Il Figlio Della Prof

di Scarcy90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tre Ragazze Come Tante ***
Capitolo 2: *** Ripetizioni Di Matematica ***
Capitolo 3: *** Il Giorno Peggiore ***
Capitolo 4: *** Voci Di Corridoio ***
Capitolo 5: *** Pomeriggio A Casa Del Nemico ***
Capitolo 6: *** Una Nuova Consapevolezza ***
Capitolo 7: *** Taglio Netto ***
Capitolo 8: *** Il Living ***
Capitolo 9: *** Lento Con Sorpresa ***
Capitolo 10: *** (S)Piacevoli Notizie ***
Capitolo 11: *** Tutta Colpa Di Una Sveglia ***
Capitolo 12: *** Perdere La Bussola ***
Capitolo 13: *** Ferite Visibili E Non ***
Capitolo 14: *** Punto Di Non Ritorno ***
Capitolo 15: *** La Filosofia Delle Tre Scimmiette ***
Capitolo 16: *** La Zia Cupido ***
Capitolo 17: *** Solo La Verità, Nient'Altro Che La Verità ***
Capitolo 18: *** Reale Natura ***
Capitolo 19: *** Risveglio Da Favola ***
Capitolo 20: *** La Vera Storia Inizia Da Qui (Epilogo) ***
Capitolo 21: *** Gerarchia Scolastica (New Version) ***
Capitolo 22: *** Il Seme Del Pregiudizio (New Version) ***
Capitolo 23: *** La Matematica Non E' Un'Opinione (New Version) ***
Capitolo 24: *** La Leggenda Di Zorba (New Version) ***
Capitolo 25: *** Ciò Che Mormora Il Vento (New Version) ***
Capitolo 26: *** Attrazione Protonica (New Version) ***
Capitolo 27: *** Un Apostrofo Rosa (New Version) ***
Capitolo 28: *** Due Al Prezzo Di Una (New Version) ***
Capitolo 29: *** Niente Freni (New Version) ***
Capitolo 30: *** Al Di Là Della Maschera (New Version) ***
Capitolo 31: *** Queen (New Version) ***
Capitolo 32: *** Electra Dakru (New Version) ***



Capitolo 1
*** Tre Ragazze Come Tante ***








Attenzione! Avviso del 21/01/2018
Volevo dire a tutti i fan di Massi e Vale che la storia "Il figlio della prof" ha ora una nuova versione, molto diversa dalla prima, disponibile all'acquisto su Amazon e su tutte le piattaforme digitali (in formato cartaceo e eBook). Il titolo è "La filosofia di Zorba" (di Francesca V. Capone), una storia assolutamente più matura rispetto alla versione originale e che vi lascerà senza fiato. Se volete, è anche possibile ordinarla in librerie come Mondadori e Feltrinelli.
In questa nuova versione il personaggio di Massi è più presente e descritto a tutto tondo, perciò non perdetevala! 
Un bacio
 

Prologo
Sapevo che l‟amore è cieco e arriva sempre quando meno te lo aspetti, ma quello che è accaduto a me è stato troppo anche per una ragazza forte, abituata ad affrontare tutto nella vita.
Ero avvezza alla sfortuna, ormai era diventata una degna compagna che riuscivo a gestire. Tuttavia quello che accadde durante l‟ultimo anno delle superiori si discostava da tutti i precedenti sfortunati che mi avevano caratterizzata negli anni.
Innamorarmi del ragazzo che più odiavo al mondo, è stato un miracolo e insieme la maledizione peg-giore che avrei mai potuto ricevere.
Ero consapevole del fatto che quando l‟amore bussa alla propria porta bisognerebbe aprirla senza ri-serve, ma avevo come la sensazione di averne perso la chiave.
Per me non era facile accettare quel sentimento, come non lo era rinunciarci…





I Più Belli Dei Nostri Giorni,
Non Li Abbiamo Ancora Vissuti
Nazim Hikmet
 
 


 Capitolo 1: Tre Ragazze Come Tante

-Basta così Ferrari, torna a posto.-
 Dopo che una ragazza di diciotto anni aveva perso un intero pomeriggio a studiare come una matta per riuscire a fare una figura decente all’interrogazione, si sentiva dire questa frase con il tono soave che solo l’acida voce di una professoressa può avere, l’unica risposta possibile sarebbe dovuta essere: Brutta stronza, te l’ho fatta vedere io questa volta!
 Invece me ne tornai a posto senza fiatare perché anche il solo respirare avrebbe fatto capire a quell’arpia che mi sentivo appagata in maniera impareggiabile, e questo le avrebbe dato soddisfazione: cosa assolutamente inammissibile per me. 
 Per la prima volta in tre anni ero riuscita a sostenere un’interrogazione di scienze senza andare in tilt. Mi ero sempre ritenuta una ragazza abbastanza diligente e avevo spesso avuto dei risultati più che soddisfacenti; certo non ero una Einstein in gonnella, però non mi ero mai lamentata. Eppure da quando questa professoressa era entrata nella mia patetica esistenza, una delle materie che avevo sempre amato era diventata un incubo.
 Professoressa Claudia D’Arcangelo, che da generazioni di studenti era stata soprannominata Lucifero, per il chiaro riferimento biblico: una donna normale nel vederla per strada o mentre fa la spesa, ma c’era un fenomeno che la colpiva ogni tanto, come se fosse stata influenzata dalla luna piena come un licantropo, e stranamente questo avveniva sempre quando il suo registro richiedeva l’immediato riempimento di alcuni spazi vuoti, spazi destinati al giudizio sulle interrogazioni.
 Per più di due anni, giorno dopo giorno, avevo osservato questo rito con uno strano groppone all’altezza dello stomaco: la D’Arcangelo che arrivava in classe, si sedeva con calma, prendeva il suo inseparabile astuccio con le penne- o altri indefiniti attrezzi di tortura formato tascabile-, ne tirava fuori una minacciosa penna nera e apriva il suo registro. In quel momento anche le mosche si bloccavano, nessuno respirava e gli alberi fuori sembravano quasi perdere ogni sentore di vita.
 La professoressa cominciava a scorrere l’elenco con lo sguardo e poi faceva il gesto che ogni suo alunno temeva più di un intervento chirurgico senza anestesia: segnava dei puntini in corrispondenza dei condannati a morte. In genere chiamava in ordine alfabetico, ma non sempre, ed era quel margine di incertezza che faceva sperare ad una come me, quinta nell’elenco, che Lucifero decidesse di non chiamare in ordine. Cosa avvenuta solo un paio di volte, ma nella vita non si può mai sapere.
 Alla fine le mie speranze erano finite al cesso per l’ennesima volta: aveva chiamato alla lavagna i primi quattro, tra cui la sua adorata Sara Giordano, il primo prototipo di robot con sembianze umane, a mio modesto parere. Una ragazza che riusciva a prepararsi in quattro o cinque materie anche se aveva solo poche ore di tempo. La D’Arcangelo tendeva ad amarla incondizionatamente, e qui tutti i suoi discorsi sul fatto che ai suoi occhi eravamo tutti uguali e che non aveva preferenze, andavano a farsi un bagno nel Mar Baltico.
 Quel giorno la Giordano era stata impeccabile come al solito, cosa che mi mise ancora più in ansia, e quando sentii il mio nome pronunciato con quel solito tono di scherno la rabbia cominciò a montarmi fino a raggiungere le vette dell’Everest.
 -Ferrari: alla lavagna.-
 Mi alzai con calma, mi diressi con ancora più calma verso il patibolo che somigliava ad una lavagna e misi la mano nel contenitore del gesso. Vuoto, naturalmente.
 -Ehm… Credo che il gesso sia finito, professoressa-, dissi con voce quasi tremante.
 -Eh, allora? Vuoi che vada a prendertelo io? Chiedi alla bidella di dartene un pezzo!- rispose quella con voce degna di un limone acerbo.
 Stavo per andare verso la porta, quando la voce di Sara Giordano mi bloccò.
 -C’è un gesso intero nel cassetto, professoressa-, disse con mielosa accondiscendenza.
 La professoressa aprì il cassetto e ne tirò fuori un lungo cilindretto bianco.
 -Grazie, Sara.-
 La Giordano era l’unica a godere del privilegio di essere chiamata per nome, praticamente era l’unica ad essere considerata un essere umano.
 -Ero andata a prenderlo prima perché serviva alla professoressa di matematica. Credo che Ferrari se ne fosse dimenticata-, asserì sfoggiando la sua aria angelica.
 -Eh, già. Ferrari è parecchio distratta-, disse con quello che sembrava puro disprezzo nella voce.
 –Bene, Ferrari. Adesso che hai il gesso potresti andare alla lavagna per cortesia.-
 Premettendo che sono sempre stata una ragazza dedita al “peace and love”. Sempre e comunque seguace del motto “Fate l’amore non fate la guerra”, e accanita sostenitrice del “Vivi e lascia vivere” con tanto di “Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare in quel momento era il modo più atroce per far morire quella serpe! Mi aveva umiliata e canzonata come se fossi stata un oggetto!
 Per carattere, sono una che odia ingiustizie di quel genere, quindi ero partita dal mio banco con un sentimento di paura tremendo e adesso me ne stavo davanti alla lavagna con la rabbia che mi infuocava dentro, neanche fossi stata il Vesuvio durante la sua eruzione più devastante.
 La D’Arcangelo aprì il suo registro alla pagina degli argomenti che aveva spiegato e cominciò a guardare con attenzione; poi alzò la testa, sempre senza guardarmi, e diede subito il via all’interrogatorio. All’inizio zoppicai un po’ ma dopo mi ripresi alla grande rispondendo con sicurezza. Certo non ero allo stesso livello della Giordano però come interrogazione potevo ritenermi soddisfatta. Ma la cosa che più mi elettrizzò fu non vedere per una volta quell’espressione scocciata che la professoressa faceva ogni volta che qualcuno era impreparato.
 Finalmente suonò la campanella della ricreazione e tutto il Liceo Classico Virgilio si riversò nei corridoi, la maggior parte diretti ai distributori di merendine- o come affettuosamente erano stati definiti “macchinette”-. Chi andava in bagno, principalmente per fumarsi la sigaretta di metà mattinata, e c’erano anche quei soggetti che non avendo studiato a casa, utilizzavano quei dieci minuti nella speranza di riuscire a farsi entrare qualcosa in testa per l’interrogazione dell’ora successiva.
 E poi c’eravamo noi.
 Amelia Tarantino, per le amiche Amy. La ragazza più bella esistente sulla faccia della Terra: capelli marroni di media lunghezza e profondi occhi scuri con un taglio orientale. I ragazzi le andavano dietro quasi formando dei cortei e non esisteva al mondo un individuo di sesso maschile che non le avesse detto quanto fosse bella e attraente. Ma in realtà lei non aveva ancora avuto una storia, stava aspettando il grande amore, o per meglio dire, stava cercando di dimenticare l’unico ragazzo di cui fosse mai stata davvero innamorata.
 Martina Giuliani. La timidezza fatta persona, timidezza che si mostrava solo con gli altri, perché quando era con noi, non faceva altro che parlare e parlare. Dolce e carina, ricordava molto le bambole di porcellana: carnagione chiara, capelli biodi e mielosi occhi nocciola. Anche lei una rara bellezza, e anche lei, come Amy, non aveva ancora avuto occasione di innamorarsi, o più precisamente non ne aveva avuto voglia. Una delle sue caratteristiche fondamentali era senza dubbio la pigrizia: infatti per lei cercare un ragazzo era troppo stancante.
 Infine c’ero io: Valeria Ferrari. La più pazza del gruppo, o comunque quella un po’ più istintiva. A volte tranquilla a volte un uragano, lunatica e soprattutto solare, mi piaceva sorridere e far ridere, caratteristica ereditata da quello scavezzacollo di mio padre. Alta, anche troppo, fisico normale, lunghi capelli castani mossi e occhi marroni; una ragazza ordinaria e senza alcuna pretesa, solamente in attesa del grande amore. Anch’io, come Amy, ci volevo credere e ci credevo che un giorno sarebbe arrivato l’uomo della mia vita, nel frattempo mi divertivo come tutte le ragazze della mia età.  
 Noi tre eravamo inseparabili: Marti ed io sempre insieme fin dalle scuole materne, mentre Amy si era unita a noi durante l’ultimo anno delle medie. Ragazze assolutamente normali, e tranquille. Quelle che in uno dei tanti licei italiani sono considerate insignificanti, facilmente confondibili con il resto della massa. Ma a noi andava benissimo così, nessuna di noi aveva smanie di attenzioni o voglia di mettersi in mostra, ci era sempre bastato stare insieme. Solo questo.
 Non ci era mai piaciuto conformarci agli altri, quindi se il ragazzo più carino della scuola ci passava accanto non ci mettevamo a sbavare come le altre. Era carino, certo, ma in genere carino è sinonimo di bastardo. Meglio conoscerlo bene un ragazzo prima di decidere di morirgli dietro. Era questa la nostra filosofia.
 Naturalmente, come tutte le scuole, anche la nostra godeva della presenza dei così detti ragazzi fighi, quelli che tutte le ragazze vorrebbero avere ma che in realtà solo una “fortunata” Barbie senza cervello sarebbe riuscita ad accalappiare.
 Nella nostra scuola il più bel ragazzo, oggettivamente parlando, era di sicuro Marco Iovine: alto, occhi azzurri, capelli modello Zach Efron, con un carattere solare e simpatico. Un vero schianto insomma. E qual’era allora il suo punto a sfavore agli occhi di noi tre? L’amico che si portava sempre dietro: Massimiliano Draco, il ragazzo più detestabile dell’intero istituto.
 Il motivo di tutto ciò? Massimiliano, o “Massi” come amava farsi chiamare, era l’unico e viziatissimo figlio di Lucifero. Proprio così: la D’Arcangelo aveva trovato un povero innocente che aveva accettato di sposarla e di avere un figlio con lei. Non l’avesse mai fatto.
 Massimiliano era il ragazzo più conosciuto di tutta la scuola, forse anche più di Marco, qualunque cosa si facesse, qualunque progetto si organizzasse lui era sempre lì con la sua piacevolissima presenza. Si intrometteva in discussioni in cui non c’entrava affatto, ma quello che era peggio era il fatto che non si accorgesse di quanto fosse detestato, di quanto tutti li altri sparlassero alle sue spalle. Secondo il suo punto di vista era il ragazzo più simpatico della scuola o persino dell’Universo. Ma il problema era che questo era solo il suo punto di vista…
 Non che non fosse un ragazzo carino: occhi verdi, capelli biondi lasciati un po’ ribelli, alto, fisico abbastanza scolpito. Questi, però, erano i suoi unici punti a favore, superati di gran lunga da quelli a sfavore.
 Dal canto mio, credo di essere stata una di quelle tante persone che abbia tentato di mandargli più maledizioni e anatemi possibili. Massimiliano Draco rappresentava tutto ciò che io non ero, ma soprattutto era l’incarnazione vivente di tutto quello che non volevo in un ragazzo. Praticamente il mio opposto: voglia di mettersi in mostra, umiltà che toccava livelli pari o addirittura inferiori allo zero, nessun senso del pudore e soprattutto un narcisismo mischiato a quella punta di egocentrismo che raggiungevano vette astronomiche.
 In conclusione lo odiavo, molto più di quanto si può odiare la pioggia di sabato sera, o l’interruzione pubblicitaria mentre sei al punto clou di un film.
 Grazie a non so quale intervento divino, in quasi cinque anni di scuola, Massimiliano non mi aveva mai parlato. Ogni giorno mi alzavo la mattina e pregavo che anche quel giorno passasse come gli altri e grazie a Dio, tutto ciò puntualmente avveniva. Certo lo incrociavo nei corridoi e a volte all’entrata o all’uscita da scuola, ma nulla di più. Naturalmente meglio di così non poteva andare, era l’equilibrio naturale delle cose, e per il bene dell’umanità doveva a tutti i costi rimanere così.
 Eppure ricordo perfettamente il giorno in cui questo delicatissimo equilibrio si spezzò per non ricomporsi mai più.
 Finita quella maledetta interrogazione, mi diressi insieme a Amy e Marti nell’atrio della scuola, giusto per prendere un po’ d’aria.
 -Dai Vale, sei stata fantastica all’interrogazione-, mi disse Amy sorridendo.
 -Infatti, non eri mai andata così bene-, aggiunse Marti.
 -Lo sapete che io sono destinata ad andare male con la D’Arcangelo-, risposi sospirando. –Quella di oggi è stata solo l’eccezione che conferma la regola.-
 -Ma dove?- esclamò Amy. –Si vedeva lontano un chilometro che la D’Arcangelo era davvero stupita dalle tue risposte.-
 -E va bene, questa volta me lo sono proprio meritato un voto decente-, risposi compiaciuta. Non sono narcisista, ma quando mi fanno un complimento vado in brodo di giuggiole.
 -Sentite-, continuai. –Io vado alle macchinette a prendermi una bottiglietta d’acqua, ho la gola che sembra un foglio di carta vetrata.-
 -Mi sembra il minimo dopo un’interrogazione di Lucifero!- disse Marti sorridendo.
 -Noi ti aspettiamo in classe, allora- concluse Amy.
 Così loro due cominciarono a salire le scale che portavano al piano di sopra dove c’era la III C (*), la nostra classe.
 Rimasi qualche secondo a guardarle poi mi diressi verso le macchinette con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia: sprizzavo allegria da tutti i pori. Quella giornata era cominciata alla grande ed ero sicura che niente e nessuno avrebbe mai potuto rovinarla. Naturalmente non ero mai stata una cima nella predizione del futuro.
 Appena svoltai l’angolo mi bloccai: davanti alle macchinette c’era il motivo per cui durante le ore successive ero diventata il malumore fatto persona.
 Marco Iovine e Massimiliano Draco erano appoggiati alle macchinette e stavano facendo salotto con quelle che mi sembrarono tre mocciose del secondo anno, ragazze ingenue e senza alcuna voglia di indipendenza dagli ormoni. Alzai un sopracciglio irritata e il dubbio prese possesso delle mie sinapsi: c’erano due soluzioni possibili, andarmene, il che sarebbe stato un gesto saggio e sensato, oppure continuare ad avanzare imperterrita. Oltre a non avere alcuna dote precognitiva ero anche accessoriata di un non indifferente senso di puro menefreghismo quindi, ovviamente, scelsi la seconda opzione. Anche perché stavo davvero morendo di sete.
 Sbuffai e mi diressi con passo sicuro verso le macchinette, ero solo a pochi centimetri da quel gruppetto idiota ma ancora non mi avevano degnata di uno sguardo. Quanto avrei voluto che continuassero a farlo per tutta la vita! Ma la ricreazione stava per finire e io mi stavo decisamente disidratando.
 Diedi un leggero colpo di tosse, ma nessuno di quei cinque soggetti si voltò a guardarmi. La mia irritazione stava raggiungendo davvero dei livelli inumani.
 -Scusate-, dissi alla fine.
 Marco decise di voltarsi, fortunatamente sembrava possedere un neurone.
 -Serve qualcosa?- chiese con un sorriso smagliante.
 “Esibizionista!” pensai. “Perdonami se non sono una quindicenne in calore, le tue armi riservale per loro. Con me non attaccano!”
 -Sì, fino a prova contraria i distributori servono a prelevare cibo e bevande. Non mi sembrava che servissero anche come salotto-, dissi con uno sguardo che li avrebbe potuti disintegrare. Va bene, forse avevo esagerato ma ero incavolata nera, e, a dirla tutta, avevo anche cercato di trattenermi.
 Lui mi fissò per qualche secondo negli occhi anche se non riuscii a capire il perché però.
 -Hai ragione-, disse Marco con uno strano sguardo. –Ci spostiamo subito.-
 Avevo vinto? Ero riuscita a spuntarla con il ragazzo che era in grado di creare soggezione con un solo sguardo ed era stato talmente facile, che per poco non mi misi a saltare dalla felicità.
 -Aspetta, Marco.-
 Mi sembrava che fosse stato troppo facile. Naturalmente, quell’impiccione di Draco si era sentito in dovere di intervenire.
 -Scusa, tesoro. Ma questo è un paese libero, perciò io e il mio amico abbiamo il diritto di stare dove ci pare e piace!- affermò lui con quell’aria di sicurezza che lo contraddistingueva.
 Tesoro? No, dico: mi aveva chiamata Tesoro?!
 La mia rabbia stava per esplodere, la sentivo proprio sotto la pelle come se stesse cercando di uscire e non sapevo quanto ancora avrei potuto resistere.
 -E’ vero, però io ho bisogno di una bottiglietta d’acqua. Basta che uno di voi due tolga il suo regale fondoschiena di lì, così io prendo la mia acqua e sparisco di qui in meno di un secondo. Non mi sembra di chiedervi chissà che cosa. -
 Ero fiera di me stessa, non avevo sbraitato e mi ero trattenuta.
 -No!- fu la secca risposta di lui.
 “Vuole morire!” pensai. “E’ l’unica spiegazione al suo comportamento, ha proprio voglia di morire. Qui e adesso!”
 -Come, scusa?- chiesi cercando di essere gentile.
 -Ho detto di no!– incrociò le braccia per dare più enfasi alle sue parole. -Non ci spostiamo.-
 -Massi, smettila di fare l’idiota-, disse Marco. –Falle prendere l’acqua.-
 -Dai retta al tuo amico Massi.- Forse avevo messo un po’ troppo sarcasmo in quell’ultima parola, ma non avevo saputo resistere.
 Draco per poco non mi tirò uno schiaffo, avevo capito che si era trattenuto a stento.
 -Non ho alcuna intenzione di spostarmi-, continuò lui imperterrito.
 Ma perché i ragazzi devono sempre essere così stupidi e cocciuti? Poi non si possono lamentare se noi ragazze andiamo fuori di testa.
 -Massi, adesso basta fare l’imbecille-, ci riprovò Marco.
 La campanella suonò: quel Draco era sempre fortunato, si era salvato dalla mia ira proprio all’ultimo istante.
 “Ringrazia il cielo che adesso ho quella carabiniera della Bianchi che non ammette ritardi, se no ti facevo nero!” pensai voltandomi.
 -Vai già via?-chiese con tono compiaciuto.
 “Vuole proprio morire!”
 Feci qualche passo avanti, verso le scale e cominciai a salire il primo gradino.
 -Non mi hai sentito per caso? Sei una che molla facilmente.-
 Mi bloccai: figlio o no della D’Arcangelo, meritava una delle mie risposte più perfide.
 -Sai Marco-, dissi con un sorriso, –è inutile che continui a ripetere al tuo amico di non fare l’imbecille, si sa che difficilmente un essere umano riesce ad andare contro la sua natura.-
 Marco mi guardò con un sorriso divertito, mentre quello che prima c’era sul viso di Draco si spense come d’incanto.
 -Rifletti un po’ su questa mia pillola di saggezza, caro Massi.- Detto questo cominciai a salire le scale alla velocità della luce, sperando con tutte le mie forze che la Bianchi non fosse già entrata in classe.
 Mentre mi precipitavo in aula, notai che avevo uno strano sapore in bocca: accidenti! Per colpa di quello stupido battibecco mi ero completamente dimenticata dell’acqua! Avrei dovuto aspettare la fine delle lezioni.
 Entrai in classe, per fortuna la professoressa non era ancora arrivata. Mi sedetti subito al mio posto, accanto a Marti.
 -Perché ci hai messo tanto? Lo sai che se fosse arrivata la Bianchi ti avrebbe fatto una ramanzina infinita-, mi rimproverò Marti.
 -Lo so, lo so-, dissi mentre riprendevo fiato. Mi chinai verso lo zaino per prendere i miei libri di latino e sentii un improvviso silenzio in classe: doveva essere arrivata la professoressa. Strano che nessuno avesse detto il solito “Buongiorno” scoraggiato.
 Riemersi dal lato del banco e mentre poggiavo il libro di versioni sul banco, notai qualcosa di insolito che prima non c’era: una bottiglietta d’acqua.
 Alzai lentamente lo sguardo, e incontrai dei luminosi occhi azzurri che mi sorridevano.
 -Ho pensato che ne avessi bisogno.-
 Marco era davanti a me, per la sorpresa mi ero persino dimenticata di respirare. Ma era stata solo questione di un secondo, non ero una ragazzina che andava fuori giri per un sorrisetto.
 -Pensavo che il tuo amico non fosse favorevole al mio volermi dissetare- dissi prendendo l’astuccio da sotto il banco.
 Ero consapevole del fatto che in classe non stava volando una mosca, i miei compagni, in genere abbastanza loquaci, o per meglio dire, casinisti, evidentemente trovano parecchio interessante il fatto che Marco Iovine fosse venuto nella nostra classe per portare a me una bottiglietta d’acqua e che non dimostrasse alcuna intenzione di andare via.
 -Diciamo che non sono d’accordo con lui. Stranamente non ci tengo che tu muoia di sete-, continuò lui sempre più gentile.
 -Be’, allora grazie-, risposi con evidente intenzione di liquidarlo ma lui proprio non ne voleva sapere di andarsene.
 -Spero che quello che ti ha detto Massi non ti abbia dato troppo fastidio, è solo che lui è un po’…-
 -Egocentrico? Megalomane? Narcisista? Figlio del “Meglio di me nessuno al mondo c’è”?- avrei voluto mordermi la lingua ma quelle parole mi erano sdrucciolate via di bocca prima che potessi fermarle.
 Marco mi fissò sempre più divertito, mentre io continuavo a sentire quel maledetto silenzio in classe: sembrava che i miei compagni avessero persino deciso di non respirare.
 -In effetti credo che sia un mix di tutte queste cose. Però ha anche dei lati buoni.-
 Questa volta riuscì a non dire quello che stavo pensando, la mia beneamata figura l’avevo già fatta, era inutile peggiorare le cose. Mi limitai a sorridere alzando un sopracciglio, chiaro gesto sarcastico.
 Vidi che Marco stava per riaprire bocca, ma fu interrotto dall’entrata della professoressa.
 -Buongiorno-, disse lei entrando sparata come al solito senza guardare nessuno, si sedette e cominciò subito ad aprire il registro di classe.
 Io guardai Marco indicandogli la porta con gli occhi, ma lui continuava a fissarmi divertito: questa storia stava davvero cominciando ad irritarmi, e non solo perché Marco si stava comportando così, ma anche perché se ne stava in piedi davanti a me, con le mani poggiate sul mio banco.
 -Cosa portavamo oggi?-
 Solita domanda della Bianchi.
 -Grammatica Latina-, coro terrorizzato e scoraggiato allo stesso tempo.
 Finalmente la Bianchi alzò lo sguardo. 
 -Scusa, tu chi saresti?- chiese rivolta a Marco.
 Ecco: in quel preciso istante avrei voluto andare a sotterrarmi da qualche parte, il più lontano possibile, come minino in un altro continente.  
 -Marco Iovine, III F, professoressa-, rispose lui con calma.
 -Hai un motivo valido per stare in piedi davanti al banco di Ferrari?- chiese lei irritata.
 Invece in quel momento avrei voluto che un’astronave aliena mi rapisse con un raggio per il teletrasporto.
 -Ho portato da bere a… Ferrari-, disse lui voltandosi a guardarmi con dolcezza.
 Mi colse una strana fitta allo stomaco.
 -Sei il cameriere personale di Ferrari, per caso?- chiese lei socchiudendo gli occhi. Bruttissimo segno. Stava cominciando ad arrabbiarsi sul serio.
 -No…-, disse. –O almeno, non ancora- questa invece la mormorò in modo che lo potessi sentire solo io.
 -Come hai detto che ti chiami? Iovine, giusto?-
 -Sì, professoressa.-
 -Be’, Iovine, sono felice che tu abbia sopperito alla mancanza di liquidi di Ferrari, ma adesso abbiamo un paio di versioni di Cicerone che reclamano con enfasi la nostra attenzione. Quindi, a meno che tu non voglia portare da bere anche alla preside, ti consiglierei caldamente di uscire da questa classe e di tornare nella tua-, disse con calma, segno ancora più brutto, se parlava così lentamente stava cercando di controllarsi per non mettersi a sbraitare.
 -Certo, professoressa.- Mi lanciò un ultimo sorriso e si diresse verso la porta.
 Abbassai lo sguardo sul libro il più velocemente possibile, ma nonostante questo sentivo gli occhi di Marti e Amy puntati su di me come dei riflettori. Sapevo che mi aspettava un interrogatorio in pieno stile americano.
 L’ora di latino passò così velocemente che neanche me ne resi conto e quando suonò la campanella il mio cuore perse un battito. Ultima ora del lunedì: religione. Traduzione: adesso tutta la classe mi avrebbe sommersa di domande.
 Ero certa che in quell’ora di latino tutti avevano cominciato a costruire chissà quanti castelli in aria su quello che poteva essere successo tra me e Marco, ero persino certa che qualcuno stesse pensando che io fossi rimasta incinta con solo un suo sguardo.
 La Bianchi finì di assegnarci i compiti per casa e cominciò a raccogliere tutte le sue cose, ed io mi ritrovai a sperare che non uscisse dalla classe, per la prima volta in quasi tre anni che era la nostra insegnante.
 Non ci pensai due volte, e alzai la mano di scatto.
 -Sì, Ferrari-, chiese lei distratta.
 -Professoressa, potrei andare in bagno?- chiesi speranzosa.
 Cominciai a pregare non so quale Dio, che mi dicesse di sì.
 -Vai pure-, concluse quella chiudendo la borsa.
 Alleluja!
 Mi dovevo sbrigare, non potevo permettermi di restare in classe un secondo di più.
 Scattai verso la porta e mi diressi veloce come un fulmine verso il bagno, sapevo che non sarei riuscita a sfuggire alle domande dei miei compagni, e soprattutto a quelle di Marti ed Amy, ancora per molto, però almeno potevo prendere fiato prima della tortura.
 Entrai in bagno, e cercando di ignorare la puzza di fumo di sigaretta, mi fermai davanti al lavandino. Aprì l’acqua e mi bagnai un po’ il viso.
 Ripensandoci non avevo neanche ripagato la bottiglietta a Marco, dovevo provvedere al più presto, non avevo voglia di avere debiti, soprattutto con uno come lui, anche se si trattava di pochi centesimi.
 Tirai fuori un fazzoletto dalla tasca, e mi asciugai, poi presi un respiro profondo e mi voltai per uscire. Feci un paio di passi, prima di fermarmi sorpresa: Amy e Marti erano davanti a me, e mi stavano guardando in un modo molto strano, tra il curioso e l’imbestialito.
 -Ci siamo forse perse qualcosa?- chiese Amy incrociando le braccia.
 Accidenti al prof di religione che non diceva mai di no a chi chiedeva di andare in bagno!
 Spalancai gli occhi a dir poco spaventata: dovevo rispondere e subito anche. Le esitazioni potevano solo confermare la mia colpevolezza. Colpevolezza che non aveva ragione di esistere perché io non avevo fatto niente di male.
 -Quando prima sono stata alle macchinette è successo un mezzo casino con Marco e quella sottospecie di essere umano di Massimiliano Draco-, risposi continuando a fissare il pavimento.
 -Sì, e Marco Iovine ti ha portato l’acqua perché…?- mi incoraggiò a continuare Marti.
 -Ragazze non sono così presuntuosa da cercare di capire l’unico neurone funzionante che hanno i ragazzi. Non ho idea del perché l’abbia fatto-, dissi mettendo in quelle parole tutta la sincerità possibile.
 -Senti, o ci racconti tutto come si deve, o non rispondo più delle mie azioni!- minacciò Amy.
 Le fissai per qualche secondo, dopotutto non era successo niente di particolare, però mi scocciava un po’ dover raccontare tutto quello che era accaduto.
 Quando ebbi finito la cronaca della mia avventura mattutina, mi sentii molto meglio. Però gli sguardi che mi riservarono le mie amiche, mi lasciarono il dubbio che i loro cervelli stessero cominciando a ricamarci sopra qualche enorme panzana.
 -Che avete voi due?- chiesi. –Perché ostentate quell’aria sospettosa?-
 -E ce lo chiedi anche?- esclamò Amy.
 Continuai a fissarle confusa, non avevo assolutamente idea di cosa stesse succedendo.
 -Ma perché sei così ottusa quando si tratta di queste cose?- si chiese Amy passandosi una mano sulla fronte.
 Forse mi trovavo su una frequenza sbagliata, ma davvero non riuscivo a seguire per niente le frasi sconclusionate di Amy.
 Lei fece un sospiro e cominciò a scialacquarmi le sue spiegazioni.
 -Mia cara- disse con il tono di una madre affettuosa. Il mio sopracciglio sarcastico, si alzò di scatto. –Se c’è una cosa tremendamente palese in tutta questa storia è che Marco Iovine prova un certo interesse nei tuoi confronti.-
 -Prego?- la mia sorpresa doveva essere abbastanza evidente, perché Amy mi guardò ancora più esasperata.
 -Non ci vuole di certo Cupido in persona per capirlo! Abbiamo visto tutti che sguardi ti ha lanciato, il fatto che ti difendeva a costo di andare contro il suo migliore amico, poi, ne è la conferma definitiva, per non parlare della bottiglietta d’acqua.-
 -Voi non state bene-, dissi scuotendo la testa. –La pensi anche tu così?-
 Marti mi guardò annuendo.
 -Avete frainteso tutto-, continuai. –Gli sguardi che mi ha lanciato in classe li propina a ogni mammifero con il cromosoma X che incontra. Mi ha difesa con Draco semplicemente perché avevo palesemente ragione e quell’imbecille si stava comportando in modo maleducato, e mi ha portato l’acqua solo perché ha visto che ne avevo davvero bisogno. Questi non sono elementi sufficienti per dire che è interessato a me, dimostrano solo che è più gentile di quanto pensassi. Punto e basta.-
 Ero diventata tutta rossa, sia per la rabbia e sia perché avevo detto quel discorso senza mai riprendere fiato, ero decisamente andata in riserva d’ossigeno.
 -Secondo me ti sbagli-, disse Amy con semplicità.
 Ma perché dovevano sempre capitare tutte a me? Adesso persino la mia migliore amica cercava di mettermi in difficoltà.
 -Amy, ti ripeto che Marco Iovine non è assolutamente interessato a me ma, anche ammesso che lo fosse, io non ho alcuna intenzione di incoraggiarlo. Anzi, non gli voglio proprio più parlare!- affermai categorica.
 -Posso dire quello che penso io?- chiese Marti con sguardo serio.
 La guardammo curiose.
 -Per me, sotto un certo punto di vista, ha ragione Vale. Non credo che Marco sia interessato a lei, o almeno non romanticamente parlando. C’è da dire però che il suo comportamento è alquanto ambiguo, voglio dire, va bene essere cortese e gentile, ma mi sembrava che stesse oltrepassando di parecchio il limite della gentilezza. Quando la Bianchi è entrata in classe lui non si è mosso, la professoressa ha dovuto insistere per farlo andare via, arrivando a minacciarlo di spedirlo in presidenza. Mi sembra logico che quel ragazzo vuole qualcosa da te, Vale.-
 -Alla faccia che analisi approfondita-, mormorai con la bocca spalancata.
 -Marti, da quando sei diventata un’osservatrice così oculata?- domandò Amy stupita almeno quanto me.
 -Che vi posso dire?- rispose lei sorridendo. –Capisco molto più i ragazzi delle ragazze.-
 -Comunque-, continuò Amy, –se Marti ha ragione, Marco tornerà alla carica.-
 -Mi chiedo cosa possa volere da me- dissi pensierosa.
 -Non lo so-, aggiunse Marti, –ma ho la sensazione che quel ragazzo si rifarà vivo molto presto.- 
 Un’ora dopo scoprii che Marti era dotata di un potere precognitivo molto più preciso del mio.
 Ero davanti al mio scooter aspettando che arrivasse Amy, che come al solito si era fermata a parlare con qualcuno. Io e lei tornavamo a casa insieme visto che abitavamo a pochi metri di distanza, mentre Marti abitava dall’altra parte di Lecce quindi i suoi genitori venivano a prenderla in automobile. Stavo mettendo lo zaino nel bauletto, odiavo tenerlo tra i piedi mentre guidavo, quando qualcuno parlò.
 -Ciao.-
 Una strana, spiacevole scarica elettrica mi attraversò la colonna vertebrale, fino a raggiungere le gambe e le piante dei piedi. Non poteva essere: mi voltai molto lentamente e tutte le mie paure trovarono conferma, Marco Iovine era davanti ai miei occhi con quel suo solito sorriso da coma diabetico.
 -Come va?-
 -Cosa vuoi?- dissi in un modo così freddo che l’Iceberg del Titanic sarebbe sembrato un nonnulla in confronto.
 -Vedo che sei proprio contenta di vedermi-, cominciò lui sarcastico.
 -Guarda, contenta è dire poco-, risposi salendo sullo scooter e mettendo in moto. Amy aveva trenta secondi, se non fosse arrivata l’avrei lasciata a piedi senza tanti complimenti. Non volevo stare a sentire Marco neanche un minuto di più.
 -Spero di non aver sbagliato a portarti l’acqua oggi in classe, Ferrari.-
 Alzai il sopracciglio così tanto che credo di essermi quasi paralizzata la faccia ma dato che c’ero, misi un secondo da parte la rabbia e cominciai a cercare qualcosa nella tasca destra dei miei jeans.
 -Nonostante mi abbia dato veramente fastidio-, risposi tirando fuori la mano dalla tasca, - devo dire che la mia bocca sembrava il deserto del Sahara, quindi…-
 Gli porsi alcune monetine.
 -… grazie.-
 -Non c’è bisogno che mi dai quei soldi. L’acqua te l’ho offerta io-, rispose lui subito.
 -Mi dispiace ma non posso accettare. Sto già abbastanza nei casini senza che il famoso Marco Iovine cominci ad offrirmi da bere-, ribattei io prendendogli la mano con forza e dandogli i miei trentacinque centesimi pieni di quello che doveva essere il mio orgoglio smisurato.
 -Ma era solo dell’acqua-, disse sorpreso. –In che casini ti avrei messo?-
 -Si vede che non hai abbastanza fantasia, mio caro-, dissi io cominciando a fare manovra. –Gli altri in questa scuola ne hanno a dismisura.-
 Mi infilai il casco e stavo per partire, quando lo guardai ancora una volta.
 -Un’ultima cosa prima di terminare qui il nostro unico discorso-, dissi con sguardo severo. –Se c’è una cosa che mi fa imbestialire è essere chiamata per cognome, quindi evita di farlo.-    
 -Credo di poterlo fare solo quando conoscerò il tuo nome-, rispose lui sorridendo e incrociando le braccia fingendosi scocciato.
 -Scordati che te lo dica io, per me va benissimo che tu non mi chiami affatto!-
 Detto questo diedi un po’ di gas e raggiunsi piano il cancello della scuola. Ero consapevole del fatto che Marco mi stava guardando, e che tutti quelli che ci avevano visto parlare adesso stavano già immaginando le partecipazioni per il nostro matrimonio, ma in quel momento non me importava nulla, volevo solo tornarmene a casa.
 -Vale!- esclamò una voce dietro di me.
 Feci un profondo respiro, sperando che Marco non fosse dietro di me e non avesse sentito Amy gridare il nome come una deficiente, poi mi voltai, e naturalmente ebbi la conferma della totale assenza di fortuna nella mia vita.
 Amy stava correndo verso di me indossando il casco, e Marco stava una ventina di metri dietro di lei, mi stava salutando con la mano alzata e un sorriso sgargiante. Aveva sentito di sicuro il mio nome. Socchiusi gli occhi, ero talmente arrabbiata, che se Amy non fosse stata la mia migliore amica, come minimo avrei fatto manovra e l’avrei messa sotto.
 -Avevi intenzione di lasciarmi qui?- chiese lei indignata mentre si sistemava dietro di me.
 -Credimi, quello sarebbe stato il male minore.- Diedi gas e partii.









(*): giusto per evitare fraintendimenti conviene che spieghi a chi magari non sa come funziona la classificazione in un Liceo Classico. I primi due anni vengono chiamati IV e V Ginnasio, mentre dal terzo anno all'ultimo si hanno il I, II e III Liceo, quindi Valeria è all'ultimo anno delle superiori.




***L'Autrice***
E a quanto pare sono tornata... ^^
Scusate per i mesi di attesa, non ho scuse ma ho avuto i miei problemi. Per chi è la prima volta che legge questa storia "BENVENUTI" per chi invece già mi conosce e conosce questa storia "BENTORNATI TESORI MIEI" xD
La verità è che ho pravato a farla pubblicare da qualche casa editrice ma un po' per mancanza di tempo un po' perchè molte l'hanno rifiutata, questa storia è rimasta sepolta nel mio computer. Ho deciso di pubblicarla di nuovo su EFP perchè evidentemente è questo il suo posto. Pubblicherò un capitolo a settimana (tranne oggi che ne pubblicherò due ^^)  più o meno (dipende dai miei impegni universitari e dagli altri problemi che mi si presentano ogni giorno). Comunque spero che la seguirete... ^^ Per chi conosce le vicende di questa fanfiction non ho niente da spiegare, comunque se avete altre domande risponderò volentieri... Ho cominciato anche a scrivere il seguito (un paio di capitoli) ma sinceramente sono mesi che non scrivo, ho perso totalmente qualsiasi voglia ed ispirazione. Ho deciso lo stesso di far rivedere la luce a questa storia che, come molti sanno, mi sta tanto a cuore... Per molto tempo è stata la mia vita ma ormai le cose sono andate come sono andate ed è inutile stare a pensarci ancora.
Che altro dire?
Leggete e divertitevi con Vale e Massi... xD

Un bacio grande a tutti!


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Capitolo 2
*** Ripetizioni Di Matematica ***








La Perenne Tentazione Della Vita
E’ Quella Di Confondere I Sogni Con La Realtà
Jim Morrison
 
 


 Capitolo 2: Ripetizioni Di Matematica

 
 Amy ed io sfrecciavamo sulla strada veloci come al solito, mi piaceva andare veloce, mi donava un’ebbrezza che niente sapeva darmi.
 Come ogni giorno non ci stavamo dirigendo subito a casa. Perché? Amy doveva sempre fare una piccola e, secondo me, assurda e morbosa deviazione: dovevamo controllare suo fratello.
 Amy viene da una famiglia di quattro figli: due maschi e due femmine che si alternano, cioè maschio femmina maschio femmina come se i loro genitori lo avessero programmato.
 Roberto era il maggiore, più grande di noi di tre anni, frequentava il secondo anno all’università alla facoltà di psicologia; Amy era la seconda e Caterina la più piccola di soli sei anni. Quello che interessava in questo momento a noi era però il fratello di mezzo, che veniva subito dopo Amy: Luca. Frequentava il secondo superiore al Liceo Scientifico De Giorgi. Pieno di sé e sofferente di smanie di protagonismo, a volte sapeva essere anche gentile. Amy lo adorava, però aveva anche una strana forma di iperprotezione verso di lui e nonostante avesse ormai quindici anni continuava a controllarlo peggio di una madre apprensiva. I loro genitori cercavano di dargli più spazio e lei cercava di toglierlo.
 Probabilmente per uno spettatore esterno, come me, quella situazione era assolutamente assurda, ma per loro era del tutto normale, anzi ormai non ci facevano più caso. Tranne il povero Luca che doveva sopportare il comportamento idiota di Amy.
 L’estate precedente, quando ancora non mi ero resa a conto a che livello fosse arrivata l’idiozia di Amy, ero andata al mare con tutta la famiglia Tarantino al completo. Insieme a noi c’era anche qualche amico di Luca.
 Amy ed io ce ne stavamo in acqua a fare bagno, quando lei a un certo punto ha espresso il vivo desiderio di fare una nuotata, il che mi è sembrato strano visto che lei odiava nuotare, ma ho accettato. Appena siamo partite ha cominciato a nuotare come una pazza e andava anche parecchio di fretta; ci eravamo allontanate notevolmente dalla riva e avevo cercato di farglielo notare, ma lei non mi dava retta. Alla fine, quando ormai stavo per morire di stanchezza, siamo arrivate vicino ad un pedalò ed Amy si è fermata di colpo.
 Mi sono voltata verso la spiaggia e con sommo terrore notai che era lontanissima, gli ombrelloni sembrava i piccoli pezzi di una scacchiera colorata.  
 Ad un tratto ho sentito la voce imbestialita di Luca che stava litigando con Amy. Luca? In mezzo al mare? Ovviamente era sul pedalò che aveva affittato insieme ai suoi amici e ce l’aveva con Amy perché lo aveva praticamente pedinato- già pedinare una persona sulla terraferma denota una certa assenza di neuroni ma seguirla a nuoto era troppo.
 Senza pensarci due volte diede subito ragione a Luca, anche perché quella stupida aveva rischiato di farci annegare tutte e due a costo di seguirlo. Gli amici di Luca mi chiesero se volevo salire a bordo per riprendermi, dovevo sembrare un cadavere vivente; avevo accettato con gioia ma Luca urlò un secco “no”. A quel punto non sapevo più se strozzare Amy o annegare Luca, le mie priorità erano piuttosto confuse in quel momento.
 I suoi amici lo mandarono a quel paese e mi allungarono una mano per aiutarmi a salire, ma lui si era messo alla postazione di guida ed era partito a razzo, in pochi attimi era lontano centinai di metri. Annegare lui arrivò all’improvviso in cima alla lista delle cose da fare appena fossi riuscita a riprendermi dalla stanchezza.
 Così io ed Amy, lasciate a noi stesse senza un briciolo di pietà, tornammo lentamente, ma molto lentamente, a riva. Gliene dissi così tante che tutti in spiaggia si voltarono a guardarci, ma non me ne importava niente, era già tanto se non la strozzavo davvero.
 Da quel giorno avevo deciso di non assecondare mai più Amy quando si trattava di Luca, ma lei mi aveva pregato di accompagnarla ogni tanto alla scuola di suo fratello per dargli un’occhiata visto che secondo lei si stava comportando in modo insolito. Inizialmente ero stata categorica, non avevo alcuna intenzione di essere coinvolta ancora, però alla fine anch’io avevo notato qualche piccolo cambiamento in Luca, niente che potesse preoccupare ma le paranoie di Amy avevano amplificato tutto a tal punto che avevo deciso di aiutarla. Finché Luca non si fosse accorto di niente sarebbe filato tutto il liscio, e se ci avesse scoperte, be’… avrei mollato Amy lì a vedersela con le ire di suo fratello e sarei scappata via alla velocità della luce. Ci mancava solo che venissi rimproverata da un ragazzino.
 Come ogni giorno mi fermai una ventina di metri prima dell’ingresso dello Scientifico ed Amy scese senza togliersi il casco: aveva la ferma convinzione che se anche Luca l’avesse vista non l’avrebbe mai riconosciuta con indosso il casco. Io ero altamente scettica su questo punto, ma era inutile ribattere con lei quindi la lasciavo fare.
 Luca non tardò ad uscire, insieme al resto dell’istituto, appena la campanella suonò. Amy si nascose dietro un albero, mentre io continuavo a starmene annoiata sul mio scooter.
 -Vale, nasconditi anche tu-, mi bisbigliò contrariata.
 -Come te lo devo dire che non ne ho alcuna intenzione. Io non sono tua complice, sono solo il tuo mezzo di trasporto.-
 -Ma se ti vede?-
 -Tuo fratello vede solo le ragazzine carine che gli girano intorno, non ha occhi per vedere me ce li ha coperti da fette di falsa popolarità.-
 -Proprio non lo sopporti vero?- chiese lei ridendo.
 -Mi ricorda troppo il figlio della D’Arcangelo e quell’altra cima del suo amico, hanno li stessi identici atteggiamenti, quindi perdonami se odio anche tuo fratello ma è nel mio DNA non sopportare quelli come lui.-
 -Ah, figurati. Per me l’importante è che quel moccioso non si metta nei guai, per quanto mi riguarda lo puoi odiare a vita. –
 Luca era quasi arrivato all’angolo da dove avrebbe preso la strada per raggiungere la fermata dell’autobus.
 -Avanti, sali-, dissi alla OO7 che stava dietro l’angolo. –La tua preda ha appena svoltato l’angolo.-
 Mentre Amy saliva dietro di me, il mio sguardo si mosse quasi in modo automatico verso uno degli alberi che stava più avanti lungo il viale che portava alla caserma della cavalleria. Non sapevo perché ma avevo la spiacevole sensazione di essere osservata, era come essere puntata dalla luce di un faro.
 -Ma che hai?- mi chiese Amy notando che tardavo a partire.
 -Non hai una strana sensazione?-
 -Di che stai parlando? Non ti starà mica venendo la febbre?- domandò preoccupata.
 Lanciai un ultimo sguardo a quell’albero. La sensazione continuava a persistere.
 “Sto diventando paranoica”, mi dissi mettendo in moto lo scooter. “Ci mancava solo questa.”
 Partii velocemente e passando accanto all’albero incriminato mi lasciai sfuggire un sorriso.
 “Sto diventando paranoica sul serio.”
 Dietro l’albero non c’era nessuno, o almeno così mi era sembrato quel giorno.
 
 Una volta arrivata a casa mi sentii finalmente solleva. Parcheggiai lo scooter nel nostro enorme garage, facendo sempre attenzione a non strisciarlo contro il muro altrimenti mio padre avrebbe riservato lo stesso trattamento a me. Aprii il bauletto e recuperai il mio zaino; salii i due piani di scale riscoprendo una nuova grinta in quella giornata quasi da incubo, e ritrovandomi a sorridere.
 Ah, casa dolce casa!
 Davanti alla porta mi fermai un secondo pensierosa. Ero in meditazione zen? Macché, non stavo trovando le chiavi della porta in nessuna delle mie tasche, il che fece volatilizzare il mio sorriso alla velocità della luce. Cominciai a tirare fuori di tutto, avevo persino trovato una caramella che doveva avere la stessa età di mia nonna ma delle chiavi neanche l’ombra.
 Ora c’è da dire che all’età di dieci anni ero uscita tranquilla e felice con la mia bicicletta nuova dimenticandomi le chiavi a casa come una pera. I miei genitori erano a lavoro, quindi quando tornai ero rimasta fuori come un balcone: ero praticamente terrorizzata. Non sapevo cosa fare, non avevo cellulare e anche i miei vicini di casa non c’erano. Avevo guardato l’orologio e con il terrore che continuava a scorrermi nelle vene mi ero fatta un paio di conti veloci: mia madre sarebbe tornata dopo due ore e mio padre dopo quattro. Non so cosa mi abbia impedito di mettermi a piangere, fatto sta che mi sono messa in sella alla mia bici e ho cominciato a pedalare verso casa di mia nonna che era l’unica più vicina a casa mia, più vicina poi… Erano comunque una decina di chilometri con l’obbligo di passare prima da una strada di campagna non frequentata da nessuno e poi una strada principale con le macchine che sfrecciavano a velocità che superavano il limite umano. Ero riuscita ad arrivare sana e salva grazie all’aiuto di non so quale santo e da quel giorno avevo sempre avuto la paura di non avere le chiavi di casa.
 Quindi notando che non erano da nessuna parte, cominciai ad andare letteralmente nel panico, nonostante non avessi più dieci anni ma diciotto suonati. Presi il cellulare dalla tasca, mi sedetti a terra con la schiena poggiata alla porta e composi velocemente il numero di mia madre mentre andavo in iperventilazione. Il telefono squillava libero.
 -Mamma!- esclamai appena sentii la voce di mia madre che rispondeva.
 -Tasca interna dello zaino-, disse quella con calma.
 -Come?-
 -Le chiavi di casa, sono nella tasca interna del tuo zaino-, continuò lei con comprensione.
 Mollai il telefono a terra e aprii lo zaino il più velocemente possibile, lanciai in aria tutti i libri e finalmente infilai la mano in quella benedetta tasca. Appena la mia mano strinse qualcosa di freddo e metallico il mio cuore cominciò a battere dalla felicità. La feci riemergere lentamente e con giubilo notai che avevo afferrato le chiavi di casa con il mio adorato portachiavi a forma di piccolo infradito con i fiori, ricordo del mio viaggio in Spagna.
 Presi il telefono e lo riportai all’orecchio.
 -Ma… Ma come facevi a saperlo?-
 -Stamattina quando ti sei svegliata, in ritardo come al solito aggiungerei, tra il lavaggio dei denti e l’indossare i calzini mi hai urlato di prendere le tue chiavi, che avevi lasciato sul mobile dell’ingresso, e di metterle nello zaino.-
 Come un flashback tutta la scena mi apparve davanti agli occhi.
 Stavo seduta sul letto con lo spazzolino ficcato in bocca, mentre cercavo di infilarmi i calzini alla velocità della luce. Lo sguardo che mi cadeva continuamente sulla sveglia, e quella che mi sbeffeggiava facendomi notare che avevo solo dieci minuti prima che le porte della scuola si chiudessero. Nel frattempo quell’anima candida di Amy continuava a farmi squilli per intimarmi di sbrigarmi, e io come una pazza avevo cominciato a gridare a mia madre di mettermi cose nello zaino. Tra cui libri di latino, quaderni, diario e alla fine anche le chiavi.
 Mi sentii sprofondare. 
 -Scusa, se ti ho chiamata per questa scemenza, mamma-, dissi con voce mortificata.
 -Figurati, sapevo che lo avresti fatto-, rispose lei divertita. –Di solito metti le chiavi nel giubbotto, non ti saresti mai ricordata di averle nello zaino.-
 -Leggi nel futuro per caso?- chiesi contenta.
 -No, conosco quella pazzoide di mia figlia.-
 - Anch’io ti voglio bene, mammina-, odiava essere chiamata mammina, era più o meno come per me con il cognome.
 -Riattacca prima che ti strozzi tramite telefono-, disse piuttosto irritata.
 -Ok, ci vediamo a cena-, risposi sorridendo.
 -A stasera-, concluse lei con una piccola nota divertita nella voce.
 Infilai la chiave nella serratura e subito sentii il famigliare rumore di unghiette contro il legno. Spalancai la porta e la mia piccola Sissi mi venne incontro cominciando a saltare da una parte all’altra e a scodinzolare dalla gioia.
 -Ciao, tesoro-, dissi accarezzandola e dandole una lunga grattatina dietro l’orecchio, sapevo quanto le avrebbe fatto piacere.
 Sissi, un cocker americano color nocciola, era l’unica creatura sulla faccia della Terra che riuscisse a farmi riprendere completamente da una giornata infernale come quella che avevo vissuto fino a quel momento.
 Lasciai lo zaino a terra e mi diressi con calma verso il divano, abbandonandomi interamente a quella goduria che era stare stesa tra soffici cuscini. Chiusi gli occhi e prima che potessi fermarla, la mia mente cominciò a vagare alla ricerca di chissà quale modo per rilassarsi.
 Stranamente mi ritrovai a pensare alle mie ultime vacanze, le avevo trascorse in Belgio con la mia famiglia: eravamo andati a trovare alcuni parenti e giacché avevamo partecipato al matrimonio di una cugina di mia madre. Era stata davvero una giornata fantastica, mi ero divertita tanto. Alla fine della festa avevo anche ballato un lento con un altro cugino di mia madre che aveva qualche anno più di me: era dolce e simpatico, il suo sorriso mi ricordava molto quello di Marco… Spalancai gli occhi seccata. No, meglio cambiare ricordo, questo non era per niente piacevole. Richiusi gli occhi e mi lasciai avvolgere dal tepore dei cuscini. La festa per i miei diciotto anni a febbraio, era uno dei miei ricordi più piacevoli soprattutto perché vi avevano preso parte tutti i miei amici. Avevamo ballato, mangiato, riso e avevo invitato anche Luca, il fratello di Amy che come al solito si era comportato da bambino viziato… Mi ricordava così tanto Draco… Ahi, i miei pensieri stavano prendendo una brutta piega, dovevo inventarmi un diversivo al più presto, altrimenti avrei rischiato di passare il resto della giornata ad essere irritata e irritabile.  
 Mi alzai dal divano, che ormai non aveva alcun effetto anestetico sui miei brutti pensieri, andai in cucina e cominciai ad aprire tutti gli sportelli dei mobili, alla ricerca di qualcosa che non sapevo neanche io.
 Non avevo fame, però avevo voglia di cucinare, e quando ero nervosa l’unica cosa che mi usciva alla grande erano i dolci. Controllai che ci fossero tutti gli ingredienti, ma per fortuna avevamo fatto spesa grande il giorno prima, quindi non mancava nulla. Corsi verso la mia camera e mi cambiai, indossando qualcosa di più comodo: pinocchietti da palestra neri, maglietta rosa pallido a maniche corte e legai i capelli in una coda di cavallo. Ci mancava solo che mio padre trovasse un mio capello nella torta, sarebbe successo il finimondo, e poi mi avrebbe dato anche fastidio. Afferrai il mio ipode poggiato sul comodino e tornai in cucina dove infilai il mio grembiule blu, regalo della mia cara nonna, e diedi inizio alla mia opera.
 Avevo intenzione di fare una Torta Mimosa, un dolce abbastanza complicato da tenere la mia mente abbastanza impegnata e da occupare almeno metà del pomeriggio: praticamente, come minimo, quattro ore di sano non pensare a niente, ma solo a riuscire a mescolare bene le uova con lo zucchero affinché venisse fuori un impasto abbastanza spumoso da far gonfiare il Pan di Spagna come si deve.
 Ero contenta, come ogni volta che facevo un dolce d'altronde, e i miei pensieri divennero all’improvviso molto più piacevoli.
 Mentre mettevo il Pan di Spagna in forno, sentii il mio cellulare che squillava ma guardandomi attorno non lo vidi da nessuna parte.
 -Dove cavolo è andato a finire?- mormorai spazientita.
 Iniziai a percorrere tutta la sala da pranzo cercando di capire dove il suono si sentisse di più. Poi la piccola Sissi abbaiò in direzione del divano dove mi ero spalmata poco prima; di sicuro il cellulare doveva essermi caduto dalla tasca.
 -Grazie, tesoro-, dissi accarezzandole la testa e tirando fuori il cellulare da sotto il cuscino.
 -Pronto?- dissi sedendomi sul divano.
 -La signorina Ferrari?- chiese la voce di donna dall’altra parte.
 -Sì-, risposi io confusa non mi capitava spesso di sentirmi chiamare in quel modo.  
 -Salve, sono Monica Buttazzo la chiamavo per sapere se è lei che dà ripetizioni di matematica.-
 -Sì, sono io.-
 -Oh, bene-, rispose quella sollevata. –Volevo sapere se è possibile per lei dare ripetizioni a mio figlio.-
 -Nessun problema-, risposi io. –Che classe frequenta?-
 -Il quinto superiore.-
 -Capisco-, dissi pensierosa. –E’ possibile che io non possa aiutarlo molto comunque perché frequentiamo lo stesso anno e non so che programma segue lui.-
 -Oh-, disse la signora rattristata.
 -Facciamo così, signora-, dissi cercando di sembrare più allegra. –E’ possibile per suo figlio venire qua oggi?-
 -Credo di sì. -
 - Bene, allora lo faccia venire a casa mia, ci parlo e vedo se posso fare qualcosa. Naturalmente non è contata come lezione.-
 -Lo farebbe davvero signorina? Sa, sto impazzendo, mio figlio non riesce a capire niente di matematica. Ho provato anche dei professori universitari ma non funziona nulla. Siccome quest’anno ha gli esami non voglio rischiare che venga bocciato, anche se riesce a raggiungere la sufficienza.-
 - Be’ è possibile che con l’aiuto di una coetanea la cosa per lui sia più facile, a volte i professori non fanno altro che mettere in soggezione, soprattutto se sono universitari.-
 -E’ esattamente quello che ho pensato io-, disse la signora felice. –Le va bene se mio figlio si fa trovare a casa sua per le quattro?-
 -Sì, non ci sono problemi. Conosce il mio indirizzo?-
 -Era scritto sul volantino che ho trovato in cartoleria.-
 -Perfetto, quindi lo aspetto-, risposi al settimo cielo.
 -La ringrazio ancora.-
 -Di niente, signora.-
 Riagganciai contenta, era da un po’ che non avevo ragazzi per le ripetizioni. In genere lo facevo solo per quelli delle medie o dei primi anni delle superiori, la matematica delle classi terminali assorbiva già completamente da sola tutte le mie energie senza che ci fosse bisogno di insegnarla anche ad altri però quella signora mi era sembrata così disperata che non avevo saputo dirle di no. Dopotutto un po’ di soldi mi avrebbero anche fatto comodo, avevo preso la patente da poco e avevo voglia di comprarmi una macchina. Naturalmente ero consapevole che non ce l’avrei fatta di certo dando ripetizioni, però intanto sarebbe stato un inizio.
 Mi rimisi le cuffiette dell’ipode nelle orecchie e mentre aspettavo che il Pan Di Spagna finisse di cuocersi mandai un sms a Marti e ad Amy.
 
 Ho trovato un nuovo ragazzo a cui dare ripetizioni. La macchina si avvicina!
 
 Entrambe ci misero pochi secondi a rispondere. Essendo io l’unica di noi tre ad avere già la patente, il fatto che prendessi una macchina avrebbe giovato a tutto il gruppo.
 
Amy: Grande! Sono contentissima! Datti da fare che poi dobbiamo farci qualche scorrazzata a Lecce.
 
 Sempre la solita opportunista, mi voleva solo sfruttare.
 
Marti: Evvai! Macchina!
 
 Sintetica ma molto chiara, anche nel suo sms si avvertiva quella nota di opportunismo dovuto alla circostanza ma riflettendoci probabilmente anch’io mi sarei comportata come loro.
 Il timer del forno mi avvisò che il Pan di Spagna era arrivato al punto di cottura perfetta.
 Aprii il forno e tirai fuori la teglia. In casa si era diffuso l’inconfondibile aroma zuccheroso e irresistibile del dolce.
 La piccola Sissi alzò il naso e cominciò ad annusare l’aria rapita. Subito si mise a scodinzolare golosa, senza sapere che difficilmente avrebbe racimolato qualcosa: il veterinario le aveva vietato categoricamente i dolci. Povera…
 Però in effetti anch’io avrei dovuto darmi una regolata, ultimamente avevo messo su un bel po’ di massa corporea.
 “Questo è l’ultimo dolce che faccio, almeno fino al mio compleanno”, pensai con fare deciso.
 Misi da parte il Pan di Spagna per farlo raffreddare e cominciai a preparare la crema e a montare la panna.
 Un’ora dopo il mio capolavoro era finito: era venuta perfetta come al mio solito e questa volta mi ero anche data da fare con le decorazioni. Insomma era stupenda!
 Lanciai una veloce occhiata all’orologio della sala da pranzo e notai che mancavano pochi minuti alle quattro. Non avrei fatto in tempo a farmi una doccia perciò avrei dovuto accogliere il mio possibile alunno in quelle condizioni. Magari per farmi perdonare gli avrei potuto offrire una fetta di torta, di sicuro mi avrebbe largamente ringraziata e si sarebbe scordato del mio aspetto.
 Purtroppo cucinare un dolce come la Torta Mimosa portava via tempo e richiedeva parecchia fatica, quindi ero praticamente inguardabile. Il trucco di quella mattina sufficientemente sbavato, la frangia che si era appiccicata alla fronte a causa del sudore e i vestiti, se ancora così si potevano chiamare, macchiati di panna e farina.  
 Infondo non stavo mica aspettando il principe William o Jonnhy Depp, era anche possibile che mi si presentasse davanti uno di quei metallari con tanto di collare per cani chiodato e capelli policromatici tenuti su alla Goku Super Sayan con quantità industriali di gel, o peggio un ossuto tappetto, che si sarebbe spezzato al primo sternuto. Pensandoci, forse era meglio presentarmi in quelle condizioni, avrei scoraggiato ogni pensiero ormonale che inevitabilmente sottomette ogni ragazzo compreso tra i tredici e i diciannove anni ogni volta che adocchia qualcosa fornito di tette e culo.
 Non riuscii a non farmi sfuggire una risatina.
 All’improvviso però mi bloccai, e se invece fosse arrivato uno schianto colossale, magari anche stimolante intellettualmente? Avrei steso il suo testosterone al primo sguardo conciata in quel modo barbaro.
 Spalancai gli occhi terrorizzata. Se mi fossi trovata faccia a faccia con quel famoso uomo della mia vita che stavo aspettando con ansia da ben diciotto anni?
 Non potevo assolutamente permettere che accadesse una cosa simile.
 Lanciai un’altra occhiata furiosa all’orologio: avevo dieci minuti, solo dieci minuti.
 Considerando che sono sempre stata una ritardataria cronica a causa del tempo infinito che ci metto a farmi la doccia e ad asciugarmi capelli, quei miseri e insulsi dieci minuti mi sembrarono improvvisamente una punizione divina.
 Non avevo tempo per restare a rimuginare sulla mia sorte puntualmente avversa, dovevo assolutamente darmi una mossa.
 Mi tolsi il grembiule e lo lanciai in aria, fiondandomi in bagno. Mi spogliai e mi infilai sotto la doccia, l’aprii velocemente, e siccome mi sembra di aver già detto di essere rimasta orfana di fortuna, un getto di acqua gelida mi colpì in pieno.
 -Dannazione!- esclamai infuriata.
 Mi ritrassi immediatamente e urtai contro il muro il mignolo del piede destro, naturalmente quello che fa più male.  
 -Maledizione!- imprecai.
 Per piegarmi verso il mio povero piede urtai la fronte contro la porta della cabina-doccia.
 -Ma che diavolo ho fatto di male! Cavolo marcio!-
 La fantasia per le imprecazioni non mi mancava di certo, anche se in quel momento l’avrei scambiata volentieri con un bonus di venti minuti.
 Alla fine di questa piccola serie di eventi nefasti, riuscii a raggiungere il regolatore dell’acqua e portai la temperatura ad un livello umanamente sopportabile. Cominciai a lavarmi i capelli e mi rendevo conto con il terrore nel cuore che i minuti continuavano a scorrere inesorabili, assolutamente incuranti del fatto che stavo cercando con tutte le mie forze di essere un fulmine, impresa che non stavo portando avanti con molto successo in effetti.
 Mi sciacquai velocemente e uscii dalla doccia avvolgendomi un asciugamano bianco sotto le braccia, e lasciando i capelli liberi: non avevo il tempo per avvolgerli in un asciugamano. Il mignolo del piede mi pulsava facendomi avvertire un dolore lancinante. Cercai di non farci caso e proprio mentre stavo aprendo la porta del bagno, sentii il telefono squillare.
 -No-, mormorai. –Perché proprio adesso...-
 A casa mia il telefono aveva un tempismo quasi paranormale, suonava sempre nei momenti meno adatti, come se sentisse di dover rompere le scatole a tutti i costi.
 Corsi verso il ricevitore e lo portai all’orecchio.
 -Pronto?- La mia voce era palesemente scocciata.
 -Valeria, sono nonna-, disse la dolce voce dall’altra parte.
 “NO!” pensai atterrita. “Con tutte le persone che ci sono al mondo proprio lei doveva chiamare adesso?!”
 Be’ anche mia nonna potrebbe essere definita la donna del tempismo, riusciva sempre a telefonare quando non doveva. Considerando anche che se cominciava un discorso lo finiva all’incirca il secolo successivo, pensai che non poteva capitarmi cosa peggiore di una sua telefonata.
 Dire che la adoravo è poco. Le ho sempre voluto un bene dell’anima, era la mia seconda madre praticamente, però non potevo proprio perdere tempo al telefono con lei, avevo ancora i capelli gocciolanti ed ero praticamente mezza nuda.
 -Ciao, nonna-, dissi con tono sbrigativo.
 Lanciai uno sguardo terrorizzato all’orologio.
 Avevo tre minuti prima che scoccassero le quattro.
 Pregai con tutte le mie forze che il ragazzo che stavo aspettando non fosse un maniaco della puntualità, avevo un disperato bisogno che fosse un ritardatario cronico.
 -Tesoro, tutto bene? Ti sento strana.-
 -Va tutto bene, nonna-, risposi contando ogni passo avanti della lancetta dei secondi sull’orologio appeso sul muro davanti a me.
 Due minuti e cinquanta secondi.
 “Ti prego, un ritardatario, fa che sia un ritardatario”, pensai sconsolata.
 -Sicura?-
 -Sì, è solo che sono appena uscita dalla doccia.-
 Non potevo essere scortese con mia nonna. Fosse stata un’altra persona le avrei chiuso il telefono in faccia senza tanti complimenti, ma con mia nonna non potevo farlo, anche perché se lo sarebbe legato al dito e poi avrei dovuto pregarla in cinese per poter essere perdonata.
 Due minuti e trenta secondi.
 -Ti serve qualcosa?- chiesi con un'impercettibile nota di urgenza nella voce.
 Eppure quando si trattava di me, anche le note più incomprensibili per gli altri esseri umani, per mia nonna diventavano come sirene d’allarme; erano come gli ultrasuoni per i cani.
 -Continuo a pensare che tu sia strana, Valeria-, disse lei sospettosa.
 Due minuti.
 Dovevo inventarmi qualcosa alla svelta per liquidarla. Ma cosa? Quando diventava così apprensiva era impossibile sbarazzarsene senza darle una fornita spiegazione, e finché le avessi spiegato esattamente come stavano le cose sarebbero trascorse almeno due ere geologiche.
 -Sto bene. Sono solo stanca, ho passato le ultime due ore a fare una Mimosa-, risposi sicura che questo avrebbe funzionato.
 -Mimosa?- chiese lei con curiosità.
 Avevo proprio fatto centro, quando si trattava della mia Torta Mimosa la nonna andava in estasi. In questo momento le sarebbe potuto passare davanti un elefante indiano a bordo di una Yamaha e lei non ci avrebbe minimante fatto caso.
 Guardai di nuovo l’orologio.
 Un minuto e trenta secondi. 
 -Vuoi che più tardi te ne porti un pezzo?- cercai di mantenere il tono più calmo possibile.
 -Se non ti crea disturbo…-
 -Nessun disturbo. Adesso finisco di studiare e prima dell’ora di cena te ne porterò un pezzo enorme.-
 -Ti ringrazio.-
 -Di nulla, però è meglio se vado a vestirmi, nonna. Comincio a sentire freddo.- Balla colossale: eravamo ancora ai primi di ottobre, quindi praticamente in piena estate per la mia città.
 -Hai ragione, tesoro. Ci vediamo più tardi.-
 -A più tardi.-
 Misi giù il telefono con aria trionfante. Una telefonata con mia nonna durata solo due minuti, mi sembrava un sogno.
 Quel piccolo momento di gioia fu sostituito immediatamente dall’angoscia. Mi era rimasto solo un misero, patetico minuto. Sperai di poter fare almeno in tempo a vestirmi, per i capelli bagnati non ci sarebbero stati problemi, a parte il rischio di farmi venire la cervicale.
 Stavo per dirigermi nella mia stanza, quando suonò il campanello.
 Mi sentii come se mi avessero gettato addosso un secchio di acqua gelida.
 Ma quale minuto? Non avevo neanche quello.
 Non mi era capitato solo uno fissato con la puntualità, la mia maledetta sfortuna me ne aveva affibbiato uno che arrivava in anticipo. Che cavolo di ragazzo di diciotto anni arriva in anticipo per discutere sulle sue ripetizioni di matematica? La risposta invase la mia mente così velocemente che quando riuscii ad elaborarla non potei fare altro che spalancare la bocca: un occhialuto secchione brufoloso e accessoriato di apparecchio odontoiatrico. Ecco l’unico che non poteva vedere l’ora di andare a ripetizioni di matematica. Sicuramente doveva essere uno di quelli fissati con la letteratura e la filosofia, per questo non andava d’accordo con i numeri; non potevo farmi vedere in quello stato da un ragazzo del genere, come minimo gli avrei fatto venire un infarto.
 Pensai di ignorare il campanello e di andare a vestirmi, ma quel dannato ragazzo continuava a suonare impaziente.
 Sospirai. Se aveva tutta questa fretta, se la sarebbe vista da solo con il suo ictus.
 Andai a rispondere al citofono.
 -Chi è?-
 -Sono qui per le ripetizioni-, rispose la voce dall’altra parte.
 -Sali.-
 Chiusi il citofono e con calma andai verso la porta.
 Stavo per fare la figura peggiore di tutta la mia vita.
 Avrei sconvolto un ragazzo innocente, che probabilmente si sarebbe imbarazzato tantissimo nel vedere la sua possibile insegnante di matematica, conciata come una che ha appena finito di fare sesso con il suo ragazzo.
 Oddio! E se avesse pensato sul serio che avevo appena finito di fare sesso? Non potevo credere di essere così sfortunata.
 Già me lo immaginavo mentre tornava a casa da sua madre e le diceva che la ragazza educata e posata che si era immaginata in realtà era solo una facile pronta a sedurre il suo povero figlioletto. Come minimo avrebbe chiamato tutte le madri che conosceva e le avrebbe avvertite di tenere i loro figli alla larga da me.
 All’improvviso mi resi conto che la macchina si stava allontanando da me alla velocità della luce, insieme alle scorrazzate a Lecce e alla libertà di andare dove volevo.  
 Sentii il campanello della porta suonare.
 C’era poco da fare, ormai dovevo affrontare quella situazione a testa alta e cercare di farla apparire il più innocente e normale possibile.
 Io stessa trovavo difficile considerarla normale, quindi pensare che quel ragazzo l’avrebbe vista come me mi fece sentire terribilmente scettica.
 Mi diressi verso la porta e posai la mano sulla maniglia, esitai un istante, poi il campanello suonò ancora e capii di non poter temporeggiare oltre così aprii la porta.
 Avevo fatto diverse congetture sull’espressione del ragazzo che mi sarei trovata davanti, ma mai, neanche per un istante, avrei immaginato quell’espressione, e soprattutto non avrei mai pensato sul volto di quale ragazzo si stesse espandendo quello stupore.
 Marco Iovine se ne stava impalato davanti a me con gli occhi di un diabetico che vedeva il suo dolce preferito.
 Arrossii all’istante, non sapevo se sentirmi arrabbiata o imbarazzata.
 Eppure in quel momento compresi appieno il vero significato della frase non c’è mai limite al peggio.  
 Mentre io e Marco eravamo impegnati in quella surreale e silenziosa conversazione fatta di sguardi assassini- i miei- ed ebeti –i suoi-, sentii qualcun altro salire le scale.
 Mi voltai nella direzione da cui stavano arrivando i passi e per poco non mi sentii male sul serio.  
 -Marco, ho parcheggiato lo scooter qua di fronte. Credi che…-
 Ma le parole gli morirono in gole e Massimiliano Draco si bloccò cominciando a fissarmi.
 La mia giornataccia non era ancora finita, anzi avevo la sensazione che fosse appena cominciata.

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Capitolo 3
*** Il Giorno Peggiore ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 3 (new)
L’Arte Di Riuscire Simpatico
Consiste Nel Trovare Simpatici Gli Altri
William Hazlitt
 
 


 Capitolo 3: Il Giorno Peggiore
 
 Restai totalmente paralizzata, a partire dalla punta dei capelli fradici fino ad arrivare al mio povero mignolo dolorante, non riuscivo assolutamente a credere a quello che vedevo.
 Marco e Massi sembravano altrettanto sorpresi, ma avevo la sensazione che la loro sorpresa fosse leggermente diversa dalla mia.
 Marco mi guardava con aria felice e il suo sguardo aveva un non so che di gentile e delicato, mentre per Massi il discorso era totalmente diverso. Mi faceva sentire a disagio più di quanto non mi sentissi già: per prima cosa mi aveva squadrata dalla testa ai piedi come se sperasse di acquisire all’improvviso il super potere di riuscire a vedere attraverso la stoffa, poi aveva ricominciato a fissare il suo sguardo nei miei occhi, e non fu difficile leggere quello che gli stava passando per la testa; era scocciato dal fatto che fossi io. Non c’erano dubbi, tra me e Massi non ci sarebbe potuto mai essere niente che non fosse antipatia allo stato puro.
 Dovevo ammettere che sapere che gli stavo antipatica, che anch’io lo irritavo e lo facevo innervosire come lui faceva con me mi diede una bella carica: almeno avevo finalmente un vero motivo per odiarlo a morte, oltre al fatto che era il figlio della D’Arcangelo.  
 -Ci si rivede-, disse ad un tratto Marco ancora sorridente.
 -Che ci fate qui?- ribattei acida.
 -Te l’ho detto: ripetizioni-.
 -Tu sei il ragazzo a cui dovrei dare ripetizioni di matematica?- gli chiesi sorpresa.
 Non avrei mai immaginato che il perfetto e intelligente Marco Iovine avesse problemi in matematica, anzi non avevo mai pensato che avesse un qualche tipo di problema. Dopotutto lui apparteneva a un gruppo di ragazzi che non devono chiedere mai e a cui tutto è dovuto solo per il fatto che sono al mondo.  
 -La domanda è un’altra-.
 Come al solito Massi si doveva intromettere, non sarebbe stato da lui non farlo.
 Lo fulminai con lo sguardo.
 -E cioè?-
 Glielo chiesi anche se sapevo perfettamente dove voleva andare a parare, incredibilmente l’avevo capito al volo.    
 -Tu dovresti essere quella che darà ripetizioni di matematica?-.
 Il suo tono era scettico, esattamente come me l’ero immaginato.
 -Sì. Qualche problema in proposito?-.
 -Mi chiedevo semplicemente come un asino potesse insegnare la matematica-, rispose fissandomi con quello che potei definire solo come puro odio.
 -Se fossi in te, Draco, mi chiederei come fa un asino come me ad avere più cervello di te –, incrociai le braccia dimenticandomi completamente di quello che avevo indosso e sentii l’asciugamano cominciare a scivolare pericolosamente. Per fortuna sembrava che nessuno dei due si fosse accorto del mio piccolo problema tecnico.
 -Tu accogli sempre gli ospiti vestita così?-, mi chiese Draco. Si era accorto di tutto quello stupido. –Oppure volevi riservare un trattamento speciale al tuo nuovo allievo, infondo ci sono un mucchio di insegnanti che lo fanno-.
 Stava per salirmi alla gola una risposta riguardante sua madre che come minimo mi sarebbe costata l’anno, ma riuscii a bloccarmi in tempo e sopperii con qualcos’altro.
 -Se avessi saputo che avrei incontrato voi due mi sarei vestita da suora, ma purtroppo avete deciso di farmi questa “gradita” sorpresa, e dire che speravo di trovarmi davanti qualcuno che somigliasse a Brad Pitt o a Jhonny Depp…-.
 -Ti è andata decisamente meglio-, disse Marco sorridendo. –Comunque sono venuto qua per parlare davvero delle ripetizioni. Ti dispiace se entriamo, Vale?-.
 -Vale?!- ruggii io.
 -Vale?- chiese Massi ridendo.
 -Che c’è? Che ho detto?- chiese Marco spaesato.
 -Che razza di nome-, esclamò Massi scoppiando a ridere.      
 Alla fine lo aveva sentito sul serio il mio nome. Un attimo… Perché quel troglodita di Draco stava ridendo?
 -Che ti prende?- gli chiesi irritata.
 -Vale…?- sembrava non avere alcuna intenzione di smettere di ridere.
 -Sì, mi chiamo Valeria Ferrari e allora? E’ un nome italiano come qualsiasi altro-.
 -Lo so perfettamente, è solo che… Che ti credi la regina della Giustizia, e confesso che per te mi sarei aspettato un nome più altisonante tipo Mariagrazia Sangirolamo o Carlotta Maria Anna Ambrogiani, questi sarebbero stati dei nomi adatti a te.-
 -Ma pensa al tuo di nome!- esclamai infuriata. –Almeno il mio non sembra appena uscito da un libro della Rowling, ti mancano solo i capelli biondo platino, Draco.-
 Lui mi fissò accigliato: evidentemente non era la prima volta che gli propinavano quella battuta.
 -La volete finire voi due?- chiese Marco cercando di farmi calmare. –Vale, che tu ci creda o no, siamo venuti in pace e disarmati…-.
 -Io non direi-, risposi fissando Draco con sospetto.
 -Ti giuro che lo terrò a bada io, ma adesso potremmo sederci e parlare del mio problema. So che potrebbe sembrarti melodrammatico ma sono davvero disperato.-
 All’improvviso mi tornò in mente la telefonata che mi aveva fatto la madre di Marco, dopotutto le avevo promesso che ci avrei provato, che avrei tentato di aiutare suo figlio. La voce di quella donna era così gentile e premurosa, ma soprattutto traboccava di gratitudine. Accidenti al mio buonismo! Per colpa di quella telefonata non me la sentivo proprio di sbattere quei due fuori da casa mia con un calcio nel sedere.
 Decisi che avrei provato ad aiutare Marco, ma se Draco avesse dato inizio ad una battaglia non mi sarei tirata indietro. 
 -Ve bene-, e mi spostai dalla porta per fare spazio. –Entrate pure.-
 -Grazie-, rispose Marco sorridendo.
 Ovviamente Draco non disse niente e non face alcun segno di assenso, di sicuro però stava pregando che quella sotto specie di strana riunione finisse al più presto, come lo speravo io d'altronde.
 Li condussi in sala da pranzo e li feci accomodare.
 -Mi perdonerete-, dissi con falso tono gentile. –Andrei a vestirmi, se non avete nulla in contrario.-
 -Un paio di argomenti contrari li avrei-, asserì Draco continuando a fissarmi furbescamente.
 Per poco non lo incenerii con lo sguardo.
 -Massi-, esclamò Marco irritato, –cerca di darti una calmata.-
 -Ok, ok…-, la sua aria era così scocciata da sembrarmi Brontolo dei Sette Nani.
 -Va pure a vestirti, Vale-, continuò Marco sempre più gentile.
 Non ce la facevo: quei due non erano assolutamente sopportabili per il mio carattere. Stavano rischiando di essere gettati fuori dalla finestra e non se ne stavano rendendo minimamente conto.
 Marco mi mandava in bestia con quel suo atteggiamento da Principe del mondo delle Favole, sempre gentile e pronto a proteggere la povera fanciulla dal mostro cattivo, e Draco… Be’ Draco era uno stronzo e basta non c’erano altre parole per definirlo.
 Mi voltai per andare nella mia camera, quando mi resi conto che forse sarebbe stato meglio mettere in chiaro alcuni piccoli particolari.
 -Tutto bene?- chiese Marco notando che mi ero fermata.
 Vomito. Il suo tono di voce era così dolce e mieloso da farmi venire voglia di vomitare. Quei due erano assolutamente agli antipodi: uno sembrava puro zucchero e l’altro un limone acerbo. A quel punto cominciai a chiedermi che fine avessero fatto le vie di mezzo come la limonata o il gelato al limone.
 -Mentre sono di là-, dissi con un tono di voce così aspro che in confronto la signorina Rottermaier di Heidi era una dolce signora innocente e premurosa. –Cercate di non toccare niente, di non rompere niente, di non spostare niente, e soprattutto state lontani dalla cucina e dal frigorifero.-
 Meglio preservare l’incolumità della mia adorata torta.
 -Possiamo respirare almeno?- mi chiese Draco accigliato.
 -Non troppo e solo se necessario-, risposi con una smorfia. –Riducete il numero delle inspirazioni al minimo indispensabile.-
 Detto questo mi diressi a passo svelto verso la mia stanza, dovevo vestirmi alla velocità della luce. Mi fidavo di quei due esattamente come un uccellino si sarebbe fidato a lasciare i suoi cuccioli soli con un gatto affamato.
 Aprii l’armadio e presi i primi indumenti che mi capitarono a tiro.
 Jeans scuri e maglietta bianca a maniche corte forse un po’ troppo aderente ma non avevo il tempo di scegliere qualcos’altro, e comunque dubitavo che quell’abbigliamento avrebbe fatto fraintendere le mie intenzioni.
 Corsi in bagno, mi pettinai con una fretta pazzesca, tanto che rischiai di strapparmi via parecchi capelli, e puntai il phon sulla mia testa alla massima potenza.
 Venne fuori un incrocio tra i ricci di Julia Robers in Pretty Woman e una balla di fieno. Presi la spazzola e cominciai a pettinarmi cercando di domare un po’ quell’ammasso informe. Più o meno ci riuscii ma per rendermi almeno simile ad un essere umano, agguantai un elastico e li raccolsi in una perfetta coda di cavallo.
 Avevo un’espressione talmente contrariata e severa che mi si erano formate delle strane rughe ai lati degli occhi.
 Giurai di uccidere quei due se per caso quelle rughe non fossero sparite.
 Decisi di non truccarmi, ci mancava solo che pensassero che mi stessi facendo bella per loro. Piuttosto avrei fatto da cavia per esperimenti alieni.
 Mi diedi un’ultima occhiata nello specchio e tornai in sala da pranzo.
 I miei ospiti erano rimasti praticamente immobili. Molto meglio per loro.
 Draco mi lanciò uno sguardo che lasciava poco spazio ai fraintendimenti, se avesse potuto mi avrebbe disintegrata.
 Sentii una strana fitta allo stomaco: rabbia, non poteva essere altro.
 Invece Marco mi sorrise provocandomi un nuovo conato di vomito.
 Mi sedetti di fronte a lui e feci un respiro profondo. Draco mi stava fissando negli occhi e sostenni il suo sguardo duro con una sicurezza che non credevo di possedere.
 -So che abbiamo stabilito una sorta di tregua-, mi voltai verso Marco. –Ma non posso fare a meno di chiedermi perché ti sei fatto accompagnare da questo… cioè... dal tuo amico.-
 -Preferisci che vi lasci soli?- chiese Draco con un ghigno.
 -Non era questo che intendevo.- E ci mancherebbe anche, figurarsi se volevo restare da sola con quello zucchero filato ambulante. –Però le ripetizioni sono di Marco, tu che diavolo c’entri? Non credo che lui abbia bisogno di una guardia del corpo, e credo ancor meno che un tipo come te sarebbe in grado di assolvere un compito del genere.-
 Lo sguardo di Draco avrebbe potuto tagliare in due una quercia secolare. 
 -Il mio scooter è dal meccanico-, mi rispose Marco con gentilezza. –Ho chiesto a Massi di accompagnarmi è per questo che è qui.-
 -Ti basta come risposta Sherlock Holmes?-
 Socchiusi gli occhi infuriata sentendo quella domanda, Draco diventava ogni secondo più odioso.
 Per quattro anni ero riuscita ad evitare quei due accuratamente, perché proprio quel giorno le cose dovevano cambiare in quel modo? Rivolevo la mia vecchia vita, volevo tornare al giorno prima e dimenticare di aver parlato con Marco Iovine ma soprattutto con Massimiliano Draco.
 Non risposi.
 -Lo so che probabilmente ti infurierai-, cominciò Marco. –Ma sono davvero curioso di sapere che ci facevi con indosso un asciugamano.-
 -Hai ragione, sto per infuriarmi-, il mio sguardo era quasi assassino.
 -E’ solo una domanda-, disse Draco. –Non mi sembra tanto difficile rispondere, a meno che in questo preciso istante non ci sia qualcuno che sta uscendo da questa casa di soppiatto dopo essere stato nel tuo letto.-
 Lo sapevo! Ero certa che quel cretino sarebbe arrivato ad una conclusione simile.
 Non lo conoscevo, eppure riuscivo a prevedere tutto quello che diceva e pensava, forse semplicemente perché era così stupido e facile da capire.
 Alzai gli occhi al cielo scocciata.
 -Non c’è nessun ragazzo, se è questo che volevi sapere, tantomeno nel mio letto.-
 Marco sorrise, per l’ennesima volta aggiungerei, mentre Draco rimase impassibile.
 -Ho passato le ultime due ore a preparare un dolce. Quando ho finito ero impresentabile, perciò mi sono fatta una doccia confidando che il ragazzo che stavo aspettando fosse un ritardatario.-
 Marco scambiò una veloce occhiata con il suo amico, gesto che mi insospettii.
 -Che ho detto?-
 -Niente-, rispose Marco arrossendo. –Ecco… in effetti ci hai azzeccato.-
 -Ma se siete arrivati in anticipo.- Nel mio tono di voce si poteva leggere tutto il dissenso che provavo.
 -E’ vero, ma è Massi quello puntuale, per quanto mi riguarda invece sono perennemente in ritardo, è più forte di me-, disse Marco sempre più imbarazzato.
 Lo guardai per un attimo sorpresa. Il perfetto Marco Iovine era un ritardatario che andava male in matematica? Quella giornata cominciava a rivelarsi davvero strana.
 I miei occhi incontrarono quelli verdi di Draco e una strana scossa elettrica mi attraversò la schiena; mi sentivo la personificazione del disappunto.
 Draco. Era tutta colpa sua, era lui il puntuale, era lui che mi aveva costretta a presentarmi davanti a loro conciata in quel modo così imbarazzante.
 Ad un tratto cominciai a chiedermi fino a che punto fosse umanamente possibile odiare una persona. Sentivo di aver superato quel limite da parecchio e che il mio odio sarebbe aumentato sempre di più, minuto dopo minuto.  
 -Se avessi saputo chi avrei incontrato venendo qua me la sarei presa con molta più calma-, disse Draco incrociando le braccia. –Anzi magari mi sarei dato malato, almeno avrei avuto una scusa plausibile per evitare questo incontro.-
 -Magari lo avessi fatto-, come al solito le parole mi erano scivolate via di bocca prima che potessi fermarle.
 -Quindi avresti preferito non vedermi affatto?-
 -Senti, non credo sia un mistero quello che provo nei tuoi confronti, Draco-, cominciai con sguardo deciso. –Non mi sei affatto simpatico…-
 -Ma no, e io che pensavo fosse solo passione e desiderio nascosto-, rispose lui sorridendo divertito. –Avevo il terrore che potessi saltarmi addosso da un momento all’altro, ora mi sento più tranquillo.-
 Adesso, non so per quale motivo, e in quel momento non avevo alcuna intenzione di approfondire la faccenda, ma vedendo quel sorriso arrossii. Quando non faceva il cafone e non ciarlava a vanvera, Massimiliano Draco risultava morbosamente affascinante, quasi magnetico.
 A quei pensieri mi sentii morire, e uno strano ronzio cominciò a prendere possesso della mia testa, finché il mio cervello non giunse alla conclusione più plausibile o forse la più conveniente: irritazione. Ero semplicemente irritata da Draco, nessun imbarazzo o magnetismo, semplicemente mi avevano dato fastidio le sue parole e adesso mi sentivo agitata perché in verità ero arrabbiata.
 Sì, come spiegazione poteva andare, poteva zittire tutte le strane domande che avevano cominciato a girovagare nella mia testa.
 -Ti assicuro che neanche tu mi vai a genio, Ferrari-, la voce di Draco non permetteva fraintendimenti: mi detestava proprio.
 -Non le piace essere chiamata per cognome-, disse a un certo punto Marco.
 Mi voltai di scatto verso di lui con uno sguardo assassino.
 Draco si lasciò andare ad un ghigno divertito, lo fissai negli occhi e cominciai a sentirmi di nuovo irritata.
 -Preferisci che ti chiami Vale?- chiese trattenendosi a stento dal ridere.
 Sorrisi anch’io, più che altro per evitare di mettermi ad urlare.
 -Perché cercare un modo in cui mi puoi chiamare quando io e te non parleremo mai più per tutto il resto delle nostre vite?-
 -Mai mettere limiti al destino, mia cara-, rispose lui con sguardo ambiguo.
 Rimasi un attimo interdetta da quella frase. E adesso che cosa voleva insinuare? Quanto avrei voluto avere il potere di leggergli nel pensiero.
 I nostri sguardi continuavano a mandarsi scintille di odio e io sentivo la rabbia avvolgermi come se fossi stata in una bolla di sapone.
 -Quando voi due avrete finito di sembrare una coppia di innamorati a cui piace punzecchiarsi, io avrei ancora da risolvere un problema con la matematica.-
 Sussultai, era stato Marco a parlare, con un tono di voce parecchio scocciato in verità. Ma cosa aveva detto? Non lo avevo ascoltato con attenzione ero distratta dal fulminare gli occhi di Draco con i miei.  
 D’un tratto vidi una cosa che mi lasciò perplessa più di quando avrei mai immaginato: Draco era arrossito, mi sembrava impossibile ma era proprio così. Poi aveva distolto lo sguardo dai miei occhi e si era messo a fissare il cesto di frutta che c’era come centro tavola.
 Mi chiesi cosa stesse succedendo, e all’improvviso risentì le parole pronunciate da Marco come se il mio cervello le avesse registrate per permettermi di ascoltarle in differita.
 -Cos’hai detto?- chiesi incredula battendo più volte le palpebre sperando di aver capito male.
 -Ho detto che sembrate una coppia di innamorati a cui piace punzecchiarsi.-
 Per poco non scoppiai a ridere.
 -Io e quest’individuo innamorati?- non ce l’avevo fatta a restare seria. –Marco dì la verità, quante canne ti sei fumato prima di venire qua?-
 -Più che canne parlerei di cannoni-, disse Draco guardando l’amico con gli occhi di uno che avrebbe voluto squartarlo. –Per la prima volta mi trovo d’accordo con te, Ferrari. Marco deve avere qualche rotella fuori posto se pensa una cosa del genere.-
 -Stavo solo constatando un fatto-, rispose l’altro sulla difensiva. –Da come vi stavate guardando c’era poco da fraintendere.-
 -Invece mi sa che hai frainteso tutto-, dissi sempre con quel sorriso divertito che non riuscivo a togliermi dalla faccia. –Per quanto mi riguarda stavo cercando di appiccare fuoco alla testa del tuo amico con la forza del pensiero.-
 -Anche io stavo facendo una cosa del genere-, intervenne Draco imbronciato.
 -Stavi sperando che prendessi fuoco?- gli chiesi imbestialita.
 -Sì, lo ammetto.-
 -Come ti sei permesso?-
 -Parli proprio tu-, mi ammonì lui. –Sei stata tu a tirare fuori questa storia di bruciare le teste.-
 -Stavo scherzando, idiota!- esclamai alzandomi in piedi e battendo un pugno sul tavolo.
 -Io no-, ribatté Draco alzandosi a sua volta.
 Eravamo a pochi centimetri di distanza e i nostri occhi non la smettevano di scrutarsi.
 -La volete finire?- chiese Marco alzandosi anche lui e cercando di farci calmare.
 Socchiusi gli occhi con rabbia e tornai a sedermi, forse era il caso che ci dessimo tutti una bella calmata.
 Anche Marco si sedette.
 L’unico a rimanere in piedi fu Draco che non la smetteva di fissarmi.
 Quella giornata stava cominciando a rivelarsi più lunga e difficile di quanto mi sarei mai aspettata quando quella mattina ero uscita di corsa per paura di arrivare in ritardo. Mi ritrovai a desiderare che fosse tutto un sogno, anzi un incubo; magari mi sarei svegliata da un momento all’altro e mi sarei accorta che quel maledetto lunedì doveva ancora cominciare. Sarei andata a scuola, avrei intravisto quei due ragazzi che adesso mi stavano davanti, di sfuggita come ogni mattina e avrei ringraziato il cielo per un altro giorno lontano da loro. Queste erano solo speranze e desideri che con quell’imbecille di Draco in piedi davanti a me non trovavano ragione di esistere.  
 -Massi siediti-, gli intimò Marco con tutta la gentilezza che riuscì a racimolare.
 Draco continuava a guardarmi poi sbuffò e posò di nuovo il suo sedere sulla sedia.
 -Ora possiamo parlare delle ripetizioni?- mi chiese Marco al limite della sopportazione.
 Voltandomi verso di lui cercai di evitare accuratamente lo sguardo di Draco.
 -Scommetto che la tua torta fa schifo.-
 Perché doveva sempre cercare di mandarmi fuori dai gangheri? Perché non poteva semplicemente tenere chiusa quella boccaccia grande quanto un foro per il petrolio scavato dalla trivella più grande dell’Universo?
 Ovviamente quelle parole erano state pronunciate da Draco con l’intento di farmi innervosire ancora di più.
Non avevo intenzione di dargli ulteriormente corda ma alla fine rispondergli fu più forte di me.
 -Puoi pensare quello che vuoi, tanto non avrai mai occasione per sperimentare sul campo quello che hai detto.-
 -Vuoi dire che non offriresti un pezzo della tua brodaglia… cioè del tuo capolavoro ai tuoi graditi ospiti?-
 Cominciai a desiderare che Zeus o una qualche divinità scagliasse un fulmine e prendesse Draco in pieno viso. Pazienza se si fosse sfondato il soffitto, sarei riuscita a farmene una ragione.
 -Intanto solo Marco è un mio ospite, tu sei solo… sei solo…-
 -Sono solo?- chiese lui con un ghigno soddisfatto.
 -Tu non sei nessuno.-
 Era da una vita che glielo volevo dire, dato che c’ero decisi di non tenermi più niente dentro, ormai lo aveva capito quello che provavo, tanto valeva fargli sapere ogni cosa.
 -Credi di essere l’individuo perfetto che ogni ragazzo vorrebbe avere come amico e che ogni ragazza desidererebbe come fidanzato ma non hai capito un fico secco di quello che ti accade intorno.
 Le ragazze ti vengono dietro semplicemente perché sperano di incontrare Marco, e poi voglio dire, ma non vi accorgete che il fatto che tutte le ragazze vi muoiano dietro è qualcosa di squallido; dicono di amarvi e di avervi sempre sognato ma non vi conoscono affatto, se fossi al vostro posto le manderei tutte a quel paese. Tornando a te, sappi che i ragazzi, tutti tranne Marco credo, vogliono esserti amici solo perché sei il figlio della professoressa D’Arcangelo, anche se non hanno ancora capito che essere amici di suo figlio non significa essere raccomandati, visto che lei apprezza solo chi le conviene e non chi le viene imposto. Possibile che tu non ti sia mai accorto che stranamente tutti quelli che ti stanno più intorno sono nelle classi di tua madre?-
 Mi fermai per riprendere fiato e notai che entrambi mi stavano fissando: Marco con una strana ammirazione negli occhi, Massi con pura irritazione.
 -Un’ultima cosa e chiudo qui il discorso… Draco non credere di essere il ragazzo più simpatico che esista sulla faccia della terra, non hai idea di quanti doppiogiochisti ti stiano intorno. Davanti ti dicono una cosa, ma appena ne hanno l’occasione ti criticano e ti deridono.-
 Nessuno dei due sembrava voler parlare dopo quella mia piccola sfuriata il che mi rese nervosa, più di quanto avrei pensato. Avevo spiattellato tutto quello che pensavo di loro, trattenendo anche alcuni epiteti e imprecazioni che in genere riservavo a conversazioni private con Amy e Marti.
 Li fissai anch’io.
 Non sapevo cosa fare, e all’improvviso mi venne voglia di riavvolgere il nastro e fare finta che quei due minuti della mia vita non fossero mai esistiti ma mi resi conto che era troppo tardi.  
 -Avete intenzione di restare imbambolati come due statue per tutto il resto del pomeriggio?-
 Pronunciai quelle parole con molta cautela, cercando di non essere sarcastica o ironica. Cosa potevo fare per sciogliere il gelo che si era creato?
 Marco mi guardava, non sembrava arrabbiato, più che altro sentivo che era preoccupato per la reazione che avrebbe potuto avere Draco.
 Prima che me ne rendessi conto, anch’io stavo aspettando una qualche reazione da quel mio nemico che forse ero riuscita ad affondare con un solo missile e neanche tanto potente a mio avviso.
 Vidi che Draco abbassava lo sguardo e poi inspiegabilmente si apriva in uno strano sorriso senza sentimento.
 Rimasi senza parole alla vista di quel sorriso. Dovevo avergli fatto parecchio male, e dire che avevo sempre pensato che Massimiliano Draco fosse fatto di acciaio inossidabile e indistruttibile.
 -Allora-, disse ad un tratto facendo sussultare sia me che Marco. –Questo schifo di torta si può vedere?-
 Aveva deciso di cambiare argomento, eppure io sentivo che non era finita. Provavo il bisogno impellente che Draco mi rispondesse a tono con una delle sue frecciatine che detestavo tanto, avevo bisogno di sapere che non lo avevo ferito, al contrario mi sarei sentita un mostro.
 -Draco…-, cominciai incerta.
 Marco doveva aver intuito le mie intenzioni e mi fece cenno di no con la testa.
 Non sapevo che fare, forse la cosa migliore era lasciar cadere lì l’argomento e fingere di non aver mai parlato.
 Decisi di seguire quella strada.
 -Sei proprio sicuro di voler rischiare?- chiesi io con ironia.
 Draco mi fissò per un momento e finalmente rividi il suo solito cipiglio arcigno, e con fare sicuro mi rispose: -Al massimo mi pagherai i danni, Ferrari.-
 Gli feci una linguaccia e mi diressi verso il frigorifero.
 -Non che lo speri-, cominciai cercando la torta. –Ma quando avrai assaggiato questo manicaretto tutti gli altri dolci ti sembreranno senza sapore. Chi mi conosce dice che sono un genio della pasticceria.-
 -Che modestia-, disse Marco sorridendo.
 -Non è un mio parere-, chiarii poggiando la torta sul tavolo. Tagliai tre fette e ne diedi due a loro.
 -Prima tu-, cominciò Draco con diffidenza. –Le stai più simpatico non cercherebbe di avvelenarti.-
 -Come sei spiritoso-, ribattei fingendomi offesa.
 Marco affondò il cucchiaino nella sua porzione e ne trangugiò un grosso boccone con gli occhi che gli brillavano.  
 Draco cercò di decifrare l’espressione dell’amico, e anch’io: sembrava normale come al solito.
 -Quindi?- chiese Draco con il cucchiaino ancora sospeso a mezz’aria indeciso sul da farsi.
 -Non ci sono parole-, disse Marco dopo aver deglutito. –L’unico modo per capire è assaggiarla.-
 Non sapevo se prenderlo o no come un complimento.      
 -Spero che questo non sia il tuo modo per vendicarti di quando mi hai prestato la PSP e te l’ho riportata dopo tre mesi-, mormorò Draco, conficcando il cucchiaino nella sua porzione di dolce.
 -Conosco altri modi per vendicarmi-, rispose Marco divertito. –Assaggia e alla fine mi ringrazierai.-
 Draco si portò un piccolo boccone vicino agli occhi e lo fissò con uno sguardo sospettoso. Si vedeva che ancora non era sicuro che la mia torta fosse priva di veleno o fosse del tutto commestibile.
 Lo fissai con curiosità perché all’improvviso mi sentivo stranamente ansiosa di conoscere la sua opinione. Cercai di spiegarmi questo fatto come una specie di dimostrazione per quel mio nemico così sicuro delle sue capacità e possibilità, eppure avevo la sensazione di non essere del tutto sincera con me stessa, anche se ancora non mi era per niente chiaro il perché.
 Lui alzò lo sguardo e incontrò il mio; subito una strana scarica elettrica mi attraversò la schiena. I suoi occhi erano così tremendamente diversi quando non si socchiudevano nella loro caratteristica espressione di indifferenza e sufficienza. Mi ritrovai a pensare che erano stranamente affascinanti, anzi erano proprio belli, forse anche più di quelli di Marco, e questo era tutto dire.
 Continuò a guardarmi mentre io avevo avuto l’impressione di cogliere una confusa scintilla nei suoi occhi: sembrava quasi divertimento. Ero sicura di non essermi sbagliata, Draco si stava divertendo. Chissà perché poi… Dopotutto doveva solo assaggiare la mia torta mica stava guardando una puntata di Zelig, e non mi sembrava che davanti ai suoi occhi si stesse svolgendo una farsa napoletana. Quindi perché aveva avuto quel guizzo di divertimento quando aveva incontrato il mio sguardo? Avrei tanto voluto sapere quello che stava pensando.
 Finalmente assaggiò quel poco di torta che aveva afferrato con il cucchiaino. Cominciò a masticare e chiuse gli occhi.
 Lo guardavo intensamente, in attesa di un cenno, una parola, un gemito, qualcosa che mi facesse anche solo intuire la sua impressione.
 Lo fissavo con tanta insistenza da non accorgermi assolutamente che a sua volta Marco aveva lo sguardo puntato su di me. Aveva una strana espressione sul viso, che fortunatamente non avevo visto altrimenti la prima cosa a cui avrei pensato sarebbe stata gelosia.
 L’espressione di Marco era inequivocabile: seccato, scuro, e tremendamente irritato. Non sembrava neanche più il dolce e gentile ragazzo di sempre. Ma a quel tempo ancora non avevo idea di quello che gli stava passando per la stessa, e credo che neanche lui si rendesse pienamente conto dei suoi desideri. Ma infondo chi mai è così totalmente sicuro di quello che vuole da giocarsi tutto pur di averlo?
 -Allora-, mormorai senza togliere gli occhi da Draco che se ne stava ancora immobile con gli occhi chiusi. –Non hai niente da dire?-
 Lui aprì lentamente gli occhi e quando rividi quel verde luminoso e intenso per poco non mi sentii male. Sembrava un ragazzo talmente normale, e questa nuova scoperta mi sconvolse parecchio.
 -Qualcosa da dire l’avrei…-, cominciò lui.
 Ecco che stava per arrivare una delle sue solite, pungenti critiche. Ma io non mi sentivo arrabbiata o spaventata per quello che avrebbe potuto dire, ero prontissima a controbattere e a fargli capire che non aveva a che a fare con una sprovveduta. Sapevo difendermi con le unghie e con i denti quando volevo e non sarebbe di certo stata una mezzacalzetta come lui a mettermi in difficoltà.
 -…ma non trovo le parole per esprimermi. Credo che la mia capacità di ragionare sia stata annullata da questa torta meravigliosa.-
 Per poco non spalancai la bocca tanto era stata la sorpresa. La mia torta ed io avevamo ricevuto tantissimi complimenti durante la nostra carriera culinaria, persino un pasticciere amico di mio padre mi aveva detto che era fantastica. Ciò nonostante non avrei mai e poi mai immaginato di ricevere il complimento più bello e sincero proprio da lui, anzi non avrei mai pensato che mi avrebbe mai rivolto alcuna parola gentile.
 Mi sentivo accaldata, ma non ero arrossita, quella umiliazione mi era stata risparmiata per fortuna.
 Mi voltai finalmente verso Marco e trasalii, mi stava fissando con uno sguardo ammonitore, e non capivo il perché di quell’espressione così dura. All’improvviso mi sentii piccola e indifesa come una bambina. Quello sguardo di rimprovero mi aveva colpita al cuore facendomi pentire di essere nata. Da quando mi lasciavo coinvolgere dagli occhi di Marco? In genere l’avrei mandato a quel paese, perché adesso non ci riuscivo?
 Pensai che mi aveva semplicemente presa alla sprovvista, propinai questa risposa alla mia coscienza. Anche in questo caso non avevo alcuna voglia di approfondire le motivazioni di ciò che provavo e che mi stava succedendo. Quando si tratta di sentimenti sono una fifona di prima categoria.
 Sapevo che non era niente di romantico quello che stavo sentendo dentro di me, però avvertivo che lo sguardo di Marco mi aveva fatto male. C’era una delusione celata dietro l’azzurro dei suoi occhi che non riuscivo a comprendere, ma soprattutto non riuscivo ad accettare. Non riuscivo ad accettare l’idea di aver deluso Marco, anche se in verità non comprendevo in che modo lo avessi fatto.
 Forse era ancora irritato per il discorso che avevo sciorinato prima a lui e a Draco; eppure inizialmente mi era parso così divertito dalle mie parole, mi era persino sembrato che le condividesse. Cosa era successo?
 -Possiamo parlare delle ripetizioni ora?- mi chiese recuperando un po’ della sua innata gentilezza.
 -Certo-, risposi con una sicurezza non indifferente. Quel piccolo momento di confusione alla vista del rimprovero silenzioso di Marco era completamente svanito, sostituito come al solito dal mio ostinato e smisurato orgoglio.
 Per la mezz’ora successiva Marco ed io discutemmo sul programma per le ripetizioni. Fortunatamente in matematica la sua classe era parecchio indietro rispetto la mia quindi non trovammo ostacoli nel cominciare le lezioni al più presto.
 Marco mi spiegò che la sua avversione per la matematica durava da tempi immemorabili, forse persino dalle prime divisioni fatte in terza elementare. Odiava i numeri, le loro regole, il loro prendersi gioco di lui non volendosi risolvere.
 Cercai di spiegargli che non doveva vedere la matematica come una nemica, perché quella materia poteva essere una forte alleata in molte situazioni, però lui rimase scettico su queste mie parole.
 Durante la nostra conversazione, con la scusa di un improvviso calo di zuccheri, Draco si era spazzolato quasi un’intera metà della mia torta.
 Stava per prenderne un’altra fetta ma io lo fulminai con lo sguardo e decise di desistere.
 Marco, intuita la precarietà della situazione, fece intendere a Draco che era ora di andare e lui annuì controvoglia.
 Non ci eravamo ancora organizzati per l’orario delle ripetizioni, ma tanto avremmo avuto tutto il tempo per parlarne a scuola, adesso l’importante era strappare la mia torta dalle grinfie di Draco. Non volevo assolutamente essere la causa di una carie o, nel peggiore dei casi, di una lavanda gastrica d’urgenza per l’unico figlio della D’Arcangelo.
 Quando quei due varcarono finalmente l’uscita di casa mia, mi richiusi la porta alle spalle e feci un profondo respiro di sollievo. Era ora che quella lunga, lunghissima, giornata terminasse.





(*) Per chi non conoscesse la Torta Mimosa. E' un dolce che in genere viene consumato per la Festa della Donna (si chiama Mimosa anche per questo). In poche parole è un disco di Pan di Spagna che viene bagnato con succo d'ananas, poi si mette una strato di crema pasticcera e sulla crema vengono aggiunti tanti pezzetti di ananas (può essere sciroppata o no). Ma la parte più buona di questa torta e la cupola di panna montata che viene messa sopra a tutto il resto, è davvero deliziosa. Alla fine sulla panna vengono sparse le briciole del Pan di Spagna avanzato che devono essere un po' tostate in forno. Completa, questa torta, appare proprio come un piccola cupola gialla, e ricorda davvero tantissimo il fiore di Mimosa. Se non l'avete mai mangiata ve la consiglio. ^^ Anche se da quando vivo a Roma ho scoperto che qui la fanno in modo diverso... ^^'



***L'Autrice***
 Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
 Sono un po' in crisi con il seguito di questa storia, però cercherò di scrivere un po' ogni giorno, anche se la voglia sinceramente mi manca un po' quindi spero che non venga fuori una schifezza.
 Per chi non lo sapesse "Il Figlio della Prof" ha anche una versione scritta dal punto di vista di Massi. Non posso cominciare a pubblicarla adesso perchè altrimenti si svelerebbero troppe cose della trama (e comunque ne ho scritti solo tre capitoli... ^^'). Però quando finirò con questa posterò anche quella versione.
 Rubo ancora qualche riga per dire a chi non lo sapesse (e magari per ricordarlo a chi lo sa già) che "Il Figlio della Prof" ha anche un Forum e un gruppo su Facebook.

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Ringraziamenti:
 chiara84: Grazie per aver deciso di leggere questa storia anche se è passato così tanto tempo... ^^ Purtroppo le cose sono andate così ma sono felice di essere tornata su EFP, alla fine qui mi sento davvero a casa e lo stress per la pubblicazione mi aveva allontanata da tutto questo. Evidentamente questa storia è destinata a stare qui e basta... ^^ Ma a me va benissimo anche così. xD Passando alla storia, che ci sia qualcosa sotto è abbastanza ovvio, ma leggendo scoprirai quanto la mia mente sia malata e contorta... Non dare mai niente per scontato... ^^
Non era mia intenzione uccidere qualcuno, però devo dire che mi soddisfa il fatto che tu sia morta dalle risate... xD Sì, diciamo che scoprirai, nei prossimi capitoli, quando la sfortuna della nostra Vale rasenti l'incredibile... Purtroppo succedono sempre tutte a lei... xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Grazie mille per la recensione. Un bacio!
 momi87: Ciao... ^^ Hai fatto bene a non leggere il primo capitolo, lo capisco perfettamente perchè anch'io sono come te. Sono contentissima che la storia ti stia piacendo già dall'inizio e grazie per tutti i complimenti che mi hai fatto. Sono davvero felice di avere una nuova fan, e non so se la mia storia sia davvero così bella, a me basta donare qualche sorriso e tante emozioni a chi la legge... ^^ Ormai non spero più che decidano di pubblicarla, e io per prima non ho il tempo tentare ancora. Forse questa storia deve solo restare qui su EFP e a me alla fine va bene così... Grazie ancora per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 TakeMyHand: Sono davvero contentissima che la storia ti sia piaciuta. Grazie mille per i tuoi complimenti. Per le tue domande temo che dovrai aspettare di leggere i prossimi capitoli, ma ti avverto che più leggerai e più dubbi ti verrano... ^^ Grazie ancora per aver letto e per aver recensito. Un bacio!
 Crystal Moon: Be' sono contenta di averti resa felice ripostando la storia. Ormai non avevo più la voglia e il tempo per proporla ad altre case editrici così ho deciso di ripubblicarla qui, evidentemente è questo il suo posto... ^^ Non lo so se quello che hai sentito dire corrisponderà alla realtà, l'unica cosa che ti posso dire è continua a leggere e poi fammi sepere... xD Grazie mille per la recensione e per le tue parole. Un bacio!
 ___Yuki___: Grazie per il bentornata ^^ E' ovvio che io adoro, anzi amo, questa storia quindi il fatto che non l'abbiamo pubblicata (tolto il fatto che me lo sentivo che non l'avrebbero mai accettata) non mi ha impedito di continuare ad amarla e di farle riprendere il suo posto su questo sito... ^^ Sono così felice che tu sia affezionata a tutti i miei personaggi, spero di ritrovare l'ispirazione per continuare a scrivere il seguito (fermo alla fine del secondo capitolo già da qualche mese), anche perchè ultimamente mi stanno venendo delle idee una più sconvolgente dell'altra... In confronto il primo sembrerà una tranquilla storiella dove non succede nulla... xD Ti ringrazio davvero tanto per le tue parole, mi hanno rincuorata molto e spero di non deluderti quando (un giorno, forse) posterò i capitoli inediti... ^^ Tutte voi mi siete mancate tantissimo e sono felice di essere tornata. Un bacio!
 Eky_87: Dispiace anche a me per la pubblicazione ma alla fine sono contenta di essere tornata qui su EFP e di poter regalare ancora delle emozioni a tutte voi lettrici... ^^ Spero che adesso che avrai la possibilità di leggerla tutte le belle cose che hai sentito non saranno soltanto voci senza senso... xD Sono contentissima che i primi due capitoli ti siano piaciuti. Grazie mille per tutti i complimenti. Un bacio! xD
 rodney: Tranquilla, anche se la stai leggendo solo ora sono contenta che tu alla fine l'abbia trovata... ^^ La storia del tempo è un po' complicata. In realtà io questa storia l'avevo già pubblicata tutta. A marzo avevo ricevuto una proposta da una casa editrice e ho cancellato tutti i capitoli tranne il prologo, poi ho scoperto che in realtà era una specie di truffa e adesso ho deciso di ripostare i capitoli. Quindi in realtà tra il prologo è il primo capitolo non è passato un anno e mezzo... ^^ Fai bene a non leggere i missing moment, gaditi prima la storia e poi leggerai anche quelli (tanto sono brevi e poi ti toglieresti tutto il gusto, fidati... xD) Spero di essermi spiegata, comunque se hai ancora dei dubbi chiedi pure, sono qui per questo... xD Grazie per la recensione e per i complimenti. Un bacio!
 _Caline: Grazie per il bentornata, ne sono felice anch'io. Ormai le trattative sono cosa vecchia, all'inizio ero un po' delusa ma adesso mi sono ripresa e sono pronta a ricominciare... ^^ Sono contentissima di essere tornata e spero che la storia ti piaccia, almeno adesso potrai leggerla tutta... xD Sì, be' Vale è un personaggio un po' strano, a volte fa ridere anche me mentre scrivo di lei... Sinceramente non so ancora da dove cavolo l'ho tirata fuori... ^^ Massi è Massi, su questo non c'è nulla da dire, sono d'accordo con te... ^^ Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Grazie per la recensione e per i complimenti. Un bacio!
 Penny Black: Sono contenta che tu adesso possa leggere questa mia storia... ^^ Per la pubblicazione, evidentemente non era destino, almeno sono sicura che qui su EFP troverò sempre lettrici che la potranno apprezzare... xD Sono contenta che la storia ti abbia incuriosito, penso che i prima capitoli servano proprio a questo, quindi almeno un obiettivo l'ho raggiunto... xD Be' magari Vale ti risulta comprensibile perchè è scritto tutto dal suo punto di vista, ma a volte neanche lei si capisce, quindi magari andando avanti un po' riuscirà a sorprenderti anche lei... ^^ Per quanto riguarda Luca, vedrai che qualcosina da nascondere ce l'ha ma lo si scoprirà un po' più in là nella storia. Marty è un altro personaggio che avrà sempre un qualcosa di enigmatico visto che il suo carattere tende a farla stare sempre un po' sulle sue, mentre Marco è un altro discorso un po' complicato... Devi solo leggere i prossimi capitoli per riuscire a capirlo meglio... xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Grazie mille per la recensione e per i complimenti. Un bacio! xD
 alina 95: Prima di tutto grazie ancora una volta per aver deciso di partecipare alla ripresa del forum, non so davvero che altro dire per ringraziarti... ^^ Per la parte della foresta dovrai aspettare ancora un po', però visto che l'hai già letta spero che potrai attendere. xD Il seguito l'ho iniziato, ho scritto due capitoli, e spero di trovare il tempo e soprattutto la motivazione per continuarlo... ^^ Non so fino a che punto adorerai Riccardo, visto che ancora devo decidere come inquadrarlo, staremo a vedere... xD Grazie mille per la recensione e per tutto quello che stai facendo per il forum. Un bacio grande!
 Fullmoon_Darkangel: Sono contenta che tu abbia finalmente avuto la possibilità di leggerla e soprattutto che il capitolo della torta si sia trovato mentre anche la tua torta diffondeva il suo aroma per casa... xD Be' diciamo che Massi ha i suoi mezzi per diventare il preferito di noi ragazze... ^^ Grazie mille per la recensione. Un bacio!
 ShadowOfTheWind: Be' "famoso" mi sembra una parola grossa, però sono contenta che tu abbia avuto finalmente la possibilità di leggerlo... ^^' Ma soprattutto sono felicissima che ti stia già piacendo... xD Vabbe' non mi chiedere da dove vengono fuori certe sparate perchè non lo so neanche io... ^^' Però sono contenta che ti piacciano... xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Grazie per la recensione e per i complimenti. Un bacio!
 misa_ikuto: Intanto grazie per aver letto tutta la storia. Comunque non sono rimasti solo due capitoli... ^^' Il discorso è un po' più complicato. L'avevo cancellata tutta perchè ero in trattative con una casa editrice ma poi ho scoperto che era tutta una truffa, così ho deciso di ricominciare a postare i capitoli... Tutto qui. Spero di essermi spiegata, comunque se hai altri dubbi chiedi pure... xD Grazie mille per la recensione. Un bacio!
 snail: Be' grazie per i complimenti, e tranquilla per gli errori che segnali. Questi capitoli li sto ripostando esattamente come erano all'inizio... ^^' In realtà li avevo rivisti e corretti ma non riesco più a trovare il file, quindi in attesa di riguardali li sto ripostando così... E' normale che ci sia più di un errore e hai fatto bene a dirmelo... ^^ Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Grazie per la recensione. Un bacio!
 EnergyAir: Be' sono contenta che tu possa finalmente leggerla... xD Anche se non è stata pubblicata non importa, evidentemente il suo posto era e rimane qui su EFP e io sono felicissima anche così... ^^ Sono felicissima che questi primi capitoli ti siano piaciuti e spero che anche questo non ti abbia deluso. Grazie per la recensione e per i complimenti. xD Un bacio!
 mantovanina: Be' evidentemente abbiamo entrambe un nome bellissimo... U.U ... ahahhaha W l'umiltà! xD Piacere mio, sono contenta di conoscere te e il tuo splendido nome...xD Sono contenta di averti dato la possibilità di leggerla anche se così in ritardo. ^^ Intanto grazie per i complimenti, sono davvero contenta che questi prima capitoli ti siano piaciunti ( e spero che anche il terzo non ti abbia delusa... xD) In effetti ho cercato di riprodurre quanto più fedelmente possibile l'ambiente scolastico, senza dimenticare nulla. Spero proprio di esserci riuscita...^^ Diciamo che Massi farà spesso cose inaspettate, è uno specialista in questo tipo di cose... xD Capirai meglio leggendo i prossimi capitoli... xD E Vale farà una marea di figuracce, questa è solo la prima di una lunga serie... ^^ Chi lo sa se tra le e uno dei due nascerà qualcosa, lo scopriremo man mano che andremo avanti... xD Grazie ancora per la recensione e per i complimenti. Un bacio!
 freeze: Sono contentissima che la storia ti piaccia tanto... xD Per gli aggiornamenti puoi stare tranquilla, la storia è già finita e posterò sempre un capitolo a settimana, quindi non dovrai aspettare molto... ^^ Non ti dò anticipazioni, vedremo come andrà a finire e se Vale deciderà di mettersi con qualcuno... xD Be' a me i limoni non piacciono a prescindere (mi piace sono il sorbetto... ^^) però in genere gli stronzi attirano di più... xD Be' l'incesto con il fratello non è previsto, Amy solo un po' iperprotettiva niente di più... ^^' Grazie mille per aver recensito e per tutti i complimenti, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto... ^^ Un bacio!


Grazie ancora a tutti!

Al prossimo capitolo! ^^   
 

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Capitolo 4
*** Voci Di Corridoio ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 4 (new)
“Frankly, My Dear, I Don’t Give A Damn!”
       Francamente Me Ne Infischio!      
Via Col Vento
 
 


 Capitolo 4: Voci Di Corridoio
 
 Il Liceo Classico Virgilio. L’unico liceo in grado lievitare peggio di un sufflè ben riuscito dato che la sua componente studentesca era andata triplicandosi in meno di quattro anni. I bei tempi in cui ci si conosceva tutti, essendo meno di quattrocento, erano finiti ormai da un po’. Gli studenti stavano pericolosamente raggiungendo il migliaio di teste, numero inconcepibile per una struttura come quella della nostra scuola. Per questo erano state trovate due piccole succursali che nessuno considerava neanche di striscio.
 Situato non troppo al centro della città, in una zona tranquilla e quasi prettamente residenziale, l’edificio scolastico era di una regolarità disarmante. Quattro lati di muri di un giallino pallido con tanto di finestre munite di sbarre e con due cancelli automatici accessoriati di allarme per scoraggiare eventuali scapestrati a tentare di scavalcarli o forzarli.
 I vandali però non si fermano davanti a niente e qualche anno prima un gruppo di studenti aveva cercato di fare quello che nelle scuole di Lecce era diventato l’atto di bullismo più in voga del momento: aprire gli estintori all’interno dell’edificio scolastico per poter rendere lo stabile inagibile per diversi giorni. In altre scuole i loro piani avevano avuto successo, e gli studenti del Virgilio avevano guardato con invidia i loro amici restare una o due settimane a casa senza fare niente, mentre loro a causa di quella scuola che sembrava una cavò blindato avevano dovuto rinunciare a quella piccola vacanza fuori programma.
 Questi ragazzi avevano cercato di mettere in atto i loro intenti ma il destino non era stato benevolo nei loro confronti. Erano riusciti a scavalcare il cancello ma alla fine l’allarme aveva avvisato la centrale della polizia che era subito intervenuta fermando quel gruppo di ragazzi che i giornali adorano soprannominare “Baby-Gang”. Sarà, ma a me questo nome non sembra affatto adatto a loro, sembra quello di una caramella gommosa. Comunque furono arrestati e portati in Questura dove vennero interrogati e il giorno dopo rilasciati grazie all’intervento dei loro genitori dato che erano tutti minorenni. La loro fedina penale però sarebbe rimasta macchiata per sempre.
 Il giorno dopo a scuola girarono le voci più disparate. Si parlava persino di un attentato da parte di Osama BinLaden, del suicidio della preside avvenuto nel suo ufficio tramite una corda e una sedia (molto robusta data la mole della donna), o addirittura di un camion che avrebbe sfondato il cancello (anche se questa era oggettivamente impossibile, dato che il cancello non era stato minimamente danneggiato). Alla fine di tutte queste congetture infondate, si scoprì la verità grazie ad un interessante, e tipicamente esagerato nelle sue descrizioni, articolo di giornale. I fatti erano stati riportati con una fedeltà piuttosto discutibile e i ragazzi coinvolti erano stati più volte raffigurati come criminali e poco di buono, ma almeno si era avuta una parvenza di verità abbastanza attendibile.
 Morale della favola: mai fidarsi delle voci che si diffondono in una scuola superiore. Le voci di corridoio possono ingigantire, e di parecchio anche, situazioni che alla realtà dei fatti in alcuni casi sono quasi insignificanti.
 Tornando al nostro caro edificio. Pochi anni fa era praticamente “con un piede nella fossa”. Era talmente malridotto che i muri erano pieni di crepe e le finestre tutte distrutte. Si sono decisi a ristrutturarlo e il risultato è stato abbastanza soddisfacente. Sembra un edificio quasi nuovo.
 La nostra classe, la III C, si trova in una posizione pressappoco strategica. Non ci batte il sole, è vicina ai bagni e alle scale, e per di più appena scese le scale ci ritroviamo davanti le macchinette, cosa che non guasta mai dato l’elevato numero di bestie affamate che vengono liberate dalle aule al momento della ricreazione; perciò la vicinanza logistica è un vantaggio non indifferente.
 Proprio perché era suonata da poco la campanella dell’intervallo Amy ed io eravamo vicino alle macchinette in attesa di prelevare il nostro pasto. Come al solito la mia cara amica mi stava rendendo partecipe di una serie di preoccupazioni riguardanti suo fratello Luca.
 -E quello che mi lascia di più senza parole è la sua faccia tosta-, continuava Amy mentre io trattenevo a stento uno sbuffo. –Ieri gli ho semplicemente chiesto dove fosse stato tutto il pomeriggio e lui per poco non mi ha aggredita.-
 -Devi ammettere che a volte te le vai a cercare, però. Lo tratti come un bambino, quando sai perfettamente che non lo è più.-
 -Non lo tratto come un bambino! Voglio solo che non si cacci nei guai, è così sbagliato?-
 -Affatto. Però se i tuoi genitori, che credo siano abbastanza affidabili come persone visto che hanno cresciuto te e Roberto in modo eccellente, non lo controllano, non vedo perché lo debba fare tu.-
 Amy mi guardò imbronciata.
 -E poi, diciamoci la verità, se anche Luca stesse facendo qualche cavolata io lo lascerei al suo destino, almeno per il momento: un bel bagno di guai potrebbe solo fargli bene.-
 -Se lo dici tu-, mormorò Amy.
 Ero perfettamente consapevole di non averla affatto convinta. Quella non era certo la prima volta che ci mettevamo a discutere di suo fratello e che lei mi dava ragione. Ormai non ci credevo più alla storia che gli avrebbe dato più spazio; Luca era destinato ad essere tenuto sotto la stretta sorveglianza di Amy almeno fino al compimento dei trent’anni, se non oltre.  
 Finché quel suo comportamento non mi avesse coinvolta personalmente, per quel che mi riguardava, Amy poteva anche mettergli delle microspie nelle mutande e non sarebbe stato affar mio.
 -Una faccia contrariata e una sfinita… Uhm… Stavate parlando di Luca, per caso?-
 -Ovvio-, risposi voltandomi verso Marti che era arrivata in quel momento.
 -Senti un po’ tu-, disse rivolta a me. –Non ci hai ancora raccontato com’è andato l’incontro con il tuo nuovo allievo…- Mi aveva sorpassata e aveva subito infilato i soldi per prendere il suo Kinder Bueno giornaliero.
 -Magari te lo dico quando diventerai più educata e la smetterai di fregarmi il posto.-
 Lei mi sorrise e cominciò a deliziarsi il palato con quel piccolo Paradiso tascabile.
 -Adesso è tutta tua-, rispose con la bocca piena indicandomi la macchinetta.
 -Oh, grazie-, ribattei sarcastica. –Cosa farei senza la tua gentilezza…-
 -Lui chi è?- questa volta fu Amy a parlare.
 -Tanto anche se ve lo dicessi non ci credereste mai-, dissi infilando la mia moneta da un euro nella piccola fessura. –A stento ci credo io.-
 Il mio Twix cadde con un tonfo nel contenitore della macchinetta.  
 -Non essere stupida e raccontaci tutto-, riprese Amy incalzante.
 -E va bene. Dovrò dare ripetizioni a…-
 -Ehilà, Prof!-
 Quel saluto così zuccheroso mi fece salire la glicemia alle stelle mentre sentivo degli spiacevoli brividi percorrermi il collo.
 Guardai le espressioni di Amy e Marti e ci misi un attimo a rendermi conto di quanto la loro sorpresa fosse grande.  
 Mi voltai con calma e tutte le mie paure presero forma assumendo le sembianze di un allegro Marco Iovine che mi sorrideva con convinzione.
 -Come mi hai chiamata?- gli chiesi con la rabbia che ricominciava a farsi sentire.
 -Be’, dato che mi darai ripetizioni che c’è di male se ti chiamo così?- chiese lui con aria innocente.
 -Non mi va che mi chiami così.-
 -Perché?-
 -Non mi va e basta!- esclamai irritata.
 -Okay, scusa-, rispose lui senza scomporsi di una virgola. –Allora quando ci vediamo?-
 Appena pronunciò quella frase ebbi la tremenda sensazione che un riflettore si fosse improvvisamente acceso sulle nostre teste. Tutti gli individui nel raggio di sei metri avevano sentito quelle parole, e, in base ai miei fugaci calcoli, dovevano essere almeno una trentina di ragazzi. Chissà cosa avrebbero pensato adesso? Sicuramente ci stavano già organizzando l’addio al nubilato e al celibato. I ragazzi della nostra età diventano particolarmente fantasiosi quando si tratta si storie d’amore tra “vip”- naturalmente nel mio caso quello famoso era Marco.
 -Ti dispiace abbassare la voce-, mormorai preoccupata. Ebbi l’impressione che chi ci stava intorno si fosse bloccato all’improvviso con l’intenzione di non perdere neanche una sillaba della nostra conversazione.
 -Perché dovrei abbassare la voce?- chiese lui. –Non stiamo facendo nulla di male. Stiamo solo…-
 “Ti prego non dire niente di stupido”, pensai supplicante.
 -…organizzando i nostri futuri progetti.-
 Frase più sbagliata di quella non avrebbe mai potuto dirla, riuscivo persino a sentire gli ingranaggi dei cervelli che avevo attorno cominciare ad elaborare febbrilmente le teorie più disparate.
 -Oh, Signore Mio…-, sibilai mettendomi una mano sugli occhi in un gesto stanco. –Cosa ho fatto di male?-
 -Lo facciamo a casa mia o a casa tua?-
 Spalancai gli occhi incredula. Ma allora quel microcefalo era proprio uno stupido idiota rimbecillito! Una frase come quella detta in un momento del genere sarebbe stata fraintesa anche da un sordo!
 Capii che tutti quelli che erano all’ascolto si erano bloccati e avevano addirittura smesso di respirare, forse credevano di essere al momento clou di qualche scadente soap sudamericana.
 -Secondo te scopano da molto?- chiese un ragazzo che doveva essere del terzo anno a uno che sembrava di poco più grande, con l’aria accademica di qualcuno che osserva un’opera d’arte in un museo.
 -E’ che ne so, però devo riconoscerlo: Iovine sa davvero scegliere, hai visto che tette ha quella?-
 -No, ero impegnato a guardare altro-, disse l’altro puntando lo sguardo sul mio fondoschiena.
 -Adesso basta!- esclamai infuriata.
 Afferrai Marco per un braccio e lo trascinai il più lontano possibile da quella folla, era meglio limitare i danni finché si poteva, anche se dubitavo che arrivati a quel punto si sarebbe potuto limitare qualcosa.
 -Ma che stai facendo?- mi chiese lui mentre lo tiravo verso il cortile.
 -Sta zitto e seguimi!-
 A quanto pareva il mio tono era stato molto convincente visto che non emise più una sola sillaba.
 Dovevo far capire a Marco come stava la situazione prima che per l’intera scuola diventassi la nuova ragazza di Marco Iovine. Piuttosto mi sarei andata a recludere in un convento di clausura su una montagna sperduta.
 Arrivati ai parcheggi degli scooter lo lasciai andare e mi parai davanti a lui con le braccia incrociate e un’espressione che di amichevole aveva ben poco.
 -Mi sa che senza rendermene conto ho fatto qualcosa che non dovevo-, disse Marco visibilmente confuso.
 -Vedi, prima che io ti dia ripetizioni di matematica-, cominciai cercando di essere il più calma possibile, - forse è meglio che ti riassuma velocemente la scala gerarchica valida in questa scuola. E’ molto semplice. Tu, quell’idiota del tuo amico e pochi altri fortunati siete quelli che contano, una specie di divinità, e noialtri siamo solo dei normali ragazzi che frequentano il liceo. Mi segui?-
 Lui annuì, ma si vedeva che era ancora in alto mare.
 -Ora immagina di trovarti nell’antica Grecia. Un Dio, che so… Apollo per esempio, scende tra gli umani e comincia a parlare con una donna normale che non ha nulla di speciale. Secondo te gli altri umani cosa faranno quando li vedranno insieme?-
 -Saranno sorpresi?- chiese lui dubbioso.
 -Peggio, saranno stupiti. E lo stupore porta automaticamente alla ricerca di una spiegazione. Secondo te quale sarebbe la spiegazione più ovvia per Apollo e la mortale?-
 -Che Apollo si è innamorato di lei e vogliono stare insieme?-
 -Precisamente. Adesso trasferisci la storia di Apollo alla realtà: tu sei la divinità e io la mortale. Gli altri ci vedono parlare, tu mi porti una bottiglietta d’acqua in classe, mi raggiungi vicino al mio scooter e conversiamo, e come se non bastasse, se prima avevamo qualche possibilità di uscire indenni da questa storia, le frasi idiote sul farlo "dove" e "quando" che hai detto prima ci infognato per benino.-
 -Vuoi dire che adesso tutti pensano che stiamo insieme?- chiese lui spalancando gli occhi.
 -Precisamente-, risposi annuendo. –Tu Apollo, io mortale.-
 -E ti dà così fastidio che pensino questo?- chiese lui con aria innocente.
 -Forse per te non fa alcuna differenza se pensano che stai con qualcuno, ma per me è tutta un’altra cosa. Io non ho fiumi di ragazzi che mi vengono dietro e se la mia anima gemella decidesse di non farsi avanti solo perché pensa che sono la tua ragazza rischio di perdere l’occasione della mia vita.-
 Marco mi sorrise divertito.
 -Che c’è?- chiesi irritata.
 -Fai la dura e la cinica ma in realtà sei una gran romanticona.-
 Arrossii di colpo, era la prima volta che facevo quei discorsi con qualcuno che non fosse Amy o Marti. Avrei voluto correre a sotterrarmi.
 -Da quando voi due andate a letto insieme?-
 Sussultai spaventata. Una voce familiare alle mie spalle ci aveva appena interrotto e chissà perché ero assolutamente certa di sapere chi fosse l’impiccione in questione.  
 -Noi non andiamo a letto insieme!- esclamai voltandomi verso la mia nuova fonte di irritazione.
 I miei occhi incontrarono per l’ennesima volta quelli verdi di Draco. Che strano… Le sue iridi erano di un verde così spento rispetto a quello vispo e insolente a cui ero abituata.
 -Sarà-, disse lui scettico. –Comunque tutta la scuola non fa che parlare d’altro.-
 -Cosa?!- quell’urlo soffocato fu la mia unica reazione.
 -Secondo le voci vi sareste dichiarati e dati un bacio appassionato davanti alle macchinette. Poi Marco ti avrebbe preso in braccio e portato fuori per poter stare un po’ da soli a godervi la scoperta del vostro reciproco amore.-
 Non avevo assolutamente parole; immaginavo che sarebbero arrivati a delle conclusioni completamente sbagliate ed esagerate ma non avrei mai pensato che la mente dei miei compagni di scuola fosse deviata a tal punto da inventare una storia così assurda.
 -Tu sei uno che crede alle voci, Massi?- gli chiese Marco sorridendo.
 Draco lo fissò per un attimo e poi si aprì anche lui in un sorriso, che io, nonostante la mia irritazione, trovai stranamente piacevole.
 -Ma quando mai-, disse lui ridendo. –Figurati se credo alla storia che ti porti al letto questa mocciosa verginella.-
 La rabbia prese di nuovo il sopravvento.
 -Vacci piano, Draco. Se non sono male informata io ho due mesi più di te e tre più del tuo amico qui. Moccioso sarai tu!-
 -Allora rettifico-, continuò lui con il suo solito ghigno trionfante. –Non avrei mai potuto credere che ti portassi a letto questa vecchia zitella acida.-
 Per poco non cominciai a lanciare scintille dagli occhi.
 -Vecchia zitella acida-, mormorai irritata.
 Draco e Marco stavano cercando in tutti i modi di non ridere. Io me ne accorsi e mi arrabbiai ancora di più fino a sbraitare: –Vecchia zitella acida a chi!? Brutto stupido cavernicolo con la permanente!-
 Questa volta Marco scoppiò a ridere sul serio.
 -Che hai contro i miei capelli?- chiese Draco incrociando le braccia.
 Che avevo contro i suoi capelli? Niente, solo mi sembrava strano che vedendolo per strana la gente non lo scambiasse per una ragazza mal pettinata o per un ragazzo troppo effeminato. I suoi non erano dei capelli normali, erano più simili a una ribelle chioma bionda che se ne stava indomita sulla sua testa. Aveva perfino un ciuffo sulla fronte che gli ricadeva sempre sugli occhi e questo gli aveva fatto venire il tic di muovere ogni tanto le testa per riuscire a vederci qualcosa: quel gesto mi infastidiva terribilmente.
 -Spera solo di non passare vicino a me quando ho in mano un paio di forbici, credo che non sarei più responsabile delle mie azioni-, risposi senza ulteriori spiegazioni.
 -In effetti sono un po’ lunghi.- Afferrò il ciuffo che aveva davanti agli occhi e cominciò ad osservarlo pensieroso.
 -Un po’?- domandai scettica. –Uno Yorkshire ha meno problemi di te nel vedere dove mette i piedi.-
 -Forse hai ragione, dovrei tagliarl… Ehi, aspetta un momento. Non ho alcuna intenzione di tagliarmi i capelli solo perché a te dà fastidio come li porto. Girati dall’altra parte quando mi vedi se proprio non li sopporti.-
 -Mi girerò dall’altra parte comunque quando ti vedrò, a prescindere dai capelli.-
 -Sei proprio acida.-
 -Senti chi parla-, dissi alzando gli occhi al cielo.
 -Quando avrete finito il vostro consueto affettuoso scambio di opinioni-, intervenne Marco, -io e Vale dovremmo ancora risolvere il nostro piccolo problemino pubblico.-
 Mi voltai a fissarlo. Avevo completamente dimenticato quello che era successo davanti alle macchinette pochi minuti prima. Purtroppo quando Draco mi faceva arrabbiare tutto il resto passava istantaneamente in secondo piano, come al solito era colpa del mio orgoglio e della sua voglia di rivalsa. Oppure no? In ogni caso adesso avevo questioni più urgenti da affrontare.
 -Idee su come agire?- chiese Marco.
 -Io qualcosina in mente ce l’avrei-, cominciai sorridendo. –Che ne dite di non incontrarci più per tutta la fine dell’anno scolastico? Ci incrociamo nei corridoi e non ci parliamo? Ci vediamo di sfuggita e non diamo alcun segno di saluto o di essere a conoscenza dell’esistenza dell’altro?-
 Forse era la volta buona per levarmi definitivamente quei due di dosso.
 -No-, dissero all’unisono con enfasi, anche troppa.
 Alzai un sopracciglio sorpresa. E adesso cos’era tutto quel sentimento?
 -Be’-, disse subito Marco imbarazzato. –Io sono ancora in alto mare in matematica, non posso mica rinunciare alle lezioni solo perché tu hai deciso di non parlarmi mai più.-
 Era vero, neanche io potevo rinunciare ai soldi delle ripetizioni. Addio occasione d’oro.
 -Tu invece cos’hai contro la mia idea?- chiesi a Draco. –Non mi sembra di dover dare ripetizioni anche a te.-
 Lui non rispose subito ma si limitò a fissarsi le scarpe per qualche secondo, e io lo guardavo sospettosa. Non mi fidavo di lui, e avevo la sensazione che stesse prendendo tempo per dirmi qualcosa di tremendamente irritante.
 -Se pensi che le cose per Marco si possano sistemare non parlandomi più, io non ho alcun problema-, cominciò Draco tornando a guardarmi con sufficienza. Mi ero domandata dove avesse nascosto il suo sguardo pungente per tutto quel tempo. –Però non sono io il tuo presunto ragazzo, quindi non dovrei rientrare nel tuo piano.-
 Lo fissai per qualche secondo; in effetti Draco non c’entrava niente in quel discorso. Decisi di dirgli il vero scopo del mio piano, tanto ormai conosceva la mia posizione riguardo il nostro rapporto.
 -Avevo solo deciso di cogliere la palla al balzo per sbarazzarmi di voi due-, dissi con sguardo di sfida. –Forse non vi rendete conto che da quando voi due avete deciso di interferire nella mia vita sono in un mare di casini. Voglio solo riavere la mia pace.-
 Ero proprio curiosa di sentire la risposta di Draco.
 -Va bene allora-, disse lui con calma. –Tra me e te non ci saranno altri contatti di alcun tipo. E credo che per Marco non sia un problema prometterti di non guardarti, salutarti, e parlare con te a meno che non avvenga durante le ore delle ripetizioni quando sarete da soli.-
 -Potresti evitare di coinvolgermi nei tuoi ragionamenti?- chiese Marco imbronciato.
 -Le vuoi negare la possibilità di riavere la vita di prima?-
 Quella domanda era così estremamente seria, Draco sembrava davvero deciso ad accontentarmi, e all’improvviso ebbi come la sensazione che la mia felicità gli stesse a cuore.
 Sentii una fitta all’altezza dello stomaco, ma probabilmente era solo fame visto che non avevo ancora mangiato nulla.
 I due ragazzi si fissarono negli occhi, ed era come se stessero discutendo con lo sguardo, in una lingua segreta che io non conoscevo e non potevo comprendere.
 -Okay, allora-, mormorò alla fine Marco. –Da adesso in poi non ti importuneremo più e noi due ci vedremo solo durante le ore delle ripetizioni.-
 -Grazie-, dissi sollevata. Finalmente avrei riavuto tutto quello che mi era stato tolto in quei due giorni. Sarebbe tornato tutto come prima: non avrei più dovuto sopportare le stupide frasi di Marco in pubblico e non mi sarebbe venuta un’ulcera a forza di discutere con Draco. Meglio di così non sarebbe potuta andare… Allora perché non riuscivo a sentirmi completamente felice?
 Non riuscii a spiegarmi il perché ma i miei occhi, in quel momento di confusione, si persero in quelli verdi e stranamente perfetti di Draco. Rimasi a fissarlo per qualche secondo ma ormai ero sicura che quella fosse la decisione giusta, e forse fu proprio la determinazione del mio sguardo a far cedere quello di lui. Abbassò gli occhi e si voltò andandosene.
 In un primo momento ebbi l’irrefrenabile impulso di fermarlo, non ne conoscevo il motivo ma all’interno della mia mente urlavo il suo nome sperando che lui si voltasse, e invece continuava a camminare dritto davanti a sé mostrandomi la sua spalla dritta e fiera, una spalla che mi sembrava più attraente di qualsiasi altra cosa al mondo.
 Quando quei fuggevoli pensieri mi abbandonarono, tornai in me e ricominciai a ritenere che quella fosse l’unica soluzione sensata. Non volevo avere niente a che fare con lui, soprattutto non volevo che mi ronzasse ancora intorno e finalmente sembrava averlo capito anche lui.
 -Tutto bene?- mi chiese Marco con un sorriso.
 Mi riscossi all’improvviso da quell’inspiegabile stato catatonico in cui ero entrata.
 -Benissimo-, risposi con una sicurezza che non avrebbe convinto neanche un bambino.
 Feci un respiro profondo, i miei pensieri erano confusi e il mio stomaco vorticava. Ero assolutamente allibita per quello che stavo provando. Che diavolo mi stava succedendo?
 Presi un altro grosso respiro.
 -Vuoi che ti vada a prendere una bombola di ossigeno?- chiese Marco divertito. –Quando respiri sembra che tu voglia prosciugare tutta l’aria nel raggio di chilometri.-
 Lo guardai sorridendo.
 -Stavo solo riflettendo. Quando sono agitata l’unica cosa che mi fa calmare e vedere le cose con chiarezza è fare grossi respiri lenti e decisi.-
 -E come mai hai bisogno di calmarti? Qualche ripensamento riguardo Massi?-
 -No!- esclamai forse un po’ troppo in fretta e con un rossore troppo evidente che mi colorava le guance.
 Marco alzò un sopracciglio scettico.
 -Non ho alcun ripensamento-, continuai abbassando lo sguardo.
 -Bene, anche perché quando Massi prende una decisione la porta avanti fino in fondo, quindi puoi star certa che non ti rivolgerà mai più la parola.-
 -Bene-, mormorai, un po’ per rispondere a lui e un po’ per convincere me stessa che la cosa mi andasse bene sul serio.
 -Quando ci vediamo per le ripetizioni?-
 -Per me va bene anche questo pomeriggio, non ho impegni-, risposi un po’ più serena. Il motivo? Soldi! –Però a casa mia non è possibile. Oggi mia madre ha la giornata libera e con lei in giro per casa non combineremmo niente.- Senza contare che la mia adorata mammina non avrebbe perso l’occasione di fare battutine stupide su me e Marco.
 -Ok. Allora ci vediamo da me-, disse lui sorridendo. –I miei non ci sono.-
 Quell’ultima frase mi diede un attimo da pensare. Non che avessi paura che Marco mi saltasse addosso, era troppo gentiluomo per farlo, la mia paura in realtà era un’altra: e se si fosse diffusa la voce che io e lui ci vedevamo a casa sua, da soli, con la scusa dello studio? Che poi scusa non era, ma ad occhi esterni quello poteva apparire solo come un patetico diversivo per mascherare una realtà dei fatti inesistente.
 -Ascoltami bene, Marco-, dissi con il tono più serio che possedessi. –Nessuno deve sapere di noi due, non devi farne parola con anima viva altrimenti tutta la segretezza che dovremo mostrare a scuola andrà a farsi friggere. Se solo uno degli squinternati che viene in questo istituto mi vedrà uscire da casa tua, io e te, insieme alla nostra presunta storia, finiremo sulla bocca di tutti in meno di un nano secondo.-
 -Ricevuto-, rispose lui altrettanto serio. –Lo tratterò come un segreto di Stato.-
 Gli sorrisi con gratitudine.
 In quel momento suonò la campanella, la ricreazione era finita e dovevo volare in classe. L’ora successiva ci sarebbe stata la D’Arcangelo.
 -Ci vediamo più tardi-, disse Marco sorridendomi. –Ti manderò un sms con il mio indirizzo.-
 -Ma non hai il mio numero.-
 -Sì che ce l’ho, era sul volantino che ha trovato mia madre.-
 -Giusto-, risposi con ovvietà. –Va bene allora.-
 -Ciao.-
 Si voltò e s’incamminò verso l’ingresso.
 -Marco-, lo chiamai. Quella parola mi era scivolata via dalla bocca prima che potessi bloccarla. A volte vorrei che qualcuno mi tranciasse la lingua!
 -Cosa c’è?- chiese lui guardandomi sorpreso.
 Magari lo avessi saputo. Che cosa dovevo dirgli? Quando vedi Massi digli che mi scuso per come mi sono comportata? Non sarebbe stato da me fare una cosa del genere, e non era da me pensare a lui con quel nomignolo così familiare e affettuoso. Non capivo che mi stava prendendo, ma conoscendomi non doveva essere nulla di buono.
 Abbassai lo sguardo e abbandonai le braccia lungo il corpo.
 -Ti va bene se vengo da te verso le cinque?-
 -Sì, nessun problema-, rispose lui fissandomi per qualche secondo.
 Poi con l’espressione di chi aveva capito tutti i segreti sull’esistenza dell’uomo nell’Universo, prese la via del portone per entrare a scuola.
 Rimasi ancora qualche secondo lì in piedi, ferma in mezzo a quella marea di scooter.
 Non me lo spiegavo, il mio comportamento ai miei occhi era assolutamente incomprensibile. Ma quello che mi faceva uscire di testa era che più ci pensavo e meno riuscivo a venirne a capo.
 Alla fine mi arresi e corsi verso l’ingresso per sbrigarmi a tornare in classe. In genere la D’Arcangelo non era puntuale ma non avevo voglia di rischiare, stavo già abbastanza male, anche se non ne conoscevo il motivo.
 Ero appena arrivata vicino all’ingresso quando una voce temuta e conosciuta mi fermò.
 -Ferrari, che ci fai fuori dalla classe?-
 Fortuna, ma che ti ho fatto di male? Perché mai hai deciso di abbandonarmi?
 Mi stampai in faccia il sorriso più sincero che possedessi e mi voltai verso la D’Arcangelo con tutte le buone intenzione di questo mondo.
 -Avevo scordato una cosa nello scooter, professoressa, così ho approfittato della ricreazione per scendere a prenderla.-
 Era la prima scusa che mi era venuta in mente, sperai con tutto il cuore che abboccasse.
 -E Marco Iovine ti ha aiutato a trovare quello che stavi cercando?- mi chiese divertita.
 -Come scusi?- le chiesi diventando completamente rossa.
 -Poco fa ero in presidenza e mi sono arrivate strane voci su te e Marco. Lui è amico di mio figlio quindi lo conosco bene e devo confessare che non mi sembri propriamente la ragazza adatta a lui, ma al cuor non si comanda, giusto?-
 Mi sentii sprofondare. Mai in vita mia avevo provato il desiderio irrefrenabile di sparire dalla faccia della Terra come in quel momento. Da quando i professori si facevano influenzare dalle voci di corridoio? Loro non dovrebbero essere gli adulti? Quelli che prima di dare sentenze e di credere a quello che sentono vagliano tutte le possibilità per poi scegliere quella che in base al loro giudizio ritenevano la più vicina alla verità? Da quando lo scadente gossip scolastico si era impossessato anche delle loro menti?
 -Pro- professoressa…-, cominciai pallida come un fantasma. –C’è stato un malinteso. Io e Marco non…-
 -Su Ferrari, non c’è bisogno che mi dai spiegazioni-, rispose lei con sguardo sempre più divertito. –Anche se sono una vecchia mummia ricordo ancora cosa sono capaci di fare gli ormoni nel corpo di una ragazza della tua età, specialmente se hanno davanti un bel ragazzo come Marco.-
 No! Il discorso sugli ormoni fatto dalla D’Arcangelo, no! Tutto ma non questo!
 -Io alla tua età facevo anche di peggio.-
 Sì, come no… Ero altamente scettica su questo punto.
 -Comunque adesso dobbiamo andare in classe, altrimenti ‘sto programma non lo finisco più, oggi devo spiegare almeno cinque paragrafi.-
 La meravigliosa arte della spiegazione, gli alunni di tutta Italia adoravano quella parola. Perché? Spiegazione e inversamente proporzionale alla parola interrogazione. Più tempo un professore dedicava allo spiegare e meno probabilità c’erano che restasse tempo per interrogare. E cosa c’era di meglio che passare un’ora nella consapevolezza che almeno per quel giorno non avresti corso il rischio di sentire il tuo nome pronunciato dal prof di turno?
 Mi scappò un sorriso mentre immaginavo i miei compagni di classe che non avevano ancora il voto in scienze ripetere febbrilmente nella speranza di ricordare anche il più piccolo particolare dei loro appunti. Come biasimarli? Nelle interrogazioni della D’Arcangelo già raggiungevi a stento la sufficienza se dicevi più o meno tutto quello che voleva sapere, se poi eri troppo impreciso si cominciava a calare, e di brutto anche. Ero sicura che in classe ci sarebbe stato il gelo al nostro ingresso e naturalmente non mi sbagliavo: non volava una mosca e tutti si alzarono, cerei in volto, per salutare la professoressa.
 Mi diressi in fretta verso il mio banco e mi sedetti.
 Marti al mio fianco stava con la testa china sul libro mettendo in atto un’ultima veloce ripetizione.
 -Tranquilla-, sussurrai. –Oggi spiega.-
 -E te come fai a saperlo? Lo sai che è imprevedibile, neanche Cassandra in persona potrebbe mai sapere quello che farà Lucifero.-
 -Ho un presentimento, non interrogherà.-
 Stavo facendo la saccente, ma senza che me ne accorgessi quella breve conversazione con la D’Arcangelo mi aveva restituito un po’ di buonumore.
 -Qualcuno mi cancelli la lavagna-, disse la D’Arcangelo mentre segnava gli assenti sul registro personale. –Gesso ce n’è?-
 Domanda fatidica. Se la poneva non c’erano più dubbi, per quel giorno il cielo era stato generoso e l’interrogazione si poteva ritenere archiviata.
 Guardai Marti e lei mi sorrise radiosa. Scampato pericolo.
 L’ora della D’Arcangelo scivolò via lentamente ma in un clima tranquillo.
 Le sue spiegazioni mi piacevano tantissimo. Coinvolgenti e mai noiose, si capiva subito che ci metteva l’anima in quello che faceva. Proprio in virtù di questo spesso mi sono chiesta se nei momenti in cui interrogava non si trasformasse in un’altra persona completamente diversa. Una specie di dottor Jackil e Mr Hyde interiore.
 Tra un pensiero stranito e l’altro, nei quali si era infilato subdolo e improvviso anche il volto di Draco, suonò la campanella. Ancora un’ora e quella tortura quotidiana sarebbe finita.
 -Chi c’è adesso?- chiesi a Marti distratta.  
 -Tartaruga.-
 Penserete sia il cognome della mia professoressa di matematica e fisica, invece no. Loredana Gigli, meglio conosciuta come Tartaruga, è la donna più innocua che io abbia mai visto. Soprannominata Tartaruga perché la prima impressione che fa ai suoi studenti è proprio quella di una Testuggine. Una donna sulla cinquantina, bassa e abbastanza rotonda con il collo incassato nelle spalle, quasi come se fossero un carapace, occhi addormentati segno di un letargo interiore in pieno svolgimento.
 Nonostante il soprannome e la sua poca attitudine nel riuscire a frenarci, le volevamo bene. Le sue ore scorrevano sempre tranquille e senza problemi, una professoressa disponibile con cui poter parlare in qualsiasi momento. Forse la sua unica pecca era il poco polso: in altre parole, ce la giravamo come più ci piaceva.
  La Professoressa Gigli entrò in classe con un sottile “Buongiorno” e si sedette con calma alla cattedra. Ci guardammo un po’ in ansia.
 -Aveva detto che oggi interrogava?- chiesi a Marti a voce appena udibile.
 Lei annuì e tornò con lo sguardo a ripetere fisica. Ecco che si estraniava di nuovo.
 Mi guardai intorno e come al solito mi scappò un sorriso: i miei compagni si stavano organizzando, tramite sguardi e gesti incomprensibili, sul da farsi. Dopo un’ora di Lubelli (professoressa di storia e filosofia), due ore di Bianchi (si sottintende il fatto che abbia interrogato in entrambe le ore) e un’ora di D’Arcangelo, affrontare un’interrogazione di fisica era fuori discussione nonostante avessimo studiato. Questa era la spiegazione che stavano preparando i miei compagni ma in realtà le cose stavano diversamente: nessuno aveva studiato, tranne la Giordano ovviamente, perciò si doveva correre ai ripari.
 Andrea, il nostro rappresentante di classe, prese la parola e la Gigli lo ascoltò attentamente. Andrea era un ragazzo gentile, abbastanza diligente e tremendamente affascinate; non aveva un bel viso però anni di calcio avevano dato i loro frutti in tutto il resto del corpo. Perciò, checché se ne dicesse, le nostre professoresse avevano tutte un debole per lui (forse l’unica eccezione era la Lubelli, ma quella donna era un discorso a parte in tutti i sensi).
 Naturalmente la Gigli prese atto delle nostre richieste, ci fu la solita preghiera collettiva strappalacrime e alla fine, come ogni volta, ci concedeva la grazia.
 Altro pericolo debitamente scampato.






