Tra Incubi e Realtà

di WolfEyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


TraIncubiERealtà

Ciao a tutti! Questa è la mia prima fan e spero tanto che sia di vostro gradimento!!! Ci tengo ad avvisare i potenziali lettori che ho una povertà lessicale veramente allucinante. In più non sono brava a descrivere e inventare combattimenti.

Vi chiedo di finire di leggere la fan se la iniziate (a meno che questo per voi non voglia dire vomitare) e di essere più gentili che potete a dirmi che vi fa decisamente troppo schifo (forse ho chiesto un po’ troppo…! ;p) comunque GRAZIE MILLE! E adesso vi auguro buona lettura!( n.n”)

(questa fan è incentrata su NaruHina, altre coppie sono ShikaTema, NejiTen, e un accenno a KibaIno. Avrei voluto aggiungerci anche SasuSaku ma visto che lui è ancora da Orochimaru e non sapevo come farlo tornare non ho potuto. Chiedo perdono ai fan di quest’ultima coppia!)

PS: non garantisco che il carattere dei personaggi della mia fan rispecchi alla perfezione quello dei personaggi del cartone animato!!! ( n.n”)!!!

Grazie ancora! ^ ^

 

 

Tra Incubi E Realtà

 

 

Parte Prima

 

 

Qual è il confine tra un sogno e la realtà?

Una linea sottilissima, che spesso gli umani non vedono.

Proprio perché sottile.

E quando un sogno non è più un sogno…

Quando il sogno non è più un sogno ma un incubo…

…Qual è il confine?

Spesso anche il confine tra realtà ed incubo è quasi invisibile…

Ma i sogni sono felici…

Gli incubi no…

Essi possono far provare solo due cose:

La speranza che l’incubo non sia la realtà…

…e la paura che la realtà sia l’incubo.

 

*****

 

Il primo giorno di ottobre, un giorno come tanti. Quel giorno splendeva il sole, e nonostante non riuscisse più a riscaldare il Villaggio come due mesi prima, era sempre ben gradito. Ma sebbene ci fosse ancora quel po’ di sole, che rendeva le giornate meno fredde, la maggior parte della gente preferiva più che altro starsene in casa dove poteva rimanere al caldo e uscire solo se davvero necessario. Di conseguenza le strade erano quasi del tutto deserte. O per lo meno a quell’ora di mattina. Quelli già svegli erano ancora in pochi. Il freddo contribuiva alla sonnolenza.

Solo poche persone vagavano per le fredde strade quasi inanimate, tra cui un ragazzo e una ragazza…

 

 “Chissà che vorrà Nonna Tsunade da me di tanto urgente per farmi piombare in casa Hinata di domenica mattina!” si chiedeva Naruto sbadigliando mentre camminava per il villaggio con accanto Hinata, come solito imbarazzata. La guardò un attimo. “Non che mi dispiaccia vedere Hinata, però…!”

--Sei sicura che Tsunade non ti abbia detto nient’altro?-- domandò lui, intrecciando le dita dietro la nuca, sperando che sapesse qualcosa.

--Ehm…sì, sono sicura. Ha solo detto di aver urgente bisogno e di venirti a chiamare. Non so altro, mi dispiace.-- rispose timidamente lei.

--Ah…e io che volevo starmene a dormire almeno oggi!-- si lamentò sbadigliando ancora.

Hinata ridacchiò divertita.

--Siamo arrivati-- disse poi.

Ecco davanti a loro il palazzo dell’ Hokage.

--Ehi ma c’è anche Kiba.-- disse sorpreso Naruto.

--Si, dovevo andare a chiamare anche lui.-- dichiarò la ragazza.

Kiba intanto li aveva visti e li salutava agitando una mano, mentre Akamaru scodinzolava.

--Ciao ragazzi!-- li salutò raggiante Kiba.

--Almeno tu un po’ di vitalità ce l’ hai…-- lo invidiò Naruto.

--Hinata, ti ha detto l’ Hokage che cosa vuole?-- chiese alla ragazza ignorando completamente l’altro.

--No, so solo che ha bisogno di noi, niente di più.-- ripeté lei.

--Allora prima sappiamo cosa vuole e prima me ne torno a casa a dormire.-- disse il biondo iniziando a salire le scale seguito dagli altri. “Uffa! Se è una delle missioni di basso livello che servono solo a farti annoiare allora poteva evitare di chiamarmi!”

Lunga rampa di scale, lungo corridoio…ed ecco la porta dell’ufficio del 5° Hokage. Naruto bussò. “Speriamo almeno che sia interessante” pensò.

--Avanti--

I tre entrarono nella stanza e si fermarono davanti alla scrivania in attesa di informazioni.

--Oh, bene, siete voi, vi stavo aspettando.-- disse la donna.

“E vorrei vedere! Mi ha fatto svegliare troppo presto quindi spero almeno sia importante!”pensava Naruto poco contento. --Perché ci ha fatti chiamare?-- chiese poi.

--Devo affidarvi una missione importante.--

--Di che si tratta?-- domandò Kiba. “Aria di missioni! Evviva! Era da un po’ che non me ne affidavano una!” pensava felice. Ma Tsunade era tutt’altro che felice, anzi, sembrava preoccupata.

--È una missione delicata. E molto importante. Voi siete i soli rimasti qui a Konoha, tutti gli altri sono in missione, siete gli unici a cui posso affidare questa missione, e per fortuna ci sei anche tu, Naruto.-- disse seria con le dita intrecciate sotto il mento.

--Io?-- chiese stupito. Iniziava già a sospettare di cosa si trattasse, e la cosa lo teneva con il fiato sospeso.

--Sì. Si tratta di un ninja traditore del proprio paese. La missione va effettuata al più presto, prima che perdiamo le sue tracce. Crediamo che abbia qualcosa a che fare con…Sasuke.--

Tutti i presenti restarono a bocca aperta, più di tutti Naruto.

 --Sasuke? Ma…ma…manda solo noi tre in una missione del genere? Lui e il suo team sono forti, solo in tre non abbiamo praticamente speranze!-- il ragazzo si era messo quasi ad urlare.

La sua vera preoccupazione non era quella di non essere abbastanza forte, sapeva che l’obiettivo di Sasuke non erano loro, ma suo fratello Hitachi. Lui si preoccupava di un’altra cosa: se avessero fatto del male a Hinata? Non si sarebbe mai perdonato di non essere riuscito a proteggerla.

Il 5° Hokage si alzò sbattendo le mani sul tavolo. --Credi che non lo sappia? Credi davvero che manderei dei ninja del villaggio di cui sono il capo in una missione in cui metterebbero a repentaglio la loro vita?-- fece una breve pausa. --È per questo motivo che voi dovrete solo accertarvi se fa parte o no del team di Sasuke, e dovrete evitare combattimenti inutili contro questo individuo.-- la donna sembrava irritata da ciò che aveva detto Naruto. Lo guardava negli occhi con tanta rabbia da fargli quasi paura.

--Si calmi signorina Tsunade.-- le si avvicinò immediatamente Shizune tenendo in braccio il porcellino, che si era spaventato. Tsunade si sedette.

--È una missione delicata, dovrete scoprire informazioni sul suo conto e nient’altro. E combatterete solo se sarà necessario, se sarete in pericolo. Sono stata chiara?--

--Sì.-- risposero insieme i tre ragazzi.

--Ma chi è questa persona? Come faremo a trovarla e a riconoscerla?-- chiese Hinata un po’ preoccupata dalla situazione.

--Questa è una sua fotografia.-- disse la donna facendo scivolare qualcosa verso di loro sulla sua scrivania. --Nessuno sa dove si nasconde o dove viva, comunque si fa vedere di notte qualche volta per seminare un po’ di panico o distruggere qualche casa.-- spiegò.

--Senti Nonna Tsunade, rimane ancora il fatto che siamo solo in tre. Non si potrebbe aspettare ancora qualche giorno? Il tempo che qualcuno torni dalle altre missioni.-- disse Naruto un po’ preoccupato. --Se poi finiamo nei guai? Insomma…siamo in troppi pochi, non mi piace!--

--L’unico che finisce sempre nei guai sei solo tu Naruto. Comunque non possiamo aspettare. Come ho già detto non si sa dove viva e si fa vedere poche volte nel suo paese, si sposta di luogo in luogo continuamente. Aspettare significherebbe perderne le tracce.-- riprese la donna. --E poi non ti devi preoccupare, vi raggiungerà anche Sakura, così nell’eventualità di un combattimento lei vi potrà curare, se avrete bisogno.--

--Partirà anche lei assieme a noi?-- chiese timidamente Hinata con una ben mascherata preoccupazione. “Sarebbe un intralcio…uffa! Se c’è anche lei Naruto le starà appiccicato!”

--No Hinata.-- la donna sembrava essersi addolcita, o almeno calmata, e le sorrise. --Lei partirà domani, oggi deve rimanere a lavorare all’ospedale, abbiamo bisogno del suo aiuto.--

--Quindi lei partirà da sola…?-- quella di Naruto sembrava più un’affermazione che una domanda.

--E qual è il problema?-- chiese sorpresa.

--Non possiamo partire tutti insieme domani?-- chiese nel tentativo di farle cambiare idea.

Ma quella era la goccia che aveva fatto traboccare il piccolo vaso di pazienza che la donna aveva per Naruto. Ancora una volta si alzò di scatto, arrabbiata. Sbatté una mano sulla scrivania, si portò l’ altra a un fianco e si mise ad urlare.

--NARUTO SEI SORDO FORSE O SONO I TUOI TIMPANI CHE NON SONO COLLEGATI CON IL TUO PICCOLO CERVELLINO??? DANNAZIONE! CON TE MI SEMBRA DI PARLARE UN’ ALTRA LINGUA! HO DETTO CHE NON SI PUò ASPETTARE ALTRO TEMPO O SI POTREBBERO PERDERE LE SUE TRACCE!!! È QUESTO CHE VUOI? SE LUI CENTRASSE QUALCOSA CON SASUKE TU LO LASCERESTI SCAPPARE? TI PASSANO O NO QUESTE INFORMAZIONI PER L’ ANTICAMERA DEL CERVELLO, SEMPRE SE CE L’ HAI?????-- si fermò un attimo per prendere fiato --A volte mi chiedo se tu mi stia veramente ad ascoltare o faccia finta!--

Se prima Naruto aveva quasi preso paura adesso si era davvero spaventato. La ramanzina di Tsunade pronunciata a raffica e gridatagli contro lo avevano costretto a fare due passi indietro. L’ Hokage si sedette e sospirò, riprendendo la calma, mentre Naruto non sapeva cosa dire, o meglio, non sapeva nemmeno se poteva muoversi senza essere incenerito dallo sguardo di Tsunade. Era rimasto immobile, come tutti i presenti. Il povero Tonton aveva perso almeno 10 anni della sua vita con quello spavento!

--Allora, sono stata chiara Naruto? Mi hai sentita bene?-- chiese la donna che era tornata seduta, con i gomiti appoggiati al tavolo e le mani sotto il mento.

--S-Sì.-- balbettò Naruto. “Questa donna è pazza! No, non è una donna, è una belva isterica inferocita!”

--Signorina Tsunade…credo l’ abbiano sentita in tutto il Villaggio…-- disse Shizune leggermente intimorita dal fatto di poter provocare un’ altra sfuriata come quella. Se fosse successo di nuovo quell’ufficio avrebbe fatto a meno dei vetri per un po’!

La donna pareva non averla minimamente ascoltata.

--Comunque…tornando al discorso di prima…partirete tra un’ ora. Sakura vi raggiungerà fra un giorno, è in gamba e anche se viaggia da sola se la caverà.-- parlava come se non fosse accaduto niente. --Mi raccomando: niente combattimenti se non sono necessari. È un individuo pericoloso. Dovrete solo raccogliere informazioni.-- ripeté la donna nel caso in cui qualcuno non l’avesse sentita bene.

--D’ accordo.-- dissero tutti insieme prima di uscire dall’ ufficio e lasciare la “ belva “ a calmarsi.

Una volta arrivati davanti alle scale Kiba si lasciò sfuggire un commento, sicuro che lì non potesse essere sentito da Tsunade.

--No, dico, ma l’ avete sentita? Sembrava un vulcano in eruzione!-- disse mentre iniziavano a scendere le scale.

--Credi che io non me ne sia accorto? Parlava proprio a me!--

--Infatti! L’ hai davvero fatta arrabbiare questa volta!--

--Stai dicendo che è colpa mia?--

--OVVIO CHE LO È!--

--Ehi come facevo a sapere che lei si sarebbe arrabbiata tanto solo per una semplice domanda?--

--L’ immaginazione non è il tuo forte! Aveva già ripetuto più volte cosa c’era da fare! E tu come al solito non l’ ascolti! Sei un impiastro!--

--Smetti di insultarmi brutto cagnaccio!--

--Senti chi parla! Almeno io e Hinata possiamo essere utili in questa missione. Fiuto e Byakugan servono molto per cercare una persona, invece tu sei stato chiamato solo perché eri l’ultimo rimasto e perché forse c’è Sasuke di mezzo!!!--

--Ragazzi smettetela!-- li interruppe Hinata. --Se iniziate a litigare già da adesso, durante la missione non combineremo un bel niente!--

--Sì Hinata, hai ragione, scusa!-- le disse Kiba sorridendo.

--Scusa, durante la missione faremo più attenzione a non litigare!-- disse Naruto ridendo con una mano dietro la testa.

Ormai erano arrivati alla fine della scalinata.

--Bene, allora fra un’ ora esatta ci ritroviamo alle porte del villaggio.-- disse Hinata soddisfatta perché forse, almeno quella volta, non avrebbero bisticciato su cose inutili.

Così si salutarono e ognuno andò a casa propria per preparare il necessario per la missione.

***

“Che bello! Una missione con Hinata! Sììììì!” Pensava Naruto tutto contento mentre preparava il suo zaino.

Strano credere che Naruto pensasse queste cose, eh? Ma invece è proprio vero, quasi non ricordava che alla missione avrebbe fatto parte anche Sakura, o forse è meglio dire che non gli interessava più di tanto se lei ci fosse stata o meno, cosa che invece tempo fa gli avrebbe fatto MOLTO piacere.

Ormai considerava Sakura solo un’ amica, aveva capito che lei avrebbe sempre preferito e voluto Sasuke, che l’ avrebbe aspettato. E a lui non avrebbe dato una misera possibilità. Perché lei lo considerava solo un amico e compagno, niente di più. Il ragazzo sapeva che se Sakura lo avesse accettato sarebbe stato solo amore falso, che si sarebbe solo accontentata di lui visto che non poteva avere Sasuke. Quindi Naruto aveva abbandonato l’idea di poter contare qualcosa di più per Sakura e l’ aveva lasciata perdere. In questo modo aveva veramente aperto gli occhi e si era accorto di una persona in particolare: occhi lilla chiaro, quasi bianco, lunghi capelli nero-viola, sempre con le guance leggermente arrossate, gentile, carina, dolce e soprattutto timida. Hinata Hyuuga.

D’ un tratto il sorriso di Naruto scomparve.

“Se quell’ individuo è davvero pericoloso come dice Nonne Tsunade…dovrò proteggere Hinata. E se quell’ uomo ha qualcosa a che fare con Sasuke o con l’ Akatsuki lo sarà ancora di più.” Strinse forte i pugni. “Non posso permettere che le accada qualcosa, proprio adesso che mi sono reso conto di…”

Prese lo zaino che aveva appena finito di riempire, se lo caricò sulle spalle e uscì di casa per recarsi dove Hinata e Kiba lo stavano aspettando.

***

“Ma…non c’è ancora nessuno…possibile che…no non ci credo, non posso essere arrivato in anticipo!”

E invece era proprio così. Precisamente i minuti di anticipo erano 20.

“Bah, devo essere malato, e anche molto! Ma forse è perché il fatto che tutto questo possa centrare con Sasuke mi ha messo fretta. Si questo è molto più probabile. Dopotutto avevo fatto la promessa a Sakura di riportarlo a casa, e dato che la devo ancora mantenere è normale che mi interessi questa missione, anche se dobbiamo solo raccogliere informazioni.” A Naruto tornarono in mente alcuni momenti dello scontro tra lui e Sasuke avvenuto nella Valle della Fine tre anni prima. Ricordava che dopo aver scatenato la prima coda della Volpe, grazie alla quale gli si era richiuso il buco nella spalla, aveva rivolto a Sasuke queste precise parole: ‘ A costo di rompere ogni singolo osso del tuo corpo ti riporterò a casa con me! ‘.

Ma le cose non erano andate a finire come sperava lui…

“Maledizione Sasuke! Saresti potuto diventare forte anche senza l’ aiuto di Orochimaru!” per la seconda volta nella giornata strinse forte i pugni, arrabbiato. Questa volta però, stringendo così tanto, rischiava di ferirsi al palmo delle mani con le unghie. Ma non gli importava minimamente.

Scosse la testa per scacciare quei pensieri.

Poi gli venne un idea…

***

--Hinata ti prego, fai attenzione!-- il pover’ uomo l’ aveva seguita fino alla porta di casa pur di ripeterle per la milionesima volta la stessa frase. E la ragazza ormai non sapeva più che cosa fare (essendo una ragazza sincera aveva rivelato al padre quanto fosse pericoloso l’ uomo, che era l’ oggetto della missione, secondo l’ Hokage, e questo fu il suo errore!) per farlo smettere e rassicurarlo se non ribadirgli la stessa identica cosa, che sembrava proprio non volergli entrare in testa:

--Sì padre, tranquillo, non mi succederà niente, dobbiamo solo raccogliere informazioni. E poi ci saranno anche Naruto e Kiba.-- spiegò pazientemente.

Lo sguardo del padre divenne quasi omicida

--Sarà meglio per loro che non ti accada niente o poi sarà a loro che accadrà qualcosa…-- disse lentamente.

--Sì padre, state calmo!--

La ragazza era arrivata alla porta del recinto che circondava il giardino della villa…con il padre alle calcagna che le ripeteva la solita lagna. Hinata vide con grande sorpresa e gioia Naruto venirle incontro.

--Naruto! Ma cosa ci fai qui?-- chiese stupita.

Il ragazzo, che era arrivato appena in tempo per sentire l’ ultima frase detta da Hiashi ed era rimasto confuso dal suo tono di voce, non fece in tempo a rispondere che Hiashi spuntò con la sua lamentela.

--Figlia mia! Per favore rifiuta la missione!-- disse disperato.

Hinata era diventata paonazza. “Accidenti papà! Proprio davanti a Naruto!”

--P-padre! Mi mettete in imbarazzo !--

Fu in quel momento che Hiashi si accorse della presenza di Naruto.

Il suo sguardo assunse la scintilla omicida di prima.

--Tu…-- disse lentamente, freddo come una statua. --Tu devi essere Naruto…--

Il ragazzo, perplesso, annuì con un solo cenno del capo.

E fu il disastro…

L’ uomo si fece serio.

--Se Hinata non torna a casa sana e salva, anzi, se ritorna con un solo graffio, per te non sarà una bella esperienza…--

Naruto deglutì, un po’ intimorito, ma fece ancora un cenno affermativo con la tasta.

A quanto pare, le ripetute frasi di Hinata erano servite solo a fargli entrare in testa che assieme a lei nella missione ci sarebbe stato anche il ragazzo.

--Padre smettetela! Adesso dobbiamo andare, Kiba ci starà già aspettando, arriveremo in ritardo. E voi non volete, vero, che il 5° Hokage si arrabbi perché partiamo in ritardo?!-- la ragazza con quella frase si liberò facilmente del padre, che mai avrebbe voluto far arrabbiare l’ Hokage, aiutando così anche Naruto.

--Ehm…io…no. Andate pure…-- Hiashi si arrese: la figlia sarebbe andata a quella missione.

E poi, come poter rifiutare l’ occasione di stare con Naruto?

--Bene, allora arrivederci!-- lo salutò frettolosamente prendendo Naruto, ancora mezzo sconvolto dalla scena alla quale aveva appena assistito, per una manica e trascinarlo via dall’ insolita iper protezione del padre.

Passando davanti a Hiashi, Naruto si accorse di come lo guardava ancora male. Gli si fermò un attimo di fronte.

--Non si preoccupi signor Hyuuga, a sua figlia non succederà niente!--la rassicurò sorridendogli.

L’ interessata arrossì appena, poi tirò delicatamente la manica del ragazzo per avvisarlo che era ora di andarsene. Così i due si rimisero a correre.

--Attenta!-- ripeté il padre, che ricevette un “sì” leggermente seccato dalla figlia prima che i due, alla prima stradina alla loro destra, curvarono e sparirono dalla vista di Hiashi.

Appena curvarono la ragazza si fermò appoggiando la schiena contro il muro esterno di una vecchia casa, sospirando di sollievo.

--Hinata, ma siamo veramente così in ritardo?-- chiese Naruto che, poveretto, di tutto quello che aveva visto non aveva capito quasi niente.

--No. È che non volevo più che mio padre insistesse col fatto di fare attenzione! Era da un’ ora che mi assillava chiedendomi di non partire. Mi dispiace per quello che è successo, mio padre non diceva veramente, era solo…molto preoccupato. E…s-scusa se ti ho trascinato via così.-- spiegò la ragazza un po’ in imbarazzo. Parlando, non lo aveva guardato perché altrimenti avrebbe solo balbettato senza riuscire a spiccicare una parola abbastanza comprensibile.

Naruto le sorrise allegramente.

--Ma no, figurati! In fondo era solo in pensiero per te, non c’ è niente di male.--

--Sì, hai ragione, anche se non aveva mai fatto tutte queste scenate.-- continuò a testa bassa. --Ma…che…che ci facevi lì? Insomma, voglio dire, perché sei passato? Dovevamo trovarci tutti alle porte del Villaggio…-- chiese più timida.

--Ero stranamente arrivato in anticipo, non era arrivato ancora nessuno e non mi andava di aspettare. Così ho deciso di passarti a prendere.-- disse il ragazzo.

In realtà c’erano altri due motivi: uno perché se fosse rimasto da solo avrebbe continuato a pensare a Sasuke, a quanto male aveva fatto a lui e a Sakura, a quanto era stato egoista. E non aveva proprio voglia di rifletterci, avrebbe avuto tutto il tempo che voleva durante la missione da dedicare al suo amico-rivale. Il secondo motivo (ma non meno importante) perché così sarebbe stato con Hinata.  “( n.n )

--G-grazie…S-s-sei stato molto gentile.-- balbettò Hinata senza poter fare a meno di sorridere. “Fortuna che ho avuto la bella idea di farmi crescere i capelli, così, se sto a testa bassa non mi vede in volto. Perché se poi lo guardo e svengo? Non è proprio il momento adatto!”

--Adesso però sarà meglio andare, o faremo tardi sul serio.-- disse Naruto immaginando Kiba impaziente e arrabbiato che li aspettava insieme ad Akamaru. “Anche la quarta ramanzina no eh!!!” ( -.- )

Hinata annuì e si incamminarono. Per la seconda volta nella giornata passeggiavano insieme. Su di loro calava solo un imbarazzante silenzio, che nessuno dei due aveva il coraggio di rompere.

 “Perché non riesco a dirle niente? Accidenti.”

“Oddio, oddio, oddio, oddio! C’è troppo silenzio…aiuto! Solitamente è così allegro e solare, perché adesso non dice niente? Ok Hinata, calmati, cerca di camminare senza barcollare e inciampare, e per l’ amor del cielo, respira!”

“Dai, non è difficile! Apri la bocca e spari la prima cazzata che ti viene in mente!…No no! Poi ci faccio la figura del cretino e mi prende per un povero deficiente di un imbecille!”

“Allarme! È a pochi centimetri da me e stiamo camminando solo io e lui da soli! Aaaaaaaaaaaaaaaah! No mi devo calmare, va tutto bene, è tutto come stamattina. Invece non è vero, perché lui questa mattina parlava!…Forse…non gli piace la mia compagnia…”(o.0)

“Ma che cos’ ha Hinata? Forse…non si sente bene. Spero di no! Perché…perché lei alla missione deve venire o io e Kiba ci sbraneremmo, e poi soprattutto perché lei deve stare bene!!!”

“Magari è silenzioso perché nella missione può averci qualcosa a che fare anche Sasuke…in fondo era il suo miglior amico…è normale…”

Dopo 5 minuti passati senza dire una parola, tra frasi solo pensate, arrivarono alle porte del Villaggio.

Kiba non c’era ancora.

--Uff! Per fortuna! Non avevo proprio voglia di beccarmi anche la 4° sgridata!-- esclamò come se avesse riacquistato la capacità di parlare.

Hinata ridacchiò divertita, poi ancora una volta calò il silenzio imbarazzante.

Naruto si fece coraggio e parlò.

--Hinata, stai bene?-- chiese un po’ titubante.

--Eh? Cosa? Ah, sì sto bene…--

--Mi sembravi strana…-- ”Almeno no sta male. Però…c’è qualcosa in lei che non va…”

--Non ti preoccupare, stavo solo pensando…-- “Si è accorto che sono preoccupata…” pensò un po’ triste.

--E a cosa pensi?-- domandò lui spinto dalla curiosità.

Hinata tardava a rispondere.

--…Se vuoi dirmelo…-- aggiunse Naruto pensando che forse si sentiva un po’ a disagio.

--È che…io…io pensavo…che forse tu eri…preoccupato per Sasuke…-- “Ecco, adesso gli ho messo il morale sotto i piedi. Complimenti a me stessa!”

Stavolta fu Naruto a non rispondere. Era rimasto molto sorpreso dalla frase detta da Hinata.

--Se…se lo incontrerai…o se con quella persona lui avesse qualcosa a che fare…che cosa farai?-- chiese guardando in basso (come aveva fatto fino ad adesso per non balbettare!) “Stupida, stupida, stupida, stupida, stupida, stupida! Come ho potuto chiedergli veramente una cosa del genere?”

Il ragazzo aveva perso il sorriso. Rispose in un tono freddo che non gli apparteneva. “Di nuovo quel maledetto Sasuke…”

--Farei come ha detto Nonna Tsunade, quindi non farei niente che non sia necessario fare. Combatterò solo se saremo in pericolo.--  “Combatterò se tu sarai in pericolo, Hinata. Lo farò per te. Non sono riuscito a fermare il mio migliore amico, e l’ ho perso. E non voglio rischiare di poter perdere anche la persona che amo, l’ unica che adesso è davvero importante, quindi lo farò solo per te.”

--Scusami Naruto, non avrei dovuto chiedertelo.-- disse la ragazza dispiaciuta, alzando appena lo sguardo.

Il ragazzo ritrovò il sorriso e l’allegria.

--Non devi scusarti di niente Hinata! È tutto a posto.--

Hinata, rassicurata dalle parole del ragazzo, lo guardò e sorrise, felice che l’avesse perdonata.

Proprio in quel momento arrivò Kiba, seguito dal suo fedele cane ninja.

--Ciao ragazzi!-- esclamò il nuovo arrivato.

--Oh, ciao Kiba.-- lo salutò la ragazza allegra.

--Ciao…-- lo salutò invece Naruto con molto meno entusiasmo.

--Naruto? Ma…Sono io che sono arrivato in ritardo o sei tu che sei malato e sei arrivato in anticipo?-- chiese Kiba sorpreso.

--Entrambe le cose!-- gli fece notare il biondo, pungente.

E dopo essersi lanciati un’ occhiataccia in cui ognuno dei due vedeva negli occhi dell’altro tre cose (1-una scintilla da killer. 2-la volontà di maledire chi aveva di fronte. 3-il desiderio di fulminare, incenerire, polverizzare e carbonizzare la persona che aveva davanti) Hinata li riportò alla “civile” realtà.

--Adesso sarà meglio partire, se non vogliamo far arrabbiare la signorina Tsunade per il ritardo.-- “E se non voglio scoprire che mio padre mi ha pedinata e che adesso spunterà dal nulla venendomi addosso riprendendo la lagna…” si immaginava la ragazza che non si era accorta dell’ occhiata dei due perché stava accarezzando Akamaru.

Così i tre ragazzi partirono, e come al solito Naruto era quello più felice. O meglio, così sembrava. Così faceva credere lui. Invece pensava a Sasuke. Hinata aveva ragione, che cosa avrebbe fatto se l’avesse incontrato? In realtà non lo sapeva nemmeno lui. Ormai a Sasuke non importava niente dei suoi vecchi amici, di Sakura, e di lui. Sicuramente non avrebbe esitato ad ucciderli, e visto che era stato allenato da Orochimaru era sicuramente diventato fortissimo, e non ci avrebbe messo molto a farlo.

A lui importava solo la vendetta. Voleva uccidere Itachi, solo questo era veramente rilevante. Tutta colpa del Quintetto del Suono. O forse, era colpa di Naruto.

Se quel giorno non si fossero scontrati sul tetto dell’ ospedale, se Sasuke non si fosse accorto della potenza del Rasengan, se la rabbia infondata per considerarsi un debole non lo avesse accecato.

