Miedo a perderte: Il filo rosso del destino.

di Queen_V_Introspective
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una scelta difficile. ***
Capitolo 2: *** Lacerarsi ***
Capitolo 3: *** Sei tu la mia Sherazade? ***
Capitolo 4: *** Confusion ***
Capitolo 5: *** Ricordi. ***
Capitolo 6: *** Gioco di Ombre. ***
Capitolo 7: *** Tra leggenda e realtà. ***



Capitolo 1
*** Una scelta difficile. ***


***
Capitolo 1
Una scelta difficile.

***

 

Akane rimirava silenziosa le foglie d’autunno che, smarrite, lentamente cadevano dagli alberi.

Lei si sentiva esattamente come quelle foglie dopo tutto quel trambusto: smarrita.

Una pioggia di colori morti investiva le strade di Nerima, il sole ogni tanto faceva capolino illuminando le strade con i suoi flebili raggi di tanto in tanto, dispettoso, si celava birichino, dietro il grigiore di quelle nuvole soffici. Erano trascorse diverse settimane da quando era rientrata a casa, da quando tutto era di nuovo al suo posto, da quando loro finalmente erano riusciti a salvarsi e a riappropriarsi della propria vita.

Eppure era tutto così strano, nuovo ai suoi occhi.

Per lei quella non era più la sua realtà, la sua vera vita era intrappolata in quel viaggio durato anni, alla ricerca di sé stessa e del suo amore perduto. Per ritrovarsi lì, in quella dimora così vuota senza di lui, aveva rischiato tutto per quell'amore eppure lui aveva deciso di partire e di lasciarla da sola, ancora una volta. Non sapeva più chi fosse, “percepiva solo un affetto profondo in cuor suo” o almeno queste furono le sue parole non appena rientrarono da quel viaggio assurdo.

Non l’amava, questa era l’amara verità.

La sua storia l'aveva ammaliato, incantato, e si era offerto di aiutarla poiché era stata in grado di smuovere il suo cuore che Namunah aveva gelato e oscurato, però non provava alcun sentimento verso la giovane; se non quello di profonda gratitudine per averlo salvato dalla sua maledizione, da quel mondo stravagante e da tutto quel dolore.
Sentiva di non appartenere a quel posto, né di avere niente in comune con la ragazza o con quelle persone che affermavano di essere i suoi familiari. Aveva smarrito sé stesso in quel viaggio, tanto da non riconoscere nemmeno più il suo stesso padre.

E lei lo aveva percepito, era smarrito in quella casa, aveva gli occhi spenti e sempre melanconici. Lui era lì solo perché obbligato verso Akane, per riconoscenza e si sforzava di continuo per fingere di stare bene e di adattarsi a quella realtà, alle persone e alla situazione, perché gli avevano raccontato che quella era la sua vita, per lo meno lo era prima di partire per quel viaggio sul monte Hooh, che aveva mutato tutto. E così, non tollerando più la vista di quell'estraneo al posto del suo amato, aveva deciso di lasciarlo andare.

Una scelta difficile.

Non aveva fornito spiegazioni sulla partenza improvvisa del giovane, nessuno era al corrente del motivo, né il perché di quel viaggio affrettato organizzato così su due piedi. Avevano solo notato che fosse rientrata nel Dojo, mentre Ranma si allenava e dopo qualche ora entrambi, con aria di sufficienza, in sincrono si erano diretti nelle rispettive camere. Dopo un bel po' di tempo, il ragazzo era sceso e aveva comunicato a tutti che a breve sarebbe partito per un lungo ed intenso viaggio, senza esser certo di quando e se avrebbe fatto ritorno. Voleva fortificarsi e imparare nuove tecniche di combattimento, o per lo meno questa era la motivazione che aveva fornito. Nonostante tutti fossero stupiti avevano accettato di buon grado la decisione del giovane.
Eppure vi era qualcosa di celato nelle parole di Ranma o in quegli atteggiamenti di Akane, freddi e distaccati. Non si era degnata minimamente di salutarlo nel momento in cui il giovane si era allontanato dalla dimora, né tanto meno aveva presenziato il giorno dopo in casa se non per i rispettivi pasti.

Aveva continuato così per settimane, Nabiki, Kasumi e Ukyo avevano provato a comprendere quale fosse il reale motivo del suo comportamento ma non vi era alcun verso per riuscire a carpire i motivi che avevano spinto entrambi i due giovani ad allontanarsi.
Man mano che il tempo trascorreva, Akane con molta fatica aveva ripreso tutte le sue abitudini, presenziando piuttosto spesso alle attività del Dojo, in casa e in altre faccende.
Tutto appariva tranquillo, le cose stavano man mano ritrovando il loro posto, il tempo aveva ripreso a scorrere, lento ed inesorabile. Forse questa era la cosa peggiore: lo scorrere lento delle ore.
L’agonia, l'angoscia e la morte dell'anima era proprio quel ticchettio dell'orologio che segnava ore, mesi e forse anni. Più trascorreva e più la ferita si apriva, più i giorni volavano via e più divenivano lunghi, creando un divario enorme tra i due giovani.
Perché anche se lei cercava di celare la sua sofferenza, sul suo viso vi erano i segni del dolore causato da quelle distanze forzate, e per quanto potesse amare il giovane Saotome, la delusione stava distruggendo il sentimento che la legava a lui.
Ma non poteva far altro che accettare ed andare avanti. Era terribilmente stanca, aveva voglia solo di ricominciare a vivere per quanto difficile potesse essere, e lei ci stava provando, soprattutto lo stava facendo senza di lui.
Non si può costringere qualcuno ad amarci, o costringerlo a restare al nostro Fianco. Bisogna lasciare andare le persone, lasciarle libere di scegliere ciò che realmente desiderano. E lei aveva fatto esattamente questo, l'aveva lasciato libero di percorrere la propria strada, nonostante tutto, consapevole del fatto che forse non sarebbe mai più tornato indietro, ma quando ami qualcuno sei disposto a qualsiasi cosa pur di renderlo felice.
Come poteva legarlo a lei? Come poteva anche solo ipotizzare di obbligarlo ad amarla? Era assurdo!
Non avrebbe mai potuto perdonare se stessa semmai avesse anche solo formulato una tale assurdità!

Lui doveva restare non perché lei lo volesse, ma perché il suo cuore lo desiderava.

E nel momento in cui il suo cuore aveva scelto di andar via, anche se aveva percepito un dolore lancinante nell'anima, aveva sorriso e gli aveva augurato buona fortuna.
Perché quella era la decisione più opportuna, era stata forse la più difficile di tutta la sua vita, ma era sicuramente la scelta giusta.




 
 
***

 
Dodici mesi dopo.


 
Dodici mesi che Ranma è andato via, a volte guardandomi dentro percepisco solo il vuoto… è come se non sentissi più niente, come se non fossi in grado di percepire più dolore o di provare una qualsiasi emozione. Spesso il quesito che mi pongo è: cosa mi sta accadendo? ma non so darmi alcuna risposta. Da quando quel giorno è entrato a far parte della mia vita in modo irruente e forzato, io non ho smesso un attimo di pensare a lui, di contare su di lui, di affidarmi a lui. Peccato però che non sia servito a molto, lui ha scelto una strada diversa che ci ha separato. Forse è giusto così, forse il destino o i Kami hanno già scelto per noi, tutto è già stato deciso.
Non possiamo opporci al nostro fato, né combatterlo, ma possiamo accettare il suo volere e soprattutto andare avanti.

Anche se il cuore duole, se la ferita giorno dopo giorno dilaga, si può fare ben poco, dobbiamo imparare a conviverci ed attendere che tutto finalmente svanisca.

Eppure mi chiedo spesso dove sia, cosa stia facendo o se pensi un po' a quel noi; poi ricordo esattamente la sua espressione quando gli ho detto che doveva andar via se voleva ritrovare sé stesso perché aveva smarrito il suo io: d’improvviso quegli occhi di un blu profondo, tristi e vuoti, in cui sono annegata un milione di volte hanno ripreso a vivere; e lì ho compreso che sono annegata forse per un’ultima volta in quel profondo oceano di sentimenti. Così, ho deciso, sì, perché lui non ne sarebbe mai stato capace, mi ha salvato ed io ho salvato lui come sempre. Non avrebbe potuto abbandonarmi, in fondo anche se non rimembra nulla una parte di lui è ancora la stessa, una piccola parte di lui è ancora qui insieme a me.

Qualcuno potrebbe darmi della sciocca, potrebbe pensare che io abbia preso una decisione folle, ma tutti stanno errando. Io, ho solo lasciato libero in modo del tutto disinteressato un uomo dalla sua prigione. Gli ho lasciato libero arbitrio, lui e nessun altro avrebbe dovuto decidere né avrebbe potuto farlo al posto suo, e se lui ha scelto di partire, allora è la scelta opportuna.
Perché non è la scelta giusta, non lo sarà mai, il suo posto è qui accanto a me, lo è sempre stato; ma non posso obbligare qualcuno ad amarmi, o anche solo a rimirarmi con lo sguardo spento e la mente altrove. Non avrei potuto sopportarlo, non ci sarei mai riuscita e forse non accadrà mai.
Preferisco sapere che lì fuori, in un posto del mondo a me sconosciuto c’è qualcuno che probabilmente prima o poi si risveglierà dal suo intorpidimento, che il suo cuore finalmente ritorni a battere per me.
Perché sì, io ci spero ancora e forse lo farò sempre.
Il genio aveva ragione: l'odio è potente ma mai quanto l’amore.
 

 
***

 
 
Ed eccomi qui, è trascorso esattamente un anno da quel giorno.Quante cose sono cambiate nella mia vita... amori, famiglia e ideali.
Ho viaggiato a lungo, forse in modo disperato alla ricerca di un qualcosa che speravo con tutte le mie forze di rimembrare o ritrovare, ma che non ho trovato.

Forse non lo troverò mai.

Non si possono “cercare o ritrovare” i sentimenti, quelli li proviamo e basta. Non si può obbligare il cuore ad amare qualcuno, né tantomeno possiamo illudere qualcuno che saremo in grado di farlo. Forse Akane starà soffrendo, sicuramente la causa sarà solo mia, prima o poi troverà qualcuno in grado di amarla veramente. Io ne sono certo!
Mi dispiace sul serio che lei creda fermamente che io sia Ranma Saotome, che tutti ne siano convinti e soprattutto che si aspettino così tanto da me. Io, in cuor mio sento sempre e solo di essere Alahdin catapultato in un universo a me sconosciuto, con individui che affermano tante cose che riguardano un mio ipotetico passato nella quale io non credo. Forse sarà anche vero, forse ho smarrito me stesso in quel presunto viaggio, io, purtroppo, non potrò mai venirne a conoscenza finché la mia amnesia non svanirà. Ho sperato a lungo di ritrovare me stesso; ho cercato negli angoli più reconditi della mia mente, del mio cuore o della mia anima, ma ahimè ho trovato solo il niente.

È come se ci fosse un muro impossibile da abbattere.

Un muro indistruttibile tra me ed il mio passato che non viene giù e per quanto io ci provi, per quanto io mi sia sforzato, non ho ottenuto alcun risultato.
Mi ritrovo a vagare senza meta, da solo, in questi luoghi anonimi, ho esplorato gran parte del globo terrestre in un solo anno alla ricerca di qualcosa che non c’è.
Alla ricerca di una risposta ai miei tanti quesiti, che non arriva e forse non arriverà mai.
Sono diventato più forte e più abile, questo viaggio, l'ennesimo della mia vita, mi ha davvero messo a dura prova. Sono stanco di viaggiare, di cercare e forse anche di sperare. Vorrei solo riposare, chiudere gli occhi e non percepire altro, non avvertire più questo vuoto che tormenta maligno la mia anima giorno e notte.

 

 
***
 


 
Oggi il cielo è cupo, non riesco a comprendere perché Akane sia così gelida, distaccata, vorrei poter fare qualcosa per aiutarla… ma cosa? Non so in quale modo agire
Era tutto più facile quando ero un piccolo porcellino, quando di notte stretto al suo petto le consentivo di sognare con serenità. Io e Ukyo abbiamo tentato di lasciarla dialogare, per comprendere cosa possa averla spinta ad accettare la partenza di Ranma, ma non vi è stato verso.

È sempre la solita testarda, cerca di risolvere i suoi problemi sempre da sola, senza accettare l’aiuto di nessuno. Eppure lei ha bisogno d'aiuto, lo leggo nei suoi occhi colmi di dolore, disperazione o frustrazione.
Tutto questo l'ha cambiata, anzi ci ha mutato…  Quel principe viziato ha giocato con le nostre vite, si è divertito a raggirarci, ad usarci come marionette a suo piacimento. Ha distrutto la nostra esistenza, ed ora la fatica è immensa per ricostruire i cristalli andati in frantumi.

Tutti quei piccoli frammenti di noi stessi sparsi in giro per l’universo, in cui ognuno ha perso e ritrovato qualcosa. Gli unici però a fare i conti con questa dura realtà, coloro che hanno pagato il prezzo più alto sono stati loro: Ranma e Akane.

Il destino ha voluto che la loro storia, oltre ad iniziare forse nel peggiore dei modi, tra astio reciproco di entrambi, i pretendenti di Akane di cui, ahimè, anch'io un tempo ero tra i tanti, o le tante corteggiatrici di Ranma, a cui lui non ha mai messo un freno, hanno quasi distrutto quel rapporto speciale che li ha uniti. In fondo si sono amati dal primo istante in cui i loro occhi hanno avuto il piacere e la fortuna di incrociarsi.
Tutti siamo consapevoli che il filo rosso del destino unisce quei due. Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano(1) e mi auguro che anche per loro accada questo, magari non è tempo per loro(2), non ancora, c’è dell'altro che li completa e che entrambi ignorano o hanno semplicemente ancora bisogno di cercare.

L'attesa però, è quella che danneggia entrambi, di lui non ho avuto più notizie, mi basta osservare Akane per capire cosa questi lunghi anni di sofferenza stiano causando.
Loro hanno pagato più del dovuto quel conto salato, forse dovrei essere arrabbiato con Ranma, in fondo è a causa sua se siamo finiti in quel pasticcio. Lui e la sua stupida mania di voler liberarsi della sua maledizione!
Avrebbe dovuto impedire ad Akane di seguirlo, avrebbe dovuto tacere, partire in silenzio e fingere, così Safulan non avrebbe creato intralci e loro ora sarebbero felicemente sposati.
Poi ripenso al fatto che Safulan non avrebbe fatto distinzioni e magari al posto di Akane avrebbe rapito Shan-Pu, Mousse, me o qualcun altro tra i presenti.
E noi non saremmo rimasti inermi, non avremmo mai potuto abbandonarli nelle sue grinfie, quindi non sarebbe cambiato nulla. Non possiamo imputare nulla a Saotome, non è colpa sua… la colpa è di tutti che egoisticamente abbiamo pensato solo a noi stessi e a nessun altro. Ed ora ecco che proprio loro, quei due fidanzati un po’ insoliti, legati da un sentimento profondo, sono distanti chilometri.

Io non credo che il loro filo si sia spezzato, no, non è possibile.

Il filo non si spezza mai, il filo o c’è oppure no, ma quando c’è resiste a tutto.

E loro resisteranno ancora, lo so, io lo sento.

Sin dalla nascita siamo destinati a qualcuno e niente e nessuno può rompere quel legame.


 
La leggenda del filo rosso “赤い糸 (akai ito) del destino, è una credenza molto diffusa in Giappone, che si rifà a un’antica leggenda cinese.
La leggenda narra che ognuno di noi nasce con un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra.
Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati: il grande amore, per gli occidentali l’anima gemella.
Le due persone così unite, sono destinate a incontrarsi, non importa il tempo che dovrà passare, le circostanze o le distanze che le separano.
Perché, il filo rosso, sarà lunghissimo e fortissimo e non si spezzerà mai.
Sarà lo stesso destino a tenerlo saldo e unito finché esse non s’incontreranno.





 
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© Credits
(1) La frase sopra citata non mi appartiene, essa è stata tratta dal singolo di Antonello Venditti "Amici Mai" senza fini di lucro.
(2) 
La frase sopra citata non mi appartiene, essa è stata tratta dal singolo di Luciano Ligabue "Non è tempo per noi" senza fini di lucro.

Tutte le frasi o i riferimenti tratti dalla leggenda del destino sono stati estrapolati da svariati siti sul web senza alcuna finalità di lucro.


 
 
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Note dell'autrice.
Salve a tutti, come promesso, ecco il sequel della mia prima long "Miedo a perderte".
So di aver tardato nella pubblicazione purtroppo gli impegni e un blocco temporaneo non mi hanno permesso di postare prima. Sono felice di poter condividere con voi nuove emozioni, chiedo venia per non aver rispettato alcune regole temporali e verbali, purtroppo per adattare al meglio la storia ho dovuto in questo primo capitolo agire in questo modo, vi assicuro che dal secondo capitolo in poi la storia seguirà una direzione unica e quindi non vi saranno due tipi di narrazione o tempi verbali. Per adesso il raiting è arancio, ovviamente man mano che procederò con la stesura dei capitoli finali deciderò dal loro contenuto se sarà opportuno o meno variare raiting, in ogni caso verrete avvisati tutti. Ho optato di utilizzare l'asterisco per separare i POV di ogni personaggio, qualora non riusciste a distinguere il personaggio che narra basta informarmi della situazione e provvederò ad inserire i rispettivi nomi. Ringrazio la mia affettuosissima Beta-Reader Spirit99 per aver revisionato ancora  i miei testi, per la sua impeccabile presenza ed il suo impegno eccellente svolto con professionalità ma soprattutto con passione ed amore. Ringrazio in anteprima i lettori silenziosi, coloro che (Se ne avranno piacere ovviamente) inseriranno la mia fanfiction tra le Preferite/Seguite/Da Ricordare e i recensori. Chiedo venia per eventuali errori, o qualora qualcosa non fosse chiara non esitate a contattarmi, provvederò subito a correggere, qualsiasi vostra opinione negativa o positiva che essa sia se fatta con criterio ed educazione è sempre ben accetta. 
Infine Ringrazio le mie care Ladies.

