Always I love you

di ethy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the beginning ***
Capitolo 2: *** cap 2 ***
Capitolo 3: *** cap 3 ***
Capitolo 4: *** cap 4 ***
Capitolo 5: *** cap 6 ***
Capitolo 6: *** cap 5 ***
Capitolo 7: *** cap 7 ***
Capitolo 8: *** cap 8 ***
Capitolo 9: *** cap 9 ***
Capitolo 10: *** cap 10 ***
Capitolo 11: *** cap 11 ***
Capitolo 12: *** cap 12 ***
Capitolo 13: *** cap 13 ***
Capitolo 14: *** cap 14 ***
Capitolo 15: *** cap 15 ***
Capitolo 16: *** cap 16 ***
Capitolo 17: *** cap 17 ***
Capitolo 18: *** cap 18 ***
Capitolo 19: *** cap 19 ***
Capitolo 20: *** cap 20 ***
Capitolo 21: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** the beginning ***


Premessa: spero vi piaccia questa nuova avventura nonostante l’assenza in più questa storia è per me una vera sfida, perché è AU.
 
 
 
 
Pioveva, come se il tempo fosse in accordo con il suo umore, scendeva leggera e lenta la pioggerellina che mischiava le sue piccole gocce con le lacrime che scendevano sulle sue guance.
Non riusciva a credere si essere li, vivo, e soprattutto che non fosse il suo funerale, ma quello di suo fratello, quella della persona più buona che avesse mai conosciuto e l’unica capace di comprendere i suoi pensieri tormentati, l’unico capace di sostenerlo nelle difficoltà e l’unico che l’avesse mai amato veramente.
 
Ora era solo.
 
Era lì che guardava la cerimonia leggermente in disparte nonostante volesse essere presente e forte, nonostante volesse rendergli l’ultimo saluto, non riusciva a muove un passo verso la bara, non riusciva a partecipare, eppure a breve lo avrebbero cercato per dire le ultime parole, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu quella di poggiarsi al muro esterno della cappella, a piangere silenziosamente mordendosi le labbra e scivolare lentamente nell’oblio di un cuore spezzato per sempre. Il suo.
 
 
***
 
Si ritrovò nel letto della sua stanza, le tende tirate, una luce leggera accesa al di là della porta socchiusa e suo zio bisbigliare con qualcuno.
-Come sta il ragazzo?-
-tutto sommato bene-
-ripercussioni?-
-non dovrebbero essercene, le sue condizioni sono stabili e il suo cuore non sembra essere coinvolto, la ripresa sarà più lenta del previsto, non ci voleva questo dolore proprio ora, non dopo l’operazione, ma vedrete che si riprenderà-
-bene, speriamo che non soffra troppo, grazie per tutto quel che fate dottore-
- è un ragazzo sensibile e sensibilizzato dai suoi problemi-
-già, ha sofferto troppo-
-si hanno notizie del padre?-
-no, purtroppo nessuna notizia al momento-
-potrebbe essere un bene, almeno per i prossimi giorni-
-si, potrebbe , bene, vado a vedere come sta-
 
 
Teneva gli occhi chiusi, non voleva che sapesse che era sveglio, che aveva sentito.
 
L’uomo entrò nella stanza, non accese la luce, fece piano e si sedette sulla poltrona di fianco al letto.
Allungò una mano per sentirgli la fronte, gli carezzò una guancia sentendo i primi accenni ispidi della sua giovinezza e  sorrise al sentir pizzicargli la pelle, pensando a quanto fosse cresciuto, e allo stesso tempo fosse ancora un bambino .
Gli rimboccò le coperte,gli sfiorò la mano e rimase a guardarlo dormire.
Somigliava cosi tanto a lei, era cosi bello, aveva i suoi occhi cristallini ed il suo stesso sorriso, non avrebbe lasciato che soffrisse ancora, non voleva più doverlo consolare per gli errori di suo padre, aveva giurato di proteggerlo, aveva promesso di non abbandonarlo mai, eppure quel ragazzo, nonostante le promesse e le buone intenzioni aveva sofferto più di chiunque altro lui conoscesse, incluso lui stesso, solo e perso alla deriva senza più la scintilla del suo amore a tenere insieme i mille pezzi della sua personalità scapestrata.
Killian si sentiva disperato nel sentire lo zio cosi affranto , cosi preoccupato della sua ripresa, quando lui stesso desiderava morire in quello stesso momento. Si chiese come avesse meritato cosi tanto affetto, e si chiese perché, soprattutto dopo tutti i guai che era riuscito a causare alla sua famiglia… E gli incidenti a cui era sopravvissuto per miracolo, per caparbietà dell’uomo ora accucciato al suo capezzale.
Mosse leggermente gli occhi.
 
-Ehi, ragazzo, come ti senti?- gli disse notando il lieve movimento degli occhi
-va un po’ meglio? Vuoi che ti tiri un po’ su?-
-ciao- disse con la voce impastata di chi stava riemergendo da un letargo millenario, si stropicciò con la mano gli occhi.
Eithan sorrise a questo gesto infantile.
-ce la faccio, non ti preoccupare- disse cercando di tirarsi su a sedere, mentre lo zio tentava di dargli sostegno sotto le braccia per non fargli sforzare il braccio sinistro.
 
-che ore sono?-
-è quasi sera-
-è tutto finito? È tutto…..a posto?-
-Killian hai dormito un giorno inter. Ieri ti abbiamo trovato a terra, poggiato al muro, ti sei sentito mancare e non hai avvisato nessuno, sai che nelle tue condizioni..-
-lo so, scusami,  pensavo di  farcela, io dovevo farcela, per Liam io dovevo farcela, dovevo…io.. dovevo…-
Si interruppe per mascherare la sensazione orribile di vomitare il suo dolore con un colpo di tosse, non voleva farsi vedere debole, non voleva, ma fu più forte di lui, girò il viso dalla parte opposta, appena in tempo, e lasciò amaramente scendere le lacrime come fossero gocce di sangue prezioso, non le asciugò, le lasciò scivolare sul lenzuolo, dove sotto nascondeva la mano.
 
-Killian, tra qualche giorno partiremo, non volevo turbarti ancora di più, ma non posso rimandare ulteriormente. Andremo in America, resteremo lì finchè non avrò concluso un affare importante per la nostra società-
-la tua zio-
-no, nipote, la nostra tu ora sei erede del 50%-
-ma, c’è mio padre…-
-Killian, non sappiamo dove sia tuo padre,Brennan è scomparso, non so se sia vivo o morto,ma prima di andarsene aveva lasciato disposizioni per le sue proprietà indipendentemente che sia ancora vivo o meno, tuo fratello era il suo erede e tu sei il suo.-
 
“tuo fratello”  gli mancava già da morire, lo amava e lo odia al tempo stesso a volte, era il suo adorato fratello maggiore, ed era il prediletto del padre, mai un’attenzione aveva avuto dal padre, a volte pensava che lo odiasse, a volte lo considerava, gli ricordava quanto somigliasse a sua madre e poi tornava ad escluderlo da tutto ciò di cui lui avrebbe fatto parte volentieri.
Liam invece lo difendeva sempre, come faceva anche lo zio, ma lo zio forse capiva la situazione, era anche lui il fratello minore e forse si era trovato nella stessa situazione.
 
I fratelli Jones erano a capo di una grande società, comprendeva industrie navali e agenzie di viaggio, possedevano cantieri sparsi per il mondo e costruivano navi da crociera, barche a vela e piattaforme petrolifere, avevano uno zampino un po’ in tutti i mercati ed erano una delle famiglie più potenti di tutta Europa, eppure non erano esenti da disgrazie qualsiasi, il padre scomparso, Liam morto in un incidente, la madre morta poco dopo averlo dato alla luce, la sua mano, il suo cuore…
A che serviva tutta questa ricchezza?
Killian socchiuse gli occhi sopraffatto dai pensieri, e lo zio lo lasciò riposare vedendolo teso e forse ancora troppo debole per affrontare tutto quello che lo avrebbe aspettato
 
 
 
Boston
 
 
Emma era appena arrivata nella nuova casa famiglia, odiava i ragazzini che erano già li e che l’avevano accolta con scherzi e scherni.
L’educatrice, Ingrid sembrava una tipa tosta e tutto sommato a posto, le piaceva, anche se non voleva darlo a vedere, nonostante tutto stava continuando a progettare la fuga.
Emma non aveva i genitori, non li aveva mai conosciuti, e nonostante li odiasse per averla abbandonata era estremamente curiosa di sapere chi fossero, fantasticava su principesse rimaste incinta che per onore aveva dovuto abbandonare la sua bambina, fantasticava su una coppia molto ricca a cui le avevano rapito la figlia, tutto le sembrava plausibile ed impossibile allo stesso tempo.
 
Emma si sentiva sola e si chiedeva sempre, costantemente, perché nessuno l’avesse mai adottata, ora era grande e una famiglia non sarebbe mai stata la stessa famiglia di come se fosse ancora piccola.
 
 
 
 
***
 
 
 
-siamo arrivati, ti serve una mano Kil?- disse Eithan guardando il nipote con circospezione,era troppo magro e dal funerale non mangiava quasi piu.. Era preoccupato, ormai erano piu di 3 settimane che era in uno stato di alienazione impressionante per lui, che nonostante la sua salute era vitale ed esuberante.
-no, no grazie ce la faccio da solo- disse Killian alzandosi dal sedile in business class sul volo diretto verso Boston, città dove era uno dei cantieri di famiglia piu grandi, città in cui avrebbe vissuto almeno un paio d’anni prima di poter tornare a casa, sempre se avesse voluto tornare a casa, sempre se non fosse morto prima, perché quello che aveva in mente era un programmino niente male, stava escogitando di lasciare per sempre tutta quella sofferenza, ma era costantemente sorvegliato, lo zio sospettava delle sue vere intenzioni, della sua calma apparente, conosceva i suoi tormenti, i suoi incubi peggiori.
Si alzò lentamente, cercando di non perdere l’equilibrio, cercando di non far notare quando fosse stanco in verità e quanto volesse buttarsi di nuovo seduto e chiudere gli occhi per sempre.
-forza ragazzo ti sostengo-
Anche questo lo uccideva lentamente, dover essere sorretto, aver bisogno di essere assistito, non sopportava più tutta questa attenzione medica, voleva cavarsela da solo, fuggire o morire.
-grazie zio, ora ce la faccio-
Mise un piede davanti l’altro come se stesse cercando di spostare un muro e scese cauto dall’aereo per sedersi sopraffatto nella macchina in attesa al loro arrivo.
Giunsero nella nuova casa, o villa, o fortezza, si forse fortezza e era la definizione migliore di quel luogo che gli sembrava inespugnabile, almeno per lui, che al momento non riusciva a stare in piedi per più di 20 minuti.
 
Lo accompagnarono nella sua stanza, era grande,bella e luminosa, con grandi finestre rivolte al giardino, dove una vista mozzafiato sulla città sottostante rendeva rilassante e malinconica allo stesso tempo la veduta.
Chiese di essere lasciato solo, ma accadde solo dopo che lo ebbero sistemato nel letto.
Era deprimente, era una non vita questa.
 
 
***
 
Emma vide passare sulla strada di casa sua 5 macchine blindate enormi, si chiese chi potesse essere cosi importante da passare con una scorta simile, i vetri erano tutti oscurati non riuscì a notare nessuno all’interno, poi uno dei ragazzini della casa famiglia le disse che i proprietari della città erano venuti in visita.
Ingrid le spiegò che probabilmente era la famiglia Jones, proprietaria del cantiere navale della città, le raccontò la triste storia della loro dinastia, e per un momento si sentì vicina a quel ragazzo rimasto orfano e malato.
 
 
***
 
Nonostante Kevin, che aveva abbondantemente messo a cuccia con il trucchetto dei ragni, Emma era riuscita a prendere un po’ di confidenza con gli altri ragazzini, e con loro ogni tanto girava per il quartiere, fino alla villa dei Jones..
…Fino a che in un impeto di goliardia non decisero di entrare per andare a vedere quel povero ragazzino ricco.
Lei non era d’accordo, ma era curiosa, voleva far parte del gruppo, voleva entrare.
 
 
Entrarono.
 
 
Corsero come furie per sfuggire i cani, certo che c’erano i cani, come non avevano potuto pensare al fatto che dentro una villa simile non ci fossero i cani da guardia.
E che cani, riuscì a malapena a salire sul ramo piu alto di un albero, e lì rimase per parecchio tempo, iniziava a fare buio, iniziava ad essere ora di tornare a casa, Ingrid l’avrebbe rimproverata e Kevin non avrebbe perso l’occasione..
 
Nel passare il tempo in attesa di poter scendere, cercò di scrutare dentro le grandi vetrate della casa ma non riusciva a vedere nessuno.
 
-ciao-
 
Per poco con cadde dal ramo, si girò di scatto con il cuore nelle orecchie dall’agitazione, ed ora?
-tranquilla, non dirò niente a nessuno- come se le avesse letto nel pensiero il ragazzo la invitò a scendere dall’albero.
-non c’è nessuno, solo io, stai tranquilla, puoi scendere, i cani non vengono a darmi fastidio mi conoscono-
-oh, io.. Scusami, stavo…emmh-
-stavi facendo una bravata con i tuoi amici, giusto? Li ho visti scappare tempo fa, si guardavano troppo indietro ed ho pensato ci fosse rimasto qualcosa,o qualcuno a quanto pare- disse sorridendo
-oh si beh eccomi, io sono rimasta indietro ed ho avuto paura a scendere-
-perché siete entrati?-
Emma non rispose subito, guardò a terra, appena prima di avvampare, e Killian comprese bene.
-ho capito, siete entrati per vedere me.. cosa si dice in città del povero ragazzo ricco e storpio?-
 
-niente, non si dice niente…-
-tu eri curiosa…-
-ma come…-
-come faccio a saperlo? Ti si legge in faccia ragazzina-
Emma arrossì nuovamente, gli si avvicinò e gli tese la mano
-Emma Swan-
Con molta lentezza ed eleganza al tempo stesso Killian alzò la mano destra e gliela porse
-Killian Jones miss, al vostro servizio, ma sapevi già chi fossi- Nel dirlo, le fece un accenno di sorriso e l’occhiolino, Emma solo ora aveva notato i brillanti occhi color ghiaccio.
-Si beh, sapevo chi eri. Perché non cammini?-
-oh,  sei diretta, sei un colpo in testa Swan, io, beh cammino, mi stanco presto,troppo presto, e a causa di questo dovrebbero seguirmi come un bambino piccolo per stare attenti che non mi faccia male, e per la loro tranquillità e la mia sanità mentale di non essere seguito in  anche in bagno, beh eccomi qui.-
-si, ma che cosa hai?-
-sei curiosa Emma, mi piace, forse un giorno te lo dirò, torni a trovarmi? Non dovrai scavalcare il cancello e nasconderti dai cani, darò disposizione di venirti a prendere se vorrai-
-io non so, stasera.. –
-stasera sarai nei guai, giusto? Emma non ho fretta, se ti va, mi farebbe piacere rivederti-
-ok va bene, vedrò quel che posso fare-
-Emma quanti anni hai?-
-16- disse con fierezza
-bene adesso stai al passo se ci riesci, ti riporto a casa, posso vedere dove abiti?-
Senza attendere risposta, Killian girò la sedia a rotelle motorizzata e si diresse verso la casa.
 
Emma rimase in silenzio tutto il tempo, osservava attenta tutto ciò che avvenne nel tempo di prendere la macchina per riaccompagnarla.
Vide Killian alzarsi dalla sedia a fatica, non chiese sostegno a nessuno, ma vederlo stanco per 3 passi di numero le fece spavento, e ancor di più quando si rese conto di quanto fosse magro,scheletrico era il termine esatto e del fatto che non muoveva il braccio sinistro, la desolazione del suo sguardo la fece immobilizzare.
-Swan, muoviti o ti sgrideranno fino a dopodomani!-
 
Era un povero ragazzo,  ricco o povero  non faceva la differenza, era triste guardarlo, era triste che lui provasse a sorriderle, ed era triste essere felice, forse per la prima volta di stare in buona salute, anche solo questo, non aveva i genitori e per un attimo le sembrò accettabile di fronte alla desolazione di quel ragazzo, stanco nello spirito quanto nel corpo.
 
 
Passarono alcuni giorni, Emma doveva far  passare il rimprovero e la sorpresa che lei fosse stata riaccompagnata a casa da Jones in persona.
Tutti le chiesero, e lei non disse niente.
Tutti la presero in giro, dicevano che si era presa una cotta per il ricco storpio, e lei continuava a non dire niente,Killian non era male, sembrava a posto, non era storpio e le sembrava solo quanto lei.
 
-Ingrid? Posso andare a trovare la famiglia Jones?-
Lei sorrise, la guardò quasi fiera
-certo che puoi, chiamalo, mi raccomando ricordati chi è, e che nonostante tutto è più grande di te-
-siii, ma non credo che siamo molto piu grande-
-va bene, ma tu ricordalo lo stesso-
 
Emma chiamò, lasciò squillare a lungo, stava per chiudere quando
-pronto?-
-pronto? Io..-
-Swan? Ciao, piacere di sentirti, ti mando a prendere-








grazie per aver letto fin qui
a presto
Ethy

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Capitolo 2
*** cap 2 ***


Passarono neanche 20 minuti che la macchina si presentò alla casa di Emma, lei uscì fugacemente, salì senza guardarsi indietro, fece un lieve cenno ad Ingrid che la salutava dalla finestra sorridente e scomparve dietro i vetri scuri dell’elegante auto.
 
 
 
***
 
 
 
Pensava di vederlo  in giardino, era una bella giornata, invece la accompagnarono nella sua stanza
Entrò senza far rumore, sembrava dormire, ma come sentì la posta socchiudersi aprì gli occhi.
-ciao, scusa se non ti ricevo degnamente, ma oggi non è una buona giornata-
-lo vedo- fece lei di rimando notando la flebo al braccio.
-perché la flebo?-
-perché non mangio molto, e non mi lasciano andare…-
-in che senso…-
-nell’unico senso che conosco Swan-
-vuoi dire che non stai mangiando di proposito?-
-no, non proprio.. diciamo che dopo certi avvenimenti ho mangiato sempre di meno, ed ora non riesco a.. A tenere nello stomaco quel che mangio..-
-stai morendo?-
-tecnicamente non ancora, ma vorrei- disse con profonda amarezza
Lei distolse lo sguardo a quelle parole, prese la poltroncina vicina al muro e la sposto vicina al letto
-allora io pensavo di fare un bel giretto nel tuo stupendo giardino, che mi proponi in alternativa?-
-una mezza idea ce l’ho, ma non vorrei sembrarti avventato-
-spara Jones, di che si tratta-
-ti piacciono le favole Emma?- lei annui perplessa
-prenderesti quel libro sulla scrivania? Leggeresti per me?-
Si alzò prese il libro, accennò un sorriso
-ed io che pensavo che proponessi un’avventura-
-infatti, ce ne sono molte li dentro, scegli quella che vuoi-
-davvero vuoi che ti legga una storia?-
-si Swan hai una bella voce, ti prego leggi un pochino, fammi sognare-
 
Emma trovò la storia di Sinbad il marinaio ed iniziò al leggerla con enfasi, Killian la guardava, sorrideva e a volte rideva alle battute del libro fino a quando, qualche tempo dopo, entrò in stanza la cameriera portando un vassoio pieno di pasticcini che Emma guardò con felicità, era cosi tanto tempo che non mangiava dolcetti, ma dolci come quelli non li ricordava proprio.
 
-interrompi Swan, credo tu ti sia meritata uno spuntino-
Emma si alzò e posò il libro e dopo che la cameriera fu andata via si girò verso il letto
-wow! Non ho mai visto dolci cosi belli Killian, quale vuoi? Quale ti porto?- disse entusiasta, con uno scintillio nello sguardo che Killian ammirò.
-nessuno tesoro, non potrei proprio riuscire a mandarlo giù-
-Killian non farmi mangiare da sola, ti porto un po’ di succo d’arancia? Con la cannuccia?- disse inclinando la testa e sbattendo le ciglia più volte per intenerirlo.
-D’accordo, proviamo, non ti spaventerai se dovessi vomitare giusto? E.. non mi vomiterai anche tu sul mio bellissimo e sofficissimo tappeto, vero?-
Lei gli sorrise, prese il vassoio  lo poggiò sul comodino di Killian ed iniziò a mangiare i pasticcini
-non mi osservare cosi Jones, mi sento in imbarazzo, raccontami qualcosa di te-
Killian non aveva molta voglia di parlare, aveva più voglia di osservarla, le piaceva questa ragazzina bionda, con gli occhi di un verde scintillante ed affamata di curiosità.
-che vuoi sapere Swan, spara-
-parlami della tua famiglia-
-beh, sui giornali hanno già scritto tutto, non li hai letti?-
-i giornali mentono anche Killian, dai non posso credere a loro, crederò a te-
Sentendo questo, il ragazzo si convinse
-sono nato in Irlanda, ho quasi 18 anni circa, beh 17  e mezzo, ho perso mia madre quando sono nato, ho subito piu di un intervento al cuore perché spesso ha provato a fermarsi, ma nonostante questo sono sempre stato scapestrato ed avventato.. L’ultima volta che mi sono fatto male mi sono quasi tagliato via una mano, difatti non riesco a muoverla è come se non ci fosse..Mio padre sembra disperso non so dove, mio fratello è morto non troppo tempo fa.. Per uno stupido incidente… E mio zio sta cercando di tenermi in vita mentre io vorrei solo addormentarmi per sempre. Contenta ora?- chiese senza malizia, con aria vuota e stanca -Mi daresti un po’ di succo adesso, mi ha fatto venire sete tutto questo parlare?  dimmi di te adesso-
Emma gli porse il bicchiere, lo afferrò e in attesa che lei parlasse sorseggiò l’aranciata con cautela come se quel liquido scottasse piu della lava.
-quindi tutto quello che hanno scritto, circa era più o meno tutto vero-
-a quanto pare- disse lui sorseggiando ancora un poco il succo.
-Io sono orfana, non ho mai conosciuto i miei genitori, li odio per avermi abbandonata, e li vorrei trovare per abbracciarli- disse finendo di masticare lentamente il pasticcino, guardandosi le mani in grembo , per poi prenderne uno nuovo e cambiare espressione nell’istante stesso in cui ne mise un pezzo in bocca.
-UMMMM Killian devi assaggiarlo, è buonissimo, ti prego un mozzichino-
Non gli diede il tempo di protestare, si alzò e glielo mise in bocca, era cosi vicina che poteva sentire il suo profumo, era fresco e dolce, sembrava odorare di brezza marina, era buono, le piaceva.
 
Si ritrovò col mezzo pasticcino in bocca, sentì le dita di lei premergli sulle labbra ed ebbe un piacevole brivido nel sentire quel contatto, era bella.
 
-Hai ragione è buonissimo, è il tuo preferito dunque?- disse leccandosi le labbra dal cioccolato del biscotto.
-mmm è molto buono anche questo- nel dirlo ne spezzò un pezzetto e cercò di imboccarlo.
-perché lo fai Emma?-
-scusa, ovviamente sai mangiare da solo-
-scuse accettate, dai fammi sentire come è anche questo-
Incerta se parlare o meno, con voce molto lieve gli disse
-non voglio che tu muoia Killian.. ti conosco appena, ma nonostante tutto quello che ti è accaduto non trovo giusto che tu muoia..-
-sicura che non sia perché ti piaccio?- Disse lui malizioso,lei lo guardò furente, come se avesse messo a nudo il suo pensiero più nascosto, si irrigidì  -forse è meglio che vada, si è fatto tardi- fece per alzarsi con sguardo scontroso verso di lui.
-no ti prego,  mi piaci, tu, io… non andare, o se vuoi va bene, ma torna, per favore..non lasciarmi solo-
Sembrava sincero, sembrava tenerci veramente, certo che sarebbe tornata, ma non voleva dargliela vinta, non era ancora il momento.
-Torno se mi prometti che mangerai qualcosa con me la prossima volta-
-questo è un ricatto Swan, ma va bene, hai un cellulare? Posso chiamarti?-
-no, non ne ho uno-
-oh, allora aspetterò che chiamerai tu-
-va bene, allora io vado.. a presto Jones- dicendo questo, lui le affero’ la mano prima di uscire  gliela strinse, lei si girò gli si avvicinò alla guancia e gli diede un bacio lieve, poi sfilò la mano dalla presa ed uscì velocemente dalla stanza.
 
 
Fece qualche passo e poi sospirò, quel ragazzo era veramente sfortunato, forse sfigato era la parola piu corretta, ma le piaceva davvero, era bello, era gentile, ed aveva quello sguardo ammaliante che la faceva sentire sempre osservata da dentro.
-Signorina Swan?- disse una voce autoritaria proveniente dalle scale
-signor Jones?-
-tutto bene, la vedo turbata-
-no tutto bene-
-le ha chiesto di tornare?-
-si..non dovrei?- si era messa sulla difensiva, sarà stato anche l’uomo più buono del mondo ma lo zio di Killian incuteva timore.
-si che deve farlo – disse sorridendo  -mi sembra che Killian sia felice di vederla, prego, da questa parte la accompagno alla macchina.-
 
 
***
 
 
Un paio di  giorni dopo Emma ricevette un cellulare nuovo,  la presero in giro per queste attenzioni, ma era gelosia.
La sera di quel giorno iniziò a scambiarsi messaggi con Killian, ed iniziò ad essere felice.
 
 
***
 
 
Quando non c’erano emergenze, e negli ultimi tempi ce ne erano state anche troppe, o quando non c’erano crisi notturne ed anche queste ultimamente erano all’ordine della sera, Killian doveva subire una visita approfondita del suo stato di salute, ogni mese, del suo cuore, della sua mano, del fatto che non mangiava, delle flebo di cui pensava di non liberarsi mai piu.. E della noia mortale che tutto questo portava, compreso l’essere sballottolato nel letto e rigirato come un calzino.
 
Quel giorno, alla consueta visita, erano passate due settimane tranquille in cui il dottore aveva costantemente chiamato ma felicemente sorpreso di sapere ogni volta che tutto sembrava andare per il meglio.
 
-Killian, sarò chiaro, non posso toglierti la flebo, ancora-
-non importa- disse disinteressato, ma inaspettatamente sorridente.
-sorridi, è un buon segno, chi ti ha restituito il sorriso?-
Il ragazzo non disse nulla, guardò imperterrito il cellulare evitando lo sguardo del dottore
-una ragazza- intervenne Eithan sogghignando vedendo il nipote arrossire, era un buon segno davvero, sperava potesse distoglierlo dai suoi pensieri e ridargli la forza di ricominciare, sembrava una ragazza alla mano, simpatica ed affidabile, sperava con tutto se stesso che questo potesse veramente smuovere il ragazzo e farlo riprendere.
 
-oggi vi vedete tu e la tua Emma?-
-non è la mia Emma, è Emma e basta-
-dai sto giocando, sono contento se esci un pochino e magari se mangiassi qualcosa in più.... Sai cibo vero.. un pochino..- disse lo zio passandogli una leggera pacca sulla spalla.
-perche non la porti a mangiare in qualche bel ristorante? – disse sedendosi sul letto
-è piccola, poi non voglio uscire, zio..Io non mi sento, non sono pronto-
-ragazzo, prima ti rimetti in forze, prima potrai portarla fuori a cena sulle tue gambe, se è questo che ti preoccupa, fidati, sulle tue gambe è una gran bella cosa- gli fece l’occhiolino dandogli un buffetto sulla guancia, si alzò ed uscì dalla stanza col dottore.
 
Killian abbassò  lo sguardo, sbuffò e si arrese
-ci proverò- disse più a se stesso che allo zio appena uscito, poi prese il cellulare .
 
I due ragazzi si vedevano ormai con regolarità, lei passava da lui dopo la scuola, facevano merenda insieme, o meglio lui provava, anche se la nausea lo assaliva praticamente subito dopo il primo morso di qualsiasi cosa.
Lei era veramente una boccata d’aria fresca per il suo umore, a volte la stupiva con dolci particolari a volte con quelli che aveva capito dall’espressione del suo viso quello che adorava di piu, o semplicemente del cioccolato caldo con cannella, libri nuovi, cover per il cellulare, ascoltavano musica, leggevano e progettavano una vita che lui ancora non credeva di voler vivere veramente.
 
 
Il tempo passava, gennaio era finito, la loro amicizia sembrava consolidata, il ragazzo decise di regalarle un san Valentino speciale.
Romantico come avevano sognato sulle pagine dei libri di casa.
Da un po’ ormai  aveva provato a mangiare qualcosa tutti i giorni, con scarsi risultati, ma almeno stava provando.. “sulle tue gambe è una gran bella cosa” non riusciva a togliersi quelle parole di testa.
 
Le mandò messaggi sparsi durante i giorni precedenti, facendo le domande più disparate sperando di portarla fuori pista…
“Emma, quando è il tuo compleanno?”
“ad ottobre Jones è lontano ancora”
“ceneresti con me Swan?”
“è un appuntamento?”
“è una cena, allora ceneresti con me, stasera?”
“ma oggi è San Valentino”
“bingo Swan”
“ci sarò,a che ora?”
“ti mando a prendere, ne sono felice,a dopo tesoro”
 
 
Emma guardava quell’ultimo messaggio continuamente e rileggeva quella parola nella sua mente tesoro, la chiamava tesoro a volte e lei si sentiva amata.
Di solito Killian non scriveva mai la mattina, sapeva che lei era a scuola, si sentivano la sera e prendevano accordi per vedersi, non si vedevano tutti i giorni, ogni tanto, ma era sufficiente, già,si sentiva amata. Era bello.
 
 
Alle 18 si presentò l’autista di Killian, scese dalla macchina la cameriera con un pacco, una scatola di Tiffany per l’esattezza,che non passò inosservata a nessuno dei ragazzi, Emma si sentì ardere dentro dalla felicità e dall’imbarazzo.
La cameriera la seguì nella sua stanza, la aiutò a vestirsi, le acconciò i capelli ed uscì con lei verso la macchina alle 18.50 in punto.
In macchina Emma trovò un mazzo di rose rosa, perfettamente intonate con il vestito, un biglietto verde acqua, intonato con la sua cintura, le scarpe la borsa e la collana, si sentiva sopraffatta e si sentiva principessa.. E tutto questo la stava spaventando, aveva paura di cadere nel baratro, di restare da sola, aveva paura.
Quasi scese dalla macchina se l’autista non le avesse chiuso lo sportello al volo.
 
 
 
Entrarono in un grande cancello fiorato, era sbalordita, non sembrava un ristorante, dove la stavano portando?
Sembrava un giardino botanico, una serra con mille fiori colorati, luci soffuse a lume di candela illuminavano il vialetto di ingresso della piccola serra ottocentesca, era un sogno?
Killian era lì,in piedi, davanti a lei, le aprì lo sportello e le prese la mano cosi come vedeva fare alla tv agli eventi mondani.
-ciao Swan, sei incantevole- disse sorridendo ammaliato dalla bellezza della ragazza, le prese un ricciolo dorato, lo spostò indietro e si avvicinò per darle un bacio sulla guancia, sussurrandole
-presto tesoro, prendimi il braccio e sostienimi, potrei caderti addosso da un momento all’altro e potrei non chiederti scusa trovandolo piacevole, a proposito hai un profumo buonissimo-
Emma sorrise
-Jones, non puoi saltarmi addosso, non sei credibile, rimetti qualche muscolo e poi ne riparleremo- disse ammiccando con il cuore in gola dall’emozione.
-vai piano Emma, altrimenti ti cadrò ai piedi nel vero senso della parola-
-oh quasi vorrei vederti-
Killian si fermò, si girò verso di lei ed accorciò già la breve distanza tra loro
-siamo audaci questa sera Swan, mi piace-
La fissava con quegli occhi limpidi e calmi, sembravano un mattino d’estate, come poteva essere cosi bello, non sapeva cosa aspettarsi, anche a lei piaceva lui, ma.. erano.. no era tutto un sogno.
 
Cenarono nella piccola serra, sembrava un caffè di Parigi, uno di quelli che lei aveva visto su pinterest e dove avrebbe voluto fare colazione prima o poi, molto romantico e intimo, la cena era perfetta, Emma non aveva mangiato mai cose cosi buone, Killian non aveva toccato quasi nulla, anzi non aveva toccato nulla se non quel che lei gli passava dalla sua forchetta, pochi bocconi, ma aveva paura si sentisse male, entrambi erano timorosi, entrambi non volevano rovinare una serata spensierata come quella.
 
Ad un certo punto il cameriere fece cenno a Killian, era ora, doveva ritirarsi per la consueta routine serale di flebo, medicazioni, torture, tristezze e tutto ciò che aveva dimenticato in quelle 3 ore passate con la “sua” Emma.
 
Comparve la sedia a rotelle, lei se ne accorse vedendo semplicemente la luce del cielo spegnersi di fronte a lei.
-Killian, se ti rimetti in forze potrai mandare a quel paese quella sedia! Coraggio capitano, mi hai promesso un viaggio sulla tua nave, ci conto, ti credo, e non vorrei perdermelo-
Killian le sfiorò le labbra con le sue, si allontanò per guardarla quasi subito
-ti prometto che ci proverò, se tu, se tu sarai con me-
-sempre-
 
Si sedette sulla sua sedia, la accompagnò alla macchina
-la prossima volta ti accompagno a casa-
-la prossima volta verrai a mangiare un panino al fastfood- gli disse sorridendo
-accetto la sfida Swan-
 
Aspettò che la macchina uscisse dalla sua vista, poi si rilassò sulla sedia sentendosi scivolare via come una goccia d’acqua spazzata dal vento e chiuse gli occhi.



angolo dell'autrice: ciao a tutti, vi confesso che non mi piace come sta venendo fuori questa storia, prima di pubblicare ulteriormente ho pensato parecchio se farlo o meno.. vorrei scrivere molte cose ma non ho trovato il modo giusto di farlo, e di far trasparire quel che vorrei :-(
mi sono un po' depressa.
comunque vi ringrazio di passare di qui a leggere, riceve notizie fa sempre e bene e mi date una mano a capire dove sbaglio.
quindi grazie di tutto e spero di non deludervi troppo.

baci
E.
 

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Capitolo 3
*** cap 3 ***






Nei giorni seguenti si sentirono, si scrissero, si videro, lui andava a prenderla a scuola, lei aspettava la macchina di fronte la sua casa.
Lui le portava dei piccoli regali, lei lo abbracciava sempre più spesso abbattendo la solitudine.
Lui sorrideva sempre di più, scherzava di più, e soprattutto con grande sollievo dello zio sembrava mangiare, sembrava riprendere colore e vitalità.
Lei si sentiva felice, amata. Lei portava i suoi amici a giocare nell’immenso giardino, lui li occupava con giochi,  e partite a tennis.
Lui riusciva a stare in piedi senza piu traballare.
Lui passeggiava e si stancava sempre meno.
Lui sembrava felice, e la sua felicità era il suo tesoro, la sua Emma.
 
 
 
 
estate
 
La scuola era finita, Emma era libera e Killian si stava riprendendo, sorrideva, riusciva a fare belle camminate, faceva fisioterapia per cercare di riprendere un minimo uso della mano sinistra, si allenava per riprendere muscolatura e per mantenere la promessa, portarla in giro con la sua nave presto, molto presto.
Piu volte lei gli aveva chiesto come si fosse rotto la mano, e piu volte senza mai prendersela lui le chiese di aspettare, non si sentiva pronto a parlare ancora di tutto.
Con rammarico lei capiva, capiva veramente.. ed aspettava.
Per festeggiare la fine della scuola le aveva promesso un viaggietto, non troppo lontano ma in un posto speciale dove si sarebbe divertita e dove avrebbe potuto creare ricordi felici con lui, già si augurava con lui.. Perché a scuola c’era un ragazzo nuovo, si chiamava Neal, le girava sempre intorno, e suo malgrado Killian lo vedeva affascinante e atletico, sano, cosa che lui non era ,e si, era geloso, e timoroso di perderla, per questo si era impegnato per tornare quello di una volta, certo mai sarebbe stato un giocatore di rugby come poteva essere Neal, ma insomma non era da buttare, almeno questo pensava tutte le volte che doveva ricorrere al suo autocontrollo per non cedere all’oblio, per non tornare chiuso nei suoi pensieri di abbandono e desiderare nuovamente di sparire, in fondo Emma usciva con lui, non succedeva niente tra loro, tranne qualche bacio lungo e appassionato, lui non voleva forzarla a fare nulla che lei non volesse, era piccola ancora e lui  non si sentiva pronto per vivere.. Quindi lasciava le cose andare adagio.. Ma ora c’era Neal.
 
 
 
Alcune notti si svegliava di soprassalto urlando, nei suoi sogni c’erano la sua solitudine, i suoi spettri, il suo dolore e Neal, non c’erano amore e riconoscenza, ma odio e gelosia.
Neal era diventato il suo pensiero più nascosto.
Sognava il ragazzo portargli via Emma, sognava Liam incoraggiarlo ma davanti a sé vedeva solo sale operatorie che lo spaventavano e che nonostante la felicità di quei mesi lo stavano portando sempre più dentro un abisso.
Non voleva finire di nuovo mesi e mesi perso dentro l’ospedale, nuovamente dimenticato da tutti, lasciato in quella sterile stanza, ne aveva una profonda paura e nonostante Emma avrebbe preferito ancora una volta morire..
 
 
Il viaggio a Disneyland fu perfetto per entrambi, non erano mai rimasti soli per piu di 1 ora, e mai in luoghi isolati, ma ai due ragazzi andava bene lo stesso.
Stavano bene insieme, l’attrazione c’era ma non sentivano ancora la necessità di esplorare quel mondo che sentivano li avrebbe legati per sempre.
 
La scuola ricominciò e Killian riprese a studiare al college, stava meglio, si vedeva ad occhio nudo, non servivano analisi per capire che fosse anche felice, era uno studente modello, eccelleva in tutte le materie, a volte Emma ne era quasi infastidita, a lei toccava sgobbare sui libri a lui tutto sembrava venire naturale
-dopo mesi e mesi passati in ospedale Swan, per sopravvivere leggi-
-quante volte ci sei stato in ospedale Killian, ti va di parlarmene?- chiese timidamente vedendolo scurirsi in volto.
-non molto, comunque 4, se contiamo solo le volte impegnative-
-se le contiamo tutte?-
-piu di 50, è il mio cuore, ha qualcosa che non va…-
Emma si avvicinò ì, lo guardava languida fissandogli gli occhi chiari, per poi scivolargli sulle labbra.
Era parecchio tempo che si domandava se fosse giusto o sbagliato, se era il momento o meno, ma sapere che senza un motivo avrebbe potuto perderlo per sempre la fece riflettere su quel che voleva provare, e soprattutto provare con lui.
Killian la baciò, la accarezzò sulla schiena, titubante poggiò la mano sul gancetto del reggiseno, lei sorrise mentre ancora teneva la bocca sulla sua.
In casa c’erano i domestici, e sarebbero entrati in camera solo su richiesta, l’occasione stava trasformando il desiderio in qualcosa di incontrollabile, si sentiva audace come i pirati delle sue storie..
Prese il gancetto con le dita e lo fece scivolare, l’elastico si allentò e passò la mano dentro la maglietta alzando il ferretto le tenne un seno con la mano premendo leggermente, lei si lasciò in un sospiro e lui sorrise.
-Killian.. io.. io non l’ho mai fatto prima..-
-non voglio farti male Swan, dove vuoi tu andremo, dove non vuoi non andremo, io qualche volta si.. ma oggi è diverso-
-perché è diverso?-
-perché sei tu-
Si abbandonarono a carezze, a baci leggeri, lievi, a baci fugaci o profondi ed appassionati, si tolsero la maglietta e si sdraiarono sul letto.. si lasciarono trasportare dalla fame di emozioni, di amore, di completezza.
Si addormentarono abbracciati e si svegliarono sul tardi, Killian si agitò, era sera, Emma non aveva avvisato che avrebbe fatto piu tardi, aveva paura, lei era li che sonnecchiava tra le sue braccia e non voleva che tutto questo  finisse..
La svegliò, si vestirono in silenzio, quasi con un complice senso di colpa a fior di pelle si sorrisero.
Eithan era fuori per lavoro, sperava che nessuno fosse entrato, che nessuno avesse visto, sarebbero stati guai seri per entrambi.
 
 
Il loro segreto rimase segreto.
Altre occasioni furono segrete..
E altre ancora..
 
 
 
 
-killian, ho parlato col dottore, dice che vai sempre meglio, anche se..-
-anche se devo fare l’ultimo intervento che potrebbe definitivamente mettermi il cuore a posto?-
-esatto ragazzo, poi saresti libero, ora sei in forma, sei in forze e mi sembri felice,non pensavo che ti avrei mai rivisto cosi bene, dovrei fare un bel regalo alla tua Emma-
Killian arrossì, fece per dire qualcosa poi si fermò
-devi dirmi qualcosa nipote?-
-no, cioè, io, vedi..-
-Killian siete entrambi ancora minorenni.. almeno qui, ma lei lo sarebbe anche in europa..non stai per dirmi che avete…?- lo zio era fin troppo sveglio per essere uno zio pensò Killian mentre avvampò
-oh Santo Cielo..sai di cosa puoi essere accusato vero? Avete preso precauzioni?-
-fammi parlare- disse  affannosamente, il cuore gli martellava fin dentro ai piedi per quanto era nervoso.
-io, io non voglio perderla, non voglio dover rinunciare a lei, mai, per nulla al mondo.-
-beh questo.. sei giovane anche tu ragazzo, conosco quello sguardo e quando stai tramando qualcosa ti trema la voce.. e cosa vuoi dirmi su, è incinta?-
Killian si sorprese
-no, non è incinta.. Che io sappia... non voglio che mi lasci..-
-sai cosa vuol dire ora? Passare una vita insieme e non avete nemmeno 20 anni ?-
-non mi spaventa questo, anche tu ti sei..-
-io ero una testa calda senza problemi di salute e questo lo sai bene, amavo una donna e non ne ho amata mai piu nessuna cosi, ma questo non mi ha garantito il suo amore..- disse con una nota di stizza Eithan.
-scusami-
-non ti scusare è passato molto tempo, e ti capisco. Impegnati se vuoi, finisci gli studi, fai l’ultima operazione e se tutto andrà bene sarai libero di sposarti se vorrai, e con chi vorrai.. accetti?-
-ci vorranno un paio d’anni Killian, se vi amate non deve spaventarti l’attesa, coraggio non farmi quell’espressione accigliata, allora accetti?-
-si-
 
 
Il giorno del compleanno di Emma Killian aveva deciso di portarla a cena fuori, in un ristorante di classe, voleva renderla felice, e voleva regalarle qualcosa di sé.
Non era pronto a dirle dei suoi progetti.. si sarebbe potuta spaventare, ma avrebbe voluto dirle tutto, avrebbe voluto davvero renderla partecipe di tutto il groviglio di pensieri felici che lo attraversavano di brividi.
 
Passò a prenderla alle 19, era vestito con un completo blu scuro con leggeri ricami geometrici lucidi, che si abbinavano perfettamente con il colore dei suoi occhi.
Emma aveva un vestito color crema, di pizzo lungo, quasi con un piccolo strascico, ed i capelli sciolti tenuti fermi lontani dal viso da piccole mollettine con brillantini.
-sei uno sballo Emma- disse il ragazzo porgendole delle rose dello stesso colore del vestito
-come fai a trovare sempre i fiori intonati- disse d’impulso spontaneamente, per poi abbracciarlo.
-deve essere una magia Swan- disse facendogli l’occhiolino
 
A fine serata Killian attese di essere in macchina per darle il suo regalo..aveva preparato una piccola scatolina rossa, con nastro crema e un gran fiocco.
Emma rimase a bocca aperta, per lei già la cena, il vestito.. erano sufficienti e rendere speciali i suoi 17 anni.. quando vide la scatola rimase confusa, tra sé e sé ebbe paura che fosse qualcosa di impegnativo, lui se ne accorse
-non ti sto facendo una proposta, Emma, ma è un pezzo della mia vita e voglio che lo tenga tu, finchè non deciderai di appartenermi come io già appartengo a te.
Non aspettò altro ed aprì la scatola, dentro c’era una catenina d’argento, era lunga e sembrava maschile, appeso alla catenina un anello.
Non era un anello di fidanzamento, sembrava una fascia, sembrava più da uomo.
-Killian?-
-era di mio fratello, lo portavo sempre con me in tasca, al collo non potevo portarlo per le ferite sai… beh io vorrei lo tenessi tu, per me è molto importante, come te, e vorrei che accettassi di custodirlo fino a quando non terminerò gli studi, non prenderò parte al consiglio della società di famiglia e che ti possa rendere la signora Jones-
-Killian io.. stai.. stai davvero dicendo.. ma è presto.. io..-
-tranquilla, non aver paura, tienilo, me lo ridarai un giorno perché sarai mia moglie, o perché non vorrai esserlo anche se spero non accada mai.. io ti aspetterò sempre.-
Commossa Emma prese la catenina e la mise al collo.
 
 
 
Il tempo passava, i ragazzi sembravano veramente felici insieme, Eithan non negava questo amore.
 Per lui era impossibile,  aveva paura che lei potesse illuderlo, e che ancora troppo fragile Killian potesse fare qualche sciocchezza.
“Helena ti prego, sorveglialo” ogni tanto si affidava a lei, guardando le vecchie foto di famiglia, come per convincersi che avrebbe potuto proteggerlo piu lei dal cielo che lui nella stessa casa..
 
 
 
Emma dopo il suo compleanno vide Killian spesso, spesso progettavano fughe e avventure, a volte assieme agli altri ragazzi inscenavano le favole che avevano letto insieme come fosse una piccola compagnia teatrale, era bello, era favoloso tutto questo, Killian era fantastico, ma a volte aveva paura, si sentiva piccola, si sentiva indifesa, si sentiva sola e in quei momenti Neal era sempre li, forse perché anche lui aveva fatto il giro delle case famiglia, lei lo sentiva vicino, era poi affascinata da quella presenza fisica da atleta, Killian si era ripreso molto, era cambiato, era sempre piu bello, ma anche il suo modo di scherzare era ancora condizionato troppo dal suo mondo fatto di soldi ed ospedali, a lei a volte serviva la vita spicciola di chi non si farebbe problemi a dormire in strada.
Amava il suo povero e ricco ragazzo, ma la sicurezza di lui del loro amore la spiazzava e a volte le faceva desiderare di scappare.
Aveva paura di essere amata veramente ed incondizionatamente, nessuno l’aveva mai amata cosi e questo la spaventava da morire.. E questo la rendeva vulnerabile ed insicura.
 
 
 
Qualche tempo dopo
 
 
Al ballo di fine anno, Killian accompagnò Emma come fossero  loro la coppia dell’anno.
Emma era strana quella sera, le chiese se ci fosse qualcosa, ma lei disse che era tutto a posto.
Emma doveva parlare con lui, doveva, ma aveva paura, forse a fine serata, avevano prenotato un yoatch per dare una festa dopo la festa.
Come molto da ricchi, come avrebbe detto Neal.
 
Erano pronti per abbandonare la festa ed andare al porto per continuare fino al mattino quando Killian ricevette una telefonata che lo avvertiva che suo zio aveva avuto un incidente.
Killian sprofondò nelle tenebre, divenne di ghiaccio, spiego ad Emma l’accaduto le disse di andare allo yoatch e che le avrebbe telefonato appena  possibile.
 
Emma si sentì abbandonata, nonostante capisse, nonostante fosse normale correre a vedere cosa fosse successo, in quella serata, in quel momento, con quello che doveva confessare a Killian, Emma si sentì abbandonata.
 
 
-zio?!-
-wei Killian che ci fai qui? C’è il ballo stasera, dove sta Emma?-
-stai  bene?-
-si, non ti hanno detto che erano due graffi niente di grave?-
-io vedo molto di piu di due graffi-
-va tutto bene, dove sta il tuo raggio di sole?-
-… io dovevo venire da te-
-Killian l’hai lasciata da sola al ballo? Vai torna da lei, coraggio e se non riesci a starmi lontano portala con te- disse sorridendo al nipote, che lo abbracciò e ripartì per andare dal suo raggio di sole, è vero pensò.. è il mio raggio di sole.
 
 
Nel dirigersi al porto tentò di chiamarla piu volte, prima il telefono squillava a vuoto, poi al terzo tentativo la segreteria, iniziava ad innervosirsi, Emma era strana quella sera, gli aveva detto che avrebbero dovuto parlare.. poi l’incidente di Eithan, Killian sperava di non aver fatto qualche cavolata, arrivò al molo, scese dalla macchina di corsa salì sulla barca ed iniziò a cercare Emma.
 
Si guardò intorno sul ponte e poi scese sottocoperta fino a quando non la trovò nella cabina principale, nel letto, con Neal.





angolo dell'autrice: eccomi qui, beh.. direi che ci siamo.. stiamo alla svolta, ora devo veramente mettermi a tavolino e capire come scrivere al meglio quello che ho in testa..  spero di non deludervi troppo
a presto
ps: le critiche sono ben accette
Ethy

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Capitolo 4
*** cap 4 ***


 
 
 
-ehi Emma, non la mangi quella ciambella?-
-eh? Cosa? No prendi pure, senti David, fammi un favore, portami il fascicolo della petroliera affondata la settimana scorsa-
-come desideri capo-
 
Emma sorseggiò il suo cioccolato, con in mano le carte di quella nave affondata la settimana scorsa senza un motivo apparente, cosi puff come fosse il titanic moderno si è spezzata senza nemmeno aver preso un iceberg in pieno.. qualcosa non la convinceva.
Per lei era chiaro che ci fosse stata un’esplosione nella stiva della nave, piccola, ma abbastanza forte per perforare lo scafo, probabilmente le acque gelide avevano agevolato la rottura ma..si era spezzata in due.. senza  creare danni alle cisterne cariche di greggio.
Qualcosa le sfuggiva e non riusciva a capire cosa.
Prese il fascicolo, lo infilò sotto  braccio ed uscì dalla stanza.
-Ragazzi io vado, ci vediamo domani- cosi dicendo uscì dall’ufficio.
 
