Chiamami ancora amore. Chiamami sempre amore.

di Toujours Pur
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno a Monaco ***
Capitolo 2: *** Parigi-Primo atto ***
Capitolo 3: *** Parigi-Secondo Atto ***
Capitolo 4: *** Una mezza verità ***
Capitolo 5: *** Scusa ***
Capitolo 6: *** La festa di natale ***
Capitolo 7: *** Un duro confronto ***
Capitolo 8: *** Vacanze natalizie ***
Capitolo 9: *** Cambiamento ***
Capitolo 10: *** La fine e l'inizio ***
Capitolo 11: *** Insieme ***
Capitolo 12: *** Primi problemi ***
Capitolo 13: *** Una parte di me ***
Capitolo 14: *** Incontri - scontri ***
Capitolo 15: *** Giappone ***
Capitolo 16: *** You're the best thing about me ***
Capitolo 17: *** Profumo di primavera ***
Capitolo 18: *** Giornata di sorprese ***
Capitolo 19: *** Il giorno più bello ***



Capitolo 1
*** Ritorno a Monaco ***


                                                                                                                                            Monaco, Germania 2015



Era una piovosa serata di fine ottobre, le nuvole diventavano sempre più grandi e minacciose, insomma il classico scenario tedesco a cui lui nonostante gli anni, non era mai riuscito ad abituarsi. Benji guardava il temporale avvicinarsi, e impotente fu sommerso da un dolore ormai conosciuto e amaro. Infatti la pioggia, gli ricordava lei e il momento in cui tutto era inevitabilmente cambiato. Quella sera di ritorno dagli allenamenti la trovò seduta in salotto, lo stava aspettando e dal suo sguardo capì che lei aveva qualcosa di importante da dirgli, in fondo la conosceva da tutta una vita, eppure questo non lo aveva preparato alle parole che di lì a poco lo avrebbero travolto e annientato. “Vado via” gli disse senza giri di parole, diretta come solo lei sapeva essere, “Ho bisogno di capire chi voglio essere da grande, cosa voglio diventare. Tu hai trovato la tua strada, e devo farlo anche io.”  Il giorno dopo era già andata via e con lei era sparita la felicità, un buco nero aveva risucchiato i colori, gli odori, i sapori. L’aveva odiata, Dio se l’aveva odiata, anche in quel momento, con la fronte appoggiata al vetro freddo della finestra poteva sentirne il sapore, bruciante e spiazzante come una sconfitta alla quale non si è preparati. Proprio lui, che nella vita era considerato il miglior portiere, non era riuscito a parare il tiro basso che il destino gli aveva riservato.  Mentre la sua mente rincorreva sentimenti ed emozioni, che a fatica aveva sepolto, sentì la porta di casa aprirsi e poco dopo una figura femminile lo raggiunse.
“Ciao Amore” lo salutò Julia dandogli un delicato bacio, riportandolo alla realtà, dove Charlotte Grant non era nient’altro che un ricordo lontano di una vita passata, che gli stava procurando l’emicrania. Benji l’abbracciò con delicatezza, grato di aver avuto la fortuna di averla incontrata. Julia, con dolcezza e perseveranza, lo aveva riportato alla vita, gli aveva insegnato che esistono tanti modi di amare ed essere amati. La prima volta che l’aveva vista era stato durante una di quelle interminabili sedute di riabilitazione, si era nuovamente infortunato la caviglia e in lui si era radicata la convinzione che, il mondo gli remasse contro. Il calcio era il suo unico modo per arginare la sofferenza, si allenava fino a non sentire neanche più i muscoli tendersi, con la stupida convinzione che il dolore e la fatica fisica potessero lenire i tormenti dell’anima, ma lui non aveva fatto i conti con Charlotte. Quella ragazza sapeva essere ostinata anche come ricordo. Julia lo aveva conquistato a poco a poco con la sua amabilità e il suo buonumore, lo aveva reso meno musone e più aperto alla vita.
“Domani devo andare negli uffici del Bayern, il presidente vuole presentare alla squadra il nuovo amministratore delegato” le disse Benji. L’incontro non lo entusiasmava granché, ma purtroppo non poteva sottrarsi, anche se l’idea gli procurava non poca noia. Si voltò verso la ragazza che annuì e le propose di vedersi per il pranzo.

Il mattino dopo si svegliò alle prime luci dell’alba, la luce biancastra illuminava la città ancora assopita che brillava dopo una nottata di pioggia torrenziale. Amava correre di mattina presto, gli dava da sempre una sensazione di libertà, come se il ritmo cadenzato dei suoi passi lo potesse portare lontano ma allo stesso tempo ancorarlo alla realtà. Tornato a casa, si preparò indossando la divisa ufficiale del club e si recò negli uffici della società. Fu accolto da un’atmosfera febbricitante e euforica, che aveva coinvolto anche il posato Kaiser. Intanto che si guardava intorno, sopraggiunse il presidente che sollecitò i giocatori a raggiungere la sala riunioni. Una volta accomodati i ragazzi, il presidente iniziò a parlare.
“Ragazzi, come sapete a causa di qualche problema economico, sono stato costretto a vendere una quota delle azioni societarie ad una terza parte. La società che ha effettuato l’acquisto ha posto come clausola dell’accordo, che un membro della famiglia occupasse il ruolo di amministratore nel Consiglio. È con grande piacere che vi presento Charlotte Grant, da oggi sarà il nuovo CEO.”
E per Benji il mondo si fermò per poi ricominciare a girare ad una velocità impressionante.  Nel momento stesso in cui il suo incubo aveva messo piede in quella stanza, il suo stesso corpo stava reagendo ai ricordi. Lei, bambina che gli teneva compagnia in quella grande e immensa casa, che era villa Price. Lei che poco più che ragazzina lo incoraggiava a non abbattersi, avrebbe giocato la finale del torneo, perché Holly glielo aveva promesso. Il loro primo bacio, sotto il gazebo del suo giardino, la loro prima volta durante una calda sera d’estate. Lì, seduto su quella sedia poteva avvertire il martellante battito del suo cuore, voleva urlare e uscire da quel posto, eppure neanche fosse un sadico, se ne stava là a guardarla, come un viandante guarda una fonte d’acqua fresca nel deserto. E la trovava bella, ancora di più dell’ultima volta che l’aveva vista. E si disprezzava. La persona che più gli aveva fatto male era a pochi metri da lui e sembrava che nulla l’avesse nemmeno sfiorata, che l’essere nella medesima stanza con lui, dopo quattro lunghi anni, non le procurasse nessuna emozione, e lui non riusciva a non riempirsi di lei. Era così immerso nei suoi tormenti, da non accorgersi che la riunione era terminata, finché Karl non gli agitò una mano davanti al volto.
“Amico tutto bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma!” e Benji un fantasma l’aveva visto per davvero. Senza degnare di attenzione a quello che negli anni era diventato un amico prezioso, scattò verso la porta e iniziò a percorrere il corridoio a grandi falcate. In mente solo una cosa, attaccare prima di rischiare di perire. Non bussò neanche la porta, la spalancò con foga per poi richiudersela dietro con una calma che non gli apparteneva. Charlotte lo guardava con tranquillità, come se sapesse esattamente quale sarebbe stata la sua reazione. La cosa lo spiazzò, ma la sorpresa venne sostituita dalla cieca consapevolezza che lei lo conoscesse ancora come le sue tasche, mentre lui non aveva la certezza che la ragazza che aveva di fronte, fosse la stessa.
“Cosa ci fai qui?” disse con mal celata rabbia. Parlare in quel momento era davvero difficile, perché una parte di lui, quella meno orgogliosa e ancora perdutamente innamorata, voleva correre da lei e dimenticare i quattro anni trascorsi. Lei lo guardò per poi rivolgergli un mezzo sorriso.
“Davvero Benji, dopo quattro anni di silenzio è questo ciò che vuoi sapere?” rispose con calma. Notando il silenzio ostinato di lui, continuò “A quanto pare si. Le spiegazioni vi sono state date prima, non c’è nulla da aggiungere” terminò andandosi a sedere dietro la scrivania. Ma Benji ne aveva di cose da dire, solo scelse quelle sbagliate.
“Tu sei un’egoista, Charlotte! Lo sei sempre stata, peccato che io l’abbia capito troppo tardi. Non so perché tra le tante persone della tua famiglia, che potevano ricoprire questo ruolo sia stata mandata tu. E forse date le circostanze non dovrebbe neanche importarmi, ma lascia che ti dica una cosa, tu non puoi fare il bello e il cattivo tempo” e una volta riacquistata la calma, prima di uscire proseguì “Tu semini tempesta, ma questa volta non mi lascio distruggere da te.” 

Appena si fu chiuso la porta alle spalle, su Charlotte crollò tutto il peso della discussione avuta con Benji. Sapeva che quella situazione non sarebbe stata facile per lui, ma anche lei, dopo averlo lasciato si era trovata a dover fare i conti con la sua decisione. Non era stato semplice scegliere tra i suoi sogni e l’amore che provava per lui, ma non poteva fare altrimenti. Se avesse scelto lui avrebbe finito per odiarlo, certo adesso era lui ad odiare lei, ma era il prezzo da pagare per avergli spezzato il cuore.  Aveva ragione lui, non era un caso che tra tutti fosse andata lei. Egoisticamente voleva rivederlo, era consapevole che da circa un anno, lui frequentava una ragazza, durante tutti questi anni si era tenuta aggiornata sulla sua vita. Avida cercava informazioni e seguiva ogni sua partita. Molte volte in quegli anni aveva pensato di tornare indietro, da lui, una storia a distanza era sempre meglio di vivere in quell’eterno dolore. In fondo Patty e Holly se l’erano cavata più che bene. Ma loro due non erano come i loro amici, purtroppo, volevano tutto e subito, nessuno dei due si sarebbe accontentato di una storia a metà. In quel istante comprese quanto l’orgoglio fosse il suo peggior nemico, infatti se solo fosse stata meno orgogliosa lo avrebbe rincorso, fermato e detto con quanto fiato aveva, che era stata una ragazzina stupida e viziata, che non aveva mai smesso di amarlo. Ma d’altra parte c’era l’orgoglio di Benji, lui non l’avrebbe mai perdonata, lo aveva talmente ferito da essere in grado di farlo arrabbiare senza neanche dire una parola. Così, seduta alla sua scrivania, si rese conto, che si, aveva trovato il suo posto nel mondo, ma aveva perso lui e, mai come in quel preciso istante le fu chiaro che aveva sbagliato tutto. E per la prima volta da quando lo aveva lasciato, pianse lacrime di vero dolore.

Angolo Autrice
Buonasera a chi leggerà questo primo capitolo del mio primo tentativo di scrivere in questo fandom. Spero di non aver fatto un pasticcio.

 

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Capitolo 2
*** Parigi-Primo atto ***


~~Era trascorso un mese da quando si erano rivisti. Un mese, durante il quale, entrambi avevano fatto di tutto per evitarsi. E Benji ne era particolarmente grato, purtroppo per lui, però l’incontro con Charlotte lo aveva fatto ritornare ad essere il ragazzo chiuso e insolente di una volta. Non riusciva neanche a guardare negli occhi Julia, in fondo non poteva dire alla donna che amava e con cui stava progettando una vita insieme, che il suo più grande amore era tornato, si era abbattuto su di lui con la stessa potenza di un tornado e che non riusciva a non pensarci. Fortunatamente le sue prestazioni in campionato non avevano subìto il suo stato d’animo, nonostante Charlotte fosse presente in tribuna ogni domenica, come se volesse dirgli: guarda, sono qui. Sono tornata, ma non per te. La conosceva da tutta una vita, sapeva che quella ragazza non sarebbe mai stata capace di tornare sui suoi passi, e in fondo lui non era pronto a perdonarla.
Qualche giorno prima della partenza per Parigi, per una partita di Champions League, aveva parlato con Holly e Patty, gli unici a sapere del ritorno della ragazza. L’amica gli aveva consigliato di fare chiarezza, di capire cosa volesse, perché se dopo tutto questo tempo lei aveva ancora il potere di fargli mettere tutto in discussione, forse non aveva seppellito l’amore che provava per lei.  Ma Patty non aveva capito che lui, non voleva cambiare nulla di quella che era, in quel momento la sua vita. Aveva faticato tanto per raggiungere il suo equilibrio. Negli anni successivi alla sua partenza, Benji aveva affogato dolore e mancanza tra le braccia di tante ragazze. Tuttavia queste, come gli aveva fatto notare Bruce con simpatica malizia, erano molto simili a Charlotte. Quando l’anno prima, aveva deciso di provare ad uscire con Julia, lo aveva fatto perché lei, nel fisico e nel carattere, era l’opposto.
Durante la permanenza a Parigi, lo aveva accompagnato un dolce ricordo. Anche in quel momento, mentre osservava il cielo limpido, dalla terrazza dell’hotel gli tornò alla memoria.

Era il giorno del suo settimo compleanno, l’immenso giardino di villa Prince era ricoperto da un soffice manto di neve. Tutti intorno a lui si davano da fare, da lì a poche ore ci sarebbe stata la festa, fortemente voluta da sua madre. Come se bastasse così poco per sopperire agli anni di assenza. Inoltre lui non era neanche entusiasta di quella festa, non aveva molti amici, anzi i bambini che ne avrebbero preso parte erano i figli degli amici dei suoi, e lui non li sopportava. Troppo capricciosi e chiassosi, per un bambino come lui, abituato al silenzio e alla solitudine. Poco prima di pranzo sua madre lo mandò a prepararsi, perché avrebbero avuto ospiti. Fece appena in tempo a cambiarsi, che venne chiamato ad accoglierli. Erano una coppia di amici americani con la figlia, e lui come ogni bambino di quell’età, considerava le femmine una spina nel fianco.
“Benji, questi sono i nostri amici Edward e Mellie Grant, e questa è la loro adorabile bambina Charlotte, spero diventiate buoni amici” disse sua madre. Salutò educatamente gli ospiti e poi focalizzò la sua attenzione alla bambina che gli stava di fronte. Ai suoi occhi non aveva nulla di speciale, era uguale a tutte le bambine che aveva conosciuto. Lunghi capelli castani legati con un fiocco, un vestitino azzurro e un paio di scarpette di vernice nera. A parer suo più che una bambina, sembrava una bambola di porcellana, di quelle che piacevano tanto a sua madre.
Per tutta la durata della festa, Charlotte cercò di fare amicizia. Lui respinse ogni tentativo, finchè lei stanca non decise di andare a giocare con gli altri bambini. Solo a festa terminata, lei tornò a rivolgergli la parola ricevendo in cambio ancora silenzio.
“Sai che sei proprio un bambino antipatico?” chiese Charlotte, snervata da quell’atteggiamento.
“Tu sai che sei proprio una bambina irritante?” rispose lui con fastidio, pensando così di zittirla. La bambina lo guardò con sfida.
“Ma allora sai parlare!” esclamò ironica, suscitando il malcontento di Benji che non vedeva l’ora di togliersela dai piedi. Ma lei continuò “Va bene, continua pure ad ignorarmi, tanto ci vediamo lunedì a scuola”. A quelle parole gli venne la pelle d’oca.

Una voce che conosceva bene, interruppe il flusso dei ricordi. Davanti a lui, infatti, c’era la Charlotte adulta che gli procurava la stessa irritazione, di quella dei suoi ricordi d’infanzia.
“Buongiorno Benjamin. Mattiniero come sempre.” Lo salutò pacatamente. Lui le rivolse uno sguardo glaciale, ma Charlotte non si fece scoraggiare. Anzi lo affiancò e insieme a lui si mise ad ammirare la città. Dopo vari minuti di silenzio ostinato da parte di lui, la ragazza consapevole di come irritarlo, iniziò a parlare.
“Sai sono proprio contenta di essere qui. Parigi è una delle mie città preferite, e poi sono davvero molto eccitata per la partita di stasera. Ti senti pronto? Sai vorrei tanto vincere.” Mentre parlava, notò la mascella di Benji indurirsi, segno che la sua provocazione stava funzionando. Così galvanizzata dalla buona riuscita del suo intento, continuò: “Inoltre mi piacerebbe salutare Tom, è una vita che non lo vedo. Sarebbe stato bello se nel girone fosse capitata anche la squadra di Holly, sarebbe stata proprio una bella rimpatriata, non credi?” A questa ultima frase, lui si girò verso di lei guardandola allucinato, chiedendosi come fosse possibile, che quella ragazza non si rendesse conto di quello che stava dicendo. Charlotte, non ricevendo ancora che silenzio, decise di dargli la stoccata finale: “Vedo che siamo tornati ai vecchi tempi, il gioco del silenzio è di nuovo il tuo preferito.”
Finalmente ottenne una reazione, infatti Benji le si avvicinò e le disse: “Charlotte ma tu ti ascolti quando parli, o il tuo amor proprio ti ha tolto l’udito?”. Per poi continuare: “Una rimpatriata, davvero? C’è bisogno di annunciare a tutti che la figliol prodiga è tornata? Che poi, perché tu sia tornata proprio non lo comprendo” concluse. Ma prima che potesse continuare, giunsero in terrazza anche Karl e Kaltz per la colazione. Charlotte salutò tutti, per poi recarsi nella sua stanza. Appena i tre furono consapevoli di essere soli, Kaltz con ironia disse: “Vedo che la tua capacità di fare amicizia aumenta ogni giorno che passa” procurando una risata divertita di Karl e uno sguardo iroso di Benji, il quale stanco di sentir parlare le persone, senza neanche salutare, andò via. Una volta solo, si gettò sul letto, e si immerse di nuovo nei suoi ricordi di infanzia. Infatti rammentò di come, nei mesi successivi al loro primo incontro, la considerasse il più bel regalo di compleanno che avesse ricevuto.


Angolo Autrice
Salve! Per prima cosa vorrei ringraziare le due ragazze che hanno lasciato il loro parere. Grazie mille. Inoltre vorrei dire grazie anche alle persone che hanno inserito la storia tra i preferiti e le seguite. Per quanto riguarda gli aggiornamenti, cercherò di postare ogni due settimane, impegni permettendo.  Spero che questo capitolo vi piaccia. Grazie mille, ancora.
Un saluto, Anny.

 

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Capitolo 3
*** Parigi-Secondo Atto ***


Quella sera lo stadio era gremito di persone. Appena dentro Parco dei Principi, si percepiva l’elettricità che le grandi partite portano con sé. Poteva anche essere una partita di girone, ma quando a scontrarsi erano squadre del calibro del Bayern Monaco e il Paris Saint-Germain, tutti si aspettavano uno scontro tra titani. I tifosi di entrambe le squadre incoraggiavano i loro beniamini, nonostante questi fossero ancora negli spogliatoi. All’uscita delle squadre, i cori aumentarono di intensità. Prima di prendere posto fra i pali, Benji focalizzò la sua attenzione sulle tribune. Subito, individuò Charlotte in compagnia di Freddy. I due parlavano animatamente, ed ebbe la strana sensazione di essere lui l’argomento principale. Poi, volse il suo sguardo verso la parte di stadio, dove solitamente sedeva Julia. La ragazza, fin dalla prima partita, aveva deciso di sedere tra il pubblico, perché non voleva essere al centro dell’attenzione. Ma lei quella sera non c’era, e lui lo sapeva bene. Tuttavia, da quando anche Charlotte andava allo stadio, per lui la presenza della fidanzata aveva un effetto calmante. Guardò nuovamente la tribuna, i due avevano smesso di parlare, e Charlotte aveva un’espressione irritata e ferita.


