After-ciò che c'è dopo il lieto fine

di scriveremibasta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Insolente ***
Capitolo 2: *** E se avesse ragione? ***
Capitolo 3: *** Ci sto ritornando ***
Capitolo 4: *** La tempesta che spezza la calma ***
Capitolo 5: *** Dopo dieci anni ***



Capitolo 1
*** Insolente ***


Quando il giusto desiderio verrà espresso, la sfera sarà estinta per sempre da questo mondo e la sua potenza tornerà nel corpo della prescelta. Alla sua morte, questo grande potere tornerà al mondo sotto forma della biglia e così per ogni generazione che verrà. In questo modo, io, non morirò mai”
Keiichi lesse mentalmente la piccola didascalia sotto ad una delle tante testimonianze storiche del Giappone. Era un piccolo disegno in carboncino, su una pagina piuttosto ingiallita che raffigurava un demone dai lunghi tentacoli con in mano una biglia completamente nera. La cosa che più l’aveva turbato era quella strana similitudine con la storia che gli raccontava il nonno quand’era bambino...ci doveva essere per forza un nesso; quella che lui aveva sempre visto come una leggenda doveva avere un fondo di verità.
Si voltò verso la finestra dell’aula, ignorando la spiegazione del professore mentre i corti capelli neri venivano mossi dal vento che entrava da essa. Gli occhi blu notte squadravano la folta vegetazione che circondava l’edificio mentre mille pensieri gli vorticavano in testa. Era da un po’ di giorni che notava di qua e di là qualcosa che lo collegasse alla storia del nonno, come se, la protagonista del racconto, avesse vissuto realmente in questa città…come se, quella vita, avesse lasciato segni. Come per dire che lei c’è stata, che ha vissuto e che, un tempo, faceva parte di quest’epoca…prima di lasciarla, prima di lasciare tutto e seguire il suo unico vero amore. Keiichi assottigliò gli occhi, mentre i ricordi gli ritornavano in testa; pronto a coglierne ogni piccolo particolare.

-Nonno! Ehi, nonno! Raccontamela, raccontami di nuovo quella storia!- un ragazzino scuoteva la manica del kimono del vecchietto di fronte a lui, con un sorriso genuino in volto.
-Avanti, piccolo Keiichi, sta’ calmo- cercava di quietarlo il vecchino, sorridendo anche lui alla curiosità del nipote -Prometti di fare il bravo e ti racconterò tutto ancora una volta- cedette, poi, alle suppliche del bimbo. Il piccolo gli rivolse un sorriso radioso, scoprendo un’arcata dentaria incompleta.
-Promesso!- urlò, sorridendo subito dopo -Prometto di fare il bravo, Souta-ojiisan!- continuò poi, più pacatamente. Il nonno sorrise, pronto per raccontare ancora una volta quella fantastica storia.
-A quel tempo, avevo solo dieci anni ma ricordo i fatti come se fosse ieri. Mia sorella, una quindicenne altruista e gioiosa, scoprì quello che, in principio, era un semplice pozzo sigillato e ci finì dentro. Tutto accadde per colpa mia, per colpa del fratello che l’aveva obbligata a trovare il gatto di famiglia…ma non credo sia una vera è propria colpa visto ciò che successe dopo…- il vecchio Souta si fermò lì, per creare un po’ di suspense che, tuttavia, venne interrotta dal gridare del bimbo.
-E poi? Cos’è successo poi?! Dai nonnooo!- lo esortò a continuare, infatti, il più piccolo. L’altro scoppiò a ridere -Suvvia Keiichi, non essere così frettoloso! Dai tempo al- provò a dire il nonno.
-Tempo- lo interruppe Keiichi -Lo so, ma sbrigati- continuò, poi, mettendo il broncio.
La storia poté continuare.
-Stavo dicendo, non è stata propriamente una colpa visto che quel fratellino rompiscatole ha fatto conoscere alla sua sorellona il vero amore…inizialmente ero molto restio all’idea di lasciare mia sorella a quel cane burbero ma, poi, mi sono resoconto che non c’era altro modo per vederla felice e protetta. Comunque, ora arriviamo alla parte che ti piace di più: la sfera dei quattro spiriti. Quel gioiello che ha mosso i fili delle vite di tutti loro per molto tempo, il gioiello che doveva essere ricomposto da mia sorella e dal fratellone Inuyasha. Non so molto altro, solo che, dopo aver sconfitto colui che dovevano sconfiggere, mia sorella è tornata qui in lacrime. Lo stesso modo in cui, quel giorno, se n’è andata per sempre. Se, ora, provo a immaginare com’è continuata la sua vita, un moto di malinconia e felicità mi assale…perché so che mai più la rivedrò ma che lei sarà felice insieme alla persona che ama. E, il sorriso che mi spunta nel sapere che lei è felice, è il regalo più prezioso che questa vita mi potesse fare-
Souta terminò di raccontare con delle lacrime agli occhi, sotto lo sguardo affascinato di Keiichi -Nonnino, non piangere- gli sorrise, quello, asciugandogli le lacrime -È una storia molto bella…ma, dimmi, qual è il nome della sorella dell’ojiisan?- gli chiese, poi, con una scintilla di curiosità negli occhi.
Il nonno lo guardò sorpreso, poi si ricompose -Kagome, il suo nome è Kagome- gli rispose.


-Vi conviene studiare bene perché questo sarà nel prossimo test-
-Si prof!-
Keiichi uscì dalla scuola con aria assorta, non poteva perder tempo a studiare, doveva assolutamente capire se la storia che gli raccontava il nonno fosse vera e, soprattutto, cosa c’entrava lui con tutto questo. Corse dritto a casa, ignorando i tentativi di discorso del suo amico Eiji e finendo per investire delle vecchiette per tre volte consecutive; era appena diventato un pericolo pubblico. Arrivò al tempio di corsa, salendo le scale velocemente ed ignorando il poco fiato che gli era rimasto: non c’era tempo da perdere. Passò di fronte al Goshinboku, quello che una volta era un albero rigoglioso ma che, ora, iniziava a farsi vecchio; accanto all’albero, un abitacolo e, dentro di esso, il famigerato pozzo del racconto. Era grazie ad esso che era nata quella fantastica storia dalla dubbia concretezza...ed ora, lui, doveva provarne l’esistenza. O, meglio, avrebbe dovuto scoprire se era vera o meno.
Sospirò, come per infondersi coraggio. Poi, le porte dell’abitacolo vennero spalancate e il ragazzo poté entrare. Trattenne il fiato, di fronte ad una simile struttura, così vecchia e misteriosa al tempo stesso. La puzza di chiuso faceva capire che quel posto non era stato aperto per molto tempo, il legno del pozzo era vecchio così come tutto quello che ricopriva l’abitacolo, ai rispettivi quattro angoli del soffitto vi erano delle ragnatele ma niente ragni; cosa che fece preoccupare particolarmente il ragazzo.
Si avvicinò piano, mentre la luce lo illuminava da dietro. Poggiò un ginocchio sul pozzo, pronto a spiccare il salto che avrebbe deciso la sincerità del racconto del nonno. Ma…gli andava veramente bene così? Un racconto simile…valeva la pena gettarlo via in questo modo? Ci aveva creduto per tutto questo tempo…ed ora, avrebbe gettato in mare la sua intera infanzia? Poteva farlo? Poteva…davvero farlo?
Stette a guardare il fondo del pozzo per un po’, mentre le numerose domande di prima lo confondevano sempre di più, lasciandolo immobilizzato sul posto, col ginocchio poggiato nel bordo della struttura.
Ebbe un cedimento e, quando si stava per rialzare ed andare via, qualcuno lo distrasse.
-Vorresti provare?- chiese, una voce che conosceva perfettamente.
-Nonno!- esclamò voltandosi verso il vecchio sulla soglia, un sorriso ad incorniciargli il volto stanco e rugoso.
-Allora, Keiichi…vuoi provarlo? Vuoi scoprire se questo vecchio pazzo ha ragione?- gli chiese ancora, con voce misteriosa.
-Ma che stai dicendo nonno?- non capì Keiichi -Quella storia è soltanto una leggenda…giusto?- provò poi, cercando l’approvazione del vecchio Souta; ma quello gli rivolse uno dei tanti sorrisi che gli faceva da bambino, come per dirgli “Se è questo quello che credi…”.
A Keiichi non restò altro che guardarlo, in silenzio, mentre la luce del crepuscolo gli illuminava le vecchie spalle. Poi, un’altra voce li richiamò. Era quella del padre di Keiichi, Chihiro, che richiedeva la presenza dei due per la cena.
-Andiamo- disse il nonno, dirigendosi in casa.E a Keiichi non restò altro che seguirlo.
“Non capisco perché il nonno tenga tanto a quella storia…e soprattutto non riesco a comprendere perché non mi faccia capire se sia vera o meno” pensò Keiichi, sdraiato sul letto della sua camera, mentre il flebile venticello estivo che entrava dalle imposte spalancate della finestra lo faceva rilassare. Non sapeva proprio cosa pensare, se suo nonno doveva dirgli qualcosa basta che lo faceva e punto, non c’era bisogno di simili segreti. Non erano mica uno di quei tanti servizi clandestini che vedeva protagonista nei film Thriller!
Sospirò, pensando che, se voleva scoprire qualcosa, avrebbe dovuto farlo da solo; senza l’aiuto del nonno. Gettò un occhio alla finestra, sotto la quale c’era un tettuccio: ottimo per fuggire senza far rumore. Si alzò dal letto e uscì dalla camera pronto a dare la buona notte a tutti “Nessuno deve sospettare che io sia ancora sveglio”. Ed aveva ragione, nessuno avrebbe dovuto sapere che voleva gettarsi in un pozzo.
-Bene- sussurrò, una volta di fronte alla struttura -O la va o la spacca- sibilò, poi, prima di buttarsi dentro al pozzo.
Da quel momento cambiò tutto.

-Nonno, come ha fatto Kagome-san a trovare il pozzo?- chiese, il piccolo Keiichi.
-A quel tempo, si trovava nell’hokora. Ed anche oggi è lì, ma ti consiglio di non entrare in quel posto- gli rispose il vecchio Souta.
-Perché?- chiese l’altro.
-Perché, chissà, anche tu potresti essere il prescelto della sfera…-


-Ahia! Accidenti che botta!- esclamò tastandosi la testa. Doveva aver fatto un bel volo…aveva un enorme bernoccolo sulla nuca! Beh, almeno ora sapeva che la storia non era affatto vera…era come se si fosse tolto un macigno dal petto, quella situazione l’aveva stressato fin troppo…e, ehi, ma si era sempre potuto vedere il cielo stellato dall’hokora? Qui c’era qualcosa che non andava…o aveva sbattuto così forte la testa da vedere il cielo dove non poteva essere visto o quella storiella non era poi tanto falsa…si stupì nell’accorgersi di sperare che fosse la prima. Già, quella situazione si era protratta anche per troppo tempo…era normale sperare che tutto fosse solo una semplice storia. E stupido lui che si era anche preso l’impegno di investigarci su.
“Devo smetterla con questa cosa…ora tornerò su e ci dormirò sopra” annuì, convinto di ciò che aveva pensato. Iniziò l’arrampicata, agevolata da dei rami d’edera che non aveva notato fino ad allora e, una volta arrivato in cima, quello che vide lo destabilizzò talmente tanto che rischiò di ricadere nel pozzo: davanti a lui vi era un enorme radura circondata da alberi di ogni tipo; l’erba di campo, i fiori illuminati dalla luce lunare…no, qui c’era veramente qualcosa che non quadrava. Ma, soprattutto, dove diamine era finito?!
-Stupido me, che mi sono buttato da un pozzo…devo aver battuto davvero la testa, allora!- sibilò, girandosi da ogni parte della radura per avere una visione più chiara del tutto. Un venticello lo colpì in pieno e, pur essendo estivo, lo fece rabbrividire. Era anche logico, indossava il pigiama! Stupido lui che non si era vestito per bene prima di buttarsi da un pozzo. E, stupido lui che ci aveva anche provato!
Dannazione…
-Perfetto ora mi metto a fare anche come una ragazzina…- sussurrò -Beh, vediamo di cercare dei centri abitati- cambiò poi discorso; visto che la cosa più logica da fare, in questi casi, non era di certo pensare a quanto fosse femminuccia. Iniziò a camminare, stando ben attento a dove mettesse i piedi e, soprattutto, a cosa ci fosse intorno a lui. Chissà quali animali selvaggi nascondeva quella radura. Camminò per un bel po’, finché non giunse ai piedi di un grande albero; molto più familiare degli altri.
-Il Goshinboku!- sussurrò, poggiando una mano sulla spessa corteccia ed osservandone la chioma resa scura dal buio della notte. Nel passare lo sguardo di ramo in ramo, però, scorse una figura distesa in uno dei più robusti ed alti; apparentemente dormiente. Un sorriso da ebete delineò le sue labbra, schiudendole e facendogli assumere un espressione da pesce lesso: quella figura era la sua salvezza! Finalmente sarebbe potuto tornare a casa!
O forse no?
-Ehi! Signore! Mi sente? Si svegli, ho bisogno di aiuto!- urlò e, non ricevendo risposta continuò -Ehi! Insomma, mi ascolti! La prego! Signore, mi ascolti!- vide la figura muoversi, in modo stizzito e piuttosto assonnato. Poi, scomparve. Semplicemente. Keiichi non poteva crederci -Ma dov’è finito?- si chiese, guardandosi intorno ma non riuscendo a trovare nulla che potesse, neanche lontanamente, assomigliare ad una figura umana.
-Ehi, tu, ragazzino!- una voce femminile lo fece sussultare. Eppure non c’era nessuno qui…
-…chi sei?- chiese Keiichi, deglutendo; in risposta sentì una risata roca e cristallina allo stesso tempo che lo fece rabbrividire.
E se fosse stata, tipo, un’assassina? Cosa avrebbe dovuto fare? Non conosceva nessun tipo d’arte marziale, come si sarebbe potuto proteggere?
-Chiedi sempre chi sei ad ogni persona che incontri?- gli domandò in modo beffardo, quella voce.
-F-fatti vedere!- sbottò Keiichi, piuttosto stanco di quel giochetto.
-Oh...ma io sono  proprio davanti a te…- sussurrò la voce, in risposta -Guarda in alto- e finalmente Keiichi poté vedere il volto della sua interlocutrice. O, almeno, in parte. Tutto ciò che riusciva a vedere era una veste sgargiante e due occhi color ambra che lo scrutavano dall’alto.
-Scendi giù! Non ti farò del male- la chiamò lui, come se fosse una bambina. Quella rise, della stessa risata di prima: roca e gutturale, cristallina e limpida.
-Tu farmi del male?- lo schernì lei -Non devi essere di queste parti, tu- constatò, poi -Sennò sapresti perfettamente che, se solo volessi, potrei ucciderti senza alcun complimento…non ti accorgeresti nemmeno di star morendo sai?- continuò, infine, con voce incredibilmente seria che fece accapponare la pelle al ragazzo.
-N-no aspetta- si difese quest’ultimo -Io non intendevo dire in alcun modo…- disse ma non seppe continuare la frase; strappando un sorrisetto alla ragazza in cima all’albero che, tuttavia, non poté vedere.
-Sei divertente, ragazzino- esordì quella, accavallando le gambe e mettendosi più comoda
-Ascolterò la tua richiesta d’aiuto- annuì, invitandolo a parlare. Keiichi fece per dire qualcosa ma venne interrotto.
“Ma un po’ di pace no, eh?”

Per poco non gli venne un infarto. Cioè, gli avevano appena lanciato…delle frecce?!
No, scherzi a parte, dov’era finito? Uomini feudali che ti lanciano le frecce e ragazzine sopra ad alberi che minacciano di ucciderti…o stava sognando o…cosa? Non c’era altra spiegazione logica accidenti!
-Ehi tu, straniero! Cosa ci fai qui?!- fece un uomo, capelli neri legati in un codino ed abiti medievali, una fiaccola in mano ed uno sguardo che non prometteva nulla di buono; dietro di lui, un gruppo di uomini.
-Eizo-san- lo chiamò uno di quelli -Pensi che sia uno di quei casi? Osserva il suo abbigliamento- gli bisbigliò, poi.
Eizo annuì -Se è così dovremmo portarlo da Daichi-sama- disse, porgendo la fiaccola ad uno dei suoi compagni. Poi si girò verso Keiichi -Da dove vieni, ragazzo?- gli chiese. Ma non ottenne risposta, dal canto suo, infatti, il ragazzo, era completamente paralizzato. Ancora non ci credeva che dei veri uomini medievali gli stavano parlando…e onestamente non voleva nemmeno farlo! Era tutto un sogno, e non bisogna mai badarci troppo, ai sogni.
-Accidenti, non parla- fece l’uomo che prima aveva bisbigliato a quello che pareva chiamarsi Eizo. Tra il gruppo si iniziò a fare strada un sussurrarsi di pareri; insopportabilmente ovvi a seconda di Keiichi.
-Sta’ calmo, Arata- lo quietò Eizo -Ed anche voi, state calmi!- si rivolse, poi, al resto del gruppo
-Di sicuro il ragazzo è instabile- constatò, infine. Quattro o cinque persone nel gruppo annuirono, in accordo con le parole dell’uomo.
-Lo porteremo da Daichi-sama, lui saprà cosa farne- venne deciso e, stavolta, tutti annuirono. Ora, l’unico da convincere era Keiichi che, da parte sua, aveva iniziato a chiedersi chi diamine fosse questo “Daichi-sama” e, soprattutto, cosa continuavano a blaterale quei due uomini dalla dubbia provenienza.
-Seguici, ragazzo- lo invitò l'uomo. E, perché no? Ne erano già accadute troppe di cose, cos’altro poteva esserci?
-Oh, lui non seguirà proprio nessuno!-
Ecco, per l’appunto…cos’altro poteva esserci?!
Keiichi si fermò dai pochi passi che aveva fatto e così fecero gli altri. Accidenti, tra tutte le cose di cui poteva scordarsi…si doveva dimenticare proprio della più importante, pericolosa e chi più ne ha più ne metta?! Mannaia a lui, mannaia.
-Kaori!- sussurrarono tutti, dalla sorpresa. Keiichi, invece, rimase zitto, osservando la ragazza di fronte a lui, illuminata dalla debole luce delle torce. Era un po’ più alta di lui, indossava un haori rosso fuoco tenuto in vita da un haori-homi dello stesso colore, legato con un fiocco al fianco. I capelli, argentei quasi bianchi le arrivavano un po’ più sotto delle scapole ed erano mossi sulle punte. Le gambe erano lasciate scoperte dall’haori che, di fatto, le arrivava un po’ più sopra della metà della coscia ed erano fasciate in delle calze lunghe e nere, quasi trasparenti. Ai piedi, non portava alcun paio di scarpe. Il braccio, alzato a proteggerlo da eventuali attacchi, era coperto dalla sgargiante manica dell’haori, che le arrivava un po’ più sotto del polso secco. La mano era aperta, piccola e delicata, aveva dei lunghi artigli. La cosa che, però, lo lasciò di stucco furono delle piccole orecchiette da cane in cima alla testa; morbide e delicate al solo guardarle.
-Kaori, che ci fai qui?- chiese, Eizo, ridestando Keiichi dall’osservare la graziosa ragazza di fronte a lui. Per un attimo, si era dimenticato di essere in un posto completamente diverso da casa sua.
-Beh, non so come la vedi tu, ma questo bosco è la mia casa, Eizo- rispose, beffardamente, l’interpellata; alzando le spalle in una pura forma di presa in giro.
-Ti sbagli, Kaori, questo bosco non è casa tua…- ribatté l’uomo, incupendosi -Questo è il bosco di Inuyasha- terminò, con aria ancora più cupa. Keiichi ebbe un sussulto nel sentire quel nome. Anche Kaori, invece, sembrò incupirsi ma durò solo un secondo, poi un ghigno le delineò le labbra sottili, scoprendole i canini bianchi e letali.
-Questo bosco mi appartiene- disse, scandendo ogni parola -Come qualunque cosa che vi è dentro- continuò facendo un ampio gesto con la mano e guardando il gruppo di uomini di fronte a lei.
-Capisco ma- provò a dire Eizo.
-Quindi- venne interrotto dalla ragazza -Anche questo ragazzo mi appartiene- terminò, voltandosi verso di lui con un sorriso furbo.
-Ehi, ehi...- fece Arata -Ora non esagerare! Dacci il ragazzo e basta, o useremo le maniere forti!- la avvertì, continuando.
Kaori lo guardò male -Darvelo?- chiese, fingendo di non capire -Per farlo finire come Chiharu?- urlò, poi, colma d'ira. Keiichi la guardò stringere i pugni, tremando dalla rabbia.
"Deve far male" pensò, ricordandosi dei lunghi artigli e di come, se avesse chiuso i le mani, le avrebbero graffiato il palmo. L'uomo che aveva parlato prima rise di gusto, cosa che fece arrabbiare più di quanto già non lo fosse la ragazza; dal canto suo, invece, il ragazzo, non ci stava capendo proprio nulla.
-Ti piace ridere delle disgrazie altrui, Arata?- lo pizzicò l'altra.
-Smetti di abbaiare, Kaori- la zittì l'interpellato -Non ti si addice...e, comunque, quello sporco mezzo-demone è stato punito perchè se lo meritava, cosa che, anche tu, in effetti, ti meriteresti...non credere d'essere stata risparmiata perchè figlia del grande demone cane! L'unica che valeva d'avvero era la Divina Kagome, nella vostra famiglia!- le sputò, con tutto l'odio che aveva nei suoi confronti. Solo in quel momento, Eizo, che aveva l'aria di essere il più ragionevole, intervenne:
-Arata- lo chiamò -Sta' calmo...non ricordi quello che ci ha detto Daichi-sama?- gli sussurrò, poi, mentre il gruppo dietro di loro annuiva. Kaori pensò seriamente di gettarsi contro l'uomo per ucciderlo, anche Keiichi aveva una certa quantità d'astio nei confronti di quello...odiava le persone come lui, da quel che aveva capito era successo qualcosa di triste...forse qualche scandalo...eppure quell'uomo, che sembrava essere coinvolto, non mostrava il minimo dispiacere; e, questo, lui, lo odiava. Strinse i denti, ora si metteva persino ad odiare gente a caso...e per conto di un'arrogante, brusca, violenta ragazza! Cioè, era impazzito? Perchè arrivare a tanto? E, sopratutto, perchè si sentiva in dovere di proteggere quella ragazza? La sentiva familiare, come se l'avesse già conosciuta...come se...