Si soffermò a guardare il mare di fronte a lei, non riusciva mai a staccare lo sguardo da quella distesa azzurra che si confondeva a volte con il cielo; ed ogni volta i ricordi le riaffioravano nello sguardo.
 
Fece un sospiro, infilò le chiavi nella macchina e partì per andare a prendere suo figlio a scuola, inghiottì i ricordi, stringendo con la mano l’anello che portava al collo, riportandoli lontano dal suo cuore chiusi nel profondo del suo animo.
 
Era cosi, Emma non riusciva mai veramente a chiudere con il passato, in fondo come poteva, tutte le mattine da 10 anni a questa parte una parte del suo passato la svegliava strappandole un sorriso ogni volta, ed ogni volta lei ringraziava di avere con sé quel meraviglioso bambino.
Non aveva più importanza quello che era accaduto tanto tempo fa, ringraziava il cielo di avere Henry, di non aver fatto la scelta sbagliata tenendolo e si sentiva fortunata ad aver trovato la famiglia Mils ad averla accolta come fosse una figlia.
Lei li ricambiava con tutto l’affetto che aveva, e dopo tutto quel tempo ancora si chiedeva come loro avessero voluto lei invece di una bambina piu piccola, lei con un bimbo al seguito,lei ormai quasi adulta, o forse era stato proprio Henry a convincerli a prenderla in casa.
In verità le cose erano iniziate con uno scopo diverso di allargare la famiglia.Cora Mils cercava una sorella non troppo  piccola per sua figlia, voleva per Regina una ragazza che la sostenesse, all’inizio come se fosse una dama di compagnia, visto che lei era molto impegnata con il lavoro e non poteva stare troppo vicino alla figlia ma poi  nel vedere che Emma aveva con sé un fagottino non ci pensò due volte a portarsi a casa entrambi, a lasciare il lavoro ed a diventare la mamma complice che Regina aveva sempre sognato di avere.
Per questo Regina amava Emma, per averle riportato la pace in casa, per aver salvato la sua famiglia dalla fine, regalandole l’amore di cui aveva bisogno e permettendole di amarla come una vera sorella.
 
Emma amata e sostenuta dalla nuova famiglia, terminò gli studi, si iscrisse al college e divenne una ricercatrice in ambito navale, era brava nel suo lavoro tanto che la cercavano come consulente nei vari porti per le ispezioni, e varie indagini di recupero merce, per le analisi dei materiali e tutto ciò che concerneva le navi.
Era un lavoro duro, ma le piaceva, la teneva occupata ma le lasciava il tempo di stare con Henry, inoltre era un l’unico modo che aveva di restare connessa con il mare e con il suo più grande amore, l’amore che aveva perso per sempre nel suono stridulo della sirena dell’ambulanza, quella fatidica notte proprio su una nave.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
-Ehi sorellina, ancora sveglia?- disse Regina bussando alla porta della camera di Emma
-Si, non riesco a togliermi dalla testa quella nave che si è spezzata come fosse stato il titanic-
-sicura che sia solo quello? Perché quella nave è dei Jones..- disse Regina entrando nella stanza
-beh diciamo che non aiuta molto il fatto che sia dei Jones-
-immagino piccola, sarà dura per te lavorarci su, perché non assegni l’indagine a David, è bravo nel suo lavoro e sicuramente ti aiuterà a non pensare troppo a lui- disse sedendosi sul bordo del letto.
Emma si mise seduta, strinse con la mano l’anello appeso al collo e fissò la sorella con aria persa.
-Regina, io, io sento che devo occuparmi di questa faccenda, devo per…-
-devi saldare quale conto Emma? Sono passati 10 anni e non ti ha mai cercata-
-e come avrebbe potuto cercarmi? L’ultima volta che l’ho visto l’hanno portato via con l’ambulanza sanguinante e che non respirava più.. –
-si ma poi hai saputo che non è morto, i giornali hanno parlato di lui per mesi dopo quella notte-
-ma io ero finita nei guai, ho seguito quel cretino di Neal, ero sconvolta per quel che era successo a Killian, sono andata in ospedale e..-
- se mi permetti, sei stata una vera stupida a raccontare quelle cose a Eithan Jones, ti credo che ti ha cacciata via Emma che pretendevi? L’unico nipote che aveva era in fin di vita per causa tua, non dovevi dirgli niente ed aspettare che Killian si riprendesse, e parlare direttamente con lui-
-lo so, ho incasinato tutto, ma avevo paura, lui vedeva un futuro ed io avevo paura…-
Regina vide le lacrime di Emma affiorare tra le ciglia, non riusciva proprio a dimenticare quella faccenda, come poteva lavorare sul caso di una delle navi di quella famiglia rischiando di incontrare proprio Killian?
-forza, su, ascoltami, ora ci siamo noi con te, non devi temere più di essere abbandonata no? Lascia che sia David a seguire questa storia, non infliggerti questa tortura con le tue mani, e poi..-
-già, poi c’è Henry, lo so Regina lo so.. va bene, farò come dici, forse è la scelta migliore.-
Emma abbracciò la sorella, cosa aveva fatto per meritare una seconda possibilità di avere una famiglia tutta sua?
-Domani va bene se me lo porto alla sfilata?-
-oh certo, lo sai che adora vedere come tratti male tutti i tuoi assistenti-
Regina rise di gusto nel sentire quell’affermazione, ma era la verità, lei era molto esigente con i suoi assistenti, in fondo in una casa di moda come la sua non erano ammessi errori.
 
 
 
Quella notte si sveglio piu volte pensando a Killian, pensando alla notte del ballo a tutto quel dolore, aveva impresso nella mente come fosse quell’istante stesso, il viso del ragazzo, amareggiato, triste, confuso, rabbioso, come se stesse accadendo ora, il pugno che Killian diede a Neal vendendolo a torso nudo sul letto con Emma sotto, e poi le botte che Neal diede a lui, lei che urlava di smetterla..
-Neal, Neal!!! Fermo, fermo, non fargli male, Neal, puo’ morire, ti prego smettila non fargli male, ti prego Neal..-
Ma Neal era furioso, non sopportava quel povero ragazzo ricco, e di come Emma lo tenesse da conto, era arrabbiato forse piu con lei, che lo cercava ma non lo preferiva al bamboccio, non sopportava di essere solo un amico e quella sera voleva convincerla, quella sera sentiva di avercela quasi fatta, poi lui si era intromesso e quel pugno sulla guancia lo aveva accecato dalla rabbia, senza rendersi conto che per Killian avergli dato quel pugno significava  essere già stanco, non si accorse subito del fatto che barcollò, che aveva il fiatone e che si reggeva alla parete della cabina, lui partì, lo gettò a terra e lo riempì di botte, voleva spaccargli quel naso perfetto, voleva toglierli da viso quel sorriso ammaliante..
-Neal!! Ti prego Neal, ti prego lo uccidi, lascialo, AIUTOOO qualcuno mi aiuti!!- strillò Emma tentando di fermarlo.
Arrivò l’autista che sentendo strani rumori, ed i ragazzi sul ponte agitati, scese sotto coperta correndo
-signorina Emma che succede?!-
-la prego, la prego mi aiuti!!-
L’uomo scaraventò Neal dall’altra parte della cabina, prese Killian tra le braccia, Emma tremava e piangeva, chiamarono l’ambulanza, ma Killian non respirava.
Poi le sirene, poi la polizia, poi la corsa in ospedale, lo zio di Killian, le urla, la polizia e la fuga.. come aveva fatto a rovinare tutto cosi?
Per cosa poi per paura.. per la paura di avere la cosa che aveva desiderato di più nella vita, una famiglia sua.
 
 
Quei ricordi li aveva seppelliti, ma questa petroliera la stava affondando.. doveva chiudere il caso, o lasciarlo nelle mani di David ed in fretta perché stava per impazzire.
 
Accese il computer, ed iniziò a cercare tutto il possibile, materiali di utilizzo di quella nave, i progetti delle cisterne, erano davvero ingegnosi, chi aveva firmato quei progetti, chi aveva inventato quel sistema geniale di contenimento..
 
Killian Jones
 
 
Chiuse il pc.
Lo riaprì come fosse una ferita profonda, ricacciò le lacrime dentro e continuò a leggere
-cavolo perché tu..-
 
 
Si era fatto mattino ed Emma era ancora china sul pc, ma era quasi soddisfatta, aveva trovato la falla, o meglio cosi credeva, aveva trovato cosa fosse successo alla nave, qualcuno voleva boicottare la Jones, non aveva capito il motivo, ma dai progetti di quella nave e delle altre petroliere in loro possesso aveva la certezza che qualcuno l’avesse fatta affondare, qualcuno voleva il disastro ambientale per far sprofondare le imprese di Eithan Jones, ma Killian aveva progettato delle cisterne a prova di bomba nucleare e quindi non era successo nulla.
La cosa complicata adesso era recuperare tutto quel petrolio senza appunto creare un disastro.
Emma era convinta che fosse questo il punto ora, doveva mettere in sicurezza la carcassa della nave, doveva avvisare la marina e farla mettere sotto controllo finchè le operazioni di recupero non fossero terminate.
Avrebbe partecipato sicuramente anche Killian alle operazioni di recupero.. e quindi pensò che forse David faceva al caso suo, ora che sapeva quello che doveva fare, poteva delegare l’attività e non pensare più a tutta quella faccenda.
 
Emma pensava di essersi messa al riparo dal vedere Killian agendo in questo modo, ma ciò che lei non teneva conto era che ogni volta che qualcosa la preoccupava, anche le prime febbri di Henry o le prime ginocchia sbucciate sulla bicicletta, lei portava sempre la mano all’anello, teneva sempre stretto a se quel gioiello come se la tranquillizzasse, come se fosse la sua ancora di salvezza ed allo stesso tempo la sua dannazione.
 
 
-Mamma, mamma sei sveglia?-
-ehi ragazzino, si dimmi?-
-ma sei stata sveglia tutta la notte?-
-no, no, certo che no-
-ah-ah, con quella faccia? Non mi convinci. Ero venuto a salutarti, sto uscendo con Regina, vado ad aiutarla a lavoro- disse con un sorriso ammaliante Henry
“dio come somigli a suo padre” pensò Emma prima di abbracciarlo
-vai, si me lo ha detto ieri che ti avrebbe portato, ma tu come fai a trovare divertente il suo lavoro-
-no, è divertente come tutti scattino ai suoi ordini-
-allora vai, che Regina non ama arrivare in ritardo-
-sai che finimondo! Ciao Mamma a stasera, se riesco ti porto qualche borsa-
 
Henry era uno spettacolo, sempre attento a renderla felice, sempre pronto a scherzare, acuto con le battute, sbarazzino e sempre incline nel vedere il lato positivo, e come suo padre si imbruniva per le cose che non trovava giuste, difendeva i bambini piu piccoli a scuola ed un paio di volte il preside dovette fargli la ramanzina.
La prima volta fu memorabile, il preside preso alla sprovvista da Regina, non sapeva che Henry fosse il nipote di Cora Mils, si sarebbe sotterrato per averlo richiamato piuttosto che sentire Regina cantargliele per aver punito Henry prima di sapere cosa fosse successo.
 
Era un bambino d’oro, non chiedeva mai di suo padre, sapeva che la mamma non era ancora pronta per parlarne, non sapeva chi fosse veramente.. ma sapeva di somigliarli molto, in certe occasioni Emma lo guardava innamorata piu del dovuto, come se oltre a lui vedesse qualcun altro, e in quelle occasioni aveva fatto caso al gesto di stringere il ciondolo.
Prima o poi avrebbe indagato, perché anche se non sentiva il bisogno di avere un papà a fianco, avrebbe voluto sapere il suo nome almeno.
 
 
 
“basta pensare, è ora di agire” cosi pensando Emma decise di andare a lavoro, spiegare la faccenda a David, e concordare con lui il dà farsi per chiudere questa faccenda incresciosa.
 
 
 


angolo dell'autrice: ho riscritto questo capitolo non so piu quante volte, perchè avevo paura sia di sbagliare il momento della svolta della storia, sia di non trasmettere bene quel che sarebbe accaduto. Comunque spero vi piaccia, e spero di leggere vostre notizie, intanto vi ringrazio si seguirla in numerosi davvero, perchè è la prima AU che scrivo e non pensavo di riuscire a scriverla decentemente.
grazie ancora
a presto
Ethy

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Capitolo 5
*** cap 6 ***







Risalirono tutti senza nessun problema apparente, Killian era esausto,ma non ferito, si era subito preoccupato di sostenere Emma che era ancora stordita per la botta, la guardava esaminandola come a cercare qualche ferita, prese qualche ciocca ribelle e gliele spostò dietro l’orecchio, come era abituato a fare quando erano insieme accoccolati sul divano a guardare la tv, o sul letto a leggere qualche avventura quando lui non stava benissimo, o quando finalmente avevano scoperto di desiderare l’intimità dei loro corpi.
Killian era sorprendete quanto in questo non fosse cambiato, Emma lo guardava sentendo il peso di tutti questi anni e con ancora addosso l’angoscia dell’accaduto si ritirò su di scatto, scivolando dalle braccia di lui in tutta fretta.
-tutto bene Clarke?- disse rivolgendosi all’uomo che fece un cenno del capo in senso affermativo, capito questo si rivolse a Killian inferocita.
 
-che ti ha preso!!!!!! come ti è venuto in mente di scendere giù a quest’ora?!!– strillò lei
-ho progettato io quelle cisterne, non vedo il problema- ricambiò lui
-appunto perché l’hai fatto tu, sapevi benissimo che sotto doveva esserci qualcuno a manomettere gli agganci automatici, allora perché sei sceso, per farti ammazzare?-
-signorina, il signor Jone..-
-stia zitto lei, lo ha lasciato scendere, la farò sospendere per inadeguatezza al ruolo che ricopre, e tu.. non ti azzardare più a fare una cosa del genere, io sono l’ispettore ed io posso decidere chi puo’ scendere, ti farò stare al porto segregato nella cabina di controllo se necessario! NON permetterti mai più di rischiare inutilmente la tua vita in questo modo! E tieni a bada i tuoi avvocati o ti pentirai di essere riemerso respirando!-
Killian non riuscì a rispondere ulteriormente, rimase come un merluzzo, senza parole a bocca aperta.
 
 
Dicendo questo Emma si sfilò la muta con ferocia,  rimanendo in mutandine e reggiseno, prese l’asciugamano dalle mani di David quasi strappandoglielo, ma lui non ci fece caso, era particolarmente divertito dalla situazione in cui tutti erano allarmati ed il suo capo battibeccava col mega tizio della mega compagnia navale come fossero moglie e marito
Killian era esterrefatto, ma alla fine un lieve sorriso comparve sulle sue labbra
-Swan, da quando hai le palle?-
-da sempre Jones, solo che tu non l’hai mai capito-
Dicendo questo si girò e se ne andò come una furia verso la  cabina per rivestirsi senza dargli il tempo di aggiungere che lui ben sapeva che lei era tosta, solo che non lo aveva mai mostrato prima.. prima quando.. quando.. sospirò e le corse dietro.
 
“ora le cose da fare sono due” si disse Emma “tornare indietro e chiedere scusa a Killian, e spiegargli tutto, e magari baciarlo, si perché no, in fondo me lo merito un bacio, quanto ne ho voglia…. E poi trovare quel bastardo che me lo ha quasi ucciso e ridurlo in brandelli microscopici”
Pensare quelle cose sorprese Emma stessa, non credeva ai suoi stessi pensieri, o ormoni, o cosa?
 
-Emma, Emma fermati, aspettami Swan, ti prego non farmi correre-
Emma si girò di scatto “come non farmi correre”
-pensavo che ormai fossi in gran forma –
-si beh, sto bene adesso, Emma io non sapevo che c’eri anche tu, mi avevano detto che l’ispettore era David-
-beh, si, io sapevo che saresti venuto tu, nel momento in cui ho scoperto che i progetti delle cisterne erano i tuoi.. cosi ho chiesto a David, se.. ecco-
-non volevi vedermi? – disse deluso  -Emma io, io mi ero ripromesso di non chiederti niente, io non volevo saperne piu niente di te dopo quella notte, ma non ce la faccio,perché non sei mai venuta  in ospedale? sono rimasto rinchiuso in quell’ospedale per mesi chiedendomi dove fossi finita… e quando sono uscito, ormai pensavo fosse tardi per cercarti, e se non lo avevi fatto tu fino a quel momento.. beh le cose erano chiare… che cosa ho sbagliato? Perché Neal? Perché non sei venuta mai? Hai sposato lui? Lo amavi? Io…-
Emma si girò a guardarlo, teneva la catenina stretta nella mano, Killian la vide, e per un attimo sorrise
-io volevo venire in ambulanza con te,ma non ho potuto, poi… ti ho raggiunto in ospedale, ho aspettato…ma… -
Poi si bloccò, come se le parole non potessero più uscire, come poteva dirgli che aveva litigato con Eithan, che l’aveva cacciata e lei se ne era andata con Neal?
 
 
-Killian, io Neal, no Neal, io non lo amavo,gli volevo bene si,ma, io avevo solo tanta paura di noi.- disse tutto d’un fiato
-non successe nulla quella notte, devi credermi, lui voleva, io io avevo paura di legarmi a te per sempre, poi lui ha insistito a scendere, avevo bevuto ero allegr.., io dovevo parlarti quella sera..avevo paura cosi.. una birra.. in più.. ma tu.. poi..-
-io ero andato a vedere mio zio, ma non ti avrei mai abbandonata- disse mettendo le mani sulle spalle di Emma, e poi alzandole il visto con la destra, Emma sentì la leggera pressione che Killian fece sulla sua spalla con l’altra mano e rimase a contemplare quel tocco leggero sulla sua pelle, la muoveva, e dentro di sé sorrise per quella sua piccola vittoria.
 
-non ho fatto nulla con Neal, avevo tanta paura di te, del tuo affetto per me, era troppo, tu eri troppo per me, io ero solo una ragazzina abbandonata…e poi c’era…-
Si interruppe ed iniziò a piangere le lacrime che non aveva mai pianto i quei 10 anni, e finalmente quel dolore iniziò a scemare, Killian la strinse a sé, la strinse forte, affondò il viso nei suoi capelli bagnati inspirò profondamente il suo profumo e la strinse ancora piu forte.
-io, so che starmi vicino era complicato, non stavo bene – le parlava nell’orecchio, soffiando sui capelli le sue parole, carezzandole la nuca -quando ci siamo conosciuti non mi reggevo nemmeno in piedi e il mio più grande desiderio era morire. Poi sei arrivata tu, e la tua vitalità mi ha salvato e forse ho sbagliato ad aggrapparmi a te, scusami, non volevo essere un peso per te, volevo darti tutto quello che potevo, Emma…-
Si interruppe, la strinse a se ancora più forte e poi la fissò negli occhi, aveva una gran voglia di baciarla
-posso baciarti? Te lo chiedo perché non sono sicuro sia il momento, e non credo di potermi fermare tra pochi secondi ci proverò e volevo avvisarti cosi, potrai schiaffeggiarmi per tempo se vorrai…-
-oh smettila di fare il principe, baciami e basta pirata-
Cosi dicendo lei gli mise le mani sul collo  e lo attirò a sé e lo baciò come non faceva da molto tempo, come la sera che rimase incinta.
Ne era sicura, era lo stesso bacio.
Si staccò velocemente guardandolo, tutto quel tempo sembrava non esser passato, ma non poteva mettere da parte 10 anni come nulla fosse, il pensiero che lui non l’avesse più cercata la attraversò, nonostante la spiegazione fosse plausibile, non era stato cosi forte questo amore da permettergli di cercarla?
-Emma, è stata..-
-una cosa da non ripetere… è passato troppo tempo, dovremmo parlare prima, io ho...-
-un marito? David?- chiese quasi sconvolto
-oh no, no, io ho un figlio-
 
Killian si ritrasse, rimase confuso di fronte a lei, come se questo cambiasse tutto, nella sua mente già viaggiavano pensieri strani, che lei non lo avesse mai amato veramente, lei aveva avuto un figlio da chissà chi e lui si era tatuato un cigno sul torace perché lei non svanisse mai dal suo cuore..
Qualcosa non stava andando nel verso giusto.
Voleva confessarle che non l’aveva cercata per la paura di saperla con un altro, non di saperla felice,la voleva felice, ma di saperla amata da qualcun altro, di sapere che lei amava un altro.. ed ora era come se questa paura fosse diventata solida, non c’era un compagno, ma c’era un figlio, un figlio voluto? Cercato? Un figlio che lui avrebbe voluto? Un figlio non suo, si era lasciata amare cosi tanto da avere un figlio.. Allora veramente non c’era speranza.
10 anni erano veramente troppi per riprendere a vivere, e lui nonostante le battaglie vinte a volte ancora sentiva di sbagliare ad essere vivo, faceva troppo male, ancora e ancora.
 
Doveva andarsene prima di scoppiare di rabbia e di dolore, quel dolore che non perdona, quel dolore di quelle cose non finite.. che non darà mai pace al cuore e all’anima di chi si sente colpevole di aver sbagliato a non combattere veramente per il proprio futuro, perché non credeva possibile un futuro.
 
-oh sono felice per te, beh, bene io devo andare-
-Killian, no aspetta!-
Non fece in tempo, si dileguò frettolosamente, si chiuse dentro la sua cabina nella Jolly Roger sbattendo la porta e ringhiando di non essere disturbato per nessun motivo.
 
 
“è tuo quel bambino” pensò Emma senza fare in tempo a dirglielo e molto probabilmente non avrebbe più avuto modo di dirglielo, come poteva aver di nuovo incasinato tutto? Quali demoni ancora perseguitavano il suo Killian?
La fugace domanda scomparve in un lampo.
 
 
Si vestì ed andò ad interrogare Clarke, voleva sapere del perché fosse impigliato in quel cavo, perché Killian fosse svenuto e chi fosse quell’altro sub agli attacchi.
 
Le operazioni si erano interrotte, dovevano prima assicurarsi che non ci fossero stati danni reali dalla manomissione dei bulloni da parte di quello sconosciuto.
Era mattina presto ormai e tutti erano esausti.
Emma decise di fermare le operazioni per qualche ora prima di riprendere a metà mattinata, aveva inoltre chiesto a David di fare rapporto a Killian delle analisi effettuate sull’accaduto.
-ma perché non puoi parlarci tu professionalmente, intendo-
-David ti prego, perché sembra che fai di tutto per farmi mettere in imbarazzo davanti a tutti con Jones?-
-ma che dici, anche se stanotte è stato veramente divertente assistere ad una vostra conversazione, la prossima volta spero di avere dei pop corn con me-
David si piegò di lato appena in tempo per schivare il posacenere che si schiantò sullo stipide della porta che si stava aprendo
-che succede?- disse Mary Margaret entrando un po’ allarmata
-oh amore niente, Emma è su di giri-
-l’hai fatta arrabbiare non è vero David? Conosco Emma..-
-io? No,le ho solo fatto presente che scappare non risolverà nulla..-
-DAVID!- Emma prese la porta ed uscì dalla stanza, scese in strada e si sedette sul ciglio del molo guardando il mare di fronte a lei, e piu precisamente la Jolly Roger, chissà se Killian era ancora li, oppure se era partito.
“Jolly Roger, aveva chiamato la nave come quella di capitan Uncino, come quando fingevano di navigare per mari lontani e rubare tesori inestimabili ” sorrise a questo pensiero, era come se quei 10 anni non fossero mai passati, doveva parlargli, non poteva perderlo di nuovo, doveva sapere di Henry, poi lui avrebbe potuto decidere se conoscerlo o meno, se far parte della loro vita o meno.. Forse stava correndo troppo con i pensieri, ma infondo che le costava provare? Un rifiuto? Beh almeno avrebbe chiuso definitivamente.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Killian era ancora nella sua cabina, non era dell’umore adatto, doveva capire chi stava cercando di boicottare le sue imprese, e doveva capire cosa fare ora che sapeva che Emma aveva un figlio.. di chi?
Di Neal? Il pensiero di avere ancora Neal tra i piedi lo uccideva dentro, gli aveva portato via l’amore della sua vita, ed ora anche un suo forse futuro,in fondo se si erano ritrovati.. poteva esserci speranza di ricominciare, ma ora  non poteva chiederle di uscire sapendo che aveva un figlio, sapendo che probabilmente era di Neal, che forse quella sera al ballo voleva dirgli proprio che voleva stare con quel ragazzo, che…
Aveva i pensieri sottosopra ed il cuore in agitazione, non poteva permettersi di stare male per lei doveva capire chi stava rovinando suo zio.
Prese il rapporto di Emma ed esaminò a fondo il racconto, poi si ricordo del tatuaggio sul polso, provò a buttare giu uno schizzo di quella figura, sembrava un uccello, ma non uno qualsiasi, solo che adesso non riusciva a fare mente locale, lo aveva già visto ne era sicuro, doveva solo cercare di ricordare dove.
 
Prese il disegno lo piegò lo mise nella tasca dei pantaloni ed  uscì dalla cabina deciso ad affrontare le situazioni.
 
 
***
 
 
-signore la signorina Swan, come aveva richiesto-
-bene, arrivo-
 
Emma era sul ponte, guardava le onde muoversi lente all’orizzonte e non era sicura di cosa avrebbe potuto dire per farsi ascoltare.
-Emma?- disse arrivandole alle spalle -scusami, davvero, scusami. Ho bisogno del tuo aiuto, quel sub, ho letto la tua relazione, non ricordi nessun dettaglio? Qualcosa che possa identificarlo?-
Lei lo guardò leggermente accigliata, l’aveva fatta chiamare per lavoro, era normale, ma sperava di poter parlare anche di altro, ma visto l’approccio, meglio non perderlo ancora.
-no, tutto quello che ho visto l’ho scritto, cerchi qualcosa in particolare?-
-beh speravo tu potessi aiutarmi- tirò fuori il disegno dalla tasca
-sul polso di quell’uomo, ho visto un tatuaggio simile a questo disegno, ma ecco non..-
-una fenice..- disse lei interrompendolo
Lui guardò meglio,  e poi gli si accese lo sguardo, la fissò e le stampò un bacio sulle labbra
-si Swan, una fenice, lo sapevo che mi avresti aiutato, tu sei sempre stata cosi intuitiva!-
-e tu senza spirito di osservazione, e pure sei sempre stato molto intelligente, ed i pirati non mancano di spirito di osservazione-
Killian la guardò perplesso
-beh io…- “io ero impegnato a pensare come togliermi dalla testa te e Neal ecco perché non c’ho pensato subito” ma forse materializzare questo pensiero non lo avrebbe aiutato..
-la cresta sulla testa e quelle piume lunghe sulla coda.. non poteva essere altro che una fenice-
Disse seccamente perché in un attimo l’ansia le salì alle stelle e doveva attaccare per non far vedere che stava cedendo.
-ok, un punto a te, stasera ti passo a prendere, dove abiti? I lavori di recupero hanno ripreso, le navi sono sorvegliate dal doppio degli uomini ed io sono stato uno scemo, e stasera siamo entrambi liberi no?-
la capacità sorprendente di Killian di leggerle il pensiero “si sei stato scemo” era una cosa che non avrebbe mai capito, anche in passato e in altre situazioni lui sapeva esattamente cosa le passasse per la mente.
 
-accetto Jones – disse in tono di sfida - se paghi tu, se mi dai il tempo di trovare una babysitter per mio figlio – “bugia” – se mi dici dove andiamo già da ora cosi che possa essere adeguatamente vestita-
 
-a cena tesoro, posto romantico, ma semplice-
-ok capitano, ti aspetto a casa mia alle 19- disse mostrandogli il punto gps sulla mappa.
-sarò puntuale-
-me lo auguro per te-
 
 
 
note dell'autrice: ciao, eccomi qui con un po' di anticipo, il motivo è che lunedi penso di pubblicare un altro capitolo e poi dovrò assentarmi per una settimana, in cui spero pero' mi facciate sapere se vi piace il seguito.
Allora le cose stanno prendendo un'altra piega ancora, i due battibeccano e sembrano non essere passati 10 anni, ma semplicemente qualche giorno.. ero indecisa  far sembrare la loro complicità ancora cosi vivida o meno, ma trovo che il loro affetto sia particolarmente forte.
come non potrebbe esserlo in fondo ;)

allora  a presto!
E.

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Capitolo 6
*** cap 5 ***








Qualche giorno dopo
 
 
 
David ed Emma si presentarono alla capitaneria di porto, con le autorizzazioni necessarie a mettere sotto sequestro l’area dove la petroliera era rimasta incagliata, era un gigante letteralmente spezzato in due, quasi ripiegata su se stessa, ed il pensiero che quelle cisterne fossero ancora integre aveva un non so che di miracoloso.
-allora ci pensi tu appena arriveranno i rappresentanti della Jones?-
-si certo, ma non vuoi seguirla tu la faccenda, è una cosa grossa, ci saranno i reporter, tu sai spiegare l’accaduto, l’hai studiato tu il piano-
-tranquillo David, va bene cosi, io resto nelle retrovie, ci sentiamo alla trasmittente se serve ok?-
-come vuoi capo- David si avviò allo spiazzo dove avrebbe dovuto atterrare l’elicottero con gli avvocati della Jones, ed Emma salì sul motoscafo per raggiungere la petroliera insieme alla marina militare.
 
Nel mentre raggiungeva la nave, l’elicottero atterrò, da quella distanza non poteva vedere chi fosse, ma non gli sembrò famigliare quindi fece un sospiro di sollievo e si concentrò sulle funi d’acciaio che imbragavano la nave.
 
I militari erano già arrivati, alcuni sommozzatori erano gia scesi, ce ne erano alcuni in piu, il capitano della guardia costiera le disse che erano presenti alcuni sommozzatori della Jones, che affiancavano i militari nell’imbragare la nave.
“scrupolosi o malfidati, o forse dovevano nascondere qualcosa?” pensò Emma nel momento in cui emersero dall’acqua i sommozzatori.
 
Un paio si immersero nuovamente dopo aver discusso tra loro,  altri due salirono sul motoscafo vicino per farsi portare dall’altro lato ed un paio salirono sul suo motoscafo.
Il primo era un energumeno possente, sarà stato alto piu di due metri, aiutò il secondo a salire prendendolo per il braccio come se si fosse fatto male, era alto anche il secondo, ma molto piu esile, nonostante si vedesse la corporatura muscolosa, Emma ebbe un brivido, per un attimo le sembrò di riconoscere quelle movenze.
 
Nel momento in cui il sub, una volta salito, si girò verso Emma rimase bloccato, rimase di ghiaccio, la guardò da dietro la maschera non si mosse.
Emma sentì venirle meno la forza di respirare, quello sguardo da dietro il vetro appannato sembrava volesse fulminarla.
 
L’uomo si tolse la maschera continuando a fissare Emma senza mai lasciarle lo sguardo, poi si voltò e si tolse la parte superiore della muta, mostrando la schiena martoriata da cicatrici nascoste da tatuaggi tribali, da draghi fiammeggianti e quando si girò di nuovo il torace era disegnato come un foglio pieno di schizzi in bianco e nero,  il collo lungo di un cigno nero mascherava una cicatrice che scendeva lungo lo sterno, il capezzolo destro  forato da un percing , “come Simbad” persò Emma in una frazione di secondo, sentendo i brividi scenderle giu per la schiena.
 
Si rese conto di fissarlo, quando un uomo si fece avanti con dei vestiti asciutti che passò al sub ormai in costume.
L’uomo prese la maglietta, e la indossò cercando di non muovere troppo il braccio sinistro, si scansò per non permettere all’altro di aiutarlo ed Emma ebbe un tuffo al cuore, sbiancò definitivamente, quella sensazione di conoscere quei movimenti, non era una sensazione ma erano i movimenti di Killian.
Lei voleva evitarlo e lui era sul motoscafo con lei, si sarebbe buttata in acqua se avesse potuto.
Killian le si avvicinò
-io sono Killian, Killian Jones, è suo il piano di recupero?-
Emma rimase perplessa, davvero non l’aveva riconosciuta? Era cosi cambiata?
-signorina, sto aspettando- disse Killian con arroganza
Emma si scosse a quelle parole
-Emm si, si è mio il piano di recupero, qualcosa non le garba signor Jones?- “vuoi giocare? Bene giochiamo” pensò vedendolo mantenere la stessa gelida espressione di prima.
-buon piano Swan, tutte quelle storie sui pirati hanno portato i loro frutti- disse lanciandole quasi addosso il registro delle attività.
Si girò verso le squadre di recupero sue ed ai militari presenti
-allora signori, appena sarà qui la gemella della gioiello del reame, procederemo secondo il piano della signorina Swan, non voglio errori, non voglio eventi affrettati e soprattutto che nessuno agisca di testa propria, abbiamo la pancia della nave piena di petrolio, e non voglio ne un danno per l’ambiente ne uno scandalo per la mia compagnia.-
Detto questo Killian si diresse verso il secondo motoscafo per andarsene, quando Emma provò a fermarlo toccandogli il braccio sinistro.
Killian non si ritrasse, ma non disse nulla, la guardò sprezzante, poi lei lasciò scivolare la presa e andò via senza guardarla, saltò sull’altro motoscafo come se fosse sempre stato cosi atletico, come se non fosse mai stato lui..
 
Emma rimase a guardarlo a bocca aperta,  l’aveva riconosciuta, “lui sapeva che c’ero anche io” pensò Emma basita dal suo comportamento, ma infondo come biasimarlo per averlo lasciato morente sotto i pugni di Neal, e quelle cicatrici, lei le ricordava bene le sue, si ricordava delle volte che gliele contava e le percorreva con le dita mentre lui dormiva e lo guardava affascinata di come fosse sopravvissuto a tutto quel dolore, ed ora ne aveva di nuove, e ancora peggiori delle altre, e anche sulla schiena, che altro gli era successo? E quei tatuaggi? Quei disegni da pirata sulle braccia, il drago sulla schiena ed il cigno sul cuore.. già un cigno sul cuore, Emma si sentì morire dentro, lui non l‘aveva dimenticata nonostante non l’avesse mai cercata lui aveva un cigno impresso sul torace, dove dietro c’era il suo cuore.. Voleva dire troppo, voleva dire che ora lei sarebbe scappata in Alaska se avesse potuto fuggire.
 
 
***
 
Era sera tardi ormai  i lavori procedevano, la nave era imbragata, i fari puntati tutti sulla petroliera, e l’ operazione di recupero già a buon punto, se non ci fossero stati problemi di sorta per le prime luci del mattino avrebbero terminato il recupero del petrolio, e Killian sarebbe tornato da dove era venuto senza darle piu quella sensazione di freddo nelle ossa.
David si era accorto della tensione che c’era tra i due, quando Killian si presentò di fronte ad Emma.
-Emma perché ho l’impressione che voi due vi conosciate già?-
-perché è cosi- disse allontanandosi dal timone.
-Oh, Oh.. –
-David no, non pensarlo neanche, non ho intenzione di raccontarti nulla-
-lo farai, prima o poi lo farai e sarò qui pronto a dargli un pugno sul quel suo naso perfetto-
-ma che avete tutti con suo naso? E non darai nessun pugno!- disse quasi urlando.
-scusa, sono, non pensavo di incontrarlo ecco-
-non pensavo fossi cosi protettiva nei suoi confronti capo-
-non lo sono-
-lo sei, non vorrai ammetterlo, ma lo sei-
Emma si girò per non proseguire quel discorso, era vero, era protettiva nei suoi confronti.. “come ho potuto non cercarlo più in tutto questo tempo?” i suoi pensieri viaggiavano e finivano tutti con la stessa domanda “perché non lo aveva più cercato? Perché lui non aveva più cercato lei?”
 
 
Si guardò intorno, poi chiamò Regina per sapere di Henry, le raccontò di chi fosse li a presenziare l’operazione e Regina non le diede il tempo di  dire altro che attaccò al telefono e si precipitò al porto con Henry
 
-che ci fai qui? A quest’ora? È ancora piccolo per stare sveglio a quest’ora domani c’è la scuola lo sai, sei tu a farmi sempre la ramanzina che devo mandarlo a letto presto…-
-si ma questa era un’occasione particolare, secondo te perché l’ho portato?-
-ma non ci parliamo nemmeno, non mi ha detto una parola se non di lavoro, come vuoi che gli dica ciao, sono scappata da te perché me la facevo sotto e ah, hai un figlio!? Io non so nemmeno se è sposato..-
-beh vedi che le parole le hai trovate? Forza Emma fatti coraggio, prova a dirgli qualcosa, hai questa opportunità, non buttarla alle ortiche, non sai come reagirà…-
-ed è proprio questo che mi spaventa Regina, non puoi pretendere che adesso vada li a parlargli come nulla fosse, andiamo…-
-va bene, vado a casa, ma promettimi che ci parlerai, o che ci proverai almeno-
-va bene, te lo prometto, Henry?-
-si è addormentato, e no sa nulla tranquilla. Senti Emma promessa vera o da marinaio?
-promessa vera-
-Brava ragazza, sai quel che rischi se ne fai una da marinaio a me- cosi dicendo Regina salì in macchina e sfrecciò via.
 
 
-che voleva Regina?- si intromise David
-oh David, no ti prego non è il momento, come procede il recupero?-
-alla grande, il tuo piano per imbragarla è stato geniale, per ora hanno svuotato la prima cisterna, stanno attaccando i bocchettoni alla seconda-
-bene, meno male, speriamo continui cosi.-
 
 
***
 
 
Sulla Jolly Roger, la gemella del gioiello del reame,  Killian passeggiava avanti e indietro sul ponte della nave, nervoso come non lo era mai stato, era pronto ad ogni evenienza di lavoro, ad ogni errore, ad ogni imprevisto ma non a quello, non a ritrovarsi Emma a due passi da lui, per un attimo aveva temuto l’infarto, anche se ormai era in perfetta forma, il suo cuore non avrebbe più fatto le bizze, ma il sangue gli scivolò cosi velocemente via dalla mente che si sentì scivolare nello stesso buio in cui cadde 10 anni prima.
 
Nessuno gli aveva detto che Emma sarebbe stata li, gli avevano detto che l’ispettore era un certo David Nolan, non Emma Swan.. Stava per diventare matto, si sentiva in gabbia, era li perché doveva controllare di persona cosa accadesse nel recupero perché un disastro ambientale dopo quello della piattaforma non se lo poteva permettere, perché suo zio si fidava di lui, ma con Emma tra i piedi non era lucido, si sentiva male al solo pensiero di lei, e ancora aveva vivido nella mente il ricordo di quella notte, di lei sul letto, e di Neal..
 
Non si capacitava di come Emma avesse potuto fargli quel che aveva fatto proprio quella sera, la sera del ballo, la sera che Eithan ebbe un incidente, la sera che lui avrebbe voluto speciale per loro due, per portarla in giro per il mare, la sera che aveva avuto il permesso di prendere il largo con lo yoatch per la prima volta, la sera che era libero di vivere di nuovo.
 
 
Perché lei non è mai andata a trovarlo in ospedale?
Perché lo aveva lasciato a se stesso? Lì chiuso in quelle mura sterili
Perché? Perché?
Per lo stesso perché lui non la cercò mai.. per la stessa fottuta paura.
 
Si faceva domande su domande alla velocità della luce, aveva bisogno di risposte, NO, doveva ignorarla.. non poteva lasciarle vedere quanto ancora soffrisse per lei soprattutto in questa operazione tanto delicata, doveva affrontare questa prova e solo dopo poteva affrontare anche Emma.
 
 
-signore un problema con l’attacco del terzo bocchettone-
-che succede?-
-qualcosa non va nell’aggancio, sembrano saltati dei bulloni-
-merda, preparami l’attrezzatura, scendo io-
-ma signore è notte, l’acqua è gelida e lei..-
-io cosa?? Sono un povero storpio? Preparami l’attrezzatura, io ho progettato quelle cisterne, e io solo so quello che va fatto, chiama Clarke che scenderà con me se è tanto preoccupato-
-si signore-
 
10 minuti piu tardi al telefono
-killian ti proibisco di scendere là sotto a quest’ora-
-e come farai ad impedirmelo zio, io sono sulla jolly roger e tu stai in irlanda-
-Killian è pericoloso…-
-sto bene adesso, non ho più 18 anni, lo sai anche tu, io vado la sotto a controllare e non mi fermerai solo perché hai paura di perdere il tuo erede- Eithan fece un lungo sospiro prima di accordare il suo permesso al nipote
-hai ragione,ho capito, sta attento ragazzo ti prego-
-andrà bene, sarà una sciocchezza-
 
Dicendo questo lanciò il telefono sul pavimento in un impeto di rabbia, detestava sentirsi ancora un ragazzino quando lo zio voleva essere autoritario con lui, ormai era adulto, ormai stava bene, ed era uno dei progettisti più in gamba del mondo in campo navale perché doveva ancora sentirsi un bambino fragile quando non lo era piu!
 
 
Avvisarono la capitaneria di porto ed Emma per poco non cadde dalla sedia dove si era appisolata.
-non puo’ scendere ora,l’acqua è gelida, si ammazzerà-
-ma che dici? Ma lo hai visto? Secondo te un tipo con tutti quei tatuaggi si fa mettere paura di un po’ d’acqua fredda? E poi scenderà con quella statua, credo sia la sua guardia del corpo, sembra un tipo avventato ma molto attento, capisco che tu lo conosca  ma che ti importa? Non è un tuo parente, non è il tuo fidanzato..-
-io..io non puo’ scendere e basta David, finirà per ammazzarsi-
Dicendo questo Emma prese la giacca, le chiavi del motoscafo e sulla porta
-ferma,ferma, ho capito, sto zitto per ora, ma vengo con te, non ti azzardare a fare sciocchezze-
-allora muoviti, spero  di fare in tempo per fermarlo , sbrigati!-
 
Emma si precipitò sul motoscafo, si accorse solo a metà strada del silenzio dei lavori, i fari erano accesi ma le pompe erano ferme, non andava bene, non andava per niente bene
David  stava armeggiando col telefono
-Emma, Emma ha chiamato l’avvocato della Jones, sanno che Killian vuole scendere e ci reputeranno responsabili se succederà qualcosa-
-lo immaginavo, Eithan ha le sue spie-
-Eithan? Eithan Jones?-
-si, lui, preparati a breve avremo una squadra di avvocati sulla jolly roger e la polizia ad aspettarci al porto-
-ma come sai tutte queste cose? Chi sono i Jones per te? ma cosa gli hai fatto?-
-un bel niente ed ora basta parlare, preparati ad attraccare che io scendo-
-come scendi? Sei impazzita? Non puoi scendere-
-David, io devo scendere, ho studiato io il piano di recupero, io devo scendere, devo fermare quell’imbecille prima che si surgeli come un merluzzo e ci lasci le penne da pavone che si ritrova sul dorso-
-wow… ma eravate fidanzati? Senti io so la storia di quell’uomo, tutto il mondo sa delle disgrazie che ha passato, ma non pensi ad Henry, è pericoloso, Emma pensaci.. lui a solo te…-
-sto pensando ad Henry! David, sto pensando proprio a mio figlio, proprio per mio figlio non posso permettere a Killian di farsi male- disse guardandolo dritto negli occhi con l’aria piu allarmata che  avesse mai avuto, e l’unica risposta di David fu –OH- e un cenno del capo per acconsentire.
 
 
Emma salì sulla jolly roger cercando Killian, ma il capitano la avvisò che erano già 10 minuti che era sotto, Emma sapeva che era troppo tempo, si fece spiegare cosa fosse accaduto, e per lei l’unica spiegazione era che qualcuno avesse manomesso i bulloni dell’aggancio, non poteva essere successo altro.
-avete una muta? Io devo scendere-
-signorina, non puo’ scendere il signor Jones mi ha ordinato di non permetterle nemmeno di salire qui-
-bene, non è riuscito a fermarmi, non mi fermerà nemmeno adesso, datemi una muta e le bombole e tenete pronte altre bombole, quanto ossigeno c’è ancora?-
-altri 10 minuti, poi saremo tutti nei guai-
-mi ascolti bene capitano, puntate i fari, tutti i fari nel punto esatto di dove è sceso il signor Jones, poi sul mio motoscafo ho il mirino, appena scendo puntatelo e fate luce col laser, mi serve per orientarmi, veda di non sbagliare. Gli altri sommozzatori dove sono?-
-la prima squadra è a riposare per il secondo turno-
-bene svegliateli e ditegli di prepararsi, e di scendere con le bombole aggiuntive-
-ma signorina Swan-
-se sono scesi da 10 minuti non c’è tempo da perdere, qualcosa è andata storta, conosco il signor Jones ho studiato i suoi progetti per quelle cisterne e l’aggancio dura 45 secondi, c’è qualcosa che non va là sotto, sarebbe dovuto risalire almeno 2 minuti fa, e lei gli ha permesso di scendere a notte fonda, secondo lei Eithan Jones se la prenderà con me??- con immenso imbarazzo il capitano fece un cenno del capo.
-bene, farò come lei mi chiede-
 
-David, ti prego, dammi ascolto, stai qui fa che quel mirino non cambi mai posizione, tieni la mia corda e.. ti voglio bene David-
-Andrà tutto bene, coraggio vedrai che non è successo nulla, poi voglio i dettagli Emma, tutti i dettagli e.. prendi questa-
David le passò una pistola lancia arpioni
-hai solo un colpo, vedi di non sbagliare-
-lei lo abbracciò e si calò in acqua, il primo dei sub della squadra scese con lei mentre gli altri si tenevano pronti al segnale
 
Quei bocchettoni non avevano niente di sbagliato, c’era qualcuno che sicuramente aveva manomesso qualcosa, ma chi? Uno della seconda squadra, non poteva essere altrimenti, e perché Killian era sceso? Che cavolo gli era saltato in mente? Il suo Killian non avrebbe mai rischiato cosi tanto, ma forse le cose erano cambiate e lui non era piu il suo Killian..
Aveva veramente paura per lui, non le importava più un fico secco  di tutte le sue paure se fosse andato tutto bene a costo di dargli un pugno in faccia per farlo stare zitto ad ascoltarla, gli avrebbe detto tutto, che quella notte non era successo nulla con Neal, si certo, c’aveva pensato, era in una posizione equivoca, ma non gli aveva permesso di fare nulla..
Poi le botte, poi la corsa in ospedale, poi Eithan che la cacciò via, poi Neal che la incastrò per per degli orologi, la prigione.. Henry, la vergogna, i giornali che parlavano dei Jones ripartiti per l’Europa…
“Killian ti prego, ti prego.. ti prego Signore fai che Henry non perda il suo papà prima ancora di sapere chi sia, ti prego” i pensieri di Emma erano confusi ed arruffati, ma la paura di perderlo ancora questa volta era incontenibile..
 
Per fortuna i fari erano puntati correttamente e lei riuscì a scorgere la sua figura a pochi metri da lei.
 
“eccolo” pensò “ma dove sta l’energumeno? Perché è immobile? Cazzo, no, Killian!!”
Emma diede uno strattone alla corda, era il segnale, gli altri uomini scesero con le bombole nuove.
Emma riuscì a prendere la mano di Killian, lo girò e sembrava aver perso i sensi, non vedeva bolle uscire dal respiratore…non respirava “no, no, no no no… no di nuovo, no di nuovo”
Lo prese, si fece aiutare per riportarlo in superficie sperando che non fosse troppo tardi, attaccarono l’altra bombola e diede un colpo di tosse, aprì gli occhi spalancandoli ed istintivamente abbracciò stretta Emma, lei non si aspettò una reazione simile, ma lui subito dopo si staccò e  le indicò in basso, “cosa vuoi?”
Killian si liberò della presa di Emma e scese ancora piu in basso, lei lo seguì, impigliato in una corda  d’acciaio c’era Clarke, che non riusciva a liberarsi, lo recuperarono e dietro uno dei bocchettoni di scarico c’era un sub con una divisa diversa da quelle della missione, Killian lo indicò, l’uomo stava smontando i bulloni per l’aggancio,non si accorse subito dell’arrivo della squadra, l’ebbero quasi preso quando fece esplodere una piccola granata e sparì nel nulla.
 
 
Killian non era riuscito a vedere chi fosse, vide solo un tatuaggio sul polso che gli sembrò famigliare, ma Emma aveva preso l’onda d’urto dell’esplosione in pieno viso e lui corse da lei.
 
 


angolo dell'autrice: ciao a tutti, perdonatemi per gli orrori.. ne ho visto qualcuno nei capitoli precedenti.
Allora, spero che la cosa si sia fatta interessante.. l'avventura non è appena iniziata...ma... credo che ci sia un bel po' da dire.. Entrambi sono chiusi dietro i loro muri, anche se si preoccupano, si cercano da lontano e si interrogano sui loro sentimenti..
spero vi piaccia anche questo capitolo, e spero di avere vostre notizie
a presto
E.

