Crowds Attraction

di Gamora96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Lincoln riagganciò, infilando il telefono nero nella tasca dei pantaloni.

Questo lavoro iniziava davvero a stancarlo. Tutta questa situazione lo sfiniva.

Da quando lui e Michael erano fuggiti da Fox River, i due fratelli erano stati costretti a vivere in fuga, a guardarsi continuamente le spalle.

Michael aveva sempre pensato a brillanti piani che avrebbero potuto aiutarli a ritrovare la loro amata libertà, ma ogni volta questa gli sfuggiva dalle dita, così vicina eppure irragiungibile.

Aveva iniziato a credere che non ci fosse speranza per loro, che non potesse esserci che un unico, triste finale per quegli sventurati uomini che, senza rendersene conto, si erano ritrovati in guai più grossi di quanto avrebbero mai potuto immaginare.

Quando Michael si era ammalato, mostrando i segni dello stesso tumore che anni prima li aveva resi orfani di madre, Lincoln aveva perso completamente la capacità di pensare, di ragionare.

Non poteva accettare di perdere Michael. Non poteva accettare di perdere il suo amato fratello, non dopo tutto quello che avevano passato, non dopo tutto ciò che Michael aveva fatto per lui, per salvargli la vita.

Scendere a patti con la Compagnia era qualcosa che non avrebbe mai voluto fare, ma la vita di suo fratello era dipesa da questo, e avrebbe fatto di tutto per aiutarlo. Davvero di tutto …

“Sono quasi sicura che si tratti di un lavoro fatto dall'interno” disse Gretchen distraendolo dai suoi pensieri. Lincoln non avrebbe mai pensato di lavorare con lei un giorno.

La stessa donna che aveva rapito suo figlio, minacciandolo di morte. La stessa donna che aveva fatto credere a Michael che Sara fosse morta, che aveva torturato la dottoressa e dato loro la caccia per conto della Compagnia.

Odiava profondamente Gretchen per tutto il male che aveva fatto loro, eppure, nonostante tutto, non potè fare a meno di pensare a quanto fosse dannatamente bella e seducente quando la guardò in viso, in quel viso così serio, distaccato, all'apparenza privo di qualsiasi emozione.

“Perchè?” chiese Lincoln sedendole di fronte, e cercando di non farle notare il profondo interesse apparso nel suo sguardo nel momento in cui la donna aveva accavallato le gambe, mettendo in mostra la pelle chiara.

“Per un paio di ragioni” rispose lei sicura di sé “L'hardware che ha portato all'incontro, è riuscito a leggere Shylla lì sul posto. Da quando è sparito dovrei essere in grado di trovarlo e invece non ci riesco. È sicuramente della Compagnia”

Gretchen sapeva il fatto suo, questo era chiaro. Sin dal loro primo incontro, Lincoln aveva capito che non era un bene scherzare con quella donna.

Era una persona molto forte, decisa, pronta a fare davvero di tutto per raggiungere il proprio obbiettivo, anche uccidere quand'era necessario. Questo lo aveva dimostrato diverse volte e Lincoln era certo che, se ne avesse avuto l'occasione, non avrebbe esitato a far fuori lui e i suoi nuovi compagni in caso di bisogno.

Sorrise tra sé e sé.

In fondo in questo erano piuttosto simili. Lui non avrebbe esitato ad uccidere lei o chiunque altro se fosse stata messa in gioco la vita di Michael o di suo figlio.

“Questo rende tutto più difficile ...” continuò Gretchen assorta nei suoi pensieri.

Lincoln si alzò, camminando nervosamente nella stanza. Doveva finire questo lavoro alla svelta. Iniziava a non poterne davvero più.

Gretchen lo osservò attentamente, in silenzio, per tutto il tempo, mettendolo terribilmente a disagio.

Quei suoi grandi occhi blu sembravano guardargli dentro, sembravano intuire ogni sua debolezza, ogni suo desiderio. Erano dannatamente belli, di una bellezza disarmante, che ogni volta lo lasciava senza parole.

Dischiuse appena le labbra, e quello che disse bastò a far si che il cuore di Lincoln si bloccasse per un momento.

“Quando credi che avremo un po' di tempo per noi?”

“Cosa?”

In pochi secondi, la sua mente si ritrovò in subbuglio, colma di mille pensieri, mille domande che lo misero in confusione. Gretchen era sempre stata una donna imprevedibile ma questo … questo era troppo persino per lei!

Non poteva credere alle sue orecchie. Dove voleva andare a parare?

La donna si alzò dal candido divano, senza staccare lo sguardo dal suo per un solo momento. Mentre camminava verso di lui era così bella che Lincoln non riuscì a spiccicare parola. Non potè fare altro che osservarla, ammirare il suo corpo candido e formoso, il suo viso perfetto, incorniciato da corti capelli scuri in contrasto col chiaro azzurro dei suoi occhi e le labbra rosee.

