Un vecchio e una ragazza.

di lightitup
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stai con me. ***
Capitolo 2: *** E' perché ci stai tu. ***



Capitolo 1
*** Stai con me. ***


"Patrì sta casa è gross, riman cu me"

Nonostante, ormai, il mio compito fosse finito, Don Pietro mi aveva chiesto di rimanere con lui, il che era una richiesta abbastanza strana. O forse no. Giudicando dal modo in cui mi guarda tutte le volte che mi parla, dal tono di voce che usa, sembra quasi che lui ci tenga molto a me. E sembra quasi che ci tenga anche io, dal modo in cui rimango lusingata tutte le volte che mi sfiora il viso con le mani. Così, dato che i miei fratelli mi odiano per il casino in cui li ho messi, ho deciso che sì, è meglio così, me ne vado da Don Pietro. Lui dice che c'è ancora bisogno di me, anche se pare che questa guerra sia finita, e se non lo è, evito di finire nei pasticci se rimango qua, non devo spostarmi tutte le volte. Ho fatto le valigie e me ne sono andata a vivere a casa sua. Quella casa ornata in ogni angolo da cornici dorate e arredamento pacchiano, che a questi potenti piace molto avere. A me non dispiace affatto, in fondo tutta questa ricchezza io non l'ho mai vista e mai vissuta.
Lui tutto preso dai suoi affari, non mi dice una parola quando mi vede entrare con le borse piene dei miei vestiti e delle mie cose. Mi fa solo un sorriso. D'altronde Don Pietro è così, non spiccica mezza parola, ma i suoi occhi sembrano dire tutto. A volte faccio certi pensieri... ma poi penso che potrebbe avere la stessa età di mio padre. Se lui mi vuole qua però, di certo non è per fargli le faccende di casa. Penso per compagnia, perché sta da solo e suo figlio è un ingrato. O forse si è innamorato di me... mi ha chiesto praticamente di dargli del tu, e di smetterla di chiamarlo Don Pietro. Ma per me lui sarà sempre il mio generale e io il suo messaggero/soldato.
Mi metto ad aggiustare tutte le cose. Da quando è arrivato anche tutto l'arredamento di Don Pietro, c'è un casino qua, così ho messo a posto tutto e lui mi guarda sempre con aria fiera, le mani in tasca e quel sorriso malizioso che solo Dio sa che significa. Forse gli ricordo sua moglie, non ne abbiamo mai parlato di lei, ma so quanto ci teneva e quanto ci tiene ancora. Per questo penso che non "tradirebbe" sua moglie con me. Sono una semplice ragazza, sua moglie era una donna con le palle, della sua età.
Dal primo momento che ci siamo visti, probabilmente lui ha capito che poteva fidarsi di me e io subito l'ho preso a cuore. Non ci siamo più lasciati e ho fatto qualsiasi cosa per lui, ho rischiato anche la vita, e lui questo lo sa.
Stasera, dopo aver finito di mettere a posto le mie cose, mi sono seduta davanti alla specchiera a sentire un po' di musica mentre mettevo lo smalto sulle unghie. Canticchiavo e ad un certo punto Don Pietro mi accarezza il collo e poi le spalle, dolcemente, poi sempre più violentemente infila la mano nella mia maglia e mi stringe un seno, forte. E il calore che emanavano le mani di quell'uomo era l'unica cosa che il mio corpo desiderava sentire da tempo. Così poi ci siamo baciati e non abbiamo più smesso, fino a fare l'amore. Mi ha spogliata e baciata in ogni angolo del mio corpo. Mi sono sentita così piena mentre sottostavo al tocco delle sue mani frementi sulla mia carne ardente di passione. E' stata una sensazione unica che non vedevo l'ora di provare. Ho dormito accanto a lui ed era chiaro che ora dovevo davvero smetterla di chiamarlo Don Pietro e di dargli del voi.