Se Naruto non avesse accettato di scontrarsi con lui… se tutto questo non fosse mai accaduto, le cose sarebbero rimaste come all’ ora.

Se, se, se…troppi se. Ormai quello che era successo non poteva essere cambiato, faceva parte del passato, un passato che però si faceva ancora sentire nel dolore. Un passato che niente avrebbe potuto cancellare. Un dolore che nonostante tutto sarebbe rimasto, perché basta un semplice ricordo per fare del male. E questo Naruto lo sapeva. Ma per lui, soffrire ormai non faceva più così tanta differenza, in fondo aveva perso i genitori appena nato, aveva passato un’infanzia di solitudine e di prese in giro da parte degli altri bambini, aveva un mostro sigillato nel corpo, la ragazza che prima gli piaceva non lo aveva mai degnato di uno sguardo, il suo migliore amico lo aveva abbandonato, il suo maestro se n’ era andato per sempre. Il problema non era la sua, di sofferenza, ma quella di Sakura. Ogni giorno, quando lui la guardava, gli veniva in mente la promessa che non aveva mantenuto, ricordava le sue lacrime quando lei l’aveva incontrato prima di partire per la missione di recupero di Sasuke, e sapeva che Sakura, nella promessa, ci sperava ancora. E questo lo faceva star male. Lei aveva creduto in lui, e lui aveva tradito la sua fiducia.

E se pensava che a Sasuke non importava niente nemmeno di Sakura lo faceva arrabbiare. Va bene, poteva fregarsene di lui, ma di Sakura, di quella ragazza che per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, non poteva non importargli nulla! Quante persone sono disposte a fare qualsiasi cosa per te? Ce ne sono ben poche, e spesso non si trovano. Sasuke aveva voltato le spalle a tutto questo. Agli amici, alla fortuna di avere qualcuno che ti considera importante, a tutto. Per cosa poi? Per la vendetta. Per la forza. Per nulla di veramente importante.

Ma era stata una sua scelta. Adesso era troppo tardi per tornare indietro.

--Naruto?! NARUTO!!!-- lo chiamò Kiba arrabbiato e seccato allo stesso tempo.

--Ma che cavolo vuoi? Non c’è bisogno di urlare!-- gli rispose il ragazzo.

--Invece sì idiota, sei sordo! Ti sto chiamando da un’ ora.-- esplose l’ altro.

Naruto notò che lui e Hinata si erano fermati a pochi metri di distanza da lui. Hinata vide il suo stupore e gli spiegò perché l’avevano chiamato.

--A-abbiamo deciso di fare una pausa…sono quasi tre ore che camminiamo.-- concluse.

“Tre ore???” pensò Naruto sbalordito. Non se n’era nemmeno reso conto. Non si era accorto di aver camminato così tanto e che fosse passato così tanto tempo. Aveva camminato in testa al gruppo, stando a qualche passo di distanza da loro. Aveva pensato a Sasuke tutto il tempo e non si era preoccupato di quello che gli accadeva intorno. Si sbalordiva più del fatto che, avendo camminando davanti a Kiba e Hinata, non avesse sbagliato strada visto che non era nemmeno stato richiamato una sola volta da Kiba. O forse non se n’era accorto. No, Kiba gli avrebbe urlato dietro come un attimo fa.

--Non startene lì imbambolato, impiastro, vieni qui piuttosto!-- lo riscosse dai suoi pensieri Kiba, ancora arrabbiato.

Naruto obbedì, raggiungendoli dove avevano appena appoggiato gli zaini, prima di rendersi conto di cosa gli aveva veramente detto Kiba.

--Come sarebbe a dire? “Impiastro” a chi? Brutto cagnaccio rabbioso spelacchiato e pieno di pulci che non sei altro!!!-- gli rispose Naruto sbraitando.

--Cosa? Ripetilo se hai abbastanza fegato da affrontarmi!-- lo sfidò l’altro.

--Con piacere! Brutto cagnaccio rabbioso spelacc-.-- venne interrotto.

--Ragazzi!-- li richiamò Hinata seria e un po’ arrabbiata. --Mi avevate detto che non avreste litigato.-- gli ricordò.

--Sì Hinata, scusaci.-- disse il biondo chinando un po’ il capo, con espressione colpevole.

L’ ultima volta che si trovarono in una missione solo loro tre, lui e Kiba non avevano fatto altro che litigare, e Hinata si era fatta male a una caviglia a causa loro. E Naruto non voleva che adesso la cosa si ripetesse.

La ragazza arrossì appena vedendolo così dispiaciuto. --Non fa niente…però vedete di cercare di andare d’accordo…o di fare finta, ma non litigate.--

--Bene, io vado a cercare qualcosa da mangiare, tu Naruto vai a cercare della legna.-- dettò gli ordini l’altro ragazzo.

--Cosa? E Hinata?-- Naruto si trattenne dall’aggiungere altro, ma solo per Hinata.

--Con lei resterà Akamaru. Io, con il mio fiuto, posso cavarmela anche da solo per cercare cibo.-- spiegò. --Ci sono obbiezioni Hinata?-- le chiese gentilmente.

--N-no, no. Per me va bene, non c’è problema.--

Così i due ragazzi presero due strade diverse, lasciando Hinata con il grande cane bianco di Kiba.

*****

Naruto camminava tra gli alberi con un mucchietto di legnetti in mano, cercando di intravedere tra i grossi tronchi semi ricoperti di muschio, Hinata e Akamaru.

Ed ecco che li vide: Akamaru sdraiato e accanto a lui Hinata, in ginocchio, lo accarezzava. E il cane ne sembrava contento, infondo era un coccolone.

“Quanto vorrei essere quel cane!!!” pensò Naruto arrossendo un po’. “Però infondo non mi piacerebbe essere un ammasso di pelo e pulci.” Si disse per scacciare via il pensiero.

Attraversò gli ultimi alberi che lo separavano da lei, facendosi così vedere.

--Oh…N-Naruto…sei già arrivato.-- disse lei un po’ sorpresa.

--Sì! E spero che la legna sia di gradimento a quel pulcioso e che non si arrabbi.-- si lamentò facendo ridere Hinata.

Poi il ragazzo andò a sedersi vicino ad un albero per potersi appoggiare con la schiena al tronco. Il suo sguardo era cambiato, non era più quello contento di prima. Adesso, i pensieri che gli avevano occupato la mente sia durante il viaggio e mentre cercava la legna, erano tornati a ronzargli in testa. E con quei pensieri per lui era difficile apparire il solito ragazzo allegro e senza preoccupazioni di sempre, perché in realtà non era così.

Hinata se ne accorse e, facendo appello a tutto il suo coraggio, andò a sedersi accanto al ragazzo.

--N-Naruto…tutto bene?-- chiese un po’ timidamente.

Lui la guardò un attimo interrogativo prima di risponderle falsamente allegro --Ma sì. Certo che va tutto bene!-- poi le rivolse un sorriso forzato, anche se infondo era consapevole che Hinata non l’avrebbe bevuta. Era intelligente e lo conosceva bene, lei sapeva che stava mentendo, gli si leggeva in faccia.

--Naruto…con gli altri puoi fingere, ma con me è inutile che ci provi. So che c’è qualcosa che ti turba…lo capisco…A me puoi dirlo, se vuoi. E cercherò di starti vicino.-- disse senza però guardarlo in volto.

Lui si voltò a guardarla, sorpreso da quelle parole. Lei era così bella, carina, gentile con tutti, e tanto dolce e comprensiva. La fissava guardare davanti a se, le guance leggermente arrossate per le parole da lei pronunciate, i lunghi e lisci capelli mossi da un leggero venticello, il suo sguardo rivolto ad un punto indefinito.

Ma in qualche modo anche lo sguardo di Hinata sembrava triste, triste perché vedeva Naruto esserlo.

--Pensavi a Sasuke anche questa volta…vero?-- aggiunse lei. Ma non era come quando gliel’aveva chiesto quella mattina, quella volta era diverso. Quella mattina glielo aveva domandato più per la curiosità di sapere cosa pensasse. Adesso glielo chiedeva per aiutarlo.

Naruto abbassò lo sguardo --Sì…si vede che oggi non è un giorno molto fortunato per me…Se devo essere sincero, Hinata, non so cosa farò se lo incontrerò…-- fece una pausa --Ho paura…paura che possa fare ancora del male. Specialmente che lo possa fare a Sakura.--

Quelle parole la colpirono. “È vero, lui è innamorato di Sakura…e presto lei prenderà parte alla missione. Io…io posso già considerarmi senza alcuna speranza.”

--Gliene ha già fatto tanto, non voglio che gliene faccia ancora. Però…io non so se posso riuscire a impedirglielo, non ci sono riuscito prima e niente mi da la certezza che possa riuscirci ora.-- disse appoggiando il gomito su il ginocchio piegato e stringendo la mano a pugno.

--Non è tua la responsabilità di ciò che fa Sasuke, Naruto, non sei tu il responsabile delle sue scelte e quindi non sei colpevole della sofferenza di Sakura…--

--Però sono colpevole di aver infranto la promessa fatta a Sakura, e questo l’ ha fatta soffrire ancora di più…--

--Tu quella promessa non l’ hai infranta, devi solo ancora mantenerla. E ce la farai. Tu puoi fare tutto se ci credi veramente.--

--No…se fosse vero quella promessa l’avrei già mantenuta, perché io credevo di poter riuscire a farlo.--

Lei si rattristò un po’ sentendogli dire quelle cose, piegò le ginocchia e le prese tra le braccia.

--Forse non ci credevi a sufficienza…non eri abbastanza sicuro di te stesso. Però Naruto tu ce la potrai fare, ne sono sicura, ci riuscirai perché lo fai per Sakura. Io ci credo…-- confessò leggermente più imbarazzata.

Ancora una volta lui la guardò sorpreso.

--Ehi ragazzi sono tornato!!-- annunciò Kiba, che non li aveva minimamente notati, interrompendoli. Akamaru andò scodinzolando felice verso il padrone.

--Comunque Naruto io ci sarò se avrai bisogno, per qualsiasi cosa.-- gli disse lei, questa volta sorridendo, poco prima di rialzarsi.

--Hinata!-- la richiamò il ragazzo appena un attimo prima che lei scattasse in piedi. La guardò negli occhi, riconoscente. --Grazie…davvero.-- disse anche lui sorridendo, questa volta un vero sorriso, dolcemente.

Inutile dire che questo provocò l’ avvampare della povera Hinata, che non svenne solo per chissà quale miracolo. E per fortuna che negli ultimi anni aveva imparato ad essere meno timida e a cercare di arrossire meno spesso!

*****

I quattro pranzarono con il cibo portato da Kiba. Le liti non si presentarono solo per la buona volontà di Naruto che non voleva far preoccupare Hinata e quindi non ribatteva alle battute del ragazzo (ci tengo a precisare che aveva giurato a se stesso che gliel’avrebbe fatta pagare per tutte quelle volte in cui era stato costretto a dargliela vinta senza ribattere)

I ragazzi si rimisero in viaggio per arrivare finalmente al paese dove avrebbero dovuto raccogliere informazioni.

Anche questa volta Naruto camminava davanti agli altri a qualche passo di distanza. Stavolta però sorrideva, sorrideva per la conversazione avuta con Hinata. Non si sarebbe mai aspettato di sentirsi dire quelle cose proprio da lei. Non credeva che lei potesse infondergli tanto coraggio e fiducia. Era riuscita a scacciare dalla sua mente il ricordo di Sasuke, almeno per il momento. Ed era meglio così, Naruto non aveva voglia di dedicargli altro tempo, gliene aveva già preso troppo.

Altre tre ore di viaggio, altre tre ore che per Naruto sembravano non essere passate perché ancora una volta aveva troppi pensieri per la mente che gli impedivano di rivolgere le proprie attenzioni a quello che gli succedeva attorno e anche questa volta non aveva sbagliato strada.

“Sarà stata la Volpe a guidare i miei movimenti, si vede che non voleva che io cadessi da un burrone!” pensò divertito quando Kiba annunciò che erano giunti nel paese che era la loro destinazione.

--Dovremmo dividerci?-- chiese Hinata a Kiba.

--Forse è meglio di no, questo paese non sembra avere gente molto pacifica con tutto quello che succede per colpa di quell’ uomo. E poi se si facesse vedere potremmo essere in pericolo se siamo da soli, meglio rimanere uniti.-- le rispose.

--Sì, hai ragione.--

--Da dove cominciamo?-- chiese Naruto

--Beh, non saprei, visto da qua non sembra che ci sia molta gente per le strade del paese. Proviamo a vedere se per strada c’è qualcuno altrimenti proviamo a vedere in un bar…-- rispose Kiba.

Quindi i ninja si incamminarono per le strade del piccolo paese, che come aveva già immaginato Kiba erano praticamente deserte. Le poche persone che li vedevano avvicinarsi da lontano subito cambiavano direzione e si affrettavano ad entrare nelle proprie abitazioni…

Molto strano…

Sotto doveva esserci qualcosa di abbastanza serio…

--Oh andiamo! Neanche fossimo degli spietati e pericolosi criminali evasi da una prigione!-- esclamò Naruto, spazientito da tutta quella situazione.

--Forse hanno paura di qualcosa, o meglio di qualcuno…-- disse Hinata --Magari credono che siamo dalla sua parte e non vogliono avere nulla a che fare con noi.-- concluse.

--Ah! Ma come si fa a stare dalla parte di quell’ uomo?!-- sbuffò Naruto.

--Ma se non l’ hai neanche mai visto!-- lo criticò Kiba.

--Oh…è vero!-- si ricordò --Ma se è per questo nemmeno tu l’ hai visto…--

--La foto ce l’ ho io.-- disse Hinata prendendo l’oggetto da una tasca e porgendolo ai due ragazzi.

I due guardarono con attenzione la fotografia per ricordare bene il viso dell’uomo per poterlo poi riconoscere.

Era giovane, sulla trentina, taglio di capelli simile a quello di Orochimaru (perdonate la fantasia…!) ma erano più corti, gli arrivavano poco più giù delle spalle, neri e lisci. Un ciuffo gli copriva per metà un occhio. Dallo sguardo in effetti non sembrava promettere nulla di buono: occhi color ghiaccio, impassibili ed impenetrabili. E poi, a renderlo ancora più tenebroso ma facile da riconoscere, aveva due cicatrici; una sul lato sinistro del collo, obliqua, che gli partiva circa da dietro l’ orecchio, e l’ altra verticale che gli partiva dalla tempia e gli arrivava fino alla guancia, anch’essa sul lato sinistro del viso.

--Lui sì che dovrebbe essere considerato un criminale…!-- commentò Naruto.

--Già.-- concordò Kiba e Hinata annuì.

I tre ragazzi si accorsero della presenza di qualcuno alle loro spalle.

Un’ anziana signora dai capelli grigi raccolti dietro la nuca dall’ aria leggermente spaventata si trovava dietro di loro, poco distante. Anche lei, come tutti gli altri, si voleva nascondere per non dover incontrare i tre ninja. Sfortunatamente per lei casa sua era proprio quella davanti alla quale si erano fermati i quattro “invasori”.

La donna fece uno scatto per raggiungere la porta dell’ abitazione senza essere fermata.

--Aspetti signora!-- le andò incontro Naruto intuendo il suo scopo, dopo aver preso la foto dalle mani di Hinata. --Lei sa per caso dirci qualcosa su quest’ uomo?-- chiese tendendo il braccio e mostrando l’immagine.

Lei però lo evitò e riuscì a raggiungere la porta.

Allora, a convincerla a parlare, ci provò Hinata.

--La prego signora aspetti! Se lei può dirci qualcosa allora lo faccia, per favore. È molto importante!-- chiese implorante.

La donna si bloccò mentre stava per entrare, sentendo le suppliche della ragazza.

--Mi dispiace ma io non posso aiutarvi, non so niente su quell’ uomo. Però accettate un mio consiglio: andatevene dal paese, e al più presto se non volete dei guai e se non volete procurarli a noi. Qui gli stranieri, come avete già potuto notare, non sono ben voluti.-- disse un po’ scortese, poi sparì dietro la porta.

--Che accoglienza…-- commentò Kiba non molto contento.

--Se fanno tutti così non combineremo niente.-- disse Hinata.

--Continuiamo a cercare in giro.-- propose Naruto. Gli altri due annuirono.

I ragazzi si misero a cercare perlustrando ogni minima strada ma senza successo. Per le strade del piccolo paese non c’era anima viva. L’unico rumore che si udiva era quello dei passi dei tre ragazzi che vagavano in cerca di qualcuno a cui fare domande. Camminarono per vari minuti, quasi un’ora, ma senza alcun successo. E, come prevedibile, iniziarono a stancarsi di girare a vuoto.

Sentirono un rumore, come qualcosa di vetro che si scontrava leggermente con un altro oggetto, anch’esso di vetro. Probabilmente dei bicchieri. Si avvicinarono alla fonte di quel suono e si trovarono di fronte ad un bar. Decisero di entrare, quella poteva essere l’ unica occasione che avevano per chiedere informazioni.

Videro un uomo, dietro al bancone, molto robusto e più simile ad un armadio. Dai tratti del viso sembrava un uomo severo, e la poca luce che filtrava dalla porta contribuiva a farlo sembrare tale. Teneva in mano un bicchiere di vetro ed era intento a passarvi sopra uno straccio per pulirlo.

Poco distante dal bancone, seduto a uno dei tanti tavoli rotondi di legno che riempivano il locale, vi era un uomo, accasciato sul tavolo, mezzo (e forse non solo quello) ubriaco e con una bottiglia di vino quasi vuota stretta in una mano.

I tre ragazzi si avvicinarono all’ uomo dietro al bancone.

--Che volete?-- chiese brusco.

--Informazioni.-- rispose il biondino leggermente infastidito.

L’ uomo ubriaco si portò la bottiglia alla bocca, scolando la bottiglia fino all’ ultimo goccio, attirando l’attenzione dei presenti.

--Dammene un’ altra.-- disse singhiozzando l’uomo rivolto al barista.

--No, non vedi che sei ubriaco marcio? Vattene da qui con le tue gambe o ti ci butto fuori io a calci, non ho intenzione di servirti un solo bicchiere in più.-- rispose seccato ma senza guardarlo.

--Maledizione.-- imprecò l’altro mentre si alzava barcollando, lasciando sul tavolo la bottiglia vuota e una manciata di monete. --È colpa di quel bastardo. Accidenti a lui!-- rischiò di cadere una volta arrivato alla porta, ma riuscì a mantenere l’ equilibrio. --Quel fottutissimo figlio di p*****a!-- disse poco prima di sparire dalla vista delle persone nel locale, che lo osservavano.

Subito dopo il barista si rivolse al ragazzo.

--Non vedete che questo non è posto per mocciosi? Andatevene o per voi saranno guai.--

Insistevano ancora tutti a chiamarlo moccioso, per l’ira del ragazzo.

--Io non sono un moccioso! E poi non mi interessa un bel niente se avrò dei guai. Ti chiediamo solo di rispondere alle nostre domande, è così difficile o credi di potercela fare? O forse hai paura di consumare troppa voce?-- ribatté Naruto acido per il commento da lui ricevuto.

--Senti ragazzino, non venire nel mio locale e pretendere di fare il capo e di dettare ordini, capito?-- disse arrabbiato ma senza agitarsi. --Se vuoi evitare di passare dei guai e farli passare anche a me.--

--Siamo stanchi di sentirci dire che passeremo dei guai, e non ci interessa se accadrà.-- disse Kiba, parlando a nome di tutti.

--Allora se non interessa a voi di passarli, pensate alla gente del paese che li passerà se voi non vi farete gli affari vostri.-- ribatté ancora una volta l’uomo.

--Ma noi siamo qui per aiutarvi. La prego signore, risponda alle nostre domande, è importante!-- ed ecco le preghiere di Hinata, che ebbero l’effetto precedente: ottenere ciò che si desidera (e poi come poter rifiutare la richiesta di una ragazza così dolce e carina? Arma segreta e asso nella manica).

Il barista sospirò, arrendendosi. --Parlando con voi sto mettendo a rischio l’ incolumità degli abitanti del paese intero, ma se veramente voi potete aiutarci allora vedrò cosa posso fare per voi. Cosa volete sapere?--

--Sappiamo che lui è un uomo pericoloso.-- disse la ragazza facendo scivolare la fotografia sul bancone.--Ma vorremmo sapere qualcosa di più sul suo conto-- concluse.

--Immaginavo che si trattasse di lui…-- disse --Si chiama Zantetsu, era nato in questo paese. Ma purtroppo il paese era spesso soggetto a saccheggi vari e attacchi. Quelle persone facevano parte di un gruppo, non so come si chiamasse, ma si divertivano a distruggere e uccidere. Zantetsu perse i genitori a tre anni a causa loro, che invece di ucciderlo lo portarono con loro e lo fecero diventare un membro del loro gruppo. Lo allenarono e gli insegnarono a combattere, o meglio, a distruggere. Noi del paese scoprimmo che era loro alleato solo otto anni dopo, quando prese parte al suo primo attacco al luogo in cui era nato. Ora si dice che i membri del gruppo siano dimezzati, per questo è parecchio che non attaccano, ma potrebbero farlo da un momento all’ altro. Perciò è meglio se ve ne andate.--

--Ma non potete andarvene anche voi da qui?-- chiese Naruto, che ricevette una gomitata da parte di Kiba in segno di tacere e di lasciarlo continuare.

L’uomo fece un triste sorriso. --No, purtroppo noi siamo condannati a restare qui. Loro ci possono spiare in qualsiasi momento, non sappiamo dove si nascondono e anche se sono in pochi sono troppo forti perché noi riusciamo a ribellarci. E, ci hanno detto chiaramente, che non dovevamo rivelare a nessuno queste cose o sarebbero tornati. Per questo quando siete arrivati voi tutti sono scappati. Tutti avevano già capito cosa volevate e nessuno voleva aiutarvi.

C’è troppa paura in questo posto, e io non ce la faccio più a vedere tutte queste persone soffrire, e so che non sono l’ unico a volerlo.-- fece una pausa --L’uomo di prima, quello ubriaco, viene qui tutti i giorni per dimenticare. Beve finché non sono io a mandarlo fuori. E tutto a causa loro. È colpa loro, come diceva lui prima, che gli hanno tolto moglie e figlio di soli cinque anni. O meglio, è colpa di Zantetsu. E lui non è certo l’unico che ha un’esperienza del genere.-- finì il racconto.

--Forza, ora andatevene. Vi ho già detto tutto quello che so, e ho rischiato molto, visto che non potevo dirvi niente. Vi chiedo solo una cosa: cercate di fare il possibile per salvarci.--

--Grazie infinite, lei ha fatto molto per noi.-- lo ringraziò Hinata.

--È stato molto coraggioso a dirci quello che sapeva.-- gli disse Kiba.

--Coraggioso…oppure folle…-- disse l’uomo.

In effetti aveva messo a rischio molta gente con quel suo gesto.

--Non si preoccupi, faremo il possibile per aiutarvi.-- disse Naruto mentre i tre uscivano dal locale, prima di aver visto il sorriso fiducioso dell’uomo.

Lui e le sue promesse. Avrebbe promesso qualsiasi cosa, anche l’impossibile pur di rendere felice qualcuno. Pur di ridare la speranza. O forse, solo un’illusione. Ma è meglio vivere in un illusione ed avere la speranza per qualcosa, invece di vivere nella realtà e non avere speranze.

Anche se alla fine c’è la delusione.

La dolorosa verità.

Quella verità che ognuno sa di conoscere ma che non vuole accettare.

Ma almeno non si è vissuto in una vita di solo dolore.

Ma si è vissuto in un’illusione di felicità apparente.

“io e le promesse…quando la smetterò? Ora che non riesco nemmeno più a mantenerle è inutile che continui a promettere cose impossibili…” pensava tristemente “Così non faccio altro che regalare false felicità e speranze e faccio soffrire le persone…si vede che chi soffre è destinato a fare soffrire gli altri…”

I ragazzi, accompagnati dal fedele Akamaru, si diressero lungo la strada del ritorno. Il bosco era l’unica soluzione. Lì al paese non ci sarebbe stato posto per loro, e dovevano trovare dove accamparsi prima del tramonto, che si stava avvicinando.

Trovato il luogo, ancora una volta Kiba andò a cercare cibo mentre Naruto andò a cercare la legna per il fuoco. Hinata invece doveva montare le tende. O almeno provarci.

Naruto tornò prima di Kiba, con la legna da ardere, e aiutò la ragazza con le tende. Ormai non sembravano più tende…erano tutte ingarbugliate e non si capiva più dov’era un estremo e dov’era l’altro. Rischiarono più di una volta di ammazzarsi a vicenda, cadendo, inciampando e sbattendo sulle asticelle che dovevano sorreggere il telo. (perdonatemi ma io non ho la più pallida idea di come si monti una tenda, di come si chiamino le parti che la compongono e di quali siano, perciò dovrete usare l’immaginazione! XP)

Nessuno dei due parlò dell’argomento che si era toccato precedentemente. Le uniche parole pronunciate erano i ragionamenti su come riuscire a mettere a posto le tende (perché ovviamente non potevano dormire in tre, per di più due ragazzi e una ragazza, nella stessa tenda. Naruto e Kiba in una, Hinata e Akamaru nell’altra. Ragionamento più che logico! Il pensiero di Naruto fu “quanto vorrei essere quel maledetto cagnaccio! Adesso mi toccherà dormire con uno mezzo ragazzo e mezzo cane, che per di più è sempre smaronato e non fa altro che spaccare l’anima al prossimo! Uffa!”).

Proprio quando finirono di montare le tende tornò Kiba trionfante con la cena.

*****

Il ragazzo si rigirò per l’ennesima volta nel sacco a pelo, incapace di trovare una posizione soddisfacente per dormire. O forse, non era tanto il sacco a pelo, ma i pensieri che gli occupavano insistentemente la mente e che lo obbligavano a rivolgere a loro le sue attenzioni.

--E stai fermo, idiota!!!-- sussurrò Kiba per fare poco rumore, girandosi e colpendo in testa Naruto con una scarpa.

--Ahia!!-- il biondino si sforzò di non urlare, e riprese sussurrando -- Ma che fai stupido cretino di un mezzo cane? Ti è andato di volta il cervelletto per caso?--

--Sono due ore che non fai altro che muoverti, brutto impiastro arancione! Così non riesco a dormire!-- replicò il castano.

--Mettiti i tappi per le orecchie allora, e togli quella tua scarpaccia puzzolente dalla mia testa, babbeo!!-- ormai stava per esplodere. La rabbia repressa per non aver potuto ribattergli contro per tutta la giornata stava crescendo.

--Testa quadra! Se non riesci a dormire allora vattene fuori e fatti un giro!!!-- disse quasi sul punto di urlare.

Idea.

La rabbia di Naruto improvvisamente svanì. Un giretto sarebbe stato l’ideale. Si alzò e fece per uscire dalla tenda.

--Oh, finalmente ti sei deciso a lasciarmi dormire, rompi scatole!-- esclamò Kiba soddisfatto.

Il biondino però, sentito il commento, afferrò una scarpa e la lanciò addosso a Kiba, poco prima di uscire. L’oggetto finì dritto dritto sulla testa di Kiba,che non se lo aspettava, proprio come poco fa aveva fatto lui a Naruto. “Hi hi hi! Ti sta bene cretino!” pensava felice Naruto per essersi vendicato, anche se non ancora del tutto.

Adesso che era uscito poteva tranquillamente pensare a quello che per circa due ore non l’aveva fatto dormire.

E chi era la causa?

Hinata.

Ma Naruto non pensava a quello che lei gli aveva detto quando lo aveva visto giù di morale. Adesso ne era veramente certo. Se n’era innamorato. E non era una cosa da poco, a lei ci teneva veramente tanto. Se n’era reso conto solo quando era tornato dall’allenamento con Jiraya. L’ aveva vista con occhi diversi: non era più la ragazzina di tre anni prima. Adesso era cambiata, era diversa, era…stupenda. La più bella creatura che Naruto avesse mai visto prima di allora. Se non fosse stato per i suoi occhi bianco-lilla non l’avrebbe mai riconosciuta. Quegli occhi che non avrebbe mai confuso con altri, che non avrebbe mai scordato.

Una semplice cotta passeggera, l’emozione per averla rivista dopo tanto tempo, il suo cambiamento in una ragazza davvero molto bella. Tutte sciocchezze. Tutte scuse. Quello era amore. Forse lo provava da tempo, nei suoi confronti, ma se n’era accorto solo dopo averla incontrata tre anni dopo. Prima era troppo preso da Sakura, che alla fine si era rivelata essere solamente un’ amica che non avrebbe mai ricambiato un amore, che non era nemmeno così grande e importante da essere considerato tale, verso un ragazzo che non fosse Sasuke.