Come poteva provare emozioni simili per una donna come lei? Per un'assassina, che li aveva perseguitati, minacciando di uccidere loro e i loro cari.

Se Michael lo avesse saputo, probabilmente lo avrebbe ritenuto pazzo, e forse lo era, perchè solo un pazzo potrebbe essere attratto da una donna come quella.

Una donna fredda e spietata, una calcolatrice nata, che probabilmente ora parlava in quel modo per metterlo in trappola, per farlo cadere in chissà quale occulta rete che aveva preparato.

“ Dopo tutte le scopate mercenarie che mi sono fatta, penso di volerne fare una che desidero”

Lincoln cercò di controllarsi. Prese un respiro profondo, cercando di mostrare totale indifferenza.

“Non montarti la testa”

Il suo tono era duro, deciso, di un uomo che non ammette repliche. Era sicuramente una trappola, uno scherzo, un qualche sadico giochetto che Gretchen si divertiva a fare con lui per capire fino a che punto l'uomo riuscisse a spingersi.

Era così vicina che riusciva a sentire il suo respiro sul viso, il suo dolce profumo. Non si era mai reso conto di questo piccolo particolare, che ora gli fece girare la testa.

“Troppo tardi” fece Gretchen sorridendo appena “Sono pronta a fare tutto quello che vuoi”

Questo fu davvero il colpo di grazia per il povero Lincoln. Per quanto fosse consapevole della stupidità delle sue azioni, non riuscì proprio a trattenersi.

Si fiondò sulle sue labbra, con foga, forzandole con la sua lingua e assaporando quella di lei con crescente desiderio. Detestava ammetterlo, ma si era sentito attratto da Gretchen sin dal primo momento, sin dalla prima volta che aveva posato i suoi occhi in quell'azzurro cristallino che lo aveva incantato, facendo giocare dentro di lui emozioni forti e contrastanti che lo avevano spinto sull'orlo della ragione.

Le mani di Gretchen salirono lungo il suo collo, accarezzando la nuca e le guance dure, approfondendo il contatto con le sue labbra e intimandogli di non lasciarla andare.

Lincoln passò le dita sulla sua schiena, seguendo le curve del suo corpo.

Si staccò per un momento dalle sue labbra, sbottonandole in fretta la giacca e lasciandola cadere a terra, avventandosi sul collo chiaro di lei che si lasciò sfuggire dei flebili sospiri.

Le dita sottili di Gretchen scesero sul suo petto, iniziando a spogliarlo, lentamente, mentre un nuovo bacio le toglieva il respiro.

Mai in vita sua, Lincoln aveva provato una simile emozione, un simile desiderio. A quel punto, non sarebbe più potuto tornare indietro.

La sollevò da terra, tenendo strette le sue cosce mentre le braccia della donna gli circondavano le spalle. Gretchen sorrise divertita

“Dovevo immaginare che non fossi un santarellino”

Linc non rispose. Si avvicinò ad un tavolo, lasciandola accomodare sulla superficie liscia, prima di dedicarsi alla sua camicia bianca, cercando di aprirla con foga e facendo saltare un paio di bottoni. Gretchen rise, baciandolo ancora, piegando le braccia dietro la schiena per sganciare il reggiseno.

Lasciò che l'indumento cadesse a terra, osservando con interesse lo sguardo dell'uomo, abbagliato dal desiderio.

Poteva forse esistere qualcosa di più bello?

Era stato con molte donne nel corso della sua vita, ma Gretchen era decisamente diversa da tutte le altre.

Era affascinante, forte, sicura di sé.

I suoi seni erano morbidi e chiari. Avrebbe passato ore a sfiorarli, a baciarli, mordendo appena i capezzoli e beandosi dei flebili gemiti della donna, che lo lasciava fare, sperando che l'uomo si spingesse più a fondo. Sfiorò con le dita la sua erezione, già dura, imprigionata nei pantaloni, e l'uomo si affrettò a liberarla, abbassando la zip e sollevando appena la gonna di lei, accarezzando le cosce morbide.

Quando Lincoln sfiorò di nuovo la sua schiena nuda, però, qualcosa lo fermò.

Riuscì a distinguere chiaramente, col tocco delle proprie mani, decine di cicatrici, che segnavano completamente la schiena della donna. Erano lunghe, nette. Dovevano essere state ferite piuttosto profonde, e sicuramente non se l'era procurate da sola volontariamente o per via di un incidente.

Si ritrovò a sfiorarle con infinita delicatezza, rallentando il ritmo del suo respiro, seguendo il loro disegno sulla pelle della donna e accorgendosi, solo ora, di decine di nuovi segni e ferite che lo lasciarono senza parole.

