Storie dell'umana follia (IN RISCRITTURA COME L'UMANA FOLLIA)

di Danmel_Faust_Machieri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La nuova DWMA ***
Capitolo 2: *** Mefistofele o la follia ***
Capitolo 3: *** Ritorno alla "normalità" ***
Capitolo 4: *** Giochi di vite ***
Capitolo 5: *** Vigilia di guerra ***
Capitolo 6: *** Divisioni ***
Capitolo 7: *** Gli Antichi Signori ***
Capitolo 8: *** Nuovi coinquilini ***
Capitolo 9: *** La solita giornata ***
Capitolo 10: *** Di ricordi e di oblii ***
Capitolo 11: *** Imbrogli e misteri ***
Capitolo 12: *** Tagliare il filo ***
Capitolo 13: *** L'alba ***



Capitolo 1
*** La nuova DWMA ***


Vittorio si guardò intorno. Si trovava in una stanza pressocché quadrata dove le pareti erano totalmente coperte da librerie piene di libri antichi che emanavano un profumo in grado di inebriare il ragazzo, al centro del pavimento c'era un tavolino con sopra una scacchiera, due sedie erano lì ad attendere i giocatori per la prossima partita, un vecchio grammofono era appoggiato su un comodino in un angolo della staza. Il ragazzo si guardò intorno e si accorse di una cosa che lo shoccò: quella stanza non aveva porte; come diavolo ci era entrato allora? Ad un certo punto la punta del grammofono si appoggiò al vinile e l'overture de "La forza del destino" iniziò a risuonare nell'aria.
"Tu non dovresti essere qui" un'ombra era comparsa su una sedia e, preso il re nero con la mano sinistra, lo iniziò a ruotare, lo scrutò, lo teneva tra l'indice e il medio come una sigaretta e, mentre continuava a giocherellare con il pezzo, tornò a dire
"Non mi hai sentito? Tu non dovresti essere qui"
"Mah..." inizio il ragazzo tentennando "Io non so nemmeno dove sono, non so nemmeno come ci sono arrivato qui"
"Non mi interessa, io so solo che non è ancora il momento della nostra partita"
"La nostra partita? Il momento? Che cosa stai dicendo? E soprattutto: tu chi sei?"
L'ombra sorrise un attimo "Esci immediatamente!"
"Ma non ci sono porte!"
"Ne sei sicuro?"
Il sorriso divenne un ghigno. Vittorio si voltò e si trovò di fronte il ghigno dell'ombra ingigantito, i denti affilati si spalancarono e lo ingoiarono nell'oscurità. Vittorio si svegliò di colpo, era sudato dalla testa ai piedi e aveva il fiatone: cos'era quel sogno? Non aveva voglia di perdere tempo quindi liquidò il problema dicendosi che probabilmente era colpa della cena pesante della sera prima, si alzò dal letto e, presi i vestiti, andò in bagno per sistemarsi. Vittorio Ghieri era un ragazzo di 17 anni, iscritto alla DWMA da 3 anni come Artigiano. Era alto poco più della media per la sua età, aveva i capelli di color castano scuro e gli occhi smeraldo che, a causa delle incessanti letture, avevano perso quasi 4 diottrie e lo avevano costretto ad indossare un paio di occhiali che gli aveva regalato suo nonno. Si diede una sciacquata rapida e poi si mise un paio di pantaloni neri come le scarpe, una maglia grigio scuro e la sua solita giacca verde con i bottoni in finto argento. Dopo essersi preparato andò in cucina e mise a bollire l'acqua per il tea. L'appartamento in cui viveva il ragazzo era abbastanza grande: c'erano due camere da letto, un bagno e un salotto spazioso che comunicava con la cucina; Vittorio divideva quell'appartamento con il suo amico nonchè Arma-partner Byron Wildë: ragazzo della stessa età di Vittorio, un po' più basso di lui, aveva i capelli ricci e neri e gli occhi marroni. Quando la teiera iniziò a fischiare Byron uscì dalla sua stanza
"Vittorio è possibile che devi sempre fare casino la mattina?"
"Se non ti svegliassi io te dormiresti fino alle due di pomeriggio! Ora datti una mossa cambiarti che è già pronto"
Quella due battute le ripetevano ogni mattina finché Byron non usciva dal bagno con i soliti jeans logori e la maglietta nera di una band rock a caso. Quando i ragazzi uscirino dalla casa Vittorio si mise in testa il suo cilindro nero con fascia verde facendo si che qualche ciuffo di capelli scappasse al copricapo mentre Byron indossò la sua solita felpa rossa tirandosi su il cappuccio. Era anche grazie al loro abbigliamento che si erano guadagnati il soprannome di "The green Bishop" e "The red Tower".
B."Che palle però svegliarsi a quest'ora..."
V."Sai che ti appoggio però oggi ci tocca, il sommo Shinigami ha detto di avere una missione per noi"
B."Che genere di missione?"
V."Da quello che ho capito dobbiamo recuperare un'anima da qualche parte in Italia"
B."Ah sì?" disse pregustando quella succulenta anima "Ora si inizia a ragionare"
Dopo una decina di minuti i due erano giunti ai piedi dell'imponente scuola che troneggiava sulla città e senza esitazioni si incamminarono attraverso i corridoi per raggiungere la stanza del sommo Shinigami. I due spalancarono la porta e, per prima cosa, videro altri quattro ragazzi, poi il sommo Shinigami ed infine un uomo ormai sulla quarantina.
I quattro giovani erano i loro compagni di squadra:
Tiber Equo (Il cognome gli è stato dato una volta iscritto alla DWMA perché orfano); Arma magica nonché Artigiano, partner di August. Ragazzo con i capelli corti e neri, gli occhi marroni, sempre vestito con una felpa nera, una maglia che raffigurava un teschio ghignante e un paio di jeans scuri. Era considerato il cecchino migliore della DWMA. Soprannominato "L'Imperatore";
August Equo (Il cognome gli è stato dato una volta iscritto alla DWMA perché orfano); Arma magica nonché Artigiano, partner di Tiber. Ragazzo con i capelli ricci e castani, gli occhi azzurri, indossava regolarmente una tuta sportiva di color blu. Era considerato lo spadaccino più abile della DWMA. Soprannominato "Il Monarca";
Ginevra Stein; Arma magica, figlia di Marie Mjolnir e Franken Stein, partner di Angelica. Ragazza dai lunghi capelli biondi con gli occhi verdi, vestita in un modo molto elegante con un abito e una lunga gonna azzurra. Era considerata una delle armi più versatili della DWMA. Soprannominata "La Regina di Fiori";
Angelica Flamel; Artigiana, partner di Ginevra. Ragazza con dei lunghi capelli cremisi, vestita sempre con una gonna cora rossa e una camicia dello stesso colore. Era considerata la stratega più in gamba di tutta la DWMA. Soprannominata "La Regina di Cuori".
Lo Shinigami vestiva l'abito che vent'anni prima era appartenuto al suo onorevole padre.
L'uomo sulla quarantina era invece Soul Eater Evans, conosciuto come "The Last Death Scythe" che in quegli anni era diventata la spalla del sommo Shinigami dato il ritiro di Spirit.
Angelica "Possibile che voi due siate sempre gli ultimi!!!"
Vittorio "Parlane con la bella principessa qui affianco, va là"
August "Ecco che iniziano, ahahahah"
Byron "Basta discutere ho una gran voglia di anime, dove dobbiamo andare?"
Shinigami "Mi piace quando siete così diretti, allora veniamo al dunque: a Venezia recentemente è stato individuato un uomo travestito da medico della peste che vaga a mietere vittime... Dovete fermarlo prima che uccida qualcun'altro!"
Tutti "Lasci fare a noi lord Shinigami!"
Soul "Raggiungerete Venezia in giornata e vi recherete in piazza San Marco questa sera, la piazza è il luogo più bersagliato dal killer e, in più, dovrete anche cercare un'altraa cosa per conto nostro"
Ginevra "Di cosa si tratta?"
Shinigami "Vedete... Si dice che nei sotterranei della chiesa di San Marco è nascosto uno degli strumenti magici creati da Eibon, è vostro compito portarlo qui alla DWMA"
Tiber "Come faremo a riconoscerlo?"
Soul "Dovrebbe essere racchiuso all'interno di un cofanetto di piombo con incisa sopra la firma di Eibon semplicemente"
Angelica "Molto bene lasciate fare a noi, saremo di ritorno domani mattina!"
I sei ragazzi si inchinarono e si congedarono.
Kid "Non riesco a capire come facesse mio padre a vedere con indosso questa maschera!" Disse togliendosi il vestito
Soul "Ripeti questa cosa ogni giorno... Comunque sei ancora intenzionato a non andare più in missione? Ti ricordo che la tua anima non è ancorata a Death City come quella di tuo padre"
Kid "Lo so ma fino a quando le cose non si metteranno particolarmente male lascerò che siano i ragazzi ad affrontarle: non dimenticherò mai quanto sono cresciuto grazie alle missioni che abbiamo svolto ed è giusto che anche loro abbiano questa possibilità"
Soul "Sei diventato saggio Shinigami... Mi sembra passata una vita dalle nostre missioni..."
Kid "Hai proprio ragione.."
E i due si lasciarono cullare dal ricordo delle loro passate imprese. 

Venezia era avvolta nella più totale oscurità, il riverbero dei lampioni accompagnava la sinfonia delle acque che, nei canali, rimbalzavano sciocche da una sponda all'altra, la piazza era quasi deserta, solo qualche persona la attraversava in fretta per paura del killer che poteva comparire da un instante all'altro, intanto sei ombre danzavano in un vicolo poco illuminato.
Angelica "Molto bene, ora che siamo qui dobbiamo pensare a un piano"
Byron "Qualche idea?"
Angelica "La scelta migliore sarebbe dividerci in due squadre: una formata da due partner per affrontare il killer e la seconda, formata dai restanti, per concentrarsi sulla ricerca dello strumento magico"
Byron "Molto bene! Allora io e Vittorio affronteremo il killer!"
Tiber "E questo chi lo avrebbe deciso?"
Byron "Io e il mio partner, non basta?" Disse mentre la coppia aveva già preso a dirigersi verso la piazza
Ginevra "Ma... Ma..." Vittorio li salutò con un cenno della mano senza voltarsi e la ragazza si interruppe.

Vittorio "Dovevi proprio fare così il presuntuoso con gli altri?"
Byron "Lo sai che non piace nemmeno a me fare così ma è tutto il giorno che pregusto quella dolcissima anima quindi..."
Ma non riuscì a finire la frase che i due si trovarono costretti a evitare qualcosa che era stato lanciato nella loro direzione
Byron "Che cazzo era quello?"
E riconobbero, conficcato al suolo, la sagoma di una siringa piena di un liquido verde.
Vittorio "Deve essere il nostro uomo, hai capito da dove veniva?"
Byron "Ho una mezza idea ma devo avere conf..." Una seconda siringa volò nella sua direzione
Byron "Ci sta attaccando dal campanile!"
Vittorio "Ok andiamo di corsa!"

Ginevra "Ah le fogne non si adattano a una bella fanciulla come me!!!"
Tiber "Perché ci dobbiamo sorbire noi queste qua..."
Ginevra "Cosa hai appena detto?"
Tiber "Niente, niente deve essere uno strano effetto del rimbombo"
I quattro procedettero a lungo in mezzo a cunicoli bui e pieni di topi finché non giunsero davanti a una porta, l'aprirono e quello che vi trovarono fu terrificante: appunti di stregoneria, ingredienti per pozioni e libri di magia.
Angelica "Ma che..."
August "Perché una strega dovrebbe avere un laboratorio in un posto come questo? Siamo in pace con loro non hanno bisogno di nascondersi"
Angelica "A meno che non nascondano qualcosa... Dobbiamo prendere tutti gli appunti possibili per farli esaminare al dipartimento di stregoneria della DWMA, forse ci siamo ficcati in qualcosa più grande di noi"
Tiber "Ragazzi guardate qua!"
Angelica "Cosa c'è?"
Tiber mostrò un piccolo cofanetto di piombo con la scritta "EIBON" inciso sopra
Tiber "È lui ma c'è un problema... È vuoto"

VIttorio e Byron erano arrivati in cima al campanile e in una stanza col pavimento in legno evidentemente cedente c'era un uomo vestito da medico della peste che li aspettava
Medico della Peste "Ecco qui l'elite della DWMA che hanno mandato per sconfiggermi... ammetto di essere un po' deluso nel trovarmi difronte voi due marmocchi"
Vittorio "Vediamo se possiamo farti cambiare idea; Byron trasformati"
Byron "Voglio proprio dare una lezione a quest'impertinente"
Byron venne avvolto da una luce rossa e in breve si trasformò in una palla chiodata nera del diametro di 40 cm con degli spuntoni di 10 cm rossi agganciata tramite una catena alla caviglia destra di Vittorio.
Medico della Peste "Ahahah, non farmi ridere, mi vuoi far credere che tu riesci a muoverti con quel peso al pi..." non riuscì a finire la frase che si ritrovò il palmo della mano di Vittorio appoggiato al ventre 
Vittorio "Scarmiglione!" Disse emettendo un'onda dell'anima di elevata potenza. Il medico volò contro il muro e cadde a terra.
Medico della Peste "Come divolo hai fatto a muoverti così velocemente?"
Vittorio "Vedi, io e il mio partner, possiamo variare la lunghezza della catena che ci unisce in base alla risonanzaa delle nostre anime quindi io sono libero di muovermi come voglio"
Medico della Peste "Interessante... Così facendo rimani scoperto a un attacco frontale!" disse scagliandosi addosso al ragazzo sguainando un pugnale
Vittorio "Io non credo" La catena che univa Byron al compagno si accorciò di colpo attirando la palla chiodata verso l'Artigiano che, al momento giusto, mosse la gamba destra per farla seguire dall'arma e disarmare l'avversario.
Medico della Pesta "Bastardi!" disse balzando indietro
Byron "Vittorio questo qua mi ha annoiato lo possiamo finire?"
Vittorio "Come preferisci. Anime in risonanza!"
Il ragazzo afferrò la catena con la mano sinistra e la staccò dalla caviglia, la palla chiodata era avvolta dalle fiamme e, utilizzando la catena, Vittorio la lanciò per aria.
Medico della Peste "Che diavolo..."
Byron stava iniziando la sua discesa e non appena si trovò esattamente all'altezza della spalla del compagno il giovane colpì la sfera con un'onda dell'anima potentissima urlando "Rubicante!" La palla chiodata schizzò in avanti in direzione del medico e le fiamme che la avvolgevano divennero di color nero. Non appena colpì il suo bersaglio questo venne scaraventato via e il suo corpo si dissolse lasciando solo la sua anima a fluttuare sopra ai vestiti caduti a terra.
Byron "Pancia mia fatti capanna" Disse tornando alla forma umana e ingoiando l'anima, dopodiché ruttò.
Vittorio "Molto bene anche questa è sistemata, credo che mi prenderò questa maschera da medico delle peste come souvenir della missione"
Byron "Io vorrei sapere cosa pensi di farci"
Vittorio "Bah non lo so potrei..." Ma la frase rimase sospesa nel vuoto poiché un'esplosione proveniente dalla borsa del medico fece crollare il pavimento e i due caddero rovinosamente verso il basso, Byron riuscì ad aggrapparsi a una trave ma Vittorio cadde finché non si sentì un rumoroso tonfo a terra che non lasciava presagire nulla di buono. 

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Capitolo 2
*** Mefistofele o la follia ***


La stanza era avvolta nell'oscurità. Il buio rimaneva immobile, impassibile, non un filo di luce lo perturbava. Poi, all'improvviso, si accesero le sei candele di un candelabro che pendeva in mezzo a quello spazio quadrato. Le fiamme tremanti illuminavano la stanza che Vittorio aveva visto nel suo sogno la notte precedente, era tutto uguale: il grammofono, i libri, la scacchiera.
"Finalmente arrivi in orario!" disse l'ombra seduta accanto alla scacchiera "Scusa se ieri ti ho cacciato con tanta irruenza ma, sai, delle volte arreca più disturbo chi arriva in anticipo che chi arriva in ritardo"
Vittorio "Si può sapere chi cavolo sei tu? E cosa diavolo è questa stanza?"
Mefistofele "Per quanto concerne la prima domanda puoi chiamarmi Mefistofele"
Vittorio "Mefistofele? Come il diavolo del "Faust"?"
Mefistofele "Esattamente! Invece, riguardo la seconda domanda, la risposta sono convinto che tu la possa trovare senza il mio aiuto..."
Vittorio si avvicinò al tavolo e finalmente vide in faccia il misterioso interlocutore: aveva un volto incredibilmente affascinante, due profondissimi occhi rossi che sembravano contenere l'intero inferno, i capelli corvini come la notte, aveva due corna lunghe una decina di centimetri e dei canini parecchio affilati; indossava una tunica rossa dalla quale fuoriuscivano delle immense ali di pipistrello.
Mefistofele "Non guardarmi con quegli occhi increduli e prova a rispondere alla tua domanda"
Vittorio distolse lo sguardo dal diavolo e vagò con gli occhi nella stanza. Per prima cosa analizzò i libri impolverati: erano tutte opere di letteratura che il ragazzo aveva letto nel corso degli anni, c'erano le tragedie di Sofocle, le poesie di Leopardi, le favole di Fedro e innumerevoli altri fra cui Dante, Shopenauer, Montale, Machiavelli, Saffo, Orazio, Omero, Proust, Alfieri... Poi guardò i vinili poggiati affianco al grammofono: lesse i titoli delle opere di Verdi, "la boheme" di Puccini, poi artisti come Vecchioni, De Andrè, i System of a Down e moltissimi altri che conosceva a memoria.
Vittorio "Perché questa stanza è zeppa della mia musica e delle mie letture preferite?" poi un'illuminazione "Aspetta... L'altra volta che sono stato qui stavo sognando e probabilmente anche ora sto dormando quindi... Questa è la mia mente!"
Mefistofele applaudì "Deduzione corretta"
Vittorio "Ma allora tu cosa sei in realtà?"
Il diavolo ghignò "Permettimi di condurti alla risposta attraverso una partita" disse indicando la scacchiera.
Vittorio "Va bene ma io mi rifiuto di giocare con i bianchi" disse sedendosi difronte all'avversario.
Mefistofele "Pretendi che un diavolo non giochi con i neri?"
Vittorio "Allora visto che siamo nella mia mente..."
Il ragazzo chiuse gli occhi e i pezzi bianchi divennero verdi esattamente come le caselle bianche della scacchiera poi mosse un pedone.
Mefistofele "Molto bene allora... Prima domanda: sai cos'è successo vent'anni fa nel tuo mondo?" disse replicando la mossa del ragazzo.
Vittorio "Certo, la vecchia squadra del sommo Shinigami ha sconfitto il Kishin Ashura così facendo ha salvato il mondo" mosse un cavallo.
Mefistofele "Eccellente, e, seconda domanda, mi sai dire perché l'hanno dovuto far fuori?" fece avanzare un alfiere.
Vittorio "Semplice perché dovevano debellare la follia" mangiò l'alfiere con il cavallo.
Mefistofele "Bene e ora veniamo all'atto conclusivo: terza domanda, secondo te, la follia è stata realmente debellata dal mondo?" mangiò il cavallo con la regina.
Vittorio "Beh, probabilmente, all'epoca eliminarono una delle principali fonti della follia" mosse un alfiere.
Mefistofele "Non stai rispondendo alla mia domanda" mangiò l'alfire con la regina.
Vittorio "La follia è sicuramente un connotato fondamentale dell'uomo quindi è impossibile che la follia sia stata eliminata completa..." ma un pensiero improvviso interruppe il suo pensiero "Allora tu sei..."
Mefistofele "Esattamente. Io sono la tua follia!"

Tiber, August, Byron e Ginevra si trovavano al cospetto di lord Shinigami per fare rapporto riguardo alla missione del giorno prima.
Shinigami "Quindi da quello che ho capito mentre cercavate lo strumento magico vi siete imbattuti nel laboratorio di una strega non identificata e avete trovato solo la custodia che conteneva lo strumento dico bene?"
Tiber "Sissignore!"
Shinigami "Quindi questa parte della missione si è rivelata un buco nell'acqua... In compenso siete risciti a far fuori il killer"
Soul "Ma dove sono Angelica e Vittorio?"
Byron "Vede, al termine dello scontro col Medico della Peste, Vittorio è caduto in una trappola e ha riportato ferite gravi"
Shinigami "E ora dov'è?"
Ginevra "Si trova in infermeria con mio padre mentre Angelica controlla che vada tutto bene"
Byron "Sono rimasto con lui fino a quando non mi avete chiamato e sembra non aver ancora ripreso coscienza"
Shinigami "Capisco... Per il momento siete liberi di andare ma appena Vittorio si sarà ripreso ditegli di venire da me"
I ragazzi risposero in coro "D'accordo lord Shinigami, a presto" dopodichè uscirono dalla stanza lasciando soli Kid e Soul.
Soul "Siamo difronte a un bel problema"
Kid "Già... Gli appunti della strega sono stati consegnati al reparto di stregoneria?"
Soul "Si, Kin e Elka li stanno studiando"
Kid "Pensavo che la nostra alleanza con le streghe sarebbe durata di più" disse stringendo forte il pugno
Soul "Non è colpa tua Kid. È dai tempi della battaglia sulla luna che si è creato un vero e proprio "partito di opposizione" fra le streghe che ripudia la nostra pace"
Kid "Lo so ma se trapelasse la notizia che stiamo indagando su una presunta strega immagina lo scandalo e pensa se alla fine saltasse fuori che è innocente"
Soul "A questo ci penso io, farò in modo che queste indagini siano top secret"
Kid "Grazie mille amico. Chissà Vittorio come sta..."
Soul "Speriamo si riprenda senza problemi..."