Invece adesso c’era lei. Gli bastava guardarla sorridere per essere felice, e vederla triste per soffrire. Quando le era accanto il cuore impazziva, il che non era mai successo con Sakura. Quando si guardavano lui veniva colto dall’ imbarazzo e si sentiva avvampare, anche se cercava di non darlo a vedere e spostava lo sguardo per sminuire l’imbarazzo.

Ci pensava da settimane ormai, e ne era sempre più certo ogni volta che la guardava: l’amava. Perché lei era fantastica, era speciale…era semplicemente stupenda.

E moriva dalla voglia di sapere che sapore avessero le sue labbra…voleva baciarla…

*****

Il ragazzo non era l’unico che non riusciva a dormire. Una ragazza dai lunghi capelli mossi appena dal venticello notturno se ne stava sola, seduta alla riva di un ruscello. Pensava alla causa dei suoi pensieri, cullata dal dolce e fresco vento, osservando l’immagine della grande luna piena che si rifletteva sulle acque nere e appena increspate del piccolo corso d’acqua che aveva di fronte.

Non faceva altro che pensare e ripensare, da mesi ormai, ad una persona. Facile indovinare di chi si trattasse.

Da quando l’aveva incontrato dopo tutto quel tempo che non si erano più visti ne sentiti, aveva capito. Ora ne era sicura. Prima credeva solo che fosse un stupida cotta da ragazzina altrettanto stupida. Invece adesso aveva capito che lui era davvero importante per lei. Lei si era innamorata, innamorata perdutamente e dolcemente di un meraviglioso ragazzo.

Dopo quei tre anni era diventato davvero bello. Più alto, più muscoloso, più maturo(anche se a volte non lo sembrava).

E poi, anche se non voleva illudersi, a volte sembrava interessarsi a lei. Ma in fondo sapeva che a lui interessava Sakura e non lei. Però faceva finta di non accorgersene, di non rendersene conto solo per non soffrire, o per soffrire di meno, mentendo a se stessa. Ma se non l’avesse fatto non avrebbe fatto altro che soffrire. Un dolore troppo forte che lei non voleva sperimentare, perché sapeva che non ce l’avrebbe fatta. Un dolore che non valeva la pena provare se prima non era felice.

Perché tutto ha un prezzo…si ha la felicità che successivamente viene pagata col dolore. Quindi perché pagare se poi non si è ottenuto quello per cui paghi?

All’improvviso una voce alle sue spalle la fece sobbalzare, interrompendo i suoi pensieri.

Si voltò e con sorpresa scoprì che dietro di lei c’era Naruto.

--Hinata! Che ci fai qua?-- chiese sorpreso il biondino.

--I-Io…non riuscivo a dormire…e così sono venuta a fare un giro…-- spiegò un po’ in imbarazzo.

--Che coincidenza, anche io non riuscivo a dormire…-- disse mentre si sedeva accanto a ei non notando il rossore sulle guance della ragazza, ben nascosto dal buio. --…e poi Kiba mi ha praticamente buttato fuori dalla tenda!-- continuò ridacchiando, facendo ridere anche la ragazza al suo fianco.

Finite le brevi risate calò un silenzio che nessuno dei due aveva il coraggio di infrangere. Entrambi speravano che la persona accanto non si accorgesse dall’imbarazzo e del batticuore dell’ altro.

Hinata avrebbe tanto voluto fargli una domanda, ma non lo fece. Non voleva farsi spingere ancora dalla curiosità e fare l’errore di quella mattina. Sapeva che il ricordo di Sasuke lo faceva star male, eppure quella mattina gli aveva chiesto ugualmente di lui…che stupida. E lo era indipendentemente dal fatto che volesse aiutarlo, in qualche modo.

--Hinata posso chiederti una cosa?-- domandò il ragazzo ingenuamente.

--S-sì certo…--

--Tu per caso ti ricordi quando doveva raggiungerci Sakura?-- voleva iniziare una conversazione e non sapeva come farlo, ma a quanto pare lo fece nel modo più sbagliato.

--Dovrebbe arrivare domani pomeriggio…-- rispose. “Ma allora lui l’Hokage non l’ ha proprio ascoltata!”

--Quindi la incontreremo lungo la strada del ritorno. Meglio, così eviteremo di farle fare troppa strada per niente…--

--Sì…-- “Ecco, lo sapevo…pensa a lei. Ma..tanto sapevo già di non avere speranze…”

--Perché non riuscivi a dormire?-- chiese d’un tratto Naruto, sorprendendola.

--Stavo…Stavo pensando all’uomo per cui siamo dovuti venire qui. E poi il barista di quel locale…dovremmo aiutarli…--

--Sì…e poi io gliel’avevo anche, diciamo, promesso. Sarebbe giusto aiutarli però non fa parte della missione, quindi non possiamo.--

Il ragazzo aveva ragione. Non potevano fare niente che non fosse compreso nella missione.  Se non era quel paese a chiedere loro aiuto, certo i tre ragazzi non potevano fare molto.

Specialmente contro una persona così pericolosa, a giudicare dall’opinione del paese.

Entrambi fissavano il riflesso della luna sull’acqua.

Tristemente.

Dovevano aiutarli.

Quell’uomo aveva rischiato parecchio parlando con loro di Zantetsu. Addirittura la morte.

E se Zantetsu li aveva spiati e sapeva che adesso degli stranieri sapevano del suo conto, anche loro erano in pericolo.

Eppure Kiba aveva assicurato che, mentre stavano tornando nel bosco per accamparsi, nessuno li stava seguendo. Non sentiva strani odori.

Da quando avevano saputo quelle informazioni dal barista, i tre ragazzi si erano posti alcune domande.

Dov’erano i bambini? Perché non c’erano?

Anche se era normale e giusto che la gente avesse paura di un imminente attacco e quindi doveva proteggere i bambini, non era comunque giusto tenerli sempre e costantemente in casa. Bastava che li facessero giocare davanti casa sotto sorveglianza di un adulto che potesse portarlo immediatamente in casa nel caso di un attacco. E poi era da un po’ che il gruppo non attaccava più.

Forse l’uomo non aveva raccontato loro tutta la verità. Ma era comprensibile che avesse paura. Infondo aveva rivelato già molto più del dovuto.

E poi…perché era da così tanto tempo che non attaccavano più?

Perché i membri erano dimezzati? Cos’era successo?

E nemmeno l’ Hokage aveva informazioni così esatte, rispetto quello che aveva detto loro il barista…

Ma probabilmente queste cose il barista non le sapeva.

Qualcosa interruppe i loro pensieri. Era Naruto che sbadigliava rumorosamente.

--Forse sarà meglio andare a cercare di dormire. Manca poco più di un’ora all’alba…--

--Hai ragione…e poi dovremmo partire presto se non vogliamo che Sakura viaggi per niente.-- aggiunse impercettibilmente più triste.

Uno spiffero d’aria un po’ più forte degli altri fece rabbrividire Hinata.

--Hai freddo?-- chiese mentre si stava già slacciando la giacca della tuta per offrirgliela come riparo dal vento.

--No, no. Non ti preoccupare.-- lo precedette lei. --Sto bene.-- nel dirgli quelle parole si voltò a guardarlo.inutile dire che era diventata paonazza. “Fortuna che è notte!! Però…è ancora più carino senza coprifronte!!!!!!!!!(,, ,,)! No Hinata, calmati, cerca di non pensarci. Anzi, voltati e non guardarlo che è meglio!”

--Ok…-- la guardò ancora un attimo poi anche lui si voltò. --Adesso però sarà meglio andare nelle nostre tende.--

--Oh…tu vai pure, io resto ancora qualche minuto-- disse guardando il ruscello in cui il riflesso della luna stava lentamente scomparendo.

Evidentemente la ragazza voleva stare un po’ da sola, Naruto l’aveva capito. Però non voleva impicciarsi e chiederle il motivo.

--Non mi piace che tu resti fuori da sola di notte…-- sussurrò il ragazzo.

--Cosa?-- chiese la ragazza alla quale era parso di aver sentito qualcosa.

--Eh?-- fece il finto tonto, Naruto. Ma a quanto pare ci riuscì bene.

--Scusa, credevo avessi detto qualcosa…--

--Beh…allora io vado.-- disse alzandosi. Poi prese precauzioni e si voltò per non far vedere che arrossiva un po’ nel dirle quello che stava per pronunciare, anche se con il buio sarebbe stato difficile vederlo. --Non restare qua molto però…sei da sola e per di più è notte, potresti correre dei rischi e non voglio…-- terminò così di parlare il ragazzo.

Hinata invece si era voltata a guardarlo per la sorpresa. Ma lo vide solo di spalle.

Apriva la bocca cercando di parlare ma non ci riusciva. Le sue corde vocali non producevano alcun suono. Poi, finalmente, quando lo vide iniziare a camminare per andarsene trovò il coraggio e le parole.

--O-ok…come vuoi tu…-- balbettò.

Il ragazzo intanto si allontanava in direzione della tenda, dove avrebbe cercato di dormire. Oppure di pensare senza disturbare, e essere disturbato, da Kiba.

Intanto la ragazza pensava agli avvenimenti accaduti poco prima.

“Se mi imbarazzo solo perché una persona mi dice che non vuole che rischi di essere in pericolo, chissà cosa mi succederà quando una persona mi dirà di amarmi o mi bacerà?! Indubbiamente e sicuramente finirei per svenire!…Però non ho considerato che a dirmelo è stata la persona che mi piace…

dannazione Hinata devi smettere di pensare a lui! Va bene, è difficile…però tanto non hai speranza quindi è inutile continuare a farsi delle false illusioni. Meno ci pensi meglio è…”

Piegò le gambe e le prese tra le braccia, appoggiando il mento sulle ginocchia. Continuò a fissare la luna riflessa sull’acqua.

All’improvviso un rumore alle sue spalle la fece sobbalzare…

*****

Naruto intanto era già arrivato da qualche minuto davanti alla tenda, ma aveva deciso di rimanere un po’ seduto fuori perché tanto non sarebbe riuscito a dormire.

La distanza tra il luogo dove si erano accampati e il ruscello non era tanta, quindi il ragazzo non ci mise molto tempo ad arrivare…ma questo significava che aveva avuto troppo poco tempo per continuare a pensare, quindi era rimasto fuori proprio per quello: continuare a pensare.(oddio, li sto facendo diventare MOLTO noiosi, scusatemi!( u.u”)…Ma questo piccolo pezzo mi serve per far crescere la suspense…Chi sarà mai la causa del rumore alle spalle di Hinata?…abbiate pazienza,HIHI!)

Questa volta però in parte pensava anche a Sasuke.

Lui aveva avuto la fortuna di trovare una persona che per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa. Invece Naruto probabilmente non l’avrebbe mai trovata…E la persona disposta a fare di tutto per un’altra…era lui… era l’unica cosa di cui era certo.

Sapeva di sicuro che lui, per lei, avrebbe fatto qualsiasi cosa, avrebbe anche dato la vita.

Salvarla anche a costo di morire forse era l’unica cosa che potesse realmente fare di significativo per farle capire quanto l’amava, e questo l’avrebbe reso felice, impedendogli di aver paura della morte…

*****

La ragazza si voltò lentamente un po’ intimorita…

Un fruscio di foglie la fece scattare in piedi. Con le mani già in posizione stava per attivare il Byakugan, ma si bloccò.

La causa dei rumori alle sue spalle era uscita allo scoperto.

Un bambino…

Avrà avuto 6 o 7 anni circa.

Spaventato e col fiato corto.

Era a pochi passi da lei, che era rimasta piuttosto sorpresa di vedere un bambino in quel posto, a quell’ora della notte e soprattutto da solo…

Cosa ancora più strana…stava sicuramente scappando da qualcosa, o qualcuno…ma chi?

Un momento…Un bambino? Non ne avevano vista nemmeno l’ombra in quel paese…che cosa ci faceva allora in un bosco?

Il bambino, vedendo la ragazza sembrò spaventarsi di più, ma poi vide il suo sguardo e si tranquillizzò un po’…

Hinata si inginocchiò e allargò le braccia. Aveva capito che il bambino aveva bisogno di aiuto.

--Vieni piccolo, non voglio farti del male.--

Il piccolo non se lo fece ripetere due volte e le corse incontro, capendo che lei voleva aiutarlo. Iniziò a piangere.

--Aiutami per favore, lui mi sta seguendo perché sono scappato, vuole farci del male. Tu sei una ninja e ci puoi aiutare tutti. Rivoglio il mio papà!--

--Sssh…tranquillo, siamo qui per aiutarti…-- lo rassicurò lei accarezzandogli la testa. Poi si staccò e gli prese le spalle guardandolo in volto.

--Adesso però mi devi dire cos’è successo, così possiamo aiutarti, non devi avere paura.--

--Lui…lui ci ha rapiti tutti, vuole farci diventare come lui e gli altri del gruppo, perché adesso è rimasto solo lui e ha bisogno di altri membri…ci farà dimenticare tutto!--

--Spiegati meglio, lui chi?-- chiese paziente Hinata. Non poteva aspettarsi molti dettagli dalle spiegazioni di un bambino.

Però il piccolo non fece in tempo a rispondere che qualcuno lo fece per lui…

Un altro fruscio di foglie e dal buio apparì la figura di un uomo.

--Quel lui sono io…-- disse lentamente e freddamente.

Hinata, che intanto, avvertito il pericolo, si era alzata in piedi e si era messa davanti al bimbo per proteggerlo in caso di attacchi, rabbrividì sentendo quella voce…era così…malefica…

--Chi…chi sei?-- chiese titubante mentre lui faceva un passo in avanti, mostrando così il viso agli ultimi raggi della luna…

Ridacchiò. --Dovresti avermi già visto…o almeno aver sentito parlare di me, visto che quello stupido barista ha spifferato quasi tutto sul mio conto…--

--…Zantetsu…-- sussurrò la ragazza impaurita. Si trovava in un bel guaio…

--Esatto…--

--Che hai fatto a quell’uomo?-- domandò preoccupata.

--Solo una visitina per ricordargli chi tra noi comanda…--

La ragazza allora si posizionò ancora una volta per attivare il Byakugan, in modo tale da poter prevedere le sue mosse e portare in salvo il bambino. Purtroppo però l’uomo fu più veloce e le bloccò le mani prima che lei potesse anche solo unirle.

--Mi dispiace signorina…ma non ti servirà a nulla…e poi è meglio che collabori. Non voglio fare del male ad una ragazza così carina…-- sorrise maligno.

Lei rabbrividì per il disgusto, improvvisamente non riuscì né a muoversi né a gridare.

Senza nemmeno accorgersene si ritrovò legata, seduta, con la schiena contro un albero. Accanto a lei, non molto distante, il bambino, anche lui legato, era svenuto.

--Cosa gli hai fatto?-- chiese preoccupata e spaventata.

--Preoccupati di te stessa…-- le suggerì l’uomo. --Al bambino non ho fatto niente…lui mi serve ancora…--

--Cosa vuoi fargli?-- domandò con voce tremante…era sempre più preoccupata e in ansia.

--Fai un po’ troppe domande tu…-- disse prendendole il mento con la mano e costringendola a guardarlo. --Sai…mi dispiacerebbe davvero molto dover fare del male a un bel fiorellino come te…--

Quegli occhi erano davvero agghiaccianti.

Hinata aveva paura…

…troppa…

Cosa voleva farle quell’uomo?

Non voleva nemmeno pensarci.

Ma la paura continuava ad aumentare…doveva chiedere immediatamente aiuto prima che fosse troppo tardi per farlo…

Inspirò l’aria gelida della notte e la fece uscire tutta d’un colpo sottoforma di un grido.

--AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!--

*****

Naruto aveva appena deciso di rientrare nella tenda. Avrebbero dovuto affrontare il viaggio di ritorno la mattina presto, e visto che non aveva praticamente chiuso occhio per tutta la notte, forse (solo forse…) era arrivato il momento di provare a dormire.

Era proprio all’entrata della tenda quando…sentì un grido. E come era possibile ignorarlo nel silenzio tombale della notte?

Era il grido di paura di una ragazza…

“Hinata…!” pensò il biondino voltandosi di scatto verso il fitto del bosco, dove qualche minuto prima aveva lasciato la ragazza.

Il ragazzo, che fino a poco tempo fa dormiva beatamente, si svegliò di soprassalto.

--Mh…ma…cos’è successo?-- chiese non sospettando di nulla, sfregandosi un occhio.

--Dannazione, è Hinata! Forza Kiba alzati, non c’è tempo da perdere, dobbiamo aiutarla!!!-- esclamò il biondino, afferrando in fretta il coprifronte che aveva lasciato accanto al suo sacco a pelo.

--Eh? Non è che te lo sei sognato…?-- chiese a Naruto, sperando di poter tornare a dormire. Ma lui lo guardò serio.

--No che non l’ ho sognato, sei tu che credi di essere ancora nel mondo dei ogni, idiota!!!--

Il castano allora capì che non era uno scherzo e, senza ribattere, si affrettò ad alzarsi e a prendere anche lui il coprifronte della Foglia. Uscì dalla tenda e chiamò Akamaru che stava dormendo in quella accanto.

--Forza, Akamaru, sveglia!--

--Whrof…-- il cane uscì dalla tenda non molto contento di essere stato svegliato.

Vide i due ragazzi e capì che era successo qualcosa e che dovevano intervenire.(intelligente il cagnolone! n.n )

*****

--Stupida ragazzina!-- esclamò Zantetsu dandole uno schiaffo e facendola cadere a terra su un fianco. --Te l’avevo detto che dovevi tacere…se continui così sarò costretto a doverti fare del male.--

--Tanto verranno ad aiutarmi, farabutto!--

L’uomo ridacchiò.

--Questo è quello che credi tu…anche se quei due stupidi ti avessero sentita e adesso stessero arrivando qui, non avrebbero speranze contro di me…Specialmente il biondino, che non mi sembra granché forte.--

Ancora una volta le prese il mento con una mano, bloccandola.

--C-Che vuoi fare?-- chiese intimorita.

--Sto pensando che sei davvero molto, molto carina…-- disse mentre avvicinava il volto al suo.

Ancora una volta la paura si fece sentir dentro di lei.

Doveva impedirgli di fare qualcosa, qualsiasi cosa…

Hinata allora mosse velocemente la testa verso il basso, in modo da potersi liberare della mano che la bloccava,  e, una volta avuta la mano davanti, gli morse un dito più forte che poté.

Zantetsu trattenne a stento un grido di dolore a causa della forte presa della ragazza, che non sapeva in che altro modo allontanarlo.

--Bastarda, lasciami!--

Ma la ragazza non mollava la presa. Così l’uomo, per farsi mollare il dito ormai viola, le diede un altro schiaffo, sulla stessa guancia.

Un altro urlo, anche se questo era meno forte del precedente e più breve.

*****

I due ragazzi continuavano a correre saltando da un ramo all’altro.

--Presto, è da questa parte.--

--Lo so, ero con lei prima.--

--Eri con lei e l’ hai lasciata sola?!?!?!-- chiese Kiba sorpreso.

--Lo so, lo so…Ma aveva detto che sarebbe tornata dopo qualche minuto!-- cercò di difendersi l’altro.

--Sei una testa quadra! Ma piuttosto la cosa più preoccupante è che cavolo ci facevate voi due, da soli e di notte!!!--

--Non sono tenuto a risponderti, razza di stupido! Non abbiamo fatto un bel niente, solo non riuscivamo a dormire!--

--Sei una testa quadra comunque…--

Il ragazzo non rispose, si limitò solo ad aumentare la velocità per arrivare il prima possibile da Hinata.

“Accidenti, se le succederà qualcosa sarà solo a causa mia! Non posso permetterlo…”

*****

Il bambino si stava riprendendo.

Ma Hinata era comunque preoccupata.

A cosa gli poteva servire un bambino?

L’uomo ridacchiò ancora. Sembrava una risata da pazzo omicida.

--Sveglio, finalmente…Bene, vi porterò entrambi con me…e tu, mocciosetto, ti meriti una punizione per essere fuggito. Ti pentirai per non avermi dato retta. Farò in modo che la tua memoria venga cancellata al più presto. Così non ti verrà mai più in mente di scappare.--

In quel momento, un rumore alle sue spalle, come un fruscio di foglie seguito da qualcosa che toccava terra, lo sorprese.

Zantetsu si voltò e con grande soddisfazione vide i due ragazzi ninja che stava cercando.

--Ragazzi!-- esclamò Hinata, mai così contenta di vederli.

--Lascia la ragazza.-- disse Naruto che si era accorto prima di Kiba di dove fosse Hinata, ancora a terra.

--Non sei nella posizione per dettare ordini, bamboccio. E comunque…non vedo l’ora di sbarazzarmi di lei e di voi due, siete a conoscenza di troppe cose perché io vi lasci liberi.--

--Quindi tutto quello che vuoi è scontrarti con noi, giusto?-- chiese Kiba, anche se già sicuro della risposta.

--Oh, ma come siamo perspicaci…! Se per farvi fuori occorrerà uno scontro, allora la mia risposta è sì…--

Hinata era allo stesso tempo felice, perché fossero arrivati Naruto e Kiba, e preoccupata, che ci voleva fare con dei bambini? A giudicare da ciò che aveva detto il piccolo, lui non era l’unico ad essere stato rapito. Con lui anche tutti gli altri bambini…ma perché? A quale scopo?

Pensava cosa volesse intendere lui prima, quando aveva detto di dover cancellare la memoria a quel bambino che lei voleva aiutare.

Poi improvvisamente tutto le si presentò più chiaro.

Forse aveva capito cosa c’era dietro.

Una cosa del genere la fece rabbrividire.

--Tu…-- balbettò.

--Mh? Che vuoi ? A te penserò più tardi, non ti preoccupare…-- Disse voltandosi quel che bastava per guardarla in volto.

--Tranquilla Hinata! Non ti succederà niente, siamo qui per salvarti!!-- esclamò Naruto.

La ragazza però sembrava non averlo ascoltato.

--TU SEI UN MOSTRO!--

--Grazie per il complimento…--

I due ninja compagni di Hinata non capirono la sua reazione. Cosa centrava adesso?

--Tu hai rapito i bambini del paese con lo scopo di cancellare loro la memoria e di farli diventare membri dell’organizzazione di cui fai parte!!!--

I ninja rimasero increduli.

L’uomo si mise a ridere.

--Bell’intuito! Se me lo aveste chiesto avrei potuto rispondervi io, visto che tanto dovrò uccidervi comunque.-- fece una pausa. --Perché lo faccio? Perché dell’organizzazione sono rimasto solo io…per questo ho bisogno di nuovi membri a cui dovrò cancellare la memoria e che dovrò allenare. Ed è per questo motivo che è così tanto tempo che non attacco il paese…Contenti ora?--

Il piccolo, che ora si era completamente svegliato,  rimase terrorizzato quando vide la scena: Hinata legata e a terra, accanto a lui; due ninja che non conosceva ma che, anche se erano dalla parte di Hinata per via del coprifronte uguale, gli mettevano paura per l’espressione che avevano assunto i loro visi; e poi c’era Zantetsu, l’uomo che lo aveva rapito, strappandolo ai genitori, e che gli faceva più paura di tutti.

--Sei solo un bastardo! Noi non ti permetteremo di far diventare quei bambini come te!--

--Siamo qui per salvare la ragazza e salveremo anche i bambini che hai portato via!-- aggiunse Kiba mentre Akamaru ringhiava.

--Se ci credete veramente…allora dovrete seguirmi…-- disse poi, prendendo in braccio Hinata e il bambino. Poi all’improvviso si creò come una grossa nuvola di fumo che avvolse Naruto e Kiba, facendo perdere loro completamente l’orientamento.

Con quella intorno non riuscivano a vedere niente, né tanto meno dove si diresse l’uomo subito dopo.

--No, Hinata!-- gridò invano Naruto nel tentativo di fermarlo.

--Che vigliacco! Sarà andato a nascondere il bambino da qualche parte per non farci sapere dov’è…-- azzardò Kiba.

--Non riesci a sentire il suo odore per capire da che parte è andato?--

--Finché non usciamo da questa nuvola non sentirò altro che l’odore del fumo.--

I due ragazzi si coprivano naso e bocca con le maniche delle maglie per respirare meno gas possibile, tuttavia cominciarono a tossire. Non potevano resistere ancora a lungo; c’era fumo a quantità industriale che impediva loro di vedere a un palmo dal naso, quasi non capivano chi avevano accanto, e di respirare decentemente.

--È inutile, non capisco dove cavolo finisce questa dannata cosa!-- disse Kiba facendo qualche passo in avanti per cercare di uscirne, continuando invano a coprirsi naso e bocca.

--Non c’è assolutamente tempo da perdere!-- esclamò Naruto afferrando l’amico per la manica della maglia e iniziando a correre in avanti. I due vennero subito seguiti dal cane.

Una ventina di passi e Naruto si ritrovò fuori da quella dannata nuvola che gli aveva solo fatto perdere tempo prezioso per trovare Hinata.

--Come cavolo sapevi che da questa parte potevamo uscire?-- chiese ansimando per respirare aria pulita.

--Non lo sapevo…-- ammise mentre saltava sul ramo di un albero, anche lui respirando un po’ affannosamente per riprendere fiato.

--Sei pazzo? Potevamo cadere nel fiume!-- lo rimproverò Kiba.

--Volevi per caso continuare a intossicarti in quella cazzo di nuvola? Perché se è così ti ci posso riportare sai? Mai una volta che ti fidi di me…Ho un buon senso dell’orientamento, io!!!-- lo aggredì il biondino infuriato per il ”rapimento” di Hinata.

 --Su, Kiba, da che parte sono andati?-- riprese più calmo.

il castano annusò l’aria, imitato dal cane al suo fianco.

--Per di qua!-- esclamò mentre con un balzo raggiunse un ramo e iniziò a correre, seguito da Naruto e Akamaru.

I ragazzi dovevano fare in fretta. Dovevano salvare Hinata e i bambini, creduti morti dagli abitanti del villaggio. Quell’uomo, come aveva immaginato Kiba, aveva approfittato dell’occasione per nascondere il bambino assieme agli altri.

E adesso aspettava i due ninja appositamente per combattere, nel suo nascondiglio…

Sapevano troppe cose…non poteva permettersi di lasciare liberi dei testimoni.

Gli unici.

Nessuno era mai andato oltre nelle indagini su di lui o l’organizzazione.

Ma adesso i tre ninja di Konoha avevano superato il limite di ciò che era concesso sapere e andavano eliminati. Che sapessero qualcosa in più o qualcosa in meno non faceva più differenza. Per questo motivo era disposto a rivelar loro tutta la verità, se avessero voluto. Perché tanto non avrebbero avuto l’occasione di riferire informazioni a qualcun altro.

 

Entrarono in quella costruzione di pietra. Nessun arredamento. Una sola stanza. Spaziosa. Di forma rettangolare. Appena superata la soglia se lo trovarono davanti, in fondo alla parete opposta, quella più corta.

--Ben arrivati, vi stavo aspettando con ansia.-- disse sorridendo malignamente.

Ancora più maligno lo faceva sembrare l’ oscurità dell’ ambiente. Solo uno spiraglio di luce che filtrava da una piccola finestra illuminava l’ ampia stanza dalle pareti grigie e dall’aspetto vecchio e cadente.

Ai due ragazzi ci volle un po’ di tempo per abituarsi all’oscurità, tuttavia videro chiaramente l’ uomo tenere in braccio la ragazza svenuta, e questo li fece arrabbiare parecchio. Specialmente uno di loro.

Il grosso cane bianco cominciò a ringhiare al loro fianco. Il ragazzo castano lo guardò e quello si calmò, pareva gli avesse detto di trattenere la rabbia per dopo, ma anche lui si tratteneva a stento dal ringhiare.

--Lascia stare la ragazza e veditela con noi, vigliacco!-- esclamò il ragazzo biondo serrando i pugni.

--Con molto piacere, siete proprio qui per questo motivo. Adesso che sapete non posso lasciarvi uscire vivi da qui.-- poi si mise a ridere quasi come fosse un pazzo omicida. --Tenetevi pure la ragazza, tanto anche a lei spetterà la stessa fine che farete voi.-- e detto questo la lanciò verso di loro, sfoderando ancora la risata da pazzo.

--HINATA!!-- esclamò il biondo in procinto di correre a prenderla, ma successivamente bloccato perché l’altro ragazzo l’ aveva preceduto.

Infondo era come lui se avesse l’istinto e i riflessi di un cane.

--Hinata! Hinata svegliati, apri gli occhi!-- ripeteva tenendola tra le braccia.

--Kiba! Come sta Hinata?-- domandò preoccupato.

--Bene, è soltanto svenuta.-- rispose voltandosi per poi tornare a cercare di svegliarla.

--Mmh…quindi la ragazza carina si chiama Hinata, il ragazzo con il cane Kiba…e tu, stupido buono a nulla?!-- chiese interessato l’avversario.

Il ragazzo però non rispondeva, ma continuava a guardarlo con disprezzo e rabbia, tanta rabbia. Ma per fortuna aveva imparato a controllarla.