Infatti, mentre Benji era negli spogliatoi, Freddy aveva incontrato, prendendo posto, Charlotte. L’uomo inizialmente rimase sorpreso nel vederla lì.
“Charlotte?” chiese con incredulità. La ragazza si voltò, e una volta che ebbe riconosciuto il proprietario della voce, si alzò e gli andò incontro felice di rivedere un pezzo della sua infanzia.
“Freddy!” esclamò, “Sono davvero felice di rivederti” continuò sorridendo. Entrambi si sedettero e iniziarono a parlare, finché l’uomo non prese coraggio e decise di toccare tasti dolenti.
“Quando ho sentito Benji, un paio di settimane fa, non mi ha detto che eri tornata.” A queste parole, la ragazza sorrise debolmente.
“Beh, non è molto felice che io sia qui. Anzi, penso che il suo più grande desiderio sia sapermi il più lontano possibile.”
“Non puoi certo dargli torto” le rispose. “Te ne sei andata, l’hai lasciato. Credimi, non l’ho mai visto così distrutto. Finalmente adesso è sereno, l’hai già conosciuta Julia?” domandò. Charlotte l’ho guardò storto per poi replicare: “No, non ho avuto il piacere, ma da quello che ho sentito è proprio una perla di ragazza.”
“Si. È davvero una ragazza speciale, e lui è molto sereno. Forse, non l’ho mai visto così. Per questo, vorrei chiederti di stare quanto più lontana da lui. Qualsiasi sia il motivo che ti ha spinta a tornare a Monaco, ti pregerei di accantonarlo. Per il bene di tutti.”
Charlotte rimase colpita dal discorso di Freddy, era consapevole che le persone più vicine a Benji non sarebbero state felici di rivederla, ma sentirle dall’uomo con cui era cresciuta, fu un duro colpo.
“Ho sofferto anche io in questi anni. Però, sembra che si tenga conto solo dei suoi sentimenti” notò risentita.
“Non metto in dubbio, che anche tu abbia sofferto. Tuttavia, la decisione è stata tua. Con te sola te la puoi prendere” ribatté duramente.


Charlotte non fece in tempo a rispondere, che l’arbitro suonò il fischio d’inizio. Fin dai primi minuti, fu evidente che sarebbe stata una partita emozionante e adrenalinica. I padroni di casa partirono subito all’attacco, ma ogni tentativo fu prontamente fermato dall’impenetrabile difesa della squadra tedesca. Al termine del primo tempo, il risultato era fermo sullo zero a zero. Il secondo tempo non fu molto diverso dal primo. I giocatori di entrambe le squadre provarono con insistenza a ribaltare la partita, dando così ai loro tifosi un motivo per esultare. Sia Tom che Schneider attaccavano senza sosta, ottenendo in cambio un nulla di fatto. Agli ultimi minuti di partita, la punta francese fece un’azione d’incursione, riuscendo a sbaragliare l’intera difesa tedesca. A pochi metri da Benji, l’avversario tirò un potente destro, subito il portiere si lanciò per pararlo, ma nel farlo non calcolò bene lo spazio. Infatti, riuscì con il pugno a gettare il pallone fuori, ma batté violentemente la testa contro il palo. Nello stadio cadde un silenzio surreale, la tribuna del Bayern era tutta in piedi e tratteneva il fiato per le sorti del proprio portiere. Benji era ancora a terra, circondato sia dai compagni di squadra che dagli avversari. Nel frattempo che lo staff medico entrava in campo, Charlotte si voltò e iniziò a correre negli spogliatoi, in modo da essere lì quando lo avrebbero medicato. Mentre gli ultimi minuti di partita ripresero, il medico della squadra medicava Benji, controllando che la botta non avesse comportato conseguenze preoccupanti. Dopo avergli bendato il punto leso, lo informò sulle sue condizioni.
“Bene Benji, non è nulla di grave. La botta è stata forte, ma fortunatamente non ha fatto danni. Devi solo riposare. Avrai mal di testa per qualche giorno, ma finché non hai le vertigini, non c’è da preoccuparsi. D’altra parte, so che quando tornerai a casa sarai in buone mani” disse, facendogli un simpatico occhiolino. Poi aggiunse “Dimenticavo, qui fuori c’è una persona che vuole vederti. La faccio entrare?”. Il ragazzo, credendo fosse Freddy, annuì. Invece, grande fu la sorpresa nel trovarsi di fronte Charlotte. Appena furono soli, la ragazza ruppe il silenzio.
“Come stai?” chiese preoccupata, restando vicino alla porta, senza provare ad avvicinarsi, nonostante l’istinto fosse quello di gettarsi tra le sue braccia, per sincerarsi che fosse sano e salvo.
“Per tuo sommo dispiacere sono vivo” rispose con astio. Allora, la ragazza alzò gli occhi al cielo e, fattasi coraggio, avanzò di qualche passo.
“Non essere ridicolo!” esclamò “Non è tra i miei desideri futuri partecipare al tuo funerale, solo perché sei un incosciente di prima categoria”.
“Non è la prima volta che succede una cosa del genere” controbatté. Però, quello che lui non sapeva era che, sì per lei non era una novità, ma quando accadeva lui tornava a casa con lei, invece adesso era così distante ed apparteneva ad un’altra.
“No, non lo è” rispose mesta. “Ero preoccupata”. Benji insofferente alla situazione sbottò.
“Adesso ti preoccupi per me? Beh, arrivi con quattro anni di ritardo. Non credi?” rispose con rabbia, poi proseguì “Mi fidavo di te lo sai? Eri tutto per me. Mi hai rovinato, sono perso.”
Charlotte colpita da quelle parole, lo fissò negli occhi con tristezza, velata da caparbietà “Non sono un mostro.”
Il portiere fece un mezzo sorriso e le rispose “No, non lo sei. Tu sei anche peggio. I mostri sono fantasie, tu sei reale.” Ferita dalla cattiveria insita in quelle parole, la ragazza raggiunse celermente la porta. Una volta fuori, si ritrovò sommersa dall’intera squadra, che informata delle condizioni, si riversò nella stanza. Charlotte, invece, stanca e ferita decise di tornare a Monaco.


Dopo cena, Tom raggiunse l’amico in hotel. Infatti, nella confusione del post partita, non era riuscito a parlargli. Sapeva che stava bene, ma voleva assicurarsene di persona. Bussò, quindi, alla porta della stanza di Benji. Questi una volta aperta la porta, fu sorpreso di trovarlo lì. Si fece da parte per farlo entrare, poi, insieme si sedettero fuori al balcone. Per qualche minuto, ci fu silenzio. Tom lo conosceva bene, e attraverso le telefonate, si era reso conto che qualcosa lo tormentava. Ma, solo quella sera, aveva capito cosa lo facesse stare male. Difatti lui, poco prima di lasciare lo stadio, aveva visto Charlotte salire in auto, così aveva compreso tutto.
“Allora amico, come ti senti?” chiese con gentilezza.
“Meglio. Ho solo una leggera emicrania, ma sto meglio di quanto mi aspettassi” rispose il portiere con tranquillità.
“Ho visto Charlotte oggi, era fuori dallo stadio. Stava salendo in macchina.” Allora, Benji fece un cenno con la testa, e raccontò all’amico di una vita gli avvenimenti di un mese prima.
“Perdonami se te lo chiedo, ma in tutta questa confusione di sentimenti, dove si colloca Julia?” chiese Tom, sorpreso da quel fiume di parole che Benji aveva, diversamente dal solito, riversato fuori.
“Al posto che le spetta, al mio fianco. Quando l’ho conosciuta, ero fuori di me. Ogni sera una ragazza diversa, e talvolta mi sono anche preso delle sbronze colossali. Lei mi ha fatto capire che, mentre Charlotte era lontana a cercare se stessa, io mi smarrivo. Julia è la mia bussola, la mia pace. Con lei è tutto cristallino, non ci sono drammi. È la persona che voglio sposare” affermò con sicurezza.
“Beh se le cose stanno così, le devi raccontare di Charlotte.” Benji sbuffò contrariato, al che Tom aggiunse “Ascolta, prima o poi si incontreranno. Anzi, tra un po’ ci sarà la tradizionale festa di Natale della squadra. Non fare in modo, che sia Charlotte a dirle del vostro passato. Julia è una persona comprensiva, capirà. D’altra parte, questo è solo il mio consiglio, la scelta finale spetta a te.”
I due parlarono ancora un po’, e questa volta fu l’altro a raccontare all’amico di aver conosciuto una ragazza, che frequentava da qualche mese. Alla fine della chiacchierata, Benji rimasto solo, comprese che Tom aveva ragione, doveva essere lui a dire a Julia di Charlotte. Soprattutto, perché quest’ultima, dopo la loro ultima conversazione, era una bomba ad orologeria.


Angolo autrice
Salve! Ecco a voi il terzo capitolo, spero vi piaccia. Ringrazio le persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite e le seguite. Un grazie speciale va alle persone che dedicano un minuto della loro giornata a recensire la storia. Grazie perché con le vostre osservazioni, mi aiutate a migliorare.
Un saluto, Anny.

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Capitolo 4
*** Una mezza verità ***


Il giorno dopo la squadra tornò a Monaco. Per tutto il viaggio di ritorno, Benji era tormentato dal dubbio. Sapeva di dover parlare con Julia, ma allo stesso tempo, era angosciato dalla possibile reazione della ragazza. Una parte di lui voleva tenere per sé il segreto, l’altra invece voleva dirle tutto, così da non sentirsi costantemente in colpa nei confronti della donna amata. Però c’era anche una terza parte, forse la più subdola. Parlare prima che a farlo fosse Charlotte. Quella donna era un’incognita. Prima o poi sarebbe esplosa, il problema è che non sapeva quando, e soprattutto quanto sarebbe stata nociva.  Lui la conosceva bene, Charlotte sapeva essere tremendamente egoista e vendicativa, in particolar modo quando le cose non andavano come lei desiderava. Alla fine, giunto a casa, non aveva ancora preso una decisione. Credeva di avere più tempo per decidere cosa fare, ma quando aprì la porta di casa, trovò ad aspettarlo Julia. La ragazza aveva preso il giorno libero, in modo da farsi trovare in casa, dato anche l’infortunio.

“Bentornato a casa” lo salutò Julia con un dolce sorriso. Poi gli andò incontro e dopo avergli dato un bacio, lo abbracciò. Per Benji quell’abbracciò fu la pace dei sensi. Chiuse gli occhi e la strinse forte a sé, in cerca di quella tranquillità che da tempo non aveva.

“Benji, tutto bene?” domandò la fidanzata, guardandolo in volto e notando una leggera tensione.

“Certo. Non preoccuparti” rispose con un sorriso forzato. Julia non era molto convinta, ma non essendo una persona invadente, decise di rispettare i suoi tempi. La cena si svolse con serenità, la conversazione fu vivace e divertente, come sempre. Tuttavia c’erano momenti in cui, la testa del campione era da tutt’altra parte. Alla fine, decise che fosse giusto raccontare a Julia di Charlotte. Prese per mano la ragazza, e la fece sedere vicino a lui sul divano. Dopo aver preso un bel respiro, iniziò a parlare.

“Julia, devo dirti una cosa. È molto importante. Avrei dovuto dirtelo subito, ma non sapevo come”. Mentre parlava, Julia ascoltava attentamente le sue parole.
“Il nuovo amministratore delegato, non è una persona qualsiasi. È la mia ex fidanzata. La stessa che mi aveva spezzato il cuore, quando ci siamo conosciuti. Ma credimi questo non cambia nulla, ciò che provavo per lei è finito.” La ragazza annuì, poi stringendogli la mano espresse il suo pensiero.

“Sono contenta che tu me l’abbia detto” disse con pacatezza.

"Pensavo ti saresti arrabbiata” rispose Benji, sorpreso dalla sua reazione. A questa affermazione Julia gli accarezzò con dolcezza la guancia. Poi riprese a parlare.

“Non ne vedo il motivo. Penso che tu abbia avuto bisogno di metabolizzare la cosa, in fondo non deve essere stato facile trovartela davanti. Se tu mi dici che mi devo fidare e che per lei non provi più nulla, allora io mi fido” concluse con un sorriso rassicurante. Egli colpito dalle parole, abbracciò la ragazza, grato ancora di averla nella sua vita. D’altra parte Julia, nonostante credesse fermamente in ciò che aveva detto, non riusciva a non provare una certa inquietudine. Quando l’aveva conosciuto, Benji era un uomo logorato dal dolore, e un amore che ti fa soffrire così non sparisce per magia. Può assopirsi, ma non sparire. Ella temeva che smuovendo le braci, la fiamma sarebbe rinata.


Charlotte, dopo il duro scontro con Benji, non era tornata a Monaco. Infatti, mentre si recava in aeroporto per tornare a casa, aveva cambiato idea e si era rifugiata nell’unico posto, dove nonostante tutto, si sentiva al sicuro e protetta. Era tornata in America e si era richiusa nella villa dei nonni negli Hamptons. Lì, lontana dalla frenesia della grande città, in passato era riuscita a mettere insieme i pezzi, dopo aver lasciato il campione, e sempre in quel luogo aveva capito di non riuscire a vivere senza di lui. Dal suo arrivo, i giorni si trascinavano lenti. Charlotte sembrava aver perso tutta la sua sicurezza e spavalderia. Si aggirava come un fantasma imbronciato e scontento. Per tutto quel tempo, sua nonna con sguardo vigile aveva seguito l’evolversi degli eventi. Stanca di vederla in quello stato di afflizione, la raggiunse in giardino, con lo scopo di smuoverla.

“Tesoro, ti ho portato il thè” disse per attirare la sua attenzione. Charlotte sorrise debolmente alla nonna, la quale le fece una dolce carezza sui capelli, proprio come quando era bambina.

“Che dici di raccontare alla tua vecchia nonna cosa ti intristisce?” continuò sorseggiando la sua bevanda.

“Non c’è molto da dire, nonna. Ho perso. Lui mi odia e col senno di poi, beh, mi odierei anche io. Non so cosa mi aspettassi quando ho spinto la compagnia a comprare le quote della squadra, la reazione di Benji era prevedibile” spiegò.

“Bambolina mia, tu lo ami e tanto. Ho visto crescere il vostro amore giorno dopo giorno. Vi ho visti innamorarvi perdutamente, quando neanche sapevate cosa fosse l’amore! Un sentimento come il vostro non finisce. Tu hai fatto una scelta, che nel bene e nel male, ha procurato dolore ad entrambi. Detto ciò, mi chiedo perché tu sia qui e non a Monaco a lottare per lui. Va da Benji, chiedigli scusa per come hai agito, spiegagli le tue motivazioni” concluse l’anziana.

“Lui non vuole neanche stare nella mia stessa stanza, figurati se mi ascolta” replicò, tornando a fissare il mare. Ma la nonna non era contenta della risposta, sua nipote non era così arrendevole. Per questo motivo, prima di rientrare in casa, diede l’ultimo consiglio alla sua adorata nipote.

“Ascolta chi ha qualche anno in più. Prendi l’aereo il prima possibile e torna a Monaco. Parla con lui. Smettetela di giocare a chi ha più orgoglio e chiaritevi.” Le parole dell’anziana ebbero un forte impatto sulla giovane, che nei giorni successivi pensò molto a ciò che la nonna le aveva detto.


Nel frattempo a Monaco, la vita del portiere giapponese riprese con i ritmi di sempre. Una settimana dopo, la squadra, insieme alle rispettive compagne, si riunì per una cena fuori. Come sempre l’atmosfera goliardica aiutava i ragazzi a rilassarsi e, staccare dagli impegni calcistici. Benji era rilassato e tranquillo. L’infortunio era ormai archiviato, e si godeva quel momento di svago, grato anche per il fatto di non aver né visto né sentito Charlotte. Ma spesso il destino ci mette sempre lo zampino. Di fatti, mentre stava parlando con un suo compagno di squadra, Karl aggiornò tutti sugli ultimi pettegolezzi.

“Il nostro Presidente è incazzato nero. Dalla partita a Parigi, nessuno ha idea di dove sia finita Charlotte Grant, il cellulare è sempre spento.”

Istintivamente Benji volse lo sguardo verso l’amico e rispose sicuro “Se il signor Schuster cerca il suo amministratore, la può trovare in America. I nonni hanno una casa negli Hamptons, è lì che va quando non vuole essere trovata.” Nell’esatto momento in cui lui terminò di parlare, Julia prese coscienza che Charlotte, nonostante tutto, occupava ancora un posto importante nella vita del fidanzato. Ma lei come qualsiasi donna innamorata, scacciò velocemente questo pensiero.

Angolo autrice
Per prima cosa vorrei scusarmi con voi per il ritardo, ho avuto un milione di cose da fare per il master.
Ringrazio le persone che hanno recensito il precedente capitolo. Alla prossima
Un saluto, Anny
 

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Capitolo 5
*** Scusa ***


Durante il lungo viaggio per tornare a Monaco, Charlotte prese consapevolezza di aver sbagliato tutto, di nuovo. La prima lezione, che suo padre e suo nonno le avevano dato, era quella di non lasciare mai che le questioni personali influissero sul proprio lavoro, invece lei aveva mollato tutto. Però, mai come in quel momento, tutto le era chiaro. Doveva lasciarlo andare. Non era più tempo per loro, forse non lo era mai stato. Doveva scusarsi e cercare di limitare i contatti. Lo amava, certo, ma non poteva più permettersi il lusso di essere egoista, era una donna adulta. La felicità di Benji doveva essere la sua priorità, peccato solo non fosse lei.



Qualche giorno dopo il rientro in Germania, dopo aver sistemato tutto con il consiglio d’amministrazione, Charlotte si recò al campo di allenamento. Aspettò in disparte, ben attenta a non farsi vedere, che la seduta terminasse e che tutti i giocatori avessero lasciato l’impianto sportivo. Poi assicuratasi che non ci fosse più nessuno, scese in campo. Si prese un po’ di tempo per ammirare l’uomo che amava, che si allenava da solo, e sorrise perché per un fugace momento rivide il ragazzino testardo, il quale per essere il migliore si esercitava anche quando tutto era finito. Pensare al passato le riportò alla mente uno dei suoi ricordi più cari.



Avevano da poco conosciuto Holly, e aveva già dato una sonora batosta all’orgoglio di Benji. Infatti per la prima volta, da quando aveva iniziato a giocare, aveva subito un goal. Sembrava essere tornati indietro di cinque anni. Nuovamente arrabbiato con il mondo. Certo non era diventato un angioletto, ma da quando Freddy gli aveva regalato il suo primo pallone, quella rabbia aveva trovato uno sfogo. Il suo essere imbattuto, lo aveva portato a credere di riuscire a controllare la vita. Benji era un ragazzino cresciuto troppo in fretta. Ma in quell’istante sotto la pioggia battente, in quel campo che lo aveva visto perdente, sembrava un ‘anima in gabbia. D’altra parte era così concentrato che non si era accorto di lei, che tentava di ripararsi dal temporale. Si accorse della sua presenza perché il pallone, dopo un pugno del portiere, arrivò a bordo campo.

“Charlotte torna a casa. Sta piovendo e rischi di ammalarti” le disse avvicinandosi.
“Anche tu” rispose lei semplicemente.
“Anche io cosa?” chiese Benji perplesso.
“Rischi di ammalarti anche tu” spiegò Charlotte, come se stesse spiegando un’ovvietà.
“Io sono abituato a stare sotto la pioggia. Sei tu che ti ammali facilmente” controbatté lui con la testardaggine di chi non vuole cedere.
“Torna a casa con me. Per favore” insistette la ragazzina, allungando una mano verso di lui, che accettò pur di farla contenta.

Il giorno dopo Charlotte aveva la febbre alta, e lui come d’abitudine andò a casa della ragazzina. Una volta entrato in camera, con il suo solito tono saccente disse: “Te l’avevo detto che ti saresti ammalata.”
Al che Charlotte, guardandolo con sfida, rispose: “E’ vero, ma ho comunque vinto io. Tu sei tornato a casa con me.”
Benji, sedutosi vicino a lei, l’abbracciò e rispose: “Io tornerò sempre a casa con te”. Quella fu una delle tante promesse che, nell’innocenza della loro età, si scambiarono.