Lacrime di dolore gli rigarono le guancie mentre la vista si faceva via via più appannata.
-Mamma, papà...!- singhiozzò, cercando di asciugarsi le lacrime alla bell'e meglio. Fuori stava piovendo a dirotto, con tanto di fulmini e tuoni ad aumentare la sua già alta ansia; cosa avrebbe potuto fare? Era caduto e si era tagliato e sbucciato in più punti le ginocchia, tutto perchè, non solo era andato nel bosco di nascosto ma aveva anche oltrepassato quello che, la mamma, chiamava "limite della coscienza". Era stato troppo curioso, col risultato di essersi fatto male. Poi, per fortuna, aveva trovato rifugio tra le radici di una quercia nodosa; in una tana scavata da qualche animale selvatico e si era messo in salvo, sperando che quell'animale non avesse fatto ritorno non prima di domattina.
Singhiozzò, abbracciandosi le gambe e cercando di trovare conforto e calore nel suo stesso abbraccio -Io- iniziò, con voce rauca -Devo essere forte- finì, poi, tirando su col naso. La mamma non avrebbe di sicuro voluto vederlo così, gli diceva sempre che lui doveva affrontare qualunque cosa gli riservasse la vita, senza piangere e trovando la felicità nelle piccole cose. E lui, avrebbe fatto proprio così.
-Ehi, e tu chi saresti?- una voce femminile lo distrasse, facendogli alzare la testa che, prima, aveva nascosto nelle ginocchia. Davanti a lui, una ragazzina che doveva avere qualche anno in più di lui occupava l'entrata della tana, impedendo il passaggio della già da sè flebile luce.
-C-cosa?- mormorò, non capendo.
-Ehi, si ascoltano le persone quando parlano!- sbottò quella, ignorando la sua risposta e procedendo a passo spedito verso di lui; che, da parte sua, dovette scacciarsi contro il tronco della quercia. -Ti ho chiesto chi sei- esclamò quella -Rispondimi!- gli urlò, poi, facendosi sempre più vicina.
-O-okay?- fece Keiichi; osservandola meglio potè notare che aveva i capelli neri ed era più bassa di lui, indossava un kimono rosso fuoco. Non sembrava cattiva, solo impertinente.
-Avanti- lo esortò, quella.
-S-si! Mi chiamo Keiichi- rispose, ridestandosi. Iniziava a stancarsi di quella ragazzina che gli urlava nelle orecchie, lui voleva solo tornare a casa dalla mamma e dal papà...non aveva tempo da perdere appresso alle ragazzine impertinenti!
-Bene, Keiichi- esordì la bimba -Ora puoi andare- gli sorrise poi, invitandolo ad uscire.
-Eh?!- esclamò lui -N-non puoi mandare via la gente di punto in bianco! È da maleducati!- la sgridò, mettendosi seduto normalmente. L'altra mise il broncio.
-Uffaaaa! Cosa vuoi che me importi? Io faccio ciò che voglio! E questo è il mio nascondiglio! Quindi esci!- gli rispose, piuttosto arrabbiata. Keiichi fece un'espressione tra lo stupito e l'infastidito; come si permetteva quella bimbetta a parlargli così??
-Per la cronaca- fece, assumendo il tono che aveva papà quando gli faceva notare qualcosa di importante -Questo è il MIO nascondiglio, perchè l'ho trovato prima IO. TU sei venuta DOPO- la assalì verbalmente, marcando con enfasi le parole "Mio-Io" e "Tu-Dopo".
L'altra non seppe cosa rispondere, finendo per stare zitta e arrossire -Uffaaaa! Sta' zitto! Sei noioso!- lo apostrofò, incrociando le braccia al petto e voltando la testa di lato per non far vedere la sua rabbia. Keiichi si sentì punto dall'ultima affermazione della bambina.
-E tu invece sei precipitosa e impertinente!- le rispose, di rimando.
-Buon per te che l'hai capito!-
-Bene!-
-Benissimo!-
Beh, per lo meno i graffi e le sbucciature non dolevano più.


"Cos'era quello?" si chiese, portandosi una mano alla testa e aggrottando le sopracciglia; la bambina del suo passato...che avesse un nesso con tutto questo? Ma perchè? E, se si, che nesso? Cosa diamine stava succedendo?
-Uomini! Cosa fate nel bosco di Inuyasha?- una voce a lui sconosciuta richiamò l'attenzione di tutti.
-Daichi-sama!- esclamarono in coro, quelli.
-Acc...è qui- sussurrò, invece, Kaori presa da un improvviso senso di fastidio; nella sua mente, sembrava fosse scattato un campanello d'allarme.
"Daichi-sama?" si chiese mentalmente Keiichi, osservando il nuovo arrivato. Quindi...lui era Daichi-sama? Quello di cui tutti parlavano? Quello a cui doveva essere portato? Quel Daichi-sama? "E chi altri sennò idiota?" si ribbeccò mentalmente; ce n'era solo uno di Daichi-sama che conosceva il gruppetto di uomini...no?
Era un uomo abbastanza giovane, pelle abbronzata ed occhi color nocciola chiaro e profondo; di quel nocciola limpido e tagliente che ti mette facilmente in soggezione. I capelli, lunghi e color castano scuro, erano legati in una bassa coda. Aveva un volto piuttosto ovale, severo ma non per questo cattivo; i lineamenti erano appena accennati e davano al giovane uomo un senso di calma e gentilezza. Indossava un normale Kimono bianco neve con ricamati dei geroglifici in filo d'oro nelle maniche; sopra di esso quello che a  Keiichi sembrava un grembiule rosso chiaro legato ad una sola spalla con un nodo. Al collo un rosario buddhista celeste.
-D-Daichi-sama, cosa ci fate qui?- chiese Eizo, osservando il sacerdote e gli altri due uomini armati di lance che lo scortavano. Dal canto suo, Daichi non rispose, si limitò ad osservare prima il gruppo di uomini per poi passare a Kaori (che distolse subito lo sguardo) e infine a Keiichi che si sentì subito in soggezione per quello sguardo.
-Non posso nemmeno vedere come stanno i miei uomini?- chiese l'uomo, osservando con più attenzione il ragazzo. "Cosa vuole da me questo?" venne spontaneo chiedersi da parte sua, Keiichi. Era da un bel po' che non parlava, forse avrebbe dovuto farsi...sentire? Quelli stavano decidendo tutto per lui, accidenti!
In poco tempo si sentì osservato da tutti e, dal canto loro, anche lui cominciò a passare lo sguardo sulle persone presenti. "No, no...altro che parlare..." pensò, nervoso e improvvisamente preoccupato "Qui me la devo dare a gambe!"
-Daichi-sama- chiamò Eizo, titubante. L'altro si mise subito in ascolto.
-Cosa c'è?- chiese, invitandolo a parlare.
L'uomo deglutì -E-ecco- fece, avvicinandosi al giovane uomo; poi iniziò a sussurargli parole che, purtroppo o per fortuna, Keiichi non riuscì ad ascoltare.
Cosa stavano complottando? Forse parlavano di lui? "Accidenti, se non riesco a sentirli non so come finirò!".
-Capisco- concluse Daichi, annuendo. Poi si rivolse ai due -Vogliate, gentilmente, seguirmi?- li invitò. Keiichi azzardò un passo ma dovette ripensarci: evidentemente il sacerdote non aveva ancora finito.
-Kaori- disse ancora quello, il ragazzo vide scattare le orecchiette della ragazza.
-Che vuoi?- chiese brusca, quella.
-Perchè sei qui? Non avevamo detto che-chiese ancora il giovane uomo, venendo poi interrotto.
-Ti sbagli, tu l'avevi detto- rispose scocciata l'altra -E se anche fosse stato, non posso ancora lasciare questo posto- concluse, poi.
-Capisco- sorrise il sacerdote -In tal caso, sentiti libera di usare i miei uomini qualora ce ne fosse bisogno- la avvertì, sempre con lo stesso sorriso.
-Tsk- fece Kaori, girando la testa da un'altra parte; le guance leggermente arrossate che fecero ridacchiare Daichi.
-Bene!- esordì -Vuoi seguirmi, ragazzo?- si rivolse, poi, a Keiichi.
Quello deglutì "Mi posso davvero fidare?" pensò, sotto lo sguardo attento della ragazza.

-Fammi indovinare- fece il sacerdote, mentre camminavano per il bosco -Tu vieni dal futuro!-
esclamò, infine, voltandosi verso il ragazzo qualche passo dietro di lui. Questo ne fu scioccato: come faceva a sapere del passaggio nel pozzo? Che significava che veniva dal futuro? Quella storia lo stava letteralmente mettendo k.o...quando sarebbe tornato a casa non avrebbe mai più voluto sentire parlare di quel racconto! Di pozzi, di sfere e tant'altro! Mai. più.
Sospirò "Sempre se ci ritorno a casa...è quasi l'alba, si proccuperanno un casino se non mi vedono!" poi guardò il giovane uomo -Senta...- iniziò -Lei mi deve aiutare- continuò, sotto lo sguardo stupito del gruppo di uomini; mica aveva parlato, prima!
-Ah ma quindi parli!- esclamò l'altro, provocando l'ilarità del gruppo. Keiichi divenne una statua di sale. Cioè...lui pensava...che non sapesse parlare?! Ma chi erano questi tizi?!
-Eh?- si lasciò sfuggire, guardando il sacerdote come fosse un alieno.
No, davvero...cosa (diavolo, cavolo, diamine) stava succedendo??!
-Quindi- fece Daichi, una volta giunti nella sua capanna ed una volta aver ascoltato la storia del moro-Tu vieni da un mondo completamente diverso dal nostro...al di là del pozzo...e sei venuto qui per mano di una storia raccontatati da tuo nonno?-
-Proprio così- confermò Keiichi.
Ci fu un attimo di silenzio dove i due si guardarono negli occhi; il ragazzo come se dovesse convincere l'uomo a credergli e, quest'ultimo, riflettendo sulla storia. Poi, l'uomo scoppiò a ridere con grande stupore e fastidio dell'altro. Si sentiva preso in giro.
-Suvvia ragazzo! Raccontane una più seria!- fece tra le risate -Ammettilo...sei venuto qui soltanto per caso!- lo schernì, infine. Keiichi iniziava a dubitare che quello fosse un sacerdote.
-Ti dico che è vero!- esclamò, battendo le mani per terra.
-Si certo...- gli concesse l'altro -E di che cosa parla questa storia che ti ha detto tuo nonno?-
-Di Kagome-san che- cominciò a raccontare il ragazzo; ma venne interrotto.
-Cosa?- si stupì, infatti, Daichi -Kagome...hai detto?- gli chiese, con una nuova luce negli occhi; ormai le risate erano cessate.
-Si, perchè?- non capì, invece, il ragazzo.
-Oh Kami...questo è molto interessante- riflettè il giovane uomo -Vieni con me- gli disse, poi, uscendo dalla capanna. Keiichi lo seguì a ruota.
Cosa c'era, adesso?
-E-ehi! Aspetti!- esclamò il ragazzo, quando il sacerdote si mise a correre; la fiaccola in mano e il fuoco che si spostava ad ogni sua falcata. "Ma quanto è veloce?" pensò Keiichi, a qualche metro di distanza da lui. Doveva essere abituato a correre quel tipo! Era un fulmine, accidenti!
-Forza ragazzo, non fermarti!- lo esortò quello, con voce affannata per la corsa.
"È una parola!".
Arrivarono ben presto ad una caverna nel bel mezzo dell'erba alta; Keiichi ansimando terribilmente e il giovane uomo con sguardo serio, a coprire l'entrata della caverna un telo di stoffa usurato dal tempo.
Non appena quest'ultimo fu aperto, il ragazzo sentì un insopportabile odore di chiuso mischiato a quello che sembrava odore di...morto?!
-Ehm...dove siamo, esattamente?- chiese titubante, guardandosi intorno e non sentendosi tanto sicuro di volere una risposta. I lati della caverna erano umidi, bagnati e pieni di muschio percorso a tratti da insettini; cosa che fece venire la pelle d'oca al moro. Alla destra, un po' più giù dell'entrata, c'era un poggia-torcia dove il sacerdote potè mettere quella che portava in mano così da rischiarare l'ambiente circostante. Le pareti rocciose continuavano fino a qualche metro, poi andavano a formare un vicolo cieco. Alla fine della grotta, un piccolo altare in marmo e qualche ciotola sparsa per terra.
-Qui siamo nella grotta maledetta- spiegò Daichi, avvicinandosi all'altare ed accarezzandone la superficie coperta da un panno sporco -Perchè maledetta? Perchè qui è dov'è finito un demone e ne è iniziato un'altro- continuò, poi.
-In che senso?- chiese Keiichi.
L'uomo lo guardò con la coda dell'occhio, mentre i ricordi raffioravano nella sua mente: corpi senza vita, lacrime, grida, bambini che correvano, orde di demoni, i suoi genitori...tutto era impresso nella sua mente come fosse accaduto ieri...e, invece, erano passati più di dieci anni. Quando l'aveva vissuto, gli era sembrato tutto così reale...era stato solo un bambino a quel tempo...e la perdita dei genitori l'aveva scosso molto...ma, ancora di più, ciò che aveva visto l'aveva segnato fin nel profondo: occhi inniettati di sangue, una furia accecata dalla follia che aveva raso al suolo un intero villaggio; l'aveva guardato solo per pochi secondi ma non avrebbe mai potuto dimenticare quello sguardo, così rabbioso, ferito...disperato. La follia per un amore perduto.
-Ehi, signore mi sente?- lo richiamò il ragazzo, facendolo sussultare. Era talmente perso nei suoi ricordi che si era totalmente dimenticato della sua presenza.
-Si?- chiamò -Ah, si si, ragazzo- farfugliò, poi, girandosi verso di lui -Ti dovevo raccontare la storia di questa grotta giusto?- chiese e, all'annuire del ragazzo, iniziò a narrare:
-Tutto iniziò cinquant'anni dopo la sconfitta del mezzo-demone Naraku, quando io avevo dodici anni e stavo iniziando ad apprendere le arti di monaco. Miroku, mio nonno, mi aveva insegnato la maggior parte degli esorcismi, raccontandomi qualche volta le storie del suo precedente maestro, mentre la nonna Sango mi spiegava l'arte dello sterminatore di demoni, aiutata dal prozio Kohaku. I miei nonni erano entrambi molto vecchi, ma non per questo scansafatiche; avevano tre figli, uno morì in giovane età mentre le altre due, gemelle, vennero divise perchè una di queste scappò nell'adolescenza. Quella che rimane, è mia madre. I nonni ne andavano molto orgogliosi, le volevano molto bene ed erano convinti che mi avrebbe cresciuto bene- ci fu una pausa, dove i due si guardarono negli occhi, poi Daichi riprese -Vivevamo tutto sommato bene, io ero felice ma sapevo che questa felicità non sarebbe durata per molto, quindi cercavo di godermela nel miglior modo possibile. Avevo ragione, solo non pensavo che sarebbe finita in quel modo. Inuyasha, amico di mio nonno e mezzo-demone cane, viveva felicemente con la sua famiglia; amava molto sua moglie Kagome ed era un ottimo padre per sua figlia...ancora non riesco a capire come abbia fatto ad impazzire...ma, comunque, la divina Kagome era un'umana e, a differenza dei mezzodemoni e dei demoni in generale, noi umani siamo meno longevi di loro. Resta il fatto che morì. Non so bene com'è andata la vicenda ma, il mezzo-demone, è completamente impazzito e, abbandonando completamente la figlia, a quel tempo solo una bambina, ha raso al suolo il nostro villaggio- concluse, una nota di frustrazione e amarezza nella voce e i pugni stretti -Ciò che hai visto mentre venivamo qui è ciò che ne rimane- spiegò a Keiichi e, nella sua mente, si iniziarono a formare immagini di case distrutte, fossi, strade interrotte e molti, molti cimiteri.
-Capisco- fece il moro -Ma non comprendo come- cercò di parlare ma venne interrotto dall'uomo.
-Aspetta- fece quello -Non abbiamo ancora finito- spiegò, di seguito -In questa grotta era stato deposto il corpo senza vita della divina Kagome, proprio in quell'altare- e lo indicò -E, la caverna, viene definita maledetta perchè qui è dove sono "nati" i due mezzi-demoni più forti che noi avessimo mai conosciuto...il mezzo-demone Naraku e il mezzo-demone Inuyasha. Ognuno dettato dalla pazzia per un amore perduto- Keiichi deglutì, ripensando alle parole che gli diceva sempre suo nonno e di come, adesso, non riuscisse a ricordarle.
Poi il sacerdote continuò.
-Io- iniziò -Persi i miei genitori e la mia felicità. Gli ultimi anni li ho passati con i miei nonni a migliorare quanto appreso prima, poi loro morirono ed io diventai sacerdote del villaggio con un unico scopo in mente: fermare Inuyasha. Colui che, ora, controlla tutte le nostre vite e sta cercando di resuscitare la sfera dei quattro spiriti per riportare in vita la sua amata. Ed è qui che vieni tu- guardò Keiichi, con una nuova scintilla negli occhi.
-I-io?- chiese quello, indicandosi.
-Si- annuì l'altro -Tu- confermò, infine. Poi prese un profondo respiro -Tu, che sei venuto dal futuro per mezzo di tuo nonno e la storia della divina Kagome devi avere di sicuro un nesso con tutto questo. E quel nesso è che, nel tuo corpo, porti la sfera dei quattro spiriti- finì, guardandolo intensamente.  Keiichi strabuzzò gli occhi.
-COSA?!-

Cosa cosa cosa? Cosa (diamine) aveva ascoltato?! Lui...aveva dentro di sè la sfera dei quattro spiriti?! Ma anche no! Era un ragazzo normale, andava a scuola e studiava molto. Cioè poco. Cioè niente. Ma, comunque, non era questo quello che importava! Lui non poteva in alcun modo avere una cavolo di biglia rosa dentro al suo corpo! Non era scientificamente provato ed era impossibile. Semplicemente impossibile. E tutto questo era un sogno. Sicuro.
-Accidenti- fece, col fiatone e piegato sulle ginocchia -Questi qua sono tutti pazzi!- ansimò, guardandosi intorno. Non appena aveva sentito quelle...cretinaggini ecco, era letteralmente scappato come se fosse inseguito dal demonio in persona ed era arrivato al punto di partenza. Sentiva il cuore battere forte, pompargli nelle tempie e mandargli scosse di adrenalina per tutto il corpo; era una sensazione bella, tolto il fatto che stava per morire asfissiato. E si era anche sorpreso di se stesso...neanche alla staffetta aveva corso così in fretta!  Suo padre sarebbe stato fiero di lui e...accidenti suo padre! Se n'era completamente dimenticato! Era quasi l'alba, mancava poco! E lui doveva essere assolutamente a casa.
-Cavolo- imprecò -Devo trovare il modo di tornarci, però!- si guardò intorno ma non riuscì a vedere nulla che potesse aiutarlo; oltre al pozzo naturalmente...no, aspetta, il pozzo?! Giusto! Se era venuto da lì allora sarebbe dovuto tornare in altrettanto modo! "Sono un genio!" pensò con un ghigno, avvicinandosi alla struttura. Presto sarebbe tornato a casa.
O no?
-Ehi ragazzino!- Keiichi alzò gli occhi al cielo "Mai na' gioia" pensò girandosi e ritrovandosi di fronte la ragazza di prima, appoggiata ad un albero con un sorrisetto da schiaffi.
-Che vuoi?!- chiese scontroso e annoiato. Perchè cavolo non lo lasciava in pace?!
-Stai andando via?- chiese quella, con tutta sorpresa del ragazzo. Questo la guardò con gli occhi spalancati, notando solo ora come un ciuffo argenteo della ragazza fosse separato dal resto dei capelli e come, attorcigliato ad esso, ci fosse un nastro rosa. Cosa intendeva dire?
-Non vedo come possa interessarti...- fece in modo strafottente. Odiava quanta confidenza si prendeva quella lì...e poi, chiamarlo ragazzino...che cavolo, non sembrava più vecchia di lui!
Kaori, da parte sua, tradì solo una scintilla di fastidio che gli attraversò gli occhi per un istante, poi il suo sorrisetto si allargò -Nulla- fece, con il tono di chi la sa lunga e staccandosi dall'albero -Stavo solo chiedendo- finì, poi, andandosene.
Keiichi rimase lì impalato, tremava per la rabbia e il fastidio che le dava quella là; si sentiva tremendamente nervoso. Era stata lei a porgli quella domanda...e lui le aveva solo risposto. Perchè diavolo era finita in quella maniera allora?! Ce l'aveva sempre vinta lei! Ed era così insopportabile che sarebbe potuto morire! Digrignò i denti e, stizzito, fece qualche passo verso il pozzo fino ad arrivargli davanti. E, al diavolo tutto! Storie folli, sacerdoti, villaggi, amori perduti, mezzo-demoni pazzi e, sopratutto, ragazze! Ne aveva le tasche piene, sarebbe tornato a casa e ci avrebbe dormito su. Si, avrebbe fatto così.
-Al diavolo- sibilò, rivolto a qualcuno di non definito -Ne ho abbastanza di quella lì- fece rabbioso, salendo con un ginocchio nel pozzo; era pronto a gettarsi e abbandonare tutto, dall'inizo alla fine. Fece un profondo respiro e, con un forte slancio, potè finalmente gettarsi.
L'ultima cosa che sentì prima di essere circondato da una luce blu fu un "Ci vediamo, ragazzino!" a cui gli venne naturale rispondere con un unico, importante pensiero che gli era sempre girato in testa da quando l'aveva conosciuta:
"Che insolente!"