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Capitolo 7
*** cap 7 ***


 
 
 
-esci con lui? Davvero?-
-si, qualcosa non va?-
-ah non saprei eri signorina non so cosa dirgli, ah David mi ha raccontato dello spettacolo di questa notte.. di come avete bisticciato, tu poi mi dici che come ha saputo di Henry è scappato..ed ora esci con lui, cosa non mi hai detto sorellina?-
-Regina, veramente non lo so, gli ho detto che ho un figlio e non mi è sembrato entusiasta-
-ma gli hai detto che è suo?-
Emma la guardò rimproverandola con lo sguardo
-ok, va bene, fai come ti pare, ma stasera ti metti questo- si alzò e prese un vestito rosso dal suo armadio
-ma è provocante.. non voglio che pensi..-
-cosa? Che sei disponibile? Ti si vede lontano un miglio che sei disponibile, comunque non devi essere disponibile, ma devi stenderlo,oh aspetta, forse è meglio qualcosa di più casto, non vorrei che tra il vestito e la notizia della paternità di Henry possa venirgli un infarto, e addio boyfriend e paparino in una botta sola- disse ridendo Regina
-piantala, sta bene ora e dammi quel vestito- disse Emma arraffandolo e scivolando sotto la doccia felice.
Da quanto tempo non si sentiva cosi?
Troppo, nessuno degli uomini con cui era uscita negli ultimi tempi aveva svegliato in lei la voglia di essere felice, di sorridere e di sentirsi leggera, come stava di nuovo facendo Jones.
 
 
 
Il rombo di una Harley arrivò qualche istante prima delle 19, precisamente poco prima che qualcuno suonasse al campanello.
-Emma credo che mister cigno nero sia arrivato- disse Regina, aprendo la porta
-buonasera, sono..-
-lo so chi sei, capitano, ma.. scusa..-disse guardandolo bene negli occhi – ma è, non capisco è matita nera quella?-
Killian sbuffò sorridendo, non disse nulla, Emma avrebbe capito, ma nel vederla affacciarsi perse completamente la testa e seppure si era preparato qualcosa da dire non riuscì a spiccicare una parola.
Fasciata nell’elegante ma sportivo vestitino rosso Emma era raggiante e lui di nuovo a bocca aperta arrossì
-chiudi la bocca capitano,non sei un merluzzo- disse lei passandogli davanti – bene, ora salgo sul tuo bolide, o su quella macchina scura laggiù?-
-sulla moto ovviamente dolcezza, la macchina li giù è solo parte del paesaggio non devi preoccuparti-
Poi Emma gli carezzò la mano sinistra e lo fissò negli occhi
-davvero ora…-
-si, tranquilla, posso guidare la moto, non funziona come vorrei, ma beh, va meglio-
-ok terrore dei sette mari, portami via-
Ridacchiò per  la matita nera intorno agli occhi, come nei pirati dei caraibi, quante volte avevano visto quel film? Non lo ricordava più, ma lui si era ricordato di quella bravata.
Regina fece un cenno con la mano guardando Emma salutarla felice.
 
 
***
 
 
Killian la portò in un ristorantino molto grazioso, avevano pochi piatti, ma da quel che Emma aveva assaggiato era tutto molto buono, parlarono molto del passato passato, non toccarono mai l’argomento del ballo, e non parlarono nemmeno del presente, di ora.
Lui non chiese di Henry e lei non disse nulla, quella serata sembrava essere un ottimo inizio, anche se forse erano Emma e Killian di 10 anni più giovani a cenare insieme e non gli adulti, ma forse ci sarebbero state altre cene per far incontrare i due adulti che dovevano accomodare una situazione che i due adolescenti avrebbero accomodato già da piu di un paio d’ore nel modo più semplice e allegro possibile.
 
 
 
Le mise la sua giacca per non farle prendere freddo, fece un cenno alla macchina che stavano tornando indietro e la riportò a casa.
 
Sostarono a lungo sul portico della casa, e si baciarono come se non si fossero mai lasciati.
Emma si accorse che nonostante il cambiamento dell’età e del fisico, Killian era felice, felice come quando lei lo seguiva nei suoi progressi di guarigione, felice come quando passavano intere giornate insieme.
“dio come mi manca tutto questo, come ho fatto a stargli lontano?” si disse
-Killian devo rientrare-
-ah si giusto, ci vediamo domani vero?-
-certo-
-ah Emma posso conoscere tuo figlio?-
Emma si pietrificò, voleva che sapesse di Henry, ma non era tanto sicura che fosse il momento, e tanto meno dirgli chi era il padre
-adesso dorme-
-si certo è tardi, va bene un altro giorno, quando vuoi tu-
Leggermente imbarazzata acconsentì
-qualcosa ti preoccupa?-
“ecco che lo fa di nuovo, mi legge come un libro aperto”
-no, tutto bene, presto te lo presenterò, fai il bravo-
-sono un pirata, non posso essere bravo, ma un uomo d’onore si, aspetterò-
Cosi dicendo chiuse la porta dietro di sé, era felice, ma si trovò Regina e Cora a fissarla entrambe sorseggiando  un calice di vino rosso sorridenti.
-che ci fate sveglie voi due?-
-niente, stavamo tenendo una piacevole conversazione tra mamma e figlia e non ci siamo accorte dell’orario-
-ah ah, io devo cambiare casa-
-allora come è andata la cena cara?- disse Cora
-bene, è tardi vado a dormire, buonanotte!-
-secondo te si rivedranno?-
-domani a lavoro sicuro-
-ma no intendevo quel vedersi..-
-vi sentooo-
 
 
 
***
 
 
Dall’altra parte del mondo, il passato di due fratelli stava tormentando le notti di un uomo che aveva scoperto che il primo amore di suo figlio ero ricomparso all’improvviso, e che era ancora forte come 10 anni prima.
Forse aveva sbagliato, ma non voleva altra sofferenza.
 
 
-spiegami perché devo renderti la vita facile? Cosa ti fa pensare che ti meriti una vita facile??-
Disse colpendo il fratello  con tutta la forza che aveva
-e tu spiegami come hai anche solo potuto pensare di toglierle questo bambino?!-
-sarebbe morta, anzi è morta per darlo alla luce, perché hai appoggiato la sua idea?!-
Si inginocchiò piangendo
-l’avevo quasi convinta, poi sei arrivato tu-
-ma lei lo voleva, ti rendi conto di quel che dici? Non avrebbe mai rinunciato a questo figlio per sopravvivere come poi?  Con il rimpianto di averlo buttato, ucciso per egoismo? Il tuo?? C’era la possibilità che si salvasse, perché non tentare?-
-perché tu fai tutto cosi facile, come puoi??-
Si rialzò per scaraventare il fratello a terra, lo prese per il bavero della giacca, e lo fissò negli occhi, era pronto ad ucciderlo, ma poi lo lasciò andare,  si voltò per parlargli, ci pensò un momento e poi
-vattene Eithan, lasciami solo-
-ti prenderai cura di lui? Liam è con lui adesso, sai che lo proteggerà-
-non so cosa farò, ma la faccenda non ti riguarda è mio figlio, anche se mi hai portato via l’affetto di lei.-
-sai bene che non è vero, sai bene che lei a scelto te-
Brennan stava per alzare di nuovo le mani, lui sapeva la verità ma voleva farlo soffrire  non disse e fece nulla.
“so bene che scelse me, ma amò te”
 
 
 
Si svegliò accigliato nel cuore della notte,  prese il cellulare per vedere l’ora e chiamò.
-killian? Ragazzo, scusami è tardi-
Killian prese l’orologio, che era successo per ricevere una chiamata a quell’ora
-è presto zio, sono le 4, è successo qualcosa?-
-no, volevo sapere come stavi, mi hanno avvisato che tutto era finito bene, ma tu non mi avevi più richiamato-
-sto bene, non devi preoccuparti come se..-
-fossi un bambino, lo so, hai 28 anni se adulto, hai ragione, ma per me difficilmente crescerai-
-già, lo so.. allora io..-
-buonanotte Killian..-
-zio? Ho visto Emma-
Eithan rimase in silenzio, gli si fermò il respiro, poi attese
-è sempre bella, e..-
-ti manca ancora..-
-già..-
-tu machi a lei?-
-non lo so… io..-
-scoprilo ragazzo,buonanotte -
-notte-
 
 
 
Bene, ora chi avrebbe ripreso sonno? A volte Killian non capiva lo zio, aveva sempre scoraggiato la ricerca di Emma, gli disse di lasciarla stare perché se lei non lo aveva mai cercato probabilmente si era fatta una vita in cui non c’era spazio per lui.
Pensandoci non era proprio una cosa carina da dire ad un ragazzo quasi morto, ma non era nemmeno del tutto sbagliato.
 
Si mise una mano sul petto, si carezzò la cicatrice nascosta dal collo del cigno e stranamente riprese sonno sognando di navigare su una barca a vela, lui e lei, finalmente… poi un uomo dal volto coperto si avventò su di lui, gli strappò la camicia urlandogli –guarda cosa hai fatto?? Guarda cosa la tua vita ha causato!!-  l’uomo gli strappò il cuore dal petto, lo alzò alto sulla sua testa, Killian era spaventato ma non sentiva dolore, vedeva il suo cuore fuori dal suo petto pulsare vivo e forte, poi l’uomo lo stritolò davanti ai suoi occhi e vide Emma cadere a terra, in preda al dolore
-Fermati, che fai??!!!-
-devi capire cosa hai fatto, devi sapere perché tu sei vivo e lei è morta!-
Emma era morta, era sdraiata senza vita, solo i suoi capelli si muovevano con il muoversi del vento, Killian  vide il pugno stretto dell’uomo, sul polso quel tatuaggio, ora lo vedeva nitidamente, poi l’uomo si chinò su di lui e gli versò la polvere del cuore stritolato dentro al petto, e sentì bruciare, sentì bruciargli dentro, cosi forte da urlare, urlare tanto che bussarono alla sua porta.
-signor Jones? Signore tutto bene? Posso entrare signore?-
Era Clarke, aveva la cabina a fianco della sua, lo doveva aver sentito, si toccò il petto, non c’era nessun buco, nessun taglio tutto sembrava normale-
-è tutto a posto Clarke-
-signore io..-
-lo so, entra-
Killian stava bene, ma da quando era tornato ad essere Killian Jones, era tornato remissivo, Clarke entrò, controllò la cabina e passò il termometro a Killian che lo guardò sorpreso
-veramente?-
-sono gli ordini, per favore signore-
-si, si bene..-
Prese il termometro lo mise sotto al braccio, quando suonò lo ripassò a Clarke
-contento?-
-bene, signore sono le 6, intende riposare ancora? Le faccio portare la colazione per le 9?-
-no, no, intendo scendere adesso, voglio andare in città-
-bene-
-con la moto..-
-signore?-
-con la moto-
-ma-
-con la moto..-
-con la moto, ci dia 10 minuti-
 
 
Aveva bisogno di aria fresca, vento in faccia e di stare da solo.
Quel sogno non era normale, qualcosa lo preoccupava, lo faceva sentire a disagio, aveva sicuramente rielaborato l’uscita con Emma e il tizio dell’immersione, ma cosa c’entravano quelle parole sulla sua vita?
Aveva voglia di chiamare lo zio per chiedergli se qualcosa di quando era bambino poteva essere collegato a quelle parole, lui non ricordava praticamente nulla, tutto ciò che era avvenuto prima della morte di Liam  praticamente era svanito nel nulla, aveva ricordi annebbiati e non riusciva a venirne a capo, di solito Eithan riusciva ad aiutarlo con i ricordi.. poi lasciò perdere, odiava sentirsi cosi indifeso, lo era stato per troppo tempo.
 
Si ritrovò in centro,  fece colazione, e poi in un momento di distrazione prese la moto e sfrecciò via a tutto gas, l’autista dietro di lui imprecò.
-stai tranquillo,  dopo l’ultima volta sorvegliamo la moto dal satellite, lascialo ha bisogno di spazio.-
-come vuoi Clarke-
 
 
Si parcheggiò a qualche casa di distanza da quella di Emma, era ancora presto e non voleva disturbare, ma aveva bisogno di sentirla vicina, era turbato per il sogno, ed era confuso sul da farsi.
 
Se le avesse raccontato tutto lei avrebbe capito?





angolo dell'autrice: ciao a tutti, dovrò assentarmi per un po', ma torno... con una bomba credo XD
Allora i nostri cuccioli qui si sono riavvicinati ma non so quanto possa effettivamente durare, e vedo dell'oscurità latente in uno dei personaggi... chissà...
spero non sia troppo corto
a presto
E.

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Capitolo 8
*** cap 8 ***






Si avvicinò, non voleva essere visto, ma forse si, rimase  immobile e indeciso a pochi passi da casa sua  quasi ad aspettarla uscire per andare a lavoro, ma vide uscire Cora per prima, che lo fissò per qualche istante, e lo salutò con un cenno della mano, bene beccato, pensò.
Poi vide uscire Emma da sola, pensava dovesse portare il figlio a scuola, magari avrebbe potuto vederlo da li, era curioso di vedere.. si esatto di vedere la somiglianza con Neal, era convinto che fosse suo, ma Emma lo intravide, nonostante si fosse spostato poco più indietro, e si diresse verso di lui.
-Jones, adesso mi controlli?-
-no sottiletta, facevo un giro..-
-già- disse lei con sguardo birichino – un giro sotto casa mia.. ok, portami a lavoro allora su, eri qui per questo no?-
-Emma, tesoro, tu non riuscirai mai a leggermi come un libro aperto, come io faccio con te ancora oggi-
Dicendo questo mise in moto, fece un cenno alla macchina che lo aveva raggiunto.
-ma ti seguono sempre?-
-al bagno e sotto la doccia al momento no-
Attese che Emma si sistemasse il casco e poi partì in direzione del porto.
Non era andato li per portarla al lavoro, voleva solo pensare, ed i pensieri lo avevano portato davanti casa sua, voleva parlarle e dirle quel che aveva passato negli anni, voleva dirle dei viaggi, della fuga, del peschereccio.. degli anni passati a nascondersi..
O forse non era ancora il momento.. Ma voleva farlo, presto, molto presto lo avrebbe fatto, voleva riconquistarla e solo con la verità ci sarebbe riuscito, la stessa verità che avrebbe preteso da lei.
 
 
 
 
***
 
 
Era una stanza molto luminosa per essere uno studio pieno di libri e dai colori prettamente maschili.
Libri ovunque, sparsi tra i mobili scuri ed il divano in pelle marrone, l’odore della carta impregnava l’aria della stanza mentre tra i libri un uomo elegante dai capelli neri e gli occhi penetranti osservava dei documenti attentamente, come se fosse in ansia, come se da questi dipendesse qualcosa di importante.
Non aveva mai parlato di quei documenti al nipote, aveva il timore di sconvolgere nuovamente l’equilibrio che il ragazzo aveva ritrovato dopo quella brutta notte, poi la sua scomparsa, i documenti dimenticati in cassaforte, la felicità di riaverlo in casa, la finta dimenticanza di quelle carte, o forse solo la voglia di proteggerlo, o di proteggersi, o di non dover di nuovo soffrire aveva lasciato  quella storia sepolta nella cassetta di sicurezza, ma ora, quegli incubi erano tornati avevano ripreso il sopravvento, e di nuovo  in modo incessante da quando qualche tempo prima incendiarono la piattaforma… da quando lui aveva deciso nuovamente di creare il caos.
 
Eithan non sapeva piu come far fronte a tutti quei pensieri che gli schiacciavano lentamente il cuore in una morsa incontrollabile.
Aveva provato a ricontattare il fratello, aveva provato a farlo ragionare ma Brennan non aveva intenzione di cedere,era sicuramente impazzito, e lui doveva fermarlo a tutti i costi.
 
 
-ti prego Brennan, lascialo in pace, è come me che ce l’hai-
-ti sbagli fratellino, la colpa di quel che è accaduto è di entrambi-
-hai rinunciato alle imprese di famiglia, e non ne capisco il motivo, ma posso ritirarmi e darti la mia quota, ti prego cerca di ragionare-
-non sono i soldi che mi interessano, è la sofferenza, la tua che voglio-
-bene, incontriamoci, dimmi che posso fare, dammi la possibilità di rimediare-
-non puoi rimediare più ormai, puoi solo pagare e per farlo sai bene chi ci andrà di mezzo-
-È tuo figlio Brennan, non puoi veramente volergli cosi male, ha i suoi occhi, non conta nulla per te che il ragazzo le somigli e che ti abbia sempre cercato? Non ha sofferto già troppo?-
-Non è mio figlio, lo sappiamo entrambi…. ora, quel ragazzo non doveva venire al mondo… lo perderai, e forse in quel momento capirai cosa mi hai fatto-
-incontriamoci, parliamone, ti prego non mi hai mai lasciato spiegare, c’è un motivo per tutto questo-
-si, c’è, è quel che hai fatto, solo per riprendertela una notte sei riuscito a togliermela per sempre-
-Brennan, io.. lascia che ti spieghi..-
 
 
Cosi si concluse la telefonata l’ultima volta, da quel giorno Eithan intensificò la sicurezza sulla piattaforma,ma non servì a molto, qualcuno riuscì ad entrare ed appiccare l’incendio,  Killian quel giorno che doveva essere presente, proprio nel deposito incendiato, era stato chiamato per una presentazione sulla terra ferma per fortuna.
Sulle petroliere,c’era il doppio dell’equipaggio, e per spiegare al nipote che erano necessari tutti quegli esuberi, beh non era stato semplice.
La sua scorta non fu un grande problema dopo l’incendio, accettò di essere seguito in quanto membro del consiglio di amministrazione ed unico erede delle imprese ma solo dopo un’estenuante battibecco sulle sue capacità di aver cura di se stesso, specialmente dopo aver passato 5 anni su un peschereccio di cui 2 come mozzo,riuscì ad imporgli una scorta ridotta, ovunque suo nipote potesse andare Eithan aveva predisposto il massimo controllo con o senza la sua collaborazione, suo fratello era impazzito con le buone o con le cattive lo avrebbe fermato, a costo di strangolarlo con le sue stesse mani.
 
Nascosto tra i libri disordinati, immerso nei pensieri quel uomo elegante dai capelli corvini e gli occhi penetranti ripose i documenti nella cassetta di sicurezza, poi in cassaforte ed uscì per andare ai cantieri come ogni giorno.
E come ogni giorno aveva in mente solo una cosa: trovare suo fratello e rinchiuderlo.
 
 
 
***
 
 
 
 
-eccoci arrivati Swan, sicura di non voler fare colazione prima di entrare e lasciare questo affascinante povero ricco ragazzo da solo?-
Emma si girò a sorridergli e nel mentre arrivò David con due caffè
-scusa Jones, non eri previsto-
-David?! Ma ti pare..Emma tesoro, ci sentiamo dopo- cosi dicendo si avvicinò alla guancia di lei per darle un bacio, lei si rigirò di scatto e finirono per sfiorarsi le labbra, la scossa  lasciò entrambi incantanti persi nei reciproci occhi, tanto che David dovette tossire più volte per spezzare quel legame di sguardi, che avvampò nei loro volti.
-Jones, ti senti bene amico? Hai le orecchie rosse- disse sogghignando David
Killian si grattò dietro l’orecchio destro, esattamente come faceva da ragazzino, Emma non potè non notarlo e guardarlo come lo avrebbe guardato anni fa, persa nella sua tenerezza.
-ti passo a prendere?-
-no, no devo fare delle commissioni con Regina-
-bene, oh.. bene-
-ti chiamo se vuoi ok?-
-ok, si a dopo Swan-
 
-Emma spiegami che cosa c’è tra voi due, di nuovo, perché credo di essermi perso qualcosa tra ieri sera e questa mattina-
-smettila di prenderlo in giro, ricordati che è il mega capo della mega compagnia -
Disse lei sbeffeggiando David, che le sorrise e le diede il caffè facendole cenno di precederlo in ufficio.
-dai mettiamoci al lavoro e chiudiamo questa faccenda petroliere-
 
Cosi dicendo Emma prese il telefono per accordarsi con le squadre di recupero delle cisterne, i progetti di Killian erano ingegnosi, quelle cisterne potevano essere estratte dalla nave una volta svuotate e portate via senza danno alcuno all’ambiente, era affascinata da come aveva progettato il tutto e da come aveva pensato alla salvaguardia del mare, ma forse per lui, che amava il mare in modo incondizionato, era normale pensare di proteggerlo prima di ogni altra cosa.
Si passò le dita sulle labbra, forse potevano ricominciare, forse potevano parlare e chiarirsi..
 
 
***
 
 
Un enorme boato fece accendere tutte le sirene, Emma e David uscirono di corsa dall’ufficio, davanti ai loro occhi la petroliera semi affondata era un tizzone ardente, pronta per eruttare come un vulcano in mille scintille e in mille pezzi, sarebbe stato un vero disastro.
Emma si diresse al motoscafo e David la fermò
-sei impazzita?-
-David ci sono persone che stanno lavorando su quella nave? Bisogna aiutarli?-
-Emma, Emma, ragiona, noi due non possiamo fare nulla, con quel motoscafo se non suicidarci, chiama i soccorsi e poi Jones, io chiamo la petroliera gemella, per vedere se da loro è tutto regolare, andiamo-
 
 
 
 
 
***
 
“avanti Killian, rispondi al cellulare, dimmi che come mi hai lasciata non sei salito su quella nave, avanti… rispondi..”
-Emma allora?-
-no, non risponde, ma  i soccorsi sono arrivati ora-
-vedrai che starà parlando con gli avvocati e non può risponderti- disse David cercando di infonderle speranza
-si, sarà cosi- “ma il mio Killian non avrebbe mai ignorato una mia telefonata..” pensò
 
 
***
 
“avanti ragazzo, rispondi al telefono…” disse tra se Eithan
-preparate l’aereo non ho intenzione di restare qui un momento di più-
-signore c’è la riunione del consiglio tra poche ore-
-non me ne frega niente  del consiglio!! Io sono il padrone qui dentro!! Ho detto di prepararmi l’aereo, è ora che veda di persona questo incidente con le petroliere!!!-
-certo signore, saremo pronti tra massimo 90 minuti-
-sbrigatevi!-
 
“Brennan prega di non esserci tu dietro a tutto questo altrimenti nemmeno scappare su di un’isola deserta ti potrà salvare da me!”
-CLARKE!!! Dannazione rispondi a questo telefono!!!-






angolo dell'autrice: eccomi di ritorno, scusate per l'assenza, allora forse il capitolo è un po' corto, ma ho cercato di delineare un po' di più la storia, confesso che scrivere AU non è proprio facile ed a volte vorrei scrivere un sacco di cose e mi trovo a pasticciare con i periodi..
spero vi piaccia
a presto!
Ethy

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Capitolo 9
*** cap 9 ***






-signore la Jolly Roger non ha, al momento,subito danni, ci stiamo allontanando dalla gioiello del reame, appena la situazione sarà sotto controllo potremo riavvicinarci-
-Clarke ci sono persone li sopra non possiamo ignorarlo- dicendo questo Killian si diresse sul ponte in direzione del relitto, ma Clarke lo strattonò per il braccio sinistro, Killian si girò sprezzante
-come osi?-
-signore, ho degli ordini ben precisi, con il suo consenso o senza io devo portarla al sicuro, al sicuro al momento è lontano dalla gioiello del reame-
Killian non si arrese, fece finta di acconsentire e poi gli un bel pugno in faccia, Clarke non vacillò nemmeno, era molto piu alto e ben piazzato di Killian.
-mi scusi signore- dicendo questo gli diede un pugno e lo stese a terra, lo prese in braccio come fosse un bambino e diede l’ordine al capitano della nave di allontanarsi al più presto, mentre si dirigeva verso la cabina di Killian.
Adagiò il ragazzo sul letto ancora leggermente stordito, prese il telefono ed avvisò Eithan che tutto era in ordine per quanto riguardava il nipote.
-Clarke te la farò pagare per questo- disse toccandosi la mascella dolorante
-lo so signore, ma non posso dire che non mi sia piaciuto-
-ah è cosi, bene allora pagherai doppio-
-come desidera.-
-bene ci stiamo allontanando quindi ora puoi lasciarmi, no?-
-no, non credo. E’ una situazione di emergenza e sa benissimo che in queste situazioni le devo stare incollato…-
-gia… come una fastidiosissima gomma sotto la scarpa-
Clarke sbuffò in una risatina, quel ragazzo era tremendo, non gli mancava mai la battuta oltre ad essere molto perspicace, era contento di lavorare per lui, aveva visto quel che sapeva fare e soprattutto quanto fosse di sani principi nonostante fosse ai vertici di una compagnia cosi grande.
-si signore esatto-
 
 
 
***
 
 
-Emma guarda la Jolly Roger si sta allontanando- disse David osservando il viso preoccupato della ragazza
-si, ho visto-
-vedrai che starà li, poi ha le guardie del corpo, pensi che gli lascino fare delle stupidaggini?-
-penso che sarebbe capace di sparirgli sotto il naso-
-beh, su questo hai ragione non sembra un tipo tranquillo-
-in realtà lo è, o, lo era, o, almeno cosi pensavo, ma ha sempre avuto una luce, un guizzo negli occhi che lo rendeva misterioso pure sulla sedia a rotelle-
-Emma, non era una semplice cotta tra adolescenti finita un po’ male vero?-
Emma sospirò, cosa poteva rispondere? Si hai ragione non era un’infatuazione, non era un amore giovanile.. eppure ci siamo separati perché ero terrorizzata dalla sua completa dedizione per me? Che vita avremmo avuto se non fossi stata cosi stupida, se non avessi avuto cosi paura di dirgli subito cosa mi preoccupasse?
-no, ma io sono stata una ragazzina stupida David, ho avuto paura ed ho incasinato tutto-
-beh, io credo che possiate rimediare, quando vedervi insieme è come vedere una coppia che non si è mai separata, non so come sia possibile, ma è cosi. Il vostro legame è forte, non perderlo di nuovo Emma-
Lei si girò a guardarlo con gli occhi luccicanti e ben aperti, aveva ragione non doveva perderlo di nuovo, in nessun modo. Si girò di scatto per andare a cercare in modo confuso e agitato qualcosa sulla scrivania.
-Ehi che ti prende?-
-David, questo, cercavo la copia della relazione sul sabotaggio, mi aveva chiesto se riconoscevo un disegno..-
-un disegno?-
-si aveva visto sul polso del sabotatore un tatuaggio, una fenice, ma non lo aveva riconosciuto subito, poi gli è sembrato famigliare.. David io credo si stia mettendo nei guai, in guai seri.. e non voglio perderlo di nuovo-
-ok, ma cosa hai intenzione di fare?-
-quello che so fare meglio, ricerche, troverò quell’uomo-
-Emma tu, ti stai mettendo nei guai adesso-
-no fidati di me, faremo le cose secondo le regole-
Si guardarono negli occhi e poi con un cenno del capo David prese la relazione e si mise al computer per cercare qualche indizio, mentre Emma cercava informazioni su qualsiasi cosa riguardasse il tatuaggio di una fenice.
 
 
 
 
***
 
 
 
-tra qualche ora saremo arrivati signore-
-bene, andremo subito alla Jolly Roger-
Eithan poggiò la testa sullo schienale del sedile e buttò fuori l’aria con un sospiro che se non avesse respirato per tutte quelle ore di volo già trascorse, finalmente Clarke lo aveva richiamato, era tutto a posto, cioè Killian stava bene, era al sicuro, il resto non contava.
Avrebbe mandato in malora tutto pur di tenerlo al sicuro, Killian aveva il suo patrimonio, aveva fatto molti investimenti per garantire al ragazzo un futuro agiato anche in assenza del loro impero, inoltre quel patrimonio era intoccabile, quindi era pronto ad affondare tutto pur di prendere il fratello  e fermare quel folle piano omicida.
 
Rilassato dalla notizia di Clarke, lentamente prese sonno…
 
 
 
-Eithan? Eithan sei sveglio?-
-Helena che ci fai in giro a quest’ora? Dovresti essere tra le braccia di Brennan, sai quanto è geloso-
-abbiamo litigato-
-ok, ma non devi venire da me, sai bene quel che pensa, da quando sono tornato..-
-Eithan, sono passati anni da quel momento-
-già, e ancora mi sento un estraneo in casa mia-
-non dovresti.. dovresti odiarmi invece, per quel che ti ho fatto..-
-odiare te?- disse Eithan mandando giù tutto di un fiato un generoso bicchiere di liquore ambrato
-so bene quel che successe,e non ti odio affatto, probabilmente avrei fatto lo stesso anche io. Sono stato disperso per due anni Helena, avevi il diritto di rifarti una vita-
-si, ma forse non con tuo fratello-
-lui ti ha sempre voluta tesoro, sempre, anche quando tu scelsi me, lo capisco bene, non posso biasimarlo per averti corteggiata-
-se solo avessi aspettato..-
-cosa avresti aspettato? Per quanto ne sapevi io ero morto, e se avessi aspettato non so chi, adesso non avresti Liam, è un bambino adorabile, ti somiglia, ed io adoro il mio nipotino-
Dicendo questo l’uomo mandò giù un altro bicchiere, pensava veramente quel che aveva appena detto, ma faceva male, veramente male essere li e sostenere quella conversazione, non aveva mai smesso di amarla, e questo era l’unico motivo per cui era sopravvissuto due anni in quella prigione.
-dai tesoro, raccontami perché avete litigato, conosco mio fratello e la sua gelosia, scommetto che non è nulla di grave o irrimediabile-
Fu in quel momento che lei si rattristò, e poi lo guardò con quella luce nello sguardo da mettere i brividi, le era venuto in mente qualcosa, ma cosa?
 
 
Le risate irrompevano il silenzio di quella serata, come se nulla fosse cambiato dal tempo in cui sognavano un futuro insieme…
 
 
-tesoro, dai è ora di andare a dormire, si è fatto veramente tardi-
-hai ragione, dai che ti accompagno che non credo che tu ti regga in piedi-
-so badare a me stesso amore mio- disse Eithan barcollando leggermente alzandosi dalla poltrona
-mio caro, io non ho bevuto-
-già tesoro tu non hai bevuto, perché?- lei lo prese sotto braccio e lo aiutò a stare dritto, i loro volti erano vicini, come non lo erano mai stati da anni, i loro sguardi si intrecciarono, lui si protese verso di lei, avevo nostalgia delle labbra di rosa che lo avevano fatto innamorare molti anni prima, quando lei lo fermò con una mano sulla sua bocca.
-io, non posso, Eithan, vorrei ma non posso-
-lo capisco e scusami non avrei dovuto- si staccò leggermente da lei sembrò non trovare l’equilibrio ma poi poggiando una mano sullo schienale della poltrona riuscì a sorreggersi e voltarsi verso di lei.
-andiamo a dormire tesoro, sarai stanca e Brennan…-
-lui tornerà domani mattina, abbiamo discusso troppo-
-ma dai, cosa vi ha fatto discutere cosi tanto? In che collegio mandare Liam? Su Helena, litigate troppo ultimamente-
-no, è che sono incinta Eithan..io-
Tutto l’alcool bevuto fino a quel momento sembrò scivolargli via dai piedi congelandogli il cuore.
-No, non puoi.. Helena, non puoi.. sai cosa rischi.. lo sai.. perché lo avete fatto?-
-io l’ho fatto.. io lo voglio,  io non voglio rinunciarvi e lui… beh lui…- dicendo questo iniziò a piangere
-shhh piccola mia non fare cosi, ti prego, domani ne parleremo di nuovo, sentiremo tutti gli specialisti del mondo se necessario, ti aiuterò, ma non piangere, promettimi pero’ che se non ti daranno speranza.. tu..-
Non fece in tempo a finire la frase, lei lo baciò, non riuscì a ritrarsi, ricambiò il bacio con tutta la passione assopitasi in quegli anni, l’aveva amata e l’amava ancora come il primo giorno, l’avvolse nel suo abbraccio, era cosi minuta, continuò a baciarla e con le mani le strinse la schiena come per paura di perderla, di sentirla svanire lasciandogli il petto vuoto e dolorante..
-ti prego tesoro, ti prego fermami-
-io non voglio fermarti, ti prego..-
 
Si amarono quella notte, come se nulla fosse cambiato.
Il mattino dopo lui si trovò da solo nel suo letto senza traccia della donna, come se tutto fosse stato un sogno, si sentì stordito dall’alcool bevuto, pensò di essersi immaginato quei baci, e quei brividi sulla pelle dei piccoli morsi di lei, si ributtò sul cuscino cercando di ricordare.
 
 
Alla colazione Helena e Brennan, sorridevano felici, lei lo guardò in un lampo, aveva quel guizzo negli occhi, no aveva sognato, era cosi frustato che aveva sicuramente sognato.. doveva trovarsi una fidanzata al più presto, in fondo era uno scapolo d’oro.. una qualsiasi ma doveva trovarla in fretta.
 
 
 
 
Quando si riprese, si accorse che stavano sorvolando la città in attesa di atterrare, prese il portafoglio e guardò la foto di Helena, aveva gli occhi lucidi, aveva i brividi, gioia ed oppressione al cuore.
“mi giocasti un brutto tiro quella notte tesoro, ma grazie, hai impedito che mi rovinassi la vita, mi hai dato la vita, grazie amore mio”
 
 
 
 
***
 
-signore vostro zio è atterrato adesso-
-bene Clarke, grazie ora si che mi sento meglio, mi metterà dentro una teca-
Clarke non riuscì a trattenere un sorriso alla sua affermazione
-la prego, non dica cosi, sa bene quanto lui tenga..-
-a me, lo so.. anche io gli voglio bene, ma non voglio che viva sotto una campana di vetro per paura che si rompa-
-ma lei…-
-già.. sono stato un po’ gracilino da ragazzino, ma ora sto bene, sono normale, anzi faccio cose pericolose.. sono audace, ma scaltro.. ti prego fammi uscire da qui, non costringermi a picchiarti Clarke-
Questa volta rise di gusto, era una provocazione inutile e lo sapeva benissimo anche Killian.
-appena arriverà suo zio sarà libero di pascolare sulla nave senza restrizioni-
-grazie…- disse sprezzante il ragazzo offeso “pascolare mi ha detto…”
 
-questo posso usarlo?- indicando il cellulare
Clarke non disse nulla, Killian prese il telefono, si accorse delle chiamate di Emma, probabilmente era preoccupata, aveva voglia di chiamarla ma non di far sentire tutto allo scimmione accanto a lui, cosi le mandò un messaggio.
*Swan, tesoro sto bene e tu?*
 
 
 
 
note dell'autrice: ciao a tutti, questo capitolo, forse è un po' di passaggio ma serve a spiegare meglio ed a preparare il terreno per i prossimi, le informazioni sono tante, ero indecisa se lasciare più misteriose certe situazioni, ma è anche vero che non ho spiegato tutto tutto.. ci sono dei punti ancora oscuri, ma li esploreremo prossimamente.
i nostri piccioncini al momento si cercano, si preoccupano l'uno dell'altro e David ha capito che ciò che li lega è molto forte.
spero vi piaccia,al prossimo aggiornamento
Ethy

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Capitolo 10
*** cap 10 ***







*Killian, dove sei?*
*sulla Jolly Roger, ovviamente, prigioniero di mr muscolo*
*prigioniero?*
*Clarke*
*:-D allora posso non preoccuparmi, digli che lo adoro*
*spiritosa tesoro…davvero. SCORDATELO*
*ok, quando puoi devo parlarti*
*del nostro prossimo appuntamento in cui avviserai che farai l’alba?*
*della fenice*
 
Killian non rispose più ai messaggi, si era incupito al pensiero della fenice, perché quel tatuaggio gli sembrava famigliare, lo aveva già visto, ma non ricordava proprio dove, doveva ricordarsi di chiederlo allo zio, dopo l’incidente con Liam aveva dei vuoti che non riusciva a colmare.
Si rattristò ancora di più pensando al fratello, ed ai ricordi mancanti, aveva paura che anche Liam svanisse lentamente e diventando ofuscato ed opaco come la maggior parte della sua vita prima di quel tragico giorno.
 
 
Se Killian si era stranito, questo Emma non poteva saperlo con certezza ma dalla mancata risposta non poteva essere altrimenti, stava sicuramente pensando a qualcosa, qualcosa che lo avrebbe messo nei guai presto.. innervosita aveva bisogno di distrarsi.
 
-Sorellina, ho sentito del disastro tu tutto bene?-
-si, si sto facendo delle ricerche, come va a casa? Henry?-
-tutto tranquillo, senti.. lo so che non devo insistere ma sei riuscita a parlare con Jones?-
-No Regina, ancora no, è difficile parlarci, spiegargli, e.. non sono sicura di volerglielo dire..-
-COSA?-
-Regina, voglio che torni per me… è egoistico?-
-no, non lo è, è normale, finisci il tuo lavoro e torna a presto a casa.. –
-va bene, grazie..-
 
 
Emma dopo aver sentito Regina si sentì meglio, era veramente un toccasana quando parlava con lei, sapeva sempre come dirle le cose per darle una smossa, sia in negativo che in positivo, riusciva a farle smuovere qualcosa dentro che le dava la forza di proseguire, si sentiva fortunata nell’averla nella sua vita.
Con questi pensieri riprese le ricerche della fenice, tatuaggi, movimenti politici, sette religiose, cercò ovunque fino a quando trovò un trafiletto di giornale in cui si parlava dell’incendio scoppiato in una piattaforma per l’estrazione di petrolio, incendio divampato in uno dei depositi, due anni prima, “strano” pensò, “un incendio in una piattaforma.. incidente o…”  la foto riportata era in bianco e nero e troppo piccola per riuscire  a capirci qualcosa, ma riconobbe Eithan sulla foto, “ma cosa c’entra tutto questo con la fenice, forse perché la piattaforma è risorta.. forse perché.. “ Emma scaricò le pagine, cercò il codice sorgente della pagina e trovò che la foto stessa si chiamava fenice…
“un abbaglio allora, un caso che ci sia proprio Eithan..”
Non lo aveva mai fatto prima, perché avrebbe mai dovuto farlo, passò il pomeriggio a cercare informazioni sulla famiglia di Killian.
Fare una ricerca su quella famiglia sembrava roba da bambini, ma sapeva benissimo che più informazioni c’erano e più era difficile trovare dettagli veri, non scritti dai giornalisti per vendere articoli sulle disgrazie altrui, ma informazioni reali e che ai media possano sembrare di poco conto.
Sapeva che proprio quelle piccole insignificanti informazioni erano la chiave per trovare la verità, lo aveva capito quando aveva cercato i suoi veri genitori.
“Eithan Jones, disperso..”
“Eithan Jones, promettente futuro dell’alta dirigenza prende il posto del fratello Brennan scomparso dopo la morte del figlio maggiore”
“Brennan Jones.. su di te non c’è nulla..qualche foto?”
Cercò negli archivi delle scuole, entrando con le credenziali di Eithan, era stato facile trovarle.. quell’uomo viveva per Killian..
viveva per Killian…
 gli riecheggiò nella mente come se fosse una cosa importante da non dimenticare, ma era suo zio, era normale che tenesse al nipote, figli suoi non ne aveva, in più Killian era stato un ragazzo difficile, ammalato per anni, chi non si sarebbe preoccupato?
“eccoti” pensò sbirciando una foto degli annuali sportivi, c’era entrambi i fratelli. Emma rimase colpita da come Eithan fosse cosi diverso dal fratello, dalla somiglianza con Killian aveva sempre pensato che fossero molto simili, e poi notò qualcosa.. lì sull’avambraccio c’era.. un segno, un disegno.. un.. tatuaggio…
Come se il tempo si fosse gelato Emma sentì un brivido correrle sulla schiena
“no.. non può essere…”
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
-ciao zio, puoi dire a Gozzilla che vorrei uscire da questa cabina..-
Eithan sorrise, fece cenno a Clarke, che si alzò ed uscì dalla stanza
-bene, starà mettendo il silicone sulla porta adesso-
-Killian, non essere cosi sarcastico, puoi uscire, poi fare quel che vuoi, se ti porti dietro Clarke, che non credo sia contento di sentirsi chiamare Gozzilla dopo tutto quello che fa per te, e basta che non provi ad andare sul quel che resta della gioiello del reame-
-praticamente mi sento un canarino che va a spasso con tutta la gabbia-
-ragazzo, perché non pensi.. a fare.. cose da ragazzo invece di cercare di giocare a salvatore del mondo?-
-salvatore del mondo? Voglio sapere che succede!! Perché si divertono a incendiare le nostre proprietà? Ci sono altre compagnie come la nostra, stiamo attenti all’ambiente, perché sabotarci e creare un disastro ambientale? Voglio sapere chi e perché fa questo!-
-lo capisco, ma non puoi lasciare che me ne occupi io?-
-ma tu non stai facendo nulla!!!-
-ma tu non mi dai fiducia ragazzo..-
-sono più di due anni che aspetto di vederti fare qualcosa a riguardo, forse era meglio se non tornavo-
Eithan si alzò in piedi, Killian rimase sdraiato sul letto con lo sguardo incollato agli occhi dello zio in atteggiamento di sfida, se prima Eithan aveva la collera bruciargli dentro, bastò fissare quel mare azzurro come il cielo e burrascoso come il mare per non dire più nulla, per non rispondere male al nipote su quel che poteva sapere o non poteva dire..
-vai Killian, vai da lei, parleremo di questa faccenda più tardi-
 
Senza parlare si alzò, senza salutarlo uscì e schioccò arrogantemente le dita a Clarke che lo seguì
 
 
-voglio andare da Emma, voglio portarla a cena fuori, scegli tu un posto elegante, voglio il mio smoking e fai recapitare un vestito lungo, di  tiffany a casa sua.-
-non preferirebbe fare da solo certe scelte signore?- chiese Clarke stizzito dall’atteggiamento del ragazzo.
-devi starmi incollato, devi portarmi a spasso, devi sempre sapere dove sono, e  tra poco mio zio ti chiederà anche di stare in camera da letto con me nel caso vada a letto con lei così per essere sicuri che non voglia farmi del male..- Killian si interruppe, guardò Clarke e riprese -bene, mi starai incollato, e ti lascerò incollato se  farai le telefonate che servono per quel che ti ho chiesto, o potrei  prendere la moto, andare in giro, fermarmi e regalarla al primo che mi capiti con  in cambio anche solo una bicicletta sparendo dalla tua vista…-
Clarke serrò i pugni e Killian lo guardò divertito –bene, ci siamo capiti. Andiamo voglio andare il piu lontano possibile da qui..-
 
 
 
 
Killian si precipitò dentro l’ufficio di Emma come una furia, senza tener conto di chi ci fosse o meno, entrò spalancando la porta, aveva dentro la rabbia che gli ribolliva, i suoi occhi nonostante il colore erano fiammeggianti e David se ne accorse immediatamente, si parò davanti a lui cercando di capire cosa effettivamente volesse cosi minaccioso.
-Jones, a che devo la visita?-
-David, piacere di rivederti, Emma?-
Emma era ancora concentrata nelle sue ricerche quando sentì i passi pesanti di Killian varcare la soglia della sua stanza, nonostante le rimostranze di David.
-ciao Swan, io.. io..- di fronte a lei tutta l’arroganza spariva, fece un respiro profondo e perse quello sguardo minaccioso in un baleno.
-Emma?- chiese David
-E’ tutto ok-
-ok, vi lascio-
Emma si alzò dalla sedia, accostò la porta passando dietro a Killian, e salutò Clarke che rimase nel corridoio.
-Ehi Capitano che ti è capitato, sembri sconvolto-
Lui l’abbracciò senza spiegazioni, vederla lo rendeva diverso,  si sentiva tranquillo con lei, le carezzò i capelli e sprofondò il viso nell’incavo del collo alla ricerca del suo profumo. Lei si lasciò abbracciare, lo conosceva bene e sapeva che a breve le avrebbe raccontato cosa lo stesse preoccupando, e se non era cambiato nulla, sapeva che abbracciarla lo rendeva più calmo, perdeva la rabbia che accumulava quando ancora faticava per reggersi in piedi, immaginò fosse la stessa cosa per la rabbia repressa per qualcosa accaduta poco prima.
-vieni sediamoci, raccontami-
-non ho molto da raccontare, sono stufo di essere sorvegliato, e sono stufo di vedere andare in fumo…-
-le tue proprietà?- lui annuì –lo capisco, ma devi stare tranquillo, abbiamo allertato le autorità dell’incendio, non passerà inosservato, indagheranno, ci sono persino i militari a piantonare la nave-
-ma sono riusciti a creare ulteriori danni nonostante tutta questa allerta.. no c’è qualcuno che sta facendo il doppiogioco..- disse lui spostandosi un ciuffo di capelli con la mano.
Emma rimase in silenzio, non poteva dirgli cosa aveva scoperto negli annuari della scuola dello zio, avrebbe incasinato tutto di nuovo, avrebbe fatto le cose secondo le regole e Killian era parte lesa, non poteva dirgli nulla.
-Emma? Scusa tesoro, ti ho assalito, tu stavi lavorando… e cosa dovevi dirmi riguardo alla fenice?-
-no, no, io si, ma non… sono felice di averti qui, e ci stiamo lavorando, stiamo facendo delle ricerche…- disse sorridendo cercando di nascondere la preoccupazione che Killian notò ugualmente e proprio mentre stava per dirle che non poteva nascondergli nulla, squillò il cellulare di lei.
-Ehi ragazzino, tutto bene? Ah, davvero? C’è scritto tiffany? Non avrai aperto il biglietto vero? Ok, va bene, a dopo, ciao-
-sembra che qualcuno abbia recapitato a casa mia un enorme pacco proveniente da tiffany.. tu ne sai nulla?-
-chi io? tesoro assolutamente niente- disse ridacchiando.
-bene, allora sembra che dovrò andare a casa per vedere se c’è stato un errore di consegna.. ma c’è tempo.. ti va un caffè e mi racconti bene che ti ha preso? E cosa hai fatto alla faccia? Sai che David stava per dartele quando ti ha visto entrare come una furia?-
-uhh.. avvisa David che il gorilla qui fuori, picchia duro e che è abbastanza granitico, posso assicurarglielo io personalmente-
-cioè Clarke? È stato lui? Ma tu che hai fatto per meritartelo?-
-io?? Niente.. mi credi capace di fare qualcosa di male?-
Lei lo guardò con un lieve rimprovero divertito nello sguardo, aprì la porta e  disse
-Clarke!! Complimenti bel colpo!- e poi sparì verso la macchinetta del caffè.
Killian si alzò fece un giretto della stanza, notò la fotografia di un bimbo di 3-4 anni a fianco al pc, probabilmente era Henry, era molto carino, le somigliava, istintivamente cercò qualcosa di Neal, ma il bambino era piccolo in quella foto, poi girò lo sguardo verso il monitor del computer, sembrava spento, ma bastò muovere il mouse per riaccenderlo e vedere la foto degli annuali scolastici di suo padre e suo zio…
“che diamine stai cercando Emma?” pensò, poi vide quel disegno, quello stesso disegno sul braccio e sbiancò, si spostò subito dal pc, si rimise seduto appena in tempo prima dell’arrivo di Emma.
-Killian il caffe era finito, va bene un po’ di cioccolata?-
-Mi sono ricordato che devo fare alcune, emm..commissioni, per questa sera.. per noi.. ecco.. devo andare ci vediamo a casa tua piccola-
Non la guardò nemmeno in viso, come il vento soffiò via e Clarke con lui, percorse l’ufficio a grandi falcate, appena uscito sbuffo e rise.. come se fosse impazzito.
“dovevo pensarci prima… dovevo capirlo…dannazione..”
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
-mamma io voglio conoscerlo-
-tesoro è presto per presentartelo-
-no, non hai capito, devo conoscerlo, insomma se ti fa soffrire deve fare i conti con me-
-sei adorabile ragazzino lo sai?-
-tranquillo Henry se la vediamo piangere lo andiamo a picchiare io e te- disse Regina sorridendo al piccoletto.
-lo tratterai come tratti i tuoi assistenti?-
-anche peggio, garantito-
-wow,wwow ci sto, ok vado a giocare con i videogiochi-
-grazie Regina, non avrei saputo fare di meglio-
-ma io non scherzavo mica.. sono pronta a metterlo a tappeto, lascia ti sistemo  i capelli-
 
Emma era incantevole nel suo vestito, era del colore delle nuvole cariche di pioggia, sfumava dal bianco all’azzurro al grigio perla, nella scatola ovviamente c’erano le scarpe in tinta, i guanti, e dei gioielli ed una piccola tiara per l’acconciatura.
-certo che Jones ha pensato a tutto, mi chiedo quante donne abbia corteggiato.. scusa, non..-
-no, no, lo so cosa intendevi, ma era cosi anche da ragazzino, è sempre stato d’altri tempi.. ed i soldi non gli sono mai mancati..-
-mamma sei bellissima, ma davvero lo conoscevi già?-
- e tu da quando hai imparato ad origliare eh??-
-Henry, dovevi ascoltare solo, poi potevi chiedere a me dopo senza farti scoprire!-
-Regina!!-
-Emma non mi guardare con quella faccia, o farai tardi.. –
Non fece in tempo a finire la frase che suonò il campanello della porta di casa dove un Killian in smoking grigio scuro quasi nero era in attesa della sua Swan con in mano un piccolo bouquet formato da mughetto e non ti scordar di me.
 
-sei bellissima, andiamo?-
La prese sottobraccio, le diede i fiori, le aprì lo sportello e salì al suo fianco.
 