***L'Autrice***
 Sono tornata, un po' prima del previsto a dire la verità... xD In questi due giorni sono stata presa dall'euforia che questa storia non mi trasmetteva da un bel po'. ^^ Chi mi segue su Facebook e sul Forum avrà notato che sono davvero contenta ed euforica. Ho riempito la mia bacheca di note e link, e il gruppo è stato inondato da miei commenti stupidi. Ma cercate di capirmi, sono davvero contenta... Non mi succedeva da non so quanto tempo... Sarà che la voglia di scrivere sta tornando e questo mi riempie davvero di gioia. Non è stato semplice in questi mesi affrontare il mio blocco, e adesso che sta andando via mi sto lasciando un po' prendere... Ecco, sto scrivendo scemenze anche qui! Qualcuno mi fermi, vi prego... -__-' Sono una pazza incallita, dovrebbero rinchiudermi e gettare via la chiave... ^^'
 Tornando al capitolo, spero davvero che vi sia piaciuto... Diciamo che nel prossimo succederà qualcosa di molto molto sorprendente, ma mi fermo qui. Chi mi conosco lo sa che il mio rapporto con gli spoiler non è per niente buono, ho fatto impazzire parecchie persone con questa storia delle anticipazioni negate fino alla fine... Ma sono fatta così, non posso farci nulla... xD
 Oggi presa dalla foga ho anche ripubblicato il primo capitolo de "La Ragazza delle Macchinette". Per chi non lo sapesse è la storia de "Il Figlio della Prof" scritta dal punto di vista di Massi. La sconsiglio a chi non ha ancora letto tutti i capitoli di questa se non vuole trovare un po' troppi spoiler e anticipazioni. Però se lo volete leggere lo stesso non posso mica impedirvelo... xD
 Prima di passare alle recensioni vorrei ricordarvi che "Il Figlio della Prof" ha un forum (gestito benissimo dalle meravigliose Bec, Bea e Alina *___*) e un gruppo su Facebook, dove potrete leggere altri miei deliri quotidiani... ^^'




Ringraziamenti:
 alina 95: E' così bello rispondere alle tue recensioni... xD Comunque sono così contenta che nonostante tu abbia già letto la storia ti senti emozionata come la prima volta... Mi commuovo! ç__ç Te l'ho già detto che i complimenti mi mettono molto in soggezione ma ti ringrazio lo stesso per ogni tua singola parola. ^^ Sai addirittura il capitolo della foresta a memoria! Io ti adoro, lo posso dire? Ti adoro! xD Comunque ti ringrazio ancora per tutto quello che hai detto! Un bacio!
 EnergyAir: Ti ringrazio tantissimo, sono felice che anche il terzo capitolo ti sia piaciuto così tanto... ^^ Ma sono ancora più felice che non abbia deluso le tue aspettative. Be' molti ragazzi si comportano come Massi all'inizio, un mio amico ripete sempre la frase "chi diprezza compra"... xD Evidentemente è davvero così. xD Grazie ancora per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 _Manto_: Sono assolutamente daccordo con te riguardo al nostro nome...u.u ahahahah Be' sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto, e se tu preferisci curiosare qua e là e non hai paura degli spoiler puoi leggere tutto quello che ti pare... xD Mica te lo impedisco... xD Be' a cosa porteranno le ripetizioni lo vedrai nel prossimo capitolo... ^^ Per il comportamento di Massi in questo in capitolo sarà tutto più chiaro quando pubblicherò il capitolo dal suo POV ma anche quando continuerai a leggere e lo conoscerai meglio potrai arrivare alla soluzione dei tuoi enigmi... xD Sì, Vale è fantastica, lo penso anch'io. xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto, sono stata davvero felice di leggere la tua opinione. Un bacio!
 _Caline: Diciamo che Marco è un buon osservatore... xD Sono contenta che Massi e Vale ti piacciono, sono molto divertenti in questi primi capitoli, mi ero persino dimenticata di tutte le frecciatine che si lanciano... ^^' In effetti Massi è un tipo un po' particolare, comincerai a comprenderlo davvero solo tra qualche capitolo... xD Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto così tanto, spero che anche questo non ti abbia deluso. xD Grazie per la recensione e per tutte le tue parole. Un bacio!
 Crystal Moon: Sì, i loro punzecchiamenti sono molto divertenti. Dopo aver postato il capitolo l'ho riletto anch'io e devo ammettere che non ricordavo di aver scritto cose così spiritose, ma io ho problemi di memoria, sarà la vecchiaia che avanza... ^^' Sì, ho iniziato a scrivere la storia dal punto di vista di Massi (ho scritto solo tre capitoli per il momento) e un capitolo l'ho appena pubblicato... xD Ti ringrazio davvero tantissimo per la tua recensione, sei stata gentilissima a lasciarla. Un bacio!
 Eky_87: Grazie mille per i complimenti... ^^ Sono contenta che man mano che si va avanti la storia non stia deludendo le tue aspettative, ne sono così felice... *__* Il rapporto di Vale e Massi è solo all'inizio, ancora non ho raccontato quasi nulla. E Marco sì, è geloso. Si capirà tutto meglio nel prossimo capitolo... ^^ Per la reazione di Massi riguardo la torta, ancora è presto per provare a prevedere i comportamenti di Massi... Ha un carattere molto particolare e si scoprirà completamente solo nel corso della storia... ^^ Ti ringrazio ancora immensamente per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 just_love_me: Sono contenta che la mia storia sia meglio dei compiti di matematica...ahahhah xD Ma per quanto mi riguarda anche spulciare un gorilla era meglio dei compiti di matematica quando andavo al liceo... ahahahah Sono felice che ti stia piacendo. xD Grazie mille per la recensione e per i complimenti. Un bacio!
 chiara84: Per fortuna che alla fine sei riuscita a pubblicare la recensioni, mi sarebbe dispiaciuto non poterla leggere... ^^ La mia intenzione nel descrivere la scena era proprio quella di far sentire tutta la rabbia e l'irritazione di Vale, quindi sono contenta di esserci riuscita... xD E' un po' prematuro cercare di spiegare il comportamento di Massi, lui è un personaggio abbastanza particolare che si scoprirà pian piano nel corso della storia... ^^ La reazione di Marco si spiegherà totalmente nel prossimo capitolo, quindi non perderlo... xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 Moon Hunter: Per il libro dispiace molto anche a me, ma alla fine meglio così. xD Evidentemente era destino che questa restasse solo una fanfitcion e io sono contentissima di questo, quindi non ci pensare. Ci tenevo ma sapevo che non sarebbe stato semplice e anche se all'inizio ci sono rimasta molto male (anche perchè erano quasi riusciti a raggirarmi...^^') adesso sono tornata quella di prima, anzi sono anche meglio di prima...xD Sono contenta che tu abbia deciso di rileggere la storia... xD Grazie mille per la recensione e per le tue parole. Un bacio!
 Penny Black: Vale è molto complicata... Sapessi quante volte mi sono fermata mentre scrivevo e dicevo "ma che cavolo sta pensando questa qui? Io non la capisco più"... Sì, sono pazza. Quando scrivo i personaggi vanno da soli, io ci metto solo le mani per scrivere e il tempo... ^^' Be' scorpirai che Marco è un ottimo osservatore, è difficile che si sbagli... ^^' Forse Vale sta cominciando a provare qualcosa per Massi ma non è una che cade facilmente nel mucchio, non dimenticare che lei comunque odia Massi (almeno per il momento) e orgogliosa com'è non accetterebbe di finire come le ochette che girano intorno a Massi... ^^ Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto. Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 freeze: Io covo sempre, confesso... u.u ahahahah xD E ancora non hai letto niente, questo è solo l'inizio. Più avanti ti accorgerai di cosa sono capaci di miei personaggi, a volte hanno sorpreso persino me con i solo atteggiamenti... xD Be' la torta mimosa è la mia preferita, e quella che faccio io (non per fare la spaccona...^^) è davvero buonissima... xD Ognuno può vedere Massi come vuole, sei assolutamente autorizzata ad immaginarlo come più ti piace... Le immagini che metto io sono solo per semplice gusto personale... xD Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto. Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 A l y s s a: Prima di tutto ancora grazie per aver deciso di iscriverti al forum, sei stata gentilissima... xD Sono contenta che la storia ti abbia colpito subito, le tue parole mi hanno davvero commossa... ç___ç Diciamo che non c'è una versione precedente, sto solo ripostando i capitoli che avevo cancellato, e sono esattamente identici a quelli che avevo già pubblicato...^^ Ti ringrazio per i complimenti sul mio stile, non so se li merito ma sono contenta che la pensi così. So che la trama della storia non è delle più originali, non sono mai stata un mostro di fantasia, però sono sempre felice di sentirmi dire che nella mia banalità riesco comunque a scrivere qualcosa di originale... xD Sì, il carattere di Vale è molto forte, è un tipo orgoglioso e difficilmente si arrende davanti alle difficoltà. Marco lo si scoprirà pian piano, esattamente come Massi. E alla fine nessuno dei due sarà come Vale li descrive all'inizio, hanno molto da dire e sono tutti da scoprire... xD A quanto pare il tuo augurio sulla voglia di scrivere ha funzionato, visto che sta tornando giorno dopo giorno, ed è sempre più forte... ^^ Grazie davvero per la recensione e per ogni tua singola parola. Un bacio!
 paperacullen: Oddio, addirittura i salti di gioia? Così mi mandi direttamente in Paradiso, lo giuro... *__* Si parla addirittura di onore nel leggere una storiella come questa. Complimenti del genere mi mettono davvero in soggezione, perchè sono sempre molto critica con me stessa e non penso mai di meritarli, però ti ringrazio davvero dal più profondo del cuore... *___* Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Non so davvero in che altro modo ringraziarti per le tue parole. Grazie. Un bacio!
 ShadowOfTheWind: Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto, e spero che anche questo non ti abbia delusa. xD Sì, Massi è una strafico, ci sarebbe da sbavare dalla mattina alla sera ad avere uno come lui in classe... *__* Ed è anche vero che Marco è molto dolce... xD Ti ringrazio davvero di cuore per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 PinkLove: Il tuo primo amore? Così mi mi fai commuovere... *__* Sono contenta di averti fatto felice nel ripostarla... xD Prometto che cercherò di darmi quanto più da fare possibile per finire il seguito, così potrai leggere qualcosa di nuovo...xD Oddio, le tue parole mi commuovono sul serio... *__* Non penso di meritarle, però sei dolcissima! *__* Già i complimenti normali mi mettono in soggezione, se ne vai a cercare di più intensi va a finire che mi metto a piangere sul serio, giuro... ç___ç Ti ringrazio davvero per le tue parole. Accettare i rifiuti non è stato semplice. Non ho mai pensato che potessero pubblicarla quindi non ci speravo, però riceverli mi ha completamente bloccata nella scrittura. La delusione mi ha davvero buttata a terra... Però sono contenta di essere tornata. Più bella e più forte di prima, aggiungerei... xD Grazie davvero, la tua recensione mi ha fatto venire ancora più voglia di scrivere e di continuare...*__* Grazie sul serio. Non so che altri dirti per ringraziarti! Un bacio!
 momi87: Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto. Ormai punzecchiare Vale è diventanto una specie di passatempo per Massi, e lei non si risparmia con le risposte... xD E' vero, Massi sa ammaliare, e più andremo avanti più scoprirai quanto sa essere affascinante, e soprattutto quanto quel ragazzo riesca a sorprendere... xD In effetti sia Massi che Marco ancora non hanno mostrato quasi niente dei loro veri caratteri, ma piano piano verranno fuori anche loro... ^^ Grazie mille per la tua recensione, già il fatto di donare emozioni a te e tutte le lettrici qui su EFP mi riempie di gioia... Grazie ancora per le tue parole. Un bacio!
 selena_14: Sono così contenta che la mia storia ti sia piaciuta così tanto e che tu abbia deciso di rileggerla, grazie mille! *__* Per fortuna l'ispirazione sta tornando e piano piano il seguito sta andando avanti (devo cominciare il capitolo quattro, ma in questi due giorni ho finito davvero alla velocità della luce il terzo...^^). Grazie ancora per la recensione e per le tue parole. Un bacio!
 GePo: Be' spero che rivedere la storia qui su Efp abbia risanato il tuo cuore. Sono davvero felicissima che tu possa avere finalmente la possibilità di leggerla... xD Sono sempre contenta di conoscere nuove ragazze che si appassionano a "Il Figlio della Prof" e tu non fai di certo eccezione. E' un piacere conoscerti e spero che la storia continui a piacerti sempre... xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto... *___* Un bacio!
 


 Spero di rivedervi tutti al prossimo capitolo. La prossima settimana spero di riuscire a pubblicarne due (lezioni in università permettendo... ^^'). Un bacio enorme a tutti!
 
   
 

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Capitolo 5
*** Pomeriggio A Casa Del Nemico ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 5 (new)
E’ Facile Ingannare L’Occhio
Ma E’ Difficile Ingannare Il Cuore
Al Pacino
 
 
 Capitolo 5: Pomeriggio A Casa Del “Nemico”
 
 -Quindi tra meno di un’ora dovrai andare a casa di quel gran bel pezzo di fusto?- chiese Amy strabiliata.
 -Amy, non chiamarlo così-, dissi con il morale sottoterra.
 -E’ solo invidiosa-, la voce di Marti arrivò divertita alle mie orecchie.
 Che splendida invenzione Skype, in quel momento avrei voluto uccidere chi lo aveva ideato e torturarlo per averci inserito le conferenze. Era da più di mezz’ora che le mie due pseudo migliori amiche mi stavano esaurendo la vita e non ne potevo davvero più.
 Amy non faceva altro che dire quanto era preoccupata per suo fratello, mentre Marti ripeteva che aveva il terrore che il giorno successivo la Bianchi cominciasse ad interrogare a tappeto.
 Dal canto mio le lasciavo parlare ed azzannarsi tra di loro leggendo un libro o guardando la televisione, e ogni tanto facevo un verso d’assenso per far capire che non ero entrata in coma. Ormai le conoscevo così bene che anche se non seguivo i loro discorsi punto per punto se mi ponevano una domanda rispondevo all’istante, tanto erano sempre le stesse domande e le stesse risposte da anni.
 Ma alla domanda di Marti “Poi hai risolto con Marco?” si era scatenato l’inferno. Raccontai tutto quello che era successo in cortile omettendo con cura tutto quello che avevo provato in quel momento, ci mancava solo che anche quelle due cominciassero a travisare ogni cosa.
 -Certo che sono invidiosa-, continuò Amy. –Ma state vedendo quello che sta succedendo o avete le fette di salame sugli occhi?-
 Nessuna di noi due rispose, tanto sapevamo dove sarebbe andato a finire il discorso di Amy.
 -Vale, stai correndo seriamente il rischio di far innamorare Marco di te.-
 Un sorriso di consapevolezza mi si dipinse sul volto, fortuna che Amy non poteva vedermi altrimenti avrebbe frainteso anche quello.
 Sapevo che avrebbe detto quelle parole ed ero anche cosciente del fatto che all’apparenza poteva addirittura sembrare che avesse ragione lei, ma in realtà le cose stavano in modo totalmente diverso.
 -Amy, vuoi che ti ripeta ancora una volta i motivi per cui ritengo altamente improbabile, se non assolutamente impossibile, che le tue parole si avverino?-
 -Lo sai che ho ragione-, continuò lei imperterrita.
 Non mi restava altra scelta che cercare di spiegarmi con più chiarezza.
 -Lui non mi vuole, io non lo voglio e l’unico rapporto che avremo sarà puramente accademico. Ficcatelo in testa!- esclamai irritata.
 -Ti sbagli-, disse lei con calma. –L’attrazione tra voi due è palese.-
 Ma dove diavolo ce li aveva gli occhi? Di che cavolo di attrazione stava parlando? Se la si doveva vedere da un punto di vista chimico io e Marco potevamo essere considerati due elettroni: forse eravamo simili ma le forze di repulsione tra noi erano tali da non poter mai, in nessun caso, trovare un punto d’incontro.
 -Amy tra me e Marco non c’è alcun tipo di attrazione-, cercai di spiegarle con calma.
 -Sono d’accordo con Vale-, disse Marti.
 Almeno una delle due era ancora in possesso delle sue facoltà mentali.
 -Sarà…-, cominciò Amy con tono sospettoso. –Ma ti comporti in modo strano e secondo me c’è dietro un ragazzo. Se non è Marco deve essere per forza qualcun altro.-
 Spalancai gli occhi, Amy mi leggeva dentro peggio di una macchina a raggi x.
 Il mio silenzio doveva averle dato nuova grinta per continuare il suo attacco ed io mi accorsi del mio errore troppo tardi per poter tentar di rimediare.
 -Lo sai che non ti vedevo così dai tempi di Riccardo.-
 Questo era un colpo basso. Sentii il cuore cominciare a battere imperterrito.
 Riccardo Donati era stato l’unico ragazzo al mondo che fosse mai riuscito a farmi provare qualcosa che si avvicinasse a un vero sentimento d’amore.
 Bello, bellissimo anzi. Alto, capelli castani ricciolini, occhi di un verde così brillante da abbagliare con un solo sguardo e un fisico che avrebbe fatto invidia persino ad un modello.
 Era di due anni più grande di me e lo avevo conosciuto durante le vacanze estive quando avevo tredici anni. Non era stato un colpo di fulmine, eravamo solo amici; parlavamo di tutto e dovevo ammettere che con lui mi sentivo meravigliosamente libera. Poi l’estate di due anni dopo mi disse che si sarebbe trasferito a Londra con la sua famiglia, suo padre aveva avuto una promozione e a settembre sarebbero partiti.
 Avevamo solo tre mesi da passare insieme prima che lui uscisse dalla mia vita. Credo di non esagerare dicendo che quelli sono stati i tre mesi più belli della mia vita. Ogni giorno trovavamo qualcosa di nuovo da fare, che ci unisse e ci facesse sentire bene insieme.
 Mai, neanche per un momento, avevo pensato a lui come ad un ragazzo. Per me era semplicemente un meraviglioso e insostituibile amico, come lo erano Amy e Marti.
 Però durante la nostra ultima settimana, parlando con Amy, mi resi conto che forse i sentimenti che provavo per lui non erano poi così amichevoli come pensavo. Mi resi conto che in quei tre mesi più di una volta mi ero sorpresa a pensare a noi due da soli insieme, mano nella mano a passeggiare sulla spiaggia al tramonto e delle volte il finale di quelle fantasie non era esattamente casto. Quelli non erano di certo pensieri che si potevano rivolgere ad un amico.
 Secondo Amy ero innamorata cotta.
 Secondo Marti era solo una reazione alla partenza di lui.
 Secondo me era solo paura di perderlo per sempre. Mi stavo illudendo di essere innamorata di lui solo per incidere più affondo dentro di me il suo ricordo, ma capii quasi subito che il mio non era amore, non quello vero.
 Non gli dissi nulla di quello che mi stava succedendo, era inutile. Non c’era tempo per discutere di cose del genere, volevo solo che quegli ultimi momenti insieme a lui trascorressero sereni e felici.
 Il giorno della sua partenza cercai di sembrare il più normale possibile, e credo di essere stata abbastanza convincente. Andai in aeroporto con lui e aspettai che salisse su quell’aereo che me lo avrebbe portato via.
 Accadde tutto con molta naturalezza: lui mi sorrise, mi abbracciò e dandomi un buffetto sulla guancia mi chiese di mandargli delle e-mail il più presto possibile. Glielo promisi e con un ultimo abbraccio lo vidi scomparire dal mio cammino.
 All’inizio non provai nulla: non ero triste, né depressa, né arrabbiata. Tornai a casa con il cuore leggero e la mente svuotata.
 Una volta nella mia stanza però, sola con i miei pensieri, mi guardai intorno e mi colse una strana angoscia. Tutto mi ricordava lui, quel ragazzo che era il mio migliore amico e che io avevo perso. Caddi in ginocchio e cominciai a piangere, mi sembrava che dentro di me si fosse rotta una diga e adesso tutte le emozioni che avevo trattenuto nel momento in cui era partito stessero straripando senza lasciarmi spazio.
 Piansi non so neanche io per quanto tempo, finché alzando gli occhi sullo schermo del mio computer non mi accorsi di una cosa che non avevo notato. C’era una pagina di Word aperta e quella che mi sembrava una lettera era davanti ai miei occhi increduli.
 Mi sedetti alla scrivania e cominciai a leggere con il battito cardiaco che aumentava ad ogni nuova riga.
 

Cara Vale,
sto per partire e tu sei in bagno a finire di vestirti. Ho deciso di lasciare una traccia del mio passaggio nella tua vita...
 Sai come la penso sulle amicizie a distanza, dopotutto anche tu sei sempre stata d’accordo con me su questo argomento. I rapporti a distanza non funzionano, è inutile prendersi in giro. Che si tratti di amore o di amicizia, alla fine arriva sempre un momento in cui ci si perde. Ci possono volere giorni, mesi o anche anni ma quel momento arriva sempre.
 Ti scrivo questo per dirti che quando quel momento arriverà non devi essere triste. Se un giorno il ponte che ci lega si romperà ricordati sempre che ti ho voluto un bene dell’anima, un affetto che forse sarebbe anche potuto diventare qualcosa di più (almeno da parte mia)…
 Spero che non mi dimenticherai, io non lo farò.
Riccardo
 

 Come entrambi avevamo previsto il ponte di ruppe.
 Da quando era andato via ci inviavamo e-mail tutti i giorni, anche cinque o sei. Poi dopo i primi due mesi le e-mail cominciarono a diventare una al giorno fino a ridursi a una a settimana. In una di queste e-mail, erano passati quasi sei mesi dalla sua partenza, Riccardo mi scrisse di aver incontrato una ragazza: era inglese ma di origini italiane, si chiamava Lara. Mi scrisse che era una sua compagna di scuola, che era simpatica e adorava studiare con lei.
 In principio rispondevo alle sue e-mail con un’immensa felicità, ero sinceramente contenta che avesse trovato un’amica, ma più il tempo passava e più mi rendevo conto che Lara stava prendendo quel posto nel cuore di Riccardo che una volta era stato mio.
 Non potevo di certo lottare, non ne avevo la forza e la distanza tra noi era incolmabile.
 Il nostro legame si spezzò definitivamente quando lui mi confessò di essersi innamorato di Lara. Lo avevo sempre saputo ma quella e-mail piena di parole dolci per quella ragazza a me sconosciuta mi ferì profondamente. Non risposi subito e quando lo feci scrissi le parole più pesanti di tutta la mia vita. L’e-mail aveva un tono distaccato e annoiato, gli dicevo che ero felice per lui ma che ormai mi ero stancata di sentirlo parlare sempre delle stesse cose, che ero molto impegnata con lo studio e non potevo dargli retta. Non era vero, ovviamente; se fosse stato per me avrei preso il primo aereo e lo avrei raggiunto, ma per il bene di entrambi sapevo che quella era la scelta giusta da fare.
 Riccardo doveva aver recepito il messaggio, dopotutto lui mi aveva sempre capita al volo, perciò non rispose alla mia e-mail e non me ne mandò altre.
 Il ponte era stato frantumato per sempre.  
 -Cosa c’entra Riccardo adesso?- chiesi ad Amy con una nota scocciata nella voce.
 -Hai lo stesso atteggiamento di quando eri indecisa sui sentimenti che provavi per lui-, rispose lei con semplicità. –Ti conviene confessare, tanto lo sai che alla fine capirò tutto comunque.-
 Sì, come aveva capito che ero innamorata persa di Marco. Che intuito!
 -Non c’è nulla da confessare, ti stai sbagliando su tutta la linea.-
 Amy non rispose.
 -Vale, hai detto che nel cortile c’era anche Massimiliano Draco, vero? Scommetto che vi siete ammazzati a furia di insulti.- Il tono di Marti era divertito, ma il mio cuore non lo era per niente: quella stupida riusciva sempre a fare delle domande spinose nelle situazioni peggiori. Sapevo che lo aveva fatto in buona fede ma avrei comunque voluto disintegrarla.
 Ebbi un attimo di esitazione poi risposi con calma: -Quel ragazzo ha la capacità di irritarmi come pochi, c’è mancato poco che non lo fulminassi.-
 Chi aveva parlato? Di chi era quella voce così stupidamente nostalgica? Perché non avevo il solito tono sprezzante? Che stava succedendo?!
 L’Amy-radar si mise subito in azione, e io sentivo il suo alito sul collo anche attraverso il collegamento alla rete.
 -E’ lui-, mormorò Amy incredula.
 La sentii appena ma compresi che dovevo subito trovare una soluzione.
 -Scusate ma adesso devo andare, ho una lezione di matematica che mi chiama.-
 -Aspetta solo un secondo…-, mi ammonì Amy.
 -Ciao-, chiusi immediatamente la conversazione.
 Speravo con tutto il cuore che la mia amica detective non avesse capito quello che io stavo cominciando ad apprendere con molta lentezza e riluttanza, ma che ero ancora ben lontana dall’accettare.
 
 Parcheggiai lo scooter davanti a una graziosa villetta che si trovava nella periferia di Lecce. Mi guardai intorno ammirata, quel quartiere era formato interamente da ville più o meno simili, ma tutte assolutamente meravigliose.
 Guardai il campanello dell’abitazione in cui sarei dovuta entrare da lì a pochi secondi. Su una targa d’orata c’era scritto: Avvocato Giorgio Iovine; e accanto a quella, come se la prima non mettesse già abbastanza in soggezione, ce n’era un'altra: Dott.ssa Mariangela Buttazzo- Cardiochirurgo.
 Una cosa mi era assolutamente chiara in tutta quella storia, la famiglia di Marco era facoltosa, importante e irrimediabilmente ricca sfondata.
 Ora capivo tutte le manie di protagonismo che aveva Marco. Con due genitori del genere persino un ragazzo timido fino al midollo sarebbe riuscito a mettersi in mostra.
 Stranamente ce lo vedevo proprio Marco come figlio di un avvocato e di un medico, quel ragazzo era una contraddizione vivente persino nei geni.
 Il mio dito si mosse meccanicamente verso il campanello e suonò con decisione. Solo in quel momento mi resi conto che c’era un videocitofono, avrei dovuto immaginarlo...
 -Chi è?- chiese la metallica voce di Marco dall’altra parte, si sentiva che stava ridendo sotto i baffi. Sapeva perfettamente che ero io, solo un cieco non lo avrebbe potuto vedere.
 Se cominciava già a farmi irritare in quel modo, il pomeriggio non sarebbe stato dei migliori, almeno per lui.
 -Hai un videocitofono grande quanto la tua testa, idiota! Pensavi che non l’avessi notato? Smettila di fare lo stupido e fammi entrare.-
 -Lo sapevo che ti saresti arrabbiata-, continuò lui ridendo.
 -Tu non hai idea di come divento quando sono arrabbiata. Per tua informazione ora sono solo infastidita-, il mio tono era il massimo della serietà.
 -Una ragazza bella come te deve essere meravigliosa anche quando si arrabbia.-
 Ed ecco la famosa goccia che fa traboccare il vaso.
 Cercai di trattenere le urla che stavano per scatenarsi uscendo dalla mia bocca e con un tono pacato dissi: -Se hai intenzione di continuare con questo giochetto imbecille ancora per molto io me ne torno a casa, auguri per il tuo problema con i numeri.-
 -Aspetta!- esclamò allarmato.
 Magicamente il portoncino diede uno scatto e io mi lasciai sfuggire un sorriso soddisfatto. Quanto mi piaceva intimorirlo.
 Misi una mano sul portoncino e lo spinsi per entrare.
 Impossibile non notare quanto il cortile interno fosse ben curato.
 La flora non mancava di certo: diverse piante e alberi spiccavano ai due lati della casa e vari vasi con piante fiorite erano distribuiti sotto il porticato che portava all’ingresso.
 La porta si aprì e davanti ai miei occhi apparve Marco in tutta la sua persona; sembrava sprizzare superiorità da tutti i pori. Non che lo facesse a posta, però da quando avevo visto dove viveva mi sentivo un po’ in soggezione in sua presenza.
 I suoi occhi azzurri mi sorrisero.
 -Vieni avanti-, disse scendendo i tre gradini che ci separavano e prendendomi la mano. –La matematica ci sta aspettando.-
 Lo guardai con il sopracciglio sollevato in maniera inumana. Che stava facendo? Mi prendeva per mano solo per portarmi in casa, e pretendeva anche che lo lasciassi fare?
 Diedi un piccolo colpo di tosse, al che lui si voltò confuso e mi fissò negli occhi.
 -Qualcosa non va?- chiese con aria innocente.
 “Sì, sto per romperti un polso.”
 I miei pensieri erano un tantino estremi ma la mia pazienza aveva ormai raggiunto il limite e lo aveva anche superato di parecchio.
 -Ti dispiace ridarmi la mia mano?-
 Marco mi sorrise divertito.
 -Cosa c’è? Ti innervosisce che i nostri corpi entrino in contatto? Senti una strana attrazione che cresce e che ti impone di concentrarti al massimo per non saltarmi addosso?-
 Sorrisi, ma non era un sorriso normale, era quello che poteva avere un serial killer davanti alla sua prossima vittima.
 -Si può dire che tu ci abbia azzeccato, Marco. Sono così nervosa che ho voglia di prenderti a schiaffi, e ti garantisco che mi sto trattenendo a stento dal saltarti addosso e renderti inoffensivo almeno per i prossimi quarant’anni. Adesso che hai capito i miei sentimenti, molla immediatamente la mia mano!-
 Avrebbe dovuto scappare via tremando e invece mi guardava con quei suoi occhi azzurri così limpidi e stranamente felici. Rimasi spiazzata per qualche secondo e questo gli diede modo di trascinarmi in casa senza lasciare la mia mano. Una volta dentro la tirai via e lo fissai irritata.
 -Tanto lo so che ti piace quando faccio così-, disse con un sorriso sornione.
 -Certo, mi piace come fare il bagno in un lago ghiacciato nel pieno dell’inverno siberiano-, mugugnai incrociando le braccia.
 -Ok, adesso la smetto.-
 -Magari.-
 -Scusa, ma non ho saputo resistere. Quando un ragazzo prova a farti un complimento ti chiudi a riccio. Volevo solo vedere fino a che punto saresti stata in grado di resistere.-
 -Sei arrivato ad una conclusione?- chiesi scocciata.
 -Naturalmente, anche se credo che sia la più scontata.-
 -E cioè?-
 -Non sei per niente attratta da me.-
 -Fortuna che me lo hai detto tu dopo tutti i tuoi esperimenti perché da sola non ci sarei mai arrivata-, dissi con tono sarcastico.
 -Lo so che a te può sembrare strano ma non sono abituato ad essere rifiutato.-
 -Povero piccolo-, alzai gli occhi al cielo esasperata.
 -Devo confessare che mi infastidisce ma la curiosità è molto più grande di quello che pensavo. Adesso voglio solo cercare di capire come mai non ti piaccio.-
 -Mentre ti lambicchi con queste assurdità potremmo cominciare con le ripetizioni? Sai non ho mica tutto il tempo del mondo.-
 -Hai ragione-, disse lui un po’ imbarazzato. –Seguimi.-
 Mi fece strada verso un grande salone arredato in stile moderno. C’era un divano rosso e un enorme televisore al plasma proprio davanti ai miei occhi. Dopo il divano si stagliava il tavolo più bello che avessi mai visto: era completamente di vetro, doveva pesare una tonnellata ma la luce che entrava dall’enorme finestra che stava sulla sinistra del tavolo lo rendeva quasi incorporeo ed etereo. Rimasi a bocca aperta.
 Quando ci avvicinammo al tavolo per poco non sospirai incantata. Persino le sedie erano di vetro: l’apoteosi del buon gusto. Quella stanza era arredata in modo semplice ma assolutamente perfetto.
 -Tutto bene?- chiese Marco notando il mio sguardo perso nel vuoto.
 -Sì. Questo tavolo mi ha lasciata senza parole.-
 -Ti piace?- chiese lui incredulo.
 -E’ meraviglioso-, risposi con aria sognante. –Non ho mai visto nulla di più bello.-
 -Hai gli stessi gusti di quella sciroccata di mia madre-, disse lui divertito. –Mio padre ed io stiamo ancora cercando di capire come le sia venuto in mente di arredare la stanza in questo modo. Per il quieto vivere familiare abbiamo preferito tacere e lasciarla fare.-
 -Tua madre è un genio dell’arredamento, questa stanza è fantastica.-
 -Sono contento che almeno a te piaccia-, mi disse sorridendo. Avvolta da quell’atmosfera di incredulità e sorpresa non potei fare a meno di ricambiare quel sorriso.
 Ci sedemmo e tirai fuori dalla borsa i miei libri.
 -Da cosa vuoi cominciare?- gli chiesi mentre sfogliavo l’indice del libro.
 -Decidi tu. Per me qualunque argomento sarà comunque una tortura-, rispose scoraggiato.
 -Bene, direi di iniziare dalla goniometria, è molto probabile che agli esami ce la chiedano.-
 -La cosa?-
 -Goniometria... Angoli, gradi, radianti. Hai almeno una vaga idea di quello che sono?-
 Se non sapeva neanche cosa fosse la goniometria la situazione era più tragica di come me l’avesse dipinta sua madre.
 -Ah, sì… Quella roba stupida su come trovare il seno e il coseno.-
 -Già.- Il seno dell’angolo se lo ricordava, chissà perché non riuscivo ad esserne stupita.
 Dopo dieci minuti di spiegazione mi resi subito conto di chi avevo di fronte: qualcuno che non aveva neanche la minima idea di come fosse fatta la matematica. Marco era impedito in modo inverosimile, i concetti non gli entravano in testa neanche a pagarlo oro.
 Feci un profondo respiro e cercai parole più semplici per fargli comprendere una nozione elementare che non riusciva proprio a capire.
 -Cercherò di essere più chiara-, cominciai tentando di trovare le parole giuste. –La circonferenza goniometrica è una circonferenza inserita in un piano cartesiano. Essa per essere definita goniometrica deve avere il centro nell’origine e il raggio uguale a uno. Ti prego, dimmi che adesso ti è più chiara…-
 -Quindi-, cominciò lui cercando di concentrarsi. –Quello che vuoi dire è che una circonferenza può essere chiamata goniometrica solo se ha l’origine nel centro, cioè dove si incontrano l’ascissa e l’ordinata, e ha il valore del raggio uguale a uno.-
 -Precisamente-, risposi contenta.
 -Adesso ho capito. Fin’ora non ero neanche arrivato al fatto che l’origine era il punto in cui si incontravano i due assi.-
 Sembrava molto fiero di se stesso, mentre io stavo cominciando a preoccuparmi sul serio: Marco era assolutamente negato per la matematica.
 -Dopo il concetto si passa alla pratica, pronto ad affrontare qualche piccola formula?-
 Lui mi fissò con il terrore negli occhi.
 -Formula?-
 -Sì, immagino tu sappia che la matematica è fatta soprattutto di formule…-
 D’un tratto il cellulare di Marco, poggiato sul tavolo, cominciò a suonare ed io lo guardai irritata a causa di quell’interruzione.
 -Scusa, giuro che la prossima volta lo spengo.-
 -Sarà meglio per te. Avanti, rispondi.- Chinai la testa sul libro per cercare qualche esercizio che fosse abbastanza accessibile.
 -Ciao Massi.-
 Quelle due semplici parole raggiunsero il mio stomaco con la precisione di una freccia scoccata da Robin Hood in persona. Alzai lo sguardo così velocemente che per un attimo mi girò la testa.
 Marco mi guardò a metà tra il consapevole e il curioso.
 -Sì, sono qui a casa.-
 Non sapevo perché, ma non potei fare a meno di desiderare che Draco parlasse un po’ più forte in modo che potessi sentirlo anch’io. La sua voce mi mancava e sebbene questo desiderio mi stesse creando dei seri problemi nel riuscire a non vomitare, non potei più nascondere a me stessa che l’assenza di Massimiliano Draco cominciava a rendermi molto più inquieta della sua stupida presenza.
 Marco sorrise, e quel suo sorriso non mi ispirava neanche un po’ di fiducia. Scostò il telefono dall’orecchio e premette un pulsante.
 -Più tardi c’è una partita al campetto, ce la fai a venire?-
 Aveva messo in vivavoce e la voce di Massimiliano si era diffusa per la stanza fino ad arrivare alle mie orecchie e al mio stomaco; in quel punto sentii una fitta tremenda che mi tolse il respiro.
 -Non so se farò in tempo-, aveva risposto Marco, mentre mi guardava negli occhi e continuava a sorridere. –Tra poco ho le ripetizioni di matematica.-
 Gli lanciai uno sguardo pieno di risentimento.
 Draco non rispose. Passò qualche secondo ma non si decideva a parlare.
 -Sei ancora vivo?- chiese Marco. Stava cominciando a farmi innervosire sul serio, non mi andava giù il fatto di ascoltare Draco a sua insaputa. Stavo per dire a Marco di smetterla ma mi bloccai all’istante. Se avessi parlato Draco mi avrebbe sentita sicuramente e chissà che avrebbe pensato.
 -Cerca di farcela-, continuò Draco con il suo tono normale. –Anche se a calcio sono un fuoriclasse, senza di te facciamo pena.-
 Alzai un sopracciglio. Alla faccia della modestia!
 -Sempre umile, eh Massi…-
 -Lo sai che è la verità.- La sua voce sembrava serena e divertita. Evidentemente il fatto che Marco ed io avremmo passato del tempo da soli non gli importava più di tanto. Eppure… questo mi infastidiva terribilmente. Ma perché?
 -Sì, come no-, continuò Marco scettico.
 -Aspetta un attimo. C’è mia madre che ti vuole parlare.-
 Spalancai gli occhi. La D’Arcangelo al telefono!? No, questo era troppo. Se avesse scoperto che stavo ascoltando mi avrebbe disintegrata.
 -Marco…-
 Troppo tardi.
 -Buonasera, signora-, disse lui in modo educato.
 -Ho saputo che la ragazza che ti dà ripetizioni è una mia alunna. Ti dispiacerebbe dirmi il suo nome?-
 Avevo la spiacevole sensazione che lei sapesse benissimo che ero io.
 -E’ Valeria Ferrari, signora.-
 -Capisco-, rispose la donna con tono pensieroso. –A quanto ne so è molti portata per la matematica, anche se nelle mie materie è un po’ carente. Comunque tutto sommato è una brava ragazza.-
 -Sì, lo so signora.-
 -Di’ la verità… Ti piace?- la voce della D’Arcangelo era eccitata e curiosa.
 Arrossii di colpo. Da dove nasceva tutto questo suo interesse per la vita sentimentale di Marco, ma soprattutto per la mia vita sentimentale?
 -A me piace molto, però lei non sembra corrispondere.-
 Mi fissò sempre con quel suo sorriso diabetico. Alzai gli occhi al cielo esasperata e sbuffai.
 -Ma che peccato. Che strano che ti abbia rifiutato, so che le ragazze a scuola fanno la fila per te…-
 -Diciamo che nel cuore di lei c’è già qualcuno.-
 Lo fissai a bocca aperta. Che diavolo andava blaterando? Nel mio cuore non c’era anima viva, era assolutamente libero come un parcheggio deserto.
 -E sai chi è?- chiese la D’Arcangelo curiosa.
 -Mamma, restituiscimi il telefono!- sentii Draco esclamare con urgenza.
 -E perché?-
 -Questa conversazione sta prendendo una piega imbarazzante.-
 Ero assolutamente d’accordo.
 -Scusa, Marco. Sembra che mio figlio voglia mettermi in riga.-
 Rise. Mi ritrovai a pensare che la D’Arcangelo sapeva essere davvero una persona piacevole lontana dalle mura scolastiche e da quel suo maledetto registro.
 -Tranquilla, signora.-
 -Marco.- Era di nuovo Draco.
 -Bentornato-, disse Marco divertito.
 -Cos’è questa storia che la Ferrari sarebbe innamorata di qualcuno?-
 Dalla sua voce traspariva un’urgenza di informazioni che la rendeva quasi ansiosa.
 “Da quando i miei sentimenti sono diventati la notizia del giorno?” mi chiesi scocciata.
 -Semplicemente credo che Vale non sia attratta da me, perché le piace qualcun altro.-
 Lo fissai con uno sguardo eloquente. Sapevo che aveva letto tra le righe quello che avevo cercato di fargli capire: chi lo ha detto che se un essere di sesso femminile non ti vuole e non crede che tu sia un dio sceso in terra il motivo si debba per forza ricercare nel fatto che sia attratto da un altro soggetto? Non potrebbe essere che tu non le piaccia e basta?
 Lui ricambiò il mio sguardo con uno che lasciava poco spazio all’errore. Sembrava mi stesse dicendo: E’ inutile che continui a negare, ti ho scoperta.
 Il respiro mi si bloccò. Possibile che lui avesse capito qualcosa che io non riuscivo a vedere e a comprendere?
 -Pensi di sapere di chi si tratta?- chiese Draco con tranquillità.
 -Ho una teoria abbastanza probabile.-
 Socchiusi gli occhi irritata, Marco non poteva neanche lontanamente immaginare quanto lo stavo odiando in quel momento.
 -Hai intenzione di espormela?-
 -Mi dispiace, ma essendo solo una teoria non vorrei mettere Vale in una situazione scomoda senza esserne certo.-
 -Capisco… Ci vediamo al campo allora…-
 Aveva cambiato argomento. Strano che non avesse cercato di far cedere Marco per sapere la verità, in genere Draco era un impiccione di prima categoria ma non avrei dovuto restare sorpresa probabilmente non era poi così interessato alla mia patetica vita.
 -Cercherò di esserci-, continuò Marco e chiuse la chiamata.
 Ripresi a respirare in modo regolare e lo fissai con occhi infuocati.
 -Non mi guardare così-, cominciò sicuro di sé. – Dentro di te lo senti che le mie parole non erano sbagliate.-
 -Come ti permetti di fare certe insinuazioni sui miei sentimenti? Che ne sai tu di quello che provo? Mi conosci a malapena da un giorno!-
 -Sono bravo a capire le persone. Anche se sono più complicate di un problema di goniometria, per me la maggior parte delle volte sono come tanti libri aperti. Tu non hai fatto eccezione, mia cara.-
 Sbuffai contrariata.
 -Così credi di essere certo di quello che hai scoperto leggendomi dentro?- ero talmente sarcastica da sembrare quasi un comico. –Dimostramelo.-
 -Che vuoi dire?-
 -Illustrami la tua teoria e io ti dirò se è corretta o meno.-
 -Neanche tu hai ancora capito quali sono davvero i tuoi sentimenti, se ti esponessi la mia teoria adesso non ci credesti e mi manderesti a quel paese.-
 Incrociai le braccia e uno strano sorriso di sfida mi si dipinse sul volto.
 -E tu prova a convincermi che la tua teoria è quella giusta, se ci riuscirai questa prima ripetizione di matematica ti costerà la metà.-
 Lui mi fissò divertito.
 -Guarda che lo dico per te, non credo che tu sia ancora pronta per sapere qual è la verità.-
 Mi alzai in piedi di scatto.
 -Ancora con questo tuo atteggiamento saccente. Tu non mi conosci e non puoi sapere come potrei reagire! Ne ho abbastanza di te e di questa situazione assolutamente assurda!-
 Lo fissai per qualche secondo negli occhi, poi con decisione afferrai le mie cose sparse sul tavolo e mi voltai diretta verso l’uscita.
 Ero quasi arrivata alla porta quando mi sentii afferrare una spalla: era una presa forte e non potei fare nulla per divincolarmi. Marco mi costrinse a voltarmi.
 Il respiro mi si mozzò. In quel momento mi resi veramente conto di quanto quel ragazzo senza cervello potesse diventare bello e dolce; il suo sguardo mi accarezzava con delicatezza ed era fisso nei miei occhi ansiosi.
 Sentii il respiro aumentare e il cuore mi stava battendo, avevo il sospetto che avesse progettato di scappare dal mio petto e se avesse continuato così sarebbe schizzato fuori.
 Marco continuava a fissarmi e a un certo punto si aprì in un meraviglioso sorriso.
 Spalancai gli occhi incredula. Cosa mi stava succedendo? Perché non riuscivo più a muovermi e a parlare? Pareva quasi che i suoi perfetti occhi azzurri mi avessero fatto un incantesimo contro il quale, stranamente, non avevo alcuna voglia di lottare.
 Poi accadde.
 Marco prese il mio viso tra le mani e lo attirò verso il suo con una decisione che mi lasciò letteralmente senza fiato.
 La borsa e gli altri oggetti che stringevo tra le braccia caddero a terra con un tonfo, e io presa alla sprovvista non avevo neanche fatto in tempo a chiudere gli occhi.
 Il mio primo bacio, il famoso e adulatissimo Marco Iovine mi stava dando il mio primo bacio.
 Era cominciato in modo dolce, ma adesso lui stava cercando qualcosa di più. Dischiuse lentamente le labbra e voleva che lo facessi anch’io, ma ero completamente bloccata perché, dopotutto, non volevo che Marco mi baciasse, era sbagliato e non mi stava piacendo per niente.
 Posai le mani sul petto e lo scostai via da me con forza.
 Lui mi fissò prima spaesato, poi sembrò quasi che capisse quello che stava succedendo. Anzi, addirittura sembrava molto più consapevole di me.
 -Scusa-, mormorò sorridendo.
 Lo colpii con un ceffone non sopportando la vista di quel sorriso che mi sbeffeggiava.
 Lui mi guardò sorpreso, ma non era per lo schiaffo. Sicuramente trovava strano che le lacrime avessero cominciato a rigarmi il viso con una certa intensità.
 -Cosa…?-
 -Non chiedermi perché sto piangendo-, dissi tra i singhiozzi. –Non ne ho idea. So solo che tu non avresti mai dovuto baciarmi. Non volevo… non voglio te…-
 Ero scossa dai tremiti. Era la verità: non lo volevo, non lo avevo mai voluto. Eppure piangere in quel modo era una reazione assolutamente esagerata ma nonostante me ne rendessi conto non riuscivo a smettere.
 Marco mi guardò negli occhi e poi sorrise con comprensione. Mi si avvicinò e mi strinse forte a sé prima che potessi impedirglielo, poi posò il mento sulla mia testa e cominciò a dondolarci sul posto per farmi calmare.
 Potrà sembrare strano ma quell’abbraccio mi fece davvero bene, per questo mi lasciai andare e non feci nulla per interromperlo.







 ***L'Autrice***
  Ed eccoci giunti ad un bel punto critico... ^^ Che cosa succederà adesso? Non penserete che ve lo dica... xD Sono troppo curiosa di leggere le vostre teorie, di certo sarete rimasti tutti parecchio sorpresi (lo dico perchè la mia faccia dopo aver scritto questo capitolo era... o.O Sì, direi che più o meno rendo l'idea di quello che pensato... xD). Diciamo che quando scrivo i personaggi agiscono da soli, quindi spesso lasciano parecchio di stucco anche me... ^^' Lo so, ho dei problemi di personalità multipla, ma non posso farci nulla.
 Comunque, tornando al capitolo... Be', spero che vi sia piaciuto. Ricordo che, a suo tempo, non è stato per niente ficile da scrivere ma alla fine mi ha dato molte soddisfazioni...xD
 Come al solito rubo solo quanche riga per ricordare che questa storia ha anche un Forum e un gruppo su Facebook (a proposito, se qualcuno vuole aggiungermi su Facebook trovate il link nella mia pagina autore, oppure cercate Scarcy Novanta... Così potrete leggere tutti i miei deliri quatidiani e ammirarmi in tutta la mia bellezza *sì, vabbè... come no, questa è proprio convinta... -__-' nd. tutti).


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 In più per chi vuole leggerlo, ho anche postato il primo capitolo di questa storia scritto però dal POV di Massimiliano Draco, si intitola La Ragazza Delle Macchinette... Vi avviso che c'è qualche spoiler, quindi se non volete rovinarvi la sorpresa della trama principale non leggetelo... ^^' (Tanto lo so che lo leggerete lo stesso... ahahhah xD). 







 Ringraziamenti:
 Crystal Moon: Be' visto che aneli così tanto i miei capitoli, ti dico già che questa settimana spero di postarne anche un altro, oltre questo... xD Ci proverò, università permettendo... ^^' Va benissimo essere un po' fuori di testa, essere sempre responsabili non fa per niente bene alla salute... u.u ahahha xD Purtroppo in alcune scuole gli studenti sono davvero davvero pettegoli, però si sopravvive... xD Non lo so perchè Marco è sempre felice, non me lo chiedere... E' uscito fuori così e mi sa che ce lo dobbiamo tenere...^^' Per Massi, non posso scucirmi, si capirà tutto quanto man mano che si andrà avanti... ^^ Grazie davvero per la recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto. Un bacio!
 _Caline: I dialoghi tra Marco e Vale sono sempre un po' senza senso, non so se a causa dell'impulsività di lei o dell'ingenuità di lui... xD Bo', comunque sono contenta che ti sia piaciuto... xD Difendi pure Vale quanto vuoi, è il mio personaggio preferito tra tutti quelli che ho creato nella mia vita, quindi sono felicissima se la difendi. ^^ Gli sviluppi saranno enormi, eccome. Questa è una cosa di cui puoi essere davvero sicura... xD Oddio, sono contenta che i capitoli ti stiano piacendo tanto... *___* Non sono mai sicura che quello che scrivo sia leggibile, quindi sono felice di sapere che almeno non fa schifo. xD Grazie per tutti i complimenti e per la recensione. Un bacio!
 eLi__xD: Sono contenta che tu abbia deciso di recensire, e non fa niente se sei arrivata solo adesso... Sono felicissima lo stesso. xD E te ne sei addirittura innamorata? Così mi metti quasi in imbarazzo... *__* Per la storia del libro, ormai è storia vecchia. Questa è e resterà una fanfiction, e forse alla fine è anche meglio così... xD Grazie mille per la recensione e per i complimenti, mi ha fatto molto piacere leggere la tua recensione. Un bacio!
 selena_14: Be', io a mezzanotte e dieci sono sempre sveglissima, credo di avere qualche patologia tipo "nottambulismo"... xD Quindi la tua recensione è benaccetta anche ad orari strani...^^ Certo che i sogni su Marco forse all'inizio possono sembrare preoccupanti, ma poi diventano normali... Io sono spesso Massi! xD Sì, scrivere è davvero liberatorio... Il mio blocco mi ha messo davvero in crisi anche, e soprattutto, perchè non avevo modo di sfogarmi. Ma adesso va davvero molto meglio... xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti, sei stata gentilissima... Un bacio!
 Penny Black: Le voci sbagliate sulle assemblee giravano anche da me... xD Marco è un personaggio un po' particolare, neanche io sono ancora riuscita a capirlo fino infondo... ^^' E Massi è anche più complicato di lui, potrei provare a spiegarti ma rischierei di dire davvero troppo... ^^ Non posso darti neanche troppe spiegazioni sul comportamento di Vale, ma tu continua pure a fare teorie, magari ci prendi... xD Riguardo la D'Arcangelo, lei è una persona davvero simpatica e umana, è la professoressa che è in lei che non è tanto normale! ahahaha xD Grazie per tutti i complimenti, mi viene da piangere... ç__ç Non penso mai di meritarli, ma li accetto volentieri... Un bacio!
 EnergyAir: Sono così contenta che la storia ti stia piacendo tanto! *___* Mi commuovo... ç__ç Okay, forse è meglio smettere di piangere, prima di allagare completamente il pc... ^^' Grazie per tutti i complimenti, davvero. E soprattutto grazie per la recensione. Un bacio!
 Aryanne: Benvenutissima! Sono sempre contenta di avere nuove lettrici! *___* Sono felicissima che il mio modo di scrivere ti abbia conquistata, e ti ringrazio per tutti i complimenti che mi hai fatto... xD Spero di non averti fatto aspettare troppo per l'aggiornamento, sto cercando di velocizzare un pochino i tempi... xD Grazie ancora per la recensione. Un bacio!
 gintama_: Sono davvero contenta che la storia ti stia piacendo. Grazie mille per la recensione e per i complimenti...xD Un bacio!
 alina 95: Alinaaaaaa! :D E' sempre un piacere leggere le tue recensioni... xD Tranquilla per la recensione breve, l'importante è che la storia continui a piacerti (anche se l'hai già letta... ^^'). E poi come si dice "basta il pensiero" e tu sei sempre gentile a lasciarmi una recensione. Grazie per i complimenti, anche se come al solito sono convinta di meritarne così tanti. Grazieeee! Un bacio!
 momi87: Marco è un personaggio parecchio complicato, io stessa ancora stento a capirlo... ^^' Non lo so neanche io perchè ha sto carattere così strano, spesso è lunatico come una donna... ahahaah xD Per carita, puoi fare tutte le ipotesi che vuoi, sono sempre curiosa di sapere cosa pensate che possa accadere... xD Massi ancora non è molto chiaro, e credo che non lo sarà quasi mai... ^^' In effetti Vale è un tipo molto orgoglioso, difficilmente ammette qualcosa che non le va, però non posso dirti altro... xD Comunque ti ringrazio tantissimo per le tue recensioni, mi fa sempre molto piacere leggerle. E grazie anche per i complimenti, anche se non so se sono così tanto meritati. Grazie. Un bacio!
 Eky_87: Grazie mille per i complimenti... *___* Vale è un po' complicata da capire all'inizio, ma poi diventerà molto più comprensibile. xD Sì, Massi ha accettato di fare quella promessa a Vale, ma non è detto che la rispetteranno (anche perchè altrimenti la storia sarebbe finita lì, e poi io che facevo...? Andavo a pettinare i criceti??? xD). Sono contentissima che Marco ti piaccia, confesso che piace anche a me, mi piacerebbe avere un amico così... (ops, in effetti già ce l'ho, solo che non è bello come lui... ahahha xD). Puoi essere Team-Massi quanto vuoi, lo sono anch'io! ^^ Puoi fare tutte le supposizioni che credi, sono sempre curiosa di sapere cosa pensate che possa accadere... xD Sono contenta che il dialogo tra Marco e Vale ti sia piaciuto, io mi sono divertita un sacco a scriverla e sono felice di aver trasmesso a voi il mio divertimento. ^^ Grazie ancora per i complimenti e per la recensione. Un bacio!
 just_love_me: Mi dispiace che tu sia malata, però capisco che è bellissimo saltare la scuola...xD Se poi hai più tempo per leggere la mia storia, sono ancora più contenta... ^^ Non ti preoccupare per la lunghezza delle tue recensioni, mi fa piacere riceverle e poi basta il pensiero... ^^ Sono così contenta che la storia ti stia piacendo tanto, non so davvero come ringraziarti per tutti i complimenti che mi fai... Grazie! Un bacio!
 ShadowOfTheWind: Non posso anticipare nulla ma è evidente che Massi comincia a fare braccia nella nostra Vale... xD La D'Arcangelo è una donna davvero piacevole e simpatica, il problema è che come professoressa è una iena! ^^' Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto, ti ringrazio infinitamente per la recensione. Un bacio!
 fox001: Sono felicissima che tu abbia avuto finalmente la possibilità di leggere la mia storia... ^^ E spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Ti ringrazio davvero tanto per la tua recensione e per le tue parole. Un bacio!
 Nana5974: Grazie per averla letta prima e per aver deciso di leggerla di nuovo^^ Sono così contenta che ti emozioni così tanto, trasmettere qualcosa è sempre stato il mio obiettivo con questa storia. Grazie infinitamente per la recensione. Un bacio!
 PinkLove: Eh, sì... Vale è davvero una ragazza con gli attributi, ed è anche molto orgogliosa... xD Non si sa se questa decisione di non parlare più la porteranno fino infondo, non posso anticiparti niente ma se davvero fosse stato così la storia si sarebbe fermata a questi cinque capitoli e poi io sarei andara a smacchiare i leopardi... ahahha xD Non lo so come mi è venuta la cosa di Apollo e la Mortale, io quando scrivo lascio che le mani vadano da sole, e i personaggi parlano senza che io ci stia troppo a pensare... Quindi non lo so proprio... xD Però sono contentissima che ti sia piaciuta... xD Massi ha il dono di sconvolgere tutto senza sforsarzi troppo, credo che sia una sua dote innata... ^^ Grazie per L'OPERA, anche se non credo di meritare un complimento del genere... *__* Grazie davvero per tutti i meravigliosi complimenti che mi hai fatto, mi viene quasi da piangere... ç__ç Grazie! Un bacio!
 chiara84: Tranquilla, Massi è un tipo forte... Tornerà più combattivo di prima... ahahha xD Anch'io odio i pettegolezzi, ma fanno parte della natura di molte persone, quindi mi sa che si possono solo ignorare... ^^ Grazie davvero per la recensione e per le tue parole. Un bacio!
 A l y s s a: Wow! Ho visto la tua recensione per un soffio, ma tranquilla che tanto ti avrei risposto comunque... xD Capisco che significa la frase "maledetta università" e la condivido in pieno... -___-' Sono contenta che il forum ti piaccia, lo so che la grafica è un po' piccola, però io la trovo bellissima, e Bea ci ha lavorato tanto... ^^ Eh, sì. Siamo tutte molto unite. Diciamo che è cominciato tutto un anno e mezzo fa quando ho iniziato a pubblicare questa storia. Si sono create tante amicizie bellissime... xD Ti ringrazio davvero tantissimo per i complimenti sul mio stile, non mi stimo molto quindi sono sempre convinta di non essere un granchè... ^^' Grazie per la minaccia, segui pure tutti i capitoli che vuoi...u.u Io non te impedirò di certo... xD Anch'io ADORO Vale! E il mio personaggio preferito tra tutti quelli che ho creato! xD E i suoi dialoghi con Marco fanno morire anche me, non so da dove li tiro fuori... ^^' In effetti all'Università sparisce qualsiasi gerarchia tranne quella professori/tiranni e studenti/plebe senza conto... ^^' Marco ha detto quella frase assolutamente senza maliazia, lo giuro. E' solo che a volte è un pochino tonto... ^^' Noi ragazze siamo assolutamente peggio dei ragazzi con i doppi sensi... Io e le mie amiche facciamo veramente arrossire i nostri compagni di corso se ci mettiamo di impegno... ahahah xD Su Massi e Vale non anticipo niente, devi leggere... xD Grazie davvero per la recensione, mi è piaciuto tanto leggerla... Grazie grazie grazie... Un bacio!
 Manu5: Sono così contenta che la mia storia ti piaccia... *__* E sono anche contenta che tu sia così interessata alla storia da curiosare in giro... xD Grazie davvero per la recensione e per le tue parole... Un bacio!



Grazie ancora a tutti quelli che stanno leggendo la storia, e un ringraziamento speciale alle 237 persone che mi hanno inserita tra gli autori preferiti! Un bacio a tutti!
 
    


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Capitolo 6
*** Una Nuova Consapevolezza ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 6 (new)

Il Modo Migliore Per Realizzare Un Sogno
E’ Quello Di Svegliarsi
Paul Valèry
 
 
 Capitolo 6: Una Nuova Consapevolezza
 
 La mia situazione divenne all’improvviso fin troppo strana per una ragazza tranquilla come me. Non mi resi neanche conto del come ma dopo quel disastroso pomeriggio a casa sua, Marco ed io diventammo amici. Non quell’amicizia superficiale che ci poteva essere tra due persone che si erano appena conosciute, eravamo amici nel vero senso della parola: passavamo il tempo delle ripetizioni a divertirci nonostante stessimo studiando, e di punto in bianco era diventato il mio consigliere di fiducia. Ogni volta che io o una delle mie amiche avevamo un problema andavo da lui e puntualmente avevo in mano una soluzione che il mio povero cervello non sarebbe mai stato in grado di partorire.
 Se per me la situazione era strana, per la povera Amy lo era ancora di più. Era ancora pienamente convinta che Marco fosse innamorato di me e che io stessi solo nascondendo i miei veri sentimenti, ovviamente le cose non stavano affatto così. Da figlia unica quale sono, Marco era diventato all’improvviso il fratello che avevo sempre desiderato.
 Evitavamo di farci vedere a scuola insieme, però ci salutavamo e ci scambiavamo qualche parola nei corridoi. Parole che diventavano veri e propri discorsi quando eravamo solo noi due in compagnia della matematica. A questo proposito, Marco stava cominciando a migliorare: dopo un mese passato sotto le mie grinfie di insegnante era riuscito a capire buona parte di tutto il programma e adesso era anche in grado di affrontare un’interrogazione senza morire davanti alla lavagna. Era ancora lontano dal riuscire ad andare oltre la sua solita sufficienza sforzata, però ce la stava mettendo tutta ed il suo impegno cominciava a dare i suoi frutti.
 Novembre scivolò via insieme ai pettegolezzi sulla nostra relazione. Ormai quasi nessuno- Amy era un caso clinico a parte- credeva che tra me e lui ci fosse del tenero. Mi diedi una semplice spiegazione a questo improvviso cambiamento di rotta: Marco aveva smesso di guardarmi come se volesse saltarmi addosso, ed ero più che convinta che questo avesse aiutato parecchio la mia assoluzione dal reato di aver irretito il bellissimo Marco Iovine ai danni di una qualche gallinella della scuola che lo voleva tutto per sé.
 D’un tratto, senza che lo avessi chiesto, divenni famosa anch’io. Da “La ragazza che Iovine si porta a letto” diventai “L’amica di Iovine” -anche se per alcune ragazze affette da attacchi isterici di gelosia ero “Quella Zoccola”, affettuose vero?. Non ero allo stesso livello di popolarità di Marco, però c’ero vicina. Avrei dovuto esserne felice: ero conosciuta, ammirata, rispettata e invece quella situazione mi faceva ribrezzo. Passare per i corridoi ed essere sempre al centro dell’attenzione non era proprio la mia massima aspirazione, anzi era quello che avevo cercato di evitare per tutta una vita. Dopotutto però tenevo molto all’amicizia di Marco perciò decisi di pagare quel piccolo prezzo.
 Anche Amy e Marti non erano proprio felici di quello che stava accadendo. Essendo le mie migliori amiche spesso si trovavano sotto i riflettori contro la loro, e la mia, volontà. In ogni modo sopportavano in silenzio, dopotutto bastava ignorare e la vita continuava a fare tranquillamente il suo corso.
 Tra me e Marco c’era stato un tacito accordo riguardo quello che era successo tra noi due quel famoso primo pomeriggio di ripetizioni. Quel bacio doveva finire nel dimenticatoio, non c’era mai stato e nessuno avrebbe mai dovuto sapere della sua esistenza. In fondo noi per primi ci eravamo resi conto che non aveva avuto nessuna importanza; eravamo nati per essere amici, nulla di più. Tuttavia un pomeriggio Marco mi fece una confessione che mi inorgoglii e mi spaventò allo stesso tempo.
 Ci trovavamo sempre nella solita sala, seduti al mio adorato tavolo di vetro, e avevo appena finito di spiegargli la tangente di un angolo, quando Marco alzò lo sguardo e mi fissò sorridendo.
 -Che ti prende?- chiesi confusa.
 -Non posso ancora credere che alla fine tu sia diventata mia amica.-
 -Non me lo ricordare, sono settimane che mi chiedo se io non sia totalmente uscita fuori di testa.-
 -Un mese fa non lo avrei mai detto che il nostro rapporto sarebbe stato così-, continuò lui enigmatico.
 Cominciavo ad essere veramente sospettosa.
 -Io un mese fa non avrei detto che noi due avremmo mai avuto un qualche tipo di rapporto. Ma che hai oggi? Sembri strano…-
 -E’ solo che…-, si fermò e arrossì di colpo.
 -Cosa?- a quel punto ero curiosa, non lo avevo mai visto in quello stato.
 -Credo tu debba sapere la verità.-
 Lo guardavo sempre più confusa. –Marco, credo che per oggi basti con lo studio, stai cominciando a delirare.-
 -Smettila di fare così, sto benissimo-, disse lui serio.
 -Ok-, risposi divenendo seria a mia volta.
 -Devi sapere una cosa che non ho mai avuto il coraggio di dirti-, era agitato e aveva abbassato lo sguardo.
 -Stai cominciando a spaventarmi.-
 -Io… io mi ero innamorato di te.-
 Lo fissai per un secondo senza parole. Stava per venirmi un infarto solo perché lui mi doveva dire quella cretinata? Avrei voluto strozzarlo!
 -Lo so che pensi che io ci abbia provato con te solo per una stupida questione di cocciutaggine o di orgoglio, ma la faccenda è andata diversamente.-
 Mi calmai e decisi di ascoltarlo fino in fondo prima di scuoiarlo vivo.
 -Ti amavo sul serio, Vale. Tu sei stata la prima e unica ragazza che mi abbia fatto capire quanto in realtà io sia insignificante. Tu mi hai rifiutato nonostante tutte le altre cadessero ai miei piedi pronte ad esaudire ogni mio desiderio. E’ stato questo che mi ha attratto fin dal primo momento, fin dalla prima volta che abbiamo parlato vicino alle macchinette. Il tuo sguardo deciso e pronto a tutto pur di vincere, ma soprattutto che riusciva a sostenere il mio senza sentirsi in imbarazzo. Mi sono innamorato all’istante e volevo averti.-
 Rimasi un attimo in silenzio, ero allibita. Ci mancava solo che fosse ancora innamorato di me e che io fossi costretta a respingerlo nuovamente. Bisognava chiarire prima di mandare totalmente a monte la nostra amicizia.
 -Ehm… Marco, io sono lusingata… ma… vedi…-
 -Tranquilla-, disse lui ridendo. –Vedessi che faccia hai. Non sono più innamorato di te.-
 Che sentimento breve, si era ripreso velocemente dalla delusione.
 -Ho capito che ti ho sempre voluta come amica. Penso proprio che nel ruolo della fidanzata saresti insopportabile. Senza contare che il tuo cuore non è me che vuole e questo l’ho capito quasi subito.-
 -Ancora con questa storia che io sarei innamorata di qualcuno? Possibile che tu non sia ancora stanco di ripetere sempre la solita solfa?-
 Da quando il pomeriggio del bacio Marco mi aveva detto che secondo lui ero innamorata persa mi esauriva in continuazione con le sue teorie, senza però avere la minima intenzione di dirmi chi fosse questo fantomatico ragazzo.
 A questo punto una ragazza tranquilla come me direbbe che la sua vita procede alla grande, ma essendo la mia vita è matematicamente impossibile che non ci siano dei problemi.
 Il mio recente problema aveva lunghi capelli biondi, fisico asciutto munito di curve nei punti giusti e di magnetici occhi scuri: Delia Barton. Una spilungona italoamericana di sedici anni che frequentava la nostra scuola nella sezione linguistica.
 Una ragazza arrogante e presuntuosa, che pensava di essere la reginetta di bellezza della scuola e dell’intero Universo. Be’, questa odiosa ragazzina, da quasi tre settimane era diventata la ragazza fissa di Massimiliano Draco. Nessuno sapeva come, dove, quando e perché questo evento si fosse verificato, il tutto era avvolto nel più fitto mistero e persino Marco non ne sapeva nulla. Un giorno ce li eravamo visti arrivare a scuola mano nella mano e sorridenti come se stessero promuovendo un nuovo tipo di dentifricio al saccarosio.  
 Vedendoli insieme in quel modo mi sono sentita come se il mondo mi fosse crollato addosso. Non perché Draco avesse una ragazza, figurarsi se mi interessava una cosa del genere, il problema era che aveva trovato uno schianto di ragazza. Una che non avrebbe mai avuto il coraggio di mollare perché gli conferiva un prestigio che neanche un premio Nobel gli avrebbe mai potuto garantire.
 Dal mio punto di vista le motivazioni di questa loro improvvisa relazione erano lampanti. Storia d’amore? Forse in un Universo parallelo, nella realtà loro avevano solo un rapporto di opportunismo. Lui la usava per far vedere che era fico, lei lo usava per effettuare una rapida scalata sociale all’interno della complicatissima gerarchia studentesca.
 -Sei solo gelosa-, mi ripeteva Marti ogni volta che facevo notare questi piccoli particolari.
 Gelosa? Io? Non mi ero ingelosita neanche quando avevo visto che il mio gattino preferito si era affezionato più a mio padre che a me, e adesso stavo diventando gelosa di un cafone rincitrullito come Draco? Un evento del genere non si sarebbe mai verificato se non tramite un qualche oscuro incantesimo.
 Draco e Delia se ne andavano in giro per la scuola non appena ne avevano la possibilità a sfoggiare le loro persone, si tenevano sempre per mano, tanto che cominciai a pensare che le avessero attaccate con la super colla, si baciavano in maniera così tirata da far venire i brividi. Baci a labbra serrate, brevi e assolutamente privi di una qualsiasi traccia di passione.
 Quei due avevano qualcosa che non mi convinceva, ma sinceramente non me ne importava un bel niente della loro storia. Si sarebbero anche potuti sposare, l’importante era che le loro vite non incontrassero mai la mia. Finalmente ero riuscita a liberarmi di Draco e non avevo intenzione di ritrovarmelo tra i piedi un’altra volta.
 
 Serata pizza, una piccola e immancabile tradizione di noi tre strampalate fin dai tempi del primo superiore. Una sera a settimana, il venerdì in genere, anche se fossimo state in fin di vita avremmo dovuto mangiare una pizza insieme e fare il resoconto di tutto quello che era avvenuto durante la settimana. Se solo paesi come l’Iraq e gli Stati Uniti avessero partecipato a una delle nostre serate, tutte le guerre che c’erano nel mondo sarebbero sparite come d’incanto. La maggior parte dei miei problemi avevano trovato una soluzione proprio davanti a una coca cola e una pizza margherita con doppia mozzarella e origano. Di solito andavamo in pizzeria, ma se una di noi era malata si prendevano armi e bagagli e si andava a farle compagnia nel letto macchiando le lenzuola di pomodoro e riempiendo il letto di briciole, per la gioia delle nostre mamme.
 Quella sera, come ormai accadeva da diverso tempo, ci eravamo incontrate ai Maccheroni. Un locale assolutamente delizioso e caratteristico, situato in pieno centro storico tra Barocco ed edifici rinascimentali. Una delle peculiarità fondamentali di questo posto era la pizza al metro: proprio così, non si ordinava una pizza ma i centimetri di pizza- da un minimo di venticinque centimetri ad un massimo di due metri, scegliendo il condimento che si preferiva. Le pizze, inoltre, non venivano servite nei piatti ma su delle divertenti tavole di legno con una lastra d’acciaio per mantenerle calde, e quando le portavano ai tavoli, poggiavano le tavole su dei curiosi piedistalli di legno. Così la pizza stava al centro del tavolo e ognuno si serviva come preferiva. Praticamente ci si avventava sulla pizza come degli sciacalli, o almeno noi facevamo così. Molte volte ci mettevamo a ridere quando vedevamo quelle coppiette tutte sdolcinate che facevano complimenti su complimenti, mentre noi ci comportavamo come se non mangiassimo da tre mesi.
 Quel venerdì avevamo ordinato settantacinque centimetri di pizza con doppia mozzarella, funghi e salame piccante, una bomba atomica tanto per riassumere.
 Come al solito stavamo parlando del più e del meno quando Amy tirò fuori un discorso che avevamo passato e ripassato in rassegna milioni di volte.
 -Lo sai che l’amicizia è l’anticamera dell’amore?-
 -Stai cercando di dirmi che sei lesbica e ti sei innamorata di me?- chiesi ridendo.
 -Spiritosa, sai perfettamente a cosa mi stavo riferendo.-
 -Amy, sono settimane che facciamo questo discorso-, risposi bevendo un sorso di coca cola. –La smetterai prima o poi?-
 Lei mi fissò imbronciata e poi tornò alla sua pizza. Sapevo di non averla convinta.
 -Marco ed io siamo solo amici, tutto qui.-
 -Confermo, come fidanzata non la reggerei.-
 Sussultai. Qualcuno che era alle mie spalle aveva parlato con voce divertita.
 -Marco che ci fai qui?- chiesi voltandomi di scatto.
 Lui prese una sedia dal tavolo accanto e si accomodò alla mia destra, di fronte ad Amy.
 -Ero uscito con Massi e quella mocciosetta con la puzza sotto il naso, ma non ce la facevo più a sopportarli così quando ti ho vista qua dentro li ho mollati dicendo che dovevo chiederti dei chiarimenti sulle ripetizioni. Spero che non vi dispiaccia se mi unisco a voi, non credo di essere abbastanza forte di stomaco per stare anche solo un altro secondo con i due piccioncini di ghiaccio.-
 Le mie orecchie si rizzarono.
 -Puoi restare quanto vuoi-, dissi colta da un moto di curiosità che mi sorprese. Sapevo che Marti ed Amy mi stavano guardando male dato che avevo appena infranto la prima regola della serata pizza: mai, in nessun caso, un ragazzo sarebbe stato ammesso alla nostra riunione.
 Questa volta avrebbero dovuto farmi il favore di diventare molto comprensive perché non avevo alcuna intenzione di mandare via Marco.
 -Che cosa intendi con “piccioncini di ghiaccio”?- la domanda doveva avere un tono disinteressato come se volessi parlare del tempo, eppure, nonostante i miei sforzi, si era sentita distintamente una nota di curiosità.
 Marco mi fissò annoiato.
 -Non dirmi che non hai notato che quei due insieme fanno le stesse scintille che farebbe un fiammifero immerso in un bicchiere d’acqua. Continuo a non capire perché stanno insieme… Non credo assolutamente che siano attratti l’uno dall’altra, e di certo non sono innamorati.-
 -Magari quando sono da soli hanno un comportamento diverso-, intervenne Amy con enfasi. –Che ne sai tu di quello che fanno due persone nella loro intimità?-
 Marco si voltò a guardarla con una strana luce negli occhi; sembrava irritazione… Non lo avevo mai visto guardare qualcuno così.
 -Conosco Massi-, cominciò stizzito. –Delia non è assolutamente il suo tipo.-
 -Se ci sta insieme forse sei tu che ti sei sbagliato.-
 -Non mi sono sbagliato! Lo conosco da quando portavamo il pannolino…-
 -Lo conosci da poco allora.-
 Spalancai gli occhi. Amy aveva appena fatto una battuta su Marco e Draco, anzi li aveva proprio presi in giro. La dolce Amy, la ragazza più equilibrata e pacata del mondo, quella che prima di parlare ci pensava almeno cento volte e difficilmente si arrabbiava con qualcuno perché era dell’idea che fare un torto poteva anche significare riceverne uno più grande in futuro, quella ragazza guardava Marco come se volesse farlo fuori? Non potevo crederci.
 -Come siamo spiritose-, disse Marco divertito. –Comunque non sto scherzando, quei due non me la contano giusta per niente, per me nascondono qualcosa.-
 -Ma…-
 -Sta zitta Amy-, dissi cercando di capire meglio la situazione. –Marco ha ragione, anche io ho la stessa sensazione, e lo sai che difficilmente mi sbaglio.-
 -Se lo dici tu-, rispose Amy.
 -Scusate-, intervenne Marti. –Sarei dell’idea di lasciar perdere quei due e tornare alla nostra pizza, si sta decisamente raffreddando.-
 -Non se ne parla neanche!-
 Tutti si voltarono a fissarmi sorpresi. Forse avevo pronunciato quelle parole con un po’ troppo impetuosità per essere una persona non interessata alla faccenda.
 -Ecco… Non mi va che Draco abbia questo atteggiamento, già mi stava antipatico ma adesso che si è fidanzato con quella gallinella è peggiorato notevolmente.-
 Scusa banale, che non avrebbe convinto neanche un bambino.
 -Posso parlarti un attimo?- chiese Marco alzandosi.
 -Perché?-
 -Mi sa che ti conviene andare con lui, Vale-, disse Amy.
 -Concordo.- Anche Marti era uscita di testa.
 Le guardai per un momento e restai sorpresa nel notare quanto il loro sguardo somigliasse a quello che aveva Marco quando mi parlava delle sue teorie. Che anche loro avessero capito quello che io continuavo ad ignorare?
 Marco ed io stavamo passeggiando per il Corso. A dispetto del fatto che era venerdì sera le strade non erano troppo popolate come avveniva il sabato e la domenica. Evidentemente il rigido freddo di novembre scoraggiava coloro che non erano proprio portati per le temperature troppo basse.
 Camminavamo fianco a fianco nel più religioso silenzio. Lui aveva lo sguardo rivolto verso l’alto, mentre io, sentendomi in soggezione, tendevo a tenere gli occhi puntati a terra.
 Ci trovavamo in Via Palmieri, una delle mie strade preferite del centro storico di Lecce; portava dritta al Duomo e con una piccola deviazione si poteva arrivare in poco tempo anche in Piazza Sant’Oronzo, una delle più belle di Lecce con la statua del santo visibile a tutti dato che si trova in cima ad una colonna di pietra molto alta. Ma quello che più mi piaceva di quella piazza è quello che c’è alle spalle della statua: l’anfiteatro romano. Piccolo, molto piccolo considerando quelli sparsi in tutta Italia, ma ugualmente suggestivo. Non è stato riportato totalmente alla luce a causa di un problema tecnico… Bisognerebbe demolire buona parte del centro storico per poterlo fare- chiese e monumenti compresi. Quindi si è preferito scavare fin dove era stato possibile e lasciare il resto dell’anfiteatro sepolto sotto il peso della storia.
 -E’ arrivato il momento-, disse d’un tratto Marco.
 -Per cosa?- chiesi confusa.
 -Per esporti la mia teoria fino in fondo.-
 Lo guardai un attimo, continuando a non capire, poi immaginai che si stesse riferendo alla faccenda assurda che io fossi innamorata e così decisi di starmene in silenzio e di lasciarlo parlare.
 -Sei innamorata di Massi.-
 Mi fermai di colpo e mi immobilizzai. Era questa la teoria avvolta dal più fitto mistero che balenava nella mente contorta di Marco?
 Lui mi fissava preoccupato, certamente in attesa di una qualche reazione da parte mia che non si fece attendere: lo guardai negli occhi e scoppiai a ridere come mai in vita mia.
 -Di’ un po’… Ti sei scolato una bottiglia di vodka prima di uscire di casa?-
 Non riuscivo a smettere di ridere: io innamorata di Massimiliano Draco? Era la barzelletta del secolo. Tornai a guardare Marco e notai che il suo viso continuava ad avere un’espressione seria, come se stesse aspettando che mi rendessi pienamente conto delle sue parole.
 -Non sono assolutamente innamorata di Draco-, dissi sorridendo.
 Lui continuava a non parlare, aspettava e basta. Ma anche adottando quell’atteggiamento non avrebbe ottenuto nessun risultato, perché non c’era nessuna cosa da dare: non ero innamorata di Draco e basta!
 Stavo per dirgli di smetterla di comportarsi in quel modo quando vidi qualcuno alle sue spalle che veniva verso di noi.
 Il cuore cominciò ad accelerare prima che io potessi rendermi conto di quello che stava succedendo, sapevo solo che in quel momento avrei voluto essere su un altro pianeta.
 -Marco, ma che fine avevi fatto?-
 Lui mi fissò contrariato, forse perché non lo avevo avvertito di chi stava arrivando. Alzò gli occhi al cielo scocciato e si voltò stampandosi in faccia il sorriso migliore del suo repertorio.
 -Stavo proprio venendo a cercarvi-, rispose Marco. Balla astronomica!
 Massimiliano Draco si fermò vicino all’amico, tenendo per mano la sua bambolina di porcellana italoamericana. Guardai le loro mani unite come al solito con la super colla, e all’improvviso desiderai di avere a portata di mano una fiamma ossidrica per staccarle una volta per tutte.
 Delia era uno schianto, talmente bella che ero diventata verde di invidia.
 Indossava un vestito al ginocchio azzurro, stivali blu con un tacco vertiginoso, e un cappotto di pelle beige corto. Sembrava l’eleganza fatta persona. Al suo confronto, con i miei anonimi jeans e giubbotto nero affiancato, dovevo sembrare uno scaricatore di porto. Di certo non potevo competere con un soggetto del genere.
 Un pensiero repentino mi attraversò la mente: non dovevo mica competere con lei per qualcosa, quindi era inutile sentirsi inferiore. Anzi mi potevo ritenere pienamente soddisfatta del mio aspetto, era normale esattamente come me.
 -Hai finito di parlare delle ripetizioni con lei?- chiese Draco con voce seccata.
 Alzai lo sguardo e lo puntai nei suoi occhi per ribattere a quella frase poco carina, ma le parole mi morirono in gola. Incontrare i suoi occhi non era stata una buona idea: erano diversi da come li ricordavo, e dire che li avevo visti di sfuggita solo quella mattina. Però gli occhi in cui mi stavo perdendo in quel momento erano luminosi e profondi, pieni di sentimento e vivacità.
 Il cuore accelerò e sentii una stretta allo stomaco così forte da farmi quasi urlare, ma non era un dolore spiacevole, al contrario, era così gradevole.
 Lui mi fissava di rimando e sembrava altrettanto interessato ai miei occhi.
 -No, non ho ancora finito-, disse Marco.
 Draco sussultò tornando alla realtà e si rivolse a Marco.
 -Cosa hai detto?-
 Non riuscivo a staccare gli occhi da lui: i suoi capelli sempre esageratamente scompigliati mi attraevano come una calamita, per non parlare delle sue spalle larghe messe in risalto dall’elegante cappotto nero che aveva indosso. Aveva qualcosa di diverso, era così maturo e affascinante.
 -Eri distratto?- chiese Marco sorridendo. –Ho detto che non ho ancora finito. Posso raggiungervi tra qualche minuto?-
 -Sì, certo-, rispose Draco ancora un po’ confuso.
 -Bene. Vale?-
 Sentii il mio nome come un sussurro in lontananza, un qualcosa di totalmente estraneo all’istante che stavo vivendo. In quel momento per me esisteva solo quel maledetto ragazzo che stava avanti a me con ancora una mano avvinghiata a quella della bionda.
 -Vale?-
 Questa volta avvertii quel richiamo con molta più chiarezza, e quando mi accorsi di quello che stava succedendo mi voltai di scatto verso Marco che mi fissava con aria da saputello.
 -Come?- mi sentivo stupida a fare quella domanda, ma davvero non avevo idea di quale fosse l’argomento riguardo al quale ero stata chiamata a dare la mia opinione.
 Marco alzò il sopracciglio divertito.
 -Anche tu ti distrai facilmente.-
 Lo fissai confusa.
 -Ti stavo dicendo-, riprese lui tranquillo. –Che devo ancora farti qualche domanda, quindi la nostra passeggiata continuerà ancora per qualche minuto. Ok?-
 -Sì, io… Non ci sono problemi.-
 Non sapevo neanche se ero io a parlare o qualcuno nella mia testa, ero così confusa da non ricordare nemmeno come si facesse a respirare.
 -Perfetto, allora ci si vede dopo Massi.-
 Draco fece un cenno con la testa.
 -Ciao Marco- cantilenò Delia con la sua voce da bambina di cinque anni. Irritante, era uno degli aggettivi più gentili per definirla.
 Stavano per voltarsi quando i miei occhi incontrarono ancora una volta quelli di Massimiliano.
 Ecco che il cuore riprendeva il suo battito frenetico e lungo la schiena sentii un piacevole brivido di eccitazione.
 Non volevo che se ne andasse, non volevo veder sparire ancora una volta quegli occhi ma nello stesso tempo desideravo che sparisse per non tornare mai più. La sua faccia doveva essere cancellata dalla mia mente e dimenticata alla velocità della luce perché ogni volta che nella mia testa si creava l’immagine del suo viso il cuore batteva all’impazzata e questo non era assolutamente un fatto positivo. Dovevo trovare una soluzione al più presto.
 Draco e Delia si voltarono per andarsene. Mi avevano completamente ignorata, avevano fatto finta che neanche esistessi e in quell’istante avvertii la rabbia salirmi verso la bocca come la lava di un vulcano. Era davvero troppo!
 -Scusa signorino- cominciai mettendo le braccia sui fianchi.
 Lui si voltò a guardarmi con sguardo incuriosito.
 -Dici a me?-
 -Proprio a te e a quella sporca-pannolini che ti porti appresso.-
 Mi fissò indeciso se ridere o ribattere, mentre Delia non dava segno di aver capito la mia frecciatina. Meglio così.
 -Fino a prova contraria io sarei un essere umano, e in genere tra persone educate ci si saluta o almeno si dà l’impressione che te ne importi qualcosa dell’altra. Saresti pregato di salutarmi quando mi vedi, altrimenti dovrei cominciare a pensare che non sei stato educato come si dovrebbe.-
 -Pensavo che ti rendesse felice il fatto che non ti parlassi più.-
 Colpita e affondata.
 Era vero, l’idea di non avere più contatti per il resto delle nostre vite era stata partorita dal mio stupido cervello approfittando di un mio momento di debolezza.
 Draco aveva saputo giocare bene le carte a sua disposizione.
 -Non so se hai notato che ormai Marco ed io non incapperemo più in fraintendimenti come è successo un mese fa, perciò sei pregato di smetterla di comportanti come un cafone troglodita che non sa neanche come si scriva la parola rispetto.-
 -Senti da che pulpito-, disse lui incredulo. –Sbaglio o mi hai appena offeso? E pretendi anche che io ti porti rispetto. Dovresti essere tu la prima a considerare gli altri degli esseri umani se vuoi che ti rispettino.-
 Lo fissai per qualche secondo infuriata e rapita allo stesso tempo.
 -Eh? Cosa volevi dire con sporca-pannolini?-
 Delia si era improvvisamente resa conto delle mie parole, era una ragazza assolutamente priva di ogni più elementare dote di perspicacia. Ottima scelta, Draco!
 -Niente di che-, risposi sorridendo mielosa. –Era solo un complimento. Volevo semplicemente dire che sei così in forma che riusciresti ad entrare in un pannolino per bambini senza alcun tipo di problema.-
 -Aaaaahh… Ora ho capito. Thank you, per il chiarimento-
 -Ma ti pare, per così poco-, dissi sempre con quel sorriso forzato.
 L’italiano brutalmente accentato di quella ragazza mi faceva venire i brividi, come molte cose di lei d'altronde.
 Marco e Draco mi guardarono con occhi indecifrabili. Di certo loro avevano capito il vero senso delle mie parole, ma non me ne importava nulla. Delia non mi piaceva, e niente e nessuno avrebbe mai potuto convincermi a cambiare idea.
 -Andiamo?- chiese lei strattonando Draco perché la seguisse. –Muoio di fame.-
 -Sì, andiamo-, rispose lui piantando il suo sguardo nel mio.
 Lo fissai di rimando e avvertii il tempo scorrere lento, come se si fosse quasi fermato. Intorno a me non c’era più nulla, esistevano solo quegli occhi.
 -Allora, ciao-, farfugliò con un cenno della mano libera.
 -Visto? Non era poi così difficile-, risposi incrociando le braccia. Poi tornai a fissarlo negli occhi e un’insolita angoscia cominciò ad avvolgermi lo stomaco.
 -Ciao…-, mormorai alla fine.
 Mi lanciò un ultimo sguardo e si voltò portandosi dietro la sua fidanzata che gli camminava accanto in modo così etereo da sembrare una fata.
 Li osservai per qualche secondo. Era come se non si rendessero conto di essere l’uno accanto all’altra; mentre camminavano Draco guardava le vetrine dei negozi del suo lato e Delia fissava quelli sull’altro lato. A vederli così davano l’impressione di essere due perfetti estranei e nonostante questo il fatto che si tenessero per mano mi faceva uscire fuori dai gangheri.
 -So che lo negherai, ma sei gelosa.-
 -Marco smettila di dire assurdità, non sono affatto gelosa-, dissi con un tono che dimostrava tutto il mio disappunto.
 -Ah no?- chiese lui scettico.
 -La mia non è gelosia ma odio allo stato puro. Odio Massimiliano Draco, mi innervosisce averlo vicino e mi fa imbestialire sentirlo parlare, quindi credo proprio che la tua stupida teoria sia sbagliata senza alcuna ombra di dubbio.-
 -Eppure l’odio…-
 -Se stai per dire che l’odio è un sentimento più forte dell’amore, te la puoi anche risparmiare. Ti ho detto e ti ripeto che non sono innamorata di Draco!-
 Con quella frase, almeno per me, il discorso era chiuso.
 
 -Sono a casa.-
 -Sei tornata presto-, disse mia madre sbucando dalla cucina dove stava lavando i piatti, o meglio dove la lavastoviglie stava facendo il lavoro al suo posto. –Di solito le serate pizza non durano almeno fino a mezzanotte?-
 -Sì, ma oggi mi sentivo stanca-, risposi con lo sguardo basso. –Vado a letto.-
 -Tesoro, cos’hai? Sembri depressa.-
 Mia madre mi conosceva, capiva subito quando c’era qualcosa che non andava e in genere le raccontavo sempre i miei problemi. Questa volta però non potevo, perché ancora neppure io sapevo quale fosse il mio problema, mi sentivo triste e basta, senza alcun motivo.
 -Tranquilla, mamma, sto bene-, dissi cercando di sorridere. –Sono solo stanca.-
 -Va bene, allora vai a letto e fatti una bella dormita.-
 Si avvicinò e mi accarezzò con delicatezza una guancia.
 -Una notte di sonno fa sempre vedere le cose con più chiarezza.-
 -Ci proverò, grazie mamma.-
 Era inutile fingere con lei, lo sentiva a pelle quando non ero io.
 Le sorrisi e mi diressi verso la mia stanza.
  Mentre aprivo la porta sentii mio padre che russava nella sua camera e non potei fare a meno di lasciarmi sfuggire un sorriso divertito.
 Entrai in camera mia e chiusi la porta a chiave.
 Non accesi la luce, in quel momento le tenebre mi sembravano molto più confortanti, una panacea per il mio incomprensibile dolore.
 Lasciai cadere la borsetta a terra, mi sfilai il giubbotto che raggiunse la borsa sul pavimento e tolsi le scarpe.
 Presi un profondo respiro e mi tuffai ad occhi chiusi sul letto, e affondando il viso nel cuscino cominciai a piangere come mai avevo fatto in tutta la mia vita.
 Avevo dentro un’angoscia che uscii tutta fuori insieme alle lacrime.
 Piangevo in silenzio, non volevo che mio padre mi sentisse, ci mancava solo che anche lui cominciasse a preoccuparsi per me.
 Mentre sentivo il cuscino sotto il mio viso sempre più bagnato, una miriade di domande presero possesso della mia mente rendendomi ancora più inquieta.
 Perché mi sentivo così? Cosa aveva scatenato questa reazione inspiegabile? Perché mi sentivo vuota e senza uno scopo? C’era qualcosa che mi mancava? Cosa?
 Continuai a piangere non so per quanto tempo, e poi d’un tratto un viso apparve nella mia mente. Le lacrime si bloccarono di colpo e il cuore iniziò a battere come un forsennato.
 Il viso di un ragazzo con arruffati capelli biondi, occhi verdi come le foglie a primavera e una voce che mi faceva sentire in Paradiso. In conclusione era il viso dell’ultimo ragazzo al mondo di cui avrei mai potuto immaginare di innamorarmi. Sì, perché ormai mi era chiaro che Marco aveva ragione e che senza rendermene conto i miei sentimenti verso Massimiliano Draco si erano trasformati in amore.
 Ripensando a tutte le volte in cui ci eravamo incontrati, a tutte le litigate che ci avevano messo l’uno contro l’altra, a tutti gli sguardi duri che ci eravamo scambiati non potevo evitare di ritenere che quelli erano stati i momenti più belli ed eccitanti di tutta la mia vita.
 La presenza di Massimiliano mi agitava ma allo stesso tempo mi tranquillizzava.
 Era lui che volevo. Lui che desideravo. Era proprio colui che aveva rubato il mio cuore in silenzio senza che io me ne accorgessi, con piccoli sguardi e gesti.
 Ancora incredula mi girai sulla schiena e poggiai una mano sulla fronte.
 Era buio, non vedevo niente. La mia stanza rispecchiava alla perfezione la mia mente in quel momento: non vedevo la luce, non riuscivo a trovare una soluzione a quella faccenda.
 Rimuginai per diverso tempo su quello che stava succedendo e alla fine arrivai ad una conclusione: amavo Massimiliano Draco e questa era la cosa più sbagliata che mi potesse capitare.
 Era il figlio della D’Arcangelo, era antipatico e altezzoso, era fidanzato ma la cosa che mi faceva più male e che avevo cercato di evitare di far apparire nella mia mente era che mai, neanche in un universo parallelo, lui avrebbe ricambiato i miei sentimenti.
 Mi girai un su lato e ricominciai a piangere fino ad addormentarmi, completamente vestita e assolutamente distrutta.







***L'Autrice***
 Ebbene sì, esiste una Delia e siete assolutamente autorizzate ad odiarla... u.u Perchè ovviamente quando una ragazzo si rende conto di essere innamorata di qualcuno, quel qualcuno decide sistematicamente di fidanzarsi... ^^' Purtroppo accade spesso, e a neanche a Vale è stata risparmiata questa esperienza...
 In questo momento le cose si sono complicate davvero tanto, lo so. Chi mi conosce lo sa che mi piace fare degli intrecci assurdi perchè così mi posso scervellare per riuscire poi a scioglierli... xD Anche se poi sono la prima che esce pazza cercando di dare un senso a tutto quello che scrive... ahahah xD Si vede che ho dei problemi, ma tranquille, sto cercando di risolverli in qualche modo.
 La settimana prossima avrò tirocinio quindi non so se riuscirò a postare il capitolo 7, se non ce la dovessi fare vi chiedo scusa in anticipo... ^^
 Come al solito rubo solo quanche riga per ricordare che questa storia ha anche un Forum e un gruppo su Facebook (a proposito, se qualcuno vuole aggiungermi su Facebook trovate il link nella mia pagina autore, oppure cercate Scarcy Novanta... Così potrete leggere tutti i miei deliri quatidiani e ammirarmi in tutta la mia bellezza *sì, vabbè... come no, questa è proprio convinta... -__-' nd. tutti).


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 Ringraziamenti:
 _Caline_: Direi che l'apparizione di Delia ha complicato davvere molto di più le cose... xD Per fortuna Marco ha capito praticamente tutto dei sentimenti di Vale e alla fine si è sistemato tutto tra loro. Ma io sono solita sistemare una cosa da una parte e complicarne una dall'altra, e quindi ecco qui Delia... xD Sono contenta che la telefonata della d'Arcangelo ti sia piaciuta, in effetti è stato davvero divertente scriverla...^^ Per riuscire a far apparire un professore come una persona normale mi son dovuta applicare davvero tanto, ma alla fine credo di esserci riuscita... xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, grazie per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 just_love_me: Visto tutto questo entusiasmo ti considererò davvero la prima ad aver recensito... xD Il comportamento di Marco non è mai del tutto chiaro, semplicemente perchè le cose sono narrate dal punto di vista di Vale e lei non lo conosce completamente. Anche se andando avanti scoprirai che Marco è un personaggio molto semplice da capitre... xD Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Grazie per la recensione. Un bacio!
 chiara84: Grazie per esserti sforzata nonostante il raffreddore... *__* Spero che tu adesso stia meglio. Sì, Marco è meraviglioso ma anche Vale lo avrebbe ucciso volentieri se solo non fosse stata preda di tutti quei sentimenti in una volta sola... xD La D'Arcangelo ha sto problema della doppia personalità che un po' la rende normale e un po' la rende arpia... xD Massi è un personaggio che non sarà mai chiaro, fino alla fine della storia... ^^' Per quanto riguarda il ruolo futuro di Marco, staremo a vedere... xD Grazie mille per la recensione. Un bacio!
 selena_14: Aggiorno così in fretta solo perchè ho già scritto tutto, altrimenti i miei tempi sono molto ma molto più lunghi... ahahahah xD Be' anch'io stento a credere i professori abbiano una vita al di fuori dalla scuola, però in genere è così... ^^' Perdoniamo Marco (chi non lo farebbe? *__*)... Grazie mille per la recensione. Un bacio!
 EnergyAir: Prima di tutto non sei stata nè insistente nè sfacciata... ^^ Puoi fare tutte le domande che vuoi, solo che resteranno senza risposta perchè io con gli spoiler non vado tanto daccordo... ahahaha xD Tornando alla storia... Ebbene sì, Marco l'ha baciata, però, come hai visto, questo non ha avuto delle conseguenze definitive... Solo una bella amicizia... xD Massi è molto complicato, o meglio non è un personaggio semplice da capire semplicemente perchè la storia è scritta dal POV di Vale che non lo conosce abbastanza... ^^ Ho cercato di postare quanto prima possibile, spero di non averti fatto aspettare troppo... xD E comunque anche se altri l'hanno già letta presto anche tu sarai tra quelle, quindi su con la vita... xD Grazie davvero per la recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto. Un bacio!
 alina 95: Ecco, infatti... xD Meglio non spoilerare troppo, però sono così contenta che ricordi tutti i particolari della storia anche se è passato tanto tempo...*___* Sono sempre stata dell'idea che leggere qualcosa dopo tanto tempo aiuta a capire molto di più la trama e i personaggi, quindi capisco benissimo cosa stai provando... xD Per fortuna le mie note su facebook piacciono a qualcuno, mi sembro una pazza sclerata quando le faccio... xD Grazie mille per la recensione e per tutto quello che fai per il forum. Un bacio!
 Aryanne: Ciao. xD Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto...^^ Diciamo che anche in questo capitolo c'è stata una sorpresa, anche se non è proprio bella... ^^' Be' se non te lo aspettavi il bacio tra Marco e Vale significa che posso ritenermi soddisfatta, il mio scopo era proprio quello di lasciare tutti così : O.o ahahhahah xD La D'Arcangelo è davvero un'impicciona di prima categoria, e averla come madre non è per niente semplice... Sono contenta di averti dato la possibilità di ripassare un po' divertendoti... xD Grazie mille per la recensione  eper tutti i complimenti... Un bacio!
 ShadowOfTheWind: Sì, la D'Arcangelo è parecchio fuori di testa, però alla fine è divertente, sono contenta che ti sia piaciuta... xD Non sei la prima che si offre per consolare Marco, e in effetti anch'io non avrei nulla in contrario a farlo...u.u ahahahah La storia del suo amico Riccardo è molto triste in effetti, ma alla fine Vale lo ha superato... ^^ Avevi proprio ragione, Draco ha fatto assolutamente breccia nel cuore di Vale... xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Grazie per la recensione e per i complimenti. Un bacio!
 Sognatrice85: Sono contenta che tu abbia trovato la mia storia e soprattutto che ti stia piacendo... xD Diciamo che Draco incuriosisce sempre un po' tutto, me per prima... Quando ho scritto questi prima capitoli neanche io sapevo quello che lui avrebbe fatto o come avebbre agito, ma alla fine credo di aver delineato un personaggio abbastanza egmatico ma soprattutto accattivante... xD Come vedi Vale ha ammesso i suoi sentimenti, anche se per il momento lo ha fatto solo con se stessa...^^ Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 Penny Black: Il terzo grado delle amiche non finirà tanto presto, ci sarà presto un nuovo assedio da parte loro... xD Ma le amiche sono sempre così, no? ahahah xD Sì, Amy è davvero iperprotettiva verso Luca, ma è fatta così non ci si può far nulla... ^^' Diciamo che forse per Amy è più facile capire perchè vede tutta la storia dal di fuori e fondamentalmente non ha mai odiato nè Marco nè Massi, quindi può analizzare tutto con più obiettività. Vale invece è molto più orgogliosa e fino all'ultimo decide di riufiutare di vedere i suoi sentimenti. ^^ Ha tirato fuori la storia di Riccardo solo per mettere Vale davanti ai fatti che si rifiutava di vedere. ^^ Comunque la perdita di Riccardo ormai è per Vale una storia chiusa anche se non è stato facile da accettare, ma si spiegherà tutto più avanti... ^^ Marti è davvero ingengua, più che altro è troppo pigra per cercare di impegnarsi a capire più di tanto, ha un carattere un po' particolare. Il sarcasmo di Vale fa morire anche me, però devo confessare che è uno dei miei tratti che le ho passato... Io sono il sarcasmo fatto persona, ti garantisco che rispondo molto spesso csoì alle mie amiche o alle persone che conosco... xD Mi è venuto naturale far diventare anche Vale sarcastica. ^^ Sono contentissima che la telefonata della D'Arcangelo ti sia piaciuta, io mi sono divertita un mondo a scriverla. Le reazioni di Massi sono ancora poco comprensibile, e penso che dopo questo capitolo sia diventato ancora più di difficile riuscire a capire quello che vuole veramente... ^^' Comunque io sono sempre stata molto molto autocritica, chi mi conosce lo sa benissimo. Per questo se mi fanno dei complimenti (non solo per come scrivo, ma anche in generale) rimango sempre un po' perplessa... Non penso mai di meritare dei complimenti, alla fine non penso di scrivere in modo poi così spettacolare, scrivo e basta... xD E tranquilla, adoro le recensioni lunghe quindi falle pure, non ci sono problemi... ahahaha xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti...*___* Un bacio!
 _Manto_: Be', io cerco di aggiornare ogni volta che posso e sono contenta che la cosa ti rallegri... xD Sì. la D'Arcangelo è fantastica, anche se provo un sentimento di odio-amore nei suoi confronti. Diciamo che è molto simpatica solo quando è lontana dal suo registro... ahahah xD Marco alla fine non era davvero innamorato di Vale, era semplicemente attratto da lei perchè gli teneva testa ma ha capito che loro potevano essere solo amici, e che lei non era la ragazza giusta... ^^ Se passerà gli esami non lo so neanche io per il momento, quella parte ancora non l'ho scritta... xD Però spero per lui che le ripetizioni di Vale servano a qualcosa... ahahah xD Lucifero è semplicemente un'impicciona, vuole mettere bocca su tutto, non lo fa neanche di proposito probabilmente... xD Anche se Vale si è fatta promettere che non parleranno più se Massi mantenesse questa promessa la storia sarebbe finita lì... xD Io cosa avrei scritto poi? ahahah xD Man mano che si va avanti si scoprono tanti lati di Vale che in un primo momento poteva sembrare che non avesse... e come lei anche gli altri personaggi si delineranno meglio andando avanti... xD Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto così tanto, e spero che anche questo sia stato piacevole da leggere... ^^ Ti ringrazio infinitamente per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 Nana5974: Sono felicissima che il capitolo ti sia piciuto più della prima volta...*___* Sì, Amy è fantastica anche se parecchio fuori di testa... ^^' Grazie davvero per la recensione e per tutti i complimenti... xD Un bacio!
 Sugar818: Sono contenta che tu abbia deciso di rivedere questa storia... ^^ E non mi devi ringraziare per averla ripubblicata, sono felice che possiate leggerla e rileggerla... xD Ti ringrazio per il madama, molto molto gentile da parte tua. ahahah xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 Manu5: Tranquilla prima o poi gli incontri ravvicinati tra Massi e Vale arriveranno... ahahah xD Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto. Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 mohran: Sono contenta che la mia storia ti abbia ammaliata... *.* Be' diciamo che le coincidenze sono parecchie, ma giuro che non ti ho mai spiata! ahahah xD Per fortuna hai deciso di continuare a leggere, sono così felice che il mio stile e la trama ti abbiano convinta... xD Eh, sì Massi e Marco hanno sconvolto completamente la vita di Vale, ma chi lo sa se in modo negativo o positivo... ^^ Visto che sei abituata a scrivere recensioni lunghe la prendo come una promessa, sono proprio curiosa di sapere cosa pensi di quest'ultimo capitolo pubblicato... xD E comunque tranquilla se non riuscirai a recensire sempre, l'importante è che tu legga e che la mia storia ti piaccia sempre. Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 momi87: Oddio, stai addirittura diventando dipendente... *.* So che non dovrei perchè le dipendenza non fanno bene, però ne sono davvero felicissima... xD Spero di non averti fatto aspettare troppo per l'aggiornamento, sto cercando di andare più veloce che posso... ^^ Tranquilla, gli scontri tra Massi e Vale ci saranno sempre, non riescono proprio a non "dirsene" di santa ragione... xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 Adaliah: Sono contentissima che tu possa finalmente leggere la mia storia, e mi dispiace che tu abbia dovuto aspettare così tanto... ^^' Sono felicissima che i capitoli postati fino ad ora ti siano piaciuti..*.* e ti ringrazio per tutti i complimenti che mi hai fatto... Spero di non averti fatto aspettare troppo per questo capitolo, e spero soprattutto che ti sia piaciuto. ^^ Grazie mille per la recensione. Un bacio!
 A l y s s a: Anche stavolta ho visto la tua recensione per un soffio... fiù... stavo per postare... xD In effetti molti dei miei capitoli finiscono un po' così... in sospeso... Mi piace lasciare qualcosa di non detto, in modo da far aumentare la curiosità. E non parlo solo della vostra ma anche della mia. Se lascio un capitolo in sospeso non comincio subito a scrivere l'altro, ma aspetto un po' per far incuriosire anche me e per chiedermi, e adesso? Cosa accadrà? Lo so sono pazza, ma ormai questo si era capito... ahahah xD Hai ragione, man mano che si va avanti i personaggi si delineano sempre meglio e sono più semplici da capire, anche se alcuni avranno un alone di mistero fino alla fine... xD Riccardo, è un discorso un po' complicato, ma non avrà un ruolo in questa storia... ^^ Per il sarcasmo di Vale puoi ringraziare direttamente il mio carattere di merda, ahahhaha xD L'ha preso tutto da me, anch'io rispondo alla gente esattamente così... xD Massi non può mancare, assolutamente! E' la ragione più forte che spinge a scrivere, lo amoooo! ahahha xD Va bene, mi calmo... Scherzi a parte, in lui ho concentrato tutto quello che può piacermi in ragazzo quindi è normale che lui non possa mancare... xD Marco ha capito totalmente i sentimenti di Vale ma soprattutto ha capito i suoi. Non era innamorato, ma semplicemente attratto da qualcuno che gli sapeva tenere testa, qualcuno che può tranquillamente diventare solo un'amica... xD Diciamo che un triangolo comunque c'è nella storia, non il triangolo Marco-Vale-Massi ma bendì quello Vale-Massi-Delia... ahahaha xD Ti ho sorpresa con la comparsa di questo nuovo personaggio? Spero proprio di sì... ahahah xD Chissà com'è la tua faccia... ahahah xD Se potessi te lo darei volentieri uno come Massi, ma l'originale rimane mio! ahahah xD E comunque Massi non la racconterà mai giusta, fino alla fine... xD Ti ringrazio davvero per questa recensione, è stata meravigliosa come tutte le altre! *.* Un bacione enorme!!!  

 
 Inoltre un GRAZIE a tutti quelli che stanno leggendo la storia! Grazie davvero di cuore. *.* 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Taglio Netto ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 7 (new)
Non Troverai Mai La Pace Interiore
Finché Non Avrai Dato Ascolto Al Tuo Cuore
George Michael
 
 


 Capitolo 7: Taglio Netto
 
 Pensavo che la consapevolezza dei miei sentimenti mi avrebbe cambiata e invece non notai niente di diverso in me.
 La mattina dopo quello sfogo notturno andai a scuola con il cuore leggero e svuotato. Ero un po’ pallida e gli occhi erano leggermente gonfi a causa della nottata passata a piangere, ma a parte questo ero sempre la solita Vale.
 Ero arrivata più presto del solito, mancava ancora mezz’ora al suono della campanella, così mi misi le cuffiette dell’ipode nelle orecchie e sedetti su una delle panchine che si trovavano nel cortile.
 Presi il libro di storia dallo zaino e cominciai a ripetere.
 Assorta in quello che stavo leggendo non mi ero minimamente accorta che c’era anche qualcun altro nel cortile.
 Alzai lo sguardo quasi richiamata da una voce invisibile e incontrai i suoi occhi: Massimiliano era a qualche metro da me, in piedi, vicino al piccolo obelisco che stava nel nostro cortile.
 Fissai i miei occhi nei suoi e in quel momento capii quanto mi piacessero: erano un po’ allungati e così eleganti, mi attraevano in maniera incredibile.
 Mi resi improvvisamente conto dove era il cambiamento che stavo aspettando, non dovevo ricercarlo in me, ma nell’idea che mi ero fatta di Massimiliano. Per me lui era sempre stato uno stupido manichino senza cervello che mi faceva irritare ad ogni respiro, invece adesso, per la prima volta, lo stavo guardando con gli occhi di una ragazza, e quello che stavo vedendo mi faceva sentire agitata e nervosa.
 Continuai a fissarlo e anche lui sembrava non voler distogliere lo sguardo, poi l’occhio mi cadde sulla sua mano, era stretta ad una più piccola e con una pelle più chiara.
 Delia.
 Evidentemente era seduta sul lato dell’obelisco che non potevo vedere dalla mia panchina.
 Da quando avevo capito cosa provavo in realtà per Massi quella ragazza ai miei occhi stava iniziando ad apparire sempre più odiosa, e questo mi fece diventare all’improvviso più acida di un limone.
 Lanciai un’occhiata di fuoco a Massi che per un attimo rimase interdetto, e tornai a leggere il capitolo sulla Prima Guerra Mondiale.
 Sapevo che mi stava ancora osservando ma non avevo intenzione di dargli corda. Ero innamorata di lui, tuttavia avevo già deciso che avrei speso ogni mia energia nel tentare di togliermelo dalla testa, dato che non avevo alcuna intenzione di morirgli dietro. Era solo una cotta passeggera, non poteva assolutamente essere lui il ragazzo che stavo aspettando da tutto quel tempo. Era una cosa impossibile ma soprattutto inammissibile.
 Leggevo distrattamente, le parole mi passavano davanti agli occhi come geroglifici incomprensibili mentre i miei pensieri si concentravano su Massimiliano. Il suo viso, i suoi occhi, le sue mani.
 Sbattei le palpebre un paio di volte con forza per cercare di scacciare quei pensieri ma non ottenni un risultato troppo soddisfacente.
 -E’ solo una cotta-, mi sussurrai. –Dimenticalo.-
 Durante la Grande Guerra l’Italia, inizialmente rimasta neutrale,…
 “Ecco cosa dovrei fare, ignorarlo e basta. Ignorare completamente le emozioni che mi infondono il suo sguardo e le sue labbra, e cercare di continuare su questa linea fino a quando non sarà finita la scuola. Non dovrebbe essere troppo difficile, dopotutto tra pochi mesi ci saranno gli esami e poi non lo vedrò mai più. Non ci vuole niente a dimenticare uno stupido come lui…”
 Cercai di continuare a leggere ma, come pochi minuti prima, provai l’impellente necessità di alzare lo sguardo.
 -Ciao.-
 Sussultai come se avessero appena acceso un fuoco d’artificio a due centimetri dal mio orecchio. Le cuffiette dell’ipode scivolarono via, mentre il libro mi sfuggì di mano cadendo a terra con un leggero tonfo.
 Massimiliano era davanti a me e mi fissava divertito.
 -Se avevi intenzione di farmi morire d’infarto, ci sei quasi riuscito-, dissi mettendomi una mano sul cuore e cercando di calmarmi per regolarizzare il mio battito. La presenza così vicina di quell’impiastro però non mi rendeva il compito molto facile.
 -Scusa-, cominciò lui ancora sorridente. –Ma eri così concentrata nella lettura che non ho potuto resistere.- Magari fosse stato vero che ero troppo concentrata su quello che stavo leggendo.
 Si sedette accanto a me e il mio cuore perse un battito.
 Sentii l’agitazione prendere possesso del mio stomaco, ma non dovevo assolutamente darlo a vedere. Continuavo a ripetermi che era solo una cotta e che la potevo gestire senza problemi.
 Massi si chinò e prese il mio libro da terra.
 -Tieni-, disse porgendomelo.
 -Grazie-, risposi fredda e senza guardarlo.
 -Quanta gentilezza, si vede che ti piace stare in mia compagnia.-
 -Sei tu che sei venuto da me, non mi sembra di aver cercato la tua compagnia.-
 -Sono solo venuto a salutarti, non volevo sorbirmi un’altra ramanzina come quella di ieri.-
 Gira e rigira alla fine era sempre colpa mia. Perché non riuscivo mai a starmene zitta?
 -Miss Stati Uniti che fine ha fatto?- nonostante tutto l’impegno che ci stavo mettendo il mio tono risultava sempre più acido.
 -Se intendi Delia è andata dalle sue amiche laggiù-, disse indicandomi una panchina dall’altra parte del cortile. –Stanno facendo una ripetizione collettiva di latino, oggi hanno compito in classe.-
 -Capisco-, cercai di fargli comprendere che non me ne fregava assolutamente nulla della vita scolastica di Delia con quell’unica parola, ma lui non sembrò recepire il messaggio.
 -Delia è molto portata per le lingue ma ha una repulsione per il latino e quindi sta avendo dei seri problemi.-
 Visto che non aveva capito con le frasi gentili, forse era meglio passare ad un approccio più diretto.
 -La tua ragazza non è l’unica ad avere dei problemi in questa vita, quindi scusa se non sono troppo interessata a lei.-
 Lui mi fissò per qualche secondo con uno sguardo indecifrabile.
 I suoi occhi verdi così vicini facevano ballare la rumba al mio povero cuore; mi chiedevo quanto avrebbe resistito un organo come quello prima di scoppiare definitivamente.
 -Ti hanno mai detto che sei di un egocentrismo esasperato?- mi chiese con una nota di rimprovero. –Pensi sempre a te stessa.-
 Alzai un sopracciglio irritata.
 -Solo perché non me ne importa un fico secco di quella spilungona non significa che io sia egocentrica! Al massimo quello concentrato solo su se stesso sei tu. Vieni qua e sai parlarmi solo della tua ragazza!- Ero parecchio incavolata. 
 -E di cosa dovrei parlare?- chiese lui visibilmente scocciato.
 -Ci sono tantissimi argomenti molto più costruttivi dell’andamento scolastico di Delia.-
 -La prossima volta prima di venire a parlarti mi leggerò un giornale, contenta?-
 Socchiusi gli occhi imbestialita.
 -Forse è meglio tornare alla fase di mutismo, starti a sentire mi fa solo imbestialire.-
 -Sono d’accordo-, disse lui alzandosi. –Starti vicino mi fa venire i nervi, preferisco non rivolgerti più la parola!-
 -Sono io che non te la rivolgerò!-
 -Bene!-
 Si voltò e a passi decisi, pieni di rabbia, raggiunse Delia e la baciò con enfasi. Fu come ricevere una pugnalata in pieno petto.  Si divisero e lei lo guardò con aria interrogativa, Massi le sorrise e le prese la mano, stringendola con forza come se volesse dimostrare l’importanza che aveva per lui il loro rapporto con quel gesto così semplice.
 -Bene…-, mormorai con sguardo vacuo.  
 Rimasi diversi minuti seduta su quella panchina, a far finta di leggere storia quando invece li stavo trascorrendo estraniata dal mondo circostante per cercare di capire che cosa fare.
 Di sicuro dovevo riuscire a dimenticare Massi, su questo non ci pioveva. Adesso che eravamo regrediti allo stadio di nemici giurati forse sarebbe stato anche più facile.
 Ero ancora totalmente immersa nei miei pensieri quando vidi Marti varcare il cancello della scuola con Davide Zilli che le stava alle calcagna.
 Sorrisi divertita.
 Davide era un nostro compagno di classe: un ragazzo carino e simpatico anche se un tantino fuori dalla norma. Era appassionato di cose strane, tipo Ufo ed extraterrestri o di argomenti particolari come l’esorcismo e i fenomeni paranormali, ma a parte questi piccoli dettagli un po’ strambi, era un bravo ragazzo.
 Fin dal quarto ginnasio aveva sempre avuto una specie di debole per Marti. La trovava graziosa e si vedeva lontano un chilometro che gli piaceva, ma la mia amica non era molto portata per questo genere di cose. Sempre sulle sue, non riusciva proprio ad aprirsi con i ragazzi, soprattutto con quelli che ci provavano con lei. Perciò più Davide cercava di stabilire un qualche tipo di contatto tra di loro e più lei lo respingeva con i suoi atteggiamenti e i suoi silenzi.
 Mi dispiaceva molto per Davide, dopotutto quei due li vedevo proprio bene insieme, ma Marti era fatta così e non avevo idea di come poterla cambiare.
 Mi vide seduta sulla panchina e sembrò che il suo viso avesse finalmente ritrovato il buonumore.
 Liquidò Davide con poche parole e venne velocemente a sedersi accanto a me.
 -Amy?-
 -Sono passata a prenderla ma suo padre mi ha detto che aveva la febbre alta.-
 -Spero non stia troppo male-, disse Marti prendendo anche lei il libro di storia. –Più tardi le mando un messaggio.-
 -Davide ti ha assalita anche oggi con i suoi sproloqui?- chiesi divertita. 
 -Lasciamo perdere-, cominciò a dir poco esasperata, -ormai non so più cosa inventarmi per fargli capire che non mi interessa. Piuttosto, che fine hai fatto ieri sera? Dopo che sei uscita dalla pizzeria con Marco non ti abbiamo più vista.-
 -Scusami, è solo che sono successe delle cose che mi hanno dato qualche pensiero.-
 -Si vede, hai una faccia… Non è che sta venendo la febbre anche a te?-
 -Niente febbre, è solo colpa di una notte in bianco…-
 -Notte in bianco?- chiese una voce sopra di me.
 Era Marco, doveva essere appena arrivato.
 -Scommetto che non hai dormito per quello che ti ho detto ieri sera-, disse con decisione.
 -Ti sbagli. Quello che mi hai detto ieri non mi fa né caldo né freddo, te l’ho detto: non sono innamorata di Massimiliano.-
 -Sì, come no…-
 -Marti, non ti ci metterai anche tu spero?- chiesi sconvolta. 
 -Scusa, ma è palese. Se me ne sono accorta io poi, è proprio evidente.-
 -Vi sbagliate, tutti e due.-
 -Tre-, completò Marti.
 -Anche Amy la pensa come voi? Ma se fino a ieri credeva che fossi innamorata di Marco-, dissi incredula.
 -Questa era la sua speranza, in realtà sospettava già da qualche tempo che nel tuo cuore ci fosse Massimiliano.-
 -Che situazione-, sospirai con aria stanca. –Non sono innamorata di lui.-
 -E allora perché non hai dormito stanotte?- mi chiese Marco saccente.
 -Dolori mestruali, okay?-
 Lui arrossì di botto. Avevo scelto una risposta perfetta, di certo non si sarebbe messo ad indagare su quell’argomento.
 -Mi sembrava che il ciclo lo avessi avuto dieci giorni fa.-
 Marti... A volte mi viene proprio voglia di farla fuori.
 -No, quella era Amy-, borbottai sicura.
 -Adesso basta-, disse Marco sempre più imbarazzato. –Non sono cose che le orecchie di un ragazzo dovrebbero ascoltare.-
 Marti ed io ci guardammo per un secondo poi scoppiammo a ridere. Povero Marco, chissà cosa stava pensando.
 In quel momento mi resi conto di quanto fosse importante avere degli amici quando si stavano attraversando dei periodi difficili, e di quanto fosse fondamentale tenerli il più lontano possibile dai miei veri pensieri e sentimenti.
 -Comunque ero venuto a dirvi che stasera ci sarà una festa-, disse Marco.
 Smettemmo di ridere.
 -Una festa? Dove?- chiesi con ancora le lacrime agli occhi per le risate.
 -Al Living-, rispose lui. –E’ la festa di compleanno di un mio amico e mi ha chiesto di invitare tutte le ragazze che conosco.-
 -Non possiamo mica presentarci alla festa di compleanno di un ragazzo che neanche conosciamo, senza uno straccio di regalo per giunta.-
 -Tranquilla. Le ragazze entrano gratis insieme al ragazzo che le ha invitate e non sono tenute a portare regali: è un’idea del mio amico… Vuole che ci siano molte ragazze, è un tantino fissato anche se del tutto innocuo.-
 -Be’ una festa mi ci vorrebbe proprio-, dissi sorridendo.
 -E tu che fai?- chiese Marco a Marti.
 Marti aveva sempre avuto un’assoluta avversione per le feste, ma soprattutto per la musica alta e il ballo; odiava andare alle feste di compleanno proprio per questo.
 -A me non va di venire-, rispose semplicemente.
 Sapevo che avrebbe risposto così.
 -Dai Marti. Per una volta che possiamo andare ad una festa come si deve, che ti costa venire?-
 Passai i successivi dieci minuti a tentare di convincerla in ogni modo, e alla fine cedette.
 -Però non ho alcuna intenzione di mettermi a ballare.-
 Su quel punto era sempre stata più che categorica e anche stavolta non aveva fatto eccezione.
 La campanella suonò e ci dirigemmo tutti e tre verso l’entrata.
 -Aspetta un attimo-, disse poi Marco. –La tua amica acida dov’è finita?-
 -Amy non è acida-, dissi difendendola.
 -Be’ le cose che mi ha detto ieri sera non erano proprio dolci.-
 -Se ti ha parlato così è perché l’hai fatta incavolare sul serio, in genere non offenderebbe neanche il suo peggior nemico.- Lui mi fissò con uno strano sguardo.
 -Comunque-, continuai, –è a casa con la febbre.-
 Varcammo la soglia e proprio in quell’istante, con la coda dell’occhio, notai che Massimiliano e Delia erano pochi passi dietro di noi.
 Sapevo che non avrei mai dovuto farlo, che eravamo tornati ad essere due sconosciuti, ma non riuscii a resistere: mi voltai con calma e incrociai lo sguardo di lui. I suoi occhi verdi mi fecero salire la pressione alle stelle mentre a stento ero riuscita a non arrossire.
D’altra parte lui mi fissava con sguardo severo e pieno di risentimento.
 Cominciai a preoccuparmi per davvero. Nonostante i suoi occhi trasudassero odio quello sguardo per me era tremendamente attraente.
 Una cosa era chiara: stavo uscendo fuori di testa.
 Una volta in classe Marti ed io ci sedemmo al nostro posto, in attesa che la professoressa Gisella Lubelli facesse il suo ingresso in classe. 
 Su questa professoressa non c’è tanto da dire. Da giovane doveva essere stata la tipica brava ragazza. Scuola privata, genitori facoltosi, laureata con il massimo dei voti in storia e filosofia, in più aveva superato in modo brillante il concorso a cattedra per accedere all’insegnamento, aveva sposato un uomo benestante e con un buon lavoro e dal marito aveva avuto tre figli: la donna perfetta insomma. Gentile, dolce e anche spiritosa se ci si metteva.
 Certo perfino lei quando si arrabbiava diventava una furia. Era raro vederla uscire fuori dai gangheri e proprio per questo se lo faceva era meglio restare a distanza di sicurezza, non perché fosse capace di chissà quali torture, semplicemente usava lo strumento più micidiale che ci potesse essere nel mondo della scuola: il senso di colpa. Ti faceva un discorsetto così chiaro e sensato che riusciva a farti stare male e a farti sentire l’ultimo essere dotato d’intelligenza sulla faccia della Terra che alla fine non potevi non darle ragione.
 Come se queste qualità non la rendessero già invidiata, era anche una bella donna: alta, fisico slanciato, capelli biondi non molto lunghi che le ricadevano in stupendi ricci sulle spalle e luminosi occhi azzurri, per non parlare del piccolo viso dolce e delicato il che la rendeva agli occhi degli altri molto più giovane di quanto in realtà non fosse.  
 A volte era un libro aperto, altre volte chiusa come il riccio di una castagna, teneva tantissimo alle sue materie e al fatto che i suoi alunni le apprendessero nel migliore dei modi.
 Certo non eravamo mai riusciti a capire con precisione i suoi metri di giudizio, ma a parte questo la Lubelli era una professoressa meravigliosa.
 Entrò in classe mentre mettevamo i libri di storia sui banchi.
 -Buongiorno-, disse con un dolce sorriso.
 Rispondemmo un po’ in ansia. Il giorno prima aveva detto che avrebbe interrogato e quando lo diceva non c’era scampo.
 Si tolse con calma il foulard color pastello che avevo intorno al collo e si ravviò i capelli con un veloce gesto della mano.
 Prese il registro di classe.
 -Ci sono assenti?-
 Non ce n’erano, eravamo tutti pronti ad affrontare il nostro destino.
 Scrisse qualcosa sul registro e prese quello personale.
 -Allora… Avevamo detto che oggi avremmo fatto qualche verifica, vero?- chiese con calma.
 Un brusio di arrendevole assenso si sollevò dalla classe.
 -Bene, poi vedremo di andare un po’ avanti anche.-
 Prese la sua penna e cominciò a scorrere i nomi sul registro. In genere aveva un metodo molto preciso di interrogare: chiamava o chi non aveva voto, o chi doveva riparare a qualche insufficienza, o ancora chi aveva un voto piuttosto datato. Quindi, almeno con lei, un minimo di calcoli ce li si poteva fare.
 Mi sentivo abbastanza tranquilla, ero stata interrogata la settimana precedente perciò non ero a rischio “nomination”.
 -Allora, Christian, parliamo… della situazione dell’Italia alle soglie della Prima Guerra Mondiale?- disse rivolgendo lo sguardo verso il mio compagno di classe che stava seduto proprio davanti a me.
 Il suo modo di porre le domande era in grado di farti venire un ictus. Inserire il nome dell’interrogato nella frase non era un bel modo per dirti che ti stava per fregare su tutta la linea.
 -Ehm…-, fu la risposta monosillabica di lui.
 Christian Corradi: il ragazzo più fico dell’universo, almeno secondo lui. Ultimo figlio di tre e unico maschio era stato viziato fino all’inverosimile. Faceva discorsi assurdi, fumava come una ciminiera e vestiva sempre alla moda. Era arrogante, con una repulsione assoluta verso il rispetto e l’educazione, tendeva a litigare persino con il suo riflesso nello specchio, dove prima o poi ci sarebbe caduto dentro come era successo a Narciso con il suo volere baciare la propria immagine riflessa nel lago.
 Dato che a causa del suo egocentrismo tutto questo non era sufficiente per attirare l’attenzione su di sé, evitava accuratamente di studiare e discuteva con i professori un giorno sì e l’altro pure.
 -Avanti, cosa ti ricordi?- chiese la Lubelli cercando di incoraggiarlo a continuare.
 Christian riuscì a mettere due parole in croce, un po’ cercando di leggere qualche frase dal libro, un po’ sforzandosi di ricordare quello che aveva sentito dire durante le interrogazioni precedenti.
 Alla fine era riuscito a racimolare un quattro e mezzo.
 Non ne sembrava per niente sorpreso, ma la cosa peggiore era la totale mancanza di delusione che lo permeava: per lui c’era ancora tempo per recuperare un brutto voto.
 Solo che non si rendeva conto che gli esami si stavano avvicinando pericolosamente e se avesse continuato così non avrebbe fatto molta strada.
 Davide, che era il suo compagno di banco, si girò verso me e Marti. Naturalmente il suo sguardo era rivolto alla mia amica, ma lei non sembrava avere intenzione di alzare gli occhi dal suo libro di storia. Povero Davide.
 La Lubelli, archiviata la penosa interrogazione di Christian, aveva cominciato a spiegare un nuovo argomento.
 Era davvero un’ottima insegnate, e il suo modo di spiegare mi piaceva tanto. Anche se, a dire proprio tutta la verità, i primi giorni in cui l’avevamo conosciuta, quasi tre anni prima, avevamo subito pensato che le sue spiegazioni fossero di una noia mortale. Non si riusciva a seguirla, perché faceva un’infinità di collegamenti e passava da un argomento all’altro con una grande maestria, essendo sempre in grado alla fine di ritrovare il filo del discorso principale. Ma passati i primi tempi avevamo capito perfettamente come andarle dietro e ormai non avevamo più alcun tipo di problema.
 Improvvisamente sentii il cellulare nella mia tasca vibrare. Cercai di non sussultare e stando attenta a non farmi vedere lo presi: notai un sms nella posta in arrivo.
 Quando vidi che era di Marco, lo aprii con un leggero moto di curiosità.
 I primi tempi in cui eravamo diventati amici era solito mandarmi una marea di messaggi durante le lezioni, ma io non gli rispondevo perché non volevo essere distratta, così gli avevo detto chiaro e tondo che quelle sue attenzioni mi infastidivano e aveva smesso.
 Era la prima volta da quasi un mese che me ne mandava uno. Chissà cosa voleva.
 
Esci con una scusa, ti devo parlare subito…
 
 I puntini di sospensione non erano un buon segno con lui: stavano a significare che il suo discorso sarebbe stato lungo e mi avrebbe sottratto moltissime energie per riuscire a farlo tacere.
 Alzai la mano di scatto cercando di non apparire troppo ansiosa di uscire dall’aula mentre Marti rimase un attimo interdetta dal mio gesto.
 -Sì, Valeria?- chiese la Lubelli notando la mia mano.
 -Potrei andare in bagno?-
 -E’ proprio urgente?-
 -Sì, professoressa-, borbottai con aria scocciata. Se glielo stavo chiedendo nel bel mezzo di una spiegazione doveva per forza essere urgente, considerando che non facevo assolutamente parte del Club “Amici del Fumo” che si stabilivano nei bagni almeno cinque o sei volte al giorno per fumare. Li odiavo, ogni volta che entravi in bagno sentivi una puzza di sigaretta incredibile e sugli ultimi bagni vedevi aleggiare una strana e minacciosa nuvola grigia.
 -Vai pure allora.-
 Mi alzai con calma e mi diressi verso la porta ma appena la aprii vidi che alla mia sinistra c’era Marco con la schiena poggiata al muro.
 Per poco non mi venne un colpo; se lo avesse visto qualcuno avremmo passato parecchi guai.
 Chiusi subito la porta alle mie spalle.
 Pensavo che mi avrebbe aspettato vicino ai bagni o alle macchinette il che sarebbe stato decisamente meno rischioso. 
 -Che ci fai qui?- bisbigliai con un filo di voce.
 -Vieni con me-, mi afferrò la mano e mi costrinse a seguirlo.
 Entrammo nella classe accanto alla mia. Era vuota.
 -Sono scesi a fare educazione fisica-, disse lui mentre chiudeva la porta. Doveva aver notato il mio sguardo interrogativo.
 -Posso sapere che vuoi?- chiesi incrociando le braccia. –Cos’è tutta questa urgenza?-
 -Che sta succedendo tra te e Massi?-
 Quella domanda così secca e improvvisa mi fece sentire tremendamente a disagio.
 Arrossii di colpo e abbassai lo sguardo: atteggiamento colpevole, ma non avevo la forza per reagire in un modo diverso.
 -Che vuoi dire?-
 -Lo sai perfettamente cosa voglio dire-, ribatté lui serio. –Poco fa Massi mi ha detto che non ha più intenzione di rivolgerti la parola e che tu sei d’accordo. Ha detto, cito testualmente, “almeno su una cosa siamo concordi io e quella vipera, non potremo mai essere amici.”-
 Sentii come una strana pugnalata al cuore, ma da uno come Massimiliano c’era da aspettarsi una reazione di quel tipo. Dopotutto, forse, me l’ero anche meritato quello che stava succedendo, così la prossima volta ci avrei pensato due volte prima di prendermi una sbandata per un ragazzo così idiota.
 -Se Draco ti ha già spiegato tutto, non capisco cosa adesso tu voglia sapere da me-, dissi con aria più calma mentre, in realtà, stavo solo cercando di celare la mia angoscia.
 -Voglio sapere come diavolo ti è venuto in mente di troncare così nettamente i rapporti con Massi.-
 -Di quali rapporti stai parlando?- chiesi irritata. –Noi due non abbiamo mai avuto nessun tipo di rapporto. Ci siamo sempre odiati, o per lo meno, io l’ho sempre odiato mentre lui non era neanche a conoscenza della mia esistenza, quindi non ho troncato proprio un bel niente.-
 -Il tuo cuore la pensa come la tua linguaccia?-
 Mi fissava con serietà. Aveva centrato il punto meglio di un sicario con la sua vittima.
 -Il mio cuore in questo momento è impegnato a pompare il sangue nel mio apparato circolatorio, non ha il tempo per mettersi a pensare.-
 -Smettila di comportanti come una stupida bambina orgogliosa e confessa una volta per tutte quello che provi veramente!-
 Lo guardai negli occhi per diversi secondi: era determinato, era sicuro di quello che diceva, ma la cosa peggiore era che aveva maledettamente ragione. Il mio orgoglio mi stava frenando come un’ingombrante zavorra.
 Svelare i miei sentimenti a voce alta avrebbe significato ammettere che in tutti quegli anni non avevo visto le cose con chiarezza, che ero stata accecata dall’odio nei confronti di Massi da non capire quanto mi stavo sbagliando.
 Il mio orgoglio non mi permetteva di essere completamente sincera, e la rabbia di Marco non avrebbe cambiato la situazione.
 Lui continuava a fissarmi, ma io non mi decidevo né a smentire né a dargliela vinta.
 -Cosa vuoi che ti dica, eh?- ormai ero praticamente furiosa. Era inammissibile che un ragazzo che conoscevo solo da un mese si immischiasse in quel modo nella mia vita. –Vuoi che dica che sono innamorata pazza di Draco?-
 Marco mi guardava sorpreso. Era rimasto basito a causa del mio sguardo duro e senza sentimento.
 -Non posso dirlo… perché non sarebbe la verità.-
 Era inutile. Già ammettere una cosa del genere con me stessa era stato difficile, farlo con Marco era assolutamente impossibile.
 -Voglio solo che tu sia sincera-, cominciò lui con calma. –Qualunque cosa dirai io ti crederò. Quindi, se sei proprio sicura di quello che hai detto poco fa, guardami dritto negli occhi e ripetilo. Se lo farai giuro che non ti darò più noie con questa storia.-  Una via d’uscita finalmente, bastava così poco per essere libera?
 Sarebbe stato anche fin troppo facile, avrei solo dovuto ripetere, come una specie di litania, le parole che avevo pronunciato pochi secondi prima guardandolo negli occhi.
 -Me lo prometti?- chiesi tanto per essere certa che mi avrebbe lasciato in pace.
 Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Conoscendolo non ero del tutto sicura che avrebbe mantenuto la parola, era meglio mettere tutti i puntini sulle i.
 -Lo prometto.-
 Meglio di così non poteva andare.
 Fissai il mio sguardo nel suo e mi preparai a parlare.
 I suoi occhi azzurri mi scrutavano severi mentre i miei cominciavano a cedere cercando una via d’uscita: era la prima volta che sentivo di non riuscire a reggere il suo sguardo.
 Non dovevo rinunciare. Presi un respiro e lo fissai con più intensità.
 Era il momento.
 -Io…-, cominciai. –Io non sono… non…-
 Perché non continuavo? Che mi stava prendendo?
 Sentivo tutte le difese che avevo innalzato cominciare a cedere sotto il peso della verità che lottava per uscire fuori. Il muro che avevo messo intorno ai miei sentimenti si stava improvvisamente sgretolando, ed era tutta colpa di quegli occhi azzurri. Non ero mai riuscita a mentire a quegli occhi, neanche in una situazione così decisiva.
 -Maledizione!- imprecai.
 Vidi uno strano sorriso dipingersi sul volto di Marco.
 -Problemi?-
 -Oh, sta zitto!- esclamai prendendo la direzione della porta per non fargli notare il rossore che si stava diffondendo sulle mie guance. 
 Avevo quasi posato la mano sulla maniglia quando sentii una mano afferrarmi il polso.
 Mi voltai con calma ed incontrai ancora una volta quei dannati occhi azzurri: erano talmente belli e luminosi che rimasi un secondo senza fiato.
 -Che c’è?- chiesi stizzita.
 -Non dimentichi di dirmi una cosetta?-
 -Devo tornare in classe-, dissi sbrigativa. –La Lubelli mi avrà dato per dispersa a quest’ora.-
 -Non cercare di cambiare argomento-, mi ammonì lui sorridendo.
 Lo guardai per qualche secondo indecisa sul da farsi. Alla fine non ci fu molto su cui riflettere, mi sembrava insensato e assolutamente inutile continuare a negare.
 -Hai ragione, va bene?- cominciai senza guardarlo.
 -Quindi lo ami.-
 -Sì, accidenti-, esclamai guardandolo. –Adesso lasciami!-
 Lui strinse leggermente la presa prima di mollarla.
 -Cosa intendi fare ora?-
 -Un bel niente-, risposi decisa.
 -Ma…-
 -Secondo te che dovrei fare? Andare da lui e dirgli la verità? Certo, come no. Così mi prenderà in giro fino alla prossima era glaciale, per non dire che potrebbe prenderlo per uno scherzo.-
 -Ma…-
 -Smettila con questi ma-, dissi abbassando lo sguardo. –C’è poco da fare. Lui ha già una ragazza, una bomba di ragazza. Inoltre non credo che potrebbe mai ricambiare i miei sentimenti, perciò l’unica cosa che posso fare è cercare di togliermelo dalla testa.-
 Sentivo il suo sguardo fisso su di me, ma non avevo il coraggio di incontrarlo.
 -Non mi sembra giusto, in questo modo non farai altro che soffrire.-
 -Non ti hanno detto che la vita non è mai giusta?- risposi con un sorriso amaro. –Lo so che non sarà facile, ma non ho paura del dolore. Voglio solo riavere la mia vita anche a costo di soffrire, e finché Massimiliano Draco non sarà lontano anni luce dai miei pensieri e dal mio cuore non potrò mai sentirmi completamente libera.-
 Rimanemmo in silenzio per diversi secondi.
 La campanella suonò e ciò mi ricordò che l’ora successiva avevo la Bianchi, non potevo continuare a starmene là dentro. Senza contare che la classe scesa a fare educazione fisica sarebbe ricomparsa da un momento all’altro.
 -Hai litigato con lui solo per dimenticarlo quindi.-
 -Già-, risposi sempre con lo sguardo basso. –Più gli sto lontana meglio è. Se poi lui mi odierà sul serio la faccenda diventerà sempre più facile. Si tratta solo di lasciar trascorrere un po’ di tempo.-
 -Ne sei davvero convinta?- mi chiese con tono preoccupato.
 -Certo-, risposi guardandolo finalmente negli occhi. –Non sono del tutto sicura che i miei sentimenti siano così intensi. E’ possibile, anzi probabile, che si tratti solo di una cotta passeggera e a questo proposito…-
 Il mio tono era diventato tremendamente serio.
 -… ti prego di non dire a nessuno quello che hai scoperto. Finché i miei sentimenti resteranno sepolti sarà più semplice affrontare tutta questa situazione. Neanche Marti ed Amy devono sapere la verità.-
 -Guarda che lo hanno capito da un pezzo-, disse lui divertito.
 -Lo so, ma non hanno avuto la mia conferma-, risposi. –Quindi la loro rimane solo una teoria senza fondamento.-
 -Come vuoi. Allora ti prometto che non ne farò parola con nessuno.-
 -Grazie-, dissi un po’ più sollevata.
 Uscii da quella classe e rimasi per un attimo ferma. Non sentivo nulla e non vedevo nulla, avevo solo voglia di rintanarmi sotto le coperte del mio letto e di rimanerci fino a quando quella brutta storia non si fosse risolta.
 Sapevo che non sarebbe stato facile dimenticare Massimiliano, eppure ero cosciente di doverci almeno provare. Non potevo rischiare di passare la vita a desiderare qualcuno che non avrei mai avuto.







***L'Autrice***
 E anche questo capitolo è giunto alla fine... xD Allora? Che cosa ne pensate di tutta questa storia, vi sto ingarbugliando abbastanza le idee? E ancora non avete letto nulla, il bello deve venire... ^^ Comunque come avete visto sembra proprio che Massi stia sul serio con Delia, anche se il motivo è ancora oscuro (e non sperate che ve lo dica io... muahahhaha! xD).
 Comunque il prossimo capitolo dovrei riuscire a postarlo in settimana, dipende da quanto tempo mi prenderanno le lezioni e lo studio. Senza contare che sto anche scrivendo il sequel de Il Figlio della Prof, e anche per quello mi ci vuole tanto impegno... ^^
 
Come al solito rubo solo qualche riga per ricordare che questa storia ha anche un Forum e un gruppo su Facebook (a proposito, se qualcuno vuole aggiungermi su Facebook trovate il link nella mia pagina autore, oppure cercate Scarcy Novanta...