E chissà che non avrebbe cambiato opinione in seguito...  

Angolino piccino picciò <3
Ciauuuu a tutti!
È la mia prima storia che pubblico ma non quella che scrivo. Fin'ora, infatti, ho sempre voluto scrivere per me stessa ma adesso questa cosa non mi va più bene e, quindi, eccomi qua...ma questo non c'entra nulla con quello che ho scritto sopra...quindi passiamo alla storia.
ALLORAAAA xDDD
Ammetto che mi annoia leggere le storie dopo la fine di un opera, preferisco le AU ma questa idea mi ronzava in testa da un po' e dopo aver letto un'altra storia ambientata dopo la fine di Inuyasha ho deciso di mettermi sotto a scriverla. Ed ammetto che mi è venuta una trama niente male...prima volevo che fosse una ragazza la protagonista ma poi mi son detta "Perchè non mettere un po' di diversità una volta tanto? Se ne vedono a bizzeffe di protagoniste femmine!" ed ecco che è venuto fuori il personaggio maschile. L'ho chiamato Keiichi pur sapendo che questo nome era stato già preso da un'altra autrice che ha fatto una storia simile alla mia perchè questo nome significa "figlio prezioso come un gioiello"  e mi servirà in seguito.
Mi scuso per eventuali fastidi per aver preso un nome già usato.
Mi scuso anche per eventuali errori.
Non so quando pubblicherò il secondo ma credò che una settimana dovrà passare, visto che ci metto molto tempo a scriverli e li correggo ogni volta rileggendoli...poi c'è anche l'ispirazione e altri blah blah vari...in poche parole: siate pazienti xD.
Per quanto riguarda altre info sul capitolo, il sacerote Daichi è vestito come Miroku solo che i colori non sono blu e nero ma rosso e bianco (i colori di Kaede e Kikyo in pratica).
Keiichi ha il pigiama per tutto il tempo...e...non credo ci sia altro...
Ah si! I suffissi "san" e "sama" per chi non li conoscesse vengono usati rispettivamente per chi non ha un rapporto intimo con l'individuo e per chi dimostra grande devozione verso di lui. Ad esempio, in Inuyasha Miroku dovrebbe riferirsi alla "Divina Kagome" come "Kagome-sama" e Kagome chiama Kaede con il san perchè non ha un rapporto stretto.
Spero abbiate capito.
Poi, l'ultima cosa, "ojiisan" significa nonno. Quindi Souta-ojiisan è un modo per chiamare il proprio nonno.
Mi piaceva troppo rendere un po' più orientale la mia fiction e quindi ho usato i suffissi che si usano in giappone xDD spero che non vi dia fastidio e in caso mi scuso.
Spero che abbiate capito tutto e che sopratutto vi sia piaciuto il cap! :DD
Al prossimo aggiornamento :D
Ciau! <33

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Capitolo 2
*** E se avesse ragione? ***


-Mammina!- attaccato alla gonna dello sfarzoso vestito, Keiichi, sorrideva alla madre. Una donna dai profondi occhi blu e i capelli castano chiaro lunghi e mossi, rispondeva al sorriso del figlio con il proprio.
-Keiichi, tesoro mio!- lo chiamò, tra il tenero e il felice, quella; poi lo prese in braccio. Il piccolo rise, della classica risata dei bambini...quella che viene dal profondo del cuore ed esce dalla boccuccia con un campanellio, per poi sbocciare in un "lasciarsi andare" gioioso e genuino.
-Mamma, mamma!- chiamò ancora il bimbo, attaccato al collo della donna -Mi sei mancata!- fece poi, scoccandole un bacio sulla guancia -E sei mancata anche a papà!- finì, sempre più contento.
-Non mi dire!- esclamò la donna, anch'essa contagiata dall'allegria del bambino; poi un'altra figura arrivò nell'ingresso.
-Sachiko, tesoro!- esclamò sorpreso quello che si rivelò essere un uomo, capelli neri ed occhi color carbone -Perchè non mi hai chiamato? Ti sarei venuto a prendere all'aeroporto!- le disse, avvicinandosi e banciandole le labbra. Keiichi arrossì; era dell'idea che, se volevano fare queste smancierie, si sarebbero dovuti allontanare da lui o, ancora meglio, non le avrebbero dovute fare proprio.
-Keiichi, insomma!- venne richiamato dal padre -La mamma è appena arrivata e già la fai stancare! Scendi dalle braccia! Sei un ometto, ormai non ne hai più bisogno!- lo sgridò, infatti, quello. Non c'era, però, rabbia nella sua voce. E...come ci sarebbe potuta essere? Era impossibile arrabbiarsi quando la persona che ami ritorna...è impossibile rimpiazzare quella gioiosa felicità con una mera rabbia. Il piccolo lo capì subito e, infatti,  rispose giocosamente con una linguaccia; poi si divincolò dalla stretta della mamma e trotterellò verso camera sua. I due genitori lo guardarono con tenerezza, un sorriso stampato nei loro volti.
-Cresce ogni giorno di più- sussurrò la donna, quasi commossa. L'altro annuì, poi si voltò verso la moglie: ora poteva dargli il benvenuto come si deve.
-Tutto okay il viaggio?- le chiese premuroso, cingendole la vita e baciandole la fronte. L'altra annuì, sorridendo al marito e appoggiandosi al suo petto.
-Mi siete mancati- mormorò , stavolta, piangendo davvero -È stata molto dura...-
L'altro annuì -Anche tu ci sei mancata- fece, cullandola nel suo abbraccio; sapeva come la vita di Sachiko fosse complicata...sia per il lavoro da violinista, che le portava via tanto tempo...sia per...
"Maledizione!" pensò frustato, stringendo i denti. Era possibile che non ci fosse nulla da fare? Vederla ogni giorno più stanca lo faceva morire, era disperato...i medici avevano parlato chiaro, su quella che sarebbe stata la sua vita...su quello che avrebbero dovuto affrontare...sulla sua malattia...
E lui? Lui stava morendo a poco a poco...ogni giorno di più...
Perchè quando la tua metà, la parte che ti completa, sta per morire...beh, tu non puoi fare altro che rassegnarti e andare insieme a lei.

Keiichi sbadigliò sonoramente, la testa poggiata sul banco e gli occhi che si chiudevano ogni qual volta provasse ad aprirli. Era tornato appena in tempo per non essere scoperto, ieri. E, grazie ai kami, l'intervallo pareva essere arrivato in poco tempo; dopo essere entrato a scuola. Le prime ore gli erano scivolate addosso come nulla, per la maggior parte del tempo aveva pensato, suo malgrado, a tutto quello che gli era accaduto dall'altra parte del pozzo; finendo in una specie di coma che lo vedeva ad osservare la bocca del professore senza sentire realmente cosa stesse dicendo. E...era normale, no? Gli era accaduto soltanto qualche faticosa ora fa, avrebbe soltanto dovuto aspettare e il meglio sarebbe...no.
Proprio no.
Non si sarebbe liberato tanto facilmente di quella storia, lo sapeva. E non era nemmeno normale, accidenti! Si era mostrato strafottente quando se n'era andato ed ora ci stava ancora a pensare? Era stupido o che? Aveva qualche mania da suicida uscito fuori di testa per caso? O forse era diventato masochista tutto d'un tratto?! Nemmeno lui lo sapeva. E, onestamente, non voleva nemmeno farlo. Assolutamente. Era ancora troppo giovane per morire, in fondo. O per impazzire. Quindi si doveva stare calmo. Doveva evitare di pensare a cose e, magari, anche pentirsi di aver abbandonato gente bisognosa. Si, avrebbe fatto certamente così.
-Ehi, Higurashi-kun!-
Se prima non si fosse suicidato, ovvio.
Osservò il compagno di classe che aveva di fronte: faccia da schiaffi, sorrisetto impertinente e modi un po' troppo confidenziali...gli ricordava qualcuno. Poi sorrise, nascondendo il suo umore che, a definire pessimo, era poco -Cosa ti serve, Nishimura-san?- disse, con finta cortesia. E, non per cattiveria...era sempre stato molto amichevole coi suoi coetanei...ma non era mica colpa sua se questo qua era arrivato nel momento meno opportuno! (altro senso di dèjà-vu).
-Ecco mi chiedevo se fossi libero pomeriggio...sai, io ed altri miei amici vorremmo andare al Karaoke dopo la scuola- gli sorrise il ragazzo di fronte, con le mani in tasca e dondolandosi sulle punte. "Perfetto, compagnia quando non voglio nemmeno essere guardato in faccia!" pensò sarcasticamente Keiichi. Aveva l'allegria di un bradipo morto...non avrebbe mica voluto contagiare anche gli altri ragazzi no?
Sarebbe stato un così grande peccato...
Okay no, era un pessimo attore persino con sè stesso. Al diavolo i ragazzi.
-Quindi? Ci sarai?- chiese ancora quello che stava per diventare un cadavere. Keiichi lo guardò con un sorriso tra il nervoso e il "tra poco ti uccido"; ed era esattamente quello che avrebbe fatto di lì a poco ma l'idea di passare per un pazzo psicopatico a quindici anni non lo allettava affatto e, quindi, per stavolta, si sarebbe trattenuto. "Userò le buone maniere" sospirò; e buone maniere furono.
-No, ascolta Nishimura-san...- iniziò, usando la tattica del "fare il timido per intenerire le persone" -Io...ecco...ho un impegno oggi pomeriggio- terminò, poi, grattandosi nervosamente la nuca e l'altro parve capire.
-Ah, capisco- fece, infatti -Che peccato...vabbè sarà per la prossima volta- continuò, sorridendogli. Poi, dopo un breve saluto, Keiichi potè rimanere solo.
Finalmente.
Osservò l'ambiente che lo circondava, accorgendosi solo ora di come il banco del suo amico Eiji fosse vuoto e spiegandosi, quindi, il perchè non fosse venuto a chiacchierare con lui durante l'intervallo. Lui era un tipetto vispo, di quelli che ti contagiano quando sono allegri o ridono; era un po' svogliato in fatto di scuola, come Keiichi d'altronde e, forse per questo, erano andati d'accordo fin dal primo momento che si erano conosciuti. Ammetteva che gli mancava quel suo modo di fare...l'avrebbe tirato di sicuro su con tutte le sue battute e le sue frecciatine...già, Eiji era davvero un buon amico..."Magari quando torno a casa lo chiamo" pensò, facendo il primo vero sorriso della giornata.
Forse, ora, gli sarebbe venuta meno pesante da affrontare...forse.
-Mettetevi seduti e prendete il libro- fece il professore ad intervallo finito, la solita espressione e voce severa. Keiichi sospirò, gli sarebbe servito un miracolo...nelle prime ore, oltre a pensare a...vabbè si sa, era anche riuscito a dormire qualche minuto...okay, forse anche tanti minuti...ma, comunque, non si era per niente riposato; visto il sogno che aveva fatto.
E, accidenti, se c'era qualcos'altro che si facesse pure vedere! Tanto ormai la giornata era rovinata...
Sospirò, per chissà quale volta in quella mattina, cercando di non ricordare cosa avesse sognato. Anche se, a dirla tutta, lo ricordava fin troppo bene. "Santi Kami, Keiichi...tirati su!" pensò frustato, combattendo con le lacrime che cercavano di sfuggire al suo controllo.
"Non piangere...non piangere".
Osservò il professore, cercando invano di distrarsi ma nulla...nulla, cavolo, nulla! La bocca si muoveva ma lui non riusciva ad ascoltare, troppo preso dal sorriso della mamma e da come gli ricordasse sempre di essere forte. E cavolo, diamine, mannaia, maledizione...lui non poteva assolutamente piangere.  Se suo padre l'avrebbe venuto a sapere sarebbe scoppiato anche lui...e, tutto quello che avevano fatto sarebbe stato vano! E poi, si riusciva ad immaginare la scena? Il prof che chiamava suo padre e diceva "Salve signor Higurashi, suo figlio sta piangendo e non sappiamo perchè, lei ne sa qualcosa?" si certo come no!
Sarebbe diventato lo zimbello della scuola, diamine! Quindi, non doveva piangere.

-Stai andando via?-
Keiichi osservò la ragazza di fronte a lui, fattasi più seria dopo l'affermazione di prima. Sembrava come se volesse chiedergli qualcosa...per non parlare della sua aria inavvicinabile...era sparita...sembrava...come dire?
Più umana, ecco. Lo guardava intensamente, come se si aspettasse una risposta in particolare, come se si aspettasse qualcosa da lui. Era quasi carina e...

NO, NO, NO! Al diavolo i flashback...
In nome della sua sanità mentale, non avrebbe pensato ad altro!
Cosa più importante, però...che diavolo c'entrava ora quella lunatica di Kaori?! Perchè la sua testa (o subconscio, che dir si voglia) continuava a torturarlo con quella là?! Cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo?!
"Dev'essere per quelle tre vecchiette che ho quasi invenstito..." riflettè, assottigliando gli occhi "O forse per quella volta che ho detto a mamma e papà una bugia per farli riappacificare...".
Ridacchiò: ripensandoci, era stata davvero una genialata...dire a papà che mamma stava per andarsene di casa e fare lo stesso con quest'ultima...poi i due si erano incontrati all'aeroporto, visto che, secondo quanto raccontato dal piccolo (e pestifero) Keiichi,  la meta del loro viaggio era New York. "Persino l'ojiisan ha approvato la mia idea..." si ricordò "Poi, però, è stato sgridato anche lui..." gli venne da ridere, attirando l'attenzione della classe.
-Higurashi- chiamò l'insegnante -Ti senti bene?- chiese, poi, fermandosi dallo scrivere alla lavagna col gesso. L'alunno lo guardò sorridente.
-Mai stato meglio!- esclamò e gli altri fecero spallucce, ritornando alla lezione.
Forse, Kaori, serviva in fondo a qualcosa...

-Sono a casa!- urlò e, una volta entrato, iniziò a guardarsi intorno. Non che non conoscesse casa sua...il punto era che, non solo nessuno gli aveva risposto ma pareva non esserci anima viva lì dentro...che fosse successo qualcosa? "Si, certo Keiichi...magari è entrato un ladro in casa e..."
-Che diamine ci fai tu qui?!-
Voleva morire. Anzi, doveva morire. No, sarebbe morto. Non gli importava come, dove o quando...lui doveva morire. Anche un attentato sarebbe stato perfetto...bastava solo scomparire.
Scomparire più in fretta possibile.
Poi, che sapeva? Anche essere risucchiato dal pavimento sarebbe andato bene...oppure, diamine..."Kami, controllati...la giornata è già storta di suo...controllati, Keiichi" sospirò, facendo appello a tutta la sua pazienza; poi, finalmente, puntò lo sguardo sulla figura che aveva davanti.
-Kaori...- sibilò, stringendo contemporaneamente denti e pugni.
Voleva morire, essere risucchiato dal pavimento o diventare vittima di un attentato...voleva tutto, tutto...tranne questo.
-Riformulo la domanda iniziale...che ci fai qui?- fece, battendo un piede per terra, piuttosto spazientito dal silenzio della ragazza. Per quella, fu come se non avesse parlato: girò la testa da una parte e gonfiò le guance; da brava bambina qual'era (a parer di Keiichi). Il moro aprì la bocca per dire altro, forse per sgridarla...ma venne interrotto dal rumore della porta di casa: qualcuno era appena tornato.
A quel punto, successe tutto in un attimo: il tempo di impallidire, di prendere per il polso Kaori e di trascinarla di peso ignorando le sue proteste che Keiichi si ritrovò chiuso in camera sua con la ragazza.
Un solo pensiero in mente: Non. Farla. Vedere. Assolutamente.
Chiunque fosse entrato da quella porta, non doveva essere coinvolto.
"Perfetto" pensò "Chiuso in camera con una ragazza immatura che non spiccica una parola..." osservò per la seconda volta in quella giornata la "ragazza immatura" citata sopra; trovandola come l'aveva lasciata: con quella strana veste rossa, quel suo insopportabile comportamento e quella sua dannatamente carina faccia da schiaffi.
Si, forse avrebbe dovuto togliere il "dannatamente carina" ma, che ci poteva fare? Era veramente carina, in fondo...cioè, molto infondo...ma molto, molto infondo...no, anzi, non lo era proprio okay? Così la maggior parte di sè sarebbe stata contenta.
-Ehi, Keiichi sei a casa?- solo in quel momento il ragazzo si ricordò della terza persona presente oltre a loro due che, da quanto sentiva, si era fatta molto ma molto più vicina rispetto a prima.
"È dietro la porta, ci vincerei soldi" ironizzò, alzando gli occhi al cielo. E...una cosa alla volta no?
-Ascolta- si voltò verso Kaori -Non c'è tempo, infilati qua dentro- le disse svelto, indicandole l'armadio. Quella lo osservò sbattendo più volte le palpebre, poi parlò.
-Eh?- fece, a bocca aperta, un artiglio ad indicarla. Keiichi annuì gravemente, poi, non attendendo risposta, la prese per un polso e la trascinò dentro il mobile. O, almeno, era quello che avrebbe voluto fare...
-Che diamine ti prende idiota? Vuoi farci scoprire?!- le sussurrò il moro, tirandole il polso invano. Cavolo, se suo padre lo scopriva chissà che avrebbe fatto! Perchè non era stata la voce del nonno, che aveva sentito?
-Ehiii Kaori!- la supplicò, gettando il suo orgoglio nell'immondizia. Quella lo guardò seria.
-No, prima ascolta quello che ti devo dire!- esclamò, senza misurare la voce. Keiichi imprecò in ogni lingua che conoscesse, poi la osservò serio.
 -Ascoltami tu, se entri lì- cercò di dire ma venne interrotto dalla voce dietro la porta. (Keiichi non riusciva ancora a capire per quale strano miracolo suo padre non fosse entrato).
-Ehi, mi senti?- fece ancora quello, stavolta un po' preoccupato.
Per la seconda volta Keiichi impallidì, guardò Kaori e, con grande sorpresa, lei capì.
Beh, in parte.
-Baka che non sei altro, ti pare il caso di trascinare dentro anche me?- sussurrò, schiacciato tra la ragazza e la parete in legno del guardaroba, il polso che prima era stato afferrato, ora, era alzato, ancora sotto la presa ferrea dell'altra.
-Ssh- lo zittì Kaori, lo sguardo rivolto alle ante chiuse del mobile e le orecchiette dritte; pronte a captare il minimo rumore. Keiichi deglutì, osservando il volto della ragazza, qualche centimetro più alto del suo e pregando che a suo padre non venisse la brillante idea di aprire l'armadio.
Stettero per qualche secondo in quella posizione, poi, l'uomo, dopo un "Ero certo che fosse qui" uscì dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.
Il moro sospirò, erano salvi.
-Ora possiamo- cercò di dire ma si bloccò quando, nell'alzare la testa per osservare Kaori, si ritrovò il volto di questa a pochi centimetri di distanza dal suo.
Era forse una di quelle scene romantiche che vedeva spesso nei film? No, per niente, si rifiutava di crederci...e poi, che similitudine gli era venuta in mente? E perchè? Diamine...quella sembrava tutto tranne che una scena romantica...e lui, nemmeno voleva che lo fosse in fondo.
Giusto? Giusto.
Quindi, ora, si sarebbe staccato da Kaori e sarebbe uscito da quella trappola mortale. Forse.

