Pensieri di un viaggio

di Saphira96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quattro settimane e tre giorni. ***
Capitolo 2: *** Cinque settimane lontana da casa ***
Capitolo 3: *** Nove settimane e due giorni lontana da casa ***
Capitolo 4: *** Dodici settimane e tre giorni lontana da casa. ***



Capitolo 1
*** Quattro settimane e tre giorni. ***


Precisamente sono quattro settimane e tre giorni che sono lontana da Roma. Quattro settimane e tre giorni che sono lontana da casa, dalla mia famiglia. Lontana da mamma, papà, Libero, Maria, Ciccio, Annuccia, Alberto, Cettina e … Lele. Dopo il nostro ‘saluto’ fuori dal comune lui è colui che mi manca terribilmente, più della mia vecchia vita.

Lele non mi ha mai delusa, mai … e neanche questa volta lo ha fatto. Mentre mi accingevo a salire sull’aereo per l’Africa seguendo come un soldatino la folla, in cuor mio speravo che lui non mi infliggesse la prima delusione. Speravo che mi regalasse un barlume di speranza da portare in quella distesa di desolazione che mi attendeva e nella quale io mi ero fiondata senza esitazione e senza pentimento. E naturalmente neanche ad oggi, che sono ancora all’inizio del mio viaggio, mi pento della mia tempestiva scelta di voler venire ad aiutare (e a farmi aiutare) da questa meravigliosa gente. Forse è proprio perché ci speravo tanto che quando lui si è smaterializzato, come dal nulla, sulla pista e ha urlato il mio nome, io non mi sono voltata. Mi sono data della stupida, che si illude sempre per un non nulla; ma poi l’ho sentito:’ti amo’. Quante volte l’ho guardato negli occhi ed ho tenuto negli angoli più remoti del mio cuore quel sentimento che mi legava a quell’uomo, mio cognato.

Anch’io ti amo.’

Quante volte ho sentito l’impulso di poggiare le mie labbra sulle sue. Di attirarlo a me ed inalare quel suo profumo, per farlo anche mio. Quante volte … troppe. Ma era sbagliato, lui vedeva in me mia sorella; io ero soltanto Alice, la cognata.
E, invece, lui era lì, seguito da un esercito di guardie allarmate, osservato dai passeggeri di un aereo e che urlava a me, Alice, che mi ama. L’euforia per il gesto folle visibile chiaramente nei suoi occhi così tanto pieni di bontà. La felicità del suo viso. La sicurezza del suo abbraccio.

In quel momento ho capito veramente che avrei potuto raggiungere questo posto piena di forza. Piena di amore. Piena di speranza. Piena di vita. E, soprattutto, piena di determinazione: io amo Lele. Potrei benissimo uscire fuori da questa tenda ed urlarlo a questa gente, potrei urlarlo al mondo intero che io amo Gabriele Martini, non mio cognato, ma semplicemente Lele.


Angolo Saphira96 ~ Non pubblico da un bel pò di tempo, la verità è che sono stata senza wifi, ma non ho mai smesso di scrivere. Adesso eccomi qui, ho scritto quella che sarà una raccolta del viaggio di Alice in Africa quando nei mesi scorsi hanno trasmesso le repliche di Medico dalla prima stagione fino all'ultima. Spero che il pensiero sia di vostro gradimento. A presto!

Autrice ~ Saphira96

 

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Capitolo 2
*** Cinque settimane lontana da casa ***


Cinque settimane lontana da casa.

L’ultima volta in cui ho scritto su questo taccuino mi sono resa conto che mi ha fatto sentire meno la mancanza di casa. Qui assisto ogni giorno a situazioni che mi lasciano il cuore morente, pronto a rianimarsi e a morire nuovamente. E’ curioso come ogni volta che una vita si spegne, un’altra si accende, più luminosa che mai. Nel campo in qui ci siamo spostati negli ultimi giorni la situazione è più critica, i bambini sono sottopeso e i loro genitori già stremati dai ritmi lavorativi sono costretti ad assistere alla visione dei loro piccoli, la cui vita si affievolisce minuto dopo minuto.

I genitori.

In qualsiasi cultura si vada loro rimangono tali: sempre pronti a vendere la propria anima al diavolo pur di vedere i loro figli in salute e felici. In ogni loro sguardo, rivedo gli occhi di mia madre, quando da piccola avevo la febbre alta e lei mi assisteva notte e giorno finchè non mi rimettevo in forma; e mi guardava con sguardo impotente, come per dire: dai a me questa tua sofferenza. Anche se in realtà quella sofferenza è ben lontana da questa, quella non può essere chiamata neanche sofferenza. Nell’apprensione di queste madri rivedo quella della mia quando ha saputo che sarei venuta qui, come volontaria. E mi manca. Non avrei mai pensato di dirlo, ma mi manca mia madre … mi sento come una bimba bisognosa d’affetto. Ad ogni sofferenza vista qui, sento il bisogno di mia madre. E quando tornerò credo che le dirò quello che non le ho mai detto dalla mia adolescenza ad ora:’ti voglio bene’.


Angolo Saphira96 ~ Eccomi tornata con il secondo pensiero del viaggio di Alice in Africa. Spero sia di vostro gradimento! A presto ... molto presto. 

Autrice ~ Saphira96

 

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Capitolo 3
*** Nove settimane e due giorni lontana da casa ***


Nove settimane e due giorni
lontana da casa.
Ho assistito ad una delle più belle emozioni da quando ho intrapreso questo cammino: una nascita.    

