Una famiglia per due

di fragolottina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione ***
Capitolo 2: *** Scambio stanza ***
Capitolo 3: *** Una notte di riposo ***
Capitolo 4: *** Mare ***
Capitolo 5: *** Jeans e disinfettante ***
Capitolo 6: *** Vendetta ***
Capitolo 7: *** Dispetti e incubi ***
Capitolo 8: *** Shopping ***
Capitolo 9: *** Festeggiamenti ***
Capitolo 10: *** Primo incontro ***
Capitolo 11: *** Inizio ***
Capitolo 12: *** Sorpresa ***
Capitolo 13: *** Giulietta e Romeo ***
Capitolo 14: *** Partenza ***
Capitolo 15: *** Vita senza Bill ***
Capitolo 16: *** Appuntamento e minacce ***
Capitolo 17: *** Ultimatum ***
Capitolo 18: *** Crolli ***
Capitolo 19: *** Missione Liz ***
Capitolo 20: *** Ritorno ***
Capitolo 21: *** Happy ***
Capitolo 22: *** Passione ***
Capitolo 23: *** Risveglio ***
Capitolo 24: *** Confronto ***
Capitolo 25: *** Matrimonio ***



Capitolo 1
*** Presentazione ***


presentazione

Il mio nome è Andrea Coop. Mia madre è morta quando io ero molto piccola, quasi non me la ricordo ed io vivo sola con mio padre. Vivevo sola con mio padre. La sua compagna, Michelle Sinclair, è venuta ad abitare a casa nostra da qualche mese insieme a loro.
Loro
sono due gemelli, Bill e Tom, che Michelle ha avuto dal suo ex marito. Tom è una specie di playboy che sembra appena uscito da un gruppo di ballo hip-hop, con lui siamo alla fase "conoscenti passivi", ossia ci rivolgiamo la parola il minimo indispensabile. Bill è un dark egocentrico e vanitoso, passa in bagno più tempo di me a truccarsi e pettinarsi. Dopo tre mesi che vivevamo sotto lo stesso tetto mi ha rivolto soltanto una domanda "Hai una piastra per capelli in ceramica? Tom ha rotto la mia". Avevo scosso la testa, ho i capelli lisci cosa me ne faccio della piastra? E altri tre mesi di ignoranza. pensai che mi odiasse perchè io avevo una stanza tutta mia e lui era costretto a dividerla con Tom: era incredibile come riuscisse a distruggere tutto quello che toccava!

Mi stavo passando lo smalto sulle unghie quando mio padre bussò alla mia porta.

- Andy, posso entrare?

- Si, papà!

Si chiuse la porta alle spalle e andò a sedersi sul mio letto.

- Dovrei parlarti…

Lasciai perdere lo smalto e mi voltai verso di lui.

- Ti ascolto…

Sembrava impacciato.

- Tesoro, sei grande abbastanza da capire che due persone che si amano hanno bisogno della loro privacy, così io e Michelle stavamo pensando di andarcene in vacanza da soli…che ne dici?

Feci due rapidi conti: papà e Michelle in vacanza, Bill e Tom dal loro vero padre ed io sola, soletta a casa.

- Fantastico!

Si alzò sorridendo e si avvicinò alla porta.

- Sapevo che avresti capito! E poi per voi è un’ottima occasione per fare amicizia!

Lo guardai attanagliata dal panico.

- N-noi?

- Tu e i gemelli! Non avrei mai potuto lasciarti sola…

Uscì e io rimasi a bocca aperta: sola in casa con loro?!

Quella sera a cena non feci altro che frugare nel mio piatto con la forchetta a testa bassa; sarebbe stato estremamente divertente se fossimo stati amici, eravamo quasi coetanei, ma con Tom che mi rivolgeva la parola il minimo indispensabile e mi che mi snobbava alla grande sarebbe stato soltanto imbarazzante. Certo, avrei potuto chiedere a mio padre di non andarsene, ma era così felice all’idea di partire con la sua dolce metà…

Una settimana dopo eravamo tutti e tre sotto il portico di casa a salutarli; avevano affittato una casa al mare per un mese e ci lasciarono una macchina per andarli a trovare.

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Capitolo 2
*** Scambio stanza ***


scambio stanza Giorno 1
Non appena se ne furono andati tornammo in casa. Tom si sbracò sul divano dandosi allo zapping selvaggio, io mi accoccolai sulla mia poltrana preferita a leggere un libro e Bill iniziò a vagare per la casa senza una meta precisa. Di tanto in tanto si fermava davanti allo specchio all'ingresso e si risistemava un capello che, per colpa di qualche divinità malvagia, era sfuggito al suo controllo; mi accorsi che lo stavo fissando così scrollai la testa e mi rituffai nelle parole davanti a me.
Passarono un paio di ore senza che nessuno parlasse con nessuno, poi Tom approdò in un film porno sulle reti satellitari, sul suo viso si formò un gran sorriso.
- Bill, veni qui!
Lui si affacciò dal corridoio, lanciandogli un'occhiata seccata con diversi CD in mano.
- Che c'è?
- Vieni a vedere questo film così interessante con me?
Sospirò.
- Ho smesso di guardarmi i film porno, forse dovresti farlo anche tu!
Sprì di nuovo nei meandri della sua stanza.
Ricercai tra le righe il punto in cui mi ero fermata e mi resi conto che era pressochè impossibile leggere senza perdere il filo con in casa loro due; così posai il libro sul tavolinetto delle riviste accanto alla mia poltrona e quando mi voltai mi accorsi che Tom era inginocchiato accanto a me con gli occhi da cucciolo implorante.
- Andy?
Disse con la vocina che aveva Heidi quando parlava con le caprette. Lo guardai un po' perplessa.
- Dimmi!
- Faresti un favore al tuo fratello acquisito preferito?
Rimasi interdetta senza sapere bene cosa rispondere e la mia testa elaborò un timidissimo.
- Se posso...
- Ecco...stasera viene a dormire qui una ragazza...come sai, tu hai la camera singola a differenza di me e siccome mamma e papà si sono portati via la chiave della loro stanza...
Si interruppe e prese fiato.
- TIPREGOFACCIAMOCAMBIOSTANZA!
Ci misi un minuto buono per decifrare quello che aveva detto e quando compresi il significato oscuro delle sue parole sgranai gli occhi incredula.
- Cosa?! Ma c'è Bill!
Si mise una mano sul petto.
- Hai la mia parola che non si approfitterà di te nel sonno!
- Ma-ma-ma-ma-ma...
Interruppe i miei balbettii sconclusionati tirando fuori un sorriso sfavillante.
- Lo prendo come un si!
Rimasi esterefatta sulla poltrona riflettendo sul fatto che i nostri genitori erano partiti da sole due ore e mi aveva già fregata, mentre lui si avviava saltellando da Bill.
- Fratellino, indovina un po'?
Passò qualche minuto di assoluto silenzio, poi si sentì un boato simile a quello della bomba atomica di Hiroshima.
- MA TI HA DATO DEFINITIVAMENTE DI VOLTA IL CERVELLO??
Tom si fiondò in soggiorno e si nascose dietro la mia poltrona seguito da Bill che gli si parò di fronte per non farlo scappare; io rimasi tra i due fronti, con quel vanitoso, egocentrico di un dark che mi stava schiacciando e probabilmente non mi aveva nemmeno vista.
Me lo spinsi via di dosso, riacquistando spazio vitale, mentre lui cadeva a sedere sul divano, fissandomi: forse si era accorto che c'era anche io, chissà...
Passai il resto del pomeriggio chiusa in camera.
Uscii dal mio rifugio solo all'ora di cena perchè stavo letteralmente morendo di fame. Trovai Tom ai fornelli con i rasta legati: stava facendo le frittelle.
- Dov'è Bill?
- È uscito, hai fame?
Annuii con la testa ed andai alla credenza per prendere due piatti e le posate. Mi sedetti a tavola e lui arrivò poco dopo con un piatto di frittelle e uno di affettato. Iniziammo a mangiare in silenzio, poi lui poggiò le mani sul tavolo e sospirò.
- Mi dispiace...se proprio non ti va lasciamo perdere lo scambio tattico delle stanze!
Sicuramente sarebbe stato meglio per la mia pace interiore, ma rischiavo soltanto di risultare antipatica così mi strinsi nelle spalle e feci un mezzo sorriso.
- Ho esagerato, in fondo ormai siamo fratelli dovrei abituarmi a queste cose...
Sorrise con gli occhi scintillanti.
- Quindi posso far venire Claire?
Annuii e lui mi abbracciò.
- Sei fantastica, Andy!
Cercai di allontanarlo.
- Ricorda che devi convincere Bill!
Sorrise e mi fece l'occhiolino.
- Vedrai che non sarà difficile...
Claire arrivò verso le dieci e siccome Bill non si era ancora visto presi il pigiama e mi andai a nascondere nella loro stanza.
Rimasi incerta sulla soglia per un po', metà stanza era immersa nel kaos più totale (forse per colpa del boato atomico di prima), mentre l'altra era più vivibile. Non sapevo chi dei due fosse quello disordinato così mi sistemai nella parte ordinata a priscindere, anche perchè avevo paura di trovare qualcosa di poco piacevole in mezzo al mucchio di coperte che era nell'altro letto.
Non riuscii a dormire: dalla mia stanza provenivano versi che lasciavano ben poco all'immaginazione e dal cuscino sotto di me un profumo che mi faceva desiderare la stessa cosa. Era buonissimo, ne troppo dolce, ne troppo forte, perciò passai non so quanto tempo a sniffare il cuscino e le lenzuola e a pendermi in fantasie che quel profumo e il sottofondo sonoro evocavano. Quando sentii qualcuno aprire piano la porta chiusi ermeticamente gli occhi fingendo di essere in un sonno profondo; sentii Bill sospirare, poi si avvicinò e mi prese in braccio, mugugnai qualcosa che voleva essere una protesta e allora lo sentii. Lo stesso profumo di prima addosso a lui: sapeva di dopobarba, lacca e qualcos altro che non riuscii ad riconoscere. Dovetti trattenermi dall'insana idea di mettermi ad annusargli la maglietta.
Mi mise giù e sussurrò un:
- Avevi sbagliato letto...
Senza quasi pensarci diedi una annusatina anche al cuscino di Tom: no, non aveva lo stesso profumo.
Giorno 2
Mi smbrava di essermi addormentata da un minuto, quando qualcuno fece un gran rumore aprendo le tapparelle.
- Sveglia pigroni, è quasi mezzogiorno!
Tom venne provvidenzialmente colpito da un cuscino.
- Vattene!
Lo sentii sedersi sul mio letto.
- Non avete dormito?
Gurdò prima me, poi Bill e sorrise malizioso.
- E cosa avete fatto?!
Gli lanciò un altro cuscino che rimbalzò su di me.
- Non ho fatto niente, ma avevo un'intrusa nel letto e tu sei incredibilmente rumoroso!
Un'intrusa, ma perchè mi odiava così tanto? Magari non gli avrà fatto piacere trovarmi nel suo letto, ma addirittura chiamarmi intrusa in quel modo!
Me ne tornai in camera mia dove non ero un'intrusa. Le lenzuola erano sporche: evitai di chiedermi di cosa. Stavo per cambiarle, ma non ero così sicura che Tom avesse finito di spassarsela e mi avrebbe lasciata tornare nella mia stanza, così abbandonai l'idea e feci una smorfia: avrei dovuto continuare a dormire da quell'odioso di Bill.

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Capitolo 3
*** Una notte di riposo ***


Un po' di meritato riposo Giorno 3
Mi alzai sconvolta, già, mi alzai non mi svegliai, avevo passato un'altra notte a rotolarmi nel letto di Tom; stavolta la colonna sonora era stata interpretata da una certa Mary che io non avevo nemmeno visto. L'unica cosa che mi consolava, un po', era sapere che nemmeno il moro aveva chiuso occhio, aveva passato la notte con la testa sotto il cuscino, finché non aveva capito che l'unico modo per non sentire i rumori provenienti dalla mia stanza era schiacciarli con qualcosa di più forte. Aveva acceso il suo lettore mp3 a volume così alto che anche io riuscivo a sentire chiaramente la musica, ma ero sicura che in quel modo nessun dei due fosse riuscito a dormire.
Eravamo seduti entrambi al tavolino della cucina con due tazze davanti senza scambiarci sguardi ne parole, lui con gli occhi fissi sul giornale e le mani occupate a maneggiare il caffè ed io in stato catatonico acuto. Tom arrivò trotterellando, stavolta come le caprette di Heidi, con un'espressione appagata e rilassata dipinta sul viso.
- Buongiorno!
Bill gli lanciò un'occhiataccia pronto a tirargli la tazza così lui abbassò lo sguardo e sussurrò un:
- Scusate...
Lo guardai con gli occhi piccoli di chi sta ancora sognando il letto.
- Dormo fuori stasera...
Bill e Tom si scambiarono un'occhiata veloce.
- Dove?
- Da un'amica, vi lascio il numero di telefono e l'indirizzo così se avete bisogno di me sapete dove trovarmi!
Tom si strinse nelle spalle, mentre Bill continuò a studiarmi come se cercasse un senso nascosto alle mie parole.
Andai nella mia stanza cercando di non vedere niente, non volevo scoprire in che condizioni era il mio letto; una volta che avrei ripreso possesso, avrei bruciato quelle lenzuola e pulito tutto con la candeggina, ma per ora era meglio lasciar perdere tutto. Preparai uno zaino con tutto quello che poteva servirmi da Kate. Andando in salotto sentii Tom che proponeva a Bill di organizzare un festino o roba del genere.
Prima di uscire cercai di memorizzare ogni particolare della mia bella casetta, non sapevo in che condizioni l'avrei trovata al mio ritorno.
Quando Kate mi aprì la porta mi scoppiò a ridere in faccia e trovai la cosa piuttosto bizzarra, visto che quando mi ero specchiata il mio riflesso mi aveva quasi spaventata.
- Sei uno straccio, Andy!
- Posso dormire qui stanotte?
Lei si scostò dalla porta sorridendo per farmi entrare.
- Certo!
Andammo in camera sua dove tirò fuori il materasso in più che usavamo per i nostri pigiamo party; quando mi ci stesi e sentii la casa silenziosa intorno a me senza gemiti ne sospiri, stavo quasi per commuovermi e prendere l'insana decisione di adorare Kate come mia divinità personale a cui offrire sacrifici umani una volta al mese, ma crollai dopo qualche secondo e dovetti rimandare la sua santificazione.
Mi svegliai e guardai dalla finestra, era notte; mi tirai su e vidi la mia amica sdraiata a pancia in giù sul letto a guardare la TV, mi sorrise.
- Caspita se avevi sonno!
- Che ore sono?
- Le tre di notte...
- Ho dormito così tanto?
- Ha chiamato Bill...
Deglutii.
- Come? Cosa? Chi?
Lei mi guardò come si guarda una persona con evidenti problemi celebrali.
- Il tuo fratellastro, alto, bellissimo, moro...hai presente?
Annuii ancora sconvolta.
- E cosa voleva?
- Sapere se dormivi...
Sbattei le palpebre un paio di volte perplessa.
- Bill ti ha chiamata per assicurarsi che stessi dormendo?
Lei annuì non capendo il lato sconvolgente della cosa.
- Mi sembra un pensiero molto carino...
- Già, ma in genere Bill non ha pensieri carini nei miei confronti...mi odia da morire!
Lei fissò lo schermo pensierosa.
- Io non credo che ti odi, sai?
Non risposi e passammo il resto della notte a chiacchierare e mangiucchiare grissini e nutella.

Giorno 4
Tornai a casa verso le nove e mezza di mattina; già mi immaginavo un kaos tipo quello della metà camera di Tom, con loro addormentati in qualche angolo straubriachi, invece quando entrai la casa era come l'avevo memorizzata il giorno prima. Mi guardai intorno sorpresa e mi raggiunse il rumore dell'aspirapolvere; andai in cucina e vidi Bill con il lettore mp3 alle orecchie che con una mano puliva il pavimento e con l'altro teneva aperto un libro. Rimasi a gurdarlo finché lui non si accorse della mia presenza alzando gli occhi dal quello che stava leggendo, mi guardò per mezzo secondo, poi tornò a leggere. E lui era quello che aveva avuto un pensiero tanto carino per me?
- Dov'è Tom?
Tolse una cuffia e mi fece un cenno con la testa, ovviamente non aveva sentito la mia domanda.
- Tom?
Si strinse nelle spalle.
- In camera tua...
Si rimise la cuffia all'orecchio come a chiedermi di non infastidirlo più ed io non lo feci.
Tom riemerse dalla mia stanza verso l'ora di pranzo, accompagnò Mary alla porta e si offrì volontario ad aiutarmi a prepararlo; quando c'era anche lui mi sentiva più tranquilla, io e Bill praticamente non ci rivolgevamo parola, ma almeno lui faceva da tramite e l'atmosfera era più vivibile.
Dopo pranzo mi dedicai allo shopping con le mie amiche e scoprii che quasi tutte avevno un debole per i miei fratellastri, probabilmente perchè non sapevano cosa volesse dire convivere tra rumori notturni e scontrosità...

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Capitolo 4
*** Mare ***


mare

prima di scrivere qualsiasi cosa, chiedo umilmente perdono a niky94 e angelineri. leggo sempre le vostre recensioni e adoro i vostri commenti, tutte le volte che aggiungo un capitolo cerco di ricordarmi di ringraziarvi alla fine, ma poi puntualmente mi dimentico. sarà la primavera...chissà...cmq niky94 sei dolcissima mi fai sempre un sacco di complimenti, grazie! angeli neri mi viene solo un wow...cosa sei una psicologa in incognito? no, perchè se così fosse io qualche problemino ce l'ho e magari mi serve una visita gratuita! grazie del tuo commento sincero spero di non deludervi con il resto della storia...


Giorno 10
Gli altri giorni passarono piuttosto in fretta. Io e Tom riuscivamo davvero ad essere fratelli, o almeno amici, iniziavamo ad avere un rapporto che sfiorava la normalità. Ero perfino riuscita a contrattare le sue visite alternate a sere alterne, in cambio non gli avrei mai chiesto di fare le pulizie. Con Bill non ci furono progressi, era sempre poco in casa e quando c'era io ero invisibile, quando ero fortunata. Di notte entrava nella stanza, guardava il letto di suo fratello nel quale ero già sdraiata io, sospirava seccato e si metteva a dormire; il gesto carino che secondo Kate aveva fatto chiamandola per sapere se dormivo rimase un caso molto isolato. Mi irritava da morire il fatto che mi odiasse, so che avrei potuto lasciar perdere e smettere di dannarmi l’anima, ma non ci riuscivo.

Io e Tom stavamo preparando il pranzo, quando Bill entrò in cucina.

- Andiamo da mamma ed Edward domani?

Ovviamente si era rivolto soltanto a suo fratello.

- Perché no? Ti va, Andy?

Annuii con la testa.

- Ok…

Colpì lo stipite della porta con la mano, poi sparì.

- Perché si comporta così?

Tom non alzò gli occhi dalla pentola, ma sorrise.

- E tu perché vuoi saperlo?

Non gli risposi e decidemmo di non toccare più l’argomento.

 

Giorno 11

Papà e Michelle furono contentissimi di vederci; erano di una bellezza struggente insieme, sembravano due adolescenti alle prese con la prima cotta.

