pretty little vampire

di FraSilverlight99
(/viewuser.php?uid=748320)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ritorno a Rosewood ***
Capitolo 2: *** Ritrovo. ***
Capitolo 3: *** Famiglia Hastings. ***
Capitolo 4: *** Un diverso affare Jenna. ***
Capitolo 5: *** Reblily ***
Capitolo 6: *** Confessione. ***
Capitolo 7: *** Mistero. ***
Capitolo 8: *** Il segreto della famiglia Hastings. ***
Capitolo 9: *** Festa di Noel Kahn pt.1 ***
Capitolo 10: *** Festa di Noel Kahn pt.2 ***
Capitolo 11: *** Festa di Noel Kahn pt.3 ***



Capitolo 1
*** ritorno a Rosewood ***


Era passatto ormai un anno dalla scomparsa di Alison DiLaurentis, ma ancora la città al solo nome della ragazza perdeva voce, e nessuno passava davanti casa dei suoi genitori senza provare un pò di pena per loro. Il che era quasi sospetto vista la cattiva fama della ragazza. Solo alle sue quattro amiche sembrava non importare nulla di quello che aveva fatto, e infondo erano capite, perchè anche loro erano come lei, o almeno erano state trascinate da lei nelle sue malefatte, ed Hanna, Aria, Spencer ed Emily lo sapevano benissimo. Non andavano per niente fiere di molte cose che avevano fatto insieme ad Alison, ma dopo la sua scomparsa sembravano aver dimenticato tutto e di aver perdonato lei e sè stesse. Cosa che degli altri non si poteva dire. Non c'era mai stata vera tristezza per la sua scomparsa, ed era davvero una cosa sconvolgente, perchè per quanto fosse stata cattiva, una fine del genere non se la meritava, e questo era sicuro. In più la sua scomparsa era stata seguita da occhiate non poco discrete lanciate perennemente alle quattro ragazze, così, piano piano, finirono per dividersi, e ormai non si parlavano nemmeno, anche se ad ognuna di loro sembrava ancora di essere osservata a volte, soprattutto ad Hanna, che ormai era diventata la nuova "Alison", non per la cattiveria, anzi, ma per la sua bellezza. Dopo la scomparsa di Ali, in pochi mesi era dimagrita tantissimo, aveva cominciato a truccarsi e a vestirsi come la sua vecchia amica, che sembrava averle ceduto l'attività. Era diventata anche la migliore amica di Caroline Forbes, che a sua volta da sfigata era riuscita a diventare la seconda ragazza più popolare della scuola. Anche le altre tre guardavano Hanna senza riconoscerla, non capivano da dove fosse nato quel cambiamento e ai loro occhi la ragazza appariva quasi contenta della scomparsa di Alison. Del resto ognuna ormai si era abituata all'idea di quell'assenza ed era andata avanti: Aria era tornata da un mese in città, Spencer aveva continuato a studiare per il massimo dei voti, borse di studio e per fare a gara con Melissa, la sorella, a chi fosse migliore. Emily invece si era sfogata nel nuoto, il primo periodo non riusciva ad uscire dalla piscina, e quelle poche ore che lo faceva piangeva a dirotto. Dopo qualche mese riuscì ad accettare la cosa e ormai pensava davvero che Alison non fosse scomparsa, ma morta. In qualche modo quel pensiero l'aiutava a farsene una ragione, sapeva che se si fosse aggrappata all'idea che potesse tornare si sarebbe tormentata finchè effettivamente non l'avesse fatto. Ma nonostante quella finta convinzione il pensiero di Alison la tormentava ancora ogni giorno, anche quel giorno mentre stava portando un regalo di benvenuto alla nuova arrivata in città. Si sarebbe trasferita proprio nella vecchia casa di Ali e il pensiero di ritrovarsi di nuovo in quel giardino le metteva i brividi, aveva evitato di passare lì davanti per mesi e ancora non era pronta per farlo, ma alla fine decise di imporselo. C'erano già tantissimi cartoni sull'uscio della strada e una ragazza ci stava frugando dentro. Era alta, bionda e davvero bellissima. Sembrava più grande di Emily, e non sembrava nemmeno impacciata, o spaventata dal trasloco, anzi, appariva quasi annoiata, come se vivesse lì da sempre e ne fosse stanca. Emily si avvicinò piano,con evidente disagio davanti a lei. -
Hey ciao.- Lei si girò.
-Ciao.- Ad Em cominciarono a tremare le mani.
-Sono Emily Fields e abito qui vicino, ero venuta a darti questo, da parte di mia madre...- Le sorrise evidentemente sorpresa.
-Grazie, sono contenta di conoscere qualcuno di gentile una volta tanto. Io sono Rebekah Mikaelson.- Rebekah...
-Non sei stata molto fortunata con gli incontri?- le chiese.
-Direi proprio di no.- non sapeva cosa dire era evidente, voleva continuare a parlare, ma non sapeva di cosa.
-Mi dispiace, ti capisco. Beh se vuoi una mano per qualsiasi cosa, puoi chiamarmi.-
-Potresti darmi una mano ora con questi scatoloni? Sono talmente tanti che penso di finire fra due giorni.- li indicò e in effetti Em notò che erano persino di più di quanti ne avesse visti, decise di aiutarla, anzi, c'era poco da decidere. Prese il primo scatolone che vide e si incamminò verso casa della ragazza. Per la prima volta si era scordata di Alison, cosa più incredibile in quel contesto dato che si trovava proprio in casa sua. Però non ce la faceva a stare in silenzio, le metteva ansia.
-I tuoi genitori dove sono?- chiese Em alla fine.
-Ah no emh...mi sono trasferita qui da sola con mio fratello maggiore, i miei sono morti un bel pò di anni fa.-
Era stata talmente tanto fissata con la sua perdita che sentirne una altrettanto grande la fece tornare alla realtà e le fece capire che non era l'unica ad aver perso qualcuno.
-Oddio, scusa, non volevo...- Rebekah non le fece nemmeno finire la frase.
-Non importa, stai traquilla. Tu invece?- Ora era Emily a non sapere cosa dire. Cosa le avrebbe potuto dire di lei? Non c'era poi così tanto di cui parlare sul suo conto. -Non saprei che dirti a parte che amo il nuoto.- Rebekah sorrise. -Credo che ci sia molto di più ma che tu non riesca a vederlo. Nessuna persona comune sarebbe venuta qui ad aiutare una ragazza di cui non ne aveva mai nemmeno sentito parlare.-
Em era sconvolta, nessuna persona a parte Alison l'aveva mai fatta sentire così, eppure Rebekah ci era appena riuscita, e se fino ad un istante prima credeva di non poter stare più bene, quelle parole la fecero ricredere e sfoggiò il primo vero sorriso dopo mesi.
-Ti ringrazio, davvero.- Dopo essere entrate in casa con uno scatolone per la milionesima volta, Emily vide che era davvero tardi e che doveva rientrare. Non si era nemmeno resa conto del tempo che era passato. Erano state ore di paradiso con l'unica persona che era riuscita a colmare, anche se non tutto, una parte di quel solco lasciato da Alison.
-Scusa, ma devo proprio andare, si è fatto tardi e mia madre si starà chiedendo che fine abbia fatto.- E se Emily era dispiaciuta nel doversene andare, probabilmente Rebekah lo era ancora di più, non voleva farsi scappare l'unica persona che era stata gentile con lei.
-Puoi rimanere da me a cena se vuoi e se tua madre vuole.- Non sapeva che fare, avrebbe voluto rimanere, ma sapeva che per quanto sua madre era gentile e fiduciosa, voleva prima conoscere chi frequentava la figlia.
-Tranquilla, torno a casa.- ma prima di andarsene scrisse su uno scatolone il suo numero.
-In caso ti servisse una mano sai come contattarmi. Non farti scrupoli, sarò contenta di aiutarti, ci siamo divertite alla fine oggi.-
-Lo farò.- Detto ciò Emily uscì dalla casa suo malgrado.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ritrovo. ***


-Che ne dici, ti piace?- Caroline sfilava da ore avanti e indietro dal camerino, come suo solito e Hanna rimpianse per la milionesima volta di essersela portata con sè.
-Sì, è una bella maglietta.- Le rispose secca. Hanna si era ormai abituata a tutta la sua popolarità, si era anche abituata all'idea di essere fidanzata con Matt Donovan, il ragazzo più popolare della scuola. Lo stesso ragazzo a cui andava dietro quando era ancora grassa e brufolosa. Ovviamente lui a quei tempi non sapeva nemmeno della sua esistenza e solo lei sapeva quanto ci era stata male, in effetti quando lui aveva cominciato a provarci con lei, Hanna aveva pensato di farlo soffrire e di scaricarlo, ma alla fine la tentazione era stata più grande e l'aveva baciato. Doveva ammettere però che anche Matt era cambiato, prima era un bullo, ora invece aiutava chiunque stesse in difficoltà, era diventato il ragazzo modello, il buono della situazione, e chissà, forse era stata proprio Hanna a cambiarlo. Era diventato talmente onesto che ogni volta che usciva con Caroline a rubare nei negozi doveva mentirgli e dirgli che andavano a pranzo fuori città. Caroline uscì ancora dal camerino.
-Mmh, non mi attira nulla, andiamocene.- Hanna la guardò allibita.
-Caroline stai scherzando? Sono due ore come minimo che siamo qui dentro, ti sarai provata un centinaio di vestiti e ora vuoi andartene senza prendere nulla?-
Caroline fece spallucce ed Hanna con uno sbuffo si alzò. Certe volte non la sopportava proprio. Mentre si incamminavano verso l'uscita vide Aria Montgomery scegliere un vestito. Le mancavano molto le sue vecchie amiche, e aveva pensato che una volta tornata Aria tutto si sarebbe aggiustato, che il gruppo sarebbe tornato come prima, ma non era stato così. Però era anche comprensibile, un anno era tanto, e ora senza Ali si era venuto a creare imbarazzo tra di loro, anche perchè erano cresciute e ripensando a tutte le volte che avevano assecondato Ali nel fare un qualcosa di stupido, tutte si sarebbero volute seppellire tre metri sotto terra. Ma andò lo stesso a parlarle, perchè se c'era una cosa che aveva imparato in quel lasso di tempo era di non vergognarsi, e di non lasciare che qualcosa la limitasse.
-Secondo me è meglio l'altro, anche se entrambi sono orrendi a mio parere.-
Aria si voltò.-Oh ciao Hanna.-
-Ciao.- la salutò a sua volta imbarazzata, era peggio di quanto avesse creduto.
-A me comunque piacciono.- disse mettendo il discorso su un piano scherzoso.
-Lo immaginavo...-
-Come scusa?- chiese Aria, ora stava cominciando a innervosirsi, già non sopportava vedere l'amica, o più che altro ex amica, tirarsela tutti i giorni a scuola, figuariamoci sopportarla mentre la giudicava per i suoi modi nel vestire.
-Beh ti piace molto vestire leopardato, ma se ti servisse un parere io opterei per questo.- E le porse un vestito verde acqua cortissimo senza spallucce.
-Non è proprio il mio genere in realtà, ma grazie lo stesso.- e continuò a guardare vestiti per cercare di chiudere quella situazione decisamente imbarazzante. Hanna se ne era accorta e dentro di sè si stava maledicendo. Perchè non chiudeva mai quella bocca?
-Scusa mi dispiace, a volte sono decisamente invadente, ma non trovo un altro modo per iniziare un discorso...-
-Volevi parlarmi?- domanda idiota. Certo che lo voleva, e lo voleva anche lei.
-Sì beh, non ci parliamo da tanto noi quattro e non so, magari possiamo uscire una volta..- era decisamente in imbarazzo nel dover chiedere a qualcun altro di uscire, ormai era da tanto che non lo faceva.
-Certo, emh, per me va bene, basta chiedere ad Emily e Spencer.-
Hanna sorrise.-Lo farò. Ci si vede.- detto ciò se ne andò. Il giorno seguente Hanna si sentiva meglio, sapeva che Aria non avrebbe detto di no per quell'incontro, ma non poteva dire la stessa cosa di Spencer ed Emily. Spence era troppo occupata con la scuola e i trecento corsi pomeridiani per dare retta a loro, ed Emily aveva sofferto talmente tanto per la scomparsa di Alison che Hanna riteneva già tanto se quando passava per i corridoi la guardasse. Sarebbe stato come riaprire una ferita, però, si sarebbero date una mano a vicenda per superare quel dolore, chi altri meglio di loro avrebbe potuto farlo? Era decisa a riallacciare i rapporti, così si fiondò su Spencer che stava trafficando nel suo armadietto, per parlarle.
-Hey ciao.- Spencer si guardò attorno per capire se effettivamente Hanna Marin stesse parlando con lei. Quando vide che non c'era nessun altro dietro di sè la guardò stupita.
-Hanna Marin che mi rivolge la parola, dovrei essere colpita?-
-In verità no, sei una mia grande amica, perchè non dovrei parlarti?- sentiva le parole di Spencer che la ferivano, credeva forse che era diventata come quelle oche che la davano al primo che passa mentre guardavano tutte le altre ragazze come se ce l'avesse solo lei? Pft, si chiamava forse Caroline Forbes?
-Forse è vero. Alison DiLaurentis è unica nel suo genere.- Okay, Hanna davvero non la seguiva.
-Non capisco, pensi che sia diventata come lei?- Spencer chiuse l'armadietto e si incamminò con Hanna alle calcagna.
-All'inizio era questa l'impressione che mi hai dato.-
-Solo per questo pò di trucco in più che mi metto?- le chiese Hanna che sapeva che stava per perdere la pazienza.
-Il trucco? Per tutto. Comunque lascia stare, è evidente che mi ero sbagliata. Cosa volevi?-
Hanna alzò le mani al cielo. -Sai che ti dico? Niente, non volevo niente, continua a snobbare tutti come se fossi Dio qui dentro Spencer, ma poi non ti lamentare se sei sola come facevi prima.- Si girò e se ne andò.
-Hanna, scusa. Non volevo, solo che io ho passato un brutto periodo dopo quella notte e mi sembrava solamente che per te non fosse stato così.- Hanna si fermò. Si scaldava subito, ma era altrettanto veloce a perdonare.
-Non è così credimi. E' mancata tanto anche me. Volevo fare una cena insieme per riunire il gruppo. Ci staresti?- Spencer annuì. -Ti farò sapere quando.-
Poi se ne andò davvero. Sapeva che le ragazze quando la guardavano era quello che sentivano, ma la cosa non le piaceva affatto. Vedevano quanto stava male quando era Hanna la grassona, perchè l'avevano giudicata in quel modo? Cercò di scacciare dalla mente tutto e andò verso il suo armadietto. Raccolse le sue cose e andò verso l'aula di inglese, prima di entrare le squillò il cellulare.