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Ringraziamenti:
 just_love_me: Tranquilla per l'altra volta, non era assolutamente una figura di m***a... xD Non ti prendo per maniaca, anzi mi fa piacere che l'entusiasmo per la mia storia ti porti a dire cose così... ^^ Be' sono contentissima che questa storia ti piaccia più dei libri di scuola, è davvero una grande soddisfazione. ^^ Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto. Grazie mille per aver recensito e per tutti i complimenti che mi hai fatto. Un bacio!
 _Caline: No, non fanno la pizza al metro? Che peccato, è buonissima... xD Sì, Delia è proprio un bel problema, e non si risolverà tanto in fretta... ^^' Sono contenta che ti piacciano i colpi di scena, perchè ti assicuro che in questa storia non mancano e non mancheranno in futuro... xD Hai detto bene, il cammino sarà davvero lungo e tortuoso per la nostra Vale, ma non è il caso di disperare, in un modo o nell'altro si sistemerà tutto... forse... xD Grazie davvero infinite per tutti i complimenti che mi fai e per tutto ciò che mi hai scritto. Un bacio!
 Adaliah: Purtroppo in questo capitolo la situazione non si è chiarita più di tanto, e non posso prometterti che accadrà tanto presto... ^^' Delia è un elemento di disturbo che non sarà facile da eliminare (ovviamente non fisicamente, non c'è nessun omicidio... ahhaah xD). Diciamo che la professoressa D'Arcangelo si chiarirà molto di più con il POV di Massi, questa storia è comunque scritta dal punto di vista di Vale che non potrà mai conoscerla più di tanto... ^^ Grazie mille per la recensione. Un bacio!
 ShadowOfTheWind: E facciamo questo enorme applauso a Vale che finalmente ha capito! xD Non ti posso dire come mai Massi e Delia stanno insieme, lo si scoprirà con il tempo, ti dico solo che la strada sarà molto lunga e tutta in salita per Vale... ^^' Spero di non averti fatto aspettare troppo per questo capitolo ma il tirocinio mi ha uccisa questa settimana...ç___ç Grazie mille per la recensione e per tutte le tue meravigliose parole. Un bacio!
 mary74: Ciao, sono contenta che tu abbia deciso di cominciare a leggere questa storia... *-* Grazie per aver letto anche Sunbeam e Mistaken (mi dispiace di non aver più aggiornato ma per il momento non ho ispirazione per quella storia e i miei impegni mi impediscono di provare a continuarla... ç__ç) Sono contentissima che i personaggi e la storia ti stiano intrigando e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto. Un bacio!
 EnergyAir: E sì, ormai la vita tranquilla è andata. Però meglio così, no? ahhahah xD Vale è forte e dovrà sopportare ancora molto e molto altro... Ma vedrai che alla fine ne varrà la pena, forse... xD Delia e Massi stanno insieme e anche il motivo non è ancora chiaro vedrai che piano piano tutti i tasselli andranno al loro posto. ^^ Be' diciamo che ci sarà anche un altro attacco di Amy e Marti ma rimane il fatto che sono amiche Vale quindi si comporteranno da amiche... xD Grazie mille per la tua recensione e per tutte le tue parole Minù... ^^ Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, e scusa se ti ho fatto aspettare. Un bacio!
 4lb1c0cc4: Sono contenta che tu stia leggendo la mia storia e cha abbia trovato un po' di tempo per recensire, grazie mille... *-* Be' Vale è un po' lenta, ma lo è stata semplicemente perchè l'orgoglio le impediva di vedere i suoi veri sentimenti. xD Comunque lo so che nella Margherita non ci va l'origano ma da me in qualche pizzeria lo mettono, e a me piace tantissimo... xD Grazie per avermelo fatto notare però. xD Grazie ancora per la recensione e spero davvero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio!
 Lione94: Sei la benvenuta! Sono contentissima che tu abbia deciso di cominciare a leggere questa storia. Sì, in effetti con la casa editrice non è andata bene, ma pazienza. Sono comunque felice che la mia storia abbia un posto qui su efp, dove tanta gente la possa leggere... ^^ Diciamo che Massi e Marco sembravano fighi agli occhi di Vale, ma solo perchè non li conosceva. Spesso tendiamo a giudicare le persone solo da di fuori per poi scoprire, conoscendole, che sono completamente diverse da come le avevamo giudicate. Massi e Marco sono stati l'esempio che ho voluto portare io di questa tendenza che abbiamo noi umani... ^^ Fai bene a non leggere la ragazza delle macchinette, ci sono molti spoiler già dal primo capitolo e secondo me è un peccato rovinarsi la sorpresa... Anche perchè più avanti si andrà e più sorprese ci saranno, te lo garantisco... xD La D'Arcangelo è ancora un personaggio da scoprire, ma lei si capirà meglio quando avrò pubblicato gli altri capitoli del POV di Massi... ^^ *-* Oddio, hai letto anche Sunbeam?! Sono così contenta che ti sia piaciuta, e spero di aver ringraziato la tua amica (non so se all'epoca mi aveva lasciato qualche recensione) ma se magari non la conosco ringraziala da parte mia... ^^ Grazie mille per avermi lasciato questa recensione stupenda e per tutti i complimenti che mi hai fatto. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio!
 momi87: Le delucidazioni arriveranno più avanti, tranquilla... xD Ma per il momento il motivo per cui lui e Delia stanno insieme non si saprà... xD Lo so, sono cattiva ma se vi dico tutto poi vi rovino la sorpresa... xD Non posso rivelarti il futuro di Marco, l'unica cosa che posso assicurarti è che lui e Vale restaranno amici... xD Grazie davvero per la recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto... Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio! ^^
 Penny Black: Be' diciamo che Vale è fortunata sotto molti punti di vista, anche solo il fatto che Massi e Marco siano andati a casa sua la dice lunga... Io pagherei per avere due fighi del genere sotto il mio stesso tetto anche solo per qualche minuto... xD Marco era innamorato di Vale, solo che era un amore dettato dalla novità. Una ragazza che non cadeva ai suoi piedo lo attraeva e lo incuriosiva, poi conoscendola i suoi sentimenti sono cresciuti ma allo stesso tempo, capendo di non essere ricambiato, ha deciso di non insistere e di farsela passare... ^^ Credimi, Vale sarà sempre confusa, è davvero una ragazza incasinata che difficilmente si rende conto delle cose pensando che non possano essere vere o che sia impossibile che accadano. Non è una ragazza, è un enigma vivente... Ma sono contentissima di aver reso la sua confusione... xD Delia è Delia, dubito che in questo momento ci sia un aggettivo per descriverla, ma andando avanti con la storia la parola per definirla spunterà fuori, tranquilla... xD La pizzeria è fantastica, e fanno una pizza che è la fine del mondo... Ci andavo spesso quando abitavo a Lecce... ^^ Amy per il momento non si capisce più di tanto, ma andando avanti con la storia anche i suoi comportamenti appariranno molto più chiari. ^^ Neanche io reggo l'italiano rovinato dall'accento inglese, da quello americano poi è anche peggio. xD Sono davvero contentissima che la storia ti stia piacendo e spero che anche questo capitolo ti abbia soddisfatta. Grazie mille per la tua recensione bellissima e per tutti i complimenti che mi fai. Un bacio!  
 Eky_87: Tranquilla per la recensione dell'altro capitolo, l'importante è che tu alla fine lo abbia visto e letto...^^ Be' diciamo che Massi e Delia stanno insieme per un motivo, ma non posso dirti se è per convenienza, per far ingelosire qualcuno, o magari perchè si sono davvero innamorati... ^^ Però mi piacciono molto le tue teorie, chissà se una di queste è giusta oppure se il motivo è un altro... xD Sono contenta che l'amicizia tra Marco e Vale ti piaccia, in effetti ho pensato subito che fosse la giusta evoluzione del loro rapporto... ^^ Grazie mille per la recensione, e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio!
 kribja: Ciao, dispiace molto anche a me che tutta la storia della pubblicazione non sia andata bene ma non fa niente... Sono contenta di pubblicarla di nuovo qui su EFP, e sono ancora più contenta che tutte voi possiate leggerla... ^^ Le risposte che Vale dà a Massi non so neanche io da dove vengono fuori, quando scrivo lei risponde da sola senza che io mi sforzi... ahahha xD Lo so, sono un po' fuori di testa ma sono fatta così... ^^' Massi è meraviglioso, ancora non lo si è visto del tutto, il suo personaggio è davvero davvero complicato, ma forse solo perchè è Vale, che non lo conosce bene, a raccontare la storia. Ad ogni capitolo si scoprono sempre cose nuove riguardo il carattere del nostro Massi... ^^ Sì, la D'Arcangelo è una persona molto curiosa, la si potrebbe tranquillamente definire un'impicciona di prima categoria... xD Grazie davvero per la tua recensione meravigliosa e per tutti i complimenti che mi hai fatto (anche se come al solito non penso di meritarne così tanti... ^^'). Grazie grazie grazie. Un bacio!
 Sognatrice85: Sì, Marco è molto perspicace... ^^ Anche in questo capitolo lo è stato... xD In effetti Vale faticava a capire cosa provava per Massi proprio a causa del suo orgoglio che le impediva di aprire gli occhi. E' vero che sfogarsi non le farebbe male, ma un tipo come Vale non trova semplice riuscire ad ammettere certi sentimenti... Il suo problema è sempre e solo l'orgoglio... xD E' fatta così la nostra Vale... xD Sono contenta che la storia ti stia piacendo. Grazie mille per la recensione. Un bacio!
 chiara84: Be', sì. Marco è dolce, anche se stucchevole, ma credo che il pregio sia saper ascoltare quindi per una ragazza diventa naturale alla fine volerlo come amico...^^ Non posso rivelare come mai Massi e Delia stanno insieme, i motivi potrebbero essere tanti e le vostre teorie mi piacciono troppo per darvi anche un solo indizio al riguardo... xD Spero mi perdonerete se non mi scucio più di tanto... ^^ Sì, piazza Sant'Oronzo è bellissima, è uno dei posti di Lecce che amo di più e sono contenta che tu l'abbia vista dal vivo... xD Grazie davvero per la recensione, sono così contenta che la storia ti stia piacendo. Un bacio! *-*
 sTar__: Ciao, tutto bene grazie... xD Un po' stanca per lo studio ma tutto sommato sono la solita pazza di sempre... ^^ Sono felice di averti dato la possibilità di rileggere questa storia, ma soprattutto sono contentissima che tu abbia deciso di rileggerla... xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto. *-* Un bacio!
 rodney: Ciao, sono contenta che tu sia riuscita a leggere tutti i capitoli... xD Uhm, non so se essere contenta o no che tu non provi odio nei confronti di Delia. Nei prossimi capitoli potresti anche cambiare idea... xD Ma non dico altro, sennò ti rovino tutta la sorpresa... xD Diciamo che Vale e Massi ne passeranno ancora tante, non posso dirti con facilità quando avranno un attimo di pace... ^^' Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. Sono così contenta che la storia ti stia piacendo così tanto... *-* Un bacio!
 mohran: Sono contentissima che l'evoluzione della storia ti stia piacendo così tanto... xD Chi lo sa se tra Marco ed Amy succederà qualcosa? ^^ Vedremo... xD Tranquilla, recensisci quando vuoi, tanto io non mi muovo di qui. E poi per me l'importante è che continui a leggere e che la storia ti piaccia, non fa niente se non recensisci anche se questo tuo commento mi è piaciuto davvero tantissimo... *-* Sì, il lagame d'amicizia tra Vale e le sue amiche si sente davvero tanto, per me non è stato difficile descriverlo visto che avevo davvero amiche come loro... ^^ Be' Massi e Delia stanno insieme, anche se il motivo per il momento non è noto... ^^ Potrebbero essere tanti e mi piace quando i punti interrogativi nelle mie storie fanno partire le vostre teorie... ahahah xD *-* Sono felicissima che tu riesca ad immedesimarti così perfettamente in Vale e con tanta facilità, alla fine era il mio obiettivo quello di catapultare il lettore direttamente nella storia, lasciando perdere descrizioni inutile e inondola di pensieri e discorsi (anche se magari che hanno senso)... *-* Leggere le tue parole mi ha resa davvero felice, grazie. Tranquilla, riesci ad esprimere benissimo quello che pensi anche se scrivi di fretta (capisco che c'è anche una vita oltre EFP... xD Io per prima sono sempre piena di impegni... ç__ç). Grazie ancora per le tue parole, mi hanno fatto commuovere. Anche perchè non penso di meritarmi così tanti complimenti. Grazie Grazie Grazie. Un bacio!
 sassenach: Grazie per aver deciso di leggere la mia storia...*-* Sì, diciamo che mi sono resa conto che il POV di Vale non era sufficiente per spiegare tutte le sfaccettature di questa storia, per questo ho iniziato a scriverla anche dal punto di vista di Massi...^^ Sono davvero felicissima che la storia e i personaggi ti stiano piacendo così tanto e spero che anche questo capitolo non ti abbia delusa. Grazie! Un bacio!
 selena_14: Vabbe', ognuno ha le sue idee. Se Delia non ti sta antipatica mica posso costringerti ad odiarla... xD Spero che il compito di greco sia andato bene, io li odiavo! ç__ç Quindi tranquilla, capisco perfettamente che tu non abbia avuto molto tempo per recensire ma l'importante è che continui a leggere... xD Grazie davvero per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!
 Miss Lellina23: Non fa niente per la storia della pubblicazione, sono contenta di aver ricominciato a pubblicare la storia qui su EFP, e sono ancora più contenta che tu abbia deciso di leggerla.*-* Grazie mille per la recensione, un bacio!   
  
 
   

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Capitolo 8
*** Il Living ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 8 (new)

Ciascuno Chiama Idee Chiare

Quelle Che Hanno Lo Stesso Grado Di Confusione Delle Sue
Marcel Proust
   
 
 

 Capitolo 8: Il Living

 
 Quel pomeriggio Marti ed io andammo a trovare Amy. Sua madre ci fece entrare dicendo che la nostra amica aveva avuto la febbre alta per tutta la mattinata e che solo da un paio d’ore aveva cominciato a riprendersi.
 Ci accompagnò nella sua stanza e ci lasciò sole.
 Amy era pallida e sembrava parecchio provata ma appena ci vide si aprì in un meraviglioso sorriso che fu in grado di tranquillizzarmi.
 Le raccontammo quello che si era persa a scuola, e ringraziai Marti per non aver accennato neanche di sfuggita a Massi o a Marco. Evidentemente aveva capito che se avesse tirato fuori quell’argomento Amy ed io avremmo cominciato a litigare arrivando solo al risultato di far peggiorare il suo stato di salute.
 Non potemmo tuttavia nasconderle il fatto che quella sera saremmo andate ad una festa.
 -Festa?- chiese lei soffiandosi il naso. –E dove?-
 -Ehm…-, cominciai indecisa se mentire oppure no. –Al Living.-
 Amy, che stava per bere un sorso d’acqua dal bicchiere che aveva sul comodino, si bloccò di colpo fissandoci entrambe.
 Passò qualche secondo ma la nostra amica non accennava a reagire, il che, conoscendola come le mie tasche, mi sembro abbastanza insolito.
 Poi notai le sue pupille che si dilatavano e uno strano afflusso di sangue che le colorava le guance di rosso.
 -Cosa?!- esclamò. –Una festa al Living?!-
 Marti ed io ci guardammo preoccupate.
 -Possibile che io mi sia dovuta ammalare proprio oggi? Accidenti!-
 Amy aveva sempre adorato le feste. Si potrebbe quasi dire che il fastidio di Marti nel ballare sia inversamente proporzionale alla gioia di Amy: più la festa non piaceva a Marti, più faceva uscire fuori dai sensi Amy.
 Il fatto di non poter venire con noi al Living era stato una specie di colpo di grazia per la povera Amy che pochi minuti dopo fu costretta a rimettersi a dormire dato che la febbre stava di nuovo raggiungendo temperature elevate.
 Lasciammo Amy e ci dirigemmo verso l’uscita.
 Come al solito Marti sembrava scocciata dal fatto di dover partecipare ad una festa: proprio non le piaceva e ancor meno le andava a genio tutto il rituale di preparazione, che per lei consisteva in doccia veloce e scelta rapida del vestiario, per le ragazze normali invece era più simile a una corsa contro il tempo tiranno che sembrava non bastare mai.
 Ci salutammo e siccome i miei avevano acconsentito a lasciarmi la macchina per quella sera, le dissi che sarei passata a prenderla verso le nove.
 Ero arrivata davanti a casa mia ed ero entrata. Stavo salendo le scale quando il cellulare cominciò a vibrare. Iniziai a rovistare nella borsa finché non lo individuai proprio sul fondo, sommerso da una quantità spropositata di oggetti inutili che mi portavo appresso.
 -Pronto?- dissi senza guardare il nome apparso sul display.
 -Prima ho dimenticato di dirti una cosa.-
 Era Marco.
 -E cioè?- chiesi distratta mentre cercavo di aprire la porta di casa.
 -Questa sera alla festa ci sarà anche Massi.-
 Le mie mani persero all’improvviso sensibilità e le chiavi mi scivolarono dalle dita cadendo a terra con un rumore sordo.
 -Ah-, fu l’unico suono che riuscii ad emettere.
 -Naturalmente con lui ci sarà anche Delia-, continuò Marco quasi timoroso della mia reazione.
 -Ah.-
 -Pensi che riuscirai a dire qualcos’altro oltre a questi strani segnali acustici? Non ho intenzione di lasciarti messaggi in segreteria.-
 Trovai quella battuta divertente esattamente come un’iniezione fatta con una siringa per cavalli.
 -Che cosa dovrei dirti secondo te?- chiesi scocciata.
 -Per esempio…-, disse lui fingendo di pensarci. –Potresti gridare: Massi e quell’ochetta! Piuttosto che venire alla tua stupida festa, razza di imbecille, preferisco passare la notte in una gabbia di vetro piena di cobra!- Alzai un sopracciglio. –O qualcosa del genere… Sarebbe più da te-, concluse lui.
 -Quindi credi che io non voglia più venire alla festa?-
 -Be’… Sei fatta così, scappi sempre davanti ai guai.-
 -Io non scappo!-
 -Certo che lo fai. Quando si tratta di Massi poi ti defili meglio del mago Houdini.-
 -Guarda che ti sbagli, non ho alcuna intenzione di saltare questa festa. Stai scherzando?! Una serata gratis al Living non me la perderei per nulla al mondo-, cercai di sembrare normale ma sapevo che il tono della mia voce era più acuto del solito.
 -Non pensavo che le serate in discoteca ti interessassero così tanto.-
 -Tu non mi conosci-, risposi gelida. –Adoro le serate in discoteca.-
 Okay, quella non era esattamente la verità ma neanche totalmente una bugia. Di certo non adoravo particolarmente le discoteche ma sapevo riconoscere un’occasione imperdibile quando me la ritrovavo davanti: quella di entrare gratis in un locale come il Living era sicuramente una di quelle occasioni.
 -Se lo dici tu-, disse Massi poco convinto.
 In effetti io per prima mi ero resa conto che quel ragazzo era in grado di leggermi dentro come nessun altro ma non avevo alcuna intenzione di adularlo.
 -Ci vediamo stasera, allora-, cercai di troncare lì la conversazione.
 -Okay-, rispose lui un po’ più allegro.
 Riagganciai e, il più in fretta possibile, raccolsi le chiavi che erano cadute sul pavimento durante il mio breve black-out mentale.
 Dovevo sbrigarmi dato che avevo solo quattro ore: quattro misere e insulse ore per cercare di diventare la ragazza più bella sulla faccia del pianeta, o almeno più bella di Delia Barton.
 Sapevo che era una causa persa in partenza, ma non potevo permettere che Delia e quel microcefalo di Massi mi rovinassero la serata. In fondo avevo l’opportunità d’incontrare una marea di ragazzi, e magari tra di loro avrei trovato qualcuno che mi facesse dimenticare per sempre Massimiliano Draco.
 
 Fissai a lungo il mio riflesso nello specchio eppure ciò che vedevo continuava a non convincermi del tutto.
 Mi ero impegnata e dovevo ammettere che stavo meglio del solito, ma non ero… abbastanza. Vestita in quel modo non avevo alcuna speranza di competere con Delia, e in effetti, difficilmente sarei mai riuscita a competere con lei. Delia era perfetta: aggraziata, bellissima, dolce e delicata. Mentre io, be’… Ero passabile, una ragazza normale con un carattere acido e scorbutico. C’era poco da stupirsi se Massimiliano aveva scelto la divina Delia al posto della vipera astiosa.
 A un certo punto il cellulare che, poco prima avevo buttato sul letto in un moto di frustrazione, cominciò a vibrare.
 Sapevo chi era ancor prima di vedere il display. L’orologio segnava le nove in punto, quindi per Marti vantavo già cinque minuti di ritardo; la odiavo quando faceva la fanatica della puntualità.
 Mi guardai un’ultima volta ma non riuscii a cambiare opinione sulla mia situazione come dire… estetico-patetica.
 Sospirai e con calma mi diressi verso la porta della mia camera, per poi fare subito dopo dietrofront visto che avevo scordato la borsetta di perline nere sulla scrivania.
 Proprio in quel momento mi accorsi che c’era una nuova e-mail nella mia casella di posta.
 Ero sorpresa non mi aspettavo che qualcuno mi contattasse.
 Mi sedetti davanti al computer, nonostante Marti continuasse a farmi squilli con un’ostinazione impensabile. Poteva anche aspettare, in fondo non era colpa mia se era fissata con la puntualità… fortuna che non voleva neanche venirci alla festa.
 Cliccai sull’e-mail appena arrivata e la lessi con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Era di Amy.
 
 Ciao Testona,
 … probabilmente adesso sarai davanti allo specchio a compiangerti perché secondo te non sei presentabile neanche per una gita nella Savana, e starai pensando “Oh, povera me… Sono così normale, così poco attraente, così insignificante”. Anche se dirai che non è così, so che lo stavi facendo quindi è inutile mentire a te stessa ma soprattutto a me...
 Proprio per questo ho giusto un paio di cose da dirti.
 1) Sei una ragazza decisa ed intelligente che non ha bisogno di essere uno schianto per essere perfetta e sensuale;
 2) Anche se ho appena detto che non hai bisogno di essere uno schianto, sono sicurissima che sei la creatura più bella esistente sulla faccia del pianeta. Di certo tutti i ragazzi cadranno ai tuoi piedi e tutte le ragazze saranno invidiose del tuo fascino (io per prima ti invidio per il solo fatto che tu ci puoi andare alla festa e non sei costretta a letto con una quantità incalcolabile di liquido viscido che ti fuoriesce dalle narici);
 3) Sì, lo so… Ho detto un paio di cose ma in realtà sono tre. Ti prego indossa il vestito nero che ti ho regalato per il tuo compleanno: quello senza spalline, con il taglio ad impero e le pailette sul corpetto. E per favore togliti subito quegli insulsi jeans e quella sottospecie di finta maglietta elegante che hai addosso.
 
 Non mi chiesi neanche come diavolo faceva a sapere in che modo fossi vestita. Evidentemente l’Amy-radar era nel pieno delle sue funzioni.  
 
 Spero che tu abbia deciso di arricciare i capelli e di fermarli dietro le orecchie con quelle mollettine nere a forma di farfalla, lo sai che è la pettinatura che ti dona di più.
  Per finire: il mascara è fatto per essere usato e non per restare chiuso in un cassetto a seccare.
 Credo di averti detto tutto.
 Ah, no… Un’ultima cosa: probabilmente negherai fino alla morte, ma non mi interessa.
 Fai fuori quella stupida ochetta italoamericana e accalappia il figlio della Prof!
 
 Strabuzzai gli occhi incredula.
 L’e-mail di Amy finiva con un bacio e un “Divertiti”.
 La mia amica mi stupiva sempre, ma quella sera non avevo davvero parole. Aveva capito tutto. Tutti i miei problemi, tutti i miei desideri, tutti i miei pensieri. Sembrava quasi che potesse leggermi nella mente, o forse, cosa più probabile, ero io ad essere troppo facile da leggere.
 Decisi di seguire i suoi consigli, ignorando con molta nonchalance il telefonino che rischiava di fondere a furia di vibrare.
 Mi spogliai il più velocemente possibile, e in un batter d’occhio raggiunsi l’armadio. Dove diavolo avevo messo il vestito nero? Non lo ricordavo. Ero così restia a qualsiasi indumento che non fossero jeans e pantaloni, da aver completamente dimenticato l’attuale ubicazione di quel vestito.
 Cominciai a rovistare nell’armadio gettando sul letto tutto quello che mi capitava a tiro, finché non scorsi un luccichio sotto il cappotto lungo di pelle che non avevo mai indossato perché mi faceva sembrare un personaggio del film Matrix. Con un movimento repentino tolsi il cappotto dalla cruccia e tirai un sospiro di sollievo: il vestito era lì, perfetto ed elegantissimo proprio come la prima e unica volta in cui lo avevo visto prima di relegarlo in quell’angolo sperduto del mio armadio.
 Lo guardai per qualche secondo. Non ero ancora del tutto sicura che seguire il suggerimento di Amy fosse la cosa più sensata da fare. Poi un improvviso rumore proveniente dalla mia scrivania- dove avevo lasciato il cellulare- mi ricordò che non avevo tempo per i ripensamenti se volevo evitarmi una bella strigliata di Marti.
 Afferrai il vestito e lo infilai il più in fretta possibile sentendo il tessuto scivolarmi addosso con delicatezza. Presi le uniche scarpe col tacco che possedevo- decolté nere, con un piccolo brillantino proprio al centro della punta- e le indossai alla svelta.
 Mi guardai allo specchio, ma quello che vedevo continuava a non convincermi. Sicuramente ero più elegante, eppure non mi sentivo per niente più bella.
 Corsi in bagno e sciolsi la severa coda in cui avevo deciso di costringere i miei capelli. Fortunatamente li avevo arricciati comunque, quindi mi bastò fermarli con le mollettine a forma di farfalla per togliere un po’ di anonimato al mio viso.
 Mancava solo una cosa da fare per ultimare l’opera. Con un sospiro di resa, aprii il cassetto dove conservavo il mio parco make-up- una matita nera, un lucidalabbra, un ombretto bianco e un mascara erano tutto quello che mi ero concessa a causa della mia scarsa passione per il trucco- e ne tirai fuori il mascara.
 Avevo già tracciato una linea nera sopra gli occhi con la matita, per renderli più allungati e sensuali, mi restava solo il tocco finale suggerito da Amy.
 Svitai il mascara e con molta attenzione cominciai a pettinare le ciglia con la mano che mi tremava. Odiavo mettere il mascara. Ci avevo provato un paio di volte ma non era mai andata a buon fine. La prima volta mi ero ficcata il pettinino in un occhio che era subito diventato rosso ed aveva lacrimato per più di due ore, mentre la seconda volta siccome ero piuttosto nervosa a causa di una litigata con mia madre avevo finito per disegnare una lunga striscia nera che partiva dalla guancia e finiva quasi vicino all’orecchio: sembravo la figlia segreta di Rambo.
 Quindi il mascara per me era una vera tortura.
 Questa volta però i ricordi di quegli episodi sfortunati mi avevano distratta a tal punto che alla fine l’operazione era filata liscia senza alcun tipo di inconveniente.
 Stesi un velo di lucido sulle labbra e guardandomi allo specchio mi ritrovai ad ammettere che in effetti sembravo… diversa. Non avrei saputo spiegare in che modo: era come se fossi cresciuta all’improvviso di un paio d’anni. I miei occhi avevano un’espressione più decisa e – stentavo a crederci ma era così- sensuale. Le labbra erano a dir poco perfette per non parlare del resto del corpo, che avvolto da quel tessuto nero e delicato mi faceva sembrare… sexy. Già era proprio quella la parola che stavo cercando. Ero elegante, disinvolta e sexy.
 Mi sentii stranamente pronta ad affrontare quella festa, molto più pronta di quanto fossi mai stata in tutta la mia vita.
 Tornai in camera, cercando di non perdere l’equilibrio camminando su quei tacchi pericolosamente sottili.
 Il telefono continuava a vibrare imperterrito: Marti era andata completamente in crisi, e io stavo per essere uccisa dalla predica che teneva in serbo per me.
 Mi sedetti alla scrivania, stando attenta a non sgualcire il vestito e scrissi un’e-mail di risposta ad Amy.
 
 Testona sarai tu.
 Comunque per non farti imbestialire ho seguito i tuoi chiamiamoli “consigli”, anche se in realtà mi sono sembrati molto più simili a minacce.
 Adesso scappo perché Marti mi sta aspettando e sai come diventa irrequieta quando è costretta ad attendere per più di due minuti.
 Quando tornerò ti manderò un’e-mail con il resoconto della serata.
 
 Sapevo che le avrebbe fatto piacere riceverla.
 
 P.S. Come hai previsto negherò fino alla morte: non mi importa un fico secco di Delia e tantomeno di quel baccalà che si ritrova per ragazzo.
 
 Bugia. Balla. Distorsione della verità. Riconoscevo di aver mentito e di continuare a mentire alla mia migliore amica ma proprio non ce la facevo ad ammettere con lei e con Marti di essermi innamorata proprio di lui. I miei sentimenti, per quanto anche Marco adesso sapesse tutto, erano ancora miei: chiusi a doppia mandata nel mio cuore fino a quando non si fossero estinti completamente. Confessarlo alle mie amiche avrebbe reso la cosa troppo reale e allo stesso tempo molto più difficile da cancellare.
 Arrivata sotto casa di Marti suonai il clacson un paio di volte per avvisarla di raggiungermi; non dovetti aspettare più di dieci secondi. Come al solito si era appostata proprio dietro la porta. Era incredibile! A volte la sua mania esasperata per la puntualità mi faceva seriamente paura.
 Entrò in macchina e ovviamente cominciò a sgridarmi per benino, nonostante avessi cercato più di una volta di spiegarle che il mio ritardo era colpa di Amy.
 Mentre guidavo spedita verso il Living, mi voltai un secondo a guardare come era vestita.
 Niente di straordinario, tanto per cambiare. Marti sceglieva sempre indumenti il meno appariscenti possibile, sospettavo che durante le feste cercasse un modo efficace per diventare un tutt’uno con la tappezzeria.
 Indossava degli eleganti pantaloni neri, una camicia bianca e una giacca affiancata color avorio. Borsetta di pelle chiara a tracolla e scarpe nere casual. Capelli lisci, lasciati sciolti, e assolutamente neanche una minima traccia di trucco. Poteva tranquillamente fare un baffo alle ragazze “acqua e sapone” più rinomate.
 Arrivammo al locale con giusto qualche minuto di ritardo.
 Scendemmo dalla macchina e naturalmente io rischiai di schiantarmi a terra a causa dei trampoli che avevo deciso spontaneamente di indossare, ma riuscii ad evitare l’impatto con il suolo aggrappandomi allo sportello dell’auto. Mi guardai intorno per assicurarmi che nessuno si fosse accorto della mia disavventura, e fortunatamente sembrava tutto a posto.
 Ci dirigemmo verso l’entrata e la mia attenzione fu subito attratta da un ragazzo che si guardava intorno alla ricerca di qualcuno.
 Era Marco.
 Dovevo ammettere che quella sera si era impegnato parecchio. I jeans scuri gli conferivano un’aria molto disinvolta, e la camicia nera con due bottoni aperti che lasciavano intravedere il torace lo rendeva indiscutibilmente molto attraente.
 Non sembrava essersi accorto di noi, eppure eravamo a meno di due metri di distanza.
 -Ehm, Marco-, dissi cercando di farmi notare.
 Lui mi guardò e all’improvviso lo vidi spalancare gli occhi sorpreso. La sua reazione mi irritò non poco, sembrava che mi stesse vedendo per la prima volta.
 -Vale?- chiese incredulo.
 Questo mi rese ancora più indisponente.
 -Già-, risposi acida.
 -Wow-, fu l’unico suono che riuscì ad emettere. –Io… sei… tu… Oddio! Cioè… mamma… io…-
 A quel punto mi sentii in diritto di bloccare quel disco rotto.
 -La smetti di parlare come un telegramma e ti decidi a dirmi che ti prende?- incrociai le braccia infuriata.
 Marco mi squadrò un attimo dalla testa ai piedi.
 Arrossii senza poterlo impedire.
 -S-sei uno schianto-, balbettò. –Un vero schianto- adesso la sua voce era più decisa.
 Sentii un calore improvviso invadere le mie guance e raggiungere persino le orecchie.
 -Smettila di fare l’idiota!- brontolai fissando il mio sguardo a terra. Odiavo essere presa in giro a quel modo.
 -Sto dicendo la verità. Cioè… è bello vedere che anche tu hai delle gambe.-
 Alzai lo sguardo scandalizzata.
 -Prego?-
 -Non ti avevo mai vista con un vestito e ti posso assicurare che le tue gambe sono fantastiche, molto sensuali e terribilmente belle.-
 Socchiusi gli occhi con fare minaccioso.
 -Vuoi che ti spacchi il naso qui o preferisci aspettare che siamo dentro?-
 -Non fraintendere-, disse sulla difensiva. –Il mio è un commento puramente amichevole, ti posso garantire che non provo niente oltre lo stupore.-
 Non ero sicura di potergli credere, stava ricominciando a fissarmi in quel modo strano: come mi guardava poco più di un mese prima quando era innamorato di me.
 -E se posso aggiungere… Devo ammettere che il tuo viso è splendente. Sei bellissima, e quella pettinatura ti fa sembrare… Lo so che adesso mi ucciderai, ma l’unica parola che mi viene in mente per poterti descrivere è sexy.-
 Sexy... Sexy?! Guardandomi allo specchio in camera mia mi ero accorta di essere sexy, ma sentirselo dire da un ragazzo, anche se era il mio migliore amico, era tutta un’altra cosa. Era imbarazzante e gratificante allo stesso tempo.
 Diverse emozioni mi invasero in quel momento: paura, timidezza, repulsione, gioia, consapevolezza, ma più di tutte sentivo la speranza. Sì, speravo di poter competere con Delia, anche se fosse stato solo per quella volta, una volta soltanto mi sarebbe bastata per smettere di sentirmi in soggezione quando c’era lei nei paraggi.  
 Non pretendevo che Draco cadesse ai miei piedi, mi sarei accontentata di vedere anche nei suoi occhi la scintilla di sorpresa e ammirazione che avevo notato in quelli di Marco.
 Solo per una volta
 Eppure, davvero mi sarebbe bastato? Davvero se avessi visto Massimiliano guardarmi in quel modo non avrei più avuto problemi nel dimenticarlo? E se fosse successo il contrario? Se quello sguardo mi avesse fatto desiderare ancora di più di averlo al mio fianco, di stringerlo a me, di baciarlo?
 -Andiamo?-
 La voce di Marco, per fortuna, interruppe i miei pensieri proprio prima che mi facessero sprofondare in un baratro di solitudine e depressione.
 Marti ed io lo seguimmo senza dire una parola, entrambe troppo prese dai nostri pensieri per capire fino in fondo quello che stava succedendo.
 Mentre io mi perdevo in tutti i miei problemi con Delia e Massi, ero praticamente certa che Marti stesse desiderando con tutte le due forze di fuggire in un altro continente. La musica si faceva sempre più alta man mano che proseguivamo e questo la rendeva sempre più nervosa.
 Entrammo nella grande sala del Living.
 Una discoteca come tante altre: luci colorate, musica assordante e una pista da ballo enorme. Il bancone del bar era a dir poco sommerso di gente che faceva la fila per prendere il suo superalcolico abituale, e la pista era piena di ragazzi che si dimenavano seguendo il ritmo della musica.
 Considerando che non erano ancora le dieci, il locale era già più affollato di quanto avrei creduto.
 -Venite-, disse (o per meglio dire urlò) Marco sorridendo. –La festa è nel privè.-
 Lo seguimmo sempre senza spiccicare parola.
 Il privè era molto simile alla sala che ci eravamo lasciati alle spalle solo che era grande la metà- e questo non significa che fosse piccolo, anzi ci sarebbero entrate comodamente più di duecento persone.
 Lì la musica era meno alta, forse per consentire agli ospiti di quella festa un minimo di conversazione prima che cominciasse il party vero e proprio.
 Individuai subito quello che doveva essere il festeggiato, circondato com’era da un folto capannello di ragazzi che stavano provando a mettergli in testa il fiocco di uno dei regali che aveva scartato.
 Se la ridevano come dei matti.
 Marco mi fece l’occhiolino e prendendomi per mano, cosa che non gradii particolarmente, mi condusse dal suo amico. Sentivo Marti al mio fianco che cercava in tutti i modi di eclissarsi.
 Mi passò per la testa la mezza idea di tirare una gomitata nello stomaco a Marco e riprendermi la mia mano, eppure decisi di non farlo. Nonostante i miei sentimenti per lui fossero sempre ancorati nella sfera dell’amicizia la sua vicinanza mi faceva sentire meglio, mi ridava forza e mi permetteva di continuare a camminare senza lasciarmi andare al dolore, senza sciogliermi in lacrime.
 Sapevo che non avrei dovuto incoraggiare quella farsa, ma fu quasi un gesto automatico stringere la sua mano a mia volta come per fargli capire che lo stavo ringraziando.
 Lui si voltò un secondo a fissarmi: nel suo sguardo c’era gioia allo stato puro.
 Sperai con tutto il cuore che non avesse frainteso le mie intenzioni.
 -Marco!- esclamò il festeggiato quando ci avvicinammo a lui.
 -Giacomo, auguri-, rispose Marco con il suo sorriso più smagliante.
 -E chi sono questi due raggi di sole?- chiese Giacomo con una scintilla di ammirazione negli occhi.
 Dovetti fare uno sforzo enorme per non vomitare. Nessuno mi aveva mai chiamato raggio di sole e di certo non mi piaceva sentirlo dire in un modo così zuccheroso.
 Ero certa che Marti stesse provando il mio stesso disgusto. La guardai di sfuggita e lessi una distinta smorfia di disappunto sul suo volto. Era ufficiale. Marti avrebbe di gran lunga preferito essere rapita dai nazifascisti piuttosto che restare un minuto di più a quella festa.
 Le sfiorai la mano con la mia per darle un po’ di coraggio.
 Lei ricambiò il mio sguardo e capii che avrebbe provato a resistere.
 -Lei è Valeria-, disse Marco guardandomi. –La mia migliore amica.-
 Le nostre mani erano ancora appiccicate, quindi non mi stupii più di tanto per l’affermazione di Giacomo, chiunque avrebbe potuto fraintendere.
 -Amica?- chiese con un sorriso. –Se lo dici tu… Aspetta, quindi tu sei la famosa Vale. Ti immaginavo diversa, sei molto più bella di quanto pensassi.-
 Famosa? Ero sicura di poter essere tutto nella mia vita ma famosa era un aggettivo che proprio non mi si addiceva.
 Stavo per chiedere spiegazioni quando Marco riuscì a cambiare improvvisamente discorso.
 -La sua amica si chiama Martina.-
 -Martina, eh? Un nome molto dolce, come i tuoi occhi.-
 Mi meravigliai che non le prendesse la mano per baciargliela. Tanto meglio dato che Marti era allergica ai complimenti e già quella frase doveva averle causato uno shock anafilattico. Di certo per quella sera poteva anche bastare.
 Adesso capivo che cosa aveva voluto dire Marco con le parole è “un tantino fissato anche se del tutto innocuo”. Giacomo non poteva fare a meno di provarci con qualsiasi ragazza incrociasse la sua strada. Magari non se ne rendeva conto ma era spaventosamente pesante.
 Marti non si azzardò neanche a rispondere a quel complimento, se lo avesse fatto mi sarei stupita parecchio. Si limitò ad arrossire e a rivolgere lo sguardo da un’altra parte.
 -Timida? Tranquilla questa sera riuscirò a far sciogliere tutti come si deve…-
 Alzai un sopracciglio scettica. L’unico modo per far sciogliere ragazze come me e Marti era alzare il riscaldamento al massimo.
 -Non ci credi, Vale?- mi chiese sorridendo.
 -Siceramente, no. Sono un po’ scettica su questo punto.-
 Marco scoppiò a ridere, e io lo fulminai con lo sguardo.
 -Che c’è da ridere? Non mi sembra di aver detto niente di divertente.-
 -Non conosci le feste di Giacomo-, mi rispose con il tono che si usa con una neonata, c’era comprensione e pazienza. –Si inventa sempre intrattenimenti strani e quasi tutti finalizzati alla formazione di coppie. Molta della gente che è qui si è innamorata proprio ad uno dei party di Giacomo; è molto conosciuto nell’ambito delle feste, non sai quante ragazze gli hanno chiesto di combinare uno dei suoi giochetti con il ragazzo che amavano in modo da farlo cadere ai loro piedi.-
 Marco mi guardava con dolcezza, mentre cercavo di capire se per caso non sperasse che quella sera avvenisse qualcosa tra noi. Eppure diceva di non amarmi più… Che mi avesse mentito?
 Conoscevo Marco abbastanza da sapere che niente gli avrebbe impedito di ricorrere a qualche strano stratagemma per raggiungere il suo obbiettivo.
 Cercai di allontanare quei pensieri dalla mia mente. Aveva detto di avermi dimenticata, che eravamo nati per essere amici e volevo fidarmi di quelle parole. Sentivo che c’era sotto qualcosa anche se non riuscivo a capire cosa.
 -Non credo di essere il tipo che s’innamora in una sera-, dissi per cercare di mettere in chiaro le cose, anche se in quel momento, pensando a chi appartenesse il mio cuore mi ritrovai a sperare di sbagliarmi. Sarebbe stato così difficile innamorarmi di un altro subito? Se Massi fosse uscito dalla mia mente velocemente alla fine sarebbe stata la cosa migliore per tutti. Io avrei smesso di soffrire e sarei stata felice tra le braccia di qualcun altro.
 -I miei giochetti sono molto efficaci-, rispose Giacomo con una punta di orgoglio nella voce. –In genere la gente si è già innamorata prima di rendersi realmente conto di quello che le sta succedendo.-
 -Con me non funzionerà-, era quello che avrei voluto dire io eppure non furono le mie labbra a pronunciare quelle parole.
 Marti, al mio fianco, fissava Giacomo visibilmente seccata.
 -Ne sei sicura?- chiese lui sorpreso da tanta determinazione.
 -Non ho mai creduto ai colpi di fulmine o altre sciocchezze del genere. Se devo essere sincera fino in fondo non sono neanche sicura di credere nell’amore, almeno non alla nostra età. I nostri cuori e le nostre menti sono facilmente soggetti a distrazioni e questo ci rende troppo vulnerabile per poter essere veramente fedeli ad una sola persona, quindi l’amore vero non può esistere per noi… Almeno non ora.-
 -Hai un’opinione piuttosto severa-, disse Giacomo serio.
 Marti lo fissò per un momento. Era la prima volta che la sentivo fare un discorso del genere e con uno sconosciuto poi… Le feste di quel fissato erano davvero magiche.  
 -Severa? Direi più che altro realista-, rispose la mia amica prima di incrociare le braccia e richiudersi nel suo silenzio.
 L’aria si fece abbastanza imbarazzante e per fortuna Marco decise di intervenire.
 -Che cosa hai ideato per la tua festa? Mi hai detto che stavolta sarebbe stato qualcosa di eccezionale.-
 Giacomo sorrise compiaciuto.
 -In realtà non è niente di così fantastico, però credo che darà a molti la possibilità di conoscersi o magari di approfondire le loro amicizie.-
 Marco arrossì mentre stringeva impercettibilmente la mia mano. Socchiusi gli occhi sospettosa. Più si andava avanti e più il mio sesto senso mi suggeriva che Marco e Giacomo stavano tramando qualcosa. Oppure stavo impazzendo e vedevo complotti inesistenti.
  -Non posso spiegarvi tutto adesso altrimenti vi rovinerò la sorpresa-, disse con un ghigno furbo. –Però c’è una cosa che dovete fare. Federica, mi porti il contenitore?-
 Pochi secondi dopo una ragazza bassa ma molto carina gli mise tra le mani una bolla di vetro con dentro dei foglietti ripiegati.
 -Grazie, sorellina. Bene prendetene uno.-
 Dovevamo pescare uno di quei foglietti? Che cosa strana, chissà a che servivano.
 Non ero molto sicura di volermi fidare di quel ragazzo però al massimo se andando avanti la situazione non mi fosse piaciuta, grazie a Dio, avevo una macchina e potevo andare via in qualsiasi momento.
 Marco fu il primo ad estrarre uno di quei foglietti, lo aprì e la sua espressione confusa non mi tranquillizzò per niente.
 -Avanti-, disse Giacomo incoraggiante sorridendomi.
 Continuavo a non essere per niente convinta ma con calma infilai la mano in quella bolla trasparente. Rivoltai un attimo i foglietti prima di afferrarne uno.
 Mentre lo dispiegavo Marti aveva già preso il suo.
 -Non ditemi assolutamente che numero vi è capitato-, ci ammonì Giacomo con sguardo solenne. –Non voglio essere accusato di truccare il sorteggio.-
 Sul mio bigliettino c’era un numero, anzi il mio numero: il diciannove. Mi era sempre piaciuto, non solo perché era il giorno della mia nascita ma anche per altri motivi. Era formato da uno e nove altri due numeri che mi piacevano, il diciannove settembre avevo passato l’esame della patente, il diciannove giugno si erano tenuti anni prima i miei esami alle medie che erano andati alla grande, e il diciannove giugno prossimo si sarebbero tenuti gli esami di maturità con la speranza che andassero altrettanto bene. Insomma il diciannove ricorreva nella mia vita, e mi ricordava solo cose piacevoli quindi lo adoravo.
 Mi stavo ancora chiedendo cose avesse in mente Giacomo quando all’improvviso mi sentii rabbrividire. Una risata aveva invaso la mia mente, e senza accorgermene avevo stretto con più vigore la mano di Marco che non avevo lasciato andare neanche per un attimo.
 Quella risata non avrei mai potuto confonderla con nessun‘altra: cristallina e tremendamente acuta, quasi fino a fonderti il cervello per il fastidio.
 Voltai con calma lo sguardo e quando raggiunsi la porta da cui eravamo entrati poco prima sentii il cuore cadere e raggiungere il fondo del mio stomaco.
 Delia aveva appena fatto il suo ingresso seguita da uno stuolo di ochette. Subito dietro di loro intravidi la chioma bionda e indomabile di Massimiliano.








***L'Autrice***
 Ho aggiornato prima del previsto, lo so... xD Sono a casa con febbre alta e mal di gola, e visto che non mi va neanche di provare ad aprire un libro per studiare ho deciso di fare qualcosa di più costruttivo e quindi eccomi qua con questo nuovo capitolo.
 Lo so che non ci sono parti Massi/Vale ma vi assicuro che ci saranno nel prossimo capitolo... xD Promesso! Comunque spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto. Da questo capitolo in poi ne succederanno davvero così tante che probabilmente perderete il filo... xD Se per il momento l'unico dubbio è "perchè Massi e Delia stanno insieme?" dal prossimo capitolo i dubbi si moltiplicheranno a vista d'occhio, e sarà sempre così. xD
 Per chi frequenta il Forum o il mio profilo di Facebook saprà già quello che sto per dire, ma lo ripeto anche qui. ^^ Il 19 febbraio 2011 (giorno del mio compleanno) comincerò a pubblicare "Verso La Maturità", il sequel di questa storia. Se volete sapere com'è strutturata la storia, potete andare sul forum o sulla pagina de Il Figlio della Prof che troverete su Facebook. Comunque ve lo spiegherò qui in due parole: la saga è formata da quattro libri. "Il Figlio della Prof" è il primo, "La Ragazza delle Macchinette" è il secondo, "Verso la Maturità" è il terzo ed è il sequel de Il Figlio della Prof, mentre "Verso Lei" è il quarto ed è il sequel de La Ragazza Delle Macchinette. Spero di essere stata chiara, comunque se avete dei dubbi chiedete pure.
 Ricordo sempre che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...


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 Ringraziamenti:
 Lione94: Tranquilla per la recensione sintetica, lo so che nella vita si è sempre pieni di impegni... xD Sì, Vale ha scelto la strada più difficile, ma è anche l'unica per lei. E' orgogliosa, quindi per il momento l'idea di dire tutto a Massi non la sfiora minimamente, senza contare che è sicura di non essere la ragazza adatta a lui o una per cui Massi potrebbe mai provare qualcosa. E' per questo che decide di dimenticarlo. Marco è un personaggio molto importante all'interno della storia, ma chissà se riuscirà ad aiutare Vale... xD Come al solito adoro leggere le vostre teorie, chi lo sa se qualcuno di voi ci ha preso o no, ma ti assicuro che non è così semplice come può sembrare... xD Spero di aver aggiornato abbastanza in fretta... xD Grazie mille per aver trovato il tempo per recensire... Un bacio!
 _Caline: In effetti Massi sa essere proprio un bambino capriccioso quando ci si mette, però credo che anche questo faccia parte del suo fascino... xD E per inciso, anche io lo avrei picchiato a sangue... ahahah xD Be' diciamo che con Massi non è così semplice tagliare totalmente i rapporti, visto che comunque basta un suo sguardo a far imbestialire Vale e a farla reagire... xD Sì, Vale ha molta fiducia in Marco, lo dimostra proprio il fatto che si sia confidata con lui prima che con altri, ma è nel carattere di Marco ispirare così tanta fiducia nelle altre persone, è proprio una sua caratteristica. ^^ Sai una cosa? Non mi sono mai piaciute le storie troppo sdolcinate o piene di mielosi discorsi, preferisco di gran lunga impegnare i miei neuroni in qualcosa di complicato che rischi di far uscire fuori di testa anche me che scrivo... xD Grazie mille per quello che hai detto, è il complimento più bello che mi abbiamo mai fatto... *-* Sono contenta che la storia ti stia piacendo così tanto... Un bacio!
 Nana5974: Sono contentissima che la storia ti stia coinvolgendo sempre di più... xD Grazie infinite per la recensione e per tutti i complimenti. *-* Un bacio!
 Adaliah: Be' per una vera svolta ci vorrà ancora un po', ma questo non significa che nel frattempo non possa comunque succedere qualcosa... xD Il Pov di Massi continuerò a pubblicarlo quando sarò verso la fine de "Il Figlio della Prof", se continuassi adesso ci sarebbero davvero troppi spoiler... ^^ Prima o poi si chiarirà anche il comportamento di Massi verso Vale, in effetti in questi capitoli la sta ferendo davvero tanto. Hai detto bene, i ragazzi sono tonti! e non capiscono niente... xD E ti posso garantire che anche Vale lo avrebbe ammazzato volentieri, ma si è trattenuta... xD Be' spero che anche questo aggiornamento improvviso ti abbia fatto piacere. xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti... *-* Un bacio!
 sassenach: Sì, è vero. Vale ha fatto un enorme passo avanti, soprattutto se si considera quanto è orgogliosa e restia ad ammettere i suoi sentimenti... ^^' Be', credimi, Vale e Massi saranno sempre così, non riescono proprio a comportarsi diversamente... xD I ragazzi possono diventare davvero molto molto ma molto infantili quando non capiscono quello che provano. Sono molto istintivi e non capiscono mai un cavolo... xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. *-* Un bacio!
 alina 95: Ma ti pare che me la prendo perchè non recensisci? ^^' Sei sempre meravigliosa, anche ad occuparti per il forum, e poi a me le recensioni piacciono ma non sono di vitale importanza, basta che continui a leggere (anzi a rileggere) la storia... xD Sono sempre contentissima quando mi dici che riesci ad immedesimarti in Vale così bene... xD Vabbe' se vuoi odiare Delia, non posso di certo impedirtelo, di sicuro in questi primi capitoli rompe parecchio le scatole.... ^^ Dai, giusto per non farti soffrire fino a febbraio, quella frase spoiler non riguarda Riccardo, tranquilla. E' assolutamente una frase Massi/Vale... xD Quelle su Riccardo le devo ancora scrivere... ^^ Grazie davvero per la recensione, sei stata meravigliosa. Un bacio!
 EnergyAir: Diciamo che questa è la storia delle sorprese, succede sempre quello che uno non si aspetterebbe mai... xD O almeno spero che sia così, visto che è sempre il mio obiettivo... xD Be' il Massi di questi primi capitoli si capirà molto meglio quando pubblicherò il suo Pov, per il momento posso solo dirti che non intendeva ferire Vale, lui non sa che lei è innamorata... Ha tirato fuori un argomento come un altro... ^^ Per il bacio che da a Delia invece c'è tutto un altro discorso, quello lo fa perchè Vale lo ha fatto arrabbiare... Gli uomini sono fatti così, che ci vuoi fare? ^^' Oddio, grazie davvero per tutti i complimenti che mi hai fatto Minù... *-* Sono così contenta che la storia ti stia piacendo, non vorrei mai che ti deludesse... Grazie! Un bacio!
 _Manto_: Tranquilla per lo scorso capitolo, l'importante è che tu alla fine abbia visto l'aggiornamento... ^^ Be' prima o poi il motivo per cui Delia e Massi stanno insieme verrà fuori, ma non posso anticiparti quando... ahahah Succederà e ti posso assicurare che non è un motivo così semplice come possa sembrare... ^^ Lo so che può sembrare strano ma Massi è un tipo molto educato, è per questo che ha deciso di andare a salutare Vale dopo che lei lo aveva sgridato la sera prima... ^^ Per Marco ed Amy, no comment... ahahah xD Vedremo come andrà avanti anche tra loro... ^^ Diciamo che ancora la storia è costellata di dubbi... xD Tutte le domande che hai fatto solo lecite, in effetti sono brava a far scervellare la gente con le mie storie... ahaahhaha Non si capisce mai dove vogliano andare a parare, ma ti assicuro che ci sarà un perchè per tutto quanto... ^^ E comunque, no. Massi non era nascosto nell'aula... xD Anche se non era male come idea... ahahah xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. *-* Un bacio!
 4lb1c0cc4: In effetti Vale si illude parecchio, pensa che sia semplice dimenticare ma vedrai che anche lei scoprirà quanto possa essere difficile se non addirittura impossibile...^^ Massi è parecchio infantile in questi primi capitoli, è orgoglioso e reagisce sempre a qualsiasi provocazione...^^ Ma credo che anche questo faccia parte del suo fascino... xD Mi dispiace che in questo capitolo non ci siano scene Massi/Vale, ma ti assicuro che mi rifarò con il prossimo capitolo... ^^ Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. *-* Un bacio!
 sTar__: Molto spesso l'orgoglio ci impedisce di agire e di provare a risolvere una marea di situazioni con un po' di sincerità si sistemerebbero subito... ^^ Ma Vale è fatta così, che ci vuoi fare? Grazie mille per la recensione. *-* Un bacio!      
 momi87: Diciamo che il "Taglio Netto" lo vorrebbe dare Vale al suo amore per Massi e ad un qualsiasi tipo di rapporto con lui... ^^ Ovviamente è solo una sua intenzione, questo non vuol dire che accadrà veramente, e ti posso assicurare che nel prossimo capitolo col cavolo che Vale seguirà la sua intenzione di tagliare i rapporti con Massi... ahahhaha xD Be' tutte le motivazioni di Massi si chiariranno molto di più verso la fine della storia, ma soprattutto dopo che avrò pubblicato il suo Pov... xD Per quanto riguarda Marco, vedremo se e quando si innamorerà di qualcuno.... xD Forse hai ragione tu o forse no, chi lo sa... xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto... *-* Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio!
 Fratellone Lontano: Prima di tutto, grazie mille per i complimenti... *-* Sono contenta che la storia ti piaccia tanto. Per quanto riguarda il tuo invito ad aggiornare più spesso, non posso esaudirlo più di tanto... xD Il fatto è che sto scrivendo anche il seguito di questa storia che comincerò a pubblicare dal 19 febbraio. Se pubblicassi tutti i capitoli della prima parte adesso, poi dovresti aspettare fino a febbraio per avere il seguito... xD Ho cercato di distribuire i capitoli, in modo da non farvi aspettare troppo per il seguito... xD Comunque ti ringrazio davvero per tutti i complimenti e per la recensione...*-* Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio!
 ShadowOfTheWind: Tranquilla, l'importante è che continui a leggere non fa niente se recensisci dopo... xD Be', sì... Marco è davvero un grande, è uno dei personaggi più importanti per la continuazione della storia... ^^ Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto... Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. Un bacio!*-*
 Penny Black: Uhmm... diciamo che Massi è un po' più complesso di quanto possa sembrare... Ma si capirà molto di più andando avanti e una volta che avrò pubblicato il POV di Massi... ^^ E anche per le spiegazioni sul fidanzamento di Massi e Delia bisognerà aspettare ancora un po'... xD Davide è un ragazzo molto dolce, ma Marti non si accorferà tanto presto di lui. Come spesso accade i ragazzi troppo dolci tendono a diventare amici più che fidanzati... ^^' Infatti, Vale è stata molto brava a sviare tutta la conversazione, ma lei è un asso in queste cose. Pur di non dare troppe spiegazioni riuscirebbe ad inventarsi di tutto. ^^ Il capitolo vero e proprio della festa arriverà con il prossimo, e in effetti ne succederanno davvero tante... xD Ci hai preso completamente su Christian, è esattamente come l'hai descritto tu se non addirittura peggio...-_-' Tranquilla, prima o poi Vale riuscirà a dire tutto anche Marti e Amy, su questo non ci sono dubbi... Non può continuare a mentire alle sue due amiche... ^^ In effetti hai reso molto l'idea del carattere di Vale. Tranquilla, la tua recensione mi è piaciuta come tutte le altre... Sono sempre contenta di avere la tua opinione, quindi scrivi quello che ti senti... ^^ Grazie mille per tutti i complimenti che mi hai fatto. *-* Un bacio! 
 paperacullen: Grazie mille, sono contenta che la storia ti stia piacendo così tanto... *-* Siamo tutte molto solidali con Vale, bene o male molte di noi si sono trovate in una situazione del genere, e Massi non le rende di certo le cose più facili... ^^' Purtroppo dimenticare una persona che si ama non è semplice, spesso è quasi impossibile, e Vale lo imparerà presto... ^^ Per il sequel, mi sto dando da fare, e spero che quando lo pubblicherò ti piaccia almeno quanto questo primo libro... xD Grazie mille per tutti i complimenti che mi hai fatto e per la tua meravigliosa recensione... *-* Un bacio!
 chiara84: Vale ha fatto quello che avrebbero fatto molte altre ragazze al suo posto... xD Spesso pensiamo che sia molto più semplice provare a dimenticare piuttosto che affrontare i propri sentimenti, ma anche Vale scoprirà quanto la sua decisione possa essere difficile da portare avanti... ^^' Anche il rapporto tra Massi e Delia avrà il suo perchè prima o poi... xD Grazie mille per la recensione... Un bacio!
 kribja: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto... xD Quello che blocca Vale è certamente l'orgoglio, ma anche il comportamento di Massi non le rende le cose semplici... ^^' I motivi per cui Massi sta insieme a Delia non sono così semplici come possono sembrare, lo so che la gelosia è al primo posto ma non è esattamente così che stanno le cose... E' molto molto molto più complicato... xD Le risposte di Vale non so neanche io da dove vengono fuori, risponde e basta, di getto... xD Ma sono contentissima che ti piacciano così tanto... xD Grazie mille per la tua meravigliosa recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto... *-* Un bacio!
 InfinityKiss: Oh, sono così contenta che la mia storia ti piaccia! *-* E non sei la prima a diventare Massi-dipendente, lo sono anch'io... xD Tranquilla, non smetterò di pubblicare questa storia... xD Grazie davvero per tutto quello che hai detto, mi sono commossa...ç__ç Grazie grazie grazie... Un bacio! 

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Capitolo 9
*** Lento Con Sorpresa ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 9 (new)
La Speranza Non E’ Un Sogno,
Ma Il Modo Di Tradurre I Sogni In Realtà
Anonimo
 



 Capitolo 9: Lento Con Sorpresa
 
 Appena vidi Delia Barton varcare la soglia di quella maledetta porta sentii la mia autostima scivolare via e finire sotto il tacco a spillo delle decolté che indossavo.
 Avevo fatto una fatica immane per riuscire a sembrare anche vagamente desiderabile e un solo sguardo a quella gallinella italoamericana era bastato per mandare il mio lavoro totalmente in fumo. Come diavolo faceva a sembrare sempre così perfetta e assolutamente bellissima?
 Al suo confronto mi sentivo un’ape spiaccicata sul parabrezza di un autotrasportatore per maiali.
 Quella sera anche lei si era data più da fare del solito. Tra lei e Afrodite c’era l’unica differenza che Delia era ancora una ragazzina ed era mortale ma per bellezza non aveva nulla da invidiare alla dea. Invece io diventai verde d’invidia continuando a chiedermi se per caso non avesse venduto l’anima al Diavolo per essere così meravigliosa.
 Indossava uno splendido vestito color avorio con spalline sottilissime e corto fino al ginocchio. Era aderente e metteva in risalto il suo corpo perfetto. Quel colore si sposava meravigliosamente con i suoi occhi color cioccolato fondente e i suoi capelli biondi.
 La sua pelle era candida e appariva morbida e delicata come se fosse fatta della stessa consistenza di una nuvola.
 Era truccata pochissimo, quel tanto che bastava a farla brillare, e i capelli acconciati in modo elegante e posato in uno chignon basso da cui sfuggiva qualche ciocca che fluida le ricadeva sul viso, rendevano il suo volto più angelico del solito.
 Quella ragazza sembrava risplendere di luce propria. Accidenti!
 Lo sguardo poi mi cadde sulle sue gambe e per poco non svenni, erano così fantastiche da mozzare quasi il fiato: lunghe e sottili, ma anche piuttosto toniche. Le mie in confronto dovevano sembrare delle orribili salsicce.
 L’impulso di fuggire mi attanagliò lo stomaco, ma avvertii la stretta di Marco che si faceva più decisa come se mi volesse trattenere dal correre via alla velocità della luce.  
 -Fidati-, mi sussurrò all’orecchio facendomi venire i brividi, il suo alito profumato mi aveva solleticato il collo, -tu sei bella almeno quanto lei, quindi che non ti passi neanche per la testa di andare via-.
 Lo ringraziai mentalmente per il sostegno ma non potei dare troppa fiducia alle sue parole: un giudizio di parte non era quello di cui avevo bisogno, e Marco non era del tutto obiettivo.
 Odiava Delia almeno quanto me, quindi sapevo che ai suoi occhi persino un’iguana doveva risultare più attraente di lei, e inoltre mi voleva bene e questo mi faceva apparire molto più bella di quanto non fossi in realtà.
 Più guardavo Delia e meno mi meravigliavo del fatto che Massimiliano l’avesse scelta.
 Improvvisamente uno strano pensiero prese possesso della mia mente già così provata, e le parole che Amy aveva pronunciato la sera prima in pizzeria mi arrivarono al cuore e lo infilzarono con la stessa crudeltà di una stilettata ben assestata.
 
 “Magari quando sono da soli hanno un comportamento diverso. Che ne sai tu di quello che fanno due persone nella loro intimità?”
 
 Per la prima volta compresi la verità che si nascondeva dietro quella frase.
 Ma certo! Nessuno poteva assicurarmi che le mie sensazioni avessero un fondamento. Ai miei occhi e a quelli degli altri Massi e Delia potevano sembrare innamorati esattamente con un pesce rosso e un’aquila ma probabilmente non era così. Dopotutto in Delia non c’era niente che potesse impedire a Draco di amarla: era bellissima, perfetta, ricca e affascinante, la ragazza migliore che gli potesse capitare e non era stato così stupido da lasciarsela sfuggire.
 La consapevolezza mi avvolse, creando nel mio cuore un velo di tristezza che sapevo, non mi avrebbe abbandonata tanto presto.
 Non avevo alcuna speranza. Fino a quel momento non mi ero ancora arresa, mi illudevo di dimenticarlo… Che sciocca! Conciarmi in quel modo ne era la prova; non lo avevo fatto per trovare un altro ragazzo e togliermi Draco dalla testa, ma perché in fondo al cuore avevo ancora l’assurda speranza di riuscire a farlo innamorare di me.
 Un irritante senso di vuoto mi pervase e mi attraversò il corpo arrivando agli occhi: volevo piangere ma riuscii a non farlo, e per il momento sentivo di poter tenere la situazione sotto il più stretto controllo.  
 Il nervosismo in qualche modo doveva uscir fuori però e così, senza un motivo apparente, cominciai a ridacchiare.
 Marco e Marti mi guardarono accigliati.
 Sghignazzai in modo isterico per qualche secondo fino a che la mia non divenne una risata più cristallina e tranquilla.
 -Ti senti bene?- mi chiese Marco con un misto di divertimento e preoccupazione nella voce.  
 In tutta risposta continuai a ridacchiare senza motivo e guardando il mio amico mi sentii un po’ più serena.
 -Stavo solo pensando…-, cominciai quando le risate non mi impedivano di parlare. –Che forse ci siamo sbagliati. Riguardo a Delia e Draco, voglio dire.-
 Lui mi fissò confuso.
 -In che senso?-
 Abbassai lo sguardo cercando di non piangere, mentre l’effetto risanante della risata isterica di prima cominciava a scemare.
 -Nel senso che potrebbe darsi che Amy abbia avuto ragione su di loro. Non possiamo sapere se quando sono soli dimostrano pienamente i sentimenti che in pubblico preferiscono non enfatizzare. Credo che Massi sia innamorato veramente di lei.-
 Marco fece uno sbuffo simile a quello di una locomotiva a vapore.
 Alzai lo sguardo e lo fissai curiosa.
 -Stai scherzando…-, mormorò cercando di non scoppiarmi a ridere in faccia. –Ora capisco perché prima ridevi, questa potrebbe diventare la barzelletta del secolo. Massi e quella mocciosetta innamorati… Ah, ah.-
 -Non stavo scherzando affatto-, risposi irritata. –Perché lui non dovrebbe amarla? Andiamo, Marco guardala! E’ assolutamente perfetta. Ci credo che voglia stare con lei, che abbia il desiderio di essere il suo ragazzo, e dire agli altri che quella dea è solo sua.-
 -Ne sei certa?- chiese lui con un residuo di ilarità nella voce.
 -Ci ho riflettuto, e penso proprio che le cose stiano così.-
 Abbassai lo sguardo. Sentivo che le lacrime ricominciavano a pungere dietro agli occhi lottando insistentemente per trovare una via di fuga, ma riuscivo a tenere duro, almeno per il momento.
 -Visto che ne sei così sicura, allora spiegami una cosa. Se Massi è davvero innamorato perso di quella iena, mi dici come mai l’ha mollata alle sue amiche e adesso se ne sta appoggiato a quella colonna laggiù guardandomi come se mi volesse squartare pezzo pezzo facendomi morire nella più atroce delle agonie?-
 -Eh?- non avevo capito una sola parola di quello che aveva detto.
 -Se ama lei, perché è geloso del fatto che io stia parlando con te?-
 Questa l’avevo capita, ma non mi sembrava per niente veritiera come affermazione.
 -Draco, geloso… Adesso, sei tu che stai scherzando-, dissi con lo sguardo più incredulo che avessi nel mio repertorio.
 -Per niente. Se non mi credi girati e dai un’occhiata tu stessa.-
 Per un riflesso incondizionato il mio sopracciglio si alzò dimostrando tutto il mio scetticismo riguardo ad un avvenimento del genere.
 Con calma, facendo finta di dirigere il mio sguardo casualmente in giro per la sala, mi voltai e i miei occhi trovarono subito quello che stavano cercando.
 Delia era con un gruppo di sue amiche e chiacchierava felice e disinvolta in quell’involucro di pura bellezza che era il suo corpo. Subito la mia attenzione fu attratta da qualcun altro. Era vero! Draco stava appoggiato ad una colonna abbastanza distante dal punto in cui stava Delia e mi stava fissando.
 -Allora?- mi chiese Marco poggiandomi una mano sulla spalla. –Avevo ragione come puoi vedere.-
 Quella mano sulla mia spalla… Stava rischiando che gliela strappassi a morsi.
 Fissavo Draco e mi rendevo conto che quella nei suoi occhi non era per niente gelosia. Quando Marco mi aveva toccata nessun lampo di rabbia o di fastidio aveva attraversato i suoi occhi. No, non era geloso e nemmeno irritato, più che altro mi guardava con sguardo vacuo e completamente spento, come se si stesse annoiando da morire.
 Proprio mentre elaboravo quella complicata teoria Draco si esibì in un teatrale sbadiglio.
 Altro che gelosia! Quell’imbecille si stava solo annoiando e per passare il tempo osservava me e Marco ma a parte questo non c’era nient’altro.
 -Marco ti sei sbagliato alla grande-, risposi incrociando le braccia. –Il tuo compare laggiù è solo annoiato a morte.-
 Lui tolse la mano dalla mia spalla e lo vidi socchiudere gli occhi. Sembrava quasi arrabbiato.
 -Quel cretino-, mormorò. –L’ha fatto di proposito.-
 -Cosa?- chiesi spaesata. –Cosa ha fatto di proposito?-
 -Niente, lascia stare-, mi liquidò lui evasivo. –Credo che io e Massi presto ci dovremmo fare una bella chiacchierata di quelle intense, sono veramente stufo del suo comportamento.-
 Continuavo a non capire una sola parola di quello che Marco stava dicendo, e sinceramente non avevo voglia di curarmene più di tanto; ormai ero fermamente convinta che Draco e Delia si amassero e questo era già sufficiente a farmi sentire uno schifo senza doverci aggiungere le seghe mentali di quell’altro deficiente di Marco.
 Mentre ero ancora occupata a capire cosa stesse succedendo, le luci si abbassarono lentamente e Giacomo si avvicinò alla console del DJ che aveva messo su un sottofondo piuttosto dolce e lento. Il festeggiato prese un microfono e con una faccia che era tutto un programma si schiarì la voce.
 -Vi ringrazio per essere qui stasera, sono veramente felice di avervi alla mia festa-, il suo tono era divertito ma allo stesso tempo sembrava davvero grato. –Chi mi conosce sa che sono un vero burlone e che per tutte le feste a cui ho preso parte ho sempre organizzato qualcosa che è rimasta alla storia… Il nostro Vincenzo ne sa qualcosa…-
 Si voltò a guardare un ragazzo alto quasi due metri, con la schiena ricurva e un paio di occhiali che avrebbero fatto invidia a quelli di Clarke Kant: era come se avesse scritto secchione su ogni centimetro del suo corpo. Il ragazzo, preso alla sprovvista da quella dichiarazione, arrossì di colpo e annuì imbarazzato: alla sua festa Giacomo doveva aver fatto qualcosa di tremendo.
 -Naturalmente anche per questa festa, la mia festa, ho preparato qualcosa anche se è un po’ differente dal mio solito. Avete tutti il bigliettino con il numero?-
 Si alzò un flebile sì, e tutti cominciarono a tirare fuori i loro bigliettini.
 -Bene, adesso estrarrò cinque numeri da questa ampolla-, indicò la bolla di vetro trasparente che aveva in mano, -ogni numero corrisponde rispettivamente ad un ragazzo e ad una ragazza, perciò chi avrà lo stesso numero è pregato di venire al centro della pista.-
 Alzai un sopracciglio irritata, avevo la sensazione che quella storia non avrebbe portato nulla di buono, almeno non per me.
 -Se non lo avete ancora capito-, continuò Giacomo con un sorrisetto furbo, -il ragazzo e la ragazza che avranno lo stesso numero dovranno ballare un lento.-
 Tutti cominciarono a guardarsi intorno curiosi: chi alla ricerca dell’oggetto delle sue speranze, chi adocchiando la via di fuga più vicina, e ancora chi lanciando sguardi ammiccanti al ragazzo o alla ragazza che voleva abbordare. 
La mia reazione a quelle parole fu davvero spiacevole: il cuore mi si bloccò per un attimo, per una serie di ragioni, prima fra tutte l’imbarazzante fatto che non avevo mai ballato un lento in tutta la mia vita- tolto quello con mio padre alla festa per i miei diciott’anni, ma quello non faceva testo.
 -Cominciamo-, sentenziò Giacomo senza smettere di sorridere.
 Infilò la mano nell’ampolla e tirò fuori il primo bigliettino. Il mio cuore cominciò a battere come un forsennato mentre nella mia mente ripetevo, in una specie di mantra, le parole: Tutto ma non il diciannove, tutto ma non il diciannove, tutto ma non il diciannove…
 -Diciotto.-
 Per un attimo mi era passata tutta la vita davanti, la catastrofe mi aveva appena sfiorata con la sua mano gentile ma allo stesso tempo spietata.
 -Venti-, il secondo numero mi rincuorò ulteriormente, anche se il mio numero stava proprio tra quei due quindi sarebbe potuto tranquillamente essere il prossimo.
 Troppo occupata nelle mie preghiere non mi ero accorta che Marti non era più al mio fianco ma si era diretta lentamente verso la pista: avevano chiamato il suo numero.
 Osservai con attenzione il ragazzo con cui avrebbe dovuto ballare e per poco non mi sentii svenire: Christian Corradi.
 Marti, la mia amica, quella che odiava i ragazzi e che detestava ancora di più la danza, avrebbe dovuto ballare un lento con quel Don Giovanni di Christian Corradi?
 Era così assurdo che neanche vedere la D’Arcangelo che metteva un dieci ad un’interrogazione in cui non avevo spiccicato parola avrebbe potuto sorprendermi tanto.
 Lanciai uno sguardo a Marti e non mi stupii vederla pallida e con gli occhi impauriti mentre Christian le si avvicinava sorridendo. Sicuramente Marti stava lottando con tutte le sue forze per non svenire.
 Ero talmente occupata a preoccuparmi per Marti da dimenticare per un istante che Giacomo stava continuando ad estrarre i numeri e quando sentii la parola “diciannove” provai una strana sensazione di terrore.
 Mi voltai verso Marco e lui mi guardava sorridendo.
 -Cosa ha detto?- gli chiesi per cercare la conferma delle mie paure.
 -Ha chiamato il diciannove e guarda un po’ qual è il ragazzo con quel numero-, osservò compiaciuto.
 Sapevo cosa avrei visto una volta che mi fossi voltata, proprio per questo stavo evitando accuratamente di farlo: non volevo affatto rendere quel sospetto una realtà.
 -Voltati-, mi ordinò Marco.
 -No-, risposi chiudendo gli occhi come una bambina piccola che non voleva guardare un brutto mostro che le faceva paura.
 -Ho detto di voltarti e di vedere con chi dovrai ballare.-
 -No.-
 Intanto tutti si stavano chiedendo chi fosse la ragazza che aveva il numero diciannove visto che tardava a farsi avanti.
 -La donzella che possiede il bigliettino con il numero diciannove è pregata di raggiungerci, senza fare storie possibilmente. Anche perché sarei capace di perquisirvi tutte per trovarla.-
 Alzai gli occhi al cielo esasperata e tenendo lo sguardo basso mi incamminai verso il centro della pista.
 -Oh, ti sei fatta attendere splendore-, continuò Giacomo divertito.
 Non avevo ancora avuto il coraggio di guardare colui che sarebbe stato il mio cavaliere per quel ballo, ma i miei sintomi mi diedero la conferma di quello che stava per accadere. Il cuore batteva fortissimo, e sapevo che stavo cominciando a sudare per la tensione, mentre avvertivo le mani che iniziavano a diventare gelide.
 -So che non volevi questo-, disse una voce conosciuta e piacevole al mio fianco. –Ma potresti mostrarti un po’ meno nervosa, dai l’impressione di star per ballare con Dracula.-
 -Magari…-, mormorai esasperata.
 -Hai intenzione di guardare il pavimento per il resto della serata?- mi chiese con voce seria.
 -No, ma per i prossimi cinque minuti sì-, risposi decisa e stringendo i pugni nervosa.
 Non volevo ballare con lui, sentirlo così vicino sarebbe stato solo un altro stupido modo per soffrire ancora e sinceramente ero stanca di stare male per quell’idiota.
 Giacomo estrasse il numero dell’ultima coppia ed uscii fuori che sarebbero stati proprio lui e Delia gli altri due partecipanti ad unirsi a questo strano gioco.
 -Bene, quando partirà la musica le coppie al centro della pista potranno iniziare a ballare, e poi succeda quello che deve succedere-, disse Giacomo con un sorriso e dirigendosi verso Delia per iniziare il ballo con lei.
 -Prima o poi dovrai guardarmi-, sospirò Draco con una nota scocciata nella voce.
 -Costringimi-, ribattei con tono di sfida.
 Non avevo alcuna intenzione di guardarlo in faccia, piuttosto mi sarei fatta espiantare un rene senza anestesia. Mi sentivo in imbarazzo e sapevo che le mie guance avevano raggiunto una tonalità di rosso fragola che avrebbe svelato anche troppo chiaramente i miei sentimenti, perciò dovevo fare di tutto perché i miei occhi non incontrassero quelli verdi e luminosi di Draco altrimenti sarebbe stata davvero la fine di tutto.
 -Se proprio insisti-, disse lui semplicemente mentre io mi trovavo ancora intrappolata nel mio sproloquio mentale.  
 Mi mise le mani sui fianchi e mi attirò a sé.
 Quasi per un riflesso incondizionato le mie mani si posarono sul suo petto e la mia testa si sollevò consentendo ai nostri sguardi d’incontrarsi.
 Spalancai leggermente gli occhi mentre mi perdevo in quelle iridi verdi che mi portavano contemporaneamente in Paradiso e all’Inferno.
 Sentivo le mani di Massi posate sulla mia schiena che mi stringevano a lui, se solo mi avesse tenuta con un po’ meno forza con molta probabilità sarei caduta a terra visto che le gambe mi reggevano appena tanto era il marasma di emozioni che mi era esploso dentro.
 Il mio cuore batteva forte e temevo che se non avesse rallentato alla fine persino Massi si sarebbe accorto di come correva.
 -Probabilmente non crederai mai a quello che sto per dirti-, cominciò lui guardandomi negli occhi con un’intensità che mai avrei creduta possibile, -ma stasera sei diversa dal solito… Ecco…-
 Lo fissai con un sopracciglio che mi si alzò spontaneamente.
 -In effetti devo sembrarti parecchio ridicola con addosso questo vestito e con ai piedi queste sottospecie di trampoli malefici. Sei autorizzato a prendermi in giro, avanti-, sbuffai scocciata.
 Non potevo di certo biasimarlo se vedermi in quello stato gli faceva venire voglia di ridere e prendersi gioco di me, anch’io lo avrei fatto al suo posto.
 Ero pronta a sentirmi dire di tutto ma lui rimase in silenzio per qualche secondo.
 Lo guardai sorpresa per quel silenzio quando lui prese fiato come se stesse cercando le parole per cominciare un discorso della vitale importanza.
 -Quello che sto cercando di dirti è che sei molto bella.-
 Ne ero sicura: il mio cuore si era fermato.
 Era stata talmente tanta la sorpresa che per un attimo mi girò la testa e mi sentii come se dovessi svenire da un momento all’altro.
 -Stai scherzando-, dissi con un filo di voce.
 -No, stavo solo cercando di farti un complimento-, rispose lui distogliendo lo sguardo imbarazzato.
 -Un… Un complimento…-, mormorai incredula.
 -Adesso non montarti la testa-, tornò a guardarmi con i suoi soliti occhi indisponenti. –Di certo ci avrai messo delle ore per riuscire ad ottenere questo risultato.-
 Appena assimilate totalmente quelle ultime parole la mia autostima fece un salto di livello non indifferente, perciò mi sentivo abbastanza sicura di me per poter rispondere a tono.
 Sorrisi di sbieco in modo che potesse cogliere tutta la mia soddisfazione.
 -Non importa quanto tempo io ci abbia impiegato, non puoi neanche immaginare come sia dolce il gusto di questa mia piccola vittoria.-
 -Guarda che non hai vinto per niente-, ribatté lui risentito.
 Il mio volto si aprì in un nuovo sorriso.
 Forse non sarei mai stata bella come Delia e probabilmente Massi non mi avrebbe mai ricambiata ma se non altro per questa volta lo avevo affascinato almeno un po’.
 Mi voltai un secondo verso Marti.
 Stava ballando il lento insieme a Christian e fin lì non c’era niente di particolarmente strano, il problema però era un altro: non sembrava per niente imbarazzata.
 Mai in tutta la mia vita avrei immaginato che un giorno mi sarei trovata di fronte a una scena come quella.
 Marti era piuttosto rilassata e per niente restia a restare tra le braccia di Christian.
 Non potevo proprio crederci.
 Accanto a loro un’altra coppia attirò la mia attenzione: Giacomo e Delia.
 Lei era visibilmente scocciata di dover ballare con un soggetto del genere, al contrario Giacomo era al settimo cielo. Di certo ballare con la ragazza più bella e sexy esistente sulla faccia della terra doveva dare un non indifferente senso di soddisfazione.
 Quasi senza rendermene conto avevo poggiato la guancia sulla spalla di Massi e mi ero stretta un po’ di più a lui. Non lo avevo fatto di proposito ma ballare con quell’imbecille era molto più bello di quanto avessi mai potuto sperare.
 Restare tra le sue braccia e seguire le note di quel sottofondo così romantico mi faceva sentire assolutamente la donna più felice del mondo ma Massi non doveva accorgersene, ci mancava solo che capisse quello che provavo.
 -Ferrari-, cominciò Massi continuando a stringermi a sé.
 -Cosa?- chiesi con gli occhi chiusi per potermi immergere meglio nel suo profumo meraviglioso.
 -Credo di doverti chiedere scusa.-
 Alzai lo sguardo incuriosita.
 -Chiedermi scusa?-
 Un megalomane egocentrico come Massimiliano Draco si sta stava per scusare con me, questo sì che era un evento da riprendere per poterlo riservare ai posteri.
 -Per come mi sono comportato l’ultima volta che abbiamo parlato, non dovevo aggredirti in quel modo-, disse abbassando lo sguardo.
 -Be’ anch’io non mi sono comportata proprio come una persona sana di mente-, cercai di rincuorarlo.
 -E’ solo che-, continuò tornando a guardarmi, -ogni volta che inizio a parlare con te poi mi viene naturale passare al litigio, forse è una questione d’incompatibilità caratteriale.-
 Bene. Ero così sfortunata da provocare un implacabile senso di litigio nel ragazzo che amavo ogni volta che si avvicinava a me, in questo modo anche la mia più piccola speranza era finita nella fossa dei leoni per essere sbranata pezzo dopo pezzo.
 -Certo che fa un certo effetto sentirsi dire cose del genere-, risposi sentendo le lacrime che cominciavano a premere dietro le palpebre abbassate. Non avrei pianto neanche morta!
 -Scusa, però mi sembrava che fosse meglio chiarire.-
 E certo, chiariamo pure. Non sia mai che il signorino non si possa mettere la coscienza a posto, che importa se poi la sottoscritta viene ferita come se avesse ricevuto una pugnalata in pieno petto. Accidenti a te, Draco!
 Stavo per rispondergli e non sarebbe stata una risposta carina quando proprio in quel momento la musica finì.
 Mi staccai immediatamente da lui come se al posto del suo corpo ci fosse stato un albero in fiamme e lo fissai negli occhi con tutto l’odio che potevo metterci.
 -E’ stato un piacere-, dissi sprezzante.
 Lui rimase un attimo basito ma evidentemente capii l’antifona perché rispose:
 -Tranquilla, non credo che balleremo mai più insieme.-
 -Lo spero.- Il mio tono lasciava poco all’immaginazione. 
 Ormai avevo deciso: se il povero Draco provava tanta irritazione nel parlare con me tanto valeva farsi odiare sul serio e non se ne parlava più. Hai visto mai che lo avrei dimenticato una volta per tutte…
 In quel momento mi pentii seriamente di non avergli pestato un piede mentre stavamo ballando, se lo sarebbe proprio meritato.
 Gli lanciai un’ultima occhiataccia e mi voltai dirigendomi velocemente verso la porta. Avevo bisogno di un po’ d’aria prima di soffocare in quella sala.
 Ero a pochi metri dall’uscita quando qualcuno mi si parò davanti sbarrandomi la strada.
 -Togliti di mezzo, Marco, altrimenti ti stacco le braccia a morsi-, ero così arrabbiata che sarei stata in grado di farlo sul serio.
 -Che ti prende?- chiese con tono calmo per cercare di non indispormi ancora di più.
 -Chiedilo a quello stupido del tuo amico-, risposi fissandolo negli occhi. –A quanto sembra quel povero ragazzo ogni volta che parla con me viene preso da attacchi di incazzite.-
 -Come, scusa?- Marco era confuso ma io non avevo alcuna voglia di stare lì a spiegargli tutto.
 -Ti ho detto di chiederlo a Draco, adesso togliti-, gli passai accanto e un secondo dopo raggiunsi la porta aprendola ed entrando nella sala della discoteca.
 Il più in fretta possibile, per quanto i tacchi me lo permettessero, mi diressi verso l’uscita.
 Una volta fuori presi un respiro profondo e chiusi gli occhi per ritrovare un minimo di calma.
 “Gli faccio venir voglia di litigare”, pensai incavolata nera. “Mi sono innamorata di uno che mi odia. Ma che diavolo ho fatto di male!?”
 -Tutto bene?- chiese una voce alle mie spalle facendomi sussultare.
 Era Giacomo. 
 -Benissimo-, risposi voltandomi senza sorridere, non ce la facevo proprio a fingere una serenità che non avevo.
 -Spero non ti sia dispiaciuto troppo dover ballare con Massi-, cominciò con gentilezza, -so che voi due non andate molto d’accordo.-
 -Ci odiamo-, dissi con enfasi, forse anche troppa.
 Giacomo rimase un attimo interdetto dalla mia risposta. 
 -Perdonami-, continuai mortificata, dopotutto non era colpa sua se mi trovavo in una situazione così snervante, -sono i tacchi, mi stanno martoriando i piedi.-
 -Credimi, vale la pena di soffrire un po’ perché quelle scarpe ti rendono davvero splendida.-
 -Grazie-, risposi leggermente imbarazzata. Sapevo che Giacomo ci provava con qualsiasi ragazza però il suo tono mi era sembrato sincero, molto diverso da quello che aveva usato durante la nostra prima conversazione.
 -Comunque ho notato che a te non è dispiaciuto affatto ballare con Miss Stati Uniti-, gli sorrisi divertita.
 Lui abbassò lo sguardo imbarazzato.
 -Forse a te lo posso dire…-, disse strizzandomi l’occhio. –Ho truccato la gara per riuscire a ballare con lei, era un mio piccolo sfizio.-
 Mi venne da ridere. Giacomo era davvero un tipo forte, forse un po’ fissato, ma forte.
 -Be’ almeno sembra che il mio piccolo gioco a qualcuno sia servito-, indicò con lo sguardo qualcosa alle mie spalle e sembrava anche piuttosto divertito.
 Mi voltai con calma verso ciò che aveva attirato la sua attenzione e per poco non mi venne un colpo apoplettico.
 Veder volare un maiale? Lo avrei sopportato.
 Assistere ad un omicidio? Cose che capitano.
 Ammirare un’astronave aliena che faceva cerchi in cielo? Possibile, non siamo soli nell’Universo.
 Ma trovarsi a pochi metri da Martina e Christian Corradi che parlavano amichevolmente davanti alla macchina di lui era pura fantascienza. Se non lo avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai creduto.
 Sbattei le palpebre un paio di volte assolutamente incredula e proprio quando pensavo che niente avrebbe più potuto sorprendermi vidi l’ultima cosa al mondo che avrei voluto: Luca, il fratello di Amy, si stava dirigendo con un gruppetto di amici verso l’entrata sul retro del locale.
 Come al solito capitavano tutte a me!
 Decisi di lasciar perdere un attimo Marti e di precipitarmi da Luca, se Amy avesse scoperto che il suo fratellino si trovava in una discoteca a mezzanotte passata come minimo avrebbe sputato fuoco dalla bocca facendo invidia ad un drago in carne ed ossa.
 -Scusa un attimo-, dissi a Giacomo, e senza aspettare la sua risposta, camminai velocemente nella direzione di Luca.
 Notai che i suoi amici, tra cui una ragazza molto carina con dei dolci e luminosi occhi azzurri, avevano con loro degli strumenti musicali.
 Luca mi vide ma non sembrò riconoscermi subito, lo capii perché quando si accorse di chi avesse davanti divenne più pallido di un fantasma.
 -Che ci fai qui?- mi chiese sorpreso.
 -Dovrei essere io a chiederlo a te. Tua sorella andrà in escandescenze quando saprà che ti ho visto qui-, risposi incrociando le braccia.
 -Ti prego non dirlo ad Amy-, mi supplicò. –Ti giuro che non sto facendo niente di male, ma non dire niente a quella sciroccata.-
 -Intanto non chiamare tua sorella sciroccata.- Okay, sciroccata lo era davvero ma non potevo certo lasciare che la insultasse. –Seconda cosa non le dirò niente ma tu mi devi una spiegazione, il mio silenzio non è gratuito.-
 Lui sembrò sollevato.
 -Grazie, Vale- rispose un po’ più sereno. –Ti prometto che ti spiegherò tutto, e vedrai che quando saprai la verità capirai che non è nulla di cui preoccuparsi.-
 -Lo spero-, dissi seria.
 Luca fece un cenno ai suoi amici e si diressero immediatamente verso l’entrata di servizio.
 Non era difficile capire quello che stavano per fare: quattro ragazzi di quindici anni con degli strumenti musicali che entravano in un locale? Era evidente che Luca faceva parte di una band, ma prima di sputare sentenze era meglio aspettare di sentire le sue spiegazioni.
 Ad ogni modo sapevo che ad Amy quella storia non sarebbe piaciuta per niente perciò conveniva sul serio che per il momento ne restasse completamente allo scuro.
 Feci un respiro profondo, molto profondo, per cercare di conservare almeno un briciolo di sanità mentale. Ormai la testa mi stava scoppiando e tutto quello che volevo era andarmene a casa.
 Mi voltai per tornare da Giacomo e vidi che Marti aveva lasciato Christian, che era sparito chissà dove, e adesso mi stava aspettando accanto a Giacomo che le parlava senza che lei prestasse attenzione.
 -Andiamo a casa?- chiesi alla mia amica. Non feci alcun riferimento a Christian, in quel momento non avevo voglia di affrontare un argomento di quella portata.
 Lei annuì.
 Stavo per salutare Giacomo quando d’un tratto dalla discoteca uscì fuori Marco: era piuttosto agitato e sembrava davvero arrabbiato.
 -Che ti è successo?- chiese Giacomo sorpreso.
 -Nulla-, rispose lui secco. –Scusa, Gia, ma me ne torno a casa. Spero che non ti dispiaccia.-
 -No, figurati…-
 Marco fece un cenno di ringraziamento a Giacomo e si voltò per andarsene ma io fui più veloce: lo afferrai per un braccio e lo costrinsi a guardarmi.
 -Cosa è successo?- chiesi con sguardo serio.
 Avevo la sensazione che nel comportamento strano di Marco c’entrasse Draco, ultimamente quel ragazzo era la causa della maggior parte dei nostri problemi.
 -A quanto pare anche io provoco l’incazzite a Massi-, rispose abbassando lo sguardo.
 Lasciai il braccio di Marco e fissai il suo viso con intensità.
 -Avete litigato?-
 Mi sentivo tremendamente in colpa: da quando Marco ed io eravamo diventati amici lui e Draco non facevano altro che litigare, ormai non sembravano neanche più gli stessi di prima.
 -Non è qualcosa che ti riguarda-, disse con voce dolce. –Da qualche settimana non ci troviamo più d’accordo su un paio di questioni ma non è nulla di grave, vedrai che presto passerà tutto. Massi ed io siamo amici da anni, riusciremo a chiarire tutti i malintesi che si sono creati.-
 -Lo spero-, mormorai abbassando lo sguardo.
 Era vero che volevo rivederli ridere e scherzare come una volta. Per quanto Draco potesse farmi irritare e per quanto bene potessi volere a Marco sapevo che la loro amicizia era sempre stata vera e che, con molta probabilità, entrambi stavano soffrendo per quella situazione così spinosa.
 -Ci vediamo lunedì a scuola-, disse Marco chinandosi a darmi un bacio sulla guancia.
 Non avevo neanche la forza di prendermela per quel gesto, lo accettai senza fiatare mentre Marco si allontanava da me.
 Non ne potevo più di tutti quei cambiamenti e della tensione che avevo intorno.
 Rivolevo la mia vecchia vita.
 Volevo dimenticare Massi e tornare a vivere serena… Da quando mi ero innamorata tutto si era complicato in modo assurdo e adesso pretendevo che qualcuno facesse qualcosa per sistemare tutto ma forse l’unica persona che poteva porre rimedio a quel gran casino ero io.








***L'Autrice***
 Lo so, sono arrivata un po' prima del solito con questo aggiornamento...^^ Ma visto che non so se durante il resto della settimana avrò il tempo per aggiornare e dato che avevo un paio d'ora più o meno libere, ho deciso di aggiornare oggi. ^^
 E allora? Cosa ne dite di questo capitolo? Direi che la frase "un passo avanti e due indietro" non è mai stata così azzeccata come per questo capitolo. Sì, lo so. Massi e Vale sono veramente veramente stupidi, e litigano sempre per cavolate. Ma che volete farci? Purtroppo se fossero stati dei personaggi semplici sarebbe finito tutto fin dal primo capitolo. Spero che non ce l'abbiate come me se li faccio sempre litigare, ma mi piace così tanto farli imbestialire... xD Sì, sono strana... ahhaha xD Fateci l'abitudine perchè molti capitoli sono fatti così... xD
 E dite un po'... Secondo vai Vale ci ha preso con la sua teoria dell'amore tra Massi e Delia? O la pensate come Marco che si è messo a ridere a crepapelle...? ahahah xD Ma soprattutto... Quanto vi ho sorpreso con la storia di Marti e Christian? xD
Comunque spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, io come sempre ci ho messo tanto impegno a scriverlo...^^
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^


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Ringraziamenti:
 InfinityKiss: Be', magari non voglio che tu ti disintossichi da lui... xD Ecco perchè lo presento sempre in questo modo... ahahah ^^ La passione per i capelli ribelli ce l'ho anch'io, altrimenti non avrei mai descritto Massi in quel modo... xD Comunque sono davvero contentissima che il capitolo ti sia piaciuto così tanto... Ti ringrazio davvero tanto per i complimenti che mi hai fatto...*-* Un bacio!
 alina 95: Te l'ho detto, se vuoi odiare Delia lo puoi fare... xD In effetti il fatto che abbia baciato Massi può disturbare parecchio, anche se per la verità è stato lui a baciarla...^^ Non lo so se anche le altre lettrici lo hanno indovinato, spero che non fosse così scontato... Anche se una bella scena Massi/Vale ci voleva proprio... xD Grazie mille per la recensione Alina, sei sempre meravigliosa a scrivermele... xD Grazie! *-* Un bacio!
 kribja: Grazie tesoro, sono contenta che mi adori! *-* Be' in effetti si può dire che questa è solo la punta dell'iceberg, vedrai che man mano diventarà ancora più intricato... xD Sono contentissima che ti stia piacendo tanto! *-* Per Amy mi sono ispirata ad una mia amica quindi è stato semplice renderla così dolce e attenta ai particolari, ho dovuto soltanto darle interamente il carattere della mia amica. ^^ Anche per Marti mi sono ispirata alla mia migliore amica, lei odia le feste a morte! Preferirebbe chiudersi a tripla mandata in casa piuttosto che andarci... xD Diciamo che Marco non ha organizzato nulla insieme a Giacomo, si è comportato così semplicemente per infondere un po' più di fiducia in Vale e per vedere (in questo capitolo) una possibile reazione di Massi nel vederla presa da un altro... xD Sono contenta che le risposte ai miei interrogativi non siano mai scontate... E' il mio obiettivo, quindi sono felicissima di riuscirci... xD Grazie davvero per tutti i complimenti che mi fai, non so se li merito ma ti ringrazio davvero tanto! *-* Un bacio! 
 SuxFrago1212: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto... *-* In effetti Vale ha un carattere un po' particolare, l'ho descritta creando un personaggio che avrei voluto essere io, quindi ha qualcosina di mio ma è migliore di me... xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. *-* Un bacio!
 sTar__: Amy, poverina, è dovuta restare a casa... e lei adora le feste... ^^ Ma vabbe', sono certa che si rifarà in qualche altra occasione, tranquilla... xD Be' spero che la parte del ballo ti sia piaciuta, un po' era immaginabile che avrei fatto finire Vale a ballare con Massi... xD Grazie mille per i complimenti e per l'augurio (per fortuna mi sono rimessa...xD). *-* Un bacio!   
 Eky_87: Diciamo che Marco non ha complottato nulla, si è semplicimente limitato a fare molti complimenti a Vale per infonderle un po' di sicurezza e a starle piuttosto appiccicato per vedere se Massi avrebbe avuto una qualche reazione... xD Sono contentissima che l'accoppiata Massi/Vale ti piaccia tanto, è inutile dire che io li adoro! Anche se li faccio litigare in continuazione... ^^' Ti ringrazio davvero tanto per tutti i complimenti che mi hai fatto... *-* Non se li merito, ma ti ringrazio di cuore... *-* Un bacio! 
 Nana5974: All'inizio Marco non può piacere perchè è molto mieloso e appiccicoso con Vale, ma piano piano prenderà sempre più le sembianze del migliore amico... ^^ Per Amy mi sono ispirata ad una mia cara amica, quindi è stato semplice rendere il suo personaggio stupendo, e sono contenta che ti piaccia tanto... ^^ Grazie mille per tutti i complimenti che mi hai fatto... *-* Le tue parole mi hanno fatto commuovere, grazie davvero... *-* Un bacio!
 momi78: Be' spero che questo capitolo si sia rifatto un po' rispetto all'altro, Massi c'è eccome... xD E spero proprio che ti sia piaciuto... ^^ Come hai potuto vedere Giacomo non è una spasimante per Marti, spero che quello che è successo con Christian non ti abbia sconvolto troppo... xD Ti ringrazio davvero tantissimo per la recensione e per tutti i complimenti... *-* Un bacio! 
 Penny Black: Non lo so questa festa sia stata imperdibile, ma spero proprio di sì... xD In effetti povera Vale che ha dovuto ricominciare tutto da capo, è una delle cose più seccanti quando ci si prepara per una festa... ^^ Amy è davvero un'amica, e per lei mi sono ispirata ad una delle mie più care amiche quindi sono contenta che questo personaggio ti piaccia tanto. E' vero che Marti odia arrivare tardi, ma lei è esasperante... xD Guarda, in realtà a Marco è passata davvero la cotta per Vale, in questi capitoli si comporta così solo per due motivi: 1) fa molti complimenti a Vale semplicemente per farle credere di più nella sua bellezza; 2) le sta sempre appiccicato solo perchè vuole vedere se Massi reagisce in qualche modo. Marco non ama più Vale, è solo un suo amico. Anche se comunque Vale è una bella ragazza e lui reagisce come un qualsiasi uomo quando la vede vestita in quel modo... ^^ Ma non ha più nessun interesse... xD E non aveva complottato nulla con Giacomo, hanno agito per ragioni diverse e in modo diversi... ^^ Be' Marti di qualcuno si è accorta, anche se non è Davide. Avrà fatto bene? ^^' Chi lo sa... Sì, lo so. Sono cattiva nel far finire i capitoli in questo modo... Muahahaha xD Scherzi a parte, non lo faccio di proposito. Finiscono da soli in questo modo così netto... ahahha xD Però io penso che così facciano sorgere più curiosità nel lettore, poi potrei sbagliarmi... Non lo so...^^ Comunque non lo so se i restanti capitoli li distribuirò più o meno fino a gennaio, o se li pubblicherò tutti entro novembre e dicembre, pubblicando poi qualche capitolo de "La Ragazza Delle Macchinette"... Dipende da quanti ne scriverò del POV di Massi, perchè per il momento ne ho solo altri due oltre a quello che ho già pubblicato... ^^ Certo che le tue recensioni mi piacciono, altrimenti non te lo avrei detto... ^^ Grazie infinite per tutti i complimenti e per la recensione... *-* Un bacio!
 paperacullen: Sono contenta che aspetti gli aggiornamenti con tanta ansia... *-* Ora mi commuovo... *-* In effetti il capitolo precedente è fatto apposta per stemperare un po' la tensione che Vale aveva sparso un po' qua e là a causa della scoperta dei suoi sentimenti... ^^ Ovviamente Vale rimane una ragazza dal carattere forte, e quindi ho cercato di far emergere il suo lato da dura che cerca di affrontare una situazione che la far star male... Ma naturalmente i momenti difficili non finiranno qui... ^^ Come non finiranno quelli allegri. Spero di averli dosati in modo da equilibrare un po' il tutto... xD Marco ha semplicemente fatto molti complimenti a Vale per farle prendere un po' più di fiducia nella sua bellezza, è per questo che è sembrato di nuovo un po' innamorato, ma in realtà non lo è... xD E non ha complottato nulla con Giacomo, hanno agito separatamente. xD Certo che posterò tutte le altre storie qui, appena avrò scritto abbastanza capitoli... ^^ Per il momento di "Verso La maturità" ne ho scritti solo quattro, ma spero di scriverne una decina fino a febbraio... ^^ Ti ringrazio davvero tanto per tutti i complimenti che mi hai fatto... *-* Non so davvero se il merito, ma ti ringrazio tantissimo... *-* Un bacio!
 Lione94: Anche stavolta ho cercato di sbrigarmi con l'aggiornamento.. Spero che l'influenza ti sia passata, per fortuna io sono guarita... ^^ In effetti il capitolo precedente l'ho scritto apposta per stemperare un po' la tensione che aveva colpito Vale dopo la scoperta dei suoi sentimenti per Massi... ^^ Be', in effetti ci hai preso in pieno con la storia dei numeri, anche se l'accoppiata di Vale e Massi è stata davvero casuale, Giacomo non ha truccato anche la loro estrazione... xD Vale un po' ci ha provato ad ignorare Massi, ma tutto si è messo contro il suo proposito e alla fine non ce l'ha fatta, meglio così no? xD Per Amy mi sono ispirata ad una mia cara amica, quindi sono veramente contentissima che questo personaggio ti piaccia tanto... xD Ti ringrazio davvero per questa recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto... Sei stata dolcissima. *-* Un bacio!
 sassybaby: Sono contentissima che la mia storia ti piaccia così tanto...*-* Diciamo che Massi è ancora un personaggio un po' complicato, i suoi sentimenti e il suo carattere si scopriranno sempre di più man mano che la storia andrà avanti... xD Vale sta reagendo come meglio può dopo aver scoperto quello che prova... E' nel suo carattere il fatto di decidere di dimenticarlo... xD Ti ringrazio davvero tantissimo per la recensione e per tutte le tue bellissime parole... *-* Un bacio!
 chiara84: Spero che l'idea di Giacomo ti sia piaciuta... ^^ E hai previsto bene, il numero 19 ha fatto in modo che Massi e Vale avessero un momento tutto loro... xD Se il momento è stato positivo o negativo lo devi decidere tu... ^^ Purtroppo per il mistero Delia ci vorrà ancora un po' prima che venga svelato... ^^ Ti ringrazio davvero tantissimo per la recensione e per tutti i complimenti. *-* Un bacio!
 Aryanne: Be' spero che anche questo aggiornamento sia stato veloce... xD In realtà Giacomo e Marco non si sono messi daccordo, hanno agito separatamente ma in realtà hanno avuto lo stesso risultato... xD E in effetti è stato proprio il 19 a far in modo che Massi e Vale avessero una specie di momento tutto loro... xD Sono contenta che la lettera di Amy ti sia piaciuta, per il personaggio di Amy mi sono ispirata ad una mia cara amica quindi cono contenta che trovi tanti consensi... ^^ Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti... *-* Un bacio!
 4lb1c0cc4: Immagino che anche la velocità di questo aggiornamento ti sia piaciuta... xD In effetti Vale e Massi sono capitati in coppia insieme anche se alla fine si sono messi ancora una volta a litigare...^^ Be' Marco qualcosa in mente l'aveva: ha fatto molti complimenti a Vale per riuscire a darle un po' più di fiducia in se stessa, e poi le è stato sempre appiccicato per vedere se Massi avrebbe avuto una qualche reazione... xD Grazie mille per i complimenti... *-* Sei sempre dolcissima... *-* Un bacio!
 _Bec_Swan_: Oddio, Bec... E' bellissimo che tu abbia deciso di lasciarmi una recensione... *-* Con tutto quello che hai da fare, non dovevi prenderti questo disturbo (anche se sono contentissima che tu abbia deciso di farlo... *-*). E sono felice che aspetti questi capitoli come la prima volta, anche se lo so che non meritano così tanto... ^^' E' così bello leggere la tua recensione, mi fa quasi tornare indietro nel tempo, a più di un anno fa quando aveva pubblicato questa storia per la prima volta... *-* E non me ne frega un cavolo se non l'hanno pubblicata, per me l'importante è che ragazze meravigliose come te continuino a leggere le schifezze che scrivo... xD Sono felicissima anche così. *-* Mi ha fatto così tanto piacere leggere questa recensione, grazie davvero di cuore Bec... *-* Un bacio!
 EnergyAir: Sono contentissima che tu sia riuscita a leggere il capitolo... *-* Io sono l'esperta delle connessioni che non funzionano, e so quanto è seccante... xD Il capitolo era fatto apposta per lasciare un po' di ansia, quindi sono contenta di esserci riuscita... ^^ E spero che questo nuovo capitolo l'assenza di Massi del precedente possa essere colmata... xD Spero che i piani di Giacomo e Marco ti siano piaciuto, anche se giuro che non avevano complottato insieme e che Massi e Vale sono finiti a ballare insieme per puro caso...^^ Per Amy mi sono ispirata ad una mia cara amica quindi sono contentissima che come personaggio stia piacendo così tanto a tutte voi... Spero di essere stata abbastanza veloce ad aggiornare, anche se non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo... ^^' Anch'io sono molto contenta di avere la possibilità di conoscere una ragazza meravigliosa come te, anche se non so se io sono poi così fantastica... ^^' In effetti sono una casinare e combino sempre disastri, non credo di essere una persona troppo raccomandabile da conoscere... ^^ Ti ringrazio davvero tantissimo per la recensione e per le tue parole meravigliose... *-* Un bacio!
 roxb: Sono contentissima che tu abbia deciso di cominciare a leggere la mia storia...xD E sono ancora più contenta che ti stia piacendo...*-* Ti ringrazio davvero di cuore per la recensione e per i complimenti. *-* Un bacio!
 Crystal Moon: Tranquilla, Marco non ci stava provando con Vale. Le faceva tutti quei complimenti solo per renderla un po' più sicura di se stessa e della sua bellezza. Marco non ha più alcun interesse per Vale... ^^ Sono contenta che Amy ti stia simpatica, per lei mi sono ispirata ad una mia cara amica... ^^ Magari Massi non salterà addosso a Vale molto presto, ma forse un giorno lo farà... chissà... xD Sono così contenta che la mia storia ti stia coinvolgendo così tanto, io sono sempre convinta che non sia un granchè ma sono contentissima che tu la pensi diversamente... *-* Grazie davvero per la tua bellissiama recensione e per le tue parole meravigliose... *-* Un bacio!
 _Manto_: Sì, lo so... Sono una strega... xD Faccio finire quasi sempre i capitoli in sospeso, è più forte di me... xD In effetti quando Massi ha visto Vale è rimasto senza parole, ma questa sua opinione si sentirà meglio quando pubblicherò questo capitolo dal suo POV... xD Ormai tra Vale e Marco c'è solo amicizia, quindi tra loro non ci sarà nessun tipo di avvicinamento... ^^ A me non è mai capitato di avere la febbre quando c'era una festa, ma immagino quanto possa essere seccante... ^^' Diciamo che forse Marti ti ha sorpreso un po', non è stato Giacomo ad attrarla ma Christian, il cattivo ragazzo... Anche loro avranno la loro dose di guai, te lo garantisco... xD Puoi fare tutti i monologhi che vuoi, mi piacciono molto le tue recensioni, quindi puoi delirare quanto ti pare... xD Alla fine sono guarita dall'influenza per fortuna, anche se proprio oggi mi è venuto qualcos'altro (si può definire un qualcosa che viene una volta al mese...) quindi sono parecchio dolorante.... xD Ma pazienza, ci sono abituata ormai... xD Be' per il Sequel, ancora lo devo finire di scrivere, sto al capitolo 4 per il momento, ma spero di scriverne una decina fino a febbraio... ^^ Grazia davvero per la tua meravigliosa recensione e per tutti i complimenti che mi fai ogni volta... *-* Grazie! Un bacio!
 _Caline: Sono contenta di averti fatto questa sorpresa, spero di essere stata veloce anche con quest'altro capitolo...xD Vale non è il tipo da imbellettrasi troppo per le feste, ma stavolta seguendo il consiglio di Amy credo proprio che abbia fatto la cosa giusta... ^^ Spero che la scena Massi/Vale ti sia piaciuta, lo so che alla fine hanno litigato ma loro sono fatti così... xD Grazie davvero per tutti i complimenti che mi fai ogni volta... *-* Sei sempre meravigliosa. Grazie. *-* Un bacio! 
 biafin: Ciao Chiara... xD Sono contentissima di averti dato la possibilità di leggere questa storia... ^^ Non so se la mia storia meriti tutti questi complimenti ma sono comunque contenta che te l'abbiano consigliata... *-* Ti assicuro che anch'io di fronte a uno come Massi mi scioglierei ma Vale è fatta così e non ci si può far niente... xD Purtroppo alla fine il libro non l'hanno più pubblicato, la casa editrice è sparita. Quindi non se n'è fatto più nulla... Ma non fa niente, sono contentissima anche di pubblicare di nuovo la storia su EFP e permettere a lettrici meravigliose come te di godersela... ^^ Grazie davvero per tutti i complimenti che mi hai fatto e per ogni tua meravigliosa parola, mi ha fatto commuovere... *-* Grazie! Un bacio!   


Ringrazio anche tutte le persone che hanno messo questa storia tra i preferiti e tutti quelli che stanno leggendo! Grazie! *-*
  
 
  
       
  

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Capitolo 10
*** (S)Piacevoli Notizie ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 10 (new)
Quando Si Fa Quel Che Si Può,
Si Fa Quel Che Si Deve
Marcel Proust
 
 
 

 Capitolo 10: (S)Piacevoli Notizie

 
 Il lunedì mattina mi alzai più presto del solito. In genere ero abituata a dormire fino all’ultimo secondo utile ma da quando ero tornata a casa dalla festa di Giacomo si era creato una specie di disfacimento interiore nella mia mente che non mi aveva permesso di chiudere occhio per due intere notti di fila.
 Sentivo di essere arrivata al punto di rottura: prima o poi mi sarei davvero stancata di tutto e avrei mandato ogni cosa a quel paese, a partire da Massi e dalla sua incazzite.
 Avevo tanti di quei pensieri per la testa che a stento mi rendevo conto del fatto che quel giorno avrei dovuto affrontare un compito d’italiano. Se avessi preso un’insufficienza per colpa di tutta quella situazione sarei uscita fuori di testa sul serio.
 Passai a prendere Amy che era finalmente guarita e arrivammo a scuola diversi minuti prima che suonasse la campanella.
 Come di consueto ci sedemmo su una panchina in cortile.
 Amy mi fece il terzo grado riguardo alla festa e non potevo neanche rifiutarmi di parlare visto che l’e-mail da me promessa non era stata scritta e spedita.
 Le raccontai velocemente il nostro arrivo al Living e la presentazione con Giacomo; le parlai, tralasciando i dettagli, di Delia e del sorteggio che aveva stabilito le coppie per il lento. A quel punto, inevitabilmente, Amy mi bloccò.
 -Hai ballato un lento con Massimiliano Draco?- chiese incredula.
 Sbuffai contrariata.
 -Sì, ma non è questa la cosa importante…-
  Con una certa maestria consolidata negli anni, cercai di deviare tutta la sua attenzione su qualcosa che non riguardasse me, e cosa c’era di meglio se non dirle che Marti aveva ballato con Christian?
 La reazione di Amy non fu diversa da quella che avevo immaginato.
 -Christian Corradi? Quel Christian Corradi? L’altezzoso, egocentrico, narcisista Christian Corradi? Il manichino firmato e deficiente che è in classe con noi? Quello che ha la carta di credito al posto del cuore?-
 -Ti sta simpatico, eh…- risi alzando un sopracciglio.
 -Vale non scherzare-, mi rimproverò lei. –Christian Corradi potrebbe tranquillamente entrare a far parte di una delle dieci piaghe d’Egitto. Sai perfettamente anche tu che concezione ha delle ragazze e quante nostre conoscenti sono state ferite da lui: Marti non può assolutamente dare confidenza a Christian, ne uscirebbe distrutta. Si può sapere perché non hai fatto niente per impedirle di parlare con lui?-
 Eh, bella domanda… Forse perché ero impegnata a fare da investigatrice sul conto di tuo fratello, razza di babbea?
 -Non mi sembrava un fatto tanto grave-, risposi, celando il vero motivo della mia negligenza come amica.
 -Non ti sembrava un fatto grave?!- chiese incredula. –Scommetto che eri troppo occupata a piangerti addosso per aver litigato con Massi da poter pensare anche a Marti.-
 Accidenti! Non era andata così lontana dalla verità, anche se mancava suo fratello in tutta la spiegazione.
 -Prima di tutto mi conosci e sai perfettamente che io non mi piango addosso, e cosa diavolo me ne importa poi di aver litigato con Draco? Discutiamo in continuazione e questo fatto non mi hai mai toccata più di tanto.-
 -Continui a negare l’evidenza?- chiese lei indispettita.
 -Ma quale evidenza?- cercai di buttarla sull’impossibilità dell’evento in questione ma ero consapevole di non poter tenere i miei sentimenti nascosti ancora a lungo, non a qualcuno come Amy.
 -Lasciamo perdere-, rispose con aria stanca.
 -Buongiorno ragazze-, disse una voce sopra di noi.
 -Ciao Marco-, mormorai, mentre Amy al mio fianco fece un cenno con la mano.
 -Quanta allegria-, continuò lui. –State bene?-
 -Benissimo-, risposi alzando lo sguardo. –E’ solo un po’ di depressione pre-compito.-
 -Capisco-, disse sospettoso.
 Rimanemmo in silenzio qualche secondo quando all’improvviso sentii Amy esclamare: -Oh mio Dio!-
 -Che succede?- chiesi preoccupata.
 -Guarda là-, indicò il portone della scuola.
 Mi voltai immediatamente a guardare e l’unica cosa che riuscii a mormorare fu: -Oh mio Dio!-
 Martina stava scendendo da un’auto… No, non da un’auto qualsiasi ma dall’auto di Christian.
 Sbattei le palpebre diverse volte per assicurarmi di non essere un’innocente vittima di qualche allucinazione dovuta alla mancanza di sonno.
 Riaprii gli occhi e Marti era ancora vicino all’auto di Christian con il ragazzo che le parlava sorridendo e lei che ricambiava felice.
 Ma cosa diavolo stava succedendo?
 -Vale dobbiamo fare qualcosa-, la voce preoccupata di Amy mi riportò alla realtà.
 -E cosa vorresti fare?- chiesi curiosa e scettica allo stesso tempo. –E’ da una vita che discutiamo con Marti sul fatto che la volevamo più aperta verso i ragazzi, adesso non possiamo andare da lei a dirle che non deve dare confidenza a Christian.-
 -Be’ devi ammettere che ha scelto il ragazzo sbagliato con cui cominciare ad aprirsi.-
 Sospirai inquieta.
 Conoscevo Christian e sapevo perfettamente che avrebbe fatto soffrire Marti ma ora come ora non potevo fare nulla. Marti poteva anche essere timida e ritrosa ma era di una cocciutaggine unica, se aveva deciso di frequentare Christian non sarebbero bastate le mie parole o quelle di Amy a dissuaderla.
 Amy doveva pensarla come me perché sbuffò contrariata e incrociò le braccia innervosita.
 -Voi due oggi siete davvero strane-, osservò Marco confuso.
 -Sta zitto!- esclamò Amy fulminandolo con lo sguardo. –Tu non puoi capire.-
 Marco la fissò irritato e fino al suono della campanella nessuno aprì più bocca.
 Il compito d’italiano era più facile di quanto mi aspettassi, si trattava semplicemente di scrivere un saggio breve sull’Umorismo in Pirandello, uno dei miei autori preferiti, quindi non impiegai molto tempo a finirlo.
 Il professor Salerno, il nostro prof d’italiano da ormai quattro anni, era una specie di padre affettuoso per noi. Ci voleva bene e cercava sempre di aiutarci ogni volta che poteva.
 Per quel compito ci aveva concesso quattro ore ma io lo consegnai all’inizio della terza.
 Così rimasi seduta al mio posto guardando fuori dalla finestra con la testa tra le nuvole.
 Non riuscivo a togliermi dalla mente il discorso che mi aveva fatto Massimiliano la sera della festa. Come potevo fargli venire voglia di litigare? Le nostre conversazioni non erano mai abbastanza lunghe perché io dicessi qualcosa di veramente offensivo, allora perché mi odiava così tanto?
 Probabilmente era solo una questione di pelle, gli stavo antipatica solo a guardarmi… Ecco qual era la verità.
 Con la coda dell’occhio osservai Marti ancora totalmente impegnata nello scrivere il suo saggio. I compiti d’italiano erano il suo tallone d’Achille insieme a quelli di matematica. Non che non fosse brava a scrivere ma non le piaceva, diceva di non esserci portata.
 Molte volte durante i compiti chiedeva a me qualche suggerimento su come scrivere un periodo o su quale parola fosse meglio utilizzare, ma quel giorno non lo fece. Da quando eravamo entrate in classe non mi aveva rivolto la parola se non per mormorare un “Buongiorno” per poi concentrarsi completamente sul suo compito.
 Non era difficile immaginare il perché di quel comportamento: non voleva che le ponessi delle domande riguardo Christian ma tanto prima o poi avrebbe dovuto affrontarmi, e se non fossi stata io a farla parlare ci avrebbe pensato senza alcuna ombra di dubbio Amy, e lei era molto più persuasiva di me.
 La osservavo di sottecchi e d’un tratto mi accorsi che il suo sguardo si era soffermato per qualche secondo sulla schiena di Christian come se sperasse che lui si girasse a parlarle. I suoi occhi brillavano ed era anche arrossita: non l’avevo mai vista in quelle condizioni.
 Sarei stata davvero felice per lei se solo il ragazzo di cui si stava innamorando non fosse stato Christian Corradi, in fatto di distruzione lui si trovava tra uno tsunami alto trenta metri e un uragano di proporzioni devastanti.
 Amy, come al solito, aveva pienamente ragione: dovevamo assolutamente fare qualcosa, non sapevo ancora cosa ma c’era bisogno di un nostro intervento, e subito anche.
 Qualcuno bussò alla porta e tutti alzarono lo sguardo dal loro foglio per vedere chi fosse.
 -Avanti-, disse il professore.
 La porta si aprì ed entro una ragazza alta e molto carina, l’avevo vista qualche volta e se non andavo errata era in classe con Marco.
 -Buongiorno professore-, cominciò con tono educato. –La preside vorrebbe i due rappresentanti di classe in presidenza, ha detto che è una questione urgente.-
 -Non possono muoversi, stanno svolgendo un compito in classe-, rispose il professore con calma.
 -Neanche per pochi minuti? La preside ha detto che devono proprio scendere-, ci riprovò la ragazza cercando di trovare un modo per convincerlo.
 A quel punto il professore ci pensò un attimo su e poi puntò gli occhi su di me.
 -Vai tu, Ferrari.-
 -Ma…-, non avevo alcuna voglia di andare, chissà quanto tempo avrei dovuto aspettare fuori dalla presidenza per poi sentire i soliti discorsi su assemblee di classe chieste senza un vero motivo e su manifestazioni prive di senso.
 -Hai già consegnato il compito, Ferrari-, mi interruppe Salerno. –Quindi ci devi andare.-
 Alzai gli occhi al cielo scocciata, sapevo che Salerno non era un professore che se la sarebbe presa per un gesto del genere.
 Mi alzai controvoglia e seguii la ragazza fuori dall’aula.
 -Sai cosa sta succedendo?- le chiesi dopo che ebbi chiuso la porta dietro di noi.
 -No-, rispose lei tranquilla. –Ha fatto chiamare i rappresentanti della tua classe e della mia ma non credo che sia nulla di grave, oggi sembra di buon umore.-
 -Meglio così-, mormorai sollevata. –Dopo un compito la mia povera testa non avrebbe sopportato una delle sfuriate della preside.-
 La ragazza mi guardò sorridendo, con molta probabilità capiva quello che volevo dire. Tutti gli studenti del Virgilio sapevano che la nostra preside era molto affezionata ad ognuno di noi e che agiva sempre per il nostro bene ma a volte era davvero insopportabile, soprattutto quando si arrabbiava per stupidaggini. Le sue urla si sentivano da un chilometro di distanza e persino i professori giravano a largo dalla presidenza quando la sentivano sbraitare.
 Appena entrata in presidenza notai qualcosa di familiare, o per meglio dire una persona conosciuta: avevo completamente dimenticato che Marco era il rappresentante della sua classe, quindi, ovviamente, era stato convocato anche lui.
 Mi fermai al suo fianco, proprio di fronte alla preside.
 Gabriella Lombardi era una donna di mezza età, bassa, rotonda e con lunghi capelli neri alla Mortisia Addams che ad un primo sguardo le conferivano l’aria della regina dei morti viventi dopo un cenone di Natale dove probabilmente aveva divorato lo stesso Babbo Natale con renne e slitta al seguito. Nonostante questo, conoscendola e imparando a comprenderla, si scopriva che poteva essere una donna amabile e con un grande senso dell’umorismo- tolti i giorni in cui le girava storto naturalmente.
 -Che ci fai qui?- bisbiglio Marco sorpreso.
 -I rappresentanti stanno ancora svolgendo il compito, io ero l’unica ad aver consegnato quindi Salerno mi ha mandata al posto loro-, risposi con un filo di voce appena udibile, la preside era famosa per il suo orecchio fine e preferivo che non sentisse quello che stavo bisbigliando.
 Stava leggendo alcuni documenti senza degnarci neanche di uno sguardo. Me lo sentivo che avrei dovuto aspettare un’eternità.
 -Da quanto sei qui?-
 Marco controllò che la preside fosse ancora concentrata su quello che stava leggendo e poi rispose: -Ormai saranno più di dieci minuti.-
 Si prospettava una lunga attesa, in genere la preside non aveva un gran senso del tempo.
 -Signora Giovanna-, chiamò la preside dopo aver firmato i fogli che aveva appena finito di leggere.
 La signora Giovanna entrò all’istante in presidenza. Era snella e bassina, forse all’apparenza gracile ma era una santa donna: ufficialmente nella scuola aveva il ruolo di bidella ma in realtà era la collaboratrice della preside che si affidava a lei per qualunque faccenda burocratica.
 -Dia queste circolari al segretario, una è solo per i docenti e le altre due sono da far girare in tutte le classi.-
 -Sì, preside-, rispose la signora Giovanna prendendo i fogli e uscendo alla stessa velocità con cui era entrata pochi istanti prima.
 La preside si tolse gli occhiali e con un sorriso divertito si rivolse finalmente verso di noi; fortunatamente l’attesa non era stata troppo lunga.
 -Allora, veniamo a noi-, indossò di nuovo gli occhiali e aprì una cartellina che stava alla sua destra tirandone fuori un bel mucchio di fogli. –Voi dovreste essere i rappresentanti della III F, Iovine Marco e De Giorgi Sabrina.-
 -Sì-, risposero Marco e la ragazza che era venuta a chiamarmi in classe.
 -E tu sei la rappresentante della III C, Corallo Ilaria?-
 -Ehm, veramente no, preside-, dissi con calma.
 Mi fissò con sguardo confuso.
 -I rappresentanti della mia classe sono impegnati con il compito d’italiano, così il professor Salerno ha mandato me dato che avevo terminato-, parlai più velocemente di quanto avessi voluto, ogni volta che mi trovavo davanti a quella donna mi sentivo stranamente in soggezione, forse era l’unica persona al mondo che riuscisse a farmi quell’effetto.
 -Ah, va bene-, continuò tranquilla tornando a leggere i fogli che aveva tra le mani.
 Scese di nuovo un silenzio pesante, cominciavo ad essere stanca di quelle interruzioni senza senso, perché non ci diceva quello che voleva e basta?
 Alzò di nuovo lo sguardo e si tolse ancora una volta gli occhiali.
 Cominciavo ad irritarmi sul serio.
 -La Protezione Civile ci ha inviato il programma di un progetto del Ministero della Pubblica Istruzione in unione con il Ministero della Salute. Parteciperanno le scuole di Roma, Milano, Padova, Napoli, Palermo ed altre città, inclusa Lecce. Ogni scuola avrà un programma diverso ma tutti sono accomunati dall’esercizio fisico all’aria aperta. Per la nostra scuola è stata scelta come attività sportiva il trekking e come meta la Valnerina, in Umbria.-
 Ascoltavo il discorso della preside con quei pochi neuroni che non avevano deciso di suicidarsi non appena avevano appreso quella notizia.
 Trekking nella Valnerina?
 Per me equivaleva ad una condanna a morte. Non che non fossi portata per gli sport ma riuscivo a praticare solo quelli che prevedevano di non doversi allontanare dalla zona di gioco come la pallavolo e la pallacanestro. Il trekking era tutto un altro mondo e per una ragazza come me che non aveva il minimo senso dell’orientamento- riuscivo a ricordare solo le strade che frequentavo spesso, mi bastava cambiare una volta per rischiare di arrivare in Birmania senza neanche accorgermene- e che era in grado di inciampare anche in un sassolino era addirittura una tortura.
 -I posti per l’escursione sono di al massimo sessanta per questo ho deciso di mandare solo le vostre classi perché so che siete dei ragazzi seri e che non creerete problemi troppo gravi. I vostri accompagnatori saranno i due docenti di educazione fisica e tutte le spese saranno sostenute del Governo quindi le vostre famiglie non dovranno versare alcuna quota. Proprio per questo, a meno che non ci siano gravi problemi di salute, l’adesione al progetto è obbligatoria e vi comunico che farà credito per il voto finale.-
 Un grave problema di salute… Dovevo assolutamente inventarmi un grave problema di salute, era il solo modo che avevo per non rischiare di perdere la vita in quell’assurda trovata ministeriale.
 Chissà se la carie che avevo tolto la settimana prima poteva fare testo. Non era probabile. Forse potevo provare dicendo che ero allergica agli alberi, o al muschio, di certo i boschi umbri pullulavano di muschio. Per il certificato medico avrei trovato il modo di procurarmene uno.
 Intanto la preside stava continuando il suo resoconto.
 Ci porse i fogli con il programma dell’escursione e ci invitò- ordinò anzi- di andare a comunicare ogni cosa ai nostri compagni.
 Marco e Sabrina andarono spediti verso la loro classe mentre io rimasi un attimo impalata a dare un’occhiata al programma.
 Mi venne quasi da piangere leggendolo.
 
 Partenza per Cascia (Perugia) alle ore 5,30 di mercoledì.
 
 Cominciavamo male non mi ero mai svegliata alle cinque del mattino, non sapevo neanche come erano fatte le cinque del mattino! Per non parlare del fatto che in quei giorni non avevo dormito granché riuscendo a prendere sonno sempre dopo le tre. Fino a mercoledì sarei esplosa per autodistruzione.
 
 Viaggio in pullman e arrivo previsto per le 12,30.
 Sistemazione presso l’Hotel Delle Rose (Cascia) e pranzo.
 
 Allora avremmo dormito in un hotel ed era anche a tre stelle, forse non sarebbe stato tanto male.
 
 Pomeriggio libero, con la possibilità di visitare autonomamente Cascia.
 
 A quanto ne sapevo Cascia non era un paese molto grande ma di certo doveva avere il suo fascino e immaginavo che sarebbe stato piacevole de visitare.
 Stavo cominciando a pensare che quella piccola gita si stesse rivelando meno terribile del previsto quando lessi il resto del programma.
 
 Giovedì- Sveglia alle ore 6,00.
 Colazione alle ore 7,00 e partenza per i boschi intorno a Cascia.
 Mattinata dedicata al trekking. Dopo il pranzo a sacco, è prevista la messa su del campeggio con le tende date in dotazione dalla Protezione Civile.
 
 Avevo letto le tre parole più terrorizzanti che temevo di veder usate in una stessa frase: trekking, campeggio, tende.
 Non ero assolutamente portata per nessuna di queste cose: io odiavo loro e loro odiavano me, perciò era un sentimento reciproco e senza possibilità di cambiamento.
 Il trekking era il modo più veloce che avevo per uccidermi o perdermi, il campeggio lo detestavo dal più profondo del cuore con i suoi falò affumicanti e la totale assenza di una toilette, e le tende… come diavolo si poteva dormire in una tenda in mezzo al nulla! Sentivo già la mancanza del mio letto.
 Per la prima volta in tutta la mia vita avevo la forte tentazione di trasferirmi in un’altra classe, magari una classe di delinquenti così la preside non si sarebbe sentita tanto sicura nel mandarci in giro per l’Italia a fare escursioni e campeggi del cavolo!
 Continuavo a camminare con lo sguardo fisso sul programma.
 
 Venerdì- Sveglia alle ore 7,00.
 Colazione a sacco e partenza per l’Hotel Delle Rose.
 Pranzo in Hotel e partenza per Lecce. Arrivo previsto per le ore 21,00 presso il Liceo Virgilio.
 
 L’unica cosa positiva di tutta quella storia, almeno per me, erano i quattro giorni senza scuola. Saremmo tornati venerdì sera quindi il giorno dopo nessuno avrebbe messo piede a scuola, tantomeno io che non ero neanche sicura di riuscire a tornare a casa tutta intera.
 Pensai il più intensamente possibile al fatto che avrei avuto un pomeriggio tranquillo per visitare Cascia, e che mi sarei divertita con Amy e Marti, rimuovendo qualsiasi riferimento a trekking, campeggi o tende.
 Mi sarei divertita.
 Dovevo pensare positivo ma proprio mentre i miei pensieri cominciavano a rasserenarsi vidi una chioma bionda entrare nel bagno dei ragazzi.
 Massimiliano!
 Lui era nella stessa classe di Marco e questo significava che… avremmo passato tre interi giorni sempre insieme.
 Sentii una fitta dolorosa allo stomaco mentre il mio cervello sembrò scollegarsi completamente.
 Tre giorni, settantadue ore di pura agonia, sia per me ma soprattutto per lui visto che il solo incontrare il mio sguardo gli provocava una scarica di rabbia.
 Il ricordo delle sue parole riguardo al fatto che scatenavo la sua voglia di litigare prosciugò immediatamente ogni preoccupazione che avessi potuto provare nei suoi confronti in quei pochi secondi. Peggio per lui, non era affar mio se la mia presenza lo infastidiva tanto, non potevo mica farmi tanti problemi.
 Lanciai un’occhiata di traverso alla porta del bagno sperando che trapassasse il legno e raggiungesse il diretto interessato, dopodiché mi incamminai verso le scale per tornare in classe a dare la buona notizia agli altri.
 Immaginavo già la reazione esagerata dei miei compagni appena avessero saputo che avremmo perso tutti quei giorni di scuola.
 Ero quasi arrivata di fronte alla porta della classe quando con la coda dell’occhio vidi un movimento alla mia sinistra. Mi voltai e notai Amy entrare nel bagno delle ragazze e chiudersi la porta alle spalle.
 Avevo la sensazione di sapere cosa stesse succedendo e non avevo intenzione di starmene con le mani in mano.
 Mi diressi velocemente verso il bagno e aprii la porta infilandomi dentro con scatto felino per poi chiuderla alle mie spalle.
 -Lo sapevo-, esclamai fissando lo spettacolo che avevo davanti.
 Marti era in piedi vicino a uno dei lavandini ed Amy le stava di fronte con le braccia incrociate e un cipiglio irritato: era nel bel mezzo di uno dei suoi interrogatori stile CSI.
 -Volevo solo farle qualche domanda-, disse Amy con aria innocente.
 -Amy sei sempre la solita-, ribattei seria. –Marti è adulta e vaccinata, non ha bisogno della baby-sitter né tantomeno di qualcuno che le dica cosa fare. Anche se… Marti, sul serio, ti stai comportando proprio da stupida.-
 Accidenti! Il mio discorso era cominciato così bene ma alla fine non ero riuscita a resistere dal dire veramente quello che pensavo e la diplomazia era svanita nel nulla.
 Amy sbuffò per non ridere mentre Marti mi fissò indispettita.
 -Mi starò anche comportando da stupida ma almeno io il coraggio di ammettere che qualcuno mi piace ce l’ho-, sibilò avvicinandosi a me.
 -Che cosa vorresti insinuare?- le chiesi alzando un sopracciglio.
 -A me Christian piace e nonostante abbia una reputazione da ragazzo spietato con le donne voglio frequentarlo, tu invece sei innamorata di Massimiliano e non hai neanche il fegato di dirlo alle tue migliori amiche per paura di affrontare una situazione che ti terrorizza.-
 Amy se ne stava in silenzio fissandomi, probabilmente in attesa di una confessione in piena regola ma non avevo alcuna intenzione di dar loro corda.
 -Di chi sarei innamorata?- la mia voce era acuta e non suonava credibile neanche a me.
 Marti mi fissò incredula mentre Amy scuoteva la testa delusa.
 -Ma fammi il piacere-, esclamò Marti quando si fu ripresa. –Continui a negarlo… Sei patetica.-
 Da quando eravamo passate dal “Facciamo cantare Marti come un canarino” al “Mettiamo Vale alla gogna per la sua codardia”. Non eravamo lì per parlare di me ma di Marti e della sua testa bacata.
 -Senti, è inutile che cerchi di cambiare argomento-, continuai con calma. –Il problema di te che frequenti quell’idiota di Christian resta.-
 -Non chiamarlo idiota, sempre meglio di quel mollaccione di Massimiliano-, ribatté con rabbia. –E poi non sono io quella che sta cercando di cambiare argomento, almeno io ho ammesso tutto quindi il discorso su Christian si può considerare chiuso.-
 Stavamo litigando? Ormai era palese ma non sapevo come comportarmi; Amy ed io qualche volta avevamo discusso quindi sapevo come prenderla ma per Marti il discorso era totalmente diverso. In tanti anni d’amicizia eravamo sempre andate d’amore d’accordo, la pensavamo allo stesso modo su tutto e anche se non eravamo concordi alla fine trovavamo un punto d’incontro. Non avevo mai litigato con lei e davvero non avevo idea di cosa dire.
 -Marti sai di che stai parlando?- le chiesi cercando di calmarmi. –Christian Corradi non è il ragazzo giusto per te, non voglio immischiarmi nella tua vita sentimentale ma ti voglio bene e non posso sopportare l’idea che quell’individuo ti faccia del male.-
 -So badare a me stessa-, rispose lei fissandomi negli occhi.
 -Non stiamo dicendo che stai sbagliando-, intervenne Amy per allentare la tensione. –Ma almeno promettici che starai attenta.-
 -Voi non lo conoscete-, sbuffò Marti.
 -Perché, tu lo conosci?- chiesi scettica.
 -Meglio di quanto crediate. Sembra un ragazzo freddo e calcolatore, e magari viziato ma in realtà è molto dolce e gentile.-
 Non dissi nulla su quella breve descrizione. Forse era vero, forse Christian non ci aveva mai mostrato il suo vero carattere e lo aveva fatto invece con Marti.
 Più ci riflettevo e meno credevo che una cosa del genere fosse possibile. In quasi cinque anni lo avevo osservato bene e sentivo di avere ragione: era pericoloso per una ragazza come Marti avere a che fare con un tipo come lui.
 Avevo il brutto presentimento che presto Christian avrebbe rivelato la sua vera natura distruggendo Marti; altro che ragazzo dolce e gentile.
 La mia amica mi lanciò un altro sguardo di fuoco. Sbagliava nel considerare Christian una persona di cui fidarsi ma su una cosa aveva ragione: ero una codarda.
 -Marti-, cominciai abbandonando le braccia lungo il corpo. –Non approvo quello che stai facendo, voglio che tu questo lo sappia, ma non riesco a litigare con te, non ce la faccio proprio.-
 Mi guardò un secondo sorpresa poi il suo sguardo cominciò a rasserenarsi.
 -Se è per questo neanche io voglio litigare con te-, disse incrociando le braccia. –Ma questa volta stai proprio esagerando, Vale. Sia con la storia di Christian sia nel nascondere i tuoi sentimenti. Siamo amiche da otto anni e ancora non ti fidi di me.-
 Il suo tono era deluso e lasciava poco spazio alla fantasia: era amareggiata per il mio comportamento e stanca del mio modo di evitare la verità.
 -Non è di te o tantomeno di Amy che non mi fido ma di me stessa-, risposi abbassando lo sguardo. –Il mio carattere è imprevedibile e a volte non lo capisco neanche io, non so perché rivelare i miei sentimenti mi risulti così difficile. Suppongo sia perché una volta che lo ammetterò anche con voi si concretizzerà fino in fondo e per me sarà ancora più complicato affrontare il dolore che ne deriverà.-
 Marti ed Amy ascoltarono le mie parole in silenzio, mentre nella mia mente si stava svolgendo una battaglia epica tra lo scegliere di confessare e il continuare imperterrita a tacere, nonostante le mie amiche non avrebbero accettato la seconda opzione.
 Quello che m’impediva davvero di rivelare loro ciò che provavo era la paura di soffrire. Massi non mi amava né mi avrebbe mai amata, stavo cercando in tutti i modi di dimenticarlo e ammettere di essere totalmente cotta di lui con Marti ed Amy sarebbe stato un altro ostacolo al mio progetto di cancellare per sempre quei sentimenti. Confessare tutto significava ammettere che non potevo fare a meno di pensare a lui e di desiderare di toccarlo e baciarlo, nonostante mi odiasse così tanto.
 Alzai lentamente lo sguardo e vidi gli occhi delle mie amiche colmi di sorpresa. Non capii subito il motivo di quel comportamento poi avvertì qualcosa di umido che mi scivolava lungo la guancia: senza accorgermene avevo cominciato a piangere. Mai in tutta la mia vita avevo pianto davanti a qualcuno, tantomeno davanti alle mie amiche, non sapevo perché, ma avevo sempre pensato che piangere in presenza di altre persone fosse un segno troppo evidente di debolezza, e per carattere io volevo essere tutto meno che debole e fragile.
 Questa volta, però, non ero stata in grado di bloccare quelle maledette lacrime che continuavano a scendere lungo il mio viso mentre gli sguardi di Amy e Marti si facevano sempre più increduli.
 Arrivata a quel punto non avevo più nulla da perdere: Massimiliano Draco mi aveva privata della felicità, della sanità mentale e della dignità che avevo cercato sempre di mantenere. Ormai era davvero inutile continuare a tenere i miei sentimenti chiusi a doppia mandata nel mio cuore dato che anche se li avessi mostrati alle mie amiche dubitavo di poter soffrire e di potermi umiliare più di così.
 -Vale…-, mormorò Amy a voce bassa.
 -Sono innamorata di lui-, dissi a un certo punto stringendo i pugni.
 Le mie amiche mi guardarono senza fare una piega.
 -So che ho sbagliato nel tenervelo nascosto, e so che vi ho deluso perché non sono stata completamente sincera ma vi assicuro che l’ho fatto solo perché non volevo ammetterlo neanche con me stessa. Ho sempre detestato Massimiliano Draco e scoprire che quell’odio si era trasformato in amore non è stato semplice da comprendere e accettare. Vi prego, perdonatemi.-
 Abbassai nuovamente lo sguardo in segno di sconfitta come se avessi appena perso una guerra portata avanti per secoli.
 Le lacrime continuavano a scendere e nonostante cercassi di bloccarle non ci fu verso di smettere. Mi sentivo patetica e vulnerabile, nuda nell’anima.
 Singhiozzavo in modo imbarazzante e proprio mentre nella mia mente prendevo in considerazione la possibilità di scappare via, magari in un’altra nazione o meglio ancora su un altro pianeta, sentii il corpo caldo di Amy avvinghiarsi al mio.
 Mi abbracciò con dolcezza e mi posò una mano sulla testa accarezzandomi i capelli.
 -Calmati-, sussurrò con voce comprensiva.
 I singhiozzi cominciarono a diminuire mentre la consapevolezza di quello che era appena successo prendeva possesso dei miei pensieri.
 Avevo rivelato i miei sentimenti ed ero cosciente del fatto che d’ora in poi sarebbe stato tutto molto più complicato, quando c’erano di mezzo i sentimenti ogni cosa tendeva ad ingarbugliarsi e a diventare meno chiara.
 Piansi per diversi minuti cercando di fare meno rumore possibile ringraziando non so quale santo che nessun’altra ragazza della scuola avesse sentito il bisogno di andare in bagno proprio in quel momento.
 Quando sembrò che le cascate del Niagara avessero smesso di buttare acqua mi staccai da Amy e la guardai negli occhi. Lei mi sorrise serena e cercai di ricambiare anche se non mi risultava semplice sorridere.
 -Scusa-, era stata Marti a pronunciare quella semplice parola. –Non volevo renderti le cose ancora più difficili.-
 La fissai per un secondo sbattendo le palpebre poi con calma mi avvicinai a lei e l’abbracciai.
 -Hai fatto bene a costringermi a confessare.-
 Lei rispose all’abbraccio.
 -Era ora che la verità venisse a galla-, continuai con una nota divertita nella voce.
 Asciugai le lacrime rimaste e provai a ridarmi un contegno: avevo ancora un annuncio da fare ai nostri compagni e di certo non potevo presentarmi con gli occhi pieni di lacrime.
 Uscimmo dal bagno e andammo lentamente verso la classe.
  Ovviamente gli altri furono estasiati nel sapere di quel piccolo viaggio, poco importava se ci si doveva svegliare all’alba, fare sfacchinate attraverso i boschi e dormire in delle tende.
 Ascoltavo le loro voci visibilmente scocciata: erano davvero contenti.
 Ma io cominciavo a chiedermi da uno a cento quanto quell’escursione sarebbe stata letale per me, tra radici di alberi appostate per rendermi vittima di improvvisi attentati, sentieri invisibili pronti a farmi perdere nei meandri del bosco, e gli sguardi assassini di Draco che sarebbero stati più dolorosi di qualsiasi altra cosa.
 La risposta mi sovvenne immediatamente: da uno a cento? Di certo mille.







***L'Autrice***
Ebbene sì, sono tornata con un altro capitolo. xD Lo so che in questo capitolo Massi non si è visto per niente ma vi garantisco che mi rifarò con il prossimo, eccome se mi rifarò con il prossimo... xD L'unico consiglio che vi do e di non perderlo se volete conoscere un altro lato del nostro Massi, e vi posso assicurare che anche il suo carattere è bello complicato... xD
 Comunque parlando un attimo di questo capitolo appena pubblicato, come avrete visto finalmente Vale si è trovata costretta ad ammettere anche con le sue amiche quello che prova per Massi, e loro non si sono di certo risparmiate in questo interrogatorio... xD La gita a Cascia sarà molto istruttiva per tutti quanti, e non mi riferisco di certo ad un'istruzione culturale. Diciamo che accadranno un paio di cosette interessante... ^^ Non dico altro.
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^


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 Ringraziamenti:
 Vi dispiace se solo per questa volta pubblico le risposte alle recensioni più tardi o al massimo domani...? Sono veramente distrutta e non ce la faccio a stare con gli occhi incollati al pc.
 Perdonatemi... ^^
 Sappiate però che come sempre ho adorato tutte le vostre parole e che mi ringrazio dal più profondo del cuore... Un bacio!