La storia verrà aggiornata ogni Domenica.


Buona lettura con Affetto,
Annalucia.



 
© Disclaimer. Tutti i personaggi sono tratti dal Manga/ Anime Ranma 1/2 essi non mi appartengono, la sua autrice originale è Rumiko Takahashi e le case editrici che pubblicano le storie di Ranma 1/2  nei vari paesi. 
Essa non è scritta a scopo di lucro.
 
 
 

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Capitolo 2
*** Lacerarsi ***


***
Capitolo 2
Lacerarsi

***
 

 “Akane
Ti scrivo per comunicarti la mia decisione riguardo la scelta che ho preso: non cercarmi più, non tornerò indietro. Ci ho pensato a lungo, sai, viaggiando per luoghi a me sconosciuti finora, ho capito che mi sento libero, che questo è ciò che cerco e desidero veramente. Non ho ritrovato me stesso e, forse, non avverrà mai, però non grava sulle mie spalle il peso di apparire in modo forzato lo sposo che tutti si aspettano o per meglio dire il tuo sposo. Colui che tu speri ardentemente di ritrovare, e che io ti auguro con tutto il mio cuore di rincontrare un giorno. Non sono io l'uomo che hai a lungo cercato e me ne rammarico, perché oltre ad essere una donna bellissima, sei straordinaria. Purtroppo come ben saprai, al cuore non si comanda e per quanto l'amore si dica “vince su tutto”, nel nostro caso non è andata proprio così. Il mio aspetto esteriore ti ha illuso, facendoti credere che fossi io il tuo sposo, sei stata abbindolata da una similitudine molto forte. Mi dispiace tanto per te, per il tempo che hai perduto, per colui che hai amato e per tutta la sofferenza che ti ha causato tutto questo, ma quella persona non sono io. E né tantomeno posso imporre a me stesso di amarti, di provare un sentimento per te quando dentro al mio cuore non c’è nulla. Sarei un ipocrita e un meschino e tu non lo meriti. Proprio per questo motivo ho deciso di scriverti un'unica ed ultima lettera, perché sono consapevole che nonostante sia trascorso un anno, dal giorno in cui sono partito e di me non hai avuto alcuna notizia, tu avrai sicuramente atteso mie notizie. Un'attesa lunga e quasi interminabile, che va solo a cumularsi con le precedenti. Magari ti starai chiedendo il perché, o avrai mille dubbi e paure: non ci sono risposte e le domande sono troppe. Io, ho smesso di porre a me stesso da un bel po' quesiti a cui non saprò mai trovare una risposta. Non c’è un'altra donna, ma sicuramente un giorno ci sarà, quindi smettila di aggrapparti al passato e ricomincia a vivere. È vero, una parte di me sarà sempre profondamente legata a te e a tutto ciò che ti riguarda o circonda, non so spiegarti neanch’io il perché, ma è così e basta. C’è qualcosa che manca, un tassello del puzzle insoluto che mi conduce verso di te, sei dentro di me, ma non nel cuore, non come vorresti tu.
 Ti abbraccio forte, Addio.
Ranma.”

 
 


***
 
Il cuore pulsa forte, dopo un anno di silenzi finalmente un segno, un messaggio. Per me ha un significato importante, vuol dire che anche lui mi sta pensando e così, tra le mie mani tremanti, raccolgo quella lettera. È stata scritta da pochi giorni, posso percepire ancora il profumo dell’inchiostro fresco. Magari chissà è nelle vicinanze ed ha deciso finalmente di far ritorno a casa. Poi mi guardo intorno e mi assicuro che non ci sia nessuno nei paraggi, voglio essere sola, voglio pregustarmi in pieno questo splendido momento. Per un attimo la fisso, ci gioco un po', in fondo ho atteso tanto ed ho quasi un po' paura di aprirla: è un addio? Se non vuole più saperne? O magari è un semplice messaggio per raccontarmi come va? Perché non scrivere prima? Perché lasciar trascorrere un anno?

Ho tanti dubbi, troppi.

Iniziano a vacillare tutte le mie certezze, sento il battito accelerare sempre di più, le gambe diventano molli, le mie mani iniziano ad inumidirsi a poco a poco. Questa lettera non lascia presagire nulla di buono o positivo. Mi sto solo illudendo, basta.
Decido di dare un taglio netto a quella sofferenza che da ben sette anni, - anzi incluso questo sono otto -, mi porto dentro.
Perché tra un viaggio e l'altro nei vari mondi abbiamo perso sette anni della nostra vita.
Nessuno è stato messo al corrente di questa faccenda del tempo.
Nessuno ha mai saputo, prima di viaggiare nei vari universi, che una settimana trascorsa in un altro mondo, utilizzando la passaporta o un whormole equivale ad un anno del nostro mondo reale sia per l'andata che per il ritorno. E così una volta rientrati a casa abbiamo ricevuto un'altra amara sorpresa, sempre grazie al nostro bel Safulan e a Ranma che hanno discusso e litigato su quel dannato monte!

Maledette sorgenti, maledetta maledizione e maledetta Namunah!

Tiro un bel sospiro e dopo aver deglutito con non poca fatica, emozionata, finalmente mi decido ad aprire questa benedetta lettera, ho timore non lo nego, ho il terrore di scoprire cosa vi si celi dentro. Non posso più tirarmi indietro però, ormai l'ho aperta, inizio a leggere le prime righe e poi…

Mi sento gelare l'anima.
Un dolore forte mi ha lacerato.
Non credo riuscirò più a ricomporre i milioni di pezzi di me, andati in frantumi.

In un attimo la mia espressione di gioia si tramuta in incertezza, poi in dolore ed infine in completa apatia. Distolgo per un attimo gli occhi da questo messaggio, ogni mia speranza è stata distrutta, sotterrata da queste righe che lui ha ben pensato di scrivermi, dopo dodici lunghi mesi di attesa. Dopo tutto questo tempo trascorso insieme, anni fatti di promesse reciproche, notti infernali, viaggi assurdi ed impensabili mi ha scaricato così, su due piedi, come un barile al porto. Tramite una sporca, misera lettera. Inespressiva, atona, senza una voce né un significato con la bella scusa della memoria.
Ebbene mio caro Saotome, se il tuo intento era quello di annientarmi, sappi che hai centrato in pieno il bersaglio.
Credo… in cosa credo? Non lo so più.
Ormai non ho nemmeno più lacrime da versare, anche i miei occhi hanno smesso di crederci, fisso di nuovo il pezzo di carta, non so se continuare a leggere e farmi venire il voltastomaco per ciò che c’è scritto oppure accartocciare questo insulso pezzo di carta e bruciarlo.
Come vorrei accartocciare colui che mi ha procurato tutto questo dolore.
Perché sì, ogni singola sillaba rappresenta un colpo basso, che lui mi ha inferto.
Ha giocato in modo sporco, e questo non è da lui, ma in fondo dopo mesi... anzi, che dico! Dopo anni di rincorse, mondi ed epoche diverse, non mi sorprende più di tanto che anche il suo animo gentile sia stato corrotto.

Il mio è immutato, né il tempo, né le ferite e né il dolore potranno mai far assopire i miei sentimenti o il mio dolore. Ho lottato con tenacia, forza, con passione per questo amore. Oggi, però non ho intenzione di andare avanti, di continuare, non sarebbe giusto. Sarebbe una lotta persa in partenza perché per lui non esisto più.
Mi convinco a questo punto, che se voglio dimenticare devo leggere tutto fino in fondo. Devo ferirmi, solo così potrò odiarlo e forse scacciarlo via dal mio cuore. Riapro la lettera che avevo richiuso poco prima, continuo a leggere e sento ogni piccolo frammento della mia anima frantumarsi, percepisco un dolore sordo, sento che si sgretola tutto il corpo, man mano che continuo a leggere la nausea mi pervade, sento venir su un conato di vomito irrefrenabile. Cerco il primo oggetto disponibile su cui rovesciare il mio dolore, la mia frustrazione ma non trovo nulla di adatto. Trattengo un po' e cerco di arrivare quanto prima alla toilette.
Una manciata di minuti dopo, esco assicurandomi che nessuno abbia assistito alla scena, con una volto quasi cadaverico. Non voglio che Nabiki, mio padre o qualcun altro mi pongano domande sul mio stato attuale. Non sarei in grado di fornire loro una motivazione che regga. Non sono più l'Akane di una volta.
Mi siedo di nuovo sul letto, cerco di reprimere quel senso di nausea che ancora mi assale, devo farcela. Lo sto facendo per me.
Giungo finalmente alla fine di questa lettera angosciante. Una lenta tortura, un'agonia che ha ucciso il mio essere in soli dieci minuti o al massimo una mezz'ora.
Non avrei mai creduto che una decina di righe potessero ridurmi in uno stato così pietoso. Dovrei essere furibonda e giurare vendetta, ma non sarà così. Non ce la faccio, mi ha distrutto, devastato e buttato via. Non sarò mai più la stessa persona semmai riuscirò a ritrovare i cocci di ciò che è rimasto di me. In fondo questi viaggi hanno già mutato il mio essere, ma all'assenza non ci si abitua mai. Certo, il viaggio ha facilitato le cose, non vedendo la sua faccia tutti i giorni da un po’ il colpo è sicuramente stato diverso ma non meno duro. È solo un codardo, nient'altro che un vigliacco.
Mi sdraio sul letto, cercherò di riposare, di non pensarci.
Per quanto mi sforzi, mi giro e mi rigiro nel letto ma non c'è verso di dare pace alla mia anima. Il mio tormento è continuo. Vorrei solo sparire per non percepire più lo squarcio che avverto in questo istante.
Vorrei dormire per sedare il dolore lancinante e la verità che duole. Vorrei… vorrei solo che lui aprisse quella maledetta porta e che tutto ritornasse al suo posto.
Che questo sia solo un brutto sogno… ecco cosa vorrei.
Ed intanto a poco a poco la tortura inizia ad alleviarsi, ed il sonno pervade tutto il mio corpo.
Gli occhi si chiudono lentamente, il cuore ritorna ai suoi battiti regolari e finalmente l'anima, il cuore ed il cervello per un po' si beano della giusta pace.
 
 

 
***


Akane ormai ha perso la grinta, il suo spirito combattivo. Il suo sguardo è vuoto, spento. Vorrei aiutarla, ma lei non concede a nessuno di starle accanto, nemmeno a me che un tempo sono stato forse il suo migliore amico. Mi chiedo dove sia finito Ranma, se stia bene o cosa faccia.
Non mi ha mai scritto, forse perché non rimembra alcun legame.
Spesso noto che Akane di nascosto osserva me e Ukyo quando siamo insieme, leggo tanta tenerezza nei suoi occhi ed anche tanta solitudine. Vorrei poterle dire che tutto si aggiusterà, che tutto tornerà come prima, ma non ho il potere di prevedere il futuro e non posso sapere nulla di cosa accadrà.
Oggi vorrei passare a farle visita, magari fare una passeggiata le farà bene.
Non appena giungo a casa Tendo il signor Genma e il signor Soun, aprono la porta e mi accolgono con molta allegria, che buffi sono ormai da sempre, mi chiedo cosa oggi li spinga ad esser così allegri.

« Salve Soun, signor Saotome. Come mai siete così di buon umore quest'oggi? »

« Oh figliolo, non sai che splendida notizia abbiamo ricevuto! Ranma ha scritto una missiva ad Akane, finalmente! »

« Ma è fantastico! Cosa le ha scritto? »

« Questo ancora non lo sappiamo, Akane è di sopra. Va' pure da lei »

« Sì, certo. »

Mi avvio con passo svelto verso la stanza di Akane, quella paperella buffa fuori la sua porta mi strappa un tenero sorriso.
Busso più di una volta con fare insistente, ma non ottengo nessuna risposta. Noto che la porta è socchiusa così pian piano, adagio, la sospingo. La scena che vedo non mi piace molto, Akane adagiata sul pavimento con il capo e le braccia conserte poggiati sul letto e le gote umide. Probabilmente solcate dalle lacrime. Più in là posso scorgere un pezzo di carta, all’apparenza sembra una lettera accartocciata che giace nei pressi di un cestino. La scena che vedo non lascia molto spazio alla mia immaginazione.
Credo proprio che in quella lettera non ci sia scritto niente di buono.
Non so se leggere o meno, in fondo sto violando la privacy della mia amica, però voglio anche aiutarla e so per certo che lei non mi parlerà mai del suo contenuto. Così decido di leggere, farò finta di niente, ma almeno saprò contro quali mostri dovrò combattere in futuro per aiutare la mia cara e dolce Akane.
Finalmente apro il foglio, inizio a leggere, man mano che vado avanti mi sale un moto di rabbia, mi sento furioso… come ha potuto farle questo? Proprio lui? Non capisco, non riesco a capacitarmene. Accartoccio di nuovo la lettera e la ripongo dov'era prima. Cerco di non svegliare Akane mentre la sollevo e la adagio delicatamente sul letto. Credo che non sia opportuno rimanere e disturbare forse gli unici momenti in cui è serena. La osservo ancora un po’ mentre dorme… sembra così felice, e pensare che invece non appena aprirà gli occhi dovrà fare i conti con un dolore che le è stato inflitto senza che avesse chiesto alcunché.
Povera Akane, se solo ripenso alle parole di quel cretino!
Non devo più pensarci basta! Ora la cosa importante è aiutare Akane e tirarla fuori da questo tunnel di dolore.
Scendo le scale velocemente e cerco di andar via senza fornire troppe spiegazioni.

« Ragazzo, già vai via? »

« Sì, Akane sta riposando. Passerò domani. »

« Non avete parlato della lettera? Allora cosa le ha scritto? »

« Mi dispiace Soun, ma Akane quando sono salito già dormiva, non le ho proprio parlato, ora se volete scusarmi vado di fretta. »

« Certo, certo. Ciao Ryoga, a presto. »

Intanto, mentre lascio casa Tendo, sento quei due parlottare sul come scoprire cosa sia contenuto nella lettera. Non cambieranno mai.
Mentre sono fuori dal vialetto, mi volgo verso la finestra della camera di Akane... quanti ricordi, quante volte quello sciocco di un Saotome mi ha dato il tormento, mi ha inseguito minacciando di voler svelare ad Akane il mio segreto se mi fossi azzardato a dormire con lei di nuovo .
Come hai potuto farle questo, Ranma?
Una lacrima mi riga il viso, di dolore, di sofferenza, una lacrima che segna il ricordo di una felicità ormai svanita.
Non temere amica mia, io ti aiuterò.
Non ti abbandonerò mai.
 


 
***


 
Mi è costato molto, forse fin troppo scrivere quella dannata lettera. Non capisco perché ora mi sento così, eppure prima di scrivere quelle poche righe ero più che convinto della scelta fatta. C’è qualcosa in quella ragazza, come un richiamo, che mi tiene legato a lei…
Non comprendo ora però il motivo di tutto questo… non so neanche come definirlo... dolore? Sofferenza? Malinconia?
Non ne ho la più pallida idea! Non appena ho lasciato quella casa un anno fa, mi sono sentito sin da subito libero, ho viaggiato in molti posti, forse ho girato gran parte del mondo, eppure ho percepito sempre la carenza di qualcosa o qualcuno. Manca sempre un pezzo, ma dopo tanto vagare quel tassello non è venuto fuori. Mi sento un po' come Ryoga quando a suo tempo smarriva la strada ed ogni volta si ritrovava al punto di partenza.
Alcuni ricordi, aleggiano flebili nella mia mente, ho precisato nella lettera che non mi riconosco in quel ragazzo che Akane cerca. Eppure certe cose, come Ryoga e il suo pessimo senso d’orientamento oppure Ukyo e i suoi buonissimi okonomiyaki e tante altre cose le rimembro. Com’è possibile tutto questo? Non ho alcuna risposta. Per me sono e sarò sempre il marito di Sherazade: Alahdin. Non comprendo perché le ho detto chiaramente di andare avanti e poi io continuo ad essere aggrappato al passato. Un passato che non mi appartiene o forse sì?
Va al di là delle mie forze non ci riesco ad andare avanti, forse, il tassello mancante è proprio lei: Sherazade. Finché non riuscirò a ritrovarla, non avrò mai vita facile e soprattutto non sarò mai felice, né io né Akane.
 
 


***
 
 
 Note dell'autrice:
 
Ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le Seguite/Preferite/Da Ricordare.
Grazie ai lettori silenziosi, a coloro che recensiscono e soprattutto ringrazio:  Spirit99 
la mia dolce Beta - Reader per aver revisionato come sempre i miei testi in modo eccellente.

La storia verrà aggiornata ogni Domenica.

Buona lettura con Affetto,
Annalucia.

 
© Disclaimer. Tutti i personaggi sono tratti dal Manga/ Anime Ranma 1/2 essi non mi appartengono, la sua autrice originale è Rumiko Takahashi e le case editrici che pubblicano le storie di Ranma 1/2  nei vari paesi. 
Essa non è scritta a scopo di lucro.
 

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Capitolo 3
*** Sei tu la mia Sherazade? ***


***
Capitolo 3
Sei tu la mia Sherazade?

***

Riesco a percepire un raggio di sole flebile sulla pelle, cerco di capire dove mi trovo, man mano i miei occhi mettono a fuoco le immagini che diventano sempre più nitide.

La mia camera.