"Una cena? Attenta Hanna non strafogarti, o tornerai come prima. -A"

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Famiglia Hastings. ***


Spencer non riusciva più a vivere in casa sua, era sempre una continua lotta alla sopravvivenza. Si sentiva sempre giudicata, sempre sotto costante giudizio, per questo le piaceva studiare e leggere, la allontanava da quelle ansie perenni. Ormai non studiava nemmeno più a casa, rimaneva fino a tardi nella biblioteca della scuola, tanto che la custode le aveva chiesto se avesse voluto le chiavi per chiudere lei. Ovviamente scherzava, ma se fosse stata seria Spence avrebbe accettato volentieri. Rientrando a casa sentì delle voci in cucina; erano Melissa e la madre.
-Ciao a tutti.- disse sapendo che le altre due non l'avrebbero nemmeno salutata.
-Spencer, stasera a cena verrà Alaric, il mio ragazzo, quindi per favore, non mettermi in imbarazzo.- Come aveva previsto, nemmeno un "come stai?" o un "ciao." nemmeno quando era scomparsa Alison ebbero la minima compassione, come se soffrissero solo loro nella vita e come se la scomparsa di una delle sue migliori amiche fosse la cosa più insignificante e stupida del mondo, e forse per loro lo era, in fondo a loro cosa importava di Ali? Ma era importante per Spence e avrebbero dovuto sostenerla al posto di spingerla ancora più affondo.
-Come se ti avessi mai messa in imbarazzo.- Melissa sbuffò.-Già, hai ragione, hai fatto di peggio.-
Spencer sorrise, ormai non sapeva che altro fare quando si parlava di quell'argomento.
-Ti avrò detto milioni di volte che mi dispiace e che comunque era stato LUI a baciarmi. L'unico mio errore è stato non respingerlo subito, ma cavolo, dammi tregua, è passato un anno, Melissa, un anno, per quanto ancora pretendi di umiliarmi con questa storia?-
-Ha ragione tua sorella, Melissa. Spencer ha sbagliato, è vero, ma ormai il passato è passato.-
Era la prima volta che la signora Hastings prendeva le difese di Spencer.
-Veronica Hastings che da ragione alla sua seconda figlia! Sono commossa.-
Ma se Spencer aveva un animo forte, era niente a confronto di quello della madre.
-Ora basta Spencer. Io do ragione a chi effettivamente ha ragione e vi informo, che se state facendo a gara per la ragione ed il torto vi posso garantire che avete entrambi sia l'una che l'altra cosa. E' inutile che perdete tempo.- le squadrò entrambe come solo lei sapeva fare.-Detto ciò vatti a cambiare tu.- disse rivolta a Spencer, che senza fiatare, salì le scale per andare nella propria camera. Era abituata ormai a tutto quello, tanto che non ci faceva più nemmeno caso, ma ogni volta che accadeva comunque era un dolore in più. Era però contenta dell'uscita con Hanna, Aria ed Emily, almeno avrebbe avuto un'altra scusa per non tornare a casa dopo scuola, anche perchè non ce la faceva più a stare 24 ore su 24 sui libri, stava diventando scema. E al di là di tutto rivedere le sue vecchie amiche le avrebbe fatto sicuramente bene. Non sapeva che mettere per la cena. Non sapeva se voleva che le cose andassero lisce almeno per una volta o se voleva mettere in imbarazzo Melissa, magari rimettendosi quel vecchio costume da Dracula che teneva nell'armadio da ormai diversi anni. Il che non era male come idea, tanto per quanto si fosse sforzata di fare la carina qualcun altro avrebbe rovinato tutto, quindi perche non lei? Almeno si sarebbe tolta una soddisfazione. Ma sapeva che poi l'avrebbe pagata e non la preoccupava tanto Melissa ma bensì sua madre. Cosa più che logica, così si infilò un vestito carino ma non vistoso perchè sapeva che avrebbero fatto scenate se avesse tolto il palcoscenico alla sorella.
Poi si rinfrescò il viso, si truccò e scese. -Va bene come mi sono vestita o devo mettermi forse un abito di quelli che mettono le attrici agli Oscar? Oh già, mi preferiresti con una scatola di cartone addosso.-
La madre la fissò.-Spencer falla finita.-
-Perchè? Tanto lui ancora non è arrivato e poi vorresti dire che non è così?- Melissa lasciò la cucina. Lo faceva ogni volta che non sapeva cosa dire, così ci avrebbe pensato sua madre per lei. Cosa che Spencer non avrebbe mai fatto. Se aveva qualche problema con qualcuno lo risolveva e basta, senza che altri si mettessero in mezzo. Ma si sapeva, in quella battaglia Melissa non era sola, lei sì. Infatti la signora Hastings la rimproverò e quando arrivò il marito, lo incitò a dire qualcosa affinchè la figlia la smettesse di provocare la sorella.
Poi finalmente arrivò Alaric e smisero con i loro assurdi rimproveri. Entrò in cucina cauto, probabilmente aveva sentito le voci un pò troppo alzate e aveva paura di interrompere qualcosa.
-Salve, io sono Alaric Saltzman, lieto di conoscervi.-
A turno gli strinsero la mano e dissero che erano felici di conoscere il "famoso" (manco per niente perchè la sorella aveva annunciato della sua esistenza nemmeno poche ore prima.) Alaric. Poi tutti che erano complici della figlia, una volta seduti a tavola, dissero che aveva preparato tutto Melissa (quando invece era già tanto se sapeva affettare i pomodori). Spencer si teneva dallo scoppiare a ridere. Potevano chiamare quella sera la "Serata Delle Stronzate" si domandava cosa avrebbe fatto quel povero uomo una volta scoperto che la ragazza con cui stava era fatta del 70% di cazzate e non di acqua. Probabilmente sarebbe scappato mentre la madre sarebbe andata a prendere dei fogli pronta a fargli causa. Ma era ancora presto, Melissa aveva ancora tante altre bugie da raccontargli così Spence si immerse nella conversazione fra suo padre ed Alaric. -Allora Alaric, tu lavori?- gli chiese. -Oh sì, beh faccio il professore al liceo e sono stato trasferito qui alla scuola di Rosewood.- Quindi avrebbe avuto il fidanzato della sorella come professore di non si sapeva ancora cosa, per ricordarle tutti i giorni di quanto la sua famiglia facesse pena. Ecco la prima cosa che aveva pensato.
-Ohw fantastico, cosa insegni?-
-Storia.- Perfetto, anche un corso che seguiva.
-E il nostro professore che fine farà?-
-E' stato trasferito credo.- Era gentile, educato e sorridente, tutto il contrario di Melissa, ogni minuto che passava Spencer si chiedeva cosa diamine ci faceva uno come lui con una come sua sorella. Poi Melissa tornò con il primo piatto.
-Ah Spencer, potresti togliere tutta la tua roba dal capanno?- La guardò senza capire il senso di quella frase.
-Perchè dovrei farlo? E' il penultimo anno di liceo, ci abiterò io lì fra una settimana.- Melissa guardò la madre che rispose per la figlia.
-In verità l'abbiamo ceduta a Melissa e Alaric visto che non sanno dove andare.-
Spence sgranò gli occhi.-State scherzando? E' una tradizione di famiglia! E poi troppo comodo prendersi una cosa quando un altro ci ha lavorato sopra. Ho passato tutta l'estate a pulire il capanno, a ridipingerlo e a renderlo perfetto! Non sanno dove andare? Beh io avrei un'idea.- -SPENCER!- la madre era furiosa, anche se sapeva in cuor suo che la figlia aveva ragione, ma non poteva rispondere sempre così, e in qualche modo per farle abbassare la cresta doveva pur fare. Così Spencer si alzò e se ne andò in camera sua. Mentre stava per entrare in camera le arrivò un messaggio.
"Povera Spencer che vuole sempre tutto ciò che è di Melissa. -A"

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un diverso affare Jenna. ***