-ok Regina, sputa il rospo, perché mamma conosce quel Jones Re della città fin da piccola?-





angolo dell'autrice: eccomi qui di nuovo, intanto vi ringrazio per i commenti e anche per farmi notare gli errori :)
la storia ed i restroscena del passato non sono ancora finiti, c'è ancora un bel po' da scoprire ed i nostri personaggi potrebbero essere confusi sulle verità che credono di aver scoperto.. cmq... sappiate il prossimo capitolo sarà incentrato sui nostri tesorini preferiti, che finalmente avranno qualche momento di calma e pace, insomma quelli che non ci regalano mai nella nostra serie preferita   >_<''
spero vi piaccia il proseguo della storia e ci vediamo presto per il prossimo..
a presto Ethy

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Capitolo 11
*** cap 11 ***







Regina rimase impassibile alla domanda del bambino, cercava di trovare le parole adatte per spiegargli la loro conoscenza ed allo stesso tempo senza dover approfondire troppo il discorso.
-beh.. Emma stava in una casa famiglia prima lo sai, ed un giorno fece una bravata con i suoi compagni, entrò nella villa dei Jones e rimase nascosta fino a quando Killian non la trovò-
-ah, è da allora che sono diventati amici?-
-beh credo di si-
-ma a lui piace la mia mamma?-
-Emma è molto bella-
-lo penso anche io che sia molto bella, come lo sei tu-
-grazie piccolo, bene abbiamo chiarito i tuoi dubbi?-
-per ora si, vieni ti faccio vedere-
-dove mi porti?-
-ti mostro una cosa-
Henry portò Regina in camera sua e da un libro estrasse una fotografia abbastanza sgualcita, ritraeva una giovane Emma a fianco di un ragazzo seduto su di una sedia a rotelle.
-è lui? È lui Killian Jones? Perché stava su una sedia a rotelle? Non mi sembra sia malato-
-dove l’hai presa?-
-l’ ho trovata nei vecchi libri di mamma, mi piaceva e poi lui non so, mi sembrava famigliare..-
-si quel ragazzo è Killian, a quei tempi stava male, sui giornali scrissero che aveva problemi al cuore, una malformazione che lo rendeva debole e che spesso glielo faceva fermare, è stato operato molte volte ed ora sembra che siano riusciti a sistemare questo difetto-
-non potevano fare un’operazione unica?-
-beh se avessero potuto penso di si, ma sai non è facile operare il cuore di un bambino, perché i bambini crescono quindi devo stare molto attenti-
-ma qui è grande non è un bambino come me-
-ma lui aveva questo problema da quando è nato, ed hanno potuto aiutarlo poco alla volta-
-dici che ha sofferto molto?-
-sicuramente non è stato facile-
-quindi non farà piangere mamma, sa cosa vuol dire soffrire, no?-
Regina abbracciò quel piccolo e tenero ragazzino
-beh, io credo che voglia molto bene a tua madre, e farà di tutto per non farla soffrire, ma sai gli adulti a volte non lo fanno a posta a farsi del male, ma non credo sia questo il caso. Dai andiamo a mangiarci il gelato davanti a Dragons Trainer cosi mi spieghi bene questa storia dei cavalieri dei draghi che non ho capito bene, visto che i vichinghi li odiavano i draghi-
-ok, ma io voglio il cioccolato-
-affare fatto! -
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Durante la cena Killian tentò di raccontare ad Emma un po’ del suo passato, sorvolò sulla delusione di non averla mai vista in ospedale  e sull’ultimo intervento fatto, le raccontò invece che dopo la specializzazione all’università trovò un peschereccio che non si rifiutò di prenderlo a bordo come mozzo, molti lo avevano rifiutato perché sapevano chi fosse, ma quest’ultimo no, cosi che iniziò a doversela cavare da solo, di come fu difficile ma allo stesso tempo fantastico poter contare sulle proprie forze senza l’aiuto di nessuno e soprattutto riuscire a far da solo, riuscire a rendersi utile, e ricevere anche i complimenti del capitano.
Mentre raccontava Emma era incantata dalle sue parole, era sempre stato bravo a raccontare storie, sapeva come renderle interessanti e sapere che tutta questa avventura fosse la sua vita era sorprendente.
 
-ma perché ti hanno permesso di fare il mozzo, il capitano di questo peschereccio non sapeva chi eri?-
-si, ma credo abbia chiuso un occhio, e gli sono grato per averlo fatto, mi ha permesso di essere me stesso. All’inizio mi trattavano male, poi ho guadagnato la loro fiducia e mi sono sentito veramente un membro dell’equipaggio –
-capisco, ma tuo zio?-
-beh io.. me ne sono andato e basta..-
-e non ti ha trovato?-
-anche se l’ha  fatto, non mi ha mai fatto sapere di averlo fatto-
-E dopo che hai fatto?-
-niente sono stato anni con loro, e poi ho cercato altro.. e poi sono tornato. Emma tu che hai fatto in questi anni?-
Eccola là, la domanda fatidica, sperava di non doverla sentire, non aveva ancora pensato ad una risposta convincente senza dovergli spiegare tutto.. almeno ancora non le sembrava il momento adatto.
-tesoro non voglio sapere.. quel momento, ma cosa hai fatto in questi anni.. non ho mai smesso di pensarti in verità, nonostante mi fossi ripromesso di dimenticarti.-
-beh ho passato un periodo difficile, mi sono messa nei guai e sono finita in prigione con l’accusa di furto, un furto che non avevo commesso, poi Henry.. e poi Cora Mils non so come mi ha scelta come compagnia per sua figlia e da allora sono diventata parte della loro famiglia-
-sei felice di loro?-
-si, molto, ho potuto finire gli studi e il lavoro, mi hanno incoraggiato molto ed eccomi qui…-
Killian le  carezzò il dorso della mano con il pollice, in piccoli e delicati movimenti, e titubante le chiese quasi rassegnato – ti sono mancato mai?-
Emma stava per ritrarre la mano, poi leggendo la tristezza della paura della verità nei suoi occhi azzurri, quegli occhi tanto brillanti, allegri e cupi a seconda del suo umore, si fece coraggio.
-si, mi sei mancato, da morire..ma..io..-
-ma non ci siamo cercati.. non fa nulla Swan, ora siamo qui, conta questo-
 
Finirono la cena nel lussuoso ristorante, e poi fecero una passeggiata sul lungo mare.
Killian le mise la giacca sulle spalle e camminarono mano nella mano senza dover parlare, i loro cuori battevano all’unisono ed i loro sguardi dicevano tutto quel che le parole non potevano dire.
 
 
-principessa eccovi a casa-
-mio capitano, grazie per la splendida serata-
-domani sarà una giornata impegnativa, ma non temete mia cara, troverò il modo di rendervi omaggio-
-lieta di sentirvelo dire capitano, buonanotte-
Si baciarono sulla soglia della porta di un dolce bacio innamorato e si lasciarono con la promessa di divedersi l’indomani.
 
 
Emma attese di veder passare la macchina, e poi chiuse la porta e salì senza far rumore in camera sua, non era tardissimo ma stranamente nessuno l’aveva aspettata sveglia.
 
Entrò in camera e per poco con urlò.
-che ci fai qui?-
-è già domani.. volevo rivederti-
-ma sei impazzito?-
-perché chi cosa? Dici se ci scoprono? Io volevo stare ancora con te..-
-Killian se ci scoprono…-
-ti mettono in punizione?-
-no è che…- lei sorrise e si arrese alle sue espressioni  buffe.
Prendendo quel sorriso per un si Killian scese dalla finestra con l’agilità di un gatto e le si mise a fianco
-allora, capitano, non è dai voi entrare nelle stanze di una principessa senza invito-
-mia principessa, avevo l’invito, ma l’ho perso nello scalare la torre per giungere da voi-
-oh, siete certo che l’invito l’abbia scritto io di mio pugno e non sia stato un inganno?-
-sul mio onore di pirata, mia principessa-
-dimostratemelo dunque-
-vedete, il sigillo del vostro invito è proprio qui- disse indicando le sue labbra -ancora adesso posso sentire il calore di quando è stato applicato-
Emma si morse le labbra guardando le sue, non sapendo cosa dire attese un cenno da parte di Killian che era li davanti a lei, e la fissava senza muoversi, come se fosse diventato una statua, per poi sussurrarle.
-bene, riconoscete dunque il color ciliegia del vostro sigillo principessa?-
-guardando bene, capitano, ora si, mi rammento dell’invito, ed avete ragione nel dire che forse quello è il mio emblema-
Killian le passò una mano sulla nuca e l’avvicinò a sé per baciarla ancora e ancora e ancora, senza rendersi conto del tempo passato.
-non sono venuto qui per compromettervi principessa, ma il tempo passato insieme non è stato sufficiente per me-
-capitano è notte fonda-
-vi lascerò riposare, solo dopo un altro bacio-
Cosi dicendo la baciò ancora, per poi allontanarsi verso la finestra, Emma non gli lasciò la mano lui si girò nel guardarla e lei lo attirò nuovamente a sé.
-non ve ne andate, vi prego-
-così potrei compromettervi vostra altezza-
-posso correre il rischio …-
-principessa, la vostra famiglia non approverà di certo un pirata come pretendente-
-ce ne occuperemo poi, capitano, non starete discutendo con un membro della famiglia reale?-
-sono un pirata, non discuto, ottengo quel che voglio-
-e cosa volete ora?-
-nulla che voi non vogliate-
-ebbene dunque baciatemi ancora-
Avvolti dall’oscurità della stanza illuminati solamente dal chiarore della luna piena risplendente alta nel cielo, Killian ed Emma si lasciarono alle spalle gli anni passati.
Scivolava lentamente il soffice vestito, mentre la candida camicia si apriva.
 
Lei era bellissima, esattamente come lui la ricordava, nemmeno la gravidanza di Henry aveva modificato il suo fisico, amava guardarla, avrebbe potuto guardarla fino al mattino senza chiedere altro.
Lei dal canto suo stava cercando di memorizzare tutti quei disegni che mescolavano i colori alle sofferenze subite negli anni dalla malattia.
Era cambiato, il suo fisico era completamente cambiato, ora c’erano muscoli forti e tesi a sostegno del suo spirito ribelle, c’era sicurezza nei suoi movimenti, c’era consapevolezza delle sue possibilità, non c’era più il timore di fallire, e nel suo sguardo c’era quel guizzo brillante che le faceva confondere, ogni volta, il cielo di una notte stellata con i suoi occhi.
Timidamente si lasciarono toccare l’uno dall’altra, ogni piccolo sfiorarsi era un dolce cullarsi nella loro unione, il suo viso tra l’incavo del collo con la spalla di lui, i capelli umidi pendenti sulla fronte, il solletico delle lunghe ciocche dorate sul suo viso,l’ardore frenato da piccoli e continui baci, piccoli brividi e morsi leggeri,l’odore di lui  tra la fatica e la  salsedine di una giornata di mare in cui le onde spinte da l’incontrollato movimento della marea portava sempre più freneticamente le loro menti in spazi lontani ed i loro occhi a cercarsi nel momento in cui il mondo attorno a loro svanì ricoperto dalle loro emozioni, dalla loro anima unita come non lo erano mai state prima.
 
 
Si lasciarono addormentati una nelle braccia dell’altro, la testa accoccolata sul suo torace, la mano sul cigno, conscia di voler sorvegliare il battito di quel cuore impazzito per lei fino a pochi istanti prima, il braccio a cingerle la vita per paura di sentirla scivolare via irreale come un sogno al mattino.
 
La  tensione stava svanendo lasciando il posto alla stanchezza e con essa le prime luci dell’alba facevano capolino dalla finestra, stanchi ma soddisfatti, soddisfatti ma innamorati, amanti, innamorati.. forse era accaduto troppo in fretta, ma forse la loro storia era sospesa nel tempo, dovevano ancora chiarire alcune cose, lei doveva confessargli di non avergli mai detto di Henry, forse l’avrebbe perdonata, ora e solo ora si era resa conto che lui non le avrebbe mai permesso di soffrire, che lui avrebbe amato lei e il bambino, che quello era forse il suo più grande desiderio e che lei gli aveva negato suo figlio per la sola paura di non amarlo abbastanza, per la paura di un amore troppo grande come il suo.
Tra i pensieri pesanti e la stanchezza Emma chiuse gli occhi lasciando andare nell’oblio la preoccupazione cullata dal calmo battito regolare di Killian disteso accanto a lei sprofondato nel sonno già da molto, con l’espressione più tenera ed angelica che avesse mai avuto rivolto nella sua direzione con le labbra ferme sulla sua fronte, in un bacio eterno.
 
 
 
***
 
 
 
Regina, pensò di lasciar riposare Emma quella mattina, e di portare lei Henry a scuola, quando uscendo sul retro per prendere la macchina si accorse della limousine scura parcheggiata a poca distanza, con dentro l’autista sonnecchiante e Clarke fuori in piedi a passeggiare intento nel discutere al telefono.
“Se l’auto di jones è qui” pensò “le cose sono due, Emma non è rientrata e sta con Killian qui fuori o…. oh!!”
Rientrò in casa salì le scale velocemente, e lentamente tentò di aprire la porta della camera di Emma, ma era chiusa da dentro.. sbirciò dal buco della serratura e non fece in tempo a sogghignare che
-Cara, che stai facendo?-
-oh mamma.. nulla, vado, sono in ritardo..-
-nulla eh.. lasciala stare le parleremo nel pomeriggio o quando scenderanno affamati per la colazione, perché fidati scenderanno-
-oh..tu..cioè..-
-sai quando vedi qualcuno salire dalla tua finestra per entrare in due più in là.. e riconosci che non è un ladro.. e che la macchina scura con cui è uscita e tornata tua figlia sta ancora li fuori…. Beh… sbrigati a tornare che intanto gli preparo una colazione ricostituente.. ed un bel discorsetto sulle buone maniere e sulle precauzioni….non vorrai perdetelo, vero? - disse Cora a Regina ammiccando.
-per nulla al mondo, porto Henry e torno, non li svegliare, aspettami!!!- disse divertita.
 
 
 
Cora si affacciò dalla porta sul retro e fece cenno a Clarke di avvicinarsi.
-signora, io, noi..-
-non serve dire nulla, vi ho preparato la colazione, credo ve la siate meritata- disse porgendo a Clarke un vassoio con del caffè, latte, succo d’arancia, cornetti e dolci.
-grazie infinite signora Mils-
-di niente..-
-Clarke, signora, grazie ancora- disse allontanandosi verso la macchina.
 
 
 
Un’ora dopo la tavola della cucina era imbandita con tutto il necessario per una colazione reale, dai dolci alle frittelle salate, le uova, il caffè, la frutta, nemmeno Regina credeva ad i suoi occhi.
-Mamma, ma aspettiamo i reali di Inghilterra?-
-no, ma è un’occasione molto importante questa, ora se non ti dispiace devo andare  è ora che si sveglino-
Non credendo alle sue orecchie seguì la madre, che bussò prepotentemente alla porta di Emma.
-Tesoro, è tardi, è ora di fare colazione, Henry è già a scuola, farai tardi, Emma?!-
-sii, scendo subito- godendo del trambusto all’interno della stanza e non contenta Cora aggiunse
-ho preparato la colazione anche per il signor Jones, spero che vada bene, non conosco se preferisce la colazione europea alla nostra, ho preparato un po’ di tutto!-
In quel momento nella stanza regnò il silenzio, si sentiva solo la risata di Regina echeggiare dalle scale.
-vi attendo giù in modo presentabile-
Detto questo tornò in cucina e strizzò l’occhio alla figlia
-che altro hai in mente mamma?-
-oh vedrai…-
 
 
 
 
Killian ed Emma, scesero in cucina trovando la tavola imbandita a festa e con Cora e Regina a sorseggiare del caffe con non curanza dei due ragazzi, scesi in punta dei piedi, arruffati, assonnati ed affamati come aveva predetto la signora Mils.
-prego ragazzi, accomodatevi, avrete fame-
-mi sono permessa di portare la colazione anche ad i suoi accompagnatori signor Jones, che credo siano rimasti tutta la notte in macchina qui fuori-
Killian rimase un attimo interdetto, non capiva come dover rispondere, se fosse stata un’allusione od altro , Cora per lui era un’enigma, almeno in quel momento, con 4 ore di sonno da recuperare e una fame da far invidia ad un t-rex.
-grazie mille signora Mils, grazie, io…-
-posso chiamarti Killian? Hai piu o meno l’età di Emma giusto?-
- si signora, esatto, e si, Killian va benissimo-
Emma era scivolata nella sedia accanto a quella tra Regina e Killian, avvolta nella sua felpa preferita come fosse un micino terrorizzato, prese timidamente una briosche, del latte e cioccolato e senza proferir parola, lasciando il disagio al suo capitano, iniziò a mangiare sperando che la bocca piena fosse la scusa giusta per farla ignorare dalla madre adottiva.
Non proseguendo la conversazione Killian chiese di poter prendere un po’ di succo d’arancia, mentre Cora si rivolse alla figlia
-Emma, cara, passato una bella serata?-
-oh.. si, siamo stati in quel ristorante sulla collina…-
-ah si, ho presente quale, molto bello, Regina abbiamo festeggiato li i tuoi 16 anni, vero?-
-si, vero, un posto bellissimo-
-allora Killian- aggiunse Cora –immagino che la vostra stia diventando una relazione seria….-
Emma sbiancò e per poco non si strozzò, Killian restituì lo sguardo glaciale di Cora, poggiò il bicchiere e..
-si signora, per me lo è- disse calmo e senza esitazione.
-quindi, non devo preoccuparmi, non farai soffrire Emma-
-non è mia intenzione signora-
-bene,  ora che ci siamo chiariti, vi lascio rifocillare in tranquillità, siamo tra adulti, quindi mi aspetto che portiate riguardo a questa casa, al bambino che la abita e che non debba farvi discorsi sulla prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili o di gravidanze inattese…-
Emma rimase a bocca aperta, Cora non poteva aver detto quelle cose.. Regina invece rideva divertita da dietro il suo caffè specialmente dopo aver sentito l’affondo di Killian nel bicchiere del succo d’arancia quasi completamente sulla sua camicia..
-vado a cercarti una camicia di mio padre, Jones, sembri un pulcino appena rinvenuto da un naufragio-
Dicendo questo li lasciò da soli a guardarsi negli occhi, ma dopo pochi secondi scoppiarono a ridere entrambi.
 
 
 
 
 
***
 
 
Killian andò via poco dopo, salutò tutti, si scusò ancora per il trambusto, ringraziò per la cortesia e si accordò con Emma per vedersi o sentirsi più tardi.
Appena salì in macchina chiese a Clarke di non dire una parola a riguardo, perché dalla faccia fatta dalla sua guardia del corpo aveva più di una cosa da dirgli, chiese di essere portato alla nave per cambiarsi, per sapere come stava andando il recupero dei resti della gioiello del reame e soprattutto voleva essere presente all’incontro dello zio con le forze dell’ordine per capire come avrebbero voluto procedere con le indagini, ora era chiaro che qualcosa non andava e dovevano indagare.
Fece un respiro profondo, era felice, veramente felice dopo molto tempo passato a vivere senza provare la gioia e la serenità di quella mattina, aveva ancora delle cose da scoprire, doveva capire cosa stava cercando Emma nelle vecchie foto della sua famiglia, perché non gli aveva detto di aver visto la fenice in quelle foto.. Lei ancora non si fidava di lui, era l’unica spiegazione, pensò tirando fuori una foto di Henry dalla tasca dei pantaloni.
L’aveva vista all’ingresso, poco prima di andare via, in un momento di distrazione riuscì a sfilarla dalla cornice e metterla in tasca.
Era curioso di quel bambino, la foto sembrava essere recente, vedeva sempre più la somiglianza con lei, anche il colore degli occhi era lo stesso, ma qualcosa stonava con i pensieri che si era fatto. Neal era castano chiaro, lei  era bionda, Henry aveva i capelli neri, corvini si direbbe, non aveva l’ovale del viso di Emma e nemmeno di Neal..
“forse dovrei piantarla” si disse, in fondo lui amava lei, da sempre, e chiunque fosse stato il padre di quel bimbo era sicuro che sarebbe riuscito a volergli bene come suo.
 
Abbandonò la testa sullo schienale del sedile,  e lasciò la mente sgombra dai pensieri fino all’arrivo al porto.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
Intanto dall’altra parte della città…
 
-ciao Cora bella esattamente come ti ricordavo, tesoro-
-anche tu sei sempre affascinante, con quei capelli corvini e ribelli, allora, a che devo l'onore?-
-facciamo due passi, non è saggio parlare qui, è giunta l'ora-






note dell'autrice: buonasera a tutti.. sono completamente devastata dalla puntata della diretta americana.. comunque, le cose nella nostra storia si complicano, gli intrighi del passato sembrano essere peggio del presente.. ma per fortuna i nostri beniamini al momento sono felici, e si sono ritrovati.
spero di non aver fatto altri errori di pubblicazione (Lady Laraaaaaaaaa dove sei?? help me!!) e sopratutto che vi piaccia anche questo capitolo.. le cose intime mi imbarazzano da matti, pero'.. ci stava.. insomma... :D
vi lascio prima di diventare viola!
a presto
Ethy

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Capitolo 12
*** cap 12 ***






-Eithan, quando mi affidasti Emma ed il suo bambino ti dissi che dovevi essere impazzito, io che non riuscivo a dimostrare a mia figlia quanto l’amassi, a quel tempo, mi chiesi spesso come ti venne in mente di farmi fare da babysitter ad una diciottenne con un bambino.. ma ora, ora sono la mia famiglia e non voglio rinunciarci. Qualsiasi incarico, io non lo accetto, mi dimetto.-
L’uomo sorrise come solo lui sapeva fare, Cora ne era sempre stata affascinata dal modo in cui chinava il capo, sorrideva e si toccava l’orecchio quasi timidamente, “esattamente come il nipote” pensò …
Lui le cinse la vita in un gesto affettuoso costringendola a passeggiare, per non dare nell’occhio.
-non sono qui per affidarti un'altra missione oltre quella che già hai, ne per toglierti la tua famiglia, e non serve che tu ti dimetta, hai carta bianca lo sai, devi solo proteggerli, devi proteggere la piccola Emma ed il suo bambino. I sospetti che avevo avuto molto tempo fa non sono più sospetti ormai, vogliono uccidere Killian e potreste essere tutti in pericolo, visto che lui frequenta la vostra casa-
Lei rimase in silenzio poi gli chiese:
-ucciderlo?  Ucciderlo perché è il rampollo di una famiglia molto potente o perché è come..-
-no, no lui non fa il mio lavoro, lui non sa nulla, e non dovrà sapere nulla, almeno per ora. E’ in pericolo per una situazione che si è creata quando era bambino.. a causa mia purtroppo, e proprio per questo non posso occuparmi della faccenda personalmente..o meglio, almeno di facciata non posso…-
-certo conflitto d’interesse…e..-
-il ragazzo è sorvegliato, ha un agente sempre alle costole..-
-Clarke?-
Sorrise di nuovo –allora il tuo spirito di osservazione è ancora li,  Mils-
Lei gli si girò di fronte, lo guardò dritto negli occhi – sai bene che sono sempre stata la migliore in questo-
-si, mi ricordo, mi ricordo anche la tua freddezza e la tua calma, quindi non perderli,ok? Se dovesse servire puoi contare su Clarke, su…-
-la mia nuova domestica? Ed anche quel fusto del giardiniere?-
-quante volte ti ho detto che sei la mia preferita?-
-non abbastanza, ma.. ho solo messo insieme i pezzi, nuovi domestici dall’agenzia, perfette credenziali, estremamente educati ed attenti, mai indiscreti.. che sopportano ogni mia stupida richiesta senza fiatare, molto distinti e fin troppo istruiti per il loro lavoro, circa 20 giorni che quella petroliera sta mezza affondata al largo delle nostre coste, 10 giorni che il tuo ragazzo è in città.. e che ha ripreso contatti con Emma.. il suo assistente.. Clarke che non lo lascia un minuto..nemmeno di notte.. e la tua telefonata. Non era difficile arrivarci-
-in che senso nemmeno di notte?-
-ah non lo sai? Il tuo scapestrato nipote questa notte ha scalato la casa passando dalla mia finestra per andare in camera di Emma, dopo aver fatto finta di lasciarla sulla porta da perfetto gentiluomo, quasi ci sono cascata, finchè non ho sentito scricchiolare il muro e l’ho visto passare.. devo ammettere che è veramente agile, mi ricorda qualcuno…- disse ammiccando.
 
-Eithan, non canzonarmi facendoti vedere stupito, sono sicura che Clarke ti abbia fatto rapporto ieri sera e questa mattina-
-no, cioè si, ma non ha specificato che era passato dalla finestra…..-
Scoppiarono a ridere entrambi, era molto che non stavano fianco a fianco, tra loro c’era sempre stata intesa, erano ottimi amici, da lontano li avrebbero scambiati per amanti, ma entrambi non avevano mai cercato l’altro diversamente se non in amicizia, le ferite dei loro cuori erano troppo profonde per cercare un semplice conforto, avevano bisogno, meritavano di molto di più del conforto, e lo sapevano.
-vieni sediamoci a quel caffè, parliamo un po’ di questi anni, come è il piccolo Henry?- chiese lui, forse per cortesia.
-è un bambino meraviglioso, è sveglio, è curioso, lo vedo spesso scrivere, progettare, inventare, è bellissimo.
Grazie capo, veramente, è solo merito tuo se ho avuto la possibilità di aprire gli occhi e capire che dovevo fermarmi-
-grazie a te che hai accettato, tesoro. Senza di te non so come avrei fatto, ho cercato di rimediare ad un errore, ma credo solo di aver causato altra sofferenza.-
-non colpevolizzarti per averli protetti, forse non nel modo più giusto, ma lo hai fatto. Guarda il tuo ragazzo, è forte adesso, non ne è valsa la pena forse?- dicendo cosi Cora estrasse dalla borsa una foto di Emma con in braccio un piccolo Henry di circa 4-5 anni – è grazie a te che qui sorridono, è merito tuo, non sminuirti per questo- disse porgendo la foto  ad Eithan che per un momento sembrò vedere un fantasma.
-Dio santo, Cora, è identico..-
-si, lo è, Eithan…. Che ti prende? NO…no…..tu.. . ….non lo sapevi! Non sapevi davvero di chi fosse? Oh Eithan… non… -
L’uomo guardava la piccola foto scrutando i lineamenti del bambino, disegnavano esattamente lo stesso profilo del suo bambino, se solo lo avesse saputo prima, di entrambi, se lo avesse saputo prima..
-No, non sapevo, a volte ignoro l’evidenza, forse per non soffrire piu, o forse sto invecchiando cara… lui lo sa? ……Cora..- disse quasi intimorito - il bambino….lui….come….. è sano? Cioè sta bene?-
-nessuno dei due sa del legame, e si, lui è sano, sta bene, il suo cuore è perfettamente normale-
Le sembrò di veder luccicare gli occhi di un uomo stanco di soffrire, le sembrò di intravedere un lieve sorriso di sollievo sul suo viso,e per un attimo rivide un giovane entusiasta della vita ancora non schiacciato dal peso del dolore della morte del suo unico amore.
-ringraziamo il cielo Cora, è meraviglioso che stia bene,  ma forse è meglio, almeno per ora..che non sappiano l’uno dell’altro – disse restituendole la foto con ancora il pallore sulle guance - Cora tesoro, devo andare, Clarke ti terrà informata, fai attenzione, volevo solo avvisarti di questo pericolo, e..-
-vedrai che andrà bene, li prenderai, e che presto saremo una famiglia, i ragazzi intendo, Killian ha il tuo spirito, è tenace non credo sia capace di arrendersi, vero? –
-già, non credo che sopporterei vederlo soffrire ancora, ha già sofferto troppo per essere cosi giovane- dicendo questo  le sorrise e le carezzò il viso, poi l’accompagnò alla sua macchina senza più parlare e la lasciò andare.
 
 
Andando verso la sua auto cadde in pensieri profondi, doveva fare i conti con la realtà, aveva un figlio che non sapeva di essere suo, aveva un nipote che non sapeva chi fosse la sua vera famiglia.. aveva causato lui tutto questo?
Era colpa sua anche della morte di Helena?
Non si era mai perdonato completamente per quella notte, perché lui era veramente stato la causa della sua morte, se fosse morto durante quella missione forse …adesso…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quando arrivò al porto Eithan ancora non riusciva a smettere di pensare ad Emma, a quella
ragazzina che aveva sollevato Killian dall’oblio e che lui stupidamente aveva creduto  volesse lasciarlo per quel ragazzone che la seguiva ogni volta che lei provava ad andare in ospedale da lui, ed ogni volta la rimandava indietro senza concederle di vederlo.
 
Killian che non si riprendeva come doveva, Killian che la cercava di giorno, Killian che  la nominava nel sonno e lui stupidamente gliela teneva lontano solo per la paura di perdere quel tesoro scoperto proprio a causa di quella notte, l’ultima sua possibilità di non perdere per sempre il suo cuore.
 
 
Quella notte lui era in ospedale per un incidente, disse, ma era lì per Brennan, si erano picchiati a sangue, si sarebbero uccisi a vicenda se non li avessero fermati.. Killian era passato a vedere come stava, e un’ora dopo mentre usciva da li.. un’ambulanza con la massima fretta quasi non sfondò le porte del pronto soccorso.
Aperto il portellone Eithan vide passargli davanti il ragazzo, intubato e cianotico, ed il suo mondo crollò in quel preciso istante.
Poi la richiesta di sangue, il suo gruppo sanguigno, Brennan ed Helena lo avevano diverso, Killian aveva il suo.. dovette sedersi, dovette chiedere aiuto per sopportare la consapevolezza di essersi preso cura di quel ragazzo senza mai occuparsi veramente di lui, dovette prendere il coraggio di richiedere esami aggiuntivi su entrambi per esserne certo.. per poi crollare piangendo del suo dolore, e quello del fratello, che sapeva ma non diceva.. ora capiva l’odio, ma al tempo stesso, sentiva la gioia di avere un figlio suo, con la donna che aveva amato fin dall’infanzia, ed il cuore spezzato per  lo strazio di vederlo ancora in ospedale a lottare tra la vita e la morte…
Non poteva permettere ad Emma di fargli del male.. la cacciò via.
Quando lei smise di presentarsi in ospedale tirò un sospiro di sollievo, ma il ragazzo la amava.. dopo mesi di ricoveri e cure ancora lo vedeva perso nei ricordi della biondina che lo aveva svegliato dal torpore che lo aveva quasi ucciso dopo Liam.. cosi la cercò.. la tirò fuori dal carcere e la affidò a Cora.
 
 
“piccola Emma, cosa hai fatto, piccolo tesoro di bambina che non mi hai mai detto la verità, perché non lo hai fatto? Perché hai avuto cosi paura? Ed io che ti ho dato casa solo per amore del mio ragazzo che non smetteva di amarti, ma che ho costretto a non trovarti.. perdonami se puoi“
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
-il recupero della nave procede bene, al momento, se restiamo nei tempi stimati entro domani siamo pronti per trasportare via il relitto, consegnare il petrolio recuperato, dopo aver aggiunto i restante dalla piattaforma-
-bene capitano, direi che siamo sulla buona strada, Killian?! – il ragazzo si avvicinò allo zio con ancora l’aria offesa,  ma Eithan lo guardò di sbiego e Killian si ammorbidì.
-allora ragazzo.. parliamo di cose serie-
-si zio, allora io vado alla piattaforma per verificare che..-
-tu resterai sulla terra ferma, per fare la corte alla tua ragazza che credo stia al molo col binocolo ad osservarti.. immagino che dopo stanotte non possiate stare piu di tanto lontani-
Killian avvampò e si grattò l’orecchio destro.
-io voglio terminare questo lavoro, poi mi dedicherò al resto.. compreso dirne quattro a Clarke..-
-sicuro che lei sia dell’opinione che tu possa stare via un paio di mesi per terminare quel che può fare un tuo subordinato? Facciamo cosi.. stai con lei e mi raggiungerai sulla piattaforma tra 15 giorni.. più o meno, quando saremo pronti per ripartire per la consegna  te ne occuperai tu, appena consegnato te ne torni qui, ti prendi un po’ di vacanza e vedi di farmi impazzire dietro orde di giornalisti che acclameranno al matrimonio del secolo, sia chiaro che se dovrò sopportare tutto questo vorrò dei nipoti presto, intesi?-
-veramente io…-
-tu… cosa? – lo guardò bonariamente
-affare fatto – disse sorridendo
-affare fatto ragazzo, ora scendi da questa nave che mi da noia sentirmi osservato da laggiù-
 
 
Killian pensò cosi di avere il tempo di fare più cose, uscire con Emma, perché era intenzionato a recuperare tutto il tempo perso, e scoprire cosa fosse quel tatuaggio, senza lo zio tra i piedi avrebbe potuto indagare più facilmente, e magari convinto Emma a dirgli delle sue ricerche..  e.. sbalordito dalle ultime parole di Eithan, si rese conto che non erano poi tanto assurde, lo voleva anche lui il matrimonio del secolo, ma perché adesso non si opponeva più nei riguardi di Emma? Anni fa era cosi restio…
 
Scese dalla nave felice, arrivato al porto saltò velocemente dal motoscafo trovandosi una Emma indaffarata quasi davanti a lui, ma non gli importò con chi fosse o di cosa tenesse in mano, la prese in braccio e la baciò come se fosse stato lontano mesi.
-Swan stasera usciamo, pronta alle 19 tesoro - dicendo questo la lasciò andare e si diresse verso la macchina da dove Clarke lo stava osservando.
-andiamo a casa-
-signore?-
-a casa Clarke, a casa, su…-
 
Emma lo guardò andare via, cosa gli era preso?
 
 
***
 
 
Arrivato a casa, Killian fece un breve giro del giardino e delle stanze, era rimasto tutto esattamente a quando aveva incontrato Emma, il giardino sempre curato, le stanze in perfetto ordine, compresa la sua, con ancora i libri sulla scrivania come li aveva lasciati, aprì i cassetti per trovarvi le fotografie nascoste, faceva male guardarle, ma forse ora ci sarebbe riuscito.
Prese i due album di foto, il pc portatile e si mise seduto sul letto per iniziare le ricerche, e per cercare di ricordare qualcosa che gli fosse sfuggito.
 
Clarke nel salottino di fianco dava disposizioni per sorvegliare la tenuta, prendendo nota dei punti deboli della villa.
Aveva iniziato a lavorare sotto copertura come guardia del corpo del ragazzo da circa due anni, ed ancora non si capacitava di chi lo volesse morto.
Quando Eithan Jones gli chiese di lavorare all’affare GOLD non pensava che sarebbe finito a sorvegliare il ragazzo, pensava di essere più operativo, infatti accettò con entusiasmo, fino a quando la delusione di essere considerato un assistente, ma per affidargli il nipote Jones doveva fidarsi di lui veramente, GOLD era una missione in piedi da anni, erano i criminali più pericolosi d’europa riuniti in una congrega che stava cercando di spaccare l’europa e di creare guerriglie interne, gli attacchi alla compagnia dei Jones era plausibile, erano state attaccate altre compagnie, altre industrie grandi come la loro, ma c’era qualcosa che gli sfuggiva su questa famiglia in particolare.. senza contare che Eithan da una parte era il capo dei servizi segreti, nonostante ufficialmente fosse White   e lui non figurasse nemmeno tra gli agenti e dall’altra era un personaggio pubblico.. ..
Si accorse tra i mille ragionamenti che le 19 erano vicine, e che a breve sarebbe arrivata la loro ospite, bussò alla camera di Killian, che non rispose, aprì leggermente la porta e lo trovò addormentato tra il pc acceso e le foto sparpagliate sul letto.
Non era da lui dormire di pomeriggio, provò a chiamarlo ma non si mosse, gli sentì il polso, battito regolare, pensò.. Lo lasciò riposare, si guardò intorno, le finestre erano chiuse, tutto era in ordine.
Uscendo dalla stanza fece appostare uno degli uomini sotto le sue finestre, giusto per stare più tranquilli.
 
Quando Emma arrivò la portò direttamente nella sua stanza senza spiegarle nulla, la invitò ad entrare e tornò a sedersi sulle comode poltrone del salottino.
 
 
 Un po’ titubante scostò la porta, la stanza era nella penombra, la luce del monitor del pc si rifletteva spettrale sul viso di Killian che ancora dormiva, con una mano sul mouse e con l’altra che stringevano qualche foto al petto.
Si avvicinò di più e si accorse delle guance segnate da rigoletti lucidi e secchi, gli occhi  arrossati e gonfi, che cosa è successo? Si chiese mentre accese la piccola luce sul comodino.
Anche cosi stanco era bellissimo, gli spostò il ciuffo ribelle dalla fronte e mossa da curiosità tentò di vedere quali foto tenesse strette al petto, ma aveva paura di svegliarlo e di fargli male, le teneva con la sinistra  che era sempre un po’ rigida e debole..
-killian.. ehi..-
-ehi.. Emma!- si alzò di scatto per poi crollare di nuovo sul cuscino  - che mal di testa – richiuse gli occhi e li coprì con la mano.
-ehi capitano che hai combinato? –
-credo di aver saccheggiato un castello ed aver festeggiato con i miei uomini fino a notte fonda, ma non ricordo assolutamente nulla-
-mmmm io credo che tu abbia fatto altro, raccontami..-
-devo proprio? –
-no se non vuoi..-
-non riesco a guardarti, puoi spegnere quella luce?-
-ti fanno cosi male gli occhi? Mmm allora hai davvero festeggiato fino a notte fonda e bevuto fino a svenire..-
Emma spense la luce, e Killian tolse la mano dal viso.
-ora puoi dirmi cosa è successo? Non posso vedere con chiarezza la tua faccia quindi sei al sicuro e puoi mentirmi spudoratamente..- lo incalzò lei
-non devo raccontarti bugie Swan, non potrei mai farlo.. sono andato nel passato e ci sono rimasto incastrato dentro-
-oh Killian, tu non riuscivi nemmeno a toccarle le foto della tua famiglia.. pensavo fosse acqua passata..-
-già, non è passata, ma dovevo farlo, oggi dovevo farlo-
-Perché?- chiese lei
Lui si alzò piano sul gomito, riaccese la luce e la guardò dritta negli occhi, erano un mare azzurro cielo immerso nel rosso acceso di un fuoco mai spento, li aveva lucidi ancora.. Emma sussultò, non erano ancora lucidi, stava piangendo, adesso.. erano colmi di lacrime ancora… gli mise una mano sulla guancia bagnata e ardente.
-Killian che succede?-
Non parlò, lentamente spostò la mano dal petto mostrandole le foto che stringeva a sé.
-dove.. cosa… killian dove hai preso questa foto?-
-ha importanza amore? Veramente ti interessa sapere che ho preso la foto da casa tua prima di andare via?-
-tu non dovevi..-
-già, ma l’ho fatto, ha attirato la mia attenzione, non volevo, ma qualcosa mi sfuggiva.. così l’ho presa,  l’avrei rimessa a posto presto, stasera.. poi sono venuti qui, è riaffiorato qualche ricordo, e… e…- la sua voce tremava, non aveva paura, si sentiva, era commosso, sembrava felice, sembrava triste.
-calmati, ti prego, Killian non piangere o piangerò anche io-
-l’altra foto Emma.. l’altra foto, sono io alla stessa età.. certo ha i tuoi occhi, ma… ma….- fece un respiro profondo e poi sussurrò quelle parole lievi come un soffio quasi impercettibili.
-Emma il tuo bambino è anche il mio, vero?-
Rimase ad aspettare, con le lacrime sulle guance, una risposta che non arrivò.
Emma annuì in silenzio, non riusciva a dire nulla, si affollavano nella sua mente tutte le sue paure ed i suoi pensieri.
Sollevata dal non dovergli più nascondere la verità, o dal non dover cerare le parole giuste per dirglielo, atterrita dalla paura che lui dopo la commozione possa passare alla rabbia giustificata dal tempo che lei gli aveva negato, nascondendogli di avere un figlio, e una famiglia sua.
 
Lui la abbracciò, la strinse forte singhiozzando mentre lei immobile non ricambiò l’entusiasmo.
Si staccò da lei, la guardò con infinita dolcezza, le baciò il collo, il mento, le guance, il naso, la fronte, ed infine le labbra.
Lei rimase immobile in tutto questo, senza capirne la ragione, gli occhi lasciarono cadere l’ultimo muro che separava il suo cuore da quello dell’uomo di fronte a lei.
Riuscì a formulare una sola piccola parola scivolata via dalle sue labbra appena dischiuse
-perdonami-
-ne riparleremo, ora non ci riesco- disse killian osservando le due foto messe vicine.
-mi sembra un sogno, dovrei odiarti per avermelo nascosto, io credevo che tu e Neal.. dovrei odiarti Swan per questo ma sento di amarti ancora di più..-
Sposto il pc e le altre foto, la invitò a sdraiarsi a fianco a lui, che altalenava lo sguardo tra le due foto e lei, che sorrideva e le carezzava il viso.
-Henry..-
- il nome del papà di Regina, quando mi hanno presa con loro, lui era nato da poco, cosi..-
-perché non lo hai dato in adozione?-
-c’ho pensato, ma sentivo di fargli un torto, e di farne uno a te..-
-ma noi..-
-ma anche tu come me,  hai sempre desiderato una famiglia, io non l’ho mai avuta ed a te è stata strappata via, se lo davo in adozione..-
-non avevi la sicurezza che ne avrebbe avuta una-
-già-
-raccontami- socchiuse gli occhi poggiando le foto di nuovo sul petto –raccontami, fammi conoscere mio figlio-
Emma iniziò a parlargli di Henry, delle prime parole, delle risate, dei primi successi e dei pianti, di quanto fosse intelligente e di quanto amasse le storie, le favole ed i libri in generale.
-in questo ti somiglia molto  capitano, ama le avventure-
-sta bene, Emma?-
-si, lui sta bene, per fortuna ha preso dalla mamma..-
Killian si girò verso di lei, aprì gli occhi –che cosa vorresti dire con questo? Sto bene anche io..-
-già adesso, ma prima… insomma eri un nonnino…-
Lui poggiò le foto sul comodino, poi iniziò a farle il solletico per dispetto
-nonnino a chi? Rimangia quel che hai detto o ne vedrai principessa-
-non ci penso nemmeno-
-mi costringi a darti prova della mia forza-
Si guardarono negli occhi per un istante in più
-ti amo Emma Swan, non ho mai smesso di amarti, perdonami per non averti ritrovata prima-
-ti amo anche io Killian, perdonami anche tu-
 
 
Lui la baciò a lungo,  fino a quando il respiro non mancò ad entrambi, era tardi, non avevano mangiato nulla, ma la fame d’amore  era troppa per uscire dal loro mondo, si avvolsero in un abbraccio reciproco, stretto e caldo come un raggio di sole in pieno viso d’estate, si sentivano bruciare dentro, e trovarono sollievo solo nel contatto della pelle nuda.
Si amarono con passione una volta, la seconda esplorarono i loro corpi come se fosse la prima volta e la terza lasciarono congiungere le loro anime di nuovo in un cullarsi di movimenti spinti dai loro cuori e controllati dal loro sguardo, mai distolto l’uno dall’altra.
 
Incuranti del mondo al di fuori di loro stessi, si addormentarono l’uno abbracciato all’altra.
 
 
Ignari del mondo esterno, al di là delle finestre, qualcuno aveva scoperto finalmente, come ottenere la sua vendetta.








note dell'autrice: ciao a tutti, ringrazio Lady Lara che mi segue anche negli errori che non vedo nemmeno rileggendo 30 volte -____- me tapina... e ringrazio chi segue la storia, mi fa molto piacere.
Veniamo alla nostra avventura, che diventa sempre più complicata, ai due che si amano ancora tanto, ai vecchi amici ed ai segreti che nascondono, ai tasselli del puzzle che piano piano vanno a posto e rivelano i motivi del perchè i nostri piccionicini siano arrivati dove sono in quel modo.
al momento non ho ben chiaro cosa accadrà nel nuovo capitolo, ma credo sia ora di riprendere un po' l'azione
che ne pensate?
a presto
Ethy

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Capitolo 13
*** cap 13 ***









 Erano le 3.15 circa, ed Emma si era svegliata con la sensazione di essere osservata, per realizzare poi che era il respiro di Killian verso di lei ad averla sorpresa nel sonno.
Era ancora avvinghiata a lui, come per paura di perderlo, “chissa dove poi..” pensò, erano in casa dove poteva mai andare.
Spostò leggermente la testa per poterlo guardare, fece piano per non svegliarlo, gli posò la mano sul petto ed iniziò con cautela e delicatezza a toccare il suo torace che si muoveva al ritmo del suo respiro.
Con le dita percorse il lungo collo del cigno nero, che da poco sotto le clavicole scendeva fino al’imbocco dello stomaco, il becco puntato sulla clavicola destra come a guardar le stelle, che poi c’erano veramente disegnate delle stelle sul suo corpo, il collo flessuoso nascondeva una lunga cicatrice, ma lo aveva già notato la prima volta sul motoscafo, quando sarebbe voluta sparire piuttosto che rivederlo.. e poi c’era il corpo del cigno che copriva tutto il lato sinistro, proteggendo o nascondendo il suo cuore in una macchia di piume nere.
Poi inciampò sul pearcing del capezzolo destro
-avanti Swan, chiedi pure-
-oh,oh, scusa non volevo svegliarti-
-non puoi pretendere che continui a dormire se mi carezzi, ma credo che tu stia cercando delle risposte, percorri i disegni..-
-beh si- la leggeva ancora come un libro aperto, non per gioco, ma veramente – perché un cigno nero? –
-sai bene perché-
-ma dopo tutto quel tempo.. io…-
-prima che ci perdessimo, prima che tutto finisse nell’inferno che è stato, almeno per me, cosa ti ho dato Emma?-
-l’anello di tuo fratello, me lo ricordo bene, lo porto ancora-
-e cosa ti dissi a riguardo?-
Che l’avrebbe resa la signora Jones, quando lei glielo avesse restituito con un si, o con un no, o…
Stava diventando un argomento scottante, Emma non rispose, ma chiese il perché del pearcing
-non sarà per le storie di Sinbad?-
-si, è per le storie di Sinbad, e poi ho scoperto di essere dannatamente irresistibile quando si intravede-
Disse ridacchiando, strappando un broncio al suo viso.
-tesoro, non, io.. tu non hai avuto nessuno in questi anni?-
-beh.. nessuno di particolare o duraturo o.. nessuno..-
-ecco, io,qualche storiella, giusto il tempo di un paio di battiti d’ala.. –
Poi si girò di fianco per poterla guardare negli occhi.
Nonostante il buio della stanza quegli occhi azzurri profondi come il mare e chiari come il ghiaccio la incantavano rendendola incapace di fare altro, se non guardarli persa nel loro colore. – vostra altezza, non vorrei costringervi a fare qualcosa per cui un domani possiate pentirvene, ma il mio cuore esige una risposta. Dopo 300 anni di solitudine trovare l’amore è cosa rara, ma voi principessa avete mi avete risvegliato, dunque vi ho corteggiata e vi ho lasciata con il simbolo del mio amore per voi,adesso mia principessa, accettate la mia proposta? Mi concederete la vostra mano, come vi chiesi anni orsono?-
Emma rimase basita in cerca di un segnale, parlava sul serio o giocava semplicemente al pirata.
-mio capitano, come osate esigere una risposta, potrete solo chiederla, se mi aggraderà vi risponderò-
 
 
In quel momento, a passi leggeri entrò nel salottino Eithan, tornato ora dal lavoro, vedendo Clarke addormentato sulla poltrona, fece ancora più piano di prima, la porta di Killian non era chiusa, ma socchiusa e solo poco dopo sentì la voce del ragazzo, in un primo momento pensò fosse al telefono, poi sentì  le flebili parole di Emma, rimase fermo per un istante, per fortuna le luci del corridoio erano spente, pensò, rimase immobile ancora qualche istante, non voleva ascoltare ma le parole di lui lo colpirono e  dalla risposta di lei aveva capito che a breve Killian sarebbe scattato nonostante la parvenza di gioco…
 -vostra altezza ha ragione, ma la vostra risposta l’attendo da dieci anni, se non vi interessa vi prego di restituirmi il pegno d’amore e di lasciare che solchi i sette mari per dimenticarvi-
-killian, se tremendo lo sai, come riesci a giocare sempre’-
Per un attimo rimase zitto, serrò la mascella come quando era furioso, teso, pensieroso, con quella poca luce entrare dalle finestre lei non riusciva a decifrarlo, poi lui disse –non stavo giocando Swan, ti chiedo di pensarci seriamente perché vorrei una risposta, è passato tanto tempo, ed ora che sei qui, non voglio perderti ancora-
 
Emma rimase in silenzio senza fiatare, come Eithan dall’altra parte della porta, sapeva di doversi allontanare da li, ma non riusciva a muovere un passo, il ragazzo se ne sarebbe accorto comunque.
Poi lei rispose –io… mi cogli di sorpresa…….mi chiedi molto Killian-
 
-Emma ti prego, non nasconderti ancora, non negarti la felicità, non negarcela, ti prego.. ti sto chiedendo quel che ti chiesi 10 anni fa, prima di perderti,  prima di vivere quel dannato inferno.. e sono qui a rinnovarti la promessa, ad attendere una tua risposta perché è quel che voglio, non ti sto chiedendo molto, voglio la mia famiglia riunita, voglio essere il papà di Henry e se ti nasconderai ancora troverò il modo di esserlo anche senza di te.-
-quindi è solo Henry che ti interessa?-
Lui sbuffò ed alzò il tono della voce –lo stai facendo di nuovo, quella sera non riuscivi a guardarmi negli occhi, dovevi parlarmi, dovevi dirmi che eri incinta ed avevi paura di legarti a me, e di perdere la tua liberta? O paura  di un futuro felice? Perché questa differenza non riesco a coglierla nel tuo viso… quindi Neal era la scusa perfetta.. per fuggire.. ora.. ora stai usando nostro figlio per scappare ancora.. ed io non sono disposto ad accettarlo, non più, dopo tutto quello che ho passato, non voglio aspettare più, pensa quello che vuoi, che sia per Henry che ti chiedo di stare con me, che sia per te, che sia per i sensi di colpa di non avervi cercato, quello che vuoi, ma dammi una risposta, credo di meritarla..-
Killian era particolarmente nervoso e  senza pazienza su questo argomento, Eithan lo sapeva bene, dopo i primi mesi in cui la cercava tutti i giorni, Emma era diventato l’argomento innominabile, se solo qualcosa si ricollegava a lei, Killian passava da angelo a demone in pochi istanti, capiva il perchè, ed ora lo capiva ancora meglio.. i discorsi di legarsi per la vita fatti ai suoi diciotto anni erano ancora li, freschi come fossero detti la prima volta in quel momento, quello non era amore e basta, quello era l’amore.
E nonostante la rassicurante chiacchierata con Cora sui sentimenti di Emma, eccolo il dubbio di Eithan insinuarsi nuovamente, lei lo amava veramente? Amava Killian quanto quel ragazzo amava lei?
 