Angelica "Allora dottor Stein cosa dice?" disse la ragazza andando incontro all'uomo, ormai cinquantenne, che entrava nella stanza dove si trovava Vittorio.
Stein "Al momento siamo riusciti a bloccare l'emorragia e abbiamo curato le ferite più superficiali però..."
Angelica "Però cosa?"
Stein le poggiò le mani sulle spalle, la guardò negli occhi, sospirò e disse "Angelica lo dico solo a te ma non ne devi far parola con nessuno intesi?"
La ragazza fece un cenno di consenso
Stein "Vedi quando vi siete iscritti alla DWMA vi abbiamo sottoposti a diversi test per valutare le vostre capacita e al test psicologico è emerso che Vittorio possieda una elevata dose di follia repressa."
Angelica "Quant'è elevata questa dose?"
Stein "Beh... È di poco inferiore a quella che possediamo io e Soul..."
Angelica "Ma se voi riuscite a dominare la vostra follia ce la può fare anche lui!" disse alzandosi di scatto.
Stein "Non è così facile... Io e Soul l'abbiamo affrotata direttamente la nostra follia e da quello che ci risulta Vittorio, fino ad adesso, non si è mai scontrato con essa"
Angelica "Quindi, secondo lei, in questo momento, lui sta..."
Stein "Sta combattendo la sua follia"

Mefistofele "Vuoi che mettiamo su un po' di musica? Ti vedo teso"
Vittorio "Più che teso sono sorpreso"
Mefistofele "Eh?"
Vittorio "Ho sempre sospettato di avere una massiccia dose di follia latente ma non capisco come mai sei saltata fuori adesso"
Mefistofele si alzò dalla sedia, prese un vinile e azionò il grammofono "Il preludio del Macbeth di Verdi credo che sia perfetto" e la musica iniziò a danzare per la stanza. Una vocina sussurrò qualcosa nell'orecchio di Vittorio, il ragazzo si girò di scatto ma non vide nessuno, allora riprese a dialogare col diavolo.
Vittorio "Aspetta un attimo! Io ora non sto dormendo vero?"
Mefistofele "Vedo che l'hai capito" disse tornando a sedere.
Vittorio "Ero caduto in una trappola di quello stupidissimo Medico e si vede che ora sono nell'infermeria della DWMA privo di sensi" mangiò un pedone con la torre.
Mefistofele "Esatto, esatto, esatto! Ma voglio capire chi te l'ha suggerito" mangiò la torre con l'alfiere.
??? "Mi vede la tua follia e non mi vedi tu Vittorio?" In quel momento un'ombra si materializzò alle spalle del ragazzo. Si voltò e si trovò faccia a faccia con la persona che gli aveva cambiato la vita. 
Vittorio "Sei proprio tu Dante?"
Dante "Mi hai riconosciuto dal naso?"
Vittorio "Ma perché sei anche tu nella mia testa?"
Dante "Pensaci bene: sono una delle persone che ha più influenzato la tua vita; è naturale che mi trovi qui!"
Mefistofele "pfui... Alighieri vai via di qui non vedi che stiamo giocando tra di noi! Ascoltami Vittorio sei stato sconfitto come uno stupido durante la tua missione a Venezia e sei vivo per miracolo, io ti posso dare quella forza grazie alla quale non ti fermerà più nessuno! Ti basta perdere questa partita e avrai libero accesso alla tua follia!" mise in scacco il re.
Dante "Vittorio devi prendere ora la tua decisione"
Vittorio "Sono consapevole che la follia sia una fonte incredibile di forza ma ora non ne ho per nulla bisogno!"
Mefistofele "Cosa stai dicendo? Non vedi che non mi riesci nemmeno a battere a scacchi?" 
Vittorio "Io non direi" Dante sorrise
Vittorio risolse lo scacco, ci fu un rapido sussseguirsi di mosse obbligatorie finchè l'alfiere verde non diede scacco matto al re nero.
Vittorio "Scacco matto"
Mefistofele "... Avrai vinto questa partita ma ricordati che io sono una parte di te e la prossima volta che ci batteremo fidati che non vincerai così facilmente"
Vittorio "Lo spero" disse alzandosi "Perché messo come sei adesso sei veramente scarso"
Mefistofele "Stai un po' zitto..." disse sistemando i pezzi sulla scacchiera.
Vittorio "Ora posso uscire?"
Dante "Viene ti faccio strada" prese un libro dalla biblioteca dietro al grammofono, lo aprì e rivelò al suo interno una chiave.
Dante "Afferra la chiave e uscirai da questa stanza"
Vittorio "Grazie mille Dante spero di rivederti presto"
Dante "Sai di avere il mio spirito sempre a portata di mano finché hai una Commedia sulla scrivania ahahahah"
Vittorio "Ahahahah hai ragione, a presto" afferrò la chiave e sparì.
Mefistofele "Non lo credevo così in gamba"
Dante "Bah credo che tu stia cercando una scusa per aver perso"
Mefistofele "Stai un po' zitto nasone"
Dante "Ehi perché non ci facciamo una partita io e te come ai vecchi tempi?"
Mefistofele "Dai vieniti a sedere"
I due fecero le prime mosse con assoluta naturalità.
Mefistofele "Il libro in cui è conservata la chiave è la tua Commedia vero?"
Dante "Ahahah ci hai beccato"
Mefistofele "Siete proprio senza speranze" disse il diavolo e sia lui che il poeta scoppiarono a ridere.
 

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Capitolo 3
*** Ritorno alla "normalità" ***


Scusate se prima della narrazione premetto questa, spero, brevissima introduzione. Sono stato assente da questo sito per un bel po' e ho lasciato in sospeso molte cose che volevo portare aventi e, al tempo stesso, sono maturate nella mia mente nuove idee. Avevo voglia di ricominciare e in maniera più seria quindi lascerò che siate voi a decidere per me. Sono consapevole che i miei lettori saranno circa due ma se siete capitati casualmente su questo capitolo vi inviterei a rileggere anche i primi della storia e, a seconda delle vostre approvazioni, disapprovazioni, commenti e opinioni valuterò la possibilità di fornire capitoli a scadenza regolare ogni tot giorni. Quindi a voi "l'ardua sentenza" come avrebbe detto un mio caro amico. Scusate per il disturbo e buona lettura.



"La follia può comparire in diversi soggetti variando forma, apparenza, aspetto e, al tempo stesso, variando il suo carattere: può esistere una forma di follia più incentrata sul potere, una forma relativa all'astuzia e così via..." Era da inizio ora che la professoressa Maka Albarn stava affrontando l'argomento "Follia" Byron però non riusciva a seguire i suoi discorsi, il suo pensiero vagava sulle condizioni di salute del compagno che non si era ancora ripreso dall'incidente. Sarebbe rimasto accanto all'amico fino al suo risveglio ma ogni volta che passava davanti all'infermeria vedeva Angelica che vegliava su Vittorio e non voleva interrompere quelle scene di tenero sentimento. 
August "Ehi Byron; stai pensando ancora a Vittorio?"
Byron "Eh? Ah sì scusa è che sono molto preoccupato per lui..."
August "Non ti preoccupare ha la pellaccia dura; lo sai anche tu: è sopravvissuto più volte al micidiale "lancio dell'enciclopedia della storia della DWMA" della professoressa Albarn"
I due scoppiarono a ridere ma la loro risata attirò l'attenzione della professoressa che lanciò un libro verso di loro accompagnato dalla frase "Se siete qui per fare casino vi consiglierei di iniziare a correre via!" I due amici che avevano miracolosamente evitato il tomo sbiancarono e sussurrarono intimiditi "C-ci scusi... P-professoressa..." 
Maka "Sarà meglio per entrambi..." e tornò alla sua lezione.

Vittorio iniziò ad aprire lentamente gli occhi. Inizialmente distinse la luce al neon dell'infermeria poi iniziò a guardarsi intorno: ogni oggetto aveva i contorni sfocati e si accorse in quel momento che, probabilmente, non stava indossando gli occhiali. Si appoggiò a fatica con la schiena allo schienale del letto e cercò a tentoni gli occhiali sul comodino alla sua destra; col tatto riconobbe un vaso, qualche scartoffia e infine riuscì a ritrovarli. Li inforcò e iniziò a distinguere pian piano gli oggetti: alla sua sinistra c'era una finestra che dava sulla città e una flebo che aveva attaccata al braccio; a destra, invece, sopra al comodino, il vaso era pieno di gigli e fiori di assenzio. Si chiese chi avesse pensato a quella composizione formata dai suoi fiori preferiti ma la risposta brillò nella sua mente quando vide che, addormentata sulla sedia alla destra del letto, c'era Angelica. Vittorio sorrise immediatamente e dopo poco distinse, stretta nelle mani della ragazza, una copia della Commedia; allora rise tra se e se. In quello stesso momento la compagna si svegliò e vedendo che il ragazzo si era ripreso gli si gettò al collo urlando "VITTORIO GRAZIE AL CIELO STAI BENE!" e iniziò a piangere. 
Vittorio "Angelica non esagerare... Non sarà nemmeno due giorni che sono qui..."
Angelica si asciugò le lacrime e gli disse "Vittorio... Sono passati dieci giorni dal tuo incidente..."
Vittorio "Cosa?! Com'è possibile?"
Angelica "Eravamo tutti molto preoccupati per te; gli altri sono passati a trovarti ogni giorno..."
Vittorio "E tu invece? Da quando è che sei qui?"
Angelica "Da quando ti hanno ricoverato... Sono rimasta qui tutto il tempo: mi sono presa cura dei fiori, ti ho letto i tuoi canti preferiti e poi..." ma non riuscì a finire la frase prima che le labbra di Vittorio si appoggiarono alle sue. Quel loro bacio durò forse un attimo, forse durò un'eternità ma entrambi aspettavano solo quello.
All'improvviso la porta dell'infermeria si aprì e comparì il professor Stein "Vedo che ti sei ripreso piuttosto bene; eh Vittorio... Yuk yuk!" I due ragazzi si separarono e arrossirono per la sorpresa. 
Vittorio "P-professor Stein... Grazie mille per avermi curato"
Stein "Non dire sciocchezze, te la sei cavata da solo..."
A quelle parole il ragazzo intuì che il professore poteva aver capito quello che aveva visto nella sua testa... Mefistofele... La follia... Dante... Ma quel fiume di pensieri venne interrotto dalla comparsa del resto della squadra che si affollò velocemente nella stanza.
Byron "Oh finalmente ti sei ripreso! A causa tua sono in crisi di astinenza da anime"
Vittorio "Scusami Byron giuro che domani andiamo a fare incetta" 
E i due si scambiarono un ciunque seguito da una stretta poderosa
Tiber "Finalmente ti sei ripreso non sapevo da chi copiare gli esercizi in tua assenza... la signorina dei fiori è troppo studentessa modello per lasciarci dare una sbirciatina"
Ginevra "Ehi!?"
Stein "Tiber stai forse parlando male di mia figlia? Spero di no perché se no potrei arrivare a vivisezionarti" disse il professore estraendo il suo bisturi dalla tasca
Tiber "Eh... No... Io... in realtà..."
Ginevra "Dai papà smettila di fare lo scemo"
La combriccola scoppiò a ridere.
August "A proposito: Vittorio puoi lasciare l'infermeria o devi ancora stare qui per un po'?"
Vittorio "Non ne ho idea, professore lei cosa dice?"
Stein "Dagli ultimi controlli sembra tutto a posto" disse sfogliando la sua cartellina "quindi per me puoi anche andare però ti consigli prima di darti una lavata. Se vuoi puoi usare i bagni dell'infermeria"
Vittorio "Mi sembra perfetto, grazie mille professore" disse alzandosi in piedi.
August "Tra l'altro, Vittorio, il sommo Shinigami ha chiesto di vederti non appena ti saresti ripreso, quindi, dopo che ti sarai sitemato, è meglio se te e Byron andate da lui"
Vittorio "Ricevuto!"
Angelica "Molto bene allora noi andiamo; ci vediamo più tardi"
Vittorio "Certamente!" e mentre salutava il gruppo lanciò un occhiolino alla ragazza.

Vittorio si era cambiato e ora, insieme a Byron, stava attraversando i corridoi della scuola diretti alla stanza di lord Shinigami.
Byron "Allora dimmi un po'... Com'è stata la convalescenza?"
Vittorio "Qualcosa di folle... Ho sognato un diavolo con cui giocavo a scacchi che diceva di essere la manifestazione della mia follia..."
Byron "Urca... Quindi pensi che la tua follia stia lentamente venendo fuori?"
Vittorio "Così sembrerebbe; comunque per un po' dovrei essere tranquillo"
Byron "Speriamo. Com'è stato il risveglio con accanto la tua Angelica?"
Vittorio "A cosa stai alludendo?"
Byron "Sarei potuto rimanere anche io con lei però ho preferito lasciarvi da soli apposta"
Vittorio "Dici sul serio?"
Byron "Oh yes"
Vittorio "Sei un grande"
Byron "Lo so"
I due si batterono il pugno proprio mentre giungevano davanti alla porta della stanza.

Maka "Quante volte te lo devo dire che non puoi lasciare i piatti sporchi nel lavandino!?!?!? Poi, mi chiedo io, sarà tanto difficile dargli un minimo di sciacquata?!"
Soul "Lo sai che sono troppo cool per lavare i piat..."
Ma un Maka chop vecchio stile interruppe la frase lasciando Soul privo di sensi steso sul pavimento.
Kid si getto a terra per soccorrerlo e guardò la donna negli occhi "Non ho capito: stai cercando di uccidere tuo marito o cosa?"
Maka "Non ti preoccupare quello stupido ha la testa che è un sasso"
Mentre i tre ex compagni di squadra discutevano bonariamente Vittorio e Byron gli si avvicinarono.
Kid "Vittorio vedo che finalmente ti sei ripreso"
Vittorio "Sì sommo Shinigami, ora sto molto meglio"
Soul "Ci hai fatto molto preoccupare" Disse massaggiandosi la testa.
Vittorio "Lo so e mi dispiace moltissimo soprattutto perché è stato un mio stupidissimo errore a condurmi a tutto questo"
Maka "L'importante è che tu abbia imparato la lezione"
Vittorio "Certo professoressa"
Kid "Molto bene visto che ora stai bene siete liberi di tornare a casa quindi..."
Vittorio "Veramente sommo Shinigami le volevamo chiedere se potevamo allenarci un po' con il professor Stein e la professoressa Mjolnir"
Kid "Oh... Certo, se loro due sono concordano non vedo che male ci sia ma non preferiresti aspettare un po'? Ti sei appena ripreso"
Byron "Lord Shinigami vede... Vittorio è così se si rende conto di aver perso del tempo si infuria con se stesso e si sforza per recuperare subito"
Kid "Capisco... Se la mettete così siete liberi di andare"
"Grazie mille lord Shinigami" dissero i due amici all'unisono congedandosi.

Soul "Perché non gli hai chiesto nulla della sua convalescenza?"
Kid "È meglio aspettare un po'... Non vorrei preoccuparlo più del dovuto"
Maka "Vedrete che ce la farà, ha degli amici splendidi che lo aiuteranno come abbiamo fatto noi con Soul" disse stringendo la mano di lui.
Kid "Hai ragione Maka. Potete andare anche voi se volete, da quello che ho capito Soul ha delle faccende da sbrigare"
Soul "Maledetti piatti verrà il giorno in cui..."
Maka "Dai non continuare a fare lo scemo e andiamo. Ciao Kid"
Kid "Ciao ragazzi" e i due se ne andarono mano nella mano.

Vittorio cadde rovinosamente a terra ma, nonostante la botta, riuscì a rialzarsi.
"Stein Franken non è che ci stai andando giù un po' troppo pesante?" Disse Marie trasformata in arma a suo marito.
Vittorio "No professoressa Mjolnir! Va benissimo così! Ho bisogno di riprendermi come si deve" Detta questa frase scattò avanti e cercò di colpire il professore con Byron-palla chiodata ma lui si difese alla perfezione usanto l'impulso di Marie-martello magico. Lo scontro andò avanti per un'altra oretta nelle quali si ripeteva continuamente la formula "attacco di Vittorio-respinta di Stein-attacco di Stein-caduta rovinosa di Vittorio-attacco di Vittorio" raramente interrotta da qualche colpo andato a segno di Vittorio e qualche parata riuscita.
Al termine dello scontro Byron riassunse la sua forma umana e si stese per terra insieme al partner.
Stein "Per essere in fermo da dieci giorni non ve la siete cavata troppo male" disse tranquillo
Vittorio e Byron "Grazie professore" dissero riprendendo fiato ad ogni sillaba pronunciata.
Marie "Tenete ragazzi" disse loro ofrrendogli due borracce "Ah... Stein guarda come si è fatto tardi! Dobbiamo scappare a casa sta sera dobbiamo cenare con Ginevra!"
Stein "Hai ragione! Cerchiamo di fare in fretta che se nostra figlia si arrabbia è capace di radere al suolo casa... Bene ragazzi ci vediamo domani a lunedì a lezione trascorrete un buon fine settimana"
Byron "Certo professore arrivederci!"
Vittorio "Mi vuoi dire che oggi è sabato?"
Byron "Esattamente"
Vittorio "Oh che notizia meravigliosa" e dopo questo rapido scambio di battute i due si lasciarono cadere al suolo.


I due ragazzi tornarono a casa percorrando la loro strada preferita: quella che gli consentiva di passare dal negozio di liquori della citta, davanti al parco e a un tabaccaio. Byron comprò un paio di birre mentre Vittorio acquistò un pacco di tabacco per pipe. Arrivarono a casa molto tranquillamente ma non appena Vittorio girò la chiave nella toppa della porta prednola dalla casa si levò un urlo:
Tiber, August, Angelica e Ginevra "SORPRESA!!!"

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Capitolo 4
*** Giochi di vite ***


Vittorio balzò in aria a quell'urlo. Ancora non riusciva a capire per bene quello che stesse succedendo, aveva gli occhi vagavano da un viso all'altro nell'attesa di una conferma o, meglio, di una spiegazione.
Byron gli appoggiò una mano sulla spalla; Vittorio si voltò per guardarlo e l'amico rispose a quella domanda che poteva tranquillamente leggergli negli occhi "Vedo che la sorpresa è riuscita alla perfezione! Abbiamo pensato che organizzare una piccola festicciola per la tua ripresa fosse il minimo!"
"Ragazzi, non dovevate..." furono le uniche parole che il ragazzo disse, con il suo sguardo da ebete, prima che gli amici riuscissero a trascinarlo nell'appartamento.
Al centro del salotto, sopra al tavolino, erano state piazzate tre ciotole di stuzzichini di diverso genere. Sopra al tavolo rialzato della cucina invece si erano strette l'una all'altra diverse bottiglie di alcolici: birre, rum, bottiglie di vodka dagli infiniti colori e altro. Un festone pendeva dal soffitto e sembrava urlare, con uno stampatello a metà tra lo scarabocchio e la miniatura medievale: "BEN TORNATO" e una profusione di punti esclamativi.
"Ragazzi, davvero, non dovevate disturbarvi" provò a ripetere Vittorio "Ma che disturbo e disturbo: è stato un piacere organizzare questa festa!!!" disse August ridendo allegramente "E poi, finché c'è da bere, ogni fatica è giustificata" gli fece coro Tiber e il gruppo scoppiò in una fragorosa risata. "Grazie ragazzi. È bello rendersi conto di avere degli amici meravigliosi come voi; ma ora bando alle ciance e festeggiamo!!!" 
"Credo che dovremmo aspettare di esserci tutti prima di iniziare" Disse Ginevra.
"Ginevra cosa intendi dir... Aspetta un attimo... I tuoi genitori ci hanno detto che dovevano cenare con te 'sta sera perc..." Ma la domanda venne interrotta dall'inconfondibile "kill-dong" del campanello. Angelica aprì la porta e comparvero la professoressa Marie e il professor Stein con una bottiglia di whisky in mano "Scusate il ritardo ma Marie ha insistito tanto per passare da casa a cambiarsi" "Si, certo, come se tu non te ne fossi approfittato". I due professori erano senza dubbio i più eleganti nella stanza: lei portava un lungo abito nero con dei finissimi ricami lungo lo spacco; lui indossava una lunga camicia bianca con degli spessi punti di sutura al posto delle cuciture. Vittorio però continuava a lanciare occhiate a Angelica che vestiva un meraviglioso abito da sera rosso fra le cui pieghe lui si poteva solo perdere, come nel riflesso di un tramonto in uno specchio d'acqua, come si era perso la prima volta che aveva visto quegli occhi e tutte quelle che erano seguite. Byron nel mentre fece accomodare i professori e appoggiò la bottiglia gentilmente offerta dalla coppia sul tavolino del soggiorno. Poi, prima che la regina di cuori potesse richiudere la porta, un urlo si levò dal fondo del corridoio "Aspettate a chiudere! Stiamo arrivando!" Due ragazze attraversarono la porta correndo e in mezzo al fiatone salutarono tutti.
Una di loro aveva i capelli castano chiaro, gli occhi marroni e indossava un vestito viola; l'altra aveva i capelli più scuri, gli occhi dello stesso colore e  vestiva un abito giallo canarino. La prima era Ofelia Manieri, la fidanzata di Byron; la seconda si chiamava Teresa Borighi ed era una cara amica del gruppo; entrambe avevano due anni in meno degli altri ed erano partner.
Byron andò a salutare Ofelia mentre Vittorio venne preso per la mano da Angelica che lo condusse nella sua stanza.
"Angelica... dove... cosa..." "Non puoi rimanere vestito così a una festa in tuo onore" disse ridendo "Vediamo di trovare qualcosa di elegante".