"Okay, problema risolto" sospirò Keiichi, chiudendo le imposte della finestra. Dopo essere finito in quella situazione, si era letteralmente precipitato fuori dall'armadio e, infine, era riuscito a mandare via quella rompiscatole di Kaori ignorando pienamente le sue proteste. Insomma ma non lo capiva che non voleva avere nulla a che fare con quella storia?! Perchè era venuta a cercarlo? E come diamine aveva fatto ad introdursi in casa sua?!!
"Bah, non ci capisco niente!" pensò, sconfitto dalla miriade di domande che gli giravano in testa. Più ci pensava e più non capiva nulla di quello che gli era successo...ed era anche meglio così, infondo...se non capiva nulla, non vedeva il motivo di ritornare in quell'epoca!
E poi, anche volendo, lui non c'entrava nulla! Solo perchè aveva un'ipotetica sfera nel suo corpo, non poteva gettare la sua vita nell'immondizia! Alias, si poteva anche stare a casa.
Che gli altri lo volessero o meno.
-Papà!- esclamò, una volta uscito dalla stanza. Tutto poteva pensare, tranne di ritrovarsi suo padre dietro la porta con un'espressione tra lo stupito e il preoccupato; vestito nella sua giacca e cravatta, i soliti capelli neri mai pettinati e gli occhi color carbone che aveva sempre visto colmi d'amore per la mamma, ora erano due pozze ombrose e stanche che si illuminavano solo alla vista del figlio.
Keiichi abbassò la testa, colto da una profonda e strana soggezione. Voleva bene a suo padre ma...sapere che cosa potesse chiedergli e che lui avrebbe dovuto mentirgli gli procurava un profondo senso di malessere...come se fosse sbagliato tenerlo allo scuro di tutto quello che gli era accaduto la notte precedente."Certo che è sbagliato idiota!" Ma...non c'era nulla da fare, giusto?
-Keiichi, figlio mio, dove sei stato ieri notte?- chiese l'uomo, guardando la testa scura del figlio. Nessuna nota di rabbia tradiva il suo tono di voce apparentemente calmo; in contrasto col figlio che, invece, si era fatto prendere completamente dall'agitazione dopo l'ultima affermazione del padre. E, accidenti, ce l'aveva il sospetto che potesse porgli quella domanda...ma quante porbabilità c'erano che lo facesse davvero?! Cavolo, per lui era stato un pugno diretto in pieno viso che l'aveva messo k.o...e, pugilato a parte, cosa poteva rispondergli?
Alzò la testa, incontrando gli occhi del padre e percependone tutta la loro eloquenza.
Perfetto, era fottuto.
Aprì la bocca per dire qualcosa più e più volte ma nessun suono ne usciva fuori, era bloccato. Completamente bloccato dallo sguardo dell'uomo e dalla paura di ferirlo, di perderlo mentendogli. Distolse lo sguardo in una maniera che odiò profondamente e, per stavolta, Chihiro capì che non c'era bisogno di andare oltre.
-Bene- esordì -Sappi che se avessi bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono- continuò, di seguito, con lo stesso tono calmo di prima.
Il moro sgranò gli occhi, chiedendosi silenziosamente perchè. Ma anche come e cosa si erano già fatti strada nel groviglio di pensieri che occupava in quel momento la sua mente. Tutti i quesiti vennero, però, annullati quando, nel vedere l'espressione dell'altro, Keiichi sorrise dal profondo del suo cuore.
Aveva un padre fantastico.
-Accidenti- sospirò con la schiena appoggiata alla porta. Suo padre era veramente un osso duro! Ma, d'altronde, gli piaceva questo suo lato, quindi andava anche bene. Perchè se non fosse stato l'uomo che era adesso, di sicuro anche lui non sarebbe stato il ragazzo che era ora. E poi, aveva preso tutto da suo padre...sia l'aspetto da "osso duro" che lo aveva portato a non mollare mai, che quello da romanticone. Ma, forse, questo avrebbe preferito non averlo.
Comunque, ora si sarebbe fatto una doccia, poi avrebbe chiamato il suo amico Eiji e, infine-
-Ehi, insomma, non mi hai ancora ascoltato!-
E infine nulla. Come aveva anche solo potuto pensare di potersi rilassare? Ma, cosa più importante, cosa diamine, cavolo, diavolo, e tant'altro ci faceva lei qui?! Non l'aveva mandata via?!
"Evidentemente no, se è li davanti ai tuoi occhi"
Già, evidentemente no.
-Kami santi, si può sapere che cosa vuoi da me?!- sbottò, avvicinandolesi a passo spedito. Ora basta, avrebbe ascoltato quello che voleva dirgli e poi l'avrebbe rimandata in quella strana epoca medievale. Sicuramente.
-Stai tranquillo, non sono io a volere qualcosa da te, ma quel sacerdote da strapazzo- fece con noncuranza, Kaori, comodamente seduta sulla finestra spalancata.
-Q-quel sacerdote da strapa...ah! Parli del signor Daichi!- esclamò il ragazzo, mentre le immagini di quello che aveva passato in compagnia dell'uomo gli ritornavano in mente.
-Si, si come si chiama...- mosse fastidiosamente una mano la ragazza, la solita espressione infastidita e altezzosa -Mi ha detto di dirti che devi tornare subito dall'altra parte- continuò, guardando Keiichi.
-Cos..?! Perchè mai dovrei tornarci?!- sbottò, quello. L'altra fece spallucce.
-Ed io che ne so?- fece, alzandosi -Se vuoi saperlo dovrai attraversare quel vecchio pozzo!- uscì, poi, dalla stanza. Keiichi rimase lì, da solo e impalato, i denti stretti e il corpo che tremava dalla rabbia.
"Quella Kaori!" pensò, portandosi un pugno tremante di rabbia davanti alla faccia "Prima o poi gliela farò pagare! A costo di tornare dall'altra parte solo per questo! Parola di Keiichi Higurashi!".

-Di' un po' Keiichi...com'era il mondo dall'altra parte?-
Il moro impallidì alla domanda del nonno, gli occhi sgranati e le gambe tremanti -Cosa intendi?- chiese, cercando di fare il finto tonto. Possibile che la sua fuga segreta fosse stata un fallimento? Prima suo padre ed ora anche il nonno...come diamine avevano fatto a scoprire che volesse andare dall'altra parte?
-Avanti, non fingere...sappiamo entrambi che cosa hai fatto ieri sera...- fece ancora il vecchio, il solito sorriso ad incorniciargli il volto rugoso. Keiichi lo guardò con un sorriso nervoso, ancora immobbilizzato sul posto. E, cavolo, non poteva aspettare tipo altri cent'anni suo nonno? Era appena uscito dal bagno e stava finalmente per andare a riposarsi, chiudendo questo strampalato e dannatamente indesiderato capitolo della sua vita che gli aveva provocato non pochi problemi...era troppo desiderare che nessun'altro ne facesse accenni?!
Sospirò, ad ogni modo ora doveva vedersela col nonno...avrebbe dovuto mentire anche a lui o...? "No, no!" pensò, scuotendo la testa "Il nonno sa già di questa storia e se provassi a mentirgli non me lo perdonerebbe mai!" quindi, gli avrebbe detto tutta la verità, si!
-Ecco nonno, ascolta...- iniziò; e mai come allora gli venne facile raccontare un episodio della sua vita. Era così semplice parlare con l'ojiisan...gli trasmetteva una profonda fiducia...e, per lui, questo, era perfetto. In un periodo dove ogni cosa gli ricordava sua madre, avere qualcuno con cui sfogarsi era un vero toccasana.
-Capisco...quindi Kaori è cresciuta...- riflette il nonno a racconto finito.
-Eh?- chiese, invece, l'altro. Non capiva cosa c'entrasse ora Kaori ma non si stupì troppo...lei c'entrava sempre in fondo...la cosa che lo stranì fu, quindi, come il nonno la conoscesse...era impossibile una cosa del genere!
-No niente- rispose quello, ridestandolo dai suoi pensieri -Ora, però, devi dirmi una cosa importante, Keiichi- continuò, poi -Cosa vuoi fare?-
Il nipote sgranò gli occhi -Come? Che...che intendi?- chiese, in cerca di spiegazioni. In che senso cosa voleva fare? Era logico! Lui...non poteva mica tornare là! "Si, ma non puoi nemmeno rifiutare una richiesta d'aiuto...pensa alla mamma, cosa direbbe se ti vedesse così?"
-Keiichi, nipotino mio...devi capire che sei arrivato ad un bivio- iniziò il vecchio Souta, con voce profonda -Devi scegliere- spiegò, in poche parole -Devi scegliere se chiudere gli occhi e continuare con la tua normale vita o seguire il destino che la sfera ha scelto per te- finì, aprendo gli occhi che prima aveva chiuso e guardando il nipote. Quello aggrottò le sopracciglia, non capendo cosa l'altro volesse dirgli.
-Io...devo scegliere?- chiese e, all'annuire di quello, si guardò i piedi. Non valeva così, cavolo...l'aveva messo con le spalle al muro...era...era sleale, ecco!
 Lui non voleva in alcun modo...e tutta quella storia era una sciocchezza alla fin fine! Quindi, perchè avrebbe dovuto...
-Che sciocchezze...-  mormorò, con voce scettica e cattiva -I-io ho già scelto!- esclamò, alzando la testa e guardando il vecchio di fronte a lui -Resterò qui! Questa è la mia scelta!- alzò la voce, gli occhi di profondo blu notte puntati su quelli neri del nonno avevano una scintilla di determinazione; e, forse, fu quella che convinse Souta a desistere.
-Sicuro?- chiese soltanto e l'altro annuì -Allora va bene- finì, facendogli un ultimo, gioioso sorriso. Poi se ne andò, lasciando Keiichi da solo coi suoi pensieri.
Okay, aveva fatto la sua scelta...ne era arci-convinto...ma...
E se avesse ragione?

-Immagino che non verrà vista l'ora...- Kaori osservò il cielo notturno zeppo di stelle non ascoltando realmente l'affermazione del sacerdote.
-Vuoi ancora parlare di quel ragazzino?- fece, sistemandosi meglio tra le braccia del giovane uomo, le mani nascoste tra le maniche dell'haori e gli occhi chiusi. Non le importava veramente di quello là, era solo stata mandata da Daichi...allora perchè ci stava a pensare così tanto da quando era tornata? Se non le importava nulla, non avrebbe mica dovuto pensarci...no?
-Sei pessima- rise il giovane uomo, seduto comodamente su un ramo con la schiena appoggiata contro il tronco dell'albero -E sai che dovrai ritornarci lì, no?- le sussurrò dolcemente, stringendola maggiormente a sè.
Quella aprì un occhio, assumendo la stessa espressione di un gufo.
-Che ci torno a fare? L'ha già data la sua risposta no?- domandò, con tono di voce annoiato. Tornare da quel ragazzino non la metteva per niente di buon umore: era così fastidiosamente acuto e curioso! Non avrebbe retto un secondo di più con lui, era meglio starsene comodamente seduti su un ramo...magari con il suo Daichi, si.
-Avanti! Non badare solamente a quello! Sono certo che cederà...- si rilassò il sacerdote, poggiando la testa contro la corteccia del Goshinboku e giocando con una ciocca argentea dei capelli della ragazza -Io...sai...lo capisco- le confidò, guardando in modo rilassato il ciuffo, l'altra si voltò cercando il suo sguardò -È una decisione difficile da prendere, anch'io ci sono passato- finì, invece, il giovane uomo. Da parte sua, Kaori, mormorò soltanto un "già", rilassandosi completamente e appoggiandosi al petto di Daichi che sorrise. Era così indifesa quando si rilassava...così indifesa che gli veniva voglia di strapazzarla tutta e di difenderla da ogni male...si limitò, però, ad accarezzarle la testa e le orecchiette; assicurandosi che nessuno potesse disturbarle il sonno.
Non poteva assolutamente lasciare agire Inuyasha indisturbato...doveva fermarlo, con o senza il ragazzo. Anche se, ora come ora, lui rappresentava l'unica speranza...la chiave di quella storia, si poteva dire.

Forse, anche la chiave che avrebbe aperto un cuore gelido e ferito...

Angolino piccino picciò 2- la vendetta <33
Hola a todos amigos! Como estas?
Si okay, non so lo spagnolo.
Comunqueeeeee xDDD i tempi di aggiornamento sono stati più corti rispetto al primo cap...e, onestamente, non mi convince molto...l'ho scritto di getto, prendendo le idee che più mi sembravano convincenti e questo è il risultato.
Sono partita un po' troppo presto con le emozioni?
Cioè, Keiichi piange solo al secondo capitolo... xDDD
Ma, capitelo, ha perso la madre e come vedrete in seguito gli è molto attaccato.
A proposito, quando si ricorda di ciò che gli ha detto Kaori prima di andarsene dall'epoca Sengoku, ho messo dei pensieri che non avevo scritto nel primo capitolo perchè quel ricordo è come un'approfondimento. E, indovinate? Mi servirà in seguito.
Mi scuso per aver messo una parola un po' forte ma era l'unica che potesse descrivere al meglio quello che volessi sctivere xD E poi, andiamo, Keiichi è un maschietto! E i maschietti sono sempre volgari :33

Poi, andando avanti, ho messo flashback anche qui e credo compariranno in ogni capitolo... ho dato più spazio ai familiari, introducendo il padre che nel primo aveva solo un accenno e riprendendo il nonno. Un personaggio importante è quest'ultimo, credo lo vedrete spesso. Il padre, invece, avrà anche lui uno spazietto ma non so nè quando nè se sarà SOLO uno spazietto. Comunque, se non l'aveste capito, lui si chiama Chihiro.
La madre, poi, avrà un ruolo molto importante nella storia...a lei ho dato il nome Sachiko che significa "Felicità" ma ero indecisa con Yume (sogno). Alla fine, però, ho preso entrambi, Sachiko per la madre e Yume per...chissà ;)
Anche Kaori e Daichi hanno un loro spazietto...come vi è sembrato?
Ho scritto troppo? xD
Passando ad altro...ho usato anche la più scontata delle espressioni giapponesi, si..."Baka"... che significa idiota/stupido. Ma questo credo si sappia xD.
Poi, ci sono cose che non ho spiegato del primo capitolo...sono spiacente >-<
Hokora= praticamente l'abitacolo dove si trova il pozzo
Haori= è un kimono simile alla veste di Inu, solo più corto che arriva un po' più sopra della metà coscia. Avete presente il vestito di Kagome nell'episodio "Succede tutto nella notte di utopia"? ecco, in quel modo, solo con le maniche del normale kimono.
A dir la verità, l'haori non potrebbe essere usato senza una veste sotto...nè pantaloni...ma spiegherò anche questo nella storia. Portate pazienza.
Haori-homi= il laccio che tiene l'haori, legato alla vita di Kaori con un fiocco. Ecco, questo fiocco è laterale, non dritto come quello del nostro mezzo-demone preferito.
L'onorifico "kun" viene usato per rivolgersi ad un coetaneo. Ad esempio, quando Hojo chiama Kagome, la dovrebbe chiamare "Higurashi-kun".
Spero di non essermi dimenticata nulla xD.
E, un'altra cosa, il terzo cap ce l'ho già in mente quindi credo dovrebbe uscire presto...sempre che io non cambi parti xD
Bah, si vedrà...
Spero che il cap vi sia piaciuto.
Grazie per aver letto :DDD
Al prossimo aggiornamento!
Holaaaaa <333

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Capitolo 3
*** Ci sto ritornando ***


"Kagome..." pensò, accarezzando la guancia diafana del corpo senza vita di sua moglie.
Erano passati dieci anni, dieci fottutissimi anni da quel dannatissimo giorno. Per tutto quel tempo, era stato a pensare ad un modo per riportare indietro la sua amata, scervellandosi e passando più e più volte la notte ad osservarne quel corpo freddo e morto.
Ancora non ci credeva, lei era...morta. E lui con lei. Con lei, che era la sua vita, la sua felicità, il suo cuore...che gli aveva donato tutto e l'aveva pian piano cambiato. Distruggendo quel suo guscio fatto di arroganza e strafottenza.
Lei, Kagome...la sua Kagome...era morta.
"No, lei non è morta" strinse i denti e contemporaneamente anche i pugni, facendone colare sangue dal palmo "La riporterò qui, a costo di distruggere il mondo!" si ripromise per poi chinarsi su di lei, baciandole le labbra fredde e violacee; che avevano perso tutto il loro calore e la loro morbidezza. Poi si alzò, si diresse verso l'uscita di quell'antro, rivolgendo un ultimo sguardo al corpo disteso su un piccolo altare e circondato da una pozza ghiacciata adibita a preservarne la conservazione e non ridurlo a un misero scheletro.
Kagome era sempre la stessa: anche da morta, con le rughe in faccia e i capelli bianchi aveva il volto rilassato e sereno, illuminato da luce propria.
Lei era la luce, com'era anche il suo cuore, la sua vita...
No, non avrebbe mai potuto abbandonarla.
"Tieni duro amore mio, sto venendo a salvarti" pensò e, convinto di ciò, uscì da quel posto.
-Urasue!- urlò, percorrendo a passo spedito le strade oscure della caverna, illuminata a tratti da piccole torce; la lunga coda argentea che si spostava ad ogni suo passo. Il suo cammino si interruppe non appena vide la donna davati a lui che, quando lo vide, si inchinò in segno di rispetto.
-Si, mio signore?- chiese, rivolgendo lo sguardo a terra e tendendo le orecchie per ascoltare al meglio.
-Hai tutto ciò che ti serve?- chiese l'altro, guardandola dall'alto in basso e, all'annuire di quella, un ghigno gli delineò le labbra facendone vedere i canini letali, mentre le pozze ambrate che costituivano i suoi occhi brillavano di cattiveria e geniale follia.
Ora, doveva solo trovare il pezzo mancante.

-Accidenti, che noia!- sbottò Keiichi, la testa poggiata sulla scrivania e il libro di chimica in una mano. Aveva i test domani, cavolo! Aveva i test e nella sua mente c'era solo il rimpianto di quella scelta. Era stato una settimana a pensarci, quella rompiscatole non si era più fatta vedere e il nonno non aveva più accennato a nulla...sarebbe dovuto andare tutto bene allora, tolto il fatto che la sua mente era occupata ventiquattr'ore su ventiquattro dalla stessa, identica cosa...e invece no, no cavolo, no! Non riusciva a concentrarsi e, lui e la chimica combattevano da anni, ma se fosse solo quello...
"Devo smetterla di pensarci, ho fatto la mia scelta no? E allora perchè diavolo ci sto così?"sbuffò, la verità era che lui non aveva mai voluto abbandonare quella gente...solo...l'aveva capito troppo tardi, ecco. E il suo orgoglio...kami santi il suo dannatissimo orgoglio...non dava spazio ad alcun senso di dispiacere e ripensamenti.
Alias...era bloccato. Terribilmente, bloccato.
"Secondo me dovresti solo tornare in quel luogo" gli aveva detto il suo amico Eiji, non appena gli aveva (con le dovute precauzioni) raccontato di quello che gli era successo. E, certo, se fosse stato così semplice...! Era ovvio, in fondo, per il suo amico, quello, era solo un sogno...mentre, per lui, solo la dura e semplice realtà.
-Aaaaah!- urlò, attirando l'attenzione di un piccione seduto sul davanzale della sua finestra spalancata -Non ne posso più!- si lasciò cadere sullo schienale della sedia, la testa all'indietro e gli occhi chiusi. Non solo faceva caldo visto che era giugno inoltrato...ma il suo abbigliamento non riusciva assolutamente a dargli conforto! Canotta e boxer...no, non andava proprio bene...ma, che altro si sarebbe potuto togliere? Sarebbe stato piuttosto problematico, senza quegli ultimi e leggeri strati di stoffa addosso.
Ecco, già pensare che fosse il caldo la causa della sua deconcentrazione andava bene...pur sapendo che no, non era affatto quella. E, magari lo foste stato...al caldo c'era una soluzione no? Mentre, al suo problema...beh, anche. Solo che non era quella che voleva lui.
-Succo...succo...- ripetè come un mantra, di fronte al frigo quasi vuoto. Ne aveva bisogno, ne andava della sua sopravvivenza e sanità mentale! Osservò il dentro di quello come un'assatanato, squadrando ogni pietanza e bibita che gli venisse sott'occhio: non voleva credere a quello che i suoi occhi gli stavano dicendo...cioè non poteva essere! "Are you fucking kidding me?" pensò, con la bocca spalancata come se fosse il protagonista del quadro "L'urlo di Munch". E, diamine, almeno lui ce l'aveva il succo!  Kami, quante volte aveva detto a suo padre di comprarlo? Quante volte gli aveva detto che, per lui, era come l'elisir della vita? Ed ora che si sarebbe bevuto?
Diamine, perchè gli andava tutto storto da una settimana a quella parte...
"D'evvessere un segno" pensò salendo le scale con un bicchiere di the in mano "Scometto che sono stati quei due uomini...com'è che si chiamavano? Ah si, Eizo e Arata" e, già li vedeva a compiere riti Voodoo con una di quelle bambole inquietanti...magari accompagnati da Kaori, si. Per non parlare poi di quel Daichi...non lo convinceva affatto!
-Ora basta coi riti, bisogna studiare- sussurrò, una volta giunto in camera e messo seduto alla sua scrivania. E, quanto rimpiangeva il fatto che l'ojiisan fosse dal medico per alcuni controlli...lui l'avrebbe aiutato senz'altro in chimica! Suo padre, invece, era bravo solo a fare i conti visto il suo lavoro di ragioniere in una delle aziende  più famose del giappone...gli era sempre piaciuto quel lavoro...e, dopo la morte della mamma, si era buttato e aveva fatto carriera più di quanto l'avesse fatta prima. E a Keiichi andava bene così, l'importante che suo padre era felice e rilassato. "Il nonno, invece, era pienamente convinto che papà dovesse fare il sacerdote per continuare la tradizione..." riflettè "Se ripenso a quello che mi ha raccontato, di come lui non fosse d'accordo..." ridacchiò, poi. La mamma, invece, faceva la violinista ed era quasi sempre in giro per lavoro...ma, quando tornava...beh, la sua felicità andava alle stelle.
"Mammina mia, quanto mi manchi" pensò, un sorriso dolce nelle labbra e i ricordi che si facevano strada nella sua mente.

-Kei-chan! Torna qui!-il piccolo adorava le giornate estive, sopratutto quando la mamma era a casa: poteva uscire e scorrazzare nel boschetto lì vicino, esplorandolo passo dopo passo con sua madre senza, però, oltrepassare quel "limite della coscienza" di cui lui e quella andavano tanto fieri.
 L'avevano scelto insieme, quel nome...qualche giorno dopo che il bimbo aveva capito cosa significasse "coscienza".

Perchè, si sa, quando un bambino scopre il significato di una parola, la utilizza spesso per far vedere a tutti quanto sia bravo e intelligente.

