Lettere ad anonimi

di Njki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A una persona lontana, ma vicina ***
Capitolo 2: *** A persone che credono di essere sole ***
Capitolo 3: *** Alla mia tentazione ***
Capitolo 4: *** A me stessa e a tutti ***
Capitolo 5: *** A te ***



Capitolo 1
*** A una persona lontana, ma vicina ***


Lettera a una persona lontana, ma vicina.
Mi manchi.

 

L’ho sempre saputo.
Ho sempre saputo che le cose con te potevano andare solamente in due direzioni: meravigliosamente, oppure disastrosamente.
Ho sempre avuto paura di buttarmi per questo motivo, la classica e abusata paura del fallimento.
Avevo qualcosa da perdere. Oppure no?
Mi domando una cosa alla quale non so tuttora dar risposta.
Se capissi veramente da cosa è scatenato questo sentimento confuso nei tuoi confronti, non avrei problemi a superarlo; insomma, mi è capitato più volte di avere delle cotte per dei ragazzi e duravano qualche mese, nulla di più.
Ma tu rimani sempre lì. È come se il pensiero di te fosse dello zucchero depositato sul fondo di una tazzina di caffè. Finché non lo rimesto, rimani una vaga consapevolezza che aleggia nella mia mente di quanto in quanto. Ma, soprattutto nei periodi bui, agitandomi agito pure il pensiero di te, e la spirale mi avvolge.
Non può essere amore, si può amare una persona che si conosce così poco?
Ho dubbi a riguardo, so solamente che mi sarebbe piaciuto viverti.
Mi sarebbe piaciuto essere la tua persona speciale, quella alla quale fai vedere anche le più deboli parti di te, fidandoti di lei.
Avrei voluto fare lo stesso con te, abbandonare le mie più grandi debolezze e paure a te, ma d’altronde io l’avevo già fatto.
L’ho fatto ripetutamente, e tu rimanevi ad ascoltarmi e non dicevi nulla.
Ma, credo, di aver visto le tue risposte nello sguardo, e sotto le tue frasi secche e anonime, come se uscissero dalla bocca di qualcun altro.

Sto cercando di essere sincera e concisa, ma mi risulta difficile, perché è come se le parole viaggiassero a velocità impressionante nella mia testa.
Faccio fatica a mettere ordine.

Ci siamo avvicinati e allontanati a vicenda spesso, quando il sentimento diventava troppo presente facevamo dei passi indietro.
Ma cosa ci fermava veramente?
La paura ad entrambi, forse.
Tu mi dissi che non c’era speranza per noi, che non ci sarebbe stato futuro, ma sai, a me non ha mai fatto veramente del male questa cosa.
La sola voglia di provarci mitigava ogni dubbio e restava soltanto la voglia di lanciarmi a capofitto nella tua vita.
Volevo baciarti, abbracciarti, sorriderti, fare tutte queste cose e goderle appieno, senza quella sensazione di commettere un errore che abbiamo provato fino ad ora.


Le mie intenzioni sono umili.
Non pretendevo una vita assieme, non pretendevo nulla di speciale.
Volevo solo darci un’occasione, per non vivere con il rimpianto di non averci provato.
E sai, con il tuo supporto, avrei superato quelle barriere che mi tenevano legata al luogo, al tempo.
Avrei sconfinato me stessa.
Ma hai preferito scappare, proteggermi dal subbuglio che ti circonda.
Non condivido la tua scelta, ma non posso oppormi.
Devo solamente rimanere qui, aspettando che tu ti accorga che cosa volessi veramente e aspettare il tuo ritorno, se mai ci sarà.
Ti basterebbe prendermi la mano, creare un contatto, quel gesto, che mi farebbe capire che ci stai, con me, a lanciarti in questa avventura.
A tuffarti nelle mie avversioni e i giorni neri.
Credo che tu saresti riuscito a capirmi più di chiunque altro a questo mondo.
L’ho capito dalla prima volta che mi hai guardato, che mi hai difesa, aiutata, senza che io avessi chiesto nulla.
Tu vedevi.

Guardami ancora, guarda meglio.
Aiutami ancora.

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Capitolo 2
*** A persone che credono di essere sole ***


Lettera a persone che credono di essere sole e di essere le uniche.
Non lo siete.


Nel cuore della notte


Spesso capita di perdersi. Quante persone ho visto per strada con lo sguardo serio, mentre vagavano fra i loro problemi, fra quello che vorrebbero ottenere oppure sulla vita diversa al quale aspiravano o ancora aspirano.
Persone tristi, siamo circondati; la colpa è di tutti e di nessuno.