Maka e Soul avevano raggiunto gli altri in soggiorno: lei indossava un delicato vestito color crema; lui il suo inconfondibile "look soul" formato da una camicia rossa e un completo nero da sera tutto accompagnato da una cravatta scura. Dopo poco arrivò anche il Sommo Shinigami che, non appena vide il casino in cui era avvolto l'appartamento, prima si sentì svenire poi si adoperò per provare a dare un senso di simmetria a quel caos rilanciando l'antica sfida della quadratura del cerchio. I ragazzi chiaccheravano allegri e spensierati tra di loro e coi loro insegnanti. In men che non si dica Tiber trangugiò mezza bottiglia di vodka liscia mentre August si stappava la terza birra. Byron e Ofelia parlavano con la professoressa Marie che si stava concedendo un assaggi di vodka alla pesca. Maka, Ginevra e Teresa perlavano allegramente di quanto Soul fosse un invornito nelle faccende di casa (mi sembra inutile specificare che parlavano di Soul per parlare del genere maschile). Intanto Kid, Soul e Stein avevano aperto la bottiglia di whisky e stavano parlando tranquillamente seduti, i primi due sul divano e il terzo su un puof. Vittorio e Angelica rientrarono nella stanza mano nella mano; ora lui indossava un completo verde smeraldo e una camicia nera.
"Dai smettetela di fare i piccioncini e bevete qualcosa" Gli intimò Byron "Senti un po' chi parla" disse il coinquilino versandosi un bicchiere di whisky.
"Vittorio, Angelica verreste un attimo qui con noi" disse pacato Soul. Il ragazzo si mise a sedere su una poltrona col bicchiere in mano e la ragazza gli si sedette in braccio "Diteci tutto"
"Abbiamo preso una decisione" iniziò a dire il sommo Shinigami "Pensiamo che sia giunto il momento di ufficializzare la formazione della vostra squadra!"
I due ragazzi si guardarono sorridendo "Dite sul serio?"
"Assolutamente" disse Soul dopo aver sorseggiato il distillato "Come ben saprete la formazione di una squadra porta tutti i componenti di essa, artigiani e armi, salgono al rango A insieme a tutti i privilegi che ne conseguono"
"Avrete diritto a svolgere missioni di alto livello e avrete accesso a una sezione riservata della biblioteca" disse il professore aggiustando la sua vite.
"Ve ne siamo immensamente grati" disse Angelica felice.
"Non c'è niente di cui ringraziare" continuò Stein "È tutto merito vostro e delle vostre qualità"
"E, tanto per curiosità, avete già in mente un nome per la nostra squadra?" chiese Vittorio dopo aver svuotato il bicchiere
I tre si guardarono compiaciuti "Vi chiamerete "Check-Mate"!" disse forte lord Shinigami.

In una via buia, senza lampioni, una figura incappucciata guardava le luci di una casa in cui si stava svolgendo una festa. Aveva tenuto d'occhio ogni singola persona che entrava e usciva dal condominio e quello che aveva visto non le era piaciuto affatto. 
"Il sommo Shinigami e la falce della morte sono nell'appartamento... Come procedo?" Chiese a un qualcuno che non c'era o che forse si trovava altrove "Capisco; allora per oggi mi ritiro... Riproverò domani" e come se nulla fosse accaduto, come se fosse stato rimosso un paragrafo dal capitolo di una storia, sparì nel vento freddo di quella sera di metà novembre.

La festa continuò a vorticare tra quelle mura fino a tardi. Il rumore delle risate si mischiava all'odore dell'alcool; l'allegria di quella sera entrava nel cuore, si faceva largo a spalle larghe, come a voler dire "No, questa serata la dovete ricordare; oggi, domani, fra vent'anni dovrà rimanere con voi" e allora via a giocare a carte o a giocare a chi sapeva inventare la sbronza più assurda. Sembrava che l'eterno si fosse chiuso in quell'appartamento di Death City tanto che la luna allungava gli occhi verso le finestre nella speranza che qualcuno gli offrisse un bicchiere di Sambuca o di Burbon.
Maka e Soul furono i primi a ferire quel piccolo quadro moderno-bucolico andandosene con l'alibi che dovevano tornare dal loro bambino, affidato alle cure del nonno. Poi fu la volta della famiglia Stein seguita dagli Equus che, tra i vapori di una sbronza che tutti avrebbero ricordato tranne loro, sembravano voler afferrare un qualcosa con dei discorsi che parevano partite a poker con assi che volavano più in alto di Icaro e Pindaro; grazie a Dio Ginevra e Teresa li sostenezano divertendosi nel vederli ridotti a due filosofi greci (dico greci perché nessuno poteva capire quel che stavano dicendo tranne chi sapeva ascoltare col cuore).
Quando tutti ebbero lasciato l'appartamento Vittorio, Byron e le rispettive signore si adoperarono per sistemare un po' la casa. Non ci volle più di tanto e appena ebbero finito le coppie si salutarono davanti alla porta della camera della "Red Tower".
Vittorio allora prese Angelica per mano e si gettarono sul divano in un fiume di sorrisi. Si baciarono teneramente e fu come se le loro labbra non si fossero mai separate. Saltavano in piedi e lei scappava via invitando lui a inseguirla e quando poi la raggiungeva ritrovava quelle labbra, quel sapore di meraviglia e amore. La sollevava per i fianchi e la posava sul tavolo senza mai staccare il suo respiro dal suo, poi lei fuggiva ancora e ancora;  allora era veramente un giocare a nascondino con le stelle, un eterno gioco di rincorse e di salti in un vuoto dove sai che solo il suo sorriso ti può salvare. Poi il gioco divenne sogno quando lei si rifugiò sotto le coperte del letto di camera sua, quando lui la raggiunse e i vestiti si sparpagliarono per tutta la camera, quando il mondo si fermò in un turbinio di sospiri e di carezze, di battiti condivisi e parole sussurratte al cuore. 

Vittorio si alzò lentamente per non svegliare la sua bella avvolta dalle lenzuola che sembravano voler essere partecipi della sua bellezza. Si sedette alla scrivania, accese una candela e prese la sua pipa; era un regalo di suo nonno: il camino aveva la forma di un teschio sorretto da una mano scheletrica. La caricò con cura ma, al momento di accenderla, si rese conto che avrebbe potuto svegliare Angelica, allora interruppe quel rituale. Prese un quaderno, la penna e il calamaio, accese una candela e si mise a scrivere. Scrisse di lei. Scriveva sempre di lei. Scrisse di quel giorno, del realizzare che avrebbe potuto perderla. Scrisse di quando si abbandona qualcuno illudendosi che sia la scelta giusta e invece non è così. Scrisse il suo amore su quel quaderno.

Fu il lampo! Eri lì! Eri tornata
tempesta attesa da questo cuore
illuso d'averti dimenticata.

Fu un attimo e fu eterno calore.
Quel secondo riempì l'oblio
e questo lento trascorrere delle ore.

Nel mio vuoto cielo un balenio
d'ardente tramonto fu il tuo sfuggente
riapparire allo sguardo mio.

L'assenza aveva svuotato la mia mente
ma ora, grazie al vermiglio sole
della tua chioma, nulla è più niente.

Mi hai ricordato le mie parole,
la presenza che sa solo chi sogna
e il tuo sorriso, che spera e non vuole.

Grazie dolce utopia borgogna.

Scrisse d'un fiato tanto che alla fine dovette respirare profondamente come al termine d'una corsa. In quel momento delle braccia gli cinsero dolcemente il collo "Che fai?" gli chiese Angelica "Scrivevo, ma non volevo svegliarti; scusa" gli rispose prendendola in braccio "Lo sai che amo vederti assorto nel tuo mondo" "Lo sai che il mio mondo sei tu"
La sollevò e si lasciarono cadere sul letto facendo ricominciare il gioco del loro amore.

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Capitolo 5
*** Vigilia di guerra ***


Il sole che sorgeva lento accompagnato dal suo sbadigliare destò dal loro sonno gli abitanti di Death City.
Vittorio e Angelica si alzarono dal letto ancora intontiti dalla sera prima. Forse avevano bevuto troppo, forse erano rimasti svegli tutta la notte a cercare di capire quanti baci si erano scambiati (come in quei celebri versi di Catullo), forse avevano viaggiato fino alla luna andata e ritorno senza accorgersene (un po' come quel perso di Astolfo).
Andarono in bagno per darsi una lavata e per cambiarsi. Non appena Vittorio ebbe indossato una polo verde smeraldo, un gilet nero e i suoi pantaloni grigi si fermò a fissare la sua amata che stava inddosando una camicetta rossa. Quando lei se ne accorse gli disse "Ehi; se mi guardi così mi metti in imbarazzo" e si voltò verso lo specchio sorridendo. "Sai... Non so perché; ma, quando ti guardo, sento tutto quello che hanno scritto Catullo, Ariosto e i tanti altri poeti. Ogni volta che ti vedo sento di amarti più di prima" Le disse dolcemente mentra la stringeva forte a se "Vittorio, ti amo anche io".

Angelica aveva appena messo a scaldare l'acqua per il the quando la porta della camera di Byron si aprì e i due fidanzati uscirono scombinati dalla testa ai piedi. Salutarono Vittorio e la ragazza e andarono in bagno a cambiarsi.
"Vittorio!" Sussurrò a bassa voce Angelica "Non sapevo mica che loro due dormissero già insieme... Voglio dire... Ofelia è ancora piccola" Il ragazzo che stava spalmando la marmellata di pesche su un pezzo di pane precedentemente imburrato disse senza alzare lo sguardo "Sta stranquilla; Byron è più responsabile di quanto non sembrerebbe. Ha già avuto altre relazioni in passato, sa come funzionano le cose: sa che lei è piccola e ci tiene veramente a lei quindi non affretterà i tempi come ha sempre fatto. Questa volta... penso sia la volta buona" E Vittorio ci credeva veramente. Aveva visto Byron alle prese con delle maghe Circe, con riflessi dei suoi sogni e con sirene dalle quali si lasciava abbindolare per qualche mese e poi basta, se ne andava via, come un Odisseo alla continua ricerca di un qualcosa che non è ne Itaca ne Penelope. Per Vittorio, Byron aveva trovato quel qualcosa tra le braccia di Ofelia, anzi,  ne era certo.
"Se lo dici te che sei il suo migliore amico mi fido" disse allora Angelica fregando dalle mani del giovane il capolavoro colazionesco appena terminato "Ehi!" seppe soltanto rispondere lui.

La ragazze si congedarono da casa Ghieri-Wiltë intorno alle 11:30 e fu allora che i due iniziarono il loro gioco di filosofia ubriaca. Vittorio prese la sua pipa, la caricò fino all'orlo e l'accese; Byron si prese una bottiglia di birra, la stappò e iniziò a bersela come fosse normalissima acqua; tirarono fuori le carte da scopa, misero un vinile di de Andrè sul grammofono e iniziarono a parlare, giocare, bere e fumare. Quello era il loro gioco: parlavano di tutto in quegli attimi vestiti di eterno, sempre uguali tra loro eppure irripetibili. Si raccontavano storie sulle rispettive ragazze, si urlavano contro perché ancora non sapevano contare per bene i punti della primiera, parlavano dei problemi dei loro amici e studiavano un modo per risolverli, si scannavano quando uno dei due faceva una scopa a causa di un errore dell'altro (vi lascio immaginare quando Byron, una volta, fece scopa di sette bello cosa accedde in quell'appartamento). E, così com'era iniziato, tutto finiva quando, ammucchiate per terra, si venivano a trovare 4 bottiglie di birra rigorosamente vuote e, sopra al tavolo, un portacenere inesorabilmente pieno di tabacco incenerito. Quelli erano gli attimi più belli della loro vita, gli attimi che rimanevano soltanto loro.

Dopo pranzo i due partner corsero fuori di casa pronti per raggiungere il solito punto di ritrovo della domenica pomeriggio: la gelateria "The White Island" che rimaneva difronte ad una delle piazzette della città.
"un giorno di questi riusciremo ad arrivare prima di voi" disse Vittorio col fiatone quando vide che, seduti a un tavolino, c'erano già gli altri 4 componenti del loro team.
"Ssssh... Abbassate la voce" disse piano August tenendosi la testa tra le mani.
"Cosa prende a 'sto pirla?" Chiese Byron a Ginevra.
"Questi due risentono ancora della sbronza di ieri sera" Effettivamente, i due ragazzi appena arrivati, si accorsero solo in quel momento che, benché August si limitasse a reggere la testa tra le mani, tra l'altro, con pessimi risultati, Tiber era collassato sulla sedia con gli occhi vuoti e il collo piegato contro lo schienale.
"Ho sentito bene? Qualcuno qui ha i postumi di una brutta sbronza?" Urlò una voce dall'interno della gelateria. Al termine di quella frase un uomo sulla quarantina uscì dal negozio dirigendosi verso i ragazzi: quello era Rocco, il gelataio della "The White Island", uno degli amici più cari del gruppo.
"Ehilà Rocco!" Dissero all'unisono i ragazzi (Ad esclusione di August e Tiber).
"Fatemi indovinare: i due Equus hanno bisogno del mio specialissimo frappè antisbornia giusto?"
"Sì, ti prego..." Disse August con quello che sembrò l'ultimo respiro di un povero morente.
"Benissimo; invece per voi sani?"
"Io prendo il solito" disse serena Angelica.
"Bene madama Orlano; anche voi prendete il solito vero?" disse per accellerare i tempi e, nell'assenso di Vittorio, Byron e Ginevra, si ritirò nel suo regno.
Pochi minuti dopo comparve con due frappè per i postumatici e quattro coni per gli altri. Inutile dire che non appena August e Tiber ebbero bevuto il frappè si sentirono immediatamente meglio. Nessuno sapeva la ricetta di quel magico frappè, nessuno in tutta Death City fatta eccezione per Rocco, il gran sacerdote di quel rito di purificazione che aveva del sovrannaturale.

"Loro sono qui" disse un'ombra che si nascondeva in un vicolo vicino alla gelateria mentre attendeva ulteriori chiarimenti "Capisco... Allora procedo con il piano" Iniziò a balzare da un tetto all'altro e, quando si venne a trovare a qualche casa di distanza dal tavolo dei 6 ragazzi, estrasse da sotto alla tunica che le copriva totalmente il corpo un paio di enormi forbici lunghe almeno un metro e qualcosa. Le aprì come se avesse intenzione di tagliare l'aria ed è ciò che fece: là dove le forbici avevano reciso l'aria si aprì uno spiraglio di colore nero "Molto ben" disse a bassa voce "Venite fuori piccoli miei..." poi piantò le forbici fra le tegole.

"Uff... Scommetto che non è vero" disse mezzo sdegnato Tiber.
"Te lo giuro: io e Teresa non riuscivamo a reggerti in piedi!" Continuava a ripetere Ginevra innervosita.
"Confermo; avevate preso una sbronza epocale" Si intromise ad un certo punto Byron.
"Non ti intromettere pedofilo" lo ammonì Tiber.
Byron "Mhpf... Alcolizzato"
Tiber "Rimbecillito"
Byron "Comunista"
Tiber "Non ti permettere di chiamarmi comunista!!!"
E intanto che questo teatrino continuava gli altri ragazzi continuavano a ridere divertiti finché un urlo non ruppe quel simpatico quadretto.
I tre schizzarono in piedi. "Veniva da quella parte; muoviamoci!" Sentenziò imperiosa Angelica. Non a caso era lei la leader del gruppo. Gli altri assentirono.

Appena ebbero voltato l'angolo la squadra si trovò davanti delle strane creature che stavano terrorizzando gli abitanti: erano alti meno di un metro e mezzo, il loro corpo era un occhio del diametro di circa 75 cm e avevano degli arti strani, simili a radici di alberi di color blu scuro e cremisi, che terminavano con dei lunghi artigli, tre per arto. Non appena questi "occhi" ebbero visto i ragazzi lasciarono in pace gli altri e si gettarono su di loro. "Dividiamoci così sarà più facile affrontarli!" Urlò Angelica e le varie coppie corsero verso strade diverse ognuna inseguita da una decina di quegli esseri.

"Ora mi spieghi perché ci siamo infilati in un vicolo cieco!" Sbottò Tiber ritrovandosi difronte ad un muro.
"Semplice" disse August sorridente "Almeno non possono coglierci alle spalle. Ora preparati; stanno arrivando" e, detto ciò, August si trasformò in una balestra metallica di media grandezza. Tiber la impugnò saldamente e appoggiò la sua parte posteriore alla spalla destra. Non appena i mostri iniziarono ad apparire nel vicolo il balestriere iniziò ad abbatterli uno ad uno sparando la sua anima in forma di frecce.
"È strano!" "Cosa c'è di strano Tiber?" "Questi esseri quando vengono sconfitti non lasciano nessuna anima a terra!" "Cosa?!" esclamò sbalordito August e, accortosi che altri esseri si stavano per lanciare addosso a loro due dai tetti, disse al partner "Ora! Switch!" August tornò umano mentre Tiber divenne una scimitarra d'argento. Dopo aver menato due fendenti a destra e a manca e dopo aver fatto fuori una decina di quegli occhi, accorgendosi che il loro numero aumentava piano piano "Merda" disse August.

"Te ne sei accorto anche tu?" Chiese Vittorio al partner "Sì" disse Byron mentre veniva scaraventato in forma di palla chiodata verso alcuni di quei cosi "Non hanno un'anima" quando la catena si ritirò e lui tornò accanto al piede dell'artigiano chiese "Riesci a vedere cos'hanno dentro di loro?" "Riesco a vedere soltanto un qualcosa di nero e di denso" gli rispose mentre eseguiva una capriola a corpo teso per colpire gli occhi con un devastante attacco dall'alto "Come se fosse oscurità..." concluse mentre uno di quegli occhi gli si avventò contro. Questo era diverso dagli altri, aveva l'iride rossa. Non avrebbe fatto in tempo a colpirlo con Byron quindi lo colpì con l'onda dell'anima ma, nel momento in cui il corpo di quell'essere scomparve, una nuvolo rossa uscì dal suo corpo "Questa è... follia..." pensò Vittorio.
"Oh! Ora fammi uscire per un po' così mi diverto" disse Mefistofele nella sua testa.

"Penso di avere capito!" Disse Angelica "Quelli di loro che hanno le iridi blu scure contengono una specie di oscurità viceversa quelli con le iridi rosse 
contengono follia!" "Ottima deduzione Holmes" la interruppe Ginevra "ma ora che siamo circondate non pensi che potremmo combattere?" chiese retoricamente "Ah, già! Trasformati pure!" Ginevra si trasformò e divenne una semplice bacchetta da direttore d'orchestra decorata con i simboli delle carte da scala "Allora vediamo un po'" iniziò a pensare Angelica "Ah sì, "Overture della Traviata"" e, mentre nell'aria si levava la musica di Verdi, delle note fiammeggianti si dirigevano da Ginevra-bacchetta verso gli occhi eliminandoli al tocco. "Bene ora "Fortissimo"!" Esclamò mentre un fiume di fuoco iniziò a ruotarle intorno eliminando i mostri. "Non sono così difficili da battere" disse contenta Ginevra "Già, ma continuano ad arrivarne altri" osservò Angelica.

"Dai lasciami uscire" diceva Mefistofele "Col mio aiuto li faremo fuori in tre secondi netti"
"Taci stupido diavolo!" disse Vittorio piegato a terra.
"Così non va affatto bene" disse Byron preoccupato "Ne stanno arrivando degli altri Vittorio! Ti devi riprendere se no è finita!"
"Non ce la farete mai da soli, lo sai anche tu. Hai bisogno di me per trovarla" gongolò Mefistofele
"Trovare cosa?" Mugugnò Vittorio ormai steso a terra.
"Da dove vengono questi esseri" concluse.
"Mhpf... Stupido diavolo..." disse Vittorio rialzandosi "Byron!"
"Grazie al cielo Vittorio!" disse l'amico.
"Non abbiamo tempo da perdere" disse il "The Green Bishop" affannato "Dobbiamo andare sui tetti"
"Fa come vuoi" lo canzonò Mefistofele "Con me ci saremmo divertiti di più"

Non appena salirono sui tetti Byron e Vittorio ritrovarono anche gli altri quattro che si erano rifugiati lì come loro.
"State tutti bene?" Chiese August
"Sì... Sì... Stiamo tutti... Bene..." Rispose Vittorio sempre più affannato.
"Vittorio sei sicuro di stare bene?" Gli domandò Angelica preoccupata.
"Non temere... Sto... benissimo..." gli disse sorridendo "Ora però dobbiamo trovare da dove provengono questi esseri"
"In che senso "da dove provengono"?" Osservò curioso Tiber.
"Lasciate... Lasciate fare a me" continuò Vittorio che, fra tutti i componenti del team, era quello con la capacità di individuare le anime più precisa e sviluppata.
"Là! Su quel tetto!" Esclamò indicando una casa in lontananza "Là c'è uno strano portale; muoviamoci!"
Quando giunsero sul tetto indicato da Vittorio i ragazzi trovarono un portale dal quale continuavano a uscire quegli strani mostri e un paio di enormi forbici conficcate nelle tegole.
"Cosa sono quelle forbici?" Chiese August mentre eliminava un paio di quegli strani occhi.
"Non lo so... Aspettate!" Disse Angelica "Nella parte centrale delle forbici... Quello è..."
"La firma di Eibon..." Sussurrò Mefistofele nella testa di Vittorio.
"È il simbolo di Eibon" Urlò Ginevra "Forse ha qualcosa a che fare con questi esseri"
"Facciamo così: io e August terremo sotto controllo gli occhi; Vittorio tu prova a prendere quelle dannate forbici" Ordinò Angelica.
Tutti obbedirono alle direttive della loro leader ma quando Vittorio toccò le forbici un fiume di follia gli percorse tutto il corpo. Il ragazzo si sentì svenire ma riuscì a resistere "Vittorio!" disse Byron "Non... Non ti preoccupare... Ce la posso fare..." gli rispose il ragazzo ma, in quel preciso istante, comparve un'ombra che si limitò a dire "Vi dobbiamo aver sottovalutato" poi sparì riprendendosi le sue forbici. In quel momento sparirono tutti i mostri rimasti e con loro il portale.
"Credo che dovremmo fare rapporto al sommo Shinigami" disse seria Angelica.

