Meitantei Conan Kudo

di SatoSerelover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sei identico a tuo padre ***
Capitolo 2: *** La famiglia Kudo ***
Capitolo 3: *** Come petali al vento ***
Capitolo 4: *** Mostri? ***
Capitolo 5: *** Ferite al chiaro di luna ***
Capitolo 6: *** Indifferenza ***
Capitolo 7: *** Tra padre e figlio ***
Capitolo 8: *** Indagini nelle ventra dei corvi (Parte 1: Il primo notturno) ***
Capitolo 9: *** Indagini nelle ventra dei corvi (Parte 2: Il troppo) ***
Capitolo 10: *** La tempesta prima dell'uragano ***
Capitolo 11: *** Vita nera ***
Capitolo 12: *** ..Via ***



Capitolo 1
*** Sei identico a tuo padre ***


Note d'autrice:
Ciao a tutti!!!!! Sono sempre io SatoSerelover 
(a chi non lo sapesse, il mio username è riferito alla shipping Pokémon: AshXSerena. Noi la conosciamo come "Amourshipping".. ma in giappone il nome è "SatoSere". Sato da Satoshi, che è il nome di Ash originale.. e Sere da Serena. Lover perchè amo quella coppia!^^)
Bene, tralasciando tutto ciò che non centra...
Questa storia sarà diversa dal prequel! Sarà sempre dolce, carina e con amore... ma avrà molti momenti drammatici, di azione e molto di più!!! Quindi totalmente diversa!!!! :D
inoltre non sarò molto veloce a scriverla, perchè sarà molto lunga e ho bisogno di organizzare le mie idee e creare un filo logico tra tutto!
Ora però vi auguro buona lettura!!
Spero leggerete la mia storia e se volete, commentate in tanti!! Accetto critiche costruttive!!





Capitolo 1: Identico a tuo padre




Era una mattinata soleggiata a Tokyo.
Era primavera, il vento soffiava leggero, rinfrescando l’aria. Gli uccelli cantavano e i bambini erano allegri. I ciliegi erano in fiore. Mostravano i bellissimi petali rosa, che staccandosi dai loro rami, creavano come delle piogge lente, rendendo unico il paesaggio di quella città e dell’intero Giappone.
La città di Tokyo ormai aveva subito parecchi cambiamenti, ma c’erano cose che non cambiavano. Il dipartimento di polizia, le nascite di nuovi amori, i bambini allegri che correvano per la strada, i misteri, i detective …. E…..



……AHHHHHHHHHHHHHHHH………!!



I soliti casi di omicidi. Ma c’era sempre un detective pronto a risolverli. il detective più famoso al mondo, il migliore nel suo campo, che aveva passato un anno nelle spoglie di un bambino… ma ora cresciuto.
Di chi parlo? Ovvio, di chi se no.. di Shinichi Kudo!


Il detective era in piedi, con un ghigno sulla faccia. erano passati pochi minuti, ma sapeva già il colpevole.

"Il colpevole..... non è altri che...." Shinichi iniziò, ma venne interrotto da un'altra voce.

"Non è altri che la moglie della vittima! Si è introdotta in casa, simulando un furto. Ha anestetizzato suo marito, che è stato poi ritrovato con un coltello infilzato nel petto, ma non è morto così. Quando lei lo ha anestetizzato con il cloroformio, sul fazzoletto che ha usato per tappargli la bocca, c'era anche del cianuro di potassio. Le prove sono facili da trovare, basterà trovare il fazzoletto, che non ha avuto il tempo di buttare via e trovarvi le vostre impronte!"

La donna arrabbiata gridò contro la figura nascosta dietro all'albero del giardino della casa della vittima "CHI DIAVOLO SEI TU!?"

"Chi sono io?" ridacchiò la figura.

Da dietro all'albero uscì un bambino di circa sette anni


"Conan Kudo.. e sono un detective"




Eh si...

Shinichi era sempre il più grande detective. Viveva con Ran, la donna che amava più della sua stessa vita e con suo figlio Conan.

Eh si, erano passati ben sette anni, dalla nascita di quello che, ai tempi, era un piccolo pargoletto. Lo stesso piccolo Conan, che aveva fatto impazzire Ran al parto.
Conan stava crescendo sano e pieno di vita.
Era una quasi copia di suo padre. Erano davvero simili, tranne per qualche ciuffo dei capelli. Anche altri tratti però lo distinguevano da suo padre, per esempio i suoi capelli erano di un marrone più chiaro, molto più simile a quello di sua madre. Gli occhi anche erano più chiari. Un misto del blu del padre e dell’azzurro-lilla della madre.

Anche nel carattere era identico a suo padre, o almeno quasi. Conan era sempre felice di stare in compagnia di altri bambini. Era anche più emotivo del padre in alcune occasione, tratto ereditato dalla madre. Inoltre era molto coccolone, soprattutto da piccolo.

Quando succedeva qualcosa a qualcuno, non usava solo per parole come difesa, poteva anche usare le “mani” in situazioni disperate.. insomma.. era un po’ più abituato a sapersi difendere anche fisicamente. Sua madre ci aveva pensato bene ad insegnargli qualche mossa di karate. Ran sapeva che il figlio si sarebbe messo nei guai spesso, se avrebbe ereditato il carattere di Shinichi.

E aveva ragione. Il resto di Conan, lo rendeva quasi uguale al papà. Sfacciato, sapientone, riflessivo, curioso, sarcastico, gentile, affascinante e… beh… altre cose… troppe per descriverle.


Ed è proprio del piccolo Conan, che parlerà la storia che, come il padre, sogna di diventare un detective di fama internazionale e di sconfiggere criminali pericolosi.

Il giorno dopo a villa Kudo, regnava la pace. Ran si trovava in cucina a preparare il pranzo. Aveva un sorriso sul suo volto, era sempre di buon umore ultimamente. L’arrivo di Conan le aveva cambiato la vita in meglio e aveva unito ancora di più Shinichi a lei.

Intanto invece in giardino, un bambino dai capelli marroni e gli occhi azzurri, stava giocando a calcio per i fatti suoi. Conan tirò il pallone più forte che poté verso un cerchio rosso che aveva disegnato sul muro. Serviva ad esercitarsi nella mira. Il pallone finì per colpire proprio quel punto.

“Gooaaal!!” Conan esultò felice, sfoggiando uno dei suoi sorrisi, identici a quelli che Shinichi usava per vantarsi.

“Sei identico a tuo padre!” Ran si avvicinò al figlio e si inginocchiò, per poi mettergli la mano tra i capelli e scompigliarglieli "Beh tranne che tu sei intonato quando canti.. grazie al cielo"

Conan si sentiva al settimo cielo “Grazie mamma!! Non vedo l’ora che papà torni a casa, così gli farò vedere quanto sono migliorato! E poi andrò con Shizuka a risolvere dei casi di cui ho sentito parlare!!! Sarò il miglior detective della storia! Uno Sherlock Holmes ancora più bravo di papà!!!”

Ran si alzò in piedi “Ahahah, certamente… ma anche i detective devono mangiare! E ora tocca a te!”


Conan mostrò un broncio “So badare a me stesso mamma! Sono cresciuto!”

“Alla tua età, papà diceva le stesse cose alla nonna! Ci ha creduto per anni e poi ci ha rimesso quando è andato a ficcare il naso in quel caso terribile!” Ran incrociò le braccia, alzando il sopracciglio.

“La fai fin troppo tragica!” Conan voltò la testa dall’altra parte, perdendo il contatto visivo con Ran.

Ran si spazientì “Allora, userò le maniere forti, per farti venire a mangiare!” ridacchiò lei.

“Sai che paura!” Conan mostrò un sorriso beffardo.

Ran si avvicinò in fretta dal figlio e cominciò a solleticarlo. Conan cominciò a ridere senza sosta, con le lacrime agli occhi. Sua madre era molto brava ad infastidirlo con il solletico. Il bambino si accasciò con la schiena a terra, ormai stanco di lottare contro le mani veloci di sua mamma.

Le risate, soffocavano la voce del ragazzino, che implorava pietà “BASTA MAMMA!!!”

Conan stringeva i denti per resistere, ma non serviva praticamente a nulla.

“Ti arrendi?” Chiese ridendo Ran.

“NO MAI!” Conan affermò con tono serio, ma allo stesso tempo, stava scoppiando. Non ce la faceva più a resistere.

“Tutto il divertimento sempre quando non ci sono??” Una voce familiare risuonò nell’aria.

Conan e Ran alzarono lo sguardo sul ragazzo i piedi dietro di loro. Ran era sorpresa, Conan invece aveva ancora le lacrime agli occhi.

“Papà!” Conan urlò di felicità. Non era tanto la felicità di vedere il padre, ma era più perché il suo intervento lo aveva saltavo dalla straziante tortura solleticosa.

“Hey amore!” Ran sorrise, mentre liberò il figlio.

Non c’era cosa che rendeva Shinichi più felice. Sentire una vocina chiamarlo “papà” lo faceva sentire al settimo cielo.
Quel bimbo era suo figlio. Suo e di Ran. Lo amava tantissimo, avrebbe dato la vita per lui. Da quando lo aveva tenuto in braccio per la prima volta quando era nato e per sempre sarebbe stato così.
La più bella gioia e soddisfazione, la felicità di poter dire che lui era il “suo” bambino. E ancora più gioioso, era ritrovare poi anche la moglie ad accoglierlo. La sua amata Ran, che finalmente, come aveva sempre sognato, era sua moglie e viveva con lui. La sua gioia e amore più profondo, la sua ragione di vita.
E allo stesso modo la pensava Ran.

Shinichi si avvicinò alla moglie e le stampò un bacio sulle labbra. Conan fece una faccia sdegnata, anzi, totalmente disgustata a livelli estremi.

“Bleaaahhh!!! Insomma se dovete baciarvi così, fatelo quando non ci sono!” Conan si infilò le mani in tasca, con uno sguardo annoiato e seccato.

Shinichi alzò il sopracciglio ridacchiando “Ne riparleremo tra qualche annetto figliolo caro!”

Conan alzò le spalle “Mah…”

Improvvisamente la pancia di Shinichi fece dei fragori “Penso sia ora di mangiare!” Ridacchiò imbarazzato il ragazzo, grattandosi la testa

Anche la pancia di Conan brontolò.

“Se non ci fossi io, morireste di fame!” Ran scosse la testa con un ghigno.

Shinichi era sempre più affamato “Non farti venire in mente strane idee!” il detective si portò le mani sulla pancia “Sto morendo di fame, dopo quel caso di caso di avvelenamento al ristorante italiano.. mi è venuta una fame terribile”

Ran e Conan abbassarono la testa sconfitti “Sei incorreggibile…."



Nota d'autrice:
Beh, spero vi sia piaciuto!!
Comunque Conan e Ran dicono a Shinichi che è "incorreggibile", perché dopo un omicidio coinvolto con il cibo e l'avveleamento.. ad una persona passerebbe la fame...
Ma in fondo Shinichi è sempre un caso a parte, no!? XD


 

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Capitolo 2
*** La famiglia Kudo ***


Note d'autrice:
Eccomi con il secondo capitolooo!!!!!





Capitolo 2: La famiglia Kudo




I tre entrarono in casa e si sedettero a mangiare.

Shinichi prese una polpetta di riso e la cacciò dritta in bocca “Allora?

Come è andata stamattina??”

“Io sono uscita con Sonoko, mi ha obbligata ad accompagnarla a comprare un vestito nuovo” Ran dichiarò perplessa.

Conan ingoiò una salsiccia tutta d’un fiato “Io mi sono allenato a calcio!

Dopo ti va di giocare con me papà?!” Conan alzò le braccia, con ancora in mano un tramezzino, che gli scivolò dalle mani e finì da qualche parte.

Si sentì presto un rumore di vetro rompersi. Il ragazzino si sedette, un po’ imbarazzato e abbassò la testa “Oops” disse con aria innocente. Ran e Shinichi si diedero uno sguardo esasperato. Ran si alzò in piedi “Vado a prendere il resto.. e dopo pranzo chiamerò qualcuno che ci sostituisca il vetro della finestra”

Shinichi continuò a magiare, facendo finta di nulla “Ah, comunque..” si rivolse al figlio “Io dopo devo andare in centrale, per una faccenda, l’ispettore vuole il mio aiuto”

Il sorriso di Conan scomparve, fino a diventare un musetto da cane bastonato.

Shinichi si sentì una fitta al cuore. Ogni volta che Conan faceva quei tipi di musetti tristi, di quelli silenziosi ma accusatori, che ti facevano disperare dalla tristezza… Shinichi si sentiva tremendamente in colpa. Guardava Conan che sembrava un cucciolo con le orecchie basse.

Il detective si alzò e corse dal figlio, mettendogli la mano sulla testa “Ehy.. Ehy… non fare così, tornerò in fretta! Non farò tardi, appena torno a casa giochiamo assieme! Verso sera, ok?”

Conan girò la testa verso il padre, fulminandolo con lo sguardo “Stasera ho un impegno” Conan incrociò le braccia, ora facendo il broncio.

“Ah si?” Ran arrivò con dei piatti in mano “Non mi risulta che tu ci abbia avvertiti di qualche impegno per stasera”

Shinichi annuì “Dove devi andare?”

Conan aggrottò la fronte, tuttavia mostrò anche allo stesso tempo, un sorrisetto “Top secret, affari da detective”

Ran sorrise con aria beffarda “Beh, se vuoi svolgere i tuoi affari da detective, devi prima dirci di cosa si tratta. Posso anche chiuderti in camera”

Shinichi si avvicinò all’orecchio di Ran e bisbigliò qualcosa “Sai che trova sempre un modo per andarsene, vero?”

“Già” Ran si irrigidì un attimo “Sai assomiglia a qualcuno di mia conoscenza che faceva lo stesso alla sua età. Ringraziamo il suo eccellente padre!” Ran ridacchiò un po’.

Il detective rimase divertito dalle affermazioni della moglie “Ma sentila..”

Conan sbuffò un po’, sapendo che prima o poi avrebbe dovuto svelare i suoi piani “Eh va bene, vado con Shizuka ad esplorare il vecchio boschetto al di là del fiume! Un bambino della nostra classe mi ha chiesto di trovare il suo pallone che aveva fatto cadere nel fiume. Probabilmente si è arenato lì da qualche parte”

“E per forza di sera devi andarci?” a Shinichi non interessava molto se faceva quelle cose pure lui, ma al momento di trattava di suo figlio e non voleva gli succedesse nulla.

“Si, certo, è più divertente. E poi girano voci che si aggirano dei mostri tutti neri da quelle parti, che mangiano i bambini! Sono sicuro che sono cavolate e che c’è una spiegazione logica!”

Shinichi portò la mano sotto il mento “In effetti…”

Ran pizzicò il marito sul fianco “Non dargli troppa corda, che se no rischia di passare gli stessi guai che hai dovuto affrontare tu..”

Shinichi brontolò sconsolato qualcosa, ma nessuno aveva capito cosa, forse nemmeno Shinichi stesso.

Ran scosse la testa sorridendo “Va bene, ma torna presto, tanto so che non riuscirei a trattenerti qui. Ricorda che Shizuka è con te, quindi devi stare attento a non correre rischi anche per lei. Non voglio che poi Aoko mi chiami lamentandosi… intesi?”

“Intesi!” Conan mise la mano sul petto “Tranquilla, non permetterei mai che le accada qualcosa! Un po’ come te e papà da piccoli!”

I due genitori si scambiarono un occhiata d’intesa e ridacchiarono “E poi ci siamo innamorati” dissero i due con un tono da presa in giro.

Conan capì subito cosa intendevano i genitori, ma voleva sentirlo dire da loro. Alzò il sopracciglio e lanciò uno sguardo assassino ai suoi genitori “Che volete dire con questo?!”

“Nulla” Shinichi fischiettò, cercando di sembrare innocente.

“Uhmmm…” Conan non gli crebbe nemmeno un secondo “Cambiando discorso…. 9 giorni fa ho compiuto 7 anni. Voi mi avete detto che il mio regalo sarebbe arrivato con una settimana di ritardo” Conan cambiò totalmente espressione “Ce l’avete???” Chiese tutto eccitato.

Shinichi si fermò di colpo dal masticare “CAVOLOOOO!!! È VEROOO!!!”

Shinichi si alzò in piedi di colpo “Vado a prenderlo! Torno tra una ventina di minuti!”

Shinichi prese la giacca e corse fuori dalla porta, sbattendola con forza. Conan e Ran rimasero perplessi.

Conan si rivolse alla madre “Mamma, cosa mi avete regalato? È un nuovo giallo???”

Ran ridecchiò, portandosi la mano alla bocca “No. Niente romanzi quest’anno. Non ne abbiamo trovati. Ricorda che hai già letto tutti i romanzi di Conan Doyle, Edogawa Ranpo, tuo nonno e tutti quelli in circolazione. La casa non ha quasi più spazio per i tuoi libri… quindi abbiamo deciso di cambiare”

Conan abbassò le braccia confuso “Eppure … il pallone di calcio me lo hanno regalato nonna Eri e nonno Kogoro. Nonna Yukiko e nonno Yusaku mi hanno regalato una bicicletta. Agasa mi ha regalato i vecchi gadjet di papà…. Cos’altro dovrei volere?”

“Detective tontolone… hai dimenticato qualcosa che hai sempre voluto, ma non lo hai mai chiesto. Lo vedrai appena arriva papà! Sono sicura che ti sorprenderà!”

“Ora sono curioso…”

“Bene, è ciò che volevo!” Ran gli fece una linguaccia.

Conan ricambiò la linguaccia “Antipatica!”

Ran si avvicinò al figlio e lo abbracciò “Vedrai che ti piacerà!”

Passarono i minuti, Conan andò in camera sua, a leggere il nuovo romanzo di suo nonno. A quanto pare Shinichi era in ritardo. Dal piano superiore non proveniva alcun rumore.
Si era vero che mentre leggeva Conan non voleva essere disturbato, né tantomeno faceva molto rumore, ma Ran preferì controllare. Salì le scale e si avvicinò alla stanza di Shinichi, che ora era di Conan. Bussò alla porta, ma nessuno rispose, così aprì piano, piano, senza fare rumore.
Camminando leggermente si avvicinò al letto. Conan non stava leggendo più, era disteso sul letto, con il libro aperto sulla faccia. Si era addormentato probabilmente.
Ran si avvicinò sempre più e gli tolse il libro dalla faccia, mettendolo sul comodino. Gli sistemò la testa sul cuscino e poi lo coprì amorevolmente con una coperta. Si fermò un attimo a guardarlo. Quanto le ricordava Shinichi da piccolo, o anche il suo fratellino Conan. Si addormentava spesso mentre leggeva. Ma quei pensieri la portarono a ricordare dei momenti meno belli.

“Non permetterò che accada qualcosa anche a te, mai e poi mai” la ragazza cominciò ad accarezzarlo alla testa.

“Questo vale anche per me!”

“Uhm? Oh sei tornato!” Ran girò la testa verso l’entrata. Sullo stipite della porta c’era Shinichi.

“Non permetterò mai che nessuno gli faccia del male” Shinichi sorridendo si avvicinò a Ran “Né a mio figlio, né tantomeno a mia moglie!”

Ran mostrò lui, un dolce sguardo “Grazie amore”

“Il regalo è di sotto, glielo daremo appena si sveglia!”

Ran annuì, si avvicinò poi all’orecchio di suo figlio e sussurrò “Ti vogliamo bene” Gli diede un bacio sulla guancia e poi, mano nella mano con Shinichi, se ne andarono, lasciando riposare il bambino.

Mezzora dopo, Shinichi e Ran si trovavano in salotto, a sorseggiare un caffè. Improvvisamente si sentirono dei passi, scendere le scale. Conan emerse dal suo sonnellino, grattandosi la testa.

Il ragazzino sbadigliò un po’ di volte “Ciao mamma, ciao papà…”

Shinichi alzò lo sguardo sul figlio “Finalmente ti sei svegliato!”

“Mi sono addormentato?” Conan camminò verso i genitori.

“Allora, pronto per il tuo regalo??” Ran appoggiò il caffè sul tavolino “Credo sia ora di dartelo!”

La stanchezza di Conan volò via, scomparendo, subito dopo aver sentito la parola “regalo”. Il bambino si limitò ad annuire e corse a sedersi tra i suoi genitori, sul divano.

Shinichi si girò, affondò le mani dietro al divano, tirò fuori un grosso pacchetto e lo porse al figlio “Io e tua madre non abbiamo avuto la fortuna di poterne avere uno, quindi abbiamo pensato che a te sarebbe piaciuto!”

Conan guardò confuso i genitori. Guardò per qualche secondo il pacchetto e poi lo aprì.

Rimase semplicemente a bocca aperta, affondò le mani dentro la scatola e tirò fuori un batuffolo di pelo morbidoso marrone e bianco. Il cucciolo aprì i grossi occhioni blu e fissò il bambino. Mosse le zampette e si mise a mugolare. Conan lo accostò al viso abbracciandolo, mentre il cagnolino cominciò a palpare il viso del bambino con le zampine.

Conan si girò verso i genitori con un sorrisone grande da orecchio a orecchio e gli occhi che brillavano dalla felicità. Appoggiò il cucciolo sul divano e poi saltò addosso a Shinichi e Ran abbracciandoli. I due rimasero abbastanza sorpresi, non avevano mai visto Conan così felice, in tutta la loro vita. A quanto pare avevano azzeccato con il regalo.

Conan poi alzò lo sguardo “GRAZIE! GRAZIE! GRAZIEEEE!!!!” Conan si girò verso il cucciolo e lo riprese in braccio “Me ne prenderò la massima cura!!”

Shinichi ridacchiò un po’ “Come lo chiamerai??”

Conan portò le mani sotto il mento “Uhmmm… Locke!”

Ran si incuriosì “Come mai Locke??”

“Come nome intero lo chiamerò Sherlock, ma per chiamarlo, userò il nome Locke!” Conan poi si alzò in piedi, tenendo tra le braccia Locke “Lo vado a far vedere a Shizuka!!! A dopo!”

I genitori non fecero nemmeno a tempo a rispondere, Conan si era già dileguato.

Shinichi alzò le spalle “Penso proprio che sia felice, tu non credi?”

Ran appoggiò la testa al petto di Shinichi “Decisamente”



Nota d'autrice:
Ooook, spero sia carino! All'inizio ero incerta sul nome del cane. Volevo chiamarlo Gosho, ma non sapevo se poteva essere una specie di offesa all'autore X''D Quindi ecco Locke, che è l'abbreviazione di Sherlock. Per chi volesse sapere la razza, ve lo svelerò nel prossimo capitolo!


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Capitolo 3
*** Come petali al vento ***


Note d'autrice:
Ecco uno sdolcinato terzo capitolo!!!! <3





Capitolo 3: Come petali al vento




intanto… a casa di Shizuka…..

Conan e la ragazzina erano impegnati nel coccolare il cucciolotto, senza mai staccare le mani dal batuffolino “Visto che carino??? Mamma e papà questa volta mi hanno colpito!!” Conan strizzò l’occhio a Shizuka.

Shizuka annuì “E tu non sei un tipo che si sorprende facilmente!” Diede una leggera e scherzosa gomitata all’amico “Come si chiama?”

Conan lo grattò un po’ il collo “Locke, è l’abbreviativo di Sherlok!”

“Ma che novità” Shizuka disse con sarcasmo.

Conan alzò le spalle “Papà e mamma dicono che è un incrocio tra un Pastore Tedesco e un Border Collie!”

Conan iniziò a grattarlo sul pancino, facendogli scaturire una specie di reazione, che portò il cucciolo a scalciare con la zampina. I due bambini scoppiarono a ridere.

Shizuka si avvicinò a Conan e si sedette sull’erba vicino a lui “A proposito, cosa facciamo per stasera?”

“Io sono stato scoperto” Sbuffò Conan “Ma i miei mi hanno permesso di venire”

Shizuka guardò Conan sorridendo “Io non lo dico e basta, tanto incolpano te dopo!” Gli fece un ghigno divertito.

Conan ebbe un brivido, corrergli per tutto il corpo “Ma dai…?” il ragazzino alzò il sopracciglio.

“Allora a che ora ci incontriamo?”

“Alle 19.00 ti vengo a prendere io! Mi troverai sotto la finestra!” Conan puntò il dito verso il suo petto.

Shizuka lo guardò con un aria innocente “Come il principe azzurro?”

Conan rimase un attimo impietrito alla domanda. Dal tono di Shizuka, era sincera… e ora cosa cavolo le diceva? Se, non era esattamente il principe azzurro.. ma una scenetta romantica con lei, non gli sarebbe dispiaciuta. Eh si, i suoi genitori avevano ragione, Conan era cotto perso di Shizuka. Fin da quando l’aveva conosciuta all’asilo. Ma non voleva sembrare un rammollito o perdere la sua credibilità, con quelle cosette d’amore….

“Conan??????!!” Shizuka lo prese per la maglia e lo scosse con forza “SVEGLIA CONAN!!! C-O-N-A-N!!!! Shizuka chiama Conan!?”

“CALMA!!!!” Conan finalmente tornò con la testa sulla terra dei poveri mortali.

Shizuka si imbronciò “Non mi hai ancora risposto!”

Conan arrossì. Si girò, facendo l’aria da duro “Se ti va.. immaginatela pure così”

“Ok…” Shizuka lo guardò un po’ delusa.

“O forse… è meglio che te ne stai casa..” Conan la guardò un po’ serio “Mio papà mi ha raccontato di quando andava con mia mamma ad esplorare…. e si cacciavano nei guai. Non che io non voglia vivere avventure… ma visto che io e te assomigliamo ai miei genitori… è meglio evitare rischi”

“Cosa vuoi dire?” Shizuka si bloccò.

Conan si pentì di quello che stava per dire “Che è meglio se non vieni…”

“Mi credi d’intralcio!??” Shizuka aveva gli occhi lucidi.

“Ma no! Figurati! È solo che…” Conan arrossì di nuovo “Non voglio che ti succeda qualcosa…”

Shizuka smise di singhiozzare “D-Davvero?”

Conan si girò dall’altra parte e si limitò ad annuire “Vieni pure se ti va, se non sei troppo fifona… ma ti ho avvisato!”

Conan cercò di fare come il padre, di fare un po’ il megalomane..

“Evvaaaii!!!” Shizuka saltò addosso all’amico e gli avvolse le braccia al collo, stringendolo con forza.

“Non stringere!!” Conan cominciò a diventare rosso in faccia.. sia perché era imbarazzato.. sia perché… “Sto soffocando!!”

“Ops scusa!” Shizuka si staccò

Conan prese in braccio Locke “Torna a casa ora, mamma mi voleva parlare”

“Ok! A dopo!” lo salutò l’amica.

Conan corse a casa, con il cucciolo tra le braccia, cercando di non sballottarlo troppo. Una volta arrivato a casa, entrò di fretta e furia e andò in biblioteca, dove lo aspettava la madre.

“Eccomi mamma!” Conan soffiava ancora per la corsa.

Ran si alzò e gli sorrise “Pronto?”

“Per cosa?” Chiese confuso il bambino.

“Ti porto in un bel posto!” Ran si chinò verso suo figlio “Voglio farti vedere un posto speciale!”

“Uhm? Ok!” Conan annuì dubbioso.

Ran prese per mano Conan, che con l’altra, reggeva il piccolo Locke. Uscirono di casa e camminarono per una buona mezzora. I ciliegi erano in fiore ed era uno spettacolo, vederli svolazzare al vento. Soprattutto in riva al fiume, dove stavano adesso passeggiando madre e figlio.

“Non è bellissimo?” Ran chiese dolcemente.

Conan annuì “Si! È molto bello! Ma quando siamo arrivati?”

“tra poco!”

I due continuarono a camminare, fino ad arrivare su una collinetta, dove vi era un grande albero di ciliegio, il più bello e fiorito. Il vento soffiava leggero, ma abbastanza forte, per muovere i capelli. L’aria era inebriata di un profumo dolce, che rilassava solo nell’odorarlo.

“Eccoci qui” Ran alzò lo sguardo sull’albero. Lo guardò con un’aria come assorta, sognante. Chiuse gli occhi, lasciando che il vento soffiasse sul suo viso, facendo ondulare tutti i capelli “Questo posto… è molto speciale per me e papà”

Conan guardò sua mamma, che teneva ancora gli occhi chiusi. “Mamma è proprio bella, non mi stupisco che papà si sia innamorato perdutamente di lei” pensò Conan

“Vedi…” Ran continuò “È proprio qui che papà mi ha baciata per la prima volta” Ran aggiunse con voce ancora più sognante.

“Davvero?” Conan chiese sorpreso.

“Si” Ran aprì gli occhi e rivolse lo sguardo al figlio “Uguale ad oggi. Era lo stesso identico paesaggio”

Conan rimase in silenzio, sapendo che la madre stava per dirgli come era successo.

“Tuo padre aveva appena sconfitto l’organizzazione. Io avevo già scoperto della sua identità. Quel giorno mi mandò un messaggio con il telefono di Shinichi. Mi disse di venire qui. Non ero sicura di volerlo fare, dopo quello che era successo, ma lo feci lo stesso, perché lo amavo. Ai tempi lui era ancora intrappolato nel corpo di un bambino, anche se io non sapevo tutta la storia. Non sapevo come era successo, perché… non sapevo perché si era nascosto da me e perché viveva una doppia vita. Sta di fatto che una volta arrivata là, lo trovai ad aspettarmi, appoggiato al tronco dell’albero, con il suo corpo da diciassettenne”

Ran appoggiò la mano sul tronco dell’albero “Fu lì che mi disse che ora era tornato, che il momento era giunto. Mi rivelò tutto, ogni singolo particolare. Non sapevo cosa provare.. risentimento, tristezza, rabbia, dolore, gioia… nulla. Shinichi lo aveva fatto per proteggermi. Io lo capivo, lo perdonai subito.. ma ero troppo sconvolta in quel momento, ero troppo traumatizzata. Ho abbassato lo sguardo sul terreno e le lacrime hanno cominciato a scorrere sul mio viso. Shinichi se ne era accorto e mi appoggiò le mani sulle spalle. Io lo spinsi via e mi allontanai, ma non durò molto. Feci soltanto un paio di metri, perché tuo padre mi afferrò per mano e mi fermò. Mi tirò verso di lui e mi appoggiò la sua mano sulla mia guancia. Fu lì che mi disse

<..Ran, io non l’ho fatto solo per proteggerti…>

Inizialmente ero confusa, talmente sorpresa che non riuscivo a dire nulla. Ma lui non aveva finito la frase, mi tirò sempre più vicino a lui e infine mi disse

<…L’ho fatto perché ti amo..>

Poi mi tirò completamente a sé e mi baciò. Mi lasciai trasportare da quel bacio e lo ricambiai. Non c’era bisogno di dire altro”

“..wow…” Conan era sorpreso ed era anche arrossito. Chissà cosa girava nella sua testa. Forse si immaginava la scena.. o forse voleva che capitasse lo stesso a lui e Shizuka.

Ran si staccò dall’albero “Allora… mi dichiarai pure io” Ran arrossì “Passammo tutto il tempo insieme, tutta la serata. Dal tramonto, fino all’alba del giorno dopo. Mi addormentai tra le sue braccia. Quella sera c’era la luna piena e le stelle brillavano più che mai.. era un momento magico”

“Avete superato tante difficoltà per stare assieme” Conan aggiunse “Ve lo meritate”

Fu lì che Ran si abbassò verso suo figlio “Infatti. Difficoltà. È per questo che ti ho portato qui..”

“Uh?”

“Io e tuo padre abbiamo attraversato tanti ostacoli. Soprattutto lui. Ha rischiato di morire parecchie volte. Lui è stato coraggioso, ma… adesso… io non posso, non vedere te al suo posto”

Conan si bloccò di colpo.

“Il nostro sogno si è realizzato e ora abbiamo una famiglia. Io so che non posso chiederti di non fare il detective e di non seguire il tuo sogno. Ma non voglio nemmeno che ti succeda qualcosa. Ti voglio troppo bene, tuo padre lo stesso. Se ti successe qualcosa non me lo perdonerei mai”

Ran cominciò ad avere uno sguardo abbastanza preoccupato “Ricorda, che il tuo lavoro sarà pericoloso, soprattutto per un bimbo della tua età. So che sei intelligente anche più di tuo padre, ma sei anche curioso. Shinichi ha scoperto a sue spese, quanti rischi si possano correre. È stato un periodo interessante e anche bello per i suoi lati positivi, ma c’è stato pericolo e sofferenza. Non è stato un gioco.
Non voglio che tu passi quello che abbiamo passato noi. Siamo come un ciliegio. I tuoi petali voleranno via e poi si appoggeranno al terreno, per formare un nuovo grande albero. Prima o poi tu crescerai, lo stai già facendo… ma tanti petali, poi si disperdono e muoiono. Se incontrano certi ostacoli, poi sono per sempre”

Conan abbassò lo sguardo.

“Non sopporteremmo mai il dolore di perderti, sei la cosa più importante per noi. Ti abbiamo chiamato Conan per un motivo preciso”

Ran deglutì, per evitare di piangere, anche se aveva le lacrime, già formatosi agli occhi.

“Quindi ti chiedo solo una cosa… di fare attenzione” Ran gli alzò la testa, in modo che si potessero guardare negli occhi. Lei gli sorrise “Perché se hai bisogno di noi ci saremo sempre, non dubitarne mai....
ti amiamo tanto, mio Conan”

Gli occhi di Conan diventarono lucidi, ma non aveva intenzione di piangere. No per niente, anzi, fece un sorriso, pieno di gioia e malinconia allo stesso tempo. Un sorriso che trasmetteva pietà e conforto.

Conan appoggiò le mani sulle spalle della madre e l’abbracciò, come per confortarla “Tranquilla, non cadrò mai! Non vi lascerò mai!”

Il vento divenne più forte, Ran guardò negli occhi suo figlio, che le sorrise, con uno di quegli sguardi.. gli sguardi che Shinichi faceva per tranquillizzarla. Erano uguali. Rimase scioccata inizialmente, ma dopo un po’ il suo viso si ammorbidì e sorrise. Lo guardò con dolcezza e poi lo abbracciò.

Conan dal canto suo, stava anche pensando. Sapeva bene i rischi del mestieri, ma non credeva di importare così tanto per i suoi genitori. Ma ora sapeva cosa gli serviva per essere un grande detective.

In quel momento, Locke abbaiò, voleva dire che era ora di tornare a casa. Conan guardò il suo cane e poi di nuovo la madre “Torniamo a casa? Prima di andare, vorrei gustare i tuoi manicaretti!”

Ran annuì e si alzò in piedi. Poi prese per mano il figlio e si avviarono verso casa.



Nota d'autrice:
Spero vi sia piaciuto! Era sentimentale, ma ci tenevo a dedicare un capitolo solo per questo! tanto la storia sarà ancora luuuunga!!


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Capitolo 4
*** Mostri? ***


Note d'autrice:
Ecco a voi! ora si che inizia l'azione!!!!





Capitolo 4: Mostri?




Una volta tornati, Ran si mise subito ai fornelli. Conan andò in camera sua a preparare lo zaino per la sua indagine notturna. O almeno così voleva che fosse.. Aveva promesso di tornare presto, ma non poteva mica esserne sicuro.
Prese tutto l’occorrente: dei fazzoletti di stoffa in caso si trovassero indizi, uno spuntino nel caso gli fosse venuta fame, una bottiglietta d’acqua, una corda e infine dei cerotti. Sia lui che Shizuka si mettevano spesso nei guai. Tornavano quasi sempre a casa sporchi o con dei graffi, quindi dei cerotti avrebbero potuto aiutare.
Conan scese le scale e lasciò lo zaino sui gradini. Si diresse in cucina e si sedette al tavolo, vedendo che era tutto apparecchiato.

“Cosa c’è per cena mamma?” Conan si leccò i baffi. Indagare consumava molte energie.

Ran appoggiò un piatto davanti a Conan “Del Dango e dei Takoyaki!”

“Grazie mamma!” Conan cacciando lo spiedino di dango intero in bocca.

Ran sospirò felicemente “Grazie! Menomale almeno stasera mangi a casa! Sei talmente impegnato con le tue indagini che ti dimentichi persino di mangiare! Anche tuo padre lo faceva! Non mangiava mai quando era preso da qualcosa che lo intrigava … sempre al lavoro”

Conan si fermò improvvisamente e smise di mangiare.

Ran si avvicinò al figlio “Tutto bene tesoro?”