Immerso nelle sue riflessioni non si accorse subito dei rumori provenienti dalla stanza, dal passo pesante che stava dirigendosi verso la porta pensò fosse il ragazzo, fece in tempo a scansarsi un pochino e sembrare disinvolto nel momento in cui se lo ritrovò davanti infuriato, ma con lo sguardo triste di chi portava un peso enorme sul cuore.
Lo trattenne un attimo per il braccio, Killian si fermò un istante senza girarsi, poi guardò Clarke che sentendo i suoi passi si era svegliato.
-ho fame, vado giù-
-vuoi che venga a farti compagnia?-
-sei tornato adesso, sarai stanco-
-non ha importanza, mi vuoi con te?-
Fece un lieve cenno di assenso con il capo, Eithan guardò Clarke che comprese e si rimise sulla poltrona.
 
-da quanto eri li zio?-
-non da molto, ma credo di aver sentito il giusto, lascia, siediti, che ti preparo? Latte e cioccolato, frittelle, un toast, una frittata? Ordiniamo una pizza..-
Riuscì a strappargli un sorriso, quando era piccolo, di notte a volte si alzava dal letto e si trovava a piangere di fronte la porta del padre, chiedendo di essere consolato, come tutti i bambini, e per giunta, nelle sue condizioni nessuno gli avrebbe negato una striscia di letto per farlo riaddormentare.
Ma Brennan era severo, e non gli permetteva mai di dormire con lui, a dire il vero non lo consolava mai.. ma Eithan in quelle occasioni era sempre nei paraggi. A quei tempi Killian non si chiedeva mai perché lo zio fosse sempre sveglio di notte, sapeva che lavorava tanto, e questa per lui era una risposta.
Quando lo zio lo trovava sveglio con le lacrime agli occhi, lo prendeva in braccio, a 3 a 5 a 10 anni, lo prendeva in braccio sempre, lo accoccolava sulla sua spalla e lo portava in cucina e gli faceva quelle stesse domande che in quel momento gli stava rivolgendo, Killian amava quell’uomo che per certi versi era stato più padre del suo.
-mmmm frittelle con….-
-non dirlo ragazzo, lo so già, metà con sciroppo d’acero e metà con i mirtilli-
-e se avessi cambiato gusti?- chiese divertito, Eithan lo guardò di sguincio e Killian non resistette – no, non ho cambiato, ti stavo solo provocando-
-bene, perché credo che non ci sia altro da aggiungerci-
 
 
 
 
Rimasero in silenzio fino a quando non gli mise davanti un piatto di frittelle profumate ed un bicchiere di latte e cioccolato, esattamente come quando era piccolo.
-allora cucciolo, che ti è successo? O meglio qualcosa la so.. ma vorrei me lo dicessi tu-
-non chiamarmi cucciolo non ho 10 anni-
-mi perdoni signore-
-cosi va meglio- bevve un sorso di latte, e si infilò un generoso boccone di frittelle in bocca.
Eithan sorrise, nulla era cambiato in quelle occasioni, era sempre un cucciolo.
-beh, io…voglio una risposta da lei- disse velocemente
-forse si è solo spaventata-
-lo so, ma.. adesso siamo grandi, ne abbiamo passate entrambi, perché ancora essere reticenti a darmi anche solo una risposta?-
-forse la risposta è si, ma vorrebbe dire cambiare tutto-
-ma cambierebbe anche per me- disse infilandosi altre frittelle in bocca
-ma tu sei sempre stato coraggioso ragazzo mio, è una qualità che hanno in pochi, esattamente come la tua, nulla ti spaventa, forse per quel che hai affrontato fino ad ora, ma niente di ferma dall’ottenere quel che vuoi, le modo giusto certo, ma si vede che non ti ferma nulla-
-io non volevo obbligarla, so che ha i suoi tempi..ma..-
-per te è giunto il momento di prendere una svolta, corretto?-
-già…-
 
 
Poi Killian fece caso al braccio destro dello zio, aveva tirato su le maniche della camicia per non sporcarsi, e sembrava avere una bruciatura sull’avambraccio, non aveva fatto caso a quel segno, sembrava una cicatrice, e rimarcava proprio dove lui aveva visto la fenice.. non capiva… aveva visto la fenice sulle sue foto da giovane sul pc di Emma, aveva sospettato il peggio, ma non poteva chiederglielo, se fosse stato lui a sabotare la sua stessa nave.. si spiegava il perché del suo quasi non fare niente…ma ora.. quella cicatrice era vecchia.. stava per fargli la domanda diretta, ma in quel momento Emma arrivò in cucina, titubante e mortificata, Eithan le sorrise e l’accompagnò seduta a fianco a Killian.
-hai fame anche tu piccola?- lei annuì
Eithan prese una forchetta e mise il piatto di Killian a metà tra loro, ed infilò due cannucce nel bicchiere di latte.
-ehi!- protestò il ragazzo
-è ora che impariate cosa è la condivisione, e la fiducia reciproca, ed invece di chiudervi ognuno nel proprio dolore a condividerlo affinchè il peso si distribuisca e le soluzioni arrivino con più facilità-
Dicendo questo passò dietro al tavolo, li abbracciò stringendoli più vicini tra loro, baciò ad entrambi la fronte e disse –se permettete vorrei congedarmi per dormire un pochino, mi auguro abbiate capito di dovervi confidare… e vi lascio Clarke qui fuori che mi racconterà quel che vi siete detti.. se sarò soddisfatto vi permetterò di frequentarvi altrimenti, riporterò io stesso la principessa al suo castello, e rimetterò in mare questo affascinante pirata- disse ammiccando ad Emma che per tutto il tempo rimase a bocca aperta esattamente come Killian.
 
 
 
-Killian dammi tempo-
Con lo sguardo nel piatto lui le disse – va bene, ma presentami Henry, non gli dirò chi sono, ma devo conoscerlo-
-va bene- disse quasi con rassegnazione.
-domani allora, non voglio più litigare con te, ma non posso tenerti vicina e non averti per me, non più, questo lo capisci?-
 
 
 
 
***
 
 
 
 
-dovevi dirmelo!! -
-cosa dovevo dirti?? Che ti amo troppo?-
-mi hai negato la possibilità di scelta!-
-quale scelta quella di morire? Sai bene che non è una probabilità ma una certezza quasi-
-io e solo io posso decidere-
-non è vero, amore mio, hai una famiglia, hai già un figlio, non lo ami? Vuoi lasciarlo senza mamma?-
-certo che no, ma avrei voluto poter scegliere.. io lo desidero un altro figlio..-
-ma se morirai chi se ne occuperà? Tu? Che lo hai desiderato tanto da lasciarlo solo al mondo?-
-non lo avrei lasciato solo, ci sareste stati voi..-
-già un bambino di 10 anni, ad accudire un neonato orfano-
-ci sei anche tu Brennan..-
-come puoi chiedermelo? –
-non lo ameresti come ami Liam solo perché l’ho desiderato contro i tuoi voleri?-
-non sopporterei che per venire al mondo mi tolga te-
-Brennan.. …oh.. –
 
 
 
 
-Helena no… dimmi che non lo hai fatto ti prego…..-
Lei non rispose ma si carezzò il basso ventre e si sedette
-non posso crederci..-
-credici, come tu mi hai tolto la possibilità di scelta, io l’ho ripresa, mi ero ripromessa di non fare stupidaggini, se fosse successo la prima volta altrimenti non avrei riprovato, ed è successo, questo bimbo doveva esistere, lo amo più di me stessa, Brennan, mi dispiace.-
-come puoi dirmi mi dispiace? Dovrai abortire-
-non puoi costringermi-
-ti farò internare ed abortirai, non ti lascerò morire-
-se lo farai, morirò ugualmente, troverò il modo di uccidermi se ucciderai questo piccolino che porto in grembo-
-di chi è?-
-non ha importanza, non ti deve interessare, è mio e basta-
-se morrai a causa sua, lo abbandonerò-
-no,  ti prego non farlo, non te lo permetterò!!-
-lo farò eccome, soffrirà a causa del tuo egoismo e tu non ci sarai a proteggerlo..-
- perché un padre non dovrebbe mai dire nulla di cosi orribile ad un figlio-
-non è mio figlio!-
-forse è un bene-
 
 
 
 
 
-non puoi difenderla perche vuole un figlio che la ucciderà-
-non voglio difenderla, ma Brennan falla seguire dai migliori specialisti del mondo, dalle questa possibilità, se andrà bene avrete un altro bambino, o una bambina, non saresti felice?-
-felice di allevarlo da solo?-
-fratello siamo una famiglia..-
-solo quando ti pare siamo una famiglia, per anni sei stato fuori e non ti sei curato degli affari delle nostre imprese-
-sono il più piccolo di tre fratelli, secondo te io potevo aspirare ad un posto nelle aziende? A me non piace stare dentro un ufficio-
-già ami il rischio, l’avventura, sei sempre stato cosi fin da ragazzino.. potevi fare la vita che volevi..-
-già essere sempre dimenticato e mai apprezzato perché l’ultimo, non l’erede dell’impero..-
-non lo sono nemmeno io l’erede-
-ora lo sei Brennan, ed io sono solo il tuo secondo, continuo a non contare,ma ho smesso di viaggiare, sto lavorando con te difatti, sto accettando le mie responsabilità, accetta le tue e dalle una possibilità, stalle vicino e vivi questa esperienza perché la tua supervisione potrebbe salvarla-
-lei morirà, ne sono certo- disse con rammarico
 
 
 
 
 
-è lui??!! Dimmi che non è vero….-
-non fa differenza di chi sia…-
-è suo, confessa!!!!-
-smettila di urlare! Lui non lo sa, e non dovrà saperlo-
-perché lui?? Lo ami ancora cosi tanto?-
-lo amo come amo te!!! Come vi ho sempre amati, ho scelto te, ho sempre preferito te, fino a quando non hai deciso al posto mio del mio destino, vile bastardo, per anni hai recitato la parte di quello dispiaciuto che non riuscissi a restare piu incinta…-
 
 
 
 
 
 
Quando si alzò era madido di sudore, la stanzetta in cui dormiva aveva una sola e piccola finestra, era notte fonda, no quasi l’alba.
Ogni volta che faceva un passo avanti verso la sua vendetta, i suoi sogni e soprattutto i suoi ricordi gli si ribellavano contro, quasi a volergli far cambiare idea, ma era determinato, dovevano soffrire per quel che avevano fatto.
Ora sapeva come far soffrire entrambi, doveva solo organizzare l’ultimo dettaglio ed il puzzle sarebbe stato completo…  sapeva in cuor suo di sbagliare, avrebbe dovuto amare quel bambino come lei gli chiese di fare, ma vedere in lui le espressioni del fratello nonostante gli occhi di lei, lo rendevano furioso e vendicativo.. non poteva far altro che andare avanti e continuare a minacciare di ucciderlo, senza più Liam a riportarlo sulla retta via, era in balia dei suoi sentimenti.
 
Tra qualche giorno avrebbe incontrato Rumple, che la partita avesse inizio.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
L’indomani Eithan partì per rifornire la petroliera, voleva seguire la missione personalmente, ed aveva detto a Killian di raggiungerlo sulla piattaforma solo quando sarebbe arrivato.
Killian era emozionato perché finalmente avrebbe incontrato Henry, arrivò a casa Mils nel pomeriggio, con fiori per la padrona di casa, cioccolatini per Regina ed Emma, e una scatola enorme di Lego Tecnich.. non voleva strafare, ma se era suo figlio, l’avrebbe riconosciuto all’istante.
 
-mi passi quei mattoncini bianchi forati?-
-certo, eccoli-
-dice di infilare il perno nero, ecco, ora mi serve quella sbarretta rossa-
-eccola- disse in Killian soddisfatto, Henry amava costruire, come lui, pensò
-Killian, non farai piangere la mamma vero?-
-penso di no ragazzo, spero proprio di no-
Regina aveva sentito ed intervenne subito –Henry non pensi di essere stato scortese?-
-no, Regina, è giusto, è solo stato diretto, si preoccupa-
Lei si sedette con loro sul tappeto  - Beh, si, anche io mi preoccupo, ma.. –
-nessun ma, anche io mi sarei preoccupato cosi per mia madre- disse sostenendo il suo sguardo per pochi istanti.
-Emma sarà qui tra poco, vedrai, l’ho gia chiamata-
-non fa nulla, mi sto divertendo, era tanto tempo che non costruivo qualcosa-
 
Killian sapeva che Emma stava ritardando di proposito, non sapeva se era per lui, o se, per farlo stare di più con il bambino.. ma stare lì a giocare non gli dispiaceva, e decise di non cedere allo sconforto.
 
In quel momento squillò il suo cellulare
-pronto? Ah.. si, no, non l’ho dimenticato, si ci sarò, arrivederci-
-tutto bene?- chiese Regina
-si, tutto bene, era il promemoria per un appuntamento, niente di speciale, allora ometto, come dobbiamo proseguire qui?-
-vado a prendervi qualcosa da bere-
 
 
Il pomeriggio proseguì su quel tappeto per diverso tempo, Emma arrivò giusto per cena.
Cora invitò Killian a restare visto che la ragazza si era fatta desiderare, ma lui guardò Emma prima di accettare, aveva capito le distanze che lei stava mettendo tra loro.
 
 
dopo cena i due si sedettero in giardino, lui le prese la mano per cercare una conferma e lei non la ritrasse.
-dammi un mesetto, dammi un mese prima di farmi pensare a tutto quello che cambierà, che potrebbe cambiare, dammi del tempo per non aver paura-
-è un si questo Swan?-
-è un forse si, ma…-
-va bene, un mese, possiamo vederci lo stesso?-
-certo-
Lui le prese il viso con le mani e le baciò delicatamente le labbra, poi le disse qualcosa sussurrando che la lasciò basita, ma acconsentì alla richiesta.
 
 
 
 
***
 
-signore ci sarà uno scambio sulla piattaforma-
-bene, ora basta aspettare-
 
***
 




note dell'autrice: buongiorno a tutti, scrivere questa storia diventa sempre più complicato... mi sono intrigata nell'intrigo! =__= spero pero' di cavarmela e non perdermi i pezzi.
allora i nostri piccioncini hanno alti e bassi, Henry da conoscere, qualcuno che continua a tramare alle loro spalle, ed Eithan che sta tentando di tutto per chiudere i conti con il passato...
allora buona lettura, fatemi sapere come va.....(Lady Laraaaaaaaaaaaaaaaaa non mi fare sconti!)
a presto
Ethy

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Capitolo 14
*** cap 14 ***







 
 
 
 
-Killian, ma tuo zio..-
-no, ti ho detto, ho controllato tutti conti, tutti i contratti, perfino i conti dei dirigenti, ma non ho trovato nulla, nessuno spostamento strano di denaro, nemmeno in piccole quantità a cadenza regolare..-
-ma solo lui…-
-no, no quel tatuaggio dovrà avercelo qualcun altro, lui l’ha cancellato, me ne sono accorto quella sera, notte.. quando… beh.. quando.-
 
-mamma…-
-ehi ragazzino che ci fai sveglio a quest’ora? Dovresti essere stanco dopo la gita in barca..-
-non riesco a dormire-
-vieni che ti accompagno su-
Killian mise una mano sul braccio di Emma
-lascia, faccio io- si alzò e lo prese in braccio – andiamo ometto, accoccolati sulla spalla, che storia ti racconto?-
 -ma di pirati ovviamente-
-bene, andiamo-
Dicendo cosi si diresse verso il piano di sopra dove era la camera di Henry, Regina stava passando dalla cucina e lo vide fermarsi a metà scala, chiudere gli occhi fermarsi un momento e riprendere fiato, e poi le scale. Era stato un momento molto veloce, niente da notare, in fondo aveva un bambino di dieci anni in braccio, ma le sembrò strano ugualmente, non disse nulla e si diresse verso il giardino dove Emma seduta sul gradino della veranda guardava le piccole lanterne creare ombre.
-allora sorellina come va con il tuo capitano? Come è stata la gita in barca?-
Si girò verso di lei con un sorriso splendente
-non serve che rispondi, lo vedo da come sorridi, bene ne sono felice-
-anche io,  sai credo di averlo ritrovato.. e poi con Henry è fantastico –
-si vede che ci tiene al bambino-
-già..- annuì la bionda
-ma… che ti preoccupa Emma?-
-veramente nulla, è tutto cosi perfetto-  era veramente tutto perfetto, tranne la preoccupazione quasi morbosa di Killian per la storia della fenice, lo capiva perfettamente, ma doveva lasciare che fossero altri a preoccuparsene..
-Emma, Killian sta bene?-
-perché me lo chiedi Regina?-
-no, è solo un’impressione che ho avuto, l’ho visto affaticato poco fa-
-si sta bene, non ho notato nulla in questi giorni, però grazie, ci starò attenta-
-ok, era solo per scrupolo, vado a prepararmi che stasera esco-
-uuhh, è da molto che non esci… e poi a quest’ora…con chi esci?-
-non penso che ti riguardi.. almeno per ora, poi ti racconterò-
-dai raccontami qualcosa…è bello come penso?-
 
 
Dopo aver lasciato uscire Regina, Emma andò a controllare Henry, lo trovò ancora semisveglio con Killian seduto a fianco a leggergli una favola di un libro enorme che nemmeno ricordava più di avere in casa.
Vederli insieme era bellissimo, si asciugò gli occhi dalla commozione di vederli cosi affiatati, inoltre non si erano accorti che lei era sulla soglia della porta.
-Killian, tu conosci mamma da tanto tempo vero?-
-si ragazzino, la conosco da tanto-
-e.. io.. sai chi è il mio papà?-
Killian rimase di stucco, per un attimo non seppe cosa dire, poteva azzardare una risposta veritiera? Doveva parlarne prima con Emma? In fondo, forse ad Henry qualche sospetto poteva essere venuto, era piccolo ma sveglio..
Gli mise un braccio sulle spalle e se lo accoccolò stretto a sé
-io conosco la tua mamma da molto tempo, le volevo un bene infinito, e gliene voglio ancora, ma vedi, io ho un papà, lo avevo, ma con me non è mai stato un padre.. è stato mio zio che mi ha sempre consolato nel momento del bisogno, era lui che trovavo sempre pronto ad aiutarmi.. non è importante chi è, ma chi lo rappresenta per te-
-perché tuo padre non ti voleva bene?-
-non lo so, forse era solo molto impegnato con il lavoro. Io credo che tu debba dire alla tua mamma che vuoi sapere davvero chi è il tuo papà, anche se saperlo non farà di lui tuo padre..-
-io vorrei che fossi tu-
-se io lo fossi, mi perdoneresti di non avertelo detto?-
-se tu lo fossi beh… credo di poterti perdonare, solo se sposerai la mamma- si sorrisero a vicenda e mentre Killian stava riprendendo la lettura Emma bussò alla porta
-si può entrare?-
-certo principessa, stavamo finendo di leggere, giusto ometto?-
-giusto Uncino!-
-ah!! ho due pirati in casa dunque! Dai Henry è ora di dormire, posso rubarti il capitano? –
-va bene mamma- disse mentre Emma gli diede un bacio sulla guancia, gli rimboccò le coperte e  prese la mano di Killian per invitarlo ad uscire dalla stanza.
 
Accostarono la porta e lui provò a baciarla proprio due passi dopo, ma lei rimase fredda
-hai sentito cosa mi ha chiesto..- disse alzando gli occhi al cielo – senti, io non sapevo che dire, se ho sbagliato.. io ti chiedo scusa-
-no, no è che hai ragione, forse è ora che sappia-
-Emma ne sei sicura? Non, non voglio affrettare..-
-si ne sono sicura- cosi dicendo lo abbracciò e nascose il suo viso nell’incavo della sua spalla, mentre lui le carezzava i capelli sorridendo appena e ringraziando per quell’occasione mai sperata prima.
 
I giorni passavano ed Emma e Killian erano inseparabili, Killian spesso era a cena a casa Mils, Cora non sembrava più cosi ostile nei suoi confronti ed Henry si affezionava sempre di più, chiedeva di lui spesso, e spesso chiedeva i racconti della notte tanto da obbligarlo a resta fino a tardi.
 
 
Una di quelle sere Emma notò Killian poggiarsi alla parte del corridoio,  ingoiare un paio di pasticche e  ritirarsi su, sembrava più stanco del solito  e sembrava accaldato.
Non gli chiese nulla in un primo momento, aspettò di stare da soli, seduti sul dondolo a contemplare le stelle luminose di quella sera.
 
-Killian, tutto bene?-
-certo, perché me lo chiedi?-
Lui si girò a guardarla, fissò dolcemente gli smeraldi che a loro volta fissavano i suoi zaffiri..  quel momento sembrò interminabile, fino a quando lei non ruppe il silenzio.
-sembri stanco, e prima ti ho visto prendere..-
-vieni qui- disse stringendola a sé –tranquilla Swan, è tutto sotto controllo, sto bene, sono solo un pochino nervoso, mio zio mi ha chiamato, mi ha detto che tra qualche giorno forse dovrò andare da lui, ed io non ho ancora scoperto nulla per aiutarlo..-
-ma tu non devi scoprire nulla, non devi pensarci tu, ci sono persone che se ne stanno occupando, non metterti in pericolo-
-ehi, ehi, calma principessa, non fare quella faccia, non voglio mettermi in pericolo proprio ora che ci sei tu e che c’è il nostro pulcino, non farò l’avventato ma..-
-devi scoprire chi è che ha quel tatuaggio.. visto che non è tuo zio, ma tu non eri un pirata? Ora perche devi giocare a Sherlock?-
 
 
 
 
***
 
 
 
 
-allora? Sto bene si o no?-
-diciamo di si, ti stai stressando troppo in questo periodo Killian, non potrai continuare per molto a fare questa vita, rischi di rovinare tutti gli anni in cui hai dovuto operarti-
-avevate detto che quella sarebbe stata l’ultima volta, che sarei stato bene- disse furioso
-è vero infatti, ma chi immaginava che ti saresti messo a girare il mondo, a fare un lavoro pesante pure per chi non aveva mai avuto i tuoi problemi? Hai rischiato, ed ora se non ti tranquillizzi, rischi di rioperarti, sempre se è ancora possibile-
-non mi interessa, io non voglio più operarmi, ho chiuso con quella storia-
-stai scherzando? Ti conosco fin da bambino, hai sempre lottato-
-io, io non voglio più sentirmi squarciare il petto, non voglio più sentire il peso del mondo sul mio sterno, cosi pesante da non respirare,e… da aver paura di affogare anche solo con’aria. Io non mi sottoporrò a nessun altro intervento.. –
-prendi queste, ti aiuteranno, quando ti sentirai soffocare, ma se senti il bisogno di prenderle tutti i giorni torna, fammi sapere o sarò costretto..-
-lo so... comunque grazie-
Si alzò dal lettino e se ne andò quasi sbattendo la porta dello studio.
 
 
 
***
 
 
 
qualche sera dopo Killian annunciò che sarebbe partito a breve, che suo zio lo aveva chiamato per dirgli che se voleva partecipare alla missione di consegna poteva raggiungerlo, ma che avrebbe fatto il possibile per tornare presto, Emma gli disse di non preoccuparsi, era lì ad aspettarlo, e lì sarebbe rimasta… gli stava dicendo di si, veramente, ed al suo ritorno avrebbero detto ad Henry la verità, nulla poteva farlo sentire più felice di cosi.
 
Partì con la gioia di aver chiuso con il passato, e di iniziare una nuova vita.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
-quindi sarà al deposito due-
-bene, sai che non voglio che venga ucciso..-
-perché dovrei tenere da conto quel che vuoi? Eh? Ti sono grato della possibilità che mi stai dando per chiudere questa faccenda, ma perché dovrei risparmiarlo?-
-perché so chi sei veramente, cosa che a quanto pare lui non è riuscito a scoprire, so dove vivi, chi è tua moglie e che aspetta un bambino, è sufficiente questo?-
Rimase un attimo interdetto prima di rispondere con un sorrisino perfido sulle labbra.
-sai anche che non è facile entrare in casa mia-
-oh si che lo so, infatti ho faticato molto per riuscirci- disse Brennan  mostrandogli delle foto scattate col suo cellulare
-queste non provano niente, potresti aver solo violato le telecamere di sicurezza-
Gliene mostrò una quarta, in cui lo raffigurava dentro la casa del suo interlocutore che non potè che fare silenzio ed acconsentire alla richiesta.
Brennan per essere sicuro aggiunse -mettimi alla prova se vuoi- e cosi dicendo, controllò il trasferimento del denaro richiesto, direttamente dal cellulare, e lo salutò con un cenno della mano.
Si sarebbe vendicato, oh si,  si sarebbe vendicato di questo affronto.
 
La prima parte del piano era andata, ora doveva mettere in atto la seconda.
 
 
 
 
***
 
 
 
Killian era arrivato sulla piattaforma in anticipo, difatti Eithan lo guardò perplesso.
-sei caduto dal letto nipote?-
-no, no è che non vedo l’ora di finire..-
-ah capisco…- disse in tono canzonatorio Eithan, la facoltà di leggerlo come lui faceva come con  Emma lo rendeva vulnerabile, ed a Killian non piaceva affatto sentirsi cosi esposto, ma non potendo farci nulla rimase in silenzio  -immagino che  impazzirò dietro orde di giornalisti petulanti che vorranno sapere quando, dove, con chi…-
Killian arrossì leggermente, ed annuì felice, era parecchio che non sorrideva a quel modo si disse tra sé lo zio.
-allora, coraggio vieni qui e controllami subito che abbiano trasferito il petrolio necessario nella seconda cisterna, e che il deposito 3 sia in ordine per il prossimo carico che deve arrivare stasera-
-certo, vado subito-
 
Killian vide con la coda dell’occhio suo zio dirigersi al deposito 2 e si chiese che altro dovesse fare li dentro, visto che per i due giorni successivi le attività erano già schedulate sul programma che gli aveva appena consegnato. Si distolse da quei pensieri e si diresse dove gli aveva chiesto, cercò di sbrigarsi magari poteva raggiungerlo e dare un’occhiata.
 
 
Eithan entrò nel deposito di soppiatto, cercò di non far rumore, si accordò con uno dei suoi uomini, mentre si assicurò di vedere Killian girare per la direzione giusta e Clarke fargli un cenno di ok da dietro la schiena, quasi impercettibile, ma per loro allenati a questo era visibilissimo.
Non voleva averlo sulla piattaforma, dopo aver saputo dell’intrusione, stava cercando di tenere la situazione sotto controllo e di non far notare nulla di stravagante, se sapevano come intrufolarsi lì, sapevano anche che Killian doveva arrivare e se si fossero accorti della sua mancanza probabilmente sarebbe saltato tutto, e nonostante volesse proteggere il nipote non poteva far saltare questa missione, era ora che Gold finisse in carcere una volta per tutte.
 
 
 
 
***
 
 
 
Casa Mils
 
-Mamma?! Sto cercando Henry, lo hai visto?-
-era in giardino pochi minuti fa.. – disse Cora affacciandosi dalla cucina, era pronta, Eithan le aveva fatto sapere di stare all’erta, che c’erano 2 agenti in più dietro la casa e che poteva chiamarli all’ordine se necessario..
-lo hai trovato Regina?-
-no, ma è strano, era con me, mi ha detto che sarebbe andato in giardino a prendere un gioco che aveva lasciato li… mamma eccolo… il gioco l’ha lasciato qui…-
Cora si allarmò all’istante, si diresse in giardino e vide ai confini con l’altra casa l’agente di perimetro a terra.
-Regina entra in casa, RUBY,JEFF,dite a Robin di prendere la macchina di corsa!-
Quasi dal nulla comparve Ruby con in mano un cellulare d’emergenza, Regina guardò la domestica con aria sospetta.
-avete caricato qui il programma?-
-si signora-
-bene, accendi, vediamo se si sono accorti del chip-
-mamma che succede?-
Nel mentre comparve Jefferson con una valigetta che aprì davanti a Cora e Regina, dentro c’erano 3 pistole e molti caricatori, Regina guardava esterrefatta e non capiva assolutamente vedendo sua madre prendere le pistole metterne una sotto la giacca, dove c’era già una fondina posizionata, una dietro la schiena e quella più piccola nello stivaletto sotto il pantalone.
-mamma?? Il chip? Ma cosa?-
-Regina tesoro, ti spiegherò tutto al mio rientro, è probabile che lo abbiano rapito, vai da tua sorella, trattienila fuori dai guai ok? Lo riporteremo a casa, vedrai. Prendi questo cellulare, è una linea sicura, non usarlo finchè non ti mando un messaggio ok?-
-Robin con la macchina capo-
-Bene, li abbiamo localizzati?- chiese a Ruby mentre si stava dirigendo alla macchina lasciando la figlia completamente basita.
-si, stanno andando al porto-
-MALEDIZIONE, presto, presto.. –
Robin accelerò cosi tanto da far sgommare l’auto, e si diressero al porto.
 
Regina li vede allontanarsi, poi un uomo in giacca e cravatta, le si avvicinò aiutandone un altro vestito uguale
-signorina stia dentro, prego, non esca-
-io devo andare da Emma-
-signorina, entri un momento, adesso-
Senza protestare troppo entrò in casa ed aspettò spiegazioni da quegli uomini
-vi ascolto, che cosa è tutto questo?-
-eravamo qui per impedire azioni di questo tipo, ma il bambino ci è sfuggito dalla visuale, il signor Jones senior, ha richiesto di sorvegliarvi, ci sono faccende poco chiare per cui sospettava un attacco verso suo nipote …-
-non serve aggiungere altro, ho capito, ma mia madre… non fa nulla, devo andare mi ha detto di andare da Emma-
-siamo qui per scortarla signorina Mils-
-bene non perdiamo tempo-
 
 
Intanto Cora stava inseguendo il segnale del chip messo nella cintura dei pantaloni di Henry, sperando che non se ne fossero accorti, almeno subito. Aveva il backup nel primo bottone della polo, si sarebbe attivato solo una volta spento il primo.. pregò che la cintura non fosse diretta in un posto dove non era diretto Henry.
-hanno cambiato strada, stanno andando in centro città..-
-seguili non perderli-
Mandò un messaggio ad Eithan dal cellulare preso da Ruby, non scrisse nulla di particolare se non le iniziali del bambino, avrebbe capito sicuramente.
 
 
 
 
Quando il messaggio di Cora arrivò ai telefono di Eithan e Clarke, Killian era appena entrato nel deposito tre.
-signore torno subito le dispiace?-
-ah no,  Clarke no, prego-
Clarke non si allontanava mai di più di 10 metri da Killian ma ora stava uscendo dal magazzino.. Killian distrattamente si girò a guardarlo, lo vide armeggiare con il telefono, poi vide l’uomo di suo zio uscire dal deposito due.. si insospettì e nascondendosi dietro a delle casse si avvicinò per sentire.
-prendi tu il comando- disse la scorta di Eithan, e Clarke annuì senza dire nulla.
 
Killian tornò dove era e Clarke rientrò senza badare che si fosse spostato.
 
“Cosa stava succedendo?” Si chiese Killian, decise di terminare il suo lavoro e di andare poi a verificare cosa stesse facendo Eithan.
 
 
Finito il lavoro, tentò di andare al deposito, ma Clarke lo portò nell’ufficio di Eithan con la scusa che suo zio lo stava aspettando già.
Killian vide l’ufficio vuoto, e si sedette nervosamente, che motivo aveva di tenerlo chiuso in quella stanza?
Cominciò a rovistare tra i documenti dello zio.. Clarke era fuori la porta, stava parlando con qualcuno e lui  si mise a sbirciare senza essere disturbato.
Tra le varie carte vide un documento con un colore diverso, la carta era vecchia.. lo sfilò lentamente..
C’erano molti foglii attaccati tra loro sembravano fotocopie pero’.. no, sembravano copie di un fax, un fax comunque volto vecchio.
Scorrendo tra le pagine si accorse di un esame clinico,era un test genetico.. ma non riusciva a leggere i nomi, erano, sembravano copie di copie.. ma da qualche parte i nomi dovevano pur stare altrimenti, questi documenti erano inutili, continuò a sfogliare, il risultato del test era “relazione padre figlio” perché questo test?
Per un attimo realizzò di avere un cugino, forse tutto questo mistero era dovuto al fatto che in passato lo zio avesse avuto un figlio, qualcuno lo stava minacciando per soldi? Oppure questo figlio non era più in vita? Spiegherebbe l’umore di Eithan ed il suo costante rammarico negli anni, e anche perché non vi erano stati spostamenti di soldi.. ma perché ora questi documenti erano qui, visto che sembravano vecchi? Abbastanza vecchi.. No, si convinse che con la faccenda del tatuaggio non c’entrasse nulla, e nemmeno con le apparenti norme di sicurezza che stavano attuando in quel momento…
Avrebbe chiesto spiegazioni, se aveva un cugino voleva saperlo, adesso.
Clarke era ancora impegnato fuori la porta, cosi continuò a sfogliare quel blocco di documenti e trovò la copia di una lettera…
La staccò dagli altri fogli, per leggerla meglio e nel caso per infilarla in tasca.
 
 
Eithan, non so come sia andate le cose, se sono sopravvissuta o se non sono nemmeno riuscita a vedere il mio piccolo tesoro, ma questa lettera te la dovevo..
 
Manca ancora un mese alla nascita del mio cucciolo e non sai quando sia felice di non aver dovuto rinunciare a lui.
Mi sono assicurata che gli venga dato il nome che ho scelto per lui, ho suddiviso i miei beni tra lui e Liam, e li ho messi al sicuro, dove tu sai, in Svizzera.
Io ti prego Eithan, in nome di tutto quello che c’è stato tra noi, ti supplico di badare al bambino se io non dovessi farcela.
Mi rendo conto di  quello che ti sto chiedendo, perché so bene come la prenderà tuo fratello, ma  ho paura che non riesca a ragionare dovesse accadere il peggio.
Vi ho sempre amati entrambi, non sarei mai stata in grado di scegliere tra voi se tu non fossi scomparso per due anni e non ti avessero dato per morto… perfino il tuo reggimento.
Ancora mi chiedo come tu sia riuscito a tornare, ho solo ipotesi, e se ho ragione, hai trovato la tua avventura.
Sono felice per la realizzazione dei tuoi desideri, della tua sete di giustizia e di rendere il mondo un posto migliore, e per questo motivo, so che sarai quel che non sarà Brennan per il bambino, ma io, mio caro Eithan non sono fatta per le avventure, e per questo ti chiedo infinitamente perdono.
Per tutto quel che ti ho fatto, ti prego di perdonarmi.
 
 
Stai vicino a Killian, Eithan, ti prego, non lasciarlo mai.
 
 
E questa lettera da dove sbucava? Non riusciva a leggere il resto perché era sbiadito, forse su un altro foglio, ma non fece in tempo a prenderlo, Clarke entrò e lui si mise in tasca quel foglio.
 
-non è il caso di muoversi da qui signore, c’è qualche problema fuori…-
 
 
 
Clarke non fece in tempo a finire di formulare la frase che sentì dei colpi provenire dal deposito a fianco, senza attendere direttive dalla sicurezza Killian si precipitò di fuori ed entrò nell’altro deposito.
 
 
Si appiattì dietro la porta ed entrò sgattaiolando dietro ad una pila di contenitori, Clarke lo seguì e lo acciuffò letteralmente per un braccio.
-Killian fermo, non fare un altro passo-
Il ragazzo si girò vide il volto dell’uomo preoccupato con in mano un giubbotto ed una pistola.
-mettilo subito-
-cosa?-
-non fare storie ragazzo, mettilo e resta fermo, tuo zio sa quel che fa, ma stai in disparte, non avresti dovuto essere nemmeno qui-
-mio cosa? Che succede? Chi sei tu?- “bingo!” dalla faccia che aveva appena fatto Clarke, Killian aveva fatto la domanda giusta.
-sono qui per proteggerti e per altre cose, che saprai presto, ora fermo qui, ok? Non mettermi nei guai-
Clarke si spostò più avanti, cercò di vedere oltre le casse cadute a terra…
 
Nel momento in cui Clarke si allontanò Killian riprese a pensare a quei fogli, messi li sparpagliati sulla scrivania dello zio, e quella lettera.. non l’aveva mai vista prima era sicuro che non dovesse essere lì… Eithan era troppo scaltro per lasciare documenti in giro, qualcuno era stato lì dentro ed aveva rovistato nella cassetta di sicurezza.
“ma perché tenere un test del dna e quella lettera nella cassetta di sicurezza?” per un attimo non si capacitò, poi lentamente.. ricongiunse tutte le parole che il padre gli urlava contro quando si arrabbiava con lui e gli sembrò chiaro, ora, che forse lui non era chi credeva di essere…
Si appiattì sui contenitori, ed iniziò ad annaspare come se stesse affogando, sentì l’aria mancargli completamente, mise una mano in tasca e tirò fuori il flaconcino delle pasticche, ne prese un paio e solo quel gesto lo fece star meglio.. la vista gli si stava offuscando, non stava per svenire come credeva, a causa delle pulsazioni accelerate a premergli sulle tempie, stava dando spazio a quei pensieri che nel profondo aveva sempre avuto, alla speranza di avere un padre affettuoso che non fosse il suo, al realizzare che lo zio era sempre presente, e insieme a Liam era sempre pronto a difenderlo, a consolarlo e farlo sentire parte della famiglia, stava semplicemente realizzando che aveva vissuto anni ed anni dentro ad una menzogna senza capirne il motivo, e per questo gli si riempirono gli occhi di lacrime, di dolore e rabbia, di astio in suo padre.. in entrambi i suoi padri.. odio profondo… e poi il dubbio.. quando suo zio aveva scoperto il tutto?
Non era sicuro di tutto quel che stava pensando e sentendo, ma non era stupido, se veramente fosse stato suo padre lo avrebbe portato via dal fratello, si ricordava i litigi per lui... Quando lo aveva scoperto? E perché non averglielo detto poi?
 
Allo sparo successivo, Killian si riprende dai suoi pensieri e si concentrò sulla conversazione che si teneva poco distante da lui.
-Per favore, basta, non possiamo più andare avanti cosi.. due anni fa il deposito, poi la petroliera, ora questo.. facciamola finita tra di noi e basta-
-non penserai che sia cosi facile giusto?-
-vuoi me, bene eccomi sono qui-
 
Non capiva bene chi parlasse con Eithan, riuscì a sporgere il viso dallo spigolo di uno dei contenitori e rimase senza parole, rimase immobile e sconcertato, mentre un uomo lontano da lui, in cima alle casse a sinistra, era pronto nella sua direzione.
Clarke lo vide e…









note dell'autrice: buon pomeriggio a tutti, questo capitolo forse è un po' lungo, ma dovevo spiegare un po' di cose, e siamo vicini alla resa dei conti.
Non so bene quanti capitoli ci saranno ancora, ma non siamo lontani dalla fine.
bene spero vi piaccia a presto
Ethy

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Capitolo 15
*** cap 15 ***









Cora chiamò Archie
-ti mando la posizione, ci serve che li blocchi- poi compose un altro numero.
-August, si, si, sei autorizzato, ok ti mando la posizione-
Aveva un’altra macchina ed una moto a disposizione, August era un tiratore scelto, se fosse stato necessario l’avrebbe fatto intervenire.
Li avevano raggiunti, ora bastava Archie a bloccare la strada e li avrebbero presi.
In quel momento si accorse del secondo segnale di Henry, fece un lungo respiro e mandò la posizione ad August dandogli il via libera..
-Ruby, appena bloccata la macchina accertati che Henry sia li dentro, altrimenti cambiare piano-
-certo capo-
Riuscirono a svicolare tra le auto ignare dell’inseguimento, speronarono l’auto dei rapitori con la loro ed Archie arrivò giusto in tempo dall’incrocio di fronte, schivando un’auto e prendendo quella incriminata sul muso, i cofani di entrambe le auto si aprirono fumando, Cora scese subito e coperta da Ruby si diresse verso gli sportelli posteriori, mentre Jefferson corse da Archie e vide il conducente dell’altra auto svenuto.
Aprirono gli sportelli ma non c’era Henry, solo la sua cintura.. non si erano accorti del backup.
-maledizione, Archie tutto bene? –
-si capo-
-bene, ci pensi tu? Robin resta con lui-
 
-Ruby, Jeff, August ci aspetta forza in macchina-
Cosi dicendo partirono a tutto gas seguendo le coordinate del secondo chip.
 
 
 
 
***
 
 
 
Nel frattempo Regina era arrivata nell’ufficio di Emma, cercò di mostrarsi calma e non spaesata come era veramente, vedere sua madre agire in quel modo l’aveva resa insicura su tutto, non lavorava nelle campagne elettorali, non scriveva i discorsi dei senatori candidati come aveva sempre creduto, era qualcosa di più, i suoi viaggi per le presidenziali erano solo una copertura per altro.
Ma che altro? Chi era veramente? E in questi ultimi dieci anni che aveva fatto?
 
-Ehi Regina, che ci fai qui? Tutto bene a casa? Sei bianca.. hai litigato col tuo fusto?-
-oh Emma, no no tutto bene, Ciao David..- disse vedendolo passare incuriosito dal vederla lì.
-ti prendo un caffè?-
-si, grazie, volentieri… Emma, io devo parlarti..-
Prese il caffè dalle mani di Emma, e chiuse la porta del suo ufficio, si poggiò sulla porta chiusa, bevve  un sorso di caffè e la guardò senza dire nulla.
In quel momento Emma si allarmò..
-e’ successo qualcosa?? Killian?? Regina… cosa hai saputo?-
La sua voce tremava, aveva appena deciso di aprire il suo cuore veramente e forse Regina le stava dicendo che aveva sprecato tempo.. che se ne era andato? Che stava male? Che era morto?
-Regina ti prego-
-Emma, siediti…- dopo una pausa ed aver visto Emma seduta si decise a parlare.
 
 
***
 
 
Clarke vide il tiratore puntare in direzione di Killian, non avrebbe fatto in tempo a far spostare Killian, questa missione stava diventando un problema per i civili coinvolti, pensò.
Teneva d’occhio l’uomo finchè non vide in lui un barlume di esitazione, vide il ragazzo agitarsi.
 
 Eithan era di fronte a Brennan, non sembravano  armatati pensò Killian, perché stavano litigando proprio li? Di che parlavano… chi era Gold??
 
-dimmi che cosa c’entri con Gold Brennan, che cosa hai fatto?-
-voglio solo farti soffrire fratello come ti ho detto già mille volte, e far soffrire lui perdendoti-
-io non ne sapevo niente e tu e lo sapevi, tu mi hai tenuto nascosto tutto l’ho scoperto dieci anni fa per caso-
-te lo sei meritato fratello – disse Brennan cercando di liberarsi dalla presa sferrando un pugno nel vuoto perché Eithan lo aveva anticipato.
-se fossi stato più accorto, lo avresti capito molto tempo prima-
- e tu immagino mi avresti lasciato crescere il bambino, giusto?-
-beh chi può dirlo fratellino-
Brennan tirò fuori un coltello, mentre stavano ancora corpo a corpo, Killian vide il luccichio della lama e si lanciò sui fratelli. Non ci pensò due volte, non riusciva a credere che suo padre, o quel che credeva tale fosse ricomparso dal nulla dopo tutto quel tempo, e ricomparso per cosa poi? Per uccidere il fratello? Ma che stava succedendo??
 
-ora basta!!!! Papà ti prego… -  prese il braccio del padre per fermare il colpo, ma non ebbe modo di fare presa e scivolò sotto al suo braccio mentre sentiva da sotto il giubbotto dapprima il freddo del coltello e poi il calore del sangue bagnargli la camicia.
 
Killian sgranò gli occhi guardando il padre e lui per un attimo che sembrò interminabile rivide la moglie guardarlo disperata la notte un cui gli chiese di amare quel bambino come aveva amato lei e lui non era stato capace di perdonarla per averlo lasciato solo..
Quegli occhi azzurri come il cielo che lo stavano implorando di non far del male a Eithan si stavano mescolando con il ricordo degli  stessi occhi imploranti di amare l’ultimo atto di amore di una madre.
Poi un colpo echeggiò nel deposito..
Per quei pochi istanti successivi, in cui Killian scivolò a terrà regnò il silenzio più assoluto, Brennan incredulo di averlo colpito ed Eithan disperato per il nipote stava odiando suo fratello.
Tra il dolore  e la furia dettata dalla disperazione Eithan iniziò a prendere a pugni l’altro, fino a farlo cadere, fino a rendersi conto che non stava lottando per schivare i suoi colpi, qualcosa non andava.
 
Al secondo pugno su Brennan, Clarke approfittando dell’esitazione atterrò l’uomo col fucile e lo uccise a mani nude, a quel punto Rumple arrivato su quella piattaforma per uccidere Jones e prendersi il prezioso carico si fece avanti.
Il piano stava cambiando, sarebbero morti entrambi i Jones, il ragazzo per lui non contava, dal sangue a terra gli mancava poco per andarsene.
A pochi passi da un Eithan accecato dalla rabbia Rumple stava per sparargli un colpo letale, quando Clarke col fucile riuscì a fargli saltare la mano con la pistola.
Fu in quel momento che Brennan si risvegliò dal torpore, si girò di scatto, prese la pistola a terra e scaricò il caricatore su Rumple.
-Bastardo!!- disse urlando –bastardo!! Non il ragazzo, questi erano i patti! Vile verme schifoso.. avrei dovuto uccidere tua moglie prima, ma stanne certo lo farò presto, e non avrò pietà del bambino che porta–
Rumple sgranò gli occhi per l’ultima volta a quelle parole e spirò.
 
Eithan si rialzò, non curante di Brennan corse da Killian.
Aveva il giubbotto antiproiettile, tra sé e sé ringraziò il cielo, ma dove era finita la pallottola? Fino a quando non vide il sangue dalla tempia macchiargli il collo, in aggiunta al coltello ancora conficcato nel fianco.
 
Brennan si avvicinò per estrarre il pugnale
-FERMO! Non toccarlo, ti prego non toccarlo – disse Eithan esasperato da quella scena inconcepibile – se lo togli potrebbe essere peggio, fermo ti prego, non uccidermelo, ti prego-
Il fratello maggiore si sedette a fianco al ragazzo, semi incosciente, che apriva gli occhi a tratti e con difficoltà, cercava informazioni, che cosa era successo,  si sentiva stanco, vedeva i volti dello zio e del padre, si girò verso Eithan e sussurrò quasi senza voce una sola parola come un’unica domanda –papa?-
Lo zio annuì senza dire nulla, si girò lentamente verso il padre che annuì di conseguenza.
Killian sorrise e si lasciò andare alla stanchezza.
Nel frattempo Clarke aveva allertato i soccorsi e il suo dipartimento per avvisare di scendere dalla nave e recuperare i corpi dei malviventi, e di cercare se ci fossero stati movimenti strani da altri operai sulla piattaforma.
L’elicottero arrivò subito, erano appostati su una nave poco distante, caricarono Killian dopo averlo immobilizzato, il medico disse che c’era speranza, se era stato colpito il fegato potevano sperare.
Per la testa non poteva sbilanciarsi.
 
Eithan si girò verso il fratello con aria furente, cosi pronto ad esplodere che uno degli uomini dei soccorsi esitò un momento prima di lasciare campo a Clarke che gli fece cenno di andare.
-MOSTRO, non sei altro che un mostro Brennan, ora dimmi del bambino se non vuoi morire qui scuoiato vivo, se non vuoi che ti strappi il cuore con le mani e che lo mangi ancora pulsante, dimmi del bambino prima che ti faccia a pezzi e ti dia in pasto agli squali.-
-sono stati gli uomini di Rumple, a garanzia del lavoro-
Eithan afferrò il telefono dal corpo inerme di Gold, era bloccato, ma sapeva come fare per usarlo ugualmente. Lo sbloccò, vide le ultime chiamate e disse sibilando tranne l’ultima parola:
-ora tu gli dici che la missione è compiuta, che il petrolio è vostro, che io sono morto e che loro devono rilasciare il ragazzino VIVO-
-non mi crederanno-
-lo faranno, Gold si fidava di te, e devo ancora capire come tu abbia potuto metterti in contatto con lui, ora chiama e fai come ho detto e bada a non tradirti perché tu avrai passato gli anni a capire come farmi soffrire ma io ho scoperto che hai un tesoro nascosto anche tu.. e lo smembrerò centimetro per centimetro se non si salverà il bambino. Quindi ora prima che finisca la mia pazienza… e prega che tutto si risolva perché io non mi limiterò a minacciarti di soffrire ti garantisco che so veramente come farti pregare di morire… –
 
Brennan prese il telefono e fece quel che gli era stato richiesto, ingoiando l’amaro della consapevolezza delle parole del fratello.
Clarke lo ammanettò ed Eithan si sedette  a terra poggiando la schiena su di una cassa.. Killian doveva farcela, il bambino doveva essere salvo e tutto sarebbe tornato a posto…
 
Gold.. aveva passato gli anni a cercarlo, e gli bastò l’invito ad ucciderlo per trovarselo davanti, come aveva potuto non pensarci prima e da solo? Si chiese sbuffando in una risata.
 
Cora avvisò Clarke, trovando il telefono di Eithan non raggiungibile, gli disse che Henry stava bene, aveva subito qualche graffio, lo avevano quasi lanciato dalla macchina in fuga sull’autostrada, August li stava inseguendo e nel momento stesso in cui vide che il bambino fu sbalzato fuori la macchina non si fece  prendere dallo scrupolo e fece saltare le gomme, recuperò il bambino,lo prese in braccio e lo mise sulla moto, sembrava non avesse nulla di rotto fortunatamente, gli infilò il casco passò davanti la macchina fumante e ci buttò  dentro una granata e filò via.
 