"Occhi che contengono oscurità e follia, una strana ombra, delle forbici con la firma di Eibon... Siamo veramente in un bel casino..." Iniziò a dire Kid preoccupato
"Bene ragazzi, potete andare via tutti tranne Vittorio e Byron; voi due dovete rimanere qui ancora un po'" disse Soul mentre sfogliava il rapporto stilato poco prima da Angelica.
Quando gli altri ragazzi si furono congedati Soul iniziò a domandare "Come ve la siete cavata sul campo di battaglia?"
"Tutto sommato è andata bene" disse sereno Byron.
"Tranne che... ad un certo punto..." lo interruppe Vittorio "Ad un certo punto... Quando sono entrato in contatto con la follia di uno di loro... Ho sentito la voce del demone dei miei sogni..."
"Non ti preoccupare Vittorio" si raccomandò Soul poggiandogli una mano sulla spalla "Ci siamo passati in molti dalla tua situazione; vedrai che ti andando avanti le cose miglioreranno sicuramente"
"Me lo auguro..." Si limitò a rispondergli il ragazzo.
"Abbiamo un'altra domanda" Iniziò a dire Kid "Qui c'è scritto che hai toccato le forbici: cos'hai provato in quel momento?"
"È stato come se un fiume di follia mi attraversasse tutto il corpo" rispose Vittorio.
"In realtà" proruppe Byron "In quel momento anche io ho sentito quella scarica di follia"
"Dici sul serio?" Chiese Vittorio preoccupato.
"Sì; ma non preoccupatevi; non mi è successo nulla di particolare"
"Capisco. Grazie mille per i chiarimenti, ora potete andare" Concluse lo Shinigami e i due ragazzi se ne andarono.

"Kid ora cosa facciamo?" Chiese preoccupato Soul mentre si accendeva una sigaretta.
"Dobbiamo indagare su questa faccenda" gli rispose lo Shinigami "Ho paura che sia la vigilia di una nuova guerra. Avevo smesso di fumare ma a questo punto... tanto vale..." Se ne fece offrire una dall'amico e l'accese.

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Capitolo 6
*** Divisioni ***


"Dimmi un po': preferisci l'Earl Grey o un Darjeeling?" Vittorio sentendo quella voce aprì lentamente gli occhi. Si trovava seduto su una sedia nera in stile Luigi XIV, davanti a lui c'era una tavolino d'ebano e pareti ricoperte di librerie e mucchi di libri. Solo allora la riconobbe: quella era la stanza in cui aveva parlato con Mefistofele.
"Ohi! Ci sei?! Earl Grey o Darj... No; forse per te è più adatto il Sagittarius..." Allora lo rivide. Spalancò gli occhi quando Mefistofele battè le mani per svegliarlo "Vittorio!?"
"Ma... Che... Cosa ci faccio qui?" chiese il ragazzo al diavolo che gli stava dando le spalle.
"Stai prendendo il tea con me; allora hai deciso l'infuso?"
"Sono ancora privo di coscienza?" chiese il ragazzo non curandosi dell'ospite.
"No, no: stai semplicemente dormendo... Vabbè facciamo il Saggitarius" detto questo porse al ragazzo una tazza contenente il tea appena infuso e si sedette difronte a lui.
"Vuoi del limone? Un goccio di latte?" Chiese Mefistofele sorridendo.
"Perché sei qui?" domandò stupito Vittorio.
"Vedi, quando hai meno inibizioni, come quando dormi o sei svenuto in un letto di ospedale, possiamo avere queste discussioni pacate o le nostre partite a scacchi" gli rispose sorseggiando la sua tazza "Mmm... Non male questa miscela. Comunque discutiamo un po' della battaglia di ieri"
Vittorio ricordava benissimo quello che era successo il giorno prima eppure dei dettagli continuavano a sfuggirgli: quell'occasione, forse, capitava a proposito. Sorseggiò un goccio di tea; quel diavolo aveva ragione: era dannatamente buono "Va bene" Si limitò a dirgli "Parliamone"
Lui sorrise "Molto bene; allora... C'è un qualcosa che mi ha molto colpito ieri"
"Di cosa parli?"
"Quelle forbici, quelle con la firma di Eibon. Te le ricordi?"
"Certo; quando le ho afferrate è stato come se un lampo di follia percorresse tutto il mio corpo"
"Ok; ma la domanda è: dove hanno preso quell'artefatto? La DWMA non li stava raccogliendo?"
"È vero... E poi perché lo Shinigami non sembrava sapere della sua esistenza?"
"Sembrerebbe che Eibon abbia ancora molti segreti" affermò Mefistofele posando la tazza vuota "Dovreste andargli a parlare o visitare l'Archivio"
Ma, a quelle parole, Vittorio pose una nuova domanda "Perché mi stai aiutandi?"
"Ti ricordo che sono nella tua testa e, se c'è confusione, non riesco a dormire; perdipiù l'arte del divavolo è suggerire" e rise compiaciuto.
"Ma..."
"Basta, basta; a momenti suona la sveglia. Ti auguro una buona giornata e ci si vede presto"

La sveglia ruppe quella realtà donandone una nuova agli occhi di Vittorio. Il sole iniziava a levarsi e la stanza del ragazzo veniva lentamente illuminata. Tutto era al suo posto: il letto, le pile dei libri, la scrivania, il vaso di gligli e fiori d'assenzio, la sua valigia armadio e altri oggetti che aveva collezionato durante le missioni. La mattina corse normale ma quando fu faccia a faccia con Byron e con una ferra biscottata con la marmellata di anice raccontò all'amico della discussione con il diavolo. 
"Beh... a dire il vero..." Disse Byron inzuppando il biscotto che aveva in mano "mmm... izupposo un corno... Ah! Comunque, a dire il vero quel diavolo non ha tutti i torti. Forse dovremmo  chiedere al sommo Shinigami di mandarci sull'Isola Perduta o a esplorare l'archivio"
"Eh sì... e gli diciamo che l'idea mi è stata consigliata dalla personificazione della mia follia?"
"Vabbè dai; gli diciamo che l'idea è venuta a noi e poi, se tutto va bene, tanto di guadagnato"
"Mmm... Un tentativo possiamo farlo"
"Perfetto! Quando saremo dal sommo Shinigami gli..." ma Byron interruppe la sua frase a causa del "pluf" del biscotto troppo inzuppato che ricadde nella tazza "Ma porca troia"

"Ammetto che questa idea era venuta già a me e a Soul" disse lo Shinigami ai ragazzi. Il fatto che lo Shinigami ragionasse come Mefistofele turbò in parte Vittorio che però accantonò subito quel pensiero "e pensavamo di dividervi in due squadre"
"Allora" disse Soul prendendo la parola "Tiber e August, voi entrerete nell'Archivio di Eibon; Angelica e Ginevra voi andrete all'Isola Perduta. Le due coppie saranno scortate da una guida quindi vi auguro una buona..."
"Scusate" lo interruppe Byron "Perché io e Vittorio siamo stati esclusi dalla missione?"
"Vedete" iniziò a rispondere lo Shinigami "L'archivio racciude uno degli Antichi Signori e anche Eibon è uno di loro; come sapete la loro presenza potrebbe far divampare di colpo la follia delle persone quindi vorremmo evitare che Vittorio possa avere ulteriori problemi"
Il ragazzo abbassò il capo "Non preoccuparti Vittorio" lo rassicurò Soul "ti riprenderai. Ti daremo una mano io e il professor Stein in questi giorni perché tu possa riprenderti al meglio"
"G-g-grazie" balbettò Vittorio ancora col capo chino.
"Bene ora siete liberi di andare" Concluse lo Shinigami "Tiber e August voi dovete recarvi subito all'Archivio di Eibon: è la porta in cima alle scale della biblioteca; Angelica e Ginevra voi partirete questa sera in modo da arrivare sull'isola intorno alle tre quando la barriera magnetica è più debole"
I ragazzi si dispersero, ognuno verso la rispettiva meta.

"Allora per arrivare alla biblioteca... Ok, da questa parte" disse August indicando un corridoio.
"Praticamente viviamo in questa scuola, com'è possibile che non sappiamo dove sia la biblioteca" sbuffò Tiber.
"Sì ma quando andiamo in biblioteca seguiamo sempre Vittorio per inerzia ahahah"
Eppena entrati nella bibliotecai i due Equus percorsero le scale che portavano ad una porta che presentava un meccanismo di apertura complicatissimo. Il bibliotecario, che era già a conoscenza degli ordini dello Shinigami, aprì la porta con una chiave arrugginita.
"Lei non dovrebbe entrare con noi?" chiese August vedendo che l'uomo stava scendendo le scale.
"Perché mai dovrei entrare?" controbattè lui.
"Beh... il sommo Shinigami aveva detto che saremmo stati scortati da qualcuno e pensavo... sa... È un archivio e lei è il bibliotecario" provò a spiegarsi il ragazzo.
"Probabilmente non è l'archivio che vi aspettate voi altri. Per quanto riguarda la vostra guida" le parole che seguono le pronunciò con una faccia schifata "È già arrivata" e sparì dietro alle librerie ricolme di antichi volumi.
I due aprirono la porta incuriositi e subito Tiber si trovò un bastone da passeggio puntato al naso "STUPIDI! Siete in ritardo!" Un esserino piccolo, verdino e insopportabile...
("Ehi non scrivere insopportabile; hai capito?" Scusami ma la storia è mia e... "NO! Ora questa è la mia storia. Il seguito delle mie eroiche geste cominciate all'alba del secolo XIII" La vuoi piantare? Devo continuare la narrazione! "NO! Stupido autore! Devi descrivere prima la mia immensa potenza, i miei modi eleganti e il mio innegabile fascino per le quali sono calate in mare mille e mille navi" Quella non era Elena di Troia? "Stupido!" Basta! Ora cancello tutto "Non puoi" Sì che posso; sono l'autore "E io continuerò a tormentarti capito stupido!?" Basta ti  prego Excalibur "Uff... Stupido)
"In realtà noi siamo puntuali sei tu che s..." "Taci! E ora lasciate che io mi presenti! Il mio nome è Excalibur, l'antico eroe che vide nascere la sua leggenda nel cominciamento del XIII secolo; solo lo splendore dei cieli, l'immensa forza della terra, l'essenza della stessa arte!"
"Questo è un esaltat..." "Taci stupido! Dobbiamo partire subito!" 
"Tienimi fermo se no lo ammazzo!!!" urlò Tiber mentre August cercava di trattenerlo.
I ragazzi solo in quel momento si accorsero che la stanza in cui erano entrati era una piccola sala circolare con, al centro della stessa, un leggio di legno con sopra poggiato un libro.
"Ehm... Excalibur scusa la..." "Dammi del lei" venne interrotto August "Ah si scusi; Excalibur mi scusi ma..." "Anzi dammi del voi" "... Scusate ma..." "No preferisco il lei prego" "Cos'è quel libro?" tagliò corto il ragazzo per non innervosirsi ulteriormente.
"Quel libro è ciò che è stato rinominato "Archivio di Eibon", prima era semplicemente il "Libro di Eibon" spiegò l'arma. 
("La "Somma Arma" autore da strapazzo!" Voglio piangere)
"Ma allora dovremmo semplicemente sfogliarlo?" Chiese Tiber mentre cercava di controllare la sua ira furente.
"Stupido! Ora vedrete!" Excalibur aprì il libro e ci saltò letteralmente dentro. I due ragazzi guardarono quella scena con le mascelle spalancate finché non emerse dal libro la punta del bastone che faceva cenno di entrare e la voce dell'arma ("Somma arma autore!!!!!!") che diceva "Allora? Vi date una mossa?" i due si guardarono e si gettarono in quel libro trattenendo il fiato come se stessero per tuffarsi in acqua.

"Scusa Byron è tutta colpa mia" disse Vittorio tirando una boccata di pipa.
"Tranquillo" gli rispose l'amico sorseggiando amabilmente la sua birra "Almeno possiamo concederci un po' di relax; tiro fuori le carte"
In quel momento qualcuno bussò alla porta; erano quasi le sei, August e Tiber dovevano già trovarsi nell'archivio e Ginevra e Angelica dovevano essere già partite secondo i loro calcoli. Quando Vittorio aprì la porta sgranò gli occhi per la sorpresa
"Angelica! Che ci fai qui?"
"Volevo salutarti prima di partire" gli disse baciandolo dolcemente.
Vittorio non aveva ancora digerito la delusione del colloqui con lo Shinigami. Era dispiaciuto di essere di peso a Byron. Aveva dato ascolto ai consigli di Mefistofele e, come se non bastasse, era stanco di vedere tutti gli altri preoccupati per lui. Angelica però riuscì a illuminare quel suo animo tetro, era in grado di farlo sempre: quando non sapeva contro chi prendersela se non con se stesso, quando avrebbe dato tutte le sue carte al fuoco, quando partiva sotto il diluvio solo con la pipa accesa; lei c'era ed era la sola in grado di salvarlo dal suo buio; lei lo conosceva, sentiva la sua anima come se fossero state create l'una per l'altra. Per questo quel bacio fu un elisir miracoloso per il ragazzo.
"Grazie e fai attenzione"
"Non ti preoccupare" poi si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò dolcemente "So che ti riprenderai amore mio"
Allora lui la guardò sorridere e la baciò con tutta la dolcezza del suo cuore. 
"Ti amo" aggiunse alla fine e guardò la ragazza andarsene come fosse il solo che tramonta.
"Bello eh, ma io avrei già dato le carte" disse Byron mentre l'amico chiudeva la porta e lui si stappava la terza birra.

Angelica e Ginevra arrivarono al porto dove, accanto a una barca, le aspettava Marie. 
"Mamma cosa ci fai qui?" chiese sorpresa Ginevra.
"Sarò io ad accompagnarvi all'Isola" disse la professoressa sorridendo.
"Non ci posso credere! Non verrà anche papà spero"
"No, no; anche lui come Vittorio potrebbe aver problemi in quel posto... A dire il vero li ha già avuti una ventina d'anni fa" poi guardò Angelica e temendo di aver toccato un tasto dolente fece il possibile per uscire da quella situazione "Sì, sì, ma... nulla di grave s'intende"
"Non si preoccupi professoressa Mjolnir" disse la regina di cuori "Non sono affatto preoccupata per Vittorio. Ora conviene concentrarci sulla missione!"
"Ah... Ok; allora, queste sono le direttive: una volta all'interno del campo magnetico che circonda il centro dell'isola avremo due ore per trovare Eibon"
"Ma scusa mam... Scusi professoressa Mjolnir; Eibon non potrebbe dormire alle 3 di notte?" Chiese Ginevra.
"È un Antico Signore, sarà sicuramente sveglio" rispose serana sua madre "Comunque è il momento di partire"
"Sì" risposero le due ragazze.

"Allora quale zona dovremo ispezionare oggi?" Chiese Soul mentre indossava la sua giacca.
"Continueremo a cercare vicino alla zona dove abbiamo abbandonato le ricerche qualche anno fa; se i vecchi calcoli sono giusti dovrebbe trovarsi in quella zona" gli rispose lo Shinigami mentre usciva dalla scuola.
"Quando hai intenzione di dirlo ai ragazzi?"
"Per il momento è meglio che non sappiano niente di questa storia"
"È per questo che li hai mandati in missione vero?"
"Sono sicuro che potrebbero scoprire qualcosa su quello strumento magico ma, a dire il vero, è anche una prevenzione perché loro non si insospettiscano della mia assenza in questi giorni"
"Lo sospettavo... comunque io sono pronto"
"Bene, trasformati pure"
Soul si trasformò in falce e, non appena lo Shinigami l'ebbe afferrato, i due sparirono senza che nessuno li potesse vedere.

 
 
 

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Capitolo 7
*** Gli Antichi Signori ***


Il fiammifero appena sfregato contro il bordo inferiore della cusodia s'accese e, portatoselo appena sopra il camino della propria pipa, Vittorio aspirò dolcemente per accenderla. Erano le 22:52; lui era uscito dalla finestra di camera sua e s'era arrampicato fin sopra al tetto per sdraiarsi e guardare il cielo. La luna sorrideva nel buio della notte accompagnata dalla sinfonia riverberante delle stelle. il ragazzo diede due boccate di pipa e una nuvola gli avvolse il volto come la carezza di una nuvola; si voltò e vide che Byron lo aveva raggiunto
"Sei preoccuparto per gli altri?" Chiese stappandosi una birra con i denti.
"Già... Vorrei potergli essere d'aiuto..." sapevano entrambi che quel discorso sarebbe potuto andare avanti per tutta la notte se non fosse stato che il suono del campanello interruppe quell'insonnia appena nascente.
"Chi sarà mai a quest'ora?" Domandò Byron all'amico, consapevole che nemmeno lui poteva trovare una risposta alla questione.

"Ma... Com'è possibile?" August stava fluttuando in una specie di mare bianco dove scorrevano, dall'alto al basso e nel senso opposto, parole scritte in una lingua antica, antica forse come quel nulla che li circondava.
"Ma... Com'è possibile?" questa domanda risuonava nella mente dei fratelli Equus finché non si accorsero che Excalibur stava nuotando a dorso esattamente difronte a loro.
"Excalibur che diavolo stai facendo?!" chiese furente Tiber. Lui non si degnò di rispondergli e cambiò stile passando al libero.
"Giuro che ora lo uccido!!!"
"Calmati Tiber; ti prego" gli disse provando a tenerlo fermo ma, i due, non erano abituati a quell'ambiente e ogni movimento diventava così problematico.
Excalibur si fermò all'improvviso e disse, indicando un punto nel nulla col suo bastone "Smettetela di litigare idioti! Venite e seguitimi" e iniziò a dirigersi verso quell'indefinito nuotando a delfino. I fratelli impiegarono qualche minuto a capire come muoversi in quell'area ma, non appena riuscirono a raggiungere Excalibur, August domandò "Scusi Excalibur, ma... dove siamo diretti esattamente?" L'arma ("La somma arma cof cof...") gli rispose, per la prima volta seriamente ("Autore sta per caso alludendo al fatto che io non so essere serio?" Beh... è un dato di fatto che  le cose stiano così "Ritiri tutto quello che ha detto o esco dalla sua storia" ... scusa "Così va meglio; può riprendere" ... )
"Vedete, quando ci siamo lanciati all'interno del libro, siamo approdati in uno degli ultimi capitoli. Il libro di Eibon è stato studiato per tutti gli anni trascorsi dalla battaglia sulla luna ad oggi ma non è mai stato rinvenuto nulla che parlasse di oggetti magici come le forbici che avete visto voi"
"Ma, se nessuno a mai trovato nulla, cosa speriamo di fare qui?" domandò cinico Tiber
"In realtà c'è una zona alla quale i ricercatori non hanno mai avuto accesso di cui col tempo si sono dimenticati. Lo Shinigami, dopo gli eventi di oggi, se ne è ricordato: per questo mi ha chiamato"
"Quindi tu sei in grado di aprire la via verso quell'area?" chiese allora August
"In realtà io posso fare da tramite con l'unica persona in grado di aprire quell'area" mentre Excalibur terminava il suo discorso i tre iniziarono a intravvedere un'ombra in lontananza, come una macchia di densa oscurità. Giunsero ai suoi piedi e guardarono l'essere in due cavità vuote che potevano essere i suoi occhi.
"Ex-ca-li-bur... Cosa ci fai qui, vecchio partner?" sillabò lentamente quell'ombra gigantesca
"Ho bisogno che tu mi faccia un favore Cthulhu" rispose solenne la somma arma.

Streghe del passato passeggiavano lungo strade in mattone che percorrevano la natura come delle vene. Marie, Angelica e Ginevra procedevano lentamente attrvarso quelle figure. Sapevano che erano proiezioni di un passato remoto ma erano così reali da metterle paura. Una strega passò attraverso Ginevra e lei si sentì quasi svenire, fortunatamente Angelica la salvò da una rovinosa caduta mentre Marie avanzava sicura.
"Professoressa Mjolnir dove troveremo il signor Eibon?" chiese la rossa
"Eibon non si è mai mosso da casa sua; così, ogni volta che lo Shinigami aveva bisogno di lui, sapeva esattamente dove trovarlo"
"Quindi lo Shinigami e Eibon sono "amici"?" Domandò Ginevra ripresasi dallo spavento
"Vedete, il padre dell'attuale Shinigami, aveva una squadra formata da valorosi guerrieri tra i quali aveva posto anche Eibon. È per questo che i due si conoscono abbastamza bene" Mentre parlavano così le tre giunsero davanti all'edificio che, a detta della professoressa, era la casa di Eibon ma, al suo interno, non c'era nulla.
"Ma... com'è possibile!? Eibon non si è mai mosso da qui!" ma mentre la professoressa diceva queste cose Angelica si accorse di un pentolone sul fuoco che aveva iniziato a riscaldare una sostanza maleodorante "Dobbiamo uscire immediatamente da qui!" Urlò alle altre e, non appena si furono gettate al di fuori dell'edificiò, un'esplosione lo fece saltare in aria.