 
 

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Capitolo 11
*** Tutta Colpa Di Una Sveglia ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 11 (new)
Un Uomo Può Indossare Ciò Che Vuole.
Resterà Sempre Un Accessorio Della Donna
 Coco Chanel
 


 
 Capitolo 11: Tutta Colpa Di Una Sveglia

 
 Un’escursione, per quanto breve possa essere, non è mai semplice da organizzare, soprattutto se il professore di educazione fisica responsabile della tua classe è in bilico tra l’incapace e l’incompetente. Il nostro prof, Pierluigi Longo, era colui che avrebbe dovuto “occuparsi di noi” durante la gita in Umbria ma un uomo come lui non avrebbe mai potuto affrontare un compito del genere, al massimo saremmo stati noi ad occuparci di lui. Non che non fosse un bravo professore ma, anche lui come la Gigli, mancava di polso ed era anche parecchio pigro quindi facilmente raggirabile. Ero certa che i miei compagni sarebbero riusciti a fuggire dall’albergo in piena notte e che sicuramente avrebbero trovato un modo per evitare la mattinata di trekking e l’assemblaggio delle tende.
 Almeno lo pensavo prima di ricordare che ci sarebbe stato anche il professore della sezione F, Fabrizio Serrano: non era un professore troppo severo ma nel suo essere simpatico e amicone riusciva a farsi rispettare, e di certo era una figura autoritaria che sarebbe stata in grado di tenere a freno i piani dei miei amici.
 Come se l’ansia dell’imminente catastrofe che stava per abbattersi su di me non mi rendesse abbastanza depressa ci si era messa anche la professoressa di Storia dell’Arte, Annamaria Rollo, con le sue ricerche riguardo Cascia.
 Ci aveva minacciato di morte sicura se durante la nostra giornata libera non ci fossimo almeno degnati di visitare il Santuario di Santa Rita. Conoscendomi forse sarebbe stato meglio andarci e pregare con tutte le mie forze che la gita finisse in fretta, soprattutto dato il modo in cui era cominciata.
 Puntare la radiosveglia alle cinque, sentirla ed alzarsi non dovrebbe essere qualcosa di troppo complicato ma quando si tratta della mia vita non esiste mai qualcosa di semplice.
 La sera prima di partire mi ero addormentata dopo aver rimuginato a lungo su quello che sarebbe potuto accadere la mattina successiva. Arrivare davanti alla scuola, salire su quel pullman e prepararmi psicologicamente a trascorrere i tre giorni più pesanti e deleteri della mia intera esistenza. Sapevo che sarebbe stata una mattinata sfortunata eppure non avrei mai immaginato che avrebbe rasentato il catastrofico: era come se il destino ce l’avesse con me e stesse tentando di farmela pagare in ogni modo possibile ed immaginabile.
 Durante la notte, dopo che ero riuscita ad addormentarmi, per pochi minuti un blackout aveva fatto saltare la luce nel mio quartiere, perciò la mia radiosveglia e quella dei miei genitori, si erano azzerate.
 Ero in piena fase di “Bella addormentata nel bosco in attesa del suo principe” quando avvertii un sottile sibilo molto simile ad un ronzio proprio vicino al mio orecchio. Credendo che fosse una zanzara cercai di scacciarla con un gesto della mano ma nonostante questo il ronzio continuava più insistente di prima.
 Così, scocciata, aprii gli occhi- o meglio sollevai le palpebre di appena un paio di millimetri- e fu allora che lo vidi: il mio cellulare era a pochi centimetri dal mio naso e vibrava come un forsennato spiegando il ronzio che mi aveva svegliata.
 Lanciai una veloce occhiata alla sveglia e notai che sul display riluceva un quattro affiancato da due zeri. Erano le quattro del mattino… chi poteva essere l’idiota che mi stava chiamando a quell’ora improponibile? Chiunque fosse aveva le ore contate- compresa la nonna che stava in pena per la mia partenza imminente… lei e le sue stupide preoccupazioni senza senso!- Mancava più di mezz’ora prima di dovermi svegliare sul serio e io odiavo perdere preziosi minuti di sonno.
 Presi il cellulare con un gesto distratto e premendo il tasto per aprire la chiamata, lo portai all’orecchio.
 -Pronto?- mormorai con la voce ancora impastata dal sonno.
 -Vale? Stai ancora dormendo?- mi chiese Amy con un tono seriamente sorpreso.
 -Certo che stavo dormendo-, sottolineai con cura il tempo del verbo che avevo utilizzato. –Sono le quattro del mattino, ti aspettavi che stessi spennando una gallina?-
 -Le quattro del mattino…? Non sono le quattro, stupida! Sono le sei passate e stiamo aspettando solo te!-
 Rimasi un attimo interdetta da quelle parole impiegandoci diversi secondi prima di capire sul serio quello che significassero ma quando afferrai il concetto mi sentii come se mi avessero gettato addosso un secchio di acqua gelata.
 -Amy, ti prego, dimmi che è uno scherzo…-, supplicai.
 -Ti sembro una che ha voglia di scherzare?- il suo tono era troppo serio per credere che mi stesse prendendo in giro.
 No, non stava scherzando per niente.
 Dovevo sbrigarmi e andare subito a scuola, anzi mi ci dovevo teletrasportare.
 -Sto arrivando, dammi qualche minuto.-
 Chiusi il telefono e mi voltai a fissare la sveglia: segnava le quattro e due minuti ma solo in quel momento mi accorsi che quegli stupidi numeri stavano lampeggiando, la mia sveglia si comportava in quel modo solo quando veniva staccata la corrente. Mentre dormivo doveva esserci stato un blackout che aveva azzerato l’orario.
 Quella sveglia l’avevo sempre odiata ma ora l’avrei volentieri fatta in pezzettini così microscopici che ci sarebbe voluto il RIS per poterli ritrovare.
 Dopo essere riuscita a svegliare i miei genitori a suon di urla isteriche, mi ritrovai in macchina a pensare che di certo quella giornata non sarebbe mai potuta andare peggio di così ma ovviamente non avevo fatto i conti con la mia inevitabile sfortuna.
 Avevamo appena svoltato l’angolo per arrivare a scuola e già cominciavo a sentire una strana aria di tensione, come una specie di presentimento che voleva tenermi alla larga da quel pullman.
 Mio padre parcheggiò e, sotto gli occhi curiosi e scocciati di tutte le persone che erano state costrette ad aspettarmi, si fece dare una mano dall’autista a mettere il mio borsone nella parte inferiore del mezzo.
 Salutai velocemente i miei genitori e, con l’aria di un cucciolo bastonato, mi diressi all’entrata del pullman.
 -Ben svegliata, Ferrari-, mi salutò Longo divertito.
 -Scusi, professore-, risposi mortificata. –Si era disattivata la sveglia a causa di un blackout che c’è stato la scorsa notte.-
 -Va bene, tranquilla-, mi rassicurò Serrano con la sua aria gentile e allo stesso tempo un tantino ironica. –Ora vai a sederti, stiamo per partire.-
 Annuii con calma e iniziai a cercare Amy con lo sguardo. Passai in rassegna l’intero pullman e prima di trovare la mia amica alcune cose mi avevano lasciata parecchio sorpresa, come il fatto che Marti sedesse accanto a Christian e che dietro di loro ci fossero Davide Zilli in piena crisi geloso- depressiva e Marco che mi guardava con un enorme sorriso.
 Naturalmente però ciò che mi stava dando più sui nervi non poteva non essere qualcosa che riguardava Massi. Per fortuna Delia non avrebbe partecipato alla gita, visto che non era nelle nostre classi, perciò ero certa che Marco e Draco ne avrebbero approfittato per tornare ad essere quelli di prima ma forse non avevo fatto i conti con l’animalesco orgoglio maschile visto che si erano seduti quanto più lontano possibile l’uno dall’altro. Era come se non avessero voglia di essere di nuovo amici, si fingevano duri e distaccati ma io sapevo che in fondo stavano soffrendo a causa dei loro atteggiamenti infantili e privi d’intelligenza.
 Perciò Draco se ne stava seduto da solo con le spalle contro il finestrino, l’ipode nelle orecchie e i piedi poggiati sul sedile accanto, vuoto. In questo modo però mi sbarrava la strada verso Amy che era seduta esattamente dietro di lui.
 Alzai un sopracciglio irritata e lanciai uno sguardo assassino verso quella specie di stupido passaggio a livello ma lui mi ignorò di proposito.
 Sospirai scoraggiata e con decisione camminai verso le sue gambe cercando di farle cadere in modo da poter passare ma senza riuscirci e provocando un piccolo sogghigno sul volto di Massi. Se solo non fossi stata così arrabbiata mi sarei fermata ad ammirare quel sorriso sghembo e affascinate almeno per un decennio.
 -Potresti farmi passare?- chiesi cercando di tenere a bada l’istinto omicida che si stava impadronendo di me.
 Massi continuava a guardare imperterrito fuori dal finestrino fingendo platealmente di ignorarmi.
 -Si può sapere perché dovevi sederti proprio dietro a questo idiota?- mi rivolsi ad Amy con voce esasperata.
 -Non l’ho fatto a posta, è stato lui a sedersi davanti a me-, rispose lei sulla difensiva.
 Provai ancora una volta a passare ma ebbi lo stesso deludente risultato.
 A quel punto la mia pazienza si era volatilizzata e proprio quando stavo per avventarmi su Draco per staccargli le cuffiette dell’ipode, l’autista decise che era arrivato il momento di partire e nell’attimo in cui il pullman si mosse persi l’equilibrio e caddi in avanti arrivando addosso a Massi. Inizialmente non mi resi del tutto conto di quello che era appena accaduto ma quando avvertii il calore del corpo di Massi e il suo profumo dolce però allo stesso tempo forte e deciso, avvolgermi e raggiungere la mia anima fino nel profondo, capii che il mio corpo e quello di Draco erano ad una distanza troppo bassa perché il mio povero cuore non decidesse di aumentare i battiti.
 Mentre quella piacevole sensazione di calore si impadroniva di me, ricordai che probabilmente non era normale che io rimanessi appiccicata a Massi in quel modo.
 -Pesi un quintale, ti vuoi togliere di dosso?- e lui, ovviamente, non aveva tardato a ricordarmi con la sua solita delicatezza come mai quel contatto avrebbe dovuto darmi solo fastidio e niente di più.
 -Scusa tanto-, risposi acida.
 Provai a rialzarmi senza incontrare gli occhi di Draco ma proprio in quell’istante dovevamo aver incontrato un incrocio visto che l’autista frenò e perdendo di nuovo l’equilibrio mi ritrovai per la seconda volta addosso a Massi.
 -Sei proprio un…-, cominciò Draco scocciato prima che alzassi lo sguardo. Senza volerlo i nostri sguardi si erano incontrati. -…impiastro…-, terminò con un filo di voce mentre i suoi occhi si incatenavano ai miei.
 Era un’emozione così travolgente e strana, mi sembrava quasi che Massi mi stesse guardando per la prima volta con quei suoi occhi verdi e pieni di quello che appariva come stupore e sorpresa.
 -Ferrari, potresti lasciar libero Draco e sederti?-
 Sentii quella richiesta in lontananza, forse qualcuno a chilometri di distanza da me l’aveva bisbigliata.
 -Ferrari!- esclamò il professor Serrano mentre Massi mi fissava con uno sguardo piuttosto divertito.
 -Cosa?- chiesi voltandomi con aria a dir poco confusa verso il professore che stava sopra di me guardandomi spazientito.
 -Ho detto di toglierti di lì e di sederti sul sedile come una persona normale-, sentenziò lui con un tono che lasciava poco spazio ad una protesta.
 -Certo, professore-, dissi in evidente imbarazzo.
 Riuscii finalmente ad alzarmi e stavo aspettando che il professore si spostasse per permettermi di raggiungere Amy ma quell’uomo non sembrava avere alcuna intenzione di togliersi di mezzo e lasciarmi passare.
 -Perché non ti stai sedendo?- mi chiese Serrano indicando con lo sguardo il sedile davanti a me.
 -Il mio posto è quello dietro, accanto a Tarantini-, risposi calma, o almeno tentando di rimanere calma.
 -Andrà bene anche questo-, disse lui sorridendo beffardo.
 -Cosa?!- esclamai sorpresa. –No, io non credo che andrà bene, professore. Farmi stare accanto a questo qui le converrebbe esattamente come mettere una tanica di benzina accanto ad un enorme falò.-
 Serrano mi guardò per qualche istante e alla fine alzò un sopracciglio in un gesto divertito.
 -Siediti, Ferrari.-
 Avevo la sensazione che quella fosse la sua ultima parola.
 Lanciai un veloce sguardo ad Amy che rispose con una plateale quanto confusa alzata di spalle e mi sedetti accanto a Draco sbuffando e incrociando le braccia nervosa.
 -Questo si chiama abuso di potere, prof-, mormorai scocciata.
 -Quando avrai la mia età, Ferrari, ti concederò la rivincita-, rispose Serrano trattenendosi a stento dal ridere, -ma per il momento comandiamo io e il professor Longo.-
 Che bell’affare!
 Avrei voluto rispondere a tono però sapevo che per quanto Serrano fosse simpatico ed aperto al gioco sarebbe stato meglio non esagerare; dopotutto era pur sempre un professore e sarebbe stato saggio non peggiorare una giornata che già di suo stava andando totalmente a rotoli senza che io le dessi manforte con il mio caratteraccio.
 Mi sistemai quanto più lontano possibile da Massi mentre lui, con l’ipode ancora nelle orecchie, continuava a fissare lo sguardo fuori dal finestrino.
 Odiavo essere ignorata, considerando però che se non mi ignorava gli veniva l’impulso di litigare con me fino al prossimo millennio, facendo un paio di conti, era decisamente meglio che continuasse a guardare fuori come un ebete piuttosto che rivolgermi la parola solo perché si sentiva obbligato dalle circostanze.
 Sospirai, sperando che lui non se ne accorgesse e cominciai a contemplare le mie mani nel vano tentativo di trovare qualcosa che mi distraesse dallo stare a pochi centimetri di distanza dal ragazzo che avrei dovuto dimenticare ma soprattutto stavo cercando un modo per rimuovere totalmente quello che era accaduto poco prima.
 Ero già entrata in contatto con il corpo di Massi, dopotutto avevamo ballato un lento insieme solo poche sere prima ma quella caduta accidentale mi aveva provocato delle sensazioni nuove. Una scarica elettrica mi aveva attraversato la schiena e ogni parte della mia pelle che aveva toccato Draco in quell’interminabile momento sembrava aver preso fuoco facendomi avvertire un calore che certamente di religioso aveva ben poco.
 Perfetto!
 Non solo il mio piano per dimenticare Draco stava naufragando con la stessa velocità del Titanic ma adesso stavo anche cominciando a desiderarlo in senso prettamente fisico. Poteva andare peggio di così?
 Che razza di domanda, quando c’era di mezzo la mia vita era assolutamente inutile provare a porre limiti alla sfortuna, che riusciva sempre a farmi capitolare senza neanche sforzarsi più di tanto, visto che ero sfigata fino dentro alle doppie eliche del DNA.
 Ed esattamente come avevo immaginato, proprio in quel momento, lanciando un veloce sguardo verso Massi mi accorsi che si era assopito- anche se non capivo come avesse fatto visto che aveva la musica sparata al massimo volume direttamente nel cervello.
 Sapevo che avrei dovuto smettere di guardarlo ma proprio non ce la facevo; era così dolce e rilassato, sembrava quasi un bambino indifeso, e dovetti fare uno sforzo immane per trovare il modo di domare la tentazione di avvicinare una mano a quel viso e accarezzarlo lentamente con tutta la dolcezza di cui ero capace.
 Cominciai a pensare che l’autista ce l’avesse con me in un certo senso visto che esattamente quando ero riuscita a smettere di fissare Massi il pullman prese una curva a destra un po’ troppo velocemente e la mano di Draco, prima abbandonata sulla sua gamba, cadde sulla mia mano poggiata sul sedile prendendomi in contropiede e non lasciandomi il tempo di toglierla.
 A quel contatto sussultai voltandomi immediatamente verso Massi che continuava a dormire indisturbato.
 Ero cosciente del fatto che avrei dovuto ritrarre subito la mano e fingere che non fosse accaduto nulla ma quella sensazione era così piacevole e la sua mano era così calda che non impiegai molto a decidere come comportarmi: chiusi gli occhi e feci finta di essermi addormentata sperando che quel momento potesse durare il più a lungo possibile.
 Senza rendermene conto caddi in un sonno profondo e privo di sogni mentre continuavo ad avvertire il calore della mano di Massi sulla mia.
 Mi sentivo in pace con il mondo, tutte le mie paure e le mie preoccupazioni erano scivolate in qualche antro buio e recondito della mia mente lasciandomi del tutto serena. Dimenticai persino dove e con chi mi trovassi persa in quella pace assoluta.
 Ad un certo punto iniziai ad avvertire uno strano calore lungo tutto il corpo mentre delle risate divertite raggiungevano con sempre più chiarezza il mio orecchio e s’insinuavano nella mia mente ancora annebbiata dal sonno.
 Aprii lentamente gli occhi mentre quella sensazione di calore e protezione continuava a persistere.
 Ci misi qualche secondo ad accorgermi che avevo qualcosa poggiato sulla spalla. Aggrottai la fronte in un gesto confuso e capii che le risatine che avevo sentito poco prima venivano dal sedile dietro al mio. Sbattei le palpebre un paio di volte per provare a rischiarare la situazione: non ero seduta in modo normale, praticamente era come se fossi appoggiata a qualcosa sulla mia destra molto calda e morbida ma soprattutto che mi faceva sentire al sicuro.
 Se stavo ancora in pullman e se il fatto di essere stata costretta a sedermi accanto a Massi non era stato solo un sogno, l’unica cosa su cui potevo essere poggiata- o per meglio dire sdraiata- in quel momento era…
 “Massi!” pensai terrorizzata diventando immediatamente più rossa di un ferro rovente.
 Guardai ciò che sentivo intorno alla spalla e vidi che era un braccio.
 Girandomi dall’altra parte mi trovai a pochi centimetri dal viso di Massi che, grazie a Dio e a tutti i santi del Paradiso, era profondamente addormentato. Le cuffiette dell’ipode gli erano scivolate via dalle orecchie e io me ne stavo praticamente accoccolata tra le sue braccia, con la guancia contro il suo petto: riuscivo persino a sentire il battito tranquillo e regolare del suo cuore. Invece mancava poco perché il mio prendesse letteralmente il volo a causa della velocità con cui continuava a battere, lo sentivo tamburellare contro le mie costole.
 Mi sarebbe piaciuto continuare a starmene in quella posizione ma non era per niente una buona idea: se si fosse svegliato, stavolta sarebbe successo davvero il finimondo e io non avevo bisogno che quella giornata peggiorasse ulteriormente.
 Con molta delicatezza e cercando di non fare gesti bruschi riuscii a sgusciare via dalla presa di Draco che fortunatamente non si accorse di nulla continuando a dormire indisturbato mentre io sospiravo sollevata.
 Ma perché capitavano sempre tutte a me!?
 -Ben svegliata-, disse una voce che conoscevo perfettamente da sopra il mio sedile.
 Alzai la testa ed incontrati gli occhi azzurri di Marco cercai di fulminarlo con la sola forza dello sguardo.
 -Non fare quella faccia-, ribatté lui sempre più divertito. –Tu e Massi eravate così carini… Avete dormito abbracciati per quasi tutto il viaggio.-
 -Confermo-, rincarò Amy sbucando al fianco di Marco.
 Li guardai un attimo confusa e una domanda mi salii inevitabilmente alla bocca.
 -Per tutto il viaggio?-
 -Sì-, annuii Marco. –Ormai mancano solo una decina di minuti per Cascia. Avete dormito sempre, persino quando ci siamo fermati in Autogrill non siamo riusciti a svegliarvi.-
 -Una volta risaliti sul pullman, dopo la sosta, vi abbiamo trovato in quella posizione così romantica-, completò Amy con un sorriso enorme e luminoso.
 Non potei evitare di arrossire.
 -Perciò abbiamo pensato di immortalare quel momento stupendo.-
 -I-immortalare?- chiesi con un filo di voce visto che ero praticamente certa della risposta che avrei ricevuto.
 Marco tirò fuori dalla tasca dei jeans la sua fotocamera e dopo averla accesa mi mostrò quello che Amy aveva appena detto: io e Massi eravamo stati fotografati mentre ero tra le sue braccia.
 -Siete impazziti!- esclamai a bassa voce.
 Amy e Marco mi guardarono sempre più divertiti ma non si rendevano conto che mancava davvero poco prima che cominciassi a sputare fiamme come un drago a cui avevano pestato la coda.
 -Cosa succede?- chiese una voce al mio fianco.
 Mi voltai di scatto mentre i due colpevoli si rimettevano a sedere per non rischiare di essere visti da Massi che si era appena svegliato.
 -Niente-, risposi con voce stridula e forse un po’ troppo in fretta per apparire totalmente innocente.
 Lui mi fissò un attimo negli occhi cercando sicuramente di capire se per caso non avessi qualche rotella fuori posto.
 I suoi occhi verdi scrutavano il mio viso con un’intensità che cominciò subito a far battere il mio cuore alla velocità della luce.
 Mentre pregavo in sei lingue diverse di non arrossire proprio davanti a Massi, lui distolse lo sguardo e prendendo il suo zaino ne tirò fuori una bottiglietta d’acqua. Svitò il tappo e ne bevve lungo sorso. Distolsi lo sguardo cercando di relegare sul fondo della mia corteccia cerebrale il pensiero che per un momento avevo desiderato che al posto di quella bottiglietta ci fossero le mie labbra a dissetarlo.
 -Comunque-, cominciò lui chiudendo la bottiglietta, -anche con quella faccia non credo che il WWF ti inserirà nelle specie protette.-
 Lo fissai confusa cercando di capire il significato di quella battuta senza senso; sapevo in partenza che quelle parole avrebbero dovuto farmi incavolare di brutto ma di primo acchito non riuscivo proprio ad afferrarne il nesso.
 Lui mi guardò per un altro istante prima di aprirsi in un piccolo sorriso divertito.
 -Sembri davvero un panda-, disse sempre più rallegrato.
 Sentii il cuore sprofondare arrivando più o meno in fondo allo stomaco che stava cominciando a vorticare.
 Un panda? Che voleva dire?
 Senza perdere tempo afferrai il mio zaino e tirai fuori lo specchietto che mi portavo sempre dietro. Mi specchiai immediatamente e una volta visto il mio riflesso ci mancò poco che urlassi per la paura: la matita nera che avevo messo quella mattina era tutta sbavata intorno all’occhio destro e mi conferiva proprio l’aspetto di un panda. Evidentemente mentre dormivo dovevo essermi sfregata l’occhio e adesso mi ritrovavo in quelle pietose condizioni.
 A dir poco inorridita affondai una mano all’interno del mio zaino alla ricerca di quella che era stata la mia ancora di salvezza in diverse occasioni: confezione di salviettine struccanti- per fortuna le avevo sempre con me, in qualunque momento.
 Ne presi una e con delicatezza, accompagnata da una velocità straordinaria, cominciai a pulire quel disastro estetico.
 Cercai in tutti i modi di non guardare verso Massi, perché in fondo sapevo quello che avrei visto: un sorriso canzonatorio e occhi pieni di scherno. Non avevo alcuna voglia di diventare la sua piccola fonte inesauribile di divertimento, perciò tentai di rimediare a quel danno il più in fretta possibile senza lasciarmi distrarre.
 -Calmati-, disse Massi, scatenando la mia sorpresa, con voce rassicurante notando, forse, che a furia di strofinare stavo rischiando di disintegrare tutti gli strati dell’epidermide intorno al mio occhio. –Tanto ti ho vista solo io sotto le sembianze di piccola Kung Fu Panda.-
 -E’ proprio questo il punto-, risposi senza riflettere.
 Mi bloccai di colpo una volta che il mio cervello ebbe elaborato le mie ultime parole.
 Accidenti alla mia linguaccia!
 Subito mi voltai a guardare Massi e sul suo viso lessi la più completa confusione.
 -Volevo dire… che… proprio perché mi hai vista adesso ti prenderai gioco di me finché non avrò novant’anni.-
 Era la prima spiegazione che mi era saltata in testa e sperai con ogni fibra del mio corpo che ci credesse; in caso contrario mi ero cacciata davvero in un bel guaio.
 Lui sorrise divertito mentre io sentivo il mio cuore ricominciare a battere. Mi ero salvata davvero per il rotto della cuffia.
 -Tranquilla-, rispose lui ridendo, e quel suo modo di ridere mi incantò fino a farmi perdere coscienza di chi fossi. –Prometto che non mi prenderò gioco di te per questo tuo piccolo sfortunato incidente. Parola di Scout.- Si mise una mano sul cuore per siglare quel giuramento.
 -Non hai per niente la faccia da Scout-, dissi scettica.
 -Lo è stato solo per un anno-, di nuovo quella fastidiosa voce sopra il mio sedile raggiunse le mie orecchie. –Aveva sette anni e se ne andava sempre in giro con quella cavolo di bussola della Giovani Marmotte appesa al collo. Sognavo Qui Quo Qua anche la notte…-
 -Adesso sfotti, Marco, ma quando ci siamo persi nella campagna dietro casa di tuo nonno e stata quella “cavolo” di bussola ad impedirci di morire assiderati salvandoci la vita. Almeno io non me ne sono stato rannicchiato a piangere come un poppante.-
 -Che ti devo dire? Sono sempre stato un bambino sensibile e dalla lacrima facile- disse con sguardo angelico, gli mancavano solo un’aureola e un paio di ali bianche.
 -Dì pure che eri un piagnone, avevi persino paura delle lucertole-, lo canzonò Massi.
 -Fobia superata, ormai è storia vecchia.-
 -Superata? L’estate scorsa sei quasi caduto dallo scooter quando ne hai vista una su un muretto…-
 Marco arrossì imbarazzato mentre Massi lo fissava divertito con quel suo sorriso sghembo che mi faceva partire un’aritmia incontrollata.
 Vedendoli di nuovo così affiatati non potei fare a meno di sorridere contenta.
-Ti si è paralizzata la faccia?- mi chiese Massi notando il mio sorriso.     
 Avrei dovuto rispondere a quella frecciatina in modo adeguato ma non avevo voglia di seminare zizzania proprio ora che stavamo cominciando a divertirci.
 -Sono solo felice-, risposi con semplicità.
 Mi fissarono confusi e di certo non potevo dar loro torto.
 -Era da tanto che non vi vedevo così in sintonia e sono contenta di sapere che la vostra amicizia è ancora così forte e solida.-

 Mi guardarono un attimo spaesati poi, dopo essersi lanciati una veloce occhiata, scoppiarono a ridere.
 -Ci conosciamo da una vita, anche se discutiamo alla fine riusciamo sempre a ritrovarci- disse Marco divertito.
 -Bene, quindi la discussione che avete avuto al Living è archiviata. A proposito su cosa verteva la questione?-
 La loro fu una reazione a dir poco sospetta: prima sbiancarono poi, lanciandosi un’occhiata complice, cercarono di sminuire il tutto.
 -Niente di particolare-, cominciò Massi con il suo solito sguardo sereno. –Le solite sciocchezze per cui litigano i ragazzi: calcio, videogiochi…-
 La situazione mi sembrava sempre più sospetta e lo Sherlock Holmes che era in me uscì fuori in tutta la sua curiosità e cominciò a dilettarsi nelle intuizioni più disparate e assurde.
 -Ho sempre pensato che gli uomini litigassero sempre a causa di una donna, anche la letteratura e la storia lo confermano: Romeo e Tebaldo, Artù e Lancillotto, Paride e Menelao. Siete in grado di scatenare l’inferno pur di conquistarvi il favore di una bella fanciulla.-
 -E tu guardi troppi film-, rispose Draco ricominciando a guardare fuori dal finestrino; atteggiamento che mi insospettì ancora di più.
 -Sul serio, Vale-, mi sorrise Marco. –Non abbiamo litigato per nulla di importante, è stata solo una piccola incomprensione, vero Massi?-
 -Mmm-, confermò l’amico con aria distratta senza voltarsi.
 Stavo per ribattere a quel patetico tentativo di mettere a tacere la mia perfetta indagine, quando Serrano ci avvisò che mancavano pochi minuti all’arrivo e ciò mi fece sentire improvvisamente depressa.
 Inutile negare: non volevo separarmi da Massi proprio adesso che stavamo riuscendo ad interagire in modo civile senza azzannarci come al nostro solito. Ma lo sanno tutti che prima o poi i sogni terminano e ci si deve svegliare per tornare alla realtà ed io per quel giorno avevo dormito decisamente abbastanza.
 Arrivammo in un ampio cortile e quando il pullman si fermò riuscii ad intravedere un’insegna: Hotel Delle Rose***.
 Era un albergo a tre stelle quindi non doveva essere per niente male e inoltre sapendo dove avrei dormito la notte successiva mi sarei accontentata anche di una brandina che stesse in un posto chiuso e asciutto. Tremavo al solo pensiero di dover dormire in una tenda.
 -Scommetto che non sei tipo da campeggio-, disse Massi vedendomi sovrappensiero, o più probabilmente notando che ero impallidita rispetto a pochi secondi prima.
 -Cosa te lo fa credere?- chiesi curiosa.
 -Be’, hai l’aria di una che preferirebbe fare da cavia per un lanciatore di coltelli strabico piuttosto che stare qui.-
 -Magari è colpa tua e non del campeggio.-
 Massi mi fissò senza neanche provare a dire una parola.
 Ancora una volta maledissi la mia linguaccia incontrollabile!
 Avevo aperto bocca solo per darle fiato senza soffermarmi neanche per un secondo sulle parole che stavo per pronunciare, era come se la lingua fosse stata completamente scollegata dal cervello.
 Sperai con tutto il cuore che Draco non venisse colto da un attacco della sua incazzite altrimenti avremmo litigato per tutto il resto della gita.
 Continuava a fissarmi con una certa intensità ed io ero in attesa della sua battutina irritante che mi avrebbe fatto scattare come una molla e rispondere a tono, eppure gli occhi di Massi non erano i soliti che ormai avevo imparato a conoscere durante le nostre amichevoli discussioni. Erano occhi sereni e sinceramente divertiti senza neanche un briciolo di irritazione o sarcasmo.
 -Come teoria non sarebbe del tutto sbagliata, se non fosse che…-
 Si era bloccato per dare solennità alle sue parole e non riuscii a non dargli corda.
 -Se non fosse che…?- lo incoraggiai, curiosa di conoscere fino in fondo le sue intenzioni.
 Lui avvicinò un po’ il suo viso al mio mentre mi partiva la solita tachicardia incontrollabile.
 -Se non fosse che non mi sembra che ti sia lamentata per avermi usato come cuscino durante quasi tutto il viaggio. Eri piuttosto a tuo agio.-
 A quel punto anche se avessi provato a dar fondo a tutta la mia forza di volontà non ce l’avrei fatta a non arrossire perché era vero, tra le sue braccia mi ero sentita come mai in tutta la mia vita. Avrei potuto negarlo con le parole e con lo sguardo ma avrei mentito solo a Massi, mentre il mio cuore sapeva la verità: mi stavo innamorando di quel ragazzo sempre di più, ogni secondo che passava scoprivo qualcos’altro che mi attraeva di lui.
 Così non andava per niente bene… Dovevo trovare in fretta un modo per togliermelo dalla testa.
 Lui mi stava ancora fissando quando sentii la tasca dei suoi jeans vibrare. Sbatté le palpebre un po’ sorpreso e infilando la mano in tasca ne tirò fuori il suo cellulare. Guardò velocemente il nome sul display e fece un piccolo sorriso.
 Sapevo di chi si trattava.
 -Delia…-, rispose tranquillo. –Cosa c’è?-
 Lei doveva avergli detto che le mancava perché lui le rispose:
 -Ma se sono partito solo da poche ore, tornerò presto.-
 Cominciavo a sentirmi male, e non soffrendo di mal d’auto, supponevo che quel malessere fosse dovuto all’improvvisa telefonata di Delia. Per un istante, un meraviglioso e stupendo istante, avevo dimenticato l’esistenza di quella ragazza e il ruolo che aveva nella vita del mio Massi…Oddio! Adesso era persino diventato il mio Massi, ero sempre più sicura che non sarei uscita indenne da quella storia. Sembrava quasi il mio destino: i ragazzi che mi piacevano o erano già fidanzati oppure si trasferivano in un’altra nazione.
 Appena il pullman si fermò mi alzai in piedi cercando di non ascoltare la conversazione di Massi e Delia, non avevo voglia di sentire le loro effusioni telefoniche.
 La porta del pullman si aprii ed io mi catapultai letteralmente fuori sollevata nel respirare un po’ d’aria pura e soprattutto contenta di non dover essere costretta a vedere Massi felice nel parlare al telefono con la sua ragazza.
 Ci fecero sistemare nelle nostre stanze- ovviamente ero in camera con Amy e Marti, non sarebbe potuto essere altrimenti- e decidemmo di uscire a visitare Cascia.
 Marti rimase tutto il tempo insieme a Christian- con tutta la buona volontà il loro rapporto continuava a darmi degli strani presentimenti- mentre Davide assisteva alla scena con quel suo sguardo da cucciolo bastonato.
 Amy, io e Marco andammo in giro per il centro.
 Il paesino era molto caratteristico e anche bello da vedere, suggestivo e con un qualcosa di attraente, non saprei spiegare cosa.
 A quanto ne sapevo Massi era rimasto in albergo, probabilmente Delia lo aveva chiamato di nuovo e adesso se ne stava chiuso in camera a parlare con lei, a dirle quanto l’amasse, a pronunciarle parole che desideravo rivolgesse a me.
 Mentre con Amy e Marco passeggiavo per le piccole strade di Cascia, mi feci una domanda che mai mi ero posta nella vita: sarebbe mai arrivato il momento in cui anch’io avrei assaggiato un pizzico di quel meraviglioso Paradiso chiamato felicità?
 Conoscendo il mio rapporto con la fortuna e il destino ero piuttosto scettica al riguardo.







***L'Autrice***
 
Bene, siete avvisati... Questo è il primo di una lunga serie di capitoli in cui Massi e Vale ci saranno sempre, costantemente e ne succederanno talmente tante che vi girerà la testa...^^ Diciamo che questo capitoletto è stato solo un piccolo antipasto, ma ricordate che sono comunque Massi e Vale quindi vi faranno imbestialire con la loro cocciutaggine e con il loro orgoglio...*-*
 Devo chiedervi perdono... ç___ç Non sono riuscita a rispondere alle recensioni del capitolo 10 e purtroppo neanche per questo ne ho avuto il tempo... Cercherò di rispondere alle recensioni di questi due capitoli quando pubblicherò il prossimo, scusatemi davvero... L'Università è davvero una brutta bestia. A dicembre ho un esame difficilissimo e sto sempre a studiare, ormai vedo la luce del sole che mi si sono scuriti i capelli (ah, quelli me li ha scuriti la tinta... ahhahah xD). Scherzi a parte, scusatemi davvero. Sappiate che ho letto tutte le recensioni e che mi vi ringrazio davvero dal più profondo del cuore. Le vostre parole sono meravigliose e io sono davvero contentissima che la storia vi stia piacendo così tanto... Ma soprattutto che vi stia piacendo Massi...*-*
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^


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Capitolo 12
*** Perdere La Bussola ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 12 (new)
Non E’ Forte Chi Non Cade,
Ma Chi Cadendo Ha La Forza Di Rialzarsi
Jim Morrison
 



 
Capitolo 12: Perdere La Bussola

 
 Avevo sempre odiato l’idea di fare trekking e adesso che mi trovavo a dover affrontare quello stupido sport la mia opinione aveva trovato conferma. Ero assolutamente negata: inciampavo in continuazione rischiando di ammazzarmi e un paio di volte ero quasi uscita dal sentiero. Grazie ad Amy e Marco che mi tenevano sempre d’occhio, per fortuna, mi ero dimostrata in grado di stare dietro agli altri e ad arrivare indenne al punto di raccolta in cui avremmo dovuto piantare le tende.
 Per tutto il tragitto non avevo rivolto la parola a Massi: ero a dir poco imbestialita e frustrata a causa della telefonata di Delia ma non potevo non considerare il fatto che fosse la sua fidanzata e che aveva tutto il diritto di chiamarlo, proprio come lui era assolutamente libero di risponderle anche se stava parlando con me.
 Sapevo che sentirmi irritata e depressa era fuori luogo e indubbiamente inutile ma non ci potevo fare niente. Il mio orgoglio era stato ferito (prima dall’incazzite di Draco e poi dalla telefonata di Delia) quindi adesso mi ero di nuovo chiusa a riccio, nonostante il giorno prima Massi ed io fossimo riusciti a parlare con tanta semplicità e naturalezza.
 Erano stati i minuti più belli di tutta la mia vita.
 Il posto in cui avremmo sistemato l’accampamento era uno spiazzo piuttosto grande proprio nel bel mezzo del bosco.
 Sicuramente lo avevano utilizzato diverse volte come luogo per campeggio visto che qua e là erano sparsi un gran numero di tronchi che dovevano essere stati usati per sedere intorno al fuoco, in più in molti punti erano rimasti i resti bruciacchiati di qualche falò.
 Tolto il problema del trekking mattutino e del terrore di allontanarmi per sbaglio dagli altri perdendomi nei meandri di quei boschi rischiando di essere ritrovata pronta per essere portata via in uno di quei sacchi neri della polizia, dovevo ammettere che quel posto non era per niente male. L’aria che si respirava era leggera e fresca, molto piacevole da sentire nei polmoni. Era novembre perciò faceva piuttosto freddo però l’esercizio fisico fatto fino a quel momento e gli indumenti pesanti che indossavo non me lo facevano avvertire più di tanto.
 Durante le ore di trekking osservando Marco ed Amy stava cominciando a sorgere nella mia mente una strana quanto bizzarra idea. Non ero mai stata brava come Amy a capire i sentimenti delle altre persone- a malapena capivo i miei- perciò sapevo che probabilmente mi stavo sbagliando ma avevo come la sensazione che Amy stesse iniziando a provare una qualche specie di simpatia verso Marco. Era diversa dal solito, con lui si comportava in modo totalmente differente. In genere con i ragazzi era sempre amabile e gentile ma con Marco era tutta un’altra cosa: gli lanciava sguardi assassini e si prendevano a battutine. Mi sembrava una specie di Deja vue, avevo l’impressione che adottasse lo stesso atteggiamento che avevo io all’inizio nei confronti di Massi. Purtroppo i sentimenti di Marco erano assolutamente sconosciuti alla mia povera mente, quel ragazzo era più criptico di un codice segreto: un momento sentivo di conoscerlo come le mie tasche mentre l’attimo dopo era una persona totalmente diversa. Quindi non sapevo cosa fosse Amy per lui o cosa stesse pian piano diventando ma lei la conoscevo bene ed ero certa di avere davanti la stessa Amy di sempre.
 Osservandoli con occhio attento mi ritrovai a pensare che formavano davvero una coppia scoppiata ma indubbiamente molto carina.
 Mi sarebbe piaciuto che tra loro nascesse qualcosa. I miei migliori amici insieme: strano ma assolutamente meraviglioso. Almeno loro avrebbero trovato l’amore e la felicità e differenza di me che, se non avessi dimenticato Massi alla svelta, avrei rischiato di scegliere la carriera monastica.
 -Bene, ragazzi-, disse Serrano poggiando a terra il suo zaino e rivolgendosi alla piccola folla di studenti. –Adesso vi spiegherò come sistemare le tende.-
 Deglutii piuttosto rumorosamente. Già il montaggio della tenda mi terrorizzava ma mai quanto doverci dormire per un’intera notte.
 -Siete fortunati-, continuò ridendo. –Sono tende che si montano da sole perciò le dovrete soltanto aprire. Vi assicuro, però, che non è semplice come sembra. Sono tende da quattro posti quindi risulteranno piuttosto pesanti.-
 Presi un respiro profondo per cercare di concentrarmi sulla spiegazione di Serrano.
 Mentre il professore prendeva una tenda, guardai per un attimo Longo: come al solito se ne stava fermo e zitto lasciando tutto il lavoro a Serrano. Sapevo che la sua non era pigrizia o negligenza, semplicemente aveva cognizione del fatto che Serrano era migliore di lui come insegnante e lo lasciava fare. Più che pigro era realista e consapevole dei suoi limiti.
 -Dovete solo aprire la cerniera di sicurezza e lanciare la tenda a terra-, disse Serrano con semplicità.
 Si fece dare una mano da un ragazzo della 3F e insieme lanciarono la tenda ad un paio di metri di distanza: subito quella si aprì e divenne una capiente tenda pronta ad ospitare quattro di noi sventurati.
 -Ora tocca a voi.-
 Le parole più orrende che avessi mai sentito.
 Sospirai pronta ad affrontare il mio destino.
 Amy si diresse subito verso le tende e ne prese una trascinandola verso me e Marti che la guardavamo entrambe con un’espressione da cane bastonato- neanche a Marti andava troppo giù l’idea di dormire in una tenda in mezzo al nulla.
 Lanciai una veloce occhiata verso Marco e ovviamente il mio sguardo venne attirato da colui che stava al suo fianco pronto a lanciare la tenda. Massi era bellissimo, ormai non avevo più problemi ad ammetterlo con me stessa; indossava una maglietta a maniche lunghe, chiara e piuttosto aderente- quel tanto che bastava per vedere le linee dei suoi muscoli. I capelli lunghi e scompigliati erano un po’ appiccicati alla fronte a causa del sudore per la camminata ma quel particolare lo rendeva ancora più affascinante.
 Proprio in quel momento Massi alzò lo sguardo e io lo distolsi immediatamente sperando che non si fosse accorto che me ne stavo immobile a fissarlo con la bava alla bocca come se avessi davanti agli occhi una montagna di panna montata.
 Aiutai Marti ed Amy a sollevare la tenda per poterla lanciare.
 -Scusate-, disse una voce alle nostre spalle.
 Mi voltai curiosa e riconobbi Sabrina De Giorgi l’altra rappresentante di classe della 3F.
 -Sì?- chiesi.
 -Ecco, nella mia classe siamo dispari, e visto che voi siete in tre mi chiedevo se potessi stare insieme a voi…-
 Noi tre ci guardammo un attimo sinceramente sorprese da quella richiesta: non avevamo problemi a permetterle di dormire con noi però era strano che le sue compagne di classe non avessero trovato una qualche soluzione per farla restare insieme a loro. Potevano dormire in cinque per esempio…
 -Certo-, risposi con un sorriso.
 Lei ricambiò contenta e si adoperò immediatamente per aiutarci ad aprire la tenda.
 Osservandola meglio era una ragazza davvero carina: capelli neri corti, occhi scuri e un viso pallido ma che le conferiva un’aria molto matura e decisa. Però leggevo una strana inquietudine nei suoi occhi come se avesse qualcosa in mente che non le permetteva di essere serena.
 Sistemare la tenda fu un’impresa, nonostante la lanciassimo quella non si decideva ad aprirsi e alla fine fummo costrette a chiedere aiuto a Marco e Massi che in pochi secondi risolsero il problema.
 Massi era poco distante da me quando, senza comprenderne il motivo, rivolta ad Amy dissi: -Hai notato che qui i cellulari non prendono?-
 Con la coda dell’occhio vidi distintamente che Massi si era voltato a guardarmi.
 Aspettai una risposta da Amy che non sembrava arrivare: non mi ero accorta che era troppo impegnata a discutere con Marco. Il mistero sul loro rapporto e sui loro sentimenti si infittiva sempre di più ma sentivo che non avrei tardato a capire quello che stava succedendo.
 -Draco-, disse Serrano rivolto a Massi. –Vai a cercare un po’ di legna per il falò.-
 -Cosa?! Perché proprio io?- domandò scocciato, mentre me la ridevo sotto i baffi per il destino avverso che incombeva su quello stupido.
 -Sei l’unico che ha un ottimo senso dell’orientamento perciò ho la certezza che ti vedrò tornare prima che faccia buio-, rispose il professore con tono d’ovvietà.
 Quell’uomo non poteva neanche immaginare quanto lo stessi lodando mentalmente di quel momento. Avevo proprio voglia che accadesse qualcosa di seccante a Massi.
 -Va bene-, mormorò Draco con un sospiro di rassegnazione.
 -Portati anche Ferrari, sono sicuro che le farà bene un altro po’ di trekking…-
  Lo odiavo! Odiavo quel professore con tutte le mie forze!
  -Professore-, mi affrettai a protestare. –Ho il senso dell’orientamento di una nocciolina, è già tanto se non mi sono persa venendo qua, non può chiedermi di andare in mezzo al bosco allo sbaraglio. Le assicurò che morirò, è certo.-
 -Non farla tanto lunga, Ferrari. Ci sarà Draco a darti una mano…-
 Sì, e quello era proprio il secondo motivo per cui non avevo alcuna intenzione di muovermi da quell’accampamento. Non avevo proprio voglia di restare sola con Massi, avrei solo finito per litigare con lui e stare male per tutto il resto della gita.
 -Non sto scherzando, professore-, insistetti. –Sono un caso disperato, sono sicura che mi perderò oppure inciamperò e mi romperò qualcosa.-
 -Ferrari, non vuoi non essere ammessa agli esami per un’insufficienza in educazione fisica, vero?- mi chiese quell’individuo con un sorrisetto furbo.
 -Lei non è il mio professore, non può darmi un’insufficienza-, alzai un sopracciglio confusa ma allo stesso tempo stavo cercando di capire dove volesse andare a parare.
 -Io no, ma il professor Longo può eccome, vero professore?-
 Ci voltammo tutti verso il professore Longo che ne stava seduto su un tronco a leggere il giornale.
 -Ferrari, fai come ha detto il professore Serrano altrimenti ti beccherai un quattro-, furono le sue uniche parole prima di tornare alla sua piccola attività ricreativa.
 Ormai ero arrivata al limite. Non m’importava se stavo per prendere a male parole un professore, quando è troppo è troppo, e quell’uomo ci stava trovando gusto nel prendersi gioco di me, non potevo subire senza reagire!
 Proprio quando ero lì per parlare sentii qualcuno che mi afferrava il polso e mi trascinava verso l’interno del bosco.
 -Torneremo tra un’ora-, disse Massi con voce annoiata.
 Mi lasciai trascinare per qualche metro prima di rendermi pienamente conto di quello che era avvenuto ma quando capii la situazione cercai di divincolarmi dalla sua presa.
 -Lasciami!- esclamai irritata. –Si può sapere perché mi hai portata via in questo modo?-
 Lui sospirò sempre più scocciato e continuò a tirarmi dietro di sé con una certa decisione.
 -Ormai ti conosco meglio di quanto credi-, rispose voltandosi a guardarmi negli occhi. –Ho capito che stavi per rispondere al professore con il tuo solito tono da vecchia acida inviperita e ho pensato che fosse meglio impedirti di giocarti l’ammissione.-
 Lo fissai senza dire una parola: non ne avevo la forza e non ero del tutto certa che in quel momento sarei riuscita a formulare una frase di senso compiuto.
 -Saranno anche un paio di professori di educazione fisica senza voce in capitolo ma in sede di consiglio tengono conto del comportamento che abbiamo noi studenti durante le gite. Quindi smettila di comportanti in questo modo, ti assicuro che non ti salverò un’altra volta.-
 Fu più forte di me, quella sua ultima frase fece scattare una molla nel mio cervello che scollegò completamente la lingua dalla testa.
 -Ma chi ti ha chiesto niente?! Non avevo bisogno del tuo intervento e ti assicuro che non ne avrò alcun bisogno in futuro.-
 Gli lanciai un’occhiata irritata e incrociando le braccia ricominciai a camminare velocemente verso l’interno del bosco, senza aspettare che lui mi facesse strada.
 Ovviamente fu un errore.
 Camminavamo da qualche minuto tenendoci a debita distanza quando una radice, probabilmente messa lì dal Diavolo in persona, mi fece inciampare e perdere l’equilibrio.
 Proprio mentre vedevo il suolo avvicinarsi sempre di più al mio viso mi sentii afferrare il polso e un istante dopo mi ritrovai tra le braccia più calde e accoglienti dell’Universo.
 Alzai lo sguardo e subito gli avvolgenti occhi verdi di Massi cominciarono a far battere il mio cuore talmente veloce che per poco non mi misi a tremare.
 Potevano degli occhi essere così perfetti ma allo stesso tempo così tanto indisponenti?
 Avevo la sensazione che quando c’era di mezzo Massi fosse possibile qualsiasi cosa, dopotutto io mi ero innamorata di lui senza neanche rendermene conto.
 Ero ancora piuttosto impegnata a capire quante fossero le ciglia che incorniciavano quelle iridi meravigliose quando Massi decise di prendere e ammazzare, come al solito, l’atmosfera che si era venuta a creare.
 Non che avessi dei dubbi su questo particolare: probabilmente lui l’atmosfera non l’aveva neanche notata.
 -Cosa avevi detto prima? Ah, sì. Non hai bisogno del mio aiuto, giusto?- disse con un tono divertito e canzonatorio.
 Come per farmi capire fino a che punto fosse in grado di prendersi gioco di me, strinse ancora di più la presa, senza sapere che quel suo gesto contribuì a far aumentare i miei battiti in modo esponenziale. Chissà se a Cascia avrei trovato un cardiologo, se avessi continuato di quel passo sarei morta d’infarto.
 Non dissi nulla. Avrei voluto parlare, rispondere a quel suo tono derisorio ma i suoi occhi avevano il potere di annullare ogni mia capacità di ragionamento. Se qualcuno in quel preciso istante mi avesse chiesto chi aveva vinto gli ultimi Mondiali di Calcio probabilmente avrei risposto “Le Giovani Marmotte”.
 Accidenti a me!
 -Stai bene?- mi chiese lui confuso, evidentemente sorpreso dal fatto che non lo avessi incenerito con lo sguardo o non mi fossi dilettata nel prenderlo a male parole fino alla fine dei suoi giorni.
 A quel punto capii che era arrivato il momento di riprendermi prima di mettermi in guai seri, dopotutto Massi era piuttosto intelligente non ci avrebbe messo molto a collegare tutto e a fare due più due se non fossi tornata in me immediatamente.
 -Sto benissimo-, risposi socchiudendo gli occhi in un gesto di stizza. –Potresti lasciarmi andare adesso?-
 Il mio tono era piuttosto astioso e a Massi non sfuggì.
 -Sei tornata ad essere la solita zitella acida, eh…-, constatò divertito.
 -Vuoi lasciarmi andare, brutto stupido!- esclamai incavolata. –Se non molli la presa all’istante, mi metto ad urlare.-
 Sì certo, come se avessi davvero intenzione di farlo e come se potesse sentirmi qualcuno.
 -Ma come sei permalosa oggi. Ieri non mi sembravi così schizzinosa quando ti sei praticamente spalmata addosso a me per dormire.-
 Arrossii di colpo; avrei voluto evitarlo ma stavolta fu davvero più forte di me.
 -Ancora con questa storia-, esordii cercando di non fargli notare il fatto che il mio cuore stesse quasi per prendere fuoco. –Non è colpa mia se stavo sognando di baciare Brad Pitt e mi sono ritrovata abbracciata alla prima cosa che mi era capitata a tiro, e sottolineo la parola cosa.-
 -E così stavi sognando Brad Pitt e ti sei appoggiata a me per sbaglio…-, mormorò lui pensieroso e divertito allo stesso tempo.
 Sapevo che come scusa era assolutamente banale ma in fondo poteva anche funzionare e far dimenticare a Massi il fatto che ero stata tra le sue braccia per più di cinque ore senza avere alcuna intenzione di mollarlo.
 -Senti, o mi lasci andare o giuro che questa sarà la volta buona per passare al male fisico-, lo dissi con una voce talmente minacciosa che per poco non mi spaventai anch’io.
 -E che cosa vorresti fare?- mi chiese con un sorriso sbeffeggiatore.  
 -Questo!- esclamai pestandogli un piede con tutta la forza che avevo in corpo.
 Come avevo immaginato lanciò un grido di dolore e mi lasciò andare immediatamente mentre io non potei fare a meno di scoppiare a ridere.
 Feci alcuni passi indietro per cercare di mettere qualche metro di distanza tra noi e Massi si chinò sul suo piede dolorante lanciandomi uno sguardo assassino. In genere quel tipo di sguardo visto sul suo viso e rivolto a me mi faceva sentire male ma stavolta non riuscivo a non ridere.
 Lui continuava a fissarmi irritato e io feci qualche altro passo indietro finché non sentii uno strano rumore sotto ai piedi, come di terra che si sgretolava.
 Poi successe tutto in un attimo. 
 Mi voltai a guardare cosa avessi calpestato e vidi che sotto di me si apriva un piccolo dirupo. Il mio piede era per più di metà oltre il ciglio e il mio corpo era già inclinato verso il basso.
 -Vale, sta’ attenta!- gridò Massi con il terrore nella voce.
 Fu allora che sentii la sua mano intorno al mio polso: cercò di attirarmi verso di lui per evitare che cadessi ma si rese subito conto che ormai era troppo tardi. Così si protese verso di me e abbracciandomi mi strinse a sé con l’intento di proteggermi.
 Rotolammo giù da quel dirupo pieno di pietre ed alberi.
 Non riuscivo a vedere nulla perché Massi teneva la mia testa contro il suo petto per fare in modo che non mi ferissi. Ci misi poco a rendermi conto che per proteggere me lui era del tutto scoperto ed indifeso completamente in balia di qualunque cosa avesse potuto ferirlo.  
 Ad un certo punto sentii una botta forte alla caviglia e gemetti per il dolore: dovevo averla sbattuta contro un masso.
 Eravamo quasi alla fine del dirupo quando trovammo un albero sulla nostra strada, Massi se ne accorse e fece in modo che non fossi io ad arrivarci sopra: con il risultato che la sua schiena arrivò con il peso di entrambi i nostri corpi contro l’albero.
 -Ah…-, gemette Massi a causa dell’impatto.
 Ci eravamo fermati ma lui continuava a tenermi stretta come se temesse che ci potesse ancora essere qualche tipo di pericolo.
 Per un lungo istante il silenzio regnò sovrano, interrotto soltanto dal canto di qualche uccellino che non aveva fatto per niente caso a noi mentre rotolavamo giù da quel dirupo.
 Il cuore mi batteva forte per lo spavento e il mio corpo sembrava immobilizzato dalla paura, e cercando di metabolizzare l’accaduto, sentivo un senso di protezione avvolgermi.
 -Stai bene?- mi chiese stringendomi di più a sé.
 -Credo-, risposi con un filo di voce mentre il mio volto era ancora nascosto contro il suo petto.
 Poi lo sentii rilassarsi come se fosse stato sollevato dalla mia risposta e le sue braccia abbandonarono lentamente il mio corpo.
 Mi distanziai un po’ da lui per poter osservare il suo volto: aveva gli occhi chiusi ma avvertì il mio sguardo posarsi sul suo viso e li aprì immediatamente mostrandomi uno dei suoi sorrisi spavaldi.
 -Se la tua intenzione era quella di uccidermi, ti è andata decisamente male-, mi fece una linguaccia e scoppiò subito a ridere.
 Rimasi immobile e in silenzio assolutamente allibita dal suo comportamento: non potevo credere che trovasse un modo per scherzare proprio in una situazione come quella, in cui avevamo rischiato sul serio di lasciarci entrambi le penne.
 Lo fissai con sguardo ammonitore e lui sorrise di nuovo.
 -Okay, è stata una battuta poco carina.-
 -Poco carina?!- chiesi incredula. –Dì pure che era assolutamente stupida e fuori luogo.-
 -Va bene, hai ragione-, rispose cercando di sembrare serio.
 Ci guardammo per un attimo negli occhi e come al solito il cuore cominciò ad accelerare i battiti senza che io potessi anche solo pensare di impedirlo.
 Stavamo seduti l’uno di fronte all’altra con ancora i capelli pieni di foglie e rametti a fissarci come due stupidi, il che, in genere, mi sarebbe anche piaciuto ma in una situazione come quella i sentimenti doveva essere messi da parte per poter sperare di sopravvivere.
 -Hai qualche idea per poter tornare al punto di raccolta?- chiesi con una nota di speranza nella voce.
 Lui sorrise divertito. 
 -Non hai sentito quello che ha detto Marco ieri? Sono stato uno scout e so cosa fare in una circostanza come questa-, disse con tranquillità, poi si mise una mano nella tasca dei pantaloni. –Fortunatamente ho portato con me la bussola.-
 -Quella delle Giovani Marmotte?- non potei trattenere un sorriso, era buffo immaginare un piccolo Massi che indossava una divisa da scout e portava una bussola con Qui Quo Qua stampati sopra. Insomma io lo avevo sempre visto come un ragazzo deciso e spavaldo ma pian piano stavo cominciando a scoprire dei lati del suo carattere che lo dipingevano completamente diverso da come lo avevo considerato per quasi cinque anni.
 Quanto ancora c’era da scoprire su quel ragazzo che avrei dovuto dimenticare ma che in realtà era radicato fin nel profondo del mio cuore e della mia mente?
 Avevo la sensazione che non sarei mai riuscita a decifrare ogni lato del suo carattere, e questo m’intrigava ancora di più, facendomi venire voglia di scavare sempre più a fondo fino a trovarmi davanti ogni singola sfumatura del suo cuore.
 -Accidenti!- esclamò lui ad un tratto.
 Sbattei un paio di volte le palpebre per riprendermi da quel piccolo momento di standby che mi aveva travolta e fissai i miei occhi sul viso di Massi.
 -Cosa è successo?-
 -Credo che la mia bussola non potrà esserci di grande aiuto-, il suo tono era mortificato.
 Tirò fuori la mano dalla tasca e la aprì davanti ai miei occhi increduli. I resti della piccola bussola verde delle Giovani Marmotte giacevano deformati e distrutti nella mano di Massi. Ormai quella non era più una bussola, di conseguenza non serviva ad un bel niente.
 -Deve essersi rotta mentre rotolavamo giù dal dirupo-, disse lui osservandola con sguardo triste. Era come contemplare il viso di un bambino che guardava il suo adorato cane appena investito da un’auto; doveva essere davvero molto affezionato a quel piccolo oggetto.
 Avrei voluto consolarlo, per quanto stupido potesse apparirmi il suo comportamento, ma avevo altro a cui pensare. Non me la sentivo proprio di passare la notte lì e di morire assiderata: non aveva ancora nevicato ma a novembre, di notte, le temperature in quelle zone di montagna tendevano a precipitare in modo preoccupante.
 -E ora?- chiesi cercando di nascondere tutto il terrore che stava cominciando ad assalirmi.
 Lui alzò lo sguardo dalla sua bussola e mi fissò per lungo istante dritto negli occhi: fu come essere attraversata da un raggio laser. Mi sentivo accaldata nonostante il freddo, tranquilla nonostante l’agitazione, felice nonostante la tristezza che incombeva come una nube nera sul mio capo. Gli effetti che l’amore aveva sulle persone erano davvero inspiegabili, o forse ero io quella strana a cui succedevano cose che gli altri esseri umani non avevano mai neanche immaginato.
 Massi alzò lo sguardo verso il cielo cercando di capire quello che potevamo fare, e assunse un’aria talmente seria e riflessiva da sembrare più adulto di quanto i suoi atteggiamenti dimostrassero di solito, il che lo rendeva mille volte più bello.
 Abbassò lo sguardo e nuovamente decise di attentare alla mia vita fissando i suoi occhi verdi come degli smeraldi nei miei, impauriti ma desiderosi delle sue attenzioni.
 -Hai paura?-
 Spalancai gli occhi: non pensavo che Massi potesse pormi la domanda con un tono così preoccupato e sincero, sembrava davvero che il mio stato d’animo gli stesse a cuore.
 Non sapevo cosa rispondere: certo che avevo paura, eravamo dispersi in un bosco freddo e umido che presto sarebbe diventato anche buio, e non avevamo alcuna idea di come fare a tornare all’accampamento. In più sentivo la caviglia che avevo sbattuto contro il masso pulsare e il dolore era così forte che la vista mi era annebbiata quasi del tutto.
 Solo una stupida non avrebbe avuto paura però non potevo di certo mettermi a piagnucolare davanti a lui, non me lo sarei mai perdonato. Quel ragazzo non avrebbe mai dovuto assistere ad un mio momento di fragilità, ai suoi occhi avrei sempre mantenuto un contegno e la mia corazza non sarebbe mai stata scalfita. Neanche in una circostanza del genere potevo permettermi di cedere, il mio orgoglio e il mio amor proprio me lo impedivano categoricamente, erano loro che stavano ricacciando le lacrime indietro e mi stavano intimando di non parlare.
 Mi sentivo prigioniera nel mio stesso corpo.
 Massi mi guardò ancora in attesa che io dicessi qualcosa ma le parole mi mancavano, la mia bocca non voleva collegarsi al mio cervello e tutto quello che riuscii a fare fu tener testa ai suoi occhi e continuare a fissarlo con determinazione.
 Non dovevo piangere, tutto qui. Mai, in nessun caso, neanche se fossi stata in punto di morte, avrei pianto davanti a Massimiliano Draco.
 Ma il Massi di cui ero innamorata era un tipo istintivo che capiva al volo quando era il momento di tacere e passare ai fatti: perciò smise di guardarmi e in un attimo mi attirò a sé abbracciandomi e stringendomi con forza per paura che decidessi di divincolarmi dalla sua presa.
 Non feci nulla di simile.
 Non potevo e non volevo farlo. Stare tra le sue braccia in quel momento così critico che avevo cercato di affrontare con il mio solito atteggiamento cinico e freddo, aveva avuto su di me lo stesso effetto del sole su un cono gelato. Lentamente cominciai a sciogliermi e tutte le barriere che avevo costruito contro Massi mi tradirono, cadendo giù come una pioggia di stelle cadenti la notte di San Lorenzo. Non avevo più alcun tipo di difesa e fu allora che le lacrime trovarono uno sbocco per uscire e rendere vano ogni mio sforzo di sembrare risoluta in quella circostanza.
 Odiavo mostrarmi fragile davanti agli altri, avevo sempre pensato che fosse solo un’umiliazione che non valeva la pena di sopportare ma con Massi fu tutto diverso. Tra le sue braccia mi sentivo protetta e non provavo vergogna nel piangere e nello sfogarmi, non avevo timore di mostrargli ogni mia paura.
 -Calmati-, mormorò lui con voce gentile cercando di farmi superare quel mio momento di debolezza. –E’ normale che tu abbia paura, dovresti preoccuparti se fosse il contrario.-
 Le lacrime continuavano a scendere eppure le mie guance si colorarono di rosso nel sentire quelle parole sussurrate in modo così dolce. Il mio corpo reagiva sempre in quel modo alla vicinanza di Massi e io non potevo fare nulla per impedirlo.
 -Devi solo cercare di tranquillizzarti-, continuò accarezzandomi la testa e provocandomi dei brividi lungo tutta la schiena, neanche una delle mie vertebre sfuggì a quella corrente elettrica che mi aveva attraversato. –Adesso cercheremo di tornare all’accampamento insieme, vedrai che ce la faremo.-
 Le lacrime si erano bloccate quasi del tutto mentre presa da un istinto involontario mi strinsi di più a Massi come se temessi che da un momento all’altro potesse svanire, e mi aggrappai alla sua maglia in un gesto di pura disperazione.
 -Anche perché se aspettiamo che ci vengano a cercare quei due buoni a nulla di Serrano e Longo possiamo anche prepararci a ritirare la pensione.-
 Sorrisi divertita.
 Grazie a Massi, ai suoi gesti, alle sue parole tutto il timore che avevo dentro al cuore si era trasformato in fiducia e speranza.
 Mi staccai un po’ da lui per poterlo guardare negli occhi.
 -Grazie-, mormorai –se non ci fossi stato tu sarei andata completamente nel pallone.-
 -Lo so perfettamente-, rispose sorridendo. –Riesco persino ad immaginare la scena…-
 Stavo per rispondergli a tono ma anche questa volta quel ragazzo mi stupì: alzò una mano e delicatamente con il pollice asciugò le ultime lacrime che avevano rigato le mie guancie. Il cuore stava quasi per lasciare il mio corpo e prendere il volo per un altro Universo. Stare così vicina a Massi nuoceva alla mia salute molto più di una seduta giornaliera di radiazioni, andando avanti in quel modo non lo avrei dimenticato neanche con una lobotomia.
 -Andiamo-, disse poi alzandosi in piedi e porgendomi una mano per aiutarmi.
 La presenza di Massi mi aveva talmente confusa ed eccitata che avevo completamente dimenticato la mia caviglia e la botta che avevo preso mentre rotolavamo giù. Appena mi alzai una fitta dolorosa mi trapassò il piede e la caviglia facendomi letteralmente vedere le stelle; persi l’equilibrio e caddi su Massi che mi prese con facilità.
 -Cos’hai?- mi chiese notando la smorfia di dolore che avevo sul volto.
 -La ca-caviglia-, risposi con un filo di voce. –Deve essere slogata.-
 Lui si assicurò che riuscissi a stare in piedi e si chinò a guardare come stesse la situazione.
 Dal canto mio rimasi con gli occhi assolutamente chiusi, la vista di Massi inginocchiato davanti a me non avrebbe contribuito a farmi stare meglio.
 Avvertii il tocco delle sue mani sulla caviglia ma stranamente non faceva male, procedeva leggero e deciso allo stesso tempo. Se non avessi saputo chi mi stava toccando lo avrei scambiato per un medico professionista.
 -Non credo sia rotta-, sentenziò lui rialzandosi.
 Riaprii gli occhi e mi ritrovai con il suo volto a pochi centimetri dal mio. Il cuore mi batteva all’impazzata mentre tentavo in tutti i modi di non arrossire.
 -Riesci a camminare?-
 Lo fissai per un istante senza rispondere poi provai a poggiare il piede a terra e a fare un passo: subito ebbi una nuova fitta, più dolorosa della precedente, che mi fece perdere di nuovo l’equilibrio. Fortunatamente anche questa volta Massi mi afferrò in tempo impedendomi di spalmarmi a faccia in giù sul terreno.
 -La risposta mi sembra chiara-, disse preoccupato.
 Abbassai lo sguardo mortificata.
 -Mi dispiace. Per colpa mia non potremmo tornare all’accampamento.-
 Saremmo morti a causa mia: ma possibile che dovessi sempre essere così sfortunata. Dovevo seriamente cominciare a pensare a qualche tipo di esorcismo perché non potevo continuare a vivere in quel modo, la mia vita era troppo satura di malasorte.
 -Chi ha detto che non torneremo all’accampamento?- ribatté Massi sorridendo.
 -Come?- chiesi alzando il capo di scatto.
 -Solo perché tu non puoi camminare non significa che non possiamo spostarci-, il suo sguardo era divertito e ammiccante. Era in uno dei suoi momenti da “meglio di me nessuno al mondo c’è” ma forse in una situazione del genere era perfetto il fatto di avere accanto una persona così sicura di sé.
 Non riuscivo a capire cosa avesse in mente però sapevo di potermi fidare ciecamente di lui, sentivo di non aver alcun tipo di problema nell’affidargli la mia stessa vita.
 Quando però vidi quello che aveva intenzione di fare cominciai a dubitare seriamente della sua sanità mentale: mi aveva voltato le spalle e si era piegato ai miei piedi.
 -Che stai facendo?- chiesi incredula.
 -Ti porto in spalla fino all’accampamento-, rispose lui tranquillo.
 -Sì, come no-, dissi incrociando le braccia.
 -Non essere stupida e sali, non vorrai mica che diventi notte.-
 -Senti, non sono un’idiota. Mi sono accorta che prima sei arrivato con la schiena contro l’albero.-
 Massi si rialzò e mi fissò dritto negli occhi con uno dei suoi sorrisi sghembi che mi facevano battere forte il cuore.
 -Non è che per caso sei preoccupata per me…-
 Accidenti! Mi ero esposta troppo, e come se non bastasse a quella sua stupida osservazione- che era anche azzeccata- ero diventata rossa come una fragola matura.
 Per fortuna la mia fantasia non aveva limiti e quindi riuscii ad inventarmi una scusa abbastanza plausibile.
 -Preoccupata per te?- esordii con tono incredulo. –Ti piacerebbe. E’ per la mia incolumità che sono preoccupata. Con quella schiena ammaccata che ti ritrovi saresti capace di mollarmi e farmi cadere in un altro dirupo.-
 Il suo sguardo non lasciava i miei occhi neanche per un secondo come se stesse cercando di leggermi dentro per capire quello che realmente avevo voluto dire con le mie parole.
 Non dovevo abbassare lo sguardo! Qualsiasi cosa ma abbassare lo sguardo sarebbe stata un’ammissione troppo palese per poter sperare che poi Massi non capisse ogni cosa. Dovevo reggere il suo sguardo e per farlo diedi fondo a tutta la mia determinazione.
 -Fidati-, disse poi lui tornando ad usare il suo tono divertito. –Sono abbastanza forte da poter trasportare tutta la ciccia che ti porti dietro-, detto questo mi diede una pacca su sedere con fare giocoso.
 -Ciccia?!-
 A quel punto non ci vidi più dalla rabbia e mi sporsi verso di lui per prenderlo a schiaffi dimenticandomi che non potevo poggiare il piede a terra. In quel preciso istante un’altra fitta mi fece perdere l’equilibrio ed io mi lasciai cadere ad occhi chiusi verso il suolo: però Massi fu più veloce e, cogliendo l’occasione, si voltò piegandosi in avanti e lasciò che il mio corpo cadesse inerme sul suo.
 Fu semplice per lui poi issarmi sulla sua schiena mentre io, arresami, gli cingevo il collo per non rischiare di cadere.
 -Sei sempre il solito imbroglione-, dissi dandogli uno scappellotto in testa.
 -Non è colpa mia se sei così testarda che mi devo inventare degli stratagemmi idioti per convincerti a darmi retta.-
 Sospirai scocciata e posai la guancia sulla sua spalla: mi sentivo al sicuro. Nonostante mi trovassi in mezzo al nulla, al freddo e con poche certezze di riuscire a sopravvivere ero felice che Massi fosse lì con me a proteggermi da ogni tipo di pericolo. Anche se sarebbe stato per poco sentivo che i nostri cuori erano stranamente uniti.
 -Grazie-, mormorai con un filo di voce quasi inudibile.
 -Hai detto qualcosa?- chiese lui voltando il capo.
 -No, niente-, risposi senza guardarlo.
 Così ci mettemmo in marcia con la speranza di ritrovare l’accampamento prima che scendesse la notte.












***L'Autrice***
 Bene, bene, bene... Le cose cominciano a farsi interessanti, vero? Massi e Vale si sono finalmente avvicinati un po' e credo che questo sia motivo di gioia per tutti i loro fan (me per prima...^^). Il prossimo capitolo sarà molto molto interessante, succederanno diverse cose che penso piaceranno a molte di voi... xD Ma come al solito non anticipo niente, al massimo metterò qualche spoiler sulla pagina de Il Figlio della Prof, su facebook... Non chiedetemi altro... xD
 Per il prossimo capitolo, non so quando troverò il tempo per pubblicarlo, la settimana che sta per arrivare sarà abbastanza impegnativa... Però cercherò di non farvi aspettare troppo, promesso... xD
 Purtroppo riuscirò a rispondere solo alle recensioni del capitolo 11, se qualcuno di voi mi aveva fatto qualche domanda me la riscriva in un'altra recensione o mi contatti privatamente e risponderò molto volentieri... ^^
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^


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 Ringraziamenti:
 chiara84: In effetti Vale attira la sfortuna in una maniera incredibile, ma se così non fosse non sarebbe la nostra Vale... xD Massi lo faceva solo per darle fastidio e farla arrabbiare, dubito che si aspettasse un risultato del genere... xD Diciamo che Massi è come tutti i ragazzi, a nessuno di loro dà fastidio che una bella ragazza dorma per cinque ora abbracciata a loro... ahahahha xD Sono maschi, che vuoi farci? xD Delia è un po' una spina nel fianco ma anche lei ha il suo perchè in tutta questa storia... xD Grazie mille per la recensione, sono contentissima che la storia stia continuando a piacerti... *-* Un bacio!
 biafin: Sì, sono molto carini e anche in quest'ultimo capitolo penso che abbiano dato una bella dimostrazione di dolcezza... xD Sono come calamite ma allo stesso tempo continuano s respingersi come due cretini, be' si spera che prima o poi aprano gli occhi entrambi... xD Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. *-* Grazie mille per la recensione. Un bacio!
 _Caline: Se non vedevi l'ora di leggere lo scorso capitolo penso proprio che forse questo ti sia piaciuto anche di più e che il prossimo ti lascerà senza parole... xD Sono così contenta che la loro tenerezza ti sia piaciuta, in effetti sono stati molto dolci... xD Diciamo che la storia di Amy e Marco sta trovando sempre più certezze, ma vedremo man mano che si andrà avanti... xD Marco e Massi sono troppo amici per restare in collera l'uno con l'altro, loro stessi lo sapevano già che avrebbero chiarito tutto...^^ Spero che gli sviluppi di questo capitolo ti siano piaciuti, la gita si sta rivelando interessante (o almeno lo spero... xD). Grazie davvero per i complimenti, sono contentissima che la storia ti stia piacendo così tanto... Grazie...*-* Un bacio!
 saketta: Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto... xD Penso anch'io che Massi e Vale siano stati dolcissimi, anche se forse quest'ultimo capitolo è stato ancora più dolce, non so dimmi tu... xD Delia ormai è specializzata nel rovinare i momenti di Vale e Massi, non è stata la prima volta e di certo non sarà l'ultima... ^^' Non posso dirti per cosa Marco e Massi avevano litigato ma prima o poi anche questo mistero verrà svelato, promesso... xD Spero di non averti fatto aspettare troppo per l'aggiornamento, sto cercando di andare più veloce che posso... xD Grazie mille per la recensione... *-* Un bacio!
 fallsofarc: Ciao Chia! *-* Sono contenta di risentirti, è da un vita che volevo contattarti ma non ho mai avuto mai il coraggio. Sono sparita e pensavo che ti fossi arrabbiata con me, in effetti non ti avrei biasimata per questo. Anche se a mia discolpa posso dire poco, la verità è che non ho passato un bel periodo, volevo addirittura cancellare completamente Il Figlio della Prof dal pc e dimenticarmi di tutta questa storia. Alla fine non l'ho fatto è ho deciso di tornare, anche se un po' di delusione resta sempre...^^' E' bello sapere che la mia storia ti è rimasta nel cuore e ricordo come se fosse ieri i mesi in cui tutto questo è cominciato, all'epoca ero parecchio diversa, spero di non essere peggiorata con il tempo però adesso so di essere una persona migliore rispetto a prima. Grazie davvero per questa recensione, è inutile dirti che mi sei mancata davvero tantissimo... *-* Un bacio!
 ShadowOfTheWind: Tranquilla per la recensione allo scorso capitolo, come dico sempre l'importante è che continuiate a leggere la storia e che vi piaccia sempre...xD Sì, in effetti Vale e Massi erano davvero dolci e sono così contenta che ti siano piaciuti, in effetti tutte le parole che hai detto si sposano benissimo con la loro situazione... xD Le gite sono galeotte eccome, anche se la testardaggine di questi protebbe essere una bella eccezione al potere delle gite... xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti... xD Un bacio!
 Lione94: Non avrei mai fatto perdere la gita a Vale... u.u A costo di andarla a svegliare io stessa... ahahah xD Sì, Draco è fatto così. Non riesco a stere buono neanche un attimo, e alla fine fa solo incavolare Vale... xD Ma se si comportassero in modo diverso non sarebbero più loro...^^ Diciamo che il prof Serrano, in modo inderetto, riesce sempre a fare in modo che Vale e Massi si avvicinino, basta guardare anche quest'ultimo capitolo che ho postato... xD Massi e Marco sono davvero molto amici, prima o poi avrebbero sicuramente fatto pace e lo sapevano benissimo... xD Grazie davvero per la recensione e per tutti i complimenti... *-* Un bacio!
 alina 95: Era questo il tuo capitolo preferito? Se non ricordo male, sì... xD Be' spero che ne sia valsa la pena di aspettare...^^ Ringrazia la tua amica, sono felice che fosse così su di giri per il mio aggiornamento... *-* Sì, il 19 febbraio si avvicina e a me sta venendo l'ansia perchè non ho scritto neanche quattro capitoli, università del cavolo! Cercherò di darmi una mossa... xD Grazie mille per la recensione, sei sempre meravigliosa... *-* Un bacio!
 sTar__: Crepi il lupo! Morto ammazzato da un branco di cacciatori imbufaliti! (scusa ma quando mi fanno l'in bocca al lupo divento molto scaramantica... ahahah xD). Spero che ti stia piacendo il modo in cui sta proseguendo la gita, gli sviluppi piano piano ci sono ma quei due sono più lenti di due lumache, non ci si può fare niente... xD Grazie davvero per la recensione e per ogni tua parole... *-* Un bacio!
 Adaliah: Anch'io adoro i capitoli in cui sono presenti Massi e Vale, e da adesso in poi ci saranno molte più scene con loro due, promesso... xD E di belle se ne vedranno davvero tante, diciamo che avrete sempre più dubbi e sempre meno certezze, quando scrivo riesco a far scervellare chiunque persino me stessa... xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto... *-* Grazie mille per la recensione, un bacio!
 _Manto_: Tranquilla per le recensioni, l'importante è che continui a leggere e che la storia non ti deluda, per le recensioni c'è sempre tempo... ^^ Sì, in effetti la scena di Massi e Vale sull'autobus è molto dolce, sono contenta che ti sia piaciuta così tanto... *-* Diciamo che per Marco ed Amy si vedrà man mano che andremo avanti... xD Per quanto riguarda la litigata al Living tra Massi e Marco anche quella troverà una spiegazione tra qualche capitolo, tranquilla... xD Sono contenta che i tuoi dubbi riguardo i sentimenti di Massi stiano aumentando, è il mio scopo quello di confondere la gente ma vedrai che tra qualche capitolo avrai tutte le risposte... ^^ Marti e Christian invece sono un discorso a parte. Non ti dico nulla perchè non voglio darti troppe anticipazioni, ma la loro storia lascerà parecchie bocche aperte tra qualche capitolo. Forse accradranno cose che qualcuno già si aspetta, o forse no... Vedremo... ^^ Una cosa te la posso dire però: Christian non è il tipo che si fa rubare il cuore facilmente, se poi Marti c'è riuscita è tutto da vedere... ^^' Be' diciamo che il ritardo di Vale non ha avuto molte ritorsioni da parte dei compagni perchè nessuno di loro era proprio impaziente di andare in mezzo al nulla a fare campeggio... xD Spero che anche l'ultimo capitolo postato ti sia piaciuto... *-* Grazie davvero per la recensione e per tutti i complimenti... *-* Un bacio!
 Aryanne: In effetti non so se per Vale sia cominciata proprio male, se fossi in lei non mi sentirei così disperata a dormire tra le braccia di Massi... ahahah xD Diciamo di sì, questi capitoli sono ancora un assaggio di quello che accadrà tra Massi e Vale prossimamente...^^ Spero davvero che anche quest'ultimo capitolo ti sia piaciuto. Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti. *-* Un bacio!
 lady snow: Ciao! Ho letto tutte le recensioni che mi hai lasciato! *-* Sei stata davvero meravigliosa, e sono contentissima che tu abbia deciso di cominciare a leggere la mia storia... Grazie davvero. *-* Diciamo che ci hai proprio preso con la tua previsione, Vale si è persa nei boschi insieme al suo Boy Scout... ahahah xD Fossi in te non mi farei piacere troppo Christian, non si comporterà proprio da gentiluomo con Marti, ma meglio che non ti anticipi nulla... xD Grazie davvero per le recensioni e per tutti i complimenti che mi hai sempre fatto... *-* Spero che continuerai a seguirmi. Un bacio!   
 Manu5: Grazie davvero per aver deciso di iniziare a leggere la mia storia, sono contenta che ti stia appassionando...*-* Mi piacerebbe darti le anticipazioni che mi hai chiesto ma poi ti rovino la sorpresa...xD Comunque sono davvero contenta che la mia storia stia diventando un'ossessione in senso buono... xD Cercherò di non farti aspettare troppo per gli aggiornamenti... xD Grazie davvero per le tue parole, sono meravigliose... *-* Un bacio!
 Antonya: Sì, in effetti l'ho cancellata per un po' ma alla fine ho deciso di ripostarla. Sono contenta che tu abbia cominciato a leggerla, e spero che le voci che hai sentito abbiano trovato conferma... xD Sono felicissima che i miei personaggi ti piacciano tanto, voglio loro un gran bene e sono contenta che anche tu li apprezzi... *-* Grazie davvero per tutti i complimenti che mi hai fatto, è stato davvero meraviglioso leggere la tua bellissima recensione... *-* Un bacio!
 EnergyAir: Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto!!! *-* Credimi il professor Serrano è solo all'inizio, in un modo o nell'altro darà sempre a quei due l'occasione di ritrovarsi da soli... ahahahah Nella casualità è davvero quello che serviva a quei due... aahhaha xD Sì, Massi si è un po' calmato rispetto agli ultimi capitoli, ha deciso di sotterrare per un po' l'ascia di guerra anche se non sa neanche lui il perchè, o forse ha iniziato a capirlo ma non vuole ancora ammetterlo... xD Delia ormai sta diventando una specialista nell'interrompere Massi e Vale, e lo farà ancora... ^^' Vale non dimenticherà Massi, per quanto ci stia provando con tutte le sue forze, ormai è del tutto inutile... xD Grazie davvero per la recensione e per le tue parole meravigliose, sei una angelo... *-* Un bacio!
 momi87: Sono contenta che il viaggio in autobus sia stato così interessante... ^^ Ma sono ancora più contenta di averti sorpresa, chissà cosa avrai pensato di quest'ultimo capitolo allora... xD Marco e Massi avrebbero comunque fatto pace prima o poi, sono davvero troppo amici per fare i musoni a lungo... xD Marco ed Amy, chissà cosa accadrà tra di loro... ahahhaha Vedremo. ^^ Grazie davvero per la recensione e per le tue meravigliose parole... *-* Un bacio!
 4lb1c0cc4: Oddio, sono così contenta che il capitolo ti sia piaciuto fino a questo punto... *-* Certo, l'autista deve essere ringraziato assolutamente... xD Chi lo sa perchè Massi non si è scansato? ^^ Forse semplicemente perchè è un maschio e loro non si spostano se una bella ragazza decide di addormentarsi tra le loro braccia... O forse c'è un altro motivo? xD Vedremo... ahahaha xD Grazie davvero per la tua bellissima recensione... *-* Un bacio!     
 RockAngelz: Sono contentissima che i protagonisti di questa storia ti stiano piacendo così tanto... *-* Grazie. Si spera che se e quando Massi e Vale diventeranno una coppia faranno ancora più scintille di adesso... ahahah xD Per Amy e Marco vedremo... Qualcosa potrebbe succedere anche tra loro... xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti...*-* Un bacio!
 DifferentStar: Il prof non è proprio stronzo, diciamo che un po' troppo sicuro del suo potere.... ahahha xD Sono contenta che Massi e Vale ti siano piaciuti in questo capitolo... *-* Grazie mille per la recensione, un bacio!
 sassenach: In effetti io non do nessuna colpa alla sveglia, è Vale che la odia... ahahaha xD Massi è fatto così, anche se molte sfumature del suo carattere non sono ancora venute fuori... ^^ Sì, Marco ed Amy faranno davvero uscire Vale fuori di testa, nel prossimo capitolo soprattutto... ahahah xD Fossi stata in lei io non mi sarei di certo lamentata del viaggio, ma ovviamente lei è tutta problematica quindi si lamenta eccome... xD Le cose si stanno muovendo molto a rilento, ma prima o poi daremo una bella scossa a tutto, promesso... xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, e che gli sviluppi abbiano portato a qualcosa di buono... xD Per Davide, chi lo sà... Forse un bel giorno succederà qualcosa di positivo anche per lui... xD Grazie mille per la recensione e per le tue parole... *-* Un bacio!
 Lily_Rose: Grazie mille per aver deciso di lasciarmi una recensione, sei stata davvero dolcissima...*-* Sono contenta che la storia ti stia piacendo così tanto e spero davvero che continuerai a seguirla... ^^ Grazie per i complimenti che mi hai fatto per la scena della telefonata, in effetti non è stato semplice da rendere come pezzo e sono contentissima che ti sia piaciuto... xD Lasciare i dubbi sui sentimenti di Massi mi piace, rende tutto molto meno certo e misterioso... ^^ Grazie davvero per tutti i complimenti che mi hai fatto sul mio modo di scrivere... *-* Sei stata dolcissima! Un bacio!
 kribja: Io fortunatamente ho evitato entrambe le cose, ma una mia ex compagna del liceo ha fatto ritardo per la partenza il giorno dell'ultima gita... ahahah xD E' da lei che ho preso lo spunto per questo capitolo... ^^ Sono contenta di averti fatto rivivere un momento così bello... ^^ Sì, diciamo che Vale e famosa per come la sfiga ha deciso di prenderla di mira, lei è la prima ad ammetterlo... xD Anche se io pagherei per avere una sfiga che fosse anche solo la metà della sua... ahahha ^^ Chi lo sa perchè Massi è rimasto in hotel... xD Questa è una domanda che troverà risposta solo quando scriverò il suo pov... ahahah xD Sono contenta che tu faccia tutte queste congetture, mi piace sentire tutte le vostre teorie... ^^ Grazie davvero per la recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto! *-* Grazie! Un bacio!
 
 
 
       
 
 

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Capitolo 13
*** Ferite Visibili E Non ***






Il Figlio della Prof- Capitolo 13
Mi Piace Parlare Ad Un Muro Di Mattoni:
E’ L’Unico Interlocutore Che Non Mi Contraddice Mai
Oscar Wilde
 
 

 
 Capitolo 13: Ferite Visibili E Non

 
 Il soffitto della mia stanza all’Hotel delle Rose era quanto di più deprimente ci potesse essere: bianco con qualche traccia di umidità negli angoli. Almeno però ero stesa su un letto e non mi trovavo più nei meandri di un bosco che solo poche ore prima aveva cercato di attentare alla mia vita. Probabilmente quel soffitto mi sembrava così insignificante anche per un altro motivo: avrei voluto essere in un’altra stanza di quell’hotel. Una stanza non troppo lontana dalla mia e in cui dormiva il ragazzo che amavo e che quel giorno mi aveva anche salvato la vita più di una volta.
 Massi era riuscito a portarmi sulle spalle fino all’accampamento e lì i professori avevano capito che il mio timore di andare nei boschi era fondato e quindi- riacquistando finalmente la sanità mentale- Serrano aveva deciso di accompagnare me e Massi in hotel per curare le nostre ferite e per consentirci di riposare.
 Ero felice di essere su un letto ma sarei stata ancora più contenta se avessi potuto sapere come stava il mio salvatore. Ero certa che il colpo preso alla schiena durante la caduta aveva lasciato qualche traccia e in più il mio trasporto non doveva aver semplificato le cose.
 Per la mia caviglia invece la diagnosi era stata semplice: distorsione. Perciò Serrano mi aveva costretta a stendermi e mi aveva minacciato di legarmi al letto se per caso mi avesse vista in giro per i corridoi. Secondo lui non dovevo appoggiare il piede a terra neanche se fosse scoppiato un incendio e mi fossi trovata costretta a fuggire.
 Serrano, però, non aveva fatto i conti con i miei sentimenti e la mia apprensione; per quanto io potessi essere ridotta male avevo bisogno di sapere come stava Massi per essere totalmente tranquilla, perciò non ci misi molto a decidere di infrangere la regola che il professore mi aveva imposto- che poi era davvero una regola stupida, la caviglia era mia e ci facevo quello che mi pareva- ed uscire dalla mia stanza per raggiungere quella di Massi.
 Mentre saltellavo nel corridoio, guardandomi ogni tanto intorno per essere sicura che Serrano non fosse nei paraggi, mi ricordai che il povero professor Longo era rimasto da solo a badare a due classi di scalmanati. Per colpa mia per una volta avrebbe dovuto fare sul serio il professore se avesse voluto uscire vivo da quella nottata.
 La stanza di Massi era la numero 19, e già questo fatto mi metteva piuttosto in ansia: quel numero fino a quel momento non aveva portato esattamente bene al nostro rapporto così complicato e pieno di stranezze già di per sé.  
 Rimasi ferma davanti a quella porta per diversi secondi prima di ricordarmi che Serrano sarebbe potuto comparire da un momento all’altro e che quindi dovevo assolutamente smetterla di tergiversare in quel modo vergognoso. Presi un respiro bello lungo per cercare di rilassarmi almeno un po’ e bussai con decisione.
 -Arrivo…-, disse la voce ovattata di Massi dall’altra parte di quella stupida lastra di legno che mi stava impedendo di vederlo.
 Era mai possibile che la sola idea di ritrovarmi faccia a faccia con quel ragazzo mi provocasse delle vampate che partivano dallo stomaco e mi arrivavano fino alle orecchie colorandole di un rosso piuttosto evidente?
 Purtroppo era possibile, eccome…
 Avvertivo l’agitazione e l’ansia impossessarsi totalmente del mio corpo che non possedeva alcuna arma per riuscire a reagire, quel turbinio di emozioni stava rischiando di portare via ogni più piccolo briciolo di sanità mentale che ormai stentava a persistere nella mia povera testa.
 Passò qualche altro secondo e finalmente la porta si aprì davanti ai miei occhi impazienti eppure non ci misi molto a capire che il mio era stato un errore colossale, il più stupido che avessi mai potuto commettere.
 -Che ci fai qui?- chiese Massi sorpreso.
 Fin qui non c’era nulla di strano… Il problema non era il fatto che Massi fosse davanti a me e tantomeno le sue parole, il vero dramma era in che modo aveva deciso di aprire quella stupida porta. Era evidente che doveva appena essere uscito dalla doccia dato che l’unico indumento che indossava era un asciugamano bianco intorno ai fianchi. Ne conseguiva che il suo torace era completamente nudo e i suoi muscoli si trovavano scoperti pronti ad essere letteralmente divorati dai miei occhi. In più i capelli biondi che tanto amavo e mi affascinavano erano bagnati e sembravano ancora più luminosi di quanto non fossero di solito, con quelle goccioline che scivolavano via dalle punte e andavano a finire sulle spalle larghe e possenti di Massi.
 D’un tratto alla sorpresa di vedere il corpo di Massi in quelle condizioni si sostituì l’imbarazzo, non mi ero mai sentita così stupida in tutta la mia patetica vita.
 -Sc-scusa… -, mormorai abbassando lo sguardo e preparandomi a scappare via alla velocità della luce, o anche di più.
 Completamente dimentica di non poter poggiare il piede a terra persi l’equilibrio e mi preparavo a fare la solita figura arrivando con scarsa grazia sul pavimento, quando avvertii qualcosa di caldo ma allo stesso tempo umido afferrarmi.
 -Hai proprio deciso di romperti l’osso del collo oggi…-, asserì una voce sopra di me.
 Alzai lentamente lo sguardo con il cuore che mi batteva alla velocità della luce, mi stupiva tremendamente il fatto che Massi non riuscisse a sentirlo.
 La mia mano destra si era ritrovata inspiegabilmente dietro il suo collo e i suoi capelli bagnati mi accarezzavano la pelle con delicatezza, mentre l’altra mano era finita- per un riflesso incondizionato, lo giuro!- sul suo petto nudo.
 Continuavo a fissare il viso di Massi senza riuscire a spiccicare parola.
 Il destino, il fato, le Parche, e forse anche qualche forza oscura erano tutti contro di me! Ormai ne ero certa. Non era possibile che certe situazioni imbarazzanti e rischiose si venissero a creare per pura coincidenza. C’era un limite a tutto, e quello della fatalità lo avevamo superato da parecchio tempo. Qualcuno mi aveva fatto il malocchio, me lo sentivo!
 -Tutto bene?- mi chiese lui continuando a fissarmi negli occhi.
 Stavo per rispondere quando lo sguardo mi cadde oltre la sua spalla, fino a posarsi sul suo letto. C’era qualcosa che non quadrava. Sulle lenzuola erano poggiate diverse bende, del cotone idrofilo e del disinfettante. In più notai con orrore che alcune delle bende erano macchiate di sangue. Fu allora che mi accorsi di tutto: dallo specchio accanto al letto potei vedere il mio riflesso tra le braccia di Massi ma quello che mi interessava era l’immagine della sua schiena. Diversi graffi costellavano la sua spalla e due lunghe ferite non troppo profonde ma di sicuro in via d’infezione percorrevano verticalmente la sua schiena partendo dalle scapole fino ad arrivare a metà schiena.
 Spalancai gli occhi incredula e preoccupata. Lo avevo sempre detto che Massi era un perfetto idiota.
 -Ti sei ferito!- esclamai fissandolo dritto negli occhi con aria dura, giusto per fargli capire di non provare ad inventarsi qualche assurda scusa per liberarsi subito di me.
 -Non è nulla-, mormorò distogliendo lo sguardo.
 -Sì, certo-, dissi scettica liberandomi dalla sua presa e rimettendomi in equilibrio su un piede solo. –Serrano lo sa?-
 Continuava a fissare il suo sguardo imperterrito sul pavimento.
 La risposta era piuttosto chiara.
 -Sei un idiota!- esclamai dandogli uno scappellotto in testa.
 -Ahi!- disse lui indispettito mentre si massaggiava la zona lesa.
 -Si può sapere perché non hai detto niente a Serrano? Quando il medico è venuto a visitare la mia caviglia avrebbe potuto benissimo pensare anche alle tue ferite.-
 -Ti ho detto che non è niente di grave, me le stavo medicando da solo-, rispose incrociando le braccia in un gesto di stizza.
 Alzai gli occhi al cielo incredula.
 -Spostati-, dissi spingendolo via e saltellando all’interno della stanza.
 -Che hai intenzione di fare?- mi chiese con aria confusa.
 -Comincio a pensare seriamente che tu da bambino sia caduto dal seggiolone provocando dei danni irreparabili a quel poco di cervello che ti ritrovi-, dissi con gli occhi socchiusi per l’irritazione.
 Lui mi fissò con uno sguardo indecifrabile: sembrava indeciso se ridere o sbraitare.
 -Sto solo cercando di dirti che ti aiuterò io a disinfettare quei tagli-, risposi con aria sconfitta. –Non so se l’hai notato ma non sei l’Ispettore Gadget, non puoi contorcerti e medicarti da solo dietro la schiena.-
 Massi sbatté un paio di volte le palpebre poi il suo sguardo si fece quasi sospettoso.
 -Come mai sei così gentile?-
 Fortunatamente non era una domanda troppo difficile da eludere, e avevo anche la risposta adatta alla situazione, una risposta che non avrebbe mai fatto capire la vera ragione per la quale avevo deciso di aiutarlo.
 -Mi scoccia ammetterlo-, cominciai distogliendo lo sguardo, -ma non posso negare che se sei ridotto così è principalmente colpa mia perciò è giusto che ti aiuti, per quanto la trovi una cosa scocciante e fastidiosa.-
 Improvvisamente calò uno strano silenzio. Massi fissava me e io fissavo lui senza che nessuno dei due si decidesse a parlare, si respirava un’aria strana era come se tra di noi stesse passando pura elettricità e non riuscivo a capire da dove scaturisse questa atmosfera così tesa.
 Pensai che fosse arrivato il momento di fare qualcosa prima che il rumore dei battiti accelerati del mio cuore diventasse l’unico suono udibile nel raggio di chilometri.
 -Si può sapere che ci fai imbambolato lì?- dissi con voce di rimprovero. –Non posso stare qui tutta la sera, se Serrano scopre che sono uscita dalla mia stanza mi ucciderà. Quindi sbrigati a chiudere la porta e vieni qua così potrò azzittire il mio senso di colpa una volta per tutte.-
 Massi non fiatò, si limitò a lanciarmi un’altra occhiata di cui non riuscii ad interpretare il senso e dopo aver chiuso lentamente la porta si diresse verso di me. Mi fissò per qualche secondo negli occhi e si sedette all’angolo del letto facendo un sospiro di rassegnazione.
 -Non mi fido molto di te, ho la sensazione che mi farai vedere le stelle per il dolore ma procedi pure-, disse con un tono quasi terrorizzato.
 Quindi era per questo che aveva quello strano atteggiamento: non mi reputava in grado di poter medicare una ferita senza fare danni. Questo era troppo, se c’era una cosa che sapevo fare era usare disinfettante e bende dato che fin da piccola avevo imparato a curarmi da sola perché i miei genitori erano sempre occupati con il lavoro. Perciò non poteva proprio permettersi di mettere in dubbio le mie capacità in quel campo, magari ero imbranata con le bussole e l’orientamento ma in quelle faccende meglio di me esistevano solo le infermiere professioniste.
 Decisi di non parlare e passai direttamente all’azione: gli avrei fatto una medicazione talmente perfetta che dopo si sarebbe messo in ginocchio ai miei piedi per ringraziarmi.
 Velocemente mi inginocchiai sul letto proprio dietro di lui e, preso un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante, iniziai a tamponare con cura i graffi che aveva sulle spalle. Non erano profondi, le due ferite peggiori erano quelle che attraversavano tutta la schiena. Mentre mi prendevo cura dei graffi osservai quelle due ferite: il cuore mi si stava quasi spezzando al pensiero che Massi aveva rischiato così tanto per fare in modo che io uscissi viva da una stupida situazione che avevo creato io. Se solo non avessi cominciato a litigare con lui e non gli avessi pestato il piede a quest’ora quelle ferite non starebbero in bella mostra sulla spalla del ragazzo che amavo quasi a prendersi gioco di me, come se volessero dimostrare che non ero in grado di proteggere neanche coloro che professavo di amare più tutto. Avvertivo le lacrime dietro gli occhi lottare per uscire e all’improvviso sentii il bisogno impellente di abbracciare quelle spalle che erano state ferite a causa della mia immensa stupidità ma per fortuna riuscii a trattenermi e a ricacciare indietro quelle lacrime che continuavano a lottare imperterrite. Non sarebbe stata una grande idea lasciarmi andare a quegli istinti, Massi non ci avrebbe messo troppo a capire il motivo di un comportamento del genere, e nella mia lista delle cose da fare il “dimenticare Massimiliano Draco” era ancora stabile al primo posto.
 Dopo aver disinfettato con cura i graffi superficiali passai ad osservare con attenzione le due ferite più gravi: non si erano ancora infettate in modo grave, anche se intorno avevano un brutto ematoma che ci avrebbe messo un po’ di giorni a guarire del tutto. Una fitta di dolore mi colpì allo stomaco, non riuscivo a non sentirmi una fallita patentata per quello che avevo fatto a Massi. Le lacrime bussarono di nuovo ai miei occhi ma io le mandai via a calci come pochi secondi prima: avevo già pianto davanti a Massi ma in quell’occasione avevo più di un motivo valido che non lo avrebbe portato a sospettare nulla, ora però era tutto diverso, non potevo proprio permettermi di esternare nessun tipo di sentimento nei suoi confronti. In tal caso sarebbe stata la mia fine.
 Con molta delicatezza cominciai a percorrere con le dita i punti in cui l’ematoma era più scuro per assicurarmi che non ci fossero graffi o abrasioni non visibili ad una prima occhiata. Provai a negarlo con me stessa in cento lingue diverse ma era inutile: nonostante lo stessi solo medicando, trovarmi a così poca distanza dal corpo seminudo di Massi e addirittura il fatto di toccarlo mi turbavano non poco, era come se dentro di me fosse appena eruttato un vulcano. Sentivo l’incandescente lava del desiderio lambire la mia gola, e scendere verso lo stomaco avvolgendo il cuore e tutto quello che trovava al suo passaggio. Mi sentivo agitata e inquieta, forse perché avevo l’impressione che davanti a me non ci fossero delle ferite da curare ma una bomba da disinnescare tanta era la tensione che avvertivo in ogni fibra del mio corpo.
 Continuai sempre con una delicatezza accurata a percorrere la schiena di Massi quando lo vidi sussultare. Immediatamente smisi di toccarlo.
 -Ti ho fatto male?- chiese preoccupata osservando la sua meravigliosa nuca coperta dai capelli biondi che stavano cominciando ad asciugarsi.
 -No…-, rispose lui scuotendo leggermente la testa. –E’ solo che io... ecco… E’ solo che hai le mani fredde.-
 La sua voce era strana ma non riuscii a capire in che senso mi sembrasse diversa dal solito.
 -Ah, scusa-, dissi aggrottando le sopracciglia un po’ stranita. Ero sicura che le mie mani non fossero affatto fredde, anzi.
 Forse ero io che non stavo percependo in modo preciso il calore del mio corpo.
 -Lascia perdere, continua pure-, la sua voce aveva sempre quel qualcosa che non mi convinceva.
 Stavo per riprendere il trattamento quando all’improvviso qualcosa vicino alla mia gamba si mosse facendomi sussultare per lo spavento. Massi si voltò a guardarmi e capendo cos’era successo si mise a ridacchiare: il suo cellulare era poggiato sul letto e stava vibrando perché c’era una chiamata in arrivo.
 Massi mi fissò divertito poi prese il cellulare e guardò il display. 
 -E’ Marco.-
 Mi lanciò uno sguardo veloce e rispose al telefono.
 -Pronto… Sì. No. Certo. Sto bene… La smetti di parlare come una mitragliatrice non riesco a capire un tubo!- esclamò Massi contrariato.
 Lo osservai per un attimo attonita poi non riuscii a trattenere un piccolo sorriso divertito: era davvero bello vedere quei due andare di nuovo d’accordo.
 Massi notò la mia piccola risata e un ghigno gli si dipinse sul volto. Capii immediatamente che aveva progettato qualcosa per farmi arrabbiare.
 -Sì, sto bene-, continuò parlando con Marco. –Sono in camera… Eh? Diglielo tu, è qui con me…- rispose semplicemente.
 All’improvviso una specie di scossa elettrica mi attraversò la schiena. Aveva appena detto a Marco che io ero in camera con lui?! Questo significava che Amy e Marti lo avrebbero saputo nel giro di trenta secondi e che come minimo avrebbero già prenotato la Chiesa per il matrimonio. Impallidii alla sola idea di dover spiegare tutta quella situazione assurda a quelle due pazze visionarie delle mie migliori amiche.
 Massi mi stava guardando sorridendo, evidentemente il suo piano era andato a buon fine.
 -Come cosa stiamo facendo?- chiese fissandomi negli occhi. –Ho appena finito di possederla sotto la doccia, non immagini neanche quanto urla mentre fa sesso. Non lo dà a vedere ma è una vera selvaggia…-
 Il cuore mi si bloccò mentre sentivo il mio volto cambiare come minimo una cinquantina di colori diversi.
 -Certo che sto scherzando, brutto idiota!- esclamò Massi seccato. –Anche perché se stessi facendo una cosa del genere non lo verrei di certo a dire a te, sai mantenere i segreti esattamente come una vecchia comare, anzi della vecchietta mi fiderei di più.-
 Potei riprendere a respirare normalmente, anche se mi ripromisi di lasciar perdere la delicatezza una volta tornata alla medicazione delle ferite di Massi, dopotutto mi aveva quasi fatto venire un infarto con quel suo scherzo del cavolo.
 -Eh?- chiese confuso a Marco. –Okay.-
 Mi porse il cellulare e disse:
 -Ti vuole.-
 Alzai un sopracciglio sorpresa: adesso dovevo anche tenere a bada la fantasia sfrenata di Marco, fantastico! Non avrei potuto desiderare di meglio in una giornata che stava andando sempre più a scatafascio.
 Presi il cellulare e lo portai all’orecchio.
 -Mar…-
 -Che ci fai in camera di Massi?- la sua voce era un misto di incredulità e curiosità. Altro che vecchia comare, quel ragazzo doveva essere di certo qualche parente segreto di Alfonso Signorini. 
 -Calmati, non è come credi tu-, cominciai cercando di essere il più chiara possibile per evitare ulteriori fraintendimenti. –Prima mi ero accorta che Massi si era ferito durante la caduta perciò ero solo passata a vedere come stava e per sapere se aveva bisogno di qualcosa.-
 -Sbaglio o tu non puoi camminare?- mi chiese con tono sospettoso.
 -Ho saltellato-, risposi tranquilla, mentre Massi si tratteneva a stento dal ridere.
 -Quindi tu…-
 -Passamela!-
 -Aspetta un attimo…-
 -Ti ho detto di passarmela, stupido!-
 -Non ho ancora finito…-
 -Smettila e passamela!-
 -Ma non ho… Ferma!-
 Sentii uno strano rumore e poi la voce di Amy mi fece quasi saltare via un timpano.
 -Vale!-
 Il suo non era un urlo ma il boato provocato da un fulmine di dimensioni bibliche.
 -Che hai fatto a Marco?- chiesi stranita, mentre Massi mi fissava con sguardo interrogativo.
 -Oh, niente… Sta benissimo. Gli ho solo dato una gomitata… Non voleva passarmi il telefono e sono uscita fuori di testa…-
 Amy che dava una gomitata ad un ragazzo? Okay, adesso le avevo sentite proprio tutte. Questa mi aveva sconvolto molto di più che vedere Marti parlare con Christian Corradi.
 -Volevi qualcosa?- le chiesi con tono innocente.
 -Sì, volevo semplicemente dirti che con molta calma e nonchalance… Devi saltare addosso a Massi! Adesso, ora, subito! Lancia via il telefono e saltagli addosso!-
 “Sì, per ucciderlo forse” pensai guardandomi distrattamente le unghie con fare annoiato.
 -Hai finito di dire idiozie?- le chiesi. –Quello che mi hai chiesto lo farò esattamente tra il giorno della mia morte e quello del mio funerale, perciò scordatelo!-
 -Sei la solita fifona!- esclamò lei risentita.
 -No, sono realista. Sai perfettamente che anche volendo non potrei farlo. I motivi li conosci bene e non posso stare qui a ricordarteli-, sperai con tutto il cuore che il mio linguaggio criptico non apparisse troppo sospetto agli occhi di Massi che mi stava fissando incuriosito dai miei discorsi apparentemente senza alcun senso.
 -Fa come vuoi ma sappi che stai perdendo un’occasione d’oro.-
 “Per fare la figura della deficiente”, pensai contrariata.
 -Senti Amy, ora ti devo lasciare se non torno immediatamente in camera mia Serrano mi farà fuori senza tanti complimenti.-
 -Guarda che Serrano è qui con noi-, disse in un sussurro.
 -Cosa? Non è possibile…-
 -Sì, invece. Longo non stava riuscendo a tenerci a bada perciò è stato costretto a chiamare Serrano e così lui ha…-
 In quel momento la voce di Amy scomparve.
 -Amy?- chiesi confusa.
 Guardai il cellulare: era spento.
 -La batteria deve essere scarica-, mi disse Massi riprendendosi il telefonino. Si alzò e lo attaccò al carica batterie vicino al comodino.
 -Vuoi che li richiami così puoi finire di parlare con Amy?- mi chiese dopo averlo riacceso.
 -No, grazie-, risposi subito. –Ormai ci eravamo dette tutto.-
 Lui mi guardò per qualche secondo incuriosito.
 -Non ho capito granché della vostra conversazione-, disse poi fissandomi dritto negli occhi ed io mi sentii come se una spada affilata mi avesse attraversato la testa.
 -Be’ non eri tu quello con cui stavo parlando, quindi non mi sembra di doverti delle spiegazioni al riguardo-, il mio tono era piuttosto sicuro, Massi non vi avrebbe letto nessun tentennamento che avrebbe potuto alimentare i suoi sospetti (comunque presi l’appunto mentale di uccidere Amy per avermi quasi fatta scoprire).
 -Hai ragione-, rispose lui posando il cellulare e tornando a sedersi sul letto rivolgendomi la schiena perché potessi finire di medicare le sue ferite.
 Con calma ripresi a disinfettargli le ferite ed usai la stessa delicatezza di poco prima- nonostante le mie intenzioni di vendetta fossero ancora piuttosto vive nella mia mente.
 -Come mai oggi non hai uno dei tuoi soliti attacchi di incazzite?- gli chiesi tanto per fare un po’ di conversazione, quel silenzio mi stava dilaniando il cuore e l’autocontrollo.
 -Me lo sono chiesto anch’io, forse sono troppo stanco per litigare. Oppure mi sono abituato a te e non mi irriti più come prima-, rispose con tono tranquillo.
 Certo che era proprio un bel passo avanti, adesso mi detestava un po’ di meno… Si era abituato alla mia presenza come ci si abitua ad una cicatrice o ad una maglietta che non ti piace: ti dà fastidio vederla ma in fondo ci devi convivere e non puoi farci nulla. La mia sfortuna non aveva proprio limiti, con molta probabilità un giorno ci avrebbero scritto un libro.
 Terminai con molta cura di disinfettare i due tagli più profondi e feci una fasciatura a regola d’arte.
 -Finito-, dissi soddisfatta del mio lavoro. –Allora, hai sentito troppo dolore?-
 -In effetti-, rispose lui voltandosi a guardarmi, -sei stata molto più brava di quanto mi aspettassi.-
 -Anni di pratica. Quando sei una bambina che corre da una parte all’altra ma non ha nessuno che le stia dietro e che la cura se cade, alla fine impari da sola a far andare via il dolore-, gli sorrisi divertita.
 -Già capisco quello che vuoi dire-, mi guardò sorridendo di rimando. –Anche io fin da bambino me la sono sempre vista da solo per qualsiasi cosa.-
 -Be’ almeno qualcosa in comune ce l’abbiamo: siamo stati costretti a diventare adulti troppo presto-, dissi abbassando lo sguardo.
 Massi stava per dire qualcosa ma proprio in quel momento il cellulare vibrò ancora e il suono era amplificato dalla superficie del comodino su cui era poggiato.
 -Se è di nuovo Marco digli che sono tornata in camera mia, e cerca di non fare scherzi idioti come quello di prima-, il mio tono lasciava intendere che se non lo avesse fatto avrebbe passato parecchi guai.
 -Va bene, prometto di fare il bravo-, mi strizzò l’occhio- inutile aggiungere che il mio cuore ebbe un sobbalzo- e si alzò per andare a rispondere. Appena prese il cellulare in mano guardando il display la sua espressione cambiò: fece un sorriso ma i suoi occhi avevano perso un po’ della luminosità che avevano prima.
 -Scusami un attimo-, disse staccando il cellulare dalla presa e dirigendosi verso il balcone.
 Uscì fuori e si richiuse la portafinestra alle spalle.
 In quel momento mi resi conto che era novembre e che lui era uscito nel gelo notturno con addosso solo un asciugamano: come minimo si sarebbe beccato una febbre da cavallo.
 Afferrai una coperta poggiata ai piedi del letto e mi diressi verso la portafinestra per darla a Massi ma le parole che udii avvicinandomi bloccarono ogni muscolo del mio corpo.
 -Certo che mi manchi anche tu. Sta, tranquilla Delia tornerò presto così non dovrai più preoccuparti-, la sua voce era dolce e comprensiva, stava cercando di essere gentile con la ragazza che amava. Già, perché lui amava Delia e se io fossi stata in lei non mi sarei sentita felice nel sapere che il mio ragazzo era in una stanza d’albergo con un’altra e per di più mezzo nudo. Ero proprio una stupida! Nonostante mi ripetessi in continuazione che non dovevo nutrire speranze effimere ci ricascavo sempre ed ogni volta mi provocavo una ferità più profonda e dolorosa. Evidentemente senza accorgermene stavo diventando una masochista in piena regola.
 Poggiai la coperta sul letto e senza fare rumore uscii dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle. Ero felice di aver curato le ferite di Massi ma adesso dovevo pensare alle mie di ferite, anche se non mi sarebbero bastati un po’ di disinfettante e qualche benda.
 Saltellai verso la mia stanza appoggiandomi al muro per evitare di arrivare con il sedere per terra e quando ero ormai arrivata vidi qualcosa di strano proprio davanti alla mia porta.
 -Sabrina?- chiesi incredula guardando la ragazza che si voltò con un sorriso. –Che ci fai qui?-
 -Ciao Vale-, disse con un gesto della mano in segno di saluto. –Serrano è dovuto rimanere all’accampamento così mi ha detto che dovevo venire qua a prendermi cura di te e di Massi. Stavo giusto bussando alla tua porta per chiederti se avessi bisogno di qualcosa dato che non puoi camminare ma vedo che ti sei organizzata da sola…-
 Quindi era questo ciò che Amy aveva cercato di dirmi al telefono poco prima: Sabrina era stata designata come nostra baby-sitter. Nessuno me ne aveva affibbiata una quando ero bambina e adesso dovevo sopportare una situazione del genere a diciott’anni suonati.
 Entrammo nella mia stanza e lei si accomodò sul letto mentre io mi versavo un bicchiere d’acqua.
 -Dove sei andata di bello?- mi chiese con un sorriso.
 -Da Massi-, risposi con tranquillità, non avevo niente da nascondere dopotutto. –Volevo vedere se stava bene, anche lui si è ferito quando siamo caduti in quel dirupo, è arrivato con la schiena contro un albero.-
 -Scommetto che non lo ha detto a nessuno di essersi ferito e che magari stava provando a medicarsi da solo-, disse lei ridendo.
 Spalancai gli occhi incredula.
 -Come fai a saperlo?-
 -Be’ io e Massi siamo amici da molto tempo.-
 La guardai incuriosita come per invitarla a continuare e lei non si fece per niente pregare.
 -Io non ho sempre abitato a Lecce, fino a sei anni ho vissuto con i miei genitori a casa dei nonni in un paese in provincia. Poi ci siamo trasferiti e mi sono ritrovata ad abitare accanto a Massi. Siamo diventati subito amici ed è per questo che lo conosco come le mie tasche. Quando si ferisce o sta male non ne parla mai con nessuno perché non vuole far preoccupare le persone a cui vuole bene, e anche per non mostrare il suo lato debole. Non accetta mai l’aiuto che gli altri vogliono dargli ma in compenso lui farebbe di tutto per soccorrere un amico nel momento del bisogno.-
 Ero rimasta con il bicchiere d’acqua fermo a mezz’aria troppo stranita per poter decidere se bere o posare il bicchiere e scappare via troppo sorpresa da quello che stavo sentendo.
 -Comunque sarà meglio chiamare un dottore e fare in modo che accetti di essere visitato, anche se è bravo a curarsi da solo non riuscirà a fare niente se le ferite sono sulla schiena.-
 -Veramente-, cominciai titubante, -ci ho già pensato io.-
 Sabrina alzò lo sguardo di scatto a dir poco allibita.
 -Diciamo che l’ho quasi minacciato di morte se non mi avesse permesso di medicarlo. So essere molto convincente quando voglio.-
 -Se ti ha permesso di curarlo evidentemente ha molta fiducia in te. Anche io l’ho minacciato di morte varie volte e nonostante ciò non me l’ha mai permesso.-
 Stavo per parlare ma lei mi prese alla sprovvista dicendo:
 -Sei innamorata di lui, vero?-
 All’improvviso il cuore mi si fermò. Avrei voluto rispondere di no, negare fino alla morte ma non ce la facevo proprio a mentire a quei dolci occhi scuri: mi sembravano due pozze nere piene di siero della verità. Quella ragazza doveva essere una specie di strega…
 Mi limitai ad annuire abbassando lo sguardo, avevo la gola troppo secca a causa dell’agitazione per riuscire a parlare.
 -Ma non sai come comportarti visto che hai l’impressione che ti odi e in più perché ha una fidanzata che sembra scesa direttamente dal Monte Olimpo?-
 -Sai capire bene i sentimenti delle persone-, mormorai con un filo di voce.
 -Diciamo che sono una buona osservatrice-, rispose sorridendo. –Non so perché Massi stia con Delia ma di certo il loro non è amore, e comunque sono convinta che lui non ti odi.-
 Alzai lo sguardo e incontrai di nuovo quegli occhi pieni di dolcezza e comprensione.
 -Dici davvero?-
 -Credimi, io conosco Massi. Sono sicura che in questo momento ti stia semplicemente studiando, sta cercando di capire cosa sei per lui. A volte è ritroso perché non riesce ad interpretare i tuoi gesti o le tue parole, invece si arrabbia quando si rende conto che forse non arriverà mai a capire. Scommetto, però, che ci sono dei momenti in cui è in grado di capirti ed è allora che si comporta in modo gentile e cerca di venirti incontro e di avvicinarti come un ragazzo normale e non come uno che sembra arrogante e pieno di sé.-
 -Ci hai spiati per caso?- chiesi senza parole. –Sembrano le descrizioni dei nostri incontri.-
 -Te l’ho detto, lo conosco come le mie tasche.-
 -E dì un po’- cominciai curiosa. –Suppongo che se sei amica di Massi devi essere molto vicina anche a Marco.-
 Lei mi sorrise divertita.
 -Scommetto che non stai riuscendo a decifrare il comportamento che Marco ha in quest’ultimo periodo, e sei anche preoccupata per la tua amica Amy che si sta prendendo una cotta per lui.-
 -Okay-, posai il bicchiere per evitare che mi scivolasse via dalle mani che stavano ormai diventando del tutto insensibili per colpa della sorpresa. –Adesso stai cominciando seriamente a farmi paura.-
 Quella ragazza aveva capito ogni cosa senza che io aprissi bocca, era davvero straordinaria- oppure c’era ancora l’ipotesi della stregoneria…
 -Be’…-, cominciò lei pensandoci un attimo. –Ovviamente conosco Marco benissimo, almeno quanto conosco Massi. Quel ragazzo è davvero strambo però di una cosa sono certa: ama le persone che riescono a tenergli testa, odia essere circondato da gente che esaudisce ogni suo desiderio e lo idolatra. E’ per questo che si era innamorato di te, tu sei riuscita ad attirare subito la sua attenzione proprio per il tuo carattere forte e deciso.-
 Alzai un sopracciglio scocciata: detestavo ricordare il periodo in cui Marco era innamorato di me, si comportava come un perfetto idiota.
 -Però ha capito che eri innamorata di Massi e quindi ha deciso di lasciarti perdere come ragazza ma non ha potuto rinunciare alla tua amicizia…-
 Riafferrai il bicchiere e lo portai alle labbra bevendo un lungo sorso: quella serata si stava rivelando molto più strana di quanto avessi mai immaginato, e la mia gola era diventata più arida del deserto del Sahara.
 -In effetti, è un po’ quello che è successo con me. Dopo che ci siamo lasciati siamo rimasti amici proprio per questo lato del suo carattere.-
 Le parole di Sabrina ci misero qualche secondo prima di raggiungere il mio cervello ma quando lo fecero ebbero lo stesso effetto di un fulmine.
 -Lasciati?- chiesi incredula. –Tu… Tu sei stata con Marco?-
 -Sì-, rispose lei con tranquillità. –In primo e secondo superiore.-
 -Frena un attimo- dissi sbattendo le palpebre diverse volte. –Sei stata con Marco per due anni?!-
 -Due anni e tre mesi, se dobbiamo essere proprio precise-, continuò Sabrina sorridendo. –Ti sconvolge tanto saperlo?-
 -No, io… E’ solo che tu mi sembri una ragazza così equilibrata ed intelligente, come caspita hai fatto a finire con Marco?-
 -Be’ quando eravamo bambini litigavamo in continuazione. A lui non andava molto giù il fatto che Massi ed io fossimo amici, probabilmente era solo un po’ di gelosia, o di mania possessiva chi lo sa? Comunque sospetto che in quel periodo Massi si fosse preso una cotta per me, per questo passava molto più tempo in mia compagnia che con il suo amico Marco. Quindi non nego che il povero Marco mi odiava a morte. In primo superiore quando si era finalmente messo in testa che tra me e Massi non ci sarebbe mai potuto essere niente (per me sarebbe stato come mettermi con mio fratello), capii di essere innamorato di me e a quel punto divenne insopportabile. Sai come diventa quando è innamorato, no? Suppongo che abbia fatto lo stesso con te. Alla fine anch’io cominciai a provare qualcosa per lui e ci mettemmo insieme. E’ andato tutto piuttosto bene finché non ci siamo resi conto che rimanevamo insieme solo per abitudine e che l’amore era ormai finito, perciò abbiamo deciso di restare semplici amici.-
 Ero allibita. Quella ragazza era uscita tutta intera da una relazione di due anni con Marco Iovine. Io come minimo sarei stata ricoverata in una clinica psichiatrica.
 -Adesso probabilmente capirai come mai nella mia classe le ragazze non sono mai state troppo gentili con me: io sono colei che è stata con Marco Iovine, e che tutt’ora gironzola intorno a lui e quello schianto del suo amico Draco. Credo che siano gelose di me e per questo hanno sempre evitato accuratamente di intavolare una conversazione seria con me. Per fortuna ho amici come Marco e Massi che mi stanno accanto altrimenti sarei diventata pazza.-
 Abbassò lo sguardo rattristata mentre io avvertivo una strana voragine aprirsi all’altezza del cuore. Quella povera ragazza così simpatica e gentile era stata bistrattata solo perché era amica dei due ragazzi più belli della scuola. Aveva passato cinque anni a sopportare le ragazze della sua classe che la ignoravano o magari le lanciavano contro qualche anatema e io mi sentivo incompresa e perseguitata dal destino solo perché il ragazzo che amavo era già fidanzato. A volte il mio egoismo raggiungeva vette impensabili, dopotutto a me la vita aveva dato un periodo scolastico sereno e divertente grazie alla presenza di Marti ed Amy. Negli ultimi mesi era andato un po’ tutto a rotoli ma io avevo loro, invece Sabrina si era ritrovata a dover lottare contro tutte le ragazze della scuola. Certo che la vita in un Liceo poteva essere davvero dura.
 Mi sedetti sul letto accanto a lei e prendendo le sue mani tra le mie le dissi:
 -Adesso hai anche me come amica e sono sicura che Amy e Marti saranno felici di appoggiarmi nella mia idea.-
 Sabrina mi sorrise.
 -Ma Amy non sa ancora che io sono la ex di Marco, probabilmente mi odierà anche lei.-
 -Figurati-, risposi trattenendomi a stento dal ridere. –Non è il tipo che si mette ad odiare la gente per motivi così stupidi e poi per il momento non ammetterà di essersi presa una cotta per Marco quindi non potrà odiarti.-
 -Come fai a sapere che non lo ammetterà?-
 -Be’… Amy non si è mai comportata così con un ragazzo, forse perché in fondo nessuno le interessava. L’unica volta in cui ha trattato un ragazzo come adesso tratta Marco è stato in terza media. Noi ancora non eravamo proprio amiche ma sapevo che era innamorata di un nostro compagno di classe. Lei e quel ragazzo discutevano in continuazione…-
 -Come te e Massi quindi.-
 Mi bloccai con gli occhi leggermente spalancati. Sabrina riusciva ad essere più diretta di un treno ad alta velocità.
 -Be’… Adesso non stavamo parlando di questo…-
 Lo sentivo persino io il rumore che facevano gli specchi dove stavo cercando disperatamente di arrampicarmi.
 -Va bene, è meglio se continui a parlare di Amy-, riprese Sabrina facendomi l’occhiolino.
 -Sì, ecco… Alle medie litigava con questo ragazzo e siccome ancora non la conoscevo non pensavo che le piacesse visto che con gli altri ragazzi era sempre carina e gentile. Poi questo ragazzo si è trasferito a Roma e lei è praticamente caduta in depressione e quando siamo diventate amiche mi ha confessato che ne era innamorata ma che lo aveva capito solo dopo la partenza di lui. Per questo comincio a pensare seriamente che Amy si stia innamorando di Marco ma allo stesso tempo non se ne stia rendendo conto esattamente come è successo anni fa.-
 Sabrina mi sorrise ancora.
 -Puoi stare tranquilla. Marco è quasi cotto a puntino e quando lo sarà definitivamente non si lascerà scappare la dolce Amy per niente al mondo. Le starà talmente sotto che lei non potrà fare altro che rendersi conto dei suoi sentimenti.-
 In effetti, avevo sperimentato in prima persona i mezzi adottati da Marco per far capire ad una ragazza che gli piaceva.
 -Adesso è meglio andare a dormire-, mi disse Sabrina sorridendo. –Domani dovremo alzarci presto per tornare finalmente a casa. Non ne potevo più di tutto questo: odio i boschi, le zanzare e il campeggio!-
 La guardai sorridendo.
 -Sai, credo che noi due andremo molto d’accordo…-
 Ne ero fermamente convinta, io e Sabrina eravamo fatte per essere amiche.











***L'Autrice***
 Siccome Sabrina è un personaggio che adoro la difendo prima che possiate aggredirla (non si sa mai...^^). E' vero che è la ex di Marco ma non avrà alcun ruolo di "disturbo" tra Marco ed Amy, è una semplice amica ora...
 Messo in chiaro questo punto... Salve a tutti! xD Sono così contenta che il capitolo precedente sia piaciuto così tanto, ho ricevuto tante recensioni bellissime e per questo non smetterò mai di ringraziarvi. *-*
 In questo capitolo abbiamo potuto ammirare un Massi molto sexy, e so che l'ormone è partito un po' a tutte dato che so cosa si prova ad immaginare Massi in una situazione del genere. Voglio dire... E' pur sempre un gran bel pezzo di ragazzo mezzo nudo e per di più appena uscito dalla doccia... *Sbav* Io come minimo gli sarei morta davanti, e parlo sia di morte fisica che cerebrale... xD E vi posso garantire che questa stato solo una delle mie scene in cui si vedrà questo Massi... xD
 Volevo dirvi una cosa importante. Dal prossimo capitolo risponderò alle recensioni utilizzando la nuova funzione messa a dispisizione da EFP, quindi se riesco risponderò ai vostri commenti molto più in fretta, prima di pubblicare il capitolo precedente. xD Dato che non so ancora bene come funziona questa novità probabilmente all'inizio farò qualche casino ma cercate di comprendermi... ^^' 
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^


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 Ringraziamenti:
  SuxFrago1212: In effetti questa avventura li unisce ma non in modo poi così evidente, nel prossimo capitolo succederà una cosetta che li allontenrà di nuovo per un po', ma niente di preoccupante... xD Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto così tanto...*-* Grazie mille davvero per la recensione e per le tue parole... Un bacio!
 4lb1c0cc4: Sto cercando di aggiornare il più in fretta possibile, sono contenta che la cosa ti stia piacendo... ^^ Sono felice che tu riesca ad immedesimarti così tanto in Vale, è sempre il mio scopo quello di far provare tante tante emozioni a chi legge, almeno quante ne provo io mentre scrivo...*-* Ovviamente ringraziamo i prof e il dirupo, e nel prossimo bisognerà ringraziare anche qualcos'altro ma non ti anticipo nulla... xD E' una prerogativa di Massi quella di riuscire a far sciogliere le donne, io mi sciolgo persino mentre scrivo... *-* Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti, sei sempre meravigliosa... *-* Un bacio!
 Antonya: La dolcezza è uno dei tanti lati di Massi che piano piano verrano fuori... xD Anche se quel ragazzo sorprende sempre, anche quando si crede di conoscerlo... ^^ Sono davvero contentissima che il capitolo ti sia piaciuto così tanto... *-* Sono felice di sentire che sei riuscita ad immedesimarti così facilmente nella storia, mi piace dare tante emozioni alle mie lettrici...*-* Grazie! Be' sì diventerà un amore, e credo che sarà un misto di tutto quello che hai detto, senza perdere neanche la loro solita dose di battibecchi... ^^ Rimangono comunque Vale e Massi con i loro caratteri impossibili... xD Ti ringrazio per avermi aggiunto su Facebook mi ha fatto davvero piacere, e anche per esserti iscritta al gruppo... Grazie anche per la recensione e per le tue parole meravigliose... *-* Un bacio!
 saketta: Sono contenta di poterti tirare su di morale, mi fa davvero piacere... *-* E' vero che Vale è sfortunata, anche se nella sua sfortuna ha sempre una fortuna sfacciata. Io pagherei per stare avvianghiata a uno come Massi... xD Sì, Massi in questo capitolo si è rivelato molto dolce e premuroso, un altro dei suoi lati nascosti è venuto fuori... *-* Grazie davvero per tutti i complimenti che mi hai fatto, sei stata meravigliosa... *-* Un bacio!
 Fratellone Lontano: Sono contenta che la mia idea del piccolo incidente ti sia piaciuta tanto... xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto... *-* Grazie davvero per i complimenti e per la recensione... *-* Un bacio!
 InfinityKiss: Grazie mille!!!!! *-* Tutto questo entusiasmo mi fa davvero commuovere... *-* Certo è un po' difficile che Vale e Massi vadano totalmente d'amore e d'accordo, sono comunque Vale e Massi. Però in questi capitoli stanno facendo dei notevoli passi avanti... ^^ Grazie davvero per la recensione e per tutti i complimenti... *-* Un bacio!
 AquamarinePrincess: Grazie davvero! *-* Sono così contenta che la storia ti piaccia fino a questo punto... *-* Mi viene quasi da piangere per la felicità, davvero! *-* Nella vita non si può mai sapere e Massi non è il tipo che rifiuta una ragazza bella e gentile, e poi si deve sempre tentare... xD Grazie davvero per la recensione e per tutti i complimenti che mi hai fatto! Un bacio!
 Oasis: Be' vedere una scena del genere alle elementari non deve essere stato facile, ma almeno qui c'era il nostro Massi che ha salvato la situazione...*-* Sono contentissima che stia entrando nel tuo cuore e che la storia ti stia piacendo così tanto, davvero mi hai resa molto felice con le tue parole... *-* Grazie per la recensione e per tutti i complimenti! Un bacio!
 Lione94: Grazie! *-* Diciamo che Serrano e Longo si limitano a comportarsi come al solito, di certo non posso immaginare che continuando così stanno piano piano innescando una bella bomba ad orologeria... xD Simpatica la tua prof di lettere, anche se forse un po' esagerata...^^' Chi lo sa se Amy e Marco hanno qualcosa in mente, forse più in là qualcosa la faranno... ^^ Il motivo per cui Delia e Massi stanno insieme verrà fuori prima o poi... ahahah E allora sarà tutto molto più chiaro... xD Il lato gentile di Massi affascina sempre tanto, sta venendo fuori il suo carattere, anche se mai totalmente... ^^ In questo capitolo hai capito perchè la povera Sabrina non è proprio amata dalle ragazze della sua classe, ma ti garantisco che sarà un grande personaggio man mano che la storia andrà avanti... *-* Io la adoro! Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti! *-* Un bacio!
 roxb: Uhmm... ^^ L'incazzite è passata, anche se solo per un momento... ahahah xD Diciamo che nel prossimo capitolo tornerà per un po'... xD Massi sorprende sempre, in realtà non è per niente come Vale l'ha dipinto all'inizio. Lui è tutta un'altra persona e piano piano ci sta mostrando davvero com'è fatto... *-* Grazie mille per la recensione, sei stata davvero meravigliosa! *-* Un bacio!
 kribja: Mi fa piacere che le tue domeniche siano risollevate dai miei capitoli... *-* Grazie! In effetti Vale si lamenta della sua sfiga ma se io fossi in lei mi sentirei la ragazza più fortunata del pianeta... xD I prof hanno giocato, anche se inconsapevolmente, un ruole davvero cruciale in questi ultimi capitoli...^^ Fortuna che ci sono loro! xD In effetti me l'aveva già detto qualcuno che la scena del dirupo ricorda molto Rossana, sinceramente quando l'ho scritta non me ne sono resa conto ma evidentemente quel cartone mi era rimasto nella testa e senza volerlo mi ha ispirato questa scena... xD Per il momento non sperare che Massi lasci Delia... xD Ce n'è ancora di strada da fare prima che si trovi un perchè alla loro relazione... xD In questi capitoli si stanno vedendo molti lati di Massi che prima non erano noti, ma solo perchè Vale non lo conosceva. In realtà Massi è totalmente diverso da come Vale lo ha descritto all'inizio e se ne sta rendendo conto anche lei... ^^ Tranquilla, anche riguardo a Marco ed Amy ho preparato un bel capitoletto in cui si spiegheranno come si deve... xD Grazie davvero per la recensione e per le tue parole meravigliose! *-* Un bacio!
 Little Nanny: Ciao! Sono veramente contenta che tu abbia deciso di leggere la mia storia, grazie... *-* In effetti il titolo può trarre un po' in inganno, non so se la storia sia banale ma di certo la storia non è leggera, con tutti i trip mentali di Vale direi che è davvero pesante... xD Sono contenta che pensi sia scritta bene, mi fa davvero piacere saperlo... *-* Vale, fortunatamente, non è una che si demoralizza facilmente anche se a volte si lascia un po' prendere dallo sconforto pensando di non essere abbastanza per riuscire ad ottenere quello che vuole. Massi invece è sì bastardo ma solo fino ad un certo punto, visto che quando serva sa anche essere molto dolce e premuroso (sempre in una certa misura, ovviamente... xD). Ormai sono diventata l'incubo dei genitori, prima o poi una denuncia me la becco di certo... xD Però sono contenta che la mia storia ti faccia sorridere, per me è questo l'importante. *-* L'ironia dei personaggi è tutta presa da me, sono ironica per carattere quindi le battute che scrivo vengono fuori in modo assolutamente automatico... ^^' L'odio-amore ha sempre affiscinato anche me è per questo che ce lo metto sempre tra Vale e Massi, altrimenti diventerebbe tutto davvero troppo noioso... xD Capisco il tuo odio per Delia, in effetti è sempre in mezzo e immagino che irriti anche il fatto di non sapere come mai Massi stia insieme proprio ad una come lei... ^^ Tranquilla, puoi dilungarti quanto vuoi nelle recensioni, mi piace sapere tutto quello che pensate, mi rende ancora più orgogliosa di quello che scrivo... *-* Grazi davvero per la recensione e per tutti i complimenti! Un bacio!
 Nana5974: Sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto... xD E in effetti Massi&Vale suona benissimo, hai proprio ragione... *-* Per me puoi farti tutti i film che vuoi, almeno così so che la storia ti sta piacendo davvero! *-* Grazie mille per la recensione e per i complimenti. *-* Un bacio!
 Adaliah: Massi è una persona molto complicata, il suo carattere non si decifra in un minuto, e ogni volta fa qualcosa di inaspettato che lo delinea sempre meglio... xD Come hai potuto vedere, quando serve, ha anche un lato molto dolce e premuroso... *-* Tranquilla per il POV di Massi, lo puoi leggere con calma quando hai tempo, tanto da lì non si muove e tanto per il momento ho potuto pubblicare solo un capitolo... xD Grazie per la recensione e per tutto quello che hai scritto! *-* Un bacio!
 chiara84: Be' se io dovessi scegliere dire che Vale ha una fortuna sfacciata anche se lei non sarebbe daccordo... xD Massi sta rivelando piano piano degli altri lati del suo carattere. In realtà anche lui ha un lato dolce e non è per niente come Vale lo ha descritto all'inizio della storia...*-* Grazie per la recensione e per tutte le tue parole. *-* Un bacio!
 namina89: Oddio! *-* Grazie mille! Sei stata davvero dolcissima a dire che sono unica, anche se io non penso di essere niente di che...^^' Sono così contenta che la storia ti stia piacendo sempre di più e soprattutto di aver avuto l'onore che fosse la prima ad essere letta da te... *-* Grazie! Tranquilla, diciamo che prima o poi le cose andranno anche tra Amy e Marco... xD Non mi devi ringraziare per gli spoiler, lo faccio davvero con piacere. Sono contenta di darvi delle piccole frasi su cui fantasticare... *-* E grazie per la doppia recensione. Non penso che tu sia pazza...xD Per quanto mi riguarda puoi scrivermi tutto quello che vuoi, quando e come vuoi... xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti! *-* Un bacio!
 alina 95: Grazie mille, Alina... *-* Sono così felice che sia stato ancora più bello della prima volta... *-* Anche a me piacerebbe incontrare uno come Massi, anche se ultimamente sembra davvero una cosa impossibile... ^^' Grazie davvero per la recensione e per le tue bellissime parole! *-* Un bacio!
 sassenach: Per fortuna le cose si stanno muovendo parecchio un po' in tutti gli ultimi capitoli... xD Sì, in effetti adesso Massi comincia a diventare molto più chiaro sia negli atteggiamenti che nelle scelte. Ma soprattutto si stanno scoprendo un po' tutti i suoi lati, perchè Massi non è solo lo strafigo narcisista che Vale ha descritto in principio, lui è molto ma molto di più... *-* Diciamo che quando ho scritto la scena della bussola che si rompeva ho davvero immaginato Massi con la piccola smorfia triste di un bambino... Mi si è stretto il cuore mentre scrivevo... *-* Sì, Sabrina si sta unendo al gruppo e, credimi, penso che piacerà davvero a tutti come personaggio. Io la adoro! xD Grazie davvero per tutti i complimenti che mi hai fatto e grazie per la recensione... *-* Un bacio!
 sTar__: Io l'incidente non lo chiamerei sfortuna, visto che se fosse capitato a me ne avrei approfittato per stare incollata a Massi... xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto... xD Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti! Un bacio!
 Pola90: Grazie per quello che hai detto... *-* In effetti all'inizio sono rimasta molto delusa dallo scarso successo che la storia ha avuto con le case editrici. Non che avessi mai sperato più di tanto che la prendessero, però con il tempo un po' mi ero abituata all'idea che forse una casa editrice l'avrebbe pubblicata... Ma visto che è andata come è andata ho deciso di smetterla di scrogiolarmi nella delusione e di ricominciare a pubblicare i capitoli...^^ Non sono una che si deprime facilmente e odio farlo... xD E poi quando leggo recensioni come le tue il morale mi sale stelle quindi mi piace pubblicare qui su EFP! *-* Sono contenta che il mio modo di scrivere ti piaccia e che il nostro Massi abbia conquistato anche te. In effetti è un tipo imprevedibile e complesso, non è per niente semplice riuscire a capirlo. Il suo carattere ha infinità di sfumature e con i suoi gesti riesce sempre a sorprendere... ^^ Anch'io penso che Vale e Massi siano perfetti insieme, infatti mi sto organizzando per farlo capire anche a loro... xD Quando hai detto quella frase sulle emozioni che le mie scene romantiche suscitano in te, lo stomaco a fatto male a me... *-* Grazie! Sapere che quello che scrivo entra così nel profondo del lettore e la soddisfazione più grande che potrei mai avere. Io scrivo per voi, per farvi sorridere e piangere, sono contenta quando ci riesco e sono ancora più fiera della mia storia... *-* Grazie davvero per le tue parole, sono state bellissime... *-* Un bacio!
 Eky_87: Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto, ce ne saranno ancora altri incentrati su Massi e Vale, spero che l'idea ti piaccia... ^^ Piano piano le cose stanno migliorando anche se considerando che stiamo parlando di quei due potrebbe succedere di tutto... xD Massi ha ancora tanti lati nascosti, non è così semplice da capire come si potrebbe pensare...xD Grazie davvero per la recensione e per tutti i complimenti...*-* Sei stata meravigliosa! Un bacio!
 ilary_chan: Sì, il libro non verrà più pubblicato, ma sono contenta che tu abbia deciso di tornare a seguire le mia storia qui su Efp...^^ Certo che ci sarà un seguito... xD Lo sto già scrivendo (sono al capitolo 4 più o meno...^^') e la storia continuerà esattamente da dove l'avevo lasciata. Il seguito di intitola "Verso la Maturità" e lo pubblicherò qui su EFP a partire dal 19 febbraio... ^^ Grazie per la recensione e per tutti i complimenti... *-* Un bacio!
 EnergyAir: Grazie, sono contenta che tu abbia trovato il capitolo così bello... *-* Massi ha un lato dolce, lo ha sempre avuto, solo che Vale non lo aveva mai visto. I lati sconosciuti di Massi sono talmente tanti che è davvero impossibile riuscire a capirlo mai del tutto... xD Spero che quello che è successo in questo capitolo ti sia piaciuto... ^^ Il personaggio di Sabrina è uno dei miei preferiti, secondo me man mano diventa uno dei miei personaggi migliori... ^^ Grazie davvero per la recensione, sei sei sempre gentile e meravigliosa! *-* Un bacio!
 Lily_Rose: Non fari mai del male a Massi, a meno che non fosse davvero davvero necessario... xD In effetti la schiena a pezzi c'è stata davvero, solo che c'era anche Vale a curarla e a sfiorarla... xD Per me puoi anche parlare del torrone, io lo adoro! xD Comunque Massi sa essere duro quando serve e dolce quando invece capisce che fare il duro non serve a nulla... xD E' un tipo molto complesso, e non è di certo come Vale lo aveva descritto in principio... xD Tranquilla, non mi stancherò mai di farli litigare... Non sai quanto mi diverto a scrivere certe scene... ahahah xD Ho visto la citazione che hai fatto nella tua storia, e tranquilla non mi ha dato fastidio. Puoi lasciarla, non ci sono preblemi... ^^ Grazie mille per la recensione e per tutti i complimenti... *-* Un bacio!
 ShadowOfTheWind: Mi sa che c'è la fila davanti a quel dirupo... ahahah xD Io di certo non andrei in iperventilazione...u.u Gli salterei addosso senza tanti complimenti e fine della storia... ahahah xD Te lo regalerei volentieri, se solo trovassi uno come lui (ovviamente te lo cederei dopo averci giocato un po'... ahahah Permettimelo... xD). Tranquilla che nel centro di igiene mentale io ci vivo da anni.... xD Grazie davvero per la recensione, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. *-* Un bacio!  
 Isotta: Vabbe' Vale è fatta così... xD Pur di non far capire a Massi quello che prova lo prenderebbe anche a martellate in testa... xD Grazie mille per la recensione... xD Un bacio!
 lady snow: Sono contenta che la scena tra Massi e Vale ti sia piaciuta così tanto, e sono ancora più contenta di aver superato le tue aspettative... *-* Be', Massi ha sempre avuto un lato umano e dolce, Massi ha davvero un carattere pieno di sfumature ed è impossibile descriverle tutte. Fino ad ora lo avevamo sempre visto dal punto di vista di Vale (scusa il giro di parole) e lei in realtà non lo ha mai conosciuto veramente, quindi quello che c'è stato fino ad ora non il vero Massi, non al cento per cento almeno... ^^' In effetti io avrei finto di certo essermi rotta qualcosa se fossi stata in una situazione del genere con uno come Massi... xD Sì, Vale ha cambiato gradualmente opinione riguardo Massi, e inoltre l'attrazione fisica non è arrivata subito, questo significa che lei è davvero innamorata... ^^ Anche Amy e Marco avranno il loro capitolo, quindi preparati a leggere molto su di loro...^^ Per quanto riguarda Christian tu puoi pensare quello che vuoi, volevo solo avvertiti...xD Grazie davvero per la recensione, è stato bellissimo leggerla! *-* Un bacio!
 _Caline: Capisco benissimo quanto le catene dell'Università possano essere pesanti... ^^' Sì, gli sviluppi sono stati enormi, e anche in questo capitolo ce n'è stato qualcuno... xD Grazie, sono contenta che i momenti di Massi e Vale ti siano piaciuti così tanto, fidati, ce ne saranno degli altri... Ora che ho cominciato non mi fermo... ahahaha xD Grazie mille per la bellissima recensione, sono felicissima che la storia ti stia piacendo sempre di più... *-* Un bacio!
 momob: Grazie, sono contenta che la mia storia ti piaccia... ^^ E ti ringrazio anche per tutti i complimenti che mi hai fatto, grazie davvero... *-* Un bacio!   
 micino: Ciao! Sono contenta di conoscerti e soprattutto sono contenta che tu abbia deciso di iniziare a leggere questa storia... *-* L'hai letta tutta oggi? Ma io ti adoro!!! *-* Grazie davvero per tutti i complimenti che mi hai fatto! Un bacio!
 paperacullen: Tranquilla per le altre recensioni, mi segui sempre su facebook e sei fantastica! E poi mi basta che continui a leggere e che la storia continui a piacerti... ^^ Anch'io non chiamerei sfortuna quella di Vale, ma lei è fatta così che ci vuoi fare? Ha il gene catastrofico inserito nel dna... xD Diciamo che l'impedimento di Vale per il trekking gliel'ho passato tutto io... xD Sono una frana quando si tratta di orientamento e scampagnate all'aria aperta... xD E anche con le tende non me la cavo per niente bene... xD Sono contenta di averti fatto ridere tanto, ne sono davvero felice! *-* In effetti, non anticipo nulla ma l'incazzite di Massi potrebbe rifarsi viva da un momento all'altro, capirai meglio quando pubblicherò il prossimo capitolo... xD Grazie davvero per questa recensione meravigliosa! Grazie grazie grazie! *-*
biafin: Sono contenta che il capitolo ti abbia fatto questo effetto... *-* Gli occhi a cuoricino sono venuti a me quando ho letto la tua recensione...*-* Sì, anche Marco ed Amy avranno il loro bel da fare con i sentimenti, infatti un capitoletto sarà tutto per loro... xD Chi lo sa se un bacetto ci scapperà mai prima o poi... xD Vedremo... ^^ Grazie mille per i complimenti e per la recensione...*-* Un bacio!
 Penny Black: Tranquilla, come vedi non hai aumentato il tempo... Anzi, scusa se ti ho fatto aspettare per la risposta... ^^' E poi ti ringrazio per essere riuscita a recensire nonostante tutti gli impegni...*-* Diciamo che i misteri sul Massi sveglio o addormentato durante il viaggio si sveleranno tra qualche capitolo... xD Lui qualche spiegazione l'ha già data ma non ha detto proprio tutto tutto... xD E anche i misteri su Delia e Massi troveranno una spiegazione, per il momento si sa soltanto che stanno insieme e questa cosa ancora non è cambiata... ^^' Marco ed Amy avranno presto un capitolo tutto loro dove si spiegheranno come si deve, mentre per Marti e Christian il discorso è totalmente diverso ma anche su di loro si farà luce tra qualche capitolo... ^^ Serrano non è cattivo, però pretende che gli studenti lo ascoltino, anche se adesso si sarà reso conto che Vale non è proprio adatta al trekking... xD Immagino che sia preso un colpo un po' a tutte quando avete letto quella parte, ma io non avrei mai fatto del male ai miei personaggi, almeno non troppo, il giusto... ahahah xD E' vero che Vale ha pianto davanti a Massi ma con lui si sciolta in modo molto più che naturale, più che un pianto è stato un momento in cui si è scoperta e ha mostrato una parte di se stessa... Ci riesce e ci riuscirà solo con Massi...*-* Sono davvero così contenta che Vale e Massi ti facciano provare così tante sensazioni ed emozioni, almeno so che quello che scrivo serve a qualcosa...*-* La tua recensione è stata bellissima e io ti ringrazio davvero di cuore per aver trovato il tempo di scriverla... *-* Grazie! Un bacio! 
  