Passammo la giornata in spiaggia, i gemelli perennemente a mollo ed io fare lunghe passeggiate con la mia nuova mamma. Apprezzavo il fatto di avere una figura femminile in famiglia.

- Come ve la cavate? Andate d’accordo?

Michelle mi piaceva, non volevo dirle che suo figlio era un vanitoso odioso e montato.

- Si, abbastanza…

Sorrise.

- Sono contenta, Bill come sta?

Deglutii presa in contropiede da quella domanda.

- Credo bene…non è molto socievole!

Lei rise.

- Lo immagino, è sempre stato un po’ complicato…

Complicato sembrava molto un complimento per lui! Mi sforzai di fare almeno un mezzo sorriso.

Quando tornammo a casa trovammo loro sul piede di guerra.

- Nemmeno per sogno, Tom, non ci dormo più con te!

- Ma dai, Bill! Siamo cresciuti, certi episodi capitano a quella età!

Michelle sospirò sussurrando.

- I miei due angioletti…

Poi andò a mettersi in mezzo.

- Beh? Qual è il problema?

Papà era seduto su un scalino della casa e li guardava, mentre beveva una birra; mi andai a sedere accanto a lui e mi appoggiai al suo braccio. Mi diede un bacio sulla testa.

- Io punto su Bill, mi sembra più cattivo!

Risi, mentre Tom indicava con un dito accusatorio il moro.

- Ci sono un letto matrimoniale ed uno singolo a disposizione e lui non vuole dormire con me!

Lo interruppe.

- Mamma, l’ultima volta mi sono svegliato con una sostanza biancastra ed appiccicosa tra i capelli, te lo ricordi, vero?

Il rasta sospirò.

- Ti ho chiesto scusa mille volta e poi te l’ho detto, a quell’età capita! È stata soltanto una sfortunata casualità!

- Una casualità che voglio evitare di ripetere!

Iniziai a pensare che con la mia fortuna mi sarei trovata io in quel letto con Bill e visto che almeno qui lo potevo evitare, decisi di giocare d’anticipo.

- Dormo io con Tom!

Si voltarono tutti a guardarmi stupiti di quell’intervento; i due mi fissavano, Tom senza parole e Bill con uno sguardo indecifrabile. Michelle guardò il moro.

- Per te va bene?

Lui annuì e la donna mimò un “grazie” con le labbra. Il rasta cercò di superare Bill, ma lui lo trattenne per un braccio ammonendolo con gli occhi. Immaginai i suoi pensieri: “o una sorella o un fratello”…odioso…

Quella notte ci mettemmo a letto uno di spalle all’altro in silenzio; eravamo solo noi in quella stanza e forse era un ottimo momento per chiedere spiegazioni.

- Dormi?

- No…

Cercai di farmi coraggio.

- Perché tuo fratello mi odia?

Lo sentii ridere.

- Non ti odia!

- Ma hai visto come si comporta!

- Andy, le situazioni sono sempre più complicate di come sembrano!

Ero confusa, Tom che faceva il vago non significava niente di buono.

- Cioè?

Sospirò.

- Diciamo che nostra madre ci vorrebbe fratelli, tutti e tre, e lui non riesce a calarsi nella parte…

Mi sembrava di parlare con un biscotto della fortuna.

- Cioè?

- Ti piace, vero?

Mi tirai su a sedere e lo guardai turbata.

- Ma cosa ti salta in mente? No, che non mi piace…

Anche lui si tirò su, poi rise spingendomi la testa indietro con un dito.

- Si, invece…e questo di certo non lo aiuta…

Sgranai gli occhi sconvolta, quella dichiarazione rischiava rovinare la mia sanità mentale per sempre.

- Mi stai dicendo che Bill ha un debole per me?

Fece smorfia.

- Chiamarlo debole è un po’ riduttivo!

- Ma non è possibile!

Si sdraiò di nuovo.

- Credimi, lo è!

Mi sdraiai anche io, ma ormai sapevo che di dormire non se ne sarebbe parlato.

- Andy?

- Dimmi!

Sopirò ancora.

- Ti prego, cerca di capirlo! Ancora non la sa gestire questa situazione!

Rimasi in silenzio per qualche secondo.

- Va bene…

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Capitolo 5
*** Jeans e disinfettante ***


Jeans Giorno 14
Eravamo tornati a casa ed io non sapevo cosa farmene della rivelazione di Tom. Certo, non ero più tanto irritata dal suo comportamento e come avevo detto a Tom stavo cercando di capirlo, ma continuava ad infastidirmi un po' il fatto che fosse così distante. Lo sentivo rientrare la notte e avrei voluto parlargli, ma poi scoprivo che non avevo la più pallida idea di cosa dirgli e soprattutto che ero troppo codarda per farlo.
Stava piovendo fortissimo, ero uscita per andare a chiudere i finestrini della macchina per evitare che diventasse un immenso acquario, mi stavo inzuppando come un pulcino. Corsi verso il portico, ma scoprii che i mattoni del vialetto erano scivolosi e caddi; sperai con tutto il cuore di non essermi strappata i pantaloni visto che erano i miei preferiti, controllai e vidi una chiazza di sangue: fantastico...
Mi trascinai zampettando in cucina, quando Tom mi vide mi venne incontro preoccupato.
- Andy, che hai fatto?
Mi fece passare un braccio sulle sue spalle per sorreggermi.
- Sono caduta nel vialetto!
Guardò giù i pantaloni macchiati e fece una smorfia.
- Bill, Andrea si è fatta male!
Sospirai.
- È proprio necessario?
Mi aiutò a sedermi sul tavolino della cucina.
- Mi dispiace, ma non tollero molto la vista del sangue!
Lo fissai con rimprovero.
- Stai bene?
Guardai Bill che era sulla soglia con la valigetta dei medicinali tra le mani; si avvicinò piano.
- Se non riesci a muovere la gamba dobbiamo portarti in ospedale...
Mossi il ginocchio per far vedere che funzionava ancora.
- Ok...
Si inginocchiò davanti a me e tirò fuori cotone e disinfettante dalla valigetta, cercò di tirarmi i pantaloni sopra il ginocchio, ma erano troppo stretti.
- Tom, prendi le forbici?
Il rasta si avvicinò al cassetto della cucina e io lo guardai spavantata e minacciosa.
- No! Sono i miei pantaloni preferiti!
Lui rise indicando il ginocchio macchiato.
- Non penso che siano ancora utilizzabili!
- Ma magari posso portarli in lavanderia!
- L'alternativa è toglierli...
Entrambi guardammo Bill che aveva parlato.
Bel dilemma: rimanere in mutande davanti a  loro o mettere fine alla vita dei miei jeans preferiti?
Annuii e i due mi guardarono increduli per qualche secondo, finché non iniziarono a guardarsi tra di loro; Tom deglutì.
- Vuoi che esca?
Lui spostò gli occfhi su di me seduta e al resto del taolo dietro.
- Meglio di no, sai? Mi stanno venendo idee insane...
Iniziai a slacciarli e a farmeli scorrere sui fianchi continuando a ripetermi che avevo un paio di slip neri, come il costume nero, e che al mare non mi ero vergognata a farmi vedere in costume, quindi non era necessario imbarazzarsi adesso! Bill sospirò, poi molto rispettosamente mi tolse le scarpe e mi aiutò a far passare i pantaloni sopra il ginocchio infortunato, senza farmi male.
Costume o non costume una volta svestita arrossii ferocemente; lui rimase a fissare il pavimento per qualche secondo, poi rovesciò un po' di disinfettante sul cotone e me lo poggiò piano sulla ferita. Strizzai gli occhi, perchè i disinfettanti doevano sempre bruciare?
- Ahi...
Bill mi sorrise colpevole e allontanò il cotone.
- Mi dispiace...
Si voltò verso Tom che per evitare me seminuda e il sangue guardava fuori dalla finestra la pioggia.
- Tomi, hai sempre la bocca piena di buffonate, cerca di distrarla!
Si avvicinò tremante cercando di non guardare giù.
- Co-come va, Andy?
Risi, era pallido come un lenzuolo.
- Mi sembra di stare molto meglio di te...
Rise anche Bill, aveva un bel sorriso...
Un quarto d'ora dopo Tom mi stringeva la mano per farmi forza, o forse lo stavo facendo io, i ruoli non erano proprio definiti; Bill mise un cerotto di garza sul mio ginocchio infortunato e si tirò indietro appoggiandosi alle braccia, contemplando il suo lavoro sorridendo.
- Sono stato proprio bravo...
Era inutile, vanitoso sarebbe sempre stato vanitoso!
Ma aveva proprio un bel sorriso...
Mi porso i pantaloni, con una strana espressione sul viso.
- Non sfidare la sorte più del necessario, rivestiti!
A quellq parole arrossii, mentre lui si alzava e si dirigeva verso il salotto.
- Bill?
Si voltò a guardarmi.
- Grazie...
Lui fece un mezzo sorriso.
- Non ringraziarmi, Andrea, ho intenzione di vendicarmi!
Continuai a guardarlo allontanarsi tra il confuso e il preoccupato: vendicarsi?
Un pizzicotto al braccio mi riscosse dai miei pensieri; guardai Tom minacciosa.
- Ehi!
Lui incrociò le braccia sul petto.
- Ma non eri quella che avrebbe cercato di capirlo?
Annuii.
- Perchè?
- Come perchè? ti spogli? bel modo di capire!
Lo guardai imbronciata senza rispondere e lui rise.
- Bill non è un santo, anzi!
Deglutii.
- Si vendicherà?
Tom annuì sorridendo e io deglutii di nuovo.

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Capitolo 6
*** Vendetta ***


Vendetta Wow...non credevo che la mia storia avesse riscosso così tanto successo! i vostri commenti mi fanno di un felice che non potete nemmeno immaginare...comunque questo capitolo credo che risulterà un po' più lungo degli altri, ma spero di non annoiarvi! se scrivo di più vuol dire che l'argomento merita...perciò vi prego non spaventatevi, fatevi coraggio ed arrivate fino alla fine!

Giorno 18
Questi quattro giorni li passai in tensione continua, guardandomi le spalle come forse nemmeno Lara Croft; il fatto che Bill volesse vendicarsi su di me mi rendeva molto più che nervosa! Aspettavo la sua mossa come come si aspetta la resa dei conti finale e lui ogni volta che mi vedeva sobbalzare per un nonnulla se la rideva di gusto. Tom continuava a dirmi che era inutile reagire in quel modo, che avrebbe comunque colpito quando meno me l'aspettavo, ma essere prudenti non mi sembrava tanto male...
Quel giorno pioveva di nuovo. Io e Tom stavamo davanti alla finestra con i nasi schiacciati contro il vetro, mentre Bill era uscito con la macchina; alle nostre spalle avevamo diverse ore di TV, monopoli, scarabeo ed ogni altro gioco da tavola mai costruito. Sospirammo in coro.
- Tom, mi sto annoiando da morire!
- A chi lo dici...
Si sentì un verso strano provenire dalla tasca dei suoi jeans; lesse un sms, poi mi guardò.
- Ti da fastidio se i nostri cugini dormono da noi stasera?
Mi strinsi nelle spalle.
- Credo di no...che tipi sono?
- Beh, non sono proprio cugini, diciamo amici stretti...
Rise malizioso.
- Molto stretti...Liz è la mia più grande amica, mai trovata una che scopa come lei!
Lo guardai con rimprovero.
- Non mi interessano questi particolari...e l'altro?
- Georg...mm...come descriverlo...diciamo che è un po' tipo me!
Non sapevo se fosse una cosa positiva o negativa.
Bill tornò verso l'ora di cena fischiettando, poggiò le chiavi sul tavolo del salotto e ci raggiunse in cucina; io e Tom ci eravamo spartiti i compiti: lui preparava l'insalata ed io il pollo fritto.
- Vi serve una mano?
Lo guardai sospettosa, non era solito offrirci aiuto, magari era una trappola...comunque rispose suo fratello.
- No, viene Georg da noi per qualche giorno...
- Bello...
Lui si mise una sigaretta in bocca e si diresse in camera sua, ma dopo poco lo vedemmo tornare sui suoi passi con una faccia perplessa.
- Ma viene anche Liz?
Tom annuì senza guardarlo.
- E dove dorme Georg?
Gli uscì di gola una risata isterica e prima di parlare posò le posate con cui stava maneggiando l'insalata.
- Beh, non sarebbe carino farlo dormire sul divano, vero Bill?
Gli si avvicinò minacciosamente.
- Questo vuol dire che io dovrei dormire sul divano e lui nella stessa stanza di Andrea?
Il rasta fece un passo indietro.
- MA SEI IMPAZZITO!
Il suo urlo mi aveva praticamente perforato un timpano.
- Ehi, state calmi!
Lui mi guardò ancora irritato.
- Calmi? Se lo conoscessi saresti d'accordo con me!
Guardai Tom che all'urlo di Bill si era rifugiato dietro di me, sospettosa.
- Devi dirmi qualcosa?
Prese a giocherellare con i rasta incerto.
- Ecco...hai presente quando ti ho detto che è un po' tipo me?
Annuii con la testa e Bill proseguì.
- Avrebbe dovuto dirti che è un po' peggio di lui...
Guardai alternativamente entrambi, ma smisi quando i loro volti iniziarono a sovrapporsi.
- Che vuol dire che è peggio di lui?
- Che lui ha avuto la decenza di non saltarti addosso nel sonno, mentre Georg probabilmente lo farà!
Il ragazzo alle mie spalle sbruffò.
- Esagerato...al massimo ci prova un po'!
Bill strinse un pugno pronto per colpirlo.
- Se non trovi una soluzione commetto un fraticidio!
Lui sorrise, mentre una lampadina si accendeva nella sua testa.
- Ce l'ho!
Bill incrociò le braccia sul petto scettico e gli fece un cenno con la testa invitandolo a continuare.
- Tu dormi con lei nello stesso letto così...
- NO!
Urlammo noi due in coro, Tom ci fissò ad occhi sgranati.
- Wow...Bill sei più in simbiosi con lei che con me!
Alzò gli occhi al cielo, poi gli puntò contro un indice accusatore.
- Trova una soluzione, oppure lei dorme nella sua stanza con Liz!
A quelle parole sbiancò e smise di parlare, segno evidente che la sua testa stava macinando qualcosa. Dopo cena scomparve e dopo aver riordinato lo trovai in camera sua che cercava di tirare fuori il suo lato Spiderman.
- Cosa fai?
Mi rispose tenendosi all'armadio, mentre con una mano frugava nell'ulitmo ripiano.
- Risolvo il problema, mi aiuti?
Mi avvicinai, lui si inginocchiò ed unì le mani.
- Togliti le scarpe, deve esserci un materassino gonfiabile...
Feci come diceva e poggiai un piede sulle sue mani per tirarmi su; inizia a frugare tra tende da campeggio e sacchi a pelo e finalmente tirai fuori qualcosa blu scuro. Quando scesi vidi Bill appoggiato alla porta che ci guardava; tirò fuori la pompa dietro la schiena ed andò ad aiutare il fratello.
Liz e Georg arrivarono quando ormai avevamo preparato tutto, avevamo messo il materassino in fondo ai due letti in modo che Bill potesse dormire nella nostra stessa stanza ed evitare a suo cugino la tentazione di infilarsi tra le mie lenzuola. Non appena entrata in casa Liz corse ad abbracciare Tom baciandolo, il tempo delle presentazioni e sparirono nei meandri della mia camera; io, Bill e Georg rimanemmo a lungo in salotto: era simpatico, beh effettivamente un po' ci provava con me, ma quando esagerava i fulmini che uscivano dagli occhi del moro bastavano a fargli fare rapidamente marcia indietro.
Dalla mia camera arrivavano chiacchiericci e risatine.
- Chissà se un giorno si decideranno a fare sul serio!
Bill si strinse nelle spalle.
- Magari un giorno Tom capirà che anche una ragazza sola può soddisfarlo...
- E magari lo capirà anche Liz...
Annuì.
Capii che per me era ora di andare a letto, quando il loro argomento si spostò sul "ma ti ricordi quando tizia ti sta facendo quello ed è antrato caio?"...già, era decisamente ora di scomprire.
Mi infilai come al solito nel letto di Tom, come al solito agognando le lenzuale profumate di Bill; quasi non li sentii rientrare in camera se non fosse che sentii qualcuno cercare di alzare le mie coperte. Non mi scomposi più di tanto.
- Bill, puoi dire qualcosa a tuo cugino?
Lo sentii sospirare.
- Georg, torna nel tuo letto!
Lo fece, ma Bill continuò a parlare.
- Se non stai tranquilla puoi venire qui?
Ci misi due secondi netti a fiondarmi sul suo materasso e lì per lì non pensai che era caduta in trappola.
Stavo dormendo benissimo, con il suo profumo buonissimo nelle narici ed una mano calda che mi accarezzava la pancia; mi sfiorava piano con le dita, lentamente scendava, sfiorava il mio ombellico percorreva il profilo dei pantaloni del pigiama come se fossero un barriera che non potesse superare e risaliva. Non mi resi conto che stavo indietreggiando con il bacino finché non sentii il corpo di Bill; nel mio stomaco mille farfalle spiccarono il volo, mentre lui continuava le sue carezze come se nulla fosse. Quando sentii la sua mano allontanarsi, qualcosa dentro di me protesto e la trattenni con la mia; si spostò scivolando sul mio ventre e fermandosi al mio fianco, fece scorrere un dito sotto l'elastico dei pantaloni del mio pigiama, poi avvicinò la sua bocca al mio orecchio sussurrando una parola terribile.
- Vendetta...
Aprii gli occhi di colpo.: mi aveva fregata...
Riuscii solo a sospirargli uno:
- Stronzo...
Prima che lui se ne andasse a dormire nel letto di Tom.
Ed io rimasi lì ansimante, con una voglia di fare l'amore inferiore soltanto a quella di Tom e con l'assoluta certezza che fosse stata la vendetta peggiore che potesse architettare.