Non appena aprirono la porta, Vittorio e Byron, si ritrovarono davanti il professor Stein
"Professore" disse sorpreso Vittorio "Cosa ci fa qui?"
"Sono venuto qui per iniziare un allenamento riservato a voi due" rispose acendendosi una sigaretta
"Sì, ma... Perché alle 23:07?" disse Byron guardando l'orologio.
"Ascoltatemi, la follia è qualcosa di pericoloso e quindi dobbiamo impegnarci da subito a sedarla..." rispose Stein.
"Professore, ma, anche lei, durante la battaglia della luna si è avvalso della sua follia ed è anche grazie ad essa che avete vinto; non lo può negare!" Disse Vittorio stringendo forte i pugni.
"Ha ragione Vittorio" intervenne Byron "Perché se la follia risiede nella natura umana dobbiamo fare di tutto per estirplarla? La follia è un mezzo, è l'utilizzo che ne facciamo che la rende buona o cattiva"
Stein aspirò profondamente dalla sigaretta tanto da dimezzarrla con quel solo tiro poi, dopo aver sbuffato via tutto il fumo, rispose "Ascoltatemi... Per me avete ragione; ma in questo momento viviamo in un tempo dove è lo Shinigami che detta legge e noi dobbiamo rispettare la sua volontà"
"Ma..."
"Detto questo; cercherò di insegnare a Vittorio a domare la sua follia"

"Di che favore si tratta Excalibur?" disse Cthulhu avvicinando uno dei suoi due vuoti all'Antico Signore
"Ho bisogno che tu ci lasci vedere la sezione del libro che proteggi alle tue spalle"
"..."
"Cthulhu, una nuova minaccia incombe sul nostro mondo; devi darci una mano"
"Il nostro mondo... Quel mondo ormai non mi appartiene più... Da quando Eibon mi ha rinchiuso qua dentro io non ho più visto quel "nostro mondo"... Perché dovrei aiutarvi allora?"
"Sei pur sempre un Antico Signore come me; il nostro compito era mantenere la pace di quel mondo..."
"Già... il nostro compito..."
"Cthulhu i nostri compagni sono quasi tutti morti; gli unici ad essere sopravvissuti siamo Eibon, te ed io... Dobbiamo rimanere uniti tra di noi"
"Va bene... Vi lascerò passare in nome del legame che esiste tra artigiano e arma... Ma quando uscirai da questo mondo di a Eibon che mi vendicherò!"
"Perché non me lo dici direttamente tu?" Quella voce risuonò alle spalle di Excalibur e dei ragazzi. I tre si voltarono e vidono il terzo Antico Signore sopravvissuto fino ad allora
"Eibon!" esclamarono Cthulhu e Excalibur all'unisono.

"Li senti?" Chiese Mefisofele "Gli Antichi Signori si trovano nello stesso luogo"
In quel momento Vittorio riuscì a percepire tre immense anime all'interno della DWMA "Cosa diavolo sta succedendo" esclamò il ragazzo alzandosi dalla sedia
"Cosa c'è Vittorio?" Chiese Byron preoccupato
"Professore le sente anche lei?"
"Sì" disse aprendo la porta dell'appartamento Stein "Voi due restate..." Ma non riuscì a finire la frase prima che Vittorio e Byron lo seguirono chiudendo la porta dell'appartamento
"Mi potete spiegare cosa sta succedendo?" provò nuovamente Byron.
"I tre Antichi Signori si sono riincontrati" disse Stein schiacciando il mozzicone di sigaretta con la punta del piede.
 

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Capitolo 8
*** Nuovi coinquilini ***


"Ehi! Che sta succedendo?!" Chiese sorpreso August mentre le parole fluttuanti di quello spazio vuoto si stringevano intorno a lui, a Tiber, a Excalibur e a Cthulhu.
"Eibon cosa stai facendo!?" Urlò Excalibur rivolto all'antico signore da poco comparso mentre la magia di quel libro iniziava a tappargli anche la bocca.
"Sarei perfettamente in grado di affrontare Cthulhu da solo ma mettersi contro di te, Excalibur, sarebbe da folli. Fortunatamente siamo nel mio libro e qui ho più potere di voi!" Sentenziò Eibon dirigendosi verso l'area protetta da Cthulhu.
Tutti lo guardavano esterrefatti: perché l'Antico Signore era diventato ostile nei loro confronti? Perché stava andando verso la stessa zona in cui sarebbero dovuti andare August, Tiber ed Excalibur? Cosa l'aveva portato a lasciare l'Isola Perduta?
Ad un certo punto, Eibon, si trovò difronte a una porta enorme sulla quale era rappresentato un albero dal quale pendevano pomi di diverse grandezze; quando lo stregone toccò la porta lei iniziò lentamente ad aprirsi,
I ragazzi scorsero al suo interno una stanza strana, piena di giocattoli e decorata da drappi rosa di seta, al centro di quella una piccola culla era sovrastata da stelle che pendevano dal soffitto. Eibon esitò un istante poi, dopo aver sospirato con tristezza, scagliò al suo interno una sfera di fuoco blu e in breve tempo il fuoco divorò tutto. 
I due ragazzi e i due Antichi Signori assistettero inermi a quello spettacolo mentre lo stregone sparì dicendo "Addio" senza distogliere gli occhi dalle fiamme bluastre.
La parole che, come funi, impedivano ogni movimento ai quattro rimasti lì lenamente si allentarono, data la scomparsa di Ebion, mentre l'incendio iniziava a espandersi annche fuori dalla stanza.
"Dobbiamo muoverci; se no, qui, finiamo arrostiti!" Disse Tiber togliendosi di dosso quelle nere corde.
"No! Dobbiamo impedire che le fiamme si propaghino in altre zone! Questo libro è troppo importante!" Sbottò Excalibur battendo forte il bastone sulla testa di Tiber.
"Non preoccuparti Excalibur" iniziò a dire il suo vecchio partner "Questo è il capitolo extra del libro di Eibon e non è in contatto con nessun altro capitolo. Le fiamme dopo aver consumato la stanza consumeranno solo me e basta"
"Idiota!" Gli urlò Excalibur mentre si trasformava in arma "Non ti lascerò qui a morire! Sbrigtai! Apriamo un portale e fuggiamo tutti insieme"
"Excalibur..." Sussurrò Cthulhu mentre impugnava saldamente l'arma ("La somma arma, quante volte te lo devo ripetere!!!!") per l'elsa ("Anche qui ci starebbe bene una cosa tipo "Per l'elsa che aveva sgominato orde di barbari nemici prima che lo stesso tempo iniziò a scorrere"!" Taci Excalibur...) e, sferrando un fendente nel vuoto, creò un portale che li avrebbe condotti fuori dal libro.

"Per di qua!" Risuonò per i corridoi della DWMA. Stein, Byron e Vittorio continuavano a correre diretti verso la biblioteca della scuola. 
"Ehi ma ora le anime..." si accorse Vittorio.
"Già ora le anime sono solo due... Deve essere succcesso qualcosa muoviamoci!" Gli rispose Stein.
mentre i tre continuavano ad attraversare i corridoi, giunti all'altezza di un bivio al quale dovevano proseguire dritti, Vittorio lanciò un'occhiata a destra e vide qualcuno: era vestito con una tunica verde con decorazioni gialle e rosse e indossava una strana maschera; allora gli tornarono in mente le immagini dei libri di scuola: quello era l'Antico Signore Eibon! Era sua l'anima che aveva percepito poco prima ma... Ora perché non percepiva nulla? Allora si fermò e Eibon lo guardò dritto negli occhi.
"Vittorio non ti fermare!" Gli urlò Byron da poco più avanti e in quel momento Eibon svanì in una nube verde.
Vittorio credette trattarsi semplicemente della sua follia. Non aveva percepito nessuna anima e per di più era tardi quindi era logico che si fosse immaginato quella scena. Archiviato quel pensiero continuò a correre.
"Sei sicuro che quella visione fosse opera mia?" Gli chiese Mefistofele.
"Certo che sì; è impossibile che Eibon si trovasse qui" rispose il ragazzo.
"Eppure hai percepito l'anima di tre antichi signori e, come hai studiato, dopo la guerra sulla luna ne sono sopravvissuti solo tre"
"Lo so ma... Non ho percepito nessuna anima poco fa!"
"Eppure sai che esiste un modo per occultare le anime..."
"Il Soul Protect!"
"Esattamente!"
"Ma solo le streghe dispongono di quel potere com'è possibile che Eibon possa avvalersi di quella magia?"
"Ah boh... La mia arte è quella di interrogare, di porre nel dubbio, sta a te trovare le risposte"
In quel momento i tre attraversarono la biblioteca in fretta e furia mentre il bibliotecario, sonnecchiante, gli urlò contro "Ehi! Serve un permesso per entrare nell'archivio!"
Ma giunti davanti alla porta il meccanismo scattò e la porta si aprì lentamente senza che loro l'avessero minimamente toccata.

Dopo essersi buttai nel portale creato da Excalibur i fratelli Equus si ritrovarono con la faccia per terra nella stanza al centro della quale si trovava il Libro di Eibon mentre Excalibur era in piedi davanti alla porta e Tiber lo vide parlare con un essere stranissimo: vestiva una tunica scura un lungo mantello cremisi con il colletto alto, aveva una pelle bluastra, le mani esili che terminavano in artigli neri ma la testa era la parte più strana: era simile a un polipo di colore blu con due occhi neri.
Tiber allarmato si alzò in piedi pronto ad attaccare lo sconosciuto che si guardava intorno con gli occhi spalcanti "Excalibur chi diavolo è quel coso?"
L'essere si voltò verso il ragazzo. "Come chi è?" chiese Excalibur.
"Oh scusa ragazzo; questa è la mia vera forma, sono sempre io Cthulhu"
I ragazzi allora lo squadrarono da testa a piedi mentre lui continuava a guardarsi intorno.
August si avvicinò a Excalibur e gli sussurrò "Excalibur sicuro che possiamo fidarci di lui?"
"Idiota!" gli bisbigliò nell'orecchio "Lui è il mio vecchio compagno, mi fido ciecamente di lui!" poi si rivolse all'altro Antico Signore "Cthulhu sei pronto a rivedere il mondo?"
"Assolutamente sì" disse con gli occhi che brillavano di felicità "Voglio rivedere il nostro mondo, respirare l'aria pulita e salutare lord Shinigami"
"Cthulhu lord Shinigami è morto vent'anni fa" ammise Excalibur.
"Ah sì? Quindi il frammento di Shinigami è diventato il nuovo Shinigami"
"Esattamente"
"Beh ora sono ancora più curioso" ammise sereno.

Excalibur aprì la porta dell'archivio e il gruppo dei fratelli Equus si ricongiunse al trio capitanato dal professor Stein.
"Excalibur sei tu! Cos'è suc..." poi Stein si interruppe vedento il "nuovo" Antico Signore "Aspettate un attimo... Excalibur lui è..."
"Sì Stein, lui è Cthulhu" continuò Excalibur.
"Ma... Tu... Hai preso questa decisione da solo, se lo Shinigami non fosse concorde alla tua scelta?!"
"Non mi interessa! Cthulhu è il mio partner e io di lui mi fido ciecamente!"
"Sì ma..."
"Basta! La faccenda è archiviata! Andremo a parlarne con lo Shinigami ora! Stein vieni con noi!"
Excalibur e Cthulhu si incamminarono verso la stanza dello Shinigami; Stein salutò i ragazzi e al richiamo "Stein muoviti!", con una faccia disperata, seguì i due Antichi Signori.
I quattro amici dopo essersi ritrovati ascoltarono la voce di Tiber narrare gli eventi di quell'avventura sospese tra le pagine bianche di quel libro stregato e decisero alla fine di troanare insieme verso casa.
Siccome era tardi e l'appartamento degli Equus era mlto più distante di quello di Vittorio e Byron i due amici proposero ai fratelli di fermarsi a dormire da loro; i due accettarono e colonizzarono il salotto appena entrarono nell'appartamento. 

L'indomani, alle sette del mattino, i quattro ragazzi vennero svegliati da un furioso bussare alla porta dell'appartamento.
"CHI CAZZO È A QUEST'ORA DEL MATTINO!!!" Urlò Byron da camera sua.
"Invece di urlare vieni qui ad aprire la porta!" Risposecon un mugulio Tiber.
"Vado io, vado io, va bene" Rispose Vittorio stropicciandosi gli occhi.
Aperta la porta per la stanza risuonò un rabbioso "Idioti!!! Non si fa aspettare così tanto la somma arma Excalibur!!!" e l'Antico Signore entrò nell'appartamento accomodandosi su uno sgabello della cucina.
"Oh mio Dio cosa ci fa Excalibur qui!?!?!" Chiese disperato August.
"È permesso?" la voce di Cthulhu risuonò dall'uscio senza che nessuno l'avesse visto prima. Era ancora al di fuori della porta e aspettava il permesso dei proprietari di casa.
"Ehm... Lei è Cthulhu vero? Certo, si accomodi" disse sereno Vittorio.
"Grazie mille e scusate Excalibur per il suo modo di fare" aggiunse sereno l'Antico Signore.
"Bello tutto eh... Ma perché siete qui?" chiese Byron comparendo nel salotto da camera sua.
"Lo Shinigami ci ha detto che dovremo vivere con voi due" rispose Excalibur "E dovremo fare delle modifiche all'appartamento"
"Come scusa?" riuscì a dire Byron prima di svenire al pensiero di condividere la casa con Excalibur.
"Lo Shinigami ha detto che così potrò dare una mano a Vittorio a controllare la sua follia con una serie di allenamenti" continuò pacato Cthulhu.
"Ah... Beh... Se lo Shinigami ha deciso così non possiamo opporci in nessuna maniera" osservò Vittorio.
"Bravi ragazzo. Avete della panna per il tea?" Disse Excalibur seduto su una poltrona imperiale rossa e oro mentre sossergiava il tea da una tazzina di porcellana.
"Quando ha portato dentro quella poltrona?! E dove ha trovato quella tazzina!?" Chiese Byron indignato.
Ma la domanda rimase senza risposta poiché qualcuno bussò alla porta.
"E adesso chi è?" domandò Tiber mentre cercava di continuare a dormire.
Vittorio riaprì la porta chiusa da Cthulhu e subito si ritrovò delle braccia intorno al collo.
"Vittorio son tornata!" disse col sorriso sulle labbra Angelica.
"Angelica, grazie a Dio stai bene" gli rispose Viittorio poggiando le sue labbra su quelle di lei.
In quel momento di idillio per i giovani Cthulhu vide Angelica e si sentì pulsare forte la testa, si accasciò a terra per il dolore. 
"Cthulhu cos'hai?!" Urlò preoccupato Excalibur lasciando cadere la tazzina mentre andava a soccorrere Cthulhu.

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Capitolo 9
*** La solita giornata ***


Vittorio, Byron ed Excalibur aiutarono Cthulhu a stendersi sul divano. Aveva il respiro spezzato, spasmi e continuava a farfugliare un qualcosa che, ne lui, ne gli altri in quella stanza, riuscivano a capire.
"Excalibur cosa gli è successo?" chiese Vittorio preoccupato.
"Non ne ho idea... Forse... No comunque questa reazione non si spiega..." Iniziò a dire l'Antico Signore.
"Però ha iniziato a sentirsi male quando ha visto Angelica" osservò Byron.
"Già... ma non so spiegarmi il perché..." disse Excalibur.
Nella stanza erano rimasti solo i quattro coinquilini; gli altri ragazzi erano tornati a casa su invito di Excalibur dopo che Cthulhu si era sentito male.
L'Antico Signore dopo qualche minuto riacquistò il suo respiro normale e gli altri tre tirarono un sospiro di sollievo; lo lasciarono dormire per qualche ora e Vittorio e Byron decisero di non andare a scuola quel giorno per dare una mano. Cthulhu poco prima di pranzo si riprese e, dopo essersi messo a sedere sul divano, Excalibur gli sedette accanto e iniziarono a parlare.
"Excalibur cos'è successo?"
"Hai avuto un attacco improvviso e sei svenuto"
"Ma... non ricordo nulla..."
"Vai tranquillo Cthulhu; adesso è tutto passato. Ma non ricordi proprio nulla?"
"Ho solo dei flash...Mi ricordo un viso di ragazza e poi... poi..."
"Non ti sforzare troppo..."
"No, no... Non è quello... È che... È stato come se cercassi dei ricordi mai esistiti..."
"Mmm... È strano..."
"Lo so ma è stato incredibilmente strano..."
"Cthulhu ti sei ripreso finalmente!" Esclamò Byron affacciandosi dalla cucina.
"Cthulhu si è ripreso?!" Disse Vittorio uscendo dal bagno dove aveva reinzuppato una pezza di acqua fredda che avevano tenuto sulla fronte dell'Antico Signore.
"Oh... Sì, grazie ragazzi..."
"Bene se volete è pronto da mangiare! Ho fatto la carbonara: è il modo migliore per riprendersi!" sentenziò Byron.
"E sentiamo un po': hai usato pancetta o guanciale?" Chiese Excalibur.
"Guanciale"
"Solo i rosso o anche il bianco dell'uovo?"
"Solo il rosso"
"Parmigiano o pecorino?"
"Parmig..." "Sbagliato! Sbagliato! SBAGLIATO! Ci va il pecorino lo sanno tutti!!!"
"Ok allora tu non mang..." "Stupido! Io mangio come e quando voglio"
"Excalibur giuro che ti lancio fuori dalla finestra"
"Si dice: ti defenestro"
E in quel momento Byron esplose in un ruggito di collera mentre Vittorio e Cthulhu scoppiarono a ridere.

"Oggi Vittorio e Byron non erano a lezione" disse Maka a Kid.
"Sappiamo il perché?" chiese lo Shinigami.
"Da quello che ci hanno detto i fratelli Equus, questa mattina, Cthulhu ha avuto un attacco improvviso e loro sono rimasti a casa ad aiutarlo" rispose Soul.
"Mi chiedo se sia stata una buona idea lasciare libero Cthulhu..." riprese Kid.
"Excalibur si è imposto prepotentemente e Eibon sembra essersi schierato contro di noi: era l'unica soluzione plausibile"  osservò Soul.
"Lo so... Lo so... ma se mio padre non ha mai fatto nulla per liberarlo ci deve essere un perché..."
"Kid era l'unica soluzione plausibile; non sappiamo nemmeno se Eibon è alleato o meno con le streghe che ci hanno attaccato recentemente, quindi non avere troppe paranoie" disse Maka prima che qualcuno bussasse alla porta. Stein entrò nella stanza dicendo "Scusate se vi interrompo, ma non abbiamo ancora trovato nulla riguardo Eibon o le streghe..." 
"Maledizione... Questa faccenda mi farà impazzire..." disse lo Shinigami abbandonandosi sulla sua poltrona.

"Ci sono problemi riguardo il nostro bersaglio principale..." Disse un'ombra avvolta nel suo mantello.
"Spiegati meglio..." Disse una voce rauca seduta dietro a un bizzarro arcolaio.
"Da quello che ho visto ora "convivono" con due Antichi Signori..."
"Due Antichi Signori?!" disse una terza voce "Com'è possibile?! Non erano sopravvissuti solo Eibon e quell'irritante essere?"
"A quanto pare no..."
"Così le cose si complicano... Il capo sarà infuriato..."
"Lo so ma..."
"SILENZIO" sentenziò un'ultima voce "Avete ragione! Sono furiosa! Quindi ora o elaborate un nuovo piano oppure vi eliminerò con le mie stesse mani; siamo d'accordo?"
"Sì signora" dissero le altre tre.

Stavano correndo le ultime ore del pomeriggio e, di comune accordo, i quattro coinquilini avevano inviato per cena Angelica e Ofelia.
"Sei sicuro che posso restare? Non vorrei che Cthulhu stia ancora male" disse Angelica. 
"Tranquilla è stata una sua idea. Vuole vedere se il problema si ripete o meno" gli rispose sereno Vittorio.
"Capisco..." ma le parole di Angelica furono interrotte dal comparire di Cthulhu.
"Signorina Flamel, mi scusi per l'incidente a cui ha assistito questa mattina" disse alla ragazza porgendogli la mano.
"Sono felice di vedere che ora sta bene e che la mia presenza non le da... "Disturbo" " rispose cordialmente.
"Non si preoccupi, non so cosa mi sia preso ma come vede ora non accuso nulla" sorrise l'Antico Signore.
"Ragazzi guardate che è pronto" annunciò Excalibur che aveva offerto di preparare da mangiare per dimostrare a Byron cos'era la vera cucina.
"Dai Excalibur vediamo cosa hai..." disse Byron interrompendosi nel vedere la tavola apparecchiata di tutto punto: 6 postazioni per mangiare ognuna con 3 piatti diversi, 3 forchette, due cucchiai, 2 coltelli, tre bicchieri diversi e tovaglioli meravigliosi; un candeliere con tre candele accese; una tovaglia candidissima; tre caraffe una per l'acqua frizzante, una per la naturale e una per il vino rosso scaraffato in precedenza.
"Così si prepara la tavola caro il mio ragazzo" disse Excalibur comparendo alle spalle di Byron e Ofelia e ammonendo il giovane col suo bastone.
"Venga signorina la faccio accomodare" disse l'Antico signore accompagnando Ofelia al suo posto e guardando Byron con aria di sfida.
"Bene allora io... mi siedo accant.." "NO! Siete fidanzati quindi uno difronte all'altro!"
Dopo questo intermezzo Vittorio, Angelica e Cthulhu si sedettero ai posti assegnati loro da Excalibur.
"Bene come antipasto abbiamo una zuppetta di ... (e qui vi risparmio l'esposizione di tutto il menù preparato perfettamente da Excalibur)"
La cena fu incredibile e tutti riconobbero il talento dello chef compreso il povero Byron.

