In una notte piovosa

di chiarasacchetti_clary95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' stata solo una mia impressione ***
Capitolo 2: *** Casa ***
Capitolo 3: *** Vado a prendere l'asciugacapelli ***



Capitolo 1
*** E' stata solo una mia impressione ***


Sono circa le undici e mezza di sera. Il temporale è iniziato da più di un'ora. La strada fuori dall'ufficio è così colma d'acqua che i tombini la ricacciano fuori appena entra. 
Da dietro il vetro della porta principale cerco con gli occhi l'auto parcheggiata dopo la seconda fila di macchine a qualche metro dall'uscita. 
Sento dei passi provenire da dietro, mi giro, è il direttore, mi guarda e ride. 
- Signorina Flores! Che ci fa ancora qui, non ha voglia di uscire a fare una doccia? - chiede, con tono sarcastico. 
- Direttore, buonasera! Sto ancora aspettando che finisca di piovere, non amo molto correre sui tacchi quando c'è questo tempo. - replico, e abbozzo un sorriso. 
- Bhe, signorina, credo proprio che dovrà farlo invece, sono già andati tutti a casa, e credo che sia ormai il momento di chiudere l'ufficio! - mi dice in tono più severo, lanciandomi le chiavi della porta principale in mano. 
Poi prende l'ombrello, apre la porta e prima che me ne renda conto, è già fuori sotto alla pioggia.
- Buona notte Signorina Flores, e si ricordi che domani si inizia un'ora prima! - lo sento urlare, mentre si infila in macchina e si allontana. 
Mi giro un attimo per controllare, e noto tutte le luci spente, con quest'atmosfera l'ufficio assume un'aria quasi tetra, più guardo nel buio e più il computer al quale lavora Megan Harris sembra quasi qualcuno che mi sta fissando, e per un attimo provo una forte paura, che mi costringe a rovistarmi nella tasca della borsa per recuperare le chiavi dell'auto, mentre molto goffamente e mi tolgo la giacca e la tiro sui capelli per evitare il più possibile il contatto con la pioggia appena sarò fuori. 
Temporeggio ancora per un minuto, fino a quando girandomi nuovamente per controllare la scena alle mie spalle, un lampo illumina tutto l'interno dell'ufficio e scorgo un'ombra nera che si dilegua in un attimo. 
Spaventata, apro la porta più veloce che posso, e corro senza pensarci mentre la pioggia battente mi cade addosso e l'asfalto bagnato mi fa quasi scivolare a terra. Apro l'auto e mi ci infilo dentro, ma proprio mentre sto per mettere in moto, mi rendo conto che non ho chiuso la porta dell'ufficio. Ripenso all'ombra che ho visto, ma potrebbe essere stata la mia immaginazione data l'ora e la stanchezza. 
Così decido di scendere di nuovo tra la pioggia battente, e mentre chiudo a chiave la porta, do un'altra occhiata nel vetro, ma sembra tutto tranquillo, quindi torno alla macchina e finalmente parto. 
Per strada non c'è nessuno, vedo solo qualcuno infilarsi velocemente in un qualche pub che resta aperto fino a notte fonda, e mi rendo conto che per la prima volta provo invidia per per quelle persone che possono permettersi di stare svegli fino a tardi. A differenza mia, che domani dovrò essere in ufficio un'ora prima. 
Per un attimo mi viene ancora la pelle d'oca se ripenso all'ombra che ho creduto di vedere, ma la stanchezza di oggi mi ha giocato sicuramente un brutto scherzo, colpa anche del direttore che mi ha fatto cercare ovunque dei documenti di un cliente per un'ora e mezza, per scoprire poi che il cliente stesso li aveva dimenticati a casa. E così, al posto di uscire dal lavoro alle otto e mezza come al solito, eccomi che ne sono uscita qualche minuto prima della mezzanotte. 
Zia Josephine sarà furibonda, ma anche se le spiegassi il motivo del mio ritardo a casa, sono certa che non mi crederebbe, perché anche se ho quasi ventisette anni, mi vede ancora come una ragazzina, la stessa ragazzina di cui si è presa cura per tredici anni, dopo la morte dei miei genitori quando ero poco più che una bambina. Devo davvero molto a zia Jos, lei e zio George mi sono sempre stati molto vicini dopo la scomparsa dei miei, mi ricordo quando andavamo assieme in barca sul lago, oppure facevamo lunghe gite in collina. Zia Jos ha sofferto molto quando due anni fa zio George è venuto a mancare improvvisamente, da quel momento è uscita sempre meno di casa, e anche se si arrabbia quasi sempre con me, capisco che sotto a tutto ciò si cela ancora il suo dolore. 