Conan annuì silenziosamente, ma non disse una parola. Riprese a mangiare lentamente e con malinconia. Non voleva di certo far preoccupare sua mamma, ma non poteva non rattristarsi “Papà è sempre al lavoro. Fino all’anno scorso c’era spesso per me. Andavamo insieme ad indagare, giocava con me.. ma ora è sempre impegnato. Se non sono io ad andare sui luoghi dei delitti con lui, non lo vedo spesso. Mamma ormai è abituata, ma io.. cosa posso farci? Passo tutto il tempo con Shizuka, ma sarebbe bello sapere che se ho bisogno, lui c’è” Conan pensò.

Una volta finito di mangiare Conan sparecchiò la sua parte “Mamma, io posso andare ora? Devo passare a prendere Shizuka”

“Certo, vai pure.. però ricordati, non tornare tardi e stai attento!”

“Uffa… se non mi aveste scoperto adesso non starei qui a sentire tutte queste raccomandazioni!” Sbuffò il bambino.

Ran fece un ghigno “Beh, anche io e Shinichi venivamo sempre beccati, non stupirti se succede anche e voi due!”

“Prima o poi troverò un modo!” Conan fece la linguaccia. Prese lo zaino e corse fuori casa “A dopo!” con questo, si sentì la porta chiudersi.

Ran in cucina, stava lavando i piatti, poi però dopo aver sentito Conan chiudere la porta, si bloccò. Il suo sguardo era preoccupato e i suoi occhi spenti. Poteva accadergli qualunque cosa, che avrebbe potuto portarlo via da lei.

Improvvisamente i suoi pensieri vennero interrotti dallo squillare di un telefono. Si avvicinò al tevolo, dove aveva lasciato il cellulare e guardò il display. Era Shinichi. Ran sorrise e rispose “Pronto Shin?”

“Ciao Ran! Tutto bene?”

“Si, si, tranquillo! Tu invece?”

“L’ispettore mi aveva chiesto aiuto per un caso. Ora però ho finito, dovrei arrivare a casa presto!” Dal telefono si sentivano le sirene della polizia ovviamente.

“Ok, appena arrivi ti scaldo la cena!” Ran disse dolcemente.

Shinichi sorrise “Grazie mille! Ci vediamo tra poco!”

La chiamata si chiuse, Shinichi mise il telefono in tasca e salì in macchina.



….nel frattempo, Shizuka e Conan stavano già andando verso il bosco.

“Conan?” Shizuka appoggiò la mano sulla spalla dell’amico.

Conan si fermò e si girò verso di lei “Si?”

“Cos’hai? Sembri triste..” Shizuka lo guardò con preoccupazione.

Conan si girò dall’altra parte, per evitare il contatto visivo con Shizuka. Non voleva farle vedere che era triste, anche se se ne era già accorta. “Tranquilla, è tutto ok”

“A me non menti! Sono la tua migliore amica! So quando sei triste, arrabbiato, felice o megalomane! Ah beh… l’ultima lo sei sempre… però vorrei solo aiutarti!”

Conan sospirò “Eh va bene… hai vinto…” i due ripresero a camminare “Mio padre è sempre impegnato. Io lo so che esco sempre a giocare con te e lo farei lo stesso anche se lui fosse libero. Però quando non sto con te, vorrei che lui ci fosse. È da molto che non tiriamo dei calci al pallone insieme…”

“Capisco..”

“Lo vedo molto di rado ultimamente. Se anche solo per una volta dicesse un ad un’indagine, per stare con me, mi farebbe piacere”

“Ma nemmeno tu diresti mai no ad un’indagine!”

“Beh.. dipende. Papà lo ha fatto in passato. O almeno ci provava… per esempio la mamma mi ha detto che quando stava per partorire, era in corso un’indagine per omicidio. Papà ha spiegato la soluzione al caso in auto al telefono, perché la priorità era mia mamma in quel momento.”

“Parlane con lui! Vedrai che ti capirà! E tu capirai lui! Anche tu farai così con tuo figlio e tua moglie, lo fanno tutti!”

Quando Conan sentì le parole “figlio” e “moglie” arrossì. Guardò silenziosamente Shizuka, con la coda dell’occhio. Non guardando chiaramente la strada, andò a sbattere contro un palo della luce e cadde pesantemente al suolo.

Shizuka corse verso di lui “Tutto bene!?” lo aiutò ad alzarsi.

Conan portò le mani alla testa “Si, tutto bene…” Poi alzò lo sguardo e sorrise “almeno ora sappiamo che siamo arrivati!!!”

Shizuka alzò pure lo sguardo, ma non esultò di gioia come Conan, al contrario, rabbrividì. Il percorso diventava sempre meno asfaltato. I due bambini attraversarono il grosso ponte di cemento ed arrivarono sull’altra sponda.

Shizuka aprì lo zaino “Ho portato due torce”

“Brava! Così ci vedremo meglio!” Conan ne prese una e proseguì.

Man mano proseguivano, il bosco si infittiva sempre di più e diventava inquietante e buio. Nessuno andava mai in quella zona del bosco.

“Non dovremmo rimanere sulla riva del fiume? Sarà lì intorno il pallone del nostro compagno…”

“Ahahaha avanti Shizu!” Conan ridacchiò “la cosa più importante ora è dimostrare che qui non esistono mostri, ma solo persone che si nascondono agli occhi altrui!”

“Se lo dici tu…” Shizuka piagnucolò.

I due proseguirono ancora, inoltrandosi nella parte più buia del percorso. Le foglie, nonostante fosse primavera, erano secche. Tanti degli alberi sembravano morti, non vi erano fiori, solo funghi ovunque. Si sentivano i corvi gracchiare, come se aspettassero delle vittime da attaccare e uccidere, per poi mangiarne la carne.

Shizuka si aggrappava sempre più fortemente a Conan. Non che a quest’ultimo dispiacesse, ma era come dire… imbarazzante?

“Se dovevi essere così fifona, potevi startene a casa!”

“Scherzi?????? Non ti lascio andare da solo! Siamo una squadra!” Shizuka lo rimproverò.

Conan le sorrise “Allora se sei tanto coraggiosa, ci separiamo. Io mi inoltrerò ancora più in profondità. Tu invece vai in riva al fiume e vedi se riesci a trovare il pallone”

“M-ma.. m-ma…” Balbettò la ragazzina.

“Chi è qui il capo? Io! Io sono Sherlock Holmes e tu Watson! Io la mente, tu il braccio! Io il tuo comandante e tu la mia subalterna!”

“Ehy… accetto il fatto che tu sei Holmes e io Watson, che tu sei la mente e io il braccio.. ma non sono la tua subalterna….” Shizuka sembrava offesa “Tra amici non c’è uno migliore. Se te la cavi da solo, allora me ne torno a casa!" Shizuka fece per andarsene, ma Conan la afferrò per il braccio e la fermò “Hey, hey, calma! Scusami! Stavo scherzando!”

Shizuka lo guardò male. Allora Conan diede meno spazio al suo orgoglio “Lo dico perché è pericoloso. Non voglio che ti fai male! Ti mando apposta a svolgere un incarico meno pericolo! Ci metterò poco!”

“Sicuro?”

“Si…”

“Promesso?”

“Ti ho detto di si!”

“Va bene…”

“Dai! Fila!”

Shizuka fece il broncio e se ne andò, per fare quello che il suo amico le aveva chiesto.

Conan sospirò “Certo che le ragazze a volte proprio non le capisco….” E proseguì.

L’ambiente era sempre buio e inquietante. I corvi seguivano Conan ovunque andava.

“Ma si può sapere che cos’hanno questi corvi?” Improvvisamente nella mente di Conan comparve un ricordo.



Conan era a letto e Shinichi era seduto vicino a lui. Il bambino aveva appena compiuto 6 anni.

“Ebbene, i membri dell’organizzazione, erano tutti corvi. Così li chiamavamo noi” disse Shinichi. “Si vestivano sempre di nero e il numero di telefono del boss, era simile alla melodia dei sette piccoli corvi!”

Conan si avvicinò al padre “Ma tu non avevi paura di loro. Vero?”

“Se devo essere sincero ne avevo. Anche se sono colui che li ha sconfitti… non era possibile non averne paura. La loro malvagità era delle più grandi, erano pronti ad ucciderti e con te, tutti coloro che amavi.”

Conan rimase zitto e sorpreso ad ascoltare “Non avevo paura di loro”

“Ma hai appena detto che ti facevano paura!”

“Beh dipende. Non erano loro a spaventarmi. Erano le loro intenzioni, la paura che potessero far del male a tua madre. Non c’è cosa che mi spaventasse di più, dell’incubo di tornare a casa sotto forma di bimbo occhialuto e di non trovare Ran. Di tornare e magari apprendere che le avevano fatto del male, perché mi avevano scoperto. La paura che potessero farle del male davanti ai miei occhi”

“oh..”

“Potevo anche morire, ma nessuno avrebbe dovuto toccare la mia adorata Ran o chi mi era vicino. Se fosse accaduto per colpa mia, il risentimento sarebbe stato terribile. Non bisogna sottovalutare il nemico.. io l’ho fatto… e quei pochi secondi in cui l’ho fatto, mi hanno cacciato nel guaio più grande. Sono pericolosi. Corvi pronti a strapparti via l’anima, in una sola beccata”

Conan mugugnò qualcosa “Ma loro sono stati sconfitti no?”

“Si, ora non c’è più pericolo! E poi tranquillo! Io ci sarà sempre a proteggervi, te e la mamma! Nessuno tocca la mia famiglia!”

Conan sorrise e saltò tra le braccia del padre e lo strinse con affetto, mentre Shinichi ricambiò l’abbraccio al figlio.

“Ti voglio bene papà!” Conan sussurrò mentre si addormentava tra le braccia del padre.

Shinichi lo accarezzò alla testa, per aiutarlo a prendere sonno “Anche io, infinitamente”




“Corvi pronti a strapparti via l’anima, in una sola beccata…” Conan ripeté tra sé e sé, mentre guardava quei corvi che volano sopra la sua testa.

Il ragazzino scosse la testa e poi si guardò di nuovo attorno. I suoi occhi si fermarono, quando vide del bagnato sotto un albero. Si avvicinò, toccò il liquido, sporcandosi le mani. Era caldo e strano al tatto. Lo annusò e fu lì che si pietrificò. Era sangue. E non molto vecchio. Al massimo era lì da un paio di giorni. Si guardò intorno alla ricerca di qualche indizio utile. Vide qualcosa brillare nel terreno. Scavò con le dita e tirò fuori un proiettile tutto sporco di sangue e terra.

“Altro che mostri… qui si nascondono degli assassini…”

AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Conan conosceva quella voce “SHIZUKA!” si alzò in piedi senza perdere neanche un secondo e corse verso l’uscita del bosco.

“Non dovevo lasciarla da sola!” si ripeté tra sé e sé.

Conan continuò a correre, sempre più veloce “Shizuka! Shizuka dove sei!? Rispondi!” cercò di capire se anche lei lo chiamava..

“Conan!” Pianse Shizuka.

Conan si girò in direzione della voce, era vicino alla riva del fiume “Arrivo!”

Il bimbo detective si avvicinò, fino ad arrivare dall’amica. Era seduta in terra, con le mani appoggiate al suolo, come se fosse caduta di colpo.

Conan corse verso di lei e si inginocchiò “Shizuka tutto bene!?”

Conan la scosse un po’, ma era come traumatizzata. Aveva lo sguardo fisso in un punto, vicino a delle foglie. Conan si alzò e camminò verso quella zona. Si bloccò subito quando lo vide. Inizialmente era scosso, ma poi fece un sorrisetto “Interessante… c’è davvero qualcuno qui..”

Davanti a sé, in terra, c’era uno scheletro di un cranio, ancora un po’ sporco di sangue.

“Come fai a non spaventarti???” Shizuka gli chiese ancora in lacrime.

Conan alzò le spalle “Vado spesso sulle scene del delitto con mio padre.. queste cose non mi spaventano più”

Conan si avvicinò di nuovo a Shizuka e le porse un fazzoletto “Su, non ti capiterà nulla, come qui con te!”

Non sapeva nemmeno lei perché, ma quell’affermazione, le tolse gran parte della paura. Conan allungò la mano verso di lei e l’aiutò ad alzarsi.

“Da lontano sembrava una palla e invece… era un testa…”

“Può accadere, tranquilla!”

Si sentirono dei passi, Conan e Shizuka corsero dietro ad un albero. Videro un uomo che camminava misteriosamente.

“C-Conan?” Shizuka sapeva che Conan stava per dire le fatidiche parole..

“È ora di indagare!”

“Ma ti pareva…” Shizuka abbassò la testa sconsolata “Conan, dimmi che staremo qui buoni, buoni”

“Per niente! Andiamo!”

Shizuka deglutì con timore. Sapeva che era pericoloso.

“Forza, lo seguiremo piano, piano!”

Conan la prese per mano e insieme, senza fare rumore, seguirono l’uomo e lo osservarono.



…intanto.. a villa Kudo…



“Sono tornato!” esclamò il detective, chiudendo la porta.

Ran gli andò in contro e gli mise le braccia al collo, per poi baciarlo “Era ora! Ti aspettavo ben 3 ore fa! Avevi detto che stavi arrivando!”

“Per via dell’omicidio hanno chiuso la strada e ci ho messo due ore, con la coda..”

“Sarai affamato! Vieni in cucina! Ti scaldo la cena!” Ran lo prese per mano.

Arrivò anche Locke, a fare le feste a Shinichi “ruff ruff!”

“Hey Locke!” Shinichi si abbassò ad accarezzarlo “Ran, dov’è Conan?”

“Non ricordi? È con Shizuka ad avventurarsi da qualche parte”

“Ah vero.. l’ho scordato” Shinichi sembrava un po’ dispiaciuto.

Ran se ne accorse, forse voleva vederlo? “Volevi salutare Conan?”

“Si, sai… mi spiace. Non sono riuscito a stare con voi ultimamente. Nemmeno oggi ho avuto tempo per calciare un pallone con lui” il detective si sedette al tavolo in cucina.

Ran accese i fornelli e poi si sedette “Beh, lo sappiamo entrambi che tu fai del tuo meglio, sono sicura che capisce!”

“Si, ma… mi secca. È mio figlio e tu mia moglie. Sarà arrabbiatissimo con me..”

“Ma no! Lui passa tutto il suo tempo con Shizuka! Come facevi tu con i tuoi genitori e me! Non mi stupisce il suo comportamento!” Ra posò la sua mano su quella di Shinichi.

“Ran, dimmi la verità, Conan è arrabbiato?”

Ran sospirò “Non lo so, oggi mi è sembrato più turbato del solito, da quando sei tornato al lavoro. Forse avrebbe voluto fare un giro con noi e Locke”

“Immaginavo” Shinichi mise le mani sotto al mento, per reggere la testa “Mi sento in catalessi. Forse è meglio che mi prendo una pausa da tutti questi casi” Shinichi girò lo sguardo verso la moglie.

Lei sorrise e annuì “Potremmo passare un po’ di tempo assieme! Conan ne sarà entusiasta!”

Shinichi guardò l’orologio “Però è un po’ tardi.. sono le 22.00” Shinichi sapeva che il coprifuoco era alle 21.00 . Conan spesso era in ritardo. Una volta l’avevano anche trovato nel bosco, addormentato insieme a Shizuka, ma ultimamente c’erano tanti criminali in giro, quindi era più preoccupato del solito.

“Pensi che sia in difficoltà???” Ran chiese preoccupata.

Shinichi le strinse la mano “Ma no, stavo solo pensando a cosa starà facendo in questo momento!”

“Speriamo non si cacci nei guai come facevamo noi due”

Shinichi ridacchiò “Allora non ci conterei, se è nostro figlio, allora di sicuro lo farà!”

Ran si lasciò scappare una risata, sperando però nel bene di suo figlio, cosa che anche Shinichi stava facendo.

Shinichi continuò “Insomma, non credo stia seguendo qualche omicida! Nemmeno lui si caccerebbe in certe situazioni! Vero…?” Shinichi concluse con diffidenza di quello che stava dicendo.

“Si, ma se è come te….” Ran si portò le mani alla testa.

“No, no! Un maniaco omicida? Ma dai!” Shinichi esclamò.



……Nel bosco……..



“Che bello! Un bel caso tutto per noi!” esultò a bassa voce Conan, con gioia.

Shizuka lo guardò stranita “Cosa ci trovi di bello nel seguire un maniaco omicida???”

“Si vede che non sei una detective!” Conan rispose.

Si sentirono di nuovo dei passi. Conan se ne accorse subito, prese per mano Shizuka e la tirò velocemente verso un cespuglio grosso. I due non si nascosero dietro.. entrarono letteralmente dentro. Così erano decisamente più al sicuro. Conan poi avvicinò la testa verso un buco piccolo tra le foglie del cespuglio. Vide una specie di laboratorio abbandonato. Una piccola fabbrica tutta ricoperta di muschio, con le finestre serrate. Improvvisamente vide anche un altro uomo, che si aggirava nei dintorni. Era tutto vestito di nero. Aveva in mano una pistola, probabilmente carica. Questo preoccupò il bambino.

“Shizuka?” sussurrò “Ora te ti allontani lentamente, senza far rumore. Vai a casa e chiama la polizia. Io rimango qui a tenerlo d’occhio.

“Ma come? È pericoloso se stai qui!” piagnucolò.

Conan posò il suo dito sulla bocca di Shizuka “Shhhhhhhhh!! attenta! Non alzare la voce o ci sentirà!” Conan le tolse il dito dalle labbra “In due attireremo troppo l’attenzione. Non mi fido a lasciarti qui, se ti scopre ti uccide. Io invece ti dirò se si avvicina a te o meno”

“M-ma”

Conan cominciò ad arrabbiarsi “Vai!”

Shizuka annuì ed uscì da dietro il cespuglio. Camminò con delicatezza verso il ponte. “Ti prego, fa che non mi scopra, fa che non mi scopra…” Shizuka cominciò a correre, ormai abbastanza distante. Era preoccupata per il suo amico “C-Conan..”

Non pensando a quello che faceva, non vide una radice. Inciampò, perdendo l’equilibrio e cadde a terra, gemendo per il dolore. La caviglia le faceva proprio male. L’urlo di dolore, attirò i due criminali che si girarono verso il luogo da dove veniva la voce di Shizuka.

“NO!” Conan pensò.

Non c’era tempo da perdere. Conan uscì dal cespuglio e anche lui corse verso gli alberi vicino al ponte. Da lontano vide Shizuka ancora a terra dolorante, probabilmente si era slogata la caviglia. Provò a rialzarsi, ma non ce la fece.

“E TU CHI SEI!?” una voce risuonò nell’aria. I due uomini si stavano avvicinando alla bambina “Una mocciosa troppo curiosa.

Shizuka era terrorizzata, cominciarono a scendere le lacrime dal suo volto. Indietreggiò, trascinandosi lontana, ma con la gamba in quelle condizioni, non sarebbe mai sfuggita ad una pallottola.La voce di quegli uomini era fredda, gelida e roca. Trasmetteva paura e malinconia. Solo nel sentire anche una parola, si capiva che quei tipi erano estremamente malvagi.

Conan continuò a correre verso di lei…

“Sai ragazzina, mi spiace, ma dobbiamo farti fuori” L’uomo annuì “Ne ho abbastanza di mocciosi”. Questi annuì al compagno, che prese la pistola e la puntò contro Shizuka.

“Shuzuka!!” Conan corse sempre più in fretta. No, non potevano farlo.

“Addio piccola” L’uomo rise con una freddezza estrema.

“SHIZUKAAAAA!!!!” Conan urlò di nuovo, questa volta una lacrima scese da suo viso.

Senza animo, senza pietà… l’assassino premette il grilletto.

“…………….SHIZUKAAAAAAAAAAAAAAAAAA………!!!!!!!!!!!!!”



…...................BAAAAAAAAAAAANG.........................



Nota d'autrice:
Suspanceee!!! da questo capitolo inizia l'azione! Shizuka morirà? la colpirà? lo scopriremo!


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Capitolo 5
*** Ferite al chiaro di luna ***


Note d'autrice:
Cosa è successo a Shizuka????? Scopriamolo!





Capitolo 5: Ferite al chiaro di luna




Un solo sparo, un solo suono. Le sembrava che fosse giunta la sua ora, ma invece sentì il suo corpo essere strattonato via.
Conan si era lanciato con tutte le sue forze e ora la proteggeva con il suo corpo. Il bambino sentì un dolore atroce alla spalla, tanto bruciore e poi il corpo cadere a terra pesantemente.
Shizuka aprì gli occhi, vedendo il suo amico, sopra di lei, che la proteggeva facendole da scudo umano. Lo guardò. Aveva gli occhi chiusi, la fronte aggrottata, la mano destra dell’amico le reggeva la testa.
Guardò la mano sinistra di Conan. Stava graffiando il terreno. L’amica era troppo sconcertata per dire qualcosa, o almeno lo era, fino a che non vide il sangue di Conan, passare dalla stoffa della felpa dell’amico. Fino a che non vide il sangue gocciolare su di lei.

“Come diavolo hai fatto a mancarli?????” Uno dei due uomini gridò all’altro.

“Infatti non li ho mancati, è solo che invece di colpire la ragazzina, il proiettile se l’è beccato il moccioso!”

Solo ora Shizuka capiva il motivo del comportamento di Conan. Era troppo impaurita per parlare, impaurita per l’amico, che ora era sopra di lei dolorante, pronto a beccarsi un’altra pallottola, pur di proteggerla. L’unica cosa che fece, fu allungare la sua mano, per poi posarla su quella di Conan.

“Che aspetti!? Finiscilo!” uno di due uomini riprese.

L’altro annuì “Diamo una bella lezione a questo moccioso che voleva fare l’eroe!” Ricaricò la pistola, pronto a sparare un altro colpo.

“C-Conan no!” Shizuka pianse, stringendo ancora di più tra la mano di Conan.

Conan aprì uno dei due occhi e le sorrise, nonostante il dolore “T-tranquilla, andrà tutto bene” Conan poi girò lo sguardo sul criminale che teneva puntata la pistola su di lui “N-Non ti consiglio d-di farlo… L-La polizia s-sarà già al c-corrente dello s-sparo e starà a-arrivando. S-Se mi fai q-qualcosa… Sappi che m-mio p-padre non sarà tanto b-buono con t-te…”

L’assassino ridacchiò “Davvero??? E come potrebbe farlo???” Il criminale si preparò a premere il grilletto.

“L-Lui è Shinichi K-Kudo… il d-detective migliore al m-mondo… Vi scoverà e vi c-catturerà”

L’uomo si fermò di colpo, anche il suo compare rimase in assoluto stato di shock “Shinichi Kudo? Non ci credo, allora questo moccioso è suo figlio…”

Il secondo uomo digrignò i denti “Quel detective guastafeste… un motivo in più per farlo soffrire, uccidendogli il figlio. Pensavo che uccidere lui stesso, sarebbe stato abbastanza… ma ora che abbiamo l’occasione ideale per rovinargli la vita, faremo fuori anche il suo figlioletto!”

Conan a quel punto non riuscì più a dire nulla “V-Vogliono uccidere p-papà?” il dolore, gli permise solo di pensare. Dalla spalla il sangue continuava a scendere e ciò preoccupava sempre più Shizuka, che poteva vedere quanto facesse male a Conan.

Si sentirono delle sirene in lontananza. Conan aveva ragione, la polizia stava arrivando. Una piccola scintilla di speranza si riaccese nei cuori di Shizuka e Conan. Ogni secondo sembrava interminabile, vista la paura di morire da un momento all’altro.
Shizuka voleva allontanarsi il prima possibile da quei tipi e assicurarsi che Conan venisse curato.
D’altro canto, Conan, sperava con tutto il cuore che il criminale avesse un solo colpo disponibile. Non gli interessava il dolore che stava passando, voleva solo che Shizuka tornasse a casa sana e salva. Doveva fare in modo che quando la polizia sarebbe arrivata, l’avrebbero portata a casa sana e salva. Con o senza di lui… anche se… non poteva non avere paura anche per se stesso in quel momento.

“Facciamoli fuori! La polizia sta arrivando!” L’uomo ricaricò la pistola e si preparò a sparare.

Shizuka ricominciò a piangere “Conan attento!”

I due bambini chiusero gli occhi, ma il colpo non arrivò.

“A-Abbiamo finito le munizioni! Dannazione!” l’uomo armato lanciò con forza la pistola al terreno, con molta rabbia.

Il compare allora raccolse la pistola del collega “Lasciamo perdere i mocciosi, tanto con il bio che c’è non ci avranno di certo visti in faccia. Piuttosto andiamocene! Nella cascina abbiamo altre munizioni!” i due si allontanarono, ma ad un certo punto quello che voleva sparare tornò dai bambini.
Li guardò con aria minacciosa, alzò il piede e colpì con forza la spalla ferita di Conan, per poi pressare con il piede nello stesso punto. Conan gemette dal dolore, e cominciò ad avere la vista offuscata.

L’uomo però non aveva pietà e premeva sempre con più forza “Questo è un avvertimento…. Tornerò…..”

Detto questo, l’assassino se ne andò, scomparendo tra le ombre.

Shizuka fece un sospiro di sollievo “Per fortuna se ne sono andati.. non è vero Co..?” Shizuka alzò lo sguardo sull’amico, che però era tutt’altro che sollevato, cercava di fare lunghi respiri per resistere al dolore.

Era solo un bambino e una ferita così poteva bastare a far perdere i sensi ad uno della sua età, cosa che non tardò ad arrivare. Cominciò a vedere sfocato e il suo corpo cedette su quello dell’amica.

La preoccupazione cominciò a diffondersi nell’animo di Shizuka “CONAN! RISPONDI! Ti prego Conan!”

“Conaaaaaaaaaaaaan!!!!!!”


A Villa Kudo….
Shinichi stava osservando l’orologio. Erano le 11.57 . Ormai era davvero tardi, decisamente. Conan era di sicuro impegnato nelle sue “avventure”, ma Shinichi aveva un brutto presentimento, di quelli che ti dicono che qualcosa sta accadendo.

“Cosa gli sarà successo?” Ran chiese preoccupata, mentre camminava avanti e indietro davanti alla porta del salotto.

“Amore, a forza di camminare così avanti e indietro, consumi il pavimento!”

Cercò di sdrammatizzare Shinichi, per tirare su di morale Ran, che però non sembrò calmarsi, anzi, rivolse uno sguardo minaccioso a Shinichi.

“Vedrai che sta bene! Conan sa come prendersi cura di sé!” Shinichi la guardò con aria gentile “È o non è un Kudo?”

Ran sorrise, suo marito sapeva come farla stare meglio. Si avvicinò a lui e i due si abbracciarono.


..Ma intanto le cose in riva al fiume non erano messe così bene….

Finalmente le auto della polizia arrivarono. Erano almeno 5 auto, da cui scesero 2 agenti ciascuna. Shizuka non ci fece nemmeno caso, era troppo preoccupata per l’amico, che ora era disteso sul terreno. Due 3 agenti familiari si avvicinarono ai due ragazzini: Sato, Takagi e Shiratori.

Sato subito cercò di alzare la testa al il piccolo Conan, che era ancora privo di conoscenza “Shizuka, cos’è successo?”

“Quei due che sono scappati volevano spararmi, ma Conan mi ha protetto! Lo hanno colpito alla spalla!”

“Vedo…” Sato ispezionò la ferita.

Takagi si inginocchiò vicino alla moglie per controllare anche lui la situazione di Conan “La ferita non sembra però così grave, l’importante è che non abbia perso troppo sangue. Per caso Shizuka sai se ne ha perso molto?”

“Non mi pare..” Shizuka aveva gli occhi lucidi, voleva dimenticare quella serata.

“Questo è un bene” annuì Sato “Hey Conan? Riesci a sentirmi? Apri gli occhi.” Sato provò a muoverlo un po’ per vedere se reagiva.

Shizuka vedendo che il piccolo detective non si riprendeva, lo prese di nuovo per mano e la strinse più forte “Conan svegliati ti prego..”

Non si sapeva come, o perché, ma Conan aprì gli occhi lentamente “Uh? Che succede?” Si poteva vedere la stanchezza negli occhi del bambino, ormai sfinito “S-Shizuka stai bene?”

Shizuka annuì. All’inizio sembrava abbastanza calma e controllata, ma poi le lacrime cominciarono a formarsi nei suoi occhi e saltò tra le braccia del ragazzino “Sei stupido! Stupido! Non lo dovevi fare! Mi ha fatto venire paura!!!”

Conan per un attimo rimase di sasso, la reazione di Shizuka lo stava letteralmente sconcertando.

Shiratori si guardò in giro “Menomale ora stai meglio, ma ci conviene andare subito in ospedale con una delle auto della polizia”

Sato annuì “Si, non sembra grave, ma ti hanno comunque sparato”

Takagi prese il telefono in mano “Inoltre chiamo io i tuoi genitori Conan, così ci raggiungeranno e sapranno dell’accaduto”

“I miei devono per forza saperlo?” Conan azzardò.

Takagi si girò stupito verso il bambino “Certo che lo devono sapere! Ti hanno sparato in ogni caso!” Takagi poi portò una mano al mento “Anzi, farò passare un’auto a prenderli, meglio dirglielo di persona”

Conan sospirò e si alzò, aiutato da Shizuka che lo reggeva in piedi “Ti fa tanto male??” Shizuka ebbe un attimo di esitazione nel fargli quella domanda. Non era scontato?

“All’inizio si, ma ora va un pochino meglio” Conan la guardò con uno sguardo rassicurante. I due non se ne erano accorti, ma erano ancora mano nella mano.

I bambini salirono in auto e poi lo stesso fecero Takagi e Shiratori. L’auto così partì, lasciandosi dietro il rumore degli agenti che cercavano i criminali, con la sirena accesa, facendosi largo sulle strade.


A casa di Shinichi però la tensione era salita, erano ormai le 2.03 e Conan non era tornato. Erano passate due ore dalla sparatoria, di cui i due genitori non sapevano ancora nulla. Ran era incollata alla finestra, in caso arrivasse il figlio. Mentre Shinichi aveva appena acceso il telegiornale.

“E quindi ora lo stanno portando in ospedale, dopo la sparatoria. I criminali non sono ancora stati trovati”

Shinichi sbuffò “Chi sarà il poveretto?”

“Hey Shinichi, ci sono parecchie auto della polizia che stanno passando davanti a casa nostra, vieni a vedere!” Ran lo incitò.

Shinichi corse alla finestra, in effetti ce ne erano tantissime. Un po’ strano. Si sentivano anche degli elicotteri in cielo “Forse è per quei criminali che stanno cercando..”

Improvvisamente si sentì una delle sirene fermarsi e videro il lampeggiare rosso e blu, davanti a casa loro. Ran e Shinichi sapevano che qualcosa non andava e ciò fece venire loro un colpo. I casi erano due, o avevano bisogno di Shinichi per qualcosa, o Conan era rimasto coinvolto in qualcosa. La seconda opzione, era ciò che li terrorizzava di più.

Scesero le scale e si precipitarono al cancello, dove li aspettava Sato “Ciao Ran, ciao Shinichi”

“Cosa è successo??!!” Shinichi alzò la voce, capendo che qualcosa non andava.

Ran prese la mano di Shinichi e la strinse con forza, sapendo che stava per arrivare qualcosa di brutto.

“…Si tratta di Conan…”

In quel momento la prese di Ran divenne più forte. I due genitori si bloccarono nel sentire il nome di loro figlio. Era scontato, ma non volevano sentirlo…

“COSA GLI È SUCCESSO!?” Ran chiese con voce forte, ma tremante.

Sato sospirò “Gli hanno sparato”

Il silenzio, Shinichi non riuscì più né a parlare, né a muoversi. Lo sapeva che qualcosa non andava. Ma sentire quelle parole, gli fece venire un terribile brivido per tutto il corpo.
Nemmeno Ran riusciva a fare nulla. Dentro di sé sentiva solo un terrore tremendo per suo figlio.

Sato però riprese a parlare “Ma non è nulla di grave. È stato colpito alla spalla e non ha perso molto sangue. Lo stanno portando in ospedale Takagi e Shiratori, insieme a Shizuka”

Ran deglutì, sentendosi meno preoccupata. Shinichi pure perse tutta la sua rigidità.

“Se volete vi accompagno in ospedale, ci metteremo pochi minuti con l’auto della polizia” Sato indicò l’autovettura.

Shinichi annuì “Si, andiamo”. Tutti e tre salirono in fretta in auto e partirono, verso il policlinico di Beika.


All’ospedale intanto…
“Ecco, qui abbiamo finito” Il dottore si sedette su una sedia.

Conan guardò la spalla, che era completamente bendata ed era sostenuta da una garza che passava da dietro al collo.

“Conan, fa tanto male?” Shizuka si sedette sul lettino vicino a lui.

Conan le sorrise “No, tranquilla, non più!”

“Beh, puoi tornare a casa appena arrivano i tuoi genitori, per fortuna non era molto grave” Il dottore si alzò e andò verso Conan, per poi mettergli una mano in testa “Sai, sei stato davvero coraggioso”

“Grazie!” Conan fece un sorriso soddisfatto.

Si sentì bussare alla porta, l’infermiera entrò e pronunciò la fatidica frase, che Conan non avrebbe voluto sentire molto presto “I genitori sono qui”

Il dottore annuì ed uscì dalla porta, mentre Conan deglutì un po’ inquieto. Guardò Shizuka,c che contraccambiò uno sguardo preoccupato e colpevole.


Nel corridoio dell’ospedale….
Shinichi e Ran erano seduti, ad aspettare che il dottore uscisse. La tensione era alta. Ran non riusciva a stare calma ed era totalmente affranta. Non doveva succedere, non a suo figlio. L’attesa la stava straziando. Shinichi non era da meno. Si sentiva in colpa, forse se fosse stato a casa, o si fosse preoccupato prima, non sarebbe successo nulla. Non sapeva molto di che incolparsi, sapeva solo che ora essendo un padre, i sensi di colpa erano altissimi, in quel momento estremi, sapendo che suo figlio era stato coinvolto in una sparatoria.

Shinichi avvolse il braccio intorno alle spalle di Ran e l’avvicinò a se, fino a farle appoggiare la testa contro la sua. Rimasero lì in quella posizione per un paio di minuti, poi videro l’infermiera entrare nella stanza.

Cosa normale, per quello non reagirono. La reazione fu diversa quando la porta si aprì e ne uscì il dottore. I due si alzarono in fretta.

“Siete i signori Kudo?” Il dottore si avvicinò con delle carte in mano. Ran e Shinichi annuirono.

Il dottore allora iniziò a spiegare “Per fortuna non è nulla di grave. Il proiettile deve averlo colpito, ma non troppo in profondità e quindi la ferita è stata minimizzata. Il sangue perso non era troppo, quindi mi sono limitato a medicare la ferita, di chiuderla e poi gli ho fasciato la spalla e il braccio. Deve tenere le fasciature per almeno una settimana, poi tornate qui e ci penserò io a controllare come va la situazione. Comunque vostro figlio ora sta decisamente meglio. È sveglio, in forma e in compagnia della sua amica. Inoltre non mi pare nemmeno fosse spaventato. Mi ha sorpreso..” Il dottore sorrise, cercando di tranquillizzare Shin e Ran, che sospirarono per il sollievo.

Sapere che ora loro figlio stava meglio, aveva tolto un gran brutto peso dal loro cuore “Possiamo vederlo?”

Il dottore annuì, aprendo loro la porta dello studio medico “Certo, può anche tornare a casa subito”

Ran corse dentro allo studio e lo vide lì. Suo figlio era davanti a lei, seduto con Shizuka sul lettino, che la guardava con aria un po’ distante. Aveva paura di essere punito? Si sentiva ostile nei confronti dei genitori? Forse. Ran e Shinichi rimasero un attimo sulla soglia della porta.

Conan li guardò di nuovo, questa volta confuso. Prima cercava di evitare il contatto visivo, ora invece li guardava con un po’ di timore “Sono finito” Conan pensò, girando la testa verso il terreno, aspettando una sgridata di quelle colossali.

Ma non fu così. Sentì tutto d’un tratto, due abbracci che lo strinsero. Guardò sopra di lui e vide Ran e Shinichi che lo abbracciavano dolcemente. Non sembravano per nulla arrabbiati, anzi, sembravano sollevati e anche abbastanza tristi. Allo stesso tempo felici, di riabbracciarlo.

“Per fortuna stai bene” Ran disse con voce dolce.

Shinichi annuì, passando la mano tra i capelli del figlio.

“M-Mamma? P-Papà?” Conan mormorò confuso “Non siete arrabbiati?”

“Ora non ha importanza, sono felice che tu stia bene!” Ran continuò ad abbracciarlo.

Shinichi alzò il sopracciglio “L’ispettore Megure ci ha detto tutto. Hai avuto coraggio a salvare Shizuka, sono fiero di te!”