--Allora? Perché non mi rispondi? Hai troppa paura?!--

Eh no, probabilmente non aveva notato il suo sguardo, che era tutt’altro che impaurito.

--Non ti rispondo perché io non sono lo stupido buono a nulla che tu credi che sia. Perché ti interessano i nostri nomi?--

--Preferisco sapere chi ho davanti. Sapere il nome di chi uccido.-- e poi ancora una breve risatina.

Il ragazzo sorrise alzando un angolo della bocca.

--Mi dispiace doverti contraddire ma conoscerai il nome di chi invece farà fuori te. Il mio nome è Naruto Uzumaki, ninja  del villaggio della Foglia.--

L’ uomo parve soddisfatto.

--Bene, adesso possiamo iniziare a combattere…-- e senza farselo ripetere due volte, con un balzo, si scagliò contro Kiba e Hinata, che non si erano accorti di nulla, con in mano un kunai, pronto ad ucciderli. Hinata si era appena ripresa e la prima cosa che vide Zantetsu che le veniva contro a tutta velocità. Impaurita, chiuse gli occhi e si riparò la testa con le mani.

1…2…3…

Passarono troppi secondi…avrebbe già dovuto essere colpita…

Riaprì gli occhi e vide Naruto davanti a lei che le dava le spalle.

--Kiba spostatevi da lì dietro.--

--Sì.--

Tenendo in braccio la ragazza con un balzo all’indietro Kiba fu di nuovo accanto ad Akamaru, rimasto dov’era, e fece scendere Hinata.

--Tutto bene?--

--Sì, grazie.-- rispose con le guance leggermente arrossate.

Intanto Naruto era rimasto faccia a faccia con Zantetsu, kunai contro kunai. Con la mano libera Zantetsu prese un altro kunai e lo conficcò nello stomaco di Naruto.

Puf. Un polverone. Scomparso.

Era una copia. Il vero Naruto era alle sue spalle. Accanto a lui un’altra copia, alla quale il vero Naruto porgeva una mano.

--Hai fatto male a volerti battere contro i ninja di Konoha.-- disse mentre concentrava il chakra e la copia lo lavorava.

--RASENGAN.-- gridò il ragazzo buttandosi contro Zantetsu e puntandogli la sfera di chakra allo stomaco.

Prima che potesse essere colpito, Zantetsu scomparve. Naruto quasi non se ne accorse e cadde in avanti sbattendo il naso per terra.

--Ahia!!!--

--Sei un impiastro!-- gli gridò Kiba. --Ci pensiamo io e Akamaru!-- esclamò prima di correre in avanti a tutta velocità, verso l’uomo che era tornato infondo alla stanza.

--Non credere che tra te e il tuo amico ci sia molta differenza in fatto di forza. Nemmeno tu riuscirai a colpirmi.--

--Questo lo credi tu.--

Akamaru fece un balzo in alto, usando le spalle del ragazzo come una sorta di trampolino.

--SALTO DELLA ZANNA!-- gridò il castano.

Zantetsu, distratto dal grosso cane ancora a mezz’aria, che sicuramente da lì a poco l’avrebbe colpito, si preparava a contrastarlo, senza accorgersi del ragazzo che, sempre più vicino, era ormai pronto a sferrargli un potente pugno allo stomaco.

Il pugno lo prese in pieno, e Kiba, così piegato e abbassato, che sembrava una saetta, non rischiava di essere di intralcio ad Akamaru. Il cane infatti, con le fauci aperte, puntava alla gola di Zantetsu. Ma lui riuscì a spostarsi in tempo e a farsi mordere la spalla destra, mentre l’animale atterrava sulla schiena del padrone. (L’ ho inventata…lo so, è una tecnica insulsa…!)

L’uomo trattenne un gemito di dolore, mentre le zanne del cane affondavano nella sua pelle e il sangue caldo scendeva dalle ferite.

Poi l’uomo si riprese e guardò sprezzante il ragazzo, il quale alzò lo sguardo.

Un ghigno si dipinse sul volto agghiacciante.

--Suppongo che ora sia il mio turno…vi renderete conto di cosa sono realmente capace di fare…--

Prese con la mano sinistra il polso di Kiba, il cui pugno era ancora sullo stomaco dell’uomo, e con la destra prese Akamaru per la gola. Successivamente scagliò entrambi con forza verso la parete opposta. I due caddero a terra a poca distanza da Hinata e Naruto.

--Kiba!-- gridò Naruto.

La ragazza gli andò incontro. --Kiba, tutto bene?--

Il ragazzo si rialzò in piedi, seguito da Akamaru.

--Sì, tutto bene…--

--Ah ah ah! Se siete tutti così debolucci farò più in fretta di quanto mi aspettassi a farvi fuori!--

--Non ci spererei troppo se fossi in te!-- esclamò Naruto correndogli incontro con un kunai in ogni mano.

L’uomo intanto si preparava a riceverlo con il manico dei kunai infilato tra un dito e l’altro di ogni mano. Il ragazzo era ormai davanti a Zantetsu e fece per colpirlo con il kunai, ma l’uomo lo schivò con un salto e si preparò per colpirlo con i 4 kunai di una mano. Il ragazzo schivò il colpo con un balzo all’indietro. Andarono aventi così per qualche minuto, sferrando e schivando colpi, nessuno dei quali andò a segno. Sembravano quasi due acrobati che eseguono un esibizione ad un circo. Solo che quello non era un gioco…

Dopo poco, i due, con due balzi all’indietro, si allontanarono dall’avversario. Avevano il fiato corto.

--Ti ho sottovalutato mocciosetto…Sei veloce.-- sorrise, poi gli si lanciò addosso per colpirlo.

Il ragazzo posizionò le mani, concentrò il chakra, e…

--TECNICA SUPERIORE DELLA MOLTIPLICAZIONE DEL CORPO!!!--

Comparvero decine di copie. --All’attacco ragazzi!-- gridò uno, e subito la massa di copie obbedì.

Tutti si scagliarono contro Zantetsu che schivava i colpi e a sua volta ne sferrava, lanciando i kunai che teneva tra le dita, facendo scomparire i falsi Naruto in una nuvola di fumo.

Poi ne rimase solamente uno, entrambi erano rimasti con un solo kunai, ora erano faccia a faccia, ancora una volta kunai contro kunai.

--Non è poi così speciale la tua tecnica, mocciosetto.-- disse mentre una goccia di sangue scendeva da un graffio sulla guancia destra.

(“Dannatissimo bastardo io non sono un mocciosetto!!!”)

Il ragazzo sorrise, soddisfatto per averlo colpito.

Qualcosa si mosse alle spalle dell’uomo. Voltò appena lo sguardo per riuscire a vedere cosa fosse stato.

Altre due copie.

Una che porgeva la mano all’altra e concentrava il chakra.

Solo una era una copia. L’altro era il vero Naruto.

--Sorpresa…-- disse uno.

--Hai già usato quella tecnica contro di me, e anche se non mi hai colpito saprò come fermarla.--

--Dimentichi una cosa.-- disse un altro alle sue spalle.

--Mai abbassare la guardia.-- aggiunse quello davanti a lui che ancora teneva il kunai in mano contro il suo.

Incredibilmente Zantetsu riuscì a colpire la copia che aveva di fronte alla velocità della luce, prendendola alla sprovvista. Riuscì a voltarsi di 90° (niente doppi sensi please!) per evitare di essere colpito alla schiena dal Rasengan del ragazzo, che invece lo colpì sul fianco scaraventandolo a 3 metri di distanza, ma riuscì tuttavia a restare in piedi.

--E così la mia tecnica sarebbe stata facile da bloccare? Vedo, vedo…-- si prese gioco di lui il biondino ancora una volta soddisfatto per essere riuscito a colpirlo.

--Non cantare vittoria troppo presto, piccolo idiota, è un consiglio.--

Intanto Kiba stava correndo come un fulmine verso di loro, imitato da Akamaru che ringhiava con la bocca ancora sporca del sangue dell’uomo.

--Adesso te la vedrai anche con noi!--

Naruto notò il chakra di Zantetsu concentrarsi nelle mani.

L’uomo si voltò guardando il ragazzo castano con un occhiata agghiacciante.

--Attento Kiba!-- gridò il biondo, ma era troppo tardi perché se ne accorgessero.

Zantetsu mise in posizione le mani pronto per la sua tecnica.

--ILLUSIONE DELLA LUNA PIENA!!!--

Un’emanazione di chakra gli partì dalle mani e colpì in pieno Kiba e Akamaru, che vennero sbattuti contro la parete in fondo, mentre Naruto assisteva alla scena alle spalle dell’uomo, sconvolto.

Con un niente li aveva messi K.O.

--Ah, ah, ah…passerete le pene dell’inferno nella mia illusione. Nessuno ne è mai uscito se non sono stato io a volerlo.--

Hinata intanto era ancora più sconvolta di Naruto dopo aver assistito alla scena. Aveva visto i suoi compagni di squadra scaraventati via con un semplice gesto. E poi…quella frase? Insomma…cosa voleva dire?

Era sempre più preoccupata per i suoi due amici.

--Che cosa gli hai fatto???--

--In apparenza, niente di così preoccupante…Ma non ti preoccupare, tra poco lo scoprirai anche tu.--disse concentrando di nuovo il chakra nelle mani per colpirla.

Questa volta la tecnica sembrava diversa.

Lo sguardo spaventato di Hinata incontrò quello malefico di Zantetsu. La paura in lei crebbe.

“E adesso cosa vuole farmi…?…No…Aiuto…!…Naruto…”

ma poi non riuscì più nemmeno a muoversi dalla paura, che pian piano diventava terrore, e che le annebbiava la mente.

L’uomo fece per avanzare e colpirla, quando qualcosa gli si parò davanti, o meglio…qualcuno…

“Non osare toccarla lurido verme!” il biondino si era messo tra lui e la ragazza con una velocità straordinaria. “Non ti permetterò di farle del male, la proteggerò a qualsiasi costo!”

il ragazzo prese il colpo in pieno petto e venne scaraventato contro la parete laterale, sbattendo violentemente la testa, creando con la schiena una leggera crepa sul vecchio muro.

--NARUTO!!!--

Alla ragazza non restava altro che difendersi da sola come meglio poteva.

Il Byakugan era la sua unica arma, l’unica abbastanza potente per poter contrastare quell’uomo.

--Byakugan!-- Hinata attivò la sua abilità innata.

Zantetsu intanto ridacchiava soddisfatto.

“Forse adesso lo scontro si farà più interessante…”

*Credeva davvero che sarebbe stato così facile batterli?*

I due iniziarono a combattere, ed erano velocissimi. Entrambi colpivano e schivavano senza sosta. Ancora una volta sembrava un esibizione di acrobati…ma quando gli acrobati giocano col fuoco non sembra più un gioco…

“Mi sono allenata duramente per anni…non sarò più di intralcio ai miei compagni di squadra…non posso più esserlo!”

 

--Padre, sto per partire per una missione.--

--Molto bene Hinata, ma mi raccomando, cerca di non essere un peso per i tuoi compagni.--

 

“Padre, vedrete, non sarò più un impiccio. Anche se non sono molto forte sono migliorata tanto e posso badare a me stessa. Vedrete che non sarò più un peso per gli altri, che non farò rischiare gli altri al posto mio. Adesso ne avrete la dimostrazione.”

Il combattimento proseguiva, ma Zantetsu sembrava essere in vantaggio.

Intanto Naruto, ancora a terra, si stava riprendendo. Appena cercò di alzarsi in piedi sentì una forte fitta al petto. Cercò di vincere il dolore e alzarsi ugualmente. Con una mano appoggiata al muro e l’altra alla testa, si sollevò da terra barcollando e si guardò la mano sinistra, quella che teneva sulla testa.

Sangue.

Ecco cos’era quella sensazione fastidiosa che si sentiva dalla tempia alla guancia.

Sbatté le palpebre più volte perché vedeva ancora leggermente appannato, poi si rese conto della situazione.

La ragazza stava ancora combattendo.

E l’uomo era in vantaggio.

Nonostante il Byakugan attivato.

Zantetsu stava per colpirla. Era inevitabile, lei non sarebbe riuscita a scansarsi in tempo. Era troppo stanca, non aveva quasi più le forze.

Naruto ispirò l’aria e, senza badare al forte dolore al petto o alla testa che gli girava ancora, gridò.

--FERMATIIIII!!!--

L’uomo si bloccò sentendo la sua voce.

--Che ci fai ancora in piedi? Credevo di averti come minimo impedito di alzarti per un bel po’, anzi forse anche di averti ammazzato…-- disse mentre si voltava verso il ragazzo, ancora aggrappato alla parete.

--Mi dispiace, ma non ci sei riuscito…mi sottovaluti. Lascia stare la ragazza.--

--Ho capito che sei ansioso di morire, ma una cosa alla volta. Arriverà anche il tuo turno.-- si voltò di nuovo verso la ragazza.

--Non hai capito allora?!? Lasciala stare!!!--

--Mi prendi per deficiente? Se ci tieni tanto allora vi farò morire insieme, contento?-- disse l’uomo irritato.

--Tu non la toccherai neanche con un dito, mi hai sentito?-- adesso il biondino si stava davvero arrabbiando, e non gli importava per niente di quanto gli girasse la testa o del dolore al petto anche se ne stava andando, e guardava Hinata, poco distante da lui e a distanza di sicurezza da Zantetsu, che lo guardava ansimante per la stanchezza del combattimento, spaventata da Zantetsu e preoccupata per lui.

--Mh mh mh! Credi davvero che io obbedirò a ciò che mi chiedi?-- disse mentre fece un balzo all’indietro.

Adesso Zantetsu si trovava vicino alla parete dove si trovava l’entrata, dove giacevano Kiba e Akamaru ancora sotto l’effetto dell’illusione, mentre Naruto e Hinata erano alla parete opposta, il ragazzo a destra di lei, che le si avvicinava stando ben attento ad ogni movimento dell’uomo.

--Tutto bene?-- chiese Naruto senza distogliere lo sguardo dal suo obiettivo

--S-Sì…sono solo un po’ stanca. Tu invece? Sei ferito…-- la ragazza cercò di nascondere un po’ la preoccupazione. Era uno scontro e non era il caso di farsi prendere troppo dai sentimenti. Un vero ninja non si fa trasportare da essi.

--Non è niente.-- rispose rassicurandola, accennando ad un sorriso.

La ragazza si tranquillizzò e tornò anche lei a guardare l’uomo per essere pronta a schivare ogni suo attacco.

Sul volto dell’uomo si stampò il sorriso di un pazzo.

--Tecnica della Pioggia di Lame!-- (anche questa inventata, perdonate la poca fantasia! ;p)

l’uomo allargò le braccia e liberò una quantità incredibile di lame che si scagliavano contro i due ninja a grande velocità.

“La colpiranno…” pensò Naruto per poi buttarsi istintivamente addosso ad Hinata per proteggerla, anzi, forse l’aveva fatto ancora prima di pensarlo.

Tutto successe velocemente.

Hinata capì solo di aver visto Zantetsu lanciare quelle lame e subito dopo era stata buttata a terra e aveva disattivato il Byakugan.

Forse l’avevano colpita ed era morta…

Però non sentiva dolore…anzi, lo sentiva…al braccio…

Aprì lentamente gli occhi e vide Naruto sopra di lei, che si reggeva sui palmi delle mani e sulle ginocchia, a testa bassa e con lo sguardo nascosto dai capelli.

--N-Naruto…-- balbettò la ragazza in un sussurro. Si sentiva stranamente stanca, troppo per un combattimento così breve, anche se bisogna tener conto che non aveva dormito e che quell’uomo l’aveva anche rapita.

Il ragazzo alzò lo sguardo e la guardò negli occhi. Aveva il viso segnato dal dolore. Però si sforzò di sorridere in segno che andava tutto bene.

--T-Tutto bene…?-- chiese alla ragazza. Era evidente anche dalla voce che era stato ferito e che soffriva.

--M-Mi sento così stanca…-- disse debolmente.

Il ragazzo vide il braccio ferito della ragazza, quella chiazza rossa. Gli si gelò il sangue nelle vene, credeva che si fosse ferita gravemente. Poi guardò meglio la ferita e si tranquillizzò.

Ma perché vedeva tutto rosso? Cos’era quella cosa così fastidiosa che gli copriva un occhio?

Vi passò sopra con la manica del braccio destro e vide ancora sangue.

“Dannate lame…”

Per lo più erano solo graffi, ma due delle lame gli si erano conficcate nella schiena e una, la ferita più grave, gli aveva trapassato la spalla sinistra. Continuava a perdere sangue, solo sangue, vedeva solo quello.

--Non ti preoccupare Hinata, adesso riposati, a lui ci penso io.-- ancora una volta sorrise.

Hinata sorrise appena e chiuse gli occhi, addormentandosi.

Improvvisamente Naruto vide delle piccole macchie rosse apparire sulla giacca della ragazza e si spaventò. Poi si accorse che quello era il proprio sangue che gocciolava dalla spalla. Si guardò la mano sinistra e la vide imbrattata di sangue, il sangue che dalla spalla era sceso lungo il braccio.

“Cazzo…perdo troppo sangue…”

Si rialzò un po’ a fatica, ancora una volta barcollando. Si voltò verso Zantetsu, che attendeva con uno sguardo da pazzoide.

L’uomo lo vide voltarsi, tenere la testa bassa e con uno sguardo rabbuiato sul volto, che pareva soprattutto molto incazzato. Prese con la mano destra la punta della sottile lama che gli spuntava dalla spalla e con un movimento rapido e preciso estrasse la lama, facendo cadere a terra sangue scarlatto.

Con la mano sporca lasciò cadere la lama imbrattata di rosso.

Alzò lo sguardo e lo fissò su Zantetsu. Era decisamente molto incazzato, ma cercava di trattenersi.

--Le hai fatto del male…e adesso la pagherai molto cara.-- disse lentamente, come se fosse in trans.

Accadde qualcosa.

Zantetsu non capì esattamente cosa, sapeva solo che aveva visto Naruto dov’era prima, poi era scomparso e se lo era ritrovato davanti, in più sentiva un forte dolore allo stomaco. Indietreggiò di qualche passo, poi Naruto creò tre copie di se stesso. Due andarono a destra e a sinistra di Zantetsu, un altro invece con un balzo gli andò alle spalle, standogli tutti comunque distanti, mentre quello vero rimase di fronte a lui. Le copie presero una delle due lame che avevano conficcate nella schiena e le lanciarono contemporaneamente contro Zantetsu, mentre Naruto lo colpì con il Rasengan, questa volta in pieno stomaco.

“Bastardo di un moccioso…” pensò cercando di non gridare per il dolore.

Poi anche lui decise di attaccare. Concentrò il chakra nella mano e colpì il ragazzo allo stomaco, scaraventandolo di lato contro la parete, nello stesso punto dove si trovava la piccola crepa, che adesso era diventata come minimo 10 volte più grande di prima.

Il ragazzo dopo breve si rialzò. Entrambi doloranti, entrambi perdevano sangue dalla spalla, entrambi volevano vincere…

--Non credevo che dopo il secondo Rasengan ti potessi reggere ancora in piedi.--

--E io non credevo certo che tre mocciosetti come voi avessero potuto ridurmi così, specialmente tu.--

…Entrambi avrebbero continuato a combattere.

Il problema era che Naruto, dopo un’altra botta del genere, barcollava di più ma soprattutto aveva perso ancora sangue. Aveva lasciato a terra scie di piccole goccioline e adesso iniziava a vedere sfocato.

“Cazzo…devo liberarmi di lui al più presto possibile se non voglio che lo faccia prima lui…se solo potessi usare il Rasenshuriken…ma non mi è rimasto abbastanza chakra e in più se dovessi colpire la parete crollerebbe tutto, e non avrei tempo di salvare Hinata, Kiba e Akamaru, porca miseria! Devo farmi venire in mente qualcosa per farla finita, anche perché non credo di poter combattere ancora a lungo in queste condizioni. L’unica cosa che mi rimane da fare è un altro Rasengan, sperando che questa volta riesca ad ammazzarlo sul serio. E poi ci sono anche i bambini da salvare. Non può vincere lui!…Certo le cose sarebbero anche più semplici se non mi girasse la testa…Ho sbagliato a muovermi così velocemente, adesso sto peggio di prima…”

--Sembri ridotto piuttosto male, perché non ti lasci dare il colpo di grazia? Così la smetti anche di soffrire, non ti pare?--

Il ragazzo riuscì a drizzarsi completamente in piedi, ma era ancora parecchio arrabbiato.

--No grazie, piuttosto prima ammazzo te, che ne dici?-- in fondo gli importava molto di più salvare i suoi amici, che la sua vita.

--Dico che dovresti solo provarci per pentirtene.-- disse Zantetsu ridendo come uno psicopatico per poi lanciarsi all’attacco a tutta velocità con una delle sue tante lame.

Naruto fece appena in tempo ad estrarre un kunai dalla tasca e fermare l’attacco di Zantetsu. Entrambi cominciarono a combattere sferrando e schivando colpi.

Vincere e sopravvivere.

Dopo un attacco persero kunai e lama e rimasero senz’armi.

Poi un attimo di distrazione, o forse più che altro di stanchezza, e Zantetsu riuscì a colpire, con la tecnica in cui concentrava il chakra nella mano, il ragazzo allo stomaco, facendolo finire ancora contro la parete. (…è monotono…!!! Lscusate!) Il ragazzo cadde a terra su un fianco, senza muoversi.

Si risvegliò qualche secondo dopo, sforzandosi di aprire gli occhi, che sarebbero rimasti volentieri chiusi, e cercò di capire dove fosse. Ma quello che riusciva a vedere di certo non lo aiutava, perché nemmeno lui in quel momento capiva cosa vedeva. Allora si sfregò gli occhi con una mano e quando li riaprì finalmente riuscì a vedere meglio, anche se ancora un po’ sfocato. Una strana stanza. Per un momento non ricordò bene dove fosse o cosa fosse successo, ma appena si alzò in piedi, appoggiandosi alla parete, e vide Hinata da una parte e Kiba e Akamaru dall’altra tutto gli tornò più chiaro.

Il rapimento, la corsa, l’inizio del combattimento, l’illusione, gli attacchi di Zantetsu, la pioggia di lame, Hinata, la ferita alla spalla e poi ancora i suoi attacchi…

Ma ormai aveva poco chakra, e così non avrebbe potuto combattere ancora a lungo. Doveva sbrigarsi a farlo fuori una volta per tutte. Però anche quell’uomo era un osso duro…

A proposito…dov’era Zantetsu?

Guardò meglio e lo vide in fondo alla stanza al lato opposto a dove si trovava lui. Era appoggiato alla parete, come se stesse raccogliendo le ultime energie rimaste e cercando di recuperarne.

--Stanco ragazzino?--

--Pensa per te…!-- rispose irritato.

--Allora se non sei stanco possiamo combattere e concludere questa sfida, anche se devo ammettere che mi stavo divertendo.--ecco il sorrisetto da mezzo pazzo.

--Con piacere.--anche Naruto sorrise, ma perché aveva trovato una strategia per ucciderlo.

Velocemente i due corsero uno incontro all’altro, pronti a colpire. Zantetsu con un kunai preso da chissà dove, Naruto con un altro kunai. Un colpo schivato e uno ricevuto. L’uomo teneva il braccio teso e il kunai conficcato nel petto del ragazzo.

--Addio moccioso…!--esclamò vittorioso.

Ma poi…

Puf.

Scomparso.

--Dannato! Dove ti sei nascosto vigliacco?--chiese guardandosi attorno.

--Se qui c’è un vigliacco, quello sei tu!-- esclamò Naruto che lo sorprese apparendo alle sue spalle.

Ancora colpi di kunai. Zantetsu colpì Naruto.

Puf.

--Maledetto, mi stai prendendo per il culo?-- chiese abbastanza irritato.

--Può essere…!-- rispose Naruto ridacchiando, che gli era apparso di fianco.

Un colpo.

Puf.

Un altro Naruto.

Un altro attacco.

Puf.

Più Zantetsu colpiva le copie, più quelle saltavano fuori. Destra, sinistra, dall’alto, alle spalle. Apparivano ovunque fosse Zantetsu, che si stava anche un po’ spaventando e disorientando dalla cosa.

All’improvviso le copie cessarono di comparire.

--Dove sei stupido bamboccio?-- chiese irritato e nel contempo spaventato. Non sapeva dove fosse il ragazzo, che poteva spuntare da qualsiasi parte e colpirlo senza problemi, e la cosa gli dava dannatamente fastidio. Si sentiva come un topo in trappola, che si accorge del nemico solo quando quello ha già fatto la sua mossa ed è troppo tardi per evitare le conseguenze…e non voleva certo che ciò accadesse. Era il più vigile possibile per captare qualsiasi minimo spostamento ed evitare quello che aveva intuito essere l’ultimo attacco. L’ultima risorsa del ragazzo. Ma del resto anche lui iniziava ad essere senza chakra, lo sapeva bene, e sapeva anche che l’unica possibilità di sopravvivere era quella di fermare l’attacco del ragazzo, che quindi sarebbe rimasto senza chakra, e farlo fuori definitivamente. Quanto agli altri, aveva tutto il tempo che voleva per farli fuori. La ragazza era svenuta e non era nel pieno delle forze per combattere ancora, mentre il ragazzo castano e il cane erano sotto l’effetto dell’illusione, che sarebbe terminata soltanto secondo la sua volontà.

Ma per ora il problema era quel biondino che lo aveva ridotto come mai nessuno era riuscito a fare. Eppure Zantetsu credeva che sarebbe stato proprio quel ragazzino a soccombere per primo. Lo aveva evidentemente sottovalutato…

--Allora? Dove sei??-- domandò al vuoto e al silenzio della stanza, ancora più irritato.

Ancora nessuna risposta.

Poi un leggero spostamento d’aria alle spalle dell’uomo.

--Sono qui.--

Zantetsu si voltò e vide Naruto, in piedi di fronte a lui che lo guardava con odio e rabbia.

L’uomo cercò di colpirlo ma l’altro schivò abbastanza bene il colpo, mentre adesso era Naruto che tentava di colpirlo. Una mossa sbagliata e…

Puf.

“Ma…?” Zantetsu era rimasto molto sorpreso. “Com’è possibile? Non può avere ancora chakra da poter utilizzare creando queste inutili copie! E…allora dov’è??” si guardava attorno perplesso.

--Mai dimenticarsi di guardarsi le spalle.-- esclamò una voce alle spalle dell’uomo, che fece in tempo a voltarsi solo per vedere di chi fosse quella voce. Una voce che in quel momento, proprio alle sue spalle, non avrebbe voluto sentire.

Vide il ragazzo tenere in mano una sfera di chakra. In quell’istante comprese che non poteva evitare di essere colpito. Non aveva abbastanza tempo per schivarlo.

Ma non volevo certo fargliela passare liscia.

“Se morirò io allora morirai anche tu!”

Così, mentre Naruto lo colpiva con il Rasengan in pieno petto, il che sarebbe bastato ad ucciderlo, Zantetsu concentrò il chakra nella mano e colpì il ragazzo allo stomaco.

L’ultimo e potente attacco dei due ninja.

L’attacco micidiale che avrebbe ucciso inevitabilmente…

Ma c’era chi era più forte…

Zantetsu scivolò a terra, dopo aver subito la forza distruttrice del Rasengan.

Mentre Naruto venne ancora una volta scagliato contro la parete, ancora una volta creava una grossa crepa nel muro, ancora una volta perdeva i sensi. Ma un attimo prima che tutto diventasse completamente buio e prima di non sentire nemmeno più il dolore, mentre si trovava ancora in aria, attaccato alla parete, aveva solo un pensiero nella mente.

“Adesso sei salva…”

Cadde a terra e ancora una volta, solo per una attimo, vide ancora sangue. Poi chiuse gli occhi e tutto diventò scuro, di quel colore che lo aveva sempre accompagnato nella solitudine e che odiava, ma che infondo sapeva che ci sarebbe sempre stato, in un angolo, pronto a tornar fuori. Da quel momento in poi, accanto a lui non sentiva più niente. Non sentiva il pavimento gelido, il sangue caldo che scendeva dalle numerose ferite, il dolore che le contrassegnava una ad una.

Da quel momento, il nulla.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


Gli parve che fossero passate ore da quando aveva chiuso gli occhi

Parte Seconda

 

 

Gli parve che fossero passate ore da quando aveva chiuso gli occhi. Ma a quanto pareva non era così.

E poi gli era sembrato di aver fatto uno strano sogno, ma non aveva visto niente, erano soltanto voci, ma non aveva capito cosa si dicessero , o non se lo ricordava. Però sembravano le voci di Hinata, Sakura e Kiba…

 Strano.

Il dolore era diminuito…ma allora cos’era successo? Per recuperare il chakra avrebbe avuto bisogno almeno di un po’ più di riposo. Invece erano passati solo pochi minuti. Pochi miseri minuti e tutto era cambiato. Tutto era peggiorato.