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Capitolo 7
*** Dispetti e incubi ***


Dispetti e incubi Giorno 19
Mi svegliai super urtata. Avevo passato la notte a rotolarmi nelle lenzuola, mi ero mossa così tanto che mi si era quasi sgonfiato il materassino; mi sentivo arrabbiata e offesa, sia da me che da lui. Da me perchè il corpo infido e traditore che mi ritrovavo si era lasciato andare nelle sue mani, attratto come una calamita da lui, da lui perchè si era schifosamente preso gioco di me. Andai in cucina come una furia pronta a sfogare la mia frustrazione, e dopo che mi aveva lasciata in bianco in quel modo ne avevo molta, sui suoi capelli; sarei andata lì avrei preso le forbici dal cassetto e zack-zack avrei distrutto la sua sfolgorante chioma.
Ma quando entrai nella stanza ci trovai solo Liz che sorseggiava un the; mi fece un segno con la testa.
- Dov'è?
Prese un sorso, si leccò le labbra e mi guardò.
- Bill? Credo sia uscito con Georg...ti ha lasciato una cosa...
Mi indicò una tazza coperta con un tovagliolo accanto ai fornelli.
Mi avvicinai e vidi che sotto la tazza c'era un foglietto.
Buongiorno Andrea, immagino che tu non abbia dormito molto, se ti può consolare non l'ho fatto nemmeno io, ma la vendetta richiede sempre qualche sacrificio...non provacarmi più altrimenti facciamo una finaccia (i pantaloni la prossima volta lasciameli tagliare!)...ti ho preparato il caffè...diciamo che ti sto mandando il mio rametto di ulivo! Bill
Accartocciai il foglio in preda ad una rabbia ceca e mi bevetti il caffè tutto d'un sorso: rametto d'ulivo un corno!
Vidi Tom che placidamente entrò nella stanza in boxer e con i rasta sciolti, sbadigliando.
- Ehi Lizzy! Avresti potuto chiamarmi per fare colazione...
Le diede un bacio sulla testa, poi mi guardò sorridendo malizioso.
- Allora, Andy, come è andata la nottata?
Lo fissai con odio: lui sapeva.
- Infido traditore...
Lui mise le mani avanti.
- Non ne sapevo niente, giuro! L'idea deve essergli venuta sul momento...
- Digli che questo è solo l'inizio!
Feci per uscire dalla cucina, ma lui mi fermò.
- Dove vai?
- Ho bisogno di una doccia...
Andai in cameretta per prendere l'accappatoio e mi fermai davanti alla scrivania; ripescai il biglietto di Bill accartocciato dalla tasca dei miei pantaloni e cercai di stirarlo, poi lo misi nel cassetto.
Stare un'ora sotto l'acqua bollente mi rilassò molto...quando uscii sentii diverse voci venire dal salotto tra cui la sua.
Mi asciugai i capelli in fretta, poi, abbandonato l'accappatoio a se stesso sul pavimento del bagno, mi misi a frugare nell'armadietto cercando un asciugamano; ne trovai soltanto uno verdino, ma poteva andare. Mi ci avvolsi e feci la mia trionfante entrata in salotto, non vidi niente e nessuno, tranne lui che quando mi vide sospirò; camminai decisa fino alla poltrona sulla quale era seduto, la mia poltrona tra l'altro, a piedi nudi acciaccando anche qualcosa di viscido: che schifo, cos'era? Non era importante, ci avrei pensato dopo. Mi sedetti sopra di lui con le gambe appoggiate al bracciolo della poltrona, mentre trattenendo il fiato alzava le mani in segno di resa; mi avvicinai al suo orecchio lasciva, sussurrandogli.
- Con il rametto di ulivo ci farò un barbecue!
Sospirò di nuovo.
- Non sei affatto una tipa facile, sai?
Poi mi prese in braccio e mi tirò su, mi portò davanti alla mia stanza, mi spinse dentro e mi ci chiuse.
- Non ti faccio uscire finché non sei vestita...
Sbruffai alla porta contrariata.
- Sai forse ti preferivo quando mi ignoravi!
Lo sentii ridere.
- Ho smesso quando mi sono reso conto che ogni mio sforzo veniva puntualmente sabotato da te! Cerco di evitarti e ti trovo nel mio letto, andiamo al mare e mi fai stare in ansia perchè dormi con quel tipo poco raccomandabile di mio fratello, ti spogli...non sono di marmo, sai?
Mi avvicinai all'armadio cercando qualcosa da mettermi.
- Per questo quella sceneggiata di ieri? Era davvero soltanto vendetta?
Si strinse nelle spalle.
- Forse...ma di certo non avrebbe funzionato se la tua reazione non fosse stata così...assecondante...
Cercai di aprire la porta, ma lui tenne la maniglia bloccata, sospirai.
- Sono vestita...
La lasciò e quando aprii me lo trovai davanti, con i suoi 20 centimetri di capelli dritti che incombevano; chiusi la porta alle mie spalle e feci superarlo, ma lui si spostò con me impedendomi di andarmene. Poggiò le mani sulla porta ai lati della mia testa, intrappolandomi e avvicinando il suo viso pericolosamente.
- Ora è il mio turno, no? Ma credo che io ci metterò un po' di più di te a spogliarmi...
Le farfalle che si erano assopite la sera prima ripresero a svolazzare nel mio stomaco, evitavo di guardare i suoi occhi, ma in quel modo fissavo le sue labbra che mi ipnotizzavano; si avvicinò ancora e mi annusò i capelli. La mia voce uscì più tremolante di quanto avrei voluto.
- Che-che fai?
- Sai qual'è stata la cosa peggiore di quella notte? Avere il tuo profumo morbido sul mio cuscino e te ad un soffio dal mio letto...
Mi diede un bacio leggero sulla guancia, poi sorrise: no, non di nuovo!
Tastai la porta fino a raggiungere la maniglia, la porta si aprì rivelando una via di fuga; svicolai dentro e mi lasciai scivolare contro la sua superfice al sciuro, controllandomi con una mano il cuore che sembrava uscirmi dal petto: di quel passo sarei morta per autocombustione.
Lo sentii ridere.
- Stai bene?
Ci misi un po' a trovare la bocca nel tumulto che avevo dentro.
- Ti odio, Bill...
Rise di nuovo, poi sentii i suoi passi allontanarsi.
Il resto della giornata passò immersa in situazioni accidentali: lui che accidentalemente mi accarezzava la schiena o i capelli, lui che accidentalmente mi sfiorava la pancia, proprio lì dove la maglietta e i jeans lasciavano una striscia di pelle scoperta, lui che si trovava accidentalmente così vicino alla mia guancia da poterla baciare. E tutte le volte io mi sentivo svenire e gli altri intorno a noi se la ridevano.
La notte mi misi sul materassino, sola e sola voleva restare, ma il destino era decisamente dalla sua parte.
Mia madre era morta in un incidente e anche se non me la ricordavo quasi, certe immagini mi erano rimaste in testa; anche io ero su quella macchina quando quel camion ci era venute addosso, mi ero salvata perchè ero così piccola da potermi infilare sotto il cruscotto.
Ma avevo visto delle cose, come il camion che colpiva la nostra auto, o la mano della mia mamma sporca di sangue, quel vigile che la copriva con il telo, mentre mio padre mi abbracciava...
Mi avegliai sudata e ansimante: dannatissimi incubi! Mi asciugai gli occhi con le maniche del piagiama, cercando di riacquistare lucidità.
- Tutto bene?
La voce di Bill nel buio.
- Solo un incubo...
Avevo una voce così fievole che non ero sicura che mi avesse sentita. Lo sentii alzarsi e uscire dalla stanza, quando tornò aveva una bottiglia d'acqua in mano.
- Bevi un po'...
Feci come diceva, mentre lui si rinfilava nel letto.
- Bill?
- Mm...
Attorcigliai le dita nel lenzuolo imbarazzata.
- Posso dormire con te?
Rimase in silenzio per un po'.
- Andrea, è un trucco?
- No...
Ancora qualche istante di silenzio.
- Ok...
Gattonai fino al suo letto e mi ci misi dentro, mi fece scivolare un braccio intorno alla vita.
- Ti do fastidio?
Scossi la testa e lui mi diede un bacio tra i capelli.
- Ora dormi...ci sono io a cacciare i tuoi incubi...
Mi accoccolai a lui e dormii tranquilla come non avevo mai fatto.

...momento tragico...anche io lo voglio un Bill che mi caccia gli incubi!! Ok, ce la faccio, ce la faccio...come sempre ringrazio le mie lettrici e tutte quelle che recinsiscono...ehi, angeli neri ben tornata! spero che apprezzerete il capitolo...baci&abbracci!

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Capitolo 8
*** Shopping ***


shopping

Giorno 20
Mi trovavo senz altro in una parte lontana del paradiso, intrpidita, addormentata su una nuvoletta sicuramente tendente al rosa. C'erano perfino gli angeli, che mormoravano tra di loro frasi troppo basse per riuscire a capirle; risero troppo forte, quegli angioletti iniziavano a diventare un po' fastidiosi, possibile che non avessero altro da fare che guardarmi dormire? Flash! Ma quali caspita di angeli avevano le macchinette fotografiche? Aprii gli occhi pronta a buttarli giù uno dopo l'altro a calci dalla mia nuvoletta, quando mi accorsi che avevano i volti di Tom, Liz e Georg e ben poco di angelico; li guardai scocciata e ancora troppo insonnolita per realizzare l'equivoca situazione in cui mi trovavo. Liz aveva un sorriso intenerito.
- Andy, scusa se ti ho svegliata, ma eravate così carini! Dovevo immortalare il momento...e poi una foto è sempre un bel ricordo!
Qualcosa si mosse dietro di me improvvisamente riscosso da qualcosa.
- FOTO?!
Si tirò su a sedere e guardo la ragazza preoccupato.
- Liz, devi bruciare quella foto!
Lei sembrò scontenta.
- Perchè?
- È una foto facilmente fraintendibile!
Mi guardò perplessa.
- Perchè voi...?
Bill non mi fece rispondere.
- No! C'era anche Georg!
- Strano...pensavo che...
Tom le mise una mano davanti alla bocca impedendole di parlare.
- Meglio che non continui, Lizzy!
Si strinse nelle spalle, poi mi guardò di nuovo.
- Mi accompagni a fare shopping?
In quel momento con tutte le cose che mi frullavano nella testa lo shopping era un concetto un po' remoto, ma comunque acconsentii; fu talmente dura alzarmi da quel letto caldo e profumato, probabilmente non l'avrei fatto se Bill non se la fosse svingnata con i maschietti lasciandomi sola.
Liz rimase dentro la stanza con me anche quando iniziai a vestirmi, sembrava un po' preoccupata, ad un certo punto si fece coraggio.
- Senti, Andy...
la guardai mentre mi infilavo una felpa.
- Si?
- Tom ti ha parlato di me?
Annuii con la testa, ma non sembrò bastarle.
- Cosa ti ha detto?
Deglutii, non volevo metterlo nei guai con la sua migliore amica, ma ricordavo bene quello che mi aveva detto.
- Ecco...che nessuna...scopa come te...
Lei mi fissò incredibilmente seria.
- Davvero?
Mi morsi il labbro incerta e lei fece una sorriso a 32 denti sollevata.
- Meno male, sono ancora la migliore...
La guardai stupita.
- Esattamente, cosa c'è tra te e Tom?
Lei si mise a testa in giù annusando il cuscino di Tom, era molto rassicurante sapere che non ero l'unica con quelle fissazioni.
- Siamo stati insieme parecchio tempo fa, ci amavamo così tanto...però eravamo inesperti, abbiamo fatto l'amore la prima volta insieme e lì abbiamo deciso che se volevamo stare insieme per sempre dovevamo fare esperienza...
Sgranai gli occhi incredula e credo che lei si rese conto del mio stupore.
- Insomma come facevamo ad essere sicuri che non avremmo trovato di meglio se non ci provavamo?
Ero ancora più stupita, non solo dal sua ragionamento, ma anche dalla sua logica incontestabile.

Quel giorno capii perché Bill inizialmente mi evitava, era impossibile starci vicini senza soffrire di quella situazione; faceva davvero male, era come avere sete e impedirsi di bere il bicchiere d’acqua che si sta guardando. Così iniziai a farlo anche io, però stavolta senza rancore anzi lui a volte mi guardava evitarlo e sorrideva come se improvvisamente si sentisse capito; era così, finalmente lo capivo.

Il pomeriggio accompagnai Liz a fare shopping e invitai anche Kate. Quando ci trascinò in un negozio di intimo e comprò la lingerie più provocante che avessi mai visto, capii perché lei e Tom si adoravano.

Ci eravamo fermati in gelateria a fare uno spuntino e riposarci, quando lei se ne uscì con un:

- Se non diamo una festa ora che abbiamo casa libera siamo dei coglioni!

Mi chiesi quando aveva deciso di abitare lì con noi, mentre l’entusiasmo di Kate traboccava.

- Che bell’idea! In salotto verrebbe benissimo…

Evidentemente anche la mia amica si era trasferita a casa mia, però effettivamente non sarebbe stata una cattiva idea: quando mi sarebbe ricapitato di restare sola? Beh, sola…diciamo solo in tre!

 

Beh, preparate un vestito carino, siete tutte invitate alla festa a casa di Andrea, Bill e Tom! Ci vediamo lì…baci&abbracci…

 

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Capitolo 9
*** Festeggiamenti ***


Festeggiamenti Giorno 23
Quando tornammo a casa e raccontammo ai ragazzi il nostro progetto e furono ben disposti ad appoggiare la nostra idea; così da bravi coinquilini, perchè ormai questo eravamo diventati, ci spartimmo i compiti: Bill e Georg erano la squadra addetta all'approvviggionamento, comprarono tutti gli alcolici possibili ed immaginabili; Kate e Liz si occupavano del reclutamento invitando tutti quelli che ci conoscevano e io e Tom eravamo la squadra di salvataggio. Il nostro compito era quello di portare al sicuro ogni oggetto potenzialmente fragile del salotto in modo da nascondere tutto a Michelle e papà.
Impiegammo un paio di giorno ad organizzare tutto quanto e il pomeriggio della festa io e Liz eravamo migrate da Kate con tutto quello che avremmo voluto indossare per la fatidica prova vestito ed anche perchè avevamo proggettato di arrivare di proposito con un oretta di ritardo in modo da fare un'entrata in grande stile come le super star tipo "Charlie's angels": infondo è concesso a tutte almeno una volta, no?
Dopo diversi tentativi fallimentare Liz mi convinse a barattare la mia gonna di jeans con il suo vestito blu scuro con sotto il tulle viola e fucsia.
Quando andammo a casa la festa era già decollata, diverse bottiglie svuotate e tutti sembravano divertirsi; Georg se l'intendeva con Mary, mentre Tom, tutt'altro che geloso stava facendo amicizia con una nostra compagna di classe, Lucy. Sorprendendomi non appena vide la sua Lizzy, la lasciò lì senza tante scuse e corse da lei a baciarla; mi guardai in giro cercando Bill, ma sembrava essersi volatilizzato. Io e Kate andammo a ballare lasciando il terzo angelo nelle buone mani di Tom. Avevamo fatto un ottimo lavoro, mi piaceva vedere come quella festa ci fosse riuscita così bene, per me era la prova che nonostante incomprensioni, scontrosità e scambi di stanza, io, Bill e Tom, potevamo convivere pacificamente e costruire qualcosa di buono.
Andammo a prenderci qualcosa da bere, mentre ero ancora immersa in quei pensieri, lasciai che la mia amica riempisse entrambi i bicchieri tanto sapevo che ci avrei trovato vodka alla liquirizia e allora lo vidi. Bill. Seduto sul divano con un bicchiere tra le mani ed una bottiglia con dentro un liquido trasparente appoggiata ad un cuscino; bevvi contenta che Kate non mi deludesse mai e mi voltai per raggiungerlo forse un po' troppo euforica, ma in quel momento non mi importava: eravamo ad una festa, eravamo lì per divertirci ed io volevo divertirmi con lui. Infondo per una sera avremmo potuto farlo, smettere di ignorarci ed evitarci e stare un po' insime...oddio! Volevo stare insieme a Bill! Almeno quella sera...
Stavo per avvicinarmi quando la vidi, una mano appoggiata ai suoi jeans, con le unghie smaltate di rosa; un corpo nascosto sotto un canottierina aderente che si allungava su di lui per andare  a prendere la bottiglia all'angolo, la mano di lui, immancabilmente laccata di nero, poggiata leggera sul suo fianco. La ragazza riempì i loro bicchieri, poi gli si avvicinò fino a coprire il suo volto con i suoi capelli schifosamente platinati, ma anche non vedendo sapevo quello che faceva. Rimasi lì in piedi come una povera stupida, finché lei non si allontanò; guardò dritto davanti a se e vide me. Non mi ero mai sentita così umiliata in vita mia...
Lasciai Kate lì e sperai con tutto il cuore che Tom non fosse già andato ad occupare la mia camera; fortunatamente la trovai vuota e non accesi la luce, solo mi chiusi la porta alle spalle e mi misi seduta sulla scrivania. Accanto c'era la finestra e mi  misi a guardare le stelle cercando di non pensare a niente e di cacciare l'immagine di quella testa platinata che lo baciava; mi sfuggì una lacrima, una sola, che recuperai ancora prima che mi scendesse sul viso. Sarebbe stato da stupidi piangere, Bill non era mio, si ci eravamo stuzzicati un po', ma questo di certo non gli vietava di farsi tutte le ragazze che erano alla festa...però io avrei voluto che lo facesse, io l'avrei fatto! Sospirai. Perchè io ormai ero cieca, non avrei notato un altro ragazzo nemmeno se mi avesse travolta: ecco, ero ufficialmente una stupida! Mi ero lasciata infinocchiare e ora ero chiusa in camera da sola, dopo essermi fatta tanto carina, con una festa in salotto nella quale non volevo più mettere piede.
Mi lisciai accuratamente la gonna del vestito, mentre la porta della mia camera si apriva; Bill entrò in silenzio e si chiuse la porta alle spalle, rimanendo lì.
- Mi dispiace...
Sospirai, trattenendo le lacrime, non ce ne sarebbe stata una seconda.
- Non hai fatto niente di male...
Lui continuò come se non mi avesse sentito.
- Non volevo ferirti...
Iniziavo a credere che ce ne sarebbe stata una seconda ed una terza ed una quarta...
- Non l'hai fatto...
Forse sarei sembrata convincente se non avessi miagolato quella frase come un micino annaffiato.
Lui si avvicinò a me fino a poggiare le gambe alle mie ginocchia, continuai a fissare la gonna che ora stavo stringendo; mi tirò indietro i capelli che mi erano caduti davanti al viso, scoprendo le lacrime numero 25, 26 e 27. Mi toccò il viso, quasi volesse accertarsi che fosse davvero bagnato.
- Non credevo che...beh...hai un debole per me, ma non credevo così...
Sospirò un po' impacciato.
- Scusa, ho bevuto troppo per reggere un discorso del genere...non volevo, non mi piace quella, è troppo...
Si interruppe.
- Semplicemente non è te...ma non sono proprio lucido e me la sono trovato così vicina, si, lo so non è una giustificazione...
Lo interruppi, alzando gli occhi e fissandola arrabbiata perchè mi aveva ricordato la sua testa platinata che copriva la sua.
- Smettila, Bill!
Non so nemmeno se riuscii a finire la frase, perchè non appena alzai il viso lui si abbassò e mi baciò; cercai di allontanarlo, spingendolo con le mani, ma lui mi prese piano i polsi e me li riportò sulla gonna, come se volesse convincermi che era quello che volevo anche io.
La sua bocca sapeva di vodka alla pesca, dolce e le sue labbra erano le più morbide che avessi mai sentito; non mi accorsi che mi aveva lasciato i polsi finchè non sollevai la mano fino a passare le dita tra i suoi capelli laccati. E mentre le sue labbra continuavano a mordere le mie con delicatezza, capii che mi aveva convinto: era senza ombra di dubbio quello che volevo anche io, quello che avevo sempre voluto!
Appoggiai le ginocchia ai suoi fianchi e la carezza ruvida del tulle contro l'interno delle mie gambe mi fece rabbrividire; qualcosa di caldo e morbido si insinuò tra le pieghe della stoffa fino ad accarezzare la mia pelle liscia e seguire il contorno delle mie mutandine. Fece un passo avvicinandosi ancora tra le mie gambe, azzerando la distanza tra noi; lasciai le sue labbra soltanto per sfilargli la maglia che improvvisamente era diventata così fastidiosa. Gli posai una mano sugli addominali, sussultò al mio tocco, rise, una risata bassa e sensuale.
- Sei fredda...
Lo guardai mordendomi il labbro, mentre le sue mani si spostavano leggere sul mio sedere.
- Tu no...
Una sua mano raggiunse la mia schiena abbassandomi la zip del vestito, mentre io gli slacciavo i pantaloni che scivolarono piano a terra lasciandolo in boxer, bellissimi boxer neri; mi sollevò, portandomi sul mio letto. Riprese a baciarmi sotto le lenzuola disfacendosi del vestito di Liz e andando ad assaggiare ogni centimetro di pelle lasciato libero; scivolò su di me, poi si avvicinò fino ad appoggiare la sua fronte contro la mia e guardandomi fisso negli occhi evidentemente eccitato.
- Non dovrei...
Mi sussurrò prima di andare a baciarmi il collo e c'era qualcosa di così sensuale nei suoi sussurri...
Sollevai il bacino strusciando contro il suo, che non poteva negare quanto mi volesse, non poteva lasciarmi così, non di nuovo.
- Per favore...
Lo sentii ridere attutito dai miei capelli, riprese a baciarmi e non si fermò più.
Tutto il resto fu la cosa più vicina al paradiso che io abbia mai provato, anzi, forse era l'inferno perchè tutta quella passione sarebbe stata di certo bandita in un posto casto e spirituale come il paradiso...

