Mille giorni, mille passi, l'universo

di IlMostro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bene velle ***
Capitolo 2: *** Siamo morti insieme ***
Capitolo 3: *** Ammalarsi in una giornata di sole ***
Capitolo 4: *** Risparmiami gli psicodrammi ***
Capitolo 5: *** Ti spintono così che tu cada ed esca dalla mia mente ***
Capitolo 6: *** Venere ***
Capitolo 7: *** Incoscienza ***
Capitolo 8: *** Come quando giocavamo a ladri e poliziotti ***
Capitolo 9: *** Svigorirsi ***
Capitolo 10: *** Demoniaco ***
Capitolo 11: *** Beh, uhm ... Buon San Valentino? ***
Capitolo 12: *** Sarebbe il caso di spegnerlo ***
Capitolo 13: *** Turn off ***
Capitolo 14: *** Digerirmi ***
Capitolo 15: *** Cardiovascolare ***
Capitolo 16: *** Genuina insicurezza ***
Capitolo 17: *** Tu ***
Capitolo 18: *** Spregiudicata ***
Capitolo 19: *** Uomo-danno ***
Capitolo 20: *** Aquila Reale ***



Capitolo 1
*** Bene velle ***


 


Bene velle 

Mi spogliasti tra le mura della tua stanza
e sbottonarti la camicia significava spogliarti da tutte le tue preoccupazioni
e lasciarti curare, non dal mio corpo.
Dalle mie carezze, non dalla mia passione
dal mio affetto o dal mio volerti bene
senza gelosie, senza rivalità
solo quiete. 
La spogli tra le stesse mura della stessa nostra stanza
e la spogli con le stesse mani che hanno spogliato le mie gambe, i miei fianchi.

Slacciarle il reggiseno significa spogliarla dalle sue insicurezze
liberarla dai suoi timori, dalle sue perplessità, dalle esitazioni.
Spogliarla è volerle bene. Svestirla è scoprirla.

Tu mi hai solo tolto i vestiti di dosso.

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Capitolo 2
*** Siamo morti insieme ***


 

Siamo morti insieme 

Mi fissavi senza dire niente le labbra
ed io mi tolsi il rossetto col dorso della mano
invitandoti alla guerra
porgendoti il coltello per colpirmi.
Posasti la mia fronte sulla tua 
poggiasti le tue mani sul mio volto
e prima che tu potessi anche solo
afferrare l'oggetto del delitto
eri già ferito, ferito di un rosso
che sbiadisce dalle mie labbra alle tue.
Ferito da un bacio colpevole
della nostra morte.

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Capitolo 3
*** Ammalarsi in una giornata di sole ***


 

https://www.youtube.com/watch?v=sTiRm069jok


Ammalarsi in una giornata di sole

Si posò sul mio petto
come una foglia
che in autunno
cade sul terreno freddo
e riposa fino a che il vento non la sposta altrove.
Mi accarezzò
come se fossi un bimbo
mi cullò
nell'oblio del mio essere sofferente
mentre il vento correva
senza raggiungere mai
la foglia spostata
che si alzava più in alto
per paura di farsi amare.
Si incastrò nelle viscere della mia mente
incontrollata, incondizionata, incontenibile
come se fosse cotone nell'ago
che si ostina a ricucire ogni parte
di ciò che più non è
di ciò che più non esiste.
La sua assenza si posò
come neve
che in pieno inverno
cade tra i capelli di chi freddo non ha
e si scioglie, bagna, stordisce e fa ammalare
l'anima. 

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Capitolo 4
*** Risparmiami gli psicodrammi ***



Risparmiami

gli psicodrammi


''Risparmiami gli psicodrammi su quanto sei evoluto come uomo, capito "Darwin"? Se niente è eterno come dici tu, quando ne parli, i mai e i sempre non dovresti proprio usarli. In ogni caso, tu vai avanti ed io sono fiero di me e certe cose tu prova solo a ripeterle. Le tue promesse camuffate da minacce se sei un amico vero, ora vieni a dirmele in faccia''.


