cinque minuti e sono in Sala Grande.
Non appena le due uscirono, la ragazza si fiondò in uno dei bagni e chiuse la porta.
La curiosità la invadeva: cosa avrebbe trovato?
Non c'era nessun motivo per cui le avrebbero dovuto inviare un messaggio.
Aprì la busta, e con delicatezza tirò fuori la lettera che conteneva, accuratamente piegata.
La tenne fra le mani pochi secondi, poi la allisciò e si mise a leggerla.

"Rose Marie Weasley,
complimenti! Sei una delle persone che quest'anno sono state selezionate per far parte del Club.
So già che sai cos'è il Club - insomma, tutti lo sanno - anche se forse non ti è chiaro cosa facciamo, ma questo non è importante. Se riuscirai a diventare un membro effettivo ti sarà spiegato tutto a tempo debito.
Devi sapere, però, che c'è una prova da affrontare.
Una cosetta molto semplice, rapida e indolore, ovviamente. Non vogliamo mica che i nostri futuri membri si facciano male!
In Sala Grande, a pranzo, devi proporre a Scorpius Malfoy di essere la sua compagna a Pozioni, e devi essere gentile con lui tutta la lezione.
Siamo tutti sicuri che ce la farai, Rosie!
Xoxo"

Rose aprì e chiuse la bocca un paio di volte, e poi restò in silenzio.
Forse, la parte giusta del letto non era poi così tanto azzeccata.

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Aghata era scesa a colazione da sola con Catherine, perchè Rose doveva ripassare Pozioni - o almeno così si era giustificata.
Mentre scendeva le scale insieme alla sua compagna di stanza, Aghata la osservava, e si accorgeva che era decisamente strana.
Catherine era una persona che nascondeva bene le sue emozioni - anche troppo, per i gusti di Aghata - però quella mattina sembrava in attesa di qualcosa.
Dalle occhiaie che aveva coperto poco prima, Aghata avrebbe potuto dire che quella notte non aveva dormito, dall'ansia - si, perchè Cathy era decisamente ansiosa, quando voleva, anche troppo.
I suoi occhi che sembravano voler guardare in tutte le direzioni nel giro di un secondo non promettevano certo bene. Aghata però decise di non chiederle nulla.
Sapeva che prima o poi la sua amica avrebbe parlato.
Raggiunta la Sala Grande ed il loro tavolo, le due ragazze si sedettero, e cominciarono a mangiare.
Aghata si versò un bicchiere di succo d'arancia, e cominciò a cospargere generosamente una specie di marmellata - il contenuto era indefinito, ma la ragazza aveva così fame che avrebbe mangiato qualsiasi cosa - su una fetta di pane già imburrata.
Catherine le lanciò un'occhiata, come a farle notare gli sguardi delle ragazze Serpeverde del tavolo dietro.
Erano quel tipo di ragazze che non vedevano un carboidrato da mesi, ma dei fisici da paura.
Aghata, dal canto suo, non diceva certo di avere un fisico da modella, però poteva tranquillamente affermare di poter mangiare quel che voleva quando voleva, perchè il giocare a Quidditch aiutava molto il suo metabolismo.
- Come sono andate le ripetizioni con Louis? - domandò a Catherine.
Catherine fece un leggero sorrisetto, mentre finiva di masticare un boccone della sua brioche. - Niente di speciale. Sai che mi piace insegnare. -
- Quindi mi stai dicendo che gli hai davvero dato ripetizioni? - Aghata alzò un sopracciglio, facendo lo sguardo inquisitorio per il quale era tanto famosa.
- Certo - rispose Catherine sicura. - Cosa avrei dovuto fare, sennò? -
Aghata alzò le mani in segno di resa. - Facciamo che ci credo. -
La ragazza finì di mangiare la sua colazione, e cercò il tovagliolo, per pulirsi le mani impiastricciate di marmellata.
Realizzò poi che glielo aveva rubato il ragazzino seduto vicino a lei, un piccoletto del terzo anno.
Aghata sbuffò, e comiciò a frugare nelle tasche della gonna, per vedere se lì c'era effettivamente un fazzoletto.
Il pensiero del pulirsi le mani, però, le passò di mente quando tastò qualcosa di liscio e spigoloso, che indentificò come una bustina.
La tirò fuori. Chi la aveva messa dentro la sua tasca?
Decise di aprirla sotto al tavolo, senza dare troppo nell'occhio.
Strabuzzò gli occhi quando capì l'effettivo contenuto.
Era sul serio il Club che le scriveva? Arrivò velocemente alla fine della lettera. Una frase catturò la sua attenzione.