Aria era in camera sua mentre cercava di mettere in ordine la roba che aveva tirato fuori dagli scatoloni circa due settimane prima.
La sua stanza era un casino, come tutto il resto d'altronde, il che le fece tornare in mente che era iniziata da circa un mese la scuola e che si sentiva più sola che mai, per questo era contenta di fare quell'incontro con le altre. Da quando era arrivata aveva parlato solo con Emily, si era innervosita parlando con Hanna e con Spencer si salutavano solamente. Anche se fosse stato imbarazzante e in un certo senso un pò triste, era una cosa logica rivedersi, tanto la tristezza e l'imbarazzo se le passavano con vari sguardi a scuola solamente vedendosi, almeno così col passare del tempo tutto sarebbe tornato come prima. O più o meno.
-Ariaaa, dov'è lo scatolone con dentro il resto della mia biancheria?- Jeremy, il fratello di Aria, sembrava invece aver preso tutto abbastanza bene, anche il ritorno a scuola. Inoltre non aveva perso la sua abitudine di urlare da una parte all'altra della casa. -Cosa ne posso sapere io?- però era sempre il solito rompi scatole.
-Beh ci sono dei scatoloni in camera tua, magari lo avevi visto. Puoi controllare? Che se non lo trovo dovrò andare con il pisello sospeso in mezzo ai pantaloni!-
-COSI' IMPARI A NON PERDERTI LE MUTANDE, CRETINO!- Sbuffò.
Tutti i ragazzi chiedevano informazioni alla madre, perchè solo lei doveva avere un fratello rompi palle se lo chiedeva sempre. Era tutta sudata, mettere a posto la camera dopo il trasloco era un lavoraccio, una delle cose brutte dell'essere tornata. Come se non fossero abbastanza le grida di sotto fra il padre, la madre ed il fratello, il telefono squillò.
-Perfetto! Tempismo perfetto.-
Era Hanna. Non ricordava nemmeno di avere ancora il numero delle ragazze.
-Hey Hanna,ciao.-
-Ciao Aria, senti, stasera sei libera?-
-Sì, direi di sì, perchè?-
-Per l'incontro. Alle 19 al solito bar vicino a scuola, va bene?-
-Certo, a dopo.- In un primo momento fu felice della telefonata di Hanna, ma le bastò un minuto per far sì che l'ansia l'afferrasse. Di cosa avrebbero parlato? Di certo non del futuro pensò, e parlare del passato la spaventava. Poi scosse la testa e si convinse ad andare, con una frase del tipo "Paura? Seriamente? Piuttosto ringrazia che sei tu a parlare di Alison e non viceversa, idiota." Così andò verso l'armadio per vedere cosa avrebbe potuto indossare. Come al solito quando doveva fare un qualcosa di importante non sapeva cosa mettersi. Anche se erano amiche e questo alla fine era solo un ritrovo, ci teneva a fare bella figura. Più che altro ci teneva a far notare che non era diventata una barbona come Emily dopo la scomparsa di Ali. Povera Em, aveva perso completamente la parola il primo periodo, non parlava con nessuno, nemmeno con la madre, che in preda al panico chiamò il marito per cercare di far tornare in sè la figlia, ma fu tutto inutile, alla fine Em ne uscì fuori da sola. Nessuno ancora sa come. Chissà, magari stasera ne avrebbero parlato.
-Mmmh credo che vestirò leopardato. Giusto per far inorridire Hanna.-
Fortunatamente il bar non era tanto lontano da casa sua, così andò a piedi senza essere accompagnata. Quando arrivò Hanna era già lì. Sicuramente si stava lamentando da ore con il cespuglio davanti alla porta.
-Hey ciao, menomale che qualcuno si è deciso ad arrivare.- le disse infatti Hanna. Incredibile come dopo tanto tempo si conoscessero ancora così bene.
-Ma Hanna, mancano ancora venti minuti all'incontro.- glielo fece notare comunque. -da quanto tempo sei qui fuori?-
-Un'ora più o meno...- confessò lei. Non era per niente brava a nascondere l'ansia. Del resto anche Aria stava nella sua stessa situazione.
-Tranquilla, anche io sono agitata.- Okay, glielo aveva detto. Non era da lei confessare i suoi stati d'animo, ma credeva fermamente che essere sincere avrebbe aiutato. In fondo prima il loro rapporto era basato sui segreti e non era andato a buon fine, quindi facendo l'esatto opposto non si sarebbero lasciate mai più. O almeno sarebbe dovuto andare così. Per fortuna però Hanna non ebbe il tempo di rispondere perchè arrivarono Spencer ed Emily. Erano vestite entrambe eleganti. Aria si era più aspettata di vedere Emily con una tuta extra large e in ciabatte. Evidentemente aveva deciso di darsi una svegliata. Si salutarono solamente e poi entrarono. In due l'agitazione pian piano scompariva, ma in quattro tutto si faceva più complesso. Fecero una gran bella conversazione a colpi di tosse, fino a quando Hanna scoppiò.
-Okay sentite, basta vergognarsi, basta questi colpetti di tosse e basta balbettii! Ci manca solo che iniziamo a grugnire e poi siamo a posto.- Già, menomale che c'era lei.
-Ha ragione Hanna. Come state?- Spencer che dava ragione ad Hanna! In tanti anni che si conoscevano non era mai successo. Aria rispose per prima, pensava che ne Em ne Hanna volessero farlo, così decise di rompere il ghiaccio.
-Io sto bene. Quell'anno fuori Rosewood mi ha fatto stare meglio.-
-Io anche.- rispose subito Emily.
-Basta con le bugie, Em.- Hanna non sapeva proprio stare zitta.
-Non è una bugia.- si difese la mora.
-Ma se ti ho vista venire a scuola col pigiama di gatto Silvestro, le ciabatte di Titti e una non discreta quantità di occhiaie! Le avrei potute usare come porta assorbenti.- -HANNA!- Aria e Spencer erano sconvolte dalla poca sensibilità dell'amica, ma si dovettero anche trattenere dal ridere. Non ce la fecero.
-Seriamente è successo?- chiese Aria ridendo. Emily stava per aprire bocca per protestare, ma Hanna fu più veloce:-Sì, e più di una volta.- Rise anche Emily.
-E' colpa dello studio!-
-Non ci provare. Spencer non è mai venuta a scuola in pigiama! E non credo che ci sia qualcuno che segua o che abbia seguito più corsi di lei a scuola a parte sua sorella o Hermione Granger.-
Em alzò le mani al cielo.-Okay, cos'è? Un episodio di "Prendiamo per il culo Emily Fields"?- Aria stava ridendo come pochi mentre Spencer ed Emily aggredivano Hanna. -Mi ero dimenticata di come fosse stare insieme a voi.- Confessò alla fine. Hanna per la prima volta in vita sua fece la seria.
-E com'è?-
-Fantastico.- A quel punto tutte si alzarono per abbracciarsi. Restarono attaccate per almeno cinque minuti buoni, cercando di ricordare com'era. Si erano dimenticate persino l'odore dell'altra, e quell'abbraccio aveva fatto capire che d'ora in avanti tutto sarebbe cambiato. D'ora in poi niente più segreti e niente più bugie. A quel proposito Spencer ed Hanna non sapevano se parlare o meno del messaggio ricevuto la scorsa notte ma non fecero nemmeno in tempo a pensarci che la porta si aprì ed entrò Jenna Marshall. Le ragazze si fissarono. Non pensavano che avrebbero rivisto Jenna dopo quello che era successo a casa di Ali, pensavano che Jenna avesse cambiato città, ma evidentemente era tornata. La paura cominciò a prevalere, finchè Jenna non si tolse gli occhiali e le salutò.
-Ciao ragazze.- Loro la fissarono per qualche istante. Ci vedeva!
-Ciao Jenna, sei tornata?- Fu Spence a prendere parola.
-Sì, Rosewood mi mancava.- Tutte e quattro accennarono un sorriso.
-Beh ci vediamo a scuola.- Annuirono, poi uscirono dal negozio in fila indiana più in fretta che poterono. Una volta chiusa la porta si allontanarono il più possibile dal bar. -Okay, com'è possibile? Lei dovrebbe...dovrebbe...- Emily non riusciva a dirlo.
-Dovrebbe avere un cane che la porta a spasso per evitare che prenda un palo in testa!- Propose Hanna, Em la guardò male.
-Beh non volevo dirlo così, ma è quello che intedevo. Dovrebbe essere cieca!- Tutte scuotevano la testa a ritmo senza capire.
-Forse si è operata, e forse l'intervento è riuscito.- Propose Spencer cercando di trovare una ragione plausibile.
-Com'è possibile? Tutta Rosewood sapeva che non sarebbe potuta guarire nemmeno con un intervento. Per questo se n'era andata, per ricominciare la sua nuova vita da un'altra parte.- Aria non capiva. Possibile che i medici di Rosewood fossero stati così ingenui e poco accurati da non capire che Jenna sarebbe potuta guarire con un intervento? -Non ne ho idea, però la cosa mi fa sentire meglio, non mi interessa come abbia fatto.- Spencer riusciva sempre a trovare la cosa buona di un fatto per smettere di domandarsi delle cose quando a queste non sapeva rispondere.
-Okay, Spencer ha ragione. Ci vediamo domani a scuola.- Si salutarono e ognuna andò per la sua strada. Aria era quasi arrivata alla porta di casa quando le squillò il cellulare.
Un messaggio.

"Attenta Aria, qualcuno potrebbe parlare dell'Affare Jenna. -A"

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Reblily ***


Il giorno dopo Emily non seppe come aveva fatto ad alzarsi dal letto, era esausta. La notte non aveva dormito, continuava a pensare a Jenna e ad avere flashback, non ne poteva più. Non c'era niente da fare, il passato l'avrebbe tormentata per sempre. La gente continuava a fissarla, così controllò se era uscita un'altra volta in pigiama, fortunatamente aveva addosso jeans e felpa. Così decise di abbassare la testa e di andare dritta verso il suo armadietto. Che cavolo avevano da guardare?
-Hey Em.- Emily si girò, incredula del fatto che qualcuno l'avesse salutata e trovò davanti a sè Rebekah.
-Hey ciao, come stai?- Menomale che era arrivata, così finalmente si sarebbe distratta.
-Bene, mi devo solamente ambientare. Tu? Ti vedo un pò giu.- In quel momento Emily cercò di vedere dallo specchietto che aveva attaccato all'armadietto se si vedessero così tanto le occhiaie. Fortunatamente no. Anche se erano due giorni che non riusciva a dormire.
-Tutto bene, sono solo troppo assonnata. Se vuoi ti posso dare una mano con le aule.-
Lei ringraziò e declinò l'offerta.-Mi farò coraggio e cercherò di farcela da sola. Ho imparato che più impari a non appoggiarti agli altri e meno avrai bisogno di aiuto. Ed è utile nel caso si rimanesse soli.- Em la guardò cercando di capire cosa volesse dirle.
-Un giorno questo discorso me lo spiegherai meglio eh.- Rebekah alzò gli occhi al cielo.
-Non c'è molto da spiegare.-
-Io invece credo di sì.- la guardò intensamente, poi vide l'orologio dietro di sè e vide che aveva ben dieci minuti di ritardo.
-Oddio, scusa, ma devo proprio andare, sono in ritardo! Ci vediamo a pranzo se vuoi.- Disse mentre correva.
E Rebekah le urlò dietro:-Certo! Ci vediamo lì.-
Em svoltò l'angolo e smise di correre per riprendere fiato, non fece nemmeno in tempo ad alzare la testa che vide Jenna in fondo al corridoio, con i libri di scuola in mano, entrare nell'aula di Letteratura. La sua stessa aula, bene. Poi mentre stava per entrare ricominciò a pensare.


Circa un anno prima... -Ali, mi posso provare la tua maglietta?- Hanna amava il guardaroba di Alison e solo Dio sapeva quanto fosse gelosa di lei. -Certo, ma non credo ti stia. Piuttosto, Em, mi passeresti l'altra maglietta?- Emily si guardò attorno disorientata, c'erano talmente tanti vestiti lì che ci si sarebbe potuta vestitre mezza Rosewood. -Em, quella gialla.- C'erano un milione di magliette gialle, ma aveva visto su quale di quelle Ali aveva posato lo sguardo. -Maledetta zip! Mi daresti una mano a toglierla?- Okay, ora era davvero troppo, ma cosa avrebbe potuto fare? Dirle di no? Così annuendo le si avvicino e prese i bordi della maglietta per sfilargliela. Poi lei si girò di scatto urlando. -Ragazze, l'avete visto?- -Chi?- chiesero in coro. -Quel pervertito di Toby Cavanaugh. Ci stava spiando, ci ha viste nude! Questa volta la pagherà quello stronzo.-

Poi tornò alla realtà ed entrò in classe. Si scusò per il ritardo e si sedette. Era talmente assonnata e sconvolta quella mattina che non notò nemmeno il nuovo insegnate. Era giovane e bello, e neanche poco. Un professore così poteva esserci solo in un film. Poi lesse sulla lavagna:"Mr. Fitz." Hai capito il signor Fitz! Cercò Jenna fra gli altri compagni e la vide in prima fila. Dietro di lei c'era Hanna. Si era dimenticata che tutte e tre le sue amiche frequentassero quel corso. A quel punto si rilassò appoggiando la testa sul tavolo.
-Signorina Fields presumo, va tutto bene?- Emily alzò subito la testa di scatto.
-Oh sì, signor Fitz, mi gira solamente la testa.- Lui annuì comprensivo. -vuole uscire?-
-No, ma grazie lo stesso.- Poi riprese a spiegare ed Em cercò di stare il più dritta possibile sulla sedia, nonostante il suo corpo le chiedesse come minimo sei ore di sonno.
-Hey Em!- sentì sussurrare. Si girò e vide Tyler Lockwood, il suo ragazzo, chiamarla. Era una settimana che stava insieme a Tyler, cioè da quando aveva ricominciato a vestirsi bene e da quando aveva smesso di sembrare uno zombie. Aveva anche pensato di ricominciare a truccarsi, ma poi si ricordò di quella volta che Alison le disse:"Ti sei truccata? Per carità, ci stai bene, ma non hai bisogno di spendere soldi in cosmetici. Sei bellissima già così." Ed era vero, era talmente bella che trucco o no, avrebbe fatto cadere chiunque ai suoi piedi.
-Hey, ci vediamo oggi? Ti accompagno a casa?- insistette lui.
-Va bene.- Tyler era più grande di lei, e aveva già la patente, mentre Emily l'avrebbe presa l'anno successivo, o meglio, fra qualche mese. Non seguì per niente la lezione e quando il signor Fitz le faceva qualche domanda non aveva nemmeno idea di che cosa stesse parlando. Al contrario invece, Aria sapeva sempre rispondere e aveva sue opinioni personali. Beata lei che era così sveglia a nemmeno un mese dal suo ritorno. A fine lezione, come da lei previsto, il professore la fermò.
-Emily, puoi venire qui un momento?- Con malavoglia lei si girò ed andò verso la cattedra. -Cosa c'è che non va? Non credo sia solamente il mal di testa. O mi sbaglio?- le chiese mentre metteva nella sua valigetta diversi fogli.
-Questa notte non sono riuscita a prendere sonno, nulla di che, non si preoccupi.- Non fece nemmeno in tempo a chiederle se ne fosse sicura che lei lo aveva già salutato ed era uscita dall'aula. Non sapeva nemmeno Emily cosa c'era che non andava, sapeva solo che non era il mal di testa e nemmeno il sonno, o almeno, non dormiva perchè c'era qualcosa che non andava. Ma era decisa a non tornare ad essere triste, non l'avrebbe fatto, ora stava bene, aveva delle amiche, nuotava e...aveva un ragazzo. Mentre cercava di mantenere la serenità si ricordò dell'appuntamento con Rebekah, così si affrettò ad andare a mensa. Lei stava sulla porta mentre si guardava attorno.
-Hey, scusa il ritardo.- si scusò.
-Per un momento ho pensato che mi avresti mollata qui.- Era così carina quando era insicura. Che poi era strano. Sembrava innocente, ma allo stesso tempo sembrava che avresse potuto distruggere la scuola a mani nude.
-Perchè avrei dovuto? Piuttosto, io non ho fame quindi se vuoi prendere qualcosa ti faccio compagnia, ma di solito salto il pranzo.- Infatti la madre si lamentava sempre di quello, aveva pensato più di una volta che la figlia potesse avere problemi alimentari. Ma Emily smentiva ogni volta.
-Oh, nemmeno io, ma tu dovresti mangiare, insomma, l'altro giorno mi hai parlato per un'ora di quanto ti piace il nuoto e di quanto ti alleni, è fondamentale che mangi con regolarità.- Le fece notare la bionda, ed era vero. Certe volte Emily si sentiva anche svenire in acqua, ma da quando aveva preso ben otto kg dopo il suo periodo di depressione, aveva cominciato a saltare almeno un pasto al giorno e a mangiare poco durante gli altri, e non aveva intenzione di mollare quel ritmo. Così per sviare le chiese:-E perchè tu non mangi?-
Lei sorrise.-Credo per mancanza di fame, e non credo sia il tuo stesso motivo, vero?-
-No, in effetti no, ma sto bene, davvero.- Sorrise a forza, non voleva parlarne.
-Okay, come preferisci. Allora parliamo d'altro.- Le fu grata per quella risposta, e sinceramente da quel poco che aveva visto, non si aspettava una resa, o almeno non così presto. Così ne approfittò e attaccò col primo argomento che le venne in mente.-Allora, come vanno i corsi?-
-Tranne algebra, va tutto bene.-
-Algebra? Dai è semplice, se vuoi ti posso aiutare.-
-Davvero?- Le chiese come se Emily le avesse detto che l'avrebbe portata sulla luna.
-Certo, mi fa piacere. Se vuoi puoi venire oggi pomeriggio.- La rassicurò Em ridendo della sua incredulità.
-Okay, grazie mille.- l'abbracciò.
-Tyler mi da un passaggio dopo scuola, vuoi venire con noi?-
-Credo che dovrei dare io un passaggio a Tyler.- disse mentre rideva.-Hai visto la lamborghini lì fuori? Beh è mia, quindi dai buca a lui e vieni con me. Ci divertiremo, ti farò fare il giro di Rosewood.- Emily era rimasta a bocca aperta. Una Lamborghini? Una Lamborghini! E lei che pensava fosse persino povera dopo aver saputo che viveva col fratello senza genitori. Tyler stava mangiando con un suo amico, lì vicino, così senza nemmeno dare una risposta a Rebekah, andò da lui per liquidarlo.
-Hey Ty.- lo chiamò mentre gli dava un bacio sulle labbra. -Hey cucciola.- Come al solito lui tentò di metterle una mano fra le gambe, ma lei gliela ributtò sulle sue.
-Senti, ti dispiace se vado a studiare da Rebekah oggi pomeriggio?- gli chiese facendogli la sua faccia da cucciolo bastonato. Non le aveva mai detto di no con quella faccina.
-Ma come piccola? Dovevamo stare insieme.- Al contrario di Emily, la faccia da cucciolo bastonato di Tyler lo rendeva solamente più ridicolo.
-Domani, dopo il nuoto, che ne dici?-
-Va bene, a domani.- Così ritornò da Rebekah e se ne andarono verso il parcheggio. Stava bene con lei, fece notare a se stessa, fin troppo bene.
-Come fai ad avere una Lamborghini? Ceh sarà costata tantissimo.- Le chiese Emily, non aveva resistito alla curiosità.
-E' un segreto. Te lo dirò.- Le rispose lei con sorriso malizioso. Con quella risposta la curiosità di Emily era solamente cresciuta. Voleva sapere tutto di lei, ma non sapeva come fare per avere la sua fiducia. Poi salì a bordo e rimase ancora più stupita. Era bellissima!
-Se vuoi te la faccio guidare.- Em fissò Rebekah ancora con la bocca spalancata.
-Stai scherzando? Non ho nemmeno la patente, come minimo finiremo in braccio ad un albero.-
-Allora mettiti in braccio a me e prendi il volante mentre io regolo la velocità e sto attenta al freno, che ne dici?- Amava l'idea, così annuì debolmente con la nuca e si spostò sopra la bionda facendo attenzione a non colpire nulla. Una volta seduta, Emily prese il volante e Rebekah mise in moto.
-Aspetta, almeno per i primi miniti puoi aiutarmi a gestire il volante?- Rebekah mise le mani sopra quelle di Emily e piano premette sull'accelleratore. Sentì che alla mora tremavano le mani.
-Hey, va tutto bene?-
-Sì, solo, sono un pò agitata.-
-Stai tranquilla.- Le disse e le accarezzò con i pollici il dorso della mano. Dopo di che partirono. Dapprima piano, poi prendendo sempre più velocità. Con il vento che le premeva in faccia, e a quella velocità, ad Emily sembrò di volare e per la prima volta dopo mesi si sentì viva. Rebekah doveva averlo capito perchè sorrise. Dopo aver fatto tre giri della città decisero che i compiti di algebra li avrebbero fatti insieme un'altra volta e la bionda accompagnò Emily a casa.
-Grazie di tutto, finalmente sto bene.- le disse Em all'improvviso.
-Grazie a te.- Poi silenzio finchè non arrivarono a casa Fields.
-Sei sicura di non voler entrare?-
-Sì, tranquilla, ci vediamo domani.- Mentre Emily stava per scendere però, Rebekah la fermò.-Aspetta.- le prese la mano e la tenne stretta, ma non disse nulla, la guardò solamente. A quel punto Emily si avvicinò a lei, le prese il viso fra le mani e la baciò delicatamente sulle labbra mentre aspettava una sua reazione. La bionda in risposta si mise sopra di lei e ricambiò il bacio. Continuarono così per almeno dieci minuti, fino a che la mora non vide la madre guardare fuori dalla finestra verso la loro macchina. Fortunatamente i vetri erano scuri per impedire che si potesse guardare dentro, ma a primo impatto le prese un colpo.
-Devo andare.- le disse, e le diede un ultimo bacio, poi scese e si diresse verso casa. A metà strada le squillò il telefono. Era un messaggio.