Aclie, così l’hanno chiamata, è nata in ottima salute e i medici stanno monitorando la sua nutrizione e anamnesi. E’ nata piena di capelli, sembrano riccioli, e due occhioni grandi grandi che non sono ancora in grado di scrutare il mondo. L’ho cullata spesso e le ho sussurrato una ninna nanna, la preferita di Annuccia, lei si addormenta e sorride nel sonno. Se avessi il potere farei in modo che vedesse sempre il buono del mondo, non solo nella realtà in cui vive, ma nell’uomo, nell’universo. Se avessi la possibilità le darei il dono di vedere il lato buono di ogni cosa, ma mi limito solo a raccontarle cosa di bello c’è al mondo per me: il cielo, il mare, gli alberi, i fiori, la famiglia, l’amore e i bambini. Rimango ore ed ore a raccontarle del mondo visto con i miei occhi che spesso quando apre gli occhi ho l’impressione che mi guardi con comprensione.

Le ho parlato di Annuccia. La mia Annuccia. Era così piccola quando Elena, sua madre, ci ha lasciati che non ricorda neanche il suo sguardo. Lei è una bambina sempre allegra e non si devono fare grandi sforzi per farsela andare a genio, perché non è vero che tutti i bambini sono belli, spesso crescono in situazioni non adatte ad un bambino e si comportano già da adulti. Assumendo quegli scatti d’ira o di disillusione così come noi adulti. Ma Annuccia no. Lei sorride sempre, da agli altri l’affetto di cui lei sa che questi hanno bisogno. Ricordo quando mia sorella mi ha detto di aspettare un altro bambino, ero al settimo cielo; ero felice per lei ma, soprattutto, per me.

Aclie sarà sicuramente una bambina sempre allegra e piena di vita, voglio lasciarla con quest’idea.

La madre di Aclie si chiama Amad è una ragazzetta che ha circa l’età di Maria, una quindicina d’anni.
Ad Amad è stata rubata l’infanzia, la giovinezza, la vita. Un uomo molto più grande di lei l’ha presa in moglie e poco dopo lei è rimasta incinta. Amad non avrà mai la possibilità di innamorarsi di qualcuno … ma la risposta che mi ha dato quando io le ho posto questa constatazione è stata:’io sono innamorata. Amo Aclie da quando l’ho sentita muoversi per la prima volta’. Ho pianto. Si, ho pianto …

Angolo Saphira96 
~ Eccomi qui, puntuale come ogni settimana, credo che ormai si sia capito che aggiorno ogni martedì. Questa volta vediamo Alice alle prese con una nascita, scusate per l'enorme fantasia del nome Aclie, che non è altro che l'anagramma di Alice! Mi sono sprecata. Spero che anche questo sia di vostro gradimento, e vi ringrazio per le numerose letture dei due capitoli precedenti.

Autrice ~ Saphira96


 

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Capitolo 4
*** Dodici settimane e tre giorni lontana da casa. ***


Dodici settimane e tre giorni lontana da casa.

Il mio viaggio è quasi giunto al termine. Preparo il mio bagaglio di emozioni, di esperienza, di sorrisi, di pianti, di allegria, di sacrificio, di compassione e di crescita da portare a casa. Si, per quanto io possa aver adorato questo stupendo viaggio, è ora di tornare dalla mia famiglia. Chissà se saranno felici di rivedermi così come io non vedo l’ora di rivedere loro. Mi manca il sole di Roma, lo smog, la vita frenetica, il mio lavoro in radio … la mia vita, quella di sempre.
Quando riabbraccerò tutti e darò loro i regali, voglio fare in modo che ricevano anche un po’ delle sensazioni che io mi porterò dietro.
Voglio ringraziare Libero per credere ancora che il duro lavoro ripaga sempre.
Ai miei genitori voglio ringraziarli per avermi fatto vivere un’infanzia felice, al di la del benessere economico.
A mia madre voglio farle capire che ora, a maggior ragione, non mi importano i gioielli. I miei più cari gioielli sono i ricordi che mi porto dietro da questo viaggio.
A Maria, a Ciccio e ad Alberto voglio far notare di essere mille mila volte fortunati per la vita che hanno.
Ad Annuccia voglio chiedere di non perdere mai la sua genuinità.
A Cettina che, nonostante, venga pagata per tenere in ordine casa Martini, non deve affaticarsi molto combattendo contro la polvere, in fin dei conti è un modo per rifiutare la natura: così come invecchiamo noi, invecchiano anche i mobili.
Ad Irma voglio ringraziarla per avermi dato la possibilità di vivere quest’esperienza, e che mi è mancata.
Ed, infine, a Lele … a lui voglio soltanto dirgli:’ti amo’.

Riconosco che non ho scritto molto su quello che è diventato il mio diario di viaggio. Avrei dovuto scrivere le mie emozioni, ma forse è proprio questo il problema: ho vissuto troppe emozioni in una volta, è impossibile imprimerle sulla carta. Ma tutto ciò rimarrà sempre impresso nel mio cuore e nella mia mente. Questo posto mi ha cambianta, non sono più quella donna perennemente indecisa che ha lasciato Roma, adesso sono solo Alice. La vera Alice
. Quella che non ha mai avuto il coraggio di mostrarsi al mondo.

Angolo Saphira96
 ~ Eccoci giunti al termine del diario di viaggio della nostra cara Alice. Non mi sono voluta dilungare molto, per paura di non riuscire a completarla. Ringrazio chi ha letto assiduamente i capitoli, chi invece li leggerà tutti d'un fiato ora così come tra mesi o anni, ringrazio per i numerosi messaggi privati pieni d'affetto per me; solo per aver reso protagonista Alice e i suoi pensieri. Grazie a voi.

Autrice
 ~ Saphira96

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