Conan guardò il padre sorridendo, non molto convinto. Fu lì che il padre riprese “ Certo, non dovevate andare fino a quel punto, ma non mi stupisco, visto che io facevo la stessa cosa…”

No, ora Conan non sorrise più, gli era tornato in mente di quella giornata. Era felice che aveva avuto il suo nuovo cagnolino, che era andato in quel posto speciale con sua madre.. ma sentire il padre che diceva di lui, lo aveva fatto rimpiangere, di volerlo vedere, soprattutto mentre era ferito nel bosco.

Ignorò semplicemente ciò che Shinichi aveva detto “Un’altra cosa…” I genitori lo guardarono “Potete lasciarmi? Mi fate male al braccio” Disse ormai seccato dell’abbraccio. La serata aveva reso suscettibile Conan.

“A proposito Shizuka, i tuoi non sanno nulla ed è meglio non informarli, o saranno guai” disse Ran abbassandosi verso la bambina “Va bene a te se rimani da noi a dormire? Ho già chiesto ai tuoi e sono d’accordo!”

Shizuka annuì sorridendo “Si! Mi farebbe piacere!”

Ran si riavvicinò al marito “Allora direi di tornare a casa ora”

Una volta tornati a casa, si prepararono tutti per andare a dormire. Conan e Shizuka si avviarono verso la stanza del ragazzino. Stavano per salire le scale, quando Shinichi si avvicinò al figlio “Hey Conan, non dovevo continuare a raccontarti da dove ci eravamo interrotti con la storia dell’organizzazione?”

Ran vedendo che Shinichi non si era mai dimenticato di quel momento, sorrise. Poi però girò lo sguardo su suo figlio. Aveva una faccia assente e turbata. Ciò fece scomparire il sorriso e la fece preoccupare un po’.

Eh si, ogni sera Shinichi raccontava una parte delle sue avventure. Conan amava quel momento della giornata, era il suo preferito. Sentire le storie sull’organizzazione, gli uomini in nero, le indagini.. tutto.. lo eccitava.
Shinichi raccontava sempre nei minimi particolari e ormai quella “tradizione” andava avanti da ben 2 anni. Non avevano mai saltato una sera, era vitale per il piccolo Conan. Se capitava un caso nel bel mezzo della narrazione e Shinichi doveva andare ad indagare, lui aspettava il ritorno, anche per ore. Nessuno gli avrebbe portato via quel momento speciale padre-figlio. O meglio Shin-Conan.

Ma Shinichi ebbe una risposta che non si sarebbe mai aspettato.

Conan scosse la testa con freddezza, senza mostrare segno di emozioni “No, grazie. Non ho voglia oggi.” Poi se ne andò, scomparendo al piano di sopra con l’amica e Locke.

Shinichi rimase lì fermo per un po’. Non riusciva a capacitarsene. Mai Conan gli avrebbe detto di no. Sapeva quanto adorava quel momento suo figlio, momento che anche lui stesso adorava. Però la risposta del figlio lo deluse e rattristì un po’. Ora aveva la conferma che suo figlio era chiaramente scosso, turbato o arrabbiato con Shinichi. Sospirò sconfitto e si girò verso Ran.

La moglie lo guardò un attimo con tristezza e poi scosse la testa. Si avvicinò poi al marito e lo baciò sulla guancia.

Al piano di sopra invece Shizuka si era già addormentata. Conan era sveglio e guardava la finestra. C’era la luna piena, che splendeva.
Locke dormiva di fianco a Conan, sul letto. Alzò il musetto, vedendo che il padroncino non si era ancora addormentato. Mugolò un po’ e appoggiò il muso sul petto del bambino.
Conan sorrise, e mise le mani dietro alla testa.

“Sai Locke, io sono un po’ arrabbiato con mio papà, ma non è per quello che sono tanto turbato” Conan disse chiudendo gli occhi.
Locke alzò il muso e guardò il padrone dandogli una leccatina.

Conan aprì gli occhi e lo guardò con aria seria “Sono preoccupato per lui, quei tipi.. cosa vogliono da lui? Cosa vogliono da mio padre? Perché lo vogliono uccidere?”

Conan ebbe un'immagine fissa nella mente. Mentre l'uomo gli schiacciava la spalla, la lune piena spuntò tra le nuvole e illuminò la faccia del criminale. L'aveva visto in faccia. Anche se la vista era sfocata per il dolore, aveva visto i capelli lunghi e gli occhi pieni di odio e malvagità. Solo ripensare a quel viso, gli faceva venire i brividi.

Il cagnolino riappoggiò il musino sul petto di Conan e poi anche la zampina, per poi mugolare. Conan alzò il sopracciglio, sorridendo un pochino “Si, hai ragione Locke”

Il suo sguardo divenne convinto “Non permetterò che accada….!”



Nota d'autrice:
Problemi familiari, assassini... la vera azione non è ancora arrivata!! Spero vi sia piaciuto il capitolo!


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Capitolo 6
*** Indifferenza ***


Note d'autrice:
Non è un capitolo emozionante, ma mi sembrava giusto descrivere alcune cosette





Capitolo 6: Indifferenza




La notte passò, il giorno dopo Conan aprì gli occhi e si svegliò come se nulla fosse, però quando tentò di alzarsi, sentì un forte dolore alla spalla “OUCH!”

“Hey Conan! Sei sveglio!” Shizuka era in piedi, di fianco al letto di Conan

“Hey, stai attento! Ricordi ieri sera?”

“Uhm? Ah vero” Conan si stropicciò gli occhi e poi sbadigliò “Ma che ore sono?”

“Le 11.00!”

Conan sbarrò gli occhi “Cooooosa? Così tardi!? Perché non mi hai svegliato?”

Shizuka aiutò Conan ad alzarsi “Perché tua mamma mi ha detto di lasciarti dormire. Siamo tornati tardi ieri sera e quindi voleva che riposassi!”

Conan la guardò un attimo confuso “E tu perché ti sei svegliata prima?”

“Perché volevo aiutare tua mamma a prepararti la colazione!”

Conan arrossì sorpreso “Tu che prepari la colazione per me? Perché?”

Shizuka abbassò la testa tristemente “Perché volevo scusarmi per stanotte. È tutta colpa mia se ti hanno ferito”

Conan scosse la testa e appoggiò la mano sulla spalla dell’amica “Non è colpa tua..”

“..ma”

“Non è colpa tua…” la guardò Conan con più convinzione. No, non voleva che si sentisse in colpa. “Andiamo a fare colazione, ok? Voglio proprio vedere con cosa morirò avvelenato!”

“ahaha, spiritoso” Shizuka sapeva che Conan lo faceva per tirarla su di morale. Infatti sorrise, facendo in modo che anche Conan rispondesse con un sorriso.

I due bambini scesero le scale e andarono in cucina. Ran era lì in piedi ad aspettare il figlio “Buongiorno tesoro!”

“Buongiorno mamma!” Sbadigliò di nuovo. In effetti avrebbe potuto dormire di più.

“Come ti senti oggi?” La madre aiutò il figlio a sedersi, visto che una delle sue braccia era fuori uso.

Conan non amava essere aiutato anche nelle cose più banali, come sedersi a tavola. Ma vista la situazione non poteva fare altro che accettare gli aiuti altrui. Avendo ferito il braccio sinistro, per fortuna era agevolato in molte cose. Infatti scriveva a agiva spesso con la mano destra.

Conan poi si ricordò che la madre gli aveva fatto una domanda e così le rivolse l’attenzione “Sto meglio, mi brucia solo un po’ in alcuni momenti”

Ran appoggiò il piatto di fronte a Conan e gli diede un bacino “Mangia tutto, che Shizuka si è impegnata tanto!” Ran si girò verso la ragazzina e le fece l’occhiolino.

Inutile chiedersi il perché, Shizuka si limitò ad arrossire. Come biasimarla, si era davvero impegnata molto, voleva che fosse tutto perfetto. Inutile mentire su qualcosa che era perfettamente vero. Portò le mani dietro la schiena, limitandosi ad aspettare che Conan assaggiasse ciò che gli aveva preparato, aspettando il suo giudizio. Non poteva essere così cattivo ciò che aveva cucinato, no?

Conan fece un sorriso, come per rassicurarla. Prese le bacchette e raccolse un po’ di riso, per poi metterlo in bocca. Masticò un po’ in silenzio, senza dire nulla. Aprì un occhio e guardò Shizuka. Non parlò di nuovo, ma fece una faccia soddisfatta e un sorriso, che rassicurarono l’amica.

“Allora ti piace?” Shizuka chiese con un filo di voce, per averne la conferma assoluta.

Conan deglutì “Si, è buonissimo, grazie!” le sorrise poi facendole l’occhiolino.

“Allora? Che avete intenzione di fare oggi?” Ran chiese ai due bambini.

Prima che Conan potesse rispondere Ran lo interruppe “Scordati le indagini, fino a quando non sarai guarito non potrai andare alle tue avventure”

“Cooooosa?” Conan lasciò cadere la forchetta dalle mani, sul tavolo “Che storia è questa??”

“La storia, è che per un po’ devi riposare, inoltre conviene prima assicurare alla giustizia quei criminali” Ran scosse la testa.

Shizuka non osò obbiettare o aggiungere qualche parola. Voleva aiutare il suo amico, ma sapeva che Ran lo faceva per il suo bene.

Conan tuttavia la pensava diversamente “E mi dici cosa farò chiuso in casa per una settimana e più?”

Ran capiva suo figlio, era identico come al solito a suo padre “C’è Shizuka a farti compagnia. Inoltre per intrattenerti un po’, verrà a stare da noi qualce giorno Satoshi”

“Satoshi viene qui?” Conan aguzzò le orecchie.

“Esattamente, Kazuha ha detto che può stare qui per un po’. Almeno ti terrò buono fino a che non guarirà la tua spalla”

“Beh, almeno qualcosa andrà bene, sperando…” Conan cercò di alzarsi, dimenticandosi del braccio ferito, quindi cadendo di faccia e sul braccio ferito. Inizialmente non sentì molto dolore, ma fu solo un momento. Come scoppio ritardato, una smorfia di dolore comparve sulla faccia.

“AAAHHHHHHHHHHIIIIIIAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!” Urlò di dolore. Shizuka, alzò le mani e le portò alla faccia, coprendo tutto il viso. Mormorò qualcosa, ma era più come un gemito, simbolo della pena che provava per l’amico. Ran invece coprì la bocca con le mani. Fecero entrambe per avvicinarsi e aiutarlo, ma poi si fermarono.

Conan sentì il corpo sollevarsi, tenendo ancora gli occhi chiuse per il dolore. Pensava fossero Shizuka e Ran, che gli davano una mano, ma quando aprì gli occhi, una volta posati i piedi a terra, le due femmine erano davanti a lui, mentre l’aiuto era arrivato da dietro. Girò lo sguardo e vide che suo padre era colui che l’aveva aiutato. Teneva le mani al busto del bambino, dando conferma di ciò che pensava Conan.

“Tutto bene?” Chiese Shinichi preoccupato.

Conan stava per ringraziarlo, ma poi ci ripensò. Ora si era formato una specie reazione involontaria di rigetto. Non riusciva a mandare giù ciò che era successo, né a sorridere a suo papà. Si sentiva comunque tradito. Il motivo non era perché non passava tempo con lui, o almeno non lo era in gran parte. Il problema vero era un altro, ma nessuno doveva saperlo, non voleva esprimere quei sentimenti. Ora aveva altro a cui pensare: Quei tizi vestiti di nero.

Non riusciva a dire nulla di carino, automaticamente sentiva che poteva solo essere negativo in presenza di Shinichi “Certo, sto benissimo!” disse in tono sarcastico “Sai, sono solo caduto da una sedia, sulla spalla ferita da un proiettile! Tutto alla perfezione!” Smorzò un sorriso seccato.

Si liberò della presa del detective, che guardava il figlio senza sapere come ribattere. Poi il ragazzino corse via, verso camera sua, seguito da Locke. Shizuka rivolse uno sguardo a Ran e Shinichi. La madre dell’amico annuì, come per chiedere alla ragazzina di andare da Conan, perché aveva bisogno di lei.

“I-Io… vado da C-Conan..” Shizuka se ne andò di soppiatto, imbarazzata dalla situazione e poi, una volta sparita dalla loro visuale, corse su per le scale, per poi raggiungere l’amico nella sua stanza. Bussò un paio di volta, aspettando risposta.

“Chi è?” Conan chiese stressato.

Shizuka aprì la porta poco, poco “Sono io, Shizuka, posso entrare?”

“Tu si” Conan si alzò dal letto, l’afferrò le il braccio e la tirò nella stanza in fretta. Poi cacciò la testa fuori dalla porta e controllò il corridoio, non volendo che mamma e papà lo sentissero parlare con l’amica. Una volta sicuro di non essere osservato o origliato, chiuse la porta fortemente e poi girò la chiave nella serratura, bloccando l’entrata a chiunque avrebbe voluto entrare.

“Perché chiudi a chiave?” chiese l’amica.

Conan tornò a sedersi sul letto, seguito da Shizuka che fece la stessa cosa “Perché non voglio che mio padre e mia madre entrino. Sono affari nostri!”

“Beh, finché parlano di tuo padre, allora riguardano anche lui” Disse con esitazione Shizuka.

Conan non disse nulla per un attimo, sapendo che l’amica non aveva tutti i torti, ma poi parlò “Non ha importanza, non capirebbe comunque”

“Sei ancora arrabbiato con lui?”

“Si, ora più che mai!”

“Perché?”

“I-Io, non voglio parlarne…”

“Ma hai bisogno di sfogarti e parlarne, siamo tutti preoccupati! E poi a me devi dire tutto!”

Conan sbarrò gli occhi “Da quando in qua???”

“Sono la tua migliore amica e quindi è tuo dovere! Altrimenti chiedo a tua mamma di insegnarmi un po’ di quelle mosse che fa lei!” Shizuka alzò un pugno convinta.

“Intendi il karate?” Disse nervoso lui.

Shizuka fece sorrisetto “Chiamalo come vuoi!”

Conan rimase su a pensarci un attimo, cercando di trovare una scappatoia “Ma per una ragazza che vuole diventare una violinista come te, non credi che sarebbe meglio…. Evitare questi sport?”

“No, nulla mi impedisce di fare entrambe le cose? Cosa significa? solo perché voglio fare la violinista non vuol dire che io non possa anche stenderti a colpi di kirite!”

“..karate..” Alzò il ditino Conan, correggendola, con un sorrisino.

Shizuka gli diede un leggerlo pugnetto in testa “Uffa, quanto sei fastidioso!”

Conan smorzò un sorrisetto. La sua amica riusciva sempre a farlo sentire meglio, in qualunque modo. Il ragazzino avrebbe voluto abbracciarla, ma il suo orgoglio gli imponeva di non farlo. Era come una piccola forza che lo spingeva a non farlo, tipo “istinto maschilista”.

“Avanti, ora dimmi che cos’hai, altrimenti ti colpisco il braccio!” Shizuka rialzò il pugno con aria minacciosa.

Conan deglutì “Ce l’ho con mio papà, sono arrabbiato con lui, perché pensa sempre e solamente ai suoi casi… cosa sarebbe successo.. se la polizia non fosse arrivata ieri sera?”

“N-Non so… io..”

“Saremmo morti. Anche se la pistola di quei tipi non era più carica, uno dei due sarebbe andato a prendere delle munizioni alla capanna che abbiamo visto. Oppure ci avrebbero uccisi in altri metodi anche peggiori. Siamo stati fortunati…”

“Già…”

“Ed è ciò che mi fa arrabbiare. Mio papà è un detective, il migliore in circolazione, come dice lui lo Sherlock Holmes del terzo millennio. Lui avrebbe dovuto capire che qualcosa non andava, perché anche se spesso siamo tornati tardi o siamo usciti la notte per andare ad investigare, lui si è sempre preoccupato. O almeno lo ha fatto per un po’… Non riesce a dire di no a nessuna indagine, posso capire come si è sempre sentita la mamma. Se avessi di nuovo bisogno di lui, non lo troverei..”

“Conan….”

Conan abbassò lo sguardo “E poi… sono preoccupato per quegli uomini. L’ultima volta hanno detto che vogliono uccidere mio padre! Ma ti assicuro che non lo permetterò!”

Shizuka sgranò gli occhi “Hai in mente qualcosa, vero?”

Conan annuì “Ovviamente! E tu forse sai anche cosa!”

“Non dirmi che….” Shizuka esitò a concludere la frase “T-Tu vuoi indagare su quegli uomini.. senza dire nulla a nessuno, vero?”

Conan sorrise ambiguamente “Esatto! Ma avrò bisogno delle migliori braccia che possa avere!”

Shizuka non rispose, né disse nulla. Poi girò la testa confusa.

“Tu.. tu sei una delle braccia!” Conan disse esasperato “E capita a fagiolo, che ci raggiungerà a breve anche l’altro nostro collaboratore!”

Il volto di Shizuka si accese “Satoshi??!!”

“Si, proprio lui! E questo vuol dire solo una cosa!” Conan disse con determinazione.

Shizuka e Conan si diedero il cinque “I Detective Boys tornano ad indagare!”

Eh si, Conan aveva sentito parlare dei Detective Boys da suo padre, che per lui a volte erano una seccatura, vista l’età. Ma se Shinichi avesse creato una squadra di investigazione con Ran, Kazuha ed Heiji, di sicuro si sarebbe divertito, soprattutto all’età infantile. Ovviamente i nuovi DB avevano una piccola differenza dai vecchi, ovvero loro si occupavano di casi di omicidi, veri e propri. Loro prendevano più seriamente questa squadra, di quanto lo facessero Genta, Ayumi e Mitsuiko. Svolgevano gli incarichi, come indagavano normalmente Shinichi ed Heiji, solo con più lavoro di squadra.

…al piano sottostante…

Shinichi sospirò, mentre si sistemava la cravatta “Ran, cosa posso fare per riconciliarmi con Conan? Non riesco nemmeno a parlargli…”

“Non lo so, ma forse passare un po’ di tempo con i suo amici, lo aiuterà a distogliere dalla mente, la sua rabbia nei tuoi confronti” Ran si avvicinò al marito e lo aiutò a sistemarsi la cravatta “Quando sarà il momento di chiarirvi, lo scoprirete.. ricorda che anche tu eri parecchio testardo… e lui è tuo figlio, no?”

Shinichi sorrise e abbracciò Ran “Devo andare, l’ispettore Megure vuole una mano per trovare quei tizi di ieri sera.”

“Pensi che siano già scappati lontani?”

“No, è probabile che siano ancora qui in giro, devono aver in mente qualcosa. Credo che qualcosa li trattenga in città”

“Ascolta Shinichi…” Ran lo fermò “Credi sia il caso di preoccuparsi?”

Shinichi la guardò “In che senso? Si, devono lavorare a qualcosa di losco, ma non credo che tenteranno alla vita di qualcuno…”

Il volto di Ran, cominciò ad esprimere preoccupazione “Il problema è che Conan ieri potrebbe averli visti in faccia. A parte che potrebbero pensare che lui abbia ficcato il naso nei loro affari, o li ha visti fare qualcosa… per essere sicuri, potrebbero cercarlo e tentare di fargli del male..” La voce di Ran divenne molto, molto debole nell’ultima parte.. Come se sentisse anche solo paura a dire cose così.

Shinichi si avvicinò di nuovo alla moglie e le appoggiò le mani sulle spalle “Non ti preoccupare…non permetterei mai a nessuno di toccare anche solo con un dito mio figlio. Lo proteggerei a costo della mia vita. Non gli accadrà nulla, promesso, a te compresa”

Questa volta fu Ran ad abbracciare il marito. Improvvisamente il cellulare di Shinichi cominciò a vibrare, era arrivato un messaggio. Il ragazzo lo tirò fuori dalla tasca e notò che era un messaggio dal commissario Megure.

“Ci serve la testimonianza di Conan, per avere informazioni sui criminali. Ho paura che la situazione sia abbastanza seria, è meglio agire il prima possibile. Porta anche lui con te.”

Shinichi mise via il cellulare, si allontanò e salì le scale, andando verso la camera di Conan. Non riusciva bene a capire perché suo figlio fosse arrabbiato con lui, ma ora aveva la precedenza trovare quegli uomini. Dopotutto avevano cercato di uccidere Conan, doveva assicurarli alla giustizia e fargliela pagare.

Bussò un paio di volte “Conan? Sono papà, devo parlarti è urgente”

Sentendo suo padre, Conan si zittì e così fece anche Shizuka. Ce l’aveva con lui, ma se era così urgente, allora avrebbe cercato di non litigare. “Arrivo”

Conan si avvicinò alla porta e aprì, suo padre probabilmente voleva andare al lavoro. La cosa non lo stupiva. Lo irritava un po’, ma allo stesso tempo sapeva che era il lavoro di suo padre e come lui, adorava fare il detective. “Si?”

“Ascolta, dovresti venire con me dall’Ispettore Megure” Iniziò Shinichi.

Subito Conan sentì un po’ di entusiasmo, lui adorava ciò che riguardava poliziotti, delitti e indagini. E di norma quando suo padre lo portava con sé sulle scene del delitto o cose del genere, poteva davvero gioire. Però sapeva che dopo la loro litigata, era improbabile che fosse venuto a chiedergli di andare con lui, soprattutto se era così urgente. Quindi cercò di contenere la sua euforia e si limitò a fare uno sguardo confuso “Perché?”

“Perché l’Ispettore vuole una mano per identificare quegli uomini e vuole sapere bene ogni singolo dettaglio. Ci può aiutare a scovare quei tipi!” concluse il padre.

Conan lo guardò con un po’ di esitazione. Si, voleva dare loro una mano, ma così sarebbe rimasto solo un misero testimone. Perché lui sapeva con certezza, che l’avrebbero lasciato fuori per proteggerlo. E non voleva essere escluso, ora quel caso era suo e di nessun altro. Se l’avessero coinvolto, allora avrebbe dato loro una mano, altrimenti avrebbe fatto da solo. Però poteva dare loro qualche traccia non precisa, per tenerli occupati e occuparsi da solo del caso.

“Si ok, vengo allora. Può venire anche Shizuka, no? Lei era con me” Indicò con il pollice l’amica.

Shinichi annuì “Si, può venire anche lei.”

Shizuka saltò giù dal letto e si avvicinò all’amico, mentre tutti e tre scendevano dalla stanza. Si avvicinò a Conan e gli sussurrò all’orecchio “Non capisco più nulla…”

“Non preoccuparti, tu reggimi il gioco e assecondami, anche davanti all’Ispettore Megure. So cosa fare, ma ho bisogno che tu sia credibile sotto ogni punto di vista.”

“Ma cosa gira nella tua mente contorta?”

Conan alzò lo sguardo al soffitto “Solo il piano di un detective”

…Shinichi, Conan e Shizuka salirono in auto e partirono verso il commissariato. Nessuno aprì bocca per tutto il viaggio. Fu molto silenzioso, forse anche troppo per Shinichi. A Conan però stava benissimo. Finalmente dopo un bel po’ di strazianti minuti di calma, arrivarono alla polizia ed entrarono nell’edificio.

Ad accoglierli fu l’agente Takagi “Buongiorno Shinichi! Ciao Conan, ciao Shizuka!”

“Buongiorno agente Takagi!” risposero tutti e tre.

“Allora, l’Ispettore Megure vi aspetta, venite con me!” L’agente li accompagnò fino ad arrivare in una stanza. La aprirono ed entrarono. Sembrava un normalissimo ufficio, infatti così sarebbe dovuto essere. In effetti dovevano solo fare loro delle domande normali, lasciare una deposizione. Solo che la differenza era che erano argomenti di massima segretezza.

L’Ispettore li salutò con un cenno della testa e poi li invitò a sedersi. “Allora, Conan, sai perché sei qui, vero?” disse in un tono molto gentile, come sempre.

“Certo che lo so” rispose Conan con semplicità “Vuole farmi delle domande a proposito di ieri sera no? Faccia pure” Disse il bambino.

L’ispettore per un attimo rimase stordito, poi si ricordò semplicemente che lui era figlio di Shinichi, nulla di cui stupirsi “O-ok… allora.. Conan, prima di tutto, cosa avete visto prima di finire in quella situazione? Avete visto qualcosa di particolare?”

“No, eravamo andati a cercare il pallone che aveva perso un nostro compagno. L’unica cosa strana è che abbiamo visto dei proiettili conficcati nel terreno e sporchi di sangue, vicino ad un albero. E un teschio di un uomo.”

Shinichi spalancò gli occhi.. come faceva a dirlo con tanta semplicità? Va bene che era suo figlio, ma c’è un minimo ad ogni cosa…

“Mi sapresti dire dove hai trovato queste cose?”

“I proiettili li ho trovati a nord della foresta, sotto uno degli alberi morti. Il teschio invece l’ha trovato Shizuka, mentre cercava la palla. Ci eravamo separati temporaneamente, per fare più in fretta. Ti ricordi dove era il teschio?”

Shizuka deglutì, cercando di rimanere in parte “Saranno stati 500 metri dopo il ponte, in riva al fiume”

L’ispettore annuì annotando tutto “E poi avete notato altro?”

“No. Sentendo dei passi ci siamo nascosti, quegli uomini erano al telefono, ma non abbiamo sentito nulla.”

“E perché siete scappati? Come si sono accorti di voi?”

“Semplice. Vedendo che erano armati abbiamo deciso di scappare, ma Shizuka è inciampata ed è caduta. Mentre le stavano per sparare, mi sono messo su di lei e le ho fatto da scudo. Sentite le sirene, quei tizi se ne sono andati. Ma hanno detto che erano a corto di munizioni, per questo non ci hanno uccisi…” Conan riuscì a mantenere il controllo della situazione. Era dura non dare troppi indizi..

Megure annotò di nuovo il tutto, poi fece entrare una signora, con un foglio, una matita, un tablet e una gomma. Conan capì subito che era colei che doveva disegnare l’identikit dei colpevoli. Però il fatto che li aveva visti in faccia, era solo un suo segreto. Nessuno lo avrebbe saputo. Se lo avesse fatto, suo padre si sarebbe accorto fin troppo presto delle somiglianze agli uomini in nero e tutto il piano sarebbe andato a monte. Si, era sicuro. Conan aveva ascoltato le descrizioni degli uomini in nero, quindi sapeva anche come erano in aspetto. Li aveva riconosciuti subito.. Gli tornò nella mente l’immagine inquietante dell’uomo che pressava il piede sulla sua spalla ferita. Gli occhi neri, gelidi e pieni di odio e rancore. Il ghigno feroce, intimidatorio, che spaventerebbe chiunque. Un ghigno da uomo pazzo, con grande senso della crudeltà. I capelli grigi, simbolo di assoluta freddezza e mancanza di sentimenti, esclusi rancore, odio e goduria del dolore altrui. Da malato mentale, ma allo stesso tempo genio, uomo in gamba e temibile. Un corvo pronto a strappare a beccate, la carne delle sue vittime. La luce della luna aveva illuminato il volto dell’uomo, rendendo visibile la sua malvagità. Uno sguardo che sempre gli sarebbe rimasto in mente e che sempre gli avrebbe gelato il sangue. Una descrizione fissa nel suo cervello, che da lì mai sarebbe uscita.

“Mi sapresti dare informazioni sull’aspetto dei criminali?”

“No”

“????” L’ispettore e Shinichi si guardarono confusi “Non ha visto in faccia quei tipi?”

“No, non li abbiamo visti in faccia. Shizuka si è coperta il volto tutto il tempo, io invece non ci vedevo per il buio e la vista sfocata per il dolore della ferita.”

“Erano vestiti di nero, hai detto?” Megure aggiunse, interrogativo.

Conan scosse la testa “All’inizio mi pareva, ma con il buio che c’era, non posso assicurarlo. Forse non erano vestiti di nero, ma di colori comunque scuri, tipo marrone e grigio.”

Shinichi si mordeva il labbro, qualcosa gli diceva che non stava dicendo la verità. Conan mentiva.. eppure.. lo diceva con tanta tranquillità, come se fosse onestissimo. Inoltre Shizuka confermava tutto.

L’ispettore sospirò “Beh, allora… Mi sapresti dire come era il loro carattere?”

“Come era? Non lo so bene, quando ci hanno visti ci volevano uccidere, ma qualunque criminale l’avrebbe fatto. Sembravano solo crudeli. Probabilmente erano parte di un’agenzia e hanno ucciso qualcuno di un’altra rivale. Oppure erano sicari. Dubito in qualcosa di particolare.” Così concluse il ragazzino, sicuro che non ci fossero più altre domande da rivolgergli.

Infatti Megure sembrava aver finito, ma invece, Shinichi si rivolse al figlio “Conan?”

Il sangue nel corpo di Conan si fermò. Suo padre era il miglior detective al mondo e imbrogliarlo era difficile. Shinichi lo guardò ancora e poi parlò “Non ti ricordavano nessuno quegli uomini?”

Conan non esitò a rispondere, farlo attendere avrebbe significato dubbio.. e il dubbio poteva portare a scoprire la menzogna. “Nessuno. Normalissimi assassini. Ti assicuro che se fossero chi pensi tu, sarebbe stato molto peggio. Non si sarebbero limitati ad uccidermi, avrebbe fatto ben altro prima. Loro fanno soffrire le loro vittime”

Quelle parole risuonarono nella stanza, facendo calare il silenzio. Gli agenti di polizia si aspettavano che Shinichi avesse raccontato al figlio dei BO, quindi non erano molto stupidi. Shizuka invece era spaventata, da ciò che aveva detto Conan. Cavoli loro lo stavano davvero torturando prima di volerlo uccidere. Allora erano davvero quegli uomini pericolosi.. in che razza di guaio si sarebbe cacciato il suo amico????

Shinichi anche fu sorpreso. Non credeva che avrebbe capito a chi si riferiva.. agli uomini in nero…. Però sempre a farlo tornare con i piedi per terra.. era ricordare che era suo figlio.. “Sei sicuro di quello che dici?”

“Si.. e la questione è chiusa” Conan concluse.

Persino Takagi sentiva la tensione che c’era tra padre e figlio. Qualcosa per cui non voleva commentare o fare domande, tanto non gli avrebbero risposto comunque. Megure cercò di non farci troppo caso, poteva essere una normale lite familiare. Shizuka invece rimase ammutolita e silenziosa, cercando di non far troppo caso alla situazione. Sapeva che ultimamente non scorreva buon sangue tra i due e quindi non voleva impicciarsi.

“Beh, allora… grazie… Potete anche andare” Megure non voleva vedere litigi o robe simili in quel momento, anche perché era già strano vedere i due avere delle discussioni, erano sempre andati d’amore e d’accordo. Forse non aveva mai visto, un padre e un figlio così simili e uniti. Preferiva rimanere su quel pensiero fisso.

Shinichi, Conan e Shizuka si alzarono “Grazie e arrivederci”

Una volta usciti dalla stanza, Shizuka sospirò con un po’ di sollievo. Conan fece finta di nulla, senza rivolgere parola o sguardo su suo padre, che invece lo fissava in modo strano. Era sicuro che qualcosa non andava, perché per quanto si fidasse Conan, gli sembrava ovvio che avesse mentito o trattenuto delle informazioni. Sapeva solo che se stava davvero facendo ciò, le cose si mettevano male. Se solo Conan non ce l’avesse con lui, avrebbe potuto discutere in maniera un po’ più… diretta e tranquilla.

“Hey Shizuka, dopo che fai?” Conan le chiese, ignorando lo sguardo le padre. Non si era accorto che Shinichi lo fissava? Certo che no, se ne era accorto benissimo.

“Devo andare a casa, così starò un po’ con mamma e papà!”

“Capito”

“E tu?” Shizuka gli chiese.

“Starò in casa, perché a quanto pare, qualcuno vuole che me ne stia nei dintorni, fino a che non guarirà il mio braccio…” E con questo lanciò uno sguardo al padre.

“Non prendertela più di tanto.. ricorda che con il braccio in quelle condizioni è meglio che te ne stai alla larga dai guai. Visto che tu, come me, ne sei uno specialista a quanto abbiamo visto ieri notte!” Shinichi voleva scherzare, abbassare la tensione, ma quelle parole invece realizzarono l’effetto opposto. Se ne accorse tardi.

Conan, scuro in viso, cercava di non esplodere di rabbia. Che razza di cose diceva suo papà? È sempre assente da casa, non si chiede dove sia o lo va a cercare se non c’è… Si mette pure a scherzare sul fatto che aveva rischiato di morire, per salvare la sua amica? Doveva solo essere felice che era solo il braccio ad averci rimesso. Anzi, oltre al braccio, il suo amor proprio. Beh, non era certo la situazione migliore per scherzare, né per fare dell’ironia. Maggior ragione se i suoi sentimenti erano così negativi nei confronti del detective.

“Io la strada la faccio a piedi… Se vuoi tornare in auto Shizuka, fa pure..” alzò la mano come per salutare.

Shinichi alzò il sopracciglio “Aspetta e tu?” Shinichi commentò “Ricorda che ci vogliono almeno 40 minuti a piedi per tornare a casa..”

Conan alzò le spalle “Beh, meglio così, almeno me ne sto un po’ per conto mio”

Conan si allontanò, mentre Shinichi fece salire in auto Shizuka, sospirando ormai sconfitto. Forse un giorno le cose tra di loro si sarebbero sistemate.



Nota d'autrice:
ecco questo era il capitolo 6! ci vorrà ancora un attimko all'inizio della vera trama


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Capitolo 7
*** Tra padre e figlio ***


Note d'autrice:
Questo sarà un capitolo che si focalizza sul rapporto tra Shinichi e Conan!





Capitolo 7: Tra padre e figlio



Shinichi arrivò in fretta a casa. Andò subito da Ran e parlò con lei su Conan, del fatto che il loro rapporto era peggiorato. La moglie, sentendo ciò, non riuscì a far altro che consolare il marito, dicendogli che prima o poi tutto si sarebbe sistemato, o così si sperava. Purtroppo però, c’era una cosa che forse veniva prima, capire chi erano quegli uomini. Se Conan mentiva era giusto chiedergli di persona, ancora, la verità. Era suo padre e meglio di tutti poteva capire come stavano le cose.

Shinichi rimase appostato sul divano, aspettando il ritorno del figlio, mentre Ran uscì a fare un paio di commissioni. Sperava così di non coinvolgere troppo la moglie o di rattristarla. Dopo circa un’ora, Conan arrivò.

“Sono a casa!” Disse, credendo di trovare la madre ad aspettarlo. Invece c’era solo suo padre lì con lui. Era capitato non molto spesso qualcosa del genere. Quando era piccolo e c’era un po’ di tempo libero, sua madre andava ad insegnare e suo padre stava a casa con lui. Quelli si che erano bei tempi. Shinichi giocava spesso a calcio con lui, gli raccontava tante storie oppure lo faceva divertire in tanti modi. Andavano anche a fare qualche gita all’aperto. Purtroppo erano cambiate le cose e difficilmente sarebbero cambiate.

Salì le scale, ignorando completamente la presenza del padre, quando in verità lui l’aveva anche salutato. Si infilò in camera sua e chiuse la porta.

Però, Shinichi la aprì subito dopo di lui ed entrò “Scusami, posso parlarti un attimo?”

“Fai pure” Mormorò Conan, curioso di sapere cosa volesse. Forse voleva parlare del loro rapporto? Beh, sarebbe stato un inizio. Avrebbe forse cominciato ad aprire gli occhi sulla situazione. Non fu però quello ce sentì arrivare alle orecchie.

“Perché con l’ispettore Megure hai mentito?” disse tranquillamente Shinichi, con un filo di comprensione nel suo tono di voce.

Conan si irrigidì, innervosendosi alla domanda “Non so di cosa parli, ho dato anche una mano, testimoniando”

Shinichi scosse la testa “Avanti, sappiamo entrambi che non hai detto tutto ciò che sai. Sei curioso e perspicace, non ci credo che ti sei limitato a cercare una palla, senza curiosare negli affari di quegli uomini. Li avrai visti prima e poi seguendoli, avete scoperto che c’era sotto qualcosa di grosso e pericoloso, così avete cercato di andare dalla polizia e siete stati scoperti..”

Non lo sorprendeva che il padre arrivasse a tali conclusioni, ma il suo pensiero era di mantenere la calma, dimostrare meno sorpresa possibile e quindi sviare ogni singolo dubbio di Shinichi. “Invece ti sbagli di grosso”

“Conan, sono tuo padre… e anche un detective. Quindi capisco se mi menti o c’è qualcosa che mi nascondi.” Sospirò Shinichi.

Conan non voleva perdere la calma. Forse capiva quello, ma capire cosa provava? Capire il suo disagio?