 

"Hai già trovato un'altra da baciare? -A"

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Confessione. ***


-Signor Fitz, posso parlarle?- Era appena finita la lezione di letteratura e Aria voleva disperatamente parlare col signor Fitz del libro che stava provando a scrivere, per avere un suo parere, negativo o positivo che sia.
-Certo Aria, dimmi.- Sperava che lui non notasse la sua agitazione ogni volta che gli parlava e sperava ancor di più che dietro la sua calma, anche lui fosse almeno un pò, agitato nel dover parlare con lei.
-Sto scrivendo, o meglio, sto provando, a scrivere un libro, e vorrei un suo parere.- Non riusciva a stare ferma con le mani mentre parlava.
-E' magnifico. Mi farebbe molto piacere aiutarti. Lasciami una copia, la leggerò.-
La sua calma stava uccidendo la ragazza, e quella non era di certo la risposta che si aspettava, ma prima che potesse dire qualcosa fu interrotta.
-E se vuoi, un pomeriggio possiamo rimanere qui a scuola dopo l'orario scolastico così ti dico cosa ne penso e cosa dovresti cambiare, che ne pensi?-
Aria cominciò a balbettare dalla gioia.
-Dico che va benissimo. Grazie, grazie mille.- poi mise le mani nella borsa e ne tirò fuori dei fogli.
-Questo è solo l'inizio, sul resto ci sto lavorando.- Il signor Firz prese i fogli e li infilò nella sua cartella.
-Scommetto tanto che il nostro incontro non sarà necessario.-
-Cosa? Perchè?- Aria non riusciva mai a controllare le sue emozioni, non aveva mai una via di mezzo, e in quel momento dopo quella risposta, era terrorizzata. Ci aveva già ripensato? Non voleva vederla?
-Perchè sarà sicuramente perfetto.- A quel punto tirò un sospiro di sollievo.
-Sono solo una studentessa liceale con tante ambizioni per la testa, ci sarà sicuramente qualcosa che non andrà. Anzi...- Il signor Fitz si alzò ed andò verso la porta.
-Io credo che la tua ambizione sia già molto. Non ti sottovalutare mai, okay? Sei già un passo avanti agli altri se hai una meta.-
Poi uscì lasciando l'aula con uno dei suoi magnifici sorrisi che facevano letteralmente svenire Aria, che intanto stava saltando aggrappandosi ad un banco per la gioia. Poi smise quando si rese conto di sembrare una ragazzina, perchè era proprio l'ultima cosa che voleva. Sapeva che tutti, compreso Ezra Fitz, avrebbero preso il suo amore per il suo professore come un infatuazione o come una cotta passeggera, ma per lei non era così. All'inizio lo aveva visto solo come un bellissimo ragazzo di ventisette anni, ma poi sentendolo parlare, vedendolo muoversi e approcciarsi con loro, aveva capito che la faceva stare bene, che sarebbe stato l'unico a capirla. Così si ricompose, prese la sua borsa e uscì dall'aula. Stava per dirigersi a pranzo quando il suo telefono squillò.
Un messaggio.
"Sembra che qualcuno abbia due gran bei problemi da risolvere: l'amore per il suo professore e il ritorno della forse ex fiamma di suo padre. Vediamo come te la caverai. -A"
Si fermò di colpo e le cadde il cellulare dalla mano. A? Chi era A? Come faceva a sapere tutte quelle cose? Nessuno tra l'altro sapeva di quella storiella che il padre aveva avuto l'anno prima. Tutti eccetto...
-Alison.- bisbigliò il suo nome sottovoce, poi raccolse il cellulare da terra e iniziò a correre verso la mensa. Doveva dirlo alle altre, ma non sapeva come fare senza dire il suo segreto. Non poteva parlarne con loro. Non ancora. Sapeva che i segreti avevano distrutto la loro amicizia, ma aveva promesso a suo padre di non parlare di quello che aveva visto con nessuno. Corse talmente veloce che investì un poveretto facendolo cadere e rischiò di cadere a sua volta minimo tre volte. Aveva ancora la pelle d'oca dopo quel messaggio. Quando vide le amiche, si fiondò verso il loro tavolo.
-Alison è tornata!- disse tutto d'un fiato. Le altre la guardavano riprendere fiato senza riuscire a dire una parola. Fu Emily la prima a parlare.
-Aria, di cosa stai parlando? L'hai vista?-
-No, però mi è arrivato un messaggio firmato "A" e c'era scritto una cosa che solo Ali poteva sapere.- disse Aria ancora con il respiro affannato. Nessuno disse nulla, Hanna, Spencer ed Emily abbassarono lo sguardo sul tavolo.
-Mi avete sentita? Heyy, ci siete? Alison è tornata, vi rendete conto?- ancora silenzio.-Ma cosa vi prende?-
-Non sei l'unica ad aver ricevuto un messaggio da A.- Con sorpresa di Aria, fu Hanna a parlare.
-Anche io.- Confessò Emily.
-A quanto pare lo abbiamo ricevuto tutte.- Finì Spencer. Aria non sapeva cosa fare, era sollevata di non essere la sola ad aver ricevuto quel messaggio, ma al tempo stesso era anche spaventata, perchè l'sms non diceva "Sto tornando, siete contente di rivedermi?" ma era un messaggio ostile, quasi minaccioso.
-Okay allora che facciamo?- chiese in preda al panico.
-Niente, non possiamo fare niente.- disse Spencer. Aria temeva quella risposta, perchè era la verità. Alison riusciva sempre a farle sentire impotenti. -A voi cosa ha scritto? Potete parlarne?- chiese sempre Aria. Sembrava fosse l'unica a voler cercare una soluzione. E il loro "no" fece solo che aumentare quella sensazione.
-Io direi di aspettare. Se Alison vuole mettersi in contatto con noi lo farà.- Poi Spencer prese la sua roba e uscì dalla mensa. Le altre fecero lo stesso. Aria si chiese cosa potesse aver scritto Alison nei loro messaggi per farle sentire così. Insomma, quel messaggio avrebbe potuto rovinare la sua famiglia, ma non poteva stare zitta sapendo che la loro amica scomparsa da un anno forse stava per tornare. Ma non sapeva cosa rispondersi, come al solito c'erano milioni di domande senza nemmeno una risposta a cui aggrapparsi. Avrebbe voluto sapere che cosa fare. Non solo per lei, ma anche per la sua famiglia e per Alison. Poi decise che stare lì, impalata a fissare il posto dove erano sedute le sue amiche, non avrebbe portato a nulla, così scosse la testa e si diresse verso l'uscita della scuola per tornare a casa. Durante il tragitto non faceva però che farsi domande. Perchè Alison avrebbe dovuto inviare quel messaggio? Perchè giocare così? Perchè farle preoccupare? E l'unica risposta che riuscì a darsi fu:"Facile, perchè è Alison." Possibile che le persone non cambiassero mai? Lei era cambiata dopo quell'anno. Ma nonostante il perenne lato negativo della sua amica, era comunque contenta che stesse tornando. Arrivata a casa la prima cosa che fece fu sdraiarsi sul divano per cercare di rilassarsi.
-Aria, sei tu?- Era suo padre. Il che era strano, come mai era rientrato così presto dal lavoro?
-Sì papà. Come mai sei rientrato così presto?- Si mise seduta e vide suo padre uscire dalla cucina. Insieme ad una ragazza. Meredith.
-Emh, Meredith è venuta a parlare di lavoro, ed emh...- stava giocando con le mani. Segno che non sapeva quale scusa inventarsi.
-Forse è meglio che io vada, Byron.- Disse Meredith da dietro il padre di Aria. Si salutarono e lei uscì. Aria non sapeva che dire, anzi, non sapeva nemmeno cosa pensare, non sapeva se credere che quella fosse davvero una discussione di lavoro o se credere all'evidenza e cioè che suo padre si vedeva ancora con la sua, ormai ex, studentessa. Ma la seconda ipotesi faceva troppo male, così decise di illudersi con la prima. Anche se avrebbe chiesto spiegazioni.
-Aria, non è come pensi.- Byron portò le mani in vanti mettendosi sulla difensiva.
-Non è come penso? Papà, qui c'è poco da pensare, i fatti parlano da soli.-
-E' venuta lei da me per informarmi che era stata presa al liceo di Rosewood.-
-Cosa?- questo era davvero troppo per Aria.-Al mio liceo? Seriamente? Papà, io non ho detto nulla alla mamma, mi sono tenuta tutto dentro, ma io credo che ora dovresti dirle tutto date le circostanze.- Ora era davvero arrabbiata. Sembrava una bambina a volte, ma quando si arrabbiava era capace di fare paura.
-Quali circostanze?- Lui si comportava come se le affermazioni della figlia fossero prive di senso e questo non faceva altro che aumentare la rabbia che Aria provava. -Quali circostanze? Papà, lei verrà a vivere qui! Non so per quanto tempo, magari per sempre, e se pensi di riuscire a reggere il segreto con la mamma anche vedendo la tua ex amante tutti i giorni, beh sei davvero senz'anima.- Detto ciò prese la sua roba e salì le scale per andarsi a rifugiare in camera sua. Alison aveva ragione: Meredith era a Rosewood. Ora il problema sarebbe stato far tornare Ali e mandare via l'ex studentessa.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Mistero. ***


