Father

di jarmione
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Notte noiosa, o quasi ***
Capitolo 2: *** Anika ***
Capitolo 3: *** Delusioni e cerimonie ***
Capitolo 4: *** Caos al primo colpo ***
Capitolo 5: *** Masucci ***
Capitolo 6: *** Il recupero ***
Capitolo 7: *** Bugie e segreti ***
Capitolo 8: *** Cambio di programma ***
Capitolo 9: *** L'indovinello di Shakespeare ***
Capitolo 10: *** Verso un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Notte noiosa, o quasi ***



Ritento ancora di scrivere in questo fandome, ho mille idee per la testa e non ero sicura se pubblicare i meno...alla fine ha vinto il pubblicare ed eccomi qua.
Spero che vi piaccia o che seguite, anche silenziosamente.
Buona lettura!
RATING VARIABILE!!!





Uno sbuffo, due sbuffi, tre sbuffi.
La sera sembrava non finire e tutto infastidiva Jigen, che amava la notte ma avrebbe preferito fosse più veloce.
La vita notturna di Tokio si stava facendo più noiosa, ultimamente gli andava tutto stretto.
Non facevano un colpo da quasi un mese e Lupin ben sapeva quanto Jigen amasse l'adrenalina, il mettersi in gioco e sfoderare la sua adorata magnum.
Ma nemmeno il suo socio aveva idee in testa.
Persino la musica Jazz del pub lo tormentava, voleva farla smettere ma, sfortunatamente, c'erano altre venti persone intenzionate ad ascoltarla, tra un bicchiere e l'altro.
Per un attimo gli balenó in testa di fare una vita come quella di Goemon, ritirarsi in chissà quale luogo sperduto e meditare sulla sua inutile vita.
Noioso per noioso, era meglio fare l'eremita.
Si chiese dove fosse il samurai, magari lo avrebbe raggiunto.
Non poteva contare sulla compagnia di Lupin, a quell'ora si trovava di sicuro alla ricerca di quella specie di donna...alla ricerca di Fujiko, che gli avrà dato un bello schiaffo lasciandolo in bianco...come al solito.
Quella donna riusciva sempre a fregarlo e, per quanto si sforzasse di non farlo, Jigen pensava che fosse anche una poco di buono.
Certo, in tante occasioni era lei a fare da spia e aiutarli, a volte gli aveva persino salvato la vita, ma sempre una brutta impressione dava.
Eppure giravano voci che non avesse mai fatto nulla di strano, oltre che dare un semplice bacio, poco probabile ma pur sempre una possibilità.
Lasciava in bianco Lupin, che impazziva per lei, figuriamoci se non faceva lo stesso con qualche ricco e grasso miliardario bavoso.
Rabbrividì al pensiero e bevve il suo scotch tutto d'un fiato.
Lascio una moneta sul bancone ed uscì, si era stufato di quel posto pieno di fumo, che non era di sigaretta ma di ben altro.
Venne avvolto dalla brezza notturna e poté tirare un sospiro di sollievo.
Nel pub faceva un caldo, minimo c'erano ventiquattro gradi, fuori si stava decisamente meglio.
Si incamminò attraverso i vicoli secondari, non amava le strade e i marciapiedi affollati.
Accese una sigaretta e aspirò a pieni polmoni, ci voleva, avrebbe disteso i nervi.
Gente poco raccomandabile gli passava di fianco ma sembravano non vederlo talmente erano fatti.
Jigen si calò di più il cappello sugli occhi e proseguì. Lupin a volte si chiedeva come facesse a vedere.
In lontananza si udirono degli spari e delle macchine che correvano inseguire dalla polizia, che sbraitava fuori da finestrini.
Sbuffó, pensando che i ladri o i rapinatori fossero degli emeriti imbecilli, per farsi inseguire in quel modo bisognava essere davvero cretini.
Svolto l'angolo ma poco dopo si scontrò contro qualcuno, cadendo a terra.
"Ma guarda dove vai!" Sbottò lui, in maniera poco cordiale.
Già la serata era uno schifo, se poi qualche ubriaco lo stendeva in maniera così idiota.
Ma quando guardò contro cosa aveva colpito, sgranò gli occhi e trattenne il fiato.
Aveva tutta l'aria di essere una donna e...era a terra, non si muoveva.
-oh cazzo l'ho uccisa-
Ebbe per un attimo l'istinto di fuggire, tremó e lui era raro che tremasse.
Si avvicinò al corpo
"Mi sente?" Chiese toccandola sul braccio con un dito, ma si ritrasse quando lo vide pieno di sangue.
-devo avergli fatto davvero male-
Ma si accorse subito che era una ferita da arma da fuoco e lui non aveva toccato la magnum e non aveva sparato.
"Ma cosa...?" La scosse "signora mi sente? Mi risponda"
La fece voltare e notó in altra ferita sul petto.
Come diavolo aveva fatto a trascinarsi fino a lì?
Vide che stringeva qualcosa, fece per allungare la mano ma con uno scatto lei lo bloccò.
Aveva gli occhi sgranati, azzurri come il cielo.
"Portala via...prendila" disse senza specificare a cosa si riferisse "prendila!" Ordinó per poi esalare l'ultimo respiro.
Jigen non aveva proferito parola, era paralizzato.
Quando la mano della donna perse la presa, indietreggió.
Deglutì, era amante dell'adrenalina ma a quel tipo di cose no.
O forse era perché non amava tanto le donne, era etero ma non si fidava di nessuna...nemmeno di Fujiko.
Trasse un profondo respiro e si avvicinò nuovamente, oltre a lui non c'era nessuno.
La donna gli aveva chiesto di prenderla e portala via...ma che cosa?
Osservó nuovamente gli stracci che aveva infagottati e vide che si muovevano.
-Ma che diavolo è?-
Allungó ancora la mano, pregando che la donna non lo bloccasse ancora, spostandoli.
Trattenne il respiro e a momenti ebbe un infarto quando vide che sotto di essi vi era una bambina.
Avrà avuto si e no pochi giorni di vita o nemmeno quelli.
Dormiva, sembrava non aver sentito nulla.
-E adesso che diavolo faccio?-
Ecco cosa intendeva la donna.
E si sarebbe fidata così? Dopo aver saputo chi era e cosa faceva?
Era sicuramente pazza e questo non giovava la situazione.
Cosa avrebbe detto a Lupin e Goemon? E a Fujiko? Cosa avrebbe fatto?
Di certo non poteva restare lì.
Se chiamava la polizia lo avrebbero arrestato e avrebbero portato via la neonata.
C'era solo una soluzione, eseguire il volere della donna, qualche santo avrebbe provveduto...forse.
Prese la bambina e chiamò i soccorsi, per poi fuggire prima che arrivassero.

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Capitolo 2
*** Anika ***


Ciao a tutti!!! PREMESSA!! Non è un capitolo importante ma sarà necessario per il proseguo.
Spero che non vi annoi e se avete suggerimenti li accolgo tutti, critiche e anche insulti se necessario.
Voi mi dite cosa devo fare ed io lo faccio (stile Pino e gli anticorpi Ahahahah)
Fatemi sapere, ciauuuuuu




Era un idoizia.
Una donna morta gli affidava una marmocchia di chissà quanti giorni e lui la prendeva.
Quella donna era più ubriaca o fatta di quanto immaginava.
Essendo però in fondo di vita, lo faceva sicuramente per disperazione e si sa che una donna disperata era capace di gesti estremi.
Uno di quelli e anche ultimo, era stato affidare la sua bambina a lui.
"Non posso tenerti" mormorò Jigen, nascosto in un vicolo con la piccola in braccio "non so curare i mocciosi" pensó ad un alternativa "forse devo portarti alla polizia, almeno ti mollo a loro ed io torno al mio scotch"
La mano della piccola si mosse e, nel sonno, afferrò il dito di Jigen per poi rilassarli e continuare a dormire col sorriso.
Jigen tremó, sperando che non si svegliasse.
Quando notò che era ferma, sospiró.
La osservó attentamente, era una bambina così piccola e innocente.
Come avrebbe potuto lasciarla? Ladro o no, aveva comunque un cuore.
-fanculo! cedo ad una donna in miniatura...sono caduto in basso-
"....e va bene, hai vinto tu...starai con me"
Un altro sospiro
"Dovremo organizzarci, prendere le cose che servono ai mocciosi come te...darti un nome...ma quale?"