Fuori è buio pesto, ho dei ricordi sfocati di ciò che è successo. Credo di aver fatto un brutto sogno, sento ancora l’amaro in bocca e gli occhi bruciare. Sicuramente avrò dormito molto e per questo avverto questo strano fastidio, oltre ad una sensazione di angoscia che mi attanaglia l’anima. Eppure mi sembra così strano, quel sogno mi è parso quasi reale.
Mi chiedo come mai io sia a letto e abbia dormito per così tanto tempo, di solito il pomeriggio non riposo mai, non capisco, sento ancora gli occhi pizzicare, la voglia di piangere è forte, la testa mi scoppia e quest’angoscia mi sta opprimendo.
Quel sogno mi ha destabilizzato del tutto…
Cerco di alzarmi dal letto per capire che ore sono, possibile che nessuno mi abbia svegliato per la cena?
E poi i miei occhi vedono ciò che forse la mia mente sta cercando di celare da ben dieci minuti.
Un foglio stropicciato lì, buttato a caso, vari oggetti rotti ed alcuni sparsi sul pavimento, sono stata io o è entrato qualcuno nella mia camera? Un ladro, forse?
La paura mi coglie di sorpresa, mi alzo d’improvviso dal letto, e lì dinanzi, vedo me stessa riflessa nello specchio e comprendo.
Ora sono perfettamente cosciente, i vestiti sgualciti, gli stessi del sogno, alcuni oggetti quasi distrutti, la lettera, gli occhi gonfi e purpurei.
Dentro di me si fa strada la consapevolezza che il mio non fosse un sogno, tutto è reale.
Lui mi ha sul serio scritto quella missiva, mi ha sul serio abbandonato nel peggiore dei modi, senza alcun rimorso dopo esser sparito per un intero anno.
Sento le gambe molli e tremanti, mi appiglio allo schienale della sedia poco distante da me, riesco a malapena a sorreggermi, sento un conato di vomito che prepotente mi assale. Cerco di non cedere a tutto questo, ma è molto difficile.

Perché a me?
Perché tutto questo?


Poi un ricordo si fa strada con prepotenza nella mia mente, dopo aver letto la lettera mi sono accasciata a terra e ho quasi perso i sensi per il pianto ininterrotto… come ci sono finita sul letto?
Ricordo solo due braccia forti, un profumo mascolino, un profumo familiare che mi ha sorretto. Qualcosa che mi ha fatto sentire bene… lui è venuto qui, ed io non ero cosciente?
Quasi come una furia imbocco la strada verso la porta, scendo le scale velocemente fin quando non vi trovo soltanto un silenzio assordante e Kasumi, intenta a rassettare le ultime cose prima di dirigersi a letto.

« Oh Akane tesoro, sei sveglia? »

« Io… ehm… sì, sono sveglia da un po’. »

« Ah molto bene, hai fame? Vieni ho tenuto in caldo la cena per te.  »

« Kasumi, che ore sono? Perché non mi hai chiamato per la cena? »

« Oh Akane, sono le 22:00. Sono venuta in camera tua, dormivi così bene, ho notato che eri molto stanca così ho preferito non disturbarti »

« Ah… »

« Vieni, siediti e cena, sarai affamata »
Vorrei proprio poter dire il contrario, vorrei poterle dire che l’ultimo dei miei problemi è il cibo, ma lei non capirebbe. Fingo un sorriso e mi avvicino per prendere posto a sedere ed iniziare questa lunga farsa.

« Akane , va tutto bene, hai una pessima cera sai? »
Eccola lì, come un pugnale che si conficca nel cuore, la domanda tanto attesa da cui vorrei poter fuggire.

« Sì, tutto bene, sono solo un po’ stanca. Credo di aver contratto l’influenza. »

« Capisco, bè allora domattina andrò dal dottor Tofu e… »

« No, non ce n’è bisogno… »

« Ma come? Akane, sei pallida… devi farti visitare! »

« Kasumi, sul serio sto bene, sono solo stanca. Una buona dormita e tutto si risolverà. Se poi domattina starò ancora male allora andrò io a casa del dottor Tofu per farmi visitare, ok? »

« Va bene, sei sempre la solita testarda, Akane. »

« E tu la solita sorella apprensiva. »

Poi mi sorride e si avvia verso la sua camera.
Lascio la cena così com’è, non ho appetito, avrei voluto chiedere a Kasumi se qualcuno è passato oggi a trovarmi.
Quel profumo è ancora nelle mie narici, è così familiare… forse…

Che sciocca sono!

Lui mi ha appena scaricato nel peggiore dei modi, ed io ancora come una stupida spero in un suo ritorno!
Basta Akane, devi reagire, devi darti una mossa.
Nessuno potrà più farmi del male, nessuno avrà più il potere di ferirmi e distruggermi in questo modo.
Il mio cuore è in frantumi, ma riuscirò a ricomporre tutti cocci e chiunque proverà a mandarlo in pezzi dovrà fare i conti con me.
Non sono certa di cosa farò, troverò il modo per andare avanti anche senza di lui.
Non è una scelta questa, lui me l’ha imposto.
Io sono obbligata.
Sarò diversa, lo faccio per me e per la mia sanità mentale.
Nessuno saprà riconoscermi, meglio così.
Questa è una promessa, Ranma Saotome.
 
 
***


 
 Sto girovagando ormai senza meta da giorni, il mio pensiero vola sempre verso di lei, in qualunque istante della giornata.

Avrà ricevuto la mia lettera?
Come l’avrà presa?
Come sta?


Ho tante di quelle domande che mi stanno investendo da settimane, senza comprenderne il perché.
Non riesco proprio ad avere una spiegazione per il mio modo di agire, questo è ciò che sento e voglio, ho riflettuto a lungo ponderando bene la scelta che ho deciso di prendere. Non mi sento legato a questa ragazza, perché continuare ad illudere lei o i suoi familiari? Non sarebbe di certo stato giusto nei suoi confronti e neanche nei loro. A modo mio le ho voluto bene, ma non posso darle ciò che cerca da me, io non sento di amarla, di provare quel sentimento forte. Certo, qualcosa mi lega a lei, ma dopo un anno sono giunto alla conclusione che la mia non è altro che una profonda stima per esser stato salvato dalla maledizione di Namunah.

Riconoscenza.

E allora perché il mio cuore non concorda con il mio cervello?
Sento di non amarla, lo percepisco, quando le sono vicino non provo nulla, eppure lui continua a battere furiosamente all’idea di averla “persa”.
Io non ho perso nessuno, in fondo come si fa a perdere qualcosa che non si ama, che non si desidera?

Non ne ho idea.

Sto vagando senza una meta da così tanti giorni, proprio come un vagabondo.
Assorto nei miei pensieri non mi accorgo che ho urtato qualcuno, è stato un attimo: ho sentito solo qualcosa rovesciarsi in strada, con un balzo ho afferrato la presa e ho tirato verso il mio corpo la persona che stava per cadere.

Una donna.
Una donna bellissima.
I suoi occhi… i suoi occhi mi ricordano tanto lei… la mia Sherazade.

Sono quasi ad un palmo dal suo naso e dalle sue labbra rosee.

« Scu- scusami! »

« Non preoccuparti, stai bene? »

« Sì, certo. Ero solo distratto. »

« Capita anche a me a volte, sai? Deve essere davvero importante… »

« In che senso? »

« Colei che occupa i tuoi pensieri, intendo. »

« Come fai a sapere a cosa o a chi sto pensando? »

« I tuoi occhi erano vivi ma, allo stesso tempo, privi di qualsiasi emozione, come se fosse solo un ricordo. »

« Già… » cosa mi è saltato in mente? Sto parlando apertamente con una sconosciuta, così a caso… sono proprio messo male.

« Io ora devo andare. Scusami ancora per prima. »

« Ciao! »

Non so perché ma ho avuto una strana sensazione, meglio allontanarsi. Non posso complicare ancor di più le cose nella mia mente e nel mio cuore c’è già troppa agitazione e confusione. Questo di certo non mi sta aiutando.
Vorrei scrivere a Ryoga, sapere come sta, come vanno le cose e sapere di lei. Forse più tardi, non appena troverò un posto dove fermarmi per la notte, lo farò. Qui vicino, mi ha detto una persona del posto, c’è una palestra, un Dojo, dove cercano un maestro per insegnare le arti marziali ai bambini. Non sarà il massimo, ma meglio di niente. Ho bisogno di lavorare ed allontanarmi da lei. Anche se non sono molto distante preferisco non passare più a casa Tendo, non per ora.
Un giorno magari chissà, potrei ripensarci.
Spero vivamente di ottenere quel lavoro, ho bisogno di un impiego poiché ho quasi terminato il denaro.
Già… soldi che mi ha donato Akane.
Un giorno riuscirò a restituirle l’intera somma, non posso ridarle il sorriso, ma almeno il denaro sì.
Sono giunto a destinazione, ho trovato la palestra, è abbastanza accogliente.
Busso, attendo fuori per un paio di minuti poi la porta si apre ed entro.

« Salve, ho saputo che cercate un maestro di arti marziali. Io sarei disposto a lavorare per voi. »

« Bene, mi segua pure. Il maestro è di là. »

« Salve, io, sono Ranma Saotome. Sono qui per… »

« So chi sei tu, tutti abbiamo avuto modo almeno una volta di sentir parlar di te. Mi meraviglia essere a conoscenza del fatto che hai abbandonato la tua giovane sposa per un lavoro così poco appagante. Un grande artista marziale come te che insegna in una palestra sperduta e per giunta a dei ragazzini? Qualcosa non quadra. »

« Non sono qui per parlare del mio privato, ma di me, come insegnante. Se lei è a conoscenza delle mie capacità e se va bene io sono disposto ad iniziare subito. Se così non fosse, tolgo il disturbo e la saluto. »

« No! Aspetti! La mia era pura curiosità, converrà con me che è pur sempre strano avere una persona della sua fama in una dimora umile come la mia… »

« Come le ho già detto non sono qui per la mia vita privata. Ho bisogno di un lavoro, che sia un pagliaio o un castello per me non vi è alcuna differenza… »

« Capisco. Ebbene, signor Saotome, sono lieto di accoglierla nella mia dimora e nella mia palestra. Questa è mia figlia Hessa Humavrah. »

« P - iacere Ranma Saotome. »

« Lieta di fare la sua conoscenza Ranma.»
Avremo modo di discutere domani per la paga, l’orario di lavoro e tanto altro ma domani mattina. Ora vada pure a fare un bagno caldo che a breve la cena verrà servita. Avrà modo di riposarsi qui, lei sarà mio ospite, sicuramente sarà stanco. »

« La ringrazio. »

« Vada pure, Hessa Humavrah le mostrerà la strada. »

Due occhi mi investono posandosi delicatamente sulla mia figura, la ragazza che ho incontrato per caso, poco prima, si trova proprio dinanzi a me.
La guardo stupito, questa proprio non ci voleva.
Eppure quei suoi occhi grandi, così rassicuranti mi hanno incantato, non sarà facile con lei nei dintorni, ho paura che la storia si ripeta, proprio come quella che Akane mi ha raccontato. La nostra storia, lei in casa sempre insieme a me, il matrimonio combinato, la convivenza forzata e poi è nato l’amore. Un amore che io purtroppo non percepisco, un amore che non è mio.
Non posso fare a meno però di notare che lei sia bellissima.
Ha un viso così dolce, la sua pelle ambrata, le sue iridi profonde e nere come la pece la rendono splendida, molto sensuale. Una ragazza bellissima. Il profumo dei suoi morbidi capelli ricci, ha inebriato le mie meningi quando poc’anzi l’ho sorretta per strada proteggendola dalla caduta. Le sue forme mi hanno conquistato, non posso permettermi però ricommettere lo stesso errore del passato. Ho avuto qualche dubbio riguardo suo padre, non sono simili per niente. Il maestro è un goffo vecchietto sui settant’anni, minuto dalla carnagione nivea, i suoi tratti somatici si avvicinano molto a quelli occidentali. C’è qualcosa in quei due che poco mi convince. Devo prestare attenzione.

« E così tu sei Ranma Saotome? Ora riesco a comprendere verso chi fosse rivolto il tuo sguardo melanconico. Ho sentito tanto parlare di te… ed anche della tua sposa… »

« Non mi va di parlarne, ti spiace mostrarmi la mia camera? Sono molto stanco… »

« Certo… scusami non volevo essere invadente, mi spiace. Io… »

« Non importa. »

Le sorrido di sbieco e, giunto verso la porta della camera che indica come mia, afferro il pomo e apro, sto quasi per sgusciare velocemente al suo interno quando sento la sua mano, calda, morbida e soffice afferrare la mia.

« Ranma, perdonami. Io non dovevo osare… perdonami se puoi! »

Scappa via come una furia, lasciandomi lì da solo, perso nei miei pensieri.
Non so descrivere cosa ho provato, ma qualcosa dentro di me si è smosso. Qualcosa di forte…
I suoi occhi, il suo calore, le sue mani e la sua pelle fresca e profumata.

Lei… lei mi ricorda tanto…
Lei mi ricorda Sherazade…


È lei la mia Sherazade, che ho cercato ovunque per il mondo?
Lo scoprirò, ora sono troppo stanco e provato, ma domani non mi sfuggirà, ho letto nel suo sguardo qualcosa, i suoi occhi celano qualcosa che al mio cuore però non è stato affatto indifferente.
Forse non è stato un caso, forse il destino mi ha condotto qui per un’ovvia ragione.


 
***


 
Ranma mi ha guardato con occhi strani. Sono stata una stupida nel cercare quel contatto, neanche io sono a conoscenza del motivo reale che mi ha spinto ad osare così. Forse è solo perché mi piace, in fondo è da quando è arrivato al Furinkan che ho una cotta per lui. Non si ricorda di me, non sa neanche che esisto. Ricordo che lui ed Akane erano inseparabili, non capisco perché lui sia qui e perché sia solo. È così strano, non riesco a capire, ma non posso dirmi dispiaciuta anzi. A quanto ho capito, Akane è un capitolo chiuso per lui e questo va a mio vantaggio, magari posso conquistarlo, finalmente lui si è accorto di me, non posso sprecare questa occasione.
Non ora che mi è stata servita su di un piatto d’argento.
Non so se mio padre sarà d’accordo, non mi importa.
Ho provato a dimenticarlo e forse mi sono illusa per un momento di esserci riuscita, la verità è ben altra.
Un tipo come lui difficilmente si dimentica, io non ci sono mai riuscita e non accadrà mai lo sento.

« A cosa pensi? »

«Papà, mi hai spaventato! »

« Scusami, non era mia intenzione. Eri così assorta che mi è dispiaciuto disturbare. »

« Pensavo a Ranma… »

« Hessa, ascolta lui… »

« No, papà ascolta tu adesso. Ho rinunciato a lui a suo tempo, perché per lui Akane era tutto, perché ho visto l’amore nei loro occhi. Mi sono fatta da parte, ma ora che lui è libero e solo io… »

« Lui non è libero né solo Hessa, non sappiamo per quale motivo sia qui, non puoi farti del male in questo modo. »

« Non mi importa, io voglio provarci lo stesso e se andrà male almeno non avrò alcun rimpianto. Poi se non fosse solo lei sarebbe qui. »

« Magari c’è stato un litigio e… »

« No, io l’ho incontrato anche oggi, era solo e pensava, forse a lei, ma nei suoi occhi c’era il vuoto. Ne sono certa: lei non c’è. Tra loro è finita. »

« Io voglio solo dirti che non devi farti illusioni e che potresti soffrirne. »

« Non importa, correrò questo rischio. »
 
 
 
***
 
 
 Note dell'autrice:
 
Come tutti avranno notato sono stati inseriti due nuovi personaggi: Hessa Humavrah e suo padre. Ovviamente Hessa apparirà a molti di voi la solita gatta morta, ebbene di gattaccia ce n'è una sola ed è Shampoo, non presente nel sequel.
Man mano scoprirete sempre nuovi indizi ed elementi che vi condurranno verso il quadro completo di tutta la vicenda, ci tengo a precisare che come io, come ben sapete oltre a stravolgere sempre qualsiasi cosa non lascio nulla al caso, quindi anche questi due personaggi avranno un ruolo fondamentale.
Un ruolo chiave.
I personaggi sono stati studiati a fondo, a partire dal nome della giovane, ovviamente man mano vi svelerò ogni cosa. Essi sono collegati tra di loro, sono personaggi complessi, enigmatici e criptici. È stato molto difficile ed ho faticato tanto per farli interagire perfettamente con i personaggi dell'opera originale senza farli risultare banali e scontati. Spero di esser riuscita in questa impresa. Come sempre ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le Seguite/Preferite/Da Ricordare.
Grazie ai lettori silenziosi, a coloro che recensiscono e soprattutto ringrazio:  Spirit99  la mia dolce Beta - Reader per aver revisionato come sempre i miei testi in modo eccellente (I Love U Nin XD).

La storia verrà aggiornata ogni Domenica.

Buona lettura con Affetto,
Annalucia.





 
© Disclaimer. Tutti i personaggi sono tratti dal Manga/ Anime Ranma 1/2 essi non mi appartengono, la sua autrice originale è Rumiko Takahashi e le case editrici che pubblicano le storie di Ranma 1/2  nei vari paesi. 
I personaggi Hessa Humavrah e suo Padre, Massimo, appartengono a me medesima. Io sono la loro creatrice, quindi nessuno al di fuori della sottoscritta può usufruirne senza le dovute autorizzazioni o consenso da parte mia.
La storia non è stata scritta con finalità di lucro.
 

 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Confusion ***


***
Capitolo 4
Confusion.

***

L’odore della colazione mi inebria i sensi oltre che le narici, quasi sento il sapore del cibo che Kasumi, quando ancora vivevo insieme ai Tendo, si apprestava a preparare di primo mattino. Certe cose mi mancano. È impossibile dire il contrario, sarei soltanto meschino ed anche un bugiardo. Forse, a quest’ora per loro lo sarò lo stesso per quella lettera… mi chiedo spesso quale sia stata la reazione di Akane e soprattutto se l’abbia mostrata agli altri, conoscendola un po’. Posso ipotizzare che abbia lasciato correre le cose, che abbia nascosto la lettera e stia fingendo che tutto sia normale.
Non capisco perché quando penso a lei, sento sempre un vuoto, qui all’altezza del petto tra lo stomaco ed il cuore. Non ho una spiegazione, sono certo di non amarla, ma sono anche consapevole che l’averla ferita non mi fa sentire una brava persona anzi, mi sento sporco, meschino e doppiogiochista.
Come si possono provare tali sensazioni senza conoscere minimamente una persona?