Tutto era peggiorato a causa sua…

Tentennante si alzò in piedi. Era successo per davvero, successo per colpa di quello stupido incapace che era.

Zantetsu accanto Kiba e Akamaru, che erano riversi in una pozza di sangue, senza vita. Aveva approfittato di un suo momento di debolezza e aveva compiuto parte del suo scopo. Tutto per colpa di un inutile e incompetente di un ninja che non aveva fatto altro che combinare guai fin dall’inizio.

Naruto non era riuscito ad impedire la morte di due suoi amici.

--C-Cosa…?-- il ragazzo provò inutilmente a chiedere cosa fosse accaduto ai due ninja che ora giacevano a terra, ma la risposta era più che ovvia.

L’uomo ridacchiò. --Tranquillo, sotto l’effetto della mia illusione non hanno sentito alcun dolore.--

--Bastardo!--

--Suvvia, non ti agitare. Non è mica la fine del mondo, due insignificanti ninja come loro non saranno certo una grave perdita. E poi adesso toccherà anche a te e alla tua amichetta.-- lo prese in giro.

--Non ti permetterò di farle del male!-- gridò il ragazzo poco prima di corrergli incontro impugnando un kunai.

Improvvisamente la figura di Zantetsu scomparve.

“Ma Dove…?”

--Dietro di te…-- lo informò come se gli avesse letto nel pensiero.

Era vero, Zantetsu era dietro di lui, ma più distante…accanto a…

--Lasciala stare!!!-- urlò il ragazzo correndo ancora contro Zantetsu sperando di arrivare prima che le potesse accadere qualcosa.

Hinata aveva appena ripreso i sensi, dopo aver udito la voce del ragazzo che risuonava così forte nell’aria.

Prima che Naruto potesse avvicinarsi a loro, Zantetsu sollevò da terra Hinata con forza e le puntò un kunai alla gola.

--Fai un altro passo e la faccio fuori!--

Il ragazzo si bloccò di colpo. Non poteva succedere veramente…no, non doveva. Doveva esserci un errore, un grosso errore. Kiba e Akamaru non potevano essere davvero morti. E adesso non poteva succedere qualcosa anche a Hinata. Avrebbe fatto di tutto per impedirlo, ma non si possono superare i limiti.

--Fai una mossa azzardata, o fai in modo di uscire dal mio campo visivo, e non ci metterò molto e conficcare questo kunai nella gola della tua ragazza!--

--Non devi nemmeno provarci!--

La ragazza era ancora debole, faticava a reggersi in piedi, ma aveva davvero paura. Quell’uomo teneva la sua vita in pugno. Aveva assolutamente bisogno di aiuto…non poteva veramente finire così…

--N-Naruto…a-aiuto…-- balbettò sottovoce ma abbastanza forte da farsi sentire dal ragazzo che la osservava immobile a pochi metri da lei, impotente. --Ti prego…aiutami…--

“Resisti Hinata…ti salverò…”

--Allora…se adesso fai il bravo io lascio andare la tua ragazza, così poi uccido te, ok?-- propose.

Ma sapevano tutti che avrebbe comunque ucciso entrambi, era solo questione di tempo e sarebbe stata la fine. Naruto doveva sbrigarsi, o sarebbe stato troppo tardi. Non gli era rimasto poi molto chakra, ma se avesse usato la tecnica della moltiplicazione del corpo sarebbe bastata una mossa sbagliata e tutto sarebbe andato perduto. Non poteva rischiare, non poteva permettersi di rischiare così tanto.

--Cos’ hai deciso?-- domandò impaziente.

--Lasciala andare…--

In tutta risposta Zantetsu si mise a ridere.

--Sei davvero uno stupido, non ti facevo così poco intelligente. Non avrai davvero pensato che le avrei risparmiato la vita? Vi ucciderò tutti, e prima lo farò, meglio sarà.--

Hinata cominciò a piangere. --Aiuto…Salvami Naruto…--

--Hinata…--

Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a muoversi che vide la peggior cosa che potesse mai voler vedere: Zantetsu che conficcava il kunai nel petto di Hinata. Un solo colpo, rapido e violento. E poi sangue, sangue, solo sangue. Nient’altro, a parte Zantetsu che lasciava cadere a terra il corpo senza vita di Hinata, ricoperto di una grossa macchia rossa.

Adesso il sangue sulla giacca non era quello di Naruto.

La chiazza rossa apparteneva alla ragazza.

Gli aveva chiesto di salvarla e lui non ci era riuscito.

Buono a nulla.

Aveva perso ciò che era più importante per lui. La persona a lui più cara, la persona per la quale avrebbe fatto di tutto, la persona che amava.

Semplici dati di fatto che in quel momento di certo non servivano. Ma un ninja non si fa prendere dalle emozioni.

Il ragazzo osservava la scena immobile.

Sentiva crescere dentro di se il dolore, avrebbe voluto gridare, avrebbe voluto, almeno per quella volta, far uscire allo scoperto il potere del Kyuubi e spaccare tutto. Però non poteva. L’unica cosa che gli restava da fare era vendicare lei e i suoi due amici. L’avrebbe fatto, l’avrebbe ucciso, gliel’avrebbe fatta pagare, e non solo per Hinata e Kiba, anche per tutte le persone innocenti che aveva ucciso e i cui parenti continuavano a soffrire.

--Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto…--

--Mh mh…e chi mai vorrebbe il tuo perdono?--

--…te ne pentirai. Dovresti volerlo invece, il mio perdono, se non vuoi che ti uccida. Ora le parti si invertono, sarai tu a soccombere comunque.--

--Tsk…io? Se mai moriresti tu…oppure finiremmo per attaccarci nello stesso momento, uccidendoci a vicenda…non ti importerebbe?--

--No…voglio solo che tu muoia, niente di più, niente di meno. E se dovrò morire anche io, sarà la giusta punizione per non aver salvato i miei compagni. Non mi importa più niente della mia vita, soddisfatto?-- pronunciò queste parole senza nemmeno accorgersi di stare piangendo. Meglio, le lacrime lavavano via il sangue dal viso.

--Illuso, nemmeno dando la tua stessa vita potresti uccidermi!-- e detto questo partì all’attacco impugnando un altro kunai.

“L’illuso invece sei tu.” Pensò il biondino, che si era davvero arrabbiato. Zantetsu avrebbe pagato il male che aveva causato con la moneta della morte.

Naruto schivò velocemente l’attacco. “Ho abbastanza chakra per un Rasengan, ma uno solo…oppure se usassi il Rasenshuriken faciliterei le cose. E adesso non mi importa che crolli tutto, non ho nessuno da portare in salvo!”

Si trovavano al centro della stanza. Naruto ricorse alla tecnica della Moltiplicazione e subito, accompagnate da una nuvoletta di fumo, due copie gli si affiancarono.

--Preparati a morire, Zantetsu. Contro questo non potrai fare niente. Solo morire.--

Le copie gli impastavano il chakra in una mano, e in breve tempo nella mano del biondino apparve un enorme Shuriken.

--Allora mettimi alla prova.-- lo sfidò stupidamente l’uomo, senza tener conto che Naruto aveva dato vita ad un attacco davvero potente.

--Con piacere.-- Naruto avanzò rapidamente colpendo Zantetsu allo stomaco. Nonostante la lontananza dalla parete, Zantetsu vi venne scagliato con una tale energia da provocare una crepa enorme che ridusse il muro in tanti frammenti che subito dopo crollarono, come anche tutto il resto della costruzione.

Ogni corpo senza vita era ricoperto di macerie e non sarebbe stato ritrovato. Solo Naruto ne uscì, dolorante, più di quanto si sentisse appena dopo l’ultimo degli attacchi ricevuti da Zantetsu. La spalla aveva ripreso a sanguinare, e riusciva a reggersi in piedi per chissà quale volontà. Ci vedeva appannato, era stanco e non aveva praticamente più una ragione di vita.

Continuava a piangere…

“Hinata…Hinata è tutta colpa mia…” non faceva altro che rimproverarsi per quello che era accaduto. Kiba era stato ucciso senza nemmeno avere la possibilità di essere salvato, ma si incolpava per la sua morte. Per non parlare poi di Hinata. Aveva avuto l’occasione di salvarla e invece non ce l’aveva fatta…

Barcollò per l’ennesima volta, mentre si dirigeva verso il fitto del bosco per arrivare più lontano possibile da quell’orrendo luogo. Con una mano si teneva la testa mentre con l’altra si aggrappava agli alberi per non cadere.

Ma era troppo stanco e debole per camminare ancora…

Nel tentativo di tenersi aggrappato ad un albero cadde a terra, su un fianco. Ancora una volta non riuscì a tenere gli occhi aperti e vedeva tutto di quell’orribile colore che gli ricordava tanto la sofferenza provata negli anni passati, e in quel dannato e preciso istante, mentre il dolore fisico si mescolava a quello per aver perso la persona più importante al mondo.

 

Si era addormentato. Credeva di aver dormito ore e invece era appena sorto il Sole. Tuttavia quando si risvegliò non cercò di alzarsi, ma rimase a terra ad occhi aperti appena, quel che bastava per vedersi attorno. Gli girava ancora la testa. Si sentiva ancora incredibilmente debole, non aveva voglia di fare inutili tentativi per restare in piedi, tanto sapeva che gli avrebbero fatto perdere energia per nulla. Infondo a lui non cambiava niente: restare a terra o stare in piedi non faceva differenza. Ma restava il fatto che niente gli avrebbe mai fatto dimenticare quello che era successo in quella stanza. Le immagini, leggermente confuse, di quello che aveva visto tornarono nella sua mente, come se stessero accadendo di nuovo sotto i suoi occhi.

Era un incapace che non era nemmeno riuscito a i salvare delle persone a lui care, e che non sarebbe stato in grado di proteggerne altre, per quanto lo avrebbe desiderato e avrebbe fatto qualsiasi cosa per raggiungere quello scopo.

Era un ninja che semplicemente aveva raggiunto quel livello per chissà quale miracolo, e che di certo non meritava quel grado.

Un ninja che non valeva niente, neppure la grazia di vivere. Eppure lui era sopravvissuto. Perché? Per quale motivo doveva rimanere solo lui? Perché non era morto lui al posto di Hinata e Kiba? Se fosse morto lui nessuno avrebbe pianto la sua scomparsa…Due famiglie distrutte per colpa di uno stupido…Uno stupido che voleva solo morire…

Solo la morte sarebbe stata la giusta punizione…

Morte…

Cessare di vivere…

La soluzione, il rimedio…Eppure lui non era il tipo che scappava davanti alle difficoltà…Ma con che coraggio sarebbe tornato al Villaggio, sapendo di essere stato lui la causa della morte dei due ninja che erano in missione con lui?

Quel coraggio lo aveva abbandonato…

Come avrebbe potuto vivere sapendo che la ragazza che amava se n’era andata per sempre a causa sua?

Non ce l’avrebbe fatta…

Era inutile…era andata così, ma lui non sapeva davvero come perdonarsi…

Il ricordo della ragazza a terra, ricoperta di sangue, lo fece star ancora più male di quanto già non stesse. Gli bruciava il petto per la rabbia, e allo stesso tempo sembrava attraversato da un’affilata lama ardente per il dolore.

…Nemmeno piangere serviva a qualcosa.

Non serve, Naruto…non serve ma lo stai facendo.

“Hinata…Come ho potuto farti una cosa simile? Avrei dovuto salvarti, avrei dovuto uccidere prima Zantetsu! Mi dispiace…non sai quanto…Ho sbagliato tutto, sono un buono a nulla, se fossi capace di fare qualcosa allora ti avrei salvata, e sarei stato felice anche di sacrificarmi per te. Infondo sarei dovuto morire già da un pezzo, sono vivo solo grazie a quel maledetto demone che vive dentro il mio corpo. Sarei stato contento di morire per te, tu che mi hai chiesto, supplicato di salvarti, e io che non ne sono stato capace…Ho tradito anche la tua fiducia…

Avrei tanto voluto dirti, già da tempo, che ti amo…ma ho stupidamente aspettato e adesso non potrò farlo mai più.

Avrei tanto voluto dirti che per te avrei fatto di tutto, eppure quel tutto non sono riuscito a farlo.

Avrei tanto voluto dirti che tu eri la persona più importante della mia vita, ma adesso che non ci sei la mia vita non ha più importanza.

Darei qualsiasi cosa se questo servisse a riaverti, a vedere il tuo dolce e splendido sorriso, il tuo sguardo così delicato…ma non si può tornare indietro. Ho perso tutto per un momento di distrazione. Sono arrabbiato con me stesso come non lo sono mai stato.”

Avrebbe dato qualsiasi cosa per lei, per riaverla…

Ma l’unica soluzione era la morte.

 

Quel breve e fastidioso rumore si ripeteva di continuo e rompeva il silenzio della stanza sommersa nel buio. Fuori, soltanto il leggero e rilassante fruscio della pioggia.

Eppure quel rumore, sebbene fosse fastidioso, doveva continuare  ripetersi…

Doveva. Assolutamente.

 

Chiuse gli occhi e tutto tornò nero, probabilmente si era addormentato ancora, ma non fece in tempo a riaprirli che nell’aria buia intravide qualcosa, o meglio qualcuno, qualcuno che voleva assolutamente rivedere. Appena la riconobbe si bloccò. Era davvero lei quella che gli era di fronte?

--Hinata…s-sei davvero tu?-- chiese il biondino incredulo.

Le sue parole però non ottennero l’effetto sperato. La ragazza, più che felice sembrava spaventata.

--N-Naruto…n-non ti avvicinare!--

--Ma…?--

--Vattene via…--

--Ma Hinata, perché dici così?-- quelle parole lo ferirono. Istintivamente fece un passo verso di lei.

--Non ti avvicinare ti ho detto!-- disse la ragazza che indietreggiò appena.

--Perché…?-- non sapeva cos’altro chiedere, dopo tutto era la prima cosa che voleva sapere.

--Mostro, vattene, non provare a toccarmi!-- un ennesima pugnalata.

--…Hinata, perché dici così?-- eppure glielo avevano sempre detto che era un mostro, e tutti avevano paura di lui, ma sentirselo dire da lei…era completamente diverso.

--Perché è colpa tua se io sono morta! Non avrei mai dovuto fidarmi di te, sei solo un mostro che non può fare del bene, sei la causa della sofferenza di chi ti sta vicino! Nessuno dovrebbe fidarsi di te, dovresti essere cacciato da Konoha, e lo faranno sicuramente, quando sapranno che a causa tua siamo morti io e Kiba!--

Se quella di prima era una sola pugnalata, adesso erano cento. Non si sarebbe mai aspettato che proprio lei gli dicesse quelle cose, cose che non le aveva mai sentito pronunciare, cose che era sicuro non pensasse.

--Hinata, non è vero…io…io non sono un mostro.-- provò invano a convincerla.

--Se tu non fossi veramente il mostro che dici di non essere, avresti dimostrato di poterci salvare, invece sei rimasto immobile a osservare.--

Aveva ragione, dannatamente ragione.

--M-mi dispiace…--

--Non mentire, hai già preso in giro abbastanza persone che di te si fidavano! Sei un mostro, TI ODIO!--

Odio…addirittura odio… questo se lo aspettava ancora meno.

Un secondo e l’immagine della ragazza sparì. il ragazzo era avvolto dalle tenebre e non vedeva altro che quelle.

Poi udì una voce famigliare alle sue spalle. Più precisamente una risata.

--Mh, mh, mh.--

Il ragazzo si voltò e non vide nulla, ma quando gli occhi si abituarono al buio riconobbe una stanza che, come quella voce, conosceva fin troppo bene. Il pavimento ricoperto d’acqua e ad occupare la parete a cui era di fronte vi erano delle robuste sbarre, mentre dietro di esse regnavano ancora le tenebre.

--Che vuoi?-- chiese per niente contento di vederlo.

--Mh, mh, mh…Se mai sei tu che vuoi qualcosa da me…Mh, mh, mh.--

--Si può sapere perché cazzo hai da ridere stupido demone?--

--Rido perché finalmente hai scoperto cosa sei realmente…--

--Cosa sono?! Io sono quel ragazzo sfigato che è costretto a farti alloggiare nel suo corpo e a portarti a spasso come un cagnolino, ecco cosa sono, ti basta come spiegazione?-- disse arrabbiato.

--Tu credi davvero di essere soltanto questo?-- domandò la Volpe, prendendosi gioco  di lui.

“Cos’altro dovrei essere…?” si domandava Naruto, incapace di rispondersi.

--Non ci arrivi? O forse non vuoi ammetterlo…?  Comunque te lo dirò io…--

In quel momento la stanza e la volpe sparirono, lasciando Naruto avvolto dalle tenebre. All’improvviso qualcosa attirò l’attenzione del ragazzo. Era un pianto. Il pianto di un bambino. Di colpo quel bambino apparve sotto i suoi occhi increduli. Era lui, lui che da piccolo piangeva in continuazione per la solitudine che da sempre lo aveva accompagnato, per le prese in giro degli altri bambini, perché non era accettato da nessuno.

Quella visione riportò alla luce parecchi ricordi dolorosi nella mente del ragazzo, che immobile osservava il suo riflesso. Perché quello che aveva di fronte non era solo una vecchia immagine, era il riflesso di quello che ancora provava dentro di sé. Il dolore, le lacrime, la sofferenza, la solitudine…tutto.

Non piangere…

Avrebbe voluto dire al bambino di non piangere, ma tanto sapeva che non lo avrebbe ascoltato o che avrebbe continuato. Non bastano due parole per spazzare via il dolore di un’infanzia intera passata in un angolo a guardare gli altri divertirsi e avere tutto quello che lui desiderava: genitori e amici. Solo questo. Ma probabilmente per un bambino condannato a portarsi dietro un mostro era chiedere troppo.

L’immagine che aveva davanti scomparve.

--Non hai ancora capito?…ma tu sai, non è vero, chi è la causa di tutto questo?.-- domandò la Volpe ancora prendendolo in giro.

--Sì che lo so…sei tu che mi hai rovinato, è per colpa tua io sto rovinando gli altri.--

Davanti a lui apparve una sorta di specchio, su cui si rifletteva l’immagine del ragazzo, che se ne stava in silenzio lasciando così continuare i giochetti del Kyuubi. Prima si accontentava, prima l’avrebbe lasciato in pace.

Ma poi l’immagine cambiò, al suo posto apparve quella del Kyuubi.

“E adesso cosa centra? Lo so che è sigillato nel mio corpo, non c’è bisogno che me lo ricordi…”

--Sbagliato, Naruto…-- la voce della Volpe ruppe il silenzio. --La causa…la causa siamo noi.--

--Che cavolo stai dicendo???-- domandò seccato di tutto quel mistero e della volpe stessa.

Ma dentro di sé il ragazzo già sospettava di qualcosa.

--Lo sai benissimo…solo che non lo vuoi ammettere. Vivo dentro di te da quasi 17 anni, ti conosco.--

L’ambiente mutò, tornando ad essere la solita stanza, e Naruto si trovava davanti alle sbarre, che questa volta non erano avvolte dalle tenebre, ma si riuscivano a vedere perfettamente gli occhi rossi e demoniaci del Kyuubi.

--Stai cercando di dirmi che io e te…siamo…siamo la stessa cosa?--

--Ci sei arrivato…--

Non poteva credere a quello che la Volpe aveva confermato…lui era tutt’uno con quel perfido demone che aveva provocato solo morte e distruzione…

--No, non ci credo…non è vero, altrimenti tu non saresti dietro quelle sbarre, ti saresti fuso con la mia anima!--

--Invece ti sbagli…sì, non siamo una cosa sola a tutti gli effetti, ma già il fatto che siamo nello stesso corpo indica che le nostre anime sono quasi del tutto unite…anche tu sei la causa della tua solitudine e della tua sofferenza, e sei tu che fai soffrire chi ti è vicino.--

--No, non è vero!!--

--Ah no? E Kiba? Sicuramente credeva che tu lo salvassi. E Hinata? Lei addirittura ti aveva chiesto di salvarla, e tu invece, cos’ hai fatto? L’ hai lasciata morire…--

--…-- Era vero…su questo la volpe aveva ragione.

--Hai capito adesso che siamo mostri? Non porteremo mai felicità, ma soltanto odio e dolore, perché solo questo possiamo fare. Porterai dolore a tutte le persone a cui vuoi bene, a cui tieni, a cui sei vicino…e sarà inevitabile.

Ma infondo tu sei comunque un essere umano…è normale che tra te e altre persone ci sia un legame, di qualsiasi tipo esso sia, anche se per i mostri come me è praticamente impossibile. Però voglio che ti ricordi di una cosa: i demoni non sono in grado di amare, semplicemente a volte credono di poter provare questo sentimento…ma non possono, altrimenti non sarebbero demoni. Anche se nel nostro caso bisogna considerare il fatto che tu sei pur sempre un essere umano, in parte.

E comunque il tuo “amore”, ammesso che tu possa provarlo davvero, perché non sai nemmeno cosa sia, non potrà mai superare l’odio che provo nei confronti di tuo padre, che mi ha sigillato dentro il corpo di suo figlio, un inutile buono a nulla, che crede di poter diventare Hokage, ma che non capisce che senza il mio aiuto adesso non sarebbe nemmeno qui.--

Tutto quello che aveva detto la Volpe lo aveva colpito come un vento gelido…stranamente solo la mano sinistra rimase calda.

--Mio padre…ha fatto soltanto…ciò che era meglio per il Villaggio intero…è stato il più grande Hokage di tutta la storia di Konoha, quindi non ti permetto di considerarlo uno stupido solo perché ha riposto un po’ di fiducia in suo figlio, l’unica che mi è mai stata data. Non poteva sapere di avermi trasformato in un mostro. Meglio la sofferenza di uno solo che delle persone di tutti i villaggi che avresti distrutto. E se non posso amare in quanto demone, allora forse hai ragione tu, probabilmente se l’avessi amata davvero non l’avrei lasciata morire. Ma è troppo tardi ormai. Tutte le persone a cui ho voluto bene alla fine le ho tradite, ho tradito la fiducia che avevano in me…--

--E sarà sempre così…sai già che se tu tornassi al villaggio e raccontassi l’accaduto, tutti ti isolerebbero di nuovo…A volte gli umani sono più infami dei demoni.--

--…--

--Ricordati bene una cosa…sei un demone, e come tale, non porterai mai felicità…solo il dolore che hai procurato anche a te stesso.--

Detto questo il demone e la stanza sparirono.

 

Qualsiasi cosa sarebbe successa, non avrebbe mai lasciato la sua mano, avrebbe fatto capire a quella persona che c’era. Teneva la sua mano sempre e comunque, e quando doveva andarsene l’ultima cosa che faceva era tenere ancora per un po’ la sua mano tra le sue, intrecciando le dita o tenendola semplicemente.

Nonostante tutto, infondeva una dolce sensazione di calore…

Ma per quella persona c’era, questo era l’importante, e non avrebbe lasciato sola la persona più importante della sua vita per niente al mondo.

 

Un mostro…ora ne aveva la certezza.

Infondo lo era sempre stato, ma aveva perso tempo a convincersi del contrario.

Gli altri avevano fatto bene a stargli alla larga…loro lo avevano capito prima.

 

Riaprì gli occhi, speranzoso di aver sognato, ma purtroppo non era così. Se fosse stato possibile avrebbe voluto tornare indietro nel tempo per impedire che Hinata rimanesse fuori da sola, in questo modo avrebbe impedito il rapimento e lo scontro. Però non si poteva.

“È tutta colpa mia…perché sono un mostro, un ragazzo che mai potrà portare felicità. Solo odio, dolore, distruzione…ma io…io non voglio…!”

Non voleva essere quello che era…ma era impossibile.

Si alzò e si diresse lentamente in un luogo, aveva preso una decisione, e sarebbe stato come aveva deciso.

Camminò per qualche minuto e si fermò davanti ad un ruscello. Ruscello accanto al quale aveva passato la sera precedente con Hinata. Solo che adesso la ragazza non c’era, e non ci sarebbe mai più tornata.

Sfilò un kunai dalla tasca e lo impugnò.

--Non farlo!-- gridò una voce all’interno del ragazzo, la voce di quel demone che gli viveva dentro.

Ma non bastano due parole per cambiare decisione.

“Tu hai rovinato la mia vita, adesso io porrò fine alla tua.”

--Fermati, ucciderai anche me, stupido!--

“Se vuoi sopravvivere allora vattene dal mio corpo, fai quello che vuoi, ma io non cambio idea. Ti avviso subito che non basteranno i tuoi poteri curativi per salvarci, se mi infliggo una ferita mortale non farai in tempo a curarla, e morirai prima che tu te ne accorga.

Io non posso vivere senza di lei, e se è morta per colpa mia, lo è anche per colpa tua. Il corpo è mio, le decisioni le prendo io. Tu sei soltanto l’ospite indesiderato che però non può andarsene.”

--Non ti azzardare, idiota! Te ne pentirai amaramente. Vuoi morire per un sentimento che non puoi nemmeno provare! Sei un demone, ricordalo. Non puoi amare!--

“Però posso credere di amare. E se quello era l’amore che credevo di provare, allora posso tranquillamente morire per quel sentimento, per qualcosa di importante. Ma tu questo non puoi capirlo. Sei un demone. Siamo demoni.”

 

Naruto prese con due mani il kunai, pronto a fare quello che doveva fare, e appoggiò la sua punta sul proprio petto.

“E…Se devo essere un demone, non voglio esserlo. Se dovrò vivere sapendo di poter portare solo dolore, sapendo che non potrò mai raggiungere la felicità, allora non voglio. Se devo vivere sapendo che a causa mia la persona che più amo se n’è andata per sempre, non voglio farlo.

Voglio smettere di soffrire, voglio smettere di portare dolore, non voglio vivere un altro periodo di solitudine. Voglio solo che finisca qui.

Se questa è la mia vita, allora io non voglio viverla.

In questo modo sarà meglio per tutti.”

Strinse forte il kunai e se lo piantò nel petto, lasciandosi poi cadere all’indietro.

Sentiva il sangue macchiargli il petto, ma contrariamente a quello che pensava non era poi così doloroso, forse perché ai dolori al petto era abituato. E al contrario di quello che credeva non era caldo…anzi, sentiva freddo…quel freddo che infondo lo aveva sempre seguito e si trovava dentro di lui. Quel freddo che per lui aveva veramente inizio in quel momento. Quel freddo che però non contagiava la mano sinistra, che restava stranamente calda.

“La punizione che merito è questa. Nient’altro. Solo la morte, la liberazione da ogni sofferenza e da ogni problema. Lo so, non sono mai stato il tipo che scappa di fronte ai problemi, ma questa volta non c’è rimedio…tutti i problemi hanno una soluzione, tutti tranne la morte… questa volta non posso fare nient’altro…”

Le forze lo stavano abbandonando. Con uno sforzo enorme alzò gli occhi al cielo, il cielo nel cielo per l’ultima volta, e gli sembrò di vedere il volto di Hinata, timido e sorridente. Voleva ricordarla così, come la persona che con lui, come con tutti, era sempre stata gentile. Mentre moriva non voleva ricordare il suo volto segnato dall’orrore e dalla paura.

“Addio per sempre, Hinata”

Sorrise debolmente, per poi chiudere gli occhi…

…Ma non sarebbe stato per sempre.

 

 

 

Sentiva ancora freddo.

Ma l’inferno non era fatto di fuoco e fiamme?

 

Fu svegliato da un fastidioso e leggero suono che non faceva altro che ripetersi in modo regolare. Lentamente aprì le palpebre, e ciò che vide lo lasciò perplesso; un soffitto bianco. Non poteva di certo essere in paradiso, un demone come lui sarebbe andato all’inferno…e poi se il paradiso era così fastidioso non voleva restarci. Si sentiva come se non si fosse mosso per giorni e non avesse la forza per farlo, però sentiva comunque che era meglio se fosse rimasto fermo.

Una cosa che lo lasciava ancora più perplesso era quella sensazione di calore che gli avvolgeva la mano, e che non aveva ancora capito cosa fosse. Con gli occhi ancora semichiusi cercò di guardare alla sua sinistra, anche se la cosa era un po’ difficile. Appena ci fu riuscito, compiendo un po’ di sforzi, rimase tra lo stupore più assoluto e la felicità più grande, spalancando gli occhi. Possibile che…?

“Hi-Hinata!”

Era davvero lei, non c’era dubbio, ma…perché? Perché era lì? O forse era meglio porsi un’altra domanda: cosa cavolo era successo???

Se fossero morti entrambi, era sicuro che non l’avrebbe di certo incontrata.

Non sapeva spiegarselo, però era sicuro che fosse lei…Si era addormentata a braccia incrociate sul letto accanto a lui, con la testa appoggiata su di esse. E…era lei che gli teneva la mano, intrecciando le dita con le sue. Arrossì impercettibilmente appena se ne accorse, poi cercò di parlare per svegliarla, anche se avrebbe voluto che continuasse a dormire tranquilla, ma aveva bisogno di sapere se era tutto un sogno o era reale.