“Anzi, per me hai anche visto in faccia quei criminali, è solo che non vuoi dirmi qualcosa per ripicca, o perché vuoi divertiti a fare il detective. Sai che però potr…”

“Ah e tu cosa ne sai!?” lo interruppe il figlio “Credi sempre di sapere tutto, eppure tante cose non le sai. Non ti nascondo nulla e te l’ho già detto e anche se lo facessi, non è per divertirmi, ma per ben altri motivi di più importanza!” Conan pensava e ripensava al fatto, che non diceva nulla, solo per non preoccupare suo padre e sua madre. Cosa avrebbero pensato se avessero scoperto che quei tipi sono gli uomini dell’organizzazione?

“Conan, cerca di ascoltarmi… io..”

“NO!” di nuovo lo bloccò “Anche tu non ascolti ciò che trasmettono i sentimenti altrui! Non hai capito minimamente ciò che provo! Io so quello che ho visto! E anche se avessi visto altro, non te lo direi comunque, ma perché ho i miei buoni motivi. Non capisci nemmeno che io forse avevo un minimo di speranza che tu venissi qui per altri motivi e non per dubitare di me?!”

Conan scivolò sotto le gambe di suo papà e poi corse giù dalle scale, andando verso l’uscita di casa sua. Varcò la porta e corse, cercando di scappare dal detective, che lo stava inseguendo, cercando di fermarlo.

Shinichi, non riusciva a capire cosa stesse succedendo “CONAN! FERMATI!” lo pregò di fermarsi e parlarne. Doveva ammettere che correva veloce, per essere un bambino.

Il ragazzino però non aveva la minima intenzione di rallentare, a costo di arrivare senza fiato, ovunque stesse andando. Corse, più veloce che poteva, facendosi largo tra le persone che incontrava in giro e cercando di non farsi investire dalle auto. Ma perché non riusciva a capire quanto volesse riavere indietro suo papà? Il suo vero papà detective..

Il vento soffiava molto forte e sembrava come se stesse arrivando un temporale. Non pioveva, ma i cumulonembi venivano trasportati nel cielo, molto in fretta. Si girò indietro e vide che suo padre non c’era più. Convinto di averlo seminato, si fermò e cercò di respirare profondamente. Si guardò in giro e notò che si trovava vicino al passaggio a livello del treno. Non c’era anima viva, probabilmente tutto erano corsi verso le proprie case, credendo che fosse in arrivo un acquazzone. Conan non poteva portare la mano al petto, perché aveva davanti l’altra, ancora nella fasciatura. Però poteva sentire il suo battito accelerato, per via dello sforzo.

Credeva di essere finalmente solo, libero di pensare e di stare per i fatti suoi, invece…

“Conan?” una voce provenne da dietro di lui.

Il ragazzino sbarrò gli occhi “Dannazione” Pensò, mentre si girava, sapendo già che dietro a lui c’era suo padre, anche se qualche metro più in dietro.

“Per favore, non scappare” Gli chiese il padre, anche lui con il fiatone.

Conan non disse nulla, rimase muto.

“Conan, la situazione è difficile. Quei tipi ti hanno già fatto del male una volta… non voglio che capiti di nuovo. Se riuscissi a scoprire di più, potrei trovarli e assicurarli alla giustizia. Ma non posso farlo se tu non collabori al 100%.... voglio solo saperti al sicuro..” Shinichi parlò, con lo sguardo basso, cercando di riprendere fiato.

“Mi volevi al sicuro anche quando io ero là nel bosco e tu chissà dove?”

Shinichi alzò lo sguardo confuso.

“Dimmi, perché non ci sei mai arrivato? Perché non hai pensato al pericolo in cui potevo essere? Non sei un detective? Ormai da ore avevo superato il coprifuoco, eppure… tu non sei venuto a salvarmi.. è la polizia che ci ha salvati. Quei tizi ci avrebbero uccisi in un altro modo, senza pistole, se non fossero arrivati in tempo. Saremmo morti sia io sia Shizuka… e tu non avresti potuto fare nulla. Ed è stato sempre un agente a dire a te e mamma che ci avevano sparato.”

“Ma…”

“Perché non posso avere fiducia in te. Ho sempre confidato nelle tue capacità, sono sempre andato fiero della tua fama da detective, delle tue avventure. Eri un modello di ispirazione per me, voglio anche io diventare un famoso detective, infallibile. Ma poi il lavoro ha cominciato a diventare più importante di quanto lo fosse stare con me. Non riuscivi mai a dire di no e mi lasciavi sempre a casa. Ho cercato di mantenere la calma e di confidare nel fatto che tu almeno saresti sempre stato al mio fianco, se avessi avuto bisogno.”
Conan strinse i pugni “Eppure tu non c’eri quella sera, in cui avrei potuto morire. Tu non hai idea, di quanto avessi sperato che arrivassi all’improvviso e ci salvassi entrambi.. Non hai idea di quanto stessi pregando di riabbracciare te e mamma, confidando che saresti arrivato. Invece tu non hai preso d’iniziativa!”

Un soffio di vento fece da breve pausa..

“Vuoi sapere perché sono tanto arrabbiato con te? Bene, uno dei tanti motivi è proprio quello che ti ho appena spiegato! Un altro è quello che è successo a casa pochi minuti fa. Speravo venissi da me, per chiedermi cosa mi succedeva, di chiarirci.. invece sei venuto dritto a dubitare di ciò che ti avevo detto. Non hai pensato a quello che provavo io da giorni ormai.” Cominciavano a formarsi le lacrime negli occhi del bambino “Volevo solo averti accanto, come ai vecchi tempi….”

“Conan..” Solo ora Shinichi poteva chiaramente capire cosa aveva spinto Conan a detestarlo così. E non aveva torto. Avrebbe potuto benissimo andare a cercarlo quella sera, avrebbe potuto rimanere di più con lui, durante gli anni più importanti della vita di suo figlio.. e come con Ran, diciassette anni prima, non aveva capito i sentimenti di chi gli stava a cuore.

“Tu prima hai detto che sei mio padre e un detective, quindi capivi se qualcosa era storto…….. Beh non lo hai fatto, per niente…. E Quindi… ti rammento…. Che tu sarai anche il migliore dei detective…… ma tu…….”

Conan alzò lo sguardo “MA PRIMA DI TUTTO SEI MIO PADRE!”

Conan corse via, capendo che ormai aveva detto ciò che pensava… passò sotto il passaggio a livello, poco prima che le sbarre si abbassassero, dividendo padre e figlio. Ciò permise a Conan di allontanarsi il più possibile.

La pioggia, cominciò a cadere a gocce, una ad una.. Ma poi la loro potenza aumentò e divennero un vero e proprio diluvio. Non gli interessava se si sarebbe bagnato o ammalato. Doveva solo lasciarsi alle spalle tutti quei pensieri negativi e sentimenti che ormai aveva buttato fuori dal suo corpo e che ora voleva solo vedersi allontanare. Corse, non curante, di tutto ciò che accadeva intorno a lui.

Sentendosi ormai stanco, si sedette sull’erba bagnata, quella del campo da calcio. Sentiva l’acqua bagnarlo completamente, rendendo fradicia la sua maglia e i suoi capelli. La benda intorno al suo braccio, assorbiva tutta l’acqua che vi cadeva sopra. Cosa non molto buona, per quanto avesse detto il medico.. ma a chi importava? Non di certo a lui. Non aveva molto freddo, solo un po’. Quei brividi erano molto più considerabili come dolore.

Sapeva che non sarebbe scappato a lungo dai suoi problemi, che suo padre l’avrebbe trovato in fretta. Figuriamoci, lo conosceva fin troppo bene, da capire che sarebbe andato al campo da calcio. Non riusciva più ad alzarsi, era troppo stanco e distrutto in ogni senso, per fuggire. Aspettò solo di sentire arrivare il padre, che prima o poi sarebbe tornato alle sue costole. Forse era meglio, essersi sfogato. Ora poteva chiaramente sentire un grosso peso, andarsene. Un peso troppo grosso, che andandosene aveva come innescato altri dolorini, fiammelle e bruciore dentro di sé.

L’acqua copriva ogni rumore, ma non coprì quello delle scarpe che calpestavano le pozzanghere. Fu lì che capì che suo padre ormai l’aveva trovato. Ormai la cosa non gli interessava più, non era arrabbiato o triste. Era totalmente indifferente e provava vuoto nella sua anima.

Shinichi lo guardò un attimo, sentendosi in colpa, non riuscendo a perdonarsi per come aveva “ridotto” suo figlio, per quanto involontariamente.

Si sedette vicino a lui, non curandosi del terreno sporco sotto di lui. Non riusciva a parlare, perché sapeva che avrebbe solo detto sciocchezze. Non serviva a nulla giustificare ciò che aveva fatto, tanto non serviva, sapeva solo che aveva deluso suo figlio.

Rimase qualche minuto, seduto, in silenzio, cercando di trovare le parole giuste da dire a suo figlio, che però era totalmente assente. Vedendolo così, appoggiò la mano sulla spalla del figlio (quella non ferita) “Scusa” disse piano, piano. Mormorò una sola parola, che però si fece largo tra il rumore delle gocce d’acqua che sbattono contro il suolo. Oh si, Conan l’aveva sentita bene, ma non riusciva a reagire.

“Scusami, ho sbagliato e me ne rendo conto. Non so cosa potrei fare per farmi perdonare, ma spero che prima o poi, lo farai…” Non serviva dire altro, farsi mille sensi di colpa, perché tanto li provava già e non serviva dirlo. Conan poteva capirlo da sé, a questo punto.

Shinichi si alzò e porta la mano al figlio “Andiamo a casa? Ti stai bagnando completamente…”

Conan scosse la testa. Shinichi sapeva che non l’avrebbe convinto, quindi se ne andò, dirigendosi verso casa, consapevole che comunque suo figlio sarebbe tornato.

Una volta a casa, Shinichi trovò Ran ad accoglierlo. Le spiegò di tutto e la reazione di Ran, non fu di quelle sorprese. Si immaginava che sarebbe successo, ma fu più preoccupazione per il figlio.

Conan rimase ancora un bel po’ di tempo sotto la pioggia. Poco più di un’ora, poi decise di tornare, perché ormai era come se si fosse immerso nel fiume. Non c’era parte di sé che non era bagnata. Aveva i brividi su tutto il corpo e le gambe facevano fatica a stare in piedi. Erano stanche per camminare, ma doveva sforzarsi per arrivare a casa a tutti i costi.

Aveva la pelle d’oca e tremava come una foglia, sentendo tutto il corpo molto pesante. Non si era mai sentito così stanco, così male… fece qualche passo, per poi accorgersi che la sua vista era offuscata. Sentì un mal di testa atroce e vide tutto che girava. Non si reggeva in piedi. Si avvicinò ad un muro e lì si appoggiò, cercando di ricominciare a vedere meglio, sbattendo più volte gli occhi.

Ma quando credeva che non poteva andare peggio, sentì improvvisamente la testa scottare, gli veniva da starnutire e cominciò a tossire con molta forza e ripetutamente. Non c’era bisogno di un genio, per capire che si era beccato un bel virus e di quelli potenti. Portò la mano al petto, respirando a fatica.

Sentiva che doveva tornare, ma era troppo esausto per continuare. Gli venne in mente di quanto distante fosse casa sua e allora perse ogni singola briciola di forza nel suo corpo. Si lasciò cadere sul terreno bagnato, senza curarsi di nient’altro.

Sperava di addormentarsi, di perdere i sensi, invece rimaneva sveglio e cosciente, mentre continuava a sentirsi sempre peggio, mentre la pioggia continuava bagnarlo.
Il vento cominciò a soffiare più forte e gli aumentò i brividi. Si sentirono rombare i tuoni nel cielo, molto violentemente.

Chiuse gli occhi un momento, per poi riaprirli. Credeva di averlo fatto subito, invece, con grande stupore non era così. Mosse un pochino la testa, dirigendo lo sguardo sull’orologio che c’era sul palo, conficcato nel terreno. Era passata almeno un’ora da quando era a terra. Sperava di essere a casa e sperava che i suoi uscissero in fretta a cercarlo.

.......................................

A Villa Kudo, Shinichi e Ran erano parecchio in pena. Era passato un bel po’, da quando Shinichi era tornato… Conan era stato fuori fin troppo…

“Andiamo a cercarlo” Disse preoccupata Ran, prendendo un ombrello.

Shinichi annuì e ne prese un altro. Entrambi uscirono e corsero verso l’ultimo posto in cui il detective aveva visto il figlio. Il campo da calcio. Corsero il più in fretta possibile, entrambi speravano non fosse andato ancora più lontano o si fosse spostato.
Purtroppo era meglio se si fosse spostato. Non fecero a tempo ad arrivare al campo, perché ancor prima, videro qualcosa, o meglio, qualcuno, steso a terra. Inutile pensarci su, era ovvio chi fosse.

“CONAN!” Ran corse verso il suo bambino, lasciando cadere l’ombrello all’indietro. Si inginocchiò e lo prese tra le braccia, sperando con tutto il cuore che non fosse nulla di grave, con il cuore in gola. Shinichi arrivò subito dietro di lei e coprì madre e figlio con il proprio ombrello, per tenerli un po’ all’asciutto. Preoccupato quanto Ran, cercò di mantenere la calma, pregando che le condizioni di suo figlio non fossero gravi.

Subito la madre si accorse che Conan era completamente bagnato. Appoggiò la mano sulla fronte del figlio “Mamma mia, deve avere almeno 39° di febbre…”

Lo alzò subito, tenendolo tra le braccia. Shinichi si tolse la felpa e la avvolse intorno al corpo del figlio che tremava e ansimava per il malanno. Sempre tenendo l’ombrello su Ran e Conan, continuò a tenere il passo della moglie che correva verso casa, per mettere subito a letto il bambino.

Una volta arrivati, in fretta e furia, Ran andò al piano superiore, entrò nella stanza di Conan e lo cambiò, mettendogli un pigiama pesante. Poi lo mise a letto, sotto le coperte e gli provò la febbre, mentre Shinichi stava al piano di sotto a preparare dell’acqua e un fazzoletto da bagnare, accendeva il camino e alzava la temperatura del termostato. La ragazza riprese il termometro e lo guardò con aria molto preoccupata.

“Quanto ha di febbre?” Shinichi chiese con tono preoccupato, appoggiando la scodella con l’acqua sul comodino di fianco al letto.

Ran appoggiò il termometro e cominciò a bagnare il panno che Shinichi le aveva preparato “40.5° …. Ci credo che sta male….”

“Dovremmo chiamare il dottor Araide…” Shinichi propose.

“Non possiamo. È in ferie. Inoltre il tempo sta peggiorando sempre di più, sembra voglia grandinare… Non riusciremo a far venire nessuno…” Ran appoggiò il panno sulla fronte del ragazzino.

“Allora portiamolo in ospedale…”

Ran scosse la testa “Non voglio muoverlo da qui, è meglio se sta al caldo, almeno per un po’. Potresti però andare in farmacia con l’auto e prendere qualcosa di potente per far abbassare la febbre”

Shinichi annuì “Ok, vado e torno..” Si avvicinò a Conan e gli rimboccò meglio le coperte, dispiaciuto. Per l’ennesima volta era colpa sua. Se non avesse litigato con il figlio, adesso non sarebbe in quello stato.

Si allontanò e prese le chiavi dell’auto, per poi correre in auto e partire. Tornò molto in fretta, come aveva detto. Chiuse il cancello e parcheggiò l’auto in garage, per evitare di danneggiarla con la grandine, che ormai scendeva a chicchi enormi. Entrò in fretta in casa e chiuse per bene griglie e finestre e la porta di casa. Poi salì di nuovo nella stanza di Conan e diede alla moglie una busta con dentro delle scatoline di pasticche. Ran subito ne prese una e la fece mandar giù al figlio, che fece una piccola smorfia, inconsapevole di quello che accadeva intorno a lui, ma che sentiva il sapore amaro in bocca.

“Con questa dovrebbe sentirsi meglio. La farmacista ha detto di spingerlo a mangiare qualcosa di caldo, che gli dia energia, ma non troppo leggero. Soprattutto cibo morbido. Poi di dargli queste pasticche tre volte al giorno. Anche a stomaco vuoto. Questo dovrebbe far scendere la febbre. Poi per la tosse e il raffreddore, mi ha dato dello sciroppo da dargli mattino e sera. Per il resto deve solo riposare. Se peggiora però mi ha detto di portarlo subito all’ospedale.”

Ran fece un cenno d’intesa, poi tornò al figlio “Ora cerca di dormire, vedrai che andrà tutto bene..” gli diede un bacio e si alzò, mettendosi al fianco del marito.

Shinichi si avvicinò e accarezzò sulla testa Conan “Che disastro che sono..”

“Non è colpa tua Shin..”

“Si invece, se non avessimo litigato adesso non starebbe così male!”

Ran gli appoggiò una mano sulla spalla per confortarlo “Si, ma almeno ora vi siete chiariti. Sto male, pensando che Conan è in questo stato, però non poteva andare avanti a trattenersi..” la ragazza abbracciò il detective “Non incolparti di ciò che è successo, pensiamo a stargli accanto..”

Il ragazzo ricambiò l’abbracciò e poi se ne andò con Ran, a preparare qualcosa di caldo da mangiare per suo figlio.

Conan, intanto, non riusciva bene a capire dove fosse, né a muoversi. Era davvero esausto e gli scoppiavano la testa e il cuore. Forse i suoi genitori l’avevano trovato? Forse qualcun altro? Sapeva solo che non era in mezzo alla strada, visto che sentiva chiaramente la sensazione di essere in un letto comodo. Però non capiva il luogo preciso, non riusciva ad aprire gli occhi, né a focalizzare i suoni intorno a lui. Inutile sforzarsi, decise di provare a dormire, cosa che riuscì a fare ben presto.


..................


Aprì gli occhi, senza capire quanto tempo fosse passato e si guardò intorno. Quella non era di certo casa sua, né la sua camera, però era in un letto. Si alzò stranamente in piedi. La stanza era nera e grigia, molto brutta a vedersi. Andò verso la porta e abbassò la maniglia, uscendo da quella che sembrava una stanza triste e tetra. Si guardò attorno e vide che si trovava al porto, nel buio della notte. Solo una lucina di un lampione si illuminava, ma era un’atmosfera decisamente inquietante. Era da solo? Si, era da solo e non c’era anima viva. Anche questo lo rendeva abbastanza diffidente sul da farsi. Non c’erano rumori nemmeno, sembrava che il paesaggio fosse… morto… Forse era il caso di tornare a casa…

La luna splendeva ancora, come quella notte nel bosco, cosa strana, visto che la luna piena non doveva esserci quella notte. Purtroppo era coperta un po’ dalle nuvole e quindi non riusciva bene ad illuminare la strada.

E stranamente, pochi secondi dopo, le nuvole scomparvero e la luna illuminò il luogo in cui si trovava. Come se non l’avesse visto, comparve un cadavere in mezzo alla strada. Il corpo era rivolto a pancia in giù, quindi non si poteva subito vedere chi fosse. Come futuro detective, si avvicinò per investigare. Sentì i piedi calpestare qualcosa di bagnato, era una pozza enorme di sangue. Ma ciò non poteva impressionarlo, sebbene si notasse la brutalità con cui avvero eliminato l’uomo. Aveva una ferita da arma da fuoco al petto, nella zona tra i polmoni e il cuore, quindi era di sicuro morto soffrendo. Gli faceva pena, soprattutto perché gli ricordava qualcuno.

Non capiva chi gli ricordasse, però voleva sperare che non fosse qualcuno a cui voleva bene. Appoggiò le mani sul corpo, senza badare al sangue che gli sporcava le mani. Piano, piano gli girò il corpo, per vedere se poteva riconoscere la vittima. Fu però quando finì, che fece un salto indietro, urlando. Non poteva essere…

In preda al panico corse di nuovo verso il corpo e lo scosse ripetutamente, anche se era già tardi “PAPA’!!!!!!! PAPA’!!!!!!!!!!”

Continuò a muovere il corpo, ormai privo di vita, piangendo disperatamente. Cominciò a sbattere i pugni sul padre, in preda alla disperazione “P-PAPA’ RISPONDI!!!!!! TI PREGO!!!! NON PUOI MORIRE COSì!!! NON LASCIARMI!!!!! NOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!” Si inginocchiò, sporcandosi anche le gambe di sangue.

Strinse le mani sulla maglia di Shinichi e sprofondò la testa nel petto del padre.

Improvvisamente sentì una mano che gli toccò la spalla, sobbalzò per lo spavento, ma quando si girò invece, trovò sua madre. Ran se ne stava in piedi, con aria un po’ dispiaciuta ma anche stranamente tranquilla. Conan corse verso di lei e l’abbracciò forte, piangendo, mentre lei ricambiò l’abbraccio.

Per quanto fosse strana la reazione di sua mamma, non riusciva a non singhiozzare o a pensare ad altro, mentre continuava ad urlare per il dolore. Proprio in quel momento, sentì un forte rumore, uno sparo e il corpo di sua mamma si accasciò su di lui. Un colpo secco e il cuore non batteva più.

Conan sentì di nuovo il sangue congelarsi nelle sue vene. “MAMMA!? MAMMA!!!!!” Era terrorizzato, stravolto e sconvolto. Non fece a tempo ad avere una vera reazione, perché subito vide dietro a sua madre, in lontananza, l’uomo del bosco. Il corvo vestito di nero… I capelli grigi al vento, il ghigno di crudeltà, gli occhi neri e piedi di odio e ferocia. Si avvicinava un passo dopo l’altro, con estrema lentezza. La pistola fumava ancora dalla canna. Era stato lui a sparare ai suoi genitori e ad ucciderli. La lentezza gli dava quell’aura di oscura e spaventosa, che faceva rabbrividire.

Conan osservava l’uomo, mentre si avvicinava. Stava sudando freddo, era completamente in panico. Voleva scoppiare a piangere, lasciarsi uccidere… non riusciva più a trattenersi. Si accasciò a terra e si coprì la testa con le braccia. Voleva farla finita e allo stesso tempo sperare di cavarsela. Voleva indietro i suoi genitori, la sua famiglia. Continuava ad aumentare il tormento che non si fermava mai..


……


Ran e Shinichi salirono al piano di sopra, aprirono la porta e videro Conan che si agitava nel sonno. Più che agitava, sembrava davvero in preda all’angoscia.. sudava molto più di prima e respirava faticosamente. Ran corse verso di lui e cominciò ad accarezzarlo per aiutarlo a calmarsi. Shinichi prese il termometro e provò la febbre al figlio. Non era aumentata, quindi probabilmente stava avendo qualche incubo.

“…M-Mamma…. P-Papà….” Mormorava nel sonno, agitato, il ragazzino.

Ran prese il fazzoletto sulla sua testa e lo immerse di nuovo nell’acqua, poi lo riposò sulla fronte del bambino “Shhhh… tranquillo, siamo qui…"

Ci vorrà ancora qualche ora prima che la febbre possa scendere..”

“Lo so, mi spiace solo che dovremo svegliarlo più tardi per dargli da mangiare… ma è necessario..”

Locke arrivò zampettando nella stanza, cercò di salire sul letto un paio di volte, ma finì solo per cadere pancia e zampe all’aria. Appoggiò le zampine anteriori sul lenzuolo, mugolando, per richiamare l’attenzione. Shinichi allungò le mani e sollevò in aria il cagnolino, per poi posarlo sul letto. Locke si avvicinò strisciando, verso il suo padroncino e si accucciò al suo fianco.

Shinichi e Ran non poterono che sorridere addolciti dalla scena. Forse serviva proprio Locke a calmare Conan, dopotutto si dice che gli animali siano capaci di cose che nemmeno ci immaginiamo. Si alzarono e tornarono in cucina.

Il resto della serata procedette abbastanza tranquillamente. Ran purtroppo non riuscì a svegliare Conan per mangiare, a quanto pare era troppo stanco e sfinito. Così lo lasciarono dormire. Quella notte però….

“Chissà come se la cava Conan…” Shinichi pensò, guardando il soffitto. Girò la testa, guardando la moglie, che dormiva profondamente. Si era presa cura di Conan tutta la sera ed era sfinita, si meritava un po’ di riposo.

Il ragazzo si avvicinò al bordo del letto e si alzò, facendo attenzione a non svegliare Ran. Camminò verso la stanza di Conan ed entrò. Sembrava tutto tranquillo. Prese una sedia e si sedette di fianco al letto, rimanendo silenzioso.

Come poteva non sentirsi in colpa? Non avrebbe dovuto lasciarlo là da solo al campo da calcio, sotto la pioggia. Avrebbe dovuto prenderlo di forza e portarlo a casa. Ora invece delirava per la febbre… “Commetto un errore dopo l’altro” scosse la testa.

I suoi pensieri si interruppero quando sentì un lamento. Conan stava di nuovo sognando qualcosa di brutto. Si muoveva leggermente e continuava a mormorare “no”.

Shinichi provò a scuoterlo, per farlo svegliare, ma non funzionò. Locke alzò il muso confuso, vedendo il padroncino in pena e lo laccò sul viso. Sentendo il contatto della lingua sul viso, Conan sobbalzò, aprendo gli occhi di scatto e respirando a fatica.

“Conan! Sta tranquillo, non fare sforzi!” lo aiutò a sdraiarsi di nuovo, dolcemente.

Conan sbatté le palpebre un po’ di volte, aveva solo sognato. Ma per quanto tempo? Quell’agonia, per quanto era durata? “P-Papà? Sei tu, non è vero?” chiese Conan debolmente, per capire se era tutto reale.

Shinichi si stupì della domanda, ma decide di non farci troppo caso “Si, certo che sono io, chi altri dovrei essere?” immerse di nuovo il fazzoletto nell’acqua e poi lo mise sulla fronte del figlio.

In un certo senso si sentiva davvero sollevato di aver solo sognato. Al momento aveva dimenticato, della sua discussione con il padre. Era solo tanto felice di vederlo, ma anche troppo stanco per farlo notare “Dove sono?” chiese il bambino.

Shinichi non si fece mille paranoie sulle domande di Conan. Era stanco e probabilmente ancora un po’ confuso. Inoltre aveva ancora la febbre alta, quindi era normale che non capisse bene dove si trovava o cosa era successo “Sei in camera tua, io e la mamma siamo usciti a cercarti perché non eri tornato… e ti abbiamo trovato steso a terra, privo di sensi per la febbre.”

Conan annuì, ora ricordando tutto. Anche la discussione, che però ora non gli interessava affatto. Guardò l’orologio di fianco al suo letto. Erano le 5.30 del mattino, quindi molte ore erano passate. Purtroppo però sapeva che non si sarebbe riaddormentato facilmente, ora che era sveglio, soprattutto con quel terribile mal di testa. Ma tutto era meglio di quel sogno orribile.

“Beh, immagino che.. avrai sonno… io… tolgo il disturbo…. “ disse il padre, credendo che giustamente, che Conan fosse ancora arrabbiato con lui.

Invece, tra un tossire e l’altro… “Asp..*cough*…” Conan portò la mano al petto, cercando di riprendere fiato per la tosse.

Shinichi corse da lui e gli mise una mano in testa “Tutto bene?”

“Si… sto bene…” disse, ora che la tosse si era calmata. Ci fu un attimo di silenzio, poi Conan riprese a parlare “Puoi ….rimanere qui…?” finì, con un filo di voce.

Shinichi sbarrò gli occhi, non credeva che glielo avrebbe chiesto. Però visto che non era contrario alla sua presenza, anzi, la richiedeva, annuì sorridendo. Sarebbe rimasto comunque, se non avesse ripreso i sensi. Inoltre da come gli aveva chiesto di rimanere, non poteva dirgli di no. Gli faceva pena, vederlo star male, dopotutto era suo figlio.
Prese la sedia e si sedette di fianco al letto. Conan cercava di prendere sonno, ma la febbre lo teneva sveglio. “Ma quanto cavolo è alta la febbre? Non mi sono mai sentito peggio…” pensò.

Shinichi si chiese cosa poteva fare. Le medicine le aveva prese, era a letto al caldo e aveva un fazzoletto fresco che gli cambiava ogni tanto, sulla fronte. Oltre a quello che poteva fare per farlo stare meglio?

“P-Papà?” mormorò il bambino, con fatica “Ma mi passerà?” In quel momento gli venne fuori la sua “infantilità”. Aveva comunque sette anni..

Il detective, addolcito, cominciò a passargli una mano tra i capelli “Ma che domande.. certo che guarirai, vedrai che starai presto meglio! Devi solo riposare.”

Conan annuì.

“Sai una cosa? Forse so come farti addormentare!” Shinichi disse, rallegrato che per ora il figlio non sembrava arrabbiato con lui.

“Vuoi usare il cloroformio? O usare un sonnifero? O uno stungun?” cercò di rallegrarsi da solo.. scherzando un po’.

Shinichi ridacchiò “Certo, allora perché non facciamo una bella botta in testa?”

“No, grazie, ho già abbastanza male alla testa!” subito rispose, per poi riprendere a tossire.

“Cosa ne dici se…” il padre gli rimboccò ancora le coperte “Continuiamo con le avventure di quando ero rimpicciolito? Non abbiamo più continuato!”

Conan fece un piccolo sorriso e annuì. Shinichi era contento “Allora… dovevo cominciare il caso della villa dei vampiri…”

Shinichi cominciò a raccontare, mentre Conan chiuse gli occhi, ascoltando.

In corridoio, Ran, sbirciò un po’ la situazione, per poi sorridere dolcemente. Silenziosamente se ne tornò a letto, decidendo di lasciarli da soli. Si sarebbe risolto tutto… o almeno, così sperava con tutto il cuore.


Nota d'autrice:
Le cose forse sono sistemate tra i due.... forse... sarà davvero così???


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Capitolo 8
*** Indagini nelle ventra dei corvi (Parte 1: Il primo notturno) ***


Note d'autrice:
Spero apprezziate il capitolo!!! Buona lettura!





Capitolo 8: Indagini nelle ventra dei corvi (Parte 1: Il primo notturno)



Passarono circa 4 giorni, durante i quali, Conan si riprese e guarì. Era migliorato di giorno in giorno, anche grazie alle cure di Ran e Shinichi. Shizuka era andato a trovarlo, solo il quarto giorno del suo malanno, per non essere infettata e gli aveva fatto compagnia.

Si alzò dal letto e andò in cucina. Era mattino, ma i genitori dormivano ancora, probabilmente si era svegliato prima del previsto. Aprì la dispensa e tirò fuori una ciambella ripiena, che cacciò in bocca subito, senza tante esitazioni e sporcandosi tutta la faccia di crema, senza accorgersene. Sentì dei passi e vide arrivare sua madre.

“Buongiorno! Vedo che ti sei alzato presto!”

Ran ridacchiò parecchio, indicando la faccia del ragazzino “Faresti meglio a guardarti il viso!”

“Non ne ho bisogno, ho capito tutto dalla tua risata!” Conan rispose un po’ seccato e imbarazzato.

Ran si avvicinò al figlio e con un fazzoletto lo pulì “Oggi arriva Satoshi, contento????”

“Si, ma sarei anche più contendo se mi lasciassi fare da solo! Non ho più quattro anni!” Conan cercò di scansarsi. “Piuttosto, quando potrò togliere la fasciatura al braccio? A me non fa più male”

“Andrò a prendere Satoshi all’aeroporto, ma prima ti porto dal dottor Araide e gli faremo vedere il braccio! Menomale che ti sei alzato presto, così non ho dovuto farti alzare io!”

“Beh, sono stato a letto per almeno 4 giorni, ho voglia di sgranchirmi le gambe!”

Anche Locke arrivò in cucina, cominciando a scodinzolare e a fare le feste.

Ran si inginocchiò per accarezzarlo, mentre Conan se ne andò a prendere la ciotola delle crocchette. “È molto affettuoso, non trovi??” Chiese Ran, grattandogli il pancino.

“Solo quando vuole!! Ma che affettuoso e affettuoso!” Rise Conan cercando di prendere il sacchetto delle crocchette. Troppo pesante però, per chi usa un solo braccio “Questo qui vuole solo mangiare!!”

“Esagerato!” Ran lo raggiunse aiutandolo “Ci penso io qui, vai a cambiarsi e poi scendi in fretta, così non faremo tardi!”

“Va bene!” Conan corse via, salendo le scale.

Qualche minuto dopo, Conan e Ran andarono dal Dottor Araide, che visitò Conan, controllando la sua ferita alla spalla. Per fortuna, la situazione era migliorata e Conan avrebbe tolto la fasciatura due giorni dopo. Fu un grande sollievo sia per la madre, che il figlio.

Una volta finita la visita, Ran riportò il figlio a casa, per poi andare all’aeroporto a prendere Satoshi. Figuriamoci la felicità di entrambi i bambini nel vedersi dopo parecchio tempo.

La prima cosa che fecero, fu chiudersi in camera, dove Conan spiegò tutto nei minimi dettagli a Satoshi.

“Quindi… ricapitolando…. Tu hai scoperto che i tizi dell’organizzazione più pericolosa al mondo, a cui tuo padre ha dato la caccia anni fa, che lo hanno rimpicciolito, sono ancora in liberà…….lo hai scoperto di notte in un bosco assieme a Shizuka…….. ma vi hanno scovati…….ti hanno quasi ucciso sparandoti e per questo hai la fasciatura al braccio…… stai nascondendo la verità a tuo padre e tua madre per proteggerli, mentre aspettavi il mio arrivo per indagare….. rischiamo la pelle, ma andremo comunque ad indagare su quei tizi, che tramano qualcosa di losco??????”

“Esattamente” Conan annuì soddisfatto “Ma non dirlo a nessuno. Rimane tra me, te e Shizuka”

“Ruf!” abbaiò Locke.

“Oh.. e anche Locke!” concluse Conan.

Satoshi sospirò e grattandosi la testa “Beh, che aspettiamo? Andiamo ad indagare!”

Conan alzò la mano, interrompendolo “Frena, frena, frena, frena….. I miei mi hanno confinato in casa! Non vogliono che esco fino a che non mi guarisce la ferita! Inoltre mi terranno d’occhio! L’unico modo per andare al fiume è uscire stanotte! Io e te da soli!”

“Ma i tuoi ci beccano di sicuro!”

“No, non lo faranno. Locke sarà il nostro aiutante!” Conan afferrò il cucciolo e lo tenne alzato, di fronte a Satoshi che lo guardò confuso.

Il ragazzo abbronzato gli rivolse uno sguardo perplesso e anche un po’ stranito “Ok, spiegami! Spiegami come potrebbe aiutarci un cane! O pensi che i tuoi genitori possano confonderti per un cane?”

“Signor so tutto io….” Conan scosse la testa “Non hai previsto nulla? Non hai capito il mio piano?”

“Vuoi mettere il cane sotto le lenzuola? Si, come no!” rise con sarcasmo.

Conan invece ridacchiò di gusto, scrollandosi le spalle “Certo, indovinato!”

“Ehehehe… cer… aspetta… COSA?!”


…………….


Qualche ora più tardi, Conan e Satoshi si trovavano nella camera del primo. Per fortuna di fianco alla sua finestra c’era un albero con cui potevano scendere indisturbati. Ora bastava sperare che Locke, non si distraesse… Avevano organizzato tutto. Il posto a dormire di Satoshi era di fianco alla finestra, in modo che non fosse visibile dalla porta. Il piccolo Locke invece era sotto le coperte e sgranocchiava un bell’osso, tenuto da parte quella sera a cena.

“Sei sicuro che funzionerà?” Chiese Satoshi a bassa voce.

Sussurrando, Conan annuì “Penso di si, non ne posso essere certo, ma ci sono buone probabilità! Locke quando mangia le ossa si muove molto con il corpo, perché essendo piccolo, deve spostarsi avanti e indietro per mangiarlo per bene. E come hai visto prima, è un osso di quelli enormi! Se i miei genitori entreranno in camera stanotte per controllare se siamo presenti, vedranno le lenzuola muoversi e allora non disturberanno. Invece, sotto le coperte, ci sarà Locke. Non rischieranno di svegliarci e quindi se ne torneranno a dormire! Finché Locke fa il suo dovere non rischieremo!”

“E tu ti affidi ad un cucciolo? Che hai addestrato per pochi giorni?”

Conan rimase in silenzio, senza commentare.. anche se però il suo sguardo parlò da solo.. sembrava dire “Hai un’idea migliore?”. Invece però pensò ad ignorare il suo amico e cominciò a camminare, con Satoshi al suo seguito. La destinazione, ovviamente, era il bosco.

Una volta arrivati, si fermarono dietro a dei cespugli e si guardarono attorno. Era notte, ma l’area era piena di poliziotti che pattugliavano i boschi. Essendoci buio, dovevano tenere d’occhio la zona ed impedire ad estranei di accedere sulla scena del crimine.

“Cosa facciamo?” sussurrò il ragazzino nativo di Osaka.