Io conosco Akane? NO!

Questa è la risposta che ottengo ogni qualvolta pongo a me stesso questa domanda, non conosco nulla di lei, il suo cibo preferito, colore, personaggio famoso, luogo o film.
Io non so niente di niente.
E allora mi chiedo: com’è possibile sentirsi legati a qualcuno, sentirsi dire di essere l’altra metà della mela se quella mela non la si conosce?
Ho molti dubbi, ma ho preso la mia decisione, sono felice della scelta fatta e andrò avanti per la mia strada. Questo nuovo lavoro servirà a riscattarmi, a farmi dimenticare le vicende degli ultimi anni, la prigionia, Namunah ed anche Akane.
Voglio che il mio passato rimanga tale e non venga più tirato in ballo, la maledizione è stata infranta, sono un uomo libero e come tale voglio vivere. Mi dispiace per la giovane Tendo, ma non è giusto illudere qualcuno.
Oggi sono abbastanza teso e non è solo il fatto che sto per iniziare questo nuovo lavoro, tra poco so già che dovrò affrontare quella ragazza ed i suoi occhi.
Lei e le sue iridi profonde mi spaventano e non poco.
Ho visto qualcosa ieri sera, come una vecchia fiamma che riprende vita, che man mano arde di nuovo fino a divampare. Non vorrei che lei facesse pensieri assurdi su di me o magari si facesse strane illusioni. L’ultima cosa che voglio è quella di impelagarmi in una sorta di relazione con la figlia del maestro, sembra assurdo, ma ancora una volta la storia quasi si ripete con la differenza che io non voglio alcun legame e lei invece sembra celare altro dietro le sue iridi dorate.
Cerco di sistemarmi al meglio, dandomi una rinfrescata e infilando vestiti puliti, spero di rilassarmi quanto prima così da non mostrare al maestro e a sua figlia quanto io sia teso peggio di una corda di violino.
Scendo le scale adagio, anche se ci ho provato non sono riuscito a mascherare tutta la tensione.

« Buongiorno Maestro. Buongiorno Hessa. »

« Buongiorno Ranma, serviti pure. La colazione è pronta. »

« Grazie Maestro. »

« Allora mio caro giovanotto, hai dormito bene? »

« Sì, molto bene. »

« Mi fa piacere che ti sia trovato bene ragazzo, in fondo se le cose andranno come credo ti fermerai qui da noi a lungo… »

« Oh… bè… io, non so di preciso quanto fermarmi… viaggio spesso e… »

« Ma certo Ranma, so che hai viaggiato in quasi tutto il mondo, mi era parso di capire dalle tue parole di ieri che avessi intenzione di fermarti per un po’ questa volta. »

« Papà, credo che Ranma debba decidere da solo senza subire alcuna pressione su quanto e se restare qui. »

« Oh... io non intendevo di certo fare alcuna pressione. Ho solo menzionato una sua affermazione, tutto qui… convieni con me Saotome? »

« Certo. »

« Direi di iniziare la colazione allora, così da sbrigarci e dirigerci in palestra così iniziamo gli allenamenti e posso mostrarti tutto ciò che c’è da sapere per lavorare al meglio. »
 
 

 
***

 
 
La sveglia sta suonando ormai da un quarto d’ora, non riesco proprio ad alzarmi stamani, il solo pensiero di rincontrare Ranma tra i corridoi della palestra o in casa mi ha destabilizzato. Non ho mai provato una tale sensazione, tutto mi è nuovo... tutto è così strano.
Inutile provare a dormire ancora, manca poco alla colazione, credo che alzarsi e prepararsi per affrontare al meglio la giornata sia la cosa migliore.

Sperando che il meglio ci sia.

Ho paura della reazione di Ranma, per le mie parole di ieri, ho paura di quello che provo adesso e di cosa potrei provare o far trapelare dinanzi a lui. Sono confusa, e questo è solo dato dal fatto che lui mi piace o c’è dell’altro?
Non lo so.
Mi alzo e cerco il mio vestito panna di macramè, oggi voglio essere impeccabile, quello è tra i miei abiti preferiti. Sistemerò i capelli in uno chignon morbido, così da non apparire troppo in tiro, un filo di trucco e dei sandali abbinati andranno più che bene. Sono pronta per affrontare questa nuova giornata ed anche il nuovo ospite. Mettersi ai fornelli quasi all’alba mi mette sempre di buonumore, quindi decido di aiutare in cucina, voglio che sia tutto curato nei minimi dettagli da oggi in poi.
Insieme alla governante ci apprestiamo a preparare una colazione ricca di pietanze tipiche della nostra terra, ricordo bene che lui ama molto il cibo, a scuola a volte litigava con Akane per avere anche la sua razione.

Akane… Il maschiaccio…

Chissà lei dove sarà adesso, chissà perché non è qui con lui.
Persa tra i miei pensieri, non mi accorgo che ormai tutto è pronto e quasi manco solo io, per la colazione.
Finalmente mi accomodo, questa attesa è stata abbastanza snervante e piacevole allo stesso tempo, anche mio padre è già seduto e lo vedo guardarmi di sottecchi, di sicuro vorrà riaprire il discorso di ieri sera.

« Buongiorno Hessa, sveglia all’alba stamani? »

« Non avevo sonno così ho preferito dedicarmi alla preparazione della colazione. »

« Comprendo… e il motivo della tua insonnia ha per caso un nome? »

« Papà per cortesia non ricominciare con questa faccenda, ti ho già detto che… »

Le parole mi muoiono in gola, lui, Ranma, è dinanzi ai miei occhi, bellissimo.
Indossa una camicia blu ed un paio di pantaloni in tinta.
I suoi occhi brillano, mi scrutano attentamente quasi a voler cogliere cosa sia successo poco prima, per fortuna non ha avuto modo di udire molto. Non riesco nemmeno a rispondere al suo buongiorno, mio padre gioca d’anticipo tempestandolo di domande.

Che grande impiccione!

Non capisco perché si ostina ad insistere con Ranma, su quanto tempo si fermi e del perché sia qui, quasi sembra cercare una risposta a cui neanche lui stesso ha una domanda ben precisa. Per fortuna la colazione non è durata molto altrimenti quel povero ragazzo sul serio non avrebbe saputo più come sbrigarsela.
L’ho osservato quasi tutto il giorno allenarsi, allenare i bambini.
È bravissimo.
Tutto ciò che si dice sul suo conto lo valorizza anche poco a mio avviso, c’è dell’altro, qualcosa che quando si allena lo rende strano. Come se fosse altrove con la mente, qui è presente solo il suo corpo, ma la sua anima, i suoi pensieri più remoti... nessuno riesce a comprendere ove siano.

« Ciao! »
La sua voce affaticata mi fa trasalire, assorta nei miei pensieri non ho notato che lui si è accorto della mia presenza.

« Scusami, non volevo disturbare il tuo allenamento. »

« Non preoccuparti, avevo proprio bisogno di una pausa. »

« Ti va un po’ di limonata fresca?

« Limonata? »

« Sì! Limonata! Non ti piace? »

« Uhm… Certo è solo che qui non è proprio abituale offrire limonata… »

« Ah ah ah… hai ragione, tè o tisana giusto? »

« Già! » la sua risata cristallina dopo mi riempie il cuore di gioia.

« Allora preparerò un tè. Come lo preferisci? »

« Oh no, la limonata va bene, sono curioso di assaggiarne un po’. »

Gli faccio cenno di seguirmi in cucina, lui si accomoda mentre io mi appresto a preparare la caraffa, ove versare gli ingredienti per preparare una buona limonata.

« Ti starai chiedendo come mai ti ho scelto una limonata al posto di un tè o un infuso… »

« Bè in effetti… è un po’ insolito. »

« Non del tutto. Se come me sei abituato a viaggiare, saprai che ci sono culture, usanze, luoghi, cibi o bevande che alcune volte rimangono impressi nella nostra mente. Io e mio padre abbiamo vissuto a lungo in Europa, precisamente in Italia, lì la limonata è tra le bevande più diffuse. »

« Ah, non sapevo che avessi viaggiato. »

« I miei genitori hanno nazionalità diverse, mio padre è Italiano, mia madre orientale, è nata a Baghdad, in Iraq, infatti il mio nome è arabo. »

« Vero. Ha un significato particolare? »

« Sì. Hessa significa destino, Humavrah colore rosso o filo. Vedi mio padre è molto credente, ha una passione smisurata per la cultura orientale, lui adora la leggenda cinese del filo rosso del destino, e così di comune accordo con mia madre ha optato alla mia nascita per la scelta di questi due nomi. Voleva dare un significato profondo alla sua unica figlia. »

« Ah, bè è bello no? E tua madre, dov’è? »

« Mia madre è andata via quando avevo dieci anni. Lei e mio padre avevano opinioni differenti, così le divergenze e la diversità li hanno allontanati. »

« Scusami non volevo essere invadente. »

« Non preoccuparti, sono stata io a scegliere di restare con mio padre, è stato giusto così. Parliamo d’altro ti va? »

« Sì. »

« Come mai hai lasciato Nerima? »

« Io… io… »

« Non preoccuparti non voglio sapere di Akane, ero solo curiosa di sapere cosa ti ha spinto a viaggiare e lasciare una parte della tua famiglia. Puoi non rispondere se vuoi, non è un problema. »

« È complicato da spiegare, Hessa. Sono successe molte cose, fin troppe, nel corso di questi ultimi due anni. Posso solo dirti che io, Akane e alcuni amici abbiamo fatto un viaggio. Al ritorno tutto è mutato, ho sentito dentro che quella dimora e quella vita non mi appartenevano più. Così di comune accordo con Akane, sono partito ed eccomi qui. »

« Certo, è sempre spiacevole lasciare qualcuno a cui abbiamo voluto bene, a volte però è necessario per ritrovare sé stessi, il cambiamento è fondamentale per gli esseri umani. »

« Hai ragione. Ora devo riprendere gli allenamenti. Sono felice di aver chiacchierato con te e grazie per la limonata. »

« Prego, il piacere è stato tutto mio. »

Adesso inizio a comprendere che forse, dietro le sue parole vi sia tanto altro, sofferenza, dolore, angoscia. Riesco a percepire la sua frustrazione, il suo disagio e me ne rammarico. Vorrei tanto poter far qualcosa, ma l’unica cosa che per ora mi è concessa è quella di limitarmi ad osservare o ascoltare ciò che lui decide di farmi sapere quando sente di farlo.
Forse ci vorrà molto tempo, ma riuscirò ad aiutarlo e magari chissà... s’innamorerà di me.
 


 
***
 

 
Il mio malessere perenne stamani mi accompagna, mentre lentamente con movimenti faticosi tento di darmi una sistemata. Ho due occhiaie pazzesche. Cerco di trascinarmi in bagno, anche se le gambe quasi cedono al peso mentre tento di tenere in equilibrio il mio corpo avvilito. Cado rovinosamente dopo aver fatto quasi quattro passi verso la porta. Di questo passo non credo che arriverò lontano, non riesco a riprendere in mano la mia vita, ci sto provando ma proprio non va.
Ripenso a quella dannata lettera, alle sue parole che mi hanno letteralmente spezzato.

Sì, perché io mi sento spezzata dentro.

Il dolore è stato così forte e lancinante che mi sta annientando.
Avrei voglia di urlare, scappare via e dormire, per acquietare così un po’ il mio animo tormentato.
Non so neanche che scusa inventare con gli altri, la febbre o altri malanni non reggeranno a lungo, e se il dottor Tofu verrà a farmi visita, saprà per certo che sto mentendo. Devo fare qualcosa, devo cercare di apparire il più normale possibile senza destare sospetti. Non so proprio da dove iniziare, c’è troppa sofferenza qui all’interno del mio esile corpo. Riprovo ad alzarmi, questa volta con maggiore convinzione, mi aggrappo alla sedia e mi rimetto in piedi. Inizialmente barcollo, vedo la stanza girare, chiudo gli occhi un momento, devo farcela. Finalmente sembra che tutto vada meglio, la stanza ha smesso di vorticarmi intorno, riesco a fare qualche passo, man mano la mia camminata riassume un andamento normale, tranquillo, pacato ed equilibrato.

Decisamente meglio.

Dopo aver dato una rinfrescata al mio viso e una sistemata ai capelli finalmente riesco ad uscire dal bagno. Anche se il tempo è stato breve ho avuto modo di riflettere su molte cose, è inutile darsi pena per qualcosa che in fondo non è mai stato desiderato o voluto. È iniziato con una costrizione da parte dei nostri genitori, che per anni ci hanno tormentato con la loro stupida idea su di un matrimonio fatto di segreti, bugie ed inganni quasi. Abbiamo trascorso la nostra adolescenza a litigare, ad insultarci, lui verso la mia persona ha sempre provato un senso di protezione, un senso del dovere impostogli da due genitori strampalati. Nulla di più.
Mi sono illusa, anzi ci siamo illusi di aver provato altro, in quel periodo in cui le cose sembravano andar bene, in cui finalmente ci siamo dichiarati. Poi c’è stato il quasi matrimonio, anche se siamo scappati, ma lì abbiamo acquistato una consapevolezza sui nostri sentimenti.

O per meglio dire, io l’ho fatto, non so lui.

Non credo sia possibile dimenticare qualcuno che abbiamo amato, non in quel modo almeno. Non sono certa di niente a questo punto. Nemmeno più sulla realtà di questa storia, chi mi assicura che questo non sia il mondo sbagliato? Chi può confermare la verità su quale sia esattamente il mio posto nel mondo? E se mi avessero mentito?
Questo purtroppo non mi è dato saperlo e forse non potrò mai venirne a conoscenza.
Vorrei soltanto che questo senso di angoscia ed oppressione sparisse per un po’, che mi consentisse di ritornare con i piedi nel mondo reale. Lui e il suo maledetto orgoglio! Io lo odio! Quando non sapevo chi fosse, la mia vita non era forse la migliore del mondo ma almeno non ero quasi un vegetale.

Maledetto sia tu e la tua ostinazione, Ranma Saotome!

Fino ad oggi ho sperato in un suo ritorno, ma adesso mi ha ferito troppo, mi ha fatto troppo male. Non avrebbe dovuto, non so se riuscirò mai a perdonarlo ma sono certa di una cosa: nella mia vita per lui non c’è più spazio. Non posso consentirgli di calpestarmi in questo modo, di farmi star male, di regalarmi gratuitamente tutta questa sofferenza. Non mi lascio colpire più, questa è la promessa che faccio a me stessa più che a te. Vado avanti anche senza di te, lo faccio per me, perché lo merito. Ho fatto di tutto pur di farti restare al mio fianco, ho provato ad essere una buona fidanzata, ho provato a cambiare, ad esser diversa.
Tutto è stato vano.
Non so se questo sia un tuo capriccio, se tu stia fingendo di non ricordare o altro. Voglio credere che sia tutto reale, il Ranma che ho avuto modo di conoscere anni fa non avrebbe mai agito in questo modo. Il Ranma, il mio Ranma, quello che io, ho conosciuto ora sarebbe qui al mio fianco e non altrove chissà insieme a chi.
Magari hai saputo fingere, o l’odio nel tuo caso è stato più forte dell’amore. Ammesso che tu mi abbia mai amato. A questo punto io credo che tu abbia provato per me, forse, un gran bene con il tempo, ma come diceva quell’attrice che ho avuto modo di conoscere nella mia permanenza in Italia:
" Se po' vole' bene a tanti, ma l'ammore Ninnè... L'ammor è n'ata cosa! " (Sophia Loren) (1)



 
***


 
© Credits
(1) La frase sopra citata non mi appartiene, essa  appartiene all'attrice Italiana Sophia Loren, essa non è stata utilizzata con fini di lucro.
 
***
 
 
 Note dell'autrice:
Volevo scusarmi per il giorno di ritardo nel postare il nuovo capitolo, purtroppo ho avuto degli impegni improrogabili. Avviso tutti i lettori che la pubblicazione non avverrà più di Domenica ma verrà spostata al Lunedì.
Come sempre ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le Seguite/Preferite/Da Ricordare.
Grazie ai lettori silenziosi, a coloro che recensiscono e soprattutto ringrazio:  Spirit99  la mia dolce Beta - Reader per le dolci chiacchierate, le risate ed anche i suoi rimproveri che mi stanno aiutando a crescere e maturare stilisticamente (Nin sei formidabile).
Infine ringrazio tutte le mie dolci e bellissime Ladies! 

La storia verrà aggiornata ogni Lunedì.

Buona lettura con Affetto,
Annalucia.





 
© Disclaimer. Tutti i personaggi sono tratti dal Manga/ Anime Ranma 1/2 essi non mi appartengono, la sua autrice originale è Rumiko Takahashi e le case editrici che pubblicano le storie di Ranma 1/2  nei vari paesi. 
I personaggi Hessa Humavrah e suo Padre, Massimo, appartengono a me medesima. Io sono la loro creatrice, quindi nessuno al di fuori della sottoscritta può usufruirne senza le dovute autorizzazioni o consenso da parte mia.
La storia non è stata scritta con finalità di lucro.
 