Il giorno dopo, quando mi sono svegliata, lui nel letto già non c'era più, così magari avevo pensato di essermi sognata tutto. Peccato che sotto le lenzuola ero completamente nuda, e questo non confermava la mia ipotesi. Mi sono alzata, vestita e lui stava già di là in soggiorno a parlare con i suoi uomini di come far fronte a questo problema della droga. Li hanno sgamati e adesso quel posto in cui vanno sempre non è più sicuro, si deve trovare un altro modo. Così Don Pietro ha giustamente suggerito di non venderla in un solo posto, ma smistare gli uomini in vari posti di Secondigliano e aspettare che gli altri la vengano a prendere. Ovviamente tutte azioni che durano una manciata di secondi, e tutti spariscono. In una settimana, grazie a questo metodo, non solo è riuscito a non far scovare i suoi uomini dalla polizia, ma ha guadagnato quasi mezzo milione, e c'erano una decina di uomini a casa intorno al tavolo da pranzo a contare tutto quel ben di Dio. Tanti soldi tutti assieme io non li avevo mai visti.
Poi è venuto Genny a casa, suo figlio, a contestare ciò che aveva appena fatto suo padre. Come fa sempre. Però stavolta un po' aveva ragione. Non era il caso di ammazzare quella bambina, anche se era la figlia di Ciro. Che colpa aveva quella bambina se suo padre è uno stronzo? Hanno un po' esagerato tutti, anche se tutto è mirato a far crollare Ciro. Penso che ci siano riusciti davvero. Ora non ha più uomini e la sua famiglia è sfasciata del tutto. Ora non c'è neanche più sua figlia, che era l'unica cosa che gli rimaneva.
Così Genny e Pietro si sono scagliati un po' l'uno contro l'altro per questa cosa, finché Don Pietro non ha ricordato che Ciro gli aveva ucciso Imma, sua moglie, che era la cosa più importante della vita sua. Così ci siamo ammutoliti tutti e tre e Genny mi ha guardata, con uno sguardo quasi di pena. Mi ha dato un po' fastidio. So che non potrò mai competere con sua moglie, però non voglio sentirmi una nullità. E' vero anche che suo figlio ha la mia età. Però non è detto che io non possa avere una relazione con un uomo più grande di me. Dove sta scritto?
Quando è finita questa discussione, mi sono seduta sul divano a guardare un album pieno di foto di Don Pietro, Genny quando era bambino e sua moglie, mentre lui mi guardava. Ho continuato a riflettere sulla conversazione tra padre e figlio di prima, così mi sono alzata dal divano chiudendo l'album sbattendolo e gli ho gridato in faccia che io la controfigura del fantasma della moglie non la voglio fare. Perché io sono un'altra cosa e con sua moglie non c'entro nulla. Non sto qua a colmare questo buco che ha lasciato lei. Sto qua perché me l'ha chiesto lui, perché pensavo di contare qualcosa e di servire a qualcosa. Non per essere usata come una toppa da cucire su questo maledetto strappo. 
E sono uscita dalla stanza, sono andata sulla terrazza a fumare una sigaretta perché avevo bisogno di stare da sola. Lui non mi aveva detto niente. Giustamente, cosa poteva dire? Ho troppo ragione, e lui continua a trattarmi come se stessi rimpiazzando sua moglie. E' per questo che mi ha chiesto di stare qua con lui?

