La mamma è tornata!

di ElenSofy
(/viewuser.php?uid=197335)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO

Martina, amore di papà, hai preso tutto? Veloce che dobbiamo andare, altrimenti facciamo ritardo al nostro primo giorno di scuola!” la voce del Capitano risuonò per casa Cecchini.
Martina, bella di nonno, non dar retta a papà. Ti ci accompagna nonno a scuola e pure se siamo in ritardo, vorrà dire che le maestre aspetteranno...” dalla cucina giunse anche la voce del maresciallo.
Ma che dice, Cecchini! La bambina non deve fare tardi, anzi è già pronta e oggi l’accompagna il papà!”
Giulio prese per mano la bambina e si diresse verso la porta, sistemandosi ancora una volta il cappello da carabiniere sulla testa.

NO!” arrivò la risposta pronta di Cecchini, “mia nipote l’accompagno io!” e si parò davanti la porta per evitare che passassero.
Ma maresciallo, è mia figlia e la porto io a scuola, mi scusi...” Giulio cominciava a spazientirsi, come sempre quando Cecchini si intrometteva nella sua vita e voleva fare di testa sua.
Mi accompagnate tutti e due!” propose infine Martina, la più saggia.
Ottima idea!” approvò il nonno, prima di farle l’occhiolino.
Eh...va bene, se proprio insisti, amore...”
Così Giulio fu costretto ad adeguarsi al volere della figlia. Un’altra giornata stava per cominciare, ma questa era una giornata speciale. Era il primo giorno di asilo di Martina.
Ma era anche il giorno in cui, circa due anni prima, la polizia aveva chiamato per avvisare Giulio dell’incidente di Patrizia.Prima di andare a scuola, fecero una deviazione veloce al cimitero e Martina poté salutare la mamma. Chissà se riusciva a vederli? Tutti più forti e più uniti di prima per non far pesare la sua mancanza!Chissà se poteva vegliare sulle loro vite?
Ma poi erano veramente sicuri che Patrizia si trovava lassù? In fondo, la cosa strana di quell’incidente era stato che il corpo non si era più ritrovato.
Che fosse ancora viva e si fosse salvata?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

In caserma tutto era tranquillo. Niente omicidi, niente suicidi e di conseguenza niente prete tra i....
No! Non era possibile!
Giulio chiuse e riaprì più volte gli occhi come per voler capire se stava sognando o se era tutto vero.
Il prete...
No, non poteva essere...Di sicuro doveva essere un miraggio...
Si mise gli occhiali sul naso e subito lo riconobbe, così si alzò di scatto dalla scrivania. Non poteva proprio accettarlo! Il prete che si presentava lì anche quando non c’era nessuna indagine in corso! Dopotutto quella era una caserma, non una canonica...

Cecchini, mi spiega cosa ci fa qui Don Matteo?”
Capitano, non è come sembra! Don Matteo è venuto qui perché voleva chiedere in affidamento un ragazzo che abbiamo arrestato la scorsa settimana, si ricorda…”
Quel ragazzo arrestato per spaccio? Si, Cecchini, certo che mi ricordo...”
Beh, Don Matteo voleva prenderlo in affidamento con gli arresti domiciliari nella sua canonica...”
Giulio fece una pausa di silenzio, poi riprese: “Ma lei, Don Matteo, non avrebbe tante altre cose a cui pensare in parrocchia? Si preoccupa anche degli spacciatori, adesso?”

Beh, dopotutto è la mia vocazione...” rispose il prete, con un ampio sorriso.
Vedremo che possiamo fare, faremo richiesta...ora però le chiedo cortesemente di andarsene di qui!” e il Capitano fece segno con la mano a Cecchini di mandarlo via.
Certo, Capitano! Grazie mille per la sua generosità!”
Si fa quel che si può...” sospirò più a sé stesso che agli altri presenti, mentre si girava per rientrare nel suo ufficio.
Finalmente una giornata tranquilla!
Non riusciva a comprendere come mai a Cecchini non venissero ancora strane idee per movimentare la giornata. Ma ad un tratto la quiete venne rotta da una voce che urlava: “CAPITANOOO, CAPITANOOOO! E’ arrivata mia nipote Lia dalla Sicilia...venga, VENGA A SALUTARLA!” disse Cecchini, dopo aver bussato alla porta e averla quasi scardinata.