Tornata alla realtà, fece un bel respiro e si avvicinò. Benji notò subito la figura che lentamente si avvicinava, e quando capì chi fosse, il suo cuore cominciò a battere furiosamente, se fosse per rabbia o qualcos’altro non sapeva dirlo. Fu solo quando lei era ormai vicino, che comprese. Il suo cuore batteva per quel qualcos’altro.
La prima cosa di cui fu consapevole era che la trovava bella, ma in quell’istante, ciò che la rendeva mortalmente bella, erano gli occhi. Un misto di dolce malinconia e ferrea decisione.

“Ciao Benji” esordì Charlotte. Nel suo tono, il portiere notò esitazione, però non riuscì a rallegrarsene. Improvvisamente la sola idea che lei potesse soffrire, e che lui ne fosse la causa, lo abborriva.

“Ciao” rispose semplicemente.

“Vorrei parlati. Puoi dedicarmi un po’ del tuo tempo?” domandò pacatamente. A Benji quel tono non piaceva, l’ultima volta che l’aveva sentita parlare con quell’inflessione, l’aveva lasciato. Così, con uno strano groppo in gola, annuì e si sedettero sulla panchina.

“Volevo chiederti scusa, per tutto” disse dopo qualche minuto. “So di essermi comportata in modo crudele. Nulla può giustificarmi. Sono stata codarda ed egoista. Codarda perché quando tu hai iniziato a parlare di volere una famiglia, io mi sono spaventata e sono fuggita. Egoista perché, non tenendo conto di nessun altro che me, sono tornata nella tua vita. Ho provato a chiamarti tante volte, volevo dirti che mi dispiaceva per tutto quello che ti avevo fatto, ma quando arrivava il momento di premere sulla cornetta e inoltrare la chiamata, le parole non riuscivano ad uscire. Voglio dirti che mi dispiace averti spezzato il cuore” concluse asciugandosi una lacrima dispettosa. Una volta in piedi aggiunse: “Voglio che tu sia felice”, e prima di andar via gli fece una carezza sui capelli. A quel gesto, Benji che era rimasto in silenzio, reagì d’istinto. Le afferrò il polso e una volta in pedi l’attirò a sé. Poi in quell’attimo di follia la baciò. In quel bacio c’erano tutti quei sentimenti che per anni erano stati confinati in un angolo del loro io. C’era la rabbia per quella lontananza senza senso, c’era la passione che aveva sempre caratterizzato il loro rapporto, ma soprattutto c’era quell’amore che nessuno dei due, nonostante tutto, riusciva a soffocare. Per Benji, quel momento era come tornare a casa dopo un lungo viaggio. Aveva vagato, in quei quattro anni, solo per poi ritrovarsi a casa, con lei. Per Charlotte, invece, era come ritrovarsi. Aveva ritrovato quel pezzo si sé, che aveva perso. Quando il bacio finì, entrambi si guardarono negli occhi, consapevoli che sarebbe rimasto solo un bel ricordo.

La donna lo abbracciò e gli sussurrò: “Nel mio cuore ci sarai sempre tu, ma il nostro tempo è finito.”

Anche Benji aveva un’ultima cosa da dirle. “Tu sarai sempre il mio più bel regalo di compleanno.”


Angolo Autrice
Chiedo umilmente perdono per la lunga attesa. Ho avuto alcuni problemi con l’università. Insomma per iscrivermi al master ho dovuto fare una piccola odissea. Tralasciando le mie avventure burocratiche, concentriamoci sulla storia. I nostri due ragazzuoli per la prima volta non tentano di azzannarsi. Da questo momento in poi le cose tenderanno a complicarsi. Sono curiosa di sapere la vostra opinione.
Come sempre ringrazio chi legge la mia storia e soprattutto le due donzelle che recensiscono, ovvero innominetuo e Reika2910. Grazie ragazze.
Un saluto, Anny

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Capitolo 6
*** La festa di natale ***


 "E ti dico ancora: qualunque cosa avvenga di te e di me, comunque si svolga la nostra vita, non accadrà mai che, nel momento in cui tu mi chiami seriamente e senta d'aver bisogno di me, mi trovi sordo al tuo appello. Mai!"

 

Quella stessa sera, in due posti diversi della città, Benji e Charlotte venivano a patti con loro stessi. Non potevano più nascondersi dietro spiegazioni di comodo. Quel bacio aveva risvegliato tutto quello che, prima l’uno e poi l’altra, avevano faticosamente chiuso in un angolo remoto del loro cuore. Tra i due quello con più difficoltà era Benji, che doveva destreggiarsi tra l’amore e il suo senso del dovere. Aveva compreso, quel pomeriggio, che per Julia provava un profondo affetto, molto simile all’amore, ma l’amore quello vero era Charlotte. D’altra non riusciva neanche a pensare di lasciare la sua fidanzata. Julia gli era stata vicino nel momento più brutto della sua vita. Lo aveva amato quando neanche lui amava se stesso. Stanco di tutti quei pensieri si versò una buona dose di whisky, sperando di venirne fuori al più presto e di trovare una soluzione dove nessuno si sarebbe fatto male più del necessario. Per Charlotte la situazione era diversa. Lei voleva lasciarlo andare, il problema era che dopo il bacio non ci riusciva. La mente la riportava continuamente al bacio, facendole rivivere la sensazione delle labbra di lui sulle sue, le braccia che la stringevano per non farla andare via e il profumo. L’inconfondibile profumo di Benji, quello che non era cambiato neanche quando era diventato adulto.


I giorni seguenti, le loro vite ripresero normalmente. O almeno erano scandite da un’apparente normalità. Charlotte si dedicò all’organizzazione dell’imminente festa di natale, e presenziava solo ad eventi in cui era richiesta la sua presenza, trascorrendo il suo tempo libero in casa o lontano da Monaco. Non stava scappando come aveva fatto dopo Parigi, semplicemente cercava di far in modo che la vita del portiere si svolgesse senza ulteriori scossoni. Benji, invece, si recava agli allenamenti e rispettava i suoi impegni di sportivo e compagno. Fu proprio durante un’uscita che ebbe la sua prima e vera lite con Julia.

Erano a cena fuori, in un posto tranquillo, lontani da occhi indiscreti. La donna gli stava raccontando della sua giornata e soprattutto di alcuni progetti di coppia, ma ad un certo punto stanca di parlare da sola, sbottò.

“Benji, potresti almeno fingere di ascoltarmi! Sono giorni che sei assente!” esclamò esasperata.

Il ragazzo si risvegliò dal suo stato di torpore e rispose: “Julia non c’è nessun motivo per urlare, né per alterarsi in questo modo.”

Sul volto della donna si dipinse un’espressione di totale stupore, così controbatté: “Davvero? Sei serio? Io ti parlo di noi, del nostro futuro e tu te ne stai lì a guardare altrove, perso dietro chissà quale pensiero. Anzi lo so io quale è il tuo pensiero, Charlotte Grant!”

“Non dire stupidaggini” sibilò alterato, per poi alzarsi e continuare: “Andiamo a casa, sono stanco di sentire stupidaggini. Charlotte non c’entra nulla.” Pagò e si diresse verso l’auto.

Nel frattempo la fidanzata camminandogli dietro esasperata affermò con la voce alterata: “La difendi ancora, dopotutto quello che ti ha fatto.” Benji la ignorò, salì in auto aspettando che anche la donna salisse e poi in silenzio tornarono a casa.

Per giorni non si rivolsero la parola, se Benji era a casa, Julia era a lavoro. Per la donna fu un momento molto duro. Comprese che per il campione, Charlotte era intoccabile. La loro era diventata una relazione a tre, o forse lo era sempre stata. Non aveva capito subito quest’amara realtà perché l’altra viveva lontana, ma adesso che era tornata il tutto era più che evidente. Ma Julia, da donna innamorata, non aveva nessuna intenzione di mollare. Su quella storia aveva investito tempo ed energia, e poi lo amava troppo. I due fecero pace solo qualche giorno prima della festa, e solo perché lei stanca di combattere contro la cocciutaggine di lui, chiese scusa.


Finalmente giunse la sera della festa di natale. La sala era addobbata con sobria eleganza, tutto era sui colori del bianco e del rosso, il tutto accompagnato da luci soffuse. Gli ospiti, appena entrati rimasero incantati dall’atmosfera calda e natalizia. Quando arrivarono Benji e Julia trovarono ad attenderli Karl e sua moglie.

“Finalmente siete arrivati!” esclamò Schneider. Nel mentre, le due donne, dopo essersi salutate, si allontanarono dai rispettivi accompagnatori e iniziarono a parlare.

“Come stai?” chiese con interesse Caroline, dopo averla guardata in volto.

“Abbastanza bene” rispose con un sospiro. Mentre le due parlavano, Charlotte entrò in sala. L’attenzione di Julia, subito, si focalizzò sulla ragazza. Caroline si accorse del malessere dipintosi sul volto dell’amica, ma non capendo il motivo, cercò di sdrammatizzare.

“Fa quest’effetto la prima volta che la si vede” disse facendole un simpatico occhiolino, “Ma se si va oltre, e la si conosce bene, è simpatica e intelligente.”

Julia le fece un sorriso tirato e rispose: “Non è questo il problema. Non c’è dubbio che sia bella, anzi molto bella. Il problema è che lei è l’ex di Benji” concluse tristemente.

“Non dirmi che è quella ex?” chiese sorpresa la moglie del capitano, che dovette arrendersi all’evidenza, quando l’altra annuì. Caroline si voltò a guardarla e il suo essere donna, le fece comprendere a pieno il malessere della sua amica. Non solo doveva competere con il sentimento che legava quei due, ma doveva anche fare i conti con una personalità forte e carismatica.


La serata procedette tranquilla. La cena fu allegra e gustosa. Tutti i presenti erano soddisfatti e divertiti. Dopo cena si aprirono le danze. Le varie coppie si alternavano sulla pista, mentre gli altri parlavano con serenità. Charlotte discorreva con tutti, dimostrando come quegli eventi e situazioni fossero per lei abitudine. Benji non le toglieva gli occhi da dosso, seguiva ogni suo gesto e parola. Tuttavia, mentre lui si riempiva dell’immagine della sua ex, la sua compagna non poteva non sentirsi morire dentro. Inevitabilmente Julia si trovò a confrontare se stessa con Charlotte, e come ogni donna che vive un momento di sconforto, ne usciva perdente. Mentre Julia si perdeva in quelle tetre riflessioni, l’orchestra iniziò a suonare una delle più belle canzoni d’amore “I’ve got you under my skin”. Per Charlotte e Benji il tempo si congelò, e nel momento in cui i loro occhi si incrociarono, tornarono indietro nel tempo, ad un'altra epoca, ad un altro ballo.


Era l’estate dei loro sedici anni. Quell’anno, i nonni di Charlotte decisero di trascorrere le vacanze estive nella campagna toscana, e lui come sempre era loro ospite. D’altra parte quella vacanza non poteva venire in un momento migliore. Infatti per la prima volta, da quando si conoscevano, non avevano vissuto in simbiosi. Lui impegnatissimo, tra allenamenti e studio, mentre lei si divideva tra lo studio e i primi impegni di società. La calura estiva non cessava di far sentire la sua presenza, nonostante un leggero venticello. Si trovavano sul grande balcone della stanza di Charlotte, lei era seduta su una graziosa sedia in vimini e si massaggiava i piedi, che le dovevano dopo un’intera serata passata a ballare. Benji, papillon sciolto e con le maniche della camicia arrotolate, guardava l’immensa campagna estendersi maestosa davanti a lui. Tutti e due persi dietro lo stesso pensiero. Quella sera, durante il ballo organizzato dai nonni di lei, avevano preso consapevolezza di non essere più né bambini, né ragazzini. Charlotte osservava rapita le ampie spalle di lui, non capacitandosi che quello era lo stesso bambino con cui era crescita. Invece Benji si era reso conto che Charlotte era diventata grande, quando quella sera l’aveva vista scendere le scale avvolta in uno stupendo abito da sera. Non c’erano più le scarpette di vernice e neanche i fiocchi nei capelli. In silenzio ascoltavano il canto di un grillo, che aveva deciso di allietarli con la sua melodia. Nessuno dei due aveva il coraggio di rompere quel precario equilibrio. Improvvisamente dal salone, dove c’erano ancora i nonni di lei e, i genitori di entrambi, si udì la loro canzone preferita. Così il ragazzo fattosi coraggio, si voltò e le porse la mano.
“Signorina, mi concederebbe questo ballo?” le chiese con un sorriso gentile. Charlotte annuì, e accettò l’invito. Entrambi consapevoli che qualcosa, quella sera sarebbe cambiata. Volteggiarono sulle note di Sinatra. Poco prima che iniziasse il primo ritornello, si guardarono negli occhi, e si baciarono. Fu subito chiaro che quel bacio era diverso da tutti quelli che, fino a quel momento, si erano scambiati. C’era amore, consapevolezza, desiderio e passione. Benji strinse a sé la ragazza, accarezzandole dolcemente la schiena scoperta. Charlotte sopraffatta dalle sensazioni si aggrappò sulle forti braccia di lui. Si staccarono per riprendere fiato, e il portiere la prese per mano e la condusse in camera. Si spogliarono lentamente, scoprendosi con calma e dolcezza. Poi con delicatezza la adagiò sul letto, e iniziò a percorrere con la punta delle dita il corpo di lei, notando come fosse liscia e morbida, restando inebriato dal suo buon profumo di rose. Pian piano l’eccitazione crebbe, i baci divennero più intensi e profondi. Quando fu il momento di unirsi, Benji le regalò un bacio più profondo, voleva distrarla dal dolore che di lì a poco sarebbe arrivato. La penetrò lentamente, ad ogni affondo corrispondeva un bacio e una carezza. E quando furono una cosa sola, le lambì la lacrima dispettosa che le solcava la guancia. Quella notte divennero una cosa sola, si amarono, e insieme fecero il primo passo verso l’età adulta, accompagnati dalla suadente voce di Sinatra.


Alla fine della canzone Charlotte, presa da un attacco di claustrofobia, poggiò il suo bicchiere sul primo tavolo, e con passo veloce si recò sulla terrazza. Non riusciva a respirare, né a pensare. Non ascoltava quella canzone da quattro anni. Mentre la donna cercava di prendere possesso nuovamente della sua persona, venne raggiunta da Benji. Si accorse della sua presenza, perché l’ombra dell’uomo la sovrastava. Nel momento in cui lei si voltò, lui si accorse che stava piangendo, così come una notte di tanti anni fa, le asciugò con dolcezza, e la guardò con gli occhi colmi d’amore.

“Non dovresti essere qui fuori. Almeno non con me” esordì Charlotte.

“E dove dovrei essere? Ti ricordo che, quella notte, ti promisi che sarei stato sempre al tuo fianco. Qualunque cosa sarebbe successa, nel momento del bisogno sarei stato lì con te” rispose con calma Benji.

“Si, ma adesso le cose sono diverse. In sala c’è Julia. E poi direi che quella promessa non valga più. In questi anni l’abbiamo messa da parte” gli fece notare.

“Potremmo ricominciare” disse con enfasi il ragazzo.

A quelle parole Charlotte sorrise delicatamente e gli fece una carezza, poi affermò “Non è una decisione da prendere sull’onda emotiva di un ricordo. Ti conosco bene, se io adesso accettassi, tu ti sentiresti in colpa nei confronti di Julia. Se vogliamo ricominciare dobbiamo esserne sicuri”, successivamente gli baciò una guancia e tornò dentro.


Mentre Benji e Charlotte parlavano, Julia non aveva tolto gli occhi da dosso ai due. Per tutta la chiacchierata si sentì morire dentro. Quegli sguardi e quei gesti palesavano il sentimento che li legava, e nonostante fosse lei che, in un modo o in un altro, stava subendo il tutto, non riusciva a non sentirsi un intrusa. Snervata da tutto ciò, con la scusa di un leggero malessere, abbandonò la festa.



Angolo Autrice
Salve ragazze. Sono riuscita a pubblicare senza che passasse un tempo infinito! Le cose si fanno interessanti. Cosa farà il nostro amato S.G.G.K?
Come avete notato all’inizio del capitolo c’è un aforisma di Hesse, l’ho scelto perché per me rappresenta il rapporto tra Charlotte e Benji. Ringrazio tutte le persone che leggono la mia storia, e come sempre ringrazio le mie due lettrici affezionate. Grazie ragazze per il vostro tempo.
Un saluto, Anny

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Capitolo 7
*** Un duro confronto ***


La settimana dopo la festa, Julia viveva in una sorta di limbo, percependo la realtà come ovattata. Dal giorno dopo il ricevimento, la donna aveva iniziato a guardare con apprensione e paura, ogni piccolo comportamento di Benji. In realtà l’uomo si comportava come sempre, ma Julia non poteva non notare quei momenti in cui il compagno si estraniava da tutto, perso dietro chissà quali ricordi e desideri. Quella situazione di bilico non le faceva per niente bene. Viveva con l’ansia continua di essere lasciata, e pensieri tetri le affollavano la mente. Uno dei pensieri che più le facevano compagnia era “cos’è il mio amore per lui, rispetto al loro grande amore? "E la risposta “nulla” le faceva male, tanto quanto un coltello conficcato con precisione nel cuore. Ma Julia era una donna d’azione, così stanca decise di prendere in mano la situazione.


All’inizio della settimana successiva, forte della decisione presa, andò da colei che rappresentava tutti i suoi mali. Quando entrò nell’ingresso della società venne accolta dalla receptionist, che dopo averla accolta con un sorriso di gentile circostanza, le diede le indicazioni per raggiungere gli uffici ai piani alti. Durante il tragitto in ascensore il cuore iniziò a martellare furioso, era convinta della necessità di quel confronto, ma era anche consapevole della forza dell’avversario. All’apertura delle porte venne ricevuta da una ragazza minuta con il viso simpatico, che era la segretaria personale di Charlotte.

“Salve. Cosa posso fare per lei?” domandò con professionalità.

“Buongiorno, vorrei parlare con la signorina Grant” rispose con risolutezza.
La ragazza annuì e aggiunse “Ha un appuntamento?” Al diniego di Julia, la segretaria fece un’espressione dispiaciuta, ma dal volto della donna che le stava di fronte, capì che era una questione importante, così aggiunse “La signorina Grant è in ufficio e ha un’ora libera. Posso provare a vedere se può riceverla.”
Prese i dati di Julia, andò nell’ufficio di Charlotte, da cui ne uscì una decina di minuti dopo. “Ha detto che può riceverla” detto ciò si fece da parte per farla entrare.


Una volta varcata la soglia dell’ufficio, Julia venne colta da un forte moto di stizza. Charlotte se ne stava seduta lì, alla sua scrivania, con un sorriso sarcastico, come se fosse una regina, con il mondo ai suoi piedi e lei una povera sguattera, che supplicava di risparmiare il suo amore.

“Prego, accomodati” la invitò Charlotte. L’altra si sedette e durante il silenzio che ne seguì, osservò la donna che le stava di fronte. Tutto in Charlotte Grant sembrava urlare eleganza e carisma. Dal modo in cui stava seduta a quello con cui si sistemava una piega invisibile sul vestito. Era una di quelle donne che poteva anche non parlare ma la cui presenza era palpabile, viva, ammaliante. Ed era disarmante constatare quanto il tutto fosse naturale. Poi Julia si fece forza e senza farsi intimorire andò al nocciolo della questione, in fondo lei non era andata lì per ammirarla, e inoltre quel continuo confronto, non le faceva per nulla bene. Anche lei era una donna forte e indipendente.

“Voglio che tu stia lontana da lui” disse risoluta fissando l’avversaria negli occhi. Udite queste parole, Charlotte inclinò in modo indolente la testa di lato, e le rivolse un sorriso di sfida.

“E perché mai dovrei fare una cosa del genere?” ribattè con insolenza.

“Per rispetto a quello che c’è tra me e Benji. So che per te la parola rispetto è solo una voce del dizionario, ma non cambia il fatto che io ti voglia quanto più lontana da lui. Da noi.”