Non mi hai mai lasciato la mano.
E giuro che, pur se sudata, la mia mano era calda
e non ho mai avuto paura del calore che mi hai dato.
La tua stretta era salda
mi tenevi per non perdere te stessa
ed io ti tenevo perché non volevo ti perdessi
e adesso che piano piano il sudore per così tanto calore ti fa scivolare lontano da me
sono io che muoio di freddo
e sento di star perdendo ogni parte di me.
C'è la mano di chi ti ama a non lasciarti mai
e nonostante tu mi voglia bene
devi ammetterlo
il bisogno della mia stretta, che dicevi fosse così importante, non ce l'hai.
E quindi non voltarti indietro.
Non voltarti se mi vedi accovacciata su me stessa con le mani infreddolite per la bufera
e non guardarmi
e non camminare indietro, verso di me
solo perché ti senti in debito per tutte le volte che ti ho messo il cappotto e ti ho accarezzato il viso
con le mani che sanno del mio calore.

Porta con te stessa tutte le volte che per lasciarmi la mano
hai preferito dire una bugia
e portati sulle spalle tutte le volte in cui ti si leggeva negli occhi
l'assenza di necessità nelle tue parole.
Che tu possa camminare, mano nella mano con chi ti ama
su due trampoli di impotenza e insofferenza.
Che tu possa ricordarti di quanto male fai
e di quanto male facciano tutte le cose che mi fai
e che non pensavo fossi capace di fare.

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Capitolo 5
*** Ti spintono così che tu cada ed esca dalla mia mente ***


 


Ti spintono così che tu cada ed esca dalla mia mente

Arrivederci è nascondere la faccia
senza coprirsi gli occhi
e cercarsi anche se si è detto ciao.
Ed io non ti trovo
e tu non mi cerchi
e se ti spintono con lo sguardo non mi saluti e non apri neppure bocca
ma mi hai detto arrivederci, e mica addio
e ho l'impressione che tu gli occhi non è che li copri
è che non li apri proprio.

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Capitolo 6
*** Venere ***


 


Venere

I
Come Lancillotto e Ginevra
e Paolo e Francesca
fisseresti le mie labbra
senza il permesso o la costrizione
di baciarle?
Stringi le tue mani sui miei fianchi
spingimi nell'azzurro limpido
della camicia che hai stasera
e tuffati nella miriade dei miei capelli
sciolti, lunghi fino ad accarezzarti le mani.
Balla con me, stasera
e bacia i miei sorrisi cuciti di rose.
Non aver paura delle spine, premono sul mio palato
ma vorrebbero sapere del tuo calore
piuttosto che del mio sangue.
Ti tengo le mani sulle orecchie
per non farti sentire le strilla.
Questo è un mad world, stella.


II
E' amara la tua bocca sulla mia
amara come il liquore che hai versato nel mio cervello
quando dicesti che
è l'amaro dei giorni che hai passato senza me.
Avrei dovuto immaginarlo
che l'amaro ad aggredire le mie labbra
altro non era che il marcio risultato
della saliva di Barbie
mischiata, miscelata, shakerata con la tua.

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Capitolo 7
*** Incoscienza ***


 


Incoscienza


E' come risplendere sotto il sole 
dimenticandosi della luce propria.
E' come camminare sotto la pioggia
sotto un ombrello 
dimenticandosi che ciò che non ci bagna le spalle 
ci bagna le scarpe.
E' camminare lasciandosi dietro ogni parte di sé
come quando la busta della spesa è strappata 
e si ha l'impressione che il peso diminuisca passo dopo passo.
E' come confondere lo shampoo col balsamo per i capelli
è come dimenticarsi il bucato steso sul balcone 
è come aprire la porta di casa senza chiedere chi è che bussa
è come girare in negozio a negozio pur non avendo niente da spendere.

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Capitolo 8
*** Come quando giocavamo a ladri e poliziotti ***


 

Come quando giocavamo a ladri e poliziotti

Batte nel mio petto come pioggia su vetro.
Dilania l'anima mia 
spezzandola in due parti sconnesse 
che disabilitano ogni mio accenno di dimenticanza.
Riscaldo il mio malumore 
non riuscendo, comunque, a sbrinare 
il ghiaccio dei ricordi miei
che surgelano ogni mio movimento
come quando giocavamo
a ladri e poliziotti
e ci congelavamo ad ogni tocco ed ogni spinta.
Oggi abbasso la testa all'apatia
e mi arrendo ai ricordi.
Oggi abbasso la voce
per non alzarla troppo
e alzo le mani 
arresami alla tempesta.