16 ANNI DIOPO


"Jigen, scansiona la zona" disse Lupin, parlando attraverso la ricetrasmittente.
Era sempre bello fare colpi e avere il supporto del miglior haker che un ladro possa desiderare.
"Se facessimo prima queste cose, a quest'ora ci risparmieremmo un sacco di lavoro" borbottò Jigen.
Era mai possibile che non facesse una scansione prima di fare il colpo?
Si riduceva sempre all'ultimo minuto.
Ormai era abituato, ma cavolo! Un minimo di intelligenza ci vorrebbe, da parte di un ladro esperto come Lupin.
Ringrazió il cielo che quella volta non aveva partecipato in diretta, avrebbe rischiato di ucciderlo.
"Smettila di lamentarti come un orso"
"E tu smettila di fare la scimmia!"
Armeggiò con il computer portatile e un GPS ed infine ebbe la mappa completa dell'intero museo di diamanti.
Il nuovo colpo prevedeva di rubare il diamante di fuoco.
Narrava, la leggenda, che al calar del sole, l'ultimo raggio avrebbe colpito il diamante e avrebbe mostrato un grande tesoro.
Ovviamente nessuno ci credeva, ma Lupin voleva rubarlo a tutti i costi per due unici motivi.
più l'oggetto è nominato più lui voleva mettersi in mostra
Regalarlo a Fujiko, che intendeva venderlo e riscuotere tutti i soldi lasciando senza Lupin.
Per Jigen, era tutta fatica sprecata, ma almeno faceva qualcosa.
Il computer lampeggiò, mostrando svariati puntini rossi.
"Lupin sta arrivando qualcuno"
"Lasciali venire" rise lui, mentre sfilava il diamante dalla teca.
Problema...questa operazione costó l'avvio dell'allarme.
"Perché non me lo hai detto?!"
"Questo affare non segnala gli allarmi, imbecille!"
"Potevi almeno dirmelo! Mi sarei informato prima!"
Le guardie furono lì in me che non si dica.
"Lupin sei in arresto!" L'ispettore Zenigata, puntuale come sempre, entrò nella stanza con almeno una cinquantina di poliziotti.
"Zazà! Che piacere" lo accolse Lupin con un enorme sorriso.
Gira e rigira, era comunque felice di vederlo.
"Arrenditi Lupin!"
"Scusa paparino ma non ho tempo! Lo sai che devi prendere un appuntamento, ciao ciao!" Detto questo, Lupin, che era appeso ad una corda scesa da poco dal tetto, si sollevò in aria.
"Prendetelo!"
Tutti si gettarono su Lupin, ma con insuccesso.
Ancora non capivano che con Lupin le cose non erano semplici.
Jigen e Goemon avrebbero giurato che l'ispettore provasse qualcosa che andava ben oltre alla semplice voglia di prenderlo.
Le poche volte che riusciva ad arrestarlo tentava le dimissioni perché non aveva più ragione di vivere.
La corda era appesa ad un elicottero, che si libró nell'aria portandolo lontano.
Una volta sull'elicottero, Lupin rise e chiuse il portellone osservando il diamante.
"Quanto è bello" disse voltandosi verso il pilota "ci si può fare una fortuna vero Fujiko, tesoro?"
Il pilota si voltò, ma non era la sua Fujiko.
"Ciao zietto"
Una ragazza, sedici anni e dai lunghi capelli corvini arruffati, lo salutò ammiccando.
"Ma ma ma..." Lupin rimase senza parole "ma dov'è Fujiko?!"
La ragazza si offese
"Come sei gentile, chiedi di lei quando sai bene che ieri sera ti ha dato buca"
"Ma non faceva sul serio!" Piagnucolò lui "ha detto che sarebbe venuta!"
"Ad ogni modo ti sto aiutando io, potresti almeno ringraziare"
"Invece ha mollato l'elicottero svignandosela con la sua moto, perciò sono venuta io a prenderti"
La ricetrasmittente di Lupin gracchiò.
"Lupin tutto bene?" Era Jigen.
La ragazza si voltò di scatto, facendo segno che non c'era.
Lupin parve non badarci "Tutto a posto sto rientrando"
"Lupin, approposito, di ad Anika che appena scende da quell'aereo sono guai"
Lupin ridacchió mentre Anika si mise una mano sul volto, in segno di sconfitta.
La ricetrasmittente smise di gracchiare e Lupin si mise sul sedile del coopilota e prese lui i comandi.
Anika sbuffó e incroció le braccia al petto.
Ogni volta che usciva era sempre la stessa storia, volevano chiuderla in casa.
"Suvvia non fare così Anika"
"Dimmi la verità!" Sbottò "glielo hai detto con qualche parola in codice giusto?"
"Ma come ti viene in mente!?" Si difese lui "come facevo a dirglielo!?"
"Ah non lo so, sei tu quello con gli assi nella manica" poi si alzò e andò sul retro per cambiarsi i vestiti da pilota, sostituendoli con una bella camicia bianca e un paio di jeans.
"Ti manca la giacca e la cravatta e sei uguale al paparino"
Anika rabbrividì "Quale dei due...paparini?"
"Il tuo" a quel punto, Anika sbuffó "Non essere troppo dura con lui"
"Come faccio a non esserlo!" Esclamò "ha sempre da ridire su quello che faccio"
"Cerca di capirlo invece che essere così scontrosa, mi ricordi un sacco Zazà"
La ragazza fece una faccia disgustata "Proprio a lui mi dovevi paragonare!?"
Lupin rise e proseguirono il viaggio fino in aperta campagna, dove i primi paesi erano a dieci chilometri.
Ad Anika piaceva la vita di città, ma anche la solitudine non era male.
Poi era l'unica donna in mezzo a tre uomini e questo, per lei, significava protezione, anche se un po' eccessiva in molte occasioni.
La cosa che odiava di più? Quando arrivava Fujiko.
Ogni volta che arrivava lei succedeva il finimondo.
...ok forse esagerava, ma per Anika era così.
Fujiko non faceva altro che rimproverarla su come si vestiva e pretendeva di farla diventare donna.
Il problema era che il suo "essere donna" costituiva in abiti attillati e scollati, per mettere in risalto le curve.
Anika era magra come uno stuzzicadenti, eppure mangiava per un esercito, quindi di curve ne aveva ben poche.
A mala pena si vedeva il seno.
Quando c'era lei, era finita la pacchia e in sua assenza c'era il padre.
Tra tutti e due, non sapeva a chi dare il voto peggiore.
Raggiunta la casa dove stavano, Anika scese di corsa dall'elicottero fuggendo sulla collina vicino, per evitare di essere rimproverata.
Lupin spense i motori e scese che lui sospirando, ma allo stesso tempo sorridendo.
Quella ragazza aveva la testa dura come suo padre ed era proprio quella caratteristica che piaceva a Lupin.
Era utile in determinati colpi, sfortunatamente, Jigen, non voleva lasciarla venire.
Le scuse erano sempre le stesse:
era troppo piccola
Avrebbe rovinato i loro piani
Anche se non lo avrebbe mai ammesso, Jigen aveva una paura fottuta di perdere l'unica persona a cui voleva bene.
Rientró in casa, dove Jigen era seduto sulla sedia, a braccia incrociate e con la sigaretta accesa in bocca.
"Non intendo chiedere come ha fatto" borbottò Jigen.
"Non saprei risponderti nemmeno io" Lupin si sedette sulla poltrona sospirando di sollievo "dovremmo aggiornare il nostro materiale" disse cambiando discorso.
"Ti ricordo che gli ultimi soldi li hai persi a poker venti giorni fa"
"Non li ho persi!" Si acaldó Lupin "me li hanno rubati!"
"Un ladro come te non si fa derubare, imbecille"
"Imbecille sarai tu!"
Jigen sbuffó e ci furono alcuni istanti di silenzio.
"Cosa hai in mente di fare stavolta?" Chiese Lupin "con Anika intendo"
Jigen alzò le spalle e prese la sigaretta gettandola nel posa cenere, per poi accenderne subito un altra.
"Che vuoi che faccia? Non mi da retta"
Lupin sorrise, che poteva pretendere da una donna?
"Ha sedici anni, Jigen, è naturale che a quell'età non si ascoltino i consigli degli adulti, capirà con il tempo"
"Sì certo, come no" sbuffó nuovamente il socio "intanto si caccia nei guai e non ascolta un cazzo di ciò che dico...non gli interessava se sono suo padre, l'importante è fare quello che vuole"
Stavolta Lupin rise.
Jigen era proprio duro di comprendonio, neanche lui ascoltava gli adulti a sedici anni, perciò non avrebbe dovuto essere tanto scontroso con Anika.
Ma tutti sapevano che Jigen aveva solo paura.
Aveva paura di perderla e per questo era sempre possessivo e impulsivo.
Ancora non capiva.
Come poteva una come lei volergli bene?
Come poteva anche solo pensare che, con lui, sarebbe rimasta protetta per tutta la vita?
Come poteva chiamarlo padre e non aver paura?
Erano tutte domande alle quali cercava risposta da tantissimi anni.
"I giovani, valli a capire" commentó Lupin "approposito, sai niente di Goemon?"
"A detta di Fujiko stava girando per le strade del porto, starà venendo qui"
Lupin si eccitó e iniziò a sbavare al solo nome di Fujiko
"È stata qui?"
"Più di un ora fa"
"E perché non me lo hai detto subito!?"
"Perché ieri ti ha dato buca, scemo"
Jigen non si scompose e finì l'ennesima sigaretta.
Nel posacenere se ne potevano contare almeno ventisette e tutte nella mattinata.
"Quasi quasi vado a cercarla" pensó Lupin "almeno le darò questo bel diamante"
"Tutta fatica sprecata, proprio a lei devi darlo?"
"Ehi! la mia Fujiko ha diritto di essere adulata con qualche bel diamante" se lo mise in tasca ed uscì.
-Se gli da qualcos'altro, forse ottiene la sua attenzione" pensó il pistolero, evitando di esternare i suoi pensieri.
Lupin, nell'andare, si voltò verso la collina, incroció lo sguardo di Anika e ammiccó per poi salire in macchina e partire.
Anika sospirò e continuó ad osservare l'altro lato della collina.
Non ne combinava una dritta e il risultato era sempre lo stesso, veniva sgridata e spedita in camera...o meglio, nell'angolo dove stava il suo letto.
Era stufa di tutto quello.
Un altro sospiro e infine decise di rientrare, ma nel voltarsi il suo viso si illuminò.
Un sorriso apparve sulle sue labbra e corse giù dalla collina, rischiando di cadere almeno due volte.
"Goemon!"
Il samurai, che arrivava lentamene, nel vederla si fermò e accennó un sorriso.
Una volta vicino, Anika gli saltó praticamente addosso.
Lui la prese e la strinse, era così leggera che sembrava non averla.
"Oh Goemon finalmente" sprofondó il viso nel petto di lui "sono passati due mesi!"
"Sono stato trattenuto" le carezzò i capelli per poi fare lo stesso con il suo dolce viso.
"Dici sempre così"
"Ma è vero"
Lei lo strinse forte poi lo guardò "Ti sono cresciuti i capelli"
"E tu sei sempre più leggera" la rimproverò lui
"Scherzi?" Si stupì Anika "l'altra settimana io e lo zio abbiamo fatto una gara di hamburger e ho vinto io con la bellezza di ventitré"
Al solo pensiero Goemon rabbrividì "Piccolo lupo" disse accarezzandole i capelli.
Anika sorrise e si alzò in punta di piedi, posando un piccolo bacio sulle labbra del samurai.
"Anika...per favore" tremó lui
"Che c'è?" Chiese lei "ancora la storia che sono minorenne? Abbiamo vent'anni di differenza ma che problema c'è?"
"Lo sai Anika...non farlo"
"Ma..."
"Lo sai come reagirebbe Jigen" mise le sue mani sulle spalle di lei "Anika, non possiamo"
Ad Anika si inumidirono gli occhi ma cercó di stare calma e ricacciare indietro le lacrime.
Era colpa di suo padre se lei e Goemon non potevano avere una storia, lei lo amava ma lui non sembrava ricambiare allo stesso modo.
"Ben tornato a casa Goemon" disse tagliente e rientró in casa, ignorando completamente il padre e mettendosi da sola nel suo angolo.
La sua vita faceva schifo.

*****

Jigen era uscito verso le undici sera, era andato al pub e fino alle quattro non sarebbe rientrato.
Lupin non si sarebbe fatto vivo prima del mattino seguente.
Anika era rimasta sola e se ne stava nel suo angolo, sdraiata a letto a fissare il soffitto e il cielo fuori dalla finestra.
"Ani" la voce di Goemon interruppe l'amato silenzio.
"Lasciamo stare"
Il samurai non sembrò ascoltare e si avvicinò, sedendosi sul letto vicino a lei.
Poté notare gli occhi lucidi della ragazza, che fissava il vuoto.
"Scusa"
"Perché siamo così?" Chiese lei "perché non possiamo stare assieme?"
Goemon sospirò e distolse lo sguardo
"Non è semplice"
"Perché!?" Esclamò lei alzandosi di scatto in piedi "è per colpa mia? Per la mia età? Che importa?!"
Niente risposta
"È per papà? Chissene frega!"
"Perché non è giusto" la zittì lui.
"Come sarebbe a dire?" Anika tremó "so badare a me stessa, so prendere decisioni e so cucinare!" Aveva il tono di voce alto "so fare più di quanto pensi e di quello che dice mio padre non me ne frega un cazzo!"
"Moderati Anika"
"Perché allora voi le dite?"
"Tuo padre le dice e anche Lupin, io no"
"Allora non farmi vivere con loro due e vedrai che smetterò di dirle!" Si sedette nuovamente ed entrambi sospirarono all'unisono.
Lentamente, Anika avvicinò la sua mano a quella di Goemon, che la strinse dolcemente.
"Non posso Goemon...non posso andare avanti così"
"Devi rassegnarti"
"Ma..." La sua voce era un pigolio "ma io...tu provi lo stesso...so che lo provi"
"Non illuderti" rispose con voce tremante, chiaro segno che anche lui provava lo stesso.
A quel punto, Anika si mise a cavalcioni sopra di lui e, senza preavviso, lo baciò.
Goemon spalancò gli occhi e fece cadere la spada a terra.
Anika lo sentì tremare sotto le sue labbra e il suo tocco, avvertì anche strane vibrazioni provenire da più in basso.
Quando si staccò, lo guardò dritta negli occhi "Ti prego Goemon"
Il samurai tremó e cerco di parlare, ma non fu in grado.
"No..." Mormorò lui, per poi scattare in piedi e recuperare la spada "NO!" Urlò uscendo di corsa dalla casa e fuggendo oltre alla collina.
Anika rimase a bocca spalancata e poco dopo si gettò sul letto, in lacrime.

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Capitolo 3
*** Delusioni e cerimonie ***


ATTENZIONE A TUTTI I LETTORI E A CHI MI HA SCRITTO IN PRIVATO!!!
Un bacio tra una sedicenne e un uomo più adulto di parecchio NON è una cosa illegale!!
Certe accuse tenetevele per voi, che non sapete il significato di certe parole!
E non fate le santarelle, perché parecchie di voi hanno scritto cose come me quindi abbiate la decenza di tacere!!
Detto questo chiedo scusa e vi auguro buona lettura, se ancora volete seguire.




Fu una notte difficile.
Anika ebbe il sonno tormentato da incubi e più di una volta si era svegliata in preda al panico e sudata.
Lupin non era rientrato e suo padre stava dormendo, erano di sicuro le quattro passate.
Di Goemon neanche l'ombra.
Sospiró e si alzò, stiracchiandosi le braccia.
Si avvicinò al letto di Jigen e notó che si era addormentato con una bottiglia di scotch fra le mani e che era sul punto di rovesciarsi.
Sorrise e gliela sfilò delicatamente, appoggiandola sul tavolo, poi gli sistemó i capelli e si chinò dandogli un bacio sulla guancia.
"Sogni d'oro papà" gli sfiorò la mano ed uscì.
La notte era meravigliosa.
Il cielo era tempestato di stelle, che sembravano tanti diamanti pronti da essere rubati.
-Oddio, sto iniziando a ragionare come lo zietto- pensó alzando gli occhi al cielo.
Stare con dei ladri si finiva per pensare come loro.
Si voltò verso la collina, sperando di vedere Goemon, chiedergli scusa, ma al suo posto trovó Lupin.
Rimase delusa, ma salì e lo raggiunse.
Stava fumando una sigaretta, seduto a terra.
"Notte insonne?" Domandó lui, senza voltarsi "È per Goemon?"
Anika sorrise appena, lui sapeva tutto "Sono così prevedibile?"
"Sei un libro aperto per me" 
La ragazza si sedette al suo fianco "Ho fatto una stupidaggine"
"Non abbatterti" rispose "Goemon fa il duro ma non è immune"
"Mi ha...respinta"
"È sicuramente per l'età di differenza, gli passerà" gettó la sigaretta "l'amore va coltivato e assaporato, se lo ottieni subito non c'è gusto"
Lupin, per quanto stupido e infantile potesse essere, era l'unico a capirla.
La sosteneva e la copriva se faceva stupidaggini, era l'unico sul quale poteva fare affidamento.
"Fujiko ti ha dato buca ancora?" Domandó, ben sapendo la risposta che avrebbe ottenuto.
"Voi donne siete complicate, ma so sempre trovare il tasto giusto"
"Ma questa volta, Fujiko non ti ha dato la possibilità di toccare il SUO di tasto" marcò bene la parola suo.
"Vedrai che cederà" fece l'ultimo tiro e gettò la sigaretta, tornando a guardare le stelle "e poi non sono argomenti per una ragazzina"
"Guarda che ho sedici anni e so più cose di quanto immagini"
Lupin sbuffò "Smorfiosa"
"Scimmia" Ribattè lei, mentre Lupin si mise ad osservare le stelle.
Anika lo osservò.
Stava pensando, lo capì dallo sguardo che aveva.
Aveva la mano sotto al mento e uno strano sorriso sulle labbra, aveva in mente qualcosa e ad Anika venne una curiosità tale che le sue mani iniziarono a tremare dall'emozione.
Progettava di sicuro un colpo e lei non vedeva l'ora di sapere di cosa si trattasse.
Vedendo che non parlava, si fece avanti lei "A che pensi?"
Lupin assunse un aria ancor più concentrata
"Stavo pensando...che tra qualche giorno metteranno all'asta un antico talismano"
Anika lo guardò curiosa "E...?" Lo incalzò
"Pare che arrivi direttamente dall'isola di Hashima"
"L'isola disabitata delle miniere?"
Lupin annuì e mise le mani dietro la testa, sdraiandosi sull'erba.
Era troppo serio e Anika capì che quello che progettava era un colpo grosso in tutti i sensi.
"L'isola è stata abbandonata nel 1974 è riaperta al pubblico nel 2009" spiegó Lupin "ma l'itinerario turistico prevede pochi metri nella parte sud dell'isola"
Anika si sdraiò vicino a lui.
"Papà mi ha detto che è infestata da fantasmi"
"È una leggenda" sorrise Lupin "ma si sa che sotto ogni leggenda si nasconde un pizzico di verità"
Poi, riassunse l'aria concentrata.
"Dovremmo organizzarci bene"
"Cosa potrà mai servirci per un colpo come tanti?"
"Non è come tanti, mia cara nipotina" ammiccó lui "quel talismano ha dietro di se una bella storia"
"Cioè?"
"Te la racconterò più avanti, prima dobbiamo prendere quel talismano" concluse lui, alzandosi in piedi "approposito, avrò bisogno anche del tuo aiuto" disse mentre si dirigeva verso casa.
Ad Anika si illuminarono gli occhi.
Voleva farla partecipare? Sul serio?
Era super eccitata e non vedeva l'ora di sapere che cosa doveva fare, era stufa di far parte dei giochi di nascosto.
Si sarebbe messa alla prova, avrebbe dimostrato a suo padre che non era più una bambina.
"Chiederò a Fujiko di aiutarti"
"COSA!!?? FUJIKO!!???"