--Hi-Hinata.-- balbettò a bassa voce. Credeva di riuscire a parlare con tono di voce più alto, ma non era così, il suo era stato solo un lieve sussurro.

Prima che potesse chiamarla ancora, cercando questa volta di essere più udibile, la ragazza si svegliò. Come tutte le volte in cui si risvegliava, rivolgeva lo sguardo al volto di Naruto, quasi certa che i suoi occhi fossero, anche allora, chiusi, ma quella volta dovette ricredersi.

Si era svegliato!

--N-Naruto!-- le mancò il respiro, sul suo volto si dipinsero stupore, incredulità, ma anche gioia. La gioia di essere riuscita a riascoltare la sua voce, di risentire quella risata contagiosa accompagnata dai suoi sorrisi, di rivedere gli occhi di quel magnifico colore che nemmeno il cielo o il mare sapevano riprodurre. L’ultima immagine sfocata che aveva di lui non riproduceva quelle caratteristiche. Quando l’aveva visto prima di addormentarsi, teneva gli occhi chiusi, non sorrideva e la voce era spezzata dal dolore. No, quello non era il Naruto che voleva ricordare.

Non riuscì nemmeno a trattenere le lacrime, che iniziarono a scenderle sul volto. --T-Ti sei svegliato, finalmente!-- sentiva l’impulso di abbracciarlo, ma si fermò prima di tutto per le sue condizioni, e poi per la sua timidezza.

A lasciarla ancora di più senza fiato si aggiunse il gesto di Naruto: si era seduto e l’aveva abbracciata, rischiando di strappare il tubicino della flebo. Ma non era importante, perché niente in quel preciso momento era più importante di quell’abbraccio. Quel magnifico contatto che entrambi speravano si verificasse.

Non era importante quanto gli girasse la testa, a causa di un movimento troppo veloce, non era importante l’imbarazzo della ragazza o un suo rischio di svenimento, e non era importante il silenzio imbarazzante che si era creato, ma il fatto che nessuno dei due avrebbe voluto che l’abbraccio finisse. Forse soltanto la ragazza, che non voleva rischiare di svenirgli tra le braccia, ma come già detto, non era la cosa di primaria importanza.

--Sono felice di poterti rivedere.-- le sussurrò all’orecchio.

Quella frase le provocò un brivido lungo la schiena e ancora più rossore in volto.

--A-Anche io…--

--Ah scusa.-- disse divincolandosi --Me ne ero quasi scordato, il tuo braccio?--

--Eh? Ah…era solo un graffio, per tutto il resto mi è bastato un po’ di riposo, e anche Kiba sta bene. Q-Quello che è stato ridotto peggio s-sei tu. Adesso è meglio se ti rimetti sdraiato.-- concluse asciugandosi le lacrime che avevano cessato di scendere e recuperando il suo colorito naturale sulle guance.

Il ragazzo obbedì senza esitazioni. In quel preciso istante qualcuno entrò nella stanza noncurante di bussare, tanto sapeva che non avrebbe disturbato nessuno. Anche se quella volta dovette ricredersi.

--Ciao Hinata! Io--- si bloccò quando vide il biondino. Nonostante tutto non poteva fare a meno di sorridere. --Naruto! Era ora che ti svegliassi, dormiglione!--

--Ehi ciao Kiba!-- esclamò l’altro, anche lui felice di vedere che stava bene, lasciando da parte la sua “vendetta” personale. --Ma perché? Quanto avrei dormito?--

--Hai dormito per otto giorni interi. Hai recuperato abbondantemente la dormita della domenica mattina in cui sei stato in missione!-- esclamò ridendo, imitato poi dagli altri due.

--Ah, è vero!-- proseguì Kiba --Quasi dimenticavo: ho appena saputo dall’ Hokage che gli abitanti del paese ci ringraziano, soprattutto i bambini, per averli liberati da Zantetsu. E mi ha anche detto che il bambino che era fuggito da Zantetsu è il figlio di quell’uomo del locale ubriaco.--

Hinata sorrise. --Sono contenta che quel bambino sia tornato finalmente tra le braccia del padre , e che adesso quell’uomo non sia più solo.--

“Non è più solo…Già…lui no…” pensava leggermente invidioso il biondino, ancora in uno stato confusionale, poiché il sogno che aveva creduto fosse vero, in realtà non lo era.

--Hinata, sembri stanca…non è meglio se vai a casa a riposarti? Tanto ormai puoi stare tranquilla no?-- chiese Kiba sorridendole, provocandole così un inevitabile rossore in volto.

--S-S-Sì, hai ragione.-- impacciata si alzò in piedi e si diresse verso la porta. --A-Allora vi saluto, ciao!-- e detto questo sparì dietro la porta bianca.

 

Appena uscita, prese un colpo quando vide chi aveva di fronte.

 

Kiba si sedette sulla sedia dove prima si trovava la ragazza.

--Sai Naruto…Hinata è rimasta qui giorno e notte aspettando che tu ti svegliassi, ci tiene molto a te.-- disse a capo chino, senza nascondere un sorriso, anche se triste.

L’altro rimase piuttosto stupito dalla rivelazione del ragazzo.

--E quei giorni in cui sei stato molto male aveva il morale a terra, ed era sempre preoccupata ed ansiosa…non ce la facevo più a vederla così.--

--M-Ma…cosa stai cercando di dire?-- domandò perplesso.

--No niente, lascia perdere…Comunque--- alzò il capo, ma ora era serio. --Volevo ringraziarti. Se non ci fossi stato tu adesso né io né Hinata saremmo qui, è stato solo merito tuo se la missione è riuscita. Quindi, grazie.--

“Avrei voluto essere io a salvare Hinata, lo so, però è stato meglio così. In fondo non avrebbe cambiato le cose. Io per Hinata sono e sarò sempre il suo migliore amico e niente di più…Tu invece…

Lei ti ammira, ti ha sempre voluto bene, ti ha sempre visto come il migliore fra tutti, lei ti ama…

Perché in fondo tu l’ hai sempre protetta quando ce n’era bisogno, e capisco che ti ammiri per la forza che hai…non solo fisica, ma anche la forza che tiri fuori quando qualcuno ha bisogno di capire concetti che solo tu sei in grado di spiegare perché li hai vissuti in prima persona, la tua determinazione, la forza di rialzarti quando cadi perché ricordi di essere solo, anche se adesso non lo sei ma non lo capisci.

E adesso che le hai salvato la vita rischiando la tua, ti ama ancora di più. Anche se questo peggiora le cose, per me. Avrei voluto salvarla io, ma probabilmente non ne sarei stato in grado. È meglio che il suo eroe sia tu, io non ho la minima speranza di essere qualcosa di più per lei. Invece tu sì, tu lo sei già…ma sei cieco e non lo capisci. Forse lo fai apposta perché credi di soffrire…

Io questo non posso saperlo, e se devo essere sincero non mi interessa cosa pensi o cosa provi per lei, non voglio soffrire di più. Però spero per te che tu ricambi i suoi sentimenti e che non la farai soffrire, altrimenti, volpe o non volpe, dovrai vedertela con me, e anche se hai dato ancora una volta prova della tua superiorità su di me, ciò non basterà per farmi cambiare idea. Entrambi manteniamo le promesse, e se giuro che la pagherai se la farai soffrire, allora puoi star certo che lo farò.

Se la vedrò piangere a causa tua…puoi considerarti di nuovo ricoverato in questa stanza! Comunque…

Lei ormai ha scelto te, io non posso cambiare le cose…hai vinto tu…”

Quello che aveva detto Kiba aveva rievocato momenti del suo incubo che lo facevano star male.

“Se tu sapessi quello che so io, non la penseresti così…ho fatto il sogno peggiore che potessi mai fare, e se tu sapessi cosa vi era accaduto, cambieresti opinione.

Io non sarei stato in grado di farlo, in realtà… Ne sono certo perché le paure finiscono sempre per realizzarsi, per concretizzarsi, soprattutto le mie.”

--Di niente, figurati! E poi non l’ ho certo fatto per sentirmi dire grazie, l’ ho fatto perché…non voglio più perdere degli amici.-- ed ecco il suo classico sorriso a 32 denti che gli illuminava il volto.

Perché in fondo non era uno fatto per essere triste, lui era fatto per nascondere quello che provava e mostrare sempre un sorriso, fingendosi felice. Anche se erano sorrisi falsi, qualche volta.

--Secondo te quando mi faranno uscire da qui?-- cambiò improvvisamente discorso il biondino. L’argomento precedente non piaceva a nessuno dei due.

--Non mi dire che vuoi già uscire?!?! Se ti sei svegliato soltanto oggi pretendi anche che ti facciano uscire in giornata?-- invece di arrabbiarsi rideva, dopotutto era contento di non dover più vedere Hinata triste, e in un certo e strano modo, erano amici.

--Non mi piace stare qui!-- ribatté Naruto, anche lui ridendo.

--Comunque Tsunade è preoccupata per i colpi che hai ricevuto in testa, quindi ti terrà sotto controllo per un po’. Non che la tua situazione cerebrale possa peggiorare eh, però…--

--Cosa cavolo stai cercando di dire cane pulcioso?--

--Hei! Queste offese tienitele per te, stupido baffuto!--

(fortuna che non dovrebbero litigare più…!!! ( u.u”) )

--Se sono baffuto io, allora lo sei anche tu!--

Toc Toc

Qualcuno bussò alla porta, interrompendo la loro discussione.

--Avanti.-- disse Naruto un po’ esitante.

Ed entrò la persona che meno si aspettava di vedere. (disilludo gli illusi: non è entrato Sasuke. Disilludo quelli che ancora si illudono: Sasuke non c’è nella mia fan, mi dispiace.)

 

*Ma torniamo a Hinata…*

 

Appena uscita, prese un colpo quando vide chi aveva di fronte.

--N-Neji.-- balbettò impacciata e ancora rossa in volto. (ecco svelata l’identità del misterioso personaggio! Vi aspettavate di meglio, lo so!)

--Ciao Hinata!-- esclamò Ten Ten accanto a Neji.

--Oh, ciao Ten Ten. Ma cosa ci fate voi qui?--

--Eravamo venuti per vedere come stava Naruto.-- disse Neji, pacato come al solito.

Eppure non erano mai andati a trovarlo, se non una sola volta, quando Neji aveva insistito che la ragazza tornasse a casa.

La ragazza sorrise. --Si è appena svegliato. Adesso c’è Kiba con lui.--

Neji si voltò verso Ten Ten. --Potresti per favore lasciarci soli? Devo parlarle…-- domandò.

Ten Ten annuì arrossendo appena. Dai loro sguardi sembravano nascondere qualcosa…e non solo quello a cui avevano alluso poco prima. La ragazza si allontanò alla ricerca di Sakura per avere un po’ di compagnia mentre non poteva stare con Neji.

Intanto Hinata si chiedeva cosa avesse da dirle di tanto urgente. Era sicuramente venuto lì per lei, non per Naruto, perché tanto sapeva che l’avrebbe trovata lì. Ma perché c’era anche Ten Ten?

--Di cosa volevi parlarmi?-- domandò un po’ dubbiosa.

--Sai, vero, che tuo padre vorrebbe che ti sposassi con il componente di un potente clan? In quanto primogenita della Casata Principale è normale che sia così.--

--Sì, lo so.-- ricordava benissimo il momento in cui il padre le aveva detto tutto. ma lei non aveva accettato, non voleva essere lei a capo della Casata Principale, lei non voleva sposare nessuno che non fosse chi voleva lei. Non voleva che il suo destino venisse deciso dal padre, che l’aveva oltretutto considerata sempre inutile e indegna di essere una Hyuuga. E di sicuro nemmeno lui voleva che fosse lei ad esserne a capo in futuro. Se fosse stato Neji il primogenito della Casata Principale avrebbero sofferto entrambi di meno. --Ma non ho accettato. Non voglio. E poi sicuramente ne sarai felice anche tu, della mia decisione. Magari si potrebbe trovare il modo per fare sì che sia tu a mandare avanti la Casata Principale.-- disse a testa bassa, con aria colpevole.

--È quello che aveva chiesto anche a me. È stato difficile rispondere, ma alla fine non ho accettato. Spetterà a tua sorella Hanabi portare avanti il lavoro di tuo padre.--

La ragazza rimase stupita. Neji non aveva accettato??? Doveva essere un sogno. Il sogno di non dover tornare a casa per sentirsi disprezzata dal padre per non aver accettato la proposta. Quel padre che aveva sempre ritenuto un disonore averla come figlia, e che si era preoccupato per lei solo perché poteva rappresentare il futuro della Casata.

Utilizzando la scusa del prendersi cura di Naruto, era sempre fuori casa e vedeva il padre meno possibile per non sentirsi sempre rimproverata per la scelta fatta (anche se non le aveva obiettato niente, ma si sentiva comunque a disagio), ma adesso quella scusa non era più valida, però sapeva che ora il padre, a quel proposito, non le avrebbe più dato la colpa.

--Comunque quello che io volevo chiederti è se…sei ancora innamorata di Naruto.--

Hinata divenne paonazza. “Io divento rossa e lui invece è sempre uguale! Come cavolo fa? Dovrò farmi insegnare da lui il trucco per non arrossire ad ogni minima parola che mi viene rivolta.”

--I-I-I-I-Io…sì, cioè..no, ma…è che…insomma…forse, se…perché…non…ecco…dato che…cioè…-- (questo è l’intero elenco delle congiunzioni! Coordinate e subordinate! Scherzo!!! n.n )

--Cioè sì.-- concluse il cugino al suo posto.

--Esatto.-- sospirò.

--Secondo me dovresti lasciarlo perdere e concentrarti su qualcun altro. Ad esempio Kiba.--

Non avrebbe mai potuto, lo sapeva.

Non sarebbe mai successo, lo sapevano.

--No! Io e lui siamo soltanto amici, so che lui mi…insomma…però io no…e poi non posso, non voglio, è il mio più caro amico, so che a me ci tiene, anche se in modo diverso dal mio. E poi…Dimenticare Naruto è troppo difficile, ci ho già provato quando era andato ad allenarsi con Jiraya, ma è stato inutile. Fa troppo male, sono sforzi inutili.--

--Ok, ok. Volevo solo sapere per chi non avevi accettato la proposta di tuo padre. Però Hinata…ti farà soffrire...--

--Lo so, però…io mi accontento anche solo di poter stare un po’ di tempo con lui. Preferisco che…che vada avanti così piuttosto che d-dichiararmi e sentirmi rifiutare. Fa male comunque, ma fare finta di niente è meno doloroso.--

--Se tu sei felice così, allora io non posso certo cambiare le tue decisioni, anche perché non sarebbe giusto. Il cuore umano è strano…è sempre diverso, per ogni persona. Ora vai a casa, sei stanca.-- (Ma è veramente Neji questo qua??? O.o )

--O-Ok, grazie.-- sorrise per poi andarsene.

Aveva capito che c’era qualcosa di strano nel comportamento di lui e Ten, specialmente quello del cugino. Come mai adesso gli interessava quel genere di questioni, e soprattutto parlarne con la cugina? E poi, perché aveva rifiutato l’offerta di Hiashi, quando era da sempre stato quello che voleva? Il suo cuore l’aveva già capito, ma la sua mente ancora non voleva rendersi conto della realtà, che era fin troppo strana e inaspettata.

In quell’istante arrivò Ten Ten.

--Hai trovato Sakura?--

--No, non c’era. Andiamo a salutare Naruto?--

--Sì.--

Toc Toc

Qualcuno bussò alla porta, interrompendo la loro discussione.

--Avanti.-- disse Naruto un po’ esitante.

Ed entrò la persona che meno si aspettava di vedere. Anzi, due.

--Neji, Ten Ten! Ciao!-- esclamarono in coro i due, ancora stupiti dalla sorpresa.

--Hei Naruto! Ciao anche a te, Kiba!-- esclamò raggiante la ragazza, mentre si dirigeva verso i due, lasciando indietro Neji, che chiuse la porta e raggiunse la ragazza. Stranamente sembrava che quello sul viso di Neji fosse proprio un sorriso. A essere più chiari, aveva solo un angolo della bocca leggermente alzato, ma era già qualcosa.

--Hai dormito parecchio, eh Naruto?-- disse Neji.

--Sì, sì, lo so. Otto giorni.-- rispose il biondino lievemente seccato dai commenti su quanto era rimasto a letto, anche se li aveva fatti soltanto Kiba, fino a quel momento. Ma forse erano già più che sufficienti. In fondo gliene aveva dette già tante di battute!

--Ah, non era già passato un mese?-- domandò ingenuamente Ten Ten, con l’espressione di chi sta palesemente scherzando.

--Ah, ah, ah… davvero molto spiritosa.-- rispose Naruto con sarcasmo, seduto sul letto.

Tutti gli altri si misero a ridere di gusto, mentre Kiba lo rimproverava.

--Dovresti stare sdraiato, pulce baffuta!--

--Senti, vedi di licenziare quello che ti scrive le battute, fai pena.-- ribattè restando seduto.

--Guarda che ha ragione.-- si fece avanti Neji.

--Uffa, quante storie! Io sto bene!--

--Sì, certo, e io sono il 1° Hokage, non vedi come porto bene gli anni?-- tornò all’attacco Kiba.

--Vecchio decrepito! Te la sei cercata tu.--

--Sembrate due bambini, smettetela.-- li riprese lo Hyuuga, che sembrava tutt’altro che infastidito. Anzi, in fondo sembrava divertirsi. Non c’era ormai dubbio: doveva esserci qualcosa che non andava…

--Scusa, Neji.-- il biondino attirò l’attenzione dell’interessato, che lo guardava curioso di sapere cosa volesse. Aveva uno strano tono di voce, serio, troppo per lui. --Ecco…per caso è successo qualcosa?--

--Che?-- domandò l’altro senza capire.

--Sei strano, c’è di sicuro qualcosa sotto. Sorridi troppo spesso!-- affermò lasciando lui, e anche un’altra persona, leggermente stupiti, ma soprattutto presi alla sprovvista.

I volti di Neji e Ten Ten si colorarono di un leggero rosa, che passava inosservato.

Nelle loro menti riaffiorarono una serie di ricordi, avvenuti il giorno precedente, come fossero un video chiaro e nitido proiettato nella loro memoria e nei loro cuori.

 

FLASHBACK

 

Il ragazzo non si sarebbe mai aspettato di trovarla proprio lì. Il giorno precedente si erano allenati talmente tanto che pensava che, quel giorno sarebbe rimasta a casa per riposare. Invece era proprio lì, nel campo dei loro allenamenti, dove lui aveva intenzione di fare un po’ di riscaldamento, pensando di potervi rimanere solo. La sorpresa di vederla in quel luogo non era grande tanto quanto la sorpresa del fatto che non si stesse per niente allenando. Si chiese perché fosse andata lì, ma era un interrogativo a cui, da solo, non avrebbe trovato risposta.

Ma, in fondo, rinunciare al suo semplice riscaldamento per potersi, magari, allenare (o più semplicemente, stare) un po’ con lei non gli dispiaceva per niente.

Le si avvicinò lentamente e con il suo solito passo silenzioso.

--Ciao, Ten-- la salutò con il suo solito tono di voce pacato e distante, mentre le si sedeva accanto, poggiando anche lui la schiena contro la quercia, la cui corteccia portava i segni dei loro duri allenamenti.

Voleva aspettare una sua risposta, ma quella tardava ad arrivare, quindi decise di domandarle cosa facesse lì. Si voltò verso di lei, e solo quando la ragazza alzò lo sguardo, si accorse dei suoi occhi arrossati e delle guance bagnate dalle lacrime.

Gli fece male il cuore, e sicuramente faceva male anche a lei.

--C-Ciao…-- sussurrò voltandosi a guardare uno dei tanti alberi che le era davanti, asciugandosi le guance con il palmo di una mano.

--Ten Ten…cosa…?-- provò a chiederle, ma non riuscì a dire altro che quelle poche cose.

--N-Non è niente, lascia perdere, non è importante.-- sussurrò ancora.

--Se non fosse importante, non staresti piangendo. Ti prego, dimmi cosa c’è che non va…--

--Dimmi tu una cosa…tuo zio ti ha chiesto di diventare tu il capo della Casata Principale, sposando Hanabi, vero?-- domandò triste.

Probabilmente aveva sentito Neji parlarne con Rock Lee alla fine dell’allenamento. (lo so che tutta questa storia della successione di Hiashi non ha senso e che se dovesse succedere non sarebbe in questo modo, ma non sapevo come altro fare. Dovrete accettarla così! u.u )

--Sì, me lo ha domandato. Se devo essere sincero, non sapevo se accettare oppure no. In fondo è sempre stato quello che desideravo, anche se sapevo che non sarebbe mai stato possibile.-- “Però adesso questo non è più rilevante. Adesso c’è qualcos’altro di veramente importante…”

La ragazza ora aveva avuto conferma alle sue parole. Le lacrime cominciarono a scendere ancora, e, incapace di restare ancora lì con lui, si alzò per scappare. Ma non le fu possibile, perché prontamente il ragazzo le afferrò saldamente la mano, seppur con delicatezza. Ten Ten gli dava le spalle, mentre lui non mollava la presa.

--Non piangere, per favore.-- disse quasi supplicandola. (Neji che supplica una ragazza?!? O.o la cosa è grave!) --Non voglio vederti piangere…--

--E allora non guardare!-- gli suggerì mentre non riusciva più a trattenere lacrime e singhiozzi.

--Smetteresti di piangere se…se ti dicessi che…mi fa male vederti così?-- chiese con il cuore pieno di speranza che rispondesse di sì, perché se gli avesse risposto di no, sarebbe andando in frantumi, e gli avrebbe fatto ancora più male.

Il cuore della ragazza ebbe un sussulto. Non se lo sarebbe mai aspettata. Forse stava solo sognando…

--Se non mi crederai…-- riprese il discorso --…io non posso obbligarti a farlo. Però io ti sto dicendo la verità: tutte le volte che ti vedo ridere, scherzare, essere felice…non posso fare a meno di essere felice anche io, nel mio cuore. Ma quando ti vedo triste…mi sembra quasi di morire, specialmente se sei triste a causa mia. Lo so, non lo dimostro, però è così. Ti amo…se vuoi sarai anche libera di non credermi…--

Il cuore della ragazza cominciò a battere, fuori controllo, pieno di gioia, e di…amore. Le lacrime continuarono a scendere, ma adesso erano lacrime di felicità. Una felicità che non si sarebbe spezzata, perché adesso ne aveva l’assoluta certezza. La certezza di un amore che aveva desiderato per tanto tempo e che adesso esisteva veramente, e non solo nei suoi sogni. Quell’amore che era la cosa più importante che potesse desiderare.

E che adesso aveva.

Che adesso avevano.

--N-Neji…io…-- Ten Ten provò a parlare, anche se con l’intensa felicità che provava, era difficile. --Io non…-- non riuscì più a proseguire.

“Sono uno stupido, non avrei dovuto dirglielo…ora starò peggio di prima.”

Le teneva ancora la mano, e lei gli dava ancora le spalle.

--Scusa, avrei dovuto rimanere in silenzio…-- disse lasciando delicatamente la presa.

In quel momento Ten Ten trovò le parole giuste; si voltò a guardarlo, sorridente e allegra com’era sempre stata. Non poteva continuare a non spiegare come stavano le cose, e impedire che Neji stesse ancora male per lei.

--Volevo dirti che io…io non potrei mai non credere a quello che mi dici. Specialmente se in quello che mi dici credo anche io, e se per me vale la stessa cosa. Anche io…anche io ti amo.-- arrossì leggermente --E se ti fa davvero stare male…allora non piangerò più. Se piangerò sarà solo per la felicità di averti con me.--

Adesso anche il cuore di Neji poteva battere, impazzito, e pieno di gioia. Non ci pensò due volte; le prese il viso tra le mani e la baciò.

Un bacio che aveva spazzato via la tristezza e le lacrime di due persone che avevano creduto, fino a quel momento, in cose che in realtà non erano vere.

Lei che credeva che Neji avrebbe sposato un’altra solo per ottenere quel potere che desiderava, ma che adesso non aveva più quell’importanza.

Lui che credeva che Ten Ten fosse innamorata di un altro, tutto per causa sua che era sempre troppo chiuso in se stesso e indifferente, ma che per lei avrebbe fatto di tutto.

A volte bastano due semplici parole per spazzare via le lacrime e le false e tristi illusioni…

 

FINE FLASHBACK

 

--Oh, andiamo Naruto! Non dire sciocchezze! Questa è la prova che non sei ancora del tutto guarito.-- saltò su Ten Ten in difesa del ragazzo.

--Su quello non c’è dubbio!-- precisò Kiba prendendo in giro il biondino, che invece ci aveva azzeccato.

--Beh, noi andiamo. Vedi di rimetterti presto, combina guai.-- sentenziò Neji.

--Io non sono un combina guai! Non è stata colpa mia, diglielo anche tu, Kiba!-- andò subito sulla difensiva cercando di giustificarsi.

--Sì, ha ragione…e poi, se non fossimo intervenuti, Zantetsu avrebbe fatto diventare quei bambini come lui.--

--Capisco...--

--Allora, ci si vede in giro!-- salutò stranamente frettolosa la ragazza, che si era avviata già verso la porta.

--Sì, Ciao!-- disse Naruto, sorridendo come suo solito.

--Ciao.-- disse pacato Neji.

--Ci si vede.-- aggiunse Kiba.

I due uscirono dalla stanza, lasciando “l’ammalato” con il “cane”.

--Naruto, posso chiederti una cosa?--

--Mh? Sì, certo--

--Ecco…quando l’ Hokage ha controllato la tua situazione, ci ha anche avvisati che probabilmente avresti fatto una sorta di sogno, e, almeno finché quello non fosse finito, non ti saresti svegliato. Cosa…cos’ hai sognato?--

--Io…--

--Ti ricordi qualcosa?-- domandò ingenuamente, preso dalla curiosità, senza aspettare che continuasse.

--Ricordo solo il sangue.-- disse con voce assente, mentre nella sua mente ricomparivano velocissime le immagini del suo incubo.

In realtà ricordava benissimo quello che era successo. Ricordava benissimo quando si era “risvegliato” e Kiba era già riverso nel suo sangue, e quando aveva visto anche Hinata fare la sua stessa fine. Ricordava di essersi riaddormentato e di aver sognato Hinata, spaventata da lui, e nel contempo arrabbiata con lui. Poi, il sogno in cui parlava con la Volpe, che gli aveva rivelato di essere un tutt’uno con lui, che quindi era un demone… le sue parole erano ancora impresse nella mente.

Ed infine la sua decisione…un kunai e altro sangue, di cui vedeva solo il colore.

Ricordava tutto perfettamente. Ma non voleva parlarne, specialmente con Kiba…Non era di certo la persona adatta per ascoltare proprio lui…Però non ne avrebbe parlato comunque con nessuno.

Kiba aveva compreso che in realtà ricordava altro, ma aveva capito anche che non voleva parlarne. In fondo, se aveva visto solo sangue, era più che comprensibile.

--E a pensarci bene non era un sogno…era un incubo.-- concluse dopo una breve pausa.

Su quello non c’era dubbio: era stato un periodo orribile, paragonabile con la sua infanzia di solitudine e di guai per attirare l’attenzione degli altri su di sé…anche se gli eventi accaduti non erano gli stessi.

Vedere morire la persona che si ama era stato doloroso, un dolore atroce, che, anche se si trattava di un sogno, gli aveva spezzato il cuore. Specialmente perché era colpa sua se era “morta”.

Era stata una sofferenza che prima d’ora non aveva mai provato, anche se era stata tutta un’illusione dovuta alla sua paura. A quella paura che lo accompagnava sempre. Aveva paura di poter fare del male a qualcuno, qualcuno di troppo importante per potersi perdonare o anche solo permettere di fare del male.

--Scusa…-- la voce di Kiba ruppe il silenzio --Forse non avrei dovuto chiedertelo.--

--Non fa niente.--

--Ora devo proprio andarmene, si è fatto tardi, Akamaru è ancora fuori che mi aspetta.-- disse sforzandosi di sorridere.

--Ok, ehm…ci si vede allora.--

Kiba si era già diretto verso la porta. --Ciao.-- e sparì dietro di essa.

Neanche il tempo di voltare lo sguardo che qualcosa attirò la sua attenzione.

Toc toc.

“Uff…Quanta gente oggi! Adesso pure gli infermieri!” --Avanti…--

con sua sorpresa entrò una persona dalla faccia conosciuta e ben accettata dal ragazzo.

--Ben svegliato, pigrone!-- disse appena entrò nella stanza.

--Mmh…non ti ci mettere anche tu, Shika!-- disse sorridendo; era felice di vederlo.