-Ah, per quanto mi manchi la mamma...la chimica resta sempre un problema- sibilò, guardando contrariato il libro della materia in questione e, diamine quanto voleva bruciarlo...
"Stare qui a guardare il libro non mi sembra un buon modo per avere un'ipotetica illuminazione" ironizzò accigliato "Anche perchè la chimica non mi entra proprio in mente...aspetterò il nonno" annuì, poi, gravemente. E, si, sapeva che non avrebbe fatto bene a studiare col nonno...e che poi non sarebbe riuscito ad ottenere un buon voto...ma, cavolo, se la chimica non gli entrava in testa! Non ci poteva fare niente, erano solo le quattro del pomeriggio e lui non aveva la forza di studiare...o di impegnarsi mentalmente. Quindi avrebbe fatto così.
E, magari, ora, si sarebbe potuto rilassare.
-Ci volevaaaa- si abbandonò contro la vasca da bagno zeppa d'acqua profumata. Che trovata eh? Adorava lasciare annegare tutti i pensieri nell'acqua della vasca da bagno, fin da piccolo aveva utilizzato questo metodo e, ancora oggi, continuava a farlo. Era rilassante, si...le gocce d'acqua che cadevano lentamente nella vasca da bagno, la luce del sole che rifletteva su di essa...il dolce canto degli uccelli e, to' guarda, c'era persino un bel piccione appollaiato sul dvanzale della finestra...il massimo del rilassament-NO, FERMI, COSA?!
-Ma allora è un vizio!- esclamò, prendendo una bacinella celeste da terra e tirandogliela addosso -Sei sempre qui a rompere, magari mi segui anche!- gli urlò, quando questo prese il volo. E, che diamine, non poteva mai stare in pace? Era come se la CIA gli avesse mandato degli stupidi piccioni a spiarlo, magari con un occhio robotico dov'era nascosta una telecamera...si, come i cyborg "O qualcosa del genere..."
-Kami, Kami...ma posso rilassarmi almeno una volta?- sospirò, rimettendosi seduto "Ora, magari, viene a rompermi pure quella rompiscatole..."
-Di chi parli?-
-Ma porca...!-

-Signore, ne siete sicuro?- l'uomo gettò un'occhiata alla vecchia dietro di lui, era poco più di un insetto in quello che avrebbe dovuto essere il suo grande piano...solo una misera pedina che avrebbe usato senza scrupolo alcuno. L'aveva trovata a vagare mezza morta dopo aver preso il corpo della sua Kagome; inutile dire che, subito, gli era balenata in testa un'idea. "Tsk, stupida vecchia, come diavolo hai fatto a non morire?" pensò, infastidito dal fatto che lei, stolta umana, non fosse morta e la sua Kagome  lo avesse abbandonato in poco tempo.
-Stolta vecchia, osi anche chiedermelo?- sibilò scrocchiando gli artigli e guardandola rabbioso, quella si ritirò subito, inchinandosi più e più volte e mormorando una litania simile a "Mi scusi signore, mi scusi tanto, non dubiterò mai più di voi".
Inuyasha le rivolse un ultimo sguardo sprezzante, poi si voltò verso il corpo della sua amata; che, presto, sarebbe rinato.

-Un piccione parlante?!- esclamò, osservando l'uccello appollaiato sul davanzale "Ed io che ero già pronto a tirare le peggio cose..." pensò, sospirando. E, cavolo, se avesse dovuto scegliere tra un piccione geneticamente modificato e una ragazza dalle orecchie da cane rozza...beh, il piccione sarebbe stato molto meglio! "Diamine, si!" Tornò ad osservare l'uccello, due occhi rossi ed uno non ben definito in cima alla fronte, tre strane e viscide code, artigli spropositatamente grossi...troppe radiazioni forse?
"E se fosse, tipo, un demone mandato per uccidermi?" e, okay che era intelligente e probabilmente bellissimo...ma non potevano togliere una meraviglia come lui dal mondo! Specie mentre si faceva la doccia!
-E, pure tu, di' qualcosa!- si rivolse, poi, al volatile. Quello girò la testa mormorando parole senza senso, di cui Keiichi capì solo una non ben definita "Sfera dei...quattro spiriti?"
-Eh?!- esclamò il moro. Sempre a quello pensavano loro! Mai una volta che, tipo, gli dicessero "Vuoi un the?"...no, no, sempre a quella diamine di sfera!
-Ho capito...- sussurrò, la testa bassa e una smorfia di arresa sul viso. Non c'era altro modo, quindi? Lui doveva per forza tornare in quel mondo? "Non c'è altra scelta, Keiichi...falla finita una volta per tutte"
Uscì dalla vasca, afferrando una tovaglia e legandosela in vita, poi si voltò verso il piccione che non aveva mai smesso di mormorare parole sconnesse e lo prese per la gola con estrema facilità (più di quanto se ne fosse aspettata, in effetti).
-Ora, tu ed io, andremo a pareggiare i conti- gli sibilò, dirigendosi verso la sua camera. Guardò l'orario, erano le cinque passate del pomeriggio, suo padre non sarebbe tornato prima delle nove mentre suo nonno..."Il nonno capirà di certo" pensò, inifilandosi velocemente una maglia pulita e le mutande. Stava per mettersi i pantaloni, quando, il piccione, prese a starnazzare e tirare il braccio di Keiichi. "È forte!" esclamò quello, in seria difficoltà, cercando di non far scappare il volatile; ma, quest'ultimo, si muoveva e cercava di volare o sfuggire alla presa del ragazzo, invano. E, ehi ehi, stava diventando sempre più grosso o era la sua immaginazione?
-Diamine- imprecò, lasciando andare la presa sui pantaloni che avrebbe voluto mettersi, la mano che prima teneva il bordo di quelli, si andò a posare sul corpo del volatile, ma era troppo tardi: vista la sua grandezza era ingestibile e, quindi, Keiichi, si ritrovò presto ferito dai grandi artigli; il piccione che gli volava di fronte e, qualche volta, starnazzava.
-Maledetto piccione del cavolo!- gli urlò, tirandogli il libro di chimica poggiato sulla scrivania che gli andò a colpire il muso di netto. E, bene, ora avrebbe avuto una perfetta scusa per il prof! (anche se dire "Non ho potuto studiare perchè il mio libro si è rotto mentre lo tiravo ad un piccione impazzito" non era proprio allettante...)
L'uccello, per tutta risposta di quella "librata", gli starnazzò contro per poi volare fuori dalla sua finestra; inutile dire che Keiichi lo seguì subito, fregandosene beatamente dei pantaloni.
Aprì l'hokora, luogo dove aveva visto volare quel non più ben definito piccione, ritrovandosi un'altra miriade di volatili ad aspettarlo. "Porco cacchio" esclamò mentalmente, chiudendosi immediatamente la porta scorrevole dietro le spalle; non poteva fare uscire quei cosi, in fondo!
Gli uccelli parevano non notarlo, giravano attorno al pozzo, creando un vortice mentre, quello più grande, li capitanava dall'alto osservandoli. "Ma hanno cervello questi cosi?" pensò il moro, facendo qualche passo avanti ed attirando l'attenzione di alcuni uccelli. Maledizione, non poteva permettere che dei demoni avessero a che fare col suo mondo... specie se ne venissero da un'altro! Doveva attirarli in qualche-
-Ma che diamine fate?!- esclamò, quando questi gli furono addosso. Ovunque si voltasse trovava qualche volatile a beccarlo o a starnazzargli contro, cosa cavolo avrebbe dovuto fare?!
Fu trascinato da quel vortice per qualche metro, finchè non si sentì mancare la terra sotto i piedi; in quel momento capì:
"Ci sto ritonando!"

-Baka che non sei altro, vuoi stare attenta?!- Keiichi quasi non rischiò di perdere la testa. Dannazione che brusca ragazza che era quella lì! Ma dov'erano finite le bellezze dolci e timide che pensano sempre agli altri?
-Ehi, ragazzino, vuoi levarti dai piedi?!- gli urlò l'oggetto dei suoi pensieri. Ad ogni modo, ora, non era certo il momento di stare a pensare a quelle cose, ne andava della sua vita (e della sua testa); non poteva morire così giovane in fondo.
-Scusa tanto se ti sono d'intralcio! Peccato che quei cosi mi seguano!- le urlò per tutta risposta lui, osservando la ragazza ucciderne uno ad uno a colpi di artigli. Quando era uscito dal pozzo, seguito da quella miriade di piccioni, fortunatamente (o forse sfortunatamente) aveva trovato Kaori durante il suo cammino e, ora, stava combattendo contro quei cosi.
-La smetti di urlare?! Guarda che ci sento benissimo, io!- fece quella, muovendo nervosamente le orecchiette. Keiichi stette impalato a guardarle per un bel pò, finchè l'altra non gli fu addosso e lo intrappolò sotto il suo peso. Un'orda di uccelli, poi, gli passò sopra.
-Maledizione, ma quanti sono?!- sbottò Kaori, rialzandosi e guardandoli uno ad uno. Erano molto più grossi nell'altro mondo, si accorse Keiichi e, forse, anche più docili.
-Ehi, aspetta- la chiamò il moro, rialzandosi anche lui e avvicinandolesi -Non è possibile che ci sia qualcuno che li comandi?- le chiese, osservando attentamente gli uccellacci. L'altra lo guardò stupita, poi annuì, rivolgendo lo sguardo verso i volatili.
-Se fosse così, allora dovremmo scovarlo- fece, sorridendo furba. L'altro la guardò per un attimo, accorgendosi di come gli occhi color ambra le brillassero di luce propria.
"È più carina quando non ha quell'aria schiva intorno a lei..." riflettè, arrossendo un po'.
E, no no, aspetta...che?! Non aveva, forse, eliminato il pensiero "carina" dalla sua mente?
Ecco, e allora cancellava tutto quello che aveva pensato.
-Kaori!- fece una terza voce che lui aveva imparato a conoscere.
-Daichi, che ci fai qui?- si sorprese la sopracitata, rivolgendo lo sguardo verso il sacerdote. Quello si fermò, seguito da altri due uomini.
-Ho sentito l'aura demoniaca di questi uccelli, seppur debole e...oh, c'è anche il ragazzo- Keiichi si sentì presto osservato e, l'unica cosa che gli venne da fare, fu sorridere nervosamente. Ancora una volta, si era ritrovato nella situazione del terzo incomodo.
-Cosa più importante, Daichi, il ragazzino pensa che qualcuno li comandi...senti qualche aura demoniaca da qualche parte?- si fece avanti la mezzo-demone, afferando per un braccio il giovane uomo e guardandolo dritto negli occhi. L'altro fece no con la testa.
-Purtroppo non sento nulla...ma se il ragazzo ha ragione allora non dev'essere molto lontana: vista la forza minima di questi uccellacci, è piuttosto debole come demone...quindi non può controllarli a lunga distanza- riflettè, poi.
Kaori annuì -Bene- esordì, rivolgendo lo sguardo verso i demoni -Allora a questi ci penso io, tu cerca il demone che li controlla- fece, poi, pronta ad attaccare.
Il sacerdote annuì -Uomini!- chiamò -Aiuatela- ordinò facendo cenno con la testa, poi, quando questi concordarono, si diresse verso il bosco.
-Aspetta- lo fermò, ancora, l'altra -Portati anche lui- fece, indicando Keiichi -Qui è solo d'intralcio- finì, poi.
Il moro si indicò con un dito, mormorando un "Io?" incerto. Poi, si sentì trascinare dal sacerdote; scoprendo che, ancora una volta, non avevano sentito il suo parere.
"Quella Kaori...!"

Keiichi scansò l'ennesimo ramo di un albero, cercando di non perdere di vista il sacerdote
 -Ehi- chiamò e, quando questo si girò parzialmente per ascoltarlo, continuò -Perchè quei cosi erano nel mio mondo?- chiese, accellerando il passo. L'altro riportò lo sguardo in avanti, come se non avesse ascoltato; cosa che, a Keiichi, diede parecchio fastidio. E, okay che era praticamente un "novellino" di quell'epoca...ma, trattarlo come se fosse meno di un oggetto, lo faceva imbestialire. "E che cavolo!" pensò, guardando il giovane uomo con astio; poi, quello lì, fino ad ora, l'aveva trattato come se fosse un insetto! Come cavolo faceva ad essere un sacerdote?
-Può darsi che il nemico sia proprio nel tuo mondo...- riflettè, ad un certo punto, Daichi, fermandosi. Keiichi quasi non gli venne addosso, anzi, lo fece, finendo per cadere rovinosamente a terra.
-Itai!- esclamò, seduto sul terreno. Non gliene capitava una giusta, oggi!
-Ehi, ehi!- lo chiamò il sacerdote -Sai per caso dove si trova il pozzo?- chiese, poi, frettolosamente. Il moro lo guardò senza capire.
-S-si?- fece, con sguardo perplesso.
Ma cosa passava per la mente di quelli là?
-Eccolo lì!- urlò il giovane uomo, correndo verso una figura volante con dei volatili attorno.  Non appena quella li notò, mandò uno di quelli ad attacarli; invano. Daichi li aveva, infatti, inceneriti con degli amuleti.
"E quelli da dove li ha tirati fuori?" pensò Keiichi, sempre più perplesso e stranito.
-Maledetti, avete ucciso le mie creature!- urlò la figura, con una voce incredibilmente regale e raffinata, seppur maschile. Il ragazzo rivolse lo sguardo in alto, notando solo ora come, quello che avevano d'innanzi, non eguagliava per niente la figura che lui si era immaginato:
Lunghi capelli grigi legati in una coda, volto ovale e principesco, occhi color ghiaccio e veste candida dalle rifiniture celesti...e lui che si era immaginato una specie di orco vestito di stracci...quell'uomo che aveva davanti era tutto tranne un orco...assomigliava più agli uccelli che comandava, effettivamente...
-Chi diamine sei tu?- chiese Daichi, all'uomo. E, quello per tutta risposta, mandò altri uccelli contro i due. E, cavolo, se diceva che spuntavano come funghi...spuntavano davvero come funghi! Li tirava fuori dal nulla, quei volatili, si formavano nel cielo avvolti da fiamme cremisi per poi starnazzare e dirigersi a tutta velocità verso di loro. Il loro volo veniva, però, interrotto dagli amuleti di Daichi, lanciati in modo veloce e preciso verso di essi; un qualcosa di cui il ragazzo dietro di lui si stupiva ogni volta.
-Facendo così non ci sbrigheremo mai!- sibilò il sacerdote, all'ennesimo duo di amuleti lanciati -Oltretutto quello lì non pare muoversi particolarmente dal suo posto...forse posso riuscire a...- riflettè, sussurando ed osservando l'ambiente intorno a lui; poi si rivolse verso Keiichi -Ragazzo!- lo chiamò, lanciandogli qualche amuleto che venne preso al volo da quello
-Devi aiutarmi!- fece, soltanto. E, senza attendere risposta, scattò alle spalle dell'uomo.
Dal canto suo, il ragazzo, non seppe proprio che fare, solo un pensiero gli ronzava in testa: non doveva morire. E, forse guidato dalla forza di quest'ultimo, riuscì a lanciare gli amuleti dategli dal sacerdote. Tutto sommato gli andò bene:
I pezzetti di carta coperti d'inchiostro andarono a posarsi nelle teste degli uccelli, incenerendoli instantaneamente e salvando Keiichi.
O forse no?
"Maledizione ne arrivano altri!" imprecò, nel vedere un'orda di volatili raggiungerlo velocemente. Erano veloci diamine! Dov'era finita la sua dote da corridore di quando era letteralmente scappato da quello che gli aveva detto il sacerdote?!  E, si okay, o il cecchino o il corridore...ma...almeno un piccolo sprint? Le sue gambe non si muovevano, diamine, era bloccato! Sarebbe morto? A quell'età, sarebbe morto?!
"No, no, no!"
-Sta' attento, diamine!- successe tutto in un attimo, come spesso era già capitato: gli uccellacci cercarono di andargli addosso ma una saetta sgargiante interruppe prontanamente il loro allegro volo, uccedidendoli con una semplice artigliata; inutile dire che, quella "saetta sgargiante" fosse Kaori. La stessa che, una volta atterrata non si preoccupò minimamente di come stesse Keiichi ma si precipitò subito verso il sacerdote che, una volta sconfitto velocemente il non ben definito demone con un colpo della sua kusarigama, si ritrovò schiaffeggiato dalla ragazza.
-Ma sei idiota?! Volevi farlo morire o cosa?- gli urlò quella, a canini scoperti. Il moro l'osservò sorpreso, lei lo stava...proteggendo? Si era preoccupata per lui?
"Accidenti Keiichi, cos'è quella faccia da ebete? Riprenditi, diamine!" ma era così inspiegabilmente contento! Il suo cuore aveva iniziato a battere furiosamente, mentre le labbra si erano increspate in un sorriso da ebete. Completamente da ebete.
Come già aveva detto prima. E, dannazione, che diamine di effetto le faceva quella lì?! Come poteva essere contento per cose così?!
-Stai bene, ragazzino?- gli chiese l'oggetto dei suoi pensieri, guardandolo leggermente preoccupata. E, era così bello il cielo pomeridiano, davvero...perchè avrebbe dovuto distogliere lo sguardo dalle piccole nuvolette illuminate dalla calda luce del sole e puntarlo sui graziosissimi occhi di Kaori? Insomma, era uno spreco, no?
Okay no.
-Credo di si...- mormorò, puntando lo sguardo in quello della ragazza. E, cavolo cavolo, com'erano belli quegli occhi! Sarebbe stato a guardarli per ore ed ore, magari seguendo anche il profilo degli zigomi, scendere sulle guance ed andare a finire sulle labbra...si.
NO, cioè, NO, ASSOLUTAMENTE NO.
-Bene- fece soltanto quella, scoccandogli un'altra occhiata. Poi si diresse verso il sacerdote, che ancora si massaggiava la guancia.
-Insomma, Kaori...- borbottò, con il volto triste -L'avrei ucciso subito e quegli uccelli sarebbero spariti...e poi, come puoi non essere preoccupata per me?!- la ribbeccò, scoccandole un'occhiata. Quella arrossì vistosamente, coprendosi la bocca con un braccio e guardandolo male.
-B-beh...- tergiversò. E, la verità, era che non lo sapeva nemmeno lei. Insomma, se fosse morto quel ragazzino non le sarebbe importato poi molto, ma, in quel momento, non appena l'aveva visto in quel modo...beh...non era stata più padrona delle sue azioni. E se l'era presa anche con Daichi, cavolo! Insomma, che cosa le era accaduto? E perchè era stata così sollevata di vederlo sano e salvo? Bah, non ci capiva nulla! Il suo cervello non voleva proprio ragionarci su! Era come se fosse andato in tilt...
Sopratutto, dopo che aveva visto quegli occhi così inspiegabilmente blu fissarla confusi.

-Ragazzo, mi dispiace molto per il rischio che ti ho fatto correre- Keiichi osservò il sacerdote dall'alto della sua posizione all'inchino che gli aveva fatto quest'ultimo. E, dopo un breve "Si figuri", ritornò a sorseggiare la sua zuppa. Dopo il combattimento, l'uomo aveva insistito perchè il ragazzo li seguisse nella sua capanna ed ora eccoli lì.
-Comunque potete chiamarmi Keiichi- si rivolse ad un Daichi sorpreso e ad una Kaori sdraiata per terra con un braccio a coprirle gli occhi. Ma, la sua affermazione, era sopratutto per quest'ultima: non gli stava proprio a genio che lo chiamasse ragazzino, proprio no; e, se non avesse capito grazie al movimento delle dolci orecchiette che lei avesse sentito, lo avrebbe ripetuto altre centinaia di volte.
Tanto per essere sicuri, eh.
-Capisco, Keiichi- annuì il sacerdote, rivolgendogli un sorriso -Ritornando alla domanda che mi avevi fatto nel bosco, beh...c'è un motivo per cui quegli uccelli sono riusciti ad oltrepassare- esordì, posando la ciotola vuota sul pavimento in legno -Probabilmente avevano in corpo una parte dell'essenza della Divina Kagome, che, di sicuro, proviene dalla sfera dei quattro spiriti- continuò e a quella affermazione, le orecchie della mezzo-demone scattarono. Keiichi, invece, ebbe un sussulto.
-Ma...Kagome-san non era...morta?- chiese, titubante e, all'annuire del sacerdote, la sua espressione divenne un punto interrogativo.
-È proprio così- confermò Daichi -Ma, come ben sai, Inuyasha ha in mente di riportarla in vita e l'ha anche rapita- disse, poi.
-E quindi? Se è morta non dovrebbe...- provò a dire Keiichi ma venne interrotto dalla domanda dell'altro:
-Sai chi è il vero proprietario della sfera, no?- il moro annuì -Bene- annuì anche il giovane uomo -Vedi, se la sfera e il vero proprietario vengono in contatto, per un attimo si forma una potente luce abbagliante e purificatrice che da vita a delle particelle che possono essere trasferite nel corpo dei demoni, esse hanno quasi lo stesso potere della sfera stessa. La luce abbagliante e purificatrice appare perchè il vero proprietario non la usa per scopi personali e non fa, quindi, in modo di macchiarla...Ma non è il nostro caso- guardò intensamente il moro -Ecco, tu, che hai la Shiko no Tama in corpo, sei parecchio lontano dalla vera proprietaria, Kagome. E, quindi, non c'è alcuna particella che si può creare dal vostro contatto. Qualcuno, però, fa in modo che, nonostante siano lontane, le due entità, entrino in contatto, in modo da generare le particelle da importare nei demoni...e, quel qualcuno, è Inuyasha-
-Capisco...- riflettè Keiichi. E, ora capiva perchè quegli strani (stranissimi) piccioni erano nel suo mondo...cioè, forse solo chi ha una parte della sfera può attraversare il pozzo...ma questo, allora, non spiegava come Kaori fosse riuscita ad attraversarlo... -E, sai per caso se altri demoni possano attraversarlo?- chiese, accorgendosi solo ora della gravità della situazione. L'altro annuì.
-In ogni situazione, se hanno una parte di sfera con loro- confermò -Ed è per questo che voglio richiedere il tuo aiuto...fermiamo Inuyasha e poi tutti alle nostre vite...ti sta bene?-
gli chiese, di seguito. Keiichi guardò la mano che gli era stata porsa, titubante.
"Fermiamo Inuyasha e poi tutti alle nostre vite" era un buon compromesso, certo...ma in che modo sarebbe stato d'aiuto? Lui non sapeva nulla di quel mondo...e avanti, onestamente parlando, non avrebbe retto nemmeno un minuto in campo! Qualcosa però lo obbligò ad accettare: ne andava della pace del suo mondo, in fondo!
-Accetto- fece, stringendo la mano di Daichi.
E, forse, fu proprio da lì e non prima, che tutto cambiò.