Purtroppo Julia, nel fervore di difendere la sua storia, non aveva calcolato la ferocia con cui l’altra avrebbe difeso i suoi sentimenti. Inoltre Charlotte apparteneva a quella categoria di persone, alle quali se dai un ordine perentorio, ti si rivoltano contro e la controparte non ottiene nulla.

Infatti, la Grant, subdolamente rispose “Oh no, io rispetto la vostra storia. Nonostante questo, purtroppo non sono l’unica persona di cui tu ti debba preoccupare. In questo tuo ultimatum non consideri Benji, e soprattutto non tieni in conto la sua volontà. Vedi io posso anche dirti che gli starò lontana, ma chi ti garantisce che lui stia lontano da me?” 
Al sentire ciò, Julia cercò di mascherare lo smarrimento provato e non riuscendo a trovare un modo per controbattere a quell’osservazione più che veritiera, andò via, mentre Charlotte tranquilla e soddisfatta della sua vittoria si accomodò meglio sulla poltrona.


Nel tragitto verso casa, Julia non riusciva a non pensare che quel confronto non aveva portato a nulla. Era andata in quell’ufficio con la ferma intenzione di mettere al sicuro la sua relazione, ma ciò che aveva ottenuto era il nulla.


Angolo autrice
Chiedo umilmente perdono per l’attesa lunga. Questi mesi sono stati frenetici, e l’ispirazione latente.
Come sempre ringrazio le persone che leggono e recensiscono, in particolare innominetuo.
Spero che questo capitolo vi piaccia.
A presto, Anny

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Capitolo 8
*** Vacanze natalizie ***


Durante le vacanze natalizie Julia ritornò a respirare. Il viaggio in Giappone era arrivato proprio nel momento del bisogno, la donna sperava che la lontananza e l’essere circondato dagli amici di una vita avrebbe fatto tornare tutto alla normalità.

I primi giorni trascorsero lenti, alla ricerca di un vecchio equilibrio, che sembrava proprio non voler tornare. D’altra parte solo Julia si impegnava, Benji più che altro lasciava scorrere gli eventi, insofferente a tutto e tutti. Comprendeva lo stato d’animo della sua compagna, ma proprio non riusciva a sopportare quell’atteggiamento di negazione che la donna aveva assunto, per non parlare della presenza dei suoi genitori, e in particolare sua madre, che per la prima volta in venticinque anni, aveva deciso di essere madre.

Stanco di quell’atmosfera soffocante, la mattina dell’ultimo dell’anno decise di allontanarsi da casa. Questa decisione fu presa durante la colazione, infatti era esausto di ascoltare la madre e Julia parlare dell’organizzazione del matrimonio.

Dopo aver bevuto l’ultimo sorso di caffè disse secco: “Io vado a correre. Torno per pranzo”, poi senza degnare le due di un saluto lasciò la sala da pranzo.
Appena furono sole, la suocera le chiese: “Julia, va tutto bene tra voi?”
La ragazza sorpresa per quell’improvvisa intimità che si era venuta a creare, fece un sorriso tirato e dopo aver sospirato le rispose.
“Da qualche mese le cose sono cambiate. Si sono complicate. È sempre scostante, perso dietro a qualche pensiero, chiuso in un mondo suo di cui io, purtroppo, non ho le chiavi.”
La madre di Benji annuì per poi continuare: “È sempre stato un po’ scontroso e introverso, ma credevo che in questi anni, grazie anche al tuo modo di essere, ci fossero stati dei miglioramenti. Cosa può essere successo per avergli fatto fare passi indietro?”
La ragazza la fissò leggermente stranita e poi le chiese: “Mi scusi, ma lei non sa?” al diniego della donna, Julia rispose: “È tornata Charlotte, è lei il nuovo amministratore della società. Inizialmente lui non voleva neanche vederla, ma credo sia successo qualcosa che l’ha portato a cambiare idea.”
“Non sapevo del suo ritorno. Io penso che non ci sia nulla di cui preoccuparti, sta metabolizzando la cosa. Ma appena avrà assorbito la novità, tutto tornerà come prima.”
Successivamente, accantonate le confidenze tra donne, le due iniziarono ad organizzare l’ultima cena dell’anno.


La sera giunsero a villa Price alcuni compagni di squadra della nazionale e Freddy con sua moglie. Benji sembrava più tranquillo e rilassato in compagnia di Holly, e faceva anche le sue solite battute pungenti su Bruce. La cena fu chiassosa e divertente, gli ospiti erano a loro agio, tutto procedeva serenamente.

Finita la cena si spostarono tutti in salotto ad attendere l’arrivo della mezzanotte. Benji insieme ad Holly era seduto sul grande tappeto e giocava con i gemelli, le donne, invece, con il padre del portiere chiacchieravano. A turbare il clima di festa fu Bruce, che con la sua solita mancanza di tatto fece cambiare repentinamente umore al portiere. Infatti il difensore, seduto su una poltrona, rispondendo ad alcuni messaggi notò una foto.
“Certo che Charlotte se la gode la vita” esclamò il difensore, facendo vedere ai presenti l’immagine che ritraeva la ragazza, in compagnia di un gruppo di amici, su una spiaggia tropicale mentre abbracciava molto affettuosamente un ragazzo.
Ciò che seguì fu un silenzio teso, il portiere fissava con astio la fotografia e i suoi lineamenti erano diventati duri, i presenti fissavano lui come in attesa di uno scoppio, che però non arrivò. Anzi Benji fece un respiro profondo e tornò a giocare con i bambini. Purtroppo, però, l’atmosfera era cambiata, e così con l’animo turbato diedero il benvenuto al nuovo anno.


Qualche giorno dopo, Benji e Julia tornarono a Monaco. La donna ormai era consapevole che qualcosa si era incrinato, tuttavia ella continuava, caparbia, a voler salvare il loro rapporto. Giunti a casa misero a posto i bagagli, e mentre Julia pensava ad organizzare la cena, Benji l’avvisò che sarebbe uscito e di non aspettarlo sveglia. Il ragazzo vagò per un po’ senza meta, poi guardò fuori dal finestrino dell’automobile e capì dove fosse, scese dalla macchina e si fece guidare dall’istinto.
Una volta raggiunto l’ultimo piano dell’edificio bussò, consapevole che dall’altra parte potesse non esserci nessuno. Alcuni minuti dopo la porta venne aperta e davanti a lui apparve Charlotte, scalza e in camicia da notte, sul volto della donna era dipinta un’espressione di pura sorpresa.
“Benji cosa ci fai qui?” chiese stupita Charlotte.
“Ho provato a starti lontano. Giuro ci ho provato, ma non ci riesco. Stasera sono uscito, non avevo un posto preciso dove andare, ma inconsciamente sono arrivato qui” rispose con enfasi per poi baciarla appassionatamente.


Angolo autrice
Buonasera a tutti! Ecco a voi un altro capitolo, spero che vi piaccia. Come sempre ringrazio tutte le splendide persone che dedicano un minuto del loro tempo per farmi sapere il loro pensiero, ma ringrazio anche chi legge soltanto. Grazie mille.
Piccola comunicazione di servizio: la storia verrà aggiornata una volta al mese, purtroppo i miei impegni non mi permettono di aggiornare con maggiore frequenza.
Un saluto, Anny

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Capitolo 9
*** Cambiamento ***


La mattina successiva i due vennero svegliati dai raggi del sole che filtravano dalla finestra della camera. Per la prima volta, dopo anni di lontananza, Benji e Charlotte avevano dormito insieme, e insieme iniziavano una nuova giornata e un nuovo capitolo della loro vita di coppia.

“Buongiorno” esordì Benji dopo averle dato un bacio sulla fronte.

“Giorno anche a te” rispose la ragazza sbadigliando per poi accoccolarsi maggiormente.

Poi tra i due calò il silenzio. Un silenzio utile per venire a patti con quello che la notte appena finita significasse, e soprattutto i cambiamenti che aveva messo in moto. C’erano decisioni da prendere, e la consapevolezza della sofferenza che avrebbero inflitto non facilitava il compito.

Fu Charlotte, che fattasi coraggio, pose la domanda che vorticava nella loro testa: “Adesso che si fa?”

Benji prese un respiro profondo e accarezzandole la schiena rispose: “Quello che è giusto. Appena torno a casa parlerò con Julia, sarebbe inutile prendere tempo.”

Charlotte annuì cosciente che il confronto che attendeva l’uomo sarebbe stato difficile e anche molto doloroso.

“Mi dispiace” sussurrò guardandolo negli occhi, all’espressione perplessa di lui, continuò: “Se io non fossi tornata, non saresti in questa situazione e nessuno si farebbe male. Tu vivresti la tua vita tranquillamente, e Julia non dovrebbe pagare il prezzo del mio egoismo. Perché è inutile negarlo, il mio amore per te mi rende egoista, tremendamente egoista” si alzò dal letto e iniziò ad andare avanti e indietro per la stanza, e gesticolando furiosamente continuò a parlare: “Mi sono detta, anzi imposta, di starti lontana ma non ci sono riuscita. Se avessi mantenuto il mio buon proposito, tu a Maggio sposeresti lei e oggi non le spezzeresti il cuore.”

Stanco di ascoltare tutte quelle assurdità e consapevole della crisi di panico che la ragazza stava per avere, si alzò anche lui e una volta raggiunta, prendendole il volto tra le mani cercò di tranquillizzarla.

“Char, ascoltami. Il gioco dei se e dei ma non ci porterà da nessuna parte. Non puoi colpevolizzarti perché mi ami. Forse hai ragione, se tu non fossi tornata l’avrei sposata. Ma vedi una parte di me, in questi quattro anni, ha sempre e costantemente pensato a te. Sei sempre stata nel mio cuore e nella mia testa. Amo Julia e le sarò per sempre grato, mi ha tirato fuori dal baratro in cui ero caduto, ma l’amore che provo per te è più forte di qualsiasi cosa.”

La donna gli accarezzò dolcemente la guancia, grata per quelle parole che conoscendolo erano state dure da pronunciare, in fondo si trattava pur sempre di Benji Price.
Poi Benji si diede una sistemata e dopo averla salutata, si avviò verso casa.

Durante il tragitto pensò e ripensò a cosa dire a Julia, ma qualsiasi sarebbero state le parole usate, il risultato non sarebbe mutato. Nonostante la preoccupazione, la mente del campione andò alla notte appena trascorsa.

Il bacio divenne sempre più profondo e irruento. La scarica di adrenalina che gli aveva dato il baciarla si stava trasformando in un’eccitazione ai limiti della pazzia. Ma proprio quando entrambi stavano per perdere il controllo, il bisogno d’aria li fece ritornare con i piedi per terra.
Si guardarono a lungo, entrambi lo specchio dell’altro, labbra gonfie, respiro irregolare e la voglia di appartenersi. Benji stava per tuffarsi nuovamente sulle labbra di lei, quando Charlotte mettendogli le mani sul petto lo fermò.

“Non possiamo, lo sai” disse a bassa voce.

“Pensavo lo volessi anche tu” rispose con voce rotta dall’eccitazione.

“Non ho detto che non voglio, ma che non possiamo. Ti conosco troppo bene e il tradire non è nella tua indole. Tu odi i traditori e non voglio essere io a farti fare un errore, che porterebbe ad odiarti e odiare me di nuovo” spiegò Charlotte.

Udite queste parole, il ragazzo sospirò e abbracciandola sostenne: “Odiarti è la cosa che più mi ha sfinito in questi lunghi quattro anni. Credo che il motivo sia il non averti mai odiata veramente. Ma capisco la tua situazione e non voglio che la nostra prima azione come coppia sia un tradimento.”

Charlotte lo abbracciò di slancio e insieme si lasciarono andare ad una risata liberatoria. La notte la passarono parlando di tutto e di niente, cercando di colmare il tempo che erano stati lontani.


I ricordi si interruppero quando arrivò a casa. Salì le scale lentamente, come a rimandare il momento in cui avrebbe ferito Julia. Girò le chiavi nella toppa e una volta aperta la porta, trovò Julia seduta sul divano che lo guardava con gli occhi gonfi di pianto.


Angolo Autrice
Buonasera ragazze! Grazie per la pazienza che avete nell'aspettare il nuovo capitolo. Mi scuso se ci sono errori, ma ci tenevo a non farvi aspettare oltre. Ringrazio come sempre le gentili ragazze che recensiscono e i miei lettori silenziosi.
Un saluto, Anny

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Capitolo 10
*** La fine e l'inizio ***


Per Benji fare quei pochi passi dalla porta al divano, dove era evidente la donna avesse passato tutta la notte, fu come percorrere una strada lunga e tortuosa. Julia lo guardava con dolore, ma ciò che lo lasciò sbigottito fu leggerle negli occhi la consapevolezza. Una volta che si fu seduto, non riusciva a trovare le parole giuste per iniziare un discorso difficile e che avrebbe cambiato tutto. Fu Julia che, comprendendo la sua difficoltà, ruppe quel silenzio opprimente.
“Non c’è bisogno che ti sforzi di cercare un modo per dirmi che mi lasci. L’ho capito quando non sei tornato stanotte a casa. Non ci vuole un indovina per sapere dove sei stato e con chi” terminò con un filo di voce.
Per il portiere fu come ricevere un colpo in pieno stomaco, e un sentimento di malinconia e disagio iniziò a farsi largo prepotentemente in lui.
“Mi dispiace” sussurrò. “Credimi non volevo ferirti. So che in questo momento sembra una frase di circostanza. Ti ho amata, ma Charlotte…”
“È il tuo grande amore” concluse per lui la donna. Il portiere non poté che annuire.
La donna si asciugò con la mano una lacrima dispettosa, non voleva piangere, lo aveva già fatto abbastanza, ma l’amarezza era tanta. Amava immensamente e profondamente l’uomo che aveva dinnanzi a sé, e sapeva che a modo suo anche lui l’aveva amata, solo che non era lei l’amore della sua vita. Lo aveva capito qualche settimana prima, ma stupidamente aveva creduto di poterlo tenere legato a lei in qualche modo. Poi la razionalità le aveva sbattuto in faccia una realtà terrificante, era disposta ad accontentarsi di un amore a metà, e questo non poteva accettarlo. Né per lei, né per ciò che voleva costruire con lui.
Quando il nodo alla fola si fu quietato riprese a parlare: “Ti auguro che tu sia felice con Charlotte. Meriti la felicità e soprattutto meriti una donna che ti ami senza limiti.”
Benji provò una grande ammirazione per Julia. Era palese quanto stesse soffrendo e quanto fosse grande l’amore che provava per lui, ed era proprio in virtù del forte sentimento che sentiva che lo stava lasciando libero. In quel momento si sentiva inadatto e colpevole, perché il suo amore cieco per un’altra stava condannando la donna con cui aveva condiviso gli ultimi anni ad una sofferenza che lui conosceva bene. Fece per parlare ma le parole gli morirono in gola, nel frattempo Julia si era alzata e aveva iniziato a raccogliere le sue ultime cose. Il campione si riprese solo quando la donna, ormai pronta per uscire dalla sua vita, gli diede un ultimo bacio sulla guancia.


Charlotte, dopo aver salutato Benji, si era recata in ufficio. La mattinata trascorse frenetica, ciò le permise di calmare in parte la sua ansia, ma nonostante tutto non riusciva a prestare realmente attenzione a quello che stava facendo. Non era in grado di non pensare alla situazione che stava vivendo il portiere. Non vedeva l’ora di rivederlo e assicurarsi che stesse bene. Venne risvegliata dai suoi pensieri da alcuni colpi alla porta, dalla quale entrò la sua fidata assistente. Si conoscevano da quando Charlotte aveva finito l’università e aveva iniziato a lavorare nelle imprese di famiglia. Una volta dentro si sedette di fronte alla ragazza e iniziò ad osservarla, subito le fu chiaro lo stato d’animo, ma nel corso degli anni aveva compreso che per ottenere qualcosa bisognava farla parlare.
“Tutto bene?” chiese tranquillamente Eve.
Charlotte annuì e le fece capire di andare avanti e dirle il motivo per cui era entrata, perché non aveva voglia di raccontare ciò che l’angosciava.
“Ti ho portato i documenti per la riunione di oggi pomeriggio. Ci sono tutti i grafici che avevi richiesto e i prospetti economici.”
“Ok. Adesso li leggo, così sarò pronta” concluse sorridendo alla donna seduta davanti a lei.
Eve si alzò e prima di uscire le disse: “Mi raccomando è importante che tu sia al massimo delle tue capacità” poi lasciò la stanza.

Il pomeriggio Charlotte si presentò puntuale nella sala dove erano riuniti i principali azionisti. La riunione si stava svolgendo come sempre, la ragazza stava dimostrando ancora una volta che non ricopriva quel ruolo solo per merito del suo cognome, ma che se lo meritava. Infatti all’inizio del suo percorso le persone la guardavano con diffidenza, e molti non credevano che fosse degna del posto che occupava. Ma lei non era un tipo arrendevole, per questo era la prima ad arrivare e l’ultima ad andare via. Dopo tanti sacrifici e rinunce finalmente arrivarono le prime soddisfazioni, e adesso il presiedere un consiglio d’amministrazione era il concretizzarsi di tutto. Non contavano più le privazioni e la frustrazione, ora era capace di comprendere appieno l’uomo che amava, in quanto per lei essere lì rappresentava l’equivalente del campo da calcio. Così come Benji si sentiva forte tra i pali, lei si sentiva forte in quel posto.


Dopo il lungo pomeriggio Charlotte uscì dall’ufficio stanca e preoccupata. Durante il percorso verso l’uscita aveva guardato il cellulare in cerca di notifiche, ma il portiere non aveva né chiamato né scritto. Quando fu davanti all’ingresso del palazzo alzò lo sguardo dal telefono e un sorriso spontaneo le si formò sul volto. Benji era dinanzi a lei, appoggiato alla macchina che l’aspettava con il suo sorriso sghembo, che lei tanto amava. Giunta di fronte all’uomo si appoggiò al suo petto e subito lui la strinse a sé, poi la invitò a salire in auto.
“Dove vuoi andare?” chiese alla donna che aveva di fianco.
“A casa” rispose semplicemente lei, e mai quella parola a Benji era sembrata tanto dolce. Annuì e imboccò la via di casa della ragazza.
Appena arrivata nell’appartamento Charlotte si tolse con impazienza le scarpe, scatenando l’ilarità del campione.
“Non c’è nulla di divertente, questi cosi sono una tortura cinese” disse.
“Posso solo immaginare” rispose ridendo, contagiando anche lei.
La serata trascorse tra risate e battute come se il tempo non fosse mai passato.
Ad un certo punto però l’atmosfera calma e rilassata cambiò. Nell’aria iniziò a serpeggiare una forte elettricità, che esplose quando Benji si impossessò delle labbra della ragazza. Passione, foga e tenerezza caratterizzarono il bacio che si scambiarono, e quando le loro lingue si incontrarono entrambi gemettero sulla bocca dell’altro. I due stavano perdendo rapidamente il lume della ragione, e quando la mano calda di Benji cominciò a farsi spazio sotto la camicia di Charlotte, questa inarcò la schiena. Il campione abbandonò la pelle calda dell’addome e cominciò a sbottonare con lentezza ogni bottone della camicetta. Ad ogni bottone corrispondeva un bacio umido sulla pelle di lei, che ad ogni bacio e carezza diventava sempre più sensibile. Una volta che l’indumento superiore non fu più d’intralcio, egli prese ad accarezzare prima il seno ancora coperto dal reggiseno, poi eliminato anche quell’ostacolo dedicò la sua attenzione al seno della donna. Anche Charlotte aveva iniziato a spogliarlo, e quando fu libero dalla maglia tracciò una scia di baci partendo dai pettorali per poi concentrarsi su una porzione di collo sulla quale alternava baci e morsi. Nel mentre il tocco passionale del moro si insinuò sotto la gonna di lei e con carezze delicate la stava portando al limite. Con la mano libera Benji la spinse delicatamente sul divano, la pelle di lei fu percorsa da un brivido al contatto con la fredda superficie del sofà. L’uomo si chinò a baciare la porzione dell’addome, per poi afferrare i lembi della gonna. Charlotte sollevò appena il bacino in modo da farla scivolare lungo le gambe snelle. Nel frattempo anche i pantaloni di lui andarono a fare compagnia agli altri indumenti. Alla vista del corpo statuario e asciutto di lui, la donna non poté trattenersi dal mordersi le labbra a causa della forte eccitazione. Poi lui si chinò nuovamente su di lei e dopo aver giocato ancora un po’ e aver portato tutti e due sull’orlo della pazzia le afferrò le gambe e se le portò intorno al bacino. Morse leggermente una spalla mentre affondava delicatamente in lei, strappandole un gemito. Benji si sentiva finalmente completo e dannatamente bene. Avvertì le braccia di lei stringerlo forte a sé e prese a muoversi lentamente ubriacandosi dei sospiri che percepiva al suo orecchio. Sentì le unghia della ragazza graffiargli la pelle della schiena e di rimando la strinse ancora più forte affondando il viso nei suoi capelli. I petti combaciavano in un incastro perfetto, così come i loro cuori che in quell’istante, tanto agognato e sognato, battevano all’unisono. Infine con una spinta più forte portò entrambi all’apice del piacere. Si scambiarono un altro bacio e dopo essersi sfilato delicatamente da lei, coprì i loro corpi con la coperta che era sul divano, e in pace come non lo erano stati più da tanto tempo si addormentarono.