"Per entrare nel Club, devi sfatare il tuo mito di studentessa perfetta. Non consegnare uno dei compiti per oggi, e quando ti chiederanno perchè, inventa scuse improbabili."

Aghata sospirò, e mise la lettera nella tasca.
Se pensavano che avrebbe fatto una cosa del genere, si sbagliavano di grosso.

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Archie era un Corvonero un po' particolare.
Era senza dubbio un ragazzo brillante, e dalla mente aperta.
Non nascondeva la sua intelligenza, non avrebbe avuto senso, e la usava per i suoi scopi.
Alcuni avrebbero potuto chiamarlo egocentrico, vanesio - beh, in realtà alcuni già lo facevano - e avrebbero avuto anche ragione, ma ad Archie poco importava.
Amava il fatto che la sua personalità emergesse, che riuscisse a farsi distinguere dagli altri.
Se c'era una cosa per cui Archibald Urie era conosciuto, erano quelle piccole idee folli, quei sotterfugi, che a detta sua lo rendevano una persona interessante.
Farsi beffe della gente, a volte, o giocare con le ragazze, anche.
Erano cose che sicuramente si addicevano più ad un Serpeverde scapestrato che a un ligio Corvonero, e Archie giocava molto su quello.
Insomma, quando era entrato ad Hogwarts, non aveva mica detto di voler fare lo stereotipo, lui.
E poi, non avrebbe potuto neanche volendo stare zitto in biblioteca e studiare, visto il suo talento nel rendersi simpatico - quasi - a tutti.
Il Corvonero si ricordava perfettamente di aver conosciuto quello che sarebbe diventato il suo migliore amico, Dylan, ancora prima di mettere piede sul treno.
Che poi la loro amicizia fosse cominciata con una specie di battibecco su quale casa fosse la migliore, era un altro conto.
Archie era decisamente troppo Archie, per essere come gli altri.
Dylan spesso gli diceva che in quello somigliava ad una ragazzina della sua casa, del quinto anno, di cui però non sapeva il nome.
Il Grifondoro aveva detto ad Archie che anche lei si distingueva dalla massa, anche se non era stato chiaro sul come facesse.
Comunque, aveva detto che la ragazzina lo faceva quasi inconsciamente, il che la differenziava da Archie.
Per lui, essere se stesso, essere diverso, era una specie di bisogno.
Quella mattina, infatti, quando aprendo la busta misteriosa aveva letto quelle righe, era rimasto a dir poco shockato.

"La tua prova, Arcibald, è semplicissima.
Passa un giorno da persona normale.
Nessuna idea stravagante, nessun esibizionismo. Per entrare nel Club, per una volta, dovrai essere un corvonero normale."

Aveva già affrontato quella prova l'anno prima, perchè il Club gli aveva rimandato la lettera?
Ci aveva riflettuto, e poi si era messo a ridere, capendo finalmente cosa era successo.
Lui era il membro in incognito.

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Victoria non poteva semplicemente credere a quello che aveva letto.
Era inconcepibile.
Come aveva potuto qualcuno solo pensare di scrivere una cosa del genere?
E soprattutto, come aveva potuto qualcuno solo pensare che lei avrebbe fatto una cosa del genere?
Insomma, aveva una certa dignità, lei.
Quelli del Club non avevano mai sentito parlare di orgoglio Grifondoro?
Victoria era pronta a credere che fosse uno scherzo, però aveva ricevuto la lettera la sera prima, e Fred non aveva ancora rivendicato nulla.
E James non poteva essere stato a prescindere, visto il contenuto di quel messaggio.