“Non possiamo farci vedere a quest’ora. Anche se dicessi che vengo per conto di mio padre, non mi crederebbero. Però io sono stato furbo. All’interrogatorio non ho mai riferito di un vecchio laboratorio e quindi credo che non abbiano ancora controllato tutta l’area! Quella cascina era parecchio nascosta e quindi potremmo anche farcela!”

I due si addentrarono in una parte più fitta del bosco. Camminarono lentamente, passando di cespuglio in cespuglio, fino ad arrivare alla cascina. Sembrava non ci fosse nessuno.

“Via lib….”

Improvvisamente un poliziotto sbucò dalla porta della cascina, accompagnato da un altro suo collega.

Conan digrignò i denti “Dannazione! Sono già qui!”

“Non poteva aspettarti molto!” Satoshi lo cercò di calmare, per non farsi scoprire.

I due poliziotti, cominciarono a parlare, mentre mangiavano un panino “Stasera ho saltato la cena e sono distrutto! Ci tocca pure il turno di notte, ma pensa te!”

“Si, se non fosse per questo caso difficile, adesso saremmo a casa a riposare!”

“Purtroppo è così.. ma ci pensi? Dei serial killer che attaccano un bambino! Non sappiamo più in che mondo viviamo!”

“Hai ragione… Menomale che quelli della scientifica devono ancora esaminare quest’area… Dobbiamo tenere d’occhio questo posto per qualche oretta ancora! Quando gli scienziati avranno finito con il resto, verranno qui!”

“Allora.. non hanno ancora analizzato nulla! Possiamo ancora dare un’occhiata! Ma come facciamo a farli andare via per un po’?” Conan indietreggiò sempre più.

“Oh io lo so! Useremo un metodo non molto ortodosso…”Satoshi cacciò le mani nello zaino e tirò fuori dei fiammiferi e dei petardi.

“Ma sei matto???? Causerai un incendio!” Urlò sottovoce il figlio del detective dell’est.

“Eh no, pensaci su!”

Conan portò la mano sotto il mento per riflettere e poi ebbe un’illuminazione “Ho capito! Vuoi posizionare i petardi che mi hai fatto portare non troppo distanti dalla cascina, vicino alla riva del fiume, per non far scoppiare incendi.. al momento giusto lancerai un fiammifero per accenderli e noi ce la fileremo. I botti attireranno i poliziotti e noi ne approfitteremo per entrare nella cascina!”

“Esatto! Forza muoviamoci!” Satoshi cominciò a camminare quatto, quatto, verso la riva del fiume, il più possibile nascosto dagli alberi.

“Sei sicuro che questo metodo è giusto? Mio padre di norma prova a parlare con i poliziotti…”

“Ma quando era stato rimpicciolito doveva ricorrere a metodi simili, no? Nessuno lo ascoltava perché era un bambino. E pensa che lui lo era solo d’aspetto! Cosa dovremmo dire noi? Non ci ascolteranno, inoltre hai detto che deve rimanere un segreto!”

Conan pensò a quanto si sarebbe poi arrabbiato suo padre se avesse scoperto tutto.. cosa che prima o poi sarebbe successa. Era davvero pronto a svolgere certe indagini? Si, ormai era tardi per esitare, doveva continuare. “Hai ragione, continuiamo!”

“Bene!” Satoshi accese un fiammifero “Questi petardi sono speciali! Fanno più botti e la cordicella è extra lunga! Ci vorranno almeno 30 secondi per sentire i botti! Avremo il tempo di allontanarci! Camminiamo, fino a sentire gli scoppi… poi dobbiamo subito correre alla cascina senza esitare! Il rumore coprirà i nostri passi!”

Conan annuì “Ok”

“Pronto?”

“Pronto!”

Satoshi accese la miccia e lanciò i petardi il più lontano possibile, vicino all’acqua.. Poi cominciarono a camminare lentamente verso il laboratorio abbandonato, facendosi largo tra i cespugli. Si sentivano risuonare gli scricchiolii dei rami, ma non dovevano farci caso. Fermarsi voleva dire attirare ancora di più l’attenzione. E dopo quelli che sembravano minuti per via della tensione, finalmente si sentirono scoppiare i petardi. E si, erano davvero fortissimi quegli scoppi.

I poliziotti sobbalzarono dallo spavento, non aspettandosi certamente nulla del genere. Non potevano sapere se erano spari o semplici botti, fuochi d’artificio o petardi. Corsero in direzione dei rumore, lasciandosi alle spalle tutto ciò che poteva accadere, uscendo da quella zona che emanava un’aura tetra.

I due ragazzini, come pianificato, arrivarono in fretta alla cascina. Conan tirò fuori dei guanti di plastica, dei fazzoletti di stoffa e delle buste di plastica. Si infilarono i guanti e piano, piano, aprirono la porta. Lo scricchiolio che provocava era davvero assordante, motivo in più per muoversi. Perché portare i guanti? Per non lasciare impronte digitali! I due chiusero dietro di loro la porta e si guardarono attorno. Era davvero spaventoso.. c’erano armi ovunque.. pistole, coltelli, funi e quant’altro. Tutto il necessario per uccidere molte persone. C’erano anche dei bersagli, dei silenziatori, dei proiettili e delle scatole di munizioni. C’erano fogli e carte ovunque, anche dei computer.

“Mamma mia, è proprio la base di un vero serial killer!” Satoshi fece qualche passo, passando tra i cavi dei computer, ascoltando i bip degli aggeggi elettronici intorno a lui.

Conan, con una lente d’ingrandimento, cominciò ad ispezionare “Sembriamo più dei criminali che detective! Sbrighiamoci prima di finire nei guai!”

“Hai trovato qualcosa?” il bimbo di Osaka aprì diversi armadietti, cercando qualcosa di interessante.

“Ho trovato qualche capello, lo prenderò, anche se non credo potremo esaminarlo…"

“Conan! Guarda qui! Ho trovato degli appunti! Sembrano un diario!!!!” Satoshi, che era in piedi su una sedia, mostrò dei fogli a Conan.

Il ragazzino corse verso l’amico, che prese i fogli e li cominciò a leggere.

“Allora? Cosa dice?” Chiese Satoshi.

Conan cominciò a leggere ad alta voce..



“Lunedì, 16 Luglio
Sono passati ormai circa due mesi, dalla mia fuga di prigione. Ho deciso di annotare su questi fogli quello che mi succede.

Lo so, è un gesto davvero sciocco, da stupidi, considerando che queste possono diventare prove per i poliziotti. Però non riesco a farne a meno, non riuscirei mai..

Se Gin trovasse questi fogli mi ucciderebbe all’istante. Allora perché lo faccio?

Perché io so che non sarei dovuto evadere dal carcere, come so che non avrei dovuto uccidere nessuno e come so che non dovrei pianificare tutto ciò contro quel detective.

Purtroppo dentro a me c’è ancora quel lato malvagio, crudele, che mai andrà via. Sono nato corvo e sempre rimarrò corvo. Non sono come Sherry, che è riuscita a perdere le nere piume, come la pece. Io sarò sempre un membro dell’organizzazione. Ormai dentro al mio cuore, c’è il buio e il male e io non posso fare a meno di goderne ogni singola caratteristica.

Ma allo stesso tempo, devo anche trovare una scappatoia, qualche valvola di sfogo, che anche se stupida, mi da spazio ad un piccolo lato di me.

Si, porterò avanti il progetto. Ucciderò Kudo e lo farò soffrire, come vuole Gin, per vendicare il capo e tutta l’organizzazione, ormai da tempo caduta.

Perché io sono Vodka e sempre sarò fedele gli uomini in nero.

Vodka"



“Vodka non era uno dell’organizzazione?”

“Si… lo era. A quanto pare avevo ragione. Vogliono eliminare mio padre… però ci sono altri resoconti…”

Satoshi ebbe un brutto presentimento “Non abbiamo tempo! Dobbiamo andarcene!”

Conan guardò alla finestra, i poliziotti stavano camminando di nuovo verso la cascina. Avevano poco tempo “Li leggeremo in un altro momento! Li metto in borsa con il capello!!! Tu devi prendere l’arma più usata che trovi!”

"Perché?!"

“Niente domande! Ti spiegherò!”

Satoshi fece per scendere dalla sedia, ma perse l’equilibrio e cadde con essa, provocando un gran rumore. Di certo nulla di buono, chiunque l’avrebbe sentito.

Conan si girò verso l’amico, con uno sguardo truce “Ma sei scemo!? Vuoi farci scoprire!? Fai attenzione!” Conan gli urlò contro, dimenticandosi di fare il meno rumore possibile.

“… chi è?!...” una voce arrivò da fuori alla cascina.

“Forza!” sussurrò Conan, chiudendo lo zainetto e dirigendosi verso una delle finestre aperte, ma sbarrate con delle travi di legno.

“Presa la pistola?”

“Si!”

“Bene!” Conan sgusciò fuori dalla finestra, passando tra gli spazi aperti, lasciati dalle travi. Un adulto non ci sarebbe mai passato, ma un bambino si.

Poi anche Satoshi lo seguì e correndo, se ne andarono, mentre i poliziotti, entrarono nella struttura.

“E per fortuna siamo bambini! L’abbiamo scampata!”

“Eh si! Sai che ore sono?”

Conan tirò fuori il telefono “Sono le 4.30 del mattino! È tardissimo! Dobbiamo essere a casa il prima possibile! Anche se Locke è un cucciolo, ha lo stomaco più grande di un elefante! Non ci avrà messo molto a finire l’osso! E se mio padre o mia madre, arriveranno in camera e Locke ha finito di mangiare, siamo fregati! Dobbiamo correre!”

…..

Un bel po’ di minuti di corsa dopo, i due arrivarono a casa di Conan. Le luci erano spente, quindi sembrava tutto a posto. I due ragazzini si arrampicarono sull’albero e saltarono nella stanza, attraverso la finestra.

“Locke, sei qui?” Conan alzò le lenzuola, vedendo il cucciolo che dormiva, con il pancione pieno. Il figlio del detective, sospirò sollevato. Si cambiarono in fretta e si misero il pigiama. Poi nascosero gli zaini dietro all’armadio e poi si sdraiarono nei rispettivi posti a dormire.

Satoshi sbadigliò “Dovremo lavorare così ogni notte??”

Conan infilò le mani dietro alla testa “Si, di sicuro! Domani ti spiegherò tutto! Abbiamo un giorno intero, per leggere il diario di Vodka, per analizzare gli indizi e organizzare la prossima tappa!”

“Awwwww* ora però dormiamo. Se non dormo almeno un paio di ore, rischio di crollare!”

“Tranqui..*Awwwwwww*…. llo… è estate, i miei ci lasceranno dormire! Notte!”

“Notte!”

Come i due chiusero gli occhi, caddero tra le braccia di Morfeo e si addormentarono. I cuscini morbidi, il buio, il venticello sui loro capelli.. sembrava che la tensione che li aveva perseguitati, fino a soli pochi minuti prima, li avesse abbandonati. Le foglie dell’albero si lasciavano trasportare dalla brezza notturna.

Qualche minuto dopo… la porta della loro camera si aprì. Conan aprì gli occhi, ma era voltato di spalle, quindi non poteva vedere se era suo padre o sua madre. Invece erano entrambi. Ran e Shinichi avanzarono con le loro teste.

“Mi sono preoccupata per nulla, dormono come angioletti!”

Conan stava per scoppiare a ridere “Seeeeee…..” Pensò lui, trattenendosi. Fece dei lunghi respiri, per non farsi trasportare.

“Si, devo dire che mi aspettavo di peggio da quei due! Pensavo avrebbero combinato dei guai già il primo giorno! Invece è andato tutto bene!” Sussurrò Shinichi, cercando di non svegliare i bambini, sebbene uno fosse già sveglio.

Ran prese per mano il marito e lo guidò verso l’uscita della stanza “Andiamo! Non svegliamoli per nulla!”

“Hai ragione! Torniamo a letto!”

I due lasciarono la stanza, dando un grande sollievo al piccolo detective, che poté tornare a pensare al suo adorato cuscino. Voleva solo dormire e non dare corda a nient’altro! Locke dormiva, Satoshi pure, i suoi genitori stavano per addormentarsi, quindi mancava lui.

Chiuse gli occhi e in pochissimo tempo, cadde nel sonno più profondo.

…….

Il giorno seguente procedette nella norma, o almeno così pareva agli occhi di Shinichi e Ran, che non sembravano molto impegnati. In effetti, per la prima volta, Conan sperava che suo padre andasse a lavorare per molte ore. Non voleva averlo intorno, non durante le indagini. Doveva aspettare il via libera, per tirare fuori i fogli che avevano trovato quella notte.

Nella biblioteca di Shinichi, il detective era impegnato a cercare una scatola, dove aveva altri vecchi ricordi delle sue avventure come Conan Edogawa. Non era di certo molto d’aiuto, lo squillare del telefono. Il ragazzo si avvicinò all’apparecchio e alzò la cornetta.

“Casa Kudo!”

“Shinichi! Sono io, l’ispettore Megure!”

“Salve ispettore! Tutto a posto?”

“Beh, di norma sai che se ti chiamo è per qualche omicidio o cose simili, ma questa volta è differente. Siamo andati in riva al fiume come ci ha detto tuo figlio”

“Per caso avete notato nulla di strano?” Shinichi chiese con preoccupazione, forse Conan aveva davvero mentito?

Si, era ancora certo che Conan non era stato del tutto sincero, ma non poteva nemmeno fare delle accuse contro suo figlio. Se l’era già presa abbastanza qualche giorno prima ed era già sufficiente quello che era successo. Per fortuna ora sembrava tutto a posto… Sembrava… Già, chi lo diceva che Conan non era ancora arrabbiato? Dopotutto si era ammalato come mai prima d’ora, per colpa sempre del padre. Shinichi non aveva insistito a riportarlo a casa e l’aveva lasciato sotto la pioggia. Si, per lasciarlo riflettere, visto che non l’avrebbe mai ascoltato e forse nemmeno perdonato. Però era comunque colpa sua. Non capiva cosa fosse meglio per suo figlio, cosa fosse necessario a tenerlo al sicuro. Gli voleva un bene dell’anima, dopotutto era il suo unico figlio. Una delle cose più belle che la vita potesse offrirgli, a lui e Ran. Se gli fosse successo qualcosa, non avrebbe mai saputo cosa fare. Sarebbe stato il panico più totale, anzi, peggio.

“Shinichi? Sei ancora in linea?” L’ispettore lo chiamò.

“Oh si, eccomi, vada avanti!”

“Uhm, stavo dicendo, che non c’era qualcosa di troppo strano, a parte il cranio, i proiettili e tutto il resto. Ciò che mi sorprende è che è successa una cosa bizzarra. Ieri sono andato con la scientifica fino al luogo in questione. Al nostro arrivo, i poliziotti erano abbastanza scossi e confusi. Erano convinti di aver sentito degli spari in riva al fiume, ma quando sono arrivati, non c’erano proiettili, polvere da sparo, persone o altri indizi relativi. Non se lo possono essere immaginato!”

“Questo è certo, ma se non erano pistole cosa erano?”

“È uno degli interrogativi che ci tormenta. Oltre al fatto che la cascina di cui ci ha parlato Conan, non era esattamente in regola”

“Che intende?”

“Vedi….. quando siamo arrivati, abbiamo dato una veloce occhiata e poi abbiamo chiuso l’area, fino all’arrivo della scientifica. Quando siamo tornati invece, abbiamo notato che c’era una sedia, in mezzo alla stanza, con le gambe rivolte verso l’alto, come se fosse stata usata. Come se qualcuno l’avesse usata e poi spostata per non farci capire lo scopo. E poi.. i poliziotti sono sicuri di aver sentito qualcuno all’interno.. ma non c’era nessuno! Assolutamente!”

“Capisco, è un bel problema…” Shinichi portò la mano sotto il mento.

Megure annuì “Ci daresti una mano? Perché abbiamo anche altre informazioni e indizi da analizzare, che ti sarebbero davvero utili!”

“Ok, arrivo subito allora!” Shinichi stava per mettere giù, quando invece fu la voce dell’Ispettore a fermarlo.

“Un’ultima cosa….. che credo tu debba sapere….” Megure cambiò totalmente il tono di voce.

Ran, che era dietro a Shinichi, non aveva di certo sentito cosa diceva l’ispettore, ma fu una sorpresa il volto del marito, alquanto frustrato. Sapeva che Shinichi non era il tipo da lasciarsi troppo stupire, quindi di sicuro era qualcosa di serio. Appoggiò dolcemente la mano sulla schiena del detective, che si girò verso di lei. La ragazza aveva uno sguardo un po’ confuso, ma anche teso e preoccupato. Uno sguardo che gli chiedeva se andava tutto bene.. cosa succedeva. Shinichi di certo non voleva farla preoccupare.

“In questo caso parto subito. Arrivo il prima possibile Ispettore” E Shinichi mise via la cornetta del telefono.

Ran allora, per forza di cose, dovette chiederglielo “Tutto bene? È successo qualcosa riguardante il caso?”

Shinichi si rigirò verso di lei e le appoggiò le mani sulle braccia “Nulla di grave, non preoccuparti!”

“Mi preoccupo invece, se ti preoccupi pure tu. Devi andare al lavoro?”

Shinichi le sorrise “Tranquilla, nulla di serio, davvero. Comunque si, devo andare dall’ispettore. È solo che sono accaduti un po’ di fatti strani stanotte al fiume. L’ispettore vuole una mano ad analizzare gli indizi che ha trovato e vorrebbe scoprire cosa è successo!”

“Fatti strani? Tipo?” Chiese lei stranita.

“Tipo?” Shinichi alzò il sopracciglio divertito “Ha detto che si sono sentiti degli scoppi, simili a degli spari in riva al fiume, ma non c’era niente e nessuno. Poi la cascina da analizzare era leggermente diversa, anche se non notavano nulla di particolare. Solo una sedia caduta!”

“A me invece pare inquietante…” Ran non capiva proprio cosa ci trovasse di divertente il marito. Quegli indizi volevano dire che qualcuno si era introdotto nella cascina.. fatto che Shinichi aveva capito benissimo.

“Beh, lo è.. ma è una conferma che quei tipi si aggirano qui intorno e che quindi possiamo ancora arrestarli. Non sono riusciti a sottrarre indizi importanti ed è un bene!”

Ran annuì “Va bene…. Ma fai attenzione..”

Shinichi inarcò le labbra, sorridendole dolcemente per tranquillizzarla. Poi l’avvicinò a sé e le diede un leggero bacio sulla fronte “Certo, andrà tutto bene!”

I due si abbracciarono dolcemente, come loro solo sapevano fare. Poi Shinichi diede di nuovo un bacio a Ran, ma questa volta sulla bocca. Di seguito, il ragazzo prese ed uscì di casa.

……al piano di sopra, però…..

“Te l’avevo detto di fare attenzione! Hanno notato la sedia!” Conan rimproverò Satoshi, chiudendo la porta a chiave. “Persino Shizuka avrebbe fatto più attenzione!”

“Parlate di me…?” Disse una voce, proveniente da dietro alla finestra, sull’albero. “Non so se prenderlo come un complimento o altro….” Aggiunse divertita la ragazzina.

“S-Shizuka? Cosa ci fai lì?” Chiese Conan imbarazzato per quello che aveva detto, mentre si avvicinò per tendere la mano all’amica, per farla entrare.

Shizuka accettò l’aiuto e tese la mano verso Conan “Semplice, pensavo di cambiare un po’ e di entrare dalla finestra per una volta!”

Una volta con i piedi per terra, la bambina notò che dietro a Conan c’era anche l’altro suo amico, Satoshi. Con un sorrisone corse incontro al ragazzo, abbracciandolo “Satoshi! Come sono felice!!! Da quanto è che non ci vediamo!?”

Satoshi arrossì un po’, cercando di darlo a vedere “Parecchio, ma sono felice di vedere che stai bene!”

“Si! Anche io vedo che stai bene! L’unico a non essere in gran forma è proprio Conan!” ridacchiò la ragazzina, indicando l’amico dietro, un po’ seccato.

Conan non sapeva se essere seccato per il commento di Shizuka, o di esserlo del fatto che la sua “cotta” avesse abbracciato il suo migliore amico. Non era la prima volta che accadeva, ma stranamente oggi, lo lasciava con l’amaro in bocca. Decidendo di dare di più la corda al commento, fece un’espressione da ebete “Ehhhh grazie mille! Ti ricordi per caso, come mi sono fatto male?” Chiese sarcasticamente.

“Si lo so, lo so, scusa!” Shizuka si scusò, sempre un po’ divertita. “Hey ora che sei qui la squadra è al completo! E Parlando del braccio di Conan, possiamo firmarlo!?”

“Non servirà a molto, perché lo toglie domani” Disse Satoshi “Ma sarà divertente!”

Conan annuì, prendendo due pennarelli e lanciandoli agli amici “Al volo!”

“A proposito, abbiamo qualche cosetta di cui parlare!” Aggiunse Satoshi, rivolgendosi a Shizuka.

Lei lo guardò con sguardo interrogativo e allora i due maschietti, cominciarono a spiegare gli eventi di quella notte, tirando fuori anche i vari indizi…




Nota d'autrice:
E io inserisco persino un triangolo amoroso XD

 

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Capitolo 9
*** Indagini nelle ventra dei corvi (Parte 2: Il troppo) ***



Spazio d'autrice:
Scusate l'attesa, se devo essere onesta, questo capitolo era già pronto, fin da quando ho postato quello precedente. Anche il successivo lo era, è solo che non ho trovato tempo per postarveli! Oggi però lo farò!! Due capitoli per voi!



Capitolo 9: Indagini nelle ventra dei corvi (Parte 2: Il troppo)


Conan poi lesse il foglio trovato la sera precedente, lasciando di stucco la ragazzina.

“Wow! Cosa c’è scritto negli altri??” Chiese lei, prendendo in mano anche gli altri appunti di Vodka.

“Adesso lo vedremo!” Conan prese i fogli e cominciò a leggere.


“Giovedì 19…

 

Gin è estremamente nervoso, irascibile e comincio seriamente a pensare che abbia perso la ragione. Si comporta come un pazzo serial killer.

Per quanto abbia il sangue da criminale, non capisco il bisogno di far soffrire altra gente oltre a Shinichi Kudo.

Gin dice che dobbiamo trovare il momento giusto per farlo soffrire. Non capisco bene il significato di tutto ciò. Continua a ripetermi che dobbiamo far del male a sua moglie e a suo figlio, perché è il modo più sicuro per fargliela pagare.

Sebbene la cosa sia alquanto crudele, non mi da fastidio. Ho parecchi conti in sospeso con quel tipo e ho bisogno anch’io di fargliela pagare. È colpa sua se sono stato in carcere tanto a lungo. Inoltre il boss è morto per colpa sua e anche Gin stava per fare la stessa fine, sebbene per sua scelta.
Come andrà a finire questa storia?


Vodka”




Shizuka sentì un terribile sentimento dentro a sé. Era spaventata per il suo amico. Quei tizi volevano far male a lui e alla sua famiglia. La ragazzina si avvicinò all’amico e gli prese la mano “Conan?”

Il ragazzino era sorpreso e lievemente arrossito. Si girò verso l’amica, chiedendosi perché gli avesse afferrato la mano, quando in verità, lo sapeva benissimo “Non preoccuparti! Non succederà nulla di male!”
le disse rivolgendogli uno sguardo molto dolce e comprensivo.

Il feeling dei due lasciava parecchio turbato l’amico di Conan. Sapeva che i due erano migliori amici e per chi li osservava dall’esterno, poteva dire che tra due bambini molto legati era una cosa normale. Ma a lui non la davano di certo a bere. Aveva notato che Conan aveva una piccola cotta per Shizuka.. (piccola?) e a volte lo prendeva anche in giro su questo. Gli faceva piacere, ma anche un po’ lo disturbava, visto che sentiva di provare qualcosa per la ragazzina.

“Andiamo avanti ragazzi? Le smancerie le teniamo a più tardi?” Disse lui prendendoli in giro.

I due ragazzini arrossirono e si staccarono subito. Conan prese un altro foglio e cominciò a leggere


“Venerdì 20..

Gin non c’è, è andato ad occuparsi di alcune pratiche. Forse sta spiando i Kudo, come ritengo probabile, però non mi vuole attorno.

Mi chiedo di continuo cosa succederà dopo… con dopo, intendo cosa ne sarà di me e Gin? Una volta fatta pagare a Kudo, continueremo le nostre malefatte? Porteremo avanti il nome dell’organizzazione? Cercheremo di far evadere anche gli altri membri? Ne troveremo di nuovi?

Arrendersi alla polizia non è di certo nel vocabolario di Gin e la cosa ovviamente darebbe di sicuro molto fastidio anche a me. Non ci voglio tornare in carcere. Anche perché ho scampato la pena di morte per un soffio, figuriamoci se mi arrestassero di nuovo. Non voglio né finire dietro le sbarre, né morire. Ma non voglio nemmeno scappare in altri paesi, per poi andare in “pensione” tra virgolette.

Il mio passato da criminale riemerge sempre più e mi sta facendo pensare seriamente di riprende a pieno titolo i miei ruoli che coprivo nell’organizzazione, come uomo in nero. I crimini sono il mio pane, il sangue delle vittime che nuociamo io e Gin, è il mio nettare.

Si, sto riprendendo pian piano, ogni mia certezza. È un bene o un male?


Vodka”




Conan, che sudava per tensione, prese il foglio sottostante e lesse pure quello.
 
“Sabato 28…

Passa il tempo e io ne trovo sempre di meno per scrivere. Io e Gin abbiamo in mente qualcosa di grosso.
Talmente grosso, per Kudo, che sarebbe troppo da scrivere. Posso solo riassumerlo in poche parole:

Rapimento

Obbligo

Inganno

Famiglia

Omicidi

Sofferenza

Tortura

Morte

Non ha esattamente un significato tutto ciò. O almeno per chi potrebbe mai leggere questi appunti. Sento sempre di più la voglia di agire. Ormai sono tornato Vodka. Nessuno potrà fermarci.


Vodka”



Satoshi deglutì con esitazione.

 
“Mercoledì 1 Agosto

Non scriverò per un bel po’. Gin mi trova sospetto e come se non bastasse..

dobbiamo continuare il progetto che abbiamo in mente. Rischieremo il tutto per tutto.

Vodka”




Fu ora il turno di Conan, di sospirare. Era un bello shock, leggere tali cose. La paura entrava nelle vene, solo leggendo lettera per lettera.


“30 Giugno

 

È passato tantissimo tempo dall’ultima volta che ho scritto. Sono stato impegnato con i preparativi. Abbiamo trovato ogni informazione su Shinichi Kudo e la sua famiglia.. abbiamo recuperato un sacco di armi, munizioni e utensili utili. Siamo riusciti a far evadere gli ex membri dell’organizzazione e ne abbiamo trovati di nuovi.

Stiamo tornando e siamo più cattivi di prima. Gin ha preso le redini come nuovo Boss. Anche se Shinichi Kudo si accorgesse che siamo in libertà, non potrebbero di certo immaginare quanto la situazione sia diventata pericolosa per lui e la sua famiglia.

Non può nemmeno sapere che siamo tornati e più armati di prima. Abbiamo una nuova base e nessuno la può trovare. Nessuno ci fermerà! Non questa volta!

E chiunque ci proverà, verrà spazzato via dalla nostra forza!

Vodka”




Conan sbarrò gli occhi. Quella lettera era recente. Il 30 Giugno era il giorno del suo compleanno.. ancora più ora poteva rabbrividire. Non immaginava che quei corvi fossero tornati così potenti. Lui credeva che ci fossero solo Gin e Vodka, invece la situazione era ben più seria. Prese infine l’ultimo foglio, non sapendo più cosa aspettarsi, visto che ogni lettera era peggiore dell’altra.


“9 Luglio..

 

Non ho tempo di scrivere molto. Abbiamo scoperto che qualcuno ci spiava ed era niente meno che il figlio di Kudo. Un mocciosetto come il padre, irritante e curioso.

Il piano è cambiato, siamo tornati alla cascina a prendere armi e altra roba utile ai nostri scopi. Il piano ha inizio e l’operazione è attiva. Dobbiamo sbrigarci, perché i poliziotti sono alle nostre calcagna…

Ma noi ce la faremo.. Shinichi Kudo e la sua famiglia, verranno annientati, in un modo o nell’altro.

Lascerò i miei fogli qui, nessuno li troverà.. nessuno può farlo.

Lunga vita all’organizzazione, al boss e al male”

 


Conan piegò i fogli e li rimise nello zaino, senza il coraggio di parlare. I suoi occhi erano fissi e il suo sguardo pietrificato. Ma che diavolo aveva fatto? Se avesse scoperto tutto questo prima, lo avrebbe di certo detto a suo padre, cosa poteva fare ora?

“C-Conan… che f-facciamo?” Chiese Shizuka con voce tremante.

Satoshi incrociò le braccia, anche lui incerto sul da farsi. Era anche un po’ in pena per l’amico.. era in un brutto guaio. “Dovremmo dirlo a tuo padre?”

“No…” Mormorò Conan “Non possiamo. È tardi per farlo, non possiamo dirglielo, potrebbe cadere in una trappola. Non ci resta che indagare per conto nostro. Loro non possono sapere che dei bambini stanno agendo.. Non avranno tempo di pensare a come fermarci, agire sul fattore a sorpresa!”

Shizuka strinse le mani sul tessuto dei suoi vestiti “Ma… Conan e se invece succedesse qualcosa a te? Insomma, vogliono fare del male a te e alla tua famiglia.. non si scherza con queste cose. Non è un gioco…”

“Credi che non lo sappia???!!!! Cosa pensi che provo?! Ho paura anche io per la mia famiglia!!” Alzò la voce lui, senza accorgersi di aver esagerato..

Satoshi sentì il bisogno di intervenire “Hey calmati! So che sei nervoso, ma urlarle non risolve le cose! Shizuka vuole solo aiutarti ed è in pena per te. Cerca di non esagerare!”

Conan rimase sorpreso.. girò la testa versa Shizuka, che aveva le lacrime agli occhi.. “…Scusami…”

La ragazzina si asciugò le lacrime “Fa nulla…”

“Dobbiamo affrettarci.. stasera dobbiamo usare altre tattiche per i nostri piani…”

“Esatto. Shizuka, ci puoi aiutare?” Chiese Conan.

Shizuka non sapeva come poteva essere utile, volevano portarla con loro quella notte?

“Ascolta, stanotte avevamo usato Locke.. ma non credo che funzionerà di nuovo. Mio padre è più sospettoso e se non vede una persona reale sotto le coperte, siamo fritti! Inoltre Locke ci servirà per fiutare le tracce di quei criminali!”

Satoshi si avvicinò all’orecchio dell’amico “Ma quante cose hai insegnato a Locke?”

“Più di quanto tu creda! Cosa credi che faccia bloccato qui in casa?” Conan rispose cono tono ovvio e scontato. “Comunque, continuando… Shizuka potresti chiedere ad Aoi di darci una mano?”

“Beh si, ma le dovrò spiegare tutto?” Chiese Shizuka.

“No, inventati una scusa! Sai che Aoi spesso si lascia scappare qualcosa!”

Si, Aoi è l’ultimogenita della famiglia Suzuki. Era molto amica di Shizuka, ma non era membro dei Detective Boys. Aveva un fratello, Tsubasa e una sorella, Sanae. Entrambi, più grandi di lei, Tsubasa di due anni e Sanae di tre. Beh, Sonoko si era data da fare…

“Cosa farò, allora?”

“Dille solo che vuoi fare uno scherzo ai miei genitori, un test! Tu e Aoi vi metterete dei pigiami con il cappuccio e prenderete il nostro posto stanotte. Potete dire ai vostri genitori che andate in campeggio con il dottor Agasa! Non lo chiameranno di certo! Ormai sanno che a volte lo facciamo!”

“Uhm… posso provarci…”

“Bene! Spero solo che vada tutto per il meglio. Mio padre tornerà e probabilmente sarà molto diffidente. La situazione è sempre più seria e pericolosa. Confido in voi!”

I tre ragazzini tesero le mani in avanti e le unirono “Detective Boys, in azione!”

…………….

Quella notte, le due amiche, fecero come previsto. Si misero un pigiama con il cappuccio, per coprire i capelli e poi filarono nei posti letto, prendendo il posto dei maschi, che ora si trovavano in centro città.

Entrambi avevano dei berretti, per tenere nascosti un po’ di più i loro volti. Guai se qualcuno li avesse riconosciuti. Conan posò Locke a terra e poi tirò fuori dallo zaino, con un fazzoletto, la pistola presa la notte precedente.

“Annusa Locke!” Conan la avvicinò al cucciolo, che cominciò ad annusare bene l’arma.

“Ruf!” Abbaiò il meticcio scodinzolando.

Conan sorrise, capendo che era il momento “Trova una pista! Annusa in giro!”

Il cucciolo cominciò a correre, sniffando in giro. C’era sempre un po’ di gente di notte, soprattutto a Tokyo, in centro città. Essendo una città grande, era molto più attiva di altre, anche di notte.

Girarono per parecchie ore, cominciando a dubitare se davvero Locke stava seguendo la pista giusta e chiedendosi se mai avrebbero concluso qualcosa quella notte.

“Hey Conan, mentre seguiamo Locke, perché non chiacchieriamo un po’?”

“E di cosa?”

“Cosa ne pensi al momento, del tuo rapporto con tuo padre?”

“Mio padre?” Chiese Conan. Girò lo sguardo verso la strada, con assenza “Non lo so… Vedi, prima di ammalarmi sembrava che lo odiassi. Gli avevo detto cosa provavo e poi l’ho ignorato per un po’. Poi quando stavo male, lui era lì con me e si è preso cura di tutto. Ora a volte gli rivolgo la parola, ma non so se davvero l’ho perdonato..”

“Almeno ora va meglio no?”

“No, io credo vada tutto peggio… Se mio padre scopre che gli ho mentito, anche se penso abbia dei sospetti da tempo, il nostro rapporto andrà peggio. Se scopre cosa sto facendo, di sicuro provvederà e non potrò indagare più. Rischio anche di perderlo per sempre. Quei tizi potrebbero ucciderlo! Lui sconfisse l’organizzazione come bambino, all’oscuro di tutti e con l’aiuto dell’FBI, della CIA e la polizia segreta giapponese! Anche con l’aiuto di Ai, Agasa e altre persone! Ora non ha tutte queste risorse! Loro conoscono la sua identità e i suoi mezzi. L’unica chance che abbiamo è lasciare che sia io ad indagare.”

Satoshi rimase in silenzio per qualche secondo, lasciando come rumore di sottofondo, solo le auto che passavano velocemente di fianco a lui e Conan. Stanco però del silenzio, decise di parlare “Ma almeno sai quello che fai?”

Conan pure aspettò prima di rispondere “Vuoi una risposta sincera, o una confortante?” rispose seriamente

Satoshi si infilò le mani in tasca “Mi piacerebbe che la verità fosse confortante… ma non credo sarà così, vero?”

Conan sospirò, senza fiatare.

“Sai quello che fai?” Richiese il ragazzino di Osaka.

Conan si fermò e girò la testa “…Forse no..”

Locke improvvisamente abbaiò e corse dentro ad un vicolo, zampettando allegro. Solo quando si fermò di fronte ad una porta, cominciò a mugolare, con la coda tra le zampine e le orecchie abbassate.

“Cosa gli prende?” il piccolo bimbo leggermente abbronzato chiese.

Conan si abbassò e lo prese in bracciò “Ha capito che non è un bel luogo! Forza, entriamo!”

“Ho un brutto presentimento…”

“Anche io, ma qualcosa di normale… sai, tipo quando io e mio padre scoprivamo i cadaveri… non so se mi spiego. Quando senti quella puzza da detective! Mio padre mi ha detto una volta, che i detective sono come gli squali!”

Satoshi stava per ridacchiare, ma si trattenne, sapendo che non era né il momento, né il luogo“Squali? Tuo padre a volte è strano!”

“Nah, per me invece la similitudine era azzeccata!”

Conan si guardò in giro.. era un edificio di quelli in cui affittano gli appartamenti per breve tempo. Tipo “Bed and Breakfast”. Anche se però era di sicuro uno di quelli squallidi, era tutto pieno di polvere, ragnatele ed era poco curato. Tutto ciò si addiceva a dei criminali che volevano passare il tempo in posti in cui non davano troppo nell’occhio. Dopotutto chi dei proprietari si sarebbe stupito, nell’accogliere degli uomini vestiti tutti di nero e misteriosi, se gestivano così un luogo?

Improvvisamente Conan inciampò in qualcosa. Seccato alzò lo sguardo, borbottando qualcosa di insensato, però il suo sguardo cambiò quando vide ciò che l’aveva fatto inciampare.