Angolo Autrice
Salve a tutti, sono riuscita a pubblicare un po' prima. Evviva! Spero tanto che questo capitolo vi piaccia, è la prima volta che scrivo una scena lemon, vi prego siate clementi.
Grazie a chi legge e segue la mia storia e un grande grazie va alle due splendide fanciulle che con le loro recensioni mi fanno sapere il loro parere aiutandomi a migliorare.
Un bacio, Anny

 

 

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Capitolo 11
*** Insieme ***


La mattina Benji fu svegliato da un buon profumo di dolci appena sfornati e di caffè. Si alzò dal divano un po’ dolorante e andò in cucina, si poggiò con la spalla al muro e guardò Charlotte preparare la colazione. Un sorriso gli si formò istantaneamente sulle belle labbra. Vederla affaccendarsi per preparare da mangiare per entrambi, gli riempì il cuore di un sentimento che da tempo non provava più, un senso di appartenenza che in quegli anni aveva perso.

“Non ricordavo sapessi cucinare. Anzi il mio unico ricordo di te ai fornelli è quando stavi facendo esplodere il nostro vecchio appartamento” disse sorridendo.

La ragazza lo fissò e poi sorrise anche lei di quel ricordo. Il suo primo e unico tentativo in cucina, una torta per il compleanno del ragazzo che amava.

“È vero. Però durante il periodo del college, ho imparato a cavarmela” rispose poggiando la brocca con il succo d’arancia sulla penisola della cucina.

Sentito ciò Benji alzò un sopracciglio con fare divertito, e aggiunse: “Tu? Andiamo Char, sei andata alla Columbia, praticamente a due passi da casa tua! Scommetto che non sai neanche che aspetto abbiano i dormitori, e sicuramente a prepararti da mangiare ci ha sempre pensato Candice.”

Charlotte lo fissò scandalizzata per poi scoppiare in una risata allegra, confermando al ragazzo di aver fatto centro. I due fecero colazione assaporando la buonissima torta che la governante della donna aveva preparato, facendo tornare Benji indietro nel tempo.

Alla fine della colazione i due sistemarono la cucina, per poi spostarsi nel salotto con la voglia di godersi una giornata di puro relax. Mentre stavano guardando la tv, a Benji venne un’idea.

“Vai a vestirti che ti porto in un posto” esordì con un sorriso misterioso.

“Dove andiamo?” chiese lei con grande curiosità.

“È una sorpresa. Su vai a cambiarti” concluse gioioso.

Charlotte salì al piano di sopra, e giunta nella sua stanza iniziò a fissare l’interno dell’armadio non sapendo proprio cosa indossare. Alla fine optò per un jeans e una camicia bianchi, una giacca rosa chiaro e scarpe basse. Quando fu davanti a Benji, questi ebbe la sensazione di rivedere la Charlotte ragazzina, spensierata e allegra con cui era cresciuto.


Il viaggio in auto fu tranquillo e silenzioso. Benji guidava con sicurezza, gettando di tanto in tanto qualche occhiata alla donna che gli stava di fianco, che curiosa di sapere dove stessero andando guardava avida fuori dal finestrino.

Dopo circa due ore di viaggio, il campione parcheggiò, prese una borsa dal sedile posteriore e poi entrambi scesero dall’auto. Le prese la mano e insieme si incamminarono per un piccolo boschetto. Infine giunsero in una piccola radura che lasciò la ragazza senza parole. Era un posto incantevole, protetto da alti alberi sempreverde che non permettevano al leggero vento di dar loro fastidio, ma che facevano filtrare i caldi raggi del sole di gennaio. Nel frattempo che la donna ammirava quel luogo bellissimo, il portiere stese una coperta sul prato, poi tirando a se la donna, si stesero insieme al centro di quel posto pacifico.

“È un luogo bellissimo” disse Charlotte a bassa voce per non turbare quella quiete quasi irreale, “Come l’hai trovato?”

Benji si voltò verso di lei e dopo averla fissata intensamente rispose: “Un giorno, dopo che mi avevi lasciato, non riuscivo a stare in casa. Mi sentivo soffocare, tu non c’eri e ogni angolo di casa mi ricordava te, così mi misi in auto e iniziai a vagare senza meta. Poi vidi questo piccolo bosco e iniziai a camminare, e alla fine sono giunto qui. In questi anni è stata la mia oasi di pace. Quando le cose non andavano bene e la pressione era alta, venivo qui e passavo la giornata.”

Mentre lui raccontava, la donna lo ascoltava con attenzione desiderosa di informazioni su quei quattro anni di separazione. Quando il portiere finì di parlare, notò che un’ombra di tristezza le velava lo sguardo, dispiaciuto le accarezzò con amore il volto.

“Non volevo rattristati, mi dispiace” mormorò sulle labbra di lei.
La ragazza scosse leggermente la testa. “Non devi scusarti. Sono io che non potrò mai scusarmi abbastanza per averti fatto del male.”

Benji tornò a stendersi sulla schiena e portò Charlotte ancora più vicino. “Sai, forse questi quattro anni sono stati utili in qualche modo.”

“Non capisco” disse lei.

“Pensaci, adesso sappiamo di volerci veramente. Stiamo insieme perché il nostro amore è reale, e non perché non conosciamo altro che la nostra storia. In questi anni abbiamo frequentato persone diverse, abbiamo fatto percorsi diversi. Stiamo insieme perché ci amiamo e non per abitudine. Forse, se fossimo stati più grandi quando decisi di trasferirmi in Germania, non avrei acconsentito a portarti con me” concluse lui.

“Benji tu eri tutto il mio mondo, la mia famiglia. Ti avrei seguito lo stesso, lo sai.”

Il portiere nipponico sospirò, consapevole che quello che lei aveva detto fosse la verità. Charlotte non si era mai veramente ambientata in Giappone, ma stoicamente aveva accettato di vivere in un paese che le era estraneo, ancor di più quando i genitori tornarono a New York lasciandola nelle mani di Candice, che fu nominata tutrice.

Dopo qualche minuto di silenzio, la ragazza parlò di nuovo. “Appena atterrata a New York volevo tornare da te. So che sembra una frase poco credibile ma è la verità. Questi quattro anni sono stati infernali, e lo sono diventati anche di più quando ho messo piede in azienda. Non è facile essere la figlia nata da un secondo matrimonio” terminò con voce tremante.

Charlotte, infatti, era la figlia nata dal secondo matrimonio del padre. Aveva due fratelli più grandi, i quali non l’avevano mai accettata e con cui aveva un rapporto quasi insistente. Da bambina aveva cercato di farsi accettare, e non capendo il motivo di tanta indifferenza soffriva tanto. In fondo era solo una bambina. Ma a sette anni, quando i genitori la lasciarono in Giappone per tornare in America per star dietro ai più grandi, smise di tentare. Nei quattro anni appena trascorsi, nonostante tutto, i due le avevano reso la vita impossibile, soprattutto quando lei aveva dimostrato di essere molto brava negli affari. La percepivano come il nemico e lei, anche se non lo mostrava, ne soffriva molto.

Benji capì subito il malessere della ragazza, così la strinse forte e le sussurrò nell’orecchio: “Non pensarci, Char. Sono loro che ci perdono, sei una persona speciale”, poi le asciugò le lacrime, e trascorsero il resto della giornata a godere della reciproca compagnia.




Angolo autrice
Salve ragazze! Spero di farvi una gradita sorpresa con questo nuovo capitolo. Era pronto da un po' ma non avevo due minuti per pubblicarlo.
Ci sono delle piccole cose che devo dirvi. La prima è che rileggendo la storia, ho notato che erano sbagliati gli anni di Benji, e di conseguenza anche quelli di Charlotte. I protagonosti in questa prima parte della storia hanno da poco compiuto 25 anni e non 28, che saranno gli anni che avranno nella seconda parte della storia.
Seconda cosa, non so se a maggio riuscirò a pubblicare perchè sarò impegnata con lo stage al Corriere, spero di farcela a postare. Nel caso questo vale come se fosse il capitolo del mese prossimo.
Ovviamente ringrazio le ragazze che recensiscono, un grande abbraccio.
Un saluto, Anny

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Capitolo 12
*** Primi problemi ***


Le prime settimane trascorsero tranquille, permettendo ai due di riappropriarsi della loro quotidianità, fatta di piccoli riti e nuove abitudini. Ma quando si trattava di Benji e Charlotte, quella poteva essere solo la quiete prima della tempesta.

Il campionato e la Champions erano nella fase dei gironi di ritorno, e il portiere passava molto del suo tempo ad allenarsi per poter affrontare al meglio i suoi impegni sportivi. Charlotte dal canto suo era sommersa da riunioni e viaggi di lavoro, che la portavano spesso fuori Monaco. Nonostante tutto, i ragazzi cercavano di ritagliarsi sempre dei momenti da passare insieme. Finalmente dopo una settimana di lontananza, Charlotte e Benji si ritrovarono a passare una tranquilla serata insieme a casa di lei. Durante la cena si aggiornarono su tutto quello che era successo loro in quella settimana e sui successivi impegni.

“Questo mercoledì ci sarai per la partita di Champions” chiese Benji.

Charlotte fece una strana espressione, che insospettì il campione. Poi scosse la testa e rispose: “No, mi dispiace. Ho una cena di lavoro.” Al tentativo da parte di Benji di saperne di più, la ragazza fu molto evasiva e ciò lo irritò fortemente.

La tensione che si era creata la sera della cena, si trascinò anche nei giorni successivi. Il portiere vedeva la sua fidanzata tesa e non riusciva a comprenderne il motivo. Questa situazione si riversò anche sul suo umore, facendolo diventare ancora più irascibile. Il punto di rottura si raggiunse durante una pausa dagli allenamenti di defaticamento post partita. La squadra, riunita in campo, si scambiava battute, si divertiva e parlava raccontando anche di cose che riguardavano la dirigenza. Fu quello che disse Kaltz a far arrabbiare il portiere nipponico ancora di più.

“Ho saputo dalla Bauer che ieri sera la signorina Grant non è venuta alla partita perché era a cena con un misterioso giovanotto, a detta sua, molto affascinante.”

“Sempre sulla notizia” osservò Karl con ironia, per poi voltarsi verso l’amico per capire se ne sapesse qualcosa. Ma Benji voltò le spalle alla squadra e andò a cambiarsi negli spogliatoi. Schneider, preoccupato, lo seguì. Aveva compreso che fosse all’oscuro di cosa stesse combinando l’amministratore delegato, e voleva accertarsi che l’amico stesse bene. Attese che uscisse dalla doccia per parlare con lui, farlo riflettere per non fargli fare il diavolo a quattro senza che ci fosse un reale motivo.

“Cosa vuoi Karl?” chiese con finta calma.

Il capitano fissò negli occhi il suo amico, poi dopo un sospiro riprese: “Magari non è come sembra. La conosci la Bauer, cerca sempre uno scoop per avanzare di carriera. E cosa c’è di meglio che una ricca ereditiera dell’alta finanza che va a cena con un uomo mai visto prima?”

Benji a quelle parole non riuscì a non fremere di rabbia, e avvicinandosi al compagno di squadra disse: “Se fosse stata tua moglie ad aver fatto una cosa del genere, neanche tu te ne staresti tranquillo” poi raccogliendo il borsone andò via.

Salì in macchina con la volontà di andare a casa, e cercare di sbollire la rabbia, ma a metà tragitto fece inversione e si diresse all’ufficio della fidanzata. Entrato nell’edificio si avviò all’ascensore e quando arrivò al piano dell’ufficio, senza salutare nessuno dei presenti e sordo ai richiami della segretaria, aprì la porta ed entrò. Ciò che vide lo portò ad un livello di rabbia, da cui era difficile tornare indietro. Seduta sul divano, con le mani strette a quelle di un altro, c’era Charlotte che appena lo vide spalancò gli occhi sorpresa.

“Benji” sussurò. Al che l’altro si voltò e il portiere lo riconobbe subito. Era lo stesso ragazzo ritratto in foto con lei a capodanno, si voltò e andò via. Non riusciva neanche a guardarla.
La ragazza subito gli corse dietro e riuscì ad entrare con lui in ascensore. Allungò una mano per toccargli il braccio, ma lui brusco si scansò.

“Non è come sembra. Te lo giuro!” esclamò.

Benji la fissò con i suoi occhi neri, da cui traspariva tutta la rabbia, poi alterato rispose: “E dimmi Charlotte cosa starei travisando? Hai detto che non potevi esserci alla partita per lavoro, ma poi vieni beccata a cenare con un altro. Lo stesso che era con te a capodanno e che ho trovato nel tuo ufficio. Eravate così intimi che mi sono sentito io quello di troppo!” e all’apertura delle porte, la lasciò nell’atrio.

La ragazza non poté far altro che tornare su e rientrare nel suo ufficio con le lacrime agli occhi.

“Non ha voluto ascoltarti, giusto?” chiese l’altro. Lei scosse la testa e si mise alla scrivania, lasciando le lacrime libere di scorrere.

“Devi parlare con lui e raccontargli quello che ti è successo in questi maledetti quattro anni.”

Charlotte lo fissò e risoluta replicò: “No. Quello che è accaduto quando ero a New York è affar mio.”

“Non essere cocciuta!” assentì. “Sono anche affari suoi. Non puoi far finta che tutto vada bene, e soprattutto non puoi mentirgli ogni volta che io verrò qui o tu dovrai venire da me” concluse per poi lasciarla sola a riflettere.

Nel frattempo l’uomo, stanco della testardaggine della donna, andò a casa di Benji. Questi, quando riconobbe la persona alla sua porta, pensò di non aprire la porta ma spinto dalla voglia di sapere cosa avesse da dirgli, aprì.

“Grazie per avermi fatto entrare. Sono Derek Bolton, un amico di Charlotte” si presentò allungano la mano, che Benji strinse controvoglia.

“Perdonami se sono brusco, ma cosa vuoi?” domandò.

“Chiederti di parlare con lei” disse tranquillamente, senza farsi intimorire dallo sguardo di fuoco dell’altro. “Ci sono cose che non sai e che lei non vuole raccontarti. In realtà lei si ostina a far finta che non siano accadute, ma che hanno ripercussioni sulla sua vita ancora oggi. So che non dovrei intromettermi, ma voglio molto bene a Charlotte e voglio solo che sia felice”, concluse per poi andare via senza neanche salutarlo.



Angolo Autrice
Salve a tutti! Chiedo scusa per non aver pubblicato prima, ma lo stage al corriere mi impegna più del previsto. Ringrazio chi legge e le ragazze che recensiscono.
Un saluto, Anny

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Capitolo 13
*** Una parte di me ***


Rimasto solo Benji si lasciò cadere sul divano. Era stanco, aveva la sensazione di aver corso per chilometri, invece a logorarlo erano ancora una volta Charlotte e i suoi segreti, che a quanto sembrava voleva tenersi ben stretti. Nonostante volesse far finta di niente, il suo cervello elaborava i peggiori scenari, e ad ogni possibile evento corrispondeva un suo mutamento di umore. Capì che per evitare sentimenti negativi e potenzialmente distruttivi per la sua relazione, doveva parlare con lei, l’unica che poteva e doveva dargli delle spiegazioni.

Giunto a destinazione, bussò con insistenza al campanello ma nessuno apriva.

“Charlotte, apri. So che sei in casa, le luci sono accese. Non fare la bambina e apri questa dannatissima porta!” tuonò il portiere.

Dall’altra parte della porta, la ragazza era combattuta tra far finta di nulla e l’aprire. Alla fine dovette cedere altrimenti, l’insistenza dell’altro avrebbe svegliato l’intero palazzo. Quando la porta venne aperta, davanti al ragazzo comparve una Charlotte, che sembrava lo spettro di se stessa. Indossava un maglione extralarge con dei leggins che la facevano sembrare più piccola dei suoi quasi venticinque anni, ma fu il volto a far star male Benji. Infatti la ragazza aveva gli occhi e il naso rossi, sintomi evidenti di chi aveva pianto e anche tanto. Fu in quell’istante che il ragazzo comprese che Charlotte era soltanto una bambina cresciuta troppo in fretta, in un mondo di solitudine e che come lui aveva imparato a cavarsela da sola anche nei momenti più bui.

“Posso entrare?” chiese con più calma. La donna annuì e si spostò per farlo entrare. Lui si sedette sul divano in attesa che lei lo raggiungesse. Dopo un attimo di esitazione, si mise al suo fianco ma si trincerò in un fitto silenzio.

Benji si passò una mano sul volto stanco, poi sussurrò: “Char, per favore parlami. Cosa ti affligge? Cosa ti è successo a New York?”

La ragazza distolse lo sguardo dal fidanzato per iniziare a piangere di nuovo silenziosamente, poi si alzò e iniziò a camminare per il salone passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Il suo pellegrinare per la stanza venne interrotto dal ragazzo, che prendendola per mano la fece sedere nuovamente vicino a lui.

“Perché ti interessa tanto saperlo?” domandò a voce bassa, per poi riprendere “Sono cose successe più o meno quattro anni fa.”

“Mi interessa perché riguarda te. Mi importa perché è qualcosa che, evidentemente, ti logora e ti sfinisce. Per favore non escludermi” concluse il campione.
Charlotte prese un grosso respiro, consapevole che si era giunti alla resa dei conti. Se voleva che la sua relazione funzionasse e durasse, doveva raccontare almeno un po’ dei suoi segreti.

“Quando mi sono trasferita di nuovo in America, sapevo che non sarebbe stato facile” esordì a voce talmente bassa che Benji dovette fare un grande sforzo per sentirla, nonostante stesse a pochi centimetri da lei. “Ero anche consapevole di quale clima ci fosse nella mia famiglia. I miei genitori erano sempre impegnati in qualcosa e i miei fratelli non sarebbero stati contenti di avermi lì. Sai ho sempre pensato che per loro fosse una benedizione l’essermi innamorata di te. Nonostante tutto una parte di me, credo quella più infantile, sperava in un cambiamento anche piccolo, ma mi ero sbagliata. Infatti nel momento in cui arrivai a casa non c’erano i miei ad accogliermi, erano fuori, tuttavia c’erano i miei fratelli. L’accoglienza, come puoi ben immaginare, fu gelida. Mi sentivo un estranea nella mia stessa famiglia” dovette fermarsi perché le venne meno la voce.