Per Emily certe giornate a scuola diventavano eccessivamente pesanti, la sfinivano, troppi test, valutazioni e troppe ansie. Niente di particolare per una studentessa, nessuno si stupiva più di tanto per quello stress. Emily invece ne usciva fuori distrutta e l'unica cosa a rimetterla in sesto era il nuoto. Anche Pam Fields, sua madre, si stupiva di come la figlia affrontasse ogni cosa. A lei bastava poco per rimettersi in carreggiata, anche se suo padre era sempre fuori per lavoro, mentre a Pam bastava quello per farla impazzire. Naturalmente non poteva permettersi di dare di matto, per la figlia, ed Emily non poteva permettersi di impazzire per la madre e per se stessa. Una volta le era bastato, così anche in quel momento, mentre nuotava, le frustrazioni sparivano. Stava facendo ripetutamente senza fermarsi delle vasche stile, muoveva le braccia ad un ritmo deciso senza spezzarlo. Era il suo metodo per far sì di sentire il più tardi possibile la fatica. Riusciva ad arrivare anche a quaranta vasche con quell'andatura. Quando si fermò si tolse gli occhialetti e si mise a bordo vasca mentre fissava l'acqua. La incantava il modo in cui rifletteva qualsiasi cosa, il modo con cui sembrava iniettarle calma. Solo lì riusciva a riflettere e a staccare dal resto del mondo. Ripensava ancora a quel pomeriggio con Rebekah e a quel messaggio misterioso inviatole da Alison. O meglio, non erano sicure che fosse lei, ma dai, chi poteva essere? Solo lei sapeva certe cose. O meglio, certi segreti. Le scoppiava la testa dai pensieri, così prese l'accappatoio e andò verso gli spogliatoi, mentre faceva dei respiri profondi. Amava l'odore del cloro, come quando si va a mettere la benzina e si comincia a sentirne l'odore per tutta la macchina. Si fece una doccia calda per scaldarsi, sempre mentre rifletteva, sembrava che i pensieri non volessero andare via. Avrebbe voluto restare in quello spogliatoio per sempre. Poi sentì un rumore e il senso di tranquillità svanì.
-Chi c'è?- chiese. Nessuno rispose. Non ci sarebbe dovuto essere nessuno. Era pomeriggio tardi ormai e solo lei aveva le chiavi per allenarsi. Un privilegio avuto dopo anni di allenamento durissimo. Per questo considerava il nuoto l'unica sua grande vittoria. Tornò a spalmarsi la crema sulle gambe, sicura di essersi allarmata inutilmente. Ma poi un armadietto si chiuse di colpo. Questa volta entrò nel panico.
-CHI C'E'?- Ogni volta che era impaurita sembrava essere più forte. Andò verso la porta perchè il rumore veniva da lì. Cercava di fare meno rumore possibile per cogliere lo sconosciuto di sorpresa. Quando vide l'ombra di un uomo dietro l'armadietto, strinse la mano a pugno pronta a colpire, avanzò piano, poi di scatto andò dall'altra parte e colpì.
-HEYY, SONO IO.- Tyler era scioccato dalla forza della sua ragazza, ma era riuscito comunque ad intercettare il colpo e ad afferrarlo.
-Sei un cretino.- Gli disse Emily prima di tornare a mettersi la crema. -Avevi detto di vederci, non ricordi?- No, in verità lo aveva totalmente dimenticato, il che era anche giustificato visto quello che stava accadendo.
-E allora? Questo non vuol dire che tu debba farmi prendere un colpo!-
-Scusa.- disse lui in un tono provocante mentre si avvicinava a lei. Le tolse la crema dalle mani, la poggiò sulla panca e spinse lei dalle spalle verso l'armadietto.
-Dai Tyler, devo vestirmi.- Disse lei stanca. Non aveva per niente voglia di stare con lui in quel momento.
-E chi dice che tu debba flarlo?- Così le abbassò la spallina del costume e cominciò a baciarla mentre le palpeggiava la coscia.
-Tyler non sono pronta, non voglio farlo.- Disse Emily mentre cercava di scrollarselo di dosso cercando di mantenere la calma. Ma lui non si fermava.
-Dai piccola, sono giovane, ho bisogno di fare sesso con la mia ragazza.- E le abbassò anche l'altra spallina. Aveva il seno quasi completamente scoperto. Tentava con tutte le sue forze di spostarlo, ma non c'era alcuna possibiltà di riuscita. Lui era alto e muscoloso fino all'eccesso. Aveva davvero paura, così passò dalle minacce alle suppliche, ma lui non voleva saperne. A quel punto cominciò a piangere. Le lacrime le rigarono il viso fino ad arrivare alle labbra che lui baciava freneticamente senza ricevere una risposta. Poi fu un lampo e non sentì più il peso di Tyler addosso. Alzò lo sguardo e lo vide accasciato a terra mentre Toby Cavanaugh gli dava, senza sosta, calci e pugni. Solo quando lo vide sfinito del tutto si fermò, e solo in quel momento Emily notò che Tyler era stato lanciato con talmente tanta forza sugli armadietti che quelli si erano spaccati. Non riusciva a parlare, sentiva ancora le lacrime e il panico scorrerle addosso. Disse solamente:
-Ti ringrazio.- prima di prendere i suoi vestiti ed andarsene.

Circa un anno prima....
-Ali, sei sicura di volerlo fare?- Chiese Hanna titubante. -Hanna, è uno scoppio innocente, servirà solo per spaventarlo.- Disse Alison sbuffando. -Sì, ma se qualcosa andasse storto...- Continuava a giocare con le mani, non aveva mai provato a contraddire Alison, ma questa volta aveva davvero paura che potesse finire male. -Oh santo cielo, Hanna finiscila, non mi far pentire di averti coinvolto in tutto ciò. Ricordati che eri solo una sfigata che mangiava troppo prima di diventare mia amica.- -Alison!- Aria non sopportava a volte il modo in cui Alison si rivolgeva a loro. -Scusa Hanna, ma fidati di me, come sempre, okay?- Hanna annuì. Alison sfoggiò un sorriso conpiaciuto e poi si avviarono verso casa Cavanaugh. -Tutte pronte?- Le altre annuirono. Alison si avvicinò alla casa, accese lo scoppio e lo buttò nel capanno degli attrezzi dove, essendoci la luce accessa, credevano ci fosse Toby.


Tornò a casa che era sfinita, completamente a pezzi. Il momento tremendo di quando succede una cosa brutta è dopo che è successa, quando stai lì, fermo immobile, mentre ragioni su quello che è successo e ti rendi conto della gravità della cosa. Lì per lì mentre accade non provi nient'altro che paura. Salì le scale senza farsi sentire dalla madre, ma non ci riuscì.
-Tesoro, tutto bene?- Non voleva che sua madre sapesse, non sapeva il perchè, ma si vergognava di quello che era successo, il che era davvero il colmo, lei non aveva colpa. Lei era la vittima. Ma si fece forza, ingoiò la saliva un paio di volte per far tornare la voce come prima e disse:
-Tutto okay, grazie.- Naturalmente non si girò, non si era vista allo specchio, ma aveva pianto per tutta l'ora successiva dopo l'accaduto e poteva immaginarsi in quale stato avesse gli occhi e il viso.
-C'è Rebekah che ti aspetta in camera. Non sapevo foste diventate amiche.- Si era accorta di nulla.
-Sì, beh, abbiamo parlato parecchio in questi giorni.- Poi senza sentire la risposta della madre salì il resto delle scale, aprì la porta della sua camera e se la richiuse con un tonfo alle spalle. Rebekah era seduta sul suo letto mentre vedeva le foto attaccate al muro. Quando sentì la porta chiudersi si voltò verso Emily e la ragazza quasi sentì la sua preoccupazione.
-Cosa ti è successo?- Chiese all'istante. Si alzò dal letto ed andò verso di lei.
-Niente di che, tranquilla.- Le rispose Emily mentre tirava su col naso.
-Non è vero. Lo sento, dimmi cosa ti è successo, Emily.- Rebekah era furiosa, come se sapesse cosa le era successo e aspettasse che Emily glielo confermasse. Ma non voleva dirglielo, voleva stare con lei e basta in quel momento.
-Seriamente, non devi preoccuparti.- Posò la borsa della piscina per terra e andò a sedersi sul letto.
-Mi dispiace Em, ma non mi lasci altra scelta. Non so come aiutarti altrimenti.- Si sedette sul letto e le prese il viso fra le mani in modo tale che la guardasse negli occhi Emily pensò che stesse per baciarla ma non lo fece.
-Dimmi cosa è successo. Perchè stai così male?- Emily non voleva parlare, ma non aveva altra scelta, non capiva perchè, ma doveva farlo.
-Tyler mi ha aggredita negli spogliatoi, voleva abusare di me, mi aveva quasi spogliata quando Toby Cavanaugh è entrato e ha cominciato a picchiarlo.- Le mani di Rebekah erano diventate bianche per quanto stringeva i pugni.
-Quel pezzo di merda. Io lo ammazzo. Rimpiangerà il giorno in cui ti ha rivolto la parola! Nessuno ti farà più del male, te lo prometto. Ora sfogati finchè non starai meglio.- Così, dal nulla, Emily ricominciò a piangere a dirotto, disse fra singhiozzi e lacrime parole senza senso. Rebekah l'abbracciò e la fece sdraiare, finchè la mora, stanca e sfinita, non crollò immersa nel sonno. Non aveva mai visto nessuno stare così male, soprattutto una ragazza di quell'età. Sapeva che piangeva per tanti motivi, e avrebbe capito quali, anche a costo del soggiogamento. L'avrebbe capita e protetta. Il mattino seguente Emily aveva gli occhi distrutti dalle lacrime, le sembrava come se le si fossero sgretolati. Così si lavò il viso per cercare di sentire meno quel senso di pesantezza, ma non ci fu nulla da fare, sarebbe passato in mattinata. In quel momento pensava solo di raccontare tutto alle amiche. Dovevano sapere quello che Toby Cavanaugh aveva fatto per lei. Tutte quante pensavano che fosse un mostro, ma se invece non fosse stato così? E poi cosa più importante: come aveva fatto a ridurre Tyler in quello stato? Il suo ex ragazzo era il doppio, come minimo, di Toby. Il giovane Cavanaugh era magrissimo anche se alto, e quel poco di muscoli che aveva glieli intravedevi solo da vicino. Così non perse tempo, si vestì con le prime cose che trovò nell'armadio e uscì di casa di corsa senza nemmeno fare colazione. Dopo l'accaduto non le importava più del suo aspetto, tanto che non si era nemmeno pettinata i capelli e sembrava che fosse uscita dalla trilogia del Signore degli Anelli dopo la battaglia a Mordor. Camminò velocemente per tutto il tragittto, infatti inciampò tre volte sui suoi stessi piedi e attraversò senza guardare tanto che una macchina la stava quasi per investire. Guardava solamente davanti a sè per cercare le amiche, e quando le vide, fuori dal portone della scuola, cominciò a correre talmente veloce che mezza scuola si girò per vederla. Aveva la faccia sconvolta evidentemente perchè tutte e quattro le ragazze erano rimaste a bocca aperta.
-Dobbiamo parlare.-
-Dicci.- Disse Spencer per le altre. In quel momento riprese fiato e si diede un minuto per riflettere su quali parole usare. Era la prima volta che ne parlava...
-Non so come dirvelo.- Confessò alla fine. Aria le si avvicinò e le accarezzò un braccio.
-Hey, a noi puoi dire tutto, stai tranquilla.-
-Non siete voi il problema,è il problema il problema.- Emily si accorse che stava parlando a vanvera.
-Okay, cos'è un linguaggio in codice che non conosco?- Hanna sempre fine.
-Ieri sera mi stavo allenando nella piscina della scuola e, e è successa una cosa...- Incominciò a dire. -No aspetta, come fai a stare a scuola di sera?- Chiese Hanna. -Ho le chiavi.- Rispose la mora.
-E perchè tu ce l'hai e io no?- Chiese seriamente indispettita la bionda.
-HANNA, BASTA.- Ogni volta che Hanna parlava, qualche urletto come questo era sempre d'obbligo. -Mi sono state affidate per gli allenamenti. Ho una grande responsabilità, non credere.- Hanna alzò le mani al cielo.
-Okay, scusate.- -Okay, e cosa è successo?- Chiese Spence subito dopo.
-Toby Cavanaugh mi ha salvata.-
-Da chi?- Ora spence era davvero nervosa.
-Da Tyler, ha cercato di st...di....insomma avete capito.- Emily abbassò la testa. -Tyler? Tyler Lockwood? Ma non è il tuo ragazzo?- Chiese Hanna. -Lo era, ma lui voleva farlo e io non volevo...- Stava per rimettersi a piangere.
-Cosa? A quello se lo prendo gli cavo gli occhi e glieli metto nel posto dove non batte il sole. L'unico problema è che poi, dopo che sarà cieco, non potrà sentire quello che gli dirò dopo!- Tutte guardarono Hanna confuse, ma poi una volta riprese, abbracciarono Emily. Ma lei le scansò.
-No, ragazze, il punto non è quello. Il punto è che TOBY CAVANAUGH mi ha salvata! E non solo, ha scaraventato via Tyler come se avesse le stazze di un cucciolo di cane!-
-Magari è più forte di quanto pensiamo. E poi io credo che dietro ci sia qualcosa. Che cosa ci faceva a scuola?- Chiese Aria guardando le altre. Era vero. A quello Emily non ci aveva pensato.
-Questo non possiamo saperlo, quindi fino a che non lo scopriremo dovremo tenere gli occhi aperti.- Decise Spence per tutte. Dopo di che entrarono e andarono ognuna verso la propria aula.

