Ho saputo guardare oltre

di Alys93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scoperte dolorose ***
Capitolo 2: *** La tribù ***
Capitolo 3: *** Scontri ***
Capitolo 4: *** Voglio rispetto ***
Capitolo 5: *** Convivenza forzata ***
Capitolo 6: *** Nuovi sentimenti ***
Capitolo 7: *** Una mocciosa impertinente ***
Capitolo 8: *** Cos'è l'amore, donna? ***
Capitolo 9: *** Enigmi ***
Capitolo 10: *** Giuramenti ***
Capitolo 11: *** Cosa provo davvero? ***
Capitolo 12: *** Avviso ***
Capitolo 13: *** Voglio solo te ***
Capitolo 14: *** Una sfida per decidere il destino ***
Capitolo 15: *** Preparativi speciali ***
Capitolo 16: *** Finalmente mia ***
Capitolo 17: *** Una vita insieme ***
Capitolo 18: *** Notte di Lacrime ***
Capitolo 19: *** Ho bisogno di te ***
Capitolo 20: *** Nuova dimensione ***
Capitolo 21: *** Vita nel futuro ***
Capitolo 22: *** Adattarsi a un nuovo mondo ***
Capitolo 23: *** Esplosione ***
Capitolo 24: *** Passi a ritroso ***



Capitolo 1
*** Scoperte dolorose ***


Salve a tutti, ragazzi! so che dovrei occuparmi di scrivere il sequel di "Al di là del Pozzo", ma non ho saputo resistere all'idea di raccontare l'infanzia e l'adolescenza dei genitori di Kaori. L'intera storia mi è venuta in testa in una sola notte e non sono riuscita a fermarmi. Spero che vi piacerà questo prequel della storia che avete letto fin'ora e del cui sequel mi sto già occupando. fatemi sapere cosa ne pensate. Buona lettura, vostra Alys-chan

Ho saputo guardare oltre


Capitolo 1: Scoperte dolorose

Pov Fumiyo
Guardo quasi con terrore il braccialetto che la nonna mi sta stringendo attorno al polso, chiedendomi perché abbia gli occhi pieni di lacrime.
Non l'ho mai vista così seria e triste al tempo stesso e la cosa mi spaventa, anche perché ho paura di restare sola.
La mia nonnina è l'unica persona che mi voglia bene, dopo che la mia mamma è morta quando avevo appena due anni.
"Nonna..." mormoro spaventata "Ma se il braccialetto è tuo, perché me lo stai dando? E perché piangi?".
"Ora il bracciale è tuo, nipote mia" mi dice seria "Come è stato mio e poi di tua madre Hiroe".
Nel pronunciare il suo nome, alcune lacrime le rigano le guance ed io mi sporgo per asciugargliele.
La vedo coprire la mia mano con la sua, così fragile a confronto... 
Sì, perché io sono molto più forte di lei e di tutti gli abitanti del villaggio in cui vivo, nonostante abbia solo cinque anni.
E questo perché non sono come tutti gli altri, perché io sono diversa.
Per questo, tutti mi evitano come se avessi una brutta malattia contagiosa e nessuno mi rivolge la parola, se non è costretto.
"Nonna, non piangere" sussurro, abbracciandola "Non voglio che sei triste per colpa mia".
"Non è colpa tua, tesoro" mi rassicura, stringendomi a sé con dolcezza "Non devi dire queste sciocchezze".
"Ma la mamma non c'è più perché ha difeso me" ribatto, sentendo che le lacrime mi pungono gli occhi "Perché sono diversa e...".
"No" m'interrompe la nonna "Non dire mai più una cosa del genere. Tu sei una bambina speciale, Fumiyo. Non immagini nemmeno quanto".
"Ma io sono una mezzo-demone, nonna!" singhiozzo io "E se non fossi nata, la mamma non sarebbe morta per proteggermi!".
A quel punto, le lacrime che avevo cercato di trattenere iniziano a sgorgare senza freni, bagnandomi le guance.
"Non dire mai più una cosa del genere!" esclama lei, scuotendomi per le spalle "Mai più! Non devi neanche pensare simili sciocchezze!".
Non ho mai visto la nonna così furiosa, se non il giorno che gli abitanti del villaggio uccisero la mia mamma e lei li scaraventò tutti via con il suo potere.
Non potrò mai dimenticare lo sguardo che aveva quel giorno e mi vengono i brividi al ricordarlo.
Subito m'impongo di smettere di piangere, anche perché so che la nonna soffre molto più di me per la scomparsa della mamma.
Devo essere forte anche per lei, ma non è facile...
Mi mancano così tanto la sua voce, le carezze che mi faceva prima che mi addormentassi, le storie che mi raccontava per farmi ridere...
Sento che sto per ricominciare a piangere e stringo i pugni, affondando gli artigli nelle mani.
Il dolore fisico mi aiuta a scacciare quello che provo dentro ed a riprendere il controllo di me stessa.
"Scusami" mormoro con un filo di voce, abbassando lo sguardo verso il pavimento; non ce la faccio a leggere il dolore nei suoi occhi verdi.
Quegli stessi occhi sempre allegri che aveva la mia mamma... e che lei ha trasmesso a me, anche se con una scintilla particolare.
"Uno sguardo che indica il tuo spirito demoniaco" dice spesso la nonna "Lo stesso sguardo di tuo padre".
Sì, perché il mio papà è un demone lupo della tribù del Sud e spesso è via con gli altri componenti della tribù.
Però viene a trovarmi appena può e mi porta sempre un giocattolo intagliato; me li fa tutti lui, scolpendo il legno con gli artigli, e li custodisco gelosamente.
Quei piccoli animaletti di legno mi fanno sentire meno sola e mi ricordano che lui mi pensa sempre, anche quando è lontano.
L'abbraccio della nonna mi distoglie dai miei pensieri e mi ritrovo ad affondare il viso nella sua casacca verde scuro.
"Mi dispiace, nonna. Mi dispiace tanto!" mormoro tra le lacrime, che hanno ripreso a bagnarmi il viso "Ma sento che è colpa mia...".
"No, piccola mia" mi dice con rinnovata dolcezza "La colpa non è affatto tua, ma della stupidità della gente".
Mi fa sollevare lo sguardo ed aggiunge "Tu sei speciale perché sei nata dall'amore di due creature totalmente diverse. Tra due persone così opposte che dovrebbero odiarsi... e che invece hanno saputo amarsi".
La sua voce si fa più amara, quando dice "Ma questo, molti non riescono a capirlo ed hanno paura".
"Dici davvero?" sussurrò con un filo di voce, "Sì, tesorino. E tu non devi mai permettere a nessuno di fartene dubitare. Hai capito?".
Annuisco appena, promettendo a me stessa che custodirò per sempre quelle parole nel cuore, e mi lascio cullare dal suo abbraccio.
Cosa farei senza di te, nonnina? mi chiedo disperata Se tu non ci fossi più, come potrei andare avanti?.
È questa la mia paura più grande; la sola idea di restare sola mi terrorizza a tal punto che, durante la notte, mi vado a rannicchiare accanto a lei.
Percepire il battito del suo cuore, il calore della sua pelle ed il buon profumo di erbe selvatiche che le impregna i capelli d'argento mi rassicura.
La nonna è la roccia a cui mi aggrappo quando non riesco a restare in piedi, l'abbraccio in cui correre quando sono triste.
E lo sono spesso, soprattutto in questo periodo. Vedo gli altri bambini del villaggio giocare tra loro, allegri e sorridenti, ma so che se provassi ad avvicinarmi, scapperebbero subito.
Hanno tutti paura di me, soprattutto per la mia forza, ma anche perché temono il mio papà.
Sanno che se mi facessero del male, mio padre gliela farebbe pagare, ma quanto non impedisce ai ragazzi più grandi di prendermi a sassate quando vado al torrente per prendere l'acqua.
Più di una volta, mi hanno fatto rovesciare la tinozza e sono tornata a casa totalmente fradicia.
Nonna mi dice sempre che li devo compiangere, perché non capiscono che sono speciale, ma io li odio.
Li odio con tutta me stessa, perché mi allontanano senza neanche sapere se sono davvero cattiva o pericolosa.
Hanno deciso che devo stare lontana da loro e tanto basta per prendermi a sassate, o a colpi di bastone, se questi sono abbastanza lunghi.
Per non far vedere alla nonna come sto davvero, mi sforzo di sorriderle "Vado a prendere un po' di legna. Così possiamo accendere il fuoco".
Lei annuisce, più serena "Intanto, inizierò a preparare la zuppa. Quella che ti piace così tanto".
"Torno subito" le prometto uscendo "Tu, però, non sforzarti troppo. Stamattina avevi quella brutta tosse...".
"Le erbe che hai preso mi fanno sentire meglio" mi rassicura la nonna "Ora va', prima che faccia buio".
Le sorrido di nuovo e corro fuori casa, sospirando quando sento la sua barriera calarmi addosso.
È una protezione che mi ha imposto dal giorno in cui la mamma è stata uccisa e mi sono rassegnata ad accettarla.
Per quanto sia in grado di difendermi da quei ragazzacci da sola, la nonna preferisce che io non usi la mia forza.
Anche se la cosa mi fa arrabbiare, la capisco; una volta ho quasi rotto un braccio al figlio del fabbro, perché mi aveva lanciato addosso i carboni bollenti.
Da allora, il villaggio ha preso ad evitarmi peggio di prima.
Scaccio con forza quei brutti ricordi e mi addentro in mezzo agli alberi, raccogliendo i rami secchi che trovo a terra.
Più sono asciutti e più calore fanno nel focolare, quindi sto attenta a scegliere i più adatti.
Decido di prenderne un po' più del solito, perché la nonna ha spesso freddo in questo periodo e non voglio che si ammali.
Nessuno verrebbe a curarla, se si sentisse male; non vogliono avere niente a che fare con una sacerdotessa che difende la nipote mezzo-sangue.
Quando ho le braccia cariche di rami e rametti vari, mi dirigo verso il villaggio, ma un piede sbucato da chissà dove mi fa inciampare.
"Dove te ne vai con tutta quella legna, mezzo-demone?" mi chiese uno dei ragazzi del villaggio, sorridendo con cattiveria.
Senza dire una parola, mi rialzo in piedi e prendo a raccogliere quello che mi è caduto, ma quel maledetto stupido mi pesta con forza la mano, impedendomi di raccattare i rami.
Se la barriera della nonna non smettesse di funzionare non appena esco dal villaggio, non potrebbero neanche toccarmi!
Ma lei non ce la fa a reggerla a grandi distanze e sa bene che sono capace di allontanarmi molto, quando cerco qualcosa.
"Togli quel piede puzzolente dalla mia mano" gli dico arrabbiata, "Altrimenti? Che cosa mi fai, mezza-lupa?".
Gli rivolgo un'espressione inferocita, mentre mi sforzo di mantenere la rabbia sotto controllo; non devo aggredirli, o peggiorerei la situazione.
Con uno scatto, libero la mano da sotto il sandalo in legno e torno a raccogliere la legna.
Un forte spintone mi coglie di sorpresa e mi ritrovo a terra, dolorante nei punti dove i rami più duri mi premono contro il corpo.
Sto lentamente perdendo la pazienza con questi sciocchi, ma mi costringo a non replicare ai colpi e, dopo essermi pulita il vestito, ricomincio a raccogliere i rami.
"Non puoi prendere tutti questi rami, mocciosa" mi dice Basho, strappandomeli dalle mani "Non ti serve tutta questa legna per scaldarti".
"Anzi" aggiunge ridacchiando "Tu non ne hai affatto bisogno. Non meriti di continuare a vivere".
A quel punto sento la rabbia farsi più forte e sono costretta ad affondare gli artigli nei palmi per controllarmi.
"La foresta non è mica tua! Non puoi decidere quanta legna posso prendere!" esclamo arrabbiata "Adesso spostati. Devo tornare a casa".
Fermo d'istinto il bastone con cui Dayo vorrebbe colpirmi alle spalle e lo stringo con tale forza da spezzarlo.
"Basta" sussurro furiosa "Lasciatemi stare. Non voglio perdere tempo con voi. Mia nonna ha bisogno della legna ed io gliela porto, chiaro?".
Muovendomi più velocemente di quanto loro possano mai sognare di fare, raccolgo tutti i rami ed inizio a correre verso casa.
Sento il fruscio delle foglie smosse alle mie spalle e sorrido tra me, pensando alle facce di quegli stupidi.
Non potrebbero mai raggiungermi, a meno che non fossero a cavallo, e questo va decisamente a mio vantaggio.
Soddisfatta di essere riuscita ad evitare l'ennesima disputa, accatasto la legna in un angolo e ne prendo un po' per il focolare.
"Nonna, sono tornata" dico sorridendo, ma subito mi accorgo che c'è qualcosa che non va.
La capanna è silenziosa, troppo silenziosa...
Solo il leggero sfrigolio della zuppa che bolle nel pentolone riempie il silenzio nella stanza.
Immediatamente tendo al massimo le orecchie, pronta a cogliere qualunque rumore sospetto o insolito.
"Tua nonna è appena uscita" mi dice qualcuno, celato dalla fitta ombra dell'angolo più lontano dalla porta "Doveva raccogliere altre erbe, a quanto mi ha detto".
Riconosco immediatamente quella voce e sento un sorriso comparirmi sul volto quando incontro due occhi grigio caldo.
Riconoscerei quello sguardo anche tra mille...
"Padre!" esclamò felice, lasciando cadere la legna e gettandomi tra le sue braccia "Sei tornato a trovarmi!", "Ciao, piccola".
Lo vedo sorridere a sua volta, mentre mi stringe a sé con forza "Scusa se ci ho messo tanto a tornare, ma la missione è stata più lunga del previsto".
"Non fa niente" lo rassicuro io, abbracciandolo più forte "Sono contenta che tu sia qui...".
"Vedo che sei cresciuta, signorina" mi dice allegro, guardandomi attentamente "Somigli sempre di più a tua madre. Sei bella proprio come lei...".
"Ma ha ereditato molto anche da te, Noriaki" mormora la nonna, entrando con un grosso fascio di erbe sottobraccio.
"Ti vedo pallida, Nazuna" nota mio padre, fissandola con sguardo preoccupato "Qualcosa non va, forse?".
"Stamattina, la nonna aveva una brutta tosse" gli spiego, prima di voltarmi preoccupata "Ma con le erbe ha detto che andava meglio...".
"Sto bene" replica la nonna "Ci vuole ben altro che un semplice attacco di tosse per abbattermi".
Solleva il coperchio del pentolone per controllare la zuppa, per poi chiedermi "Fumiyo, andresti a prendermi dell'acqua? Devo preparare un altro infuso".
"Vado subito" dico alzandomi e, presa al tinozza, corro al torrente, stando ben attenta a non farmi notare dai ragazzi del villaggio.
Meglio evitare altre discussione, per oggi. Quando ritorno, mi accorgo che papà e la nonna stanno parlando a bassa voce e m'irrigidisco nel sentire il mio nome.
Mi hanno mandato fuori apposta... Ma cosa si stanno dicendo?
"Noriaki, devi prendere la piccola con te" sta dicendo la nonna "La mia malattia è più grave di quanto temessi e... non vedrò la prossima primavera".
Un sospiro amaro le sfugge dalle labbra, quando aggiunge "Anzi, temo che non arriverò a vedere neanche la neve dell'inverno".
"Le tue erbe non possono aiutarti?" le chiede mio padre, con una nota preoccupata nella voce "Sei sempre stata un'esperta di questi medicinali".
"Sì, ma non servono a molto. Non contro il male che mi sta divorando" spiega lei "E Fumiyo non può restare da sola. Gli abitanti del villaggio la ucciderebbero di certo".
"Come hanno fatto con Hiroe" sibila mio padre, in un ringhio così carico di rabbia che mi si accappona la pelle "Quei maledetti!".
"Promettimi che ti prenderai cura di tua figlia, Noriaki" lo supplica la nonna e, da una fenditura nella parete, la vedo stringere la mano artigliata di papà tra le sue.
Nell'aria, riesco a percepire l'odore delle lacrime e sento un dolore fortissimo stringermi il petto al pensiero che la nonna se ne sta andando.
Chissà da quanto è malata.. e non me l'ha mai detto per non spaventarmi.
No! Non voglio crederci!
La mia nonnina non può lasciarmi sola...
"Sai bene che lo farò" le promette mio padre "Voglio bene a Fumiyo e farò di tutto per proteggerla".
"È una piccina così sensibile..." sussurra la nonna "E la vita le è già così ostile. Non può farcela da sola, per questo le ho dato il mio bracciale".
Il mio sguardo cade sulle sfere spirituali che mi brillano al polso, chiedendomi in che modo potrebbero aiutarmi.
Sia la nonna che la mamma hanno sempre custodito gelosamente quel gioiello, ma non ho mai capito quanto fosse importante.
Perché ora me l'ha dato?
"Quel bracciale permette di sfruttare al meglio i poteri spirituali" continua la nonna "E sai bene che tua figlia ha quel potere nel sangue, così come quelli demoniaci che ha ereditato da te".
Vedo mio padre annuire "Resterò nelle vicinanze, in modo da poter proteggere mia figlia, ma tu vedi di curarti come puoi. La piccola ha ancora bisogno di te".
"Lo so bene" replica la nonna "Ma dubito che vedrò il cadere della prima neve. E quello che mi preme ora è che mia nipote sia al sicuro, per quanto è possibile".
"Non ho voluto dirle niente, ma so che se ne accorgerà presto" aggiunge con tono flebile "Temo che dovremo separarci prima di quanto temo...".
A quelle parole sento le dita perdere sensibilità e la tinozza cade a terra con un tonfo, mentre l'acqua si disperde tutt'intorno.
Subito mio padre corre alla porta, ma io sono già scappata via, piangendo senza freni.
No! Non è vero!
La mia nonnina guarirà.
Deve guarire! Non può lasciarmi da sola...
Non voglio che muoia!
Non voglio!
Improvvisamente, vado a sbattere contro qualcosa e mi ritrovo a terra, ma non riesco a vedere quasi niente a causa delle lacrime.
Non mi sono ancora resa conto di essere finita in una delle zone più pericolose di tutto il villaggio, ma mi basta poco per capirlo.
Sono finita proprio accanto alla bottega del fabbro, l'ultimo posto dove dovrei andare.
Ed i miei guai sono appena all'inizio.
"Guarda un po' chi abbiamo qui" ride una voce, che riconosco immediatamente come Dayo "La piccola mezzo-sangue!".
Si abbassa fino al mio livello, chiedendomi "Cosa c'è, piccola feccia? La tua cara nonnina ti ha cacciato di casa, per caso?".
"È malata" sussurro a stento, più a me stessa che a lui "Non vedrà arrivare l'inverno...".
"La vecchia Nazuna sta morendo?" esclama stupito Basho, affiancandosi all'amico "Questa non me l'aspettavo...".
"Bene, questo vuol dire che non avrai più nessuno che sia così stupido da difenderti" aggiunge poi, sorridendo in modo crudele.
Sento il rumore metallico di una sbarra che viene estratta dai barili, ma non trovo la forza di alzare gli occhi e difendermi.
"Porta questo a tua nonna, stupida mezzo-sangue" mi dice Dayo, abbassando rapidamente la sbarra di ferro.
So che, tra meno di un istante, quel pezzo di metallo mi colpirà in pieno e che potrei anche morire per quel colpo, ma non me ne importa.
La mia adorata nonnina sta morendo ed io non posso fare niente per salvarla, così come non ho potuto fare niente per la mamma.
Sono inutile... Sono un essere totalmente inutile.
Un gemito sorpreso mi convince ad alzare lo sguardo e sento uno strano brivido, a metà tra il sollievo e la paura, serpeggiarmi lungo la schiena.
Il mio papà ha bloccato la sbarra e guarda Dayo con uno sguardo inferocito impresso in volto.
Ammetto che, con quell'espressione in viso, mi fa davvero paura.
"Prova a toccare di nuovo mia figlia" sibila lentamente, con voce di ghiaccio "E ti assicuro che sarà l'ultima cosa che farai nella tua misera vita".
Vedo Basho impallidire come un panno lavato e, afferrato l'amico per il colletto, prende a correre verso il centro del villaggio.
La sbarra cade rumorosamente a terra ed io sobbalzo a quel rumore, rannicchiandomi su me stessa.
Ho paura, non so neanche io di cosa, ma di colpo mi sento debole e spaventata...
Non so più cosa fare.
"Come stai, Fumiyo?" mi chiede mio padre, abbassandosi per guardarmi in volto "Ti hanno ferito?".
Lo guardo con gli occhi pieni di lacrime e, incapace di parlare, mi getto tra le sue braccia, piangendo come non ho mai fatto fino a quel momento.
"Non è giusto!" grido tra i singhiozzi "Prima la mamma, adesso anche la nonna! Perché muoiono tutte le persone a cui voglio bene?".
Non è giusto... Non è giusto!.
Sento le braccia di mio padre cingermi con dolcezza, ma nessuno può colmare il vuoto che il dolore mi sta scavando dentro.
"Lo so che fa male, piccola. Ma tu devi cercare di essere forte" mi sussurra, mentre mi accarezza i capelli per calmarmi.
"Il destino ti metterà di fronte a dolori inimmaginabili, ma tu devi sempre riuscire a trovare la forza di superarli" aggiunge serio "Devi saper dimostrare al destino che tu sei più forte di lui".
Mordendomi un labbro per trattenere le lacrime, alzo lo sguardo verso di lui "Perché, padre? Perché devo sentire tutto questo dolore?".
Non risponde subito alla mia domanda, ma vedo una scintilla particolare illuminargli lo sguardo mentre mi abbraccia più forte ed io immergo il viso nella pelliccia che gli ricopre l'armatura.
Quell'odore di muschio e salice riesce sempre a rasserenarmi, anche nei momenti più difficili.
"Perché, spesso, il dolore è la strada che il destino impone alle persone più speciali" sussurra flebile, portandomi dalla nonna "E tu sei una bambina molto speciale, tesoro mio".
Trattengo a stento un singhiozzo quando poggia la sua fronte contro la mia e lo guardo a lungo, chiedendogli di restarmi vicino.
"Te lo prometto, piccolina" mormora solenne "Qualunque cosa succeda, io ti resterò sempre accanto".


Ecco fatto. E con questo primo capitolo avete avuto un breve assaggio della difficile infanzia di Fumiyo, odiata da tutto villaggio per la sua natura ibrida. Mi è piaciuto descrivere Noriaki come un padre affettuoso, che non intende abbandonare la figlia al suo destino. Soprattutto ora che la nonna, l'unica persona che si occupava di lei, è prossima a lasciare il mondo dei vivi. spero che questo capitolo possa piacervi e che vi abbia incuriositi abbastanza su quanto accadrà in seguito. Fatemi spaere cosa ne pensate, per favore.
Bacioni a tutti, vostra affezionata Alys-chan

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Capitolo 2
*** La tribù ***


Ed eccomi di nuovo qui, a rompervi le scatole con questa FF. XD  spero davvero che vi piacerà, anche perché, a partire dai prossimi capitoli, le situazioni saranno un po' più accese. ^.^ voglio ringraziare di cuore Dannata93 per aver recensito il primo capitolo, spronandomi a continuare clon la sua allegria contagiosa. spero di non dleuderti, tesoro. ^.^
augurandomi che questo secondo capitolo possa interessarvi, vi auguro buona lettura.


Capitolo 2: La tribù

Pov Fumiyo
Stringo tra le mani la piccola urna rossiccia che contiene i resti mortali della mia nonnina, chiedendomi cosa mi aspetta adesso.
Sul villaggio sta scendendo la prima neve e la nonna ha sorriso commossa nel vederla, prima che la vita le scivolasse via dalle mani come un fil di fumo.
Prima di andarsene, però, mi ha promesso che, in un modo o nell'altro, mi sarà sempre vicina e mi ha fatto promettere che custodirò il bracciale con molta cura.
"Lo passerai a tua figlia quando sarà abbastanza grande da poter controllare i suoi poteri" mi ha detto, abbracciandomi "Sono sicura che avrai una vita felice, un giorno. Ma non devi mai smettere di sperare".
Sperare... mi sembra così difficile, in questo momento.
Sono sola, in un mondo che non mi accetta per quello che sono e che, probabilmente, non lo farà mai.
Come posso sperare di avere una famiglia, un giorno?
Alcune lacrime mi scendono lungo le guance, andando a bagnare il coperchio dell'urna funeraria.
Ora devo dirigermi a Sud-Est, per esaudire l'ultimo desiderio della nonna: seppellire le sue ceneri nei pressi di un pozzo magico.
In quel modo, avrebbe potuto continuare a guidarmi per sempre.
Fisso per l'ultima volta il villaggio dove sono nata e cresciuta, pensando che non tornerò mai più tra queste case.
Non ho nessun rimpianto; qui non mancherò a nessuno, questo è poco ma sicuro.
Rivolgo uno sguardo addolorato alla capanna in cui ho vissuto con la nonna e la mamma e, aggrappandomi a quei pochi ricordi felici, raccatto il mio fagotto per mettermi in cammino.
Per ora, la neve cade leggera come fiocchi morbidi, ma so che presto si scatenerà una tormenta; ne sento l'odore nell'aria.
Stringendomi nel leggero mantello, continuo ad avanzare tra gli alberi candidi, cercando il luogo che la nonna mi ha descritto.
Voglio rispettare il suo ultimo desiderio.

Impiego due giorni ad arrivare al luogo di cui mi parlava la nonna e, trovato un antico albero nei pressi del famoso pozzo mangia - ossa, scavo una buca nel terreno ghiacciato.
Una volta ottenuta una fossa abbastanza profonda, prendo tra le mani l'urna con le ceneri della nonna e lascio che le mie lacrime vi scorrano sopra.
Non riesco ancora ad accettare che lei non ci sia più, che non la sentirò più la sua voce insegnarmi tutte quelle cose sulle erbe o le sue mani accarezzarmi i capelli.
Quel pensiero mi fa ancora troppo male.
"Mi mancherai, nonnina" sussurro tra i singhiozzi, mentre ripongo con cautela la piccola urna nella terra.
La ricopro con la neve che avevo smosso e, dopo essermi asciugata gli occhi, mi rialzo in piedi.
Mio padre mi aspetta alcuni kilometri più a Sud, per portarmi alla tribù.
Chiedendomi che vita potrò condurre in mezzo a dei demoni, a cui non sarò sicuramente simpatica, mi rimetto in cammino nella foresta silenziosa.
Molti animali sono andati a dormire nelle loro tane e questo vuol dire anche che c'è poco cibo in giro.
Come a confermarmelo, il mio stomaco inizia a brontolare ed io mi metto alla ricerca di qualche ultima bacca o frutto che il gelo non ha ancora distrutto.
Sono fortunata e, dopo pochi minuti, posso mettere a tacere la fame con un pugno di mirtilli ed un lampone particolarmente succoso.
Sorridendo appena, continuo a camminare tra i cespugli pieni di neve fino a che non incontro una serie di orme che mi fanno ridere.
A quanto vedo, il mio papà mi è venuto incontro, ma sta girando in tondo per il nervosismo.
Forse l'idea di portarmi alla tribù non gli piace molto...
Ma non so dove altro andare, né da chi rifugiarmi; qualunque cosa mi aspetti, dovrò fare buon viso a cattivo gioco.
Cercando di farmi forza, ripenso al coraggio della mia mamma, che mi ha allevato nonostante sapesse che avrebbe rischiato la vita.
Era una donna forte e coraggiosa ed io voglio essere come lei.
Non appena mi scorge oltre la neve, mio padre mi viene incontro e mi abbraccia, prima di indicarmi una valle non molto distante.
"Dopo quella valle, ce n'è un'altra più nascosta" mi dice serio "Ed è lì che siamo diretti. La tribù si trova tutta in quella zona".
Sento un brivido di paura attraversarmi la schiena quando mi accorgo che è più serio del solito ed ho il timore che gli altri demoni lupo non saranno troppo contenti di avermi tra loro.
Coraggio, Fumiyo mi dico con forza Vedrai che andrà tutto bene. Devi solo farti forza.
Improvvisamente, ricordo le parole che mi ha detto la nonna, alcuni giorni dopo l'ultima visita di papà.
"La vita non può darti solo dolore, tesoro" mi aveva detto sorridendo "Ci sarà un po' di felicità anche per te, vedrai".
Con quelle parole che mi rimbombano nella mente, mi aggrappo alla gamba del mio papà e prendo a seguirlo nella neve che va candendo sempre più fitta.
Anche se cammino a fatica per via dello spessore di quella coperta candida, non voglio farglielo capire; non voglio che si vergogni di me.
Ma, soprattutto, non voglio mostrarmi debole.
Stringendo i denti, continuo ad avanzare, tenendomi ben stretta a lui per evitare di cadere.
I nostri passi vengono totalmente assorbiti dalla neve, a tal punto che alzo continuamente lo sguardo per assicurarmi di non essere sola.
Mio padre continua a fissare l'orizzonte con uno sguardo che non riesco a capire; sembra preoccupato, eppure fiducioso...
Chissà come sarà la tribù.
A quel punto, la curiosità ha la meglio sulla paura e gli chiedo "Sono in tanti, nella tribù? Quanti demoni ci sono?".
"Una trentina, per lo meno" mi dice lui "Ma è difficile che ci troviamo tutti nella stessa zona. Sarebbe difficile trovare cibo per tutti".
"Ed io potrò aiutarti a fare qualcosa?" gli domando, decisa a non essere un peso per la tribù.
La sua mano mi accarezza sulla testa "Sei ancora piccola per questo. Ma non preoccuparti, nessuno ti caccerà via".
La sua voce è diventata più decisa nel pronunciare l'ultima frase ed io capisco che non sarà facile farmi accettare.
In fondo, un po' me l'aspettavo...
Sono comunque un essere a metà, né demone, né umana.
"Io voglio fare quello che posso" ribatto determinata "Con la nonna andavo a raccogliere la legna... oppure l'acqua. Voglio aiutare come posso".
"Il tuo è un bel pensiero" mi sorride papà, rivolgendomi uno sguardo orgoglioso "Ma ora pensiamo ad arrivare alla valle, d'accordo?".
Di colpo, sembra rendersi conto che faccio fatica a tenere il passo per via della neve e scuote appena la testa, mormorando "Piccola testona".
Senza darmi il tempo di aprire bocca, mi prende in braccio e continua a camminare sotto la neve che sembra non voler smettere di cadere.  

 
Pov Masaru
Pare che qui si voglia scatenare una bella tormenta commento tra me, mentre mi dirigo verso la grotta dove si riunisce la tribù.
Mi auguro che quegli stupidi che erano di turno a raccogliere un minimo di legna non se lo siano dimenticato ancora, perché stavolta un bel calcio nel sottocoda non glielo toglie nessuno.
Ognuno di noi ha dei compiti ben precisi e bisogna rispettarli, se non vogliamo che le cose vadano a rotoli.
Lascio scivolare il cervo che ho catturato in un angolo e distendo i muscoli, augurandomi di trovare un fuoco caldo davanti al quale sciogliere la neve che mi si è infilata nell'armatura.
Odio questa stagione...
Costretti come siamo a passare quasi tutto il tempo nella grotta, le zuffe sono praticamente all'ordine del giorno.
E se c'è una cosa che mi irrita, è proprio una baruffa priva di senso!
Cavoli, posso aspettarmelo dai cuccioli, ma non da un branco di lupi con più trecento anni alle spalle!
Con un leggero sbuffo, trascino la preda fino alla conca che usiamo come magazzino per le provviste e sorrido nel vedere diverse yashe sorridere soddisfatte.
Con la pancia piena è più facile mantenere la calma nel clan; il che, non mi dispiace affatto.
Con disappunto, mi rendo conto che quei cretini non hanno ancora raccolto la legna per il fuoco e che la neve sta penetrando anche all'interno del nostro rifugio.
"Dove sono Aiko ed Hitoshi?" chiedo seccato "Non erano loro a dover raccogliere la legna, oggi?".
Akemi si alza dal suo giaciglio e mi viene incontro, dicendo "Sono usciti già da un po', ma non sono ancora tornati. Vuoi che vada a cercarli?".
Scuoto la testa e le faccio cenno di risedersi "Pensa a rimetterti in forza, Akemi. A quei due ci penso io".
"C'è aria di novità, nell'aria" mi avverte il vecchio Ryo, fissandomi di sottecchi "Novità che, personalmente, mi piacciono poco".
"Nuovi attacchi da parte dei lupi dell'Ovest?" chiedo immediatamente, imprecando al pensiero di quelle teste rosse che non ci danno pace.
"No, qualcosa che riguarda noi" mi suggerisce Akemi, che però sembra molto più serena di suo zio.
"Odio quando parlate per enigmi" replico seccato, alzando gli occhi al cielo "Cos'è successo, mentre ero fuori?".
La ragazza fa per rispondermi, quando uno strillo acuto mi coglie di sorpresa "Mettimi giù, subito! Ti ho detto di lasciarmi andare!".
Vedo Ryo scuotere la testa, ma non me ne curo più di tanto, incuriosito come sono da odori e suoni nuovi per me.
Di chi è questa vocetta acuta che rimbomba nella grotta?
Seguendo la fonte del suono, arrivo in uno dei tanti cunicoli laterali e la scena che mi si presenta davanti mi lascia un tantino spiazzato.
Sosuke tiene sollevata una bambina di all'incirca quattro anni per la veste e la piccola si dimena come una furia per liberarsi dalla sua presa, tra le risate di altri tre lupi.
A terra, noto una grossa fascina di legna pronta per ardere e, dall'odore che vi sento sopra, capisco per certo che non sono stati Aiko o Hitoshi a raccoglierla.
Ma chi è quella mocciosa così agguerrita, che si dimena peggio di un'anguilla?
Sono sicuro di non averla mai vista nella tribù, eppure il suo sguardo verde smeraldo ha qualcosa di familiare...
"Ehi, che succede qui?" chiedo, avanzando verso lo strano gruppo "Sosuke, chi è questa piccoletta?".
"Masaru" mi salutano tutti, smettendo immediatamente di ridere; la loro deferenza mi è così automatica che quasi non vi do' più peso.
Essendo il figlio del capo tribù, mi trattano tutti con grande rispetto, dato che, molto probabilmente, succederò a mio nonno quando quest'ultimo passerà a miglior vita.
Il che, in tutta sincerità, mi auguro avvenga il più tardi possibile; in fondo, ho solo centosettantasette anni!
Troppo giovane per guidare un'intera tribù...
Mio padre è morto che io non avevo ancora settant'anni, in un terribile scontro che non voglio neanche ricordare.
Quei momenti mi tormentano ancora ed il dolore che provo è troppo forte perché io riesca a sopportarlo, nonostante sia già passato un secolo pieno.
"Chi è la mocciosa?" chiedo nuovamente, irritato dal fatto che non rispondano alla mia domanda.
Perdono sempre troppo tempo in deferenze e scemenze varie; possibile che non abbiano ancora capito che io sono il tipo che passa subito al nocciolo della questione?
"Non ci crederai mai" ridacchiò Sosuke, sollevando ancora di più la bambina, che è rimasta a fissarmi incuriosita.
"Questa pulce dice di essere la figlia di Noriaki" esclama ridendo, quasi sull'orlo delle lacrime "Ma ci credi? Una mezzo-demone, la figlia di Noriaki!".
I suoi amici si piegano in due dal ridere, increduli davanti all'idea che un loro compagno si sia abbassato ad avere una figlia da una donna umana.
"Effettivamente, si nota una certa somiglianza" commento io, avvicinandomi alla piccola.
"Non dirmi che tu credi a questa mocciosa!" esclama Izo, fissandomi con quei suoi occhi azzurri da eterno cucciolo.
"Perché non dovrei?" chiedo tranquillo "Guardatela bene in faccia. Ha lo stesso viso di Noriaki, anche se i tratti sono più delicati".
"E inoltre..." continuo pacato "Che importa che è una mezzo-demone? Non sarebbe certo la prima creatura nata da un demone ed un'umana...".
"Mettetela giù" concludo, voltando loro le spalle "E, per favore, andate a rintracciare Aiko ed Hitoshi. Toccava a loro andare a prendere la legna".
Mi lancio una fugace occhiata alle spalle ed aggiungo "Anche se vedo che la mocciosa ne ha già raccolta un bel po'...".
"Ehi!" esclama lei, mostrando le piccole zanne con aria irritata "Guarda che non mi chiamo mocciosa! Io ce l'ho un nome!".
Nel sentire quel tono così agguerrito da quella piccoletta che, ad occhio e croce, non ha più di cinque anni, mi viene da ridere.
"E sentiamo" le dico, avvicinandomi per guardarla in volto "Come ti chiami, piccola guerriera?".
"Fumiyo!" sibila la pulce, fissandomi dritto negli occhi; però, un coraggio niente male la ragazzina.
Mi sono sempre piaciuti i caratteri decisi.
"E com'è che tuo padre ti avrebbe portato qui, piccola Fumiyo?" la prendo in giro, divertito dalla sua aria battagliera "Non sarebbe stato meglio che ti avesse lasciato con la tua mamma?".
Vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime ed intuisco che sua madre, chiunque sia, ora non è più in questo mondo.
Eppure, noto con una punta di ammirazione che fa di tutto per non piangere; non vuole mostrarsi debole.
"La mia mamma è morta per proteggermi" dice flebile "Gli abitanti del villaggio l'hanno uccisa che ero ancora piccola".
"Puah! Umani" sibila Izo "Così stupidi e deboli...", "Ma anche coraggiosi" sussurro io, pensando alla forza che deve aver avuto quella donna per difendere la sua creatura.
Che, in questo momento, ha ripreso ad agitarsi per rimettere i piedi a terra "Vuoi mettermi giù, brutto bestione?".
"Bestione a chi?" ringhia Sosuke, fissandola con aria truce "Come osi rivolgerti a me con quel tono, lurida mezzo-sangue?".
Fumiyo sembra sul punto di ribattere a tono ed io inizio seriamente a preoccuparmi per la sua sorte.
Sosuke non è certo famoso per la sua grande pazienza...
Prima che io possa dire qualcosa, la voce di Noriaki si fa largo tra noi "Lascia andare mia figlia, Sosuke. Ora!".
Lui si gira con un ghigno di sfida in volto "Noriaki. Allora la mocciosa è davvero tua figlia...".
"Di' un po'. Come ti è venuto in mente di portare una tale feccia alla tribù?" chiede cinico "Sai bene che i mezzi-demoni non sono ben accetti qui".
"Ho già parlato con Keizo su questo argomento" replica Noriaki, rivolgendomi una leggera occhiata "Mia figlia ora fa parte della tribù".
"È una mezzo-demone!" esclama Sosuke, scrollando la piccola "Già è assurdo che tu abbia avuto una figlia con un'umana! Ora pretendi anche che viva con noi?".
"Sua madre è morta anni fa e la nonna, che si è occupata di lei fin'ora, ha lasciato questo mondo al cadere della prima neve" ribatte Noriaki "Non intendo lasciarla al suo destino. Morirebbe, là fuori".
"E forse sarebbe meglio" commenta Izo "Quelli come lei non sono ben accetti, dovresti saperlo".
Fumiyo si agita con più forza, decisa a liberarsi dalla presa di Sosuke, ed il padre non tarda ad accorgersene.
"Mi pare di averti già detto di lasciar andare mia figlia" sibila furioso "Cos'è, sei duro d'orecchi?".
"Oh oh!" lo canzona Sosuke "Ecco che Noriaki tira fuori gli artigli! Cos'è? Sei preoccupato per la tua piccina? Hai paura che le faccia male?".
"Lasciala andare. Subito!" ringhia Noriaki, "Altrimenti?" chiese l'altro, facendo oscillare la bambina così forte che mi stupisco che non abbia ancora vomitato.
"Basta, Sosuke" intervengo io "Lascia stare la ragazzina e vedi di piantarla di attaccar briga. Abbiamo de lavoro da fare".
Vedendo che Sosuke non ha la minima intenzione di darmi ascolto, Noriaki si avvicina con passo minaccioso "Non te lo ripeterò di nuovo, imbecille. Lascia subito mia figlia!".
"Cos'è, Noriaki? Adesso ti metti pure a dare ordini?" lo canzona lui, mostrando i denti in un'espressione di sfida.
A quel punto, la piccola sembra essersi stancata di restare appesa come un salame e, aggrappandosi al braccio di Sosuke, gli rifila un bel morso alla mano.
Lui si lascia sfuggire un grido di dolore ed allenta la presa, permettendole di tornare con i piedi per terra.
Con mia grande sorpresa, Fumiyo non corre a rifugiarsi tra le braccia del padre in cerca di protezione, ma si limita a camminare nella sua direzione.
Quella piccolina sta lentamente guadagnando qualche punto della mia stima; ha fegato, non c'è che dire!
Sosuke le rivolge uno sguardo fiammeggiante e fa per colpirla, ma la mano di Noriaki gli si stringe intorno al polso, fermandolo.
"Non osare toccarla" ringhia minaccioso "O ti assicuro che non avrai il tempo per pentirtene!".
"Vuoi scommettere?" sibila Sosuke, ricambiando lo stesso sguardo di sfida "Credi di potermi battere, Noriaki?".
"Ora basta" ordina una voce profonda, dal fondo della grotta "La piccola fa parte della tribù tanto quanto voi. E, per quanto le scorra dentro anche sangue umano, merita il rispetto che è dovuto ad un membro della tribù".
"Capo" mormorano tutti, chinando appena la testa in segno di rispetto.
Mio nonno ci fissa tutti, uno per uno, per poi focalizzare il suo sguardo su Fumiyo, che si è immobilizzata.
I suoi occhi verdi si sono spalancati alla vista del capo tribù e vedo soggezione nel suo sguardo.
Ha capito che è lui che comanda, qui.
"Rispetto? Una mezzo-demone?" chiede Sosuke "Cos'è, uno scherzo? Da quando fecce del suo calibro meritano rispetto?".
"Da adesso" replica mio nonno, fissandolo con severità "Ed è mia precisa volontà che alla piccola non sia fatto alcun male".
"Poiché non ha più nessuno che possa accudirla, resterà con suo padre nella tribù" aggiunse serio "Non intendo condannare una bambina a morte certa solo perché non ha sangue puro nelle vene".
Poi il suo sguardo si ferma su Noriaki, mentre mormora "Ma sai bene che questo avrà delle conseguenze. Le leggi sono chiare".
Lui abbassa appena il capo, ma la voce è sicura "So a cosa vado incontro, ma ciò che mi preme davvero è che mia figlia sia al sicuro".
"E sia" conclude mio nonno, voltandosi per tornare nella grotta "Sono lieto che tu comprenda, Noriaki".
Un lieve sospiro mi sfugge dalle labbra; per Noriaki si preparano brutti momenti.
Perderà buona parte del rispetto della tribù e gli verranno affidati incarichi di poca importanza; il suo onore è irrimediabilmente macchiato.
Sosuke e gli altri si allontanano ridacchiando, mentre io resto accanto all'entrata, godendomi l'aria fresca che arriva da Nord.
"Ehi, mocciosa" dico, fissando di sottecchi la piccola "Per il tuo bene, ti consiglio di stare sempre attaccata a tuo padre. Sosuke non è un tipo paziente".
"Ti ho detto che non mi chiamo mocciosa!" ribatte lei, fissandomi con occhi decisi "Smettila di parlarmi come se avessi due anni!".
"Fumiyo" la riprende Noriaki "Dovresti imparare a portare più rispetto a Masaru. Non puoi parlargli con questo tono di sfida". 
"Io rispetto chi mi rispetta" sussurra Fumiyo, continuando a fissarmi negli occhi "Solo perché sono una mezzo-demone, non vuol dire che possono farmi quello che vogliono". 
Vedo Noriaki sgranare gli occhi davanti a quella risposta ed un sorriso mi incurva le labbra "Ha le idee chiare, la piccoletta", "Fumiyo! Mi chiamo Fumiyo!". 
Le faccio un lieve cenno, decisamente divertito dalla sua determinazione "D'accordo, Fumiyo. Vedi solo di attaccar briga con nessuno, d'accordo?". 
Senza attendere la risposta, mi dirigo verso l'esterno della grotta; devo trovare quei due imbecilli di Aiko ed Hitoshi e fare in modo che portino un po' di legna per il fuoco. 
Il mio udito sensibile coglie però degli sprazzi di conversazione ed una fastidiosa fitta mi pungola il petto quando vedo Noriaki abbracciare la figlia con fare protettivo.
"D'ora in poi, restami sempre vicino" le sta dicendo, attento che nessuno lo senta "Sarà più sicuro per entrambi". 
Fumiyo lo guarda con un'espressione a metà tra il mortificato e l'ansioso "Non mi vogliono qui, vero? Ma perché se la prendono con te, padre?". 
Lui la stringe a sé con dolcezza "Non temere per me. Va tutto bene. Tu pensa solo a non metterti nei guai, siamo intesi?", "Sì, te lo prometto" gli assicura la piccola. 
A quel punto, decido che un giro sotto la neve è d'obbligo per mettere a tacere il dolore che sento dentro. 

Fatto, anche il secondo capitolo è andato ed i due protagonisti si sono più o meno presentati. che ne dirte di questo primo incontro? Xd spero vi sia piaciuto. da adesso in poi, vedremo dei bei battibecchi tra quei due! spero di aver reso bene i personaggi, ma questo potete dirmelo solo voi. Non intendo scocciarvi oltre, ci vediamo al prossimo capitolo1 bacioni a tutti!
vostra Alys-chan

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Capitolo 3
*** Scontri ***


Ciao a tutti, ragazzi!! sì, sono di nuovo qui, a rompervi le scatole con questa storia sui genitori di Kaori ^-^ in questo capitolo, li incontreremo di nuovo, impegnati nelle azioni di tutti i giorni. e nei primi scontri XD Spero che possa piacervi e, prima di lasciarvi alla lettura, voglio ringraziare caldamente tutti coloro che mi danno lo sprone per continuare a scrivere questa FF. innanzitutto, un grazie speciale va alla cara Dannata93, che recensisce pazientemente tutti i capitoli. inoltre, la ringrazio di cuore, assieme a MadHatterJoe per averla inserita tra le seguite. un altro grazie, va a Zick per averla inserita tra le preferite. Grazie di cuore, davvero!! e grazie anche a color che si limitano a leggere questa storia. siete dolcissimi! 


Capitolo 3: Scontri

Pov Masaru

I miei passi rimbombano nello tunnel della grotta, coprendo appena il mio respiro ed il battito del cuore, che va accelerando, come ogni volta che mi preparo a fare qualcosa che mi diverte particolarmente.
Sforzandomi di poggiare i piedi sul morbido muschio, continuo ad avanzare verso il mio obiettivo; devo essere quanto più silenzioso possibile.
Arrivato in prossimità dell'imboccatura della grotta, mi fermo dietro una grossa stalagmite.
Eccola lì... Ora sì che ci si diverte!
Sei mia sussurro divertito, prima di raccogliermi su me stesso e balzare sulla mia preda.
Mentre sono ancora in volo, una sagoma si frappone tra me l'obiettivo e devo ringraziare il mio senso dell'equilibrio se riesco ad atterrare in piedi.
Ma non posso dire lo stesso della figura con cui mi sono scontrato, che è caduta con un gran tonfo di ceramica.
Fermo una mela sotto il piede e sbuffo seccato, vedendo Akemi allontanarsi ridendo; sa bene di essersela scampata.
Per questa volta...
Rivolgo uno sguardo scocciato alla ragazza che mi ha impedito di fare un bello scherzo a quella simpaticona di Akemi e borbotto "Possibile che tu mi stia tra i piedi proprio nei momenti meno opportuni?".
Vedo i suoi occhi verdi spuntare da sotto il bordo di una ciotola rovesciata e lo sguardo che mi rivolge non è esattamente amichevole.
"Scusami tanto, Masaru" replica irritata "Ma, come puoi ben vedere, stavo cercando di portare le provviste dentro la grotta, prima che tu mi mandassi a terra".
"Quando vuoi, ti muovi peggio di un bue" aggiunge seccata, strappandomi una vaga smorfia.
Alzo gli occhi al cielo, incapace di trattenere un sorriso divertito "Vuoi forse renderci vegetariani, Fumiyo? Porti sempre frutta e prodotti dei campi...".
"Non si vive di sola carne, razza di scemo. Dovresti saperlo" ribatte la mezzo-demone, alzandosi in piedi e liberandosi dalle ciotole.
"Certo, ma se fosse per te, qui non si cucinerebbe neanche un coniglio" la stuzzico io, divertito dal modo in cui il suo viso si distorce in un'espressione battagliera.
Nonostante siano passati duecento anni, dal giorno in cui suo padre l'ha condotta alla tribù, è rimasta la piccola guerriera di sempre.
Con degli apprezzabili miglioramenti, non posso negarlo.
La bambina che ho incontrato due secoli fa è come... sbocciata, simile ai fiori che tanto ama raccogliere quando crede che nessuno la osservi.
Osservo compiaciuto le morbide curve che ne caratterizzano la figura sinuosa ed il mio sguardo si concentra sul bustino in metallo.
Chissà se la sua pelle è altrettanto chiara, sotto quella costrizione dall'aria così fastidiosa; costrizione da cui la liberei più che volentieri.
Fumiyo nota la mia espressione compiaciuta e mi piazza una ciotola davanti alla faccia "Non provarci. Finiresti male".
"Ah, sì?" le chiedo malizioso, allontanando il recipiente di ceramica per guardarla in volto "Credi davvero di potermi convincere a desistere?".
"Non lo credo, ne sono certa" ribatte lei, voltandomi sdegnosamente le spalle e cominciando a raccogliere quanto le è caduto.
Dandomi un bel panorama da ammirare...
La pelliccia scura le avvolge i fianchi e la prima parte delle gambe, lasciando che la mia fantasia possa lavorare a tutto spiano.
Peccato solo per quei gambali scuri, che coprono fin troppo i polpacci snelli e ben torniti; nascondono una piccola meraviglia.
Per essere una mezzo-demone, ha decisamente le carte in regola per attirare gli sguardi maschili.
Sua madre doveva essere piuttosto avvenente, altrimenti non riuscirei a spiegarmi il piccolo capolavoro femminile che ho davanti.
Anche se non una yasha completa, ciò non significa che possa rimanere impassibile davanti alle grazie che la natura le ha concesso...
Oltre che un demone, sono pur sempre un uomo!
"I denti preferisci conservarli, o vuoi che te li faccia ingoiare sedutastante?" mi chiede di colpo, senza smettere di raccattare i frutti.
Sentendomi colto in flagrante, scoppio a ridere per mascherare l'inevitabile imbarazzo "Non so se sia più tagliente la tua lingua oppure i tuoi artigli".
"Ti consiglio di non costringermi a dartene una dimostrazione" mi suggerisce con finta dolcezza, rialzandosi in piedi.
Mi rifila tra le mani una ciotola colma di frutta, dicendo "Dato che hai tutto questo tempo da perdere a guardarmi, puoi anche darmi una mano".
"Te lo concedo, mezzo-demone" ammetto sconfitto "Sai bene con rigirare la frittata", "Ti ringrazio".
Per un attimo, rimango basito davanti al sorriso che mi rivolge e non riesco a distogliere lo sguardo, nonostante sia consapevole che è finto.
Dannazione, ma cosa diavolo mi sta succedendo?
"Hai intenzione di stare lì ancora per molto?" mi chiede seccata, schioccandomi le dita davanti al volto.
Scuoto la testa per riprendermi e la seguo, mal celando l'irritazione di dovermi occupare di provviste così... poco entusiasmanti.
Non appena entriamo nell'antro più grande, mi libero della ciotola mettendola in mano ad uno dei cuccioli.
Non ho molta voglia di farmi vedere con della frutta tra le mani, soprattutto stando alle spalle di Fumiyo.
Il piccolo Yao mi guarda ridendo, mentre porge la frutta alla madre, e si mette a seguirmi con un sorriso a trentadue denti.
"Cos'hai, piccoletto?" gli chiedo, incuriosito dal suo atteggiamento "Vuoi chiedermi qualcosa?".
"Voglio diventare forte come te" dice candidamente, aggrappandosi ad uno dei mie gambali per non inciampare nelle tante rocce che disseminano il terreno.
"Hai solo una ventina d'anni" dico divertito, accarezzandogli la testa bruna "Quando sari più grande, ti allenerò personalmente. Ma ora pensa a crescere".
Yao annuisce un paio di volte, fissandomi con determinazione "Ricorda che me l'hai promesso", "Parola d'onore".
Mentre il cucciolo ritorna allegro dalla madre, noto mio nonno sorridere in un angolo; pare compiaciuto da come mi comporto con il resto della tribù.
Sospiro nel pensare agli ultimi discorsi che abbiamo avuto; secondo lui, sono ormai pronto a guidare la tribù...
Ma, sinceramente, ancora non me la sento di prendermi una tale responsabilità.
Non credo di essere ancora abbastanza responsabile.
Mi lascio sfuggire un sospiro, mentre dirigo i miei passi verso la stuoia che mi fa da letto.
Sarà la battuta di caccia notturna, o il duro allenamento a cui mi sottopongo quotidianamente, ma mi sento a pezzi.
Con la coda dell'occhio, noto Fumiyo avviarsi nella mia stessa direzione, con una ciotola colma di frutta tra le mani.
Tutte mele, soprattutto rosse; ormai ho imparato a capire ogni suo gesto.
So bene che quelle sono le mele preferite da Noriaki.
"Salutami il vecchio, quando lo vedi" mormoro ridendo "Sono sicuro che apprezzerà il sostanzioso pasto".
Lei mi rifila un'occhiataccia, prima di sparire in uno dei cunicoli secondari per andare dal padre.
In uno degli ultimi scontri che abbiamo avuto con la tribù dell'Ovest, Noriaki è rimasto ferito ad una gamba e non potrà alzarsi ancora per alcuni giorni.
Sinceramente, ammiro la solerzia con cui la figlia lo cura e lo assiste, aiutandolo in ogni modo possibile.
Noriaki può essere fiero della sua creatura.
Sentendo la curiosità avvolgermi, decido di seguire Fumiyo e mi acquatto dietro una grossa stalagmite per osservare la scena senza essere scorto.
La vedo chinarsi accanto al giaciglio del padre e sento di nuovo quella fastidiosa fitta pungolarmi il petto nel vederli così sorridenti, felici di essere l'uno accanto all'altra.
Con un flebile sospiro, lasciò che quell'emozione si perda tra i miei pensieri, rifiutandomi di annegare in essi.
Se i miei compagni sapessero che provo gelosia nei confronti della mezzo-demone, mi riderebbero dietro, ma mio nonno capirebbe.
Lui sa quanto mi manchino i miei genitori, di quanto mi senta solo alle volte...
Su una cosa, io e Fumiyo siamo in sintonia; entrambi proviamo lo stesso dolore per aver perso qualcuno di caro.
Ma la invidio.
La invidio perché lei ha dei ricordi, seppur flebili, della madre umana ed ha ancora Noriaki accanto.
Io non ricordo il viso di mia madre, dato che è morta dandomi alla luce, e mio padre ha lasciato questo mondo che ero ancora molto giovane.
Con una smorfia di stizza, allontano quei ricordi dalla mia mente ed aguzzo le orecchie, deciso a capire un po' di più quella strana mezzo-sangue.
Nonostante tutto, non posso negare che la trovo... interessante.
Non si comporta mai come ti aspetteresti e riserva continue sorprese, sia nella sua dolcezza che nella sua ferocia.
È incredibile dirlo, ma negli scontri è lei che si fa valere con più determinazione, slanciandosi contro il nemico senza alcuna paura.
"Come va la ferita, padre?" la sento chiedere, mentre svolge delicatamente la benda che avvolge la gamba del genitore.
"Le erbe che hai raccolto mi fanno sentire meglio" la rassicura lui, rivolgendole uno sguardo grato "Sono già un paio di giorni che non mi dà alcun fastidio".
A quelle parole, Fumiyo si scioglie in un sorriso sollevato e mi pietrifico nell'avvertire il cuore darmi un balzo nel petto.
Accidenti! Ma oggi ho deciso d'impazzire o cosa?
Prima sono rimasto imbambolato come un cretino, e adesso non riesco a muovermi solo perché vedo un vero sorriso illuminarle il volto?
Cos'è, ho battuto la testa e non me lo ricordo?
Devo essere davvero stanco, non c'è altra spiegazione... non sono lucido!
Inoltre, non ha neanche sorriso a me, ma al padre!
Perché allora reagisco in questo modo?
Non ha senso!
"Devo ringraziare nonna Nazuna se conosco tutte le proprietà delle erbe" la sento mormorare, mentre osserva la ferita quasi rimarginata del padre.
"Credo che un altro impacco possa farti bene" aggiunse più tranquilla, iniziando a pestare alcuni gambi verde scuro in una piccola ciotola.
Sento l'odore pungente delle erbe fin dal mio nascondiglio e devo sforzarmi per non starnutire.
A giudicare dalle essenze, però, la ragazzina deve aver fatto un bel viaggio per procurarsele.
Quelle piante crescono solo sul confine con la tribù dell'Est ed il cammino non è certo poco!
Niente da fare; più passa il tempo e più quella mocciosa guadagna punti della mia stima.
La osservo pulire il lungo taglio di Noriaki con una benda umida, prima di adagiarvi sopra l'impacco curativo ed avvolgere nuovamente la gamba con garbo e sicurezza.
Sa bene come curare le varie ferite e, un paio di volte, l'ho vista anche somministrare degli infusi caldi ai cuccioli che prendevano freddo.
Lentamente, si è guadagnata un minimo di rispetto nella tribù per via delle sue doti, sia di guerriera che di curatrice.
Peccato che molti continuino a guardarla con disprezzo per via della sua natura ibrida... Sosuke in particolare.
Se solo gli passa vicino, riesce sempre a trovare una scusa per attaccar briga ed ho perso il conto delle volte in cui l'ho dovuto bloccare.
Anche se devo ammettere che Fumiyo sa difendersi benissimo da sola; ha grinta da vendere, quella.
"Dovresti restare a riposo ancora per un giorno, almeno" la sento dire al padre, mentre ripone i vari oggetti in pile ordinate "Il taglio è quasi guarito".
"Come vuoi. In fondo, l'esperta sei tu" la prende in giro Noriaki, dandole un leggero buffetto sulla guancia.
Una risata cristallina le sgorga in gola, mentre si appoggia alla spalla del genitore, e quel suono così dolce mi penetra dentro.
Accidenti, questa è la prima volta che la sento ridere da quando è arrivata...
Non avrei mai creduto che potesse essere così bello vedere quell'espressione felice sul suo volto.
A quel punto, decido che è arrivato il momento di tornarmene al mio giaciglio e farmi una dormita come i Kami comandano.
Magari, quando mi sveglierò, riuscirò a capire che diamine mi sta succendendo...
 
Mi sembra di essermi appena addormentato, quando due piccole mani mi scuotono con forza per le spalle.
"Masaru! Masaru, svegliati!" esclama una voce familiare "Ma vuoi aprire gli occhi? Ci stanno attaccando!".
Il sonno svanisce di colpo ed io mi rizzo a sedere, fissando gli occhi castani di Akemi "Cosa c'è? Che succede?".
"I lupi dell'Ovest" ringhia lei, mostrando le piccole zanne "Hanno attraversato il confine delle montagne e si dirigono qui a gran velocità".
La sua espressione s'incupisce nell'aggiungere "Sono più del solito e non hanno buone intenzioni".
Un ruggito colmo di rabbia mi rimbomba nel petto e, prima che la mia amica possa aggiungere qualcosa, afferro la katana e mi slancio fuori.
Quelle teste rosse mi stanno davvero stancando impreco furioso Ma quando si decideranno a lasciarci stare?.
Sono secoli che combattiamo contro di loro, per difendere il territorio in cui viviamo.
Ma proprio non vogliono capire che devono restarsene sui loro altipiani?
In pochi minuti, sono tra le prime linee di difesa e mi affianco a mio nonno, che mi rivolge uno sguardo teso.
"Stanno arrivando in massa" mormora cupo "Dobbiamo prepararci ad ogni evenienza", "Tranquillo, ce la faremo anche stavolta".
"Me lo auguro" commenta Ryo "Ogni volta, i loro attacchi sono sempre più feroci ed implacabili".
Una risata sprezzante mi giunge alle orecchie ed impiego un po' a capire che si tratta di Sosuke.
"Ma guarda un po'... La mezzo-demone si è unita ai ranghi, oggi!" commenta derisorio, fissando la ragazza che ci sta raggiungendo con una spada stretta nella destra.
"La cosa ti disturba, idiota?" replica Fumiyo, senza degnarlo di uno sguardo mentre si affianca ad Akemi.
"Come mi hai chiamato, lurida feccia?" ringhia Sosuke, afferrandola bruscamente per il bustino "Modera i termini, se ci tieni alla lingua".
La vedo storcere il viso in una smorfia, mentre si libera dalla sua presa "Vedi di concentrarti sulla battaglia. Quei maledetti stanno arrivando".
"Credi di potermi dare ordini, mocciosa?" replica l'altro, fissandola con ferocia "Attenta a come parli, o la battaglia non farai neanche in tempo a vederla!".
Fumiyo non si dà la pena di rispondere e riprende a fissare l'orizzonte, in attesa dei nostri nemici.
Strano, mi sarei aspettato una bella battuta tagliente...
Forse ha deciso che non ne vale la pena, non con lo scontro così imminente nell'aria.
"Avrei preferito che rimanessi alla grotta, Fumiyo" commenta mio nonno "Avremo certamente bisogno delle tue conoscenze sulle erbe mediche, dopo questo scontro".
"Perdonatemi, signore, ma non ho intenzione di restare rintanata come un coniglio spaurito" la sento replicare "Ho le capacità per combattere ed intendo farlo".
"Ma vi prometto che, qualunque saranno le mie condizioni, mi prodigherò per aiutare chi ne avrà bisogno" aggiunge decisa, stringendo con forza la spada.
A quel tono determinato, sento un brivido percorrermi la schiena; accidenti, se è decisa!
Scrollo le spalle per allontanare quella sensazione e torno a fissare l'orizzonte, in attesa dell'arrivo di quelle teste calde.
Non appena la brezza mi porta il fetore di quei bastardi, aumento la presa sulla katana, pronto alla battaglia.
"Arrivano!" esclama Aiko, sbucando da un gruppo di alberi "Sono sicuramente più di trenta, stavolta!".
A quelle parole, digrigno i denti irritato e, alla mia destra, sento Ryo emettere un forte sbuffo.
Solitamente, si tratta di scontri su scala ridotta, con al massimo una ventina di elementi da ambo le parti...
Detesto coinvolgere altri guerrieri della tribù, perché è sempre più difficile riprendersi totalmente quando metà tribù è costretta all'immobilità per le ferite.
"Bene" commento feroce "Vediamo di rispedire quel bastardi rognosi da dove sono venuti!".

Lo scontro è violento e, dovunque mi volti, non vedo altro che lame che cozzano, corpi che si avvinghiano e sangue che scorre.
Dannazione! Ma perché dobbiamo continuamente batterci per mantenere il possesso delle nostre terre?
Non mi pare che i lupi del Nord o quelli dell'Est abbiano questi problemi!
Con un ringhio furioso, mi avvento contro il primo avversario che mi capita a tiro, allontanandolo da Akemi con una poderosa spinta.
La vedo sorridermi grata, prima che si slanci verso un nuovo avversario, ben decisa a non lasciarsi battere.
Sono contento di averla come amica, è una ragazza davvero incredibile.
Il lupo rosso che ho urtato m i guarda con ferocia, provando a colpirmi al volto con gli artigli affilati, ma mi basta una torsione della spada per farlo crollare a terra.
L'odore metallico del sangue m'invade le narici, così come quello della terra smossa sotto i nostri piedi.
Senza fermarmi, continuo a roteare la katana, abbattendo quanti più nemici possibile.
Sono stufo, stufo marcio di questi idioti che non fanno che darci continue rogne!
Con la coda dell'occhio, mi accorgo che mio nonno sta combattendo poco lontano e che i suoi artigli sono sporchi di sangue.
Nonostante abbia la veneranda età di settecento anni, sa bene come difendersi; nessun nemico è mai riuscito a batterlo.
"Ci rivediamo, figlio di Hikuro" sibila una voce alle mie spalle e faccio appena in tempo a voltarmi, che un pugno mi cala sul viso.
Senza capire bene come, mi ritrovo a terra e scuoto la testa per riprendermi dal colpo.
I miei occhi incrociano uno sguardo che ben conosco ed un ruggito mi romba nel petto "Baiko. Sei di nuovo tu, maledetto bastardo!".
Baiko mi fissa con l'unico occhio rimastogli, sogghignando soddisfatto "Vedo che sei resistente, moccioso. Proprio come tuo padre".
"Un verme come te non può neanche nominarlo" ringhio furioso "Che diavolo vuoi, ancora? Possibile che quei dannati altipiani non ti bastino?".
"Siamo demoni, mio caro. Dovresti saperlo che non ci accontentiamo mai di niente" sogghigna ironico "Soprattutto, se abbiamo la forza necessaria per impossessarcene".
"Già... Ma immagino che tu abbia incontrato qualcuno che ti ha tenuto pienamente testa" commento io, fissando la cicatrice che gli solca il viso.
Sono quasi duecentocinquant'anni che non vedevo quel maledetto, specie dopo la bruciante sconfitta ricevuta per mano di mio padre.
Inoltre, le sue sgradite visite sono piuttosto rare, dato che non si degna di combattere assieme ai sottoposti, ma mi chiedo chi possa avergli inflitto quella ferita.
Doveva essere qualcuno di decisamente potente, se è riuscito ad avvicinarglisi a tal punto.
Un improvviso singulto mi arriva alle orecchie ed aggrotto la fronte nel vedere Fumiyo impallidire di colpo, gli occhi verdi fissi su Baiko.
Quest'ultimo si lascia sfuggire un ringhio furioso, attirando nuovamente la mia attenzione "Maledetta Nazuna! Se non fosse già stata con un piede nella fossa, l'avrei inseguita in capo al mondo pur di lavare quest'onta!".
Nazuna? Questo nome non mi è nuovo...
Una scintilla di comprensione mi balena in testa ed un sorriso incredulo mi appare in volto "Un'umana... Ti sei lasciato ferire in quel modo da un'umana!".
Per quanto non disprezzi i ningen come molti della mia razza, trovo incredibile che una sacerdotessa sia riuscita a fargli quella cicatrice.
Adesso comprendo anche lo stupore di Fumiyo; deve averlo riconosciuto...
Ma quindi, la ferita di Baiko è più recente di quanto pensassi!
Lo sento ringhiare con più forza, segno inequivocabile della rabbia che si porta dietro da due secoli a questa parte.
"Ti farò rimpiangere quella risatina, moccioso!" urla inferocito, mentre mi si avventa addosso.
Senza scompormi, lascio che mi scaraventi a terra, sfruttando al contempo lo slancio per allontanarlo.
Lo vedo fare un bel voletto, prima che sbatta la testa contro una grossa roccia, e mi lascio sfuggire un ghigno.
Per un po', quel bestione non darà troppo fastidio...
Senza perdere tempo, mi scaglio contro i suoi seguaci, deciso a fermare quella battaglia il prima possibile.
Oltrepasso molti dei miei compagni, impegnati a concludere i propri scontri, ed i miei occhi vengono attirati da un lupo dell'Ovest che sta volando oltre le nostre teste.
"Così impari a tenere le mani apposto" borbotta una scarmigliata Fumiyo, fissando con rabbia l'aggressore che ha atterrato.
Certo che sa bene come farsi valere...
Un'ombra alla sua sinistra attira la mia attenzione e, senza pensarci due volte, mi scaglio contro l'ookami-youkai che sta cercando di colpirla alle spalle.
La vedo sgranare gli occhi, nel vedermi a terra con quel verme, mentre gli strappo la spada dalle mani.
"Non puoi avere gli occhi ovunque, mia cara" rido divertito, mentre metto a nanna il mio avversario.
"Grazie" sussurra sincera "Ma ormai dovresti sapere che sono perfettamente in grado di difendermi da sola".
La scintilla che le illumina gli occhi non lascia spazio ad equivoci e mi limito a sorridere "Una mano può far comodo a chiunque".
"E poi, senza offesa, non ci vuole un genio per capire che una sorta di anello debole, nella squadra d'assalto" aggiungo, sorridendo con scherno.
Lo ammetto, adoro stuzzicarla.
Anche se sono pienamente consapevole di farlo a mio rischio e pericolo.
La vedo ridurre gli occhi a due fessure smeraldine ed il cuore mi manca un battito nel vedere che ha alzato il pugnale.
Ehi, ma possibile che ora non possa più scherzare?!
Senza il minimo preavviso, Fumiyo scaglia l'arma contro di me ed il sangue mi si congela nelle vene.
Un tonfo, seguito da un gemito soffocato, mi induce a voltarmi e sgrano gli occhi nel vedere un lupo dell'Ovest a terra, con il pugnale conficcato nel petto.
Incredibilmente, la lama mi è passata a meno di un soffio dal viso, senza toccarmi.
Con il cuore che mi batte furiosamente nel petto, mi giro nuovamente verso di lei, appena consapevole che la battaglia è finita.
"Impara a guardarti le spalle" mi dice cupa, avvicinandosi per riprendersi il pugnale.
Sollevato ed irritato al tempo stesso dal suo comportamento, l'afferro bruscamente per un braccio, avvicinando i nostri volti a tal punto da sentire il suo respiro sulla pelle.
"Fa' di nuovo una cosa dl genere e non sarò responsabile delle mie azioni" sibilo minaccioso "Potevi colpirmi, dannazione!".
Senza scomporsi, Fumiyo si libera della mia presa "Io penso alla mia pelle e tu alla tua, Masaru. È un concetto semplice".
Dannata femmina saccente!

Ecco qui. che ne pensate? Masaru e Fumiyo iniziano lentamente a conoscersi ed apprezzarsi.. in certi limiti XD Tra loro ci sono parecchie scintille, direi! non trovate? Fatemi sapere cosa ne pensate. per ora, un bacione a tutti!! a presto! vostra affezionata Alys-chan

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Capitolo 4
*** Voglio rispetto ***


Eccomi qui di nuovo, ragazzi!! come vedete, anche se mi assento per molto tempo, prima o poi torno!! XD non potete liberarvi di me Muahahaha!!! ok, sclero finito XD stavolta, vedremo Fumiyo in azione, spero che gradirete il capitolo, perché è il preannuncio di un bel po' di casini! poi vedrete. un bacione a tutti!!!


Capitolo 4: Voglio rispetto

Pov Fumiyo

Stesa sul mio giaciglio, fisso cupamente il soffitto della grotta, chiedendomi cosa mi riserverà il destino.
Quale sarà la strada che i Kami hanno scelto per me, una semplice mezzo-demone che non riesce a trovare il proprio posto in questo mondo?
Detesto farmi queste domande, perché ripenso irrimediabilmente alla mia difficile situazione, ma a volte è inevitabile.
Sospirando, mi giro su di un fianco, storcendo il viso in una smorfia quando la ferita alla spalla si fa sentire.
Accidenti a quei maledetti lupi dell'Ovest!
Negli ultimi giorni, abbiamo subito almeno sei attacchi ed è un miracolo che nessuno dei nostri sia rimasto ucciso.
Ho dovuto bendare più ferite di quante me ne aspettassi, ma sono felice di rendermi utile in qualche modo.
Non voglio che mi ritengano un peso per la tribù e sono pronta a rompermi la schiena pur di dare una mano a tutti, nei limiti delle mie possibilità.
Ho il mio orgoglio, dannazione!
Ed intendo difenderlo, a tutti i costi.
Mi stendo meglio sulla coperta e mi lascio sfuggire un sospiro, pensando a quel poco rispetto che sono riuscita ad ottenere grazie alle mie doti di curatrice.
Se non fosse stato per quello e per l'innata agilità che mi contraddistingue in combattimento, sarei stata totalmente emarginata...
Almeno, così posso avvicinarmi a buona parte della tribù senza che inizino ad attaccarmi.
Anzi, sono riuscita a farmi apprezzare quel che basta perché mi considerino una di loro, nonostante il mio sangue impuro.
Una smorfia desolata mi contrae il volto nel ricordare la discussione tra Ryo ed Izo che ho sentito due giorni fa.
Non posso pensare a quello che mio padre ha rinunciato, pur di farmi entrare nella tribù e permettermi di sopravvivere.
Prima del mio arrivo, era molto rispettato ed aveva anche incarichi importanti...
Per causa mia, invece, è stato delegato a compiti molto più umili e di scarsa utilità.
Non posso sopportare che abbia rinunciato a tutto questo per me, per proteggermi da morte certa...
Ha accettato le conseguenze della sua scelta senza guardarsi indietro, sopportando tutto questo per due secoli...
Al solo pensiero, sento il cuore stingersi in una morsa dolorosa.
Non riesco a tollerare l'idea di avergli causato tanti problemi in questi anni.
Devo riuscire a riabilitare il suo nome, in qualche modo!
Non posso accettare quest'ingiusta legge senza fare nulla!
Ci sarà pur una maniera affinché gli altri componenti della tribù lo guardino con rinnovato rispetto!
Un rumore di passi attira la mia attenzione e fingo di dormire quando capisco che è mio padre.
Non voglio che mi veda in volto e capisca cos'ho in mente di fare.
Mi fermerebbe o cercherebbe di impedirmi di attuare il mio piano in tutti i modi.
No, io non intendo farmi bloccare da nessuno; andrò fino in fondo nel mio scopo!
Ti restituirò l'onore che ti è stato tolto, padre sussurro decisa, stringendo appena i pugni Questa è una promessa.
 
