Tell me a lie

di Anastasija00V
(/viewuser.php?uid=937995)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Capitolo ***
Capitolo 2: *** II Capitolo ***
Capitolo 3: *** III Capitolo ***
Capitolo 4: *** IV Capitolo ***
Capitolo 5: *** V Capitolo ***



Capitolo 1
*** I Capitolo ***


«Vi dichiaro marito e moglie!»

E fu così che la mia vita matrimoniale incominciò.

Non conoscevo bene mio marito, ma mia madre m aveva detto che con il tempo avrei imparato ad amarlo, e poi era così un bell'uomo! Ero stata l'invidia di tutto il quartiere, e io ero solo piena di gioia e di aspettative per il mio avvenire.

Certo ero un po' spaventata, un matrimonio combinato non è esattamente il lieto fine che si legge nelle favole, ma vi riponevo le mie speranze da brava ragazza del XXI secolo.

In un'epoca come la mia sposarsi con un uomo di buona famiglia rappresentava la realizzazione massima a cui una donna poteva aspirare, era un'etica, l'etichetta migliore all'interno della società.

Ahimè, non fu affatto come mi aspettavo che fosse quell'unione.

Colin (il nome di io marito) non era mai a casa.

A volte partiva per lunghi viaggi dicendomi semplicemente che si trattava di affari che richiedevano la sua presenza sul posto.

Molte volte ho cercato di convincerlo a portarmi con sé, ma non vi era mai stato verso.

Non che fosse violento, oh no di certo. Era solo sfuggente.

Negli attimi di intimità matrimoniale era passionale, e io mi sentivo amata, bella e unica. Ma il mattino seguente ritornava ad essere tutto come al solito.

Era una persona enigmatica e io solo una giovane donna ingenua ed impacciata.

Passò un anno e ancora neanche l'ombra di una gravidanza.

Chiesi consiglio a mia madre diverse volte, e molte di queste piangendo.

La risposta non era certo sotto forma di consolazione ed incoraggiamento. Ricevevo per lo più rimproveri e accuse di non essere una brava moglie.

Ma infondo io nemmeno lo avevo capito il significato di essere un “brava moglie”. Mi sembrava di essere rinchiusa in una gabbia dorata, piena di lussi e circondata da invidie, avevo poche amiche, per lo più conoscenze etiche, false e bugiarde, che non perdevano occasione di parlare alle mie spalle.

E io mi sentivo triste e sempre più sola.

Finché un giorno...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II Capitolo ***


«Eccoci arrivati» Disse mio marito porgendomi il braccio non appena arrivammo all'American Dream Hotel.

Estasiata dall'imponenza, la grandezza e la modernità dell'edificio quasi mi venne un capogiro. Non avevo mai visto un Hotel così bello, né vi avevo mai pernottato.

Più di tutto mi sorpresi di quanto la mia vita fosse cambiata nel giro di qualche mese. Ora aspettavo il mio primogenito, anche se non sapevo cosa il cielo mi avesse mandato, se un maschietto o una femminuccia. Ma infondo ad una madre poco importa del genere della creatura che porta in grembo, la felicità di avere una vita che cresce ogni giorno dentro di sé non ha valore.

L'interno dell'albergo era molto singolare a parer mio.

Sulle pareti prevaleva il colore rosa e le tende erano azzurre.

Sembrava di essere in una dimensione parallela.

Molte volte, per non soccombere al silenzio e alla solitudine che le pareti di casa mia offrivano, mi deliziavo attraverso la lettura di romanzi di vario genere, sopratutto le favole in quanto richiedevano un maggior sforzo di immaginazione, in modo che la mia fantasia non si arrugginisse mai.

Mia madre mi criticava spesso perché giudicava il mio atteggiamento particolarmente infantile e non adatto ad una giovane donna né nubile né coniugata.

La gente credo mi trovasse un po' strana, ma infondo a me proprio non importava.

O quasi.

Se solo avessi dato ascolto ai miei presentimenti di certo non sarei finita come sono finita.