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Capitolo 10
*** Primo incontro ***


il giorno dopo

Giorno 24
Era quasi l'alba sentii qualcuno bussare alla porta, prima che potessi muovermi Bill si alzò ed aprì uno spiraglio di portata solo con i boxer addosso, lo sentii parlare sottovoce.
- Non è il caso che entri...
Il rasta fece una risatina maliziosa.
- Chi è la bella?
Rimase in silenzio qualche secondo più di quanto avrebbe dovuto, poi sospirò.
- Andrea...
L'unica cosa che sentii fu un "Oh..." tra il sorpreso e il preoccupato.
- Già...
- Ma lei lo sa?
Lo guardò incredulo alzando la voce.
- Credi che l'abbia violentata?!
- Non intendevo quello, sa di mamma?
Il moro si calmò e scosse la testa.
- Dovresti dirglielo...
Lo guardò.
- Tom, non farti uscire niente con mamma ed Edward!
- Stai tranquillo...
- Grazie...
Chiuse la porta e lo sentii rinfilarsi sotto le coperte, si avvicinò abbracciandomi.
- Tutto bene?
Annuì contro la mia spalla.

- Cos’è che devi dirmi?

Sospirò contro i miei capelli e anche se i suoi sospiri mi facevano ricordare qualcosa di molto eccitante accaduto nella notte precedente, quel “Oh…” di Tom mi puzzava e volevo andare a fondo.

- Sei davvero sicura di volerlo sapere adesso? Puoi rimandare quasi di una settimana…

Mi voltai trovandomi faccia a faccia con lui.

- Mia madre ci ha fatto un certo discorso prima di farci conoscere, tuo padre è il primo uomo decente che conosce, voleva che tutto funzionasse al meglio…e di certo per lui preoccuparsi che io o Tom potessimo intrufolarci tra le tue gambe non sarebbe stato il massimo! Più che altro era un discorso rivolto a quel tipo poco raccomandabile di mio fratello, ma le cose sono andate diversamente…

Si interruppe e sorrise, mentre mi baciava la fronte.

- Quella sera, ricordi quando ci hanno portati a mangiare tutti insieme per familiarizzare?

Ricordavo, ricordavo tutto. L’avevo visto entrare con i capelli bassi e liscissimi, truccato mille volte meglio di me, ricordavo che mi era caduta la forchetta nel piatto quanto era intrigante; molte delle ragazze che erano nella sala si erano voltate a guardarli, non è che suo fratello passasse molto più inosservato di lui, infondo erano gemelli. Quella notte me lo ero anche sognato e mi ero trovata a fantasticarci un sacco di volte, prima di sbattere il muso contro la sua scontrosità. La buttai sul vago.

- Più o meno…

- Beh, quando ti ho vista, mi è preso un colpo! Sembravi un angelo, con quella canottiera bianca e lo sguardo da bambina…e arrossivi…non sai quanto tempo era che non mi trovavo con una tipa ancora in grado di arrossire, sembravi così dolce!

Mi lanciò un’occhiata maliziosa.

- Però non eri ingenua, non so a volte mi guardavi come se avessi tutta una serie di idee di cosa avremmo potuto fare insieme! E quella era la cosa che mi intrigava di più…lui fai tuttora! A volte mi guardi, magari mentre siamo a pranzo e mi aspetto quasi che salti sul tavolo e vieni a darmi un morso…

Fece un lungo sospiro.

- Ne ho parlato con la mamma, mi sembrava giusto dirglielo! Non l’ha presa molto bene, non si aspettava una cosa del genere da me, dei due io sono il gemello più razionale…così ho iniziato ad evitarti!

Rise e te.

- E te che mi giravi continuamente intorno come se fossi la mia Luna personale, insopportabile! È stato insopportabile!

Lo guardai sorridendo rendendomi conto solo ora che l’avevo fatto sul serio: più lui cercava di essere distante, più io volevo avvicinarlo.

Lui scosse la testa pensieroso.

- Questa settimana soli è stata la fine…

Mi intristii anche io.

- Ed ora che facciamo?

Sospirò avvicinandomi a se e abbracciandomi forte.

- Non ne ho idea…

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Capitolo 11
*** Inizio ***


Problemi

Giorno 25
Liz e Georg se ne andarono il giorno dopo e l'abbraccio che divise la ragazza da Tom fu tremendo, erano due stupidi! Si volevano bene, perchè continuare quella inutile battaglia contro il destino? Lui si scusò mille volte con me per non aver capito che ero "la tipa di Bill" e per averci provato senza pudore, dopo la 999esima volta che il moro gli diceva di stare tranquillo, che era perdonato e che non ero proprio la sua tipa sembrò essere in pace con se stesso.
Rimanemmo di nuovo soli e stavolta lo eravamo davvero; ognuno di noi aveva i suoi pensieri che lo isolavano dagli altri: Tom aveva Liz, Bill i problemi con sua madre ed io i problemi con Bill che derivavano dai problemi con sua madre. Ci stavamo ignorando di nuovo, non per necessità, ma era come se il divieto di sua madre lo facesse sentire sporco, aveva fatto qualcosa di sbagliato, era venuto a letto con me nonostante lei glielo avesse proibito; però io Bill non eravamo fratelli, non avevamo fatto niente di male. Avrei voluto che anche lui la pensasse così.
Io e Tom stavamo preparando il pranzo come sempre, ma stranamente eravamo in silenzio, fu lui il primo a trovare il coraggio di parlare; fece un mezzo sorriso.
- E così avevo ragione, stracotta di mio fratello...
Arrossii, ma sorrisi, contenta di spezzare quel muro di silenzio che ci divideva.
- Non ne sono stata sicura fino a ieri sera...e tu stracotto di Liz?
Sospirò.
- Sai, credo di essere pronto...
Lo guardai ad occhi sgranati.
- E perchè l'hai lasciata andarsene allora?
Si strinse nelle spalle.
- Perchè non so se lo è lei!
La cosa mi fece innervosire tantissimo, la loro storia sembrava una favola e sarebbe stata così semplice se loro non si fossero creati tutti quei problemi.
- Avresti dovuto dirglielo...
Sorrise.
- Non mi farà mica male fare per un altro po' lo scapolo...com'è che si chiama quella tua amica? Lucy?
Gli diedi una spintarella.
- Come avete deciso di affrontare i nostri genitori?
- Veramente...non abbiamo proprio deciso...
Mi guardò, poi indicò il calendario alla parete con la testa.
- Dovreste, manca poco al loro ritorno...
Sospirai contando mentalmente le caselle dei giorni: 5, 4 considerando che mercoledì sarebbero già stati a casa. Andai in camera dei gemelli e trovai Bill sul letto, steso su un fianco con le cuffie del lettore mp3 nelle orecchie, mi sedetti sul letto di Tom, volevo parlargli, ma non sapevo come fare.

- Ti ho sentita, sai?

Rimasi gelata e deglutii.

- Oh…

Bene stavo assimilando le espressioni di stupore di Tom, ero proprio sulla buona strada!

Rise e si voltò guardandomi.

- Stai bene?

Annuii con la testa.

- E tu?

Sospirò.

- Metà di me sta benissimo, l’altra metà è in fin di vita!

Rimasi in silenzio, poi mi feci coraggio, prima di uscirmene con qualche altra frase alla Tom.

- Senti Bill, abbiamo 5 giorni! Possiamo stare qui a deprimerci perché probabilmente poi i nostri faranno di tutto per dividerci o stare insieme…

Arrossii alla velocità della luce per quello che avevo detto.

- Per ora non siamo costretti ad essere fratelli…

Mi guardò perplesso, o almeno mi sembrò, visto che continuavo a tenere gli occhi in basso ancora imbarazzata; si alzò ed appoggiò diligentemente il lettore mp3 sul comodino, poi venne a sedersi accanto a me sul letto. Mi prese le gambe da sotto le ginocchia e le posò sulle sue, mentre mi faceva passare l’altro braccio dietro la schiena; mi tirò indietro i capelli e quando le sue dita sfiorarono i contorni del mio viso, sentii un fremito alle labbra. Mi guardò negli occhi.

- 5 giorni? Credi di bastarmi per così poco?

Sorrisi.

- È un inizio…

Sfregò il naso contro il mio, il mio cuore stava già andando in fibrillazione.

- Mi sembra un buon inizio…

Le sue labbra morbide sulle mie e il suo sapore che mi faceva dimenticare il anche il mio nome, ero quasi sicura che iniziasse per A, ma era soltanto un’ipotesi. Mi aggrappai alla sua spalla per sollevarmi e rendere ancora più intenso quel bacio, ma lui mi spinse sul letto poggiandosi sopra di me. Risi.

- Un ottimo inizio direi…

Quando uscimmo da quella stanza ero affamatissima, per fortuna Tom era in grado di stare ai fornelli anche senza di me; lo trovammo al telefono e quando lo sentii invitare Lucy da noi lo guardai in cagnesco, non so, mi sembrava che lui fosse proprietà di Liz e quindi le altre non avessero il diritto di metterci le mani, ma comunque lo lasciai fare visto che probabilmente lei stava facendo lo stesso con qualcun altro.

Dopo cena fummo io e Bill i primi a dileguarci in camera nostra, con una bottiglia di vodka sotto il braccio e un sacco di idee in mente. Spostammo i materassi dalle reti e li mettemmo vicini per terra, in modo da conquistare lo spazio di due piazze; mi ci sedetti sopra a gambe incrociate e lui si sdraio davanti a me poggiandosi su un gomito, mentre leggeva l’etichetta della bottiglia.

- Che hai preso?

Sorrise senza staccare gli occhi.

- Vodka alla liquirizia…

- Ti piace?

Mi guardò.

- Mi piace nella tua bocca…

Incrociai le braccia sul petto e lo guardai sospettosa.

- Sai, è molto da Tom cercare di farmi ubriacare per portarmi a letto!

Scoppiò a ridere e mi spinse fino a farmi cadere sdraiata sul materasso.

- Non essere sciocca, Andrea…

Si spostò accanto a me e mise una mano sulla pancia.

- Non ne ho bisogno!

Gli lanciai un’occhiata scettica.

- Montato…

Sbruffò ridendo.

Restammo in silenzio a guardarci, finché dalla mia camera ci raggiunse la colonna sonora di Lucy; guardai il muro, sospirando.

- Non potrebbe trovarne una silenziosa?

Mi guardò con una strana luce negli occhi, poi mi porse la bottiglia fissandomi, decisi che non avevo proprio voglia di concentrarmi sui rumori provenienti dalla mia stanza, così bevvi un lungo sorso; gliela diedi di nuovo e lui fece lo stesso, poi la andò ad appoggiare accanto al muro e spense la luce.

Mi ritrovai sola in quel letto, immersa nel buio più totale, finché non sentii una mano che mi faceva scivolare piano la maglietta per scoprirmi la pancia; un paio di labbra umide di vodka mi baciarono piano appena sotto l’ombelico. Andai a tentoni con la mano fino a raggiungere la sua testa, i suoi capelli laccati.

- Senti ancora, Lucy?

Cercai di concentrarmi, ma effettivamente ero stata distratta da qualcos’altro.

- Più o meno…

Ma di certo non avrei continuato a sentirla a lungo, perché mi stava slacciando i pantaloni e la sua bocca continuava a scendere…

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Capitolo 12
*** Sorpresa ***


Sorprese Giorno 30
Vivemmo quei quattro giorni nell'idillio dei sogni: saremmo stati insieme per sempre, saremmo andati ad abitare in una casa con tanto di mulino e fiume, costruita su una campo di fragole, avremmo avuto un bambino possibilmente non vanitoso come lui. Tom come al solito se la spassava con tutta una serie di tipe che svenivano soltanto al suo pensiero, poi però quando si addormentavano, sgattaiolava in cucina e telefonava a Liz; passavano la notte a parlare, a volte quando io e Bill andavamo a fare colazione lo trovavamo sul divano ancora con il telefono all'orecchio.
I nostri genitori tornarono quel pomeriggio, ci furono abbracci e lacrime (soprattutto da parte di Michelle) che continuava a dire quanto le eravamo mancati; nessuno di noi disse niente sulla storia che era nata queei giorni. Avremmo rinviato l'argomento a tempo debito, per ora ci bastava guardarci e sorriderci di nascosto. Andammo tutti insieme a cena fuori per festeggiare il loro ritorno, papà guidava ed io ero dietro in mezzo a loro; ogni tanto i nostri genitori si scmbiavano occhiate fugaci, quando scherzavano felici che riuscissimo finalmente ad andare d'accordo. Ci portarono allo stesso ristorante, dove ci avevano presentato per la prima volta; io e Bill stavamo uno di fronte all'altro con le gambe incrociate insieme. Quando ci portarono il dolce papà e Michelle si presero la mano.
- È così bello essere qui tutti insieme...
Annuii sorridendo e guardai Bill, effettivamente mi piaceva molto più di un mese fa.
- Bill, Tom, io ed Edward vorremmo dirvi una cosa...
Vidi distintamente il panico attraversare i suoi occhi, si fermò e guardò la madre, fu Tom a parlare.
- Ti ascoltiamo...
Sembrava impacciata.
- Spero, che non vi sembri una decisione azzardata...
Deglutii confusa e inquieta; sorrise a mio padre serena.
- Ed, mi ha chiesta di sposarlo, non è meraviglioso? Saremo a tutti gli effetti una famiglia...
La mia forchetta cadde tra la cioccolata del mio profitterol, il mio sguardo saltò da Bill a papà come se sperassi che ci stessero prendendo in giro, poteva essere uno scherzo, no?
Ma quando vidi la mano di Michelle e l'anulare sul quale brillava un anello mi resi conto che non poteva assolutamente essere uno scherzo; deglutii un paio di volte cercando un'espressione che potesse sembrare carina, ma non mi venì in mente niente di meglio di:
- Che sorpresa!
Mi sorrise così felice.
- Che ne pensate?
C'era una domanda di riserva? No, ma per fortuna c'era Tom, che dopo essersi reso conto della nostra incapacità di articolare una frase di senso compiuto salvò la situzione; sorrise, ipocrita, ma riuscì a sorridere.
- Che vogliamo che siate felici!
Bill annuì senza sorridere come se improvvisamente tutto fosse precipitato ed era così, sarebbe stato molto difficile far capire loro la situazione mentre preparavamo il matrimonio e i nostri vestiti, no, sarebbe stato impossibile!
- Avete già fissato la data?
Annuirono e stavolta rispose mio padre.
- Tra due settimane!
Quando tornammo a casa mi chiusi nella mia camera e mi misi a letto senza dormire, avrei voluto rimandare tutti i pensieri di un giorno, ma i miei occhi si rifiutavano di chiudersi; verso le tre di notte sentii qualcuno bussare piano alla mia stanza, Bill. Appena si chiuse la porta alle spalle, mi abbracciò senza dire niente; restammo abbracciati a lungo.
- Sono una persona orribile se spero con tutte le mie forze che ci ripensino?
Scossi la testa, non c'era niente di orribile in lui.
- Cosa facciamo?
Sospirò.
- Vorrei avere una risposta...

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Capitolo 13
*** Giulietta e Romeo ***


Romeo e Giulietta La nostra vita era ormai cambiata, il nostro fantastico mondo insieme si era trasformato in un'utopia molto difficile da realizzare. Per stare insieme lui saltava di notte dal suo balcone al mio che per fortuna erano vicini; mi sentivo un po' la Giulietta del momento e lui il mio fantastico Romeo, capelli a parte, dubito che un Montecchi avesse i suoi 20 centimetri di crinierea. Effettivamente per il momento trovarci di nascosto, era molto eccitante, ma ogni attività alla luce del sole era proibita come incestuosa...ma noi non eravamo fratelli!
Quel giorno stavo aiutando Michelle con il bucato, lei stirava e io mettevo apposto i capi miei e dei miei fratellastri; presi una pila di magliette di Bill e le portai in camera loro, aprii il cassetto e rimasi a fissare tutte le felpe già dentro, doveva averle messe almeno una volta, quindi erano impregnate del suo odore. Le fissai deglutendo, poi pensai a Liz che annusava le lenzuola di Tom e mi sentii più normale; presi un paio di T-shirt e me le portai al viso ispirando forte...buono...
- Andy, cosa fai?
Mi morsi il labbro rimettendole di corsa nel cassetto, merda...mi voltai sfoggiando un sorriso a trentadue denti che voleva essere persuasivo.
- Niente mi piace il profumo di tuo...ehm...
Figlio? Mm...ottima risposta...
Mi schiarii la voce.
- Del tuo ammorbidente...
Lei sorrise di risposta lusingata.
- Grazie, lo userò anche per le tue magliette, allora!
Ma che bella idea...
Si sedette sul letto di Tom guardandomi.
- Vorrei parlarti...
Deglutii, dopo la sorpresa del matrimonio non ero molto tranquilla quando voleva parlarmi. Mi sedetti di fronte a lei sul letto di Bill.
- Ti ascolto...
Mi prese una mano, brutto segno.
- Ecco, vorrei che facessi da damigella d'onore al matrimonio...
Sospirai, non era il massimo, ma poteva andare molto peggio.
- Va bene...
Il suo entusiasmo mi travolse.
- Davvero? Oh, vedrai, avrai un vestito bellissimo...ti piace l'azzurro?
Mi sentivo leggermente aggredita.
- S-si...
- Che ne dici di dare un'occhiata in giro oggi pomeriggio?
Annuii un po' incerta.
- Fantastico! Vado a preparare il pranzo, i nostri ometti saranno a casa presto...
La guardai uscire dalla porta, sembrava così elettrizzata, doveva amare davvero mio padre; almeno quanto io adoravo Bill. Lanciai un'occhiata al cassetto delle sue magliette alle mie spalle, guardai di nuovo la porta dalla quale era sparita Michelle poco prima: giacchè ero di nuovo sola...
Sentii qualcuno schiarirsi la gola alle mie spalle, mi voltai: Tom mi fissava ridendo appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sul petto.
- Andy, stai diventando inquietante...
Arrossii ferocemente.
- Ti piace così tanto?
Annuii con la testa, non aveva molto senso mentirgli.
- Credo di si...
- È una cosa seria...
Lo guardai con la faccia di chi la sa lunga.
- Chissà cosa ne penserebbe Liz...
Lui mi guardò improvvisamente incuriosito.
- Perchè?
Mi alzai e mi diressi verso la porta, mi fermai appena prima di uscire e lo gurdai sorridendo.
- Perchè anche lei lo faceva con le tue lenzuola...
Sgrano gli occhi e tirò fuori di corsa il cellulare dalla tasca, componendo il suo numero.
Lo lasciai alle sue telefonate e me ne andai in camera mia.
Io e Michelle passammo il pomeriggio, per negozi in centro, mi fece misurare di tutto, contagiando anche me nella sua euforia; doveva essere così bello preparare un giorno così importante con la persona che si ama, provare vestiti chiedendosi quale gli sarebbe piaciuto di più: fondamentalmente era quello che stavo facendo anche io.
Dopo molte alternative scelsi un semplice abito color indaco con un nastro blu scuro in vita con il fiocco dietro, rimandammo la scelta delle scarpe ad un altro giorno.
Quella sera qundo fui da sola in camera mia, me lo provai di nuovo specchiandomi e chiedendomi come si sarebbe vestito Bill; qualcuno bussò alla mia finestra ed andai ad aprire. Il mio Romeo entrò guardandomi, mi girò intorno un paio di volte studiandomi,poi si fermò davanti a me sorridendo e prendendomi le mani.
- Sei bella...
Sorrisi e lui mi baciò spingendomi piano sul mio letto.
- Aspetta, non possiamo rovinarlo...
Lui sbruffò.
- Uff...sei come un regalo che non posso scartare...
Me lo sfilai piano rimanendo in sottoveste, lui si strinse nelle spalle, tirandomi con più urgenza sotto le coperte.
- Ok, va bene anche così...
Risi mentre lui mi baciava e mi faceva sua di nuovo.
Avrei voluto che restasse a dormire con me, ma per ovvi motivi non era possibile così sgattaiolò di nuovo in camera sua.
Quando mi svegliai la mattina dopo, mi sentivo talmente appagata, adoravo, amavo, bramavo, fare l'amore con lui. Era così icredibile.
Dpo varie capriole mi alzai per andare a fare colazione, Bill era già lì seduto a tavolino con una tazza di caffè davanti, la casa era silenziosa così mi avvicinai e gli diedi un bacio a fior di labbra prima di andare a scaldarmi il latte.
- Buongiorno...
Sentimmo qualcosa che cadeva alle mie spalle, poi la voce di lui, solo un sussurro impanicato.
- Mamma...

mi sento un po' in colpa per complicargli così tanto la vita...poveri! Comunque ringrazio tutte quelle che recensicono (giuro che leggo ogni commento!) e mi seguono, siete fantastiche! sono felicissima che la mia storia vi stia appassionando...spero di non deludervi! Baci&abbracci...