 
 
 

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Capitolo 5
*** Ricordi. ***



***
Capitolo 5
Ricordi.

***


 
« Allora Ranma, come ti è parso questo primo giorno nel mio umile dojo? »

« Ottimo direi, come inizio proprio non posso lamentarmi. »

« Mi fa piacere… »

« Anche a me, maestro. »

« E la compagnia di mia figlia? »

« Come, scusi? »

« Come ti è parsa la compagnia di mia figlia, prima vi ho visto chiacchierare. »

« No - non è come crede… Hessa mi ha offerto solo un po’ di li- limonata. »

« Sì, ho visto anche questo. Ranma, non conosco i motivi che ti hanno spinto qui, nella mia dimora, e non voglio essere messo al corrente di una situazione di cui tu non ritieni opportuno parlare; come ben sai Humavrah è mia figlia, ed io non voglio che soffra… »

« Le assicuro che tra me e sua figlia non vi è altro che una profonda stima, io non la conosco neanche così bene. Sono venuto qui in cerca di lavoro… non di altro. »

« Da parte tua non vi è altro, però voglio che tu presti molta attenzione e che non ti avvicini più del dovuto a lei, sai bene che non puoi offrirle nient’altro che semplice riconoscenza. »

« C- certo. »

« Ora vado a prepararmi per la cena che verrà servita tra poco, faresti bene a farlo anche tu. A dopo. »

Bene, ci mancava solo questa, il vecchiaccio e sua figlia che cercano chi di carpire informazioni o suggerirmi di stare al mio posto con velate minacce, chi di attrarmi nel suo cuore e legarmi a sé! Una situazione peggiore di questa non poteva esserci. Dovrò prestare più attenzione e soprattutto essere distante, mostrare quasi indifferenza, per quanto io odi i rimproveri il maestro ha ragione. Io non sono in grado di trasmettere né di poter offrire nulla ad Hessa, non posso illuderla né avvicinarmi a lei più del dovuto.

« Ranma posso parlarti? »

« Dimmi pure, Hessa. »

« Volevo scusarmi per le parole di mio padre di poco fa, lui è solo preoccupato per me… non dargli retta ascoltam… »

« No, Hessa Humavrah, ascoltami tu. Tuo padre ha ragione, io non ho nulla da offrirti, non so quale strana idea tu abbia in testa o cosa tu abbia ipotizzato, posso solo assicurarti che nel mio cuore non vi è nessun altro al di fuori della donna che ho amato. Per questo ti consiglio di starmi lontano. »

Il suo sguardo è ferito, ha compreso che il mio cuore è legato ad Akane, anche se le ho lasciato intendere ciò, non è il momento per dirle la verità. Un giorno mi sarà grata, le ho evitato un’inutile sofferenza, ho già ferito abbastanza la più piccola delle sorelle Tendo, con lei purtroppo non ho avuto alcuna scelta, mentre con Hessa sì, la scelta c’è ed è stata fatta in modo equo e giusto. Forse mi odierà, forse no, non mi importa, prima o poi la rabbia nei miei confronti andrà a scemare e lei comprenderà ciò che c’è da comprendere.
È scappata via, come un cucciolo ferito, sono così stanco di leggere il dolore che causo negli occhi della gente, forse ho sbagliato nell’accettare questa proposta, non sarei dovuto restare.
Ho ferito ancora qualcuno.
Ho procurato dolore ancora una volta ad una creatura indifesa. Mi chiedo sul serio quando finirà tutto questo.
 
 

 
***

 
 

Odio mio padre con tutta me stessa, non gli perdonerò mai ciò che ha osato fare oggi, come ha potuto? Sa quanto io ami Ranma, quanto sia legata a lui. Gli avevo chiesto di non intromettersi, di lasciarmi vivere la mia vita e di sbagliare, avrei sofferto io, perché invece non si è impicciato degli affari suoi? Lo odio così tanto! Ora però subirà la mia furia, non la passerà liscia. Non doveva agire in quel modo meschino. Busso violentemente sull’uscio della sua camera, lo sento quasi sussurrare un “avanti”.

« COME HAI OSATO FARMI QUESTO?! »

« Calmati Hessa, è meglio così. »

« Calmarmi dici? Chi sei tu per giudicare cosa sia giusto o sbagliato, l’onnipotente? Eh?  Chi ti dà il diritto di arrogarti di parlare o scegliere per me? »

« Humavrah, tu ora non sei lucida, l’infatuazione che nutri per Ranma ti offusca le meningi, vieni qui figlia mia, ascoltami. »

« Io non ho nulla da ascoltare, tu come al solito hai agito alle mie spalle, senza chiederti se io ne soffra o meno. Ti interessa solo tenermi a distanza da mia madre, da Ranma o da qualsiasi cosa non ti vada a genio! »

« Sai benissimo che la scelta di allontanarmi da tua madre è stata molto sofferta, io l’ho amata tanto… lei però non amava me. È questo ciò che vuoi? Legare qualcuno a te senza amore? »

« Chi ti dice che lui non mi avrebbe amata? Non mi hai concesso il tempo di provarci, come fai a sapere cosa sarebbe successo? »

« Purtroppo tesoro mio, a questo non posso rispondere adesso, sappi mia dolce bambina, che per quanto la tua rabbia ora ti porti ad aggredirmi è giusto che sia andata così. Tutto è già scritto… »

« Tu e le tue stupide idee! Tu e le tue convinzioni! IO TI ODIO! »

In casa si udiva ancora l'eco del rumore sordo della porta sbattuta con violenza. Mi rifugio nella mia camera e lì finalmente posso dar libero sfogo al mio dolore. Ormai la mia vita è perduta, distrutta, vivo con un uomo orrendo che mi ha allontanato da mia madre, quasi sono una reclusa in questa stupida abitazione, ed ora che finalmente l’uomo che amo è a pochi metri di distanza da me, ha infranto l’unico sogno che ho mai avuto. Lo odio con tutta me stessa e non gli perdonerò mai ciò che oggi ha osato fare.
 
 

 
***

 
 

« Maestro, la signorina Hessa Humavrah non scende per cena. »

« Oh… bè servile la cena in camera. »

« Certo, maestro. »

« Come mai Hessa non scende per cena? »

« Abbiamo avuto una piccola diatriba. Hessa è molto impulsiva, le passerà, vedrai. »

« Riguarda me, vero? Mi spiace essere stato causa di discussioni, forse non avrei dovuto accettare. »

« Sciocchezze ragazzo mio, non pensarlo nemmeno. Mia figlia è adulta, sa benissimo che con c’è possibilità per insinuarsi nel tuo cuore, non è così? »

« Già… »

« Lei crede che io abbia troppe stupide idee, la verità è che purtroppo non è ancora giunto il momento di raccontarle tutta la vicenda. »

« Quale vicenda? »

« Quella che riguarda sua madre, lei non mi ha mai perdonato la nostra separazione. Sua madre è una donna subdola e cattiva, io ho cercato solo di proteggere e conservare l’animo puro e gentile della nostra bambina. Purtroppo gli errori del passato a volte ci tormentano e ritornano, anche se per vie traverse. Loro sapranno sempre dove trovarci. »

« Perché non le racconta la verità allora? »

« Non ora ragazzo mio non è ancora tempo, piuttosto dimmi... tu come stai? »

« Uhm… io sto bene. »

« Sei sicuro? »

« S - sì. »

« So che non vuoi parlarne e non tenterò di nuovo di sapere, posso solo dirti che non è possibile cambiare il passato: ciò che è stato, è stato! Molte persone vivono in compagnia di rimpianti, chi afflitto da rimorsi, chi oppresso da esperienze o scelte che avrebbe preferito non fare. Altri hanno vissuto sino ad oggi con leggerezza o forse semplicemente senza pensare al domani, in un’esistenza priva di preoccupazioni. Perciò non smarrirti tra un passato che non puoi cambiare ed un futuro che non ti appartiene. Ancora oggi c’è qualcuno che ti ama ed ha cura di te. Forse hai fatto molti sbagli, ma puoi dare una svolta definitiva alla tua vita, fosse anche per un solo giorno vale la pena di viverlo saggiamente. Ora ceniamo altrimenti si raffredda tutto. »

Le parole del vecchio mi hanno lasciato senza fiato, non capisco perché lui abbia così tanto riguardo verso la mia persona, e soprattutto quasi mi è parso di capire che fosse tra i miei pensieri. Non so, tutta questa storia dei viaggi nel tempo, le false realtà ed altro mi hanno messo strani tarli in testa. Qui tutto è perfetto, c’è qualcosa però che non mi torna, loro, anzi soprattutto lui il maestro, sento che cela altro.

« Io sono molto stanco… credo che andrò a riposare. La cena era ottima. »

« Bravo figliolo, riposa. Domani ti attende un’altra giornata di duro lavoro. »

« Già… Buonanotte, a domani. »
 
 

 
***

 
 

I giorni ormai trascorrono in modo lento quasi come se la clessidra del mio tempo si fosse fermata…
Un momento, e se… No, non è possibile… la storia di Namunah, del tempo e dei mondi si è conclusa da un pezzo. Questa volta nulla di “strambo” ha separato me e Ranma. Lui è andato via e basta, non vi sono altre spiegazioni. Ho pensato molto in questo periodo e ho dedotto che non vale la pena lasciarsi andare, lasciarsi “morire” per qualcuno che non vuole restare al nostro fianco. Ormai ho compreso ciò che c’era da comprendere, non c’è altro da fare se non andare avanti e ricominciare, a vivere, ad amare o semplicemente respirare. In alcuni casi mi viene difficile anche quello. Sono ridotta male lo so e, forse, per questo uscire mi farà bene, anche perché non posso starmene qui rinchiusa... la storia dell’influenza si è protratta troppo a lungo, non è più credibile.

« Buongiorno Kasumi. »

« Buongiorno Akane, finalmente sei scesa per fare colazione. Come stai? »

« Meglio. Oggi voglio proprio fare una bella passeggiata, credo che farò colazione fuori e andrò da Ukyo, perciò non apparecchiare per me. Ci vediamo più tardi per cena. »

« Molto bene sono felice per te, Akane! »

Forse ho colto male il messaggio di Kasumi, quasi mi è parso di credere che lei fosse al corrente della situazione.
Possibile che abbia potuto accorgersi o capire tutto?
Sono così confusa in questo periodo che non faccio caso quasi a nulla.
Mi fermo fuori ad uno dei bar che solitamente frequentavo con Ranma, c’è il suo dolce preferito…
“Accidenti Akane! Devi smettere di pensare a lui!”

Si dice che per superare un dolore o un lutto ci voglia un bel po’ di tempo e che vi siano cinque fasi per essi:

La prima fase è quella del rifiuto o negazione ove la persona crede che per una malattia i medici abbiano sbagliato diagnosi, per chi soffre per la perdita di qualcuno (che sia deceduto o che ci abbia lasciato la differenza è minima) la persona ci ha solo teso un tranello o ci sta prendendo in giro e che sicuramente dopo poche ore o al massimo qualche giorno tornerà.

La seconda fase è quella della rabbia dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali appunto rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni, investendo i familiari, gli amici e chiunque esso si trovi dinanzi. La classica domanda è “perché proprio a me?”. È una fase molto delicata dell’iter psicologico rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.

La terza fase è quella della contrattazione o del patteggiamento: in questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare ed in quali progetti può investire la speranza, iniziando una specie di negoziato, che a seconda dei valori personali, può essere instaurato sia con le persone che costituiscono la sfera relazionale del paziente, sia con le figure religiose. Ad esempio i malati ipotizzano cose del tipo “se prendo le medicine, crede che potrò…”, “se guarisco, poi farò…”. In questa fase, la persona riprende il controllo della propria vita e cerca di riparare il riparabile.

La quarta fase, forse la peggiore, è quella della depressione: rappresenta un momento nel quale il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo o che sta per subire e di solito si manifesta quando il livello di sofferenza aumenta. Questa fase viene distinta in due tipi di depressione: una reattiva ed una preparatoria. La depressione reattiva è conseguente alla presa di coscienza di quanti aspetti della propria identità, della propria immagine corporea, del proprio potere decisionale e delle proprie relazioni sociali, sono andati persi. La depressione preparatoria ha un aspetto anticipatorio rispetto alle perdite che si stanno per subire. In questa fase la persona non può più negare la condizione in cui riversa e inizia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile, per cui la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta. Quanto maggiore è la sensazione dell’imminenza della morte o sofferenza, tanto più probabile è che la persona viva fasi di depressione.

Ed infine l’ultima fase è quella dell’accettazione: quando la persona ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a sé, arriva ad un’accettazione della propria condizione ed a una consapevolezza di quanto sta per accadere; durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione, che però sono di intensità moderata. In questa fase la persona tende ad essere silenziosa ed a raccogliersi, inoltre sono frequenti momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che le sono accanto.
Dopo queste fasi, pian piano, per chi riesce ad uscirne indenne o quasi, c’è la fase del superamento o dell’oblio definitivo.
Io avrei piacere di scoprire in quale limbo sono sprofondata adesso.




***

 
 
 Note dell'autrice:
Volevo scusarmi per il giorno di ritardo nel postare il nuovo capitolo, purtroppo ho avuto degli impegni improrogabili. 
Volevo avvisare tutti i lettori che date le festività natalizie imminenti la pubblicazione della fanfiction verrà sospesa momentaneamente. Ovviamente si riprenderà con regolarità dopo il 6 gennaio, sempre di lunedì. Detto questo vi saluto augurandovi delle festività ricche di felicità all'insegna del divertimento e della gioia. 
Come sempre ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le Seguite/Preferite/Da Ricordare.
Grazie ai lettori silenziosi, a coloro che recensiscono e soprattutto ringrazio:  Spirit99  la mia dolce Beta - Reader che si fa in quattro pur di aiutarmi, con i suoi preziosissimi consigli.
Infine ringrazio tutte le mie dolci e bellissime Ladies! 

La storia verrà aggiornata il giorno 11/01/2016 e di seguito ogni Lunedì.

Buona lettura con Affetto,
Annalucia.





 
© Disclaimer. Tutti i personaggi sono tratti dal Manga/ Anime Ranma 1/2 essi non mi appartengono, la sua autrice originale è Rumiko Takahashi e le case editrici che pubblicano le storie di Ranma 1/2  nei vari paesi. 
I personaggi Hessa Humavrah e suo Padre, Massimo, appartengono a me medesima. Io sono la loro creatrice, quindi nessuno al di fuori della sottoscritta può usufruirne senza le dovute autorizzazioni o consenso da parte mia.
La storia non è stata scritta con finalità di lucro.
 
 

 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Gioco di Ombre. ***


***
Capitolo 6
Gioco di Ombre.

***


 

Assorta tra la moltitudine di pensieri che affollano la mia mente, vado a sbattere contro qualcosa… anzi direi qualcuno.

« M - mi scusi, sono dispiaciuta io, n – non volevo… »

« Oh non importa signorina, capita. »

« Aspetti la aiuto. »

Aiuto a rialzarsi il vecchietto con il quale mi sono scontrata poc’anzi, sono così disattenta e confusa che anche passeggiando lentamente per strada devo prestare più attenzione del solito per non finire nei pasticci.

« Sta bene? Ha qualcosa di rotto? La accompagno in ospedale? »

« Frena, frena ragazzina! Sarò pure anziano, però mi reggo ancora in piedi da solo! »

« M – mi scusi… ero solo preoccupata per la sua caduta, in fondo le sono piombata addosso. »

« Non è nulla di grave, niente di irreparabile mia dolce e giovane fanciulla. Non darti pena per le cose futili, rischi di perdere di vista l’obiettivo principale della tua missione. »
« Come dice scusi? Lei è sicuro di star bene? »

« Ascolta il tuo cuore, giovane Tendo. E rimembra sempre che LUI ti appartiene. »

« Chi è lei? Come conosce il mio nome? »

Neanche termino la frase, mi guardo intorno e non c’è più nessuno. L’anziano è sparito e con lui mille dubbi e tanti quesiti che ora stanno definitivamente dominando i miei pensieri. Chi era quell’anziano signore? Come conosceva il mio nome? E perché mi ha parlato in quel modo?
Forse è una mera illusione, forse sto impazzendo. Credo di avere le allucinazioni, sono stata reclusa per troppo tempo nella mia camera da quando è giunta quella maledetta missiva. Mi giro e mi rigiro guardandomi intorno, mi sento osservata, forse mi sto lasciando suggestionare dall’episodio che ho creduto fosse accaduto poco fa.

“Non è reale, Akane, non è reale”

Continuo a ripetermi queste parole, durante tutto il tragitto non ho fatto altro.

« Cosa non è reale, Akane? »

Un suono familiare quasi mi investe in pieno, interrompendo il corso dei miei pensieri, senza rendermene conto sono giunta dinanzi la casa di Ukyo.

« Nulla, Ucchan. »

« Ne sei sicura? »

« Ma certo! Oh andiamo vieni qui, lasciati abbracciare è così tanto che non ci vediamo. »

Cerco di sviare il discorso con la storia del tempo, anche se conoscendo Ukyo sono consapevole che lei non avrà dato credito alla mia affermazione per depistarla. Ci accomodiamo in casa, percepisco un buon odore. Qualcosa che in parte mi è mancato, l’odore familiare, di casa, di serenità.

« Ti trovo bene Ucchan, e Ryoga? »

« Sai com’è fatto Ryoga, è andato ad allenarsi, solo che di sicuro si sarà smarrito. »

« Quel ragazzo non cambierà mai. »

« Già. E di te invece che mi dici? Come stai? È un bel po’ che sei sparita… »

« Ho avuto una brutta influenza, il dottor Tofu mi ha consigliato riposo assoluto. »

« Ah, mi spiace. Eravamo molto in pensiero per te, Ryoga è venuto a cercarti l’altra volta ma ha detto che stavi riposando e non ha voluto disturbarti. »

« Ryoga è stato al Dojo? »

« Sì, alcune settimane fa. »

« Strano, nessuno mi ha riferito niente. »

« Non so cosa dirti Akane. Comunque l’importante è che tu ora sia guarita. »

« Già. »

Noto lo sguardo perplesso di Ukyo, c’è qualcosa di velato, qualcosa che mi sta celando. Se Ryoga è stato al Dojo svariati giorni fa, ed io stavo riposando allora credo proprio che la cosa non prometta niente di buono. Possibile che lei sappia? Che loro anzi siano al corrente del contenuto della lettera che mi ha inviato Ranma? Non credo.
Come potrebbero esserne venuti a conoscenza? Nessuno ha letto il suo contenuto tranne me, e poi non appena sveglia l’altra volta l’ho bruciata. Un momento, Ukyo ha detto che Ryoga le ha riferito che io stavo riposando, ciò significa che… lui sa. Ryoga è al corrente di tutto, ecco perché mi sono ritrovata distesa nel mio letto, lui è venuto a farmi visita, sarà salito in camera e mi ha visto quasi distesa sul pavimento con la lettera al mio fianco. Quando mi sono risvegliata ero nel mio letto e la lettera era stata messa nel cestino.
Questo dimostra che Ryoga conosce la verità ma nonostante tutto ha deciso di tacere.