"Victoria Braxton, abbiamo l'onore di dirti che sei ufficialmente uno dei selezionati per far parte del Club.
Ovviamente saprai già cos'è il Club, perché lo sanno tutti.
Ogni tuo eventuale dubbio su chi siamo e cosa facciamo avrà una risposta non appena avrai superato la prova.
Quello che devi fare è molto semplice e indolore,  sappiamo quando voi Grifondoro possiate essere testardi e anche vendicativi, a volte.
Senza indugiare oltre, questo è quello che devi fare.
Devi semplicemente dire quello che provi al tuo caro amico James Sirius Potter. Non negare, Victoria, tutti sappiamo che c'è qualcosa sotto. A parte lui, ovviamente. Deciderai tu se farlo davanti a tutti o in privato, l'importante è portare la prova a compimento.
Xoxo"

Il pensiero della lettera era balenato nella mente di Victoria di nuovo quella mattina, mentre si vestiva.
Era sempre stata una ragazza molto impulsiva, che tendeva a riflettere solo dopo aver compiuto l'azione.
Se non aveva detto nulla a James per sei anni, un motivo c'era, no?
Eppure l'idea dell'entrare nel Club la allettava, e non poco.
Ma a James non poteva davvero dire nulla.
La ragazza finì di vestirsi e si diresse al piano di sotto, per fare colazione. Era come al solito l'ultima a scendere, tra le sue compagne.
Mentre si preparava psicologicamente per affrontare il casino della Sala Grande, decise che avrebbe capito sul momento cosa fare.
Però, essere innamorata era molto più difficile di quanto la ragazza pensasse.

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Dylan non aveva la più pallida idea di chi fosse, Lorcan Scamandro.
Non sapeva neanche che esistesse, il nome Lorcan.
Certo, Dylan era un ragazzo abbastanza popolare, e di certo conosceva la maggior parte delle persone che valeva la pena conoscere - gli amici dei suoi amici, per essere chiari.
Più ci pensava, più credeva che qualcuno di loro - Louis, forse? - avesse nominato un certo Lorcan un paio di volte, ma niente di più.
Chiunque quell'individuo fosse, comunque, Dylan avrebbe voluto che un fulmine lo incenerisse. All'istante.
Puff, addio Lorcan Scamandro.
Se Rain avesse potuto sentire i suoi pensieri, in quel momento, lo avrebbe sicuramente guardato male.
Di certo lei non apprezzava il Dylan freddo ed arrogante.
Eppure Rain Sound era l'ultimo dei problemi di Dylan.
Quella busta, quello era il maledettissimo problema.
Lei, e il suo contenuto.
Ora, c'era da dire che Dylan pensava che potesse essere uno stupido scherzo, fatto da qualcuno che non sapeva chi lui fosse veramente.
Ma in effetti, a parte forse Rain, che poteva averlo intuito, nessuno sapeva come fosse veramente Dylan.
In quel caso, il ragazzo non avrebbe potuto spiegarsi l'ultima frase di quella lettera maledetta.
Il contenuto era chiaro, di certo quel Club non faceva giri di parole.

"Provaci con Lorcan Scamandro."

Dylan aveva un paio di episodi, nella memoria, di Dominique e il resto dei suoi "amici" che dicevano a ragazze di provarci con altre ragazze davanti a tutte, solo per metterle in imbarazzo.
Ragazze eterosessuali, ovviamente.
Eppure, quando una volta una ragazza lo aveva fatto abilmente, senza mostrarsi minimamente toccata da quella cosa, non si erano divertiti.
Dylan pensava che quello che voleva il Club fosse proprio imbarazzarlo.
E il modo giusto per farlo lo avevano trovato, ed era più azzeccato di quanto loro pensassero, probabilmente.

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Trovare i punti deboli di Rain non era una cosa facile.
Nessuno capiva come la ragazza fosse fatta veramente, in realtà.
Tutti quei cambi, tutti quei personaggi che avevano fatto parte della sua vita fin dal primo anno, confondevano e disorientavano tutti.
E tra i tutti, era compresa anche lei.
La Rain di quei giorni era una ragazza timida e ironica, che amava fare battute insieme a Hugo e prenderlo in giro - beh, questo lo faceva sempre, in realtà - e alla quale piaceva stare sotto gli alberi ad ascoltare il canto degli uccellini.
Era strano, quanto quella Rain fosse differente da quella della fine del quarto anno.
Probabilmente, la sua lei del passato le avrebbe sputato in faccia, vedendo quel suo amore per il bello e per il delicato.
Comunque, la fase ribelle era passata, e Rain non credeva sarebbe tornata più.
Il carattere di Rain era difficile da codificare per Rain stessa, figurarsi per gli altri.
Di tutti gli amici che la Grifondoro aveva - ed erano tanti, era abbastanza socievole, lei - solo pochi avrebbero potuto definirla con un paio di aggettivi veramente giusti.
Eppure, qualcuno aveva capito meglio degli altri.
Questo qualcuno, anzi, questi, erano i membri del Club.
Rain sapeva cos'era il Club solo perchè Hugo gliene aveva parlato tempo prima, dicendo che gli sarebbe piaciuto farne parte.
In sostanza, era una specie di setta segreta che si riuniva e divertiva, da quello che la ragazza aveva capito.
Tuttavia, quello che non riusciva ad afferrare era perchè avessero scelto lei come uno dei possibili nuovi membri.
Probabilmente erano pazzi.
Pazzi, e intelligenti, perchè la prova che le avevano dato da superare sembrava studiata apposta per lei - in effetti, lo era.