Circa un anno prima...
Probabilmente qualcosa non andò secondo i piani perchè non ci fu solo uno scoppio, ma ce ne furono molti di più e molto più potenti, tanto che poi la casa prese fuoco. Le cinque ragazze scapparono terrorizzate, e si nascosero nel giardino di Alison. Lì Hanna si mise a piangere ed Aria si chiuse gli occhi. Emily stava per fare lo stesso, ma si fermò non appena vide Toby uscire dalla sua casa e fiondarsi ad una velocità impressionante nel capanno. Quando uscì aveva in braccio Jenna Marshall, la sua sorellastra, che era svenuta. Quando arrivò la polizia con i vigili del fuoco e l'ambulanza le ragazze si avvicinarono e videro Jenna su un lettino mentre veniva portata via.
-Ragazze, l'abbiamo uccisa?- Chiese Hanna piangendo.
-Sta zitta sciocca, è ancora viva.- Le disse Alison con un'insolita rabbia che si sapeva, veniva dalla paura.
-SCIOCCA? Lei ci aveva evvertite, noi tutte eravamo titubanti, ma l'abbiamo fatto. Lei era l'unica ad essere contraria.- Spencer era sconvolta dal comportamento dell'amica. Alison la guardò, poi si girò ed andò verso Toby che stava parlando con un medico. Cerco di non farsi notare.
-...insomma, come le ho detto, sua sorella è stata molto sfortunata, è stata colta di sorpresa e non avrà fatto in tempo a chiudere gli occhi, sta di fatto che sono completamente distrutti. Non c'è alcuna possibilità che possa tornare a vedere.-

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Il segreto della famiglia Hastings. ***


-Spencer posso parlarti un attimo?- Era appena suonata la campanella, era l'ultima ora e Spencer era sfinita, ma comunque andò alla cattedra dal professor Saltzman. -Sì, mi dica.- Non sapeva mai se doveva trattarlo come il suo professore di storia o se come il fidanzato di sua sorella.
-Tranquilla, sono qui in veci di Alaric, non professor Saltzman.- Leggeva forse nel pensiero?
-Allora mi devo preoccupare.- Soffocò una risata.
-E' proprio di questo che volevo palarti.- Disse infine lui. Ma Spencer lo sospettava, non era il primo che chiedeva aiuto a lei.
-Lo so, ma questa volta non mi metterò in mezzo.- Ed era vero, non l'avrebbe fatto, si era già messa nei guai per questo.
-Non voglio che tu ti metta in mezzo, solo, sento come se tua sorella mi stesse nascondendo qualcosa e non so di cosa si tratti.-
Spence sapeva dove voleva andare a parare, e questo era esattamente mettersi in mezzo, senza contare che lei non sapeva niente più di lui.
-Insomma vuole che io indaghi per sapere cosa si tratti.-
-No, io pensavo che tu..-
-Che io sapessi eh. Mi dispiace, ma io dentro quella famiglia non conto molto più di lei.- Poi gli rivolse un ultimo sguardo e se ne andò dalla classe.
Strinse a sè il quaderno che aveva in mano, percorse tutto il corridoio, e uscì dalla scuola. Si sentiva malissimo ogni volta che le veniva ricordato il suo posto nel mondo. Non contava per nessuno e ne era consapevole, a partire dalla sua famiglia, solo una volta si era sentita parte di qualcosa, ed era stato quando Alison c'era ancora, quando tutte e cinque erano ancora unite. Per questo teneva così tanto a riavvicinarsi a loro, e anche se le spezzava il cuore dirlo, pensava che ora, senza Alison, tutto sarebbe andato persino meglio di prima. Quando arrivò a casa sentì un gran rumore, il che era strano visto che a casa Hastngs c'era sempre una gran calma, dato che i suoi genitori di solito lavoravano fino a sera, ma quel giorno c'era un gran chiasso. All'inizio Spencer pensò che ci fossero dei ladri in casa, ma poi capì che i rumori venivano dal capanno, così si avvicino per vedere cosa stesse succedendo. Dentro c'era Melissa e stava mettendo in ordine la sua roba (nel capanno che Spencer aveva sistemato con fatica per tutta l'estate) Si rattristò ancora di più, poi vide uno scatolone alzarsi in aria. Si stropicciò gli occhi e sbattè le palpebre più volte, poi tornò a guardare e fece appena in tempo a vedere l'angolo della scatola sparire dietro un angolo. Guardò sua sorella che stava riabbassando il braccio e aveva afferrato un quaderno dal tavolo che aveva vicino. Era forse un trucco di magia quello? Lo scatolone stava fluttuando nell'aria! Dopo un pò di ragionamenti, e dopo diversi minuti passati a mangiarsi le unghie, Spencer chiese a se stessa se stesse impazzendo. Ma non ce la fece a resistere ed entrò di colpo nel capanno.
-Cos'era?- Chiese alla sorella che fece due balzi indietro dallo spavento.
-SPENCER! Mi hai fatto prendere un colpo. Ti hanno insegnato a bussare?- Ma Spencer non la stava proprio a sentire.
-Cos'era?- Chiese di nuovo.
-Ma cos'era cosa? Sei impazzita per caso?- Melissa guardava la sorella come se fosse pazza.
-Lo scatolone stava fluttuando, è andato lì dietro!- Indicò con l'indice la parete.
-Sei sicura di vederci bene? Anzi, sei sicura di essere sana di mente?- Dopo quella frase, Spencer, si calmò e tornò a ragionare.

Tredici anni prima... -Ti piacciono Spencer?- Veronica Hasting era un'altra persona in quel momento, stava sorridendo a Spencer che tentava di prendere le piume che stavano volando intorno a lei.

-Cosa mi sta succedendo?- Si chiese Spencer sottovoce.
-Ah, dimmelo tu.- Non ricordava nemmeno di avere Melissa vicina a sè. Senza nemmeno risponderle uscì dal capanno mentre si massaggiava la testa. Quella che aveva avuto non era una visione. Era un ricordo. Ma che senso aveva? Cos'era il grande segreto della sua famiglia, i giochi di prestigio? Non riusciva a capire, e più si sforzava di pensare, più credeva di essere impazzita. Poi le arrivò un messaggio, e scosse la testa per cercare di riprendersi.

"Qualcuno ha scoperto qualcosa, chissà chi riuscirà a scoprire per prima la verita. -A"

Spencer si guardò attorno, ma non vide nessuno. Come faceva Alison ad essere lì? E cosa voleva dire il suo messaggio? Cosa aveva scoperto?

"Sembra assurdo vero? Ma dai Spencer sei intelligente! Avrai capito. -A"

Voleva chiamare le altre per dire loro quello che aveva visto, ma l'avrebbero presa per pazza, così cominciò a cercare per tutta casa...in realtà non sapeva ancora bene cosa, ma qualcosa stava cercando, qualcosa che le facesse capire, che non la facesse sentire pazza. Purtroppo non trovò nulla, era sera e i suoi genitori stavano per tornare, così decise di salire in camera sua, spogliarsi e poi andare a fare una doccia per schiarirsi le idee.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Festa di Noel Kahn pt.1 ***


Hanna passava metà delle sue giornate a fissare chiunque le passasse davanti, e a criticare 3/4 di queste. Quel giorno però stava fissando un ragazzo, un nuovo arrivato probabilmente perchè stava in segreteria e non lo aveva mai visto prima, se lo sarebbe ricordato altrimenti, bello com'era.
-Aria, ma lo hai visto?- Hanna prese Aria per un braccio e la portò dall'altra parte del muro per farle vedere il ragazzo nuovo.
-Lui?- chiese incerta.
-Sì! Devo ancora scoprire il suo nome però.- Disse sbuffando. Aria sperava che stesse scherzando, insomma, non era nemmeno iniziata la prima ora e lei già pretendeva di conoscere il suo nome?
-Hanna, tu sei vergine, vero?- Le uscì fuori dalla bocca.
-Cosa? Certo che lo sono...per adesso.- E andò verso il suo armadietto. Sopra c'era un biglietto, anzi, sopra ogni armadietto ce n'era uno. Era l'invito alla festa di Noel Khan. Fece dei salti sul posto, prima di calmarsi. Non aspettava altro, sapeva che ci sarebbe stato sicuramente da bere, e sapeva che per quanto Matt fosse un bravo ragazzo, avrebbe bevuto, così magari si sarebbe rilassato e l'avrebbero fatto. Contava sulla vittoria. Così infilò accuratamente il biglietto nella borsa e si diresse in classe. Caroline era già lì.
-Hai visto i biglietti per la festa?- le chiese cercando di non urlare.
-Certo, e scommetto dalla tua faccia che quel giorno sarà il GRAN giorno.- Caroline e Hanna si capivano al volo, avevano gli stessi interessi, gli stessi hobby e gli stessi difetti.
-Ovvio. Credo che stavolta ce la faremo.-
-Fallo bere tanto.- Le strizzò l'occhio. Stava per risponderle, ma poi entrò in classe il nuovo arrivato. Si era persino dimenticata di lui dopo quell'invito.
-HANNA. MA CHI E' QUESTO?- Caroline aveva afferrato l'altra bionda dalla maglia e l'aveva attirata a sè, ma questa non sembrava avere intenzione di risponderle, aveva fissato lo sguardo sul misterioso nuovo alunno e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Aveva dei bellissimi capelli castano chiaro e gli occhi verdi che però in lontananza sembravano quasi neri. Lui probabilmente si era accorto che Hanna lo stava fissando perchè aveva cominciato a sorriderle e a momenti alterni controllava se la bionda avesse ancora gli occhi fissi su di sè. Caroline glielo fece notare ed Hanna si riprese e tornò a sedere dritta mentre faceva finta di leggere il libro di storia. Poi il professor Saltzman entrò in classe e cercò di distrarsi.
-Buongiorno ragazzi, prossima settimana test su tutto quello che abbiamo fatto fin ora. Siamo anche troppo indietro per i miei gusti.-
-Scusi, potrei sapere quali argomenti avete trattato?- Hanna alzò subito lo sguardo. Aveva parlato, e che voce che aveva.
-Certamente, sei nuovo?- gli chiese il professor Saltzman.
-Sì, mi chiamo Stefan Salvatore.- Stefan Salvatore. Non riusciva a toglierselo dalla testa, era così bello e misterioso, ma provava qualcosa per lui che non riusciva a spiegarsi, da quando era entrato in classe aveva provato un emozione forte, ma non capiva quale. Vagava per i corridoi mentre era totalmente persa nei suoi pensieri, poi Spencer le altre ragazze la interruppero.
-Ciao.- dissero in coro.
-Ciao.- Ricambiò incerta il saluto.
-Vogliamo andarci insieme al ballo o avete un accompagnatore?- Chiese Spencer.
-Io vado con Matt, scusate.- E se ne andò per continuare a pensare mentre le altre la guardavano sospette.
-Emh okay, qualcun'altra?- Continuò Spence.
-Io ci sono, ma penso che starò un pò anche con Rebekah, la nuova arrivata.- Disse titubante Emily.
-Io ci sono invece, non so con chi andare.- Disse Aria decisa anche se continuava a pensare al Professor Fitz.
-Perfetto, allora ci vediamo lì, a dopo.- Concluse Spencer, e ognuna tornò alla propria aula. Hanna arrivò in anticipo alla festa, infatti c'erano sono Noel Kahn con alcuni dei suoi amici che puntualmente cercarono di portarla in un angoletto per toglierle i vestiti di dosso. "Idioti" pensò "aspettate che arrivi Matt e i vestiti ve li consumerà lui a forza di pugni.". Rimpianse di non essersi portata nemmeno una giacca, stava morendo di freddo. Alcuni di quei ragazzi provarono più volte ad offrirle la loro, ma lei rifiutò ogni volta, cosciente che quello era solo il primo passo che conduceva alla scopata. Come mai Matt ci metteva così tanto? Gli aveva detto di venire un pò prima per stare insieme, e lui sembrava essere entusiasta dell'idea, ma a quanto pare non lo era a sufficienza. Poi vide, tra la folla, Emily arrivare con la sua amica. "Davvero bella." pensò.
-EMILY!- La mora le si avvicinò. -Grazie a Dio sei arrivata, sto morendo di noia e di freddo.-
-Tieni prendi la mia giacca, io sto bene,- E le mise sulle spalle l'indumento.
-Ma Matt dov'è?-
-Ancora deve arrivare.- Disse Hanna mentre emetteva un sospiro di sollievo dal tepore che emanava il giubbotto.
-Tu però vai, io lo aspetto qui.-
-Sei sicura?- Chiese incerta Emily.
-Certo, stai tranquilla, starà qui a momenti.- Emily le fece un sorriso di conforto e se ne andò. Se le quattro ragazze fossero state abbinate ad un aggettivo, Emily sarebbe sicuramente abbinata alla "gentile", era quella più altruista fra tutte, quella che non sapeva mentire, e quella che cercava di remprimere ogni sentimento negativo perchè era troppo fragile per possederne uno. Mentre rifletteva sulle sue amiche, Hanna vide fra la folla Matt che stava parlando con un suo amico ridendo. Così strinse a sè il giubbotto arrabbiata e andò da lui spedita.
-HEY.- Gli urlò.
-Hey ciao, scusa il ritardo ma..- Cerco di dire, ma fu subito interrotto.
-Scusa il ritardo? E' un'ora che sono qui fuori a congelare aspettandoti, non so come ti comportavi con le tue precedenti ragazze, ma a me così non mi...- Poi lui la baciò. Faceva sempre così quando Hanna era arrabbiata e non la finiva più di parlare, le chiudeva la bocca con la forza e la addolciva con un bacio lento soffermandosi molto sulle labbra. Lei a quel punto ne voleva ancora e diventava sofferente non appena lui si allontava. Questa volta fu lei a staccarsi però.
-Mmmh. Devo decidere se perdonarti. Ma forse so come fare.
- Lo prese per mano e lo trascinò con sè. Quello era il momento perfetto per farlo, entrambi ormai avevano raggiunto un certo livello di eccitazione, e lui doveva riscaldarla per almeno un'ora per farsi perdonare di averla lasciata al freddo per tutto quel tempo. Più Hanna ci pensava, più la voglia umentava, ma non voleva spaventarlo, non gli sarebbe saltata addosso, voleva fare le cose con calma in modo tale da far sentire Matt a suo agio. Non sapeva bene dove portarlo, non voleva portarlo in casa perchè ci sarebbero andate altre persone e non voleva essere interrotta da estranei durante la sua prima volta, ma non voleva nemmeno farlo dietro un cespuglio. "E ora che faccio? Hanna Marin sei un genio. Hai avuto un'ora per pensarci!" No, non avrebbe rovinato tutto, aveva comprato a Matt anche i preservativi! Così pensò in fretta e trovò la soluzione: Davanti a loro c'era un vecchio capanno, lei si affrettò, aprì la porta ed entrò, seguita subito dopo da Matt che le teneva ancora la mano. Era perfetto, appartato, con il fieno che faceva da letto. Almeno come prima volta sarebbe stata particolare. Si girò verso di lui e cominciò a baciarlo, dapprima piano e poi sempre più veloce. Cominciò a muovere la sua lingua nella sua bocca con maestria, assaporando dove a lui più piaceva. Quando furono passati diversi minuti e cominciava a sentire l'eccitazione di lui, lo fece sdraiare e lei gli montò sopra. Continuarono a baciarsi vogliosi, fino a quando Hanna non gli tastò il pene sopra i pantaloni, a quel punto lui si alzò improvvisamente.
-Che fai?- Le chiese.
-Come cosa faccio?- Chiese lei ancora emozionata al pensiero.
-Hanna, lo sai, non voglio.-
-Non vuoi? Ma se avevi l'uccello arrapato, fammi il favore.- Gli disse con aria di sfida. Non ne poteva più, che cosa voleva da lei? Erano fidanzati e giovani, perchè si tratteneva?
-Ma è normale, solo, che ho dei principiii, e vorrei che venissero rispettati. Veng da una famiglia molto religiosa e...- Lui sembrava più che serio, ma Hanna non ci credeva.
-Il quarterback religioso che vuole aspettare il matrimonio?- Ironizzò lei.
-Sì...-
-Matt, fottiti.- Poi prese la giacca di Emily che si era tolta e uscì dal capanno. Credeva davvero in quella serata, pensava che sarebbe stata LA serata, ma si sbagliava. Di una cosa era certa però: con Matt Donovan aveva chiuso. Poi proprio mentre stava per uscirle una lacrima una voce le disse:-Se vuoi posso consolarti io.-