L'occasione che cerco arriva dopo pochi giorni, durante una di quelle giornate di sole che invogliano la tribù a rannicchiarsi nel fresco della grotta.
Sfido io ad uscire con queste temperature! Le armature ci si scioglierebbero addosso...
Osservo i vari componenti del clan impegnati in varie attività, ma la mia attenzione è tutta per il mio obiettivo.
Sento il cuore battermi con forza contro le costole, conscio del pericolo in cui mi sto volontariamente infilando.
Il sangue mi romba nelle vene e sento le mani sudare per l'ansia, ma non posso e non voglio tirarmi indietro.
Non ora che ho capito come risollevare il nome di mio padre.
Non posso farmi prendere dal panico proprio ora!
Devo affrontare questo ostacolo e sforzarmi di uscire indenne dalla valanga di guai che rischia di travolgermi.
Inoltre, temo che non troverò nuovamente il coraggio per fare una cosa del genere.
È la mia unica occasione.
Avanzo a passo deciso nella larga apertura, incurante dei ringhi sordi e degli insulti che mi vengono rivolti dai più intransigenti membri del clan.
Ho imparato da tempo ad ignorarli.
Con gli occhi puntati sulla sua schiena, chiamo a raccolta tutto il mio coraggio ed esclamo "Masaru, figlio di Hikuro. Io ti sfido!".
Riesco quasi a percepire la sorpresa che ha congelato tutti i presenti sul posto, mentre la loro attenzione si punta su di me.
Avverto chiaramente una trentina di respiri fermarsi di colpo, increduli nel sentire le mie parole.
E quello che ne deriva.
Stringo con forza i pugni, sforzandomi di non far tremare le mani, ma non è affatto facile.
Ormai è fatta, non posso tirarmi più indietro... e comunque sia, non ho intenzione di farlo.
Andrò fino in fondo, affrontando le conseguenze della mia decisione, qualunque esse siano.
Prendo un profondo respiro, nel tentativo di rallentare il furioso battito del mio cuore impazzito.
Non intendo farmi bloccare dalla paura, non mi arrenderò tanto facilmente.
Il fiato mi si blocca in gola quando vedo Masaru lasciar perdere le armi che stava affilando e si volta verso di me.
I suoi occhi neri, così simili a baratri privi di fondo, mi scrutano per un istante che mi sembra eterno.
Il cuore mi batte così forte davanti a quello sguardo che temo di morire lì, davanti a tutti.
Dannazione, ma perché mi fa quest'effetto?
Lo vedo inarcare un sopracciglio, con aria stupita, mentre si gratta un orecchio "Che cos'hai detto?".
Dal guizzare di un muscolo della mascella, capisco che, a dispetto delle sue parole, ha compreso benissimo cosa gli ho detto.
Non è stupido, tutt'altro... ma allora perché si comporta come un cucciolo ritardato?
"Mi hai capito benissimo" replico irritata, rivolgendogli lo sguardo più deciso del mio repertorio "Io ti sfido".
Con un sospiro, Masaru si alza in piedi e poggia una mano sul fianco "Mi auguro che tu stia scherzando...".
Mordendomi il labbro inferiore per non lanciargli la rispostaccia che si merita, gli rivolgo uno sguardo eloquente.
"Sai bene che non sono una che scherza. Ti ho lanciato una sfida. Intendi accettarla , o no?".
Sa bene quanto me che gli conviene accettare e sconfiggermi il più in fretta possibile.
Non può rifiutarsi, a meno che non voglia vedere il proprio onore andare in pezzi tra i suoi fidati compagni.
"Fumiyo!", la voce di mio padre si fa bruscamente largo nel pesante silenzio che ci ha avvolto ed io mi preparo a difendere la mia battaglia.
"Figlia mia, ma che diavolo ti passa per la testa?" lo sento esclamare "Ti rendi conto di quello che stai dicendo?".
"Ne sono pienamente consapevole, padre" replico decisa "E sono pronta ad andare fino in fondo. Non mi tiro indietro".
"Dovresti tornare dal tuo vecchio e ritirare la tua sfida" mi dice Masaru, fissandomi a metà tra il serio ed il divertito.
Possibile che l'idea di uno scontro con me lo faccia ridere così tanto?
Accidenti, quanto lo odio quando mi rivolge quel sorrisetto ironico!
Mi fa venire una gran voglia di gonfiargli la faccia suon di pugni.
Oltre che mandarmi il cervello in panne...
E solo i Kami sanno come diavolo faccio a restare calma davanti a quegli occhi colmi di scherno.
"Non ti temo" ringhio furiosa "E, anche se so di non avere molte chance contro di te, non intendo rimangiarmi nulla".
Vedo Masaru avvicinarsi ed un ruggito frustrato mi sfugge dalle labbra, quando mi posa una mano sulla spalla in un gesto accondiscendente.
Accidenti a lui, non voglio la sua pietà!
La sua pelle calda mi crea una scarica di brividi lungo tutto il corpo e sento il cuore aumentare la sua corsa.
Dannazione, odio il fatto che il corpo reagisca in modo tanto assurdo in sua presenza!
"So che vuoi farlo per tuo padre e ti ammiro per questo. Ma è meglio se ti ritiri, finché sei in tempo" mi dice serio.
"No" sibilo decisa "Io non ritiro la sfida. Voglio riabilitare il nome di mio padre ed ottenere un minimo di rispetto per me stessa".
"Mi sono stancata di essere aggredita per la mia natura ibrida" aggiungo, con la voce che mi si alza di un'ottava per la rabbia "Voglio far parte di questa tribù senza discriminazioni!".
"E voglio che mio padre riacquisti il suo onore" continuo imperterrita "Non posso sopportare l'idea che sia stato messo da parte perché ha voluto salvarmi".
Alle mie spalle, sento mio padre trattenere il fiato e mi volto appena, incontrando i suoi occhi grigi.
La sua espressione è colma di orgoglio e preoccupazione ed io sento il cuore riempirsi di gioia.
Per me, non c'è nulla di più importante di mio padre.
Ormai, ho solo lui ed intendo renderlo fiero di me, a discapito del fatto che sono per metà umana.
Torno a guardare Masaru e gli rivolgo un'espressione dura "Hai intenzione di accettare la mia sfida, sì o no?".
Lui scuote la testa, allontanandosi "Non intendo perdere il mio tempo in una cosa così stupida. Torna ad intrecciare canestri, che è meglio".
Sento la rabbia attraversarmi come un'onda impetuosa e, senza pensarci, gli tiro dietro un sasso.
"Mi ritieni un'avversaria così debole? Davvero credi di potermi battere tanto facilmente?!".
Lo vedo afferrare la pietra senza difficoltà e mi ritrovo a tremare davanti al suo sguardo severo.
Ma perché non riesco a muovermi davanti a quell'espressione così intensa?
"No, Fumiyo" sussurra gelido "Non è per questo, ma non intendo accettare la tua sfida. Né oggi, né in futuro. Vedi di metterti l'anima in pace".
Poi, senza degnarmi di un ulteriore sguardo, esce dalla caverna, sparendo sotto il sole del primo pomeriggio.
 
Resto immobile per un istante che sembra non avere fine, prima che l'amarezza e la frustrazione mi travolgano.
"Sei un idiota!" grido infuriata "Se credi che mi arrenderò così facilmente, allora sei solo un povero illuso!".
So che quello stupido può sentirmi e mi auguro che torni sui suoi passi per affrontarmi.
Non intendo farmi liquidare in questo modo!
Difenderò il mio onore e quello di mio padre con tutte le mie forze!
Di colpo, mi ricordo che non sono sola nella caverna ed i mormorii degli altri componenti della tribù mi riempiono le orecchie.
Sono increduli per il fatto che abbia sfidato tanto apertamente il futuro capotribù e questo non può far altro che far aumentare la stima che hanno di me.
Il mio gesto non è da tutti e lo sanno bene.
Sento la mano di mio padre stringermi dolcemente la spalla, per convincermi ad allontanarmi da quegli occhi che mi fissano, ma io scuoto la testa.
Non intendo lasciarmi scartare in questo modo, solo perché sono una mezzo-demone. Non lo permetterò!
"Se proprio ci tieni a menare le mani, posso accontentarti io, mocciosa" sibila una voce alle mie spalle.
Digrignando i denti per la rabbia, mi giro per affrontare Sosuke ed il suo eterno ghigno da bastardo.
"Bene" ringhio feroce "Se proprio ci tieni a fare la figura dell'idiota... Ti consiglio di stare in guardia".
La sua risata non fa altro che irritarmi ulteriormente e sento il sangue demoniaco ribollirmi nelle vene come lava.
Sono pronta a farlo a pezzi.
"Davvero credi di potermi battere, lurida feccia?" mi chiede incredulo, trattenendo a stento un'altro attacco di risa.
"Bene" sussurra gelido "Avrai quello che ti meriti. E nessuno potrà prendere le tue difese, stavolta".
Mio padre si frappone tra me ed il mio avversario, dicendo "Adesso state oltrepassando il limite. Smettetela".
"No, padre" ringhio, spostandolo con determinazione "Non sono più una bambina ed è ora che questo idiota capisca cosa sono in grado di fare".
A quel punto, gli altri ci fanno largo intorno, capendo che lo scontro sarà piuttosto violento.
Per quanto mi riguarda, mi auguro di spezzare quante più ossa possibili a quel maledetto.
Gli farò rimpiangere tutte le occasioni in cui si è divertito a schernirmi o a malmenarmi, approfittando del fatto che mio padre fosse lontano ed io troppo piccola per difendermi adeguatamente.
È arrivato il momento di vendicarmi dei torti subiti in due secoli di vita.
Rimaniamo a fissarci per diversi istanti, prima che quel dannato bestione decida di attaccare. Non aspettavo altro...
Attendo fino all'ultimo istante, prima di scansarmi e lasciargli un grazioso ricordo dei miei artigli.
Lo sento imprecare e sorrido crudele, mentre mi abbasso per evitare un affondo particolarmente deciso.
Senza perdere tempo, gli tolgo il terreno da sotto i piedi, ma Sosuke riesce a non cadere e, con un calcio ben piazzato, mi spedisce contro la parete.
Sento una fitta acuto trafiggermi la schiena e l'odore metallico del sangue mi fa arricciare il naso.
Dannazione, sapevo che quegli spuntoni di roccia mi avrebbero provocato qualche guaio, prima o poi!
Stringendo i denti per il dolore, mi sforzo di prevedere il prossimo attacco, ma mi ritrovo supina sulla dura roccia.
Altro sangue, stavolta dal ventre...
Accidenti, devo reagire!
Tenendomi una mano sulla ferita, mi slancio contro Sosuke, scartando all'ultimo momento e rifilandogli un bel calcio nel sottocoda.
Lo vedo sbattere la testa contro la roccia e, senza dargli il tempo di reagire, mi porto al suo fianco, colpendolo allo stomaco con un calcio.
Lui si gira per affrontarmi, ma io gli affibbio un pugno in faccia e mi allontano prontamente.
Sento i suoi artigli graffiarmi l'armatura e stringo i denti nel sentire quel rumore stridente così fastidioso.
Mi fa accapponare la pelle!
Incrocio appena in tempo le braccia davanti al volto, smorzando il calcio che mi ha rivolto contro, ma la forza del colpo mi fa arretrare visibilmente.
Il terreno mi si accumula intorno ai piedi, mentre scivolo all'indietro, ma riesco a fermarmi e rifilo al quel bestione un'occhiata di fuoco.
Senza mettere tempo in mezzo, inizio a correre lungo i bordi della caverna, sotto gli occhi increduli dei presenti.
Non capiscono cos'abbia in mente di fare e sento dei borbottii cupi, ma non m'importa cosa pensino.
Quando Sosuke cerca di afferrarmi per spedirmi a terra, spicco un balzo e continuo a correre sulla parete, prendendo velocità.
Poi, senza il minimo preavviso, mi lascio cadere contro di lui ed iniziamo a rotolare sul terreno roccioso.
Approfittando del fattore sorpresa, gli rifilo una valanga di colpi in tutti i punti in cui riesco a colpirlo.
La faccia, il petto, lo stomaco... per me non fa alcuna differenza, purché lo senta gemere ed imprecare per il dolore.
Quando comprendo che sta per colpirmi a sua volta, sfrutto il nostro movimento rotante per allontanarmi.
Atterro a pochi metri dal pubblico che ci guarda incredulo e ringhio in segno di sfida.
Non ho paura di quel bestione e dovrà presto capire che io non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno.
Noto lo sguardo impressionato di diverse yashe ed anche Akemi mi rivolge uno sguardo incredulo.
Tsé, non si aspettavano che la mezzo-demone potesse suonargliele di santa ragione?!
Beh, rifatevi gli occhi adesso sussurro tra me, ripartendo all'attacco Vi farò vedere se sono degna di rispetto!.
Manco di poco la tempia del mio avversario, che, a sorpresa, mi afferra per i fianchi, scagliandomi dall'altra parte del nostro campo di battaglia.
A fatica, riesco ad evitare di spiaccicarmi contro le rocce, ma non posso evitare il colpo che mi lascia una profonda ferita sulla gamba.
Dannazione, così sarò molto più svantaggiata!
Il taglio pulsa dolorosamente e faccio una fatica immane a restare in piedi, dato che la gamba mi trema in maniera incontrollata.
Ormai, respiro in maniera affannosa, ma non intendo farmi battere da quel verme.
Ne va del mio onore!
Senza perdere di vista il mio avversario, inizio a muovermi in circolo, lasciandomi dietro una sottile scia vermiglia.
Il dolore mi annebbia la vista per qualche istante, ma mi sforzo di schiarirla.
Non posso permettermi cali di concentrazione, in questo momento.
"Sei stanca, mocciosa?" mi stuzzica Sosuke "Non temere. Potrai riposare quanto vuoi, nell'Aldilà".
"Sempre che tu riesca a battermi" replico decisa, mostrandogli gli artigli con aria di sfida "Non hai ancora visto niente, dannato".
La sua risata rimbomba nell'antro ed io, approfittando del fatto che non mi stia guardando, faccio leva sulla gamba sana per attaccarlo.
"Fossi in te, smetterei di ridere così tanto" sibilo, colpendolo con tutta la forza di cui sono capace.
Lo vedo stramazzare a terra, con un rivolo di sangue che gli scende dalla mascella e ne approfitto per riposare qualche minuto.
Ogni istante di tregua, per me può essere fondamentale.
"Accidenti, quello sì che faceva male" commenta Izo, fissando prima me e poi l'amico, ancora stordito dal colpo ricevuto.
"La mezzo-demone ci sa fare, non c'è che dire!" mormora Aiko, rivolgendomi uno sguardo ammirato.
"L'hai capito, dopo duecento anni..." mormoro sogghignando "Un po' lento, non trovi?".
Con un gemito, Sosuke si rialza a sedere e, portandosi una mano alla mascella contusa, mi rivolge uno sguardo d'odio puro.
"Questa me la paghi, lurida feccia!" ruggisce furioso, ripartendo all'attacco e cercando di colpirmi al volto.
Mi abbasso rapidamente sulle ginocchia e rotolo lontano, cercando di tenerlo a distanza per qualche altro minuto.
La gamba continua a farmi un male tremendo e so che, se non m'invento qualcosa, finirò ridotta a brandelli.
Con la coda dell'occhio, vedo mio padre rivolgermi uno sguardo ansioso dall'entrata della grotta.
Non temere per me, padre sussurro decisa Uscirò vittoriosa da questo scontro. Te lo prometto.
Attendo fino all'ultimo istante, poi afferro Sosuke per il braccio e sfrutto la sua stessa forza per scagliarlo contro le rocce che ci circondano.
Schegge affilate piovono in ogni dove, costringendo parecchi dei presenti a rifugiarsi dietro dei ripari improvvisati.
Una fitta di dolore mi trafigge come una sciabolata e mi accascio sulla gamba sana, respirando a fatica.
Devo sbrigarmi ad inventare qualcosa per sconfiggere in fretta quel bestione, o per me sono guai seri!
Mentre il mio cervello si sforza di elaborare una strategia che possa aiutarmi, il mio avversario si rimette in piedi.
Diversi tagli fanno scorrere piccoli rivoli di sangue sul suo volto e sulle braccia, dove la roccia ha lasciato il segno.
Lo vedo rivolgermi un'espressione a metà tra il furioso ed il soddisfatto; quest'ultima emozione dev'essere causata dal fatto che io sono quasi allo stremo delle forze.
Dannazione, se non mi do' una mossa, sono morta!
Quello non ci penserà due volte a farmi a pezzi per tutti i colpi che gli ho rifilato...
E queste sfide sono dannatamente pericolose, proprio perché non impediscono che uno dei due contendenti rimanga ucciso.
È per questo che mio padre non voleva permettermi di sfidare Masaru.
Prima che io abbia il tempo di allontanarmi e prepararmi alla difesa, Sosuke mi afferra per il bustino, sollevandomi a diversi centimetri dal terreno.
Cerco di liberarmi con un colpo d'artigli, ma lui mi stringe una mano intorno al collo, minacciando seriamente di spezzarmelo.
Sento le sue unghie affilate penetrarmi crudelmente nella carne e mi sfugge un gemito strozzato.
Inizio a scalciare disperata, mentre cerco di allentare quella presa micidiale che minaccia di strangolarmi.
"Adesso non fai più tanto la sbruffona, eh mezzo-sangue?" mi schernisce quel maledetto, sogghignando soddisfatto.
Aumenta la presa sulla mia gola, costringendomi a reclinare il capo all'indietro per non farmi spezzare le ossa.
Sento a stento la voce di mio padre, che sussurra il mio nome, e qualcosa mi scatta dentro.
Il desiderio di rivalsa, la determinazione farmi rispettare, il desiderio di rendere mio padre fiero di me...
Tutte queste sensazioni si trasformano in rabbia ed energia, che mi colmano come acqua.
Prima di capire come ho fatto, mi ritrovo libera, con Sosuke che giace ai miei piedi, pieno di tagli dall'aria dolorosa.
Mi rivolge un'espressione incredula, come se non riuscisse a capacitarsi di quello che sta succedendo.
Sentendomi feroce e potente come non mi è mai capitato fin'ora, gli pianto il piede sulla gola e sibilo "Ora non hai più voglia di fare l'idiota, non è vero?".
"Accetta la sconfitta, finché sei in tempo" continuo fredda "Perché io mi sono stancata di giocare".
Con un ringhio colmo di rabbia, Sosuke mi scaraventa via, ma io atterro facilmente a qualche metro di distanza, gravando il peso sulla gamba sana.
È ora di finirla decido, fissandolo in quegli occhi castano scuro che tante volte mi hanno schernito.
Senza perdere altro tempo, mi scaglio contro di lui e, dando fondo a tutte le mie energie, lo colpisco allo stomaco.
Con un gemito soffocato, lo vedo stramazzare a terra ed un sorriso feroce mi appare in volto.
Non si rialzerà tanto presto. Ho vinto io.
Respirando a fondo per riprendermi dal combattimento, fisso uno per uno i vari componenti della tribù, come per sfidarli a contestare il risultato dello scontro.
Nessuno osa aprire bocca ed io punto lo sguardo su Masaru, che è rimasto nell'ombra per tutto questo tempo.
"Attento, Masaru" sibilo gelida, allontanandomi verso i cunicoli interni "La prossima volta, toccherà a te".

Bene, ecco fatto. che ne dite? Fumiyo si è incavolata di brutto con Masaru e nno gliela darà vinta, questo è poco ma sicuro. intanto, però, ha sconfitto Sosuke e questo è importante. sperando di poter aggiornare presto, vi saluto con un mega abbraccio. lasciate un commentino-ino-ino, please!! a presto!!! 
vostra
Alys-chan

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Capitolo 5
*** Convivenza forzata ***


Ed eccomi di nuovo qui, con un ritardo tremendo come al solito... vi chiedo umilmente scusa. Spero che possiate gradire questo capitolo che, vi avverto fin d'ora, rivelerà non poche sorprese. ve l'assicuro! ^_^ chissà cosa ne penserete... Intanto, permettetemi di ringraziarvi per essere sempre pronti a leggere questi capitoli e seguire la storia. GRAZIE DUE CUORE A TUTTI! buona lettura!


Capitolo 5: Convivenza forzata

Pov Masaru
"Masaru, io ti sfido!", la voce di Fumiyo rimbomba nell'antro alle mie spalle ed io mi lascio sfuggire un sospiro seccato.
Ma possibile che quella dannata mocciosa non si arrenda mai?!?
Sono due mesi pieni che va avanti con questa storia della sfida ed io inizio davvero a non poterne più!
Giuro sui Kami che, se me lo urla dietro ancora una volta, finisce davvero che la metto a tacere per un bel pezzo!
E so io quale metodo usare per zittirla una volta per tutte...
Il mio corpo si tende al solo pensiero, ma mi sforzo di restare calmo e di non afferrare quella graziosa e sinuosa figura che ultimamente tormenta le mie notti.
Quella femmina finirà davvero per farmi ammattire.
La sento emettere un ringhio sordo per attirare la mia attenzione, dato che le do ancora le spalle, e m'impongo di mantenere il controllo di me stesso.
Accidenti, ma perché dev'essere così dannatamente cocciuta?!?
E dire che, in questo periodo, ne ha affrontati di ottimi elementi della tribù.
Ed avesse perso un solo scontro...
Non mi piace ammetterlo, ma inizia davvero a spaventarmi con quella grinta degna dei più feroci youkai.
Avendo sconfitto un buon numero dei più forti guerrieri, ormai, viene tenuta molto più in considerazione.
Addirittura, molti dei membri anziani tendono quasi a dimenticare la sua natura a metà, specie quando combatte.
Perfino mio nonno ha ammesso, davanti all'intero consiglio, quanto sia migliorata quella mezzo-demone negli ultimi tempi e della sua propensione di affidarle anche qualche incarico per la tribù.
Insomma, sta ottenendo il rispetto che tanto bramava per se stessa e per suo padre, al quale sono stati affidati anche incarichi importanti negli ultimi giorni.
Allora, per tutti gli spiriti, perché continua a tormentarmi?!
Cosa vuole da me?
"Per l'ennesima volta, Fumiyo, no. Non ho la minima intenzione di accettare la tua sfida" ringhio, ormai ai limiti della pazienza.
La sento avvicinarsi a passo deciso e percepisco la sua rabbia nell'aria; potrebbe gareggiare un temporale, tanta è l'elettricità che emana.
Lentamente, respirando a fondo per contenere il nervosismo, mi volto verso di lei ed incrocio le braccia sul petto.
"Perché continui ad insistere su questa storia?" le chiedo seccato "Mi pare di averti fatto capire che non accetterò la tua sfida, né oggi, né nei prossimi mille anni".
I suoi occhi verdi m'inchiodano sul posto, spedendomi migliaia di brividi lungo la spina dorsale.
Dannazione, ci potrei annegare in quegli occhi così belli...
Ma che cavolo mi metto a farneticare, adesso?
Kami-Sama, ma si può sapere che diamine mi sta succedendo, ultimamente?
Non solo quel viso invade il mio sonno, impedendomi di riposare come vorrei, ma mi tortura anche da sveglio!
E faccio fatica a restare lucido, a formulare un qualche pensiero coerente, se mi punta addosso quello sguardo così profondo.
Questa storia mi sta davvero urtando i nervi!
"Ed io continuerò a sfidarti anche tra mille anni" la sento sibilare "Io non mi arrendo, dovresti averlo capito".
Eccome, se l'ho capito...
"Beh, allora continua pure a sprecare fiato inutilmente" le dico freddo "Perché io non accetterò la tua sfida".
Lei mi stringe una mano sulla spalla, decisa a fermarmi "No, Masaru. Tu ti batterai con me e non smetterò di ripetertelo finché non accetterai questa sfida".
A quel punto, decido che ne ho davvero piene le scatole e l'afferro per il bustino, alzandola da terra finché i nostri sguardi non s'incrociano.
"Ascoltami bene, Fumiyo" sibilo gelido "Perché non te lo ripeterò una seconda volta. Io non intendo accettare la sfida. Sono stato abbastanza chiaro?".
La vedo sgranare gli occhi, evidentemente sorpresa dalla mia reazione, prima che cerchi di farmi allentare la presa.
Ma io l'avvicino ulteriormente, fino a che i nostri visi quasi si sfiorano.
Mi accorgo che ha preso a tremare impercettibilmente, così come della scintilla di paura nei suoi occhi.
Quella vicinanza improvvisa deve averla intimorita.
Peccato che, su di me, abbia un effetto totalmente diverso...
Il suo profumo m'invade prepotentemente le narici, stordendomi, e quasi fatico a ricordarmi perché dovrei scagliarla nella grotta ed andarmene.
Tutto ciò che vorrei è gustare quella bocca rosea che continua a pronunciare frasi di sfida; affondare le dita tra quei capelli color mogano, selvaggi come lo sguardo che talvolta nascondono...
Basta! Devo darmi una regolata, dannazione!
"Non abusare della mia pazienza, Fumiyo" le dico serio, lasciandola scivolare a terra "Potresti pentirtene".
Senza aggiungere altro, le volto le spalle e mi dirigo verso una fonte calda poco distante.
Anche se, al momento, forse dovrei fare un bagno alla cascata.
L'acqua fredda mi aiuterebbe molto di più, in questo momento.

Mi sto godendo il calore dell'acqua, lasciando che tutti i miei pensieri vadano alla deriva, quando la voce di Akemi mi scuote.
"Masaru!" grida spaventata "Masaru, siamo sott'attacco! I lupi dell'Ovest sono tornati!".
Non appena le sue parole si fanno largo nel vapore che mi annebbia la mente, scatto in piedi.
"Che cosa?!" esclamo, uscendo rapidamente dalla fonte "Dannazione, ma quei dannati non si arrendono mai!".
Proprio come una certa femmina di mia conoscenza...
Ma questo non è il momento più adatto per pensarci.
Prima che la mia amica mi abbia raggiunto, sono riuscito ad infilarmi l'armatura e la vedo tirare un sospiro di sollievo nel vedermi.
"Ci hanno colti di sorpresa" ansima, mentre mi raccatta le armi per fare prima "Sono sullo strapiombo ad est del confine".
Mi limito ad annuire, mentre sfrecciamo a tutta velocità verso il luogo dello scontro.
Il cuore mi batte con forza all'idea di ciò che potrebbe essere successo e mi sforzo di imprimere maggior forza nelle gambe.
Akemi mi precede di un paio di metri, indicandomi una scorciatoia lungo il fianco della montagna che segna il confine.
I rumori della battaglia ci arrivano distintamente alle orecchie, ma sono costretto a chinarmi di colpo, quando un lupo dell'Ovest ci supera volando.
"Riporta a casa quelle chiappe pulciose, razza di dannato!" ringhia una voce fin troppo nota, strappandomi un sospiro esasperato.
Akemi mi rivolge uno sguardo a metà tra il curioso ed il sorpreso, commentando "Certo che Fumiyo fa paura! Insomma, te l'aspetteresti mai una tale ferocia da una come lei?".
"Ormai ho imparato ad aspettarmi di tutto, da quella femmina" commento seccamente, saltando di roccia in roccia e sguainando la katana.
"A volte, mi chiedo se tu la odi" ammette la mia amica, sistemandosi una ciocca color miele che le è finita davanti agli occhi.
Faccio per replicare che di quella non me ne frega assolutamente niente, ma lei mi blocca prima che possa aprire bocca.
E quello che mi dice non mi piace. Neanche un po'.
"Oppure, se, dietro al tuo atteggiamento scontroso e gelido, non si celi qualcosa di totalmente opposto" aggiunge, senza rendersi conto della mia reazione.
Alle sue parole, qualcosa ha preso ad agitarmi dentro; qualcosa che non ho mai sentito... e mi spaventa. Anzi, mi terrorizza.
Da quando mio padre è morto, mi sono sempre sforzato di tenere a freno ogni impulso, ogni singola emozione.
Sono così abituato ad avere ogni cosa di me sotto controllo che... questa sensazione sconosciuta mi inquieta.
E mi rendo conto di avvertire lo stesso strano miscuglio ogni volta che sento la voce di quella mezzo-demone, oppure scorgo la sua figura in lontananza.
Ma si può sapere cosa diamine mi succede?
Di colpo, uno degli sgherri di Baiko mi viene addosso, cogliendomi di sorpresa e facendomi rotolare lungo il ciglio del burrone.
Con uno scatto del polso, lo spedisco contro le rocce vicine, scuotendo la testa per riprendermi dall'intontimento.
Non appena avrò finito qui, mi metterò in un angolo a riflettere su quello che mi sta succedendo nell'ultimo periodo.
Non sono più in me, non c'è altra spiegazione.
Mi lancio rapidamente nella mischia, lasciando che la mia spada e gli artigli si ricoprano di sangue demoniaco.
Mi sono stancato di queste dannate teste rosse!
E poco m'importa che, alla fin fine, apparteniamo alla stessa razza di demoni.
Affondo rabbiosamente la lama nel ventre di uno di quei cani rognosi, prima di scaraventarne la carcassa nello strapiombo.
Vedo Aiko e diversi altri miei compagni seguire il mio esempio e sorriso, ma non ho tempo per compiacermi del mio operato che uno scintillio letale mi balena a poca distanza dal petto.
La mia visuale viene improvvisamente coperta da una figura non ben definita e mi ritrovo a cadere all'indietro, verso il dirupo.
Il grido spaventato di Akemi mi rimbomba nelle orecchie, mentre il terreno sembra venirmi incontro a velocità spaventosa.
Non riesco ad emettere neanche un suono, ho la gola ostruita dalla paura.
Cielo e terra non fanno altro che sovrapporsi di continuo, impedendomi di capire dove sto finendo.
Per un lungo istante, mi chiedo se raggiungerò i miei genitori, nell'Aldilà, ma quel pensiero viene stroncato da una tremenda fitta alla gamba destra.
Sto letteralmente rotolando sulla china scoscesa, incapace di capire dove sono i piedi e dove la testa...
Ma non sono l'unico ad avere questo problema.
Quel qualcuno che mi ha spinto di sotto mi è ancora avvinghiato addosso e l'odore metallico del sangue mi colpisce le narici.
Ma di chi è il sangue? Mio o suo? Non riesco a capirlo...
Di colpo, la nostra caduta s'interrompe ed io mi ritrovo a fissare un paio di occhi verdi, che mi fissano spaventati.
"Razza di scemo!" mi aggredisce di colpo, poggiandomi le mani sulle spalle per sollevarmi dal suo corpo "Ma perché non ti rendi conto dei pericoli, prima che siano troppo vicini per evitarli?!".
Quasi non percepisco la pressione delle sue mani, tanto sono sorpreso.
Insomma, Fumiyo è sotto di me, a fissarmi con uno sguardo feroce, e siamo sopravvissuti ad uno strapiombo di almeno un centinaio di metri?!
Se siamo vivi, lo dobbiamo ad un certo numero di cadaveri di lupi dell'Ovest, che ci hanno attutito la caduta.
Un po' macabro, come materasso, ma meglio delle pietre...
Sbatto un paio di volte le palpebre, cercando di capire cosa diavolo sia successo, ma la soluzione me la suggerisce la lama spezzata che spunta da una spalla di Fumiyo.
Mi ha fatto da scudo da un pugnale...
Ma perché? Perché si è messa in mezzo?
Le rivolgo uno sguardo incredulo, rimanendo però confuso dall'improvviso rossore che le ha invaso le guance.
Diamine, non l'avevo mai vista arrossire in quel modo...
E devo ammettere che mi piace molto vederla così, con gli occhi lucidi e quelle delicate chiazze di colore che le ricoprono le guance altrimenti madreperlacee.
È.. assolutamente splendida.
"Hai intenzione di continuare a fissarmi in quel modo per molto?" mi chiede in un ringhio, mentre si sforza di divincolarsi dal mio corpo.
Solo in quel momento di rendo conto di avere la mano sinistra sul suo seno e che le sto praticamente addosso, in una posizione... non esattamente casta.
Il mio corpo reagisce di conseguenza, ma mi sforzo di fare leva sulle gambe per allontanarmi, prima di fare qualcosa di pericoloso.
Una fitta mi percorre la gamba destra e mi sfugge un gemito, mentre mi lascio rotolare su di un fianco.
Dannazione, che male! Ma cosa mi è successo?
Vedo Fumiyo sollevarsi a sedere e rivolgermi uno sguardo spaventato "Oh, Kami! La tua gamba".
Non ho il coraggio di guardare cosa mi sia fatto con esattezza; il dolore mi annebbia la vista e devo stringere i denti per non imprecare a pieni polmoni.
Di colpo, sento le braccia della mezzo-demone cingermi il busto, mentre mi aiuta a mettermi seduto.
"Devi esserti ferito su qualche roccia, durante la caduta" dice seria, osservando il lungo taglio che mi percorre il polpaccio.
Di colpo, alza lo sguardo verso la cima del dirupo "Non possiamo restare qui, siamo troppo esposti. Dobbiamo trovare un riparo prima che faccia notte".
Senza darmi il tempo di chiederle che cosa abbia in mente, afferra un lembo del proprio gonnellino in pelliccia e lo strappa, fino ad ottenere una sorta di benda rudimentale.
Si muove con maestria e gentilezza, per non farmi sentire ulteriore dolore, ma i miei occhi sono puntati sul suo viso.
Non riesco a credere a quello che sta succedendo... né a come io stia affrontando questo momento.
Mi sforzo di apparire impassibile, ma, sotto la maschera, sento un turbine di sensazioni incredibilmente forti.
Vorrei tanto capire di cosa si tratta...
Quando finisce di bendarmi la gamba, Fumiyo si alza in piedi e mi aiuta a fare lo stesso "Dobbiamo allontanarci da qui. Non vorrei che qualche lupo rosso si mettesse sulle nostre tracce".
Stringo i denti quando poggio la gamba ferita a terra, ma mi sforzo di non darlo a vedere.
"Dovresti medicarti anche tu" le dico, mentre avanziamo a fatica "La tua spalla...", "Non preoccuparti di me e cammina".
"Mi hai salvato la vita e non è la prima volta" ribatto, irritato dalla sua freddezza "Il minimo che posso fare è assicurarmi che anche tu ti riprenda".
Mi rivolge uno sguardo di sbieco, indecisa se credermi o no "Ti ringrazio della tua premura, ma sono abituata a cose ben peggiori che una lama nella spalla".
A quelle parole, sento una rabbia impellente e sconosciuta invadermi le vene; chi ha osato farle del male?
Mi stupisco da solo a quel pensiero appena formulato ed abbasso lo sguardo sui miei piedi, confuso.
Da quando sono così protettivo nei suoi confronti?
Da quando il solo pensiero che qualcuno l'abbia ferita, in qualunque modo, mi fa venire un'improvvisa voglia di uccidere i responsabili della sua sofferenza?
Il dolore causatomi dalla ferita mi deve aver annebbiato il cervello, non ho altre spiegazioni.
Con un sospiro, mi appoggio appena di più a Fumiyo; la gamba trema sotto il mio peso e non riesco a poggiarla del tutto senza essere scosso da fitte atroci.
Lei se ne dev'essere accorta, perché mi fa appoggiare ad una roccia e sparisce per qualche istante tra gli alberi, tornando con un grosso ramo con una biforcazione in cima.
Dopo qualche tentativo, mi accorgo di andare meglio e, dopo averle rivolto un sorriso grato, riprendiamo la marcia.
A fatica, riusciamo a raggiungere una grotta isolata, ben nascosta in mezzo alla fitta vegetazione della foresta.
"Credo che questo posto possa andare" dice, dopo aver annusato la zona circostante "Non sento odori sospetti".
Dopo essermene accertato a mia volta, annuisco e mi lascio scivolare lungo la parete.
Poco distante, sento il lento gorgogliare di un ruscello e mi sfugge un sorriso; almeno non avremo problemi d'acqua.
Fumiyo mi guarda per un lungo istante, dicendo "Sarà meglio che ti riposi. Io vado a cercare delle erbe curative e della legna. La temperatura si abbassa maledettamente, la notte".
"Beh, potremmo anche trovare un altro modo per riscaldarci" mormoro divertito, rivolgendole un sorrisetto malizioso.
A me non dispiacerebbe di certo, specie ora che so quanta morbidezza si cela dietro quell'odioso bustino.
La vedo ridurre gli occhi a due fessure smeraldine e mi auguro sinceramente di non aver oltrepassato il limite.
Ora come ora, non sarei in grado di difendermi come vorrei; la gamba ferita mi rallenterebbe troppo.
"Ti consiglio di trovarti un punto comodo sul terreno e di dormire" mi dice tranquilla, ma rivolgendomi uno sguardo di ghiaccio "Sei ferito e... Farò finta di non averti sentito".
Detto questo, si dirige a passo svelto verso la foresta, alla ricerca di quelle erbe che solo lei conosce.
Trattenendo a stento un sospiro di sollievo, osservo attentamente la caverna e sorrido nel vedere che è ben riparata anche all'interno.
Facendo leva sul ramo, mi rialzo in piedi e, scavata una roccia con gli artigli, la trasformo gradualmente in una sorta di scodella.
È piuttosto grossa e la cosa non può che farmi piacere.
Quando entro nell'antro con quel rozzo recipiente, mi accorgo con sorpresa che c'è una piccola conca scavata dal lento stillicidio di diverse stalattiti.
Bene, almeno abbiamo una buona scorta d'acqua qui dentro...

Quando Fumiyo torna con le braccia cariche di erbe medicinali e legna secca, sono riuscito non solo a riempire fino all'orlo la piccola cisterna naturale, ma ho anche creato un paio di giacigli con l'erba.
Sarò anche capace di dormire sui sassi, ma un po' di comodità non guasta.
La vedo sgranare gli occhi alla vista di come abbia reso più confortevole quel luogo, prima che mi rivolga uno sguardo duro.
Che non le riesce troppo bene ai miei occhi, dato che alcune ciocche, sfuggite alla severa crocchia in cui ha raccolto i capelli, rendono la sua espressione più dolce.
"Avresti dovuto stare a riposo" mi dice rigida, lasciano la legna in un angolo "La ferita potrebbe peggiorare!".
"Ho solo fatto la mia parte" replico tranquillo "E poi, la gamba non mi fa così male... Sono più resistente di quello che pensi, mia cara".
Lei aggrotta le sopracciglia alle ultime parole, ma per il resto preferisce non replicare.
"La pelle è la tua" commenta seccamente, iniziando a pestare i gambi scuri su di una roccia.
Una volta ottenuta una sorta di crema oleosa, svolge la benda che aveva usato prima per tamponare la ferita.
Quella roba puzza in maniera incredibile ed arriccio il naso quando la sento sulla mia pelle.
"Tutte le erbe medicinali hanno quest'odore tremendo?" chiedo disgustato, mentre la vedo passarmi quella roba sulla gamba.
"No, ma questa aiuta a rimarginare le ferite. Quindi, vedi di fare poco lo schizzinoso e sta' zitto" mi dice, senza alzare lo sguardo dal suo lavoro.
Una volta finito con la crema di erbe, mi benda nuovamente la gamba e la sento emettere un sospiro.
Non vuole darlo a vedere, ma è esausta.
"Dovresti riposare" le dico, mal celando un sorriso "Dopotutto, questa non si può definire certo una giornata tranquilla".
Fumiyo mi fissa con un sorrisetto indecifrabile, mentre mi si avvicina lentamente "Non dirmelo, Masaru... Ti stai forse preoccupando per me?".
Beh, che tu ci creda o no, femmina cocciuta, le cose stanno così.
Ormai è a meno di un passo di distanza, ancora con quel sorrisetto impresso in volto, ma so io come farglielo sparire.
Prima che lei abbia solo il tempo di sgranare gli occhi, affondo una mano tra i suoi capelli e lascio che le nostre bocche s'incontrino.
Per tutti gli spiriti... Ha un sapore a dir poco delizioso.
Assaporo per qualche istante quel morbido calore, prima di allontanarmi "Sì, hai centrato il punto".
La vedo sgranare gli occhi, evidentemente shoccata, e sorrido nel notare che ha il respiro accelerato.
Senza darle il tempo di proferir parola, la faccio voltare in modo che mi dia la schiena e, serrandole la vita con un braccio, uso la mano libera per coprirle la ferita con l'impasto di erbe curative.
Quando sono costretto a far scivolare una spallina del bustino per medicare al meglio il taglio, lei inizia a dimenarsi con forza, ma riesco a tenerla ferma.
"Ti sto solo medicando, non c'è bisogno che ti agiti tanto" le sussurro all'orecchio, incapace di trattenere un sorriso nel sentirla fremere.
Non appena ho finito, la libero dalla mia presa e Fumiyo si allontana il più in fretta possibile, rivolgendomi uno sguardo incredulo.
La vedo sistemarsi il bustino e sfiorarsi le labbra con mano tremante; diamine, come fa ad essere così dannatamente attraente?
"Tu... Tu sei pazzo!" sussurra senza fiato "Ma si può sapere cosa ti è saltato in mente?".
Mi limito a stringermi nelle spalle, sorridendo tranquillo, e mi stendo sul giaciglio "Riposati, hai l'aria stravolta".
Mi accorgo che ha stretto i pugni, decisamente furiosa, ma la ignoro tranquillamente "Non temere, farò io la guardia".
"Tu.Stai.Zitto!" scandisce Fumiyo, comparendomi davanti con una scintilla irritata negli occhi "O giuro che ti metto a tacere io".
Personalmente, sarei piuttosto propenso a vedere come, ma preferisco non stuzzicarla ulteriormente.
Mi stendo meglio sul giaciglio, mormorando un "Come vuoi" e chiudo gli occhi, lasciandomi cadere nell'oblio
.
Non so quanto tempo sia passato da quando mi sono addormentato, ma un improvviso fruscio attira la mia attenzione.
Muovendomi lentamente, stringo la presa sulla mia katana e rotolo sull'altro fianco, per capire cosa stia succedendo.
Il fuoco dev'essersi spento da poco, perché braci emettono ancora un denso fumo.
Nonostante i miei occhi possano tranquillamente penetrare le tenebre, impiego un po' a capire chi sia la figura che mi sta davanti.
Il fruscio che avevo sentito altro non era che il corpo di Fumiyo che scivolava lungo la roccia dove si era appoggiata.
In fondo, è una mezzo-demone; non mi aspettavo che resistesse per tutta la notte, dopo la giornata che abbiamo passato.
Solo che... insomma, faccio fatica ad associare il volto che ho davanti a quello che conosco così bene.
Non perché sia differente, ma ci sono dei dettagli che non mi convincono.
Scivolando silenzioso sul terreno, mi avvicino alla ragazza per osservarla meglio.
I capelli si sono leggermente schiariti, assumendo una sfumatura più tendente al miele, e le orecchie sono.. arrotondate.
L'intero viso sembra più dolce e fragile, privo di quelle caratteristiche demoniache che ormai sono abituato a vedere.
Aggrottando la fronte, le prendo delicatamente una mano nella mia, notando l'assenza degli artigli.
A quel punto, il mio sguardo corre immediatamente al cielo, dove il primo, sottile spicchio di luna fa la sua bella mostra.
Non mi ero mai chiesto quando Fumiyo perdesse i suoi poteri demoniaci, ma adesso mi rendo conto perché i mezzi-demoni non rivelino mai a nessuno in quale notte sono più vulnerabili.
Torno a fissare la ragazza addormentata, non riuscendo a trattenere un sorriso intenerito; sembra così indifesa, in questo momento...
Decido di non perdere troppo tempo in strane congetture, tipo il decifrare quello che mi sta succedendo da un po' di tempo a questa parte, e l'adagio sul giaciglio.
"Dormi pure, piccola testona" le sussurro, sfiorandole il volto con le dita "Veglierò io su di te".

Eh eh! ecco qui, cosa ne dite ragazzi? in questo capitolo, quei due cocciutoni sono stati costretti a stare più vicini del solito e certe misteriose sensazioni stanno venendo a galla. Che dite? ora che Masaru conosce la notte in cui Fumiyo diventa umana, cosa farà? e la cara mezzo-demone resterà impassibile dopo quel bacio? non vedo l'ora di scoprire cosa pensate! sono curiossissima! ^_^
Bacioni, vostra affezionata
Alys'93

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Capitolo 6
*** Nuovi sentimenti ***


ciao a tutti!! eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo di questa storia. spero tanto che anche questo capitolo possa piacervi, ma questo me lo direte voi (se ne avete voglia). vi avevo lasciati ad un sorpreso masaru, che si ritrova a vegliare il sonno di Fumiyo, nella sua forma umana. Che dite? Cosa succederà adesso? Il bacio che il giovane erede della tribù ha donato alla mezzo-demone avrà delle ripercussioni su entrambi?  ^_^ lo scoprirete! mi auguro davvero che il cpaitolo possa piacervi. Vi auguro buona lettura!


Capitolo 6: Nuovi sentimenti

Pov Fumiyo
I raggi del sole penetrano prepotentemente nella grotta, abbagliandomi e strappandomi al sogno che stavo facendo.
Con un borbottio seccato, mi strofino gli occhi e mi alzo a sedere, attirata da un profumino invitante.
"Ben svegliata, Fumiyo" mormora una voce, poco distante dal mio orecchio "Riposato bene?".
Sobbalzo nel sentire quel fiato caldo sul collo e mi giro di scatto, incrociando un paio di occhi neri come l'onice che mi fissano divertiti.
Dannazione, ma ha intenzione di farmi venire un colpo?
E poi, in che senso, ho riposato bene?
No, non posso essermi addormentata durante la notte!
La sola idea che Masaru possa avermi visto nella mia forma umana mi mette i brividi.
Quei dannati lupi rossi avevano scelto la giornata perfetta per attaccare, così da mandare in fumo duecento anni di tentativi di preservare il mio segreto.
"Mi.. mi sono addormentata?" chiedo sconvolta, sforzandomi di non lasciar trapelare il panico che mi serra lo stomaco.
Non deve capire che gli nascondo qualcosa, o finirebbe con l'insospettirsi... ed è l'ultima cosa che deve succedere!
"Era quasi l'alba" mi rassicura lui, tornando al piccolo falò che sta alimentando "Hai resistito più di quanto mi aspettassi, sai?".
Quelle parole però non mi confortano, perché fino al sorgere del sole, ero umana.
Non voglio che mi veda in quelle sembianze, avrebbe un potere enorme su di me...
E tremo all'idea di quanto già riesca a sconvolgermi con un gesto oppure una frase; non posso diventare più succube di così!
Lentamente, mi avvicino al fuoco per scaldarmi un minimo ed osservo sorpresa i due grossi pesci che arrostiscono tra le fiamme.
"Li hai presi tu?" chiedo, prima di darmi mentalmente della stupida per la domanda che gli ho rivolto.
Insomma, i pesci mica uscivano di loro spontanea volontà dal fiume e s'infilzavano da soli sullo spiedo!
"Scusa, domanda idiota" mi affretto ad aggiungere, fissando il soffitto in pietra che ci sovrasta.
La sua risata mi fa abbassare lo sguardo ed il cuore mi manca un battito nel vederlo reclinare la testa all'indietro.
Dannazione, ha un'aria così allegra e spensierata... ma perché mi fa quest'effetto?
Perché sento sempre questa strana elettricità permearmi il corpo se siamo vicini?
Alla fine, mi sforzo di apparire offesa dalla sua ilarità e socchiudo gli occhi, pregando il mio cuore di assumere un ritmo più regolare.
Con l'udito fine che si ritrova, potrebbe sentirmi chiaramente e non ho molta voglia di spiegargli perché il mio battito è così accelerato.
Masaru mi porge un pesce, sorridendo divertito "Coraggio, mangia. Hai bisogno di rimetterti in forze, dopo tutto quello che è successo ieri".
Il ricordo di quanto è accaduto (e non ripenso esattamente al combattimento) mi fa affluire il sangue al volto ed abbasso la testa per non farglielo capire.
Ma non posso fare a meno di lanciare un'occhiata sfuggente alle sue labbra, curvate in un sorriso allegro... e dannatamente affascinante.
Il solo pensiero di quella bocca sulla mia mi spedisce un fremito in tutto il corpo e mi stupisco di non tremare in maniera visibile.
Non voglio fargli capire che quel contatto mi ha scossa nel profondo, rivelando una parte di me che, forse, non avrei mai voluto scoprire.
Insomma, non è affatto sano e conveniente desiderare di sentire ancora quelle labbra sulle mie, sulla mia pelle...
Le sue mani che mi sfiorano con delicatezza, come ha fatto appena qualche ora fa per medicarmi la ferita...
No! Non devo neanche osare fare questi pensieri.
Accidenti a me, perché sono diventata così dannatamente sensibile al suo fascino?
Insomma, è totalmente inutile crogiolarsi in sogni ad occhi aperti, perché lui non sceglierebbe mai e poi mai una come me.
Devo smetterla, prima d'impazzire sul serio.
Pregando che non si accorga del mio imbarazzo, prendo il cibo che mi porge e comincio a mangiare in silenzio, troppo impegnata a decifrare quello che mi si agita dentro per prestargli attenzione.
E non mi accorgo che mi si è pericolosamente avvicinato finché non sento il suo respiro solleticarmi una ciocca sulla fronte.
Spaventata, alzo gli occhi, finendo per perdermi in quei pozzi oscuri che sembrano essere in grado di mandare la mia razionalità a farsi benedire in un battito di ciglia.
"Ma..Masaru?" lo chiamo sconvolta, lasciando cadere il pesce ed arretrando d'istinto per mettere una certa distanza tra noi.
Non mi piace il sorriso che mi sta rivolgendo e, come a confermare i miei timori, il cuore prende a battermi con maggior forza nel petto.
Insomma, è vero che ieri l'ho un po' stuzzicato, avvicinandomi così tanto e rivolgendogli un sorrisetto malizioso, per di più...
Ma certo non potevo prevedere cosa sarebbe successo dopo!
E qualcosa, dentro di me, mi avverte che potrebbe ricapitare la stessa cosa.
Da una parte, il mio corpo freme di sentire ancora una volta quel contatto caldo e voglioso, ma la mia mente si rifiuta di permetterlo.
"Non ti azzardare!" ringhio, arretrando ulteriormente "Masaru, ti avverto. Provaci e ti assicuro che te pentirai a vita!".
Vedo il suo sorriso allargarsi pericolosamente, illuminandogli gli occhi neri, e sento il fiato mozzarsi bruscamente in gola.
Oh, Kami... vi prego, fate che lui non voglia... fate che lui...
Non ho il tempo di pensare altro, che una delle sue mani mi afferra per la nuca, sciogliendomi i capelli ed attirandomi verso il suo volto.
La sua bocca accoglie la mia con un calore che minaccia di sciogliermi, ma io non intendo arrendermi a queste sensazioni così peccaminose... sbagliate... assolutamente da evitare... così sublimi...
Automaticamente, serro le labbra in una linea sottile, tempestandogli il petto di pugni.
Voglio staccarmelo di dosso, allontanarmi il più possibile da lui, prima che ogni mia difesa cada miseramente.
Non voglio cedergli, non voglio arrendermi a queste emozioni sconosciute che mi fanno sentire totalmente alla sua mercé.
Continuo a colpirlo con tutta la forza che ho, ma non riesco a smuoverlo di un solo centimetro.
È come se non sentisse nemmeno i miei tentativi di respingerlo.
Dannazione, perché dev'essere tanto più forte di me?
Perché non riesco ad allontanarlo?
Di colpo, mi ritrovo serrata in un abbraccio che mi toglie il fiato ed un ansito, misto di paura e sorpresa, mi sfugge dalle labbra.
Masaru ne approfitta per vincere la mia resistenza e sento un calore liquido scorrermi nelle vene quando le nostre bocche aderiscono perfettamente.
Oh, per gli spiriti...
Il mio cervello sembra scollegarsi del tutto e fatico a riprendere fiato, mentre lui continua a stuzzicarmi, accarezzandomi le labbra con le sue.
"Masaru" riesco ad ansimare, quando scivola lentamente lungo il collo, provocandomi una cascata di brividi lungo la schiena "Masaru, smettila! Lasciami andare, subito!".
Provo a liberarmi, ma ho le braccia immobilizzate contro il suo petto e la parete rocciosa che mi preme contro la schiena.
Sono in trappola...
Cerco di allontanarlo con tutte le mie forze, dimenandomi per sgusciare via da quella stretta che mi attira e mi spaventa insieme, ma senza esito.
"Te l'ha mai detto nessuno che hai sapore assolutamente delizioso?" mi sussurra contro il collo, facendomi fremere.
"Lasciami!" esclamo, sforzandomi di allontanarlo "Lasciami andare, Masaru! Io non sono il tuo giocattolino!".
"Lo so" lo sento mormorare, il viso affondato tra i miei capelli, ormai liberi dalla crocchia in cui li avevo fermati "Così come so di essere stato il primo a sentire il dolce calore delle tue labbra".
"O a vedere i tuoi occhi appannati da emozioni che non avevi mai sentito" aggiunse, sorridendomi in un modo che minaccia di mandarmi totalmente fuori di testa.
"Sei assolutamente splendida..." sussurra, tornando lentamente verso le mie labbra "E mi sento onorato di essere il primo a farti provare tutto questo".
Gli rivolgo uno sguardo a metà tra l'incredulo e l'emozionato, perché non posso mentire anche a me stessa.
Nessuno mi ha mai lusingato in questo modo, nessuno ha mai mostrato un minimo d'interesse nei miei confronti...
Ma non gli permetterò di abbindolarmi con dolci paroline smielate.
Avrò anche un'esperienza pari a zero con gli uomini, ma so che, spesso e volentieri, mirano ad un'unica cosa.
Raccogliendo tutte le mie forze, riesco finalmente ad allontanarlo e mi fiondo verso l'uscita della grotta, sibilando "Se proverai di nuovo a.. a farmi questo, ti assicuro che morirai tra atroci sofferenze".
Rifiutandomi di guardarlo in volto, corro via, decisa a rinfrescare la mia pelle surriscaldata nel fiume gelido.
 
Pov Masaru
La osservo correre via, dopo avermi lanciato un avvertimento tutt'altro che pacifico ed il fatto che l'abbia sibilato, piuttosto che urlarlo, lo rende ancor più minaccioso.
Ormai, so di cosa può essere capace quando si arrabbia sul serio.
Con un sospiro, mi appoggio alla parete retrostante, fissando la pietra grigiastra in cerca di risposte.
Non mi pento di quello che ho fatto, perché lo desideravo con tutto me stesso...
Il punto è: perché desidero Fumiyo?
Perché, da quel bacio scherzoso di ieri, non riesco a pensare ad altro?
Perché continuo a bramare quelle labbra soffici e quel morbido corpo?
Fosse un semplice desiderio fisico, non mi fare troppi problemi, perché sarebbe una cosa.. beh, normale.
Sarebbe anche abbastanza comprensibile...
Il punto è che desidero tutto di lei e questo non riesco a capirlo.
Non ho mai provato una cosa del genere in tutta la mia vita e non so come comportarmi.
Soprattutto nei suoi confronti...
Un nuovo sospiro mi sfugge dalle labbra, pensando che solo mio nonno potrebbe aiutarmi, adesso.
Lui mi ha sempre capito, aiutandomi a risolvere i problemi che mi si paravano davanti.
Dovrò parlare con lui, al più presto.
E questo vuol dire che dobbiamo metterci in marcia per risalire quello stramaledetto burrone e tornare alla tribù.
Mi scommetto la coda che mio nonno ha già mandato qualcuno a cercarci e sono sicuro che Noriaki faccia parte della squadra di ricerca.
È troppo affezionato alla figlia per lasciare questo compito a qualcun altro.
Mi rialzo in piedi, costatando con sollievo che la gamba sembra essere perfettamente guarita.
Non trema più e non dà alcun fastidio... dopotutto, quella crema puzzolente ha fatto il suo effetto.
Mi avvio lentamente verso il fiume, deciso a rinfrescarmi il viso con l'acqua fredda prima di partire, ma un leggero scintillio attira il mio sguardo.
L'armatura di Fumiyo è sulla sponda, insieme ai suoi vestiti, ed io decido di fare una lunga deviazione, magari fino alla sorgente...

Un paio d'ore dopo, stiamo avanzando rasenti alla parete scoscesa su di uno stretto sentiero; è pericoloso ed impervio, ma è anche l'unica strada per risalire il burrone.
Procediamo dando le spalle al vuoto, in modo da poterci afferrare alla roccia nel caso scivolassimo di colpo.
Detesto viaggiare in queste situazioni...
Più che altro, detesto il fatto di non potermi difendere come vorrei in caso d'attacco improvviso.
Siamo troppo esposti in questa zona e so che anche Fumiyo ne è consapevole.
I suoi occhi verdi non fanno altro che scandagliare il burrone, alla ricerca di una possibile minaccia.
Il volto teso ed i muscoli irrigiditi mi fanno capire che è tutt'altro che tranquilla e sono tentato di poggiarle una mano sulla spalla per rasserenarla, ma ho il vago sospetto che non gradirebbe il contatto.
È da quando ci siamo incrociati nella grotta dopo che si era diretta al fiume che non mi parla.
Mi rivolge qualche occhiata sfuggente di tanto in tanto, ma distoglie rapidamente lo sguardo se si accorge che l'ho notata.
Mi chiedo cosa le stia passando per la testa, in questo momento...
Magari, potrei capire qualcosa in più su come comportarmi nei suoi confronti, considerando il fatto che l'ho baciata.
Più di una volta. E solo i Kami sanno quanto desidererei farlo anche adesso...
Ma sono perfettamente consapevole che, se ci provassi, mi ritroverei in fondo al burrone in meno di un secondo.
Magari anche con qualche osso rotto.
Eppure, non posso fare a meno di osservarla, sperando di comprendere qualcosa in più su di lei.
O sul perché mi attira così tanto...
Di colpo, si rende conto che la sto fissando ed il suo sguardo incrocia il mio, spedendomi migliaia di brividi lungo la schiena, "Che c'è?" mi chiede con tono piatto.
"Nulla, tranquilla" replico, tornando a fissare lo stretto sentiero che stiamo percorrendo "Volevo solo accertarmi che mi stessi ancora dietro".
Anche senza guardarla, so che ha assottigliato lo sguardo e mi lascio sfuggire un sospiro.
Non vedo l'ora di arrivare dalla tribù e fare una bella chiacchierata con mio nonno. Ne sento il disperato bisogno.
Improvvisamente, alcune voci concitate attirano la nostra attenzione e mi lascio sfuggire una flebile imprecazione di sollievo nel vedere Izo sul ciglio dello strapiombo.
Anche dalla mia posizione, riesco chiaramente a sentirlo borbottare sul fatto che non solo deve cercare me, ma anche Fumiyo.
È evidente che l'idea non lo entusiasma per niente...
La diretta interessata si china appena sulle ginocchia, raccogliendo un sasso dallo stretto sentiero, e la vedo prepararsi al lancio.
Che però si rivela inutile, dato che Noriaki appare nella nostra visuale, rifilando ad Izo uno sguardo così carico di rabbia da indurlo a tacere sedutastante.
"Tuo padre sa bene come mettere a tacere quelli che ti offendono" mormoro ridendo, rivolgendole uno sguardo divertito.
Al quale lei replica un'occhiata raggelante "Prega di non finire sulla sua lista nera e che non venga a sapere delle tue.. particolari attenzioni nei miei riguardi".
"In quel caso, ti beccheresti qualcosa di molto peggio di una semplice occhiataccia" mormora poi, sforzandosi di raggiungere una sporgenza poco sopra la sua testa.
Sento un sottile velo di sudore freddo imperlarmi al fronte all'idea e prego mentalmente che quella femmina cocciuta tenga per sé certe cose.
"Fortunatamente per te, preferisco tacere sull'argomento" mi dice all'improvviso, fissandomi dalla sporgenza "Spero che tu farai lo stesso, o ti assicuro che ne pagherai le conseguenze".
Nonostante tutte quelle minacce, un sorriso mi fiorisce spontaneamente in viso e decido di stuzzicarla. Appena un po'.
"Non so cosa pensi esattamente di me" replico tranquillo "Ma io non sono il tipo che va sbandierando le sue conquiste".
Le rivolgo uno sguardo malizioso, aggiungendo "Sono alquanto riservato su quest'argomento, sai?".
La sua reazione è esattamente quella che mi aspettavo e ringrazio i Kami per il fatto che siamo arrivati in un punto dove il sentiero si allarga appena.
Almeno la mia schiena colpisce la roccia e non l'aria quando mi si catapulta addosso, rossa in viso per la rabbia.
"Conquiste?" sibila con le zanne a pochi centimetri dal mio viso "E chi ti dice che tu mi abbia conquistata, razza di pallone gonfiato che non sei altro?!".
Fingo di rifletterci per qualche istante, per nulla preoccupato dal fatto che potrebbe squarciarmi la gola da un momento all'altro.
"Mmm, vediamo..." mormoro, alzando gli occhi al cielo "La tua reazione, forse? Oppure il fatto che sono stato il primo a sentire il dolce calore delle tue labbra...".
Un calore che vorrei assaporare anche in questo momento, ma dubito che uno strapiombo sia il luogo migliore per provarci.
Soprattutto, considerando il fatto che Noriaki è nelle vicinanze e che non gradirebbe affatto i miei ultimi pensieri sulla figlia.
Fumiyo emette un ringhio frustrato e si allontana, trafiggendomi con lo sguardo come se le avessi fatto chissà quale torto. L'ho smascherata...
Sa che ho ragione ed è consapevole di non poter ribattere.
"Mi avrai anche baciato, ma per conquistarmi ci vuole ben altro" dice in un sussurro colmo di rabbia "Ti conviene rinunciare adesso, prima d'incappare in guai che neanche riesci ad immaginare".
Incapace di smettere di sorridere, mi rialzo in piedi e tiro un sasso verso la cima del burrone, in modo da attirare l'attenzione della squadra di ricerca.
Dal gemito irritato che mi arriva, deduco che ho fatto molto più che attirare l'attenzione e mi sfugge una risata.
La testa di Hitoshi sbuca dal bordo dello strapiombo, con un bernoccolo abbastanza visibile sulla tempia.
"Dannazione, ma da dove è arrivata questa pietra?" impreca, per poi strabuzzare gli occhi quando ci vede.
"Che dici? Ci tiri una corda o rimani lì a fissarci come un babbeo?" gli chiedo, fingendomi seccato.
In realtà sono troppo felice di rivederlo per arrabbiarmi davvero.

Pov Fumiyo
Lo odio! Lo odio con tutta me stessa!
Ma come osa solo pensare di avermi conquistata con un semplice bacio?
Con un moto di stizza, devo arrendermi davanti all'evidenza.
Quel contatto mi ha scombussolato nel profondo.
Già il suo sguardo bastava a mandarmi il cervello in tilt, ma adesso che mi ha baciato...
Dannazione, rischio di finire totalmente alla sua mercé!
E questa è l'ultima cosa che deve accadere. Mi allontano da lui con rabbia, rivolgendogli uno sguardo truce in risposta al suo sorrisetto divertito.
Avrà anche vinto questa battaglia, ma se crede di aver vinto la guerra si sbaglia di grosso.
Lo vedo tirare un sasso che finisce dritto sulla testa di Hitoshi, il quale sembra paralizzato dalla sorpresa.
Fortuna che non è solo e un paio di corde scendono rapidamente verso di noi, permettendoci di risalire quel maledetto burrone.
Tiro un sospiro di sollievo nel risentire l'erba sotto i piedi ed il mio sguardo cerca automaticamente quello di mio padre.
Lo vedo fissarmi per un lungo istante, prima che mi stringa a sé con tale forza da mozzarmi il respiro.
"Non hai idea di quanto sia stato in ansia" mi dice, rivolgendomi un sorriso sollevato.
"Sto bene, padre" lo rassicuro, lasciando che mi scompigli i capelli com'è solito fare quando lo faccio preoccupare.
"Dove siete stati, voi due?" chiede Izo a Masaru, rivolgendogli una mezza occhiata "Non è che ne avrete approfittato..?".
La sua insinuazione mi fa avvampare ed avverto chiaramente mio padre irrigidirsi al mio fianco.
Se sapesse cos'è successo in quella grotta, Masaru si ritroverebbe a fette in meno di un secondo.
Incrocio per un attimo gli occhi neri di quel pallone gonfiato così... così dannatamente affascinante, e ci rivolgiamo un impercettibile sguardo d'intesa.
Nessuno deve sapere cosa sia realmente successo in quel posto.
"Abbiamo approfittato della tranquillità del posto per riposare e medicare le ferite" ribatte Masaru, fissando l'amico "Cos'altro avremmo dovuto fare?".
Con un impercettibile sospiro, mio padre si rilassa ed io oso prendere un respiro un po' più profondo.
Siamo salvi, almeno per ora...
"Piuttosto, ci sono stati dei feriti?" chiede Masaru, strappandomi ai miei pensieri.
"Niente che Akemi non sia riuscita a curare" lo tranquillizza Hitoshi "Solo qualche graffio, ma nulla di serio".
Vedo il mio compagno di viaggio sospirare sollevato, mentre batte una mano sulla spalla dei suoi amici.
È in momenti come questo che mi rendo conto di quale grande capo potrebbe diventare, se solo volesse.
Per lui, la tribù è tutto e ce la mette tutta per difenderla.
Forse è per questo che mi ha colpito così tanto...
Che lo rispetto e provo anche ammirazione nei suoi confronti.
Ammirazione che è aumentata di giorno in giorno... che si è trasformata in qualcosa di molto più forte.
Vedendolo ridere e scherzare con i suoi compagni, un'improvvisa ondata di calore m'invade, facendomi arrossire quando si volta verso di me.
I suoi occhi neri incrociano i miei per un lungo istante, durante il quale il mio cuore inizia a battere con maggior intensità.
Dannazione... Non c'è niente da fare, ormai sono totalmente presa da lui.
È diventato maledettamente importante per me.
Quella consapevolezza mi colpisce come una frustata, mentre mi rendo finalmente conto di quello che mi si agita dentro da un po' di tempo.
Abbasso lo sguardo, sperando che nessuno si accorga dello shock che sento distorcermi il volto.
Possibile che io mi sia... innamorata di Masaru?

Uno sbuffo mi sfugge dalle labbra mentre accatasto l'ennesima ciotola di ceramica nell'angolo.
Ma perché i cuccioli le devono sempre usare come elmi?
Non possono evitare di lasciarle in giro, che poi tocca sempre a me rimetterle in ordine?
Mi assicuro che le ciotole siano in ordine e mi volto verso i piccoli, pronta a fare loro una piccola ramanzina sul lavoro in più che mi danno continuamente, ma un'improvvisa ondata di energia mi blocca.
È dannatamente potente, a tal punto da rischiare di farmi immobilizzare per il terrore.
Seguendo l'istinto, mi alzo di scatto e la mia mano corre al pugnale che porto al fianco, mentre scandaglio la zona per capire cosa stia succedendo.
Quest'aura demoniaca è la più forte che io abbia mai sentito e la cosa non mi piace.
Se un demone così potente è nelle vicinanze, ci sono buone probabilità che porti guai.
Improvvisamente, il mio sguardo incrocia un paio di occhi ambrati antichi come il tempo e sento un brivido percorrermi la schiena.
"Hai dei buoni riflessi per essere una mezzo-demone" mi dice lo sconosciuto, oltrepassandomi senza degnarmi di un secondo sguardo.
"Ehi!" esclamo, mio malgrado sbalordita dal suo atteggiamento "Dove crede di andare?".
"A trovare una vecchio conoscenza" replica il demone, facendo ondeggiare i lunghi capelli d'argento "Non temere, giovane ragazza. Sono amico della vostra tribù".
Mi ritrovo a battere più volte le palpebre, cercando di ricordare se l'ho già visto.
Insomma, mica s'incontrano tutti i giorni demoni come questo, perdipiù armati di non una, ma ben tre spade!
Insomma, si vede lontano un miglio che è un demone maggiore, ma non riesco a capirne di più.
Sono sul punto di precederlo, intenzionata ad avvertire mio padre o il capotribù, ma un grido sorpreso mi fa voltare verso la grotta.
Masaru è sull'imboccatura dell'antro, con un sorriso che va da un orecchio all'altro.
In duecento anni che lo conosco, non l'ho mai visto sorridere in questo modo e fatico a riprendermi dalla sorpresa quando lo vedo stringere la mano dello sconosciuto.
"Inuken!" esclama incredulo "Accidenti, sono secoli che non ci vediamo!".
Sentendo quel nome, mi rendo finalmente conto di chi abbia di fronte, ma la sorpresa non accenna a diminuire. Per tutti i Kami!
E chi si sarebbe mai aspettato che Masaru fosse amico del potente Generale Cane?

Fatto, cosa ne pensate? Adesso si inizia a capire un pochino di più perché ho messo il raiting arancione... Vedrete in seguito cos'ho in mente! XD Come vedete, il punto di vista è cambiato più di una volta, ma ne avevo bisogno per farvi capire i vari pensieri che tormentano i due protagonisti. Mi auguro che vi siano piaciuti. Masaru è quello più confuso, per ora, ma chissà che il suo amico gli schiarisca un po' le idee in campo sentimentale ^_^ Se ne volete sapere di più, non dovete fare altro che aspettare il prossimo capitolo (teoricamente già pronto, ma occorrono modifiche) Sperando che questo capitolo vi sia piaciuto, vi saluto tutti con un abbraccio.
un bacio, vostra affezionata
Alys93

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Capitolo 7
*** Una mocciosa impertinente ***


Tadadadn!! la vostra Alys è di nuovo qui!! ^^ non starò a dire come al solito che sono in un ritardo indecente, ma.. ragazzi, ispirazione 0!! ç_ç sono stata bloccata un sacco.. Ma almeno questa storia la riesco a mandare un poco avanti... spero che il capitolo vi piaccia. Buona lettura!



Capitolo 7: Una mocciosa impertinente

Pov Masaru

Non riesco a credere ai miei occhi. Sono almeno cent'anni che non lo vedo, eppure lui non è cambiato per niente.
"Ne è passato di tempo dall'ultima volta, Masaru" replica Inuken, rivolgendomi un impercettibile sorriso.
Se non lo conoscessi da tutto questo tempo, faticherei a scorgerlo su quel viso perennemente impassibile...
"Un secolo pieno" ribadisco, incapace di trattenere un sorriso "Cosa ti porta così a sud, amico?".
"Il semplice desiderio di vedere qualche volto familiare" risponde lui, prima di voltarsi "Noto che la tribù si è allargata... Il vecchio Keizo è ancora in circolazione?".
"Ovviamente" dico con una risata "Mio nonno ha la pelle dannatamente coriacea. E la cosa non può che farmi piacere".
Poi noto dove si sia focalizzato il suo sguardo e trattengo appena un brivido.
Fumiyo ci sta fissando con gli occhi sgranati, come se non riuscisse a credere a ciò che vede.
Effettivamente, non riesco a darle torto.
La presenza di Inuken alla tribù, fa spesso quest'effetto.
Le rivolgo un cenno del capo, per dirle che è meglio se torna a rassettare la grotta, ma non riesco a trattenere un sorriso quando mi rifila un'occhiataccia irritata.
Meglio che si sbrighi a sparire, prima che faccia qualcosa di stupido.
Tipo affrontare a testa alta il Generale Cane; quella testona è capace di tutto.
Ma forse è proprio questo che mi piace di lei...
Ed io sono sempre più confuso da questo vortice di sensazioni che mi avvolge quando mi è vicina.
In questi giorni siamo stati così impegnati a difenderci da ulteriori attacchi dei lupi dell'Ovest che non sono riuscito a scambiare neanche due parole con mio nonno.
Il che mi ha reso abbastanza teso.
La visita di Inuken, vecchio amico di mio padre e mio maestro per circa cinquant'anni, non può che farmi sentire meglio.
"Una femmina coraggiosa" commenta Inuken, rivolgendomi uno sguardo insondabile.
Mi sa che si è reso conto del sorriso che quella piccola demonietta mi fa fiorire in volto ogni volta che la vedo.
"E dannatamente cocciuta" aggiungo, scuotendo il capo per mascherare il mio imbarazzo "Quella Fumiyo mi farà ammattire, prima o poi".
"Mi pare di aver già sentito il suo nome, in uno dei nostri ultimi discorsi" mormora lui, prima di sorridere appena "Ti sei allenato in questo periodo, vedo. La tua aura è più forte di quanto rammentassi".
"Se vuoi, posso darti una dimostrazione" lo sfido, mentre una risata cavernosa mi induce a voltarmi.
"Hai la testa troppo calda, nipote" mi rimprovera mio nonno, uscendo dalla grotta "Sai che non ti conviene sfidare il possente Inu no Taisho. Rischi solo di fare una figuraccia".
"Come se non sapessi che può battermi come se fossi un cucciolo" replico io, alzando gli occhi al cielo.
"Personalmente, sono curioso di vedere quanto tu sia migliorato" mormora Inuken "In un secolo possono cambiare molte cose".
In cuor mio, fatico a trattenere la gioia che queste parole m'infondono.
È un'opportunità unica per dimostrare quanto valgo!
"Immagino di non poter dire nulla che ti farà cambiare idea" mormora mio nonno, scuotendo la testa alla vista del mio sguardo "Vedi solo di tornare tutto intero, intesi?".
Annuisco tranquillo e seguo senza indugio il Generale Cane, che ha iniziato a dirigersi verso Nord-Ovest.