Il portiere le strinse forte la mano per incoraggiarla, infatti Charlotte forte della vicinanza dell’uomo che amava, continuò il racconto. “Nel periodo successivo nulla migliorò, anzi se è possibile peggiorò. Per loro era come se non esistessi, non si interessavano a niente che mi riguardasse. Il vuoto. Gli unici erano i miei nonni, ma loro erano a Washington e non sarebbero tornati prima di natale. Mi sentivo tanto sola e a questa solitudine si aggiungeva anche il senso di colpa che provavo ogni volta che ti pensavo. Avevo lasciato te, il mio amore, per capire e trovare me stessa ma stavo fallendo. Ad un certo punto, mi fu chiaro che potevo comportarmi bene quanto volessi, loro comunque non avrebbero fatto caso a me. Trovai, almeno in quel momento mi sembrava un’idea geniale, un modo per farmi notare. Diventai, per così dire, ribelle. Andavo a qualsiasi festa mi invitavano, iniziai ad essere dissoluta. No, non facevo uso di droghe, nel caso te lo stessi chiedendo. Ma mi ubriacavo e anche tanto, con la speranza che vedendo il buon nome della famiglia sempre sulle copertine dei giornali scandalistici, mi dessero attenzione. Mi sbagliavo. Continuavo ad essere invisibile, e fu quando realizzati ciò, che intrapresi un pendio scivoloso” si fermò per bere un sorso d’acqua, perché stava per arrivare la parte più difficile. Benji la guardava e tratteneva il respiro.

“Per loro ero invisibile, e io inconsciamente feci di tutto per esserlo. Senza che me ne rendessi conto smisi di mangiare. In un certo senso volevo sparire. Fu mia nonna, che tornata in città si rese conto che qualcosa non andava. Ero sottopeso e depressa. Subito mi portò dal medico della nostra famiglia, e insieme mi ricoverarono in una clinica per disturbi alimentari. È stato allora che ho conosciuto Derek, era lo specializzando del medico. La sua amicizia è stata una boccata d’aria fresca, mi ha aiutata a tornare alla vita quando io non volevo più saperne nulla. Dopo le cure, sono giunta alla conclusione che non potevo annullarmi per cose che non potevo controllare, ma potevo impegnarmi per realizzare i miei sogni. Tornata a casa mi impegnai nello studio e nel lavoro, non m’importava di ciò che le persone dicevano e facevano, andavo dritta per la mia strada. L’anno scorso poi ho deciso di comprare le quote della squadra, Derek non voleva, aveva paura che potessi avere una ricaduta. Abbiamo litigato e anche tanto, alla fine siamo giunti ad un compromesso. Una volta al mese ci saremmo visti per una visita di controllo. Adesso sto bene.”

Alla fine del racconto Benji era stravolto, non sapeva cosa dire. L’unica cosa che gli era chiara era il voler prendere a pugni i fratelli e tutti quelli che l’avevano fatta soffrire.
“Se adesso stai bene, perché lui vuole tenerti sotto controllo?” domandò preoccupato.

“Il mio problema non scompare del tutto. C’è sempre una possibilità di ricaduta e ci vogliamo solo assicurare che tutto vada bene” spiegò. “Ora capisci perché non volevo dirti nulla? Adesso non potrai non preoccuparti, costantemente, per me.”

“Char, io mi preoccupo sempre per te. Mi preoccupavo quando eravamo piccoli e mi preoccupo ora. Quello che mi hai raccontato non cambia nulla, né il mio amore né nient’altro. Ti amo e voglio stare con te.”

Finalmente il peso sul cuore che gravava sui due si era alleggerito, e dopo essersi riconciliati con un dolce bacio passarono insieme la notte abbracciati.



Angolo autrice
Salve! Ho avuto del tempo libero e son riuscita ad aggiornare. Grazie mille alle ragazze che recensiscono. Grazie di cuore.
Un saluto, Anny

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Capitolo 14
*** Incontri - scontri ***


Note di scuse: Mie care lettrici sono enormemente dispiaciuta per l'immane ritardo ma ho avuto mille cose da fare e non mi sono accorta del tempo che passava. Vi chiedo scusa.

Il mattino dopo li trovò abbracciati, finalmente liberi da un peso che gravava sulla loro relazione. Il primo a svegliarsi fu Benji, che dopo essere riuscito a spostare Charlotte dal petto, si alzò e andò a correre. Infatti il ragazzo aveva molto a cui pensare, il segreto che la fidanzata gli aveva confidato la sera prima l’aveva sconvolto e allo stesso tempo addolorato. Mai in tutta la sua vita avrebbe potuto immaginare che la ragazza potesse perdere il controllo su se stessa, proprio lei che sembrava avere il mondo ai suoi piedi, si era annullata nel momento in cui aveva compreso che le persone che più dovrebbero amarti, in realtà non lo fanno. Mentre pensava al giorno prima, gli si parò davanti agli occhi la figura di Charlotte intenta a rivivere quello che più la faceva soffrire, e più la memoria si soffermava su quell’immagine e più la rabbia cresceva. Alla fine si arrese, quella mattina neanche la sua solita corsa riusciva a placarlo. Tornò sui suoi passi e raggiunse la donna. Arrivato all’appartamento, l’ambiente era ancora immerso nella calma della notte, segno evidente che Charlotte stava ancora dormendo. Andò in camera, si sfilò la felpa e la maglia ma nel momento in cui si stava recando in bagno dei movimenti e dei bisbigli catturarono la sua attenzione. Credendo che la ragazza si fosse svegliata si avvicinò al letto, ma quando si sedette si accorse che in realtà la donna stava sognando e parlando nel sonno.

“Perdonami Benji, io non volevo. Non dovevo dirtelo, non dovevo tornare.” poi iniziò a singhiozzare.

Il portiere si trovò spiazzato, e non sapendo bene cosa fare le si mise vicino poi stringendola in un abbraccio confortante, le sussurrò: “Non fa niente amore mio. Sono contento che tu sia di nuovo qui con me. Supereremo tutto.” Non era sicuro che Charlotte l’avesse sentito, ma smise di piangere. In quell’istante comprese che i segreti e i dolori della giovane donna che stava stringendo erano molto più profondi di quello che potesse immaginare. Benji era consapevole di non essere una persona dolce, e soprattutto di non essere in grado di esternare il suo mondo interiore, ma per lei poteva provarci. Quando fu sicuro che lei non si svegliasse, andò a fare la doccia e quando uscì trovò il letto vuoto.

Sentendo dei rumori si recò in cucina, lì trovò la ragazza a fare colazione e leggere il giornale. Si fermò ad osservarla, e notò che, ad eccezione dei segni del pianto era come se nulla fosse successo. Rendendosi conto di essere osservata, alzò lo sguardo dal financial time e gli rivolse un sorriso.

“Buongiorno” disse Benji avvicinandosi e dandole un bacio.

“Giorno” rispose lei, per poi alzarsi dalla sedia e con fare malizioso abbracciò il fidanzato. Charlotte sentiva il bisogno di sentirsi amata e di affogare il suo malessere tra le braccia di chi, nonostante tutto, non aveva mai smesso di amarla. Benji, da parte sua, amava immensamente la ragazza che stava stringendo, e consapevole di essere incapace di dimostrarlo a parole, decise di dimostrarle i suoi sentimenti assecondando e alimentando il loro reciproco desiderio. Si scambiarono un bacio famelico e esigente, e lei spinta dal desiderio gli circondò il collo con le braccia approfondendo maggiormente il contatto. Ancora incollati l’una all’altra raggiunsero la camera da letto. Le mani iniziarono a scorrere frenetiche sui loro corpi accaldati, e in poco tempo i due si ritrovarono nudi tra le lenzuola. Quando furono una cosa sola, la passione venne sostituita dalla dolcezza, e entrambi attraverso i baci, le carezze e gli sguardi dimostrarono all’altro ciò che provavano.

“Il mese prossimo c’è la gara di qualificazione ai mondiali. Devo andare in Giappone, ti va di venire con me?” chiese il portiere dopo qualche minuto di silenzio.

Nel sentire la proposta a Charlotte le si illuminarono gli occhi, perché per lei che conosceva bene l’uomo che la stava stringendo, quella richiesta era un’implicita ammissione di perdono completo. Invitandola ad andare con lui nel paese che li aveva visti crescere e innamorarsi, era un modo per renderla di nuovo partecipe della sua quotidianità.

“Certo” rispose lei con il sorriso sulle labbra, “ma adesso è meglio che tu vada a prepararti, tra un’ora devi essere agli allenamenti, e non sia mai detto che ti venga riservato un trattamento di favore” concluse ridendo.

Benji vedendola serena e spensierata si rasserenò, sperando che la tranquillità di Charlotte non venisse turbata, soprattutto dopo la cena a cui dovevano partecipare quella sera. Infatti i genitori della ragazza si trovavano a Monaco per affari e avevano deciso di invitarli.


In una stanza d’albergo di Monaco, anche un'altra persona aveva la stessa preoccupazione. Derek era a conoscenza della cena, e non riusciva a non preoccuparsi per l’amica. Negli anni aveva compreso quanto quella famiglia riuscisse ad essere destabilizzante, ogni volta che entravano in contatto con lei innescavano una sequenza di eventi dall’esito sempre nefasto. Finché stavano lontani da lei, Charlotte era una persona felice ed equilibrata ma dopo essere stata in loro compagnia regrediva. Inoltre Derek si sentiva impotente, non poteva restare in Germania in quanto i suoi impegni privati e professionali esigevano la sua presenza a New York. Così decise di contattare Benji per spiegargli la situazione, in modo che potesse limitare i danni. Dopo una breve telefonata i due si accordarono per vedersi per pranzo, così che Derek potesse salutare Charlotte e il portiere terminare gli allenamenti.
All’una in punto entrambi gli uomini si ritrovarono davanti al ristorante scelto, e una volta dentro si accomodarono al tavolo indicato dal maître.

“È davvero un bel posto” esordì Derek guardandosi intorno, “lontano da occhi indiscreti, aggiungerei.”

Il portiere alzò gli occhi dal menu e dopo un momento di riflessione rispose con fare annoiato: “Oserei dire che se Charlotte sapesse di quest’incontro, non ne sarebbe molto contenta.”

Derek fece un mezzo sorriso e disse: “Touché.” Nel frattempo arrivò il cameriere con le ordinazioni, e quando andò via Benji riprese a parlare.

“Allora cosa devi dirmi di così importante da insistere per vedermi?” chiese versandosi da bere.

“Stasera so che vi dovete incontrare con i signori Grant”, al che il campione annuì invitandolo a continuare. “Devi sapere che ogni volta che li incontra, Charlotte regredisce.  È importante che tu faccia in modo che non cada nel baratro.”

Benji lo fissò assorto, soppesando le parole da dire per non scontrarsi con l’uomo che aveva di fronte, e che in quel momento lo stava irritando come non mai. Poi affermò: “Non c’è bisogno che tu ti prodighi così tanto per lei, so dei suoi problemi sia alimentari che con la sua famiglia. È mia ferma intenzione prendermi cura di Charlotte, non devi ricordarmelo tu.” Detto ciò si alzò, pagò il conto e andò via lasciando Derek seduto ancora al tavolo.


Tornato a casa trovò la fidanzata intenta a prepararsi. La osservò e subito notò la sua agitazione, le si avvicinò e la strinse forte. Lei percependo quella presa salda intorno a sé si rilassò e si fece coraggio. Raggiunsero il ristorante in perfetto orario trovando ad attenderli già i genitori di lei. Charlotte prese un profondo respiro, e stringendo forte la mano del fidanzato andò incontro ai due. Quando furono vicino i genitori si alzarono per salutarli.

“Benji che bello rivederti” esordì la signora Grant abbracciando l’uomo, poi rivolse la sua attenzione alla figlia “Charlotte ti trovo bene, anche se un po’ in carne.” La frase non sfuggì al portiere, che nel frattempo stava salutando il padre della ragazza.

“Io la trovo bellissima, anche con un po’ di carne in più” si intervenne Benji con tono irritato.

La donna ebbe un attimo di sorpresa, poi disse: “Sono gli occhi dell’amore, mio caro.”

Charlotte percependo il malessere dell’uomo, gli poggiò una mano sul braccio, scosse leggermente la testa e parlò: “Lascia stare Benji. Anche io ti trovo bene mamma, solo qualche ruga in più. Ma in fondo anche papà ti guarda con gli occhi dell’amore. Adesso se vogliamo accomodarci e concludere in fretta la serata, ne saremo tutti più contenti.”

Udendo le parole della fidanzata, il ragazzo non riuscì a non trattenere un sorriso. Presero posto e dopo aver dato le ordinazioni al cameriere iniziarono a parlare del più e del meno. Al momento del dessert Charlotte stanca di tutto quel futile chiacchiericcio, prese parola.

“Sono molto contenta che le modifiche fatte a casa ti entusiasmino così tanto. Adesso però se non vi dispiace vorrei sapere il vero motivo della vostra amorevole visita” concluse con un tono sarcastico.

I genitori si guardarono negli occhi con un pizzico di imbarazzo per essere stati scoperti. Poi il signor Grant, dopo essersi schiarito la voce, le rispose: “Non volevamo dirtelo subito, ma visto che sei stata tu a domandare, abbiamo una cosa da chiederti.” Sentendo che il genitore le stava addossando le responsabilità della spinosa conversazione che si stava per affrontare, Charlotte roteò gli occhi.

Il padre non si fece scoraggiare e proseguì: “Visto che sei lontana da New York e non puoi occuparti personalmente della nostra fondazione, William ha proposto di affidarla a Jodie.”

Charlotte fissò negli occhi suo padre per poi rispondere: “E fammi capire una cosa, noi affidiamo una fondazione milionaria ad una la cui sola attitudine è sperperare il patrimonio del marito?”

A sentire quelle parole Edward si risentì enormemente, e sbottò: “Charlotte, quello che tu non hai capito è che questa non è una richiesta, ma solo un’informazione.”

“Va benissimo, allora. Entro domani mattina firmerò i documenti, e bada bene non firmo una delega, ma le mie dimissioni dalla fondazione. Non ho nessuna intenzione di legare il mio nome al fallimento che sarà la gestione di Jodie” detto ciò si alzò e senza salutare i genitori andò via.
Anche Benji si alzò per seguirla ma prima di andare via disse: “Che vi importasse più dei due maschi era cosa risaputa, ma non pensavo che il vostro disinteresse nei confronti di vostra figlia arrivasse a tanto. Buona serata.”

Raggiunse Charlotte fuori dall’hotel e insieme si avviarono verso casa. Durante il tragitto in macchina entrambi rimasero in silenzio, che venne rotto quando arrivarono a casa.

“Char tutto bene?” chiese lui mentre si cambiavano.

La ragazza annuì e rispose: “Certo non preoccuparti. Ci sono abituata. I miei farebbero di tutto per William e Nathan. Adesso sono stanca, andiamo a dormire.” Il portiere non poté far altro che accontentarla e quando si mise a letto lei si rifugiò tra le sue braccia.


Angolo autrice
Salve ragazze, spero che questo capitolo vi piaccia. Era pronto da un po' ma non avevo mai tempo di pubblicare. Ringrazio chi legge le mie storie e soprattutto alle ragazze che recensiscono.
Un saluto, Anny

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Capitolo 15
*** Giappone ***


Il mese successivo Benji e Charlotte, mano nella mano, atterrarono all’aeroporto di Narita. Entrambi persi nei loro pensieri. La ragazza era preoccupata della possibile accoglienza di quelli che un tempo erano anche i suoi amici, con cui aveva chiuso i rapporti dopo aver lasciato Benji. Il portiere, invece, era preoccupato per lei. Infatti erano giorni che Charlotte non stava molto bene, mangiava poco e quel poco che ingeriva lo rigettava subito dopo. Lei lo aveva rassicurato sul fatto di non essere ricaduta nel tunnel dei disturbi alimentari, ma che quando era preoccupata o stressata le succedeva. Lui però non riusciva a tranquillizzarsi, era sempre più spesso stanca e pallida, aveva chiamato addirittura Derek per accertarsi che Charlotte gli avesse detto la verità, tuttavia neanche le rassicurazioni di quest’ultimo avevano placato la sua inquietudine.
 
Uscirono dall’entrata secondaria per evitare la calca dei giornalisti fuori dall’aeroporto, che aspettavano l’arrivo dei loro campioni nazionali dall’Europa. Volevano godersi gli ultimi momenti di pace, il giorno dopo avrebbero partecipato insieme alla cena di gala della federazione, e tutti avrebbero saputo di loro.
 
Una volta in auto tirarono un sospiro di sollievo, nessuno li aveva visti e l’autista della famiglia Price era stato efficiente nello svolgere il suo compito. Durante il tragitto Charlotte si poggiò sulla spalla del portiere, che subito la strinse a sé. Non riusciva a staccarsi da lei, assuefatto dal suo profumo e dalla sua presenza.
 
“Sei pallida” le disse con mal celata preoccupazione.
 
“Non preoccuparti. Sto bene, sono solo stanca a causa del viaggio. Vedrai dopo un bel bagno sarò come nuova” rispose con sicurezza, per non farlo impensierire.
 
“Sarà, ma io non sono tranquillo” ribatté con forza. Al che Charlotte alzò gli occhi al cielo, poi si voltò verso il fidanzato con lo scopo di infondergli calma.
 
“Ascoltami attentamente, sto bene. In questo momento il tuo solo pensiero deve essere la partita della prossima settimana”, però vedendo l’espressione ostinata di lui aggiunse con tono autoritario: “ci siamo intesi?”, al tono perentorio di lei, lui non poté far altro che annuire e farla contenta, anche se dentro di sé non ne era per nulla convinto.
 
Arrivati alla villa vennero accolti dalla signora Price, che subito abbracciò suo figlio per poi salutare Charlotte. Dopo i saluti di rito, guidò i due nel salotto dove era già pronto il tè. La donna felice di avere con lei il figlio per qualche giorno iniziò a fare mille domande, avida di essere messa al corrente su tutto ciò che lo riguardasse, soprattutto voleva sapere tutto sulla sua storia con Charlotte e capire che fine avesse fatto Julia.
 
Nel frattempo che i due parlavano, Charlotte cominciò a non sentirsi per nulla bene, le girava la testa e non riusciva a concentrarsi su quello che i due si stavano raccontando. Fu la madre di Benji ad accorgersi della situazione.
 
“Tesoro stai bene?” chiese preoccupata, al che il campione subito si avvicinò alla ragazza.
 
“Si, non si preoccupi. Ho avuto dei giorni molto intensi, sono stata in viaggio per lavoro e ho cambiato talmente tanti di quei fusi orari da non sapere più che giorno è oggi” rispose cercando di sorridere.
 
“Hai ragione” disse la signora Price, “i viaggi di lavoro sono sfiancanti, vai a riposare un po’ prima di cena, vedrai ti farà bene. Benji accompagnala.”
 
“Non c’è bisogno, conosco la strada. Restate pure a parlare, avrete così tanto da raccontarvi” assentì la ragazza.
 
Salì al piano superiore e una volta in camera si fece una bella doccia rigenerante e poi si mise a letto, sicura che dopo una bella dormita sarebbe stata come nuova.
 
Nel frattempo che la ragazza riposava i due, rimasti in sala, ne approfittarono per parlare. In particolare la signora voleva usare quel momento da sola con il figlio per capire meglio la situazione.
 
“Benji, come vanno le cose?” domandò con apprensione.
 
Il portiere sospirò, non voleva parlare dei fatti suoi con nessuno, ben che meno con sua madre, ma guardandola capì che non avrebbe potuto far finta di niente.
 
“Bene, va tutto per il meglio. Io e Charlotte stiamo bene insieme, non abbiamo nessun problema, se è questo che ti preoccupa. Per quanto riguarda il calcio, la squadra sta incontrando dei piccoli intoppi ma nulla di irrisolvibile.”
 