-Avete un piano, mio signore?- Urasue, tutta ingobbita, parlò con voce stanca.
-Che domande, certo che ce l'ho- fece Inuyasha, con un ghigno, osservando il corpo dell'amata "Keiichi...sarà molto interessante testare la mia So'unga su di te"

"Ma...aspetta! Io ho ancora i boxer!"
-Ma porca...!-

Angolino piccino picciò 3- ma c'è bisogno di mettere i numeri? <3
Helloooo :DDD dopo un po' di tempo dall'ultimo aggiornamento eccomi di nuovo qui. Chiedo venia ma questo cap non mi veniva proprio in mente e tra un uscita ed un'altra non avevo proprio idee. Alla fine, però, ce l'ho fatta e spero che il risultato vi sia piaciuto.
Mi scuso anche per eventuali errori.
Quindi, che dire? Finalmente Inu si fa vedere e Keiichi, tra un flashback e l'altro, prende finalmente la sua decisione :D Kaori e Daichi...quale mai sarà il loro rapporto?
Beh, credo si capisca xDD ma non bisogna mai dare nulla per scontato U.U
La parte della sfera si capisce? La battaglia è troppo frettolosa? Fatemelo sapere.
Per quanto riguarda il vocabolario, "Chan" si usa per chiamare una persona che si conosce molto bene, viene usata spesso in famiglia ed è come un'abbreviazione o un nomignolo. Nel cap, infatti, la madre abbrevia "Keiichi" in "Kei" e poi ci aggiunge il suffisso. Facile no?
Poi, la Kusarigama usata da Daichi è praticamente l'arma di Kohaku, che tiene legata dietro la schiena grazie alla catenella che la compone. Scusate se non l'ho specificato.
L'espressione "Are you fucking kidding me?" usata da Keiichi, significa "Mi stai prendendo per il culo?" e, secondo me, ci stava molto. "Itai", invece, è il nostro "ahi".
Un'altra cosa, questi "Kami" che sentite sempre uscire dalla mente o dalla bocca di Keiichi sarebbero gli Dei giapponesi.

Infine, "Shiko no Tama" sarebbe il nome giapponese della sfera dei quattro spiriti.
Altro? Ah, Urasue...perchè ho scelto lei? Lo scoprirete in seguito. E, comunque, la cosa che lei è rimasta in vita...prendetela come una "romanzata", visto che lei è una specie di sacerdotessa nera che riporta in vita i morti, beh, avrà trovato un modo per rimanere in vita anche lei, sicuramente ;) Perchè viene trovata mezza morta da Inuyasha? Beh, è pur sempre una vecchia sacerdotessa nera preda di qualche demone che, di sicuro, la vuole come schiava...non ha mica vita facile, lei U.U
I piccioni, poi, parlavano perchè venivano comandati dall'uomo che, oltre a poterli controllare, li faceva anche parlare. Semplice.
Più che una semplice fanfiction medievale questa cosa sembra un'anime sci-fi con tecnologie avanzatissime e robottoni spara laser xDDD ma non fateci caso.
(ogni riferimento a fatti, personaggi ed anime realmente esistenti è puramente casuale)
Per l'altra mia storia, non temete, aggiornerò anche quella e penso che fare una volta una e una volta l'altra possa andare bene. Quindi state calmi che a poco a poco si fa tutto :33
Al prossimo aggiornamento :D
Bye bye <33

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Capitolo 4
*** La tempesta che spezza la calma ***


Al piccolo Keiichi piaceva ascoltare molto la musica del violino, sopratutto se, quest'ultimo, veniva suonato dalla madre. Ogni pomeriggio, la donna, quando non era fuori per lavoro, si metteva a suonare le dolci note di una canzone; nella propria camera da letto.
Quel giorno, le dolci note, erano diventate disperate e strazianti ma, non per questo, meno belle. La donna, messa di spalle alla porta, seduta su uno sgabello bianco perla, muoveva l'archetto lentamente, percorrendo le corde del violino come se stesse accarezzando la testa di un bambino. Il piccolo Keiichi, sbirciava la madre dalla porta, chiedendosi il perchè di quella musica ma troppo preso da essa, per domandarglielo. La osservava, gli occhi blu che brillavano felici ed il classico sorriso di un bambino felicemente sorpreso. Come se vedesse un violino per la prima volta.
Ed era sempre così, quando la madre impugnava lo strumento, per il piccolo...beh, era come se non l'avesse mai fatto. Si stupiva, sempre e costantemente, nel vedere e ascoltare la madre. Quel giorno, però, la donna sembrava abbastanza triste e spossata...forse era stanca per l'ultimo viaggio, pensava il bimbo. Anzi, si poteva dire che lo sperava.
Sapeva che la mamma era malata e, quindi, preferiva pensare che fosse solo stanchezza, la sua. Era una strana malattia, a parer di Keiichi...a volte, la mamma, non riusciva ad alzarsi o a muovere bene gli arti...era brutta...lui...lui aveva paura. Aveva paura che la mamma lo abbandonasse, aveva paura che non avrebbe più ricevuto i suoi abracci, le sue carezze, i suoi baci...che non avrebbe più sentito la sua musica, che non avrebbe potuto più rivederla...
Aveva paura. Tanta, tanta paura.

-Ma dai! Mi son dimenticato dei test di questa mattina!- non si poteva dire che quello fosse stato un bel risveglio, per Keiichi. E, effetivamente, ricordarsi dei test appena svegli, non lo era per nessuno -Dannazione! Che ora è?!- urlò fuori di sè, uscendo da quello che, per la scorsa sera, era stato il suo letto. Non aveva puntato la sveglia diamine! No, anzi, non ce l'aveva proprio! "Kami ma non potevo scegliere, che so, il giorno dopo gli esami per stabilirmi definitivamente qui?!" beh, definitivamente era un eufemismo...almeno sperava. Non voleva mica passare il resto della sua vita in questo mondo folle!
-Oh, insomma! Si può sapere che diamine di ora è?! Possibile che non ci siano orologi?! Anche una meridiana andrebbe bene, mannaia!- urlò ancora, cercando di sistemarsi alla bell'e meglio. E, okay che erano nel medioevo...ma in europa c'erano già le prime forme di orologi a quel tempo! O almeno così credeva...in fondo, non era mai stato bravo nella storia in generale.
Camminò a passo spedito per quella che credeva fosse la giusta direzione, quando una voce lo bloccò:
-Keiichi, ragazzo, dove stai andando?- era Daichi, il sacerdote del villaggio. Colui che, in questo momento, il moro avrebbe voluto vedere scomparire; come qualunque altro ostacolo che gli avrebbe impedito di andare a fare i suoi esami. Ne andava del suo rendimento scolastico, cavolo! E, non che ci avrebbe mai prestato particolarmente attenzione...ma erano esami, caspita, esami!
-A mettermi alla prova con un paio di domandine, perche?- fece, fermandosi e passando lo sguardo sul villaggio che li circondava, in cerca di una qualche strada che l'avrebbe portato al pozzo.
-A metterti alla prova con un paio di domandine? Cos'è un nuovo tipo di allenamento o cosa?- evidentemente, chi aveva parlato, non conosceva il concetto di "conversazione tra due persone"...sennò non si sarebbe intromesso, no?
-Arata, ti pare momento?- ah ecco, era l'uomo che già la prima volta che l'aveva incontrato gli aveva fatto una pessima impressione...così arrogante e cattivo...aveva anche imparato a detestarlo...ma, era solo lui...menomale. Cioè, si era già immaginato il sorrisetto sfacciato di Kaori ad attenderlo una volta che si fosse girato...
-No- fece Keiichi, nervoso -Nessun allenamento, solo test- spiegò, infine.
-Test?- fecero in coro gli altri due, non capendo assolutamente. Keiichi fece per rispondere ma una terza voce lo bloccò.
-Altro che un paio di domandine, secondo me dovrebbe testare a che livello arriva la sua voce quando urla...è così rumorosa!- e come sarebbe potuto mancare il pezzo forte di quel mondo?  
-Kaori...è possibile che devi intrometterti, ogni buona volta?- osservò la ragazza in cima all'albero fare una smorfia per poi abbandonare la schiena al tronco corteccioso di esso.
-Non si è forse intromesso anche Arata? E poi sei tu che urli come una ragazzina isterica...io ho solo detto la mia!- fece stizzita, muovendo nervosamente le orecchiette.
-Ah, ma va' al diavolo!- le urlò contro Keiichi. L'aveva definito "ragazzina isterica"?! Ma come diavolo si permetteva?! Gliel'avrebbe fatta pagare! Oh, se gliel'avrebbe fatta pagare! Ma, prima, gli esami -Signor Daichi, mi sa dire che ora è?- chiese, svelto, ignorando completamente i borbottii dell'altra. L'altro levò lo sguardo al cielo.
-Circa le otto di mattina...perchè?­- chiese ma il moro non diede risposta; deglutendo le domande su come avesse fatto a capirlo dalla posizione del sole, decise semplicemente di fidarsi e si diresse correndo verso la direzione che credeva giusta. E, per fortuna, azzeccò.

-Sono a casa!- entrò correndo come un matto verso la sua camera, ignorando le domande del nonno e i suoi continui richiami. "Papà dovrebbe essere già a a lavoro" pensò distrattamente, ringraziando mentalmente il fatto che non fosse a casa; l'avrebbe ucciso se l'avesse visto rientrare a quell'ora...e in boxer pure!
Si infilò velocemente la divisa scolastica, cercando di pettinarsi i corti capelli neri e mettere i libri che gli sarebbero serviti per ripassare nella cartella. Nel farlo, gettò uno sguardo alla sveglia, accorgendosi solo allora di come fosse tardi. Imprecò, conscio di non farcela in tempo e schizzò letteralmente fuori dalla porta; urlando qualche scusa al nonno e dicendo che gli avrebbe spiegato tutto dopo.
-Cavolo! Sono in super, mega, iper ritardo!- esclamò, non appena fuori dalla porta. E, stava anche per ripartire...se non fosse per un piccolo particolare -Kaori...! Ti scongiuro, ora non ho tempo per stare appresso a te! Lasciami stare- mormorò, gettandole velocemente un'occhiata.
-Monta- fece soltanto, quella, accovacciandosi e mostrandogli le spalle; un po' di rossore sulle guancie.
-Eh?! Senti, davvero, non ho tempo, io-
-Non eri in ritardo?-
Keiichi arrossì -Si, ma...- balbettò, non poteva farsi portare in spalla da una ragazza, diamine!
-Allora monta-
Esitò, per un tempo che parve infinito "Non posso, cavolo, non posso!" urlava mentalmente e, forse, fu proprio per quello che scattò verso gli scalini, lasciando perdere completamente il "passaggio".
O, almeno, provò.
-Tsk, stupido!- sibilò Kaori, prima di prenderlo per un polso e caricarselo in braccio a mo' di principessa; poi, dopo uno scattò, iniziò la sua folle corsa sui tetti.
E, cavolo cavolo cavolo! Non poteva mica arrivare così a scuola! E poi lei non sapeva nemmeno dove andare! No, sarebbe dovuto andare a piedi! Però...così...avrebbe fatto tardi agli esami..."Cavolo!" imprecò mentalmente, deglutendo il suo orgoglio.
Ne andava del suo futuro! E poi, tutto sommato...si stava bene...la sua presa non era per niente forte o rozza come il suo carattere; anzi, sembrava quella di una madre...così gentile, protettiva e calda...si stava così bene che-NO, KEIICHI, NO! Prima gli esami e poi abbracci e coccole! Anzi, prima gli esami e mai abbracci e coccole! Solo da parte di Kaori almeno.
-Le sai le cose, si?- domandò, quella, dopo l'ennesimo salto.
-Tu la sai la strada, invece?- fece, di rimando, il moro. Certo che le sapeva le cose! E, poi, a lei, che diamine importava?! Aveva studiato tutto! Dalla fisica alla chimica...e, ehi! La chimica, caspita, la chimica! Se l'era completamente scordata!
"Diamine!"
-Ehi, siamo arrivati!- Keiichi osservò dapprima la mezzo-demone e poi l'edificio scolastico. Beh si, era effettivamente la sua scuola...ma, come diamine aveva fatto a trovarla?
-Bene, ti verrò a prendere una volta finito...Daichi vuole vederti, quindi dovrai seguirmi, che tu lo voglia o no- fece Kaori, una volta sul cortile.
-Ehi, ehi frena!- esclamò, invece, l'altro -Devo parlare ancora col nonno, quindi dovrai aspettare!- continuò, poi; e, senza attendere risposta, partì alla volta dei suoi esami.
L'altra gli scoccò un'ultima occhiata, prima di  fare spallucce e saltare via.

"Bene! Ora devo solo concentrarmi sui miei esami!"

-E così, Keiichi ha scelto...- il vecchio Souta, sulla soglia, osservava il cielo senza realmente far caso alla presenza dell'altra.
Kaori lo osservò, era diventato molto più vecchio, le rughe gli solcavano il volto stanco e la sua voce era molto più bassa e arrochita...doveva dire che provava un po' di tristezza nel vederlo a quel modo; si limitò, comunque, ad annuire e tenersi tutto ciò per sè.
-Ha scelto il destino che ha preparato la sfera per lui...- fece ancora, quello; mostrando come non avesse fatto caso all'annuire della ragazza -E tu, tu Kaori...che farai?- chiese, dopo un breve silenzio, voltandosi finalmente verso di lei.
-E non è naturale? Ti facevo più acuto, vecchio...- fece quella, con strafottenza, chiudendo un occhio e lasciando l'altro aperto; assumendo, così, la sua solita espressione da gufo, che Souta aveva visto parecchie volte, in passato. Sorrise, conscio di cosa volesse dirgli la ragazza; quella, senza attendere risposta, era già scomparsa oltre la porta scorrevole dell'hokora.
-Buona fortuna- fece in un sussurro, il vecchio, ancora sulla soglia; solo la brezza estiva a tenergli compagnia.

-Aaaaah! È finita, finalmente!- Keiichi si stiracchiò sul cortile dell'edificio, mentre gli altri studenti gli passavano accanto. Era arrivato in ritardo di circa dieci minuti, menomale che il professore della prima ora era molto comprensivo e, quindi, gli aveva segnato un ritardo di tre-cinque minuti...sennò sarebbe stato bocciato. "Santo prof!" pensò, con un sorriso rilassato sulle labbra, ora, doveva vedersela solo con l'ultimo "Boss".
-Ehi, Higurashi!- Eiji, il suo migliore amico, lo prese sotto braccio con sorriso sornione -Allora? Com'è andata?- gli chiese, alludendo a qualcosa che Keiichi non comprese affatto.
-Bene, credo...ma, ehi, non stringermi così! Mi strozzi!- il moro si divincolò dalla presa dell'amico, guardandolo tra il divertito e l'arrabbiato -Vuoi che ti tiri un pugno o che?- gli chiese, già con l'arto alzato e un ghigno ad arricchirgli le labbra. L'altro fece una faccia spaventata, ma anche lui stava scherzando.
-Ehi, ehi bello! Non esagerare!- lo schernì, ghignando anche lui.
Il tutto si risolse, poi, con una risata.
-Che programmi hai per oggi? Vuoi andare in sala giochi? C'è il videogame di lotta che tanto volevi!- propose Eiji. Il moro lo guardò, il suo solito sguardo birichino gli arricchiva gli occhi verdi e il suo sorrisetto da ragazzo poco serio, faceva sembrare il suo volto abbronzato ancora più luminoso; non aveva mai capito il perchè tenesse i capelli nerissimi legati in una  alta coda che ne lasciava libere alcune ciocche, ricadenti sulla fronte...doveva piacere alle ragazze vista la sua fama...o forse era la sua statura...bah, ad ogni modo, in confronto a lui, era parecchio alto (visto il suo metro e sessanta, comparato all'uno e settanta dell'altro).
"Vabbè, per dieci centimetri..." pensava spesso, peccato che dopo aver scoperto che persino Kaori lo superava, la sua autostima era diminuita di molto...
-Ehi- lo richiamò l'altro, facendo capolino col viso di fronte al suo.
-Eh? Ah, ecco no...io non posso- mormorò, ricordando di quante cose dovesse fare non appena tornato a casa. E poi, c'era anche Kaori che...no, fermi, sarebbe dovuta venire lì  non appena avesse finito...ma che ne sapeva, lei, di quando finiva?! -Ehm, ecco, mi dispiace molto ma non posso d'avvero...ci vediamo un'altra volta Nishimura!- fece, veloce, pronto per mettersi a correre alla volta di casa sua. Quando notò una figura al cancello della scuola.
-Ehi, ragazzino!- Kaori, cappello con visiera in testa e solito sorrisetto da schiaffi, lo aspettava appoggiata al muro accanto alla cancellata, una mano ad alzare la visiera del copricapo, prima calato a coprirle gli occhi; chiunque passasse la osservava con sguardo curioso.
-Kaori! Diamine, non potevi aspettarmi a casa? E smettila di chiamarmi ragazzino!- Keiichi si avvicinò alla ragazza a passo spedito, seguito da Eiji.
-Wooow, Higurashi! Dove la tenevi nascosta una bellezza del genere?-esclamò, quest'ultimo, squadrandola da capo a piedi con sguardo sognante. E, "bellezza"?! Accidenti, Eiji doveva aver bevuto per chiamarla in quel modo...okay che quel cappellino da baseball le stava benissimo e le donava un tocco bambinesco semplicemente adorabile...ma, dov'era tutta quella bellezza? Cioè, non ne vedeva proprio nella bellissima ragazza che aveva di fronte...
-E tu chi saresti?- chiese l'oggetto dei suoi pensieri, rivolto all'amico.
-Io sono Eiji, signorina...per servirla- s'inchinò quello, scoccandole un'occhiolino malizioso.
-A-ad ogni modo!- esclamò Keiichi, colto da un improvviso senso di fastidio -Noi, dovremmo andare...- e, spintonando la ragazza per le spalle, uscì finalmente da scuola.
Eiji rimase lì impalato, poi capì: un sorriso malizioso gli delineò le labbra mentre lo sguardo si faceva sempre più sottile -Capisco- sussurrò, alzando un braccio per salutare l'amico; poi, prendendo fiato per urlare, qualcosa uscì dalla sua bocca.
-Higurashi, poi voglio tutti i dettagli!-
Quella stessa cosa, che fece diventare Keiichi una statua di sale.
-Ma che ti salta in testa?!- la sgridò, una volta sicuro che Eiji non potesse vederli. Venire alla sua scuola, con quel cappellino e quello strano, stranissimo vestiario...ma era uscita fuori di testa o che?! Chissà quali erano state le ipotesi più disparate su di lei...già immaginava i suoi compagni pensare a qualche sorta di cosplay...o, ancora peggio, ad una fanatica del medioevo giapponese...sopratutto, il fatto che l'avessero visti insieme, avrebbe attribuito anche a lui queste insolite etichette! Ma chi diamine aveva conosciuto?! Non poteva, tipo, stare in compagnia di una ragazzetta normale e, magari, dolce? Evidentemente no, vista com'era andata la vicenda.
-Oh, insomma, avevo detto che ti sarei venuta a prendere, no? E allora qual è il problema? Tuo nonno mi ha anche dato questo cappello per nascondere le orecchie...- fece l'altra, osservando in giro con noncuranza. Keiichi la guardò male, insomma, come poteva essere così strafottente in situazioni del genere? Tanto la brutta figura la faceva lui! Quindi, che importava? Ah, quanta pazienza!
-Si, si certo...mio nonno ti ha- no, aspetta...aveva detto "Tuo nonno"? Cioè, suo nonno, non solo l'aveva vista...ma le aveva anche procurato un cappellino?! Cose da pazzi...-Come fai a conoscere l'ojiisan?- le chiese, sospettoso, guardandola dal basso all'alto.
-L'ojiiche? Ah, parli di tuo nonno...beh, tra una situazione e l'altra...- mormorò vagamente, Kaori, lo sguardò che volava da una parte all'altra.
-Dimmelo e basta!- esclamò Keiichi, prendendola per un polso e guardandola dritto negli occhi. C'era sempre qualcosa che lui non sapeva, anche il nonno stesso aveva dato segno di conoscerla...quindi, ora, avrebbe sputato il rospo!
-Ah, quanto sei stressante! Chiedilo a lui, diamine!- sbottò l'altra, vincolandosi malamente dalla presa del moro -Dai, andiamo- fece, poi, mettendosi in cammino.
Keiichi la osservò camminare verso quella che era la strada verso casa sua; pensando che no, non gliela raccontavano affatto giusta.