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Capitolo 14
*** Partenza ***


Partenze Ero seduta contro il muro della mia cameretta, con le ginocchia tra le braccia; mio padre era uscito da poco, dopo essere stato svegliato da Michelle mi aveva portata via da Bill ed era partito con i soliti rimproveri. Non era carino che io e mio fratello ci comportassimo in quel modo, abitavamo sotto lo stesso tetto non poteva passare la notte in ansia perchè quel ragazzo poteva tranquillamente intrufolarsi nella mia stanza e non voleva pensare a quante volte l'aveva già fatto. Gli avevo urlato in faccia che io ero figlia unica e che tra me e i gemelli non c'era un legame di sangue di nessun genere che potesse far apparire la nostra storia sbagliata, a quel punto era uscito.
Entrò Tom e si venne ad accucciare accanto a me, mi chiesi perchè non stesse ad appoggiare suo fratello, ma quando sentii le urla di Bill e Michelle provenienti dalla loro camera, capii che era stato proprio il moro a chiedergli di farmi compagnia e non lasciarmi sola. Si accese una sigaretta in silenzio.
- Credevo che fumasse soltanto Bill...
Si strinse nelle spalle sospirando.
- Ci sono delle situazioni che richiedono un aiutino...
Strizzai gli occhi mi sembrava che stessero urlando nella mia testa più che nell'altra stanza.
- Hai idea di quanto sono delusa, Bill? Come hai potuto portarti a letto tua sorella, spiegami!
Immaginai gli occhi di lui fissarla con odio.
- Per l'ennesima volta, mamma! Non è mia sorella! Tu ed Edward avete deciso che dovevamo esserlo, ma io non ho fatto niente di male!
- Siamo una famiglia, viviamo sotto lo stesso tetto, siete figli nostri e noi stiamo per sposarci, quindi se ancora non siete fratelli lo sarete presto!
Sentimmo qualcosa cadere pesantemente a terra, pensai che stessero iniziando a tirarsi i soprammobili, ma Tom mi guardò colpevole come se sapesse benissimo che sarebbero stati meglio i soprammobili. Lo fissai allarmata.
- Che succede?
Sospirò buttando fuori una boccata di fumo.
- Se ne va...per un po'...
Sgranai gli occhi in preda all'ansia.
- Che vuol dire se ne va?
Mi guardò per cercare di giustificarlo.
- Non può rimanere qui, non per ora almeno, tornerà, non preoccuparti!
Uscii dalla camera in fretta e andai in quella di Bill; rimasi immobile sulla soglia, non era un soprammobile, quella che era caduta pesantemente a terra era un valigia che lui stava riempiendo; non si accorsero di me, troppo impegnati a litigare.
- Non fare il melodrammatico, Bill! Non puoi andartene soltanto perchè non ti lascio vedere una ragazza!
Si fermò e le si avvicinò fissandola, quello sguardo avrebbe messo a disagio chiunque.
- Sto seguendo il tuo esempio, mamma! Mi impedisci di vedere una ragazza perchè hai paura che per colpa nostra tra te ed Edward non funzioni, mi sto comportando come te, solo che io sono meno egoista e non ti impedisco di essere felice!
Michelle rimase in silenzio, mentre lui infilava in valigia le ultime cose e la chiudeva; mi sentivo al di là di un vetro, tipo quelli degli interrogatori, potevo vederli e sentirli, ma non potevo fare nient'altro. Poi il moro si voltò e mi vide, in lacrime con la mano che stringeva lo stipite della sua porta. Mi si avvicinò piano, ignorando sua madre e chiunque altro; mi tolse le lacrime da sotto gli occhi con la mano, poi mi abbracciò, non sapevo se lei ci stesse guardando o no, ma non sembrava importargli.
- Non fare così, piccola, ti prego non piangere!
Inizia a singhiozzare contro la sua maglietta, Bill mi allontanò un pochino e si abbassò fino ad avere gli occhi all'altezza dei miei.
- Guardami, Andrea...
Cercai di fissarlo, ma faceva così male pensare che stesse per lasciarmi, sembrò leggermi nel pensiero.
- Non ti lasciò, non mi arrendo, ti faccio una promessa, tu mi credi vero?
Annuii con la testa, incapace di parlare.
- Troverò una soluzione, hai la mia parola, quando tornerò niente e nessuno potranno più dividerci!
Lo guardai con gli occhi bagnati, incerta.
- Ti prego, fidati di me!
Deglutii un paio di volte prima di riuscire a tirare fuori un:
- Ok...
Lui mi baciò, ormai era inutile avere segreti. Poi prese la valigia e se ne andò.
Tornai in camera mia come in trance, pensando che anche quando mi ignorava, anche quando fingeva che fossi invisibile, avevo bisogno della sua presenza in quella casa per essere tranquilla; Tom era ancora lì mi si avvicinò e mi abbracciò, mentre io riprendevo a piangere.
- Tranqulla, Andy! Vedrai che le cose si sistemeranno...
Ma in quel momento mi sembrava impossibile.

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Capitolo 15
*** Vita senza Bill ***


solitudine Dopo la scoperta del rapporto tra me e Bill, i nostri genitori ritennero opportuno spostare il matrimonio, anche perchè Michelle non si sarebbe mai sposata senza uno dei suoi figli; il mio Romeo si era più o meno volatilizzato. Tom mi disse che era sicuramente andato da Georg e Liz e che sarebbe tornato per le nozze; quindi la loro saggia decisione non faceva altro che giocare a mio sfavore.
Per assurdo che fosse, papà non mi mise in punizione, anzi, mi incoraggiava ad uscire, sperando che incontrassi un altro ragazzo, ma come potevo trovare qualcuno migliore di Bill?
In casa la situazione era soffocante, io semplicemente mi rifiutavo di rivolgere parola a Michelle o mio padre; ogni volta che uscivo con Tom ci guardavano sospettosi, chiedendosi se il fantomatico incesto (che non c'era!) potesse ripetersi.
Era notte e non riuscivo a dormire, pensavo a Bill, chiedendomi come stava se gli mancavo, erano passati soltanto tre giorni da quando aveva fatto le valigie e se ne era andato, ma a me sembrava un secolo; sentii Michelle entrare piano in camera di Tom e mi avvicinai al muro che ci divideva per sentire se parlavano di Bill. Sapevo che origliare non era una bella cosa, ma dovevo: se uno di loro due sapeva dovevo sapere anche io, ma l'unica cosa chiara furono le urla sconvolte del ragazzo.
- Mamma, ma sei impazzita? Come puoi credere che ci stia provando con la ragazza di Bill?
- Non è la ragazza di nessuno, è tua sorella!
- No, è mia amica e la ragazza di Bill, mettitelo in testa...
Sentii la donna sospirare.
- Perchè dovete rendere tutto così difficile...
Tom non rispose e lei se ne andò.
Mi infilai di nuovo nel letto con quattro parole che mi giravano per la testa: la ragazza di Bill.

Due settimane, erano passate due settimane. Contavo i giorni come se fossi in carcere con l'ergastolo da scontare, quasi mi aspettavo di iniziare a fare le linee sul muro per ricordarmi lo scorrere del tempo; uscivo, vedevo Kate, facevamo shpping, ma era come se fossi un guscio vuoto. Una conchiglia senza più nessuna perla al suo interno, la parte viva di me se ne era andata con Bill. Quando ero in mezzo alla gente lo vedevo ovunque, un ciuffo di capelli neri poteva essere il suo, una mano smaltata di nero, due occhi truccati pesantemente; mi sentivo come dentro un labirinto di specchi, pieno di suo immagini, ma senza la persona reale che si rifletteva.
Fu vagando tra quegli specchi con mi scontrai con un ragazzo, il ragazzo in questione aveva un bicchiere di caffè in mano che si tuffò sulla mia maglietta.
- Ehi, attenta!
Mi guardai i vestiti affranta, mentre Kate cercava un fazzolettino dalla borsa.
- Scusa...
Fece prima della mia amica, ma rimase con la carta a mezz'aria.
- Non credo di poter fare molto...
Solo allora alzai gli occhi e lo guardai: era la cosa più all'opposto di Bill che avessi mai visto. Biondo, con gli occhi chiari, un viso pulito come quello di un bambino e un sorriso divertito sulle labbra. Gridava semplicità da tutti i pori, ma era anche bello, sembrava dolce.
Sospirai.
- Lascia stare...ti sono venuta addosso, dovevo stare più attenta!
Si rinfilò il fazzoletto in tasca e mi porse una mano.
- Mi chiamo Hayden...
Gliela strinse.
- Io Andrea...
- Se mi lasci il tuo numero ti pago il conto della lavanderia!
Lo guardai sospirando e sorrisi, pensando a Bill.
- No, non posso...
Lui si strinse nelle spalle.
- Come vuoi! Scusa ancora e cerca di fare più attenzione...
Mi fece "ciaociao" con la mano e si allontanò; Kate guardò prima me a bocca aperta, poi corse a raggiungerlo con il cellulare in mano. Quando tronò indietro aveva un sorriso colpevole stampato in faccia, la guardai sospettosa.
- Che hai fatto?
Si strinse nelle spalle.
- Gli ho dato il tuo numero!
Sgranai gli occhi.
- Cosa hai fatto?
Lei mi fissò sosprando.
- Senti, Andy, sono la tua migliore amica! So che stai aspettando Bill, ce l'hai scritto in fronte, ma se non tornasse, o se non trovasse una soluzione? Ammetilo, la vostra situazione non è delle migliori, non ti farà male fare amicizia!
Ero sconvolta, turbata e addolorata; non risposi.
- Non fare così, sembra un ragazzo carino, non chiudergli la porta ancora prima che arrivi all'uscio!
Dentro di me il mio cuore fece un paio di capriole, come se anche lui sentisse quanto fosse sbagliato il ragionamento di Kate, ma quell'idea insana del suo non-ritorno mi si era intrufolata in mente. Cosa avrei fatto se mi avesse semplicemente lasciata? Infondo in due settimane non mi aveva nemmeno mai chiamata. La mia amica congiunse le mani sotto il mento e fece l'espressione da cucciolo implorante, la stessa di Tom quando mi aveva proposto di cambiare stanza.
Sospirai.
- Non ti prometto niente, Kate!
Lei mi fece l'occhiolino.
- È un inizio!
Quella sera evitai anche Tom, avevo paura che potesse scoprire chissà cosa solo guardandomi in faccia; la cena fu immersa in un silenzio irreale e come sempre mi sentivo la colpa di quella tensione, se Michelle e papà mi avessero indicato con l'indice sarebbero stati più discreti.
Tirai un sospiro di sollievo soltanto quando fui al sicuro nella mia stanza; mi misi il piagiama e mi infilai nel letto. Una volta sotto le coperte vidi lo schermo del mio cellulare illuminarsi, non era un numero che conoscevo, ma non ci voleva un genio per capire chi fosse; ci misi un'eternità per torvare il coraggio di rispondere, ma finalemente lo feci.
- Credevo che non mi volessi rispondere!
- Ehm...
- Sono Hayden...
Fin qui non c'erano dubbi.
- Ciao...
Risposta idiota.
- Mi chiedevo, visto che non vuoi permettermi di pagarti la lavanderia, se almeno posso offrirti un caffè domani pomeriggio!
Nella mia testa riapparvero gli occhi lacrimosi di Kate.
- Ok, vada per il caffè...
- Ti passo a prendere a casa?
Mi morsi il labbro.
- Meglio di no, sai...
Il mio fratellastro è il gemello del mio quasi ragazzo incestuoso...
- Mio padre...
Lui rise, la sua risata mi rasserenava.
- Capisco, beh, non preoccuparti! Ci vediamo allo "Straw", lo conosci?
Faceva i frullati più buoni di tutta la città, io e Kate eravamo praticamente cresciute lì dentro.
- Si, a che ora?
- Alle 4 e mezza, va bene?
- Va bene...senti...
Forse avrei dovuto almeno accennargli che non ero proprio libera.
- La mia situazione è un po'...complicata...
Mi interruppe prima che potessi dire altro.
- Stai tranquilla, Andrea, la tua amica mi ha accennato qualcosa...prendiamoci questo caffè senza fretta ne pretese, che ne dici?
Che era carinissimo...
- Ok...grazie!
- Di niente, a domani!
- Ciao...
Posai il cellulare sul comodino infilandomi più in fondo al mio letto e chiedendomi che fine avesse fatto Bill.

Hayden  Christensen, non era prevista la sua partecipazione in tutto ciò, ma volevo dare a Bill un degno avversario! vi prego non arrabbiatevi, aspettate di arrivare alla fine di tutto prima di mandarmi le lettere minatorie...baci&abbracci!

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Capitolo 16
*** Appuntamento e minacce ***


Hayden Ero nervosa, per qualche assurdo motivo non stavo nei panni per l'emozione. Non ci stavo per davvero, i miei vestiti si erano accatastati sul mio letto; mi sedetti accanto al cumolo sospirando. Tom passò davanti alla sua porta socchiusa, tornò sui suoi passi quando vide tutti i panni fuori dall'armadio; bussò e fece capolino.
- Tutto ok, Andy?
Annuii senza guardarlo, sempre per quell'assurdo presentimento che potesse leggermi in faccia il nome del biondo; si sedette accanto a me, scostando una pila di magliette.
- Più o meno...
- Ti è esploso l'armadio?
Feci un mezzo sorriso.
- In un certo senso...
Sospirò.
- Se ne vuoi parlare, non lo dirò a Bill...
Lo guardai allarmata: sapevo che se ne sarebbe accorto.
- Di cosa?
Rise.
- Si chiama Hayden...
Ero sconvolta.
- Mi spii?
Scosse la testa sempre ridendo.
- Ti ha visto un mio amico...mi sono informato, è un bravo ragazzo...
Mi alzai seccata e mi fermai davanti alla finestra sospirando con gli occhi umidi.
- Tom, dov'è Bill? Cosa sta facendo?
- Da Liz e Georg...
Si interruppe sospirando.
- Non so cosa fa...
Mi voltai fissandolo.
- Che devo fare?
Lui si alzò e si fermò davanti a me posandomi le mani sulle spalle.
- Devi vivere...
Mi diede un bacio sulla fronte poi fece per uscire dalla mia stanza; si fermò sulla soglia e si voltò guardandomi sorridendo.
- Io metterei la maglietta rosa, è carina e il rosa è un colore femminile...
Sorrisi abbassandò lo sguardo.
- Grazie...
Presi la maglietta rosa ed un paio di jeans e mi vestii.
Quando arrivai al locale lui era già lì, parlava con il figlio del proprietario seduto al contrario su una sedia; aveva una camicia bianca ed un paio di pantaloni di jeans. Rise e mi vide, mi fece un cenno con la testa ed io mi avvicinai.
- Ciao...prometto che oggi ti mando a casa pulita!
Annuii.
- Grazie...
Poi si rivolse al ragazzo con cui parlava.
- Joe, dalle tutto quello che chiede, oggi è mia ospite...
Lui annuì ed io ordinai un caffè con panna, mi sedetti di fronte a lui.
- Allora, perchè ci hai messo tanto a rispondere ieri sera?
Domanda difficile.
- Ehm...la prossima?
Rise annuendo.
- Ok...perchè un ragazzo con dei rasta assurdi mi ha minacciato di spaccarmi la faccia?
Sgranai gli occhi, evidentemente c'erano delle cose che Tom non mi aveva detto.
- È mio amico, mio fratello...
Incrociò le braccia sullo schienale appoggiandoci sopra il meno e mi gurdò.
- Intrighi familiari? Sono sempre stato un fan delle soap opera...dai raccontami!
E lo feci, certo non i particolari, ma gli dissi di mio padre e Michelle, dei gemelli, del matrimonio e la partenza di Bill; lui ascoltò tutto attento, senza commentare o fare domande imbarazzanti. Era così bello per una volta parlare tranquillamente con un ragazzo, senza particolari drammi di mezzo; quando lui si alzò e mi guidò fuori verso il parco seguirlo fu naturale. Anche lui mi parlò della sua famiglia, i suoi erano entrambi suoi genitori, ma aveva sorella adottata di origine indiane che ora studiava a Princeton. Era divertente, bello, semplice; mi faceva sentire bene! Non c'erano i batticuori come con Bill, non c'era quel dolore fisico che mi dava la sua vicinanza, ma c'erano passeggiate nel parco che non avrei mai potuto fare con lui perchè era mio fratello. C'erano tutte una serie di cose che credevo vietate e che ora, improvvisamente diventavano a portata di mano.
Mi accompagnò a casa dopo che gli promisi di intercedere con Tom, non voleva rischiare la vita ogni volta che mi vedeva:
- E vorrei continuare a vederti se ti va...
Quando arrivai a casa, mio padre era preoccupato, effettivamente era più tardi di quanto avessi pensato.
- Tutto bene, tesoro?
Annuii.
- Dove sei stata?
Michelle si affacciò dalla cucina asciugandosi le mani con il grembiule, anche lei in pensiero.
- Allo "Straw" ed al parco con...
Presi fiato e deglutii.
- Con un ragazzo...
Vidi distintamente il viso di Michelle illuminarsi, sorrise.
- Noi abbiamo già cenato, ma ti ho lasciato la carne in caldo se hai fame...
La guardai.
- Grazie...