Aria si stava terribilmente annoiando, Hanna stava con il suo ragazzo, Emily con la sua amica e Spencer alla fine aveva deciso di non andare giustificandosi:"Non è il ballo di fine anno, è la festa data da uno dei cafoni della scuola. Me ne starò a casa a studiare che ho molto da recuperare. Lei che doveva recuperare qualcosa, incredibile. Aveva passato gli ultimi quaranta miuti ad osservare le partite di biliardino e a fare avanti e indietro dal bancone per riempirsi il bicchiere. Conosceva quasi tutti alla festa, ma solo di vista, quindi iniziare un dialogo sarebbe stato inappropriato, in più tutti stavano già dialogando con qualcuno.
-Ciao.- Aria si voltava ad ogni "ciao" che sentiva sperando che fosse rivolto a lei. Con suo stupore Noel Kahn l'aveva appena salutata.
-Ciao Noel.- Rispose educata, non voleva far scappare anche l'unico che le aveva rivolto la parola.
-Ti stai divertendo?- Chiese lui.
-La festa è magnifica- cosa non del tutto vera.
-Ma tutte le mie amiche mi hanno dato buca quindi mi sento particolarmente sola...- Oddio, non voleva che Noel si facesse un'idea sbagliata di quelle parole.
-Puoi unirti a me se vuoi.- E non le fece nemmeno dire la risposta che fece alzare il volume della musica e la portò a ballare. Non era per niente bravo a ballare, Aria lo guardava scioccata, muoveva il corpo a caso e faceva versi, che lui riteneva sexy, con la faccia, cosa che lo faceva sembrare ancora più ridicolo. Non appena si avvicinò ad una ragazza vicino a lui, ne approfittò per scappare dalla pista e andare a sedersi sul prato, più distante possibile da quel baccano. Non aveva mai amato le feste particolarmente, soprattutto quelle organizzate dai ragazzi più ricchi che mettevano la propria casa a disposizione per tutta la scuola. Amava solamente i balli scolastici, di quelli ne era innamorata, cercava un anno prima il vestito adatto da indossare e le piaceva ritoccarlo lei stessa per far sì che fosse perfetto.
-Hey, come mai te ne sei andata? Non ti senti bene?- Noel era dietro di lei.
-Sì, scusa, mi girava la testa.- Gli disse la prima cosa che le era venuta in mente.
-Qui vicino c'è il lago, vuoi andarci? Ti farà bene.- Propose Noel tutto speranzoso. Era chiaro che ci stava provando e Aria non sapeva che fare, però decise di andare, in fondo doveva dimenticarsi di Ezra, e se avesse scoperto che Noel le piaceva ci sarebbe riuscita presto.
-Okay, andiamo.- Camminarono per circa cinque minuti in silenzio prima di arrvare, era davvero vicino e si stava molto bene.
-Che quiete.- Affermò Aria.
-Ci vieni spesso?-
-Qualche volta quando mi voglio fare una nuotata nel gelo.- Disse orgoglioso di sè Noel mostrando i pettorali. In quel momento Aria capì di essersene pentita, non le sarebbe mai piaciuto Noel, era inutile starci a provare.
-Che ne dici torniamo?-
-Di già? Prima avrei voluto...- Si avvicinò a lei, le prese il mento con una mano e attirò il suo viso verso il proprio baciandola. Non era per niente delicato, la spinse verso un albero e cominciò a baciarla con foga, assaporando con la lingua ogni centimentro della sua bocca.
-Noel, scusa, ma non va.- Disse lei spingendolo via.
-Perchè no? Sta andando tutto bene invece.- E la rispinse verso l'albero, solo che sta volta le mise le mani tra le gambe, e Aria si sentì completamente indifesa. Solo dopo la sua fragilità divenne forza e lo spinse via.
-Noel, basta ho detto! Riavvicinati e ti prendo a pugni.- Lo minacciò. Lui si mise a ridere, ed era anche normale, come avrebbe potuto prendere a pugni uno come lui? Soprattutto lei che era più minuta della media. Così si riavvicinò a lei, ma Aria gli sferrò un pugno. A quel punto un'ombra da dietro lo afferrò per il collo e lo buttò a terra, poi lo colpì forte alla nuca facendolo svenire. Aria non sapeva cosa fare, era paralizzata, poi l'ombra se ne andò.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Festa di Noel Kahn pt.2 ***


Emily e Rebekah stavano passeggiando nel giardino di Noel Kahn da due ore ormai e nessuna delle due sembrava ancora annoiarsi, trovavano sempre qualcosa di cui discutere, anche se principalmente era Emily a parlare. Era visibile negli occhi di entrambe le ragazze che da tanto tempo non passavano una buona serata con qualcuno, una più dell'altra.
-Tu invece che mi dici? Non mi hai detto molto.- Chiese Emily ad un certo punto. Non perchè le dispiacesse raccontare a Rebekah della sua vita, ma voleva saperne di più su di lei, non conosceva nemmeno la sua famiglia, e fino ad ora aveva solo sentito parlare di un fratello che non aveva mai visto. Così glielo chiese.
-Mi hai parlato di un fratello una volta, come si chiama?- Rebekah sorrise, il classico sorriso imbarazzato di chi non voleva affrontare un certo argomento.
-Solo se vuoi parlarmene ovviamente, non sei costretta.- La rassicurò Emily.
-Si chiama Elijah, è più grande di me ed anche molto diverso, sia di carattere che di aspetto, a parte la carnagione chiara, il naso e forse le labbra.-
-E caratterialmente com'è?- Ora era davvero interessata.
-E' un "ragazzo" molto particolare, quasi antico in un certo senso, ma non ho mai visto una persona più leale e onesta di lui.-
-Ohw, quanti anni ha?- Chiese Em, poi si accorse che le stava quasi facendo il terzo grado.
-Scusa, sembra che sia un interrogatorio e non voglio costringerti a dire qualcosa di cui non vuoi parlare.-
-Non è che non voglia parlarne, ma ci sono delle cose che non potrei dirti e anche se non voglio assolutamente avere dei segreti con te, devo farlo, se voglio proteggerti.- Confessò lei alla fine.
-Proteggermi? Cosa vuoi dire?- Ora Emily davvero non capiva, qualunque fosse il segreto di Rebekah, perchè sarebbe stato un pericolo per sè stessa? Però sapeva che in questo modo non avrebbe ottenuto nessuna risposta da lei, così decise che avrebbe capito cosa le nascondesse col tempo.
-Okay, non dirmelo, ti chiedo solo di dirmi se posso aiutarti in qualche modo, perchè di qualsiasi cosa si tratti sarò felice di darti una mano a superarla.- Rebekah aveva gli occhi lucidi, stava per piangere, ed Emily, ancora una volta, non capiva perchè.
-Puoi fare qualcosa.- E senza aggiungere altro le prese il viso e le diede un bacio sulle labbra, indugiando su di esse prima di staccarsi e guardarla dritta negli occhi. -Vorrei tanto non dover fare questo, ma siamo uguali, entrambe non possiamo e non vogliamo rivelare i nostri demoni, ma il punto è che io posso aiutarti, mentre tu non puoi aiutare me. Dimmi cos'è che ti ha resa così triste per tanto tempo.- Emily aprì la bocca senza accorgersene e cominciò a parlare:-Ero innamorata un pò di tempo fa, di una ragazza, lei ha creato il nostro gruppo di amiche ed io, Aria, Hanna e Spencer eravamo così contente che lei avesse scelto noi come compagne, però poi le cose cambiarono, lei diventò sempre più cattiva con ognuna di noi, e io non riuscivo proprio a capirne il perchè, ma ormai il danno lo avevo già combinato: mi ero innamorata di lei, e anche quando volevo odiarla non riuscivo a farlo. Un giorno la baciai, e lei non disse nulla, ricambiò, ci baciammo di nascosto altre volte, ma solo quando voleva lei e una volta quando provai ad avvicinarmi mi trattò molto male, da quel giorno continuò a farlo sempre, fino alla sua scomparsa. Sapevo che non era mai stata una buona amica, ma quando cominciarono le sue ricerche mi sentii morire, e anche se il dolore si è attenuato continuo a stare male lo stesso. La amavo, e vorrei che ritornasse, o almeno vorrei che mi facesse sapere che stia bene.- Rebekah riusciva a sentire il dolore di Emily mentre parlava, ma sentiva anche la sua rabbia, e non riusciva a capire quale emozione fra le due prevalesse. Anzi, forse, nonostante tutto, tutta quella furia, di fronte a così tanto amore alzava le mani, quasi come se si arrendesse. -Come si chiamava la ragazza?-
-Alison DiLaurentis.- Confessò la mora quasi fosse un robot.
-Impossibile...- Rebekah non sapeva che altro fare.-Dimentica di avermi parlato del tuo dolore e della tua amica.- Emily tornò in sè, scosse la testa e guardò smarrita Rebekah, prima di poggiare la testa alla sua spalla. Rimasero tutte e due in silenzio mentre sentivano l'aria fredda della sera passargli piano sul viso, quasi lo accarezzasse. La quiete però non durò molto, Emily cadde di lato, e Rebekah non era più al suo fianco. Si trovava con le spalle sull'albero dell'altra estremità del giardino, trattenuta lì da un uomo che la teneva sollevata da terra tenendola per il collo. Emily era totalmente smarrita, ma senza farsi domande corse verso l'albero urlando.
-REBEKAH!- Quando urlò, l'uomo si girò, e vide che era poco più grande della sua amica, e assomigliava terribilmente a lei.
-Lasciala subito!- Lui rise, ed Emily non potè fare a meno di notare come anche la risata fosse così dannatamente familiare a quella di Rebekah. Era suo fratello sicuramente, ma allora perchè le aveva detto che era così diverso da lei?
-Secondo te io prendo ordini da una liceale?- chiese lui guardandomi.-Potrei sgozzarti adesso, qui.- Emily doveva ammettere di essere spaventata, ma non le importava, era molto più preoccupata per Rebekah che per se stessa. Così corse verso di lui e gli diede uno spintone, lui preso alla sprovvista lasciò cadere la sorella e indietreggiò di mezzo millimetro guardando sgomento Emily che si era accucciata vicino a Rebekah.
-Emily vattene, ti prego vattene!- La stava letteralmente supplicando, ma non voleva farlo.
-Sei stata molto sciocca ragazza.- Disse lui, e in un attimo lo ebbe addosso, la sollevò da terra e la guardò arrabbiato. Lei gli diede più volte dei calci che sembravano però non fargli niente.
-Tieni molto a mia sorella vedo. Scusa, ma non ho potuto fare a meno di spiarla per sentire cosa si potesse dire con una ragazza senza menarsi, poi ho visto quel bacio, e quasi mi stavo per far smascherare per colpa della mia risata. Non so a quale gioco mia sorella stia giocando, ma ti posso garantire che a lei non piaci.- Emily ascoltava triste le sue parole mentre tentava ancora invano di allontanarlo da sè.
-E che ne può sapere dell'amore una persona che aggredisce la sorella? Mi dispiace Elijah, ma non ti credo.- Glielo disse guardandolo dritto negli occhi con tutto l'odio che possedeva e lui ne rimase rapito.
-Elijah? Avrai sbagliato fratello, io sono Klaus, Klaus Mikaelson.- Fece giusto in tempo a finire la frase perchè Rebekah si buttò su di lui e cominciò a picchiarlo, poi lo prese e lo scaraventò in cima all'albero più vicino che si trovava più o meno ad una ventina di metri da loro. Emily si prese la testa fra le mani, non sapeva più cosa stesse succedendo, poi si sentì spingere e cadde a terra sbattendo la testa, l'urto non fu violento, ma le bastò per perdere coscienza, l'ultima cosa che vide fu Rebekah scomparire e Toby Cavanaugh venire verso di lei.