“E Julia?” chiese la madre a bruciapelo, in fondo era la cosa che più le interessava. Si era affezionata molto a quella ragazza dai modi gentili ed educati, nonostante intimamente avesse sempre preferito l’attuale ragazza del figlio.
 
Lui la guardò come se stesse soppesando la risposta da dare. D’altra parte non aveva una risposta giusta, lui non la vedeva da quando si erano lasciati e soprattutto Julia sembrava essere sparita da Monaco.
 
“Penso stia bene, non la vedo da molto. Mi è dispiaciuto farla soffrire, ma non potevo fare in altro modo” replicò lapidario, per far capire alla madre che la discussione era conclusa.
 
 
La sera dopo la coppia era pronta per fare il suo debutto ufficiale. Benji, nel suo smoking d’alta sartoria, era da mozzare il fiato e Charlotte nel suo bellissimo vestito rosso era davvero incantevole. Quando i due arrivarono all’hotel dove si svolgeva la cena di gala si scatenò il finimondo. La stampa nazionale e mondiale era in fibrillazione, non solo il grande Benji Price aveva cambiato, senza che si sapesse nulla, fidanzata ma addirittura la nuova compagna era l’amministratore delegato del suo club nonché rampolla di una ricca e potente famiglia americana. Fu ricoperto da domande insistenti e indiscrete a cui egli non diede risposta, e grazie all’efficiente servizio di sicurezza entrarono senza molti problemi nella sala del ricevimento.
La prima persona che incontrarono fu Bruce, che con il suo buon umore riuscì ad allentare la tensione.
 
“Se non fai un ingresso trionfale non ti senti realizzato” esordì. “Ciao bellezza, quando ne avrai abbastanza di questo musone, ricordati che io sono ancora single” terminò facendo sorridere Charlotte.
 
“Harper sei sempre il solito. Sono anni che ci provi con lei, non è arrivato il momento di arrendersi?” si inserì Mark, salutando poi i due nuovi arrivati.
 
Mentre il gruppetto stava chiacchierando tranquillamente, sopraggiunsero Holly e Patty. Le due si studiarono a lungo, entrambe memori del forte legame d’amicizia che le univa prima che Charlotte lasciasse tutti e tutto. Poi si sorrisero e abbracciarono accantonando così gli anni di silenzio, perché si resero conto che il loro affetto era immutato e forte come il passato. I compagni delle due si scambiarono uno sguardo di sollievo, felici per quella ritrovata amicizia. La serata proseguì serena, tutti erano rilassati e a loro agio. Charlotte, finalmente tranquilla, riuscì a ritrovare quel senso di appartenenza e amicizia che aveva sempre caratterizzato il suo rapporto con tutte le persone presenti. Anche Freddie alla fine sotterrò l’ascia di guerra, perché non aveva mai visto il suo pupillo tanto felice e appagato.
 
 
La settimana successiva Charlotte, insieme con i genitori di Benji, andarono allo stadio per assistere alla partita contro il Singapore. Sulla carta era una partita facile, il Giappone era primo in classifica e tra la due squadre c’era un divario non solo di punti ma anche tecnico. Questa differenza fu subito evidente nel primo tempo, il pressing giapponese era costante e c’era sempre un giocatore nipponico nell’area avversaria ad infastidire la difesa. Le poche volte che il Singapore toccava palla, l’azione o si interrompeva perché uno dei difensori rubava palla o s’infrangeva sul muro che era Price. Alla fine de primo tempo il Giappone conduceva la partita per due a zero. Al rientro in campo le cose non erano cambiate, i giapponesi erano sempre pronti a creare gioco e gli avversari a subirlo.
 
Mentre in campo si svolgeva la partita, in tribuna andò in scena il dramma. Charlotte si guardò intorno e vide che i suoceri stavano parlando con la moglie di Freddie, così si rivolse all’unica persona che in quel momento le era vicina.
 
“Patty” disse a voce bassa, e quando l’amica si voltò continuò “non mi sento molto bene. Ho un forte dolore alla pancia e alla schiena.”
 
La moglie del capitano la guardò con più attenzione e notò immediatamente il pallore dell’amica e soprattutto l’espressione di enorme sofferenza. Fece segno ad Amy che le era di fianco di alzarsi e seguirla, poi prese Charlotte che nel frattempo stava ancora più male e tutte e tre si recarono nella zona ristoro messa a disposizione proprio per i parenti dei giocatori.
 
“Che succede?” domandò Amy curiosa.
 
“Non lo so” rispose la moglie del capitano “dice di non sentirsi bene. Ha forti dolori alla pancia e alla schiena. Ti ho chiesto di venire perché sei un medico” spiegò mentre cercava di far sedere l’amica su una poltrona. Ma non fece in tempo che questa si piegò in due dal dolore, l’aiutò a mettersi diritta, ma un particolare attirò la sua attenzione: i pantaloni della ragazza erano imbrattati di sangue, dal cavallo lungo tutto il profilo interno delle cosce.
Le due donne si guardarono in faccia esterrefatte, Amy però prese immediatamente in mano la situazione consapevole di quello che stava succedendo.
 
“Patty va a chiamare subito i signori Price, veloce. Io la metto in macchina, dì loro di raggiungerci all’ospedale dove lavoro” poi vedendo l’espressione spaesata della moglie di Holly chiese “capito?” e l’altra riuscì solo ad annuire.
 
Nel mentre che Patty andava a chiamare i coniugi Price, le altre due si recarono in ospedale dove una volta giunte Charlotte fu messa su una barella e portata immediatamente al pronto soccorso, però prima che l’altra la lasciasse nelle mani dei colleghi, la ragazza la fermò.
 
“Amy chiama Patty e dille di non dire subito a Benji che non sono stata bene. Avvisatelo a partita terminata e soltanto se non deve andare in sala stampa. Altrimenti ditegli tutto a impegno terminato. Per favore” disse con la voce rotta dal pianto.
 
I signori Price arrivarono dieci minuti dopo e appena videro la donna le si avvicinarono per avere notizie.
 
“Amy come sta Charlotte?” chiese il signor Price preoccupato
 
“In questo momento è in sala operatoria. Ha avuto un aborto spontaneo” rispose mesta.
 
L’uomo strinse in un forte abbraccio la moglie e poi insieme si andarono a sedere nella sala d’attesa fuori, nel cuore una gran pena per quello che la ragazza stava passando e per quella che sarebbe stata la reazione del figlio.
 
La partita si era conclusa e i giocatori si stavano tutti recando negli spogliatoi. Patty, cercando di trattenere le lacrime, attese pazientemente che i ragazzi uscissero. Il primo ad uscire fu il marito che vedendola in quello stato di angoscia la raggiunse preoccupato.
 
“Cosa ti è successo?” si informò. La donna lo abbracciò in cerca di conforto e sussurrando gli racconto quanto successo. Poi alzò gli occhi oltre la spalla del marito e vide il portiere che cercava insistentemente la fidanzata e i genitori, così si fece coraggio e accompagnata da Oliver gli si avvicinò.
 
“Benji, devi andare in sala stampa?” chiese e al diniego di questi lo portò in un posto appartato e raccontò tutto. Durante il racconto sul volto di Benji si susseguirono un’infinità di espressioni dalla sorpresa alla preoccupazione fino al dolore più puro. Li lasciò lì e andò velocemente all’auto, e correndo come un pazzo giunse in ospedale.
 
Chiese informazioni all’accettazione e dopo averle ricevute si precipitò. Giunto a destinazione trovò fuori dalla stanza suo padre che guardava fuori dalla finestra e aveva gli occhi visibilmente lucidi. Gli si avvicinò.
 
L’uomo appena si accorse di lui riuscì a stento a mormorare il suo nome, che si ritrovò Benji che lo abbracciava in cerca di conforto e forza. Insieme andarono dal dottoreche aveva operato la ragazza.
 
“Salve signor Price” esordì il medico stringendogli la mano.
 
“Come sta la mia fidanzata?” s’informò angosciato.
 
“La signorina Grant adesso sta bene, l’abbiamo però sedata per farla riposare. Ha avuto un aborto spontaneo. Voglio essere molto chiaro con lei, data quella che è la passata situazione clinica della sua compagna portare avanti una gravidanza è molto difficile, a questo bisogna aggiungere il forte stress che ha subito nelle settimane precedenti. Quando le ho parlato lei mi ha riferito che non immaginava neanche lontanamente di essere in attesa, dato che il ciclo le sarebbe dovuto venire la prossima settimana.”
 
Benji fu travolto dalle informazioni ricevute e un senso di grande tristezza lo invase, ma nonostante tutto il suo unico pensiero era di andare da lei, che in quel momento aveva bisogno di lui, quanto lui di lei. Voleva stringerla a sé e trovare la forza necessaria per affrontare un lutto così inaspettato. Si alzò e salutò il dottore, poi si avviò verso la camera di Charlotte.
 
Una volta dentro salutò sua madre, che capendo al volo la voglia del figlio di stare solo con la ragazza, uscì dopo avergli dato un bacio. Charlotte percependo del movimento intorno a lei aprì gli occhi e incontrò lo sguardo triste del fidanzato. Subito il voltò le si riempì di lacrime amare, piangeva in modo inconsolabile e nel petto provava un dolore indescrivibile. Lui si sedette sul letto vicino a lei e iniziò a cullarla, pregando che questa tragedia non l’annientasse definitivamente.


Angolo autrice
Salve ragazze! Ecco un nuovo capitolo, finalmente sono riuscita a pubblicare mi dispiace avervi fatto attendere. Purtroppo stavo scrivendo la tesi e avevo poco tempo da dedicare alla storia. Spero che questocapitolo vi sia piaciuto. Un grazie a tutti quelli che la leggono e a chi lascia un suo pensiero.
Un saluto, Anny
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** You're the best thing about me ***


Si dice che ciò che non ciò che non ci uccide fortifica, e Charlotte nella sua vita più volte aveva sperimentato la veridicità di quelle parole, ma in quel momento il dolore che provava era così profondo e dilaniante da non permetterle di scorgere una via d'uscita. Voleva reagire, però il pensiero continuava a fermarsi su quel giorno che aveva cambiato tutto. Poche parole che avevano sancito una condanna. Una condanna che non era solo sua, ma anche di Benji. Lei non poteva dargli la cosa che più desiderava, una famiglia e dei figli, e ogni volta che lo guardava la voragine che aveva nel petto diventava sempre più grande e profonda. Si sentiva terribilmente in colpa e in lei si stava facendo di nuovo largo la voglia di sparire, la stessa che aveva provato anni prima. Benji, invece, si sentiva come un animale ferito in gabbia. Vedeva il dolore di Charlotte, ma non riusciva a trovare il modo di arrivare a lei. Da quando l’avevano dimessa ed erano tornati a casa, la vedeva persa dietro ai suoi fantasmi che lui non poteva combattere, nonostante lo volesse con tutto se stesso. Lei era l’unica che poteva vincere la battaglia, lui poteva solo accompagnarla in quel cammino, tenendole la mano più forte che poteva.

Benji entrò nel grande salone del suo appartamento, si guardò intorno e individuò la fidanzata. La ragazza era seduta al tavolo e guardava fuori dalla grande finestra, davanti a lei una massa di documenti finanziari in attesa di essere esaminati. Vederla lì, estraniata da tutto e tutti, lo faceva sentire impotente. Fu in quel momento che gli tornò alla mente ciò che era accaduto durante il ricovero di lei.

Era tornato a villa Price poco dopo che Charlotte, sfinita per il lungo pianto, si era addormentata. In lui si agitavano tanti di quei sentimenti contrastanti, da non riuscire a razionalizzare il tutto. Entrò in casa con un gran mal di testa, sua madre gli corse incontro e lo abbracciò forte, ma lui in quel momento voleva essere lasciato in pace e stare da solo, però l’apprensione di una mamma non si ferma davanti a nulla.
“Benji come stai? E Charlotte?” domandò con preoccupazione Camille Price.
Il ragazzo la guardò con occhi vacui, per poi accorgersi che la madre stava aspettando una risposta.
“Come vuoi che stia” le rispose con rabbia, “sta come una a cui è appena crollato il mondo addosso. Si è addormentata sfinita dal pianto”, dopo cercò di andare al piano di sopra. Tuttavia la donna non voleva demordere, non prima di essersi assicurata dello stato del figlio.
“Voglio sapere anche come stai tu” asserì con insistenza.
Il ragazzo sbuffò irritato e si passò nervoso una mano tra i capelli, poi a denti stretti le rispose: “Sto bene, almeno per quanto bene possa stare uno che ha appena perso un figlio. Adesso se non ti dispiace voglio andare di sopra e riposare un po’, domani andrò in ospedale.”
Camille tentò di trattenere il figlio, ma Micheal Price le mise una mano sulla spalla e le fece capire di lasciarlo andare. Una volta chiuso nella sua stanza, Benji comprese la portata di tutto quello che era successo. Una rabbia cieca si impossessò di lui, riuscendo addirittura a sopraffare il dolore. Fu con questo stato d’animo che il portiere iniziò a buttare all’aria e a distruggere tutto quello che gli capitava a tiro, urlando tutta la sua ira e il proprio dolore. Quando anche l’ultimo suppellettile andò in frantumi, cadde in ginocchio come una marionetta a cui hanno tagliato i fili, e finalmente pianse. Pianse per lei, per lui, per quel bambino che non sarebbe mai nato e per tutti quelli che non avrebbero potuto avere.
La signora Price, appena sentì i primi rumori, si alzò dalla poltrona e fece per andare nella stanza del figlio, ma nuovamente il marito la bloccò.
“Lascialo sfogare, ne ha bisogno. Così domani davanti a lei sarà più sereno e potrà aiutarla al meglio.”


Mentre ricordava, Charlotte si accorse di lui. Lo fissava eppure era come se non lo vedesse davvero. Gli occhi della ragazza apparivano lontani, lei era lì, ma la testa era altrove, un luogo che lui non poteva raggiungere. Poi come se fosse improvvisamente tornata alla realtà, gli sorrise. Era un sorriso spento, che non arrivava agli occhi, almeno però era un piccolo passo in avanti.

“Ciao” disse Charlotte con voce bassa, dando l’impressione che se avesse parlato a voce più alta l’equilibrio precario si sarebbe rotto.

Benji le si avvicinò e, dopo averle posato un delicato bacio sulla testa, affermò: “Il dottore ti ha detto di non stancarti troppo. Lo sai che non ti fa bene in questo periodo.”

La ragazza si rabbuiò e dopo aver guardato i fogli davanti a lei, iniziò a raccoglierli con rabbia. Il portiere non era preparato a quella reazione, in quel periodo l’unica emozione della fidanzata era stata la malinconia, così non si accorse che il vulcano Charlotte stava per esplodere.

“Il dottore non può togliermi il lavoro, non può proibirmi l’unica cosa che sono capace di fare nella mia vita” rispose quasi sibilando.

“Char, ma cosa diavolo stai dicendo?” chiese confuso.

“Lascia perdere” controbatté lei, facendo per andarsene.

“No che non lascio perdere. Spiegati, fammi capire” disse il campione fermandola per un braccio.

Gli occhi di lei bruciarono di rabbia e lacrime trattenute. “Sto dicendo che non me ne importa nulla di quello che ha detto il dottore!” esclamò con forza. “Se anche lo ascoltassi, se facessi quello che mi ha detto, il risultato non cambierebbe. Avrò sempre lo stesso problema, che me ne stia buona o che salti da una parte all’altra del mondo. Per non parlare del fatto che ho condannato anche te a tutto questo. Che te ne fai di una donna che non può darti un figlio?” concluse lasciando la stanza in lacrime.

Benji spiazzato ci mise un po’ a reagire, ma appena si fu ripreso la seguì. Trovò Charlotte seduta sul letto che piangeva in silenzio, le si avvicinò e si inginocchio davanti, poggiando le mani sulle gambe di lei per fargli sentire la sua vicinanza. Quando fu certo di avere la sua attenzione, iniziò a parlare.

“Char, ascoltami bene” cominciò cercando di trovare le parole giuste da dirle, dato che per lui parlare apertamente di sentimenti era qualcosa di enormemente difficile. “Tu sei la cosa migliore che mi sia successa in tutta la mia vita. Non negherò di desiderare tanto un figlio, ma desidero che sia nostro. Neanche quando stavo con Julia, e parlavamo di matrimonio, ho mai pensato a dei figli. Inoltre il dottore non ha detto che non possiamo, avremmo solo qualche difficoltà in più, ma noi non ci siamo arresi mai davanti a niente e non inizieremo di certo adesso. E poi potremmo sempre adottare. Quindi smettila di logorarti l’anima pensando di avermi condannato all’infelicità. Ti amo e sei tu la donna con cui voglio stare e invecchiare” disse accarezzandola contento perché per la prima volta da quando tutto era iniziato lei sorrideva per davvero.

Dopo le parole di lui, la ragazza si sentiva pronta ad affrontare quelle che sarebbero state le insidie del futuro. Era fiduciosa, per la prima volta dopo tempo, di non essere sola e di non essere un peso per l’uomo che di fronte a lei la guardava con amore e dolcezza. Spesso dimenticava che Benji non era come i suoi genitori, che qualsiasi cosa sarebbe successa, lui non l’avrebbe mai lasciata sola.

“Sono la donna più fortunata al mondo ad averti. Sei speciale e io ti amo immensamente” gli disse dandogli un dolce bacio sulle labbra.


Angolo autrice
Salve a tutti. Mi scuso per non aver pubblicato prima, ma sono stata impegnata con la tesi e i preparativi per la discussione. Finalmente anche il master sta per finire.
Grazie a chi segue la mia storia, a chi legge in silenzio, e alle due splendide lettrici che lasciano sempre un loro pensiero dandomi la possibilità di migliorarmi.
Spero che questo capitolo vi piaccia. Un' ultima cosa, più che altro una curiosità, come la immaginate Charlotte?
Un saluto, Anny

 

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Capitolo 17
*** Profumo di primavera ***


Così come accade con i fiori a primavera, che dopo un lungo inverno fioriscono e mostrano la loro bellezza, anche Charlotte stava fiorendo a nuova vita, senza dimenticare il dolore, portandolo con sé come insegnamento e fonte di forza. In quei mesi, la ragazza aveva richiamato a sé tutto il coraggio, lo spirito combattivo e la forza che l’aveva sempre contraddistinta negli ultimi anni della sua vita, per lenire il suo dolore e guarire quello del suo compagno, convinta che se non poteva dargli un figlio, poteva almeno dargli una vita serena, senza il costante pensiero della sua salute sia fisica che mentale.

In questo ritrovato clima di tranquillità, Benji aveva ripreso a respirare, almeno un po’, quel tanto che bastava per poter stare fuori casa durante le trasferte, senza avere l’ossessionante pensiero di Charlotte da sola a casa, o di provarci almeno. Certo, lui sapeva bene che la sua compagna stava ancora combattendo una guerra intestina con sé stessa, che cercava di non mostrarlo per non farlo preoccupare, ma non poteva negare che la caparbietà di lei l’aveva portata a fare dei passi avanti, facendole accettare pian piano l’inaccettabile, e portando anche lui ad accettare l’ennesimo tiro mancino che la vita gli aveva riservato.

Benji era su un aereo di ritorno da una partita di nazionale, non vedeva l’ora di atterrare a Tokio per potersi imbarcare sul primo volo per Monaco. A differenza dei sui compagni non avrebbe soggiornato un’ultima notte in Giappone, voleva tornare a casa e scaricare tutto quello che era successo in quei giorni fra le braccia di Charlotte. Infatti, durante l’incontro aveva subito un infortunio alla spalla, ed era stato sostituito da Ed Warner, per questo il suo umore non era proprio dei migliori, rischiava di veder terminata la sua stagione proprio a ridosso delle partite più importanti. Tutti i suoi compagni di squadra cercavano di sostenerlo ma allo stesso tempo cercavano anche di non stargli troppo addosso, memori di ciò che era successo l’ultima volta che si erano riuniti per giocare una partita di qualificazioni.