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Capitolo 17
*** Ultimatum ***


Ultimatum Aprii gli occhi, mi sentivo tranquilla, avevo dormito insolitamente bene, non mi capitava spesso da quando Bill se ne era andato, ma quella notte ero stata fortunata, o forse avevo semplicememente ricevuto un mano da un bellissimo ragazzo biondo...Hayden...insieme al suo nome ricordai anche qualcos altro.
Stavo per scendere dalla macchina quando lui mi fermò.
- Ehi, aspetta!
Mi voltai a guardarlo incuriosita.
- Ci rivediamo?
Deglutii, non sapevo cosa rispondere, ma lui rise divertito.
- Facciamo così: ti fai una dormita e domani pensi se vuoi o non vuoi frequentarmi, se decidi di si hai il mio numero e mi chiami, altrimenti nessun rancore!
Avevo annuito ed ero scesa.
Sospirai ancora nel letto, rotolandomi come un criceto nella ruota: ed ora?
Quando andai a far colazione c'era Michelle, ma non mi guardò con la solita delusione che aveva da quando ci aveva scoperto, sembrava tranquilla.
- Buongiorno, Andy, caffè?
Annuii con la testa e lei me ne versò una tazza, poi si sedette di fronte a me.
- Allora, nuovo ragazzo?
Sospirai, non mi sembrava una cosa molto carina parlare con Michelle di una cosa del genere, si trattava di tradire suo figlio.
- Non è così semplice...
Non era affatto semplice, Bill, era semplicemente Bill; vanitoso, egocentrico, ma mi piaceva anche per quello.
Forse anche lei capiì che non era l'argomento migliore, infatti lo cambiò a tempo di record.
- Allora, dovremo andare a comprare le scarpe per il tuo abito...
- Sono ancora la tua damigella?
Lei annuì sorridendo, poi mi guardò di sottecchi.
- Lo saresti comunque...
Andai in cameretta e guardando il cellulare mi venne un'idea: dovevo dare un'ultima opportunità a Bill o me lo sarei rinfacciata per sempre così stabilii un ultimatum. Aveva un giorno e mezzo per chiamarmi o farmi avere sue notizie, il termine sarebbe scaduto alle tre e mezza del pomeriggio dopo; se non l'avessi sentito avrei definitivamente aperto la porta a Hayden. Mi sedetti a gambe incrociate sul letto fissando intensamente il cordless di casa ed il mio telefonino; passarono due ore, ricevetti un paio di chiamate di Kate.
- Ha chiamto Bill?
- Stai tenendo la linea occupata, Kate, se chiamasse in questo momento?
- Ops...scusa, ciao!
Tom passò davanti alla porta della mia camera socchiusa con una maglietta troppo grande e lunga ed i boxer; probabilmente si era appena svegliato visto che aveva ancora i rasta sciolti. Bussò ed entrò nell mia stanza.
- Tutto bene?
Annuii senza alzare gli occhi dai telefoni, lui si sedette accanto a me e rimase in silenzio qualche secondo cercando di decifrare la mia espressione, poi anche lui si mise a fissare i telefoni.
- Precisamente, cosa stiamo facendo?
- Ho dato un ultimatum a Bill...
Tirò fuori un "oh..." dei suoi, puoi:
- Cioè?
- Se non chiama fino alle tre e mezza di domani pomeriggio, telefono ad Hayden!
Fece una smorfia.
- Ahi...
- Devo farlo, Tom...
- Lo so...
Aspettammo insieme fino a pranzo, il pomeriggio lo passai da sola sempre seduta sul letto, dopo cena mi venne a far compagnia anche Kate: sembrava che stessimo aspettando chissà cosa. Invece era solo la chiamata di un ragazzo. Io e Kate ci addormentammo sul tappeto della mia camera, Tom ci aveva lasciate prima per andare a chiamare Liz e dormì sul divano.
La mattina dopo non appena aprii gli occhi seppi che Bill non aveva chiamato, che la storia dell'ultimatum era stata una sciocchezza e che era tremendamente ingiusto far aspettare un ragazzo dolce come Hayden per quello che ormai sembrava essere diventato un fantasma. Nonostante tutto aspettai comunque le tre e mezza prima di chiamarlo; composi il numero ed aspettai la sua vove.
- Ciao...
- Hayden, sono Andrea...
Lo sentii ridere.
- Lo so! Iniziavo a credere che non mi chiamassi...
- Già...senti, hai da fare?
- No...ti passo a prendere o devo aspettarmi tuo fratello appostato in giardino?
Risi anche io.
- Puoi venire, tranquillo...
- Ok, ti passo a prendere tra poco...
Lo aspettai sul cancello, Tom era molto tranquillo, ma comunque non volevo che fosse così palese che mi vevdevo con un altro.
Hayden era sorridente, bello e biondo. Salii in macchina, lui mi guardava con le braccia incrociate sul petto.
- Posso considerare aperto il nostro capitolo?
Sospirai guarandolo, poi mi feci coraggio e sorrisi.
- Si...
Passammo tutto il pomeriggio insieme, continuando a parlare da dove avevamo interrotto due giorni fa; ogni volta che si avvicinava il ricordo di Bill cercavo di cacciarlo via; Hayden era un asso a farmio tornare il sorriso. Un pomeriggio leggero dopo così tanto tempo, mi faceva sentire una bambina. Mi aveva portata di nuovo al parco, voleva la prova che sapessi davvero spingermi da sola sull'altalena; aveva finito per spingermi lui tutto il pomeriggio.
Mi riaccompagnò a casa e si fermò lì sotto.
- Non mangiare troppo a cena, altrimenti poi non ce la faccio più a spingerti!
Gli diedi uno schiaffetto sul braccio.
- Ehi!
Lui rise cercando di pararsi.
- Guarda che è vero, mi sono quasi stancato!
Feci per colpirlo di nuovo, ma lui tolse le braccia e gli franai sulle gambe; mi tirai su e nel farlo lo baciai. Mi tirai indietro imbarazzata, credevo che certe cose accadessero soltanto in Tv, ma evidentemente mi sbagliavo...
Mi guardò, studiandomi.
- Tutto bene?
- S-si...
Rise, poi si sporse dandomi un bacio tra i capelli.
- Vai a casa prima di aggredirmi di nuovo...
Arossii e scesi in fretta nascondendomi in casa; una volta dentro, ma appoggiai con la schiena contro la porta: wow...l'avevo baciato...
A cena Tom era insolitamente silenzioso, mi raggiunse dopo quando ero già in camera; bussò e si fermò sulla porta.
- Come è andata?
Ero sdraiaita sul letto a fissare il soffito: avevo baciato Hayden...
- Benissimo, sono felice...
Lui sospirò e si grattò la nuca con una mano, incerto; lo guardai incuriosita.
- Volevi dirmi qualcosa?
Un altro sospiro, poi fece il sorriso più forzato che gli avessi mai visto.
- No, ero solo curioso...
Si voltò facendo per uscire, ma lo fermai.
- Tom?
Si fermò.
- Sei sicuro?
Cercò di fare un sorriso più convincente.
- Si, ora dormi!
Uscì dalla stanza, ma io rimasi insicura continuando a guardare la porta dalla quale era appena uscito, sapevo che mi aveva mentito. Mi stava nascondendo qualcosa.

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Capitolo 18
*** Crolli ***


Crolli Io e Hayden uscivamo insieme da quasi un mese ormai, a casa non c'era più tensione, l'assurda storia tra Liz e Tom continuava e Michelle aveva deciso una nuova data: due mesi e lei e papà sarebbero stati marito e moglie. Andava tutto per il meglio finché un giorno mentre ero in gelateria con il mio biondissimo, gli uscì una frase infelice del tipo.
- Dormi da me stanotte?
Non vorrei soffermarmi sul mio gelato alla fragola che per poco non gli sbruffai in faccia, ne sul mio cuore che perse un colpo e poi ricominciò a velocità doppia rispetto a prima; iniziai a tremare come un foglia, con in testa la sensazione del tulle ruvido tra le mie gambe, nelle narici il profumo della pelle di Bill, sulle labbra il suo sapore. Lo guardai quasi impaurita, lui mi studiò pensieroso.
- Non sei obbligata, sai?
- S-si, lo so...ma...
Cosa? Mi è venuto in mente quanto era stato bello fare l'amore con il mio ex incestuoso? Ottima argomentazione da riferire al tuo nuovo quasi ragazzo...
Lui rise.
- Non capisco perchè con te è tutto due volte più difficile!
Sospirai e risi anche io contenta che Hayden fosse...Hayden!
- Scusa...
Si sporse sul tavolino e mi diede un bacio leggero sulle labbra.
- Non devi scusarti, se ti va puoi venire visto che i miei non ci sono! Possiamo guardarci un film e parlare di quanto è bianco il soffitto della mia camera tutta la notte...
Risi ed annuii.
- Ok...
Quando tornai a casa Tom era al telefono, ma quando mi sentì riattaccò di corsa; lo guardai sospettosa.
- Chi era?
Vidi distintamente il suo pomo d'Adamo andare giù e tornare su.
- Liz...
Lo fissai.
- Non era Liz...
Lui si avvicinò, mi poggiò le mani sulle spalle e mi guardò fisso e serio.
- Credimi, era Liz!
Poi se ne andò, io rimasi a fissare il telefono di casa pensierosa: non era Liz.
Casa di Hayden era bella, grande, anche se sembrava così silenziosa; ci eravamo fermati in un ristorante a prendere due pizze da portare via ed ora eravamo sul divano del salotto a guardare un film come stabilito mangiucchiando qualche trancio.
Finito il film ci spostammo nella sua camera, c'era un letto grande al centro ed un sacco di mobili pieni di libri; spense le luci, lasciandomi nella piena oscurità. Il cuore inziò a battermi forte, mentre lui mi prendeva la mano e mi tirava piano sul materasso; mi sedetti rigida come un manichino. C'era qualcosa di sbagliato in tutto quello, qualcosa che non funzionava che avrebbe dovuto essere diverso. Si sedette accanto a me, carezzandomi una guancia con la mano e baciandomi con più passione di quanto avesse mai fatto; mi piaceva Hayden, mi piacevano i suoi baci. Non opposi resistenza mentre mi spingeva piano fino a sdraiarmi sotto di lui e mi abbassava la zip della felpa lasciandomi in reggiseno; quasi non mi resi conto di fare lo stesso con la sua camicia. Lo sentii sorridere, mentre mi baciava piano la scollatura fino al profilo del mio intimo; poi tornò a giocare con le mie labbra ed era bello, molto bello, dolce, piacevole. Era un sacco di cose e forse "bello" era l'aggettivo più banale. Iniziai ad accarezzargli il torace, i pettorali, gli addominali; lo sentii ridere contro la mia bocca.
- Sei fredda...
Mi fermai, improvvisamente mi mancò il fiato. Il suo ricordo mi colpì come uno schiaffo. Bill, Bill, Bill. Il mio cervello iniziò a rielaborare da solo ogni immagine, ogni suo sorriso, ogni suo bacio. Allungai la mano verso il muro cercando un interruttore, lo trovai e fummo sorpresi dalla luce; mi tirai su scansandomi da lui, lasciando che i capelli nascondessero i miei occhi improvvisamente umidi. Hayden mi guardò perplesso.
- Tutto bene?
No, non andava bene niente. Non risposi, lui si avvicinò scoprendomi il viso sul quale era scivolata una lacrima; mi mise sulle spalle la felpa, accostandomela, coprendomi preoccupato.
- Scusami, credevo che lo volessi anche tu!
Altra lacrima. Perchè doveva essere tutto così sbagliato? Era così carino, così gentile, sarebbe stato così semplice; ma ora sapevo precisamente cosa c'era che non andava: lui non era Bill.
Scossi la testa, tirando su con il naso e gli presi le mani; non volevo che si sentisse colpevole di un errore che non aveva commesso.
- No, non sei tu, hai ragione lo volevo, ma...
Cosa potevo dirgli, lui sembrò improvvisamente leggere il mio silenzio.
- Bill?
Sospirai.
- Mi dispiace...credevo di aver superato la cosa, tu mi piaci!
Anche lui sospirò, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
- Lo so, ma ami lui...
Mi sfuggì un singhiozzo, sentendo nella sua voce una certezza che avevo accantonato per così tanto tempo.
- Mi dispiace...sono una persona orribile!
Mi strofinò il braccio cercando di tranquillizzarmi.
- Non è vero, Andy, credo che lui lo sia! Ti ha lasciato così, senza spiegazioni e senza risposte, è normale che tu ti senta confusa...
Sospirò di nuovo e si rivestì, poi si alzò porgendomi la mano.
- Andiamo ti riporto a casa...
Entrai in casa distrutta, mi sentivo una sciocca, avevo respinto un ragazzo fantastico come Hayden per qualcuno che mi aveva letteralmente abbandonata a me stessa.
Sul divano c'era Tom, con i rasta sciolti che quasi lo seppellivano e il viso tra le mani al buio; accesi la luce, guardandolo con gli occhi rossi e mi sedetti accanto a lui.
- Tutto ok?
Disse la morta al moribondo. Lui scosse la testa senza rispondere; lo studiai preoccupata.
- Cos'è successo?
Parlò senza alzare il viso, ma incrociando le mani sotto il mento.
- Liz sta uscendo con un tipo...
Rimasi in silenzio, non conoscevo bene i parametri della loro quasi relazione; lui rise, ma sembrava una risata così disperata.
- Sta uscendo, non ci sta andando, da qualche settimana ormai...le piace...
Si interruppe, poi mi guardò.
- La sto perdendo...

siete tutte così fantastiche e carine! vi prego continuate a recensire, è bellissimo scrivere per voi e leggere i vostri commenti, le vostre sensazioni...vi adoro! baci&abbracci...

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Capitolo 19
*** Missione Liz ***


Missione Liz Ero sul treno con Tom. Missione: riconquistare Liz.
Lo guardai dormire con la testa contro il finestrino, pensando che se Bill era davvero da loro come mi aveva raccontato lui, l'avrei rivisto presto: era così che mi aveva convinto. E poi non volevo affrontare Michelle quando mi avrebbe chiesto come mai sembravo così giù, "Perchè suo figlio mi manca come l'aria ed ho lasciato Hayden" non sarebbe stato l'inizio di un discorso piacevole. Così avevamo lasciato un biglietto attaccato al frigo, in cui spiegavamo, beh...non è che spiegavamo proprio molto, ma che comunque saremmo tornati e non saremmo scomparsi come Bill.
Si svegliò e mi guardò assonnato.
- Che ore sono?
Controllai nello schermo del cellulare.
- Quasi le undici, dici che Liz ci offrirà il pranzo?
Lui si strinse nelle spalle pensieroso.
- Troveremo una tavola calda da qualche parte...
Annuii.
Arrivammo poco dopo, avevmo soltanto uno zaino con noi, eravamo partiti in tutta fretta; la casa di Gerog e Liz non era molto lontana. Tom insistette perchè suonassi io, in modo che se si fosse affacciata la sua aspirante ragazza avrei potuto chiederle spiegazioni; ma aprì Georg, mi guardò sorpreso.
- Ehi, Andy! Che ci fai qui?
Deglutii.
- Ciao, è qui Bill?
Mi studiò pensieroso e sospirò.
- Se ne è andato...
Le mie spalle franarono sotto il peso della delusione; annuii.
- Ok, grazie, scusa...
Mi voltai e raggiunsi Tom dietro l'angolo della casa.
- Allora?
- Era Georg, Bill non è più qui...
Lui mi tirò una ciocca di capelli.
- E Liz?
Ah, già, Liz...
- Ehm...mi sono dimenticata!
Alzò gli occhi al cielo ed andò di nuovo davanti alla porta di casa, suonò; quando Georg se lo trovò davanti lo guardò piuttosto perplesso.
- Tom? Ma cosa combinate oggi?
- Ciao, c'è Liz?
- È uscita...
Fece per chiudergli la porta in faccia, ma il rasta la bloccò con la mano, lo fissò.
- Due risposte sbagliate su due, ci devi almeno il pranzo...Andy?
Lo raggiunsi e sgattaiolai sotto il suo braccio che teneva la porta aperta cercando la cucina; Tom fece lo stesso, mentre Georg continuava a guardarci dalla porta, turbato.
- Mi spiegate che succede?
Il ragazzo alzò la mano.
- Sono qui per tua sorella...perchè ho scoperto solo ora che si vede regolarmente con uno?
Lui scoppiò a ridere, Tom sembrò stranirsi.
- Guarda che è una cosa seria! Cos'hai da ridere?
Scosse la testa ancora sorridente.
- Niente, niente...vi passo un pasto, poi vi dico dov'è Liz, ok?
Annuimmo insieme.
Dopo pranzo ci spiegò che Liz era uscita con un certo Gustav e che in genere andavano in un locale lì vicino; così io e il mio compagno di avventure ci appostammo davanti al vetro sbirciandoli dall'altra parte della strada. Era un ragazzo biondo, così semplice rispetto a Tom, chissà se era proprio quello ad attirarla? Sentii il rasta accanto a me sbruffare, incrociando le braccia sul petto.
- Tutto qui? Quello sarebbe il tipo che gli ha fatto perdere la testa?
Mi strinsi nelle spalle.
- Magari aveva voglia di cambiare!
Lui mi guardò quasi offeso.
- Ehi! Guarda che io sono una garanzia, una volta provato non hai voglia di cambiare...
Alzai gli occhi al cielo: gli uomini e la loro virilità da difendere...
Attraversò la strada con le mani in tasca ed il passo deciso, lo raggiunsi.
- Ma dove vai?
- A riprendermela!
Lo fissai stupita.
- Cosa?
Lui si fermò guardandomi in modo strano.
- Sono qui perchè non voglio perderla, non posso farmi 600 km in treno solo per vederla ridere con un altro, almeno devo provarci!
Continuai a fissarlo, chiedendomi se Bill avrebbe fatto lo stesso sapendo di Hayden, se sarebbe corso da me soltanto per convincermi a restare con lui; sospirai.
- Ok...
Entrammo nel locale dirigendoci immediatamente al loro tavolo; quando la ragazza mi vide sorrise.
- Ciao Andy!
Il rasta con me semplicemente voltò lo sgabbello sul quale era seduta in modo da averla di fronte a lui.
- Tom, che ci fate qui?
Lui non le rispose, le prese il viso tra le mani e la baciò; dopo lo stupore iniziale Liz si lasciò andare la suo bacio come se lo aspettasse da tutta la vita: erano così belli insieme. Il ragazzo che era con lei, Gustav, mi guardò e sorrise.
- Sei la sua sorellastra da quel che so...
Annuii confusa, mi aspettavo una rissa, lei che soccorreva Tom perchè comunque lo amava e non riusciva a sopportare il suo dolore: diciamo che mi aspettavo troppo un film.
- Già, mi dispiace, lui ti ha rovinato la festa!
Scoppiò a ridere come aveva già fatto Georg.
- Si bella festa, mi ha pregato non so quanto perchè le dessi una mano!
Continuai a guardarlo senza capire.
- È una trappola, era stanca di aspettarlo e così si è inventata questa storia...
La guardai che sorrideva ancora attaccata alle labbra di Tom.
- Wow, che idea...
Gustav scosse la testa.
- Non è stata sua, glielo ha suggerito Bill...
Lo fissai come se qualcuno mi avesse appena colpita; lui fece una smorfia sussurrando un "ops". Lo guardai negli occhi pregandolo.
- Tu sai dov'è?
Scosse di nuovo la testa.
- Se ne è andato ieri, sapeva che oggi tu e Tom saresti venuti qui!
Il mio cuore rallentò i battiti, mentre metabolizzavo quel che aveva appena detto: se ne era andato per non incontrare me.
Dovevo avere una faccia davvero distrutta perchè Tom si allontanò da Liz ed in un attimo fu accanto a me.
- Tutto bene?
Non riuscivo nemmeno a piangere, se ci avesse tenuto a me immagino che avrebbe avuto voglia di vedermi come ce l'avevo io; scossi la testa, mi sentivo morire.
- Devo sedermi...
Liz mi mise un braccio intorno alla vita, mentre lui prendeva il povero Gustav per il colletto.
- Già non mi sei simpatico, rompi anche le scatole alla mia sorella acquisita preferita...
- Non è come credi...
Non sentii il resto della frase, avevo le orecchie piene di uno strano sibilo e sopra quello la sua voce: "troverò una soluzione, hai la mi parola, quando tornerò niente e nessuno potranno dividerci!".
La ragazza si accucciò davanti alla mia sedia, mentre un cameriere mi portava un bicchiere pieno d'acqua, non sapevo nemmeno chi me lo aveva fatto portare.
Bevvi un sorso, cercando di calmarmi.
- Ce la fai?
Deglutii e feci un paio di respiri profondi, poi annuii.
- Liz, perchè...
Non mi fece finire la frase.
- Ti ama, lo so perchè me lo ha detto lui...
- Ma se ne è andato per non vedermi!
- Stai con un altro...
Impallidii di nuovo pensando a quando Tom aveva riattaccato il telefono di corsa vedendomi rientrare; lei sembrò leggermi nel pensiero.
- Non prendertela con lui, l'ha fatto per te, sembravi felice con quell'Hayden...
Mi uscì un sussurro.
- L'ho lasciato...dov'è?
Lei scosse la testa addolorata.
- Non lo so...
Prendemmo il treno per il ritorno soltanto la sera; ora Tom era felice come una Pasqua, tanto da farmi deprimere ancora di più. Era tutto talmente intricato: credevo che mi avesse lasciato quindi avevo provato a stare con un altro, lasciavo Hayden e lui non voleva vedermi perchè credeva che l'avessi dimenticato; come se non bastasse ora nessuno aveva la più pallida idea di dove fosse finito. Quando arrivammo a casa dormivano già tutti, Tom mi abbracciò prima di mandarmi nella mia stanza.
- Mi dispiace, so che sei un po' arrabbiata con me, ma non potevo immaginare tutto questo...
Trattenni il pianto che rischiava di traboccare definitivamente e gli diedi la buonanotte.
Quando entrai in camera rabbrividii, Michelle doveva aver dimenticato la mia finestra aperta; allungai la mano verso al muro cercando l'interruttore, ma una volta accesa la luce rimasi lì pietrificata a guardare il mio letto sul quale era seduto un ragazzo. Era struccato, un po' spettinato, ma il profumo era lo stesso di sempre, era lui senza ombra di dubbio. Bill.