-Accidenti, nonno! Parla!- Keiichi si alterò davanti alla figura del vecchietto che beveva una fumante tazza di the, con sguardo indolore e rilassato.
-Non sei tu a dovermi dire qualcosa, nipote?- fece, per tutta risposta, l'altro; alzando il volto dalla tazza per guardarlo con eloquenza. Il moro a quel punto si calmò; e, in fondo, il nonno, aveva anche ragione...era lui che avrebbe dovuto spiegargli e non viceversa..."Questo, però, non significa mica che dopo non lo obbligherò a raccontarmi del perchè conosca Kaori!" pensò determinato, gettando uno sguardo alla ragazza e trovandola seduta a guardare curiosamente il cappello da baseball. Gli venne da ridere: lo annusava, e tastava con le dita come se fosse un alieno e dovette combattere più volte con sè stesso per non lasciarsi andare e perdere, quindi, la sua serietà.
-D'accordo, allora- annuì, sedendosi di fronte al vecchio Souta -Per farla breve, ho deciso di aiutare le persone dall'altra parte del pozzo a sconfiggere il mezzo-demone Inuyasha- disse serafico. L'altro annuì, continuando a sorseggiare la sua tazza di the.
-Quindi Inuyasha-oniichan è cambiato...- riflettè, poi, ad alta voce. Keiichi deglutì, colto da un improvviso senso di ansia. Perchè, il nonno era così tranquillo? Cosa nascondeva? "E se non nascondesse nulla?" certo, era un'ipotesi...ma, arrivati a quel punto, doveva nascondere per forza qualcosa. E, lui, avrebbe scoperto cosa fosse quel "qualcosa".
"Sicuramente!"
-Ehi nonno, tornando al discorso di prima, come mai conosci Kaori?- chiese, cercando in ogni modo di scoprire qualcosa. Ma il nonno non era dello stesso parere:
-Keiichi, perchè non mi versi un'altra tazza di the?- fece, porgendogliela.
-Si certo, te la verso sub-EHI, EHI NON CAMBIARE DISCORSO!- sbottò il moro, sbattendo le mani sul tavolo ed osservando il nonno a denti stretti. L'altro sbattè più volte le parpebre, non capendo cosa volesse il nipote. O, almeno, facendo finta di non capire.
-Beh, se non vuoi versarmela...allora che ne dici di parlarmi dei tuoi esami?- mormorò, acquisendo sempre più voce e sicurezza; Keiichi fece una faccia sconvolta: il nonno l'aveva proprio mandato k.o...era stato un colpo basso, quello!
"Dannazione!" pensò, cercando velocemente una via d'uscita; fece girovagare lo sguardo fino a che non giunse alla sua salvezza:
-Bene, ora che ti ho spiegato tutto spero che mi darai la tua approvazione...in ogni caso, io e Kaori, ora, dobbiamo andare- fece, velocemente, alzandosi dal tavolo a cui erano seduti -Ci vediamo quando troverò un momento libero, racconta tutto tu a Papà!- e, presa la
mezzo-demone per un polso, corse via; facendo rimanere il vecchio Souta da solo.
-Keiichi, nipote mio, quante cose che dovrai affrontare...-

-L'abbiamo scampata...- Keiichi, piegato sulle ginocchia, ansimava mentre, dietro di lui, Kaori lo guardava curiosa.
-Sei stanco?- gli chiese, come se fosse una cosa fuori dal comune. L'altro la guardò dal basso della sua posizione, notando quanto fosse incuriosita da ciò; come se non avesse mai visto un umano stanco. E, che diamine, era pur sempre una persona normale, lui! Mica un...aspetta ma cos'era Kaori? Osservò la ragazza, tirandosi su, per poter rifletterci meglio: orecchie, artigli, canini...sembrava un gatto, se non un cane...ma era umana, tolti alcuni aspetti...
"Tipo il fatto che sia agile e più forte di me...pur essendo una ragazza...e che riesca a prendermi in braccio senza problemi" no, non aveva ancora digerito quel fatto...il suo orgoglio non glielo permetteva. Comunque, restava il fatto che non sapeva assolutamente come descrivere Kaori...tutti quelli che aveva incontrato fin'ora li aveva definiti "demoni" ma...era un po' generico...e, forse, sbagliato. Ah, avrebbe dovuto chiederlo...
-Ehi, Kaori- fece, con un sorriso sornione, cercando di eliminare un po' del suo carattere rozzo e brusco.
-Mmh?- mugulò l'altra, osservando un punto preciso nel folto della foresta quasi come se fosse incantata.
-Di grazia, cosa saresti tu?- chiese, perfettamente tranquillo, il moro; aveva una tattica: usare la gentilezza, così avrebbe sciolto anche il più ghiacciolo dei ghiaccioli. Non che Kaori lo fosse...ma, per sicurezza...no?
-Eh?!- urlò, con tutta sorpresa, l'altra -Ma che domanda è?!-
-Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda...lo sai, vero?- fece, invece, piccato, Keiichi. Che diamine, gli aveva chiesto una cosa e lei era già scattata! Al diavolo la gentilezza, a 'sto punto!
Kaori lo osservò, registrandosi mentalmente le parole che le erano state dette. Assomigliava a lei...le diceva sempre la stessa cosa, in fondo...e anche l'aspetto la richiamava, se non fosse per gli occhi: di un blu zaffiro che, dalla prima volta che li aveva incrociati l'avevano fatta impazzire "No, ferma ferma! Che diamine stai pensando?! Riprenditi, Kaori!"
-Ehi, ci sei?- per l'appunto, menomale che il ragazzino arrivava sempre al momento giusto...
-Eh? Si, certo...- mormorò e Keiichi la vide distogliere lo sguardo dal suo; arrossendo un po'. Ma che le prendeva? "Io le ragazze non le capisco proprio..." -Ad ogni modo, ora andiamo da Daichi- fece, ancora, quella. E, senza attendere risposta partì alla volta della capanna del sacerdote.

"Kaori e Keiichi...devono essere loro gli obbiettivi del padrone..." una figura, nascosta nel folto del bosco, sorrise malignemente; pensando a quanto sarebbe stato divertente ciò che sarebbe avvenuto dopo.

-Allora, ora come ora, Inuyasha non pare essersi mosso...- Daichi, seduto comodamente sul pavimento in legno della sua capanna, parlò guardando dritto negli occhi Keiichi -Quello che dobbiamo fare è farlo desistere dal suo obbiettivo, senza necessariamente ucciderlo- spiegò, di seguito. Il moro, annuì.
-Bene, come posso essere d'aiuto?- chiese, protendendosi verso il sacerdote. Non era così bravo...ma qualcosa, in fondo, la poteva fare no? "Assolutamente, prima finisce questa storia e prima potrò tornare a casa e riprendere la mia vita normale!"
-Dovrai allenarti con un arte, che sia di spada o altro non importa...e dovrai sempre essere pronto a saper usare il potere della sfera che hai in corpo...per ora, siamo noi in vantaggio, visto che la possediamo!- fece, il giovane uomo, deciso -Ti istruirò io nell'utilizzo dei poteri spirituali, per l'arte del combattimento, invece, chiedi pure a Kaori- spiegò, poi, indicando la ragazza con un cenno. Keiichi si voltò ad osservarla, seduta a gambe icrociate, le mani dentro le lunghe maniche dell'haori e la solita aria crucciata, come ad avercela col mondo intero;  avrebbe dovuto farsi istruire da una ragazza? Tsk, ne andava del suo orgoglio...ma non poteva essere immaturo o tirarsi indietro, a quel punto. Alias, deglutire un po' di quel suo difetto non gli avrebbe fatto male...
-Bene- esordì, annuendo e tornando a guardare il giovane sacerdote -Posso fare una domanda?- chiese, poi, e all'annuire dell'altro, potè parlare -Che cosa stiamo combattendo, esattamente?-
Daichi annuì -Ottima domanda, ragazzo del futuro- fece -Stiamo combattendo demoni, ma in particolare, un mezzo-demone di nome Inuyasha...chiaro?- rispose, facendogli subito dopo un sorriso di sfida.
-Cristallino- rispose, Keiichi, con un occhiolino. Voleva la guerra, quel Daichi? E guerra era!
-Ora, per quel che mi riguarda, inizieremo gli all- Daichi provò a parlare ma un rumore sordo ed un paglio di urli lo allarmarono.
Cosa stava succedendo?
I tre si alzarono nello stesso momento ma Kaori fu la prima a scattare verso la soglia della capanna; un odore, aveva fatto scattare in lei un campanello d'allarme.
-Kaori!- esclamò Keiichi, nel vederla correre via a quel modo -Ma, dove vai?!- chiese, alla sua figura scattante. Daichi si diresse subito verso di lei, seguendola senza dire nulla. "Tsk! Mi lasciano sempre indietro!" pensò il moro a denti stretti e inseguendoli; qualcosa gli diceva che, dopo questo fatto, tutto sarebbe cambiato.
"Accidenti, mi sa che qui le cose cambiano un po' troppo spesso!" ma era così, effettivamente... stava per succedere qualcosa, come la tempesta...che spezza la calma come se nulla fosse, come una forbice che taglia un filo...
Il filo, quello stesso filo che, una volta tagliato, non si ricongiunge più...o che, forse, non si può nemmeno tagliare.
"Dovevo darmi alla poesia!"

-Kaori, Daichi...lieto di rivedervi- una voce, profonda e beffarda; la stessa voce che, a Kaori, mai come in quel momento, parve dannatamente familiare. Era lui, stesso odore, voce e aspetto... un nome che, negli ultimi dieci anni, non aveva più pronunciato...ma che, ora, gli era scivolato dalle labbra come se nulla fosse.
-Padre- e, non era così difficile da pronunciare...eh, Kaori?

"Quel cappello, aveva lo stesso odore di Papà..."

Angolino piccino picciò <3
Ehilà! Da quant'è che non ci si becca? Stavolta un capitolo ricco di avvenimenti, neh? ;3
Bene, bene...Kaori ha incontrato suo padre...ma chi sarà mai? Ed ora? Cosa accadrà?
Innanzitutto ditemi come vi è sembrato il capitolo, poi ve lo faccio sapere con un'altro :P
Per il vocabolario, stavolta, ce n'è sono pochi: "oniichan", che significa "fratellone"...Souta lo chiamava fratellone Inuyasha, no? E non ha ancora perso il vizio :3
E cosplay, ossia travestirsi da un personaggio di un opera...ad esempio, se qualcuno volesse travestirsi da Inuyasha, farebbe il cosplay del personaggio...come ad halloween o carnevale, solo con personaggi di film, libri, anime e manga etc etc...
Ah, un'altra cosa...Eiji e Keiichi si chiamano coi propri cognomi...rispettivamente Nishimura e Higurashi.

Parlando d'altro, il flashback iniziale? Come vi è sembrato? La madre che malattia avrà?
Mmmmh...se faccio così metto solo curiosità ma ora tocca all'altra mia storia quindi dovrete aspettare :P
Non ho altro da dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto...
Alla prossimaaa
Bye bye <333

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Capitolo 5
*** Dopo dieci anni ***


-Proprio così, Kaori- rise l'uomo, dall'alto della sua posizione fluttuante, intorno a lui un aura tutt'altro che innoqua -Sono il tuo caro papà- ghignò poi, le braccia nascoste nelle maniche scarlatte del Kariginu ed un'espressione puramente beffarda. Kaori non poteva crederci, era completamente paralizzata ad osservare dal basso suo...padre. Si, suo padre. Colui che, negli ultimi dieci anni della sua vita, era stato protagonista dei suoi incubi, colui che l'aveva abbandonata senza dirgli una parola, colui che, ora, la trattava in quel modo.
No, lui non era suo padre.
Non era il padre che amava, quello dolce e burbero che arrossisce con un nonnulla, che l'aveva sempre guardata con orgoglio e amore e che amava più di ogni altra cosa al mondo suo madre. Non era lui...non era lui, diamine! Non poteva esserlo! Non così! Non con quello sguardo freddo e stanco, segnato da delle occhiaie...non con la veste rossa usurata e sporca, non con i capelli bianchi e spettinati legati in una coda...non così...non così disperato.
Tradì un tremolio alle gambe, stringendo i denti ed abbassando il volto, sotto lo sguardo di Daichi, a qualche metro di distanza da lei. "Reagisci, Kaori, reagisci!" le urlava la sua mente, ma lei era completamente paralizzata. Sotto quello sguardo, non riusciva a fare nulla.
-Uh?- chiese l'uomo, ghignando e fluttuando verso Kaori -Non dici niente, figlia mia?- la provocò, una volta vicino. Kaori notò che indossava una corazza di ossa inspiegabilmente nere, sopra la parte superiore della veste. Deglutì, passando dall'osservare il suo vestiario agli occhi del padre; e, il colore era lo stesso certo...ma il loro calore, la loro luminosità...avevano fatto spazio ad un ombra di quella che era l'espressione originaria dell'uomo. C'era, però, una scintilla che spiccava in mezzo a tutta quella apaticità...una scintilla che, Kaori, non riusciva a spiegarsi.
-Inuyasha!- urlò Daichi, venendo in soccorso della ragazza -Lasciala stare!- fece ancora, prendendo in mano l'arma, pronto ad attaccare; dietro di lui gli uomini del villaggio lo osservavano con astio. Il citato gli gettò soltanto un'occhiata, come se valesse meno di un insetto, poi si rivolse a Kaori:
-Vieni con me- le disse, guardandola intensamente, come se dalla sua decisione dipendesse qualcosa di molto importante. Ed era così.
-Tsk- sibilò soltanto, l'altra -Non ti fai vedere per dieci anni ed ora hai anche la faccia tosta di coinvolgermi nei tuoi piani folli?- gli sputò, guardandolo con odio; gli occhi così uguali al padre eppure diversi, in quel momento. Inuyasha fece una smorfia, il suo sguardo si addolcì un po'.
-Kaori- mormorò prendendole le mani con le sue -Non ti ho mai dimenticato, in questi dieci anni...io-
-Non toccarla, maledetto!-
-STA' ZITTO!- Inuyasha rimase di stucco, gli occhi dilatati e un'espressione sorpresa in volto; quasi come fosse stato ferito. Anche Daichi, che si era lanciato verso Inuyasha non appena l'aveva visto afferrare Kaori, era rimasto di stucco, paralizzato -Sta' zitto!- fece un'altra volta quest'ultima; non appena aveva sentito quelle parole, non aveva potuto resistere: gli aveva urlato contro per poi liberarsi della sua presa e stringere i pugni con rabbia, più per resistere dal tirargli uno schiaffo che per altro.
"Che bugiardo" pensò, stringendo i denti e guardandolo in cagnesco "Se mi avesse pensato almeno un po', ora non saremo a questo punto!" vide Inuyasha riprendersi, pian piano, serrò la mascella rabbioso per poi lasciarsi andare in un ghigno carico di cattiveria.
-Capisco- sibilò -Capisco!- ripetè più forte, come un pazzo -Così non verrai, eh?- chiese, retoricamente -Beh, allora non resterà che farti cambiare idea...- un'altro sussurro, un ghigno che si allarga, i pugni che si stringono e gli occhi che si dilatano follemente -Con la forza!- stavolta un'esclamazione, acuta e tenebrosa, una spada sguaianata ed è un'attimo: morte e distruzione viene di nuovo seminata.
-Tutto okay?- Kaori osservò Daichi davanti a lei che bloccava l'attacco di So'unga, la spada in mano al padre, con una barriera spirituale, poi annuì.
-Tu?- chiese, alzandosi dalla posizione accucciata che aveva assunto prima.
-Solo qualche graffio- rispose l'altro, facendole l'occhiolino; graffi e sporcizia sul suo volto confermavano ciò che aveva detto. Kaori annuì, rivolgendo un'altra volta lo sguardo verso suo padre che ora rideva follemente.
-Ah, quindi ora siete così forti?!- chiedeva al nulla, coprendosi un'occhio divenuto rosso per il controllo demoniaco della spada con la mano, segni violacei gli arricchivano le guancie ed un espressione di pura rabbia e sete di sangue era sul suo volto.
"Cavolo, se fa così..." pensò Kaori, stringendo i denti "Non c'è modo che io possa batterlo" divagò con lo sguardo finchè non le si accese una lampadina in testa, solo allora esso si spostò su uno degli abitanti del villaggio; quello che stringeva un'arco tra le mani e aveva una faretra in spalla "Non so se funzionerà...ma posso provarci".

-Ah! Mi sa che mi sono perso!- sospirò pesantemente Keiichi. Quando era corso via dalla capanna di Daichi, aveva inevitabilmente sbagliato strada e, ora, si era ritrovato a vagare per la foresta; probabilmente smarrendosi sempre di più ad ogni suo passo -Ed ora che faccio? Aaaaah, ma perchè quando hanno bisogno, io non ci sono mai?!- si mise le mani nei capelli, disperandosi sempre di più -Non troverò mai la strada di casa! Dovrò rimanere qui per sempre, diventerò un uomo dell'età della pietra!- si lagnò, facendosi già lo schemino di quanta legna gli sarebbe servita per costruire una casa "Considerando quanto grande la dovrò fare...tre alberi? No, molti di più...non si sa mai se-"
-Ehi, ma cos'è stato?- si chiese, fermandosi non appena andò a sbattere contro qualcosa; qualcosa di invisibile visto che -E tu chi saresti?- non appena il suo sguardo scese giù ed incontrò una testolina argentea, ciò contro cui era andato a sbattere prese forma nella sua mente: una bambina. Una bambina anche abbastanza piccola e debole, visto che non era riuscito a farlo cadere o  anche solo spostarlo.
-Ehi, piccolina- fece con voce dolce, accucciandosi di fronte alla bambina apparentemente tranquilla -Che ci fai qui, ti sei persa?- le chiese, osservandola: aveva un visetto paffuto e roseo, i capelli bianchi e lisci glielo incorniciavano perfettamente, la frangetta candida le copriva la fronte e delle striature violacee le occupavano le guance e le manine piccole e bianche. Era pallida, molto pallida e ciò che spiccava oltre agli strani segni sul suo corpo erano gli occhi: eterocromatici, presentavano due colori diversi; il dorato per il sinistro e il nocciola scuro quasi nero per il destro. Vestiva con un kimono bianco neve con ricami scarlatti.
-Allora?- le chiese, ancora, il ragazzo, sorridendole per invitarla a parlare -Che ci fai qui?- sembrava innoqua ma doveva comunque stare attento, era un demone infondo...a meno che non si fosse procurata quei segni in chissà quale modo...ma ne dubitava. La osservò negli occhi, notando quanto fossero dilatati e, quando aprì bocca per parlare, un singhiozzo lo interruppe; singhiozzo a cui, ben presto, se ne unirono altri. E poi la piccola scoppiò in lacrime.
-Ehi, ehi, che ti prende?!- esclamò preoccupato, alzandosi e guardandosi intorno, preso da un improvviso panico -Su, su! N-non piangere!- balbettò, gesticolando alla bambina che, adesso, si stava asciugando gli occhi con un braccio; mentre le lacrime salate non accennavano a diminuire.
-Cavolo!- imprecò tra i denti, agitandosi sempre di più, -Come cavolo faccio a farti-Eh?!-
Keiichi osservò la bambina correre incontro ad una nuova figura, mettendosi di seguito dietro di essa che la osservo curiosa -Yume, che succede?- chiese la voce di quello che sembrava un ragazzo. Indossava un Kariginu nero, semplice e dall'aria abbastanza calda, aveva un cesto in mano e la pelle scura e abbronzata; gli occhi erano color oro, mentre i capelli neri, corti e spettinati non parevano aver mai visto una spazzola. La cosa che più lo lasciò di stucco furono le orecchie del ragazzo, non come quelle di Kaori...in cima alla testa e palesemente animali...quelle erano praticamente allo stesso posto delle orecchie umane, solo molto più deformi e a forma di quelle da cane...erano strane.
-Fratellone...- singhiozzò semplicemente la bambina, stringendo di più la veste del ragazzo all'altezza delle gambe e guardando Keiichi con i lacrimoni agli occhi.
"Ma che ho fatto?" pensò, di rimando, quello, stupito sempre di più dal comportamento della bambina. Si erano solo scontrati, cavolo! Manco le avesse rubato il lecca-lecca!
-Ahi, ahi...ho capito- fece l'altro, sospirando ed abbassando la testa in direzione della piccola -È colpa sua- fece soltanto, poi, guardandolo con un solo occhio aperto e di traverso; Keiichi deglutì, pensando già a cosa dovesse scrivere nel testamento.
-Che cosa hai fatto a mia sorella?- gli chiese, invece, l'altro, avvicinandoglisi minacciosamente e scrocchiandosi le dita prima di una e poi dell'altra mano "Orecchiette di Kaori, vi ho voluto bene" -Eh? Allora? Non dici nulla?- uno sguardo assassino lo paralizzò sul posto, facendolo diventare una statua di sale. E, accidenti, allora a sto punto i Kami volevano proprio farlo morire...gliene avevano mandate anche troppe, fin'ora! E lui si era sempre riuscito a salvare...no? Bene. E allora, sguardi assassini e fratelloni che proteggono le sorelle a parte, avrebbe superato anche questa prova "In fondo, ho ancora un cane folle da fermare!" non poteva mica morire così.
Quindi sotto con l'immaginazione!
-Sai qual è la radice quadrata di 10+94:8?- sparò la prima cosa che gli venne in mente e il ragazzo si fermò dall'avvicinarsi a lui, guardandolo come se fosse un alieno.
-Cosa?- chiese ma Keiichi se l'era già data a gambe.
-Ci stavo per lasciare le penne!- ansimò con il fiatone, testa china e mani sulle gambe, era piegato su se stesso -Si, ma ora dove so- si paralizzò, i suoi occhi fissi sulla figura che aveva davanti, il volto improvvisamente pallido come un cencio.
-Oh, eccoti di nuovo!- sarebbe morto, inutile cercare di sopravvivere.
-Cacchio!- provò a rigettarsi in una folle corsa ma, prima che potesse farlo, una mano lo afferrò per il bavero della divisa che indossava, alzandolo da terra e fermandolo da ciò che stava per fare. Cercò invano di liberarsi ma nulla, quella presa sembrava ancora più ferrea di quella di Kaori. "Dannazione!" pensò frustrato, stringendo i denti e guardando il ragazzo che lo teneva per il colletto "Questo qui me le suona! E non posso neanche riutilizzare il truccheto di prima!" strizzò gli occhi, aspettandosi un pugno che, tuttavia, non arrivò. Al suo posto, risentì il terreno sotto i piedi e la presa scomparire completamente.
-Scusami per prima- la voce del giovane gli fece spalancare gli occhi -Mi ero fatto prendere dalla rabbia- spiegò, poi, grattandosi nervosamente la nuca; Keiichi notò solo allora che aveva praticamente la sua stessa altezza -Ad ogni modo, Yume, scusati anche tu- si rivolse, infine, alla bambina, prendendole la testolina ed abbassandola, seguendo il movimento della sua.
In poco tempo, il moro, si ritrovò due persone inchinate davanti a lui "Eh?" pensò, non riuscendo a collegare tutto ciò che era successo. Si sentì, comunque, in dovere di non fargli pesare la situazione -Ehi, no, alzatevi- fece, nervosamente, muovendo le mani -Non fa nulla, davvero, capita a tutti di spaventarsi!- continuò con più sicurezza, sorridendo ai due che, ora, erano in posizione ritta.  Il maggiore lo osservava sorpreso, la più piccola imperturbabile. Era come se, dopo quel pianto, si fosse ritirata nel suo mondo, decidendo che ciò che apparteneva alla realtà non le interessava.
"Che strana..." pensò Keiichi, gettandole un'occhiata. Non aveva mai visto una bambina così seria e glaciale, che poi si mette a piangere per un nonnulla "E se fosse, che so, sociopatica?!" e no, impossibile...anche perchè lui non si ricordava nemmeno che significava. Ad ogni modo, il villaggio, doveva trovare il villaggio!
-Comunque, sapete per caso come arrivare al villaggio Musashi?- chiese, notando come, a quella domanda, il ragazzo assunse un espressione tra lo stupito e il turbato; non se ne spiegò il motivo.
-Intendi quello della leggenda?- gli chiese l'altro, con una nota ansiosa nella voce. E, si certo, quale altro villaggio Musashi conosceva lui? Logico che era quello della "leggenda"! Che, tanto leggenda, di certo non era...
-Si- disse soltanto, annuendo. L'altro fece per rispondere ma un boato lo fece desistere, qualcosa era successo e, quel qualcosa, doveva essere davvero molto grande e, probabilmente, pericoloso; visto il suono che aveva prodotto:
Forte, sordo e assordante, come una bomba che esplode.
-Seguimi!- urlò Kaito, prendendo il moro per il polso e caricandosi la sorella in braccio; poi si gettò in una folle corsa verso la parte opposta al rumore (la stessa che, Keiichi, avrebbe dovuto intraprendere qualche minuto fa).
Prima che il moro potesse essere trascinato, notò come l'espressione della piccola cambiò: da fredda e imperturbabile, a terrorizzata e senza controllo; poi solo rami ed alberi.