Dopo un'estenuante giornata di allenamento, durante il quale mi sono procurato un bel po' di lividi, decidiamo di fermarci in una radura ai piedi di una parete scoscesa.
Saremo protetti dal vento freddo e lontani da occhi ed orecchi indiscreti, il che non mi dispiace affatto.
I miei occhi sono puntati sulla schiena candida di Inuken, che mi corre davanti nella sua forma originale.
Quando assume le sembianze canine, la sua aura è almeno tre volte più potente...
Certe volte, mi chiedo come faccia a contenere tutto quel potere.
Mi mette dannatamente in soggezione.
Con uno sbuffo seccato, mi accorgo che fatico non poco a stargli dietro.
Sarà anche la stanchezza, ma mi irrita il fatto di non riuscire a mantenere il suo passo attraverso la foresta.
Cavoli, ma è mai possibile che il mio allenamento non serva a nulla?
Scacciando temporaneamente quei pensieri, gli rivolgo un basso ululato per avvertirlo delle mie intenzioni e devio rapidamente verso Est.
Ho trovato una scia piuttosto interessante ed intendo placare l'insopportabile gorgoglio causato dal mio stomaco.
In pochi istanti, abbatto un grosso cervo e rivolgo un forte ululato al cielo per avvisare Inuken che la cena è assicurata.
Lentamente, mi avvicino al piccolo fuoco di campo che ha acceso, mentre mi dice "Sei arrivato, finalmente".
Aggrotto il muso, decisamente contrariato, e lascio cadere la mia preda accanto al fuoco.
Sbuffando, riassumo le mie sembianze antropomorfe e gli rivolgo uno sguardo corrucciato "Posso correre quanto voglio, ma non riesco proprio a tenere il passo! È assurdo!".
Mi pulisco un angolo della bocca, ancora sporco del sangue del cervo, e borbotto "Non c'è giorno che non mi alleni, ma tu sei sempre troppo oltre! Ma come accidenti fai?".
Inuken scuote la chioma argentea e si siede su di una roccia "Sei ancora giovane, Masaru. Ne hai di cose da imparare, te lo posso assicurare".
"Ho trecentosettant'anni, ormai" ribatto con forza "Non puoi più usare la scusa che sono troppo giovane".
Con uno sbuffo seccato, mi siedo a terra ed inizio a preparare la carne della preda, cuocendola sul fuoco.
"Inizio a pensare proprio che non riuscirò mai a starti dietro" mormoro frustrato "Demoni come te sono dannatamente difficili da emulare! Un caso su un milione, ecco cosa sei!".
"Lo prenderò come un complimento" risponde lui, poggiandosi una mano sul ginocchio.
Lo vedo rivolgermi uno sguardo compiaciuto, mentre aggiunge "Ma devo essere sincero. Sei migliorato parecchio, dall'ultima volta che ti ho visto".
Sorrido appena alle sue parole e gli lancio un pezzo di carne ben cotta "Questo vuol dire che i miei allenamenti non sono del tutto inutili…".
Almeno è qualcosa!
Assaporo lentamente la mia parte, gustandomi ogni boccone.
Cavoli, tutti questi allenamenti mi hanno messo una fame assurda!
Ma la mia mente non si placa come il mio stomaco, anzi...
Mentre mangiamo, i miei occhi incrociarono quelli ambrati di Inuken, mandando un messaggio silenzioso.
Ci sono delle cose che vorrei chiedergli, ma non oso aprire bocca per primo.
Non è esattamente un argomento tranquillo e non vorrei... beh, diciamo che non vorrei essere indelicato.
"Cosa vuoi dirmi, Masaru?" chiede lui, cogliendo il mio segnale "C'è qualcosa che ti turba?".
Scuoto la testa, replicando "No, niente d'importante. Ma… Ho sentito delle strane voci, ultimamente. Voci che ti riguardano".
Uffa, come diavolo posso iniziare?
Inizio a pensare che avrei fatto meglio a pensare alla cena...
"Delle voci?" chiede Inuken, inarcando un sopracciglio scuro "Che genere di voci, esattamente?".
Il suo tono è tranquillo, ma intuisco dallo sguardo che è incuriosito.
"Chiacchiere vaghe, ma voglio sentirlo dire da te se corrispondono a verità" replico io, rivolgendogli uno sguardo pacato "Non voglio credere a scemenze messe in giro da chissà chi".
Lo fisso a lungo negli occhi e sospiro, vuotando il sacco "Si dice che tu stia frequentando una donna umana…".
"È così" risponde il mio amico, per nulla turbato "Le voci che ti sono giunte sono esatte. La cosa ti disturba?".
Mi lascio sfuggire uno sbuffo mentre mi stendo sul terreno per ammirare il cielo "Non m'importa quello che fai. È la tua vita, io non c'entro per niente".
Lancio uno sguardo al cielo stellato, mormorando "Non m'importa se frequenti un'umana. Io non faccio tante differenze, lo sai…".
Lo guardo di nuovo e chiedo, stavolta più tranquillo "È vero anche che lei aspetta un figlio da te?".
"Sì" mormora Inuken, alzando lo sguardo al cielo "Dovrebbe nascere a giorni, ormai".
Emetto un breve fischio alla notizia "Sai che molti non la prenderebbero come me, ma ti faccio i più vivi complimenti. Sarai padre per la seconda volta".
Anche se noi demoni viviamo molto a lungo, è difficile che si creino famiglie numerose.
Il fatto che sia in attesa di diventare padre una seconda volta è una notizia che mi rallegra.
E, dall'espressione che gli è apparsa in volto, capisco che tiene molto alla sua compagna umana ed al piccolo che sta per nascere.
Non aveva questo sguardo quando nacque il suo primogenito; era sì felice, ma che io sappia non è mai riuscito a stringere un vero rapporto né con la compagna, né tantomeno con Sesshomaru.
Pensando al suo giovane figlio, poco più piccolo di me, gli rivolgo un'occhiata incuriosita.
"Come l'ha presa Sesshomaru?" chiedo incuriosito "L'ho incontrato appena pochi giorni fa, verso est. Più cresce e più ti somiglia…".
Inuken scuote la testa "Sesshomaru non mi ha parlato. Ultimamente è diventato piuttosto taciturno".
"Non è che sia un tipo di tante parole" commento io, alzando gli occhi al cielo.
Il primogenito del mio amico è più silenzioso di un iceberg... ma molto più freddo.
Temo che questo l'abbia ereditato dalla madre; l'unica volta che l'ho incontrata, mi sono venuti i brividi tanto era gelida!
"Sai che il figlio che sta per nascere sarà un mezzo-demone, vero?" mormoro improvvisamente, con lo sguardo perso nella volta stellata.
"Da come parli, sembra che tu abbia qualche conto in sospeso con uno di loro" mormora Inuken.
Socchiudo pericolosamente gli occhi, lasciandomi sfuggire un ringhio "Non ho niente contro i mezzo-demoni, ma quella dannata ragazzina…!".
Ultimamente, mi sta tormentando più del solito; scommetto per via del bacio che le ho dato.
Intende farmela pagare, quella piccola demonietta.
Ma, per quanto mi stia rendendo conto di tenerci a lei, il suo atteggiamento mi dà davvero sui nervi.
"Di chi stai parlando?" chiede incuriosito Inuken "Della giovane mezzo-demone della tua tribù?".
"Sì" borbotto seccato "Quella Fumiyo è una cosa assurda! Non c'è giorno che non mi sfidi in un combattimento! Mi farà ammattire…".
"Per sfidarti ogni giorno, vuol dire che tu non accetti mai le sue sfide" commenta il mio amico "O lei è dannatamente cocciuta".
"Entrambe le cose" rispondo, stendendomi tra l'erba "Non voglio perdere tempo con quella mocciosa, ma lei insiste! Un giorno di questi, le farò vedere cosa succede a chi m'importuna troppo!".
Il demone dai capelli d'argento sorride appena alle mie parole "Ne deve avere di fegato per sfidare tanto apertamente il figlio del capo tribù!".
"Sì, è coraggiosa" ammetto flebile, cercando di non far trasparire l'ammirazione che nutro nei suoi confronti.
Anche se temo che sia totalmente inutile, dato che mi conosce praticamente da quando sono nato.
"Ma è una seccatrice nata. Non vuole proprio capire che, ormai, l'onore di Noriaki è macchiato" borbotto, girandomi su di un fianco.
"Macchiato?" chiede Inuken, inarcando un sopracciglio "Perché ha avuto una figlia da un'umana?".
"Esatto. Non è una regola che approvo, ma le leggi sono queste" mormoro scocciato "È ovvio che Noriaki sia stato messo da parte. Io non posso farci niente".
Anche se Fumiyo ha fatto letteralmente fuoco e fiamme per riabilitarlo, non potrà mai restituirgli l'onore di una volta.
Gli incarichi che vengono affidati al suo vecchio sono importanti, ma non quanto quelli che aveva in passato...
"Perché ti sfida?" chiede incuriosito Inuken, strappandomi ai miei pensieri.
"Per riabilitare l'onore del padre" spiego, decisamente seccato da quella situazione "Sconfiggendomi, avrebbe più rispetto nella tribù".
Incapace di trattenermi, contraggo il volto in una smorfia contrariata "Avrà anche sangue demoniaco nelle vene, ma è così dannatamente… gentile! Ha ereditato troppo dalla madre. Un demone così non ha molte chance di sopravvivere".
Ed io sono sempre più preoccupato per lei.
Finirà con il farmi ammattire, quella femmina così dannatamente... speciale.
Accidenti, ma cosa mi ha fatto per ridurmi così, si può sapere?!
"Ne parli come se t'importasse davvero di lei" commenta il demone cane "E la nomini abbastanza spesso, da quando è arrivata".
Mi rivolge uno sguardo penetrante nel chiedere "Non è che, sotto sotto, questa Fumiyo t'interessa?".
Leggo sorpresa nei suoi occhi, mentre sento andarmi le guance a fuoco e questa sensazione non mi piace.
Mi sento esposto, come se le mie emozioni fossero impresse sul mio volto.
Scuoto la testa e replico con voce roca dall'ira "Neanche per idea! Ma che ti passa per la testa? Quella mocciosa mi fa letteralmente saltare i nervi!".
Mi volto dall'altra parte, borbottando "Le darò una lezione che non scorderà tanto facilmente! Così la pianterà di rompermi le scatole…".
Se continua a sfidarmi così, finirà davvero che la inchioderò alla parete più vicina e...
Con un leggero ringhio, allontano quei pensieri poco casti e torno a guardare il cielo.
Ma il volto di Fumiyo continua ad invadermi la mente e mi ritrovo a chiedermi se stia bene.
Un leggero sospiro mi sfugge dalle labbra, mentre aggiungo "L'unica nota positiva è che si allena continuamente per riuscire a battermi. Tutto quell'esercizio l'aiuta molto, quando veniamo attaccati dai lupi dell'Ovest".
"Ancora cercando d'impossessarsi del territorio?" mi chiede Inuken, "Sì. Nell'ultimo scontro, quella scema si è pure fatta ferire! Come se il sottoscritto non sapesse difendersi!".
Uno sbuffo seccato si fa largo tra le mie labbra "E, ovviamente, l'ho dovuta difendere dai restanti avversari. Come se non avessi già altri problemi per la testa…".
Al solo ripesare come mi abbia fatto da scudo per la seconda volta, mi sento male.
Il sangue che le scorreva dal fianco, il suo viso paonazzo e distorto per il dolore... eppure non si è fermata.
Non finché non l'ho costretta a terra, mentre mi liberavo di quei dannati lupi rossi...
Inuken dev'essersi accorto della mia preoccupazione per Fumiyo, perché mi rivolge uno sguardo divertito "Prevedo un bel matrimonio all'orizzonte per te, mio giovane amico".
"Non dirlo neanche per scherzo!" ribatto, a metà tra lo sconvolto e l'inferocito "Io con quella mocciosetta? Tu stai dando i numeri!".
Dannazione, ma perché mi deve rifilare queste insinuazioni che mi danno solo da pensare?!
E dire che l'idea non sarebbe neanche così male...
Fumiyo è una donna speciale; coraggiosa, energica e sempre pronta ad aiutare gli altri come può.
Sa essere dolce, ma anche dannatamente feroce ed io so in cuor mio che non c'è una yasha completa che le possa stare al pari. In una parola, è unica.
Dannazione, ma cosa vado a pensare?
Andrei contro tutte le leggi della tribù, prendendola come mia compagna di vita...
Ma allora perché l'idea mi sembra così bella ed allettante?
Perché non riesco a smettere d'indugiarvi?
Maledizione, sto ammattendo!
"Che hai intenzione di fare, con la tua donna umana?" chiedo improvvisamente, cercando di cambiare discorso "Stai andando da lei?".
"No, prima devo andare a sistemare un demone chiamato Ryokotsusei. Sta dando parecchie noie" replica Inuken "Ma spero di raggiungerla prima che metta al mondo nostro figlio".
"Perché sei così preoccupato?" domando, sentendo una vena di preoccupazione nella sua voce.
"La sua vita è minacciata da molti" mi risponde cupo "Non accettano i sentimenti che prova verso di me. Temo che attacchino lei ed il bambino".
Un sorriso comprensivo mi appare in volto mentre gli poggio una mano sulla spalla ricoperta dall'armatura.
Non ho parole per rassicurarlo, ma mi rendo conto che quel semplice gesto lo fa stare meglio.
E questa consapevolezza mi fa sentire bene.
Di colpo, il vento cambia direzione ed un gruppo di scintille si dirige verso di noi, attirando la nostra attenzione.
Entrambi alziamo lo sguardo nel sentire odore di fumo ed io m'incupisco nel capire che non siamo soli "Qualcuno ci sta osservando… Fin'ora il vento ha coperto il suo odore".
Una smorfia stizzita mi contrae il volto "Se c'è una cosa che non sopporto, sono quelli che origliano le conversazioni altrui!".

Rivolgo una rapida occhiata d'intesa ad Inuken e subito iniziamo a scalare la ripida parete, decisi a scoprire chi sia l'intruso.
Quando raggiungiamo la cima della rupe, ci ritroviamo davanti una ragazza che cerca di darsi alla fuga.
Peccato che non sappia quanto io possa essere veloce...
Senza perdere tempo, l'afferro per il colletto del kimono e la volto verso di me, incrociando un paio di occhi verdi dannatamente familiari.
Ma non può essere Fumiyo... Questa mocciosa è diversa e, inoltre, questa notte la luna è quasi piena.
Non è questa la notte in cui quella mezzo-demone diventa umana. Fisso incuriosito quello sguardo verde smeraldo, nel quale leggo facilmente paura e preoccupazione.
La ragazzina sa di essere nei guai.
Dopo qualche istante, inarco un sopracciglio, commentando "Un'umana. Eravamo spiati da una mocciosa umana".
"Mollami subito!" esclama la ningen, divincolandosi come una matta "Lasciami andare, o giuro che ti concio per le feste!".
Il suo tentativo di liberarsi mi fa scoppiare a ridere fragorosamente "Tu, cosa? Vorresti davvero affrontarmi, ragazzina? Questa sì che è buona!".
Assurdo! Da dove lo prende tutto questo folle coraggio?
Mentre la schernisco, allento appena la presa sull'abito e quella mocciosa ne approfitta per liberarsi e correre via.
Prima che possa allontanarsi abbastanza, la riafferro per il colletto, sollevandola da terra.
"Mollami!" sbotta furiosa, cercando di colpirmi con un pugno "Lasciami andare! Ma che cavolo vuoi da me?".
Inuken si avvicina silenziosamente ed inarca un sopracciglio "Perché ci stavi spiando? Vuoi ottenere qualcosa, ragazzina?".
La vedo deglutire a fatica e, nonostante i suoi sforzi per nasconderlo, leggo il terrore nei suoi occhi; è consapevole di rischiare la vita.
"Io non stavo spiando proprio nessuno!" sussurra, cercando di non far tremare la voce "Non mi ero accorta che ci fosse qualcun altro nella radura".
Deglutisce di nuovo, parlando a stento "Volevo solo trovare un posto tranquillo… Non so neanche chi siete, perché dovrei spiarvi?".
Poco convinto, la faccio voltare verso di me, fissandola per un lungo istante.
Alla fine, mi lascio sfuggire una smorfia "Quello sguardo…".
Lancio un breve sguardo ad Inuken "Mezzo-demone. La sua aura è molto debole, ma ne sono sicuro".
"Può darsi" mormora il demone cane "Questa dev'essere la notte in cui perde i suoi poteri demoniaci…".
"Avete qualcosa contro i mezzi-demoni?" chiede la mocciosa con voce dura "Beh, troverete pane per i vostri denti! Posso crearvi problemi anche così! Non mi fate paura!".
Vedendola così agguerrita, un sorriso mi appare spontaneamente in volto. Somiglia così tanto a Fumiyo...
"Certo che hai bella lingua tagliente!" commento divertito, fissandola attentamente "E con quegli occhi… Non è che sei imparentata con una mezzo-demone di nome Fumiyo?".
"No" sussurra la ragazza con un filo di voce "Non ho la minima idea di chi sia questa Fumiyo".
"Perché? È una tipa che non puoi vedere?" chiede poi, con tono incuriosito.
"Non credo che la cosa ti riguardi, mocciosa" ribatto con tono duro; accidenti, ma chi è questa ragazzina così impertinente?
"Allora, che ci facevi qui?" domando seccato, "Stavo cercando un posto dove restarmene tranquilla. Tutto qui".
Di colpo, torna a divincolarsi ed esclama "Ti dispiace lasciarmi? Così mi rovini tutto il kimono, pezzo d'idiota!".
Causandomi l'ennesima ondata di divertimento, prova a rifilarmi un pugno in faccia, che evito tranquillamente.
"Piantala di agitarti come un'anguilla. Non risolvi niente" le dico con aria seccata, poi mi accorgo del sangue che le scorre dal braccio sinistro.
"Sembri reduce di un combattimento" mormoro sorpreso "E ancora ti ostini a fare la dura! Però, che tipetto energico!".
Vedo una scintilla di sfida brillarle nello sguardo e mi sorprendo nuovamente nel notare la somiglianza con Fumiyo.
Assomiglia maledettamente alla mezzo-demone che conosco, anche se ha i capelli decisamente più chiari.
Inoltre, quelli di Fumiyo sembrano delle morbide onde, mentre questa mocciosa ha i capelli lisci.
Il viso ha molti tratti simili, anche se sembrano più marcati.
Come il taglio allungato degli occhi o gli zigomi leggermente più sporgenti.
Nonostante il fango che le macchia il viso, riesco a vedere che ha i suoi stessi occhi, la stessa aria impertinente… che può tranquillamente nascondere un animo dolce.
No, non ho alcuna voglia di pensare a quella seccatrice; devo smetterla! Adesso!
Ma da quando sono diventato così sentimentale?
Sto letteralmente ammattendo, non c'è dubbio...
Eppure, le insinuazioni di Inuken non mi danno pace; ma è possibile che quella femmina sia diventata così dannatamente importante per me?
Non voglio pensarci, non ora.
Anche perché la piccola spia non la smette di dimenarsi, attirando nuovamente la mia attenzione.
"Torna sui tuoi passi" le dico serio "Rifugiati in qualche buco e restaci fino a domattina".
La lascio andare all'improvviso e la ragazza evita per un soffio di cadere come un sacco vuoto.
Mi rivolge uno sguardo furioso e si sistema l'abito quasi con rabbia "Ne ho incontrati di demoni, in vita mia, ma nessuno era così… dannatamente antipatico! Che razza di tipo!".
"Di' un po', la tua compagna ce la fa a sopportarti?" chiede con aria seccata "Perché io perderei subito la pazienza".
Riduco gli occhi a due fessure, visibilmente irritato da quelle parole; dannazione, ma perché oggi tutti mi tormentano su questo argomento?
Non ho ancora scelto la mia compagna, né tantomeno ho pensato ad una possibile candidata per quel ruolo. Tranne...
No, Fumiyo non è la mia compagna e dubito che lo sarà mai, anche se questo assurdo desiderio si sta facendo rapidamente largo nel mio animo.
Accidenti, non mi riconosco più!
La mocciosa sgrana gli occhi nel vedere la mia espressione, consapevole di aver parlato troppo.
Nonostante ciò, blocca i lineamenti in una maschera impassibile, decisa a non mostrare la sua paura.
Devo ammetterlo, questa piccola seccatrice ha del fegato.
Nel vedere il nostro scambio di sguardi, Inuken si concede una lieve risata.
Un suono dannatamente raro per un demone come lui, sempre costretto a stare sul chi va là.
"Mi sbaglio, o la ragazzina ti sta sfidando?" mormora divertito.
"Non le conviene" ribatto, gelando la mocciosa con lo sguardo "Non sono in vena di clemenza, questa sera".
La sento sbuffare e stringo gli occhi; quella mocciosa si sta cacciando in grosso guaio.
Ancora una parola della sua lingua impertinente e non ci penso due volte a metterla a tacere.
La vedo sistemarsi i capelli, mentre dice "Se a voi gentil demoni non dispiace, io me ne vorrei andare. Non ho molta voglia di attaccar briga".
Senza aggiungere altro, ci dà tranquillamente le spalle e si avvia verso la foresta, dove scompare rapidamente.
Mentre si allontana, Inuken commenta "Quella ragazzina ha coraggio. Sapeva che avremmo potuto farla fuori in pochi istanti e non ha mostrato nessuna debolezza".
"Sarà, ma è una saccente!" sbotto io, decisamente irritato "Su questo somiglia maledettamente a Fumiyo… Non mi stupirei se fossero parenti!".
Il mio amico mi rivolge una pacca sulla spalla "Sono sicuro che quella donna ti cambierà totalmente la vita. Come ha fatto Izayoi con me".
Sbuffo seccato a quella che mi sembra quasi una previsione del futuro, ma decido di lasciar perdere.
Stranamente, quelle parole mi confortano e mi inquietano al tempo stesso.
Saprò mai cos'hanno in serbo i Kami per me?

Ecco qui. sperando vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto, passo a fare una piccola spiegazione. Chi ha letto già "Al di là del pozzo" sa bene chi è la "mocciosa impertinente" e cosa ci fa lì. ma dato che non tutti hanno letto quella FF (e non obbliogo per niente a farlo! Oh, 50 capitoli non sono pochi!) per il sì e per il no... spiegazione! *Alys indossa occhiali da maestrina*
Allora, la ragazzina è una persona molto vicina a Fumiyo, più di quanto Masaru immagini. anche se il dubbio gli è venuto quando medita sul colore degli occhi. XD *rullo di tamburi* Eh eh! la ragazza non è altri che Kaori, figlia di Fumiyo e Masaru (il quale, ovviamente, non può neanche sospettare una cosa del genere... anche perché Kaori indossa una parrucca che nasconde i capelli neri, ereditati proprio da lui) e quindi chiederete... Che diavolo ci fa la figlia di quei due zucconi duecento anni nel passato? è presto detto: assieme all'amico Inuyasha (spedito molto gentilemente verso gli alberi quando i due demoni maggiori si sono accorti di essere osservati XD) è alla ricerca di un monile chiamato Pietra della Notte che li aiuterebbe a sconfiggere Naraku. Questo bel ninnolo è custodito nel palazzo di Izayoi ed i due ragazzi sono quindi in viaggio per recuperarlo, ma hanno avuto un incontro imprevisto proprio con i due demoni.
Spero che la spiegazione sia stata chiara ^^ in caso contrario, contattatemi, ok?
per ora un bacio a tutti, vostra affezionata
Alys'93

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Capitolo 8
*** Cos'è l'amore, donna? ***


Ma ciao a tutti! so che c'ho messo un secolo ad aggiornare, ma ho un blocco dello scrittore insostenibile ç_ç questi capitoli che sto postando sono il mio ultimo sforzo e non so quando riuscirò ad andare avanti... Ma non per questo intendo abbandonare le storie! solo non dovrete aspettarvi aggiornametni più o meno regolari come prima... ç_ç e mi dispiace molto di questo. Intanto, spero che questo capitolo vi piaccia e che tollererete ancora per un po' il punto di vista di Masaru. Questo capitolo mi è nato dopo una litigata con mia zia.. come ne è uscito non lo so... ò_ò Fatemi sapere cosa ne pensate, please!



Capitolo 8: Cos'è l'amore, donna?

Pov Masaru
Steso su di una roccia piatta, continuo a fissare il cielo freddo e terso alla ricerca di una risposta che temo non arrivi mai.
Da quando Inuken si è diretto a Nord per sfidare Ryokotsusei, ho ripensato molte volte al nostro dibattito, ma non sono ancora arrivato ad una conclusione.
Insomma, ora che mi ha insinuato nella testa che Fumiyo sarebbe perfetta come mia compagna... mi sembra letteralmente di essere uscito di testa.
Non faccio che rimuginarci sopra, incapace di gettare da parte quell'assurdo desiderio o di trovare il coraggio di parlarne con mio nonno.
Con un'imprecazione, mi sollevo a sedere "Accidenti! Ma perché dev'essere tutto così dannatamente difficile?".
"Posso sapere di cosa stai parlando?" chiede Akemy, sedendosi al mio fianco, ignorando lo strato di neve che ricopre la roccia "Masaru, sono due giorni che sei strano".
"E per strano, s'intende più del solito" commenta una certa femmina saccente, poco distante.
Le rivolgo uno sguardo fiammeggiante, trattenendomi a stento dall'urlarle contro che è solo colpa sua se ultimamente sono più nervoso e la notte non riesco a riposare come vorrei.
Ma fossi dannato se ammettessi una tale debolezza!
Con un ringhio, scendo dalla roccia e prendo a camminare intorno all'imbocco della caverna, sforzandomi di trovare una soluzione.
Non ce la faccio più ad arrovellarmi sempre sulla stessa domanda!
Akemy trattiene a stento una risata e prende a seguirmi "Vuoi parlarne, Masi-chan? Magari posso aiutarti".
Faccio per voltarmi e dirle che non sono più un cucciolo e che deve piantarla con quel diminutivo del cavolo, ma qualcosa attira la mia attenzione.
E non parlo solo dell'espressione di Fumiyo, un miscuglio tra il malinconico, il sorpreso ed il ferito, ma anche del lupo che ci sta correndo incontro a tutta velocità.
Decidendo che avrei decifrato dopo l'assurdo comportamento di Fumiyo, mi avvicino all'animale, che prende ad uggiolare sconvolto.
Sembra che tra le montagne del Nord si sia consumato un tremendo scontro tra due demoni maledettamente potenti e che uno di essi sia poi morto in un incendio di un palazzo di ningen.
Immediatamente, la mia mente corre ad Inuken e, pregando di sbagliarmi, chiedo maggiori informazioni.
Quando, in un uggiolio spaventato, il lupo conferma i miei timori più cupi, ho come l'impressione che il cuore mi si sia fermato.
Non è possibile... No, Inuken non può essere davvero...
Mi volto verso Akemy, leggendo la stessa incredulità sul suo volto, ed un urlo che non ha nulla di umano mi esce prepotente dalle labbra.
"NO!" esclamo furioso, sentendo la rabbia ed il dolore permeare ogni punto del mio corpo "Non è possibile!".
Non è possibile che un demone così forte e rispettato sia morto in un modo tanto assurdo, bruciato vivo in un incendio!
Un incendio appiccato da dei miseri ningen!
Mi rifiuto di crederlo!
Mi accorgo appena che la tribù si è rapidamente allontanata da me, conscia che nello stato in cui mi trovo potrei ferire accidentalmente qualcuno.
In quel momento, però, non me ne rendo contro.
Tutto ciò che sento è il dolore che mi attanaglia l'anima ed il senso di perdita farsi più intenso.
Non posso aver perso in questo modo il mio mentore, il mio amico... è come aver perso nuovamente mio padre.
Con un urlo più intenso, giuro che non mi fermerò finché ogni maledetto umano colpevole di quella morte non sia stato spedito negli Inferi.
Percepisco il mio corpo cambiare, aumentando le proprie dimensioni come per contenere meglio la rabbia che mi invade, ma ancora non basta.
Il mio ululato riecheggia nell'aria, causando un'ondata di panico tutt'intorno a me.
Molti dei miei simili preferiscono rintanarsi nella caverna, consci che la furia non mi permetterebbe di distinguere gli amici dai nemici.
Potrei causare una strage senza neanche rendermene conto.
Ormai sono un essere formato da sola rabbia.
Senza mettere tempo in mezzo, mi slancio verso Nord, seguendo la ormai flebile scia lasciata da Inuken giorni fa.
Il cuore mi si stringe al pensiero che non serberò altro che il ricordo di quell'odore, così come delle nostre battaglie o dei dibattiti in cui mi coinvolgeva per aiutarmi a vedere il mondo senza limitazioni.
Mi accorgo appena che qualcuno mi sta seguendo ed un ringhio infastidito mi sfugge dalle fauci.
"Masaru, fermati! Non fare follie!" mi grida Fumiyo, arrancandomi dietro "Sei troppo infuriato per pensare lucidamente. Torna indietro!".
Dovevo aspettarmelo che era quella femmina cocciuta a starmi alle calcagna, ma non ho la minima intenzione di fermarmi ed ascoltarla.
Tutto il mio corpo freme per il desiderio di vendetta e la speranza che sia tutto un orribile scherzo.
La sento aggrapparsi alla mia pelliccia, nel tentativo di fermarmi, ma io mi scrollo con forza.
Non voglio essere rallentato, né tantomeno fermato.
Andrò fino in fondo!
Mentre corro rapidamente verso Nord, la sento chiamarmi ancora, ma la sua voce si perde nel fischio del vento, fino a sparire del tutto.

Dopo una notte passata a sfidare la neve e la tormenta, il mio naso percepisce un intenso odore di bruciato e mi dirigo senza indugio verso la carcassa di quello che doveva essere stato un magnifico palazzo.
Molti umani urlano terrorizzati nel vedermi e sono tentato d'inseguirli, ma un altro odore attira la mia attenzione.
Con le zampe, prendo a scavare tra le macerie carbonizzate, fermandomi solo quando scorgo il leggero riflesso di un'armatura.
Un'armatura che ben conosco...
Un nuovo ululato mi invade la gola, mentre le mie paure si tramutano in un'orrenda realtà.
Quello che vedo è tutto ciò che rimane del mio migliore amico, di colui che ha combattuto al fianco di mio padre nella sua ultima battaglia e che ha allevato me, rendendomi il guerriero che sono.
Avverto il senso di perdita farsi più intenso ed un lieve uggiolio mi serra la gola.
Non riesco a credere che sia accaduto davvero...
No, non è possibile! Non può essere vero! Non è giusto!
Lui non meritava questa fine...
Non la meritava, dannazione!
Un ringhio cupo mi sfugge dai denti serrati, quando una seconda armatura, appartenente ad un ningen, compare tra le assi bruciate.
A quella vista, giuro sul mio onore che ognuno dei responsabili sarà morto prima che cali nuovamente il sole.
I miei occhi prendono a scandagliare la zona e, aiutandomi con il fiuto, seguo le scie dei soldati che hanno appiccato quell'incendio che mi ha portato via il mio maestro.
Sono molte, ma io non mi perdo d'animo.
Uno per uno, saranno tutti spediti all'altro mondo.
Dovesse costarmi la vita!

Le ore si susseguono velocemente, mentre la mia pelliccia ed i miei denti s'impregnano sempre più di sangue umano.
Non m'importa nulla, se non delle loro urla di dolore, delle loro espressioni inorridite mentre comprendono che la loro fine è ormai giunta.
Maledetti stolti! mi ritrovo a pensare, mentre dilanio con gli artigli un altro soldato Ci date la caccia come se fossimo dei mostri, urlando di gioia quando riuscite ad uccidere uno di noi.
La vita di una nuova vittima si spegne tra le miei fauci, mentre sibilo Bene, ora vi darò io un motivo per urlare!.
Non so per quanto tempo duri quella caccia sanguinosa, ma alla fine mi accascio tra la neve candida, macchiandola in più punti di gocce vermiglie.
Sono esausto, ma almeno tutti i colpevoli sono ormai morti; ho rispettato la mia promessa.
So che è sciocco e che ucciderli non riporterà indietro Inuken, ma non m'importa.
Quegli esseri non meritavano di vivere un solo giorno in più!
Con un ringhio, mi rialzo a fatica sulle zampe, cercando un luogo dove possa riposarmi ed evitare la tormenta che si sta alzando.
Lentamente, arranco sulla neve sempre più spessa, lottando contro la stanchezza ed il dolore.
Quasi non mi stupisco quando una macchia vermiglia appare nella mia visuale, ma arretro d'istinto quando la vedo muoversi verso destra; che la fatica mi stia offuscando i sensi?
No, è impossibile...
Non posso vedere del sangue che trema.
Di colpo, il vento cambia direzione e l'odore di ningen mi arriva alle narici.
Un ringhio furioso mi sfugge dalle fauci, mentre mi slancio automaticamente verso quello che ritengo un altro soldato, ma un grido terrorizzato mi fa bloccare.
Davanti a me, con gli occhi scuri spalancati per la paura, c'è una donna umana, coperta da quello che sembra un kimono maschile di un intenso rosso sangue.
Davanti al mio sguardo, arretra il più velocemente possibile, serrandosi al petto un piccolo fagotto che sta prendendo ad agitarsi.
"Ti prego.. non farci del male" supplica con un filo di voce "Lasciaci proseguire per la nostra strada, te ne prego".
Non mi stupisco che mi abbia riconosciuto per quello che sono, bensì dalla forza di volontà che leggo in quelle iridi castane.
Nonostante mi stia supplicando, questa donna dimostra una forza d'animo che non ho mai visto in una ningen.
Lentamente, mi avvicino per capire perché quella veste che le copre il capo abbia un odore familiare e la vedo stringere a sé l'ammasso di fasce, dal quale sbuca un piedino minuscolo.
È certa che ormai la sua vita, così come quella del figlio, sia finita, ma la scia che proviene dal kimono mi fa trasalire.
Quella è la veste di Inezumi! La Veste del Cane di Fuoco!
Ma allora, questa donna...
Non può essere...
Incredulo, arretro di qualche passo e, senza rendermene conto, riassumo le sembianze antropomorfe.
Sento il cuore battermi all'impazzata nel comprendere chi ho davanti e le parole del mio maestro mi invadono la mente.
Izayoi...
Quella donna si chiama Izayoi.
La donna umana per la quale Inuken ha dato la vita.
Per un istante, la rabbia mi appanna la vista, pensando che lei è la principale responsabile della morte di quel demone che ammiravo con tutto me stesso.
Il desiderio di ucciderla è forte, ma un nuovo movimento da parte del bambino che ha tra le braccia mi distoglie dal mio proposito.
È la compagna di Inuken e quello che stringe a sé.. è suo figlio.
No, non posso far loro del male.
Sono tutto ciò che il mio mentore ha lasciato su questa terra....
Con un sospiro, mi lascio cadere tra la neve, troppo sconvolto ed esausto per allontanarmi come vorrei.
Un rumore di passi sulla neve mi fa alzare lo sguardo e mi stupisco nel vedere quella donna avvicinarsi a me.
Se fosse più saggia, scapperebbe a gambe levate...
"Sei ferito?" mi chiede invece, lasciandomi del tutto spiazzato.
Non scorgo nessuna paura in quegli occhi castani, coperti a tratti da lunghe ciocche nere, bensì solo preoccupazione.
Ma che razza..?
"Che diamine te ne importa, umana?!" sbotto, più acido di quanto dovrei "Da quando a voi ningen interessa la salute di noi demoni?!?".
"Piuttosto che chiedermi come sto, dovresti allontanarti da me" ringhio "Prima che decida di mandare all'aria i miei propositi e ti uccida, così come ho fatto con quei soldati!".
La vedo trasalire, decisamente allarmata dalle mie minacce, ma non si muove; è ostinata, la tipa.
Forse ora inizio a capire perché Inuken ne sia rimasto colpito...
"Immagino che, allora, il sangue che ti ricopre non sia tuo" sussurra, bianca in volto "Perché l'hai fatto?".
"Perché? Perché!?!" sbotto furioso "Osi anche chiedermi il perché, stupida umana?!".
"Perché quei dannati hanno tolto la vita ad un demone che rispettavo, che amavo come un padre!" urlo furioso "Perché hanno ucciso il mio migliore amico!".
La donna rimane immobile, limitandosi a seguire con lo sguardo il punto che sto indicando con il braccio.
Dopo qualche istante, i suoi occhi castani si riempiono di lacrime "Lo.. Lo conoscevi? Conoscevi il mio Inuken?".
Furioso con lei, con me stesso e con il mondo intero, distolgo lo sguardo "Sì. Lo conoscevo bene... E sapere che è morto per te.. Non riesco a comprendere l'intensità del legame.. che nutriva nei tuoi confronti".
L'odore delle sue lacrime mi fa stringere lo stomaco e mi mordo un labbro, tentando di controllare le emozioni che mi si agitano dentro.
Dannazione, da quando le lacrime di una donna mi fanno sentire così male?
"Immagino che quello che stringi tra le braccia sia.. tutto ciò che ti ha lasciato" sussurro, rivolgendo un'occhiata al cucciolo che le sta poggiando una manina sulla guancia.
È come se comprendesse il dolore della madre...
Possibile che possa esserci un legame così intenso tra madre e figlio?
"Oh, Inuyasha" la sento sussurrare, mentre accarezza la testa del piccolo "Quanto avrei voluto che tuo padre ti conoscesse...".
"E, invece... Ha avuto appena il tempo di vederti, di darti un nome", la voce le si rompe in un singhiozzo "Perché il destino è così ingiusto?".
Inuyasha... Quindi è così che Inuken ha chiamato suo figlio.
"Un nome nobile, per un mezzo-demone" commento piatto "Per la sua salute, augurati che non conosca mai il fratellastro".
Sesshomaru non esiterebbe un solo istante ad uccidere entrambi.
Non accetterebbe mai di riconoscere come fratello un essere a metà, come quel piccolo.
Nel vedere un paio di occhi ambrati fissarmi con curiosità, per un attimo ho l'impressione di rivedere Inuken.
Gli somiglia moltissimo...
Ma perché? Perché si è innamorato di un'umana, un essere così diverso da lui?
Non riesco proprio a comprenderlo.
Così come non riesco a capire cos'abbia spinto Noriaki ad andare contro le leggi della tribù ed avere una figlia da un'umana.
A rinunciare al proprio onore per difendere quella stessa figlia che ora tormenta i miei sogni...
"Cos'è l'amore, donna?" chiedo flebile, rivolgendole uno sguardo che esige risposte "Dimmi cosa può spingere un demone ad innamorarsi di qualcuno... di così diverso".
Aiutami a comprendere perché io stia indugiando così tanto sull'idea di prendere Fumiyo come mia compagna di vita.
Aiutami a non impazzire, ti prego...
Vedo i suoi occhi castani spalancarsi per la sorpresa, mentre mi rivolge uno sguardo incuriosito.
"Io.. Io credo che l'amore non veda differenze" mormora dopo un po' "Ho amato Inuken fin dalla prima volta che l'ho visto, anche se ho impiegato un po' a rendermene conto".
"Non stai rispondendo alla mia domanda" replico seccato, aggrottando la fronte nel vederla tremare.
Accidenti, dimentico sempre quanto siano fragili gli umani!
Con un ringhio soffocato, l'afferro per un lembo del kimono e la trascino verso una piccola grotta, riparata dal vento.
Magari, senza la neve gelida, riuscirà a sciogliersi la lingua!
Una volta assicuratomi che si stia riscaldando, le rivolgo uno sguardo per incitarla a continuare "Intendi rispondermi, prima o poi?".
Lentamente, un sorriso le incurva le labbra scarlatte "Sei forse innamorato?", "Ti ho fatto una domanda piuttosto precisa, donna. Ora vedi di rispondere".
Accidenti, ma come diamine può dire una cosa simile?
Non ho detto assolutamente nulla che possa farle credere una cosa del genere.
Io non sono innamorato, ne sono certo.
O, almeno, lo spero... o forse no?
Dannazione, ma perché non riesco a capire più niente?
"Amare una persona significa sentirsi bene in sua compagnia" mi dice all'improvviso, stringendo a sé il figlio "Significa cercare ogni scusa possibile per vederla".
"Sentirsi felici se la vediamo sorridere, o sentire rabbia verso chi la fa soffrire o solo intristire" aggiunge tranquilla "Sapere che, senza quella persona, la nostra vita non sarebbe la stessa".
"Amare una persona significa non saper vivere senza, sentire il bisogno di starle accanto anche nei momenti più impensabili e pensarla sempre e sorriderne ogni volta…" sussurra flebile, gli occhi persi nel vuoto "Amare è dare se stessi all’altro, volere solo il suo bene e la sua felicità".
Il suo sguardo si fa più dolce nell'aggiungere "Essere disposti ad andare contro tutto e tutti, pur di rimanere al suo fianco. Essere pronti a fare qualsiasi cosa, pur di vedere un sorriso sul suo volto...".
Un lungo silenzio cala tra di noi, mentre le sue parole mi turbinano nella mente; ma non so ancora se mi daranno le risposte che cerco.
"Ho risposto adeguatamente ai tuoi dubbi?" chiede lei dopo un po', alzando gli occhi verso di me.
Rifletto per lunghi minuti su quello che mi ha detto, chiedendomi se è questo che provo effettivamente per Fumiyo.
Che Inuken avesse ragione?
Possibile che io sia davvero innamorato di quella piccola testona, così dannatamente saccente e.. maledettamente bella e dolce?
"Credo che tu mi abbia dato molto su cui riflettere, Izayoi" sospiro, alzandomi in piedi "Forse anche troppo".
"Conosci il mio nome?" mi chiede sorpresa, "Me lo disse Inuken, l'ultima volta che abbiamo parlato".
Sembrano passati secoli da allora, eppure sono trascorsi solo tre giorni...
"Non so cosa farai adesso, ma..." mormoro, incredulo io stesso per quello che sto dicendo "Se mai capitassi nei territori del Sud, avrai la mia protezione".
"Lo devo al mio maestro" sussurro, accorgendomi appena della lacrima che mi percorre la guancia "Sei pur sempre la sua donna...".
Un leggero sorriso m'incurva le labbra "Abbi cura di te. E vedi di rendere quel cucciolo degno di suo padre, ne ha le potenzialità".
La sento mormorare tra sé a bassa voce, ripetendo le parole "Sud" e "Maestro", finché mi chiede "Tu allora.. sei forse Masaru?".
M'irrigidisco nel sentirle pronunciare il mio nome e mi fermo, bloccandomi accanto all'entrata della grotta "Come fai a sapere chi sono?".
"Inuken mi aveva parlato di te" spiega flebile, mentre nuove lacrime le percorrono le guance "Mi ha detto di aver iniziato ad allenarti dopo...".
"Dopo la morte di mio padre" mormoro io, sforzandomi di allontanare quei ricordi così dolorosi.
Ed aver perso anche il mio maestro, è come aver riaperto quella ferita che non si è mai del tutto rimarginata.
"Non so cosa sia accaduto a te, ma... Credimi, è meglio perdere un padre in battaglia, che vedere l'odio nei suoi occhi solo perché hai seguito il cuore" mi sussurra Izayoi.
In quel momento, capisco che la vita di quella donna è stata tutt'altro che facile e temo che stia per diventare ancora più complicata.
Nessuno vorrà avere a che fare con lei, sapendo che ha un figlio mezzo-demone...
Al pensiero di quello che toccherà patire a quel cucciolo che stringe tanto amorevolmente, non riesco ad impedirmi di pensare a Fumiyo.
Lei sa bene cosa è destinato a subire il figlio di Inuken; l'ha provato lei per prima.
Con un moto di rabbia, stringo i pugni fino a ferirmi da solo; per quanto mi sarà possibile, impedirò a qualcuno di far del male il figlio del mio maestro.
Fosse l'ultima cosa che faccio!
"Ricordati quello che ti ho detto, donna" dico con tono deciso "Se passerai nei miei territori, avrai la mia protezione. È il minimo che possa fare".
"Ora comprendo bene perché Inuken ti definisse un amico, più che un allievo" la sento sussurrare, mentre un sorriso grato le incurva le labbra rosse.
Come se quelle parole non mi avessero già spiazzato, lei s'inchina con deferenza, lasciandomi a bocca aperta.
"Ti ringrazio, Masaru. Non hai idea di quanto le tue parole mi siano d'aiuto" sussurra, rivolgendomi un sorriso colmo di riconoscenza.
Resto a bocca aperta per qualche istante, prima di borbottare "Ma che ti inchini a fare, donna?! Pensa a restare al sicuro fino alla fine della tormenta".
Rivolgo un ultimo sguardo a lei ed al piccolo ed un leggero sorriso mi appare in volto "Sento che ci rivedremo... Abbiate cura di voi".
"E.. grazie, Izayoi" aggiungo flebile "Le tue parole mi hanno fatto comprendere molte cose".

Ripercorrere la distanza che mi separa dalla tribù con mille pensieri che ti vorticano per la testa non è piacevole.
Specie perché ora devo trovare il coraggio non solo per informare mio nonno della mia decisione, ma anche per.. beh, per dire a quella testona di Fumiyo che intendo passare i prossimi secoli della mia vita con lei.
Sinceramente, non so cosa sia peggio.
Se andare contro le leggi secolari della tribù o cercare di evitare l'ira funesta di Noriaki.
Conoscendolo, non apprezzerà il mio interessamento per la figlia; è dannatamente geloso, quel lupo!
Con una smorfia stizzita, imprimo più energie nella corsa e tiro un sospiro di sollievo nel vedere in lontananza la vallata ed alcuni dei miei compagni.
Fumiyo è tra i primi a scorgermi, ma la sua reazione non è esattamente quella che mi aspetto, dato che sgrana gli occhi nel vedermi totalmente coperto di sangue e mi apostrofa irritata "Ma che diamine hai combinato, pezzo d'idiota?".
Dandomi appena il tempo di riassumere le miei sembianze normali, inizia a tastarmi ogni possibile punto in cui potrebbe esserci una ferita.
La sua solerzia nel volermi curare mi tocca come non è mai successo, ma, come un perfetto idiota, rovino tutto "Il sangue non è mio".
Vedo i suoi occhi verdi spalancarsi nel sentire odore di ningen, mentre si allontana di qualche passo "Masaru.. Dimmi che non l'hai fatto!".
"Sei coperto di sangue umano da capo a piedi!" esclama Aiko "Neanche avessi affrontato un esercito!".
Il mio sguardo s'incupisce nel dire "È quello che ho fatto", "Perché Masaru? Perché hai massacrato quegli innocenti?".
La domanda di Fumiyo mi provoca un'ondata di rabbia "Innocenti? Quegli uomini non erano innocenti! Sono stati loro ad uccidere Inuken!".
"E tu hai permesso alla vendetta di offuscarti in questo modo?" esclama lei, fissandomi incredula.
"Hai pensato, per un solo momento, che potevano avere delle famiglie che li aspettavano?" mi chiede, scuotendomi per le spalle.
"I demoni saranno anche bellicosi e sanguinari, te lo concedo. Ma gli umani... sono anche peggio" sibilo furioso.
"Non mi pare che loro si siano preoccupati della tua famiglia, quando hanno ucciso tua madre ed abbandonato tua nonna quando aveva bisogno di aiuto!" esclamo, sentendo la rabbia invadermi al pensiero di quello che le hanno fatto patire.
E le parole di Izayoi mi rimbombano nella mente, facendomi comprendere fino in fondo quanto sia diventata importante per me quella piccola mezzo-demone che mi guarda con sorpresa e rabbia.
"Come... come fai a sapere tutte queste cose?" mi chiede a denti stretti, mentre le lacrime le brillano negli occhi.
Incapace di sostenere il suo sguardo, abbasso gli occhi "Ho sentito tuo padre, una volta. Ne stavate parlando... mentre tu ti riprendevi dall'ultimo scontro".
"Hai origliato i nostri discorsi?!", il suo sibilo accusatorio è come una lama nel petto.
Ad ogni minuto che passa, sento la distanza tra noi aumentare ed inizio a temere che non colmerò mai il divario.
Con un leggero ringhio, la fisso negli occhi "Beh, scusami se ero preoccupato per la tua salute ed ero intenzionato a vedere se potevo fare qualcosa".
Un silenzio abbastanza imbarazzante cala intorno a noi, mentre i presenti mi guardano come se fossi uscito di senno.
Ma io non ho occhi che per Fumiyo, che mi rivolge uno sguardo incredulo e sospettoso "Perché ti preoccupi tanto per me?".
"Perché fai parte della tribù, razza di baka. Ed è mio preciso compito prendermi cura di ognuno di voi" replico "Non è per lo stesso motivo che ti sei presa quel colpo destinato a me?".
Vedo qualcosa spegnersi nel suo sguardo e, inspiegabilmente, una fitta mi colpisce al cuore.
Ma cos'ho detto di sbagliato?
"Tu non sai perché l'ho fatto" mi sussurra, prima di darmi le spalle ed allontanarsi, lasciandomi con un vuoto nell'animo che non so come colmare.
Mi chiedo se sia il caso di seguirla, per capire cosa diamine ho sbagliato, ma Noriaki compare improvvisamente nel mio campo visivo.
Sento il sangue darmi un balzo nelle vene nel sentire quegli occhi grigi scandagliarmi attentamente, prima che segua la figlia e scompaia a sua volta nei meandri della grotta.
Non oso immaginare cosa stia pensando in questo momento...

Ecco qua... Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non mi lincierete per ciò che ho scritto. con questo capitolo, vi saluto e vi auguro un Felice Natale ^_^
a presto, si spera, vostra
Alys'93 

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Capitolo 9
*** Enigmi ***


Ma salve a tutti!! come state? Eh, finalmente sono riuscita ad agigornare questo capitolo, dopo secoli di attesa. Chiedo scusa, ma ho avuto un esame all'uni e non c'ho capito più niente. Dato che è andato tutto bene, voglio farvi un regalo con quest'aggiornamento. spero apprezziate. Un bacione e buona lettura!


Capitolo 9: Enigmi


Pov Fumiyo
Perché fai parte della tribù, razza di baka. Ed è mio preciso compito prendermi cura di ognuno di voi. Non è per lo stesso motivo che ti sei presa quel colpo destinato a me?
Le parole pronunciate da Masaru mi rimbombano nella testa, ed ogni volta è come se un pugnale mi colpisse al cuore.
Dannazione, ma come ho potuto solo pensare che ci tenesse un po' a me.. come persona e non solo come membro della tribù?
Lo ringrazio per quella pubblica manifestazione d'affetto, ma.. che io sia maledetta da quando mi sono innamorata di quello stupido!
Ma perché il cuore è traditore?
Perché non prende a battere così forte per le persone che possono contraccambiare quel sentimento?
Perché devo soffrire in questo modo, dannazione?!
Con un ruggito di sofferenza, mi butto sul mio giaciglio, affondandovi il viso per celare le lacrime.
Non voglio che mio padre mi veda piangere per quell'idiota, anche perché non sa cosa provo nei confronti di Masaru.
E non credo che questo sia il momento migliore per dirglielo.
Mi sforzo di nascondere il mio dolore, o almeno di sfogarlo prima che mio padre mi raggiunga, ma i suoi passi sicuri sulla roccia mi fanno capire che è inutile.
Non riuscirò mai a celare quello che sento nei pochi istanti che ci separano...
"Fumiyo, cosa ti è successo?" mi chiede, sedendosi al mio fianco "Perché stai così male?".
Non rispondo alla sua domanda e stringo i denti per trattenere i singhiozzi che mi stanno invadendo la gola.
Voglio restare sola, voglio sentire colo il silenzio intorno a me. Nient'altro.
"Fumiyo" mi chiama mio padre, poggiandomi una mano sulla spalla "Figlia mia, cosa ti è successo? Non ti ho mai vista così".
A fatica, riesco a mantenere un tono di voce ferma nel rispondere "Nulla. Nulla, padre. Sono solo.. stanca".
Non oso alzare gli occhi verso di lui, consapevole che gli basterebbe guardarmi in volto per capire che mento.
Non voglio dirgli che sono infelicemente innamorata di quell'idiota di Masaru, per il quale sono e sarò sempre solo un membro della tribù.
Un membro debole da difendere, perdipiù.
Non c'è umiliazione più grande per me.
"Tesoro, sai che non voglio che mi racconti frottole" lo sento replicare alle mie spalle "Non intendo giudicarti, lo sai. Sei mia figlia e tutto ciò che voglio è saperti felice ed al sicuro".
Al sicuro lo sono di certo, su questo non ci sono dubbi. Ma la felicità... quella è tutta un'altra storia.
"Non riesco a credere che... Masaru abbia fatto tutto questo per vendetta" mormoro infine, raccontando solo una mezza verità "Si è comportato in modo assurdo".
"Capisco il suo dolore, ma non... non può abbassarsi al livello di un animale!" aggiungo cupa, passandomi distrattamente una mano sul viso per cancellare le lacrime.
Sento mio padre sospirare appena, appena ad una spanna dal mio viso "Non giudicarlo tanto duramente, piccola mia. Ha subito tante di quelle ferite dalla vita...".
Sconcertata, mi volto a guardarlo "Ferite? Lui?! Dico, stai scherzando! Lui è il figlio del capotribù, è destinato al comando! Come può..".
La mano di mio padre m'interrompe, poggiandosi sulla mia bocca e facendomi desiderare che ci sia qualcun altro a compiere questo gesto.
Dannazione, devo smetterla! Devo cancellarlo dal mio cuore, o soffrirò fino alla fine dei miei giorni...
"Siete molto simili, più di quanto immagini" replica mio padre "Lui ha appena perso un'altra delle persone che più amava. L'ultima di una lunga lista, temo".
"Vedi, quando è nato, i suoi genitori avevano quasi perso le speranze di avere un erede" mormora comprensivo "E sua madre... Kaori è morta dandolo alla luce".
"Aveva un gran coraggio, quella yasha" aggiunge, alzando gli occhi verso la volta rocciosa "Con il suo ultimo respiro, ha implorato il compagno di rendere il figlio un grande guerriero e di restargli accanto".
"Mi stai dicendo che.. Masaru non ha alcun ricordo di sua madre?" chiedo incredula "Che non ha mai avuto modo di vederla? Di sentire la sua voce?".
La sua unica risposta è un lieve assenso con il capo e sento lo stomaco stringersi a quella notizia.
Ora comprendo il motivo di quella scintilla di malinconia che ho scorto una volta nei suoi occhi scuri, mentre un cucciolo veniva consolato dalla madre per una sbucciatura dolorosa.
Masaru non ha mai neanche sentito la voce di sua madre; era troppo piccolo per conservarne il ricordo.
Sforzandomi di ricacciare indietro le lacrime, sussurro "E suo padre? Hikuro ha mantenuto la sua promessa?".
Dall'ombra che è apparsa negli occhi di mio padre mi induce a tacere, mentre lui continua a parlare.
"In parte, sì" mi dice "Fin da quanto aveva più o meno trent'anni, lo ha aiutato a diventare sempre più forte, a tal punto che, raggiunti i sessanta, Masaru era già in grado di cavarsela da solo".
Il suo viso si oscura nell'aggiungere "Ma, solo pochi anni dopo, anche Hikuro è partito alla volta del mondo degli spiriti".
Davanti alla mia espressione incredula e sconcertata, mio padre sorride amaro "Abbiamo dovuto affrontare un nemico talmente forte da costringere le quattro tribù ad allearsi. Ma ci sono stati molti caduti".
"Hikuro si è sacrificato insieme agli altri tre capotribù, nel tentativo di sigillare quel mostro" sospira sconfortato "E Masaru ha visto suo padre spirargli sotto gli occhi".
Non riesco a credere a quelle parole e, per quanto sappia a quale nemico si riferisca mio padre, fatico ad accettare ciò che mi sta dicendo.
In meno di cent'anni, Masaru è rimasto privo di entrambi i genitori. E tutto questo quando era ancora un ragazzino...
"Keizo non gli ha mai fatto mancare il proprio affetto, ma sai anche tu che non è la stessa cosa" mormora mio padre, facendomi abbassare lo sguardo.
So bene che, per quanto un nonno faccia il possibile per non farti provare la mancanza dei tuoi genitori, non può sostituirli.
L'ho provato sulla mia stessa pelle...
"E.. Che c'entra il Grande Generale Cane?" mi sforzo di chiedere, incapace di alzare lo sguardo.
"È sempre stato un nostro alleato e... era un amico per Hikuro" mi spiega lui "Si è occupato personalmente di Masaru per più di cinquant'anni, rendendolo il guerriero che è ora".
"Gli ha fatto da maestro e da padre" continua, lasciandosi sfuggire un sospiro "Perderlo, è stato un duro colpo per Masaru".
"È stato... come se avesse perso suo padre... per la seconda volta" comprendo infine, sentendomi maledettamente in colpa per come l'ho trattato quando è tornato alla tribù ricoperto di sangue.
Non mi sono neanche soffermata a pensare al perché di tanta rabbia, di un tale desiderio di vendetta.
L'ho aggredito e basta. Mi sono comportata davvero come una povera stupida.
Proprio io, che ho sofferto così tanto per la perdita di mia nonna e di mia madre, dovrei capirlo più di chiunque altro...
La mano di mio padre sulla spalla mi strappa un sospiro "Mi sono comportata come una sciocca insensibile. Avrei.. avrei dovuto capire tutto questo molto tempo fa".
Lui sorride comprensivo "C'è tempo per rimediare, piccola mia. Vedrai che capirà perché ti sei arrabbiata con lui".
"Devi scusarlo se a volte dice o fa qualcosa che ti fa star male" aggiunge, stringendomi a sé "Spesso, dietro certi atteggiamenti e parole, c'è solo la paura di restare soli".
"Ricorda, piccola mia" mi dice improvvisamente "Nessuno di noi è perfetto e non c'è bisogno di esserlo".
"Quindi, prima di giudicare, criticare o condannare, ricorda che siamo tutti uguali" continua tranquillo, ma severo "Combattiamo la nostra guerra con la vita con le armi che abbiamo". 
Riconosco una profonda verità in quelle parole e mi limito ad annuire, incapace di dire qualsiasi cosa.
Mentre mi lascio cullare nell'abbraccio di mio padre, il mio pensiero torna irrimediabilmente a Masaru e giuro a me stessa che mai più sarò così cieca da giudicare le cose, senza prima capire da cosa sono scatenate.
Andrò sempre fino in fondo, anche se dovessi soffrire per questa decisione.
Affondando il viso nella pelliccia che ricopre la sua armatura, mi sembra quasi di tornare bambina e mi godo quella sensazione di protezione che solo lui sa darmi.
È l'unico che riesce a farmi sentire amata ed al sicuro da tutto e tutti...
La mia roccia in questo mondo in continuo cambiamento.
Una voce si fa improvvisamente largo nel silenzio che ci ha avvolto ed io mi rialzo in piedi, accogliendo con curiosità Akemi.
A discapito delle nostre differenze, siamo diventate amiche e, per quanto non smetta mai di sorprendermi per questo incredibile dono dei Kami, la cosa non può che rallegrarmi.
Non sono sola, in questo mondo di youkai che tendono a non stringere legami troppo forti con me.
Teoricamente, però, non dovrei proprio lamentarmi della mia situazione.
Già posso ritenermi fortunata che non mi aggrediscano più e che mi rispettino quel che basta per farmi vivere tranquilla, eccezion fatta per Sosuke...
"Akemi, c'è qualche problema?" le chiedo, preoccupata dalla sua espressione ansiosa.
"Sono.. in pensiero per Masaru" mi dice, tormentandosi le mani "Sarà sicuramente stremato, dopo quello che ha fatto, ma non fa che andare avanti ed indietro per la grotta".
"Borbotta frasi che neanche capisco" aggiunse, lanciandosi uno sguardo alle spalle "E.. mi è sembrato di sentire il tuo nome, ad un certo punto".
I suoi occhi castani si puntano nei miei, mostrandomi tutta la sua preoccupazione "Forse è il caso che vieni. Magari è ferito e non ce ne siamo accorti".
Scambio una rapida occhiata con mio padre, che annuisce impercettibilmente, e seguo la yasha nei cunicoli scuri della caverna.

Pov Masaru
Credo sia almeno un'ora che giro intorno alla mia stuoia, incapace di stendermi e cercare di riposarmi.
Dopo l'inseguimento degli assassini di Inuken e la corsa per tornare alla tribù sono semplicemente esausto, ma proprio non riesco a prendere sonno.
Non riesco a togliermi dalla mente l'espressione delusa ed amareggiata di Fumiyo, quando si è allontanata.
Ma cos'ho detto di sbagliato?
Che cos'ho fatto per ferirla in quel modo? Proprio non riesco a capirlo...
"Tu non sai perché l'ho fatto", questo è tutto ciò su cui mi posso basare per capire cosa ho combinato.
Ed è troppo poco, per i miei gusti.
Ma cos'ho detto che può averla ferita al punto che non mi ha degnato di un secondo sguardo, quando se n'è andata?
Credevo che il suo desiderio più grande fosse quello di essere considerata parte integrante della tribù... possibile che io abbia capito tutt'altro?
Con un ringhio frustrato, colpisco la parete che ho di fronte, finendo con l'innervosirmi ulteriormente quando mi sbuccio le nocche a sangue.
Geniale, Masaru impreco mentalmente Sei davvero un genio, complimenti. Ora ti ferisci anche da solo....
Lasciandomi sfuggire un sospiro, poggio la fronte contro la parete fredda, toccandola ripetutamente e sempre con maggior energia.
Ho come l'impressione che qualcosa voglia uscire dalla mia testa, ma non trovi una via per farlo.
Ma cosa ho fatto di sbagliato? Che ho detto per allontanare Fumiyo in quel modo?
Possibile che non riesca ad arrivarci?
"Te l'avevo detto che non sta bene" mormora improvvisamente quella che riconosco come Akemi "Sta diventando irriconoscibile".
"Di sicuro, ha qualche rotella fuori posto" commenta una seconda voce, l'unica capace di mandarmi il cuore a mille con una sola parola.
Con il respiro che minaccia di bloccarsi in qualche punto indefinito nella gola, mi volto verso l'imboccatura del cunicolo ed il cuore mi fa un balzo nel vedere Fumiyo.
Tra le braccia regge un piccolo cesto colmo di erbe, tra le quali spiccano il mortaio ed il pestello che lei stessa ha preparato; ma cosa vuole fare? "
L'avevo sempre sospettato che fossi mezzo matto" mi dice, inarcando un sopracciglio nel guardami in volto "Ma arrivare a prendere a testate la parete è davvero il colmo, non credi?".
Le sue dita esili mi sfiorano la fronte, causandomi un'intensa scossa elettrica che m'induce ad arretrare appena.
Vedo la sua fronte aggrottarsi nel ritirare la mano sporca di sangue "Ho bisogno di acqua pulita, Akemi. Questo stupido ha deciso di spaccarsi la testa da solo, per quel che vedo".
Senza dire niente, Akemi corre fuori ed io resto solo con la hanyou che, da qualche mese a questa parte, è la causa principale dei miei pensieri deliranti.
Oltre che delle mie notti insonni...
Resto in silenzio, osservandola in ogni particolare nella speranza di poter capire cosa diamine abbia combinato.
Voglio farle capire che per me è diventata importante, che voglio passare con lei il resto della mia vita, ma le parole mi restano bloccate in gola...
Non so neanche se questo è il momento più adatto per rivelarle ciò che provo.
Non sono sicuro di niente, ormai, se non del fatto che voglio la voglio al mio fianco, per sempre.
"Si può sapere cosa stavi cercando di fare?" mi chiede improvvisamente lei, strappandomi ai miei pensieri.
"A dire il vero, non lo so neanche io" ammetto flebile "Sto cercando di capire... una cosa, ma non ci riesco".
"E prendere la parete a testate ti sembra una buona idea per risolvere quest'enigma?" ribatte Fumiyo, inarcando un sopracciglio.
Un sorrisetto ironico le incurva quelle labbra sexy che mi tormentano ogni notte, quando dice "Sentiamo, allora. Cosa ti angustia a tal punto, Masi-chan?".
Pronuncia quel nomignolo affibbiatomi da Akemi con tono ironico, che sparisce immediatamente quando le rivolgo uno sguardo sorpreso.
"Ti chiedo scusa, dubito di avere il permesso di chiamarti in questo modo" mormora piatta, tornando ad esaminarmi la fronte, ma stando ben attenta a non fissarmi in volto.
"Puoi chiamarmi come vuoi" replico sorridendo, sentendomi stupidamente felice che voglia aumentare la nostra confidenza.
Perché, di colpo, quel nomignolo che odio mi sembra così bello?
Possibile che dipenda solo dal fatto che l'ha pronunciato lei, muovendo quelle labbra rosee che bramo di baciare?
I suoi occhi si puntano improvvisamente nei miei, animati da una scintilla sorpresa che mi fa sorridere ulteriormente.
"A dire il vero, stavo cercando di capire cos'ho detto per farti arrabbiare in quel modo, poco fa" ammetto dopo un po', ammaliato da quello sguardo verde intenso.
È come se m'ipnotizzasse, impedendomi di nasconderle qualsivoglia pensiero, per quanto recondito possa essere.
"Farti star male è l'ultima cosa che voglio" sussurro più flebile, sperando e temendo al tempo stesso che senta le mie parole.
Mentre cerco ancora di decifrare cosa vorrei davvero, vedo qualcosa accendersi nel suo viso, illuminandolo, prima che torni alla solita pacatezza.
"Nulla che debba impensierirti" dice tranquilla, ma percepisco chiaramente il suo cuore battere più forte ed ho l'impressione che la situazione stia diventando molto più interessante.
Cosa mi nascondi, Fumiyo? Cos'è che non vuoi dirmi?
Sono quasi sul punto di chiederglielo, ma l'arrivo di Akemi con l'acqua mi blocca e resto così, impalato come un idiota, mentre Fumiyo mi medica la mano e la fronte, prima di farmi bere uno strano intruglio che mi spedisce dritto dritto nel mondo dei sogni.
In quello stesso mondo dove lei continua inconsapevolmente a tormentarmi.
Mentre sento gli occhi chiudersi, riesco a vedere la sua figura inginocchiarsi al mio fianco per controllare le fasciature.
La tentazione di stringerla a me è forte, ma sono troppo intorpidito per muovermi e non posso fare altro che sperare che il momento in cui potrò farlo arrivi presto.
Osservando il suo viso candido, un tenue sorriso mi appare in volto Sei il desiderio che tormenta la mia mente e la mia anima, Fumiyo. Un tormento che finirà solo quando sarai mia. E lo sarai, te lo giuro. Ti conquisterò, in un modo o nell'altro....

Non ho idea di quanto abbia dormito, ma al mio risveglio mi ritrovo a fissare il viso senza tempo di mio nonno.
Sciogliendo i muscoli indolenziti, mi alzo a sedere e mi passo una mano sulla nuca "Perché ho la vaga impressione che tu mi voglia dire qualcosa?".
"Pensi bene, nipote" lo sento replicare "Volevo sapere come ti senti. Akemi mi ha detto di averti trovato a battere la testa contro la parete".
Sentendomi un perfetto idiota, abbasso lo sguardo "Ho mille pensieri per la testa, nonno. È come se fossero diventati un tornado che non mi lascia in pace".
"Immagino che ti senta spaesato per la scomparsa di Inuken" mi dice in tono comprensivo "So cosa stai provando, ragazzo mio. Non è facile sopportare anche questo".
Sentendo gli occhi inumidirsi, mi sforzo di mantenere un minimo di contegno; non voglio mostrarmi debole davanti a lui.
"Ce la farò" mormoro a denti stretti "Supererò anche questo... Devo farlo".
Se mi lascio sopraffare dalle emozioni, come potrò essere un buon capo per la tribù?
Come potrei rendermi degno di mio padre?
"Masaru, non c'è bisogno che fingi, non davanti a me" mi dice mio nonno, poggiandomi una mano sulla spalla.
Un sorriso comprensivo gli incurva le labbra "So che stai peggio di quanto vuoi far credere. Ti conosco da quando sei nato".
"Anche se stai diventando un enigma perfino per me" ammette dopo un po', cercando di incrociare il mio sguardo.
Cosa che io cerco di evitare accuratamente, mentre un dubbio mi s'insinua nella mente.
"In che senso?" domando, sentendomi sempre più agitato davanti a quegli occhi inquisitori.
Che si sia accorto che sempre più spesso mi soffermo a guardare Fumiyo, a seguire i suoi spostamenti?
So che devo parlargli della mia decisione, ma... non nego che sono terrorizzato all'idea della sua reazione.
E se fosse contrario? Se mi costringesse a scegliere tra il cuore ed il comando?
Cosa dovrei fare? Pensare al bene della tribù.. o seguire ciò che sento nell'animo?
Le ultime parole di Inuken continuano a rimbombarmi nella mente, causandomi una fitta di nostalgia e dolore "Sono sicuro che quella donna ti cambierà totalmente la vita".
Eccome se me la sta cambiando...
Una volta non avrei avuto la minima esitazione nello scegliere tra il mio ruolo di capotribù e questo sentimento, che pensavo neanche di poter provare, mentre ora....
"Ricordi quando abbiamo affrontato l'argomento della discendenza?" mi chiede mio nonno, strappandomi alle mie domande prive di risposta e rivolgendomi uno sguardo apparentemente impassibile.
Se non lo conoscessi, direi proprio che stia parlando di qualcosa di banale come il tempo...
"Lo ricordo, nonno" rispondo pacato, preparandomi a qualunque osservazione o domanda voglia rivolgermi.
E che i Kami mi assistano...
"Vorrei sapere se c'è una qualche ragazza che abbia attirato il tuo interesse" mi dice lui, sedendosi sulla stuoia "Insomma, non sei più un cucciolo inesperto".
Contrariato dalle mie stesse reazioni, alzo gli occhi al cielo per non mostrargli il rossore che mi tinge le guance.
Odio quando la mette su questo piano...
"A dire il vero... C'è qualcuno" ammetto flebile, lasciandomi sfuggire un sospiro nell'abbassare lo sguardo "Una persona speciale".
Il viso di mio nonno si adombra appena "Per quanto la cosa sarebbe comprensibile, mi auguro che tu non stia parlando di Akemi".
"È una yasha dotata di coraggio e determinazione, non c'è dubbio, ma... non la vedo adatta a te, figliolo" mormora sovrappensiero "E inoltre, dovresti ricordare che...".
"Siamo imparentati, seppur abbastanza alla lontana" concludo io "No , nonno. Non è di Akemi che sto parlando".
Il suo viso si rilassa appena, ma io temo che tornerà a preoccuparsi e non poco; la scelta che sto per prendere cambierà radicalmente molte cose.
"E chi allora?" lo sento chiedermi "Akemi è l'unica con cui passi più tempo. Sembra che tu non veda neanche le altre yashe...".
Rendendomi conto che il momento critico è giunto, deglutisco a fatica e mi sforzo di racimolare tutto il coraggio che possiedo.
"Non è una yasha, nonno" ammetto infine, guardandolo negli occhi "Non completa, almeno".
Vedo una scintilla di comprensione illuminargli lo sguardo, mentre le mie parole si fanno largo nella sua mente.
"Non mi starai dicendo che...?" mormora incredulo, sporgendosi verso di me "Masaru, stai parlando... della figlia di Noriaki?".
Lentamente, annuisco, pronto a subire la sua collera.
Non m'importa cosa dovrò patire, ma non intendo rinunciare ai sentimenti che provo nei confronti di quella femmina saccente e dannatamente dolce che mi ha preso il cuore.
Non ho paura di ammettere ciò che provo, di annunciare a tutti cosa sento per lei.
Perché ormai Fumiyo è la mia vita, e so che potrò affrontare ogni difficoltà, se mi resterà accanto.
Lo sento fin nel profondo dell'anima...
So che non sarà facile, so che incontreremo molti ostacoli.. ma se mi vorrà al suo fianco, allora potremo superare tutto.
E custodirò il suo segreto, il momento in cui è così vulnerabile, a costo della vita.
Lo conserverò con cura dentro me, finché avrò vita.
"Beh, questa.. è una notizia che non mi aspettavo" mormora infine mio nonno, interrompendo il pesante silenzio che ci ha avvolto.
"Ma vorrei capire" continua perplesso "Perché proprio lei? Insomma, non si può dire che andiate esattamente d'amore e d'accordo...Senza contare che ti metteresti contro parte della tribù".
"La pensavo come te, fino a poco tempo fa" rispondo con voce atona "Ed ho cercato di soffocare ciò che provavo, per il bene della tribù ed il mio".
"Non sapevo che fare" ammetto in un sussurro "Da un lato, volevo dimenticarla... E comportarmi secondo le regole che ci tramandiamo da secoli".
Un sospiro amareggiato mi sfugge dalle labbra "Dall'altro, so con certezza che sia l'unica persona, l'unica dell'intero universo, in grado di rendermi felice".
Un mesto sorriso mi appare in volto "È stato Inuken a farmi aprire gli occhi. A permettermi di capire cosa mi si agitava dentro al solo pensarla...".
Mi accorgo appena dell'espressione sorpresa di mio nonno, mentre mi alzo in piedi "So a cosa vado incontro, ma sono disposto a tutto pur di starle accanto".
"Mi rendo conto d'infrangere molte regole, ma.. forse è il momento di cambiare, non trovi?" gli chiedo, voltandomi appena verso di lui.
"Siediti, nipote" mi dice calmo, ma percepisco chiaramente quella leggera nota di comando che usa sempre quando dobbiamo parlare di qualcosa d'importante. 
E quando lo fa, io non sono mai tranquillo.
Figuriamoci ora, che rischio di mettermi contro tutte le persone a cui tengo per seguire il mio cuore.
Ora comprendo come si dev'essere sentita Izayoi, quando ha compreso di essere innamorata di Inuken.
Gli occhi scuri di mio nonno si fissano nei miei e sento un involontario brivido percorrermi la schiena.
Certe volte, ho quasi l'impressione di annegare in quello sguardo colmo di esperienza.
"Allora ragazzo, parliamoci chiaro. È lei quella che vuoi davvero?" mi chiede serio "È davvero lei quella che riesce a farti battere il cuore? Che ti fa sentire felice?".
Mi limito ad annuire, incapace di trovare le parole adatte a spiegare quello che sento dentro ogni volta che la vedo, che mi passa vicino...
Ormai, Fumiyo è tutto per me. Il sorriso comprensivo di mio nonno mi riscuote e sento una nuova speranza accendersi nel mio petto.
"Allora ascolta me, nipote" mi dice, rivolgendomi uno sguardo penetrante "Qualunque stronzata ti passi per la testa, l'unica cosa da fare è parlare e farle sapere quello che lei rappresenta per te".
"E quando ti rendi conto di sbagliare, chiedile scusa" aggiunge serio "Non farti correre dietro, ma valle incontro. Ed amala con tutto te stesso".
"Lei potrebbe guarire il dolore che hai dentro" aggiunge, a voce così bassa che quasi penso di essermela immaginata quella frase "E so che la difenderesti con tutto il cuore".
Sentendo la gratitudine inumidirmi gli occhi, lo abbraccio con calore, incapace di esprimermi a parole.
Grazie di aver capito quanto sia importante per me, nonno. Grazie di cuore.

Seduto fuori dalla grotta, ripenso alla reazione di mio nonno, al suo sorriso complice quando mi ha detto di essere fiero di me.
Non credevo che avrebbe compreso così a fondo cosa Fumiyo mi scatena nell'anima, che avrebbe accettato i miei sentimenti nei confronti di quella ragazza così speciale.
Ma ora viene il difficile...
Se mio nonno ha accettato, non si può dire lo stesso di Noriaki.
Insomma, è stramaledettamente geloso della figlia ed è disposto a tutto per proteggerla.
Come posso fargli capire che io la amo davvero?
Che desidero proteggerla starle accanto per tutta la vita?
Non ne ho idea, così come non so come dirlo a Fumiyo.
Per quanto si nasconda, sento che prova qualcosa per me. Qualcosa di forte.
A furia di riflettere sul suo comportamento, non posso che esserne certo.
Devo solo trovare il momento per dirle cosa mi scatena lei dentro...
Un improvviso grido di battaglia mi riscuote dai quei pensieri e scatto in piedi, rendendomi conto che stiamo per subire un attacco.
E qualcosa mi dice che sarà ben peggiore di quelli che abbiamo affrontato in passato.

Fatto. ditemi, che ve ne pare? questo è un capitolo di transizione, l'azione la vedrete nel prossimo e.. vi dico fin d'ora che il presagio di Masaru è concreto e fondato! poi capirete... Specie tu, Scarlet_Sky_Dream Per il resto vi è piaciuto il modo in cui Masaru ha ammesso al nonno cosa prova per Fumiyo? personalmente, ho ADORATO la scena in cui il caro lupo inizia a dare testate alla parete.. XD Fatemi spaere cosa ne pensate, ok? ogni commento è ben accetto :-) un bacione a tutti! a presto!
vostra
Alys'93

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Capitolo 10
*** Giuramenti ***


Eccomi qui, dopo un fantastiliardo di anni... Mi dispiace di averci messo così tanto, ma è stato più difficile del previsto mandare avanti questa storia con l'uni che scocciava! comunque sia, ringrazio tutti caolorosamente per la pazienza che dimostrate nel seguire questa storia. Ve ne sono infinitamente grata :-D e vorrei approfittare di un altro paio di secondi per ringrazriavi come si deve. Un enorme grazie va a: 

giada1999 
Harmony95
Shiori_chan 
Zick
  

 

per aver inserito questa storia tra le preferite e: 

 

 

Cassiopeya 
Dannata93 
Franky91 
giada1999 
MadHatterJoe 
Nicole221095 
Shinkocchi_
 

per averla inserita tra le seguite. ed un GIGANTESCO GRAZIE va anche a tutti coloro che si limitano a leggere i vari aggiornamenti. vi sono debitrice. grazie di cuore! ora, da brava bambina :-P, vi lascio in pace, in modo che possiate godervi l'aggiornamento. Buona lettura! ^_^


 

Capitolo 10: Giuramenti

Pov Masaru
Con un ringhio furioso, abbatto la lama della katana sul mio avversario, ignorando il sangue caldo e ferroso che mi colpisce al volto.
Non ne posso più di questi attacchi, sono stufo!
Ed il guaio è che arrivano sempre nei momenti peggiori per me, quando devo districare i migliaia di pensieri che mi affollano la mente.
Tutto ciò che vorrei, ora, è sedermi da qualche parte, in santa pace, e parlare con Noriaki.
Devo dirgli cosa provo per sua figlia, devo chiedergli la sua benedizione...
Insomma, ho già mille problemi!
E questi dannati lupi rossi non ne vogliono proprio sapere di lasciarci stare!
Alle mie spalle, sento le imprecazioni di Akemi, che affronta un altro di questi bastardi a suon di artigli.
Certo che quando si ci mette, fa davvero paura!
Con una spinta, levo di mezzo un altro seccatore, spedendolo dritto dritto contro una sporgenza, sulla quale rimane impalato come uno spiedo.
Te la sei cercata penso feroce, preparandomi ad affrontare il prossimo avversario, ma qualcosa mi distrae.
"Perché non ve ne state a casa vostra, una volta tanto!?" esclamo furioso, caricando un altro demone che ha avuto l'insana idea di puntare la mia Fumiyo.
Un colpo d'artigli lo leva dai piedi e trasalisco nel vedere gli occhi verdi di lei illuminati da una scintilla di ferocia che la rende.. incredibilmente bella.
Oltre che inquietante.
Almeno quanto il pugnale che stringe tra le mani, sporco di sangue fino all'elsa...
Decisamente, sa bene come difendersi e mi ritrovo a sorridere come un imbecille davanti alle sue capacità.
"Attento alle spalle!" mi dice all'improvviso, facendomi cadere a terra e colpendo con un calcio l'ennesimo guerriero che aveva tentato di colpirmi alle spalle.
Assecondo il movimento senza problemi, rimettendomi in piedi con un colpo di reni e la spingo di lato, evitando per un soffio una freccia lanciata da chissà dove.
"Attenzione! Hanno anche degli archi, stavolta!" avverto i miei compagni, che subito iniziano a sparpagliarsi per evitare i dardi.
Con un ruggito colmo di rabbia, mi slancio verso uno degli arcieri, colpendolo al viso con tale forza da fracassargli le ossa e gli strappo l'arma di mano, ritorcendola contro i suoi alleati.
Non sono mai stato troppo bravo con queste armi ningen, ma me la cavo quel che basta per non colpire i miei amici.
Incocco rapidamente un'altra freccia e la spedisco dritta contro uno di quelle teste rosse, ma qualcosa mi colpisce alle spalle, facendomi ruzzolare giù dalla sporgenza.
Mi accorgo appena delle grida spaventate di Akemi, a cui si unisce ben presto Fumiyo; la testa mi gira da far male.
Un piede mi si pianta sulla gola, facendomi boccheggiare, e sento il sangue gelarmisi nelle vene nel riconoscere il demone che mi ha bloccato.
"Baiko, dannato bastardo!" sputo furioso "Quanti dei tuoi guerrieri intendi ancora perdere, prima di renderti conto che non ti cederemo un passo del nostro territorio?!".
Baiko sogghigna crudele "Non credo che tu sia nelle condizioni di poter minacciare o altro, Masaru".
E, tanto per sottolineare il concetto, mi preme con forza il piede sulla gola, mozzandomi il fiato.
Gentile da parte sua...
Cerco di rifilargli un calcio per liberarmi, ma ottengo solo una maggior pressione sulla carotide.
"Levati di dosso, fetido essere!" impreco furioso, afferrando la lancia con cui cerca di trafiggermi. 
Se pensa di avermi già battuto, è solo un povero idiota!
Un idiota che dovrebbe migliorare l'igiene personale aggiungo tra me, arricciando il naso con disgusto.
"Quand'è stata l'ultima volta che ti sei lavato, Baiko?" commento, riuscendo a fargli perdere l'equilibrio e puntandogli contro la sua arma "Puzzi come un cadavere".
"Da quanto il tuo nobile naso si è fatto così delicato?" ironizza lui, per nulla preoccupato del fatto che potrei sgozzarlo da un momento all'altro.
"Da quando mi tocca sopportare la tua fetida puzza" replico stizzito, creandogli un solco vermiglio sulla spalla "Richiama i tuoi, Baiko. E forse ti risparmierò la vita".
"Credi davvero di aver già concluso questa schermaglia?" ride lui, cogliendomi di sorpresa e scaraventandomi contro la parete rocciosa.
Mentre io sono impegnato ad evitare di sfracellarmi contro i massi, lo sento gridare "Prendete quelle due! Senza le guaritrici, saranno persi!".
Quelle frasi mi fanno gelare il sangue nelle vene e sento il cuore mancarmi un battito nel vedere che quei dannati puntano Fumiyo ed Akemi.
Sanno che senza di loro, non potremmo mai riprenderci come facciamo sempre e che molti guerrieri morirebbero per via delle ferite.
Aveva pianificato tutto, quel bastardo!
Con un ruggito che mostra tutta la mia ira, mi slancio verso quei dannati che hanno accerchiato le due ragazze, colpendoli con una rabbia che credevo di poter provare.
Non permetterò a nessuno di toccare la mia migliore amica, menché mai colei che ora è la custode del mio cuore.
La ferocia che mi permea i muscoli trova sollievo solo quando sento i gemiti di dolore di quei vermi, mentre cercano disperatamente di evitare i miei assalti... e quelli di Noriaki.
Non l'ho mai visto tanto furioso e capisco inconsciamente cosa sta provando; non permetterà ad anima viva di far del male a sua figlia.
Per quel che mi riguarda, ognuno di questi dannati morirà per aver solo osato sfiorarla con le loro sudice zampacce!
 