Chiunque sa, che di notte, la realtà viene a galla, reclamando ciò che è il nostro vero essere, puntando il dito alla maschera che indossiamo tutti i giorni.
Ripensamenti, rammarichi, la coscienza sporca che batte alla porta con insistenza.
Quindi, è così che si passano notti insonni, intenti a combatterne i demoni.
Magari abbiam dei figli, che nelle loro stanzette piene di giocattoli e buoni propositi, si crogiolano nella culla d’amore dei genitori, ignari del dolore che si disperde come olio sullo specchio d’acqua della vita.
Magari abbiamo una moglie o un marito, che sotto le coperte dormono, ma in realtà sono crocifissi quanto noi e hanno solamente il buon senso di rimanere a letto e non destare sospetti.

L’essere umano è portato all’insoddisfazione, all’incompletezza, al non sapere veramente cosa sia l’amore e la gioia, oppure ancora, la paura e il dolore.
Tutto è così vago e personale che a pensarci, ogni cosa perde il significato che la società le ha dato.

È così, che pensando lentamente a quanto tutto sia frammentato e astratto, che gli occhi cominciano a calare.

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Capitolo 3
*** Alla mia tentazione ***


Alla mia tentazione, la più grande, la più forte.


È spaventoso il sentimento che provo per te.
È quasi come una furia suicida.
Potresti farmi tutti i torti del mondo, qualsiasi male potresti infliggermi, ma io sempre e comunque ti perdonerei.
Perchè non riesco a odiarti, non posso.
Sei la tentazione suprema della mia esistenza e non so come mai, come si sia creato, questo imbroglio dalla quale non riesco a liberarmi.
Il tuo accettarmi così come sono, ma il tuo non accettare il mio amore.
Mi spacchi.
Con te mi sento insicura e continuamente sul bilico; non riesco minimamente a capire la tua logica.
Non hai un senso, sei imprevedibile, sei volubile, sei egocentrico e gentile allo stesso tempo, sei buono ma severo.
Hai picchi di profondità e picchi di superficialità che si alternano a ritmi insostenibili.
Mi fai ballare; quando credo di aver trovato la soluzione al tuo rebus tu mi dai un ulteriore indizio che mi fa poi dubitare di tutto ciò di cui ero così sicura, e ricomincio da capo.
Stai giocando, per i miei innumerevoli rifiuti del passato, che non erano mai veramente rifiuti?
Non lo erano sai, erano richieste d'aiuto; saresti dovuto venire a prendermi perchè io non riuscivo a venire da te.
Ed ora, che sono disposta a metterci l'anima, a sottomettermi in modi indicibili e vergognosi, tu giochi.
Hai paura? Io un po' sì, ma un po' no.
Perchè in cuor mio so che, anche se il tuo cuore momentaneamente è confuso e indirizzato altrove, tornerai da me.
Tornerai sempre, come io sono tornata.
È questo il nostro gioco preferito.
Avvicinarci così tanto al fuoco da sentire il calore che comincia a scottarci la pelle e poi scappare. Correre via.
E io purtroppo ti aspetterò sempre, spero solo che prima o poi, una volta per tutte, riusciremo a bruciare insieme.
E così tutto finirà.

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Capitolo 4
*** A me stessa e a tutti ***


Ultimamente mi capita spesso di leggere in libri di autori rinomati miei pensieri espressi in passato alla gente. Quando mi capita m’illumino e penso: quindi non è vero che sono così superficiale, ignorante, frivola e debole come sono convinta di essere.
Insomma, sono grandi autori, letti in tutto il mondo, premiati, apprezzati, ed esprimono opinioni riguardo sentimenti ed emozioni nel medesimo modo in cui le espressi io.
Allora mi decido, cazzo – scusatemi la volgarità -, non smetto di scrivere, no!
Nulla è perduto!
Ma, io non sono una di quelle che scrive un libro facendone un grande progetto e scopo ultimo; tirandolo avanti per un anno o più, leggendolo, rileggendolo, correggendolo e facendolo leggere anche al macellaio del supermercato per comprendere se sto scrivendo di cazzate o di idee intrinseche di significato.
Io sono quella che aspetta la frustata dell’ispirazione sul coppino, l’ispirazione che ti tiene piegata sulla tastiera a scrivere per tutta la notte perché, fa niente se domani si lavora, fa niente se ho delle cose importanti da fare, io devo scrivere il mio libro.
Poi mi calmo, ponderò le probabilità.
Forse dovrei controllare questa mia impulsività, imparare a incanalare l’ispirazione, a essere più matura, più schematica, a impormi di rileggere e di non lanciarmi nell’avventura presa dall’adrenalina.
Forse dovrei aspettare anni, anni d’esperienze e anni consumati.
Oppure, dovrei approfittare di questa mia giovinezza, del coraggio, della caparbietà, di questo "non senso" di percepire i pericoli e di prevederne le conseguenze?
Sanguinare sulle pagine, donare tutto senza riserve e viverlo.
Lasciare andare questo flusso, anche se sbagliato, per poi imparare e scrivere successivamente qualcosa di meglio.
In futuro magari mi ritroverò al bar con un amico a dirgli: “Ti ricordi di quando ho scritto quella cazzata di libro? Ah, ero così giovane e stupida, così immatura. Chissà cosa mi è preso”.
La freschezza aiuta e slancia, la saggezza insegna e comunica.
 