“Conan ma che com…. COSA!?” Satoshi pure era scioccato. Era un cadavere, di un vecchio uomo con i baffi. Un colpa da arma da fuoco in testa… l’avevano eliminato. Sembrava ovvio chi fosse stato.

Conan e Satoshi si scambiarono uno sguardo spaventato e così corsero in fretta, per verificare una cosa. Ecco perché c’era così tanto silenzio! Ovunque, in tutte le stanze….

Erano tutti morti. C’erano cadaveri ovunque. Tutti uccisi a colpi di pistola, alle tempie, cuori, colli o comunque zone in cui era veloce la morte. Uno scenario agghiacciante, c’erano almeno 16 morti.

“Conan, non abbiamo nulla su cui indagare, né testimoni.. è finita! Cosa facciamo se arriva la polizia???”

“Prima di tutto calmati!” Conan ispezionò un po’ una delle vittime “Il fatto è avvenuto da un bel po’, almeno un paio di giorni. Se la polizia non c’è è perché quei tipi hanno usati dei silenziatori e quindi nessuno sa di questa strage!”

“Ma allora come facciamo?”

“La chiamiamo noi, ma prima, cerchiamo degli indizi sul luogo in cui sono andati ora, Locke non può girare tutta la città, inoltre le tracce sarebbero troppo vecchie. Dobbiamo trovare qualcosa che sia appartenuto a loro”

Satoshi non riusciva a capire come facesse Conan a trovare sempre una via d’uscita ad ogni problema… o almeno a credere che ce ne fosse una. “Non so se l’hai notato, ma ci sono cadaveri ovunque e quindi nessun testimone. Come credi che riusciremo a…”

“Shhh…”

“Shhh????” Chiese ormai pronto a scoppiare “Shhh a me!? Hey ma si può sapere che ti prende?”

“Vieni qui! Guarda!”

“Uhm?” Satoshi raggiunse l’amico, che si trovava nella cabina dove stava di norma chi assegnava le stanze. Il cadavere era di un uomo di mezza età, con i capelli marroni.
Non era un bello spettacolo, vedere il corpo di quel tipo. Aveva gli occhi e la bocca aperta ed era morto di certo più lentamente degli altri, vista la ferita alla gamba. Era morto dissanguato.. o più scientificamente.. per emorragia esterna.

“Vedi il braccio? Questo tizio ha cercato di darci un indizio. Non conoscendo quelle persone non poteva darci morte informazioni, ma guarda… sotto la mano, ha un foglietto!”

Conan alzò il braccio dell’uomo, sempre con un fazzoletto e gli tolse dalla mano il bigliettino.

Sul pezzetto di carta straccia, c’era il disegnino di un quadrato, sopra a delle linee curve.

“Che vuol dire?”

“Si! Ho capito! Era ovvio!!” Conan disse a gran voce, contendo di aver capito tutto.

Satoshi gli diede uno sguardo alquanto confuso, per il gesto.. e anche per la conclusione “C-Come lo sai?”

“Come lo so? Semplice! Sono un detective!”

“Ehhhhh?? Che razza di risposta è? Anche io lo sono!”

“Un detective di classe inferiore!”

Satoshi voleva saltargli addosso, ma si trattenne “Si…..certo…. ? Sei incomprensibile!”

Conan lo guardò esasperato “Tu sei incomprensibile! Aspetta.. questo non lo disse pure mio padre, ad Hattori, anni fa?.. ah boh…” Pensò lui

“Mi rispondi?” Gli diede un pugno sul braccio fasciato, provocando l’effetto inverso, di ciò che si aspettava.

Conan deglutì “MA SEI IMPAZZITO!!!!????” Urlò toccandosi il braccio. Certo, non gli faceva male più come prima, ma era ancora un po’ indolenzito e non aiuta di certo ricevere un pugno.

“RISPONDIMI! COSA C’ENTRA TUTTO QUESTO!?”

“Non posso dirtelo….”

“Eh?!” Sbarrò gli occhi Satoshi, che gli prendeva? Prima faceva il misterioso e poi non gli diceva nulla? “Ma perché???”

Conan si alzò in piedi e mise il foglietto nello zaino “Perché.. non è il caso di dirlo adesso. Te lo spiegherò domani.. mi sento osservato…..”

“Osservato? Che intendi?” Chiese l’amico.

“Non so” Conan si guardò attorno, un po’ agitato “Ma è come se qualcuno è qui… e ci spia”

Satoshi sbarrò gli occhi e la bocca “Ma è impossibile! Sono tutti morti!”

“Si, comunque è meglio chiamare la polizia… andiamo!”

I due ragazzini presero ed andarono via…

in quel momento qualcuno emerse dal buio, appoggiando la mano al muro.

La figura si guardò in giro, osservando i cadaveri.. si abbassò e poi rialzò, ad ogni vittima, quando finalmente infilò le mani in tasca…


“….No…… perché……?”



Spazio d'autrice:
Ho pensato che le lettere di Vodka fossero una cosa carina da mettere, nell'ultima c'è anche un particolare che sembra banale, ma è importante. e poi..... Chi sarà il tipo misterioso????

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Capitolo 10
*** La tempesta prima dell'uragano ***



Spazio d'autrice:
Preparatevi a forti emozioni per il finale di questo capitolo! 



Capitolo 10: La tempesta che precede l'uragano


…….

Il giorno seguente Conan sembrava del tutto normale… o almeno così era cominciato….Erano più o meno le 14.00 e i due ragazzini erano in cucina, con Ran.

Conan e Satoshi erano tornati verso le 6.00 del mattino, quindi le due bambine erano riuscite ad andarsene giusto poco prima che Ran si accorgesse di tutto. Inoltre come orario non era poi troppo presto, quindi erano tornate a casa senza destare sospetti.
O almeno così credevano tutti..

“Conan? Pronto ad andare dal dottor Araide? Dobbiamo togliere la fasciatura!” gli chiese la madre sorridendo al figlio, felice anche lui di poter di nuovo usare il braccio.

“Si! Andiamo! Satoshi, tu stai qui?” Chiese all’amico.

Satoshi scosse la testa “Vado da Shizuka un po’ a giocare, quando torni, potremmo stare tutti assieme no? Tanto fino a….” Venne interrotto da uno sguardo omicida, lanciato da Conan.

“Tanto fino a.. cosa?” Chiese curiosa Ran.

Conan intervenne, per salvare la situazione “Tanto fino all’ora di andare a dormire, abbiamo tutto il tempo per giocare! Quindi va bene! Giochiamo assieme più tardi!” Poi cominciò a spingere Satoshi verso la porta
“Oh si, lo so, devi andare! Non hai più tempo! Certo, a dopo!” Continuò così, fino ad averlo mandato fuori.

Ran rimase in silenzio, abbastanza scossa.

Conan allora sorrise nervoso “Andiamo?”

“C-Certo…” rispose la ragazza sempre un po’ con esitazione. “Sai, sei strano a volte!” ridacchiò.

“Ah si?” Chiese smascherando un falso sorriso il bambino.

Ran annuì “Però è strano.. Shinichi non è casa. Forse è andato via questo mattino presto!”

“Già, forse è così… ora però andiamo! Voglio proprio togliere di mezzo questo coso!” Disse indicando la fasciatura.

“Si, hai ragione.. andiamo!”

E i due uscirono di casa… ed andarono dal dottor Araide.


Intanto… al commissariato….

“Allora Shinichi… che si fa?”

“Non ci resta altra scelta, Ispettore.. lo sa…”

“Si, lo so… lo so… però non capisco il motivo di tutto ciò… perché dovrebbero farlo?”

“Non lo so, ma lo scoprirò… proteggerò la mia famiglia ad ogni costo!”


……… La visita durò più del previsto.. non tanto quella in sé. Ciò che durò tanto fu l’attesa. Ran e Conan persero l’appuntamento dal medico, per via del traffico che li trattenne per almeno 2 due. Poi altre ore per attendere che il dottore fosse libero. Infine altro traffico al ritorno. Furono a casa almeno alle 20.00 …

“Mamma, io vado a chiamare Satoshi!” Conan disse, alzando per la prima volta il braccio che si era ferito, salutando la madre.

“Ok! Fa in fretta!” rispose lei, aprendo la porta di casa. “Sono a casa!” Disse Ran, chiudendo poi la porta dietro di sé.

“Ciao amore” La salutò Shinichi, non molto entusiasta.. e di questo Ran se ne era accorta. Non era per lei, ovviamente era contendo di rivederla… il motivo era un altro.

“Oh, Buongiorno Ran!” Disse l’ispettore Megure “ È da un po’ che non ci si vede! Ti vedo in gran forma come sempre!”

Ran si stupì della presenza dell’ispettore “Buongiorno Ispettore Megure! Vedo che lei non è da meno! Sempre al lavoro!” Cercò di sorridere, ma dentro a sé sentiva che se lì c’era l’ispettore, qualcosa di brutto era accaduto.

“Ahahah, si, non sono ancora abbastanza vecchio per la pensione! Anche se il procuratore sostiene il contrario!” rise divertito.

Ran ridacchiò come risposta e andò a preparare un caffè. Poi tutti e tre andarono in salotto e si sedettero.

“Grazie mille Ran!” Disse appoggiando le labbra alla tazzina e sorseggiando il caffè.

Ran, sentì il bisogno di parlare. Il suo istinto le diceva che non andava qualcosa “Ispettore? Shinichi? È successo qualcosa non è vero?”

I due sospirarono, ma fu Shinichi a parlare “Ran, a dire il vero…..”


…….

Qualche minuto dopo, Conan tornò a casa, con Satoshi e Shizuka dietro di lui. Entrarono in casa, ma non trovarono nessuno all’ingresso. Incuriositi, andarono in salotto, dove trovarono Shinichi, Ran e l’Ispettore Megure. Shinichi aveva la stessa espressione del poliziotto, ovvero abbastanza delusa e anche un po’ tesa. Ran invece sembrava scioccata, un po’ traumatizzata e anche un po’ spaventata.

“Buongiorno Ispettore… mamma… papà?”
Conan li guardò confuso. Perché si comportavano così?

“Ciao tesoro” Disse Ran un po’ assente e fredda. La ragazza si alzò “Shizuka, Satoshi, volete venire in cucina un attimo? Mi date una mano in cucina?”

“Si certo!” Shizuka rispose entusiasta.

Un po’ meno lo era Satoshi. Non era molto bravo in cucina… era una cosa che riteneva più… femminile.. perché Ran lo chiedeva a lui? “V-Va bene…”

Conan, con aria interrogativa, alzò il sopracciglio “Perché a me non l’ha chiesto?” Si domandò.

“Conan, dovremmo parlare” disse l’Ispettore, dissolvendo così ogni dubbio, che fino a pochi secondi prima, Conan aveva avuto.

E fu lì che lo shock travolse Satoshi e Shizuka, che come l’amico, sapevano cosa voleva dire… “no…” Mormorò Shizuka, mentre Ran le posò la mano sulla spalla, chiedendole di seguirla assieme all’amico.

Conan abbassò la tanta e annuì, chiudendo gli occhi. Sapeva che qualcosa era andato storto, non poteva andare bene per forza tutto il piano. Ma lui, dentro e fuori, era freddo.. serio e distaccato. Non avrebbe mollato la presa.

Gli amici erano più in pena di lui stesso, consapevoli che se c’era l’ispettore era per qualche guaio. Li avevano scoperti?
Dovevano interrogare ancora Conan? Beh, erano tutti e due spaventati. Ran, invece, con sguardo addolorato e assente, cominciò a farsi seguire dai ragazzini, che videro scomparire Conan e i due adulti, allarmati e in preda al panico.

Conan si sedette, osservato dal detective e il poliziotto, che non sapevano da dove iniziare… più o meno

“Allora, non ti spiace se ti interrogo di nuovo, vero Conan?”

Conan non rispose. Tanto che scelta aveva? Lo avrebbe interrogato comunque, non poteva mica andarsene! Era inutile sprecare fiato, per una domanda che non aveva senso..

L’ispettore era un po’ basito dalla risposta, o almeno proprio per il fatto che non era arrivato una risposta. Ciò però non lo fermò ovviamente “Conan, i tipi che hai visto quella sera nel bosco, non erano semplici assassini, vero?”

“….” Conan non rispose.

“Uhmm… Quei tipi, erano vestiti di nero, vero?” Provò l’ispettore cambiando domanda.

“Le ho già dato la risposta a questa domanda…” Rispose Conan, il più educatamente possibile.

L’ispettore rivolse uno sguardo a Shinichi, che stringeva i pugni, poi tornò al ragazzino

“Vedo che con le domande semplici non raggiungiamo il punto… quindi procederò con delle domande più pesanti…”

Conan non rispose di nuovo, si limitò ad aspettare che facesse le fatidiche domande. Una goccia di sudore scese dal suo capo, ma non ci badò.

“Stanotte e la notte precedente, hai indagato per conto tuo?”

E Conan, nonostante sapeva che la domanda era quella, non poté che rabbrividire, o per lo meno, sentire dentro a sé come una bomba esplodere, la tanto attesa bomba. Ma se mostrava debolezza, sarebbe stato il peggio “No, non l’ho fatto”

Shinichi sentì l’impulso di agire, ma non poteva, doveva lasciar fare all’ispettore, il suo lavoro.

“Conan…” L’ispettore cercò di dissuaderlo “Ascolta, la cascina era in posizioni diverse quando siamo tornati là. Inoltre, la sera dopo, siamo stati chiamata su una scena del delitto e un nostro collega ha detto che la soffiata era stata fatta da un bambino, che aveva cercato di camuffare la propria voce!”

E così, Conan capì che non c’erano parole per rispondere, l’unica cosa da fare era fare scena muta. Voleva difendersi, ma avrebbe peggiorato solo le cose. Era in un bel guaio e non sapeva se ne sarebbe uscito.

“Ascoltami, è una situazione molto grave. Abbiamo parecchi indizi, per affermare quello che diciamo! Inoltre abbiamo un testimone a confermare la tua presenza e quella di Satoshi, sulla scena del crimine di stanotte. Capisci che è una cosa molto pericolosa? Siete andati su luoghi vietati al pubblico, avete interferito sulle prove e avete cercato di catturare dei criminali… avete corso un gran rischio e intralciato le indagini..”

“Mi spiace ispettore, ma non posso confermare una versione non vera…” Conan si ostinò a non cedere.

Shinichi non resistette più… l’ostinazione di suo figlio era andata oltre ad ogni limite. “Ispettore, ci lascia da soli un minuto?”

“S-Si, anche due…” Megure non aveva di certo voglia di assistere a qualche litigio, quindi si alzò e se ne andò.

Appena uscì dalla stanza, vide Satoshi, Shizuka e Ran, che si tenevano a debita distanza visiva, ma che origliavano tutto.

“Ma che fate?” Disse con un piccolo tono confuso e divertito l’ispettore.

I tre si guardarono un po’ imbarazzati, ma non potevano non ascoltare.

“Si unisce a noi?” Chiese Shizuka, sapendo che anche Megure, in verità avrebbe voluto sapere di cosa parlavano Shinichi e Conan.

Megure sospirò e si scrollò le spalle “Perché no…”

All’interno, nell’aria ora c’era tensione, più che mai. Tra padre e figlio, si stava per spezzare quel filo conduttore, e stava per scoppiare qualcosa… qualcosa di brutto.

Conan rimaneva in silenzio, aspettando la ramazina, ovviamente la più tosta che mai.

“Si può sapere perché menti? Perché ti ostini a non dire la verità?” Disse Shinichi, già perdendo il controllo.

Ciò lasciò un attimo scioccato il figlio, perché mai Shinichi perdeva la pazienza, o almeno raramente, soprattutto nei litigi.

“Non so di cosa parli” Conan rispose, facendo finta di nulla.

Shinichi sentiva la rabbia nelle vene, perché sapeva che non era una persona qualunque a mentirgli, ma suo figlio.. e la cosa lo mandava in bestia, perché non era un caso qualunque. Gliel’avrebbe perdonata se fosse stato un criminale qualsiasi, ma non l’organizzazione. “CONAN!”

Il bambino ebbe un sussulto, che lo portò ad alzare lo sguardo, forse per la prima volta, aveva un po’ di timore verso suo padre.

“Non capisci quanto sia grave quello che hai fatto? Non capisci in che guaio ti sei cacciato? Perché non mi hai detto nulla? Perché mi hai mentito? Perché non ci hai detto tutto?” in preda alla rabbia, urlò a Conan.

Conan lo guardò con rabbia.. “Allora dammi le prove! Come fai a sapere che è vero quello che dici? Chi è questo testimone che ci ha visti? Sulla scena del crimine erano morti tutte e 15 le vitti…” E fu lì, che Conan si era scavato la fossa da solo. Come faceva a sapere quante vittime c’erano e se erano tutte morte, se non era là? Bravo Conan, proprio bravo….

“Ed ecco che la verità viene a galla.. mi sembrava strano che non ti fossi mai tradito! Se vuoi proprio saperlo... il testimone sono io!”

Ciò scioccò Conan, un fulmine lo pervase in tutto il corpo.

“Quando l’ispettore mi ha chiamato per verificare cosa andasse storto nel bosco, ho capito subito che era un trucco semplice quello che avevato usato tu e Satoshi. Dei petardi, che avete usato come diversivo e poi siete entrati nel rifugio degli uomini in nero. Avete preso del materiale e avete indagato. Pensando che solo un bambino, sarebbe scappato dalle fessure della finestra, così ho iniziato a sospettare. Stanotte ho notato che c’era qualcosa di strano, ovvero che Locke mancava. Così sono uscito e vi ho trovati, vi ho seguiti e ho scoperto cosa stavate facendo..”

Il bambino ora non poteva difendersi.

“TI RENDI CONTO DI TUTTI I GUOI CHE POTEVI CREARE? SEI INTERVENUTO SU UNA SCENA DEL CRIMINE E HAI PORTATO VIA DELLE PROVE IMPORTANTI!”

“L’hai fatto pure tu in passato! Quindi non stupirti più di tanto!” Conan rinfacciò infatti eventi del passato.

“IO NON HO MAI PORTATO VIA DELLE PROVE DA UNA SCENA DEL CRIMINE!” Shinichi perse ogni singola calma che aveva dentro di sé. “Non mi da fastidio il fatto che tu abbia indagato e mi abbia mentito, mi da fastidio il fatto che tu l’abbia fatto in queste circostanze! Sai quanto sia pericolosa l’organizzazione! E sai benissimo che sono pronti ad uccidere chiunque! Potevo rischiare di perderti!”

“Hai rischiato di perdermi già una volta e non mi pare tu te la sia presa più di tanto! Né ti sei reso utile! Inoltre tu stesso ti sei messo nei guai anni fa, eppure non hai esitato a continuare ad indagare, rischiare la vita e….”

Shinichi lo interruppe bruscamente “Non cercare di difenderti rinfacciandomi il mio passato! Sono comunque tuo padre! L’ho fatto per un motivo, per proteggere chi amavo! Non per giocare!”

“Io non sto giocando! Io lo faccio per il tuo stesso motivo!”

Shinichi si bloccò un attimo.. sapeva che centrava l’organizzazione, ma non sapeva nulla del fatto che volessero uccidere lui e la sua famiglia, né sapeva delle lettere di Vodka. “Che intendi?”

“Nulla.. ho parlato fin troppo…”

“Conan….”

Il figlio non rispose.

“CONAN! COSA INTENDEVI?!!”

“Non te lo dico! Non posso dirtelo!”

“Conan, non capisci quanto sia rischioso? Potrebbero ucciderti e io non me lo perdonerei mai! Questo è un caso da detective e tu sei ancora un bambino! Forse non hai nemmeno capito cosa voglia dire fare il detective il detective!”

“.. e tu non hai capito cosa voglia dire fare il padre, perché a quanto pare non mi hai mai capito bene e non lo fai tutt’ora”

Quelle parole, ferivano molto e Shinichi lui ne era stato trafitto in pieno. Non riusciva bene ad esprimere quanto sentisse dolorose, provocanti e accusatorie quelle parole… ma ora non poteva dare corda al figlio..

“Questo è abbastanza! Mi hai davvero stufato!”

“Allora neghi? Neghi che tu tieni di più ad un caso, che a me?” Conan sapeva che con il padre non si sarebbe risolto nulla. Sapeva anche cosa avrebbe risposto… perché lui teneva di più alla sua fama di detective, che al figlio.. o almeno così credeva.

Shinichi inizialmente rimase zitto..
ovviamente lui teneva di più al figlio, ma non poteva rispondere a tal maniera “Io… Io lo faccio per proteggerti… perché tengo a te… e quindi devo risolvere questo caso, a qualunque costo..”

Era un sì.

Conan era comunque davvero colpiri da quelle parole, che lo avevano davvero scosso. Cosa poteva sentire di peggio? Era stato come un camion che lo aveva investito.

“Devi dirmi ciò che hai scoperto! O non sarò
in grado di portare avanti le indagini!”

“Io non dirò proprio nulla…” Conan nonostante tutto, nonostante ora si sentisse stravolto, ferito e fuori di sé, doveva tenere duro. Perché in fondo lo faceva per proteggere il suo stesso padre, che il quel momento lo aveva brutalmente respinto e non lo aveva compreso.

Shinichi di nuovo sentì il sangue bollire nelle vene.. Ma da chi aveva preso questa ostinazione? Forse da entrambi Ran e Shinichi, ma non riusciva a spiegarsi come mai lo fosse così tanto. “NON CAPISCI PROPRIO NULLA! NON CAPISCI DI CHI PARLIAMO? PARLIAMO DELL’ORGANIZZAZIONE! QUELLA CHE MI HA RIMPICCIOLITO, CHE PUO’ UCCIDERE UN SACCO DI PERSONE IN UN'UNICA VOLTA! NON POSSO LASCIARE CHE ARRIVINO A TE O A TUA MADRE! STIAMO PARLANDO DI UNA QUESTIONE DAVVERO SERIA! TU HAI VISTO IN FACCIA CHI ERA QUELLA NOTTE, QUANDO TI HANNO SPARATO!”

Ed ero vero, la questione era davvero seria, ma lo sapevano entrambi. Shinichi però non poteva sapere tutto. Non poteva sapere delle lettere terrificanti che aveva scritto Vodka, non poteva sapere il motivo per cui Conan non gli diceva la verità, non poteva sapere cosa volesse dire il fogliettino, visto che non avevaben sentito cosa ci fosse scritto… non sapeva tante cose.. ma la frustrazione era alta. Lui voleva proteggere suo figlio… ora che era padre, sapeva che se l’organizzazione fosse tornata, avrebbe ucciso Ran e Conan. La paura ora era doppia, perché poteva perdere sia la moglie che il figlio. Non si poteva descrivere, quando fosse in preda al panico e alla rabbia.

“….” Conan non rispose, rimase zitto… testardo, ma zitto.

E il silenzio, faceva innervosire sempre di più Shinichi, cosa che spaventava chiunque, persino Ran, che dietro alla soglia della porta, aveva la tentazione di intervenire. Non aveva mai visto Shinichi, così furioso, tranne quando la stava per uccidere il boss dell’organizzazione.

“Allora, non mi resta altra scelta. Satoshi tornerà a casa sua ad Osaka, domani.”

La notizia, travolse sia Conan, che Satoshi stesso.

“Non possiamo rischiare che si faccia male.. e per comprendere quanto sia pericoloso tutto quello che sta accadendo, te ne darò la prova. Tu e la mamma andrete per un po’ a Los Angeles dai nonni…”

“COSA?!” Urlò Conan. Poteva aspettarsi di tutto, ma non quello… lo voleva mandare in America con la madre? E lui? Come avrebbe indagato? Il padre si illudeva di volerlo proteggere, quando era lui stesso a dover avere protezione dal bambino?

“Esattamente! Non posso fare altro. Dovete restare al sicuro per un po’, fino a che non si calmeranno le acque.. e andare dai miei genitori è la soluzione migliore. Non posso lasciare che vi accada qualcosa!”

Conan cercò di ribellarsi, non poteva andare in America, era troppo estrema come soluzione! Da una punizione poteva anche scappare, ma non dall’America! “IO IN AMERICA NON CI VADO!”

“INVECE LO FARAI! Non hai altra scelta!!!” Shinichi non si era mai arrabbiato tanto con il figlio, verso cui provava una forte delusione che, se avesse saputo le intenzioni di Conan, non avrebbe provato “Tu sei mio figlio! E quindi la situazione è diversa da quello che ho passato io! Ero comunque un diciassettenne! Tu sei solo un bambino! Ma sappi che mi hai davvero deluso…”

Conan si alzò di scatto, con i pugni serrati, ormai privo di autocontrollo o qualunque piccola forza, che gli aveva dato il coraggio di resistere fino a quel momento. Era lui quello deluso, ferito, frustrato… e ora la soglia di sopportazione era andata ben oltre il limite consentito dal suo corpo, cervello e cuore.


“SEI TU IL VERO BAMBINO QUI TRA NOI DUE!!!” Gli urlò con tutti i sentimenti negativi che provava.


E le parole rimbombarono nella stanza, portando poi il silenzio totale. Ma la durezza di quelle parole, aveva travolto tutti nella stanza.. Ran, Shizuka, Satoshi, Megure… e soprattutto Shinichi, che voleva rispondere..
Era un insulto molto forte e anche molto penetrante. Aveva raggiunto il suo cuore, trasportando con sé ogni briciola di negatività.

Non fece a tempo a rispondere, perché il figlio corse via. Ran lo cercò di bloccare, ma il figlio conosceva bene la madre, soprattutto la sua agilità, quindi scivolò tra le gambe della ragazza. Shizuka pure cercò di fermarlo, ma Conan era troppo sconvolto, anche solo per accorgersi che l’aveva spinta via con brutalità, facendola quasi cadere. Per fortuna Satoshi la prese al volo. Satoshi voleva raggiungerlo, sia per prenderlo a schiaffi, sia per consolarlo. Shizuka invece, che avrebbe dovuto essere ferita nell’animo, non lo era per nulla. Era ferita per Conan, perché non aveva mai visto un litigio così forte, soprattutto tra Conan e suo padre. Si erano scambiati accuse e parole molto pesanti.. e se era stato difficile una riappacificazione tra i due, qualche giorno prima, sarebbe stata impossibile e improponibile ora come ora.

Il ragazzino, senza voltarsi mai indietro, corse fino in camera sua, con il cagnolino appresso che lo seguiva. Arrivo nella stanza, si chiuse dentro a chiave, con l’unica compagnia del suo cucciolo.

Si avvicinò al suo letto e si lanciò sul materasso con frustrazione. Come poteva essere successo? Ma era ovvio.. sarebbe accaduto. Nessuno poteva ingannare suo padre.. ma lui aveva ancora qualcosa che il detective non aveva.. i fogli di Vodka, l’indizio trovato nell’edificio… e molto altro.

Prese il cucciolo, che mugolava e lo leccava, per consolarlo e lo abbracciò, affondando la testa nel pelo morbido. Faceva comunque male e non riusciva a trattenere le lacrime, che cadevano incessanti.

“Ma perché non capisce cosa provo? Perché non pensa alle cause del mio comportamento..?” borbottò asciugandosi le lacrime.

Conan staccò il cucciolo dal suo petto, che cominciò e leccargli le lacrime. In un primo momento ridacchiò, poi però il suo sguardo mutò, diventato deciso e ghiacciante.
Appoggiò il cucciolo a terra e poi si alzò.

Andò verso l’armadio e tirò fuori dei vestiti di ricambio e un berretto, che infilò nello stesso zaino, contenenti le lettere e il foglietto, che rimosse, per fare spazio. Non gli servivano più. Sistemò bene ogni cosa, per fare in modo che ci stesse tutto, anche perché doveva ancora inserire qualcosa di utile.. molto utile.

Prese una sedia e si arrampicò fino al tettino dell’armadio, prendendo una scatola. L’appoggiò sul letto e poi aspettò un attimo ad aprirla. Aveva atteso molto tempo, perché erano oggetti da usare con molta precauzione e li aveva tenuti da parte per occasioni speciali o pericolose, di estrema urgenza. Beh, era arrivato il momento. Il dottor Agasa aveva fatto bene a regalargli quegli oggetti…

Aprì la scatola e trovò tutti i gadjets che suo padre aveva usato in passato. Shinichi li aveva restituiti ad Agasa, perché erano ricordi troppo particolari e non voleva tenerlì con sé. Il dottore però aveva pensato di regalarli al piccolo Conan, come regalo di compleanno, “gli spettavano di diritto”.. così aveva detto il vecchio scienziato.

Conan si cambiò, mettendosi anche le bretelle super elastiche. Poi Conan prese il papillon e gli occhiali e li mise in tasca. Poi si mise la cintura spara palloni e infilò ai piedi le scarpe potenzianti. Infine il resto dei gadjets finirono dritti nello zaino, assieme allo skateboard, che sporgeva un po’, cosa di poco conto.

Infilò lo zaino sulle spalle e poi aprì la finestra. Locke cominciò ad abbaiare, così il ragazzino tornò indietro e lo accarezzò sulla testolina “Mi spiace Locke, ma credo che non ci vedremo per un po’.. anzi… spero che ci rivedremo.. devo proteggere la mia famiglia.”

Il cucciolo cominciò a mugolare, sembrava capisse davvero cosa stava accadendo.

Conan continuò ad accarezzarlo, fino a calmarlo “Ricorda, sono il “Detective Conan”… fai il bravo! Ti voglio bene! E prenditi cura di mamma, papà e Shizuka per me.. ok?”

“Ruff!” Locke abbaiò, come segno d’accordo.

Conan sorrise, appoggiò Locke sul letto e poi saltò dalla finestra, atterrando sul ramo sottostante di pochi centrimetri. Si arrampicò giù per il resto dell’albero, quando sentì il suo nome.

“Conan?” Sentì Satoshi chiamarlo. Subito si nascose dietro al cespuglio nel giardino, aspettando che l’amico se ne andasse. Non voleva più coinvolgerlo…

“Conan aprici la porta! Giuro che se non ci apri ti prendo a calci, quando arrivo lassù!” Disse il ragazzino di Osaka, urlando alla finestra. Cominciò ad arrampicarsi, fino a che non arrivò dentro alla stanza, dando il via libera a Conan, per attivare il suo skateboard.


Intanto.. al piano di sopra… Satoshi entrò nella stanza, ma non c’era Conan, solo Locke, che se ne stava sul letto, tutto mugolante. Il bambino corse ad aprire la porta a Shizuka, che per un attimo aveva creduto fosse Conan, però poi delusa.

“Dove è Conan?” Chiese lei.

Satoshi scosse la testa “Non qui, non c’è più”

“COOOSA!?”

Satoshi le coprì la bocca con le mani, non volevo creare altri problemi a Conan.
Shinichi era già abbastanza arrabbiato, figuriamoci se scopriva che il figlio era sparito.

“Conan, sei qui? Non è divertente! Esci fuori!” Shizuka lo chiamò tristemente. Voleva trovarlo, consolarlo, dargli un po’ di supporto. Vederlo in quello stato, le stringeva un nodo nel petto.. nel cuore.

Tirarono a soqquadro la stanza, fino a che Satoshi non notò che lo zaino era sperito.. e così anche i gadjets nella scatola “No…. Non sarà…”

“Cosa?” Shizuka domandò con un tonò spaventato.

Satoshi corse verso la scrivania, e trovò i fogli di Vodka, una folatsa di vento, ne fece volare via uno, l’ultimo che aveva scritto.. I due ragazzini cercarono di prenderlo al volo, prima che potesse essere perduto. Veniva trasportato dal vento, proprio come Conan, era sparito. Silenziosamente.

Finalmente, dopo parecchi salti, i due riuscirono ad afferrarlo contemporaneamente. Però, vennero sconvolti da qualcosa che non avevano notato giorni prima….. qualcosa che invece sarebbe stato importante vedere…

Sul retro del foglio, vi era un pezzetto che non era stato né visto, né letto..


 

“P.S. Sappiamo bene che quel moccioso arriverà a noi. Come il padre finirà per lasciare che sia la sua curiosità a guidarlo… e la voglia di proteggere i suoi cari.

Non sappiamo come, ma ci troverà.. e noi saremo pronti ad aspettarlo. Sarà la sua rovina e la chiave della rovina di tutti gli altri.


Vodka”




In effetti, quando avevano letto per la prima volta il foglio, non avevano visto la firma di Vodka, quindi mancava un pezzo. Era tardi però, Conan stava andando dritto nella loro trappola…

“Dobbiamo fare qualcosa!!!” Gridò Shizuka in preda al panico “Lo prenderanno!”

Improvvisamente si sentì il rombo di un motore, un po’ piccolo… però era comunque particolare. I due ragazzino si affacciarono alla finestra e l’unica cosa che videro, con loro grande sconforto, era Conan sullo skateboard, che partì a gran velocità.. allontanandosi e penetrando nell’oscurità della strada, che gli occhi degli amici, rendevano ancora più tenebrosa.

“NO! È IMPAZZITO! È COMPLETAMENTE RINCRETINITO!!” Gridò Satoshi, con l’impulso di saltare dalla finestra.

Shizuka lo trattenne, con tutte le sue forze “NO! DOBBIAMO ANDARE DAL PADRE DI CONAN E DIRGLIELO! NON POSSIAMO FARE DI CONTO NOSTRO! NON QUESTA VOLTA!”

Satoshi si calmò, facendo dei respiri profondi “Hai ragione.. andiamo presto!!!!”

I due bambini, corsero al piano di sotto, estremamente agitati e frenetici, diretti verso il salotto, dove Ran e Megure, stavano consolando Shinichi.

“Vedrai che tuo figlio capirà, forse questa volta ha esagerato.. ma ci deve essere qualche altra buona ragione, per averlo spinto ad agire in questo modo!” Megure mormorò.

“Si ma… io non credo che…….” Shinichi non fece a tempo a finire.

Una moltitudine di passi pesanti, lo aveva distratto. Improvvisamente, con il fiatone, comparvero Shizuka e Satoshi. Ansimavano profondamente e tremavano, con degli sguardi agghiacciati. Subito gli adulti rivolsero loro lo sguardo.

“S-Signor K-Kudo….. si tratta di.. C-Conan!!!!!” Disse Shizuka, con voce tremante, ma anche con una rapidità impressionante.

E nei cuori di Shinichi e Ran, scoppiò il panico…


….Intanto, Conan, sullo skateboard….

“Devo arrivare il prima possibile. Una volta scovati, li farò arrestare e potrò salvare la mia famig..WOAAAAHHH…..!!!!!!” Cadde a terra. Non era molto bravo con lo
skateboard, non ci era mai andato prima d’ora e quindi doveva fare pratica, anche se era il momento sbagliato…

Risalì sul veicolo e ripartì. “Ok, forse ora ho capito come funziona...!” Sfrecciò a grande velocità verso la periferia.. L’atmosfera non era di quelle buone… e il sole era calato da un pezzo ormai. Era tutto buio intorno a sé e per orientarsi doveva usare l’istinto… non si vedeva quasi nulla.

“Non posso dire di aver fatto la scelta giusto a lasciare casa.. ad andare per conto mio ma…. Quelli là uccideranno mio padre se non faccio qualcosa.. e anche mia madre potrebbe morire. Non lascerò che distruggano la mia famiglia! Mamma e papà hanno avuto abbastanza problemi da giovani, non posso perderli o lasciare che accada loro qualcosa! Se per me sarà una vittoria, allora mi va anche bene che sia la mia ultima indagine…”

Conan sentiva la brezza notturna, sul suo viso. Era tardi per tornare indietro.. sentiva una strana sensazione dentro di sé. Di dolore, rimorso, convinzione, tensione… era una nuova sensazione, o almeno nuova per lui… quella che poteva chiamare “Fuga”.

E dopo quelle che sembravano ore, Conan arrivò a destinazione. Sentiva le onde del mare e l’odore di pesce nell’aria… ma ciò che sentiva era soprattutto il brivido sulla sua pelle.. l’oscurita che stava per abbattersi su di lui.


…la porta di casa Kudo si spalancò improvvisamente. Megure saltò nell’auto della polizia e subito chiamò con la ricetrasmittente i suoi colleghi.

Ran e Shinichi saltarono sulla loro macchina invece. Entrambi con il terrore disegnato sui loro volti.. Potevano non arrivare in tempo, potevo perdere loro figlio, che andava incontro a morte certa. Ran non era mai stata tanto spaventata.. l’unica cosa a cui pensava, era pregare che andasse tutto bene, di fermarlo in tempo..

Shinichi era spaventato quanto Ran, ma era anche frustrato, perché non capiva il motivo per Conan volesse compiere una, che ai suoi occhi, era una grande sciocchezza. E poi.. sentiva il dolore e il timore di perdere suo figlio. Non voleva lasciare come ultimo ricordo, al proprio e unico figlio, uno litigio così tremendo. E non voleva nemmeno arrivase, il momento di lasciargli un ultimo ricordo! Già si pentiva delle parole che gli aveva rivolto, non voleva perderlo per
sempre.