Chi fosse quel tizio sulla moto Henry lo ignorava completamente, ma era grato di averlo incontrato, si era salvato, ora doveva capire come tornare a casa.
August  sfrecciava con la moto, si stava allontanando da quel luogo per non farsi trovare troppo vicino a quell’incidente, appena pensò di trovarsi in un posto sicuro si fermò.
 
-ciao ragazzino, io sono August, ti va un panino mentre aspettiamo tua nonna?-
-davvero stiamo aspettando la nonna e non mi hai rapito anche tu per farmi non so cosa?-
-eih! Quanti film horror hai visto?-
-nessuno, solo i polizieschi di mamma e so bene che ai bambini rapiti fanno passere brutti momenti-
-tranquillo, facciamo cosi, ti do i soldi per il panino, ne prendi uno anche per me, se ti va scappi, oppure aspettiamo Cora insieme-
Sentendo il nome della nonna Henry rimase in dubbio sullo scappare, decise di dare fiducia a questo tizio.
Prese i soldi e si diresse al chiosco dei panini.
-io mi prendo anche da bere, se non vuoi rinunciare al tuo panino credo tu debba aumentare il contante- disse con un sorrisetto furbastro
-chi ti ha insegnato a contrattare?-
-un pirata- si allontanò ridacchiando.
 
 
 
-Vedo che hai fatto tutto da solo-
-veramente ha fatto tutto Henry, è saltato fuori dalla macchina e io ho solo finito…-
-già, ho visto, bel falò caro-
-sai che col fuoco sono bravo-
-io starei attento a non bruciarmi.. fossi in te..-
Che voleva dire Cora con questa affermazione? Penso l’uomo continuando a masticare il suo panino.
-allora cucciolo torniamo da mamma?-
-le raccontiamo tutto?-
-eh…. Magari davanti ad un calderone di cioccolata con panna e cannella..-
-si, credo che nemmeno quella basterebbe oggi!-
-hai ragione piccino, lo sai….- disse Cora mettendo via il cellulare con il messaggio in cui Eithan l’avvisava che la missione era conclusa e lui stava andando da Killian che era stato ferito gravemente.. ed “Eithan che scrive  gravemente non era mai un buon segno “ pensò.
 
Dall’ufficio di Emma si sentì un rombo di motore assordante, tanto che lei si affacciò pensando che fosse Killian con la sua moto. Regina si affacciò poco dopo e rimase interdetta..
-August?-
-lo conosci?-
-ehmm.. si, sai il tizio belloccio..-
-credo che mamma debba spiegarti altro.. oltre al suo lavoro-
-già, ma non solo lei- disse mettendo le mani sui fianchi in atteggiamento aggressivo dirigendosi verso la strada.
-August?? Che ci fai con mia madre??-
-sto attento a non bruciarmi…- rispose lui criptico scendendo dalla moto.
 
 
 
Cora scese dalla macchina velocemente, corse incontro ad Emma la abbracciò e le disse:
-tesoro, tesoro ascoltami, prendi Henry e Sali in macchina-
-cosa? Come perché? Ma no.. Henry deve andare a casa sarà stanco..-
-Emma, ascoltami, sali in macchina e prendi Henry- Cora scandì le parole lentamente, guardandola dritta negli occhi e lasciando trapelare la preoccupazione nel farlo.
-tieni prendi questo cellulare, ti chiamerà qui e vai, noi vi raggiungeremo piu tardi, ora vai-
Dicendo questo la spinse in macchina, l’avrebbero portata al primo aereoporto dove il jet privato di Eithan la stava aspettando.
In quel momento Emma capì, realizzò quale fosse il significato di quella calma apparente, e quell’angoscia mascherata dalla dolcezza, se non le avesse detto di portare Henry non avrebbe capito il motivo di tutto quello..
Le si fermò il cuore per un attimo, si abbracciò al bambino e salì in macchina, tenendo stretto il cellulare e guardando con aria sconsolata dal finestrino Cora che la salutava.
 
Killian…









note dell'autrice: buongiorno a tutti, ringrazio per gli orrori ortografici e grammaticali (Lady Lara e spongansss glassie!!), sono un distastro lo so :-(
allora stiamo tirando le somme, e sto cercando di non farmi deprimere dai prossimi mesi di astinenza dalla serie originale... quindi non odiatemi se divento noiosa e depressa e lagnosa anche nel capitolo.. anzi no ditemelo.. mi prenderò a schiaffi da sola.
spero vi piaccia e... sono pronta alle note di demerito grammaticale.
a presto
E.

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Capitolo 16
*** cap 16 ***








-mamma adesso mi devi delle spiegazioni-
-Regina, tesoro..- prese fiato e – vai a farti una passeggiata con August, credo dobbiate chiarirvi voi due..-
Dicendo questo le voltò le spalle sorridendo, entrò negli uffici e sparì dalla loro visuale.
 
-ok, non mi parlare, non dirmi niente, tanto lo scoprirò ugualmente!!! E tu.. – disse con lo sguardo di fuoco
-io brucerò vivo lo so… vieni salta su, ti porto in un posticino dove potrai sbarazzarti del mio corpo senza essere notata dopo che ti avrò detto chi sono-
-mmmh.. sai che potrò essere molto cattiva vero?-
-tua madre mi ha accennato a qualcosa del genere effettivamente… dai salta su che andiamo-
 
Regina mise il casco e tirò su la stretta gonna nera per poter salire sulla moto e fulminò nuovamente August, questa volta per gioco, per averle guardato le gambe mentre saliva sulla moto.
Partirono con un gran rombo senza voltarsi indietro.
 
 
 
***
 
Emma era agitata, no, era preoccupata, no, era terrorizzata. Quelle parole le stavano riecheggiando nella mente abbattendo le poche sicurezze che aveva.
Henry era lì, non parlava, aveva appena subito un rapimento, forse doveva affrontare una cosa alla volta, a Killian ci avrebbe pensato più tardi.
 
-ehi ragazzino, tutto bene?- gli disse guardando i graffi sulla mano e un occhio arrossato
-si, tutto bene, tranquilla mamma, non mi hanno fatto niente, sono solo graffi-
-sei proprio coraggioso sai-
-penso di somigliare al mio papà in questo, lui non ha mai paura, vero?-
Il quel momento lei non ci pensò molto, gli rispose di riflesso e poco dopo rimase atterrita per aver detto quelle piccole parole, confermando qualcosa che non era ancora mai stato detto
-già, proprio come lui ometto-
 
Henry l’abbracciò con le lacrime agli occhi
-stiamo andando da lui vero? E’ vivo?- disse singhiozzando
-Henry…. vieni qui, abbracciami stretta, si stiamo andando da lui, io credo che stia bene, vedrai presto staremo tutti insieme, non piangere-
 
 
 
 
***
 
Ore dopo a Londra
 
Eithan stava passeggiando nervosamente nella sala d’attesa dell’ospedale, Clarke era con lui e altri uomini si aggiravano al piano per monitorare la situazione quando comparve un medico in camice verde imbrattato di sangue
-signor Jones?  Prego mi segua-
Lo portò alle poltroncine della sala, Eithan per un attimo pensò al peggio, sapeva cosa significava sedersi su quelle poltroncine con un medico sporco di sangue a parlare in modo gentile, lo aveva vissuto altre volte, una molti anni prima, in cui il suo cuore si spezzò inesorabilmente, ed altre dovendo salutare stimati colleghi e consolare le loro famiglie.
Il medico si sedette e lui restò in piedi.. poi si decise.
-bene , allora la ferita alla testa è superficiale, il proiettile lo ha sfiorato, ma ha una commozione celebrale, la ferita al fianco è profonda, ha colpito il fegato… e non ha toccato altro, siamo stati fortunati, abbiamo pulito internamente e non dovrebbero esserci gravi conseguenze per questo-
-conosco quell’espressione, cosa la preoccupa dottore? La ferita alla testa?-
-beh quella, ci vorrà il tempo per capire.. le prossime ore saranno decisive per questo… ma la preoccupazione è il cuore signor Jones… qualcosa non va… -
-circa dieci anni fa è stato operato, doveva essere un intervento risolutivo..- disse Eithan con freddezza.
-credo sia il caso di chiamare il cardiochirurgo che lo ha seguito, che lo segue, vede, non va da solo.. lo abbiamo rianimato più volte, non ce la farà a sopportare questo stress se non viene subito operato-
 
il silenzio prese il sopravvento, il medico si alzò mettendo una mano sulla spalla di Eithan ancora seduto, guardò con aria remissiva Clarke e rientrò nel blocco operatorio, dopo aver detto che tra un un tre, quattro forse massimo cinque ore i parenti sarebbero potuti entrare in terapia intensiva per vederlo.
 
Clarke, chiuse una telefonata, si infinocchiò davanti al suo datore di lavoro e:
-capo… ehi, Jones… Eithan, andrà bene anche questa volta, è tenace, non si arrenderà.. –
Ma non ebbe risposte da lui, continuava a guardare davanti a sé fissando il vuoto, un’altra operazione al cuore, sapeva che Killian avrebbe preferito morire piuttosto che affrontare un’altra operazione a cuore aperto.
Ricordava l’ultima volta, affrontata con enorme coraggio, sempre sorridente di giorno, e disperato di notte, gli incubi e le urla del ragazzo  ancora gli facevano male al cuore, al pensiero che lo avrebbe dovuto affrontare di nuovo, non riusciva a quantificare la pena che provava in quel momento, se avesse potuto essere al suo posto si sarebbe scambiato subito..
-la signorina Swan è in viaggio capo, arriverà tra qualche ora, c’è anche il bambino, sta bene, tutto è andato per il meglio… Ho chiamato Whale, starà qui tra un paio d’ore al massimo.
 
-bene Clarke, grazie- disse con tono spento l’uomo ormai afflosciatosi sulla poltroncina.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
Killian si sentiva a pezzi, aveva gli occhi chiusi e non capiva perché non riuscisse ad aprirli, aveva la gola secca e sentiva di avere qualcosa che non andava.
Sapeva di essere vivo, aveva la consapevolezza del peso del suo corpo, non riusciva a muovere nemmeno un dito ma era conscio del suo singolo peso, come se la forza di gravità fosse cambiata e tutto fosse diventato più pesante.
Le orecchie gli fischiavano e non distingueva i rumori che sentiva attorno a sé, piano piano riuscì a ricordare, era ancora sulla piattaforma? Riuscì a mettere a fuoco gli ultimi istanti che ricordava e vide nei suoi pensieri materializzarsi il volto dei due fratelli, Eithan che lo teneva, ma ora non lo teneva più, stava bene? Brennan che annuiva, allora era vero… Eithan era suo padre, il suo vero e padre, ricordava qualcosa, aveva detto che lo aveva scoperto per caso.. perché non glielo aveva detto?
Gli faceva male la testa, ma non poteva smettere di pensare a quegli ultimi momenti, e sua madre… amava lo zio? Perché? Voleva sapere, voleva capire.. ma nel suo animo, nell’angolino più nascosto era felice di sapere che l’uomo che l’aveva cresciuto negli ultimi anni era anche suo padre, se lo avesse mai rivisto lo avrebbe abbracciato, in un lungo abbraccio, forse anche pianto, pensò… qualcuno della sua famiglia lo amava, e chi lo amava era non uno zio, ma suo padre.
Ora doveva capire come muoversi, dove era, perché non vedeva e ancora le orecchie gli fischiavano, ma era stanco, aveva sonno, “magari tra poco provo ad alzarmi” si disse tra sé e sé… e si lasciò prendere dal torpore della stanchezza ancora una volta.
 
 
 
Ancora non vedeva nulla, era tutto nero, ancora gli ronzavano le orecchie, aveva dormito? E per quanto? Non riusciva a capire quanto tempo fosse passato, sentiva solo i rumori di sottofondo meno confusi di prima, ma il ronzio lo stava mettendo a dura prova.
Poi si accorse di qualcosa, c’era qualcuno con lui… qualcuno che gli stava tenendo la mano, sentiva il calore propagarsi, gli sembrava un caldo abbraccio, gli sembrava come se riuscisse a sentirsi protetto, si concentrò per cercare di capire che mano fosse, gli sembrava grande da calore che percepiva, forse lo zio, cioè forse “mio padre” si disse, mosse gli occhi sotto le palpebre chiuse ma nulla cambiò, rimasero sempre chiusi.
 
Provò a parlare ma aveva qualcosa in bocca, si sentiva bloccato, emise un suono, ed a quel qualcuno gli strinse la mano. “mi hanno sentito,ok…” ci riprovò.
-ehi, ehi ragazzo, fermo, non puoi parlare, pensavo, non pensavo, sei sveglio…- disse Eithan quasi confuso
- ok ascolta, sei stato ferito sulla piattaforma, nel caso non ti ricordassi, ci sono dei problemi non stai bene, Whale ha verificato il tuo stato e…-
In quel momento Killian si sentì sprofondare, provò a muoversi, voleva andare via… non era vero, non gli stava dicendo quello che credeva… no, non poteva affrontare di nuovo tutto quello… riprovò a parlare e cercò di alzare la mano che Eithan gli stava tenendo stretta, doveva andarsene..
-Killian calmati, ti prego…- si fermò all’improvviso sentendo il ti prego spezzato da un suono che non era il ronzio fastidioso nella sua testa.
-ti prego, non andartene, non mi lasciare solo adesso, adesso che c’è Emma, che c’è Henry, non lasciare anche loro, per favore ragazzo, non fare qualcosa per cui non ci sarebbe rimedio- quel suono che aveva spezzato le parole di prima era persistente nel discorso che suo padre, il suo vero padre, ancora non ci credeva, gli stava facendo… stava piangendo?, sentiva meglio adesso, e sentì qualcosa bagnargli la mano.
Poteva deluderlo proprio ora?
Poteva mettere la sua sofferenza sopra quella delle persone che amava?
Smise di agitarsi, e cercò di stringere la mano di Eithan per fargli capire che aveva sentito.
Eithan era un uomo forte e sentirlo piangere lo lasciò svuotato di tutti i motivi per cui voleva andarsene, non voleva affrontare un altro intervento come l’ultimo ma non voleva far soffrire nessuno.
Si lasciò andare nuovamente alla stanchezza, voleva dormire, in verità voleva affogare nell’oblio e non risvegliarsi più.
 
 
 
***
 
 
Uscito dalle stanze della terapia intensiva, Eithan chiamò Clarke, che lo guardò come se fosse improvvisamente invecchiato di venti anni.
-non guardarmi a quel modo, se tuo figlio fosse li dentro saresti uno straccio anche tu-
“ok, sta meglio” penso l’uomo dopo essersi messo quasi sull’attenti.
-signore, la signorina Swan è atterrata ora-
-bene portala qui, invece io devo vedere mio fratello, portami da lui e poi torna qui per Emma, io mi arrangerò per tornare-
-certo signore-
 
 
***
 
 
-Eithan…-
-Brennan… allora ti stanno trattando come meriti?-
-il servizio è un po’ scadente ma posso soprassedere. Allora quando mi lascerai andare?-
-mai…- disse secco
-andiamo Eithan, sai anche tu che non ho fatto nulla, che tu non hai nulla per tenermi-
-beh, hai ucciso Gold una spiegazione devi darla-
-era legittima difesa, lo sai anche tu-
-non eri autorizzato a stare su quella piattaforma-
-oh dai sono sempre le imprese di famiglia…-
-mah, su questo lasciami dissentire… sei sparito per oltre dieci anni, undici mi pare, lo sai che significa vero? Non puoi non saperlo, sei sempre stato troppo interessato al denaro…-
-già, quello di cui a te invece, paladino della giustizia non ti è mai interessato nulla, ma con gli anni devi essere cambiato, perchè hai fatto in modo di estromettermi e far diventare Killian l’uomo piu ricco d’europa, giusto?-
-non proprio, vedi qui ti sbagli.. ti sei estromesso da solo… quella clausola sulla successione l’ho firmata anche io se ricordi bene, nostro padre era più furbo di me e te messi insieme, solo Nathan lo equiparava. Quindi fratello… potrei aiutarti a non finire dentro in eterno, devi solo collaborare-
-uscirei tra pochi mesi comunque-
-giusto i mesi in cui il tuo tesoro finirà in una casa famiglia… ma fossi in te mi preparerei a stare al fresco anni.. in fondo hai tentato di uccide tuo figlio…-
-non lo farai- disse minaccioso
-oh si che lo farò… devo chiudere un conto di sofferenza con te. Quindi senti qua, ho un accordo da proporti-
-oh santi numi, non sapevo fossi il nuovo Gold-
-chi ti ha detto che non sia io il vero Gold?- disse in aria di sfida Eithan lasciando Brennan in preda ai dubbi
-dicevo, firma qui, lasciami campo libero con Killian, finchè eri disperso… preferivo morto, non ci sono stati problemi, ma ora che sei resuscitato, voglio che ti levi dai miei piedi e dalla sua vita. Firma e lascerò in pace la tua nuova famiglia. Firma e ti aiuterò ad uscire legalmente e velocemente. Firma e il patrimonio che Helena ha lasciato a Liam sarà tuo-
-tu non puoi accedere a quel patrimonio, nessuno può è congelato…-
-è congelato perché io l’ho congelato, io ho accesso a quel conto fantastico ed io posso, dopo che Killian ne sarà informato e sarà d’accordo, istituire un fondo per il tuo nuovo erede… com’è che si chiama? Mi sembra Liam giusto?-
Brennan strinse i pugni, il fratello aveva il coltello dalla parte del manico, erano tanti soldi, poteva veramente garantire un futuro al bambino, un futuro che non poteva più dargli con le sue sole forze, aveva rinunciato a tutto quel che aveva nel momento in cui decise di sparire per sempre…
-che dovrei firmare?-
-vedo che ragioni ogni tanto, ne ero certo che non ti saresti lasciato scappare quest’occasione. Come ti è venuto in mente di sparire solo per farmi soffrire? Avresti trovato mille modi per farlo senza perdere la tua eredità-
-ho impiegato dieci anni per intrufolarmi nell’organizzazione di Gold, volevo che ti uccidesse, volevo che morissi e volevo riprendermi l’affetto di Killian-
-è per questo che hai gridato a Gold, il ragazzo no, io credo che tu sia pazzo Brennan, comunque firma queste carte, appena Killian si riprenderà il tuo nuovo Liam avrà il conto intestato, tu non potrai gestirlo se non tenere la rendita di un terzo degli interessi annui. Accetti?-
Ormai aveva capito che Eithan non si sarebbe smosso da li.. –accetto-
-bene, firma.-
-se Killian…-
Eithan iniziò a ridere –lo sapevo che il tuo pragmatismo sarebbe saltato fuori.. hai la mia parola, quei soldi saranno del bambino lo stesso-
-potrò vedere Killian?-
-NO- Brennan smise di firmare e guardò il fratello, incrociò le braccia dopo avergli lanciato la penna
-solo se il ragazzo lo vorrà-
-bene, ok va bene- riprese la penna e firmò le carte.
-prima di chiudere, fratello, perché Gold ti voleva morto? Come se ci fosse un conto aperto..-
-gli ho accidentalmente ucciso l’amante. Si chiamava Milah.-
-accidentamente?-
-già… non ha permesso che mi fucilassero, le devo la vita, ed ho messo al sicuro il suo ragazzo, ma Gold non mi ha perdonato per questo.-
-penso di capirlo…-
-non credo tu comprenda veramente.. parleremo più avanti, ti farò sapere come sta Killian se lo desideri-
-si, chiedigli scusa da parte mia-
-lo sarò, ma riconosco i tuoi giochetti-
Brennan scoppiò a ridere, Eithan pensò che fosse proprio fuori di testa, poi  schioccò le dita, la porta si aprì ed entrarono due persone, una si presentò come l’avvocato che veniva offerto a Brennan dalla famiglia, in quanto sicuramente ci sarebbe stato uno scandalo e l’altro era un notaio che chiese ad entrambi di firmare una dichiarazione che validava il documento appena firmato da Brennam.
 
Eithan adesso  più tranquillo, Brennan non poteva più intromettersi nella vita del figlio, non poteva sbucare all’improvviso ed dichiararsi il parente più prossimo..
Era preoccupato per la vena di pazzia del fratello, ed aveva avuto veramente paura di sentirlo appoggiare la richiesta del ragazzo di non sottoporsi all’intervento… cosi paura che dovette buttare dal letto giù il notaio e tutti gli avvocati delle imprese per farsi preparare quel documento in una manciata d’ore.
Legalmente,adesso, era lui il parente più prossimo, in qualità di padre.
 
Era soddisfatto.
Era felice.
Era ostinato a non perderlo.
 
 
 
***
 
 
Emma arrivò in ospedale, Clarke la giudò verso la saletta d’attesa attigua alla terapia intensiva, teneva per mano Henry che sembrava assonnato.
-abbiamo predisposto una stanza dell’albergo qui a fianco, dei vestiti pulito per lui e giocattoli, per lei signorina Swan se mi dice la taglia le farò prendere qualcosa-
Emma lo guardava con gli occhi vitrei, si sentiva l’ultima abitante sulla terra e al tempo stesso una principessa scampata ad un disastro, una stanza in hotel, dei vestiti e giocattoli per Henry, cose per lei.. tutto questo le suonava male, la stavano preparando a cosa?
-grazie, io, io voglio vedere Killian e basta-
-mamma io ho fame-
-se mi permette, vieni piccolo qui sotto c’è un ottimo chiosco di panini, ne andiamo a prendere uno anche per la mamma, mentre lei va a visitare Killian?-
Il bambino guardò confuso la madre che gli fece cenno di poter andare con Clarke, ma lui si voltò dicendole
-voglio anche io vedere papà-
Emma si inginocchiò di fronte ad Henry, lo abbracciò e gli disse
-certo ragazzino, lo vedrai presto anche tu, facciamo cosi, io vado a vedere come sta mentre tu mi prendi il pranzo, poi vediamo di farti entrare a salutarlo, anche se di solito non fanno entrare i bambini piccoli come te-
-ok- disse quasi rassegnato –abbraccialo da parte mia intanto-
-certo piccolo-
Clarke lo prese per mano e lo portò via, mentre lei lo guardava allontanarsi non si accorse dell’infermiera che la stava aspettando dall’altra parte del corridoio dietro di lei.
 
 
***
 
 
La stanza era asettica e bianca, la luce era fredda ed accecante, un lieve ronzio ed un forte odore di disinfettante le diedero il benvenuto nella stanza.
Si poggiò alla sbarra del fondo del letto e rimase per un attimo, impassibile, a guardarlo.
 
Era lì, disteso, immobile e intubato, era cosi pallido che non ricordava di averlo mai visto in quelle condizioni nemmeno quando si erano conosciuti.
Le avevano detto delle ferite, avevano avuto disposizione di informarla, ma non di tutto, doveva aspettare Eithan, ma il fatto che non lo lasciavano respirare da solo la diceva lunga sul suo stato.
Si fece forza e si spostò dal fondo del letto, si mise seduto a fianco a lui, e gli prese la mano.
Era inerme, non era fredda, anzi sembrava molto calda o forse era lei ad essere ghiacciata, con il pollice gli carezzava il dorso e con l’altra mano si asciugava le lacrime che da sole le stavano uscendo.
 
-ciao Killian, ti avevo chiesto di non fare scherzi… mi hai presa in giro dunque?-
 
Quella sensazione di freddo sulla mano gli era nuova, aveva percepito il calore dello zio, ma adesso sentiva questo freddo irradiarsi su verso il braccio, perché aveva freddo?
La gola gli faceva ancora male, e sentiva la bocca completamente bloccata e asciutta, cosa avrebbe dato per bere un po’ d’acqua.
Qualcosa gli faceva solletico sul dorso della mano, il freddo stava passando.
Tentò nuovamente di aprire gli occhi, doveva riuscirci anche se molto faticoso.
Poi sentì un leggero odore di vaniglia e la sua voce, era lei, la sua Emma era vicino a lui?
Doveva vederela
 
Killian sentì le palpebre incollate staccarsi tra di loro, un barlume di luce lo accecò un istante, poi lentamente riuscì ad aprirle ancora di più, e sentì la luce pungergli gli occhi, ma sentiva che lei era con lui e doveva vederla.
Poi la sentì parlare, e diede l’ultimo colpo riuscendo ad aprirli entrambi.
Stava guardando il soffitto, non poteva girarsi, ma almeno ci vedeva..
Aveva un tubo in bocca, cercò di guardare alla sua destra, e vide i macchinari a cui era attaccato, alla sua sinistra Emma stava guardando la sua mano probabilmente, e quindi cercò di muoverla.
Lei percepì il piccolo movimento e quando alzò lo sguardo lo vide sveglio e gli sorrise.
Si alzò in piedi affinchè lui la potesse vedere.
-ehi, capitano, ciao- disse sottovoce – fermo, fermo, lo so, calmo, non puoi parlare, ma sono qui, c’è anche Henry, dopo vuole vederti, è sveglio sai, ha capito da solo chi sei..- disse asciugandosi una lacrima, e vide Killian sbattere le palpebre e gli asciugò le lacrime che scendevano ai lati dei suoi occhi.
Non poteva dire nulla, non poteva abbracciarla, non poteva fare nulla, nemmeno respirare da solo… sapeva di essere imbottito di antidolorifici e tranquillanti perché sentiva nuovamente il sonno sopraggiungere e non riuscì nemmeno a guardarla ancora una volta che di nuovo tutto si fece buio.
Sentì in lontananza una carezza sul viso e un “ti amo” scivolargli nel cuore come fosse l’eco in una grotta lontana.
Era di nuovo buio, era di nuovo solo.
 
 
 
Emma aspettò ancora un poco, prima di uscire dalla stanza e cercare un posto dove poter prendere una boccata d’aria fresca e far uscire quell’odore di disinfettante dai suoi polomoni.
Aveva sussurrato “ti amo”, non era riuscita a frenare quelle piccole parole, tanto che volevano uscire dal suo cuore, che avevano trovato la strada piu diretta verso le corde vocali senza darle modo di bloccarle.
Ma in fondo era vero, lo amava, non aveva mai smesso di amarlo, era terrorizzata esattamente come lo è ora che lui sembra star cosi male da andarsene.
 
 
Scese nel cortile dell’ospedale, leggermente accecata dalla luce del giorno, le sembrò di vedere Killian davanti a sé e per un attimo sorrise, fu felice, e poi tutto si spense.







note dell'autrice: buongiorno a tutti, non ho molto da dire veramente oggi, tranne che forse sono un po' malinconica e l'ho rispecchiato nel capitolo..
poi volevo ringraziare chi mi segue assiduamente, sia in silenzio che chi mi scrive spesso, grazie a voi trovo lo spunto per proseguire la storia, in base alle vostre domande trovo l'idea per il capitolo successivo :)
quindi grazie ancora a tutti
a presto
E.

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Capitolo 17
*** cap 17 ***










-Allora, mio misterioso cavaliere, raccontami, come conosci mia madre? Che ci facevi con mia madre e soprattutto chi sei?-
-conosco tua madre perché a volte collaboro con lei, stavo collaborando con lei e sai già che mi chiamo August-
-si, ok, a queste risposte nemmeno Henry  le avrebbe considerate… riportami a casa e sparisci dalla mia vista e soprattutto dalla mia vita- disse Regina stizzita e voltandogli le spalle.
-Ehi, Reggi, su non fare cosi, vieni qui… il mio lavoro l’avrai capito, non serve che ti spieghi no? Se ti dico che sto dalla parte dei buoni è sufficiente?-
-no, pero’ continua- disse sempre voltata di spalle
-anche tua madre sta dalla parte dei buoni, solo che non lavoriamo per la stessa agenzia, ma collaboriamo, e lei, non… in realtà deve dirtelo lei se vuole. Di me, sappi che quando ci siamo incontrati la prima volta non sapevo assolutamente niente, nemmeno chi fossi-
-certo, devo crederci adesso, magari il nostro scontrarci per caso era ben architettato…-
-no, davvero, no Regina fermati – disse prendendole il braccio e tirandola a sé – davvero, non sapevo nulla, ero scarico quel periodo stavo girando per conto mio, dopo un paio di settimane ho scoperto che, beh che dovevo tenere d’occhio anche te… ma ti giuro Regina non lo sapevo quando ci siamo visti la prima volta-
Lei rimase a guardarlo senza battere ciglio, con le labbra serrate e pronta a tirare giù una marea di motivi per portarlo all’esasperazione, quando preso dall’impazienza decise di baciarla prima di essere completamente incenerito dal suo sguardo. “Cora aveva ragione, prima o poi brucerò vivo…”
Regina si lasciò andare all’effusione d’affetto e decise di sorvolare sui mille motivi pronti per litigare.
-c’è ancora pericolo?- chiese lei.
-penso di no, ma non posso abbassare la guardia ancora-
-quindi adesso non devi più sorvegliarmi?-
-veramente ancora si, posso approfittarne?-
-perché no…- disse stringendolo in un abbraccio malizioso, tanto da baciarlo sul collo e lasciarlo senza fiato.
 
Voleva chiedergli perché avessero rapito Henry, ma in quel momento, sulla spiaggia, con il lieve rumore delle onde calme infrangersi sulla sabbia,  passò in secondo piano, Henry era salvo, e August no.
 
 
 
 
***
 
 
 
-Emma, ehi, ragazzina…-
Emma era stordita, e non aveva ben chiaro come fosse arrivata in quella stanza.. ricordava di essere tra le braccia di Killian, che l’aveva sostenuta e l’aveva presa in braccio, ma dov’era?
Poi la confusione svanì lasciando il posto all’ immagine nitida di Eithan che era lì seduto a fianco a lei.
-va meglio?-
-mmmh si, non… io Henry?- chiese allarmata
-sei svenuta davanti l’ingresso, ho appena fatto in tempo a prenderti, Henry è di sopra con Clarke, non ti ha vista svenire tranquilla piccola. Allora cosa non va?-
-niente, credo di essere stanca, ho ancora quel forte odore di disinfettante nel naso.. sto bene, davvero, non ho mangiato niente da quando sono partita, sarà quello- poi realizzò una cosa che si era ripromessa di dire appena lo avrebbe visto
-quasi dimenticavo, Killian ha aperto gli occhi, è cosciente!-
-si, ha provato a parlarmi qualche ora fa, è un buon segno sai?- disse lui sorridendo
-già, ma è intubato…-
-questo è il vero problema, se lasciano che respiri autonomamente c’è la forte probabilità che il cuore si fermi… lo hanno rianimato spesso in sala operatoria e… beh, dovrebbe operarsi ancora, ma so che lui non vuole… aiutami a non lasciarsi andare… ti prego.-
-beh io…-
-io ti devo ancora delle scuse per averti cacciata tanto tempo fa-
-no, io.. io capisco.. beh, mi rendo conto, Killian era fragile, e io non mi sono comportata bene con lui, ho avuto paura, io…-
-quella notte entrambi abbiamo avuto paura, una paura folle, ti chiedo scusa ancora, ti prego di perdonarmi, lui non lo sa ancora che è colpa mia se non ti ha più vista, vorrei dirglielo, una volta guarito-
-io non credo sia necessario, in fondo io mi sono fatta cacciare senza battere ciglio, direi che la responsabilità è a metà…-
Lui le diete un buffetto sulla guancia e fece un piccolo sorriso, con un solo lato della bocca, ed Emma il quel momento ebbe un brivido lungo la schiena, aveva le stesse movenze di Killian.
Se non fosse che Eithan portava la barba folta, e che avesse gli occhi scuri, avrebbe giurato di vedere Killian venti anni più vecchio, istintivamente alzò il braccio e con le dita sfiorò la guancia di Eithan.
Lui le prese la mano, le baciò il palmo e le disse:
-lo so, ci somigliamo molto..-
-no, cioè si, il modo di sorridere…- aveva anche la stessa capacità di Killian di leggerle nel pensiero, era quasi inquietante.
-dammi del tempo, prendiamoci del tempo e ti spiegherò, ok?-
-spiegarmi cosa?-
In quell’istante Eithan alzò lo sguardo, vide Clarke con Henry arrivare.
Il bambino saltò letteralmente in braccio alla madre
-mamma!! Ma dove eri finita, come sta papà? Posso vederlo adesso?-
Lei guardò Eithan – scusa, dovevo dirtelo prima-
-l’ho saputo non ti preoccupare, ma il piccolo lo sa vedo-
-tu chi sei? Somigli a Killian sai?-
-si lo so, io sono Eithan, il papà di Killian e tu..- disse senza guardare Emma nonostante sentisse il suo sguardo su di lui.
-davvero?? Tu sei mio nonno?? Mamma!! – poi rigirandosi verso Eithan – sai che ti pensavo più vecchio?-
In quel momento per pochi minuti risero senza pensare a tutto quel che sarebbe potuto succedere di lì a poche ore.
Ed Emma non disse nulla, “io sono il papà di Killian” infondo Eithan era il padre di Killian, lui lo aveva cresciuto, sapeva che il fratello era scomparso e che Killian considerava lo zio come suo padre, le sembrò normale sentirlo pronunciare quelle parole, ma mescolate alle sue espressioni ed ai suoi sguardi qualcosa le stava sfuggendo e non riusciva a focalizzarsi sul cosa, e cosa doveva spiegarle?
 
 
 
 
Killian doveva essere operato al più presto, Whale aveva prospettato un paio di soluzioni, cercare di riparare il danno alle valvole, o sostituirle con quelle meccaniche… Ormai le valvole meccaniche erano collaudate, ma Killian era troppo giovane per quella sostituzione, la durata delle nuove valvole non era infinita, è vero che essendo meccaniche non avevano rischio di rigetto ma avrebbe dovuto prendere gli anticoagulanti a vita, avrebbe dovuto stare “fermo” per non farsi male, per non incorrere ad emorragie, non avrebbe dovuto sforzarsi… se avessero dovuto mettergli quelle valvole, Killian avrebbe messo fine ai suoi giorni, doveva andare bene il primo tentativo, e per la prima volta dopo ventotto anni Eithan si ritrovò nuovamente a pregare e supplicare il cielo per la vita di un suo caro, e questa volta per suo figlio.
 
 
 
***
 
 
-no, si, l’ho visto… è intubato – disse con la voce leggermente tremolante –si, è sveglio, non sempre però… ok, ma non serve, ok si.. certo-
Emma chiuse la conversazione con Cora, che aveva chiamato dal cellulare che le aveva dato prima di partire, poi si girò a guardare Eithan ed Henry seduti sulle poltroncine della sala d’attesa al piano della terapia intensiva.
Clarke le diede un bicchiere – è cioccolato della macchinetta, niente di speciale, ma so che le piace, dovrebbe aiutarla a sostenersi un po’-
-grazie Clarke, dammi del tu, non farmi sentire un’estranea, o una componente della famiglia reale ti prego-
A queste parole l’uomo sorrise, e poì tornò in fondo al corridoio quasi a lasciare loro un po’ di quella intimità famigliare che tanto era mancata.
-Allora Henry raccontami tutto da capo-
Henry ricominciò a spiegare ad Eithan quel che era successo nelle ore precedenti, gli uomini che lo avevano preso a casa, la corsa in macchina e poi August, un tizio enorme su di una moto fighissima che ha fatto esplodere la macchina dei suoi rapitori  -…come nei film! - Disse eccitato.
Lei sorrise a quella scena, sembrava proprio una scenetta di famiglia, se non fosse stato per l’argomento.
-Cora ha detto che… che verrà qui-
-si, le ho chiesto io di farlo-
-voi vi conoscete…- un altro interrogativo da aggiungere alla lista pensò.
-si, è una lunga storia e.. te la racconterò più avanti ragazzina, abbi solo pazienza.-
-mamma, io pero’ mi annoio cosi-
-tesoro, ancora un pochino poi andiamo in albergo a cambiarci, ok?-
-che stiamo aspettando-
-vorrei vedere il tuo papà ancora una volta prima di andare via, stiamo aspettando che ci facciano entrare-
-entro anche io?-
In quel momento intervenne Eithan –non credo piccolo, di solito i bambini li non possono entrare, forse domani riesco a convincere l’infermiera, ma oggi c’è quella antipatica e… non basta che le faccia un sorriso per farti entrare-
Henry rise a quell’affermazione, ed Emma sospirò notando che l’uomo in veste famigliare somigliava molto al nipote, o forse Killian somigliava a lui, era sorprendente e fece sorridere anche lei, le sembrava di sentirlo li a scherzare con loro.
 
 
***
 
 
Lasciò entrare lei, disse che sarebbe entrato più tardi, quando loro sarebbero andati in albergo a cambiarsi, che avrebbe aspettato il medico e che l’avrebbe chiamata. Le chiese se volevano cenare insieme e lei accettò volentieri, ad Henry piaceva chiacchierare con lui e per lei era un sollievo non dover rispondere a tutte le domande del figlio da sola.
 
Eccolo lì,  pallido come prima, diafano, ed ecco quell’odore assalirla di nuovo, voleva fuggire, quasi aveva la nausea, ma rimase, si sedette sulla sedia vicina al suo letto e gli prese la mano con entrambe le sue e Killian sussultò.
Aprì gli occhi subito questa volta e lentamente cercò di girarsi, lei si alzò e lui cercò di sorriderle nonostante tutto.
Era bellissimo anche cosi, quasi trasparente, gli poteva vedere tutti i piccoli vasi capillari del viso, piccole stradine blu che contornavano le guance sino ad arrivare agli occhi dello stesso colore, sempre brillanti come due stelle nel cielo, erano di un azzurro vivido, non sembrava volesse andarsene, almeno era l’impressione che aveva guardandolo. Per incoraggiarlo gli sorrise e gli  passò una mano sulla guancia, la tenne lì, ferma.
 
Sentire la sua mano sul suo viso lo rendeva felice, in quel momento gli sembrò di sentire tutto il calore che gli era scivolato via stando sdraiato su quel letto. Amava quel gesto, per un attimo si sentì un bambino cullato dalla sua mamma, felice di sentirsi amato. Non era da uomini,pensò, ma in quelle condizioni non riusciva a fermare nulla, le lacrime le bagnarono la mano, non voleva andarsene, ma poteva vivere cosi? Poteva finire ancora sotto i ferri ed uscirne quasi sicuramente sconfitto?
Whale gli aveva spiegato bene, l’ultima volta cosa sarebbe successo se… e desiderava tanto nascondersi invece di affrontare quel tormento, ma poteva scappare, lui che nulla lo aveva mai spaventato?
Se fosse andato tutto bene avrebbe sposato Emma, avrebbe avuto una sua famiglia, ed ora avrebbe avuto una figura paterna da poter chiamare col suo vero nome.
Tutti questi pensieri pesavano sul suo corpo, la guancia ancora calda, e lei ancora li.
Non poteva parlarle
Voleva dirle che l’amava più di se stesso
Voleva dirle che stava trovando il coraggio di non cedere all’oscurità, e di non andarsene, ma non poteva, ed il sonno lo reclamava ancora.
Vedendolo richiudere gli occhi, gli si avvicinò, e gli sfiorò l’altra guancia con le labbra
-non ci lasciare capitano, supera la tempesta, so che sai farlo, siamo qui per te, resisti-
 
Quando vide gli occhi completamente chiusi, e fermi, pensò si fosse riaddormentato, levò lentamente la mano dalla guancia ed uscì dalla stanza.
Era pomeriggio inoltrato ormai, Clarke la scortò in albergo, sembrava molto elegante, era proprio di fronte l’ospedale.
La stanza era enorme, c’era il suo letto ed una cameretta attigua con il letto per Herny.
Sul letto del bambino c’era un pacco gigante, Henry corse ad aprirlo senza badare alla carta od al biglietto, che lei prese e lesse “spero di non aver sbagliato, Eithan”
-ehi ragazzino, fammi vedere che c’era dentro-
-mamma non puoi capire! Un nintendo 3ds nuovo, e guarda quanti giochi da metterci, mamma anche i lego guarda… è stato il nonno vero?-
-si, è stato lui-
-ma io adesso andrò a una scuola privata qui in Inghilterra?-
-cosa? Come… perché mi chiedi questo?-
-beh la famiglia di papà ha in irlanda la sua residenza no? Pensavo.. papà ha studiato qui..-
-non lo so piccolo, vediamo come vanno le cose ti va? Poi ne parleremo, adesso mi sembra presto-
-ok, posso giocare?-
-si ma tra un’oretta andiamo a cena-
-posso portarmi il nintendo? Ti prego mamma… posso???-
-si, va bene-
Non fece in tempo a finire la frase che sfrecciò sul suo letto a giocare, lei si guardò un pochino intorno e sul suo letto vide delle scatole che paradossalmente non aveva notato prima.
Dentro c’erano dei vestiti, comodi, eleganti, la biancheria, tutto coordinato, sembrava li avesse scelti Killian, doveva essere una tara di famiglia quella di farla sentire sempre inadeguata, ma erano belli, c’era veramente di tutto, ma lei non aveva detto la taglia a Clarke, come avevano… poi prese il bigliettino sul fondo.
“Swan, spero ti piacciano, sono per il nostro viaggio, se ho sbagliato qualcosa non indossarlo, ma solo con me… Killian”
 
In quel momento le crollò il mondo addosso, e si lasciò cadere sul letto abbracciando quel mucchio di indumenti, scelti da lui, per il loro viaggio, quando sarebbe tornato.
 
Si addormentò, forse per una quarantina di minuti, si trovò Henry di fronte
-mamma, ho fame-
-ehi piccolo, andiamo, vado un attimo in bagno e scendiamo-
 
 
***
 
 
Questa volta sentiva più di una presenza al suo fianco, sentiva un vociare leggero, riconobbe la voce di suo padre, il suo vero padre, dove era Brennan? Si chiese in un attimo, era vivo? E poi sentì le risposte di Whale, era sicuro che fosse la sua voce.
Aprì gli occhi e vide il padre sorridergli e spostargli un ciuffo di capelli dalla fronte
-ciao ragazzo, sta andando meglio sai? Dobbiamo decidere adesso, le tue condizioni si sono stabilizzate un pochino e possiamo procedere, dimmi che possiamo Killian…-
Il momento del dunque era arrivato, doveva decidere, provare a vivere o arrendersi?
Voleva addormentarsi e non dover pensare a questo.
-ehi, Killian, guardami ti prego- disse leggermente affranto Eithan – sei sempre stato coraggioso figliolo, non ti arrendere adesso, so che qualche tempo fa hai firmato delle carte per non procedere ad altri interventi al cuore , ma io… posso… vedi io….non costringermi a fare qualcosa contro la tua volontà, non vorrei iniziare cosi il nostro nuovo rapporto,  che ne dici? Mi dai l’ok per procedere? Sai che Henry ti somiglia tanto? E vuole vederti?  -
Killian riaprì gli occhi e lo guardò senza battere ciglio
-ti ha appena trovato, gli puoi dare quel che tu non hai avuto, se non vuoi vivere per te stesso, pensa a lui..ad Emma.. –
 
Anche Emma gli aveva chiesto di non lasciarla, alzò lo sguardo e cercò di fare di si con la testa.
Il messaggio nonostante quasi impercettibile era chiaro, Eithan poteva decidere anche senza il suo consenso,  ma gli sarebbe sembrato di tradirlo, non voleva iniziare male un rapporto già sul filo del rasoio, sapeva da dieci anni che era suo padre e non gli aveva detto nulla, gli aveva cacciato via l’amore della sua vita per paura, ed a causa sua era di nuovo in pericolo di vita, sarebbe stata dura raccontargli tutto, quindi voleva la sua fiducia, voleva renderlo partecipe, non voleva perderlo prima del dovuto.
-Bene, domani mattina allora- intervenne Whale.
-ti lascio riposare ora ragazzo- disse dandogli un bacio sulla fronte, ma Killian alzò la mano, da quando aveva ripreso l’uso della mano? E trattenne il braccio del padre, lo guardò fissandolo come se dovesse oltrepassarlo e cercò di parlargli.
-He….n…..y.-
-Henry? Lo vuoi vedere?- Killian scosse leggermente la testa
Indicò  l’anulare con il pollice, Eithan capì subito, riusciva sempre ad interpretare un suo sguardo ed anche in quest’occasione l’uomo dimostrò di leggerlo nel più profondo, come lui riusciva a fare con Emma.
-ho capito, tu pensa a guarire, ed io penserò alla tua famiglia, ok?-
Annuì leggermente, chiuse gli occhi e si riaddormentò.
 
 
 
***
 
 
A cena la conversazione era fondamentalmente tra Henry ed Eithan, parlavano di giochi di film da andare a vedere al cinema e di cose per cui Emma non riusciva minimamente a pensare.
Poi una domanda dello zio di Killian la fece tornare alla realtà
-Emma, non mangi?-
-mmm?-
-tesoro, domani mattina devi essere informa, lo passiamo a salutare e poi aspettiamo, se non mangi qualcosa starai male-
Lei stava già male cosi…
-poi volevo chiederti, ecco, è una questione burocratica, ma devo metterla in regola legalmente-
-di cosa si tratta?-
-di Henry, mi autorizzi ad eseguire un test del dna sul bambino? –
-cosa? Non capisco.. no, perché?-
-non voglio toglierti nulla, Emma, voglio darti qualcosa, dammi la possibilità di darti quel che avresti avuto tanti anni fa se non mi fossi messo in mezzo, e che… beh…-
-non dirlo nemmeno- disse Emma irrigidita
-purtroppo devo pensarci Emma, sono abituato a pensarci, non ho nulla di scritto che mi consenta di lasciarti qualcosa se non qualcosa a mio piacimento, ma il tuo bambino un domani potrebbe…-
Emma rimase senza parole, voleva portarglielo via o cosa?
-non te lo porterà via, mai, e farò tutto quel che vorrai tu, ma lui ne ha diritto, non acquisito ma di nascita, Killian stasera si è preoccupato di questo, è  più facile se agiamo adesso invece di…-
-come si è preoccupato di questo…-
-vuole che entrambi abbiate tutto quel che dovreste avere se tu fossi spostata con lui e Henry fosse legalmente suo figlio, se mi consenti di fare quel prelievo il prima possibile.. possiamo dirgli domani mattina che quella questione è sistemata…-
Killian voleva riconoscere Henry legalmente lo sapeva, si erano accordati per questo, prima di tutto questo pero’ -va bene- disse in tono spento continuando a giocare con il cibo nel piatto.
Henry era cosi preso dal nuovo gioco che nemmeno aveva fatto caso ai discorsi, per lui era tutto nuovo e bellissimo, era fiducioso verso il destino ed aspettava solo che il padre guarisse, perché era sicuro che sarebbe guarito.
 
 
 
Il mattino dopo Henry fece il prelievo, Cora sarebbe arrivata poco dopo.
Emma si preparò per salutare Killian che trovò stranamente sveglio al suo arrivo nella stanza.
-ehi, oggi non ti posso svegliare- disse con dolcezza e lui ricambiò lo sguardo, ora che si sentiva meglio, doveva rioperarsi, ma aveva promesso, lo avrebbe fatto.
Prese la mano di Emma, lei rimase stupita del movimento, ma la strinse a sua volta e la coprì con l’altra.
Lui indicò la catenina di Emma, dove c’era l’anello di Liam, lei se la tolse per dargliela, forse la voleva con sé in quel momento, ma lui indicò l’anulare, quello di lei, capì, e lui le infilò l’anello al dito e poi portò quella stessa mano al suo cuore.
Gli  sorrise, ci provò, ma le si stava annebbiando  la vista, e lui, con i suoi occhi chiari, le stavano dicendo tutto quel che sentiva nel suo cuore.
Lentamente si lasciò andare ai farmaci che gli stavano somministrando per prepararlo all’intervento.
Emma gli baciò la mano ed uscì, Eithan era li ad aspettarla, aveva già salutato Killian e lo lasciarono nelle mani dei medici che lo portarono in sala operatoria.
 
 
Il tempo sembrava non trascorrere
 
 
Quella saletta d’attesa era opprimente
 
 
Cora era arrivata, ed era andata via con Henry, per lasciare Emma tranquilla
 
 
Emma abbracciò Eithan quando si accorse delle ore trascorse, e che nessuna notizia era arrivata.
 
 
Sembrava che il mondo avesse smesso di girare, in quelle ore Emma avvertiva solo il ronzio delle lampade della saletta d’attesa e il ticchettio degli orologi.
 
 
Erano passate sette od otto ore circa quando videro uscire Whale dal corridoio riservato ai medici, trascinarsi fin da loro, togliersi il sopracamice sterile macchiato di sangue e buttarlo a terra, sprofondare su una poltroncina vicino a loro, allungare le gambe e buttare la testa indietro.
Sospirò ed allungò le braccia sulla testa.
Si girò verso di loro, Emma era bianca come un lenzuolo ed eterea come l’aria, Eithan ribolliva dentro, ma non disse una parola.
Con un altro sospiro Whale disse:
-è andato tutto bene, ha provato ad andarsene, cavolo se c’ha provato.. abbiamo aspettato che si stabilizzasse un pochino prima di avvisarvi-
-possiamo vederlo?- chiese lei
-che tipo di…- chiese Eithan per sapere cosa avessero effettivamente fatto
-abbiamo rincollato i pezzi, è stata dura per questo, niente sostituzione- mettendo una mano sul ginocchio dell’uomo – vedrai che adesso non servirà davvero più intervenire- poi si rivolse ad Emma
-ancora non è possibile vederlo, è dispettoso sai? Infatti mi chiedo come fai a sopportarlo-
Lei sorrise.
 
 
 
Dovettero aspettare la sera prima di poter entrare in stanza in punta dei piedi e guardarlo completamente inerme, con gli occhi cerchiati di nero ed il petto completamente fasciato di garze, troppi fili uscire da sotto le coperte e finire nei macchinari li a fianco, il bip costante del monitor e lui che respirava piano ma da solo.
 