Gretchen si rese subito conto che qualcosa non andava, e rimase immobile ad osservarlo, sbuffando infastidita nel momento in cui si rese conto che l'uomo sembrava aver perso totalmente la sua passione.

“Si può sapere ora che ti prende?” chiese scocciata. Non le capitava spesso che un uomo che aveva deciso di portarsi a letto si bloccasse così “Non dirmi che ti si è ammosciato!”

Lincoln non si lamentò della poca grazia dimostrata dalla donna. Da lei non si aspettava nulla di diverso. Eppure, ora che si era accorto di quelle numerose ferite, qualcosa era cambiato.

Quando alzò lo sguardo su di lei, la donna fu sorpresa nel trovarvi compassione.

“Chi ti ha fatto questo?” 

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Capitolo 2
*** 2 ***


Gretchen Morgan. Una donna di polso, sempre pronta a fare tutto ciò che possa permetterle di sopravvivere in quello schifo di mondo in cui pochi stolti ancora si ostinavano a credere.
Da anni ormai si era resa conto della triste realtà delle cose.
Senza volerlo, si era ritrovata catapultata all'interno di un sistema corrotto e crudele, nel quale le possibilità di sopravvivenza erano limitate.
L'avevano trasformata in un'arma, una donna senza cuore, pronta a portare a termine qualsiasi tipo di lavoro, anche il più crudele, pur di sopravvivere. Il fallimento non era tollerato all'interno della Compagnia, e sebbene Gretchen non fallisse molto spesso, diverse volte si era ritrovata a ricoprire il ruolo della vittima, e non del cacciatore.
Era stata torturata così tante volte, da diventare una sorta di macchina, con una decisione e una volontà di ferro, in grado di sopportare qualunque tipo di dolore.
Sebbene la vita non le avesse offerto altro che orrore e sofferenza, Gretchen desiderava vivere con tutta se stessa. In cuor suo continuava a sperare che qualcosa potesse cambiare, che in qualche modo potesse essere libera, e avere la possibilità di passare quanto più tempo possibile con sua figlia, la sua bambina, che era stata costretta ad abbandonare sin dalla nascita e che ora conosceva a malapena.
Vendere Shylla era la sua unica possibilità, e ci era andata così vicina ...
Guardò Lincoln con diffidenza. L'uomo era ancora immobile, di fronte a lei, e aveva smesso di toccare il suo corpo.
Mai in vita sua le era capitata una cosa del genere. Lo sguardo di Lincoln la confondeva, la metteva a disagio.
Si sentiva esposta, vulnerabile, e questa sensazione non le piaceva affatto. Persino durante le torture più crudeli, era stata in grado di mantenere il sangue freddo, di mantenere il controllo della situazione e di essere padrona delle proprie emozioni, ed ora era bastato un semplice sguardo, un tocco gentile sulla sua pelle, a farla andare in confusione.
Conosceva bene gli uomini. Ne aveva scopati così tanti, e per così tante ragione, che quasi non riusciva a ricordare i loro volti.
Gli uomini erano dei maiali. Lo aveva capito a caro prezzo e aveva imparato ad accettare la cosa, a controllare le proprie emozioni in modo che ogni rapporto avuto con qualcuno non fosse altro che un atto carnale, portato avanti per la realizzazione dei propri obbiettivi.
Ognuno degli uomini con cui era andata a letto, l'aveva guardata con disprezzo, trattandola come un animale.
Per la Compagnia Gretchen era solo un'arma, uno strumento da utilizzare per raggiungere il proprio obbiettivo e da buttare via con facilità al primo accenno di pericolo. La donna non era abituata a sentirsi sfiorare con gentilezza, a vedersi guardare con compassione.
Erano anni ormai che nessuno si preoccupava per lei, che nessuno le chiedeva come si sentisse o cosa desiderasse, e sapere che proprio Lincoln, l'uomo a cui aveva fatto così tanto del male, lo stava facendo la fece sentire così strana ...
Aveva rapito suo figlio, minacciato lui e suo fratello di morte, torturato la cara dottoressa Tancredi solo perchè le era stato ordinato. Era convinta che Lincoln la odiasse!
"Allora?" chiese l'uomo accigliandosi al suono del suo silenzio "Hai intenzione di rispondermi?"
Gretchen lo spinse via, alzandosi dal tavolo di vetro e afferrando in fretta il reggiseno per potersi rivestire.
"Non credo che questo ti riguardi Linc" rispose voltandogli le spalle.
"Non dovresti chiamarmi Linc" fece lui con severità rivolgendole quello sguardo duro, di puro disprezzo, al quale Gretchen era così abituata. Questo la aiutò a riprendere il controllo delle proprie emozioni.
Si voltò verso di lui, sorridendo divertita
"Credevo che avessimo raggiunto un certo livello di intimità dopo oggi"