*******

L'ultima cosa che Anika voleva, era proprio stare con Fujiko.
Quella donna cercava sempre di essere gentile con lei e di darle una certa educazione, ma Anika la detestava talmente tanto che avrebbe voluto passarle sopra con la moto e poi rifarlo in retro marcia.
Forse quella di Anika era solo gelosia.
Fujiko aveva tutto, ma proprio tutto.
Aveva soldi, guadagnati sulle spalle di Lupin, un corpo da urlo, Anika era uno stuzzicadenti.
Infine aveva anche un sacco di uomini che le morivano dietro, specialmente Lupin.
Anika moriva per avere un semplice contatto con Goemon, avrebbe dato un braccio per poterlo baciare senza paure.
Ma lui la respingeva e Anika, più di una volta, aveva pensato che lui fosse assieme a Fujiko.
Ogni volta, però, si ricredeva, convinta che Goemon stesse solo aspettando il momento giusto.
Anika speró che il suo farsi avanti fosse in quel preciso momento, ma non per dichiararsi a lei ma per altro...
"Ma perché!?" Protestó Anika, portando le mani al volto
"Ma quanto sei noiosa" la rimproverò Fujiko "è necessario, se vuoi partecipare"
"Io intendevo all'azione!" Ribattè "non ad una cerimonia!" La sua faccia divenne disgustata.
Lupin le aveva detto che finalmente poteva partecipare al colpo con l'approvazione di tutti...ovviamente aveva tralasciato la storia della cerimonia.
Casualmente, Fujiko, le aveva recuperato un vestito dei suoi, attillato e scollato, notare che Anika non aveva seno.
La lunga gonna arrivava fino ai piedi, coprendoli, che erano calzati da comodissime scarpe da tennis.
"Levatele subito!"
"Neanche per sogno" Anika incroció le braccia e si voltò dall'altra parte "sono comodissime e poi avrò i piedi coperti dal gonnellone e non se ne accorgerà nessuno"
Fujiko fumó dalla rabbia "Sei tale e quale a tuo padre!"
"Mi ha cresciuta lui, che pretendi!?" Sbottò la ragazza, ritrovandosi faccia a faccia con la donna "e poi non metterlo in mezzo!"
"Lo metto in mezzo quanto voglio, avete la stessa testa!!"
"E tu invece sei come Lupin!" Ribattè Anika
"Non è vero!"
"Si invece, lui è una scimmia e tu la fidanzata della scimmia! Cita!"
"Come ti permetti!?"
Anika le fece la linguaccia e a quel punto Fujiko ci rinunció.
Uscì dal bagno, dove erano chiuse da mezz'ora, furibonda.
"Vedi di darle una drizzata, pistolero!"
Jigen fece un tiro alla sigaretta, scrollò le spalle e rispose con tutta calma
"Non mi metto in mezzo fra due donne che litigano"
Fujiko fece per uscire ma venne bloccata da Lupin
"Io mi voglio mettere in mezzo" disse malizioso "ma solo a te, ovviamente"
"Porco!" Un sonoro schiaffo echeggiò per la stanza, poi Fujiko se ne andò...lasciando Lupin a terra e dolorante.
"Lupin sei un idiota" commentó Jigen, mente l'amico si rialzava
Goemon, che era seduto in un angolo, brontoló per la stupidità di Lupin.
Anika uscì dal bagno poco dopo, già più rilassata e con una espressione serena, come se non fosse successo niente tra lei e Fujiko.
L'abito che indossava era blu e luccicante.
"Wow, sei uno schianto cherie" ammiccó Lupin "sembri un'altra persona"
Anika arrossì e sorrise appena.
"Non c'è male" commento Jigen sorridendo "dovró tenerti d'occhio, niente strani tipi" era una minaccia, che però suonó come complimento.
Anika moriva ogni volta che sorrideva nei suoi confronti, capitava raramente e quando accadeva si sentiva rinascere.
"Tu che ne dici Goemon?" Incalzò Lupin.
Goemon, sententendosi tirato in mezzo, sussultó e arrossì tenendo lo sguardo basso
"Un vero samurai non si intende di moda femminile"
Lupin sbuffò "Grazie dell'aiuto" poi guardò Jigen "è tutto pronto?
"Tutto pronto" rispose il pistolero.
"Ho tutto in mente" disse Lupin "e se il piano A non funziona, userò il piano B e in questo caso, Anika sarà di grandissimo aiuto"
"Non vedo l'ora!" Rispose eccitata Anika, per poi lasciar andare Jigen e Lupin a prepararsi.
Rimasta sola con Goemon, caló il silenzio.
Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare.
Non ne poteva più, non ce la faceva così.
"Non mi dici come sto?"
Si avvicinò a Goemon e si inginocchiò alla sua altezza, cercando di guardarlo negli occhi.
"So a che pensi" commentó il samurai "ma te l'ho detto, non possiamo"
"Dimmi perché" rispose lei "in modo dettagliato"
Silenzio...troppo silenzio...silenzio agghiacciante
"Ho un altra" e si alzò, uscendo dalla casa e attendendo fuori.
Anika era rimasta di pietra e avrebbe giurato che il suo cuore si fosse spezzato in migliaia di pezzi.

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Capitolo 4
*** Caos al primo colpo ***


Ciao a tutti! Scusate il ritardo nell aggiornare ma avevo deciso di seguire una storia per volta, poi mi è tornata l'ispirazione ed eccomi qui.
Buona lettura, Ciauuu




Furono le parole più dure della sua vita, guidare una nave era nulla in confronto, ma cercó di non pensarci.
Anika sospirava e sbuffava di continuo e non aveva in testa nient'altro che il colpo.
Aveva faticato molto per non pensare più a Goemon nei venti minuti successivi, averlo lì era come se ci fosse una mosca che ronzava, le dava fastidio ma sopportava.
L'aveva fatta illudere che fosse indisposto per tanti altri motivi, tra cui il padre, invece si era sbagliata completamente.
La sera del colpo, tutto era pronto.
Ad Anika era stata fornita una pistola calibro trentotto da mettere nella giarrettiera in caso di necessità.
Gliel'aveva fornita Lupin di nascosto a Jigen, che sapevano entrambi che non le avrebbe mai lasciato in mano un arma.
Fujiko si sarebbe fatta trovare già nel salone e avrebbe tenuto d'occhio Anika per tutto il tempo.
Si era lamentata che non era più una bambina e sapeva cavarsela ma nessuno aveva voluto sentir ragione.
Il viaggio in macchina fu silenzioso, Anika aveva le farfalle allo stomaco.
Lupi e Jigen erano davanti e lei dietro con Goemon.
Si lanciavano alcuni sguardi ma entrambi lo distoglievano subito.
Sarebbe stato più difficile del previsto.
Arrivati sul retro dell'hotel, dove si sarebbe svolto il tutto, Jigen, Anika e Goemon scese e Lupin andó a parcheggiare.
Goemon entrò e andò a posizionarsi dove gli era stato indicato, indossava un kimono nero da cerimonia.
Jigen, invece, non aveva fatto chissà quali cambiamenti.
Prima di entrare fermó Anika "Non farti impressionare, niente panico, niente iniziative personali o finirà tutto a monte, se succede qualcosa ci siamo noi"
Lei annuì "Non ti deluderò"
"Lo so" lui sorrise ed entrarono.
All'ingresso si ritrovarono in un corridoio lungo e alla fine, c'era una porta, nel salone principale.
Un sacco di gente, ricconi e imprenditori vari, erano riuniti in attesa  e tutti avevano piatti pieni di cibo e champagne, come se non mangiassero abbastanza.
Ad Anika avevano sempre fatto schifo i ricconi, erano viziati e pretendevano le cose e in più si abbuffavano.
Lei, invece, assieme a suo padre e suo zio, dovevano procurarsi il cibo e svolte saltavano anche, notare che Lupin ribava anche soldi, ma ci pagava le bollette e i debiti e quello che avanzava era per la spesa.
Che rubare fosse sbagliato lo sapeva, ma in qualche modo dovevano vivere.
Anika aveva imparato il mestiere invece che andare a scuola, in quanto mancavano i soldi per poterla mandare, aveva imparato a leggere, scrivere e contare con Lupin che, con tanta pazienza, le aveva dato un istruzione e le aveva raccontato di tutti i suoi colpi con Jigen e Goemon e di tutte le leggende che gli erano state tramandate.
Anika era sempre stata affascinata e impazziva quando la lasciavano a casa da sola o in compagnia di Fujiko.
"Era ora! Che fine avete fatto?" Parli del diavolo e spuntano le corna, Fujiko li attendeva dietro alla porta "è un pezzo che vi aspetto"
"Parla con Lupin, ha preso la strada dei boschi e poi la tangenziale" rispose Jigen andando al suo posto.
Anika, invece, rimase con Fujiko.
Si guardò attorno e poté notare, posizionati sulle balconate alte del salone, un sacco di agenti di polizia, tra cui Zenigata.
"Zenigata.."
"È lì fermo da più di cinque ore, non badare a lui" le disse Fujiko per tranquillizzarla "Escludendo le scarpe, stai davvero bene mia cara"
Anika non sapeva se fosse una presa in giro o cosa, si limitò a tenere la testa bassa.
"Suvvia che andrà bene" sorrise Fujiko "si va nella mischia" e si avviarono al centro del salone, dove alcune coppie stavano danzando a ritmo di un valzer.
"La mia signora vorrebbe un valzer con me?" Lupin, che era spuntato dietro a Fujiko, la guardò sbavando "come sei elegante mon amour"
"Anche no!" e se ne andò.
"Ma ma...Fujiko!" Sbuffó "non mi ama neanche un po'"borbottò come se fosse un adolescente.
"Ti capisco" mormorò Anika
"Sulle delusioni amorose possiamo darci la mano" sorrise alla ragazza sistemandosi il suo smoking bianco preso a noleggio "balli con me, cherie?"
"Non so ballare"
"Segui me" la portó fra le coppie, che attendevano l'inizio del prossimo ballo.
Quando la musica parti, Anika inizió a seguire Lupin a ritmo.
Non aveva mai ballato in vita sua ma le sembrò facile.
Si guardava spesso i piedi ma dopo che suo zio le disse non farlo, iniziò a muoversi automaticamente.
"Molto bene cherie, il contrario di tuo padre"
Danzarono e, per un attimo, le loro menti sembravano concertate solo al divertimento invece che al colpo, anche se anima sapeva che tutto ciò che Lupin faceva era per un motivo che andava oltre al divertimento.
Ma Anika si sentì bene, libera, si sentiva rilassata.
Suo zio era unico, il migliore, la capiva e per lei faceva di tutto.
Al suo quinto compleanno si vestito da clown solo per lei.
Appoggio la testa al suo petto e sospiró.
"Grazie zietto"
"Di nulla mia cara" le danze finirono "e adesso vai da Fujiko, iniziate a riunirvi nel salone" disse "essendoci parecchia rivalità fra di voi, dovrete puntare più in alto fino a creare trambusto, mentre tutto saranno intenti a guardarvi io penserò al resto, per qualsiasi cosa, Goemon è pronto ad intervenire"
Anika annuì decisa e, dopo aver abbracciato lo zio, corse da Fujiko ed insieme andarono in un altro salone pieno di sedie e poltrone, dove si sarebbe tenuta l'asta.
Si sedettero e attesero.
Oltre al talismano c'erano altri oggetti all'asta, tra cui un quadro di Picasso, una collana di diamanti, un anello nuziale di Enrico VIII e poi il talismano, che aveva la forma di un antico samurai.
"Fare le rivali non ci verrà difficile" scherzo Fujiko, anche se un fondo di verità c'era in quella frase.
Si guardò attorno e poté notare Goemon, posizionato dietro ad alcune colonne, che le osservava.
Quando l'asta cominció, Anika notó un sacco di gente che spendeva una fortuna solo per delle cianfrusaglie, per esempio l'anello nuziale di Enrico XIII, si vedeva lontano un chilometro che era un falso.
Anche Fujiko sembrava annoiata e non vedeva l'ora di avere fra le mani quel talismano.
Quando finalmente giunse il suo turno, il salone era in fermento.
"Amuleto sacro dell'isola di Hashima, prezzo di base duecento mila dollari americani!"
Anika rimase sbalordita, che razza di cifre esorbitanti.
A vederlo non valeva più di venti dollari, ed era già buono.
"Trecento mila!"
"Quattrocento mila!"
"Cinquecento mila!"
"Cinquecento mila per il numero quarantasei, nessuno offre di più?!"
A quel punto intervenne Fujiko
"Un milione di dollari!" 
Tutti si voltarono verso di lei, sbalorditi e con aria scioccata.
"Ehm...un milione di dollari alla signora ventisette , nessun'altro?!"
Lei fece un cenno ad Anika, facendole capire di intervenire.
"Due milioni di dollari!"
Ancora più sgomento da parte degli ospiti.
"Due milioni e mezzo di dollari!" Ribattè Fujiko.
Intanto, da lontano, Anika scorse Lupin che cercava di rubare il talismano mentre nessuno lo vedeva.
Si era travestito da assistente e Anika si chiese che fine avesse fatto l'originale.
Tra lei e Fujiko era nata una vera e propria sfida e, quando si accertarono che Lupin ebbe il talismano, Fujiko disse l'ultima cifra.
"Cinque milioni di dollari!"
Il gestore quasi urló "cinque milioni di dollari alla signora ventisette, nessun altro?" Era ovvio che nessuno avrebbe puntato oltre "cinque milioni uno, cinque milioni due, aggiudicato alla signora ventisette e...aaaah" l'uomo urló quando non vide piu il talismano "ma che fine ha fatto?"
All'improvviso, la massa di poliziotti che presidiava l'hotel si scagliò verso il palco e verso le due donne.
"Fermi tutti!" Zenigata spuntó dal fondo sfoderando delle manette versione lazo texano "quell'uomo è Lupin!"
L'assistente si levò la maschera, mostrando la sua vera identità.
Anika si era sempre chiesta come facesse a cambiarsi così in fetta.
"Sempre perspicace Zazà" mostro il talismano "questo però viene con me, ciao ciao" e venne tirato su da una corda, che nessuno aveva notato, comandata da Jigen.
"Stammi dietro" Fujiko fece mettere Anika alle sue spalle ed estrasse una pistola puntandola in aria.
Una corda spuntó fuori e si fissó al soffitto.
Fujiko afferrò Anika e vennero tirare sopra, prima che la polizia gli saltasse addosso.
Raggiunsero la finestra aperta e attesero.
Goemon era invece saltato giù e aveva completamente lasciato in mutande la polizia.
"Raggiungiamo tuo padre" Anika annuì e dentro di se si sentì euforica.
Il suo primo colpo, non era andato proprio come sperava ma le andava bene lo stesso.
Fughe rocambolesche, ecco quello che adorava.
All'improvviso, Anika avvertì una presa al suo polso e venne trascinata giù da un paio di manette.
Venne presa al volo da Zenigata.
"Lupin arrenditi!" Urló "so che sei ancora qui, fatto arrestare e comincerò con lei!"
La polizia si era schierata attorno a Zenigata, formando una vera e propria barriera umana.
"Lasciala andare Zazà! Lei non c'entra!"
"Era con Fujiko e in automatico c'entra!"
"Lasciala Zazà!"
"Arrenditi Lupin" guardò i poliziotti "fuoco!"
La polizia iniziò a sparare verso di loro, Goemon paró i colpi con la spada e Jigen, che aveva mollato l'attrezzatura, iniziò a sparare anche lui.
Zenigata, né approfitto a dileguarsi con Anika.
"Lasciami andare!" Si dimenò lei è la pistola, fornita da Lupin e che non le era servita a niente, cadde da sotto il vestito.
"Anche armata vai in giro vedo, sequestrata!" Prese la pistola e se la mise in tasca, sorridendo fiero di aver preso un membro della banda Lupin.
"Lupin verrà a prendermi!"
"Lupin si consegnerà a me pur di lasciarti andare e vedrai che non sarà difficile, se eri con loro significa che sei della banda perciò sei in arresto"
Anika sgranò gli occhi, Zenigata non sapeva nemmeno di lei.
Ecco perché Jigen non voleva mai farla partecipare, la teneva nascosta dalla polizia.
L'aveva sempre protetta.
Sapeva sempre cavarsela, le sarebbe bastato un calcio p qualche mossa di arti marziali per stenderlo e scappare, ma aveva paura, non sapeva come reagire e si sentiva impotente.
Venne trascinata nella macchina della polizia, che subito venne messa in moto.
Nel passare per strada li vide correre sopra i tetti.
Jigen, da sopra, si accorse della macchina "Anika!"
"Papà!"
"Cosa? Papà?" Zenigata si affacciò e vide Jigen.
Il pistolero estrasse al volo la pistola e prese la mira, ma in quel momento sembro non vedere niente di quello che accadeva.
Gli stavano portando via Anika sotto agli occhi e lui non reagiva.
All'improvviso sparó un colpo e l'ultima cosa che vide, prima che la macchina della polizia svoltasse l'angolo, era Anika che si portava una mano al braccio e perdeva i sensi.
"ANIKA!"