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Capitolo 2
*** Casa ***


Finalmente, dopo aver percorso le strade della città su di cui la pioggia si sta man mano dileguando, arrivo alla periferia, quindi proseguo ancora diritto per altri tre km, fino ad arrivare vicino ai boschi della città. Svolto al primo incrocio, e imbocco la strada per arrivare a casa. Purtroppo in questa zona continua a piovere e a tuonare, cerco di rallentare il più possibile perché la visibilità è veramente ridotta, ho solo la luce dei fari dell'auto, e i tergicristalli rotti non mi aiutano molto. Abito in una grande villa che da su un piccolo laghetto sulla sua sinistra. Arrivo davanti all'abitazione, ed entro all'interno dell'immenso giardino. Parcheggio l'auto, e noto che una delle finestre del secondo piano è spalancata, quindi scendo e mi affretto ad arrivare alla porta per non bagnarmi ulteriormente. Entro in casa, tolgo le scarpe e le lascio nell'entrata. Il gatto Charlie mi viene incontro per salutarmi, io lo accarezzo, e mi dirigo in cucina per dargli una crocchetta, che lui accetta molto volentieri. Mi stupisco del fatto che zia Josephine non sia in piedi, di solito mi aspetta fino a tardi per farmi una ramanzina al mio ritorno, ma suppongo sia già andata a dormire per via dell'ora. Mi dirigo verso il piano di sopra, salgo le scale ed entro in biblioteca, perché è proprio quella la stanza dove la finestra è spalancata. Entro, la stanza è completamente buia, ma la finestra è aperta, quindi mi precipito a chiuderla per via della pioggia che potrebbe rovinare la moquette. Mi chiedo perché zia Jos sia entrata in questa stanza e perché abbia lasciato la finestra aperta. Non entra quasi più in biblioteca, perché era la stanza preferita di zio George e quando ci entra, sente il riaffiorare di ricordi. Decido di lasciar perdere, e di entrare in bagno a fare una doccia calda, passo davanti alla camera da letto di zia Jos e ne sento un rumore sordo all'interno, poi silenzio, quindi entro svelta in bagno e chiudo la porta, perché ho paura di aver fatto svegliare zia Josephine. Entro in doccia e finalmente riesco a rilassarmi, ma non dura molto, perché mi ritorna in mente l'ombra vista tra i computer in ufficio, e ripenso alla finestra spalancata della biblioteca. L'acqua mi scende calda addosso, mentre risciacquo i capelli dallo shampoo, e sono pronta per uscire dalla doccia. Mi avvolgo un accappatoio addosso, ed esco dal bagno, mi dirigo verso la mia camera, e buttando un occhio sulla porta della stanza di mia zia, la vendo un po' aperta, dentro però è completamente buio, suppongo che zia Jos sia scesa per andare in cucina a bere un bicchiere d'acqua come suo solito.

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Capitolo 3
*** Vado a prendere l'asciugacapelli ***


Entro in camera, mi tolgo l'accappatoio, mi tampono i capelli, e poi indosso biancheria e pigiama, ma non riesco a trovare l'asciugacapelli da nessuna parte. Mi viene in mente che lo aveva usato la zia, e che probabilmente lo aveva lasciato nell'armadio in camera sua. Apro piano la porta della mia stanza e sono in corridoio, la porta della camera di zia Jos è ancora come prima, semiaperta, quindi se riesco a sbrigarmi, posso riuscire a prendere il phon prima che lei arrivi. Cerco di entrare senza fare rumore, non si sente alcun suono, tranne quello della pioggia che batte sui vetri. Vedo l'armadio e mi dirigo nella sua direzione, ma proprio mentre sto per aprirlo va via la luce per colpa del temporale, e quella del corridoio, usata per orientarmi, svanisce nel nulla. Cerco comunque di aprire l'armadio, dove trovo alcuni degli oggetti di zia Jos, una piccola lampada, uno specchio, qualche pettine, e quello che sembra essere il phon. Decido di provare a collegare la presa per la corrente della lampada per farmi luce, ma appena provo ad accenderla dall'interruttore, non funziona, perché la luce non è ancora tornata. Ad un tratto la luce torna, e la lampada, che prima avevo provato ad accendere, si illumina. Accanto alla lampada, c'è lo specchio. Nello specchio si riflette un'immagine che all'inizio non comprendo bene, passano due secondi prima che io mi giri per vedere davvero cosa stesse riflettendo: dietro di me, zia Josephine era nel suo letto, con un braccio penzolante, le lenzuola bianche sporche di sangue, il viso bianco, sulla gola vi era un taglio netto, zia Josephine era morta. Non so se credere o meno ai miei occhi, mi porto le mani alla bocca, inizio a piangere, voglio urlare ma sembra che mi manchi la voce. Non posso stare qui, devo chiedere aiuto. Appena mi giro, non mi rendo conto però della presenza di una figura nera alle mie spalle che mi colpisce violentemente alla testa.

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