  
 
  
 
  
 

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Capitolo 14
*** Punto Di Non Ritorno ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 14 (new)
Il Bacio E’ Un Dolce Scherzo Che La Natura Ha Inventato
Per Fermare I Discorsi Quando Le Parole Diventano Inutili
Ingrid Bergman
 



 Capitolo 14: Punto Di Non Ritorno

 
 La caviglia non mi dava più alcun fastidio ed era passata una settimana dall’ultima volta che avevo rivolto la parola a Massi, da quando ero fuggita via dalla sua stanza dopo aver sentito la sua conversazione con Delia. Dopo una settimana una cosa era chiara nella mia mente: quella situazione mi stava distruggendo! Ormai stentavo seriamente a riconoscermi. Non era da me restare sveglia tutta la notte a pensare ad un ragazzo, non era da me immaginarmi ogni momento insieme a lui, e non era da me desiderare la lenta e dolorosa morte di una ragazza che come unica colpa aveva quella di essere la fidanzata del ragazzo che amavo. Non potevo andare avanti in quel modo. Prima o poi sarei dovuta cadere da una parte o dall’altra di quel filo su cui restavo a malapena in equilibrio. A mio avviso potevo scegliere tra due opzioni: confessare i miei sentimenti a Massi e togliermi quell’enorme peso che mi gravava sullo stomaco- e già a pensarci mi veniva un ictus- oppure continuare a non rivolgergli la parola nella speranza che le circostanze continuassero a tenerci lontani. Ovviamente scelsi la seconda ipotesi, era molto meno imbarazzante e molto più semplice da seguire- almeno in teoria.
 Questa era la conclusione a cui ero giunta mentre, come ogni, mattina sfrecciavo verso casa di Amy. Quella notte avevo dormito talmente male che mi ero alzata prima delle sei e così mi accingevo ad arrivare a casa della mia amica alle sette. Sapevo che l’avrei trovata in piedi ma di sicuro non era ancora pronta per andare a scuola. Avrei aspettato, tutto pur di non stare sola con i miei lugubri e deprimenti pensieri.
 Come avevo previsto, quando suonai il campanello mi aprii una Amy vestita ma con ancora i capelli spettinati e senza neanche una minima traccia di trucco.
 -Che ci fai qui?- mi chiese sorpresa.
 -Scusa, mi sono svegliata presto e ho deciso di venire prima-, risposi entrando in casa. –Finisci con calma io ne approfitto per fare colazione qui.-
 In effetti, non avevo mangiato nulla e dato che in quei giorni il cibo non mi aveva attratta più di tanto a causa del mio pessimo umore in quel momento avvertii come un’enorme voragine al posto del mio stomaco che reclamava per essere riempita.
 Così mentre Amy sfrecciava in bagno per continuare il suo rito quotidiano io mi organizzai una colazione decente, con latte caldo e cereali.
 I genitori di Amy, entrambi infermieri, avevano il turno di notte e sarebbero tornati verso le otto. Roberto e Caterina stavano ancora dormendo di certo: il primo aveva lezione in Università nel pomeriggio mentre la seconda frequentando la scuola elementare poteva permettersi di dormire ancora un po’ visto che l’entrata era alle otto e mezzo. Quello che mi stupiva era che Luca non fosse già in piedi, in genere anche lui cercava di alzarsi presto per sistemarsi i capelli, ero certa che un giorno avrebbe scritto un libro sull’uso del gel ed affini: passava ore davanti allo specchio per avere un look da strafigo (almeno secondo il suo parere, io dissentivo la maggior parte delle volte).
 Proprio come se lo avessi chiamato il fratello minore della mia amica fece il suo ingresso in cucina, vestito, lavato e pettinato- in base ai punti di vista. Pronto per affrontare un’altra giornata scolastica.
 Appena mi vide impallidì e l’avvenimento mi fece ricordare che io e il principino avevamo un discorso in sospeso risalente al nostro incontro al Living.
 -Buongiorno-, dissi fulminandolo con gli occhi in modo che non gli venisse in mente di svignarsela senza provare a darmi una spiegazione.
 Lui distolse lo sguardo e mormorando un “Buongiorno” di risposta si diresse in cucina per prepararsi la colazione.
 Pochi minuti dopo tornò in sala da pranzo e si sedette di fronte a me insieme alla sua tazza di latte e alle fette biscottate con la Nutella.
 -Allora…-, cominciai incatenandolo con lo sguardo mentre lui cercava di ingoiare un boccone di fetta biscottata. –Che ne dici di approfittare di questo piccolo, quanto fortuito, momento di privacy per riprendere la conversazione che avevamo lasciato in sospeso…-
 -Di…Di cosa stai parlando?- mi chiese cercando di fingersi indifferente.
 Principiante! Avevo a che fare con Massi da mesi ed io stessa ero una maga nel riuscire a cambiare argomento, non sarebbe stato di certo un ragazzino spocchioso a mettermi KO con i suoi magri tentativi di distogliere la mia attenzione dal filone principale del discorso.
 -Lo sai, è da un po’ che tua sorella non mi parla di te forse dovrei menzionare per caso quello che ho visto alla festa di Giacomo al Living mentre la tua povera sorellina era relegata a letto con la sola compagnia di fazzolettini sporchi e sciroppo per la tosse. Penso che non sarà troppo contenta di sapere che cosa facevi tu nel frattempo, probabilmente te la ritroverai attaccata al sedere giorno e notte… Povero te…-
 -E va bene, ti dirò tutto-, si arrese lui con un sospiro di sconfitta.
 Abbassò la voce talmente tanto che mi sforzai non poco per riuscire a sentire quello che stava dicendo, o per meglio dire, per riuscire a leggere il suo labiale.
 -Quella sera ero al Living per suonare con il mio gruppo.-
 -Fin là c’ero arrivata anche da sola-, dissi con tono d’ovvietà. –Ma voglio sapere perché sei entrato in un gruppo se sai che tua sorella diventa peggio di un generale dell’esercito quando si tratta di te. Pensi che ti permetterà di andare in giro per i locali di mezza regione a suonare per poi tornare a casa ad orari impensabili?-
 -E’ proprio per questo che non le ho detto nulla. Mi piace stare in quel gruppo… Sono tutti miei amici e poi…-
 Mi si accese come una lampadina nel cervello e d’un tratto capii come mai Luca d’improvviso si era tanto interessato alla musica che prima considerava solo un hobby.
 -E’ per quella ragazza vero? La biondina con gli occhi azzurri che era con te quella sera.-
 Luca arrossì di colpo, segnale piuttosto chiaro che ogni tanto anche il mio istinto femminile dava prova di esserci e di non essere così impedito come al suo solito.
 -Ma di cosa st-stai parlando?- cercò di svicolare di nuovo, evidentemente il ragazzino non aveva ancora capito chi era la sua interlocutrice.
 -E’ inutile che provi a negare, si vede lontano un chilometro che quella ragazza ti interessa e oserei dire che t’interessa parecchio.-
 Abbassò lo sguardo imbarazzato mentre le orecchie gli si tingevano di un rosso piuttosto acceso. Faceva sempre il duro dal carattere impenetrabile eppure in fondo era solo un ragazzo innamorato che cercava di conquistare l’amore di una bella donzella.
 -Lei… Lei… E’ lei che ha avuto l’idea della band e io non ho potuto non appoggiarla. Vuole diventare una cantante contro la volontà della sua famiglia e per questo quando ha saputo che sapevo suonare la tastiera mi ha chiesto di darle una mano. Non ce l’ho fatta a dirle di no e così mi sono ritrovato a mettere su una band per offrirle la possibilità di farsi conoscere… E’ brava, e merita di realizzare il suo sogno… e io non posso permettere che qualcuno la ostacoli. Per favore, non dire niente a mia sorella altrimenti manderà tutto all’aria… Ti prego.-
 Come potevo rifiutarmi di aiutare un ragazzo così galante e innamorato? Sarei stata davvero perfida se gli avessi rifiutato una mano. Dopotutto mi stava solo chiedendo di omettere un piccolo dettaglio della sua vita a quella pazza di Amy, non era una cosa così complicata e difficile come poteva sembrare. Non parlavo mai di Luca con Amy, al massimo era lei che parlava a raffica di lui e io che annuivo scocciata. Bastava che mi comportassi come se niente fosse accaduto.
 -Okay, tua sorella non verrà a sapere niente da me. Ma lo sai che prima o poi questa storia verrà fuori comunque, quindi cerca di stare attento.-
 -Grazie, davvero. Sei una grande!- rispose lui con gli occhi che gli brillavano.
 Va bene, farsi elogiare da un quindicenne non era esattamente l’ambizione massima della mia vita ma mi sentivo davvero bene sapendo che forse avevo contribuito alla realizzazione di un sogno d’amore. Almeno qualcuno avrebbe avuto più fortuna di me in fatto di faccende di cuore.
 -Di che state parlando voi due?- chiese Amy entrando all’improvviso nella stanza.
 -Oh, ehm… Mi aveva chiesto se per caso avevo un libro interessante da prestargli…-, prima scusa che mi era saltata in mente ma visto che io e Luca aveva in comune la passione per la lettura- forse l’unica cosa che avevamo in comune- poteva risultare più che plausibile.
 -Non voglio sapere i particolari-, rispose Amy infilandosi il giubbotto. –Lo sai che i libri mi annoiano.-
 Sì, lo sapevo perfettamente… Ecco un altro motivo per cui quella scusa risultava più che perfetta.
 -Bene-, dissi alzandomi e indossando la mia giacca, -direi che è proprio ora di andare a scuola.-
 Amy non fece altre domande riguardo suo fratello, segno che aveva creduto alla mia patetica scusa e che quindi, almeno per il momento, il piccolo segreto di Luca era al sicuro. Non dubitavo del fatto che prima o poi, in un modo o nell’altro, la mia amica avrebbe sentito puzza di bruciato e avrebbe scoperto ogni cosa ma di certo da me non avrebbe saputo mai nulla. Anche perché mi avrebbe uccisa se avesse scoperto che io ero al corrente di tutto e che non le avevo detto neanche una parola. Quando c’erano di mezzo i suoi fratelli minori diventava peggio di una leonessa che protegge i propri cuccioli. Se Freud fosse stato ancora in vita avrebbe scritto un libro sul “complesso di Amelia”, ne ero sicura.
 Arrivammo a scuola quando mancava ancora un quarto d’ora al suono della campanella e come al solito mi ritrovai davanti la solita scena da volta stomaco: Massi e Delia seduti su una panchina mentre si tenevano la mano come due tenere colombe in piena fase di accoppiamento…Bleah!
 Da quando eravamo tornati da Cascia, Massi si era attaccato a Delia come una ventosa, sembrava che tutto quello che avevamo passato insieme fosse stato spazzato via dal vento invernale. La cosa avrebbe dovuto rallegrarmi, dopotutto era un modo come un altro per provare seriamente a togliermelo dalla testa una volta per tutte ma era da immaginarsi il fatto che quella situazione non mi risultava per niente piacevole. Per quanto la mia volontà consisteva nel dimenticarmi di Massi il più in fretta possibile si trattava comunque del ragazzo di cui ero innamorata e vederlo così affiatato con la sua fidanzata era una vera tortura. Avevo sentito parlare qualche volta di quel detto secondo cui se ami veramente una persona devi essere felice se lei è felice… Tutte baggianate! Se vedi la persona che ami felice con qualcuno che non sei tu non ne puoi essere contenta. E’ biologicamente e psicologicamente impossibile! Sarebbe più facile chiedere ad un pinguino di attraversare l’Atlantico in volo…
 -Buongiorno!-
 Quel saluto entusiastico giunse al mio orecchio destro così all’improvviso che non potei evitare di sussultare.
 -Sei più euforico del solito Iovine…-, osservo Amy indispettita.
 -Quando saprai perché sono così contento abbasserai la cresta, mia cara Amelia, e sarai euforica anche tu-, disse Marco tirando fuori qualcosa da sotto la giacca.
 -Ed ecco a voi la mia opera d’arte-, esclamò mettendoci davanti agli occhi una fotografia. No, non una fotografia ma la fotografia, quella che Marco aveva scattato a me e a Massi sul pullman, la stessa foto in cui io me ne stavo tra le sue braccia profondamente addormentata.
 -Che dolci!- osservò Amy con un tono di voce un po’ troppo alto e mieloso per i miei gusti.
 -Sei impazzito!- esclamai strappandogliela dalle mani e mettendola al sicuro nella tasca dei miei jeans. –Hai forse voglia di morire! Non puoi andartene in giro con questa e sventolarla sotto il naso di tutti!-
 -Ti piace?- mi chiese con un sorriso idiota.
 -Smettila di fare il cretino! Ti rendi conto che se Delia vedesse questa foto Massi passerebbe dei guai per una sciocchezza!?-
 -Tu la chiami sciocchezza, io lo chiamo amore…-
 A volte Marco sapeva proprio farmi uscire fuori dai gangheri.
 -Che sta succedendo qui?- chiese una voce alle mie spalle, voce che, ovviamente, apparteneva alla persona di cui stavamo parlando.
 Mi voltai e ancora una volta i miei occhi trovarono quel mare verde che erano le iridi di Massi. Pensavo di essere avvezza all’effetto che avevano sul mio cuore ma a quanto pareva non mi risultava facile abituarmi a Massi e a qualsiasi cosa lo riguardasse.
 -Noto con piacere che alla fine hai deciso di lasciar respirare Delia e di ricominciare a parlare con persone che hanno un minimo di intelligenza.-
 -Se cominci la mattinata con tutta questa acidità diventerai uno yogurt prima che suoni la quinta ora-, rispose Massi con uno dei suoi sguardi taglienti.
 -Guarda che sei tu quello che per una settimana non si è azzardato a rivolgermi la parola senza un motivo e adesso pretendi anche che io ti accolga a braccia aperte… Te lo puoi scordare!-
 -A quanto mi risulta neanche tu ti sei degnata di venirmi a parlare dopo che sei praticamente sparita dalla mia camera la sera del nostro piccolo incidente.-
 I toni stavano cominciando a diventare terribilmente seri ma non potevo fare a meno di rispondergli come mio solito, era davvero più forte di me.
 -Avevo di meglio da fare che stare a sentire te e quell’ochetta che vi scambiavate effusioni da vomito per telefono!-
 -Mi hai spiato?!- chiese a dir poco indignato.
 -No, ti stavo solo portando una coperta e ho sentito un paio di parole ma tanto mi è bastato per decidere di dileguarmi…-
 -Quindi è per questo che te ne sei andata-, cominciò con uno dei suoi sorrisi sghembi che in genere mi facevano battere il cuore ma in quel momento ebbero lo stesso effetto di una pianta di ortica. –Eri gelosa…-
 -Oh, sì guarda… Ero assolutamente gelosa-, il mio tono trasudava ironia da ogni parte. –Ero così gelosa… Perché in realtà io sono innamorata pazza di te! Ti amo talmente tanto che in questo momento vorrei che un meteorite ti arrivasse addosso e ti facesse sprofondare direttamente nel centro della Terra.-
 Ma perché mi sentivo così infuriata… frustrata… delusa… e tradita…? Non ci stavo capendo più nulla. Continuavo ad aggredirlo però non riuscivo a capire cosa mi stesse prendendo.
 In quel momento la campanella suonò ponendo finalmente fine a quel duello verbale.
 -Comincia a pregare-, mi sussurrò lui in un orecchio –magari presto sarò davvero vittima di una catastrofe. Così sarai contenta almeno…-
 Mi sorpassò urtandomi la spalla e io sentii la rabbia ribollirmi dentro. Avevo come l’impressione che tutti i passi avanti che avevo fatto con Massi, tutti i discorsi, tutti i gesti, tutto quello che era accaduto a Cascia… tutto si fosse volatilizzato per lasciare solo il vuoto. Anzi, non il vuoto ma l’odio. L’odio che c’era all’inizio, l’odio e l’astio che ci avevano portato sempre a litigare come dannati. Cosa diavolo stava succedendo?!
 -Si può sapere che ti è preso?- mi chiese Amy sconvolta. –C’è mancato poco che gli saltassi al collo per azzannarlo.-
 -Io… Non lo so…-, mi passai una mano sul viso in un gesto di stanchezza. Ero davvero esausta, non ne potevo più di sentirmi così triste e amareggiata.
 -Siete incredibili…-, mormorò Marco con uno strano sorriso sulle labbra. –Possibile che non lo abbiate capito?-
 -Di che stai parlando, Iovine?- il tono di Amy era sempre più irritato quando si rivolgeva a Marco, la mia amica si stava innamorando di lui ogni secondo di più.
 -Be’, non so cosa sia successo nella stanza di Massi quella sera ma dovete esservi avvicinati molto perché la tensione sessuale tra voi due è quasi palpabile…-
 Spalancai gli occhi allibita.
 -La cosa?!-
 -Avete litigato come due matti ma solo per non rischiare di saltarvi addosso, e non sarebbe stato un corpo a corpo in stile Wrestling, te lo assicuro.-
 -Marco smettila di dire cretinate. Era un litigio come un altro-, risposi cominciando ad avviarmi verso l’entrata. Ci mancava soltanto Marco con al seguito le sue teorie strampalate per rovinarmi definitivamente la giornata. Tensione sessuale? Sì, come no…
 La prima ora con la Bianchi trascorse in una lenta agonia. Era ormai arrivato dicembre e questo per la nostra cara professoressa significava una cosa sola: interrogare a tutto spiano. Quando arrivava la fine del quadrimestre- anche se mancavano più di due mesi, per lei era già la fine del quadrimestre- diventava diretta come un treno e con la sua fedele agendina contribuiva ad aumentare la sfilza di due e tre che molti di noi vantavano tra le loro schiere. Una carneficina vera e propria, in pieno stile latino!
 Come al solito era entrata in classe mormorando solo un “Buongiorno” e dopo aver firmato il registro aveva tirato fuori la sua agendina color marroncino chiaro- anche se molti lo consideravano un color pelle, come se fosse stata fatta con la pelle dei suoi stessi alunni passati, presenti e futuri. Quell’agendina era la stessa di quando la Bianchi aveva cominciato ad insegnare vent’anni prima. Ogni anno, alla fine del secondo quadrimestre, apriva i piccoli anellini dorati e toglieva i fogli con le tracce di quello che restava degli alunni che erano passati sotto il suo torchio e li sostituiva con altri fogli nuovi e pronti ad iniziare un nuovo anno scolastico. Qualsiasi ragazzo avesse avuto la Bianchi come professoressa ricordava perfettamente la voglia che gli cresceva dentro di prendere quella maledetta agendina e gettarla in un camino acceso.
 Aprì il suo strumento di tortura e cominciò a sfogliare le pagine con una lentezza assurda. L’attesa era snervante, quel grosso peso sullo stomaco che premeva fino a quando sentivi o non sentivi il tuo nome era a dir poco opprimente. Avvertivi tutti i succhi gastrici scivolare lungo le pareti dello stomaco per riuscire a fuggire via, persino loro non volevano avere nulla a che fare con la Bianchi. Anche se nella stanza c’era una temperatura normale all’improvviso un freddo glaciale ti avvolgeva e sentivi la vista annebbiarsi. E poi cominciava la tortura vera e propria…
 -Giordano.-
 Perfetto essere interrogati con la Giordano era come sfilare in passerella accanto a Naomi Campbell: una figuraccia assicurata nonostante non fossi poi così da buttare.
 -Zilli.-
 Davide tendeva a non spiccicare parola alle interrogazioni della Bianchi quindi se mi avesse chiamata almeno ci sarebbe stato uno peggio di me.
 -Corradi.-
 Ancora meglio! Christian non apriva bocca neanche sotto tortura, visto che probabilmente non sapeva nemmeno come fosse fatto il nostro libro di letteratura latina.
 -Uhm… Va be’, basta così.-
 Quelle era la frase che pronunciata dalle labbra della Bianchi suonava come una vera sinfonia.
 Il mio cuore riprese a battere e tutte le funzioni vitali tornarono normali. In quei giorni a causa della depressione dovuta a quell’imbecille di Massi non avevo studiato granché quindi se la Bianchi mi avesse chiamata la mia media sarebbe crollata vertiginosamente.
 -Allora, Sara…-, la Bianchi era davvero strana. Quando ci doveva chiamare per interrogarci usava il cognome, invece una volta che stavamo seduti vicino alla cattedra tornava ad usare il nome, una persona davvero incomprensibile.
 La Giordano si sedette più dritta sulla sedia per ascoltare bene la domanda.
 -Parliamo del Satyricon di Petronio?- chiese la Bianchi guardandola dritta negli occhi.
 -Sì.-
 Ecco che stava per partire uno dei monologhi della Giordano.
 -Il Satyricon, unico scritto attribuito a Petronio, è un’opera narrativa in forma prosimetrica, che cioè alterna prosa e versi. Vi è tutt’oggi il problema della datazione del romanzo ancora priva di elementi incontrovertibili. Unici punti certi sono l’evidente ambientazione di età imperiale e la menzione di un passo dell’opera effettuata da parte di un grammatico del secolo III d.C. Verso la datazione di età neroniana convergono numerosi indizi…-
 Potevo seguire parola per parola dal libro come se quella fanatica lo avesse davanti agli occhi e lo stesse leggendo. Ma si poteva imparare a memoria tutto quel popò di roba? Evidentemente la mia teoria riguardo il prototipo di robot era esatta, non vedevo altra spiegazione.
 Quando la Giordano terminò, la Bianchi fece qualche domanda agli altri due martiri, domande a cui, ovviamente e come era da prevedersi, nessuno dei due rispose.
 Marti al mio fianco stava fremendo per la preoccupazione. Vedere il suo amato Christian messo sotto torchio dalla Bianchi doveva farla sentire impotente. Stavo cercando di accettare la loro relazione con tutte le mie forze ma continuavo ad avere uno strano presentimento che proprio non ne voleva sapere di lasciarmi in pace. Marti continuava a non volermi fornire i dettagli su quello che stava accadendo, diceva solo di essere innamorata di lui, che finalmente aveva trovato un ragazzo in grado di comprenderla ma secondo la mia modesta opinione Christian era solo riuscito ad abbindolarla. Mi sorprendeva solo il fatto che la mia amica ci stesse cascando come una pera.  
 Finalmente la campanella suonò e appena la Bianchi uscì dall’aula potemmo rilassarci un attimo in attesa che arrivasse Longo per scendere e affrontare l’ora di educazione fisica. Traduzione: partita di pallavolo, sport per cui ero assolutamente portata e che mi piaceva davvero tanto.
 La nostra scuola non era dotata di una palestra- a mala pena avevamo banchi a sufficienza per tutti, pretendere di avere una palestra era troppo. Qualche anno prima c’era una specie di palestra che era stata la mensa della scuola materna che si trovava al posto del Virgilio, molti ma proprio molti anni prima. Però anche quella stanza era diventata sede di una classe, esattamente la stessa fine che avevano fatto il laboratorio di scienze e la sala video. Prima o poi avrebbero messo classi di studenti anche negli sgabuzzini per le scope.
 Perciò ci arrangiavamo a fare educazione fisica nel cortile adiacente alla scuola, quello dove c’era il piccolo obelisco.
 In quel cortile erano presenti due porte da calcio e anche una rete da pallavolo che però stava proprio in mezzo alla delimitazione del campo di calcio: perciò o i ragazzi giocavano a pallone oppure tutti insieme a pallavolo. Ovviamente quest’ultimo era lo sport più gettonato dai professori e anche in quell’occasione Longo ci ordinò di formare due squadre e di giocare.
 Stavamo per cominciare quando qualcosa distrasse la mia attenzione, qualcosa di molto spiacevole. Serrano stava andando verso Longo e dietro di lui c’era tutta la 3F al gran completo- Massimiliano Draco compreso.
 -Ragazzi, uscite dal campo e venite qua-, disse Longo richiamandoci.
 Lasciai il pallone a terra e insieme ai miei compagni ci dirigemmo verso i due prof e, mio malgrado, verso i componenti della 3F.
 -Che ci fate qui?- mormorai a Marco quando fui abbastanza vicina.
 -Manca quella d’inglese e Serrano ci sta facendo supplenza…-, mi rispose con un filo di voce.
 Possibile che la mia sfortuna arrivasse a certi livelli!
 Non pensai neanche per un istante di rivolgere il mio sguardo verso Massi, ci mancava solo che s’indispettisse ancora di più e che iniziassimo a litigare davanti a Longo e Serrano, che come minimo ci avrebbero spediti dalla preside senza tanti complimenti.
 -Faremo una partita tutti insieme-, cominciò Serrano. –Mischieremo 3C e 3F, voglio proprio vedere che siete in grado di fare…-
 Alzai gli occhi al cielo esasperata: qualunque cosa ma non in squadra con Massi, non avrei mai potuto sopportarlo.
 -Draco, tu sei il capitano della squadra 1 e…-, Serrano ci passò in rassegna per un attimo, -…Ferrari, tu sarai il capitano della squadra 2.-
 Almeno qualcosa per il verso giusto stava andando.
 Il resto dei componenti delle squadre fu deciso dai professori. Così nella mia squadra mi ritrovai Marco- che dicevano fosse un bravo attaccante-, Amy, la migliore alzatrice del mondo, Marti non molto forte in difesa ma il suo servizio era micidiale, Andrea, il rappresentante di classe, muro più invalicabile di lui non esisteva, e Sabrina che mi sorrideva contenta con l’espressione di chi non sapeva neanche come fosse fatto un campo di pallavolo. Avevo capito subito che doveva essere negata ma non c’erano problemi, l’attacco era responsabilità di Andrea e Marco, mentre io avrei pensato alla difesa facendo anche la parte di Sabrina. In quel frangente non avevo mai avuto difficoltà.
 Nell’altra squadra c’erano Massi, la sua fama di schiacciatore imbattibile era arrivata alle mie orecchie già da qualche anno, Christian, irruento e fuori controllo, respingeva i palloni con i pugni facendoli arrivare nello spazio, perciò difficilmente avrebbe segnato un punto, Davide, che se la cavava piuttosto bene, ed altre tre ragazze della 3F che giravano intorno a Massi come tanti avvoltoi con gli occhi a forma di cuoricini. La colazione di quella mattina stava cominciando a ritornarmi su alla vista di quella scena disgustosa…
 -Bene-, disse Serrano mettendosi in postazione per arbitrare, - a quanto ne so la difesa di Ferrari è invalicabile e gli attacchi di Draco sono imprendibili, perciò non vedo proprio l’ora di assistere a questa sfida tra Titani.-
 Il mio sguardo raggiunse immediatamente quello di Massi che rispose con altrettanto odio.
 I suoi tiri erano imprendibili? Questo era tutto da vedere!
 -Per la palla-, urlò Longo lanciando la palla a terra e facendola rimbalzare all’interno del campo.
 Massi era già balzato in aria pronto ad effettuare la schiacciata ma per me fu facile intuire dove stesse puntando: il suo bersaglio era la parte di campo occupata da Sabrina, esattamente alla mia destra. Spostai il peso del corpo sul piede destro per prepararmi allo scatto e proprio quando Massi schiacciò con forza la palla io ero già in posizione. La presi senza difficoltà con un bagher perfetto ma dovevo ammettere che quel tiro era micidiale ed ero riuscita a controllarlo solo mettendoci tutto il mio impegno. Amy ricevette la palla e la alzò a Marco che schiacciò ed ottenne il punto per la palla.
 Massi mi fissò dritto negli occhi e nonostante ci fossero diversi metri tra noi riuscii ad intuire il significato del suo sguardo: non gli era per niente piaciuto il fatto che fossi riuscita a batterlo così facilmente. Illuso! Quello era solo l’inizio, come aveva detto Serrano la mia difesa era impenetrabile. Se voleva davvero sfondarla si doveva impegnare molto di più.
 Evidentemente anche Massi aveva preso quella sfida sul serio perché per tutta la durata del set i suoi attacchi si fecero sempre più aggressivi e potenti, tanto che non sempre riuscivo a controllare bene la palla e a tenerla in campo.
 Dopo diversi minuti di gioco il punteggio era praticamente pari, venticinque-ventiquattro per la mia squadra, ma per vincere ci serviva uno scarto di due punti e quindi il servizio di Marti in quel momento era davvero fondamentale.
 Marti batté un servizio impeccabile ma quel rompiscatole del suo ragazzo riuscì a riceverlo, Davide aveva alzato per Massi che si stava preparando a schiacciare e in quel momento sottorete c’ero io, ed ero l’unica che poteva fermare il suo attacco. Saltai con tutta la forza che avevo nelle gambe e quando Massi schiacciò, la palla trovò la strada sbarrata dalle mie mani e ricadde immediatamente nel loro campo senza che riuscissero a prenderla.
 Nel momento dell’atterraggio però, qualcosa non andò per il verso giusto. Appena il mio piede destro toccò il suolo una fitta lancinante mi attraversò la caviglia…
 
 -Non ti metterò la fasciatura ma devi promettermi che almeno per dieci giorni non fari sforzi inutili e terrai la caviglia a riposo.-
 -Certo, dottore lo farò.-
 
 Possibile che quei tre giorni in meno di riposo per la mia caviglia portassero a tutto questo, erano solo tre giorni. Avevo promesso al dottore di stare a riposo per dieci giorni e invece dopo una settimana mi ero messa a giocare a pallavolo. Che idiota patenta! Se ci fosse il Nobel per la stupidità lo vincerei io senza ombra di dubbio!
 La fitta che mi aveva attraversato la caviglia si fece più intensa e a quel punto non riuscii più a restare in piedi. Con un gemito di dolore mi accasciai in ginocchio tenendomi la parte dolorante.
 Nessuno sembrava essersi accorto di quello che mi stava accadendo: la mia squadra festeggiava, la squadra avversaria litigava e i professori erano distratti da quello che stavano facendo i miei compagni mentre io non avevo neanche la forza di parlare per chiedere a qualcuno di aiutarmi.
 Ad un certo punto a causa del dolore la vista cominciò ad annebbiarsi e avevo come la sensazione di essere sul punto di svenire quando sentii il terreno mancarmi sotto i piedi e uno strano calore avvolgermi.
 -Sei un’idiota, spero che tu te ne renda conto…-
 Quella voce meravigliosa, calda e accogliente che mi fece battere il cuore. Era la voce del mio Massi. La vista cominciò a tornare e mi accorsi che mi aveva presa tra le braccia e mi fissava con sguardo di rimprovero.
 Aveva capito tutto, me lo sentivo!
 -Professore-, disse rivolto a Serrano, -credo che la caviglia di Ferrari abbia ancora qualche problema, non riesce a reggersi in piedi.-
 -Ferrari!- esclamò Serrano guardandomi. –Per quanto tempo dovevi stare a riposo?-
 -Dieci giorni…-, mormorai con un filo di voce, mentre cominciavo a chiedermi come mai Massi non si stesse stancando di tenermi in braccio, mi ero ripresa e poteva anche rimettermi giù.
 -Dieci giorni! Sai contare, Ferrari!? Non sono ancora trascorsi dieci giorni dall’incidente non avresti dovuto giocare. Si può sapere perché non mi hai detto nulla?-
 -Mi scusi-, abbassai lo sguardo mortificata, -mi… mi era passato di mente.-
 Era vero, l’idea di una sfida con Massi mi aveva talmente elettrizzata da farmi dimenticare qualsiasi altra cosa estranea a quel momento.
 -Visto che ci sei, Draco, portala nella sua classe. Nel frattempo chiamerò i suoi genitori perché vengano qua e l’accompagnino in ospedale, è meglio che faccia qualche radiografia. Dì ad Alberto che vi faccia usare l’ascensore, sono sicuro che la preside non avrà nulla in contrario.-
 -Sì-, rispose Massi senza battere ciglio.
 Si voltò e con passo svelto si diresse verso l’entrata della scuola.
 Non disse una sola parola mentre io me ne stavo completamente ammutolita tra le sue braccia. Mi sentivo in imbarazzo e allo stesso tempo avrei voluto non raggiungere mai l’interno dell’edificio per poter stare così vicina a lui il più a lungo possibile.
 Una volta entrati incontrammo subito il signor Alberto. Era il tecnico della sala computer ma era anche una specie di tuttofare come la signora Giovanna. Un uomo gentile e simpatico, dall’aria molto paterna. Con i suoi capelli bianchi e gli occhiali dava l’aria di essere una persona che avrebbe aiutato il suo prossimo in qualsiasi circostanza, e in effetti, cercava sempre di risolvere i problemi di tutti noi studenti quando ne aveva la possibilità.
 -Alberto…-, cominciò Massi chiamandolo.
 -Che è successo, Valeria?- il suo tono era preoccupato.
 Alberto ed io eravamo molto amici. Durante il viaggio d’istruzione dell’anno prima si era parecchio affezionato alla mia classe dato che la preside lo avevo designato come nostro responsabile, e quindi conosceva i nomi di tutti nella mia classe e ci voleva bene.
 -E’ una stupida-, disse subito Massi.
 -Ehi!- esclamai indignata dandogli un pugno sul petto, ovviamente senza troppa forza.
 Lui si rivolse ad Alberto.
 -Dimmi se una a cui è stato detto di non sforzare la caviglia per dieci giorni e poi si mette a giocare a pallavolo prima che il termine sia scaduto non è una stupida?-
 -Ha ragione lui-, rispose Alberto divertito e consolandomi con il suo sguardo dolce.
 Incrociai le braccia scocciata. Mi sentivo come una bambina a cui era stato detto di non fare qualcosa e che adesso tutti volevano rimproverare facendole capire il suo errore. Che pizza!
 -Serrano ha detto di farci usare l’ascensore per riportare Vale in classe.-
 -Certo, non ci sono problemi.-
 L’ascensore era il mezzo che la preside usava quelle poche volte che decideva di salire al piano superiore. In cinque anni di scuola l’avevo vista salire al massimo in un paio di occasioni, quella donna tendeva a stare semplicemente chiusa nel suo ufficio dando ordini senza muoversi da lì.
 Per gli studenti l’ascensore era assolutamente offlimits, quindi mi sentivo un po’ privilegiata nel poterlo usare…
 Alberto si avvicinò all’ascensore e dopo che ebbe inserito la chiave, le porte di metallo si spalancarono davanti ai nostri occhi, ponendoci davanti un piccolo spazio in cui sì e no ci poteva entrare la preside da sola e non avanzava neanche un centimetro quadrato.
 -Come vedete dovrete salire da soli, anche volendo non c’è spazio per tutti e tre.-
 -Lo avevamo notato-, disse Massi ironico.
 -Allora, vi aspetto su-. Alberto ci sorrise e si diresse con calma verso le scale.
 Mi voltai di nuovo a guardare l’ascensore aperto, mentre, senza volerlo, stringevo la maglietta di Massi, a cui mi ero aggrappata. Quell’ascensore non mi convinceva per niente.
 -Che c’è?- chiese lui guardandomi. –Adesso non ti fidi neanche di un ascensore.-
 Lo fissai a dir poco imbestialita. Il suo tono non mi era piaciuto per niente, non ci voleva troppo a capire che quello stupido aveva ancora voglia di litigare.
 -Non è colpa mia se l’aspetto di questo aggeggio non mette per niente a proprio agio chi ci deve salire. Preferirei che prendessimo le scale…-
 -Non dire stupidaggini. Non puoi salire le scale e di certo non ti posso portare io fin al piano di sopra: se non lo sai, sei pesante.-
 La sua voce era sempre più irritata e questo mi fece indispettire ancora, come se già non mi sentissi abbastanza nervosa.
 -Allora, mettimi giù. Non sono stata io a chiederti di prendermi in braccio, me la sarei cavata benissimo anche da sola.-
 -Sì, come no… Se non fossi intervenuto, tu saresti stesa sotto la rete da pallavolo priva di sensi. Certo che hai uno strano modo di ringraziare chi viene in tuo soccorso.-
 Fissò i suoi occhi nei miei, ma questa volta la rabbia non venne meno: era come se quegli occhi si stessero prendendo gioco di me. Mi scrutavano come se conoscessero perfettamente i miei sentimenti e si stessero divertendo a calpestarli senza alcuna esitazione. La rabbia mi montò dentro come l’onda di uno tsunami, con la potenza di un uragano portando via tutte le buone intenzioni che potevo aver avuto fino a quel momento.
 Avrei voluto prendere Massi a schiaffi ma decisi che era meglio ignorare quella strana ira che si era impossessata del mio corpo.
 -Guarda che non ti stavo ringraziando-, risposi distogliendo lo sguardo per evitare che i miei occhi stessero un secondo di più in contatto con quelli di Massi.
 -Che razza di educazione-, mormorò lui alzando gli occhi al cielo ed entrando nell’ascensore.
 Con delicatezza mi posò a terra continuando a sorreggermi da dietro la schiena, tenendo il braccio intorno al mio bacino mentre io mi aggrappai alla sua spalla.
 Premette il tasto 1 e le porte dell’ascensore si chiusero.
 Nella nostra scuola c’erano solo due piani quindi l’ascensore non doveva fare troppa strada e di conseguenza le porte si sarebbero dovute riaprire quasi immediatamente, eppure qualcosa non quadrava: non si sentiva alcun rumore, non sembrava che ci stessimo muovendo, però le porte si erano chiuse.
 Subito alzai lo sguardo verso Massi e quello che vidi mi gelò il sangue nelle vene: il suo volto era serio e fissava con impazienza le porte come se stesse pregando che si spalancassero.
 Avevo il presentimento che quelle porte non si sarebbero aperte tanto presto e questo stava cominciando ad agitarmi, anzi mi stava mandando letteralmente in panico.
 -Massi…-, mormorai con tono preoccupato.
 -Sta tranquilla-, rispose lui cercando di mantenere un tono sicuro. –Ci tireranno fuori subito.-
 Chissà perché non mi fidavo troppo delle sue parole.
 Passarono un paio di minuti e a un certo punto sentii una voce ovattata che doveva arrivare dall’esterno.
 -Ragazzi. State bene?-
 Era Alberto!
 -Sì, ma cosa è successo?- urlò Massi per riuscire a farsi sentire. –Perché le porte si sono bloccate?-
 -Non lo so. Ma tra poco vi tireremo fuori. Stanno chiamando il tecnico e i Vigili del Fuoco, e tra poco anche i genitori di Vale saranno qui, perciò non preoccupatevi, sarete fuori subito è solo questione di qualche minuto.-
 Tirai un sospiro di sollievo, per un attimo avevo temuto che saremmo rimasti intrappolati in quell’ascensore, morendo per mancanza d’ossigeno. Non avevo alcuna voglia di fare la fine di Aida e Radames.
 -Certo che devi aver pregato parecchio-, disse Massi con tono giocoso.
 -Come scusa?- non avevo capito per niente quello che stava cercando di dirmi.
 -Nel senso che alla fine sei riuscita a fare in modo che io fossi vittima di una disgrazia solo che ci sei andata di mezzo anche tu. Chi lo sa, forse avevano finito le meteoriti.-
 -Ma quanto sei spiritoso-, mormorai irritata.
 Passammo qualche secondo in silenzio poi stanca del fatto di dover dipendere da Massi mi staccai da lui, lasciandolo parecchio sorpreso, e mi appoggiai alla parete dell’ascensore stando attenta a non poggiare il piede destro a terra- ci mancava solo che ricominciasse a farmi male come pochi minuti prima anche se il dolore continuava a persistere e sembrava persino che la caviglia si stesse gonfiando.
 Massi si appoggiò alla parete di fronte alla mia, come per allontanarsi il più possibile- non che fosse semplice in un buco di un metro per uno- e mi fissò quasi offeso.
 -Che c’è?- chiesi scocciata.
 -Ti sto proprio antipatico, eh…-
 Sussultai a quelle parole. Se solo avesse saputo la verità, probabilmente sarei stata io ad essere antipatica a lui.
 -Non mi sei antipatico, però ho i miei motivi per starti lontana. E credimi, è per il bene di entrambi se preferisco non essere tua amica.-
 -Ma ti senti quando parli? Che significa “per il bene di entrambi”? Mica sei una bomba pronta ad esplodere da un momento all’altro…-
 Possibile che dovesse essere sempre così pignolo?! Che importava il perché, dovevo e volevo stargli lontana, non c’era bisogno di dare ulteriori spiegazioni.
 -Non voglio avere a che fare con te punto e basta, non mi sembra di doverti altri tipi di motivazione-, sentivo le lacrime pungere dietro gli occhi ma non potevo di certo lasciare che uscissero, in caso contrario avrebbero decretato la mia condanna.
 I toni della conversazione stavano cominciando ad infervorarsi ma non avevo idea di cosa fare per distendere l’atmosfera.  
 -Per me c’è qualcosa sotto…-, cominciò Massi con tono di sospetto. –Prima mi critichi, poi dici di odiarmi, alla fine sembra che riusciamo a comportarci come persone civili, e adesso ci rimettiamo a litigare come due deficienti! Io non ci sto capendo più niente ma sento che la soluzione di questo problema ce l’hai tu, quindi parla!-
 -Tu non ci stai capendo niente? E io cosa dovrei dire?! Passi dall’irritato al gentile con la stessa velocità della luce. Quella confusa dovrei essere io. Per di più il tuo rapporto con Delia mi incasina ancora di più la situazione!-
 Mi resi immediatamente conto di aver parlato troppo, non avrei dovuto chiamare in causa la sua ragazza. Accidenti a me e alla mia linguaccia!
 -E adesso che c’entra Delia?- chiese lui stupito.
 -Tutto!- esclamai esasperata. –Possibile che tu non riesca a capire?!-
 Non era colpa mia se io ero troppo codarda per confessargli la verità e lui troppo idiota per afferrare il nesso di tutti i segnali che li avevo mandato inconsapevolmente.
 -Di che diavolo stai parlando?!- esordì confuso. –Stavamo parlando di te e me, non di Delia. Lei non ha niente a che fare con i tuoi sbalzi di umore.-
 -Sì, invece-, insistetti abbassando lo sguardo.
 -Perché?- il suo tono era sempre più confuso ed esasperato.
 Alzai lo sguardo di scatto. Ormai era inutile continuare a fingere, prima o poi i miei sentimenti sarebbero venuti a galla ed io non ne potevo più di tenermeli dentro, stavano corrodendo il mio cuore e la mia anima.
 -Vuoi davvero sapere perché?- cominciai con tono calmo ma i miei occhi fissi in quelli di Massi avrebbero potuto incenerirlo in un attimo tanto erano pieni di rabbia.
 Lui rispose al mio sguardo e capii che voleva davvero sapere cosa stesse succedendo.
 Presi un lungo respiro prima di dire:
 -Perché la invidio.-
 -Cosa?- aggrottò la fronte sempre più confuso.
 -Io invidio Delia Barton, e ti assicuro che non è per la sua bellezza o per i suoi soldi. Quindi fatti un paio di conti e cerca di capire questa volta!-
 Massi continuava a fissarmi con la stessa faccia di uno che aveva appena saputo che Serrano e Longo si erano messi insieme: era a dir poco confuso ed incredulo.
 Forse era stato il suo sguardo spiazzato, che mi appariva così dolce e tenero, o forse la consapevolezza che ormai avevo raggiunto il punto di non ritorno e che niente sarebbe stato più come prima ma senza che me ne rendessi conto avevo preso il viso di Massi tra le mani e avevo unito le nostre labbra. Probabilmente così avrebbe capito ogni cosa una volta per tutte e sarebbe stato contento!
 Avevo immaginato che le labbra di Massi mi sarebbero risultate così calde ed invitanti, come avevo immaginato che baciarle mi avrebbe portata dritta in Paradiso, quello che non avevo previsto era la reazione di lui. Pensavo mi avrebbe respinta, magari anche schifato dal mio gesto, e invece quello che fece mi lasciò completamente disorientata. La sua bocca si era schiusa rendendo il bacio più profondo e le sue mani si erano posate sulla mia schiena attirandomi a lui, facendo aderire completamente i nostri corpi, imprigionandomi in quella gabbia ardente e piena di passione. Speravo con tutto il cuore che qualcuno si fosse preso il disturbo di buttare via la chiave di quella gabbia! Volevo che quel momento non finisse mai, che le nostre labbra continuassero a toccarsi e a cercarsi. Persi completamente la cognizione del tempo e dello spazio, a malapena ricordavo il mio nome. Non esisteva nulla! Solo Massi, le sue labbra e le sue mani che continuavano a tenermi saldamente ancorata al suo corpo.
 In diciott’anni di vita non mi ero mai sentita così completa e felice come in quel momento.
 Sapevo che Massi amava Delia e che probabilmente stava ricambiando il mio bacio solo per un basso istinto maschile- quell’istinto che era situato a sud dell’ombelico- ma non me ne importava un bel niente. Avevo desiderato quel bacio per mesi e avevo tutte le intenzioni di godermelo fino in fino, o almeno fino a quando mi sarebbe stato permesso.
 Evidentemente qualcuno aveva deciso che il mio piccolo istante di follia doveva giungere al termine perché Alberto da fuori gridò:
 -Ragazzi, i Vigili del Fuoco stanno per aprire le porte.-
 Fu come svegliarsi da uno strano sogno. Mi staccai lentamente da Massi guardandolo negli occhi mentre lui ricambiava il mio sguardo. Avrei voluto possedere il dono di leggere nel pensiero per capire cosa gli stesse passando per la testa. Aveva capito tutto? Oppure aveva preso il mio gesto come una specie di gioco? Si stava domandando quali fossero le mie intenzioni?
 Un rumore deciso provenne dalle porte e subito ci separammo tornando a poggiarci sulle pareti opposte dell’ascensore, puntando i nostri sguardi ovunque tranne che verso l’altro.
 Avevamo entrambi uno strano fiatone come se avessimo corso la maratona di New York, e in un certo senso avevamo fatto attività fisica anche se non era proprio uno sport lecito in un luogo pubblico e soprattutto scolastico.
 Le porte cominciarono ad aprirsi lentamente e due uomini con indosso la divisa da Vigili del fuoco ci sorrisero con fare rassicurante. Non fecero in tempo a parlare che una cascata di capelli biondi si fiondò all’interno dell’ascensore saltando addosso a Massi.
 -Delia!- esclamò lui colto alla sprovvista.
 -Come stai?- chiese lei praticamente stritolandolo. –I ero so preoccupata…-
 Ma che razza di lingua era?! Giocava a fare una parola in italiano e una in inglese…?
 Ero a dir poco sconcertata.
 Qualunque lingua quell’oca parlasse, però, era e rimaneva la fidanzata di Massi e lui la stava abbracciando senza lamentarsi e soprattutto senza guardarmi perciò avevo capito l’antifona: non avevo chance contro di lei, e non avevo alcuna intenzione di sentirmelo dire proprio da Massi. Perciò in quel momento presi una decisione… Non avrei mai più rivolto la parola a Massi neanche sotto tortura…! A costo di passare per una bambina fifona, avrei evitato Massi per il resto dei miei giorni, che praticamente equivalevano almeno alla fine di quell’anno scolastico.
 -Vale!- una voce familiare mi destò dai miei pensieri lugubri.
 Un uomo stava davanti all’entrata dell’ascensore. I capelli neri e il pizzetto dello stesso colore, gli occhi così simili ai miei, e indossava un paio di occhiali senza montatura. Era arrivato il mio vero eroe!
 -Papà!- esclamai con le lacrime agli occhi buttandomi ad abbracciarlo. Fortuna che mio padre aveva appena quarant’anni altrimenti gli avrei di sicuro incrinato qualche costola.
 Lui mi abbracciò preoccupato e poi mi prese in braccio sollevandomi in modo che non rischiassi di poggiare il piede a terra. Non lo avevo notato prima ma la caviglia si era gonfiata in modo preoccupante.
 -Andiamo in ospedale…- mormorò lui con tono rassicurante, mentre io mi aggrappavo al suo collo e piangevo senza farmi vedere dagli altri.
 Era bello stare tra le braccia di mio padre, lui mi aveva sempre protetta e aveva sempre cercato di lenire il mio dolore, ma questa volta sarebbe stato diverso… Neanche lui poteva placare l’enorme fitta che sentivo all’altezza del cuore. C’era una sola persona al mondo che avrebbe potuto farlo, la stessa che lo aveva causato, ma lui era troppo impegnato a rassicurare la ragazza che amava per potersi preoccupare di un’insignificante stupida come me.











***L'Autrice***
 Lo so, può sembrare che le cose si stiano complicando un po'- okay, forse si stanno davvero complicando...^^- ma vi assicuro che è normale, quando posterò i prossimi capitoli tutto vi apparirà più chiaro, e tutte le domande che vi siete e che mi avete posto in tutto questo tempo troveranno la loro risposta... Perciò dopo aver letto questo capitolo non saltate a conclusioni affrettate...^^
 Immagino che la scena del bacio abbia scatenato un putiferio e adesso sono proprio curiosa di sapere che cosa ne pensate... xD
 
 Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^




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 P.S. Ho risposto alle recensioni con la nuova funzione di EFP... ^^ Spero che siano arrivate... xD

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Capitolo 15
*** La Filosofia Delle Tre Scimmiette ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 15 (new)
Non Puoi Vincere
Senza Aver Prima Imparato A Perdere
Kareem Abdul Jabbar
 


 
 Capitolo 15: La Filosofia Delle Tre Scimmiette

 
 Una volta in ospedale la diagnosi fu piuttosto chiara: rottura della caviglia. A quanto pareva, nel giocare la partita, la distorsione si era acutizzata e nel momento in cui ero atterrata dopo aver murato la schiacciata di Massi, c’era stata la rottura a causa di tutto il peso del mio corpo arrivato improvvisamente sull’osso. Non era necessario intervenire chirurgicamente ma sarei stata costretta a due giorni di ricovero e a tredici di gesso, e questa volta non avrei potuto sgarrare- anche perché i miei genitori mi controllavano a vista.
 Durante i due giorni di ricovero Amy, Marco, Marti e Sabrina vennero a trovarmi. Nessuno di loro accennò a Massi e fortunatamente non sembravano al corrente di quello che era successo. O almeno così credevo.
 La sera del mio secondo giorno di ricovero non aspettavo nessuno. I miei amici se n'erano andati da poco e anche mamma e papà erano tornati a casa. In più l’orario per le visite era quasi finito perciò quando vidi Sabrina entrare nella mia stanza rimasi sorpresa, e anche parecchio.
 -Ciao-, disse lei con il suo solito sorriso dolce e comprensivo.
 -C-ciao-, risposi titubante. –Ma non eri andata via con gli altri?-
 -Ero venuta con la mia macchina, quindi ho fatto finta di andar via e poi sono tornata indietro.-
 -Capisco-, esitai un attimo nel continuare. Stavo cominciando a conoscere Sabrina e avevo come la sensazione di sapere che cosa volesse da me. –E come mai sei tornata?-
 -Voglio solo sapere cosa è successo tra te e Massi nell’ascensore.-
 Lo sapevo che avrebbe tirato fuori quella storia, me lo sentivo che lei si era resa conto di tutto.
 -Non inventarti scuse inutili, perché capisco perfettamente quando stai mentendo.-
 Accidenti all’intuito di quella ragazza! Ma chi me l’aveva detto di diventare sua amica?! Era come fare amicizia con un agente della CIA.
 Sospirai in un gesto di resa e la invitai a sedersi sul letto accanto al mio, mentre io mi tiravo su lottando con quel maledetto gesso che rendeva ogni mio movimento goffo e impacciato.
 -Come hai fatto a capirlo?-
 -Conosco Massi da una vita, pensi che non mi sarei accorta che, da quando siete usciti da quell’ascensore, non è più lui. Si comporta come se avesse visto un fantasma e appena ho provato a nominarti ha dato in escandescenze, per non parlare di quando gli ho proposto di venire qua con me per farti visita. Sembrava un leone a cui avevano strappato la criniera con la ceretta. Come potevo non insospettirmi?-
 Era inutile negare. Alla fine dei conti probabilmente mi avrebbe fatto anche bene parlare con qualcuno di quella storia, non era semplice convivere con quei ricordi, nonostante fossero piuttosto piacevoli in alcuni punti.
 -Lo ha capito anche Marco?- chiesi abbassando lo sguardo.
 -Tranquilla, credo di essermene accorta solo io. Marco è troppo occupato a rendersi conto dei suoi sentimenti per notare cambiamenti in Massi. Allora, me lo dici che cosa è successo?-
 -Abbiamo litigato-, risposi semplicemente ma Sabrina aveva compreso subito che non era solo lì la questione, per lei era ovvio che ci fosse dell’altro.
 -E poi lui mi ha messo alle strette, chiedendomi come mai il mio comportamento fosse sempre così incoerente.-
 Alzai un attimo gli occhi e vidi l’interesse di Sabrina per le mie parole. Pendeva letteralmente dalle mie labbra in attesa che io portassi a termine quella mia sofferta confessione.
 -Senza volerlo mi sono lasciata sfuggire che il problema di tutto era Delia e il fatto che fosse la sua fidanzata. Ovviamente lui non ha capito cosa volessi dire e così…Ecco, io… L’ho baciato.-
 Quasi certamente se avessi rivelato di avere un ordigno nucleare sotto il letto, la faccia della mia amica avrebbe avuto un’espressione migliore. Persino l’aggettivo incredula era riduttivo nel suo caso.
 -Tu hai fatto cosa?!-
 -L’ho baciato…-, risposi cambiando diverse tonalità di rosso, tra cui un paio che forse non erano neanche mai state classificate dagli esperti d’arte.
 -Quando dici baciato-, riprese lei continuando a fissarmi. –Intendi baciato baciato?-
 -Quanti modi conosci per baciare un ragazzo? Sì, l’ho baciato baciato. E’ stato un gesto istintivo, mi sentivo così arrabbiata e frustrata però allo stesso tempo così attratta da lui che non sapevo che fare e alla fine…-
 -Hai pensato bene di baciarlo-, concluse lei con un sorriso divertito.
 -Già-, il mio tono era talmente scoraggiato che neanche una talpa sarebbe riuscita a ritrovare il mio umore tanto era sprofondato nelle viscere del pianeta.
 -Fammi indovinare- cominciò lei con un sorriso sempre più ampio, -il caro Massi ha risposto al bacio, e anche con parecchio trasporto magari.-
 La mia testa si sollevò di scatto come se fosse stata collegata a un meccanismo a molla.
 -Come hai fatto ad indovinare?- a volte mi chiedevo se per caso Sabrina non avesse nascosto qualche microcamera addosso a me o a Massi, non era possibile che capisse sempre tutto. O sì?
 -Ti ripeto che conosco Massi, e anche tu non sei difficile da comprendere. Adesso il tuo problema è probabilmente il non sapere che cosa quel bacio abbia significato per lui.-
 Annuì scoraggiata. Il punto era proprio quello: Massi aveva risposto al bacio, ma perché? La teoria che andava più in voga tra i miei neuroni era sicuramente quella dell’istinto animale, si era solo trovato a rispondere in modo automatico ad un mio gesto improvviso che evidentemente, da maschio qual era, non aveva esitato a ricambiare approfittando del primo essere sessualmente compatibile che si era trovato davanti, senza soffermarsi troppo a pensare che quell’essere ero io.
 -Posso dirti cose ne penso con tutta sincerità?- mi chiese Sabrina sfoderando il suo sguardo più dolce e comprensivo.
 -Se ti dicessi di no, tu esiteresti a parlare?- la mia era una domanda retorica dato che la risposta era piuttosto ovvia per entrambe.
 -Cercherò di essere il più concisa possibile poi sta a te decidere di darmi ragione o meno-, già quella premessa non mi piaceva per niente. –Tu hai baciato Massi e lui ha risposto al tuo bacio in modo piuttosto chiaro. Il problema sta nel capire se ha ricambiato solo preso dalla foga del momento o se sotto c’è dell’altro. La mia modesta opinione è una sola: Massi è innamorato, su questo non ho alcun dubbio, è proprio cotto.-
 -So perfettamente che è innamorato, e ci sta anche con la ragazza che ama.-
 -Sei davvero certa che lui sia innamorato di Delia? Io non ci metterei la mano sul fuoco.-
 Sorrisi, ma il mio era un sorriso amaro come un limone acerbo.
 -Stai per caso cercando di dirmi che secondo te Massimiliano Draco, che sta con una bellezza come Delia Barton, è innamorato di me?-
 -L’idea era più o meno questa, sì-, rispose lei scrutandomi con attenzione.
 -Scusa, Sabri. Io ti voglio bene e sono contenta di essere tua amica ma devi sottoporre i tuoi super poteri ad una revisione accurata perché mi sa che questa volta non ci hai preso proprio. So che faccia ha un ragazzo innamorato e Massi non ha occhi che per Delia. Quando guarda me sembra che abbia davanti un bidone dell’immondizia.-
 Era così, me lo sentivo fin dentro l’anima. All’inizio il suo rapporto con Delia mi era sembrato freddo e privo di sentimento ma con il tempo avevo imparato a cogliere i segni dei suoi veri sentimenti verso quella ragazza. Lui la amava e su questo non c’era nulla da discutere.
 -Come ho detto prima, sta solo a te decidere a cosa credere. Se pensi che lui ami Delia non cercherò di contraddirti, il tempo darà ragione ad una di noi due-, il tono di Sabrina era sempre così calmo, però conservava sempre quella nota saccente. Si capiva che era assolutamente certa di avere ragione ma questa volta stava sbagliando e doveva accettarlo per quanto potesse essere scocciante.
 -L’orario di visite è quasi finito-, annunciò gentilmente un’infermiera infilando velocemente la testa nella stanza per poi sparire con la stessa velocità con cui era arrivata.
 Sabrina si alzò dal letto e si rimise la sciarpa al collo, per ripararsi dal freddo che la attendeva una volta uscita dall’ospedale.
 -Cos’hai intenzione di fare adesso? Lunedì tornerai a scuola e credimi quando ti dico che Massi cercherà in tutti i modi di chiarire con te. Vorrà parlarti per capire il tuo gesto.-
 Sospirai preoccupata. Sapevo perfettamente che Massi avrebbe voluto avere un confronto con me per rendersi conto di come stavano le cose, ma io non avevo alcuna voglia di sentirmi dire proprio da lui, con quella voce che mi faceva battere tanto il cuore, che quel bacio lo aveva infastidito o che magari i miei sentimenti lo facevano ridere. Non lo avrei sopportato! Perciò c’era una sola cosa da fare…
 -Lo eviterò-, risposi sicura. –Non so come ma, in un modo o nell’altro, lo eviterò. Devo resistere solo fino alla settimana prima delle vacanze di Natale.-
 -Non ci sarà autogestione in quella settimana?- mi chiese Sabrina confusa.
 -Sì ma io quella settimana non verrò a scuola. Andrò a Padova da mia zia Lucia, lei lavora nella segreteria dell’Università e ha detto che in quella settimana non ci sarà molta gente perciò dovrei avere la possibilità di assistere a qualche lezione. Almeno così potrei capire che cosa fare dopo il diploma.-
 -Quindi dovrai resistere solo per pochi giorni… -, asserì lei pensierosa.
 -Credi che non ce la farò?- le chiesi sorridendo.
 -Non so. , però Massi sa essere molto insistente quando vuole.-
 -Ho imparato a difendermi dai suoi attacchi, so perfettamente come gestirlo-, risposi con una certa sicurezza, che non pensavo proprio di possedere in un momento come quello.
 Sabrina andò via quando l’infermiera ripassò rimproverandola con un tono molto meno gentile rispetto a quello che aveva usato la prima volta.
 Rimasta sola spensi la luce e posai la guancia sul cuscino.
 Speravo che il buio mi avvolgesse ma la luna piena creava un cono di luce che quasi risplendeva sulle lenzuola bianchissime del mio letto. Infilai una mano sotto il cuscino e trovai immediatamente quello che stavo cercando, l’unico oggetto che in quelle notti passate in ospedale era riuscito a darmi un po’ di conforto. Una foto, la foto più preziosa che avessi mai stretto tra le mani. L’unica foto che ritraeva Massi in un momento di fragilità e calma, mentre dormiva sul sedile del pullman. I suoi occhi chiusi e quelle ciglia così lunghe. I capelli biondi spettinati e una strana aria di pace che regnava sovrana sul suo volto. Io, appoggiata a lui, profondamente addormentata, con una mano posata sul suo petto. Il suo braccio che mi avvolgeva la spalla quasi come se in quel momento avesse voluto proteggermi da qualcosa, o forse dal mondo intero.
 Se qualcuno di estraneo alla mia vita avesse visto quella foto, avrebbe subito pensato che quei due ragazzi ritratti in quell’istante così intimo fossero innamorati, magari una coppia felice. Ma io sapevo qual era la realtà, e anche se quella foto creava delle piccole illusioni dentro il mio cuore, il cervello non si lasciava ingannare.
 “Questa è l’ultima volta che permetto alle mie fantasie di prendere il sopravvento. Dopo questa notte non guarderò mai più questa foto.”
 La fissai con le lacrime agli occhi.
 Forse avrei dovuto distruggerla e basta ma non ne avevo la forza. Proprio non ce la facevo a sopprimere completamente i miei sentimenti. Magari un giorno sarei riuscita a dimenticarmi di Massi ma quella sera avevo ancora bisogno di pensare a lui e di immaginare noi due insieme, uniti dall’amore… Anche se era solo una mia stupida fantasia…
 
 I giorni volarono senza che neanche me ne rendessi conto. Domenica mattina mi dimisero dall’ospedale con quel maledetto gesso che avrei dovuto togliere la settimana successiva, proprio il giorno prima della mia partenza. Il lunedì non c’era scuola visto che era l’8 dicembre, quindi rimasi in casa a leggere, a guardare la televisione e ad annoiarmi in mille modi diversi.
 Nel pomeriggio fortunatamente Marco e le mie amiche passarono a trovarmi e questo mi risollevò il morale visto che nelle ultime ore i miei pensieri non erano stati per niente allegri. Ero totalmente imprigionata nel ricordo di quel bacio, era come se la sensazione di avere le labbra di Massi sulle mie non volesse abbandonarmi e questo mi rendeva inquieta e mi portava alla soglia della disperazione.
 -Io proprio non lo capisco!- esclamò a un certo punto Marco mentre noialtre eravamo impegnate in una discussione sul compito di latino che avremmo dovuto affrontare mercoledì con Sabrina che cercava di darci qualche consiglio dato che i suoi voti erano più in alto della luna.
 -A chi ti riferisci?- chiese Sabri guardandolo confusa.
 -A quell’idiota di Massi.-
 Spalancai gli occhi sorpresa e una fitta dolorosa mi trapassò il cuore. Ero riuscita a non pensare a lui per qualche minuto e subito il mio caro amico Marco non aveva esitato a ricordarmelo. Quanto avrei voluto prenderlo a schiaffi!
 Sabrina mi guardò preoccupata, ma io le sorrisi per rassicurarla sperando di riuscire a convincerla della mia indifferenza verso le parole di Marco, anche se sapevo che difficilmente ci sarebbe cascata. Gli altri non si erano accorti della mia reazione e continuavano a discutere su l’argomento che Marco aveva tirato fuori con mio sommo disappunto.
 -Ho sempre pensato che ti mancasse qualche rotella-, iniziò Amy rivolta a Marco, -ma non pensavo che fossi totalmente fuori di testa, Iovine.-
 -Perché dovrei essere fuori testa?- chiese lui irritato.
 Amy gli lanciò uno sguardo che avrebbe potuto incenerire un albero mentre Marco rispondeva alla sua occhiataccia con occhi colmi di energia negativa.
 -Credo che Amy si riferisse al fatto che Massi non ha nulla di strano-, intervenne Marti cercando di raffreddare gli animi. –Almeno per quanto mi riguarda non ho notato niente di diverso in lui, quindi come mai prima hai detto che non lo capisci?-
 -E’ semplice-, il tono di Marco era molto sicuro, e questo mi portò a pensare che forse stesse cominciando ad intuire qualcosa riguardo a quello che era successo in ascensore. –A voi non sembra strano che non sia venuto a trovare Vale neanche una volta?-
 Lo sapevo che mi avrebbe tirato in ballo. Accidenti!
 -Non lo trovo strano per niente-, Sabri stava cercando di deviare l’attenzione di Marco non dandogli spago ma ormai conoscevo quel ragazzo, se aveva una teoria che gli ronzava per la testa, nessuno lo avrebbe mai convinto a demordere.
 -Sei rimbambita, per caso? Conosci Massi quanto me e sai che non si tira mai indietro quando si tratta di aiutare qualcuno, l'ha dimostrato portando Vale fino all’ascensore. E sai anche che per lui è normale assicurarsi che alla fine la persona in questione stia meglio, per cui, anche se odiasse Vale a morte, in un modo o nell’altro s'informerebbe sul suo stato di salute. Invece non vuole neanche sentirla nominare.-
 Grazie Marco, sapere che il ragazzo che amavo non voleva neanche sentirmi nominare mi, riduceva letteralmente a pezzi. Tanto valeva lasciare che un tir mi mettesse sotto una volta per tutte, almeno le mie sofferenze sarebbero cessate con una dignitosa fine.
 -Sono sicuro che c’è qualcosa di strano-, sentenziò lui alzandosi dal divano dove eravamo seduti lui, io ed Amy. Cominciò ad andare da una parte all’altra della stanza cercando di venire a capo di quel mistero.
 -Marco-, cominciai con calma con la speranza di avere modo di spiegarmi o almeno di trovare una scusa plausibile per confutare le sue teorie.
 -Lasciami pensare!- esclamò lui con tono serio.
 -Ma guarda che…-
 -Ho detto di lasciarmi pensare-, il suo tono era davvero scocciato, evidentemente non stava proprio riuscendo a raccapezzarsi in quella storia.
 -Collegando tutto quello che può essere accaduto-, sembrava quasi un detective che passava in rassegna i fatti di un omicidio mettendo a confronto prove e testimonianze. –Massi ha cominciato a comportarsi così dopo la storia dell’ascensore quindi sarebbe logico pensare che sia successo qualcosa mentre eravate bloccati insieme. Ma cosa?-
 Mi chiedevo perché caspita non si girasse verso di me domandandomi direttamente cosa fosse accaduto. A volte si comportava davvero come un cretino! Anzi era un cretino!
 -Marco la smetti con queste assurde supposizioni?! Non c’è proprio nulla da scoprire!- esclamò Sabrina irritata.
 -Sta zitta! Sto cercando di pensare!- rispose lui irritato.
 -A volte mi chiedo cosa diavolo ci trovassi in te quando stavamo insieme-, mormorò Sabri scocciata incrociando le braccia.
 Amy la guardò sorridendo. Aveva saputo che Marco e Sabrina erano stati insieme, a quanto pareva, mentre io ero costretta in ospedale, le mie due migliori amiche avevano parlato molto con la mia nuova amica e, come immaginavo, avevano scoperto di avere molto in comune.
 -Ci sono!- esordì Marco con occhi scintillanti di emozione. –Avete litigato e gli hai tirato uno schiaffo. Per questo ce l’ha a morte con te…-
 Ce l’aveva addirittura a morte con me… La mia depressione mi faceva sprofondare sempre di più nell’oblio della tristezza.
 -No-, sospirai.
 -Allora… Gli hai pestato un piede, e di certo non in modo accidentale.-
 Alzai un sopracciglio sorpresa.
 -No.-
 -Gli hai tirato i capelli.-
 -No.-
 -Lo hai morso.-
 -Non sono mica un cane!-, anche se dovevo ammettere che la mia bocca aveva avuto un ruolo da protagonista mentre eravamo chiusi in ascensore.
 -Ho capito! Gli hai tirato un calcio nelle…-
 -L’ho baciato, va bene!- esclamai senza rendermene conto. Le teorie di Marco mi avevano talmente esaurita e la mia pazienza era stata così torturata che alla fine ero scoppiata, e la verità mi era scivolata via dalla bocca prima che avessi potuto impedirlo, o meglio prima che i miei neuroni tornassero a funzionare per fermare la mia confessione.
 Il silenzio scese su di noi e l’atmosfera si fece piuttosto pesante.
 -Tu…hai…-, cominciò Amy incredula.
 -…hai baciato…Massi?- terminò Marti con la stessa espressione stranita di Amy.
 Marco se ne stava in piedi a fissarmi con sguardo vitreo, aveva l’aria di uno che si era appena trovato davanti ad un cavallo color rosa shocking.
 -Non ci posso credere-, mormorò alla fine con un sorriso che piano piano si stava allargando sul suo volto.
 Un momento! Stava sorridendo?!
 -Marc…-
 -Hai avuto il coraggio di baciarlo?! Ma questa è una notizia meravigliosa! Finalmente ci libereremo di quell’oca di Delia per sempre! Ora che Massi sa come stanno le cose, non tarderà a scaricarla.-
 Sbattei le palpebre confusa.
 -Tu non sei normale-, gli dissi in tutta sincerità. –Poco fa hai detto che Massi ha l’aria di uno che mi odia a morte e pensi ancora che io possa prendere il posto di Delia al suo fianco. Soffri di personalità multiple, per caso?-
 -No, mi sa che qui sono l’unico sano di mente-, rispose lui sempre sorridendo. –Credimi, vedrai che le cose si sistemeranno da sole adesso.-
 Lo guardai come si può fissare un pazzo durante una delle sue crisi. Forse era meglio assecondarlo prima che cominciasse a parlare con le tende e i soprammobili.
 Mi voltai verso Sabrina, lei sembrava tranquilla. Evidentemente trovava il comportamento di Marco normale ma per me era stato deleterio. Ora ero più confusa, più depressa e soprattutto ancora più sicura che l’unica soluzione a tutto quel gran casino era evitare Massi.
 
 La mattina dopo mio padre mi accompagnò a scuola. Quel maledetto gesso m'impediva di compiere i gesti più semplici e di certo l’uso dello scooter era assolutamente fuori discussione.
 Amy scroccò un passaggio, visto che i suoi avevano il turno di notte senza il mio aiuto probabilmente sarebbe stata costretta a restare a casa- i mezzi pubblici non erano esattamente il suo forte.
 Quando mio padre fermò la macchina davanti all’ingresso della scuola, gli schioccai un bacio sulla guancia per salutarlo dopodiché Amy mi aiutò a scendere dall’auto, con notevoli difficoltà.
 Per fortuna avevamo deciso di recarci a scuola più presto del solito per evitare il branco d'individui che si riversava tutto di seguito nell’edificio al suono della campanella. Non volevo rischiare di essere buttata a terra da qualche spintone per poi essere trattare come un soffice pavimento su cui camminare con ogni genere di calzatura, come stivali con tacco alto o scarpe da ginnastica vecchie e sporche. Ci mancava solo quello!
 Non avevo più sentito Marco dal pomeriggio precedente, eppure con un’occhiata veloce mi accorsi che era lì, vicino al cancello d’entrata, e salutava me ed Amy con la mano; il suo solito sorriso diabetico stampato in faccia e gli occhi colmi di felicità.
 Saltellando con le mie stampelle e con Amy al seguito mi avvicinai a quello che in teoria avrebbe dovuto essere il mio fedele migliore amico ma che in quel momento mi sembrava più sospetto di un indiziato della polizia trovato al cospetto di un cadavere e con in mano l’arma del delitto completamente insanguinata.
 -Che ci fai qui così presto?- gli chiesi scocciata.
 -Non lo immagini?- il suo sorriso si allargò ancora, andava letteralmente da un orecchio all’altro.
 -Soffri d'insonnia?- provai spaesata e con un pizzico di sarcasmo
 Lui alzò gli occhi al cielo seccato.
 -Secondo te potevo perdermi l’incontro del secolo?! Te e Massi dopo che tu, Valeria Ferrari, la codarda Valeria Ferrari, l’hai baciato? Piuttosto mi farei asportare il cervello!-
 Su quello non c’era pericolo, per asportare il cervello di Marco era necessario che ci fosse un cervello in quel cranio vuoto!
 -Tu non sei per niente normale. L’ho detto ieri ma oggi ne ho avuto la conferma e lo ribadisco.-
 Marco stava per rispondere quando vidi apparire dietro di lui Marti e Sabrina.
 Le guardai a dir poco sconvolta. Che anche loro fossero lì per lo stesso motivo idiota di Marco?
 -Ehm…-, cominciò Sabrina imbarazzata. –Scusa, Vale, ma eravamo curiose come Marco di vedere il tuo incontro con Massi dopo quello che è accaduto in ascensore.-
 Perfetto! La mia vita sentimentale andava a rotoli, però almeno avevo un pubblico che seguiva la catastrofe con enorme interesse. Che fortuna!
 -Chi vi ha detto che io e Massi ci incontreremo?- chiesi scocciata. –A causa di questa cosa- indicai il gesso- non mi potrò muovere dalla classe e non mi risulta che lui sia solito arrivare presto a scuola perciò adesso mi andrò a barricare dentro e non lo vedrò fino al giorno della mia partenza.-
 Mi guardarono tutti con un’espressione di superiorità, come se sapessero qualcosa che io ignoravo. Non era difficile immaginare di cosa si trattasse.
 -Lui è già arrivato-, non si trattava di una domanda ma di una semplice e dolorosa constatazione che trovò conferma negli sguardi divertiti di quelli che avrebbero dovuto essere miei amici.
 -E’ seduto su una panchina insieme a Delia-, rispose Marco senza che gli chiedessi niente.
 -Non m'interessa!- esclamai irritata. –Non lo voglio vedere e soprattutto non ci voglio parlare, quindi, per quanto mi riguarda, lo potrebbero anche rapire gli alieni ed io non farei neanche una piega.-
 -Rimane il fatto che, per entrare a scuola, dovrai passare dal cortile dove ci sono Massi e Delia, e a quanto mi risulta non hai il dono di renderti invisibile-, disse Marco divertito.
 Ma perché tutte a me!? Che cosa diavolo avevo fatto di male!? L’ascensore difettoso, il bacio, il gesso, Massi, Delia… la prossima sarebbe stata la perdita della ragione!
 Presi un respiro profondo per darmi coraggio e con calma mi diressi verso il cortile puntando il mio sguardo a terra per evitare di incontrare gli occhi di Massi. Avevo programmato di non attirare troppo l’attenzione ma tra il grosso affare bianco che avevo ancora al piede e il corteo formato dai miei amici che mi ritrovavo dietro, era un’impresa assolutamente irrealizzabile.
 Non mancava molto all’entrata, si trattava solo di pochi metri ma ovviamente ero troppo idiota per non alzare lo sguardo e fu allora che lo vidi: Massi era seduto su una panchina molto distante dall’entrata e parlava amabilmente con Delia, ridendo e accarezzandole ogni tanto il viso. Non aveva dato alcun segno di avermi vista arrivare o di accorgersi di una qualsiasi cosa che gli stava accadendo intorno: aveva l’aria di un ragazzo innamorato che s'intratteneva con la sua fidanzata, e ormai ero certa che fosse proprio quella la verità.
 La mia intenzione fin da quando avevo messo piede fuori dall’ascensore dopo l’incidente era stata sempre quella di evitare accuratamente Massi dato che ero troppo codarda per affrontare un suo netto rifiuto ma non avevo mai messo in conto che potesse essere lui stesso a decidere di evitarmi. Be’ meglio così! Almeno un po’ di fatica mi era stata risparmiata.
 Lo fissai per un altro secondo e capii che non avrebbe distolto lo sguardo da Delia per parecchio tempo perciò decisi di lasciarmi quei due alle spalle- in tutti i sensi- ed entrai a scuola con il cuore a pezzi ma conservando un briciolo di quella poca dignità che mi era rimasta.
 I giorni passarono velocemente senza che Massi mi rivolgesse mai la parola. Marco era sempre più sorpreso dal suo comportamento, inizialmente aveva ipotizzato che il suo amico non volesse ammettere con se stesso di provare qualcosa per me, poi aveva cominciato a pensare che Delia avesse scoperto tutto e che gli avesse vietato di parlarmi, alla fine era arrivato alla conclusione che in quella storia c’era qualcosa che non lo convinceva, un qualcosa che Massi ci stava nascondendo e che probabilmente era la chiave per capire il suo strano comportamento. Ripeteva in continuazione che voleva trovare un modo per far uscire Massi allo scoperto, per costringerlo a confessare quello che stava tramando, e questo lo rendeva sempre più simile ad un pazzo furioso con un urgente bisogno di cure specialistiche.
 Dal canto mio non mi feci neanche la metà dei problemi che continuava a porsi Marco. Stavo male perché vedevo Massi sempre appiccicato a Delia e soprattutto perché m’ignorava, ma la convinzione che quella fosse la maniera perfetta per guarire dai miei sentimenti verso di lui mi dava la forza e il coraggio per non pensare al suo comportamento.
 La settimana successiva, il lunedì pomeriggio, mi recai in ospedale dove, con mio grande sollievo, liberarono il mio piede da quell'odiosa trappola restituendomi finalmente la mia libertà e ogni mia capacità motoria.
 Ero guarita del tutto. L’osso si era risaldato in fretta e in modo perfetto, e ciò mi rese assolutamente euforica dopo quasi dieci giorni in cui non avevo provato niente che si potesse neanche avvicinare ad una definizione decente di buonumore.
 Il giorno dopo arrivai a scuola con lo scooter ed ovviamente con me c’era Amy che mi seguiva come un cagnolino fin dal mio primo incontro con Massi dopo lo sfortunato “incidente” dell’ascensore. Sapevo che voleva solo assicurarsi che stessi bene ma stava cominciando a diventare davvero pesante. Mi fissava in continuazione con uno sguardo pietoso-comprensivo che mi faceva venire da vomitare.
 Era ovvio che non stessi bene ma non avevo bisogno che lei me lo ricordasse in continuazione con quegli occhi pieni di compassione. E che cavolo!
 -Ehi Vale!- Marco, altra piaga che non smetteva di torturarmi. Ci credevo che quei due fossero fatti per stare insieme, non avevo mai visto due persone più simili e più pazze di loro in tutta la mia vita.
 -Che c’è?- risposi con quella che non era proprio delicatezza.
 -Sabrina mi ha detto che domani parti. Vai a Padova per dare un’occhiata all’Università, giusto?-
 Le sue domande non erano mai prive di un doppio fine perciò cominciai ad insospettirmi.
 -Sì, perché?-
 -E’ da un po’ di tempo che stavo prendendo in considerazione quell’Università per quando uscirò da questa prigione di Liceo perciò mi domandavo se per caso non potessi venire con te…-
 -Non penso che ci siano, devo solo avvertire mia zia ma a lei piace avere gente in giro per casa quindi non credo che avrà nulla da obiettare-, per una volta il secondo fine di Marco era accettabile, almeno non aveva niente a che vedere con la mia vita sentimentale.
 -Evvai! Grazie mille!- disse tutto contento mentre entrava nell’edificio scolastico.
 -Spesso mi chiedo perché diavolo sono diventata amica di un tipo del genere-, mormorai irritata.
 Presi un respiro per cercare di calmarmi e solo in quel momento mi ricordai della presenza di Amy. Quando mi girai verso di lei, aveva lo sguardo fisso nel punto in cui poco prima c’era Marco e sembrava piuttosto sovrappensiero. Che avesse timore del fatto che Marco ed io saremmo partiti insieme il giorno dopo?
 -Amy?- la chiamai con voce divertita.
 -Cosa?- mi chiese ridestandosi dal suo coma temporaneo.
 -Ti dà fastidio?-
 -Di cosa stai parlando?- la sua voce appariva sorpresa ma a me non la dava a bere, sapeva perfettamente a cosa mi stava riferendo.
 -Sta tranquilla-, risposi eludendo il suo tentativo di deviare il discorso. –Tra me e Marco non c’è mai stato niente, sarà come partire con un fratello più piccolo e più stupido.-
 Lei mi sorrise divertita, di sicuro rincuorata dalle mie parole.
 La campanella suonò e per l’ultima volta prima delle vacanze di Natale percorsi i pochi metri che mi separavano dall’ingresso.
 Era il primo giorno di autogestione e questo significava niente lezioni, ma soprattutto cinque ore di pura noia! I rappresentanti d’istituto, come ogni anno, avevano creato dei corsi per dare una parvenza di attività culturale all’autogestione però non c’era mai nulla di davvero interessante, almeno per me. Corso di teatro? Una rapa recitava meglio di me. Corso di canto? Avrei rotto qualche vetro per quanto ero stonata. Corso di disegno e pittura? Erano campi in cui me la cavavo, ma il materiale scarseggiava e così rischiavo di passare cinque ore ad aspettare che si liberassero pennelli e colori. Corso di storia e politica? Forse in un’altra vita. Corso di attualità? Era solo un nome ingegnoso per camuffare il corso “il fumo è nostro amico”, quindi non se ne parlava proprio, vi tenevo ai miei polmoni.
 Fortunatamente Marco era amico dei rappresentanti d’istituto- e questo ci dava un potere illimitato- per cui ci fu concessa un’aula vuota dove poter fare quello che ci pareva senza che il servizio d’ordine ci intimasse di trovare un corso e di entrarci. Se non altro per una volta la popolarità di Marco era stata utile.
 Quella mattina avevo messo nello zaino Orgoglio e Pregiudizio, e quando fummo al sicuro nella classe che ci avevano riservato, cominciai a leggerlo per quella che forse era la cinquantesima volta.
 Marco, Amy e Sabrina avevano deciso di fare una partita a carte, mentre Marti e quel figlio di papà di Christian si erano sistemati in un angolo a studiare, o meglio, siccome Christian stava rischiando seriamente si essere bocciato visto che i suoi voti erano più bassi della temperatura a Mosca in pieno inverno, Marti gli stava dando delle ripetizioni praticamente in tutte le materie.
 Avevo pensato più di una volta che Christian avesse abbordato la mia amica solo per risollevare la sua media scolastica ma c’erano un paio di elementi che mi avevano fatto cambiare idea. Prima di tutto mi sembrava troppo pigro perché mettesse su tutta quella storia solo a causa dei suoi voti pessimi, e poi Marti lo avrebbe capito che la stava solo usando, anche se aveva completamente perso il senno da quando si era innamorata di lui.
 Ripresi a leggere il mio amato libro ed ero giusto arrivata all’ingresso in scena dell’affascinante ed enigmatico Mr Darcy, quando la porta si aprì facendomi trovare davanti agli occhi l’ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento.
 -Ah, sei qui-, disse Massi rivolto a Marco.
 -Ciao Massi, come va?- gli chiese Marco mentre pescava una carta dal mazzo.
 -Ti ho cercato per tutta la scuola-, la voce di Massi era piuttosto scocciata ma Marco era sereno e ci mancava poco che ignorasse completamente il suo amico. –Prima mi riempi di messaggi e telefonate per dirmi che devi parlarmi con urgenza e poi sparisci. Si può sapere che hai nel cervello a parte quei due criceti rinsecchiti?-
 -Ragazze-, esordì Marco sempre con una strana calma, -devo spostarmi un attimo, mi raccomando non sbirciate le mie carte.-
 L’atteggiamento di Marco era più che sospetto ma ero troppo impegnata a guardare Massi che non mi aveva neanche degnato di uno sguardo- come accadeva da più di una settimana- per riuscire ad interessarmi di qualcos’altro. Ormai avevo l’impressione che Massi avesse adottato nei miei confronti la filosofia delle “Tre Scimmiette- non vedo, non sento, non parlo”.
 Marco posò le carte sul banco e si alzò in piedi.
 -Vedo che hai tolto il gesso-, quella frase e la voce di chi l’aveva pronunciata mi sorpresero talmente che per poco non caddi dal banco dove mi ero appollaiata per leggere indisturbata.
 -Sì-, risposi voltandomi lentamente verso Massi e i suoi occhi verdi che mi facevano sempre perdere la ragione.
 -Sono contento che tu stia meglio-, le parole erano gentili ma il tono era talmente freddo che probabilmente quello di un navigatore satellitare sarebbe risultato più piacevole.
 Non feci in tempo a rispondere a quella sua osservazione che Marco lo afferrò per un braccio e con calma lo portò fuori dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
 -Okay, adesso voglio sapere cos’ha in mente quell’idiota combina guai di Iovine-, disse Amy.
 -Non lo so-, rispose Sabrina pensierosa. –Conoscendolo non credo che sia niente di buono.-
 Aveva ragione. Marco stava architettando qualcosa e non sapevo se il fatto che volesse venire a Padova con me c’entrasse niente, però speravo con tutto il cuore che non mi coinvolgesse in qualche suo assurdo piano. Ero troppo triste e spaesata per tenere a bada quell’uragano del mio migliore amico!
 Quando Marco tornò nell’aula, non disse una parola ma aveva un’aria piuttosto soddisfatta, come se avesse portato a termine una missione di vitale importanza. Non gli chiesi nulla, avevo in programma di tartassarlo di domande la mattina successiva durante le dieci ore di treno che ci aspettavano. Almeno avevo la certezza che non avrebbe avuto alcuna possibilità di fuggire proprio nel bel mezzo dell’interrogatorio.
 Quella notte non dormii come al solito. Avevo uno strano presentimento che mi attanagliava l’anima, qualcosa mi diceva che il viaggio che stavo per fare avrebbe cambiato per sempre la mia vita. Forse perché si trattava di andare a vedere un’Università mi rendeva così irrequieta facendomi apparire il futuro molto più imminente e vicino di quanto non lo avessi mai considerato prima.
 Grazie alla nottata insonne che avevo trascorso, al mio risveglio sembravo uscita da un orrendo film di zombie. Occhiaie visibile che provai a coprire con il correttore, occhi rossi e stanchi a cui tentai di dare una parvenza umana con un velo di ombretto e un tocco di matita, e per finire capelli tipo “balla di fieno durante una tempesta” che legai in una coda di cavallo cercando di disciplinarli, o almeno di renderli decenti.
 Mio padre mi accompagnò in stazione e mi diede una mano a caricare il bagaglio all’interno del mio vagone. Per fortuna viaggiavo su un Euro star, così avrei provato a dormire un po’ durante il tragitto che per lo meno si prospettava comodo e silenzioso, tolto il vociare degli altri passeggeri.  
 Salutai mio padre che mi sorrise riprendendo la strada per l’interno della stazione e mi sedetti sul sedile morbido e confortevole. L’intero vagone era pieno tranne che per il posto accanto a mio, riservato a Marco. Davanti a me c’era un’anziana signora intenta a leggere un romanzo dalla copertina consunta e un uomo sulla trentina vestito in giacca e cravatta che stava scrivendo qualcosa sul suo portatile, probabilmente era qualche uomo d’affari.
 Scrissi un messaggio a Marco con il numero del vagone sul quale mi trovavo, come avevamo concordato la sera precedente ma, prima che lo mandassi, il cellulare cominciò a squillare. Era Marco.
 -Che succede?- chiesi non appena accettata la chiamata.
 -Scusa Vale-, la voce di Marco non era per niente normale, sembrava quella di uno in punto di morte.
 -Che hai?- ero preoccupata.
 -Febbre alta e laringite improvvisa-, rispose tra un colpo di tosse e l’altro. –Volevo provare a raggiungerti lo stesso ma mia madre mi ha praticamente legato a letto. Mi dispiace ma non posso più venire con te.-
 -Tranquillo-, risposi cercando di rinfrancarlo. –Ci mancherebbe altro. Tu riposa e non ti muovere da casa, dalla voce non mi sembri uno che se la sta passando bene.-
 -Grazie. Scusa ancora e fai buon viaggio-, mi disse prima di riattaccare.
 Guardai per un attimo il cellulare. Certo che era stato davvero veloce ad ammalarsi, fino alla sera prima era sano come un pesce visto che mi aveva tenuto al telefono per ore elencandomi tutto quello che aveva intenzione di mettere in valigia.
 Decisi di lasciar perdere Marco e le sue stranezze, presi lo zaino che avevo poggiato sul sedile accanto al mio e ne tirai fuori Orgoglio e Pregiudizio giusto per passare il tempo, dopotutto era un viaggio lungo. Aprii il libro alla pagina dove ero rimasta e iniziai a leggere. Ero al punto in cui Mr Darcy faceva la sua prima penosa proposta di matrimonio ad una maldisposta Elizabeth Bennet quando le porte alle mie spalle si aprirono e una voce attirò la mia attenzione.
 -No, capisco. Tranquillo Marco, si sente che stai da schifo. Quindi sei sicuro che tua zia ospiterà anche me da solo, non ho proprio i soldi necessari per fermarmi in albergo.-
 La voce era più vicina ed io mi sentivo sempre più inquieta.
 -Qui è tutto pieno, sei sicuro che questo sia il vagone del tuo biglietto? Okay, va bene… Cerco meglio… Marco dovresti proprio tornare a dormire la tua voce è davvero orrenda, sembri in punto di morte sul serio. Sì, ci sentiamo più tardi così mi dai l’indirizzo di tua zia. Ciao, e grazie ancora.-
 Il cuore mi batteva forte mentre il mio cervello lavorava febbrilmente in cerca di una spiegazione plausibile per farmi capire cosa potesse essere successo.
 Proprio in quel momento un ragazzo alto e con scompigliati capelli biondi sorpassò il posto dove ero seduta e si voltò per vedere se ci fossero sedili liberi. Certo che ce n’era uno libero! Marco aveva pianificato tutto alla perfezione e adesso io mi ritrovavo a fissare gli occhi che amavo di più al mondo mentre mi guardavano colmi di stupore.
 Il treno stava partendo e di una cosa ero certa: al mio ritorno Marco Iovine sarebbe stato solo il nome inciso su una lapide di granito in un cimitero!










***L'Autrice***
 
Quante di voi in questo momento stanno adorando Marco e vorrebbero riempirlo di baci per il suo brillante piano (anche se qualcuna di voi lo riempirebbe di baci a prescindere...XD)? Ebbene sì, il nostro Marco ha messo su un bel treatrino per fare in modo che alla fine Massi e Vale partissero insieme. Ho creato un genio! XD Non perdetevi assolutamente i prossimi due o tre capitoli perchè saranno fondamentali per capire tutta la storia di Delia e del suo fidanzamento con Massi.
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^





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P.S. Mancano le risposte ad una decina di recensioni del capitolo precedente... Ho avuto un impegno e non ho fatto in tempo a rispondere, prometto di farlo stasera appena tornerò a casa... ^^

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Capitolo 16
*** La Zia Cupido ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 16 (new)
Le Cose Che Desideriamo Di Più
Sono Quelle A Cui Fingiamo Di Non Tenere
Marcel Proust
 
 

 
 Capitolo 16: La Zia “Cupido”

 
 Ci guardammo negli occhi per un attimo infinito mentre la gente intorno a noi non si curava minimante di quello che stava accadendo e dell’elettricità che stava passando attraverso i nostri sguardi pieni d’odio, anche se da parte mia non si poteva definire esattamente in quel modo.
 -E tu che ci fai qui?- il suo tono non era per niente amichevole.
 -Potrei chiederti la stessa cosa-, e il mio in quanto ad acidità poteva batterlo senza problemi.
 Quella situazione non mi piaceva per niente, e questa volta Marco lo avrei fatto fuori con le mie mani tra le più atroci e dolorose torture. Questo scherzetto non me lo doveva fare!
 -Dovevo andare a Padova con Marco-, mi rispose Massi con un sospiro esasperato, -ma mi ha appena chiamato dicendo che non mi può più raggiungere.-
 -Fammi indovinare-, esordii a dir poco furiosa incrociando le braccia, -scommetto che Marco è a casa con “febbre alta e laringite improvvisa”.-
 -Sì, è così-, il tono di Massi era sorpreso invece io avevo capito tutto ormai.
 -Marco ci ha preso in giro entrambi e noi ci siamo cascati come due stupidi.-
 -Di che stai parlando?-
 -E’ semplice-, cominciai cercando di fargli comprendere la situazione mentre buttavo l’occhio sulla vecchietta che aveva alzato lo sguardo dal libro per seguire il nostro incontro, ovviamente fece finta di guardare altrove. –Ieri Marco ha saputo che io sarei andata a Padova da mia zia e mi ha chiesto di venire con me perché anche lui era interessato all’Università. Solo che il suo piano fin dall’inizio era di far partire me e te insieme, per questo ti ha proposto di seguirlo convincendoti, magari, con la storia che non avresti pagato l’albergo perché potevate dormire da una sua zia che, mi sembra chiaro, non esiste affatto.-
 -E perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?- mi chiese lui con la rabbia che gli divampava dentro. Lo capivo dalle fiamme che aveva negli occhi che neanche a lui era piaciuto il comportamento di Marco.
 -Tu lo conosci da più tempo di me-, risposi distogliendo lo sguardo, -non dovrei essere io a spiegarti perché lo ha fatto ma il contrario.-
 Lui non disse più una parola per diversi minuti mentre io mi rifiutavo categoricamente di rialzare lo sguardo. Volevo solo che sparisse, che non fosse mai salito su quel treno. Non potevo sopravvivere un altro minuto vicino a lui, il mio cuore ne sarebbe uscito a pezzi, e già non è che stesse messo bene.
 -Qual è la prossima fermata?- la voce di Massi era calma ma stranamente piatta.
 -Bari-.
 Non ero stata io a parlare.
 Alzai gli occhi e vidi la vecchietta che mi sorrideva. Era evidente che si era interessata ampiamente ai fatti nostri, probabilmente erano più stimolanti del libro che prima stava leggendo con tanta attenzione e che adesso se ne stava chiuso e abbandonato sul suo grembo. La cara vecchina aveva trovato di meglio da fare!
 -Bene-, riprese Massi. –Allora una volta che saremo lì scenderò e prenderò un treno per tornare a Lecce. Nel frattempo, ti dispiacerebbe farmi sedere? Non credo che resisterò fino a Bari stando in piedi e visto che c’è un posto libero…-
 Non parlai. Mi limitai semplicemente ad annuire e a togliere il mio zaino dal sedile che avevo accanto. Abbracciai lo zaino, quasi come se fossi stata una bambina che aveva paura di dormire da sola perché c’erano i mostri sotto il letto e allora stritolava il suo orsacchiotto preferito per farsi coraggio. Be’ la mia situazione non era tanto diversa. Da mesi ormai Massi rappresentava il mio personale “mostro sotto il letto” che mi tormentava senza lasciarmi mai un attimo di respiro.
 -Grazie-, mi disse, senza neanche un briciolo di sincera gratitudine.
 Si sedette e subito il mio cuore cominciò a battere veloce, molto veloce, troppo veloce… Stava correndo come un pazzo! Prima o poi sarebbe esploso…
 Pregai con tutte le mie forze di non arrossire, dovevo assolutamente fare in modo che il sangue non mi arrivasse di botto alle guancie altrimenti sarebbe stata davvero una tragedia.
 -Che bello essere giovani.-
 Alzai la testa di scatto. Era di nuovo la vecchietta: le piaceva intromettersi nella vita altrui, me lo sentivo fin dentro lo stomaco che cominciava a contrarsi per lo stress.
 -Ricordo ancora il giorno in cui conobbi il mio povero Antonio.-
 Stava cominciando a calarsi nella parte di “vecchia saggia esperta nel vero amore”, avevo proprio la sensazione che quella storia non sarebbe finita bene per me.
 -Suo marito è morto?- chiese Massi con voce gentile. Perfetto! Le stava anche dando spago!
 -Sì, saranno sette anni a gennaio-, rispose la vecchietta con gli occhi che le brillavano. Doveva aver amato molto suo marito si vedeva distintamente l’emozione che trapelava dal suo sguardo quando si ritrovava a pensare a lui.
 -Sapete-, continuò, -io e Antonio eravamo cresciuti nello stesso quartiere, ma io lo avevo sempre evitato, era troppo esibizionista ed egocentrico per i miei gusti. Perciò per molti anni non gli rivolsi la parola.-
 Quella situazione mi ricordava vagamente qualcosa…
 -E allora com’è che alla fine ha finito per sposarlo?- Massi sembrava davvero interessato al discorso della donna, non lo avrei mai fatto così curioso.
 -Be’, un giorno mi trovai costretta a parlargli perché lui e la sua fidanzata si stavano intrattenendo piacevolmente davanti all’ingresso della Drogheria, e dato che dovevo passare, chiesi loro di spostarsi. Non so come, Antonio ed io iniziammo a litigare furiosamente. Me ne andai inviperita, se avessi potuto, lo avrei ucciso con le mie mani in quel momento ma, giorni dopo, accadde qualcosa che mi fece cambiare completamente opinione sul suo conto. Ebbi un incidente, mentre andavo in bicicletta per delle commissioni, caddi e persi conoscenza a causa di un colpo alla testa. Quando mi risvegliai, ero in ospedale, e mi accorsi che accanto al mio letto, su una sedia c’era lui che dormiva profondamente. L’infermiera mi disse che aveva passato tutta la notte lì senza muoversi di un solo centimetro, e quando gli avevano suggerito di andare a casa a riposare aveva risposto che non si sarebbe mosso finché io non mi fossi ripresa. Quando gli chiesi perché mi avesse aiutato e fosse rimasto al mio fianco, mi confessò di essere sempre stato innamorato di me e che non me lo aveva mai detto per paura di essere respinto perché sapeva bene che io lo detestavo, non mi ero mai preoccupata più di tanto di nascondere l’odio che provavo nei suoi confronti. Dopo la sua confessione cominciai a rivalutarlo e ad osservarlo con più attenzione per riuscire a comprenderlo meglio. Scoprii presto che mi ero completamente sbagliata sul suo conto, che la sua voglia di mettersi in mostra era dettata solo da un carattere aperto che lo portava a voler essere amico di tutti.-
 La questione stava cominciando a diventare inquietante. Quella donna si era innamorata di un ragazzo che a suo tempo era la copia sputata di Massi.
 -Il giorno in cui Antonio lasciò la sua fidanzata, mi recai da lui spinta da non so che genere di presentimento e quando incontrai i suoi occhi, capii che dovevo dargli una possibilità, sentivo che la meritava. Cominciammo a frequentarci come amici, ma non durò tanto, visto che dopo appena un mese ci fidanzammo ufficialmente e sei mesi dopo ci fu il matrimonio. Se all’epoca qualcuno mi avesse detto che la persona che più avevo odiato al mondo sarebbe stata al mio fianco per più di cinquant’anni probabilmente mi sarei fatta una bella risata.-
 -Una storia davvero interessante-, rispose Massi divertito. –Sono certo che suo marito doveva essere un grand’uomo.-
 Non riuscivo a parlare. La storia di quella donna era così simile alla mia, eppure così diversa. Lei aveva odiato suo marito, poi lo aveva amato e alla fine tutto era finito per il meglio, ma per me le cose stavano diversamente: non avrei mai avuto il mio lieto fine come quella signora, non era scritto nel mio destino.
 -Sapete perché vi ho raccontato la mia storia?- continuò la donna distogliendomi dai miei pensieri.
 Massi ed io ci guardammo per un secondo curiosi e poi la fissammo in attesa di una risposta.
 -Appena vi ho sentito discutere poco fa, ho avuto come una specie di déjà-vu. Voi due mi ricordate tanto me e mio marito quando avevamo la vostra età. Tu-, disse guardandomi, - sei cinica e realista, non ti piace perderti in chiacchiere e non ti piace soffermarti troppo a sognare. Lo so perché anch’io ero così. E tu-, si rivolse a Massi, -all’apparenza sembri un ragazzo superficiale ma in realtà hai un gran cuore, aiuteresti chi ti chiede un favore anche rimettendoci.-
 Rimasi a bocca aperta, quella donna sapeva davvero il fatto suo.
 -Devo confessarvi che sareste davvero una coppia perfetta, in un certo senso vi compensate l’uno con l’altra.-
 Okay, la vecchietta aveva perso tutti i punti-stima che era riuscita ad accumulare. Non se ne poteva uscire con una frase del genere proprio quando io e Massi stavamo seduti accanto, con il ricordo di quello che era accaduto in ascensore che aleggiava su di noi pronto a colpirci in picchiata in qualsiasi momento.
 La donna mi guardò con occhi dolci e gentili, scrutando fin dentro la mia anima e facendomi stranamente rilassare e sentire serena.
 -Massi-, dissi poi voltandomi verso di lui. Perché l’avevo fatto? Che cosa stava succedendo? Io non volevo parlare con lui!
 -Uhm…-, rispose voltandosi a guardarmi.
 -Puoi venire con me da mia zia, se vuoi.-
 -Come?-
 Cosa?! Ma che diavolo stavo dicendo?! Mi era partito del tutto il cervello?! Forse nel vagone era stato disperso qualche pericoloso gas che mi stava facendo parlare a sproposito, o forse i viaggi in treno mi creavano qualche strana reazione a livello cerebrale che inibiva la mia volontà… Accidenti! Qualcosa doveva pur essere successo!
 -Se hai davvero la necessità di vedere l’Università di Padova puoi venire con me, non c’è bisogno che te ne torni indietro, dopotutto hai anche comprato il biglietto e puoi stare certo che non te lo rimborseranno.-
 Perché nessuno mi aveva fermato?! Non volevo che Massi venisse da mia zia! Ma perché diavolo gli avevo fatto quella proposta?!
 Dal canto suo lui doveva essere più sorpreso di me perché mi fissava stranito.
 -Sei sicura di sentirti bene? Non è che hai la febbre?-
 Probabile! Anzi quasi certamente doveva essere febbre, in fondo la mia temperatura si stava alzando e sentivo caldo… Ah, no. Quello era l’effetto che aveva la vicinanza di Massi sul mio corpo.
 -Ecco, io...-
 Oddio! Che cosa mi potevo inventare?
 -Sto bene, è solo che mi sembra inutile sprecare il tuo biglietto. Ho detto a mia zia che con me ci sarebbe stato un ragazzo, quindi lei non avrebbe nulla in contrario se tu venissi con me… Insomma, la vuoi visitare o no l’Università?-
 -Certo, ma…-
 -Ragazzo!-
 Questa volta non era stata la vecchietta a parlare ma l’uomo vestito in giacca e cravatta che le sedeva accanto.
 Mi voltai a guardarlo sbattendo le palpebre sorpresa ed ero sicura al cento per cento che Massi era rimasto allibito almeno quanto me.
 -Quando una ragazza t’invita da qualche parte non devi rifiutare, sono occasioni che non si possono perdere-, sorrise con tono convincente.
 Spalancai gli occhi incredula! C’era ancora qualcuno su quel treno che pensasse ai fatti suoi senza intromettersi nella mia vita? Mi sembrava quasi di essere una concorrente del Grande Fratello, spiata e osservata da tutti.
 -Va bene.-
 Sussultai nel sentire quelle parole e mi rivolsi alla fonte di quella voce.
 -Come?-
 -Va bene, verrò con te a casa di tua zia. Ma cerca di non starmi tra i piedi!-
 -Ah, io non dovrei stare tra i piedi a te?! Ti ricordo che la prima a dover partire per Padova ero io, è tutta colpa del tuo amico se adesso ci troviamo in questa situazione assurda!-
 -Guarda che è anche amico tuo!-
 -Questo è tutto da vedere. Deve prima sopravvivere quando al mio ritorno lo metterò sotto con la macchina!- Come al solito i toni della discussione stavano prendendo una brutta piega.
 -Che carini, ha visto?- chiese la vecchietta all’uomo in giacca e cravatta mentre sentii il mio viso accaldarsi.
 Massi mi fissò per un secondo mentre l’uomo rispondeva alla signora: -Sì, ha ragione lei. Sarebbero una coppia perfetta!-
 A quel punto fu troppo, distolsi lo sguardo e mi misi a fissare il paesaggio fuori dal finestrino mentre tramite il riflesso del vetro potei osservare la reazione di Massi, che fu alquanto insolita. Scosse la testa con un’espressione seria sul volto e si passò una mano sul viso in un gesto stanco. Aggrottai la fronte sospettosa: non era da lui fare una cosa del genere. Dovevo preoccuparmi? C’era qualcosa sotto? Probabilmente erano domande a cui non avrei mai potuto dare una risposta soddisfacente.
 Durante il viaggio Massi dormì finché non arrivammo a Bologna, dove scesero la vecchietta, l’uomo in giacca e cravatta, seguiti in pratica da quasi tutti gli altri passeggeri del nostro vagone.
 Il treno ripartì, e guardando l’orologio mi accorsi che avevamo una mezz’oretta di ritardo.
 -E’ una mia impressione o l’inizio di questo viaggio è stato un po’ particolare?- mi chiese Massi dopo aver fatto un sonoro sbadiglio.
 -Non è una tua impressione, avevo l’impressione di essere stata catapultata dentro a un telefilm. Con quei due che ci hanno fissato per tutto il viaggio in attesa che ci saltassimo addosso.-
 -Saltarci addosso per ucciderci a vicenda o per altro?- mi chiese lui guardandomi.
 Lo fissai per un secondo e vidi subito la scintilla d’ilarità che gli attraversò gli occhi. Lui sorrise e subito scoppiammo a ridere.
 -La seconda, credo-, risposi tra una risata e l’altra.
 -La signora si aspettava il bacio prima che uscissimo dalla Puglia, hai notato come ci guardava? Aveva quasi gli occhi a forma di cuoricino…-
 -Oh, ma quello era perché si era presa una cotta per te. Le ricordavi il marito.-
 -Che onore! Magari era ricca sfondata e avrei potuto sposarla per puntare all’eredità-, disse lui con tono finto-serio.
 Smisi di ridere e lo guardai per un attimo. Si stava asciugando una lacrima all’angolo dell’occhio, sfuggita per il troppo ridere.
 -Posso farti una domanda?- chiesi con calma.
 Lui si voltò e mi sorrise.
 -Spara.-
 Non doveva sorridere così! Accidenti! Il mio cuore aveva ricominciato a battere forte e non riuscivo a controllarlo. Cercai di usare il tono di voce più normale possibile.
 -Come mai eri così interessato alla storia di quella donna?-
 -Non era la storia in sé ad interessarmi, ma come lei la raccontava. Mi è sempre piaciuto ascoltare gli anziani mentre raccontano pezzi della loro vita. Quando andavo da mio nonno, lui lo faceva spesso…-
 -Tuo nonno? Se non sbaglio è morto due anni fa.-
 Lui annuì con un sorriso, ma sapevo che dietro quell’espressione serena si celava molto dolore. Un dolore che, nonostante il tempo, non si era ancora assopito.
 Ricordavo perfettamente il periodo in cui era morto il padre della D’Arcangelo. Era accaduto quasi due anni prima, a Febbraio. Lo ricordavo così bene perché era stata l’unica volta in cui la professoressa era stata assente per tre giorni di fila, in genere veniva a scuola anche se aveva la febbre alta e non capiva neanche in che secolo stavamo.
 Al suo ritorno a scuola era praticamente distrutta ma faceva di tutto per non darlo a vedere e continuare a fare il suo lavoro. L’ammirai molto per il suo coraggio, fossi stata al suo posto, non avrei finto davanti agli altri di stare bene, mi sarei chiusa nella mia stanza a piangere per giorni. L’ammirazione di quel periodo venne meno però, quando il mese successivo mi schiaffò un cinque dopo una disastrosa interrogazione a sorpresa.
 -Sai-, continuò Massi sorridendo. –Mi diceva sempre che un bel ragazzo come me deve ridere in ogni circostanza, e ho cercato di farlo anche dopo la sua morte.-
 Abbassò lo sguardo rattristato ma il sorriso non scomparve dal suo volto. Poi tornò a guardarmi.
 -Come mai non mi prendi in giro con battute tipo “ma quale bel ragazzo, non sei neanche decente”…-
 Ah, no. Su quello il nonno aveva ragione, Massi doveva sorridere sempre ed era un ragazzo bellissimo! Il cuore mi batteva sempre più forte mentre lui era in attesa di una risposta, e nei suoi occhi lessi ancora una volta il dolore per la perdita di quella persona che per lui doveva essere stata fondamentale.
 -Idiota…-, mormorai sporgendomi verso di lui e abbracciandolo. Lo strinsi a me con forza per fargli capire quanto lo capissi, per fargli entrare in testa che con me non c’era alcun bisogno di fingere che stesse bene. –Al contrario di te, so quando le battute possono essere solo delle parole inutili e superflue.-
 Mi strinse anche lui e rimanemmo per diversi secondi abbracciati. Sentivo che la sua stretta si faceva più intensa come se non volesse lasciarmi andare.
 A quel punto il treno iniziò a rallentare: secondo i miei calcoli dovevamo essere arrivati.
 Mi staccai lentamente da lui e guardandolo negli occhi gli chiesi: -Stai meglio ora?-
 -Credo di sì, grazie-, mi rispose sorridendo, e questa volta era un sorriso sincero.
 -Figurati, sono stata io a tirare fuori certi argomenti.-
 Era vero. Mi sentivo tremendamente in colpa per averlo portato a ricordare il periodo della morte di suo nonno, ma non l’avevo fatto di proposito… Non avrei mai potuto farlo di proposito, vedere Massi soffrire aveva fatto quasi più male a me che a lui.
 Uffa! La storia si stava complicando. Avrei dovuto dimenticarlo, e lo invitavo con me a Padova! Avrei dovuto ignorarlo, e lo lasciavo sfogare abbracciandomi! Avrei dovuto smettere di amarlo, e mi innamoravo di lui ogni secondo di più! Ma cosa caspita c’era di sbagliato in me!?
 Quando il treno si fermò, prendemmo i nostri due borsoni e scendemmo dirigendoci velocemente all’interno della stazione. 
 -Come arriviamo a casa di tua zia?- mi chiese lui a un certo punto.
 -Dovrebbe aver mandato qualcuno a prenderci. In genere pianifica le mie visite con mesi di anticipo. Di solito vengo a trovarla d’Estate ma quest’anno con gli esami e tutto il resto ho pensato fosse meglio venire prima, e giacché approfittarne per visitare l’Università.-
 -Capito-, rispose lui sorridendomi.
 L’atmosfera che c’era tra noi dopo il viaggio era davvero insolita. Mi sembrava di essere tornata sul pullman diretto per Cascia, stava accadendo la stessa identica cosa: ci stavamo divertendo e riuscivamo a parlare civilmente, eppure avevo la sensazione che il resto della nostra permanenza a Padova non sarebbe stato così tranquillo.
 Salimmo le scale per accedere all’interno della stazione e con una gioia immensa notai subito un volto familiare tra la piccola folla accalcata nella grande sala d’ingresso. Era mia cugina Cristina, con i suoi soliti capelli biondi e sbarazzini, e i suoi occhi azzurri come il cielo d’estate.
 -Vale!- mi salutò lei con un braccio.
 Mollai a terra il borsone e corsi ad abbracciarla.
 -Cristi…-, mormorai mentre la stringevo.
 Mia cugina Cristi era una splendida ragazza di venticinque anni suonati, ma il suo viso dolce e il suo carattere allegro la facevano apparire, agli occhi di chi non la conosceva, appena una quindicenne. Eppure era un’adulta fatta ormai, e lo dimostrava anche il piccolo cerchietto d’oro che portava all’anulare sinistro. Aveva sposato da un anno Daniele, un ufficiale dell’esercito di ventinove anni che stava di stanza a Treviso. A causa del suo lavoro- aveva aperto un ristorante insieme a mia zia-, Cristi non poteva trasferirsi a Treviso con suo marito perciò era lui che scendeva da lei nei fine settimana in attesa che gli concedessero il trasferimento.
 Mi allontanai un po’ da lei e la passai in rassegna da cima a fondo, ovviamente la mia attenzione si concentrò sulla zona della sua pancia.
 -Mio Dio! Ma sei enorme, a malapena sono riuscita ad abbracciarti…-
 -Be’ grazie, tesoro. Anch’io ti trovo bene-, rispose fingendosi offesa.
 -Andiamo, lo sai che non potevo dirti semplicemente “Cristi, cara. Sei splendida, la gravidanza ti dona molto”, non sarebbe la verità, perché sei orrenda.-
 -Prova tu a portare per otto mesi nella pancia una persona in miniatura che ti frega tutto il cibo che mandi giù, di certo non saresti uno spettacolo migliore!-
 Ci guardammo per un secondo per poi scoppiare al ridere a crepapelle, e anche in modo piuttosto rumoroso tanto che la gente si girava a fissarci incuriosita. Gli incontri con mia cugina erano sempre stati così: rumorosi, pazzi e pieni di battutine. Non sarebbero mai cambiati, di questo ne ero certa.
 -E quello schianto dovrebbe essere il tuo ragazzo?- mi chiese.
 Per un momento non capivo a chi si stesse riferendo poi seguii il suo sguardo e mi ritrovai davanti Massi che teneva in mano sia il suo che il mio borsone (che come una stupida avevo abbandonato per correre incontro a mia cugina).
 Mi ci volle qualche secondo prima di capire il pieno significato della domanda di Cristi.
 -Il mio cosa?!- esclamai staccandomi totalmente da lei e guardandola in faccia per capire se stesse scherzando. No, non stava scherzando, era davvero convinta di quello che aveva detto.
 -Scusa, non hai detto a mia madre che saresti venuta con il tuo ragazzo?-
 -No, io le ho detto che sarei venuto con un ragazzo, non con il mio ragazzo!- esclamai cercando di mettere subito in chiaro le cose, mentre sentii una piccola risata partire da Massi. –Tu non ridere perché non c’è niente di divertente!-
 -Oh, sì che c’è…-, rispose lui continuando a ridacchiare.
 -Quindi tu e lui non state insieme?- mi chiese Cristi sorpresa.
 -Piuttosto mi faccio frate-, rispose Massi ridendo.
 -Spiritoso-, ci mancò poco che non gli facessi una linguaccia. –Questo ragazzo è un mio amico e siccome era interessato anche lui all’Università di Padova mi ha chiesto di poter venire con me. Tutto qui!- meglio sorvolare sui dettagli, sarebbe stato troppo lungo raccontarle tutto quello che aveva combinato Marco e come Massi ed io c’eravamo ritrovati lì davanti a lei.
 -Povera te, quando la mamma ha saputo che avevi trovato un fidanzato aveva annullato tutto gli appuntamenti ma adesso ci metterà un secondo ad organizzarne degli altri. E ti assicuro che questa volta è molto più decisa e combattiva.-
 Impallidii all’istante.
 -Oddio! L’avevo scordato!-
 -Ma di cosa state parlando?- chiese Massi confuso.
 Mi voltai a guardarlo con aria depressa ma non riuscii a trovare le parole per rispondere. Fortunatamente Cristi venne in mio soccorso.
 -Mia madre è un tantino fissata con il voler trovare un compagno a chiunque, e Vale è la sua cavia preferita. E’ da quando aveva cinque anni che ogni volta che la vede prova a farla innamorare del figlio o del nipote di qualche suo amico. L’ultima volta chi era?- mi chiese tentando di riportare alla mente il periodo della mia ultima visita.
 -Il figlio del fornaio vicino casa vostra-, sospirai afflitta. Il problema non era che mia zia provasse a farmi fare coppia anche con i ragazzi che incontrava per strada, il vero guaio era il suo pessimo gusto. In genere sceglieva sempre ragazzi che probabilmente non sapevano neanche allacciarsi le scarpe e avevano l’intelligenza di un criceto- con molta probabilità un criceto li avrebbe persino battuti. Il figlio del fornaio che aveva cercato di appiopparmi l’estate prima era uno spilungone di quasi due metri, magro come un manico di scopa e ricoperto di acne… Non che io giudicassi dall’aspetto ma quando mia zia me lo presentò, lui mi chiese se venivo dall’Africa visto che avevo la carnagione più scura della sua. Lo mandai al Diavolo senza tanti complimenti, e senza cercare di sapere se la sua era una battuta o altro… C’era un limite a tutto!
 Mentre il mio cervello cercava di elaborare una soluzione decente, sentii un'altra risata smorzata. Mi voltai furente di rabbia.
 -Massi, giuro che se non la smetti di ridere ti rompo il naso!-
 -Scusa, ma questa storia è troppo divertente-, rispose mettendosi una mano sulla bocca per coprire la sua risata.
 -Fossi in te, non riderei tanto-, intervenne Cristi. –Quando mia madre saprà che non state insieme, non solo recupererà tutti gli appuntamenti di Vale ma troverà qualche ragazza anche per te.-
 -Mi dispiace, sono già impegnato-, disse lui sorridendo trionfante.
 -Illuso! Mia zia non si è mai fatta scrupoli, non gliene importerà un fico secco se stai insieme alla fatina americana. Quella donna ha una determinazione che farebbe invidia a un condottiero, a volte fa paura.-
 -E’ così-, confermo Cristi annuendo.
 -E allora che si fa? Non mi va di essere vittima di questa “Cupido” travestita da dolce zietta.-
 Mi venne quasi da ridere. In effetti, zia Lucia poteva essere tranquillamente immaginata sotto quelle spoglie. Sembrava dolce e gentile ma se decideva che dovevi stare con qualcuno si trasformava. La prova più lampante era la stessa Cristina. Lei e Daniele avevano abitato nello stesso quartiere per anni e si salutavano appena, ma dopo che lui era tornato dal primo anno di accademia e mia zia lo aveva incontrato per caso vicino casa sua, era cambiato tutto. In un modo o nell’altro era riuscita a farli mettere insieme, invitando Daniele a pranzo, a merenda, a cena e qualche volta anche a colazione. Cristi e Dani si ritrovavano sempre insieme senza capire come poteva accadere e alla fine mia zia riuscì ad organizzare, non si sa come, un appuntamento in piena regola. I due ragazzi si erano ritrovati in quell’uragano e facendosi trasportare dal vento impetuoso si erano innamorati. Mia zia l’aveva spuntata e da quel momento cercò di darsi ancora più da fare con me! La mia sfortuna era davvero innegabile!
 -Io un’idea ce l’avrei-, disse Cristi sorridendo.
 -E sarebbe?- chiesi titubante, le idee di mia cugina difficilmente riuscivano a convincermi.
 -E’ semplice, visto che mia madre pensa che voi due stiate insieme, l’unico modo per evitare l’attacco dei suoi pretendenti è che voi due fingiate di essere innamorati.-
 -COSA?!- quell’esclamazione, mia e di Massi, fu talmente forte che persino i dipendenti che stavano alla biglietteria si affacciarono per vedere cosa fosse accaduto.
 -Che c’è che non vi convince?- chiese Cristi innocentemente.
 -Tutto!- risposi livida di rabbia. –Massi ed io non possiamo fingere di stare insieme. Prima di tutto lui è già fidanzato, in secondo luogo tendiamo a litigare come matti ogni volta che cominciamo un discorso, e terzo, la zia lo capirà che le stiamo mentendo-… Quarto, fingere di stare insieme a Massi sapendo che lui avrebbe potuto tirar fuori l’argomento “ascensore” in qualsiasi momento respingendo brutalmente i miei sentimenti, era una cosa che proprio non potevo sopportare. Non ce la facevo!
 -E’ solo qui il problema?- Cristi mi guardò con aria di superiorità. –Primo, la fidanzata di Massi si trova a chilometri di distanza da qui e non saprà mai che avrete finto di essere innamorati. Secondo, se litigherete mia madre lì prenderà come “teneri battibecchi tra piccioncini”. E terzo, sarà troppo occupata ad adorare Massi per concentrarsi sul fatto che le state mentendo. Ho risolto tutti i tuoi dubbi, cara?-
 -Affatto!- risposi indispettita. –Ne rimane uno solo. Noi non vogliamo fare una cosa del genere!-
 Semplice, diretto ed efficace. Se io e Massi non volevamo, lei non poteva costringerci.
 -Veramente io…-
 Mi voltai di scatto verso il proprietario di quella voce che tanto amavo ma che in quel momento mi suonava stridula come una nota stonata.
 -Tu cosa?- gli chiesi con uno sguardo che avrebbe potuto far saltare in aria l’intera stazione.
 -Non non voglio che tua zia mi faccia da agenzia matrimoniale per tutto il tempo che starò qui. E se per evitarlo devo solo fingere di essere il tuo fidanzato credo di poterlo sopportare.-
 Alzai gli occhi al cielo incredula.
 -Tu non la conosci. Potrebbe chiederci di fare qualsiasi cosa, tipo tenerci per mano, abbracciarci o…-, mi bloccai improvvisamente poco prima di pronunciare quella parola, e, dallo sguardo che aveva Massi, non era difficile intuire che aveva capito quale fosse il verbo mancante nella mia frase lasciata in sospeso.
 -Se ci chiederà di fare cose del genere troveremo una soluzione… A meno che, tu non abbia bisogno di un ascensore anche questa volta-, disse pungente.
 -Ascensore?- chiese Cristina confusa.
 Lanciai uno sguardo di fuoco in direzione di Massi, poi mi voltai verso mia cugina.
 -Niente, lascialo perdere… Il viaggio gli ha danneggiato il cervello, e non è che prima fosse del tutto sano-, la mia acidità stava ritornando. Mia zia non ci sarebbe mai cascata in quella storia! Sentiva puzza di bugia nel raggio di chilometri.
 -Gentile come sempre, Ferrari-, ribatté Massi scocciato.
 -Sta’ zitto, Draco-, esclamai furente.
 -Certo che quando discutete fate proprio le cose per bene-, disse Cristi sorridendo divertita.
 -Te l’ho detto, e questo è niente. Sappiamo fare di meglio, quindi ti assicuro che la zia non ci crederà.-
 -Tentar non nuoce-, rispose lei facendo l’occhiolino. –Preferisci che appena arriviate a casa ti metta davanti una schiera di ragazzi spilungoni e pieni di brufoli?-
 Sospirai per l’ennesima volta, la depressione ormai si era insidiata dentro di me e non sapevo come potermene liberare. Il problema era che mia zia lo avrebbe fatto sul serio.
 -E va bene…-, mi arresi a quella loro stupida idea. Mi voltai di nuovo verso Massi- Ma poi non dire che non ti avevo avvisato. Non sarà semplice prenderla in giro.-
 -Sottovaluti le mie capacità di attore-, il suo sguardo tornò ad essere spavaldo e sicuro, l’espressione che di Massi mi piaceva di più.
 Il viaggio verso casa di mia zia fu tranquillo. Cristina mi raccontò come andavano le cose con Daniele, che probabilmente avrebbe ottenuto il trasferimento a breve, e mi aggiornò su tutti i suoi mesi di gravidanza: dal test fatto nel bagno del suo ristorante (quest’argomento avrei voluto evitarlo in presenza di Massi, ma quando mia cugina cominciava a parlare era impossibile fermarla) fino a quando la settimana prima si era recata al negozio per acquistare culla e carrozzina.
 -Manca ancora un mese ma preferisco portarmi avanti con il lavoro-, disse sorridendomi.
 -E sai già il sesso?- chiesi curiosa.
 -No. Questo piccolo scalmanato durante l’ecografia si muoveva in continuazione e la dottoressa non è riuscita a capirne il sesso, alla fine Daniele ed io abbiamo deciso di aspettare che nasca per saperlo. Sarà più emozionante, no?-
 -Sì-, risposi in quel modo però, conoscendomi, se fossi stata al suo posto, avrei consultato dottori e dottoresse finché qualcuno non fosse riuscito a capire il sesso del mio bambino. Le sorprese non mi erano mai piaciute…
 Cristina entrò con l’auto nel piccolo vialetto che portava all’abitazione della zia e non mi sorprese vedere la donna che ci attendeva davanti all’ingresso con sguardo impaziente.
 Adoravo quella villetta. Non aveva nulla di particolare, era una semplice casa con il tetto spiovente e le pareti gialline, situata nella zona residenziale di Padova, ma per me era sempre stata come una specie di castello. A Lecce case del genere non sono molto frequenti visto che la neve in genere non ci sfiora neanche per scherzo, quindi, quando ero solo una bambina vedere quel tetto rosso e spiovente mi affascinava molto.
 Scesi in fretta dalla macchina e corsi ad abbracciare zia Lucia. Era una donna strana e forse anche un tantino fuori di testa ma io le volevo un mondo di bene.
 -Ciao zia!- esclamai buttandomi al suo collo e stringendola forte.
 -Tesoro mio, è sempre bello riabbracciarti- rispose lei con la sua solita voce dolce. –Mia sorella sta bene?-
 Mi staccai da lei e le sorrisi.
 -Al solito. Lavora, rompe le scatole e litiga con papà per delle scemenze. Lo zio è sempre sulla sua poltrona?-
 -L’hai mai visto smuoversi da quel coso?- mi chiese lei esasperata.
 Se zia Lucia era un uragano che nessuno riusciva a domare, mio zio Sandro era l’esatto contrario: un uomo tranquillo e di poche parole, molto affezionato alla sua routine. Lavorava come impiegato in un ufficio e nei fine settimana dava una mano al ristorante di Cristina. Adorava alzarsi presto la mattina, uscire a comprare il giornale e poi tornare a casa per fare colazione e leggerlo in tutta tranquillità. Il pomeriggio, quando tornava dall’ufficio, si sedeva sulla sua poltrona preferita (che probabilmente aveva molti più anni di me) e leggeva oppure guardava i quiz in televisione. Probabilmente ad occhi esterni sarebbe sembrato un uomo insipido e passivo, ma io sapevo che non era quella la verità: era in grado di essere molto divertente quando voleva, semplicemente non parlava se non aveva qualcosa di sensato da dire. Per me quella era pura e semplice saggezza.
 -Sono contenta che qui non sia cambiato nulla-, risposi sorridendole.
 -Invece io sono felice che finalmente nella tua vita sia cambiato qualcosa. Allora, dov’è il mio futuro nipote?- chiese tutta pimpante cercando di guardare oltre la mia testa.
 Futuro nipote?! Signore, cosa mai avevo fatto di così terribile nella mia vita precedente?
 -Buonasera, signora Lucia-, disse Massi comparendo dal nulla al mio fianco e porgendo la mano a mia zia. –Sono Massimiliano, il fidanzato di Vale. Ovviamente, se vuole, può chiamarmi Massi.- Ammiccò con gli occhi, sfoggiando il suo sguardo più affascinante.
 Se non avessi saputo realmente come stavano le cose anch’io avrei creduto che quello era davvero il mio fidanzato. Massi aveva ragione: non avrei dovuto sottovalutare le sue capacità di attore, ma soprattutto lo charme che sfoderava con le donne- io per prima lo adoravo quando sfoggiava quello sguardo.
 Zia Lucia rimase un attimo basita a fissarlo poi spalancò gli occhi sorridendo e si buttò letteralmente ad abbracciarlo.
 -Che bello! Sono così felice che la mia Vale abbia trovato un ragazzo gentile ed educato come te.-
 Lo stava praticamente stritolando, ed io riuscii a stento a trattenere una risata visto che quella scena era a dir poco esilarante.
 -Ne sono felice anch’io-, mormorò Massi con quel filo di voce che gli consentiva di usare il poco fiato che poteva racimolare.
 -Mamma, lascialo respirare. Non vorrai ucciderle il ragazzo, proprio adesso che Vale ne ha trovato uno-, intervenne Cristi mentre tirava fuori i bagagli dal cofano dell’auto.
 La zia si staccò da Massi e lo guardò con occhi di pura ammirazione. Poi lui notò che Cristi sembrava avere tutta l’intenzione di portare i nostri borsoni fin dentro casa, prima che potessi intervenire io stessa, disse: -Aspetta, li prendo io.-
 Si precipitò verso Cristi e le tolse le borse dalle mani.
 -Grazie-, rispose lei sorridendo.
 -Non dovresti fare sforzi, basta che mi fai strada, li porterò io dentro.-
 Non feci in tempo a sorprendermi per il gesto di Massi che sentii un urletto provenire da mia zia.
 -Che fortuna! E’ anche un perfetto gentiluomo. Non potevi nascere una trentina di anni prima, Massi? Sarei stata felice di sposarti.-Le mancavano solo gli occhi a cuoricino e sarebbe potuta tranquillamente entrare a far parte nel fan club di Massi che avevano messo su le sue compagne di classe.
 -Ne sarei stato onorato, signora, ma mi accontenterò di prendere sua nipote-, rispose con uno dei suoi sorrisi magnetici.
 -Oh, chiamami Lucia… Signora non mi è mai piaciuto. Mi fa sentire molto più vecchia di quanto non sia…-
 -Ma lei non è vecchia, Lucia. Quanti anni ha? Trenta?-
 Mia zia fece un risolino e arrossì. Sembrava una quindicenne in calore.
 -Okay, ora basta-, m’intromisi prima che quello scambio di battutine dolci diventasse più imbarazzante di quanto già non fosse. –Entriamo. Devo ancora salutare lo zio.-
 -Sì, hai ragione cara-, rispose zia Lucia ricomponendosi- o almeno cercando di farlo. –Cristi, accompagna Massi nella stanza che ho preparato per loro due così può lasciare lì i bagagli.-
 Fermi tutti! Un attimo soltanto! Mia zia aveva forse detto “nella stanza che ho preparato per loro due”? C’era qualcosa che stonava in quell’affermazione.
 -Zia, hai preparato una stanza per noi due?- chiesi indicando prima me e poi Massi. –Ma non avevi due stanze per gli ospiti?-
 -Ah, sì…-, disse lei posandosi l’indice sul mento per riflettere. –Una l’ho trasformata in una mini-palestra… Sai, ci ho messo due cyclette, un tapis roulant, e qualche altro attrezzo. Almeno tuo zio fa un po’ di attività fisica di tanto in tanto. Così nell’altra ci ho messo un letto matrimoniale. Spero che non ci siano problemi se starete nella stessa stanza, dopotutto alla vostra età non c’è niente che non si sia già fatto, no?-
 Spalancai gli occhi incredula. Tolto che parlare di sesso come mia zia si trovava nella mia lista della priorità esattamente dopo il cadere in un lago pieno di Piranha, io non potevo dormire per tre notti nella stessa stanza con Massimiliano Draco. Anzi, non potevo stare sola con lui neanche per pochi minuti. Non che avessi il timore che mi saltasse addosso nel bel mezzo della notte, figuriamoci se era interessato a me in quel senso, però avrebbe potuto tirare fuori l’argomento “ascensore” in qualsiasi momento ed io non ci tenevo per niente a dovergli dare spiegazioni riguardo quel giorno.
 Accidenti a mia zia!
 -Allora, ci sono problemi?- mi chiese lei socchiudendo gli occhi sospettosa.
 -No-, intervenne subito Massi posando a terra uno dei borsoni e circondandomi le spalle con il braccio. –Nessun problema.-
 Mi strinse di più e mormorò con un filo di voce appena udibile : -Avanti, sorridi altrimenti scoprirà tutto.-
 La mia bocca si mosse da sola a quelle parole stirandosi in un meraviglioso sorriso, ovviamente finto come il naso di Nicole Kidman. Per un momento avevo dimenticato che mia zia teneva sempre in serbo per me una schiera di spilungoni brufolosi da presentarmi nel caso in cui avesse scoperto la verità.
 Entrammo in casa e mentre Massi e Cristi portavano le valigie in camera e mia zia andava in cucina per organizzare la cena, io mi diressi in salotto per salutare lo zio.
 Come immaginavo era seduto sulla sua poltrona di pelle marrone- ormai sbiadita e consumata- e stava leggendo un libro.
 Mi avvicinai a lui e sedendomi sul divano accanto alla poltrona lessi il titolo del libro.
 -Ci siamo dati a Pirandello? Cos’è, zio, avevi voglia di fare una bella introspettiva della tua esistenza?- chiesi sorridendo.
 -Il fu Mattia Pascal non passa mai di moda, e poi lo sai che amo Pirandello-, rispose lui senza alzare gli occhi dal libro. –Bentornata, Vale.-
 Mi aprì in un sorriso enorme.
 -Grazie, zio.-
 Lui voltò la pagina e continuò.
 -Ho saputo che hai portato il tuo fidanzato-, il suo tono era pacato come al solito.
 -Sì, anche se forse “fidanzato” è un po’ esagerato come termine-, dissi con tono scocciato.
 Non mi andava proprio giù l’idea di essere la ragazza di Massi solo per finta.
 -Cos’è, l’hai pagato per far credere a tua zia che è il tuo ragazzo?- mi chiese con un sorrisetto.
 A lui non potevo proprio mentire, e poi sapevo che disapprovava gli appuntamenti che mi organizzava la zia Lucia almeno quanto me.
 -Più o meno. Era interessato a vedere l’Università e così ne ho approfittato.-
 -Capisco-, rispose lui continuando a leggere. –Ti conviene andare a fare una doccia prima di cena, immagino che il viaggio si stato stancante.-
 -Sì-, risposi alzandomi.
 -Mi raccomando, tu e quel ragazzo non fate cose strane lassù da soli-, disse poi lo zio con aria preoccupata.
 -Tranquillo, zio. Su questo non c’è proprio pericolo-, mormorai con una certa sicurezza.
 -Non ne sarei così sicuro-, ribatté voltando un’altra pagina del libro. –Siete pur sempre un ragazzo e una ragazza costretti a dormire nella stessa stanza.-
 Sbuffai incredula e divertita.
 -Credimi, so quello che dico. Massi non ci proverebbe mai con una come me visto che è fidanzato con una ragazza bellissima-, sperai che non notasse quella nota di delusione che era sfuggita dalla mia bocca nel pronunciare quelle parole.
 -Il fatto che sia fidanzato con una ragazza bellissima, come dici tu, non è assicurazione-, rispose lui semplicemente.
 -D’accordo, meglio smetterla con questo argomento, potremmo andare avanti all’infinito-, conoscevo mio zio e conoscevo me stessa, nonostante non fossimo parenti diretti avevamo la stessa testardaggine, quindi era meglio chiuderla lì perché nessuno di noi avrebbe abbandonato la sua posizione. –Salgo a farmi una doccia, ci vediamo tra poco.-
 -Uhm…-, rispose lui, ormai la sua attenzione era stata di nuovo catturata interamente dal libro.
 Passai dalla cucina e vidi che mia zia era tutta intenta a girare le patate al forno che stava cucinando per evitare che si bruciassero. Stava canticchiando, quindi probabilmente la sceneggiata che le avevamo propinato era stata presa per vera.
 Scossi la testa per la stanchezza. Non ero certa che sarei arrivata sana e salva al sabato mattina per tornare finalmente alla tranquillità di casa mia.
 Salii le scale con una lentezza atroce, non mi ero ancora resa conto di quanto fossi stanca: avevo proprio bisogno di quella doccia.
 Appena fui al piano di sopra, vidi che la porta del bagno si era chiusa proprio in quel momento, doveva essere Massi che aveva preferito il bagno grande a quello piccolo che c’era nella stanza degli ospiti- la nostra stanza, al solo pensiero mi veniva la pelle d’oca.
 La porta della camera di Cristi era chiusa, di certo si stava cambiando per la cena.
 Sospirai avvertendo tutta la stanchezza e la tensione che avevo accumulato in quelle ultime ore, anzi in quegli ultimi mesi, e mi diressi lentamente verso la mia stanza. Era vuota, quindi Massi era davvero andato in bagno.
 Chiusi la porta e mi tolsi la felpa che indossavo buttandola sul letto, rimanendo così in reggiseno e jeans. La porta del bagno era semi chiusa. Liberai i miei poveri capelli dalla severa coda in cui li avevo costretti quella mattina e avanzai verso il bagno, spalancandone poi la porta.
 Mi bloccai immediatamente mentre quello che avevo davanti veniva registrato dai miei occhi e portato in una parte del mio cervello dal quale non sarebbe mai più stato cancellato.
 -Scusa!- esclamai chiudendo gli occhi, e serrando la porta dietro di me.
 Rimasi immobile per diversi secondi con lo sguardo puntato sul pavimento e il cuore che correva veloce mentre la mia mente stava elaborando quello che avevo visto: Massi nudo! Completamente e assolutamente nudo! Tutto nudo! Senza neanche un centimetro di stoffa addosso! Stava uscendo dalla doccia con i capelli bagnati e le goccioline che percorrevano lente ogni centimetro del suo corpo, e io avevo deciso di aprire la porta proprio in quel momento!
 Maledizione!
 Sentii il sangue fluire totalmente verso le mie guancie colorandole di un rosso intenso e imbarazzato mentre la testa cominciava a pulsarmi per l’agitazione.
 D’un tratto la porta del bagno si aprì facendomi fare un salto di due metri per lo spavento, e mi ritrovai davanti Massi con un asciugamano blu legato in vita e uno bianco sulla testa. Dio, ma poteva un ragazzo essere più sexy in quelle condizioni che completamente nudo?!
 Mi lanciò un’occhiata che non riuscii a decifrare e si diresse verso il suo borsone.
 Era meglio scusarsi per bene prima che il mio cervello decidesse di esplodere per davvero.
 -Massi, io… Senti, scusami. Davvero, credevo che fossi nell’altro bagno e… e volevo farmi una doccia… e…-
 -Tranquilla, non fa niente-, rispose lui praticamente ignorandomi.
 -Davvero?- chiesi stupita.
 -Non sei la prima ragazza a vedermi nudo, quindi non ci trovo nulla di cui scandalizzarmi-, il suo tono era del tipo “me ne sono fatte talmente tante che una ragazzina curiosa non mi fa ne caldo ne freddo”. Ovviamente la cosa non mi piacque per niente.
 -Immagino che Delia ti abbia visto molte volte uscire dalla doccia-, dissi acida.
 Finalmente sembrò ricordarsi che ero un essere umano e che per buona educazione avrebbe dovuto guardarmi in faccia per rispondermi, visto che alzò gli occhi su di me con un sorriso spavaldo.
 -Certo-, disse compiaciuto. –E ti assicuro che lei non è stata la prima.-
 -Ma figurati-, risposi scettica. –Chi mai verrebbe a letto con uno come te?- mi sembrava quasi che al mio interno si stesse svolgendo una battaglia: il mio cuore rispondeva alla mia stessa domanda con milioni di “Io, io, io, io, io, io, io, io, io!” e la mia mente che diceva “Sta’ zitto, stupido organo ribelle! Se non portassi il sangue in giro per il corpo dovresti essere asportato senza pietà!”
 -Dove sei stata negli ultimi cinque anni?- esordì sorridendo. –A scuola sono perseguitato dalle ragazze e se non fossi fidanzato, mi basterebbe uno schiocco di dita per trovare un’altra che voglia prendere il posto di Delia.-
 E certo! Questo avrebbe dovuto impressionarmi, vero? E invece servì solo a farmi infuriare di più e, lo ammetto, a farmi fremere per la gelosia.
 -Bene, allora non vedo perché dovrei scusarmi, visto che se così abituato a mostrare le tue “grazie” in giro per il mondo femminile- risposi con il tono di una vecchia che vede un gatto fare la pipì sui suoi adorati gerani. –Considera ritirate le mie scuse.-
 -Se vuoi ritirare le tue scuse-, mormorò con uno strano tono di voce avvicinandosi e fissando i suoi occhi nei miei, -potrei sempre adottare la legge dell’ occhio per occhio, dente per dente.-
 -Come?- chiesi sconvolta, mentre sentivo il cuore battere come un forsennato e delle goccioline di sudore che mi scendevano dietro al collo. Sudore? Eravamo a dicembre, che diavolo avevo da sudare?!
 Ormai Massi era a pochi centimetri da me, posò una mano dietro la mia schiena e mi attirò a lui facendo aderire i nostri corpi, mentre le mie mani finirono in modo meccanico sulle sue spalle.
 -E’ semplice-, sussurrò con voce suadente. –Dato che tu mi hai visto nudo, ora tocca a me vederti senza vestiti.-
 Cosa?! Sì, come no. Aspetta e spera, caro. Non accadrà mai. Figurati se mi metto a spogliarmi davanti ad un ragazzo già fidanzato. Per quanto lo potessi amare, i miei principi erano più forti di qualsiasi altra cosa! Di questo ne ero certa!
 E allora perché non gli stavo dicendo nulla e gli stavo permettendo di tenermi stretta a quel modo. Tanto più che ricordai solo in quel momento che la parte superiore del mio corpo era coperta solo da un sottile reggiseno di pizzo. Potevo sentire la pelle di Massi, bagnata e fresca, sulla mia, calda e torbida.
 Lui avvicinò le labbra al mio orecchio e sussurrò: -Spogliati…-
 Avvertii le guance andare letteralmente a fuoco e il cuore aumentare i battiti in modo esponenziale.
 Proprio in quel momento un rumore alla mia sinistra mi fece voltare.
 -Ops, scusate-, disse mia zia ridendo.
 Cavolo! Provai a liberarmi dalla presa di Massi ma lui mi tenne ancora più saldamente.
 -Volevo solo dirvi che la cena è pronta ma se preferite restare ancora un po’ qua a dedicarvi ehm… ad altre attività, posso tenervela in caldo.-
 -No, grazie, Lucia-, rispose Massi sorridendo. –Scendiamo subito, le nostre “attività” possono anche aspettare.-
 -Bene-, rispose mia zia contenta. –E scusate ancora per il disturbo.-
 Appena chiuse la porta mi ridestai e compresi quello che era accaduto. Sentii la rabbia montarmi dentro e senza pensare presi un orecchio di Massi e lo tirai.
 -AHI!-
 Lui mi lasciò andare ed io mi allontanai da lui il più possibile.
 -Volevi staccarmelo, per caso!- mi chiese imbestialito massaggiandosi la parte lesa.
 -Così impari a mettermi in imbarazzo davanti a mia zia!- esclamai afferrando la felpa che avevo lanciato qualche minuto prima sul letto e infilandomela. –Avresti dovuto lasciarmi andare quando è entrata!-
 -Quindi se non fosse arrivata lei, avrei potuto continuare?- mi chiese con un sorrisetto.
 -Ti avrei tirato comunque l’orecchio, anzi te l’avrei staccato di sicuro-, ormai il suo finto tentativo di mettermi a disagio aveva perso efficacia. Avevo capito che mi aveva stretta in quel modo solo per farmi arrabbiare.
 -Comunque non ti ho lasciato quando ho visto tua zia perché mi sembrava l’occasione giusta per mettere a tacere qualsiasi dubbio che potesse avere.-
 In effetti, non era stata male come trovata. Adesso mia zia non avrebbe più avuto sospetti riguardo la nostra relazione e non ci avrebbe chiesto di tenerci per mano o di baciarci davanti a lei.
 -E va bene, ti concedo che come idea non è stata male, però se dobbiamo stare insieme in questa stanza per tre notti, è meglio mettere in chiaro alcune cose.-
 Era il minimo!
 -Concordo-, rispose lui annuendo.
 -Prima di tutto quando uno di noi userà il bagno, dovrà sempre chiudere la porta a chiave.-
 -Mi sembra giusto.-
 -La mattina ci vestiremo in bagno così non creeremo altri incidenti imbarazzanti.-
 -D’accordo-, annuì ancora.
 -E ovviamente tu dormirai sul pavimento-, terminai con voce seria.
 -Assolutamente s… No!- esclamò incredulo. –Ti è partito il cervello?! Siamo a dicembre, mi verrà una broncopolmonite!-
 -Non fare tanto il delicato-, ribattei annoiata. –Il pavimento è ricoperto di moquette e mia zia lascia i riscaldamenti accesi tutta la notte, stai sicuro che non sentirai freddo.-
 -E potrei capire perché il letto toccherebbe a te?- chiese lui incrociando le braccia scocciato.
 -Semplicemente perché non sono io quella che alloggia a scrocco a casa di persone con cui non ha nessun grado di parentela-, colpito e affondato. “Rispondimi a questa, razza di Casanova fallito!”
 Lui provò a dire qualcosa ma poi ci ripensò e abbassò le spalle sconfitto.
 Sorrisi soddisfatta.
 -Adesso sbrigati a vestirti, ti aspetto di sotto-, dissi uscendo dalla stanza il più in fretta possibile.
 Appena fuori lanciai un’occhiata di sbieco alla porta del bagno che magicamente si aprì.
 -Da quando sono incinta, vado in bagno in continuazione-, disse Cristi tutta contenta sorridendomi.
 -Pannolone?- chiesi divertita.
 -Spiritosa-, mi fece la linguaccia ed entrò in camera sua per cambiarsi.
 Sospirai e tutta la stanchezza che avevo avvertito pochi minuti prima tornò a pressarmi forse anche più duramente.
 Ma perché capitavano sempre tutte e me!?
 Prima mia zia che ci dava una sola stanza e poi lui che si faceva trovare completamente nudo in bagno! Come cavolo facevo a dimenticarlo se sembrava che tutto e tutti fossero contro di me e i miei piani?!