Pov Fumiyo
Questo nuovo attacco è ben più feroce di quelli che abbiamo affrontato fin'ora e quasi fatico fatica a non restare ferita dai numerosi colpi che cercano d'infliggermi.
Alla mia destra, vedo Akemi scagliarsi con rapidità eccezionale contro uno dei tanti avversari, scaraventandolo a terra e finendolo con un preciso colpo d'artigli.
Non riesco a trattenere un brivido di terrore a quella scena, perché la mia amica è una delle migliori guerriere della tribù... forse è per questo che va tanto d'accordo con Masaru.
Però, nonostante la gelosia che provo nei suoi confronti per via del rapporto confidenziale che ha con il mio guerriero, devo ammettere che combattiamo bene insieme.
Sarà l'intuito femminile, ma capiamo sempre cosa voglia fare l'altra e ci aiutiamo a vicenda.
Il pensiero appena formulato mi paralizza di colpo; da quando ho iniziato a pensare a Masaru come il mio guerriero?
Possibile che mi sia innamorata al punto da non capirci più niente?!
La mia distrazione mi risulta fatale, perché, di colpo, mi ritrovo immobilizzata da un presa ferrea che non mi piace per niente.
Mi volto appena in tempo per scorgere il ghigno poco promettente del demone lupo che mi ha afferrato per il braccio, prima che un colpo alla nuca mi faccia gemere.
Non perdo conoscenza solo perché sono riuscita a spostarmi quel che basta per evitare che centrasse un nervo importante, ma sono comunque stordita.
Mi ritrovo carponi, boccheggiando per il colpo, ma uno spruzzo caldo mi colpisce parte del viso, facendomi riscuotere.
Inorridisco appena nel vedere che è sangue e che appartiene al mio aggressore, ma mi riprendo rapidamente nel vedere Akemi che mi porge la mano.
"Dobbiamo aiutare Masaru" mi dice rapida, guidandomi verso il lato est della gola "Se la sta vedendo da solo con Baiko e quel bastardo non esiterà a colpi bassi pur di levarselo dai piedi!".
Sento il cuore accelerare la sua corsa, terrorizzata all'idea di quello che potrebbe succedere a Masaru, e prendo a correre il più velocemente possibile.
Ma la nostra corsa subisce una brusca fermata quando ci ritroviamo circondate da un grosso numero di nemici, ansiosi di farci a pezzi.
Mi accorgo appena della sagoma che ci sta superando in volo; le mie orecchie sono concentrate su una voce che ha il potere di farmi raggelare.
Baiko sta guardando nella nostra direzione, sbraitando ai suoi guerrieri "Prendete quelle due! Senza le guaritrici, saranno persi!".
Non riesco a crederci... puntavano noi fin dall'inizio!
Con il cuore in gola, rivolgo uno sguardo ad Akemi, che annuisce appena.
Non sarà facile liberarsi di questo idioti, ma certo non ci faremo sconfiggere tanto facilmente.
Stringo con più forza il pugnale e mi avvento contro il primo di quegli idioti, ma vengo bruscamente afferrata da dietro e sento il fiato mozzarmisi in gola.
Chiunque sia il tipo che mi ha fermata, ha una mano gigantesca!
Non riesco a respirare come vorrei e, prima che possa rendermene conto, mi ritrovo a scalciare in aria.
Purtroppo, Akemi non è in una situazione migliore ed inizio a spremermi le meningi in cerca di una soluzione.
Dobbiamo liberarci di questi vermi, o siamo spacciate!
Un coro di gemiti si fa largo fino a me e sgrano gli occhi nel vedere alcuni di quei bastardi cadere sotto i colpi furiosi di Masaru e di mio padre.
Ma io non ho la minima intenzione di farmi salvare come se non fossi in grado di difendermi e cerco di liberarmi dalla presa soffocante in cui sono bloccata.
Per tutta risposta, quel dannato che mi ha presa aumenta la presa sulla mia gola ed io non riesco a trattenere un gemito.
Fatico a tenere gli occhi aperti, ma sento distintamente cosa sta succedendo attorno a me.
"Te lo dirò solo una volta, Baiko. Lasciale andare! O ti giuro che morirai tra atroci sofferenze" sibila Masaru, a pochi metri da me.
"Non dirmi che ci tieni a queste due nullità" lo deride l'altro, troppo vicino per i miei gusti "Posso capire che, magari, abbiamo in pugno la tua promessa... ma che cavolo te ne fai di una misera hanyou?".
La sua.. promessa? Akemi è la promessa sposa di Masaru?
Possibile che io abbia capito male.. o che non mi sia mai resa conto di quello che mi stava accadendo intorno?
Sento una fitta atroce colpirmi al cuore e devo mordermi le labbra a sangue per impedirmi di piangere come una bambina.
Come una sciocca, mi sono crogiolata in sogni impossibili ed ora ne sto pagando lo scotto.
Ma come ho potuto solo pensare che...?
"Non sono costretto a darti spiegazioni di nessun tipo" replica Masaru, sempre più vicino "Ora lasciale, o pagherai caro quello che stai facendo".
La risata di Baiko sembra gettare acido nella ferita che mi si sta scavando dentro e sento una lacrima sfondare la barriera delle palpebre, scivolandomi sulla guancia.
È troppo... non ce la faccio a sopportare una cosa simile. Fa troppo male.
Di colpo, dei gemiti acuti mi arrivano alle orecchie ed io mi sento cadere nel vuoto.
I miei occhi incrociano improvvisamente quelli neri di Masaru e sento il cuore correre a più non posso nel rendermi conto di essere tra le sue braccia.
Deve avermi presa al volo dopo aver eliminato lo sgherro che mi stava soffocando, dato che questo ora giace a terra senza vita.
"Co-cosa stai facendo?" gli chiedo a stento, la gola ancora dolorante per la stressa subita.
"Ti proteggo, mi sembra ovvio" replica tranquillo, ma la scintilla che gli ha illuminato lo sguardo non me la racconta giusta.
Mi sta nascondendo qualcosa...
Non ho il tempo di rifletterci ulteriormente, che mi rimettere gentilmente in piedi, accanto ad Akemi "Andate via. Tornate alla grotta e mantenete la difesa".
"COSA?" esclama la mia amica, sconvolta almeno quanto me "Non dirai sul serio, Masaru!".
"Mai stato così serio" risponde lui, allontanandoci da uno dei lupi dell'Ovest, che ci ha puntati con la spada.
"Vogliono eliminare voi, perché sanno quanto siete preziose per la tribù" mormora cupo "E non posso permettere che vi accada qualcosa".
Vedendo che non ci muoviamo, ci rivolge uno dei suoi sguardi peggiori, urlando "VIA, ADESSO!".
Non l'ho mai sentito urlare in quel modo ed arretro d'istinto, spaventata mio malgrado.
Qualcosa, nel suo sguardo nero come la notte, ha come risvegliato un istinto di fuga e non riesco a trattenere un brivido.
Akemi invece sembra aver già subito quell'ordine, perché fa una smorfia stizzita e, presami per mano, mi trascina lontano dal campo di battaglia, dove i due demoni più importanti della mia vita stanno combattendo con inaudita ferocia.
 
Pov Masaru
I miei artigli calano senza alcuna pietà sugli sgherri di Baiko, macchiandosi sempre di più di sangue vermiglio.
Ora mi sono davvero stancato!
Attaccando Fumiyo, questi bastardi hanno firmato la loro condanna a morte!
Con un ruggito che mette in allarme tutti i miei compagni, mi slancio in avanti ed una luce intensa avvolge il mio corpo, mentre assumo le mie sembianze demoniache.
Prima ancora di atterrare sul terreno roccioso, le mie zampe colpiscono con forza alcuni componenti della tribù dell'Ovest, che inizia a ritirarsi precipitosamente.
Francamente, odio dover ricorrere a questa forma per combattere, ma quando è troppo è troppo!
Non tollererò altri attacchi!
Con un ringhio che non promette niente di buono, mi avvento su Baiko, che, sgranando l'unico occhio rimastogli, ordina una rapida ritirata.
Hai capito che con noi non conviene insistere, eh maledetto? esulto dentro di me, mentre lo inseguo verso il confine.
Un improvviso strattone alla pelliccia mi fa bloccare quell'istante che serve a Noriaki per aggrapparsi saldamente alla mia zampa destra, il che mi lascia alquanto perplesso.
"Va' avanti. Conosco questa tecnica" mi dice, con gli occhi grigi puntati sulla boscaglia che circonda la gola "Fanno solo finta di ritirarsi e ci attaccheranno appena ne avranno l'occasione".
"Stai dicendo che dobbiamo andare a stanarli come conigli?" chiese Sosuke, che corre al mio fianco.
"Esattamente" replica l'altro "Sono certo che sfrutteranno anfratti e macchie d'alberi per celarsi alla vista ed all'olfatto quel che basta per coglierci di sorpresa".
"Perfetto" ringhia Aiko, stringendo la katana "Allora andiamo a prendere quei bastardi!".
Capendo che l'esperienza di Noriaki ci sarà più che fondamentale, gli faccio cenno di guidarci.
Non ho mai affrontato una simile situazione in tutti i miei anni di vita e non voglio commettere errori che possano mettere in pericolo la tribù.
Muovendoci nel modo più silenzioso possibile, iniziamo a setacciare la foresta palmo a palmo e non passa molto prima di trovare i primi avversari.
Non riesco a trattenere un brivido quando Noriaki ne fa fuori un paio semplicemente infilato la lama del pugnale tra una vertebra e l'altra del collo.
Un modo dannatamente silenzioso ed efficace...
Con un moto d'orgoglio, mi riscuoto da quelle sensazioni e continuo ad annusare la zona, in cerca del fetore di quei dannati lupi rossi.
Un improvviso fruscio attira la mia attenzione e faccio in tempo a voltarmi per evitare una lancia, che si pianta con un tonfo sordo alle mie spalle.
Il gemito gorgogliante che mi giunge alle orecchie mi fa drizzare il pelo ed inorridisco nel vedere Sosuke, impalato contro un grosso albero.
No! esclamo orripilato, precipitandomi al suo fianco con gli altri del gruppo Sosuke, resisti! Ti riportiamo alla tribù.. tieni duro!.
Lo vedo sorridere, nonostante la lancia che gli penetra nello stomaco, mentre scuote impercettibilmente la testa.
"Non ce la farei" gorgoglia, mentre il sangue gli cola da un angolo della bocca "Ma forse.. Forse è meglio così".
Una luce che ben conosco si accende nei suoi occhi, mentre sussurra "Almeno.. morirò da guerriero. Come ho sempre.. sempre voluto".
Di colpo, prende a tossire con forza, macchiando di sangue il terreno ai suoi piedi.
Vorrei avvicinarmi, aiutarlo in qualche modo, ma purtroppo comprendo freddamente che non posso fare nulla per salvargli la vita.
Non riusciremmo mai a portarlo all'accampamento prima che muoia.
Sei stato un grande combattente, Sosuke mormoro sincero E sarai sempre ricordato come uno dei più coraggiosi demoni della tribù.
Lo vedo sorridere appena, tra i vari colpi di tosse "Peccato solo che... che non abbia potuto restituire... il favore a quella mezza-lupa. Mi doveva.. la rivincita".
Il sangue che gli macchia il viso scende sempre più copioso e, quando smette di tossire, comprendiamo che il suo spirito se n'è andato.
Mi volto parzialmente dall'altra parte, stringendo i denti per cercare di contenere il dolore che accompagna sempre una perdita.
Non sono mai andato particolarmente d'accordo con Sosuke, ma perdere un componente della tribù.. non è mai facile.
In fondo, siamo tutti una grande famiglia e perderne un membro fa male. Dannatamente male.
Nel vedere il corpo del nostro compagno accasciato contro il tronco, Aiko emette un ruggito frustrato, lanciando la sua katana tra un mucchio di cespugli e trasaliamo nel sentire il tipico tonfo del metallo nella carne.
"Maledizione! Siamo circondati!" esclama Noriaki, dando le spalle al corpo inanimato di Sosuke e preparandosi a combattere.
Dalle mie fauci esce un ringhio di pura ferocia, mentre mi avvento contro il gruppo di stolti che ha deciso di farci fuori.
Pagheranno caro tutto ciò che hanno fatto!
Cominciamo a combattere con tutte le nostre energie, desiderosi di vendicare il compagno caduto, ma ci rendiamo presto conto che sono troppi per soli tre demoni.
"Dobbiamo ritirarci, se non vogliamo rimetterci la pelle" sussurra Aiko, evidentemente poco incline a seguire la sua stessa osservazione.
"Ci salterebbero addosso non appena volteremmo loro le spalle" replica Noriaki, abbattendo un lupo rosso che si era avvicinato troppo.
Vedo i suoi occhi grigi spalancarsi per la sorpresa ed io stesso faccio appena in tempo ad accucciarmi, riprendendo le mie sembianze antropomorfe, prima che una lancia acuminata mi passi a meno di mezzo metro dalla schiena.
"Dannazione!" impreco furioso "Ma questi si divertono proprio a giocare al tiro al bersaglio!".
"Dobbiamo andarcene" ripete Aiko, arretrando di un passo "Ma come facciamo? Dietro di noi c'è solo un bel volo nella gola!".
"Forse potremmo semplicemente saltare" propongo, parando un colpo diretto al mio viso "Non abbiamo molta scelta".
"Andate" dice Noriaki, avanzando appena "Li trattengo il tempo necessario perché vi allontaniate".
"Non se ne parla!" esclamo furioso e terrorizzato al tempo stesso "Rischi di fare la fine di Sosuke!".
Nel vederlo rivolgerci un ghigno pericoloso, sento un brivido gelido percorrermi la schiena.
Ma cos'ha intenzione di fare?
"Aiko, vai prima tu" dice improvvisamente Noriaki "Se ci muoviamo sparpagliati, avremo più possibilità".
"E preparati a coprire le spalle a Masaru" aggiunge, mortalmente serio "Poi entrambi farete lo stesso con me".
"Tu sei folle" commenta Aiko, eseguendo l'ordine ricevuto ed arretrando rapidamente verso il bordo della gola.
"Sai che rischi seriamente di farti ammazzare" lo apostrofo, non appena riesco a tirare un po' di fiato tra i vari attacchi.
"Lo so, ma è fondamentale che tu torni alla tribù, Masaru" mi replica pacato "Hanno bisogno di te".
"Non intendo lasciarti qui solo perché sarà compito mio guidare la tribù" ringhio furioso "Sono uguale a te, ad Aiko... Non ho il diritto di salvarmi rischiando di far ammazzare te".
Sul suo viso compare un sorriso compiaciuto, ma scuote la testa, spedendo un altro lupo dell'Ovest a rompersi l'osso del collo nella gola.
"Non te lo chiedo solo per la tribù, Masaru" mi dice all'improvviso "Te lo chiedo anche per mia figlia".
A quelle parole, mi sento gelare il sangue nelle vene; che abbia capito cosa provo per Fumiyo prima che gliene parlassi?
O lei gli ha detto qualcosa su di me?
Non ho tempo per chiedermelo ulteriormente, che i vari colpi ci costringono ad arretrare verso il bordo della gola.
La situazione si fa sempre più complicata.
Mentre io e Noriaki cerchiamo un modo per scamparcela senza rimetterci la pelle, una voce fin troppo nota mi fa ringhiare.
Sul volto di Baiko è dipinto un ghigno crudele, mentre ci deride "E così, siete rimasti solo in due. Poveri stolti...".
"Non ti conviene sottovalutarci, Baiko" lo avverto, mostrando le zanne in segno di sfida "Possiamo darti dei seri problemi anche così".
Quel bastardo riesce a mandarmi i nervi a fiori di pelle con un semplice gesto, scoppiando a ridere come se gli avessi detto qualcosa di particolarmente spassoso.
Vorrei approfittarne per avventarmi sulla sua gola e squarciargliela, ma un improvviso strattone mi fa perdere l'equilibrio e mi accorgo appena di precipitare verso il fondo della gola.
Fortunatamente, riesco ad evitare di sfracellarmi, ma inorridisco nel ritrovarmi ricoperto di sangue sul petto.
E questo sangue non è mio...
Con il cuore in gola, mi volto verso Noriaki, che si preme una mano contro lo sterno: una punta di freccia giace spezzata poco distante, ma il resto dell'asta è ben visibile sulla sua schiena.
"No!" ansimo terrorizzato, mentre lo faccio appoggiare a me "Noriaki, razza d'idiota! Perché diamine ti sei messo in mezzo?".
"Perché so che sarai un capo.. degno di tuo padre" sussurra tranquillo, seppur a denti stretti per via del dolore "Ed è mio dovere... fare in modo che la tribù sopravviva".
"Ti porto da tua figlia" mormoro con il fiato corto, sollevandolo di peso e cominciando a correre verso casa "Stringi i denti, avanti!".
"Promettimi che la proteggerai, se non dovessi farcela" mi supplica improvvisamente lui, mentre attraversiamo la macchia di foresta che ci separa dalla tribù.
Impiego qualche istante a capire a chi si riferisca e sento il cuore balzarmi in gola nel notare quanto sangue stia perdendo.
Dannazione, devo sbrigarmi!
"Promettimelo, Masaru" continua Noriaki, gli occhi chiusi per trattenere il dolore "Tu.. Tu sei l'unico.. a cui posso chiederlo".
"Perché proprio io?" sussurro incredulo "Perché lo chiedi proprio a me, Noriaki? Fumiyo è al sicuro, con la tribù".
"Perché so che ci tieni a lei" lo sento mormorare "L'hai sempre protetta e.. Non so cosa provi esattamente per lei, ma so che farai il possibile affinché non le accada nulla".
Leggendo terrore ed ansia per la figlia nei suoi occhi, sento una morsa stringermi il cuore "Te lo giuro, Noriaki. Farò il possibile per difenderla e tenerla al sicuro".
"Ma tu pensa a resistere" gli intimo furioso e spaventato al tempo stesso "Quella ragazzina ha ancora bisogno di te".
"Ti ringrazio, Masaru" sussurra lui, ora più sereno "Non hai idea di quanto sia importante per me".
Sforzandomi d'imprimere più forza possibile nelle gambe, arrivo finalmente alla caverna dove si trova la tribù e sospiro appena nel vedere Aiko già lì.
Una freccia gli ha causato un lungo taglio lungo il braccio, ma per il resto sembra stare bene.
Con il cuore in gola, cerco Fumiyo con lo sguardo, ma è lei a vedermi per prima e si slancia nella mia direzione, gli occhi dilatati per la paura.
"Padre!" esclama terrorizzata, mentre depongo Noriaki su una delle stuoie "Padre, cosa ti è successo?".
"Nulla che.. che tu possa curare, piccola" sussurra lui, rivolgendole uno sguardo malinconico "Ormai è finita...".
E me ne rendo conto io stesso, nel sentire il gorgoglio del sangue che precipita nei polmoni ad ogni respiro; di questo passo soffocherà in breve tempo.
"No!" esclamo furioso "Smettila di dire certe idiozie e resisti! Si potrà pur fare qualcosa!".
Al mio fianco, sento Fumiyo respirare a fatica per il terrore, mentre cerca disperatamente di salvare la vita a suo padre.
"Masaru, premi queste sulla ferita" mi dice di colpo, passandomi delle bende intrise di erbe medicinali "Dobbiamo fermare l'emorragia".
Il suo tono è freddo e deciso, ma vi riconosco una nota di panico mentre si dà da fare con altre erbe.
Sta cercando di essere coraggiosa anche per suo padre e non posso fare a meno di ammirarla, per questo.
"Coraggio, padre" la sento sussurrare, mentre poggia un panno freddo sulla fronte del genitore "Resisti. So che puoi farcela".
In quel momento, nel vederli guardarsi negli occhi, non so se mi faccia più male l'idea di stare per perdere un altro componente della tribù o il pensiero che Fumiyo resterà sola, esattamente come me.
Perdere un genitore è un dolore che non ti abbandona mai, che ti segna per tutta la vita...
Sforzandomi di non far trasparire cosa provo, continuo a premere gentilmente, ma con fermezza le bende mediche sulla ferita.
Farò ciò che posso per salvargli la vita, anche se una parte di me mi ripete che è tutto inutile.
Di colpo, sento la presa di Noriaki sul mio braccio e deglutisco a fatica nell'incrociare i suoi occhi, sempre più spenti.
"Rammenta.. rammenta la tua promessa, Masaru" sussurra flebile, ma con un tono così deciso da farmi tremare "Proteggila... come ho sempre fatto io".
Ancora una volta, annuisco davanti a quelle parole così imploranti e decise al tempo stesso e stringo la mano di Fumiyo, per farle capire che non è sola.
La sento trasalire, mentre il suo sguardo si punta prima su di e poi sul padre, che sta diventando sempre più pallido.
"No, padre" singhiozza furiosa, prendendogli il capo in grembo "Non.. Non puoi lasciarmi sola".
"Me l'avevi promesso!" grida disperata, lasciando che le lacrime le percorrano le guance "Mi hai promesso che non mi avresti mai lasciato!".
"Lo so, bambina mia" sussurra Noriaki "Ma.. è arrivato il mio tempo. E so.. che sarai felice, in un modo.. o nell'altro".
Una scintilla colma di malinconia gli illumina gli occhi grigi, mentre sussurra "Ricordi cosa ti dissi, poco prima che tua nonna... lasciasse questo mondo?".
La figlia si limita ad annuire appena, mentre le lacrime continuano imperterrite a rigarle le guance.
Qualunque cosa le abbia detto allora, sta per ripeterlo ed io.. vorrei poter fare qualcosa per salvarlo.
Sarei disposto a rinunciare alla mai vita, pur di farlo... anche se questo vorrebbe dire addio a Fumiyo senza averle potuto confessare cosa provo per lei.
Ma almeno.. almeno avrebbe Noriaki; non sarebbe sola.
"Spesso, il dolore è la strada che il destino impone alle persone più speciali" sussurra flebile il demone, distogliendomi dai miei utopici pensieri.
Lo vedo stringere la mano della sua creatura, mentre sorride orgoglioso "E tu sei una donna molto speciale, tesoro mio. Ricordatelo sempre".
Quando i suoi occhi si chiudono e lo spirito lo abbandona in un ultimo sospiro, mi mordo un labbro a sangue per trattenermi dall'urlare.
È assurdo... Assurdo che sia successo a lui.
Ma la cosa peggiore di tutte è assistere impotente alla sofferenza di Fumiyo, che resta immobile per qualche istante, pietrificata dal dolore.
Improvvisamente, un grido colmo di disperazione le invade la gola, mentre si accascia sul corpo ormai senza vita del padre "No! Padre, no! Non lasciarmi, ti prego... Non lasciarmi!". 

Ecco qui... Anche questo capitolo è andato. non è stato facile descrivere queste scene, ma spero di aver reso l'idea. Sosuke si è finalmente levato dalle scatole (ed è un bene, credetemi!), ma ora Fumiyo è rimasta sola e Masaru ha giurato al povero Noriaki che la proteggerà a qualsiasi costo. Cosa succederà adesso? 
Ammetto che inizialmente non pensavo che questa storia sarebbe uscita così lunga e.. non ho idea fino a che capitolo arriverò. Spero di non superare i 25, in ogni caso... Giusto la metà del sequel da cui è partita poi tutta l'idea... Comunque sia, spero che possiate consigliarmi. E mi auguro soprattutto che il capitolo vi sia piaciuto. fatemi sapere, qualunque sia il vostro parere ^_^ un bacione a tutti!!
vostra affezionata
Alys'93

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Capitolo 11
*** Cosa provo davvero? ***


Salve a tutti, gente!! Eh, sì.. per quanto l'università mi stia stressando alla grande, sono di nuovo qui. Con un capitolo fresco fresco ^_^ Lo sapete che, per quanto tempo possa passare tra un aggiornamento e un altro, io non abbandonerò MAI nessuna delle mie storie.. e Spero davvero che mi passi il blocco dello scrittore per "Io non mi arrendo!".... Non lo aggiorno da novembre, per me è il colmo! Comunque, ora sono qui con questa Ff e mi auguro possa piacervi. Spero tanto possiate apprezzarlo, dato che è comunque un po' triste.... ma è un preludio, non temete. ;-) A buon intenditore, poche parole! Ora, dato che non voglio seccarvi ulteriormente, vi lascio al nuovo aggiornamento. Un bacione! 



Capitolo 11: Cosa provo davvero?

Pov Fumiyo

Con un singhiozzo mal represso, depongo i fiori che ho raccolto sulla tomba di mio padre, sentendo il dolore farsi più intenso.
Sono già trascorsi tre lunghi mesi da quell'orribile giorno, tre mesi da quando ho sentito la sua voce per l'ultima volta... ma so che questa ferita non si rimarginerà mai.
Prima mia madre, poi mia nonna ed infine... infine anche mio padre; se ne sono andati tutti.
Sono rimasta sola, totalmente sola...
Un nuovo singhiozzo m'invade la gola, mentre sfioro la piccola lapide in pietra che ho creato.
Mi manchi tanto, papà sussurrò addolorata, ripercorrendo con le dita la scritta incisa sulla pietra Non so cosa fare, ormai. Non ho uno scopo per continuare ad andare avanti.
Nuove lacrime mi percorrono le guance, mentre poggio la fronte sul terreno umido, in cerca di un contatto che so non potrà più avvenire.
E quel pensiero mi fa male, più di qualsiasi altra sensazione che abbia mai provato in vita mia.
La morte continua a perseguitarmi con la sua ombra minacciosa, causandomi ad ogni suo passaggio una ferita sempre più profonda.
Perché? Perché, dannazione?
So che Masaru cerca di starmi vicino per aiutarmi ad uscire da questo dolore, ma.. Temo di non farcela aggiungo con un singhiozzo, che mi causa una nuova fitta alla gola.
Ormai, penso di aver versato quasi tutte le mie lacrime, ma non riesco a lenire in nessun modo la sofferenza che mi attanaglia da quel giorno.
Nonostante tutto l'aiuto che sto ricevendo...
Lui sa cosa sto provando ed io.. io l'ho mandato via mormoro colpevole, fissando la roccia bianca L'ho insultato e mi sono comportata come.. come una stupida.
Con un sospiro, stringo le palpebre come per impedire a quei ricordi di tornare a tormentarmi, ma è inutile.
Continuo a vedere il suo volto addolorato, mentre cercava di confortarmi, e se penso a come io...
L'ho ritenuto responsabile di una cosa di cui non ha alcuna colpa. Ho sfogato su di lui la mia sofferenza mormoro a stento, mordendomi il labbro inferiore.
Mi sento in colpa nei suoi confronti, ma in tutto questo tempo non sono riuscita a parlargli, a chiedergli scusa.
Mi sono lasciata annegare nel dolore, allontanando chiunque volesse starmi vicino; soprattutto lui.
Padre, ti prego, dimmi cosa posso fare lo imploro disperata Io.. io lo amo, ma ho paura. Ho paura di perdere anche lui.
Quell'ammissione, seppur improvvisa, mi fa aprire definitivamente gli occhi su quello che provo nei suoi confronti.
Dannazione, lo amo più di me stessa...
Più di qualsiasi altra cosa, a questo mondo.
E la consapevolezza che, quasi sicuramente, Akemi è la sua promessa...
Insomma, non esiste una yasha migliore di lei e, inoltre, è di ottima famiglia. Sarebbe da folli non sceglierla...
Ed è per questo che ho deciso di andarmene, per sempre.
Ormai, nella tribù non c'è più spazio per me; ora che ho perso anche mio padre, è inutile che resti qui.
Con un sospiro, mi rannicchio contro la lapide candida, ripensando all'ultima volta che ho parlato con l'unico demone capace di creare una breccia nel mio cuore.

Flashback
Ancora china sul corpo di mio padre, sempre più freddo con il passare del tempo, non riesco a trovare la forza necessaria ad alzarmi ed affrontare questa terribile realtà.
Non riesco a credere che anche lui mi abbia lasciata, dopo tutto quello che abbiamo affrontato, dopo tutte le difficoltà che siamo riusciti a superare...
Perché i Kami mi stanno facendo questo?
Ciò che ho passato non è abbastanza, per loro?
"Cosa farò adesso?" sussurro flebile, bagnando di lacrime quel volto che tante volte mi aveva rassicurato "Cosa farò senza di te, padre?".
Il non poter sentire più la sua voce, né vedere quella scintilla di orgoglio che mi riservava sempre, nonostante la mia natura a metà.. è come se mi si stesse scavando dentro una voragine.
Una ferita che so non guarirà mai.
Una mano calda si poggia improvvisamente sulla mia spalla ed io mi ritrovo ad affondare il viso nella pelliccia che ricopre la sua armatura, singhiozzando senza sosta.
"Mi dispiace, Fumiyo" mi sussurra lui, stringendomi a sé con dolcezza "Dubito di poter immaginare cosa stai provando ora...".
Questo è vero.. Anche lui ha perso suo padre, quando era molto più giovane di me, ma non sa cosa vuol dire per me perdere l'unica persona che mi ha sempre voluto bene, nonostante tutto...
Nonostante io non sia una demone completa, nonostante non sia particolarmente forte o abile, nonostante sia.. semplicemente me stessa.
"Perché?" gli chiedo, fissandolo in volto, mentre la rabbia prende il posto del dolore "Perché hai lasciato che accadesse, Masaru?".
"Perché non lo hai protetto?" esclamo, mentre la mia voce si fa via via più acuta a causa della sofferenza "Perché lo hai lasciato morire?!".
Senza rendermi conto di quanto sia stupido ed inutile il mio comportamento, comincio a prenderlo a pugni sul petto "Perché non lo hai difeso? Perché, dimmelo! Perché tu ed Aiko siete riusciti a tornare e lui... lui, invece...".
Con un singhiozzo, mi accascio su me stessa, portandomi una mano sulla bocca per soffocare i singhiozzi.
"Ci ho provato, Fumiyo" lo sento mormorare, la voce ridotta ad un sussurro "Ho fatto tutto ciò che potevo... Ma non è bastato".
"Tuo padre.. aveva un piano per salvarci tutti" mi dice, accarezzandomi lentamente le spalle tremanti "Ma, alla fine, ha dato la sua vita per me".
Scossa come sono da quelle parole, quasi non mi rendo conto del profondo sospiro, più simile ad un singhiozzo, che gli scaturisce dal profondo della gola.
"Non hai idea di quanto mi senta in colpa" aggiunge, affondando il viso tra i miei capelli "Avrei dovuto evitare tutto questo. Ero io il bersaglio di quella freccia...".
Le sue frasi creano nella mia mente le probabili immagini di quanto è successo e sento ogni singolo muscolo irrigidirsi.
Mio padre è morto per causa sua...
Perché ha voluto difenderlo, pur sapendo che rischiava la vita.
Sentendo il dolore unirsi alla rabbia in un vortice d'immani proporzioni, mi scosto violentemente da lui e scatto in piedi.
"È colpa tua" sussurro furiosa, prima che un cupo ringhio mi riverberi nella gola "È solo colpa tua, se mio padre è morto!".
Alle mie spalle, sento un ruggito di avvertimento, ma non mi volto neanche a vedere di chi si tratti. Non m'interessa.
I miei occhi sono fissi sulla causa del mio dolore e stringo i pugni con tale forza da ferirmi.
Ogni mio muscolo è teso, pronto a slanciarsi contro di lui, ma sento una presa ferrea bloccarmi da dietro.
Automaticamente, cerco di liberarmi, ma degli artigli affilati mi si puntano alla gola, mentre ringhio come un animale inferocito.
"Lasciami andare!" grido furiosa, dimenandomi con tutte le mie forze "Lasciami, adesso!".
"Hiroshi, lasciala" dice Masaru, fissando il mio carceriere, "Sì, così può provare a farti a fette. Non se ne parla!".
"Lasciala, per favore" ripete lui, tornando a guardare me "Ha tutti i diritti per odiarmi. Noriaki è morto per causa mia".

Un sospiro colmo di rammarico gli sfugge dalle labbra "Non possiamo biasimarla, se ora desidera vendicarsi".
Seppur malvolentieri, Hiroshi mi lascia andare ed io mi avvicino a passo deciso al demone che amo ed odio con tutta me stessa.
"Non ti perdonerò mai" sussurro colma di rancore "Non hai idea di quello che mi ha fatto, Masaru. Non hai la minima idea del dolore che mi hai scatenato dentro".
La mia rabbia è tale che ignoro volutamente la profonda ombra di dolore che gli ha offuscato lo sguardo; non c'è spazio per la pietà, non ora.
Con un sospiro rammaricato, Masaru mi guarda in volto "Darei tutto quello che ho per tornare indietro ed evitare che tutto questo accada, ma non posso".
Il suo sguardo si fa più deciso, nel dire "Ora posso solo mantenere il giuramento che ho fatto a tuo padre. Ed intendo farlo, glielo devo".
"Non ho bisogno della tua protezione!" esclamo, stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche "Tu dovevi proteggere mio padre. E non l'hai fatto!".
"Adesso sono sola. Completamente sola... Te ne rendi conto?" continuo, mentre mi sforzo di trattenere le lacrime "Per colpa tua, ho perso l'unica persona che mi amava!".
Quando lo vedo avvicinarsi per calmarmi, gli rivolgo uno sguardo furente "Non avvicinarti. Devi restarmi lontano".
"Fumiyo, dannazione.. Non capisci che non volevo che accadesse?!" replica lui, gli occhi accesi dalla rabbia e dal dolore "Credi che non capisca come ti senti?".
"Non sei l'unica a soffrire" mormora cupo "Non sono riuscito a salvare tuo padre e Sosuke.. ed io e Aiko ce la siamo cavata per miracolo!".
"Non ho perso solo due componenti della tribù, ma anche due amici che rispettavo. Non capisci che anche io sto male?" continua, avvicinandosi con passo lento ma deciso.
"Questo non cambia le cose" ribatto infervorata, con le lacrime che continuano a scendere imperterrite sul viso "Era mio padre, Masaru!", "Credi che non capisca come stai?".
Quella domanda, pronunciata con una rabbia a me sconosciuta, mi fa trasalire, mentre rievoco una discussione avuta con mio padre poco tempo fa.
"Anche io ho perso mio padre, diverso tempo fa" mi dice Masaru, ignaro che io sappia già cosa gli è successo "So cosa vuol dire perdere qualcuno che ami. Lo so bene, credimi".
"Ed ho provato quello stesso atroce dolore, quando Inuken è stato ucciso" aggiunge, con un tono a metà tra il furioso ed il desolato "Quindi non venirmi a dire che non posso capirti, perché l'ho già provato sulla mia pelle".
Resto immobile per diversi istanti, cercando di mandar via il groppo che mi serra la gola, ma non intendo chiedergli scusa.
No, non lo farò.. Mio padre è morto e le sue parole non lo faranno tornare indietro.
"Non è la stessa cosa" replico, squadrandolo con rancore "Tu sei uno youkai completo, Masaru. Nessuno oserebbe mancarti di rispetto o proverebbe ad attaccarti perché sei diverso da loro".
"Per me, non è così" aggiungo, poggiandomi il palmo aperto sul cuore "Io sono sempre stata denigrata da entrambe le razze. Perché sono un essere a metà!".
Lo vedo chiudere gli occhi per un lungo istante, mentre la verità delle mie parole si fa largo nel silenzio che aleggia tutt'intorno.
"Sarai sempre al sicuro, qui" afferma di colpo, fissandomi dritta negli occhi "Sei parte di questa tribù come chiunque di noi. Nessuno ti farà del male, finché resti con noi".
"No" replico, prendendo una decisione che so cambierà radicalmente la mia vita "Ora che mio padre non c'è più, non ho motivo di restare qui".
"Cosa?", la mia decisione sembra averlo semplicemente sconvolto, mentre mi afferra per le spalle "Non dirai sul serio...".
"Mai stata più seria di così" ribatto tranquilla "E nessuno di voi può trattenermi. In fondo.. ci guadagnereste e basta".
"Non avreste più una mezzo-sangue tra i piedi" continuo seccamente, liberandomi della sua stretta "Inoltre, Akemi è piuttosto brava. Potrà benissimo sostituirmi".
Negli occhi di Masaru c'è la più completa incredulità, insieme ad un altro sentimento che non riesco a decifrare.
Infondo, cosa gliene importa se io me ne vado o no? Io sono solo una palla al piede per lui e la tribù...
A quel punto, anche la mia amica si fa avanti, poggiandomi una mano sul braccio "Non se ne parla, Fumiyo. Non possiamo perderti...".
"E poi io non so così brava. Tu ne sai molto più di me, sulle erbe medicinali" aggiunge decisa, fissandomi in volto.
Con uno strattone, mi libero della sua presa "Come immaginavo... Vi servo solo per quello. Sono utile solo per le mie maledette conoscenze delle piante mediche!".
"Ma che diamine vai blaterando?" sbotta Masaru, stringendomi le spalle "Davvero pensi che per... noi, tu sia solo questo?!".
"Tu sei molto di più, Fumiyo. Credimi" sussurra più dolcemente, rivolgendomi una tacita supplica.
Mi sta implorando di restare, ma perché? Perché non capisce che è meglio per tutti, se me ne vado?
"L'unica cosa a cui riesco a credere è che, da ora in poi, la mia vita non sarà più la stessa" rispondo fredda "Resterò il tempo necessario ad insegnare ad Akemi ciò che so, poi andrò via".
Mi libero della sua stretta e mi allontano a grandi passi, dicendo "Mi auguro che non cercherai di fermarmi, perché in quel caso sarebbe peggio per te".
La sua mano scatta ad immobilizzarmi un polso, costringendomi a guardarlo negli occhi "No, non posso lasciarti andare, Fumiyo".
C'è qualcosa d'insolito nella sua voce, come una nota colma di disperazione.
Ma si può sapere che vuole?
Cos'è, i sensi di colpa che gli mordono la coscienza?
Con rabbia, strattono il braccio per liberarmi della sua presa "Oh, sì che lo farai! Perché io non intendo obbedire ai tuoi ordini, non stavolta!".
Rendendomi conto che ha stretto la presa per impedirmi di andar via, gli rifilo uno schiaffo in pieno volto, gridando "Levami le mani di dosso, Masaru! Io ti odio! Ti odio!".
Improvvisamente libera, mi allontano quasi di corsa, scorgendo appena l'espressione di pura agonia che gli è apparsa in viso.
Fine Flashback

Se ci ripenso, sento ancora il dolore che quell'espressione mi ha causato; sofferenza che va ad aggiungersi a quella che mi attanaglia il cuore dalla morte di mio padre.
Solo ora che il dolore è scemato quel che basta per farmi ragionare, mi rendo conto di aver esagerato.
Ho letto profondo rammarico nei suoi occhi scuri, sofferenza e desiderio di poter aggiustare le cose nei suoi gesti e nelle sue parole...
Sono stata troppo dura con lui.
Ed il pensiero che sto per andarmene non fa che rendere questa sensazione ancora più intensa.
Come promesso, ho insegnato ad Akemi tutto ciò che sapevo e sono pronta per lasciare per sempre questi luoghi così carichi di ricordi.
Non so ancora dove andrò, né cosa dovrò affrontare, ma di certo non è questo il mio posto.
Con un sospiro, accarezzo la lapide di mio padre, chiedendogli aiuto.
Ho detto a Masaru che lo odiavo, ma in realtà non è così...
Ho provato rancore nei suoi confronti, ma tutto ciò che il solo pensiero di lui mi suscita è amore.
Un profondo ed infelice amore per quel demone così speciale che non potrà mai essere mio...
Cosa provo davvero? mormoro afflitta, poggiando la fronte contro la roccia candida Padre, aiutami a capire, ti prego... Ho l'impressione d'impazzire.
Resto lì, con le lacrime che mi arrossano le guance finché non scende l'imbrunire ed un vento freddo si alza tra gli alberi.
Non so cosa fare, ma so di non potermene andare senza aver chiesto scusa a Masaru; non voglio che il nostro addio sia carico di rancore.
Per quanto possibile, vorrei che conservasse un buon ricordo di me, anche se sono solo una mezzo-demone.
Con un sospiro, mi rialzo in piedi, sentendomi appena più sollevata; qualcosa mi dice che mio padre è ancora con me, anche se non posso vederlo.
Resterà sempre nel mio cuore, come tutte le persone che amo...
Ma ora devo prendere in mano le redini della mia vita e andare avanti.
E per farlo devo chiudere ogni porta del passato.
Raccogliendo tutto il coraggio di cui dispongo, lascio una lieve carezza alla lapide e mi avvio a passi decisi verso la grotta.
Devo iniziare a raccogliere le mie cose, in modo da potermene andare subito dopo aver parlato con Masaru ed Akemi.
Per quanto la sola idea di loro due insieme mi faccia star male, non posso che augurare loro di essere felici. In fondo, se lo meritano.
Sono stati gli unici ad essere gentili con me fin da quando sono arrivata alla tribù.
Incontro Akemi in uno dei lunghi cunicoli che si diramano all'interno della montagna e, cogliendola di sorpresa, le butto le braccia al collo.
La consapevolezza di perdere l'unica amica che ho in questo mondo non fa che rendere ancora più difficile tirar fuori la voce, ma devo farcela.
Devo trovare il coraggio di staccarmi da loro e vivere da sola.
"Mi mancherai, Akemi" mormoro flebile "Sei stata un'amica speciale e.. ti sarò sempre grata di questo".
"Non hai idea di quanto sia stato importante, per me" aggiungo, il viso nascosto nella leggera pelliccia che le adorna le spalle "Nessun'altro sarebbe andato oltre il fatto che sono una mezzo-demone, standomi vicino come hai fatto tu".
La sento abbracciarmi a sua volta, mentre si sforza di trattenere le lacrime; non sarà facile per nessuna di noi, ma so che è la cosa migliore da fare.
"Hai proprio deciso di andartene, allora?" mi chiede, fissandomi in volto "Non c'è nulla che io possa fare per convincerti a restare?".
"Temo di no" replico io, sorridendo mesta "Non c'è più posto per me... E sarà meglio per tutti voi, se mi levo di mezzo".
"Ma la tua vita sarà molto più dura, lontano dalla tribù" mi fa notare, stringendomi una mano "Qui hai una famiglia, delle persone che ti vogliono bene...".
"Tu e Masaru siete gli unici che mi abbiano mostrato un po' d'affetto e questo.. non potrò mai dimenticarlo" sussurro, faticando come non mai nel pronunciare quel nome.
Separarmi da lui sarà più difficile di quanto temo, perché so che il mio cuore resterà al suo fianco...
"Ma devo farlo, Akemi. Non ce la faccio a restare qui" aggiungo cupa Soprattutto, con il pensiero che tu e Masaru vi sposerete.
È quello che mi fa più male perché, per quanto le voglia bene, non posso fare a meno di provare una punta d'odio nei suoi confronti per quello che avrà.
Quello che a me, invece, è negato fin da quando sono nata.
Ma non è colpa sua se io sono un'hanyou...
Dovrò mettermi l'anima in pace e, per farlo, devo andarmene da qui.
"Promettimi solo una cosa, Akemi" sussurro flebile, stringendole una mano "Resta accanto a Masaru e rendilo felice".
Fallo anche per me, te ne prego mormoro, con la voce che minaccia di spezzarsi da un momento all'altro.
La vedo rivolgermi uno sguardo sorpreso, ma non le rispondo e mi allontano velocemente, sperando che non mi segua per chiedermi cosa mi succede.
Finirei con il confessarle tutto ciò che provo e non voglio essere compatita.
Con uno sforzo, riesco a seminarla lungo i numerosi corridoi di pietra e mi accascio contro la parete più vicina, sfogando l'amarezza che sento dentro.
Mi sento così male... Inutile e senza scopo.
Sobbalzo nel sentire una mano poggiarsi sulla mia spalla ed alzo lo sguardo, incrociando un paio di occhi scuri pieni di saggezza.
"Qualcosa mi dice che hai bisogno di sfogarti un po', mia cara" mi dice Keizo, sedendosi al mio fianco "Cosa ti turba?".
"Nulla, signore" mormoro poco convincente, asciugandomi le lacrime "Nulla d'importante".
Davanti al suo sguardo inquisitorio, capisco di dover essere sincera, almeno in parte, e mi stringo le ginocchia la petto.
"Sono solo.. preoccupata. So che andarmene è la scelta migliore, ma.. non posso negare di avere paura" ammetto alla fine, sperando che non mi chieda altro.
Non posso confessargli che amo infelicemente suo nipote, che farei qualsiasi cosa per essere alla sua altezza, ma il fatto che sono una semplice hanyou m'impedisce di essere felice.
"A volte, la paura ci indica semplicemente la via migliore per evitare di soffrire" mi dice il vecchio demone "E tu soffri per qualcosa di più profondo. Non è così, ragazza mia?".
"Sento la mancanza dei miei genitori, di mia nonna.. di quelle persone che mi hanno voluto bene nonostante la mia natura a metà" sussurro, incredula io stessa di rivelare quello che provo.
"E, per quanto so che qui non mi mancherebbe nulla, non ce la faccio a restare" concludo con un sospiro "Questo non è il mio posto".
"Anche io lo pensavo, quando tuo padre ti portò alla tribù" mormora lui, alzando gli occhi al soffitto "Ma tu ci hai sorpreso tutti, Fumiyo. Hai dimostrato un coraggio che nessuna yasha potrebbe mai eguagliare".
"Non hai mai rinunciato alla tua parte umana, quella dei sentimenti. Ma al tempo stesso, hai saputo tirar fuori il tuo io più feroce, degno di un vero demone" mormora, fissandomi negli occhi.
"E ce l'hai mostrato fin da subito, quando non eri che una bambina" aggiunge sorridendo "Sei una delle migliori guerriere che abbiamo mai avuto e nessuno vuole che tu te ne vada".
Una risata nervosa gli sgorga in gola "Anche se molti di loro non lo ammetteranno mai apertamente. Sono troppo orgogliosi".
"Più ti osservo, più capisco perché tuo padre fosse tanto fiero di te. E lo siamo tutti, credimi" aggiunge, sorridendomi conciliante.
Con un singhiozzo, mi passo una mano sugli occhi, sforzandomi di rispondere a quel sorriso così rassicurante.
È bello sentirsi dire queste parole, leniscono parzialmente il dolore che sento... ma non posso restare, in ogni caso.
"L-la ringrazio, Keizo-sama" mormoro flebile "Sono lusingata di sentirvi parlare in questo modo, ma non posso restare. Non più, ormai".
"Se questa è la tua decisione, noi non ci opporremo" sospira lui, alzandosi in piedi "Ma voglio che tu sappia che avrai sempre una casa, nella tribù".
"Il difficile sarà convincere Masaru" mi avverte, lanciandomi uno sguardo carico di significati che non comprendo "Intende rispettare il giuramento fatto a tuo padre".
"E sai bene che mantiene sempre la parola data, per quanto difficile sia" aggiunge, incrociando le braccia sul petto.
"Dovrò farlo desistere, allora" mormoro decisa, alzandomi a mia volta "Non voglio essere un peso per nessuno, menché mai per lui".
"Ha già la tribù a cui pensare. Non merita altri problemi" sospiro flebile, "Tutto quello che vorrebbe è vederti felice".
Quella frase mi lascia impietrita e fatico a riprendere il controllo di me stessa, mentre mi volto verso di lui.
"Devi riuscire a trovare la forza necessaria ad affrontare il tuo destino, Fumiyo" mi dice serio "Qualunque esso sia. E dovresti seguire i tuoi sogni".
"I miei sogni..." ripeto sconfortata "I miei sogni si sono infranti da tempo, ormai. Ma questo non vuol dire che smetterò di combattere".
"Alla fine, non si sa mai quanto si è forti, finché essere forti è l'unica scelta che si ha" sussurro mesta, rivolgendogli un ultimo sguardo prima di andarmene quasi di corsa.

Fatto, è andato anche questo... Un tantino triste, devo ammetterlo, ma lo sapete che sono un tantino sadica con i miei personaggi :-P Fumiyo è fermamente decisa ad andarsene, pur sapendo di rinunciare al proprio cuore, ma se ne andrà davvero? o accadrà qualcosa che la farà restare? Beh, lo scoprirete nel prossimo capitolo ^_^ Spero che questo vi sia piaciuto e che io sia riuscita a rendere bene i sentimenti dei due protagonisti, per quanto parli solo con la "voce" di Fumiyo XD Fatemi sapere! Sapete che per me, i vostri commenti sono fondamentali, specie se mi aiutano a migliorarmi
un bacione e a presto (si spera) vostra
Alys

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Capitolo 12
*** Avviso ***


Premettendo che questa decisione mi costa più di quanto pensassi, volevo avvertire che, purtroppo, dopo mesi senza aggiornare decentemente, ho deciso di mettere questa storia in pausa. La continuerò di certo, perché non abbandono MAI una storia quando la inizio, ma non ora. spero che possiate cairmi e che avrete la pazienza di aspettare. Le idee ci sono, ma è il tempo per scriverle che mi manca. Mi dispiace, mi dispiace molto, ma voglio essere sincera.
Mi auguro di riuscire a tornare presto
con affetto, vostra Alys'93

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Capitolo 13
*** Voglio solo te ***


E dopo mesi e mesi di attesa, sono tornata. So di non avere giustificazioni per questo immane ritardo, ma sappiate che non ho MAI pensato di abbandonare questa storia. Avevo semplicemente bisogno di tempo, calma (che ho solo da quando sono finiti gli esami) e ispirazione, che mi ha abbandonato per un bel po', devo ammettere. Ma ora sono di nuovo qui e non intendo farvi aspettare MAI PIù così tanto. Spero solo di poter aggiornare più regolarmente la storia [le idee non mancano, ma tempo e calma sì, anche se sono in estate] Ma non voglio annoiarvi con i miei problemi, avete aspettato così tanto e con immensa pazienza, quindi ora vi meritate un capitolo con il BOTTO ^_^. Permettetemi solo di ringraziare chi mi ha sostenuto, impedendomi di lasciare il progetto in sospeso. Quindi, mia cara Cramisi.. Questo capitolo è tutto per te! Per te e tutte le altre che mi sono state vicino (Heartgiu e lu, oltre che l'insostituibile Dannata93) GRAZIE DI CUORE, A TUTTI!
 

Capitolo 12: Voglio solo te

Pov Masaru
"Masaru... Masaru, riesci a sentirmi?"; il viso mi si distorce in una smorfia contrariata nel sentire quella voce che cerca d'insinuarsi nel mio sonno. 
Se prima avevo problemi a dormire, da tre mesi a questa parte riposare la mente è diventato quasi impossibile e detesto se qualcuno viene a disturbarmi. In questi giorni sono a dir poco irritabile e perfino mio nonno preferisce chiamarmi da lontano, consapevole del mio attuale stato d'animo. 
Con un borbottio cupo, mi volto su un fianco, ma quella voce non ne vuole sapere di lasciarmi in pace. 
"Avanti, Masaru. So che sei sveglio" mi sussurra all'orecchio, causandomi un brivido lungo la spina dorsale "Apri gli occhi, coraggio". 
Quella voce... L'unica che può farmi salire al cospetto dei Kami nella pace assoluta, o farmi precipitare nel baratro degli Inferi. 
Con il cuore che minaccia di farmi scoppiare il petto, mi rendo conto che sono quasi tre mesi che non sento più la sua voce rivolgersi a me. 
Tre mesi che mi tiene lontano, che mi mostra solamente il suo odio per quello che è accaduto a suo padre per causa mia. 
Perché ora è qui? Vuole dirmi che sta per andarsene? Che sta per spezzarmi definitivamente il cuore, lasciandomi solo? 
Una parte di me brama poterla stringere, affondare il viso tra i suoi capelli profumati e sussurrarle tutto ciò che provo, ma non posso... Non ora. 
Mi disprezzerebbe ancora di più, o peggio. 
Crederebbe che le mento solo per trattenerla qui e impedirle di andarsene. 
Cosa devo fare? Ignorarla? O sentire cosa vuole dirmi, per quanto le sue parole possano farmi male? 
Una leggera carezza mi percorre la spalla, lasciando scivolare la coperta in cui mi sono avvolto. 
Quel morbido contatto mi fa rabbrividire e fatico a non voltarmi di scatto e stringerla a me. 
Dannazione, se potessi...
Svegliati, pigrone. O ti assicuro che te ne pentirai" mi sussurra flebile, il suo respiro che mi accarezza la guancia. 
Ogni terminazione nervosa del mio corpo sembra essere pronta a scattare, compresa la zona dei piani bassi, e non so davvero che fare. 
Per una volta, sento l'assurdo desiderio di indossare l'armatura per creare uno scudo tra la mia pelle e quella morbida mano che sta scivolando lungo il braccio, causandomi migliaia di brividi. 
Di questo passo, non riuscirò più a gestirmi! 
Il suo profumo è così dolce, intenso e dannatamente ammaliante... mi manda fuori di testa. 
Augurandomi che i Kami non mi abbandonino, apro gli occhi e mi volto fino ad incrociare il suo sguardo smeraldino. È così bella... 
"Fumiyo", quasi non mi accorgo di quanto risulti flebile e commossa la mia voce, mentre lei mi rivolge un sorriso colmo di dolcezza. 
Un sorriso che mi scalda l'anima e mi fa sentire come la terra gelida riscaldata dal sole di primavera. 
Non ho mai provato nulla del genere, prima d'ora... 
"Sono qui, Masaru. Non me ne vado, te lo prometto" mormora in un fil di voce, poggiandomi una mano sul viso. 
A quelle parole, sento il cuore accelerare la sua corsa e, prima di potermi trattenere, la stringo tra le braccia, portandola su di me. 
Resto immobile per qualche istante, beandomi della vista del suo volto delicato, prima di attirarla in un lungo bacio. 
Una parte del mio cervello mi impone di staccarmi, di spiegarle prima perché mi sto comportando in questo modo, ma la metto rapidamente a tacere. 
Non voglio parlare, non ora. In questo momento, desidero solo amarla. 
Accolgo con sorpresa l'impeto con cui mi stringe, affondando le dita tra i miei capelli, mentre contraccambia il bacio. 
Non si era mai comportata così... 
Che anche lei abbia deciso di far cadere le sue barriere, che si sia arresa ai sentimenti? 
È l'unica spiegazione che mi viene in mente, l'unica che possa spiegare il suo comportamento. 
E non posso negare quanto l'idea mi renda felice. 
Lentamente, le accarezzo la schiena ricoperta dal bustino, imprecando in silenzio contro quell'affare freddo e scomodo. 
Che darei per poterla liberare di quel vestiario metallico e sentire l'inebriante profumo della sua pelle... 
La sento sospirare appena alle mie carezze e un sorriso m'incurva le labbra, mentre mi bacia il volto, tornando poi sulle labbra. 
Le sue piccole mani vagano lentamente sul mio corpo, causandomi migliaia di piccole scosse. 
Ogni volta che mi sfiora, è come finire in Paradiso. 
La mia piccola guerriera, così fragile e delicata, ma anche feroce e decisa. 
Solo gli spiriti sanno quanto la ami... Farei qualsiasi cosa per tenerla sempre al mio fianco. Qualsiasi! 
Darei la mia stessa vita, pur di poterle stare accanto... 
Continuiamo a baciarci per un tempo che mi sembra infinito e, al tempo stesso, troppo breve, prima che Fumiyo si stacchi per mostrarmi il suo splendido sorriso. 
Ha il volto leggermente arrossato e gli occhi le brillano in modo nuovo... Non mi è mai sembrata più bella. 
Un brivido mi percorre da capo a piedi quando posa una mano sul mio cuore impazzito, mentre il suo respiro si avvicina sempre di più al mio viso "Ti amo, Masaru".

Con un sussulto, scatto a sedere e impiego qualche interminabile istante a mettere a fuoco la parete di roccia che mi sta davanti. 
Quando mi schiarisco le idee, un ringhio inferocito mi riverbera nel petto e colpisco violentemente il pavimento roccioso. 
Era solo un sogno, uno stramaledettissimo sogno! Niente di quello che sentito o provato è accaduto davvero... 
Con un gemito frustrato, mi prendo il volto tra le mani, cercando di calmare il respiro e la corsa furiosa del sangue, che sembra inondarmi totalmente.
Anche nei punti meno adatti, in questo momento. 
Per me è inconcepibile che quella femmina sia riuscita a ridurmi in questo stato, a togliermi la pace e il sonno. 
Perfino nel mondo dell'oblio, continua a tormentarmi con quegli occhi meravigliosi e quel corpo che farebbe impazzire il più santo tra gli uomini. 
Ma cosa posso fare per togliermela dalla testa? Se ne sta andando, maledizione! 
Mi odia... Allora perché non riesco a smettere di amarla? 
Perché il mio cuore continua ad appartenerle, nonostante tutto? Perché
Con un sospiro tremante, mi alzo dalla stuoia e, fregandomene dell'armatura che giace a terra, esco fuori. 
Ho bisogno di aria fresca per schiarirmi le idee e cercare di riprendermi... 
Ma capisco che è inutile quando, nell'osservare una delle tante yashe indaffarate nelle loro mansioni, vedo sempre qualcosa di lei. 
Una muove la testa esattamente come Fumiyo, un'altra ha la sua stessa camminata fluida ed elegante, un'altra ancora aggrotta la fronte esattamente come lei... 
Dannazione! impreco tra me, stringendo i pugni con rabbia Devo smetterla, togliermela dalla testa e dal cuore
Lei non resterà, devo farmene una ragione... ma non ci riesco. 
È diventata troppo importante per me. Ripensando ai sogni che mi tormentano ogni notte, mi lascio sfuggire un sospiro amareggiato. 
Cosa darei per poterla stringere, sentire il suo respiro caldo sulla mia pelle... 
Vorrei sfiorare dolcemente il suo corpo, baciarlo in ogni suo punto, accarezzarla sempre, senza stancarmi... 
Guardare le stelle con lei, perdendomi nell'orizzonte sconfinato del suo sguardo limpido. 
Farla mia sotto la dolce luce della luna, con le stelle come uniche spettatrici del profondo sentimento che ci unisce. 
Perché sento che anche lei mi ama, so che è così. 
Altrimenti non potrei spiegarmi tanti suoi atteggiamenti, tutte le volte che è arrossita nel fissarmi o quando ho sentito il suo cuore aumentare i battiti in mia presenza. 
Non sono un esperto di quest'emozione, a me sconosciuta fino al suo arrivo, ma so che certe cose avvengono per un motivo. 
Ma allora perché vuole lasciarmi, perché non resta qui? 
Possibile che la morte del padre l'abbia amareggiata a tal punto da trasformare il suo amore in odio? 
In quel caso, cosa potrei fare? Come potrei farle capire quanto sia importante per me? 
Vorrei averti qui per stringerti a me, Fumiyo sussurro silenzioso Vorrei assaporare l’odore della tua pelle, sentire il calore del tuo corpo e poter sfiorare le tue dolci labbra, come se ogni volta fosse la prima
Una profonda fitta mi colpisce dritta al cuore, mentre ripenso al nostro ultimo incontro. Alle sue ultime parole... 
E al dolore che mi porto dentro da quel giorno. 
Dannazione, tutto ciò che vorrei è dirti che ti amo! impreco, furioso con me stesso e con il destino che sembra osteggiarci Che sei tutto per me! E che non riesco a vivere con il pensiero che te ne andrai
La desidero, anima e corpo, perché so per certo che non c'è nessuna che le possa stare al pari. 
Nessuna, se non lei, può rendermi felice. 
Vorrei baciarti fino a non avere più fiato, amarti come tu meriti sussurro flebile, incapace di controllare i pensieri che m'invadono la mente Vorrei sentire un brivido attraversarmi corpo, l'anima e il cuore ogni volta che mi sfiori… E solo tu puoi farlo. Solo tu puoi farmi sentire completo. Solo tu puoi farmi vivere davvero
So che buona parte dei miei pensieri non sono esattamente puri, ma il desiderio di essere una sola cosa con lei... 
Cosa darei per poterla stringere a me, per sempre. 
Una voce improvvisa si fa largo tra i miei pensieri e sospiro nel vedere Akemi corrermi incontro. 
Anche da qui, riesco a sentire un forte odore di sale e capisco che ha pianto; i suoi occhi arrossati me lo confermano. 
"Masaru.." sussurra ansante, aggrappandosi al mio braccio "Se ne sta andando. Se ne sta andando davvero". 
Non mi servono ulteriori parole per capire a chi si riferisca e, dopo averle rivolto uno sguardo terrorizzato, mi slancio verso la figura che si staglia contro la parete rocciosa. 
Una sacca in tela e un cesto di canne intrecciate sono tutto ciò che intende portare con sé; la sua partenza è ormai imminente. 
Con il cuore che mi galoppa nel petto, la raggiungo, stringendole le spalle "No, Fumiyo.. Ti prego, non andartene!". 
Non m'importa di poter risultare ridicolo ai suoi occhi, non m'importa se dovrò pregarla in ginocchio: non posso tollerare l'idea che se ne vada per sempre!
Il suo viso si contrae in un'espressione addolorata "Mi dispiace, Masaru. Non volevo salutarti in questo modo, ma temo di non avere scelta". 
"Questo non è più il mio mondo, capisci?" sussurra flebile, abbassando lo sguardo per non incontrare il mio "Ora che.. che mio padre non c'è più, non ho motivo per restare". 
"No" ribatto deciso, trattenendomi a stento dallo stringerla a me con tutta la forza che ho "Questa è casa tua. È qui che devi stare... non andartene, ti prego". 
"Non potrei sopportare l'idea che tu sparisca" ammetto flebile "Non posso accettarlo, Fumiyo". 
La vedo rivolgermi uno sguardo perplesso mentre si libera della mia presa, ma mi sforzo di non fermarmi. 
Non posso perderla, non posso! 
"Ascoltami, ti prego" la supplico, incapace di reggere il suo sguardo "Ho bisogno che tu resti qui, con la tribù.. con me. Non posso lasciarti andare". 
Non posso rinunciare alla sola persona che ami con tutto me stesso... 
Morirei, se dovesse lasciarmi. 
E, in quel momento, mi rendo conto di quanto mi abbia cambiato nel profondo, di quanto mi sia entrata nel cuore e l'abbia colmato con il suo coraggio e la sua dolcezza... 
Senza di lei, nulla ha più senso per me. 
È l'altra metà del mio spirito, l'unica che può colmare il vuoto che sento nel cuore. 
L'unica che voglio al mio fianco per tutta la vita. 
Un lungo silenzio cala intorno a noi, mentre il mio cuore scandisce i secondi in un ritmo furioso e spezzato. 
Cosa farà? Ascolterà le mie parole, o se ne andrà senza rivolgermi un secondo sguardo? 
Non ne ho idea, ma il terrore di scoprirlo e il desiderio di sapere fanno a pugni dentro di me e io non so davvero cosa fare. 
Fumiyo mi fissa a lungo, riducendo gli occhi verdi a fessure, come per leggermi nella mente "Cosa vuoi da me, si può sapere?". 
Innervosito, mi mordo un labbro, cercando le parole che mi avrebbero aiutato a farle capire quanto fosse importante per me. 
Ma sento la lingua annodata, non riesco ad emettere un suono... 
Infuriato con me stesso per quell'improvvisa timidezza, stringo i pugni fino a sentire gli artigli nella carne. 
No, non posso tacere proprio adesso. 
Se non riesco a dissuaderla dal partire com'è sua intenzione, la perderò per sempre. 
Non posso lasciar andare la mia unica ragione di vita, non ora che ho finalmente capito quanto lei sia importante per me. 
Mosso dall'istinto, l'afferro per un polso, avvicinandola finché i nostri visi sono a una spanna di distanza "Io voglio solo te".

Pov Fumiyo
"Io voglio solo te". Quelle parole mi rimbombano nella mente in modo quasi ossessivo, mentre sento il cuore perdere un paio di battiti, prima di iniziare a correre più veloce. 
È.. è assurdo! Non può dire sul serio. 
Non può davvero provare ciò che sento io nei suoi confronti, sarebbe... solo un bel sogno. 
Sto sognando, non c'è altra possibilità. 
Il dolore per la scomparsa di mio padre mi ha causato uno shock a scoppio ritardato, non ci sono altre spiegazioni. 
Tutto questo non sta succedendo davvero... è impossibile, ma non posso fare a meno di pregare che non stia sognando. 
"Co-cosa?" sussurro incredula, incapace di articolare una frase più complessa; sento il mio cervello come in panne. 
Perfino gesti semplici come respirare mi risultano faticosi. 
"Mi hai sentito" mormora lui, fissandomi in volto "Tu sei unica, Fumiyo. Assolutamente insostituibile. Non posso lasciarti andare". 
A quella risposta, qualcosa mi si spezza dentro con tale forza che fatico a non piegarmi in due per il dolore. 
Allora è solo questo? Possibile che mi voglia con sé solo... 
"Ma certo, è ovvio" sussurro, incapace di mascherare la delusione e la sofferenza che mi pervadono "Tu vuoi che resti solo per le mie conoscenze sulle erbe medicinali". 
"È per questo che Baiko voleva uccidermi mesi fa, no?" dico cupa, chiudendo gli occhi per non mostrargli le lacrime che cercando di uscire. 
"Senza le mie capacità di guaritrice, sarebbe più difficile andare avanti" continuo, stringendo i pugni "Per te, non servo ad altro".
Eppure, dovresti sapere che ho insegnato ad Akemi tutto ciò che so" commento con astio "Potete fare tranquillamente a meno di me, ormai". 
Sento la sua mano poggiarsi sulla mia spalla, ma non voglio gesti di conforto o compassione, menché mai da parte sua! 
Costringendomi ad alzare lo sguardo, noto che i suoi occhi neri sono illuminati da una strana scintilla. 
È come... È come se stesse cercando di fare qualcosa d'importante, ma non ci riuscisse. 
Lo capisco da come mi guarda, dal modo in cui mi ha stretto il polso in un gesto che esprime decisione e titubanza al tempo stesso. 
Ma è ovvio... Come può trovare un modo per non ferirmi, quando mi sta facendo capire che per lui non sono altro che uno strumento per aiutare la tribù?
Mi dispiace per te, Masaru" mormoro fredda, rifiutandomi d'incrociare quegli occhi per un altro istante "Ma io ho deciso di andarmene e tu non puoi costringermi. Ho già aspettato troppo per farlo". 
Sentendo la sua presa sul mio polso farsi più intensa, mi divincolo con rabbia, allontanandomi di qualche passo. 
"Io non sono un oggetto" dico con tono tagliente "Ho dei sentimenti e non resterò qui solo.. solo perché tu non intendi farmi andare via". 
"Fumiyo, no! Aspetta!" esclama, cercando di trattenermi "Non hai capito cosa voglio dirti!". 
"Oh, invece io penso di averlo capito fin troppo bene" è la mia secca replica "Non sono una stupida, cosa credi?". 
"Tu..Tu non hai idea di come mi senta ora. Hai proprio il cuore di pietra!" gli dico infuriata, voltandogli le spalle con sdegno. 
Devo mordermi un labbro per trattenere le lacrime che minacciano di scorrermi sul viso, facendomi sembrare più debole di quanto non mi senta già.
Accidenti a me, come ho potuto solo credere che..? 
Improvvisamente, lui prende la mia mano e se la mette sul petto, sussurrando "Secondo te, le pietre vanno così veloci?". 
M'immobilizzo a quel morbido contatto, incredula io stessa di quel martellio così insistente che sento sotto le dita. 
Già il fatto di poter sfiorare la sua pelle mi causa un lungo brivido lungo la schiena, ma quel suono così intenso... 
Prima che io possa dire qualsiasi cosa, sento la sua mano prendermi delicatamente il volto affinché lo guardi. 
E quasi annego in quegli occhi neri, così caldi e pieni di un sentimento che mai avrei creduto potesse rivolgersi a me. 
"Quando ho detto che sei insostituibile, non parlavo della tribù" mi dice serio "Parlavo di me stesso. Senza di te... Questo cuore non avrebbe senso per continuare a battere". 
Lo vedo arrossire appena e mi manca il fiato nel rendermi conto di quanto sia dannatamente bello con quell'espressione in volto. 
"Io... Io lo so che non sono bravo con le parole, ma... Per me, sei tutto Fumiyo" continua, fissandomi negli occhi "E io desidero che resti qui". 
"Ti voglio come parte della tribù, come amica.." sussurra, improvvisamente più impacciato "Ti voglio come alleata in battaglia". 
Per un attimo, Masaru abbassa le palpebre, come per raccogliere tutto il proprio coraggio. 
Non è la prima volta che lo vedo con quell'espressione così intensa, ma mai l'aveva rivolta a me. 
E provo terrore e desiderio di capire cosa voglia dirmi, cosa lo renda tanto impacciato. 
"Ma, soprattutto, ti voglio come mia compagna" mormora infine, lasciandosi sfuggire un flebile sospiro "Desidero averti al mio fianco per il resto della vita".
Per un lungo istante, non riesco a udire altro che il martellio assordante dei nostri cuori, mentre le sue parole si fanno largo nella mia mente. 
Non riesco a crederci... Ma dice sul serio? Ha davvero pronunciato quelle parole? 
Mi vuole davvero come.. come sua compagna di vita
Nient'altro potrebbe rendermi felice come l'essere sua moglie, niente... 
Alla sola idea, sento le gambe tremarmi come se fossero di gelatina, ma... 
Un improvviso pensiero si fa largo in quella bolla di gioia che sembrava avermi avvolto, bucandola di colpo. 
"Hai perso il senno, Masaru?" gli chiedo flebile, incapace di guardarlo "Ti rendi conto di cosa stai dicendo?". 
"Perfettamente" lo sento mormorare, mentre cerca d'incrociare il mio sguardo "Non sono mai stato così serio in vita mia". 
"L'ultimo scontro deve averti fatto ammattire" mormoro a fatica "Stai delirando, te ne rendi conto?". 
Una morsa atroce mi stringe il cuore quando i suoi occhi scuri incupirsi e devo farmi violenza per non abbracciarlo e promettergli che gli resterò accanto finché avrò vita. 
Per me, non ci sarebbe gioia più grande, ma le conseguenze sarebbero imprevedibili... e non voglio che lui soffra per causa mia. 
"Se ti ostini a voler fare ciò che dici, andresti contro tutte le leggi della tribù" aggiungo ferma, stringendo i pugni per impedirmi di avvicinarmi a lui "Prendere me.. una misera mezzo-demone, come compagna... Ti si rivolterebbero contro, te ne rendi conto?!". 
"Perderesti il tuo onore, la tua reputazione!" mormoro convinta "Faresti la fine di mio padre e.. io non potrei accettare che ti accadesse una cosa simile. Non per causa mia". 
"Io so quanto tutto questo sia importante per te" continuo, sforzandomi di mantenere la voce ferma "Tu sei un grande capo, Masaru. Non rinunciare a tutto per...". 
Vorrei aggiungere che non voglio che subisca lo stesso trattamento che hanno riservato a mio padre, ma lui me lo impedisce. 
I suoi occhi sembrano risplendere come perle nere quando mi prende il volto tra le mani e un tenero sorriso gli incurva le labbra. 
"A cosa mi serve l'onore, se non ho te al mio fianco?" sussurra flebile "Cosa me ne faccio del rispetto, se il mio cuore non ha un motivo per battere? Come posso essere un buon capo, se sono morto dentro?". 
"Io ti amo, piccola femmina cocciuta" mormora dolcemente, poggiando la sua fronte contro la mia "E intendo restarti accanto finché avrò un alito di vita in corpo". 
"Dimmi che per te è lo stesso, Fumiyo", la sua voce è come ovattata nella mia mente, ma riconosco un leggero tono di comando che mi fa sorridere perché fa parte di lui, del suo essere "Dimmi che anche tu provi lo stesso per me". 
Vorrei urlargli che lo amo con tutta me stessa, che la sola idea di andarmene mi fa sentire lacerata e che il mio cuore gli appartiene... 
Ma non posso farlo. Non così. 
Anche se Masaru cerca di rasserenarmi sul futuro che lo attende, nel caso io accettassi di diventare la sua compagna, so bene che non è roseo come spera. 
Ho visto cos'è successo a mio padre per aver amato un'umana, per aver generato me... 
Non posso permettere che anche lui subisca la stessa sorte, ma non so come fare; come posso non ferirlo e assicurargli la fedeltà della tribù? 
Se gli ammettessi i miei sentimenti, sarebbe ancora più determinato a tenermi con sé, ad andare contro tutto e tutti pur di avermi accanto. 
Ma non posso permettergli di rovinare tutto quello che è riuscito ad ottenere fin'ora solo per me. 
Raccogliendo tutto il mio coraggio, mi costringo a fissarlo negli occhi e fare ciò che devo, anche se sono consapevole di star rinunciando alla mia unica possibilità di essere davvero felice. 
"Masaru..." inizio titubante, notando il suo immediato irrigidirsi al mio tono "Masaru, non posso permettertelo. Per il tuo stesso bene".
"Non negherò che provo lo stesso sentimento per te, che sarei disposta a tutto pur di starti accanto se davvero mi ami come dici... Ma non posso" sussurro flebile. 
Le lacrime m'invadono prepotentemente gli occhi, scivolandomi sulle guance "Non posso permetterti di distruggerti la vita in questo modo". 
"A volte, amare significa saper rinunciare all'altro per il suo bene" aggiungo a stento, sentendo quelle parole lacerarmi il petto "E proprio perché ti amo, devo lasciarti libero, in modo che tu possa guidare la tribù. È il tuo destino, lo capisci? ". 
"Non voglio che tu soffra per causa mia, come è accaduto a mio padre" mormoro a stento, mentre improvvisi singhiozzi mi scuotono con forza "Non voglio essere la causa dei tuoi problemi". 
"Non m'importa nulla di tutto questo, Fumiyo" lo sento rispondere, il volto affondato tra i miei capelli "Ti amo e sapere che tu provi lo stesso è l'unica cosa di cui m'importi davvero". 
"Ma perché mi vuoi rendere tutto più difficile?" sussurro lacerata, allontanandomi da lui "Perché non capisci quanto soffra nel doverti stare lontano per il tuo stesso bene?!". 
"Perché ormai sei tutto per me, Fumiyo" mormora deciso, prendendomi dolcemente una mano tra le sue "E non m'importa del resto, se tu mi resterai accanto".
La sua pelle è così calda sulla mia, m'infonde una sensazione di pace... Ma non posso restare, non se voglio che la tribù continui a rispettarlo. 
Lottando contro le lacrime che mi annebbiano la vista, alzo lo sguardo fino a incrociare il suo "Non capisci... non capisci che io non desidero altro, ma che non posso farlo? Perché devi essere sempre così maledettamente ostinato?!". 
"Un uomo troppo docile o arrendevole non potrebbe mai conquistarti, né avere la forza necessaria per tenerti al suo fianco" risponde sorridendo, mostrandomi tutto l'amore che nutre per me in quei meravigliosi occhi scuri. 
E io rischio di sciogliermi davanti a quello sguardo, mentre il cuore mi scandisce un ritmo spezzato. 
Perché? Perché i Kami vogliono farmi soffrire così? 
Comprendendo che non riuscirò mai a convincerlo a lasciarmi andare, a dimenticarmi, decido di giocarmi il tutto per tutto. 
Non ho altra scelta, se voglio che la sua vita continui tranquilla.
Non hai intenzione di ascoltarmi, vero?" chiedo con tono sommesso, chiudendo gli occhi per prepararmi psicologicamente a quello che mi aspetta. 
"No, se questo vuol dire perderti" replica dolce, ma autoritario al tempo stesso "Sono pronto a tutto, pur di stare con te, Fumiyo", "Allora dovrai battermi". 
I suoi occhi neri si spalancano per la sorpresa, mentre sussurra "Che cosa intendi dire?". 
"Che dovrai sconfiggermi in un combattimento" specifico decisa "Se vincerai, allora smetterò di oppormi e diverrò la tua compagna. Ma se vincerò io...". 
Il mio sguardo diventa gelido nel sussurrare le ultime parole "Se vincerò io, dovrai dimenticarmi, Masaru".