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Capitolo 9
*** Svigorirsi ***




Svigorirsi

Sbiadisco 
nei tuoi ricordi
e nella tua quotidianità
mentre tu continui a scrivermi dentro
come un pennarello nero.
Nero marchiato di esasperazione 
nero di un'importanza che opprime il blu dei giorni miei
rendendomi stranamente insofferente.
Come se non esistessi
come se non fossi mai esistita.
Sbiadisco 
come il tatuaggio 
sulla pelle di un anziano latitante
che corre senza mai guardarsi indietro
senza mai ricordarsi dei delitti e dei castighi 
delle condanne e degli interrogatori in tribunale.
Sbiadisco 
oppure sono già sbiadita?
Ti ricordi almeno il colore degli occhi miei
o sono già diventata la polo scolorita nella lavatrice dei ricordi tuoi?
Magari mi butterai. 
Magari mi getterai via senza nemmeno pensarci
e che ne sarà mai di me?
Sbiadisco piano piano
mi dicono
ma io mi sento già priva di ogni colore.
Mi sento già grigia
priva di qualsiasi sfumatura lontanamente paragonabile alla splendida versione che dai di te.
La luce batte sopra il mio capo
e il rosso dei miei capelli sembra più rosso che mai 
e il verde degli occhi miei è più chiaro del solito 
e affogo nel mio riflesso
che maschera il grigiore dell'umore mio 
e affogo nelle mie stesse lacrime
che quasi non si vedono
che solcano ogni centimetro del mio viso
che sa così tanto di te.
Mi osservo. 
Scosto i capelli di lato 
e mi sembra di sentirle le tue labbra sul mio collo.
Quel rosso è ripugnante.
E quel verde riflette troppe cose. 
Dieci passi indietro.
Inumidisco la manica della felpa 
asciugandomi il viso
e poi capisco.
Sono seta.
Seta cenerina 
e se non saranno le tue dita ad accarezzarmi la mattina 
quando fuori fa freddo e mi sembra di esser tutt'uno col cielo
lo faranno le mie dita ruvide, stropicciate, infreddolite
che impareranno ad amarmi 
tanto quanto mi hanno amato le tue 
che impareranno a conoscermi 
ad accarezzarmi l'anima quando inizia a farsi più scura.
Fino a diventare nera. 

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Capitolo 10
*** Demoniaco ***


 

Demonico 

I due pezzi di me si guardano e si sfidano con gli occhi
giocano al tiro della fune 
e il mio demone barcolla
e spesso cade
e spesso si fa male.
Tirano perché forse solo questo sanno fare
o forse è il coro che grida loro di tirare più forte
o forse non so spiegarlo più.
Fanno forza sulla fune
e spesso penso che il dolore sia così forte che mi si è rotto un osso
e vengo sballottata prima nella parte di chi si fa male come nulla fosse
poi nella parte di chi si fa male come se fosse la sua ultima volta
l'ultima volta prima di deteriorare seriamente.

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Capitolo 11
*** Beh, uhm ... Buon San Valentino? ***




Beh, uhm ... Buon San Valentino?

Slegherei tutti quei nodi
e farei finta che quei cioccolatini fossero per me
ignorando il fatto di averli regalati solo per te 
e li mangerei come a volerne pulire l'esistenza 
come a fare finta che io non li abbia mai comprati
né conservati nell'armadio per farti sorridere anche oggi.
Avrei dovuto sapere, prima di annodare la scatola
che quegli stessi nodi 
avrebbero annodato la mia gola
oggi e pure domani.
E pure dopodomani.