« Akane, Akane… AKANE! »

« Perdonami Ukyo, ero assorta nei miei pensieri. »

« Vuoi rendere partecipe anche me? »

« Cose futili, sai Kasumi mi ha chiesto di comprare alcuni ingredienti per preparare il pranzo, meglio non lasciarla attendere troppo, poi il dottor Tofu si è raccomandato; passeggiate brevi, quindi devo rientrare tra poco. Sono così felice di averti rivisto! Adesso però scappo. »

« Aspetta Akane ti accompagno alla porta. »

« Non preoccuparti, non ce n’è bisogno, conosco la strada, a presto Ucchan! Ti voglio bene! »

« Akane, fermati! »

« Ukyo sul serio si sta fac… »

« Non l’hai più rivisto, vero, Akane? »

Sento un nodo fermarsi alla gola, le stille quasi prendono possesso dei miei occhi in modo prepotente. Ho cercato di evitare in tutti i modi di giungere a questo confronto. « No. Da quando ha deciso di andare via in cerca di se stesso non so dove sia. »

« Ti manca? »

« Più dell’aria che respiro, Ucchan. »

« Perché l’hai lasciato andare allora? »

« Perché per ora è giusto così… Un amico mi disse che l’odio è potente ma mai quanto l’amore. Un giorno lui ritornerà da me. » (1)

Saluto al volo la mia amica con un bacio sulle gote e quasi scappo via come una ladra, so che Ukyo mi vuole bene ed anche io ne voglio a lei, però ora non sono pronta ad affrontare le sue domande, non sono ancora predisposta per affrontare la riapertura della ferita. Forse sto sbagliando ma per ora mi sento di agire in questo modo. Poi le parole del vecchio mi hanno completamente destabilizzato, di sicuro è stato solo un sogno. Devo tornare a casa ed anche molto in fretta, per oggi ho già fatto abbastanza, meglio rientrare. Gradualmente riuscirò a riprendere la quotidianità di sempre. Non in un sol colpo.
Mentre mi accingo a passeggiare tra le strade affollate della città per far ritorno al Dojo, il mio sguardo viene catturato dalla quiete che alberga nei dintorni, mi soffermo a rimirare il mare e le sue onde, è così bello. Emana un tepore ed una tranquillità straordinaria, la brezza marina che mi accarezza dolcemente il viso sfiorandomi i capelli mi fa sorridere. Ormai sono del tutto scarmigliati, cerco di ricomporli, quel profumo inebriante di salsedine addolcisce l’olfatto ed anche le meningi. Per un solo istante ho smesso di pormi qualsiasi tipo di quesito, tutti i dubbi che incessantemente hanno attanagliato la mia mente questi giorni sono scomparsi. Mi sento leggera, mi sento quasi come se fossi libera da qualsiasi angoscia o sofferenza. Chiudo gli occhi, respiro a fondo e mi lascio cullare da questa incantevole sensazione che stordisce tutti i miei sensi. Proprio nell’istante in cui li riapro, cerco di risistemare i capelli scompigliati dal vento ed è solo allora che mi accorgo che qualcosa di vermiglio è legato al mignolo sinistro. Un filo.
A tratti diviene vivido, e lungo chilometri… vorrei seguirlo per comprendere dove mi conduce. E se poi è una trappola? Se qualcuno sta cercando di farmi del male? Come è finito sul mio dito? Sono sicura che stamani non c’era, ne sono certa. Quando ho aiutato quell’anziano io ho guardato le mie mani e… è stato lui ne sono sicura! Quell’anziano! Non è stato un sogno, era tutto così reale! Ho timore non lo nego, però ho anche voglia di scoprire cosa si cela dietro tutto questo.

Ho deciso, seguirò quel filo.

Non credo sia prudente, comunque continuo a seguire questo filo vermiglio che di tanto in tanto è visibile ai miei occhi solo per indicarmi la strada.
Ormai è da un po’ che lo sto seguendo, dopo aver attraversato buona parte del parco giungo alla stazione che mi conduce verso Shinjuku. A questo punto mi sorge spontanea una domanda: forse sto impazzendo? Magari è solo frutto della mia immaginazione?
Non appena formulo questi pensieri ecco che percepisco uno strano calore alla mano, il filo diviene di un amaranto sempre più intenso, quasi brilla. Un colore bellissimo.
Forse ho qualche rotella fuori posto, tuttavia sono giunta sin qui e non posso di certo tornare indietro. Negli ultimi anni durante quei tanti viaggi ho vissuto esperienze così strambe che ad oggi quasi niente più mi stranisce.

« Akane! Che ci fai qui? »

« Ryoga?! »

« Sì! Che bello rivederti! Come stai? »

« B – bene. Stavo passeggiando… t – tu come mai s – sei qui? »

Questa proprio non ci voleva, Ryoga mi conosce a fondo ed è al corrente della verità. Lui ha letto la lettera, non posso lasciar trapelare nulla. Lui non deve seguirmi.

« Io come al solito mi sono perso. Comunque sei abbastanza lontana da casa, se vuoi ti faccio compagnia così da non andare in giro da sola. »

« Ma no, non preoccuparti. Stavo solo facendo quattro passi per sgranchirmi le gambe. Va’ pure. »

La mano inizia a divenire sempre più calda fino a bruciare, il filo arde quasi, cerco di nascondere l’espressione di dolore per non insospettire Ryoga, però faccio molta fatica. Non so ancora per quanto riuscirò a resistere. D’improvviso noto che il suo sguardo si sposta in modo fulmineo dal mio viso alla mia mano, cerco di coprirla con qualcosa in modo veloce sperando che lui non abbia visto niente.

« Akane, cosa nascondi? »

« I – io? N – niente p – p – perché? »

« Dai qua la mano, lasciami vedere. »

« No, Ryoga sul serio, non è niente. »

Non riesco ad indietreggiare, lo vedo afferrare la mia mano, la sua espressione non promette niente di buono.

« Akane, dove hai preso questo filo? »

« Io non l’ho preso da nessuna parte. È comparso dal nulla. »

« Akane sei sicura? Sai cosa è questo? »

« N – no. »

« Questo è il filo rosso del destino. Conosci la leggenda? »

« No, Ryoga non ne so nulla. Non capisco come ci sia finito sul mio mignolo. Sento solo ardere la mano. »

« Certo. Vuole che tu lo segua. »

Mi fa cenno con il capo di voltarmi verso il treno, il filo diviene sempre più vivido ed anche il dolore si intensifica.

« Allora possono vederlo tutti se anche tu l’hai visto. »

« No. »

« E allora perché tu puoi vederlo? »

« Perché non è ancora finita. »

« Cosa non è ancora finita? »

« Vieni con me, seguiamo il filo. Vediamo dove vuole condurci. »

Ci incamminiamo verso il treno, forse ho capito. Non siamo ancora giunti alla fine di questa burrascosa esperienza. C’è ancora qualcosa di irrisolto in tutta la faccenda, forse…

« A cosa stai pensando? »

Ancora una volta la corrente dei miei pensieri viene interrotta, siamo a bordo del treno che ci condurrà chissà dove, anzi il filo ha una meta sconosciuta.

« Al passato… »

« Cosa di preciso? »

« A tutto ciò che è accaduto, ai viaggi nell’universo, alle tante vicissitudini, alla partenza di Ranma. »

« E al fatto che qualcosa non torna, giusto? C’è qualcosa che non è al suo posto, non è così? »

« Già. Ranma. »

« Esatto. Sai Akane, quando tutto è finito, o per lo meno noi abbiamo ipotizzato questo, c’era qualcosa a mio avviso che non andava. Percepivo una sensazione strana, c’era ancora qualcosa fuori posto. Poi però tutti siamo tornati nelle rispettive dimore, anche Ranma. Ho iniziato a credere che tutto andasse per il verso giusto e che forse ero solo condizionato dalle disavventure accadute negli anni precedenti. Poi la partenza improvvisa di Ranma, il tuo comportamento anomalo e soprattutto il tuo estraniarti dal mondo mi ha lasciato perplesso… »

« E la lettera ha confermato i tuoi dubbi, vero? »

« La lettera? Q – quale lettera? »

« Ryoga so che l’hai letta, tu mi hai messo a letto quel giorno. »

« Akane, non volevo invadere la tua privacy io… »

« Ryoga, grazie. »

Delicatamente poggio la mia mano al di sopra delle sue, che sono grandi e ruvide a causa del duro allenamento. Voglio trasmettergli con il mio gesto tutto l’affetto che provo per lui.
« Akane, non devi ringraziarmi anzi… »

« Ryoga, sin dal primo istante in cui sono stata catturata da Safulan, solo grazie a te e al tuo aiuto, alla tua amicizia e al tuo sostegno sono riuscita a resistere e soprattutto sono potuta finalmente ritornare indietro. Grazie a te ho potuto far ritorno a casa. »

« Insieme riporteremo Ranma a casa, te lo prometto Akane. »

Intanto il treno si ferma, siamo giunti alla fermata di Shinjuku-sanchôme. (2) Il filo inizia ad illuminarsi di nuovo, questa è la fermata giusta. Questa è quella decisiva.
Ci apprestiamo a scendere, il filo ci conduce per le strade affollate di Shinjuku. È una città bellissima.
Un luogo colmo di attrazioni, affollato. Un luogo vivo.
Seguiamo il filo rosso che ci conduce tra la gente di questa città frenetica, fa un certo effetto trovarsi nel caos di Shinjuku: una folla soffocante che scende dai treni scende o sale le scale, per poi riversarsi nelle strade e viuzze che si snodano attorno alla stazione stessa. Dopo esserci svincolati dalla folla ed essere riusciti ad imboccare qualche strada secondaria che regali un po' di quiete, ecco che i rumori del trambusto di prima iniziano a sembrare sempre più lontani e remoti. Infine, giungiamo in un quartiere in cui sorge un vecchio santuario.

L’Hanazono Jinja.(3)

Dinanzi ai nostri occhi si profila un Toori. (4)

E come di consueto alla sua sinistra vi ritroviamo un koma-inu (5) che ci fissa, a momenti quasi prende vita.
I giardini sono favolosi, il filo intanto diviene sempre più vivido, continuiamo a seguirlo e di tanto in tanto ci soffermiamo ad osservare questi incantevoli giardini ove è in atto anche un mercatino. Tra i tanti venditori ha attirato la mia attenzione un banco di vecchissimi kimono e altrettante vecchie stoffe giapponesi. Posso percepire, avvicinandomi di poco, l’odore caratteristico dei vecchi kimono; un odore piacevole quanto difficile da descrivere. Un odore di eleganza di un tempo, di usanze vetuste e di antichi armadi.
Ognuno di quei kimono rappresenta una storia affascinante ed intricata tanto quanto i decori, i ricami ed i colori che lo adornano.
Procedendo oltre, mi soffermo ad ammirare degli annosi vasi, antiche pergamene e statue di giada in bella vista sopra un banchetto gestito da un signore anziano. Subito dopo, noto un assortimento di vecchissime stampe e cartoline che ricopre una superficie abbastanza ampia di quel terreno sacro. 

« Ryoga, aspetta, fermiamoci voglio dare un’occhiata a queste cartoline. »

« Certo. »

Non so per quale motivo sono stata attirata da queste stampe, ma qualcosa mi dice che è la scelta giusta. Mentre rimiro una cartolina scorgo una foto, i cui soggetti ritratti sono vagamente familiari: io e Ranma che sorridenti ci apprestiamo a rientrare a casa, quando lui mi ha salvato a Ryugenzawa.
Non riesco a comprendere come sia possibile tutto questo.
Come ci siamo finiti su quel banco? Chi ha scattato quella foto?

« La tua risposta è proprio in questo luogo. »

« Scusi ma… COSA CI FA QUI? » una voce alle mie spalle mi ha scosso dai miei dolci ricordi.

« Akane, lo conosci? »

« Non proprio Ryoga. Stamani quando ero diretta a casa di Ucchan, sono finita per caso addosso a lui. Come mi conosce? Come sa tutte queste cose sul mio conto? »

In un attimo sia io che Ryoga ci fissiamo e ci guardiamo intorno, del vecchio non vi è più traccia. Una folata di vento quasi mi strappa dalle mani quella foto in cui sono impressi alcuni ricordi felici. La inseguo fino allo sfinimento, quando d’un tratto mi ritrovo dinanzi un edificio che fa parte sempre di questo bellissimo santuario.
Quel brillante color vermiglio che contrasta con l'oro delle rifiniture e il nero delle vetrate e dei bordi del tetto mi ha lasciata senza parole. A pochi metri di distanza mi sorprende ancora una volta la stessa tonalità di vermiglio acceso che adorna un piccolissimo santuarietto dedicato ad Inari.(6)

Subito dopo aver oltrepassato l'entrata al santuarietto delle volpi, ritroviamo un susseguirsi di toori rossi laccati: Tutto così bello. Qui vi si può pregare per qualsiasi richiesta Inari.

« Cercavi questa, giovane Tendo? »

Ed ecco che ricompare l’anziano misterioso con la foto che ritrae me e Ranma diversi anni prima, felici e spensierati.

« Perché? » questo è ciò che mi vien da chiedere in questo preciso istante.

« È difficile, non c’è una ragione ben precisa del perché un individuo venga scelto per affrontare determinate cose, accade e basta. »

« Lei sa a cosa mi riferisco di preciso. »

« Oh, il perché sei giunta sin qui è chiaro. Il filo ti ha condotto da lui. Ovvero qui. »

« Lui non vive più nel nostro paese. »

« Ed è qui che ti sbagli, più di quanto tu creda mia giovane Tendo. »

« Cosa ha a che fare tutto questo con lei? »

« Io sono solo un umile messaggero. Vieni, accomodati. Vedi, ho percepito il dolore di una donna, una sofferenza enorme, lancinante. Una donna che ha amato un uomo più di chiunque altro nella sua stessa vita. Quella donna sei tu, Akane. Sento che dentro, nella tua anima, qualcosa si sta sgretolando. »

« E il filo? Perché mi ha legato questo filo al dito? »

« Akane, il filo è sempre stato lì. »

« No! Non c’era prima, non c’è mai stato! »

« Questo è ciò che tu vuoi credere, le bugie che stai raccontando al tuo cuore. Sai perfettamente che non è così... »

« Non ho mai avuto questo filo legato al mio mignolo. Prima non c’era, io non l’ho mai visto!! »

« Appunto, mia cara ragazza, tu non l’hai mai visto, ma lui è sempre stato lì. Ed è più forte che mai. Ricordalo sempre: Né il tempo, né le distanze, né le incomprensioni potranno mai spezzare quel filo che vi lega. »

« Vi leg… Ma dove cavolo è andato? Ryoga, per favore dimmi che l’hai visto anche tu! Dimmi che è tutto reale e non sto impazzendo! »

« Sì, Akane, l’ho visto anche io. »

Raccolgo quella foto poggiata sul piccolo santuario, il filo per ora è quasi del tutto scomparso. Anche il dolore si è attenuato. Non capisco cosa stia accadendo.

« Ryoga, cosa voleva dire con quelle parole? Chi è? Perché ha scelto questo posto? Cosa significa? »

« Credo che quello non fosse un semplice anziano. Quello è il Dio della leggenda del filo rosso. »

« Ryoga tu conosci la leggenda? »

« Obaba, tempo fa quando Shampoo tentò di sposare Ranma con l’inganno servendosi appunto del filo rosso del destino, menzionò questa storia. La leggenda narra che ogni persona porta, sin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo del piede o della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, ad incontrarsi e a sposarsi. » (7)

« Quindi… »

« Esatto Akane. Tu e Ranma siete legati dal filo rosso del destino. Nessuno potrà mai separarvi. »

« Questo non cambia le cose. Lui non sa chi io sia, anzi, lui lo sa ma non prova alcun sentimento. »

« Akane, non è ancora tutto perduto. Ci sarà di sicuro una spiegazione e una soluzione, Ranma non ha potuto dimenticare l’amore forte che prova per te, lui non può averti cancellato. »

« E se invece l’avesse fatto? »

« Non può essere. Voi vi appartenete, questo nessuno può mutarlo. Ed io farò di tutto per aiutarti a rimettere le cose al loro posto. »

« Ryoga, è quasi buio, credo sia ora di rientrare. »

« Hai ragione Akane »

« Hai ancora il bracciale di Psyche? »

« No. Il bracciale è andato perduto quando siamo ritornati da Baghdad. Perché? »

« Come hai ipotizzato anche tu, forse i viaggi non si sono conclusi. Magari c’è qualche altro mondo da visitare per trovare la risposta. Per trovare finalmente una soluzione. »

« Non credo Akane. La clessidra si è distrutta proprio quando eravamo nel vortice per ritornare qui a Nerima. »

« In quale modo possiamo scoprire la verità? Come possiamo sistemare tutto se non abbiamo un indizio? Non sappiamo da dove iniziare. È tutto inutile. Tutto è perduto. »

« NO, AKANE! NON DEVI ARRENDERTI, HAI CAPITO? »

In vita mia non ho mai avuto l’occasione di assistere alla furia di Ryoga, i suoi occhi inviperiti quasi mi hanno incenerita. Sono consapevole che una parte di lui sia ancora profondamente legata a me anche se non va oltre i confini dell’amicizia. Lui mi ha favorito sin dal primo istante, sta cercando in tutti i modi per aiutarmi a ritrovare la serenità, la spensieratezza. Ed io lo apprezzo, tuttavia, non so se questo ci farà giungere ad un risultato. Non so se questo farà tornare indietro LUI.
In un secondo tutto tace, Ryoga indietreggia e continua a camminare al mio fianco senza proferir parola. Prendiamo il treno per far ritorno alle nostre rispettive abitazioni. Percepisco la sua agitazione, la sua impotenza nel non potermi assicurare e garantirmi che andrà tutto bene. Lui è il primo a non avere certezze. Il silenzio che è calato è pesante. Finalmente il treno si ferma e giungiamo a Nerima, ancora pochi minuti e poi ci separeremo. Non ce la faccio a sopportare anche la sua rabbia, sono già troppo provata da tutto il dolore causatomi da Ranma. E pensare che sono uscita stamani per fare una passeggiata, per prendere un po’ d’aria fresca e cercare di allontanare quei pensieri che attanagliano il mio cervello. Mentre passeggiamo, sento qualcosa di caldo, sfiorare la mia pelle: Ryoga mi ha teso la sua mano grande, ruvida e forte. Ha intrecciato le sue dita alle mie.