Mi blocco.
 
Le pagine vuote da riempire sono così tante; mi schiacciano.
E io con questa poca vita vissuta pretendo di poterle riempire tutte?
Lo affronto. Lo affronterò.
Traggo un respiro profondo ed ecco, come sempre, l’ispirazione prende il volo.
Mi abbandona sempre così, sempre!
All’ultimo o all'apice del momento migliore.
Così, mi ritrovo a sforzarmi di trovarvi una conclusione sensata ed educativa che si colleghi alla passione da poco passata.
Eccola la conclusione: io lo scriverò questo libro, statene certi.
Lo vedrete il mio nome scritto, su qualche copertina, in qualche libreria.
 
Lo sento, nelle mie parole incise alla rinfusa e nei fogli bianchi in attesa d'essere riempiti di vita.

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Capitolo 5
*** A te ***


A te.
Forse non so dirtelo a parole.



Sì, comincio così: “Forse non so dirtelo a parole”.
Comincio così perché ciò che vorrei dirti è una spiegazione logica e analitica di ciò che provo in determinate situazioni in cui sono con te, quelle emozioni che mi fanno sentire amata e che fanno sì che io ti ami.
Ho imparato crescendo che “l’amare” assume sempre un nuovo significato.
Ho sperimentato diversi generi di amore.
E come è mutato in passato è mutato anche con te.
È nato senza accorgermene, senza esserne sicura e senza sapere se fosse vero o mi stessi illudendo da sola.
È nato perché tu mi hai aiutata a farmi capire cosa provassi e cosa mi frullasse nella testa.
Non è uno di quegli amori imprevedibili, che non puoi controllare, anzi, è molto controllato.
Di questo un po’ mi dispiace, perché mi sarebbe piaciuto darti quell’amore folle, dove non conti lo scorrere dei giorni e delle ore, dove il sorriso è sempre presente senza doverti chiedere “perché non sto sorridendo?”.
D’altro canto, sono anche felice. Sono felice di poterti dare un amore maturo, un amore dove niente è fatto per caso, dove ogni mia scelta è fatta esclusivamente per farti del bene e mai del male.
Questo amore si fa sentire soprattutto in alcuni momenti, in cui ti guardo ed è come se realizzo che sì, ci sei tu con me.
E quando quei momenti son passati, dopo qualche giorno, mi ritrovo a pensarci e a riviverli nella mia mente e a capire quanto siano stati belli, quanto sono felice di averli vissuti.
Quando mi succede questo, poi torno da te e sono felice, anche se sembra che non ci sia un motivo per esserlo, ma la realtà è che non vedo l'ora di tornare da te e. solamente guardandoti sorridendo, comunicarti un “Ne voglio ancora” silenzioso.
Finora non sei mai mancato al mio richiamo, mi hai sempre dato nuovi momenti.
Forse mi diverto un po’ a collezionare ricordi, come fossero figurine.
Tipo quando mi lavo i denti e tu ti siedi sul bordo della vasca a guardarmi, ad aspettarmi, perché vuoi stare con me.
O tutte le sere che ti metti a cucinare senza chiedermi mai di farlo io.
Quando mi mandi il “messaggio” della mattina anche se mi hai vista un’ora prima.
Il tuo sorriso quando capisci che sto per venire da te a baciarti.
Ma quello migliore è il tuo sguardo mentre mi guardi in silenzio nel letto, oppure che affiora sul tuo viso all’improvviso mentre stiamo parlando.
Parlo dello sguardo del “sei bella”, lo sguardo speciale. Che mi fa sentire bella, che mi fa sentire speciale e amata.
Quello sguardo che probabilmente vuol dire anche un “ti amo”. O almeno il mio “sei bello”, la maggior parte delle volte è un “ti amo” nascosto.
Ma ancora parlando di sguardi, forse sì, ce n’è uno ancora più speciale, ed è quello dove uno dei due capisce che l’altro vorrebbe dirlo e quindi lo aiuta dicendo “anche io”. È una cosa straordinaria se ci pensi bene.
Ci son persone che non riescono nemmeno a comunicare con le parole e a noi bastano degli sguardi.

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