***L'Autrice***
 Penso che ognuna di noi abbia almeno una parente (che sia una zia o la nonna, o un'altra) che appena ti vede dice frasi del tipo "e il fidanzato?", e tu che rispondi che non ti senti ancora pronta per una relazione stabile, mentre invice lo sai benissimo che appena ne avrai l'occasione acchiapperai il primo ragazzo decente e ci proverai eccome ad avere una relazione stabile...^^ Comunque, spero che la zia Lucia e Cristina vi siano piaciute...
 Allora, nei prossimi due capitoli si chiariranno tutti i dubbi che a quanto pare non hanno permesso a molte di voi di dormire la notte. Il più importante sarà il prossimo, mentre quello dopo ancora sarà un capitolo scritto dal POV di Amy in cui si spiegheranno gli ultimi dettagli e in cui, ovviamente, vedremo Marco e Amy... xD E qui mi fermo, non vorrei dire troppo...
 Ringrazio tutte le persone che stanno leggendo questa mia umile storia...*-* Siete tutte meravigliose, e non smetterò mai di ringraziarmi per tutto il supporto che mi date sia con le vostre recensioni che con i commenti su Facebook... xD
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^



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 Mancano le risposte a parecchie recensioni, mi darò da fare in queste ore per provvedere... ^^'

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Capitolo 17
*** Solo La Verità, Nient'Altro Che La Verità ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 17 (new)
Quando L’Amore Vuol Parlare,
La Ragione Deve Tacere
Jean-François Regnard
 
 


 Capitolo 17: Solo La Verità, Nient’Altro Che La Verità
 
 Il profumo dei cornetti caldi e del caffè raggiunse il mio naso invitando i miei poveri occhi assonati ad aprirsi. La stanza era ancora buia e voltandomi a guardare la sveglia vidi che erano le sei e mezzo: mancava ancora qualche minuto prima che suonasse rimbambendomi più di quanto non fosse necessario. Perciò allungai una mano con una lentezza dovuta ancora al mio cervello mezzo addormentato e disattivai quell’aggeggio infernale che odiavo con tutte le mie forze.
 Sbattei le palpebre un paio di volte e sbadigliai di gusto, raggomitolandomi meglio nel calduccio di quel letto così morbido. Detestavo svegliarmi troppo presto la mattina, però quella notte avevo dormito tranquilla e serena come una bambina e mi sentivo finalmente riposata e senza più un briciolo di stanchezza addosso.
 Scostai il soffice piumone dalle calde sfumature di un tramonto e misi i piedi e terra avvertendo una splendida sensazione al tocco con la moquette. Moquette? Da quando a casa mia c’era la moquette?
 Aggrottai la fronte confusa e mi alzai, decisa ad andare in bagno. Feci un passo ma…
 -AAAH!- urlai all’improvviso.
 Ero inciampata in qualcosa che stava sul pavimento accanto al mio letto, un qualcosa di molto morbido e caldo.
 -Ma sei scema?!- esclamò una voce sotto di me.
 M’irrigidii all’istante, mentre la consapevolezza cominciava a percorrere le mie fibre nervose fino a raggiungere il cervello, che evidentemente appena mi ero svegliata doveva essere andato momentaneamente in vacanza alle Hawaii.
 -Prima mi costringi a dormire sul pavimento e poi cerchi di uccidermi schiacciandomi sotto la tua ciccia?!-
 Massi!
 Accidenti! Avevo dormito talmente bene quella notte da aver completamente dimenticato di trovarmi a casa di mia zia Lucia e per di più di essere stata nella stessa stanza con Massi.
 -Hai deciso di soffocarmi?- mi chiese lui stizzito.
 Abbassai lo sguardo e incontrai i suoi occhi. Nella stanza così poco illuminata, erano di un verde tanto cupo ma allo stesso tempo sembravano poter dare luce a un’intera città con la loro intensità. Quegli occhi mi azzittirono senza che io trovassi un modo per reagire.
 -Adesso basta!- esclamò Massi scocciato.
 Con un colpo di reni mi spostò di peso e invertì la posizione, già imbarazzante in cui c’eravamo trovati per caso, in una assolutamente equivoca voluta da lui.
 -Ehi!- esclamai tirandogli un paio di pugni sul petto cercando di togliermelo di dosso. –Sei pesante!-
 -Guarda che sei stata tu a cominciare, io mi sto solo vendicando-, disse lui con quel suo sorriso spavaldo che mi faceva vedere letteralmente le stelle.
 -Sono inciampata-, mormorai tirandogli un altro pugno, ovviamente non dovevo avergli fatto neanche il solletico.
 -In genere, una persona normale quando inciampa si rialza immediatamente non se ne sta imbambolata a fissare il vuoto dimenticando di aver quasi ammazzato un altro essere vivente- il suo tono era piuttosto irritato forse non gli piaceva essere svegliato in quel modo e di certo non lo potevo biasimare, probabilmente io avrei reagito in modo anche peggiore. Se però credeva che quando gli ero caduta addosso mi fossi impietrita a guardare il vuoto, si sbagliava! Io ero rimasta letteralmente abbagliata dalla sua bellezza che nella penombra era ancora più valorizzata.
 Accidenti! Accidenti! E ancora accidenti!
 Per fortuna ritrovai da qualche parte all’interno del mio subconscio la forza per non arrossire e per rispondere alla sua accusa.
 -Scusami se appena sveglia non riesco a connettere tanto bene. Mi ero scordata che dormivi da questo lato della stanza-, distolsi lo sguardo dai suoi occhi con un gesto di stizza. –Potresti toglierti di dosso, adesso?-
 Lui non si mosse di un solo millimetro e la cosa non mi piaceva. Il suo pigiama consisteva solo in un paio di pantaloncini, quindi nella parte superiore del corpo era completamente nudo e la maglietta smessa di mio padre che indossavo io era troppo sottile per non sentire il calore del corpo di Massi così vicino al mio.
 Tornai a guardarlo negli occhi per capire cosa lo stesse frenando, e mi accorsi subito che era stato un errore di quelli madornali. Mi stava fissando, i suoi occhi erano puntati dritti nei miei e ovviamente la mia reazione fu immediata: il sangue stava cominciando a confluire in quantità industriali verso le guance, il cuore batteva velocemente come mai aveva fatto e una strana fitta mi colpì al ventre, come una pugnalata ma non era realmente dolorosa, era alquanto piacevole piuttosto. Quest’ultima sensazione era qualcosa di nuovo, qualcosa che non avevo mai sperimentato eppure ero certa che fosse il corpo di Massi a provocarla.
 -Che c’è?- chiesi con un filo di voce, domandomi dove cavolo l’avessi trovato quel poco fiato per riuscire a parlare.
 Il suo sguardo si fece strano molto più intenso di quanto avessi mai ricordato e poi all’improvviso sorrise divertito e puntò gli occhi verso il pavimento.
 -Niente-, rispose scuotendo la testa. –Sono ancora stanco per il viaggio.-
 E si aspettava che ci credessi? Una persona stanca per un viaggio non ti guarda in quel modo? Quello era lo sguardo di qualcuno che stava cercando di leggerti dentro, o per lo meno erano gli occhi di chi voleva capire qualcosa. La faccenda si complicava ancora e più si andava avanti meno soluzioni riuscivo a vedere.
 Massi fece per alzarsi quando la porta della stanza si spalancò all’improvviso.
 -Ragazzi, è pronta la colazi…o…ne…-
 -Cristi, non è come sembra. Ci siamo ritrovati così per caso-, mi affrettai a spiegare mentre Massi si toglieva velocemente di dosso e mi aiutava ad alzarmi.
 -Anch’io ho propinato questa scusa a mio padre quando ha beccato me e Daniele in una posizione simile nell’armadio a muro della mia stanza, ma lui non ci ha creduto. E adesso capisco anche come mai. Avete deciso di passare dalla recita alla realtà, per caso?- chiese lei divertita.
 -Neanche per sogno!- esclamai indignata.
 -Sei una stupida-, disse squadrando Massi da cima a fondo. Una macchina per i raggi X sarebbe stata meno precisa e invadente. –Se fossi al tuo posto approfitterei della situazione e coglierei al volo tutte le occasioni che mi si presenterebbero davanti… E credimi quella che vedo io in questo momento è un’occasione davvero notevole. Complimenti, Massi.-
 -Grazie-, rispose lui compiaciuto.
 Alzai un sopracciglio incredula.
 -Tu-, dissi puntando il dito indice verso Cristi, -smettila di dire sciocchezze! E tu- questa volta lo rivolsi verso Massi, -non fare tanto il montato! Mia cugina è incinta e non sa quello che dice.-
 -Sì, che lo so-, rispose lei indignata. –Guarda che qui sei tu quella che non si accorge di cosa si sta perdendo. Andiamo, quando pensi che ti potrà ricapitare sottomano uno schianto del genere?!-
 Avrei voluto squartarla con le mie mani! Non potevo credere che stesse tirando fuori argomenti del genere proprio davanti a Massi! Una buca! Avevo bisogno di una buca per sotterrarmici dentro e non uscire fino alla prossima Era Glaciale! Oppure per seppellire viva Cristi!
 -Primo: Massi è fidanzato, quindi anche volendo- ed io lo volevo- non potrei neanche immaginare di stare con lui per davvero. Secondo: io non voglio stare con lui- balla!-. Terzo: lui non vuole stare con me! E con queste semplici ed efficaci argomentazioni dichiaro chiuso l’argomento, e giuro che se provi a ritirarlo fuori Cristi, ti prenderò a calci nel sedere da qui a Lecce.-
 Chiara, incisiva e soprattutto minacciosa… Avrei azzittito chiunque con quella sottospecie di arringa, ma conoscevo mia cugina e sapevo che non si sarebbe arresa tanto facilmente.
 -Uhm… Ci siamo svegliate dal verso sbagliato del letto stamattina? Oppure stare così vicina a un ragazzo bello ed atletico come Massi ti mette un po’ a disagio, cuginetta?-
 Alzai gli occhi al cielo scocciata e sbuffai sonoramente. Cristi sarebbe potuta andare avanti all’infinito ed io non potevo permettere che mi facesse continuare quella discussione idiota proprio davanti a Massi. Anche senza guardarlo lo sapevo che si stava insospettendo, quindi era meglio finirla lì prima di combinare qualche assurdo disastro.
 -Senti, pensa quello che vuoi, io intanto vado a lavarmi-, dissi scocciata. Afferrai il mio beauty case e i vestiti che la sera prima avevo preparato per indossarli quel giorno, e mi chiusi in bagno con la speranza che mia cugina si desse una regolata una volta che fossi uscita da lì.
 Qualche minuto dopo, mentre mi lavavo i denti, sentii dei rumori provenienti dalla camera. Non erano voci, quindi Cristi era di certo scesa di sotto. Mi asciugai la bocca e iniziai a vestirmi il più in fretta possibile per vedere cosa stesse succedendo.
 Quando uscii, vidi che Massi aveva ripiegato il piumone che aveva usato come materasso e lo aveva rimesso al suo posto nell’armadio. Anche il letto era stato rifatto e l’intera stanza era in ordine, forse addirittura più in ordine di quando eravamo arrivati la sera prima.
 -Ho pensato che fosse meglio far sparire le prove del fatto che abbiamo dormito separati, altrimenti tua zia potrebbe cominciare a sospettare qualcosa.-
 Sbattei un paio di volte le palpebre e annuii senza dire neanche una parola.
 -Hai finito con il bagno?- mi chiese Massi prendendo i suoi vestiti dal borsone.
 -Eh… Ah, sì…-, risposi avvicinandomi alla mia valigia e riponendoci dentro la maglietta che usavo come pigiama e il beautycase.
 Massi mi lanciò una strana occhiata ed entrò in bagno, chiudendo la porta a chiave.
 Fissai quella porta per diversi secondi, e una strana sensazione stava cominciando ad impossessarsi di me. Era quel genere di presentimento che ti assaliva alcune mattine appena ti svegliavi. Come quando aprivi gli occhi e avevi la certezza che quel giorno ti avrebbero interrogato e di sicuro ti avrebbero fatto domande su argomenti che non avevi studiato o avevi solo letto di sfuggita. Quella che stavo provando in quel momento era la stessa identica sensazione. Guardando quella porta appariva chiaro alla mia mente e al mio cuore che quella giornata non sarebbe stata come le altre, che sarebbe successo qualcosa di talmente sconvolgente da cambiare la mia vita per sempre. Non sapevo se in quel processo di rinnovo Massi avrebbe avuto qualche ruolo ma ero certa che una volta tornata a Lecce ci sarebbe stato qualcosa di diverso in me.
 Sospirai scocciata ed uscii dalla stanza per scendere a fare colazione.
 -Ferma dove sei!-
 Mi voltai di scatto e vidi Cristi ferma davanti alla porta della sua camera con la spalla poggiata allo stipite e le braccia incrociate. Aveva un’espressione che doveva risultare minacciosa, ma il suo pancione la rendeva troppo buffa perché avessi paura di lei.
 -Hai bisogno di qualcosa?- chiesi tranquilla.
 -Sì. Ho bisogno che mia cugina, che con me è sempre stata sincera e mi ha sempre confessato tutto, mi dica cosa ho visto prima in quella stanza.-
 Sbattei le palpebre confusa.
 -Un incidente…?- la mia non era un’affermazione quanto una domanda piuttosto.
 -A me sembrava più un atto volontario.-
 Abbassai le spalle in segno di resa.
 -Cosa vuoi che ti dica?-
 -Nulla. Se vuoi puoi limitarti ad annuire-, continuò lei con calma. –Che tu eri cotta di Massi lo avevo capito fin da quando vi ho visto litigare in stazione, ma soprattutto dal tuo “Sta’ zitto, Draco”. E poi ti si legge in faccia che sei innamorata di lui.-
 Bene. Stava andando proprio alla grande. Era anche vero però che mia cugina aveva un fiuto incredibile per quel genere di cose, era molto meglio della zia Lucia che non ne azzeccava una.
 -L’unica cosa che non capisco è perché Massi abbia una fidanzata quando è più che evidente che ama te.-
 Ci misi qualche secondo ad elaborare i dati che Cristi aveva appena sciorinato fuori dalla sua boccaccia idiota.
 -Dovresti far visionare il tuo radar perché credo che sia difettoso, Cristi. Massi non può essere innamorato di me, se sapessi tutta la storia dall’inizio, te ne renderesti conto anche tu.-
 Mi stava quasi venendo da scoppiarle a ridere in faccia ma per fortuna riuscii ad evitarlo altrimenti mi avrebbe fatto fuori.
 Massi innamorato di me? Non sarebbe accaduto neanche in un mondo parallelo!
 -Ma…-, cominciò lei decisa a difendere la sua tesi.
 -Io scendo a fare colazione-, annunciai con un tono che non avrebbe accettato repliche. –E dovresti farlo anche tu perché credo che il tuo cervello sia fuori uso per mancanza di zuccheri.-
 Cominciai a scendere le scale e pochi attimi dopo mi ritrovai davanti alla cucina con Cristi che stava qualche passo dietro di me.
 Come al solito la zia Lucia aveva preparato da mangiare per un intero reggimento. Quando aveva ospiti- soprattutto quando c’ero io- tirava fuori qualsiasi cosa avesse di commestibile in casa. Il frigorifero e la dispensa diventavano come la borsa di Mary Poppins, ne usciva di tutto e in quantità assurde. Sul tavolo cereali, biscotti, fette di pane, latte, caffè e altri tipi di dolci m’invitavano a fare festa mentre a malapena riuscivo a scorgere lo zio Sandro, seduto dietro ad una montagna di merendine e cornetti.
 -Wow!- esclamò Massi apparendo al mio fianco con indosso jeans e maglione. Il suo corpo emanava ancora il profumo del suo bagnoschiuma che per un momento mi provocò dei piccoli capogiri, tanto era gradevole. –Avete anticipato il cenone di capodanno?-
 In effetti, le quantità di cibo erano simili.
 -Spero che sia sufficiente-, disse la zia posando sul tavolo un altro barattolo di marmellata.
 -E’ una tavola davvero magnifica-, disse Massi sorridendo. –A casa mia, la mattina è già tanto se riesco a prepararmi una tazza di caffèlatte, andiamo sempre di fretta e mia madre non si azzarderebbe mai a perdere tempo a preparare tutto questo.-
 -Sono felice che sia di tuo gradimento. Allora, che aspettiamo? Meglio sbrigarci prima che il latte e il caffè si raffreddino.-
 Mia zia era davvero al settimo cielo. Amava avere gente in casa, una donna attiva come lei non sopportava la monotonia della routine familiare. Al contrario dello zio Sandro che dopo pochi giorni cominciava a stufarsi di avere attorno gente che minava le sue abitudini- anche se quando si trattava di me, faceva un’eccezione e si mostrava sempre amabile e gentile.
 -A quale lezione vorreste assistere quando saremo all’Università, così potrò vedere quali professori sono disponibili-, iniziò la zia mettendo i suoi soliti tre cucchiaini e mezzo nel caffè. Lei prendeva lo zucchero con il caffè, non il contrario.
 -Medicina e Chirurgia-, rispose subito Massi addentando un cornetto caldo e fumante.
 -Davvero?- chiese mia zia curiosa. –Sai già cosa farai da grande Massi?-
 Le piaceva un mondo farsi gli affari degli altri e Massi era appena diventato il suo giocattolino preferito. Non sarebbe stata contenta finché non avesse saputo a quanti anni aveva avuto la varicella e qual era stata la sua prima parola.
 Massi deglutì e bevve un po’ di latte per mandare giù il boccone.
 -Voglio diventare un pediatra-, rispose sorridendo.
 Mi voltai a fissarlo sorpresa. Non avrei mai immaginato che Massi volesse fare un lavoro del genere, ma adesso che lo aveva detto ce lo vedevo proprio a controllare la gola ad un bambino capriccioso o a consolare una bimba dopo averla sottoposta ad un’iniezione. Era gentile ma allo stesso tempo deciso, assolutamente perfetto per quel lavoro e per quella facoltà!
 -E’ una professione di grande responsabilità, come mai hai deciso di intraprendere una carriera come questa?- mia zia era diventata seria, il discorso la stava interessando davvero e non era più una questione di curiosità. Se proprio dovevo dire la verità, anche la mia attenzione si era accentuata parecchio, forse perché vedere Massi parlare di quell’argomento era qualcosa di nuovo, un lato di lui che non mi era stato ancora concesso di conoscere… Una delle tante sfumature che non ero ancora riuscita a cogliere e comprendere.
 -Ho sempre pensato che i bambini fossero i primi a dover ricevere delle cure adeguate. Non è giusto che un bambino soffra, sono indifesi e senza alcuna colpa ed è dovere degli adulti prendersi cura di loro e assicurarsi che la loro infanzia trascorra il più serenamente possibile. Salvare la vita di una persona è una cosa meravigliosa ma salvare un bambino è un evento straordinario che non può non lasciarti qualcosa nel cuore. Sai che quel bambino ti sarà sempre grato per quello che hai fatto e che ti vorrà bene sinceramente e in modo puro, e non c’è niente al mondo che sia paragonabile al sorriso di un bambino che è felice di poter avere una vita normale e spensierata. E cosa c’è di meglio nell’essere cosciente del fatto che è merito tuo se quel bambino ha potuto sorridere ancora e potrà continuare a farlo?-
 Ero rimasta a fissare Massi durante tutto il suo breve discorso, e adesso lo guardavo con gli occhi spalancati e con la mia fetta biscottata ferma a mezz’aria in attesa che decidessi se posarla o portarla alla bocca.
 Le sue parole mi avevano fulminata: erano belle, pure ma soprattutto sincere. Lui credeva davvero in quello che aveva detto, lo si capiva dal suo sguardo sicuro e fiero. Diventare pediatra era nel suo destino e nessuno avrebbe mai potuto impedirglielo!
 -Però lo sai che non tutti sopravvivranno-, era stato mio zio a parlare. –La professione di medico è la più difficile e delicata che possa esistere, e i medici non sono il Padre Eterno, non possono salvare tutti, quindi non vedrai ogni volta bambini sorridenti pronti a ringraziarti e non ti troverai sempre davanti genitori che verseranno lacrime di gioia. Dovrai affrontare anche altri tipi di lacrime molto più dolorose, e altri tipi di epiloghi non sempre positivi.-
 -Non sono uno stupido, signore-, rispose Massi guardando mio zio negli occhi. –So perfettamente che genere di conseguenze comporterà la mia scelta di studi, ma sono pronto ad affrontare tutto perché sono sicuro che se ci metterò l’anima in quello che farò e nel mio lavoro, e davvero avrò la certezza di aver fatto tutto il possibile per salvare il mio paziente, allora indifferentemente dall’epilogo o dalle lacrime che avrò davanti, il mio cuore si rivolgerà a qualcun altro che avrà bisogno del mio aiuto senza dimenticare mai le mie sconfitte ed imparando dalle situazioni più difficili. Diventare pediatra è sempre stato il mio sogno e so che sarò in grado di adempiere al mio dovere.-
 Prima che qualcuno potesse notarlo, asciugai in fretta la lacrima che era sfuggita dall’angolo del mio occhio. Le parole di Massi mi avevano commosso a tal punto che non ero riuscita a trattenermi. Nei suoi occhi c’era la scintilla della passione, quegli occhi verdi si erano animati di una luce che non avevo mai visto. Quello era davvero il suo sogno!
 -Hai carattere, ragazzo-, disse mio zio sorridendo. –Spero che il tuo sogno possa diventare realtà.-
 -La ringrazio, signore-, rispose Massi con un mezzo sorriso. Poi si voltò a guardarmi e il suo divenne un sorriso completo che mi abbagliava. Perché mi stava sorridendo così? Accidenti a lui, quei sorrisi mi portavano vicina ad avere un infarto!
 -E tu Vale?- la voce di mia zia mi costrinse a voltarmi. –Quale lezione vuoi seguire?-
 -Ehm…-, cercai di schiarirmi un attimo le idee per ritrovare la sanità mentale momentaneamente smarrita. –Penso facoltà come Fisica o Matematica.-
 -Vuoi scherzare?! Che te ne fai di facoltà come quelle, dovresti seguire una lezione di medicina anche tu!- esclamò mia zia con decisione.
 -Zia, ma a me non interessa medicina-, dissi sconvolta. Da quando il mio futuro la interessava tanto? Tolto il mio futuro sentimentale non le era mai importato di chiedermi neanche che voti avessi a scuola… Tutta questa decisione era sospetta.
 -Non essere ingenua, mia cara-, cominciò lei imburrandosi una fetta di pane. –Pensi per caso che le studentesse universitarie non siano dotate del senso della vista? Massi è un ragazzo bello ed affascinante, anche se è più piccolo di loro, lo noteranno subito e se lo vedranno tutto solo in un’aula te lo porteranno via in meno di due secondi. Perciò devi seguire la lezione alla facoltà di medicina con lui. Anzi non ti devi staccare da Massi neanche se stesse per crollare l’edificio.-
 Il bello di tutta quella storia era che mia zia aveva l’espressione più seria che le avessi mai visto in volto. Non stava per niente scherzando!
 -Diciamo che mi fido di lui-, risposi cercando di non far capire che non me ne importava un bel niente se delle studentesse universitarie provavano ad abbordare Massi: dubitavo che esistesse un’altra ragazza che avrebbe potuto interessargli quanto Delia.
 -E fai male!- esclamò mia zia addentando il suo pane imburrato. –A folte e fisogno i effeve gevosi.-
 -Come scusa?- con tutto quello che aveva in bocca, non era semplice capirla.
 Lei deglutì e mando giù un bel sorso di latte tiepido.
 -Ho detto che a volte c’è bisogno di essere gelosi. Massi è un uomo e come tale tende al tradimento, è un fattore genetico, senza offesa caro-, sorrise rivolta al mimo che mi stava di fianco: quello stupido non aveva detto una sola parola di protesta contro la storia del pedinamento.
 -Si figuri, Lucia-, rispose sorridendo sotto i baffi. Ah, si stava anche divertendo il signorino! Doveva solo aspettare che rimanessimo soli e una sfuriata con i controfiocchi non gliel’avrebbe tolta nessuno.
 Mi voltai di nuovo verso mia zia.
 -Se ti prometto che starò appiccicata a Massi, mi farai finire la colazione in santa pace?- il mio tono era scocciato e si capiva perfettamente.
 -Non capisco perché tutto questo risentimento. Due ragazzi della vostra età che si amano dovrebbero cercare di passare insieme quanto più tempo possibile, vorrebbero sfruttare ogni occasione per stare soli, e tu lasci che lui segua cinque ore di lezione in un’aula piena di galline pronte a mostrare le loro penne lucide e pettinate. Non sei tanto normale, nipote mia. Mi domando da chi tu possa aver preso…-
 Massi mi guardò con occhi di rimprovero. Okay, avevo capito, la dovevo smettere di far insospettire la zia e dovevo assolutamente assecondarla per evitare che ci organizzasse appuntamenti su appuntamenti con tutti i ragazzi veneti che riusciva a racimolare.
 -Ma no, zia-, risposi afferrando il braccio di Massi e poggiando la testa sulla sua spalla cercando di assumere l’aria più felice e innamorata che avevo nel mio repertorio- il che, non avendo mai avuto un vero ragazzo, non era per niente semplice, -è chiaro che voglio passare ogni secondo della mia giornata con il mio fidanzato, però non ci posso fare nulla se i miei interessi non sono uguali ai suoi.-
 Zia Lucia continuò a fissarmi con una certa durezza e capii che era inutile provare a replicare: quando quella donna si metteva in testa qualcosa niente e nessuno riusciva a fermarla.
 -Va bene, andrò alla facoltà di medicina con Massi.-
 Lasciai andare il braccio di lui e versai i cereali nell’enorme tazza che avevo davanti. Non avevo bisogno di guardare mia zia per sapere che sul suo volto troneggiava un sorriso di soddisfazione, un sorriso molto simile a quello che aveva il giorno delle nozze di Cristi e Daniele.
 Appena finimmo la colazione, lo zio uscì per andare in ufficio e Cristina cominciò a preparare il borsone per il corso pre-parto che frequentava già da una settimana: da quando era incinta, era diventata molto più meticolosa, prima era solo una ragazzina disordinata che una volta arrivata a casa lanciava giubbotto e scarpe ovunque capitasse.
 Massi ed io raggiungemmo in macchina l’Università. Alla guida c’era mia zia, ed io, come ogni volta, recitavo migliaia di volte il rosario mentalmente sperando di arrivare a destinazione tutta intera: dire che era una pazza scatenata sarebbe troppo poco. Andava talmente veloce che quasi ci si teletrasportava nei posti in cui andava e ogni volta che un pedone la vedeva arrivare faceva un salto indietro per evitarla visto che lei rischiava puntualmente di prenderlo in pieno.
 Una volta all’interno dell’edificio universitario la zia Lucia ci fece strada verso la segreteria.
 Provai una strana sensazione attraversando quei corridoi pieni di studenti più grandi di me, alcuni di molti anni altri magari solo di qualche mese. Già dall’ingresso si vedeva che quello era davvero un mondo a parte completamente diverso dal liceo. L’atmosfera che si respirava era talmente particolare, così matura ma allo stesso tempo leggera, avevo come l’impressione di essere una bambina che aveva avuto il permesso di partecipare a una riunione per soli adulti. Mi sentivo un po’ spaesata e confusa, camminavo incerta seguendo mia zia. Per Massi invece sembrava essere il contrario: i suoi movimenti erano sicuri, il suo sguardo serio, e i suoi passi decisi. Se non avessi saputo che era entrato in quell’edificio con me e che era ancora uno studente delle superiori lo avrei scambiato tranquillamente per uno di loro. Quello era il suo mondo e si vedeva che ci si trovava a proprio agio. Da questo punto di vista lo invidiavo tanto: lui aveva un sogno e un obiettivo da raggiungere mentre io navigavo nel mare del dubbio senza riuscire mai ad avvistare terra.
 Arrivammo in segreteria e la zia ci chiese di aspettare un attimo lì mentre andava a chiedere quale professore fosse disponibile a farci assistere alla lezione.
 Una sua collega ci offrì delle sedie e noi ci accomodammo nell’attesa che zia Lucia tornasse.
 -Non sei costretta-, disse Massi a un certo punto usando un tono di voce piuttosto basso, probabilmente per evitare che la collega di mia zia lo sentisse.
 -A cosa ti riferisci?- chiesi con un filo di voce.
 -Al fatto di assistere a una lezione di medicina. Puoi sempre uscire dall’aula quando tua zia se ne sarà andata e provare ad assistere a una lezione che ti possa interessare.-
 Lo guardai per un secondo… Forse era l’aria diversa o forse la lontananza da Delia ma avevo come la sensazione che Massi si stesse preoccupando per me.
 -Grazie, farò così-, risposi quasi automaticamente.
 Proprio in quel momento la zia tornò e ci informò che l’unico professore disponibile a farci entrare nella sua aula era il professor Achille Scanferla, e la sua sarebbe stata una lezione di ostetricia sul parto.
 -Metti che Cristina dovesse partorire prematuramente almeno voi due sapreste quello che le accade mentre è in sala parto-, disse mia zia tutta contenta parcheggiandoci davanti alla porta della classe del professor Scanferla mentre io cercavo mentalmente un modo per squagliarmela da quell’aula il più in fretta possibile. Non che mi facesse schifo l’idea di sentire parlare di parto più che altro mi terrorizzava: avrei immaginato tutti i dolori della partoriente descritti dal professore e sarei morta prima che la lezione fosse giunta al termine.
 Massi guardò mia zia che non accennava a svoltare l’angolo.
 -E’ inutile aspettare-, sussurrai con un filo di voce avvicinandomi al suo orecchio per fare in modo che il super udito di mia zia non si mettesse in moto. –Non si sposterà di lì fino a quando non ci vedrà entrare entrambi nell’aula.-
 Lui si voltò a guardarmi e solo allora mi accorsi di quanto i nostri volti fossero vicini, molto vicini tanto che potei accorgermi delle piccole pagliuzze grigie che c’erano in quei suoi occhi di smeraldo: un particolare che non avevo mai notato per quanto mi fossi persa in quelle iridi un’infinità di volte.
 -Mi dispiace, sembra che dovrai davvero sacrificarti ed entrare con me in quest’aula- disse lui con tono mortificato mentre poggiava una mano sulla maniglia.
 -Non fa niente- risposi distogliendo lo sguardo e ad allontanandomi un po’ da lui.
 Il cuore mi batteva forte e d’un tratto non avevo più tanta voglia di andarmi a cercare un’altra lezione da seguire, quella di medicina andava più che bene.
 Una volta dentro mi accorsi subito che all’interno di quell’aula non c’erano solo degli studenti ma dei futuri medici. In tutto potevano essere una cinquantina di ragazzi e ragazze intenti ad ascoltare ogni sillaba che il professore Scarfella pronunciava. La loro non era solo attenzione dovuta al dovere di studiare ma si scorgeva chiaramente una passione insita nel loro comportamento e nella loro voglia di apprendere.
 Il professore vide me e Massi sulla porta e continuando a parlare sorrise e ci indicò dei posti infondo da dove avremmo potuto seguire la lezione senza disturbare. Ci dirigemmo verso il punto indicato da Scanferla e ci accomodammo cercando di fare il meno rumore possibile, mi sentivo come se fossi appena entrata in una chiesa.
 -Allora, ricapitolando. Non si sa con certezza che cosa inneschi il preciso momento del parto. Sembra che alla base di questo processo ci sia un ormone ipofisiario, l’ossitocina, capace di indurre forti contrazioni uterine, che poche ore prima della nascita diventano sempre più forti e ravvicinate, dando inizio alla fase di travaglio…-
 Bene, a questo punto il mio magro tentativo di prestare attenzione scemò completamente: non avevo alcuna voglia di ascoltare i particolari del travaglio, troppo doloroso anche mentalmente.
 Il mio sguardo cominciò a vagare per l’enorme stanza senza trovare un punto su cui posarsi. Iniziai a contare le teste degli studenti presenti nell’aula giusto per essere sicura che le parole del professore non trovassero l’attenzione dei miei neuroni, e scoprii che la classe era formata da cinquantaquattro ragazzi e ragazze, ansiosi di apprendere il modo di far uscire un essere grande quanto un cocomero da una fessura non proprio della stessa dimensione.
 Mi voltai lentamente verso Massi e mi sentii come se un fulmine mi avesse appena attraversato il cervello. Massi era bellissimo! Il suo sguardo era fisso sul professore e i suoi occhi erano a dir poco luminosi pieni di quella passione che quella mattina a colazione avevo solo intravisto. Pendeva dalle labbra di Scanferla e sembrava che stesse cercando di memorizzare ogni singola parola.
 Il suo volto era serio e tirato in un’espressione concentrata. Per me il suo viso non era mai stato così affascinante.
 -Ovviamente sapete tutti che in alcuni casi è preferibile facilitare il parto praticando l’episiotomia-, mi voltai di scatto verso il professore con il terrore dipinto in faccia. Sapevo cosa significava quella parola, mi ci ero imbattuta l’anno prima mentre facevo una ricerca per biologia. La sola idea di sentire la definizione di quel termine mi provocò una fitta al basso ventre come se me ne stessero praticando una in quel momento. –L’episiotomia è un’operazione chirurgica che consiste nell’effettuare un’incisione per permettere al feto di uscire con più facilità allargando il canale di parto ed evitando altri tipi di lacerazione.-
 Un’altra fitta mi attanagliò e all’improvviso la stanza iniziò a girare. Non avevo voglia di stare ancora lì, per quanto essere così vicina a Massi potesse essere piacevole, stavo rischiando seriamente di svenire.
 -Molto bene-, continuò Scanferla. –Ora vedremo il video di un parto con episiotomia laterale che ho effettuato io stesso alla fine dell’anno scorso. Naturalmente la paziente era consenziente e anzi molto contenta che un brillante gruppo di studenti apprendesse tramite la sua esperienza. Il video durerà più o meno sei minuti, la parte del travaglio non c’è bisogno di visionarla.-
 Video? No, non se ne parlava neanche! Non sarei rimasta in quella stanza a vedere quella donna partorire nemmeno se Massi mi avesse chiesto di sposarlo! Sarei morta lì, dopo il primo minuto di quel video, me lo sentivo.
 -Stai bene?- la voce che arrivò alle mie orecchie era piuttosto preoccupata. –Sei pallida.-
 Mi voltai verso Massi cercando di sorridere ma senza ottenere un gran risultato.
 -L’ho detto che la medicina non mi piace. Scusa, ma devo proprio uscire da qui-, la mia voce era strana come se avessi appena urlato e adesso non venisse fuori normale come al solito.
 -Vuoi che ti accompagni?-
 -No-, risposi subito. Non volevo che perdesse neanche un attimo di quella lezione, era nel suo mondo e non era giusto che un mio problema lo privasse del suo sogno. –Rimani pure, io vado a prendere una boccata d’aria. Ci vediamo fuori.-
 Gli sorrisi, questa volta in modo più convincente, e mi avviai con calma verso la porta proprio mentre il professore Scanferla stava azionando il proiettore per far cominciare il filmato.
 Uscii da quell’aula e mi poggia al muro adiacente per provare a riportare i miei respiri ad un ritmo regolare. Mi sentivo molto meglio, anche se quella sensazione di dolore non mi aveva ancora abbandonato del tutto, lasciando come la percezione sgradevole che rimane dopo essersi procurati un taglio o un graffio profondo.
 -Ehi, tu. Ti senti bene?- chiese una voce profonda sopra di me.
 Alzai la testa lentamente. Era un ragazzo, poteva avere un paio d’anni più di me e aveva sul viso un'espressione dolce e gentile. Se non fossi stata cotta di Massi, sarei arrossita alla vista di quel ragazzo così carino.
 -Mi hai sentito?- provò ancora guardandomi con i suoi morbidi occhi grigi.
 -Ecco… Sì, sto bene…-, risposi sbattendo un paio di volte le palpebre.
 -Non ti ho mai visto da queste parti, presumo tu sia di qualche liceo o scuola superiore-, disse aprendo la sua borsa a tracolla e cominciando a cercare qualcosa.
 -Sì, mia zia lavora in segreteria e mi ha detto che avrei potuto assistere a qualche lezione ma…- non riuscivo a spiegarmi come mai parlare con quel ragazzo mi risultasse così facile, ma forse con gli estranei ci risulta più semplice porci meno problemi e sviscerare tutti i nostri timori.
 -Immagino che la medicina non sia il tuo forte-, mi porse un succo di frutta all’ananas. –Prendilo, ti giuro che non è contaminato, l’ho appena comprato al distributore qua dietro ma te lo cedo volentieri, ne hai più bisogno tu di me.-
 Allungai una mano e afferrai il piccolo contenitore di tetrapac.
 -Grazie-, mormorai staccando la piccola cannuccia e ficcandola nel cerchietto argentato.
 -Figurati-, lui mi sorrise ancora ed io cercai di rispondere a quel sorriso. –Io sono Carlo, studio informatica, piacere di conoscerti.-
 Mi porse una mano in attesa che gliela stringessi.
 Stavo per rispondere quando d’un tratto la porta al mio fianco si aprì e ne uscii Massi che velocemente si avvicinò a noi e stringendo la mano di Carlo disse con tono che di amichevole aveva ben poco: -Piacere, sono Massimiliano, il fidanzato della ragazza che hai appena cercato di abbordare.-
 -Massi!- esclamai incredula. –Mi stava solo aiutando!-
 Massi lasciò la presa e continuò a fissare Carlo come se lo volesse incenerire mentre quello si lasciava andare a una piccola risata divertita.
 -Ha ragione lui-, rispose Carlo sorridendomi. –Ci stavo provando spudoratamente, ma non prendetevela, è solo che qui non s’incontrano spesso ragazze così carine e dolci, perciò ho pensato di prendere la palla al balzo.-
 -Mi dispiace ma questa palla l’ho già presa io-, il tono di Massi non era per niente benevolo, aveva uno sguardo che avrebbe potuto uccidere Carlo all’istante.
 -L’ho capito, tranquillo. Cerca di non fartela sfuggire, una ragazza del genere attirerà molti maschietti soprattutto una volta che frequenterà l’Università, e non tutti si faranno da parte come sto facendo io adesso.-
 Alla faccia dell’impudenza! Carlo non le mandava proprio a dire le cose, probabilmente se Massi non fosse arrivato, non me lo sarei scrollato di dosso neanche se lo avessi preso a calci nel sedere.
 -Ti ringrazio per l’interessamento- continuò Massi con il suo sguardo di fuoco. –Ma credo di poter gestire la situazione, dopotutto lei ama me.-
 Mi voltai di scatto a fissarlo mentre sul suo viso non individuavo neanche un’ombra di divertimento o scherno, e questo mi preoccupava. In più le ultime tre parole che aveva pronunciato dimostravano una sicurezza che mi fece tremare. Sembrava davvero che lui fosse convinto di quello che aveva detto e la cosa non mi piaceva per niente perché avrebbe significato che lui era a conoscenza dei miei veri sentimenti. Possibile che sapesse che ero davvero innamorata di lui?
 -Immagino che sia così-, concluse Carlo con un sorrisetto. –Arrivederci allora.-
 Così quel tipo se ne andò non prima di avermi rivolto l’ennesimo sorriso. Quando Carlo fu abbastanza lontano, mi voltai ancora verso Massi.
 -Potrei sapere cosa ti è preso?- chiesi scocciata.
 Lui mi guardò per un attimo prima di rispondere: -Ah, è così che mi ringrazi? Che cosa avresti fatto se tua zia fosse passata di qui mentre tu flirtavi con il primo che capitava tradendo palesemente il tuo fidanzato?-
 Era per questo allora. Stava solo cercando di proteggere la nostra farsa, non c’era alcuna consapevolezza e nessuna gelosia. Come al solito mi ero illusa che i sentimenti di Massi verso di me potessero andare oltre… quello che eravamo in realtà.
 -Ti ho sottovalutato-, mormorai un po’ delusa.
 -Come scusa?- chiese lui confuso.
 -Le tue doti d’attore intendo. Non pensavo fossi bravo fino a questo punto, per un attimo mi sei sembrato sul serio geloso marcio.-
 -Te l’avevo detto che quando m’impegno riesco a fare tutto-, rispose lui sorridendo soddisfatto, mentre io avvertivo una fitta allo stomaco che questa volta ci avrebbe messo un po’ ad attenuarsi. Per la centesima volta il mio cuore aveva ricevuto una batosta che avrei evitato molto volentieri ma che non ero riuscita a schivare. Eppure non ero una ragazza facile da incantare, come poteva Massi essere in grado di imbrogliarmi ogni volta a quel modo?
 Il resto della mattinata trascorse in modo relativamente tranquillo. Assistemmo a un’altra lezione della facoltà di medicina (fortunatamente riguardava la genetica perciò la trovai piuttosto piacevole) e nel pomeriggio Massi mi accontentò partecipando con me a una lezione di fisica sull’elettromagnetismo.
 Quando alle quattro passammo dalla segreteria, mia zia non aveva ancora finito di lavorare perciò ci disse di tornare a casa da soli per aiutare Cristina a preparare la cena- che tradotto significava di tornare subito a casa per evitare che la mia cuginetta strampalata distruggesse tutto quello che c’era da distruggere.
 Prendemmo un paio di autobus e ci ritrovammo a camminare per la via che conduceva a casa della zia.
 Durante tutto il tragitto non avevamo spiccicato parola, né per litigare né per dire altro: avevo come la sensazione che di lì a poco sarebbe successo qualcosa, la stessa sensazione che avevo avvertito quella mattina in camera.
 Alzai lo sguardo e qualcosa vicino a casa mi fece rabbrividire. Afferrai immediatamente la mano di Massi e la strinsi.
 -Ma che fai?- chiese lui sorpreso.
 -Lo vedi quello che sta vicino a casa della zia?- mormorai con un filo di voce, anche in lontananza avrei riconosciuto quel ragazzo tra milioni di altri. Se ne stava appoggiato al cancelletto d’entrata e si guardava le scarpe come se stesse aspettando qualcuno… Sapevo perfettamente chi stava aspettando purtroppo.
 -Sì-, rispose Massi sempre più confuso.
 -E’ Paolo, il fratello di Daniele. Ha sedici anni ed è cotto di me da sempre-, sussurrai. Massi si voltò a guardarmi in modo che continuassi. –E’ un bel ragazzo e a volte è anche simpatico ma è troppo appiccicoso, l’ultima volta che sono stata qui mi ha fatto una dichiarazione in piena regola e ha anche tentato di baciarmi, fortunatamente non c’è riuscito. Quella volta ho cercato di mettere le cose in chiaro, e gli ho spiegato che non potevo ricambiare i suoi sentimenti perché non mi sentivo pronta a impegnarmi, non volevo ferirlo dicendogli che proprio non m’interessava. Ma visto che ora ai suoi occhi un fidanzato ce l’ho, credo che non prenderà tanto bene la cosa.-
 -Lascia fare a me, sistemo il moccioso in tre secondi-, rispose Massi con il suo fare spavaldo.
 -Non essere stupido-, mormorai irritata. –Anche se è appiccicoso gli voglio bene come ad un fratello minore quindi non ti azzardare a minacciarlo solo perché non vuoi che la nostra copertura salti.-
 Il mio tono non ammetteva repliche e Massi se n’era accorto visto che distolse lo sguardo scocciato e strinse di più la mia mano giusto per farmi capire che non gli piaceva quando le sue ali venivano tarpate.
 Stare mano nella mano con Massi mi donava una sensazione talmente piacevole in tutto il corpo così piacevole che di nuovo, per un istante, mi ero illusa che tra noi potesse esserci qualcosa. Ma ormai avevo deciso, una volta tornati a Lecce lo avrei lasciato perdere sul serio e non gli avrei parlato mai più, neanche come pseudo-amica. Avrei lasciato perdere le idee stupide di Marco, e non avrei ascoltato i consigli idioti di Amy e Sabrina, e…
 -Ciao Vale!- esclamò Paolo con un sorriso enorme catapultandosi su di me abbracciandomi e dandomi un bacio sulla guancia per salutarmi. Evidentemente non si era nemmeno accorto della presenza di Massi al mio fianco, cosa che io non potevo fare a meno di ricordare, sempre. Be’ in effetti non avrei potuto dimenticarmi di Massi comunque visto che mi stava stritolando la mano.
 -Come va Paolo?- chiesi al ragazzo una volta che si fu staccato da me. Lo avevo già detto, per carino era carino, non c’era che dire: occhi scuri, pelle chiara e capelli neri, ciglia molto lunghe e quel pochino di barba che stava cominciando ad uscire. Il tutto completato da un paio di centimetri in più di me e qualche muscolo nei punti giusti messo su con il basket, sport che Paolo amava.
 Da bambini giocavamo sempre insieme, probabilmente perché suo fratello era molto più grande di lui e quindi non era tanto propenso a dargli retta, più che altro era un secondo padre per Paolo. Mentre io e Cristina eravamo come delle sorelle, anche se io lo avevo capito piuttosto in fretta che per lui non occupavo proprio un ruolo di parentela nella sua vita.
 -Tutto bene, grazie. Adesso che ti vedo mi sento anche meglio. Ero passato a vedere se servisse qualcosa a Cristi e lei mi ha detto che eri già arrivata e che saresti tornata a casa dall’Università verso quest’ora, così ho pensato di aspettarti qui fuori.-
 L’entusiasmo di Paolo era sempre contagioso, ogni volta che mi rivedeva sembrava di trovarsi davanti ad un bambino che aveva avuto la possibilità di incontrare Babbo Natale in carne ed ossa.
 Poi d’un tratto il suo sguardo da cucciolo si posò sulla mia mano destra, stretta in quella di Massi.
 -Mi sono perso qualcosa?- chiese indicando Massi… Finalmente si era accorto di lui.
 -Cristi non te l’ha detto?- come al solito mia cugina aveva delegato il compito più difficile a me.
 -Detto cosa?- Oh, no! Stava cominciando a tirare fuori la sua espressione da bambino deluso e amareggiato. Odiavo rattristare quel ragazzo!
 -Be’, lui è Massimiliano, il mio fidanzato-, risposi cercando di essere il più gentile possibile.
 Paolo mi fissò incredulo.
 -Fidanzato?! Ma… Ma tu mi avevi detto che…-
 -Sai com’è-, intervenne Massi, -quando il vero amore chiama non si può far finta di non sentire. Tra noi è stato un colpo di fulmine, vero tesoro?-
 Mi voltai a fissarlo e lo fulminai con lo sguardo. Era quella la sua idea di tatto? Potevo addirittura sentire il cuore di Paolo che si stava sbriciolando lentamente.
 -Sì, più o meno è stato così-, risposi a Paolo che mi fissava con le palpebre che sbattevano velocemente come se stesse cercando di svegliarsi da un incubo. –Mi dispiace, so quali sono i tuoi sentimenti ma non potevo corrisponderti allora e adesso a maggior ragione devi renderti conto che noi possiamo essere solo amici, nulla di più.-
 -Capisco-, abbassò il capo depresso. –Comunque se per caso tu e il biondino qui doveste rompere, io sarò sempre disponibile per te.-
 -Come mi hai chiamato?- chiese Massi irritato facendo un passo avanti.
 Gli strinsi la mano e lo strattonai indietro perché si calmasse.
 -Certo, se dovessimo rompere, te le farò sapere-, dissi sorridendo.
 -Ma io non ci conterei più di tanto, bimbo- ribatté Massi lasciandomi la mano e circondandomi con un braccio attirandomi a lui. –Come vedi siamo molto presi.-
 Ancora una volta il mio cuore riprese a battere veloce.
 “Smettila, Vale! Non farti ingannare di nuovo, sta solo cercando di proteggere la nostra recita. Non c’è nient’altro!”
 Mi ripetei queste parole però il mio cuore non ne voleva sapere di rallentare.
 -Lo vedo-, ribatté Paolo con un sorriso. –Scusate, ma dopo questa batosta ho bisogno di friggermi un po’ il cervello con la Play… Credo che farò un centinaio di partite a PES.- (Per chi non lo sapesse: trattasi di “Pro Evolution Soccer”, un videogioco per Playstation. Nda).
 Massi allentò la presa dalla mia spalla appena sentì quelle parole.
 -Per PlayStation3?- chiese con una strana voce, quasi da automa.
 -Sì-, rispose Paolo alzando un sopracciglio.
 -Anch’io ce l’ho, ha davvero una grafica fantastica, il 2009 supera di gran lunga il 2008-, Massi stava cominciando a gasarsi. Marco mi aveva detto che Massi adorava i videogame ma non pensavo che lo eccitassero fino a quel punto.
 -A dire la verità io non stavo parlando di PES 2009, ma 2010-, rispose Paolo con calma.
 Massi impallidì all’istante.
 -Non può essere, il 2010 non è ancora in commercio- mormorò incredulo.
 -Mio padre è nel campo dei Software, riesce ad avere in anteprima molti giochi che ancora non sono in commercio.-
 Sembrava che Massi stesse quasi sbavando, non potevo credere la sua passione per i videogiochi fosse così ardente.
 -Vuoi venire con me a fare una partita?- chiese Paolo sorridendo e diffondendo nell’aria il suo solito buonumore contagioso.
 Massi si voltò verso di me e mi fissò con lo sguardo di un bambino che aveva voglia di andare a giocare con un amico che non vedeva da tanto tempo.
 Aggrottai la fronte.
 -Non c’è bisogno che mi chiedi il permesso-, dissi sorpresa. –Se vuoi andare con Paolo, fa pure.-
 Gli occhi di Massi s’illuminarono e sul suo volto apparve un sorriso che mai avrei pensato di vedere. Amava la Playstation molto di più Delia, a quanto vedevo.
 -Grazie, tesoro!- esclamò contento e prima di seguire Paolo mi schioccò un bacio sulla guancia.
 Rimasi impietrita per quel gesto mentre i due ragazzi si avviavano verso casa di Paolo parlando della differenza tra PES 2009 e PES 2010. Uomini! Per loro la Playstation era l’equivalente della pipa della pace…
 Il mio cuore si era momentaneamente fermato. Questa storia di fingermi la fidanzata di Massi mi stava uccidendo molto più che vedere Massi con Delia. Ogni volta che Massi mi sfiorava, il mio cuore accelerava, e poi se ne usciva con baci sulla guancia e finte scenate di gelosia. Tutto questo mi avrebbe ucciso, ormai ne ero certa!
 Sospirai e con calma entrai in casa. Avevo ancora la testa un po’ tra le nuvole a causa di tutto quello che era accaduto pochi minuti prima, ma appena varcai la soglia capii che mia cugina doveva averne combinata un’altra delle sue. Si avvertiva un distinto odore di bruciato. Mi precipitai in cucina, sperando che fosse tutto a posto.
 -Cristi!- esclamai appena mi trovai nella stanza.
 -Ciao-, disse lei triste mentre cercava di staccare da una teglia quella che in teoria avrebbe dovuto essere una torta ma che in realtà sembrava un frisbee bruciacchiato.
 -Stai bene?- chiesi con calma mentre il mio stomaco tornava in postazione dopo che per lo spavento era arrivato all’altezza della gola.
 -Sì, ma questa stupida torta si è bruciata-, rispose raschiando con rabbia la teglia per togliere i resti del dolce.
 Mi avvicinai al forno e controllai: lo aveva messo al massimo.
 -Cristi, la zia non ti ha detto che i dolci non si cuociono a certe temperature?-
 -Pensavo che con la temperatura al massimo sarebbe stata pronta in meno tempo-, mormorò scocciata.
 Questo era uno dei motivi per cui tra loro due era Daniele quello che cucinava sempre, da uomo previdente qual era non voleva rischiare che sua moglie si ammazzasse nel tentativo di cucinare qualcosa.
 -Tranquilla-, esordii prendendo un grembiule dal cassetto e indossandolo. –Nel cucinare piatti salati sono una schiappa ma i dolci per me non hanno segreti. E’ rimasto qualche ingrediente?-
 Lei mi sorrise rincuorata.
 -La mamma compra sempre tutto doppio.-
 Perfetto! Almeno ora avevo qualcosa con cui occupare la mente e tentare di deviarla dal pensiero di Massi e del suo comportamento.
 Passammo tutta la restante parte del pomeriggio a cucinare. Mentre la torta allo yogurt cuoceva in forno, preparammo l’insalata e le cotolette.
 Alle otto in punto lo zio e la zia varcarono la soglia della porta d’ingresso.
 -Che profumino-, annunciò mia zia dall’ingresso. –Si vede che ci sei tu in casa, Vale. Le tue torte sono sempre meravigliose.-
 -Chi ti ha detto che non l’ho fatta io?- chiese Cristi indignata.
 -L’odore di bruciato che si sente sotto il profumo della vera torta-, rispose saccente la zia Lucia. A lei proprio non gliela si poteva fare, doveva essere qualche lontana parente della Signora Fletcher.
 Proprio in quel momento sentii la porta d’ingresso aprirsi di nuovo e due voci conosciute raggiunsero le mie orecchie.
 -Buonasera a tutti-, disse Paolo entrando in cucina.
 Io ero di spalle perché stavo condendo l’insalata.
 -Il bimbo si ferma a cena da noi-, la voce di Massi arrivò al mio cuore e come se fosse stato una specie di telecomando, lo mise in moto tanto che la sua velocità aumento pericolosamente.
 -La smetti di chiamarmi bimbo, razza di biondino privo di cervello- sbottò Paolo divertito.
 -Non è colpa mia se sei un poppante-, rise Massi. –Ti ho stracciato in tutte le partite, quindi lei è mia..-
 Non capii il senso delle sue parole fino a quando non avvertii due braccia cingermi la vita da dietro e a stringermi contro un corpo caldo, mentre delle labbra delicate posavano un bacio sulla mia testa.
 -Fammi capire-, esordii cercando di mantenere un tono di voce normale. –Avete scommesso su chi vinceva più partite ed io ero la posta!?-
 -Più o meno-, rispose Massi senza lasciarmi andare. –La scommessa era che se il bimbo vinceva anche solo una partita gli avrei concesso di darti un bacio, ma ovviamente non gli ho dato il tempo neanche di far scaldare i suoi giocatori.-
 -Ah, be’ mi fa piacere-, dissi acida. –E’ sempre stato il sogno della mia vita essere contesa tra un sedicenne e il mio ragazzo tramite una partita alla Playstation.-
 Massi posò il mento sulla mia spalla e stringendomi ancora di più, sussurro: -Arrabbiata?-
 Il mio cuore si bloccò, ne ero sicura, non batteva più. La voce di Massi era entrata nella mia testa e si era messa a vorticare tra i miei neuroni, mentre il sangue raggiungeva le guance e le colorava di un rosso intenso, quasi scandaloso.
 -Ma che dolci!- esclamò la zia Lucia in estasi.
 Approfittai di quell’istante per sussurrare con un filo di voce.
 -Sì può sapere che cavolo stai facendo?- il mio tono era piuttosto incavolato, ma la voce tremava per l’emozione.
 -So che ti scoccia ma lo devo fare. Non voglio che tu zia s’insospettisca e adesso c’è anche Paolo, non credo che sia realmente convinto che noi due ci amiamo. Quindi resisti.-
 -La fai facile tu-, il problema non era resistere, il reale problema era che io non volevo resistere, volevo lasciarmi andare anche se si trattava solo di una farsa. –Adesso potresti mollare la presa razza di piovra.-
 -Quando t’imbarazzi sei ancora più buffa-, sussurrò. Si staccò da me ridendo e disse a voce più alta: -Mi farò perdonare in un modo o nell’altro, non rimarrai in collera con me ancora a lungo.-
 Mi voltai e finalmente incontrai i suoi occhi.
 -Fossi in te non ci giurerei-, gli ficcai in mano la coppa dell’insalata. –Porta questa in tavola.-
 -Agli ordini!- rispose sull’attenti e si allontanò da me dirigendosi in sala da pranzo.
 Se solo tutta quella storia fosse stata vera, se soltanto lui mi avesse amata davvero, avrei potuto sentirmi veramente felice. Ma quella realtà finta che stavamo vivendo non contribuiva per niente a farmi stare meglio, stava solo aggravando una malattia che già di per sé era quasi mortale.
 La cena trascorse tranquilla. Parlammo di quello che avevamo visto durante le lezioni all’università e lo zio ci raccontò di un suo collega che stava tradendo la moglie con la sua donna delle pulizie- ovviamente lo sapevano tutti i dipendenti dell’ufficio tranne la povera ed ignara consorte. Poi ci fu una telefonata di Daniele e tutta l’attenzione si concentrò su di lui. Con molta probabilità avrebbe potuto raggiungerci il giorno seguente visto che il suo superiore era già in ferie. Avevo proprio voglia di rivedere Daniele, prima di tutto perché quando c’era lui in giro sia Cristi che la zia diventavano un po’ più tranquille, e poi perché era un ragazzo davvero simpatico, grazie a lui molti dei miei soggiorni a Padova erano stati davvero splendidi.
 Paolo se ne andò che era quasi mezzanotte, per quasi tutta la cena lui e Massi avevano discusso di PSP, PS3, Xbox e tutto quello che avesse a che fare con i videogiochi.
 Massi salì in camera augurando a tutti la buona notte mentre io aiutavo mia zia a lavare i piatti- cosa che non facevo mai, dato che a Lecce diventavo piuttosto refrattaria alle faccende domestiche. Mi stavo giusto accingendo a mettere i piatti nel lavandino quando la zia mi bloccò togliendomeli di mano con un gesto deciso, quasi brusco per la verità.
 -Lascia stare, qui finisco io. Tu va da Massi, i fidanzati non devono mai essere lasciati soli di notte-, mi fece l’occhiolino e si voltò a lavare i piatti mentre io la fissavo con il sopracciglio alzato.
 Non avevo proprio voglia di discutere con lei, quindi mi tolsi il grembiule poggiandolo sul piano di lavoro e mormorando un “grazie” mi diressi verso le scale. Lo zio era ancora sulla sua poltrona a leggere e salite le scale sentii Cristi che canticchiava nella sua stanza: era sempre al settimo cielo quando Daniele stava per tornare.
 Ero quasi davanti alla mia stanza quando sentii la voce di Massi: la porta era socchiusa. Non saprei spiegare il perché, ma improvvisamente mi bloccai ad ascoltare quello che stava dicendo. Sembrava che stesse parlando al telefono con qualcuno.
 -Sì, Delia ho capito-, disse con tono calmo. Che stupida! Era ovvio che stesse parlando con la sua vera fidanzata, da quando eravamo arrivati, non lo avevo mai visto prendere il telefono per chiamarla, probabilmente non voleva che mia zia s’insospettisse vedendolo sempre attaccato al cellulare. –Mi dispiace di non avertelo detto subito, ora capisco che non ci sarebbero stati problemi se tu avessi saputo tutto.- Delia doveva aver scoperto che Massi ed io eravamo insieme, ma a quanto pareva non se l’era presa. –Certo, ti giuro che lo farò.- Di certo gli aveva ordinato di tenere le mani a posto. –Anch’io, ci vediamo presto.- Ed ecco il saluto finale, dimostrazione di tutto il loro amore. Il mio cuore si spaccò in due tanto era stato doloroso ascoltare quella stupida telefonata.
 Massi chiuse la chiamata, e sentii il rumore del cellulare che veniva poggiato sul comodino, poi la porta del bagno che si chiudeva e lo scatto della chiave.
 Presi un respiro profondo ed entrai nella stanza vuota. La luce era spenta ma i raggi della luna piena riuscivano ad illuminare la stanza in modo più che sufficiente.
 Visto che Massi era chiuso in bagno decisi di infilarmi il pigiama. Una volta fatto, chiusi la porta della stanza e aprii l’armadio per tirare fuori il piumone che Massi aveva usato come materasso la notte precedente. Lo avevo quasi preso quando d’un tratto mi bloccai. Massi stava con Delia, Massi amava Delia, Massi desiderava Delia! Però in quel momento in una stanza sola con lui c’ero io, non Delia, perciò potevo approfittare di quei pochi momenti con lui. Non lo avrei mai istigato al tradimento però mi sarei potuta godere l’idea che io e lui dormissimo nello stesso letto e sentire il calore del suo corpo non lontano dal mio. Senza accorgermene dovevo essere diventata una masochista. Sapevo perfettamente che dormire nello stesso letto con lui mi avrebbe resa felice solo per un istante per poi dare via libera al dolore, però era quello che volevo, era quello che il mio cuore mi stava supplicando di fare.
 Tolsi le mani dal piumone e richiusi l’armadio. Rimasi ferma davanti a quel mobile per diversi minuti fino a quando la porta del bagno non diede uno scatto e la porta del bagno si aprì mostrando Massi nella sua tenuta notturna: un semplice paio di pantaloncini, esattamente come la sera precedente.
 -Non ti avevo sentita arrivare-, disse sorpreso mentre mi guardava, da capo a piedi… Sembrava che mi stesse facendo una TAC.
 Socchiusi gli occhi un po’ irritata per quello sguardo così attento che si stava posando un po’ troppo insistentemente sulle mie gambe scoperte. Lo sapevo che gli stava venendo voglia di prendermi in giro, di certo le mie gambe non avevano nulla a che fare con quelle perfette e sottili di Delia.
 -Sono silenziosa-, risposi andando verso la mia valigia per prendere il beauty case.
 Massi non rispose e si avviò deciso verso l’armadio per prendere il piumone.
 -Se vuoi-, cominciai quando ero già arrivata alla porta del bagno ed ero voltata di spalle. –Puoi dormire nel letto stanotte.-
 -Davvero?- chiese lui sorpreso. –Dormirai tu sul pavimento?-
 -Non dire sciocchezze-, evitai accuratamente di voltarmi dato che il mio viso sarebbe stato ottimo per cuocere un uovo tanto era rosso e accaldato. –Dormiremo entrambi nel letto.-
 Detto questo, m’infilai in bagno e chiusi la porta a chiave senza aspettare che Massi dicesse anche solo mezza parola.
 Presi un respiro profondo e con calma cominciai a lavarmi. Il mio riflesso nello specchio era davvero orribile: sembravo la bambina di The Ring, con i capelli castani che m’incorniciavano il viso pallido. Questa storia di me e Massi fidanzati per finta mi stava davvero uccidendo.
 -Sei una stupida-, mormorai al mio riflesso. –Lui non ti amerà mai, ha Delia cosa se ne farebbe di te che sei solo un’insignificante ragazza qualunque…-
 Perfetto! Adesso iniziavo a parlare da sola, stavo sul serio rischiando di uscire completamente fuori di testa, sempre che non lo fossi già.
 Mi lavai in fretta e tornai in camera. Ovviamente Massi non si era lasciato sfuggire l’occasione di poter dormire su una superficie comoda e si era già steso nel letto. Mi avviai verso il mio lato e fissai per un attimo Massi che mi dava le spalle: si era addormentato già. Meglio, mi sarebbero state evitate conversazione imbarazzanti.
 Scostai il piumone e mi ficcai sotto le coperte, dando a mia volta le spalle a colui che dormiva accanto a me e cercando in tutti i modi di non sfiorare il suo corpo neanche con il pensiero- quella era una decisione davvero difficile da portare avanti. Chiusi gli occhi e cercai di respirare in modo regolare per riuscire ad addormentarmi quando…
 -Buonanotte-, disse Massi con voce stanca.
 -Buonanotte-, risposi decisa. Ma come diavolo faceva a farmi passare sempre per la maleducata di turno? Con quei pensieri mi lasciai consolare dalle braccia di Morfeo e scivolai in un sonno agitato e senza sogni.
 Sentivo perennemente la vicinanza di Massi ed era come avere accanto un falò che mi surriscaldava. Sapevo di essere addormentata ma ero anche cosciente di trovarmi nello stesso letto con il mio Massi mezzo nudo accanto. A quel punto non fu semplice distinguere il sogno dalla realtà. Per esempio mi ero mossa davvero o lo avevo fatto solo nel mio sogno? Una mano mi stava accarezzando il viso, o era sempre frutto del sogno vivido che stavo vivendo?
 No, una mano mi stava davvero accarezzando il viso. In modo delicato e quasi impercettibile come se lo stesse solo sfiorando, ma quella mano era reale. E c’era una sola persona a cui quella mano poteva appartenere.
 “Calmati”, pensai. “Probabilmente stai solo sognando, forse dovresti aprire gli occhi e vedere cosa sta succedendo.”
 Ci provai ma i miei occhi sembravano chiusi con un lucchetto. Questa era forse la prova che stavo sognando?
 Mentre i miei pensieri correvano veloci cercando di capire cosa fare per poter uscire da quella strana situazione, accadde qualcosa… Qualcosa che non riuscii a definire immediatamente. Avevo avvertito un forte senso di calore che si concentrava sulle mie labbra, e un brivido aveva percorso ogni cellula del mio corpo svegliandomi totalmente. Era un bacio…
 La sensazione iniziò a svanire ed io aprii lentamente gli occhi. Avevo paura, tanta paura! Paura di quello che avrei visto. Paura della verità. Paura che fosse solo uno splendido e vivido sogno destinato a svanire come tutti i sogni che si rispettino.
 Quando finalmente i miei occhi si abituarono al buio diffuso nella stanza, mi resi conto che poi tanto buio non era: la luna piena rischiarava ancora con i suoi raggi la camera. Quindi non doveva essere passato molto dal momento in cui mi ero addormentata.
 Quasi subito i miei occhi si posarono su ciò che avevo davanti: due iridi verdi che mi fissavano con un misto di sorpresa e consapevolezza. Non era stato un sogno! Mi ero davvero girata dall’altra parte, Massi mi aveva davvero accarezzato dolcemente il viso, e aveva sul serio sfiorato le mie labbra con le sue! Ma perché? Perché lo aveva fatto?! Perché aveva deciso di infliggermi l’ennesima pugnalata al cuore comportandosi in questo modo. Ero davvero arrivata al limite, e le lacrime non ne volevano sapere di starsene buone: iniziarono a scendere molto lentamente senza che io mi agitassi o potessi fermale. Scendevano, semplicemente…
 -Perché piangi?- mi chiese Massi con calma senza spostarsi neanche di un millimetro.
 -Mi hai baciata, vero?- le lacrime continuavano a scendere ma la mia voce non tremava.
 -Sì-, rispose lui senza distogliere lo sguardo.
 -E mi hai accarezzato il viso?-
 -Sì, pensavo dormissi-, il suo tono era così calmo.
 -Perché lo hai fatto?- chiesi esasperata.
 -E tu perché mi hai baciato quella volta in ascensore?- la sua voce era sicura, e di certo si aspettava una risposta. Una risposta… Ma davvero volevo dargliela quella risposta? Davvero volevo confessare i miei sentimenti per essere messa in ridicolo ancora una volta?
 -Non lo so-, risposi distogliendo lo sguardo.
 -Allora, neanch’io so perché ti ho baciata poco fa, contenta?-
 -Cos’è…-, cominciai visibilmente irritata, -se non confesso io non lo fai neanche tu?!-
 -Diciamo di sì. Tu dimmi perché mi hai baciato ed io ti dirò perché anch’io l’ho fatto-, il suo sguardo era… era… divertito. Lui si stava divertendo e mi sorrideva aspettando che io facessi la mia schifosa figura.
 Non ne potevo più! Dovevo chiudere! Non volevo più soffrire a causa sua, e se per potermi liberare di lui dovevo confessare i miei sentimenti lo avrei fatto. Era molto meglio patire per il suo rifiuto che continuare in quel modo, ormai a forza di soffrire non ricordavo più cosa significasse essere realmente felice.
 -Cosa vuoi sentirti dire, eh?- chiese puntellandomi sul gomito per poterlo guardare meglio in faccia. –Che ti ho baciato perché sono innamorata di te? E’ questo che vuoi sentire, così potrai prenderti gioco di me?! Be’, sì è così. Ti amo, e ti ho baciato perché desideravo farlo più di qualsiasi altra cosa al mondo… Mi hai umiliata abbastanza?! Spero che adesso tu sia contento?!-
 Le lacrime scendevano lungo il mio viso finendo sul lenzuolo chiaro del letto e allargandosi in piccole macchie d’acqua. Era finita! Era finito tutto quanto! Adesso non avrei mai più potuto essere amica di Massi, lo avrei perso per sempre. Qualunque fosse stato il nostro rapporto fino a quel momento, ora non sarebbe esistito più neanche quello.
 Lui sorrideva e mi guardava, era pronto con qualche sua battuta. Ne ero certa!
 -Era esattamente quello che volevo sentire-, disse sorridendo.
 Non feci in tempo a sorprendermi che anche lui si era puntellato sul gomito e posandomi una mano sulla guancia aveva unito le nostre labbra. Era stata tanta la sorpresa che ricaddi sul cuscino con Massi sopra di me che continuava a baciarmi, ed io senza rendermene neanche conto avevo già cominciato a rispondere a quel bacio.
 Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla corrente, assaporando fino in fondo ogni sensazione che quel bacio mi stava regalando.
 La mano di Massi si posò sul mio fianco e le mie finirono automaticamente tra i suoi capelli biondi cercando di attirare di più a me il suo viso e la sua bocca.
 Se avessi dovuto fare un confronto, questo bacio non era neanche lontanamente paragonabile a quello dell’ascensore. Il nostro primo bacio sembrava più una specie d’impeto dato da una passione momentanea, ma il bacio che ci stavamo scambiando su quel letto era qualcosa di diverso, era come andare e tornare dalla luna, come nuotare sottacqua tra le meraviglie dal mare, come volare con delle ali fatte di sogni… Era unico, irripetibile e pieno di quello che in una parola sola poteva essere definito solo come Amore.
 Eppure la mia mente contorta, anche in un momento del genere, aveva trovato il modo di insinuare il dubbio nel mio cervello e farlo arrivare alle mie mani, che senza che io lo volessi, scivolarono sul petto di Massi e lo spinsero via. Lui mi guardò sorpreso, mentre entrambi cercavamo di riprendere a respirare in modo normale.
 -Mi devi qualche spiegazione- sussurrai- non perché temessi che potessero sentirci, ma più che altro dato il poco fiato che avevo a disposizione dopo quello che avevamo appena fatto-, -non puoi pretendere che io me ne stia qua a farmi baciare da un ragazzo che ha sempre detto di odiarmi e che in più è già fidanzato.-
 Massi aggrottò la fronte confuso ma allo stesso tempo sembrava anche divertito.
 -Prima di tutto io non ho mai detto di odiarti- rispose con decisione. –Seconda cosa… Non sono fidanzato.-
 Mi stava prendendo per una cretina?! Forse stava ancora dormendo e non si era reso conto di chi aveva davanti, magari credeva che io fossi quell’oca di Delia.
 -Si può sapere che cavolo stai dicendo? E Delia cosa sarebbe? Il tuo calzascarpe?-
 Lui sorrise e si allontanò da me lasciandosi ricadere sul suo lato del letto.
 -E io sto ancora qui a chiedermi il perché…?- Era una domanda rivolta se stesso visto che non ci vedevo alcun nesso con il nostro discorso.
 -Ehm, gradirei ricevere una risposta prima di Pasqua-, intervenni cercando di ridestarlo dalle sue riflessioni private tra lui e se stesso.
 -Immagino che convenga raccontarti tutto altrimenti non riuscirò più a vivere in modo sereno.-
 L’aveva capito allora.
 -E’ una storia piuttosto lunga ma cercherò di fare un riassunto- cominciò Massi poggiando il dorso della mano destra sulla fronte e chiudendo gli occhi- se non avessi dovuto stare attenta alle sue parole, gli sarei saltata addosso, in quella posizione era bellissimo. –Mia madre e la madre di Delia sono amiche di vecchia data, hanno frequentato l’Università insieme e sono sempre state inseparabili. Quando Elisa, la madre di Delia, conobbe il marito Richard durante un viaggio a Boston s’innamorò subito di lui e dopo poco si sposarono. Lei si trasferì in America con il marito ma continuò a tornare a Lecce durante le vacanze estive. Fin da bambino le mie estati le ho passate in compagnia della famiglia Barton, Michael divenne il mio migliore amico e Delia una specie di sorellina.-
 -Ma scusa-, lo fermai. –Se sono tuoi amici d’infanzia come mai né Marco né Sabrina sanno di questa storia?-
 -Durante l’estate Marco andava in viaggio con i suoi genitori o con qualche altro zio ricco sfondato, mentre Sabrina tornava in paese dai suoi nonni. Perciò non potevo stare con loro ma in compenso avevo Michael e Delia. Penso tu possa capire perché non ho detto nulla a Marco riguardo Michael. Già era geloso di Sabrina perché era una mia amica se gli avessi detto di avere un altro migliore amico penso che mi avrebbe squartato.-
 -Immagino-, sospirai scocciata. –Marco tende ad essere possessivo con le persone a cui tiene, è molto possessivo.-
 -Esatto-, annuì Massi senza aprire gli occhi. –Comunque un anno fa Elisa e Richard hanno divorziato, e così Delia è venuta a stare in Italia con la madre che voleva ritornare nella sua città. Michael ha deciso di restare a Boston perché frequenta Legge ad Harvard e non poteva di certo abbandonare il College.-
 Pendevo letteralmente dalle sue labbra, volevo assolutamente scoprire che storia ci fosse sotto.
 -Delia e sua madre si sono trasferite a Lecce i primi di Giugno. Come avrai notato Delia è una ragazza molto carina e non ci ha messo molto a trovare degli idioti che le andassero dietro. Uno in particolare aveva attirato l’attenzione di Delia. Lo aveva conosciuto verso la fine di Giugno al mare e ne era rimasta talmente affascinata e che appena lui provò ad abbordarla lei decise di starci senza fare resistenza. Forse a te Delia potrà sembrare una ragazza stupida ma in realtà non è così, è davvero intelligente e finge soltanto di non saper parlare l’italiano in modo che i professori la trattino con i guanti di velluto. Ti assicuro che sia lei che Michael parlano la nostra lingua meglio di noi. Quindi ancora non mi spiego come questo ragazzo sia riuscito ad abbindolarla. Le disse di frequentare l’università, la riempì di complimenti e regali, e Delia si sentiva al settimo cielo. Il divorzio dei suoi era stato difficile da affrontare ma da quando aveva conosciuto quel ragazzo tutto le sembrava più bello. Una sera, dopo uno dei loro soliti appuntamenti, questo ragazzo l’aveva accompagnata a casa in auto. Aveva parcheggiato in una strada chiusa che si trova vicino all’abitazione di Delia e stava cominciando ad allungare le mani su di lei…-
 Avevo la sensazione di sapere come sarebbe andata a finire quella storia.
 -All’inizio Delia non fece una piega perché si trattava dei soliti baci che si scambiavano ma poi lui cominciò a calcare un po’ troppo la mano, svelando le sue vere intenzioni. Delia lo rifiutò mettendosi a piangere per lo spavento e lui, senza pensarci due volte, la costrinse a scendere dalla macchina buttandole addosso ogni genere d’insulto e lasciandola morta di paura sotto casa sua.-
 -Che mostro!- mormorai incavolata.
 -Già. Quel ragazzo le aveva detto di frequentare l’Università ma in realtà veniva alla nostra scuola e Delia a Ottobre se l’è ritrovato davanti all’improvviso.-
 Spalancai gli occhi incredula. Povera Delia! Non credevo che avrei mai pensato una cosa del genere, ma Delia era stata davvero sfortunata!
 -E qui entro in gioco io-, disse aprendo gli occhi e guardandomi divertito. –Il pomeriggio stesso in cui Delia aveva visto quel ragazzo, venne da me supplicandomi di aiutarla. Non avevo idea di cosa fare, volevo chiedere consiglio a Michael ma Delia mi pregò di non farlo per evitare che suo fratello si preoccupasse per lei, o peggio ancora, prendesse il primo volo per rompere tutte le ossa a quel bastardo schifoso… Pensammo che sarebbe bastato qualcuno che la proteggesse nel caso in cui quel tipo le si fosse avvicinato ancora e così decisi di fingermi il suo fidanzato.-
 Mi sentivo come se qualcuno mi avesse buttato addosso prima dei carboni ardenti e poi un secchio d’acqua gelata.
 Fingersi il fidanzato di Delia? In tutto quel tempo Massi aveva finto di stare con lei e di amarla
 -Delia aveva sentito dire che a questo ragazzo piaceva farsela con quelle che non avevano una grande esperienza e quindi ha deciso di non dare troppa confidenza a te e alle tue amiche per proteggervi. Non voleva coinvolgervi e quindi ho dovuto tenere tutto nascosto. In realtà a lei sarebbe piaciuto molto diventare tua amica, ha detto che ti ammira, infatti, proprio poco fa al telefono, mi ha praticamente ordinato di raccontarti tutta la sua storia in modo che tu potessi vederla come un essere umano e non come un’oca senza cervello. E dato che quel tipo sembra non essere più interessato a lei, vorrebbe provare sul serio ad essere tua amica…-
 -Ma tu e Delia sembravate innamorati davvero…-, ormai non ci stavo capendo più nulla. –Quando siamo usciti dall’ascensore ti è saltata al collo preoccupata, e quando eravamo a Cascia le sue telefonate dolci… ti faceva piacere riceverle e poi… poi tu l’hai baciata… Come può essere stato tutto per finta?-
 -Delia ed io siamo dei bravi attori, e avevamo una ragione seria per esserlo. Lei ha sempre finto di essere preoccupata per me o di farmi telefonate affettuose per tenere in piedi il gioco e io le rispondevo per lo stesso motivo. Un po’ come abbiamo dovuto fare tu ed io per tenere a bada tua zia. Il bacio che le ho dato, che poi neanche si potrebbe definire un bacio, è stato mosso dall’intenzione del momento ma lei non ci ha badato più di tanto.-
 -Intenzione del momento?- chiese confusa. Ero talmente stralunata che di certo mancava poco perché cominciassi a vedere folletti e gnomi in giro per la stanza.
 Lui mi fissò per un attimo sorpreso e poi con calma si mise a sedere per guardarmi meglio negli occhi.
 -Davvero non hai ancora capito?- mi chiese alzando un sopracciglio.
 Lo fissai senza dire una sola parola.
 -E poi sarei io quello che si deve fare due conti…-, disse scuotendo la testa.
 -Che vuoi dire?- chiesi confusa, ormai non riuscivo più a ragionare, avevo ricevuto troppo informazioni tutte in una volta.
 -Forse adesso capirai-, mi disse avvicinandosi. Posò le sue labbra sulle mie e con una lentezza quasi struggente mi baciò. Delicato come le ali di una farfalla sfiorava le mie labbra e le accarezzava trasformando quel bacio in una soffice nuvola dove riuscii a trovare un po’ di quiete e tranquillità, sfuggendo al delirio interiore che mi stava annientando.
 Si separò da me troppo presto e fissandomi negli occhi disse: -Se non ti è ancora chiaro, sono perdutamente innamorato di te. E il bacio che ho dato a Delia è stata solo una reazione al litigio che avevamo avuto io e te, in poche parole era solo un modo per farti ingelosire.-
 Lo fissai incredula mentre i miei pensieri si affollavano nella mia mente senza riuscire a prendere una forma. Avevo desiderato spesso di sentire quelle parole uscire dalla bocca di Massi, ma era solo un sogno che credevo irrealizzabile, e ora che stava accadendo non sapevo cosa diavolo dire!
 -Credo di essermi innamorato di te subito, fin da quando avevamo litigato d’avanti alle macchinette. Avevo capito che tu avevi qualcosa di speciale, qualcosa che non avrei mai trovato in nessun’altra ragazza. Ho realizzato quanto i miei sentimenti fossero forti il giorno dell’escursione a Cascia quando ti ho visto cadere nel dirupo. Non volevo perderti, non lo avrei sopportato, e sapevo che volevo proteggerti per tutta la vita da qualunque cosa avrebbe potuto ferirti. Poi tu mi hai baciato e allora ho cominciato davvero a sperare che anche tu provassi qualcosa per me, ma c’era Delia e dovevo proteggerla, non potevo abbandonarla. Così ho cominciato a evitarti per fare in modo che le cose non si complicassero ulteriormente. Un medico che lavora al reparto di ortopedia è amico di mio padre quindi avevo saputo da lui che la tua caviglia non era poi così grave perciò la lontananza da te era un po’ meno difficile da affrontare. E alla fine Marco ha organizzato tutta la messa in scena del viaggio per lasciarci da soli in modo che il destino compisse il suo corso. Dopo la litigata al Living sapevo che non si sarebbe arreso…-
 Spalancai gli occhi incredula.
 -Sì, avevamo litigato a causa tua. Lui aveva già capito che ti amavo, mentre io ancora brancolavo nel buio. Quella sera mi disse di lasciar perdere Delia e di concentrarmi su di te ma io lo mandai a quel paese dicendo che ero innamorato di Delia, dovevo proteggerla a qualunque costo altrimenti Michael mi avrebbe fatto a pezzi se avesse saputo che avevo abbandonato la sua sorellina nel momento del bisogno.-
 Avevo ascoltato le sue parole, ogni sua spiegazione ma ancora non potevo credere alle mie orecchie… Possibile che Massimiliano Draco fosse davvero innamorato di me? Quel Massimiliano Draco? Lo stesso che fino a poco tempo prima mi guardava con disprezzo e mi derideva? Possibile che anche questa volta Cristina non si fosse sbagliata?
 Lo guardavo stordita mentre le lacrime ricominciarono a rigarmi il viso senza che riuscissi a fermarle.
 -Sei incredibile! Scommetto che ancora non ci credi… Che cosa devo fare per convincerti che ti amo?- mi chiese attirandomi a sé e stringendomi.
 Rimasi un attimo basita da quel gesto e poi cominciai a piangere a dirotto. Sapevo che con lui potevo lasciarmi andare, sapevo di poter mostrare la mia fragilità… Dopotutto era colpa sua se avevo passato dei mesi d’Inferno che non avrei augurato neanche al mio peggior nemico. Però, forse, tutto sommato, alla fine ne era valsa la pena visto dove mi trovavo adesso.
 Massi mi strinse a sé ancora più forte e mi diede qualche bacio tra i capelli per farmi calmare.
 -Mi dispiace, perdonami-, sussurrò con voce dolce. –Forse in tutto questo tempo hai sofferto a causa della mia recita con Delia, scusami. Ti assicuro che da adesso in poi non ti farò soffrire mai più, è una promessa.-
 La sua voce era calda, dolce e rassicurante. Stare tra le sue braccia forti e accoglienti mi dava talmente tante emozioni che ormai non riuscivo neanche più a definirle.
 Ci addormentammo qualche tempo più tardi così, l’una nelle braccia dell’altro. Finalmente insieme, finalmente sinceri fino in fondo, finalmente io e lui. Soltanto noi, e questo mi sarebbe potuto bastare per tutta la vita, anzi per l’eternità.










***L'Autrice***
 Quando l'ho scritto ero convinta che non avrei mai finito questo capitolo... E' di una lunghezza assurda... Sono quasi 13,000 parole. Comunque spero sinceramente che vi sia piaciuto. Massi e Vale sono stati un pochino lenti (direi parecchio visto che vi e mi hanno fatto penare per 17 capitoli ) ma alla fine si sono decisi a darsi una mossa... xD Sinceramente ho amato questo capitolo davvero dal più profondo del mio cuore, scriverlo è stato un vero piacere, e questo è l'inizio della loro storia... Si potrebbe quasi dire che "Il Figlio Della Prof" sta iniziando davvero solo ora...xD
 
Il prossimo sarà il capitolo scritto dal punto di vista di Amy, quindi lasceremo Massi e Vale un pochino da soli prima di continuare a puntare i riflettori su di loro...^^
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^ Per chi vuole leggere gli spoiler che pubblico durante l'attesa di nuovo capitolo consiglio la PAGINA su Facebook oppure il mio profilo... ^^




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 Mi dispiace di non aver trovato il tempo di rispondere alle meravigliose recensioni che mi avete lasciato... ç__ç Vi giuro che le ho lette tutte e che il mio cuore si è scaldato per ogni vostra singola parola...*-* Siete tutte fantastiche e io ormai non so più come ringraziarvi per tutto l'affetto che mi dimostrate... *-* Un bacio a tutte!
 

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Capitolo 18
*** Reale Natura ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 18 (new)
E’ Difficile Sapere Cosa Sia La Verità,
Ma A Volte E’ Molto Facile Riconoscere Una Falsità
Albert Einstein
 
 
 

 Capitolo 18: Reale Natura (Amelia)

 
 Per la prima volta in tutta la mia vita, io, Amelia Tarantini, l’amante del ballo e dei party, non avevo alcuna voglia di andare ad una festa, e questo era un evento davvero fuori dal comune. Probabilmente la mia repulsione era dovuta al fatto che la festa in questione era stata organizzata da Christian Corradi per festeggiare il suo diciannovesimo(*) compleanno.
 Marti mi aveva pregato di partecipare perché aveva il terrore di affrontare quell’evento da sola, e io non avevo potuto rifiutare: non riuscivo a dire di no alle sue suppliche. Ci saremmo incontrate direttamente al Vertigo, il locale dove si sarebbe tenuta la festa. Grazie al cielo con me ci sarebbe stata anche Sabrina, altrimenti sarei uscita fuori di testa.
 Ma quell’idiota di Vale doveva proprio andarsene a Padova insieme a quell’altro imbecille di Marco proprio adesso? Secondo me l’aveva fatto per evitare la festa di Christian…
 Ero davanti allo specchio del bagno a finire di truccarmi e una strana immagine mi passò davanti agli occhi: Vale e Marco insieme, a casa della zia Lucia. Conoscevo quella donna, una volta era venuta a passare le vacanze qui a Lecce e aveva provato a far mettere me e Vale con due fratelli di dieci anni più grandi di noi conosciuti sulla spiaggia. Quella volta Vale mi aveva detto che ci era persino andata leggera… E se avesse provato a far innamorare Vale e Marco? Be’ con lui non sarebbe stato difficile riuscirci, anche se diceva di non essere più innamorato di lei si vedeva che aveva un debole per la mia amica.
 -Amy.-
 Sussultai per lo spavento. Ero talmente immersa nei miei pensieri da non accorgermi neanche che mio fratello Roberto era dietro di me a fissarmi.
 -Che c’è?- chiesi continuando con cura a truccarmi gli occhi cercando di mantenere un’aria tranquilla e tentando assolutamente di togliermi dalla testa Vale e Marco. Era solo una stupida distrazione, e in più la dovevo smettere di pensare a Marco, io non ero per niente sicura di voler stare con un ragazzo infantile e appiccicoso come lui, nonostante i miei sentimenti e il mio cuore urlassero a gran voce tutt’altro.
 -Mi servirebbe il bagno, stasera devo uscire e tu stai qua dentro da un’ora-, rispose lui con la sua solita aria cordiale. Roberto era strano, riusciva ad insultarti con il sorriso sulle labbra facendo passare le sue parole quasi per veri e propri complimenti.
 -Lo sai che mi ci vuole molto tempo per prepararmi, è per questo che comincio almeno due ore prima-, posai la matita per gli occhi e presi il lucidalabbra. –Comunque ho quasi finito.-
 -Oggi non è proprio serata…-, sospirò Roberto scuotendo la testa. –Tu hai occupato questo bagno e Luca ha sequestrato quello dietro la cucina per sistemarsi i capelli. E’ da mezz’ora che sta davanti allo specchio.-
 Le mie orecchie si rizzarono subito appena sentirono quelle parole. Mi voltai di scatto verso Roberto e socchiusi gli occhi sospettosa.
 -Come mai ha tutta questa voglia di farsi bello?- chiesi pungente.
 -Ha detto che deve andare ad una festa con degli amici, ma secondo me qui ragazza ci cova- rispose Roberto tutto allegro.
 Festa? Il mio fratellino di soli quindici anni voleva andare ad una festa con degli amici? E non mi aveva detto nulla? Non potevo sopportarlo, ne dovevo sapere di più!
 -Conosco quella faccia-, cominciò Roby fissandomi negli occhi. –La devi smettere d’intrometterti nella vita di Luca, non è più il bambino che si sbucciava le ginocchia cadendo e veniva da te perché lo curassi. Ormai è cresciuto.-
 -Lo so benissimo-, risposi con un tono più acuto del normale.
 -A me non sembra.-
 Be’ forse Roby aveva ragione, stavo diventando un po’ troppo iperprotettiva verso Luca… No, avevo ragione io: Luca era ancora troppo piccolo per poter fare certe cose.
 -Guarda che io alla sua età facevo anche di peggio-, disse Roby sorridendo spavaldo. Ormai non mi sorprendeva più il fatto che mio fratello maggiore mi leggesse praticamente nel pensiero, era sempre stato bravo a capirmi.
 -Non c’entra, Roby. Tu sei tu, Luca è diverso da te. Lui è molto più incline ad attirare i guai, sembra che se li vada a cercare, proprio come nostra sorella.-
 -Non dire scemenze-, rise lui. –Luca e Caterina sono solo un po’ meno riflessivi di noi.-
 -Di’ pure che sono due pazzi, sarebbero capaci di buttarsi in un pozzo se solo fossero i loro amici a chiederlo. Pur di essere sempre al centro dell’attenzione…-
 -Forse un po’ è vero ma soprattutto Luca è nell’età in cui se vuoi fare questo genere di cose stupide e irrazionali, allora le devi fare.-
 Alzai gli occhi al cielo scocciata. Era inutile continuare a parlare, avevamo affrontato quel discorso un’infinità di volte ed eravamo sempre giunti ad un pareggio, nessuno dei due portava argomenti abbastanza persuasivi per riuscire a convincere l’altro. Meglio lasciar perdere!
 Lo guardai per qualche secondo e anche lui arrivò alla mia stessa conclusione perché sorrise e alzò le mani in un gesto di resa.
 -Rimandiamo il resto ad un altro momento-, disse divertito.
 -Vedo che hai capito-, mormorai sorridendo.
 Presi il mio borsello con il make-up e uscii dal bagno diretta nella mia camera per indossare gli stivali.
 -Amy! Amy! Amy!-
 Mi voltai e vidi subito i riccioli biondi della mia sorellina e i suoi occhi scuri che mi guardavano con aria supplichevole, mentre il suo viso paffutello si era chiuso in un’espressione imbronciata.
 -Caterina, cosa c’è?- chiesi chinandomi per guardarla meglio.
 I suoi occhi si stavano riempiendo di lucciconi, e questo significava che voleva qualcosa. Che bambina viziata! Ma io non potevo fare a meno di accontentare ogni sua richiesta.
 -Lo voglio anch’io-, sussurrò indicando con il ditino le mie labbra.
 Avevo capito subito quello che intendeva. Mia sorella era sempre stata gelosa della mia bellezza e faceva di tutto per imitarmi e somigliarmi il più possibile- anche se di simile avevamo ben poco, tranne qualche tratto somatico in comune.
 Aprii il borsello e ne tirai fuori lo stesso lucidalabbra che avevo messo qualche secondo prima. Presi con delicatezza il mento di mia sorella e stesi un leggero velo di lucido.
 -Grazie-, esclamò lei tutta contenta mentre si tirava i capelli indietro con gesto sicuro. Mi venne da ridere, cercava sempre di comportarsi da piccola top model.
 -Dove vai stasera di bello?- chiesi curiosa.
 -Deve andare alla festa di una sua amichetta di scuola-, rispose mia madre prendendo il cappotto dall’armadio e infilandoselo. –Forza, Caterina, è già tardi.-
 Mia sorella annuì e raggiunse mia madre per indossare anche lei il suo cappottino bianco, che ovviamente era stato mio qualche anno prima.
 Salutai mia madre e Caterina con un bacio e tornai in camera mia per indossare gli stivali. Sabrina mi aveva appena fatto uno squillo per avvertirmi che mi stava aspettando fuori.
 Uscii dalla mia stanza e in corridoio mi trovai davanti mio fratello Luca: come al solito i suoi capelli erano impeccabili e il suo abbigliamento da fighetto pronto all’uso.
 -Da quando vai alle feste?- chiesi incrociando le braccia.
 -E da quanto saresti stata tu a partorirmi? Se non sbaglio una madre ce l’ho già e ho avuto il suo permesso per fare quello che mi pare stasera. Sai, legalmente un genitore conta più di una sorella maggiore-,rispose lui irritato.
 -Sei ancora troppo piccolo per andare a una festa da solo. Festa che per di più né io né la mamma sappiamo di chi sia e soprattutto dove sia.-
 -Inutile che ci provi, sorella-, cominciò lui entrando nella sua stanza. –Stavolta devi proprio lasciarmi in pace.- E mi chiuse la porta in faccia.
 Stavo per mettermi ad urlare e per buttare la porta della sua stanza a terra quando il mio cellulare squillò di nuovo: Sabrina mi stava aspettando e io non potevo perdere tempo con quel moccioso incosciente di mio fratello.
 -Cerca di non ficcarti in qualche guaio-, gridai in direzione della porta.
 Ovviamente non ricevetti risposta e la cosa non mi sorprese minimamente. Mio fratello mi stava nascondendo qualcosa, non sapevo ancora cosa, ma passata quella stupidissima festa mi sarei messa ad indagare in modo serio, e una volta che Vale fosse tornata da Padova l’avrei costretta a darmi una mano.
 Una volta salita nell’auto di Sabrina, una Opel Corsa nera, la salutai con un sorriso.
 -Scusami se ti ho fatto aspettare, ma stavo per uccidere mio fratello e il decidere di non farlo mi ha portato via un po’ di tempo.-
 -Tranquilla-, rispose lei mettendo in moto, -anch’io ho un fratellino di due anni. E’ piuttosto docile, però sa essere estenuante anche lui quando vuole.-
 Le sorrisi ancora. Era strano che una ragazza come lei fosse stata innamorata di Marco, sembrava così seria e diligente mentre Marco era tutta un’altra cosa. Marco era un idiota che voleva mettere bocca su tutto, era irritante e voleva sempre avere ragione, era… era… Perché pensare a tutto questo non mi faceva incavolare? Perché pensare a Marco non mi faceva innervosire? Avevo già capito che forse un po’ mi piaceva, che forse stavo cominciando a provare qualcosa per lui ma da quando i miei sentimenti erano diventati così forti?
 -Stai pensando a Marco?-
 Sussultai sentendo quella domanda. Mi voltai di scatto verso Sabrina e vidi un sorriso allargarsi sul suo volto mentre teneva gli occhi puntati sulla strada.
 -Non ci voleva tanto ad accorgersi che hai cominciato a provare qualcosa per Marco, e io che sono la sua ex e la sua amica d’infanzia ti posso assicurare che il tuo non è un interesse a senso unico.-
 Sbattei un paio di volte le palpebre per riuscire a recepire quelle parole nel migliore dei modi.
 -Tu credi?-
 Non ero come Vale. Non avrei mai nascosto i miei sentimenti ad un’amica, soprattutto se quell’amica era convinta che io avessi una speranza con il ragazzo che mi piaceva.
 -Scherzi?- disse lei ironica. –Adesso hai qualche dubbio solo perché Marco e Vale sono andati insieme a Padova e non hanno mai chiamato, ma aspetta che lui torni e vedrai che ho ragione. Non ti lascerà in pace finché non diventerai la sua ragazza.-
 Come prospettiva non mi dispiaceva.
 -Be’ non so se sopravvivrebbe, chi mi da troppa noia alla fine rischia che io lo uccida.-
 Sabrina mi lanciò un’occhiata e poi entrambe scoppiammo a ridere.
 -Comunque Vale fa sempre così- cominciai quando ci fummo calmate. –Non chiama mai quando si trova a Padova, è sempre stata refrattaria a queste cose, un po’ perché se ne dimentica e un po’ perché sua zia la impegna tutto il tempo. Quindi è normale che non chiami.-
 -E’ strana.-
 -Sì, lo è. Ma per alcuni versi io sono anche più strana di lei.-
 Rimanemmo in silenzio qualche minuto poi mi venne in mente una cosa che volevo chiedere a Sabrina già da un paio di giorni.
 -Tu sai che fine ha fatto Massi? Da quando Vale e Marco sono partiti neanche lui è più venuto a scuola.-
 -Non ne ho idea. Anch’io me lo stavo chiedendo. Non credo che sia successo qualcosa in famiglia perché sua madre mi è sempre sembrata tranquilla in questi giorni, però Massi mi aveva detto che forse in questa settimana sarebbe andato a vedere qualche Università verso Nord. Può darsi che sia semplicemente partito.-
 -La povera Delia deve stare molto male-, dissi ridendo.
 -Quell’oca starà sempre attaccata al telefono chiamando Massi in ogni momento del giorno e della notte. Lo so che Massi sta con lei ma secondo me è innamorato di Vale-, il tono di Sabrina era deciso ed irritato, Delia le stava proprio antipatica.
 -E’ quello che pensiamo tutti, però non si riesce a capire perché Massi si ostini a stare con Delia. Se non riuscite a venirne a capo neanche tu e Marco che lo conoscete da una vita.-
 -E’ proprio questa la cosa che mi fa imbestialire di più. Tra me, Marco e Massi non ci sono mai stati segreti, eppure adesso lui ci sta nascondendo qualcosa, e io non lo sopporto. Quando scoprirò cos’è non sono tanto sicura che perdonerò quel cretino.-
 Sorrisi divertita.
 -Certo che lo perdonerai, gli vuoi bene.-
 Anche sul suo volto comparve l’ombra di un sorriso.
 -Ottenere il mio perdono sarà più semplice se si deciderà anche ad ammettere i suoi sentimenti per Vale e la smetterà di far soffrire quella povera ragazza perché lei non se lo merita.-
 Su questo ero completamente d’accordo con Sabrina: Vale non doveva più soffrire. Non sarebbe riuscita a togliersi Massi dalla testa perciò toccava a lui fare qualcosa per risolvere la situazione, visto che i suoi sentimenti erano palesi almeno quanto quelli di Vale.
 Una volta arrivate al Vertigo d’un tratto ricordai perché odiavo tanto Christian Corradi. Non era solo perché stava prendendo in giro la mia migliore amica facendole credere di amarla ma era anche per la sua megalomania incurabile.
 Probabilmente a quella festa c’era talmente tanta gente che anche volendo non saremmo mai riuscite a trovare qualche persona conosciuta. Entrammo nel locale e per fortuna la musica non era ancora abbastanza alta da impedirci di parlare.
 Sabrina ed io ci guardammo intorno alla ricerca di Marti, quando d’un tratto la vidi e per poco non cacciai un urlo per la sorpresa. Aveva i capelli tirati su in un’acconciatura e il suo viso era truccato, avevo visto Marti truccata soltanto ad Halloween. Eppure c’era qualcosa in lei che mi aveva sconvolta anche di più: indossava un vestito nero, un tubino per la precisione, che arrivava sopra il ginocchio. L’unico vestito che Marti aveva nell’armadio era il costume di Sissi cavallerizza che aveva indossato durante una festa di Carnevale alle elementari. Da dove le era venuta l’idea di indossare un vestito come quello? Ovviamente la risposta non si fece attendere: Christian era sbucato dal nulla e aveva cinto la vita di Marti attirandola a sé e sussurrandole qualcosa nell’orecchio mentre il gruppo d’invitati che stava parlando con Christian fino a qualche secondo prima se la rideva sotto i baffi.
 Non potevo stare ferma a guardare una cosa del genere, avevo un brutto presentimento e dovevo impedire che Marti si cacciasse nei guai. Sapevo che anche Sabrina era del mio stesso avviso visto che, voltandomi a guardarla, notai che anche lei aveva lo sguardo puntato in direzione di Christian e Marti, e la sua preoccupazione era evidente quanto la mia.
 Dovevamo intervenire subito.
 -Salve ragazze-, una voce alle mie spalle mi fece quasi prendere un infarto, soprattutto perché io quella voce la conoscevo bene.
 Mi voltai di scatto e subito incontrai gli occhi azzurri che nelle ultime notti avevano occupato i miei sogni- cosa che non avrei confessato neanche al peluche di mia sorella.
 -Marco!- esclamò Sabrina al mio fianco, io ero troppo sorpresa anche solo per poter pensare di parlare. –Che ci fai qui? Dov’è Vale?-
 Lui sorrise, ma era un sorriso strano, come se fosse a conoscenza di un segreto d’importanza nazionale e si sentisse il re del mondo.
 -Vale è a Padova ovviamente.-
 -E perché tu non sei con lei?- chiese Sabrina scocciata.
 -Diciamo che ho fatto in modo che avesse una compagnia migliore della mia-, disse lui semplicemente.
 A quel punto il mio cervello si era ripreso del tutto dalla sorpresa iniziale e potei insospettirmi abbastanza nell’udire quella frase, al punto di dire: -E tu pensi che ci accontenteremo di una spiegazione del genere, Marco? Avanti, sputa il rospo.-
 Alzò un sopracciglio in un gesto talmente attraente che per poco il mio cuore non esplose.
 -Intelligente ed intuitiva come al solito, Amy-, disse facendomi l’occhiolino.
 Sarei potuta morire in quell’istante e probabilmente non me ne sarei accorta tante erano le emozioni che mi stavano investendo, ma riuscii comunque a mantenere un contegno.
 -Smettila di dire stupidaggini e dicci quello che hai combinato-, esclamai irritata.
 -Come vuoi- la sua voce era dolce e melodiosa. Come avevo fatto a non notarlo prima di quel momento? –Ho semplicemente dato una mano al destino. Per farla breve, adesso insieme a Vale c’è Massi.-
 -Massimiliano Draco?!- chiesi sconvolta.
 -No, Massimiliano il Conte del Paese delle Favole. E’ chiaro che sto parlando di Massimiliano Draco-, disse Marco guardandomi esasperato.
 -Fermo un secondo-, cercai di mettere insieme tutti i pezzi di quel puzzle. –In questo momento Massi e Vale sono a casa della zia di Padova insieme?-
 -Ce ne hai messo di tempo per sintonizzarti-, rispose lui sorpreso.
 -Tu non capisci. La zia di Vale è una specie di cupido ambulante, se si accorgerà che tra Vale e Massi c’è una qualche specie di intesa smuoverà mari e monti perché quei due si mettano insieme. L’ultima volta che ha messo in atto il suo piano Cristina, la cugina di Vale, si è sposata con un ragazzo del loro vicinato. Quindi, grazie a te, è possibile che quando quei due torneranno qui avremo molto da festeggiare.-
 Ero talmente contenta che avrei anche potuto permettere a Luca di stare fuori tutta la notte.
 -Be’ dopo stasera potremmo avere anche altri motivi per festeggiare-, disse Sabrina all’improvviso.
 -Che vuoi dire?- chiese Marco confuso e anch’io non ci stavo capendo granché.
 -Niente di particolare. Vi lascio qualche minuto da soli, ho urgente bisogno di trovare una toilette-, disse prima di voltarsi e sparire tra la folla che sembrava addirittura aumentata.
 Ora avevo capito! Ci stava lasciando soli apposta. Accidenti! Io non ero pronta per una cosa del genere, non che mi dispiacesse avere un po’ di privacy con Marco, ma in quel preciso istante non sapevo proprio che dire.
 Mi voltai lentamente verso di lui e gli chiesi la prima cosa che mi saltò in testa.
 -Come hai fatto a far partire quei due insieme?-
 Lui distolse lo sguardo dal punto in cui era sparita Sabrina, forse ancora confuso per quell’improvvisa sparizione, e tornò a fissarmi negli occhi.
 -Ho fatto credere a Vale di voler andare a Padova con lei, e ho convinto Massi a venire insieme a me da una mia zia di Padova, ovviamente inventata. La mattina della partenza ho chiamato entrambi dicendo che mi ero ammalato improvvisamente e che non potevo più partire. Credo che poi si siano trovati sul treno.-
 -E tu sei davvero sicuro che adesso stiano insieme a casa della zia?-
 -Non al cento per cento, però Massi non è tornato e Vale non mi ha ancora telefonato per squartarmi, perciò credo che alla fine le cose siano andate per il meglio.-
 Scese un attimo di silenzio- anche se solo tra noi visto che tutt’intorno c’era il putiferio.
 -Perché in questi giorni non sei venuto a scuola se non eri partito?- chiesi tenendo gli occhi puntati verso le sue scarpe, in quel momento erano molto più interessanti del suo viso. Per la prima volta in tutta la mia vita mi sentivo in soggezione davanti ad un ragazzo, avevo il timore di non piacergli e che non mi giudicasse abbastanza per lui. Vale mi aveva contagiata con la sua insicurezza amorosa… Avevo preso la Valerite!
 -Non mi sembrava il caso di mettere a rischio il piano. La madre di Massi sa che io e lui ci troviamo a Padova insieme e farmi vedere a scuola non avrebbe contribuito a farla stare tranquilla e  avrebbe portato solo guai. Perché me l’hai chiesto?- ad un tratto avvertii le sue dita posarsi sul mio mento e alzare il mio viso per permettere a suoi occhi di tornare a scrutare i miei. Era vicino, molto più vicino di quanto ricordassi. Quando si era avvicinato così tanto al mio viso? –Hai sentito la mia mancanza per caso?-
 I suoi occhi erano così limpidi e puri, fissandoli sembrava di perdersi in un meraviglioso mare cristallino, sembrava di poter vedere attraverso le azzurre acque di un lago, era come volare nel cielo in una splendida mattina estiva. I suoi occhi erano tutto un mondo che aspettava solo di essere scoperto, e io volevo esplorare ogni angolo di quel nuovo mondo.
 -Allora?- insistette lui avvicinandosi ancora un po’. –Ti sono mancato?-
 -Io…-
 Avevo a malapena pronunciato quella singola parola che un applauso rompi timpani partì dalla gente che avevamo attorno.
 Marco ed io ci guardammo intorno spaesati e notammo che i ragazzi stavano guardando tutti un punto sulla nostra destra, ci voltammo anche noi e vedemmo che su un piccolo palco stavano sistemando degli strumenti musicali.
 Un ragazzo prese il microfono e annunciò: -Salve a tutti! Stasera siamo qui per festeggiare i diciannove anni del nostro Chris, anche se non lo vedo in giro da un po’, chissà dove sarà andato ad imboscarsi con quello schianto di ragazza che ha la fortuna di avere accanto.-
 In quel preciso istante mi ricordai di Marti. L’avevo persa di vista e adesso era chissà dove con Christian. Dovevo trovarla!
 -Mentre il nostro festeggiato si diverte sono lieto di annunciarvi che questa sera suonerà per noi un gruppo di giovani talenti che presto sfonderà nel mondo della musica. Probabilmente qualcuno di voi li conosce già, ma per chi non avesse mai sentito parlare di loro ecco a voi i CAM4!-
 Un boato partì dalla folla intorno a me mentre io cominciavo a farmi spazio tra la gente alla ricerca di Marti.
 -Amy dove stai andando?- mi chiese Marco prendendomi per mano per non rischiare di perdermi tra la folla.
 -Devo trovare Marti, ho un brutto presentimento- avevo la voce che tremava per la paura e per la prima volta in vita mia sentivo che sarei potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro se non avessi visto che Marti era sana e salva.
 -Tranquilla, ti aiuterò a cercarla- disse lui cercando di farmi calmare.
 La band annunciata poco prima cominciò a suonare e quasi per un riflesso incondizionato mi voltai a vedere chi fossero.
 La cantante era una ragazza bionda con degli occhi azzurri meravigliosi, ma immediatamente la mia attenzione fu catturata dal tastierista. Non poteva essere, stavo sognando…
 -Luca!?-
 -Camilla!?-
 Mi voltai verso Marco confusa.
 -Quella che sta cantando è mia sorella Camilla-, disse lui ancora un po’ stralunato indicando la ragazza.
 -Il ragazzo alla tastiera è mio fratello Luca-, ribattei io ancora più incredula di lui.
 Non potevo crederci! Ci mancava solo una cosa del genere in una serata che mi stava costando già dieci anni di vita! Ma dove diavolo era Vale quando avevo bisogno di lei?! Quella stupida era molto più brava di me a fare l’eroina della situazione.
 -Facciamo una cosa-, cominciò Marco. –Adesso troviamo Marti, a come uccidere i nostri fratelli penseremo dopo.-
 Annuii decisa, era di certo la cosa migliore da fare. Stavamo giusto andando verso l’uscita quando vidi Sabrina raggiungerci con il volto più preoccupato che le avessi mai visto.
 -Sabrina, che succede?- chiesi temendo la risposta.
 -In bagno stava circolando la voce che fuori nel parcheggio Christian e Davide Zilli se le stanno dando di santa ragione.-
 -Cosa?!- esclamò Marco incredulo.
 -Marti-, mormorai io sempre più preoccupata.
 Ricominciai a farmi largo tra la gente e in pochi secondi raggiunsi l’uscita. Mi diressi il più velocemente possibile verso il parcheggio e quello che vidi mi gelò il sangue nelle vene: Christian e Davide erano a terra e si stavano picchiando mentre Marti era in piedi accanto alla macchina di Christian tenendosi con le mani un enorme strappo che aveva sulla scollatura del vestito.
 Spalancai gli occhi disgustata, e non ero l’unica. Diversi ragazzi si erano fermati a guardare la scena ma nessuno di loro si stava decidendo ad intervenire.
 Feci un passo avanti per andare da Marti quando vidi Delia correre da Marti e abbracciarla. Delia? Delia Barton? Da dove era spuntata fuori? Ma soprattutto perché stava abbracciando Marti? La mia amica si lasciò abbracciare da Delia e chiuse gli occhi un po’ confortata.
 D’un tratto qualcosa sfrecciò alla mia destra.
 -Qualcuno mi dia una mano!- esclamò Marco correndo a dividere Christian e Davide.
 Un ragazzo si staccò dal gruppo che si era creato intorno a quella scena assurda e afferrò Christian mentre Marco cercava di tirar via Davide.
 -Lasciami!- urlò Davide, aveva il labbro rotto e una ferita piuttosto profonda sul sopracciglio destro. –Lo voglio fare a pezzi questo bastardo!-
 -Sentilo l’alieno!- disse Christian scoppiando a ridere. –I tuoi pugni non mi hanno fatto neanche il solletico, femminuccia!-
 In effetti Christian stava messo decisamente meglio di Davide, aveva solo la guancia che si stava gonfiando e una piccola ferita sullo zigomo.
 Non sapevo cosa fosse successo, ma non era difficile immaginarlo. Christian doveva aver portato Marti nella sua auto per farle qualcosa che al solo pensiero mi si rivoltava lo stomaco. Presumevo che la mia amica dovesse molto al povero Davide che cercava di liberarsi dalla presa di Marco per poter finire quello che aveva cominciato. Di sicuro era grazie a Davide se Christian non aveva portato a termine i suoi intenti.
 Ma non capivo ancora cosa c’entrasse Delia in tutta quella storia…
 Con passi decisi mi avvicinai alle due ragazze.
 -Marti, stai bene?- chiesi con calma per cercare di tranquillizzarla.
 Lei aprì gli occhi e subito li puntò verso di me. Lessi terrore puro in quelle iridi che erano sempre state dolci e gentili. Christian Corradi era un mostro!
 -Amy!- esclamò lei sorridendo. Lasciò andare Delia e si catapultò su di me abbracciandomi. Non pianse. Marti non aveva mai pianto e non lo avrebbe fatto neanche in una situazione del genere però mi strinse come se cercasse un qualche tipo di salvezza e io risposi all’abbraccio cercando di farla calmare.
 Intanto Davide stava ancora cercando di tornare a prendere a pugni Christian, mentre quest’ultimo si era calmato e rimettendosi a posto la giacca si voltò verso di noi a guardarci.
 -Delia cara, anche tu qui? Mi stavi controllando per caso?- chiese con una risata.
 -Hai indovinato razza di animale!- esclamò lei diventando rossa per la rabbia.
 Spalancai gli occhi per la sorpresa. La voce di Delia era decisa e da donna, non la solita voce da bambina che tirava fuori di solito. Ma quello che mi aveva lasciato davvero senza parole era il suo italiano: perfetto, senza nessuna sbavatura e l’accento americano non si era quasi sentito.
 Davvero quella era Delia Barton?
 -Da quando ho scoperto che tu e Martina stavate insieme ti ho sempre tenuto d’occhio. Sapevo che anche se avessi detto a Martina qual’era la tua reale natura non mi avrebbe mai creduto. Tu sai far innamorare le ragazze e questo io lo so bene, perciò ho aspettato che facessi la tua mossa per poterti impedire di fare del male a Martina. Ho raccontato tutto a Davide e lui ha deciso subito di aiutarmi.-
 -Immagino che dato che il tuo fidanzatino non c’è tu ti sia dovuta arrangiare con quello che passava il convento-, lanciò un’occhiata di disprezzo verso Davide che provò ancora una volta a liberarsi dalla stretta di Marco.
 -Sei solo un bastardo viziato…-, mormorò Delia con la rabbia che le si leggeva chiara negli occhi. –Se solo me ne fossi accorta prima forse non ti avrei mai dato retta e a quest’ora non avrei un ricordo così orribile dei miei primi mesi qui.-
 -Orribile?- chiese Christian ironico. Si avvicinò lentamente a Delia e le accarezzò lentamente una guancia mentre il suo sguardo diventava impudente e sprezzante. –Non mi sembrava che la cosa fosse tanto orribile mentre stavamo chiusi nella mia macchina, se solo quella sera mi avessi fatto andare fino in fondo saresti stata la donna più felice sulla faccia della terra. Io sono molto più uomo di quel perdente di Massimiliano Draco.-
 Fu un attimo. Delia socchiuse gli occhi imbestialita e tirò una schiaffo a Christian talmente forte che lui piegò la testa di lato. Il bastardo si mise una mano sul punto in cui Delia lo aveva colpito e la fissò con gli occhi colmi di rabbia.
  -Insultami quanto vuoi, ma non provare a dire una sola parola su Massi! Lui è un ragazzo meraviglioso e tu non sei minimamente alla sua altezza. Sei solo un bambino che crede di essere adulto ma in realtà non hai ancora capito che il tuo comportamento un giorno ti si ritorcerà contro, quindi non provare neanche a nominare Massi, tu non vali neanche la metà di un suo capello! In questo momento dovresti solo sparire da qui!-
 -Sei solo una suora, esattamente come la tua amichetta laggiù-, indicò Marti con lo sguardo. –Anzi, fingete di essere delle suore ma in realtà voi avete sempre voluto che io mi comportassi in questo modo, vi piacciono i miei atteggiamenti.-
 -Sta’ zitto!- esclamò Delia infuriata.
 Christian era pronto per risponderle- anche se io avevo notato una strana contrazione della sua mano destra come se le sue intenzioni fossero di colpire Delia- quando un ragazzo comparve al fianco di lei.
 -Se non sbaglio, Chris, la signorina ha detto che devi sparire. Secondo me dovresti darle retta.-
 Era Giacomo, l’amico di Massi e Marco, quello della festa al Living a cui io non avevo potuto partecipare. Vale me lo aveva indicato un giorno a scuola, frequentava la sezione A. Probabilmente era stato invitato da Christian, forse si conoscevano persino visto che lui l’aveva chiamato “Chris”.
 -Questa è la mia festa di compleanno, non ho alcuna intenzione di andarmene-, disse lui duro.
 Io strinsi ancora un po’ Marti a me. Lo odiavo! Se avessi potuto lo avrei fatto fuori con le mie mani per come si era permesso di trattare la mia amica.
 -Sai non credo che ci sia più nulla da festeggiare, e la maggior parte degli invitati sembra pensarla esattamente come me.-
 Christian lanciò un’occhiata a tutti i ragazzi che stavano assistendo alla scena. Sembrava quasi che il locale si fosse svuotato e riversato interamente nella zona del parcheggio.
 In mezzo a tutta quella folla potei anche scorgere mio fratello che mi guardava con aria preoccupata e sorpresa: aveva capito perfettamente che avrebbe dovuto darmi delle spiegazioni soddisfacenti se non voleva che lo disintegrassi.
 -Ce ne stiamo andando tutti, Christian. Ormai la tua festa è finita-, concluse Giacomo con tono serio.
 Christian gli lanciò un’ occhiataccia e mentre si dirigeva verso la sua auto si voltò verso me e Marti e con aria trionfante ci fece un occhiolino. Si stava prendendo gioco di entrambe ma soprattutto di Martina, ma lei non fece una piega nel vedere il gesto di quel tipo odioso. Marti era così, non mostrava le sue emozioni neanche a pagarla oro, neanche quando il suo cuore era stato ridotto a brandelli, e dubitavo che lo avrebbe mai fatto.
 Una volta entrato nella sua auto, Christian mise in moto e se ne andò via sfrecciando.
 Finalmente Marco poté lasciare Davide, che sembrava essersi dato una calmata, mentre la gente intorno a noi cominciava a mormorare lanciando strane occhiate compassionevoli verso Marti e il suo vestito strappato. Sabrina venne in nostro aiuto posando sulle spalle di Marti il suo cappotto bianco.
 -E’ meglio se torniamo tutti a casa-, disse Sabrina con tono gentile.
 -E’ un’ottima idea-, risposi tirando un sospiro di sollievo e sorridendo.
 -Le riporterò io a casa-, mi voltai di scatto verso il ragazzo che aveva pronunciato quelle parole.
 -Come mai vuoi portarle a casa tu, Marco?- chiese Sabrina sorridendo sospettosa.
 -Amelia ed io abbiamo una questione in sospeso con i nostri fratellini e credo sia meglio affrontarla tutti insieme. Visto che ci sono posso accompagnare anche Marti.-
 Era vero. Luca e Camilla ci dovevano una spiegazione e anche una di quelle dettagliate e ben fornite di forti motivazioni sul perchè avevano sentito l’impellente necessità di far parte di una band.
 -Martina. Amelia.-
 -Delia…-, mormorai verso la ragazza che si era avvicinata a noi.
 -Perdonatemi se non vi ho parlato prima di Christian e se non vi ho detto quali erano le sue vere intenzioni. Io le conoscevo bene perché l’estate scorsa anch’io, come Martina, mi sono trovata nella sua stessa situazione. A Christian piacciono le ragazze tranquille perché crede che nascondano chissà quali segreti oscuri e questo fatto lo eccita. Quando ho saputo che frequentava il Virgilio ho pensato di stare alla larga da ragazze che avrebbero potuto interessarlo per non rischiare che la sua attrazione per me si risvegliasse e coinvolgesse ragazze come voi. Massi mi ha aiutato fingendosi il mio fidanzato e proteggendomi ma non ho potuto impedire che Martina s’innamorasse di lui, e sapevo che, anche se avessi cercato di convincerla a lasciarlo, lei non lo avrebbe mai fatto. Scusatemi ancora.-
 In quel momento avrei potuto dire così tante cose. Avrei potuto chiederle come aveva fatto Christian ad incantarla, o se davvero lei e Massi avevano solo finto di stare insieme, o come mai avesse cercato di aiutare Martina senza neanche conoscerla, ma le uniche parole che uscirono dalla mia bocca furono: -Il tuo italiano è perfetto…-
 Lei alzò un sopracciglio divertita per quell’osservazione.
 Qualche minuto dopo eravamo nell’auto di Marco diretti verso le nostre abitazioni. Ogni tanto con la coda dell’occhio controllavo Marti che si trovava sul sedile posteriore insieme a Luca e Camilla. Il suo sguardo era fisso fuori dal finestrino come se tutto quello che le passava davanti fosse solo nebbia, niente di importante, niente per cui valesse la pena anche solo soffermarsi di più a guardare. Non era la prima volta che la vedevo chiusa nel suo mondo, ma sapevo che in quel momento nella sua testa c’era qualcosa di più serio, ero sicura che Marti stesse desiderando con tutte le sue forze di scomparire dalla faccia della terra. Avrei voluto prendere Christian Corradi a pugni finché non avesse chiesto pietà. Mai, non avrei mai potuto perdonarlo per quello che aveva fatto a Marti.
 Una volta arrivati davanti a casa di Marti scesi con lei e l’accompagnai fino alla porta.
 -Sei sicura che non vuoi che spieghi a tua madre quello che è successo?- chiesi mettendole una mano sulla spalla per farle sentire tutto il mio appoggio.
 -Meglio di no. Mia madre non sapeva nulla di Christian, non le ho mai voluto dire che io avevo un ragazzo, e adesso mi rendo conto che è stata la decisione più sensata che io abbia preso negli ultimi due mesi.-
 -Cerca di non pensare più a questa brutta storia-, dissi abbracciandola, poi mi distanziai un po’ da lei e la fissai negli occhi con sguardo comprensivo. –Quell’idiota non merita che i tuoi pensieri si concentrino su di lui, neanche per odiarlo. Dimenticalo e basta!-
 Lei cercò di farmi un sorriso ma non era facile capire se fosse un sorriso vero o solo un modo per tranquillizzarmi.
 La salutai e tornai in macchina. Marco mise in moto e per qualche minuto nessuno disse nulla.
 -A questo punto credo che non ci siano più dubbi riguardo Massi e Vale-, cominciò Marco continuando a guardare la strada. –Delia ha detto che lei e Massi avevano solo finto di stare insieme. In più, prima ci ho scambiato qualche parola, e mi ha assicurato che anche lei ha sempre pensato che Massi e Vale fossero perfetti per stare insieme. Era davvero dispiaciuta per essersi messa in mezzo.-
 -Non avrei mai immaginato che Delia fosse così… così… normale…-, dissi senza riuscire a trovare una parola che la descrivesse meglio. –Voglio dire, non è l’oca che tutti avevamo reputato che fosse. Innanzi tutto parla italiano, il che la rende già più simpatica, poi sembra piuttosto decisa ed intelligente. Tutte caratteristiche che fino a due ore fa non avrei mai associato a Delia Barton.-
 -Ha sorpreso molto anche me. Quando Massi tornerà dovrò farmi spiegare tutto quello che è successo, ci sono ancora delle cose che non riesco a capire. Tipo come mai ha deciso di aiutare Delia? La conosceva già? Sono tutte domande che sto continuando a pormi ma non è che finora sia riuscito a trovare delle grandi risposte.-
 -In effetti questa storia è piuttosto strana-, risposi cominciando a pormele anch’io quelle domande.
 Nel frattempo i nostri fratelli si stavano guardando bene dal pronunciare anche solo una sillaba, se ne stavano seduti in silenzio sperando che Marco ed io ci fossimo dimenticati di loro.
 Una volta arrivati davanti al portone di casa mia, Marco accostò e spense la macchina.
 -Be’-, cominciò Luca, -grazie per il passaggio, buonanotte.-
 Stava per aprire lo sportello quando le sicure scattarono chiudendoci tutti dentro l’auto.
 -Non così in fretta, marmocchio-, cominciò Marco voltandosi per poter guardare i nostri fratelli. –Voi due ci dovete un mare di spiegazioni. Decidete voi chi comincerà a parlare ma finché non mi avrete convinto che quello che ho visto stasera su quel palco non era solo un modo per farmi uscire fuori dai gangheri vi assicuro che rimarremo chiusi in quest’auto.-
 Luca e Camilla si lanciarono una rapida occhiata. Notai che mio fratello stava per cominciare a parlare ma Camilla fu più veloce di lui.
 -E’ stata tutta una mia idea. Sono stata io a chiedere a Luca di darmi una mano per fondare una band. Marco, abbiamo affrontato l’argomento un sacco di volte, lo sai che voglio fare la cantante e sai anche che ho le carte in regola per riuscirci. Luca non c’entra nulla in tutta questa storia, se volete prendervela con qualcuno dovrete farlo solo con me.-
 -Non dire stupidaggini!- esclamò Luca esasperato. –Non mi hai mica minacciato, ho deciso io di aiutarti di mia spontanea volontà, quindi ho le tue stesse colpe, sempre che si possano definire in questo modo.-
 -Okay, adesso smettetela con queste smancerie, non è un’esecuzione, non c’è bisogno che vi difendiate a vicenda fino alla morte-, li bloccò Marco cercando di ristabilire la calma. –Camilla, lo so che il tuo sogno è quello di diventare una cantante, ma sai perfettamente come la pensano i nostri genitori al riguardo. Loro non ti daranno mai il loro appoggio e io non posso far finta di non sapere che te ne vai in giro di notte a cantare per le discoteche.-
 -Marco, ti prego, permettimi di continuare. Cantare è tutta la mia vita. Ti prometto che non inciderà sui miei voti e che non mi caccerò nei guai, ma per favore lasciami portare avanti il mio progetto, non dire niente a mamma e papà.- Il tono di Camilla era quasi di supplica, voleva davvero continuare a cantare.
 Marco sospirò esasperato e si voltò a guardarmi.
 -Tu che ne pensi?-
 Lo fissai per un momento, sorpresa per il fatto che mi avesse chiamato in causa così all’improvviso. Sinceramente non avevo idea di cosa pensare ma un modo per capire cosa fosse meglio fare c’era.
 Mi voltai con calma verso mio fratello e i nostri occhi s’incontrarono subito, e altrettanto velocemente si capirono.
 -Luca, tu vuoi davvero continuare con questa assurda storia della band?- gli chiesi con calma.
 -Sì-, rispose lui, con una decisione che non avevo mai scorto nei suoi occhi.
 Non mi fu difficile capire il motivo di tanta sicurezza: il sogno di Camilla era cantare, e il sogno di mio fratello era Camilla. Stava facendo tutto questo solo per lei. Si esercitava alla tastiera in continuazione, nascondeva cose a me e ai nostri genitori, andava a feste senza dirci nulla e tornava a orari impensabili. E faceva tutto per Camilla.
 Avrei dovuto infuriarmi e proibirgli di portare avanti quel progetto assurdo, ma sentivo di non poterlo fare. Conoscevo mio fratello, se aveva deciso d’impegnarsi tanto per avere Camilla era perché l’amava sul serio e io non potevo impedirgli di realizzare il suo sogno.
 -Se sei davvero certo che questo è quello che vuoi e se mi prometti di limitare eventuali danni, per me puoi anche continuare. Ma dovrai dirmi a quali feste suonerai e dove si terranno. Niente più segreti, altrimenti dirò tutto a papà e sai che lui non ti lascerà continuare.-
 Per un attimo mi era sembrato di vedere gli occhi di Luca brillare per la felicità. Era la prima volta che vedevo mio fratello davvero contento per qualcosa. Certo mio fratello era il tipo che si eccitava anche solo per il fatto di passare la giornata al mare o di uscire con gli amici ma quello che vedevo nel suo sguardo in quel momento era felicità allo stato puro, come se avesse davanti agli occhi il Paradiso.
 -Te lo prometto-, esclamò deciso lanciando un’altra occhiata a Camilla che gli sorrise felice.
 -Bene-, disse Marco. –Ovviamente lo stesso vale per te Camilla, niente più segreti, okay?-
 La ragazza si voltò a guardare Marco, e sorridendo felice, annuì. Era incredibile quanto si somigliassero, non lo avevo notato prima. Avevano gli stessi occhi, di quella stessa tonalità azzurro cielo, e anche le loro espressioni si somigliavano molto, come i tratti dei loro visi. Se solo Camilla non avesse avuto i capelli biondi sarebbero stati quasi identici. Mio fratello ed io invece non saremmo mai passati neanche per parenti…
 Marco posò un dito sul tasto per sbloccare le sicure degli sportelli e lo premette con decisione.
 -Meglio sparire prima che voi due cambiate idea- mormorò mio fratello scendendo dall’auto in tutta fretta. –Grazie per il passaggio, Marco.- Chiuse lo sportello.
 Subito Camilla aprì il suo e mise un piede fuori dalla macchina.
 -Aspetta, Luca, devo parlarti-, gridò in direzione di mio fratello che stava entrando in casa.
 -Camilla dove credi di andare?- chiese Marco preparandosi a scendere a sua volta per seguire la sorella che ormai aveva già chiuso il suo sportello con forza.
 Marco era quasi uscito dall’auto, quando io lo bloccai per un braccio.
 -Che c’è?- si voltò verso di me con sguardo irritato.
 -Lasciali stare-, dissi sorridendo. –Lo sai che adesso vogliono stare soli, non dirmi che non hai capito i loro sentimenti.-
 -Certo che li ho capiti, ed è proprio per questo devo intervenire. Camilla è troppo giovane per avere un ragazzo-, esclamò cercando di liberarsi dalla mia presa.
 -Anch’io pensavo che mio fratello fosse troppo piccolo per questo genere di cose, l’ho persino spiato per assicurarmi che non si cacciasse nei guai. Ma adesso ho capito che ormai Luca ha il diritto di vivere la sua vita, non potrò proteggerlo per sempre. Comunque ti assicuro che Luca è un bravo ragazzo e dubito che farà soffrire tua sorella.-
 Marco abbassò lo sguardo annuendo per poi mormorare: -Ti ho vista.-
 -Come scusa?- non avevo capito cosa stesse cercando di dire con quella frase.
 -Ti ho vista, mentre controllavi tuo fratello. Non sapevo che stessi davanti al De Giorgi, insieme a Vale, per via di tuo fratello però vi ho viste una mattina, un paio di mesi fa. Ero nascosto dietro ad un albero, l’ho fatto spesso per spiare mia sorella e assicurarmi che non si cacciasse nei guai. Molte volte ho costretto anche Massi a seguirmi in questi miei folli piani di spionaggio.-
 D’un tratto ricordai. Quel giorno in cui Vale ed io eravamo andate a controllare Luca, lei mi aveva detto qualcosa riguardo all’aver avuto la sensazione che ci fosse qualcuno dietro l’albero. Come al solito lei era molto più sveglia di me, la diffidenza verso tutto e tutti la rendevano un tantino paranoica, ma almeno riusciva ad accorgersi di cose che io non avrei notato neanche se mi fossero cadute sotto il naso.
 Lui abbassò di nuovo lo sguardo, forse imbarazzato per quella confessione, mentre io mi voltai a guardare Luca e Camilla. Spalancai gli occhi sorpresa: si stavano baciando! E quello non era neanche un bacio tanto casto, se Marco lo avesse visto sarebbe andato fuori di testa, uccidendo mio fratello e chiudendo sua sorella in un convento. Dovevo fare qualcosa. Dovevo distrarlo!
 -Marco!- esordii con voce sicura.
 Lui alzò lo sguardo e puntò i suoi meravigliosi occhi azzurri nei miei facendomi battere il cuore molto più velocemente di quanto mi fosse mai successo in tutta la vita.
 -Io non sono Vale. Tu questo lo sai, vero?- chiesi con tono serio.
 Marco mi guardò confuso.
 -Ti eri innamorato di lei e lo posso capire, ma io non sono come lei. Io non nasconderò i miei sentimenti per cercare di proteggere il mio cuore dalle delusioni e di certo non comincerò ad auto commiserarmi se deciderai di respingermi. Te lo ripeto, io sono diversa da lei.-
 -Cosa stai cercando di dirmi?- mi chiese sbattendo le palpebre incredulo, o forse non era incredulità ma qualcos’altro, qualcosa di molto simile alla gioia.
 -Te lo dimostrerò, è più facile-, risposi sorridendo.
 Lui mi fissò per attimo smarrito, ma, per quanto mi riguardava, il tempo degli indugi era finito da un pezzo. Posai una mano sul suo petto e potei sentire il suo cuore battere veloce. Correva, almeno quanto correva il mio. Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi: leggevo la sua paura, aveva paura di fare un passo falso. Lo spavaldo Marco Iovine era stato messo al tappeto da…me?
 Inclinai le labbra in un espressione di soddisfazione e la mano che stava posata sul suo petto si strinse con forza intorno alla stoffa della sua camicia. Lo attirai a me e lo baciai, posai le mie labbra sulle sue intrappolandolo nel mia rete, rendendolo mio.
 La sua reazione non si fece attendere. Dischiuse le labbra rendendo il bacio più profondo mentre la sua mano destra si posava sulla mia guancia accarezzandola e la sinistra era finita sulla mia schiena attirandomi ancora più verso di lui.
 Se non avessi saputo di trovarmi sulla terra come minimo avrei creduto di essere morta e resuscitata migliaia di volte. Ogni carezza di Marco, ogni suo tocco, ogni suo respiro si era impresso sulla mia pelle e sul mio corpo, quasi come profonde cicatrici che non avrei mai voluto cancellare.
 Le sue labbra si muovevano gentili sulle mie mentre io avvertivo il calore di quel bacio irradiarsi per tutto il mio corpo fino a raggiungere il mio cuore, facendo aumentare i suoi battiti in modo incalcolabile. Quello era un mondo che non avevo mai esplorato, ma mi piaceva e sentivo che era soprattutto perché avevo aspettato. Sì, io avevo aspettato Marco per una vita e alla fine lui era arrivato. Sapevo che niente mi avrebbe più separato da lui.
 Lui stava per dividersi da me, probabilmente perché eravamo entrambi piuttosto a corto di ossigeno, ma io non gli diedi neanche il tempo di respirare. Mi sentivo come posseduta da una frenesia nuova e ingovernabile. Mi avvicinai di più a lui e ricominciai a baciarlo con meno foga per permetterci ogni tanto di respirare, ma non avevo intenzione di separarmi da lui, non volevo che quel momento finisse troppo presto. Se solo avesse potuto durare in eterno.
 -Ehi-, mi era sembrato di sentire una voce lontana accompagnata da uno strano rumore, come di un martelletto che colpiva ripetutamente un cuscino.
 Sentii le labbra di Marco distendersi sotto il mio tocco… Stava ridendo? Perché si era messo a sorridere in un momento del genere?
 Mi staccai da lui, con una certa riluttanza, e lo guardai. Lui fece un sorriso divertito.
 -Abbiamo visite-, disse indicando con lo sguardo qualcosa alle mie spalle.
 Mi voltai e vidi la faccia di mio fratello attraverso il finestrino che ci fissava con uno sguardo assassino, mentre, al suo fianco, Camilla aveva un sorriso a trentadue denti.
 Abbassai il finestrino.
 -Guarda che è mia sorella-, disse rivolto a Marco con un tono davvero acido.
 -Anche lei è mia sorella-, rispose Marco indicando Camilla. –Ma non mi sembra di averti impedito di innamorarti di lei.-
 Camilla ed io ci fissammo, sapevo che entrambe stavamo cercando seriamente di non scoppiare a ridere. Gli uomini e i loro stupidi comportamenti!
 -Camilla ed io non abbiamo pomiciato per così tanto tempo, il nostro è stato solo un bacio innocente-, disse Luca con determinazione.
 Spalancai gli occhi spaventata.
 -Di quale bacio stai parlando?- chiese Marco cominciando ad adirarsi.
 -Bene-, meglio provare a cambiare argomento. –Direi che è proprio ora che ognuno torni a casa sua. Camilla entra in macchina.-
 Uscii dall’auto e Camilla prese il mio posto chiudendo lo sportello.
 -Marco-, dissi guardandolo mentre lui stava ancora fissando mio fratello. –Non parlare con Vale e Massi di quello che è successo prima.-
 -Perché non dovrei dire loro che ci siamo baciati?- chiese lui confuso.
 -Intendevo quello che è accaduto alla festa. Sai, Christian, Marti e tutto il resto. Se te ne fossi dimenticato c’è stata una rissa. Non voglio che Vale si preoccupi e interrompa la sua “vacanza romantica”. Se davvero quei due hanno concluso qualcosa è meglio lasciarli tranquilli per un po’.-
 -Capito-, rispose lui serio. –Comunque non sono gli unici ad aver concluso qualcosa mi sembra.- Mi fece l’occhiolino e io sentii il mio cuore riprendere la sua corsa affannata. Se solo non ci fossero stati i nostri fratelli sarei già saltata addosso a Marco senza pensarci due volte.
 -Ti chiamo domani-, risposi sorridendo.
 -Non vedo l’ora-, sorrise anche lui, un sorriso davvero sincero. Forse non lo avevo mai visto così felice, e il fatto che la causa di quella gioia fossi io mi rendeva immensamente allegra e mi faceva sentire finalmente amata.
 Marco mise in moto e pochi secondi dopo la sua auto era già in fondo alla strada.
 La guardavo allontanarsi e intanto pensavo che la mia vita era cambiata così velocemente. I tempi in cui avevo sofferto per il mio primo amore sembravano così lontani e definitivamente archiviati. E pensare che se quel giorno a Vale non fosse venuta sete dopo l’interrogazione probabilmente io e Marco non ci saremmo mai innamorati. O forse comunque, in un modo o nell’altro, sarebbe accaduto…? Il destino era troppo imprevedibile per provare a prevederlo o contrastarlo.
 
 
 






***L'Autrice***
 

 E anche questo capito è andato. Vi confesso che non è stato semplice immedesimarmi in Amy, rischiavo molto spesso di renderla troppo simile a Vale ma spero comunque di non aver fatto una schifezza, io ci ho messo il cuore come sempre... *-*
 Nel prossimo capitolo ci sarà il risveglio di Vale e Massi. Avremo qualche sorpresina e poi di nuovo tutti in treno con Vale e Massi che ritorneranno a Lecce^^ Non posso dirvi altro, mi dispiace...xD
 Mi dispiace di non aver trovato il tempo di rispondere alle recensioni ma questa settimana sono cominciate davvero le lezioni. Sono stata in Università anche 10 ore, e  ho lezione anche domani mattina alle 8... ç__ç
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^ Per chi vuole leggere gli spoiler che pubblico durante l'attesa di nuovo capitolo consiglio la PAGINA su Facebook oppure il mio profilo... ^^ Se inoltre avete domande aggiungetemi su Facebook perchè lì vi rispondo sicuramente... ^^




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Capitolo 19
*** Risveglio Da Favola ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 19 (new)
L’Unico Modo Per Liberarsi
Da Una Tentazione, E’ Cedervi
Oscar Wilde
 
 

 
 Capitolo 19: Risveglio Da Favola

 
 Era mattina. Lo avevo capito dal cinguettio degli uccellini fuori dalla finestra, dai raggi del sole che riscaldavano la stanza e dal fatto che accanto a me non c’era nessuno. Non ero sorpresa, quella era la prova che ciò che era accaduto la sera prima, o meglio, quello che avevo creduto che fosse successo, non era stato altro che un sogno.
 Aprii lentamente gli occhi e vidi che il posto accanto a me, quello dove sarebbe dovuto esserci un fantomatico Massi stracotto di me, era ovviamente vuoto.
 Mi misi lentamente a sedere mentre la mia vista era ancora un po’ annebbiata. Forse avevo pianto sul serio quella notte, ma il lancinante mal di testa che mi attanagliava la mente m’impediva di ricordare con precisione quanti e quali dei miei ricordi fossero reali.
 Lanciai un’altra occhiata al posto accanto al mio.
 Che cosa mi aspettavo? Che Massi apparisse dal nulla e mi ripetesse tutte le parole che avevo sognato sentirgli dire? Che stupida!
 Scossi la testa per cercare di riprendermi da quella strana sensazione di dormiveglia che non si decideva ad abbandonarmi.
 Guardai la sveglia sul comodino: erano le nove passate. Va bene che avevo sognato tutto però dove diavolo era finito Massi? E perché nessuno mi aveva svegliata?
 Proprio in quel momento di confusione sentii uno strano ronzio proveniente dal comodino accanto a me. Sbattei ancora le palpebre per riuscire a vedere bene, e allungai la mano prendendo il cellulare che stava vibrando.
 Aprii la chiamata senza neanche guardare il display.
 -Pronto?- chiesi con tono stanco mentre mi partiva uno sbadiglio.
 -Buongiorno, Piccola Panda- rispose una voce divertita dall’altra parte.
 Lo sbadiglio si bloccò a metà e rimasi con la bocca spalancata. Mi si gelò il sangue nelle vene mentre il mio cuore accelerava così tanto che ormai cominciavo a pensare che si stesse allenando per la maratona di New York.
 -Massi!- esclamai con una voce piuttosto acuta. Staccai il cellulare dall’orecchio e guardai il display con gli occhi spalancati. Una piccola scritta, solo poche lettere, confermarono la mia esclamazione. Il nome “Massi” troneggiava sul display e sembrava persino che mi stesse prendendo in giro, come avrebbe fatto il proprietario di quel nome se fosse stato nella stanza insieme a me.
 Io non avevo mai avuto il numero di Massi. Da dove saltava fuori?!
 -Ci sei ancora?- chiese Massi con tono preoccupato.
 Riportai il cellulare all’orecchio.
 -Io… Sì… Ecco…-, qualcosa da dire, dovevo trovare qualcosa da dire. Sì, ma cosa? “Scusa, Massi. Potresti dirmi se quello che è accaduto ieri notte è successo davvero oppure è stata tutta opera del mio subconscio stressato?” No, non era per niente il caso di fare una domanda del genere. Ma non avevo proprio idea di cosa dire e il tempo passava. Di sicuro mi stava prendendo per una pazza spossata…
 -Ti amo.-
 Il mio cuore si era fermato, ne ero sicura al cento per cento.
 -Immaginavo che avresti avuto bisogno di una specie di conferma per quello che è successo la scorsa notte. Ho capito che la mattina sei una specie di sonnambula e ti ci vuole un po’ per carburare, perciò, di certo, quando hai visto che io non ero al tuo fianco avrai subito pensato di aver sognato tutto. Mi sbaglio, forse?-
 -E’… andata proprio così…-, mormorai ancora frastornata.
 -Bene. Adesso che ti ho confermato i miei sentimenti potresti tornare nel mondo dei vivi?- chiese lui divertito.
 -Quanto sei antipatico!- esclamai irritata. –Non è colpa mia se dopo aver sofferto per mesi ancora non ho del tutto metabolizzato la cosa!-
 -Però mi ami-, disse lui semplicemente, con un tono piuttosto compiaciuto.
 -Se continui a fare il saputello dei miei stivali potrei anche cambiare idea-, risposi acida. –E comunque, puoi gentilmente spiegarmi dove sei finito?-
 -Ti manco, eh?- chiese lui, e io lo sapevo che in quel momento sul suo volto doveva esserci quel sorriso sghembo che adoravo. Al solo pensiero avvertii la mie guance colorarsi di rosso.
 -Il punto non è questo-, dissi cercando di svicolare. –Sei sparito nel nulla e se non sbaglio dovevamo andare in Università anche oggi.-
 -Prima che cominci ad agitarti, lascia che ti spieghi-, rispose lui con tono calmo. –Stamattina presto tua zia è entrata in camera e…-
 -Fermo!- esclamai mentre mi alzavo dal letto di scatto. –Quando è entrata noi eravamo… eravamo… in qualche posizione strana?-
 -Se per te stare abbracciati è una posizione strana…-
 -Stavamo abbracciati?! E mia zia ci ha visti!?- avvertivo distintamente i primi sintomi dell’ictus che stava per colpirmi.
 -Di che ti preoccupi? Per lei noi siamo fidanzati, e ora come ora, la cosa è diventata piuttosto reale per tutti…-
 Un sorriso mi si dipinse sul volto mentre ascoltavo quelle parole.
 -Siamo fidanzati sul serio?- chiesi mentre mi dirigevo verso il bagno per vedere che faccia orribile avessi.
 -Vale, io non bacio tutte le ragazze che mi capitano a tiro-, cominciò lui con tono deciso.
 -Ah, sì? Mi sembrava che tu professassi il contrario. Non eri quello che non aveva neanche bisogno di cercarsi una ragazza visto che cadono tutte ai suoi piedi come tante pere cotte?-
 Entrai in bagno e mi fissai nello specchio: sembravo la brutta copia di Lord Voldemort per quanto ero stravolta. Ma avevo dormito sul serio la notte scorsa? Avevo la faccia di una che non si faceva una dormita da mesi.
 -Tanto per la cronaca-, si difese Massi. –Non mi ero mai innamorato prima di adesso e tu sei stata la prima a cui ho detto “Ti Amo”, quindi mi sa proprio che siamo fidanzati sul serio. E comunque anche se tutte le ragazze cadono ai miei piedi non sta scritto da nessuna parte che io debba per forza stare con loro.-
 -Già, alla fine ti sei messo con l’unica che fino a pochi mesi fa ti odiava-, dissi ridendo.
 -Forse sono rimbambito senza rendermene conto.-
 Stavo per rispondere a quella frecciatina quando lui m’interruppe. –Vorrei finire di raccontarti quello che è successo stamattina.-
 Aveva ragione, non potevamo continuare a punzecchiarci per telefono, non avremmo concluso niente- tranne finire tutto il credito, che poi era il suo quindi…
 -Tua zia è entrata, ed è inutile che ti descriva la sua faccia quando ci ha visto in quelle condizioni, era come se le fosse apparsa la Madonna. Io ero già sveglio ma non mi ero ancora alzato. Così lei mi ha detto che oggi non saremmo potuti andare in Università perché quasi tutte le facoltà erano impegnate con gli esami quindi non c’erano lezioni a cui assistere.-
 Meglio. Non avevo proprio voglia di chiudermi anche oggi in un’aula universitaria.
 -Tua zia stava per uscire quando si è ricordata che c’era bisogno di fare un po’ di spesa, perciò mi ha chiesto gentilmente di uscire a farla, visto che lei e tuo zio dovevano andare a lavoro e tua cugina stava ancora dormendo. Non ho potuto dirle di no, quella donna ha un potere persuasivo incredibile, e scrive liste della spesa infinite. Fortuna che il supermercato non è molto lontano da casa.-
 -Stai facendo la spesa?- chiesi cercando di trattenermi dal ridere.
 -Sfotti pure, ma se potrai mangiare qualcosa a pranzo è solo perché io sono andato a fare la spesa-, rispose lui risentito.
 -Aspetta solo un attimo.-
 Posai il telefono e mi sfilai la maglietta. Presi la felpa che avevo poggiato sulla sedia la sera prima  e la infilai.
 Ripresi il telefono portandolo all’orecchio.
 -Che stai facendo?- chiese Massi curioso.
 -Mi sto vestendo-, risposi cominciando ad infilarmi i jeans mentre tenevo il telefono tra la spalla e l’orecchio.
 -Quanto vorrei essere lì in questo momento, non credo proprio che sentiresti tutta questa necessità di vestirti-, la sua voce era qualcosa di sovrannaturale. Così sensuale e delicata, era come se fosse intenzionato a spogliarmi con la sola forza del pensiero.
 Il mio cuore accelerò ancora una volta mentre mi stavo sforzando nel mantenere un tono di voce che non lasciasse trasparire i miei reali desideri, visto che anch’io avrei tanto voluto che Massi fosse con me e i vestiti non erano neanche contemplati in quella visione.
 -Sei tu che hai deciso di andare a fare la brava casalinga invece di restare con me-, risposi semplicemente mentre mi pettinavo i capelli guardandomi allo specchio. La situazione “Lord Voldemort” stava decisamente migliorando.
 -Quella di uscire non è stata una mia decisione, sarebbe stato molto più piacevole svegliarti con un bacio e tenerti abbracciata per tutta la mattina mentre tu cercavi ancora di capire se stavi sognando oppure se era la realtà-, disse divertito.
 -Possibile che tu non riesca a smettere di prenderti gioco di me?- chiesi stizzita. Aprii la porta della stanza per andare in cucina a fare colazione. La camera di Cristi era ancora chiusa, probabilmente stava dormendo.
 -Vorresti che la smettessi?- chiese scettico.
 Mi bloccai e un secondo dopo un sorriso si allargò sulle mie labbra.
 -No, non credo-, risposi contenta. –Non sarebbe più la stessa cosa, e poi…-
 All’improvviso sentii un rumore strano.
 -Che c’è?- chiese Massi dall’altra parte.
 -Non so-, abbassai la voce. –Ho sentito un rumore che veniva dalla cucina. Mi sembrava vetro che andava in frantumi.-
 La voce un po’ mi tremava, poteva essere entrato qualcuno e io ero solo una ragazza che in più aveva una cugina incinta che dormiva tranquilla. Se per caso era un ladro o qualche altro malintenzionato non avrei potuto fare nulla contro di lui.
 -Stai tranquilla-, Massi aveva il fiatone. –Tra pochi minuti sarò lì, tu non ti muovere dal piano di sopra.-
 Stava correndo da me! Massi stava davvero correndo da me per proteggermi.
 -Mi hai sentito?-
 -Io scendo-, dissi con sicurezza, mentre con calma ero già arrivata a metà scala.
 -Non essere idiota!- esclamò lui preoccupato. –Torna immediatamente in camera!-
 -Sono sicura che non ci sia niente di cui preoccuparsi. Potrei anche essermelo immaginato quel rumore e io odio farmi paranoie.-
 -Vale…-, Massi stava cercando un argomento abbastanza persuasivo per convincermi a lasciar perdere e a tornare di sopra ma non c’era nulla che avrebbe potuto farmi cambiare idea.
 Entrai in cucina e vidi che a terra c’era un bicchiere, ormai andato in mille pezzi, e vicino al tavolo, a terra e priva di sensi, c’era mia cugina.
 -Cristina!- esclamai con terrore.
 Corsi verso di lei e le misi una mano sul volto girandolo verso di me.
 -Cristi! Cristi, mi senti!? Per favore, rispondimi!-
 -Vale! Che succede?!- era la voce di Massi, veniva dal cellulare che avevo posato a terra quando mi ero precipitata da mia cugina.
 Lo presi.
 -Massi! Cristi è a terra, sembra priva di sensi. Credo sia svenuta… Cosa… Io… Che devo fare?- ero agitata, ero preoccupata, ero letteralmente terrorizzata.
 -Sta’ calma-, cominciò lui. –Sarò lì tra pochissimi minuti, tu cerca di farla svegliare, ma non muoverla per nessun motivo. Intanto io chiamo un’ambulanza.-
 Mentre Massi pronunciava quelle parole il mio sguardo cadde verso il pancione di Cristi fino a scivolare più in basso.
 -Dio mio!- mormorai sconvolta.
 -Cosa c’è?-
 Le lacrime cominciarono a rigarmi il volto e la vista mi si annebbiò per la paura.
 -Massi… Sta perdendo sangue, tanto sangue…-, il mio era poco più di un sussurro.
 Massi chiuse immediatamente la telefonata, sicuramente stava chiamando l’ambulanza.
 Distolsi lo sguardo dalla pozza di sangue in cui si trovava Cristina e ricordai che Massi mi aveva detto di provare a svegliarla.
 Cominciai ad accarezzarle il viso per cercare di rassicurarla.
 -Cristi-, chiesi con voce calma e dolce, -riesci a sentirmi, sono Vale. Per favore, prova ad aprire gli occhi. Fallo per me, per farmi capire che stai bene. Cristi, ti prego.-
 Vidi le sue palpebre che si muovevano. Forse sarei riuscita a farle riprendere conoscenza!
 -Cristi!- esclamai con un sorriso. –Se mi senti, apri gli occhi.-
 Solo in quel momento mi resi conto di quanto mia cugina fosse pallida, il suo solito tono rosa e allegro era diventato un triste bianco malaticcio. Non l’avevo mai vista in condizioni così pessime, e mi costrinsi a pensare che sia lei che il bambino sarebbero stati benissimo da lì a pochi secondi. Se solo avessi cominciato a temere davvero il peggio non sarei riuscita neanche a parlare.
 Pian piano Cristi riuscì ad aprire gli occhi e in quel momento vidi quanto fossero spenti e sofferenti.
 -Cristi…-, mormorai con calma.
 -V-Vale…-, cominciò lei. –Co-cosa è successo?-
 -Non ricordi niente?- chiesi cercando di apparire tranquilla, non dovevo farla agitare.
 -Ri-ricordo che stavo seduta e che… che avevo appena finito… di bere un bicchiere di latte… Poi…-, si bloccò spalancando gli occhi.
 Provò subito a mettersi a sedere ma io la bloccai per impedirle di muoversi.
 -Lasciami!- esclamò. –Prima di svenire ho avuto una fitta tremenda al ventre, voglio vedere se il mio bambino sta bene. Lasciami alzare!-
 -Non puoi, devi rimanere immobile-, la tenevo per le spalle in modo che non si alzasse, ma nonostante la debolezza e tutto il sangue che aveva perso, era comunque forte e determinata ad ottenere quello che voleva.
 -Spostati-, disse una voce alle mie spalle. Appena la sentii il mio cuore si calmò e tutte le mie preoccupazioni cominciarono a svanire.
 Lasciai andare le spalle di Cristi e mi spostai.
 Massi s’inginocchiò dove poco prima stavo io e mise le mani sulle spalle di Cristi.
 -Ascoltami bene, Cristina-, cominciò fissando i suoi occhi in quelli di mia cugina. -Adesso non risolveresti nulla agitandoti. In questo momento devi provare a stare il più tranquilla possibile, fallo per il tuo bambino.-
 -Voglio solo sapere che sta succedendo-, disse lei con le lacrime agli occhi mentre io sentivo una morsa allo stomaco.
 Massi la fissò per qualche secondo prima di decidere sul da farsi.
 -Non ti mentirò-, abbassò lo sguardo con fare preoccupato. –Non so dirti con precisione cosa sia successo ma hai perso molto sangue e non ho idea di come stia il tuo bambino. Ma adesso l’unica cosa che puoi fare è stare ferma fino a quando non arriverà l’ambulanza. Mi hanno assicurato che saranno qui tra pochi minuti.-
 Cristi non pronunciò una sola parola. Si limitò ad annuire e a chiudere gli occhi mentre le lacrime le solcavano il viso.
 Non potevo vederla in quello stato, non la mia Cristi, non una ragazza spensierata e allegra come lei. Non potevo proprio!
 -Cristi-, dissi avvicinandomi di nuovo a lei e stringendole la mano. –Sono certa che andrà tutto bene, devi solo stare tranquilla.-
 Lei aprì gli occhi e io le sorrisi, cercando di mostrarle il sorriso più sincero che potevo avere a disposizione in una situazione come quella.
 -Vedrai che una volta in ospedale ti aiuteranno e se tuo figlio ha solo la metà della tua forza sopravvivrà a tutto. Ti fidi di me, vero? Lo sai che non sono capace di mentire, se non pensassi sul serio quello che ti sto dicendo, lo avresti già capito.-
 I suoi occhi azzurri, per la prima volta così spenti, sembrarono ritrovare un po’ di quella luce che avevano momentaneamente perso.
 Rimanemmo così per qualche minuto: io tenevo la mano di Cristina e cercavo di darle coraggio e di distrarla, mentre Massi teneva sotto controllo la situazione evitando di far impensierire Cristi.
 I paramedici arrivarono nel giro di dieci minuti e trasportarono subito Cristina in ospedale.
 Non avrei mai creduto che la sala d’aspetto di un ospedale potesse essere così gelida ma allo stesso tempo troppo calda. Mi sentivo a disagio a stare seduta su quella sedia di plastica blu scuro attaccata ad altre sette o otto sue gemelle, ad aspettare che qualcuno uscisse dalla sala operatoria per dirci come stavano le cose.
 Probabilmente se Massi non fosse stato accanto a me per tutto il tempo sarei uscita fuori di testa.
 Un volta arrivati in ospedale avevamo chiamato la zia e lo zio. Si erano precipitati da noi e subito ci avevano chiesto cosa fosse accaduto. Ancora una volta ringraziai il cielo che Massi fosse con me, perché io non ero in grado di aprire neanche bocca. Spiegò tutto agli zii e loro reagirono come avevo immaginato. Lo zio Sandro impallidì come un fantasma e si sedette per non rischiare di cadere a terra per la preoccupazione, mentre la zia Lucia cominciò a fermare ogni infermiera- o chiunque avesse un camice- chiedendo notizie di sua figlia.
 Quando erano passate quasi due ore dal nostro arrivo un medico piuttosto giovane si avvicinò alla zia Lucia.
 -Siete i parenti della ragazza che è stata portata qui d’urgenza?- chiese con tono pacato e serio.
 -Sì-, esordì subito la zia. – Sono la madre.-
 -Stia tranquilla signora, sua figlia si riprenderà presto-, disse il medico sorridendo.
 Tutti tirammo un sospiro di sollievo ma subito ci assalì un altro moto d’angoscia.
 -E il bambino?- chiese subito Massi, l’unico che sembrava ancora in grado di parlare.
 -Il piccolo sta benissimo. L’emorragia è stata causata dal fatto che il cordone si fosse attorcigliato attorno al collo del bambino, ma abbiamo effettuato un taglio cesareo, e adesso sia la mamma che il piccolino stanno bene.-
 Quelle furono le parole più belle che le mie orecchie avessero mai sentito. Cominciai a piangere come una bambina mentre Massi mi stringeva a sé. Mi aggrappai al suo collo e piansi ancora più forte.
 -Povera Vale-, mormorò mia zia mettendomi una mano sulla spalla. –Hai avuto tanta paura, vero? Capisco che per voi due non debba essere stata una situazione semplice da affrontare, ma siete stati bravissimi.-
 -Zia…-, mormorai io staccandomi un po’ da Massi e guardandola. Lei sorrideva e anch’io finalmente potei avvertire quella sensazione di sollievo e benessere che forse aveva già colto tutti gli altri.
 -Stai bene, ora?- mi chiese Massi.
 Alzai lo sguardo e incontrai i meravigliosi occhi del mio Massi. Finalmente potevo dire mio senza angoscia e preoccupazione. Lui era il mio Massi e lo amavo più della mia stessa vita.
 -Lucia! Sandro!-
 Lasciai andare Massi e mi voltai verso il corridoio. Un uomo con indosso la divisa dell’esercito stava correndo verso di noi.
 -Daniele!- esclamò mia zia. –Che ci fai qui?-
 Lui si fermò davanti a noi, aveva il fiatone ma il suo sguardo terrorizzato e deciso mi fece capire che era passato da casa e aveva visto il sangue che era rimasto sul pavimento della cucina.
 -Lei dov’è? Il bambino, come sta? Come stanno?- chiese con urgenza mentre cominciava ad agitarsi.
 Daniele somigliava molto a suo fratello Paolo, ma era meno alto di lui e il suo fisico era tozzo e meno slanciato.
 -Calmati, Daniele-, cominciò mia zia. –Stanno bene, però i medici hanno dovuto fare il taglio cesareo.-
 -Lei è il marito, presumo-, intervenne il dottore. –Sua moglie non ha fatto altro che chiedere di lei per tutto il tempo. Tra poco la porteremo nella sua stanza e potrete vederla.-
 Il dottore sorrise mentre Daniele riprese lentamente colore e si lasciò cadere sulla sedia accanto allo zio Sandro.
 -Quando sono arrivato a casa e ho visto tutto quel sangue ho subito capito che doveva essere successo qualcosa a Cristina. Mi sono sentito morire-, le lacrime cominciarono a solcargli le guance ma lui le asciugò subito.
 Mi sedetti accanto a lui e gli presi una mano.
 -Cristi sta bene, Dani. E anche il piccolo. Il dottore ha detto che ci sono state delle complicazioni, il bambino… Un attimo-, mi voltai con calma verso il medico. –Quindi è un maschio?-
 -Non lo sapevate?- chiese il dottore divertito. –E’ un bel maschietto. Anche se è nato in anticipo di un mese è un bambino sano e forte. Lo terremo un paio di giorni in incubatrice, ma è solo una precauzione, visto che è comunque un prematuro.-
 Guardai Daniele e lui mi sorrise. Era l’espressione più gioiosa e felice che avessi mai visto sul volto di una persona. Sembrava quasi che Dani stesse toccando il cielo con un dito, e capivo perfettamente che scoprire che sua moglie e suo figlio stavano bene dopo lo spavento di poco prima doveva avergli ridato la felicità che per un attimo gli era sfuggita dalle mani.
 Mentre aspettavamo di aver il permesso per andare da Cristina, la zia spiegò a Daniele di non averlo chiamato prima perché sapeva che era in macchina e non voleva fargli prendere uno spavento del genere proprio mentre era alla guida.
 Quando finalmente potemmo entrare nella stanza di Cristina mi sentii di nuovo a mio agio, il suo sorriso ci aveva accolto con l’allegria di sempre. Era un po’ pallida e di sicuro stanca, però era la mia pazza cugina quella che finalmente avevo di nuovo davanti agli occhi. Per un momento quella maledetta mattina avevo davvero creduto che non avrei mai più rivisto quel viso sorridere in quel modo.
 -Avete saputo?- chiese lei contenta mentre abbracciava Daniele che si era subito fiondato su di lei sorridendo. –E’ un maschio.-
 -Sì, il dottore ce l’ha detto-, rispose Dani guardando Cristina con gli occhi che brillavano.
 -Avete deciso come chiamarlo?- domandò la zia avvicinandosi a Cristi e dandole un leggero bacio sulla fronte per poi accarezzargliela con premura.
 -Fino a stamattina non avevo assolutamente idea di quale nome potesse andare bene, ma quando mi hanno messo in braccio il mio bambino il nome mi è apparso davanti, lo so che sembra strano. Anzi, addirittura i nomi sono due e ho intenzione di darglieli entrambi.-
 -E quali sono?- chiese Daniele curioso. Lo conoscevo da tempo ormai e sapevo che stava solo fingendo di essere interessato, era troppo occupato a scrutare ogni centimetro del corpo di Cristi per assicurarsi che stesse bene. In questo momento mia cugina avrebbe anche potuto dire che voleva chiamare il bambino Winnie The Pooh, e Daniele l’avrebbe accontentata senza battere ciglio. Per lui l’importante era che fossero entrambi vivi, non contava nient’altro.
 -Ho deciso di chiamarlo Valerio Massimiliano-, disse Cristi guardandomi sorridendo.
 -Come?- chiesi sorpresa. Mi voltai verso Massi e anche lui sembrava piuttosto spiazzato.
 -Quando ho visto il bambino voi due siete state le prime persone a cui ho pensato. Se non ci foste stati voi con me, a quest’ora… Be’, non so se a quest’ora il piccolo ed io… Insomma, senza di voi oggi non ci sarebbe stato tanto da festeggiare, quindi è giusto che mio figlio ricordi sempre che è grazie a voi due se oggi è nato sano e bello. A proposito, vi ho detto quanto è bello?-
 Stava svicolando per impedirmi di rimproverarla per la sua decisione, ma non sapeva che il suo tentativo di cambiare discorso non era affatto necessario: ero contenta che avesse deciso di chiamare il bambino come me.
 -Somiglia tutto a me-, disse lei piena d’orgoglio. –Ha dei sottilissimi capelli biondi e anche il naso è come il mio. Mi dispiace Dani ma di tuo ha solo le orecchie, credo… In effetti, potrebbero anche cambiare.-
 Sorrisi divertita. Cristi era tornata ad essere la solita pazza a cui volevo un mondo di bene. Persino dopo un intervento chirurgico era in grado di sembrare allegra e solare, ma soprattutto più parlava e meno sembrava debole o spossata.
 Rimanemmo con lei per diverse ore anche se passarono parecchie infermiere a dirci di lasciar riposare la paziente. Eppure lei era l’unica tra noi a non sembrare sul punto di crollare: parlava, rideva e scherzava. Massi ed io eravamo distrutti, e anche Daniele aveva delle borse sotto gli occhi che facevano paura, mentre gli zii erano tranquilli, talmente tranquilli che sapevo perfettamente che la loro era pura e semplice stanchezza.
 Quando la quinta infermiera ci ricordò, con un tono quasi minaccioso, che dovevamo lasciar riposare la paziente capimmo che era davvero arrivato il momento di andare.
 Daniele riuscì ad ottenere il permesso dei medici per restare con Cristina. Probabilmente neanche un plotone dell’esercito sarebbe riuscito a farlo andare via da quella stanza d’ospedale.
 La zia convinse- con diverse minacce- lo zio Sandro che mancavano ancora molte cose da comprare per il bambino e quindi lo trascinò a fare shopping. Vedendo l’aria abbattuta dello zio mi venne quasi da ridere: sapevo quanto lui odiasse andare a fare spese, se poi ci doveva andare con sua moglie era una vera e propria tragedia per il suo sistema nervoso.
 Così gli zii riaccompagnarono me e Massi a casa e partirono alla volta del centro commerciale.
 Un volta in casa tirai l’ennesimo sospiro di sollievo.
 -In questo momento vorrei solo dormire-, dissi mentre mi dirigevo verso la cucina.
 Massi mi afferrò la mano bloccandomi.
 -Se hai sonno vai a stenderti-, mi consigliò sorridendo.
 -Ma bisogna pulire il pavimento della cucina, non voglio che la zia torni a casa e veda il sangue.- Non avevo per niente voglia di rivedere di nuovo il sangue di Cristina ma non potevo permettere che la zia si ritrovasse davanti quello spettacolo macabro.
 -Tu va’ pure a dormire, ci penserò io a pulire.-
 Lui mi sorrise e il mio cuore perse un battito. Dopo tutto quello che era successo avevo quasi dimenticato la conversazione che Massi ed io avevamo avuto al telefono solo quella mattina. Adesso io e lui stavamo insieme!
 -Gra-grazie-, risposi sorridendo.
 Lasciai la sua mano e cominciai a salire le scale con una strana sensazione addosso, anche se lì per lì non riuscii a capire fino in fondo di che sensazione si trattasse.
 Entrai in camera e mi richiusi la porta alle spalle. Con calma mi spogliai e indossai la maglietta che usavo per dormire. Mi avvicinai al letto e, chiudendo gli occhi, mi lasciai cadere sul quel morbido piumone che racchiudeva tutti i colori del tramonto.
 Ad occhi chiusi ripercorsi, senza neanche rendermene conto, tutti gli ultimi mesi. Non stavo dormendo, ma, come in un sogno, mi passarono davanti tutti i momenti che avevo trascorso con Massi. Il nostro primo litigio davanti alle macchinette. Lui che arrivava a casa mia con Marco e mi vedeva con addosso solo un asciugamano. La prima volta che lo avevo visto mano nella mano con Delia. La sera in cui avevo finalmente capito di amarlo. Il nostro lento durante la festa di Giacomo. Il viaggio in Pullman verso Cascia, io e lui nel bosco e la sua schiena ferita. Il ritorno da Cascia e la sua indifferenza verso di me. Il primo bacio nell’ascensore della scuola. Ed infine tutto quello che era accaduto a Padova, e come il nostro finto fidanzamento si fosse tramutato in un vero e proprio legame inscindibile.
 Ero talmente assorta nei miei pensieri che mi ci volle qualche secondo prima di accorgermi che qualcuno si era steso sulla parte libera del letto.
 Aprii gli occhi e voltando la testa vidi Massi. Stava steso accanto a me, con gli occhi chiusi e le mani sotto la testa. Arrossii vedendo quanto Massi potesse essere bello ed affascinante anche in quella posizione in genere del tutto “innocua” per il mio cuore.
 -Scusa se ti ho svegliata ma anch’io ho assoluto bisogno di dormire, sono davvero distrutto-, disse senza aprire gli occhi.
 Mi misi di lato con tutto il corpo per poterlo guardare meglio.
 -Non stavo dormendo, stavo solo pensando-, risposi mettendomi le mani sotto la guancia per usarle come una specie di cuscino.
 -E a cosa stavi pensando?- chiese lui con tono pacato.
 -A te-. La mia risposta fu semplice e veritiera.
 Massi aprì gli occhi di scatto e si voltò a guardarmi quasi sorpreso, mentre io risposi al suo sguardo con un sorriso.
 -Stavo pensando che da quando sei entrato nella mia vita mi sono successe tante cose che non avrei mai immaginato possibili, sia nel bene che nel male.-
 Lui aggrottò la fronte confuso e si girò verso di me per guardarmi meglio. Adesso eravamo stesi l’uno di fronte all’altra e i nostri occhi potevano scrutarsi fin nel profondo.
  -Grazie a te ho conosciuto delle sensazioni e dei sentimenti che mai prima d’ora avevo avuto occasione di affrontare… Mi hai fatto arrabbiare, mi hai causato sofferenza, mi hai fatto ridere e mi hai resa felice. Hai aiutato mia cugina e il suo bambino…-, alzai lentamente una mano e con delicatezza feci passare il mio dito sul suo volto che ormai avevo imparato a conoscere, andando lentamente dalla tempia alla guancia, fino ad arrivare al mento. –Non puoi neanche immaginare quanto ti amo.-
 La mia voce era seria e piena di tutto l’amore che provavo per lui, carica dei miei sentimenti e di tutte le speranze che avevo riposto in un ragazzo che fino a poco prima odiavo. Era incredibile quanto mi sentissi al sicuro con lui, io che per andare avanti non avevo mai fatto affidamento su nessuno, neanche sui miei genitori o sulle mie amiche, io che mi fidavo solo di me stessa e del mio istinto, io che ero sempre stata cinica e realista, adesso non potevo fare più a meno di quel volto che stava davanti a me, non potevo non fidarmi di lui, non potevo non sorridere al pensiero che stavo vivendo una vera favola che speravo non finisse mai.
 Massi prese la mia mano e la strinse nella sua, facendo in modo che le nostre dita s’intrecciassero. Non pronunciò una sola parola, mi guardò negli occhi per diversi secondi e io guardavo lui.
 Avevo come la sensazione che fossimo finiti all’interno di una bolla di sapone: eravamo protetti da tutto ciò che succedeva all’esterno della bolla ma sembrava bastare così poco per distruggere quell’atmosfera. Così entrambi avevamo capito che era meglio non parlare.
 Più passavano i secondi e più sentivo il mio cuore aumentare i battiti, lo sguardo di Massi era una batteria che alimentava le mie pulsazioni. Più i suoi occhi erano penetranti più io mi sentivo agitata e su di giri.
 Mi scrutava, mi osservava e io facevo lo stesso, imprimendomi nella mente ogni suo tratto e ogni suo sguardo.
 Non riuscii a capire chi di noi due avesse preso l’iniziativa, probabilmente ci eravamo mossi contemporaneamente, ma d’un tratto mi ritrovai le sue labbra sulle mie e non esitai neanche un secondo nell’aprirmi a quel bacio colmo di passione.
 Quel giorno ne erano successe talmente tante che prima di quel momento non avevo realizzato un fatto di vitale importanza: Massi ed io eravamo soli, in una casa deserta, stesi su un letto. Solo un’idiota non si sarebbe resa conto di quello che stava per succedere, di quello che desideravo succedesse. Sì, perché avevo paura di ciò che non conoscevo e il sesso era tra quelle cose, ma sapevo che con Massi sarebbe stato magnifico. Con lui ogni cosa era meravigliosa e stupenda. Non avevo paura di lui, di questo ne ero certa.
 Il bacio si faceva sempre più profondo e le mie mani trovarono la zip della felpa che indossava Massi. La tirai giù e senza interrompere il bacio feci in modo che quella felpa sparisse dalla mia vista. Posai le mani sulla schiena di Massi attirandolo ancora più verso me, ormai lui era praticamente sopra di me e la sua mano stava risalendo lentamente la mia gamba nuda.
 Con calma gli tolsi anche la maglietta a maniche corte che indossava sotto la felpa ma per farlo dovemmo smettere di baciarci per un attimo. Fu proprio in quell’attimo che entrambi ci soffermammo un istante a riflettere su quello che stava per succedere. Lui mi fissò negli occhi, sembrava quasi che mi stesse dicendo di fermarlo adesso se non ero sicura perché altrimenti dopo sarebbe stato troppo tardi. Quello che lessi nei suoi occhi, paura e timore misti a quello che era indubbiamente amore, mi sbloccò. Non avevo paura di lui e Massi non doveva temere che io lo rifiutassi. Gli sorrisi per rassicurarlo e poi lo attirai di nuovo verso di me per baciarlo mentre le mie mani toccavano finalmente la sua schiena nuda. Avevo sognato quel momento per mesi ed era meglio di quanto avessi mai potuto immaginare.
 La carezze di Massi si fecero più decise e consapevoli, arrivarono fin sotto la mia maglietta toccando ogni mia parte più sensibile.
 A quel punto mi lasciai completamente andare, dimenticando dove fossi e qualunque cosa fosse accaduta fino a quel momento. C’eravamo solo io e Massi stretti insieme in quell’abbraccio pieno di passione e desiderio. Niente e nessuno mi avrebbe mai potuto rubare il ricordo della mia prima volta con Massi, sapevo che lo avrei portato dentro al mio cuore per tutta la vita, perché il destino ci aveva spinto ad innamorarci e niente di umano può dividere due persone destinate a stare insieme.
 Qualche ora più tardi aprii gli occhi. Era già mattina, a giudicare dalla luce nella stanza doveva essere mattina inoltrata. Mi guardai un attimo intorno senza muovermi neanche di un millimetro, solo il mio sguardo perlustrava quello che avevo attorno. La stanza era tranquilla ed esattamente come la ricordavo la sera prima, tranne che per alcuni vestiti che potevo scorgere sul pavimento, tra i quali troneggiava la maglietta che di solito usavo come pigiama.
Sorrisi tra me mentre mi rendevo conto di essere abbracciata a qualcuno, qualcuno che conoscevo bene. Questa volta il mio risveglio era stato assolutamente diverso.
 -Sei sveglia?-
 Il mio cuore ebbe un sobbalzo. Quella voce… Come poteva sembrarmi ancora più bella e melodiosa del solito?!
 -Se mia zia entrasse adesso credo che si metterebbe a fare i salti mortali per la gioia-, dissi evitando accuratamente di alzare lo sguardo, mi sentivo stranamente in imbarazzo.
 -Anch’io avrei voglia di fare i salti mortali-, mormorò lui baciandomi la fronte. Poi sollevò il mio mento con due dita e mi costrinse a guardarlo negli occhi. –Sono talmente felice che scalerei l’Everest, altro che salti mortali.-
 Lo guardai negli occhi e risposi: -Anch’io sono felice.-
 Dopo tanto tempo avevo finalmente capito cosa fosse la vera felicità, e non mi stupiva per niente che ci fosse voluto Massi per rendermi davvero la persona più felice esistente sulla faccia della Terra.
 Massi posò un bacio leggero sulle mie labbra e poi sorrise.
 -Comunque sto cominciando a pensare che tua zia abbia qualche genere di potere sovrannaturale.-
 -Come?- chiesi confusa.
 -Ieri sera, quando ci eravamo appena addormentati dopo… be’ dopo, lei e tuo zio sono rincasati. Li ho sentiti perché ancora non ero del tutto addormentato, o almeno non come te che sembravi entrata in coma, hai un sonno davvero pesante.-
 -Mi piace dormire, non mi sembra sia un reato-, dissi acida.
 -Vabbe’, lasciando stare il fatto che quando dormi entri in letargo, tuo zio stava per entrare qui dentro per vedere se stavamo bene, ma tua zia l’ha, anzi, credo l’abbia, perché non li ho visti, trascinato via, dicendo che non doveva disturbarci.-
 -Pensi che lei sapesse quello che avevamo fatto?- chiesi sconvolta.
 -Non lo so. Però lei sembra sempre sapere tutto.-
 In effetti la zia era un tipo che nelle faccende di cuore aveva un certo istinto, ma non ci prendeva quasi mai e poi era impossibile che sapesse cosa…
 -Ragazzi!- esclamò una voce fuori dalla porta. –Non entro perché immagino che non siate presentabili. Volevo solo dirvi che io e lo zio Sandro stiamo andando a trovare Cristi e Valerio in ospedale, se volete venire con noi vestitevi e scendete.-
 -Ehm… Va bene zia, grazie-, dissi sbattendo le palpebre incredula.
 -Di nulla, tesoro.-
 Mi voltai verso Massi e lessi nei suoi occhi la stessa confusione che doveva esserci nei miei.
 Una volta in ospedale trovammo la stanza di Cristina vuota. A sentire le infermiere era andata al nido per vedere Valerio che doveva restare ancora nell’incubatrice.
 Arrivammo davanti al nido e attraverso il vetro potei vedere il mio piccolo cuginetto all’interno di quella culla trasparente. Dormiva tranquillo e il suo visetto dolce, ancora con qualche ruga qua e là, era disteso e rilassato. Sembrava in pace con il mondo, mentre Cristina gli accarezzava una manina con l’indice, infilando la mano nell’apertura circolare dell’incubatrice.
 Daniele stava al fianco di Cristina e le sorrideva felice.
 Poi si accorsero di noi e ci salutarono attraverso il vetro, sorridendo e indicando il piccolo che dormiva.
 Rimasi incantata nel guardare quella scena. Erano così felici, e potevo capire come si sentivano perché anch’io non mi ero mai sentita così felice e piena di speranze per il futuro.
 Il piccolo Valerio aveva tutta una vita davanti e sapevo che Cristina sarebbe stata una madre meravigliosa per lui, almeno quanto sapevo che la mia vita non sarebbe stata più la stessa. Ormai era cambiata, e quel cambiamento mi piaceva, forse anche troppo oltre il lecito.
 -Sandro-, cominciò mia zia. –Andresti al bar a prendermi un caffè non riesco a tenere gli occhi aperti, sono stata tutta la notte a montare il fasciatoio per Valerio.- Fece un enorme sbadiglio.
 -Certo, vado subito, anch’io ne volevo prendere uno-, rispose mio zio con la sua solita voce calma.
 -Aspetti-, disse Massi. –Vengo anch’io. Tu vuoi qualcosa?- mi chiese.
 -No-, risposi sorridendo.
 Lui rispose al sorriso e seguì mio zio.
 Appena si furono allontanati mia zia mi chiese: -Allora, tu e Massi vi siete divertiti ieri?-
 Spalancai gli occhi e mi voltai a guardarla.
 -Ma come…?-
 -Come faccio a saperlo?- cominciò divertita. –Io so sempre tutto, tesoro. Pensi che non sapessi che tu e Massi stavate solo fingendo di essere fidanzati? Se avessi creduto alla vostra recita ne avrei parlato subito con tua madre che lo avrebbe detto a tuo padre, il quale, a sua volta, ti avrebbe ucciso.-
 -Quindi tu sapevi tutto…-, dissi incredula.
 -Sì, e sapevo anche che tra di voi c’era qualcosa di non detto, per questo ho cercato di farvi stare insieme il più possibile. Ho cominciato a notare qualche cambiamento significativo la sera in cui siete tornati dall’Università. Si vedeva che il vostro rapporto stava crescendo. Ieri mattina quando ho visto come Massi ti è stato vicino mentre eravamo in ospedale e come tu non lo respingessi più, ho capito che doveva essere successo qualcosa, perciò ho pensato fosse meglio non disturbarvi almeno fino a questa mattina.-
 Mi sorrise mentre io la fissavo incredula.
 -E’ andato tutto come ho sperato?- chiese curiosa.
 -Be’… Sì. Adesso stiamo insieme, ma non dirlo comunque alla mamma-, la pregai.
 -Perché?-
 -E’ troppo complicato da spiegare ma per il momento non voglio che qualcuno scopra di me e Massi.-
 Lei alzò un sopracciglio dubbiosa, mentre io mi convincevo sempre più che quella fosse la scelta giusta. Nessuno doveva sapere che io e Massi stavamo insieme! Tranne Amy e gli altri, la nostra storia doveva essere ignota a tutti!
 La mattina dopo arrivò il momento di tornare a Lecce.
 Gli zii ci accompagnarono in stazione e per la prima volta da quando ero nata vidi mio zio Sandro rattristato per il fatto che me ne stessi andando, forse si era divertito in quei giorni.
 -Mi raccomando-, cominciò la zia abbracciandomi, -non litigate e cercate di restare uniti. Tu dai sempre ragione a Vale, con le donne si fa così, e tu sopporta tutti i suoi difetti, gli uomini non cambiano solo perché noi cerchiamo in tutti i modi di cambiarli.-
 Massi ed io ci guardammo.
 -Io non voglio cambiarlo, va benissimo così com’è-, dissi fissandolo negli occhi.
 -Ma quanto siete carini!- esclamò la zia abbracciando anche Massi.
 Scoppiai quasi a ridere vedendo Massi così sorpreso per quell’abbraccio mentre mia zia lo prolungava anche troppo. Era cotta di Massi…
 Una volta sul treno trovammo i nostri posti e ci accomodammo pronti per tornare a casa.
 -Ah, non vedo l’ora di arrivare-, sospirò Massi contento. –Finalmente potrò smettere di fingere che Delia sia la mia ragazza e dedicarmi completamente a te.-
 Mi guardò contento ma io lo spiazzai con il mio sguardo severo.
 -Che c’è?- chiese sorpreso.
 -Tu non dovrai lasciare Delia, dovrete ancora fingere di stare insieme-, risposi con sicurezza.
 -Ti senti bene? Forse l’aria del treno è un po’ viziata e ti ha dato alla testa.-
 -Sto benissimo-, dissi seria.
 -E allora perché dovrei fingere ancora di stare con Delia?-
 -Massimiliano Draco. Il tuo nome ti dice niente?-
 Lui mi fissò come se avesse davanti un alieno.
 -Che ho un cognome più corto del nome?- chiese lui dubbioso.
 -No, il tuo nome ci dice che sei Massimiliano Draco il figlio della professoressa Claudia D’Arcangelo. La mia professoressa di scienze.-
 -E quindi? Dov’è il problema?-
 -Certo che a volte sei proprio stupido. Io non posso permettere che tua madre sappia di noi due, sarebbe una tortura. Sono una sua alunna e tu sei suo figlio, non è un binomio accettabile, non per me.-
 -Frena un attimo. Perché non vuoi che mia madre sappia di noi?-
 Possibile che per lui fosse così difficile capire?!
 -Ricordi un paio d’anni fa quando tuo cugino si mise insieme ad una ragazza che era alunna di tua madre?-
 -Sì, lo ricordo. Ma non capisco il nesso.-
 -Probabilmente non lo capisci perché tu la D’Arcangelo ce l’hai come madre e non come insegnante. Durante quel periodo tua madre non faceva altro che fare battutine su quella ragazza e tuo cugino, e poi ogni volta che interrogava quella povera ragazza la distruggeva perché da lei pretendeva il massimo. Figurati cosa succederebbe a me che sto con suo figlio!-
 -Ma con Delia non ha fatto tutte queste storie…-, intervenne lui.
 -Delia non è una sua alunna, io sì. Quindi è inutile che discuti, fino a quando tua madre sarà una mia professoressa, non potrà sapere che stiamo insieme!-
 -Quindi dovremo tenere tutto segreto fino alla maturità?!- chiese lui sconvolto.
 Il treno cominciò a muoversi e gli zii ci stavano salutando dalla banchina mentre io risposi: -Esatto. Già quando credeva che io stessi con Marco aveva cominciato a spettegolare, per fortuna non ha saputo che lui mi ha baciata, altrimenti…-
 -Baciata?!- chiese Massi irritato.
 La stazione era ormai lontana.
 Mi voltai verso Massi e sorrisi: -E’ successo molto tempo fa, ancora non sapevo neanche di essere innamorata di te.-
 -Lo uccido. Quando torniamo a Lecce lo faccio fuori!-
 -Non essere stupido-, dissi divertita. –Non puoi essere geloso perché Marco mi ha baciata. Io allora dovrei far fuori mezza scuola, visto che sei uscito con una marea di ragazze.-
 Lui mi guardò e abbassò lo sguardo.
 -E’ vero che sono uscito con molte ragazze, ma ricordati che io sono innamorato di te-, mormorò con tono dispiaciuto.
 -Lo so-, risposi accarezzandogli la guancia.
 Lui alzò lo sguardo e i nostri occhi s’incontrarono di nuovo. Era incredibile ma il mio cuore reagiva sempre nello stesso modo quando lo sguardo di Massi trovava il mio.
 Il treno correva veloce. Eravamo quasi arrivati a Bologna ma a me sembrava di essere partita solo da pochi minuti.
 -Ah-, disse a un certo punto Massi cominciando a cercare qualcosa nello zaino. –C’è una cosa che voglio fare.-
 -Cosa?-
 Tirò fuori dallo zaino una fotocamera.
 -Quando siamo andati a Cascia Marco ci ha scattato una foto mentre eravamo addormentati. Perciò vorrei fare una foto di noi due da svegli.-
 -Tu... Tu sai della foto?- chiesi sorpresa.
 -Secondo te in un momento come quello io stavo dormendo davvero? Ti eri praticamente spalmata su di me, ho fatto solo finta di dormire per poterti tenere vicina, anche se ancora non sapevo di amarti. E’ stato una specie d’istinto.-
 Lo guardai incredula mentre lui continuava a sorridermi.
 Il treno si fermò per permettere ai passeggeri di salire.
 -Non ho visto la foto scattata da Marco ma penso che te ne abbia data una copia. Conoscendolo è già tanto se non ne ha fatto dei manifesti e non li ha attaccati sui cartelloni di tutta Lecce.-
 Risi divertita.
 -Sì, in effetti a casa ne ho una copia.-
 Lui mi sorrise e io risposi a quel gesto.
 Ci mettemmo accanto e lui stava per scattare, quando…
 -Ma guarda chi si rivede.-
 Alzammo lo sguardo e incontrammo occhi appartenenti ad un viso conosciuto.
 -A quanto vedo alla fine l’amore ha trionfato. E’ sempre così-, disse la vecchietta ridendo.
 Era la stessa signora che durante il viaggio d’andata ci aveva raccontato la sua storia. Si sedette di fronte a noi e ci sorrise.
 -Non sono molto brava con questi affari però se volete posso scattarvela io la foto.-
 Massi ed io ci guardammo, e subito ci aprimmo in un sorriso.
 -Certo-, rispose Massi porgendole la fotocamera. –Deve premere il tasto in alto.-
 -Ho capito.-
 La signora puntò l’obbiettivo verso di noi e ci sorrise ancora.
 Massi mise un braccio intorno alla mia spalla e mi attirò a sé.
 -Pronti?-
 Annuimmo sorridendo.
 La signora scattò la foto contenta di non aver fatto danni e ci restituì la fotocamera.
 -Allora-, cominciò poi tirando fuori lo stesso libro che aveva durante il viaggio d’andata, lo stesso che aveva abbandonato perché molto più interessata a me e a Massi. –Questa volta tocca a voi raccontarmi la vostra storia.-
 La guardai e un sorriso mi spuntò spontaneo sulle labbra.
 Non è che ci fosse molto da raccontare. Quella mia e di Massi non era una storia straordinaria, o una di quelle storie immortali che rimaneva nel cuore della persone per secoli.
 La nostra era una storia strana, piena di malintesi e di verità celate, colma di colpi di scena e di sorprese, ma comunque non era niente di particolare.
 Vale e Massi. Eravamo solo questo. Una ragazza e un ragazzo che, dopo aver sofferto, avevano finalmente imparato cosa fosse l’amore, accogliendolo nei loro cuori e nelle loro vite.
 L’amore aveva bussato alla nostra porta e noi avevamo trovato la chiave per aprirla.