Ma l'etichetta, la pressione erano tutto per una come me, i cui primi fervori di ribellione iniziale e quel forte senso di spiccare erano stati schiacciati da una società malata fondati sui valori degli uomini.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III Capitolo ***


Credevo che le cose sarebbero andate diversamente, che sarebbero migliorate...invece non fu così. Colin non era mai presente e pranzavo e andavo a letto da sola.

In più vi era uno strano presentimento che mi tormentava.

Quell'hotel non mi piaceva affatto, anche i colori mi sembravano troppo acidi e distorti.

Vi erano pochi uomini soli. Nessuna famiglia, nessun bambino.

Il personale era composto da sole donne, ragazze giovani e bellissime.

Persino le loro divise mi sembravano troppo succinte.

Non sono mai stata una bacchettona, ma mi sembrava che in quell'albergo vi aleggiasse solo la perversione. Per non parlare di quei sorrisi troppo indiscreti.

Ma non potevo permettermi di essere paranoica.

Probabilmente si trattava solo di una mia impressione.

Non uscivo di casa da troppo tempo e forse ero solo spaventata, mi sentivo fuori posto, spaesata, e inoltre il mio umore e i cambiamenti fisici apportati dalla gravidanza incrementavano tali sentimenti di ostilità nei confronti di tutto ciò che mi circondava.

Dovevo solo sforzarmi di essere più positiva.

Colin era fatto così.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV Capitolo ***


Com'è potuto succedere?

Dove ho sbagliato?

Perché a me?

Queste le domande che mi feci quando lo scoprii.

Mio marito mi aveva tradito e sapevo che quella non era stata la prima volta.

Anzi! Era già successo decine e decine di volte, mentre mi addossavo e mi addossavano colpe che non mi appartenevano affatto.

Mi sono sempre sforzata di essere una moglie amorevole, ma nulla di tutto questo ha potuto contro l'inganno.

E con una bimbo in grembo sarebbe stato difficile lottare da sola.

Ma mi sarei vendicata.

Mi sarei vendicata per me e per la mia creatura perché quel maniaco perverso non ci meritava.

Soprattutto dopo aver scoperto in che razza di posto ci stava facendo alloggiare.

Avevo sempre saputo che quello non era un vero hotel.

Sono una donna non una stupida.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V Capitolo ***


Vi era un unico modo per andarmene via da quel posto.
E ahimè anche se a volte me ne vergogno, credo di aver fatto la cosa migliore e più giusta sia per me sia per il bambino che portavo in grembo.
Finsi di stare male, dolori atroci e che non mi facevano dormire la notte e che disturbavano il sonno di mio marito.
Lo vedevo lottare contro il nervosismo e la sua rabbia di non poter abbandonarmi come aveva sempre fatto per andarsene a letto con altre donne.
E in cuor mio mi chiedevo se alcune di loro stessero vivendo gravide la stessa situazione che aveva colpito me, ricolme di gioia, speranze e promesse che non aveva mai mantenuto.
E se anche economicamente vantavo di un patrimonio invidiabile, io mi sentivo come il relitto di una società più costruita e più falsa di un castello di carte da gioco.
Ma io volevo giocare perché non mi sarei mai arresa, e raccogliendo tutto l’orgoglio e il coraggio di cui ero capace riuscii nel mio intento.
Tornai nella mia città, nel mio appartamento e nella mia casa.
Passò qualche giorno e Colin mostrò una certa insofferenza alla sua “nuova” vita famiglia e così mi propose “per il mio bene” di scrivere alla mia famiglia per chiederle di trasferirsi da noi il tempo necessario affinché io mi riprendessi.
Accettai con entusiasmo e approvazione la sua richiesta.
Non avrebbe mai potuto sfuggirmi perché anche se bigotta la mia famiglia avrebbe notato i suoi a dir poco discutibili movimenti.
Avevo la vittoria in pugno.
E in più mi sarei riscattata da tutte quelle voci e le malelingue che mi avevano turbato e offeso per un anno intero.
Quanto a Colin, si sarebbe rovinato con le sue stesse mani.
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3464559