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Capitolo 12
*** Sarebbe il caso di spegnerlo ***




Sarebbe il caso di spegnerlo

Il tempo sembra non passare mai
nulla si muove ed è tutto fermo
come se si mettesse il blocco-schermo al tempo.
Ad ogni messaggio una folata di vento
ed ad ogni chiamata persa una nuvola passeggera
poi tutto si ferma come prima, tutto si ferma come sempre.
Metto il blocco-schermo al tempo
e vorrei poter riavviare la mia mente come quando il computer crasha
e smette di funzionare come dovrebbe.
Il tempo si ferma, le lancette non si muovono mai
e sono l'unica cosa a muoversi e a far rumore in un paesaggio a cui è stato messo il muto.

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Capitolo 13
*** Turn off ***




Turn off


Mi ripeto non cadere, tieni i piedi stretti a terra
guarda in basso, allarga le braccia per tastare le mura del corridoio in cui cammini
non guardarti indietro, non aumentare il passo
non correre, non ascoltarli
non accendere la luce.

Mi ripeto non dire niente, cerca di tapparti le orecchie senza stringerci le mani sopra
non lo devono sapere, non lo dire a nessuno
non sospirare così forte.
E se cercano di toccarti, tu fai finta di non essertene accorta
e se provano a sfiorarti, tu fa' sì che sia la sola volta.

Non correre, non rallentare
non restare ferma, non parlare
non reagire, non piangere.
Non lasciarti ingannare, non farti convincere, non lasciare che entrino
e che prendano possesso di te.

Non ti far manipolare, chiudi a chiave la porta
e fa in modo che non entrino, che non bussino, che non urlino.

E poi ripeti a te stesso: puoi accendere la luce.

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Capitolo 14
*** Digerirmi ***




Digerirmi

E mi danno fastidio le mani di chi vuole consolarmi
e mi danno fastidio le parole di chi mi guarda
e vorrebbe dire qualcosa anche se non voglio sentirmi dire niente.
Apro continuamente la finestra e mangerei il terreno invece di restare a guardare
e mi lascerei cadere cento volte invece di restare in bilico mille e mille volte.
Non tocco niente che non sia me
e voglio che nessuno mi tocchi, che nessuno mi guardi, che non mi diano da parlare.
Muoio d'egoismo e morirò ancora e ancora di egocentrismo
perché al centro dell'inverno nello tsunami delle mie emozioni
non vinco, non perdo e combatto sola
senza armi, senza armatura, senza voglia di combattere 
e senza l'ambizione di vincere il gelo.
Mi chiedono di chiudere la finestra e io mi chiudo in me 
mettendo da qualche parte le chiavi
così da potermi accampare al centro dell'inverno nello tsunami delle mie emozioni
e non chiedo a me stessa di spiegare le ali
o di spiccare il volo.

Mi chiudo e mi nascondo nelle mie ali
come fa una colomba al coperto di un portico, atterrita dal forte rumore della pioggia
che batte sui vetri, sull'asfalto, sui suoi piedi.

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Capitolo 15
*** Cardiovascolare ***




Cardiovascolare 


Quando mi passa davanti agli occhi
quell'angolo in cui ci nascondevamo
per non farci vedere dai passanti
mi viene in mente il modo in cui accarezzavi la mia schiena
con le tue mani fredde.
Avrei dovuto immaginare che il freddo delle tue mani
sarebbe penetrato in ogni millimetro del mio corpo
fino a congelare reni, polmoni, aorta.

Batte, ed è un battito fine a se stesso.
Timbra il mio sangue
come un impiegato all'ufficio anagrafe
e sebbene parta, non approda.
Mr. Darcy solo nell'inchiostro di Jane Austen.

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Capitolo 16
*** Genuina insicurezza ***


 

Genuina insicurezza

Sei consapevole del potere che hai su di me.
E non fai che esercitare il tuo dominio sulla mia mente
che è stanca
affaticata
quasi sul punto di non prendersi in considerazione.
Giochi coi miei pensieri 
e li provochi come nessuno ha fatto mai.
E poi mi guardi
e non sorridi
né sei arrabbiato o stanco di guardarmi.
E balli coi miei dubbi e le mie prospettive
anche se non sai ballare, anche se
diciamocelo
è l'ultima cosa nella quale sei capace.
Mi spogli delle mie sicurezze
e sfidi la mia ingenuità sapendo di vincere.