"Mettiti in piedi sul tavolo, e urla davanti a tutta la Sala Grande, a cena"

Colpito e affondato.
Se la Rain di quel periodo aveva una debolezza, probabilmente era la timidezza.
Era perchè, o almeno così Rain pensava, nella sua fase ribelle non le era importato del giudizio altrui, per niente.
Però il suo orgoglio, le diceva di non poter rifiutare la sfida.
Insomma, interpretava si personaggi diversi, ma era sempre una Grifona, lei.

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Catherine incontrò Louis nuovamente mentre andava a lezione.
- Hanno ricevuto tutti le lettere? - gli domandò.
Lui annuì. - Certamente, trésor. E a giudicare da un paio di reazioni che ho visto, abbiamo fatto centro -
Cathy cercò di non concentrarsi sull'accento francese del ragazzo, che trovava tanto attraente. - Puoi dirlo forte. La reazione di Aghata è stata impagabile. La cosa più bella è stata quando ha cercato di nasconderlo -
Louis rise, mettendole un braccio intorno alle spalle, ed abbassando la voce. - Dovevi vedere Archie, quando ha scoperto di essere il membro in incognito. La spalla mi fa ancora male per il pugno che mi ha dato -
- È stato decisamente divertente - fece Catherine. - Ma la cosa migliore sarà vedere le loro prove a compimento. Già immagino la faccia di Jude -
- Per lui più che una prova sarà una cosa di routine, ma davvero, non avevo idea di cosa potergli far fare -
Catherine annuì. Jude doveva umiliare qualcuno in malo modo, davanti a tutti.
- E poi, beh, si passa alla fase due - disse Louis.
Cathy aggrottò le sopracciglia. - C'è una fase due? -
Louis annuì sicuro. - C'è sempre una fase due, hai mai visto un film di spionaggio? -
- Ovvio. Rose li adora, e dopo tutte le volte che mi ha costretto, me li ha fatti piacere -
- Sei forte, ragazza - sorrise il Weasley. - Comunque, la fase due del piano consiste in una festa. Ma di più non posso dirti, perchè sarai anche tu sotto esame -
Catherine spalancò gli occhi.
Questo non lo aveva previsto.
- Non preoccuparti, trésor - disse Louis. - Andrai benissimo. E poi, tutti siamo ansiosi di vederti addosso qualcosa che non sia una divisa -




Gente,
senza indugiare vi dico che sono impegnatissima, e non riesco a pubblicare praticamente nulla.
Sono contenta di essere riuscita a scrivere almeno questo capitolo, e spero che non sia troppo deludente, dal punto di vista stilistico e della trama.
Volevo anche ringraziarvi per la vostra pazienza, siete persone d'oro *-*
Non vedete comparire un personaggio in questo capitolo, che non è stato neanche citato. È perchè purtroppo il possessore non recensisce, e lo trovo scorretto nei vostri confronti, ecco. Mi spiace farlo sparire, perchè mi piaceva molto.
Le lettere, poi, verranno messe in corsivo, ora non posso per problemi di editing.
I nuovi personaggi appariranno nel prossimo capitolo (dovrei riuscire ad includere tutti quelli che mi avete mandato). Non sono riuscita a fare più di questo, purtroppo sto male.
Baci,
Cathy
Di seguito vi lascio i pv, nel caso qualcuno non li avesse visti (inserirò le gif in seguito)*-*


Dominique Weasley



Rain Sound



Elske Falk



Aghata Olivander



Victoria Braxton



Rose Weasley



Catherine Montague



James Sirius Potter



Scorpius Malfoy



Jude Verrater



Dylan Thompson



Louis Weasley



Archibald Urie




Albus Severus Potter

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