Ora pure la nipote ci voleva...” sussurrò Giulio, prima di prendere il cappello appoggiato sulla scrivania e uscire fuori. “Speriamo che non abbia preso dallo zio!” pensò ancora l’uomo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

“Piacere, Lia!”
“Piacere, Giulio!”
I due si strinsero la mano.
“Si, Patrizia mi parlava spesso di te…”
“Beh, che facciamo? Andiamo Lia! Dobbiamo prendere Martina a scuola eh…”
“Si, giusto Cecchini…ci vado io eh? Così lei può accogliere sua nipote…”
Per la prima volta il maresciallo fece ciò che gli era stato ordinato e si diresse verso casa insieme a Lia, che sorrise a Giulio, prima di girarsi e andare avanti per la sua strada.
Quel sorriso…
Quante volte l’aveva visto sul viso di Patrizia: era così simile eppure erano solo cugine…
Quanti ricordi…
Non si accorse di quanti minuti rimase lì fermo sulla piazza con il cappello in mano, ma quando si risveglio dalla trance, Giulio corse all’asilo.

“Allora amore? Come è andata?”
Dal corridoio li raggiunse la maestra, una giovane ragazza.
“E’ una bambina veramente adorabile, ma avrebbe un momento per parlare di una questione veramente importante?”
“Certo, Martina, che dici se vai un attimo dentro così papà parla di una cosa con la maestra e poi andiamo che è arrivata Lia, la nipote di nonno Nino…eh”.
Dopo aver convinto la bambina a tornare nella sala dei giochi, Giulio seguì la maestra in segreteria.
“Ecco, signor Tommasi, volevo farle vedere questi disegni fatti dalla bambina questa mattina…”
La maestra distese sulla scrivania dei fogli dove sopra si intravedevano strane figure umane, tipiche dei disegni dei bambini piccoli.
All’inizio per Giulio sembrava tutto normale. Ma questi disegni avevano una particolarità: la solita casa, la solita famigliola felice o quasi…
“Vede, sono tutti così…ecco, io credo che la bambina soffra molto per la perdita della madre…”
La particolarità di quei disegni era che Martina si era disegnata da sola e la sua famiglia accanto che la chiamava e poi alla sinistra una figura vestita di bianco (che doveva essere la mamma) che la prendeva per mano e la portava via. Ne aveva fatti un bel po’ di quei disegni che colpirono nel profondo Giulio.
“Non mi è mai sembrato che…che le mancasse così tanto…”
La voce gli si ruppe per il dolore.
“Non le abbiamo fatto mancare mai nulla…” continuò, non appena si fu ripreso.
“Immagino, ma il dolore per la bambina è stato forte: è come se non l’avesse mai conosciuta e di conseguenza non ha ricordi. Nota come ha disegnato questa figura bianca?”
Giulio riprese in mano quei disegni e sgranò gli occhi e si accorse che la figura bianca non aveva un volto, non aveva neanche i puntini per segnare gli occhi.
“Le avete mai parlato della mamma? Di com’era?” concluse la maestra.
Giulio si rese conto di non aver mai affrontato quel discorso con la figlia.
“No, mai…avevamo paura di ferirla ulteriormente…”
“Noi possiamo aiutarla: si fida di noi?” chiese la maestra, alla fine di un estenuante minuto di silenzio.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
“Amoreeeee, ciao, sai chi sono io?”
“Si, sei la cuginetta della mamma…lo sai che mi ha detto ieri sera la mamma?”
A quelle ultime parole, Giulio si fermò sulla soglia di casa, le chiavi gli caddero di mano con un tonfo sordo.
Lia si girò verso l’uomo.
“Ha detto che ti saluta tanto e che ti vuole tanto bene e che devi trattare bene papà che vuole bene alla mamma e a te…e anche al nonno!” continuò Martina, senza il minimo imbarazzo, non curante che suo padre dietro di lei era rimasto pietrificato.
“Va bene, amore!” le rispose Lia, prima di prenderla per mano e di portarla in soggiorno dove la signora Cecchini aveva apparecchiato una bella tavolata.
Giulio invece rimase per un po’ nel corridoio d’ingresso, si appoggiò sul muro per meditare il da farsi.
Doveva assolutamente seguire il consiglio che gli aveva dato la maestra, ma non se la sentiva neanche di prendere una simile decisione senza parlarne prima con Cecchini.
“Capitano, tutto bene?”
Cecchini l’aveva visto un po’ scosso e così si era avvicinato al genero con cautela.
“Ma…la bambina sogna…tutte queste cose che dice lei…le sogna…venga di là…”
“Grazie maresciallo del conforto…”
Gli era veramente grato per il conforto, ma in questo momento Giulio non aveva bisogno di nessun tipo di conforto. Non dopo che la maestra gli aveva detto quelle cose.
Dal soggiorno apparve anche Lia.
“Giulio, tutto bene?”
“SI, STO BENE…” sbottò, alzando notevolmente il tono di voce.
Non avrebbe voluto reagire così davanti alla sua famiglia, ma non riusciva a stare calmo. Portava quel peso dentro che non poteva subito rivelare a Cecchini. Non poteva rovinare anche quella serata.
“Scusate, vado a fare due passi…voi mangiate, non aspettatemi…”
Uscì di corsa e si chiuse subito la porta alle spalle.
“Papà dove è andato? La mamma ha detto che non deve cercarla…”
“Tranquilla Martina, papà adesso torna…ora noi mangiamo…”
Martina non parve convinta di questa risposta, ma tornò lo stesso a tavola perché gliel’aveva detto il nonno.