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Capitolo 17
*** Tu ***




Tu

Ho aspettato ore ed ore
sperando che arrivassi.
Le ore passavano
e il caldo aumentava
e chi andava
poi tornava
e mi fissava come a chiedermi
chi stessi aspettando, perché non me ne fossi già andata.
Il ragazzo che portava il cane a pisciare
è passato sei volte.
La signora del terzo piano
ha finito di girare da supermercato a supermercato per la spesa
e l'A83 è passato sia per l'andata che per il ritorno.
E tu non passavi mai
anche se avresti dovuto quaranta minuti prima.
La tua macchina non ha mai accostato al marciapiede
dove ti aspettavo
con le mani in mano
a reggermi su delle scarpe troppo scomode.
Il rossetto sbiadiva
e sbiadiva il mio fastidio per quelli che si fermavano
a fischiare.
Mi sentivo ridicola.
Ridicola per il tempo che ho sprecato a piastrare i miei capelli.
Ridicola per il tempo che ho sprecato a chiedermi cosa mettere
ridicola per tutte quelle cazzo di volte
che ho sprecato me stessa ad aspettare un tuo sì.

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Capitolo 18
*** Spregiudicata ***




Spregiudicata

Oggi mentre spruzzavo il profumo
sui miei polsi
ho sentito la mancanza del tuo odore.
Quando lo stesso tuo profumo
incollato sui vestiti di un altro
mi ha baciato la pelle
il mio corpo ha reagito mescolandosi
- quasi come in un frullatore -
all'odore mesto e fetido
che separava, per poco, il tuo corpo dal mio.
Le volte in cui il profumo sul tuo collo
era in simbiosi col profumo sui miei polsi
sono e saranno il titolo inespresso di tutte le poesie.
Le volte in cui il tuo sudore era dolciastro
e mi immergeva nel mondo delle idee, nel mondo dell'idealizzazione e perfezione
sono ma non saranno le dediche zittite di tutte le canzoni.
Scomparirà il tuo profumo
ed il marchio sul mio collo sarà firmato da qualcun altro.
Da me. 

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Capitolo 19
*** Uomo-danno ***



Uomo-danno

Sei zucchero a velo
che poggia su strati di pan di spagna
bruciacchiati, folgorati dalla mia penna
sulla sua pelle.
Zucchero, Assassino della nostra complicità.
Sei zucchero filato
che incolla e appiccica fantasiosamente
le mie labbra
alle tue.
Zucchero, Cadavere del mio amor perduto.
Sei zucchero nel caffè
zucchero tappezzato sul mio palato
zucchero che sa di zucchero
zucchero che fa l'amore
e non dà zucchero.

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Capitolo 20
*** Aquila Reale ***


 
Aquila Reale
 


E me ne andrei più lontano di quanto sono capace
correrei senza scarpe su una lastra di vetro sfregiata, pur di andarmene da qua.
Correrei per ogni campo, ogni prato e ogni strada
e anche se mi facessero male i piedi e anche se mi pregassero di restare o rimanere ancora un po'
io continuerei a correre, più veloce di prima.
Non m'interessa del fiato che manca
correrei a prescindere, come se fosse la maratona decisiva.
La corsa che posso vincere da sola, il premio che riscuoto in onore
o in disprezzo
di ciò che mi ha fatto correre.
Se non arrivassi prima, morirei.
Se non vincessi adesso, non vincerei nient'altro.
Se mi accasciassi adesso, su questa strada cocente
passerei il resto dei miei giorni distesa senza forze su ogni strada ed ogni letto
per ogni mio fallire e per ogni mio rinunciare
per ogni mio morire e per ogni mio finger di essere viva.

E ad ogni fosso e ad ogni ostacolo semplicemente salterei
e non sarebbe più correre e basta.
Sarebbe viaggiare, vivere, godersi il tempo
il sole, l'aria che mi sposta i capelli e sarebbe godersi il brivido dell'avventura.
Ogni sfida è un viaggio. Ogni maratona è un cammino.
E ogni mia consapevolezza, ogni mio coscienzioso limite
è il mio tentare di vincere.

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