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Capitolo 5
*** Masucci ***


Ciau!! Sono in ritardo e sono imperdonabile, vi voglio bene e spero mi perdoniate.
Comunque, nuovo capitolo anche se corto e non del tutto importante.
Nel prossimo verranno spiegate molte più cose.
Fatemi sapere ciauuu



Sbagliato.
Aveva completamente sbagliato mira e la cosa non gli andava giù.
Non gli era mai successo e quella per lui era la prima volta.
Paravano i colpi, glieli dividevano a metà, li schivavano, facevano di tutto ma non quello.
Jigen colpiva sempre il suo bersaglio e mai una volta aveva centrato, anche solo di striscio, quello sbagliato.
Aveva colpito Anika, senza volerlo, senza che fosse il suo bersaglio.
Stava davvero invecchiando.
Non era nemmeno riuscita ad aiutarla, a prenderla e portarla via, l'aveva lasciata nelle mani di Zenigata come uno stupido.
Stringeva in pugno la sua pistola e con la mano libera torturava il davanzale della finestra.
Come aveva potuto? Come era potuto succedere?
Si tormentava dentro e avrebbe tanto voluto urlare.
Era sempre stato diffidente con le donne, non ne aveva mai voluto sapere.
Quella notte, quella maledetta notte, una perfetta sconosciuta gli aveva rifilato una bambina prima di spirare.
All'inizio era davvero riluttante e più di una volta aveva cercato di trovare qualcuno a cui rivolgersi per farla adottare, ma non avendo documenti o altro aveva poche speranze.
Aveva deciso di abbandonarla davanti a qualche casa dei ricconi, fu Lupin a fermarlo e a convincerlo di tenerla.
Il suo cuore si intenerito solo quando Anika disse la prima parola...papà.
In quel momento ebbe una sensazione di peso sullo stomaco e le mani tremanti, mentre dentro di se giurava che non l'avrebbe mai lasciata.
Invece aveva lasciato che Zenigata la protrasse via e lui non aveva fatto nulla per proteggerla.
"Tranquillo Jigen la riprenderemo" tento di confortarlo Lupin
"La colpa è tua che gliene dai tutte vinte e l'hai fatta partecipare!" Sbottó 
"Ma che centro io se quella marmocchia ha la tua testa!"
"Ma tu gliele dai vinte lo stesso!" Ribattè Jigen "e per colpa tua l'ho colpita!"
"Li hai sbagliato tu la mira, non incolparmi!"
Goemon, che stava in un angolo e li sentiva litigare, sbuffó.
Teneva le braccia incrociate e tremava lievemente.
Neanche lui aveva fatto nulla per aiutarla e ben sapeva quanto Anika contasse su di lui...l'aveva delusa.
Dopo l'ennesimo cambiamento di tono dei due e dopo che si erano presi per il collo, si alzò ed uscì
"Dove vai?" Chiese Lupin interrompendosi con le mani attorno al collo di Jigen
"Esco un attimo, mi avete fatto venire mal di testa" e chiuse la porta, sentendo che la discussione era ripresa.

*****

Anika aprì gli occhi quasi due ore dopo.
La prima cosa che mise a fuoco di un soffitto bianco come la neve, poco dopo iniziò a sentire e distinguere gli odori, avvertendo un aroma di menta e...ospedale.
In pochi istanti cercó di riprendersi ma, oltre ad un dolore allucinante al braccio, sentì il polso di quello sano bloccato al letto da delle manette.
Tentò di liberarsi ma invano.
"È inutile, sono al titanio e doppio giro di chiave" la voce di Zenigata echeggiò nella stanza.
L'ispettore stava seduto su una poltrona in fondo al letto, le braccia incrociate e il cappello calato sugli occhi.
Anika provò ancora ma avvertì un dolore al braccio e gemette.
Solo in quel momento si accorse di avere addosso una camicia da notte ospedaliera e non il vestito che le aveva dato Fujiko.
Il primo pensiero fu quello che qualcuno l'aveva spogliata, vista nuda e poi l'aveva rivestita e per questo rabbrividì arrossendo.
Il secondo fu che finalmente non aveva più addosso quel vestito orribile e scollato.
Terzo e ultimo pensiero, come era possibile che una combattente come lei si facesse catturare come una stupida dell'ispettore più sfortunato di tutto l'Interpol? E perché nessuno della sua famiglia l'aveva portata via?
"Resterai qui fino a nuovo ordine, dopodiché verrai trasferita in un carcere minorile" continuó Zenigata, che alzò di poco lo sguardo incrociando i suoi occhi.
"Lupin verrà a prendermi!" Tento di difendersi lei.
Non mise neanche in mezzo suo padre e Goemon, faceva più affidamento sullo zio in quel momento.
"Pur di lasciarti libera si consegnerà a me" si alzò e si avvicinò un poco "mi chiedo, comunque, cosa ci faccia la figlia del più grande imprenditore del Giappone nella banda di un ladro come Lupin"
Anika sgranò gli occhi -Ma che sta dicendo?-
"Tu sei Serena Masucci, non è così? Chiamare Daisuke Jigen papà era un bel diversivo vero?" Parlava con voce tranquilla e sorrideva, come se fosse arrivato alla giusta conclusione.
Il problema era che Anika non aveva la più pallida idea di che cosa stesse parlando.
"Ma lui...lui è mio padre"
Zenigata rise di gusto "Lupin ti ha attaccato il senso dell'umorismo vedo" si asciugò una lacrima di riso "Non fingere con me, ragazzina, hai scelto quello sbagliato" si avvicinò pericolosamente a lei, alitandole in faccia un odore di alcool schifoso "Non so cosa abbia in mente Masucci con Lupin ma sappi che se non scopro un nesso li catturerò entrambi" e senza aggiungere altro uscì.
Anika era a bocca spalancata e tremava come una foglia.
Serena Masucci? Jigen non era sua padre?
Si lasciò ricadere sul letto e i suoi occhi si fissarono sul soffitto.
Che diavolo stava succedendo?

****

"Si sentono le urla fino a qui" si lamentò Fujiko, appoggiata al muro, vedendo Goemon uscire "non ho mai visto Jigen così furioso"
"Non mi aspettavo diversamente" rispose il samurai sedendosi su un enorme masso, come se volesse meditare.
"È colpa mia, avrei dovuto tenerla d'occhio come si deve invece che lasciarla andare"
"Non farti colpe che non hai"
Si udirono dei passi
"È qui che vive Daisuke Jigen?" Una voce maschile interruppe la conversazione.
Un uomo, vestito elegante con un completo gessato, scarpe lucide e barba ben curata, si avvicinò ai due, seguito da due uomini enormi con le auricolari.
"Dipende da chi lo cerca" rispose Fujiko, sorridendo in segno di sfida
L'uomo tirò fuori dal taschino un biglietto da visita e lo passo a Fujiko.
La donna sgranò gli occhi "Masucci!?"
"Il fondatore delle industrie Masucci" aggiunse Goemon
"Esattamente, ho una proposta da fare al signor Daisuke"
La porta della casa si aprì e ne uscì Lupin furibondo.
"Giuro che prima o poi gli sparo" poi vide l'uomo è si ricompose sorridendo "Masucci! Vedo che non sei cambiato per niente"
"Lupin III" anche Masucci sorrise, ma non sembrava tanto amichevole "non ci vediamo da diciassette anni"
"Caspita come vola il tempo" mise le mani in tasca "come mai da queste parti? Ti mancavo?"
"Stavolta non sono qui per te, ma per lui" Indicó Jigen alle sue spalle.
"Non lo trovi nella sua giornata migliore"
"Sarò breve e conciso"
Jigen si avvicinò e superó Lupin "Fatti gli affari tuoi scimmia" 
Lupin venne trattenuto da un braccio da Goemon e disse parole irripetibili contro Jigen, che seguì Masucci poco lontano dalla casa.
"Lasciateci soli" ordinó ai due gorilla che lo seguivano.
Rimasto solo con Jigen lo squadrò attentamente.
"Sigaro?" Gliene offrì uno ma lui rifiutò "giusto, dimentico che a te piacciono le pall mall" gli diede un intero pacchetto nuovo.
Jigen non esitò a prenderlo e ad accendersi subito una sigaretta, ma per sapere i suoi gusti in fatto di sigarette significava che quel Masucci lo conosceva bene e lo aveva persino fatto spiare.
Il problema era che Jigen lo conosceva solo perché era il fondatore delle più famose industrie di metallo del Giappone.
"Dimmi un po' Daisuke" si accese il sigaro "come va il membro più giovane della banda?"
"Giudica tu stesso" indicó Fujiko
"Mi riferivo a qualcuno di più piccolo"
Jigen si sentì infervorare, sapendo cosa intendeva, ma si trattenne "Non so di che parli"
"Mio caro ragazzo, sai benissimo a cosa mi riferisco" gli mise una mano sulla spalla "parlo della ragazza"
"Non c'è nessuna ragazza qui"
Frugó nella tasca ed estrasse una foto di Anika "Ti rinfresco la memoria"
Jigen non rispose, lanció un breve sguardo alla foto.
Era divisa in due, da una parte Anika all'età attuale di sedici anni e nell'altra Anika appena nata fra le braccia di una donna accanto a Masucci.
La stessa donna che gliel'aveva affidata in punto di morte.
-Meglio un estraneo al padre, io sono peggiore di lui-
"Che cosa vuole?"
"Solo riavere ciò che è mio" rimise via la foto "e, già che ci siamo, vorrei avere ciò che avete rubato all'asta"
A quel punto Lupin si avvicinò e mostró il talismano "È questo che desideri?"
Jigen rimase in attesa, che voleva fare?
"Potrei anche dartelo ma non abbiamo garanzie quindi..."
"Che garanzie potrà mai volere un ladruncolo come te?"
"Molte garanzie"
"Ti posso offrire un milione di dollari" Fujiko si illuminò, già pregustava l'essere ricca.
Lupin scosse la testa "Mi spiace, risposta sbagliata" gettó con forza il talismano a terra.
Esso andò in mille frantumi e una luce accecante illuminò la zona, facendo riparare Masucci e i suoi uomini.
Quando riaprì gli occhi, Lupin non c'era più e nemmeno i suoi amici e la macchina.
"Trovateli!"
Lupin sfrecció a tutta velocità per le strade di campagna, cercando di evitare i proiettili che gli venivano sparati addosso.
Goemon tagliava ogni singolo proiettile come se fosse burro e Jigen sparava mirando ad ogni punto debole della macchina.
Fujiko, che era in moto, superó Lupin e devió strada
"Ma..Fujiko, tesoro, dove te ne vai?"
"Ciao ciao Lupin!"
A quel punto Lupin ebbe un flash e si frugó nelle tasche interne della giacca.
Urló "Non ci posso credere! Quando lo ha preso!?"
"Vedi a fidarti delle donne?" Commentó Jigen "sei solo un irresponsabile"
"Senti chi ha parlato!"
"Io almeno tengo al sicuro Anika, cosa che tu non fa!"
"Quella ha la tua testa, non posso discutere!"
Goemon sbuffó e alzò gli occhi al cielo per poi mettersi in posa di meditazione.
La colpa era anche sua, Anika si fidava di lui e invece l'aveva delusa.
Come poteva sentirsi in colpa nei confronti di una ragazzina di sedici anni?
Era forse impazzito? Era il senso della famiglia?
Oppure c'era dell'altro?
Sospiró, non lo sapeva neanche lui.
"Ehi Goemon tutto bene?" Chiese Lupin
"Eh?...si"
"Tranquilli, andiamo a riprendere Anika e poi recupereremo il talismano"
Jigen sbuffó e guardò fuori dal finestrino -Anika...perdonami-