Vittorio trascorse la notte insieme ad Angelica nascosti dall'ombra e dalle coperte del letto, lo stesso si può dire per Ofelia e Byron (furente, ma soprattutto furioso, a causa di Excalibur) mentre i due antichi signori riposarono nella stanza per gli ospiti riadibita a loro.
La mattina Vittorio e Cthulhu si svegliarono presto per iniziare i loro allenamenti per controllare la follia del ragazzo.
"Bene Vittorio; spiegami: cos'è per te il potere?"
"Il potere...?"
"Esatto. Io sono l'Antico Signore che concede eguali dosi di potere agli uomini... Tu che potere cerchi?"
"Io... Non lo so non ci ho mai pensato..."
"Va bene, è lo stesso... Un giorno però dovrai darmi una risposta; ora porgi verso di me la mano aperta col palmo verso l'alto"
Vittorio seguì le indicazioni e Cthulhu poggiò la sua mano su quella del ragazzo.
"Sei pronto Vittorio?"
"Sì..."
"Bene iniziamo"
A quelle parole una massiccia dose di follia passò da Cthulhu a Vittorio che si ritrovò immediatamente immerso nell'oscurità.
"Dove sono?" pensava "non vedo niente... Dove sono? questa cos'è? Oscurità? Cthulhu dove sei? Cosa mi sta succedendo? È come un affogare... ma sto cadendo verso il basso? Oppure sto ascendendo? Non riesco a muovermi... È come se fosse sparito tutto... Non riesco nemmeno a vedere me stesso... eppure... in questo nulla c'è un qualcosa... c'è qualcosa..."
"In questo nulla ci sono comunque le parole" disse la voce di Mefistofele.
"Mefistofele sei tu?! Dove ti nascondi?!" Urlò Vittorio senza capire se l'avesse realmente urlato o se lo avesse solo pensato.
"Non capisci? Nel nulla esistono comunque le parole. Quando perdi tutto, quando ti abbandoni a te stesso loro sono con te. Ci sono sempre state"
Allora quell'oscurità rivelò lontani ricordi del ragazzo: si vide quando, solo, passeggiava sul lungomare snocciolando un rosario di poesie imparate a memoria; si vide quando leggendo le Ultime lettere di Jacopo Ortis scoppiò a piangere col sorriso sulle labbra; si vide quando iniziò ad usare il sangue del suo cuore come inchiostro per crearsi ali e volare oltre il sole.
"Vedi quanto ti hanno dato le parole? Vedi il vero significato della parola "potere"? Stringi le parole, non lasciarle andar via e quando tremeranno di paura preparati a difenderle: devi combattere con e per loro!"
I ricordi vorticarono intorno a Vittorio.
"Credi che tutto questo avrebbe senso agli occhi della Logica?"
Quel nulla svanì e ricomparve il soggiorno, il divano, il ticchettio delle lancette dell'orologio appeso in cucina, lo sguardo di Cthulhu che lo guardava nell'attesa che si fosse ripreso da quel viaggio.
"Allora Vittorio come ti senti?"
"So che potere voglio..."

"Perché non rimani ancora un po' a letto?" chiese Ofelia a Byron che si era appena alzato.
"Non ti preoccupare, apro un po' la finestra e ritorno da te" e aperta la finestra si gettò come un tuffatore sul letto.
Le risatine dei due si sparsero per tutta la stanza colorando il loro mondo, era un cercarsi, uno scoprirsi in una sinfonia di sguardi e sorrisi. L'idillio dell'amore.
"Byron così non va bene" disse Excalibur sfondando la porta della camera. "Le vostre sconcerie mi hanno svegliato!"
Ofelia urlò coprendosi con le coperte e Byron dilatò le narici come un cinghiale pronto a caricare sulla povera vittima.
"Excalibur ti do due secondi per uscire di qui! Uno..." 
"In realtà questa camera è più accogliente della mia anche se..." Tirò fuori dalla tasca un suo ritratto di 2 metri per 1,5 dove veniva raffigurato a in sella a un cavallo rampante "...ok se questo lo appendiamo sopra alla testata del letto diventerà la stanza perfetta. Dove tenete il martello e i chiodi?"
"...Due" contò Byron alzandosi e prendendo Excalibur per il bavero della giacca.
"Mi vuoi mostrare dove si trovano i chiodi?" chiese.
E in quel momento Byron lo scagliò fuori dalla finestra con la forza di un lanciatore di baseball.
"L'avevo detto che un giorno l'avrei lanciato fuori dalla finestra!" disse compiaciuto Byron mentre batteva le mani come dopo aver terminato un importante lavoro.
"Idiota! Si dice defenestrare!" Urlò Excalibur mentre cadeva fuori dalla finestra. 

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Capitolo 10
*** Di ricordi e di oblii ***


"Mamma, papà sono tornata" Disse Angelica aprendo la porta di casa.
"Ciao tesoro, com'è andata a scuola?" Gli chiese suo padre. Questi si chiamava Nicolas Flamel: era un uomo sulla cinquantina che indossava sempre una giacca grigia con sotto un panciotto abbinato e una camicia bianca; indossava un paio di piccoli occhiali tondi che a stento incorniciavano degli occhi verdi come smeraldi incredibilmente simili a quelli di Vittorio; aveva dei capelli che in giovinezza erano stati neri come la notte ed ora, invece, iniziavano a popolarsi di venature grigie come stelle cadenti nel cielo.
"Tutto bene papà" rispose la ragazza.
"E con Vittorio come è andata?" Chiese una voce femminile dalla cucina. Dopo pochi secondi proruppe in salotto una donna che nonostante fosse più vecchia di Nicolas di un anno ne dimostrava dieci in meno rispetto a lui: era incredibilmente longilinea con dei capelli rossi che non accennavano minimamente a smorzarsi (Angelica non aveva ancora capito se la madre se li tingesse o se fosse una specie di stregoneria); aveva degli occhi che sembravano racchiudere tutti i colori dell'autunno e un sorriso incantevole che Angelica si vantava di aver ereditato. Lei era Perenelle, la madre di Angelica.
"Mamma..." Disse la ragazza arrossendo.
"Ahahah va bene, va bene; non mi intrometto nei vostri passatempi da fidanzati" disse sua madre facendole l'occhiolino, cosa che tinse la sua faccia dello stesso colore dei suoi capelli.
"È molto che Vittorio non viene da noi, non trovi?" Le interruppe Nicolas.
"Hai ragione caro... Aspettate ho un'idea stupenda!" Esclamò felice Perenelle "Perché non lo invitiamo a cena questa sera?"
"È un'idea splendida cara!" Esultò il padre alzandosi dalla poltrona e ribaltando il giornale che stava leggendo per stringere forte il pugno in segno di sfida "È da tanto che io e lui non ci facciamo una bella partita a tresette!!!"
"Perfetto! Angelica lo avvisi te? Oh devo iniziare a pensare a cosa preparare vediamo..." iniziò poi a riflettere la madre.
Angelica li gurdò e non sapeva se provare imbarazzo o essere felice del fatto che i due volessero così bene a Vittorio poi, salutandoli in mezzo al loro piccolo delirio, andò in camera a chiamare Vittorio.

"Sì ok; va bene non ti preoccupare; ah-ah; ok; tranquilla nessun disturbo; va bene; ok; alle 19:30 sarò da voi; ok; ok; a più tardi; ti amo" disse Vittorio prima di rimettersi lo specchio in tasca (Ora da autore mi sento di dover specificare una piccola cosa: siccome a Death City esistono solo telefoni fissi per comunicare tra loro le persone utilizzano piccoli specchi rettangolari che funzionano come il nostro Skype. Perfetto ora mi rieclisso).
"Angelica vero?" Chiese Byron girandosi verso il compagno.
"Sì; i suoi genitori mi hanno invitato a cena questa sera"
"Ahahahah così i futuri suoceri sentono la mancanza del loro genero? ahahahah"
"Ahahah" rise sarcastico Vittorio "Sei proprio un gran simpaticone"
I due stavano ricasando da scuola e decisero di fermarsi alla gelateria di Rocco.
"Ehi ragazzi!" disse il gelataio vedendo i due che entravano dalla porta.
"Ciao Rocco!" Dissero i giovani all'unisono.
"Allora come vi è andata oggi a scuola?" Chiese il gelataio mentre puliva un bicchiere da frappé.
"Ah... La solita rottura" disse Byron abbandinandosi si una sedia vicino a un tavolino.
"Uff.. Sei il solito Byron" disse Vittorio sedendosi "Comunque tutto bene grazie Rocco; te qui gli affari come vanno?"
"Mah non mi lamento; questa mattina c'è stato il solito via vai di clienti e ora ci prepariamo per la clientela del pomeriggio"
"Fantastico!" 
"Eh già!" Disse riponendo il bicchiere "Allora voi cosa prendete oggi?"
"Vediamo... Io prendo la mia solita coppa grande pistacchio e nutella con panna e granella di nocciole"
"Perfetto; tu invece Vittorio?"
"Io mi prendo un cono medio zabaione e fondente aromatizzato al toscano"
"Ok, datemi qualche secondo"
Così i tre trascorsero una tranquilla mezz'ora a parlare del più, del meno, delle canzoni che si alternavano alla radio, della pioggia che quell'anno tardava ad arrivare e via così.
I ragazzi poi si alzarono e, dopo aver salutato il proprietario della White Island, si reincamminarono verso casa. Dopo una ventina di minuti, mentre Vittorio apriva la porta, disse a Byron "Mi dispiace che 'sta sera dovrai rimanere quasi a tu per tu con Excalibur"
"Non ti preoccupare, Cthulhu mi darà una mano e credo che inviterò o August e Tiber o Ofelia"
"Ofelia non è ancora scandalizzata per la scorsa mattina?"
"Sì ma, da quando ho lanciato Excalibur giù dalla finestra, si sta comportando meglio"
Appena ebbero aperto la porta davanti a loro gli si pararono pareti ricoperte di quadri raffiguranti Excalibur in mille pose diverse e abbigliato come grandi personaggi storici e, in mezzo alla stanza, uno striscione recitava "Così impari a DEFENESTRARMI stupido Byron!"
Allora Vittorio guardò l'amico rimasto a bocca aperta e disse "Cosa stavi dicendo prima?"
E Byron urlò disperato "EXCALIBUR!!!!!"

"Etciù!" starnutì Excalibur.
"Excalibur tutto bene? Sei raffreddato?" Gli chiese Cthulhu mentre gli porgeva un fazzoletto.
"Ah, niente di che; si vede che qualcuno stava parlando di me" disse soffiandosi il naso.
"Allora, Excalibur, mi potresti spiegare perché lo Shinigami ci ha convocati?"
"Penso che ci voglia parlare di quanto sta accadendo con Eibon"
"Eibon… Già…"
I due Antichi Signori camminavano per i corridoi della DWMA scrutati dagli occhi incuriositi degli studenti di passaggio. Excalibur continuava a far roteare il suo bastone da passeggio mentre Cthulhu osservava ogni fascio di luce, ogni colore, ogni forma che quel libro gli aveva sottratto durante i suoi anni di prigionia. Giunsero davanti alla porta della stanza riservata dello Shinigami e subito entrarono. Kid li stava aspettando insieme a Soul. Gli sguardi che si scambiarono furono illeggibili per un occhio umano, furono un discorso a se stante: a Cthulhu non andava giù il fatto che lo avessero tenuto segregato in quel libro dopo tutto ciò che aveva fatto proprio per il nuovo Shinigami ed Excalibur era dalla sua parte, Kid d'altro canto non sapeva se fidarsi o meno di quell'Antico Signore soprattutto se pensava che Eibon li aveva appena traditi e Soul seguiva la diffidenza dello Shinigami. 
"È un piacere rivederti ex-frammento" disse Cthulhu rivolto a Kid.
"Vale lo stesso per me" rispose accompagnando le parole con un leggero inchino.
"Bene Shinigami, ci vuole spiegare il perché di questa convocazione?" tagliò corto Excalibur.
"Abbiamo bisogno di voi per trovare Eibon" gli rispose Soul.
Cthulhu "E perché credete che vi potremmo essere d'aiuto?" 
Kid "Conoscete Eibon da svariati secoli quindi saprete cose che a noi sfuggono"
Cthulhu "Io ancora ignoro il motivo per cui mi ha messo in quel libro e ho dei ricordi molto confusi riguardo ad Eibon"
Kid "Riguardo alla città di Atlantide cosa ci sapreste dire?"
"La città di cosa?" Chiese Cthulhu confuso: non gli sembrava di aver mai sentito quel nome eppure aveva qualcosa di familiare.
"Cthulhu la città di Atlantide, la città in costruita da Eibon; vi abbiamo trascorso diversi anni" gli ricordò Excalibur incuriosita dalla reazione del partner.
"Non… non ricordo nulla a riguardo…" disse l'antico signore tenendosi la testa.
"Sicuro di non ricordare nulla?" provò ad insistere lo Shinigami.
"No… Assolutamente… Nien…" Le parole di Cthulhu rimanevano spezzate e sconnesse tra loro, poco dopo ebbe un'altra fitta alla testa, simile a quella del giorno prima, cadde in ginocchio e si strinse la testa.
"Cthulhu!" urlò Excalibur impaurito.
"Non ti preoccupare… Non è niente…" provò a convincerlo rialzandosi.
Kid e Soul lo osservarono incuriositi: non capivano cosa fosse preso a quell'essere.
"Vi parlerò io di Atlantide" disse Excalibur aiutando il suo amico a sedersi su una sedia poco lontana da loro; poi iniziò il suo racconto "Atlantide era una città che aveva costruito Eibon moltissimi anni fa. Era una terra ricchissima di piante mediche, di materiali utili per costruire artefatti e di campi rigogliosi di un'incredibile varietà di frutti e verdure. Eibon conduceva in quelle terre le sue ricerche e i suoi esperimenti. In breve tempo altri uomini chiesero al signore asilo presso quella terra arcadica e lui non esitò ad accettare. Per qualche anno anche noi Antichi Signori trascorremmo le nostre vite in quei luoghi meravigliosi e incantevoli. Ma, dopo che io e Cthulhu ce ne fummo andati, dopo che Ashura ci tradì, ci fu un ulteriore scontro tra tuo padre e Eibon al termine del quale i due decisero di affondare Atlantide. Tutto questo avvenne ottocento anni fa e, da quel momento, Eibon vive a Lost Island"
"Ma ora dove si trova Atlantide? Insomma in quella mare sorgeva l'isola?" sbottò ad un certo punto Kid.
"Io non ho mai parlato di "isola nel mare" " osservò Excalibur.
"Cosa intendi dire?" domandò incuriosito Soul.
"Atlantide era un'isola sospesa nel cielo" disse Excalibur.
"Sospesa nel cielo?" chiesero all'unisono Kid e Soul.
"Sì, è per questo che nessuno di noi sa dove si trova: l'isola era in continuo movimento quindi non possiamo sapere dove si trovasse quando è stata affondata" concluse Excalibur.
"Ma com'è possibile che un'isola fluttui in mezzo al cielo?" Insistette Kid.
"Credo che voi sappiate già la risposta" si limitò a dire Excalibur.

La luna era ancora avvolta dalla barriera di sangue nero che venti anni prima era stata creata da Crona. La luce e il volto del satellite riuscivano comunque a filtrare attraverso a quel velo nero ma non era più stato lo stesso. In quella notte una figura osservava la luna e sfiorava con le dita lo strato di sangue che la avvolgeva. Affondò la mano in essa non trovando alcuna resistenza e quando la estrasse stringeva in mano un cubo insolito. 
"Rieccoti… Brew" Disse Eibon osservando l'oggetto.

"Allora Vittorio vuoi un caffè?" domandò Perenelle mentre si alzava per portare in cucina i piatti.
"No grazie Perenelle" rispose il ragazzo "Anzi lascia che ti dia una mano con i piatti…"
"Non se ne parla! Sei nostro ospite e non ti devi preoccupare di queste cose" sorrise la donna.
"Dai Vittorio vieni con me che ci facciamo una bella partita a tressette!" disse Nicolas prendendolo per il braccio.
"Ma! Papà!" lo interruppe Angelica.
"Oh dai voi avrete tutta la notte per voi!" rise Nicolas lasciando la figlia arrossire.
Vittorio si sedette al tavolino insieme al padre della sua ragazza e iniziarono a parlare del più e del meno mentre si scambiavano imprecazioni a seconda delle carte che pescavano.
"Sai è veramente un bravo ragazzo Vittorio" disse Perenelle alla figli che la stava aiutando a sistemare le stoviglie.
"Sì ma papà ogni tanto penso che sia un po' troppo poco indiscreto" disse Angelica sospirando.
"Ahahah tuo padre è fatto così"
"Mamma ma, voi due, come vi siete incontrati?"
"Ahahah me lo ricordo ancora come se fosse ieri: ero una studentessa della DWMA e, non ho mai capito il perché, in molto facevano i cascamorti con me, inutile dire che il tutto mi dava molto fastidio. Tutti quei ragazzi scoprii che avevano una specie di avversione rispetto ai libri così, nelle ore buche, per sopravvivere a quelle sanguisughe, mi rifugiavo in biblioteca. Un giorno durante una delle mie fughe urtai per caso un ragazzo che reggeva una pila di libri che cadde rovinosamente in terra. Allora non curandosi dei libri che avoco sparso per terra, dopo avere recuperato i suoi occhiali, mi diede una mano per alzarmi sorridendo. Iniziammo a parlarci cominciando con le mie scuse e poi parlammo, parlammo e parlammo ancora, saltammo tutte le lezioni di quel giorno e alla fine decidemmo di rivederci il giorno dopo. Dopo qualche tempo ci fidanzammo e siamo ancora insieme da allora"
"Che bella storia mamma"
"Ah lo so… Ma te ti deciderai mai a dirmi come vi siete incontrati te e Vittorio?"
"Magari tra un po' ahahah"
Le due donne iniziarono a ridere felici finché un insistente bussare non turbò quell'atmosfera.
"Chi potrà mai essere a quest'ora" disse Nicolas alzandosi verso la porta "e tu Vittorio non barare mentre non guardo ahahah"
Non appena aprì la porta Nicolas si ritrovò davanti Byron, Ginevra, Excalibur e Cthulhu. Vittorio si accorse dei quattro alla porta e, mentre Angelica arrivava in salotto e si girava verso la porta, chiese: "Cosa ci fate qui ragazzi?"
"Abbiamo un enorme problema" iniziò a dire Excalibur.
"Eibon ha ripreso Brew" concluse Cthulhu.

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Capitolo 11
*** Imbrogli e misteri ***


AVVISO LOGISTICO
Rivolgo questo avviso ai miei 4 lettori che seguono regolarmente le follie della mia penna ubriaca.
Innanzitutto vorrei cominciare col ringraziarvi per il vostro supporto sia chi si limita a leggere le mie fanfiction sia chi diventa partecipe di esse mediante i suoi commenti.
Proseguo scusandomi per essere venuto meno alla pubblicazione settimanale di capitoli per quanto riguarda la serie "Le memorie di Dante Alfivelli" e la serie "Storie dell'umana follia" ma in questo periodo sto lavorando a un altro progetto che reputo immensamente importante ("Umanità") e sto valutando di iniziare un'altra fanfction totalmente originale che dovrebbe avere il titolo di "Interdictae Virtutes" ma di questo avrò modo di riparlarne più avanti.
Allora nel corso della settimana mi auguro di raggiungere il capitolo 11 sia per quanto riguarda "Le memorie di Dante Alfivelli" sia per quanto riguarda le "Storie dell'umana follia" per arrivare a pubblicare a fine settimana i capitoli 12 e tornare alla cadenza settimanale delle serie.
Qui di seguito riporto una breve lista delle future pubblicazioni scusate se vi ho disturbati e se aveste commenti o preferenze da esprimere non esitate a farlo.
"Le memorie di Dante Alfivelli"--> Pubblicazione settimanale sabato/domenica;
"Storie dell'umana follia"--> Pubblicazione settimanale sabato/domenica;
"Umanità"--> Pubblicazione random durante la settimana;
"Interdictae Virtutes"--> Probabile pubblicazione da metà giugno con cadenza settimane durante la settimana.
Grazie mille per l'attenzione e buona lettura.

"Com'è possibile che Eibon abbia ripreso Brew" Sbottò Byron davanti a Kid. 
A causa della gravità della faccenda si erano ritrovati nella stanza dello Shinigami i componenti del team Checkmate, il professor Stein e la professoressa Marie, Maka, Soul, Kid e i due antichi signori.
"È probabile che Brew abbia reagito alla presenza di Eibon o che questi abbia usato in un qualche modo le sue capacità magiche" osservò Soul.
"E quindi ha raggiunto la luna sempre tramite queste, giusto?" notò August.
"Pensiamo che sia andata proprio così" terminò lo Shinigami.
"Ma perché Eibon avrebbe nuovamente bisogno di Brew?" Chiese Ginevrai riaprendo l'argomento.
"Tu lo sai, non è vero?" disse Mefistofele nella testa di Vittorio.
"Cosa intendi dire?" gli domandò il ragazzo.
"Sai perché Eibon ha ripreso Brew" sorrise il diavolo.
"Come diavolo potrei saperlo?" continuò a chiedere Vittorio.
"Lo sai perché hai letto questo libro" Mefistofele stringeva in mano un libro consunto dal tempo che aveva per titolo "La città degli Antichi".
"Mi ricordo quel libro... Se non sbaglio l'ha scritto un accademico screditato di Firenze il cui cognome era... Oh cavolo non ricordo..."
"Ti do una mano, lui si chiamava Fulcanelli; ma non è questo quello che importa, leggi qui" e porse il libro al ragazzo aprendolo alla pagina in cui si trovava un segnalibro.
Vittorio cominciò a leggere " "...Ebbene Atlantide divenne così il luogo in cui trascorsero parte della loro immortale vita gli Antichi Signori finché lo stesso creatore di Atlantide non si mise contro le folli regole dettate dal Dio della Morte il quale, scoperto il suo tradimento, lo costrinse ad affondare il paradiso che era riuscito a creare..." Ma questo non ha niente a che fare con Eibon e il Brew"
"Continua a leggere" si limitò a dire Mefistofele.
"Ok "... Questi allora rimosse il motore che reggeva la città e venne esiliato in un'isola perduta nell'attesa che il suo ricordo e il ricordo del mondo che era riuscito a creare svanissero dalla mente di chi accolse nelle sue terre". Questo vuol dire che..."
"Esattamente: Eibon creò la mitica città di Atlantide e Brew era il motore che la sorreggeva; ma tu non dire nulla"
"Cosa intendi dire?"
"Aspetta di sentire cosa sa o cosa vi vuole far credere lo Shinigami, poi prenderai la tua decisione" consigliò il diavolo.
 