-non si sveglierà fino a domani credo, cercate di essere qui presto, gli terremo gli antidolorifici il più possibile, ma non possiamo drogarlo… preparatevi- disse Whale ad Emma, che li aveva seguiti nella stanza.
Eithan annuì e lei rimase in silenzio a guardarlo.
Si avvicinò gli sfiorò la mano e gli baciò la guancia, si strinse l’anello al dito e si tirò indietro.
Eithan gli carezzò la fronte  gli sussurrò qualcosa all’orecchio e poi la prese per mano ed uscirono entrambi.
-vai a dormire Emma, stai con Cora ed Henry, resto qui io-
-ma io…-
-tu domani sarai riposata e lui ti vedrà, adesso vai-
Lei non fiatò.
 
Eithan rimase la notte a fianco del suo letto.
Killian non si mosse, a volte lo sentì mugugnare qualcosa, e per un attimo dopo avergli toccato i capelli per spostarli dalla fonte sorrise nel sonno.
Tutto questo lo rendeva preda di emozioni contrastanti, gioia per vederlo sorridere, chissà quale sogno felice stava facendo, pensò.
Tristezza, perché quella stessa espressione gli ricordò lei, che andò via per sempre sorridendo al suo bambino.
Rabbia verso il fratello, e rabbia verso se stesso, e gioia di nuovo per averlo accanto a lui.
 
 
 
 
Come previsto da Whale, Killian si svegliò il giorno dopo, e lei era li con la sua mano tra le sue.
Sorrideva e teneva a bada il dolore.
Cercava di non parlare se non strettamente necessario per non respirare troppo a fondo e non sentire dolore.
Dopo pranzo, si risvegliò con Henry vicino, gli teneva la mano, gli disse di essere coraggioso come i pirati delle sue storie e che non vedeva l’ora di tornare  casa con lui e Killian per poco non riuscì a fermare le lacrime.
La sera, tornò Eithan, e mandò via Emma.
La notte iniziarono i dolori forti, i pianti silenziosi e gli incubi,l’agitazione e tutto lo stress presentò il conto.
 
Alla terza notte Whale propose il coma farmacologico, per fargli superare le prime due settimane, lui rifiutò.
Emma rimase la notte con lui, gli lesse uno dei libri che leggevano insieme da ragazzini, quando lo sentiva agitarsi gli prendeva la mano, lo carezzava sulla guancia se sentiva un incubo avvicinarsi, e gli sussurrava come avrebbe voluto la cerimonia di nozze, e lui si tranquillizzava e dormiva.
 
 
I giorni passavano ormai, ma Killian non sarebbe uscito presto, Cora propose di riportare Henry a casa o di impiegargli la giornata magari iscrivendolo ad una scuola qui a Londra, il bambino sembrava entusiasta dell’idea ed Emma non avendo la forza di  opporsi lasciò fare ad Eithan.
 
Regina per lavoro era a Parigi, promise ad Emma di arrivare da lei appena possibile, doveva raccontarle del bel fusto, ed Emma sorrise.
 
 
 
Ormai era passato quasi un mese dall’intervento, Killian si stava riprendendo in fretta e non vedeva l’ora di uscire da quel posto.
Eithan lo guardava estasiato, sembrava un’altra persona, era felice, sembrava il ragazzino spensierato e scapestrato che aveva perso quando era morto Liam.
A volte si sentiva ancora mancare quando si affacciava alla stanza e lo trovava con un libro in mano, e  lo sorprendeva con un sorridente – ciao papà, buongiorno- Brennan non lo aveva mai nominato, ma era giunto il momento di parlarne..
-ciao ragazzo, senti,  tuo… Brennan vuole, vorrebbe vederti…-
-non ho niente da dirgli- disse fissando il libro senza alzare lo sguardo
-beh lo capisco, ma credo sia giusto dargli una possibilità, ho sempre pensato… non è sempre stato cosi lui… è impazzito il giorno in cui ha perso tua madre… e… lo capisco bene, ma non lo giustifico certo…-
-tu amavi mia madre?-
-si, molto-
-perché non… cioè…-
-io, Brennan e tua madre siamo cresciuti insieme, le nostre famiglie si frequentavano, ed entrambi ci siamo col tempo innamorati di lei- fece una pausa e si guardarono negli occhi – io amavo l’avventura e lei era affascinata da questo aspetto, che volessi viaggiare molto e che in un certo senso amassi la giustizia assoluta.. sai molto eroe romantico- Killian sorrise a queste parole – ma lei amava la tranquillità… io poi trovai un’impiego fuori dagli affari di famiglia, infondo ero l’ultimo di tre fratelli, potevano fare a meno di me nelle imprese, cosi non ci pensai due volte-
-ma tu, pa.., Brennan disse che tu…-
-beh diciamo che il mio impiego non era un lavoro qualsiasi e per due anni non tornai a casa, mi credettero morto, e il resto lo sai.-
Non disse nulla, sembrava una storia veramente triste in fondo, trovarsi la donna amata spostata ad un altro, e per giunta tuo fratello.
-ma poi… voi..-
-Killian, non pensare male adesso, tua madre aveva avuto Liam, era delicata e le dissero che era meglio per lei non avere più figli, ma lei… beh, mio fratello fece qualcosa per cui lei si risentì molto e una sera mi disse che era incinta, che aveva litigato con Brennan per questo, io ero ubriaco di mio, perché da quando ero tornato, le volte che stavo con loro non potevo sopportare di vederli insieme, e finivo per bere, finchè non ripartivo per un’altra missione, quella sera non so bene cosa successe tra noi, lo capii tempo dopo, ma non me ne preoccupai molto finchè non compresi che, beh, si stava vendicando di lui, e mi stava chiedendo quel che aveva desiderato da molto tempo… -
Guardò Killian giocare con le pagine del libro, gli mise una mano sulla spalla e lo guardò dritto negli occhi.
-sei pentito papà?-
-di cosa? Di poter vedere lei in te? Di guardare i tuoi occhi e vedere i suoi sorridermi? Di sapere che tu sei parte di lei e parte di me? No, assolutamente, sono dispiaciuto di come siano andate le cose, solo questo-
-Perché non me lo hai detto quando lo hai scoperto?-
-ho avuto paura ragazzo, di perderti, di trovarti… poi sei andato via, e vigliaccamente ho nascosto le carte-
-io le ho trovate sulla piattaforma, perché le tenevi li?-
Eithan si mise una mano nei capelli e si grattò la nuca con fare scocciato, guardò il soffitto e sospirò rumorosamente, mentre Killian lo guardava in attesa di risposta.
-perché io adesso vado ad uccidere mio fratello- disse con un’espressione glaciale suo padre, e Killian lo trattenne per il braccio mentre stava alzandosi dalla sedia.
-spiegami-
-deve essere riuscito ad entrare nello studio a casa, a casa in irlanda, sono li le carte in cassaforte-
-oh, ecco perché sembravano un fax-
 
Si sentì bussare alla porta ed apparve Emma, titubante se poter entrare sentendoli parlare cosi affiatatamente.
-disturbo? Come sta oggi il mio malato preferito?-
-Ehi Swan, ti stavo aspettando a quest’ora si arriva?-
-è stata con te ieri fino a notte fonda, dovrà riposare anche lei, no?- disse Eithan indicando ad Emma di sedersi al posto suo.
-posso, o stavate parlando di cose serie..-
-no, piccola, resta io devo giusto…-
-papà?- Eithan si fermò sulla porta, si girò verso il figlio – va bene, se vedo Brennan, va bene- l’uomo annuì e svanì nel corridoio.
Chiamò Clarke, chiamò Cora, prese la macchina e si diresse in ufficio, e poi a trovare Brennan.






note dell'autrice: eccoci qui, insomma c'è ancora un po' di malinconia, ma credo che il momento stesso lo abbia richiesto, visto la situazione delicata.
Emma è stanca, ma si fa forza, e Killian decide di non mollare... 
Ringrazio tutti quelli che continuano a leggere, perchè veramente, non pensavo di scrivere una long, e non pensavo che potesse piacere :)
non so quanto andrà avanti ancora, ma non credo per molti capitoli, giusto il necessario per far tornare le cose al loro posto, e magari... vederli felici... eccetto imprevisti
a presto
E.

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Capitolo 18
*** cap 18 ***









 
-Killian, ad Henry tuo zio si è presentato come tuo padre, suo nonno, tu…-
-vieni qui-
-sono qui-
-no piu vicina, vieni qui e dammi un bacio adesso-
-killian, ti stai riprendendo, non…poi vorrei sapere….-
-stacco uno dei fili se non mi dai subito un bacio- disse alzando un sopraciglio a cui Emma non seppe resistere.
Gli si avvicinò e gli sfiorò le labbra, Killian sentì la scossa di quello sfiorarsi come se un fulmine lo avesse attraversato, ed uno dei macchinari se ne accorse subito, iniziando a suonare in modo allarmante, un’infermiera si affacciò subito e li trovò con espressione impassibile compostamente seduti ognuno al posto suo, mise le mani sui fianchi e disse:
-signor Jones non mi faccia scherzi- e guardò Emma scuotendo la testa.
Appena uscì risero felici.
-allora stai veramente meglio- disse lei
-piu o meno, ho parlato un po’ con mio padre e…-
- ecco… tuo padre, quale?-
-Eithan-
-sono un po’ confusa-
-non ti ha detto nulla lui?-
-no-
-tu non lo sai quindi? Emma, però mi stupisco di te amore, non l’hai capito? Lui aveva detto che ti aveva accennato qualcosa..è passato un mese…-
Rimase in silenzio a fissarlo sorridere, cielo come era bello,  anche con gli occhi ancora cerchiati di nero.
-io… non ho chiesto nulla, capito cosa?-
-beh, in parte sono confuso ancora anche io, devo fargli ancora tante domande, ma lui è mio padre, il mio vero padre.. intendo quello biologico Emma-
In quel momento Emma comprese tutte quelle parole dette a metà finite con un “poi ti spiego”.
 
Il ragazzo le prese la mano e iniziò a raccontarle a grandi linee quello che sapeva, cosa era successo sulla piattaforma, cosa avesse trovato nell’ufficio di Eithan, poi il litigio, e poi il vuoto…
-oh.. Killian la tua famiglia è un groviglio di..-
-non lo so nemmeno io cosa è, pero’ adesso ho un padre, cioè ce l’avevo anche prima ma…-
-è diverso, lo capisco-
-Killian, Regina è a Londra, ti dispiace..-
-Swan, non sei legata dentro questo letto con me!- disse pentendosi quasi, vedendo lo sguardo di lei
-vai da Regina, torna quando vuoi, anche domani, rilassati, sto bene, veramente-
 
Più tardi
 
Regina si incontrò con Emma in una sala da the al centro della città, vicino la stazione dei treni.
-è qualcosa di fantastico viaggiare sotto la manica Emma!!-
-immagino, allora come sta andando il lavoro?-
-bene le sfilate sono state un successo… - si morse il labbro la guardò di sguincio con fare ammiccante mentre stavano entrando nella sala da the..- ho portato August-
-cosa?-
-si, beh per ora è rimasto a Parigi, ma domani mattina mi raggiunge e poi torniamo insieme per la sfilata conclusiva-
-Regina non ti riconosco- disse Emma mentre ordinarono da bere –la Regina Cattiva che conoscevo non avrebbe mai portato un uomo sul lavoro…- disse sbeffeggiandola.
Regina sorrise, la guardò negli occhi con uno sguardo penetrante – hai ragione, ma, ho capito, guardando te e Killian che forse dovrei darmi un’altra possibilità, di amare intendo-
-oh Regina! Ne sono felice, ne abbiamo parlato cosi tante volte…-
-sorellina, vale anche per te, il tuo Jones non ha mai smesso di amarti da quando eravate ragazzini, e non si è mai sposato, findanzato… ed è riuscito è riprenderti-
-ma è quasi stato un caso sai…-
-quel che è stato è stato, ho visto lui che non si è arreso, e non voglio arrendermi nemmeno io, Daniel è stato il mio primo amore, ora non c’è più e io mi sono chiusa nel suo lutto, ma non dovevo arrendermi, ho deciso di darmi una seconda possibilità, e cercare l’amore- disse scuotendo leggermente la testa e passandosi una mano tra i capelli.
 
La conversazione continuava  tra un sorso di the ed un pasticcino, Emma le stava raccontando di Henry che aveva capito chi fosse per lui Killian, del fatto che Killian fosse rimasto ferito, ma il motivo reale ancora le era oscuro, dell’intervento e che adesso stava meglio, che sorrideva, che era bello come il sole e che i suoi occhi avevano ripreso a brillare come le stelle che lei ricordava di guardare ogni volta fissandolo.
Regina le prese la mano, le sorrise e le disse:
-mi sembra tutto perfetto, credo che Killian dovrà spiegarti le ferite.. come mia madre deve ancora spiegarmi il suo lavoro…-
-in che senso?-
-nostra madre lavora per qualche agenzia governativa, August anche, non la stessa pero’. In parole povere credo giochino a fare le spie, sono venuta qui anche per lei, che è scomparsa come ha potuto.. Sorellina pero’ dimmi di te.. ti vedo raggiante, ma stanchissima-
-beh, i primi giorni dopo l’intervento non sono stati facili, ho fatto le notti vicino a lui, Eithan ha fatto la prima settimana, e la mattina quando usciva dalla stanza era completamente distrutto, non ho mai pensato a Eithan Jones come un’uomo di mezza età, perché non riuscivo a dargliela un’età, sempre in ordine e sempre giovanile, forte, sicuro.
Le mattine che lo incontravo a darmi il cambio era un’altra persona, poi ho iniziato a rimanere io la sera fino a tardi, anche le 2, le 3 di notte ed ho capito perché fosse cosi devastato. Guardarlo star male di notte è una sofferenza inaudita Regina- dicendo questo le si riempirono gli occhi di lacrime
-ma adesso hai detto che sta bene-
Emma si asciugò una guancia – si, sta molto meglio, anche la notte va meglio, il dottore ha detto che tra un mese la notte non dovrebbe essere più un problema-
-ottimo no?-
-beh si…-
-Emma che c’è…?- Emma prese la borsa e tirò fuori un piccolo cartoncino ripiegato e lo diede a Regina
-aprilo-
Regina lo prese delicatamente e guardò sbalordita
-ma…-
-si…- disse Emma sorridendo guardandola negli occhi increduli
 
 
 
***
 
 
 
-allora campione, Killian ha accettato di vederti, bada bene a non sprecare questa occasione con qualche stupidaggine-
-i soldi?-
-il fondo è attivo, il tuo bambino sta bene, e tra qualche mese riuscirò a farti tornare a casa, se non scoprirò altro che ti inchiodi dietro le sbarre ovviamente. Ora spiegami perché hai frugato nel mio studio-
Brennan non risposte, ma sorrise e basta
-avevi calcolato di fargli sapere che ero suo padre poco prima di farmi fare fuori?-
-beh…si-
-hai calcolato altro? Non so qualcosa che possa farlo star male in questo particolare momento?-
-star male? È passato un mese ormai dovrebbe essere guarito…- disse sarcastico
Eithan lo scrutò senza dire nulla.
-sta bene adesso, no? Eithan parla- disse dal tono preoccupato Brennan
-spiegami fratello, sono curioso, perché adesso ti sta a cuore la sua salute?  avresti dovuto preoccupartene molto tempo fa…-
-le cose cambiano-
-io non credo, sono tutto orecchie, spiegami cosa ti è cambiato… convincimi a portarti da lui, convincimi a non massacrarti di botte adesso-
-non puoi farlo…-
-certo che posso, cadere accidentalmente dalle scale fa male sai…- disse in tono basso e minaccioso
 
 
 
 
***
 
 
Emma tornò da Killian in serata e lo trovò addormentato profondamente, non ebbe il coraggio di svegliarlo e parlargli, forse ora poteva parlargli, ma vederlo cosi rilassato le fece dimenticare le mille domande, i dubbi, e tutto quello che voleva dirgli, anche su Regina.
Rimase a fissarlo per parecchio tempo, si scostò dal guardarlo quando entrò Eithan e la sorprese poggiandole la mano sulla spalla.
-Ehi piccola, come andiamo?-
-bene, dorme. Dorme da quando sono arrivata-
-si oggi ha dormito sempre, ma stai tranquilla, sta bene, era particolarmente stanco, ma starà sempre meglio e presto torneremo a casa-
Emma gli prese la mano con la sua e gli sorrise lasciando però trasparire un poco di malinconia.
-qualcosa non va?-
-no, no va tutto bene, è che…-
-non vuoi stare con lui?-
-no, si, certo che voglio stare con lui. Non voglio lasciarlo più ma ho paura-
-che stia ancora male?-
-mi ha raccontato un po’… quel che è accaduto alla piattaforma… ed ecco…-
Eithan le prese entrambe le mani nelle sue, la guardò negli occhi e con voce calma le disse che doveva stare tranquilla, che nessuno adesso avrebbe cercato di fargli del male.
Cosi sentendo si alzò dalla sedia e lo abbracciò scoppiando in un pianto lieve e sommesso.
Lo stress stava finalmente scivolando via, tutto quello che aveva tenuto dentro ora finalmente poteva uscire.
-ti ha detto tutto?-
-lo spero- disse con un sorrisino-  andiamo a casa?-
-certo, ritorno io dopo, cosi puoi stare qui domani presto-
-oh, io… la mattina… ultimamente, ecco…non mi sento…-
-oh… la mattina… -
-si… sono stanca e mi sento…-
-mmmh, la mattina…niente a che vedere con lo svenimento dei primi giorni?-
Emma arrossì.
-ok ragazzina, resto io, e ti aspetto, quando ti sentirai meglio uhm?-
Le disse abbracciandola stretta e scombinandole i capelli come fosse un cucciolo, senza riuscire a smettere di sorridere.
-lui…-
-tranquilla, non sa leggermi il pensiero, so farlo solo io- disse ammiccando ed alzando un sopraciglio, cosa che fece bloccare Emma in un brivido tra il divertito e lo spavento della terribile somiglianza.
 
 
 
 
Il giorno dopo
 
-Allora Jones, come stai?- chiese Regina spavalda sulla porta della stanza di Killian.
-molto meglio, grazie Regina-
-come è il servizio?-
-eh, devo accontentarmi sul cibo, ma per il resto è ottimo-
-sono contenta per te. Ho visto Henry ieri sera, mai visto cosi felice, come hai fatto?-
-io? Sono qui dentro da non so nemmeno più da quanto tempo, non ho fatto nulla…-
-non fare il modesto, mi ha parlato di te in continuo, è stato alla vostra residenza qui di Londra e mi ha detto che deve chiederti un favore, ma di non dirti cosa…-
-ah bene, la vita genitoriale inizia bene…-
Regina gli diede un buffetto sulla spalla e gli sorrise
-io vedo te felice Regina, la tua aurea di terrore dove l’hai lasciata?-
-touchè capitano. Ho trovato qualcuno…- mentre stava per dirgli di August, entrò in stanza Whale seguito da un Eithan sorridente.
-allora giovanotto, se prometti di non fare scherzi come il giorno dell’intervento, direi che te ne puoi andare a casa domani, dovrai fare il bravo e portarti dietro ancora qualche filo.. ma sei libero-
 
Killian non disse nulla, cercava Emma con lo sguardo dietro Eithan.
 
-ti porto alla casa di Londra, staremo tutti li, che te ne pare Killian?-
-per me va bene, ma non voglio dormire nella mia vecchia stanza…- Eithan rise, si mise una mano sugli occhi, per nascondere forse il luccichio immaginandolo dormire nella stanza piena di giocattoli..
-come vuoi, troveremo una stanza adatta alla tua età- disse continuando a ridere.
-bene-
-ah giovanotto? Avrai un’infermiera alle costole- disse Whale, uscendo dalla stanza e aggiungendo che avrebbe fatto trovare le carte,  lasciando Killian basito ed incapace di protestare.
-Regina posso parlare con Killian da solo per cinque minuti?-
-si certo- disse lei alzandosi dalla sedia- vado a sentire Emma intanto-
Appena uscì dalla stanza Eithan si sedette a fianco di Killian.
-è successo qualcosa papà?-
-Ascolta,  sicuro di voler incontrare Brennan allora?-
-si, oggi?-
-io vorrei evitare, ma si, oggi-
-va bene per me-
-ok, sarà ammanettato, e ci sarà Clarke che..-
-ho capito- disse annuendo seriamente
-ah Killian, ora sei mio, ed Henry è tuo-
-cosa? Davvero? Tutto a posto con le carte?-
-già ragazzino, ora posso ufficialmente sgridarti, e non solo, per quel che hai fatto alla piattaforma-
Disse Eithan mettendogli una mano in testa, Killian alzò il braccio e prese la sua mano e la strinse con affetto.
-ti lascio riposare un po’-
 
Killian ora era molto piu tranquillo, usciva da quelle quattro mura bianche che iniziavano a soffocarlo terribilmente, certo non sarebbe ancora stato facile, ma almeno avrebbe visto altro.
La casa di Londra gli piaceva, era molto luminosa ed arredata come una casa di campagna, mobili semplici ma chiari, c’era qualche stanza rimasta con l’arredamento originale, ma sperava vivamente di non finirci dentro.
Emma ed Henry poi avrebbero dormito li con lui, e sapere di stare tutti insieme lo rendeva felice, e poi c’era suo padre adesso e anche se c’era quando credeva che fosse suo zio, si sentiva molto più protetto.
Il modo in cui gli aveva detto che era suo, che poteva sgridarlo, lo rendeva allegro.
 
Nel pensare a quel che avrebbe potuto fare a casa, ben poco a dir la verità, ma almeno avrebbe potuto far impazzire qualche domestico, gli tornò in mente che a breve Brennan sarebbe stato lì.
Cosa poteva dirgli? Ringrazio il cielo che non sei mio padre? Grazie per avermi fatto soffrire una vita intera spero che tu muoia?
Aveva sofferto anche lui, aveva perso la donna che amava a causa sua, e non si sentiva di biasimarlo, se lui avesse perso Emma che avrebbe fatto?
Forse aveva qualcosa da dirgli in fondo.
 
 
 
“sono in giro con Regina, ti dispiace?”
“assolutamente no Swan, divertiti”
 
 
-Che ha risposto?-
-che non c’è problema-
-ok, come ti senti ora sorellina?-
-meglio, credo sia passata-
-bene, ti faccio portare un the, ah! Eithan ha detto che domani andate a casa-
-cosa?!?-
-si, beh, il tuo damerino dovrà portarsi dietro l’ospedale, ma è passato il medico che ha detto che se fa il bravo lo manda a casa, immagino che l’ospedale lo deprima.. forse se la caverà meglio anche con le nottate in bianco-
-lo spero, sarebbe meraviglioso Regina! Anche se..-
-anche se dovrai trovare il coraggio di parlargli? Beh direi che è ora, piantala di nasconderti, poi con lui che ti nascondi che ti legge come un libro aperto?-
-lo sai che lo fa anche Eithan? E ci riesce anche con Killian-
- quell’uomo è sempre stato inquietante oltre che affascinante, eppure mamma si fida di lui-
-non è cattivo Regina-
-no, non in quel senso, volevo dire che si vede che custodisce segreti come fossero acqua fresca, che non manifesta quel che pensa, che…-
-che non sai mai cosa aspettarti.. beh forse hai ragione-
-dai, basta, riposati, che dopo devi farti vedere raggiante, vado a cercarti il the e poi faccio in giro per negozi-
 
 
***
 
 
Brennan scese dalla macchina, dopo che Clarke lo ebbe preso per un gomito.
Teneva le braccia basse e nonostante la giacca in mano si vedeva che qualcosa non andava ed i passanti rallentavano il cammino per guardarlo con circospezione.
Si sentì strattonare –Cammina, non vorrai farti riconoscere- a quelle parole quasi pensò che se questo avesse potuto danneggiare il fratello lo avrebbe fatto, ma creare problemi in quel momento avrebbe significato crearli al suo bambino e la sua compagna.. si limitò a rallentare lo stretto necessario per vedere se dietro la colonna sinistra dell’ingresso dell’ospedale c’era chi si aspettava di vedere.
 
Un giovane uomo, ben piazzato, con un giacchetto jeans con sporgente una felpa grigia ed un cappellino da baseball in testa gli fece un cenno con gli occhi, allora Brennan sorrise beffardo a Clarke che non aveva notato lo scambio di sguardi e riprese a camminare normalmente verso l’ingresso dell’ospedale.
 
Una volta arrivato al piano smise di ridere nel momento in cui vide il fratello attenderlo con un sorriso sprezzante stampato in viso, giochicchiava con un arnese che sembrava d’acciaio, luccicava alla luce dei neon del corridoio, avvicinandosi vide meglio che erano tanti anelli uno attaccato all’altro, li mise sulla mano sinistra e poi con disinvoltura la nascose in tasca.
Eithan stava lasciando trasparire il suo lato più violento, Brennan non sapeva se esserne soddisfatto e sfruttarlo a suo vantaggio per far vedere a Killian chi fosse suo padre, e così ferirli entrambi, o se lasciar perdere per non finire massacrato prematuramente.
Non voleva far del male al ragazzo, ma l’astio covato per quasi trent’anni faceva fatica ad abbandonarlo, la vendetta era troppo allettante.
 
-voglio parlarci da solo-
-no-I due fratelli si sfidarono con lo sguardo – resterò qui fuori la porta-
-sta bene-
 
Entrò in stanza di Killian con camminata sicura e sfacciata, buttò la giacca sul fondo del suo letto, era ancora ammanettato ma questo non gli impedì di sedersi alla sedia a fianco del letto con aria spavalda.
Gli si avvicinò, tirandosi indietro un lungo ciuffo di capelli neri dalla fronte mise in mostra un pezzo dell’avambraccio, in cui Killian riconobbe il tatuaggio e si sentì bruciare dentro, tanto che il bip incessante dei macchinari dall’altro lato del letto fecero intervenire subito l’infermiera mentre Brennan rideva a voce alta ed il ragazzo sentiva mancargli il respiro, mentre con lo sguardo cercava il padre appena apparso dalla porta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-sto bene- disse quasi stizzito, si vedeva pero’ che era agitato, Eithan controllò con lo sguardo entrambi, e si rimise poggiato sul muro esterno a fianco la porta.
-sei stato tu a fare quel casino con la petroliera?-
-può darsi..-
-non ho niente da dirti allora-
-le somigli, ora che ti guardo bene-
-hai avuto i miei anni per accorgertene…-
-già, ma non riuscivo a vederla, vedevo altro-
-cosa? Te stesso? Perché vi somigliate molto anche voi-
-beh, è vero, ma alcune espressioni sono “vostre” e…- poi si chinò verso il letto e con voce bassa gli sussurrò – senti ragazzino, non volevo farti del male, ma cerca di capire…-
-cosa devo capire? Che volevi accoltellare tuo fratello per vendetta? Che volevi affondare le imprese per giustizia?-
-no, no hai ragione, ti chiedo scusa- disse abbassando lo sguardo – fratello! Portami via- strillò ad Eithan poco distante fuori la stanza.
Killian rimase quasi scioccato, voleva vederlo per non dirgli nulla?
Brennan si alzò e lo guardò con aria beffarda, un mezzo sorriso trapelò  mentre Clarke lo afferrava per il braccio.
Eithan entrò in stanza e Killian gli chiese – ma che voleva? Perché vedermi per non dirmi nulla? È stato lui a manomettere la petroliera, ho riconosciuto il tatuaggio sul braccio-
-lo so- disse il padre rassegnato
-e non fai nulla?-
-è una lunga storia, anche questa Killian-
-sono tutto orecchie-
-non oggi ragazzo, avevo anche io quel tatuaggio-
-l’ho visto su delle vecchie foto, ma non su di lui-
-non è l’unico ad averlo, potrebbe non essere stato lui-
 
Killian aprì la bocca per chiedere ancora, poi la richiuse ed abbassò lo sguardo.
La conversazione finì lì.
Rimasero in silenzio fino a quando non gli dissero che le carte erano pronte, e l’indomani mattina sarebbe potuto uscire.
 
 
 
 
 
 
A casa
 
 
Henry era a scuola, sarebbe tornato nel pomeriggio.
La casa era come la ricordava, luminosa e profumava di fresco.
-lasciami- disse al padre – voglio fare da solo hanno detto che posso-
-va bene ragazzino, vai esplora- disse Eithan come se stesse parlando con un bambino, ma in quel momento non gli sembrava diversamente, Killian camminava piano, si reggeva al muro del corridoio per sicurezza, ma controllava ogni centimetro della sua vecchia casa con lo sguardo, non era cambiato nulla.
-allora dove dormo?-
-volevi camminare, scoprilo allora..-
Passò davanti la sua vecchia stanza, aprì la porta e la vide riordinata, pulita e con alcune cose nuove.. forse Henry dormiva lì.
Passò la porta di Liam, erano piu di dieci anni che non.. non la aprì, passò oltre.
In fondo al corridoio c’era la porta bianca della camera dello zio.. si girò a guardare suo padre che gli fece cenno di proseguire.
Aprì la porta e vi trovò Emma ad aspettarlo, quella camera era bianca, in stile provenzale, profumava di fiori freschi, era luminosa ed aveva un grande letto matrimoniale al centro.
Lei era lì seduta sul lato del letto.
Le sorrise e si sedette a fianco a lei.
-allora capitano, ben tornato, questa è la tua cabina-
-ed anche la tua…-
-anche la mia-
Eithan bussò alla porta aperta solo per avvisarli che li avrebbe interrotti.
-Allora ragazzi, il mastino ha la cameretta qui a fianco, quindi.. attenti a non far troppo rumore – disse facendo l’occhiolino  - io dormirò due stanze più avanti, nell’altro corridoio ci saranno Cora e Regina, vi lascio da soli per un po’, posso fidarmi?-
-penso di si- rispose lui stringendo la mano di Emma.
 
-allora Swan, ben venuta a casa-
Emma era emozionata, voleva parlare con lui, dirgli quello che gli aveva nascosto da un po’ di tempo, in fondo aveva paura della sua reazione, aveva subito un intervento molto delicato ed anche ora non sapeva bene se fosse il caso di aspettare, ma presto se ne sarebbe accorto da solo…
-che c’è? Emma tutto bene?-
Perché non le dava il tempo di prendere fiato e dirgli quel che doveva senza prevenirla??
-io…- si sfilò l’anello di Liam dall’anulare cosi velocemente che lui nemmeno se ne rese conto quasi, gli prese la mano tra le sue e glielo infilò dicendo tutto di un fiato, ma in un sussurro –sposami Killian, vuoi sposarmi?-





angolo dell'autrice: devo chiedervi scusa per questo capitolo, perchè non mi ha ben convinta, ci sono dei punti che mi piacciono ma molti insomma.
mi sono accorta che questa parte della storia mi ha bloccata un pochino... spero di riprendere presto il giusto percorso.. ci saranno delle piccole grandi novità..
e qualcosa di inaspettato... e qualche altro indizio buttato lì....
:-)
a presto
E.

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Capitolo 19
*** cap 19 ***








Killian rimase immobile, quasi congelato a quella domanda ed Emma dal suo sguardo non riuscì a capire cosa stesse pensando.
Era felice, non voleva? Doveva chiederlo lui? Forse non voleva? Era presto? Non voleva? Soprattutto “non voleva? “ riecheggiava martellante nelle sue orecchie, come se qualcuno le stesse sussurrando di continuo quelle parole, come se qualcuno le ricordasse che nessuno l’avrebbe mai amata veramente, lei infondo era un’orfana perché qualcuno avrebbe dovuto amarla veramente, la paura tornava ogni volta e nonostante si stesse parlando di Killian, l’uomo più sicuro al mondo in fatto di sentimenti, si era congelata anche lei di fronte alla sua esitazione.
-Emma?- chiese lui con un filo di voce
-non…. non vuoi… Killian?- le uscì flebile  senza pensare a quanto una risposta le avrebbe potuto spezzare il cuore.
-certo che ti sposo Swan- disse sorridente, fissandole prima gli occhi e poi la bocca, abbracciandola forte e perdendosi nei suoi capelli dorati.
A quel punto anche lei ricambiò l’abbraccio, stringendolo forte e lasciando uscire piccole lacrime di gioia
-te lo avrei chiesto presto, ne avevamo parlato, forse sarei stato più formale, sai… mi sarebbe piaciuto un po’ alla vecchia maniera…-
-non mi importa Killian, sposami adesso, domani, solo io e te-
-tutto quello che vuoi, ma che succede? Emma guardami- disse lui preoccupato – ti prego, guardami, è successo qualcosa?-
Non riusciva a far uscire quelle parole, lo guardava con tutto l’amore che aveva ma non riusciva a far uscire quelle piccole e semplici parole. Apriva la bocca, poi la richiudeva, prendeva fiato ma sembrava che le corde vocali fossero diventate di pietra, al passaggio dell’aria non vibravano più e nessun suono veniva fuori.
-mi sto preoccupando, Emma-
Perché adesso lui non la leggeva come un libro aperto come al solito? Perché non riusciva a dire da solo quello che lei non riusciva a fare.. probabilmente aveva capito, ma come sempre aspettava che fosse lei a fare il passo per non farle sentire pressioni non desiderate.. o veramente non sapeva..
Emma chiuse per un attimo gli occhi e prese coraggio, riguardò Killian poi si guardò lo stomaco, poi alzò la mano, prese quella  di lui e la mise, ricoprendola con la sua, sopra la sua pancia.
Fu un instante interminabile, quel momento in cui lui abbassò lo sguardo per vedere dove fosse la sua mano e il guizzo nei suoi occhi arrivato come un fulmine alle sue labbra in un sorriso incontenibile, in un cuore accelerato, dalle guance arrossate per l’affanno, e per la paura di causargli una crisi, all’alzarsi di corsa dal letto slegandosi dal suo abbraccio stretto e chiamare l’infermiera che era arrivata con loro poco prima.
I successivi cinque interminabili minuti, in cui continuava a dire di stare bene, di dargli il tempo di riprendersi che sentì i tranquillanti irrompergli nelle vene come un’onda di un mare in tempesta.
Il battito ora  normale, le guance meno rosse, gli occhi ancora accesi di quella felicità puntati su di lei, terrorizzata, e la calma prendere il sopravvento lasciandogli il sorriso e quella leggerezza nei pensieri da non tenerlo più sveglio per molto.
-Emma?- chiese Eithan accorso alla chiamata impaurita di lei
-io…io…. Non volevo, io…-
-piccola, non piangere, disse stringendola a sé – vieni ora sta riposando, vedrai che si sveglierà presto, si è agitato troppo, deve stare calmo…-
-lo so, ed è colpa mia se..-
-credo che sia colpa dell’amore che prova per te, non che sia colpa tua-
-dovevo aspettare ancora-
-se avessi aspettato avrebbe avuto lo stesso effetto conoscendolo, non sarebbe stato diverso, dai andiamo a berci qualcosa, tra poco torni e vedi come va-
 
Un paio d’ore dopo Eithan Emma, Regina ed Henry rientrato da scuola erano nella spaziosa cucina intenti a chiacchierare un po’ del più e del meno quando dalla porta che dava sulle scale di servizio, poggiato ad uno stipite si affacciò Killian.
-posso avere la merenda anche io? Mi avete lasciato di sopra nelle grinfie del mastino, e non mi avete nemmeno fatto pranzare- disse con leggero cipiglio.
-Ehi, ragazzo come ti senti?-
-bene papà, sto bene-
Poi si accorse di Henry – ehi giovanotto, non mi saluti?- Henry dapprima guardò Emma, quasi a chiedere il permesso di salutarlo, ma in realtà voleva solo capire se poteva corrergli incontro ed abbracciarlo forte come non aveva mai fatto fino ad ora.
-bentornato a casa, papà- disse strizzandolo con le sue piccole braccia.
Killian si inchinò quasi a prenderlo in braccio ma lo schiarirsi della gola di Eithan lo bloccò e rimase inchinato per abbracciarlo meglio dal basso, come aveva capito che lo voleva prendere in braccio?
-ciao ometto- disse emozionato. Emma scattò in piedi vedendogli le guance arrossarsi  - sto bene Swan, ti prego non rimettermi a cuccia, dammi qualche minuto per ammirare il mio pulcino, sei cresciuto, da quanto non ti vedo?-
-mi hai visto ieri papà… e non sono un pulcino-
-hai ragione,perdonami, vedo che hai la divisa ancora, ma ti piace la scuola?-
-è fighissima, io lo sapevo che mi sarebbe piaciuto stare qui, la scuola sai che sta dentro un palazzo antico? Sai che i pavimenti sono tutti di legno?-
-si, si lo so, ci andavo anche io, immagino che non sia cambiato nulla-
 
Henry si lasciò dall’abbraccio per riprendere la merenda e Killian lentamente si sedette vicino a lui, mangiarono in silenzio, osservati dagli altri come se fossero un fenomeno da baraccone, finchè Killian non chiese
-che c’è? Perché mi sento osservato?-
-non avevo mai notato quanto foste uguali- disse Regina guardandoli bere e poggiare il bicchiere allo stesso modo e nello stesso tempo e con lo stesso sguardo.
-Regina, ti volevo chiedere un favore- disse lui senza guardare Emma che sobbalzò a quelle parole
-dimmi tutto pirata, ma oggi non hai l’eyeliner?-
-no, oggi no, ma ti prometto che lo rimetterò presto, so che i miei occhi ti fanno impazzire… -
-non mi stuzzicare capitano, potrei dirtene di tutti i colori e non sarebbe giusto nei confronti di Emma, dai sputa il rospo, che ti serve-
-Regina…- intervenne Emma
-oh per favore principessa, sto trattando con la Regina cattiva- disse divertito – allora, come te la cavi ad organizzare eventi in poco tempo?- un guizzo comparve negli occhi scuri di Regina.
-dipende da quanto poco- disse con un sorriso beffardo ma sensuale, di quelli di quando si sentiva sfidata e di quando avrebbe vinto a tutti i costi
-diciamo un mese, un mese e mezzo-
-quanti invitati?-
-questo è un problema, dai 100 ai 500-
-la location?-
-il castello in Irlanda- disse alzando il bicchiere del the come fosse uno di rum, e bevendolo sorridente con lo sguardo incollato su di lei ed un sopraciglio alzato in segno di sfida.
-il catering è affar mio, come tutto il resto, tranne il vestito di lei, il tuo sarà solo come ornamento al suo.-
-affare fatto-
Emma era lì ma nessuno la guardava, come se non esistesse, Henry ascoltava tranquillo ed Eithan rideva da sotto i baffi – se solo avessi saputo di questo discorso avrei filmato la scena, Regina fammi avere tutti i preventivi in tempo cosi che possa predisporre i pagamenti- disse stuzzicando poi Killian – io però non vedo nessun segno di fidanzamento, sei sicuro che otterrai ciò che vorrai ragazzo?-
-sono uscito oggi dall’ospedale, dammi qualche ora per organizzarmi, e l’avrei già fatto se non mi aveste messo a dormire..-
-se tu non fossi andato nel panico… - lo rimbeccò lui.
-tu sapevi?- si girò verso il padre, e poi guardò Emma indignato –lui sapeva prima di me?-
-beh.. dirtelo in ospedale, appena operato non credevo fosse il caso e..-
-ah è per questo che si è agitato il pirata? Ti sei fatto prendere un colpo per questa notizia?-
-anche lei sapeva?- disse sempre più sdegnato ad Emma.
-oh.. insomma.. ho fatto bene a non dirti niente perché da come hai reagito forse era meglio non dirtelo-
-dire cosa mamma?-
Un silenzio tombale inondò la cucina
-i tuoi genitori finalmente si sono decisi a sposarsi Henry..- disse Eithan
-davvero mamma?-
-si, ti dispiace?-
-certo che no, mi stavo chiedendo quando avreste deciso di farlo, sto diventando grande e se aspettate ancora non sarò mai un fratello maggiore-
Si ripresentò un silenzio assordante nella cucina, fino a quando Eithan non rise rumorosamente.
-bravo Henry, me lo stavo chiedendo anche  io- poi guardando un Killian basito aggiunse –credo che avrai un bel po’ da fare durante la sua adolescenza…-
 
Poco dopo Henry e Regina andarono nel salone con la promessa di guardare un film prima della cena, Eithan si ritirò nel suo studio con Clarke con la scusa del lavoro mentre Killian ed Emma rimasero in cucina seduti uno di fronte l’altro.
-allora Swan, perché me lo hai tenuto nascosto tutto questo tempo?-
-avevo paura di farti morire… in tutti i sensi…-
-beh sono ancora qui vivo e vegeto..-
-ma…-
-si, si, mi hai fatto agitare, ma è più perché non parlavi che per la notizia-
-sei.. –
-felice? Altrochè se lo sono – disse prendendole la mano nella sua – tu dici che noi riusciremo mai a pianificarle queste cose, o sarà sempre cosi?-
-non lo so, so solo che ben per due volte nonostante le precauzioni…-
-allora ci sposiamo presto.. ti dispiace rinunciare al tuo lavoro per un po’?-
-veramente non vorrei..-
-il tempo di.. io non c’ero per Henry, avrei voluto fosse nato qui, ma.. ora che ci sono mi piacerebbe..-
-va bene, ma dopo torno al mio impiego, senza discussioni-
Si baciarono delicatamente sulle labbra e lasciarono la cucina raggiungendo Regina ed Henry per vedere il film con loro.
 
 
Una decina di giorni dopo Emma ricevette un mazzo di tulipani blu con appesa una scatolina ed un bigliettino.
Quel giorno Killian era in ospedale per i controlli e la consegna fu effettuato di proposito in sua assenza.
Nella scatolina c’erano un paio d’orecchini di zaffiri e diamanti, Emma riconobbe negli zaffiri lo stesso blu degli occhi di Killian.
Nel pomeriggio arrivò un pacco per la signorina Emma Swan, conteneva un abito color crema, e tutti gli accessori necessari intrisi di quel blu cobalto che non le lasciava dubbi.
Senza preavviso alle 19 si presentò Killian vestito di tutto punto, per portare Emma fuori a cena e darle l’anello di fidanzamento, nel modo che intendeva vecchio stile, al ristorante più in voga di Londra, di fronte a tutti, inginocchiato avanti a lei, recitando le fatidiche parole e lasciando che chiunque volesse potesse immortalare il momento.
L’anello era bellissimo ed Emma non potè non sorridere al fatto che era un diamante blu, contornato da zaffiri e brillanti..
 
 
 
Poco più di un mese dopo
 
 
 
 
David e Mary Margaret erano estasiati dallo spettacolo a cui stavano assistendo, sembrava di vivere un sogno, o meglio in una favola, ammiravano i giardini tenuti con elegante non curanza, le piante crescere rigogliose ai bordi dei muri e rampicarsi fino alle alte finestre bianche di quello che sembrava un castello d’altri tempi, eppure cosi ben messo da far invidia alle case più lussuose.
I mattoni del muro di cinta sembravano sconnessi a regola d’arte e non usurati dal tempo, i piccoli fiori azzurri sbucare ovunque tra un cespuglio e l’altro per rendere il giardino illuminato da piccoli guizzi celesti come il cielo di quella bellissima giornata.
-Ah eccovi, allora i bagagli ve li faccio prendere subito, la vostra stanza è al primo piano, questa è la piantina contrassegnata, avrete il bagno in camera, non tutti ce l’hanno ma Emma mi ha chiesto espressamente di darvi questa stanza-
-frena, frena Regina, ti vedo agitata..-
-una piantina per arrivare in camera, avevi paura che ci perdessimo?- chiese Mary Margaret
-tu entra dentro quel castello e poi richiedimi se ti serve una piantina- rispose acida Regina
Poi si girò verso altri ospiti appena arrivati e fece un salto quando da dietro August le piombò sulle spalle baciandole la nuca.
-sei impazzito?-
-no, è che non sopporto più di vederti cosi tesa, organizzi eventi e sfilate di moda che sono la fine del mondo e ti stai lasciando prendere dall’ansia per questo matrimonio, calmati-
-August, tu fai il tuo lavoro che io faccio il mio, è il primo matrimonio che organizzo, non sarà estremamente mondano a numerosità di invitati, ma lo è per chi sarà presente, sarà il matrimonio di Emma e già questo mi manda ai matti, e in più è il matrimonio di quel rottame del suo Jones Jr che mi ha sfidato ad organizzarlo in nemmeno un mese.. e poi…-
-e poi la smetti di essere nervosa, e appena hai finito mi raggiungi in camera… magari riesco a farti rilassare-
Regina si girò di scatto con aria indignata per poi stampagli un bacio sul collo lasciandogli il segno del rossetto.
-ti raggiungo presto, ora lasciami finire qui….. ehi tu!!! Dove stai andando con quei fiori, fermooooo-
 
 
-David!!!- corse Emma ad abbracciarlo appena lo vide varcare la soglia della sala principale.
-wow! Emma, che posto meraviglioso, ma tu sei meravigliosa… ma guardati come sei… raggiante- disse lui ricambiando l’abbraccio sorridendole.
-beh si, sono felice-
-si vede tesoro- disse MaryMargaret
-allora ragazzi, sapete dove sistemarvi giusto?-
-si Regina ci ha dato la piantina-
-bene, starete vicino alla mia stanza-
-e dove sta lo sposo ?-
-E’ in giro per affari con il padre-
-con il padre? Ma ho sentito che…-
-Eh caro il mio David, è una lunga storia.. ve la racconto a cena-
-dove andate in viaggio di nozze?-
-oh, da nessuna parte.. staremo in giro per la Gran Bretagna, forse un giretto in Francia e Italia ma non sono sicura, lui si è rimesso abbastanza, ma non voglio che si stanchi, Henry ha la scuola, e poi… io… beh…- disse accarezzandosi il piccolo pancino appena appena prominente.
-cosa? Congratulazioni! Da quanto…-
-tre mesi e mezzo circa-
-lasciati abbracciare ancora, non credevo volessi altri bambini- disse David
-eh..anche questa è una lunga storia, dai ragazzi sistematevi, ci vediamo dopo che ora vado a portare una camomilla a Regina prima che uccida qualcuno-
 
-Emma, Cara, hai visto Eithan in giro?- chiese Cora arrivando dalle cucine mentre David e Mary Margaret stavano salendo le scale principali.
-sapevo che era uscito con Killian, ci sono problemi?- chiese preoccupata, quando Cora arrivava cosi all’improvviso lei si preoccupava sempre, quella sensazione di quel giorno quando la fece partire in fretta ancora non le era passata.
-no, tesoro, no tranquilla, mi serviva per chiedergli alcune cose prima di domani, lo chiamerò al cellulare, vai prosegui le tue cose piccola- dicendo cosi Cora si allontanò leggermente accigliata.
Da quando Emma sapeva che Eithan e Cora erano amici di vecchia data e anche collaboratori non riusciva proprio a stare tranquilla sentendoli cercarsi a vicenda.
 
Decise di non pensarci dopo un profondo respiro e di salvare il giardiniere dalle grinfie di Regina.
-ehi sorella… vieni con me..-
-non ora Emma, non vedi, no, no… no ti ho detto più a destra… ora quello rosso cosa c’entra qui? Non vedi che è tutto bianco, crema e blu? –
-Regina?-
-Oh scusami, tutto bene ? è che voglio che sia tutto perfetto-
-lo è perfetto, è tutto meraviglioso.. e poi..- si soffermò a sorridere prima di continuare a parlare – è tutto meravigliosamente..- Regina la interruppe – blu.. è tutto meravigliosamente nei toni nel blu dei suoi occhi, lo so, me lo ripeti spesso..-
-oh..ops, è non posso farci niente…-
-so anche questo, basta guardarti l’anulare sinistro per capirlo…-
-ok, qualcuna oggi è particolarmente stressata, dai andiamo a prenderci qualcosa di buono dalle cucine-
-qualcuna oggi è particolarmente felice invece…- disse maliziosa Regina
-beh, si un pochino-
-e a cosa dobbiamo questa felicità? A domani? Ad un regalo? Mmmno… ad una romantica mattina col tuo… cosa….pirata?-
-puoi dirlo… lo so come lo chiami sai…-
-oh.. beh.. puoi darmi torto? Anche se.. dopo tutto non lo è veramente.. è stato capace di riprodursi ancora.. pero’ è accaduto prima del disastro effettivamente….-
-REGINA!!!-
-oh dai Emma, su.. in questo ultimo mese si è ripreso, è tornato normale, era trasparente prima, era l’ombra di se stesso, non gli serviva l’eyeliner aveva gli occhi cerchiati di nero naturalmente, non puoi dirmi che non fosse un rottame…-
-è vero non posso dirtelo, ma lo amo anche cosi, e tra qualche tempo tornerà più bello di prima.. ma dimmi un po’ di August invece… perché non vi separate più…-
-solo se andiamo a mangiare qualche dolcetto facendo arrabbiare terribilmente lo chef !! E se mi confessi cosa ti rende cosi allegra oggi-
 
 
 
 
Il castello offriva molte opportunità per il matrimonio, la cerimonia nella cappella adiacente il muro di cinta vicino al cancello con ancora le grate di una volta, ed un ampio e magnifico giardino su più livelli, ma nel caso avesse piovuto,  conoscendo le condizioni atmosferiche di quei luoghi, anche la sala principale era stata predisposta per ospitare il ricevimento aprendo le porte della biblioteca per lasciare spazio alle danze.
Ma proprio per le opportunità che offriva grazie alla vastità degli spazi, non era stato possibile controllare il personale come avrebbe dovuto essere fatto, ed un giovane uomo relativamente alto dai capelli castani si era aggiunto al personale.
 
