QUELLA NOTTE SCELSI DI NON DORMIRE

“Lascia parlare la notte che è in te”.
Me lo disse mia madre.
Una sera.
Avevo litigato con la mia migliore amica.
Entrambe orgogliose.
Difficilmente avremmo chiesto scusa.
La colpa?
Non ho mai capito di chi fosse.
Probabilmente di tutt’e due.
Eravamo terribilmente testarde.
Non volevamo cedere.
La nostra amicizia finì.
Ma non smisi mai di volerle bene.
E neanche lei.
Non so per quale malato motivo.
Ma ci facevamo male.
Scherzavamo con altre ragazze.
Probabilmente quelle che avevamo sempre criticato per la loro ipocrisia e falsità.
Per farci dispetto.
Facemmo nuove amicizie.
Ci mostravamo felici anche senza l’altra.
Eravamo sadiche.
Eravamo masochiste.
Ma l’orgoglio vinceva su tutto.
Non parlammo mai del nostro litigio.
Non ci chiarimmo mai.
Non seppi mai ciò che provava dalla sua bocca.
Ma lo vidi.
Le mancavo.
Come lei mancava a me.
Alla fine ognuno andò per la sua strada.
Non ci vedemmo più.
E quando capitava di incontrarci per strada o su qualche mezzo pubblico.
Guardavamo altrove.
Il peso delle parole non dette era troppo da sopportare.
Restammo in quel limbo.
Sospese tra il tutto e il niente.
Dopo anni.
Seppi che era partita per Parigi.
Era stata ammessa in una prestigiosa scuola di ballo.
Hip hop.
E breakdance.
Sono sempre stati la sua valvola di sfogo.
Quel giorno capii che ci eravamo perse per sempre.
Avevamo scelto l’orgoglio alla nostra felicità.
Non la vidi più.
Non seppi più nulla.
“Lascia parlare la notte che è in te”.
Le chiesi cosa significasse.
Mi disse che di notte.
Si è troppo stanchi per mentire a sé stessi.
Sembra che ogni cosa che facciamo.
O che diciamo.
Siano solo un sogno.
E che la mattina dopo.
Quando ci sveglieremo.
Nulla sarà cambiato.
Per questo si è totalmente sinceri.
Di notte.
Tutto prende un altro significato.
Tutto cambia.
Tutto muta.
Mi disse di sognare di chiederle scusa.
Mi disse di sognare di scegliere la mia felicità.
E non me con il mio insensato orgoglio.
Quella notte scelsi di non dormire.
 

QUESTA NOTTE SCELGO DI DORMIRE

“Lascia parlare la notte che è in te”.

Sono passati anni da quando me lo sentii dire.

Sono successe un mucchio di cose.

Ma la situazione è sempre la stessa.

La decisione da prendere è uguale a quella di allora.

Scegliere.

Tra l’orgoglio.

O la paura di soffrire ancora.

E la mia felicità.

Lui.

Abbiamo litigato ancora.

Ripenso alle sue parole.

“I don’t know what we are. We kiss, and then we never talk about it. We nearly die frozen in each other’s arms, but we never talk about it. So, no, I got no clue what we are”.

Neanche io so cosa siamo.

Però so cosa ho paura di volere che siamo.

Di più.

Vorrei di più.

Ma fa così tanta paura.

“You could be happy, Kate. You deserve to be happy. But you’re afraid”.

Se ora mi lasciassi andare.

Sarebbe come buttarsi nell’ignoto.

Non so cosa mi aspetterebbe alla fine del burrone.

Odio non sapere.

Per questo preferisco starmene qui.

Nel mio porto sicuro.

Dove l’unico imprevisto.

Rarissimo.

È l’arrivo di un marinaio affascinante.

Che ha viaggiato per il mondo.

Ti racconta delle meraviglie che ha visto.

Dei sapori che ha incontrato.

Delle diverse culture presenti nel vostro pianeta.

E ti sottolinea il fatto che il globo è anche tuo.

Che è là fuori.

E ti aspetta.

Vuole essere scoperto da te.

Non ti nasconde le cicatrici sparse sul suo corpo.

Quando viaggi in mare aperto.

Inevitabilmente vieni sorpreso da tempeste improvvise.

Ma poi vieni sorpreso da incredibili paesaggi.

E il tuo dolore viene ricompensato.

Questo è l’unico imprevisto.

Rarissimo.

Ma a me è capitato.

Ora devo scegliere.

Se andare con lui.

O lasciarlo andare.

Per sempre.

Non soffrire o provare il più grande rimpianto della mia vita?

“Lascia parlare la notte che è in te”.

Ho deciso.

Stanotte scelgo di dormire.