 

Ecco fatto. cosa ne dite? Un finale con il botto, no? ;-) Come credete che andrà a finire questa situazione? Come si comporterà Masaru, davanti a questo ultimatum così ferreo? Sperando di potervi fornire al più presto la risposta, attendo le vostre congetture. Grazie di cuore a tutti. A presto (me lo auguro davvero) vostra, Alys93

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Capitolo 14
*** Una sfida per decidere il destino ***


Dopo una settimana d'attesa, ecco il capitolo che stavate aspettando ^_^ Lo scontro ormai è alle porte e la sfida sarà di fondamentale importanza per il futuro dei nostri lupetti. Spero davvero che sia valsa la pena aspettare per questo momento. Lascio un GRAZIE enorme a tutti coloro che mi sostengono, nonostante abbia lasciato questa storia in pausa per un secolo... Grazie di cuore; senza di voi, non avrei motivo per andare avanti con il racconto. 
 

Capitolo 13: Una sfida per decidere il destino

Pov Masaru
Non riesco a crederci..
Fumiyo mi ha praticamente ordinato di sfidarla in un combattimento!
È.. è assurdo, eppure è così.
Non acconsentirà a diventare la mia compagna, se non riuscirò a batterla.
Possibile che sia così cocciuta? Eppure... Dannazione, ha ammesso lei stessa di amarmi, di desiderare una vita accanto a me!
Ma non vuole farmi perdere il ruolo che ho nella tribù, non vuole.. che io soffra come suo padre per le scelte che ha fatto.
Se, da una parte, provo dolore per questa sua gelida ostinazione, dall'altra non posso fare a meno di ammirarla e di esserle grato nel profondo.
Mi ama davvero fino a questo punto... è disposta a rinunciare alla sua felicità, per me.
E questo non può che convincermi ulteriormente che è lei la donna che voglio come al mio fianco, per tutta la vita.
Mentre mi sistemo l'armatura, la mia mente mi ripete le parole pronunciate mesi fa da Izayoi, quando le chiesi cosa fosse l'amore.
Amare è dare se stessi all’altro, volere solo il suo bene e la sua felicità. Anche a costo di soffrire...
"Vedo che ti sei deciso ad accettare quella famosa sfida" commenta mio nonno, appoggiandosi alla parete "Di' un po'.. Che ha dovuto dirti quella ragazza per convincerti?".
"Se mi batte, se ne andrà per sempre. A discapito di quello che entrambi proviamo..." spiego flebile, stringendo i legacci di cuoio.
"Entrambi?" lo sento sussurrare, visibilmente sorpreso "Le hai forse detto cosa provi per lei, nipote?".
Sospirando, annuisco appena "Ma, nonostante mi abbia ammesso di provare la stessa cosa... Preferisce soffrire, piuttosto che farmi fare la fine di Noriaki".
Alle mie spalle, mio nonno si lascia sfuggire un sospiro "È incredibile... Sapevo che era coraggiosa, ma non credevo che fosse capace di lottare per gli altri fino al punto di rinunciare alla sua stessa felicità".
I suoi occhi scuri incrociano improvvisamente i miei in un tacito messaggio, a cui rispondo con un cenno del capo.
"Devo impegnarmi al massimo in questo scontro. Non mi renderà la vita facile" ammetto con un leggero ghigno "Ma, dopotutto… Non l'ha mai fatto".
"Attento solo a moderare la forza. Lei è molto più fragile di te" mi avverte lui, battendomi una mano sulla spalla per incoraggiarmi a seguirlo "Ma.. Sì, metticela tutta, nipote, e che i Kami ti aiutino".
Sorridendo grato, gli copro la mano con la mia e annuisco "Non hai idea di quanto ti sia riconoscente, nonno. Grazie per aver capito quanto Fumiyo sia importante per me…".
Lo vedo scuotere la testa, sorridendo bonario "Voglio la tua felicità, Masaru, e se è quella ragazza a potertela dare, allora avete la mia benedizione".
Sembra che stia per dire qualcos'altro, ma la voce gli viene meno e si limita a spingermi verso la grotta dove si terrà il combattimento "Buona fortuna, ragazzo mio".
Sperando che quell'augurio mi aiuti davvero, mi faccio largo tra i vari youkai che si sono affollati in attesa del combattimento.
So che quello che mi aspetta non sarà affatto facile, soprattutto tenendo conto della loro probabile reazione, ma.. piuttosto che continuare ad andare avanti senza Fumiyo, preferisco vivere in esilio con lei.
Chissà se hai provato la stessa cosa per mia madre, padre sussurro, lanciando uno sguardo al cielo terso fuori dalla caverna Se hai dovuto prendere decisioni così difficili per starle accanto… Mi daresti la tua benedizione, sapendo che la donna che amo è per metà umana?.
Con quel pensiero nella mente, mi dirigo verso lo spiazzo che è stato preparato, ma sono costretto a bloccarmi quando Hitoshi mi afferra per un braccio.
"Amico, questa me la devi spiegare" esclama incredulo "Perché, dopo tutto questo tempo, hai deciso di accettare la sfida di Fumiyo? Insomma, sappiamo già come andrà a finire e lei vuole lasciare la tribù! Che senso ha?".
Con un sospiro, mi sforzo di mandar via il groppo che mi ha occluso al gola "Mi sto giocando il mio futuro, Hitoshi. Questa non è una sfida come le altre".
Noto il suo sguardo perplesso, ma lo ignoro e raggiungo finalmente il largo spiazzo, dove Fumiyo sembra essere appena arrivata.
"Incredibile a dirsi, ma.. eccoci qui" commento sorridendo "Alla fine, la tua cocciutaggine ha avuto la meglio".
Un leggero afflusso di colore le sale alle guance, rendendola ancora più fragile di quanto non la veda già, ma scuote la testa "Io ti avevo avvertito che avrei continuato ad assillarti finché non avresti accettato".
"Ricordati cosa dovrai fare, nel caso fossi io a vincere" sussurra poi, attenta a farsi sentire solo da me.
"E tu ricordati cosa farò, se riuscirò a batterti" replico tranquillo, anche se tutto il mio corpo è teso e pronto all'azione.
Sappiamo entrambi che le probabilità sono dalla mia parte, ma sono consapevole che lei ce la metterà tutta per battermi.
Il pensiero che voglia farlo per proteggermi mi causa una dolce stretta al cuore, ma scuoto la testa per riprendermi. Questo è il momento di combattere.
C'è in gioco il nostro amore, tutto il nostro futuro… e io intendo dare il massimo per ottenere ciò che desidero.
Quasi a un segnale convenuto, ci scagliamo uno contro l'altra e i suoi artigli mi causano immediatamente una leggera ferita alla guancia.
Ha deciso proprio di giocare pesante, la mia piccola guerriera!
Con un ghigno, mi asciugo il sangue che mi cola verso il mento e annuisco "Bella partenza, non c'è che dire", "Pensa a difenderti, piuttosto!".
Il combattimento è feroce e, per quanto mi trattenga appena quel che basta per non ferirla in modo serio, non posso fare a meno di maledirmi per i lividi e i tagli che le sto procurando.
Tuttavia, se ci andassi più leggero, lei non esiterebbe a colpirmi con tutta la forza che ha.
Vuole allontanarsi pur di non farmi perdere il mio ruolo nella tribù, ma che io sia dannato se le permetterò di andarsene in questo modo!
Mentre continuiamo ad affrontarci, il mio udito più fine coglie qualche scorcio di conversazione e, con la coda dell'occhio, vedo Akemi avvicinarsi a mio nonno.
Non riesco a capire cosa si stiano dicendo, ma lo sguardo della yasha sembra farsi sempre luminoso, cosa che le succede solo quando è particolarmente sorpresa.
I suoi occhi corrono improvvisamente a me e Fumiyo e la sua incredulità, unita a una gioia dolce e genuina, mi fa comprendere che sa.
Tuttavia, quella distrazione mi costa caro, perché Fumiyo riesce a piazzarmi un bel calcio in pieno petto, mandandomi a terra qualche metro più in là.
"Accidenti" borbotto, usando un braccio per rialzarmi a sedere "Certo che ne hai di forza!".
Alle mie spalle, Akemi s'inginocchia fino ad essere alla mia altezza "Devi batterla, Masaru. Solo così potrete essere felici. Io sono dalla vostra parte".
"Grazie, Akemi" sussurro grato, mentre la voce di Izo si fa largo nel silenzio "Ehi, Masaru! Ora ci deve pensare la tua fidanzata a incoraggiarti? Non sei capace di battere Fumiyo da solo?".
Sto per aprire bocca e dirgli come stanno veramente le cose, ma Akemi mi precede "Izo.. tu che sei in nato in questa tribù e ci conosci da secoli, ancora non sai che io e Masaru siamo imparentati? Non sono la sua promessa sposa. Per quanto gli voglia bene, per me lui è un fratello!".
Molti scoppiano a ridere, divertiti dalla figuraccia fatta da Izo, che si passa una mano dietro la nuca "Piantatela di ridere! Lo sapete che sono distratto…".
Mi sembra di percepire una nota di sollievo nella sua voce e un'intuizione mi fa sorridere divertito.
"Distratto è dire poco" commenta mio nonno, nascondendo a stento un sorriso, ma io me ne accorgo appena.
I miei occhi sono puntati su Fumiyo, che sembra aver momentaneamente perso l'uso della parola.
"Non.. non sapevo che foste parenti" sussurra, con un nuovo e insolito afflusso di sangue a colorirle le guance.
Kami, non l'ho mai vista così.. è a dir poco adorabile e io non riesco a trattenere un sorriso intenerito.
"I nostri padri erano cugini" spiego, prima di far scrocchiare le falangi artigliate "Ma vogliamo ancora parlare della mia famiglia o continuiamo questa sfida?".
Alle mie parole, sembra riprendersi, perché il suo sguardo smeraldino m'inchioda sul posto per qualche istante, prima che riparta all'attacco.
Abbassandomi per evitare un fendente, decido di coglierla di sorpresa e l'afferro per i fianchi, costringendola al suolo.
Averla sotto di me risveglia i miei istinti più primitivi e trattenermi è dannatamente difficile, specie dopo i sogni che mi tormentano da settimane, ma sono deciso a non lasciarmi andare. Non ora.
L'attesa amplificherà ancora di più la gioia di poterla avere tra le mie braccia mi dico, stringendo i denti quando Fumiyo prende a divincolarsi.
Il suo corpo morbido che si agita sotto il mio non è certo d'aiuto! Pare che si diverta proprio a rendermi le cose difficili…
Con un ringhio, le afferro i polsi per tenerla ferma, ma uno di quei graziosi piedini -che ho sempre ammirato per la velocità con cui si muovevano- mi colpisce dritto in faccia, facendomi barcollare all'indietro.
"Tieni le mani apposto" mi sibila, allontanandosi come un fulmine "Non credo di averti concesso questa libertà".
Nonostante il dolore al naso, non riesco a fare a meno di sorridere malizioso; se sapesse cosa sto pensando in questo momento, penso proprio che mi caverebbe gli occhi.
"Devo svelarti un segreto" sussurro a centimetro dal suo orecchio, quando le passo vicino in una finta "Sono mesi che non riesco a smettere di pensare ai due giorni che abbiamo trascorso in quella grotta ".
"Ho ancora impressa la dolcezza delle tue labbra" aggiungo suadente, provando un misto di orgoglio e soddisfazione nel vederla arrossire di colpo "E non vedo l'ora di poterle riassaporare, ancora e ancora".
"Piantala di ciarlare!" sbotta, furiosa e imbarazzata al tempo stesso, cercando di colpirmi con un calcio agli stinchi "Se speri di riuscire a distrarmi in questo modo, allora ti toccherà un'amara delusione!".
"Distrarre te? Stai chiedendo un'impresa, mia cara" sogghigno, portandomi alle sue spalle e bloccandole le braccia contro il busto "Tuttavia.. tu rappresenti una distrazione piuttosto forte per me".
"Non voglio farti del male, Fumiyo. Arrenditi, ti prego" sussurro più flebile, osservando con preoccupazione i tagli che le arrossano la pelle chiara su braccia e collo.
È così dannatamente difficile affrontarla come se fosse una nemica… anche se solo per quest'occasione.
È più forte di me, non riesco a vederla in questo stato!
La sento tremare nella mia presa, quasi stesse combattendo contro se stessa, ma poi prende a divincolarsi peggio di un pesce appena pescato "Non posso farlo, Masaru! Dannazione, sai bene perché lo faccio!".
"Ma perché non capisci?" mormora flebile, facendo leva sui piedi per sbilanciarmi "Credi che per me non sia lo stesso? Ma non posso.. non posso!".
"Sì che puoi" ribatto deciso, stringendo la presa su di lei per non lasciarla andare "Perché non capisci che io tengo maledettamente a te? Perché non vuoi darmi la possibilità di renderti felice?".
"Perché so a cos'andresti incontro, razza di zuccone senza speranza" sussurra, con una nota di disperazione nella voce.
Vorrei dirle qualcosa per rassicurarla, per farle capire che tutto ciò che m'importa davvero è averla con me, ma Hitoshi mi blocca le parole sul nascere "Masaru! Ma ti vuoi muovere a batterla, o preferisci fare una chiacchierata al chiaro di luna?".
Rivolgendogli un'occhiataccia che vale più di un intero discorso, torno a concentrarmi su Fumiyo, che sta facendo l'impossibile pur di sciogliere la mia presa.
Peccato per lei che non abbia ancora capito quanto posso essere determinato quando mi prefisso un obiettivo.
E ai miei occhi è piuttosto evidente che ormai è al limite delle forze.
Tuttavia, non posso negare che sia un'avversaria davvero formidabile. I colpi con cui mi ha centrato pulsano dolorosamente, ma li ignoro; ho ben altro a cui pensare in questo momento.
Prima che Fumiyo possa capire come diavolo ho fatto, la blocco nuovamente al suolo, stavolta stando ben attento a tenerla ferma in modo che non possa più scappare via.
"Fossi in te, mi arrenderei" le suggerisco, nascondendo a stento un sorriso; ora basta che lei ceda e potremo iniziare la nostra vita insieme.
E qualcosa mi dice che sarà meravigliosa.
Non facile, di questo non posso dubitarne, ma sicuramente meravigliosa.
Continuando a tenerla inchiodata sul terreno duro, le rivolgo uno sguardo complice, prima di fissare mio nonno.
In quanto membro più anziano della tribù, tocca a lui decretare la fine di un combattimento quando nessuno dei due contendenti vuole cedere… anche se devo ammettere che il silenzio che aleggia tutt'attorno è alquanto gratificante.
La tribù è rimasta colpita ancora una volta dalle potenzialità di Fumiyo e questo non può che rendermi orgoglioso della donna che ho scelto come compagna.
"Direi che il risultato del combattimento è piuttosto chiaro" commenta mio nonno "A meno che Fumiyo non abbia ancora qualche asso nella manica…".
Molti restano in silenzio, in attesa di vedere qualche altra sorpresa, ma Fumiyo, dopo un ultimo, disperato sforzo per sgusciare via, si accascia contro il terreno, visibilmente esausta.
Riesco quasi a percepire il fremito che la percorre, quando alla fine cede, pronunciando le parole che aspetto da quella che mi sembra un'eternità  "Che i Kami ti prendano, Masaru… Nonostante tutto, alla fine mi hai battuto".


Pov Fumiyo
Non riesco a crederci. Nonostante ce l'abbia messa tutta, sentendomi lacerare l'anima ogni volta che lo colpivo, mi ha battuto e.. devo tenere fede al giuramento.
Sarò la sua compagna… la sua compagna di vita. Ho quasi paura che il cuore mi scoppi per la felicità!
Ma riuscirò a impedire che la tribù gli si rivolti contro? Cosa potrò fare per evitargli il destino di mio padre?
Non ne ho idea… ma so che ce la metterò tutta.
Prima che possa riprendere fiato dal combattimento, Masaru mi solleva tra le braccia, aiutandomi a rimettermi in piedi.
I suoi occhi scuri sono così caldi, così pieni di promesse… e io temo di morire in questo momento, tanto sono intensi i sentimenti che mi vorticano nell'animo.
"Sono riuscito a batterti, piccola guerriera" mi sussurra con un sorriso che minaccia di farmi sciogliere tra le sue braccia "E devo ammettere che hai combattuto in modo incredibile".
l suo sguardo sembra diventare più profondo quando aggiunse "Adesso, però, devi mantenere fede al giuramento".
Oh, lo so.. non l'ho dimenticato neanche per un momento, ma non posso negare di essere spaventata.
Come la prenderà la tribù? Cosa ci aspetta in futuro?
"Ma di che giuramento stai parlando, Masaru?" chiede improvvisamente Hitoshi, che si è avvicinato assieme a molti altri per congratularsi con lui.
Lo vedo chiudere gli occhi per un lungo istante, prima di voltarsi verso suo nonno e Akemi, che annuiscono incoraggianti.
È incredibile pensare a come mi sono sentita quando la mia amica ha affermato di essere una parente di Masaru.
È come se mi avessero tolto un enorme macigno dalle spalle.
E so che entrambi potremo contare su un'amica leale e sincera. Non potrei chiedere di più.
Il cuore sembra mancarmi un battito quando Masaru si volta a guardarmi, facendomi capire che è pronto a fare qualcosa che potrebbe cambiare la nostra vita per sempre.
"Sarà meglio che vi tenete forte, perché ho una cosa molto importante da dire" afferma con tranquillità, anche se posso percepire una certa tensione nella mano che mi ha poggiato sul fianco.
"Masaru..?" inizia Izo, sgranando gli occhi nel vedere come mi stringe a sé "Che..che cavolo hai in mente?".
"Non perderò tempo a spiegare qualcosa che immagino stiate capendo da soli, ma.. Ho scelto la donna che voglio al mio fianco per il resto della vita", la sua voce è decisa, priva di nervosismo e sento un brivido caldo percorrermi la schiena quando si volta guardarmi ancora una volta.
"So che per molti la scelta potrà sembrare assurda o insensata, ma credetemi se vi dico che sono certo di quello che vi sto dicendo" continua pacato "E voglio che la mia compagna sia Fumiyo".
Un nuovo, glaciale silenzio scende nella grotta, mentre tutti prendono a fissarci come se avessero visto degli spiriti.
È il momento della verità… il momento in cui capiremo cosa ci succederà.
"Masaru, ma che diavolo dici? Ti sei forse bevuto il cervello?!" esclama improvvisamente qualcuno, scatenando un coro di assensi "Fumiyo è solo una mezzo-demone!", "Non puoi prenderla come tua compagna!", "È un'offesa a tutta la tribù! È un'assurdità!".
Ogni parola mi penetra dentro come una lama affilata e fatico a non mostrare la mia disperazione nel capire che non mi accetteranno mai e che Masaru pagherà amaramente le conseguenze della sua scelta.
"Basta!", la voce di Keizo si fa improvvisamente largo tra le proteste e gli urli e tutti si zittiscono davanti a quel tono furioso.
"Piantatela di comportarvi come un branco di comari millenarie!" esclama il demone "Mi rendo conto anch'io che la scelta di mio nipote è quanto meno diversa.. ma se Fumiyo è colei che può renderlo felice, io non ho nulla in contrario".
Nonostante ci stia dando le spalle, frapponendosi tra noi e il resto della tribù, capisco che è fiducioso, che spera davvero un futuro sereno per me e Masaru.
"Keizo, non dirci che approvi questo abominio! Masaru non può unirsi a un errore come lei!" esclama Genha, uno dei demoni più anziani di tutta la tribù "Kami, se Sosuke fosse ancora vivo non so cosa diavolo ti direbbe!".
È vero, Sosuke… se non fosse morto mesi fa, probabilmente avrebbe guidato una rivolta contro Masaru.
Lui non mi ha mai potuto soffrire, neanche quando sono arrivata alla tribù più di due secoli fa.
"Chiamala di nuovo in quel modo, Genha, e ti assicuro che ne pagherai le conseguenze" ringhia Masaru, scoprendo i denti in un gesto di sfida.
"Perché non vi sforzate di aprire gli occhi e vedere qualcosa in più in lei?" esclama deciso "Per voi conta solo la sua natura, ma io ho imparato a conoscerla per quello che è. Per chi è. E non m'importa se è per metà umana. Io la amo e sono disposto a combattere contro chiunque, pur di starle accanto".
Quelle parole mi fanno saltare un battito e sento un nuovo, incredibile calore avvolgermi.
Nonostante Masaru mi avesse già ammesso di amarmi, sentirglielo ripetere davanti a tutta la tribù ha un significato nuovo, più intenso, e io non riesco a capire cos'ho fatto di così buono per meritare qualcuno come lui nella mia vita.
"Tuo padre si starà rivoltando nella tomba" borbotta uno degli anziani "Keizo, non riesco a credere che proprio tu non ti opponga a una cosa del genere! Che razza di discendenza può dargli una mezzo-demone?".
"Forse perché tengo più alla felicità di mio nipote che a delle leggi vecchie di millenni" replica Keizo "Dovremmo smetterla di essere così ciechi e ricordarci di tutto il bene che Fumiyo ha fatto alla tribù".
A quel punto, anche Akemi si fa avanti "Che importa se è una hanyou? È una guerriera forte e determinata, sa essere spietata con i nemici e gentile con i membri della tribù. Lei vuole solo essere accettata e io sono felice che diventi la compagna di Masaru".
Il sorriso che ci rivolge è così caldo e colmo d'affetto che sento gli occhi inumidirsi "So che lei è la persona giusta per renderlo felice".
Con un sospiro, Keizo ci fa segno di uscire "Risolveremo questa situazione. Masaru, tienila al sicuro".
Lui annuisce, stringendomi a sé con nuova decisione "Grazie ancora, nonno. Non so cosa farei, senza la tua guida".
Il vecchio demone sorride, prima di rivolgermi uno sguardo grato "Fumiyo… abbi cura di lui, te ne prego", poi si volta nuovamente verso la tribù inferocita, pronto a sfoderare tutte le sue capacità per aiutarci in questa nuova, fondamentale battaglia.
Senza attendere oltre, Masaru mi porta lontano dalla grotta, guidandomi fino a un piccolo lago nascosto tra le rocce.
È un posto incredibile e io non so come esprimere le sensazioni che mi riempiono il cuore.
Non so cosa ci aspetta quando torneremo alla tribù, ma so che lo affronterò a testa alta, perché Masaru è al mio fianco.
Il sorriso che mi rivolge quando ci fermiamo sulle sponde cristalline è tale da farmi tremare e sento l'imbarazzo colorirmi le guance.
Vorrei dirgli tante cose, aprirgli il mio cuore.. ma le frasi mi restano bloccate in gola.
"So che la situazione è.. difficile" mormora improvvisamente, fissandomi con quegli occhi neri maledettamente intensi "Ma io non intendo arrendermi. Ti voglio al mio fianco, Fumiyo, per sempre".
Le sue mani stringono le mie in una stretta che sa di pace, di sicurezza.. di così tante cose che non so come fare a contenerle "Resterai con me, Fumiyo? Vuoi essere la donna con cui vivrò per il resto della mia esistenza?".
Incapace di parlare, mi limito ad annuire appena, lasciando via libera alle lacrime che ho trattenuto fin'ora. Non riesco a crederci...
Masaru mi vuole con sé come sua compagna, mi ama davvero fino a questo punto!
E non ha esitato a dirlo a tutti, mostrando quanto siano forti i sentimenti che nutre nei miei confronti.
Possibile che non stia sognando, che tutto questo sia reale? Mi sembra troppo bello per essere vero...
La sua voce mi riporta alla realtà, mentre mi accarezza i capelli "Cosa stai pensando, Fumiyo? Qualcosa ti preoccupa?".
Sforzandomi di ritrovare la voce, scuoto la testa "So che.. che non sarà facile.. stare insieme, ma.. Se tu sei disposto a combattere, io non sarò da meno".
"È tutto ciò che volevo sentire" lo sento mormorare, prima che s'impossessi delle mie labbra con quella dolce irruenza che fa parte di lui.
Non mi oppongo minimamente a quel contatto, ma al contrario mi stringo a lui per approfondirlo.
Ho come l'impressione di galleggiare a una spanna da terra...
Le nostre bocche continuano a sfiorarsi, ad assaporarsi, nella ricerca dell'incastro perfetto.
C'è una tale dolcezza nei suoi gesti, nelle sue carezze, che ho come l'impressione di sciogliermi tra le sue braccia.
Quasi stento a credere che quelle stesse mani che mi stanno sfiorando con tale delicatezza siano le stesse capaci d'impugnare una katana e fare strage di nemici... Che il feroce guerriero che ho imparato a conoscere sia capace di una tale dolcezza..
Ma amo ogni parte di lui, ogni sfaccettatura del suo animo.
Tutto il mio corpo è come percorso da una leggera corrente elettrica, che mi rende sempre più sensibile al nostro contatto.
Sento la sua lingua rincorrere la mia in una danza sconosciuta che m'inebria e mi stordisce, mentre mi stringe a sé con maggior impeto.
Mai avrei creduto che i Kami potessero concedermi una tale gioia, ma ora che la sto vivendo...
Non potrei chiedere altro per essere più felice. Mi sembra di sognare.
Mentre Masaru mi accarezza lentamente la schiena, causandomi migliaia di brividi, mi ritornano alla mente le parole pronunciate da mia nonna, poco prima che morisse.
Sapeva bene che mio padre mi avrebbe presa con sé, conducendomi in un mondo dove tutti mi avrebbero isolato, sbeffeggiato e insultato perché sono una mezzo-demone.
Eppure, le sue parole mi diedero una speranza, una speranza che conservo tutt'ora e che rinasce ogni volta che mi ritrovo a fissare quegli occhi neri che sono diventati il centro di tutto il mio mondo.
E mi sembra di risentirla anche adesso, mentre il mio cuore batte sempre più forte, colmo d'amore per quel demone così speciale che tiene stretta a sé.
"Ascoltami bene, nipotina mia" sussurra dolcemente "Poche persone capiranno chi sei, ma una sola capirà quanto vali e ti accompagnerà nel cammino della vita".
Quasi riesco a vedere il suo sorriso fiducioso, mentre mi dice "Quando la troverai, non permettere a niente e nessuno di portartela via. Ricordalo".


ecco qui. anche questa parte della storia è andata. Cosa ne pensate? Fumiyo lo ha fatto penare quel poveretto, ma... ora devono affrontare la sfida più difficile. e lo faranno INSIEME ^_^ finalmente, mi viene da dire (Ma la storia la scrivi tu Nd tutti) Lo so, però.. mi piace afre le cose combattute, ecco :p Spero di poter essere altrettanto puntuale anche la prossima settimana, dato che il capitolo mi sta dando qualche problema, ma sappiate che appena lo avrò finito lo posterò qui. promesso ;-) grazie ancora a tutti voi per la pazienza che dimostrate nei miei confronti, spero di non deludervi. A presto! baci, vostra Alys'93 

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Capitolo 15
*** Preparativi speciali ***


E, quasi per miracolo, riesco ad essere puntuale anche questa settimana con un nuovo capitolo. Ora che mi tocca tornare a studiare non so se riuscirò ancora in questa mission impossible, ma di certo darò il massimo. non intendo lasciarvi ancora in lunghe attese. MAI PIù. passando oltre, voglio rubarvi solo altri due secondi per ringraziare _Cramisi_ e Heart, che mi concedono sempre un po' del loro tempo per dirmi cosa pensano delle follie che mi nascono dalla testa :p Grazie di cuore, ragazze ^_^  Spero che anche questo capitolo possa piacervi 
 

Capitolo 14: Preparativi speciali

 

Pov Masaru
Non so come sia possibile, ma la mia gioia non potrebbe essere più grande.
Sì, abbiamo la tribù da affrontare e tanti pregiudizi da abbattere, ma Fumiyo vuole stare con me, mi ama.. e io non potrei chiedere di più.
Averla al mio fianco, poterla stringere tra le braccia sono un vero e proprio dono dei Kami.
Un dono che farò il possibile per preservare e custodire.
Sono questi i pensieri che mi invadono la mente mentre continuo a baciarla, assaporando, bevendo ogni suo più piccolo sospiro, ogni gemito che si fa largo nella sua gola delicata.
Sentire le sue piccole mani sul mio viso, le spalle.. mi causa una cascata di brividi in tutto il corpo e fatico a non adagiarla sul morbido tappeto di muschio e dimostrarle quanto sia intenso il desiderio che provo per lei.
Ma il mio senso dell'onore m'impone di restare dove sono, di pazientare.
Fumiyo merita tutto il mio rispetto e non glielo dimostrerei certo lasciando prevalere i miei istinti più bassi.
Con uno sforzo, mi allontano da quelle labbra tentatrici per riprendere fiato e un sorriso mi appare in volto nel vedere i suoi occhi brillare come stelle, specchio delle emozioni che le invadono l'animo.
"Qualunque cosa succeda, qualsiasi ostacolo dovremo affrontare… non dubitare mai, neanche per un istante, che ti amo" sussurro, poggiando la mia fronte contro la sua "Ormai ho bisogno di te come l'aria che respiro. Sei tutto per me, Fumiyo".
Un tenue fiotto di colore le arrossa le guance "Come potrei, dopo il coraggio che hai dimostrato per stare con me? Non ci riuscirei neanche volendo… Non sarei completa, senza di te".
"Mi auguro solo che la tribù capisca… Non sopporterei che ti accadesse qualcosa per colpa mia" mormora flebile, nascondendo il viso contro la mia armatura.
"Non preoccuparti di questo, piccola. Ho fatto la mia scelta e ne accetterò le conseguenze, qualunque esse siano" affermo tranquillo, accarezzandole le spalle "Tutto ciò che chiedo è poter restare con te".
Un sorriso imbarazzato mi appare in volto nell'ammettere "Inuken aveva ragione da vendere. Aveva compreso già allora cosa provavo per te, ancora prima che lo capissi io…".
"Vorrei che ora fosse qui" aggiungo, una nota malinconica a incrinarmi la voce. Il mio maestro... mi manca così tanto.
Lui sarebbe stato dalla mia parte, mi avrebbe sostenuto in questa difficile decisione e sapere che non potrò contare più sulla sua guida mi causa una fitta al cuore.
Lui lo aveva capito… sapeva che Fumiyo mi avrebbe completamente stravolto la vita, rendendola più bella, più.. viva. Degna di essere vissuta.
Lo aveva capito mesi fa, in quella piccola radura.
Se penso che lo avevo accusato di dare i numeri.. Kami, posso quasi immaginare la sua risata divertita, o il suo sguardo benevolo.
Una carezza, lieve come una piuma, m'induce ad aprire gli occhi e un'espressione colma di gratitudine mi appare in volto nel vedere Fumiyo e il suo sguardo colmo di comprensione, d'amore.
"Lui sarà sempre con te, così come tutte le persone che ami" mi rassicura, sfiorandomi il viso con una dolcezza capace di sciogliermi "Restano sempre con noi, in un modo o nell'altro".
Incapace di esprimere a parole l'incredibile emozione che mi pervade, l'attiro a me, chinando il capo fino a trovare il dolce calore delle sue labbra.
Ora più che mai, ho bisogno di sentirla accanto, di potermi avvolgere nel suo amore come in un caldo mantello che mi difenda dal gelo della solitudine.
Un basso mormorio mi vibra in gola quando i nostri corpi si avvicinano ancora e affondo le dita tra i suoi capelli, inducendola a inclinare la testa per permettermi di rendere il bacio ancora più profondo.
Kami, è così dolce.. così semplicemente meravigliosa.
Sorrido sulle sue labbra nel percepire le sue mani sfiorarmi il viso, quasi ne volesse memorizzare i tratti, e le cingo i fianchi con un braccio per tenerla più vicina, quando qualcuno poco distante si schiarisce la gola.
Pur continuando a tenerla stretta a me, mi stacco da Fumiyo e alzo lo sguardo, incrociando lo sguardo divertito di Akemi.
"Spiacente d'interrompervi, ragazzi, ma abbiamo una cerimonia da organizzare" afferma, rivolgendoci un occhiolino complice che fa arrossire la mia donna come una fragola matura.
Kami, la mia donna… mai delle parole così semplici mi sono sembrate tanto importanti; anche il solo pensarle mi lascia senza fiato.
"Hai.. hai detto una ce-cerimonia?" ripete incredula, lasciando scorrere gli occhi da me ad Akemi, che annuisce felice "Keizo è stato molto persuasivo. Alcuni membri sono ancora restii al vostro matrimonio, ma si sono ritrovati in netta minoranza".
La scintilla che le illumina lo sguardo mi accende una nuova speranza nel petto e mi ritrovo a gridare la mia gioia al cielo, stringendo tra le braccia quella che ormai non è solo la mia compagna, ma anche la mia futura sposa.
"Kami, non potrei chiedere di più" sussurro emozionato, il cuore che mi batte così forte da temere che mi spezzi le costole.
"Io sì, un matrimonio come si deve" replica la mia amica, afferrando Fumiyo per un polso e trascinandola verso la caverna "Quindi, ora fila da tuo nonno e vedi di farti preparare a dovere. La cerimonia sarà al tramonto!".
Fumiyo mi rivolge uno sguardo a metà tra l'incredulo e l'emozionato, mentre segue a fatica un'entusiasta Akemi e io resto immobile, incapace di dire qualsiasi cosa.
Ho la gola stretta in un groppo e il cervello completamente fuori uso, eppure riesco a seguirle a distanza, raggiungendo mio nonno in un cunicolo laterale.
I suoi occhi scuri mi scrutano con attenzione per un istante senza fine, brillando divertiti nel vedere la mia espressione.
"Ebbene, nipote… A quanto sembra, ci siamo. Hai trovato la donna con cui condividerai la tua esistenza" commenta, battendomi una mano sulla spalla "Andando contro tutte le leggi più antiche".
"Con tutto il rispetto, nonno, non me ne frega..", "Lo so, lo so" mi rassicura, incapace di trattenere un sorriso complice "Sei identico a tuo padre. Le regole non contano, se si segue un fine più grande. E tu hai deciso di seguire il tuo cuore. Sappi che sono molto fiero di te, Masaru".
Una leggera risata, un suono incredibilmente raro per lui, gli sgorga in gola "Chi l'avrebbe mai detto che avrei vissuto abbastanza per vedere mio nipote prendere moglie. I Kami mi hanno concesso più di quanto avrei osato sperare".
Un improvviso coro di risatine femminili ci raggiunge e mio nonno scuote la testa "Sarà meglio che ti prepari, ragazzo mio. O finirà che sarà Fumiyo a dover aspettare te".
 
Pov Fumiyo
Ancora incredula per gli avvenimenti che si sono susseguiti in poco più di un'ora, mi lascio trascinare da Akemi fino a una serie di cunicoli in cui non ero mai stata, ma che sono inconfondibilmente pieni del suo odore.
Mi ha fatto svoltare così tante volte, nel reticolo di gallerie, che ho completamente perso il senso dell'orientamento!
Prima che io possa capire dove siamo con esattezza, mi spinge verso una piccola conca piena d'acqua calda di cui non avevo mai sospettato l'esistenza.
"Ora rilassati in acqua e usa quelle erbe per medicarti" mi dice, aiutandomi a scivolar via dal bustino metallico "Io intanto prendo il necessario per prepararti dopo".
Sforzandomi di mascherare l'imbarazzo, annuisco e, quando la mia amica mi dà le spalle per uscire, mi libero velocemente degli ultimi abiti.
L'acqua è piacevolmente calda e un sospiro di puro piacere mi sfugge dalle labbra, mentre mi lascio cullare da quel morbido abbraccio.
Neanche il lieve bruciore provocato dalle erbe mediche sulle ferite riesce a distogliermi dal piacere di quel momento.
Akemi è un vero angelo; dopo tutto quello stress e la lotta con Masaru, un bagno è proprio quello che mi ci vuole per riprendermi e distendere i nervi.
La calma è la mia più importante alleata, in questo momento.
Ho appena chiuso gli occhi, cercando di godermi il più possibile quel momento di pace, quando un improvviso scroscio freddo mi si riversa sulla testa, facendomi sobbalzare.
Senza darmi il tempo di voltarmi, Akemi prende a massaggiarmi i capelli, che ben presto si ricoprono di una schiuma profumata.
"Rilassati, Fumiyo" mi ammonisce dolcemente "Lascia fare a me e goditi un po' di calma. Vedrai, quando avrò finito, sarai a dir poco raggiante".
Vorrei dirle che non è necessario che mi serva in questo modo, che posso fare da me.. ma il suo sguardo mi convince a tacere.
Quando Akemi si mette in testa una cosa, è impossibile farle cambiare idea e nessuna delle mie argomentazioni la farebbero desistere.
Dopo avermi risciacquato con un catino d'acqua fredda, mi passa un telo in cui avvolgermi finché i miei abiti non fossero stati puliti e prende a frizionarmi i capelli per farli asciugare.
Per la prima volta, nella mia vita, mi sento trattata come una principessa e non riesco a capire esattamente cosa provo.
So solo che, nonostante il bagno, sono un fascio di nervi.
Grazie a un fuoco scoppiettante che arde in un angolo, i miei abiti si rivelano subito asciutti e mi sbrigo a rivestirmi, sentendomi meno a disagio una volta che tutto è tornato al suo posto.
Ridendo del mio pudore eccessivo, Akemi mi fa inginocchiare davanti a uno specchio -sicuramente preso da qualche villaggio umano nelle vicinanze- incassato nella roccia e non riesco a trattenere un'ondata di rossore alle guance quando vedo il ghigno complice che mi rivolge.
"Allora, come ci si sente all'idea di sposare Masaru?" mi chiese maliziosa, strappandomi tuttavia un sorriso grato quando mi accorgo che ha pronunciato "Masaru" e non "il futuro capotribù".
Lei sa che non ho mai ambito a un  ruolo così importante, nonostante questo mi porterà sicuramente a ottenere una maggiore considerazione da parte della tribù.
Semplicemente, non ci avevo mai pensato, perché mai avrei immaginato di vivere un tale sogno.
Ero sempre stata convinta che la mia natura ibrida mi avrebbe impedito di essere felice, di poter trovare qualcuno che mi amasse per quello che sono... e ora sto per sposarmi!
A Masaru non importa che io sia un essere a metà, che sia in parte umana.. lui mi ama per quello che sono, per chi sono.
E non ha esitato ad affrontare la tribù e tutte le sue leggi pur di tenermi al suo fianco.
Quando si rende conto che non le ho ancora risposto, Akemi smette di asciugarmi i capelli e si sporge verso il mio viso, sventolandomi una mano davanti agli occhi.
"Siamo così su di giri che non riesci neanche a tirar fuori la voce, eh?" mi prende in giro, lasciandosi sfuggire una risatina; "Chi non lo sarebbe, il giorno del proprio matrimonio?".
Sorprese, entrambe ci voltiamo verso l'entrata della grotta e la stessa espressione incredula ci appare in volto nel vedere tre yashe sorriderci da dietro uno spuntone di roccia.
"Possiamo renderci utili, Akemi?" chiede quella che riconosco come Mariko, una giovane lupa che aveva seguito da lontano le mie lezioni sulle erbe curative.
"Certo che sì!" risponde la mia amica, indicando un cesto pieno di pettini e nastri "Dobbiamo essere pronte per il tramonto e non abbiamo molto tempo".
In un coro di risatine, le tre yashe si fiondano accanto ad Akemi, pettinandomi accuratamente i capelli e intrecciandoli con nastri candidi.
Saranno quelli, oltre a una corona di fiori dello stesso colore, il mio unico ornamento da sposa.
Ma non m'importa nulla dell'estetica, non quando tutta la mia vita sta per subire una svolta così importante.
Kami, ho le mani gelide per l'emozione!
"Ho sentito che, tra gli umani, le donne indossano un kimono molto pregiato il giorno del matrimonio" mormora Maya, intrecciando i fiori che si è portata dietro.
"È un peccato che noi non abbiamo questa tradizione" mormora sommessa "Sarebbe bellissimo vederti con un abito simile, Fumiyo…".
Non sapendo cosa rispondere, mi limito a rivolgerle un sorriso prima di dire "Grazie per quello che state facendo per me, ragazze.. ma le vostre famiglie non si sono opposte al fatto che voi siate qui.. con me? Non fraintendetemi, io ne sono onorata, ma non vorrei che passaste dei guai per colpa mia".
Senza smettere di prepararmi, Hana alza gli occhi per sorridermi "Non passeremo alcun guaio, tranquilla. E poi.. Era ora che qualcuno desse una scossa a quelle regole vecchie e ammuffite!".
"Inoltre, l'onore è tutto nostro, Fumiyo" aggiunge sincera, versandomi una lozione profumata su mani e collo "Solo perché sei una hanyou, questo non significa che non meriti il nostro rispetto. Hai dimostrato tante volte che vali esattamente quanto noi".
"E, a dirla tutta, solo una persona davvero speciale poteva conquistare quel testone di Masaru" continua Mariko, scatenando una risatina collettiva.
"Meriti tutta la nostra ammirazione" mormora Maya, avvicinandosi con la corona finita "E vogliamo davvero che siate felici".
Quelle dimostrazioni d'affetto, nuove ma sincere, mi causano un groppo alla gola e fatico a sussurrare un sentito "Grazie", al quale rispondono con sorrisi complici, mentre danno gli ultimi ritocchi alla mia acconciatura.
"Sei ufficialmente pronta, Fumiyo" afferma Akemi, porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi "Masaru resterà a bocca aperta".
Una nota cupa e solenne rimbomba all'improvviso nella caverna e i nostri sguardi si puntano immediatamente verso l'antro principale.
"E qualcosa mi dice che anche loro sono pronti" aggiunge divertita, spingendomi verso il luogo dove Keizo officerà la cerimonia che mi unirà a Masaru per tutta la vita.
"Quando saremo lì, ricordati di guardare solo lui" mi avverte Han, stringendomi una mano per rasserenarmi "Non vorrei che qualche idiota provasse a intimorirti proprio durante la cerimonia!".
"Keizo ha già fatto un miracolo, ora cerchiamo di fare in modo che nessuno lo rovini" aggiunge decisa.
Al suo fianco, Mariko aggrotta la fronte "Nonostante tutto, temo che non sia finita qui. I più anziani continueranno a darti il tormento, soprattutto quando dovrai dare una discendenza a Masaru".
A quelle parole, sento i muscoli irrigidirsi di colpo; convinta com'ero che sarei rimasta sola tutta la vita, non ho mai pensato ai doveri che avrei assunto come moglie e… e ora mi sento come se mi avessero sbattuto una pietra in faccia.
Dopo la cerimonia, Masaru mi renderà sua in ogni senso. Porterò il suo marchio sulla pelle… e i suoi figli in grembo.
Ma io non mi sento minimamente pronta a un passo simile.
Kami, ma come ho fatto a non pensarci?!
Non ho la più pallida idea di come comportarmi, quando resteremo soli… non so neanche cosa devo fare!
Avendo perso prematuramente mia madre e mia nonna, non ho idea di cosa mi aspetta, quando dovrò giacere con mio marito.
Sì, ho sentito qualche pettegolezzo sussurrato tra altre yashe della tribù, ma non vi ho mai dato molto peso.
Per tutti gli Dei, come devo comportarmi?! Come posso assolvere ai miei compiti di moglie, se non so neanche da dove cominciare?
Percependo il mio irrigidimento, Akemi si volta a guardarmi e un'espressione preoccupata le increspa il volto "Fumiyo... Qualcuno ti ha spiegato cosa avviene la notte dopo la cerimonia?".
La mia testa si muove freneticamente in segno di diniego, mentre un poco piacevole rossore mi sale alle guance.
"Mia madre è morta quando avevo due anni" ammetto, la voce incrinata dal panico "E mia nonna.. se n'è andata tre anni dopo. Essendo una hanyou, ero convinta che.. sarei rimasta sola e non ci ho mai pensato davvero".
Le altre si lanciano uno sguardo teso, prima che Hana mi stringa le mani in un gesto rassicurante.
Lei è l'unica del gruppo ad avere un compagno, l'unica che sa davvero cosa mi attende nelle ore successive alla celebrazione del matrimonio.
"Fumiyo, devi stare calma. Non è nulla di tremendo, anzi… può essere molto dolce, ma dipende tutto dal tuo sposo. E da te. Tu sii fiduciosa, ma soprattutto sincera con lui".
Una scintilla comprensiva le illumina gli occhi color cioccolato nell'affermare "Masaru saprà essere dolce con te. Tutto ciò che devi ricordare è di restare calma. Più sei nervosa e rigida, peggio sarà".
Annuisco appena, sentendo un groppo ostruirmi la gola al pensiero di dover rivelare una cosa simile.
Ammettere la mia totale inesperienza, la mia completa ignoranza su alcuni dei doveri che mi aspettano, in quanto moglie… e se mi ridesse in faccia?
Se rimanesse deluso? Oh, Kami.. che devo fare?
Con il cuore in gola, mi lascio trascinare fino all'antro principale e tutti i miei dubbi svaniscono di colpo.
Non riesco a trattenere un'espressione sorpresa nel vedere diverse torce ardere ai lati dell'antro, illuminandolo a giorno, mentre bastoncini di legno profumato bruciano in delle ciotole decorate.
Due fiaccole sono state posizionate al centro, ai lati di un tatami dall'aria antica, ma pregiata. Ed è lì che mi attende Masaru.
Percepisco il sguardo sfiorarmi come una carezza e un nuovo rossore mi tinge le guance, mentre Akemi mi accompagna fino a metà strada.
Gli ultimi passi dovrò compierli da sola, a dimostrazione che sono una donna adulta e capace di prendere le proprie decisioni.
Con gli occhi fissi in quelli di Masaru, mi avvicino sempre più al tatami e un sorriso fiducioso mi incurva le labbra nel vedere una scintilla di pura gioia illuminargli il volto. Non mi è mai sembrato così bello come in questo momento, agli albori della nostra vita insieme.
So che non sarà facile, che avremo sicuramente dei momenti difficili… ma sento che, restando insieme, potremo superare qualsiasi ostacolo.
Questi pensieri mi permettono di non prestare ascolto agli insulti sommessi di alcuni anziani e continuo a mettere un piede davanti all'altro, diretta verso il mio destino.
 
Pov Masaru
Il tempo non sembra passare mai mentre attendo con crescente trepidazione l'inizio della cerimonia.
Non riesco a stare fermo ed è solo a fatica -nonché con l'aiuto di Izo- che mio nonno è riuscito a tenermi buono.
Dopo un bagno rituale, mi ha letteralmente costretto a restare in uno degli angoli più bui dei nostri cunicoli per prepararmi psicologicamente al grande passo che sto per compiere.
Mi ha consigliato di rivolgere una preghiera a mio padre, nella speranza che la sua guida possa aiutarmi a superare le difficoltà che mi ritroverò davanti, e mi auguro con tutto il cuore che lui possa accettare la mia decisione.
Amo troppo Fumiyo per immaginare la mia vita senza di lei e sono disposto a tutto, pur di tenerla al mio fianco.
Nonostante mi trovi in una delle zone più lontane dall'antro principale, riesco a percepire alcune voci irritate che discutono con mio nonno.
Il tono non è dei più amichevoli e mi avvicino alla roccia che ostruisce il cunicolo, nella speranza di captare di più.
Genha e un paio di altri anziani non hanno la minima intenzione di acconsentire al nostro matrimonio, ma che io sia dannato se permetterò a quei tre lupi spelacchiati di separarmi dalla donna che amo!
"Non riesco a credere che tu stia permettendo tutto questo, Keizo. Avresti dovuto lasciar partire quella nullità mesi fa!" ruggisce Neji.
"Almeno non dovremmo assistere a un simile abominio" gli fa eco Saboru "Ti rendi conto di quello che stai facendo, nell'accettare una cosa simile? Stai gettando fango sulla tribù e sulla tua famiglia!".
"Piantatela!" sbotta mio nonno, fermando il mio proposito di buttare all'aria la roccia che m'impedisce il passaggio e suonarle di santa ragione a quei dannati.
È difficile che perda le staffe in questo modo e, quando succede, non preannuncia mai niente di buono.
Con il cuore a mille, resto immobile, l'orecchio premuto contro una fessura della roccia.
"Ma vi ascoltate?" continua inviperito "Non siete meglio dei ningen che ritenete tanto inferiori! Ma perché non riuscite a guardare più in là del vostro naso, dannazione?".
"Inoltre, parli proprio tu, Saboru! Proprio tu che devi a Fumiyo la tua stessa vita!" esclama con rabbia "Quella ragazza è stata tre notti a vegliarti, quando hai rischiato di perdere la mano, e devi ringraziarla se le hai entrambe attaccate ai polsi!".
I tre continuano a discutere e imprecare, borbottando senza sosta, ma mio nonno li interrompe di nuovo "Non m'importa di quello pensate. Non ho la minima intenzione di mettere le vostre sciocche opinioni prima della felicità di mio nipote!".
"Tuo nipote è diventato matto" replica Genha "Solo un pazzo potrebbe pensare di poter vivere accanto a un mezzo-demone.
"Parli così perché non riesci a capire che i sentimenti possono essere qualcosa di fondamentale. Che avere al proprio fianco la persona giusta può rendere più forti" risponde mio nonno "Tu hai solo il tuo stramaledetto orgoglio".
"Vi accanite su Fumiyo come su un agnello inerme e tutto questo solo perché non l'accettate come membro della tribù, nonostante quello che ha fatto per voi" sibila cupo "Solo perché la decisione di mio nipote è diversa, non significa che sia sbagliata!".
La fiducia che sento nella sua voce mi riempie di speranza un sorriso grato mi incurva le labbra, mentre congeda bruscamente quei tre maledetti "Non vi permetterò di rovinare questa cerimonia, quindi fate attenzione a quello che fate. Non ripeterò questo avvertimento".
Tra ringhi e borbotti sommessi, sento tre paia di passi allontanarsi e spingo via la roccia, deciso a non lasciargliela passare liscia.
La mano di mio nonno scatta a trattenermi; non sembra affatto stupito dalla mia espressione bellicosa, ma si limita a sussurrare "Lascia stare, Masaru. Abbiamo dei preparativi da finire, prima che la cerimonia abbia inizio".
Continuando a fissare truce il cunicolo dove sono spariti quei tre, mi sforzo di concentrarmi sulla cerimonia e Izo mi aiuta a sistemare un vecchio tatami -intrecciato secoli fa per simili occasioni- al centro dell'antro.
Tutta la tribù si è riunita per l'evento e io sento il cuore battere sempre più veloce quando Hiroshi suona il corno.
Un fitto cicaleccio di raccomandazioni preannuncia l'arrivo di Fumiyo e io mi ritrovo a tormentarmi il labbro inferiore con i denti, l'ansia ormai a mille.
Poi, finalmente, la vedo.
È una vera visione, mentre si avvicina a passo timido eppure sicuro, con un sorriso commosso a incurvarle le labbra.
I capelli, lasciati sciolti lungo la schiena come una morbida onda color mogano, sono intrecciati con sottili nastri bianchi che sembrano diramarsi dalla piccola corolla fiorita che le cinge la fronte e la luce delle fiamme li fa risplendere di mille toni.
Il delicato rossore che le tinge le guance la rende ancora più bella e io sento il fiato fermarsi bruscamente in gola quando mi raggiunge.
"Sei.. sei splendida" sussurro, incapace di mascherare il tremito che m'incrina la voce, ma sfiderei chiunque a rimanere impassibile davanti a un simile spettacolo.
Fumiyo abbassa lo sguardo, lusingata, ma lo rialza di scatto quando mio nonno ci prende per mano, dando inizio alla cerimonia.
Intrecciando le dita a quelle della mia compagna, raccolgo tutto il mio coraggio e pronuncio il mio giuramento.
Le parole fuoriescono spontanee dalla mia bocca, intrise dei sentimenti che provo per la meravigliosa creatura che ho di fronte, scorrendo senza interruzioni o imbarazzo.
Davanti all'intera tribù, prometto di proteggerla da qualsiasi pericolo, con tutte le mie forze, di restarle accanto, di onorarla con il mio amore e la mia fedeltà.
Con gli occhi lucidi, lei stringe la presa sulle mie mani e recita la sua promessa, giurandomi eterno amore e devozione, promettendo di combattere sempre al mio fianco e sostenermi nei momenti del bisogno. Di essere una moglie degna di me.
Ogni sua parola sembra accendere una luce dentro il mio cuore, una luce che ben presto diventa incandescente quando mio nonno proclama solennemente la nostra unione davanti agli uomini e gli spiriti.
Nulla potrà separarci, mai più. Ora siamo una cosa sola.
Mentre l'eco delle parole di mio nonno si spegne contro le rocce, un sorriso che sa di amore e speranza mi appare in volto e, fregandomene di tutti quelli che ci fissano con astio, mi chino a baciare mia moglie. Mia moglie...
Ancora non mi sembra vero, eppure è così. Fumiyo è mia moglie, la mia compagna di vita.. colei che resterà al mio fianco fino alla fine.
Il suo amore è il dono più prezioso che i Kami mi abbiano concesso, l'unica cura per il dolore che mi sono portato dentro per tanto tempo.
Proteggerla, amandola con tutto me stesso, è il minimo che posso fare per ringraziarla, per dimostrarle quanto sia importante per me.
Lei è la padrona della mia vita, del mio cuore e della mia anima. La chiave della mia forza e del mio coraggio.
Non ho paura di quello che ci riserverà il futuro, ho trovato la mia strada e intendo percorrerla fino in fondo, assieme a lei.


Ecco fatto. e il matrimonio è andato. ma siamo sicuri che sia tutto concluso? :3 eh no, miei cari. le sorprese non sono ancora finite e lo vedrete ^_^ sperando che lo studio non m'impedisca di continuare a scrivere, prometto di aggiornare il prima possibile. Tranquilli che non vi libererete ma di di me, statene certi ;) un bacione a tutti, vostra affezionata Alys'93 

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Capitolo 16
*** Finalmente mia ***


Ed eccomi di nuovo qui!! no, ragazzi, non non sono morta, ma solo più impegnata di quanto vorrei... e questo mi ha rallentata, purtroppo. Ma non temete, non vi libererete mai della sottoscritta, non prima che abbia concluso le storie almeno ;-) ora vi lascio al nuovo capitolo, sperando che vi piaccia e... *diventa color papavero* beh, mi direte voi. Buona lettura!


Capitolo 15: Finalmente mia

Pov Masaru
Grida di gioia e battute maliziose fanno da cornice a questo momento, mentre stringo a me la mia sposa.
La tribù, i mie amici, i miei cari.. esultano tutti assieme a me e poco importa che qualcuno ci lanci occhiatacce disgustate.
Non m'importa di niente, se non della donna che stringo tra le braccia.
Quando finalmente mi allontano da quelle labbra rosee e tentatrici, Fumiyo mi rivolge un sorriso colmo di gioia.
È valsa la pena soffrire per tutto questo tempo pur di vedere quest'espressione sul suo viso, di scorgere quella scintilla di speranza nei suoi occhi.
Lentamente, ci voltiamo verso mio nonno, che sorride benevolo, augurandoci tutta la felicità di questo mondo mentre la tribù continua a gioire attorno a noi.
La loro iniziale sorpresa per la mia decisione ha ceduto il passo alla comprensione e alla complicità.
Molti di loro hanno imparato ad apprezzare Fumiyo e non riesco a trattenere un'espressione divertita quando un gruppo di yashe -capeggiato da Akemi- ci raggiunge di corsa, assordandoci di congratulazioni e auguri di buona sorte.
Perfino i cuccioli cercando di farsi largo nella calca, ebbri della stessa gioia degli adulti.
Akemi, che ha preparato un banchetto in nostro onore, sembra quasi un generale, mentre dirige tutti nei loro compiti.
Ancora rossa per l'emozione, Fumiyo si copre la bocca per trattenere una risatina e io non posso che imitarla nel vedere Izo trottare solerte agli ordini della yasha.
Chissà che non si decida anche lui a fare il grande passo e sistemarsi…
"È tutto così bello che quasi non mi sembra vero.." sussurra improvvisamente Fumiyo, stringendomi una mano come per paura di vedermi svanire "Ti prego, Masaru.. dimmi che non sto sognando".
Sorridendo, la stringo a me e le prendo il viso in una mano "Puoi stare tranquilla, piccola. Sei perfettamente sveglia e tutto questo è reale. Il nostro sogno è diventato realtà".
Attorno a noi, gli altri festeggiano allegri e, sforzandoci di rispettare almeno questa tradizione, ci imponiamo di ascoltare le battute e i motteggi rivoltici dai miei compagni.
Nonostante senta una gran voglia di suonar loro qualche cazzotto e farli tacere -a ogni battuta, Fumiyo sembra sempre più imbarazzata-, mi limito a sorridere e rivolgere loro solo qualche occhiataccia di ammonimento.
Ancora poco e potrò restare solo con mia moglie, dimostrandole la profondità dei sentimenti che nutro nei suoi confronti.
Al pensiero di quello che ci aspetta, sento il corpo tendersi in preda una piacevole scossa e stringo la mano di Fumiyo nel tentativo di rasserenarla.
Lei mi rivolge uno sguardo grato e riesce di nuovo a sorridere, quando alcuni cuccioli vengono a chiederle un fiore della sua corona.
La sua espressione mentre sistema un bocciolo tra i capelli scuri di una bambina minaccia di sciogliermi e la mia mente si ritrova proiettata un futuro in cui lei possa ripetere simili gesti con i nostri figli.
So che lei potrà darmi una famiglia, quella che ho desiderato fin da quando ero poco più di un cucciolo, e quel pensiero mi fa saltare un battito.
Kami, sarebbe meraviglioso…

Dopo aver donato l'ultimo fiore, Fumiyo mi rivolge un sorriso colmo d'amore, prima di appoggiarsi alla mia spalla, ma Akemi e le altre ragazze si avvicinano di colpo "Fumiyo, vieni con noi. C'è la parte finale della cerimonia da preparare".
"Cosa devo fare?" chiede lei, rivolgendomi uno sguardo confuso, al quale rispondo con un sorriso malizioso "Lo vedrai, tesoro".
Un silenzio carico di attesa cala sulla tribù mentre ci spostiamo all'esterno e tutte le yashe fanno campanello attorno a Fumiyo, consigliandole di essere più rapida del vento.
Mia moglie continua a fissarle con aria confusa, chiedendosi cosa debba fare adesso, e io capisco che non ha mai assistito a un matrimonio nella nostra tribù.
Un sorriso comprensivo mi appare in volto; credendo di non meritare un po' di felicità, non riusciva ad assistere a quella altrui.
Ma ora non sei più sola, amore mio sussurro, quasi non ascoltando i consigli dei miei amici su quello che si sta preparando Passerò il resto della vita a renderti felice, te lo giuro.
Dopo qualche istante, Fumiyo sgrana gli occhi, allontanando lo sguardo da Akemi per rivolgerlo a me.
Le ragazze devono averle spiegato il modo in cui noi demoni concludiamo sempre queste cerimonie e fatico a trattenere una risata alla vista della sua espressione incredula.
A un cenno di mio nonno, la tribù si divide in due ali e Fumiyo viene fatta allontanare di una cinquantina di passi.
"Devi correre più veloce che puoi" le raccomanda Hana, a voce così bassa che mi tocca leggerle le labbra per capire cosa stia dicendo "Più tempo impiegherà Masaru a prenderti, maggior considerazione avrai agli occhi degli altri".
La mia compagna mi guarda per un'ultima volta, prima di voltarsi verso mio nonno; sarà lui a dare il via a questa piccola, divertente prova.
Lo vedo rivolgermi uno sguardo divertito, augurandomi tacitamente "Buona fortuna", prima di lanciare un lungo ululato al cielo rossastro.
Fumiyo non perdere tempo e scatta come una lepre, correndo fulminea verso la macchia di alberi davanti a noi.
Dalla scintilla che le brilla negli occhi verdi, capisco che ha tutte le intenzioni di darmi del filo da torcere e un sorriso complice mi spunta sulle labbra.
Non mi sarei aspettato niente di meno da parte sua. Dopo trenta secondi -scanditi dai piedi degli altri demoni, che battono ritmicamente contro il suolo-, parto a mia volta, determinato a godermi fino in fondo quella piccola sfida.
Fumiyo è rapida come il vento e conosce diversi trucchi per depistare gli inseguitori, ma non ha idea di quanto sia determinato a prenderla.
I rami e gli arbusti mi sferzano viso e gambe, ma non mi fermo, se non per accertarmi di seguire la pista giusta.
Quella piccola guerriera sa bene come camuffare il proprio odore, ma io sono diventato maledettamente sensibile a quella fragranza delicata perché mi possa ingannare con qualche trucco.
Le bacche odorose schiacchiate su un lato del sentiero non bastano a coprire il suo profumo, né il ruscello che ha attraversato può cancellarlo del tutto.
Non per me.
Tuttavia, devo riconoscere che ha una notevole velocità.. e una buona resistenza, per essere una hanyou.
Nonostante sia concentrato al massimo per raggiungerla, mi accorgo che il sole sta lentamente calando oltre le colline e le prime stelle punteggiano il cielo sempre più scuro.
Quella piccola canaglia sa come far impazzire gli inseguitori… ma io la prenderò, costi quel che costi.
Con il naso e le orecchie pronti a captare qualsiasi segnale della sua presenza, lancio uno sguardo a metà tra l'incredulo e l'orgoglioso a Izo, che -come molti altri- segue a distanza l'inseguimento per accertarsi che tutto si svolga secondo le regole.
"Ti sta facendo penare, eh?" mi apostrofa, strappandomi una risata divertita "Ma ne vale decisamente la pena, amico mio! Vale eccome!".
Lui scuote la testa, prima di svanire nuovamente nel sottobosco, e io torno a concentrarmi sul mio obiettivo. Non può essere andata tanto lontano…
Di colpo, mi sembra di avvertire con maggior chiarezza l'odore della mia compagna e un sorriso predatorio mi incurva le labbra, mentre mi acquatto dietro alcuni cespugli.
Fumiyo è a meno di dieci metri da me, ne sono certo.
Facendomi silenziosamente largo tra le fronde, mi avvicino fino a scorgere i bordi di un laghetto nascosto nella boscaglia.
E lì, sulla sponda illuminata dalla luna, la mia preda si è fermata a prendere fiato, certa che io sia ancora troppo lontano per percepirla.
Acquattandomi sugli arti come se fossi nella mia forma animale, mi avvicino di un paio di metri, prima di spiccare un balzo "Ti ho presa!".
Nel ritrovarsi a terra, bloccata dal mio corpo, Fumiyo si lascia sfuggire un grido sorpreso, ma il sollievo le rilassa i tratti del viso quando si rende conto di essere tra le mie braccia.
"Ammettilo, non sono una preda facile da catturare" mi stuzzica, poggiandomi le mani sulle spalle in modo da vedermi il volto.
"Non ho mai affermato il contrario, piccola" replicò divertito, abbassandomi per assaggiare la dolcezza delle sue labbra.
Kami, ci potrei morire sulla sua bocca...
Avvertendo la presenza degli altri membri della tribù nelle vicinanze, mi rimetto in piedi e aiuto Fumiyo a fare lo stesso, prima di caricarmela in spalla come un sacco.
Lei protesta con foga nel ritrovarsi a testa in giù, ma io non la mollo. Non sono mica matto!
Di colpo, attorno a noi esplodono grida di giubilo e molti dei miei compagni mi rifilano pacche sulla spalla libera, congratulandosi con me per "l'ottima caccia".
Fumiyo sembra non gradire la posizione, perché inizia a prendermi a pugni sulla schiena, agitandosi nell'ordinarmi di rimetterla giù.
Hana ci raggiunge di corsa al fianco del suo compagno e, dopo avermi rivolto un sorriso, si sposta per incrociare gli occhi di Fumiyo.
"Sei stata grande! Molti ti avevano data per catturata già dopo dieci minuti, ma tu hai resistito per oltre due ore! Ma come hai fatto?" esclama, mentre Soske rotea gli occhi, ridendo divertito del suo entusiasmo.
"Ti ha dato filo da torcere, eh Masaru?" commenta, rivolgendomi uno sguardo complice "Ammetto che, all'inizio, mi hai colto di sorpresa, ma.. ti faccio i miei migliori auguri. Credo di aver iniziato a vedere cosa ti ha spinto a scegliere Fumiyo".
Un sorriso grato è tutto ciò che riesco a rivolgergli, prima che Fumiyo riprenda ad agitarsi "Hai intenzioni di mettermi giù, prima o poi? Non sono un salame, Masaru!".
Una risata mi scuote il petto e stringo appena la presa sulle sue gambe slanciate "Mi dispiace, tesoro, ma dovrai restare così ancora per un po'..".
Senza darle il tempo di replicare, inizio a correre verso la grotta, dove il grosso della tribù ci attende per le ultime congratulazioni.
L'aria fredda mi sferza il viso, ma quasi non la sento e mi ritrovo a lanciare un grido colmo di gioia al cielo punteggiato di stelle.
Ben presto, raggiungo mio nonno e la tribù, che esulta in segno di approvazione nel vedermi con Fumiyo imprigionata tra le mie braccia.
"Direi che la cerimonia è conclusa" afferma mio nonno, facendo segno agli altri di aprirci la strada "È ora che gli sposi si ritirino".
Tra risatine e ovazioni, permetto a mia moglie di tornare con i piedi per terra e, stringendole una mano, la guido attraverso numerosi cunicoli in cerca della grotta che, d'ora in poi, sarà nostra.
Trovarla non è difficile; Akemi si è premurata di lasciarci una candida scia di petali come traccia e un sorriso m'incurva le labbra alla vista del confortevole giaciglio che riempie l'ampio rifugio.
Fiori e bastoncini d'incenso profumano l'aria, dando all'ambiente un qualcosa di magico e rilassante.
Dovrò ricordarmi di ringraziarla… più tardi.
Adesso ho tutte le intenzioni di dedicarmi a mia moglie, di tenerla stretta a me e dimostrarle tutto l'amore che provo nei suoi confronti.
Sentendo il cuore battermi con maggior forza contro le costole, mi volto verso Fumiyo e mi ritrovo ad aggrottare la fronte nel vederla pallida come un fantasma.
I suoi occhi saettano di continuo tra me e la grotta, animati da una scintilla di timore.
Teme forse che le faccia del male? Che violi la sua purezza senza mostrare alcun rispetto.. o peggio?
Prendendole il viso tra le mani, la convinco a guardarmi "Fumiyo.. qualcosa non va? Ho fatto qualcosa di sbagliato?".
Lei arrossisce di brutto e si affretta a scuotere la testa in senso di diniego "No.. non è colpa tua, Masaru. Sono io che… che non so.. come comportarmi".
Per quanto mi sembri impossibile, il rossore alle guance aumenta ancora quando ammette a fatica "Non ho la minima idea.. di cosa devo fare. Non so come.. come assolvere questo mio dovere di moglie".
"Kami, mi sento così stupida!" mugugna, coprendosi il viso con le mani "Non volevo deluderti, mi dispiace così tanto..". 
Deciso a mettere fine a quello sproloquio senza senso, le poggio un dito sulle labbra "Non mi hai affatto deluso, piccola. Ma come ti vengono in mente certe idee?".
Capisco il suo imbarazzo, ma non sono assolutamente deluso; anzi, sono lusingato che mi abbia confidato i suoi timori, perché so come spazzarli via.
Significa che ha fiducia in me, che sa di potersi affidare a me senza alcuna paura.
Un sorriso compiaciuto mi incurva le labbra quando alza lo sguardo, mostrandomi i suoi dubbi; dubbi che io intendo demolire uno per uno.
Teme così tanto di non essere alla mia altezza che qualsiasi errore le sembra più grave di quanto sia realmente.. e non si rende conto che io l'amo proprio per quello che è.
Per la sua dolcezza, per la sua timidezza, per il suo essere fiera e determinata…  
Non voglio che lei si senta inferiore, o sbagliata nei miei confronti. Per nessun motivo.
E intendo dimostrarglielo. Questa notte e per tutto il resto della nostra esistenza.

Incapace di trattenere ancora il desiderio che nutro per lei, abbasso la testa per baciarla, mettendo a tacere le sue domande in quel dolce assaporarsi, esplorarsi...
Lentamente, le cingo la vita con un braccio e l'attiro a me, guidandola nel nostro rifugio, lontano da sguardi indiscreti.
Percepisco il suo nervosismo aumentare quando i suoi piedi sfiorano il giaciglio e, per quanto non desideri altro che distenderla sulla morbida stuoia e amarla tutta la notte, m'impongo di mantenere la calma.
Fumiyo ha bisogno di essere rassicurata, di entrare un passo alla volta in quel mondo di passione dove voglio condurla.
Insinuando una mano tra le lunghe ciocche color mogano, le inclino il capo, approfondendo il bacio e un mormorio colmo d'apprezzamento mi riverbera nella gola.
Kami, è meraviglioso baciarla, assaporare il suo gusto unico e inebriante. Non potrei mai stancarmene…
Le mani di Fumiyo si muovono timidamente sul mio viso, sfiorando ogni mio tratto con la delicatezza di una piuma, e un brivido mi percorre la schiena a quel morbido tocco.
È incredibile come quelle lievi carezze riescano a provocarmi sensazioni così intense, così.. inebrianti.
Ho bisogno di sentirla più vicina che mai, di diventare tutt'uno con lei.. in modo che una parte di me le entri nell'anima, restandole sempre accanto.
Stringendola a me, mi avvicino alla parete retrostante fino a poggiarvi la schiena e un sorriso rassicurante m'incurva le labbra alla vista del delicato rossore che ha invaso le guance di Fumiyo.
Dei, è così bella.. fragile, eppure indomita.
Fiera e ribelle, eppure dolce e comprensiva.
Anche se vivessi mille anni, dubito che potrei mai trovare una donna che le possa anche solo assomigliare.
Accarezzandole il volto, mi avvicino fino a sfiorarle nuovamente le labbra, ma, dopo un rapido quanto delizioso assaggio, inizio a mordicchiarle il mento e il collo, scivolando giù fino alla gola delicata.
Un leggero gemito mi arriva alle orecchie e non posso fare a meno di sorridere contro la sua pelle, mentre continuo a stuzzicarla con dolcezza. Con la mano libera, scivolo senza sosta sul suo viso, lungo la nuca e la schiena, che accarezzo lentamente.
Soffocando il suo gemito in un bacio, le avvolgo i fianchi con un braccio, lasciando che l'altra mano vaghi fino alle gambe, che mi porto attorno alle anche.
Quel movimento ci avvicina in modo più intimo e la sento trasalire contro di me nel percepire tutto il mio desiderio premuto contro il fulcro della sua femminilità.
Sollevo lo sguardo fino a incrociare i suoi occhi e una scossa mi invade il corpo alla vista della scintilla di desiderio che vi brilla, appena celata da un velo di timore.
È chiaro che non le sono indifferente e quello sguardo, unito al battito aritmico del suo cuore, è un vero balsamo per il mio ego maschile.
Affamato di lei, del suo sapore morbido e inebriante, mi tuffo sulle sue labbra, scivolando lentamente lungo la gola fino a sfiorare l'orlo del bustino metallico e la morbida pelle celata al di sotto.
Lasciandosi sfuggire un mugolio soffocato, Fumiyo intreccia le dita tra i miei capelli, inarcando la schiena quasi per offrirsi ai miei baci.
Come avevo sospettato fin dal primo bacio che le ho rubato, sotto quella facciata tranquilla si nasconde una donna appassionata, desiderosa e di amare ed essere amata.
E solo i Kami sanno quanto io l'adori, quanto sia importante per me…
La mia vita non avrebbe più senso se non ci fosse lei al mio fianco.
"Sei splendida.." sussurro roco, continuando a mordicchiarle delicatamente la gola, mentre una delle mie mani si fa audacemente strada lungo la gamba, scivolando sotto il gonnellino di pelliccia.
Un sussulto la scuote con forza nello stesso momento in cui percepisco un intenso calore sprigionarsi dal suo fulcro più intimo.
Compiaciuto, alzo il viso per guardarla, ma lei tiene lo sguardo basso e il rossore che le ha invaso le guance mi convince a non bucare questa bolla di pace con le parole.
Baciandola con una passione che non avrei mai creduto di provare, la stringo a me nell'avvicinarmi al giaciglio, sul quale la depongo con delicatezza.
La sento tremare nella mia stretta e, sostenendomi su un braccio, mi allontano quel che basta per fissarla negli occhi.
"Non farò niente che tu non vorrai, piccola" le assicuro, sfiorandole il viso nel tentativo di rasserenarla "Non voglio che tu abbia paura di me. Se vuoi che mi fermi..".
Trattenermi sarà una vera e propria tortura, soprattutto ora che ho avuto un assaggio più ampio della sua dolcezza, ma, se me lo chiederà, accetterò la sua scelta. "No.." sussurra Fumiyo, poggiandomi una mano sulla bocca "Non.. non voglio rovinare questo momento solo perché ho paura... di non essere adatta a te".
"Non voglio permettere ai miei dubbi.. di impedirmi di essere tua, anima e corpo", la sua voce ormai è un soffio appena percettibile, ma non riesco a trattenere un sorriso nel sentirle.
"Non c'è nessuna che possa paragonarsi a te, mia piccola guerriera" affermo convinto, scostandole i capelli dal volto "Sei perfetta così come sei.. e io non potrei chiedere di più che averti al mio fianco".
Una scossa sembra colpirmi con forza alla vista dei suoi occhi umidi di lacrime, ma, prima che possa chiederle il motivo, lei mi avvolge il collo tra le braccia, mozzandomi il fiato con il bacio più dolce che io possa immaginare.
Soffocando il ruggito che mi romba nel petto, ricambio quel bacio con foga e dolcezza, sfiorandole i contorni delle labbra con la punta della lingua, invitandola a dischiuderle.
Il suo gemito mi permette di esplorare quella dolce cavità e mi beo dei suoi mugolii, dei respiri spezzati che le invadono la gola mentre le mie mani percorrono il suo corpo morbido.
Desideroso di svelare la figura sinuosa che si cela sotto quegli abiti fastidiosi, le stringo le mani sui fianchi e la porto su di me, sorridendo davanti alla sua espressione imbarazzata.
Fumiyo resta immobile per qualche stante, le mani poggiate sul mio petto per sostenersi, prima che inizi ad accarezzarmi le spalle, indugiando sempre più spesso lungo i bordi dell'armatura.
"I legacci sono.. sul fianco" mormoro, sollevando il capo per baciarla ancora e ancora.
Nonostante le scariche di piacere che mi attraversano a ogni carezza, avverto distintamente le sue dita impacciate cercare i legacci di cuoio che tengono chiusa l'armatura e un sorriso m'incurva le labbra quando i nodi si sciolgono.
Sorriso che si allarga alla vista del suo sguardo colmo d'ammirazione; Kami, se continua  a guardarmi in questo modo..!
Allontanandola appena il tempo sufficiente a liberarmi di quell'affare, infilo una mano tra le ciocche color mogano, attirandola in un nuovo bacio, mentre l'altra vaga lungo la sua schiena, cercando i ganci che tengono chiusa questa gabbia infernale in cui è avvolta.
Quasi mi sfugge un ringhio di possesso quando, finalmente, riesco ad allentare il bustino e lo apro con voluta lentezza, liberandola da quella costrizione come una farfalla si libera dal suo bozzolo.
Quando mi allontano dalla sua bocca tentatrice per guardarla, sento il fiato mozzarsi bruscamente e il sangue prende a rombarmi con forza nelle vene, assordandomi.
Mi ritrovo ad ammirare la sua pelle nivea, in parte ancora celata da una larga striscia di stoffa, e sento il desiderio raggiungere un nuovo picco.
"Per gli spiriti, quanto sei bella…" rantolo, attirandola a me per baciarla, scivolando lentamente lungo l'elegante curva del collo e della spalla, per poi scendere sulla parte visibile del seno.
Essendo per metà umana, Fumiyo ha la pelle più delicata rispetto alle yashe pure e quella stoffa protegge le zone più sensibili dallo sfregamento dell'armatura. Mia moglie è un piccolo genio.
Un singulto a metà tra il piacere e la sorpresa le invade la gola quando mi alzo a sedere e la stringo possessivamente contro il petto, sfiorandole la schiena per tutta la sua lunghezza, e quasi mi sento morire nel sentirla sospirare il mio nome.
Kami, che darei per poter sentire quel suono ogni giorno, in ogni momento…
Incapace di trattenermi, insinuo una mano sotto il gonnellino, accarezzandole la gamba fino alla curva soda dei glutei e l'attiro con più forza contro di me, permettendole di percepire tutto il mio desiderio, strappandole un singulto.
Dei, non so quanto resisterò ancora..
Nonostante l'inesperienza e l'inevitabile imbarazzo, Fumiyo non distoglie gli occhi dai miei e le sue mani sul petto e l'addome mi causano migliaia di brividi in tutto il corpo.
Dovunque si posino, quelle dita delicate tracciano scie di fuoco sulla mia pelle e ogni tocco riduce sempre più il mio già labile autocontrollo.
Sussurrando parole di apprezzamento contro il suo collo, insinuo le dita sotto la striscia di tessuto e sciolgo il nodo che la regge, sorridendo nel sentirla rabbrividire nella mia stretta.
Un basso ringhio mi vibra nella gola quando affondo il viso nella sua pelle morbida, inspirando a pieni polmoni il suo profumo, e quel suono si fa più intenso nel sentire le sue mani tra i miei capelli, mentre tirano alcune ciocche in preda ai brividi.
Tenendole una mano aperta sulla schiena, lascio che l'altra le percorra le morbide curve, riempiendomi il palmo di quelle squisite rotondità.
È delizioso ascoltare i suoi gemiti, percepire i fremiti che le increspano la pelle quando inizio a stuzzicarle un capezzolo tra le dita..
Ben presto, abbasso la testa per seguire quello stesso percorso con le labbra e rischio seriamente di perdere il controllo e venire come un ragazzino imberbe nel sentirla mugolare il mio nome in un ansito che rivela quanto piacere le stia donando.
E il lieve ondeggiare delle sue anche contro le mie non aiuta di certo, dato che tormenta il membro teso e sensibile.
Deciso a farle raggiungere l'apice del piacere prima di renderla mia, continuo a mordicchiare e succhiare dolcemente le punte sensibili dei seni fino a renderle turgide e doloranti.
Solo a quel punto, mi sollevo sulle ginocchia per distenderla sul giaciglio e continuare la mia esplorazione.
Con il petto che si solleva al ritmo affrettato del suo respiro, Fumiyo intreccia con più fermezza le dita dietro la mia nuca, attirandomi in un bacio che mi lascia senza fiato.
I suoi occhi, lucidi e brillanti come stelle, non lasciano i miei neanche per un istante, strappandomi un sorriso prima che abbassi di nuovo il capo per baciare ogni centimetro di pelle.
Seguendo l'intensificarsi dei suoi gemiti, scivolo lentamente sul seno soffice e il ventre, mentre cerco i laccetti che reggono il gonnellino.
Finalmente, anche quell'ultimo ostacolo svanisce e io mi sollevo sulle braccia per poter ammirare la mia sposa in tutto il suo splendore.
Neanche una dea può paragonarsi a lei sussurro a fatica, ammirando ogni più piccolo dettaglio del suo corpo.
È assolutamente meravigliosa, delicata e preziosa come il cristallo più puro.
Trattengo a fatica un verso animale nell'accorgermi del prezioso nettare che inumidisce la sua femminilità e, attento a non ferirla con gli artigli, prendo a strofinare le nocche contro il piccolo rigonfiamento sensibile nascosto tra i petali umidi.
Respirando sempre più rapidamente, Fumiyo si aggrappa alle mie spalle in preda ai brividi, per poi inarcare la schiena con un grido quando l'onda del piacere la travolge con forza.
Guardandola negli occhi, sorrido nel vederla arrossire quando mi porto alla bocca le dita bagnate di lei e un gemito mi riempie il petto nell'assaporare quel nettare così dolce.
A quel punto, so di non potermi più trattenere e, liberatomi a mia volta degli ultimi indumenti, mi posiziono tra le sue gambe candide, soffocando con un bacio l'inevitabile singhiozzo che le scuote il petto quando infrango la barriera della sua purezza.
Ho cercato di essere il più delicato possibile, ma so che per lei non è piacevole come lo è per me; almeno, non all'inizio.
Spingendomi dolcemente nel suo grembo, in quel piccolo, dolce canale che mi avvolge nel suo calore, la bacio con tutta la passione che ho dentro, sfiorandole gli occhi, le guance, le labbra.. scivolando poi sul collo e la gola, fino a stuzzicare la pelle sensibile del seno.
Lentamente, la sento sciogliersi sotto le mie carezze e un sussurro appassionato mi sfugge dalla gola quando le sue mani prendono a sfiorarmi con dolcezza, il suo corpo in perfetta sincronia con il mio.
"Finalmente.. finalmente sei mia, Fumiyo", sono queste le ultime parole che riesco a pronunciare, prima che il piacere mi offuschi la mente, lasciando intatto solo l'istinto più ancestrale.
I miei fianchi continuano a muoversi implacabili, scariche di puro godimento mi scuotono il corpo, e mi ritrovo a soffocare un grido contro il suo collo niveo quando Fumiyo mi segue sulla vetta del piacere, proprio mentre le mie zanne le incidono sulla pelle il marchio indelebile del mio amore.