******

Anima si sentiva ancora debole, ma era talmente confusa da non sentire nemmeno il dolore al braccio.
Si osservó attorno, la stanza era vuota e sentiva i passi di Zenigata fuori dalla porta, che faceva avanti e indietro.
Tentò di alzarsi, fece fatica a causa della forte perdita di sangue subita.
Si avvicinò alla poltrona tra il letto e la scrivania, dove c'erano i suoi vestiti.
Se li mise, trattenendo i gemiti quando muoveva il braccio ferito, poi si avvicinò alla finestra.
Era al quarto ed ultimo piano dell'ospedale, le macchine in lontananza sfrecciavano a gran velocità e tutto intorno all'ospedale c'erano gli uomini di Zenigata.
Era circondata.
-Che farebbe lo zietto?-
Avrebbe usato Goemon o si sarebbe travestito.
Ma lei non poteva travestirsi, in quanto unica persona dentro alla stanza e in più non aveva Goemon con se.
"Che faccio adesso?" Osservó ogni singolo dettaglio della stanza e noto che il soffitto era fatto a pannelli di plastica, facilmente removibili e abbastanza solidi da reggere il suo peso.
Sorrise, ebbe un idea.
Prese la sedia e la mise sulla scrivania, poi si mise in piedi su di essa raggiungendo il soffitto.
Con fatica, riuscì a spostare un pannello ma quando si diede la spinta per arrampicarsi, ebbe una fitta al braccio che la fece gemere e molló la presa cadendo pesantemente e con un tonfo a terra, facendo un gran baccano.
"Che sta succedendo qui!?" Sbottó Zenigata entrando di corsa nella stanza "Masucci!"
Anika si appiccicó al muro, se avesse partecipato a più colpi sarebbe stata brava a sfuggire dalla situazione, ma a malapena ne aveva fatto uno.
"Te la sei cercata" con un balzo fu vicino a lei e le mise là manette ai polsi "firmerò io le tue dimissioni e poi verrai con me, Serena Masucci io ti dichiaro in arresto!"
"Che cosa? No lasciami!" Venne trascinata fuori di peso e portata fino alla reception.
Zenigata si mise a parlare con la signora che stava dietro al banco e di colpo iniziò ad urlare
"Come sarebbe che non posso firmare?"
La donna sembro spaventata, ma rispose risoluta "La ragazza è minorenne e serve la firma di un genitore, non possiamo accettare la sua"
Zenigata insiste e Anika si sentiva sempre di più sprofondare.
L'unico lato positivo era che non sarebbe uscita di li fino a che non si sarebbe del tutto ripresa e finché qualcuno non fosse venuta a prenderla.
Il problema era...chi sarebbe venuta a prenderla se Jigen non era suo padre?

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Capitolo 6
*** Il recupero ***


Anika le provò tutte.

Usò la forza, il ricatto, la pseudo minaccia e persino l'implorazione ma nulla, Zenigata era irremovibile.

Il suo essere silenzioso la uccideva.

Caso volle che l'ispettore entrò nella sua stanza di ospedale, era dovuta restare in mancanza di una firma dei genitori, sedendosi sulla poltrona vicino al letto.

Anika era ammanettata e non aveva forze, in più avevano dovuto rimetterle i punti perchè si era riaperta la ferita per via del suo tentativo di fuga.

Zenigata la guardò per qualche istante, prima di distogliere nuovamente lo sguardo.

“Hai solo sedici anni” mormorò “cosa ti ha spinto a seguire certi consigli di tuo padre? Di Masucci” precisò “perchè Lupin e la sua banda?”

Anika sospirò.

Il tono di Zenigata era gentile, non sembrava neanche arrabbiato, voleva solo sapere come mai stava nella banda di Lupin.

Era tentata dall'utilizzare la facoltà di non rispondere ma, si rese conto che era meglio chiarire le idee anche a lui, nonostante le sue fossero ben poco limpide.

“Io...io non ho davvero una famiglia”

Zenigata le lanciò un occhiataccia ma rimase in attesa di un proseguimento

“Jigen è mio padre adottivo...mi ha trovata quando ero molto piccola, è stata mia madre ad affidarmi a lui e non si conoscevano neanche”

a quel punto Zazà drizzò bene le orecchie e ascoltò con attenzione, sentiva la sincerità nella ragazza.

“Lei mi ha nominato Masucci ma io non ho idea di chi sia, il mio nome è Anika Daisuke e non Serena” sentì alcune lacrime scorrere lungo il suo volto “Jigen sarà anche burbero ma è pur sempre mio padre...e Lupin è mio zio”

“Anche Goemon Ishikawa?” chiese Zenigata, come se volesse fare conversazione.

Anika chiuse gli occhi

“Lui...per lui è come se non esistessi...” ripensò a tutte le volte che l'aveva respinta, che si ritraeva sotto al suo tocco o ad un suo bacio.

Pensò a tutte le delusioni che le aveva inflitto, anche a sua insaputa.

“Ma non importa” continuò “ho pur sempre mio padre e mio zio...anche se...se ora so che non li rivedrò mai più” a quel punto le lacrime uscirono copiose, ma il pianto era silenzioso, quasi impercettibile.

La stanza sprofondò nel silenzio più tombale.

Anika ebbe l'atmosfera giusta per pensare.

Sorvolò su Goemon, sapeva di non essere ricambiata e quindi lo mise in secondo piano.

Suo padre, Jigen, si era sempre mostrato schivo con lei, nonostante le poche volte in cui aveva dimostrato di tenerci a lei.

E suo zio? Il suo caro zietto? Lui l'adorava eppure, in quel preciso frangente, lei era ancora lì, su un letto d'ospedale e con Zenigata che sembrava essere più interessato a lei di chiunque altro.

Giurò che a volte la guardasse in maniera ben poco pudica, nonostante fosse troppo giovane per lui...o per chiunque altro.

Era abbandonata persino da Fujiko, cosa che non le dispiacque più di tanto.

Quel silenzio, affollato di pensieri che urlavano sia da parte sua che di Zenigata, venne interrotto da un sonora CLAC derivante dalle manette.

Anika si voltò di scatto e vide il suo polso libero.

“Ma cosa..?”

Zazà stava in piedi di fianco a lei, le chiavi delle manette in mano e lo sguardo basso.

“Ispettore?”

attimi di silenzio “Non posso fermarti” disse lui in tono calmo“sei una della banda di Lupin e conosci bene i suoi trucchi”

Anika lo guardò sconcertata, senza capire.

“Sei minorenne, hai bisogno di una famiglia, anche se quella che hai non rientra fra le migliori del mondo” aggiunse “non è giusto che paghi per le colpe di Masucci o di Daisuke o di Lupin ma ti avverto...” la guardò con la coda dell'occhio “Quando diventerai maggiorenne non sarò così gentile” e si voltò.

E fu in quel preciso istante che Anika realizzò.

Zazà la stava liberando...la stava lasciando andare.

Si massaggiò la mano e si alzò dal letto velocemente, ignorando la spalla che doleva.

Si avvicinò all'Ispettore, che le dava le spalle.

Per essere un uomo burbero, il cui solo scopo era catturare suo zio Lupin, si stava dimostrando più affabile della sua famiglia, che aveva intenzione di lasciare alle spalle, sia Masucci che Jigen.

“La ringrazio Ispettore” sorrise appena e, senza farselo ripetere due volte, uscì di corsa dalla sua stanza, mentre Zazà avvisava i poliziotti di guardia di non muoversi e lasciarla andare.

Percorse tutti i corridoi dell'ospedale fino a raggiungere il retro, dove veniva buttata la spazzatura.

Fece per avanzare e solo in quel momento si accorse di uno degli infermieri, che la guardava con la sigaretta in bocca.

Alto, grande e grosso.

E, sempre in quel preciso istante, si accorse di avere ancora addosso la camicia da notte dell'ospedale.

“E tu cosa ci fai qui!?” esclamò a gran voce “Ispettore! Ispettore!”

“Calma calma che succede?” uno dei poliziotti uscì dalla stessa porta e li osservò

“Questa paziente è in isolamento e deve restarci per ordine del vostro superiore” spiegò l'infermiere “stava tentando di scappare”

Anika scosse la testa spaventata, Daisuke o meno era comunque la più codarda dei membri della sua famiglia.

“No vi prego, è stato Zenigata a dirmi di uscire”

“Si si dicono tutte così” l'infermiere fece per avvicinarsi ma il poliziotto lo fermò

“La riporto io” disse “si faccia pure un'altra sigaretta” e, dopo aver fatto il saluto militare, rientrò dentro con Anika, badando bene a tenerla per il braccio sano.

La ragazza non aveva la forza di reagire e tenne gli occhi spalancati.

Non fece neanche caso al fatto che il poliziotto non entrò in nessuna delle porte che dava sui corridoi principali.

Al contrario, salì fin sopra al tetto, dove stavano gli elisoccorsi.

Quando sentì la brezza serale sul volto, si decise ad alzare lo sguardo e guardare dove fosse.

“Che ci facciamo qui?” non capiva “la prego mi lasci andare”

“Sicura ragazzina?” quella voce...

Anika guardò il poliziotto, che si mise una mano sul volto e lo strappò gettandolo a terra.

“Pensavi davvero che ti avremmo lasciata qui cherie?”

Ad Anika si illuminò il volto e i suoi occhi ripresero a lacrimare, ma dalla gioia.

“Zietto!”

“Al suo servizio milady”

vennero interrotti dal rumore di eliche, provenienti da un elisoccorso.

Quello più vicino a loro aveva acceso i motori e sembrava essere in attesa che loro salissero.

Lupin l'aiutò a salire e chiuse il portellone appena in tempo.

Si udirono le grida di Zenigata, che uscì sul tetto anche lui gridando come un dannato.

Doveva aver udito le urla dell'infermiere ed essersi accorto che qualcosa non andava.

“Lupiiiiin!” gridò “sei in arresto!” lo videro prendere una corda e lanciarla contro i piedi dell'elicottero.

Erano manette allungabili, un invenzione dell'ispettore.

La mira fu giusta e lo videro stare aggrappato alla corda e arrampicarsi.

Volarono verso il mare, l'unico punto più sicuro per tutti.

“Goemon è tutto tuo!” esclamò Lupin e Anika vide Goemon, che stava sulla coda dell'elisoccorso senza farsi notare, scattare in avanti e usare la spada sulla corda delle manette.

Zenigata cadde con un sonoro SPLASH nell'acqua mentre tutti i poliziotti, che l'avevano seguito, si fermarono al porto, chiamandolo a gran voce.

Lupin potè tirare un sospiro di sollievo e così anche Anika, per il momento erano salvi.

“Zietto!” si fiondò fra le sue braccia, facendo attenzione al suo che era ferito.

“Non ti avremmo mai lasciata li dentro” sorrise Lupin

“Per un attimo l'ho pensato” ammise “non arrivavi più”

“Ehi, sono Lupin III e chi sta con me non rimane mai indietro”

si sentì uno sbuffo provenire dal pilota.

Jigen.

“Papà!” andò subito da lui e lo strinse, facendolo sorridere

“Stai bene nanetta?”

“Si sto bene” disse, anche se sapeva i pensieri che aleggiavano nella testa di suo padre.

Sapeva che la ferita era stato lui a provocargliela ma senza volerlo.

Reprimette tutti i suoi istinti di mandare al diavolo la famiglia.

Erano venuti a prenderla, allora ci tenevano ancora a lei.

Jigen tenne lo sguardo basso.

“Papà...?”

“Vai dietro, sennò mi distrai”

“Ma...”

“Anika” la chiamò Lupin “vieni con me”

e lei andò, anche se contro voglia.

“Lascialo perdere, fa solo il burbero”

“Burbero lo dici a Goemon!”

Lupin lo ignorò “Gli passerà” le mise una mano sulla spalla sana “ti fa tanto male?”

scosse la testa “No, non più”

Lupin sorrise e le scompigliò i capelli “vado a dare una mano al burbero”

“EHI!”

“Tu stai tranquilla e cambiati” indicò alcuni suoi vestiti in un angolo “destinazione, isola di Hashima!”

Si vestì subito e si andò a sedere vicino a Goemon, che rimase immobile.

“Grazie Goemon” disse

Lui la guardò senza capire

“Sei venuto anche tu a prendermi...grazie”

Goemon sbuffò “Il dovere di un vero samurai è quello di proteggere gli innocenti”

Anika non sapeva se ridere o piangere.

Optò per un lieve sorriso e, lentamente, avvicinò la sua mano a quella di Goemon.

Lui non ritrasse, ma spalancò gli occhi tremando.

Lasciò che lei stringesse la sua e rimase immobile per poi ricambiare la stretta.

Anika rimase sorpresa, forse non era un tipo da lasciar trasparire i suoi sentimenti, ma ti faceva capire.

Forse, piano piano, si sarebbe completamente fidato di lei come Anika si fidava ciecamente di lui.

Si appoggiò alla sua spalla sospirando e respirando il profumo di lui.

“Grazie” mormorò prima di cadere in sonno profondo.



A discapito di quello che molti di voi lettori silenziosi mi avete detto in via privata, io continuerò a coltivare l'amore che Anika prova per Goemon e ricordatevi che, anche se minorenne, Anika ha 16 anni ed è in grado di sapere quello che vuole.

Nella realtà cominciano tutte a dodici anni, che sono ancora bambine in tutti i sensi, nella fantasia lasciatemi libero arbitrio, altrimenti mi tocca citarvi la favola originale di Biancaneve...vediamo quanti la conoscono oppure quella della bella addormentata o Pochaontas...proseguo o avete inteso?

Grazie a chiunque abbia seguito fino ad ora e grazie per la vostra attesa.