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Capitolo 20
*** Ritorno ***


Ritorno Mi guardò triste.
- Ciao...
Aprii la bocca per parlare, ma non mi uscì niente, il mio cervello si era intoppato sulla sua immaggine. Bill. Guardai la finestra aperta alle sue spalle.
- Non è stato difficile forzarla...
- Hai forzato la mia finestra...
- Si...
Tamburellò con le dita sulle ginocchia.
- Scusa, è che volevo vederti, ma non volevo che mia madre lo sapesse...
Continuavo a guardarlo imbambolata dovevo sembrare un po' stupida.
- Ho provato a chiamarti, ma mio fratello ha detto che era tardi, che eri uscita con...
Sospirò.
- Hayden.
Lui sapeva.
- È stata dura da accettare, ma...
Sospirò ancora.
- Tu sei felice...
Scossi la testa e lui mi fissò preoccupato alzandosi.
- Non lo sei? Ti tratta male?
Continuai a scuotere la testa e lui si avvicinò fino a posarmi le mani sulle spalle, le sue mani, con le sue dita smaltate di nero; quanto avevo cercato quelle mani intorno a me.
- Mi sta bene che ti portino via da me se ti rendono felice, ma se non è così gli stacco la testa a morsi!
Chiusi gli occhi e inspirai il suo profumo, mille volte più buono che sulle sue magliette o lenzuola; li riaprii fissando i suoi.
- Dove sei stato?
- Prima da Liz e Georg, ho preso in affitto un appartamento, ho trovato lavoro...apprendista parrucchiere, quando hanno visto i miei capelli sfidare la forza di gravità sono rimasti molto colpiti!
Fece un mezzo sorriso, poi tornò serio.
- L'ho fatto per te, per noi, sarebbe stato impossibile restare qui, ma poi ho scoperto che ti vedevi con un altro...
Abbassò gli occhi.
- Ho aiutato Liz con Tom, poi me ne sono andato, sapevo che avresti accompagnato mio fratello, sei buona...
Mi guardò di nuovo negli occhi.
- Ho passato tutto il giorno con la faccia contro il cuscino, volevo vederti così tanto, ma non volevo leggere nei tuoi occhi che eri di un altro! Sarei potuto morire, credo...
Sussurrai.
- Non si muore per amore...
Rise amaro.
- Già, ma non me la sentivo di rischiare...però ha vinto la voglia di te...
- Bill...
Lui mi zittì posandomi le dita sulla bocca.
- Non dire niente, ti prego...
Sorrise.
- Volevo vederti e ora sei qui, sei bellissima, un angelo come la prima volta che ti ho vista...
Mi diede un bacio sulla fronte, poi si allontanò.
- Non devi giustificarti...
Si avvicinò alla finestra. Fermati, ti prego, non andartene; ma mi sentivo troppo lontana dal mio corpo, no, non potevo permettere che sparisse di nuovo.
- BILL!
Si voltò incuriosito.
- Non ce l'ho fatta...
Sembrava confuso, soprattutto perchè stavo iniziando a piangere; fece di nuovo un passo verso di me.
- A fare cosa?
Scossi la testa.
- Con Hayden...
Singhiozzai.
- Lui...
Era allarmato.
- Ti ha fatto del male? Qualcosa che tu non volevi?
Scossi la testa forte, fissandolo quasi arrabbiata.
- NON ERA TE!
Mi sembrò quasi di sentire il suo cuore perdere un colpo, si fermò, pietrificato come ero io pochi minuti prima; rimase immobile per qualche secondo, cercando di dare un senso a tutto. Si avvicinò ancora e mi abbracciò, strinsi le braccia intorno alla sua schiena quasi istintivamente continuando a singhiozzare.
- Mi sei mancato così tanto...
Mi baciò i capelli.
- Anche tu, piccola, anche tu...
Continuò a tenermi stretta come se avesse paura che sparissi da un momento all'altro; mi accarezzò i capelli, la schiena e qualsiasi altra parte di me a portata di mano, accertandosi che ero davvero io. Si abbassò un pochino fino ad avere gli occhi alla stessa altezza dei miei.
- Ti prego, dammi uno schiaffo! Venire qui e scoprire che nonostante tutto sei ancora mia, è un sogno stupendo, non può essere reale...
Ma io lo baciai e credo che lui preferì la cosa molto più di uno schiaffo; fu come vedere bene dopo secoli di miopia. Non c'era paragone tra lui e Hayden, era impossibile, per me almeno: io ero nata per lui, per baciare lui e l'incrociò tra le nostre labbra era come due pezzi di un puzzle che si incastravano a pennello. Per la prima volta dopo più di un mese mi sembrò che il mio cuore riprendesse a battere regolarmente, per la prima volta il suo ricordo non mi faceva male e come avrebbe potuto? Non dovevo più cercare tracce di lui su altre persone, era qui a portata di mano e labbra, era mio.
Passammo tutta la notte a parlare nudi tra le mie lenzuola, senza fare niente solo riprendendo familiarità tra di noi; parlammo di tutto, di quello che aveva fatto pensato, volle sapere molto anche di Hayden, anche se tutte le volte che gliene parlavo si irrigidiva e irritava. Poi però mi guardava, mi accarezzava il viso dandomi un bacio e sorrideva:
- Mi sento molto, molto fortunato...
Non chiudemmo occhio, avevamo troppe cose da dirci, tutti i baci che non ci eravamo dati da recuperare; quando ci sorprese l'alba lui sospirò sbirciando oltre la mia spalla, fuori dalla finestra, mi guardò un po' triste.
- Io devo andare...
Impallidii in preda al panico, ma lui sorrise quasi leggendomi nel pensiero.
- Stai tranquilla, tornerò a trovarti appena posso!
Si alzò vestendosi.
- Posso chiamrti?
Lui mi lanciò un'occhiata divertita.
- Sei una ragazza molto bizzarra, sai? Tom mi ha detto che sei stata una giornata e mezza ad aspettare che ti cercassi...
Annuii con la testa e lui rise.
- E non ti è venuto in mente di farmi uno squillo, mandarmi un messaggio?
Rimasi in silenzio, effettivamente no, avevo dato per scontato che fosse lui a dover fare la prima mossa.
- Hai sempre potuto farlo, il mio cellulare è stato sempre acceso!
Mi sentii molto sciocca, sarebbe bastato così poco a evitarmi tutti i dolori.
- Le prime due settimane non ti ho cercata perchè non lo facevi nemmeno tu, ho pensato che ti servisse tempo per mettere a posto le cose a casa...
Lo guardai scoprendo una grande verità su me stessa.
- Sono un'idiota...
Lui scoppiò ridere, come faceva sempre quando mi prendeva in giro.
- Forse un pochino...
Poi si abbassò su di me dandomi un bacio sulle labbra.
- Ma io adoro la tua idiozia...
Ricambiai il bacio e lo guardai uscire dalla finestra.
 

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Capitolo 21
*** Happy ***


cfgnhh Mi svegliai piuttosto tardi, dopo che Bill se ne era andato mi ero concessa un po' di tempo per dormire ancora; non ricordavo l'ultima volta che l'avevo fatto così serena. Mi alzai e mi specchiai, mi sembrava che tutto il mio corpo gridasse "Ehi! Bill è tornato da me stanotte", ma probabilmente era soltanto una mia impressione. Mi diressi trotterellando in cucina come faceva sempre Tom dopo una nottata piacevole con una tipa; il rasta era già lì e quando mi vide così di buon umore mi guardò investigativo.
- Che fine ha fatto "Andy depressa per mio fratello"?
Mi strinsi nelle spalle.
- Mi sono semplicemente svegliata bene...
Mi lanciò un'occhiata scettica.
- Si, va beh...
Non risposi e andai alla macchinetta per prepararmi il caffè; lui mi seguì con gli occhi, finché non mi sedetti di fronte a lui con la tazza piena e una manciata di biscotti.
- Sembri stranamente felice...
Sbruffai.
- Davvero mi preferivi depressa?
Scosse la testa, guardandomi negli occhi.
- Però mi stai nascondendo qualcosa...
Addentai un biscotto e cercai di pilotare il discorso su un altro argomento.
- Poi come siete rimasti con Liz?
Sorrise, una volta toccato il fulcro dei suoi pensieri era difficile che si distresse di nuovo.
- Abbiamo deciso di provare a stare insieme per davvero, Andy, hai davanti un Tom cambiato!
Lo guardai intenerita ricordando quanto erano carini insieme, sembravano perfetti l'uno per l'altra.
- Sono contenta...
Proprio in quel momento entrò nella stanza Michelle, sbadigliando.
- Buongiorno fuggitivi, allora, si può sapere cosa avete combinato ieri?
Guardai il rasta senza sapere bene cosa rispondere, ma lui era tranquillo.
- Non puoi capire, mamma, Liz mi aveva detto che si vedeva con uno, capisci? Si vedeva!
Lei si sedette ad ascoltarlo.
- No, e il vostro accordo?
Lui annuì convinto.
- Infatti, così siamo andati a chiederle spiegazioni e visto che Andy era un po' giù l'ho portata con me!
La donna annuì pensierosa, poi mi guardò con apprensione.
- Come mai eri giù?
Sospirai.
- Ho rotto con Hayden...
Le uscì lo stesso "oh..." di Tom e iniziai a pensare che fosse un vizio di famiglia, che però Bill non aveva. Mi fece una carezza sui capelli.
- Mi dispiace...
Mi strinsi nelle spalle e lei si alzò per prepararso la colazione, la sentimmo sospirare.
- Avete trovato Bill?
Io arrossii, ma rispose Tom.
- No, ma', non c'era...
- Chissà dov'è?
Abbassai gli occhi fissando un punto indefinito dentro la mia tazza e quando li rialzai Tom mi guardava scandalizzato a bocca aperta; mi prese e mi trascinò a forza via dalla cucina, mentre Michelle ci guardava senza capire.
- Ehi, dove la porti così?
Lui continuò a spingermi verso la sua stanza.
- Niente, mamma, soltanto lo stupro del dopo colazione!
La donna alzò gli occhi al cielo e lui ci chiuse in camera sua; assunse di nuovo l'aria scandalizzata alla "che cosa hai fatto? Per colpa tua il mondo finirà nei prossimi tre secondi".
- Hai visto Bill stanotte?
Non sapevo cosa rispondere.
- Ehm...no, ti pare!
La sua bocca si allargò a dismisura.
- E mi stai anche mentendo!
Non ne sarei uscita.
- Ok, si, l'ho visto!
- Dove? Come? Quando?
Mi strinsi nelle spalle.
- Era in camera mia quando siamo tornati, mi ha detto dell'appartamento e del suo nuovo lavoro...lo sapevi?
Annuì.
- Ma non mi aveva detto che sarebbe tornato...
Abbassai gli occhi un po' malinconica.
- Non è tornato, non vuole, mi è venuto a trovare...
Lui sorrise guardandomi fisso.
- Sei felice?
Annuii e anche se le cose sembravano ancora molto complicate non potei fare a meno di sorridere.

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Capitolo 22
*** Passione ***


passione Erano passati un paio di giorni da quando Bill era venuto a trovarmi, ci eravamo sentiti, ma non visti.
Quella mattina stavo dormendo beata nel mio letto, cioè, non è che prorpio dormivo, più che altro era in quel dormiveglia piacevole in cui l'immaginazione è più forte di qualsiasi altra cosa. Purtroppo non era più forte di qualcuno che mi saltava sul letto; alzai pigramente una palpebra ancora un po' intontita e due occhi, gli occhi di Bill mi fissarono. I miei presero a brillare, la mia più bella fantasia reale e sul mio letto. Mi tirai su sorridendo.
- Che ci fai qui?
Lui alzò un sopracciglio perplesso, poi rise.
- Andy, sono io, Tom...
Spostai gli occhi sui suoi capelli che non erano ne neri ne sciolti.
- Sembra che tu abbia una voglia matta di vedere mio fratello...
Non solo di vederlo.
- Già...
Sorrise felice.
- Ho la soluzione...
Incrociai le braccia sul petto paziente aspettando la sua nuova, folle idea.
- Sentiamo...
- Diciamo alla mamma che andiamo a trovare Liz, poi ci rintniamo a casa di mio fratello, Dio benedica lui e le sue fughe e ci diamo al sesso selvaggio...
Lo fissai pensierosa perchè nonostante fosse una sua trovata, sembrava piuttosto razionale; lo studiai sospettosa.
- Davvero è tutta farina del tuo sacco?
Fece una smorfia.
- Più o meno, Liz ci ha messo del suo!
Mi sembrava strano.
- Non è affatto male...
Mi porse il telefono ordinandomi senza mezzi termini di telefonare a suo fratello; composi il numero che ormai conoscevo a memoria e lasciai squillare, finché una voce impastata dal sonno mi rispose.
- Pronto...
- Bill?
Mogugnò qualcosa.
- Andrea?
- Devo farti una proposta...
Lo sentii ridere.
- Se ti sei svegliata a quest'ora del mattino pensando a me le tue proposte potrebbero essere molto interessanti...
Arrossii e Tom spazientito mi rubò la cornetta spiegandogli in modo veloce tutto quanto; attese in silenzio qualche secondo, poi scoppiò a ridere.
- Beh, si anche Andy non è niente male...
Rise di nuovo e io lo fissai scandalizzata: stavano davvero organizzando una cosa a quattro?!
Interruppe la telefonata poco dopo e mi guardò sorridendo.
- Tutto sistemato!
Lo guardai ancora chiedendomi cosa avessero architettato, lui sembrò leggermi e sorrise agitando le braccia come per cancellare ogni mia idea scabrosa.
- Tranquilla, stavamo scherzando, ormai siamo cresciuti!
Fece per uscire dalla porta probabilmente per andare ad avvertire sua madre, ma lo fermai, ormai quell'idea mi era balzata in mente.
- L'avete fatto?
Si voltò con un sorriso malizioso, annuendo.
- Ed è stato molto divertente...
Uscì e io rimasi ancora nel letto a fissare il copriletto, non avevo mai pensato a Bill in quei termini. Quando faceva l'amore con me era dolce, tranquillo, non ce lo vedevo proprio a fare le orgie con suo fratello; mi alzai e mi specchiai trovandomi arrossata, mi eccitava quell'idea di lui.
Michelle e mio padre non opposero resistenza alla nostra gita; quando arrivammo Bill e Liz erano già lì ad aspettarci, mi avvicinai a lui prendendogli la mano.
- Credevo lavorassi!
Lui sfoderò un sorriso sfavillante come una stella.
- Ho preso un giorno di permesso...
Mi diede un bacio sulle labbra e già il mio cuore andava a mille; guardai Liz e Tom alle nostre spalle senza riuscire a capire dove iniziasse uno e dove l'altro.
- Portiamoli a casa prima che li arrestino per atti osceni in luogo pubblico...
- Ok...
L'appartamento di Bill era ancora un po' vuoto e pieno di scatoloni, mi guardai intorno ricordandomi di quando mi aveva detto che era per me quella casa; come sarebbe stato vivere lì con lui? Frugai ogni stanza immaginando tutto quello che sarebbero poutute essere: bagni, cucina, il salotto. Lui mi seguiva con gli occhi entrare ed uscire dalle porte, me ne rimase soltanto una che quando andai ad aprire trovai chiusa; lo guardai incuriosita. Bill si infilò una mano nella tasca dei pantaloni, mostrandomi una lucente chiave argentata; si avvicinò ed aprì. Quella stanza non era piena di scatoloni e non aveva nemmeno l'aspetto di un trasloco; era in ordine. C'era un letto enorme con le lenzuola blu come la notte, un'armadio bianco ed una tavolo sul quale erano appoggiati vari libri; mi avvicinai sfiorando le copertine di "La lettrice bugiarda", "Romeo e Giulietta" e il "Kamasutra".
La mia attenzione fu presto attirata da qualcos'altro, tipo il corpo di Bill contro il mio, sulla mia pancia che stringeva contro di lui; rimasi ferma per un po' abbracciata a lui in quel modo. Era bellissimo sentirlo così vicino dopo che eravamo stati lontani tutto quel tempo e poi lì eravamo soltanto noi e non dovevamo nasconderci; mi girai nel suo abbraccio sorridendo e mi sollevai sulle punte per raggiungere le sue labbra morbide e calde. Avrei voluto passare tutto il giorno abbracciata a lui a baciarlo, senza fare nient'altro. Lui era decisamente più ambizioso...
Iniziò ad indietreggiare, continuando a mordermi le labbra e trascinandomi con lui; raggiunse il letto e ci si lasciò cadere ed io sopra di lui. Allargò le braccia sorridendo.
- Ti piace?
Annuii scivolandogli di fianco, lui mi lanciò un'occhiata seccata.
- Dove vai?
Mi rotolò sopra.
- Se sei la mia ragazza e ormai lo sei, hai degli obblighi ben precisi!
Sorrisi.
- Davvero?
Riprese a baciarmi, si staccò solo per un sussurro.
- Oh si...
Mi sfilò la maglietta ed era tutto così perfetto da non sembrare quasi vero, feci lo stesso con la sua, accarezzandogli la schiena, mentre lui mi baciava il collo; arrivai fino al profilo dei suoi boxer, sapevo già che erano neri e lo guardai. Anche lui lo fece e ci trovammo a fissarci per qualche secondo, i suoi occhi brillavano di passione e desiderio.
- Non hai idea di quanto mi è mancato tutto questo...
Non sapevo se fossero le sue parole o i miei pensieri che lui riusciva a leggere. Scese con le mani dal seno, all'incavo del mio fianco, fino a femrarsi sul mio sedere; sbruffò fingendosi infastidito e spinse il bacino contro il mio, facendomi sentire la fame che aveva di me.
- Potevi metterla però una gonnellina...
Risi leccandogli la punta del naso.
- Non li riconosci?
Si tirò indietro rimanendo in ginocchio tra le mie gambe e mi studiò pensieroso; vidi distintamente la lampadina accendersi nella sua mente ed un sorriso eccitato aprirsi sul suo viso.
- Sono quelli di quando ti sei fatta male...?
 Annuii con la testa mordendomi il labbro, sgranò gli occhi e mi tirò su per un braccio baciandomi forte; poi si alzò trascinandomi con lui. Aprì la porta e pensai quasi che volesse buttarla giù; lo seguii eccitata in quella che poteva somigliare ad una cucina. Mi prese per i fianchi e mi fece sedere sul tavolo, mi sfilò i pantaloni così in fretta che quasi non me ne accorsi; appoggiò le mani ai lati di dove ero seduta, fissandomi fino a farmi arrossire.
- Se non sbaglio eravamo arrivati qui...
Annuii accaldata, lui sorrise malizioso e scese; rimasi immobile impaziente, lo sentii mordere piano il lato del mio slip e sfilarmelo con i denti lungo tutte le gambe. Quando tronò su le teneva con due dita facendomele dondolare davanti al naso.
- Era così che doveva andare, sai?
Sorrisi e scossi la testa, gli slacciai i pantaloni e li abbassai insieme ai suoi boxer; lo avvicinai fino a trovare quel contatto che tanto desideravamo. Sospirò contro il mio orecchio.
- Anche la tua idea non è niente male...