--Ok…allora non ti prenderò in giro.-- concluse ridendo dopo aver visto la faccia mezza imbronciata del biondino che, appena aveva sentito bussare, si era rimesso seduto, noncurante delle raccomandazioni degli amici.

--Comunque…sono venuto appena sono tornato dalla missione e ho saputo che ti eri ripreso.--

--Hihi…sì, lo so, ho dormito parecchio…-- disse un po’ imbarazzato.

--Con quello che devi aver passato…!-- ridacchiò --Almeno hai dormito un po’, immagino ti sia piaciuto!-- intuì, visto che stava già seduto, non doveva essere ridotto ancora così male.

--Veramente…no. Ma cambiamo discorso…Com’è andata la missione?--

--Mh…niente di così speciale…--

Niente di così speciale???

--Ma che hai??-- domandò Naruto perplesso.

--Io??--

--No, il muro! Ovvio che dico a te!!!--

--E perché dovrei avere qualcosa?--

--Perché è: niente di speciale e non una seccatura!-- disse imitandolo.

(forse quello della mia fan è un Naruto troppo intuitivo e sveglio…! Gli avranno regalato un neurone in più!Hihi!)

Nella mente di Shikamaru riaffiorò un ricordo…ricordo del giorno prima a cui teneva tantissimo.

Senza nemmeno che se ne accorgesse, il suo cuore aveva preso a battere più velocemente, mentre la sua mente ripercorreva quel momento.

 

FLASHBACK

 

--Dimmi, Shikamaru, cosa volevi?-- chiese con una punta di interesse una ragazza molto bella, con quattro codini biondi e un grosso ventaglio caricato sulle spalle.

Il ragazzo era seduto a gambe incrociate con la schiena appoggiata contro un albero, mentre la ragazza che gli era di fronte lo guardava dall’alto, stando in piedi.

--Devo parlarti.-- disse semplicemente lui.

--Guarda che se scopro che mi hai fatta chiamare con così tanta urgenza per niente, come minimo ti uccido!-- esclamò la bionda con un’espressione scontenta, quasi scocciata.

--Tranquilla Temari, è importante.-- mai visto uno Shikamaru così; era teso e nascondeva di sicuro qualcosa, qualcosa di molto importante. Nemmeno nei combattimenti lo si era visto così teso, non che ne avesse spesso avuto l’occasione.

--Su parla…-- lo incitò l’altra, sperando di togliersi di dosso l’apparente seccatura di restare con lui. Perché in realtà ne era felicissima, ma non lo dava a vedere, e non faceva altro che aspettare che ogni giorno si verificasse un evento simile.

--Ecco, vedi…io…io…-- Shikamaru che balbetta??? (ok raga, sono arrivati gli alieni, hanno rapito delle possibili cavie, hanno mandato degli alieni con le loro sembianze al loro posto per studiarci, e adesso aspettano solo il momento opportuno per ammazzarci tutti…! ;p) --…Ho scoperto di essere molto malato.-- disse sospirando.

La bionda sgranò gli occhi, ma non ebbe tempo di aprire bocca, anche perché non sarebbe riuscita a parlare.

--È una malattia al cuore molto grave, non è rara, però non esiste cura.--

--Stai…Stai scherzando vero? Non…non è possibile, tu mi stai solo prendendo in giro.-- incredula e agitata, il cuore dolorante le si era come fermato, gli occhi si stavano gonfiando di lacrime. (Ve l’ ho detto, gli alieni…!)

--Non è uno scherzo, Temari. Ti sembra che io abbia la faccia di uno che sta scherzando?-- in effetti la sua espressione era troppo seria.

Temari crollò in ginocchio, trovandosi così di fronte a Shikamaru, senza la forza di dire altro.

--Io invece credo che forse tu mi possa aiutare. Mi hai già salvato una volta, ricordi? Se vorrai, potrai aiutarmi ancora…--

La ragazza alzò lo sguardo, lo guardò con occhi pieni di tristezza, ormai incapaci di trattenere ancora le lacrime, ma ancora una volta non fu capace di dire niente. No, non poteva essere vero, non stava accadendo veramente, stava solo facendo un incubo…cercava di convincersi di queste inutili frasi senza senso, che non erano vere in quel momento.

Nello stesso istante Shikamaru non poteva sopportare di vederla piangere, e si malediceva per la sua idea, ma non aveva altro modo per dirglielo.

--Temari…-- sussurrò piano, ma abbastanza forte perché lei riuscisse a sentirlo. --Io morirò se tu deciderai di andare per sempre lontano da me. Ti amo--

In quell’istante Temari comprese che la “malattia” di cui parlava i ragazzo era l’amore.

Sciaf!

--Ahia!-- ecco la punizione che si meritava per averla fatta piangere: un bel ceffone da parte della ragazza.

(Hihi! Vi ho spaventati eh?? Credevate che andasse davvero così…! ma non posso certo lasciare che uno tra i miei personaggi preferiti ci lasci le penne! =- )

--Ti sta bene, idiota!-- esclamò lei, ancora tra le lacrime.

--Ma…ma scusa, io ti dico che ti amo e tu mi dai dell’idiota?-- domandò un po’ perplesso Shikamaru, un po’ arrossito per aver dovuto pronunciare quelle parole per la seconda volta.

--Sì, e sei anche un cretino!-- gridò arrabbiata coprendosi il volto con le mani e abbassando il capo. --Non sai che paura mi hai fatto prendere…-- il tono di voce era cambiato, si era addolcito, ma continuava comunque ad avercela un po’ con lui.

--Scusami, Temari io non volevo farti piangere, credimi.-- tentò di scusarsi.

Incredibilmente la ragazza continuava  piangere, mai nessuno l’aveva vista versare così tante lacrime. Il freddo muro che la teneva distaccata dagli altri e dal mondo era crollato, solo per lui, solo lui ne era stato capace.

Perché lei amava soltanto lui.

Il ragazzo si mise in ginocchio di fronte a lei e l’abbracciò. Un abbraccio che riuscì a consolarla. Entrambi si strinsero forte.

--Ok, ti…ti perdono…-- cercò di dire con tono più distaccato che poteva, ma inutilmente. --Ma solo…solo perché anche io ti amo.--

I loro cuori iniziarono a battere come se fossero andati completamente fuori controllo. (gli alieni non risparmiano…! Hihi! ;p)

Shikamaru trovò il coraggio che qualche attimo prima se n’era andato, si staccò dall’abbraccio e una volta preso il volto di Temari tra le mani la baciò. Un bacio stupendo che nessuno dei due avrebbe voluto che terminasse, un bacio in cui era racchiuso tutto l’amore che l’uno provava per l’altra, un bacio che sarebbe stato indimenticabile, nitido nelle loro menti come un segno indelebile e incancellabile dal tempo.

A volte bastano due semplici parole per cambiare le cose…

 

FINE FLASHBACK

 

--Ma che vai a pensare, stupido!--

--Niente, sennò non te lo chiedevo…-- si lanciarono entrambi un’occhiata storta.

--Beh…tralasciando il discorso…mi dispiace ma devo andare, devo compilare documenti su documenti. Magari se ho tempo passo a trovarti domani.-- diventò pensieroso --Dunque…domani è il 10…non dovrei avere molti impegni…--

--Ok, non ti preoccupare. Ti conviene andare, l’ Hokage sembra più una belva inferocita che una donna!-- esclamò ricordando la sfuriata da lei fatta prima che partissero per la missione.

Shikamaru si mise a ridere, dirigendosi verso l’uscita. --Cercherò di ricordarmelo. Ah, prima che mi dimentichi, Temari, Gaara e Kankuro ti salutano e ti augurano di guarire presto.--

Sorrise. --Ringraziali e salutali anche da parte mia!--

--Ciao!--

--A presto!--

 

Quello stesso giorno andarono a trovarlo praticamente tutti. Il maestro Iruka, che era corso da lui appena saputo del suo risveglio, il maestro Kakashi, Ino e Choji, che gli avevano portato i saluti anche da parte di Shino, poi Sakura, e anche Rock Lee, con cui condivideva l’idea che l’ospedale era veramente un luogo orribile. Infine gli infermieri erano passati per il loro giro di controllo, accompagnati anche da Tsunade e Shizune (che naturalmente rimproverarono Naruto, che invece di riposarsi se ne stava seduto e insisteva per essere mandato a casa.)

Poi…rimase solo…

Era già il 9 ottobre…e il giorno seguente, anche se doveva essere un giorno felice per lui, era il meno atteso di tutto l’anno.

Si avvicinava il giorno del suo compleanno.

Il giorno in cui era morto il padre…

Il giorno in cui la sua esistenza era stata rovinata da quella volpe…

Il giorno in cui ebbero inizio sofferenza e solitudine…

Il giorno che più odiava.

Perché da quel momento la sua vita era stata modificata, non era più un semplice bambino, ma un mostro agli occhi di tutti gli altri. Tutti quelli che lo avevano sempre escluso per paura che potesse far del male…ma che in fondo avevano fatto bene fin dall’inizio…

Stargli alla larga era l’unico modo per non soffrire a causa sua…

Lui aveva fatto del male a troppe persone…

Se fosse stato un buon amico, sarebbe riuscito a impedire che Sasuke se ne andasse.

Se fosse stato di parola, avrebbe mantenuto la promessa fatta a Sakura.

Se il Kyuubi non avesse attaccato Konoha, Naruto sarebbe stato un ragazzo normale.

Se…ancora troppi se. Cose già accadute che non potevano essere modificate in nessun modo, fatti irrimediabilmente passati.

E decisioni che erano già state inconsapevolmente prese, e che niente avrebbe potuto modificare. Una decisione simile a quella del suo incubo, eppure diversa, perché questa volta non avrebbe risolto i problemi con un kunai…perché questa volta qualcosa era cambiato.

 

Il giorno seguente, nemmeno una visita.

Nessuno ricordava che fosse il suo compleanno.

Pensava che tutto sommato fosse meglio così…anche se dentro di sé avvertiva uno strano vuoto, come se sperasse che qualcuno entrasse da quella porta, anche solo per salutarlo. Non era necessario che gli facesse gli auguri, non era quello l’importante, bastava anche soltanto un “ciao”, bastava che non rimanesse solo tutto il giorno. Eppure sentiva che non voleva che da quella porta entrasse una persona qualunque…voleva che entrasse Hinata. Ma da quello che era riuscito a capire era in missione, quel giorno.

In un certo senso sperava che almeno lei si ricordasse che il 10 ottobre era il suo compleanno.

Ma quel giorno le uniche persone a fargli visita furono gli infermieri che gli cambiarono le bende e che ancora una volta lo rimproverarono perché non si riposava e insisteva per andarsene.

L’unico lato positivo della loro visita era che si era ritrovato con meno bende di prima, visto che con il Kyuubi le ferite guarivano più velocemente. Ma forse quel giorno avrebbe ascoltato i  consigli dei medici e si sarebbe riposato, era una tale noia quel posto!

 

Quella notte avrebbe dormito più tranquillamente se non gli si fossero ripresentate le stesse immagini dell’incubo che aveva fatto nel suo stesso incubo. Quello in cui Hinata era terrorizzata da lui e la Volpe gli aveva rivelato di essere tutt’uno con lui.

Adesso sapeva che non era vero, che quell’incubo era solo la sua paura. Ma la Volpe del sogno in una cosa aveva ragione.

Non avrebbe mai portato felicità, soltanto il dolore che aveva procurato anche a sé stesso.

17 anni di dolore, anche se alcuni momenti erano stati felici.

(secondo i miei calcoli –o la mia immaginazione- quando ha lasciato il Villaggio per l’allenamento con Jiraya aveva 13 anni. Da internet ho letto che restava via 3 anni –o almeno credo, anche se nell’anime dice che sono 2, ma c’è anche la mia immaginazione di mezzo, per far sì che siano 3!- quindi 13+3=16 anni quando è tornato dall’allenamento. Aggiungiamo un annetto in cui si svolgono tutte le vicende dell’anime, ed eccolo diciassettenne…ma magari mi sbaglio!)

 

Era già l’11 ottobre…la sua pazienza era al limite.

Non sopportava più quel dannato ospedale, quella stanza troppo bianca e candida, quel perenne odore di disinfettante o di qualunque altra cosa fosse, gli infermieri che lo visitavano continuamente per cambiare le bende e che controllavano la situazione come se fosse sul punto di peggiorare e morire da un momento all’altro.

Non capivano che ormai lui stava già troppo bene per dover essere trattenuto ancora lì, e di certo la spalla un po’ dolorante non era un pretesto valido.

La decisione che aveva preso adesso gli appariva più chiara…ma prima se ne andava da lì, prima poteva realizzarsi quel suo desiderio. Sarebbe stato meglio per tutti.

Beh, se non lo lasciavano uscire loro, sarebbe scappato. C’è sempre una soluzione!

Quel pomeriggio stava già preparando tutto per fuggire dall’ospedale. Aveva pazientemente aspettato il giro di controllo degli infermieri (così si era ritrovato altre bene di meno) in modo che non potessero scoprire immediatamente la sua fuga. Si era già infilato la sua tuta nera e arancione quando qualcuno bussò alla porta.

“Oh merda! Sono fregato!”

La porta si aprì lentamente, lasciando ad occhi estranei di sbirciare all’interno della stanza, in cerca di una persona. Occhi verdi.

“Cazzo, cazzo, cazzo!”

La porta si aprì del tutto, lasciando che entrasse una figura femminile e minuta nella stanza. Figura familiare. Divisa da infermiera, capelli corti e rosa.

--Naruto! Ma che cavolo ci fai in piedi?-- domandò in un principio di un attacco d’ira.

--Oh, Sakura, sei tu!-- sospirò il ragazzo.

--Rispondimi: cosa cacchio fai in piedi???-- domandò ancora, scandendo con lentezza le parole e cercando di trattenere le rabbia. Odiava quando non la si ascoltava.

--Ehm…io…Oh andiamo! Almeno tu Sakura…non ti ci mettere. Tutti gli altri non mi vogliono lasciar uscire!--

--E hanno ragione!--

--Dai! Io sono guarito, sto bene! lo sai che guarisco più in fretta, grazie al Kyuubi. Per favore!-- la implorò facendo gli occhioni dolci da foca. Il Kyuubi era utile solo a guarire più rapidamente, secondo lui.

La ragazza cedette. --Ok…ma guarda che non importa che passi dalla finestra! Bastava semplicemente chiedere!--

--Come se non l’avessi già fatto!-- le fece notare il ragazzo.

--Già…hai ragione.-- la rabbia era sparita.

--Ma…perché eri venuta?-- le domandò senza nascondere la curiosità.

Al pensiero le guance della ragazza assunsero un colore simile a quello dei suoi stessi capelli.

--Beh…ecco, io volevo dirti una cosa…molto importante. Mi rendo conto che forse è un po’ tardi…ma volevo che lo sapessi, e che magari trovassi il tempo di pensarci un po’ su, e chissà, forse mi dirai di sì.-- fece una pausa per fare un respiro profondo e prendere coraggio --Io credo di essermi innamorata di te.-- disse tutto d’un fiato.

Il ragazzo non poté fare a meno di sgranare gli occhi e restare a bocca aperta. Possibile che…?

Però invece di esserne felice, sentiva la rabbia crescerli dentro.

--Un po’ tardi?! No Sakura, è troppo tardi.-- specificò --Ho passato anni ad aspettare questo momento, e accade proprio quando non voglio che accada! E io dovrei crederti? Dovrei davvero pensare che quello che mi dici sia vero, specialmente adesso? “Ma sì, certo, accontentiamoci di Naruto visto che non possiamo avere Sasuke, no? Così è più facile, visto che mi è venuto dietro per anni!”-- disse con sarcasmo. Ma la rabbia svanì immediatamente, e si pentì del tono di voce che aveva usato.

--Ma Naruto…io…non è vero!-- cercò di farlo ragionare la ragazza,ma fu un tentativo inutile. Gli occhi si stavano gonfiando di lacrime.

Il tono di voce del ragazzo era cambiato, si era addolcito, era quasi triste. Triste di affrontare quella realtà che l’avrebbe ferita, spezzando la falsa illusione che si era creata per non essere sola e dover stare ancora peggio. Ma non poteva lasciarvela, perché l’illusione della ragazza comprendeva che ci fosse anche lui, ma il cuore di lui apparteneva ad un’altra, e non avrebbe fatto parte dell’illusione.

--Non mentire Sakura. Lo sai meglio di me che tutto questo è una bugia. L’ ho capito, ho capito da tempo che io per te non potrò mai essere più di un amico. È inutile che continui con queste menzogne, menti a me e soprattutto a te stessa. Lo sappiamo entrambi che nel tuo cuore c’è…c’è solo lui.-- le sue ultime parole tremarono appena. Era difficile e doloroso per entrambi parlare di Sasuke. Solo con Hinata, Naruto sapeva parlarne senza stare male…

--S-Scusami…-- balbettò in preda al pianto. Non per il rifiuto, ma bensì perché il ragazzo aveva ragione. --Io…--

Naruto l’abbracciò.

--Scusami tu, non avrei dovuto essere così duro, mi dispiace. Però Sakura non dirlo più, non dirmi che sei innamorata di me, sappiamo che è una bugia.--

--Mi dispiace tanto…non volevo farti soffrire, e non credevo che…--

--Non credevi che potessi capirlo?-- ridacchiò. Il momento di piangere era completamente andato. Adesso era il momento di sfoderare il suo sorriso a 32 denti. --Mi dispiace per le tue aspettative, ma non è così! E poi…anche se ci avessi creduto davvero, non avrei comunque risposto che anche io sono innamorato di te.--

Le lacrime di Sakura avevano cessato di scendere. Il suo volto adesso era incredulo e osservava quello dell’amico, che ancora sorrideva.

--Come…?--

--Sì, è così.-- rispose semplicemente guardandola negli occhi.

Sakura si interessò immediatamente. --Chi è?--

--Non posso dirtelo…--

--Dai, non fare l’idiota! La conosco?--

--Forse…--

--Come si chiama??--

--Ho un vuoto di memoria…--

--Non è che invece te la sei sognata???-- se la prese un po’ la ragazza.

--Oh, su quello non c’è dubbio…--

--Allora è una tua immaginazione!--

--Non direi proprio…--

--Uffa! Quanti misteri! Non puoi tenermelo nascosto, Naruto!--

--Invece sì che posso…--

--Non ti lascio uscire!-- disse con le mani ai fianchi e un’espressione irritata.

--E io scappo dalla finestra!-- le fece la linguaccia.

Alla fine non poterono fare a meno di ridere entrambi.

--Comunque, Sakura…anche io volevo dirti una cosa.-- si fece improvvisamente serio.

--Dimmi…-- rimase un attimo sorpresa.

--Te l’avevo già promesso. Ma quella è una promessa che non ho mantenuto perché non ne sono stato capace. Però adesso lo farò di nuovo: ti prometto che, in un modo o nell’altro, io riporterò a casa Sasuke, questa volta a qualsiasi costo, e intendo farlo sul serio. Non sono più il bambino che non è in grado di fare ciò che dice, adesso sono un ragazzo che crede di poterci riuscire.

Te lo prometto di nuovo perché tutte le volte che ti guardo mi ricordo di quando stavo per partire per la missione di recupero e tu sei arrivata pregandomi di riportare indietro il tuo Sasuke, tra le lacrime. E io ho alzato il pollice come fa sempre Rock Lee. Era una promessa, ma le cose non erano andate come speravo e ti ho deluso. E hai sofferto a causa mia, che non ho saputo fare ciò che mi avevi pregato di fare. Ecco, io non voglio più vedere la sofferenza che ti ho causato riflessa nei tuoi occhi. Voglio vedere una nuova speranza, la speranza che un giorno potrai riabbracciare il tuo Sasuke, che potrai stare con lui, che potrete essere felici insieme. Voglio vedere questo, perché so che tu lo aspetterai sempre. Non ci sarà posto per nessun’altro nel tuo cuore.--

Il ragazzo la lasciò senza parole…ma lasciò speranza, come voleva, e lacrime di commozione.

--N-Naruto…-- la voce tremante e spezzata dal pianto della ragazza lo fece trasalire. Ancora una volta la accolse tra le braccia. --Grazie…di tutto. Davvero.-- concluse. “Naruto, sei speciale. E non lo penso perché hai un demone sigillato nel corpo o qualsiasi stupidaggine sia. Lo penso perché sei veramente il migliore amico che si potrebbe desiderare. La forza con cui affronti le cose è stupefacente, nessuno è come te. Grazie,davvero.”

--Non ti preoccupare più, Sakura. Andrà tutto bene.--

--Grazie…hai già fatto così tanto per me, e vuoi fare ancora. Non so cosa farei senza di te.--

--Gli amici servono a questo. Riporterò a casa Sasuke perché voglio vedere un’amica felice, e perché ho bisogno del mio amico.-- “il legame non verrà spezzato come voleva. Forse potrei non perdonarlo del tutto per il male che ha fatto a Sakura, ma di sicuro lo riporterò a casa. Il legame sarà rafforzato.”

Si staccarono entrambi da quella stretta.

--Adesso mi fai uscire?--

Sorrise scherzosa. --Devi ancora dirmi chi è la “ragazza del tuo cuore”, testa quadra!--

--Non sono una testa quadra!-- protesto con calma, irritato.

Era vero. Poteva essere pure un po’ stupido, ma ormai era cresciuto e non era più una testa quadra.

--E comunque…se non mi fai uscire tu esco tranquillamente dalla finestra, come preferisci.-- disse indicando con il pollice la finestra a cui erano accanto.

--Ok, ok…l’ hai vinta tu. Però prima lascia che ti spieghi alcune cose: appena senti dei dolori alla spalla o ti gira la testa…--

--Cosa che non accadrà.--

--Lasciami finire! Se ti gira la testa torna subito qui, ok? E in più non devi nemmeno azzardarti a combattere o cose del genere, altrimenti la tasta te la faccio diventare quadrata sul serio! Intesi?--

--C-Certo…-- annuì un po’ intimorito dalle minacce.

Finalmente l’aria aperta.

 

Era il12 ottobre.

Hinata era tornata dalla missione il giorno precedente, ma la mattina aveva avuto da fare e così, quel pomeriggio uscì di corsa di casa. Doveva fare una cosa urgente. Una commissione che non era riuscita a fare quel pomeriggio.

Era andata all’ospedale, ma l’avevano informata che il paziente era stato dimesso. Aveva cercato a casa sua, ma niente. Ora correva per le strade dell’intero Villaggio, senza trovare la minima traccia del ragazzo. Naruto non si trovava.

Senza guardare attentamente la strada andò a sbattere contro qualcosa…

No, qualcuno… anche se era strano, le strade erano sempre deserte ultimamente.

--Oh, mi scusi, non l’avevo vista!-- disse mortificata la ragazza.

--Hinata…-- disse una voce a lei familiare.

Alzò lo sguardo e sul suo volto comparve un’espressione sorpresa.

--Ah! Kiba!-- esclamò quando ebbe riconosciuto il volto dell’amico.

--Ciao anche a te Akamaru!--

--Whrof!-- abbaiò l’enorme cane bianco, che si guadagnò una carezza sulla testa da parte della ragazza.

--Ma come mai siete qui?--

--Facevamo una passeggiata…niente di che…-- spiegò il ragazzo, mentre il cane emetteva un ringhio sommesso di disaccordo. Kiba finse un colpo di tosse per coprirlo.

--Ma…Stai bene?-- domandò un po’ in pensiero.

--Oh, sì, sì, non ti preoccupare, è tutto a posto.-- e mentre diceva questo, Akamaru si allontanava, come se Kiba gli avesse precedentemente ordinato di andarsene se incontravano Hinata.

--Comunque…-- tentennò imbarazzato --Ecco, in realtà io volevo parlarti…--

--D-Dimmi…-- disse sorpresa, anche se in cuor suo sapeva già cosa voleva dirle. Sapeva già che, poi, lei gli avrebbe fatto del male.

--Beh…io…-- balbettò.

--Senti, ehm…forse è meglio se continuiamo il discorso un’altra volta, che ne dici? Sai, vado un po’ di fretta.-- Hinata provò inutilmente a trovare una scusa per non parlarne, anche se sapeva che stava scappando dalla sua paura; quella di far del male al suo migliore amico, anche se era consapevole di stargliene già facendo. Lo sapeva perché anche lei si trovava in quella situazione: soffriva perché Naruto non si accorgeva di lei, ma allo stesso tempo non poteva non stargli accanto, e anche lei non avrebbe mai voluto sentirsi rifiutata dalla persona che amava, avrebbe solo sofferto di più. Allo stesso modo era per Kiba, che amava la ragazza che però non si accorgeva di lui, o meglio non voleva doverne parlare per non farlo soffrire, e non avrebbe voluto sentirsi rifiutato.

A quelle parole lo sguardo del ragazzo si rabbuiò e il suo tono di voce si fece serio.

--Hai fretta perché stai andando da lui?-- era chiaro a chi si riferisse quel lui, ormai lo sapeva perfettamente, ma voleva parlare con lei anche se lo aveva già capito.

Il cuore della ragazza ebbe un sussulto. Quella volta non sarebbe potuta scappare, avrebbe dovuto affrontare l’argomento, anche se avrebbe fatto soffrire una persona, il suo migliore amico.

Quel lui gli aveva fatto venire in mente un incubo, che tutte le notti non la faceva dormire, che le sembrò di rivivere in quel preciso istante.

 

Apriva gli occhi e vedeva soltanto l’oscurità…ma un’oscurità che conosceva, perché si trattava di quella notturna. Un paio di secondi e si ritrovava  davanti ad un ruscello in una notte di luna piena, ma mancava qualcosa. Il luogo era impresso nella sua mente, e lo conosceva bene. La prima e ultima volta c’era stata con Naruto. Mancava proprio lui.

Quasi non faceva in tempo a chiedersi dove fosse il ragazzo e a cercarlo con lo sguardo, che l’ambiente circostante mutava e diventava una stanza in cui era stata solamente una volta. Una stanza che non voleva rivedere. Anche quella era sommersa nell’oscurità, ma quando gli occhi si abituavano al buio, avrebbe voluto che non riuscisse a vedere niente, in quel buio.

Naruto era a terra, a pancia un giù, pieno di graffi, un rivolo di sangue gli colava dalla tempia alla gola (tutto sommato com’era quando l’aveva trovato dopo lo scontro, ma…) e un’enorme macchia rossa che nasceva dal petto, invece di provenire dalla spalla. Senza vita…

Dopo averlo visto non riusciva più nemmeno a muoversi, tanto meno a parlare o a gridare per il dolore.

 

Si riscosse dai suoi pensieri, non aveva ancora risposto a Kiba.

--Beh…io…-- balbettò. “Kiba, ormai ti sei accorto anche tu che io non…insomma, non potrà essere come vorresti. Io non avrei mai dovuto farlo, però non mi lasci altra scelta. Vorrei tanto non dirtelo e continuare a fare finta di niente…ma mi rendo conto che così soffriresti comunque…perdonami. Non ti voglio bene come me lo vuoi tu.” --…-- “vorrei solo essere tua amica e che tu mi considerassi tale, niente di più. Fa male anche a me doverti dire che non è così, per me. So che però, anche se sai che per me non vale la stessa cosa che provi tu, vuoi farmelo sapere…ma non ti rendi conto che soffrirai di più? Perché…?”

Il ragazzo sorrise, e la guardò negli occhi.

--Hinata…-- la chiamò, invitandola ad alzare lo sguardo.

--K-Kiba…-- lo guardò negli occhi e vi lesse tutto il dolore che provava. Nemmeno quel falso sorriso riuscì a nasconderlo.

--So che lo sai, e che la tua risposta è no. So che mi consideri solo il tuo migliore amico. So che nel tuo cuore c’è soltanto Naruto. So di aver perso contro di lui…perché è da un’eternità di tempo che lo ammiri e lo ami, anche se lui…non ha dimostrato spesso la stessa cosa nei tuoi confronti. So che ora lo ami ancora più di prima, ti ha salvato la vita rischiando la sua, cosa che io non sono stato capace di fare. Ma non volevo arrendermi senza che tu lo sapessi: ti amo.--

Le guance della ragazza si colorarono di rosso, e i suoi occhi si stavano lentamente riempiendo di lacrime.

--Io…--

--Tranquilla, lo so. Non dovrai dirmi niente, non sarai costretta a respingermi, so già che per te non è la stessa cosa.-- il dolore traspariva anche dalla sua voce.

--Mi dispiace tantissimo…-- singhiozzò mentre le lacrime le rigavano il volto, e cercava di asciugarle,

--Non piangere, su. Non è mica la fine del mondo, succede spesso in questo modo. No devi fartene una colpa, succede quasi sempre che ci si innamora delle persone sbagliate.-- cercò di sdrammatizzare con un sorriso, più vero di quello di prima, perché non voleva vederla piangere.