 

Ecco... non so bene cosa sia uscito fuori, ma spero.. di non aver scritto cretinate ecco. *////* è la prima volta che descrivo una scena simile, quindi non so se va bene o meno.. Me le lo direte voi. spero di poter aggiornare presto. incrociate le dita per me :-* al prossimo aggiornamento! Bacioni enormi,
vostra
Alys'93

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Capitolo 17
*** Una vita insieme ***


Salve a tutti! Eh, sì.. è passato molto, MOLTO tempo dall'ultima volta, ma per chi è studentessa universitaria come me, può capire come il tempo sia volato via tra un esame e un altro...Ma non voglio annoiarvi con cose inutili, bensì lasciarvi questo nuovo capitolo del racconto e ringraziare di cuore una lettrice che mi ha spronato a non abbandonare oltre i miei racconti, nella speranza che non faccia piùpassare mesi o anni tra un aggiornamento e l'altro...
CRAMISI cara, questo capitolo è tutto per te. Grazie di non avermi abbandonato. Spero ti piaccia... e, preparati. La situazione è pronta a prendere una piega inaspettata!

 

Capitolo 16: Una vita insieme

Pov Fumiyo
Non so esattamente cosa mi svegli, strappandomi al dolce torpore in cui sono caduta, ma un mugolio contrariato si fa largo tra le mie labbra, mentre mi accoccolo meglio contro Masaru, cercando quel tepore che mi riconduca nel mondo dei sogni.
Vorrei solo sognare un altro po', godere di questo momento… ma, quando sposto appena le gambe, la leggera scossa che mi attraversa il basso ventre mi fa spalancare gli occhi.
Non è esattamente una fitta di dolore, ma qualcosa di più.. intimo.
Qualcosa che sfiora appena il dolore, perdendosi in una sensazione di calore che non avevo mai provato. Non fino a stanotte.
Senza neanche rendermene conto, scatto a sedere e le mie mani stringono convulsamente la morbida coperta sotto la quale ci siamo rannicchiati Masaru e io durante la notte.
Con il cuore in gola, mi volto per guardarlo e un'ondata di colore m'invade le guance nell'ammirare il meraviglioso uomo che mi ha scelto come sua sposa.
Il suo volto è sereno e un lieve sorriso gli incurva le labbra.
Labbra che hanno sfiorato ogni parte di me, provocandomi scosse di piacere in tutto il corpo che mi hanno indotta a offrirmi a lui senza remore.
A quel pensiero, sento il viso andarmi in fiamme e, istintivamente, le copro con le mani, lasciando scivolare la coperta.
L'aria fredda del mattino sulla pelle mi fa rabbrividire e mi sbrigo a riacciuffare la coperta, distendendomi con cautela accanto a Masaru.
Non voglio svegliarlo, non ancora. Desidero godermi questo momento accanto al mio compagno, avvolti nella pace più assoluta, prima che il mondo ci richiami alla realtà.
Muovendomi con attenzione, mi accoccolo meglio contro di lui e, probabilmente, il sonno deve avermi riavvolta nel suo manto, perché vengo svegliata da un morbido bacio, appena sopra la clavicola sinistra.
A quel lieve tocco, sento una scarica di piacere penetrarmi nelle ossa e un mugolio si fa largo tra le mie labbra.
Solo poche ore fa, Masaru ha impresso lì il suo marchio demoniaco, il segno che mi indica come sua compagna di vita...
Incapace di trattenere il rossore che sento salirmi alle guance, apro gli occhi per incrociare quelli scuri del mio sposo e un timido sorriso mi appare in volto davanti alla sua espressione.
È qualcosa di unico, che mi scuote l'anima per l'amore che esprime, il calore in cui mi avvolge…
Sono sul punto di aprire bocca e sussurrare quanto lo ami, quando le sue labbra calano sulle mie, strappandomi un gemito sorpreso.
Kami, ma come può annebbiarmi la mente in questo modo con un semplice bacio?
"Perdonami, tesoro" sussurra, allontanandosi quel che basta per guardarmi negli occhi "Ma avevo bisogno di sentirti.. per essere certo di non aver sognato tutto".
Quelle parole mi fanno sorridere e gli sfioro una guancia con la mano "Non è un sogno, Masaru. Siamo davvero insieme..", "E lo saremo per sempre" afferma deciso, coprendo la mia mano con la sua.
Avvolgendomi i fianchi con un braccio, mi stringe a sé e io sento una scossa permearmi il corpo nel percepire qualcosa di duro e caldo premermi contro il ventre.
Oh, per tutti i Kami..
Se quello che ho sentito mormorare dalle altre yashe è vero, questo.. questo significa che è decisamente attratto da me. Che.. il suo corpo desidera il mio. Non che ne dubitassi, ma questo.. oh, per gli spiriti…
"Spero di non averti causato troppo dolore, stanotte", il sussurro di Masaru è intriso di preoccupazione e quel tono mi strappa ai miei pensieri deliranti.
Per un attimo, ripenso alla fitta acuta che ho avvertito quando siamo diventati una cosa sola, ma.. forse per la mia metà demoniaca, forse per le dolci attenzioni che mi ha rivolto, quella sgradevole sensazione è durata pochissimo, sostituita da un calore inebriante che mi ha avvolto in una spirale di piacere senza fine.
"Non è stato così terribile" lo rassicuro, prendendo l'iniziativa e sfiorandogli la bocca con la mia "Sono più resistente di quanto credi, Masi-chan". "Più che altro.. spero di essere stata alla tua altezza" mormoro poi, abbassando lo sguardo in preda ai dubbi.
Le sue dita mi stringono il mento con delicatezza, convincendomi a guardarlo, e una scossa mi colpisce il cuore davanti al suo sguardo rapito.
"Nessuna potrebbe osare paragonarsi a te, mia piccola guerriera" afferma, gli occhi che scintillano come stelle oscure "Sei stata molto più che all'altezza. Credimi, questa è stata la notte più bella della mia vita".
"E spero di passarne molte altre a stringerti tra le braccia" aggiunge, facendomi sorridere quando un lieve rossore gli colora gli zigomi pronunciati.
Incapace di esprimere a parole l'immenso amore che mi riempie l'animo, gli avvolgo il collo tra le braccia, riversando tutti i miei sentimenti nel bacio più dolce che riesco a donargli, premendomi maggiormente contro il suo corpo caldo.
Quel contatto deve aver causato qualche reazione in lui, perché percepisco un ringhio vibrargli nel petto prima che si avventi sulle mie labbra, rubandomi il fiato.
Reagendo d'istinto, affondo le dita nelle sue spalle per essergli più vicina e lo vedo sorridere, per poi abbassare la testa e stuzzicarmi il collo e la gola, fino a scivolare sul marchio che mi ha imposto.
Sentire la sua bocca sulla pelle, resa maledettamente sensibile da quel segno, mi fa rabbrividire e inarco la schiena, pervasa da una fitta di piacere.
Masaru ne approfitta per sfiorarmi la pelle lungo la colonna vertebrale, per poi affondare le dita tra i miei capelli e baciarmi a lungo.
Esattamente come la scorsa notte, le sue mani sembrano tracciare sentieri di fuoco sulla mia pelle, facendomi rabbrividire senza sosta, e io mi ritrovo a invocare più volte il suo nome, gemendo ogni volta che sfiora un punto più sensibile.
Punti che lui sembra cercare con indiscussa dolcezza, ascoltando i suoni che mi sfuggono dalle labbra socchiuse.
Mi costringo a mordermi un labbro per soffocare il grido che mi ha invaso la gola quando mi sfiora il seno, tormentandomi con avidi baci e piccoli morsi, ma non posso fare a meno di inarcarmi contro di lui, in un continuo sfiorarsi che manda ogni pensiero razionale a farsi benedire.
Di colpo, il mondo sembra ruotarmi attorno e io mi ritrovo a battere più volte le palpebre, incredula nel ritrovarmi a cavalcioni sul suo stomaco, le mani poggiate sulle sue spalle per sostenermi.
Ritrovarmi in quella posizione, alla completa mercé del suo sguardo bramoso e.. sentire il segno più evidente del suo desiderio pulsare contro la base della schiena, mi fa arrossire vistosamente e cerco di scivolare nuovamente sul giaciglio, desiderosa di nascondermi sotto la coperta.
Fulminee, le mani di Masaru scattano sui miei fianchi, impedendomi di muovermi "Non fuggire, piccola. Non hai idea di che splendida visione tu sia..".
Se possibile, quelle parole mi fanno arrossire ancora di più, ma lui blocca le mie proteste poggiandomi un dito sulle labbra.
Questo non è il momento di parlare, lo capisco dal suo sguardo, e, imponendomi di bandire paura e imbarazzo dalla mia mente, lascio che una delle mie mani gli sfiori delicatamente il petto, seguendo i contorni definiti dei muscoli.
Masaru sorride, ma ciò che mi fa capire quanto apprezzi il mio tocco è l'intenso brivido che gli ha attraversato il corpo, scuotendo di riflesso anche me.
La consapevolezza di potergli donare le stesse sensazioni che mi ha rivolto questa notte mi permette di non fermarmi e, rivolgendogli un lieve sorriso, continuo ad accarezzarlo, scivolando sullo sterno e lo stomaco.
Ripeto più volte quel percorso, tracciando sentieri di piacere sul petto e la parte superiore dell'addome, finché un'ondata di coraggio mi spinge a sedermi sulle sue gambe, in modo da esplorare meglio il suo corpo scolpito.
E lo spettacolo che mi si para davanti mi secca la gola, strappandomi un basso gemito che soffoco mordendomi il labbro inferiore.
Per tutta risposta, il mio sposo sorride compiaciuto e fa leva sui muscoli della schiena per baciarmi, prima che io lo spinga delicatamente sul giaciglio.
Ora che mi ha ceduto il comando, non intendo farmelo sfuggire tanto facilmente.
Fremiti sempre più frequenti gl'increspano la pelle man mano che continuo nella mia discesa e un sorrisetto gli appare in volto quando sussurra "Se intendi continuare su questa strada.. ti consiglio di prepararti.. al contrattacco, piccola".
Resto stupita di me stessa nel percepire l'espressione maliziosa che mi incide il volto, quasi quanto dalle parole che pronuncio "Sono pronta a riceverti, Masaru. Con tutti gli onori".
Incredulo, lui spalanca gli occhi, ma ben presto un sorrisetto diabolico gli incurva le labbra e le sue mani prendono a risalire delicatamente sul mio corpo, chiudendosi a coppa sui miei seni.
A quella carezza, dolce e possessiva al tempo stesso, mi inarco contro di lui, offrendomi ai suoi occhi e alle sue mani, e mi sfugge un gemito quando i nostri bacini s'incontrano.
È una sensazione inspiegabile.. mi sento come se tutto il calore si fosse concentrato nel basso ventre, rendendolo umido e sensibilissimo, e quel contatto con il corpo teso di Masaru mi causa un intenso brivido lungo la schiena.
Quasi a eco del mio gemito, un basso ringhio mi risuona nelle orecchie e le mani del mio sposo si stringono appena sul seno, prima che scivolino sui miei fianchi e le gambe.
Un singulto sorpreso mi sfugge dalle labbra quando le sue dita si fanno largo nella mia femminilità, sfiorandomi con incredibile dolcezza, e non posso fare a meno di tremare quando prendono a sfregarsi contro il mio luogo più sensibile.
Pervasa da migliaia di brividi, mi accascio su me stessa e un nuovo rossore mi tinge il viso alla vista della sua espressione soddisfatta.
Dei, se non avessi la mente così annebbiata, lo prenderei a schiaffi. Se solo..
Masaru continua a tormentarmi in quel modo per diversi minuti, creando una spirale di piacere che cresce sempre più, fino al punto di darmi l'impressione di essere travolta da uno tsunami e mi ritrovo inconsciamente ad affondargli le dita nelle spalle, invocando il suo nome.
Quando i miei polmoni riescono nuovamente a riempirsi d'aria, lui mi rivolge il più meraviglioso dei sorrisi e si solleva appena per baciarmi, donandomi nuovi fremiti che m'increspano la pelle.
"Stavolta, non proverai alcun dolore. Te lo prometto" sussurra rassicurante, accarezzandomi il viso con la punta delle dita artigliate.
Ancora scossa dall'ondata di piacere che mi ha investita, quasi non mi rendo conto che mi ha stretto leggermente i fianchi per sollevarmi e un mugolio deliziato mi fa reclinare la testa all'indietro quando inizia a spingersi dentro il mio corpo.
Dei, non avrei mai pensato di provare una cosa simile.. unirmi a un'altra persona in modo così intenso, così meraviglioso…
Seguendo l'istinto, mi aggrappo alle sue spalle, andando incontro ad ogni sua spinta e un lieve sorriso mi appare in volto alla vista della sua espressione estasiata. I suoi occhi brillano come gaietto, attirando i miei senza via di scampo, illuminati da qualcosa di così intenso che, per un attimo, sento il cuore mancarmi un battito.
Dei, ho come l'impressione di sciogliermi sotto il suo sguardo...
Un improvviso gemito gli sfugge dalle labbra quando mi chino per baciarlo e, seguendo l'istinto, serro appena le gambe contro i suoi fianchi per permettergli di entrare ancora più a fondo nel mio corpo.
Voglio che provi le stesse deliziose sensazioni che ha donato a me, voglio riuscire a compiacerlo, ad essere alla sua altezza.. anche in questo campo.
Scacciando l'imbarazzo che mi sta invadendo, stringo la presa mentre continuo a baciarlo, incapace di saziarmi del sapore deciso della sua bocca.
È un istante, ma tanto gli basta per riprendere il controllo e ribaltare la situazione, rivolgendomi un sorriso complice quando alzo gli occhi per fissarlo.
"La mia piccola, indomita guerriera" sussurra quasi reverente, baciandomi con dolcezza.
Continuando a tenermi le mani sui fianchi, si muove con maggior decisione nel mio grembo, finché la frizione tra i nostri corpi diventa sempre più intensa, catapultandomi nuovamente in quella bolla di pura estasi e io devo mordermi un labbro per soffocare il grido di piacere che mi sgorga in gola.
Dopo poche, intense spinte, un fiotto di calore mi riempie, mentre Masaru si accascia su di me con un gemito strozzato. Esattamente come la scorsa notte, rimaniamo immobili per qualche lungo istante , godendo gli ultimi spasmi di calore che ci avvolgono e io mi beo di questi momenti, restando stretta a lui.
"Scusami, tesoro. Ti sto schiacciando" mormora Masaru, spostandosi al mio fianco e stringendomi a sé, le mani che mi accarezzano dolcemente. Un sorriso mi incurva le labbra e mi rannicchio meglio nel suo abbraccio, ma m'irrigidisco di colpo nel sentire delle voci in lontananza; voci che si dirigono indiscutibilmente verso di noi.

"Ma sei sicura che dobbiamo andare a disturbarli? Io non metterei piede da loro almeno fino a quando il sole non abbia oltrepassato il punto più alto", la voce di Izo è inconfondibile… ma con chi ce l'ha?
"Sì che dobbiamo, zuccone. È tradizione che chi ha accompagnato gli sposi alla cerimonia li conduca poi davanti alla tribù il giorno dopo le nozze" replica quella che riconosco come Akemi "Quindi piantala di lamentarti e alza il passo".
Izo borbotta qualcosa che non riesco a capire, prima di bofonchiare "E se l'interrompiamo? Insomma, non ci tengo ad affrontare un Masaru incazzato nero perché li abbiamo interrotti sul più bello!".
"Con il casino che stai facendo, dubito che li coglieremo di sorpresa" ridacchia la yasha "E poi.. non siamo mica andati a svegliarli all'alba! Sono già diverse ore che il sole è sorto".
Sentendo le guance colorirsi vistosamente all'idea che i nostri amici possano trovarci in questa situazione.. imbarazzante, lancio uno sguardo d'intesa a Masaru ed entrambi ci sbrighiamo a recuperare i vestiti, dispersi un po' ovunque nella grotta.
Un brivido mi percorre la schiena quando il mio sposo mi aiuta a chiudere il bustino e, incurante dei due demoni che stanno per raggiungerci, gli allaccio le braccia al collo per un ultimo bacio.
Sorpreso ma compiaciuto, Masaru non esita a ricambiarlo, stringendomi a lui come se volesse rendermi parte di sé.
Kami, mi sembra di vivere un sogno…
Alle nostre spalle, qualcuno si schiarisce nervosamente la voce e io sento le guance andarmi a fuoco nel vedere Izo e Akemi guardarci dal cunicolo, il primo visibilmente a disagio, la seconda con un sorriso impertinente sulle labbra.
"Scusate il disturbo, ragazzi, ma la tribù vi attende" annuncia tranquilla, rivolgendoci una maliziosa strizzata d'occhio "Prima vi levate di mezzo questa seccatura, prima tornate a quello che stavate facendo".
Io arrossisco di brutto e nascondo il viso nell'armatura di Masaru, che, per tutta risposta, replica "Grazie del consiglio, Akemi. Lo seguiremo molto volentieri".
Allibita dalla tranquillità con cui ha pronunciato quella frase, alzo gli occhi per guardarlo e lui ne approfitta per rubarmi un bacio, prima di sollevarmi tra le braccia e dirigersi a passo tranquillo verso l'antro principale.
Lanciando uno sguardo oltre le sue spalle ampie, noto che Izo si è caricato in spalla il giaciglio su cui abbiamo dormito io e Masaru, seguito da un'allegra Akemi.
Ma cosa significa questo? Dove portano il nostro letto nuziale?
La risposta mi balena improvvisa nella mente, facendomi arrossire come se avessi delle braci sulle guance, e mi ritrovo ad affondare il viso contro la spalla di mio marito.
"Ma è proprio necessario?" mugugno, incapace di giustificare una simile mancanza di rispetto per la nostra intimità. "Purtroppo sì, tesoro mio" mormora lui, anche se capisco dal suo tono che non ne è affatto contento.
"È una regola antica, ma nessuno oserà aprire bocca, o se la vedranno con me" aggiunge più deciso, rivolgendomi un sorriso rassicurante "Non preoccuparti di nulla, tesoro. Non ti lascerò un solo istante".
 
Sospirando, mi alzo dal piccolo campo dove ho raccolto alcune erbe mediche e lancio uno sguardo al freddo tramonto autunnale che rischiara il cielo.
L'inverno inizia ad allungare i suoi gelidi tentacoli sulla natura e io ho bisogno di raccogliere quante più erbe mediche possibili prima che il gelo le spazzi via.
Fortunatamente, Akemi mi ha dato una mano a riempire diversi cesti, che abbiamo messo ad essiccare in una delle tante caverne.
"Ancora impegnata con questa roba verde, Fumiyo?" mi chiede una voce alle mie spalle.
"Come sempre, Keizo-sama" replico sorridendo "È da questa roba verde che ricavo i medicamenti per la tribù".
"Grazie al cielo, non ne abbiamo avuto molto bisogno in questi anni" mormora lui, alzando lo sguardo alle nuvole "A volte, ho la sensazione che gli Dei ci stiamo concedendo un dono".
Il suo sguardo diviene più affettuoso quando aggiunge "Un dono che è iniziato quando hai sposato mio nipote. A quanto sembra, ti devo molto più che la sua felicità".
A quelle parole, sento le guance colorirsi e abbasso gli occhi sul cesto che ho in mano, ma -anche senza vederlo- posso immaginare il sorriso che gli ha incurvato la bocca.
Sono trascorsi quasi dieci anni da quando Masaru mi ha scelta come sua sposa e, alle volte, mi sveglio ancora di soprassalto, temendo che si sia trattato solo di un sogno.
E, ogni volta, Masaru mi stringe a sé, dimostrandomi quanto sia reale il nostro sentimento.
"Devo tutto a voi e a Masaru" sussurro, portando il cesto nella grotta "Senza la vostra presenza, il vostro aiuto… Ora starei vagando sola, chissà dove".
Sempre che nessun demone mi avesse fatto fuori, ovviamente.
Keizo sorride benevolo "E mio nipote sarebbe ridotto a un'ombra di se stesso. So che ci sono ancora resistenze nella tribù, ma sono davvero felice che tu sia con noi, Fumiyo".
Lusingata, sono sul punto di ringraziarlo, quando Aiko ci corre incontro, pallido come un cencio.
"Keizo-sama! Fumiyo! Dovete venire con me, subito!" rantola, sforzandosi di riprendere fiato da quella che sembra una corsa per la sopravvivenza "Baiko e la sua tribù ci stanno attaccando!".
Soffocando un'imprecazione, lascio perdere il cestino e afferro il pugnale, catapultandomi dietro i due demoni che hanno preso a correre come fulmini in direzione nord.
Ma perché quei dannati non possono lasciarci in pace?
Sono stati all'interno dei loro confini per tutti questi anni, cosa li ha spinti a muoversi così di colpo?
Sto ancora rimuginando su quegli interrogativi, quando Akemi mi affianca, il viso distorto in un'espressione feroce.
"Mi sa che quelle teste rosse hanno dimenticato la lezione che gli abbiamo inflitto" sibila, stringendo una lancia nel pugno "Mi sa che hanno bisogno di una bella ripassata!".
Rivolgendole uno sguardo d'approvazione, svolto in uno stretto sentiero che mi conduce in cima a una delle rupi più alte che si ergono sul confine.
E, come avevo immaginato, scorgo Masaru intento a fissare l'orizzonte, la katana sguainata e pronta a fare strage dei nostri nemici.
Ma non è l'arma, quanto il suo sguardo a spedirmi una cascata di brividi lungo la schiena.
Non c'è nulla di più letale dell'espressione che gli incide il volto e una parte di me è tentata di darsela a gambe, lasciandolo solo con i suoi pensieri, ma lui sceglie proprio quel momento per voltarsi e il lieve sorriso che gli stira le labbra mi rasserena.
Anche se la sua mente è concentrata sull'imminente battaglia, la sua rabbia non si rivolterebbe mai contro di me.
Ho imparato a conoscerlo sempre più in questi anni e, per quanto possieda un animo gentile, non dimentico mai chi è davvero.
Mentre quei pensieri abbandonano la mia mente, ci rivolgiamo uno sguardo e tanto basta per capire come muoverci.
Restando alle sue spalle, lo seguo lungo la china, dove sfruttiamo massi e alberi per celarci alla vista dei nostri nemici, fino a raggiungere l'epicentro dello scontro.
Senza perdere tempo, ci facciamo largo a fil di spada tra quelle teste rosse e l'odore pungente del sangue mi irrita le narici.
Spero solo che Akemi e gli altri stiano bene…
Tuttavia, i Kami sembrano essere dalla nostra parte, perché nessuno dei nostri compagni sembra ferito in modo grave.
Ci tuffiamo nella mischia con rabbia, decisi ad allontanare Baiko e i suoi dal nostro territorio e ben presto mi ritrovo con gli artigli insanguinati.
Una scossa improvvisa del terreno mi manda a terra, ma non ho il tempo di rialzarmi che una presa dolorosa mi stringe il braccio e mi ritrovo a fissare lo sguardo crudele di Baiko, l'unico occhio che mi scruta con rabbia e desiderio di vendetta.
"Tu sei la prima di una lunga lista di rompiscatole di cui voglio liberarmi, mezzo-demone" sussurra gelido, spostando la mano dal mio braccio a collo e sollevandomi da terra prima che io possa anche solo battere le palpebre "Preparati a vedere l'oblio".
Dimenandomi come tutte le mie forze, cerco di allentare la stretta che mi serra la gola e riesco a colpirlo con un calcio tra le gambe, strappandogli un gemito acuto e costringendolo a lasciare la presa.
Tuttavia, non riesco a scansarmi abbastanza velocemente per evitare il pugno che mi colpisce al ventre, incrinandomi l'armatura.
Né quelli che seguono, crudeli e dolorosi come solo i colpi di un youkai possono essere.
Quella serie di attacchi mi lascia senza fiato e fatico a restare lucida, mentre i miei polmoni si sforzano come possono d'incamerare altra aria, ma il bustino è pesantemente ammaccato e il metallo preme sotto la gabbia toracica, impedendomi di respirare.
Mentre mi accascio al suolo, sento la battaglia che infuria intorno a me, ma è come se fossi immersa nell'acqua, distesa sul fondo di un lago.
Tutto mi appare e mi arriva come sfocato, attutito dal dolore lancinante che mi ha colpito.
Ma non posso perdere i sensi adesso…

Di colpo, il viso di Masaru mi appare davanti, i lineamenti distorti dall'ansia.
È coperto di sangue, ma non sembra curarsene e io non posso che ringraziare i Kami che sia al mio fianco.
In questo momento sono un bersaglio facile per qualsiasi nemico.
"Fumiyo! Fumiyo, rispondimi! Sei ferita?" le parole del mio compagno mi arrivano attutite, quasi ovattate, ma riesco a scuotere il capo.
"Il.. il bu-bustino" boccheggio, cercando di respirare come posso "Togli.. to-toglilo!".
Grazie agli spiriti, Masaru riesce a capire qualcosa tra i miei ansiti e le sue mani scattano sui ganci, allentando la morsa metallica del bustino.
Subito cerco di respirare più a fondo, ma una tremenda fitta al ventre mi strappa un gemito e sento le braccia di Masaru si stringersi attorno a me, protettive e rassicuranti.
"Tranquilla, è tutto finito" mi sussurra, tenendomi stretta a sé mentre torniamo alla grotta "Quei dannati hanno capito che è molto meglio se restano al di là del confine".
Solo in quel momento mi rendo conto che la battaglia è finita e che la grotta si sta affollando di guerrieri, feriti in modo più o meno grave.
Decisa a non mostrarmi debole proprio ora che la tribù ha bisogno di aiuto, convinco Masaru a mettermi a terra e, dopo aver sostituito il bustino ammaccato con uno intatto, inizio a raccogliere le erbe curative per medicare tagli ed escoriazioni.
I minuti mi sembrano lunghi come ore mentre mi assicuro che tutti i membri della tribù possano riprendersi dallo scontro e mi ritrovo a lottare contro continui giramenti di testa, che diventano più intensi con il passare del tempo.
È solo grazie all'aiuto di Akemi che riesco a completare le cure e, non appena anche Izo si allontana per andare a riposare, mi porto una mano alla fronte, cercando di lenire quel dolore tremendo.
"Fumiyo, ti senti bene?" mi chiede la mia amica, lanciandomi uno sguardo preoccupato "Sei pallida come un cencio..".
"Ho solo.. bisogno di riposare" mormoro a stento, alzandomi in piedi per raggiungere il mio giaciglio e distendermi un po'.
Di colpo, il terreno sembra venirmi incontro e fatico ad accorgermi che Masaru mi ha preso al volo, impedendomi di sbattere la testa.
"Sta peggio di quanto vorrebbe mostrare" sussurra Akemi "Portala dentro, Masaru. Deve assolutamente riposare".
All'improvviso, tutto sembra oscurarsi e mi rendo appena conto di essere sul punto di perdere i sensi.
Tuttavia, l'ultimo pensiero cosciente che mi invade la mente è che qualsiasi cura -anche l'oblio- è la benvenuta, pur di far cessare il dolore sordo che mi attraversa il corpo.  

Bene, ecco fatto.. che ne dite? Secondo voi cosa succederà ora? Sono proprio curiosa di scorprire cosa pensate ^-^ Spero solo di non dovervi fare attendere a lungo prima di darvi la mia risposta. Grazie a tutti quelli che leggeranno, anche solo per scacciare un po' la noia. E grazie di nuovo a te, CRAMISI. Senza di te, probabilmente questo capitolo avrebbe atteso ancora a lungo prima di essere aggiornato

un bacione immenso a tutti, vostra Alys'93

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Capitolo 18
*** Notte di Lacrime ***


Ehilà! Buonasera a tutti! Come vedete non sono morta, anche se ci sto andando mentalmente vicina... Chi di voi ha una vita universitaria sa cosa significa. Ma bando alle ciance. Temo sia trascorso più di un mese dal mio ultimo aggiornamento, ma voglio farmi eprdonare con questo capitolo... soprattutto perché non so quando avrò il tempo di pubblicare il prossimo, non certo pe rmancanza di idee, ma di tempo. spero saprete perdonarmi.
Ora però voglio ringraziare caldamente due persone che mi sono ancora vicine nonostante i miei lentissimi aggiornamenti e.. ci tengo davvero a farvi sapere quanto vi sia grata per l'attenzione e la pazienza che mi dedicate. 
_Cramisi_LittleDreamer90... GRAZIE. Grazie di cuore. Se questa storia continua ad andare avanti è soprattutto merito vostro.

Capitolo 17: Notte di lacrime

Pov Fumiyo
Non so dire esattamente per quanto tempo sono rimasta priva di sensi e fatico a ritrovare un legame con la realtà che mi circonda, quando mi risveglio. 
Le uniche certezze che ho è che sono al caldo, nel mio letto, e che non sono sola. 
Forse sono passate ore, forse giorni interi… 
Non riesco a capire cosa mi abbia svegliato finché una fitta lancinante al ventre mi costringe a piegarmi in due e fatico a riaprire gli occhi, rendendomi conto che è notte fonda. 
Sento il respiro profondo di Masaru accanto a me, ma non intendo svegliarlo, non dopo la tremenda giornata che abbiamo avuto. 
Anche lui ha bisogno di riposare, soprattutto dopo che ha rifiutato di farsi medicare i tagli purché mi occupassi degli altri membri della tribù. 
Grazie al cielo, sono capace di essere testarda quanto lui e sono riuscita a fasciargli le ferite con delle bende intrise di impacchi medicinali prima che il dolore mi costringesse a desistere… 
L'ultima cosa che ricordo è la sua stretta rassicurante mentre mi portava nella nostra grotta, ma di certo devono essere trascorse molte ore da allora. Se non di più. 
Un nuovo spasmo di dolore mi mozza il fiato e decido di alzarmi. 
Restare qui non mi aiuterà di certo a lenire le fitte che mi colpiscono. 
Avvolgendomi in un kimono per contrastare i brividi di freddo che mi scuotono, esco silenziosamente dalla grotta, alla ricerca di qualche erba medicinale che plachi questo dolore. 
Mi sento le gambe pesanti come piombo e ogni passo mi sembra più faticoso del precedente, ma continuo ostinatamente a camminare finché non scorgo le sponde del lago e cerco di lenire il bruciore che sento con l'acqua fredda. 
Al primo contatto con il liquido gelido, rabbrividisco e mi chiedo perché senta tutto questo freddo, ma inorridisco nel vedere le mie mani sporche di sangue. 
Sangue che imbratta la stoffa del kimono e l'erba che stringo tra le dita nel tentativo di restare lucida, lottando contro l'ondata di nausea e le vertigini che mi hanno colpita. 
Non so come mi sia ferita, né quando e la mia mente si rifiuta di collaborare, troppo ottenebrata dal dolore che mi trafigge, al punto che quasi non mi accorgo del buio che mi avvolge di nuovo, cupo e soffocante. 
Non ho neanche il tempo di chiedermi se cadrò in acqua, finendo con l'annegare. 
Intorno a me non c'è altro che tenebra.
 

Pov Masaru
Ancora sconcertato da quello che è successo appena qualche ora prima, fisso Fumiyo dormire un sonno agitato. 
Il suo viso è contratto in una smorfia di dolore e sono costretto a bloccarle i polsi affinché non tocchi la ferita che ha all'addome; ferita che Akemi si è prodigata di curare al meglio e che impensierisce entrambi. 
"Ancora non capisco come abbia potuto occuparsi di Izo e degli altri con una simile lesione" mormora la mia amica, passando un panno umido sul corpo di mia moglie, lavando gli ultimi residui di sangue, prima di rivestirla. 
"Chiunque l'abbia colpita, deve avere una forza incredibile nei pugni" aggiunge, fissando il bustino che fino a poco fa avvolgeva Fumiyo "Non ha solo incrinato il metallo, l'ha letteralmente squarciato! È un miracolo che non sia morta dissanguata mentre curava gli altri". 
Incapace di trattenere un brivido, ripenso al suo sguardo annebbiato quando mi ha pregato di liberarla da quella morsa e continuo a chiedermi come diavolo abbia fatto a non capire che era ferita finché non mi è svenuta tra le braccia. 
Kami, sono stato un tale idiota… 
Possibile che fossi così imbrattato di sangue da non percepire il suo aleggiare nell'aria? 
"Solo Baiko ha una tale forza" sussurro infuriato, il desiderio di far fuori quel bastardo che mi incendia le vene "E sai bene quanto me che Fumiyo è la prima della sua lista nera. Vuole farci fuori tutti, ma sa che lei è il cuore di questa tribù. Uccidendola.. ci condannerebbe tutti". 
Suo malgrado, Akemi annuisce "Ho imparato molto da lei, ma hai ragione da vendere nel dire che è lei a tenerci uniti. C'è qualcosa nel suo spirito.. una sorta di affetto che non fa distinzioni. Puoi solo essere grato che ti abbia accettato come compagno, Masaru". 
Deglutendo a fatica, mi ritrovo ad annuire a mia volta, prima di avvolgere mia moglie nelle coperte "Lasciamola dormire, adesso. Il narcotico dovrebbe aiutarla a riposare meglio, mentre noi ci occupiamo del resto". 
E devo assicurarmi che sia tutto al suo posto, comprese le sentinelle che ho fatto piazzare in punti strategici. 
Mai come in questa notte devo stare con i sensi all'erta, anche perché se venissimo attaccati, Fumiyo sarebbe inerme davanti a un nemico. 
Furioso con il pessimo tempismo di Baiko e dei suoi, fisso il sottile spicchio di luna crescente che si sta sollevando lentamente nella volta celeste, maledicendo la notte in cui la mia compagna è più debole. 
Posso solo pregare che le sue condizioni non si aggravino al punto da dover chiamare Akemi o mio nonno. 
Non ho rivelato neanche a loro la notte in cui Fumiyo perde i suoi poteri demoniaci, non perché non mi fidi di loro, ma per pura strategia difensiva; meno persone lo sanno, più la mia piccola guerriera è al sicuro. 
Non potrò mai dimenticare la sua espressione la notte in cui mi rivelò il suo punto debole, né il suo sguardo incredulo quando le ammisi di conoscerlo già da tempo. 
"Ne sei a conoscenza da quei giorni nella grotta e non me l'hai mai fatto capire?!" mi aveva chiesto incredula, gli occhi verdi parzialmente celati dai capelli schiariti dalla trasformazione. 
Per tutta risposta, avevo sorriso come un ragazzino, stringendo a me la sua fragile figura "Mi piaceva l'idea di aver svelato uno dei tuoi tanti misteri senza che te ne rendessi conto. E ho trascorso tutti i mesi seguenti a vegliarti in quelle notti". 
Il sorriso che mi rivolse in quel momento fu il più bello che avessi mai visto, ma una fitta sembra colpirmi all'altezza del cuore quando ritorno alla realtà.
Quei giorni così sereni mi sembrano improvvisamente lontani di millenni e fatico a lasciare la mia amata sola nella nostra grotta, seguendo Akemi per pattugliare il perimetro e assicurarci che tutto sia come debba essere. 
Impieghiamo ore ad assicurarci che le nostre difese siano forti e pronte a respingere un eventuale assalto, ore in cui maledico Baiko e i suoi con tutte le imprecazioni che conosco. 
È solo a notte inoltrata che riesco a tornare accanto alla mia compagna, il cuore stretto in una morsa d'ansia nel vederla più pallida del solito. 
Non mi piace l'espressione sofferente che le incide il viso e prego che il suo corpo umano sia abbastanza forte da sopportare la ferita fino all'alba, quando l'aiuto di Akemi non sarà più un problema. 
Vorrei restare sveglio, vegliarla e assicurarmi che stia bene, ma il combattimento contro i lupi dell'Ovest e l'incessante ricerca di qualsiasi punto debole da riparare nelle nostre difese mi pesano addosso come macigni e, nonostante i miei sforzi, cado preda del sonno. 

Sembrano passati appena pochi istanti da quando ho chiuso gli occhi, ma di colpo mi accorgo della mancanza del calore rasserenante di Fumiyo al mio fianco e scatto a sedere, cercandola nell'antro. 
Ma di lei non c'è traccia e trasalisco nel vedere macchie vermiglie punteggiare le coperte e la grotta, creando una sottile scia che va verso l'esterno. 
Oh Kami, ma dove si è cacciata? mi chiedo spaventato, scattando in piedi e scrutando le tenebre, nella speranza di vederla dietro qualche angolo o in un cunicolo secondario. 
Attento a non svegliare gli youkai che dormono in vari punti delle grotte, seguo la scia scarlatta che si è lasciata dietro, il cuore in gola per l'ansia. 
Per tutti gli spiriti, sa meglio di me che non deve andarsene in giro da sola la notte, soprattutto in notti come questa
Perché si è alzata senza dirmi niente? 
Dove diavolo si è andata a cacciare, quella donna? 
Cosa l'ha spinta ad allontanarsi così all'improvviso? 
E, in nome degli Spiriti, come diavolo è riuscita a non farsi vedere dalle sentinelle che pattugliano la foresta? 
Possibile che nessuno si sia accorto del suo passaggio? 
Sentendo il panico aumentare man mano che mi allontano dal rifugio della tribù, rivolgo una fervida preghiera agli Dei affinché stia bene e non sia finita nelle mani di qualche bastardo. Se le fosse accaduto qualcosa… 
La luce delle stelle è appena sufficiente a illuminarmi la strada, permettendomi di seguire la scia di mia moglie, ma sento il cuore mancarmi un battito nel vedere l'erba attorno al lago schiacciata e macchiata di sangue. 
E, tutt'intorno, non c'è nessuna traccia di Fumiyo.
 

Pov Fumiyo
Un'improvvisa sensazione di freddo mi sfiora la fronte e mi sforzo di aprire gli occhi per capire cosa stia succedendo, ma quel semplice gesto sembra costarmi molte più energie di quante non ne abbia in questo momento e faccio appena in tempo a scorgere un viso solcato da rughe rivolgermi uno sguardo comprensivo, prima che un gemito mi costringa a rannicchiarmi su me stessa. 
Ma quel movimento peggiora ancora di più il dolore che sento e un singhiozzo mi sfugge dai denti serrati, mentre un paio di mani grinzose ma forti mi spingono sulla stuoia. 
"Dormi, bambina" mi sussurra con dolcezza, accostandomi alle labbra una ciotola colma di un liquido dall'odore nauseante "Dormi e riprendi le forze. Qui sei al sicuro". 
Vorrei chiedere a quella donna -perché sono certa che si tratti di una donna- chi sia e come sono finita nelle sue mani, ma una fitta atroce mi colpisce il corpo come se fossi stata trafitta da una lancia e l'oblio torna ad avvolgermi nella sua morsa.

Quando mi risveglio, è ancora notte fonda, ma mi rendo conto che faccio molta fatica a distinguere gli oggetti che mi circondano. 
Eppure la mia vista al buio è buona… 
Mordendomi un labbro per trattenere i gemiti che mi invadono la gola, cerco di sedermi, ma le fitte che mi trafiggono il corpo mi costringono a desistere. Improvvisamente, quella che sembra la luce di una candela illumina la piccola stanza in cui mi trovo e mi ritrovo a sbattere ripetutamente le palpebre per abituarmi al fioco bagliore che ne proviene. 
Una donna dall'aria preoccupata fa capolino da dietro la tenda "Sei già sveglia, bambina? Pensavo che il mio infuso ti avrebbe fatto dormire un po' di più..". 
"Chi.. chi siete?" chiedo, facendo fatica a raccogliere la voce necessaria per parlare "E dove.. do-dove mi trovo? Cosa ci faccio.. qui?". 
"Oh, mia povera cara" la sento sussurrare mentre accende altre candele e s'inginocchia accanto a me "Non ricordi nulla di come sei arrivata in questa capanna?". 
Quando scuoto la testa -gesto che mi causa una fitta al collo-, lei sorride comprensiva "Dovevi essere molto scossa. Ti ha trovato mio nipote mentre tornava da un villaggio vicino, bagnata fradicia e ferita. E dato che io sono la guaritrice, qui, ha pensato bene di portarti da me". 
A quelle parole, qualche rapido flash mi balena nella mente. Non molto, ma quanto mi basta per capire cosa sia successo dopo che sono svenuta sulle sponde del lago. 
L'impatto con l'acqua gelida mi aveva riscosso di colpo e, seppur a fatica, ero riuscita a resistere, trascinandomi in qualche modo fino alla riva opposta. 
Avevo dovuto lottare per riuscire a uscire dall'acqua e ricordavo appena di essermi rannicchiata tra le radici di un grosso albero che si ergeva accanto all'acqua, rabbrividendo come una foglia. 
A quel punto, però, le fitte di dolore si erano fatte sempre più intense e, quasi sicuramente, avevo nuovamente perso i sensi. Il resto era completamente in ombra. 
"Dimmi, bambina. Ricordi cosa ti è successo? La tua ferita mi ha preoccupato molto..", la voce della donna mi riscuote e, automaticamente, cerco di toccarmi il ventre, ma le sue mani nodose me lo impediscono "No, mia cara. Meglio non toccare ciò che deve guarire". 
"Perché sento tutto questo dolore, signora?" chiedo a fatica, mentre una nuova fitta mi fa stringere i denti. 
"Chiamami Umi. Per rispondere alla tua domanda, soffri così tanto perché la ferita non è solo esterna, ma anche dentro il tuo corpo" la sento spiegare, mentre prepara un impacco caldo che poggia sui miei fianchi, nella speranza di lenire il dolore rilassando i muscoli più vicini. 
"De-dentro? Dentro il mio corpo?" ripeto incredula, incapace di capire cosa voglia dirmi. 
L'anziana guaritrice annuisce e qualcosa di molto simile alla pietà le oscura gli occhi castani, prima che mi domandi "Chi è Masaru? L'hai nominato molte volte, mentre deliravi in preda alla febbre". 
Quel po' di colore che sento sulle guance svanisce di colpo nel ricordare perché io sia qui, sola e ferita, e mi ritrovo a stringere la stoffa del mio yukata fino a far sbiancare le nocche. 
Iniziavo a chiedermi il motivo di tutta quella gentilezza da parte della donna… e del nipote che mi ha portato da lei, ma è solo adesso che mi sento così debole capisco il motivo delle loro premure. 
Sono nella mia forma umana. 
Di tutti i giorni in cui quel dannato di Baiko poteva attaccare, ha scelto proprio quello che precede la notte in cui sono più debole… ed è per questo che il mio corpo non riesce a guarire. 
Tuttavia, so che nessuno mi avrebbe aiutato se mi avesse trovato nella mia forma di mezzo-demone. 
Kami, Masaru dev'essere terribilmente in pensiero! Chissà dove mi starà cercando… 
Ma neanche io so dove sono, con esattezza. 
Quanto sono lontana dal rifugio della tribù? 
Non sono passati che pochi istanti da quando Umi mi ha rivolto la domanda e io mi sforzo di tenere a bada il panico che mi sta montando dentro, sussurrando "Mi-mio marito. Lo.. lo avete visto? Vostro nipote ha notato.. qualcosa quando mi.. mi ha trovato?". 
La guaritrice scuote la testa, mentre un velo di tristezza e comprensione le scava il volto già segnato dal tempo e dalle intemperie. 
"Eri sola, mia cara. Ma.. il fatto che tu sia sposata chiarisce molte cose. Soprattutto le conseguenze causate dalla ferita". 
Qualcosa nel suo sguardo mi fa rabbrividire e una sensazione di gelo mi permea il corpo "Che.. che cosa intendete dire? Di quali conseguenze parlate?". 
La donna rimane in silenzio per qualche istante, prima di domandarmi "Sei sposata da poco, vero bambina? Dalla tua espressione, capisco che non hai la minima idea di cosa ti è successo".
I suoi occhi scuri corrono per un attimo verso un angolo della stanza, la voce ridotta a un mormorio addolorato "Non che ne dubitassi, dato quello, ma.. questo rende la situazione ancora più dolorosa". 
Ignorando le fitte atroci che mi colpiscono, mi costringo a sedermi e afferro la veste di Umi "Ditemi cosa mi è successo. Vi prego… Perché c'è tutto questo rammarico nei vostri occhi?". 
La vedo scuotere appena il capo, mentre si alza per prendere la ciotola che, fino a quel momento, era sotto la finestra. 
Non ho idea di cosa voglia mostrarmi, ma di colpo il cuore inizia a battermi con maggior forza nel petto. 
Ho una brutta sensazione e l'espressione angustiata di quella donna non mi aiuta a placare i timori che mi stanno assalendo. 
"Mi dispiace così tanto, piccina" sussurra lei, mostrandomi il contenuto del recipiente e io sento un conato di vomito colpirmi alla vista di un piccolo ammasso di carne sanguinante dalla forma incerta. 
Non ho idea di cosa sia, o forse non voglio ammetterlo neanche a me stessa, ma Umi si dimostra più coraggiosa e parla con voce addolorata eppure decisa "Dovevi essere incinta da poco tempo. Forse un paio di mesi, non di più". 
Il suo sguardo s'incupisce di colpo, la rabbia che trapela da ogni sua parola "Chiunque ti abbia inflitto quella ferita, meriterebbe di morire tre le più atroci sofferenze per aver strappato un bambino alla vita mentre era ancora nel grembo di sua madre!". 
La mia mente registra appena quelle frasi, concentrata com'è su quel corpicino ancora non definito che sembra galleggiare nel sangue.. il nostro sangue. 
Kami, no.. non può essere vero. Me ne sarei accorta se.. se avessi portato in me un figlio.. 
Eppure non posso negare ciò che vedo, le sensazioni che mi stringono il cuore in una morsa tale che io temo di morire qui, in questa capanna, accanto a un figlio che non ha avuto neanche il tempo di vedere la luce, prima di essere brutalmente ucciso. 
Le mie mani corrono immediatamente allo yukata e lo apro quel che basta per vedere le bende insanguinate che mi avvolgono i fianchi, mostrando chiaramente lo squarcio che mi incide la pelle e che ha messo fine.. alla vita del mio piccolo. 
Baiko. È lui il responsabile, lo so. 
Quei colpi al ventre che mi ha inflitto.. 
Credevo che mi avesse solo ammaccato il bustino, ma la ferita che m'incide il ventre mi fa capire che il metallo si è incrinato al punto da penetrarmi il corpo, e che solo il dolore mi ha impedito di percepire quella lama che ha ucciso la mia creatura. 
Lacrime cocenti iniziano a rigarmi il volto, bagnandomi le mani e la ciotola che stringo tra di esse, mentre l'entità della perdita mi colpisce come un fulmine. 
Il bambino di Masaru… avevo in grembo un figlio suo e quei bastardi me l'hanno strappato ancor prima che me ne accorgessi. 
Come potrò mai tornare alla tribù con questo peso sulla coscienza? 
Come potrò rivelare al mio compagno di aver perso la creatura che stava crescendo dentro di me, di aver perso nostro figlio
Comprendendo il mio dolore straziante, Umi mi toglie dalle mani il bambino e mi stringe a sé, lasciando che le inondi la veste di lacrime amare. 
"Lo so, bambina mia, lo so. Fa più male di quanto si possa immaginare" sussurra sensibile "Ma devi reagire. Non devi permettere a una simile perdita, per quanto grande, di macchiare il tuo futuro". 
Quando stringo più forte il suo kimono tra le dita, scossa dai singhiozzi, mi accarezza i capelli "Sei ancora giovane, piccina. E i Kami ti concederanno altri figli. Devi solo andare avanti e non lasciare che il dolore ti annienti". 
Vorrei poter credere alle sue parole, credere che gli Dei mi daranno un'altra possibilità, ma i demoni non sono molto fertili e se, dopo dieci anni ero riuscita a restare incinta… Potrei anche non avere più quest'occasione. 
Perché? Perché mi sta accadendo tutto questo? Perché devo continuare a perdere chi amo? 
Non mi rendo conto di aver urlato quelle parole finché Umi non mi stringe più forte, cercando di essere la roccia a cui mi possa aggrappare per resistere a questa tempesta. 
Ma sono sola nel mio dolore, completamente sola, e non riesco a trattenere l'urlo straziante che mi invade i polmoni, unico testimone della sofferenza che mi affigge.
 

Pov Masaru
Calma, Masaru. Rifletti mi impongo, fissando la distesa immobile del lago Se Fumiyo fosse caduta in acqua, galleggerebbe sulla superficie. Può darsi che sia arrivata sulla riva opposta… 
Quel pensiero è l'unica cosa che m'impedisce di accasciarmi sulla sponda, tormentato dall'atroce dubbio che la mia sposa sia annegata. 
Appena visibili a causa della poca luce, le macchie vermiglie che tingono l'acqua mi hanno fatto temere il peggio, ma mi costringo a ignorarle e raggiungo di corsa l'altra riva, sentendomi quasi mancare per il sollievo nel vedere altre chiazze di sangue tingere le radici di un albero. 
Fumiyo è uscita dall'acqua, è da qualche parte lì fuori.. ma non scorgo altre tracce del suo passaggio. 
La traccia di sangue che mi aveva guidato fino a lì si è interrotta accanto all'albero, ma io so che, nelle sue condizioni, non avrebbe mai avuto la forza di trascinarsi più lontano di così. 
Qualcuno l'ha presa con sé, non c'è altra spiegazione. Ma chi?! 
Trattenendo le ondate di rabbia e preoccupazione che mi invadono, inizio a scrutare il sentiero alla ricerca di qualche indizio e mi ritrovo ad aggrottare la fronte nel vedere le tracce di un carro che si dirigono verso ovest. 
Solo i ningen usano carri così grossi da lasciare simili solchi nel terreno e un brivido mi serpeggia lungo la schiena. 
Questa notte Fumiyo è umana ed è comprensibile che qualche ningen abbia pensato di soccorrerla, ma cosa succederà quando giungerà l'alba e lei riassumerà le sue sembianze di hanyou? 
Debole com'è per la perdita di sangue, non avrebbe scampo contro qualunque umano e io non oso pensare alle conseguenze che potrebbero abbattersi su di noi se accadesse il peggio. 
Devo trovarla prima che sorga il sole! 
Pervaso da emozioni sempre più cupe, lascio che il mio corpo si tramuti in quello di un gigantesco lupo nero e mi lancio all'inseguimento del carro, consapevole di dover prestare attenzione a non farmi notare. 
La vita di Fumiyo potrebbe dipendere da me. 
Grazie all'olfatto, seguo senza fatica la scia lasciata dalla mia compagna e dal ningen che l'ha soccorsa, arrivando nei pressi di un piccolo villaggio umano nascosto in mezzo alla foresta. 
Riprendendo sembianze più umane, m'insinuo tra le case silenzioso come un fantasma, il naso puntato in aria per non perdere la scia di Fumiyo, e mi ritrovo davanti a una capanna sopraelevata su alcuni pali robusti. 
Questa zona è soggetta a inondazioni del fiume vicino, quindi non mi stupisco che siano più alte del normale e quello spazio sotto il pavimento si rivela provvidenziale per restare celato tra le ombre. 
Assottigliando lo sguardo, spicco un balzo per raggiungere una delle finestre sul lato sud della casa e sento il cuore mancarmi un battito nel vedere una figura avvolta in un futon, poco distante. 
Riconoscerei quella sagoma tra mille. 
Fumiyo è qui dentro. 
Sono sul punto di entrare e portarla via, quando la sento gemere e un leggero scalpiccio mi costringe a mollare la presa e rifugiarmi nuovamente tra i pali. 
Tuttavia resto abbastanza vicino da potermi sporgere se necessario e ascolto con il cuore in gola le parole dell'anziana donna che sta assistendo la mia compagna. 
Deve avermi chiamato molte volte nel delirio del sonno, perché quella tipa vuole sapere chi sono e mi trattengo a stento dal rivelarmi e portar via mia moglie da lì, ma so che ha bisogno di cure e riposo. 
E quella donna può aiutarla. Per ora. 
Nonostante ciò, la sua preoccupazione per la ferita di Fumiyo e le conseguenze che le ha causato m'impensieriscono e riesco a sollevarmi quel che basta per sbirciare nella stanza, sentendo il dolore attanagliarmi nel vederla così pallida e debole. 
Ma che cosa c'entra se siamo sposati da poco o no? Cosa sta cercando di dirle quella vecchia? 
Di colpo, un odore pungente mi colpisce le narici e abbasso lo sguardo su una piccola ciotola, vedendo quello che sembra un grumo di carne insanguinata. 
La scia che ne proviene è familiare.. eppure totalmente sconosciuta. Ma che diavolo è? 
Nel vedere la vecchia avvicinarsi, mi sposto quel che basta per non farmi notare, ma sento le gambe cedermi di colpo nel sentire le parole che pronuncia. 
Incinta..? Fumiyo era.. incinta
E quella cosa insanguinata… Kami, non può essere... 
Era nostro figlio
Stavamo per diventare genitori, ma il piccolo non ha resistito ai colpi subiti da Fumiyo in battaglia. 
Era troppo debole, troppo piccolo perfino per avere una forma definita.. e non ha avuto neanche l'opportunità di crescere nel ventre di sua madre. 
Il dolore per quella morte improvvisa, quella perdita così importante per entrambi, mi colpisce come un maglio e quasi non mi accorgo di essere caduto al suolo, la mente intorpidita dalla sofferenza. 
Sofferenza che non è minimamente paragonabile a quella che sta attanagliando Fumiyo in questo momento. 
Nonostante la distanza, la sento piangere e urlare con una disperazione che ho udito solo il giorno in cui suo padre è morto tra le sue braccia e, esattamente come allora, so non poter fare nulla per lenire il suo dolore. 
Mi sento inutile e l'amarezza che mi inonda sembra volermi soffocare. 
Nessuno di noi si è reso conto della gravità della ferita di Fumiyo e il nostro piccolo ne ha pagato le conseguenze. 
Se solo Baiko non avesse attaccato.. Se solo ci avesse lasciato in pace per qualche altro mese! 
Consapevole della rabbia che sta lentamente divorando l'angoscia, ribollendomi nelle vene come un incendio, mi allontano più che posso dal villaggio per non correre il rischio di raderlo al suolo in un impeto d'ira. 
E il mio ululato colmo di disperazione si unisce al grido straziante di Fumiyo, riecheggiando nella notte.

 

Ecco qui... Lo so, è uno dei capitoli più tristi che abbia mai scritto e non nego che ho versato qualche lacrima nel farlo, ma.. Senza questa situazione, il racconto nons arebbe andato avanti. Spero non mi lincerete per questo, tanto sapete che la povera Fumiyo alla fine si riprenderà. Avrà solo bisogno di tempo e del.. caos giusto. Capirete quando avrò il tempo di pubblicare i prossimi capitoli. Spero che i continui cambi di punti di vista non vi abbiano fatto girare la testa, ma ammetto che così la scena è risultata molto più dinamica. Spero solo di essere riuscita a rendere nel modo giusto i sentimenti dei nostri cari lupetti. Per loro, il viaggio non è che all'inizio. 
Ringrazio tutti coloro che avranno la pazienza di continuare ad attendere i prossimi capitoli, mi auguro davvero di non metterci altri due mesi per pubblicare ancora. Grazie di cuore a tutti voi che non mi abbandonate, anche solo leggendo, Grazie di cuore! Alla prossima!
vostra affezionata 
Alys'93 

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Capitolo 19
*** Ho bisogno di te ***


Salve a tutti! No, non sono morta, sono stata solo sommersa dallo studio :-P Però ora sono qui, con un nuovo capitolo un po' meno incasinato del precedente. La strada per i due lupetti ora è in salita, ma sappiamo tutti che ci sarà un po' di gioia in fondo al tunnel. Spero che questo nuovo capitolo possa piacervi, in un modo o in un altro e per chi ha letto e ricorda "Al di là del pozzo" sarà facile riconoscere un piccolo flashback del capitolo 5. In ogni caso, vi auguro buona lettura :-)
LittleDreamer90, _Cramisi_, anche questo capitolo lo dedico a voi, che siete diventate il vero motore di tutto.

 

Capitolo 18: Ho bisogno di te

Pov Masaru
Un sole tiepido riscalda la radura in cui mi sono recato per cacciare e le ombre degli alberi secolari mi danno il riparo necessario per cogliere di sorpresa le mie prede.
Le tracce di un gruppo di cervi risultano chiare nel sottobosco, ma, nonostante rappresentino un'ottima occasione, non riesco ad attaccare una femmina con il suo cucciolo di pochi mesi e punto su un robusto maschio dai palchi imponenti.
Dalla notte in cui Fumiyo ha perso il piccolo che aveva in grembo, non riesco più a cacciare quelle creaturine inermi e sento una morsa stringermi la gola ogni volta che ne vedo una.
Ripenso a quel figlio che non è mai nato, che non ha avuto neanche il tempo di vivere.. e il dolore si fa più forte.
Nonostante siano passati decenni da allora, questa è una sofferenza troppo grande da sopportare e io devo impormi di andare avanti giorno per giorno.
Per la tribù, ma soprattutto per Fumiyo.
Rammento ancora i terribili giorni che sono seguiti a quella notte, così come lo sguardo spento della mia compagna quando è riuscita a tornare alla tribù, poco dopo l'alba.
Lei non ha mai saputo che ero lì, a condividere quel terribile dolore, e non ho mai avuto il coraggio di rivelarglielo, temendo di scatenare nuovamente le lacrime che per mesi le hanno arrossato gli occhi quando credeva che nessuno la vedesse.
Quante volte l'ho sentita singhiozzare durante la notte, le mani premute sulla bocca nella speranza che non udissi quel suono intriso di amarezza e rammarico?
Avrei voluto poterla rassicurare, dirle che non è stata colpa sua se la nostra creatura non è sopravvissuta, ma farlo avrebbe significato ammettere che conosco quel terribile segreto e so che questo la distruggerebbe.
Fin dal momento in cui le dissi che la volevo come mia compagna di vita, Fumiyo ha vissuto con la paura costante di non essere abbastanza per me, di non essere alla mia altezza.
Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso e io non posso fare nulla per aiutarla, per convincerla che non m'importa del giudizio altrui purché lei resti sempre se stessa.
Per mesi non ho più visto quella scintilla piena di vita illuminarle lo sguardo, divenuto sempre più cupo e distante, e ogni volta quella vista mi stringeva il cuore.
Non sembrava neanche più lei, come se uno spirito avesse preso il posto dell'allegra mezzo-demone che avevo sposato, riducendola a un'ombra di quello che era stata.
Per molto tempo mi ero perfino imposto di non cercarla durante la notte, temendo di far riaffiorare quei ricordi dolorosi, ma quel bisogno di stringerla e perdermi in lei, anche se solo per qualche effimero momento, era sempre più forte man mano che la salute di mio nonno peggiorava e le responsabilità della tribù ricadevano tutte sulle mie spalle.
Solo la sua scomparsa e il mio bisogno disperato di un aiuto nella guida della tribù ha avuto il potere riscuoterla da quel torpore.
Nonostante tutto questo tempo, non è ancora tornata del tutto quella di prima, ma qualcosa si è riacceso in lei, permettendole di tornare a vivere e provare emozioni diverse da quell'abisso di prostrazione in cui era caduta.
E non potrò mai dimenticare il momento in cui ha sembrato lasciarsi il passato alle spalle per ricominciare a vivere.

Flashback
La notte non mi è mai sembrata così cupa come in quest'occasione, specchio perfetto del mio stato d'animo.
Solo questo mattino, ho dovuto dire addio all'ultimo componente della mia famiglia, ritrovandomi completamente solo.
Anche se la parte più razionale di me deve ringraziare Fumiyo se mio nonno è riuscito a vedere gli alberi ricoprirsi di germogli e petali colorati.
La sua salute era stata precaria fin dall'autunno precedente, ma durante l'inverno era peggiorata sempre più.
Solo gli infusi della mia sposa riuscivano a lenire la sofferenza dovuta ai tanti acciacchi dell'età e delle battaglie a cui si era ostinato a partecipare, più a lungo di quanto chiunque avrebbe richiesto.
Eppure, nonostante tutto, se n'è andato con il sorriso sulle labbra, rassicurandomi e incoraggiandomi a seguire la strada che ho scelto decenni fa.
Augurandomi di essere felice. Ma esserlo, in questo momento, mi sembra quasi impossibile…
Mordendomi con forza un labbro per trattenere il gemito colmo di dolore che mi vibra nel petto, mi muovo sul giaciglio fino a dare la schiena a Fumiyo, un gesto quasi inconsapevole che ripeto da moltissime notti ormai.
Da quando ha perso il piccolo che aveva in grembo, per molto tempo non ho quasi avuto il coraggio neanche di sfiorarla, di tenerla semplicemente stretta a me e darle quel conforto di cui ha bisogno.
Qualcosa, nella mia mente, mi spinge a tenere le distanze, quasi per paura che possa scoprire che so.
Anche se lei pensa il contrario, questa è una sconfitta di entrambi, non solo sua.
Avrei dovuto accorgermi del suo stato, percepire qualcosa nel suo odore… e invece non mi sono reso conto di niente, permettendole di combattere quando avrebbe dovuto restare al sicuro nelle grotte.
Quella consapevolezza, unita al dolore ancora intenso per la scomparsa di mio nonno, mi strappano un singhiozzo, un suono crudo che non avrei pensato di emettere dopo quella notte maledetta.
Subito mi porto una mano al viso, cercando di smorzare il rumore, ma è come se dentro di me si sia infranta una diga.
Ben presto, ai singhiozzi si aggiungono le lacrime, lacrime che non mi sono concesso per mesi nonostante il dolore che provo per la morte di un cucciolo non ancora venuto al mondo e che si uniscono a quelle per la scomparsa di quello che è stata la mia guida per quasi tutta la mia vita.
Che razza di capo sono, se non riesco a impedire queste tragedie? Come posso pretendere che gli altri mi seguano e mi rispettino, quando non sono neanche capace di proteggere la mia famiglia? gemo amareggiato, mordendo un lembo della coperta per soffocare le grida che premono per uscire dalla mia gola.
I volti di mio padre e di Inuken mi balenano davanti agli occhi, ricordandomi che non sono riuscito a salvare neanche loro.
Ogni persona che mi era cara… in un modo o in un altro le ho perse tutte.
Senza che possa fare nulla per impedirlo, un urlo disperato si fa largo tra i miei denti serrati, appena smorzato dalla pesante stoffa in cui mi sono avvolto.
Il dolore intriso in quel suono è così intenso che so di non poterlo trattenere ancora. Devo allontanarmi… in fretta.
Non voglio che Fumiyo mi veda così.
Lei sta già patendo così tanto, non posso aggravare le sue pene con le mie, non lo merita…
Con uno sforzo, cerco di alzarmi e correre nella foresta, per sfogare tutto quello che mi si agita dentro, ma un tocco lieve come una piuma mi sfiora la spalla, immobilizzandomi.
E, per la prima volta da mesi, mi rendo conto che quel contatto è tiepido, non più freddo come lo è stato per tanto, troppo tempo.
Accompagnata da un lieve fruscio, Fumiyo si alza in piedi, spostandosi per guardarmi in viso, e la comprensione che leggo nei suoi occhi mi priva delle ultime barriere in cui mi ero fortificato.
La sua mano, meravigliosamente calda in questa notte gelida, mi sfiora la guancia con dolcezza, scivolando poi sulla nuca.
Non ho bisogno d'altro per capire cosa desidera che faccia e, sentendomi nuovamente un cucciolo indifeso, affondo il viso nel suo yukata, dando sfogo a tutte le lacrime che mi sono tenuto dentro.
Sento le sue braccia avvolgermi con dolcezza, sfiorandomi la schiena e le spalle tremanti; un gesto silenzioso che mi rivela quanto amore nutra ancora per me.
Nonostante non sia riuscita a difenderla da Baiko, nonostante il mio sempre più ampio distacco… lei mi vuole consolare. Vuole ancora aiutarmi.
Kami, come posso meritare una donna simile al mio fianco? mi chiedo incredulo, sentendo la sofferenza che mi attanaglia il cuore sciogliersi pian piano.
Le mie mani stringono spasmodicamente il sottile tessuto che le avvolge il corpo, alla ricerca di un'ancora di salvezza che mi porti via da questo mare di dolore, ma sono le sue parole a sostenermi.
Non c'è vergogna o disprezzo nella sua voce, solo.. tanto calore. E comprensione.
"Sfogati pure, Masaru. Piangi, se è quello di cui hai bisogno" sussurra lieve, accarezzandomi la guancia esposta "Neanche una roccia potrebbe rimanere impassibile dopo l'ennesima perdita".
Colgo l'amarezza che le incrina la voce molto più di quanto lei pensi e un nuovo singhiozzo mi scuote "Mi dispiace… So che dovrei essere forte, che.. che ho già subito colpi come questo.. ma non ce la faccio. È troppo".
Spostando appena il capo per poggiare l'orecchio sul suo cuore, lascio che nuove lacrime mi righino le guance, dando sfogo a tutta l'amarezza che ho dentro.
Dovrei essere un uomo forte, un capo. Dannazione, non dovrei piangere come un cucciolo appena nato! impreco tra me, rendendomi conto di aver pronunciato quelle parole quando Fumiyo si scosta bruscamente da me.
La rabbia e il dolore si uniscono alla comprensione in uno sguardo che mi lascia senza respiro.
Non ho mai visto quest'espressione sul suo viso.
Prima che possa capire la sua reazione, mi prende il viso nelle mani, costringendomi a fissarla negli occhi.
"Smettila" ordina decisa "Smettila di dire queste sciocchezze. Sì, sei un uomo, un capo. Ma hai un cuore che batte, qui dentro, non una pietra. Tutti noi soffriamo e solo perché sei un demone questo non significa che tu non abbia il diritto di versare lacrime per la perdita di chi ami".
Un sorriso amaro le curva le labbra "La vita ti ha tolto più di quanto meritassi, dandoti così poco in cambio… Ma hai il diritto di sfogare il tuo dolore, Masaru. E se posso aiutarti a stare meglio, anche solo per poco.. io sono qui, sono qui per te. Sempre".
Un flebile sussurro, appena percepibile persino per le mie orecchie, le sfugge dalle labbra "Anche se non sono in grado di fare molto… Meriteresti di meglio che una mezzo-demone debole come me".
Comprendendo che cosa ormai pensi di se stessa, che ritenga di valere così poco rispetto a quello che meriterei, le stringo con forza i polsi.
Incurante del suo sguardo spaventato, lascio che un ringhio furioso si faccia largo nella mia gola "Non dirlo mai più. Smettila di pensare questo di te, Fumiyo! Tu sei uno dei doni più preziosi che mi siano mai stati concessi!".
Mentre pronuncio quelle parole, sento l'amarezza pervadermi e sento la mia voce affievolirsi sempre più "Anche se in questo periodo non sono riuscito a dimostrartelo come dovrei".
Per troppo tempo ho lasciato che il mio dolore mi annebbiasse, senza pensare a quanto sia intenso quello che attanaglia lei.
Il giorno in cui ci siamo sposati, ho giurato di proteggerla, di renderla felice… e invece sono solo riuscita a deluderla, ad abbandonarla proprio nel momento del bisogno.
Con un sospiro amareggiato le lascio i polsi e mi alzo in piedi, fissando la parete di roccia davanti a me "Forse sei tu quella che avrebbe meritato di meglio. Qualcuno che sapesse prendersi cura di te come avrebbe voluto tuo padre".
Se Noriaki potesse vedere come invece ho deluso il giuramento fattogli…
Il bacio di Fumiyo mi coglie di sorpresa, a tal punto che resto come pietrificato per diversi istanti, ma se il mio corpo non riesce a dimostrare quanto quel contatto mi sia necessario, ci pensa il mio cuore, battendo furiosamente contro le costole.
"Io ti amo, Masaru. E nessuno, ripeto nessuno, potrebbe prendersi cura di me come fai tu" replica con forza la mia sposa, fissandomi con i suoi occhi color smeraldo.
La decisione che le incide il viso mi causa un fremito lungo la schiena e abbasso gli occhi, sentendo la vergogna bruciarmi dentro.
Ho fallito e lo so bene, eppure ai suoi occhi sono sempre lo stesso uomo che l'ha difesa in ogni occasione.
Come può amarmi ancora, dopo che non sono riuscito a salvare il nostro piccolo?
Dopo che ho lasciato che la sofferenza e l'amarezza mi facessero chiudere in me stesso, privandola del mio sostegno quando ne aveva più bisogno?
"Abbiamo affrontato dei dolori tremendi, Masaru, ma li abbiamo superati e supereremo anche questo" continua con voce ferma, un sorriso mesto a incurvarle le labbra "E lo faremo insieme, come abbiamo sempre fatto".
Sentendo il dolore confondersi alla speranza,, la stringo a me, poggiando il mento sulla sua testa "Sì, piccola. Insieme".
Un leggero singulto la scuote di colpo e, prima che possa capire cosa stia succedendo, Fumiyo si scioglie in lacrime.
Le sento scorrere lungo il collo, bagnandomi il petto, ma non dico nulla, limitandomi a carezzarle la schiena e tenerla stretta.
Senza bisogno di parlare, capisco a cosa sono dovute quelle lacrime e so che, come me, sta cercando di chiudere come può una porta sul passato.
Abbiamo bisogno di ricominciare, affrontare la vita in modo diverso, con la consapevolezza degli errori passati, ma senza il loro peso.
E, se ci sosterremo l'un l'altra, forse potremo farcela.
Pian piano le sue lacrime finiscono e un lieve sorriso spunta tra di esse, mentre ci stendiamo sul giaciglio.
"Ti amo, Masaru" sussurra, accoccolandosi sul mio petto "Fa male rendermi conto che è troppo tempo che non te lo dico, che.. ho quasi dato per scontato tante cose. Mi dispiace…".
Tenendola stretta con un braccio, uso la mano libera per coprirla meglio con le coperte e sorrido, lasciandole un bacio sulla fronte "Abbiamo commesso entrambi lo stesso errore, tesoro. Non devi sentirti in colpa per questo, né per altro".
Un sospiro mi sfugge dalle labbra mentre cerco le sue "Ti amo anch'io, piccola guerriera. E credimi se ti dico che questo è il regalo più grande che i Kami avrebbero mai potuto concedermi".
Il suo respiro si fonde con il mio per un lungo istante, prima che mi rivolga un sorriso incredibilmente dolce e appoggi la testa sulla mia spalla.
Stringendole la mano, poggiata protettivamente sul mio cuore, nella mia, lascio che le dita s'intreccino così come lo sono i nostri destini.
Qualunque cosa ci riservi la vita, ormai so che, finché potrò contare su di lei, sarò capace anche di smuovere le montagne.
Tutto ciò di cui ho bisogno è del mio cuore e della sua custode.
Fine Flashback
 
Sono passati molti mesi da quella notte e, pian piano, sembra che riusciremo a ritornare a una qualche forma di normalità.
La strada è ancora lunga e difficile, ma potendo contare sull'aiuto reciproco, forse riusciremo a percorrerla fino in fondo.
E chissà che i Kami ci concedano una nuova opportunità per essere felici…
Con quel pensiero in mente, porto la preda alla tribù, prima di allontanarmi nuovamente.
Sento il bisogno di stare ancora un po' solo con i miei pensieri, di trovare una qualche soluzione per far tornare il sorriso sul volto di Fumiyo.
Ma cosa, se non un figlio, potrebbe restituirle la gioia che ha perso assieme al piccolo mai nato?
I tentativi da parte nostra non mancano, ma pare che gli Dei siano momentaneamente sordi alle nostre preghiere.
Mentre mi dirigo verso nord, mi sembra quasi di sentire la voce di mio nonno che mi rimprovera bonariamente, come ha fatto tante volte "Se metti fretta al tempo, quello non passerà mai. Sii fiducioso, nipote. Prima o poi, le cose miglioreranno".
A questo punto, non posso fare altro che sperare.
Con la mente piena di pensieri, attraverso una fitta macchia di foresta, in cerca di qualcosa… un segno che mi aiuti a trovare la giusta via, ma tutto quello che percepisco è il forte odore di un gruppo di demoni serpente.
Nel riconoscere quel tanfo inconfondibile, stringo gli occhi e mi avvio verso la fonte.
Riconosco i proprietari di queste scie.
Quei balordi avevano pensato di attaccare me e i miei compagni, tentando poi di rubare le preziose provviste contenute in alcune caverne discoste da quelle in cui viviamo di solito; una sorta di magazzino segreto per le emergenze.
Se non fossi stato impegnato ad evitare che Izo morisse dissanguato per una brutta ferita, li avrei inseguiti in quel momento.
Direi che è ora di regolare i conti con quei dannati sibilo, inoltrandomi tra le piante, in direzione di un dirupo che separa la foresta da alcuni insediamenti umani.
Ormai vicino allo strapiombo, mi fermo di botto, rendendomi conto che quel gruppo di bastardi ha circondato una piccola figura, dalla quale proviene un forte sentore di paura.
Resto in ascolto, cercando di capire qualcosa in più e ringhio silenzioso nel capire che hanno circondato un cucciolo, mezzo-demone per giunta, e che sono decisi a usarlo come spuntino.
Anche se con una inconfondibile nota di panico, il cucciolo mostra di avere fegato e, approfittando delle risate del quartetto, si fionda verso il ponte che collega i due lati dello strapiombo.
Il piccoletto è in gamba, ma quelli sono demoni completi e in netta maggioranza borbotto tra me, sentendo un brivido improvviso scorrermi lungo la schiena nel vedere che il bambino non solo ha lunghi capelli color argento, ma anche che è avvolto in una veste rossa che mi sembra familiare.
Ma no.. è assurdo.
Proprio quando la sorpresa sta rischiando di paralizzarmi, mi rendo conto che il piccolo è decisamente nei guai.
Bloccato tra i demoni e lo strapiombo, non ha chance di sopravvivere.
"Non permetterò che un cucciolo muoia sotto i miei occhi" ringhio furioso, pronto a scattare quando uno dei demoni serpente solleva il bambino per la gola.
Se non mi sbrigo, è spacciato.
Eppure li ha feriti, noto con stupore.
Peccato per lui che questo abbia scatenato la loro rabbia, così come il morso rifilato poco dopo.
Nel vederlo scaraventato contro le rocce, ormai troppo stordito per combattere, non esito un attimo di più e mi slancio contro quei bastardi, falciandone due con gli artigli.
I loro compagni hanno appena il tempo di riconoscermi, prima che li spedisca all'Inferno.
Mai toccare dei cuccioli in mia presenza, specie se hanyou.
Il solo pensiero che anche Fumiyo abbia potuto passare momenti simili mi manda in bestia ed è solo a fatica che riprendo il controllo di me, voltandomi per guardare il piccolo alle mie spalle "Stai bene, ragazzino? Sei ferito?".
A prima vista sembra di no, ma ha preso una bella botta contro quei massi…
"N..no" sussurra appena, rialzandosi con evidente fatica "Ma tu chi sei? Perché mi hai salvato?".
Nonostante sia visibilmente esausto, si allontana di qualche passo, la voce che gli trema nonostante cerchi di fare il duro "Mi hai salvato perché vuoi mangiarmi tu, non è vero? Beh, non ti sarà facile!".
Quel suo atteggiamento mi fa sorridere e scrollo il capo "Devi aver preso una bella botta se pensi che voglia mangiarti".
Guardando per un istante i cadaveri ai miei piedi, aggiungo "Avevo un conto in sospeso con quei demoni-serpente e li tolti di mezzo, tutto qui".
A che pro dirgli che non tollero veder aggredire un cucciolo? 
Lo fisso in volto per un lungo istante, colpito dalla sua espressione caparbia e dal colore ambrato degli occhi.
Quella sfumatura non mi è nuova, così come i capelli e il tessuto vermiglio che gli fa da abito.
"Conosco solo due demoni con gli occhi di quel colore" sussurro, chiedendomi se la vista non mi stia giocando un brutto scherzo, ma perfino l'odore… "Ma è possibile che..?".
Alzo lo sguardo al cielo con un'espressione incredula "Avevo sentito dire che il figlio mezzo-demone era da queste parti, ma non mi aspettavo che fosse vero…".
Eppure tutto, in quel piccoletto, porta a un'unica conclusione.
Con il cuore che mi batte come un tamburo, tornò a guardare il piccolo "Tu sei il figlio di Inu no Taisho, non è così? Quello sguardo è inconfondibile".
Lo vedo sgranare gli occhi, incredulo, ma non mi sfugge la scintilla emozionata che li ha illuminati "Tu conoscevi mio padre?".
C'è un che di reverente nella sua voce e non posso fare a meno di sorridere mesto "Sì, lo conoscevo. Era un demone eccezionale".
È stato un padre per me e la sua perdita mi pesa ancora molto.
Ma ora ho di fronte il suo piccolo erede, figlio di lui e di quell'umana dolce quanto coraggiosa, Izayoi.
Scorgo alcuni suoi tratti nel viso ancora infantile di quel cucciolo e non posso fare a meno di percepire nella sua presenza un segno.
Deciso a non svelarmi troppo, mi limito a dire "Sei un mezzo-demone, è evidente. Sono rimasto colpito da come hai cercato di difenderti. Si vede che sei suo figlio. Ti difendi bene per essere così piccolo".
Il piccolo hanyou sembra entusiasta di poter scoprire qualcosa su suo padre, perché mi domanda "Come l'hai conosciuto?".
Con gli occhi nuovamente volti al cielo, rispondo "Abbiamo combattuto insieme in diverse occasioni".
Preferisco non aggiungere altro, nel timore che il peso dei ricordi mi schiacci ancora. In parte, è già difficile sostenere quello sguardo innocente, che mi fa inevitabilmente pensare a quello che avrebbe potuto avere mio figlio.
E che, seppur in modo diverso, mi ricorda quello di Inuken.
Il cucciolo non parla, sembra essere soddisfatto della mia risposta, e il suo brusco cambio d'argomento mi coglie di sorpresa "Che buffo, hai la coda!".
Quell'espressione d'infantile stupore mi strappa un sorriso "Tu invece hai proprio un bel paio di orecchie".
Hanno un'aria soffice, soprattutto quando fremono in mezzo alla chioma argentata, ma non rendono femminile il viso del piccolo. Anzi…
"Come ti chiami, piccoletto?" chiedo, ormai preda della sua stessa curiosità, "Inuyasha".
Dunque la memoria non m'ingannava. Un nome nobile per il figlio del mio maestro.
"Io mi chiamo Masaru" dico, chiedendomi se sua madre gli abbia mai accennato del nostro incontro, quando lui non era che un frugoletto in fasce.
Dal modo in cui continua a fissarmi, capisco che Izayoi non gli ha detto nulla di me. Meglio così.
Sarà il tempo a decidere se gli rivelerò altri dettagli su suo padre o sul modo in cui l'ho conosciuto.
"Com'è che ti trovi così lontano da casa?" gli domando, improvvisamente conscio di quanto sia lontano il primo villaggio della zona "L'insediamento umano più vicino è a qualche kilometro da qui".
"Cercavo qualcosa da mangiare" mormora il piccolo "Volevo prendere qualche mela per mia madre".
Sono sul punto di dirgli che non dovrebbe allontanarsi così tanto da casa, ma un fruscio di foglie smosse mi fa sollevare lo sguardo verso la foresta.
"Hai scelto un posto infestato da demoni di ogni tipo. Non ti conviene tornarci, se ci tieni alla pelle" commento, consapevole che dovrà lottare per tutta la vita, solo per sopravvivere.
Povero cucciolo.. se suo padre non fosse morto in quell'incendio, di certo la sua vita sarebbe più semplice.
Allontano bruscamente quei pensieri e riesco a rivolgere un sorriso più allegro al piccolo Inuyasha "Sei forte per la tua età, mezzo-demone. Se ti allenerai duramente, un giorno potresti diventare forte come tuo padre".
"Davvero?", gli occhi del bambino brillano al solo pensiero di diventare forte come il genitore, conosciuto da tutti per la sua forza.
Questo lo sa bene, è evidente.
"Sì, se t'impegnerai a dovere" ridacchio, prima che un altro fruscio, più forte, mi faccia tornare serio "Ti conviene ritornare a casa, prima che arrivino altri demoni. Non credo che ti piacerebbe".
Cogliendomi di sorpresa, lui mi ascolta e, mormorando un "Va bene" corre verso il ponte.
Lo seguo con lo sguardo e, quando è arrivato dall'altra parte, vedo che si volta verso di me, esclamando "Grazie di tutto, Masaru! Ti devo la vita!".
Replico con un lieve cenno, prima di sparire tra gli alberi, ma mi accerto che si sia allontanato abbastanza dal dirupo, prima di andare incontro a Fumiyo, che mi ha seguito.
Non so se dirle dell'incontro che ho appena avuto, non desidero certo riaprire la ferita che si sta faticosamente rimarginando, ma alla fine scrollo il capo.
Sarà quel che sarà, ciò che conta è non arrendersi.