Un Grazie di cuore anche ad Evelyn80 <3

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Capitolo 7
*** Bugie e segreti ***


​Nuovo capitolo e adesso stop fino al prossimo anno! Buone feste a tutti e...mi perdonerete vero? XD


"Forse avrei dovuto lasciarla dove l'ho trovata"
"Papà insegnami a sparare!"
"Ecco che arriva il clown delle feste! Chi vuole la torta?"
"Io io! Zietta voglio io la torta!"
"Voi due state viziando quella bambina"
"No non voglio fare il bagno voglio stare con Goemon!"
"Lupin sei in arresto"
Uno sparo e poi il silenzio
"ANIKA!"
***
Jigen si svegliò di soprassalto, respirando l'aria come se fosse appena uscito dall'acqua.
Sentiva il cuore battere a mille e la mano tremare.
Si passó una mano sulla fronte, asciugandosi il sudore freddo.
Anche se era solo un sogno su alcuni momenti passati negli ultimi sedici anni, lo avvertiva come un incubo.
Si sentiva ancora in colpa per tutto, per aver sparato ad Anika e per averla presa piuttosto che darla a chi avrebbe potuto crescerla in maniera decorosa.
E la causa era Lupin, ladro gentiluomo con le donne e pagliaccio con i bambini.
Riusciva a farsi adorare e per questo motivo si era subito affezionato alla bambina, ignorando bellamente il parere di Jigen.
Quando avevano discusso su chi facesse il padre era scoppiato un disastro.
Goemon era sempre via in ritiro e non poteva portarsi un neonato appresso e Lupin preferiva mostrarsi come lo zio stupido alla quale ci si poteva sempre confidare, anche perché nessuno ci sarebbe cascato, nemmeno Zenigata.
Sapeva bene che Lupin faceva il cascamorto solo con Fujiko e che lei non era in dolce attesa.
Alla fine era Jigen l'unico opinabile.
Avevano fatto documenti falsi anche della sua nascita, padre Daisuke Jigen e madre deceduta, una certa Mikoto Sasuke, in quanto la vera madre di Anika non era stata lì a dirgli il suo nome e quello originale della bambina.
Ovviamente, una volta cresciuta, le avevano spiegato come era finita nella loro banda e cosa avevano dovuto fare per tenerla al sicuro.
La fortuna era che nessuno era stato arrestato, quindi Anika non era mai sola.
Jigen rimase alcuni istanti immobile, riprendendosi dall'incubo appena fatto.
Sospiró, avevano volato fino al capo più estremo dell'isola e si erano finalmente fermati.
Erano tutti stanchi e finché nessuno gli dava fastidio, potevano permettersi del meritato riposo.
Si sgranchì, voltandosi per vedere come stavano gli altri.
Lupin era sdraiato su una barella pieghevole, essendo un elisocccorso era dotato di medicinali, bende, garze e un paio di barelle.
Russava con tanto di bollicina dal naso e faceva commenti poco pudici su Fujiko.
Ormai era il sogno ricorrente di quella scimmia.
Goemon stava in un angolo a gambe incrociate e dormiva anche lui, in maniera più silenziosa.
Anika, nell'angolo opposto, dormiva rannicchiata a feto.
Un altro sospiro e infine si alzò, dandosi un altra stiracchiata.
Scese dall'elicottero e, dopo essersi sistemato il cappello, si accese una sigaretta e iniziò a respirarla a pieni polmoni.
L'isola di Hashima era un luogo spettrale ma silenziosa, proprio come piaceva a Jigen.
Distrutta e disabitata, al pistolero sembrava di vedere il suo essere prendere vita.
Un anima vuota, distrutta e solitaria.
Una piccola isola in mezzo al mare dove nessuno osava mettere piede.
Nessuno tranne Anika, lei era l'unica che poteva accedervi.
Per quanto ostile, Jigen no poteva dirle di no...non sarebbe mai stato in grado.
Fece un altra aspirata e sbuffó, osservando il fumo salire in cielo.
Pensó che avrebbe potuto trasferirsi lì, da solo.
"Non riesci a dormire?"
Venne ridestato dai suoi pensieri, quando avvertì la voce di Anika.
La vide dietro di lui, a pochi passi di distanza, che lo osservava con lo sguardo un po' assonnato ma con un lieve sorriso sulle labbra.
Jigen non rispose e fece un ennesima aspirata.
Anche Anika sospiró e abbasso lo sguardo
"Scusami" disse con tono sconsolato e aspettandosi qualche ramanzina "mi rendo conto solo adesso di aver esagerato a voler partecipare"
"Non importa" tagliò corto Jigen, facendole capire che non voleva parlare di quell'argomento.
Se ci pensava, gli tornava in mente la spalla di Anika.
Lei lo capì e cessó di parlarne, ringraziando che non si fosse arrabbiato.
"Papà...chi è Masucci?"
Jigen drizzò le orecchie e ascoltò
"Zenigata mi ha chiamato Serena Masucci, dice che sono la figlia di un boss mafioso italiano" non ottenendo risposta, cominció ad avere dubbi "papà?"
"Tu cosa credi?"
"Ecco io..."
Jigen fece l'ultima aspirata e gettó la sigaretta, senza però voltarsi verso di lei per guardarla.
"Qualunque dubbio ti venga in mente...fidati di quello"
Anika aveva un sacco di dubbi e in quel momento, dopo aver sentito che poteva fidarsi delle sue idee, iniziò a tremare.
Era la figlia di un boss?
Le era stato spiegato tutto, dell'adozione falsa e che non si sapeva chi fossero i suoi veri genitori, ma scoprire che un boss la stava cercando e forse reclamando come figlia la faceva rabbrividire.
La cosa che la lasciava ancora di più senza parole era Jigen, che rimanga schivo e che mostrava meno affetto ancora di Goemon.
Sembrava che la trattasse come un moscerino fastidioso.
"...Da quanto lo sai?" Chiese "da quanto sai che Masucci è mio padre?"
"Non ti riguarda"
Anika si morse il labbro inferiore e cercò di non imprecare.
Sbattè un piede.
"Non mi riguarda mai nulla vero?!" Sbottò, ma Jigen non si voltò "non sono una bambina e non puoi pretendere di tenermi fuori da tutto!"
"Non sai di cosa stai parlando"
"Tu sapevi tutto e non mi hai mai detto nulla!" Continuò Anika "sai...un giorno lo zio mi ha detto che sei difficile da accettare e da amare ma io continuavo a cercare la tua attenzione" aggiunse con tono calmo.
"Ma ora...ora credo solo che tu sia solo un bastardo, egoista e insensibile"
Ad ogni parola, Jigen sentiva dei tuffi al cuore.
Possibile che Anika non capiva che lui le voleva bene?
No, non poteva capirlo, lui non le dava dimostrazioni.
"È inutile che ti dico queste cose...non posso continuare così...non posso, sei bugiardo!"
In quel preciso istante, si accorse di aver esagerato.
Va bene essere arrabbiata, ma non così.
Fece per correre via, ma avvertì la mano di Jigen afferrarla per il braccio sano.
Stringeva con forza, incurante del fatto che le faceva male.
Anche se aveva il cappello, calato come sempre sugli occhi, la stava osservando dritta nei suoi.
Era solo una ragazza, con un infanzia è in adolescenza bruciate, un futuro bruciato o una vita dignitosa andata al diavolo.
Jigen la schivava come si fa con un estranea, ma voleva davvero bene a quella ragazza.
L'aveva cresciuta, le aveva dato un cognome, ma nonostante tutto provava anche altro.
Il pensiero che quella che spacciava per sua figlia in realtà era un estranea e non aveva parentela alcuna con lui, lo aveva fatto invaghire e, con il tempo, si era allontanato ancora di più da quella ragazzina, che voleva solo attirare ingenuamente la sua attenzione facendo i colpi assieme pur di dimostrargli che poteva fidarsi di quella che considerava la sua piccola.
Strinse quel braccio sempre più forte, facendola lacrimare dal dolore.
Ebbe lo strano impulso di stringerla ma sapeva che Anika non avrebbe gradito e poi sarebbe stato un abbraccio diverso che le avrebbe fatto capire tutto.
L'ultima volta che avevano parlato assieme, Jigen aveva sentito uno strano formicolio nel basso ventre.
Oltre che un pervertito, avrebbe ottenuto del pedofilo e incesto.
Cercò di darsi un contegno.
Anika lo implorava di lasciarla, ma lui non cessava.
"Lasciami!" Esclamò.
In quell'istante, Goemon e Lupin uscirono dall'elicottero per vedere cosa stava accadendo.
Ma Jigen non mollava.
"Lasciami! Sei un bastardo lasciami!"
Quelle parole lo ferirono, lo ferirono a tal punto che mollò la presa.
Anika, senza attendere niente, iniziò finalmente a correre.
"Anika!" Lupin cercò di seguirla ma venne bloccato da Goemon 
"Tu resta qui, vado io" ed iniziò a seguirla.
Nessuno dei due aveva capito la situazione, ma entrambi sapevano cosa fare.
Lupin si avvicinò a Jigen, che aveva ancora la mano a mezz'aria e lo sguardo perso nel vuoto.
Nessuno dei due disse nulla per qualche istante.
Lupin sospiró e Jigen strinse la mano in un pugno.
"Ha ragione...sono un bastardo"
*****
Anika corse a più non posso lungo le strade abbandonate dell'isola.
Le lacrime solcavano i suoi occhi e la sua vista era annebbiata.
Correva, ignorando tutto ciò che la circondava.
Poco dopo, durante la sua fuga, non vide un gradino ed inciampó, finendo lunga e distesa a terra.
Iniziò a piangere a singhiozzi, ma non per il dolore che neanche sentiva, ma per tutta la situazione.
Non capiva più niente.
In quel momento avvertì una scosse di dolore al braccio infortunato, che le fece emettere l'unico gemito di dolore.
"Anika!" Goemon, che l'aveva seguita, fu subito al suo fianco e la soccorse.
Anika, però, lo respinse.
"Vattene via!"
"Ma..."
"Tu lo sapevi! Sapevi chi era il mio vero padre e me lo avete tenuto nascosto!" Disse tutto d'un fiato "non mi interessa se è un boss mafioso o meno, dovevate dirmelo! Siete tutti bugiardi!"
Goemon scosse la testa, senza capire.
Boss mafioso?
"Anika..."
"Mi hai mentito...mi hai mentito anche tu!"
Goemon era sconcertato e in imbarazzo, non era abituato alle reazioni delle donne.
Rimase immobile.
Anika ci aveva rinunciato a morirgli dietro, aveva rinunciato a provarci con lui.
La stretta di mano della sera prima era forse l'unico contatto che lui era disposto a darle.
Iniziò a pensare che avesse davvero un altra, o peggio...un altro.
Il suo unico pensiero era il colpo ricevuto da Jigen.
Si fidava di lui ma a quanto pare, Jigen non si fidava abbastanza per raccontarle le sue origini.
Alla fine la colpa non era di Lupin o del samurai ma solo di quello che fin dall'inizio chiamava padre.
Ma era così furiosa che sentiva il desiderio di sfogarsi.
Sempre a singhiozzi, si alzò e fece uno scatto verso Goemon, iniziando a prenderlo a pugni...o almeno ci provava.
Si sentiva debole e non era in grado di darne uno come si deve.
Il samurai ne approfittó e, con uno scatto altrettanto veloce, riuscì a bloccarle i polsi.
"Calmati!" Disse "calmati!"
Anika si fermò, come congelata, pianse le ultime lacrime e poi si buttò fra le braccia di Goemon, che rimase impietrito e con le mani alzate.
Le guance gli divennero rosso fuoco.
"Non mi ha detto nulla" disse Anika con il volto affondato nel petto di Goemon "perché mi ha mentito? Perché?"
Era solo un abbraccio per avere un contatto umano, un contatto di cui Anika aveva un disperato bisogno.
Lo avrebbe accettato persino da Zenigata in quel momento.
L'uomo tentò di rispondere ma venne interrotti dal suono di due elicotteri, che sorvolarono la zona.
Da questi elicotteri, scesero alcuni uomini in uniforme militare e con dei mitra in mano.
Goemon si parò davanti ad Anika e si preparò ad estrarre la spada.
"Anika corri" la ragazza, ancora lacrimante, esitò "corri!"

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Capitolo 8
*** Cambio di programma ***


I'm back dearies!!!!! Come va? Buon anno a tutti (anche se in ritardo) ed eccomi qua con il nuovo capitolo di "Father"
Avrò cambiato idea un milione di volte ma alla fine ce l'ho fatta, per chi seguisse la mia long di Supercar quella l'aggiornerò, se tutto va bene, venerdì altrimenti ci vediamo la prossima settimana.
Ciao a tutti e buona lettura!!