“Voi due non muovetevi da qui!” Ran raccomandò ai bambini, prima di chiudere la portiera dell’auto e partire.

“Aspettate! Non sapete nemmeno dove sta andando Conan!!!” Shizuka gridò, senza però venir sentita.

Satoshi si guardò intorno e vide una bicicletta, ovviamente quella di Conan. Saltò su e fece cenno a Shizuka di sedersi dietro a lui, sul monta pacchi. Le passò il casco e poi si posizionarono sulla bici.

“Presto! Andiamo! Fermeremo noi Conan!” La incoraggiò il bimbo abbronzato, muovendosi sulla strada, pedalando al massimo delle sue forze.

“Come fai a sapere dove è Conan!?”

“Semplice, ho capito l’indizio del foglietto! Le linee mosse indicano una superficie d’acqua. Potrebbe essere sia il mare o il fiume. Mentre invece il quadratino indica un cubetto di ghiaccio, perché di fianco c’era un fiocco di neve disegnato su di esso. Quindi arriviamo alla conclusione che i due unici luoghi possibili sono il porto o le celle frigorifero in riva al fiume. Io credo che sia al porto che sta andando.”

“Come lo sai?”

“Perché le celle sono vicine al bosco dove è successo quel casino, quindi sono pattugliate dalla polizia. Non c’è altra scelta che andare al porto!”

“Cosa centra il porto con il ghiaccio?”

“Semplice, gran parte del ghiaccio usato per mantenere al fresco il pesce, si trova al porto! In questi giorni ci sarà una fiera e un mercato del pesce, quindi servirà parecchio ghiaccio, consegnato qualche giorno fa! Probabilmente il proprietario dei locali in affitto, li ha sentiti parlare del porto e del fatto che avrebbero approfittato della pausa presente, tra la consegna del ghiaccio e il mercato del pesce, per compiere loschi piani!” Satoshi si fermò un attimo, per riprendere fiato, poi riprese a pedalare “Conan l’aveva capito subito.. se solo l’avessi fatto pure io, forse non avremmo perso tempo inutile e l’avremmo bloccato in tempo!”

“Non dire così! Tu hai fatto del tuo meglio! Ora l’importante è raggiungerlo, prima che finisca male!”

“Tieniti forte allora!” Satoshi pedalò sempre più velocemente, fino ad arrivare in una parte in discesa, dove cominciarono a schizzare velocissimi, come dei lampi.


…..Al porto…

“Cavoli, ma quando si fanno vivi?” sussurrò Conan, tra sé e sé.

Improvvisamente vide dei tizi vestiti di nero, erano loro. Si nascose dietro alle casse e alle merci, per non farsi vedere. Sperava solo che l’agitazione non prendesse il sopravvento.

“Allora? Sei pronto?” Gin sorrise con cattiveria.

Vodka annuì, facendo cenno a Chianti e Korn di uscire allo scoperto “Chianti, tu attirerai l’attenzione, sparando a grande distanza in centro città. Shinichi Kudo lascerà così casa sua, dandoci il via libera alla sua famiglia. Il figlio lo uccideremo subito, mentre invece terremo con noi la moglie e ci giocheremo un po’! Faremo arrabbiare il detective, così perderà attenzione e lo prenderemo. Poi uccideremo la moglie davanti ai suoi occhi e infine lui stesso!”

“Ci divertiremo dopo tanto tempo! Hanno giocato con le persone sbagliate!”

“Brutti maledetti…” Pensò Conan, che si sarebbe lanciato subito contro quei tipi, se avesse dato ascolto alla sua impulsività.
Conan accese le scarpe potenzianti e tirò fuori il pallone, pronto a colpirli tutti, ma fu in quel momento che sentì un urlo. Si girò per vedere uno dell’organizzazione, ma descritto da suo padre, che reggeva qualcosa.. o meglio… qualcuno.. Erano i suoi amici. I suoi occhi si bloccarono, le pupille si rimpicciolirono e sent’ i brividi percorregli tutta la schiena. “Cosa diamine?”

“Ho trovato questi mocciosi che curiosavano in giro.. probabilmente c’è un terzo moccioso..” disse l’uomo, stringendo sempre di più Shizuka e Satoshi, che a poco non spezzava loro il collo.

Gin scoppiò in una fragorosa risata “AHAHAHAHAH… ma questo lo sapevo già!” Alzò la pistola e la puntò verso gli amici di Conan “Facciamo un piccolo esperimento!”

Caricò l’arma e si preparò a sparare, ma proprio un istante prima che potesse premere il grilletto, un pallone colpì violentemente la mano di Gin, facendogli cadere la pistola a terra. Invece di provare dolore, l’uomo sorrise malignamente, quasi come se godesse del colpa infertogli. Girò lo sguardo in alto, tra le casse più alte e da lì uscì il ragazzino, con le scarpe ancora illuminate e la mano sulla cintura.

“LASCIALI ANDARE! LORO NON HANNO NULLA A CHE VEDERE CON QUESTA STORIA!” Gridò il ragazzino, con rabbia e sentendo un fuoco vivo dentro a sé.

“Ma tu dovresti sapere che mi piace un po’ di sangue in più!” Ridacchiò l’uomo, tirando fuori dai suoi vestiti neri un’altra pistola. “Sai, credo avrai capito che ti aspettavo! Era una trappola e tu ci sei caduto in pieno!”

Conan digrignò i denti “Lo sapevo che era una trappola! Ma sono venuto lo stesso!” E queste parole, stupirono Shizuka e Satoshi, che credevano che l’amico fosse incosciente del pericolo.

Gin di nuovo, rilasciò una risata maligna “Tsk… Sai, c’è chi prenderebbe il tuo gesto come coraggio… o come un atto di scemenza.. io li vedo entrambi!”

Conan sparò un altro pallone e lo colpì fortemente, ma mirando altrove. Gli uomini in nero risero di gusto, ma le risate si fermarono proprio quando il pallone colpì una delle casse in alto, in bilico sopra di loro.

“SPOSTATEVI!” urlò Vodka.

I corvi nell’aera pericolo scapparono, liberando Satoshi e Shizuka che corsero via. Conan li raggiunse e i tre scapparono nel labirito di casse. Non si riconosceva nessuna delle strade, sembravano tutte uguali.

“Cosa ci fate qui?!” Chiese arrabbiato Conan.

“Siamo venuti a salvarti!” Rispose Satoshi, tra un fiatone e l’altro.

Conan voleva prenderlo a calci nel sedere, ma decise di rimandare ad un’altra volta, sempre e concesso che ci sarebbe stata un’altra volta. “E invece sono io che devo salvarvi???”

Sentirono dei passi dietro di loro, li stavano inseguendo.. sentivano anche degli spari. Era una caccia all’uomo… o ai bambini, per meglio intendersi.

Corsero per parecchie ore, come in un incubo. Speravano nel’arrivo della polizia.. o dei soccorsi, ma non credevano che sarebbe arrivato qualcuno. Erano solo speranze che non si sarebbero avverate. Conan sentiva che ogni suo piano era andato in fumo troppo facilmente. Cosa avrebbe fatto? Satoshi e Shizuka dovevano tornare a casa, a qualunque costo… e non poteva lasciare che i due venissero catturati.

Sembrava non ci fosse via d’uscita, quando invece, alzando lo sguardo, videro uno spazio vuoto tra le casse, l’ideale per fuggire, visto che sembrava piccolo, ma non per loro. Dovevano solo arrampicarsi e fuggire, prima di essere colpiti o catturati.

Per quanto potesse esserci una speranza, Conan aveva un brutto presentimento… di quelli tremendi. E infatti vide spuntare Gin, Vodka e altri uomini in nero, che subito puntarono le pistole sugli amici di Conan, che si arrampicavano avanti a lui.

“Non mi servono quei mocciosi, eliminateli pure.. ma quello con i capelli marroni lo voglio vivo!”

“Si, capo..” risposero i suoi sgherri, pronti a mirare e sparare.

I due, non si voltarono indietro, perché non ne avevano il coraggio. Continuarono ad arrampicarsi, preparandosi anche ad essere colpiti. Speravano di arrivare alla fessura, ma sapevano che non avrebbero mai fatto a tempo.

Conan si fermò di colpo, perché sapeva che anche facendolo, non gli avrebbero sparato.. a quanto pare, lo volevano vivo.. e forse, un modo c’era per salvare i suoi amici. Li guardò un attimo e poi prese la sua decisione “Mi spiace..”

I due si girarono e videro l’amico che staccò una delle braccia, portandola alla cintura spara palloni. E lì, avevano capito tutto…non servivano altre parole.

“NO! CONAN!” Shizuka gridò, volevo raggiungerlo, ma Satoshi la bloccò.

“Satoshi…” Conan nominò l’amico, ma guardò con dolore Shizuka “Prenditi cura di lei!”

E di nuovo gonfiò il pallone, per poi lanciarlo contro uno degli uomini armati. Sull’altro invece, decise di adoperare un’altra tecnica. Per pochi secondi la paura era svanita. Saltò.

Saltò contro l’altro uomo armato, sotto lo sguardo pieno di terrore dei suoi migliori amici, che ormai erano arrivati alla via d’uscita.

Ancora sul corpo dell’uomo un po’ stordito, Conan si girò verso gli altri membri dei Detective Boys. “Andate! Salvatevi!”

“Nooooo!!!! Conan!” Shizuka cercò di liberarsi dalla presa di Satoshi, ma fu inutile. “CONAN NON TI POSSO LASCIARE!”

Anche il bimbo di Osaka, aveva esitazione a scappare, voleva salvare Conan, ma doveva anche proteggere Shizuka, come gli aveva chiesto l’amico.

“Vi ho detto di andar..” Non poté concludere la frase.

Sentì un dolore atroce al capo, che gli fece perdere la sensibilità nelle gambe e le braccia, poi sentì del liquido colarli sul viso.. era il suo sangue. E il dolore continuò a persistere, fino a rendere il corpo del bambino pesante e debole. Cominciò a socchiudere gli occhi, forse era l’ultima volta che avrebbe visto i suoi amici.. e poi perse i sensi, come ebbe il contatto con il suolo.

I due bambini guardarono con orrore l’amico, che cadeva al suolo tramortito. Dietro al ragazzino, invece Gin teneva in mano un tubo di acciaio probabilmente, sporco del sangue di Conan.

“Che moccioso seccante…”Disse con rabbia Gin. Girò lo sguardo sugli amici di Conan, che non riuscivano a muoversi per la paura. “Avevo intenzione di uccidervi, ma ho cambiato idea.. dopo questa piccola scenetta, vi assegno un compito!”

I due ragazzini, lo guardarono sempre terrorizzati, ma anche con aria interrogativa.

Gin tirnò fuori una penna e un foglio.. e cominciò a scrivere qualcosa. Mezzo minuto dopo, accartocciò il foglio lo lanciò con forza, facendolo cadere ai piedi di Satoshi.
“Consegnatelo a Shinichi Kudo, vi conviene! O il vostro piccolo detective morirà! Anche se… tanto succederà comunque!!”

Detto così, videro un furgoncino nero avvicinarsi e frenare di colpo. Vodka prese il corpo senza conoscenza di Conan, e lo lanciò nel furgoncino in maniera brusca. Poi, anche gli altri membri salirono. Chiusero gli sportelli e, veloci come erano arrivati, scomparirono nell’ombra.… diffondendo paura, sconforto e dissolvendo ogni traccia e speranza.

E così il buio era finito per dominare e i corvi per impossessarsi del piccolo detective, portandolo via con loro.



Spazio d'autrice:
Si, si e si... mi sono tolta un peso enorme. Il prossimo capitolo sarà decisivo, il boom della mia storia, che farà partire la vera trama!
Conan se la caverà o no? Shinichi arriverà in tempo? Torverà un piano e riuscirà a metterlo in atto? Non so quando posterò il prossimo capitolo, sono impegnata con il CRE (greast) e poi mi manca l'ispirazione. Spero il prima possibile! Un salutone a tutti e alla prossima!

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Capitolo 11
*** Vita nera ***


Nota d'autrice: Eccoci tornati dopo mesi! Non so come scusarmi per la lunga assenza, ma non avevo idee. Eppure ho risolto un problema che poteva benissimo non esistere... va beh. Godetevi questo capitolo.. scioccante. Il boomk della storia promesso è qui!

Capitolo 11: Vita nera



I due bambini corsero più in fretta possibile, diretti a casa di Conan, per recapitare la lettera a Shinichi e Ran. Avevano pensato di aiutarlo, invece lo avevano fatto catturare… Credevano che lui non sapesse della trappola, invece lo sapeva bene ed era andato lo stesso incontro al pericolo, per salvare chi amava.

Si sentivano tremendamente in colpa, ancora di più quando videro la reazione dei signori Kudo. Ran ebbe quasi un mancamento, mentre Shinichi ebbe un attacco di rabbia o panico. E questo solo sapendo dell’accaduto, senza leggere la lettera.

Con loro c’erano un bel po’ di agenti di polizia. Sul divano del salotto c’era Ran, supportata da Sato e Kogoro, Ai e Agasa, che cercavano di tranquillizzarla il meglio possibile. Di fianco a Ran c’era Shinichi, che la teneva per mano. In piedi di fronte a loro, che cercavano di racimolare più indizi possibili e di tranquillizzare la coppia, c’erano l’ispettore Megure, Chiba, Takagi e Shiratori e altri agenti. La maggior parte incaricati nel caso, erano già in pattuglia in tutta la città, pronti a cercare il bambino, che però al momento risultava introvabile. Eri avrebbe voluto precipitarsi lì, essendo moglie di un poliziotto, era riuscita a venire a conoscenza subito del rapimento del nipotino. Però Kogoro le aveva raccomandato di starsene al sicuro a casa, visto che Ran e Shinichi erano dell’idea di seguire le indagini con i poliziotti e che quindi era inutile venire dalla figlia. Anche Yukiko e Yusaku erano subito stati informati e, sebbene anche loro avessero voluto prendere il primo volo per il Giappone, ci pensò Eri a dissuaderli. Potevano solo sperare che andasse tutto per il meglio.

Satoshi e Shizuka si rivolsero uno sguardo, prima di parlare di nuovo.. era ora di consegnare il messagio da parte di Gin, che di sicuro era qualcuna di brutto.
“Signor Shinichi Kudo? A dire il vero ci sarebbe altro…” Satoshi aveva un po’ di timore a consegnare quella lettera, ma doveva farlo, o il suo migliore amico ne avrebbe pagato le conseguenze. Allungò le mani nella tasca della felpa e tirò fuori un foglio malconcio. Si avvicinò in silenzio a Shincihi e glielo consegnò.

Shinichi, che si stava corrodendo per il nervoso e per la frustrazione, non sapeva se era pronto psicologicamente ad un altro colpo. Non era abbastanza che suo figlio era stato portato via degli uomini in nero? Il suo unico e adorato figlio? Era già sufficiente che, insieme a Ran, non avesse avuto un infarto. Conosceva l’organizzazione, era sicuro che avrebbero ucciso Conan. Allungò la mano, pronto ad aspettarsi qualunque cosa “Cos’è?”
“Non so, il tizio di nome Gin ha scritto qualcosa in fretta e ci ha detto di consegnartelo…” Satoshi diede il foglietto a Shinichi e poi indietreggiò.

Shinichi lo aprì subito e cominciò a leggere con il cuore in gola..


 

“Shinichi Kudo, come ben saprai abbiamo tuo figlio qui con noi. Sebbene abbia la testazione di ucciderlo subito, voglio gustarmi la mia vendetta.

Faremo un bel giochetto! Io ti aspetterò alle 23.00 in un posto preciso. Hai tempo fino alle 00.00 per presentarti. Hai solo quel lasso di tempo.

Vediamo se indovini dove mi trovo! Da solo e senza indizi!

Non ti consiglio di portare la polizia con te, anche se so che lo farai. Ormai conosco i tuoi trucchetti e penserai a qualcosa.. ti basti sapere che se mi accorgo di qualche tuo giochetto, sarò io a giocare con tuo figlio!

Non presentarti e tuo figlio morirà nel modo più doloroso possibile. Se ti presenti allora non ti assicuro la sua salvezza, dovresti sapere come mi piace agire. È inutile dirti che sopravviverà, quando io stesso non vedo l’ora di ucciderlo davanti ai tuoi occhi.

Non credo tu abbia molta scelta, no?



Il tuo grande amico…

Gin”





Shinichi sentiva il sangue ribollire nelle vene, la rabbia lo portò stringere il foglio tra le mani, fino a che non decise di trapparlo in mille pezzetti. Come poteva aver permesso che accadesse?

“C-Cosa dice?” Chiese Agasa, nonostante avesse un po’ di vergogna a chiederlo.

Shinichi si alzò in piedi, lasciando per la prima volta la mano di Ran, dopo tutta la serata asfissiante “Devo trovarli in un posto preciso prima che sia tardi.

Ai scattò in piedi. già la notizia l’aveva sconvolta, traumatizzata, perché credeva che finalmente fosse tutto finito, quando invece l’incubo era tornato. “Kudo, ti uccideranno se vai!” gli urlò, convinta che fosse ovvio quello che sarebbe successo.

“Non ho altra scelta… Uccideranno Conan se non lo faccio…” disse con frustrazione, sapendo che sarebbe andato incontro a morte certa.

“LO UCCIDERANNO LO STESSO! LO SAI COME FANNO!” Ai era ormai senza controllo. Aveva preso quella questione peggio di quanto credesse. Era meglio non informarla, ma era inevitabile. Abitava di fianco a casa Kudo, quindi era venuta a sapere facilmente della questione.

Shinichi perse l’ultima briciola di pazienza che aveva. Non aveva ancora dimostrato quanto in verità dentro a sé fosse in preda al panico o triste, ma bastarono poche parole per dimostrarlo “NON POSSO ABBANDONARE MIO FIGLIO!!!”

E nella stanza si zittirono tutti, comprendendo quanto la situazione stesse letteralmente spaventando il padre. L’unica a non essere minimamente intimorita dalla reazione del detective, fu proprio Ran, forse l’unica a poter gestire il marito in un momento del genere.

“Shinichi….” Ran sapeva che non poteva permettersi di perdere sia il marito che il figlio. “Come scopriamo dove si trovano? Se non abbiamo indizi non riusciremo mai a capire dove ci aspettano” Chiese lei alzandosi e mettendosi di fronte al marito.

Shinichi in effetti sapeva che Ran aveva ragione. Doveva salvare suo figlio a qualunque costo, a costo di morire.. ma sapeva che se sarebbe morto, l’organizzazione avrebbe continuato a vivere e avrebbe raggiunto il suo obbiettivo, avrebbe lasciato Conan senza padre (solo se fosse riuscito a salvarlo) e non c’era nemmeno bisogno di menzionare sua moglie. Ran avrebbe sofferto troppo e non poteva vederla soffrire. Era scontato che fosse quella la preoccupazione della ragazza. Ma tutto ciò diventava un pensiero secondario, di fronte a ciò che li aspettava.

Conan era introvabile e Gin non aveva lasciato nemmeno un indizio. Per quanto potesse essere un bravo detective, nessuno era in grado di non fare una marea di errori. C’erano troppe possibilità e lui non poteva permettersene nemmeno uno.

Il silenzio venne interrotto da Satoshi che cominciò a strattonare la camicia di Shinichi per richiamare la sua attenzione “Mi scusi signor Kudo, ma lei mica aveva tutti quei gadjet che usava? Quando lei era sotto le spoglie di….”

Shinichi subito si abbassò e gli taccò la bocca con le mani. Non contava molto se tra i presenti la maggior parte sapevano di ciò che era successo 17 anni prima, perché alcuni di loro invece non ne erano a conoscenza. Uno di loro era Kogoro e preferiva che rimanesse tutto ancora un segreto, possibilmente non l’avrebbe mai rivelato.

Parlando del diavolo, il poliziotto si avvicino con fare dubbioso verso il diretto interessato “Scusa un attimo.. che intendeva? Quali gadjet e sotto le spoglie di chi?”

Shinichi cercò di svicolare, di inventarsi qualcosa. Nessuno di coloro che sapevano del suo segreto sembrano aver l’intenzione di svelare tutto. “Ehmm… solo cose che ho usato mentre ero sotto copertura in una missione..”

“Ah si? Qualche missione?” Continuò Kogoro.

Il detective cominciava a sudare freddo, l’ultima cosa che gli serviva era il suocero che lo infastidiva. “Ora non è il momento! Devo parlare con Satoshi! E devo controllare una cosa!”

Shinichi corse via, seguito da Satoshi, Shizuka e Ran. Arrivarono fino alla stanza da letto di Conan. Il detective cominciò a guardarsi attorno, posando infine lo sguardo sull’armadio dove aveva messo i suoi vecchi gadjet. Non c’era la scatola, la quale però era sul letto. Corse ad aprirla e constatò che mancava tutto, non c’era più nessuno dei suoi vecchi oggetti. Conan li aveva presi ed era ciò che sperava.

“So come trovare Conan, forse” Shinichi si rivolse con tono fiducioso agli altri presenti nella stanza.

Ran sentì un piccolo barlume di speranza nelle parole del marito, sapeva come era fatto. Se era convinto di qualcosa o c’era anche una piccola possibilità che andasse come voleva, di norma era così. “Come faremo?”

“Seguitemi” Shinichi andò nella camera da letto sua e di Ran, aprì un cassetto e tirò fuori un paio di occhiali. A quel punto per Ran era molto più semplice capire tutto. Beh lei. Non Satoshi e Shizuka.

“Vedete… se funzionano ancora forse potremo localizzare Conan. Sapevo che prima o poi avrebbe usato i gadjet che gli abbiamo regalato e così ho tenuto un paio di occhiali di scorta, per localizzarlo in casi di emergenza. Sperando che l’organizzazione non abbia rotto i localizzatori o le ricetrasmittenti. O che non le abbiamo buttate, in tal caso dovremmo trovarlo senza problemi..”

Shinichi aprì le bacchette degli occhiali, quel gesto così semplice lo faceva rabbrividire, lo faceva tornare indietro di ben 17 anni, o meglio 27, visto che aveva le sembiance di un bambino. Guardava attraverso le lenti trasparenti, sentendo il cuore pulsare nel petto.
Le mani gli sudavano davvero tanto, grondavano gocce ovunque. Aveva passato anche dei bei momenti, ma si era sempre ripromesso di non indossare nuovamente quei dannatissimi occhiali che simboleggiavano la sua dannata curiosità. Non faceva che pesarli ogni rammarico, se ora Conan era nei guai era anche colpa sua, da quel giorno in cui aveva ficcato il naso in quello scambio. Se non l’avesse fatto non avrebbe mai conosciuto l’organizzazione, non avrebbero mai perseguitato la sua vita e non avrebbero rapito Conan.

Ran appoggiò con dolce tatto la mano sulla spalla del marito. Lui si girò verso la giovane donna, la quale gli annuì lentamente. Era dura e lo sapeva, ma era necessario per il bene di loro figlio.

Il marito inspirò e avvicinò gli occhiali fino a sentirli sopra il naso. Non espirò fino a che non furono posizionati completamente. Rilasciò poi un lingo sospiro, senza staccare la mano dalla bacchetta, pronto a cliccare il pulsante. Che strana sensazione, vedeva esattamente nello stesso modo, eppure sentiva già un peso enorme sulle spalle.

Un piccolo gesto, un piccolo click, e sulla lente degli occhiali si accese il gps. Vide subito un punto illuminarsi e spegnersi di continuo, era di sicuro il segnale delle trasmittenti. Era fortunato che non ce ne fossero sparsi sulla lente, voleva dire che erano tutti nello stesso luogo, quindi ancora nello zaino del figlio.

“Allora? Cosa dice il segnale?” Chiese Ran, sperando con tutto il cuore in qualche risposta positiva, non sapeva cosa, ma bastava fosse utile per ritrovare Conan.

Shinichi spense il ricevitore e si tolse gli occhiali “Segna un unico luogo, quindi abbiamo un lato positivo, però l’unico modo per confermare le mie ipotesi è presentarci nel luogo giusto e nell’ora giusta. Abbiamo un solo tentativo e dobbiamo sperare sia quello giusto”

Non aveva senso, perché sembrava tutto troppo facile? Il suo istinto di mamma le diceva che c’era dell’altro “Ma Shinichi… Quelli dell’organizzazione si sarebbero accorti facilmente delle trasmittenti. Le avrebbero tolte oppure sparse in giro”

“Lo so benissimo.. infatti si vede che le hanno lasciate a Conan per un motivo preciso. Sanno che è l’unico modo che abbiamo per rintracciarlo. Gin mi sta lanciando una sfida aperta… vuole che arrivi sul ponte, vuole uccidere Conan sotto i miei occhi e poi me”

Quelle parole diedero il terrore a Ran, la quale non poteva che provare una profondissima angoscia. Non avrebbe lasciato che uccidessero sia suo marito che suo figlio. Gli avevano portato via sia Conan che Shinichi una volta, non lo avrebbero fatto di nuovo. Non poteva perderli. “Non avrai intenzione di…?”

“Lo devo fare, ho già permesso tutto questo, non gli darò la possibilità di uccidere nostro figlio. Lo proteggerò a qualunque costo e lo riporterò a casa!”

Ran portò la mano sul petto e strinse la sua maglia, sempre più in panico, non poteva passare di nuovo tutto quello che era successo anni prima, non avrebbe sopportato il dolore.

Shinichi infilò gli occhiali in tasca “Devo fare un paio di chiamate, devo contattare qualcuno che ci darà una mano con Conan.

“Hai un piano?” Domandò Ran con un filo di voce. Shinichi era geniale quando si trattava di pianificazioni, trucchi, tranelli… ma a questo punto ogni dubbio era permesso, come era permesso temere il peggio.

“Esattamente, spiegherò tutto appena scendiamo in biblioteca, dobbiamo fare attenzione che tutti sappiamo nei minimi particolari le mie intenzioni. Non sono permessi sbagli” esclamò estraendo il cellulare e digitando un numero.

“…..Pronto?”

……… la chiamata durò per parecchi minuti. Ran aveva un presentimento di chi fosse l’interlocutore, ma anche se si fosse sbagliata, sapeva che il suo detective stava cercando di fare tutto il possibile per risolvere quella situazione traumatica. Scesero al piano di sotto, dove li aspettavano pazientemente gli altri. Shinichi aveva bisogno di ogni possibile aiuto. Discussero per un’ora buona, per poi separarsi e andare ognuno per la propria strada.

I preparativi erano cominciati e sebbene Shinichi volesse chiudere il tutto il prima possibile, sapeva che le possibilità di sconfiggerli definitivamente era davvero scarsa. Finché c’erano dei membri in giro erano tutti in pericolo.. lui, Ran, Conan, Ai e il Dottor Agasa, Kogoro, Eri e tutti coloro che gli erano cari.

Se uscivano tutti vivi da quella notte, avrebbe di certo mandato Conan e Ran in America da Yukiko e Yusaku. Non importava più nulla ormai, era troppo pericolosa la loro presenza. Gin sapeva chi era della famiglia e sapeva come ucciderli. Come capo famiglia, marito e padre, Shinichi ora doveva assumersi le sue responsabilità e tenere al sicuro chi più amava al mondo. Aveva creato lui quel grosso casino, toccava a lui risolverlo, evitando di coinvolgere chi gli stava attorno, sebbene il destino avesse scritto tutto nel momento in cui era venuto a contatto con gli uomini in nero.

Era un tormento starsene fermi, non poter controllare gli altri posti. Era inutile cercarlo, perché Gin si sarebbe presentato solamente ad un certo orario e quindi sarebbe stato necessario controllare più volte. L’unica chance era aver indovinato la destinazione. E sperava che il suo fiuto infallibile da detective non l’avesse abbandonato nel momento più cruciale.

Voleva prendere a andare a salvarlo. Se gli fosse accaduto qualcosa avrebbe perso suo figlio, una parte di sé e non sapeva come avrebbe superato il dolore.

Shinichi camminò verso il balcone di casa, guardando il cielo. Non vedeva nemmeno una stella ma la luna era ben esposta sul suo mantello blu. Avrebbe voluto averlo accanto, avrebbe voluto tornare indietro e rimediare ai suoi errori.

“Shinichi non fa freddo? Non è meglio che torni in casa?” Sentì la voce di Ran arrivargli dalle spalle, fino ad accostarsi al suo fianco.

“Sto bene così, un po’ di aria fredda non può che aiutarmi a sbollire la rabbia”

Ci fu un attimo di silenzio, interrotto ben presto.

“Non potevi farci nulla Shinichi…”

Il giovane uomo girò lo sguardo sulla moglie, un brivido un po’ di rabbia gli arrivò alla testa “Come può non essere colpa mia!? Conan è in questa situazione per me, perché ho seguito gli uomini in nero diciassette anni fa! Colpa mia perché non avrei dovuto discutere in quel modo con lui e allontanarlo da me! Se non fosse stato per me adesso….”

Ran lo interruppe sul venire “Se non fosse stato per te, Conan non esisterebbe… e io non ti avrei mai conosciuto…”

Il marito si sentì placato dalla semplicità di Ran, dalla tranquillità con cui aveva parlato. Sembrava si fossero scambiati gli atteggiamenti che usavano in quelle situazioni.
“Io però ho solamente complicato tutto. Se l’organizzazione lo ha preso è solo perché io li ho seguiti in quel parco di divertimenti…”

“Amore, tu sei un grandissimo detective… li avresti incrociati comunque in qualche caso. Se la sarebbero presa con te ad ongi modo. In pochi anni avrebbero voluto ucciderti, come hanno fatto con gli altri detective che potevano intralciarli”

Il ragazzo stava per rispondere di nuovo, magari dandosi la colpa di essere un detective. Ma era inutile tentare di controbattere, così si limitò ad una semplice affermazione “Ho solo fallito come padre…”

Ran si avvicinò a Shinichi e sfiorò con le dita il mento di quest’ultimo, alzandolo fino a incorciare i suoi occhi blu. “Non dire assurdità… tu ami Conan e lui ama te, faresti di tutto per lui. E so che farai di tutto per riportarlo a casa…..”

Appoggiò le labbra contro quelle del marito e premette. Si staccò velocemente da quel bacio, senza però allontanarsi ulteriormente da Shinichi.

“E poi, tempo fa dubitavi anche di essere un buon marito, eppure mi pare che sia esattamente il contrario. Non ti preoccupi più di tanto ormai per quello, no?” cercò nella forza di un lieve sorriso, molto forzato. Eppure sapeva che presto sarebbe crollata pure lei, era davvero in pena e probabilmente Shinichi lo capiva. Inrociò le braccia e aspettò in una risposta dal marito.

Shinichi sorrise leggermente, pensando a quanto fosse ingenua Ran “Se hai freddo, non c’è bisogno di non dirlo” Disse lui togliendosi la felpa e appoggiandola sulle spalle della moglie. La guardò poi con sguardo grave ma comprensivo “E se qualcosa ti tormenta, non c’è bisogno di trattenerti”

Sorrise per pochi secondo la ragazza, quasi in una smorfia di sconfitta. Si avvicinò di nuovo a Shinichi e si appoggiò al suo petto, lasciandosi avvolgere dal caldo abbraccio del marito. “S-Shinichi…. I-io lo so che lo f-fai per C-Conan… ma….m-ma..” Le lacrime cominciarono a scorrere sulla candide guancie, rompendo di nuovo il muro che si era costruito Ran in quella giornata.

“Ran…..” Shinichi le appoggiò la mano sulla guancia. Una mano forte e sicura. “I-io Non posso tirarmi indietro. Conan ha già passato troppo. So che mi capisci e so che hai paura di perdermi. Ma io non permetterò che accada. Non me ne adrò via come è già successo e farò tutto ciò che è in mio potere per risolvere tutto e tornare tutti a casa insieme. Risolverò la situazione e saremo di nuovo una famiglia felice”

Un candido bacio si depositò sulla fronte della ragzza. “Te lo prometto.”

L’ex karateka sorrise e si lasciò stringere di nuovo dal marito. I due rincasarono e tornarono a letto, cercando di recuperare giusto le energie necessarie al salvataggio. Non era facile dormire, quasi impossibile era per loro prendere sonno, ma ci avrebbero provato lo stesso.


…… da qualche parte…….


Aprì lentamente gli occhi, ma non vedeva nulla. Era forse diventato cieco? No, no, alcuni piccoli spiragli di luce c’erano, era semplicemente in una stanza buia. Fece una smorfia di dolore quando sentì una brutta fitta alla testa, voleva portare la mano sulla nuca, ma non riusciva a muoversi. Era legato e anche parecchio bene, poteva sentire le corde tringersi intorno alle sue braccia e il busto.

Improvvisaamente si ricordò tutto “Non ci credo, sono finito nelle mani dell’organizzazione… dopo tutta la fatica fatta…” Provò ad alzarsi, ma gli girava troppo la testa per farlo “Cavolo, mi fa male la testa…..” Si accostò al muro e si tirò su, con qualche difficoltà per lo zaino…. Lo zaino? Si, aveva ancora lo zaino.

“Ma come? Perché l’organizzazione avrebbe dovuto lasciarmi tutti i miei gadjet? Perché non sbarazzarsene, dovrebbero sapere ormai come agiva mio padre. Non capisco..” Si guardò in giro, cercando una scappatoia, ma era tutto avvolto dall’ombra e non si vedevano né porte né finestre, solamente una piccola piccola luce passare dalle fessure.

Se ce ne era così poca era anche perché era di sicuro notte. Non poteva camminare, né scappare era in trappola e non contava se aveva i suoi gadjet. Non poteva usarli, ormai era lui l’unico oggetto in quella stanza, qualcosa che avrebbero usato gli uomini in nero contro suo padre. Ogni suo sforzo e desiderio di aiutare la sua famiglia era stato vano. Sentì gocciolare sulle sue gambe, non era acqua… non sembravano essere perdite o pioggia. Era per forza la ferita che sanguinava, non si era chiusa ancora probabilmente.
Non sapeva quante ore fossero passate, se era ancora notte di sicuro meno di dodici. Cercò di ragionare, di pensare a qualunque cosa, ma di nuovo gli arrivò un emicrania più forte di prima, che gli sembrò spaccargli la testa in due parti. Si accasciò a terra, stringendo i denti per resistere, ma non riuscì più a reggere e di nuovo l’oscurità lo avvolse, in un buio più penetrante di quello che già aveva intorno.

Le ore passarono, le prime luci del mattino erano già arrivate da un pezzo.. anzi, la giornata passò velocemente, sembrano quasi frettolosa e in vena di tirare via le ore utili di preparazione al salvataggio. Ormai il giorno era andato ed erano le 10.55.. mancavano cinque minuti e Shinichi avrebbe potuto correre da suo figlio, sperando di non sbagliare obbiettivo.

Il detective passeggiava avanti e indietro davanti all’entrata di casa. 22.58.. era quasi l’ora. Aprì la porta ed uscì, lasciandosi alle spalle la propria casa. Sperava di tornarci sano e salvo ovviamente, ma prima di tutto sperava di farvici tornare suo figlio.

Tirò fuori gli occhiali e li posò di nuovo sul viso, ora che l’aveva fatto una volta poteva farlo di nuovo, ma rimaneva comunque doloroso, una sfida. Gli sembrava di essere di nuovo alto come un moccioso e di correre contro il tempo.


…..20.59.. 10 secondi alle undici…

“Sto arrivando Conan….. vedrai che andrà tutto bene..”

…..23.00….

Accese in fretta il display e cominciò a correre, non poteva muoversi in auto, avrebbe destato troppi sospetti. I suoi passi diventarono costantemente pesanti, ma veloci, i piedi si muovevano come i pistoni di un treno a vapore appena costruito. Come se tornasse a giocare a calcio in uno dei suoi vecchi tornei.

Ora però non era un gioco e l’unica vittoria sarebbe stata quella di riavere Conan…


Di nuovo da qualche parte…….


Sentì una portiera aprirsi, era di un auto. Il rumore del motore gli era familiare, sembrava un furgoncino, si, lo stesso rumore di motore che aveva sentito poco prima di essere portato via al porto.

La porta sbatté di colpo e si aprì, lasciando entrare un fascio di luce scura, luce notturna che comunque gli diede un forte fastidio agli occhi. L’uomo dalle vesta nere si fece avanti fino al ragazzino, che tremava per il terrore, non aveva idea di cosa gli avrebbe fatto.. ma nella situazione in cui era non poteva che avere paura…

No, doveva avere il sangue freddo, doveva resistere. Smise di tramare e aprì completamente gli occhi, ritrovandosi davanti alla faccia il viso più truce, spaventoso e crudele che avesse mai visto. Gli occhi grandi e le pupill minuscole e fredde. Sguardo tagliente, penetrante. Lo osservava, studiava le sue reazioni e sentimenti. Conan non si mosse, non fece nulla, nonostante stesse scoppiando per i terrori e le paure.