Fatto, spero vi sia piaciuto e che non vorrete linciarmi ^-^ Ora che la situazione si sta lentamente muovendo, i nostri lupetti devono prepararsi ad affrontare la più strana delle avventure. Sarà tutto più chiaro dal prossimo capitolo dove, vi avverto, ci sarà un certo balzo temporale, necessario a dare la carica al racconto. Ringrazio tutti coloro che passano anche solo per leggere questi piccoli aggiornamenti. Spero che anche il nuovo capitolo possa interessarvi. Grazie a chi leggerà e chi mi dedicherà due righe, anche di critica-. Dopotutto, aiutando a crescere :-D Al prossimo aggiornamento!
Baci, vostra
Alys'93 

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Capitolo 20
*** Nuova dimensione ***


Salve a tutti. Scusatemi tanto per l'enorme ritardo, ma questo capitolo si è rivelato stranamente impegnativo e... l'ispirazione mi ha abbandonato per un po'. Ora che l'ho concluso, però ho voluto mettere fine alla vostra attesa. Spero che questo nuovo "salto" vi piaccia. Per i nostri lupetti si sta preparando la più strana delle avventure, ma è solo l'inizio ;-) 
_Cramisi_, LittleDreamer90, Arthas_95, a voi va un GRAZIE grande quanto una montagna. Siete un sostegno indispensabile per me ^-^ Grazie di esserci, davvero


Capitolo 19: Nuova dimensione

Pov Fumiyo

Un improvviso tramestio vicino la grotta mi strappa bruscamente al sonno e scatto a sedere, il cuore che batte a mille contro le costole.
Al mio fianco, Masaru è già in piedi, l'armatura infilata per metà "Pare che ci sia movimento al confine con i lupi dell'Est. Vado a controllare cosa succede".
"Non avranno intenzioni ostili anche loro, spero!" esclamo, guardandomi attorno in cerca della mia e scorgendola in un angolo, dov'è finita qualche ora prima.
"Non credo, non sono mai stati bellicosi nei nostri confronti" replica lui, aiutandomi a chiudere i ganci del bustino, prima di stringermi a sé per un lungo istante.
Un'abitudine nuova, che non manco di apprezzare, e gli cingo il collo con le braccia, ricambiando il breve bacio prima di seguirlo verso il gruppo di guerrieri che si è già assiepato poco fuori dalla grotta.
"Pare che vogliano parlare con te, Masaru" mi avvisa Akemi, grattandosi una tempia con aria pensierosa "Dicono di avere un'informazione che ti potrebbe interessare".
Non è l'unica ad essere perplessa e tutta la tribù fissa Masaru in cerca di spiegazioni, ma lui scrolla le spalle "Non so cosa vogliano, ma andrò ad ascoltarli".
Meglio non causare situazioni che potrebbero portare a dissidi.
Abbiamo già i lupi dell'Ovest da combattere e mi basta pensare a quei dannati per ritrovarmi a stringere i pugni fino a ferirmi i palmi.
"Vengo con te, Masaru" affermo decisa, legando più strettamente il pugnale al fianco e avvicinandomi al mio compagno, che annuisce.
"Mi piace l'idea che tu mi copra le spalle" sorride, tendendomi la mano "Coraggio, andiamo a vedere cosa vogliono".
Dopo un cenno alla tribù, ci avviciniamo al confine, scortati da altri lupi che non ne hanno voluto sapere di restare alle grotte, dove ci attende un piccolo gruppo di ookami-youkai dell'Est.
Veniamo accolti da alcune occhiate curiose, dirette soprattutto a me, ma quello che sembra il capo della spedizione non si perde in giri di parole e afferma "So che eri molto amico di Inu no Taisho. Ho pensato che ti sarebbe interessato sapere che fine ha fatto il figlio mezzo-sangue, dato che si aggira spesso nel nostro territorio".
A quel punto, i suoi occhi si puntano su di me, pieni di curiosità e malcelato disprezzo "Dopotutto, non sembri preoccuparti nel frequentare simili esseri".
Rivelando tutto il mio sangue freddo, sostengo il suo sguardo senza batter ciglio, confortata dalla stretta in cui il mio sposo mi ha serrato la mano.
"Cosa faccio io non ti riguarda, Haku" replica gelido "Ma ti sono comunque grato per avermi avvisato riguardo a Inuyasha. Gli è accaduto qualcosa di grave? Di certo, non possono essere state semplici chiacchiere a spingerti fin qui per cercarmi".
Circa un secolo e mezzo fa, Masaru ha incontrato il figlio minore del suo maestro Inuken e, da allora, cerca di tenerlo d'occhio, aiutandolo quando può senza farsi notare.
Anche io ho avuto modo di scorgere il giovane hanyou in lontananza e sono rimasta scossa dalla sua somiglianza con il padre, se non per la mancanza di segni demoniaci sul volto e le tenere orecchie canine che fanno capolino tra i capelli d'argento.
Vederlo mi ha provocato una fitta al cuore, ma, nonostante la sofferenza sempre presente, ormai posso dire di aver superato uno dei colpi più duri che la vita possa infliggere a una madre.
In qualche modo, sento che mia nonna ed i miei genitori vegliano su di me, che gli Dei mi concederanno ancora una possibilità di essere felice.
Devo solo avere fede.
"Direi di sì… Il moccioso ha fatto il passo più lungo della gamba. Ha osato sfidare una sacerdotessa di Musashi ed è finito inchiodato ad un albero" replica Haku, strappandoci un'espressione sorpresa.
Da diverso tempo si sa che nel piccolo villaggio di Musashi è custodito un monile incredibilmente prezioso, la Sfera dei Quattro Spiriti.
Un talismano d'immensa potenza che ha fatto gola a più di un demone, ma la sacerdotessa incaricata di proteggerlo si è rivelata capace come poche nel tenere a bada gli attacchi.
Le voci sulla sua abilità sono arrivate fino a noi.
Ormai erano mesi che nessun demone era più disposto a rischiare la pelle per la Sfera, ma il fatto che Inuyasha avesse provato a impossessarsene ribalta tutte le mie convinzioni.
Cosa sperava di ottenere con quel monile?
"In che senso, inchiodato a un albero?" chiede Masaru, visibilmente sconvolto.
La sua ansia è così evidente al mio sguardo che mi ritrovo a mordermi il labbro inferiore in una sorta di tic nervoso che non manca di attirare la sua attenzione.
Sa bene che questo gesto preannuncia guai… e il suo sguardo m'impone di parlare, anche se vorrei risparmiargli una simile angoscia.
"Se.. la sacerdotessa ha usato una freccia sacra.." le parole quasi stentano a uscirmi di bocca, mentre un possibile scenario mi si para davanti agli occhi "Temo che possa averlo sigillato, Masaru".
Haku annuisce, un sorriso di scherno sulle labbra sottili "Esattamente, mezzo-demone. Vedo che ne capisci di questi sortilegi".
Gli altri membri del suo gruppo si scambiano gomitate d'intesa, forse credendo che anche io abbia subito qualcosa di simile -o che ne abbia usati-, ma li ignoro.
Non m'importa nulla di ciò che pensano. È del mio sposo che mi preoccupo.
Il viso di Masaru è una maschera di pietra, ma io riesco a scorgere il panico che gli aleggia negli occhi scuri.
Da quando ha saputo della sua esistenza, ha giurato a Inuken di proteggere suo figlio; la notizia del sigillo non può che averlo scosso nel profondo.
Sa bene che, grazie a mia nonna, conosco tutte le possibili armi delle sacerdotesse e non sottovaluta mai le mie opinioni in materia.
Che il suo viso non riveli ciò che prova è il segno più evidente del suo timore.
"Dobbiamo andare" sussurra di colpo, stringendomi il polso e correndo verso nord, voltandosi solo per dire ad Aiko e gli altri di tornare alla tribù e riferire le nostre intenzioni.
So che non avrà pace finché non avrà visto tutto con i suoi occhi e non esito a correre per stare al suo passo.
Percepisco appena i borbottii dei lupi dell'Est e ben presto ci lasciamo alle spalle il confine, inoltrandoci nella foresta.
Musashi dista quasi una settimana di cammino, ma, sia per le nostre capacità demoniache che per la fretta del mio compagno, copriamo la distanza in soli tre giorni.
Quando si rende conto che sono troppo esausta per continuare a correre, Masaru mi prende in spalla, dandomi modo di recuperare le energie.
Limita al massimo le pause per dissetarci e riprendere fiato, appropriandosi di qualche pezzo di cacciagione da un distratto gruppo di umani in transito lungo la strada, ma non si ferma.
È come se volesse vincere una corsa contro il tempo, pur sapendo che è impossibile.
E più questo passa, più la paura che gli aleggia negli occhi si fa evidente ed io mi ritrovo costretta a somministrargli un infuso di erbe soporifere per concedergli poche ore di sonno.
Il mattino seguente, il suo risveglio non è dei migliori, ma mi rifiuto di farmi intimorire dalla sua rabbia.
Non intendo lasciarlo fare di testa sua, se questo significa farsi del male con le proprie mani.
"Se arriviamo lì esausti, non saremo mai in grado di fare qualcosa per Inuyasha" affermo decisa, sostenendo il suo sguardo "E anche tu hai bisogno di dormire, Masaru. Ormai sono tre giorni che corri senza sosta. Anche volando, non potresti fare di più, quindi dammi ascolto per una volta".
Lui apre bocca per replicare, ma non riesce a replicare davanti al mio punto di vista e serra i denti, frustrato.
Capisco l'ansia che nutre nei riguardi del figlio del suo maestro, ma, per quanto io condivida il suo timore, mi preme più la sua salute.
"Non riprovarci, Fumiyo", dice solo questo, poi mi afferra bruscamente per un polso e mi issa sulla propria schiena, riprendendo a correre come un fulmine attraverso la foresta ancora silenziosa.
Il cielo è appena rischiarato dalle prime luci dell'alba, ma né il freddo che ancora persiste, né gli ostacoli presenti sul nostro cammino sembrano capaci di fermarlo.
Preoccupata come non mai, mi rannicchio meglio contro di lui, stringendo il bracciale donatomi secoli fa da mia nonna nella speranza che possa guidarci nella giusta direzione.

Il sole è ormai alto nel cielo quando il piccolo villaggio si staglia nella vallata davanti a noi e, finalmente, Masaru sembra decidersi a rallentare il passo e fermarsi.
Ha il respiro ansante ed i muscoli irrigiditi per la fatica, ma i suoi occhi scuri brillano di determinazione.
Non sarà certo un po' di fiatone a fermarlo.
La tensione che lo avvolge è così intensa da risultare contagiosa e mi ritrovo a passarmi nervosamente una mano tra i capelli, nel tentativo di calmarmi come posso.
Senza dire una parola, gli porgo la zucca intagliata che ci fa da borraccia e scuoto il capo nel vederlo bagnarsi prima la gola e poi la testa, rabbrividendo quando rivoli gelidi gli percorrono il collo e le spalle.
Il sospiro che gli riecheggia nel petto m'impensierisce non poco, ma mi riscuoto quando si volta a fissarmi "Saresti in grado di trovare.. non so, una traccia del potere di quella sacerdotessa?".
I suoi occhi scuri scattando più volte da una parte all'altra della foresta che circonda il villaggio "La zona è vasta ed io non voglio perdere tempo. Devo capire dove si è cacciato Inuyasha".
"Se ha usato il suo potere di recente, potrei riuscirci" mormoro, prendendo un profondo respiro per svuotare la mente e concentrarmi sull'energia spirituale che mi circonda.
Trasalisco appena nel percepire l'immane energia lasciata dalla Sfera dei quattro Spiriti, ma è come se il monile non fosse più qui da tempo.. giorni, forse.
Kami, e se questo è il suo potere residuo, quanto sarà intenso quello che lo permea? mi chiedo incredula, scuotendo la testa in segno di diniego davanti all'espressione di Masaru.
"L'energia lasciata dalla Sfera è incredibilmente potete" ammetto, gli occhi di nuovo chiusi per favorire la concentrazione "È difficile trovare qualcosa di diverso…".
"Provaci, Fumiyo. Fa' del tuo meglio, te ne prego".
Come se potessi dire di no a una simile richiesta…
"Qualcosa è stato bruciato" mormoro, espandendo tutti i sensi in cerca d'informazioni "E, di qualsiasi cosa si tratti, sento una certa forza spirituale diversa da quella della Sfera. Ma dev'essere passato del tempo, perché non è facile da…".
M'interrompo di colpo nel percepire la mano di Masaru sul braccio ed apro gli occhi per guardarlo "Che cosa c'è?".
"Penso che qualcuno sia morto. Sento odore di cenere. Cenere umana" risponde lui, puntando lo sguardo verso quello che sembra un tumulo sepolcrale, semi-nascosto dagli alberi.
Seppur muovendoci con cautela nel ritrovarci tanto vicini al villaggio, ci avviciniamo fino a leggere l'iscrizione incisa sulle pietre.
"La battaglia dev'essere stata dura" commenta Masaru, decifrando più lentamente di me la scritta "Questa è la tomba della sacerdotessa".
"Si chiamava Kikyo" aggiungo flebile, seguendo i kanji con la punta delle dita "Doveva essere molto amata, se le hanno eretto una simile tomba".
"Ma se lei è morta.. che fine ha fatto Inuyasha?", alle mie orecchie è ormai impossibile non scorgere il panico che permea la voce del mio compagno e, istintivamente, gli poggio una mano sulla spalla "Non credo sia lontano. C'è ancora una vaga traccia di sangue nell'aria…".
"Uno scontro. Quei due devono essersi affrontati in modo feroce se ci sono ancora trecce così evidenti", di colpo Masaru socchiude gli occhi, annusando a fondo l'aria "Da questa parte, vieni".
Tenendomi stretta per un polso, mi guida per un centinaio di metri attraverso la fitta boscaglia, lasciandosi guidare dal proprio olfatto, più sensibile.
Più che i miei doni spirituali, sono i suoi sensi demoniaci a poterci guidare in questo momento.
Più avanziamo nel sottobosco, più i nostri passi si fanno rapidi, finché Masaru non si ferma di colpo, costringendomi ad aggirarlo per non sbattere contro la sua schiena.
"Inuyasha?", più che una domanda, quel nome suona come un'invocazione ed io sgrano gli occhi nel vedere il giovane hanyou bloccato contro un grosso albero.
Una freccia gli spunta dalla spalla, tenendolo inchiodato contro la pianta secolare.
Gli occhi chiusi, assieme al pesante abbandono del corpo su se stesso, non danno che una sola risposta.
Con il cuore pesante, resto immobile a fissare il modo in cui la leggera brezza scompiglia le ciocche argentate del ragazzo e le ampie maniche della sua veste.
Così giovane e già così sfortunato…
Ma perché si è intestardito tanto a volersi impossessare della Sfera dei quattro Spiriti?
A cosa poteva servirgli quel talismano?
Muovendosi con una rigidezza che mi allarma, Masaru si avvicina al figlio del suo maestro, sussurrando incredulo "Non posso crederci… La sacerdotessa lo ha sigillato davvero!".
Deve averlo fatto con le sue ultime forze mormoro io, osservando le tracce di sangue che ancora scuriscono l'erba Ha dato la vita per proteggere quell'oggetto. Chissà come l'ha fatto sparire… Un monile così potente non può essere distrutto, eppure non ne percepisco l'intera forza.
Sono costretta a riscuotermi di colpo da quei pensieri quando Masaru cerca di afferrare la freccia che tiene prigioniero l'hanyou, ma non ho il tempo di avvisarlo del rischio che corre.
La barriera spirituale lasciata dalla sacerdotessa impedisce a qualsiasi umano o demone di spezzare il sigillo e lui non tarda ad accorgersene, dato che ritira la mano con un gemito.
Comprendendo in parte l'amarezza che gli scurisce lo sguardo, gli poggio una mano sulla spalla "Non puoi fare niente per lui, Masaru. Il sigillo è potente".
Neanche io potrei rimuoverlo senza conseguenze e probabilmente quella consapevolezza traspare dal mio sguardo, perché lui intreccia le dita alle mie.
"Non doveva succedere. Ma cos'ha fatto di male per meritarsi questo?" sussurra, la voce resa pesante dallo sconforto.
Vorrei potergli dire che non è colpa sua, che non deve sentirsi responsabile dell'accaduto dopo tutto che ha fatto per aiutare Inuyasha.
Quante volte gli ha spianato la strada senza che quel ragazzo se ne rendesse conto?
Quante volte l'ha seguito da lontano, accertandosi che non patisse la fame o altro?
Nessuno avrebbe potuto chiedergli di più…
Purtroppo, non ho modo di dire nulla, perché un coro di voci inferocite si fa rapidamente largo nella foresta, inducendoci a voltarci per capire cosa stia succedendo.
Sento il cuore mancarmi un battito alla vista della folla di contadini che ci corre incontro, armati fino ai denti.
Molti stringono tra le mani zappe e rastrelli, ma altri sono dotati di ben più pericolose sbarre di ferro ed archi, con le frecce già incoccate.
"Basta demoni!" urla uno di loro, guidando i compagni verso di noi con la lancia stretta nel pugno "Andatevene subito, o farete la fine di quel mezzo-demone!".
Preoccupata dalla sua possibile reazione e dal rischio che corriamo, mi volto per incrociare lo sguardo di Masaru e, per quanto lo veda teso, lui annuisce appena.
Tanto basta perché la sua mano stringa la mia con più forza mentre prendiamo a correre e, seguendo l'istinto, lo guido verso l'albero sotto il quale secoli prima ho sepolto le ceneri di mia nonna.
Mentre sfrecciamo attraverso il sottobosco, prego che lei possa aiutarci e mi ritrovo a chiamarla come quand'ero bambina ed avevo bisogno di lei.
E, mai come in questo momento, sento il bisogno di un suo intervento, persino di una semplice parola.
Dopo i giorni sfiancanti che ci hanno condotto qui, io e Masaru non riusciamo a muoverci al meglio delle nostre capacità ed i contadini alle nostre spalle continuano a guadagnare terreno.
Le loro grida infuriate mi riempiono le orecchie, spronandomi a continuare a correre, ma non so per quanto riuscirò a reggere.
E, dal respiro affannato che gli sfugge a tratti dalla gola, capisco che neanche Masaru può sostenere a lungo un simile sforzo.
Superato un gruppo di cespugli, la struttura di un pozzo ci si staglia improvvisamente davanti e ci fermiamo a riprendere fiato, gli occhi puntati verso il sentiero che ci siamo lasciati dietro.
Non abbiamo che una manciata di secondi per decidere cosa fare, ma continuare a correre attraverso gli alberi è fuori discussione.
Nessuno di noi ha abbastanza forze per allontanarsi a sufficienza. Presto quei ningen ci saranno addosso…
Con la mente persa nei terribili ricordi della morte di mia madre, stringo con forza il braccio di Masaru, che freme di rabbia.
So bene come si sente, perché anche il mio orgoglio di demone ribollisce con forza, ma se non abbiamo forza sufficiente a scappare, come potremmo affrontarli senza rimanere uccisi?
Loro sono troppi per sperare in un colpo di fortuna.
Percependo la furia che gli fa tremare il corpo, mi stringo con maggior forza al braccio del mio compagno, supplicandolo silenziosamente di fermarsi.
Di non compiere gesti avventati che potrebbero costargli la vita.
Se perdessi anche lui… Kami, non posso neanche immaginare un colpo simile.
Non sopravviverei.
"Non ne vale la pena, Masaru. Devono essere ancora sconvolti per la morte della sacerdotessa" sussurro, pregando con tutta me stessa che mi dia ascolto.
Seppur con il volto irrigidito in una maschera di rabbia, lui annuisce, assottigliando lo sguardo nel vedere i contadini raggiungerci con gli archi tesi.
È il momento della verità e lo sappiamo entrambi.
Senza che io abbia il tempo di aprir bocca, sento il suo braccio stringermi la vita e, in un attimo, il buio del pozzo ci avvolge, mentre le frecce sibilano a pochi pollici dalle nostre teste.
Colta di sorpresa, cerco istintivamente di aggrapparmi alle spalle di Masaru, ma mi sfugge un gemito quando la punta di una freccia mi lascia un taglio all'altezza del polso.
Nello stesso istante, percepisco la forza spirituale di mia nonna permeare l'aria circostante e mi chiedo cosa ci attenda sul fondo del pozzo.
Ammesso che lo toccheremo mai…
 
Pov Masaru
L'impatto con il suolo asciutto risulta più morbido del previsto ed io stringo a me Fumiyo, cercando di riprendere fiato.
Per tutti i Kami, non so ancora cosa si successo, ma sono troppo sollevato che siamo vivi per preoccuparmene.
Ho i muscoli che mi tremano per la tensione e la fatica, ma siamo illesi…
Ho appena formulato quel pensiero quando percepisco una lieve scia di sangue e subito fisso mia moglie in cerca di tagli o ferite, ma solo quando le stringo il polso sinistro mi rendo conto che il sangue esce da lì.
E la sua espressione terrorizzata minaccia di farmi mancare un battito.
"Il bracciale" sussurra, pallida come un cencio "Il bracciale di mia nonna non c'è! L'ho perso!".
Sgusciando via dalla mia presa, inizia a tastare il terreno attorno a noi alla ricerca del monile, gli occhi lucidi di lacrime "No, non posso averlo perso! Non posso! È tutto ciò che mi è rimasto di lei e di mia madre. Devo trovarlo!".
Quando prende a scavare furiosamente nel terreno argilloso, la stringo con forza, fermandola.
"Smettila, Fumiyo. Non è qui" dico, cercando di calmarla come posso "Può esserti caduto mentre correvamo. Sarà qui sopra, non temere".
Senza perdere tempo, alzo gli occhi verso l'apertura del pozzo, ma mi ritrovo ad aggrottare la fronte nel vedere quello che sembra un tetto di legno.
Dov'è finito il cielo?
Confuso, raggiungo il bordo del pozzo, ma quasi perdo la presa nel vedere che la foresta sembra essere svanita nel nulla.
Attorno a noi c'è una struttura di legno e la luce arriva da una zona sopraelevata. Ma dove siamo?
Aiutata Fumiyo ad uscire, mi guardo attorno con crescente preoccupazione, annusando quel luogo totalmente sconosciuto.
Niente. Non c'è un singolo odore che mi risulti familiare.
"Ma dove siamo finiti?" esclamo incredulo "Cos'è questo posto?".
E come accidenti ne usciamo?
Confusa quanto me, Fumiyo mi affianca per osservare il luogo in cui siamo "Sembra l'interno di un tempio…".
Un tempio?
Di colpo, i suoi occhi sembrano diventare enormi, specchio della sorpresa che prova "Ma allora.. allora è vero che il pozzo mangia - ossa collega due dimensioni diverse!".
Due dimensioni? Pur non conoscendo la leggenda di cui parla, decido che questo non è il posto in cui voglio stare.
È troppo strano, troppo diverso da quello che conosco io…
"Beh, cerchiamo di tornare nella nostra" borbotto, sporgendomi nel pozzo per fissarne il fondo scuro prima di tuffarmi dentro la struttura.
Il duro impatto con il suolo mi trasmette una fitta al ginocchio e un moto di panico mi stringe la bocca dello stomaco.
Il passaggio che ci ha condotto qui è chiuso.
Come accidenti possiamo tornare indietro, adesso?
Mi costringo a respirare a fondo per mantenere la calma, ma non so davvero cosa fare e torno indietro da Fumiyo, sedendomi su uno dei gradini in legno.
Alla mia compagna basta uno sguardo per capire cosa mi passi per la testa e la sua mano stringe la mia, mentre sussurra "Mentre cadevamo… mi è sembrato di sentire l'energia spirituale di mia nonna… Forse non è un caso se siamo qui".
Lei stessa incredula davanti a ciò che sta dicendo, ma io ho imparato da tempo a fidarmi di lei in queste faccende.
"Nazuna?" chiedo incredulo, non riuscendo a spiegarmi perché mai quella donna abbia dovuto farci questo scherzetto "La sacerdotessa? Vorrei davvero sapere perché ci ha fatto finire qui…".
Un posto a noi sconosciuto da cui non possiamo uscire. Ma che le gira in quella testa da defunta?
Neanche Fumiyo sembra avere risposte da darmi, ma un improvviso rumore contro il legno ci fa voltare e lei sgrana gli occhi nel vedere il proprio bracciale risplendere sotto la luce fioca, a poca distanza da noi.
"Ma da dove è sbucato fuori? Credevo.. di averlo perso" la sento sussurrare mentre lo raccoglie, stringendoselo al petto.
Ne so quanto lei, eppure.. la cosa mi puzza di bruciato.
È come se qualcuno ce lo avesse lanciato.
Senza contare che, con la coda dell'occhio, mi è sembrato di scorgere un'ombra che si lanciava dal tetto, svanendo di colpo.
Un'ombra che mi è risultata stranamente familiare, ma non ne sono certo. L'ho vista solo di sfuggita, eppure…
La stretta di Fumiyo sul braccio mi strappa a quei pensieri "Masaru.. io le ho chiesto aiuto".
"Forse è stato per la stanchezza che ci rallentava, o per la paura che.. Kami, temevo di perderti per colpa di quei ningen furiosi.. io credo che mia nonna ci abbia portato qui per aiutarci" sussurra, mordendosi nervosamente le labbra "Non so dove siamo esattamente, o se potremo tornare indietro, ma.. la conosco. Se ci ha portato qui, qualunque posto sia questo, lo ha fatto per aiutarci".
"Lo spero davvero, tesoro" mormoro, stringendola a me "Perché non so ancora dove siamo e questo mi preoccupa non poco… Che diavolo ci sarà qui fuo..".
Mi zittisco di botto nel sentire la porta scorrere e la luce viene parzialmente bloccata da una piccola figura che avanza verso di noi.
Sotto i nostri occhi increduli, un bambino si fa strada a fatica con un secchio pieno d'acqua… che gli cade di mano nel vederci.
Restiamo a fissarci per quelle che sembrano ore, prima che quel moccioso inizi a strillare peggio di un'aquila, correndo via come un fulmine "Mamma! Mamma! Ci sono due demoni nel tempio!".
"Oh, maledizione!", l'imprecazione mi sfugge con forza, mentre io e Fumiyo cerchiamo un'altra uscita o un buco qualsiasi da dove filarcela.
Purtroppo l'unica uscita ce l'abbiamo davanti, ma uno sguardo al soffitto sembra fornire una soluzione.
Le grosse travi sopra di noi si rivelano un buon rifugio temporaneo e restiamo immobili, in attesa di un momento di maggior calma per poterci defilare.
"Ryoga Higurashi! Quando la smetterai con questa storia dei demoni? Sei peggio di tuo padre!", la voce irritata di una donna si fa largo tra gli strepiti del ragazzino, che continua ad insistere "Ma è vero, mamma! Io li ho visti!".
"Basta così! Prendi l'acqua e vieni a darmi una mano, piuttosto", dopo un leggero scalpiccio quasi timoroso del ragazzino tornato a recuperare il secchio, la porta scorrevole viene chiusa con un tonfo, permettendoci di tirare un sospiro di sollievo.
"Kami, ce la siamo vista brutta" mormora Fumiyo, appoggiandosi contro di me. 
"Gli Dei sono con noi, oggi" commento, ormai con i nervi a pezzi "Credo ci convenga restare qui ancora un po'. Per recuperare le forze… dobbiamo ancora capire dove diavolo siamo finiti". 
Grazie al cielo, la struttura è abbastanza larga da permettersi di restare abbracciati e mi appoggio al legno solido, chiedendomi cosa diavolo ci stia capitando. 
È successo tutto così in fretta… e io non riesco a capirci niente. 
Un odore insolito mi induce a voltarmi meglio verso il palo che taglia la trave a metà e aggrotto la fronte nel percepire una scia fresca. 
Qualcuno è stato qui da poco, anzi.. pochissimo. 
E il suo odore ha un che di strano. Somiglia molto a quello di Fumiyo, eppure ha qualcosa di diverso. 
Più simile a.. me. Ma che accidenti...? 
Prima che possa esprimere ad alta voce quella domanda, i rumori all'esterno del piccolo tempio si fanno più forti ed entrambi sobbalziamo. 
"Sarà meglio trovare un altro posto per riprendere le forze" sussurra Fumiyo, precedendomi cautamente fino alla porta "Andiamocene, finché possiamo. Tanto è evidente che dal pozzo non possiamo tornare indietro". 
Con i sensi all'erta, la seguo fino all'ingresso della struttura, ma entrambi restiamo immobili, paralizzati dalla sorpresa e dallo sgomento quando ci affacciamo all'esterno "Per tutti i Kami… Ma che razza di posto è questo?!". 

Ecco qui, anche questo capitolo è andato. Cosa ne pensate, amici miei? Come si comporteranno i nostri lupi nel Futuro? E Masaru scoprirà mai chi ha lasciato quell'odore così particolare sulla trave? Di certo, ha notato qualcosa, ma cosa non lo sa neanche lui. Chi ha letto il capitolo 23 di "Al di là del Pozzo" lo saprà di certo, ma per chi non ha tempo e\o voglia di sorbirsi i 50 capitoli della storia, svelerò l'arcano.
Masaru ha ragione a notare che l'odore è simile a quello di Fumiyo e al proprio, perché proprio in questo nuovo mondo in cui saranno costretti a restare potranno finalmente avere la gioia di essere genitori. Ed è proprio la loro piccola ad averli seguiti per far sì che la madre non perdesse il bracciale della sacerdotessa.
Ma ora.. dovranno adattarsi a questo nuovo mondo. cosa pensate che combineranno? Dato che ho tante, forse troppe idee e non so quale scegliere, mi piacerebbe sapere cosa immaginate. Se vi va... Intanto, spero che l'ispirazione mi torni presto e riesca a fare un po' d'ordine tra i miei pensieri. Mi auguro di tornare presto da voi.
Baci a tutti, vostra 
Alys

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Capitolo 21
*** Vita nel futuro ***


Salve a tutti, ragazzi. Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto, ma queste vacanze si sono rivelate più incasinate del periodo dei corsi all'uni, il che.. è inquietante. quasi quanto il mondo in cui i nostri poveri lupetti sono finiti... Secondo voi, cosa li aspetta? cosa può ideare (ancora) per loro la folle mente di questa scrittrice in erba? ^-^ tutto a tempo debito.Anche se sono un po' lenta, non dimentico di avere una ppuntamento con voi, che mis eguire con tanta pazienza e un affetto che non so come ricambiare. Ancora uan volta, i miei più sentiti grazie sono per _Cramisi_, LittleDreamer90 e Arthas_95, a cui il grazie è doppio, per la gentilezza con cui mi ha tolto da un impiccio non da poco Grazie, grazie di cuore per quanto fate per me. Spero che questo capitolo possa farvi sorridere. Avrà un risvolto.. un po' bruciante XD

Capitolo 20: Vita nel futuro

Pov Masaru
La foresta è sparita. Non ci sono alberi, ma solo costruzioni dalle forme strane, fatte di pietra con buchi di forma regolare che scintillano sotto il sole, come se fosse rivestite di ghiaccio…
Larghi sentieri di terra battuta sembrano diramarsi ovunque e centinaia di persone li percorrono su carri di legno ed altri.. che non saprei neanche definire per la loro stranezza.
E, a peggiorare il tutto, l'aria puzza di qualcosa d'indefinibile che esce da sotto di essi in nuvole di fumo nerastro.
"Questo posto è assurdo!" esclamo, non riuscendo a distogliere gli occhi da quello che ho davanti "Ma cosa diavolo è successo alla foresta? Il villaggio… che accidenti di posto è questo?".
Al mio fianco, Fumiyo sembra sconvolta tanto quanto me "Non ne ho idea.. Per l'amor dei Kami, ma dove ci ha spedito mia nonna?".
"Chiediglielo, nel caso ti visitasse in sogno" ringhio, prendendola per mano ed inoltrandomi tra gli alberi superstiti alle spalle del tempio "Magari così capiremo qualcosa!".
Non so dove accidenti siamo finiti, so solo che questa situazione non mi piace. Questo mondo è assurdo come nient'altro! Come faremo a restare qui senza che qualcun altro inizi a gridare "Demone!" da tutte le parti? Come potremo tornare a casa?
Dannazione, Nazuna! Che cosa ti è saltato in mente?.
Domande a cui non so se troverò mai una risposta, ma che in questo momento mi irritano come spine nel cervello.
Ma perché condurci in un posto tanto diverso dal nostro? Cosa vuole ottenere? Perché infilarci in un luogo tanto diverso dal nostro?
Mai come in questo momento, le vorrei rifilare uno scrollone tale da farle tornare un po' di sale in zucca.
Se non fosse già morta da secoli…
Borbottando senza sosta, m'inoltre tra la vegetazione in cerca di qualcosa di più comune ai miei occhi, ma sono pochi gli alberi che hanno qualcosa dai familiare.
Non ritrovo neanche i segni lasciati dai miei artigli su quelli che ho scalato per individuare il villaggio di Musashi!
"Non mi piace, non mi piace per niente!" esclamo, fermandomi davanti a un piccolo ruscello per bagnarmi la testa e schiarirmi le idee "Non riesco ad orientarmi in questo posto!".
Al mio fianco, Fumiyo si rannicchia su stessa, gli occhi fissi sul bracciale come se quel monile potesse fornirci le risposte che cerchiamo.
"Non capisco nemmeno io, Masaru" sussurra fioca "Quand'ero piccola, mi raccontava spesso la leggenda che il posso mangia - ossa collegasse due mondi diversi, ma nessuno aveva mai attraversato la barriera…".
Evito di farle notare l'ovvio, ovvero che noi l'abbiamo attraversata eccome questa cavolo di barriera, ma i miei occhi parlano al posto mio, dato che lei sorride mesta.
"Lo so, è frustrante anche per me. Soprattutto perché il pozzo è l'unico modo per tornare indietro, ma se il passaggio è chiuso…".
"Dobbiamo trovare un modo per tornare dalla tribù" sbotto, rialzandomi in piedi "O almeno capire dove siamo. Non possiamo restare qui a chiederci il come o il perché in eterno…".
Senza contare che ho il timore che la foresta sia più frequentata di una volta.
Sento molti odori provenire dalle piante e dal terreno, odori che posso collegare solo ai ningen.
E l'idea che possano trovarci in un momento simile non mi attira per niente.
"Ci riposeremo un po', poi inizieremo a cercare tracce degli altri. A costo di camminare per settimane!", con un balzo, porto me e Fumiyo su un grosso ramo e, una volta assicuratomi che non vi sono rischi, permetto alla stanchezza di sopraffarmi.
Un rumore di passi sotto di noi mi strappa al torpore in cui sono caduto e, attento a non svegliare la mia compagna, mi sporgo per capire chi si stia avvicinando. I miei occhi scorgono quello che ha tutta l'aria di essere un ningen, seppur vestito in modo diverso da quelli a cui sono abituato.
Sono le sue pesanti calzature, nere sotto il fango che le sporca, a provocare tutto questo rumore, ma neanche lui è il massimo del silenzio, dato che sbuffa e si lamenta a più riprese.
Sulle spalle, ha una stranissima gerla di tela di un rosso acceso, piena fino all'inverosimile e dalla quale pendono oggetti davvero insoliti.
Si fa luce con una lanterna che però sempre priva di fiamma, eppure emana una luce tale che sono costretto a schermarmi gli occhi per qualche istante.
"Accidenti a me! Ma chi me l'ha fatto fare di offrirmi volontario e portare le provviste al capanno? È una faticaccia assurda!" esclama di colpo, appoggiandosi ad un albero con la mano libera "Senza contare che ormai è notte fonda! Chissà quali bestiacce ci sono qui in giro!".
Oh, credo davvero che tu non ne abbia idea, stolto umano commento tra me, rivolgendo a Fumiyo un cenno affinché resti qui e faccia silenzio.
Questa può essere una buona occasione per capire dove accidenti siamo finiti e chi, meglio di un ningen, può dirmi ciò che voglio sapere?
Scivolando giù dal tronco, mi paro davanti all'umano e mi concedo un sorriso quando lo vedo impallidire, una volta che la sua strana lanterna svela la mia presenza tra le ombre.
Istintivamente, lo vedo allontanarsi, tenendo alta quella cosa come se fosse un'arma, ma i suoi occhi sono colmi di paura "Ch-che co-cosa accidenti sei? U-uno spirito.. della montagna?".
Con uno scatto fulmineo, lo afferro per il bavero di quei suoi strani abiti, sollevandolo senza difficoltà nonostante tutto quello che sulla schiena "Un po' troppo corporeo per essere uno spirito, non credi anche tu, ningen?".
Non voglio ucciderlo, i morti non parlano… ma di certo sono tentato, quando quell'imbecille inizia a scalciare come un indemoniato.
"Ni-ningen? Che cavolo di parola è?" chiede, stringendomi il polso nel tentativo di allentare la mia stretta. Povero sciocco…
"E poi, che accidenti hai addosso? Ma-mai vista.. una cosa simile!" aggiunge, fissandomi come se fossi qualcosa di assurdo eppure curioso assieme.
"Parli tu, con questi strani abiti" replico seccato, prima di assestargli uno scrollone e farlo smettere di agitarsi "Ningen è il nome che quelli della mia razza usano per definire la tua, umano. Fossi in te, la smetterei di dimenarmi come un pesce appena pescato e inizierei a parlare. O perderò la pazienza".
Il tipo impallidisce come un cencio nel ritrovarsi i miei artigli puntati contro la gola e s'immobilizza, strappandomi un sorriso che va a scoprire le zanne.
A quella vista, gli sfugge un rantolo terrorizzato e si stringe con più forza al mio braccio, come se temesse di cadere chissà dove da un momento all'altro.
"Che.. che cosa sei?" chiede senza fiato, osservandomi in volto con un misto di panico e sorpresa.
"Buffo che tu non riconosca un demone quando lo vedi. Molti tuoi simili scappano non appena incrociano il nostro sguardo" dico, squadrandolo da capo a piedi "Quindi mi chiedo.. sei davvero così ignorante, o sei solo stupido?".
Sentendosi insultato, il ningen stringe la mascella in una smorfia furiosa "Che razza di scherzo è questo? I demoni non esistono! Sono solo mostri delle leggende che si raccontavano i vecchi al tempo dei samurai, secoli e secoli fa! E io non sono un idiota che crede in queste scemenze medievali!".
Prima che io possa incamerare queste assurde notizie, riprende a divincolarsi con rinnovato vigore "Ammettilo, sei un ladro che si diverte a fare scherzi di cattivo gusto alla gente!".
Agitandosi peggio di Aiko durante gli allenamenti, porta le mani dietro la schiena come se volesse afferrare qualcosa dalla sua cesta di tela, ma sono troppo distratto dalle sue parole assurde per farci caso "Spiacente, ma non ho soldi! La guerra sarà anche finita da qualche anno, ma io sono ancora al verde! Ti toccherà spennare un altro pollo, idiota".
Ma di che accidenti sta parlando questo deficiente? Da quando noi demoni siamo solo leggende?
Come osa dire che non esistono, quando io lo tengo sospeso a mezz'aria per il collo?
Come potrei non essere reale, se sono sul punto di strozzarlo?
"Che diamine dovrei farmene dei tuoi soldi, idiota di un ningen?" sbotto irritato, serrando la presa sul colletto del suo strano kimono "E di quale guerra stai parlando?".
Ma l'unica risposta che ottengo è una grossa manciata di polvere rossa che mi finisce dritta in faccia, infilandosi negli occhi, nel naso e nella blocca.
È come se un incendio mi fosse appena scoppiato in ogni punto colpito e mi sfugge un grido, mentre mi porto le mani al viso.
Gli occhi bruciano da morire ed anche il naso arde come se avessi inspirato una fiammata rovente.
Senza rendermene conto, cado a terra, cercando disperatamente di lenire quel dolore atroce e sento appena il grido di Fumiyo al di sopra delle mia urla.
 
Pov Fumiyo
"Masaru! Masaru, no!", con il cuore che mi batte a mille mi lascio cadere giù dal ramo e gli corro vicino, storcendo il naso nel percepire l'odore pungente della polvere l'ha colpito.
Poco distante, il ningen è malamente atterrato sulla schiena e sta disperatamente cercando di rimettersi dritto, ma non fa che dibattersi come una tartaruga a causa della grossa gerla che ha dietro le spalle.
Dannato idiota! Aspetta solo che capisca cos'hai fatto al mio compagno e giuro che te ne farò rimpiangere amaramente! sibilo furiosa.
Un nuovo grido di dolore mi fa tremare dentro e stringo a me Masaru, cercando di aiutarlo, ma vedo che ogni punto colpito da quella polvere urticante è arrossato, soprattutto gli occhi.
Vedere il suo sguardo iniettato di sangue e di lacrime mi causa una stretta al cuore, ma mi sforzo di rassicurarlo con una lieve carezza "Non preoccuparti, amore. Troverò il modo di aiutarti".
Dopo avergli bagnato il viso con un po' d'acqua, gli metto in mano la zucca ancora mezza piena e un sibilo mi fuoriesce dai denti serrati nel voltarmi verso il ningen, che ancora cerca di tornare dritto.
La mia rabbia è tale che quasi gli strappo parte degli abiti quando lo sollevo, la presa così stretta che lo vedo sbiancare per mancanza d'aria.
"Curalo! Subito!" sbraito furiosa, scuotendolo come se pesasse meno di niente "Curalo, o giuro che ti farò a pezzi nel modo più doloroso possibile!".
Lo sento rantolare qualcosa del tipo "Ma quanti pazzi ci sono in questo posto?" prima che gli rifili un altro scrollone, strozzandolo quasi.
Seppur a fatica, alza le mani in segno di resa ed io allento la presa quanto basta per farlo parlare.
"Dimmi cosa gli hai fatto e come guarirlo, umano, o giuro sui Kami che ti ridurrò a carne per vermi" lo minaccio e lui assume un pallore spettrale.
"È.. è solo po-polvere di pe-peperoncino" tartaglia, lanciando uno sguardo in tralice a Masaru, che continua a versarsi acqua sul viso per lenire il bruciore.
Anche se si sforza di trattenerli, riesco a percepire ugualmente i suoi gemiti sommessi e un ringhio mi scuote il petto quando mi volto nuovamente verso l'umano.
"Pol-polvere di peperoncino" ripete quello, fissandomi come se dovessi capire di cosa stia parlando "Brucia gli occhi, ma.. no-non è mica un veleno! Quel matto.. sta-starà bene tra poco. Non c'è bisogno che…".
"No, tu lo curi subito!" esclamo, puntandogli gli artigli contro la guancia, pericolosamente vicina agli occhi "Non conosco la polvere di cui parli, quindi sta a te guarirlo".
E sappi che io terrò d'occhio ogni tuo singolo movimento aggiungo tra me, lottando per trattenere il ringhio ferino che mi vibra dentro. Nessuno può azzardarsi a ferire mio marito e sperare di andarsene illeso.
Il mio avvertimento risulta cristallino, perché il ningen deglutisce a fatica "Co-con l'acqua non farà granché. I-il latte.. il latte lenisce le bruciature".
"Allora vai e procuratelo!", "E da dove vado a pescarla una mucca, qui nella foresta?" replica incredulo "Ti rendi conto che è notte fonda?".
"Non m'interessa come farai, ma procurati del latte e cura il mio compagno" esclamo furiosa "Guai a te se fai passi falsi, ningen, o non avrai modo per pentirtene".
 
"Ripetimi ancora una volta perché non dovrei ammazzarlo", sarà la quinta volta che mi fa la stessa domanda, ma di nuovo io scuoto la testa, tenendogli una mano sulla spalla per non farlo alzare.
"Masaru… Quel ningen ci serve vivo" ripeto, anche se ormai sono stanca morta "Solo lui può dirci dove siamo. O vuoi affrontare qualche altro umano armato di quella dannata polvere?".
L'unica risposta che ottengo è un grugnito seccato mentre si riappoggia sulle mie gambe e ne approfitto per bagnare nuovamente la pezzuola nel latte e passargliela sugli occhi, ancora arrossati.
Non so dove l'umano se lo sia procurato, ma non m'importa. Ciò che conta è che ora Masaru stia bene.
"Non ho capito molto di quello che gli hai detto" mormora il mio compagno, scostando la pezzuola per guardarmi "Ma l'hai letteralmente terrorizzato. L'odore della sua paura è così forte che mi stupisco non se la sia fatta addosso".
A quell'eventualità, fatico a trattenere una risatina sommessa e mi chino su di lui per baciarlo "Mai sfidare una mezza-lupa arrabbiata".
Il sorriso orgoglioso di Masaru mi libera come per incanto della tensione che m'irrigidiva i muscoli e sospiro, lanciando poi uno sguardo al ningen, che ci osserva dall'altro angolo della capanna dove ci ha portato.
Rispetto a quella in cui ho abitato nei primi anni della mia vita, è molto diversa.
Più grande e ariosa, contiene oggetti ai quali non so neanche attribuire un nome, compresa la struttura metallica dalla quale scaturiscono piccole fiamme rosse e bluastre.
L'odore che ne proviene mi fa arricciare il naso, ma almeno scalda l'ambiente e la cosa non mi dispiace.
"Diamo il via all'interrogatorio?" mi chiede mio marito, seguendo il mio sguardo "Mi sono stufato di brancolare nel buio. E di sentire il tanfo del suo terrore".
Capendo che ha bisogno di riaffermare la propria forza, annuisco e mi alzo a mia volta, strappando all'umano un singulto quando ci avviciniamo.
"T-ti ho procurato quello.. che volevi. Ora lasciatemi andare!" esclama, la voce resa più acuta dalla paura.
"Non prima che tu ci abbia dato delle risposte, ningen" ribatte Masaru, accovacciandosi sui talloni per essere alla sua stessa altezza "Se ti comporterai a dovere, ti lasceremo andare senza farti del male, ma mi aspetto che le tue spiegazioni siano chiare e concise".
"I-io non so niente. So-sono solo un onesto cittadino.. che commercia per vivere" pigola l'altro, cercando di farsi quanto più piccolo possibile "Non.. non ho niente a che vedere con la Yakuza!".
L'ultima parola ci lascia alquanto perplessi e ci scambiamo uno sguardo, prima che io incroci le braccia sotto il seno "Temo proprio che sarà una lunga notte".
 
Con un nuovo tramonto ad illuminare la foresta, alzo lo sguardo per ammirare i riflessi fiammeggianti che il vetro proietta sul pavimento.
Ancora non riesco a credere a quanto abbiamo saputo, né a ciò che ci circonda.
Gli oggetti che mi ritrovo tra le mani sono così insoliti, così diversi da quelli che ero solita usare…  Mi sembra tutto così assurdo.
"Secondo te è vero?" domando a mezza voce, cercando di capire come sfruttare il fuoco portatile del ningen "Siamo davvero finiti in un'altra epoca… cinquecento anni dopo il nostro mondo?".
Con uno sbuffo che tradisce la sua incredulità, Masaru smette per un istante di camminare avanti e indietro, ma il suo volto non è tranquillo "Non lo so.. Non lo so davvero, Fumiyo. Mi sembra così assurdo! Com'è possibile che non ci siano più demoni, che i ningen ci abbiano relegato a storielle per spaventare i bambini?".
Frustrato, si passa una mano tra i capelli, sciogliendo la sottile treccia in cui tiene raccolte le ciocche più lunghe "Non riesco a capacitarmene… Noi demoni viviamo secoli! Mio nonno è riuscito a superare di molto gli ottocento anni! Com'è possibile che siano tutti spariti da un momento all'altro?".
Vorrei poterlo calmare, dargli le risposte che cerca, ma anch'io brancolo nel buio. Non so davvero cosa pensare, cosa fare…
So solo che mia nonna ci ha spediti in quest'epoca nuova, moderna per un motivo che ancora mi sfugge.
"Vorrei capirci qualcosa in più" ammetto, rifilando un calcio stizzito a un pezzo di legno "Eppure quel ningen era troppo spaventato per mentire. Ha visto cosa sappiamo fare, non sarebbe stato così idiota".
"Ciò non toglie che ne sono successe di cose, a quanto ci ha detto" borbotta il mio compagno, sedendosi su un tatami colorato "Addirittura popoli lontanissimi che si combattono… e, come l'ha chiamata? Bomi.. no. Bomba. Bomba atomica, eh? Un oggetto capace di uccidere migliaia di persone in un colpo solo".
Un verso non ben comprensibile gli sfugge di bocca "Neanche la spada di Inuken poteva tanto. Tessaiga era potente, sì, ma.. decine di migliaia di morti in un unico istante!".
La sola idea ci fa rabbrividire e ringrazio i Kami per non aver mai visto una simile strage.
Anche se non riesco a capire come gli umani possano essere tanto folli e crudeli da ideare una simile arma di distruzione.
Non che noi demoni siamo meglio, ma… abbiamo sempre avuto i nostri motivi per lottare, non esclusivamente la brama di potere o la mania di conquista.
"Dobbiamo tornare a casa", non è la prima volta che Masaru borbotta questa frase, ma sentirla.. mi causa una stretta al petto.
Che fine avranno fatto i nostri compagni? Dove saranno finiti in quest'epoca tanto assurda?
"E come?" oso chiedere, con un moto di stizza che fa conficcare il mio pugnale nel pavimento "Il pozzo non funziona! Abbiamo provato più e più volte…".
"Lo so", non avevo mai percepito una simile nota di sconfitta nella voce del mio compagno e questo mi fa capire quanto sia angosciato. Siamo in un mondo che non ci appartiene, completamente soli… e incapaci di capire come tornare a casa.
Durante la giornata, siamo tornati più volte al tempio dove si trova adesso il pozzo mangia - ossa, ma ogni tentativo di attraversarlo è risultato vano.
Neanche le preghiere a mia nonna hanno sortito qualche effetto.
"Almeno cerchiamo di tornare nei luoghi dove siamo cresciuti, nella nostra terra" mormora lui, stringendomi una mano "Ho bisogno di capire… cos'è successo, cosa possiamo fare. Non sarò in pace con me stesso, finché non avrò visto tutto con i miei occhi".
Comprendo bene il suo desiderio, il bisogno di scoprire che fine ha fatto la tribù.
Lui ne è a capo, se n'è sempre preoccupato, anche quando il comando era nelle mani di Keizo.
Sono la sua famiglia, i suoi amici, i suoi compagni. E anch'io temo per la loro sorte.
"Allora andiamo", la voce mi esce più dura di quanto vorrei, ma sono stanca di arrovellarmi su domande a cui non so dare una risposta certa.
Ho bisogno di muovermi, di capire… di agire.
La luce sempre più flebile del sole sembra avere un ultimo guizzo e illumina il sorriso di Masaru, rendendolo quasi magico.
I suoi occhi catturano gli ultimi raggi come perle nere, rivelando tutto ciò che gli si agita nell'animo ed io non posso che sorridere quando mi stringe a sé, il viso affondato tra i miei capelli "Domattina partiremo all'alba. Spero solo che i Kami guidino i nostri passi".
 
"Qui, riconosco il ruscello, anche se ormai è ridotto a un rigagnolo quasi asciutto", con la mano poggiata sul terreno, Masaru fissa la parete rocciosa che si staglia a un centinaio di metri da noi.
Lì, celata tra rocce e vegetazione, c'è la grotta dove abbiamo vissuto con la tribù. O almeno, dovrebbe.
Ormai non so più che pensare, cosa immaginare.
Quest'epoca è così diversa, così caotica rispetto alla nostra.
Persino conoscendo a menadito i territori che abbiamo attraversato, abbiamo faticato a tornare a casa.
È rimasto così poco di quello che conoscevamo, pochi luoghi circondati da costruzioni sempre più grandi ed alte, dove i ningen vivono, lavorano…
Oh, nonna, ma perché ci hai mandato qui? Perché non ci permetti di tornare nel nostro mondo? mi chiedo per l'ennesima volta, avvicinandomi alla parete rocciosa. "L'ingresso è qui, da qualche parte" mormoro, lasciando scorrere le dita sulle pietre e i rami che si protendono verso di esse.
"Non mi piace.. Se gli altri fossero qui, ci avrebbero avvistati già da un pezzo" lo sento sibilare, intento ad aggirare un grosso cedro del quale non ricordavo l'esistenza.
Mi costringo a mordermi le labbra per non dire ciò che penso, ma so che anche il mio compagno è assillato dai miei stessi pensieri.
La nostra tribù non è più qui, ma noi non abbiamo la minima idea di dove possano essere andati e, più il tempo passa, più l'ansia per la loro sorte aumenta.
Le nostre ricerche durano un paio d'ore, con l'angoscia che ci attanaglia lo spirito, ma alla fine riusciamo a ritrovare l'imbocco della caverna.
Con cautela, ci addentriamo nei cunicoli, cercando un qualche segno, una traccia qualsiasi che indichi la presenza dei nostri amici.
Arriviamo a chiamarli a gran voce, uno per uno, ma nessuno ci risponde.
"Non possono essere spariti tutti! È inconcepibile" sussurro, sentendo una morsa al cuore nel ritrovare la grotta che, secoli prima, Akemi aveva preparato per noi dopo il matrimonio.
Dove sei, amica mia? Dove sei finita? Soffocando un singhiozzo, mi appoggio alla parete, per poi essere richiamata da Masaru.
Qualcosa, nella sua espressione, non mi lascia ben sperare e corro al suo fianco, lasciandomi sfuggire un gemito alla vista dello scheletro rannicchiato in un cunicolo secondario.
"Oh, Kami.. no-non sarà..?" non riesco neanche a parlare, tale è il panico che mi attanaglia, ma il mio compagno dimostra tutto il suo sangue freddo, inginocchiandosi accanto ai resti di uno dei nostri amici.
"È l'unico che ho trovato" mi dice, la voce piatta per non rivelare ciò che gli si agita dentro "Ma, se quel che resta della sua armatura non m'inganna, questo è Saboru".
"Saboru?" ripeto incredula, cercando a mia volta qualche indizio che confermi l'identità di uno dei più anziani membri della tribù.
Oltre che dei più ostili nei miei confronti. "Sì, è lui" conferma Masaru, sollevando con delicatezza una fascia ingrigita dal tempo, ma che riconosco come il bottino ottenuto da quel demone dopo un attacco a un gruppo di commercianti di stoffa.
Lo sfoggiava come un vero e proprio trofeo e neanche la morte ha potuto strapparglielo.
"Non dev'essere morto da molto, se quella stoffa resiste ancora" mormoro, fissando il tessuto sfilacciato, ma perlopiù ancora integro.
"Lo credo anch'io", con un sospiro Masaru si rimette in piedi, ma io lo blocco, gli occhi fissi sulla parete di fronte allo scheletro "Guarda! Ha scritto qualcosa sulla roccia".
Cosa che mi lascia senza parole, dato che quasi nessuno, nella tribù, era capace di usare i kanji dei ningen.
"Ma… Saboru sapeva scrivere?", "Bella domanda.. ma a giudicare da queste incisioni, direi di sì" affermo, avvicinandomi per poter decifrare quel messaggio.
Fatico un po' a capirne il contenuto, dato che vi sono degli errori, ma alla fine il succo risulta comprensibile e sento una fiammella di speranza accendersi dentro di me.
"Non sono morti, Masaru" dico, con un sorriso agro-dolce in volto "Ma, quando hanno capito che i ningen diventavano più forti, che la razza dei demoni era in pericolo.. Hanno deciso di camuffarsi".
Il silenzio sembra farla da padrone per diversi istanti, prima che Masaru si lasci cadere accanto a me, gli occhi lucidi di speranza "Vuoi dire che.. hanno semplicemente deciso di fingersi umani e continuare a vivere in questo mondo tanto assurdo?".
Annuisco, leggendo le ultime righe "Sono molti i demoni che hanno preso questa strada, decisi a riprendere il loro posto quando gli umani meno se lo aspettano, ma i nostri compagni non sono morti. Sono solo andati via".
"Saboru ha preferito lasciarsi morire di stenti, piuttosto che abbassarsi a tanto" aggiungo, voltandomi a fissare le ossa di quello che è sempre stato uno dei demoni più tradizionalisti della tribù "La sua decisione non mi stupisce".
Una stretta improvvisa mi fa trasalire, ma il sorriso del mio sposo mi rasserena "Sono vivi ed è questo che conta. Possiamo trovarli".
Una scintilla di sfida gli illumina gli occhi neri "E se loro ce l'hanno fatta a vivere tra i ningen, possiamo farlo anche noi. Prima o poi, li ritroveremo, me lo sento".

 

Ecco qui, anche questo capitolo è pronto per voi. Cosa ne dite? Spero di aver reso bene il periodo post-bellico (per quanto ancora poco dettagliato) in cui sono capitati i nostri lupi. Che ora hanno ritrovato la loro casa e-.. un alquanto silenzioso inquilino O.o con il quale ho voluto dare la mia personale interpretazione della "scomparsa" dei demoni dal mondo moderno. Spero che ai vostri occhi non sia solo un ammasso di frasi sconclusionate XD e di tornare presto, anche se ormai l'inizio dei corsi è sempre pià vicino... Grazie ancora per il vostro sostegno. Baci,
vostra affezionata
Alys

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Capitolo 22
*** Adattarsi a un nuovo mondo ***


Salve a tutti, ragazzi! Qualcuno da lassù sembra avermi benedetto, perché ho il capitolo pronto prima dell'inizio dei corsi e quindi posso lasciarvi qualcosina da leggere prima di dovermi tuffare tra i libri. Che dirvi se non un sentisimo GRAZIE per tutto il tempo che mi dedicate e per il vostro sostegno? E' merito vostro se questa storia sta continuando e Masaru e Fumiyo hanno ancora voce. Senza di voi, la loro avventura forse non avrebbe visto una fine. Ma basta annoiarvi, vi lascio al nuovo capitolo, che spero troverete interessante a suo modo.
Ancora una volta, ringrazio
_Cramisi_, LittleDreamer90 e Arthas_95. Le vostre parole per me sono uno sprone continuo per anadare avanti e... leggerle mi fa sempre sentire bene. Grazie di cuore, ragazzi.  


Capitolo 21: Adattarsi a un nuovo mondo


Pov Masaru
"Ci hanno detto che tu puoi aiutarci", la mia voce rimbomba nella stanza e il fatto che vi sia solo una luce nell'intera stanza non rende l'atmosfera molto amichevole, ma non sono io quello che trema.
L'umano dietro la scrivania si guarda intorno, cercandomi seguendo il suono, e non posso fare a meno di sorridere nella penombra.
Per essere uno famoso per il proprio sangue freddo, mi sembra che stia tremando come una foglia al vento!
"Chi c'è? Chi ha parlato?", ha un tono di voce più stridulo di quanto avessi immaginato vedendolo, ma forse è solo una reazione al panico.
I secoli possono anche essere cambiati e aver portato i ningen a credere di essere i padroni assoluti del mondo, ma ai miei occhi restano sempre prede.
E vederle agitarsi, in cerca del pericolo che percepiscono senza però vederlo… è una vera soddisfazione.
La prima che mi godo appieno da quando siamo finiti in questo futuro caotico e ancora sconosciuto.
"Allora? Chi è che si diverte a farmi questi scherzi idioti?! Vieni fuori" esclama di nuovo, infilando una mano nella tasca e tirandone fuori uno strano oggetto nero e lucido "Keita? Keita, vieni subito qui!".
Sogghignando, lascio cadere il corpo svenuto del tipo che ha provato a impedirci di passare, ma è bastato un colpo ben dosato allo stomaco per farlo crollare come un sacco di riso.
Nel ritrovarsi il suo tirapiedi quasi addosso, l'uomo fa un balzo all'indietro degno di un coniglio, ma subito i suoi occhi scuri assumono una luce gelida e impugna con maggior decisione quella strana cosa nera.
Cosa sia non lo so, ma non piace e qualcosa mi dice che è meglio restarne lontano.
"Non so chi tu sia, ma non apprezzo il modo in cui sei arrivato fin qui" afferma con forza, tirando fuori il fegato che sembrava aver perso poco prima.
Forse non è l'imbecille che avevo supposto all'inizio…
"Fatti vedere e vediamo di parlar civilmente, se ne sei in grado" lo sento continuare, gli occhi che saettano in ogni direzione nel tentativo di trovarmi "Se mi starai simpatico, ti pianterò direttamente un proiettile in testa, per non farti soffrire. Ma più mi fai aspettare, più te ne pianterò in corpo e ti assicuro che patirai le pene dell'Inferno".
"Proiettile?" ripeto a bassa voce, cercando di capire a cosa si riferisca quel tipo, ma Fumiyo scuote la testa, limitandosi a stringermi il polso in segno d'avvertimento.
È il suo modo di dirmi di stare attento e non correre rischi inutili, ma sappiamo entrambi che quel tizio può essere la nostra unica possibilità di capire qualcosa in più di questo nuovo mondo. O di trovare qualcuno dei nostri…
"Diamo il via alla caccia" sussurro, prendendo un lungo respiro per prepararmi.
Faccio cenno a Fumiyo di restare dietro la trave e mi spingo verso la luce, ma senza poter essere individuato con chiarezza.
Non so cosa sia un proiettile, ma l'idea di averne uno in corpo non mi piace lo stesso.
Sarò anche ignorante, ma non sono stupido.
"Abbassa quell'affare. Non sono qui per farti del male, sciocco ningen" esclamo, premendo la schiena contro un cumulo di grosse casse "Non ti servirà".
Dagli spiragli lasciati da questi blocchi di legno, posso seguire i suoi movimenti e lo vedo voltarsi di scatto nella mia direzione, la destra stretta attorno a quel pezzo di metallo lucido che non capisco cosa sia.
È piccolo, non ha un'aria minacciosa, eppure lui la impugna come se potesse davvero provocarmi qualche danno.
In ogni caso, meglio non fare mosse false mormoro tra me Non ci tengo a finire di nuovo con la faccia piena di quella polvere piccante.
Strisciando silenzioso fino a un angolo più aperto per osservare meglio il ningen, lancio uno sguardo alla mia compagna per assicurarmi che sia ancora riparata.
Dopo l'incontro con il primi ningen nei pressi del tempio, preferisco che mi copra le spalle, cosa che ha fatto più che egregiamente.
Senza di lei… meglio non pensarci. L'orgoglio mi brucia come se ci avessero strofinato sopra quella dannata polvere rossa, ma sono anche fiero della mia donna.
Ancora una volta, ha saputo sorprendermi con la sua forza di volontà e non posso negare che mi abbia tolto da un bel guaio.
Se fossi finito in questo pazzo mondo da solo.. dubito che sarei riuscito a cavarmela.
"Mi hanno detto che sei potente, che da te dipendono molte delle cose che accadono tutt'intorno" affermo, balzando su una cassa per evitare che mi veda i piedi quando si abbassa di scatto "Allora mi chiedo.. perché ti nascondi come un comune ratto in un posto tanto buio e fatiscente?".
Da quel poco che ho capito dei discorsi dell'umano della montagna, la struttura in cui ci troviamo è un grande magazzino, anche se perlopiù vuoto e… diverso dalle sue descrizioni.
Ci sono molte più porte di quanto avrei immaginato e molte sono anche pesati, come se fossero molti strati di ferro uniti assieme.
Nulla di eccezionale per me, ma per i ningen non è uno sforzo da poco.
Tuttavia continuo a non capire. Perché costruire porte così pesanti? Sono più sicure? E perché non sono più quelle scorrevoli di una volta?
Vedo i suoi occhi scuri puntarmi, pur senza vedermi a causa delle ombre fitte che riempiono il luogo, ma non mi sento tranquillo.
Più guardo questo umano, più inizio a capire perché molti dei suoi simili lo temano.
C'è qualcosa nel suo sguardo che mi inquieta, una sensazione nuova dato che non ho mai avuto timore di un comunissimo umano.
E la cosa non mi piace. Neanche un po'.
"A me sembra che il ratto sia tu. Resti nell'ombra, senza farti vedere, e osi giudicare me?", bisogna ammetterlo, sa come rigirare la frittata questo qui.
"Diciamo solo che non capisco, ningen. Come un sacco di altre cose, a dire il vero" replico con calma, spostandomi con piccolo salto sulla cassa superiore "Ed è qui che entri in gioco tu".
"In che modo? Non so chi sei, né tantomeno cosa vuoi da me" lo sento ribattere, le sue scarpe lucide che scivolano sul.. -com'era che si chiamava? Cemento?- senza far rumore "E perché continui a chiamarmi ningen? Cos'è, una parola in codice?".
Ancora? Ma questi umani sono davvero degli idioti!
Quante volte dovrò ripetere che è questo il modo in cui definisco i non demoni?
Dall'altra parte del magazzino, vedo Fumiyo sporgersi appena per guardarmi e le rivolgo un'espressione seccata che lei coglie al volo.
Scorgere il suo sorriso divertito mi rasserena un po' e scuoto la testa, prima di agganciare le ginocchia a una trave poco sopra di me e lasciarmi cadere all'indietro, in modo da incrociare finalmente il ningen da cui ci hanno mandato "Te lo spiego subito, umano".
Colto di sorpresa, lo vedo sgranare gli occhi e, rapido come un fulmine, mi punta contro quello strano pezzo di metallo, che solo ora vedo ha un foro al centro e puzza come la polvere cinese che una volta ho visto esplodere nel cielo in una miriade di colori.
Qualcosa però mi dice che quell'affare può fare molto di più che tingere la volta celeste di rosso o verde.
Seguendo l'istinto, mi lascio cadere al suolo, atterrando sulle mani e le punte dei piedi e il viso mi si distorce in una smorfia nel sentir risuonare quello che sembra un tuono in miniatura.
Non so cos'abbia fatto quel tipo, ma mi pare evidente che le sue intenzioni sono tutt'altro che amichevoli.
Muovendosi come se fosse guidato da anni di esperienza, l'umano abbassa la sua arma e me la punta di nuovo contro, tirando indietro il dito.
Una nuova deflagrazione mi scuote i timpani sensibili e mi porto una mano davanti al viso quando un nuovo boato scuote l'aria.
Le mie dita si stringono attorno a un piccolo cilindro metallico dotato di punta, che tuttavia non è riuscita a intaccare la mia pelle, ma mi lasciò sfuggire un gemito "Dannazione, scotta!".
Il pezzetto di metallo cade tintinnando, ma io sono troppo impegnato a soffiarmi sulla mano bollente per curarmene.
Tuttavia, non mi sfugge il rantolo sconvolto del ningen, che arretra di diversi passi "Ma.. ma com'è possibile? Hai fermato.. il proiettile… con una mano. No, assurdo, non può… non può essere!".
Irritato, mi rimetto in piedi e scopro con un certo piacere di sovrastarlo di più di mezza testa.
È alto per essere un ningen, ma ancora non può confrontarsi con me.
"È  possibile, invece, umano" sibilo, strappandogli quello strano oggetto di mano prima che provi a colpirmi con un altro proiettile "Dopotutto, ho sensi molto più sviluppati dei tuoi. Più forza. E dubito che una tua arma possa farmi qualcosa".
Leggere il panico diffondersi sul suo volto mi porta a sogghignare compiaciuto e devo trattenermi dal ridere quando sbianca nel scorgere le mie zanne.
"Co-cosa sei?" rantola terrorizzato, percorrendomi da capo a piedi più di una volta, e scoppio a ridere nel vederlo rifilarsi un pizzico sulla mano, quasi volesse svegliarsi da un incubo.
"Sono reale quanto te, umano" dico, afferrandolo per gli abiti e sollevandolo da terra "O pensi che un mero sogno possa farti questo?".
Qualcosa, simile a una scintilla di comprensione, gli brilla nello sguardo e le sue labbra prendono a muoversi silenziose nel formare la parola "Demone".
Non se l'intuizione geniale gli si arrivata da mio aspetto, dall'armatura che indosso o dalla scintilla scarlatta che mi ha tinto per un attimo gli occhi, ma quasi mi metterei ad ululare dalla gioia!
"Oh, Kami. Finalmente" esclamo soddisfatto, rimettendolo a terra "Un ningen con un minimo di sale in zucca".
"Ma.. i demoni sono spariti da secoli" prova a protestare l'umano, pur non osando forzare la mia presa "Com'è possibile che…?".
"Ci siamo semplicemente adattati, ningen" ribatto più tranquillo, spingendolo sulla sedia che occupava fino a quel momento.
Qualcosa mi dice che le sue gambe sono molli come il bambù lasciato in acqua per troppo tempo.
"Non è facile sbarazzarsi di noi. Siamo alquanto coriacei… e vendicativi" aggiungo, sorridendo nel vederlo sbiancare ancora quando si accorge dei miei artigli, poggiati con noncuranza sui braccioli del suo piccolo trono di pelle.
"Masaru, basta. Abbiamo bisogno del suo aiuto, non di fargli fermare il cuore dallo spavento" mi rimprovera Fumiyo, comparendo come un'ombra al mio fianco.
Sbuffando appena, mi allontano per lasciare posto a lei.
Conosco bene la sua abilità nelle trattative e non mi dispiace lasciarle campo; mi sono divertito abbastanza a strapazzare il nostro nuovo amico e, stavolta, senza rischiare la cecità o altro.
Sedendosi sul lucido ripiano della scrivania, la mia compagna accavalla le gambe per stare più comoda, ma un basso ringhio d'avvertimento mi risuona nella gola quando mi accorgo che il ningen sta lasciando vagare un po' troppo l'occhio.
Meglio per lui se capisce subito come comportarsi, o gli rifilerò una lezione che non scorderà più.
"Ci hanno detto che tu puoi aiutarci a risolvere la nostra… situazione" dice Fumiyo, lanciandomi uno sguardo divertito prima di concentrarsi sull'umano "Siamo capitati qui per un caso, ma non conosciamo quasi nulla di questo nuovo mondo. Capirai che questo ci causa diversi problemi".
Rigido come un pesce essiccato, l'altro annuisce appena, allargandosi il colletto della camicia -o almeno mi sembra si chiami così quell'indumento bianco- come se non respirasse bene "E.. come potrei..?".
"Aiutarci?" gli viene in aiuto la mia donna, sorridendo conciliante "Vedi, in realtà è molto semplice. Devi insegnarci come vivere qui".
 