Circa un anno e mezzo prima...
La biblioteca era vuota, Emily stava cercando "Il giovane Holden" da leggere per letteratura, mentre Alison era seduta ai piedi di uno scaffale con il suo libro preferito aperto sulle sue gambe.
-L'hai trovato Em?-
-Ancora no.- La bionda le fece cenno di sedersi vicino a lei.
-Senti qui:"L'amavo contro ogni possibile ragione, promessa, pace, speranza, felicità. Contro ogni possibiles scoraggiamento."- Mentre leggeva guardava i raggi di luce che illuminavano i capelli di Emily.
-Hai mai amato qualcuno fino a questo punto?- Alison sapeva perchè stava facendo quella domanda all'amica, ma non voleva farlo capire, ed ebbe successo in entrambe, perchè Emily non sospettò di nulla e si avvicinò a lei per darle un bacio veloce sulle labbra. Alison sorrise.
-Vorresti una vita come quella del libro, per questo lo leggi tante volte?- le chiese Emily. Alison scosse la testa.
-Voglio un amore come quello del libro, ma con una vita assolutamente diversa.- Ora fu Emily a sorridere.
-Diversa come?-
-Magica.-


Hanna si voltò per vedere chi avesse parlato e si ritrovò davanti un ragazzo, avrà avuto circa venticinque anni, comunque meno dei trenta, i capelli erano talmente neri che non si riuscivano a vedere col buio della notte, mentre gli occhi, azzurro ghiaccio, scintillavano.
-E tu chi sei?-
-Piccola, calma, non ti agitare.- Disse lui con un sorrisetto che era tanto sexy quanto irritante.
-Piccola sarà tua sorella.- Tenne a precisare Hanna.
-Chi sei? E che ci fai ad una festa per liceali? E' chiaro che i diciassette anni li hai superati da un pò.- Lui continuò ad avanzare.
-Li ho superati da soli 153 anni, si nota così tanto?- rise.-Ovviamente scherzo, sarcarsmo idiota, perdonami.- Hanna sbuffò e si girò per andarsene, era stufa dei giochetti di quel ragazzo e di certo in quel momento non aveva voglia di giocare con lui a "sono il tenebroso simpaticone che ci vuole provare con te".
-No hey, dove stai andando?- Chiese lui ridendo.
-Non so nemmeno come ti chiami, probabilmente sono la gran cornuta dell'anno e dovrei continuare ad ascoltarti?- Continuò a camminare mentre lui le camminava dietro. -Il tuo ragazzo è un'idiota, perchè ascoltarlo?- Corse e le prese il braccio per fermarla.
-Piacere, sono Damon.- Lei non sapeva cosa fare, così lo guardò e gli disse il suo nome.
-Io sono Hanna.- Aveva la testa piena di pensieri, così disse la prima cosa che le venne in mente (che al 99% delle volte era una stronzata).
-Non voglio stare qui, ti prego, portami via.-
-Sarai accontentata.- Le prese la mano e la portò verso la macchina.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Festa di Noel Kahn pt.3 ***


-Tu abiti qui?- Chiese Hanna a Damon mentre varcava la soglia di casa sua che si trovava più o meno in mezzo al nulla.
-Già.-
-MA E' ENORME?- Lo era davvero, Hanna non aveva mai visto una casa tanto grande, e tanto antica, sembrava una casa inizio novecento, tutti i mobili in legno vecchio e tappetti decorati con delle fantasie strane e colorati con colori caldi. Hanna avanzò e andò in cucina che invece era moderna, probabilmente l'avevano ristrutturata. Girovagava per la casa a bocca aperta. Poi salì le scale per andare a vedere il pianp di sopra che era grande all'incirca come quello sotto. C'erano tre porte. Aprì la prima e finì in una camera da letto. Se non fosse stato per uno smooking che era pogiato sul letto, avrebbe pensato che era di una ragazza. Era fin troppo in ordine. Damon era dietro di lei.
-Tu dormi qui?-
-Oh santo cielo, no. Ti sembro il tipo da una camera del genere forse?- Chiese lui ironico.
-E che ne posso sapere io, ti conosco da mezz'ora!- Replicò Hanna.
-Allora qualcuno abita con te?-
-Mio fratello, è una palla, non mi lascia mai divertire.- E fece la faccia da finto imbronciato.
-Quindi è più grande di te?- Ipotizzò la bionda mentre si faceva un giro nella seconda stanza che portava ad una scala. Chiuse la porta.
-Gli piacerebbe.-
-Quindi tu sei il fratello maggiore giocherellone e lui quello piccolo che studia 24h su 24 per cercare di andare bene a scuola o al college o qualunque cosa faccia?- Hanna aprì la terza porta ed entrò. Era una camera a dir poco gigantesca, con un letto enorme e un bagno per niente retrò con una vasca che poteva quasi essere chiamata "piscina".
-No aspetta, questa è la tua camera?- Chiese lei incredula mentre si guardava intorno.
-Esattamente.- Lui quasi rideva della sua faccia.
-Mmh, ti dovevo conoscere prima. Ma possiamo rimediare.- E gli saltò addosso per baciarlo. Lui non ci pensò nemmeno e la strinse a sè mentre indietreggiava sul letto, dove pochi minuti dopo, entrambi, si ritrovarono completamente nudi.

Emily aprì piano gli occhi, vedeva la stanza tremare davanti a sè, poi capì che forse era la testa che le girava. Si portò una mano sulla tempia e se la massaggiò cercando di ricordare quello che era accaduto. Si ricordava tutto, ricordava Klaus, Rebekah e la sua velocità, la sua forza. Ma tornò subito a sè quando, guardandosi attorno, vide che non era nel bosco, ma in una camera, che non era la sua. Pensò di essere stata rapita, ma non era legata, nè aveva la bocca chiusa, poi ricordò qualcun altro: Toby. Si alzò piano e notò con sua grande sorpresa che riusciva a stare in piedi, così si incamminò verso la porta della stanza, ma a metà strada, questa, si aprì, e Toby entrò.
-Che ci fai in piedi?- andò verso di lei e la prese in braccio per rimetterla sul letto. Ma Emily si divincolò fra le sue braccia, chiaramente arrabbiata, nonostante tutto, lui sembrò non fare il minimo sforzo per rimetterla sul letto.
-Come fai? Come fate tutti? Ho visto delle cose pazzesche in questi ultimi giorni, cosa sta succedendo?- Lui cercò di prenderle il viso per guardarla negli occhi, ma lei gli diede un colpo al braccio, più o meno consapevole di cosa lui le avrebbe fatto.
-Toby no, ti supplico.- Aveva gli occhi lucidi, era sporca di terra e di erba, e a Toby dispiaceva vederla così, voleva dirle la verità.
-Ci sono molte cose che non sai, molte cose che devono essere tenute segrete e io te le dirò, ma tu non le dovrai dire a nessuno, promettimelo.- Emily si asciugò gli occhi.
-Okay, te lo prometto.-
-Io sono un vampiro.-
Emily sgranò gli occhi.-Cosa?-
-Come lo sono anche Klaus e Rebekah, anzi, c'è una differenza, loro sono gli originali. Sono la famiglia dei primi vampiri. Io discendo da loro.- Toby camminava per la stanza, ma vedendo che Emily lo guardava come se fosse pazzo, lui si fermò.
-Non mi credi, bene.- Fece uno scattò e fu su di lei. Lei sussultò e sembrò impaurita, in effetti lo era davvero.
-Hai una ferita al ginocchio, la vedi?- Emily annuì.
-Il mio sangue, il sangue da vampiro, la guarirà.- Dalla bocca di Toby spuntarono due canini aguzzi, si morse la mano e la porse ad Emily che era terrorizzata.
-Bevi.- Non sapendo cos'altro fare, gli prese la mano e bevve il sangue che c'era sopra. Poi vide lo sguardo di Toby abbassarsi sul suo ginocchio, così guardò anche lei e la ferita che c'era fino a un minuto prima era completamente sparita. Non riusciva a crederci, come era possibile una cosa del genere? Aveva appena scoperto che la sua ragazza era un vampiro che...in quel momento ci pensò, che altro potevano fare i vampiri?
-Cos'altro siete capaci di fare?- chiese singhiozzando. Lui si allontanò da lei e tornò in piedi in fondo alla camera.
-Sappiamo provocare delle visioni, ma in rari casi, possiamo controllare gli umani tramite il soggiogamento, possiamo spegnere le emozioni e siamo immortali.-
-Con immortali cosa vuoi dire?-
-Che la tua cara Rebekah ha mille anni ed è ancora viva.- La ragazza si portò le mani alla bocca con un sussurro. Non riusciva a mandare giù tante rivelazioni tutte insieme.
-Tu quanti anni hai?- Chiese infine.
-Sono stato trasformato solo cinque anni fa.-
-Ma da chi, perchè?- Non riusciva a capire come qualcuno potesse scegliere quella vita, okay, aveva il suo fascino, ma tutte le conseguenze orribili, lei credeva fossero abbastanza per reprimere ogni tentanzione, per soffocare ogni desiderio. E poi cosa c'era di bello nell'immortalità? Più tempo per vivere, ma senza tutte le emozioni puramente umane che senso aveva?
-Questo non te lo posso dire.-
-Perchè? Pensavo che volessi dirmi tutto.- Ora che sapeva, non si accommentava, voleva sapere tutto.
-Mi dispiace, ma è una cosa personale, sai quello che devi sapere, ora alzati che ti riporto a casa.- Disse lui uscendo, ed Emily rimase da sola in quella con più domande di prima e pochissime probabilità di ricevere risposte.


Circa un anno e mezzo prima...
Emily ed Alison erano rimaste da sole nello spogliatoio dopo un'ora di palestra, Emily era già pronta per andarsene, indossava una tuta e non si era asciugata i capelli, non lo faceva quasi mai. Al contrario Alison, ci passava le ore lì, tra il lavarsi, mettersi creme per il corpo e vestirsi. Emily la guardava sognante, amava vedere le sue mani passare la crema sulle spalle o sulle coscie, aveva una delicatezza nel muoversi che avrebbe fatto sciogliere chiunque. -Em, mi aiuti per favore, non riesco ad allacciarlo.- E quando Alison se ne usciva con queste richieste, le sue guancie sembravano non poter fare a meno di arrossire. Nonostante tutto si alzò, e le allacciò il reggiseno. Non resistì, sfiorava quella pelle liscia, morbida, aveva i capelli che odoravano di quello shampoo che Emily amava, così, si scansò i capelli dietro la schiena e le baciò il collo, prima piano, non sentiva una risposta da parte della bionda, ma sentiva il suo respiro farsi più irregolare. Poi cominciò sempre con più ferocia e a quel punto Alison si girò di scatto. -Cosa fai?- Emily non rispose.-Senti, mi dispiace, ma io non sono come te, ti bacio solo perchè non so chi altro baciare e così nel frattempo cerco altri modi per far arrapare i ragazzi.-

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3472475