Giulio vagava per le strade di Spoleto, dando calci ad un sassolino per terra.
Non sapeva bene dove doveva andare, forse era più il sassolino che lo stava conducendo da qualche parte imprecisa.
Lì a Spoleto di luoghi dei ricordi insieme a Patrizia ce n’erano ben pochi. L’ultima volta che si erano visti era stata a Gubbio, sulla porta di casa.
Avevano appena litigato…
Ma no, Giulio non voleva ricordare quel momento: dopo la litigata non si erano più visti…

“Buonasera, casa Tommasi?”
“Si, è successo qualcosa?”
“Sua moglie…”

NOTA AUTRICE: Salve a tutti! Questa storia l'ho pubblicata molto tempo fa e per  vari motivi è rimasta incompleta fino ad oggi. Pubblicando un'altra storia,ho deciso di continuare questa. Avviso per le persone che la seguiranno (forse,fatemi sapere) che cercherò di pubblicare ogni week -end,sabato o domenica,forse anche venerdì. Sappiate che ho già trovato in una cartella del mio pc,un pò impolverata,una quindicina di capitoli. A presto!
Fatemi sapere con qualche recensione e ringrazio le persone che hanno recensito i capitoli precedenti!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
Dovunque si girasse Giulio vedeva solo colline nere, si sentiva quasi accerchiato, in gabbia.
Non c’erano vie di fuga, non poteva fuggire…
Intorno era tutto buio e quell’oscurità gli faceva tornare alla mente i frequenti incubi che aveva cominciato ad avere da due anni a questa parte.
Il campanile della chiesa si innalzava verso il cielo scuro e la canonica affianco era illuminata, da dietro le tendine leggere si vedevano due figure che a suon di musica ballavano con gusto. Una bimba e una giovane donna: dovevano essere Laura e la sua figlioletta Ester.
Dette un altro sorso di birra e si sedette sulle scalette accanto alla caserma, appoggiando la testa contro il muro.
Don Matteo sicuramente avrebbe saputo dargli qualche consiglio, ma non voleva disturbarlo. Aveva altro a cui pensare ora…anzi doveva ricordarsi di quel ragazzo, Thomas, di richiedere gli arresti domiciliari.
Domani avrebbe pensato a tutto: a sua figlia, alla richiesta del prete, ma ora si sentiva troppo spossato per pensare.
E come se non bastasse gli era cominciata a girare la testa, finì la terza bottiglia di birra in un solo sorso e si addormentò lì per terra, vulnerabile ma sapeva che la sua Patrizia dovunque fosse ora l’avrebbe protetto.
 
“Capitanoooo…capitanoooo…”
Giulio si sentì strattonare con forza, le braccia indolenzite per la posizione in cui erano state tenute tutta la notte e per il freddo.
Aprì poco gli occhi ma riconobbe subito l’inconfondibile figura di Cecchini e una figura di donna. Non era Lia, l’avrebbe riconosciuta per com’era simile a Patrizia…
“Giulio, svegliati, Giulio…sono Bianca”
Sentendo quel nome, a Giulio tornarono in mente i bei tempi di quando era ragazzo, al liceo. Bianca e lui erano sempre insieme, inseparabili compagni che avevano affrontato le più strane situazioni.
Finalmente riuscì a mettersi seduto, aiutato da Cecchini e Ghisoni.
Non ricordava proprio nulla della sera prima, tranne il fatto che aveva lasciato da sola Martina.
“Martina…dov’è?”
“E’ a scuola…l’ha accompagnata Lia…”
Poteva stare tranquillo. Era a scuola.
“Ha detto qualcosa?”
Cecchini fece una pausa di silenzio, poi: “No, non ha detto nulla…ora entriamo!”
 