Non avrei mai pensato di dirlo, ma gli umani sanno far ridere in un modo assurdo.
Alla richiesta di Fumiyo, quel ningen ha allargato tanto gli occhi da sembrare la vecchia pulce del mio amico Inuken.
Sembra incredulo nell'avere davanti due demoni, ma almeno ha il buon senso di restare fermo e buono. È intelligente, devo ammetterlo.
"Insegnarvi a vivere qui?" ripete in un fil di voce "Perché dovrei farlo? Per quanto ne so, voi siete solo un'allucinazione dovuta al troppo sakè!".
Rapida come un serpente, la mano di Fumiyo si stringe attorno al suo collo, il viso ora meno dolce e più degno del sangue che le scorre dentro "Se non lo fai, ci rivolgeremo a qualcun altro, ma tu.. non avrai modo di scoprire se hai sognato o meno, perché sarai morto".
È incredibile come un tono così vellutato possa risultare anche minaccioso e mi ritrovo a sogghignare, soffocando il brivido di piacere che mi ha percorso la schiena.
Kami, se sapesse che effetto mi fa sentirla parlare in questo modo…
"Fossi in te, le darei ascolto, umano" affermo, appoggiandomi alla parete vicina "In confronto a me, la mia donna sa essere alquanto… feroce".
Il sorriso di Fumiyo mi causa un'altra scossa in tutto il corpo, ma mi è più facile dissimulare quando mi dà nuovamente le spalle, concentrandosi sul ningen.
Il quale deve aver capito che gli conviene collaborare, se non vuole finire a guardare i fiori dalla parte delle radici.
Eppure non perde del tutto la sua baldanza, perché ci scruta come se si stesse chiedendo cosa possiamo fare con esattezza "Mettiamo il caso che.. accetti. Cosa ci guadagno io?".
Guardandoci, riesce a mettere insieme il sorriso tipico di chi sa di avere il coltello dalla parte del manico "Dopotutto, istruirvi in modo che passiate inosservati e fornirvi i documenti che vi servono non è roba da poco. Mi sembra giusto chiedere qualcosa in cambio".
Ci aspettavamo una richiesta simile.
Non importa quanti secoli siano passati, i ningen non sono cambiati minimamente. Vogliono sempre qualcosa in cambio di qualcos'altro.
Oro per informazioni, figlie per il potere… sangue per la vittoria.
"Avere salva la vita non ti basta, vedo" grugnisco seccato, lanciando uno sguardo carico di sottointesi a Fumiyo.
Lei annuisce appena, dandomi campo libero, e io mi sforzo di non vomitare mentre dico "Possiamo offrirti.. le nostre capacità. Per un certo periodo di tempo, s'intende".
Non ho certo intenzione di restare qui a vita!
Da quando Fumiyo è entrata nella tribù, appena bambina, mi sono interessato sempre più al mondo da cui era giunta e ho passato diverso tempo ad osservare i ningen.
So che i più potenti tendono a circondarsi di guardie forti e robuste come rocce, disposte a salvaguardare la loro pellaccia, nonché di collaboratori furbi e sempre pronti ad ordire intrighi per aumentare il potere del proprio padrone.
Con noi potrebbe avere entrambi i vantaggi, ma la sola idea di eseguire gli ordini di una razza a me inferiore mi da il voltastomaco.
Non che ci resti molta scelta, se vogliamo capire come vivere qui aggiungo silenzioso, ma incapace di trattenere la smorfia disgustata che m'incide il volto.
So che neanche Fumiyo è molto contenta di questa decisione, soprattutto per via della sua infanzia.
Gli umani non le hanno portato altro che dolore, strappandole brutalmente la madre e ignorando le sue richieste di aiuto quando sua nonna si è ammalata.
Ma questo ningen e l'organizzazione di cui è a capo può darci ciò che ci serve per riuscire a sopravvivere in questo futuro finché non troveremo un modo per tornare al nostro tempo.
Magari ci vorranno anni, decenni, ma non m'importa.
Io intendo tornare alla mia tribù, al mio mondo assieme a Fumiyo e, in un modo o in un altro ci riuscirò.
Nazuna ci ha trascinato qui e sarà lei a riportarci indietro, anche se non so ancora come.
Intanto, ciò che conta è sopravvivere.
Seppur con ancora la mano di Fumiyo stretta attorno al collo, il ningen sorride e unisce la punta delle dita appena sotto il mento "Bene, a quanto pare abbiamo un accordo. Ora.. prima di definire tutti i dettagli, gradirei poter respirare normalmente, dolcezza".
Seppur riluttante, Fumiyo lo lascia andare e torna al mio fianco, ma dal modo in cui si muove capisco che è pronta a scattare alla minima provocazione.
Alla prima sorpresa sgradevole, quel tipo sarà un uomo morto.
Eppure ora ci sorride tranquillo e indica le sedie davanti a lui, invitandoci a sederci.
"Mi rendo conto di poter risultare indiscreto, ma vorrei capire meglio ciò di cui avete bisogno e quali sono le vostre capacità. In questo modo, potremo venirci incontro molto più facilmente".
"Dopotutto, voglio che questo sia un rapporto proficuo per tutti" aggiunge, inclinandosi meglio contro la poltrona.
Anche se non mi piace il suo modo di fare, annuisco brusco.
Ammetto di essere sorpreso dal modo in cui questo umano sembra accettare con pacatezza l'esistenza dei demoni, di come.. sia aperto.
Certo, all'inizio è rimasto sconvolto, ma ha una capacità di ripresa non indifferente per la sua razza.
Sembra disposto a venirci incontro, pur pretendendo qualcosa in cambio, ma sarebbe potuta andarci peggio.
Aiutato da Fumiyo, spieghiamo al meglio la nostra situazione e vedo il ningen serrare le labbra per non ridacchiare quando ci tocca ammettere che la mia compagna è capace di leggere e scrivere, seppure con una certa fatica, mentre io non ho idea di come si tenga in mano un pennino.
"Credo proprio che dovremo partire dalle basi, allora" commenta infine, lo sguardo serio e concentrato "In questo mondo, leggere e scrivere sono capacità essenziali ed esistono anche diversi tipi di scrittura. Ma non temete, so esattamente come aiutarvi".
Pigiando le dita su degli strani bottoni, si porta un oggetto allungato tra l'orecchio e la spalla "Ozu? Ho un compito per te".
Ma con chi cavolo sta parlando? Con quello strano oggetto squadrato?
Fumiyo mi rivolge uno sguardo altrettanto incredulo, ma restiamo in silenzio mentre una voce gracchiante esce da uno dei due fori di quell'affare che l'umano stringe nella mano "Ricordi il professore che ci doveva restituire quel prestito? Forse ho trovato un altro modo per farlo sdebitare".
 
Pov Fumiyo
Tracciando un'altra X sul calendario che ci hanno dato, emetto un sospiro stanco e mi lascio cadere sul letto.
Sono a dir poco esausta, ma la vita sembra aver preso una piega migliore da qualche settimana a questa parte.
Certo, è strana e anche parecchio, ma.. bisogna pur far buon viso a cattivo gioco e non posso che ritenermi fortunata nell'avere Masaru al mio fianco.
Se fossi capitata qui da sola… Che i Kami me ne scampino. Sarei stata persa.
Continuo a non capire perché ci hai portato qui, nonna mormoro silenziosa, fissando il soffitto con occhi pensierosi Perché questo futuro? È una specie di prova la tua? Che intenzioni hai per noi?.
Sollevando il braccio sinistro, fisso il bracciale che mi adorna il polso e mi ritrovo a sospirare nel ripensare al momento in cui ho percepito il suo potere avvolgere me e Masaru, aprendo un varco per questa dimensione.
Non nego che ciò ci abbia salvati e ne sono grata, ma continuo a brancolare nel buio.
Neanche tutte le nozioni che quel ningen tutto impettito ci insegna riescono a colmare questo vuoto.
Posso imparare a leggere come se non avessi mai fatto altro in vita mia, usare tutti i diversi tipi di kanji di questa società e comprendere che siamo solo parte di un mondo ben più grande, ma continuo a non capire il motivo che ci ha condotto qui.
Che scopo ha questa permanenza forzata nel futuro?
Stanca tanto nel corpo che nella mente, mi rassegno a chiudere gli occhi e riprendermi dopo quest'assurda giornata.
In cambio delle lezioni e dell'istruzione che ci sta fornendo, Nagato Yokomizo ci ha assegnato degli incarichi.
Nulla di particolarmente pesante per noi.
Masaru deve restargli vicino quando contratta con altri capi di questa sorta della malavita giapponese, la Yakuza, proteggendolo e avvisandolo nel caso avverta odori sospetti.
So che, durante alcuni di questi incontri, qualcuno ha provato a metterlo alla prova, ma pochi che hanno osato sfidarlo sono tornati indietro parecchio malconci.
Nagato non ha rivelato a nessuno, se non al professor Hatake, la nostra vera natura e a noi sta benissimo così.
Meno gente sa dell'esistenza dei demoni in questo strambo futuro, meglio è.
Peccato che, sapendolo, molti eviterebbero di farsi spaccare le ossa da mio marito perché l'hanno preso sottogamba.
Io invece sono usata più come.. corriere. Porto pacchi di ogni tipo da una parte all'altra dei questa immensa città che è diventata Tokyo, seguendo le indicazioni ricevute.
La mia agilità mi permette di evitare blocchi e curiosi, il che va a tutto vantaggio dell'organizzazione.
Ormai ho iniziato a capire di far parte di una sorta di gang che non esita ad uccidere, ma, da un certo punto di vista, la mia vita non è cambiata molto rispetto a quando vivevo con la tribù.
Da che mondo è mondo, la legge del più forte sembra sempre presente e, anche se vado contro la cosiddetta legalità, non me ne faccio problema.
Certe volte, bisogna percorrere strade oscure per sopravvivere e, sinceramente, dubito che il governo avrebbe potuto aiutare me e Masaru come sta facendo Nagato.
Certo, lo teniamo sempre sotto stretta sorveglianza, pronti a reagire al minimo accenno di tradimento, ma per ora la nostra collaborazione sembra funzionare.
Da qualche giorno, ci ha consegnato anche dei documenti da mostrare in caso di necessità.
Le ha chiamate carte d'identità o qualcosa di simile, ma non è tanto il nome che importa quanto l'averla sempre con sé.
Tutti questi pensieri finiranno per farmi scoppiare la testa borbotto, girandomi su un fianco per trovare una posizione più confortevole.
Inizio ad apprezzare non poco gli abiti di questo periodo, più pratici e confortevoli di quelli usati dai ningen che ho conosciuto, ma non posso che arrossire al ricordo di come sia cambiata persino la biancheria intima.
Il ritrovarmi tra le mani tessuti ben più leggeri e striminziti dello yukata a cui ero abituata mi ha messo parecchio a disagio, all'inizio, ma ho imparato ad adeguarmi.
Un lieve sorriso m'incurva le labbra a quel pensiero e, finalmente, chiudo gli occhi, pronta a lasciarmi andare tra le braccia del sonno.
In teoria dovrei leggere gli appunti consegnati dal professor Hatake, ma mi sento come se il cervello stesse per esplodere.
Lo farò più tardi prometto a me stessa, affondando il viso nel cuscino e lasciandomi avvolgere dal torpore che precede il sonno.
Sono così stanca…

Un leggero sospiro mi sfugge dalle labbra nel percepire una mano carezzarmi la fronte e mi ritrovo a sorridere, sentendomi come quando mia madre mi faceva addormentare sulle sue gambe, prima di mettermi a letto.
Dopo la sua morte, è stata sempre la nonna a donarmi quel gesto d'affetto e non riesco a trattenere una lacrima.
Mi mancano così tanto… i secoli hanno potuto solo lenire il dolore causatomi dalla loro scomparsa.
So che ti senti confusa, bambina mia, ma vedrai che tutto avrà un senso.
A quella voce, sgrano gli occhi, o almeno credo di farlo, perché non incontro altro che un bianco accecante ovunque guardi.
Eppure le carezze non s'interrompono e io sento un groppo invadermi la gola nello scorgere mia nonna, unica presenza in quel mondo apparentemente privo di qualsiasi cosa.
"Ma.. com'è possibile? Sto sognando?" chiedo flebile, non riscendo a credere a ciò che vedo.
In un certo senso, tesoro. Sei in un limbo che sono riuscita a creare per parlarti… ma dovevo attenere che il tuo spirito fosse più vicino al mio per riuscirci mi spiega lei, sorridendo paziente.
Sentendomi di nuovo bambina, mi lascio avvolgere dalle sue braccia, mordendomi le labbra per trattenere i singhiozzi "Mi sei mancata così tanto, nonna. Io…".
Sei cresciuta, Fumiyo. E sei diventata una splendida donna, capace di forgiare da sé il proprio futuro m'interrompe lei, tenendomi stretta Sono così fiera di te, bambina. Sei riuscita a trovare la felicità che desideravi, anche se hai affrontato grandi dolori.
Dal modo in cui mi guarda, capisco che sa del cucciolo che ho perso, ma apprezzo che non ne faccia parola. La ferita si è rimarginata, ma fa sempre male.
"Nonna, ho così tante cose da dirti… da chiederti" mormoro flebile, appoggiando il viso contro la sua spalla "Ma non so da dove cominciare".
Purtroppo, il tempo che posso trascorrere con te è davvero poco, bambina. Ma una cosa posso dirtela afferma lei, facendomi sollevare il viso affinché i nostri sguardi s'incrocino Tu e il tuo compagno volete sapere perché vi ho condotti qui, perché abbia aperto il varco tra le due dimensioni… E se mai potrete tornare a casa.
Un sorriso divertito le incurva le labbra È un tipo tosto il tuo demone. Un vero guerriero. Ma puoi rassicurarlo. Se siete qui è perché ho voluto tenervi al sicuro da questi cambiamenti che altrimenti avreste dovuto affrontare senza capire come. È un mio modo per prepararvi a ciò che vi aspetta. E per darvi una possibilità di rendere completa la vostra felicità.
Le sue parole mi confondono, eppure una fiammella di speranza mi si accende nel petto "Vuoi dire che… potremo tornare indietro, un giorno?".
Sì, Fumiyo. Quando il bocciolo fiorirà in tutto il suo splendore, quello sarà il momento di tornare indietro mi rassicura, sfiorandomi la fronte con un bacio Fino ad allora, sii forte, bambina. E vedrai che i Kami ascolteranno la tua preghiera.    
 

E anche questo capitolo si è concluso. Mi rendo conto che, negli ultimi capitoli, può sembrare ci sia meno continuità temporale, ma vi assicuro che è solo un'impressione. Non perdo mai di vista il filo della storia ^-^ Cosa ne pensate? Sono andata un po' troppo di fantasia, secondo voi? XD Ammetto di essermi divertita non poco a scrivere questo capitolo, soprattuto l'inizio, e mi viene un po' di malinconia nel capire che la parola "Fine" si sta avvicinando piano piano. Temo mi dovrete sopportare ancora un po', ma l'avventura di questi due lupetti sta iniziando ad avviarsi verso il suo tramonto per lasciare posto a quelle che verranno. E tutto grazie a voi.
Mi auguro di tornare presto e farvi sorridere ancora, nel frattempo... Bacioni a tutti!
Con affetto, vostra
Alys 

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Capitolo 23
*** Esplosione ***


Salve a tutti, ragazzi. Mi dispiace di essere in ritardo rispetto alla tabella che ero riuscita a rispettare fin'ora, ma spero che apprezzerete i miei sforzi. Vi ho lasciati in una situazione un po' di stallo, con le profetiche parole di Nazuna, ma.. cosa accadrà ora? Come si muoveranno i nostri lupetti ora che la speranza di rivedere il loro mondo è tornata ad ardere? Lo saprete solo leggendo ^-^
Prima però, vorrei rivolgere un caloroso grazie a chi ha la costante pazienza di leggere i nuovi capitoli e, ancora di più, chi mi dedica parte del suo tempo per lasciarmi due righe. Quindi, grazie a
_Cramisi_, LittleDreamer90 e Alrthas_95 che mi seguono con una costanza ammirevole, nonché ad Aya Natsume e Valen33tina, nuove voci che mi hanno dato un sprone in più per continuare quest'avventura. Grazie a tutti, davvero.

 

Capitolo 22: Esplosione

Pov Fumiyo
Con un sobbalzo, scatto a sedere sul letto, il cuore che mi martella nel petto a un ritmo forsennato.
Mi ci vuole qualche istante per rendermi conto che sono nuovamente nella stanza assegnataci da Nagato, ma fatico a riprendere il controllo dei miei pensieri.
Ancora non riesco a credere a quanto mi è successo. Mia nonna mi è apparsa in sogno.. dopo così tanto tempo.
E mi ha dato una nuova speranza per il  futuro.
Nonostante le sue parole mi risuonino come un'eco nella testa, faccio fatica a crederlo.
Potrò davvero sperare? La ferita che ho nel cuore smetterà di farmi male, prima o poi?
Sono così scossa che solo in un secondo momento mi accorgo di non essere sola nella stanza e quasi salto dal letto quando un braccio mi circonda la vita "Ehi, sei più tesa di un arco, Fumiyo. Cosa ti è successo?".
Con ancora il respiro ansante, mi volto verso Masaru e un sorriso incredulo m'illumina il volto mentre lo stringo con forza.
Non riesco a parlare neanche volendo, tale è l'emozione che mi chiude la gola, ma so di dovergli dare una risposta.
Merita di condividere questa gioia, la speranza che rivedremo la nostra casa, i nostri amici…
Le sue mani mi percorrono teneramente la schiena, aiutandomi a ritrovare il controllo di me, ma la tranquillità che vuole infondermi non dura che un attimo.
Lo sento irrigidirsi impercettibilmente, colto di sorpresa dal mio bacio, ma sono troppo felice per trattenermi.
E averlo al mio fianco, essere avvolta dal suo abbraccio solido e protettivo non fa che risvegliare in me il desiderio di condividere ogni cosa con lui, a partire dalle notizie che ho appena avuto.
"Mia nonna" sussurro di colpo, allontanandomi quanto basta per incrociare il suo sguardo "Mia nonna mi è apparsa in sogno, Masaru".
Sgrana gli occhi, sorpreso e speranzoso al tempo stesso "Cosa ti ha detto, Fumiyo? Riaprirà il varco? Torneremo alla nostra casa, al nostro mondo?!".
Sono costretta a zittirlo con un bacio per interrompere quella sequela di domande e sorrido contro le sue labbra quando mi stringe con forza, trasmettendomi tutta la sua gioia.
"Sì, riaprirà il varco" confermo "Ma dovremo aspettare il momento giusto. È stata abbastanza enigmatica, a dire il vero".
Con un sospiro, mi accoccolo contro il suo petto "Ci ha portato qui per proteggerci, Masaru. E sai.. ti approva. Credo che tu le piaccia molto".
Una bassa risata gli fa vibrare il petto mentre si china per baciarmi le guance e il collo "Ne sono lieto. E sono ancora più felice di sapere che potremo tornare a casa, anche se non subito".
"Devi ammettere che ci stiamo adattando bene" gli faccio notare, un sorriso orgoglioso a curvarmi le labbra "Immagina come tutto questo potrà tornarci utile. Quando saremo di nuovo nel nostro mondo. Nessuno potrà tenerci testa".
Una scintilla compiaciuta brilla negli occhi scuri di Masaru mentre mi spinge sul letto, sovrastandomi con il suo corpo da guerriero.
"Ma io adoro quando tu mi tieni testa, piccola" sussurra, il volto a un soffio dal mio.
Non serve certo un indovino per capire a cosa stia pensando e un lento sorriso mi aleggia sulle labbra mentre gli passo le braccia attorno al collo "Meglio così, Masi-chan, perché non sono una che cede facilmente. Dovresti saperlo".
Dandomi una spinta con il busto, ribalto le posizioni e inizio a mordicchiargli la curva del mento, consapevole di avere a disposizione ben poco tempo per mantenere il controllo.
Masaru non è il tipo da cedere le redini della situazione tanto facilmente, per questo intendo approfittare di ogni istante.
Sfruttando la mia forza, gli blocco le mani sul materasso, lasciando che siano le mie labbra a sfiorarlo, il mio corpo a ondeggiare sul suo in una lenta carezza. Percepisco il basso ruggito che gli vibra nel petto e un brivido mi scuote nel perdermi in quelle pozze scure.
Dopo tutto questo tempo, il suo sguardo ha ancora il potere di farmi tremare.
"Sai bene cosa succede quando mi chiami così" mi avverte, la voce bassa e minacciosa.
Per tutta risposta, gli mordo giocosamente il collo per stuzzicarlo "Sì. E sto aspettando, mio caro".
Percepisco il suo sorriso ancor prima di vederlo e non oppongo resistenza al suo assalto, anzi, mi lascio trascinare.
Ho bisogno di lui, di sentire la sua forza gentile e lasciarmi avvolgere da quell'amore incondizionato che, dopo tutti questi secoli, ancora ci unisce.
Ora che la speranza di riavere ciò che era nostro, di tornare al nostro mondo e ottenere la felicità completa si è accesa nel mio petto, ho più che mai bisogno di sentirlo vicino ed essere tutt'uno con lui.
Le mani corrono impazienti, carezzando, sfiorando, insinuandosi sotto gli abiti improvvisamente divenuti di troppo e mi sfugge un risolino quando mi ritrovo bloccata sul suo petto, le sue dita che mi percorrono la schiena in lievi carezze.
Un fremito m'increspa la pelle nuda nel percepire le punte degli artigli sfiorarmi e un'espressione bramosa mi appare in volto.
Solo quando siamo soli abbiamo la possibilità di essere noi stessi, liberi di scrollarci di dosso l'aspetto umano per assumere la nostra vera natura, e Masaru ha capito fin troppo in fretta quando adori poter sentire nuovamente la sua vera forza, ammirare il suo volto dai tratti ferini…
Un gemito si fa largo tra le mie labbra quando mi avvolge il seno nei palmi, sfiorandomi con quella dolce irruenza che è solo sua, e mi premo maggiormente contro il suo corpo caldo, desiderosa di avere di più, di perdermi con lui in quel vortice di amore e desiderio che non manca mai di sorprendermi per la sua intensità.
Lo sento trattenere bruscamente il fiato e sorrido appena nell'ondeggiare il bacino contro il suo.
Pur consapevole di giocare con il fuoco, voglio vederlo perdere il controllo, leggere il piacere diffondersi sul suo viso e accendergli gli occhi come stelle oscure, ma non posso non sussultare al suo ringhio sommesso.
Vedo le sue zanne lucenti scattare a un soffio dal mio viso prima che si avventi sul marchio che m'impose la prima notte di nozze e gli stringo i capelli tra le dita, sopraffatta dalle sensazioni che quelle avide carezze mi causano.
Un'ondata di piacere mi travolge, portandomi a inarcare la schiena e un lungo sospiro aleggia tra le nostre bocche quando Masaru mi fa sua, fondendo le nostre anime e i nostri corpi.

"Dubito che Nagato sarà felice di sapere che avremo bisogno di altre lenzuola" commento ridendo, avvolta dall'abbraccio del mio sposo.
"Lascia che ci pensi io a lui" replica sornione, togliendo la mia mano da uno degli strappi che abbiamo lasciato nel tessuto e baciandone il palmo "Sa che siamo demoni. Non pretenderà che ci amiamo come dei santi!".
Una risata divertita m'invade la gola e affondo il viso nella sua spalla, cercando di riprendere fiato "Aspettarselo da te sarebbe impossibile, mio caro, ma è anche questo che mi piace del tuo carattere. Quando vuoi qualcosa, non ti fai fermare da niente e da nessuno".
Il ghigno predatorio che gl'incurva le labbra mi strappa un brivido, ma, proprio quando le nostre labbra sono a un soffio dall'incontrarsi nuovamente, un forte bussare alla porta ci spinge ad allontanarci.
"Ma che diavolo..?", l'imprecazione di Masaru viene interrotta dalla voce di Takeshi, uno dei tirapiedi di Nagato "Ehi, voi due. Muovetevi. Il signor Yokomizo sta andando a una riunione e dovete accompagnarlo".
Brontolando peggio di un vecchio orso, il mio compagno va ad aprire a quello scocciatore e la sua espressione la dice lunga su quanto gliene importi che quell'umano lo veda con addosso solo i pantaloni che ha velocemente indossato.
Ciò che mi preoccupa è il fatto che non abbia mascherato il suo aspetto demoniaco e che le unghie ornate di artigli ticchettino minacciose sullo stipite.
"So della riunione, ma non vedo perché venirci a chiamare così presto" commenta asciutto, appoggiandosi con una spalla alla porta per impedire all'intruso di sbirciare dentro.
E dal sorriso sornione che gli vedo in volto, capisco che immagina il motivo per cui Masaru abbia i capelli in disordine e solo i pantaloni a coprirlo.
Anche se il letto è nascosto in un angolo riparato, il piccolo specchio che precede il battente mi permette di seguire la scena senza mostrarmi e mi mordo le labbra, impensierita, quando la vista degli artigli e degli occhi dal taglio più affilato tramuta il ghigno del ningen in un'espressione sconvolta.
Non fare lo stupido, Masaru. Non rivelarti così lo supplico mentalmente, ma il mio sposo sembra sordo alla mia preghiera.
Continua a fissare il tirapiedi di Nagato, parlando come se nulla lo avesse interrotto "Né perché debba disturbare tutti e due. Sono io che gli faccio da guardia, no?".
Pallido come un cencio, il ningen stringe convulsamente la pistola che porta sul fianco, ma si guarda bene dall'usarla.
Il suo capo ha avvisato fin da subito i suoi sottoposti che puntarci contro quell'arma equivarrebbe a morte certa.
"No-non lo so.. Ma vuole anche la femmina con noi" tartaglia, cercando di dimostrarsi spavaldo a dispetto di tutto e facendo un passo verso la porta per richiamarmi.
Peccato che si scontri con la mano artigliata di Masaru, che lo spinge nel corridoio senza tanti complimenti, scaraventandolo a terra come un sacco di riso.
"La mia femmina ha un nome e non ti conviene fare mosse false" sibila minaccioso "O la tua inutile testa potrebbe rotolare fino ai piedi del capo" lo avverte con voce gelida "Saremo fuori tra poco. Tu inizia a sparire".
Dopodiché, gli sbatte la porta in faccia.
 

Pov Masaru
"Avrò bisogno degli occhi acuti di entrambi in questa delicata operazione" spiega Nagato, fissando me e mia moglie con sguardo da intenditore "Non mi fido del nostro ospite e vorrei evitare inutili spargimenti di sangue. Non sarebbe vantaggioso per nessuno, dopotutto".
I suoi occhi grigi si puntano su Fumiyo, facendomi salire una gran voglia di strozzarlo, ma le sue parole rivelano intenzioni ben diverse da quelle che mi spingerebbero a cavargli gli occhi e farglieli ingoiare "La nostra bella Fumiyo resterà nell'ombra. Nessuno dovrà sospettare della sua presenza, fino a che non deciderò altrimenti. Sarà i nostri occhi e le nostre orecchie nell'oscurità".
Lei annuisce appena, flettendo le dita come sempre quando ci aspetta qualcosa di rischioso ed elettrizzante.
È un gesto che ho imparato a riconoscere fin dalle prime battaglie a cui ha partecipato.
Sarà anche dolce e amorevole, ma in lei c'è una guerriera che non esita a lanciarsi nella mischia e fare a pezzi il nemico.
Ha pur sempre sangue di demone nelle vene e quell'espressione bellicosa che le incide il viso delicato non può che ricordarmelo.
Sorrido orgoglioso, ma non rispondo alla sua occhiata divertita.
Devo ancora capire quale sarà il mio ruolo e in che modo potrei mettere fine allo scambio di affari nel minor tempo possibile, in modo da potermi dedicare ad attività ben più piacevoli.
Takeshi è stato un vero impiastro. Se non fosse per il fatto che ucciderlo mi avrebbe causato più rogne che altro, lo avrei fatto a pezzi sedutastante.
L'auto che ci sta portando verso un vecchio edificio abbandonato, dove avverrà l'incontro con un altro signore della criminalità, continua la sua corsa per le strade di Tokyo, ma sono indifferente al paesaggio che si staglia al di fuori del finestrino.
C'è elettricità nell'aria, come se qualcosa dovesse avvenire a breve, ma non so ancora dire se la sensazione sia positiva o meno.
Di certo, dovremo stare con gli occhi aperti.
Mi auguro solo che le lunghe settimane passate a imparare come muovermi in questo strano mondo risultino utili.
"Masaru, avrò bisogno di tutta la tua attenzione durante questo scambio" mi avvisa Nagato "So che l'odore dell'eroina ti infastidisce, ma vorrei accertarmi che Ueda non provi a raggirarmi con merce scadente".
Per tutta risposta, storco il naso, suscitando la sua iralità, ma il suo sguardo resta serio "Avrò bisogno di te anche per assicurarmi che non abbiano con sé pistole o altre armi. Il tuo naso sopraffino è la mia arma vincente, assieme alla tua incredibile forza".
L'espressione che ha in volto rivela quanto sia fiero di poter sfruttare le mie capacità e quelle di Fumiyo, ben più abile nel passare inosservata e ottenere informazioni. Certe volte è davvero odioso.
"Vediamo di risolvere in fretta la faccenda" borbotto cupo, le dita che battono ritmicamente sul braccio.
"Così che potrai tornare a rovinare qualche altro lenzuolo con la tua bella mogliettina?" mi stuzzica il ningen, un sorriso beffardo in volto "Mi state costando un occhio della testa con le vostre attività in camera da letto".
Al mio fianco, Fumiyo s'irrigidisce come una statua, le guance paonazze per l'imbarazzo.
Stupido umano, ma la bocca chiusa non riesci a tenerla?!
Un ringhio d'ammonimento mi risuona nella gola e lui si affretta ad alzare le mani in segno di pace, ma quel dannato sorriso non vuole svanire "Goditi la vita, amico mio. Ho imparato sulla mia pelle quanto può essere breve. O fragile".
Fatico a non mostrare quanto quelle parole mi feriscano, riportando a galla il ricordo mai sepolto del cucciolo che abbiamo perso, e mi limito a stringere la mano della mia compagna.
La sento tremare impercettibilmente e la cosa non mi piace.
Lei è ancora più sensibile di me a quella terribile vicenda, ma si sforza di non darlo a vedere.
Anche se ha affrontato momenti difficili che avrebbero spezzato chiunque altro, ha un coraggio che non smette di stupirmi.
"Allora diamoci una mossa" commento, sforzandomi di dirottare altrove il discorso "Perché ho tutte le intenzioni di farti spendere una fortuna in lenzuola, Nagato".
Lui ride appena, ma il suo sguardo diventa d'acciaio quando l'auto si ferma all'interno del vecchio edificio, praticamente solo uno scheletro di cemento e calcestruzzo che tuttavia offre una buona privacy.
Un'altra auto, simile alla nostra, si sta avvicinando a gran velocità e Fumiyo svanisce in un lampo sul soffitto, celandosi tra le ombre delle travi mai completate.
Prego che a nessuno venga in mente di guardare in alto durante le trattative.
"Occhi e orecchie ben aperti, mi raccomando" sussurra Nagato, consapevole che entrambi possiamo sentirlo.
Con la valigetta in pelle ben stretta tra le mani, si fa incontro a un altro uomo dai tratti orientali, ma dai capelli sale e pepe che contrastano con la chioma corvina del mio "capo".
Entrambi hanno un'espressione mortalmente seria e chi li segue non è da meno, me compreso.
L'elettricità sembra farsi più intensa attorno a noi e fletto istintivamente le dita, pronto a rilasciare gli artigli in caso di bisogno.
Pur consapevole di dover tenere il più possibile segreta la mia natura di demone, talvolta non esito a lasciarne intravedere qualche sprazzo per intimorire e risolvere più facilmente la questione.
Nel caso di Takeshi, per levarmelo da piedi il più in fretta possibile e fargli capire che non deve neanche azzardarsi a fare battute su Fumiyo e me.
Sta' attenta, amore. Sento qualcosa di strano nell'aria sussurro tra me, lanciando uno sguardo fulmineo al soffitto per accertarmi che lei non sia visibile tra le fitte ombre.
"Ueda, puntuale come mi auguravo", le parole di Nagato mi riscuotono di colpo e subito punto lo sguardo sull'uomo dai capelli brizzolati, che replica con un sorriso da squalo.
Anche se ho visto quella creatura marina solo sui libri, scorgerne qualcosa sul viso di un ningen è inquietante e assottiglio gli occhi, aguzzando i sensi per prevenire eventuali sorprese, ma scatto come se colpito da sferzata quando un odore particolare mi invade le narici.
E, dallo sguardo del bestione che sta dietro Ueda, capisco che la sensazione è reciproca.
Dalle labbra del tipo sfugge un ringhio che ha ben poco di umano e io tendo istintivamente i muscoli, pur mantenendo un'espressione impassibile.
Allarmati, i ningen puntano gli occhi su quello che io ho riconosciuto essere una mia vecchia conoscenza, un demone orso che porta su di sé i segni degli artigli di mio padre. E dei miei.
"Tu!" sibila incredulo "Che diamine ci fai qui? Ti credevo morto da molto tempo".
Un sorriso beffardo m'incurva le labbra, mentre Udea e Nagato fanno saettare lo sguardo dall'uno all'altro.
"Laroe, conosci quel tipo?" chiede il suo capo, fissando me e Nagato con rinnovato sospetto.
Ma anche il ningen per cui lavoro è palesemente sorpreso e vedo i suoi occhi allargarsi quando faccio un passo avanti, scrocchiando le nocche in modo eloquente.
"In effetti, sì, ci conosciamo. Anche se erano davvero molti anni che non c'incrociavamo" affermo tranquillo "Ma pare sia destino che le nostre strade debbano incontrarsi ancora una volta, Laroe".
Vedo le labbra di Nagato muoversi silenziose, formulando la parola "Demone" e io annuisco appena.
Questo ningen ha più sale in zucca di quanto sembri. Ha letto la mia espressione, il mio atteggiamento e ha tratto le sue conclusioni senza bisogno di altro che di quella piccola conferma.
So che si sta chiedendo se Ueda sia a conoscenza della natura del suo sottoposto, ma mi basta fissare il ningen più anziano per rendermi conto che non sta capendo un accidenti del discorso tra me e Laroe.
Cosa che invece non è sfuggita a Nagato; a lui è bastata un'inflessione della mia voce, il movimento delle mie dita per capire ogni cosa.
È furbo come una volpe. Non c'è da stupirsi che gestisca un impero tanto vasto.
Per tutta risposta, Laroe si passa una mano sul fianco sinistro, lì dove so esserci tre cicatrici di cui sono responsabile.
Non mi stupirei di vederlo sfiorarsi anche la schiena, dove a suo tempo mio padre ha lasciato segni ben più profondi.
Dopo un istante carico di tensione, Nagato si schiarisce la gola "Allora, siamo qui per una rimpatriata o per affari?".
"Lascio a te simili dettagli" replico, lanciandogli uno sguardo per rassicurarlo.
Non ci sono odori sospetti di armi o altro. Sembra che gli accordi siano stati rispettati, per ora.
Raddrizzando la schiena con un impeto di ridicolo orgoglio che quasi mi fa scoppiare a ridere, Ueda si fa avanti con una valigetta simile a quella di Nagato e iniziano a negoziare sul prezzo della merce.
Un altro rapido sguardo rassicura il mio "capo" che il contenuto è quello che lui desidera e i ningen non ci degnano di una seconda occhiata, mentre trattano sul denaro e la qualità della droga. Che idioti.
Si preoccupano tanto di circondarsi di uomini e armi per coprirsi le spalle, ma il loro istinto di sopravvivenza è così limitato da impedirgli di capire che il vero pericolo siamo io e il grosso demone che mi sta davanti.
"Ti avevano dato per morto secoli fa" mi dice Laroe, parlando così piano che solo orecchie demoniache potrebbero cogliere le sue parole.
È un metodo che trovo piuttosto conveniente in questa situazione.
Pur non avvicinandoci e tenendo d'occhio i ningen che ci forniscono protezione, possiamo parlare senza alcun problema.
Prego solo che la chiacchierata porti a qualcosa di utile e non a uno scontro.
"Due parole, amico mio. Pozzo mangia - ossa" rispondo flemmatico "La leggenda era vera. E ci sono secoli tra una dimensione e l'altra".
Incuriosito, il demone orso si gratta un orecchio, gli occhi scuri che non mi perdono di vista neanche per un istante "Per questo i tuoi amici ti hanno cercato in lungo e in largo senza trovarti. La notizia della tua scomparsa è arrivata persino alla mia montagna".
Sapere che la tribù mi ha cercato mi riempie il cuore di gioia e non riesco a trattenere un sorriso, seppur appena accennato "Che notizie puoi darmi di loro?".
Laroe si stringe appena nelle grosse spalle "C'è voluto un buon decennio perché la piantassero di andare su e giù come trottole in cerca di te della tua compagna. Erano diventati fastidiosi come zanzare".
Resta in silenzio per un po', facendomi fremere per saperne di più, ma per sua fortuna non sono costretto a suonargliele per farmi dare altee informazioni.
"Quando i ningen hanno iniziato a farsi più forti, all'inizio della guerra, si sono spostati. Mi pare siano saliti a nord. Parecchio a nord" mi avvisa "Li guidava quell'imbecille che era con te al nostro ultimo scontro, quello con gli occhi azzurri e la risata da idiota".
Izo? Izo ha preso il comando della tribù? Non me lo sarei mai aspettato da lui, ma ne sono felice.
Anche se sembra l'eterno cucciolo che non vuole crescere, si è sempre rivelato un valido guerriero e sa come prendere le decisioni.
Almeno so che la tribù è in buone mani.
"Mi sembri sollevato" commenta Laroe con un sorriso sarcastico "Ma mi chiedo come sia possibile che il figlio del potete Hikuro si sia abbassato a fare da balia a un ningen. Non è un compito degno del tuo onore".
"Potrei dirti lo stesso" replico asciutto "Ti dirò solo che quel ningen è più intelligente di quanto sembri e ci sta aiutando molto a capire questo mondo. Dopotutto, non abbiamo avuto modo di abituarci gradualmente come te. Siamo stati letteralmente scaraventati nel futuro".
"Parli al plurale. Significa che non sei qui da solo", i suoi occhi si puntano verso l'alto e devo attirare la sua attenzione con un basso ruggito perché non riveli la presenza di Fumiyo.
Non vorrei che Ueda e i suoi tirapiedi dessero di matto nell'accorgersi di lei.
"Sento odore di feccia" sussurra con una smorfia "Qui c'è un lurido mezzo-demone".
"Modera i termini se vuoi conservare la lingua" lo avviso, indurendo il viso in un'espressione minacciosa.
Non ho bisogno di voltarmi per sapere che Fumiyo ha momentaneamente lasciato perdere Nagato e i suoi affari per concentrarsi su di me.
Percepisco il suo respiro ben più vicino di prima, ma, anche se vorrei dirle di tornare al sicuro e non preoccuparsi, non oso muovermi.
Farla scoprire è l'ultima cosa che voglio.
"Allora è vero che hai scelto un misero ibrido come compagna" rincara Laroe, la bocca che si allarga in un ghigno poco promettente "Quanto sei caduto in basso, Masaru. Tuo padre si starà di certo rivoltando nella tomba!".
"Lascia che mio padre resti un problema mio" rispondo duro "Tu, piuttosto, bada a come parli. O potrei decidere che lasciarti altre cicatrici mi attira di più che nascondere la mia natura demoniaca".
"Da come ti guardava, immagino che il tuo capo non sappia un bel niente di te" aggiungo, dirottando il discorso per evitare che possa stuzzicarmi ulteriormente.
"Come mai collabori con i ningen? Per me si è trattata di cause di forza maggiore, ma.. credevo tu nutrissi un odio molto profondo nei loro confronti".
Laroe si lascia sfuggire un ringhio stizzito "Non ho avuto scelta. Persino la mia montagna è stata presa d'assedio. Tra ningen armati di picconi ed esplosivi, sono dovuto venire allo scoperto".
Sputa a terra in segno di disprezzo "E non c'è giorno che non rimpianga questa scelta. Ma con le loro nuove armi e il fatto che ci ritengano poco più che storielle per i loro sciocchi cuccioli, a noi demoni non sono rimaste molte alternative. Siamo stati costretti a mescolarci a loro".
Non lo biasimo. Pur non provando lo stesso odio nei confronti degli umani, è un duro colpo per un demone doversi abbassare a tanto.
Tuttavia, sono più che disposto a mettere da parte l'orgoglio, piuttosto che fare la fine di Saboru.
Mi chiedo solo se i miei compagni stiano bene, se Izo abbia saputo guidarli in un luogo sicuro.
Un movimento improvviso mi porta a voltarsi verso uno degli angoli più ombrosi della struttura e aggrotto la fronte nel vedere un ningen poggiare alcuni pacchi in punti diversi.
Da quelle scatole proviene un odore di polvere da sparo che non mi piace per niente.
"È uno dei tuoi compagni?" chiedo a Laroe, che però scuote la testa "Mai visto. Ma non mi piace per niente l'odore che viene da quelle scatole".
Se non è del suo gruppo e neanche di quello di Nagato.. allora chi è quell'umano? E cosa sta facendo? 
Con la sensazione che l'elettricità sia diventata di colpo più intensa, mi sposto verso Nagato senza dare nell'occhio, ma continuo a seguire i movimenti del ningen sconosciuto.
C'è qualcosa nel suo sguardo, una scintilla cruda che mi fa drizzare i capelli in segno di allarme.
Sta per succedere qualcosa, qualcosa di grosso.
Ignorando gli sguardi poco promettenti degli altri ningen, mi avvicino al mio "superiore", serio in volto.
"Nagato, non siamo più soli" lo avviso, indicando la figura nell'ombra con un cenno del capo "Cosa sono i cavi che sta piazzando quel tipo?".
Inizialmente seccato dalla mia interruzione, il ningen impiega un istante nel capire cosa sta per succedere e lascia cadere la valigetta con il denaro, urlando "Tutti fuori! Tradimento!".
Nello stesso istante, lo sconosciuto scatta verso una scatola provvista di un grotto bastone a T in cima e lo spinge con forza.
La mia ignoranza si rivela fatale.
Troppo tardi mi rendo conto che i fili che collegano le scatole che ho visto servono a renderle molto più pericolose, che l'odore di polvere da sparo era un segnale a cui avrei dovuto reagire molto prima.
Percepisco un click sommesso, ma è troppo tardi.
Corro verso Fumiyo ma un urlo mi rimane soffocato nella gola quando una tempesta di fiamme ci avvolge, assordandoci nel suo caos di distruzione.


Ok. lo ammetto. Un po' sono cattiva, perché mi diverto troppo a lasciare con il fiato sospeso con certi finali, però... Sappiamo come andrà a finire, no? Le avventure di Masaru e Fumiyo non sono ancora finite e penso proprio che mi divertirò non poco a scrivere il prossimo capitolo. Cosa credete succederà? Sono curiosa di sentire le vostre ipotesi. ^-^
Vorrei rubarvi ancora un momento per dirvi grazie: senza il vostro sostegno, questa storia forse non avrebbe più visto la fine. Quindi grazie di cuore a tutti voi. A presto, spero.

Vostra affezionata Alys'93  

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Capitolo 24
*** Passi a ritroso ***


Salve a tutti! So di essere in un ritardo abnorme, ma gli esami mi hanno letteralmente dissanguato. In ogni caso, non intendo mollare questa storia né le altre, su questo potete essere sicuri. Mi spiace solo di farvi attendere tanto... e questa volta anche dopo un finale abbastanza teso. Ma bando alle ciance, così potete godervi questo nuovo capitolo e pregare per me affinché possa proporvene un altro prima dell'inizio dei nuovi corsi. Con la pazienza che avete ve lo meritate.
Chiedo però ancora un istante per ringraziare di cuore chi mi sta spronando, con la sua presenza e i suoi consigli, a continuare:
_Cramisi_, Arthas_95, LittleDreamer90, Aya Natsume e ultima, ma non per importanza, Vale33ntina. Siete sempre la mia forza. Spero che questa nuova avventura possa piacervi. Grazie ancora di cuore. 

Capitole 23: Passi a ritroso

Pov Masaru
Un sospiro che non nasconde la stanchezza mi risuona nella gola e stendo le braccia verso l'alto nel tentativo di sciogliere i muscoli.
È stata una giornata davvero sfiancante.
Mi sfugge una smorfia quando la spalla sinistra mi rifila una fitta e ripeto gli esercizi che mi sono stati consigliati per lenire il fastidio.
Quella dannata trave di calcestruzzo mi ha provocato più danni di quanto avessi potuto prevedere in un primo momento se, a distanza di anni, ancora sento come un dolore fantasma a movimenti troppo accentuati, ma è stata anche la nostra salvezza.
Se non fosse crollata, scavando un fosso nel terreno e fornendoci uno scudo dall'esplosione che ha sventrato il palazzo, io e Fumiyo non saremmo più qui.
Unici superstiti di una dozzina di persone che vi si trovavano all'interno, quando il classico terzo incomodo ha deciso di sbarazzarsi di due potenti rivali in un colpo solo.
Che fine indegna, per un ningen astuto e capace come Nagato. È l'unico per il quale mi rammarichi.
Io e Fumiyo dobbiamo ringraziare la sorte se ne siamo usciti vivi, seppur non illesi, ma almeno siamo ancora su questa terra.
Non posso dire lo stesso per Nagato e i suoi uomini. O per Laroe.
Neanche la sua natura demoniaca ha potuto nulla contro la forza dirompente dell'esplosione.
Di lui, come degli altri, non è rimasta che cenere.
Scuoto la testa, deciso a non indugiare oltre in quei ricordi e muovo le spalle per accertarmi che le vecchie ferite non mi diano più fastidio.
Secondo un medico da cui Fumiyo mi ha convinto a farmi visitare, le ossa della spalla sinistra erano ridotte in frantumi e che non avrei mai recuperato il totale uso del braccio.
Ovviamente, quel tipo non aveva messo in conto il mio sangue demoniaco; dopo qualche lunga e dolorosa settimana, ero di nuovo in forma.
Tuttavia, pur a distanza di anni, il dolore torna di tanto in tanto, seppur misero spettro di quello provato allora.
Come richiamato da quel pensiero, rievoco il momento in cui io e la mia sposa siamo riemersi, feriti e spaesati, dalle macerie dell'edificio.
A occhi estranei, saremmo potuti sembrare fantasmi, coperti com'eravamo di sangue e polvere.
Non riuscivamo a credere ai nostri occhi, né a comprendere cosa diavolo fosse successo.
La nostra unica certezza era di averla scampata per un soffio.
Seguendo l'istinto, ci eravamo rifugiati poco distanti, osservando un andirivieni sempre più intenso di umani con pompe dei vigili del fuoco e ambulanze, rivelatesi completamente inutili dato che lì dentro erano tutti morti.
Quella è stata la prima volta che ho capito appieno il significato di "bomba".
E quella che ha ucciso Nagato, Ueda e i loro tirapiedi era potente.
Al ricordo di quel mare di fiamme che ci ha sovrastati per interminabili istanti, non posso fare a meno di rabbrividire, ma il tocco gentile che mi sfiora la schiena mi riporta al presente e un sorriso m'incurva le labbra nell'incrociare lo sguardo di Fumiyo.
"Il sole sta tramontando, ormai. Non credi sia ora di venire dentro e mangiare qualcosa?" mi chiede, un sopracciglio inarcato in un'espressione benevola.
"Sì, direi che non possiamo fare altro per oggi" le concedo, seguendola nella piccola capanna che ci fa da casa da un anno a questa parte.
È dal giorno dell'esplosione, ormai più di trent'anni fa, che ci spostiamo da un angolo all'altro del Giappone, in cerca di tracce dei nostri compagni.
Le nozioni base che il professor Hatake e Nagato ci hanno fornito sono state preziose, ma abbiamo appreso molto altro nel corso degli anni e ormai muoverci tra gli umani è diventato facile.
Certo, non mancano le occasioni in cui qualche nuova invenzione ci coglie di sorpresa, ma abbiamo imparato a non sorprenderci più di tanto.
Quello che ancora mi terrorizza è guidare; proprio non capisco come si possa manovrare un mostro metallico come un'auto!
E dire che ne girano parecchie, negli ultimi tempi.
Scrollo il capo, rabbrividendo al ricordo del mio ultimo tentativo di mettermi al volante, e quasi finisco addosso a Fumiyo, che mi rivolge un sorriso mesto "Hai la testa altrove, tesoro. Attento, o sbatterai contro la porta".
Alzo gli occhi al cielo, ma mi abbasso appena in tempo per evitare lo stipite troppo basso.
Ancora non ho avuto modo di sistemarlo, ma non sono certo che convenga farlo.
Ormai sono più di due anni che setacciamo questa zona dell'isola di Hokkaido in lungo e in largo, ma senza risultato.
Non c'è nessuna traccia della tribù e questa è l'isola più settentrionale dell'intero Giappone.
Se non sono qui, non so davvero dove cercarli.
Una parte di me non vorrebbe arrendersi nonostante i fallimenti, ma questo continuo spostarsi ha messo a dura prova i miei nervi.
Sono decenni che continuiamo a vagabondare da una città all'altra, da un villaggio all'altro in cerca di un qualsiasi indizio, ma sembra che Izo e gli altri siano svaniti nel nulla.
Ormai sono sfiduciato ed è solo la presenza della mia compagna a permettermi di non cedere.
Lei e la promessa di Nazuna di farci tornare al nostro tempo.
Ma quando fiorirà il bocciolo di cui parlava la vecchia sacerdotessa? E come faremo a riconoscerlo?
Maledizione, più mi ci arrovello sopra e meno ci capisco!
Sono così distratto che non riesco a scansare in tempo l'angolo tra l'entrata e la cucina, picchiando la fronte contro il legno.
Fumiyo si volta al tonfo sordo della mia testa e sospira, prendendomi per mano "Basta così, Masaru. Fa' riposare il cervello e pensa a mangiare qualcosa. Sei esausto: poco ci manca che tu dorma in piedi".
"Continuo a chiedermi dove siano gli altri" ammetto sconfortato, gli occhi fissi sul cibo senza però vederlo davvero "Sono anni che li cerchiamo. Possibile che non abbiano lasciato neanche una traccia? Eppure ne incrociati di demoni!".
Con un sospiro, lei posa la sua ciotola e, dal modo in cui si morde il labbro inferiore, capisco che qualcosa bolle in pentola.
Inoltre, è tutto il giorno che è taciturna. "Cosa c'è, tesoro?" chiedo, prendendole una mano nella mia "Qualcosa sembra turbarti. Qualche idiota è venuto a infastidirti?".
Lei scuote la testa e una ciocca color mogano le scivola sulla guancia, accentuando l'aspetto da fanciulla che non ha mai perso… e che attira un po' troppi sguardi in questo piccolo villaggio dimenticato dai Kami.
Diamine, sembra che questa gente non veda una donna da secoli e più di una volta ho dovuto ricorrere alle maniere pesanti per far capire che mia moglie non si tocca.
Non che Fumiyo se ne sia stata con le mani in mano, anzi…
"No. Ho solo tirato una padella contro Kobo questa mattina, ma è finita lì" mormora, torturandosi un lembo del kimono con la mano libera.
"Allora perché sei così nervosa?" mormoro, appuntandomi mentalmente di spaccare la testa a quel verme che tenta d'intrufolarsi in casa quando non ci sono per mettere i suoi viscidi tentacoli addosso alla mia compagna.
"Mia nonna mi è apparsa di nuovo", bastano quelle parole a gelarmi e, istintivamente, mi sporgo verso di lei, le mani poggiate sul tavolo "Quando?".
"Ieri notte", il suo sguardo confuso mitiga l'irritazione per non aver saputo prima della visita di Nazuna e torno a sedermi.
"È stata ancora più contorta dell'ultima volta" spiega Fumiyo, rivelando il perché della propria titubanza a parlarmene "Mi ci è voluto un bel po' per capire cosa volesse dirmi".
Dopo un lungo silenzio, i suoi occhi verdi m'inchiodano sul posto "Parlava di ripercorrere la strada a ritroso. Masaru, credo voglia che torniamo dove tutto ha avuto inizio".
Perplesso, aggrotto la fronte "Ripercorrere la strada.. a ritroso? Intendi dire che dovremmo tornare da dove siamo sbucati fuori in quest'epoca?".
Gli occhi della mia sposa non lasciano i miei, mostrandomi tutta la sua inquietudine, ma anche una forte determinazione "Sì, credo proprio che dovremo tornare al pozzo mangia - ossa".
 
Pov Fumiyo
"Aahh! Demoni! I demoni sono tornati al nostro tempio!".
Incredulo quando me, Masaru fissa prima me, poi il ningen che ci punta contro alcuni fuda, ma scuoto la testa alla sua domanda silenziosa.
L'aspetto umano che usiamo per camuffarci è perfetto.
Nulla potrebbe far pensare ciò che siamo in realtà, eppure questo tipo ci guarda come se ci fossero spuntate tre teste.
"Dopo tutti questi anni, osate tornare al mio cospetto?" esclama, agitando i fuda a più non posso "Non mi avete divorato allora e volete farlo adesso?!".
"Temo che ci sia un errore, signore" inizio io, ma una voce maschile più giovane si fa largo tra gli strepiti del vecchio sacerdote "Padre.. Padre, ma che state combinando con quei talismani?".
"Sta' indietro, Dayu. Ora vedrai all'opera tuo padre e i suoi potenti amuleti!" esclama quello, ma il ningen più giovane gli strappa di mano i fuda con il sospiro tipico di chi assiste a scene simili da troppo tempo "Padre, vi prego. State spaventando queste povere persone".
Un'espressione esasperata gli incrina il volto "Quante volte vi dovrò ripetere che i demoni sono solo favole per bambini? Non esistono! Ma voi non fate che vederne in ogni dove…".
Poi si rivolge  a noi, inchinandosi con rispetto "Vi chiedo scusa per mio padre. Purtroppo ha una fissa per i demoni fin da ragazzino e.. non sempre riusciamo a contenerlo".
I suoi occhi castani sono pieni di amore filiale uniti a una buona dose di esasperazione e mi viene spontaneo ricambiare quel sorriso incerto.
È facile intuire i suoi pensieri: teme che prendiamo suo padre per un folle, ma se sapesse quanto invece sia vicino alla verità…
"Non importa, davvero. Ci dispiace solo averlo spaventato" mormoro conciliante, ma aggrotto la fronte nel vedere che Masaru continua a fissare il sacerdote come se lo avesse già visto.
Eppure a me non sembra per nulla familiare.
"Io sono Dayu Higurashi, benvenuti al nostro tempio" si presenta il giovane, distogliendoci dalle imprecazioni del padre "Ditemi, cosa vi spinge in quest'angolo quasi sconosciuto di Tokyo?".
Sono pronta rifilare una sonora gomitata a Masaru per farlo reagire e trovare in fretta una scusa decente, ma l'espressione speranzosa di Dayu mi coglie di sorpresa "Siete venuti forse per l'annuncio?".
Quelle parole sembrano riscuotere sia il mio sposo che il vecchio ningen, il quale sembra improvvisamente contagiato dall'entusiasmo del figlio e ci stringe le mani con calore "Ma certo, l'annuncio! Finalmente qualcuno che si fa avanti per il terreno.. questo è un dono dei Kami!".
Ma fino a un attimo fa non voleva provare a purificarci con dei fuda?
Questo qui deve aver picchiato la testa molte volte mormoro tra me.
"Sì, vorremmo qualche informazione in più. Purtroppo, chi di dovere non è stato molto esaustivo in questo", l'improvvisa affermazione di Masaru mi coglie di sorpresa e fatico a non lasciarla trapelare.
Siamo venuti qui senza un vero piano, decisi solo a controllare il pozzo e capire qualcosa in più sulle parole di mia nonna; non sappiamo nulla di questo annuncio.
Eppure lui si comporta come se fosse proprio questo il motivo della nostra visita.
Ha lo sguardo acceso e un sorriso gli aleggia sul viso senza spuntare davvero, come se avesse compreso qualcosa che a me ancora sfugge, fiutando una preda inaspettata.
"Sarò lieto di darvi tutte le informazioni che volete" gli occhi castani di Dayu sembrano quasi risplendere sotto la frangia corvina mentre ci fa segno di seguirlo lungo un sentiero di pietre candide che aggira la struttura in cui è nascosto il pozzo mangia - ossa.
Anche da qui, percepisco il potere latente di quel luogo e non riesco a trattenere un brivido.
Guardandomi attorno, mi rendo conto di essere vicina alla tomba di mia nonna…
Sembra passata un'eternità dall'ultima volta che sono stata qui e, più avanziamo lungo il lastricato punteggiato d'erba, più sono convinta che è qui che dovevamo tornare. L'elettricità che sento sottopelle si fa sempre più intensa.
Dietro il tempio, si apre una vasta radura, in parte invasa dal sottobosco della vicina foresta ed è ai suoi limiti che l'umano si ferma, indicandola con un largo gesto del braccio.
"È un po' incolto" ammette un po' in imbarazzo "Ma con un po' di pazienza e del sano olio di gomito avrebbe tutt'altro aspetto. Purtroppo, la manutenzione del tempio mi porta via molto tempo e non ho davvero modo di migliorare questa zona, né di ristrutturare la vecchia casa dietro quei cedri".
"Il tempio… la nostra casa" mormora suo padre, facendo quasi saltare di lato Masaru, al quale il vecchio si era silenziosamente accostato.
C'è un che di malinconico nella sua voce che mi spinge ad aguzzare le orecchie e qualcosa traspare dalla mia espressione, poiché Dayu sorride mesto.
"Come avrete visto, il tempio è molto antico e, dopo l'ultimo terremoto, ha urgente bisogno di riparazioni, ma non abbiamo fondi sufficienti. Per questo abbiamo messo in vendita il terreno limitrofo".
Un lieve afflusso di colore gli tinge le guance "Inoltre, mi sono sposato da poco e ora ho anche mia moglie di cui occuparmi. Per questo abbiamo messo l'annuncio".
Sono stordita dalle possibilità che quelle frasi ci aprono davanti, mentre Masaru annuisce come se fosse esattamente questo ciò che cerchiamo.
Sotto il mio sguardo basito, si fa largo nelle sterpaglie fino a raggiungere la costruzione che s'intravede appena dietro i maestosi cedri.
Dal modo in cui poggia le mani sui fianchi, capisco che sta ideando qualcosa e, di qualunque cosa si tratti, lo soddisfa non poco.
Non so cosa pensare del suo comportamento, né tantomeno come reagire, ma gli occhi di Dayu si posano su di me "Sarei davvero felice di cedere questo posto a un'altra giovane coppia. Non abbiamo molti vicini e un aiuto reciproco potrebbe sempre far comodo".
La sua voce si affievolisce imbarazzata nel continuare "Sempre che il posto vi piaccia abbastanza e… siate disposti a tollerare qualche mania di un sacerdote un po' in là con gli anni".
Lasciando il mio compagno intento a valutare tutti i pro e i contro della situazione, mi volto verso l'umano "Manie? Intende quella di vedere demoni a cui si riferiva prima?".
Non lo nego, questa situazione m'incuriosisce non poco e sapere con chi potremmo avere a che fare ci aiuterebbe molto.
"Beh.. sì" ammette infine lui, passandosi una mano tra i capelli scuri "Quando era un bambino, disse di aver visto due demoni sbucare dal pozzo mangia - ossa. E, dato che mio nonno gli riempiva già la testa di storie su youkai e spiriti, a lui è rimasta questo… chiodo fisso, ecco".
A quelle parole, mi ritrovo a sgranare gli occhi, che porto immediatamente sul vecchio sacerdote.
Possibile che sia lo stesso ragazzino che incrociammo decenni fa?
Una lieve smorfia minaccia di incrinarmi il volto nel ricordare quanto il tempo possa essere inclemente con i ningen.
Io ho secoli di vita alla spalle, ma sembro sempre una ragazza, invece nei decenni  trascorsi dal nostro arrivo qui quell'uomo è invecchiato e diventato padre.
Sembra passato così poco da quando i nostri sguardi s'incrociarono nel tempio del pozzo, e invece...
"Che storia insolita" mi costringo a dire, mettendo su una risatina "Ma finché non ci tirerà contro dei fuda, non credo che ci sarebbero problemi".
Il viso di Dayu s'illumina d'allegria "Non credo che arriverà a tanto, anche perché io e mia moglie facciamo il possibile per tenerlo a bada, ma.. in ogni caso, grazie".
Il suo sorriso si allarga speranzoso mentre s'inchina "Mi perdoni per la sfacciataggine, ma sarebbe davvero una fortuna per noi se decideste di acquistare il terreno e la casa. Ho avuto.. una bella sensazione non appena vi ho visti".
Per un attimo sembra esitare, quasi incerto della mia reazione alle sue parole "Ma forse sto correndo troppo. I lavori sono molti e voi non avete ancora valutato tutto. È che io.. mi fido molto del mio sesto senso e quando vi ho visti salire al tempio…".
Qualcosa mi dice che questo ningen ha qualcosa di particolare, forse non poteri spirituali, ma di certo è molto più sensibile di tanti della sua specie.
Il mio sorriso diventa indulgente. È strano dirlo, soprattutto da parte mia, che dai ningen ho avuto i colpi peggiori, ma lui mi sembra davvero una brava persona.
E se mia nonna vuole davvero che torniamo qui, dove tutto è iniziato… Non mi dispiacerebbe averlo come vicino.
Sinceramente, mi preoccupa più il padre; i suoi talismani potrebbero mettere a rischio la nostra copertura, ma decido che non è il momento di preoccuparsene.
Rivolgendo un cenno a Dayu, m'immergo nel mare formato dal sottobosco fino a raggiungere Masaru, che mi solleva tra le braccia affinché possa vedere anche io la casa semi nascosta dall'ombra dei cedri.
"Questo posticino ha proprio bisogno di una potatura" ridacchia ironico, dato che l'erba e le felci gli arrivano ai fianchi "Dev'essere molto tempo che non riescono a prendersene cura".
"Il tempio avrà almeno cento, centocinquant'anni" mormoro, voltandomi per osservare la struttura alle nostre spalle "Forse anche due secoli. Non mi stupisco che abbia bisogno di molte cure".
Un enorme albero, posto non molto lontano dalla struttura che nasconde il pozzo mangia - ossa, attira la mia attenzione e mi ritrovo a sgranare gli occhi. Io quella pianta la riconosco!
Percependo il mio rantolo sorpreso, Masaru cerca i miei occhi, ma mi limito a scuotere la testa. Non è il momento di dirgli quello che ho capito.
"Che cosa ne pensi? Dici che saremo abbastanza vicini al pozzo, come voleva tua nonna?" mi chiede lui, il viso pensieroso "A me sembra una coincidenza troppo favorevole per lasciarcela sfuggire".
Lentamente, un sorriso mi stira le labbra; mia nonna mi ha detto di tornare nel luogo dove tutto è iniziato e, ora che ho visto quel gigantesco albero, non posso che essere certa della scelta da prendere.
Saremo vicinissimi al pozzo, a lei.. e alla causa che ci ha portati così lontano dalla nostra tribù, secoli fa. Sbagliarsi è impossibile.
"Lo credo anch'io, sai?" affermo convinta "Ma immagino che serviranno molti lavori. Quella casa non ha un'aspetto molto solido".
Lo scintillio che sfavilla negli occhi scuri di Masaru mi strappa un brivido; ha un'espressione così determinata.. forse anche lui sente che la soluzione a tutto è quasi a portata di mano.
"Meglio così. La costruiremo esattamente come vogliamo noi" replica, tenendomi sospesa su quei flutti verdi agitati dal vento mentre ci avviciniamo alla struttura.
L'essere stati tanti anni a contatto con la gente più diversa ci ha aiutato a capire molto su diversi argomenti e Masaru ha dimostrato una certa passione per le costruzioni.
Tra noi, è sicuramente il migliore per capire cosa dovremo fare quando acquisteremo questa casa.
"Qualche trave va sostituita. Sento odore di marcio" commenta, sfruttando ogni senso per farsi un'idea della situazione "Ma la struttura esterna è ben fatta. Non sarà un'impresa troppo difficile".
A dire il vero, non so cosa pensare. Ovunque mi volti, vedo muri da riparare, finestre sporche e pezzi di legno rovinato pendere dai punti più disparati.
Alla fine, scrollo le spalle con un sospiro "Mi fido del tuo giudizio, amore. Io non ci capisco molto di queste cose, ma se tu pensi che sia fattibile…".
Per tutta risposta, le sue labbra si avventano sulle mie con un impeto che mi lascia senza fiato "Lo è, Fumiyo. Lo sento. È da qui che dobbiamo ripartire".
Un sorriso da piantagrane gli solleva gli angoli della bocca, causandomi un rapido aumento dl battito "Che ne dici di iniziare una nuova vita qui, in attesa di tornare alla nostra vera casa?".
Un improvviso refolo di vento scuote il mare d'erba fino ad avvolgerci e il lieve profumo di fiori che porta con sé mi porta a chiudere gli occhi come se volessi immergermi in esso.
So che è questo il segno che aspettavo e non esito un attimo di più ad incrociare lo sguardo di Masaru "Sì. È questo il posto che indicava mia nonna. È qui che dobbiamo attendere".
E qualcosa mi dice che non dovremo aspettare troppo.
La scintilla di speranza che aveva preso ad ardermi dentro dopo il primo incontro con mia nonna è ora diventata una fiammella intensa e calda.
Presto potremo tornare a casa, dai nostri amici. Me lo sento.
 
Dopo lunghi minuti, decidiamo di tornare indietro e non posso trattenere una leggera smorfia alla vista delle espressioni speranzose del vecchio sacerdote e di suo figlio, a cui si è affiancata una giovane donna dal sorriso affabile.
"Credo proprio che ci stiano aspettando" commento a mezza voce, strappando una risata profonda al mio sposo.
"Beh, immagino che la nostra risposta li farà molto felici" replica divertito, prima d'incrociare gli occhi di Dayu "Abbiamo dato un'occhiata in giro e, anche se servirà del lavoro, il posto ci piace. Credo che sia ora di trovare un accordo, se per voi va bene".
Se li avesse nominati sovrani, non avrebbe rendere quei ningen più felici.
Dayu e sua moglie si abbracciano, evidentemente al settimo cielo, mentre al loro fianco il vecchio sacerdote tira fuori da chissà dove due ventagli e improvvisa una sorta di danza, ringraziando a gran voce gli spiriti di averci mandato da loro.
Fatico non poco a trattenere la risata che mi preme contro la gola, ma quando incrocio lo sguardo perplesso di Masaru non posso trattenermi e sono costretta a soffocare il rumore poggiandomi una mano sulla bocca.
"Non sapete quanto la vostra decisione ci sollevi" esclama Dayu, facendosi incontro per stringerci la mano "Grazie, grazie davvero".
"Siete voi che ci date la possibilità di vivere in un posto simile" risponde il mio compagno, strizzandomi l'occhio di nascosto "Siamo noi a dovervi ringraziare".
Il volto del ningen sembra risplendere di gratitudine, come se gli avessimo tolto dalle spalle un grosso fardello, e ci presenta sua moglie Yumico.
È una bella ragazza dagli occhi buoni, talvolta nascosti da ciuffi castani sfuggiti al fermaglio; se avessi davvero l'età che dimostro, potremmo essere coetanee.
Qualcosa nel suo sguardo mi causa un moto di tenerezza e mi ritrovo a sorriderle, mentre c'invita in casa "Sapendo che c'erano visitatori, mi sono permessa di cucinare qualcosa anche per voi. Se lo desiderate, potrete parlare con mio marito e sua padre a tavola".
Uno sguardo a metà tra il dolce e il divertito le illumina il viso chiaro "Con del buon cibo, si pensa meglio no?".
Data l'ora e il fatto che la città è cambiata ulteriormente negli anni che siamo stati via, non esitiamo ad accettare, ma quasi mi viene un colpo davanti alla quantità di pietanze che riempiono il tavolo. Ma deve sfamare un esercito o cosa?!
Persino Masaru è un tantino sconvolto, e dire che lui ha un appetito degno di un lupo.
"Prego, prego. Accomodatevi!", ormai il vecchio ningen non fa che sorridere, al punto che temo gli venga una paresi facciale, e riempie dei bicchierini con quello riconosco essere sakè "Un brindisi!".
"Papà, vacci piano con il sakè. Sai che poi ti fa male allo stomaco" lo rimprovera bonariamente il figlio, mentre il cibo inizia a riempire le ciotole e chiacchiere superficiali ci permettono di conoscerci meglio, prima di passare ad argomenti più importanti.
Dopotutto, diventeremo vicini di casa e la cosa mi piace più di quanto mi sarei aspettata.
Questa famiglia mi dà una bella sensazione, come di calore…
D'accordo, forse il vecchio è un po' troppo fissato sui demoni e questo potrebbe causarci qualche problema, ma tutto sommato credo che staremo bene qui.
Mi ritrovo a discutere piacevolmente con Yumiko su erbe medicinali, che lei un po' conosce grazie alla madre, e della vita di coppia.
Ai loro occhi, io e Masaru siamo una coppia fresca di nozze e in un certo senso sento che continuiamo a esserlo, anche se sono passati secoli dal nostro matrimonio.
Per lei e Dayu invece è tutto ancora nuovo, ma si vede che sono molto innamorati e desiderosi di rendere speciali gli anni che trascorreranno insieme.
Mentre il mio compagno discute con gli altri uomini di cifre e lavori, mi ritrovo a pensare con una punta di nostalgia a Yokomizo.
Se ora possiamo fare questo passo tanto importante, è anche merito suo.
Nagato aveva sempre insistito per darci un compenso quando gli incarichi che ci affidava andavano a buon fine, ma all'inizio abbiamo faticato non poco a capire il valore del denaro.
Tuttavia, dopo l'esplosione eravamo tornati alla vecchia base per raccogliere tutto ciò che avevamo e per cancellare ogni traccia della nostra presenza.
Solo Nagato e pochissimi dei suoi sottoposti sapevano di noi e, per quanto sia un pensiero cinico, quell'esplosione che li aveva uccisi tutti si era rivelata una possibilità irripetibile per riappropriarci della nostra vita, per ricominciare e iniziare le nostre ricerche della tribù.
Maniaco del controllo e sospettoso com'era, quel ningen aveva rivelato solo ai suoi fidati della nostra collaborazione. Molti altri non sapevano neanche che esistevamo.
E il fatto che tutti coloro che ci conoscevano fossero morti in quella tremenda esplosione ci aveva fornito una via d'uscita inaspettata, ma non per questo meno preziosa.
Oltre a ciò che ci aveva fatto apprendere, grazie a lui avevamo accumulato anche un sostanzioso gruzzoletto che avevamo intaccato il meno possibile nel nostro lungo girovagare.
E quei soldi ora si stanno rivelando la chiave per restare nei pressi del pozzo mangia - ossa, in attesa del momento del ritorno.
Un ritorno che sembra ormai sempre più vicino.


Ed ecco fatto. Spero che un pochino il capitolo vi abbia fatto sorridere e che il finale non sia risultato forzato o altro. Ammetto che mi sono divertita ad immaginare il ritorno di Masaru e Fumiyo al tempio... con l'incontro con il vecchio nonno di Kagome (per ora ancora solo papà) Cosa accadrà ora è abbastanza facile da immaginare, ma.. penso che mi divertirò ancora un po' a tirare le fila di questa storia. ho ancora in mente qualcosa prima della parola Fine ^-^
Voglio ringraziarvi ancora una volta per la pazienza, l'affetto che mi dimostrate ogni volta nelle recensioni e un grazie anche a chi si limita a leggere queste piccole pazze avventure. Grazie di esserci. Spero di tornare molto presto con una nuova parte... e dedicarmi anche alle storie che sono ancora in attesa di essere continuate. Chissà, magari ci riuscirò, prima o poi XD 
Besos, vostra
Alys93 

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