Questo è il suo modo di scusarsi, il suo modo per dimostrarmi quanto lui ci tenga a me. Anche senza proferir parola, io so per certo che questo gesto ha un solo significato: io, per te, ci sarò sempre.


 
 

 
​***

 

 
 
Credits
  1. La frase è stata estrapolata dalla serie tv “Aladino e Sherazade” ed è stata citata anche nel capitolo 18 del prequel di Miedo a perderte. Essa è stata scritta senza fini di lucro.
  2. Shinjuku-sanchōme (新宿三丁目 Shinjuku-sanchōme-eki?) è una stazione della metropolitana di Tokyo che si trova a Shinjuku. La stazione è servita da due linee della Tokyo Metro da una della Toei Metro. Esso è un luogo realistico, ed è stato sopracitato senza alcuno scopo di lucro.
  3. Hanazono Jinja 花園神社 (jinja in giapponese significa santuario shintoista) è un luogo antico. Esso è un luogo realistico, ed è stato sopracitato senza alcuno scopo di lucro.
  4. Un torii (鳥居?) è il tradizionale portale d'accesso giapponese che porta ad un jinja (santuario shintoista) o, più semplicemente, ad un'area sacra. La sua struttura elementare è formata da due colonne di supporto verticali e un palo orizzontale sulla cima e frequentemente viene dipinto in colore vermiglio. Tradizionalmente sono fatti di pietra o legno, ma in tempi recenti i costruttori hanno iniziato ad usare anche l'acciaio o il cemento armato. Generalmente i torii si trovano a gruppi di tre, ma fuori dai templi o dai luoghi di culto non mancano mai. Il numero è tuttavia variabile. Ad esempio, i santuari dedicati al dio Inari possiedono tipicamente molti torii, mentre il santuario di Fushimi Inari-taisha a Kyoto possiede addirittura migliaia di torii. La loro costante presenza nello shintoismo è dovuta al fatto che il passaggio sotto di esso è considerato una prima forma di purificazione, poi completata con le abluzioni rituali nelle immediate vicinanze del santuario. Le credenze popolari tendono ad identificarlo semplicemente come un simbolo di fortuna e prosperità. Per questo è costume che una persona che ha ottenuto successo negli affari doni un torii come segno di gratitudine agli dèi.
  5.  koma-inu è n cane/leone imperiale che fa la Guardia all'ingresso dei santuari shintoisti. Serve da monito ai malintenzionati. Ilkoma-inu protegge le sacre leggi del buddismo e i luoghi dove esse vengono praticate.
  6. Inari è il dio della fertilità, dell'industria, dell'agricoltura e degli affari. I templi dedicati a questa divinità in genere si contraddistinguono dagli altri grazie a due caratteristiche: l'acceso color vermiglio e la presenza di statue di pietra raffiguranti delle volpi chiamateきつね kitsune.
    Si dice che le volpi siano i sacri messaggeri del dio Inari, e ciò spiegherebbe la loro presenza. In fondo
    ci sono due piccole volpi, una per lato.
    Qui si può pregare, chiedere un favore al dio Inari e lasciare qualche offerta sotto forma di riso, sakè oppure di inari-zushi (fagottini di sottili fogli di tofu fritto, ripieni di riso).

    Uscendo dal santuarietto, sulla destra si trova una delle due volpi di pietra principali che proteggono questo luogo.
  7. Tutte le citazioni inserite in questo capitolo sono state prese dal web o dal sito Wikipedia, per mero scopo informativo senza fini di lucro.
 


​***

 
 
 Note dell'autrice:
Salve a tutti, eccomi di ritorno! Lo so, lo so, avevo promesso di ritornare dopo la pausa natalizia e poi sono sparita. Ho anche promesso che il 7 Marzo avrei ripreso la pubblicazione, purtroppo non sempre le cose vanno come vogliamo XD. Non temete questa volta sarò super puntuale, i capitoli sono ultimati e quasi tutti corretti. Come potete intuire ci avviciniamo verso la fine di questa avventura, mancano ancora pochi capitoli. Sono felice di aver ripreso, come potrete notare da adesso in poi i capitoli saranno più lunghi e più corposi, appunto perché ci avviciniamo verso la parte finale non devo tralasciare nulla, nessun dettaglio. Io vi saluto e vi do appuntamento alla settimana prossima. Volevo avvisare tutti i gentili lettori che ho creato anche una pagina "Autrice" su Facebook, ove posterò tutti gli aggiornamenti, spoiler ecc per quanto riguarda le mie Fanfiction. Se vi fa piacere passate a trovarmi, cliccando mi piace, poi se qualcuno è anche fan di Captain Tsubasa e volesse passare a trovarci ho anche creato un gruppo. Vi lascio i link azzurri in basso.
Questa è la mia pagina personale di Facebook: Queen_V_Introspective.
Questo è il gruppo del fandom di Captain Tsubasa: Captain Tsubasa (EFP).
(Basta cliccare sopra i Nickname scritti in azzurro e potrete giungere alle pagine o sul gruppo).
Come sempre ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le Seguite/Preferite/Da Ricordare.
Grazie ai lettori silenziosi, a coloro che recensiscono e soprattutto ringrazio:  Spirit99  la mia dolce (Nin) Beta - Reader che si fa in quattro pur di aiutarmi, con i suoi preziosissimi consigli. Anto se non ci fossi tu, sarei sul serio persa! Grazie per tutte le volte che mi sproni, che mi sostieni e soprattutto che mi rimproveri. 
Infine ringrazio tutte le mie dolci e bellissime Ladies! 

La storia verrà aggiornata di Mercoledì.

Buona lettura con Affetto,
Annalucia.





 
© Disclaimer. Tutti i personaggi sono tratti dal Manga/ Anime Ranma 1/2 essi non mi appartengono, la sua autrice originale è Rumiko Takahashi e le case editrici che pubblicano le storie di Ranma 1/2  nei vari paesi. 
I personaggi Hessa Humavrah e suo Padre, Massimo, appartengono a me medesima. Io sono la loro creatrice, quindi nessuno al di fuori della sottoscritta può usufruirne senza le dovute autorizzazioni o consenso da parte mia.
La storia non è stata scritta con finalità di lucro.
 
 

 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Tra leggenda e realtà. ***


 
***
Capitolo 7
Tra leggenda e realtà.

***
 

 
« Akane! Finalmente sei rientrata! Ero così in pensiero per te! »

« Scusami Kasumi, come ti ho anticipato stamani, volevo far visita a Ukyo. Poi quando ero in procinto di rientrare ho incontrato Ryoga e, ci siamo fermati a chiacchierare come ai vecchi tempi. »

« La prossima volta non tardare troppo. Ryoga, come stai? È tanto che non ci vediamo! Vieni, ho preparato la cena, c’è del ramen anche per te. »

“ Il ramen… uno dei piatti preferiti di Ranma. Ormai ovunque io mi giri e rigiri, o qualsiasi cosa pensi, sento e vedo qualcosa che mi parla di lui. ”

« Akane? Akane? »

« S – sì Kasumi? »

« Ti ho chiesto se vuoi dell’altro ramen. »

« No, grazie. Vado in camera mia, ho alcune cose da fare. Ryoga, domani ci dirigeremo a casa di Obaba, per chiederle spiegazioni. »

« Come mai farete visita a Obaba figliola? »

« Niente di rilevante, volevo chiederle solo informazioni su di una leggenda. »

« Quale leggenda? »

« Quella del filo rosso del destino, signor Saotome. »

« E perché sei così interessata? Vuoi per caso legare il giovane Ryoga al tuo destino? Soun! Dì qualcosa a tua figlia. Lei è la promessa sposa di mio figlio. »

« Akane, non credo che… »

« PIANTATELA UNA BUONA VOLTA! IO NON SONO LA PROMESSA SPOSA DI NESSUNO! LUI… LUI NON TORNERÀ PIÙ! »

« Oh, cosa abbiamo ma… COSA SIGNIFICA CHE RANMA NON TORNERÀ PIÙ, GENMA? »

“Come al solito, quando c’è da affrontare una situazione difficile, lui si trasforma in un panda!” Infuriata salgo le scale una ad una, non ho voglia di continuare questa conversazione, ho già detto troppo.

« Ryoga, perché Akane ha detto che Ranma non farà più ritorno? »

« Soun, purtroppo alcune settimane fa lui le ha spedito una missiva in cui le ha scritto di non voler far più ritorno… »

« Non è possibile! Loro sono promessi! Sono legati dal filo rosso! Non possono essere divisi… »

Arresto la mia corsa verso la mia camera, mi soffermo tra le scale nel momento in cui mio padre pronunzia questa frase. Cosa significa? La mia direzione, a questo punto della situazione, sarà di nuovo la cucina. Ora dovrà darmi tutte le spiegazioni. Adesso basta, deve tirar fuori tutta la verità.

« Papà, cosa intendi dire esattamente con la frase: sono legati dal filo rosso? Prima ho menzionato la leggenda, perché non hai risposto?! »

« Perché hai detto che dovevi parlarne con Obaba! »

Come al solito mio padre e Genma, oltre ad essere stravaganti e stupidi, sono anche sordi!

« Papà, hai il potere di travisare qualsiasi cosa! Per l’ultima volta cosa è questa storia del filo rosso?! »

« Vedi Akane, quando tua madre ti ha dato alla luce, tempo dopo abbiamo compiuto un viaggio in Cina, alla ricerca del Dio dei matrimoni. »

« Con chi hai compiuto questo viaggio? »

« Che domande fai Akane, con Genma. »

« Siamo senza speranze… »

« Concordo con te Nabiki. »

« Non osate interrompere più il mio racconto! Volevamo avere la certezza che il vostro futuro sarebbe stato roseo. Dopo il racconto di un’anziana io e Genma, incuriositi ed increduli, abbiamo ascoltato tutta la storia. In Cina, c’era un uomo, orfano di entrambi i genitori, che in tenera età desiderava sposarsi e avere una grande famiglia; nonostante i suoi sforzi era giunto all'età adulta senza essere riuscito a trovare una donna che volesse diventare sua moglie. Il suo nome era Wei. Durante un viaggio Wei incontrò, sui gradini di un tempio, un anziano appoggiato con la schiena a un sacco che stava consultando un libro. Chiese all'uomo cosa stesse leggendo; l'anziano rispose di essere il Dio dei matrimoni e, dopo aver guardato il libro, disse a Wei che sua moglie ora era una bimba di tre anni e che avrebbe dovuto attendere altri quattordici anni prima di conoscerla. Deluso dalla risposta del Dio, chiese cosa contenesse il sacco; l'uomo rispose che lì dentro c'era del filo rosso che serviva per legare i piedi di mariti e mogli. Quel filo è invisibile e impossibile da tagliare, per cui una volta che due persone sono legate tra loro saranno destinate a sposarsi indipendentemente dai loro comportamenti o dagli eventi che caratterizzeranno la loro vita. Queste parole non convinsero Wei che, per sentirsi libero di scegliere da solo la donna da sposare, ordinò al suo servo di uccidere la bambina destinata a diventare sua moglie. Il servo pugnalò la bambina ma non la uccise: riuscì soltanto a ferirla alla testa e Wei, dopo quegli eventi, continuò la sua solita vita alla ricerca della moglie. Quattordici anni dopo Wei, ancora celibe, conobbe una bellissima ragazza diciassettenne proveniente da una famiglia agiata e si sposò con lei. La ragazza portava sempre una pezzuola sulla fronte e Wei, dopo molti anni, le chiese per quale motivo non se la togliesse nemmeno per lavarsi. La donna, in lacrime, raccontò che quando aveva tre anni fu accoltellata da un uomo e che le rimase una cicatrice sulla fronte; per vergogna la nascondeva con la pezzuola. A quelle parole Wei, ricordandosi dell'incontro con il Dio dei matrimoni e dell'ordine che dette al suo servo, confidò alla donna di essere stato lui a tentare di ucciderla. Una volta che Wei e la moglie furono a conoscenza della storia si amarono più di prima e vissero sereni e felici. L’anziana donna ci ha anche raccontato che proprio in quei giorni era avvenuto un evento straordinario. La figlia del Dio dei matrimoni era venuta al mondo, così abbiamo deciso di partire alla volta della Cina. »

« E poi, cosa è accaduto? »

« Tutti erano spaventati da questa nuova nascita, ma non noi. Io ed il mio caro amico Saotome abbiamo deciso di far visita al presunto Dio dei matrimoni presso la sua accogliente dimora, ove in una stanza grande adornata con le decorazioni e rifiniture più belle del mondo, una bellissima bambina era adagiata nella sua culla e riposava beatamente. Sua madre, una giovane donna, ci aveva accolto con gioia nella sua dimora. Lei era una strega. A quei tempi la magia era stata bandita, chiunque la praticasse veniva bruciato sul rogo, quindi la giovane donna era costretta a nascondersi. Tutti avevano il timore che questa coppia di neo genitori, avesse creato un mostro, infatti venivano continuamente perseguitati. La madre della bambina era una donna giovane e fragile, purtroppo a causa delle continue pressioni e vicissitudini divenne perfida, infida e cattiva con chiunque, persino con la sua adorata figlia. A quel punto suo marito, con grande dolore, decise di separarsi dalla moglie, partendo per non far più ritorno. La strega dilaniata dal dolore per la perdita dell’amore di sua figlia e del marito, maledisse entrambi ad una vita infelice. Il marito non avrebbe mai più potuto essere il Dio dei matrimoni e la bambina sarebbe stata destinata ad essere il filo rosso del destino, precludendo così la possibilità della giovane di innamorarsi e di poter vivere una vita felice. Lei avrebbe solo dovuto riunire i cuori altrui, senza mai poter legare il suo filo del destino a nessun uomo. »

« E cosa c’entra questo con me e Ranma? »

« Prima che la donna impazzisse, ci raccontò che sua figlia aveva il potere di riunire i cuori infranti. E suo marito, il Dio dell’amore, confermò che i nostri figli erano legati dal filo rosso e che niente avrebbe potuto separarli. »

« E per tutto questo tempo tu hai taciuto questa verità? »

« Akane, non volevo che la leggenda potesse condizionarti, dovevi essere tu a scegliere Ranma, per amore non per… »

« Perché un matrimonio combinato ed una convivenza forzata sono una scelta, vero papà? »

« Oh bè figlia mia… questi sono dettagli, suvvia… ah ah ah. »
 
Infuriata come non mai, mi dirigo nuovamente nella mia camera. Questa volta non ho intenzione di prendere a pedate nessuno. Ho bisogno di concentrarmi. Devo rilassarmi e riflettere. Riflettere a lungo su tutto. Una volta giunta in camera, preparo il tutto per un bagno rilassante. Urto con non poca grazia contro la sedia, una pila di libri cade dalla libreria, una foto mia e di Ranma, che sorridiamo felici è riversa al suolo. La raccolgo insieme alle altre cose cadute, mi ritrovo tra le mani nuovamente quella lettera che mi ha dilaniato l’anima. Il bagno caldo forse non è sufficiente per tranquillizzarmi o per pensare bene sul da farsi... mentre ripongo tutto ciò che si è riversato poco prima, mi soffermo ad osservare attentamente la foto in cui siamo ritratti io e Ranma, nel giorno del mio compleanno, di qualche anno prima. Siamo nel parco, vicino al nostro liceo, il Furinkan. Nella foto, posso scorgere alcuni dei nostri compagni di classe che litigano di sicuro per qualche futile motivo.  Sullo sfondo noto nei pressi della torta di compleanno una ragazza misteriosa, che indossa una strana collana a forma di clessidra.

Una collana rossa.

Non ricordo chi sia questa ragazza, né di aver mai notato la sua presenza prima d’ora, ha uno sguardo timido, quasi impaurito.

Rigiro tra le mani la fotografia, più cerco di ricordare e più non ci riesco. Di sicuro non sarà qualcuno di importante, vorrei solo capire perché anche lei è stata immortalata in questa foto. In passato non ho mai notato la sua presenza, è come se fosse comparsa adesso.

Indosso un leggero maglioncino, mi assicuro che tutti stiano riposando e, con cautela, mi dirigo verso l’uscio. Quella foto mi ha incuriosito. Ultimamente stanno accadendo così tante cose strane... ho bisogno di passeggiare per schiarirmi le idee e per concentrarmi. Ho bisogno di rimembrare se la ragazza è sempre stata lì oppure sia comparsa adesso.

C’è un delicato venticello fresco che mi accarezza il viso, il profumo della primavera è nell’aria. Sono tranquilla, il solo pensiero di ripercorrere luoghi abituali mi provoca una profonda sensazione di benessere, ho trovato la cura giusta per quietare il mio animo. Non sono serena o gioiosa, quell’effimera e tanto agognata felicità mi è stata strappata via dalle mani, dall’unica persona che può restituirmi un sorriso: Ranma. Credo che prima di poter affermare un giorno lontano di esser felice, dovrò affrontare altre infinite vicissitudini, tuttavia non posso arrendermi, non ora. Sono giovane, devo andare avanti, devo imporre a me stessa di reagire. Non voglio perdermi, non voglio più illusioni o amori combinati. Non credo nel destino o in altro, cercherò di costruire un futuro sulle basi solide che io stessa costruirò, io e nessun altro. La mia felicità dovrà dipendere solo ed esclusivamente da me. Non credo ci sarà più posto per un uomo, per l’amore, però riserverò il posto agli amici e ai familiari a cui tengo di più. Coloro che amo incondizionatamente, ed in una piccola parte, tra i meandri reconditi della mia anima, sigillato in un posticino ci sarai anche tu, Ranma. Persa tra i miei mille pensieri sono giunta proprio nella strada che tutti i giorni con tanta allegria, vitalità, gioia, rabbia, frustrazione o timore ho percorso insieme a lui, negli anni scorsi. E distrattamente, scorgo una figura indefinita, proprio lì, sulla ringhiera che avanza, quel codino inconfondibile che si muove in sincrono con i movimenti della tua testa.
 