***L'Autrice***
 Prima di tutto è giusto che sappiate che il prossimo capitolo sarà l'Epilogo di questa prima parte, quindi la storia si concluderà con il prossimo aggiornamento (vi prego non uccidetemi...). Chi frequenta il forum, il gruppo su fb o il mio profilo già lo sa ma lo spiego anche qui. Questa storia è formata da quattro parti Il Figlio della Prof, La Ragazza delle Macchinette (POV di Massi), Verso La Maturità (sequel de "Il Figlio Della Prof"), Verso Lei (Sequel de "Il Figlio della Prof" scritto dal POV di Massi).
 "Il Figlio della Prof" si concluderà con il prossimo capitolo, ma non disperate (sempre che la cosa vi faccia disperare... ^^'). Dalla settimana prossima continuerò ad aggiornare La Ragazza Delle Macchinette, e dal 19 Febbraio (giorno infausto in cui compirò 21 anni... xD E anche giorno del compleanno di Vale) comincerò a pubblicare Verso La Maturità. Quindi non vi abbandonerò anche se questa prima parte della storia è quasi giunta alla fine... xD
 
 Tolte queste comunicazioni volevo solo dire... MA QUANTO FREDDO STA FACENDO!?!?!?!? Ho i Pinguini che mi passeggiano sulla tastiera... Prima o poi mi troveranno morta congelata in qualche vicolo... xD
 Scusate lo sclero ma aspettare l'autobus per 30 minuti con questo gelo potrebbe sul serio portarmi alla morte... xD

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 Un bacio!

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Capitolo 20
*** La Vera Storia Inizia Da Qui (Epilogo) ***






Il Figlio Della Prof- Capitolo 20
Considero Il Mondo Per Quello Che E’:
Un Palcoscenico Dove Ciascuno Deve Recitare La Sua Parte
William Shakespeare
 
 
 
 
 Epilogo

 La Vera Storia Inizia Da Qui
 
 -Basta così Ferrari, torna a posto.-
 Dopo che una ragazza di diciotto anni aveva perso un intero pomeriggio a studiare come una matta per riuscire a fare una figura decente all’interrogazione, si sentiva dire questa frase con il tono soave che solo l’acida voce di una professoressa può avere, l’unica risposta possibile sarebbe dovuta essere: Brutta stronza, te l’ho fatta vedere io questa volta!
 Invece me ne tornai a posto senza fiatare perché non era andata esattamente così. A quest’interrogazione avevo fatto letteralmente schifo e un quattro non me l’avrebbe tolto nessuno.
 La D’Arcangelo aveva deciso di fare una bella verifica orale a sorpresa il sette gennaio. Ora, vorrei proprio sapere quale cavolo di studente è pronto ad affrontare un’interrogazione il giorno in cui torna a scuola dopo le vacanze di Natale!
 -Sara, a te metto otto e mezzo, ovviamente-, disse la D’Arcangelo soddisfatta.
 Ah, giusto. Avevo dimenticato il prototipo di robot, GiordanoXP3000.
 -Ferrari, quanto ti metteresti?-
 Maledetta quella domanda! La faceva solo quando qualcuno andava davvero male. Ma cosa si aspettava che dicessi?! Voglio un dieci?!
 -Ehm… Cinque…?- la mia era più una domanda che un’affermazione.
 In realtà ero certa che, per il metro di giudizio della D’Arcangelo, fossi andata al massimo da quattro ma magari per qualche miracolo mi avrebbe messo un cinque.
 -Uhm… Ti metterò un cinque e mezzo-, decretò scorrendo l’elenco dei voti segnati sul suo registro. –Certo che è proprio un peccato. Alle altre due interrogazioni avevi un sette meno e un sette e mezzo, oggi sei proprio precipitata. Come mai? Le vacanze ti hanno rovinata?-
 “No, veramente è stato suo figlio a far precipitare la mia media” pensai stizzita.
 Da quando c’eravamo messi insieme, appena ne avevamo l’occasione, io e Massi non facevamo altro che cercare posti appartati dove poterci saltare addosso, anche se di occasioni ce n’erano state poche. E di certo non avrei scambiato quei momenti bellissimi neanche con una cassaforte piena d’oro, figuriamoci se avrei preferito stare chiusa in casa a studiare scienze.
 “Non è colpa mia, prof, se lei ha tirato su un ragazzo meraviglioso, seducente e sessualmente instancabile come Massimiliano Draco.” 
 Perciò, di riflesso, la colpa era proprio della prof!
 Quando finalmente suonò la campanella della ricreazione tutti gli studenti del Liceo Classico Virgilio si riversarono nei corridoi. Tra quegli studenti c’eravamo anche noi: Martina Giuliani, Amelia Tarantini e Valeria Ferrari.
 Ormai non più tre ragazze come tante.
 In quegl’ultimi mesi eravamo cambiate, gli avvenimenti e le situazioni che la vita ci aveva posto davanti avevano modificato i nostri caratteri e i nostri destini.
 Al mio ritorno da Padova, Amy mi raccontò quello che era accaduto alla festa di Christian Corradi. Nel sentire quel resoconto avevo aspettato con ansia di poter tornare a scuola per pestare Christian a sangue, ma quella mattina, arrivata a scuola, Giacomo mi aveva spiegato che Christian era finito in ospedale. A quanto sembrava il nostro Christian la sera di Natale, mentre stava tornando in macchina da casa di una delle sue fiamme, era stato accerchiato da un gruppo di ragazzi in moto che lo avevano obbligato a fermarsi. I motociclisti lo avevano costretto a scendere dalla macchina e lo avevano picchiato così tanto che si era ritrovato con diverse ossa rotte e con un’emorragia interna, non grave, ma piuttosto preoccupante.
 Nessuno sapeva chi fossero quei motociclisti ma Giacomo ne aveva una mezza idea e fu felice di espormi la sua teoria, purché promettessi di non parlarne a nessuno.
 Lui sapeva che Christian si stava vedendo da un po’ di tempo- anche mentre stava con Marti- con una ragazza di un’altra scuola. Il fratello maggiore di questa ragazza era un tipo violento, vendicativo e poco raccomandabile. Non si sapeva come, ma il ragazzo in questione era venuto a conoscenza del fatto che Christian approfittava delle ragazze indifese e che ben due volte aveva provato a usare violenza su delle donne. Così, per proteggere la sorella, il ragazzo violento e poco raccomandabile aveva pestato Christian Corradi a sangue.
 Sapevo che avrei dovuto essere disgustata da quella storia, avevo sempre detestato comportamenti deplorevoli come quello, ma non potevo non essere felice che Christian avesse avuto quello che si meritava. Non mi andava per niente giù il fatto che tra loro due solo Marti avesse sofferto mentre lui se l’era cavata a buon mercato.
 Fortunatamente il destino agiva sempre per vie inaspettate.
 -Dai Vale, non è andata poi così male-, mi disse Amy sorridendo.
 -Infatti, sei andata anche peggio di così-, aggiunse Marti. Se quello era il modo di Marti per tirarmi su di morale, non era molto efficace.
 -Sono semplicemente tornata alla tradizione-, risposi sospirando sconsolata. –Mi sembrava strano che per due interrogazioni di seguito fossi riuscita a prendere sette… Adesso si ricomincerà con i soliti sei stentati e i cinque.-
 -Non fare così-, provò a rincuorarmi Amy. –Vedrai che alla prossima interrogazione andrai meglio.-
 -So solo che adesso ho bisogno di bere-, mormorai afflitta.
 Ci dirigemmo con calma verso la zona delle macchinette e non ci misi molto a capire come mai quella giornata era cominciata male: perché doveva continuare peggio!
 Marco e Massi erano davanti alle macchinette con tre mocciose del secondo anno che ridevano e scherzavano con loro.
 Mi sembrava il classico Déjà vu, con l’unica differenza che stavolta la mia posizione mi permetteva di fare a pezzi Massi se avesse continuato a parlare con quelle ochette.
 Come se avesse sentito i miei pensieri lui alzò lo sguardo e mi vide. Impallidì immediatamente mentre un sorriso maligno si aprì sul mio volto. Diede una gomitata a Marco senza smettere di fissarmi e lui bloccò a metà una delle sue battute per guardare verso di noi. Non mi ero voltata verso Amy ma sapevo che il suo sguardo era incavolato almeno quanto il mio.
 Con molta disinvoltura mi avvicinai alle macchinette mentre Massi e Marco non mi levavano gli occhi di dosso.
 -Scusatemi ma dovrei prendere una bottiglietta d’acqua, voi due potreste andare a mostrare le vostre folte piume da pavoni in un posto molto lontano da qui?- la mia acidità era evidente.
 Massi alzò un sopracciglio e tirò fuori quel suo sorriso spavaldo che mi faceva battere il cuore.
 -Tu parli così ma sono certo che anche a te piacciono le nostre piume-, disse con sicurezza. –Soprattutto le mie.-
 -Sì, mi piacciono talmente tanto che vi spennerei vivi solo per usarle come penne!- esclamai imbarazzata. Lo sapeva che non dovevano scoprirci eppure faceva certe battute.
 -Massi, cosa are you doing?- chiese una voce squillante.
 Mi voltai e vidi Delia con un’espressione seria. Mi lanciò uno sguardo d’intesa e tornò a guardare Massi. Era venuta a sistemare la situazione fingendosi ancora una volta la ragazza di Massi.
 -Delia, tesoro-, cominciò Massi. –Stavo solo parlando con Marco e queste ragazze.-
 -Be’, now puoi anche smetterla-, disse lei irritata.
 -Noi andiamo-, mormorò una delle mocciosette vedendo lo sguardo determinato di Delia.
 -It’s meglio!- concluse lei sorridendo, anche se il suo era un sorriso perfido.
 Le tre ragazze sparirono alla velocità della luce, guardandosi ogni tanto indietro per assicurarsi che nessuna di noi avesse intenzione di seguirle.
 Avrei voluto inveire subito contro Massi ma Amy fu più veloce di me.
 -Tu!- esclamò puntando il dito verso Marco. –Si può sapere che diavolo stavi facendo?-
 -Amy, calmati, stavamo solo parlando. Lo ha detto Vale che dobbiamo comportarci come sempre perché non vuole che qualcuno scopra la vera natura del suo rapporto con Massi.-
 -E su questo non discuto, ma non mi sembra che tra me e te ci fosse lo stesso accordo. Non sei anche tu figlio della D’Arcangelo!-
 Amy era davvero incavolata nera.
 -Nonostante abbiamo deciso di stare insieme tu non ti comporti affatto come un fidanzato. Non hai neanche voluto dire in giro che usciamo insieme, e in più ti fermi a parlare con tutte le ragazze della scuola! Questa cosa mi fa imbest…-
 Amy non poté continuare visto che Marco le si era avvicinato e l’aveva baciata, e il suo non era per niente un semplice bacio sulle labbra, anzi era piuttosto… passionale…
 -Hai visto?- chiese un ragazzo che passava di lì alla ragazza che gli camminava accanto. –Quello non è Iovine? Mi sa che dovrai togliere la sua foto dal tuo diario…-
 -Ma no, sarà una delle sue solite conquiste. Tempo due settimane e la mollerà-, rispose la ragazza distogliendo lo sguardo.
 Mi guardai un attimo intorno. Si erano tutti fermati a fissare Marco ed Amy mentre loro continuavano incuranti a baciarsi.
 Quando si divisero Marco sussurrò un “Ti amo” e Amy sorrise, era diventata tutta rossa.
 -Mi sa proprio che non la lascerà tra due settimane, anch’io non mi farei scappare una ragazza così bella-, riprese il ragazzo di prima rivolto alla stessa ragazza.
 -Sta’ zitto! Cosa ne vuoi sapere tu.- La faccia di quella ragazza rasentava l’incredulità. Evidentemente non era stata una notizia facile da digerire: Marco Iovine si era finalmente innamorato e difficilmente sarebbe tornato sulla piazza. Era caduto il mito di tutte le ragazze e adesso la mia povera amica sarebbe stato l’oggetto di tutte le maledizioni esistenti sulla faccia della terra.
 -Beati loro che possono uscire allo scoperto-, mormorò Massi lanciandomi un’occhiata.
 -Lo sai perché ho preso quella decisione. E comunque non mi sembra che tu ci stia male più di tanto-, lo trapassai con uno sguardo assassino.
 -Ti è successo qualcosa?- chiese lui quasi preoccupato. –Mi sembri più acida del solito, e in genere tu sei piuttosto acida…-
 -Non so, perché non lo chiedi a tua madre? Oggi ha interrogato… Oggi! Il sette gennaio! Il Ministero dovrebbe vietare le interrogazioni il sette gennaio!- esclamai irritata.
 Fortunatamente la piccola folla che si era riunita attorno a noi poco prima era defluita piuttosto velocemente altrimenti tutti mi avrebbero visto sbraitare contro il nulla.
 -E in più-, continuai puntando il dito contro il petto di Massi, -sei stato proprio tu a dirmi che non avrebbe interrogato oggi. Me lo avevi assicurato!-
 -Non è colpa mia se la coerenza di mia madre è vicina a livelli inesistenti-, si difese lui. –La settimana scorsa durante il pranzo di Capodanno aveva detto che avrebbe rimandato le interrogazioni a dopo il nove, come potevo sapere che aveva cambiato idea?-
 -Ma che vantaggio c’è a stare con il figlio della prof se poi ti dà pure informazioni sbagliate-, mormorai scuotendo la testa sconsolata.
 -Ragazzi, mi sa che siamo tutti un po’ stressati-, intervenne Delia con il suo italiano perfetto. Io ancora non ci credevo che sapeva parlare in quel modo, e anche la sua voce era normale e non da bambina. Chi lo avrebbe mai immaginato che fingeva per evitare le pressioni dei professori. –Che ne dite di un bel viaggio?-
 -Un viaggio?- chiese Marco curioso.
 -Sì. Nel periodo di Carnevale avremo una settimana di vacanza. Stavo pensando di andare a trovare mio padre e mio fratello a Boston, volete venire con me? Ovviamente pagherò tutto io, o meglio, mio padre. Mi farebbe davvero piacere se veniste, ho tanta voglia di mostrarvi la città in cui sono cresciuta.-
 -Io ci vengo di sicuro!- esclamò Massi contento. –E’ da una vita che non vedo Michael e devo ancora rifarmi della batosta che mi ha dato a PES l’ultima volta che è stato qui.-
 -Be’, visto che è tutto pagato non credo che mio padre farà problemi-, risposi sorridendo. –Lui mi dice sempre che se un amico mi offre qualcosa non la devo rifiutare, quindi se mi dirà di no userò questa sua filosofia contro di lui.- Ero brava ad architettare piani per convincere mio padre ad accontentarmi, ormai avevo anni e anni d’esperienza alle spalle.
 -Anche noi verremo, vero?- chiese Amy a Marco.
 -Sì, è un’idea fantastica- ribadì lui.
 -Perfetto!- disse Delia battendo le mani contenta. –E tu Martina?- Delia era l’unica che ci chiamava con i nostri nomi completi, diceva che erano talmente belli che non le andava di abbreviarli.
 -Mi dispiace, ma mia madre non mi permetterà mai di partire per Boston, anche se è tutto pagato. E’ persino inutile che glielo chieda.-
 Sapevo che Marti aveva ragione: i suoi genitori non le avrebbero mai permesso di attraversare l’Atlantico da sola.
 -Che peccato! Volevo tanto presentarti mio fratello! E’ un ragazzo così affascinante!- esclamò Delia tutta eccitata e felice.
 -Grazie, ma passo. Credo che per un po’ girerò al largo dai ragazzi affascinanti-, rispose Marti con un sorriso amaro.
 Proprio in quel momento suonò la campanella.
 -Va be’, ne parleremo meglio dopo-, cominciò Amy. –Adesso dobbiamo correre in classe altrimenti la Bianchi ci ucciderà.-
 -Andate avanti-, le dissi. –Io prendo l’acqua e vi raggiungo.-
 -Sbrigati-, m’intimò Marti mentre lei e Amy si affrettavano a raggiungere le scale.
 -Vado anch’io. Adesso ho inglese, che noia… La professoressa ha un accento orribile-, mormorò Delia scocciata.
 -Anche noi dobbiamo correre in classe-, cominciò Marco rivolgendosi a Massi. –Abbiamo il compito di greco.-
 -Cavolo! Odio fare un compito appena tornato dalle vacanze!- esclamò lui irritato.
 -Almeno tu lo sapevi e non ti è toccata un’interrogazione a sorpresa.- Avrei dato chissà cosa per tornare indietro e scambiare la mia interrogazione con il suo compito di greco.
 -Mi dispiace, Vale-, disse lui con tono mortificato. Mi diede un veloce bacio sulla fronte e insieme a Marco si diresse verso le scale.
 Sospirai sconsolata e mi voltai a prendere la mia tanto agognata bottiglietta d’acqua.
 Non c’era nessuno in giro, erano tutti tornati di filato nelle loro classi e io stavo rischiando seriamente di beccarmi una strigliata da parte della Bianchi, ma visto che non ero mai arrivata in ritardo quando c’era lei in classe forse me l’avrebbe fatta passare liscia… Forse…
 Inserii le monete nella fessura della macchinetta e, dopo aver scelto l’acqua, sentii il tonfo della bottiglietta che cadeva nel contenitore. Mi chinai e la presi. Finalmente potei bere e avvertii subito un senso di benessere infondersi in tutto il corpo.
 Stavo per voltarmi e tornare in classe quando due braccia forti e calde mi avvolsero.
 Non avevo bisogno di girarmi per sapere chi fosse: quel profumo, quel calore, quel corpo non avrei potuto confonderli con quelli di nessun altro.
 -Davvero credevi che ti avrei salutato con un semplice bacio sulla fronte dopo che non ti vedevo da quasi cinque giorni?-
 Non risposi, non ne avevo la forza, ero troppo impegnata a tenere stretta tra le mani la bottiglietta, se mi fossi deconcentrata sarebbe caduta a terra a causa di tutte le emozioni che mi stavano attraversando in quel momento.
 -Illusa-, sussurrò Massi vicino al mio orecchio.
 Il mio cuore si fermò mentre lui si staccava da me e prendendomi per le spalle mi voltava verso di lui.
 Non feci neanche in tempo a guardare il suo volto che lui mi stava già baciando. Un bacio profondo, pieno di sentimento e caldo. Era davvero caldo… Mi sembrava quasi di andare a fuoco!
 In quel momento sarebbe potuta passare la D’Arcangelo seguita da tutto un corteo formato da preside, professori e genitori, ma io non mi sarei accorta di nulla. Senza lasciare andare la bottiglietta portai le mie mani dietro il collo di Massi per permettere ai nostri corpi di unirsi, di essere i più vicini possibile, per non lasciare che neanche un attimo di quel bacio andasse sprecato.
 Era cominciato tutto davanti a quelle macchinette, quando mesi prima avevo litigato con Massi per la prima volta. In quel momento non potevo sapere che lui sarebbe diventato così importante per me, il mio unico scopo era evitarlo e sperare che lui continuasse ad ignorare la mia esistenza. Ma, fortunatamente, le cose avevano preso una piega diversa e i nostri destini si erano incrociati per non dividersi mai più.
 Sì, perché niente e nessuno avrebbe mai potuto separarci.

 
***
 

 
La pioggia continuava a cadere sul vetro della finestra e io proseguivo imperterrito a sfogliare il mio libro cercando di studiare. Ma non era facile, non dopo che la mia ragazza ed io avevamo avuto l’ennesimo litigio. Era proprio stupida! Come poteva non capire che io volevo tornare a casa mia, volevo tornare a Lecce.

 Secondo lei la mia non era nostalgia di casa, secondo la mia quasi ex ragazza, io soffrivo a causa di una persona. Di una ragazza che in quegl’anni mi era mancata come l’aria. Forse aveva ragione, forse era vero che in tutto quel tempo io non avevo mai dimenticato il mio primo amore. Ma è sempre così, no? Non si può dimenticare la prima ragazza di cui ci s’innamora, sarebbe contro natura.
 -Tesoro-, mia madre era appena entrata nella mia stanza.
 -Cosa c’è, mamma?- chiesi chiudendo il libro e voltandomi a guardarla.
 -Tuo padre mi ha appena detto che dovremo trasferirci di nuovo-, disse la mamma sedendosi sul mio letto e guardandomi con sguardo dolce per cercare di rendere la pillola meno amara.
 -Dove?- il mio tono era duro e non traspariva nessun sentimento, né rabbia né delusione. Stavo semplicemente prendendo atto della notizia senza fare una piega.
 Non volevo abbandonare la mia ragazza ma forse era meglio così. Non ero più sicuro di amarla, perché il mio cuore era sempre stato di un’altra, una splendida e divertente ragazza che aveva il potere di rendermi immensamente felice con un solo sguardo.
 -A quanto sembra è stato promosso alla vicepresidenza, e gli hanno assegnato la sede di Lecce-, rispose mia madre sorridendomi.
 -Lecce?- spalancai gli occhi incredulo.
 -Sì, partiremo alla fine di febbraio. Torniamo a casa, Riccardo.-
 Sapevo che mia madre era felice quanto me di tornare a Lecce. Si alzò e uscì dalla mia stanza rivolgendomi uno splendido sorriso.
 Saremmo tornati a Lecce!
 Lara aveva sempre avuto ragione, io ero ancora innamorato di Vale, non l’avevo mai dimenticata nonostante ci avessi provato con tutte le mie forze.
 Sarei tornato a Lecce molto presto e questa volta non avrei esitato, avrei aperto a Vale il mio cuore rendendola per sempre mia.
 
 
 
 
CONTINUA












***L'Autrice***

 Bene, bene... Da dove potrei cominciare il commento a questo ultimo capitolo? Be' direi che si potrebbe cominciare dal "CONTINUA" che vedete qui sopra.... Ebbene sì, non penserete di certo che storia possa finire così. Verso La Maturità è già in cantiere e dal 19 febbraio comincerò a pubblicarla... xD




 Detto questo mi concentrei un attimo sull'ultima parte dell'epilogo... xD Quante di voi si aspettavano che avrei fatto tornare Riccardo? ^^ No, perchè io per prima non pensavo di farlo tornare è stata proprio un'idea dell'ultimo secondo che porterà davvero molto ma molto scompiglio nel Sequel... xD Cosa ne pensate? xD Sono stata troppo cattiva?

Comunque, tolto Riccardo, il prossimo aggiornamento (non lo scordate ^^) sarà La Ragazza Delle Macchinette, penso di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo prima di capodanno, quindi cercate di non perderlo visto che sarà l'ultimo aggiornamento di questo 2010... xD




Quando ho pubblicato il capitolo 19 ho scordato di dirvi che avevo scritto una One-Shot, Ricordo Indelebile, in cui si spiega più nei dettagli quello che succede tra Massi e Vale, per chi non l'avesse ancora letta, questo è il link:




Inoltre un paio di giorni fa ho anche pubblicato una One-Shot natalizia con protagonisti Massi e Vale da bambini, si intitola Sogno di Bambina. E' il mio regalo di Natale per tutte voi quindi se vi va di leggerla la potrete trovare qui:






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 Che altro dire... Pubblicare di nuovo questa storia mi ha donato tante soddisfazioni, proprio come la prima volta. Non pensavo di trovare così tante ragazze che mi avrebbero seguito, dopo la delusione delle case editrici non pensavo assolutamente di riuscire a scrivere ancora ma grazie al vostro sostegno sono riuscita a rialzarmi e ritrovare la mia passione. So di non essere un'autrice di Serie A e che la mia storia è solo piacevole e carina ma niente di eccezionale, ma l'importante è che per voi sia stato bello leggerla. Per me quello che conta è sentirvi dire che un mio capitolo è riuscito a farvi sorridere e a rischiarare una giornata che era andata male, finchè quello che scrivo avrà questo effetto su di voi io sarà contenta e soddisfatta, non conta nient'altro... ^^
Mamma mia, sto parlando come se questa fosse davvero la fine, ma vi posso assicurare che questo è solo l'inizio perchè la storia di Massi e Vale comincia solo ora... *-*
 Per finire questo mio commento che probabilmente vi starà portando via del tempo prezioso che potreste utilizzare per fare qualcosa di più costruttivo, volevo solo ringraziare di vero cuore tutte le persone (vecchie e nuove) che hanno seguito la pubblicazione di questa storia e che spero decideranno di seguire anche in futuro. Senza di voi io non sarei nulla... *-* Quindi GRAZIE!
 Un bacio a tutti!

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Capitolo 21
*** Gerarchia Scolastica (New Version) ***


Salve a tutti!
Per chi non lo sapesse, già da qualche mese, su Wattpad ho pubblicato i primi 10 capitoli della nuova versione de "Il Figlio della prof". Il primo capitolo, quello che leggerete di seguito, è rimasto quasi del tutto invariato, ma dal secondo in poi sarà tutta un'altra storia. 
Il motivo di questa decisione lo troverete spiegato nelle note dell'autrice. 
Grazie a tutti e buona lettura. 

Attenzione! Avviso del 21/01/2018
Volevo dire a tutti i fan di Massi e Vale che la storia "Il figlio della prof" ha ora una nuova versione, molto diversa dalla prima, disponibile all'acquisto su Amazon e su tutte le piattaforme digitali (in formato cartaceo e eBook). Il titolo è "La filosofia di Zorba" (di Francesca V. Capone), una storia assolutamente più matura rispetto alla versione originale e che vi lascerà senza fiato. Se volete, è anche possibile ordinarla in librerie come Mondadori e Feltrinelli.
In questa nuova versione il personaggio di Massi è più presente e descritto a tutto tondo, perciò non perdetevala! 
Un bacio
 
Capitolo 1: Gerarchia scolastica  
 
-Basta così Ferrari, torna a posto.-
  Feci ritorno al mio banco senza fiatare.
 Per la prima volta in due anni ero riuscita a sostenere un’interrogazione di scienze senza farmi assalire dal panico.
 Non ero un’Einstein in gonnella, tuttavia i docenti che si erano susseguiti durante la mia vita scolastica avevano sempre avuto un’opinione positiva di me. Diligente e responsabile, senza esagerare.
 Eppure da quando questa professoressa era entrata nella mia patetica esistenza, una delle materie che avevo sempre amato era divenuta un incubo.
 Claudia D’Arcangelo, professoressa di scienze, soprannominata Lucifero da generazioni di studenti, per il chiaro riferimento biblico. All’apparenza una donna comune, in classe si tramutava in un vero tiranno. Questa sete di potere, era alimentata dalla necessità di riportare i giudizi sulle interrogazioni all’interno del suo registro.
 Per anni, giorno dopo giorno, avevo osservato questo rito con una spiacevole sensazione all’altezza dello stomaco: la D’Arcangelo che arrivava in classe, si sedeva con calma, prendeva il suo inseparabile astuccio, ne tirava fuori una minacciosa penna nera e apriva il registro. Persino la natura pareva recepire le sue intenzioni: i rami degli alberi nel cortile si fermavano, gli uccellini non cantavano più, e gli insetti in giardino si dileguavano al suo arrivo.
 Lucifero scorreva l’elenco con lo sguardo e poi si esibiva il gesto che ogni suo alunno temeva: segnava dei puntini in corrispondenza dei condannati. In genere chiamava in ordine alfabetico, ma non sempre, ed era quel margine di incertezza che faceva sperare ad una come me, quinta nell’elenco, in un rinvio della condanna.
 Alla fine le mie speranze, per l’ennesima volta, erano sfumate: aveva chiamato alla lavagna i primi quattro, tra cui la sua adorata Sara Capuano, il primo prototipo di robot con sembianze umane, a mio modesto parere. Una ragazza che riusciva a prepararsi in quattro o cinque materie anche se aveva poche ore di tempo. La D’Arcangelo l’adorava.
 Quel giorno la Capuano era stata impeccabile come suo solito, contribuendo ad aumentare l’ansia generale.
 Ero ormai certa che sarei stata la prossima vittima.
 -Ferrari, alla lavagna.-
 Con la D’Arcangelo era difficile sbagliare una previsione.
 Mi alzai con calma, mi diressi, con ancora più calma, verso il patibolo che somigliava ad una lavagna e misi la mano nel contenitore del gesso. Vuoto, naturalmente.
 -Ehm… Credo che il gesso sia finito, professoressa- dissi con voce quasi tremante.
 -E allora? Vuoi che vada a prenderlo io? Cercane un pezzo da qualche parte!- rispose.
 -C’è un gesso intero nel cassetto, professoressa- disse la Capuano con mielosa condiscendenza.
 La professoressa aprì il cassetto notando che Sara aveva asserito il vero.
 -Grazie, Sara.-
 Quella ragazza era l’unica a godere del privilegio di essere chiamata per nome, in pratica l’unica persona degna d’attenzione per la D’Arcangelo.
  –Bene, Ferrari. Ora che abbiamo reperito il gesso, potresti andare alla lavagna? Prima di sera sarebbe l’ideale.-
 Premettendo che sono sempre stata una ragazza dedita al “peace and love”. Sempre e comunque seguace del motto “Fate l’amore non fate la guerra”, e accanita sostenitrice del “Vivi e lascia vivere” con tanto di “Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare in quel momento era il modo più atroce per vendicarmi di quella serpe!
 Mi aveva umiliata!
  La D’Arcangelo aprì il registro alla pagina degli argomenti che aveva spiegato e cominciò a guardare con attenzione. Alla fine, sollevò la testa, continuando a non rivolgermi lo sguardo, e diede subito il via all’interrogatorio. All’inizio fui imprecisa ma dopo mi ripresi alla grande rispondendo con sicurezza. Certo non ero allo stesso livello della Capuano però potevo ritenermi soddisfatta, visto e considerato che si tratta di un’interrogazione in stile Lucifero.
 Per una volta mi ero evitata la solita ramanzina della D’Arcangelo. Prendeva sempre di mira chi non studiava come lei esigeva.
 Finalmente suonò la campanella della ricreazione e tutto il Liceo Classico Virgilio si riversò nei corridoi. La maggior parte degli studenti erano diretti ai distributori di merendine- o con affetto definiti “macchinette”-. Si vantava la presenza di chi andava in bagno per fumare la sigaretta di metà mattinata, e c’erano anche quei soggetti che non avendo tradotto la versione il pomeriggio precedente, si affrettavano a copiarla dal quaderno di un qualche generoso amico.
 E poi c’eravamo noi.
 Amelia Tarantino, per le amiche Amy. La ragazza più bella esistente al mondo: capelli marroni di media lunghezza e profondi occhi scuri con un taglio orientale. I ragazzi le andavano dietro quasi formando dei cortei e non esisteva un individuo di sesso maschile che non le avesse detto quanto fosse bella ed attraente.
 Martina Giuliani. La timidezza fatta persona; timidezza che si mostrava solo con gli altri, perché quando era con noi, non faceva altro che parlare e parlare. Dolce e carina, ricordava molto le bambole di porcellana: carnagione chiara, capelli biodi e occhi color del miele. Una delle sue caratteristiche fondamentali era senza dubbio la pigrizia.
 Infine c’ero io: Valeria Ferrari. La più equilibrata e razionale del gruppo. Mi ero spesso ritrovata a barcamenarmi tra le reazioni esagitate di Amy e i discorsi filosofici senza capo né coda di Marti. Erano strane, forse entrambe vivevano troppo sulle nuvole, ma erano come sorelle per me. Eravamo inseparabili: Marti ed io sempre insieme fin da bambine, mentre Amy si era unita a noi qualche anno più tardi. Ragazze assolutamente normali, quelle che in genere, nel periodo del liceo, sono considerate insignificanti, facilmente confondibili con il resto della massa. Ma andava benissimo così, nessuna di noi aveva smanie di attenzioni o voglia di mettersi in mostra. Ci era sempre bastato stare insieme.
 Conformarci agli altri non faceva per noi, quindi se il ragazzo più bello della scuola ci passava accanto le nostre reazioni non comprendevano il cinguettare fastidioso, repertorio consolidato dalle altre ragazze dell’istituto.
 Ripensandoci, Amy forse era l’unica a subire, in un certo senso, il fascino dei ragazzi popolari. I suoi toni, tuttavia, restavano nella norma.   
 Naturalmente, come tutte le scuole, anche la nostra godeva della presenza dei cosiddetti ragazzi fighi, i cui nomi apparivano sui diari della maggior parte delle ragazze. Nella nostra scuola il più bel ragazzo era Marco Iovine: alto, occhi azzurri, capelli che ricadevano sulla fronte, con un carattere solare e simpatico, o almeno così avevo sentito dire. Un vero schianto insomma. E qual era allora il suo punto a sfavore agli occhi di noi tre? L’amico che si portava sempre dietro: Massimiliano Draco, il ragazzo più detestabile dell’intero universo.
 Il motivo di tutto ciò? Massimiliano, o “Massi” come amava farsi chiamare, era l’unico e viziatissimo figlio di Lucifero. Proprio così: la D’Arcangelo aveva trovato un povero innocente che aveva accettato di sposarla e di avere un figlio con lei. Non l’avessero mai fatto.
 Massimiliano era il ragazzo più conosciuto nell’intera scuola, forse anche più di Marco. Qualunque cosa si facesse, qualunque progetto si organizzasse lui era sempre lì con la sua piacevolissima presenza. S’intrometteva in discussioni in cui non c’entrava affatto ritrovandosi sempre al centro dell’attenzione. Era, tuttavia, all’oscuro dei veri pensieri dei ragazzi che gli giravano attorno: nessuno tollerava la sua presenza più del dovuto, e gran parte di chi lo frequentava era mosso dalla paura che sua madre avrebbe stroncato qualunque carriera scolastica se il suo adorato figlioletto non si sentiva abbastanza felice. Tutti agivano e sparlavano alle spalle di Massimiliano Draco, e a me andava più che bene. Si reputava il ragazzo più popolare della scuola… La verità era ben diversa. 
  Dal canto mio, credo di essere stata una di quelle tante persone che abbia tentato di mandargli più maledizioni possibili. Massimiliano Draco rappresentava tutto ciò che io non ero, ma soprattutto era l’incarnazione vivente di tutto quello che non volevo in un ragazzo. Praticamente il mio opposto: voglia di mettersi in mostra, umiltà che toccava livelli pari o addirittura inferiori allo zero, nessun senso del pudore e soprattutto un narcisismo mischiato a quella punta di egocentrismo che lo rendevano insopportabile.
 In conclusione, lo odiavo.
 Grazie a non so quale intervento divino, in quasi cinque anni di scuola, Massimiliano non mi aveva mai parlato. Certo, lo incrociavo nei corridoi e a volte all’entrata o all’uscita da scuola, ma nulla di più. Si trattava dell’equilibrio naturale delle cose, e, per il bene dell’umanità intera, non doveva essere modificato.
  Finita quell’estenuante interrogazione, mi diressi insieme a Amy e Marti nell’atrio della scuola, giusto per prendere un po’ d’aria.
 -Dai Vale, sei stata fantastica! Hai risposto a tutto- cominciò Amy sorridendo.
 -Infatti, non eri mai andata così bene- aggiunse Marti.
 -Lo sapete entrambe che si è trattato di un caso- risposi sospirando. –Sono certa che la prof mi sta già riservando il mio solito cinque per la prossima seduta di tortura. Mi odia.-
 -Falla finita- esclamò Amy. –Si vedeva lontano un chilometro che la D’Arcangelo era davvero stupita dalle tue risposte.-
 -E va bene, questa volta me lo sono proprio meritato un voto decente- risposi compiaciuta.
 -Brava, sii fiera di te stessa e dacci un taglio con le lamentele- Marti non era dotata di filtri.
 -Sentite. Vado alle macchinette a comprare una bottiglietta d’acqua. L’ansia mi ha creato un principio di disidratazione.-
 -Mi sembra il minimo dopo un’interrogazione di Lucifero!-
 -Noi ti aspettiamo in classe-
 Così salirono le scale, dirette al piano superiore dove c’era la V C, la nostra classe.
 Rimasi qualche secondo a guardarle poi mi diressi verso le macchinette con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Quella giornata era cominciata alla grande ed ero sicura che niente e nessuno avrebbe mai potuto rovinarla.
 Naturalmente non ero mai stata una cima nella predizione del futuro.
 Svoltato l’angolo, mi bloccai.
 Marco Iovine e Massimiliano Draco erano appoggiati alle macchinette e stavano facendo salotto con quelle che mi sembrarono tre mocciose del secondo anno. L’esempio lampante dell’effetto che quei due avevano sul genere femminile: al loro cospetto, le ragazze, sembravano perdere ogni capacità di ragionare.
 Alzai un sopracciglio irritata. C’erano due soluzioni possibili: andarmene, il che sarebbe stato un gesto saggio e sensato, oppure continuare ad avanzare imperterrita. Oltre a non possedere alcuna dote precognitiva ero anche accessoriata di una forte passione per le sfide. Quindi, ovviamente, scelsi la seconda opzione. Non sarebbero stati quei due damerini ad intimidirmi.
 Sbuffai e mi diressi con passo sicuro verso le macchinette. Mi trovavo a meno di un metro da quel gruppetto idiota ma ancora non mi avevano degnata di uno sguardo. La ricreazione stava per terminare, dovevo darmi una mossa.
 Diedi un leggero colpo di tosse, ma nessuno di quei cinque individui si voltò a guardarmi. La mia irritazione stava raggiungendo livelli mai registrati in diciott’anni di vita.
 Esordii con due colpetti di tosse.
 Marco decise di voltarsi, fortunatamente sembrava possedere un neurone.
 -Serve qualcosa?- chiese con un sorriso smagliante.
 Esibizionista. Credeva davvero che sarai caduta ai suoi piedi solo per uno stupido sorriso?!
  -Sì, fino a prova contraria i distributori servono a prelevare cibo e bevande. Non sono stata informata del loro utilizzo alternativo come salotto- dissi con uno sguardo che li avrebbe potuti disintegrare. Avevo provato a trattenermi ma il loro atteggiamento non mi andava giù.
  Marco mi fissò per qualche secondo negli occhi.
 -Hai ragione- disse infine lui sorridendo sornione. –Ci spostiamo subito.-
 Avevo vinto? Di già? Non credevo sarebbe stato così semplice.
 -Aspetta, Marco.-
 Mi sembrava troppo bello per essere vero. Quell’impiccione di Draco si era sentito in dovere di intervenire.
 -Scusa, tesoro. Ma questo è un paese libero, perciò io e il mio amico abbiamo il diritto di scambiare opinioni dove ci pare e piace!- sputò lui. Il modo sprezzante con cui aveva pronunciato quella frase mi lasciò sbigottita. 
 Tesoro? No, dico: mi aveva chiamata Tesoro?!
 La mia pazienza stava per raggiungere il punto di rottura. Sentivo la rabbia sotto pelle, aveva voglia di saltare fuori e investire Massimiliano Draco con tutta la potenza necessaria a cancellare quel ghigno fastidioso dal suo volto.
 -E’ vero, però io dovrei avere il sacrosanto diritto di poter comprare una bottiglietta d’acqua dalla macchinetta. Basta che uno di voi due tolga il suo regale fondoschiena di lì, e poi, vi garantisco che sparirò in un battito di ciglia. Non mi sembra di chiedervi la luna. -
 Ero fiera di me stessa, mi ero trattenuta e non avevo sbraitato.
 -No!- fu la secca risposta di lui.
 “Vuole morire!” pensai. “E’ l’unica spiegazione al suo comportamento, ha proprio voglia di morire. Qui e adesso!”
 -Come, scusa?-
 -Ho detto di no!– incrociò le braccia per dare più enfasi alle sue parole. -Non ci spostiamo.-
 -Massi, smettila di fare l’idiota- disse Marco. –Falle prendere l’acqua.-
 -Dai retta al tuo amico, Massi.- Forse avevo messo un po’ troppo sarcasmo in quell’ultima parola, lo avevo intuito dall’energia negativa che mi aveva investito attraverso l’occhiataccia di Draco.
 -Non ho alcuna intenzione di spostarmi.-
 Testardo come un mulo!
 -Massi, adesso basta fare l’imbecille- ci riprovò Marco.
 La campanella suonò. Quel Draco era sempre fortunato, si era salvato dalla mia ira proprio all’ultimo istante.
 Alzai gli occhi al cielo esasperata. La professoressa Bianchi non avrebbe ammesso un ritardo, dovevo tornare subito in classe.
 Mi voltai, pronta a dirigermi verso le scale.
 -Vai già via?-chiese con tono compiaciuto.
 “Vuole proprio farmi arrabbiare!”
 Feci qualche passo e cominciai a salire il primo gradino cercando di ignorare la voglia di voltarmi e cantarne quattro a quel maleducato.
 -Per caso sei sorda? O ti piace mollare?-
 Mi bloccai: figlio o no della D’Arcangelo, era giunto il momento di reagire come si meritava.
 -Sai Marco- dissi con un sorriso, –è inutile che continui a ripetere al tuo amico di non fare l’imbecille, si sa che è per un essere umano è impossibile combattere la propria natura.-
 Marco mi guardò divertito, mentre il sorriso, apparso prima sul viso di Draco, si spense come d’incanto.
 -Rifletti su questa mia perla di saggezza, caro Massi.- Detto questo, mi catapultai su per le scale alla velocità della luce, sperando con tutte le forze che la Bianchi non fosse già entrata in classe.
 Mentre mi precipitavo in aula, notai che avevo uno strano sapore in bocca: accidenti! A causa di quell’inutile discussione mi ero dimenticata dell’acqua! Avrei dovuto aspettare la fine della lezione.
 Entrai in classe, e per fortuna la professoressa non era ancora arrivata. Mi sedetti subito al mio posto, accanto a Marti.
 -Perché ci hai messo tanto? Se fosse arrivata la Bianchi ti avrebbe fatto una ramanzina infinita.-
 -Lo so, lo so…- dissi mentre riprendevo fiato. Mi chinai sullo lo zaino per prendere i miei libri di latino e sentii un improvviso silenzio in classe: doveva essere arrivata la professoressa. Strano che nessuno l’avesse accolta con il solito “Buongiorno” scoraggiato.
 Riemersi dal lato del banco e mentre poggiavo il libro davanti a me, notai qualcosa d’insolito che prima non c’era: una bottiglietta d’acqua.
 Alzai lentamente lo sguardo, e incontrai dei luminosi occhi azzurri che mi sorridevano.
 -Ho pensato che ne avessi bisogno.-
 Marco era davanti a me, per la sorpresa mi ero persino dimenticata di respirare. Scossi la testa: i suoi occhi azzurri non dovevano prendere il sopravvento sulla mia intelligenza.
 -Ti ringrazio, ma non era necessario. Il tuo amico non ne sarà contento- dissi prendendo l’astuccio da sotto il banco.
 Ero consapevole del fatto che in classe non stava volando una mosca. I miei compagni, in genere abbastanza loquaci, trovavano parecchio interessante che il popolare Marco Iovine fosse venuto nella nostra classe per portare a me, rappresentante dell’ultimo livello nella piramide sociale scolastica, una bottiglietta d’acqua. La mia reazione sarebbe stata la stessa se non avessi dovuto mantenere un contegno.
 -A volte Massi si comporta da perfetto idiota. Le ragazze su cui non riesce a fare colpo, non le sopporta- continuò sempre più gentile.
 -Lo avevo notato- risposi con una nota saccente.
 -Spero che quello che ti ha detto Massi non ti abbia infastidito troppo, è solo che lui è un po’…-
 -Egocentrico? Megalomane? Narcisista? Figlio del “Meglio di me nessuno al mondo c’è”?- avrei voluto mordermi la lingua ma quelle parole mi erano sgusciate via di bocca prima che potessi fermarle.
 Marco mi fissò divertito, mentre io continuavo a sentire quel maledetto silenzio in classe: sembrava che i miei compagni avessero persino deciso di non respirare.
 -In effetti credo che sia un mix di tutte queste cose. Però ha anche dei lati buoni.-
 Questa volta riuscii a non dire quello che stavo pensando. La mia beneamata figura l’avevo già fatta, era inutile peggiorare le cose. Mi limitai a sorridere alzando un sopracciglio, chiaro gesto sarcastico.
 -Grazie per l’acqua. Ora, però, dovresti proprio andartene.-
  Vidi che Marco stava per riaprire bocca, ma fu interrotto dall’entrata della professoressa.
 -Buongiorno- disse lei entrando veloce in aula senza guardare nessuno. Si accomodò sulla sedia e aprì subito il registro di classe.
 Guardai Marco indicandogli la porta con gli occhi, ma lui continuava a fissarmi divertito: questa storia stava davvero cominciando ad irritarmi, e non solo perché Marco si stava comportando così, ma anche perché se ne stava in piedi davanti a me, con le mani poggiate sul mio banco.
 -Che materia vi avevo detto di portare oggi?-
 Solita domanda della Bianchi.
 -Grammatica Latina- coro terrorizzato e scoraggiato allo stesso tempo.
 Finalmente la Bianchi alzò lo sguardo. 
 -Scusa, tu chi saresti?- chiese rivolta a Marco.
 Ecco: in quel preciso istante avrei voluto andare a sotterrarmi in una landa desolata, il più lontano possibile da quel posto maledetto.
 -Marco Iovine, V F, professoressa- rispose lui con calma.
 -Hai un motivo valido per stare in piedi davanti al banco di Ferrari, Marco Iovine della V F?- chiese lei irritata.
  Mi portai una mano sugli occhi. La vergogna sul mio volto era evidente.
 -Ho portato da bere a… Ferrari- disse lui voltandosi a guardarmi con dolcezza.
 Mi colse una strana fitta allo stomaco. Ora conosceva il mio cognome, la situazione stava evolvendo in modo spiacevole.
 -Sei il cameriere personale di Ferrari, per caso?- chiese lei socchiudendo gli occhi. Bruttissimo segno. Stava cominciando ad arrabbiarsi sul serio.
 -No, ma non mi dispiacerebbe diventarlo.-
 -Come hai detto che ti chiami? Iovine, giusto?-
 -Sì, professoressa.-
 -Be’, Iovine, sono felice che tu abbia sopperito alla mancanza di liquidi di Ferrari, ma adesso abbiamo un paio di versioni di Cicerone che reclamano la nostra attenzione. Quindi, a meno che tu non voglia portare da bere anche alla preside, ti consiglierei caldamente di uscire da quest’aula e di tornare in quella a cui appartieni- disse con calma. Era un segno peggiore del primo, se parlava così lentamente stava cercando di controllarsi per non mettersi a sbraitare.
 -Certo, professoressa.-
 Mi riservò un ultimo sorriso e si diresse verso la porta.
 Abbassai lo sguardo sul libro, ma nonostante questo sentivo gli occhi di Amy e Marti puntati su di me come dei riflettori. Mi aspettava un mostruoso interrogatorio da parte loro.
 L’ora di latino passò così velocemente che neanche me ne resi conto e quando suonò la campanella il mio cuore perse un battito.
 La prima e l’ultima ora del lunedì c’era supplenza. La scuola non era stata ancora in grado di sostituire la nostra professoressa di storia e filosofia che era stata costretta a prendersi un periodo di ferie. Problemi famigliari, a quanto avevo sentito. 
 Traduzione di tutto ciò: l’intera classe mi avrebbe sommersa di domande.
 Ero certa che in quell’ora di latino tutti avevano cominciato a costruire chissà quanti castelli in aria su quello che poteva essere successo tra me e Marco.
 La Bianchi finì di assegnarci i compiti e cominciò a raccogliere le sue cose. Esaminavo ogni sua mossa, temendo il momento in cui avrebbe attraversato la porta, abbandonandomi in balia di quelle belve assatanate di pettegolezzi.
 Non ci pensai due volte, e alzai la mano di scatto.
 -Sì, Ferrari- chiese distratta.
 -Professoressa, potrei andare in bagno?-
 Cominciai a pregare che mi dicesse di sì.
 -Vai pure- concluse quella chiudendo la borsa, ormai era pronta per andar via.
  Mi affrettai, non potevo permettermi di restare in classe un secondo di più.
 Scattai verso la porta e mi diressi veloce come un fulmine verso il bagno, sapevo che non sarei riuscita a sfuggire alle domande dei miei compagni, e soprattutto a quelle delle mie amiche, ancora per molto. Almeno volevo prendere fiato prima della tortura.
 Entrai in bagno, e cercando di ignorare il penetrante odore di sigaretta, mi fermai davanti al lavandino. Aprii l’acqua e mi bagnai un po’ il viso.
 Tirai fuori un fazzoletto dalla tasca, e mi asciugai, poi presi un respiro profondo e mi voltai per uscire. Feci un paio di passi, prima di fermarmi sorpresa: Amy e Marti erano davanti a me, e mi stavano guardando in un modo molto strano: tra il curioso e l’imbestialito.
 -Ci siamo forse perse qualcosa?- chiese Amy incrociando le braccia.
 Accidenti al supplente di turno che non diceva mai di no a chi chiedeva di andare in bagno!
 Spalancai gli occhi spaventata: dovevo rispondere. Le esitazioni potevano solo confermare la mia colpevolezza. Colpevolezza che non aveva ragione di esistere perché io non avevo fatto niente di male.
 -Quando prima sono stata alle macchinette è successo un mezzo casino con Marco e quella sottospecie di essere umano di Massimiliano Draco- risposi continuando a fissare il pavimento.
 -Sì, e Marco Iovine ti ha portato l’acqua perché…?- mi incoraggiò a continuare Marti.
 -Ragazze non sono così presuntuosa da cercare di capire l’unico neurone funzionante che hanno i ragazzi. Non ho idea del perché l’abbia fatto- dissi mettendo in quelle parole tutta la sincerità possibile.
 -Senti, o ci racconti tutto come si deve, o non rispondo più delle mie azioni!- minacciò Amy.
 Le fissai per qualche secondo, dopotutto non era successo niente di particolare. Avrei descritto ogni minimo dettaglio, così mi avrebbero lasciata in pace.
 Quando ebbi finito la cronaca della mia avventura mattutina, mi sentii molto meglio. Però gli sguardi che mi riservarono le mie amiche, mi lasciarono il dubbio che i loro cervelli stessero cominciando a ricamarci sopra qualche enorme invenzione.
 -Che avete voi due?- chiesi.
 -E ce lo chiedi anche?- esclamò Amy.
 Continuai a fissarle confusa, non avevo assolutamente idea di cosa stesse succedendo.
 -Ma perché sei così ottusa quando si tratta di queste cose?- si chiese Amy passandosi una mano sulla fronte.
 Forse mi trovavo su una frequenza sbagliata, ma davvero non riuscivo a seguire per niente le frasi sconclusionate di Amy.
 Lei fece un sospiro e cominciò a rifilarmi le sue spiegazioni.
 -Mia cara- disse con il tono di una madre affettuosa. Il mio sopracciglio sarcastico, si alzò di scatto. –Se c’è una cosa palese in tutta questa storia è che Marco Iovine prova un certo interesse nei tuoi confronti.-
 -Prego?-
 -Non ci vuole di certo un genio per capirlo! Abbiamo visto tutti che sguardi ti ha lanciato. Inoltre, ti ha difeso andando persino contro il suo migliore amico, e ha affrontato una minacciosa professoressa per te. E’ la conferma definitiva che è interessato. Per non parlare della bottiglietta d’acqua… Con tanto di servizio al tavolo.-
 -Ne parli come di un cavaliere pronto a salvarmi da un drago. Sei uscita fuori di senno- dissi scuotendo la testa. –La pensi anche tu così?-
 Marti mi guardò annuendo.
 -Avete frainteso- continuai. –Gli sguardi che mi ha lanciato in classe li propina a ogni essere femminile che si ritrova davanti. Mi ha difesa con Draco perché avevo palesemente ragione e quell’imbecille si stava comportando da maleducato. L’acqua me l’avrà portata per cortesia. Tutto questo non prova che sia interessato a me, dimostra solo che è più gentile di quanto pensassi. Scendete dalle vostre nuvole ogni tanto, il mondo reale non è così tremendo.-
 Mi sentivo accaldata, sia per la rabbia e sia perché avevo pronunciato quel discorso senza mai riprendere fiato.
 -Secondo me ti sbagli- disse Amy con semplicità.
 Ma perché dovevano sempre capitare tutte a me? Adesso persino la mia migliore amica cercava di mettermi in difficoltà.
 -Amy, ti ripeto che Marco Iovine non è interessato a me. E anche ammesso che lo fosse, io non ho alcuna intenzione di incoraggiarlo. Anzi, non voglio più parlarci!- affermai categorica.
 -Posso dire quello che penso io?- chiese Marti con sguardo serio.
 La guardammo curiose.
 -Per me, sotto un certo punto di vista, ha ragione Vale. Non credo che Marco sia interessato a lei, o almeno non romanticamente parlando. C’è da dire però che il suo comportamento è alquanto ambiguo, voglio dire, va bene essere cortese e gentile, ma mi sembrava che stesse oltrepassando di parecchio il limite della gentilezza. Quando la Bianchi è entrata in classe lui non si è mosso, la professoressa ha dovuto insistere per farlo andare via, arrivando a minacciarlo di spedirlo in presidenza. Mi sembra logico che quel ragazzo vuole qualcosa da te, Vale.-
 -Le tue analisi approfondite mi fanno venire il mal di testa- mormorai passandomi la mano sulle tempie.
 -Comunque- continuò Amy, –se Marti ha ragione, Marco tornerà alla carica.-
 -Mi chiedo cosa possa volere da me.-
 -Non lo so- aggiunse Marti, –ma ho la sensazione che quel ragazzo si rifarà vivo molto presto.- 
 Un’ora dopo scoprii che Marti era dotata di un potere precognitivo molto più preciso del mio.
 Ero davanti al mio scooter aspettando che arrivasse Amy, che come al solito si era fermata a parlare con qualcuno. A volte l’accompagnavo a casa e non potevo andare via senza di lei. Lo avevo promesso.
 Stavo per indossare il casco quando qualcuno parlò.
 -Ciao.-
 Una strana, spiacevole, scarica elettrica mi attraversò la colonna vertebrale, fino a raggiungere le gambe e le piante dei piedi. Non poteva essere: mi voltai e tutte le mie paure trovarono conferma. Marco Iovine era davanti ai miei occhi con quel suo solito sorriso da coma diabetico.
 -Come va?-
 -Cosa vuoi?- il mio tono di disprezzo non lasciava molto spazio alla fantasia.
 -Vedo che sei contenta di vedermi- cominciò lui sarcastico.
 -Contenta è dire poco- risposi salendo sullo scooter e mettendo in moto. Amy aveva trenta secondi, se non fosse arrivata l’avrei lasciata a piedi senza tanti complimenti. Non volevo stare a sentire Marco neanche un minuto di più.
 -Spero di non aver sbagliato a portarti l’acqua oggi in classe, Ferrari.-
  -Nonostante mi abbia dato veramente fastidio- risposi tirando fuori la mano dalla tasca, - devo ammettere che mi hai fatto un favore, quindi…-
 Gli porsi alcune monetine.
 -… grazie.-
 -Non occorre un rimborso. L’acqua te l’ho offerta.-
 -Mi dispiace ma non posso accettare. Sono già abbastanza nei casini senza che il famoso Marco Iovine cominci ad offrirmi da bere- ribattei io prendendogli la mano con forza e dandogli quei trentacinque centesimi pieni di quello che doveva essere il mio orgoglio smisurato.
 -Ma era solo dell’acqua- disse sorpreso. –In che casini ti avrei messo?-
 -Si vede che non hai abbastanza immaginazione- dissi io cominciando a fare manovra. –Gli altri in questa scuola ne hanno a dismisura.-
 M’infilai il casco e stavo per partire, quando lo guardai ancora una volta.
 -Un’ultima cosa prima di terminare qui la discussione- dissi con sguardo severo. –Se c’è una cosa che mi fa imbestialire è essere chiamata per cognome, quindi evita di farlo.-    
 -Credo di poterlo fare solo quando conoscerò il tuo nome- rispose lui sorridendo e incrociando le braccia fingendosi scocciato.
 -Scordati che te lo dica io, per me va benissimo che tu non mi chiami affatto!-
 Detto questo diedi un po’ di gas e raggiunsi piano il cancello della scuola.
 -Vale!-
 Quell’urlo mi fece gelare il sangue nelle vene.
 Feci un profondo respiro, sperando che Marco non fosse dietro di me e non avesse sentito Amy gridare il mio nome a squarcia gola.
 Mi voltai.
 Amy stava correndo verso di me indossando il casco, e Marco si trovava ad una ventina di metri dietro di lei, mi stava salutando con la mano alzata e un sorriso sgargiante. Aveva di certo sentito.
 Socchiusi gli occhi, ero talmente arrabbiata, che se Amy non fosse stata la mia migliore amica, come minimo avrei fatto dietro front per metterla sotto.
 -Avevi intenzione di lasciarmi qui?- chiese lei indignata mentre si sistemava sullo scooter.
 -Credimi, quello sarebbe stato il male minore.-
 Diedi gas e partii.




||L'Autrice||

La nuova "identità" de Il figlio della prof. 

 Il Figlio Della Prof, è una storia originale che ho pubblicato su EFP per la prima volta nell'ormai lontano 2009. I protagonisti, Valeria Ferrari e Massimiliano Draco, partono da un rapporto caratterizzato da puro odio, e affrontano la scoperta dell'amore durante l'ultimo anno di liceo.

Ho amato questa storia, l'ho scritta con la parte migliore del mio cuore e lì resterà per il resto della mia vita. Tuttavia, voglio che Massi e Vale trovino un posto concreto nel mondo e qui nasce la scelta di donare alla storia una nuova identità.

Chi ha già letto Il Figlio Della Prof, conosce perfettamente i miei personaggi e le vicende in cui si trovano coinvolti. Bene... Ora, resettate tutto. Le avventure di questi due sciagurati cambieranno e il motivo è molto semplice. Negli anni trascorsi dalla prima pubblicazione, sono cresciuta, maturata e ho scoperto cosa significa la parola "responsabilità". La mia intenzione iniziale, nel settembre di quest'anno, era solo quella di revisionare la storia originale e proporla alla mia editor per ottenere una vera pubblicazione.

Cosa è accaduto poi?

Ho riletto la storia e non riuscivo più ad identificarmi realmente con ciò che avevo davanti. Soprattutto, mi sono resa conto che la trama non rispecchia più ciò che sono diventata.

Voi direte: "A questo punto scrivi una nuova storia e non tediarci con questa idea malsana." Sì, sarebbe stata la soluzione più semplice e logica, ma non me la sentivo di lasciare Vale e Massi relegati ai siti internet. Volevo dare loro la possibilità di esprimersi in un contesto e in una vicenda diversa. Dopotutto, essendo io la loro creatrice, posso divertirmi con loro nei modi in cui ritengo più adatti. Ahahahah.

Perciò... Cosa cambierà ne Il Figlio Della Prof 2.0?

  •  Innanzitutto, non c'è più una localizzazione geografica del racconto. Il tutto si svolge in un'ipotetica città italiana, in cui non vi sono riferimenti a luoghi reali.
  •  Massi sarà più presente. Nella versione originale, il tutto si focalizza più sui pensieri di Vale (POV del racconto) e poco sulla presenza reale di Massi all'interno dei capitoli. Nella storia attuale, Massi spunta nei momenti giusti e la sua presenza lascia sempre qualcosa su cui riflettere. Un protagonista maschile a 360°.
  •  Capitoli più brevi ma più numerosi. I 20 capitoli de Il Figlio Della Prof avevano una lunghezza in media di 8 pagine in formato A4. I nuovi capitoli sono all'incirca la metà ma ne consegue che il loro numero superi quello dei capitoli precedenti.
  •  Massi avrà un nuovo sogno. Il Massi medico, visto nella versione originale, non esisterà più. Il nuovo Draco avrà un altro sogno, un sogno molto vicino a quello della protagonista.
  •  I genitori saranno fondamentali. Uno degli argomenti principali della nuova versione sarà il rapporto di molti personaggi con le loro figure materne e paterne. Ho capito, da quando è nato mio figlio, che i genitori influenzano una buona parte del nostro carattere e delle nostre esperienze, perciò troveranno più spazio in questi nuovi capitoli.
  •  Personaggi di supporto. Un'altra novità sono un paio di personaggi creati a supporto dei nostri eroi. Non vi svelo la loro identità ma posso dirvi che saranno fondamentali per la risoluzione della storia.
  •  Marco e Amelia. I migliori amici dei nostri protagonisti non avranno più un ruolo centrale come nella prima versione. Mi sono resa conto di dover dare più spazio a Vale e Massi, dunque Marco e Amelia avranno un ruolo leggermente più marginale, e il loro rapporto evolverà più in fretta rispetto a prima.
  •  Zorba, il gatto. Per il momento su Zorba dico solo... Miaooooo!

 

E se anche questa volta le case editrici mi tireranno un bidone?

Ritengo questa nuova versione molto più pulita ed empatica rispetto alla precedente. Segue un percorso di trama coerente e mette davvero a nudo la personalità della protagonista. Sono decisa, nel caso di molteplici rifiuti (come accaduto in passato), ad auto pubblicare la storia su Amazon. E poi... Chi vivrà vedrà.

In questi anni, dopo la carrettata di responsabilità e problemi che ho dovuto affrontare, mi sono allontanata dalla scrittura. Credo sia stato l'errore peggiore della mia vita. Quando mi trovo davanti al mio computer, con la tastiera che mi guarda in attesa che componga la mia sinfonia, mi sento me stessa, mi sento libera... Solo in quei momenti respiro davvero.

La scrittura è la mia vita e non ho più intenzione di relegare questo bisogno nel mio subconscio.

Case editrici o no, seguito o no, questa storia troverà un posto definito dove vivere.

E con questo post, concludo il mio primo sfogo. I miei pensieri contorti troveranno via libera solo qui, nelle mie storie ci metterò solo la me stessa matura e pronta a lottare.

 Scarcy Novanta (Francesca V. Capone)

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Capitolo 22
*** Il Seme Del Pregiudizio (New Version) ***


Capitolo 2: Il Seme Del Pregiudizio 
 
  Come ogni giorno, Amy ed io non ci stavamo dirigendo subito a casa. Perché? Amy doveva sempre fare una piccola e, secondo me, assurda deviazione al liceo accanto al nostro. L’obiettivo era pedinare suo fratello minore.
 Luca. Frequentava il secondo anno al Liceo Scientifico. Quel ragazzino era pieno di sé e soffriva di una grave forma di egocentrismo. Tuttavia, a volte, mostrava un flebile barlume di gentilezza.
 Amy con lui vestiva i panni della madre apprensiva, aveva sempre il terrore che potesse ficcarsi in qualche guaio. Così, da una parte, i loro genitori cercavano di dare più spazio al loro pargolo ormai quindicenne, mentre, dall’altra, lei cercava di limitare ogni suo movimento.
 L’atteggiamento di Amy, all’apparenza, rispecchiava quello di una matta fanatica eppure non potevo darle del tutto torno. I loro genitori avevano sempre lavorato tanto, e lei aveva cresciuto il suo fratellino: lo aveva consolato, lo aveva curato ed era sempre stata accanto a lui per ogni problema.
 Lui pretendeva indipendenza, ma lei lo voleva sapere al sicuro.
 Nessuno dei due sbagliava ma Amy era in grado di apparire più esagitata di quanto non fosse. 
 L’estate precedente, mentre eravamo in spiaggia, Amy aveva seguito Luca di nascosto. Aveva nuotato fino a un’isoletta che si trovava un cinquantina di metri a largo dalla costa. Il fratello era lì con i suoi amici e quando si era accorto della presenza di sua sorella, le urla erano giunte fino alla spiaggia.
 La pazzia della mia amica, divenne così legenda.
  Da quel giorno avevo deciso di non assecondare mai più Amy quando si trattava di Luca, ma lei mi aveva pregato di accompagnarla ogni tanto alla scuola di suo fratello per dargli un’occhiata. Inizialmente ero stata categorica, non avevo alcuna intenzione di essere coinvolta, però alla fine avevo ceduto alle suppliche della mia amica.
 Finché Luca non si fosse accorto di niente sarebbe filato tutto il liscio, e se ci avesse scoperte, be’… avrei mollato Amy lì a vedersela con le ire di suo fratello e sarei scappata via alla velocità della luce. Ci mancava solo che fossi rimproverata da un ragazzino.
 Mi fermai una ventina di metri prima dell’ingresso dello Scientifico ed Amy scese dallo scooter senza togliere il casco: aveva la ferma convinzione che se Luca l’avesse vista non l’avrebbe mai riconosciuta con indosso il casco. Io ero scettica al riguardo, ma era inutile ribattere con mamma leonessa.
 Appena la campanella suonò, Luca non tardò ad uscire, insieme al resto dell’istituto. Amy si nascose dietro un albero, mentre io continuavo a starmene seduta annoiata sul mio scooter.
 -Vale, nasconditi anche tu- mi bisbigliò contrariata.
 -Come te lo devo dire che non ne ho alcuna intenzione. Non sono tua complice, sono solo il tuo mezzo di trasporto.-
 -Ma se ti vede?-
 -Tuo fratello vede solo le ragazzine carine che gli girano attorno. E’ accecato dalla sua falsa popolarità.-
 -Proprio non lo sopporti, vero?- chiese lei ridendo.
 -Mi ricorda troppo il figlio della D’Arcangelo e quell’altra cima del suo amico, hanno gli stessi atteggiamenti, quindi perdonami se non reggo neanche Luca.-
 -Ah, figurati. Per me l’importante è che quel moccioso non si cacci nei guai, se non lo sopporti posso farmene una ragione.-
 Luca stava per imboccare la strada per raggiungere la fermata dell’autobus.
 -Avanti, sali- dissi all’agente segreto che fissava l’obiettivo. –La tua preda ha appena svoltato l’angolo.-
 Le lasciai appena il tempo di sedersi e partii.
 Avevo solo voglia di tornarmene a casa. Quella giornata si stava rivelando catastrofica, mi dovevo barricare in un luogo chiuso prima che accedesse qualcosa di peggio.
 Arrivai all’incrocio e, presa com’ero dai miei pensieri disfattisti, non mi resi conto che uno scooter era spuntato dal nulla. Feci appena in tempo ad evitarlo e per poco non andai a sbattere contro un muro.
 Scesi dal mezzo furente, pronta ad aggredire il teppista che mi aveva tagliato la strada. Almeno aveva avuto la decenza di non scappare.
 -Ehi! Dovresti guardare dove vai! Razza di idiota!-
 Levai il casco.
 -Sei tu a dover guardare dove vai!-
 Quella voce mi appariva familiare. Il ragazzo si voltò a guardarmi dopo aver controllato che il suo scooter non avesse subito danni. Anche con il casco addosso, sapevo perfettamente a chi appartenevano quegli occhi verdi.
 -Ancora tu!- esclamò Draco esasperato.
 -Potrei dire la stessa cosa.-
 -Mi stai pedinando?-
 -Sto solo cercando di arrivare a casa incolume. Potresti farmi il piacere di sparire?-
 -Sei tu che hai attraversato l’incrocio senza guardare.-
 Presi un profondo respiro. Non dovevo sfidare il destino più del necessario.
 -Avresti dovuto rallentare! Per poco non ci ammazzavi!-
 Il mio tono di voce aveva ben poco di diplomatico.
 Draco si sfilò il casco avvicinandosi a muso duro.
 -Dovevi stare attenta all’incrocio!-
 -Dovevi rallentare!-
 -Dateci un taglio- esclamò Amy mettendosi tra di noi.
 -Amy, levati di mezzo. Questo qui lo faccio fuori se non sento delle scuse.-
 La mia amica alzò gli occhi al cielo esasperata.
 -Non devo scusarmi!- i suoi occhi mi lanciarono uno sguardo fulminante. –Sei tu ad aver sbagliato.-
 -Brutto…-
 -Okay- cominciò Amy con tono calmo. –Facciamo che mi scuso io, e ognuno per la sua strada. State già dando troppo spettacolo.-
 Mi guardai intorno. Alcune auto si erano fermate, e i loro conducenti ci guardavano curiosi.
 Che si aspettassero una rissa?
 I nostri scooter erano abbandonati nel mezzo della strada e si stava creando una coda di automobili in attesa che ci levassimo di mezzo. Fino a quel momento non avevo notato che stavano premendo il clacson tutti insieme per intimarci di andare via e lasciare libero il passaggio. 
 -Non finisce qui!- esclamò lui dirigendosi verso lo scooter.
 -Ci puoi giurare!- urlai rimettendomi il casco.
 Lo osservai mettere in moto e ripartire. Guardai la sua schiena per qualche istante, cercando un motivo valido per non odiarlo. Non esisteva. Massimiliano Draco meritava ogni briciola del mio rancore.
 -Vengo a pranzo da te?- mi chiese Amy comprensiva.
 -Sì.-
 Ormai mi conosceva. Era meglio che non mi trovassi da sola quando ero in quello stato. La mia rabbia era arrivata al punto che avrei potuto distruggere l’intero appartamento se qualcuno non si fosse trovato con me.
 
 Per pranzo divorammo una pizza presa di passaggio prima di arrivare a casa.
 Mi sentivo ancora infuriata per ciò che era successo poche ore prima con Massimiliano Draco. Quella giornata, cominciata alla grande dopo l’interrogazione con Lucifero, si era trasformata in un vero dramma. Non solo, dopo quasi quattro anni, la mia strada aveva incrociato quella di Draco, ma, venendo in contatto, avevamo letteralmente rischiato di ammazzarci.
 L’equilibrio naturale delle cose era stato sconvolto. Nella mia mente si rivelò fondamentale trovare la maniera di rimettere tutto al proprio posto.
 Afferrai il bicchiere d’acqua davanti a me, e bevvi con avidità.
 Mi era chiaro il passo successo: ignorare Massimiliano Draco. Non avremmo scambiato più neanche mezza parola.
 -Ne vuoi parlare?- la calda voce di Amy fece breccia tra i miei pensieri.
 -Di cosa?!- esclamai sbattendo il bicchiere sul tavolo.
 -Del motivo per cui rischio la pelle a stare qui con te.-
 -Non sono arrabbiata- affermai decisa.
 -Vale…-
 -Quel Draco è la persona più odiosa che io abbia mai conosciuto.-
 Amy si sedette al tavolo e cominciò a guardarmi senza proferire parola.
 -La sua aria di superiorità mi fa ribollire il sangue. Pretendeva delle scuse? Da me? Neanche tra un milione di anni avrei dato una tale soddisfazione ad un individuo di quel calibro. Prima mi ha rovinato la mattinata con il suo spettacolo davanti le macchinette, poi per poco non mi ammazza e vuole anche che mi scusi con lui. E’ fuori di testa.-
 Guardai la mia amica in cerca di sostegno. Avrebbe dovuto odiare quel ragazzo almeno quanto me.
 -Non ti sembra di esagerare? Di solito tu sei quella equilibrata, non ti lasci andare a chiare dimostrazioni di disprezzo. Ragiona un attimo prima di giungere a conclusioni affrettate.-
 -Su cosa dovrei ragionare? Lo odio per i suoi atteggiamenti, mi sembra abbastanza sensato.-
 Vidi Amy prendere un profondo respiro prima di parlare. Di solito ero io quella che la invitava a ragionare, che la portava ad esaminare ogni punto di vista. Il mondo si era capovolto.
 -Vale, l’atteggiamento di Massi e noto a tutti da anni. Non è il più simpatico del mondo e forse si circonda sempre di ragazze fanatiche per nutrire il suo ego però… Sei certa che il tuo odio non scaturisca da altro? Magari, azzardo solo un’ipotesi, non ti va a genio perché è figlio della D’Arcangelo.-
 L’ultima frase fu pronunciata tutta d’un fiato, forse per paura che comprendessi sul serio il suo significato.
 -Di cosa mi stai accusando?- chiesi socchiudendo gli occhi irritata.
 -Andiamo, Vale. Non è un’accusa. Dico solo che hai incrociato Massi nei corridoi e a qualche progetto scolastico un paio di volte, non lo conosci davvero. Non hai le basi per odiarlo quanto e come vai blaterando. Da qui è semplice concludere che, forse, hai una sorta di pregiudizio nei suoi confronti.-
 -Pregiudizio?- chiesi con calma.
 -Esatto.-
 In tutto quel tempo avevo osservato Massimiliano Draco. In principio non come figlio della professoressa D’Arcangelo, ma come si possa osservare un normale ragazzo della propria scuola che scala la vetta della popolarità. Non si era mai rivelato diverso da come dimostrava di essere.
 La prima volta che lo vidi stava parcheggiando il sul suo scooter nuovo di zecca nel cortile della scuola. Marco sempre al suo seguito, e già dal primo giorno persino anche un piccolo corteo di ragazze che non li perdeva di vista. Si atteggiava a padrone della scuola, scansando i ragazzi meno popolari e lasciando che le ragazzine in calore lo idolatrassero.
 Il mio odio era nato da quel momento, ed era solo destinato a crescere perché quel giorno non sapevo ancora di chi lui fosse figlio. Lo scoprii la settimana dopo quando Draco arrivò a scuola nell’automobile di sua madre con tanto di D’Arcangelo alla guida.
 Quindi, no. Non si trattava di pregiudizio.
 -Impossibile!- esclamai alzandomi in piedi. –Ti sbagli, Amy. Il mio odio è più che fondato.-
 Lo sguardo della mia amica non era convinto.
 -Fatti una doccia e ne riparliamo. Potremmo andare alla caffetteria qui sotto, mi hai detto che hanno un’ottima crostata.-
 Mi voleva costringere a riflettere da sola. Era consapevole che io adoravo creare i miei pensieri contorti quando mi trovavo lontana dal mondo esterno. Il suo intuito stava crescendo, o stava solo imitando le tecniche che io avevo adoperato con lei in anni di onorata carriera in veste di sua amica?
 Smisi di farmi domande.
 Annuii con aria sconfitta e mi diressi in bagno, pronta finalmente a rilassarmi.
 Aprii l’acqua della doccia e mi tolsi i vestiti. Una volta sotto il getto caldo ed accogliente dell’acqua, avvertii i miei muscoli rilassarsi e la mente svuotarsi.
 Non avevo pregiudizi nei confronti di Massimiliano Draco. Se dovevo essere del tutto sincera con me stessa, non odiavo sua madre. Ammiravo la D’Arcangelo. Era una professoressa con del polso, e le sue lezioni erano sempre appassionanti. Forse mi aveva presa di mira ma mi consideravo abbastanza matura da sapere che neanche il suo comportamento avrebbe ostacolato la mia strada.
 Il figlio lo odiavo per motivi non riconducibili a lei. Era tutto il suo essere, e ciò che rappresentava, a rendermi così cinica nei suoi confronti.
 Lavai i capelli con cura e risciacquai.
 D’un tratto gli occhi di Draco fecero capolino tra i miei pensieri ingarbugliati. Avevo avuto la possibilità di osservarli da vicino, mi ci ero scontrata, e sarei stata una stupida a non ammettere che vantavano una bellezza sconvolgente. Verdi. Non un verde spento, il loro verde era brillante, intenso. Una volta registrati dalla mia mente, risultavano complicati da eliminare.
 Scossi la testa indignata.
 I suoi occhi erano stupendi, e forse tutto il suo aspetto non era male, ma non potevano competere con il suo carattere superficiale. Non avrei mai più avuto niente a che fare con quel tipo, ormai avevo deciso.
 Uscii dalla doccia e sentii Amy bussare alla porta.
 -Ho bisogno del bagno! Ci stai mettendo una vita!-
 -Ecco, sto uscendo.-
 Afferrai un grosso asciugamano per coprirmi e feci entrare un’impaziente Amy che si catapultò all’interno.
 -Il bagno è tutto tuo.-
 Ero pronta ad uscire dalla stanza quando Amy mi fermò.
 -Ha chiamato tua madre.-
 -Che ha detto?-
 -Una sua collega le ha chiesto se puoi dare ripetizioni di matematica al nipote. Sta venendo qui.-
 -Chi?- chiesi confusa.
 -Il nipote in difficoltà, sarà qui tra poco. Corri a vestirti e lasciami da sola con il tuo bagno.-
 Mi sbatté la porta in faccia mentre io me ne restavo immobile. Ero nuda, bagnata fradicia e qualcuno stava per arrivare a casa mia.
 -Perché non me lo hai detto prima?!- urlai contro la porta chiusa.
 -Ci ho provato, ma tu non davi segni di vita.-
 Quando una giornata inizia male, è assodato che possa solo peggiorare.
 Stavo per precipitarmi in camera a vestirmi quando qualcuno suonò al campanello.
 -Accidenti!-
 Ritornai sui miei passi.
 -Amy! Esci e vai ad aprire!-
 -Sono impegnata, apri tu.-
 Il campanello suonò ancora: non potevo ignorarlo. Raggiunsi l’ingresso sperando con tutto il cuore che quel ragazzino non fosse accompagnato dalla madre. Non sarebbe stato un biglietto da visita vincente, presentarmi davanti a loro in quelle condizioni.
 Ero consapevole della magra figura che mi accingevo a fare. Dopotutto avrebbero potuto mostrare un po’ di comprensione dato lo scarso preavviso.
  Mi diressi verso la porta e posai la mano sulla maniglia. Esitai per un istante, poi il campanello suonò ancora e capii di non poter temporeggiare oltre. Aprii la porta.
 -Vale?-
 Gli occhi sorpresi di Marco Iovine mi squadrarono da capo a piedi. Non poteva essere vero, c’era un limite alla sfortuna.
 Poi arrivò una voce dalle scale. Compresi che la sfortuna di limiti non ne aveva affatto.
 -Marco, ho parcheggiato lo scooter qui di fronte. Credi che…-
 -No…- mormorai con tono disperato.
 -Tu?!- esclamò Massimiliano Draco incatenandomi all’odio scaturito dai suoi occhi.
 Ne avevo abbastanza. Non avevo intenzione di trascorrere con loro neanche un altro secondo del mio tempo.
 -No!- urlai quella piccola parola e chiusi la porta alle mie spalle.
 Non avrei mai concesso loro di invadere oltre la mia patetica esistenza.
 Mai!
 Dopo diverse suppliche di Marco, alla fine me li ritrovai in salotto. 




|| L'Autrice ||
Già da questo secondo capitolo, credo che coglierete diverse differenze con la versione originale. 
Il mio scopo è quello di mettere più in risalto il personaggio di Massi. Quindi tenetevi pronti, perché ci sarà tanto tanto Massi d'ora in avanti. 
Nel prossimo capitolo, tutto sarà diverso, perciò leggete questa nuova versione con spirito di scoperta perché la storia di Massi e Vale, ormai, è tutta un'altra storia. 
Grazie a tutti. 

Scarcy Novanta (Francesca V. Capone) 

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Capitolo 23
*** La Matematica Non E' Un'Opinione (New Version) ***


Capitolo 3: La Matematica Non E’ Un’Opinione
 
 Stallo alla messicana.
 Si definisce come una situazione in cui due o più persone si tengono sotto tiro a vicenda con delle armi. In questo modo nessuno può attaccare senza evitare di essere colpito a sua volta.
 Le armi mancavano, ma il resto descriveva alla perfezione la circostanza in cui ero stata incastrata.
 Marco mi fissava, Draco mi squadrava e io cercavo d’incenerire entrambi con lo sguardo.
 Nessuno sembrava avere il fegato di pronunciare la prima parola.
 Visto che la rabbia ormai imperversava dentro di me come un uragano, decisi che era giunta l’ora di sbloccare quello stallo inquietante.
 -Devo darti ripetizioni?- chiesi rivolta a Marco.
 -Ne ho bisogno, rischio la bocciatura.-
 Era così che mi aveva convinto ad aprire la porta poco prima. Le sue suppliche accorate erano state impossibili da ignorare. Senza contare la minaccia di accamparsi sull’uscio del mio appartamento finché non avessi acconsentito a farlo entrare.
 -Tu accogli sempre gli ospiti vestita in questo modo?-
 Quella domanda, quel tono di voce perfido, quello sguardo raggelante colmo di sarcasmo non appartenevano a Marco.
 -Te li fai mai gli affari tuoi?- chiesi con voce rabbiosa, rivolta a Draco. –Sei ovunque. Dovevi comparire persino in casa mia!-
 -Non per mia scelta. Marco ha voluto che lo accompagnassi.-
 Incrociai le braccia sbuffando, e in quel momento mi accorsi di un piccolo problema tecnico.
 -Credo che l’asciugamano stia scivolando- disse subito Draco con un sorriso ambiguo.
 Se n’era accorto, quel maledetto ragazzo aveva il potere di farmi sentire in imbarazzato anche se davanti a lui non ne avevo alcun motivo. Era arrivato il momento di giocarmi la mia carta.
 -Anche se fosse- cominciai con voce suadente. –Sarai abituato a ritrovarti davanti donne svestite. A scuola le ragazze fanno a gara per lanciarti dietro le loro mutandine. Che sarà mai il mio corpo in confronto a tutte quelle che ti sei portato a letto?-
 Ottenni il risultato sperato.
 La mia intraprendenza li sorprese a tal punto da far emergere un rossore sulle loro guance. L’obiettivo era stato raggiunto.
 -Io…-
 -Che sta succedendo qui?!- l’esclamazione di Amy, appena apparsa nella stanza, interruppe il tentativo di risposta che Draco aveva messo in piedi nella sua testa.
 -Chiedi a loro. Vado a vestirmi- mi rivolsi poi verso i due nuovi arrivati. –Se non avete niente in contrario, signori, mi ritirerei nelle mie stanze per indossare qualcosa di più consono.-
 -Se proprio devi…- esordì Massimiliano accattivante.
 I suoi modi continuavano a non piacermi, e il suo sguardo indagatore mi piacevano ancora meno. Eppure, incrociando quegli occhi, non potei fare a meno di arrossire. Stava giocando con me, lo avevo capito. Neanche io gli andavo a genio, e non faceva nulla per celarlo.
 -Idiota…-
 -Zitella acida- ribatté lui.
 -Va bene- s’intromise Marco. –Vale, va’ pure a vestirti.-
 -Sì, Vale. Vai a vestirti?- lo scimmiottò Draco rimarcando il mio nome con odio.
 -Massi! Dacci un taglio, le ripetizioni mi servono- il rimprovero di Marco aveva colpito nel segno. L’amico provò a ribattere ma si ritirò dalla battaglia scusandosi con Iovine che mi rivolse uno sguardo soddisfatto.
 Non mi voltai più indietro. Veloce entrai in camera, chiusi la porta e mi sedetti sul letto.
 -Ma che sta succedendo?- mormorai a me stessa passandomi una mano sul viso. –C’è qualche sconosciuta congiunzione astrale che sta tramando per rovinarmi l’esistenza?-
 Pochi minuti dopo Amy mi raggiunse.
 -Ripetizioni… Marco… Iovine…-
 -Lo so- risposi con semplicità al suo telegramma. –Non ho ancora accettato.-
 -Vuoi scherzare?! Puoi passare del tempo con Marco Iovine, il più popolare della scuola.-
 Alzai la testa di scatto e fulminai Amy con uno sguardo raggelante mentre avvertii i capelli bagnati toccarmi le spalle. Un brivido mi percorse la schiena.
 -Non me importa nulla di chi sia, loro non mi piacciono. Sono troppo immaturi.-
 Amy girava per la stanza, raccattando vestiti puliti da farmi indossare. Mi porse un paio di jeans attillati e una maglia.
 -Sei la solita testona, non puoi pretendere che dei liceali popolari a scuola si dimostrino maturi. A te servono soldi e a lui un aiuto per non essere bocciato, non vedere tutto questo come una punizione divina. Cogli l’opportunità e goditi quello schianto. Lo avrai in pugno in un attimo, ho visto come ti guardava.-
 -Non voglio avere in pugno proprio nessuno!-
 Afferrai i vestiti dalle sue mani con un gesto di stizza.
 -Soprattutto se si tratta di Marco Iovine.-
 La mia amica traditrice scoppiò a ridere. 
 -Chi ha detto che mi riferivo a Marco?-
 Mi lasciò con quella frase, chiudendosi la porta alle spalle.
 Sbattei le palpebre confusa. Non avevo voglia d’indagare sui colpi di testa di Amy.
 Indossai i capi scelti dalla traditrice, asciugai in fretta i capelli e li legai in una coda alta. Non ci pensai nemmeno a truccarmi, sarebbe stato solo un incentivo per far credere ai due principini che me ne importasse qualcosa della loro presenza.
 Ritornai, con grande sofferenza, davanti la porta di ingresso. Marco ed Amy erano sulla soglia e mi guardarono sorridendo.
 -Che sta succedendo?-
 Amy mi porse la mia borsa. Esibiva ancora quel sorriso a trentadue denti che non mi convinceva affatto.
 -Marco ci vuole offrire qualcosa in caffetteria.-
 -Massi è già lì.-
 -Per quello che me ne importa- mormorai afferrando la borsa. Era inutile protestare, la traditrice non mi avrebbe mai permesso di rifiutare.
 La caffetteria era situata nella strada in cui vivevo da anni. Il proprietario era un vecchio amico dei miei genitori, da bambina prendevo sempre il gelato lì. Era un locale piccolo ma accogliente, con arredamento mimale e armonioso in ogni componente. Tuttavia, quel pomeriggio, qualcosa stonava in quell’ambiente per me così familiare.
 Il figlio di Lucifero se ne stava seduto comodo al mio tavolino preferito. Aveva deciso di invadere ogni spazio a cui ero affezionata. Giada, la cameriera ventiduenne che lavorava lì da qualche mese, era in piedi vicino a lui e si prostrava in sorrisi mielosi e occhiate lussuriose. Lui si toccava i capelli con un gesto lento e sensuale, lei ridacchiava colpita. Persino una donna intelligente come lei era caduta nella trappola di quel damerino.
 Una scena raccapricciante.
 -Ciao, Giada- annunciai sedendomi di fronte a Draco. Accanto a lui neanche a pagarmi.
 -Oh, Valeria Ferrari. E’ da un po’ che non ti vedo in caffetteria- disse lei con occhi luminosi.
 Intanto Amy e Marco presero posto.
 -Vi conoscete?- chiese indicando Massi. –Non sarà mica il tuo ragazzo.-
 -No, stessa scuola.-
 -Ah, bene- tornò a fissare Draco estasiata. Un conato di vomito raggiunse il mio stomaco.
 -Cosa vi porto?-
 Tutti fecero la loro ordinazione.
 -Per te il solito, Vale?-
 -Aggiungici una fetta di crostata- risposi con tono lugubre. Dato che ero costretta a stare con certa gente almeno ne avrei approfittato per godermi un ottimo dolce.
 Giada annuì e girò i tacchi con una piroetta sensuale. Ci stava provando spudoratamente con Massimiliano.
 -Che dici, me lo dà il suo numero?- chiese il diretto interessato al suo amico.
 -Secondo me te lo scriverà col cioccolato sulla fetta di torta.-
 Il mio intervento fu inevitabile. Mi sentivo frustrata da una situazione che non avevo voluto, costretta a trascorrere del tempo con ragazzi che non avrei mai frequentato. Potevo essere giustificata per il mio tono poco garbato. Quindi non riuscii a comprendere il silenzio sceso sul tavolo.
 -Sei gelosa, per caso?-
 La voce di Draco mi trapanò il cervello.
 -Di chi?-
 -Di me e la cameriera.-
 -Perché?- lo stupore nella mia domanda era lecito e sincero.
 -Perché forse anche tu sei attratta da me.-
 -Sì, come no.-
 I miei occhi incontrarono i suoi. Non avrebbe letto alcun dubbio nei miei: non ero attratta da lui e, di certo, se Giada voleva provarci era libera di farlo.
 Proprio in quel momento la bella cameriera fece ritorno con le nostre ordinazioni. Ovviamente servì Massi per primo e poi mi porse il mio cappuccino fumante.
 -Grazie- dissi con gentilezza.
 Guardai la ragazza per qualche secondo.
 Draco voleva la prova che non ero attratta da lui? Bene, l’avrebbe avuta.
 -Giada?-
 -Sì.-
 -Il mio amico qui, vorrebbe il tuo numero, ma è troppo timido per chiedertelo.-
 -Oh- disse lei sorpresa.
 Draco mi rivolse uno sguardo accusatorio. Essere definito timido era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato.
 Giada prese il taccuino per gli ordini e ci scrisse sopra qualcosa. Strappò il foglietto e lo diede a Draco che sorrise imbarazzato. Lo avevo messo nella posizione del disperato, tutta la sua spavalderia era andata in fumo.
 -Chiamami quando vuoi.-
 Lei tornò all’interno del locale con aria soddisfatta, mentre io mi reputai fiera del mio gesto.
 -Contento? Provaci con lei, e con qualunque altro essere femminile, non me ne frega niente.-
 -Avrei potuto chiederlo io, non sono timido.-
 Lo guardai. La sua aria seria, da bambino scontento che aveva ottenuto il suo giocattolo con troppa facilità, mi fece venire voglia di ridere. Non bloccai questo bisogno, scoppiai una risata sguaiata.
 -Oh, lo so che avresti potuto… Anzi, so che ti sarebbe piaciuto sfoderare le tue armi da seduttore, ma volevo risparmiarmi lo spettacolo. Sono qui per Marco, non per assistere alle tue tristi commedie.-
 Draco non sembrava contento della mia osservazione.
 -Meglio che me ne vada, non voglio infastidirti ulteriormente. Sei solo un impiastro.-
 -Bravo, vai via.-
 Mi guardavo le unghie, ansiosa che Draco mettesse in atto il suo piano di fuga.
 -Fermo- Marco lo bloccò per un polso. –Devi riaccompagnarmi a casa.-
 -Non ho intenzione di stare un secondo di più con questa vipera.-
 A quel punto non ci vidi più. Lui aveva cominciato con l’atteggiamento di prepotenza, lo aveva fatto per tutto il giorno, e ora ero diventata io la cattiva? No, non lo avrei permesso.
 Allontanai la sedia e mi alzai in piedi fronteggiando Draco.
 -Prova a ripeterlo.-
 -Sei solo una vipera frigida- i suoi occhi parevano lanciare fiamme.
 La mia rabbia esplose.
 -Sarò stata pure un po’ diretta ma hai cominciato tu. Stamattina mi hai trattato da idiota, e anche dopo il mezzo scontro in scooter. Ti presenti a casa mia e pretendi che io sia garbata. Prima di esigere del rispetto da me, prova a concederlo tu per primo. Essere gentili non è una malattia!-
 -Sono gentile solo con chi lo merita.-
 -Ragazzi, siamo in un luogo pubblico- Marco provò a fermarci.
 -E quale grave reato avrei commesso per non meritarlo? Volevo solo una dannata bottiglietta d’acqua. Hai cominciato tu la lite!-
 Draco prese un respiro profondo, forse per evitare di lasciarsi andare a parole pesanti.
 -Ti sei avvicinata a noi con quel tuo sguardo di superiorità, come se fossi la regina della giustizia. Non volevo trattarti con gentilezza perché la prima a non mostrare rispetto sei stata tu.-
 -Che rispetto avrei dovuto mostrare? Eri un estraneo che mi bloccava il passaggio, il rispetto non ti è dovuto solo perché sei il figlio della D’Arcangelo!-
 Avevo toccato un nervo scoperto.
 Lo sguardo di Draco si abbassò e l’ombra della delusione apparve lenta sul suo volto.
 -Ti aspetto a quel tavolo- disse a Marco. Prese il suo caffè e si spostò molto lontano da noi.
 Rimasi ferma in piedi mentre lo osservavo andare via. Mi sentivo in colpa per ciò che avevo detto ma sapevo di avere ragione. Lo aveva detto anche lui: pretendeva rispetto, come se gli fosse dovuto per diritto di nascita, neanche appartenesse a una famiglia aristocratica.
 -Ho esagerato?- chiesi al vuoto mentre mi mettevo a sedere. 
 Amy e Marco mi guardarono in silenzio. Mi sarei accontenta di una risposta da uno qualsiasi dei due.
 -Non preoccuparti- fu Marco a parlare, a voce bassa. –Massi ha un caratteraccio, ogni tanto ha bisogno che qualcuno lo faccia tornare sulla strada giusta. Non ti nascondo, tuttavia, che l’essere il figlio di un’insegnante non è sempre facile per lui.-
 -Potevi andarci più leggera- cominciò Amy. –Credo che entrambi poteste andarci più leggeri.-
 Lo avevo ferito. Lo stomaco mi dava delle fitte dolorose all’idea di avergli fatto del male. Lo avevo persino costretto ad allontanarsi.
 Alzai gli occhi al cielo esasperata. Come immaginavo avrei dovuto vestire io i panni della persona matura. Presi la fetta di torta che Massi aveva lasciato sul nostro tavolo e lo raggiunsi, posando il piatto davanti a lui.
 -Che vuoi ancora?- la sua voce non lasciava dubbi sul suo umore.
 Mi fermai per un secondo, ammirata ancora una volta dall’intenso verde dei suoi occhi. Il mio cervello la doveva smettere di impallarsi quando si trovava in loro presenza.
 -Scusa, i miei filtri non sono sempre attivi. Mangia la torta, torna a sederti con noi quando vuoi.-
 Non attesi una sua reazione, me ne tornai tranquilla dagli altri.
 -Parliamo delle ripetizioni- sbuffai sconsolata. –Non vedo l’ora che questa giornata finisca.-
 -Il tuo gesto è stato premuroso- disse Marco.
 -Avevo sbagliato, ho solo cercato di rimediare.-
 -Vale?- alzai gli occhi e vidi Giada che mi guardava preoccupata. –Scusa se vi disturbo, ma sei proprio sicura che Massi possa chiamarmi?-
 -Immagino che abbia un telefono, perché non dovrebbe chiamarti?-
 Giada rimase un attimo a fissarmi, indecisa sul parlare o meno.
 -Mi sembra più interessato a te che a me.-
 La mia sorpresa doveva essere evidente perché lei si precipitò subito a spiegare.
 -Vi ho sentito litigare. Quando sono uscita dal retro della caffetteria era a quel tavolo e non ti ha tolto gli occhi di dosso fino a quando non sei andata da lui.-
 -Giada, fai quello che vuoi con Massi. Grazie al cielo non ho spesso a che fare con lui.-
 Ero certa che mi avesse fissato per tutto il tempo, di sicuro per provare ad incenerirmi con la forza del pensiero.
 -Okay- e svanì com’era apparsa.
 Marco mi rivolse uno sguardo compiaciuto.
 -Che c’è?-
 -Nulla. Vuoi che ti dica a che punto siamo con le lezioni?-
 -Ottima idea…-
 Ascoltai tutto il resoconto di Marco sul loro programma e non mi ci volle molto a capire il motivo per cui rischiava di essere bocciato in matematica: aveva a malapena un’idea accennata di cosa trattasse quella materia. Non conosceva neanche le formule di base illustrate al primo anno. La sua spiegazione si concentrava sulla difficoltà nel comprendere le formule ma anche sul poco tempo che dedicava allo studio. Detestava la matematica, più ne stava lontano e più la sua salute mentale ci guadagnava.
 -Come ci sei arrivato all’ultimo anno?- chiesi disperata.
 -L’ho aiutato io- la voce di Draco raggiunse le mie orecchie mentre lui si sedeva di fronte a me.
 Era tornato. Il mio cuore fece un piccolo sobbalzo, e sentii l’angoscia per la lite di prima abbandonare il mio corpo.
 -Non puoi aiutarlo ancora?- Magari sarei riuscita a passare la patata bollente a lui.
 -Ho terminato le strategie per passargli le risposte dei compiti. L’ultima volta ci hanno quasi beccato.-
 -Tu hai il massimo dei voti in tutte le materie, aiutalo a studiare invece di passargli le risposte.-
 -Come lo sai?- chiese lui interessato.
 -Amy, spiega tu, ti prego- risposi con l’aria di un’adulta che non aveva voglia di descrivere l’ovvio ad un bambino.
 -Siete popolari- cominciò lei. –Sappiamo tutto di voi. Le nostre compagne di classe ci raccontano di qualunque cosa vi riguardi, andamento scolastico incluso.-
 -Capisco. Quest’anno ci sono gli esami. Mi dispiace, ma non ho proprio il tempo per stare dietro a Marco.-
 Marco scoppiò a ridere.
 -Digli la verità, Massi. Non si scandalizzeranno.-
 Draco lo fissò con rimprovero. Non si fidava di noi e non si preoccupava di nasconderlo.
 -Marco mette a dura prova la mia pazienza quando studiamo. Rischio di farlo fuori a mani nude. Non sai cosa ti aspetta, Ferrari.-
 Mi aveva chiamata per cognome. Detestavo chi usava il mio cognome per rivolgersi a me. Visto e considerato che Draco già lo odiavo, ci passai sopra.
 -Marco, devo andare da Delia tra poco- esordì il mio nemico qualche minuto dopo.
 Mi ero talmente concentrata sul problema di Marco con la matematica, da non rendermi conto di quanto tempo fosse trascorso.
 -L’ennesima conquista?- chiesi ridendo.
 -In un certo senso- rispose lui alzandosi.
 -Giada potrebbe non essere d’accordo- lo punzecchiai.
 -Non credo che la chiamerò, le ragazze più grandi mi hanno sempre dato problemi.-
 Se ne andarono dopo qualche saluto stentato, e rimasi sola con Amy.
 -Sei incredibile…- mormorò lei scuotendo la testa.
 -Di che parli?-
 -Dici di odiarlo ma lo hai fissato fino a quando non sono partiti. Sicura di non essere attratta da lui? Forse ti piace.-
 Mi passai una mano sul viso. Ero stanca di quella giornata e le supposizioni di Amy erano solo la ciliegina sulla torta.
 -Marco Iovine non mi piace.-
 Lei mi sorrise.
 -Chi ha detto che parlavo di Marco?-
 Ancora una volta, scelsi di non indagare oltre.    





|| L'Autrice ||
Le avete trovate tutte le differenze? Bene, ora smettete di farlo. 
Dal prossimo capitolo non ci saranno più differenze da cercare perché le due versioni non avranno niente in comune. 
Il primo "rinnovo" si denoterà dall'arrivo di un personaggio speciale, del tutto nuovo, che sarà la spina dorsale dell'intera storia. Un mentore per Vale, un maestro di vita per ogni personaggio. 
Vi ringrazio per essere passati a leggere e spero di non deludervi. 

Scarcy Novanta (Francesca V. Capone) 

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Capitolo 24
*** La Leggenda Di Zorba (New Version) ***


Capitolo 4: La Leggenda Di Zorba
 
 La mattina successiva aprii gli occhi più presto del solito. I miei genitori dormivano ancora e io me ne restai nel letto a rigirarmi con i pensieri che vorticavano senza sosta.
 Nella mia mente si ricreava la conversazione avuta con Amy riguardo i miei presunti pregiudizi.
 Un mio ennesimo scambio di opinioni con Massimiliano Draco era fuori discussione. Era possibile che io fossi accecata dalle mie convinzioni ma il problema non esisteva. Quel ragazzo ed io non eravamo amici, conoscenti o comunque non eravamo costretti a frequentarci per un qualche tipo di legame.
 Avrei solo aiutato il suo migliore amico.
 Ciò che avevamo in comune terminava lì.
 Quindi non mi capacitavo di aver perso più di un’ora di sonno perché svegliata da elucubrazioni mentali che lo ponevano al centro dell’attenzione. Nonostante la mia avversione per lui, qualcosa in quel ragazzo aveva attirato il mio malsano interesse.
 Arrivai a scuola piuttosto in anticipo. L’edificio era deserto a quell’ora quindi nessuno mi avrebbe notata se fossi salita in classe. Avevo bisogno di un po’ di tranquillità, e la pace dell’aula vuota me ne avrebbe donata, anche se non per molto.
 Mi accomodai al mio banco e presi i libri di letteratura greca dallo zaino. La Bianchi avrebbe interrogato, come ogni volta che si sedeva alla maledetta cattedra. Tanto valeva provare a ripetere qualcosa.
 Ero completamente immersa nella lettura di uno dei tanti autori greci che non vedevo già l’ora di dimenticare, quanto sentii delle voci provenire dal corridoio. Una mi pareva di conoscerla fin troppo bene.
 -Ferrari?- la proprietaria di quella voce fece capolino dalla porta dell’aula.
 -Professoressa, buongiorno- risposi ad una D’Arcangelo stupita.
 -Che ci fai in classe così presto?-
 Lo chiedeva lei a me? In due anni in cui era stata la mia insegnante non era mai stata in grado di arrivare puntuale.
 -Mi sono svegliata all’alba, non sapevo cosa fare a casa.-
 Era la verità, ma meglio non approfondire i motivi della mia alzataccia proprio con la madre del problema principale.
 -Brava, approfittane per studiare che ne hai bisogno.-
 Delicata come suo solito.
 -Claudia, cosa c’è qui?-
 Una ragazza splendida apparve accanto alla D’Arcangelo. Era bionda, bionda naturale, con i capelli lunghi e lucidi che le danzavano sulla schiena. Il viso piccolo e delicato, valorizzato da un paio di meravigliosi occhi color nocciola.
 -Niente, Delia. E’ solo un’aula. Stavo parlando con una mia alunna.- si rivolse a me. –Ferrari, lei è Delia Barton. Si è trasferita oggi nel nostro liceo, le stavo mostrando l’edificio.-
 Da quando la D’Arcangelo si occupava di tour orientativi? Non le era mai importato nulla dei ragazzi che si trasferivano a scuola.
 -E’ la figlia di una mia amica, mi ha chiesto la cortesia di aiutarla ad ambientarsi.-
 -Avrebbe potuto farlo Massi. Non dovevi disturbarti, Claudia.-
 D’un tratto il ricordo del pomeriggio precedente comparve nella mia mente. Draco, doveva andare da una certa Delia. Di sicuro si trattava dello schianto che stavo fissando in quel momento.
 -Massi non ha mai tempo. Che faccia tutto il giorno ancora non lo capisco? Non è mai in casa- disse la professoressa spazientita. –Se non si decide a farti diventare la sua fidanzata, lo spedisco a dormire sotto un ponte.-
 Delia sorrise sognante.
 -Noi continuiamo il giro, Ferrari. Ci vediamo all’ultima ora.-
 -Certo.-
 Un paio di cenni di saluto e le due donne sparirono alla stessa velocità della loro comparsa.
 Mi ritrovai a fissare la porta che la D’Arcangelo aveva socchiuso. Ero persa in chissà quale labirinto mentale, non sbattevo neanche le palpebre.
 Delia era la promessa fidanzata di Massi? Le loro madri si erano sedute a tavolino e avevano deciso del loro futuro? 
 Scossi la testa per scacciare quell’immagine.
 Non erano questioni che mi riguardavano, Draco era libero di fare ciò che voleva della sua vita.
 Girai la pagina del libro con tanta forza che me ne ritrovai un pezzo stretto in mano.
 -Accidenti!- mormorai fissando la pagina.
 Una strana scossa elettrica mi attraversò il corpo. Quei capelli perfetti, quegli occhi perfetti, quel corpo perfetto. Delia incarnava la perfezione mentre io ero una semplice componente della massa. Sarebbe diventata la ragazza di Draco, l’avrebbe scelta.
 Perché la cosa mi dava così fastidio?
 Non erano affari miei!
 Tornai a leggere letteratura greca, non superando mai pagina cinquantadue.
 I miei pensieri furono interrotti dal suono della campanella che fece riversare tutti gli studenti per i corridoi.
 La classe si riempì con i miei chiassosi compagni e solo quando Marti si sedette accanto a me, ricollegai il cervello.
 -Vale?-
 -Ciao Marti- risposi in automatico.
 -Vale…-
 -Ciao Amy- la osservai sedersi al banco davanti al nostro.
 -Vale?- chiesero all’unisono.
 -Cosa?-
 -Che ci fai con un pezzo di pagina in mano?-
 La pagina! Fissai la mia mano sinistra e sbattei le palpebre confusa. Avevo tenuto in mano quel pezzo di carta per tutto il tempo. La mancanza di sonno aveva manifestato i suoi effetti collaterali.
 -Nulla- cominciai cercando il nastro adesivo nell’astuccio. –Ero concentrata nella lettura e ho usato troppa forza.-
 -Concentrata a leggere letteratura greca?- chiese Marti incredula.
 L’entrata di qualcuno mi salvò da spiegazioni imbarazzanti. Sì, perché sarebbe stato davvero sgradevole dover ammettere che forse c’entrava Draco in quella mia stranezza.
 -Buongiorno a tutti.-
 Un saluto annoiato si levò dalla classe.
 Si trattava di uomo sulla quarantina. Indossava dei jeans ed un particolare maglione a rombi, neanche mio nonno aveva un maglione del genere nell’armadio. I capelli neri arruffati e la barba incolta stonavano con la sua giacca impeccabilmente stirata.
 -Sono il professor Tom. In realtà mi chiamo Tommaso, ma preferisco usare l’ipocoristico Tom. Lo so, la parola ipocoristico forse vi apparirà un po’ ostica. Si tratta semplicemente di una modifica fonetica, come il diminutivo. Anche questa mi è sempre sembrata un parola complicata, però se ci fate caso è molto utilizzata. Comunque, tornando al motivo per cui mi faccio chiamare Tom, è di facile spiegazione: il mio nome completo è Tommaso Zanardi e lo detesto.-
 Ci guardammo perplessi. Quell’uomo non aveva respirato neanche per un attimo.
 -Sostituirò la vostra professoressa di storia e filosofia per i mesi a venire.-
 -Professore?- Sara Capuano aveva alzato la mano.
 -Chiamami Tom e dammi del tu. Il professore era mio padre, non io.-
 Ero certa che quello fosse stato un colpo al cuore per la Capuano: per lei dare del tu ad un insegnante era paragonabile ad una blasfemia.
 -Tom…- cominciò con la voce incrinata dallo sforzo. –Vorrei chiederle… chiederti… la modalità d’interrogazione.-
 Quello che più di fondamentale esisteva per la mia classe era proprio quello: sapere il più possibile su come un professore interrogasse ci aiutava a non impazzire. I nostri preferiti erano di certo gli insegnanti che ci concedevano un minimo di preavviso. Le interrogazioni a sorpresa non piacevano a nessuno.
 -Io non interrogo, mia cara.-
 A quelle parole partì un vero boato che si tradusse poi in applausi e cori soddisfatti.
 Il mio cuore urlava dalla gioia all’idea di non dover più sostenere un’interrogazione in filosofia, la materia che meno digerivo.
 -Ragazzi, ho detto che non interrogherò ma ho bisogno di verificare il vostro apprendimento con delle relazioni scritte e anche con altro. Tutto quello che direte potrà essere trasformato in voto- la voce del professore non sovrastava le urla. –Inoltre, ho l’abitudine di risolvere situazioni come questa rivolgendomi al dirigente dell’istituto. Chi non vuole incontrare la preside è pregato di fare silenzio!-
 La preside no! Le sue ramanzine erano infinite e senza alcun senso.
 La classe si ammutolì.
 -Bene, così va meglio.-
 Si sedette alla cattedra e prese il registro di classe. Fece l’appello con una lentezza disarmante e poi alzò lo sguardo sorridendoci.
 -Mi piace arrivare in una nuova classe. Ognuno di voi ha talmente tanto da insegnarmi che sono sempre entusiasta di confrontarmi con dei piccoli Zorba irriverenti.-
 -Chi cazzo è Zorba?- la delicata domanda era nata dalla bocca di Christian Corradi, l’anti studio per eccellenza.
 -Mi piace anche il vostro linguaggio colorito. Non v’impedirò di dire parolacce, Christian. Quindi dovrai trovare un altro modo per minare il buon umore.-
 Ricordava il nome di Christian dopo averlo letto una volta? Quel professore era strambo, molto più di quanto avevo ritenuto ad una prima occhiata.
 Christian impallidì e si sistemò meglio sulla sedia.
 -La tua è comunque una domanda lecita, quindi mi vedo obbligato a rispondere. Almeno oggi tratteremo argomenti interessanti, che Kant ed Hegel non me ne vogliano. Loro sono dei filosofi astrusi da comprendere, ma siete all’ultimo anno e sono compresi nel vostro percorso scolastico. La mia prima ora con voi si rivelerà più produttiva se discuteremo sulla leggenda di Zorba.-
 Ma respirava mai? Non si era fermato neanche per un attimo durante tutto quel monologo.
  -Zorba è un gatto. O era? Non lo so, sono trascorsi parecchi anni- si portò la mano sul mento assorto nei suoi pensieri. –Era il gatto di una mia ex fiamma, lei era un avvocato ambientalista. Una tipa tosta con cui convivere, soprattutto visto che all’epoca avevo il sogno di sfondare con un gruppo rock.-
 Aggrottai la fronte confusa. Stavamo ancora parlando del gatto o no?
 -Vivevo a casa di Cinzia, così si chiamava, ed era tutto un “non mettere la plastica nel contenitore del vetro”, “compra i fazzoletti biodegradabili”, “prepara lo stufato di verdure”, perché ovviamente era anche vegana. Un incubo nel vero senso della parola, perché ci stessi insieme non lo so neanche io. Persino il povero Zorba era costretto a mangiare lo stufato. Oh, Zorba. Giusto.-
 Alla fine era rispuntato il gatto.
 -Zorba era un gatto nero, con il pelo lucido e dei baffi lunghi. Mi odiava. Non scherzo, mi odiava a morte. Ha provato a soffocarmi nel sonno un paio di volte acciambellandosi sulla mia gola. Per non parlare del suo spuntare all’improvviso tra le mie gambe per farmi inciampare. E quella volta in cui ha bevuto il caffè dalla mia tazza preferita, per farmi dispetto. Era davvero un felino ingegnoso.-
 Ascoltavamo tutti la storia, anche senza capire dove volesse andare a parare.
 -Ora, la mia domanda per voi è: perché Zorba si comportava in questo modo?-
 -E’ ovvio- cominciò la Capuano. –Zorba era convinto che lei stesse invadendo il suo territorio, sia in casa che con Cinzia.-
 -Una risposta che potrebbe essere esatta, Sara, ma abbiamo detto di darci del tu- disse Tom sorridendo.
 La Capuano arrossì di vergogna per quel piccolo rimprovero, se davvero si potesse ritenere tale.
 -Avete qualche risposta più originale?-
 Dopo questa, Sara si sarebbe precipitata a buttarsi da un ponte. Per una volta quello che aveva detto non era del tutto corretto. Un evento che aveva dell’inverosimile.
 -Ti invidiava.-
 Ero stata io a parlare? Non era mia abitudine intervenire in una discussione in classe, non faceva parte del mio credo nell’anonimato.
 -Continua Valeria- m’invitò lui alzandosi dalla sedia e accomodandosi sulla cattedra incrociando le gambe.
 Ricordava già il mio nome.
 -Be’, se fossi stata in Zorba io ti avrei invidiato. Per quello che ho capito lui stava con Cinzia prima del tuo arrivo. Tutti i compiti che lei ti affidava li svolgevi, mentre lui, essendo solo un gatto, aveva la possibilità di osservare la vita di Cinzia ma non di viverla insieme a lei. Credo che fosse frustrante per Zorba e l’unico modo che aveva per scaricare le sue emozioni era prendersela con te.-
 Tom mi sorrise passandosi una mano tra i capelli.
 -E’ quello che ho pensato io, brava.-
 Di solito le mie opinioni non corrispondevano a quelle dei miei professori, era il motivo per il quale durante le discussioni in classe non avevo mai proferito parola.
 -Risulta sempre semplice ritenere che un’altra persona assuma un determinato comportamento nei nostri confronti perché le stiamo togliendo qualcosa. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, delle reazioni negative scaturiscono da un certo livello d’invidia. Capita di possedere qualità o anche status sociale che altri non hanno e mai potranno avere.-
 Quel discorso mi stava coinvolgendo molto più di quanto avessi previsto.
 -Zorba non sarebbe mai stato per Cinzia ciò che io ero già solo per la mia appartenenza alla specie umana. E’ triste se ci pensate, ma anche nei nostri rapporti interpersonali proviamo invidia. Tutti la sperimentano, è un impulso del tutto normale. Bisogna solo saperla gestire.-
 In classe calò un silenzio tombale. Le parole del professore avevano colpito tutti, me per prima. Non ci avevo mai badato abbastanza al mio sentimento d’invidia. Non ero solita desiderare di essere come qualcun altro ma dovevo ammettere che in diverse occasioni mi era capitato di invidiare qualcuno.
 -Io stesso, ragazzi, invidiavo Zorba. Andiamo, era una creatura che dormiva tutto il giorno e Cinzia lo coccolava per ore. Avrei dato chissà cosa per essere al suo posto. I grattini sulla pancia piacciono a tutti.-
 Guardai Marti e poi Amy che si era voltata di sfuggita. Non risultò difficile aggregarsi alla risata divertita della classe.
 -Grande, Tom- esclamò Christian alzandosi in piedi e dando il cinque al professore.
 -Un tuo cinque era il sogno della mia vita, Christian.-
 La risata si amplificò ed ero divertita dalla situazione ma una strana sensazione all’altezza dello stomaco m’impediva di tranquillizzarmi.
 -Com’è finita con Zorba?- chiesi cercando di sovrastare le risate.
 Alla mia domanda il silenzio si ripresentò.
 -Con un nemico in comune non è impossibile diventare alleati. Gli stufati di Cinzia ci stavano portando allo sfinimento, così, quando lei era fuori casa, Zorba ed io ci davamo a pasti deliziosi che ci davano la forza per andare avanti. La nostra amicizia nacque davanti ad una splendida bistecca di manzo con rosmarino. Un’autentica delizia.-
 La storia di Zorba attentava alla mia pace interiore. Provavo la spiacevole sensazione che qualcosa in quel gatto mi rispecchiasse, qualcosa che ancora non era chiaro nella mia mente.
 -Se invidiate qualcuno, prima di rivolgergli il vostro odio pensate alla storia di Zorba. Entrambi volevamo essere altro, eppure i nostri sentimenti non erano così diversi. Voi tutti siete come Zorba, siete così giovani che non potrebbe essere altrimenti. Vorrei solo che imparaste ad essere proprio come lui. Da un rapporto nato con i presupposti sbagliati potrebbe scaturire il legame più importante della vostra vita. Proprio come è successo a me e alla mamma di mia figlia…-
 La campanella suonò.
 -Ma questa è un’altra storia. Un giorno ve la racconterò.-
 Un coro di proteste si levò dai miei compagni. Il professor Tom aveva fatto colpo su tutti noi, e non eravamo propensi a lasciarlo andare tanto facilmente, ma la Bianchi pretendeva le nostre teste per l’ora successiva.
 Non appena il professore varcò la soglia della porta, Amy si girò verso di me.
 -Lo hai sentito?- mi chiese con aria di rimprovero.
 -Come tutti, credo.-
 Lei alzò gli occhi al cielo spazientita.
 -Lo hai ascoltato? Le sue parole ti sono entrata in quella testa bacata che ti ritrovi?-
 Sapevo perfettamente dove volesse portarmi con quelle domande ma non le avrei dato soddisfazione.
 -Amy, non sono come Zorba. Non provo invidia e non mi perderò nessun legame fondamentale per la mia vita.-
 -Dai una possibilità a Marco, e smettila di invidiare Massimiliano Draco.-
 -Invidiare Massimiliano Draco? Ma che vai blaterando?-
 Ci mancava solo che le mie amiche mi credessero invidiosa di un ragazzo che non avevo calcolato per più di quattro anni. Non avevo nulla da invidiare a quel tipo.
 -Vale- cominciò Marti con voce calma, dando uno sguardo alla porta per individuare un eventuale arrivo della Bianchi. –In tutti questi anni tu lo hai osservato, hai giudicato ogni suo comportamento e lo hai massacrato con le tue opinioni negative. Ti piace il suo modo di porsi con la gente, ti piace come riesce ad attirare tutti a sé. Non dico che vorresti essere come lui, ma il tuo carattere solitario ti porta per forza ad ammirarlo. Ammettilo una volta per tutte così Amy ti lascerà in pace.-
 La mia replica fu interrotta dall’entrata della professoressa. Non potevamo più parlare.
 Abbassai lo sguardo sul mio libro di letteratura greca dove il pezzo di pagina attaccato con il nastro adesivo faceva bella mostra di sé. Persino quell’incidente era stato causato da lui. Lo avevo capito che il suo atteggiamento mi attraeva, i nostri litigi mi procuravano un’impennata di adrenalina in circolo: questo mi faceva imbestialire, ma dall’altro lato era qualcosa di unico ed eccitante.
 Avevo davvero osservato Massimiliano Draco per tutto quel tempo, e non mi ero mai accorta di quanto i miei giudizi sui suoi lati negativi mi avessero impedito di notare i suoi pregi.
 Qualcosa mi sfuggiva.
 Ora che ci avevo parlato, che un minimo avevo avuto a che fare con lui, il mio giudizio non era cambiato ma… I suoi occhi non ne volevano sapere di lasciare la mia mente, e i suoi capelli lo rendevano molto più attraente visto da vicino. La sua voce, che avevo sempre ascoltato da lontano, era calda e profonda, un suono suadente per le mie orecchie.
 Era molto più affascinante di quanto avessi mai voluto ammettere.
 Passai un dito su quel nastro adesivo con aria distratta.
 Il momento in cui lo avevo strappato coincideva con la comparsa di Delia: una ragazza meravigliosa che io già odiavo per un unico, stupido, motivo. Era la potenziale fidanzata di Massimiliano Draco, e a ragion veduta dato che insieme sarebbero stati una coppia perfetta. Due personalità magnetiche, dall’aspetto che rasentava la perfezione. Sì, erano davvero fatti per stare insieme. Che fosse questo a farmi sentire così inquieta? C’era la possibilità che la mia presunta invidia non fosse rivolta solo a Draco?
 Non trovai una risposta a quella domanda, la Bianchi era pronta con la sua tortura e non potevo ignorarla. 




|| L'Autrice ||

Come promesso nei primi tre capitoli, ecco il punto in cui la storia si separa in modo definitivo dall'originale. 
Da ora in poi nulla sarà più come lo ricordate. 
Pubblicherò entro oggi i capitoli fino al decimo e parte dell'undicesimo. 
Spero di non deludere le aspettative. 
Il personaggio di Tom lo adoro alla follia e sono certa che anche voi lo apprezzerete. 
Grazie per aver letto. 
Un abbraccio

Scarcy Novanta (Francesca V. Capone) 

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Capitolo 25
*** Ciò Che Mormora Il Vento (New Version) ***


Capitolo 5: Ciò Che Mormora Il Vento
 
 Al momento della ricreazione, le mie amiche ed io eravamo sedute nell’atrio della scuola a consumare il nostro pasto in pace. Quel luogo dell’edificio era sempre pieno zeppo di ragazzi, soprattutto appartenenti alle classi inferiori, ma nessuno andava a disturbare tre ragazze dell’ultimo anno. Nessuno, eccetto una persona.
 -Ehilà, Prof!-
 Quel saluto mi provocò dei brividi spiacevoli lungo la schiena. Mi voltai con calma e tutte le mie paure presero forma assumendo le sembianze di un ilare Marco Iovine che mi sorrideva con convinzione.
 -Come mi hai chiamato?-
 -Be’, dato che mi darai ripetizioni che c’è di male se ti chiamo così?- la sua espressione innocente non mi avrebbe convinto.
 -Non mi va che lo fai.-
 -Perché?-
 -Non mi va e basta!- esclamai.
 -Okay, scusa-, rispose lui senza scomporsi di una virgola. –Allora quando ci vediamo?-
 Appena pronunciò quella frase provai la spiacevole sensazione di avere un riflettore puntato addosso. Tutti gli individui nel raggio di sei metri avevano sentito le sue parole, e, in base ai miei fugaci calcoli, doveva trattarsi di una trentina di ragazzi.
 -Ti dispiace abbassare la voce?- mormorai preoccupata. Ebbi l’impressione che chi ci stava intorno si fosse bloccato all’improvviso con l’intenzione di non perdere neanche una sillaba della nostra chiacchierata.
 -Perché dovrei abbassare la voce?- chiese lui. –Ti sto solo chiedendo…-
 “Ti prego non dire niente di stupido”, pensai.
 -…se, magari, oggi possiamo vederci dopo scuola.-
 Frase più sbagliata di quella non avrebbe mai potuto dirla. Riuscivo persino a sentire gli ingranaggi dei cervelli che avevo attorno cominciare ad elaborare febbrilmente le teorie più disparate.
 -Maledizione…-, sibilai passandomi una mano sugli occhi in un gesto stanco. 
 -Lo facciamo a casa mia o a casa tua?-
 Ero allibita. Sino a quel momento non avrei mai giudicato inesistente il buon senso di una persona, ma Marco aveva appena smontato la mia teoria.
 Parlare senza riflettere si rivelò, ai miei occhi, la sua specialità. Una frase come quella, declamata in un’occasione del genere sarebbe stata fraintesa da qualunque studente del nostro liceo.
  -Secondo te scopano da molto?- chiese un ragazzo che doveva essere del terzo anno a un altro di poco più grande, con l’aria accademica di qualcuno che osservava un’opera d’arte.
 -E’ che ne so, però devo riconoscerlo: Iovine sa davvero scegliere, hai visto che tette ha quella?-
 -No, ero impegnato a guardare altro-, disse l’altro puntando lo sguardo sul mio fondoschiena.
 -Adesso basta!- esclamai infuriata.
 Afferrai Marco per un braccio e lo trascinai lontano da quella folla: era meglio limitare i danni finché ne avessi avuto la possibilità. Non avrei mai rinunciato all’anonimato guadagnato in anni di duri sacrifici. Il centro della scena preferivo che lo calcassero altri, anche se dopo il discorso di Tom non ero più certa di nulla. 
 -Ma che stai facendo?- mi chiese lui mentre lo trascinavo in cortile.
 -Sta’ zitto e seguimi!-
 Il mio tono risultò molto convincente e il principe non emise più una sola sillaba.
 Dovevo far capire a Marco come stava la situazione prima che, per l’intero istituto, diventassi la nuova ragazza di Marco Iovine. Avrei preferito recludermi volontariamente in un convento.
 Arrivati in un angolo del parcheggio, lo lasciai andare e mi parai davanti a lui con le braccia incrociate e un’espressione che di amichevole aveva ben poco.
 -Mi sa che senza rendermene conto ho fatto qualcosa che non dovevo-, disse Marco confuso.
 -Vedi, prima che io ti dia ripetizioni di matematica-, cominciai -forse è meglio che ti riassuma la scala gerarchica utilizzata nel nostro liceo. E’ molto semplice. Tu, quell’idiota dell’amico tuo e pochi altri fortunati siete quelli che contano, una specie di divinità, e noialtri siamo solo dei normali studenti. Mi segui?-
 Lui annuì, ma era ancora in alto mare.
 Con un paragone sarei risultata più chiara.
 -Ora, immagina di essere catapultato nell’antichità. Un dio, che so… Apollo, per esempio, scende tra gli umani e inizia a parlare con una donna normale che non ha nulla di speciale. Quale sarà, secondo te, la prima reazione degli altri mortali?-
 -Saranno sorpresi?- chiese lui dubbioso.
 -Peggio, saranno stupiti. E lo stupore porta alla ricerca di una spiegazione. Quale sarebbe la spiegazione più ovvia per Apollo e la mortale?-
 -Che Apollo si è messo in testa di averla? Gli dei sono dipinti come tipetti piuttosto capricciosi.-
 -Precisamente.- Il concetto lo stava afferrando. -Adesso trasferisci la storia di Apollo alla realtà: tu sei la divinità e io la mortale. Gli altri ci vedono parlare, tu mi porti una bottiglietta d’acqua in classe, mi raggiungi vicino al mio scooter e conversiamo, e come se non bastasse, se prima avevamo qualche possibilità di uscire indenni da questa storia, le frasi idiote sul farlo "dove" e "quando" che mi hai rifilato poco fa ci affossano per benino.-
 -Vuoi dire che per gli altri adesso stiamo insieme?- chiese lui sorpreso.
 -Già-, risposi annuendo. –Tu Apollo, io mortale.-
 -E ti dà così fastidio che pensino questo?-. La sua aria innocente mi fece infuriare.
 -Forse per te non fa alcuna differenza se pensano che stai con qualcuno, ma per me è tutta un’altra cosa. Io non ho fiumi di ragazzi che mi vengono dietro e se la mia anima gemella decidesse di non farsi avanti solo perché pensa che sono la tua ragazza rischio di perdere l’occasione della mia vita.-
 Marco mi sorrise divertito. 
 -Fai la dura e la cinica ma in realtà sei una gran romanticona.-
 Arrossii di colpo, era la prima volta che facevo quei discorsi con qualcuno che non fosse Amy o Marti. Avrei voluto correre a sotterrarmi.
 -Da quando voi due andate a letto insieme?-
 Sussultai spaventata. Una voce familiare alle mie spalle ci aveva appena interrotto e chissà perché ero certa di sapere chi fosse l’impiccione in questione.  
 -Noi non andiamo a letto insieme!- esclamai voltandomi verso la mia nuova fonte di irritazione.
 I miei occhi incontrarono per l’ennesima volta quelli verdi di Draco, luminosi e sarcastici proprio come li avevo lasciati il giorno precedente.
 -Sarà-, disse lui scettico. –Comunque tutta la scuola non fa che parlare d’altro.-
 -Cosa?!- quell’urlo soffocato fu la mia unica reazione.
 -Il vento mormora che siete usciti qui fuori dopo che Marco si è dichiarato a te. Stanno tutti aspettando la notizia ufficiale.-
 Non avevo assolutamente parole; immaginavo che sarebbero arrivati a conclusioni sbagliate ed esagerate ma non avrei mai pensato che la mente della popolazione scolastica fosse deviata a tal punto da inventare una storia così assurda in appena un battito di ciglia.
 -Tu sei uno che crede alle voci, Massi?- chiese Marco sorridendo.
 Draco lo fissò per un attimo e poi si aprì anche lui in un sorriso, che io, nonostante la mia irritazione, trovai stranamente piacevole.
 -Direi di no-, scoppiò a ridere. –Figurati se credo alla storia che ti porti al letto questa qui.-
 L’ira prese di nuovo il sopravvento.
 -Questa qui lo dici alle gallinelle che ti corrono appresso!-
 Il mio volto era livido di rabbia.
 Draco e Marco stavano cercando in tutti i modi di non ridere. Io me ne accorsi e la rabbia crebbe al punto da indurmi a sbraitare: –Brutto, stupido, cavernicolo con la permanente!-
 Questa volta Marco scoppiò a ridere sul serio.
 -Che hai contro i miei capelli?- chiese Draco incrociando le braccia.
 Che avevo contro i suoi capelli? Niente, solo mi sembrava strano che vedendolo per strada la gente non lo scambiasse per un cespuglio rinsecchito. I suoi non erano dei capelli normali, erano più simili a una ribelle chioma bionda che se ne stava indomita sulla sua testa. Aveva persino un ciuffo sulla fronte che gli ricadeva sugli occhi e questo lo portava a muovere ogni tanto le testa per riuscire a vederci qualcosa: quel gesto mi infastidiva.
 -Spera solo di non passare vicino a me quando ho in mano un paio di forbici, credo che non sarei responsabile delle mie azioni-, risposi senza ulteriori spiegazioni.
 -In effetti sono un po’ lunghi.- Afferrò il ciuffo che aveva davanti agli occhi e cominciò ad osservarlo pensieroso.
 -Un po’?- domandai scettica. –Mi sorprende che tu riesca a capire dove mettere i piedi.-
 -Forse hai ragione, dovrei tagliarl… Ehi, aspetta un momento. Non ho alcuna intenzione di tagliarmi i capelli solo perché a te dà fastidio come li porto. Girati dall’altra parte quando mi vedi se proprio non li sopporti.-
 -Mi girerò dall’altra parte comunque quando ti vedrò, a prescindere dai capelli.-
 -Sei proprio acida.-
 -Senti chi parla-, dissi alzando gli occhi al cielo.
 Tutti i buoni propositi che Tom aveva instillato in me, si persero come polvere nel vento. Non riuscivo ad evitare di discutere con Massi. Neanche la storia di Zorba era stata in grado di frenarmi.
 -Quando avrete finito con il vostro consueto e affettuoso scambio di opinioni-, intervenne Marco, -gradirei capire quando potremo vederci per le ripetizioni, la ricreazione di solito non dura in eterno.-
 Mi voltai a fissarlo. Si sarebbe rivelato più sicuro chiarire ancora una volta un certo concetto.
 -Marco, se non vuoi che le ripetizioni saltino, da oggi in poi cerca di riflettere prima di parlare. Non sorvolerò ancora su una situazione imbarazzante come questa: ci vorranno giorni prima che a scuola smettano di ricamarci sopra.-
 -Promesso. Starò più attento.-
 Mi sentivo soddisfatta, Marco era una persona ragionevole.
 -Perché gliela dai vinta, amico?-
  Invece, Massimiliano Draco di ragionevole non aveva nulla.
 -Draco, non hai qualcosa da fare? Ragazze da conquistare, sport da monopolizzare? Insomma, vai da qualche altra parte.-
 -La tua gentilezza mi lascia senza parole. Confermo: sei acida!-
 Il suo sguardo penetrò la mia mente. Il verde dei suoi occhi s’incupì e d’un tratto qualcosa, troppo simile al senso di colpa, si fece largo dentro di me. Ero stata dura, sgarbata e me ne rendevo perfettamente conto.
 -Io…-
 -Massi!-
 Una lunga chioma bionda mi sfrecciò davanti e si fiondò tra le braccia di Draco. Posò le sue labbra su quelle di Massi, in un bacio leggero ma dal quale lui non si tirò indietro.
 -Ti ho trovato finalmente! Dovevamo prendere un caffè insieme.-
 Draco la strinse tra le braccia.
 -Scusa, Delia. Me ne sono dimenticato.-
 La D’Arcangelo non era lontana dal suo obiettivo. Quei due si comportavano già come una coppia.
 -Dimenticato? E’ mai possibile che quando si tratta di me non ricordi mai nulla?-
 Quella ragazza aveva una voce squillante che mi trapanava i timpani. Tutto il resto però, era lo splendore assoluto.
 Un senso di disgusto mi avvolse nell’assistere a quella scena. La presenza di entrambi era una vera fonte di fastidio per il mio autocontrollo. Dovevo ritrovare la calma e dileguarmi. 
 -Marco- cominciai. –Ci vediamo oggi a casa tua, dopo pranzo. Ti va bene?-
 -Certo. L’indirizzo…-
 -Puoi darmelo alla fine dell’ultima ora. Devo tornare in classe.-
 Senza aggiungere altro, girai i tacchi e mi diressi a grandi falcate verso l’entrata dell’edificio scolastico.
 Le mani mi formicolavano, forse per l’aria fresca che c’era fuori o più probabilmente per lo scompenso emotivo di poco prima. 
 L’atrio era quasi vuoto, segno che la campanella stava per suonare.
 Presi un lungo respiro. Mi ero ripromessa di dare a Massimiliano Draco una possibilità ma la sua sola esistenza mi faceva uscire dai gangheri. Litigare con lui era inevitabile. Non sopportavo il suo sguardo, non accettavo il modo in cui si rivolgeva a me e di certo non mi piaceva nemmeno frequentare una persona tanto popolare a scuola.
 Con tutta la buona volontà, non vedevo come avrei potuto avere un rapporto civile con quel tipo.
 Invidia. Pregiudizio.
 Tutti non facevano altro che ricordarmi quanto il mio comportamento potesse risultare sbagliato ma io non la vedevo così. Era lecito non trovare una persona piacevole e non avevo voglia di sprecare energie da dedicare allo studio, in un patetico tentativo di conoscere Massimiliano Draco. Per quattro anni ne avevo fatto volentieri a meno e la mia vita era andata a gonfie vele. Non avrei sfidato il destino impelagandomi in un rapporto senza senso. Inoltre, neanche Draco sembrava provare della simpatia per me, quindi il discorso era chiuso, in modo definitivo.
 Amy avrebbe dovuto farsene una ragione.
 D’un tratto una voce mi strappò dai miei pensieri.
 -Ah, Valeria.-
 Mi voltai e vidi il professor Tom che scendeva le scale.
 -Tutto bene?-
 Aveva notato il mio volto stanco, era un attento osservatore nonostante la sua apparenza frivola e divertente.
 Guardai i suoi occhi scuri per un lungo istante.
 -Tom, io non sono Zorba.-
 Quel gatto aveva ceduto, aveva ripensato all’assurdità dei suoi comportamenti ed aveva stretto un legame con il suo nemico originario. Io, invece, non avevo alcuna possibilità: Draco non era una persona con cui sarei andata d’accordo, lo sapevo adesso e il discorso non sarebbe mai cambiato. La compatibilità tra noi era inesistente.
 Feci un cenno di saluto e salì i primi gradini per tornare in classe.
 -Prima o poi tutti seguiamo l’esempio di Zorba.-
 Tom pronunciò quella frase poco prima che sparissi in cima alle scale. 
 


|| L'Autrice ||
In questo capitolo, si ha un piccolo sentore della versione precedente. La scena nel parcheggio tra Marco, Vale e Massi mi è sempre piaciuta tantissimo e non sono stata in grado di rinunciarci. L'ho migliorata e modificata, spero per il meglio. 
Vi anticipo che i prossimi due capitoli saranno piuttosto avvincenti, e vi annuncio anche che in questa versione non si aspetterà così tanto per un primo bacio... 

Grazie per aver letto. 