"A dire il vero non abbiamo idea di ciò che Eibon abbia intenzione di fare con Brew... È per questo che vi abbiamo convocati" A quelle parole i due Antichi Signori, Stein e Marie lanciarono un'occhiata confusa allo Shinigami. Poi, facendo finta di niente, proseguì "Per questo abbiamo deciso di mandare voi sei ragazzi più i due Antichi Signori a investigare a Lost Island. Il problema è che dovrete partire il prima possibile quindi andate a prepararvi e partite!"
"Sì lord Shinigami" risposero i ragazzi all'unisono tranne Vittorio che recitò quella frase con qualche secondo di ritardo, poi si congedarono insieme a Excalibur e Cthulhu che guardarono con sguardo torvo lo Shinigami.

"Perché hai mentito ai ragazzi?" domandò Stein cercando di nascondere la sua furia.
"Non avevo intenzione di coinvolgerli" Si limitò a rispondere lo Shinigami.
"E allora perché li hai convocati? Per mandarli alla ricerca di tracce che non esistono e tenertli fuori dai piedi?" Continuò il professore.
"Stein; ti prego, non agitarti" cercò di supportarlo Marie.
"Era la scelta più giusta; sono troppo coinvolti in questa vicenda" disse Kid ai due professori che stavano uscendo dalla stanza.
"La più giusta o la più comoda?" sussurrò Maka con un sorriso deluso.

I ragazzi si erano divisi ognuno diretto verso casa sua per prepararsi alla missione. Vittorio, Byron, Cthulhu ed Excalibur proseguivano verso casa in totale silenzio; già le vie notturne della città creavano un'atmosfera sinistra poi il silenzio tra loro era qualcosa di irreale, solitamente Vittorio avrebbe discusso con Cthulhu ed Excalibur avrebbe litigato con Byron e invece no, silenzio.
"Ha mentito, lui sa" riprese a dire Mefistofele nella testa di Vittorio.
"Se ha mentito l'ha fatto per un buon motivo" cercò di rispondere il ragazzo, ma neanche lui credeva a quelle parole.
"Sento che non credi nemmeno tu a quello che dici; parlane con Cthulhu magari ti ascolterai più volentieri lui di me" disse subito prima di sparire.
Vittorio si avvicinò a Cthulhu e disse "Cthulhu, lo Shinigami stava mentendo?" A quella domanda Excalibur si bloccò di colpo e, senza voltarsi disse "Non adesso, ne parliamo una volta a casa" e riprese a camminare lasciando i due ragazzi particolarmente confusi.

"Quindi lo Shinigami ci sta mandando in un vicolo cieco quando in realtà dovremmo cercare Atlantide?" Chiese Byron.
"Esattamente" confermò Excalinur.
"Che pezzo di merda" sbottò il ragazzo in t-shirt.
"Non bestemmiare idiota" disse Excalibur tirantogli il bastone sulla testa stranamente con meno forza del solito.
"E noi ora cosa facciamo?" riprese a domandare Byron.
"Dobbiamo andare a Lost Island sono gli ordini dello Shinigami" sbuffò Excalibur.
"Oppure..." sussurrò Mefistofele.
"Oppure cosa?" gli chiese Vittorio.
"Non dirmi che ti sei già dimenticato della strega"
"La strega..." Pensò il ragazzo "La strega!" esclamò subito dopo.
"La strega?" domandò Cthulhu.
"Certo" iniziò a spiegare "Prima che noi ci incontrassimo abbiamo combattuto una strega qui a Death City che utilizzava un artefatto creato da Eibon. Piuttosto che andare a Lost Island in un vicolo cieco potremmo andare a cercare quella donna"
"È vero; almeno piuttisto che far niente potremmo scoprire altro su Eibon!" disse esultante Byron.
"Idioti!" smorzò il loro entusiasmo Excalibur "Come credete di farla in barba allo Shinigami?"
"Semplice" iniziò a proporre Byron "Andremo a Lost Island e, dopo esserci arrivati, ci teletrasporteremo grazie ai tuoi poteri in una zona dove cominceremo le ricerche. Poi, con l'aiuto di due Antichi Signori, sarà uno scherzo fregare uno Shinigami ancora giovane"
Excalibur si alzò e sbuffò "Idioti!" poi sorrise e aggiunso "Va bene! Facciamolo!"

Una volta tutta la squadra si ritrovò sulla barca diretta a Lost Island Vittorio e Byron esposero il loro piano ai compagni e i loro dubbi riguardo lo Shinigami. Loro accettarono subito l'idea poiché anche loro iniziarono a nutrire qualche dubbio nei confronti dello Shinigami.
"Bene, ma come facciamo a rintracciare la strega dell'altro giorno?" chiese Tiber curioso.
"A questo ci pensiamo io e Vittorio" rispose Cthulhu.
"E in che modo?" insistette l'Equus.
"Vedete io posso amplificare la capacità di percezione delle anime di chiunque abbia in se una massiccia dose di follia" ammise l'Antico Signore.
"Ma sarà pericoloso?" domandò Angelica preoccupata.
"Non ti preoccupare starò bene" le rispose baciandola dolcemente sulle labbra.
Byron lo canzonò ripetendo quella frase e fingendo di baciare qualcuno accanto a lui. Vittorio si levò una scarpa e gliela lanciò in testa rischiando di farlo cadere dalla nave.
"Smettetela di fare i cretini, siamo quasi arrivati" disse Excalibur ai comandi della nave.
Scesi a riva Cthulhu e Vittorio iniziarono a "scansionare" le anime del mondo. Vittorio sentiva la follia ribollire dentro di lui poi ad un tratto si trovò in uno studio insieme a Mefistofele davanti a un mappamondo.
"Molto bene" disse il diavolo "Qui a Lost Islan ci siamo noi e gli altri" detto questo prese delle puntine e le conficcò nel mappamondo "Poi, qui vicino all'Everest si trovano lo Shinigami, la professoressa Albarn e il signor Eater" e ripetè la stessa cosa con le puntine "Il professor Stein e la professoressa Marie sono rimasti a Death City; poi... Oh ti vuoi concentrare? Se continuiamo così localizzeremo tutto il mondo tranne quelle streghe!"
"Scusa ma non so come fare" disse Vittorio.
"Allora ti spiego, in questo momento stai pensando a tutte le persone che ti passano in mente e le stai localizzando tu devi concentrarti su quella strega, intesi?" spiegò Mefistofele "Ti credevo più in gamba"
"Ok ora ci riprovo..." Vittorio si concentrò ma non riusciva a ricordare nulla di quella strega "Non ce la faccio non ho abbastanza ricordi su di lei... Aspetta un momento!" subito tornò a concentrarsi ma questa volta sulla follia che aveva provato nel toccare le forbici di Eibon.
Il mappamondo iniziò a muoversi e Mefistofele infilò sorpreso un'altra puntina rossa nel mappamondo.
"Sapevo che eri in gamba" sorrise il diavolo.
"Dove si trova quell'artefatto?" domandò allora il ragazzo sfinito.
"Nella foresta amazzonica, se vogliamo essere precisi nel castello di Baba Yaga" disse serio Mefistofele.
"Il castello di Baba Yaga? Ma è dove la squadra dello Shinigami ha sconfitto Arachnophobia e Aracne!" si meravigliò Vittorio.
"Già; e vi consiglio di stare molto attenti: in quel castello ci sono tre streghe" disse svanendo.

"Vittorio ci sei?" chiese Cthulhu aiutandolo a rialzarsi.
Si vede che durante quella "scansione" era svenuto a terra.
"Sì, sì; tutto bene non preoccupatevi" disse rialzandosi e sorridendo ad Angelica che si era preoccupata.
"Allora l'hai localizzata?" domandò Byron sicuro della riuscita del piano.
"Sì; si trova nel castello di Baba Yaga e non è da sola: ci sono altre due streghe con lei" affermò il ragazzo.
"Allora non c'è tempo da perdere!" Esclamò Excalibur trasformandosi "Cthulhu sei pronto?"
"Assolutamente" rispose l'Antico Signore affermando la somma arma e, disegnato un cerchio nell'aria, aprì un portale diretto al castello.
"Muoviamoci" disse Cthulhu. I ragazzi escalmarono all'unisono "Andiamo!" e si gettarono tutti in quel varco.

Lo Shinigami, Maka e Soul stavano sorvolando l'Everest credendo che Atlantide potesse essere nascosta in una qualche catena montuosa.
Ad un certo punto Kid chiese "Maka puoi guardare con la percezione dell'anima se i ragazzi, Cthulhu e Excalibur hanno obbedito alle mie istruzioni?"
"Certo Kid" e allora Maka si concentrò su Lost Island e rintracciò il gruppo ma, subito, le loro anime svanirono da Lost Island. Allora cercò di rintracciarli nuovamente e li trovò davanti al castello di Baba Yaga.
"Allora Maka, stanno obbedendo?" Chiese Kid stupito del fatto che la ragazza ci mettesse così tanto.
"Sì scusa è che sono un poì arrugginita; comunque sì: si trovano tutti a Lost Island" Mentì allo Shinigami esattamente come lui aveva fatto con loro.

"È un peccato che i ragazzi siano dovuti andare via così in fretta e furia" disse Perenelle al marito.
"Hai ragione, ma che ci vuoi fare, gli ordini dello Shinigami sono ordini" rispose Nicolas sfogliando il giornale.
"Già..." disse mestamente la donna.
All'improvviso una lettera scivolò sotto alla porta di casa loro. Nicolas si alzò e la raccolse: sulla busta non c'era scritto nulla; l'uomo spezzò la ceralacca che la sigillava e estrasse un piccolo foglio che recitava:
"Nicolas;
ho bisogno di incontrarti.
Incontriamoci domani al tramonto dove tu sai.
Se vuole Perenelle può venire; mi farebbe molto piacere rivederla.
A presto
Eibon"
"Chi è che scrive Nicolas?" chiese la moglie.
"Eibon. Ha bisogno di vedermi" rispose stringendo in mano la lettera.
Perenelle si stupì e per poco non lasciò cadere un piatto che stava asciugando, poi sorrise "Sarà bello rivedersi dopo tanto tempo... Posso venire anche io?"

 

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Capitolo 12
*** Tagliare il filo ***


L'umidità era diventata ad un tratto quasi insopportabile. Il sudore iniziava a comparire sulla pelle dei sei ragazzi mentre i due Antichi Signori rimanevano impassibili nei loro vestiti. Il portale che avevano appena attraversato li aveva condotti nel cuore della foresta amazzonica, a circa un chilometro dal castello di Baba-Yaga.
"Mi volete dire che ora dobbiamo farci una "passeggiata" in questi luoghi "sicurissimi" per arrivare alla destinazione quando ci saremmo potuti arrivare direttamente col teletrasporto!?" Sbuffò Byron sottolineando con enfasi la parola "passeggiata" e "sicurissimi".
"Idiota! Se ci fossimo materializzati troppo vicini al castello ci avrebbero sicuramente intercettato!" Gli disse Excalibur mentre lo percuoteva col suo bastone.
"D'ora in avanti è meglio che le armi si trasformino: dobbiamo essere pronti ad ogni eventualità" propose convinto Cthulhu.
Allora le armi assunsero la loro seconda forma: Excalibur, in forma di Spada Leggendaria, ricadde nel fodero che portava alla vita Cthulhu; Ginevra, trasformatasi in Bacchetta, era stretta saldamente dalla mano destra di Angelica; Byron, nella modalità Palla Chiodata, era legato alla caviglia destra di Vittorio e, dopo che il ragazzo si fu fatto passare la catena sulla spalla, la palla rimaneva penzolante dietro alla sua schiena; gli Equus dopo essersi giocati il diritto ad essere usati come arma a morra cinese, alla quale vinse August, aprivano le fila per le incredibili facoltà di cecchino di Tiber. 
Proseguirono nella foresta seguendo le indicazioni di Vittorio che riusciva a sentire il flusso di follia emanato dall'artefatto. Come si aspettavano gli Antichi Signori l'area più prossima al castello era disseminata di trappole che però erano semplici da individuare per l'occhi attento di Tiber. Oramai erano in grado di vedere il castello dalla forma di ragno ergersi al centro di una specie di conca scavata nel terreno.
"Ci siamo…" bisbigliò Angelica "Come agiamo adesso?"
"Ascoltatemi" iniziò Cthulhu "Là dentro abbiamo solo la certezza che si trovino tre streghe, non possiamo dire altro, ma credo che queste abbiano piazzato guardie in tutto il complesso quindi: io ed Excalibur ci occuperemo di tutte le guardie e dei vari custodi, voi altri vi dovete concentrare sulle streghe"
"Noi concentrarci sulle streghe?" disse dubbioso Tiber "Ma non sarebbe meglio se le affrontaste voi che siete antichi signori?"
"Certo, potremmo occuparcene noi" ammise Cthulhu "Ma non sappiamo quali altri esseri si aggirano per quel castello e, non stento a credere, che potremmo trovare qualcosa di peggiore rispetto alle streghe e, per di più, questa è la vostra occasione per diventare Death-Scythe"
Cthulhu aveva ragione e i ragazzi se ne resero conto solo allora. Raggiungere il grado di Death-Scythe era il sogno di ogni arma ma, dopo l'armistizio siglato con le streghe, era divenuto impossibile tant'è che il professor Evans, dopo la battaglia col Kishin, aveva assunto il titolo di "The Last Death-Scythe". Ma ora che alcune streghe avevano violato quel patto, ora che un partito dichiaratosi opposto a quell'armistizio potevano essere forgiate altre Death-Scythe.
"Hai ragione!" si rinfrancò Tiber "Vittorio riesci ad individuare dove si trovano le streghe?"
"Aspettate un attimo e vi dico" disse il ragazzo.
Allora si concentrò sulle lunghezze d'onda dell'anima che aveva percepito prima con l'aiuto di Cthulhu…
"Le ho trovate!" si chinò a terra e preso un bastoncino disegnò lo schizzo di un ragno e numerò le otto zampe partendo da quella più in basso a destra e proseguendo in senso antiorario "Allora ogni "zampa del ragno" termina in una specie di torre. Le nostre tre streghe si trovano nelle zampe 7, 5 e 3"
"Molto bene allora noi cercheremo di arrivare alla zampa sette" disse convinta Angelica.
"Noi alla cinque" seguì Tiber.
"E noi alla tre" concluse Vittorio. 
"Bene, essendoci un unico ingresso irromperemo insieme poi ci divideremo ok?" Domandò infine Cthulhu.
"Ok" risposero i ragazzi all'unisono.
Il gruppo silenziosamente giunse davanti all'enorme portone di ingresso alto una decina di metri e protetto da assurdi meccanismi. Mentre i ragazzi osservavano la porta incuriositi da ingranaggi sporgenti, leve e carrucole arrugginite Cthulhu estrasse Excalibur dal fodero e, sferrando un fendente secco, tagliò l'immensa porta a metà.
"Ragazzi andate, qui ora ci pensiamo noi" sorrise l'Antico Signore.

Una donna avvolta nell'oscurità sistemava una scacchiera dall'aspetto misterioso ed antico; osservava i pezzi e li disponeva al loro posto preparandosi ad una qualsiasi occasione. Ad un certo punto sentì un forte botto in lontananza e allora iniziò a percepire la presenza di intrusi all'interno del castello. Percepiva sei anime umane e due immense anime appartenenti ad Antichi Signori. "Ora finalmente ci si diverte" disse spostando avanti di due caselle un pedone.

Angelica procedeva lungo i corridoi del castello con sicurezza osservando attentamente ogni angolo, ogni pertugio; dopo poco iniziiò a sentire alcuni passi che avanzavano verso lei.
"Cosa facciamo adesso?" Chiese Ginevra.
"Siamo qui per combattere quindi credo sia arrivato il momento" disse Angelica sollevando delicatamente la compagna come un direttore d'orchestra pronto a dirigere la sinfonia.
Da una svolta comparvero un gruppo di cinque esseri identici a quelli che avevano combattuto per le vie di Death-City qualche giorno prima.
"Ancora loro? Vabbè cerchiamo di fare in fretta!" mentre diceva questo, Angelica, aveva cominciato a muovere la bacchetta dalla quale iniziava a fuoriuscire un pentagramma formato da elettricità che cinse i cinque occhi e li strinse finché non svanirono in una nube nera.
"Ottima mossa Angelica, proseguiamo prima che ne arrivino altri" Propose Ginevra e la compagna annuendo riprese ad avanzare verso la torre in cui si celava la strega.
Quando le due giunsero davanti alla porta della torre questa si aprì da sola verso l'interno e, una volta varcata, si richiuse alle loro spalle. La sansa era illuminata da lampade appese alle pareti e da un grande lampadario sospeso al centro della stanza; sotto di esso una tavola lunga accoglieva un lunghissimo velo di seta sul quale erano illustrate storie diverse tra loro e, una donna, scorreva la sua mano e, giunta allo "stacco" che divideva una storia dall'altra, separava con forbici enormi le due narrazioni.
Senza alzare lo sguardo la donna iniziò a parlare "Siete le due ragazze che ho già incontrato a Death-City, vero?"
"Cosa sono questi convenevoli? Siamo qui per avere informazioni!" Rispose severa Angelica.
"Oh certo, non sarò io ad ostacolarvi: chiedete e vi sarà detto" disse serena la donna mentre continuava a tagliare le storie.
"Vogliamo sapere dove avete trovato le forbici di Eibon" asserì la ragazza.
"Oh certo… Intendi dire queste forbici vero?" continuò mostrando le forbici che stringeva tra le mani "Durante alcune nostre ricerche, ma parliamo di secoli fa"
"E perché siete usciti allo scoperto solo ora?"
"Beh è semplice gli antichi signori stanno scomparendo uno dopo l'altro… È il momento che nuovi signori si facciano avanti"
"E voi vorreste essere questi nuovi signori?"
"Assolutamente…"
"Allora, mi dispiace, ma non possiamo lasciarvi andare avanti in questo folle piano"
"Purtroppo dispiace anche a me… Dover tagliare il filo di una ragazza così giovane è sempre un peccato" concluse la donna alzandosi dalla sedia.
Solo in quel momento Angelica la poté guardare meglio: era vestita con degli aviti neri da sarta, i capelli neri erano legati in un elegante chignon mentre gli occhi erano coperti da una spessa benda nera attraverso la quale doveva essere impossibile vedere; era una donna bellissima ma doveva nascondere qualcosa…
"Tu chi sei?" chiese impaurita la Regina di cuori.
"Io sono Atropo, la strega che recide il filo" rispose con un ghigno scagliandosi contro di lei con le forbici aperte.
Angelica balzò indietro per schivare la chiusura dell'arma. Atropo però menò un fendente con le forbici ancora spalancate generando un fendente di energia che colpì la ragazza sbalzandola contro una parete.
"Angelica!" urlò Ginevra preoccupata.
"Non temere…" disse lei rialzandosi in piedi "Non sono così facile da battere" e iniziò a generare note e pentagrammi con l'aiuto della compagna che bersagliavano la strega che le evitava come se fosse stata in grado di vedere tutto.
Il combattimento era palesemente a senso unico: ogni pentagramma di Angelica veniva reciso, ogni nota tagliata in due; la strega menava i suoi fendenti e Angelica faticava sempre di più ad evitarli. Atropo cogliendo l'inferiorità della ragazza iniziò ad infierire: quando poteva evitava di ferirla direttamente, le tirava ginocchiate nel ventre, la scaraventava addosso ad altre pareti e la ragazza più volte sputò sangue a terra a causa della brutalità dell'assalitrice.
"Angelica forse è meglio ritirar…" "No! Non ci ritireremo… Preparati!" "… Va bene!"
Agelica allora, dopo essersi rimessa in piedi per l'ennesima volta, si ricompose e iniziò a dirigere un'orchestra immaginaria "Anime in risonanza!" urlarono le due compagne ormai stremate e una musica iniziò a sollevarsi per la stanza. Atropo si guardò intorno confusa finché fasci di elettricità non iniziarono a danzarle intorno, imprevedibili e rapidi. La strega cercava di evitarli ma era estremamente difficile poi, quando venne colpita da uno di questi, fu la fine: cadde in un vortice di attacchi concatenati dai quali non poteva fuggire in alcun modo e, nel finale di questi, una grande colonna di elettricità la colpì in pieno lasciandola stremata a terra.
Angelica sorrise ma cadde stremata a terra. Ginevra tornò in forma umana e cercò di farla riprendere. 
"Angelica mi senti! Angelica svegliati ti prego!" Urlava a squarciagola poi la voce le mancò all'improvviso e sentì una fitta atroce nel fianco destro. Il sangue iniziò a fuoriuscire a fiotti dal fianco e lei si accasciò dolorante a terra mentre Atropo rimuoveva la forbice dal fianco.
"Levati dai piedi" disse rivolta a Ginevra mentre le tirava un calcio che la scaraventava lontano dalla compagna.
"Brutta insolente bastarda" continuò a dire questa volta rivolta ad Angelica "Mi hai quasi uccisa… Ho scottature praticamente su tutto il corpo e tu hai ancora il coraggio di respirare… Prima mi sbagliavo… Sarà un piacere recidere il tuo filo"
La strega avvicinò la mano al corpo di Angelica e la sua anima si materializzò: brillava rossa, avvolta da gambi spinati come una rosa. Atropo tese la mano ed estrasse un filo da essa, spalancò le forbici come le fauci dell'inferno e, pronta a recidere la vita della ragazza, disse "Ormai sei finita. Addio ragazz…" ma si interruppe all'improvviso notando un secondo filo fuoriuscire dall'anima "Ma… Com'è possibile… Non è… Non può essere" iniziò a tirare anche il secondo filo e lo studiò "Non può essere… Nessun essere al mondo possiede due fili nell'anima… Cosa vuol dire…" iniziò a rimuginare la strega ma poi distolse la mente da quel problema "Vabbè, vorrà dire che li taglierò entrambi a cominciare da questo" disse stringendo in mano il secondo che aveva estratto lasciando il primo penzolare dall'anima.
"Addio ragazzina" e chiuse le forbici sul filo ma, quando le lame vennero a contatto con esso, una luce si sprigionò e la strega indietreggiò come sbalzata da un colpo inaspettato e si coprì gli occhi come se quella luce fosse in grado di vincere la cecità imposta dalla sua benda. 
Allora stupita tornò verso la ragazza e bisbigliò, reggendosi alle forbici usate come sostegno, "Cosa sei tu?" poi un dolore improvviso le attraversò il petto, proprio dove giaceva il suo cuore. Guardò in basso e vide una bacchetta elettrificata che la attraversava. L'arma poi ricadde all'indietro e, tornata umana, Ginevra disse "Mi dispiace ma non sono stupida come te: se devo uccidere, uccido".
La strega allora si dissolse in un fumo purpureo lasciando ricadere le forbici a terra e un'anima scura volteggiare sopra esse.
La ragazza esulta per la ferita al fianco si accasciò accanto alla compagna svenuta bisbigliando "Angelica…"