Lincoln non rispose, e Gretchen si rabbuiò. Proprio non riusciva a capirlo. Sin dal loro primo incontro, aveva creduto che Lincoln fosse come ogni altro uomo, che fosse facile da leggere, da controllare, eppure le capitava a volte di guardarlo negli occhi, in quegli chiari così severi e sicuri di sè, e di non capire a cosa stesse pensando.
Era un uomo severo, ma con un grande cuore. Non si tirava mai indietro quando si trattava di proteggere le persone che amava, ed era pronto a fare qualsiasi cosa per loro.
In questo probabilmente erano piuttosto simili. Gretchen aveva voluto credere che non fosse così, che lei fosse in grado di affrontare qualsiasi cosa, di guardare il mondo attorno a sè con assoluta freddezza, incurante di tutto ciò che non riguardasse, in prima persona, la sua stessa vita.
Quando aveva saputo che T Bag e Don Self tenevano in ostaggio la sua famiglia, però, si era sentita quasi morire. Tutta la calma e l'autocontrollo che aveva cercato di mantenere in tutti quegli anni, lavorando per la Compagnia, erano svaniti nel nulla, lasciando spazio ad una paura che non aveva mai provato prima.
Se fosse accaduto qualcosa alle persone che amava, non sarebbe più stata in grado di andare avanti, non avrebbe più trovato la forza di guardarsi allo specchio, consapevole del fatto che era stata il tipo di vita da lei condotta a mettere a rischio le loro vite.
"Sai Lincoln" disse afferrando la camicia bianca rimasta a terra e rivestendosi lentamente "Devo dire che sono piuttosto offesa. Credevo che tu volessi la stessa cosa"
"Scusa tanto se mi sono preoccupato per te!" esclamò lui furioso facendola rabbrividire "Devo essere completamente impazzito. In fondo tu non hai bisogno dell'aiuto di nessuno. Sei solo una stronza doppiogiochista priva di sentimenti"
Gretchen sorrise divertita, sebbene non ci fosse gioia sul suo viso. Come volevasi dimostrare! Eccolo qui il vero Lincoln. L'uomo che aveva desiderato ucciderla sin dal primo momento, che aveva trovato il coraggio di piazzare una bomba nella sua macchina e di puntarle una pistola alla testa in cambio della vita di LJ.
È così che dovevano andare le cose.
Gretchen e Lincoln non avrebbero mai potuto considerarsi davvero compagni. Questa loro collaborazione forzata non sarebbe durata a lungo. Prima o poi, uno dei due avrebbe tradito l'altro per andarsene per la propria strada e Gretchen non aveva intenzione di farsi fregare.
Da quando la Compagnia si era fatta strada nella sua vita, non era più stata libera di pensare, di ragionare, di fare ciò che avrebbe voluto. Non era più stata libera di vivere.
Questa situazione iniziava davvero a stancarla e non aveva intenzione di continuare a vivere in questo modo. Avrebbe elaborato un piano. Un piano perfetto, che le avrebbe permesso di mettere da parte abbastanza soldi per sparire nel nulla e lasciarsi tutto alle spalle.
Guardò Lincoln, che nel frattempo si era voltato, osservando assorto il panorama fuori dalla grande finestra dell'albergo.
Doveva ammettere che le sarebbe mancato. Non mentiva quando disse di desiderarlo. Quell'uomo aveva sempre avuto per lei una grande attrattiva. Era affascinante, sicuro di sè, sempre molto diretto con lei come con chiunque altro. Tradirlo, comunque, sarebbe stato estremamente più facile se l'uomo, pochi minuti prima, non le avesse rivolto quello sguardo tanto dolce. Se non se lo fosse tolto dalla testa, le avrebbe sicuramente dato dei problemi.
Dischiuse appena le labbra, non sapendo bene cosa dire. Sebbene l'odio da parte di quell'uomo fosse esattamente ciò che si aspettava, le sue parole l'avevano piuttosto ferita.
"Io ..." la sua voce si spense nel momento in cui sentì spalancarsi la porta della stanza.
Gretchen sbuffò irritata quando vide entrare gli altri componenti della sua squadra, incrociando le braccia al petto e guardandoli con diffidenza.
I due uomini rimasero in silenzio per alcuni secondi, sorpresi dalla scena che si ritrovarono davanti agli occhi.
Lincoln era ancora a torso nudo, la cerniera dei pantaloni leggermente abbassata ma, fortunatamente, con i boxer perfettamente al loro posto. La giacca scura di Gretchen era abbandona sul pavimento, accanto al divano, e la camicia chiara della donna era aperta laddove erano saltati alcuni bottoni.
Il primo ad aprire bocca fu T Bag, che dovette trattenere una grossa risata di fronte all'espressione frustrata di Lincoln Burrows.
"Dobbiamo esserci persi un gran bello spettacolo!"

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