“Ma che bravo…. non ti muovi, non reagisci, ma si capisce che sei paralizzato!” Portò le mani sulle corde che avvolgevano il bambino, poi tirò fuori un coltello e le sfilacciò fino a liberare Conan.

Lo tirò su di forza e lo trascinò fino in auto, buttandolo dentro con violenza. Dentro all’auto c’erano anche quello che, dalla descrizione di suo padre, era Vodka.. e altri uomini che non poteva riconoscere. Non si ribellò, né nient’altro, era intuile.


Shinichi correva, correva verso il segnale… o almeno quello che credeva essere fermo. All’improvviso cominciò a spostarsi, Gin stava agendo. Se quello era suo figlio, lo stavano portando sul luogo dell’incontro. Cercò di prendere le strade che lo portavano sulla strada più vicina, o sul luogo che poteva essere quello deciso.

Il segnale era veloce, quindi erano su un veicolo, probabilmente un’auto o un furgone. Shinichi cercò di prevedere dove sarebbero arrivati, ogni strada presa con il furgoncino portava al ponte commerciale del fiume Nyugisaki, quindi non poteva che arrivare lì.
Aspettò che il segnale fosse completamente fermo nel luogo da lui pensato, le sue deduzioni erano esatte, completamente esatte. Il ponte era il luogo dell’incontro ed era sicuro che le ricetrasmittenti erano state lasciate addosso a Conan perché Gin lo trovasse. Voleva che lo raggiungesse.

Stava correndo incontro alla morte? Alla sua fine? Beh, può darsi.

Accese anche il microfono sugli occhiali “Mi senti? E’ tutto pronto. Ponte Suzumo, sul fiume Nyugisaki…” Il fiume era fuori Beika, dall’altra parte della città. Non ci sarebbe mai arrivato correndo, ma non c’era altra scelta, dipendeva la vita di Conan. Sarebbe morto di asfissia se fosse servito.


In un' auto…….

“Allora, sei pronta? Non devi farlo se non te la senti…. Posso..”

“No, lo farò io, devo… è il mio dovere.” Interruppe una voce femminile.

Una voce maschile rispose “Si ma è pericoloso, possiamo trovare un’altra soluzione, so che il piano è preciso e dettagliato ma…”

“Ho insistito apposto anche con lui, pur di farlo, una volta convinta me stessa, posso convincere chi voglio…”

“Beh lo so…”

“L’organizzazione cosa avrà in mente stavolta? Non si fermerà a Shinichi, non è vero?”

“Si hai ragione, hanno in mente qualcosa, ma in gran segreto. Nessun’informazione, soffiata o altro ci è arrivata. Non abbiamo notato nulla eppure lui ci ha chiamati e ci ha avvisato. Devo ammettere che è stata una piacevole sorpresa risentirlo, ma speravo in altre circostanze”

“Beh, per noi è un piacere rivederti, dopo tanto tempo!”

“Ahaha, anche per me di certo! Però lasciamo il buon umore a quando avremo tratto in salvo Conan, quella piccola peste… che si caccia in guai che non può gestire..”

“… si ma lui…”

“E’ identico a Shinichi, identico a suo padre. Sappiamo cosa voglia dire, finire in situazioni più “grandi” di quello che si é.
“Si…. Lo so. Ma ci sarà un modo per salvarlo, no?”

“Non c’era questa confusione da 17 anni…cos’è ogni diciassette anni si ripeterà questo caos? E’ una nuova tradizione?”

Sospirò la figura femminile “….no… non lo pensare minimamente. Non voglio che la sua vita sia rovinata….ho promesso di proteggerlo…”

Sospirò lui “Non puoi fare promesse che non sei sicura di poter mantenere. Puoi impegnarti ma…. L’evidenza è l’evidenza. Sei sempre la solita… non è vero…..?” la luce di un lampione penetrò dal finestrino dissipando l’ombra e dando chiarezza al volto della donna “…. Non è vero…. Ran?”

“Si…… sono fatta così….” Sorrise lei con tristezza “Ma tu non sei fatto da meno, anche tu hai creato i tuoi problemi… no?” Si girò verso l’uomo, illuminato da altra luce proveniente dall’esterno…… rivelando una chioma bionda e pelle abbronzata. “…….. Bourbon?” fece l’occhiolino lei.

Amuro ridacchiò “Non chiamarmi così! Mi fai sentire dalla loro parte veramente! Quasi mi credo responsabile! Mi sento abbastanza stupido per non aver nemmeno scoperto da solo del loro ritorno, anche se sono della Polizia Segreta Giapponese!”

“Ascolta, pensi che il piano funzionerà?”

“Non lo so, non vorrei illuderti ma….. ci sono buone probabilità. Tu credici fino alla fine e stai attenta..”

Ran annuì “si…”

L’auto sfrecciò, cercando di evitare il traffico che li bloccava. Non potevano attivare le sirene.. era una missione segreta…. Così segreta che quella notte era ormai nera, nera e solo nera… chissà che non si sarebbe dipinta anche di rosso.


“Siamo arrivati….Eccitato?” fece Gin ghignando e mostrando il suo sorriso bianco e i canini splendenti, che sembravano appartenere ad un vampiro. L’unica cosa bianca di quella notte.

Le portiere si aprirono e quattro dei sei uomini scesero, Conan venne afferrato per la collottola della felpa e tirato fuori dal furgone in malo modo. Lo buttarono a terra ai piedi di Gin, poi il furgoncino se ne andò.

“C-Cosa avete intenzione di fare?” mormorò tra un respiro e l’altro il bambino. Il suo tono di voce era duro e tenace. Ora doveva solo aspettare il padre, resistere a qualunque cosa gli avrebbero fatto.

Però non si aspettava che Gin gli avrebbe tirato un calcio così forte da spostarlo di un metro. Si piegò in avanti e posò le mani attorno al suo stomaco, tossendo ripetutamente.
“Tuo padre… pensi davvero che verrà?” Gli chiese lui.

Conan alzò lo sguaro un poco, ma tornò subito a fissare il terreno “S-Si.. non mi abbandonerebbe mai….”

Un altro calcio lo colpì al fianco e di nuovo venne buttato avanti di un paio di metri. “Chi lo sa, io non mi illuderei troppo. Ti ha abbandonato una volta… perché non potrebbe rifarlo?”

“L-Lui n-non l-lo ha f-fatto… n-non lo f-farà"

E di nuovo, un terzo calcio, sempre più forte. “Facciamo un bel gioco, vediamo se arriviamo a metà del ponto solo a calci!”

Lo colpì ancora e ancora “Voi piccoli impiccioni, credete di fare i detective, ma vi cacciate solo in situazioni che non potete affrontare. Solo degli stupidi ficcanaso.”

Un altro calcio, poi un altro… e un altro ancora… più lo colpiva, più si spostava Il corpo di Conan, che cominciava a chiedersi se valeva la pena sopportare tutto questo…

“Esatto.. vale la pena sopportare tutto questo?”

“…”

Un altro calcio.

“Dai la colpa a tuo padre, sei stato segnato dalla nascita…”

“…”

E di nuovo fu colpito…

“La tua cosiddetta famiglia…..”

Ancora un altro colpo.

“E’ solo una menzogna!”

Ad ogni frase Gin tirava un calcio, facendo volare Conan più distante.

“Ti fanno credere di essere speciale…. Parte della tua esistenza.. che ti amano..”

“…”

“Cavolate… l’amore è inutile, inutile la famiglia, inutile esistere credendo in queste idiozie..”

“Ahh….” Urlò di dolore Conan, non sopportando più i colpi, cominicò a tossire a raffica, non sentiva più alcune parti del corpo. Era indolenzito da capo a piedi..

Gin sorrise maliziosamente pronto a sferrare un ulteriore calcio, il piede stava già per muoversi “Non morire illudendoti! Ormai è mezzanotte e cinque, tuo padre non è venuto”

……………………………………….

“T-Tu n-non h-hai a-avuto u-una f-famiglia… v-v-vero?”Una voce debole parlò, bloccando le gambe di Gin.

“Che diamine…”

“S-Si c-capisce… u-una f-famiglia t-ti s-sta a-accanto n-nei m-momento d-di d-dubbio… d-di d-dolore… c-cade c-con t-te, t-ti a-accompagna d-dalla n-nascita a-alla m-morte. T-ti da l-la f-forza d-di a-alzarti q-quando n-non n-ne h-hai l-la f-forza. T-ti r-regala i-il s-sorriso e i-il c-calore d-di c-cui h-hai b-bisogno.”

“..”

“*anf*T-Tu n-non h-hai a-avuto p-probabilmente u-una f-famiglia a-accanto. C-Che t-ti d-desse l-luce. *anf*S-Sei c-cresciuto n-nel d-dolore *anf* e-e q-quindi v-vuoi f-far s-soffrire c-chi s-si è-è i-illuso c-come t-te d-di a-avere u-una f-famiglia. *anf* *anf*A-Avrai a-aspettato d-di r-ricevere a-amore………. E-e………. *anf* t-tutto q-quello c-che h-ahi r-ricevuto i-invece è…. o-odio e…… d-disprezzo…… *anf*”

Un’immagine di un bambino piangente, con il sangue che gli sporcava i vestiti, bagnato completamente.. attraversò la mente di Gin. Era pietrificato.

Vodka si avvicinò al compare “Hey fratello!? Che scuccede?”

“……*anf*P-Per q-quello… n-non c-capirai m-mai c-cosa v-voglia d-dire a-aspettare f-fino a-all’ultimo. T-Tu h-hai f-fino p-per o-odiarla…. *anf**anf* i-io…. I-invece…… l-la a-amo f-fino a-alla f-fine. A-A c-costo d-di m-morire a-amandola…. UUUGH…”

Un calcione lo colpì in pieno petto, scaraventandolo indietro di almeno un paio di metri. La gamba che lo aveva scagliato tremava ancora per la rabbia e le convulsioni. Gin aveva uno sguardo pieno di collera, rabbia e crudeltà. Le rughe del suo grugno, la fronte aggrottata e gli occhi fiammeggianti di odio.

Era in preda alla collera, un’esplosione di rabbia. Se non lo aveva ucciso prima, ora era il momento più azzeccato. Erano ormai in mezzo al ponte, Conan non aveva la forza di parlare o alzarsi. L’uomo in nero si gettò sul ragazzino e lo afferrò per la felpa di nuovo, alzandolo in aria.

“DEVI SOLO CHIUDERE LA TUA BOCCACCIA! DEVI SOLO PREGARMI E PIANGERE PER IL DOLORE CHE STO PER FARTI PROVARE! PERCHE’ PER QUANTO TI OSTINI, LA VERITA’ E’ CHE TI HANNO ABBANDONATO COME E’ GIA’ SUCCESSO E ORA MORIRAI CON QUESTO PENSIERO!!!”

Conan cercò di allungare le mani e di liberarsi, perché la presa gli faceva male al collo.
“I FATTI SONO QUESTI E LA VERITA’ E’ CHE TUO PADRE NON C’E’! NON E’ VENUTO! E TU MORIRAI, SENZA ESSERE AMATO!”

Quelle parole lo penetrarono, lo uccisero dentro, sul colpo. Le braccia caddero al vento, lasciando che Gin gli facesse quello che voleva. Era vero.. suo padre non era venuto….. e ormai…… sapeva che era vero…. Lo considerava un grande detective, un grande padre….. e invece sarebbe morto aspettandolo invano.

Gin si avvicinò al bordo del ponte. A separarli dall’acqua che scorreva impetuosa, sporca e con la terribile corrente.. c’erano almeno 10 metri. Conan non si oppose, perché non ce l’avrebbe fatta comunque.

..Papà

..........

..Papà…

………………

“PAAAPA’A’A’A’A’A’A’A’!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Uno scoppio riecheggiò nell’aria e qualcosa esplose addosso al viso di Gin. Un secondo dopo, Conan si ritrovò in aria, pronto a cadere, ma qualcosa lo afferrò e lo strattonò di nuovo verso il ponte, prima che potesse precipitare. Sentì degli arti avvolgerlo e stringerlo addosso ad un caldo petto. Il profumo che emanava quella persona.. non era un vero profumo ma era familiare. Aprì gli occhi e si ritrovò tra le braccia di nientemeno che sua mamma, Ran. All'inizio del ponte, un pò di uomini stesi a terra, probabilmente picchiati da Ran.

“M-Mamma!?” La guardò esterefatto. E non era finita..

“CONAN!?” una voce lo chiamò. Si girò e alla sua sinistra, a molti metri di distanza vide suo padre che correva in quella direzione.

“P-Papà!?” Guardò in terra, vedendo un pallone da calcio. Era davvero lui.. erano davvero loro. I suoi genitori non lo aveva abbandonato.

Si girò verso sua madre, che lo guardò qualche secondo, con gli occhi pieni di lacrime. Non poteva nemmeno immaginare la gioia provata da Ran in quel momento. Era tra le sue braccia e lo aveva preso in tempo.

Il suo bambino era salvo.

Lo chiuse in un abbraccio.. “Conan.. Conan bambino mio….”

“Mamma… non stringermi!” Conan le chiese, sentendo ancora gli acciacchi per via delle botte prese. Nemmeno lei poteva capire quanto fosse felice. Shinichi non lo aveva abbandonato, Ran pure, i suoi genitori avevano solo aspettato il momento giusto.

Conan sentì dei passi depositarsi di fianco a lui, guardò al suo fianco e incrociò suo padre. Ran si alzò e si mise dietro a Shinichi un po’ più distante da lui. Conan rimase a guardarlo, con un po’ di indifferenza, però non poté che mostrare un piccolo sorriso. In fondo era tornato, era lì per salvarlo. Questo dimostrava che aveva ragione, la sua famiglia c’era per lui.

Shinichi sentì un peso andare via da dentro di sé, Conan era salvo e a quanto pare era pronto a perdonarlo. Fece qualche passo per raggiungerlo, copiato da Conan…

Di punto in bianco, un pistola venne caricata, agghiacciando padre, madre e figlio.

Gin era in piedi davanti a loro, pronto a sparare, ma non puntava a Conan, non puntava a Shinichi, bensì a Ran.

La ragazza era troppo impaurita per tentare di fuggire, le sue gambe non rispondevano, non avrebbe potuto andare da nessuna parte.

“Te l’avevo detto che avrei eliminato davanti ai tuoi occhi chi amavi.. Shinichi Kudo…”

Shinichi non rimase ad ascoltare e si mise davanti a sua moglie per proteggerla da qualunque cosa sarebbe successa.

“Bene, morirete insieme!” caricò la pistole e…..

Qualcosa si lanciò addosso al suo petto, o meglio qualcuno. Conan si era scaraventato contro quell’uomo o ai suoi occhi mostro. Non ci aveva pensato, non aveva ragionato razionalmente, aveva solo una cosa nella testa: salvare i suoi genitori.

Un piccolo gesto, o forse troppo grande, qualcosa che di certo non si aspettava. Incrociò gli sguardi di Ran e Shinichi sconvolti, un’ultima volta, prima di sentirsi ribaltato in avanti e cadere.

Cercò di aggrapparsi alla barriera del ponte mentre guardò indietro, vedendo il criminale scomparire nella corrente. Purtroppo non riuscì ad afferrarla e vide solo tutto intorno a sé allontanarsi. Sentì la schiena sbattere su uno dei sostegni di ferro del ponte e prima che potesse tentare di urlare, le acque lo inghiottirono.

Tutto si perse… tutto finì e scomparve. Ogni convinzione, sensazione… sparì e ci fu il vuoto.

Stava cascando tutto e non solo loro figlio. Il loro animo era a pezzi, non poteva succedere. Non poteva morire, non poteva lasciarli davvero. Non dopo tutto quello che era successo.

Il mondo si stava spaccando a metà.. lo avevano perso.

Ran e Shinichi corsero verso il bordo con gli occhi pieni di orrore e di angoscia.

Guardavano e guardavano, cercandolo tra la corrente “CONAN!!!!”

“CONAN!!???” Continuavano ma niente, la corrente scorreva come avrebbe fatto il vento in una tempesta.

Niente… niente… niente….

“CONAN!?”

“COOONAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!!!!!!!!!!!!!!!”



Nota d'autrice:
trallallà..... sorpresa!!! Conan sarà vivo o morto? Se la caverà? Tornerà a casa? Ehehe lo scopriremo!  Il prossimo capitolo sarà l'ultimo del primo arco narrativo! Esatto, la storia è ancora giovane ^^

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Capitolo 12
*** ..Via ***


Nota d'autrice:
Eccomi tornata. Scusate il mio enorme ritardo... Purtroppo ho dovuto cambiare computer perché il vecchio si è rotto.
Però non ho abbandonato questa fic e mai lo farò. Forse sarò lenta, ma la porterò avanti fino alla fine^^. Scusate se questo capitolo non è lungo, ma è importante.
Vi prego anche di leggere la nota d'autrice dopo questo capitolo ^^ 



Capitolo 12: ..Via


A casa Kudo…

“Satoshi!? Non trovo più Locke!” Lo avvisò Shizuka preoccupata.

“Come sarebbe a dire?” Chiese lui “Lo stavi coccolando come un peluche fino a poco fa!”

“Lo so… ma…” Shizuka sentiva che stare con Locke e tenerlo stretto la rassicurava e le impediva di piangere per quello che era successo a Conan. Era tremendamente preoccupata.

Satoshi sospirò e si avvicinò fino ad abbracciarla “Conan tornerà, lui è forte…” dopo un attimo di silenzio riprese a parlare “Locke sarà a fare una passeggiata in giardino, non preoccuparti”

Shizuka annuì e ricambiò l’abbraccio.

…………………

“CONAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” Urlarono disperati i genitori del bambino continuando a scrutare dall’alto l’acqua torbida e scorrente.

Purtroppo loro figlio non risaliva in superficie ed era già passato un minuto, fin troppo. Era come se avessero strappato loro il cuore e schiacciato. Il corso d’acqua diventava sempre più forte e sembrava uccidere tutto quello che incontrava. 

No, non poteva permetterlo, era suo padre ed era ora di comportarsi come tale, avrebbe fatto di tutto per proteggere il suo bambino. Perderlo era fuori discussione. Shinichi appoggiò le mani sul bordo e fece forza per scavalcarlo. 

Ran stava per fermarlo, se ne era accorta e sapeva cosa voleva fare, ma era già tardi. Shinichi era già oltre la barriera e stava già precipitando dal ponte. 

“SHINICHIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!” Ran vedendo suo marito scomparire proprio sotto i suoi occhi, ebbe l’istinto di seguirlo. 

Però ancora prima che potesse solo tentarci una persona la bloccò, impedendole di compiere quella pazzia: Amuro. Il ragazzo e la sua presa forte la afferrarono per il braccio e la tirarono indietro. “MA SEI IMPAZZITA? NON FARE SCEMATE!”

“CONAN E SHINICHI SONO LA’ SOTTO!!!! LASCIAMI ANDARE!!!!” si oppose Ran cercando di liberarsi. Non voleva colpirlo con il suo karate ma se fosse stato necessario allora ne avrebbe fatto uso, avrebbe fatto ricordo alle maniere forti.

Amuro aveva previsto il suo modo di agire e così le fermò il gomito prima che potesse cacciarglielo nello stomaco “Ragiona! Shinichi sa quello che fa! Se ti butti anche tu anche la tua vita sarà a rischio, cosa faranno poi Conan e Shinichi se ti accade qualcosa? Causeresti solo più casino! Ormai non possiamo farci nulla! Ho già contattato la polizia, stanno arrivando”

E come concluse, si sentirono le sirene della polizia sempre più forti, fino a che non si fermarono proprio sul ponte. Ran girò lo sguardo sul corso d’acqua che aveva inghiottito entrambi figlio e padre e le lacrime cominciarono a scendere sul suo volto. Aveva ragione, ma faceva male..

“Ran!” sentì una voce chiamarla. Era Shinichi.

La ragazza guardò giù e lo vide aggrappato ad un masso, cercando di non farsi trascinare dalla corrente. Era forte e intensa, se non ce la faceva un adulto come lui per di più in forma, di certo un bambino di sette anni, per quando bravo a nuotare sarebbe morto subito. Dannazione…

“Non lo trovo! Devo andare più in là e lasciarmi trasportare dalla corrente! Spiega tutto a Megure e chiama rinforzi! Digli di mettere agenti ovunque intorno al fiume!”

“Shinichi torna indietro! Non rischiare anche tu!” Non riuscì nemmeno a finire, il detective aveva già preso un respiro enorme e si era immerso alla ricerca disperata del loro figlio. 

Non poteva che affidargli le sorti di Conan e pregare che si salvasse pure lui. “Ti prego Shinichi…. Riportalo a casa…” strinse le mani sul ferro della barriera, quasi piegandolo.. era in preda al panico. Suo figlio poteva essere già morto e ora anche suo marito rischiava.. dopo tutti gli sforzi fatti per trarlo in salvo, per colpa sua si era allontanato di più. 

Amuro appoggiò una mano sulla spalla della ragazza e la cercò di confortare “..Ran… vedrai che andrà tutto bene…”

“E’ tutta colpa mia.. se solo fossi stata più attenta a Gin adesso….”

“No!” La interruppe “Non è colpa tua di quello che è successo, se non avesse puntato a te la pistola lo avrebbe fatto a Conan  oppure avrebbe ucciso addirittura Shinichi. Non preoccuparti di quello che è successo, piuttosto preoccupiamoci di fare come ha detto Shinichi…”

Ran annuì, asciugandosi le lacrime. Si, era inutile rammaricarsi, ora contava solo aiutare Shinichi e Conan e fare la sua parte…… anche se aveva paura che il suo cuore stesse per subire un altro colpo.. molto più doloroso.. ed era il suo istinto di mamma a dirglielo.

Intanto… nel fiume.. Shinichi lottava contro la corrente o almeno di prendere una direzione giusta e di schivare ogni ostacolo. Non vedeva sua figlio da nessuna parte e non per il fatto che l’acqua era più scura della pece oppure torbida e troppo veloce.. ma perché semplicemente non vi era tracca di lui. Più passava il tempo più sperava che fosse lento, eppure era sicuro che di sicuro i minuti scorrevano più veloci dell’acqua che lo trasportava. Aveva paura, una delle poche volte che davvero la sentiva dentro al sangue e che gli pompava. Aveva paura di perdere suo figlio più di ogni altra cosa.

Continuò a cercarlo per molto altro tempo, ma nulla. Conan era sparito nel nulla e lui non aveva potuto fare nulla per trovarlo. Non riusciva più a nuotare, era troppo stanco.. voleva continuare a tutti i costi ma non poteva, se lo avesse fatto sarebbe potuto succedergli qualcosa e non lo faceva per egoismo. Per Ran. Senza né lui né suo figlio cosa poteva fare? Inoltre aveva bisogno di lui la polizia, per trovare Conan, quei maledetti che avevano perseguitato la sua vita e farli finire in prigione a vita. 

Si fece forza e usò le sue ultime energie per aggrapparsi alla sponda del fiume, e tirarsi fino ad essere sulla riva, sul terreno. Si inginocchiò cercando di riprendere fiato e di non urlare di rabbia. La frustrazione stava prendendo il sopravvento e l’immagine di suo figlio morto tra le sue braccia continuava a dargli sempre pià ribrezzo e furia. 
Gli dava sempre più voglia di tuffarsi di nuovo, ma prima che potesse farlo sentì delle voci lontane chiamarlo. 
“SHINICHI!” era la voce di Ran. “SHINICHI!”

La donna arrivò appena in tempo per fermarlo. Il ragazzo continuò a fare respiri profondi e lunghi, per riprendersi dopo tutte le volte che era andato in apnea. 
Subito anche i due paramedici si misero al fianco di Shinichi, il quale per tutta risposta li respinse “Non ho bisogno, sto bene..”

“Shinichi, dov’è Conan!?” Chiese Ran appoggiando la mano sulla sua maglia completamente zuppa d’acqua.

Il detective digrignò i denti con frustrazione, scuotendo la testa “Niente…” non sapeva nemmeno dove aveva preso le forze per dire quella terribile parola. Detestava se stesso più di chiunque altro, se stesso e Gin. La rabbia e l’odio però lasciavano spazio a qualcosa di più profondo: Paura.

Ran portò la mano alla bocca e le lacrime cominciarono a solcare il suo viso di nuovo. Shinichi la strinse in un abbraccio, cercando di farla calmare. Non si sarebbe fermato finché non era certo al cento per cento che era finita. Non avrebbe lasciato che i suoi occhi parlassero al posto dei fatti. Per una volta non voleva dare retta alla ragione, voleva lottare contro la verità e risolvere tutto quel bordello. 

“Shinichi? Credo che non possiamo fare nulla al momento. O almeno tu non puoi fare nulla. Vi consiglio di andare a casa e riposare, ti farò avere notizie al più presto” Megure gli fece cenno di salire nell’auto della polizia.

I due genitori, a passi lenti e stanchi, entrarono nel veicolo e si sedettero sui sedili pesantemente, sentendo il vero peso nel cuore che li faceva sprofondare e più di ogni peso materiale. Era il peso che li addossava una perdita, una perdita non ancora realizzata ma vicina a diventare reale.

L’auto li riportò in fretta a casa loro, dove li aspettavano Satoshi e Shizuka, ancora frementi per il risultato della missione. Avevano insistito per rimanere, perché non avrebbero mai potuto sopportare l’attesa e si sentivano più al sicuro insieme.

“Come è andata?!” Chiese Shizuka correndo dai due adulti con sguardo pieno di speranza.

Tuttavia i genitori non riuscirono a rispondere, non avevano la forza di parlare o dire nulla riguardo a Conan, non fino a che non avrebbero avuto loro stessi notizie. Eppure stava andando al meglio, avevano salvato loro figlio e avevano messo alle strette ciò che rimaneva dell’organizzazione.

Non si era mai visto Shinichi in quello stato, silenzioso e con la testa persa nel nulla. Se c’era una cosa che sapeva fare sempre era ragionare, pensare e cercare una soluzione; era ciò che lo aveva reso un detective infallibile. Sperava che ciò lo avrebbe aiutato anche ad essere un padre di altrettanta bravura, ma finora non aveva dimostrato di esserlo.

“Shinichi… dovresti andare a cambiarti o ti prenderai un malanno. Al momento non c’è bisogno di un altro problema.” Consigliò Sato. L’aiuto di Shinichi era fondamentale, se si ammalava sarebbe stato un problema.

Il ragazzo annuì e andò a cambiarsi i vestiti bagnati. Tanto valeva, fino a che Megure non arrivava con delle notizie, non si sarebbe potuto fare nulla. 

Passarono le ore, ma non si riusciva ad avere nessuna notizia da parte della polizia. Ogni volta che Shinichi o Ran chiedevano informazioni, Megure rispondeva allo stesso modo: nessuna novità. A forza di provare, i due si arresero e caddero nel silenzio totale.

Improvvisamente la porta di casa si aprì ed entrò l’ispettore Megure. Come fu visto dai presenti, Shinichi e Ran saltarono in piedi con occhi spaventati e speranzosi. “Ispettore lo avete trovato!?”

L’uomo robusto alzò la mano e con un gesto fece segno ai poliziotti di uscire dalla stanza, insieme agli altri presenti. 

Sato si avvicinò a Satoshi e Shizuka, appoggiò le mani sulle loro spalle e li esortò a seguirli “Su bambini, andiamo…”

Anche i due ragazzini non dissero nulla. Si girarono verso Megure e i genitori del loro amico, con occhi pieni di tristezza e paura. Sentivano dentro che qualcosa di brutto era accaduto, ma speravano che in ogni caso avrebbero rivisto il loro migliore amico. Si scambiarono uno sguardo carico di dolore e lasciarono la stanza. Prima di uscire, anche Sato si girò indietro un’ultima volta. Si intuiva la sua delusione, ma anche lei sperava di sbagliarsi.

Eppure in quel momento un sentimento era scaturito in entrambi, portando un terribile pensiero. Come se vi fosse una consapevolezza: il loro amico, non lo avrebbero rivisto mai più.

Si chiuse la porta, vi fu un attimo di silenzio. Megure si sedette, seguito da Ran e Shinichi di fronte a lui sull’altro divano. Il poliziotto fece un respiro profondo e unì le mani davanti alla bocca, cercando di formulare la frase che doveva pronunciare.

Dopo aver chiuso gli occhi per qualche secondo, li riaprì “Abbiamo setacciato ogni singola traccia sulla riva, abbiamo allertato persino gli altri distretti di polizia e le prefetture…  ma non c’è traccia di Conan…”

“N-No…” 

“Mi spiace…” L’uomo portò la mano alla testa e tolse il cappello, quello che mai levava per nessuna ragione. “…Questo significa che non possiamo fare più nulla per salvarlo”
Le voci di Ran e Shinichi furono soffocate da un fragore che entrambi sentirono dentro al petto. 

“Non c’è modo di sopravvivere ad una corrente del genere per tutte queste ore, soprattutto se a farlo è un bambino. L’unica speranza era di ritrovarlo a riva e in tal caso avremmo auto qualche possibilità che si salvasse. Mi spiace davvero tanto…”

Sembrò fermarsi il tempo, la voce di Megure morì finita la notizia. Per un attimo sembrò non parlare nessuno, poi arrivò un lamento e le lacrime cominciarono a solcare il viso di Ran. 

Shinichi non aveva la forza di reagire, non aveva più la forza di dire nulla. Gli occhi sembravano uno specchio rotto in mille frantumi, le spalle tremavano dallo shock e il tormento che stava provando.

Il lamento diventò pianto disperato e la moglie scoppiò “N-No… non può essere. N-Non può essere morto… dimmi che non è così!” Con violenza si aggrappò alla maglia di Shinichi e affondo la testa sul suo petto, mentre i suoi occhi erano invasi dalle lacrime di pianto “NOOOO!!! IL MIO BAMBINO NON PUO’ ESSERE MORTO! C-CONAN!!! CONAAAAAN!!!!”

I singhiozzi divennero incessanti, pieni di urla di dolore. “Avevo promesso che lo avrei protetto ad ogni costo! A-Avevo promesso che non gli sarebbe accaduto nulla… e-e invece…” Non poteva davvero crederci. Non avrebbe mai più rivisto il sorriso del suo piccolo, non lo avrebbe mai più stretto a sé. Quel suo bambino a cui aveva dato la vita con tutta sé stessa, che aveva cresciuto con suo marito.

“E’ tutta colpa mia!!! E’ COLPA MIA… NON HO SAPUTO PROTEGGERE IL MIO BAMBINO…” Conan aveva ancora tutta la vita davanti, doveva crescere e diventare un bell’ometto, ricevere ancora tanto affetto… ma come l’altro Conan, anche lui se ne era andato per sempre. 

Cominciò a sbattere i pugni sul petto di Shinichi, senza fermare il suo pianto incontrollato. Le lacrime bruciavano come fiamme sul volto della ragazza come se venissero direttamente dal cuore. Goccia dopo goccia cadevano sulla mani, le braccia e il resto del corpo.

Shinichi sentì un coltello trapassargli il petto, scavando nella carne fino ad arrivargli alla gola. Era quel coltello, o meglio ascia chiamata senso di colpa. Era colpa sua, non di Ran. Lui aveva litigato con Conan, lui non gli aveva donato tutto l’affetto che meritava e l’amore che poteva dargli. 

Era un bravo detective ma aveva fallito, fallito come padre…
Anche gli occhi di Shinichi si bagnarono e vennero invasi dalle lacrime. Non era riuscito a riportarlo a casa e ora non lo avrebbe mai più riabbracciato. 

“N-Non c’è più… il mio bambino non c’è più…!!! M-Me lo hanno portato v-via… Che razza di madre sono..” Strinse sempre più la presa alla maglia e poi crollò 
“NOOOOOOOOOOOO!!!!!!” 

Le urla di dolore era talmente forti e dolorose che potevano spaccare anche ciò che ormai era distrutto e frantumato. I loro cuori ormai erano scoppiato..

Lui era un padre terribile, il faccino dal suo piccolo bambino ancora impresso nei suoi occhi. Da quando era nato il suo piccolo, lo avevo stretto tra le braccia.. aveva giurato di proteggerlo ad ogni costo. Un genitore deve donare amore e istruirlo, deve sperare nel meglio. 

Conan non solo aveva sofferto, era distrutto emotivamente e lui non aveva fatto nulla per impedirlo. Per il suo sbaglio Conan era morto. 

Sembrava che fosse ì a guardarli dispiaciuto, sembrava volerli salutare, ma lui non l’avrebbe mai più fatto. Non lo avrebbero mai più rivisto giocare a calcio, Shinichi non avrebbe mai rivisto il tiro che Conan desiderava mostrargli. Non avrebbero più trovato il sorriso di loro figlio e sentito la sua voce, non gli avrebbero più stretto la mano, abbracciato o baciato. Non lo avrebbero mai più messo a letto o curato se stava male. 

Shinichi non gli aveva nemmeno detto quanto gli voleva bene, era sparito prima che potesse farlo e lo aveva trattato in modo terribile. Conan era morto per salvarli da Gin e lui aveva fallito nel fargli capire che lo amavano con tutto il cuore.

Non riuscì più a controllarsi, anche Shinichi scoppiò in un pianto profondo e corrosivo. Prese Ran e la strinse più forte che poteva, sfogando tutto se stesso, lasciando fluire ogni sua emozione.

“CONAAAAAAAAAN!!!!!!!!!!!” fu lui per la prima a volta ad urlare. E mai prima d’ora aveva gridato con tanta agonia e disperazione. 

Tremavano entrambi per lo shock e i singhiozzi. Per il ricordo del viso del loro bambino, della cosa che li rendeva più felici al mondo.

Superare tutte quegli ostacoli a cosa era servito?
E continuava, il loro crollo continuava. Continuavano a piangere come mai prima d’ora, volevano avere almeno il corpo di Conan per stringerlo forte senza lasciarlo. Non potevano averlo perso davvero…

“IL M-MIO BAMBINO…. N-NON POSSO PERDERLO… H-HO B-BISOGNO DI LUI…!!!”

Sentiva l’odio profondo verso Gin, quello verso se stesso che si tramutavano in atroce trauma sempre più abbondante. Non solo aveva permesso agli uomini in nero di tornare, ma anche di portagli via Conan. Aveva permesso lui tutto questo, eppure era suo padre. 

“S-SHINICHI RIPORTALO A CASA… S-SHINICHI TI PREGOOO!!!” Continuò a urlare Ran “S-Shinichi…” si accasciò sempre di più. 

Era il dolore di una madre che aveva dato tutta se stessa per avere una famiglia e rendere possibile la stessa cosa al suo bambino.

Lui non rispose, non riusciva più a dire nulla o a pensare a niente che non fosse il suo piccolo bambino. Era il dolore di un padre che si sentiva un fallito e che sapeva di non poter mai più sentirsi chiamare papà. Quella felicità non l’avrebbe mai più provata.

Aveva perso la voglia di lottare, aveva perso il suo essere… aveva perso il suo ruolo di padre…

Avevano perso Conan… avevano perso suo figlio.

E questa volta per sempre.

.
.
.
Da qualche parte.....

"*ruf ruf!!*"



Nota d'autrice:
Eh... Conan a quanto pare è morto... a quanto pare.
Con questo capitolo si chiude questa prima parte della fic, nel prossimo capitolo vedremo per bene cosa è successo a Conan e perché non si trova il corpo.
Inoltre, gira voce che c'è una ragione della somiglianza tra Shinichi e Kaito. Gosho non ha specificato nulla.. la cosa che tutti penserete è: saranno imparentati? E se si, cosa succede per Conan e Shizuka? 
Niente, assolutamente niente. So che ci si può sposare tra cugini, ma io ritengo comunque una cosa un pò... boh mi fa senso (senza offesa per nessuno).. inoltre i figli possono nascere malati. Quindi che si fa? Nella mia fanfiction, comunque vada, Shinichi e Kaito NON SONO IMPARENTATI. Quindi state tranquilli! ^^
Un'altra cosa. Un altro motivo che mi porta a scrivere lentamente è che ho fondato un progetto con un amico di Pokémon Millennium. Ovviamente riguarda Pokémon. Abbiamo fondato un gruppo e abbiamo un casino di membri ora. Per saperne di più controllate l'account GettAmourZe di Facebook, EFP o Wattpad ^^
Essendo un progetto grandissimo, occupa tantissimo tempo, ma ciò non mi porterà a rinunciare alla fic, mai e poi mai ^^

Quindi, alla prossima! :)
 

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