non ho parole, soltanto una richiesta: CERCASI BILL DISPERATAMENTE!!! spero che la mia storia non stia cadendo nel noioso...se è così vi prego avvertitemi!! baci&abbracci...

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Capitolo 23
*** Risveglio ***


Matrimonio Mi svegliai a causa di due labbra che mi stavano baciando il collo con una calma devastante e scndevano fino alla mia spalla, cambiavano leggermente direzione e prendevano a percorrere la linea che le avrebbe portate al mio seno; aprii gli occhi muovendomi pochissimo, volevo che si accorgesse che fossi sveglia, non che si fermasse. Lo sentii sorridere contro la mia pelle e tornare verso il mio viso.
- Buongiorno...
Rotolai verso di lui scoprendomi nel suo letto e decisamente inconsapevole di esserci arrivata.
- Mi hai portata tu qui?
Donodolò un po' la testa.
- Diciamo che ad un certo punto volevo più spazio di un tavolino...
Lisciò le lenzuola sul mio corpo.
- E poi, non sarebbe stato carino sprecare questo bellissimo lettone, non credi?
Scossi la testa, sorridendo ricordando flash della notte precedente: sentirlo dentro di me, vederlo perdersi nel piacere, un bacio tra i suoi sospiri che sapeva di desiderio...
Lo guardai con gli occhi accesi di voglia.
- Oh Bill...
Mi misi a cavalcioni su di lui ancora avvolta tra le sue coperte; il mio moro si appoggiò ai gomiti sollevandosi e mordendosi il labbro.
- Non hai idea di quanto sei bella così...
Lo guardai incerta.
- Così come?
Si distese di nuovo, mentre le sue mani si infilavano tra le coperte che mi nascondevano accarezzandomi le gambe; lasciò che una venisse a prendere il mio braccio e mi tirasse piano contro il suo corpo, abbassandomi fino a potermi sussurrare all'orecchio.
- Mia...
Prorpio in quel momento qualcuno bussò alla porta della sua stanza.
- Bill, sei sveglio?
Lo vidi fare una smorfia sconsolata.
- Si, che ti serve?
- A parte il fatto che non vedo perchè dovevi inchiavare la porta...non lo fai mai se dormiamo divisi! Metti che ero preso da qualche crisi esistenziale ed avevo bisogno di parlarti?
Rise.
- Tomi, non credo che ti vengano le crisi esistenziali in compagnia di Liz! Ricordo che ti funzionava tutto bene....
Lo sentimmo strattonare la maniglia.
- Ehi! Non provare a mettere in dubbio le mie doti, sai? Sono molto più bravo di te...
Scosse la testa alzandosi ed andandogli ad aprire, lo guardo divertito.
- Strano, ricordo una certa Lara che non la pensava proprio così...
Il rasta incrociò le braccia sul petto con aria di sfida.
- Eravamo ancora molto piccoli, Bill!
Dall'altra stanza si sentì una voce urlare.
- Bill, dai sennò mi diventa insicuro!
Il moro rise, poi tornò al fratello.
- Allora, che vuoi?
Sbirciò dentro la stanza cercandomi.
- Andy, dobbiamo andare a prendere il treno!
Lo gurdai sconsolata.
- Di già?
Annuì con la testa non sembrava molto felice nemmeno lui.
- Hai promesso a mamma di andare con lei a fare shopping, devi comprare le scarpe...
Sbruffai.
- Mi ero dimenticata...
Lui si strinse nelle spalle.
- Dai, vestiti, ti aspetto di là!
Poi puntò l'indice contro il gemello.
- E tu non infastidirla!
Rise poi chiuse la porta senza inchiavare e tornò da me, lo fissai con il broncio.
- Non voglio tornare a casa...
Mi accarezzò i capelli.
- Tornerai presto a trovarmi, no?
Annuii sospirando, abbassando gli occhi; lui mi prese il viso e me lo sollevò di nuovo.
- Guarda che per me puoi anche restare, è casa tua! Ma te la senti?
Si, me la sentivo. Adoravo Bill e non mi piaceva per niente stare senza di lui; era quella la vita che volevo: una casa per due, non una famiglia. Ma come potevo lasciare mio padre?
- Vorrei, ma...
- Puoi pensarci ed aspettare quanto vuoi, io non scappo!
Sorrisi e lo baciai.
- Ora vestiti però!

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Capitolo 24
*** Confronto ***


confronto Quando tornai a casa trovai Michelle seduta sul mio letto intenta a piegare alcune mie magliette; la salutai e posai la mia sacca ad un angolo ed iniziando a tirare fuori quello che mi ero portata via.
- Come sta?
- Chi?
Le chiesi distratta, mentre cercavo di ricordare se avevo usato quella canottiera.
- Bill...
Mi fermai e mi voltai guardandola, lei mi fece un mezzo sorriso.
- So che siete andati da lui, come so che qualche notte fa è stato qui...
Deglutii.
- Come?
- Istinto materno credo, ho sentito la sua voce, l'ho sognata e quando mi sono alzata per prendermi un bicchiere d'acqua vi ho sentito parlare...
Sospirai.
- Mi dispiace...
Lei abbassò gli occhi per un secondo poi tornò a gurdarmi.
- Ora devi dirmi una cosa, Andy, lo fai perchè non vuoi che io e tuo padre ci sposiamo?
Mi alzai facendo un passo verso di lei.
- No, tu mi piaci e mi piace che vivi qui, che rendi felice mio padre!
Presi fiato e coraggio.
- Ma amo Bill e non ho mai considerato Tom un fratello, più che altro un amico!
Mi studiò a lungo, mi sentivo frugata dentro dal suo sgurdo.
- Lo ami?
Annuii convinta.
- Quanti ragazzi hai avuto, Andy?
Feci rapidamente mente locale: non erano poi molti.
- 5...
Rise.
- Bill 17...e credeva di amarle dalla prima all'ultima, ma poi ha scoperto che non era così! Immagino che tu avrai fatto lo stesso...
Rimasi in silenzio.
- Siete giovani, molto giovani...dove credi che andrà a finire la nostra famiglia se un giorno vi rendeste conto di aver sbagliato, che non era amore?
Ancora zitta, era difficile ribattere a certe argomentazioni; si alzò sospirando avvicinandosi alla porta e lasciandomi lì con i miei pensieri.
- Dovresti pensarci...
Ed uscì.
Io rimasi ferma, l'unica cosa che avrei voluto era Bill lì con me ad abbracciarmi e dirmi che non era così, che la nostra storia sarebbe durata per sempre; avrei voluto che mi raccontasse delle sua diciassette storie e di come con me era diverso. Perchè Bill era diverso per me dagli altri, no?
Nonostante la nostra piccola discussione, il pomeriggio andammo a comprare le scarpe per il mio vestito; ormai il matrimonio era così vicino che mi sembrava di sentirlo alitarmi sul collo.
Passai tutta la notte a rigirarmi nel letto, finché come una bambina che ha fatto un brutto sogno non mi alzai ed andai davanti alla camera dove ormai dormiva soltanto Tom; bussai ed aprii uno spiraglio di porta.
- Tom?
Sentii un verso indistinto.
- Sei sveglio?
Uno sbadiglio.
- Ora si, che c'è?
- Posso dormire nel letto di Bill?
- Immagino di si...
Mi chiusi la porta alle spalle e mi misi sotto le coperte, il solo sentire il suo profumo nella narici mi calmò tantissimo.
- Perchè vuoi dormire qui?
Mi accoccolai contro il suo cuscino.
- In camera mia non ci riesco...
Rimase in silenzio per qualche secondo.
- Perchè?
Sospirai.
- Tua madre mi ha parlato oggi, sa che eravamo da Bill ieri e in sostanza mi ha detto che lui ama me come ha amato le altre diciassette...
Tom mi interruppe.
- No, le altre sedici, sei tu la diciassettesima...
- Ottimo! Porta anche sfortuna...
Lui rise.
- Non farti venire i complessi, non puoi sapere se lui è quello giusto per te prima di scoprirlo!
Sbattei un paio di volte le palpebre nell'oscurità, il fatto che a volte riuscisse a tirare fuori certe perle di saggezza mi sconvolgeva.
Fu più facile prendere sonno lì e per tutta la notte non feci altro che sognare Bill e tavoli della cucina...

ragazze pensate un po'...siamo agli sgoccioli! vi annuncio che probabilmente il prossimo cap sarà l'ultimo...mi mancherete! baci&abbracci...

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Capitolo 25
*** Matrimonio ***


Matrimonio Ero in piedi davanti al mio specchio, in sottoveste e le scarpe già infilate; staccai l'abito dalla stampella e me lo misi cercando di non rovinarlo o strapparlo, tirai su la zip sul mio fianco e mi lisciai la gonna. Alzai gli occhi sulla mia figura allo specchio studiandomi: mi ero già raccolta i capelli e truccata. Mi fermai e sorrisi, dietro il mio riflesso il suo.
Fece un paio di passi verso di me, prese il nastro blu scuro che era rimasto appeso e me lo fece passare intorno alla vita, facendo il fiocco dietro; si avvicinò posandomi un bacio sulla spalla nuda.
- Sei bella...
Mi voltai, guardando i suoi capelli molto più bassi del solito e il suo completo quasi uguale a quello del fratello; la giacca era come quella di Tom anche la camicia, ma la sua cravatta era viola, mentre quella del rasta blu. Tutti e due si erano dati al jeans ignorando le preghiere di Michelle, Bill neri e l'altro azzurri ed enormi come sempre.
- Quando sei arrivato?
- In questo momento...
Si strinse nelle spalle sorridendo.
- Il tempo di attraversare la soglia e correre da te!
Posai le labbra sulle sue senza bisogno di salire sulle punte; lui rise.
- Sei alta con queste scarpe...
Annuii convinta.
- Dovrò fare un sacco di foto con voi due, non voglio essere sempre la nanetta!
Rise ancora. Fummo interrotti da mio padre che si schiariva la voce dietro di noi; ci voltammo insieme, Bill con ancora le mani sui miei fianchi.
- È ora di andare, tesoro...
Guardò il mio compagno sospirando.
- Come stai, Bill?
Lui sorrise.
- Bene, Edward, grazie!
Si avvicinò a prendermi una mano e lo fissò supplichevole.
- La porterete su quell'altare anche contro la sua volonta?
Annuì sorridendo.
- Anche a costo di portarla in braccio!
Mio padre rise.
- Bella risposta, capellone!
Ci avviammo verso l'uscita della mia camera.
- Magari ti lascio un ballo con Andy...
Sorrise guardandoci uscire.
Ero la damigella di Michelle, ma mio padre volle comunque che fossi io ad accompagnarlo all'altare, come la donna prestese che fossero i gemelli ad accompagnare lei; volevano che fossimo noi a dar loro il permesso di sposarsi e nessun altro, non capivo come potesse opporsi tanto al mio rapporto con Bill se era di mentalità così aperta. Ci fermammo davanti all'altare, gli diedi un bacio sulla guancia e mi spostai al primo banco, rimanendo in piedi.
Michelle non fu una sposa che si fece aspettare a lungo, era bellissima, una sinfonia in bianco sorridente scortata da Bill e Tom belli come non mai; mentre li guardavo avvicinarsi all'altare sentii qualcuno che mi tirava la gonna da dietro. Mi voltai e vidi Liz in un conmpleto grigio che mi fece "ciao ciao" con la mano vicino a Georg; era prevedibile che fosse stata invitata.
I gemelli porsero le mani di Michelle a mio padre e mi raggiunsero; Tom fece l'occhiolino a Liz e Bill mi prese la mano.
Il parroco che doveva ufficiare la cerimonia si schiarì la voce sporgendosi verso gli sposi.
- Certi gesti, soprattutto in una chiesa...
Michelle lo guardò stupita senza capire.
- A cosa si rifersce?
- Suo figlio e sua figlia...
Si voltò e vide la mano di Bill sopra la mia, sorrise.
- Una stretta di mano non li farà bruciare all'inferno!
- È una vergogna agli occhi di nostro Signore!
Lo sguardo della donna cambiò, improvvisamente ostile.
- Sta parlando dei miei figli?
- Un incesto nella casa di Dio...spero che prenderete provvedimente!
Michelle guardò mio padre confusa, cercando consolazione.
- Anche io ho parlato così, vero?
Mio padre annuì.
- Si sono innamorati, cara, c'è poco da fare!
Poi mio padre si rivolse al prete.
- Lei non dovrebbe celebrare l'amore?
- Non l'amore incestuoso...
Michelle lasciò cadere il bouquet.
- Ed, mi dispiace, ma proprio non ci tengo a farmi sposare da lui!
Mio padre si voltò verso di noi guardandoci.
- Ehi, ragazzi per voi siamo una coppia?
Noi annuimmo, non avevano di certo bisogno della parola di un prete per amarsi; lui guardò la compagna.
- A me basta...
Ci sorrise.
- Anche a me!
Poi si rivolse al parroco.
- Non ci serve più!
E molto elegantemente percorsero la navata mano nella mano sicuramente più affiatati di molte coppie; Liz era incantata.
- Wow...e ora?
Tom si strinse nelle spalle.
- Si va a pranzo!
Il banchetto fu divertente, nessuno badò al fatto che in fin dei conti i nostri genitori non si erano sposati e tutto per me e Bill; Michelle ci venne a parlare tra una delle tante pause. Mi fece stringere in modo che potesse sedersi sulla mia sedia, tra me e Bill; lo guardò a lungo.
- Puoi tornare a casa se vuoi, nessuno vi impedirà più di stare insieme...certo potreste evitare alcuni comportamenti sotto il nostro tetto, sarebbe imbarazzante!
Lui sorrise.
- Grazie, ma io sto bene lì! Mi piace fare il parrucchiere, mi piace avere un casetta mia, però vi verrò a trovare spesso!
Poi si rivolse a me.
- E tu che farai, Andy?
Anche Bill mi guardò, sapevo che anche lui era interessato alla mia risposta; io semplicemente posai gli occhi su mio padre, dall'altra parte della stanza.
- Non posso lasciarlo ancora, anche se so che tu ti prenderai cura di lui...lo raggiungerò, ma tra qualche tempo!
Lei annuì, tranquilla.
- Ok, mi sembra una buona decisione...e un'ultima cosa...
Bill sbrffò.
- Se litigherete e prima o poi vi capiterà, evitate di coinvolgere tutta la famiglia nelle vostre discussioni, ok?
Annuimmo entrambi e lei tornò dal suo "sposo". Bill mi strinse la mano e mi sorrise.
- Io aspetterò le tue valigie, nel frattempo puoi venirmi a trovare quando vuoi!
Mi sentii davvero pronta l'anno dopo, quando trovai lavoro come receptionista in una palestra nella città dove abitava lui; mio padre non oppose resistenza, a patto che trovassimo il tempo di andarli a trovare almeno una volta ogni due settimane e ci sembrò un ottimo compromesso.

Oggi è il giorno di Natale, io ho un po' di pancia e tante paranoie anche se Bill non fa altro che continuare a ripetermi che sono comunque bella e non sono ingrassata poi così tanto; io mi sento un pallone anche se amo da morire il cucciolo che mi porto dentro, lo trovo bellissimo anche dalle ecografie mi sembra che sia identicò al papà. Michelle mi viene incontro tutta contenta e abbraccia prima me, poi il pancione con in braccio una bimbetta bionda; Helen, due anni, anche lei somiglia un po' a Bill, anche se in realtà sarebbe giusto dire che somiglia a Tom. Lo sento discutere nel salotto con Liz, argomento: si possono fare i rasta ad una bambina tanto piccola; li raggiungiamo ed io rido guardandoli, poi mi volto verso Bill che mi avvolge un fianco con il braccio, poi si abbassa a sussurrarmi all'orecchio.
- Noi litigheremo per la tinta, lo sai, vero?
Rido e lui bacia il mio sorriso.

sigh...sniff sniff...sigh...è finito! spero che la fine vi sia piaccia almeno quanto vi è piaciuto il resto! Vi ringrazio tantissimo! era la prima storia che pubblicavo su questo sito e il vostro appoggio è stato importantissimo! spero di avervi fatto sognare...baci&abbracci a tutte quante!


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