Vittorio e Byron avanzavano per i corridoi del castello eliminando quegli schifosi occhi finché non giunsero davanti alla porta della torre che si aprì da sola. Non appena entrarono trovarono una sala completamente vuota se non per una donna che, seduta ad un arcolaio, otteneva filo nero de una sostanza fumosa; il filo si accumulava vicino a lei formando un mucchio più altro dell'arcolaio stesso.
"Bene, bene…" iniziò a dire la bellissima donna vestita da sarta con gli occhi coperti da una scura benda.
"Quindi sarete voi i miei avversari" proseguì.
"No!" la interruppe una voce che risuonò in tutta la stanza facendo trasalire sia lei che i ragazzi.
Vittorio e Byron si guardavano intorno "Hai capito da dove proviene questa voce?" Domandò Byron.
"Assolutamente no; deve essere una specie di incantesimo" ipotizzò il ragazzo.
"Ma signora; io pensavo che li avremmo dovuti eliminare noi…" affermò la donna rivolta verso l'alto.
"Ho cambiato idea… Voglio un po' divertirmi io con questi due ragazzi" A quelle parole una luce candidissima iniziò a cingere i due compagni confusi.
"Va bene signora" si limitò a dire la strega che filava.
"Tu intanto, Cloto, vai ad aiutare Lachesi; potrebbe trovarsi in difficoltà" comandò nuovamente la voce misteriosa mentre Vittorio e Byron sparivano lentamente.
"Ma certo signora" obbedì Cloto.

I due ragazzi si svegliarono all'interno di un enorme salone dorato nei quali si trovavano meravigliosi mobili d'epoca, un pianoforte a coda, quadri di artisti famosi e un'immensità di ricchezze mai viste fino ad allora. Byron era ancora nella sua forma d'arma e Vittorio, dopo essersi rialzato meravigliato se lo mise in spalla. Al centro della sala, sotto un immenso lampadario di cristallo, si trovava un tavolino con sopra una scacchiera e, seduta dietro i pezzi bianchi, una donna bellissima guardava nella direzione di Vittorio. Aveva i capelli biondi e lucenti come il sole, un sorriso inenarrabile, due profondissimi occhi azzurri e un corpo incredibile. Vittorio e Byron erano incantati da quella visione.
"Suvvia non guardatemi così" disse timidamente la donna con la voce che avevano sentito poco prima nell'altra sala del castello "mi fate arrossire"
Inutile dire quanto i due ragazzi fossero scettici nei suoi confronti però era tutto così dannatamente perfetto…
"Dai Vittorio vieni, concedimi una partita a scacchi" disse la donna invitandolo a sedersi difronte a lui.
"Ahahah ora sì che ci divertiamo" rise Mefistofele nella testa di Vittorio.
"Sai di chi si tratta?" chiese il ragazzo al suo diavolo.
"Assolutamente no; ma percepisco che è incredibilmente pericolosa" rispose lui tornando serio.
"Non sta bene dire queste cose a una signore, Mefistofele" disse lei con un sorriso d'angelo.
"Cosa?! Può sentirmi?" Sobbalzò lui.
"Certo che posso sentirti"
"Cosa diavolo sta succedendo?" Si chiese Byron.
"Oh miei affascinanti ragazzi… lo capirete presto" rispose quella donna angelica con un ghigno.

Nicolas e Perenelle erano seduti ad un caffé di Firenze non molto lontano dalla basilica di Santa Maria del Fiore. Lui stava sorseggiando una tazza di tea mentre lei mangiava elegantemente una fetta di torta.
"È un piacere rivedervi" disse Eibon comparendo accanto al loro tavolo.
"Eibon! Ma sei pazzo a farti vedere così in pubblico! Lo sanno tutti che sei ricercato oramai!" sbottò Nicolas al quale andò il tea di traverso.
"Non ti preoccupare, ho fatto in modo di creare un'illiusione intorno a noi di modo che, gli altri che guardano verso di noi, vedano solamente voi due che discutete amabilmente" rispose l'Antico Signore.
Perenelle allora disse contenta "Eibon è un piacere rivederti!"
Lui sorrise "Grazie di ever accettato il mio invito"
"Figurati, ma spiegaci: cosa sta succedendo?" chiese Nicolas ripresosi dalla sua apperente strozzatura.
Vi spiego" iniziò a dire l'Antico Signore "le streghe che tempo fa rubarono gli artefatti che creai con voi sapete chi hanno iniziato a muoversi attirando anche l'attenzione del nuoovo Shinigami..."
"Quelle quattro megere... Dovevamo fermarle anni fa..." mugugnò Nicolas.
"Sarebbe stato troppo pericoloro, lo sapete..." continuò a dire "...comunque ho riottenuto Brew e ho intenzione di riazionare Atlantide"
"Ma Eibon..." provò a dire Perenelle.
"Scusatemi ma lo devo fare. Nicolas sai anche tu che è l'unico modo... Temo che vogliano risvegliare quell'essere e Atlantide è l'unico modo che abbiamo di difenderci!"
"... ti prego solo di stare attento" concluse l'uomo appoggiando la tazza vuota sul piattino.
"Non ti preoccupare e avrei bisogno di un altro favore" disse Eibon estraendo un astuccio dal mantello "Potete darglielo voi? Mi farebbe molto piacere che l'abbia" 
"Certamente" disse Perenelle con gli occhi lucidi afferrando l'astuccio.
"Non saprò mai ringraziarvi abbastanza per quello che fate..." Disse l'Antico Signore con le lacrime agli occhi.
"Eibon ti prego, ti vogliamo bene e tu ne vuoi a noi, tutto questo ci basta" gli disse Nicolas stringendogli la mano e sorridendo dietro agli occhiali.
"Grazie Flamel" concluse con una lacrima Eibon sparendo alla loro vista.
Allora i due coniugi si alzarono e passeggiarono un po' per Firenze prima di tornare a casa.

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Capitolo 13
*** L'alba ***


Tiber scrutava ogni angolo, ogni anfratto di quella roccaforte. Contava le gocce di liquido che cadevano dai tubi sopra alle loro teste, osservava i piccoli animaletti che si nascondevano tra le crepe dei muri e nel momento stesso in cui uno di quei mostriciattoli a forma di occhi gli si parava davanti, questi non faceva in tempo a sgranare la sua pupilla, che un colpo di balestra lo riduceva ad una nuvoletta nera. I due partner proseguirono a lungo prima di giungere davanti ad un'immensa porta che si aprì davanti a loro.
Il rumore di una spola in continua corsa distruggeva il silenzio in cui sembrava essere immersa l'enorme stanza che si parò dinnanzi ai fratelli Equus. Esattamente al centro della sala, sotto un lampadario che emetteva una fioca luce a causa di qualche consumata candela, una donna faceva marciare senza sosta la spola. Era una donna dai lineamenti incantevoli con dei lunghi capelli neri e una benda che le copriva gli occhi. Su un tavolo poco lontano da lei erano appoggiati altri oggetti utili a filare, cucire e a tessere storie con fili di diversi colori che ricoprivano parte del pavimento sotto il tavolo. Viceversa, ammucchiato accanto alla sua spola, c'era un intricatissimo groviglio di fili neri come una notte senza il suo riverbero di luci.  Lei continuava a raccontare coi fili storie che i due ragazzi potevano solo intuire da lontano. 
Non appena la porta si fu richiusa alle loro spalle la donna fermò il rumore e guardò, senza vedere, nella direzione dei ragazzi.
"Voi siete i fratelli Equus non sbaglio?" disse sorridente.
Tiber era spiazzato da quella voce leggera a delicata che non poteva appartenere in nessun modo a una strega.
"Tiber! Che hai?" gli chiese a bassa voce August.
"Eh… Oh, niente…" disse al partner, poi si rivolse alla donna e disse "Sì; siamo noi i fratelli Equus!" Cercando di mascherare la sua insicurezza dietro a parole sicure che si spezzavano comunque.
"Allora ditemi… Vi sono piaciute le mie creazioni?" domandò la donna alzandosi verso il tavolo e prendendo in mano due ferri da uncinetto.
"Di che creazioni stai parlando?" ribatté August.
"Suvvia i miei piccoli ricami!" lei intanto aveva iniziato a cucire un qualcosa con i fili neri e le sue mani si muovevano ad una velocità impressionante senza alterare la sua compostezza.
"Non abbiamo idea di cosa tu stia dicendo!" sbuffò August.
"Ora vi faccio vedere" e con quelle parole terminò il suo ricamo che si rivelò essere uno di quei mostri a forma di occhio che continuavano ad avanzare per tutto il castello e che avevano visto per la prima volta qualche giorno prima.
"Come diavolo è…." balbettò Tiber.
"Io sono Lachesi, colei che ordina il filo. Vedete, io e le mie due sorelle siamo in grado di creare questi piccole creature. Mia sorella minore, Cloto, grazie a uno degli strumenti di Eibon e alla sua magia, è in grado di trasformare l'oscurità e la follia in fili che poi io ordino, sempre grazie a questi oggetti creati dall'Antico Signore, creando questi tesorini. Mia  sorella maggiore, Atropo, invece predilige lottare in prima persona ma, grazie alle forbici di quel folle inventore, è in grado di aprire portali attraverso i quali possiamo trasportare le nostre creazioni in ogni angolo del mondo!" spiegò iniziando a tessere qualcos'altro.
"E perché ci stai dicendo tutto questo?" chiese confuso August.
"Siete venuti qui a cercare informazioni; no?"
 "Beh a dire il vero sì ma…" cominciò a dire Tiber.
"Oh spero non abbiate frainteso le mie intenzioni: io volevo solo darvi un contentino prima di uccidervi…" concluse la strega sorridendo.
A quelle parole qualcosa dall'oscurità dietro di lei iniziò a muoversi. Un essere alto circa tre metri apparve da quel buio; aveva una forma umanoide ma di umano non aveva nulla: la sua testa era un occhio, nel torso e nella schiena altri tre occhi si aprivano e si chiudevano alternandosi connessi da quelle che ricordavano fusti intricati di vite che poi proseguivano formando gambe e braccia; là dove nell'uomo esiste un'articolazione  lì, in quell'essere, si trovava un occhio. La mano destra e i piedi erano dotati di artigli neri mentre la mano sinistra terminava in una specie di tenaglia che ricordava un'inquietante pianta carnivora.
Appena lo vide Tiber fece un passo indietro sbigottito poi, ripresa consapevolezza, mirò all'occhio che aveva per testa; quell'essere lo scansò senza problemi e, presa la rincorsa, arrivò subito difronte ai due partner  affondando gli artigli nel fianco sinistro dell'artigiano, il quale sputò a terra un po' di sangue, e, liberatosi da quella presa, cercò di riprendere fiato.
"Tiber tutto ok?" si preoccupò il fratello.
"Sì sì; mi ha preso solo alla sprovvista…" e mentre pronunciava quelle parole mirò nuovamente alla testa; l'avversario si scansò nuovamente ma, prevedendo la sua mossa, Tiber lo centrò in pieno. L'occhio-testa svanì ma il corpo, ancora attivo, scattò in avanti cercando di assalire nuovamente il ragazzo. Tiber saltò indietro evitando la morsa del mostro.
"Vive anche senza testa?" chiese August.
"Sembra che dovremo giocare a "colpisci il bersaglio" con tutti gli occhi del suo corpo…" osservò allora Tiber.
"Vediamo… La testa è andata; ora rimangono: 2 occhi-spalle, 2 occhi-gomiti, 3 occhi nel petto, 3 sulla schiena  e 2 occhi-ginocchi per un totale di 12 bersagli…" calcolò la balestra.
"Bene allora… in un minuto avrò fatto" si limitò a sorridere l'artigiano.
Così Tiber si gettò all'attacco contando ogni singolo dardo scagliato, calcolando ogni reazione di quell'essere, studiando ogni possibilità e anticipando con i suoi occhi il ruotare di quelli dell'avversario senza curarsi minimamente del dolore che gli lacerava il fianco. Tiber era fatto così; ogni ferita sembrava concedergli forza nuova, come un elastico, più lo dilatavano più male si facevano nel lasciarlo andare. Lui però sapeva che un giorno avrebbe trovato qualcuno in grado di sconfiggerlo, lo sapeva da quando aveva varcato i cancelli della DWMA la prima volta, quando aveva conosciuto August e quando si erano legati indissolubilmente come due fratelli. Gli elastici da rompere erano diventati due da quel momento.
L'essere mostruoso che si trovavano davanti diventava sempre più indifeso man mano che i suoi occhi sparivano trapassati dai quadrelli degli Equus e, eliminato l'ultimo occhio, i resti di quell'essere svanirono in un fumo in cui si mischiavano rosso e nero.
Tirato un sospiro di sollievo Tiber puntò August contro la strega e scagliò un ultimo quadrello fiducioso dell'effetto sorpresa.
Il quadrello a meno di due millimetri dalla fronte di Lachesi venne fermato da un filo nero che gli si arrotolò intorno spezzandolo.
"Lachesi hai rischiato di farti uccidere!" questa voce risuonò per la stanza senza che gli Equus potessero capire da dove provenisse.
"Cloto… Cosa ci fai qui?" chiese la strega rivolta a un punto imprecisato sopra la sua testa.
Tiber seguì gli occhi di Lachesi e trovò l'origine di quella voce: una donna avanzava lentamente dall'oscurità sul fondo della stanza e, al suo fianco, la seguiva un arcolaio fluttuante.
"Deve essere la sorella minore…" Ipotizzò August.
"Lei mi ha mandato qui; ha detto che avevi bisogno di aiuto" rispose Cloto a sua sorella.
"E i tuoi ospiti?" domandò la strega con i ferri da uncinetto in mano non curandosi più dei fratelli.
"Ha deciso di occuparsene lei"  disse la sorella mentre sistemava l'arcolaio e si sedeva a filare.
"Strano… Comunque, a questo punto, sarà meglio uccidere questi due seccatori!" Concluse Cloto.
Mentre una delle due filava l'altra utilizzava quello stesso filo per tessere una nuova creatura. Un immenso serpente formato da occhi in continua formazione iniziò a strisciare per tutta la stanza.
"Che cosa…" balbettò Tiber atterrito.

"Cthulhu sei sicuro che stiamo andando dalla parte giusta?" urlò Excalibur al suo compagno.
"Sì, ne sono sicuro! Sento le loro anime, non sono molto lontane!"  rispose serio l'antico signore.
Cthulhu stringeva in mano Excalibur grazie al quale aveva ottenuto due lunghe ali nere mediante le quali attraversava i corridoi in un lampo. La potenza dei due Antichi Signori, uniti insieme nella lotta, era qualcosa di inimmaginabile: non c'era essere che poteva sopravvivere a un singolo fendente della spada leggendaria e ogni ostacolo che i due incontravano lungo la via veniva annichilito dall'unione dei loro antichi poteri. In breve tempo giunsero difronte ad una porta sigillata da un qualche incantesimo.
"Excalibur sei pronto?"
"Certo, sbrighiamoci!"
Cthulhu levò alta la spada e condusse un fendente discendente che spezzò a metà la porta insieme all'incantesimo. I due attraversarono rapidi il varco e Excalibur tornò nella sua forma umanoide. Stese a terra videro Angelica e Ginevra: la prima continuava a perdere sangue mentre la seconda respirava a fatica.
"Ragazze!" urlò spaventato Excalibur.
Ma nessuno gli rispose.
"Cthulhu riesci a fermare l'emorragia di Angelica?" domandò Excalibur.
"Certo!" 
Cthulhu allora si avvicinò al corpo di Angelica e, avvicinata la mano sinistra alla ferita della ragazza, iniziò a muovere i piccoli tentacoli che aveva al posto della bocca disegnando segni arcani in aria; una luce iniziò a diffondersi intorno alla ferita e il sangue, lentamente, smise di fuoriuscirne finché la ferita non si cicatrizzò del tutto. 
Excalibur intanto si stava accertando delle condizioni di Ginevra. Era solo svenuta, dopo un buon riposo sarebbe tornata in forze, quindi non ci si doveva preoccupare troppo; lui la sollevò e la mise in una posizione sicura ma poi si accorse di una cosa: un'anima viola stava fluttuando al centro della stanza.
"Ho guarito la ferita di Angelica, con un po' di riposo si riprenderà del tutto" disse Cthulhu guardando il compagno.
"Cthulhu, guarda…" gli rispose lui indicando col bastane l'anima che l'altro Antico Signore non aveva ancora visto.
"Quella è…"
"Già: è l'anima di una strega"
"Vuoi dire che ce l'hanno fatta?"
"Sì; questa è l'alba di una nuova Death-Scythe" disse Excalibur sorridente sia perché le ragazze fossero salve sia per il traguardo che avevano appena raggiunto.

"Rendiamo le cose più divertenti, d'accordo?" Disse la bellissima donna davanti alla scacchiera e, senza aspettare la risposta dei ragazzi, mosse lentamente la mano sinistra. Byron tornò normale di colpo, senza che lui lo volesse, ma poi avvenne una cosa ancora più incredibile: un fumo rosso iniziò a scaturire dal corpo di Vittorio e, alla sua sinistra, si materializzò Mefistofele.
Byron e Vittorio lo guardarono basiti.
"Come diavolo hai fatto?" chiese Mefistofele a quella donna che, di umano, ormai, aveva ben poco. 
Mentre il diavolo pronunciava quelle parole Vittorio si accorse di una cosa: quelle parole le aveva pensate lui, avrebbe giurato di pronunciarle ma invece si rese conto che fu Mefistofele a farlo.
Byron osservò quell'essere vestito di rosso e capì che era l'altra metà di Vittorio, la sua follia.
"Ahahah prima delle presentazioni è meglio esserci tutti, no?" chiese nuovamente la donna e, nuovamente senza ascoltare la risposta dei tre, mosse lentamente la mano destra.
Un fumo bianco iniziò a fuoriuscire dal corpo di Vittorio e si condensò assumendo la forma inconfondibile di Dante Alighieri.
"Ora ci siamo tutti!" ridacchiò lei muovendo avanti un pedone.
I quattro dalla parte dei pezzi neri si guardarono tra loro confusi.
"Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?" chiese Dante con le parole pensate da Vittorio.
"Bene; mi presento: mi chiamo Kleos e, se non vi muovete a movere, il vostro ricordo sparirà da questo mondo" disse la donna.
Vittorio provò a rispondere ma non riusciva a parlare, non sapeva cosa fosse successo ma la sua voce sembrava svanita. Byron lo guardò dubbioso "Vittorio ti senti bene?" gli chiese poi.
"Non riesco a parlare" disse Dante.
Tutti si voltarono verso l'ombra del poeta italiano incuriositi da quello strano fenomeno.
"Ahahahah le vostre facce sono impagabili!" rise Kleos.
Allora Vittorio capì: le sue parole da sempre dipendevano da quelle sue due componenti umane; la follia, rappresentata da Mefistofele, e il senno, rappresentato da Dante. Ora, a causa di uno strano incantesimo di quella strega, quelle due componenti si erano staccate da lui e parlavano con quelle parole che ora poteva solo pensare a seconda della componente che rappresentavano. Vittorio guardò Byron che era ancora confuso.
"Non ti preoccupare Byron; ora ho tutto sotto controllo" disse Mefistofele.
Allora Dante, Mefistofele e Vittorio si guardarono tra loro e, dopo aver fatto un cenno di assenso, il ragazzo mosse il pedone difronte al re di due caselle mentre le sue due componenti dissero all'unisono "Pedone in E-5".

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