Scarcy Novanta (Francesca V. Capone) 

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Capitolo 26
*** Attrazione Protonica (New Version) ***


Capitolo 6: Attrazione Protonica
 
 Lorella, la madre di Martina, era la proprietaria di un salone di bellezza molto in voga dalle nostre parti. A volte, per stare insieme, capitava che io e le mie amiche prendessimo del cibo da asporto e poi lo consumassimo nel retro del salone.
 Ci piaceva quella specie di sala relax per i dipendenti. Lorella amava il suo lavoro e voleva che i suoi collaboratori avessero modo di riposare nei momenti di calma.
 La stanza non era molto grande ma vi era tutto il necessario. Un divano comodo, tavolo e sedie, televisore e persino una piccola raccolta di romanzi e riviste. In più alcuni elettrodomestici utilizzati da chi doveva scaldare il pranzo o prendere un caffè. Quel salone era un luogo piacevole in cui lavorare.
 -Avete sentito della festa?- chiese Amy addentando il suo involtino primavera.
 -Che festa?- intervenne Marti quasi strozzandosi con un pezzo di pollo in agrodolce.
 -Marti, smettila con questa repulsione per il divertimento. Lasciati andare ogni tanto.-
 -Qualunque festa sia, io non ci metterò piede!-
 La convinzione di Marti era dura da combattere. La madre ci aveva provato per anni, Amy ed io per altrettanto tempo ma la nostra amica non pareva interessata a certi eventi. Per lei esistevano solo lo studio e i videogiochi, il resto non rientrava nel suo raggio d’interesse.
 -Ci sarà Christian.-
 Marti arrossì.
 Era da qualche tempo ormai che Christian Corradi aveva attirato l’attenzione di Martina. Per quale oscura qualità, non ero in grado di capirlo. Erano come il giorno e la notte. Lei ligia al dovere, sobria e distaccata; lui sempre in cerca di una ragazza, sfaticato a scuola e pronto a qualunque cosa perché una donna decidesse di farlo entrare nelle sue grazie.
 Christian era pericoloso per Marti, lo sapevo, ma la testardaggine della mia amica era leggendaria: se Marti si metteva in testa una cosa, era impossibile smuoverla.
 Così, Amy ed io ormai scherzavamo sull’argomento, confidando in Christian, il quale non si sarebbe mai sentito attratto da un tipo come Martina visto che i suoi standard si mantenevano su ragazze più appariscenti e spigliate. Magari, lei se lo sarebbe tolto dalla mente alla fine.
 -Christian non è un incentivo per partecipare ad un genere di festa che odio. Lo vedo a scuola tutti i giorni, tanto mi basta.-
 -Andremo alla festa, non protestare!-
 Le loro discussioni su argomenti del genere erano interminabili. Mi limitavo ad ascoltare quel botta e risposta senza dimostrare la minima voglia di intervenire. Me ne stavo assorta nei miei pensieri torturando con la forchetta la mia porzione di spaghetti saltati. Amy lo notò subito.
  -Quindi tra meno di un’ora ti troverai nella dimora di quel gran fico?- chiese Amy strabiliata.
 -Amy, non chiamarlo così.- Il mio morale era metri sottoterra. L’idea di restare da sola con l’imprevedibile Marco Iovine non mi elettrizzava per niente. 
 -Tormenta me con la storia di Christian ma neanche lei scherza. E’ solo invidiosa-, la voce di Marti arrivò divertita alle mie orecchie.
  -Certo che sono invidiosa-, continuò Amy. –Marco è il ragazzo più popolare della scuola. Pagherei per essere al tuo posto, Vale.-
 Amy aveva sempre dimostrato un certo apprezzamento per Marco, non ai livelli delle nostre sgallettate compagne di classe ma non aveva mai nascosto di essere affascinata da un ragazzo che attirava tanto l’attenzione.
 -L’interesse che Marco dimostra nei tuoi confronti è innegabile. Che ci sarebbe di male se tu gli piacessi? O che lui piacesse a te? Tu puoi parlarci di tutto, siamo amiche. Se Marco ti piace, dillo e basta.-
 Un sorriso di consapevolezza face capolino sul mio volto. La pazzia della mia amica stava raggiungendo il culmine.
 -Amy, vuoi che ti ripeta ancora una volta i motivi per cui ritengo altamente improbabile, se non assolutamente impossibile, che le tue parole siano corrette?-
 -Lo sai che ho ragione-, continuò lei imperterrita.
 Non mi restava altra scelta che cercare di spiegarmi con più chiarezza.
 -Lui non mi vuole, io non lo voglio e l’unico rapporto che avremo sarà puramente accademico. Ficcatelo in testa!-
 -Ti sbagli-, disse lei con calma. –L’attrazione tra voi due è palese.-
 Ma dove diavolo ce li aveva gli occhi? Di che cavolo di attrazione stava parlando? Se la si doveva vedere da un punto di vista prettamente chimico io e Marco potevamo essere considerati due elettroni: forse eravamo simili ma le forze di repulsione tra noi erano tali da non poter mai, in nessun caso, trovare un punto d’incontro. Non avevo ancora incontrato il mio protone, quella particella di segno opposto che mi avrebbe attratto a lui: anche se cominciavo ad immaginarlo con dei profondi occhi verdi. Questo non era un dato positivo. 
 -Amy tra me e Marco non c’è alcun tipo di attrazione. A volte lo trovo piacevole ma l’idea di avere un rapporto fisico con lui non mi alletta, e sono certa che neanche lui stia puntando a quello-, cercai di spiegarle con calma.
 -Sono d’accordo con Vale-, disse Marti.
 Almeno una delle due era ancora in possesso delle sue facoltà mentali.
 -Allora chi è?- chiese Amy con fare indagatorio.
 -Chi?-
 -La persona che non ti sta facendo toccare cibo- indicò la porzione di spaghetti intonsa che pizzicavo distratta. –E’ uno dei tuoi piatti preferiti e lo stai fissando da mezz’ora.-
 Spalancai gli occhi sorpresa: avevo dimenticato per un attimo quanto Amy fosse brava a leggermi dentro.
 -Nessuno- risposi lapidaria.
 -Vale, non mentire- continuò Amy. –Qualcosa sta facendo ripiegare la tua mente su se stessa. A questo punto, devo supporre che se non si tratta del principe numero uno, allora…-
 Sapevo dove voleva arrivare.
 -Si tratta di Massimiliano Draco- concluse soddisfatta.
 Non potevo nasconderlo ancora, tanto valeva confessare.
 Ormai l’attrazione nei suoi confronti mi era chiara, cristallina.
 Avevo pensato a lui mentre fissavo i miei spaghetti, mentre non ascoltavo le mie amiche. Avevo riflettuto sulla mia reazione alla comparsa di Delia Barton, ed ero troppo razionale per non arrivarci: Delia Burton aveva baciato Draco e questo mi dava fastidio.
 Non era Marco a piacermi, ma qualcun altro stava entrando troppo in profondità nei miei pensieri, e il tutto si sarebbe rivelato molto pericoloso.
 Essere attratta in modo romantico dall’egocentrico, popolare, figlio della mia professoressa di scienze, non rientrava nei miei propositi per l’ultimo anno al liceo.
 -E va bene- dissi alla fine con aria affranta. –Credo di essere attratta da Draco.-
 Quando pronunciai quelle parole ad alta voce, il viso di Massi mi apparve davanti con la sua espressione arrogante. Non ero mai stata abbastanza coraggiosa per ammettere quanto in realtà mi piacesse quel viso.
 -Finalmente lo hai ammesso, ce n’è voluto di tempo.-
 Guardai Amy con aria confusa.
 -Vale- cominciò Marti posando una mano sulla mia. –Sono anni che lo critichi spietatamente, il tuo interesse per lui a noi è sempre stato piuttosto evidente.-
 -Se avessimo mostrato prima i nostri dubbi, ci avresti sbranato per poi negare fino a farmi perdere la pazienza- disse Amy addentando un raviolo al vapore.
 Rimasi in silenzio, ascoltando i suoni che provenivano dal salone di bellezza. Il vociare delle clienti, il rumore dell’asciugacapelli: era un sottofondo bizzarro per i miei pensieri. Avvertivo come un vortice indistinto nella mia testa e non riuscivo a fare chiarezza. Ero attratta da lui, ma fino a che punto?
 -Tu hai sempre bisogno di una scossa per ammettere i tuoi veri sentimenti- disse poi Amy invadendo con prepotenza la mia mente. –Se non c’è un elemento esterno che ti sbatte in faccia la realtà, non sei sincera neanche con te stessa. Ora stai ammettendo la tua attrazione perché è apparsa Delia Barton a portarti via quello che desideri.-
 Non mi sorprendeva che sapessero di Delia, Massi era popolare e la comparsa di quella ragazza non era di certo passata inosservata.
 -Cerca di capire quanto realmente sei attratta da lui, poi ci regoleremo di conseguenza.-
 La voce di Marti era comprensiva.
 -Io…-
 Non sapevo cosa dire. La confusione si era stabilita tra i miei pensieri, con prepotenza e senza chiedere il permesso. Come potevo capire quanto fossi attratta da Massimiliano Draco? Le nostre uniche conversazioni si concludevano sempre con un litigio, e la cosa mi piaceva. Litigare con lui mi smuoveva dentro e quello era l’unico elemento che mi portava a pensare di provare una certa attrazione. L’unico elemento se non cominciavo ad immaginare i suoi occhi, i suoi capelli, il suo viso maturo, le sue labbra…
 -Okay, è tardi. Devo andare da Marco- sentenziai alzandomi in piedi di scatto.
 Non volevo affrontare certi argomenti con il prepotente volto di Massi che aveva preso domicilio tra i miei neuroni.
 -Ma…-
 Provarono a protestare ma io le salutai e mi diressi verso l’uscita. Non avrei più pensato a Massimiliano Draco per tutto il resto della giornata, avevo deciso.
 
  Parcheggiai lo scooter davanti a una graziosa villetta in periferia. Mi guardai attorno ammirata, quel quartiere era formato interamente da ville più o meno simili: tutti edifici meravigliosi.
  Ora capivo le manie di protagonismo di Marco: il denaro non rappresentava una preoccupazione per la sua famiglia, quindi per Iovine doveva essere naturale ottenere tutto quello che voleva, popolarità compresa. Solo invitare dei compagni di scuola in una casa come quella doveva valere un bel po’ di punti per guadagnarsi la fama nel nostro liceo.
  Il mio dito si mosse meccanicamente verso il campanello e suonai con decisione. Mi resi conto che c’era un videocitofono, avrei dovuto immaginarlo...
 -Chi è?- chiese la metallica voce di Marco dall’altra parte. Stava ridendo?
 Se cominciava già a farmi irritare in quel modo, il pomeriggio non sarebbe stato dei migliori, almeno per lui.
 -Hai un videocitofono grande quanto la tua testa! Smettila di fare lo stupido e fammi entrare.-
 -Lo sapevo che ti saresti arrabbiata-, continuò lui divertito.
 -Tu non hai idea di come divento quando sono arrabbiata. Per tua informazione ora sono solo infastidita-, il mio tono era il massimo della serietà.
 -Una ragazza bella come te deve essere meravigliosa anche quando si arrabbia.-
 Ed ecco la famosa goccia, pronta a far traboccare il vaso della mia tolleranza.
 Cercai di trattenere le urla che stavano per scatenarsi uscendo dalla mia bocca e, con tono pacato, esordii: -Se hai intenzione di continuare con questo giochetto imbecille, io me ne torno a casa. Auguri per il tuo problema con i numeri.-
 -Aspetta!- esclamò allarmato.
 Magicamente il portoncino diede uno scatto e io mi lasciai sfuggire un sorriso compiaciuto. Mi piaceva intimorirlo.
 Spinsi il cancello ed entrai.
 Impossibile non notare quanto il cortile interno fosse ben curato.
 La flora non mancava di certo: diverse piante e alberi spiccavano ai due lati della casa e vari vasi con piante fiorite erano distribuiti sotto il porticato che conduceva all’ingresso. Intravidi un giardino sul retro che aveva l’aspetto di un piccolo parco personale. 
 La porta d’ingresso alla villetta si aprì e davanti ai miei occhi apparve Marco in tutta la sua magnificenza, esibendosi in una posa orgogliosa. Non che lo facesse di proposito, però da quando avevo visto dove viveva mi sentivo un po’ in soggezione in sua presenza.
 Quei vispi occhi azzurri mi sorrisero.
 -Vieni avanti-, disse scendendo i tre gradini che ci separavano e prendendomi la mano. –La matematica ci sta aspettando.-
 Da quando avevamo tutta quella confidenza? Il mio spirito diffidente urlava pretendendo il rispetto dovutogli.
 Diedi un piccolo colpo di tosse, al che lui si voltò confuso e mi fissò negli occhi.
 -Qualcosa non va?- chiese con aria innocente.
 “Sì, sto per romperti un polso.”
 I pensieri erano un tantino estremi ma la pazienza aveva ormai raggiunto, e superato, il limite.
 -Ti dispiace restituirmi la mano?-
 Marco rise divertito.
 -Forse è meglio mettere le cose in chiaro. Tu mi piaci, e con le persone che mi piacciono divento espansivo. Non ti sto tenendo la mano con un secondo fine, voglio solo la tua amicizia. Ti senti più tranquilla, adesso?-
 Mi guardava con quei suoi occhi limpidi e un tantino eccentrici. Rimasi spiazzata per qualche secondo e questo gli diede modo di trascinarmi in casa senza lasciarmi la mano. Una volta dentro la tirai via e lo fissai irritata.
 -Tanto lo so che ti piace quando faccio così-, disse con un sorriso sornione.
 -Certo, mi piace come fare il bagno in un lago ghiacciato nel pieno dell’inverno siberiano-, mugugnai incrociando le braccia.
 -Prima o poi diventeremo amici. Sono molto testardo, ottengo sempre ciò che desidero.-
 -Lungi da me infrangere le tue speranze. Ora possiamo cominciare con le ripetizioni? Non ho tutto il pomeriggio.-
 -Mi sei sempre più simpatica.-
 Trascorremmo l’ora successiva sui libri di matematica.
 Dopo dieci minuti di spiegazione mi ero subito rassegnata a chi avessi di fronte: qualcuno che non aveva neanche la minima idea di come fosse fatta la matematica. Marco era impedito in ogni problema che sottoponevo, i concetti non gli entravano in testa neanche a pagarlo oro e la sua faccia inebetita mi provocava una tremenda pulsazione alla tempia destra. 
 Feci un profondo respiro e cercai parole più semplici per fargli comprendere una nozione elementare che non riusciva proprio a fare sua. Non ebbi molto successo.
 -Pausa!- esclamò lui all’ennesima formula errata che mi propinava.
 -Abbiamo studiato solo per un’ora e, per come sei messo, non è sufficiente. Neanche altri quattro anni risulterebbero abbastanza.-
 -Ti prego.-
 Dirgli di no mi fu impossibile. Se non lo avessi accontentato non mi avrebbe dato tregua, e quell’unica ora di ripetizioni con Marco mi aveva prosciugato ogni energia. Non vedevo come avrebbe mai ottenuto un voto accettabile in assenza di un miracolo.
 Il pomeriggio migliorò quando mi ritrovai a bere un ottimo caffè preparato da Marco Iovine in persona. Caffè accompagnato da biscotti spettacolari cucinati il giorno prima da sua madre.
 Mi raccontò qualcosa della sua famiglia durante la pausa dallo studio. La madre aveva una pittoresca pasticceria in centro, mentre suo padre era un avvocato. Tutto ciò era di pubblico dominio a scuola ma non volevo privargli il piacere di parlare per mezz’ora di quanto i suoi lo stressassero e di quanto gli mancasse la sorella che si era trasferita due anni prima all’estero per studiare.
 -Se a me è mancata, non ti parlo di come stava Massi dopo la partenza di Giulia.-
 Le mie antenne si rizzarono.
 -Lui aveva una cotta tremenda per lei, in quel periodo neanche Delia riusciva a metterlo di buonumore.-
 Il mio stomaco si torse nel sentir parlare di due ragazze legate in qualche modo a Draco. Possibile che mi desse così fastidio? I segnali che il mio corpo mi inviava non erano di buon auspicio.
 -Delia- cominciai cercando di sembrare disinteressata. –L’ho incontrata oggi in compagnia della D’Arcangelo. La professoressa le aveva riservato un tour speciale della scuola e poi ha detto qualcosa riguardo al fatto che Delia e Massi sarebbero dovuti stare insieme. Tu ne sai niente?-
 Sperai con tutto il cuore che Marco non facesse domande riguardo il mio interesse per la vita di Draco.
 -Massi e Delia sono una storia che va avanti da anni, ormai mi annoio anche a pensarci.-
 Anni? E il mio cervellino senza ritegno si lasciava ancora attrarre da idee strane su Massimiliano Draco, i suoi occhi, i suoi capelli, le sue labbra… Cervello datti una calmata!
 -Non che ci sia mai stato nulla di concreto. La fissa di Delia per Massi che è una questione vecchia. Credo avesse appena otto anni quando ha deciso di far diventare Massi il suo ragazzo. E’ più dura del cemento armato.-
 Bevvi l’ultimo sorso di caffè dimostrando ancora una volta la mia superiorità sull’argomento, dentro però sentivo il seme della gelosia germogliare, millimetro dopo millimetro.
 -E Massi ne è innamorato?-
 Gli occhi di Marco si fissarono nei miei, socchiusi dal sospetto.
 -Non credo che Massi sia interessato a Delia in quel senso. L’ha sempre protetta come una sorella, e per il momento drammatico che lei sta vivendo, si sente di doverle dare più corda del solito.-
 -Di che momento drammatico…-
 La mia domanda venne interrotta a metà dal suono del campanello.
 -Scusami un attimo.-
 Marco si alzò e dopo pochi minuti lo sentii fare ritorno con la sua voce colma di allegria. Cominciavo a sentirmi intollerante verso il suo perenne buonumore.
 -Siediti, c’è ancora del caffè se lo vuoi.-
 L’ospite di Marco fece il suo ingresso nella stanza insieme al padrone di casa. Il mio cuore si bloccò e non sapevo se sarebbe più tornato a battere.
 -Ma che ci fai qui?- chiese Marco mentre Draco era impegnato ad intimidirmi con il suo sguardo.
 Quel verde sarebbe diventato il mio incubo prima o poi. Prendeva possesso dei miei occhi senza chiedere l’autorizzazione, e si impadroniva della mia mente che non trovava appigli per evitare di perdersi in quel mare splendido.
 -Massi?-
 La domanda di Marco costrinse Draco a concentrarsi sul suo amico.
 -Dimmi?-
 -Ti ho chiesto che ci fai qui?-
 -Ah, io…- cercò qualcosa nello zaino che portava in spalla. –Ti ho riportato questo.-
 Si sedette accanto a me fissandosi le mani.
 -Questo videogioco te l’ho prestato quasi un anno fa! Che me ne dovrei fare adesso? Sta per uscire il seguito.-
 -E’ tuo. Te l’ho riportato- la sua voce non pareva ammettere repliche. -Questo caffè arriva?-
 Marco si diresse verso la cucina e nel soggiorno calò un silenzio tombale.
 Se avessi voluto, avrei potuto tagliare la tensione con un coltello tanto era fitta. Inspiravo ed espiravo ansia ad ogni atto respiratorio mentre evitavo accuratamente di rivolgere gli occhi nella direzione di Massi.
 Neanche lui sembrava voler proferire parola.
 Che stava succedendo?
 Di solito avremmo litigato, a quel punto avremmo già dovuto mandarci a quel paese a vicenda. Invece, solo il silenzio, regnante e dittatore di quella situazione inverosimile.
 -Ciao.-
 Fu il saluto lapidario di Massi.
 -Ciao- la mia risposta non dimostrò una nota diversa.
 Ogni fibra del mio essere pareva attraversata da una scarica elettrica. La vicinanza di Massi mi levava ogni sogno di restare calma, e dovetti sforzarmi parecchio per non cedere alla tentazione di perdermi ancora in quegli occhi.
 L’attrazione era tanta, troppa, per essere ignorata. Il mio corpo voleva protendersi verso il suo, quella necessità era un istinto difficile da domare. Così mi resi conto, mio malgrado, che Massimiliano Draco andava trasformandosi in quel famoso protone pronto ad attirarmi nella sua rete.
 Avrei mai potuto combattere una forza d’attrazione di quella portata?





|| L'Autrice ||
 
Bene, bene, bene.
L'apparizione di Massi. Secondo voi sarà una cosa buona o no?
Be' tra un po' pubblicherò il prossimo capitolo e lo capirete. 

Grazie per aver letto.

Scarcy Novanta (Francesca V. Capone)

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Capitolo 27
*** Un Apostrofo Rosa (New Version) ***


Capitolo 7: Un Apostrofo Rosa
 
 Entrai nella mia camera e chiusi la porta con forza. Esausta, mi sfilai le scarpe e mi buttai a faccia in giù sul letto, affondando il volto nel cuscino. Non volevo più saperne nulla di niente e di nessuno.
 Avevo chiuso con le ripetizioni.
 Avevo chiuso con i miei travagli mentali.
 E soprattutto, avevo chiuso con Massimiliano Draco. Non ne potevo proprio più di lui e della sua presenza constante tra i miei pensieri.
 Dopo il suo arrivo a casa di Marco, Draco ed io avevamo passato l’ora successiva nel far fronte comune con il problema di Marco. Insieme avevamo spiegato i concetti più complicati per Marco, rendendoli accessibili, riducendoli quasi all’osso.
 Al termine di quell’ennesima ora, la testa di Marco pareva fumare e decisi, perciò, che il nostro pomeriggio di studio fosse giunto al termine. Non potevo pretendere di risolvere tutto in un unico incontro.
 -Prima del tuo arrivo, Massi, stavamo proprio parlando di te. Vale sembra interessata alla storia di Delia.-
 Mi voltai di scatto verso Marco e lui mi fece un occhiolino compiaciuto. Come gli era saltato in testa di riesumare quel discorso? In presenza di Massi, avrebbe dovuto essere morto e sepolto. Se solo avessi minacciato Marco perché tenesse chiusa quella boccaccia... Accidenti a me! Amy non avrebbe commesso un errore grossolano come quello.
 Draco mi guardò confuso e io decisi che era il momento di squagliarmela prima che la situazione si complicasse.
 -Be’, io devo andare. Ci sentiamo per la prossima lezione, il mio numero ce l’hai.-
 Raccattai le mie cose con grande fretta.
 -Vale… Cosa…-
 Marco voleva fermarmi ma non ci sarebbe riuscito.
 Salutai entrambi con una mezza frase di cortesia e mi catapultai fuori da quella casa che si era rivelata all’improvviso molto più piccola e stretta di quando ci ero entrata.
 Arrivata allo scooter ero pronta ad indossare il casco ma sentii una mano stringersi attorno al mio polso. La presa sul casco si affievolì. Cadde a terra con tonfo sordo.
 Sapevo quello che avrei visto voltandomi e non mi sbagliavo. Gli occhi di Massi troneggiavano sui miei impedendomi di parlare o pensare a una mossa da compiere.
 -Il tuo numero ce l’ha, ma se gli lasci il telefono non credo che possa contattarti.-
 Mi porse lo smartphone senza mollare la presa sul polso. Afferrai quell’aggeggio infernale, colpevole di esistere, e provai a tirare l’arto intrappolato ma Draco non sembrava voler allentare la presa. 
 -Grazie per il cellulare. Adesso mi lasci andare?-
 -No.-
 -Che risposta sarebbe?-
 -La risposta che meriti.-
 Diedi uno strattone col solo risultato di farmi male nel sentire la stretta di Massi più vigorosa di prima. La sua mano era calda, grande e il suo tocco mi destabilizzava.
 -Basta scappare. Tu fuggi sempre.-
 Smisi di fare resistenza, era un unitile spreco di energie. Ero stata beccata e questa volta non me la sarei cavata con poco.
 -Ogni volta che l’attenzione si sposta su di te, o devii il discorso oppure ti dilegui, sperando che la questione non ti insegua. Ti informo che io i problemi li affronto, quindi non puoi permetterti di sgattaiolare via come se nulla fosse… Perché sei interessata a Delia?-
 Presi un respiro profondo: non dovevo cacciarmi nei guai, quindi si rendeva necessario che la mia risposta fosse ragionata.
 -Era tanto per parlare. Marco è tuo amico, Delia non l’avevo mai vista a scuola e volevo sapere chi fosse. Non sono interessata a lei in modo particolare.-
 -Pensi sul serio che me la beva?- chiese Massi lasciandomi andare.
 -Vuoi la verità? Bene, non ho problemi a dirtela- inventarmi qualcosa alla svelta, questo dovevo fare. –Volevo evitare di restare chiusa nei miei pregiudizi su di te. Perciò, al posto di pensare subito che Delia fosse una delle tante che ti porti a letto, ho chiesto a Marco. Lui mi ha smentito, spiegandomi che si tratta di una tua amica d’infanzia. Tutto quello che volevo si riassume in questo: per una volta non ho dato ascolto a pettegolezzi e voci sui due principi della scuola, e ho indagato dato che ne avevo la possibilità. Tutto qui.-
 Massi incrociò le braccia con sguardo serio.
 -Mi vuoi davvero far credere che sei scappata per una spiegazione così semplice.-
 -Esatto. Puoi crederci o no, sinceramente non me ne importa.-
 -Però t’importa sapere se mi porto a letto Delia. Perché?-
 Dovevo inventarmi un’altra spiegazione plausibile, e non ero una che ragionava al meglio sotto pressione.
 -In questi anni, ti ho visto con tante di quelle ragazze che ormai ho perso il conto. Nessuna, però, era bella come Delia. Lei è stupenda, Draco, è veramente il meglio sul mercato. La mia curiosità è data da questo: è così bella che non capivo come potesse piacerle uno come te.-
 Massi scoppiò a ridere.
 -Marco te lo avrà detto che lei ha una cotta per me da una vita. Quindi perché ti stupisci se le piaccio?-
 Quanto era arrogante ed egocentrico. Per lui era del tutto normale che una ragazza come Delia cadesse ai suoi piedi per adorarlo e porlo sul piedistallo di divinità. Forse ero attratta da lui, ma c’era un limite a quello che la mia pazienza era in grado di tollerare.
 -Stamattina non lo sapevo che Delia è da sempre cotta di te. E comunque, tutte le ragazze che sono uscite con te hanno qualche rotella fuori posto. Mi sono scervellata per anni, nel tentare di capire il loro punto di vista, ma ancora non trovo nulla in te che possa renderti così ambito per il genere femminile. Sei solo un ragazzino che gioca a fare il duro, ma di attraente, a conti fatti, non hai proprio un bel niente.-
 Buttai fuori dai polmoni l’aria rimasta e sentii l’adrenalina scorrermi nelle vene. Era quella sensazione a rendermi dipendente da Massimiliano Draco, lo avevo appena capito. Mi sentivo libera dopo i nostri litigi, mi sentivo sollevata. Con lui, discutendo con quel ragazzo, ero davvero me stessa.
 -Se vuoi te lo mostro quello che attrae tutte le altre- disse lui con un sorriso sghembo.
 -Andata! Sono proprio curiosa.-
 Non sapevo in che cosa mi fossi cacciata fino a quando non avvenne.
 Massi si avvicinò a me lento e senza perdere di vista i miei occhi. Sentii il cuore accelerare mentre il sangue vorticava all’interno, preda di una pressione che non accennava a diminuire ma ad innalzarsi senza incontrare un limite.
 -Il motivo per cui le ragazze non possono resistermi…-
 La sua voce era bassa, suadente, terribilmente calda. Come calda era la mano che aveva posato sulla mia guancia. Avrei voluto ribellarmi, scappare via, ma il suo sguardo non allentava il mio ed ero come prigioniera di una forza invisibile che non mi permetteva di muovermi.
 Sapevo ciò che stava per fare ma ero consapevole di desiderarlo. Il mio corpo agiva semplicemente di conseguenza.
 -Il motivo, Vale, è che so quello che vogliono le ragazze.-
 Quanto poteva essere calda una mano? Quanto potevano essere irresistibili degli occhi e invitanti delle labbra?
 Le sue lo erano tanto, una vera calamita a cui non avevo intenzione di sottrarmi.
 -Lasciami andare- fu la mia unica, esigua, protesta sussurrata con appena un filo di voce.
 -Tu non vuoi che ti lasci andare.-
 Deglutii a vuoto, tutti i miei liquidi si erano concentrati per creare il rossore che m’invadeva il volto.
 -Non lo vuoi, perché quello che sto facendo ti piace. Sento il tuo battito sotto la mia mano, ed è veloce.-
 Quando era scesa sul collo la sua mano? Ero talmente concentrata sul verde intenso dei suoi occhi da non averlo notato. Sulla sottile pelle del mio collo, il calore emanato dal suo corpo si avvertiva intenso e inesorabile.
 -Non protestare.-
 Prima che potessi davvero farlo, lui me lo impedii. Le sue labbra avevano raggiunto le mie, imprigionandole in un bacio. Era caldo, avvolgente e colmo di brividi che si diffondevano per tutto il corpo finalmente appagato.
 I miei occhi si chiusero, soccombendo alla pressione di quell’attrazione repressa da giorni. La valvola di sfogo si era presentata nelle labbra, nell’intero corpo, di Massimiliano Draco.
 Le sue labbra erano morbide e il suo respiro soffiava dolce vicino al mio naso, inebriandomi con il suo profumo. Quel turbinio di emozioni mi costrinse a schiudere le labbra per accogliere quel sapore che tanto avevo bramato. 
 Massi posò le sue mani sui miei fianchi e mi attirò a sé, approfondendo il bacio, trascinandomi in un vortice di emozioni fino ad allora sconosciute.
 Risposi a quel gesto ma quando le mie braccia si mossero per stringersi attorno alle sue spalle, lui mi spinse via in modo brusco.
 Lo fissai negli occhi, e lo vidi: il desiderio albergava nelle sue iridi lucide ma il resto del suo volto si prendeva gioco di me.
 -E così, Valeria Ferrari, anche tu sei una di quelle ragazze. Non sei migliore di loro, cedi all’attrazione per me, come chiunque altra.-
 Fu inevitabile.
 La mia mano si scontrò con la sua guancia in uno schiaffo colmo di rancore. Aveva giocato con me, aveva giocato con quel sentimento che non riuscivo a definire, e lo aveva fatto con una naturalezza disarmante, quasi perfida.
 -Forse sono attratta dal tuo aspetto, ma i tuoi atteggiamenti, le frasi sprezzanti che pronunci, mi fanno comprendere, giorno dopo giorno, che io posso solo odiarti. Ti odio, e questa è una certezza!-
 Lui si allontanò di un paio di passi e mi guardò senza perdere quel suo sorriso canzonatorio.
 -Del tuo odio me ne infischio. Era una prova che volevi, e una prova ti ho dato. Quindi smettila di chiederti come mai ho decine di ragazze che mi vengono dietro, e comincia a domandarti perché tu non trovi neanche un povero idiota che ti sopporti.-
 -Sei uno stronzo- esclamai infuriata. –E io che mi sforzavo di comprenderti.-
 -Non te l’ho chiesto io.-
 -Non avvicinarti mai più a me!-
 -Contaci!-
 Si voltò dirigendosi in fretta verso il suo scooter. Mise in moto e partì sgommando, lasciandomi in piedi, da sola davanti alla realtà.
 La mia attrazione per lui era insopportabile, una punizione che non meritavo.
 Si era preso gioco di me e l’unica cosa su cui mi concentravo realmente era il suo sapore, ancora intenso sulle mie labbra gonfie e arrossate. Un bacio breve ma talmente deciso da non lasciarmi neanche una molecola di ossigeno in corpo.
 Un minimo movimento era impensabile.
 Avvertivo le lacrime di rabbia pungere dietro gli occhi, spingevano per uscire, ma non avrei dato a Draco l’ennesima soddisfazione. Quelle gocce sarebbero rimaste dov’erano.
 -Perciò il tuo interesse per Delia non era semplice curiosità.-
 Sussultai nel sentire quella voce.
 -Hai visto tutto?- chiesi rivolta a Marco che se ne stava con le mani in tasca, appoggiato al cancello di casa sua.
 -Me lo stai domandando davvero?-
 Era ovvio che avesse assistito alla scena di poco prima, la curiosità di Marco si manteneva stabile a livello di super impiccione.
 Mi chinai per prendere il casco, e lo indossai pronta a montare sullo scooter.
 -Lui ti piace.-
 La mano si bloccò mentre infilavo la chiave nel sistema di accensione.
 -Non sono affari tuoi.-
 -Lui non l’ha notato, ma io ho visto che stavi per abbracciarlo. Se fosse dipeso da te, quel bacio non si sarebbe interrotto.-
 Finalmente riuscii a girare la chiave.
 -Le nostre ripetizioni terminano qui. Elimina il mio numero.-
 -Ma Vale…-
 -Non voglio più avere niente a che fare con voi!-
 I miei occhi fulminarono quelli di Marco e prima che avesse modo di rispondere, mi trovavo già a qualche metro di distanza, con il casco che ovattava tutti i suoni intorno a me tranne il rombo del motore.
 Ero arrivata a casa in quelle condizioni.
 I miei genitori erano ancora fuori, ed era una fortuna. Non volevo parlare con nessuno.
 Quel pomeriggio si era rivelato devastante e mai più avrei dato modo a quei due d’interferire con la mia vita. L’anonimato mi era calzato a pennello in quegli anni, i due principi della scuola non mi erano mai andati genio, e adesso capivo che il mio istinto non sbagliava.
 Strinsi con più forza il cuscino contro il viso. Le lacrime lottavano ancora per ottenere la libertà ma non avrei ceduto. Il bacio ricevuto da Massi non avrebbe intaccato la mia salute mentale, e le mie emozioni non sarebbero fuggite attraverso delle inutili lacrime disobbedienti.
 Ero attratta da lui, mi piaceva. Aveva, però, commesso l’errore di umiliarmi e per quanto volessi ancora inebriarmi del suo sapore, non mi sarei abbassata a perdere un solo altro briciolo di dignità a causa di un ragazzo del genere.
 Presi un profondo respiro. Il profumo del detersivo usato dalla mamma si fece largo nelle mie narici sino ad arrivare in fondo al cuore.
 Massimiliano ed io non avevamo alcuna possibilità di avere un rapporto, non più.
 Me ne dovevo fare una ragione alla svelta.
 Avrei voluto parlarne con le mie amiche, ma raccontare ciò che era accaduto si sarebbe rivelato una maniera per riportare il ricordo a galla e, sinceramente, volevo solo dimenticare.
 Rotolai sul letto e mi ritrovai a fissare il soffitto con le mani posate sul ventre.
 Da bambina ci avevo attaccato delle stelle che brillavano al buio. Era passato così tanto tempo che non possedevano più il loro bagliore originale. Il potere che avevano sempre avuto non lo avevano perso: mi rilassavano. Bastava che le guardassi e loro, belle e luminose, mi donavano la luce nell’oscurità.
 Il mio cuore decelerò e le lacrime abbandonarono la battaglia.
 Le stelline funzionavano ancora come il primo giorno in cui mi ero soffermata a fissarle. 
 Il cellulare cominciò a squillare. Lo tirai fuori dalla tasca e lo misi all’orecchio senza mai distogliere lo sguardo dalla panacea luminosa sul soffitto.
 -Vale?-
 -Ciao, Amy.-
 Ci fu una pausa, Amy non parlava. Aggrottai la fronte sorpresa: Amy non era mai rimasta in silenzio al telefono.
 -Vale…-
 -Amy, che succede?- chiesi mettendomi subito a sedere. Iniziavo a preoccuparmi.
 -Vale, sto per uscire con un ragazzo.-
 -Tutto qui? Esci sempre con un ragazzo, sei una collezionista di primi appuntamenti. Perché la tua voce è così seria?-
 -Tra poco andrò a cena con Marco…-
 Non avrebbe detto quel cognome, vero? Tutti ma non lui!
 -Insomma. Marco Iovine mi ha chiesto di uscire un’ora fa, e io ho risposto di sì.-
 Un brivido spiacevole mi attraversò per intero la schiena.
 -Com’è successo?-
 -Mi ha contattata sul mio profilo. Mi ha chiesto se volessi cenare con lui, è stato così carino.-
 -Amy… Amy, non…-
 -Vale, non ti sto chiedendo il permesso, non sei mia madre. Devi solo dirmi se per te ci sono problemi. Non ho ancora chiaro se tu voglia un qualche genere di rapporto con lui, e se è così vorrei sapere se questo appuntamento rischia di complicarti le cose.-
 Chiusi gli occhi in un gesto di pura stanchezza.
 -Marco non m’interessa. Sei liberissima di uscirci.-
 Amy parlava di Marco da anni, non potevo negarle un serata con un ragazzo che le piaceva solo perché avrei voluto vedere il suo migliore amico su una gogna, umiliato in pubblica piazza.
 -Suonano alla porta, credo sia arrivato. Possiamo parlarne meglio domani?-
 -Certo- modulai la mia voce perché apparisse tranquilla. –Vai e divertiti.-
 -Grazie.-
 Chiuse la telefonata e rimasi a fissare lo schermo del cellulare. Il riflesso del mio volto era piuttosto stanco e pallido. Avevo bisogno di mangiare e dormire, soprattutto dormire. Dovevo tornare in forze perché il giorno dopo avevo una missione da portare a termine: interrogare Marco Iovine.
 Non conoscevo il suo obiettivo, la vera ragione per cui avesse chiesto ad Amy di uscire proprio dopo il mio solido rifiuto ad essergli amica, insegnante o qualunque altra cosa.
 Se la sua intenzione era quella di soggiogarla per arrivare a me, avrei stroncato la questione sul nascere.
 Mi ributtai sul letto e le mie stelline tornarono ad invadermi la visuale.
 -Che sta succedendo?-
 Lo chiedevo a me stessa e al nulla. Mi sentivo inquieta, lo stomaco mi doleva e il cuore non ne voleva sapere di tornare ad un ritmo cardiaco stabile. Era come se fossi costretta a restare su un’altalena contro la mia volontà. Sensazione che non avevo mai provato in vita mia.
 Sentii, d’un tratto, qualcosa di umido abbandonare i miei occhi.
 Erano lacrime fuggitive, avevano trovato un modo per eludere la sorveglianza e adesso scendevano abbondanti senza che io potessi fare nulla per impedirlo.
 -Che sta succedendo?-
 Questa volta era una domanda smorzata dal mio pianto silenzioso.
 Piangevo per Massimiliano Draco, piangevo per essere attratta da qualcuno così diverso da me, piangevo per evitare che il mio cuore sanguinasse.
 Quei sentimenti non andavano bene, non avrebbero portato a nulla di buono.
 Guardai ancora una volta le stelline sul soffitto, ma le lacrime non accennavano ad arrestare la loro discesa.
 Un sorriso amaro mi si dipinse sul volto.
 -Le mie piccole stelle non funzionano più.-
 Mi girai sul fianco tuffando la testa nel cuscino, lasciando che s’impregnasse di quelle lacrime insubordinate che avevano dato ascolto al cuore e non al cervello. 

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Capitolo 28
*** Due Al Prezzo Di Una (New Version) ***


Capitolo 8: Due Al Prezzo Di Una
 
 Erano trascorsi due giorni dal pomeriggio a casa di Marco e non avevo trovato ancora occasione di parlare con Sua Altezza il principe numero uno. Mi evitava, sentiva nell’aria l’odore della mia rabbia e scappava a gambe levate neanche fosse stato un coniglio in carne ed ossa.
 Nel frattempo Amy non faceva altro che raccontare del suo appuntamento con Marco. Il migliore della sua vita, a sentire lei. Era stato divertente, dolce e la cena gliel’aveva offerta lui. Di solito Amy non era entusiasta dei suoi appuntamenti. Usciva con tanti ragazzi ma il primo incontro si rivelava, molto spesso, anche l’ultimo dato che nessun essere umano di sesso maschile avrebbe mai potuto soddisfare la sua lista di credenziali.
 Carino. Spiritoso. Intelligente. Amante dello sport. Generoso. Sempre ottimista. Magari più grande e automunito. In altre parole un alieno, nessun umano era in grado di possedere tanti pregi.
 Non ero del tutto convinta che Marco Iovine rispecchiasse ogni singolo criterio ma quando Amy ne parlava, pareva che stesse descrivendo un incredibile sogno.
 Fingevo di essere felice per lei ma dentro bramavo solo di trovarmi faccia a faccia con quell’individuo. Dovevo smascherare le sue intenzioni prima che le facesse del male.
 Tentai di inviargli dei messaggi per incontrarci da qualche parte a parlare, ma lui m’ignorò.
 In quei due giorni i miei pensieri erano rivolti nel cercare un confronto con Marco, eppure il ricordo di Massi non accennava a sbiadire. Quel bacio era tatuato sulle mie labbra ed era difficile da ignorare.
 Incontrai Draco nei corridoi o all’uscita da scuola. I nostri sguardi non si erano mai incrociati: avrei dovuto rallegrarmene ma la tremenda sensazione di essere ancora intrappolata sull’altalena mi faceva da monito sui miei veri sentimenti.
 Quando i suoi occhi non si rivolgevano a me, il mio cuore indiceva una protesta contro il mio cervello. L’attrazione nei confronti di Draco mi voleva spingere ad andare da lui, tutte le volte che lo incrociavo.
 Non avrei ceduto.
 Non volevo più sentire il suono della sua voce. Una voce così calda da avvolgere ogni mia cellula. Faticavo sempre più a concentrarmi sulle cose che odiavo di lui, perché la percezione complessiva di quel ragazzo era mutata. Per il mio corpo non si trattava di una persona da evitare ma di un buco nero che mi attirava e pretendeva tutta me stessa.
 Quel senso di richiamo non avrebbe vinto.
 Mi concentrai sull’approfondire l’interesse di Marco per la mia amica per evitare pensieri mal indirizzati.
 L’occasione per interrogare il colpevole si presentò quel sabato mattina. Ormai ero certa che Marco consumasse il suo caffè giornaliero alle macchinette ubicate al piano superiore. A quella conclusione ci ero giunta con facilità: in quei giorni non lo avevo mai incrociato nell’atrio, e quello era il suo regno durante l’intervallo. Si era sempre pavoneggiato insieme al principe numero due, davanti alle ragazze delle classi inferiori, bevendo il suo caffè preso dalle stesse macchinette teatro nel nostro primo confronto.
 Mi stava evitando, quindi il suo immancabile caffè lo consumava altrove.
 Salii le scale e ci impiegai due secondi ad individuarlo.
 Non mi vide arrivare, così lo afferrai per un braccio e lo trascinai all’interno del laboratorio di scienze, il novantanove percento delle volte quell’aula era deserta.
 Richiusi la porta alle mie spalle.
 -Noi due dobbiamo parlare.-
 -Sapevo che prima o poi mi avresti beccato- bevve il caffè con calma per poi gettare il bicchiere vuoto nel cestino dietro di lui. –Avanti, chiedi pure.-
 -Stai usando Amy per arrivare a me?-
 Un sorriso divertito comparve sul volto di Marco.
 -In principio lo scopo era questo, lo ammetto.-
 Ero certa che stesse tramando qualcosa.
 -Vale, Amy mi piace e se uscire con lei significa diventare tuo amico, che c’è di male? Potrebbe persino diventare la mia ragazza: è simpatica, diretta, bellissima. Frequentare lei significa arrivare a te, certo, ma il mio scopo è di averne due al prezzo di una.-
 -Vuoi scherzare…-
 -Lei sarà la mia ragazza e tu sarai mia amica. Non penso riassuma il piano malefico che avevi immaginato, ma ti garantisco che è la verità. Amy è un regalo che la situazione mi ha concesso, non ho intenzione di farle del male, se è questo che ti preoccupa.-
 Lo guardai negli occhi cercando il minimo segno d’esitazione. Volevo scrutarlo fin nel profondo per capire se mi stesse mentendo ma non trovai alcun dubbio nei suoi occhi.
 -Dovresti essere felice della mia presenza nella vita di Amy.- Incrociò le braccia serio. -Vale, usami!-
 -Ma di che stai parlando?-
 -Sono il miglior amico del ragazzo che ti piace, voglio addirittura essere tuo amico, sfruttami per conquistare Massi. Lo conosco da una vita, sono l’arma più adatta che potesse capitarti sotto mano.-
 -Marco, io non voglio conquistare Draco.-
 -Massi ha proprio ragione, tu non fai altro che scappare. Non sei sincera neanche davanti all’evidenza.-
 Il mio cuore perse un battito.
 -Non hai solo visto?! Hai anche sentito quello che ci siamo detti io e Massi?-
 Marco scoppiò a ridere.
 -Ho un videocitofono grande quanto la mia testa, ricordi?-
 Un altro aggeggio elettronico che meritava di essere ridotto in pezzi.
 -Vieni alla festa di stasera. Ci sarà anche Massi.-
 -Non m’importa- ribattei immediata.
 -Ho invitato Amy e lei ha detto che convincerà Martina a venire con noi. Che scusa escogiterai per essere l’unica a non partecipare? L’ho capito che non le hai detto del bacio e io non ho voluto intromettermi, ma ti giuro che se stasera non ti vedrò in mezzo agli altri le racconterò tutto nei minimi particolari. Almeno smetterai di evitare il discorso con le tue amiche.-
 -Mi stai minacciando?-
 Come si permetteva di impormi un ultimatum. Stavo facendo del mio meglio per non pensare a quel bacio e parlarne lo avrebbe reso di nuovo reale. Le mie amiche non dovevano sapere, non ancora.
 -Pensaci. Se non ti vedrò al locale, saprò cosa fare.-
 Uscì da quell’aula senza dirmi altro.
 -Maledetti principi viziati…- mormorai pronta a tornare in classe.
 La porta si riaprì facendomi prendere uno spavento tremendo.
 -Inutile aggiungere che anche le ripetizioni dovranno essere ripristinate- mi fece l’occhiolino e sparì nel corridoio non concedendomi di rispondere.
 Quel ragazzo era una vera spina nel fianco. Sfoggiava una faccia angelica ma il suo cuore era oscuro, e la sua mente malefica, governata dal desiderio irrefrenabile d’impicciarsi degli affari altrui.
 Amy aveva trovato la sua anima gemella, ora ne avevo la certezza. Altro che lista di credenziali, era il suo perfetto complice.
 D’improvviso, una voce mi raggiunse dall’altra parte della stanza.
 -Neanche ai miei tempi i ragazzi popolari erano persone ragionevoli.-
 Mi voltai sbigottita: la giornata era stata dedicata al farmi venire un infarto del miocardio?
 Un uomo fece capolino da sotto i banchi verso il fondo dell’aula.
 -Tom?- chiesi confusa.
 -Mi perdonerai se ho ascoltato la vostra conversazione- si stiracchiò le schiena con fare distratto. –Mi piace correggere i compiti seduto sul pavimento in una comoda posizione yoga, mi aiuta con la mia sciatalgia, questo è uno dei pochi luoghi in cui c’è abbastanza tranquillità per non essere disturbato. Mi chiedo che se ne faccia la scuola di questo laboratorio se non viene mai utilizzato. Suppongo rientri nei misteri della nostra politica scolastica.-
 Si lasciò andare ad un sonoro sbadiglio.
 Guardai i suoi capelli scompigliati e l’orrendo pullover a righe marroni e blu che indossava. Quello strambo individuo era complicato da prendere sul serio.
 -Quindi? Non lasciarmi senza un finale: andrai alla festa?-
 Alzai gli occhi al cielo. Dov’era la mia vita di prima? Qualcuno poteva prendersi la briga di restituirmela? Parlare delle mie vicende sentimentali con un supplente appena arrivato, non era esattamente normale amministrazione.
 -Non lo so.-
 -Secondo me dovresti andarci- disse lui cominciando a raccogliere i fogli sul pavimento. –E’ una festa di diciottenni, non puoi perdere un’occasione di divertimento così allettante. Non pensare se quel Draco ti piace o no, sinceramente non credo sia il vero punto della questione.-
 Ero in ballo tanto valeva seguire la musica.
 -E quale sarebbe il punto?-
 -La verità è che temi il rischio. Dimostra a tutti che non scappi davanti alle difficoltà. Vai alla festa e divertiti, se questo Draco è uno sano di mente, non sopporterà di vedere che sei serena. Agisci per te stessa, non in base a quello che gli altri potrebbero pensare.-
 -Agire per me stessa significa ballare in mezzo a sconosciuti ubriachi che proveranno a palparmi ovunque? Non mi pare la soluzione migliore.-
 Lui mi guardò e si aprì in un sorriso comprensivo.
 -No, Valeria, significa provare a quel ragazzo che non hai paura di lui. Dimostrati superiore, noi uomini odiamo vedere i nostri piani andare in fumo. Se il suo obiettivo è metterti a disagio, non permetterglielo e sarai tu a trionfare.-
 Sbattei le palpebre stupita.
 -Non sono le parole che mi aspetterei di sentire da un insegnante.-
 -E io non credevo che al primo anno di università avrei frequentato una punk dark, ma è successo. La vita ci sorprende sempre, signorina Ferrari.-
 Abbassai lo sguardo colpita dalle parole di quel professore strampalato.
 -Ci devo proprio andare, eh?-
 -Non posso dirti cosa devi fare, ti ho mostrato semplicemente l’alternativa alla fuga. La decisione, in fin dei conti, è solo tua.-
 La campanella suonò, decretando la fine dell’intervallo e della conversazione.
 -Oh, cielo! Devo correre in classe- si precipitò alla porta e prima di uscire si rivolse di nuovo a me. –Prendi in mano la tua vita ed agisci di conseguenza. Nascondersi è una soluzione temporanea, un antro buio colmo di rimpianti. Lo dico per esperienza.-
 Mi riservò un sorriso così dolce da scaldare il cuore.
 -Ci vediamo lunedì a lezione, Valeria. Voglio sapere come va a finire.-
 Il suo occhiolino mi sciolse definitivamente. Quell’uomo era bravo con le parole e, in qualche modo, mi aveva convinto a dargli fiducia.
 -Contaci, Tom.-
 Rimasi da sola nella stanza ma ne uscii in fretta non appena mi resi conto che la D’Arcangelo mi avrebbe massacrata se non fossi tornata subito in classe.
 Percorsi il tragitto verso la mia meta a testa alta e pronta ad affrontare ogni avversità. I discorsi di Tom avevano smosso il mio orgoglio sopito da giorni ed era il momento, per citare il mio professore, di prendere in mano la mia vita, alla faccia di tutto il resto.
 Peccato che tutto il resto fosse in piedi davanti alla porta della mia classe.
 -Ferrari!- esclamò la D’Arcangelo vedendomi arrivare. –Che ci fai fuori dall’aula?-
 Le avrei risposto subito se non fosse stato per le due persone con cui stava amabilmente conversando fino ad un attimo prima.
 Delia, bella come una dea, si trovava accanto ad un Massi che doveva trovare molto interessante il pavimento, dato che non accennava ad alzare lo sguardo.
 -Ero in bagno, professoressa.-
 -Ora entra in classe, arriverò tra un attimo. Dì agli altri che oggi interrogherò, quindi facessero silenzio.-
 Annuii cercando di restare impassibile alla presenza di Draco.
 Passai accanto a Lucifero e Delia che parlavano dei piani per la cena di quella sera, e per varcare la porta dovevo passare a due centimetri dal corpo di Massimiliano. Quell’idiota non aveva intenzione di spostarsi e io non avevo motivi apparenti per indugiare.
 Presi tutto il coraggio che possedevo e proseguii dritta per la mia strada.
 Come avevo previsto, la mia mano sfiorò la sua e una scarica elettrica partì dal punto del contatto fino ad avvolgere il mio intero essere. Il caldo mi soffocava e i brividi mi pervadevano. Per istinto, mi voltai a guardare Draco: sul suo viso troneggiava un sorriso di sfida, lo lessi chiaramente anche nei suoi occhi.
 Si prendeva ancora gioco di me.
 Lo fulminai con lo sguardo e, spedita, andai a sedermi.
 Era ora di finirla con sentimenti di timore che m’impedivano di agire. Massimiliano mi aveva lanciato un guanto di sfida e io lo avrei raccolto. Avrei trovato un altro ragazzo da cui sentirmi attratta e quel damerino sarebbe finito nel dimenticatoio per sempre.
 -Stasera andremo a quella festa- decretai, neanche si fosse trattato di una legge suprema.
 Amy si voltò a guardarmi con gli occhi che brillavano mentre Marti mi fissava incredula.
 -Sì.-
 -No.-
 Inutile assegnare le risposte, conoscevo la posizione delle mie amiche ma Martina non l’avrebbe avuta vinta. Questa volta sarebbe stata la mia di testardaggine a trionfare.
 -Vale, ti prego.-
 -Marti, non discutere. Amy vuole andarci e anch’io. Non lasceremo che di sabato sera ti rinchiuda in una maratona notturna di videogiochi. C’è un mondo là fuori e di solito non morde.-
 La mia amica non replicò. Il mio tono, il mio volto e i miei occhi trasudavano determinazione, e un no come risposta non era contemplato.
 -E comunque, Lucifero mi ha appena detto che vuole interrogare.-
 Stratagemma migliore per evitare le loro domande non potevo trovarlo. A loro mancava il voto in scienze mentre io, avendone due, ero tranquilla: la D’Arcangelo mi avrebbe lasciato in pace.
 Amy e Marti si tuffarono sui loro appunti per assimilare il più possibile in quei secondi disponibili e l’occhio cadde in direzione della porta.
 Il trio era ancora lì a confabulare. Delia e la D’Arcangelo parlavano sorridendo mentre il volto di Draco non era alla mia portata. Se ne stava in piedi, di spalle ad ascoltare i discorsi inutili delle due donne.
 Indossava una felpa larga ma il suo fisico ne era valorizzato. Le ampie spalle, le braccia lunghe e quei capelli indomiti che gli accarezzavano il collo. Quanto avrei voluto affondare la mano in quei capelli e saggiarne la consistenza. Quel corpo, alto e attraente, attirava tutta la mia attenzione.
 -E’ lui il motivo per cui andiamo alla festa?-
 La domanda di Marti era lecita, non me la sentii di essere completamente sincera ma neanche di mentirle.
 -Forse- una risposta generica, tuttavia sfiorava la verità.
 -Va bene, allora sono con te.-
 Mi rivolse un sorriso che io ricambiai rincuorata.
 La battaglia stava per cominciare e mi ritenni fortunata ad avere due amiche come Marti ed Amy al mio fianco.
 Massimiliano Draco era destinato ad una cocente sconfitta. 

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Capitolo 29
*** Niente Freni (New Version) ***


Capitolo 9: Niente Freni
 
 -Vale, no. Assolutamente no!-
 Guardai il viso di Amy riflesso nello specchio. Criticare il mio modo di vestire era il suo scopo principale nella vita.
 Era arrivata a casa mia prima dell’orario concordato per andare alla festa, voleva controllare ciò che avevo indosso.
 Marti era seduta sul mio letto guardando qualcosa sul cellulare, di come fossi vestita non le importava.
 -Amy… Cosa c’è che non va?-
 -Jeans, maglietta e ballerine per un evento riservato a noi dell’ultimo anno? No, Vale, non te lo permetterò.-
 Indicai Marti, vestita esattamente in quel modo, entrambe eravamo votate alla comodità.
 -Lei neanche ci provo a convincerla- rispose Amy esasperata. –Ma con te so di poter ragionare.-
 -Su cosa vorresti ragionare?-
 -Massimiliano Draco.-
 Al solo sentire quel nome un brivido inquietante mi attraversò la schiena.
 -Ne ho parlato con Marco. Siamo delle stessa opinione: questa sera tu devi essere la creatura più bella sulla faccia della terra. Massi non potrà non notarlo.-
 Mi passai una mano sul viso con fare stanco.
 -Amy, io non ho vestiti come i tuoi.-
 Lei era meravigliosa, avvolta nel suo abitino rosa antico che metteva in risalto gli occhi scuri e allungati dal trucco. Raffinata ma sensuale allo stesso tempo: nessuno avrebbe detto che avesse diciotto anni. Appariva molto più matura e sicura di sé.
 -Forse posso aiutarvi io.-
 Mia madre fece capolino nella stanza.
 -Il mio armadio è a vostra disposizione.-
 -Mamma, non indosserò mai i tuoi vestiti.-
 Avere dei genitori ancora sotto i quarant’anni dimostrava lati positivi e lati negativi. La loro vita sociale era più gremita della mia, non avevano mai saltato l’uscita trasgressiva del sabato sera, e da sempre mi rimproveravano per la mia mancanza di iniziativa riguardo eventi come quello a cui stavo per recarmi.
 Mia madre doveva sentirsi davvero soddisfatta di me se mi offriva addirittura il suo armadio.
 -Era un’idea, non sei costretta.-
 -Oh, sì che lo è. Grazie, Adele, accettiamo l’offerta.-
 -Puoi prendere tutto tranne il vestito rosso, quello serve a me stasera.-
 Ci fece un occhiolino e se ne tornò in cucina.
 Ero nata che lei aveva appena vent’anni. Incontrò mio padre lo stesso giorno in cui era approdata all’università e dopo un anno si era ritrovata incinta di una pacifica bambina così diversa da lei.
 Non mi avevano mai fatto mancare nulla, ma avvertivo la responsabilità del mio ruolo in quella famiglia. Avevo sconvolto la vita di due ragazzini e questo pensiero mi aveva portato a dimostrarmi sempre più matura degli altri.
Amy si catapultò fuori dalla stanza e tornò cinque minuti dopo con ciò che aveva scelto per me.
 -Indossa questi, e non proferire parola. Appena avrai fatto, ci penserò io al trucco.-
 Trucco? C’era la necessità che mi truccassi meglio del solito?
 -Amy…- il suo nome venne fuori quasi come la supplica di una bambina disperata.
 -Ascolta, Vale. Marco ci sta aspettando in macchina già da venti minuti, non ho intenzione di rovinarmi la serata per la tua testardaggine. Quindi indossa questi o me ne vado e ti lascio qui, così tanti cari saluti a Massi. Agisci e basta per una volta.-
 Era il mio piano, dovevo andare fino in fondo, senza esitare. Avevo deciso di far vedere a Draco quanto poco me ne importasse di lui, e perciò dovevo godermi la festa e la serata. Avrei indossato uno striminzito vestito di mia madre e scarpe con un tacco così alto da far venire le vertigini. Tutto, pur di raggiungere il mio obiettivo e tenere fede alla promessa fatta a me stessa. La battaglia contro Massimiliano Draco era più importante di un paio di trampoli stregati e qualche vescica ai piedi.
 -Okay, dammi qua.-
 Afferrai il vestito dalle mani di una Amy dall’espressione più che soddisfatta.
 
 Mezz’ora dopo l’ascensore del mio palazzo ci portò tutte e tre al piano terra.
 Il vestito era troppo corto per i miei gusti, e le scarpe troppo scomode. I capelli mi tiravano, costretti da forcine sistemate per ottenere un’acconciatura laterale, sobria, ma che lasciava scoperta l’enorme scollatura sulla schiena. Ormai l’autunno era già arrivato ma quella stagione si era rivelata più calda delle precedenti. Non fu necessario indossare qualcosa sopra il vestito.
 Nonostante ciò, mi sentivo tremendamente a disagio conciata in quel modo.
 La reazione di Marco nel vedermi non contribuì a tranquillizzarmi. Era appoggiato alla sua macchina, aveva aspettato tutto quel tempo perché io uscissi di casa vestita in modo ridicolo.
 Quando mi vide i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa, subito dopo un sorriso soddisfatto apparve sul suo volto.
 -Oh, oh. Stasera ci sarà da divertirsi. Accomodatevi, signore.-
 Indicò l’auto con un gesto teatrale.
 Mi avvicinai a lui decisa, barcollando su quei dannati tacchi.
 -Fai un’altra battuta su di me e giuro che ti uccido con le mie mani.-
 -Qualcuno qui è un po’ nervoso- la vocina divertita di quel ragazzo mi dava alla testa. –Sei una bomba, Vale. Quello nervoso sarà Massi quando non potrà avvicinarsi a te. Indossi un vestito che fa galoppare l’immaginazione, te lo garantisco.-
 Il mio viso si fece più caldo a quelle parole.
 -Salta su, siamo già in ritardo. E lo stesso vale per voi, datevi una mossa. Ho passato un’ora qui sotto da solo.-
 Amy gli si fece vicino.
 -Scusami, Vale ha attentato alla mia pazienza.-
 Posò un bacio veloce sulle labbra di Marco. Dopo neanche tre giorni facevano già i piccioncini.
 -Sì, so quanto possa essere ottusa a volte- mi rivolse uno sguardo ammonitore. Si riferiva alla storia del bacio che Massi mi aveva praticamente strappato. Ne avrei parlato con le mie amiche, Marco doveva limitarsi a farsi gli affari propri.
 -Andiamo- decretai salendo in auto. Iovine mi teneva in pugno con quella storia del bacio.
 Per tutto il viaggio fino al Living, il locale che avrebbe ospitato l’evento, parlammo del più e del meno fino a quando Amy non pronunciò un nome a me noto.
 -Tu sai qualcosa di questa Delia? A scuola non si parla d’altro- la domanda era rivolta a Marco ma Amy stava guardando me con la coda dell’occhio.
 -E’ un’amica di Massi… Ha una cotta per lui da sempre.-
 Amy rimase in silenzio, un chiaro segno che la spiegazione non era abbastanza dettagliata.
 Marco prese un respiro profondo mentre io cominciavo a chiedermi se la volessi davvero ascoltare quella storia.
 -Delia ha sempre vissuto in un’altra città. E’ la figlia di un’ex collega universitaria della madre di Massi. I loro figli si conoscono da sempre. Tutte le estati Massi andava a trascorrere anche due mesi dai Barton, per passare del tempo con Delia. Il padre di lei è statunitense ed ora è tornato nel suo paese dopo aver ottenuto il divorzio dalla moglie.-
 Sapevo che non avrei dovuto ascoltare quella storia, erano le vicende drammatiche di Delia e conoscerle mi avrebbe impedito di odiarla sul serio.
 -Non sono al corrente del motivo per cui si siano separati, ma so che Delia ha dovuto fare una scelta. Seguire il padre oppure trasferirsi qui, nella città natale di sua madre.-
 -Pensi che abbia preso questa decisione per via di Massi?-
 Marco fece una breve pausa per raccogliere le idee.
 -Non mi sento di escluderlo. Delia ha sempre avuto un comportamento quasi morboso nei confronti di Massi e lui non l’ha scoraggiata in alcun modo.-
 -E’ una storia triste- disse Marti staccando finalmente gli occhi dal cellulare. 
 Di lì in poi, il silenzio fu l’unico passeggero reattivo in quell’abitacolo. La mia testa era colma di pensieri confusi e non riuscivo a sbrogliare la matassa: avrei dovuto detestare Delia ma come potevo anche solo pensare di privarla dell’unico punto di riferimento rimastole.
 La sfortuna continuava a perseguitarmi.
 Se anche Massi avesse mai provato dei sentimenti verso di me, sarei stata così cinica e insensibile da infischiarmene di Delia?
 La mia battaglia con Massimiliano rischiava di creare più vittime del previsto.
 L’unica soluzione concreta era levarmelo dalla testa. Non avrei ferito una ragazza già provata dagli eventi della sua vita per una semplice attrazione fisica che sarebbe potuta svanire da un momento all’altro.
 Quella sera mi sarei dedicata a chiunque ma neanche una parola con Massi. Silenzio stampa totale, avrei evitato accuratamente di incoraggiarlo.
 L’auto oltrepassò il cancello d’ingresso del Living, un enorme discoteca situata fuori città. Marco parcheggiò nel grande spiazzo, già stracolmo di veicoli.
 Scendemmo dall’auto e naturalmente io rischiai di schiantarmi a terra a causa dei trampoli che avevo deciso spontaneamente di indossare, ma riuscii ad evitare l’impatto con il suolo aggrappandomi allo sportello. Mi guardai intorno per assicurarmi che nessuno si fosse accorto della mia disavventura, e fortunatamente sembrava tutto al suo posto, stomaco compreso.
 -Essere costretta a mettere piede in questo posto infernale… mi dovete un favore entrambe, farò in modo che non lo dimentichiate.-
 Guardai Marti sorridendo. Per lei era una tortura trovarsi lì.
 Entrammo nella grande sala del Living.
 Una discoteca come tante altre: luci colorate, musica assordante e una pista da ballo enorme. Il bancone del bar era sommerso di gente che faceva la fila per prendere il suo superalcolico abituale, e la pista era piena di ragazzi che si dimenavano assecondando il ritmo della musica.
 Considerando che non erano ancora le undici, il locale era già gremito di gente.
 -Venite, la festa della scuola è nell’altra sala- urlò Marco per sovrastare il volume della canzone.
 Lo seguimmo senza discutere, non avevamo molte alternative.
 La sala adibita per la festa era molto simile a quella che ci eravamo lasciati alle spalle ma grande all’incirca la metà, con una capienza di trecento persone al massimo. Noi sezioni dell’ultimo anno non sfioravamo neanche i duecento studenti, perciò perlomeno saremmo stati comodi.
 Lì la musica era meno alta, forse per consentire agli ospiti della festa un minimo di conversazione. Tuttavia avevo il brutto presentimento che presto i miei compagni di scuola si sarebbero stancati di parlare e il DJ avrebbe dato sfogo a tutta la sua energia, perforandomi un timpano, o anche due.
 -Aspettatemi qui- Marco si allontanò lasciandoci da sole, in piedi, rigide come stoccafissi, a sentirci completamente fuori posto.
 -Mi domando ancora che ci facciamo qui?- le rimostranze di Marti furono inevitabili.
 -Marti- cominciò Amy con aria severa. –Al posto di lamentarti, guarda chi c’è lì sui divanetti. Sbavagli dietro come al solito e taci.-
 Seguii lo sguardo di Marti che si rivolgeva nella direzione indicata da Amy.
 Christian Corradi, era seduto su un divanetto, sulle sue ginocchia se ne stava una ragazza che non conoscevo. Lui la teneva per i fianchi e le lasciava dei baci delicati sul braccio. Ridevano e ogni tanto l’occhio di Christian cadeva sulla scollatura dell’ignara donzella.
 Quello era il tipo adatto a Christian, non la mia amica che arrossiva alla sola idea che un ragazzo la sfiorasse.
 Proprio mentre i miei sentimenti d’odio si soffermavano su Corradi, la sgradevole sensazione di essere osservata mi solleticò il collo.
 Mi voltai e subito fui investita dagli occhi di Massimiliano Draco. Era in piedi, vicino la console del Dj, un ragazzo che frequentava la stessa classe dei due principi, lo avevo visto in giro qualche volta.
 Gli occhi di Draco non accennavano ad abbandonare i miei. Mi aveva teso un’altra trappola e ci stavo cascando. Il suo viso era luminoso, i capelli pettinati e il suo abbigliamento metteva in risalto quelle spalle che mi piacevano così tanto.
 Non dovevo cedere, altrimenti avrebbe vinto lui.
 Racimolai tutta la mia determinazione e gli sorrisi compiaciuta.
 Rimase interdetto dal gesto. Il suo scopo consisteva nel farmi sentire in imbarazzo, il mio invece nel mandare a monte i suoi piani.  
 -Eccomi qui- al suono di quella voce trasalii.
 Marco era tornato, aveva in mano un bicchiere contente qualcosa di colorato: dietro di lui, due ragazze della sua classe, reggevano tre bicchieri.
 -Mie care, questi sono per voi.-
 Le due ragazze ci porsero i bicchieri, identici a quello di Marco.
 -Grazie- rivolse un sorriso alle due sgallettate che se ne andarono quasi fluttuando dalla felicità.
 -Hai le cameriere personali, adesso?- chiese Amy irritata bevendo un sorso dal bicchiere.
 -Amy, ho sempre avuto ragazze che mi fanno favori in cambio di un sorriso. Non sono mai stato attratto da tipe del genere e di certo non comincerò ora che ho incontrato te.-
 Così Amy si sciolse del tutto e si lanciò su Marco, attirandolo in un bacio. La sua gelosia era stata spazzata via dagli occhi sfavillanti di Marco e dalle dolci parole che le aveva riservato.
 D’un tratto il volume della musica aumentò e il punto della pista in cui ci trovavamo si riempì di gente pronta a scatenarsi.
-Io vado in bagno- urlò Marti.
 Tra le effusioni di Amy e il volume alto, ero convinta che Martina sarebbe andata di corsa a chiamare i suoi genitori per farsi portare via da lì.
 Prima che potessi seguirla, la folla la divorò. Non la vedevo da nessuna parte.
 I ragazzi intorno a me si dimenavano, e spesso mi ritrovavo colpita da qualcuno, a rischio di versarmi addosso quell’intruglio colorato.
 Neanche Marco ed Amy erano vicino a me, vittime di quella baraonda.
 Guardai il mio bicchiere e decisi: se tutti volevano che mi divertissi, tanto valeva farlo nel migliore dei modi, da vera professionista. Presi un respiro e buttai giù metà cocktail.
 Non ero solita bere, il gusto dell’alcol non era di mio gradimento ma quel miscuglio era buono, sapeva di limone ed era rinfrescante. A primo impatto sembrava semplice limonata ma poi, un’ondata di calore scese lungo la gola fino a raggiungere lo stomaco che cominciò ad ardere.
 La sensazione sparì dopo pochi secondi e, nonostante creasse un po’ di confusione nei miei pensieri, decretai che il cocktail mi piaceva.
 Buttai un occhio verso la console del Dj, Massimiliano non c’era. Di sicuro stava abbordando qualche ragazza o magari si era portato dietro Delia ed ora era in sua compagnia. Non me ne importava.
 Sarà stata quella piccola percentuale alcolica nel mio corpo, o la rabbia per Draco che si impossessava di me ogni secondo scandito dal tempo ma le mie gambe agirono da sole. Mi mossi prima lentamente poi con sempre più decisione, chiudendo gli occhi e lasciando che la musica e l’istinto facessero il resto.
 Ballavo.
 Ballavo da sola, in mezzo ad una folla che si dimenava senza sosta.
 Bevvi un altro sorso di cocktail e la vista si fece meno chiara: mi sembrava di essere sospesa a mezz’aria, il dolore ai piedi era solo un ricordo e i miei muscoli si muovevano sincroni alla musica.
 Ad un certo punto avvertii una mano sul mio fianco. Aprii gli occhi di scatto e mi ritrovai di fronte ad un ragazzo che avevo visto di sfuggita a scuola. Frequentava la sezione linguistica e il suo grado di popolarità era inferiore a quello dei due principi, tuttavia piuttosto notevole. Il suo nome era Andrea Talesco.
 In principio, m’irrigidii nel ballare con qualcuno che neanche conoscevo, poi sentenziai che era la cosa migliore della serata. Un ragazzo, anche molto carino, stava ballando con me: l’obiettivo primario era stato raggiunto in pochi minuti. In tutti quegli anni mi ero sottovalutata, oppure non avevo compreso appieno il potenziale dell’armadio materno. 
 Avrei detto addio a Massimiliano Draco per sempre.
 Arrivederci principino. Benvenuto Andrea.
 Lui mi sorrise, con i suoi caldi occhi marroni, e io non potei che ricambiare il gesto.
 I nostri corpi erano vicini e si muovevano seguendo le note scatenate di quella canzone. Le sue gambe sfioravano le mie e la sua mano era ancorata al mio fianco.
 Non era spiacevole, mi stavo perfino divertendo ma qualcosa non mi quadrava.
 Nessuna emozione, si trattava semplicemente di un modo per scaricare la tensione. I brividi erano inesistenti e non coglievo alcun tipo di elettricità.
 L’altra mano di Andrea andò a posarsi sulla mia schiena nuda, attirandomi più vicina al suo corpo.
 Divertente, liberatorio, piacevole. Quel ballo era solo questo e mi faceva sentire bene. Non ritrovarmi preda di emozioni complicate era fantastico, quasi liberatorio. 
 Non volevo più avere il freno tirato, era giunta l’ora di porre me stessa al primo posto.
 Sì, avrei dichiarato chiuso il caso Massimiliano da lì a poco tempo.
 Ballai con Andrea per diversi minuti fino a quando un avvenimento attirò d’improvviso la mia attenzione. Una mano calda si posò sulla mia spalla e con forza, mi costrinse a voltarmi.
 Il verde intenso di occhi conosciuti divenne l’unico colore nella grande sala.
 -Sparisci, Andrea!- urlò Massi accompagnando le parole con un esauriente segno della mano.
 Lui non se lo fece ripetere due volte. In un attimo era scomparso in mezzo alla folla.
 -Ma cosa…?-
 Massi affondò il viso tra i miei capelli e mi strinse a sé togliendomi il respiro.
 -Balla con me- soffiò al mio orecchio. Mi sfiorò l’intera schiena con un tocco delicato: la pelle bruciava sotto le sue dita e la famosa corrente elettrica tornò ad accendermi come una lampadina.
 Socchiusi gli occhi, beata da quella sensazione di pienezza. Mi sentivo appagata per una mezza carezza e un sussurro sul collo.
 La musica continuava ma noi restammo immobili. Lui ancora aggrappato a me, con il respiro che mi solleticava il collo, e io, come una bambola di pezza, con le braccia abbandonate lungo il corpo.
 Mi sentivo in bilico su un filo: dovevo scegliere da che parte cadere prima che Massimiliano prendesse la decisione senza interpellarmi, perché sapevo che ne sarebbe stato capace.
 La scelta non fu poi così ardua.
 Mi mossi, mossi tutto il mio corpo a tempo di musica e Massi non ci mise troppo ad imitarmi.
 Alzò la testa e i miei occhi vennero incatenati ai suoi, in una trappola che avevo imparato a conoscere bene.
 I nostri corpi si sfioravano in una danza sensuale, non avevo mai ballato in quel modo, non sapevo neanche di esserne in grado e soprattutto non sapevo se lo stessi facendo nella maniera corretta: seguivo il mio istinto, sperando di non sbagliare. Le mani di Massi erano sui miei fianchi e mi guidavano nell’accompagnare il suo corpo, esperto in quelle faccende che per me erano a dir poco inconsuete.
 Le braccia finirono intorno alle sue spalle e finalmente potei affondare le mani tra quei capelli biondi, giocandoci a passarli tra le dita.  
 Non abbandonai i suoi occhi neanche per un istante e loro si fecero vicini al mio volto.
 Voleva baciarmi di nuovo? Glielo avrei impedito?
 No, le mie forze erano del tutto insufficienti per bloccarlo. Tutto, il mio corpo, la mente, il cuore urlavano a gran voce la volontà di ottenere quel bacio bramato per giorni. Il ricordo del suo sapore riaffiorò in me aggressivo, aumentando il desiderio di gustarlo ancora una volta.
 Proprio mentre inclinavo la testa per accogliere quel bacio tanto agognato qualcosa mi costrinse a tornare con i piedi per terra.
 Le labbra di Draco si distesero in un sorriso obliquo.
 Misi le mani sulle sue spalle e lo allontanai da me.
 -Lasciami in pace!- urlai infuriata.
 Il suo sorriso adesso era libero di mostrarsi.
 Si prendeva gioco di me e non si scomodava neanche a nasconderlo.
 Senza pensarci due volte, lo abbandonai sulla pista da ballo e mi feci largo a spintoni per raggiungere l’uscita del locale.
 Dovevo trovare gli altri e fuggire da quel posto maledetto.
 Uno a zero per Massi. La mia ritirata lo aveva portato in vantaggio.  




|| L'Autrice ||

Ve l'avevo detto o no che ci sarebbe stato molto più Massi in questa versione? Ahahah.
Non perdetevi il prossimo capitolo perché ci sarà tanto, tanto, tanto Massi. 

Grazie per aver letto. 

Scarcy Novanta (Francesca V. Capone) 

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Capitolo 30
*** Al Di Là Della Maschera (New Version) ***


Capitolo 10: Al di là Della Maschera  
 
 -Aspetta, Ferrari!-
 -Te lo puoi scordare!-
 Avevo chiuso con lui, con i suoi atteggiamenti immaturi e con quegli occhi che non ne volevano sapere di sparire dal mio cervello. Il limite era stato superato e non mi avrebbe convinta a ripensarci.
 Quel tizio non valeva il mio tempo.
 -Vuoi farmi spiegare?!-
 Mi afferrò per un braccio costringendomi a guardarlo. La mia fuga era stata compromessa da quei dannati tacchi, mi avevano rallentato dando a lui la possibilità di fermarmi.
 Chiusi gli occhi tentando di racimolare ogni molecola di pazienza.
 -Non ne hai ancora abbastanza? Prenderti gioco di me ti dà così tanta soddisfazione?-
 Lasciò la presa e si passò una mano tra i capelli. Il suo volto appariva serio, aveva perso quel sorriso sprezzante di poco prima.
 -Come al solito… non hai capito nulla.-
 Lo guardai impietrita. Mi stava insultando ancora, eppure tutto ciò che ero in grado di fare si riduceva al fissare i suoi meravigliosi occhi persi nei loro pensieri.
 -Quel tipo, Andrea, non è esattamente un gentiluomo. Cercavo di aiutarti: ballare con lui ti avrebbe portata ad aprire le gambe nel termine di mezz’ora.-
 -Che te ne importa a te con chi vado a letto? Saranno affari miei.-
 -Non me ne frega niente ma Marco ci tiene a te, vuole esserti amico. Se avesse saputo che ballavi con Andrea Talesco e che io non avevo alzato un dito per impedirlo, non mi avrebbe dato pace.-
 -E quel sorriso?-
 Dato che aveva deciso di darmi delle spiegazioni, tanto valeva analizzare nel dettaglio le sue mosse. Mi ero stancata di ipotizzare, sentivo il bisogno di fatti concreti.
 In risposta, lui stava fermo davanti a me senza proferire parola.
 -Allora?-
 -Oh, al diavolo!- esclamò lui alzando gli occhi cielo. –Mi piace litigare con te.-
 -Che razza di spiegazione sarebbe?-
 Scoppiò a ridere. Il sangue migrò con foga verso il mio cervello rischiando di far dileguare ogni briciola pazienza.
 -Vuoi dirmi che non è lo stesso per te?-
 Spalancai gli occhi, ero stata colta in flagrante.
 -Le risposte che mi dai, il tono della tua voce, i tuoi occhi… Tutto non fa altro che urlarmi il tuo odio nei miei confronti ma c’è dell’altro.-
 Perché quel ragazzo doveva essere così intelligente?
 -Di che parli?-
 -L’eccitazione.-
Colpita e affondata, signori. Draco aveva centrato in pieno il bersaglio, inducendo i miei buoni propositi ad un tragico naufragio.
 -I nostri litigi provocano in tutti e due una scarica di adrenalina. Non so come descriverlo ma dopo le nostre discussioni mi sento bene, libero. So che per te è lo stesso.-
 -Anche se fosse…-
 La frase mi morì in gola quando mi accorsi di chi stesse uscendo dal locale. Marco e le ragazze si dirigevano nella nostra direzione. Quando si accorsero di noi da soli, fuori nel parcheggio, fu inevitabile lo scambio di occhiate che partì dai loro cervelli in iperattività.
 -Che ci fate qua fuori?- chiese subito Marco con evidente curiosità.
 Il “da soli” mi era stato risparmiato ma sospettavo fosse sottinteso.
 -L’ho incontrato prima- indicai Massi con gli occhi. –Avevo bisogno di aria e ha voluto farmi compagnia, vero?-
 Lanciai uno sguardo eloquente a Massi, sperando che cogliesse l’antifona. Per nessuno dei due era conveniente che gli altri conoscessero il vero motivo della nostra passeggiata nel parcheggio.
 Draco decise di annuire senza aggiungere altro. La considerai un’ottima scelta.
 Alzai gli occhi sulle mie amiche e dalle loro espressioni capii che qualcosa non andava. Amy aveva il braccio intorno alle spalle di Marti e lei teneva la testa bassa.
 -Che vi succede?-
 Marti mi guardò con rabbia pura.
 -Mentre era in fila per il bagno- cominciò Amy –Christian le si è avvicinato, ubriaco marcio.-
 Conoscevo Corradi, quella storia non avrebbe avuto un lieto fine, sperai solo che non fosse accaduto il peggio.
 -Ha cercato di baciarla con la forza…-
 -Vaneggiava- intervenne Marti. –Ha detto delle frasi sconnesse, non le ricordo.- 
 -Abbiamo pensato fosse meglio andar via.-
 Per la prima volta da quando lo conoscevo, Marco aveva detto qualcosa di sensato.
 -Bene, andiamo allora. Draco, arrivederci.-
 -Vale, in realtà dovrei dirti una cosa- il tono con cui Amy aveva pronunciato quelle parole non era dei migliori. –I miei staranno fuori ancora per un’ora, io e Marco potremmo stare un po’ da soli.-
 La mia amica arrossì vistosamente mentre comprendevo appieno le sue parole. Abitavo dall’altra parte della città rispetto a loro tre, se Marco mi avesse riportato a casa non avrebbero avuto che pochi minuti per stare da soli.
 -Mi volete lasciare qui?- chiesi incredula.
 -Certo che no!- Marco si precipitò subito a precisare. –Infatti, stavo cercando Massi per questo.-
 -Perché Ferrari ed io abitiamo nella stessa zona, giusto?- fu Massi a parlare.
 Non avrei mai immaginato che Lucifero vivesse vicino a me. Questo però portava un altro problema: non solo la D’Arcangelo ma anche suo figlio, da cui parevo irrimediabilmente attratta, viveva e dormiva poco lontano da dove lo facevo io. Com’era possibile che non lo avessi mai incontrato?
 -Puoi farmi questo favore, amico?- chiese Marco implorante.
 Ci fu un attimo di pausa. Nessuno pareva voler conoscere la mia opinione al riguardo, quindi approfittai di quel silenzio per dire la mia. Non avrei trascorso i successivi venti minuti in un’auto, al chiuso, con Massimiliano Draco. Ne sarebbero conseguiti due probabili scenari: o avremmo finito per litigare e saltarci alla gola, oppure avremmo finito per litigare e io gli sarei saltata addosso senza chiedere il permesso. La mia attrazione per lui era palese, sospettavo anche per il diretto interessato, e creare lo scenario perfetto per complicare la situazione non avrebbe giovato a nessuno.
 -Okay.-
 La risposta di Massi precedette il mio intervento di un millesimo di secondo.
 -Grazie, grazie, grazie!- esclamò Amy con il volto più felice e rilassato che le avessi mai visto.
 -Io…-
 Avrei voluto dire la verità, dire che no a me non andava bene farmi accompagnare a casa da Massimiliano Draco, lo avrei voluto davvero.
 -Va bene. Divertitevi.-
 Bugia. Balla. Distorsione della verità.
 Avevo mentito ma non potevo deludere una Amy così su di giri. Se mi fossi trovata al suo posto mi sarebbe piaciuto che le mie amiche mi appoggiassero.
 Non l’avrei ostacolata, urgeva però trovare un modo per gestire me stessa in presenza di quell’enorme imprevisto.
 Ci salutammo e proprio quando Marco stava per salire in macchina mi accorsi di un sorriso furbo che faceva bella mostra di sé sul suo viso. Mi guardò e mi fece l’occhiolino.
 Non ci impiegai troppo a fare due più due.
 Lo avrei ucciso con le mie mani ma quello sciagurato mise in moto e partì prima ancora che avessi modo di intervenire.
 -Andiamo?- la domanda di Draco mi ridestò e subito il cuore rispose al richiamo: ero in piena tachicardia.
 Annuii e lo seguì verso la sua auto.
 Una volta a bordo feci i salti mortali perché il vestito striminzito di mia madre non salisse troppo mettendo in mostra le cosce coperte da un semplice collant.
 -Belle gambe- neanche il tempo di abbandonare il parcheggio che subito Massi doveva sottolineare l’evidenza.
 -Cerca di regolarti, o giuro che scenderò da questa dannata macchina e cercherò Andrea per tornare a casa.-
 -Siamo di nuovo acidi, eh?-
 -Tu e il tuo amico mi avete stancato. Questi trucchetti non li sopporto e mi piace anche meno che le mie amiche vengano coinvolte.-
 -Di che stai parlando?- la confusione nella voce di Massi mi convinse a dargli una spiegazione.
 -Amy e Marco escono insieme da pochi giorni, lei non andrebbe mai a letto con lui così presto.-
 -Vorranno stare soli per fare altro, non esiste soltanto il sesso.-
 -No, te l’assicuro. Il loro piano era un altro: noi due dovevamo restare da soli.-
 Massi scoppiò a ridere, reazione che m’irritò parecchio.
 Riprese fiato.
 -Scusa, non è per te. Marco sa che adesso mi sto occupando di Delia e questo è il suo modo di reagire. E’ un tipo geloso dei suoi amici. Ora ho capito che vuole distogliere la mia attenzione da Delia, usando te.-
 Come spiegazione aveva un senso. Le rotelle di Marco non erano tutte al posto giusto.
 -Perché ti fa ridere?-
 Arrestò l’auto davanti ad un semaforo rosso.
 -Perché il suo piano potrebbe anche funzionare- pronunciò quelle parole guardandomi dritta negli occhi.
 Sbattei le palpebre sorpresa mentre la precedente tachicardia lasciava spazio ad un arresto cardiaco. Ciò che aveva appena detto significava davvero quello che pensavo?
 -Non fare quella faccia- cominciò tornando a guardare la strada dopo il cambio di colore del semaforo. –Te l’ho detto prima: in qualche modo tu mi attrai, e quando qualcosa mi attira con tanta energia, finisco sempre per cedere. Solo che…-
 Lo fermai. Sapevo cosa stava per dire e per il bene della mia mente dovevo anticiparlo, perché sentirlo dire da lui avrebbe fatto più male.
 -Massi, ascolta. So che c’è Delia, so di non esserti simpatica e so che l’unico rapporto che potremmo mai avere sarebbe di natura fisica, e io non lo voglio. Perciò non credo sia appropriato che tu ti giustifichi con me. Siamo solo due disgraziati che per caso hanno degli amici che fanno coppia, niente di più.-
 Per quanto ne fossi attratta, lui non era il ragazzo adatto a me. Quella storia andava troncata sul nascere per evitare l’insorgere di ulteriori complicazioni.
 -Sei troppo analitica per avere solo diciotto anni.- 
 -Sì, be’… Capita quando si è costretti a crescere più in fretta del dovuto.-
 -Stiamo parlando di genitori?-
 Feci un verso di assenso.
 -Sono complicati da gestire e impossibili da detestare anche quando lo meriterebbero.-
 -Lo capisco.-
 Scese un silenzio così pesante da crearmi una pressione inspiegabile a livello di torace e stomaco. Mancavano ancora quindici minuti abbondanti alla destinazione e non desideravo trascorrerli in un abitacolo ricolmo d’inquietudine.
 -Non sono affari miei, ma… Mi racconteresti la storia di Delia?-
 L’argomento non era leggero ma dato che ormai avevamo raggiunto un certo livello di sincerità e civiltà, tanto valeva approfittarne per acquietare il mio spirito investigativo.
 -Cosa vuoi sapere?- chiese lui con voce calma.
 -Ho visto che è una ragazza splendida, dall’aspetto perfetto. So che tua madre le sbava dietro neanche fosse un doberman davanti a un osso e che Marco non sembra apprezzarla. Dal tuo atteggiamento però credo che non sia tutto qui, sono curiosa. Se la cosa t’infastidisce possiamo parlare di altro.-
 Massi mi lanciò un sorriso a dir poco magnetico.
 -Cerchi a tutti i costi un argomento di conversazione perché siamo soli qui dentro? Hai paura che le tue gambe scoperte mi portino a gesti inconsulti?-
 In realtà temevo più me stessa che lui, oramai avevo imparato a riconoscere le sue frasi canzonatorie. Voleva scherzare per allentare la tensione.
 -Tranquillo, le mie gambe sono al sicuro. Ci devi solo provare ad avvicinarti.-
 Oh, la sua mano sulla mia coscia non si sarebbe rivelata un’idea così malvagia, ma avevo deciso di togliermelo dalla testa, la resa non era compresa nel pacchetto.
 Non rispose alla frecciatina, si limitò a non proferire parola per diversi secondi, tanto che stavo già cercando un’altra conversazione da intavolare.
 -Delia è come una sorella per me.-
 Rizzai le orecchie, forse troppo interessata per accorgermi che il mio corpo si era spostato più vicino a lui fingendo un movimento casuale. Quel ragazzo era una sorta di calamita.
 -Lei si è trasferita qui dopo il divorzio dei suoi genitori. Il padre aveva una relazione con un’altra donna da anni e quando Nina, la mamma di Delia, lo ha scoperto ha chiuso ogni tipo di rapporto con lui.-
 Quella storia era triste, molto. Quei genitori stavano condizionando la vita di una sedicenne perché non riuscivano a risolvere i loro problemi da persone civili.
 -Nina ha deciso di tornare qui mentre l’ex marito e Michael, il fratello maggiore di Delia, sono tornati negli Stati Uniti. Michael ha iniziato quest’anno a frequentare uno dei college più prestigiosi, non lo biasimo per la sua scelta. Così, però, Delia ha perso padre e fratello in un colpo solo. Come se non fosse sufficiente, la madre ha preso male il tradimento dell’ex marito: spesso, quando la figlia torna a casa, la trova ubriaca o addormentata per via del troppo piangere. Niente di frequente, ma non è semplice per una ragazzina avere una madre in quelle condizioni.-
 -E’ per questo che le stai così vicino?-
 -Se si trattasse di Amy o Marti, tu cosa faresti?-
 Se la metteva così non risultava difficile rispondere.
 -Non le abbandonerei mai.-
 -Lo immaginavo- si voltò a sorridermi ed ebbi un tuffo allo stomaco: sembrava quasi che un pugile professionista lo avesse scambiato per un sacco d’allenamento.
 -Delia è mia amica e conosco i sentimenti che prova per me. Sono anni che me li sbatte in faccia sperando che un giorno io ceda. Le voglio bene, e sono convinto che sarebbe la ragazza giusta per me. Mi conosce, conosce praticamente tutto di me, sarebbe bello ricambiare ciò che prova.-
 La storia s’infittiva e le mie idee, sempre più confuse, avevano preso la forma di uragano che vorticava senza sosta nella mia testa.
 -Cosa t’impedisce di ricambiarla?-
 -Oh, è semplice. Mia madre.-
 Ripeto: idee sempre più confuse.
 -Tua madre adora Delia- sbuffai con ovvietà. –Non ce la vedo proprio ad ostacolare la vostra relazione. L’ho sentita dire che ti avrebbe sbattuto fuori di casa se non fosse diventata la tua ragazza.-
 Lui mi guardò divertito, sbottando: -Sei un agente segreto?-
 -Niente del genere. Ero in classe da sola e tua madre è entrata con Delia. Hanno parlato quasi ignorando la mia presenza.-
 -Mia madre e la discrezione vivono su due pianeti diversi.-
 -Lo so bene- mormorai afflitta. Erano anni che la D’Arcangelo parlava della mie mediocri interrogazioni: mi aveva massacrata dal primo giorno, anche in presenza di altri professori.
 -Delia piace a mia madre, il problema è questo. Mi ha sempre imposto tutto: scuola, attività integrative, corsi di approfondimento, sport. Non ho proprio voglia di farmi imporre persino la fidanzata.-
 -Diglielo.-
 Vidi la sua mano sul cambio stringere la leva fino a quando le nocche non divennero bianche.
 Accostò finalmente davanti casa mia, un piccolo palazzo di quattro piani, di cui il mio appartamento prendeva tutto il terzo.
 La vicinanza di Massi mi stava destabilizzando ma non potevo schizzare fuori dalla macchina prima che il suo discorso giungesse a termine.
 -Delia è perfetta. Lo so io, lo sa lei stessa e lo sa mia madre. Troppo perfetta.-
 Abbassò lo sguardo sul volante. Il profilo era ben caratterizzato da lineamenti decisi, addolcito dalle curve morbide delle labbra. I capelli biondi gli ricadevano sulla fronte e le spalle si muovevano sincrone al suo respiro.
 Il profilo più sensuale che avessi mai visto.
 -Non posso chiedere a un’altra ragazza di affrontare tutto questo. Sarebbe un colpo per Delia e una lotta continua con mia madre. Sto prendendo tempo, alla fine del liceo andrò a studiare da qualche altra parte, lontano da qui, e potrò iniziare una vita che sia solo mia.-
 La questione s’infittiva, soprattutto considerando quello che aveva recriminato giorni prima.
 -Tu non riesci ad affrontare tua madre su una questione che riguarda solo te e poi accusi me di fuggire davanti ai problemi? Hai proprio un bel coraggio a biasimarmi quando tu sei peggio!-
 Massi mi guardò con occhi confusi per la mia sfuriata.
 D’improvviso assunse un’aria spavalda e sul suo volto apparve un sorriso ironico.
 -Vuoi litigare perché speri che ti baci ancora?-
 In realtà non ci stavo pensando ma ora che me lo faceva notare, il mio corpo si era sporto verso il suo. Quando era accaduto? Ero troppo impegnata a perdermi nel suo viso per rendermi realmente conto delle mie azioni.
 -Idiota!- esclamai allontanandomi da lui come se fosse stato un rogo acceso. Quello era un rogo e io rischiavo di scottarmi. Meglio passare alla mia solita strategia: fuggire.
 Senza una parola aprii lo sportello e scesi il più in fretta possibile dall’auto, tacchi permettendo.
 Cercai veloce le chiavi del portone nella borsa. Le strinsi in mano, pronta ad aprirmi un varco verso la libertà.
 Un calore improvviso sulla spalla mi fece sussultare. Le chiavi per la mia scarcerazione caddero sul marciapiede con un rumore stridulo.
 Fu un attimo.
 Vidi un lampo verde e poi tutto divenne sfocato.
 Il volto di Massi era ad un centimetro dal mio.
 Le mie labbra erano calde, invase da un tepore bruciante. Era il contatto con le labbra di Massi a farmi vorticare in quel caldo abbraccio.
 Mi stava baciando, ancora una volta di sorpresa, senza concedermi il tempo di realizzarlo.
 La sua mano salì lenta verso il mio collo, affondando delicata tra i capelli, costringendo le nostre labbra ad un contatto più profondo e sensuale. I miei occhi si chiusero nel momento in cui le labbra si aprivano a quel bacio. Intenso, passionale, senza limiti.
 Il profumo del suo corpo mi avvolse.
 Il sapore della sua bocca m’inebriò fino a perdere la concezione di tempo e spazio.
 Posò l’altra mano sulla mia schiena e mi sentii ardere da dentro. La sua pelle cercava la mia, i suoi sensi assaporavano i miei, la sua mente si fece largo nella mia, prepotente proprio come lui.
 -Vale!-
 Il mio nome quasi urlato, da una voce conosciuta, mi riportò con i piedi per terra.
 Mi staccai subito da Massi e, per un riflesso incondizionato, la mia mano si scontrò con la sua guancia per la seconda volta.
 -Ancora?- chiese lui guardandomi con quel verde reso liquido dal desiderio.
 I baci rubati non mi erano mai piaciuti, i suoi erano meravigliosi oltre il lecito. Non mi era mai successo di provare emozioni travolgenti fino a quel punto ma dovevo rimettere le cose a posto e uno schiaffo era stata l’unica soluzione scovata dal mio istinto.
 -E’ mia figlia quella che stai baciando?-
 Un’altra voce conosciuta che mi fece trasalire più dell’altra.
 Mi voltai.
 I miei genitori mi fissavano con aria sbalordita. Mio padre era sorretto da mia madre, che stentava a tenerlo dritto.
 -Papà, hai bevuto?-
 -Solo un pochino- rispose lui sorridendo beato. –Quel vino bianco scendeva giù che era una bellezza.-
 -Abbiamo festeggiato con dei colleghi e tuo padre si è lasciando trascinare in una gara di bevute.-
 Alzai gli occhi al cielo. Avere dei genitori festaioli aveva diversi pro e contro. Ciò che mi si era presentato davanti era uno dei contro.
 -Massi, tornatene a casa- lo fulminai con lo sguardo e mi diressi verso mia madre per aiutarla a portare papà in casa.
 -Tu stavi baciando mia figlia?- chiese mio padre ancora una volta.
 -Sì, signore.-
 La faccia tosta di Massi non si fece attendere. Guardava mio padre dritto negli occhi, fermo al suo posto.
 -Hai sentito Adele…?- si rivolse a mia madre. –Mi ha chiamato signore.-
 Il signor Giancarlo Ferrari scoppiò a ridere. Una risata che rimbombò per tutta la via deserta.
 -Mi ha chiamato signore…- mormorò ancora divertito. –Sto invecchiando.-
 -Papà, forza- mi passai il suo braccio dietro al collo dopo aver raccolto le chiavi. –Andiamo dentro.-
 -Ti serve aiuto?- chiese Massi facendo un passo nella nostra direzione.
 -Fermo lì- esclamai. –Qui ci penso io, puoi andare.-
 Lui si bloccò continuando a guardarmi. Conoscevo quel tipo di occhiate. I miei genitori erano gente fuori dalle righe: erano allegri, sempre pronti allo scherzo, giovani per avere una figlia della mia età. La combinazione di tutti questi elementi spesso portava il risultato di stranire la gente che non poteva capirli.
 Genitori meravigliosi ma complicati da gestire in pubblico.
 Quella sera il pubblico in questione doveva proprio portare il nome di Massimiliano Draco?
 -E’ carino- mi sussurrò mamma da dietro le spalle del marito. –Da dove è saltato fuori?-
 Non avevo bisogno di guardare Massi per vedere un sorriso compiaciuto distendere le sue labbra, le stesse che stavo baciando solo pochi istanti prima.
 -Mamma, ne parliamo dopo, okay?- meglio tenere a bada la curiosità della donna che mi aveva messo al mondo finché ne avevo modo.
 -Ottima scelta, figliolo- papà si staccò da noi e barcollò porgendo la mano a Massi.
 Lui la strinse esitante: non capiva quale fosse l’obiettivo di mio padre.
 -Vale è un bellissima ragazza, e non lo dico perché si tratta di mia figlia, bada bene. Mi congratulo con te per il tuo buon gusto. Avete la mia benedizione… Com’è che ti chiami?-
 -Massimiliano Draco, signore.-
 -Ah, che nome esilarante.- Una nuova risata fu l’unico suono udibile per strada.
 Gli occhi di Massi si spostarono verso di me, ma io fissai lo sguardo sui mattoni del marciapiede. Non volevo un confronto con lui. Il bacio, i miei genitori, erano argomenti troppo scottanti per poterli affrontare con uno scambio di occhiate.
 -Mio caro Massimiliano. Vale è tutta tua.-
 -Signore, la ringrazio ma…-
 -Niente ma, l’hai baciata e ora te la tieni.-
 A quel punto dovevo intervenire prima che l’alcol concedesse a mio padre di lasciarsi andare a nuove sciocchezze.
 -Andiamo, papà!- lo afferrai per un braccio e lo trascinai verso il portone. Era arrivato il momento di entrare in casa e di chiudermi dentro a vita. Non ne potevo più di quella serata.
 Mamma aprii il cancello mentre io sorreggevo papà.
 -Vale…-
 -Ci vediamo a scuola, Draco.-
 Il portone si richiuse alle mie spalle mettendo una barriera tra me e quel ragazzo che ancora stentavo a comprendere.
 Un’ora dopo, i miei genitori dormivano tranquilli nel loro letto e io me ne stavo sotto le coperte a fissare il soffitto stellato della mia camera.
 Le mani dietro la testa e la mente oberata di lavoro. Se non avessi smesso di pensare a quel bacio non sarei riuscita a farmi cullare dalle braccia di Morfeo. Mi stavo già rassegnando all’idea di restare ad occhi spalancati per tutta la notte.
 Fissavo le stelline, confidando nella magia per anni era stata la miglior panacea. Il loro effetto stava svanendo: ogni volta che riuscivano a sbiadire l’immagine di Massi nella mia mente, il suo sapore m’invadeva redendo di nuovo vivida quella visione.
 Mi girai sul lato. Fuori dalla finestra potevo vedere la luna e stelle vere. Neanche loro sortirono un grande effetto.
 Avevo l’odore di Massi addosso, oppure si era fissato nelle mie narici, le aveva contagiate ed era deciso a non andarsene mai più.
 Mi stavo impelagando in una storia senza futuro. Delia era fondamentale per Massi e io non avevo alcun diritto di mettermi in mezzo per un’attrazione priva d’importanza.
 Lo stesso avrebbe dovuto fare Massimiliano Draco. Nessun altro bacio rubato, questo era certo.
 Chiusi gli occhi, sperando che il buio totale potesse venirmi in soccorso.
 Niente più Massi, mai più. Il mio cuore in tachicardia al ricordo dei nostri baci, avrebbe dovuto arrendersi, e lo avrei costretto a farlo.
 Non ero il tipo da fare lo stesso errore due volte, figurarsi se ce ne sarebbe stata una terza. 




|| L'Autrice || 

Questo è l'ultimo capitolo che pubblicherò. Sono alla ricerca di una casa editrice quindi non mi è possibile pubblicare tutta la storia.
Su wattpad potrete trovare una parte del capitolo 11, e alcuni spoiler ed estratti sul resto della storia. 

https://www.wattpad.com/393233624-il-figlio-della-prof-capitolo-11-queen-new-version

 
Voi non avete idea di quanto vorrei farvi leggere tutta la storia adesso. 
Sono in attesa della valutazione da parte della mia editor, e spero che presto trovi un editore a cui piaccia e che decida di investirci. In caso contrario, la metterò in vendita su Amazon. 
Questa nuova versione è stata una vera avventura. Non credevo che una semplice revisione si sarebbe trasformata in un romanzo del tutto nuovo e che, se devo essere sincera, mi piace e mi coinvolge molto più del primo (mi faccio critiche e complimenti da sola ahahhah). 
Cercherò di darvi presto notizie riguardo la pubblicazione.

Grazie per essere arrivati fino a qui. 

Un abbraccio

Scarcy Novanta (Francesca V. Capone) 


Nota del 31/05/2017

Notizie sulla pubblicazione 

Salve a tutti! 

Uso questo spazio per aggiornarvi riguardo la pubblicazione del libro. 

La mia editor ha letto il manoscritto. 

Con mia grande soddisfazione, la trama e i personaggi della nuova versione de "Il Figlio della prof" li ha trovati molto molto validi (lo ammetto, mi ha riempita di complimenti). Non ha trovato nulla da cambiare, a parte il titolo che quindi non sarà più "Il Figlio della prof". Presto vi farò sapere quale sarà il nuovo titolo ma i personaggi saranno sempre loro, Massi e Vale. Darà una sfoltita alle parti un po' troppo pesanti alla lettura e farà la correzione bozze per gli errori grammaticali e ortografici. 

A questo punto, passo alle notizie che forse vi interessano di più.

Ragionando insieme all'editor, che conosce tutti i meandri dell'editoria italiana, siamo giunte alla conclusione che aspettare di trovare una casa editrice per pubblicare il libro ci porterebbe via quasi un anno. Le case editrici, di solito, se ricevono manoscritti che vogliono pubblicare in questo periodo dell'anno, molto spesso li inseriscono nelle pubblicazioni dell'anno successivo. Perciò se ci affidassimo ad una casa editrice, prima del 2018 non verrebbe distribuito. E non parlo di gennaio 2018, ma anche di aprile o maggio. 

Quindi la decisione è questa: 

useremo giugno e luglio per correzione, impaginazione e copertina per poi rendere disponibile il libro su Amazon. La probabile data di uscita sarà settembre 2017!

Nel frattempo, la mia editor cercherà una casa editrice. 

E' ovvio che più letture avrò su wattpad e, soprattutto, più acquisti ci saranno su Amazon, più aumentano le probabilità di trovare una casa editrice. La mia editor è anche abbastanza ottimista. Vuole puntare a case editrici di un certo livello. 

La nuova versione, per esigenze di trama che voi ancora non conoscete, avrà bisogno di un seguito, e questo, unito agli acquisti su Amazon, potrebbe allettare diverse case editrici. 

Ovviamente, se non dovessi trovarne una, il seguito lo pubblicherò sempre su Amazon nel 2018 (anche se ancora devo scriverlo ahahahah). 

Sinceramente sono al settimo cielo! Era già mia intenzione pubblicare su Amazon, e spero di riuscire anche a convincere l'editor a non limitarci all'ebook ma a puntare anche sul cartaceo. Questo ancora non lo posso confermare, ma farò di tutto. 

Riassumendo: 

1. Giugno e luglio: correzione, copertina e impaginazione.

2. Agosto: siamo tutti in ferie, quindi lo lasceremo passare.

3. Settembre: probabilissima pubblicazione del libro! 

 

In più, la mia editor conosce un'agenzia di web markenting che si occuperà del booktrailer, di letture di estratti su youtube, e di tutta la pubblicità sui social. Ma di certo la migliore pubblicità sarete sempre voi. 

Credo di avervi detto tutto. 

Sono al limite delle lacrime per la felicità! 

Ringrazio tutte le ragazze di facebook che mi stanno sostenendo, e tutti voi, che anche solo con le letture contribuirete a questo mio progetto. Siete meravigliosi!

Un abbraccio enorme!

Scarcy Novanta (Francesca V. Capone) 

P.s. Stampatevi in testa il mio nome ahahahah Almeno quando il titolo cambierà avrete un punto di riferimento per acquistare il libro, il mio nome non lo posso cambiare ahahah 

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Capitolo 31
*** Queen (New Version) ***


Capitolo 11: Queen
 
 Come previsto, non avevo chiuso occhio.
 Caddi in un sonno agitato quando l’alba era ormai vicina, e alle nove ero in piedi davanti allo specchio del bagno a scrutare corrucciata il riflesso che mi restituiva. Delle grosse occhiaie contornavano gli occhi distrutti e delle antiestetiche linee marcavano la fronte contratta dai pensieri notturni.
 L’effetto dell’adrenalina causata dal bacio non era ancora svanito.
 Il cuore batteva accelerato e lo stomaco si stringeva in strane fitte ogni qual volta l’idea delle labbra di Massi mi sfiorava anche per sbaglio la mente.
 Mi sciacquai il viso con abbondante acqua fredda: un altro vano tentativo per cancellare la notte precedente.
 Tornai in camera e mi vestii. Afferrai la borsa infilandoci dentro un paio di romanzi che avevo cominciato a leggere.
 Avevo una meta quella domenica mattina, un luogo che mi avrebbe donato quella tranquillità perduta da giorni.
 I miei genitori avrebbero dormito ancora per diverse ore.
 Lasciai a mia madre un biglietto dove le ricordavo il pranzo dai nonni, e uscii di casa.
 Una volta fuori assaporai la brezza mattutina sul viso e permisi ai raggi solari di scaldarmi la pelle per qualche secondo. Era una giornata meravigliosa, neanche una nuvola spezzava l’azzurro del cielo.
 Sì, era la mattinata perfetta per il mio appuntamento domenicale.
 Salii sullo scooter e mi diressi in centro.
 Arrivai davanti a un edificio antico, era lì da secoli. Grande, maestoso e magnifico nella sua architettura perfetta, curata nei minimi particolari.
 Biblioteca nazionale. L’unica in città aperta tutti i giorni.
 Non vedevo l’ora di trascorrere le due o tre ore successive a leggere in quel posto incantato. Avrei abbandonato i miei pensieri su quel marciapiede, lasciando che la mente si beasse tra le pagine dei miei romanzi, circondata da volumi di libri e dal profumo familiare della carta stampata.
 Non esisteva niente di meglio.
 Passai la lingua sulle labbra, il ricordo del bacio mi aveva invaso.
 Forse qualcosa di meglio della biblioteca esisteva ma non volevo soffermarmi a pensarci.
 Feci un passo verso il regno dei miei sogni, quando il telefono squillò. Mi fermai ad osservare il nome apparso sul display. Questa volta mi avrebbe sentita.
 -Amy.-
 -Vale, come si è evoluta la serata?- la sua voce era euforica mentre il mio umore migrava pericolosamente in direzione di “stato rabbioso permanente”.
 -Te lo dico subito: ringrazia il cielo che ancora ti rivolgo la parola.-
 Ero stata lapidaria.
 -Perché? Di che parli?-
 -Pensi che non mi sia accorta del teatrino che avete messo su tu e quell’altro sciagurato di Marco? Tu non ci sei andata a letto, non lo faresti mai così presto. Era una tattica per creare la serata più imbarazzante della mia vita e devo ancora decidere se perdonarvi.-
 -Vale…-
 -No, niente Vale. Ora ho bisogno di starmene per conto mio. Non potete manipolare le persone perché avete convinzioni da cui non vi schiodate. Non sei sempre nel giusto Amy, datti una regolata.-
 Chiusi la chiamata e spensi il telefono, non volevo correre il rischio che la traditrice ritentasse. Ne sarebbe stata capace.
 Volevo entrare in quella biblioteca e lasciare tutto al di fuori, traditori inclusi.
 Li avrei perdonati, i miei momenti furenti sfumavano nel giro di poche ore, non ero il tipo che serbava rancore. Tuttavia, decisi di tenerli sulle spine per tutto il giorno. Ne avremmo riparlato a scuola la mattina successiva.
 Presi un bel respiro e mi diressi spedita nella sala lettura.
 Passai davanti ai ragazzi del banco informazioni che mi fecero un segno di saluto. Frequentavo quella biblioteca da anni, ormai ero di casa.
 Come ogni domenica, quel luogo era quasi deserto. Contai tre persone durante il tragitto per raggiungere il mio posto prediletto. Un grande banco collocato nell’angolo più remoto della sala, celato da tre librerie alte due metri. Si trovava proprio sotto una finestra e la luce lo inondava rendendolo l’antro luminoso perfetto in cui rifugiarmi.
 Spostai la sedia e mi accomodai. Assunsi la mia posizione usuale: le spalle poggiate alla finestra e il libro in mano, aperto alla pagina segnata. Era un thriller storico, uno dei miei generi preferiti, adatto al momento che stavo vivendo. Niente commedie romantiche o drammi amorosi, solo strategie di guerra, politica antica e sangue. Gli ingredienti giusti per togliermi dalla testa attrazioni fatali che non avrei dovuto provare.
 Dopo un’ora di lettura, alla fine di un duello cruento, alzai la testa per stiracchiarmi il collo.
 Attraverso i libri sugli scaffali ero in grado di vedere gran parte degli altri tavoli, senza essere troppo notata. A volte mi piaceva guardami intorno in quel luogo così silenzioso, mi piaceva osservare la gente e perdermi anche in quelle che sarebbero potute essere le loro storie. Perché tutti hanno delle storie.
 Lasciai vagare lo sguardo e, all’improvviso, un piccolo dettaglio attirò la mia attenzione. 
 Un ragazzo era seduto a circa tre scaffali di distanza. Aveva indosso una felpa larga ed era di spalle rispetto a me. Avrei potuto ignorarlo se non fosse che i suoi capelli mi ricordavano quelli di qualcuno che conoscevo fin troppo bene.
 Il ragazzo si alzò e a quel punto non ebbi più dubbi.
 Voltò leggermente il viso. Era Massimiliano Draco la persona che stavo guardando.
 D’istinto afferrai il romanzo e feci finta di leggerlo celando il mio volto. Ci mancava solo che mi vedesse lì.
 Frequentavo quella biblioteca da anni, eppure non mi era mai capitato d’incrociarlo.
 Aveva invaso ogni mio spazio, ora anche la biblioteca doveva essere un luogo legato a quell’idiota?
 Lo vidi scrivere qualcosa al cellulare. Raccolse le sue cose, gettandole alla rinfusa nello zaino, e si diresse con passo tranquillo verso l’uscita della sala.
 Dove stava andando?
 Scossi la testa per tornare in me. Non avrebbe dovuto importarmi la destinazione di Draco, lo avevo solo visto per sbaglio e non avevo voglia di regalare al destino l’ennesima occasione per presentarmi per un tiro mancino.
 Massimiliano Draco aveva il diritto di recarsi ovunque desiderasse.
 Non mi sarei impicciata.
 Quindi rimasi di sasso quando mi resi conto di essere uscita in strada.
 -Accidenti a me- mormorai guardandomi intorno per individuare l’obiettivo.
 Lo vidi girare l’angolo a destra.
 Gli anni passati a pedinare il fratello di Amy, finalmente avrebbero dato i loro frutti.
 Mi diressi subito verso la strada imboccata da Massi, proprio dietro la biblioteca.
 Lo vidi entrare in un piccolo negozio. Un’insegna sbiadita recitava “Queen - Music Legend’s”.
 -Un negozio di musica?- mormorai con la curiosità che aumentava ad un ogni istante.
 Feci qualche passo avanti.
 In testa continuavo a ripetermi che non erano affari miei ma le gambe si mossero di propria volontà.
 Una volta davanti l’entrata, mi soffermai ad osservare la stramba vetrina, allestita come quella di un bazar d’altri tempi. Invasa da dischi in vinile, strumenti musicali e cd più disparati, messi alla rinfusa neanche si fosse trattato di un negozio dell’usato.
 Presi un respiro profondo e spinsi la porta in legno per entrare. Un campanellino annunciò il mio ingresso in negozio.
 La prima cosa a colpirmi fu il ragazzo dietro la cassa. All’apparenza andava per i trenta ma i lunghi capelli castani gli celavano in parte il viso, quindi non fui certa dell’età.
 La musica era del volume giusto per non disturbare la clientela e passava un brano rock conosciuto. L’atmosfera era piacevole nonostante il tizio strambo dietro la cassa.
 -Buongiorno- disse lui con un sorriso etereo. –Ti serve aiuto?-
 -No, do solo un’occhiata in giro.-
 -Fai pure- rispose lui indossando un paio di grosse cuffie. Mi sorrise e tornò a fissare qualcosa sul suo portatile.
 Mi sentivo parecchio in imbarazzo in quel luogo. Non ero mai stata un’appassionata di musica e le mie conoscenze si limitavano ai brani del momento, che puntualmente eliminavo dalla testa non appena mi risultavano monotoni.
 Ero solo un tipo da libri, biblioteca e solitudine.
 Cominciai a guardarmi intorno.
Quel luogo era colmo di dischi in vinile in ordine d’anno d’uscita, cofanetti di cd con tutte le composizioni di grandi artisti, strumenti musicali di seconda mano, ma di Massimiliano Draco non vi era traccia.
 Eppure era entrato lì dentro due secondi prima che lo facessi io.
 Quella storia non mi convinceva per niente.
 Mi avvicinai ad una piccola sezione dove si potevano ascoltare dischi in promozione. Non avevo mai sentito i nomi di quelle band.
 -Sono gruppi emergenti- mi spiegò il ragazzo alla cassa. Il mio essere del tutto fuori posto era evidente.
 -Ah… Grazie.-
 -Prova i Cam4, non sono male per dei quindicenni. La cantante ha una voce che spacca.-
 Guardai i dischi accanto ad ogni dispositivo per l’ascolto e trovai il singolo consigliatomi dal ragazzo. Presi in mano la custodia per osservare la copertina. Il profilo di una ragazza con capelli corti, dal fantasioso color rosa confetto, era al centro della copertina. Dietro di lei, sullo sfondo, s’intravedevano tre ragazzi. Girai la custodia e vidi il primo piano dell’intera band.
 -Ma che cazzo…!?-
 Quell’esclamazione mi era sfuggita prima che me ne accorgessi.
 -Tutto bene?- mi chiese il ragazzo. Aveva sentito il mio urlo anche attraverso le cuffie.
 -Sì, io… Conosco un componente della band.-
 -Sono dei ragazzi a posto. Me li ritrovo in negozio quasi tutti i giorni.-
 Feci un cenno d’assenso con la testa, non riuscivo a proferire parola.
 Afferrai le cuffie e premetti il tasto play.
 Mi lasciai avvolgere dalla voce decisa ma melodiosa di quella ragazza sconosciuta. Sul retro, sotto la foto della band, c’erano i nomi dei componenti.
 La proprietaria di quella voce angelica si chiamava Camilla. Solo Camilla. Cantava in un inglese perfetto e il suoi acuti erano piacevoli, mai eccessivi. Mi sarei lasciata cullare da quelle note per tutto il giorno, ma un altro nome su quella custodia era fondamentale.
 Il bassista era Luca. Luca Tarantino. Luca Tarantino, fratello di Amelia Tarantino.
 Il fratello di Amy faceva parte di una band? Se la mia amica lo avesse scoperto si sarebbero aperte le porte dell’inferno. Non le avrei detto nulla, non erano affari miei e non avrei rischiato la vita trovandomi nelle vicinanze nel momento in cui le bugie di Luca fossero venute a galla.
 Comunque avrei parlato con quel ragazzino: che cavolo gli passava per la testa?
 D’un tratto la musica sparì.
 Mi portai le mani alle orecchie. Le cuffie non c’erano: temevo di conoscere la ragione della loro scomparsa.
 -Ho sentito la tua delicata esclamazione di poco fa- mi voltai e i miei occhi incontrarono quelli di un Massi a dir poco seccato. –Che ci fai qui, impicciona?-
 Avevo dimenticato il motivo originario della mia presenza in quel negozio, troppo presa dallo stupore per il segreto di Luca.
 Luca… Avrei usato lui per tirarmi fuori dai guai, Massi non avrebbe scoperto che lo avevo seguito.
 -Sono qui per questo- gli porsi la custodia dei Cam4.
 -Ti piacciono le band emergenti?- chiese scettico.
 -Il bassista è il fratello di Amy.-
 -Fai supporto al ragazzino?-
 Presi un profondo respiro. Non avevo voglia di litigare con Massi in presenza di quel ragazzo capellone che pareva non perdere una sola parola del nostro discorso.
 -Amy è iperprotettiva nei suoi confronti. Vengo spesso a leggere nella biblioteca qua vicino e qualche giorno fa ho visto Luca entrare nel negozio. Volevo indagare sulla questione prima che Amy lo scoprisse ma non credevo che Luca nascondesse una cosa del genere: la sorella non ne sarà contenta.-
 Massi mi guardò con aria sospettosa. Incrociai le dita di mani e piedi, confidando nella mia espressione innocente. Doveva credere a quella storia, dopotutto si trattava di una mezza verità.
 -Hai intenzione di raccontarlo ad Amy?-
 -Per carità, mi ucciderebbe per il semplice fatto di trovarmi lì con lei. No, ne parlerò con Luca e vedrò di comprendere la situazione. Ce l’avrà un motivo per tutto questo- indicai l’album.
 -Quindi non mi hai seguito fin qui dalla biblioteca?-
 La sua domanda mi fece sobbalzare.
 -No, non ho messo piede in biblioteca oggi. Sono venuta diretta qui.-
 -Capisco.- I suoi occhi non la smetteva di squadrarmi. –Non era il tuo scooter quello che ho visto fuori dalla biblioteca, allora.-
 Lo scooter! Accidenti! Lo avevo completamente dimenticato, ma come potevo sapere che Massi si sarebbe interessato ai mezzi parcheggiati per strada?
 -L’ho posteggiato lì davanti per non rischiare di trovare Luca nelle vicinanze. Ho preferito fare qualche metro a piedi.-
 Massi si rivolse al ragazzo dai capelli lunghi.
 -Ruben, ti sembra una spiegazione convincente?- I suoi occhi non avevano mai lasciato i miei.
 -Non saprei, cugino. Lei è entrata subito dopo di te, la cosa risulta sospetta.-
 -State giocando ai piccoli investigatori?- il mio tono piccato era evidente.
 -Io penso che tu mi stessi seguendo. Eri dentro la biblioteca, vero?-
 Ormai conoscevo Massi abbastanza per sapere che non mi avrebbe lasciato in pace sino a quando non avesse ottenuto una confessione in piena regola.
 -Sei proprio un… Un… Un seccatore- esclamai risentita. –Okay, ti ho visto nella sala della biblioteca e ti ho seguito, ero curiosa.-
 Un sorriso soddisfatto apparve sul volto di Massi.
 -Però quello è davvero il fratello di Amy, su questo non ho mentito.-
 Cadde un silenzio imbarazzante, denso come la nebbia più fitta.
 Guardavo Massi e lui, sorridendo fissando il vuoto, stava pensando alla prossima mossa. Essere in torto m’impedì di prendere per prima la parola.
 -Ruben, la signorina ed io andiamo di sotto.-
 -La porti di sotto?- la sorpresa sul volto di Ruben m’insospettì, come lo sguardo d’intesa che si scambiarono l’istante dopo.
 Una domanda pressava la mia mente: qual era la funzione dello spazio di sotto?
 -Non mi ha lasciato altra scelta.-
 -Be’, divertitevi. Se vi serve qualcosa fai un fischio.-
 -Grazie, amico. Un caffè non sarebbe male- si voltò a guardarmi con i suoi occhi di rimprovero. –Seguimi, impicciona.-
 Si diresse sul retro del negozio e io gli andai dietro senza fiatare.
 Il retro era una specie di magazzino male organizzato. Si presentava identico alla vetrina ma con una quantità di oggetti incalcolabile e la polvere ne era una docile inquilina.  
 Scendemmo una scala a chiocciola e ci ritrovammo in un seminterrato non troppo spazioso e molto buio. Le uniche fonti di luce erano una lampada da scrivania e lo schermo di un computer portatile, aperto su una pagina di testo, mentre un piccolo raggio di sole si faceva spazio a fatica attraverso una finestrella in cima alla parete.
 -Che posto è questo?- chiesi dopo che Massi premette l’interruttore della luce. La lampadina appesa al soffitto emanava un debole bagliore, che non contribuì molto a rischiarare l’ambiente.
 Era un seminterrato non più grande di una comune stanza. Subito al di sotto della scala a chiocciola c’era la scrivania, dov’era poggiato il portatile, una sedia e un mobile malandato pieno di libri. Al centro della stanza c’era un tavolino dalla particolare forma esagonale e, addossato al muro più distante, un materasso foderato da un lenzuolo scuro e con dei cuscini rossi buttati sopra alla rinfusa. Le pareti erano tappezzate di poster e foto d’artisti musicali e il resto dello spazio conteneva quello che nel retro del negozio non aveva trovato un proprio spazio dove prendere polvere in santa pace. Strumenti musicali da riparare, poster arrotolati in scatoloni consunti, degli amplificatori sfondati dai calci di chissà quale cantante infervorato durante un concerto.
 -Questo è il mio regno- disse Massi ridestandomi dai miei commenti mentali sull’arredamento azzardato di quel luogo.
 Draco si sedette con estrema lentezza sulla sedia davanti al tavolo. M’indicò il letto in un velato invito ad accomodarmi. Non c’era un’altra sedia da utilizzare, il che denotava che quel posto era un regno senza sudditi, governato e popolato da una sola persona, Massimiliano Draco. 
 Mi sedetti a gambe incrociate prestando attenzione a che le scarpe non sfiorassero il lenzuolo. Non era una posizione comoda per me, mi piacevano sedie e poltrone, tutto il resto era del tutto innaturale per i miei muscoli. Massi aveva occupato l’unica sedia, e non ero in vena di litigare ancora con lui, quindi mi arrangiai come meglio riuscii.
 -Hai scoperto il mio segreto, Ferrari. Ora devo assicurarmi che rimanga tale.-
 A che segreto si riferiva? Passava il tempo nel seminterrato del cugino, non ci trovai nulla di eclatante.
 -Marco e Ruben sono gli unici a sapere di questo posto- cominciò lui passandosi una mano sul viso.
 -Draco, perdonami, ma io proprio non capisco di che segreto parli.-
 -Voglio fare lo scrittore.-
 Lo scrittore?
 Non fui in grado di elaborare quell’informazione con la velocità dovuta.
 Massimiliano Draco, il figlio della professore D’Arcangelo, voleva fare lo scrittore?
 Si trattava di una notizia fuori da qualunque schema. Iniziavo a comprendere il motivo di tanta segretezza.
 -Mia madre è la tua professoressa da anni, giusto?-
 Scossi la testa per tornare alla realtà.
 -Ah… Sì, da quasi tre anni.-
 -Quindi la conosci abbastanza da afferrare il punto della situazione.-
 Abbassai lo sguardo concentrando l’attenzione su uno degli scatoloni pieni di poster.
 In effetti, conoscevo bene la professoressa D’Arcangelo, almeno per ciò che concerneva la sua idea di carriera scolastica. Il suo schema mentale non era complicato: liceo, università, carriera brillante in una professione di prestigio. Era quello che andava professando in lungo e in largo e, di certo, era ciò che desiderava per il suo unico figlio. Non avrebbe preso bene la notizia che Massi volesse intraprendere una carriera divergente dalle sue idee.
 -Questa faccenda non le piacerebbe- mormorai a me stessa. Ero talmente sconvolta da dimenticare la presenza di Massi nella stanza.
 Sussultai quando il materasso si abbassò. Draco si sedette accanto a me con le mani posate sul viso, a coprire i suoi pensieri.
 -Tua madre ha stabilito un piano per te e non è tipo da assistere alla distruzione delle sue speranze senza combattere. Non ti farebbe più mettere piede qua dentro, ucciderebbe Ruben per averti coperto e ti spedirebbe a calci nel sedere verso l’università che lei ha scelto nell’esatto istante in cui sei venuto al mondo.-
 Non vedevo soluzioni per quel problema, la D’Arcangelo avrebbe reagito come una leonessa a cui avevano pestato la coda.
 -Sei molto più perspicace di quanto avessi immaginato.-
 Massi portò le ginocchia al corpo e cominciò a fissare il vuoto.
 -Tua madre non è complicata da interpretare, le sue convinzioni le sbandiera davanti a chiunque.-
 -Ora capisci perché non deve sapere che trascorro qui il mio tempo libero?- mi chiese con voce di supplica. Massimiliano Draco mi stava pregando di non aprire bocca? Mai avrei creduto di vivere una circostanza del genere. Mai.
 -Appena ho un momento di pace, mi precipito qui. Ho la tranquillità per scrivere ciò che voglio, senza la tensione di essere beccato da mia madre.-
 Lo guardai mentre i suoi occhi vagavano per la stanza.
 -E’ il luogo in cui posso davvero essere me stesso e non l’ho condiviso neanche con Delia. Ho il terrore che lei se lo lasci sfuggire per far contenta mia madre. Il mio atteggiamento nei tuoi confronti non è stato dei migliori, capirò se per vendicarti vorrai spiattellare tutto.-
 I nostri occhi s’incontrarono e un brivido mi attraversò il collo. 
 Delia era allo scuro di tutto. Marco era l’unico a sapere, a meritare la fiducia di Massi.
 Mi ero insinuata in quel segreto per seguire la mia curiosità e ora il senso di colpa mi divorava.
 Avevo costretto un ragazzo a mostrarmi la sua fragilità e a rinunciare ai suoi sogni tranquilli, instillando in lui la paura che quel segreto venisse a galla.
 No, non era solo un ragazzo. Era il ragazzo che mi piaceva.
 -Ti prometto che non dirò nulla. Non sono mai stata qui e non ho visto niente.-
 Lui spalancò le palpebre in un chiaro gesto d’incredulità.
 -Però voglio qualcosa in cambio- dissi perentoria.
 -Se si tratta di favori sessuali, sono tutto tuo.-
 Il suo occhiolino, accompagnato da una voce profonda ma divertita, riattivò la tachicardia a cui ormai ero abituata ad essere sottoposta in sua presenza. La temperatura nella stanza si era alzata… No, era il mio corpo ad andare completamente a fuoco, sotto il tiro deciso degli occhi di Massi. Quel verde si sarebbe tramutato nella mia rovina.
 -Sono una lettrice accanita- dissi ignorando la frase che aveva pronunciato, meglio non dare adito a fraintendimenti. –Voglio leggere quello che scrivi.-
 -Stai scherzando?-
 Era impossibile non notare la sorpresa sul suo volto.
 -Draco, andiamo. Non dirmi che ti vergogni?-
 -Non è questione di vergogna- rispose lui non lasciando i miei occhi. –Quello che scrivo è sempre stato privato, nessuno lo ha letto a parte me.-
 -Vuoi fare lo scrittore, prima o poi la gente dovrà leggere ciò che scrivi- dissi con ovvietà. –Meglio che si tratti di una stupida ragazza della tua età, piuttosto che un critico letterario, non trovi?-
 Lui prese un respiro profondo. Le sue spalle si alzarono e rimasi a fissare quel volto che ormai governava i miei pensieri. Volevo leggere le opere di Massi per un semplice motivo: si stava rivelando diverso dalla persona che pensavo di conoscere. Era uno scrittore, voleva essere uno scrittore, e avrei potuto scoprire davvero il suo animo solo attraverso le parole.
 Si alzò e si avvicinò al cassetto della scrivania. Ne tirò fuori dei fogli rilegati e me li porse, accomodandosi di nuovo al mio fianco.
 -Questa è una storia che ho iniziato a scrivere anni fa. Non l’ho mai conclusa- mormorò passandomi i fogli. –Di recente ho deciso di riprenderla in mano ma ancora non so bene come completarla. Magari, da grande lettrice quale sei, potresti darmi qualche consiglio.-
 -Certo. Qual è l’argomento della storia?- chiesi cominciando a sfogliare qualche pagina.
 -Io.-
 Alzai gli occhi e vidi il suo volto luminoso invadermi la visuale. Appariva così fragile in quel momento, come se mi stesse concedendo d’incontrare un pezzo del suo cuore. Non mi sarei aspettata di conoscere quella sfumatura di Massimiliano Draco.
 Mi morsi il labbro inferiore sovrappensiero. Massi, in quegli ultimi giorni, mi aveva stupito con i suoi atteggiamenti folli, le sue risposte accusatorie e i suoi baci non richiesti ma ora la sorpresa superava di gran lunga tutte le precedenti. Lui era un artista, uno scrittore fin nel profondo dell’anima e lo potevo scorgere da quel piccolo lampo d’insicurezza nei suoi occhi. Temeva il mio giudizio su una storia che per lui era fondamentale. Eppure era anche una persona razionale, uno studente modello che affrontava ogni sfida posta sul suo cammino, con una madre che non gli rendeva la via semplice. Viveva con il terrore di deludere la propria madre esprimendo i propri sogni, mettendo i propri desideri davanti a quelli della donna che gli aveva dato la vita.
 Mi ritrovai ad ammirare due parti di lui che consistevano in facce opposte della stessa medaglia. Troppi elementi che mi avrebbero costretta a rivalutarlo e, forse, a riconsiderare la mia determinazione nel ritenerlo solo il principino della scuola.
 -A che pensi?- domandò in un sussurro.
 La sua voce mi riportò sul pianeta.
 -Tu sei due persone in una.-
 Mi guardò sorridendo.
 -Siamo tutti così, Vale. E’ l’equilibro naturale delle cose. Luce e tenebra, amore e odio, uomo e donna. Si presentano come mondi opposti, contrari per concetto, ma non potrebbero esistere l’uno senza l’altro. C’è bisogno di entrambi per avere l’idea completa. Perciò occorrono ambedue le facce di una persona per dire di conoscerla davvero.-
 Il suo ragionamento si era rivelato più maturo e pensato di quanto avrei mai potuto credere. Lo guardavo e ora vedevo un ragazzo bellissimo, intelligente, sensibile e socievole. Si era come trasformato davanti ai miei occhi e non sarei più stata in grado di considerarlo un idiota egocentrico come era stato per anni.
 Il suo desiderio era esprimere i propri pensieri attraverso la scrittura. Come diavolo avrei potuto odiarlo ancora? Quale trucchetto avrei usato stavolta per evitare di analizzare ciò che provavo per lui? La storia del “non è il ragazzo adatto a me” non avrebbe retto per molto. Più lo conoscevo e più il suo carattere si rivelava attraente e le sue passioni troppo vicine alle mie.
 Era ufficiale: la situazione si prospettava complessa.
 Feci un grosso errore. Alzai lo sguardo ed incontrai i suoi occhi. Mi guardava con dolcezza, era la prima volta che si lasciava andare così tanto in mia presenza. Aveva appena rivelato i suoi sogni e le sue paure ad una ragazza che ostentava al mondo l’odio nei suoi confronti, e i suoi occhi, invece di insinuare tensione dentro di me, mi accarezzavano dolcemente riscaldandomi il cuore.
 Le sue labbra erano a pochi centimetri, avrei potuto sporgermi verso di lui e prendere quel bacio che desideravo. Le conoscevo. Erano morbide, delicate e il loro sapore possedeva il potere di inebriare tutti i miei sensi.
 Era così vicino e mi guardava, non aveva lasciato i miei occhi neanche per un attimo.
 Vidi la mano alzarsi per poi posarsi sulla mia guancia. Non mi ero ancora abituata alla sensazione di calore che mi provocava il contatto con la sua pelle.
 Stava per baciarmi: lo vedevo, lo sentivo, lo bramavo.
 -Massi!-
 La voce di Ruben fece sussultare entrambi. Ci allontanammo l’uno dall’altra fissando lo sguardo altrove. Mi concentrai sul poster di una sgangherata band rock, vestita e truccata in modo improponibile. Ruben scese le scale e si parò davanti a noi con un vassoio.
 -Ecco il caffè, l’ho preparato anche per la tua amica.-
 -Giusto, prima non vi ho presentato. Vale lui è Ruben, mio cugino. Lei è una mia compagna di scuola.-
 -Molto piacere- disse Ruben porgendomi la mano dopo aver posato il vassoio sul tavolino davanti a noi.
 -Sei il suo cameriere?- gli chiesi dopo la stretta di mano.
 -Massi mi ha salvato in fisica e matematica quando andavo alle superiori. Qui dentro lui può chiedere ed ottenere tutto ciò che desidera.-
 -Ah, sei un galoppino allora.-
 Ruben mi guardò un attimo confuso, dopodiché scoppiò in una risata contagiosa.
 -Può essere vista sotto questo aspetto.-
Presi il caffè e lo bevvi osservando quel personaggio buffo che se ne stava davanti a me.
 -Come va con la storia del concorso?-
 -Non ne parliamo- rispose Massi passandosi una mano tra i capelli. –La questione non sta andando.-
 -Mi dispiace- il volto di Ruben si rabbuiò. –Comunque, ora devo andare. Ho un appuntamento con un collezionista, ormai è quasi mezzogiorno, starà per arrivare.-
 -Mezzogiorno!-
 Mi alzai in piedi di scatto sotto gli occhi sorpresi dei ragazzi. Frugai nella mia borsa e trovai subito quello che stavo cercando.
 Il telefono. Lo avevo spento dopo la chiamata di Amy.
 -Accidenti!- premetti il tasto di accensione dello smartphone. 
 -Ma che ti prende?- mi chiese Massi alzandosi dal materasso.
 Quanto ci voleva per attivare quell’aggeggio?
 -Il pranzo dai nonni. Tra meno di un’ora dobbiamo essere da loro e abitano fuori città. Se non saremo puntuali ci uccideranno.-
 Il display finalmente prese vita. Trovai quattro messaggi da parte di mia madre.
 La chiamai immediatamente.
 -Vale! Tesoro, che fine hai fatto?- la voce della mamma non era arrabbiata. Per fortuna avevo dei genitori che s’infuriavano solo per faccende importanti. Il ritardo per il pranzo dai nonni, non rientrava in quella categoria.
 -Mamma, scusa. Sono uscita presto e non volevo svegliarvi. Credevo di tornare a casa in orario ma ho perso la cognizione del tempo. Sto arrivando!-
 Ci fu un attimo di pausa dall’altra parte.
 -C’entra quel bel ragazzo di ieri? Quel Massimiliano?-
 Mia madre pronunciò quell’allusione con un volume alto, dato dall’euforia.
 Voltai lentamente la testa in direzione di Massi pregando in sette lingue diverse che non avesse sentito.
 Lui mi sorrise sornione.
 Aveva sentito, ovvio.
 -Più o meno- risposi a mia madre ancora in attesa. –Ne parliamo dopo, ciao.-
 Terminai la chiamata di colpo, prima che contribuisse a far aumentare l’imbarazzo.
 -Ragazzi, è stato un piacere, ma ora devo scappare.-
-Ormai ci sono abituato- replicò Massi con una chiara allusione alla mia attitudine.
 Non avevo tempo per strozzarlo o rispondergli a tono come avrei voluto. Afferrai la tazzina con il caffè e lo mandai giù d’un colpo: era bollente.
 -Ruben, buona fortuna con il tuo collezionista.-
 Mi ringraziò con un occhiolino.
 -Draco, ci si vede a scuola.-
 -Alla prossima, Ferrari.-
 Mi catapultai su per le scale e poi attraverso il negozio, fino a tornare davanti la biblioteca. Non credevo di saper camminare così speditamente.
 D’un tratto le mie gambe si arrestarono.
 Ero fuori, lontana da Massi.
 Respirai a pieni a polmoni, sentendomi sollevata. Trovarmi per così tanto in compagnia di quel ragazzo aveva messo a dura prova le mie funzioni vitali. Non mi ero neanche accorta di quanto il tempo fosse trascorso in fretta.
 Prima o poi avrei dovuto smetterla di fuggire perché ormai lo avevo capito: ciò che provavo per Massimiliano Draco non si poteva ridurre ad una semplice attrazione fisica.
 Scossi la testa per scacciare quei pensieri e salii svelta sullo scooter.
 Scappare, era sul serio ciò che mi riusciva meglio.  




|| L'Autrice ||
E sono tornata! 
Su Wattpad ho pubblicato qualche altro capitolo, in attesa dell'uscita del libro, perciò mi sembra giusto continuare anche qui. 
In questo capitolo tanto viene svelato ma vi garantisco che tanto ancora ci sarà da scoprire, se non di più. 
Su Wattpad sono arrivata al capitolo 14, quindi anche qui li troverete, spero entro oggi o domani. :) 
La storia sta prendendo una piega diversa, diversa anche da altre storie che ho letto. L'idea di dare a Massi la passione per la scrittura mi è venuta in mente di slancio, dopo aver valutato altre opzioni. Ho pensato di scrivere di ciò che so, e la scelta è ricaduta in modo indiscutibile sulla scrittura. Non che sia un'esperta ma di certo la conosco più di altre professioni artistiche. 
Comunque, dal Massi medico al Massi scrittore. Il personaggio è cambiato e, secondo me, migliorato. Non è razionale come la prima versione, anche lui è vulnerabile e soprattutto parla di più. I suoi dialoghi sono stati i migliori da scrivere, i più audaci. Lo adoro!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. E vi auguro buona lettura anche per gli altri. 

Un abbraccio

Scarcy Novanta (Francesca V. Capone

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Capitolo 32
*** Electra Dakru (New Version) ***


Capitolo 12: Electra Dakru
 
 Entrai nella mia camera e mi chiusi la porta alle spalle. Un’intera giornata passata in campagna dai nonni mi aveva letteralmente distrutta. Essendo nata per prima, tra tutti i nipoti, ero anche l’unica ad aver attraversato almeno la pubertà. I miei cugini oscillavano tra cinque e i dodici anni. Risultato: io ero presa di mira per le richieste di tutti. Giocare a calcio, truccare la bambine, preparare un dolce, creare degli oggetti improbabili con il pongo, che mi sentivo fin dentro le orecchie.
 Amavo i miei cugini ma la domenica si trasformava in un incubo a causa loro.
 Spesso la nostra permanenza durava solo il tempo del pranzo ma, a volte, mio padre e tutti gli esponenti di sesso maschile della famiglia Ferrari si accampavano davanti al televisore per le partite di campionato, soprattutto per quelle serali.
 Quindi, era ormai quasi mezzanotte quando mi sedetti alla scrivania.
 Accesi il portatile e tirai fuori dalla borsa il manoscritto di Massi. Lo avevo portato con me per tutto il giorno, sperando di trovare un momento libero per dargli un’occhiata, ma ero troppo impegnata con l’orda di ragazzini.
 Ora, nella pace della mia solitudine, avevo tutta l’intenzione di godermi il lavoro di Massi.
 Il protagonista era un bambino di otto anni, Ethan.
 -Bene, cominciamo.-
 Si trattava di una storia breve, l’avrei finita di leggere prima che gli occhi mi si chiudessero dal sonno.
 
 Erano quasi le sei del pomeriggio. La mia lezione di tennis era ormai terminata da un’ora e io me stavo da solo, al freddo di quel rigido dicembre, in attesa che l’auto di mia madre svoltasse l’angolo.
 Lavorava sempre tanto, la mamma. Papà riuscivo a vederlo solo la sera.
 Mi avevano insegnato ad essere un bimbo forte, in grado di cavarsela sempre da solo. Quindi non mi sarei pianto addosso per il ritardo della mamma.. L’avrei aspettata davanti a quel cancello verde, con il suono delle palline che rimbalzavano nei campi da gioco alle mie spalle.
Il tennis non era lo sport che amavo ma lei mi aveva convinto: era il più adatto per un bambino capace come me. Avevo fatto il bravo e tre pomeriggi a settimana passavo due ore del mio tempo a far rimbalzare quella pallina dall’altra parte del campo. Me lo aveva chiesto la mamma e io non le disobbedivo mai. La sua espressione delusa per i pochi insuccessi della mia breve vita mi tormentava: non volevo vederla, facevo di tutto per non trovarmela davanti.
 
 Mi fermai.
 Massi mi aveva avvertito che quella storia raccontava di lui ma non credevo di trovarmi quasi di fronte alla pagine di un diario. Scritta in prima persona, colma dei sentimenti di un bambino timoroso di arrecare dolore alla madre, ogni parola era un colpo al cuore.
 
 Era trascorsa un’altra mezz’ora e di mia madre neanche l’ombra.
 Vedevo persone attraversare il cancello alle mie spalle. Entravano da soli ed uscivano con i loro figli, parlando di pizza e cioccolata calda, qualcuno si beccava qualche strigliata per i compiti a casa non svolti, altri uscivano semplicemente in silenzio ma tenendo per mano il proprio genitore.
 A me non era mai successo. La mamma era sempre di corsa, non aveva tempo per certe smancerie. 
 -Se n’è dimenticata- mormorai con rabbia. Si era dimenticata di venire a prendere suo figlio.
 Non importava. Casa mia non era lontana e avrei potuto raggiungerla a piedi, anche se non lo avevo mai fatto. Ero un bambino col cervello da grande, così mi definiva sempre la mamma: me la sarei cavata da solo.
 Afferrai il borsone issandolo sulle spalle stanche e intirizzite per il gelo.
 Guardai la strada davanti a me, illuminata da flebili lampioni. Quella era la strada che dovevo prendere.
 -Non ho paura- mormorai dando un ultimo sguardo al campo dietro di me.
 Portai la sciarpa a coprirmi la bocca, avvertivo già che le labbra si stavano screpolando.
 Un passo dopo l’altro, mi ritrovai a metà della strada.
 Ogni tanto passava un’automobile che mi faceva sussultare.
 -Non ho paura- me lo ripetevo sottovoce, per infondermi coraggio. Questo la mamma non avrebbe dovuto saperlo, volevo che mi vedesse sempre forte e coraggioso.
 -Mamma- mormorai voltando l’angolo. Mancava ancora tanta strada prima di arrivare a casa e le gambe mi dolevano per il freddo preso nelle due ore precedenti. Sentivo come tanti aghi sottopelle, mi procuravano un formicolio sgradevole e i denti battevano, non riuscivo a controllarli.
 La mano infilata nella tasca a stringere le chiavi di casa. Le avevo prese per un amuleto porta fortuna: sarei arrivato a casa sano e salvo.
 I piedi mi facevano male e il borsone pesava ma non mi sarei arreso.
 Non mancava più tanto, intravedevo il mio palazzo in lontananza. Ci avevo impiegato venti minuti abbondanti a raggiungerlo ma alla fine ne ero uscito vittorioso.
 La mamma sarebbe stata fiero di me, ero riuscito a tornare a casa da solo senza l’aiuto di nessuno. Avevo ricordato la strada, avevo attraversando guardando sia destra che a sinistra, non avevo dato confidenza agli sconosciuti incrociati per caso.
 Sì, avrebbe apprezzato tutto questo. Mi avrebbe lodato.
 
 Che stavo leggendo?
 C’era qualcosa di vero in quelle pagine? Se così fosse stato mi sarei sentita in colpa a vita per tutte le mie idee su Massimiliano Draco.
 Cose del genere non mi erano mai accadute. Nonostante tutti i problemi, i miei genitori avevano sempre mantenuto ogni singola promessa.
 
 Aprii il portone del palazzo dove abitavo e mi diressi verso l’ascensore.
 Sano e salvo, lo avevo detto che ce l’avrei fatta. Premetti il pulsante per chiamare l’ascensore, pronto ad entrare nel caldo nel nostro appartamento. Con tutto il freddo che avevo preso, mi sentii solidale con qualunque genere di ghiacciolo. Non era una bella sensazione.
 Le porte dell’ascensore si aprirono ed entrai sorridendo, ero soddisfatto di aver portato a termine la mia impresa.
 Arrivato al mio piano qualcosa attirò la mia attenzione.
 Un bambino era accovacciato davanti la porta accanto a quella di casa mia. Tremava e singhiozzava disperato. Non lo avevo mai visto nel palazzo.
 -Ciao- dissi avvicinandomi a lui. –Sono Ethan. Tu chi sei?-
 -Mi… Mi chiamo… Jay.-
 Alzò lo sguardo e i suoi profondi occhi azzurri, rossi dal pianto e colmi di lacrime, mi mossero a compassione.
 -Cosa è successo?- chiesi sedendomi accanto a lui.
 -Io…- si passò una mano sul viso per asciugare le lacrime. –Io… Torno sempre a casa da solo da scuola, oggi però ho scordato le chiavi e sono rimasto qui fuori. I miei genitori torneranno tardi e io sono stanco di stare qui ad aspettarli.-
 -Potevi chiedere alla signora Henderson di farti telefonare, abita al piano di sotto, è sempre in casa.-
 Lui fece un gesto di diniego.
 -Abitiamo qui da meno di un mese, non conosco nessuno.-
 -Be’ la signora Henderson ha tipo centocinquant’anni, non credo sia pericolosa.-
 -Comunque non ricordo il numero del negozio della mamma, non avrei saputo come chiamare.-
 Quel bambino frignava davvero per tutto, almeno lui era stato al caldo per tutto quel tempo.
 -Facciamo così- mormorai porgendogli la mano. –Mi chiamo Ethan Duncan, abito qui, all’interno nove.-
 Lui strinse la mia mano, la sua espressione era confusa.
 -Ora che mi conosci, puoi venire a casa mia a giocare. Se vuoi lasciamo un biglietto per i tuoi genitori sotto la porta.-
 -Posso davvero?- chiese con gli occhi illuminati di felicità.
 -Certo, dovrebbe esserci della cioccolata da qualche parte.- Mia madre non era il genere di donna che preparava dolci con le sue mani per farli trovare al figlio quando tornava a casa. Il suo obiettivo era semplicemente la carriera. Non la biasimavo ma la mia età m’impediva di capire del tutto il suo atteggiamento.
 
 Continuai a leggere la storia con il cuore che mi batteva forte, come mai aveva fatto. I due bambini entrarono in casa, giocarono insieme per diversi minuti, trovarono e mangiarono la tanto agognata cioccolata e poi si misero davanti al televisore a godersi l’ultima puntata del loro cartone animato preferito.
 Lessi tutto d’un fiato fino a quando…
 
 Il telefono squillò
 Quando risposti la voce di mia madre m’invase le orecchie, rischiando di farmi perdere il senso dell’udito.
 -Ethan!- esclamò lei con voce dura. –Sei a casa allora. Si, può sapere perché non hai aspettato al club di tennis? Ho perso mezz’ora a cercarti inutilmente.-
 Lanciai uno sguardo all’orologio appeso in salone. Erano quasi le sette e mezza.
 -Mamma, ho finito gli allenamenti alle cinque. Volevo tornare a casa.-
 -Sei tornato a casa da solo?- chiese lei sorpresa.
 -Sì.- Ecco stava arrivando il momento di lode, quello che avevo aspettato fin da quando avevo messo piede in casa.
 -Bene. Allora puoi andare e venire a piedi da oggi in avanti. Non viviamo in una zona pericolosa, un bambino della tua età può andare da solo per quelle strade senza problemi.-
 Nessun complimento, solo la mia leggendaria madre pragmatica che, dopo aver testato il mio senso di responsabilità, si stava sollevando dall’inconveniente di accompagnarmi alle lezioni di tennis.
 Ormai c’ero abituato, le mie speranze venivano sempre abbattute, falciate via come spighe di grano ormai secche e senza vita.
 -Come vuoi- mormorai deciso. Non avrebbe colto neanche una nota di esitazione nella mia voce. Mi aveva spiegato tante volte che mi stava crescendo per diventare adulto, dovevo imparare a fare tante cose senza il suo aiuto.
 
 La storia continuava con il ritorno dei genitori del piccolo Jay. La loro reazione fu completamente diversa da quella della madre di Ethan. Si erano preoccupati a morte non trovando il loro bambino ad attenderli una volta entrati nell’appartamento. Avevano letto il biglietto lasciato dai due bambini e si erano catapultati nell’appartamento accanto per riabbracciare il figlio.
 Tutto terminava con le osservazioni di Ethan rispetto a comportamenti così diversi.
 Non invidiava il suo nuovo amico, ma ammise di sentire la mancanza di un abbraccio e della minima dimostrazione di preoccupazione da parte di quelle persone che lo avevano messo al mondo.
 Quella era stata l’infanzia di Massimiliano Draco?
 Appoggiai la testa sulla scrivania, il freddo del legno m’impedì di scoppiare in lacrime.
 Massi era stato sincero con me, mi aveva concesso di scoprire un pezzo del suo passato e mi aveva confessato i suoi sogni per il futuro.
 Io… Be’ io ero fuggita come al solito. Avevo omesso un particolare che nessuno conosceva, un particolare che apparteneva solo a me.
 Digitai il nome di un sito sul motore di ricerca.
 Entrai nel mio account.
 In alto a sinistra apparve un nickname che usavo ormai da tre anni.
 Electra Dakru. Un nome preso dalla mitologia e adattato a pseudonimo per le storie che pubblicavo sul un sito amatoriale di scrittura.
 Dakru era un nome ricavato dalla traduzione in greco antico della parola lacrima.
 La lacrima di Electra. Questo era il mio pseudonimo.
 Non ero stata sincera con Massi. Avrei dovuto dirgli che anch’io scrivevo, che anch’io forse avevo il sogno di non fare nient’altro per il resto della vita ma non avevo trovato il coraggio di confessarlo.
 Era un elemento in comune troppo grande per poter essere ignorato e ogni volta in cui quella mattina avevo pensato di dirglielo, il volto di Delia mi appariva prepotente in testa.
 Massimiliano Draco mi piaceva. Forse era addirittura qualcuno di cui mi sarei potuta innamorare.
 Ma c’era Delia…
 C’era la voglia di Massi di scappare dalla nostra città.
 C’erano anni in cui avevo covato un odio profondo nei suoi confronti.
 Non potevo dirglielo.
 Il giorno dopo, a scuola, gli avrei restituito quei fogli e il discorso si sarebbe chiuso lì.
 Electra Dakru non sarebbe mai stata associata a me.






||L'Autrice||
Protagonisti scrittori. Non pensavo che sarebbe andata a finire così quando ho riscritto questa storia, ma alla fine mi sono resa conto che è stata la cosa più naturale del mondo. 
Anche Vale scrive. Esattamente come Draco. Non hanno obiettivi diversi, ma proprio lo stesso. Massi lo sa da sempre, Vale lo sta scoprendo adesso. In pratica, ho voluto creare due facce della stessa medaglia. Andando avanti con la storia capirete meglio ciò che ho scritto adesso. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. 

Un abbraccio 

Scarcy Novanta (Francesca V. Capone

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