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Capitolo 2
*** E' perché ci stai tu. ***


Quando mi calmai, riscesi giù e decisi di farmi una doccia. L'acqua bollente che scendeva sul mio corpo allentò tutta la tensione. Era un uomo, di una certa età, che era stato sposato per anni con quella donna. Che cosa potevo aspettarmi? E' ovvio che pensa a lei giorno e notte, e di certo non sono io che potrei fargliela dimenticare. In fondo, non posso mica essere gelosa di una morta.
Uscii dalla doccia e mi coprii col primo asciugamano che trovai buttato in bagno, ed entrai nella "nostra" camera da letto ad asciugarmi i capelli. Ad un tratto dalla porta spunta lui. La apre ed entra. Sempre in modo impassibile e freddo, come fa lui sempre. Ormai ci ho fatto l'abitudine. Si avvicina a me con passo lento.
«Scusam si so' trasuto, te vulevo guardà»
Arrossico. Magari non è così freddo come dico, a volte... riesce a farmi sciogliere con così poco quest'uomo tutto d'un pezzo.
«E che è vist?» rispondo io, cercando di non far notare che riesce con poco a farmi cedere. Intanto posa le sue grandi mani sulle mie spalle.
«Che può tené i sord, può cummannà, ma si nun si proprio na' creatur, o saje pure tu quello che vedi. Nu' viecchio, che a quasi fernut e campà, e na' guagliona, che è bella e forte, e ten tutta a vita annanz»
Mi giro e lo guardo dentro agli occhi. Non voglio che pensi questo. Non voglio che sia proprio questo a fermarci, con tutte le difficoltà che già ci sono, la differenza di età. Non significa niente, se ci vogliamo bene.
«Nun dicere accussì»
«E a quand'è che te fa paura a verità?»
Mi guarda come se volesse baciarmi, poi si infila una mano in tasca. Tira fuori un anello e lo avvicina a me, divendo di pietra e lo guardo con la bocca socchiusa. 
«L'affare ca te propongo nun è buono. Te aia' piglià nu' viecchio cu tuttì e fantasm suoi. Che te ne ven? Niente. A parte o' fatt e sapé ca si sto viecchio cammina ancora... è pecché ci stai tu»
Mi poggia una mano dietro al collo e l'anello nel pugno della mia mano, io non riesco a dire mezza parola. Sentivo gli occhi lucidi e un nodo in gola. Non mi ero mai sentita così in tutta la mia vita. Un uomo, temuto da chiunque in questo maledetto posto, è stato capace di dirmi che vive grazie a me. E' stato capace di dichiararsi e credo che con questo anello lui voglia legarsi a me, giurandomi amore eterno.
In realtà non c'era bisogno di dire niente, perché con Don Pietro è così. L'ho guardato negli occhi sorridendo e l'ho baciato. Per lui quello poteva essere un semplice segno di riconoscenza per quello che mi aveva detto, per me significava che lo amavo e che sì, volevo stare con lui per il resto dei giorni che ci avrebbero accolto.
Poi si allontana e mi dice che avrebbe dovuto incontrare Genny per parlargli di una cosa che gli riguarda. Non mi dice cosa, chiama i suoi uomini ed esce per andare da lui. Magari voleva parlargli di me, dicendogli che avrebbe dovuto accettarmi nella loro famiglia come la donna di suo padre, e di portarmi rispetto. Quello che non mi aveva portato l'ultima volta che ci siamo visti.
Non potevo mai immaginare cosa sarebbe successo di lì a qualche istante. Mi aveva detto che si sarebbero dovuti incontrare al cimitero, di fronte alla tomba di sua moglie, donna Imma.
Mentre ero fuori a comprare qualcosa per preparare la cena quella sera, ad un tratto mi chiama mio zio, Malammore. Sapevo che lui stava con Don Pietro. Di solito ci stava sempre, era la sua scorta. Lo accompagnava lui nei posti in cui doveva andare e gli camminava sempre davanti, pronto ad ogni evenienza. Rispondo allarmata, quasi come se sapessi cosa volesse dirmi, quasi come se me lo sentissi che fosse successo qualcosa.
«Patrì sienteme...» sembrava in lacrime, aveva il respiro affannoso.
«O' zi, che è succies?!» urlai al telefono, tremavo. Mi caddero le buste di plastica con la spesa a terra.
«Ciro di Marzio ha sparato a Don Pietro. Sta cumbinato male. O' purtamm o' pronto succorso, sperann che riescene a fa caccos»
Attaccai. Corsi in lacrime in ospedale, sapevo dove lo stavano portando, era l'unico ospedale nei paraggi.
Dio, ti prego salvalo, salvalo... adesso che stava andando tutto bene, ti prego.

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