--Hai ragione…-- disse asciugandosi le lacrime e abbozzando un sorriso forzato --Non avrei dovuto innamorarmi di Naruto…lui neanche mi guarda.--

--No…-- “è giusto che voi due stiate insieme…presto lo capirai.” --Sono io che non avrei dovuto innamorarmi di te.-- “tu devi stare con lui. L’amore non corrisposto è il mio, non il tuo.”

La ragazza alzò lo sguardo, sorpresa.

--Forza, stavi andando da lui, no? Non vorrai farlo aspettare…!-- disse sorridendo.

Questa volta il sorriso contagiò Hinata, che lo imitò.

--Grazie, davvero. E scusami tanto…non avrei mai voluto che andasse così. Ti voglio bene.-- concluse andandosene di corsa. Non sapeva se quel ti voglio bene lo avrebbe reso triste oppure felice. Ma di una cosa era certa: avrebbe sempre avuto il suo migliore amico al suo fianco, tutte le volte che avrebbe avuto bisogno.

Guardò la ragazza allontanarsi e sparire dietro una curva, mentre Akamaru tornava dal padrone guaendo, anche lui triste per lo stato d’animo dell’amico. Sembrava aver capito che il cuore del ragazzo era a pezzi. (ribadisco: i cani sono intelligenti! Guai a voi se vi azzardate ad abbandonarli nelle autostrade, se proprio non li volete più, almeno metteteli in canile!)

--Tranquillo Akamaru.-- disse dando una leggera pacca sulla spalla al fedele amico al suo fianco, forse più per fare coraggio a sé stesso. --Sto bene, è tutto a posto.--

--Mmmm…-- mugugnò ancora poco convinto.

Kiba non ci fece caso e s’incamminò. Dove andava? Non lo sapeva nemmeno lui… Qualsiasi posto che potesse distrarlo.

Dopo qualche minuto di tragitto giunse in un parco (ci sono dei semplici parchi a Konoha che non siano per forza campi di allenamento? Boh, ma nella mia fan uno c’è… :p) e qualcosa attirò la sua attenzione. Non si sarebbe mai immaginato di poter trovare in quel posto, seduta ad una panchina, Ino Yamanaka.

Le si avvicinò come se niente gli fosse successo, stare in compagnia l’avrebbe aiutato a distrarsi.

--Ciao Ino! Posso?-- domandò indicando il posto vuoto sulla panchina accanto a lei.

Rispose con un semplice cenno del capo.

--Che ci fai qui?-- gli domandò la ragazza. Solitamente non era così silenziosa…ma non riusciva ad essere più allegra.

--Mh…Probabilmente la stessa cosa che ci fai tu: niente.-- sbuffò il ragazzo.

Sorrise appena. --Allora non facciamo esattamente la stessa cosa…--

--Che intendi?-- domandò perplesso.

--…-- sospirò.

--Forse vuoi rimanere sola…Me ne vado.-- si alzò in piedi ma la voce della ragazza lo trattenne.

--No, per favore…resta. Non ho voglia di restare sola.--

Il ragazzo obbedì e si sedette dov’era prima, mentre sui due calò il silenzio.

--Dimmi una cosa, ma rispondimi sinceramente. Tu mi trovi stupida?-- Ino ruppe il silenzio.

--No, perché dovrei?-- rispose più confuso di prima.

--Perché mi sono accorta troppo tardi di una cosa importante, a cui ero inconsciamente affezionata, ma adesso è tardi, e l’ ho persa per sempre.--

Kiba comprese che anche lei soffriva, per amore…

--Rispondimi sinceramente: tu mi credi un povero sfigato?-- chiese con un amaro sorrisetto sul volto.

Ino scosse la testa.

--Eppure credevo che fosse evidente…--

--Perché?--

--Perché io mi sono innamorato di una ragazza che però ama un’altra persona, e io non ho la minima speranza…--

Ino comprese che anche lui soffriva, per amore…

Il ragazzo sorrise.

--Che ci vogliamo fare…? Capita di innamorarsi delle persone sbagliate.--

--Non siamo i primi e non saremmo nemmeno gli ultimi…-- concluse Ino.

Kiba aveva capito che si trattava di Shikamaru.

Ino aveva capito che si trattava di Hinata.

--Forse…-- il ragazzo cominciò a parlare, incuriosendo Ino, al suo fianco. Si voltò a guardarla. --…Se siamo in due…soffriremo di meno.--

La ragazza annuì e sorrise appena.

Per un istante si guardarono negli occhi. Occhi che non contenevano più soltanto la sofferenza, ma la speranza di dimenticare e di colmare il vuoto dei propri cuori che ancora soffrivano.

I loro cuori sapevano già che qualcosa sarebbe cambiato, che qualcosa sarebbe nato, e presto sarebbero tornati a battere, impazziti e felici.

A volte basta uno sguardo per colmare un vuoto…

 

*****

 

“Se non sarò io a farlo allora saranno gli altri che lo faranno…

La decisione l’ ho già presa ormai…ma tanto io sono sempre stato solo quindi cambiare adesso non mi dovrebbe fare poi molta differenza.

Io e la solitudine siamo ormai diventati amici…

 

“Non sai cosa significa perdere una persona cara!

Tu non hai mai avuto dei genitori o dei fratelli!

Tu sei sempre stato solo!!”

 

Anche se mi dispiace lasciare i miei amici e il mio Villaggio, lasciando così il sogno di una vita di diventare Hokage, ma non posso fare altrimenti. Infondo è per la salvezza di tutti…di tutte le persone a cui voglio bene o che almeno conosco.

Di tutte quelle che hanno fatto qualcosa per me.

Il maestro Iruka…

I miei amici…

e…sì, anche l’Eremita dei Rospi…che mi ha allenato per 3 anni perché io avessi la forza necessaria per riportare indietro Sasuke, invece di allenarmi per diventare Hokage.

 

“Hai sprecato tutti questi anni ad allenarti solo per

riportarmi indietro, invece di farlo

per diventare Hokage…”

 

“Chi non salva un amico dal male

non può diventare Hokage…”

 

 

Non sono certo il primo che ha amato e che si “sacrifica” per amore…

Ma questa volta, se questa è la mia vita, mi sta bene viverla perché mi basta sapere che lei sarà felice e soprattutto salva da me.

Per lei io sarei disposto a fare qualunque cosa necessaria per salvarla, qualsiasi cosa che possa renderla felice.

Se per la sua felicità devo rinunciare alla mia…

…rinuncerò.

Se per la sua salvezza devo andarmene…

…allora lo farò.

Ma io lo faccio per lei…per la persona che amo più di me stesso, più della mia vita, più di quanto io credevo di poter amare…Se non facessi quello che sto per fare non me lo perdonerei.

Perché non posso sopportare di vederla star male a causa mia.

Non voglio pensare che possa accadere realmente quello che ho sognato perché io sono quel mostro che sono.

Anche se la Volpe dice che io non posso amare perché posso portare solo odio e distruzione come faceva lei prima che…arrivasse lui.

Lui che credeva di fare di suo figlio un eroe e che invece ne ha fatto un mostro…

Se non sarò io ad andarmene per il Kyuubi saranno gli altri a cacciarmi, o peggio…ad uccidermi.

Ma che c’è di male infondo ad ammazzare un mostro?

Se mi trovassi nella situazione del mio incubo non avrei fatto obbiezioni…ma adesso so che voglio vivere per vedere lei essere felice…

 

‘ Se questa è la mia vita,

allora non voglio viverla. ‘

 

Io l’ ho pensata così…ma adesso la penso diversamente.

Io avevo già gettato la spugna, ma inconsciamente ho continuato a lottare per raggiungere il mio scopo: avere la certezza della sua felicità.

E stranamente diventare Hokage era sceso al secondo posto.

…Ti amo Hinata, non immagini quanto…

ma forse non lo saprai mai…e sarà meglio così…

 

Lo so che adesso, vagando per le strade semideserte di Konoha, rischio di incontrarti…ma voglio fare un ultimo giro per il villaggio prima di andarmene senza salutare nessuno e all’insaputa di tutti.

Magari se un giorno tornerò ci potrebbe già essere anche la faccia di Konohamaru scolpita nella roccia, come quella di Nonna Tsunade quando sono tornato dall’allenamento…! ( n.n..)

Ma prima di andarmene…voglio tornare in un posto, anche se potrà essere doloroso rivederlo…”

Probabilmente non sarebbe mai più ritornato al suo Villaggio…

 

FLASHBACK

 

--Ah! Grazie mille Teuchi! Buonissimo come sempre!--esclamò Naruto sorridente appena ebbe finito la sua ciotola di Ramen.

--Grazie a te! Dai, vuoi il bis?-- chiese l’uomo ormai consapevole, ma felice, di quanto gli piacesse il Ramen e di quanto adorava fare il bis. E poi era da 3 anni che non veniva più, doveva recuperare!

--No, mi dispiace ma ora devo proprio andare.-- disse mettendo sul bancone una manciata di monete e alzandosi per andarsene.

--Come? Solo dopo il primo piatto?--

--È che devo sbrigare alcune cose e…--

--Non è per caso che sei rimasto senza soldi? Perché se è così te lo offro io. Sei stato via per così tanto tempo che mi sembra il minimo.--

--Ma no, non è quello, è che proprio devo andare…Ho una questione urgente da risolvere.--

--Ah, capisco…Non è che centra una ragazza?-- chiese malizioso.

--Ma che vai a pensare!!!-- sbraitò Naruto irritato, senza però evitare di arrossire.

Teuchi si mise a ridere di gusto, e alla fine anche Naruto non riuscì a trattenersi.

Invece era proprio per quello…e anche per la decisione che aveva preso…

--Adesso devo proprio andare. Ci vediamo!--

--Ok, torna presto!--

--D’accordo…-- anche se sapeva che non sarebbe mai accaduto, lo disse ugualmente. Ancora una volta regalava false speranze. Però sorrideva, anche se non sinceramente, e questo faceva credere a tutti che fosse il solito ragazzo allegro e spensierato.

Rideva.

Rideva per non piangere.

E l’unica persona che si era accorta della sua finzione, durante la missione, era Hinata.

 

FINE FLASHBACK

 

Chissà perché gli era venuto in mente l’episodio di quella mattina…

Forse perché quella mattina aveva visto solamente lui.

Tutti gli altri li aveva visti quando erano andati a trovarlo all’ospedale. E stranamente erano proprio tutti. Tutti i suoi amici.

Allora forse un po’ di bene glielo volevano…

Ma che gli volessero bene o meno ora non importava perché aveva già deciso di andarsene, anzi, a maggior ragione doveva abbandonare il Villaggio.

Non potevano rischiare, non così tanto. Non per quella maledetta Volpe che gli aveva procurato solo dolore. Quel dannato demone che non aveva fatto altro che incasinargli la vita. Il Kyuubi che lo aveva sempre tenuto isolato dagli altri.

Ma non poteva certo liberarsene. Era condannato a portarselo dietro.

Ma per tutti i problemi esiste una soluzione, e la soluzione a quel problema era la sua partenza.

Hinata sarebbe stata felice sicuramente con qualcun altro…magari Kiba.

L’idea gli fece male…ma se voleva la sua felicità, quello lo doveva fare.

 

*****

 

Correva, non faceva altro che correre. Ma le strade erano deserte e non vi era traccia del ragazzo. Però continuava a correre, aveva bisogno di vederlo, di parlargli, di scusarsi…

Avrebbe voluto restare con lui il giorno del suo compleanno, sapeva che sicuramente quasi nessuno si era ricordato di lui, quel giorno. Voleva fargli compagnia…stare con lui…

E dargli quel piccolo regalo, un semplice pensierino, che già da un po’ aveva comprato. Un sottile braccialetto composto di nodi di fili di due colori diversi: nero e arancione. Non era un granché, era vero, però era probabilmente l’unico regalo che avrebbe ricevuto.

Continuava a correre, ma non lo trovava da nessuna parte. Non era a casa sua, non era da Teuchi…dove poteva essere allora? Il proprietario del chiosco di ramen aveva detto che era passato solo quella mattina, ma che sembrava avesse fretta, e non si era più fatto vivo.

C’era qualcosa che non andava nel comportamento di Naruto. Com’era possibile che dopo 10 giorni che non mangiava ramen si fosse accontentato di una sola ciotola? Ma soprattutto…perché aveva fretta? Cosa doveva fare di tanto urgente se Sakura gli aveva raccomandato di non fare sforzi se non voleva tornare all’ospedale?

Nascondeva indubbiamente qualcosa…

Ma in quel momento non era importante il perché delle sue azioni. Era importante solo che lei lo trovasse e gli parlasse, che gli spiegasse, che si scusasse, che lo ringraziasse…che dicesse soltanto quelle due uniche parole che da tanto tempo desiderava dirgli ma che per colpa della sua timidezza non era riuscita a pronunciare.

“Tre anni fa, prima che tu partissi, mi sono limitata a guardarti da lontano, nascondendomi dietro un palo, senza che tu ti accorgessi di me. Non avevo il coraggio di salutarti, ma avrei tanto voluto farlo. Quel giorno ti avevo solo promesso che sarei diventata più forte, e l’ ho fatto (anche se questo non è servito ad aiutarti nella missione, e mi sento quasi responsabile, perché se fossi stata abbastanza allenata avrei potuto evitare che tu ti riducessi così). Ma quel giorno avrei anche voluto rivelarti i miei sentimenti, ma ero una ragazzina ancora indecisa, insicura, troppo timida (non che adesso le cose siano molto cambiate). Pensavo che fosse sbagliato essere innamorati di una persona che non ti considera, pensavo di essere io ad interpretare male la semplice ammirazione nei tuoi confronti. Ma mi sbagliavo, perché mentre non c’eri ho provato a dimenticarti in tutti i modi senza alcun risultato. L’unica cosa che ho ottenuto è stata innamorarmi ancora di più di te, nonostante la tua assenza. Ho capito che avrei dovuto parlarti quello stesso giorno, perché le cose per me non erano cambiate, ma probabilmente tu mi avresti rifiutata senza pensarci due volte. Eri innamorato di Sakura e lo sei ancora.

Ma questa volta niente mi farà cambiare idea. Oggi ti rivelerò i miei sentimenti, perché adesso ne sono sicura al cento per cento. E non m’importa se farei bene a pensare a qualcun altro, come aveva detto Neji, perché non posso dimenticarti; non m’importa se mi dirai di non amarmi, anche se soffrirò, perché è da troppo tempo che tengo nascosto questo sentimento. Non m’importa, perché a me basta solo starti vicino.

Volevo dirtelo da tanto tempo…

…e ho bisogno di dirtelo.

Ma dove sei…?”

Stava per perdere le speranze, aveva setacciato l’intero villaggio senza il minimo risultato e ora non sapeva più dove cercare.

Non correva più. Camminava delusa per le strade quando le si illuminò lo sguardo.

A pochi passi da lei vi era Naruto, che le dava le spalle, che guardava da lontano l’altalena del giardino dell’Accademia. Il luogo dove passava le giornate a piangere da bambino, finché non decise che si sarebbe impegnato per diventare un ninja.

--N-Naruto…-- balbettò avvicinandosi al ragazzo, che si voltò sussultando all’udire quella voce.

--C-Ciao…-- sussurrò sorpreso. “Sono fregato…!”

Anche lui si avvicinò alla ragazza.

--I-I-Io…ehm…ecco io volevo…-- non riuscì a proseguire, le guance in fiamme, la voce tremante, il cuore che batteva a mille. Prese la sua mano sinistra e gli allacciò il braccialetto al polso. --So che è un po’ tardi, però…auguri di buon compleanno.-- disse timida lasciandogli libera la mano.

Il ragazzo si guardò il polso. --Grazie Hinata, ma…non dovevi disturbarti.-- disse sorridendole dolcemente.

--F-Figurati.--

--Comunque…grazie, davvero. Sei l’unica che mi ha fatto gli auguri, per non parlare poi del regalo.--

La ragazza divenne paonazza.

--Ti senti bene…?-- chiese preoccupato.

--Sì, sì, non preoccuparti!-- si sforzò di tornare calma, ma fu un tentativo quasi inutile.

--Hinata…?--

--Sì?--

--Ecco…io devo dirti una cosa.-- fece un respiro profondo --È difficile dirlo: io…non credo che potremmo incontrarci ancora.-- disse abbassando il capo, triste e con aria colpevole. Non voleva incrociare il suo sguardo, sarebbe stato ancora più difficile e doloroso.

Il cuore di Hinata mancò un battito. Ci mise un po’ per assorbire la frase detta da Naruto.

--Co-Cosa?-- domandò incapace di credere che le sue parole fossero vere. --S-Stai scherzando?-- sentire quelle parole e credere che fossero vere le rendeva difficile respirare.

--No…Ma è meglio così, fidati.-- disse lentamente.

--Perché? Devo sapere perché non possiamo incontrarci più!-- era agitata, non poteva essere davvero così. aveva paura, paura che se ne andasse ancora.

--Perché…perché così sarai al sicuro da me.-- alzò lo sguardo, ma fu un errore.

--Ma? Non capisco…perché non dovrei esserlo?-- gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.

A questo punto era difficile anche per il ragazzo dover continuare, e vederla così non era d’aiuto.

--Hinata…io sono…sono un mostro. Non capisci che metto in pericolo chiunque? Specialmente le persona a cui voglio bene. Non voglio che ti succeda qualcosa…-- strinse i pugni più forte che poteva per contenere il dolore.

Hinata iniziò a piangere. --Un mostro? No, tu non sei un mostro!--

Naruto vide nello sguardo della ragazza lo stesso che aveva nel suo incubo, quando aveva paura. Ma nell’incubo aveva paura di lui, nella realtà aveva paura per lui.

“Non piangere, per favore…Non voglio vederti così.” strinse ancor più forte i pugni, rischiando di ferirsi i palmi delle mani. --Io posso portare solo odio e dolore, nient’altro. È quello che ho sempre fatto. Non sono nemmeno in grado di amare…--

--Se fosse così non ti sarebbe mai importato niente di tutti gli altri, non avresti mai sofferto così, non saresti innamorato di Sakura!-- le fece male il cuore. Ammetterlo era difficile.

“Sakura?!?” --Sakura non centra un bel niente…-- sussurrò, ma lei non lo sentì.

--Se tu fossi un mostro non avresti mai ridonato la speranza a chi ne aveva bisogno! Se te ne vai farai del male a te stesso, tornerai ad essere solo.--

--Lo so, ma non voglio correre il rischio di far del male alle persone a cui tengo. Se dovesse davvero accadere quello che è successo nel mio incubo non me lo perdonerei mai…per impedirlo non mi importa se tornerò ad essere solo.--

--Incubo?-- domandò confusa, poi scosse la testa per liberarsi da quel pensiero. --Comunque…non te ne puoi andare! Non partire!-- le lacrime scendevano abbondanti.

Non bastano due parole per far cambiare una decisione.

--Vi farei del male se resto…-- poggiò delicatamente la mano sul braccio della ragazza, nel punto in cui era rimasto il graffio, senza farle alcun male. La sua mano era così leggera che quasi la ragazza non si accorse della sua presenza sul graffio, ma sentiva chiaramente il calore che emanava, che faceva sparire quel leggero dolore che ancora sentiva, qualche volta. --L’ ho già fatto a te, ed era l’ultima delle cose che avrei mai voluto fare.--

--Del male? Ma se mi hai salvato la vita! E poi tu non sei quel dannatissimo demone Volpe, tu sei semplicemente Naruto Uzumaki, un ragazzo che è nato in questo villaggio, che ha sofferto tanto, e che adesso merita solo di essere felice. Faresti infelici molte persone se te ne andrai: Sakura, Konoamaru, il maestro Iruka, tutti! E anche me…-- quasi si mise a gridare, tranne l’ultima parola, che era soltanto sussurrata.

Naruto si voltò dandole le spalle, allontanandosi. --Mi dispiace, ma devo farlo.--

--NO! Ti prego!-- ma il ragazzo si allontanava --Nemmeno se ti dicessi che…che ti amo?--

Il ragazzo sgranò gli occhi e si bloccò, senza riuscire a fare un altro passo in avanti. “Ok, sono completamente impazzito...” Ma nonostante la sua mente credesse che fosse solo un sogno, il suo cuore era sicuro che fosse la realtà, e batteva velocissimo. Si voltò per guardarla. “non può averlo detto veramente.” Eppure il cuore gli suggeriva il contrario.

--Hi-Hinata…-- sussurrò mentre le si avvicinava.

--Naruto, io avrei voluto dirtelo prima ma…non andare!--

Quelle parole lasciarono il ragazzo incredulo, ma felice. Per quelle due semplici parole la sua idea sarebbe cambiata.

--Non te l’avevo mai detto perché ero troppo timida per…--

--Hinata.-- cercò di interrompere il discorso senza risultato. La ragazza continuava a blaterare senza fermarsi, come se non l’avesse nemmeno sentito, in preda all’agitazione.

--…per farlo, ma mi sono resa conto che non potevo più tenermelo dentro. Anni fa credevo che fosse sbagliato, e ho cercato di dimenticarti, ma non ce l’ ho fatta. Per favore non te ne puoi andare, ho già sofferto quando te ne sei andato per l’allenamento con Jiraya, non puoi abbandonarmi ancora, mi faresti stare ancora male. Non voglio che adesso tu mi dica che mi ami solo perché ti senti costretto, io non lo pretendo , voglio solo starti vicino, mi basta soltanto questo, e se te ne vai non potrò farlo, non potrò essere felice. Non privarmi della mia felicità. E poi…Capisci che così farai del male alle persone a cui sei caro? Perché…--

--Hinata!-- la interruppe ancora, nonostante la stesse ascoltando con interesse. Però doveva fermarla: se voleva fare quello che avrebbe voluto fare da tanto era necessario che la ragazza stesse in silenzio.

--Sì?-- domandò quando si accorse che stava parlando di cose che, se non avesse detto, sarebbe stato meglio. Non pensava di potergli parlare così senza svenire. E quando si rese conto di aver detto le due parole che si teneva dentro da tanto tempo diventò completamente rossa in volto.

--Promettimi una cosa…-- sussurrò con un dolce sorriso. Sembrava aver abbandonato l’idea di andarsene. Le si avvicinò, le mise una mano dietro la nuca, accarezzandole i capelli, e l’altra dietro la schiena. La ragazza sentiva il respiro caldo di Naruto sul volto.

--…?-- gli lanciò uno sguardo interrogativo, incapace di parlare a quella distanza da lui.

--Non svenire.--

La ragazza non fece in tempo a dire una sola parola, o pensare a qualsiasi cosa potesse farle, che le loro labbra si incontrarono. Il cuore dei due era come andato fuori dal loro controllo. Socchiusero le labbra e lasciarono che anche le loro lingue si incontrassero, che si accarezzassero, che danzassero. In quel momento erano completamente incapaci di pensare ad una frase che non fosse “ti amo”. Quel bacio era importante, per loro, e non l’avrebbero mai dimenticato. Sarebbe rimasto per sempre nei loro cuori.

Si staccarono solo quando furono privi d’aria, per respirare. Si guardarono negli occhi e arrossirono (anche se per Hinata è dire poco, era diventata rossa come  un pomodoro).

--Ti amo.-- disse infine Naruto.

Hinata sgranò gli occhi. “Bene, da oggi sono ufficialmente pazza.”

--Non stai per svenire vero?-- domandò un po’ preoccupato.

--No…N-Non credo…-- balbettò ancora vittima delle emozioni e del suo sguardo, barcollando appena.

--Mi dispiace averti fatto soffrire…credimi, non avrei mai voluto che accadesse…-- disse con un triste sorriso.

--M-M-Ma…l’importante è che adesso si sia tutto risolto…n-no?-- disse un po’ agitata, ricevendo come risposta il sorriso sincero del ragazzo. --Comunque…a me dispiace che tu ti sia fatto del male a causa mia…non posso fare altro che ringraziarti, con tutto il cuore. Se non ci fossi stato tu, io adesso…-- si interruppe. Non voleva dirlo…non quella parola. L’aveva odiata quando lui se ne stava su quel lettino senza reagire, anche se era stato per poco tempo. Tutte le volte che entrava in quella stanza sperava che si fosse svegliato, o che almeno entro la giornata l’avrebbe fatto. Ma non era andata così, solo dopo 8 giorni le sue speranze si erano realizzate.

Il ragazzo la sorprese abbracciandola. --Per te avrei fatto di tutto. ero disposto anche ad andarmene per far sì che tu non corressi dei rischi, credevo che magari saresti stata felice con Kiba…-- anche se adesso aveva la certezza che non sarebbe accaduto, il pensiero di loro due insieme lo fece rabbrividire.

--Io e…e lui siamo soltanto amici…-- sussurrò tra le sue braccia.

--Adesso ne ho anche io la certezza.-- sussurrò.

Un’ultima lacrima scese lungo la guancia della ragazza.

--Hinata…-- disse il ragazzo guardandola negli occhi e asciugando la piccola goccia con il palmo della mano. --Che hai?-- chiese dolce ma allo stesso tempo preoccupato.

--Kiba sta soffrendo per colpa mia. Lui mi…-- cercò di spiegare ma non ne fu più capace.

--Sssh…-- la strinse più forte. --Non è colpa tua.-- disse intuendo quello che era successo. --Hai fatto quello che era giusto per te. E sono sicuro che anche lui sa che è giusto così, non ti devi preoccupare, troverà quella giusta.-- (forse questo è un Naruto un po’ troppo intelligente…! Ma ho fatto le cose equilibrate: Naruto un po’ meno stupido e Hinata un po’ meno timida, faccio notare che non è ancora svenuta a causa dell’imbarazzo!!! Hihi!n.n)

Finalmente la ragazza sorrise. Naruto aveva ragione, e adesso che lo aveva capito non poteva che essere felice. Si era sentita in colpa per averlo rifiutato, ma. Come aveva detto il ragazzo, aveva fatto ciò che era giusto per lei.

Anche se erano ancora per strada nessuno si sarebbe accorto di loro, il villaggio in quel periodo dell’anno sembrava deserto.

--Sì, grazie.--

--Ti amo.--

--Anche io.-- (,,  ,,)

Dissero guardandosi negli occhi. L’azzurro del cielo e il lilla chiaro dei fiori. Si baciarono ancora, e ancora, abbracciati l’uno all’altra.

Ora i loro cuori potevano essere felici, potevano battere per l’emozione, potevano essere liberi di amare. Ora non avrebbero avuto bisogno dei sogni che tutte le notti li visitavano, perché tutto quello che desideravano l’avevano già tra le loro braccia. Ora gli incubi non avrebbero più fatto paura. Prima non avevano la certezza, ma adesso che erano più sicuri di quello che provavano che di ogni altra cosa, niente avrebbe fatto loro ancora paura.

 

*****

…ma quando esiste la certezza

gli incubi non fanno più paura.

Quando se ne va il dolore se ne vanno gli incubi…

…quando se ne vanno gli incubi arrivano i sogni…

…e quando se ne vanno anche i sogni significa che si sono realizzati.

E il confine tra sogno e realtà, in quel momento, non esiste più.

 

Fine

 

Oddio…com’è? Vi piace almeno un po’? è così orribile??…ok, scusate, sono solo un po’ emozionata!! ^ ^

Ecco arrivata la fine di questa mia prima fan fiction (che ho scritto già da 5 mesi ma che solo ora sono riuscita a pubblicare…)! Chiedo scusa per gli errori di grammatica e chiedo umilmente perdono se vi ho regalato 60 pag circa di noia assoluta e schifezza. Spero che il combattimento e il finale non vi abbiano troppo delusi… ( u.u ) e nemmeno il contenuto, visto che succedono cose che non accadrebbero mai perché sono talmente inverosimili che non so come abbiano fatto a venirmi in mente, come la banalità della missione e l’assurdità del fatto che vi partecipino loro 3, senza nemmeno un jonin, per non parlare di ciò che accade nella casata principale degli Hyuuga, che è davvero impossibile! (E poi Kiba che viene atterrato con un solo colpo lascia molto a desiderare… ma non sapevo cosa inventarmi! Forse è stato meglio metterlo subito fuori gioco, perché se avessi fatto combattere pure lui la qualità della mia fan, che è già bassa, sarebbe diminuita!)

Ringrazio tanto tutti quelli che l’ hanno letta (per me questa fan è molto importante), anche se non commentano o magari non gli piace per niente e non ne hanno voglia… e mi dispiace per i fan degli altri personaggi che nella fan non sono comparsi, oppure che non hanno fatto molto…PERDONO!

Infine voglio ringraziare tre persone speciali: la mia migliore amica, che anche se non ha la minima idea di cosa sia “Naruto” mi ha incoraggiata e sostenuta. Un’altra mia amica, che come me è scrittrice di fan fiction (che spero pubblicherà) e che ho scoperto essere la mia “fratellina pazza”!(ringrazio la scuola che me l’ ha fatta conoscere!) E ultima, ma non meno importante, la mia “cuginetta” a cui voglio tantissimo bene e che pubblicherà le mie fan perché il mio computer non me lo permette…! Vi voglio un mondo di bene!

Grazie ancora!!!

DolceGg94

 

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