Gli girava ancora un po’ la testa, ma nonostante ciò era seduto dietro la sua scrivania, anche se senza divisa si sentiva quasi nudo, fuori luogo.
Bianca era arrivata a Spoleto perché era stata nominata nuova PM e così avrebbero collaborato molto spesso.
Bussarono alla porta. Era Cecchini.
“Capitano, le serve qualcosa?”
“No, grazie Cecchini, può tornare al suo posto…”
Era ben la quinta volta che Cecchini chiedeva se avesse bisogno di qualcosa, ma lui non aveva proprio bisogno di nulla.
Si sentì immediatamente uno sciocco: possibile che era stato così debole? Si era lasciato andare così? Doveva pensare a Martina e ciò che aveva fatto la sera prima non gli faceva affatto onore.
Bussarono di nuovo alla porta.
“Cecchini, guardi non mi serve niente, veramente…”
“Scusa Giulio, non volevo disturbarti…”
Era Bianca.
“Ah, sei tu…scusami tanto ma è tutta la mattina che Cecchini mi tormenta.”
Bianca sorrise amichevolmente.
“Tranquillo, sono venuta a portarti la richiesta firmata per gli arresti domiciliari di quel ragazzo…Thomas…”
“Ah, sì…” Giulio si era completamente dimenticato. “Grazie mille!”
L’espressione sul volto di Bianca cambiò. Si sedette davanti a lui.
“Mi dispiace veramente tanto…non sapevo che…”
“Non ho voluto dirlo a nessuno…”
Sul volto di Bianca comparve un’espressione di delusione.
“Neanche a te, Bianca…” concluse Giulio. “Forse sono stato uno stupido, ma non avevo bisogno della compassione di nessuno e neanche ora ne ho bisogno. Quindi se per adesso vogliamo tornare a lavoro…vado ad avvisare il prete che oggi pomeriggio può portarsi in canonica il ragazzo…”
Detto ciò si alzò e uscì. Forse era stato un po’ brusco, ma se Bianca era veramente sua amica avrebbe compreso la sua reazione..

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
"E’ permesso?”
“Si, sì, prego...” Natalina era intenta a spolverare la scrivania dello studio, ma quando si girò: “Capitanoooo, tutto bene? Come mai non ha la divisa?”
“Capitano, le posso offrire qualcosa? Che piacere!” si aggiunse Pippo per fare gli onori di casa.
“Tutto bene, grazie. Non vi disturbate, cercavo don Matteo.”
“Deve essere andato in chiesa…” rispose Natalina, titubante.
“Perfetto, proverò a cercarlo lì…grazie ancora!” e uscì.
 
La porta scricchiolò leggermente. Le candele davanti le statue erano tutte accese. Le panche ordinate come sempre. Solo un tappeto rosso ornava il pavimento tra le due file di banchi.
Un matrimonio, pensò Giulio…
Ancora si ricordava quando Patrizia era entrata assieme a suo padre e poi l’aveva raggiunto splendida come sempre. E poi la sorpresa che gli avevano preparato tutti gli abitanti di Gubbio: il ricevimento sulla piazza del paese.
Anche se Spoleto non conteneva ricordi in sé, in ogni cosa rivedeva sempre la sua vita insieme a Patrizia.
Una voce lo colse alle spalle: “Capitano, buongiorno! Posso esserle utile?”
“Ero venuto ad avvisarla che il ragazzo, Thomas, può prenderlo anche oggi pomeriggio. Questa è la richiesta firmata dalla nuova PM.”
Ma don Matteo non sembrava convinto: “Era venuto solo per dirmi questo?”
In realtà Giulio sapeva perfettamente perché era andato proprio lui a consegnare quel foglio.
“Si…” rispose esitante Giulio.
Don Matteo, nel frattempo, aspettava in silenzio.
“Mi siedo giusto un minuto…” sussurrò Giulio.
“Beh, a questo punto anche io mi siedo, sa capitano, ho lavorato parecchio questa mattina…”
Erano seduti tutti e due vicini, in silenzio: uno pregava, l’altro rifletteva…
“Don Matteo” Giulio ruppe il silenzio “secondo lei Patrizia è viva?”
“Questo può saperlo solo Lui…” e indirizzò lo sguardo verso il crocifisso.
“Martina ha bisogno di aiuto…”
Giulio tacque.
“Martina è forte, ha solo bisogno della spinta giusta…”
Don Matteo si inginocchiò nuovamente a mani giunte.
“Se invece io dovessi avere bisogno di aiuto?” la voce di Giulio quasi tremava.
“Ci sono tante persone che le vogliono bene, compreso Lui lassù…”
“Grazie, don Matteo…”

NOTA AUTRICE: Scusate se non ho pubblicato nel fine settimana. Grazie a quelli che stanno leggendo silenziosamente!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3473903