La fuga di Anika si rivelò un disastro.
Non aveva osservato la strada mentre scappava e si era persa.
Le lacrime offuscavano i suoi occhi e la visuale risultava pessima e annebbiata, tanto da farla inciampare un paio di volte.
Senti uno degli elicotteri seguirla e puntarle un faro addosso, mentre alcuni militari la seguivano a piedi.
I rumori attorno erano anch'essi confusi, a malapena riuscì a sentire la voce di Jigen che la cercava e la chiamava.
Anche Lupin la stava chiamando e, nel correre, ci finì addosso.
"Zio!"
Lupin non disse nulla e la strinse con un braccio.
Con la mano libera, si teneva pronto ad estrarre la pistola.
I militari li accerchiarono e puntavano i loro mitra verso la coppia.
"Asciugati le lacrime" mormorò Lupin ad Anika, lasciando trasparire dal suo tono che aveva un piano...o almeno ci stava pensando.
Anika obbedì e si calmò.
L'elicottero continuava a puntare il farò contro entrambi e le sue eliche emanavano un forte vento che risultava difficile stare in equilibrio se non eri pieno di armi e munizioni come i militari.
Tra i soldati si fece avanti un uomo in abito elegante.
Lupin strinse di più Anika e le sussurrò qualcosa, mettendole qualcosa di freddo dentro ai pantaloni dietro e coprendo con la maglietta, prima di tornare ad osservare l'uomo e a sorridere.
"Guarda un po' chi si rivede" disse Lupin con tono amichevole "il mio caro amico Masucci"
Anika sgranó gli occhi.
Masucci?
"Amico? È una parola grossa vado Lupin" dietro a Masucci si aprì un varco e lui si avvicinò a Lupin.
"Oh andiamo, ce l'hai ancora con me per quella piccola fuga?" Sdrammatizzò "e comunque ti ricordo che non ho più il talismano"
"Oh questo lo so"
Da dietro Masucci apparve Fujiko, in tenuta da moto e con il talismano in mano.
Aveva un sorriso furbo e soddisfatto.
Anika volle sprofondare.
Ma Fujiko si rendeva conto che alla fine si ritrovava sempre fregata?
Non resistette.
"Quanto ti hanno promesso stavolta?"
La donna sorrise "Oh niente di che, solo una modesta cifra di dieci milioni di dollari"
Anika avrebbe dato un braccio per una cifra del genere e stessa cosa Lupin e gli altri, ma Fujiko era famosa per sparare cifre esorbitanti e pretenderle.
Dieci milioni di dollari li avrebbe spesi nel giro di un mese.
Nel frattempo anche Jigen e Goemon, nascosti dietro ad una vecchia casa distrutta, ascoltavano e osservavano.
Erano pronti ad intervenire.
Masucci non badò a quella conversazione e continuò
"Hai ragione, il talismano ce l'ho io" fece ancora un passo avanti "ma tu...tu hai l'ultimo elemento"
Lupin lo guardò interrogativo.
Ragionó e gli venne in mente la leggenda del tesoro di Hashima.
Il talismano si diceva che era stato forgiato dal primo imperatore ed era usato come chiave per aprire il tesoro che si trovava sull'isola.
Per aprirlo bisognava risolvere un indovinello che solo un anima dal cuore pure ed innocente poteva risolvere.
Molti ci avevano provato e avevano anche trovato la risposta giusta ma il tesoro non appariva in quanto erano sporchi ed avidi.
In quel momento ebbe un flash.
Capì cosa intendeva.
"Scordatelo" strinse ancora di più Anika, che capì anche lei.
"Suvvia Lupin" cerco di convincerlo Fujiko "spartiremo i dieci milioni assieme"
I soldi facevano gola a Lupin, ma Anika era sua e nessuno la doveva toccare.
Scosse la testa "Offerta allettante ma ho ben altro in mente"
Fujiko si offese e si allontanò "Fa come vuoi, scimmia"
"Allora Lupin, ti decidi si o no?" Masucci attendeva e i militari caricarono il colpo in canna
Lupin si osservó attorno, notando i suoi compagni pronti ad intervenire.
"Mi dispiace Masucci" disse "la mia risposta è no" estrasse la pistola e spinse Anika verso Jigen, che la prese al volo e la tenne dietro alla casa.
I militari iniziarono a sparare e stessa cosa Lupin.
Goemon intervenne per distruggere i mitra e cercava dimettere qualcuno KO.
Jigen, mentre teneva Anika nascosta, sparava e mirava in piena fronte ai soldati che tentavano di prendere la ragazza.
Anika si sentiva frastornata e, ormai, il rumore degli spari si era confuso con i suoi pensieri.
Si tappò le orecchie e ignorò il suo braccio dolorante.
Aveva affrontato tanti colpi grazie a Lupin, ma erano tutti piccoli furti che valevano poco.
Sapeva pilotare un elicottero e maneggiare le armi, ma non sapeva agire se si fosse presentata l'occasione.
Si sentiva impotente.
Diede un occhiata veloce e notò che Lupin schivò appena in tempo un colpo.
Ebbe un flash veloce di tutta la sua vita e di ciò che sarebbe potuto accadere se avesse perso la sua famiglia.
Scosse la testa e si fece coraggio.
Appena i mitra smisero di sparare, causa fine del caricatore, uscì allo scoperto.
"Che diamine fai!?" Jigen cerco di fermarla ma invano.
Fece alcuni passi avanti.
Lupin sgranó gli occhi
"Torna da Jigen!"
"Anima vattene!" Tentò di difenderla Goemon.
Lei li ignoró e proseguì.
Persino Fujiko la stava osservando con sospetto, che aveva in mente.
I soldati tenevano i mitra puntati ma non sparavano, avevano l'ordine di tenere la ragazza incolume.
Anika si fece largo fra i militari e si avvicinò a Masucci.
L'uomo sorrise soddisfatto e osservó la ragazza da cima a fondo.
"Uguale a tua madre"
Anika tenne lo sguardo basso
"Se lascerete andare la mia famiglia verrò con voi" mormorò
Masucci rise
"Famiglia? Quale famiglia? Questa banda di ladruncoli da strapazzo capitanati da una scimmia?"
"Ma che avete contro la mia faccia!"
Anika strinse i pugni 
"Mia cara ragazza non vedo alcuna famiglia oltre a me"
"Lei non è...la mia famiglia"
"Tu sai che ho ragione, guarda..." le fece guardare verso Jigen e gli altri "quelli non sono la tua famiglia" disse "quello che tu chiami padre ti ha strappato dalle braccia di tua madre con la forza e la uccisa perché opponeva resistenza"
Jigen si paralizzò, era una bugia!
"Non ha avuto pietà e credimi ragazzina, ti ha cresciuta solo per poterti vendere come un oggetto al miglior offerente appena ne avesse avuta l'occasione.
Jigen volle sprofondare e prego che Anika non credesse a quelle stupidaggini.
"Non ascoltarlo Anika!" Intervenne Lupin "sono solo menzione tu lo sai!"
Anika aveva un sacco di dubbi.
Aveva visto più di una volta con che freddezza Jigen sparava alla gente e con che calma continuava la sua giornata.
Aveva ucciso alcuni soldati, poco prima, e sembrava che avesse bevuto un bicchier d'acqua.
Se riusciva a vivere con quel peso, allo stesso modo che sarebbe vissuto se fosse stato un filo di erba, chi le assicurava che non fosse in grado di fare lo stesso se uccideva una donna?
Da notare che aveva persino sparato al suo braccio e Anika sapeva che Jigen non sbagliava mai colpi.
Ogni volta che sembrava tirare a caso, aveva sempre un bersaglio ben preciso.
"Dimmi un po' ragazza" continuò Masucci, che sembro averle letto nel pensiero "sbaglio o ti ha anche ferito? Questo dovrebbe rispondere alle tue domande"
Jigen tremó.
Sapeva che Anika era solo una ragazza e che bastava una minima tentazione che lei ci cascava sempre.
Cacciarsi nei guai era un hobby per lei.
Se cadeva in quella trappola non ne sarebbe uscita facilmente.
-Non fare la stupida Anika...non credergli-
Anika guardò Jigen, ma non lo guardò come una figlia, lo guardò come una donna che voleva un confronto diretto.
"È vero?"
Jigen non seppe rispondere.
Se stava zitto confermava la sua teoria e se parlava sarebbe stato bugiardo.
Ma alla fine, l'aveva cresciuta lui e solo lui sapeva come farla ragionare e come convincerla della sua innocenza.
"Tu cosa credi?"
A quell'affermazione, Anika sapeva che lui voleva farla ragionare con il cuore e non con la mente.
Era burbero ma in fondo sapeva essere dolce e premuroso.
Ammise di a se stessa di non averlo mai visto dritto negli occhi, si toglieva il cappello solo se faceva la doccia e lei non aveva certo intenzione di entrare a guardare.
Ammise anche che Jigen le aveva sempre dato un aria così misteriosa che lasciava sempre tanta curiosità.
Tante volte, quando lo osservava, sentiva il cuore battere così forte da uscirle dal petto.
Nemmeno con Goemon provava quelle sensazioni, nemmeno quando le aveva dato un piccolo bacio.
Pensó che Goemon fosse solo una copertura per quello che davvero sentiva.
Iniziò persino a pentirsi di averlo trattato male giù dall'elisoccorso.
Che colpa ne aveva lui se lei era testarda?
Se le avesse detto chi era suo padre naturale, sapeva che lei sarebbe partita in quarta per vedere chi fosse e dirgli di stare lontano.
E poi non sapeva neanche da quanto sapeva chi fosse Masucci.
Poteva essere da sempre o da poco.
Si sentì male
"Io...io non lo so..."
"Coraggio ragazzina, rendimi fiero di te come un vero padre"
Quelle parole furono come una lama.
"Lei...lei non è il mio vero padre" fece uno scatto e prese ciò che Lupin le aveva messo nei pantaloni.
Masucci si ritrovò con una pistola puntata al volto e Goemon e Jigen sbarrarono gli occhi.
"E adesso comando io"

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Capitolo 9
*** L'indovinello di Shakespeare ***


Un simile atto di coraggio era sconosciuto persino a lei, che lo stava facendo.
Si chiese cosa le stesse accadendo ma, in quel momento, non poteva crogiolarsi troppo su quel pensiero.
I militari avevano tutti il colpo in canna e puntavano contro Anika, che aveva solo un tremore alle gambe.
Lupin rimase pronto a far fuoco e stessa cosa Jigen, che aveva capito che Lupin aveva un piano e Anika era l'inizio.
"Sono io che decido" disse "ed io ho già il mio piano"
Guardò verso Lupin e quest'ultimo frugó nella tasca della giacca estraendo il talismano e lanciandolo alla ragazza.
Sgranarono tutti gli occhi, come poteva avere il talismano?
L'aveva preso Fujiko!
"Ma che diavolo...?" Goemon non capiva
"Deve averlo scambiato" mormorò Jigen.
Anika prese il talismano al volo e lo strinse, senza però smettere di puntare la pistola contro Masucci.
"Adesso mi mostri il suo" disse risoluta.
Masucci era senza parole.
Non capiva, non sapeva, era indeciso se far fuoco o ascoltarla.
Si fece dare il talismano da Fujiko, più dubbiosa e spaventata all'idea di perdere i suoi milioni.
"Uno di questi due è autentico" disse Anika "ma quale?"
Masucci cercò di capire dove fosse la fregatura.
Maneggio il talismano alla ricerca di un indizio o qualche aggeggio che gli facesse capire che era falso.
"Non lo vedi?" Anika sorrise, in segno di sfida "vediamo un po' di scoprirlo"
Alzò la mano con il talismano e fece per lanciarlo a terra.
Essendo antico e di terracotta si sarebbe sicuramente rotto.
"Ferma!" Gridó Masucci fermandola "fermati per carità!"
Anika sorrise ancora di più "Allora è il mio quello vero?"
Masucci scosse la testa confuso.
"Non lo so..."
"Vedi Masucci..." si intromise Lupin "è difficile riconoscere una cosa falsa da una vera"
Si mise al fianco di Anika "sono pochi quelli che riuscirebbero a riconoscerle"
"Che intendi dire Lupin?"
Lupin sorrise.
"Sono sempre molto previdente" spiegò "e dopo averlo rubato avevo subito creato una copia e..." prese il talismano dalle mani di Anika "mi sono permesso di rendere il tutto così reale da sembrare vero, ma se noti..." passó un dito sui lati del talismano "il tuo dovrebbe essere liscio vero?"
Masucci verificò e si accorse che era liscio.
"Niente di niente vero?" Rise "Il nostro ha dei graffi e quei graffi sono delle incisioni" gliele mostró sono in giapponese antico e sai cosa dicono?"
Masucci era sempre più confuso.
Lupin lesse:

“Scrigno d’oro: chi sceglie me guadagnerà quello che vogliono molti uomini.”
“Scrigno d’argento: chi sceglie me avrà più di ciò che gli serve.”
“Scrigno di piombo: chi sceglie me darà e rischierà tutto ciò che ha.”

Tutti i militari si guardarono, Masucci alzò un sopracciglio e Jigen si chiese chi gli aveva fatto fare un casino simile per una scritta inutile.
"Questo è un indovinello" spiegò Lupin "molti di voi potrebbero sapere la risposta e anche tu potresti saperla" rivolto a Masucci "ma, come ben sai, solo una persona potrebbe indovinare e far apparire il più famoso tesoro di quest'isola"
L'isola di Hashima aveva rovine di case ma soprattutto di magazzini.
C'erano resti di vetri e qualche minerale qua e là, essendo un ex isola dove c'erano stabilimenti minerari.
Che tesoro poteva nascondere un isola simile, che non era più grande di un villaggio di montagna?
"Anika...credo che debba rispondere tu"
"Cosa?"
Lupin le porse il talismano.
"Ma...ma io..."
"Sei l'unica che può rispondere, ti fidi di me?" Lei annuì "mostra il tesoro Anika"
Anika annuì e rilesse quelle scritte.
Era stato suo zio ad insegnarle a leggere e scrivere e nel tempo libero le insegnava le lingue più antiche, in caso fossero servite per i colpi.
"Oro...argento...e piombo"
Se avesse scelto Oro, sarebbe stato troppo facile.
La cosa principale che aveva imparato stando con Lupin era che la prima risposta non era mia quella giusta.
E poi lo scrigno oro avrebbe dato all'uomo ciò che stava cercando e, come aveva appunto pensato, sarebbe stato semplice ottenerlo così.
Non si sarebbe fatta fregare rispondendo oro.
Rimanevano l'argento e il piombo.
Lo scrigno argento ti avrebbe dato ciò che volevi più altro.
Solo una persona acida avrebbe scelto quello scrigno.
Se sei venuto per un motivo perché essere così approfittatori?
Però il piombo era un rischio.
E se fosse stato sbagliato?
Però era l'unico che non diceva e non dava indizi espliciti.
Forse era il più probabile.
"I...io..." era indecisa.
Che sarebbe accaduto se sbagliava?
Lupin le sorrise.
Sapeva che lei aveva già la risposta ma aveva timore di sbagliare.
"Io scelgo...lo scrigno di piombo!"
Tutti rimasero a bocca spalancata.
Fujiko avrebbe scelto quello argento e si sentiva stizzita.
I suoi dieci milioni dipendevano da una ragazzina.
Si sentiva infastidita.
All'improvviso una luce fortissima venne emanata dal talismano, che Anika lasciò cadere per coprirsi gli occhi.
La luce durò pochi istanti e, quando scomparve, al suo posto spuntò proprio uno scrigno di piombo.
Tutti rimasero senza parole.
Masucci si sentiva impotente ma allo stesso tempo in vantaggio.
Avendo un sacco di uomini armati si sentiva in dovere di aprire subito quello scrigno.
"Forza apritelo" ordino ai suoi uomini.
I militari fecero a spintoni per avvicinarsi ed essere i primi ad aprirlo, tanto che spinsero malamente Anika e la fecero finire addosso a Lupin.
Lo scrigno era chiuso con un enorme lucchetto, anch'esso di piombo.
Quando finalmente lo aprirono, il sorriso e l'enfasi erano spariti dal volto di tutti i militari.
Nessun tipo di oro o monete antiche.
Solo un semplice pezzo di pergamena ingiallita.
"Capo, qui c'è solo una pergamena"
"Leggila" Masucci cercò di mantenere la calma, ma era pronto a scagliarsi contro Lupin.
Il militare che aveva parlato prese la pergamena.
La srotolò.
....non c'era scritto niente....
"Non c'è scritto nulla capo!"
Un forte vento iniziò a soffiare e dallo scrigno si formò un tornado, che si stagliò verso il cielo e dividendosi in varie ramificazioni.
I militari si misero ad urlare, urla disumane e spaventate, qualcuno si mise anche a sparare.
Le ramificazioni del tornado si scagliarono contro i militari e ad uno ad uno li risucchiò al suo interno, finché non rimase solo Masucci Lupin e la sua banda.
Quando furono scomparsi tutti, il tornado si richiuse e scomparve, lasciando all'interno dello scrigno un ennesimo pergamena, stavolta color piombo.
Degli uomini nemmeno l'ombra.
Anika aveva paura e tremava.
"Che cosa ho fatto?..." mormorò "ho ucciso quegli uomini!" Affondó il viso nel petto di Lupin.
Non aveva il coraggio di guardare nessuno.
"Tutto qui?" Masucci non sembrava minimamente spaventato dalla situazione.
Non era lui ad essere stato risucchiato.
"Anika..." Lupin le prese il volto fra le mani "tocca ancora a te"
"Ho ucciso delle persone!" Aveva le lacrime agli occhi e i sensi di colpa che le attanagliavano lo stomaco.
"Lo so, ma è proprio adesso che devi agire, così come sei...va e leggi la pergamena"
Anika annuì e si asciugò al volo le lacrime.
Se glielo diceva suo zio poteva fidarsi.
"Anika fermati no!" Jigen fece per fermarla ma Goemon, che aveva cominciato a capire, lo fermó "ma sei impazzito? Morirà!"
"Che diavolo hai mente Lupin!?" Sbottó Fujiko, che in fondo era affezionata ad Anika.
"Aspetta e vedrai"
Anika si avvicinò e prese la pergamena.
Tremó ma la aprì.
Diede un colpo secco, senza guardare.
Quando si accorse che non succedeva nulla, riaprì gli occhi.
C'era solo una scritta sulla pergamena:

"Hai scelto non seguendo la vista ed hai fatto bene"

Un ennesima luce apparve dalla pergamena e questa luce si diffuse per tutta l'isola.
Nessuno poteva vedere nulla, era troppo accecante.
L'isola iniziò a mutare e le vecchie rovine presero una forma diversa da quella che era originariamente.
Iniziarono a formarsi torri e mura.
Stava prendendo la forma di un villaggio con tanto di castello.
Il tutto formato da una luce dorata.
Quando essa di affievolì un poco, tutti riaprirono gli occhi e rimasero a bocca spalancata dalla meraviglia.
"È...bellissima" Anika non aveva altre parole.
Persino Fujiko era incantata.
Alla fine amava quei tipo di tesori, anche se i soldi erano sempre il suo unico pensiero.
"Solo un cuore puro poteva risolvere l'indovinello e far apparire il tesoro" disse Lupin avvicinandosi ad Anika "e il tesoro era l'isola prima che venisse utilizzata come stabilimento minerario"
"Perché io?"
"Tu non hai il cuore avido, tu non hai mai desiderato davvero rubare e ottenere qualcosa come me o come tanti altri che si sono avventurati in questa ricerca" spiegò "tu eri l'unica che poteva aprirlo"
"Ma ho ucciso delle persone"
Lupin scosse la testa "Erano avidi e volevano denaro e ricchezze varie"
"Io non ci vedo niente di male" borbottò Fujiko, incrociando le braccia.
"Comunque ecco a voi il vero tesoro dell'isola di Hashima"
"Non capisco però cosa c'entra quell'indovinello"
Lupin sorrise "Shakespeare" rispose "narra la storia che Shakespeare aveva provato a cercare il tesoro e quando aveva scoperto come fare, creò un indovinello che avrebbe messo a disposizione per chiunque avesse voluto tentare" disse "l'indovinello era stato...diciamo nascosto...nella storia del Mercante di Venezia da lui scritta"
"E come mai?" Chiese Anika "quel libro parla di tutt'altro! E la domanda è ambientata in un contesto diverso"
"Shakespeare sapeva il fatto suo, solo pochi sarebbero riusciti a sapere la risposta giusta, ma era il loro cuore che li avrebbe portati alla rovina"
E cadde il silenzio.
Shakespeare le aveva pensate proprio tutte.
Rimasero a guardare lo spettacolo per qualche istante, finché la luce non scomparve del tutto e con essa anche il castello è il villaggio, lasciando spazio alle rovine già esistenti.
Nessuno parlò...tranne Fujiko.
"Tutto qui? E adesso?" Chiese "come avrò i miei dieci milioni di dollari?" Nessuno badò a lei e questo la fece stizzire.
"Che diamine era quella stregoneria?" Chiese invece Masucci.
"Stregoneria, come suona male" lo guardò Lupin "questa è magia e Shakespeare si è basato su questa leggenda per scrivere il suo romanzo, decisamente ingegnoso"
Masucci era rimasto senza fiato.
Lupin l'avrebbe pagata cara.
"Non finirà così" si voltò di scatto e rubó la pistola di mano ad Anika puntandola contro Lupin, che si mise subito sulla difensiva.
Anika si parò davanti
"Se vuole uccidere Lupin dovrà uccidere anche me!"
"No...solo uno morirà stanotte"
Si udì un colpo, uno sparo.
Ci fu silenzio ed infine Masucci cadde a terra.
Jigen, dietro di lui, rimise via la pistola.




LEGGETE! Ho usato lo stesso indovinello che Shakespeare ha usato nel "Mercante di Venezia" quando i pretendenti dovevano scegliere lo scrigno per poter avere la sposa.
Di solito in Lupin ci sono personaggi famosi che hanno a che fare con qualche magia o roba simile ed ho pensato che Shakespeare potesse essere adatto. Ditemi che ne pensate.

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Capitolo 10
*** Verso un nuovo inizio ***


Ignorando bellamente i commenti privati che alcune utenti mi hanno fatto, io ho deciso di concludere finalmente questa storia e di mettere la parola FINE. Mi auguro che come storia sia piaciuta a chi l'ha apprezzata e un grazie come sempre ad Evelyn80 che ha seguito anche questa mia pazzia di cui mi sono già pentita.

Buona lettura

 

 

Dei grossi rivoli di sangue fuori uscirono dalla schiena di Masucci, che rimaneva a terra esanime.

Jigen rimise via la pistola ed assunse la sua solita aria cupa e misteriosa, come se avesse sparato ad un bersaglio e non una persona.

Il suo sangue freddo faceva sempre rabbrividire Lupin, che era abituato a ben altro tipo di trattamento.

Anika sentiva lo stomaco rivoltarsi al solo pensiero di aver ucciso, involontariamente, delle persone.

Non aveva mai avuto così tanta paura come in quel momento, nemmeno quando Goemon l'aveva rifiutata.

Ma, come si era già detta, forse Goemon era la copertura a ciò che davvero provava nei confronti di tutt'altra persona che, a detta di Lupin, in qualche modo sembrava contraccambiare.

Fece dei respiri profondi e tentò di calmarsi.

"E adesso che facciamo? Dobbiamo chiamare qualcuno!" Riferita a Masucci.

"Sei impazzita? Non ci finisco in prigione per colpa tua!" Sbottó Fujiko con tono di rimprovero

"Una come te in prigione non la tengono" commentó Jigen, attirando su di se l'attenzione "le donne bisbetiche non sono gradite"

Fujiko si stizzì ancora di più "Come ti permetti, maledetto arrogante che non sei altro!?"

Goemon sbuffó "E chi li divide quei due"

"Io ci rinuncio" si ritirò Anika

"Avanti cherie non fare così" intervenne Lupin in difesa di Fujiko, come al solito.

"Mi ha chiamato bisbetica!"

"Ma no no mon amour tu sei troppo bella, sei la luce dei miei occhi e farei qualsiasi cosa per te" si stava comportando come un idiota.

"Davvero?" Fujiko, per l'appunto, ne approfittó assumendo un aria da cerbiatta innamorata.

"Davvero davvero" erano pericolosamente vicini e Lupin sbavava dietro alla donna senza ritegno.

"Allora mi regaleresti un bel milioncino?"

"Un milioncino!?" Lupin sembrava essersi ridestato dai suoi pensieri poco pudici.

"Certo" rispose la donna come se fosse la cosa più ovvia e normale del mondo "come faccio a ripagare il debito in cui mi sono cacciata per seguirti in questa storia"

"Ma ma...ma tu volevi i soldi solo per te!"

"E allora?"

Lupin sbuffó sconsolato "Jigen non ha tutti i torti a dire che sei bisbetica però"

Per tutta risposta ricevette il casco di Fujiko in piena faccia e cadde a terra come un salame.

"Bisbetici sarai tu insieme a quei tre c'è ti porti a dietro!" E Fujiko giró i tacchi e se ne andò.

Gli altri non riuscirono a non trattenere una risata, anche se Anika pregava di andarsene via al più presto da lì e dal morto.

Tornarono verso l'elicottero e volarono fino ad un enorme prato dall'altra sulle sponde del Giappone.

Quando finalmente giunsero a terra e scesero, poterono tirare un sospiro di sollievo.

"Ed anche questa è fatta" disse Lupin 

"Ne avevo abbastanza di quell'isola" borbottò Jigen "però non era così male prima di diventare uno stabilimento minerario"

"Effettivamente avevano buon gusto" commentò Goemon, che si era messo il suo amato cappello da viaggio.

"Vedo che intendi partire"

"Dopo una missione come questa ho il dovere di ritirarmi per ritrovare la purezza e la spiritualità"

Jigen e Lupin non erano mai stati in grado di capire le sue usanze da antico samurai e anche Anika faticava a stargli dietro.

Lo fece allontanare qualche metro, poi gli corse incontro.

"Non mi saluti?"

Goemon rimase di sasso e distolse lo sguardo

"Tranquillo non ti chiedo di macchiare la tua...purezza o spiritualità che sia..." anche lei abbassò gli occhi "volevo solo dirti che...anche se non c'è mai stato niente di serio...è stato comunque bello"

Goemon non rispose.

"Tornerai vero?"

Ci furono lunghi attimi di silenzio, Goemon fece un lieve cenno di assenso e la superò

"Il vero sentimenti verrà sempre ripagato" sei parole, sei sussurri.

Che voleva dire?

Sospiró e torno dagli altri.

"Neanche un saluto?" Chiese Lupin, sapendo la risposta.

Anika scosse la testa

"È sempre stato così"

"Già...zio che si fa adesso?"

"Adesso?" Domandò lasciando trasparire che aveva già in mente qualcosa, anche se Jigen aveva capito che non era un altra missione ma solo uno svago per tornare alla vita normale prima di ricominciare.

"Si adesso" Anika era curiosa

"Non saprei..." prese un volantino da sotto la giacca e lo sventolò davanti ad Anika "forse un giro sulle montagne russe, la ruota panoramica..."

"Ma questo è il Lunapark della città!" Anika prese il foglio e i suoi occhi si illuminarono.

Era da tanto tempo che voleva andarci ma non avendo mai denaro a sufficienza non era mai riuscita.

"Poi di che non ti vizio!"

"Grazie grazie grazie!"

"Ringrazia Jigen, è lui che ha avuto l'idea"

Anika era al settimo cielo e subito andò a stringere Jigen, ringraziandolo di cuore.

Non aveva mai desiderato niente in vita sua, tranne che un giorno intero al Lunapark.

Per una come Anika era una strana richiesta però pensava che andandoci sarebbe stata come tutte le altre ragazze della sua età.

L'unica cosa che aveva, da quando era diventata un po' più grande, era l'amore per la sua famiglia, che fosse adottiva o meno.

"Vi lascio soli" Lupin si addentró negli alberi attorno al prato e lascio Anika e Jigen soli.

I due non si guardavano nemmeno e Jigen sembrava quasi arrossire.

"G...grazie" disse ancora Anika, rompendo il ghiaccio.

"Figurati" borbottò.

Ancora silenzio.

"Senti io..."

"Non c'è nulla da dire" la zittì lui, sapendo già cosa voleva dirgli.

La conosceva abbastanza bene da sapere cosa le passava per la mente.

Anika fece un respiro profondo.

"Perché?"

"Perché è successo e basta"

"Ma..." ricevette un occhiata da Jigen e si zittì nuovamente.

Jigen gettó il mozzicone spento di sigaretta, che teneva in bocca da un secolo, voltandosi e mostrando le spalle ad Anika.

"Tanto so che non ricambieresti, conosco voi donne siete sempre pronte a fregarci"

Fece qualche passo, con l'intenzione di andarsene, ma due braccia lo bloccarono alla vita.

Jigen si bloccó, sentendo le viscere scuotersi a quel contatto.

"Ho passato due anni a credere di amare qualcuno che non ricambiava mentre il mio cuore apparteneva già ad un altro" disse senza lasciarlo "Non mi importa cosa pensi, non mi importa che cosa mi farai ma non intendo lasciarti andare e sapere di perderti"

Un filo di vento scompiglió i capelli di Anika e fece quasi volare il cappello a Jigen.

L'atmosfera e il silenzio avevano creato una suspence che ad Anika iniziava a stare stretta.

Le sarebbe basata qualsiasi risposta, negativa o positiva ma l'importante era averla.

Poco dopo, senza preavviso, le mani di Jigen si posarono su quelle di Anika, che ancora lo stringeva e che sgranó gli occhi.

Anche se Jigen non diceva una parola, i suoi gesti erano chiari.

Poco dopo si voltò con un lieve sorriso sul volto, che fece intendere la risposta alla ragazza.

Il sorriso però durò poco.

Da lontano si udirono le grida Lupin, che correva a gambe levate.

Quando li superò si udirono solo poche parole.

"Correte sono troppi!" E si rifugiò nell'elicottero, seguito dagli altri due e anche da un idea di poliziotti a piedi e in macchina capitanati da Zenigata.

"Lupin sei in arresto!"

Lupin mise in moto e si alzò in volo, mente tutti i poliziotti cercavano di fare una scala umana per entrare dentro e arrestarli.

"Lupiiiiin!" Urlava Zenigata "ti prenderò Lupin!"

"Ciao ciao paparino!"

E mentre Zenigata imprecava contro Lupin e la sua banda, Jigen ed Anika si tenevano per mano ed insieme si avviarono verso qualche nuova missione.

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