 
 
 
***
 
 
 
-Emozionato?-
-mah un po’ si, ma più che altro incredulo… finalmente… finalmente lei..-
-sarà tua sulla carta…-
-e non solo-
-lo era già tua, dai tempi di quando eravate ragazzini, anche se per me non sembra esser passato poi tutto questo tempo.. e a parte che se non fosse stato per…-
Killian mise una mano sulla spalla del padre – non dirlo, non mi importa più, ho ritrovato lei, ed ho ritrovato te, non mi importa di niente altro, ho Henry e tra qualche mese arriverà una principessa, non credo di voler pensare ancora al passato papà-
-hai ragione, ma come sai che sarà una bimba, non è presto?-
-beh lo so, ne sono sicuro-
-come io ero sicuro che tua madre aspettasse un maschietto e quanto si arrabbiava quando le dicevo che avrebbe avuto i suoi occhi….-disse Eithan malinconico lasciando cadere il discorso con un sorriso , immergendosi nei suoi ricordi. Ricordi di quei giorni passati ad ammirare Helena  che si teneva il pancione felice come non lo era mai stata e rammaricata come non lo era mai stata prima.. per Brennan.
 
 
Killian si girò per guardare fuori dal finestrino dopo avergli ulteriormente sorriso, per perdersi nei suoi sogni di uomo finalmente felice e completo.
Aveva un bambino meraviglioso con cui sperava di recuperare tutto il tempo perso, avrebbe avuto una moglie, la sua Emma, e questo lo rendeva cosi felice che sentiva scoppiargli il cuore… in silenzio, senza dire nulla a nessuno, senza lasciar trasparire il minimo affanno, non aveva intenzione di sopportare nessuno a rovinargli quel’emozione fantastica che era sentirsi esplodere le tempie dai battiti veloci perché la sua Emma, oltre ad essere sua, tra qualche tempo gli avrebbe dato una piccola principessa, ne era sicuro, non vi erano dubbi, sarebbe stata una bambina.
Sognava ad occhi aperti sui lunghi capelli dorati che avrebbe avuto la bambina e sperava negli occhi verdi, come quelli di Henry, affinchè potesse vederla sempre riflessa nei suoi figli.
 
La macchina viaggiava in silenzio mentre il paesaggio li accompagnava verso casa.
 
 
Quella sera dopo aver cenato tutti insieme, riso, raccontato situazioni strane e divertenti dei futuri sposi con tanto di imbarazzanti silenzi, Killian portò Emma sulla terrazza che si affacciava sul giardino, terrazza che Regina si era raccomandata di non sporcare perché il giorno dopo sarebbe servita per annunciare gli sposi agli invitati.
-Regina in qualità di organizzatrice è un mastino peggio dell’infermeria di Londra, lo sai amore, si?-
-tu non hai visto Regina organizzare una sfilata Killian, chiedi a tuo figlio…-
-mio figlio, suona benissimo detto da te, è fantastico – disse dandole un bacio sulla nuca e accoccolandola a sé mettendole le mani sul piccolo pancino – Emma, voglio essere presente alla prossima ecografia, non voglio che tu mi escluda da niente, mai più-
-non volevo escluderti, stavi ancora male, alla prossima ci sarai, promesso-
-grazie amore mio-
-e di cosa?-
-di tutto questo, non sai quanto mi stai rendendo felice-
-allora, grazie anche a te capitano, non sai quanto ti sia grata di essere tornato dalla tempesta-
-non potevo lasciarti sola, e senza di te non sarei mai stato capace di trovare la strada del ritorno-
-sei un ottimo capitano, certo che l’avresti trovata-
-tu sei il mio faro nella notte Swan, senza di te avrei lasciato le onde trascinarmi giù nel fondo-
 
Non gli permise di aggiungere altro, si girò lasciandosi sempre aderente al suo corpo e lo baciò con ardore e trasporto, voleva fargli capire che non poteva permettersi di lasciarli soli,mai più.. e lui comprese il senso di quel bacio nel momento in cui sentì quel pancino ancora sottile ma turgido premergli sul suo ventre.
La vita che portava Emma in grembo aveva bisogno di lui, e lui non si sarebbe mai più arreso.
 
 
 
-Ehi! Voi due, basta.. da domani sarete ufficialmente autorizzati a smielare, ma adesso no, coraggio a dormire che non voglio la sposa con le occhiaie-
-e delle mie occhiaie non ti preoccupi?-
- le hai da più di due mesi, ormai ti hanno preso tutti per un panda, fanno parte del completo- disse Regina sghignazzando e rientrando nel la sala da pranzo, senza dar modo a Killian di ribattere.
-è vero che sembro un panda?- chiese sconcertato ad Emma.
-beh diciamo, che non è che hai ancora un ottimo colorito…-
-mi presti un po’ di trucco per domani? Non vorrai che dicano che ho perso il mio fascino vero?-
-il tuo fascino può andare in pensione ora che ci sono io-
-ma tutte le mie ammiratrici?-
-oh Killian sei impossibile, vai a dormire- disse lei allontanandosi
-dormiamo nella stessa camera Swan, te lo ricordi?-
-no, stasera dormi da un’altra parte, ho già fatto spostare le tue cose, buonanotte capitano affascinante!-
-non chiamarmi affascinante, quello è David, io sono il temibile..-
-il temibile panda proveniente dai mari del nord…- disse Clarke entrando nel campo visivo di killian appena Emma fu rientrata.
-grazie, non ci mettere anche tu, da quanto ci stavi spiando?-
-non ti stavo spiando Killian, ma lo sai…-
-e da quando mi dai del tu?-
Clarke sbuffo leggermente, ma non per noia o stizza, era allegro – tuo padre mi ha dato la promozione che aspettavo da tempo, ma non ho accettato, voglio restare con voi-
-mi ha raccontato, mi ha detto che ci tenevi, noi dovremmo essere senza più problemi adesso, perché non accettarla?-
-perché voglio lavorare con tuo padre, e la vostra famiglia ormai è la mia-
-capisco, mi fa piacere in verità, ormai senza di te tra i piedi mi sento solo..- disse ridacchiando.
Clarke lo abbracciò e per un attimo Killian sentì l’affetto dell’uomo come se lo stesse abbracciando Liam, e barcollò esitante, sentendosi strano a quel contatto ed a quel pensiero.
 
-forza ragazzo, domani è un gran giorno, vai a riposarti-
-ti ci metti anche tu adesso?-
-no, lui fa solo quello che deve, davvero Killian, vai a dormire, domani sarà una giornata impegnativa, non vorrai sentirti male sul più bello- lo rimbeccò il padre appena arrivato
Killian alzò le braccia in segno di resa e rientrò in casa scalciando sassi invisibili.
 
-allora Clarke, sei diventato sentimentale?-
-no, è che….-
-lo so, manca anche a me, forse quando due anni fa ho pensato di aiutarti mettendoti alle costole di Killian non ho fatto la cosa giusta-
-no, signore, no…-
-su via basta con questo signore..almeno adesso-
-si, bene, no sono felice che l’abbia.. che l’hai fatto capo.. davvero, nessun risentimento, sono davvero felice-
-bene, andiamo a dormire, controllato il perimetro? Tutto in ordine?-
Clarke rispose di si con un cenno e rientrarono chiudendo l’ampia vetrata.
 
 
Fuori qualcuno con il pass del personale osservava da lontano la vita che sembrava risplendere in quel castello e giurava di porre fine alla felicità che ne traspariva, come una delle persone lì dentro aveva fatto con la sua vita, almeno cosi credeva.
 
 
***
 
 
Emma si svegliò molto presto quella mattina, pensava di non riuscire a chiudere occhio invece dormì profondamente e molto bene anche, si chiese se Killian avesse dormito o meno, aveva voglia di chiederglielo ed istintivamente si girò dal suo lato del letto, ma era vuoto, già lo aveva mandato a dormire altrove, per non fargli vedere il vestito.. “queste  tradizioni..” pensò con aria sconsolata.
Si mise una mano sulla pancia, e sussurrò con un sorriso un dolce buongiorno a quel piccolo rigonfiamento.. “se solo Killian sapesse..ma c’è tempo ancora…” disse tra sé e sé… pensando al momento in cui glielo avrebbe detto.
 
 
Killian non aveva chiuso occhio quella notte, per buona pace delle sue già collaudate occhiaie.
Vagò come un fantasma per il castello fino quasi al mattino, nella stanza degli ospiti non voleva proprio andarci, ma verso l’alba anche se il nervosismo lo sorreggeva gli occhi gli si chiudevano da soli mentre ancora vagava.
Si poggiò ad un muro, la sua era una gran paura? Si chiese di punto in bianco. Desiderava questo momento da molto tempo ed ora era insicuro, non dei suoi sentimenti, quelli li conosceva da molto ormai, era insicuro sui sentimenti di lei.. Sapeva che lo amava, sapeva che nulla si era assopito di quello che c’era stato, ma lei lo desiderava davvero?
Non riusciva a togliersi dalla testa che se non fosse stato per… forse non lo avrebbe sposato cosi in fretta… tutto girava nella sua testa vorticosamente che non si rese conto di scivolare lentamente sul pavimento, finchè David sentendo dei rumori fuori dalla sua stanza non lo vide e non lo tenne in piedi.
-Jones?- disse sottovoce – che ti succede amico, ti senti male? Hai bevuto?-
Killian alzò la testa ed aprì gli occhi – no David non ho bevuto e non mi sento male –
-bene allora spiegami perché stavi svenendo, di solito sono le spose quelle svenevoli non i futuri mariti…-
Si tirò su, si liberò della presa di David e lo guardò con sdegno – non sono svenuto, non stavo per svenire, grazie dell’aiuto, cammino da solo- e così dicendo si diresse verso la sua stanza cercando di non barcollare dal sonno.
-per me ha bevuto- disse a Mary Margaret appena arrivata sul ciglio della loro porta
-per me è solo un ragazzo che sta tirando le somme e si sta spaventando-
-dici che lascerà Emma sull’altare?-
-no, non dirlo nemmeno per scherzo David! Però qualcosa lo turba-
-E’ rientrato in stanza, rientriamo anche noi, è  presto-
 
Killian si buttò sul letto e finalmente la stanchezza prese il sopravvento sui pensieri che albergavano la sua mente senza sosta.
 
 
 
***
 
 
 
Regina piombò nella stanza di Emma verso le 9 con il vestito in mano, con la cameriera per la colazione, con Mary Margaret  e con uno stuolo di truccatori e fotografi  che avrebbero reso indimenticabile ogni singolo momento in ogni singolo senso disponibile.
-il tuo pirata si è già fatto vivo? Devo mettere qualcuno di sentinella alla porta affinchè non entri?-
-no, veramente non l’ho visto-
-l’ho visto io, questa mattina alle 5 girava per i corridoi.. era distrutto-
-girava per i corridoi?- chiese Emma stupita
-su, su non c’è tempo di pensare a quel damerino, qualcuno andrà a raccogliere i cocci-
-Regina! E se non sta bene? Lo sai che… Regina vai a vedere… altrimenti vado io!-
-No, no no nononono, tu ferma qui e preparati, vado io, vado a vedere con i miei occhi e mi porto il cellulare cosi gli scatto una foto e te la mando al volo-
Non diede il tempo di dire nulla a nessuno dei presenti che schizzò via verso l’altro lato del corridoio dove doveva stare la stanza degli ospiti.
Bussò delicatamente un paio di volte, poi più forte, poi fortissimo, e poi entrò  e basta.
-Jones?  Ehi Jones? Damerino? – poi sospirò e si avvicinò al letto –Ehi Killian.. svegliati-
Per un attimo si fermò e trattenne il fiato, poi lo vide respirare e si rilassò mandando via quella catastrofe di pensieri che le erano venuti in un secondo.
Provò a scuoterlo leggermente –Killian è il grande giorno svegliati-
Killian aprì leggermente gli occhi, cercò di mettere a fuoco chi fosse davanti a lui e come vide Regina balzò cosi velocemente che lei non fece in tempo a tirarsi indietro e le diede una gran testata
-Regina!! Che dolore, che ci fai qui?-
-sottospecie di panda in estinzione.. stai più attento… non pensavo fossi anche cosi maldestro.. anche se forse avrei dovuto aspettarmelo.. è tardi JONES devi prepararti-
A queste parole lui si ributtò giù e dandole le spalle  le disse –non farò tardi tranquilla ora va- 
-sei insopportabile- disse alzandosi stizzita con la mano ancora sulla fronte dolorante, mentre lui dalla sua posizione rideva in silenzio dell’accaduto.
 
 
***
 
 
Emma fece il suo ingresso nel salone dalla grande scala accompagnata da Cora, gli invitati erano tutti li per ammirarla, il suo vestito era strepitoso a detta di David, era un perfetto misto di stili, non troppo stretto come i vestiti moderni nè troppo ampio come quelli tradizionali, il suo color avorio era arricchito sul fondo da scintillanti fiorellini ricamati nella stessa tinta del vestito con qualche accenno di azzurro tra un petalo e l’altro.
il corpetto era interamente e finemente ricamato con qualche filo d’oro ad impreziosire il disegno, le piccole spalline fiorate ed un modesto ma molto elegante diadema adornava la chioma raccolta in una morbida coda abbocco lata, ogni cosa richiamava il bouquet, mughetto, rose champagnine e non ti scordar di me rendevano Emma un quadro di eleganza e bellezza unici.
 
 
Killian era all’ingresso della cappella con Eithan al suo fianco che cercava di tenerlo fermo
-smettila di andare avanti e indietro, si sentirai male sul più bello se non ti calmi-
In quel momento il ragazzo si immobilizzò vedendola arrivare, e smise di respirare, era ancora più bella e splendente di quanto potesse immaginare, era la sua sposa, era sua.. non riuscì a far altro che ammirarla.
Appena arrivata di fronte a lui le sussurrò che era bellissima, e le porse il braccio per entrare insieme, e riprese colore sulle guance.
 
 
La cerimonia fu splendida secondo molti degli invitati, le musiche e l’atmosfera erano magiche e gli sposi sembravano essere usciti da un mondo incantato.
 
 
Al ricevimento tutto procedeva tranquillamente, il pranzo era stato magnifico ed era giunto il momento di cambiarsi per la festa serale, quando quell’uomo dai capelli castani invece di proseguire a rassettare come gli era stato detto di fare si rifugiò dentro al castello con una valigetta.
 
 
 
 
-Balla con me Emma-
-veramente abbiamo già ballato molto e le scarpe iniziano a farmi male-
-toglile Swan, sei la sposa, puoi farlo-
-ma cosi divento molto più bassa di te, e potrei sporcare il fondo del vestito e..-
-Regina non te lo perdonerebbe? Andiamo è il tuo vestito, il tuo matrimonio, puoi fare quello che vuoi-
-e va bene- Emma si tolse le scarpe ed iniziò a ballare di nuovo con un Killian mai visto cosi felice prima, quando arrivò Eithan che gli rubò la sposa dopo neanche due minuti – mi concedi l’onore di ballare con la tua principessa?-
-solo per questa volta- disse lasciandogli prendere la mano di lei e allontanandosi verso i tavoli.
-allora principessa, che te ne pare?- le chiese volteggiando al ritmo di un vecchio valzer
-è tutto meraviglioso-
-gli hai detto già il tuo piccolo segreto?-
-oh come fai? Dove hai.. cosa?-
-su bambina, non potrei fare il lavoro che faccio… quindi ancora non sa, beh.. è sicuro che sia una bimba-
Emma arrossì e sorrise
-è cosi?- chiese lui
-non ne sono ancora sicura veramente-
 
Poi uno sparo squarciò l’aria ed Eithan si sentì mancare.







angolo dell'autrice: buonasera a tutti, forse questo capitolo è troppo lungo e troppo smielato.. pero' volevo che il loro giorno fosse speciale, che ci fosse un po' d'atmosfera e spero di esserci riuscita.. eh... non finisce benissimo, ma... vedremo il prossimo cosa accadrà..
ci sono ancora un pochino di cose da sistemare, spero di riuscire a riordinarle tutte.
allora intanto vi ringrazio per leggere numerosi e per le recensioni, che grazie al quale a volte traggo spunto.. specialmente per il modo di impostare il capitolo successivo, e per alcune parole che mi hanno colpita :)
spero di leggervi presto.
baci
E.

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Capitolo 20
*** cap 20 ***







 
Whale si precipitò al centro del giardino, Emma era illesa ma sotto shock, Regina accorse ed August si scambiò informazioni con Clarke per capire da dove avessero sparato.
Chiusero i cancelli del castello ed iniziarono le ricerche, nel frattempo Cora fece sistemare gli invitati nella sala da pranzo che affacciava sul giardino stesso per cercare di tenerli al sicuro, in questo David si offrì di radunarli tutti.
-Emma, ti senti bene?- chiese Regina
- si si, sto bene, mi sono spaventata ma Eithan? Lui…- non riuscì a finire la frase, si mise una mano sulla bocca rendendosi conto solo in quel momento che gli avevano sparato e che lo aveva visto scivolarle dalle braccia.
-calmati sorellina c’è Whale, tranquilla vedrai che starà bene-
Cora si avvicinò a Whale ed Eithan che erano in disparte nella saletta attigua alla sala da pranzo
-Allora? Come sta?-
-puoi parlare con me direttamente cara, sto bene, è solo un graffio-
-ti ha centrato la spalle Eithan, non è un graffio- disse Whale
-a volte dimentico che tu non sei il medico della mia equipe, nonostante tu sia eccellente, non sei abituato ai graffi- disse ridacchiando
-bene vedo che lo spirito non lo hai perso-
-no tesoro, dimmi come siamo organizzati, hai spostato tutti? Avete chiuso i cancelli?-
-si abbiamo spostato tutti in sala da pranzo, i cancelli sono chiusi, August e Clarke sono in perlustrazione-
-si, si, mi hanno chiesto da dove credo di aver sentito arrivare lo sparo-
-bene, Emma è di là con Regina, è un po’ spaventata ma sta bene-
-sai che Emma….-
-si lo so, le ho fatto portare una tisana calmante e se non basta, so quel che devo fare-
-bene, molto bene, ti ringrazio, ora acciuffiamo questo disgraziato che si è introfulato… - poi un lampo gli traversò la mente – Cora?! Killian… dove sta Killian?-
Cora lo guardò atterrita, il ragazzo non era nella sala con gli altri invitati –Cora? Dove è mio figlio??!!-
-non lo so Eithan, dopo che ti ha lasciato ballare con Emma non lo abbiamo più visto.
-maledizione!- esclamo livido dalla rabbia.
 
Eithan si alzò di scatto e lanciò una pistola a Cora, disse a Whale di rientrare nella sala da pranzo, di avvisare David di non far uscire nessuno, fino ad un nuovo ordine, nemmeno il personale di servizio finchè non fosse tornato.
 
-non voglio che ti metta in pericolo, voglio che ti tenga pronta, come ai vecchi tempi, te la senti?-
-non sono io quella ferita qui mio caro, certo che sono pronta, starò appostata a dopo-
 
 
 
 
***
 
 
 
Killian aveva appena lasciato con un po’ di rammarico che il padre ballasse con lei, era una normale richiesta, era bellissima, era la sposa  chiunque avrebbe voluto ballare con lei, e probabilmente sarebbe stato geloso di tutti gli invitati di sesso maschile, era la sua sposa dopotutto era normale essere gelosi, si giustificava mentre li aveva lasciati al centro del giardino in un bellissimo valzer che avrebbe voluto continuare a ballare con lei.
Raggiunse il tavolo per bere qualcosa e nel girarsi per guardarla volteggiare si accorse di un luccichio provenire da una delle finestre delle soffitte.
Quelle stanze erano chiuse da anni, se non secoli.. una finestra sembrava leggermente aperta, guardò meglio e vide del movimento, diede un ultimo sguardo ad Emma e suo padre e senza dare nell’occhio cercò lentamente ma non troppo di raggiungere l’ingresso al castello per dirigersi verso la soffitta.
 
 
Fece le scale velocemente, si fermò sul pianerottolo della soffitta solo un attimo per riprendere fiato, sentiva il cuore battergli forte ma non riusciva a distinguere se fosse per la corsa o per l’agitazione che lo stava per travolgere, sperò nella prima e decise di ignorare qualsiasi segnale che non fosse un rumore provenire dalla stanza di fronte a lui.
La porta era socchiusa, e per fortuna sua non ci fu bisogno di spostarla per passare, si infilò in quella fessura, cercando di non far rumore e di costeggiare il muro o gli scaffali impolverati pieni di vecchie cianfrusaglie.
 
Era lì, di spalle, con il viso rivolto alla finestra, riuscì solamente a vedere i suoi capelli castani e per un attimo che spostò il braccio vide quello stesse tatuaggio che lo aveva insospettito mesi prima riguardo a chi potesse avercela con le sue imprese.
L’uomo non si accorse di Killian alle sue spalle, era molto concentrato, quando il ragazzo si accorse del fucile e della direzione di dove fosse puntato si sentì fluire via tutto il sangue dal corpo, per poi ripresentarsi come un getto di rabbia pronto ad esplodere.
Nel momento esatto in cui l’uomo stava per sparare Killian gli saltò alle spalle cercando di colpirlo alla testa con un oggetto trovato su di uno scaffale poco dietro a lui.
L’uomo sparò, ma il colpo lo fece slittare e da quel che si poteva vedere non aveva centrato il bersaglio come avrebbe voluto.
Si girò di scatto per guardare chi gli avesse rovinato il lavoro ed una volta visto di fronte a se Killian si alzò in piedi ed iniziò a ridere come se davanti a sé avesse avuto una scena comica e non un giovane uomo stupefatto.
-tu? Che ci fai qui?-
-cosa pensi che ci faccia qui povero ragazzo ricco? Eh? Sono venuto per pareggiare i conti ovviamente-
-che conti? Di cosa parli?-
Non ebbe risposta un pugno lo centrò sul naso e Killian perse l’equilibrio.
L’uomo gli saltò addosso ed iniziò a colpirlo anche sull’occhio, Killian riconobbe la stessa rabbia, gli stessi modi e lo stesso odio nei suoi occhi, stavolta però non era perso nell’abbandono, stavolta aveva la forza per rispondere, cercò di rigirarsi e di assestargli un calcio tra le gambe, appena girato iniziò a mirare al naso, alla mascella cercò di tenerlo bloccato con il peso del suo corpo, ma era ancora troppo leggero per la stazza dell’altro, e stava iniziando ad accusare la stanchezza, il battito accelerato e l’affanno lo stavano travolgendo un’altra volta.
In quel momento l’uomo sentì dei passi pesanti provenire dalle scale, tirò fuori un coltello e lo mise alla gola di Killian pronto ad affrontare chiunque.
 
Clarke arrivò in fretta e si fermò di colpo di fronte a quella scena.
-chi sei?-
-non ha importanza-
-cosa vuoi?-
-andarmene-
-perché sei qui? Perché hai sparato?-
-non ti riguarda, ora lasciami andare se non vuoi che renda indimenticabile questo giorno in un modo poco tradizionale-
-lascialo andare, non ti fermerò-
-non mi fido sai, ho imparato a conoscervi osservandovi-
-chi sei?-
-uno che non ha dimenticato, uno che ha perso sua madre per colpa dell’uomo che questo moccioso non mi ha fatto sistemare, sta fermo ragazzo o la tua Emma sarà vedova prima del tempo-
-bastardo schifoso, chi sei veramente  Neal? Mi hai rovinato la vita una volta… non te lo farò fare anche adesso-
Dicendo questo cerco di muovere le braccia immobilizzate tra lui e il suo corpo, quando sentì la lama affondare leggermente nella pelle.
-Killian per…. stai fermo, non essere avventato ragazzo, non oggi.-
Killian si fermò, l’adrenalina lo stava aiutando a sostenersi, ma se l’avesse persa sarebbe crollato nelle braccia di quel bastardo, non voleva cedere e voleva strangolarlo con le sue mani.
 
 
Mentre Clarke cercava di trattare con Neal, Killian stava cercando di mettere insieme i pezzi di quando quel ragazzo arrivò a scuola, e di quanto stesse sempre vicino ad Emma, solo per avvicinarsi a lui?
Solo per farlo soffrire? Cosa aveva fatto nella vita per meritare questo?
Neal non era forse il suo vero nome? Aveva sicuramente mentito sull’età perché adesso sembrava molto più grande di lui, chi era veramente, che voleva, perché era riapparso adesso dopo tutto quel tempo?? Emma!! Se Emma lo avesse visto? Emma…..
 
-io adesso esco da questa soffitta, e tu mi fai trovare una macchina  accesa ad aspettarmi e forse lascio andare il vostro inutile pupillo- disse sprezzante a Clarke.
-va bene, dammi il tempo di avvisare, sto prendendo il cellulare dalla tasca, tranquillo-
-fermo o gli taglio la gola-
-come faccio ad avvisare che ti serve la macchina?-
- tira fuori il cellulare dalla tasca del tuo amico, e bada bene che già ho il colletto macchiato di sangue, manca poco… e con la velocità in cui sento il tuo battito non faranno mai in tempo a salvarti… te la stai facendo sotto eh.. il grande  progettista di navi impaurito come una ragazzina…- più lo sbeffeggiava e più in Killian impazzava la rabbia.. il rossore sulle guance..
 
-Killian ti senti bene?- Killian guardò Clarke senza dire nulla, lo fissò e basta.
-lascialo andare, prendi me al posto suo-  Clarke aveva paura che stesse per avere un infarto che non avrebbero fatto in tempo a rianimarlo, tutti pensieri che lo stavano assalendo pericolosamente, l’incubo di rivivere quel momento in cui stai perdendo tutto e sei inerme, non puoi fare nulla, tranne che guardare..
-lascialo andare, ti aiuterò ad uscire da qui-
-tu non vali niente….-
 
 
-Clarke, sono qui, calmati, tu vuoi me vero? ma prima lascia mio figlio e poi mi dici chi sei- disse Eithan con voce ferma e sprezzante.
-il nome Bealfire ti dice nulla?-
Eithan rimase impassibile, con non curanza tirò fuori una sigaretta l’accese sotto lo sguardo attonito di Killian che non lo aveva mai visto fumare, ne tanto meno odorare di fumo.
-sei il figlio di Milah dunque, sentiamo perché mi volevi morto?-
-perché hai ucciso mia madre-
-chi ti ha raccontato questa fandonia, tuo padre? E’ stato bravo, ha creato un soldatino fedele sfruttandoti…Tua madre è morta per salvarmi la vita, in un certo senso hai ragione, l’ho uccisa, ma avresti dovuto chiedere bene a tuo padre come ha fatto a morire trivellata di proiettili…  avresti dovuto chiedergli  chi teneva in mano l’arma che l’ha uccisa….e perché avrei voluto ucciderla? Lavorava per me…-
-non è vero! lo dici solo per farmi perdere la calma, so perfettamente che è colpa tua!!!-
-su questo hai perfettamente ragione, te l’ho già detto, fu colpa mia, ma ti assicuro che non l’ho uccisa io-
-perché dovrei fidarmi di te?-
-perché sono stato io ad assicurarmi che tu fossi al sicuro lontano da quel mostro di tuo padre, ma a quanto pare ti ha ritrovato..-
-lui non era un mostro, lui l’amava!! -
Eithan nonostante la calma serafica, la gestualità lenta e studiata, fumava e passeggiava di fronte a Bealfire che ancora teneva Killian sotto il controllo della lama alla gola, stava perdendo la calma, Clarke se ne accorse da come le pupille si dilatavano e stringevano in modo nervoso,quando si girò verso di lui, stava elaborando qualcosa,pensò, ma non poteva muoversi altrimenti avrebbe messo in pericolo Killian.
-tuo padre non amava tua madre da molto tempo, e non amava nemmeno te, lei mi chiese di metterti al sicuro una volta che fossi riuscito a fuggire da lui, e per assicurarsi che potessi scappare sacrificò se stessa e lo fece per te…-
-perché dovrei crederti?-
-perché ho le carte che dimostrano il tuo affidamento, ed il suo incarico, perché lei si innamorò di tuo padre finchè non scoprì chi realmente fosse-
-papà è stato lui a manomettere la petroliera….- disse Killian in un attimo
-stai zitto ragazzino, se ci tieni a rivedere la tua mogliettina, alzi no, lamentati cosi ti lascerò qui in un lago di sangue e finirò quel che ho lasciato a metà dieci anni fa- disse sarcastico Bealfire.
-bastardo io..-
-KILLIAN fermo !!-
 
 
 
***
 
 
-Regina, amore, mi serve il tuo aiuto-
-cosa? Sei impazzito, c’è un pazzo li fuori che ha sparato!-
-tesoro, lo so, so come fermarlo, ma ho bisogno del tuo aiuto-
-che devo fare?-
-nulla di particolare, devi affacciarti dalla terrazza, nasconditi dietro a quell’enorme vaso e poi avvisami se vedi movimenti od ombre da quella finestra ok?-
-ok, va bene, ma tu?-
-io farò il mio lavoro e se tornerò intero ti farò passare una notte indimenticabile-
-beh, allora vedi di tornare intero…- disse lei stampandogli un bacio sulle labbra  - e giuro che se ti farai male ti pentirai di avermi incontrata!-
-adoro quando fai la Regina cattiva lo sai?-
 
August iniziò ad arrampicarsi sul costone del castello, per raggiungere la finestra aperta, da dove adesso era chiaro che fosse sparito lo sparo.
Riuscì a salire senza problemi, i mattoni del castello consentivano un’ottima presa, in pochi minuti raggiunse la finestra e vide Eithan passeggiare avanti e indietro nella stanza, Eithan alzò leggermente lo sguardo e lo puntò su Bealfire nuovamente, con la mano con cui teneva la sigaretta gesticolò dall’alto verso il basso ed August vide che Belafire teneva qualcuno col braccio, con l’altro sembrava tenere.. un coltello! Pensò.
Poi vide Clarke.. chi teneva in ostaggio, poi da un nuovo gesto della mano di Eithan si accorse che il fumo disegnava una K. Cazzo! Pensò Killian ok, non aveva molto tempo, la finestra era aperta, doveva solo aspettare il segnale e stendere quell’uomo.
 
-Allora Bealfire cosa vuoi da me? Soldi?-
-ti voglio morto-
-bene, facciamo questo scambio e sarai libero di andare via portandomi con te- disse Eithan
-no!! Non farlo papà!!- Killian tentò di agitarsi ma il padre lo riprese
-stai fermo Killian, questa faccenda non ti riguarda. Forza Bealfire, lascialo andare-
Eithan si avvicinò e Bealfire tentato dallo scambio tirò Killian con il braccio e con un calcio verso Clarke.
Nel momento in cui August vide la manovra di scambio irruppe nella stanza buttando a terra Bealfire.
Eithan prese Killian con il braccio sano e gli chiese se tutto era a posto.
Clarke era intralciato dai due e Bealfire era fin troppo veloce, August non fece in tempo ad atterrarlo di nuovo che si girò ed uscì dalla finestra.
August iniziò ad inseguirlo da dove era arrivato e Clarke scese di corsa verso il giardino.
 
 
-Era Neal, quell’uomo era Neal… giù c’è Emma, devo andare, lasciami…- disse ansimando Killian
-non ti preoccupare, ora lo prenderanno fammi vedere il collo… stai sanguinando anche da naso… Killian!!-
Non fece in tempo a fermarlo che Killian era già sceso, precipitato giù dove erano tutti gli invitati, non voleva che Emma vedesse Neal, non voleva che si sentisse male, aveva già visto suo padre scivolarle dalle mani con la spalla insanguinata, se avesse visto Neal sarebbe stata male, e… non voleva nemmeno pensare all’eventualità che potesse succederle qualcosa a lei o alla loro bambina, perché era ancora convinto che fosse una bimba, la sua, ed aveva paura di perderla, di perderle entrambe.
 
 
Neal entrò nella sala, non lo avrebbero preso, stava cercando la porta tra gli invitati, prendendoli a spintoni per farli spostare quanto si ritrovò davanti Emma.
Lei si pietrificò e per un attimo tornò ragazzina, istintivamente mise le mani sulla pancia per proteggere il tuo tesoro e per cercare di nasconderlo.
Neal la guardò con esitazione e poi le prese un braccio  -ora mi farai uscire da qui-
-Neal, lasciami mi fai male, che ci fai qui? Cosa vuoi? Killian?? Dove è Killian?-
-zitta non parlare, fammi uscire da qui o io…-
In quel momento Killian spalancò le porte della sala
-o io cosa bastardo? Lasciala subito!!-
-o tu cosa piccolo storpio? Che farai? Hai l’affanno te ne sei accorto? Devo ancora capire cosa ci trovi in quel ragazzino viziato senza midollo, è malato, come hai potuto preferirlo a me?- disse infine rivolto ad Emma che non disse nulla, era bloccata, aveva le lacrime agli occhi ma non riusciva  a fare nulla, tanto che Neal riuscì ad afferrarla meglio per il braccio prima che Killian riuscisse a trascinarla dietro di sé.
-Jones, se fai un altro passo le spezzo il braccio, fareste una bella coppietta di storpi..-
-lasciami! Lasciami!- fece lei cercando di divincolarsi
-ferma!- la intimò Neal strattonandola
-lasciala, ti prego Neal lasciala- disse Killian vedendola soffrire
-oh sei già passato al pianto? Quanto è durato il tuo coraggio 5 minuti?-
Emma lesse  negli occhi di Killian il  fantasma della sua malattia e della paura che potesse farle male e trovò la forza di rispondere –ha più coraggio di quanto credi, ha sempre sofferto nella vita, tu non sai nulla di come ci si senta-
-sofferto? Con tutti quei soldi? Lo difendi nonostante non ti abbia mai cercata!!-
-tu sapevi bene dove ero bastardo ed era colpa tua!!  Lui non mi ha mai abbandonata! Lui era in ospedale e non sapeva nulla di me, tu invece mi hai lasciata marcire in prigione per un crimine tuo e gli fai la paternale sul coraggio? Non avrebbe mai permesso che un suo errore ricadesse su qualcun altro!- dicendo questo tirò fuori la rabbia che le era salita proprio dal basso ventre e riuscì ad assestargli una gomitata nello stomaco, si girò per dargli un calcio in mezzo alle gambe quando lui le sferrò un pugno nella pancia e lei si accasciò senza fiato.
Killian a quel punto riuscì ad atterrarlo e lo prese a pugni cosi tanto che dovettero fermarlo.
Lo massacrò di botte, per tutte le botte che non era riuscito a dargli il giorno del ballo sommate a quelle che non vedeva l’ora di dargli per averla colpita.
Continuò a prenderlo a pugni anche dopo l’arrivo degli altri.
Si destò dallo stato di trance solo perché sentì Whale dire che Emma doveva essere portata in ospedale.
Aveva perso conoscenza, aveva preso un pugno nella pancia, la sua bambina! La sua Emma!
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Eithan uscì dall’ambulatorio con il braccio fasciato attorno al torace e guardò Killian con il ghiaccio sul naso, il tampone in una narice, un occhio cosi gonfio e nero che non si sforzava nemmeno di aprirlo ed il collo fasciato da un’enorme cerotto bianco.
Si guardarono entrambi, per un attimo si sorrisero.
-come va ragazzo?-
-bene papà, un po’ indolenzito-
-sicuro? Nel tragitto per arrivare qui mi sembravi molto provato-
-sto bene davvero-
 
-si, certo, notizie di Emma?-
-si, si è in stanza, è sveglia, tra poco le faranno un’altra ecografia- disse Killian con la voce quasi tremolante
-ehi, su, la prima ecografia è andata bene, hanno detto che è tutto intatto-
-lo so, lo so, ma non ho saluto difenderla..-
-stai scherzando Killian? Sai in che condizioni hai lasciato Bealfire?-
-ma ho avuto paura che le facesse del male, e poi lei.. e non ho fatto in tempo-
-killian, non ti biasimare, sono passati due mesi dall’intervento, non oso immaginare le botte che hai preso sulle costole quanto male ti abbiano fatto e quanto te ne fanno ora..non avresti dovuto fare il minimo sforzo ancora, ho avuto paura di perderti davvero oggi…-
Killian abbracciò il padre cercando di tenere le lacrime a freno, perché la tensione era ancora tanta e voleva sapere di Emma e della sua principessina, se fossero veramente fuori pericolo.
 
 
In quel momento Whale si presentò di fronte a loro
-non sono io il medico giusto ovviamente, poi parlerai con chi di dovere, ma… paparino, la tua sposa sta bene e cosi anche il tuo tesoro futuro-
-perché non mi avete chiamato per la seconda ecografia?-
-ti sei guardato allo specchio ? Volevi spaventarla?-
-è una bimba?- chiese senza pensare
-di questo devi parlarne con Emma…io intendevo lei-
 
 
In quel momento Cora intervenne richiamando l’attenzione di Eithan –Bealfire è sveglio-
-bene arrivo subito-
-vengo anche io e non accetto repliche-
-è proprio tuo figlio caro, non puoi lamentarti- aggiunse Cora sorridendo
 
Entrarono nella stanza di Neal, era piantonata dalla polizia ed era accusato di tentato omicidio oltre che di violazione di domicilio.
Killian fu il primo a parlare non riuscì a trattenersi
-voglio sapere tutto, anche dei tempi di scuola-
-cosa vuoi sapere? Lo sai già che mi sono sbattuto la tua ragazza prima della sera del ballo.. ops.. non lo sapevi?-
-Killian fermo, fermo. Allora Bealfire, fammi capire, ti sei finto studente all’epoca per fare cosa esattamente, di sicuro non mi avresti ucciso facendo lo studente..-
-no, ho avuto modo di conoscere un tizio, che mi ha aiutato, lo scopo era rovinarti la vita, ma visto che non ci sono riuscito in un modo… ho provato in un altro-
-perché tutto questo tempo dopo?- intervenne Killian – io non lo avrei aspettato se fossi stato in te-
-beh.. è difficile realizzare certi piani da dietro le sbarre-
-con quale tizio hai parlato?-
-ehi se vuoi sapere chi è voglio patteggiare la mia situazione-
Eithan non disse nulla, un sospetto lo aveva eccome, ricordò bene la litigata con fratello avuta proprio quella notte… “non sono solo in questo, te la farò pagare”  in quel momento aveva voglia di stritolare il collo di Brennan con le sue mani.
-bene Bealfire, ne riparleremo- cosi dicendo uscì lasciando basito Killian che lo seguì.
 
-perché? Non gli chiedi altro?-
-no per ora ho quel che mi serve, vai da Emma io devo fare delle cose…-
-papà…..-
-killian non posso dirti sempre tutto, devi purtroppo convivere con questo anche adesso che siamo più uniti-
Killian strinse la mascella in un gesto che Eithan conosceva bene, ma annuì silenzioso e si incamminò verso l’altro lato dell’ospedale per andare da lei.
 
 
 
 
***
 
 
 
Killian entrò nella stanza, si sedette sul fondo del letto di Emma che in quel momento sembrò riposare.
La guardava preoccupato ed allo stesso tempo contento che tutto fosse finito.
Henry era in giro con Regina, non sapeva dove fossero andati a prendergli una boccetta d’acqua, ma restare un po’ da solo con lei anche se stava dormendo gli andava bene, aveva di nuovo una gran confusione in testa, di nuovo qualcuno lo voleva triste e sofferente, non aveva intenzione di buttarsi giù, ma credeva anche di aver sofferto abbastanza nella vita…
 
Entrò il medico di guardia, trovò Killian quasi addormentato seduto sul letto, e li svegliò entrambi.
Gli comunicò che poteva andare a casa, che la camera gestazionale era intatta e che non c’era pericolo, di tornare dopo una settimana per un controllo ulteriore e di stare a riposo durante quel periodo.
-vengo anche io al controllo e non battibeccare- disse Killian ad Emma, che sorrise semplicemente, forse anche lei stordita dall’accaduto ed impressionata dalla tumefazione del viso di lui.
-ehi Jones, non ti bastava somigliare ad un panda? Comunque sappi che mi dispiace che ti abbiano conciato cosi male tutto sommato, sei sempre stato un bel faccino da guardare-
-Guarda che lo dico ad August…- la canzonò Killian-
-l’acqua papà-
-grazie ometto, allora ce ne andiamo?-
 
 
Salirono in auto, e tornarono al castello che ormai era quasi l’alba
Gli invitati molti erano andati via ed i giornali locali appena usciti già parlavano della sparatoria avvenuta al castello.
Killian aiutò Emma a sistemarsi sul letto, la baciò e le disse che a breve sarebbe venuto a riposare anche lui.
In realtà voleva stare da solo,si buttò su uno dei divani del salone, e li chiuse gli occhi.
 
 
Quando si svegliò qualche ora dopo, non trovandolo al suo fianco si preoccupò, uscì dalla stanza chiamandolo a voce alta.
Clarke intervenne, facendole cenno di non chiamarlo, la accompagnò nel salone dove lo trovò ancora addormentato riverso sul divano con una stanchezza infinita segnargli il viso già segnato dai pugni di Neal.
-ti dispiace lasciarlo dormire ancora? Ha un po’ d’alterazione, è normale dice whale visto tutto quello che è successo.. io pensavo di trovarlo collassato già ieri sera in verità..-
-sta tornando forte..- disse lei con un sorriso
-allora come sta signora Jones?-
-non chiamarmi cosi ti prego, sto bene, è tutto passato adesso.. in fondo potevo sperare in un matrimonio normale avendo scelto lui?-
-in questo devo darti ragione.. vado a prenderti qualcosa di caldo?-
-si grazie mille-
 
Emma si sedette immersa nei pensieri sulla poltrona vicino al divano. Era preoccupata di quel che sarebbe successo, e il solo pensiero che Neal avesse fatto tutto di proposito per ferirli le fece venir voglia di vomitare.
Si interrogava anche sul fatto che lui spesso le avesse detto di fuggire insieme, era vero oppure era solo una macchinazione del suo piano? E quando lei si rifiutò, il farla marcire in prigione era previsto anche quello?
Un piccolo verso nel sonno di Killian la fece destare da questi pensieri per immergerla in altri, la nuova vita che portava in grembo, doveva dirglielo prima o poi.. e non sapeva se era giusto dirglielo ora, o aspettare una settimana quando se ne sarebbe accorto da solo, l’avrebbe perdonata per non averlo reso partecipe?
 
In quel momento lo vide svegliarsi, si tirò su piano come se avesse preso una botta…ancora.
-ehi Swan, devo essermi addormentato scusa se non sono venuto subito da te-
-ciao capitano- gli disse mentre gli spostava il ciuffo di capelli dall’occhio ancora chiuso
-fa male?-
-un pochino, ma il peggio sono le costole.. fa male mentre respiro, ma credo di poterlo sopportare, tu come stai?-
-bene, noi stiamo bene- entrambi posarono le loro mani sulla pancia di lei promettendosi amore infinito con lo sguardo.
-mio padre ha detto che marciranno in prigione entrambi, Neal e Brennan intendo. Devo testimoniare contro Brennan, ma poi.. saremo liberi da questo incubo-
-lui dove è ora?-
-voleva stare solo… si sente responsabile di tutto questo-
-killian chiamalo, non è responsabile di due persone che hanno perso la testa-
-lo so, l’ho già rimproverato, perché non si azzardasse a sparire ora che avrà anche una nuova nipotina-
Emma fece un sospiro
-a proposito di questo, devo farti una confessione-
-sai già che è una bambina?- chiese lui con lo sguardo perso nel mare verde di lei
-beh ecco…-
-è un altro maschietto? Lo amo lo stesso Swan, non mi importa io giocavo..-
-oh per favore puoi stare zitto un momento?!-
- amore io..-
-Killian sono due-







note dell'autrice: buongiorno a tutti, ci siamo quasi.... tra poco finirà tutto e per un certo senso mi sentirò orfana.... :( alcuni aspetti di questa storia mi sono piaciuti un sacco, altri un po' meno, ma penso sia normale, a voi cosa è piaciuto di piu a parte i miei orrori grammaticali? :D
dovrò iniziare la revisione dei capitolo e scovare tutti i pasticci che ho combinato.
allora vi ringrazio per aver recensito e per avermi seguito in questa pazza avventura.
grazie ancora
a presto
E.

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Capitolo 21
*** epilogo ***


note: siamo arrivati alla fine, in realtà avrei dovuto mettere questa parte nel capitolo precedente, ma non volevo mischiare la storia, con la sua parte finale, gli avvenimenti nel capitolo precedente non erano pochi.
a parte gli orrori grammaticali, spero di non aver sbagliato i riferimenti all'interno della storia, e di non aver lasciato le cose importanti in sospeso.. alcune forse avrei potuto raccontarle meglio, ma spesso scrivo di getto, e quando correggo troppo faccio piu danni che altro :-|
tutto quil.... allora grazie a tutti per avermi seguita fin qui in questa pazza AU.
alla prossima
Ethy







Brennan confessò che spinse Neal ad odiare ingiustamente Eithan e Killian, confessò di aver pagato il capitano del peschereccio per far salire Killian come mozzo, confessò di aver manomesso la petroliera e confessò che voleva far soffrire Eithan e che poi non potendo più farlo provò a fare la stessa cosa con Killian.
Confessò che non avrebbero mai avuto il suo pentimento.
Eithan a sua volta gli confessò che lo avrebbe tenuto dietro le sbarre a vita e che gli avrebbe tolto suo figlio.
Eithan pero’ non gli confessò che avrebbe aiutato quel bambino a crescere sano, e amato in una vera famiglia, non era certo se sarebbe stata la sua, ma lo avrebbe fatto amare, in fondo era solo un’altra vittima della pazzia di Brennan.
Neal venne processato quasi subito ed Eithan non fu tenero.
 
 
 
***
 
 
 
Il giorno dell’ecografia di controllo Killian chiamò Eithan
-papà avevo ragione! Non è  una  principessa ma sono due principesse!!- strillo cosi forte che intervennero per vedere cosa fosse successo nell’ambulatorio.
 
 
 
Emma a volte pensava ancora al momento in cui aveva confessato che aspettava due nuove vite, si chiedeva ancora perché Killian l’avesse abbracciata scoppiando a piangere come un bambino lui stesso, la sua reazione la rendeva felice e triste allo stesso tempo.
Forse tutta la situazione, l’intervento, la gravidanza, il matrimonio, Neal, la febbre.. forse lo stress gli aveva giocato un brutto scherzo, o semplicemente era un’emozione troppo grande per tenerla dentro. Ma lo amava profondamente per questo, lo aveva conosciuto dolce ed indifeso, lo aveva rivisto forte e spavaldo ed ora la mescolanza di questi suoi aspetti lo rendevano l’uomo meraviglioso che non avrebbe mai pensato di avere al suo fianco.
Non avrebbe mai pensato di sentirsi tanto amata, come in quel momento.
 
 
 
 
Un giorno Emma ascoltò inavvertitamente Eithan e Clarke parlare di Killian nel salotto della casa di Londra, Eithan si accorse della sua presenza e la invitò nella conversazione.
Clarke aveva un fratello piu piccolo, che morì tre anni prima in una missione, e Clarke non riuscì a proteggerlo e Killian per lui era come il fratello perso.
Ora capiva l’attaccamento che dimostrava nei confronti di suo marito, e del perché tentasse di proteggerlo da tutti oltre a quello che era il suo lavoro, e perché aveva rinunciato alla carriera per restare con loro.
Quella sera abbracciò Killian diversamente, tanto che lui se ne accorse,le chiese il motivo, ma lei gli rispose che c’era tempo per le spiegazioni.
 
Killian aveva ripreso a lavorare alle sue imprese, stava bene adesso,ed Emma aveva momentaneamente rinunciato al suo .
Henry non voleva più tornare in America, gli piaceva la scuola di Londra si sentiva a casa, diceva, sentiva che era la strada giusta, che i suoi nuovi compagni erano molto più simili a lui di quelli che aveva lasciato, e mentre Emma non capiva cosa intendesse, Killian le ricordava che era per metà europeo… e questo faceva una grande differenza.
 
 
Il giorno del  parto fu un giorno di corse frenetiche, le principesse avevano voglia di conoscere il loro papà diceva Killian, e vennero alla luce all’alba di una fresca giornata autunnale.
 
 
 
Un anno dopo Killian testimoniò contro Brennan per l’ultimo processo a suo carico, ma volle rimanere solo per tutto il giorno del processo dalla mattina fino alla sera. Aveva un padre vero adesso, ma gli sembrava di spezzare ancora una volta la sua famiglia e di perdere il suo cuore ancora una volta.
Faceva male.
Quella sera rientrò nella casa di Londra trovò la sua  famiglia accoglierlo tutta insieme, Henry, quelle due adorabili principesse che avevano preso i suoi occhi ma avevano l’oro nei capelli, Emma.. suo padre affacciarsi dal salone, Regina ed August sghignazzanti in cucina tanto da farlo sorridere, era sicuro che a breve avrebbe potuto punzecchiarla per l’anello che sapeva sarebbe arrivato presto…
 
Poi vide Cora poggiare la testa sulla spalla di Eithan, e pensò che il cerchio si fosse finalmente chiuso, e ne stava iniziando un altro, molto più felice, o semplicemente era pronto ad un nuovo e vero inizio.
Prese in braccio le piccole e chiese ad Henry di raccontargli le loro marachelle mentre lui gli raccontava che amava le lezioni di equitazione e che avrebbe desiderato un fratellino, perché le sorelline erano favolose ma erano femmine, che non avrebbero mai capito le storie di pirati come lo avrebbe fatto un fratellino.
 
 
 
Quando tutti i bambini furono a letto Killian abbracciò Emma sul ciglio della camera  cingendola da dietro, affondando il mento nell’incavo tra la spalla ed il collo, respirando il suo dolce profumo, sussurrandole
-ti amo infinitamente Emma Swan-Jones-
Lei si girò per perdersi nel cobalto dei suoi occhi, avrebbe potuto perdersi in quel cielo stellato per sempre, lo baciò sfiorandogli appena le labbra perché non voleva smettere di guardarlo, perché quel che provava doveva venir fuori senza perdere il contatto, perché ora non aveva più paura.
-ti amo anche io killian Jones-







 

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