Mentre sorvolavano un chiarissimo specchio d’acqua, gli si avvicinò Tom, incoraggiato dai compagni consapevoli che l’unico che potesse abbattere i muri e il silenzio del portiere fosse proprio lui, con la sua garbata discrezione. Fu così che il centrocampista si avvicinò al suo compagno di squadra, che con il berretto calato sul volto, si era trincerato dietro il suo malumore acuito da uno scontro con Freddy, che non voleva farlo ripartire subito per non farlo affaticare ulteriormente.

“Ehy Benji, posso sedermi?” chiese con gentilezza Tom. Il portiere si tolse il berretto e annuì, per poi voltarsi verso il finestrino. L’atro sospirando gli si sedette vicino, poi dopo qualche minuto di riflessione riprese a parlare, cercando le parole giuste.

“Come ti senti?” chiese prendendola alla larga, aspettandosi una reazione decisamente poco cordiale. Infatti a Tom era chiara una cosa, quello che era successo a Charlotte l’aveva ferito nel profondo, scavato una ferita così grande che forse, solo adesso, si stava leggermente rimarginando.

“Meglio, gli antidolorifici stanno facendo effetto” rispose con voce piatta, e appena si rese conto che l’altro stava per dirgli di restare una notte con tutti loro, Benji si affrettò ad aggiungere: “No, non resterò un’altra notte, non ha senso, posso dormire tranquillamente sull’aereo che mi riporta a casa”.

Tom comprese che non l’avrebbe spuntata nessuno, visto che l’amico era più cocciuto di un mulo, così si ritrovò ad annuire, ma quando si stava per appisolare convinto che non avrebbe udito più la sua voce fino all’aeroporto, Benji parlò di nuovo.

“Non posso restare, almeno tu comprendimi. Se al posto di Charlotte ci fosse la tua Sofie, tu non vorresti tornare a casa il prima possibile? So che non posso farmi condizionare per sempre da questo pensiero, come so che lei sta facendo di tutto per tornare quella di prima per farmi stare tranquillo. Sta meglio, sta tornando pian piano alla normalità, ma non posso fare a meno di pensarla da sola, in quella casa, a vagare con la mente a quello che poteva essere e non è stato. Lei non lo sa, però io noto che quando incontriamo donne incinte, o che spingono le carrozzine con i loro bambini appena nati, i suoi occhi si rattristano. Vorrei poterle dire che un giorno non le importerà più, ma so che quel giorno non arriverà mai” concluse restando in silenzio per il resto del viaggio.

Tom, invece, passò il tempo che restava a riflettere sulle parole dell’amico, a malincuore non riuscì a dargli torto, se le parti fossero state al contrario anche lui avrebbe voluto correre dalla sua compagnia, e un senso di disagio si fece largo in lui, perché lo capiva benissimo visto che Sofie era incinta. Infatti era andato a parlare con l’amico anche per dirglielo, sarebbe stato il primo a saperlo, ma le parole gli morirono in gola sentendo quelle di lui.

Atterrati a Narita, tutti si salutarono promettendo di vedersi quanto prima, senza la pressione di una partita importante. Appena fu sul volo che l’avrebbe riportato a casa, Benji tirò un sospiro di sollievo. Poco prima che l’aereo decollasse, chiamò Charlotte per avvisarla che stava tornando a casa. Dopo molti squilli, e diversi tuffi al cuore.

“Benji!” esclamò con sorpresa, “pensavo fossi ancora in volo”.

A sentire quelle parole, sorrise. “No, sono atterrato dieci minuti fa, e adesso sono su un volo Lufthansa, pronto a tornare a casa. Piuttosto tu, cosa stavi combinando che non rispondevi?” chiese con tono divertito, cercando di mascherare la paura che aveva provato.

“Stavo dormendo. Non so se lo sai ma qui sono le due del mattino!” affermò Charlotte assonnata ma divertita.

“Hai ragione, ma volevo sentirti. Non vedo l’ora di arrivare” le rispose chiudendo gli occhi stanco.

La fidanzata sorrise intenerita. “Allora torna presto, ti aspetto” disse tra sbadigli vari.

Il portiere rise e dopo averle augurato buonanotte, si sistemò meglio sul sedile e si addormentò, impaziente di riabbracciarla.

Angolo autrice
Chiedo umilmente scusa a chi seguiva la mia storia, e ancor di più mi scuso con chi lasciava sempre un suo pensiero. Purtroppo i diversi impegni mi hanno sopraffatta.
Spero che questo capitolo vi farà piacere! 
Aspetto, se vi va, di sapere un vostro pensiero.
Un abbraccio forte,
Annie

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Capitolo 18
*** Giornata di sorprese ***


Atterrato a Monaco, dopo un viaggio lungo e faticoso, Benji stanco si recò a casa. Giunto a destinazione, aprì la porta e fu investito dal silenzio di una casa vuota, almeno in apparenza. Lasciò cadere il borsone e iniziò a girare per l’abitazione. Effettivamente Charlotte a casa non c’era, ma gli aveva lasciato la colazione pronta e un biglietto.

Scusami se non sarò in casa al tuo ritorno, ma è successo un casino in ufficio e non riescono a risolverlo senza di me. Ti prometto che tornerò il prima possibile. Ti amo, Char”

Il ragazzo sorrise, immaginando il volto imbronciato della compagna mentre scriveva quel biglietto, scontenta di non poter far andare le cose così come desiderava e aveva programmato. Guardò la colazione, notando che sul vassoio c’erano tutti i suoi cibi preferiti. C’era la torta al cioccolato, il succo di mirtilli, le fragole e infine nella brocca termica il cappuccino, di fianco la panna montata. Certo non era proprio una colazione leggera, e dato il periodo di fisioterapia che lo attendeva, non era l’ideale, ma non voleva rinunciare a tutte quelle bontà. D’altra parte agli occhi di tutti poteva essere un gesto normale, ma per lui, abituato ad essere servito ma non coccolato, era un gesto di grande amore. Questa fu l’ennesima conferma di quanto quella donna fosse per lui indispensabile e rappresentasse l’amore, quello vero. Fatto di gesti piccoli, che celano dietro parole e emozioni a cui nessuno dei due riusciva a dare voce, anime affini di una vita fatta di lustro e ombre. Prese una fragola e ne gustò il sapore dolce, intanto che si recava in camera a fare una doccia, così da togliere di dosso tutta la stanchezza e tensione delle ultime ore.

Mentre era sotto la doccia gli venne un’idea, decise di farle una sorpresa infischiandosene del fatto che Charlotte le odiasse. Euforico per questa trovata, uscì frettolosamente dal box doccia e si preparò velocemente, incurante del dolore alla spalla. Andò in garage, prese l’auto e si recò all’ufficio della donna. Una volta giunto, entrò in ascensore fischiettando e quando le porte si aprirono si recò da Charlotte. Una volta dentro notò la fidanzata intenta a parlare al telefono, che cercava di mantenere la calma, cosa che si stava rivelando più difficile del previsto dato il continuo picchiettare della penna sulla scrivania. Sentendosi osservata Charlotte alzò lo sguardo e appena lo vide gli occhi le si illuminarono e sorrise, e smarcandosi velocemente dalla telefonata scomoda, riagganciò.

“Benji!” esclamò felice andandogli incontro e dandogli un dolce bacio sulle labbra.

Il portiere, contento di rivederla e di stare di nuovo con lei, se la strinse forte addosso respirando il suo profumo, un misto di fiori e agrumi, dolce e deciso come la donna che amava. Charlotte si staccò dal suo abbraccio e guardandolo in voltò capì che stava tramando qualcosa.

“Mefistofele, cosa stai tramando?” chiese ridacchiando.

“Nulla, mia bella donzella” rispose con tono divertito. “Però se hai finito qui, ti porto in un posto” continuò.

Al che la donna, alzò un sopracciglio per dimostrare il suo scetticismo e la sua preoccupazione, però decise di fidarsi dell’uomo che aveva davanti a sé, in fondo gli avrebbe affidato la sua stessa vita, quindi poteva fidarsi di questo suo attacco di mistero.

“Va bene. Fammi strada, campione” disse prendendo le sue cose e avvisando la sua segretaria che stava andando via.

Il viaggio in macchina fu elettrizzante per Benji, era felice di quello che aveva pensato, felicità che divenne ancora più forte, quando varcando il cancello, sul volto di Charlotte apparve un sorriso estasiato. Parcheggiò nel vialetto, e prendendola per mano, si recarono all’ingresso. La donna era troppo emozionata e si guardava intorno. Alla porta, ad attenderli, c’era una signora di mezza età vestita elegante, che li accolse con un sorriso cordiale e affabile.

“Salve Sig. Price, sono contenta di fare la sua conoscenza” esordì con tono professionale, per poi salutare Charlotte.

“Piacere nostro” rispose, per poi guardarsi intorno anche lui.

“Prego, seguitemi pure.” Aprì la porta, e fece segno ai due di seguirla all’interno.

Appena varcato l’ingresso si ritrovarono in un ampio salone, pieno di luce grazie alle vetrate che lo circondavano, e dalle quali si vedeva un grande giardino verde pieno di fiori e spazio, e una piscina. L’agente immobiliare proseguì mostrando alla coppia l’intera abitazione, facendo notare loro tutti i vantaggi e le bellezze di quell’angolo di paradiso nel cuore di Monaco.

“Questa stanza è forse la più luminosa” esordì l’agente immobiliare, “magari potreste farla diventare la stanza per un bellissimo bambino” concluse. Benji guardò la fidanzata, non sapendo che reazione aspettarsi, ma ancora una volta lei lo sorprese.

“Perché no, sarebbe un luogo incantato per un bambino” rispose Charlotte con un sorriso gentile, specchio di quello della donna che aveva appena parlato.

“Bene, il mio lavoro qui è finito. Vi lascio un altro po’ a godervi la casa, quando state per andare via chiamatemi, così richiudo tutto”.

Appena la donna uscì dalla stanza, Benji abbracciò Charlotte da dietro, poggiò il mento sulla spalla di lei e insieme si misero a contemplare e ad assaporare la placida quiete che si respirava in quel luogo.

“Che te ne pare?” chiese il portiere con curiosità.

“La trovo magnifica, è un posto meraviglioso” rispose a voce bassa Charlotte per non turbare la quiete del posto.

“Se vuoi, può essere nostra. Il contratto è pronto, mancano solo le nostre firme” spiegò. Al che la donna si voltò per guardarlo meglio e vedendo negli occhi di lui, tutta la sincerità e la voglia di ricominciare in un posto diverso, annuì con un gran sorriso. Insieme ritornarono a godersi il silenzio, quando il campione decise di spezzarlo nuovamente, agendo di istinto.

“Sposami, Char” disse in un sussurro, e vedendo l’espressione sbigottita di lei, lo disse di nuovo, questa volta a voce più alta. “Sposami, ti amo da quando avevo 13 anni e non ho mai smesso. E’ te che voglio, ho sempre voluto solo te. Non ho un anello con me perché sinceramente pensavo di chiedertelo in altro modo, ma…” venne fermato da Charlotte, che gli mise una mano sulla bocca per fermare quel flusso di parole.

“Certo che ti sposo, Benji!” dichiarò sorridendo come non faceva da tempo, “dell’anello non me ne importa nulla. Non ci vuole un gioiello per legarmi a te, lo sono dal giorno che ti ho conosciuto, e adesso lo sarò per sempre” concluse baciandolo con ardore. Poi insieme andarono al piano di sotto e siglarono l’inizio della loro nuova avventura.
 
Angolo autrice
Salve a tutte!! Sono riuscita finalmente a pubblicare, tra un esame e diecimila impegni, ce l’ho fatta.
Per quanto riguarda la regolarità degli aggiornamenti, cercherò di pubblicare una volta al mese. Se però dovessi avere il tempo per pubblicare anche due volte, lo farò. Purtroppo sto lavorando a un piccolo progetto, che mi sta impegnando parecchio. Poi magari ve ne parlerò.
A presto,
Annie

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Capitolo 19
*** Il giorno più bello ***


In una mite giornata di metà giugno, Charlotte era davanti ad un grande specchio e si osservava incredula e emozionata. I raggi di sole entrando dalla grande vetrata si riflettevano, con delicatezza e prepotenza allo stesso tempo, su quella distesa di seta e pizzo bianco che accarezzava, quasi con devozione. Sorrise ricordando il giorno in cui aveva ricevuto la proposta, e ricominciato a vivere realmente di nuovo, senza più sopravvivere.

Nel momento in cui entrambi avevano smesso di parlare, Charlotte iniziò a baciare lentamente Benji, assaporando con passione quelle labbra che le erano mancate. I baci che si erano scambiati fino al quel momento avevano un che di adolescenziale, come se dopo tutto ciò che era successo, entrambi avessero paura di ferire l’altro anche solo con un bacio più profondo. Si staccarono per riprendere fiato, e il portiere posò la testa sulla spalla della compagna, la quale iniziò ad accarezzargli con lentezza i capelli. Rimasero un po’ in quella posizione, cercando di capire le successive mosse, consapevoli che qualcosa stava cambiando. A spezzare l’immobilità fu Charlotte, che cominciò a lasciare una scia di baci dalla guancia fin di nuovo alle labbra, trovando quelle dell’uomo già protese verso di lei, in cerca delle sue gemelle. L’incontro diede vita ad una danza passionale e serrata, e mentre il bacio diventava sempre più infuocato le mani di Benji si serrarono intorno ai fianchi della donna, avvicinandola al suo corpo nel tentativo di fondersi.  Da quel momento in poi fu un susseguirsi di gesti febbrili, che portarono i due, in poco tempo, a essere pelle contro pelle e amarsi come non facevano da tempo. Rincorrendosi e ritrovandosi in quella danza che era solo loro da tempo immemore.

Nel mentre Charlotte riviveva quel momento che aveva riallineato nuovamente la sua vita, entrarono Patty e Sofie, la prima aveva per mano i due gemelli vestiti di tutto punto pronti ad essere i paggetti della cerimonia, la seconda invece mostrava il suo pancione, ma entrambe avevano gli occhi lucidi per l’emozione.

“Tesoro, sei bellissima” esordì Patty, guardando l’amica brillare come una dea in quell’abito bianco che la fasciava come una seconda pelle.
Charlotte sorrise e dopo aver accarezzato con delicatezza il ventre di Sofie, si abbassò al livello dei gemelli per dare loro un bacio.

“Allora piccole pesti, siete pronte a fare il vostro ingresso?” chiese con dolcezza ai due bambini che, presi dalla vergogna tipica dei piccoli, si rifugiarono tra le sue braccia, per poi annuire.

Nel frattempo Sofie che rivestiva il ruolo di damigella, controllava che tutto fosse in ordine.

“Sofie, per favore, smettila di agitarti. E’ tutto perfetto, tu e Patty avete fatto un lavoro splendido, e vi ringrazio infinitamente” concluse prendendole le mani. Poi guardandosi negli occhi, entrambe tornarono alla mente al momento in cui si erano conosciute.

Benji e Charlotte erano atterrati da qualche minuto a Parigi, per concedersi qualche giorno di pausa e per annunciare ai loro amici più cari la novità. Presero un taxi e in meno di un’ora furono a casa di Tom, un’abitazione in stile tipicamente francese poco fuori Parigi. Vennero accolti dai padroni di casa, e dai coniugi Hutton, anche loro in Francia per passare una piccola vacanza, con gioia e affetto, felici di rivedersi e soprattutto di conoscere la compagna di Tom, di cui lui era pazzamente innamorato. Quello che poteva essere l’iniziale imbarazzo dovuto alla gravidanza di Sofie, venne spazzato via dalla stessa Charlotte, che subito mise tutti a proprio agio iniziando a parlare con la ragazza e chiedendole notizie. La sera, poi, seduti tutti fuori nel giardino per cenare, i due futuri sposi fecero il loro annuncio facendo esplodere di felicità i commensali.

Contemporaneamente alle ragazze che finivano di sistemare gli ultimi dettagli, i ragazzi stavano facendo compagnia ad un agitato e irrequieto Benji, che non vedeva l’ora di poter ammirare Charlotte vestita da sposa e giurare davanti a tutti il suo eterno amore per lei. Tom e Holly, guardandolo, se la ridevano sotto i baffi, rendendolo ancora più nervoso, al punto di farlo sbottare.

“Cosa vi ridete voi due? Ti ricordo, Capitano, che quasi cinque anni fa tu stavi peggio di me, e tu” disse rivolgendosi a Tom “non fare tanto il simpaticone, che toccherà anche a te, e allora sarò io a ridere” concluse.

Al che i due scoppiarono a ridere apertamente, poi Holly preso da un moto di empatia verso l’amico, si alzò dalla poltrona e gli si avvicinò.

“Forza Benji, non c’è motivo di farti venire un infarto. Stai sposando l’amore della tua vita. Ti assicuro che tra poco tutta questa agitazione sarà solo un ricordo, appena la vedrai avanzare verso di te, tutto sparirà” disse dandogli una pacca di incoraggiamento.

“Ragazzi è arrivato il momento, è ora di prendere posto” si inserì Tom.

Così insieme i tre amici si avviarono nel giardino della villa acquistata dai due, dove era stato allestito l’altare per la cerimonia. Infatti Charlotte aveva tanto insistito affinché la cerimonia si svolgesse nella loro nuova casa, per simboleggiare il nuovo inizio. Si misero ai loro posti, e attesero l’arrivo della sposa. Fu qualche minuto dopo che, con grande sollievo dello sposo, si aprì la porta finestra che dava sul giardino. La prima ad uscire fu Patty, preceduta dai due gemelli, che si guardavano intorno intimiditi da tutte quelle persone che li osservavano, dietro c’era Sofie che portava le fedi. Poi finalmente fu il turno di Charlotte, la quale splendida nel suo abito bianco, accompagnata da suo nonno, avanzava radiosa verso Benji, e quando i loro sguardi si incrociarono il mondo intorno a loro sparì.

Quando fu il momento dello scambio di promesse, l’emozione toccò tutti i presenti. La prima fu Charlotte, che con emozione disse le sue promesse.

“Per giorni ho pensato a cosa scrivere, a cosa dire, ai motivi per i quali ti amo. Poi mi sono resa conto che non esiste una lista di motivi. Ti amo perché sei tu, perché nonostante tutto e tutti, noi oggi siamo qui, davanti alle persone che ci amano, a giurarci che nulla potrà cambiare e che nei momenti di tempesta, che ci sono stati e che inevitabilmente ci saranno, noi saremo ancora insieme, sempre più forti e sempre più innamorati.”

Benji, dopo aver preso un lungo respiro, fu il suo turno nel dirle.

“Non sono mai stato bravo con le parole, ma tu sei sempre riuscita a far in modo che il mio essere taciturno, soprattutto per i sentimenti venisse meno, e che le parole prendessero il posto del silenzio. Per tutta la vita sono sempre stato un ragazzino un po’ arrabbiato e solitario, ma da oggi non sarà più così. Oggi divento grande per davvero, divento un marito. Da oggi ci sarà un’altra persona a cui dovrò rendere conto, oltre a me. Da oggi, sono sicuro, con te al mio fianco posso finalmente lasciare la mano al ragazzino che ero, per guardare con serenità il futuro che ci aspetta, senza paura e con l’adrenalina di scoprire cosa ci riservi. E ti giuro, Charlotte, che qualsiasi cosa sarà non potrà mai essere più forte di noi e del nostro amore”, e dopo aver concluso asciugò con dolcezza la lacrima sul volto della ragazza, che adesso era sua moglie, per poi darle un lungo bacio tra gli applausi e la commozione dei presenti.

Angolo autrice

Salve a tutti! Spero che le vacanze stiano andando bene. Mi scuso per non aver pubblicato il mese scorso, ma un impegno improvviso mi ha assorbita completamente. 
Spero che il capitolo vi piaccia, non vedo l'ora di sapere le vostre opinioni.
A presto!
Annie
 

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