Il mio cuore in quell’istante perde un battito.

Non è possibile, non può essere lui.

Nella lettera aveva espresso chiaramente di non voler più rientrare a Nerima, eppure anche se sei in lontananza, so per certo che sei tu. Io lo avverto, lo percepisco. Avverto che il mio cuore accelera, i battiti divengono sempre più forti e pulsanti. Mi avvicino con molta cautela, alla sagoma che nel buio di questa sera passeggia indisturbata tra le vie di questa città. E proprio in quell’istante ho la certezza di non essermi affatto sbagliata.

“ Cosa ci fai qui, Ranma? ”

D’improvviso vedo la figura che ora ho dinanzi, volgersi verso di me con cautela, quasi avesse il timore di incrociare il mio sguardo. Come se avesse appena visto un fantasma.

« A – a – Akane… che c – ci fai q – qui? »

«Potrei porti lo stesso quesito… »

« Io… io… »

« Tranquillo Ranma, non mi devi spiegazioni. Sei stato molto esaustivo nella tua missiva. Buon proseguimento. »

« No… Akane, aspetta! »

Mi afferra un braccio con la mano, in quel momento percepisco tutto il corpo che vibra, quel contatto troppo a lungo represso e bramato mi ha ridato la vitalità perduta. Trattengo a fatica le stille che, impetuose, cercano disperatamente di fuoriuscire dai miei occhi, per solcare ancora una volta il mio viso. Cerco di assumere un’espressione presentabile e di non lasciar trasparire alcuna emozione. Il mio viso è una maschera di ghiaccio, impenetrabile.

« Cosa Ranma, cosa devo attendere ancora? Forse, un’altra delle tue missive struggenti e angoscianti? Un’illusione?  Dimmi, cos’altro ho da attendere? »

« Io… non avevo intenzione di ferirti, né di essere crudele. In quel momento però, ho sentito e voluto fortemente scriverti quella lettera, perché ho fatto chiarezza tra i sentimenti che albergano nel mio cuore. »

« Certo, l’ho compreso. Non abbiamo altro da dirci allora. »

« C – come stai? »

« Che bella faccia tosta hai! Sparisci per un intero anno, mi invii una lettera nel quale mi dici apertamente che di me non vuoi più saperne. Fingi di non voler far più ritorno qui, a Nerima, solo perché hai ipotizzato nella tua testa bacata che io potessi cercarti o supplicarti per tornare da me. Ed hai anche il coraggio di chiedermi come sto! Potrei risponderti in tanti modi, ma per te o per lo meno, per ciò che sei diventato, scelgo il silenzio come risposta. Non ho nulla da elemosinare, non preoccuparti per me. La tua pietà non mi occorre, puoi passeggiare tra le strade di questa città indisturbato. Ora che sei uscito allo scoperto, non temere di farti vedere liberamente in giro... Sono stata io a lasciarti andare, ricordi? Non sarò io, ad impedirti di vivere la tua vita, non ti cercherò. Sarai libero di venire quando e come vorrai anche al Dojo se è questo che ti preme, avvisa della tua visita ed io farò in modo di non essere presente. Ora devo rientrare, si è fatto tardi. »

« Mi dispiace… »

« Tienile per te le tue inutili ed insulse scuse. »

Cerco di svincolarmi dalla sua presa, ma lui non desiste e stringe ancora di più.

« Lasciami Ranma, mi stai facendo male! »

« Tu… tu non capisci quanto sia stato difficile per me scriverti quella missiva! Ero e sono ancora confuso, credevo che quella fosse la scelta giusta, dopo il mio peregrinare incessante in giro per il mondo, mi sentivo libero, per me tu eri una semplice conoscente e basta. Non ho provato nulla, né mi sei mancata. Quando ho spedito la missiva mi sono sentito finalmente libero dal fardello che mi stava opprimendo. »

« Bene, quel fardello si è eliminato da solo. Ora MOLLAMI! »

« No! Non voglio! »

« Ho detto lasciami. IMMEDIATAMENTE!! »

Lo vedo abbassare lo sguardo, la sua presa, che prima era ben salda, man mano diviene sempre più debole. Dopo averla allentata del tutto, si avvicina a me: l’euforia, la rabbia, l’adrenalina stanno mandando in tilt il mio corpo ed anche il suo. Percepisco le sue vibrazioni, il suo respiro intenso ed affaticato, con delicatezza, dopo aver eliminato le distanze poggia il suo viso sulla mia spalla e mi stringe forte. Un abbraccio caldo, forte, una stretta che ho desiderato così a lungo, d’una tale intensità che quasi mi spaventa. Il profumo intenso dei suoi capelli, della sua pelle ormai mi ha quasi stordita del tutto, ho desiderato a lungo questo momento. Allora perché non riesco a vivere in pieno questi attimi? Non riesco a credere che sia tutto vero, forse è un sogno. Non voglio svegliarmi, d’un tratto avverto che il mio golfino è un po’ umido. Le stille copiose e calde solcano il viso di entrambi. Alza il capo e quando il suo sguardo si perde nel mio mi sembra quasi che mi stia mancando la terra sotto i piedi. Quanto a lungo ho desiderato immergermi in quelle due pozze profonde? Forse troppo. Si avvicina lentamente, con fare deciso, le sue labbra carnose ed invitanti, sono sempre meno distanti dalle mie.

 
“ Cosa ha intenzione di fare? Perché ti comporti così? ”
 
Inerme, con le braccia ferme e irrigidite, non so cosa fare, come comportarmi. Non riesco ad essere lucida, ma non posso illudermi. Non questa volta, ho provato un dolore troppo forte e dilaniante, mi sono completamente spaccata a metà. Non posso permettergli di distruggermi ancora una volta, di mandarmi in frantumi. Bruscamente con uno spintone lo allontano da me. Inizio a correre, più veloce che posso. Non riesco ancora a capacitarmi del suo gesto. Cosa l’ha spinto ad esporsi tanto? Ha detto che per lui sono un fardello, che quella scelta era dettata dal suo cuore, è stata più che sentita.

“ Allora perché mi ferisci, Ranma? Perché mi stai facendo così male? ”

Scossa dalla situazione, sto correndo senza una meta, incurante dei pericoli, potrebbero investirmi, o farmi del male. Non mi importa, questo dolore sordo che percepisco qui, al centro del mio petto, dritto al cuore, non mi lascia respirare. Ancora una volta, qualcosa o qualcuno, mi afferra. Non so cosa o chi sia, cerco solo di correre ancora e scappare via da tutto e tutti. Vedo solo il bagliore forte delle luci e sento un suono fortissimo. Stordita da questo dolore e dal quasi impatto contro un veicolo perdo i sensi. Eppure, nonostante tutto, prima di perdere del tutto i sensi, qualcuno mi solleva con le sue braccia forti e mi porta via.

Non so di preciso quanto tempo impiego nel riprendere conoscenza, so solo che nel momento in cui mi risveglio sono adagiata nel mio letto.

“Era solo un sogno” penso tra me e me.

Nonostante tutto, quella sensazione che lui sia nei dintorni è ancora viva dentro di me, il suo profumo lo percepisco ovunque. Apro gli occhi ed è proprio qui seduto al mio fianco, ai piedi del letto c’è lui. Non è stato un sogno. Lui è qui. Lui è reale.

« Che ci fai qui? »

« Non muoverti, sei quasi stata investita! Come ti salta in mente di correre all’impazzata senza guardare dove ti stai dirigendo? »

« Non ti riguarda. Vattene via! SPARISCI! »

« Shhh… Così sveglierai tutti! »

« Cosa ti importa? Che c’è, hai paura di farti trovare qui? Ah già ti stai nascondendo da me! Ormai so che sei qui, quindi perché tutto questo mistero? »

« Akane è notte fonda, si spaventeranno! »

« Certo, per quello che ti importa! »

« Anche se sei convinta del contrario, a me importa. Voi siete la mia famiglia. »

« Certo, come no. »

« Sei libera di non crederci, ma è così. »

« Ho le mie buone ragioni, per non farlo. »

« È vero, non posso contraddirti. Posso però affermare con certezza che voi siete importanti, che siete la mia famiglia e per quanto io mi sia sentito un estraneo, nutro un profondo legame e dell’affetto nei vostri confronti. »

« E allora perché sei andato via? Perché hai scritto quella lettera? Perché non sei venuto qui, quando sei ritornato? »

« Credi che io non vi abbia riflettuto su? Sei davvero così sciocca da credere che io non fossi felice di rivedervi? Akane, io ero e sono ancora confuso. Non volevo ferire te. Non potevo ritornare dopo averti spedito quella missiva. Sono stato malissimo, anche se non sembra, anche io ho sofferto. Non appena ho spedito quella lettera, più i giorni trascorrevano e più il vuoto diveniva incommensurabile. Il solo pensiero che tu potessi soffrire, che a causa mia e delle mie parole crudeli stessi male mi ha dilaniato l’anima. Quando non ho ricevuto alcuna risposta da parte tua, nessun cenno, nessuna parola, mi sono sentito perso. Come se un pezzo di me stesso, fosse stato strappato a morsi. »

« E ora? »

« Cosa ora? »

« Come farai adesso che sei qui, che io so dove ti trovi. »

« Non ne ho idea. Troverò una soluzione. Cercherò di starti lontano. Non voglio ferirti oltre.  »

« Perché hai provato… hai… tu… bè noi… prima… hai capito, no? »

« Provato cosa? »

« Perché ti sei avvicinato a me in quel modo e hai provato a baciarmi? »

« Non lo so Akane, sono confuso. Io sento di provare qualcosa di forte per te, però non so cosa sia. »

« Capisco… »

« Meglio che vada ora e ti lasci riposare. »

« Va bene… »

« Buonanotte. »

« Ranma… »

« Sì? »

« Tornerai? »

« Akane, io sono già qui. »

« Non a Nerima, qui, al Dojo. »

« Non lo so. Non credo sia giusto. Soprattutto nei tuoi confronti. »

« Allora… Addio. »

« Addio Akane. »

Ancora una volta, ho dovuto lasciarlo andare via, questi addii mi stanno devastando. Non credo che dopo questa sera, sarò in grado di riprendermi. Le stille intrappolate a lungo fluiscono sul mio viso, solcandolo, la pelle brucia, quasi come se mi stessero incendiando il volto. Lacrime amare, stille di fuoco. Mi alzo d’improvviso dal letto. Mi avvicino alla finestra e cerco di scorgere quella sagoma che con leggiadria si allontana. Non c’è nessuno. Lui è già sparito. Apro per lasciarmi carezzare dal vento, ho bisogno di respirare l’aria quasi gelida della notte, ho bisogno di aria pulita, fresca, non credo che vi sia altro che possa ancora ridurmi a pezzi. Sono forse un frammento di me stessa, uno tra la moltitudine. Questo amore così grande, così struggente mi ha condotto in fondo al baratro della sofferenza più acuta, nell’oblio. Il buio, ha coperto completamente la città, le luci illuminano le strade, non i tetti. Ed è solo in quell’istante in cui mi soffermo a rimirare le stelle che avverto nuovamente quel brivido. Non è andato via, lui è ancora lì, in attesa di qualcosa. Lui lo sa, è consapevole che io avverta la sua presenza, anche se cerca di celarsi nell’oscurità della notte che lo avvolge. Lui vuole che io sappia, che è lì, che non è andato via, altrimenti sarebbe scappato sin da subito o quantomeno l’avrebbe fatto quando ho aperto la finestra.

« È tardi, dovresti andare… a dormire, Ranma. »

« C – come facevi a sapere che io… che io… »

« Ti riconoscerei ovunque. »

Riconoscerei il tuo profilo tra tanti, il tuo passo, i gesti e i movimenti del tuo corpo, le espressioni quando guardi gli altri e poi rivolgi il tuo sguardo verso di me. Saprei riconoscere il suono della tua risata tra milioni di persone, il suono della voce così diversa da tutte quelle che ho sempre udito. Riconoscerei le tue iridi profonde che, anche se distanti, cercano le mie e poi sorridono come se avessero bisogno di controllare il mio umore, che se ci sei tu raggiunge puntualmente i suoi massimi vertici, di rabbia mista alla gioia. Ad occhi chiusi saprei riconoscere al tatto la tua pelle morbida, la stretta forte ma al contempo delicata della tua mano. Quelle mani affusolate che non saprei confondere con quelle di nessun altro quando stringono le mie. Il tuo profumo, quello che appartiene alla tua pelle, quello che solo tu in tutto l'universo possiedi. Quel profumo che si imprime sulla mia di pelle, nelle mie narici e mi inebria i sensi che non vorrei mai lavare via.  Riconoscerei le facce buffe che compaiono sul tuo viso appena scorgi la tristezza nei miei occhi, come se qualcuno d’improvviso avesse premuto l’interruttore della mia esistenza per illuminarmi. Non potrei mai confondere la tua di luce, quella che emani. Una di quelle luci intense, che di rado abbiamo l’immensa fortuna di poter rimirare, senza curarti degli occhi brucianti o che iniziano a dolere. Perché mi hai salvato, sì esatto, tu mi hai salvato da qualsiasi male incombesse sulla mia persona ed io ti riconoscerei ovunque, e anche se non volessi farlo al mio posto lo farebbero gli occhi con cui ti osserva il mio cuore. E ti riconoscerei anche fra un milione di persone, fra un milione di secoli, fra un milione di pianeti, fra un milione di anni luce. Ma sono consapevole che certamente non ve ne sarà bisogno. Perché l’unico posto in cui dovrei riconoscerti è per sempre, dentro di me, dove tanta altra gente non c’è. Alla fine ti riconoscerei, sempre e comunque anche in mezzo ad un milione individui, perché in quel milione di persone ci saresti sempre e solo tu a catturare il mio sguardo. Buonanotte Ranma. »

« Buonanotte Akane. »
 

 
***

 
 
Lui l’ha quasi baciata, io ero lì. L’ho seguito quando è uscito. Stavo per avvicinarmi, se soltanto lei non fosse arrivata. Maledetta Akane Tendo! La mia collana quando loro erano così vicini si è illuminata, non capisco perché. Lui voleva ignorarla, io ho come percepito i suoi sentimenti, anzi i sentimenti di entrambi. Percepivo la loro lotta interiore e più mi avvicinavo a loro per comprendere cosa stesse accadendo, più il loro magnetismo, il loro sentimento divampava. Forse sto rasentando la pazzia. Non ho una spiegazione valida per questo evento. Come potevo io percepire i loro sentimenti? Non capisco. Provo solo odio per lei. Perché ricompari nella sua vita, perché proprio ora che avrei potuto avere un’opportunità? Me la pagherete! Entrambi! Io mi vendicherò!


 
 

 
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Credits
Le informazioni riguardanti il filo rosso del destino e la leggenda di Wei e il Dio dei matrimoni sono stati presi da varie pagine di internet senza alcuno scopo di lucro.
 


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 Note dell'autrice:
Salve a tutti, eccomi di ritorno! Avevo promesso di riprendere con la pubblicazione settimanale, tuttavia la nascita del mio primo nipotino (dopo  lunghi anni di attesa) mi ha completamente tenuta lontano dal pc etc etc. Questa volta non vi farò promesse che forse non riuscirò a mantenere, quindi non vi assicuro nulla sulla pubblicazione settimanale costante. Io proverò ad essere puntuale e a cercare di pubblicare ogni mercoledì, se così non fosse abbiate un altro pochino di pazienza prima o poi riusciremo a raggiungere l'ultimo capitolo. Detto questo ringrazio la mia super - Beta (Nin)  Spirit99 che mi sta accompagnando in questo bellissimo viaggio, da più di un anno! Un bacio a tutti, soprattutto alle mie ladies e ci sentiamo al prossimo aggiornamento, ovvero mercoledì forse XD.
Volevo avvisare tutti i gentili lettori che ho creato anche una pagina "Autrice" su Facebook, ove posterò tutti gli aggiornamenti, spoiler ecc per quanto riguarda le mie Fanfiction. Se vi fa piacere passate a trovarmi, cliccando mi piace, poi se qualcuno è anche fan di Captain Tsubasa e volesse passare a trovarci ho anche creato un gruppo. Vi lascio i link azzurri in basso.
Questa è la mia pagina personale di Facebook: Queen_V_Introspective.
Questo è il gruppo del fandom di Captain Tsubasa: Captain Tsubasa (EFP).
(Basta cliccare sopra i Nickname scritti in azzurro e potrete giungere alle pagine o sul gruppo).
Come sempre ringrazio chi ha inserito la mia storia tra le Seguite/Preferite/Da Ricordare.
Grazie ai lettori silenziosi, a coloro che recensiscono


La storia verrà aggiornata di Mercoledì.

Buona lettura con Affetto,
Annalucia.





 
© Disclaimer. Tutti i personaggi sono tratti dal Manga/ Anime Ranma 1/2 essi non mi appartengono, la sua autrice originale è Rumiko Takahashi e le case editrici che pubblicano le storie di Ranma 1/2  nei vari paesi. 
I personaggi Hessa Humavrah e suo Padre, Massimo, appartengono a me medesima. Io sono la loro creatrice, quindi nessuno al di fuori della sottoscritta può usufruirne senza le dovute autorizzazioni o consenso da parte mia.
La storia non è stata scritta con finalità di lucro.
 
 

 
 


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 Note dell'autrice:
Salve a tutti, eccomi di ritorno! Lo so, lo so, avevo promesso di ritornare dopo la pausa natalizia

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