-Morite! Morite, tutti!- Inuyasha urlava come un forsennato, sguardo folle e ghigno sadico ad incorniciargli il volto mentre con le mani artigliate stringeva l'elsa della sua spada -Dovete morire! Voi, che non sono riuscito ad uccidere quel giorno di dieci anni fa, dovete morire!- Kaori gli gettò un'occhiata, sistemandosi la faretra dietro la schiena e preparandosi mentalmente a ciò che sarebbe venuto dopo.
-Ce la farai?- le chiese Daichi, guardandola di sottecchi.
-Non lo so- negò lei con la testa, gli occhi color oro le bruciavano di concentrazione -Ma non ho altra scelta, o questo o...- lasciò la frase in sospeso, stringendo pugni e denti.
-Hai ragione- le concesse il giovane uomo, annuendo e guardandola uscire dalla barriera spirituale che aveva creato per proteggere gli abitanti del villaggio.
-Daichi-sama!- chiamò uno di quelli -Non possiamo aiutarvi in qualche modo?-
-Stupido! Non conosci colui che hai davanti?! Sarebbe un suicidio!- lo sgridò il sacerdote; l'altro annuì, deglutendo.
-Kaori!- chiamò un'ultima volta, Daichi -Se ti fai ammazzare giuro che ti faccio resuscitare solo per ucciderti di nuovo- fece, serio e al coltempo divertito.
Quella ghignò -Scherzi? È mio padre!- esclamò, partendo alla volta dell'uomo -Non posso farmi uccidere dal mio vecchio!-
Inuyasha si accorse ben presto di Kaori e, quando lo fece, una risata malata lasciò la sua bocca -Kaori! Figlia mia, che fai? Vieni dal tuo paparino?!-  la provocò, aprendo le braccia come se volesse accoglierla tra di esse. La ragazza, per tutta risposta, gli scoccò un'occhiataccia sibilando un "Vedrai come te le riduco quelle braccia" che non sfuggì al mezzo-demone -Tsk, che figlia ingrata- fece con disgusto, preparandosi ad attaccare ancora una volta.
Non doveva farsi controllare troppo da So'unga, lo sapeva...avrebbe potuto uccidere Kaori, se non si fosse trattenuto...e ciò non poteva succedere; era un pezzo troppo importante per il suo piano, non poteva permettersi di rovinare tutto dopo dieci anni d'inferno. "Non posso, e non devo...per quanto lo voglia, la sua morte non deve ancora arrivare!" strinse i denti, osservando la figlia che, ora, era ferma a qualche metro di distanza da lui e lo osservava con fin troppa facilità -Che c'è? Non hai il coraggio di avvicinarti, eh,  figliola?- sorrise con cattiveria -Quindi tutto quello che ti ho insegnato non è servito a nulla...o sei tu che- non finì la frase, non potè, effettivamente: uno schiaffo, forte e ben assestato, gli colpì la guancia; facendogli cadere la spada di mano.
-C-cosa?- sussurrò Inuyasha, toccandosi la parte lesa con sguardo perso; pareva essere tornato quello di qualche anno fa: niente segni sul volto, sguardo omicida o sete di sangue. Solo...Inuyasha.
"Lo stesso Inuyasha di cui mia madre si è innamorata" pensò Kaori, con un sorriso amaro; prendendo una freccia dalla faretra ed incoccandola -Non muoverti- fece, ingogliando i ricordi dei suoi genitori e puntando la freccia al petto dell'uomo, ancora a tastarsi la guancia arrossata -Un passo e sei morto- continuò, seria -Ricordi ciò che fece Kikyou quel giorno, papà?- gli chiese, con sguardo furbo, facendo sussultare Inuyasha.
-C-cosa?- mormorò, quello, guardandola come un bambino.
"Quanto sei caduto in basso, padre" pensò l'altra, con una punta di pena e compassione che, tuttavia, venne scacciata subito -Ti siggillò concentrando tutto il suo potere spirituale nella freccia, bloccandoti al Goshimboku...- continuò, ignorando le parole dell'altro -Bene, questa freccia ha lo stesso potere dell'altra, quindi se non vuoi passare il resto della tua vita bloccato...- lasciò ancora una volta la frase in sospeso, stringendo i denti senza farlo vedere "Si certo, come no..." pensò frustrata "Non ho tutto quel potere spirituale in corpo, pur  essendo figlia della miko più forte di tutti i tempi...ma devo continuare a bluffare se voglio sconfiggerlo" strinse di più la parte ricurva e in legno dell'arco, osservando l'uomo che, dopo un ultimo momento di confusione, con tutta sorpresa di Kaori, si mise a ridere.
-Io bloccato per l'eternità ad un fottuto albero?!- fece come se stesse morendo dal ridere
-Dici davvero, Kaori? Lo faresti davvero?!- la osservò con occhi spalancati, protendendosi per avanti ed ignorando la freccia puntatagli al petto; rise ancora, finchè non si fermò sotto lo sguardo della figlia -Yokai- disse, improvvisamente serio, guardandola con strafottenza, come se valesse meno di zero.
Da come lo disse, poi, dalla sua schiena partì un'orda di demoni che si diressero a tutta velocità verso la mezzo-demone; questa, dopo un'attimo di tentennamento, fece un salto indietro, distansiandosi da Inuyasha ed atterrando davanti alla barriera spirituale di Daichi.
-Scappa, Daichi, porta tutti in salvo- gli sussurrò, prima di lanciarsi contro il gruppo di demoni.
Il giovane sacerdote diede ordine ad Eizo di portare in salvo tutte le persone del villaggio e, una volta che il gruppo si fu allontanato, potè togliere la barriera spirituale.
Dal canto suo, Kaori, stava combattendo a suon di artigli i vari demoni che le si paravano davanti, cercando in ogni modo di non venirne circondata; mentre l'uomo, a qualche metro di distanza da lei, rideva follemente, senza fermare i demoni che gli continuavano a uscire da dietro la schiena. All'ennesima artigliata in pieno muso di un mostro, Kaori se ne ritrovò un bel po' accanto "Diamine" imprecò, osservandoli e schivandone gli attacchi "Sono troppi e Inuyasha riesce a crearne sempre di più" che poteva fare?
Schivò un'altro attacco e, quando si accorse che un'altro demone le stava venendo contro, era troppo tardi: non fece in tempo a schivare.
-Kaori!- una voce la chiamò e, quando temeva di essere ormai fregata, un talismano volò fino alla fronte del mostro, disintegrandolo -Tutto bene?- fece quella stessa voce, che stavolta riconobbe essere quella di Daichi.
-Si, sto bene- disse, quando il giovane uomo le fu accanto -Ma tu, stupido che non sei altro, perchè sei qui?!- gli si rivolse contro, con rabbia, scoprendo i canini. L'altro sorrise soddisfatto.
-Potevo lasciarti in balia dei mostri?- le chiese, facendola arrossire.
Kaori non rispose, sapeva solo che, ora, si sentiva più sollevata.

-Sono a casa!-
-Oh, Yume, Kaito, bentornati!-
Keiichi osservò i due fratelli dirigersi verso una donna, dall'aspetto giovane e l'espressione gentile e un po' birichina che, non appena l'ebbe notato, gli sorrise.
-Chi è questo giovane ragazzo?- chiese ai due, osservando il moro attentamente.
-Ah, ora che ci penso non lo so...cercava il villaggio Musashi e- provò a dire, Kaito, ma venne interrotto da una terza voce; molto più severa e  composta di tutte quelle che prima, avevano parlato.
-Kaito- chiamò questa -Non ti avevo già detto di non portare sconosciuti a casa?- continuò, guardando Keiichi con sguardo infastidito. Il moro, sentendosi osservato, si girò verso il proprietario di quello sguardo; rimanendendo completamente sconcertato.
-Inuyasha?!- esclamò, guardando l'uomo che aveva di fronte e notando come, a quella affermazione, lo sguardo dell'uomo che aveva di fronte si fosse fatto rabbioso; ma perchè, poi?! Era Inuyasha! Il nonno glielo aveva descritto un miliardo di volte e- ehi, ma Inuyasha aveva sempre avuto segni violacei sulle guance? E quella mezza luna sulla fronte? "Qui c'è qualquadra che non cosa..." si portò una mano al  mento, riflettendo che, se aveva sbagliato persona, allora quell'uomo aveva tutte le ragioni di arrabbiarsi.
-Come osi, tu, stolto umano, nominare il nome di quel mezzo-demone senza onore, nella mia dimora?- ecco, si, per l'appunto...aveva sbagliato persona.
Si sentì preso dal colletto della divisa e alzato a qualche centimetro da terra; come prima, solo che, adesso, di sicuro, sarebbe schiattato. "Ma che diamine, qui tutti che vogliono la mia morte! Ne ho le scatole piene!"
-Sesshoumaru!- la voce della donna lo salvò: vide il demone spalancare gli occhi, lasciare la sua presa e voltarsi verso la porta con fare stizzito, mormorando uno "Tsk" infastidito.
-Stai bene?- gli chiese Kaito, poggiandogli una mano sulla spalla; Keiichi annuì. Beh, se per "stare bene" intendeva "Stare per avere una crisi di nervi bella e buona"...si, stava benone.
-Che ci fai qui, umano?- lo interpellò, invece, l'uomo di prima, sedendosi a gambe incrociate sul pavimento in legno, con la bambina di prima in braccio. Il moro notò che, accanto, si somigliavano davvero tanto.
-Ecco- iniziò, non sapendo bene come spiegarsi -Innanzitutto, mi chiamo Keiichi e vengo dal futuro...sono qui per sconfiggere Inuyasha- cercò di essere il più chiaro possibile, aspettandosi volti sconcertati e incuriositi da ogni parte ma, con tutta la sua sorpresa, nessuno proferì parola e, anzi, li ritrovò persino ad annuire.
-E che ci facevi nella foresta?- chiese il ragazzo della sua stessa altezza, invitandolo a sedersi insieme a loro.
-Mi ero perso...- spiegò l'interpellato, prendendo posto con non poca soggezione. Ben presto si sentì puntato addosso lo sguardo di tutti, come se fosse l'unica cosa d'interesse in quel momento; e, può darsi che fosse così ma...Kami, non le vedevano le farfalle che svolazzavano e qualche volta entravano dalla piccola fiestrella della capanna? Erano così belle! Per non parlare, poi, del canto sonoro e melodioso degli uccellini che...ah, ma stava divagando, forse? "Ti pare il momento di fare il cretino che sta appresso alla natura?"
Si schiarii la voce, facendo per parlare, ma un altro boato si espresse prima di lui, con un profondo botto ed una vampata d'aria calda che arrivò fin dentro la capanna.
Ma che diamine stava succedendo? Da quel che sapeva, la guerra fredda era finita da un bel pezzo! Allora perchè, la gente, continuava a sganciare bombe?! Che poi, accidenti, non c'erano nemmeno le bombe a quell'epoca! "Aaaah! Cacchio, sto divagando di nuovo!"
Senza dire una parola si alzò, dirigendosi verso l'uscita della capanna sotto gli sguardi dei presenti -Seguirò il rumore e ritroverò la strada- annunciò serio, concentrandosi sui suoni attorno a lui; prima che potesse fare un passo, la voce dell'uomo albino lo fermò, arrivando, come al solito, severa e infastidita.
-Non ti conviene andare, umano- fece quello, osservando la bambina in braccio a lui, fattasi più rigida del solito -Da quel che ho capito, lì, si sta svolgendo una battaglia...cosa credi di fare?- gli lanciò un'occhiata altezzosa che fece stringere i denti al moro.
-La smetta di trattarmi così, signore!- esclamò quello, piuttosto infastidito dal tono dell'altro "Ma chi si crede di essere? Okay, si, sono solo un debole umano...ma qualcosa pur farò!" -Se è davvero preoccupato per me, che mi aiuti, allora!- lo sfidò, fregandosene altamente di quello che gli avrebbe potuto fare.
-Non sono preoccupato affatto per te- ribattè l'uomo, glaciale come sempre -Sto solo dicendo che non ne vale la pena, per quel mezzo-demone- chiuse gli occhi con un cipiglio infastidito "Beh, come sempre d'altronde..." -Dovrai solo aspettare, ti costa molto? Se si, allora sei libero di andare...ma è un suicidio- adesso sembrava come se non gliene importava più di cosa avesse scelto, tant'è che, sempre con gli occhi chiusi, si appoggiò alla parete in legno della dimora, curandosi solo dell'albina che aveva tra le braccia.
-Mio marito ha ragione- gli sorrise la donna -Keiichi, se vai lì morirai...- gli spiegò, cercando di convincerlo a rimanere -E tu hai ancora tanto da fare, non puoi morire, giusto?- quella fu la giusta affermazione che convinse il moro a rimanere; spalancò gli occhi, osservando la donna che sembrava capirlo come nessuno aveva mai fatto, come c'era riuscita? Lo conosceva da poco, come aveva fatto a dire la frase giusta e al momento giusto?
-Nonna- gli sfuggì dalla bocca in un sussurro. E no, non era per essere scortesi o altro...lei... assomigliava veramente a sua nonna!
-Cosa?- rise l'altra -Mi fai così vecchia, Keiichi?- alla sua risata si unì anche quella del figlio maschio e il ragazzo si ritrovò subito nel panico.
-Eh? No, macchè! Lei è giovane, molto giovane! Sono io che...ecco...- non trovò le parole adatte, finendo per balbettare ed osservare il soffitto cercando una qualunque frase; la prima che gli fosse venuta in mente. Peccato che fossero tutte stupide...e di dire la verità non se ne parlava, perchè equivaleva a raccontare i fatti suoi ad una perfetta sconosciuta. "Perfetta sconosciuta, che, però, non hai esitato un secondo a chiamare nonna..." si ribeccò mentalmente, dando totalmente ragione a quella vocina che si permetteva di contraddirlo nei momenti peggiori.
-Ho capito, sta' tranquillo- gli facilitò le cose, l'altra -Io comunque mi chiamo Rin- sorrise, di seguito.
"Anche mia nonna si chiamava Rin..."

Daichi osservò il mezzo-demone con sguardo sofferente, ansimando per i troppi movimenti che aveva fatto; quelle orde di demoni gli avevano lasciato un attimo di pace, era stato costretto ad armarsi della sua Kusarigama ed ora, dopo l'ennesimo gruppo di mostri, la situazione era un po' cambiata: Inuyasha, dopo aver ripreso So'unga con se, aveva iniziato ad infilzare ognuno dei suoi demoni, trasformandoli in zombie così da renderne impossibile l'eliminazione a Kaori. Voleva tenerlo occupato, questo il giovane uomo lo sapeva, ma non aveva altro da fare, i suoi talismani stavano finendo e non aveva altre fonti spirituali..."Certo, potrebbe esserci Kaori.." pensò, gettandole un'occhiata e scoprendola in una lotta contro Inuyasha "Ma non ce la faremo comunque, il suo potere spirituale, oltre che essere in una piccola quantità, si manifesta solo in determinati casi..." strinse i denti, lanciando gli ennesimi talismani ed augurandosi di trovare una soluzione in un tempo abbastanza ristretto.
-Kaori! Perchè non collabori?! Non farò del male a nessuno, in fondo!- Inuyasha respinse ancora una volta la figlia con l'ennesimo fendente, badando bene a non infliggerle ferite mortali.
-Non farai del male a nessuno? Ed allora che diamine stai facendo, ora?!- gli urlò di rimando, quella, mentre un graffio sanguinante faceva bella vista sulla sua guancia. Poi si gettò su di lui, pronta a ricevere l'ennesima spadata che, tuttavia, non arrivò: Inuyasha aprì le braccia, fece cadere la spada e abbracciò la figlia, senza lasciarle possibilità di muoversi.
-Sei stata brava- gli sussurrò dolcemente, tirandole in un pugno nello stomaco che la fece svenire -Ora papà ti porta dalla mamma...vedrai quante cose faremo insieme, io e te- la prese in braccio a mo' di principessa, puntando lo sguardo su Daichi.
-Maledetto!- urlò quello, ignorando completamente i demoni e lanciandosi verso l'uomo; chino per raccogliere la spada.
-Oh, mi ero dimenticato di te...- fece, osservando se l'arma aveva qualche graffio o altro
-Che ne dici di dormire un po' anche tu?- chiese, poi, puntando lo sguardo su di lui che, una volta incontrato il suo, si fermò di colpo; qualcosa pareva averlo bloccato, si sentiva improvvisamente stanco, la presa sulla sua arma si affievolì, fino a non esserci del tutto.
Poi buio.
Inuyasha abbassò la testa su Kaori, un sorriso dolce ad incorniciargli il viso "Mi spiace piccola mia, ma dovrai sacrificarti per il mio amore" pensò, rivolgendo lo sguardo al cielo.
Ora, il suo piano, poteva avere ufficialmente inizio.

-Pare sia arrivato il momento di andare- fece Sesshoumaru, rivolto al moro -Mio fratello se n'è andato- continuò, poi. Keiichi si illuminò, se se n'era andato allora voleva dire che...
-Ce l'abbiamo fatta? Siamo riusciti a batterlo?-
-No, umano, quello sporco mezzo-demone ha ottenuto ciò che voleva...noi abbiamo perso-
"Cosa?"

Angolino piccino picciò <3
Non chiedete nulla. Neanch'io so cos'è venuto fuori O.o
Questo capitolo è stato...la morte. Oltre al fatto che sia tremendamente striminzito e cofusionario, che cosa diamine mi è venuto fuori??? Non sono per niente soddisfatta, cos'è questa cosa?? Inuyasha completamente OOC, scene di battaglia insensate, angst che non è angst, messo completamente a caso...un Sesshy probabilmente OOC come il fratello...ma che cavolo?!
Mio Dio, aiutatemi T . T
Giuro che al prossimo faccio di meglio T . T  
Evitando di dare conclusioni affrettate, come vi è sembrato? Voglio sapere tutto, perchè, davvero, sto robo non mi convince proprio.
Comunque, passando ad altro, bluffare deriva da "Bluff" che è un metodo usato nel poker per ingannare l'avversario in modo da essere in una posizione di vantaggio.
Poi, "Miko" significa "Sacerdotessa".
Infine, il Kariginu di Inuyasha è il vero e proprio nome della sua "Veste del Cane di Fuoco". Qui gli ho fatto indossare anche l'armatura che ha Sesshoumaru, solo nera e gli ho legato i capelli in una coda. Il "Yokai" che pronuncia sarebbe "Demoni" in giapponese, ed è un comando per richiamarli a se.  

Facciamo la conoscenza dei figli di Rin e del demone-ghiacciolo, ma cosa saranno mai quelle strane orecchie di Kaito? E perchè Rin non è morta come Kagome? Yume? Come mai è spesso turbata?
Perchè Inuyasha non viene manipolato dalla spada? Come ha fatto ad averla? E cosa ha fatto a Daichi? E Kaori? A cosa gli serve?
Lo sto facendo diventare sempre più folle - _ -" manco fosse Joker xDD
Nel prossimo cap che succederà? :3
Mi auguro di riuscire a farvelo scoprire in tempi e capitoli umani...
Per ora è tutto :3
Alla prossima <3
Bye bye!

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