The eyes of another

di Caterina_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Distretto 12. ***
Capitolo 2: *** Mietitura ***
Capitolo 3: *** Mentore ***
Capitolo 4: *** Fuoco ***
Capitolo 5: *** inizio ***
Capitolo 6: *** Anche io combatto. ***
Capitolo 7: *** insieme. ***



Capitolo 1
*** Distretto 12. ***


 

GALE

«Il distretto 12 è il peggior posto dove vivere: povertà, fame e carbone.                                                                  
Perché è questo che dobbiamo fare noi, estrarre dalle miniere il carbone e mandarlo alla capitale che dovrebbe provvedere al sostentamento di tutti e 12 i suoi distretti.
Non che se ne curi particolarmente, non di noi almeno.
Anche io farò il minatore, ovviamente non ho scelta se voglio sopravvivere.
Dopo che mio padre è morto in un esplosione a decine di chilometri sotto terra devo portare cibo in tavola anche per mia mamma e i miei tre fratelli minori, certe volte mi manca cosi tanto che penso di non potercela fare, ma ogni giorno continuo a cacciare per poter continuare a viere.
I boschi sono tutto ciò che mi resta di bello, i boschi e Katniss.
L’ho conosciuta diversi anni fa, era ancora una bambina, spaventata da tutto, troppo timida anche solo per guardarmi negli occhi.                              
Ma la vita difficile del nostro distretto l’hanno costretta a crescere tanto in fretta.                                                   
Anche lei perse il padre nella stessa esplosione che uccise il mio e per fame fu costretta a cacciare nei boschi che ora tanto ama.
Siamo diventati compagni, amici, confidenti, ma questo non basta a descriverci: possiamo contare l’uno sull’altro, rivelarci dubbi e sogni, uscire dal mondo reale e vivere felici per qualche ora.                                  
Spesso mi fermo ad osservarla: la lunga treccia scura che le ricade sulla schiena, la pelle olivastra tipica dei minatori del nostro distretto. Gli anni passati a cacciare hanno resi silenziosi i nostri movimenti, ma dopo tanto tempo riconosco il suono flebile e cadenzato del suo respiro.
È bella, l’ho sempre pensato.              

Oggi è il giorno della mietitura, saranno sorteggiati i due giovani ragazzi che prenderanno parte a quel diabolico gioco inscenato da Capitol City per dimostrare il suo potere e ricordarci che ne siamo sottomessi, completamente.
Ci dobbiamo  ritrovare in piazza, dove sono già pronte le due grandi bocce contenenti i nostri nomi.
Essendo povera e numerosa la mia famiglia ha diritto a razioni mensili di olio e creali, peccato valgano più nomine per i giochi, e cosi quest’anno ho 42 possibilità di finire nell’arena, di trovarmi difronte a 23 tributi provenienti da tutta Panem con l’unica certezza di doverli uccidere se voglio fare ritorno a casa.                                 
Ma prima si estraggono sempre le signore.
 
“PRIMROSE EVERDEEN”
 
Tutti qui la conosciamo come “Prim” la sorella minore di Katniss. Nessuno si sarebbe aspettato quello che accade dopo ma io che la conosco tanto bene so che non le avrebbe mai permesso a soli 12 anni di sperimentare quegli orrori, e cosi si è offerta volontaria al posto suo.                                                                                  
Vorrei poterlo evitare, vorrei correre da lei e dirle che troverò un modo per proteggerla, ma cosa posso fare io, semplice cittadino?                                                                                                                                                        
Ama sua sorella, più di se stessa, il tono disperato della sua voce mi rimbomba nelle orecchie, e per lei ha appena sacrificato la sua vita. »

 

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Capitolo 2
*** Mietitura ***


PEETA
 
Guardo la ragazza salire sul palco: Katniss Everdeen, non siamo amici, probabilmente nemmeno si ricorda di me, dal nostro ultimo incontro sono passati anni. Eppure da quel giorno, all’uscita da scuola o quando rientra da una battuta di caccia ne osservo i movimenti delicati e veloci tipici di un abile tiratrice e i rari sorrisi che le illuminano il volto. Non me la sono persa una sola volta.
 
Fisso la boccia degli uomini, un brivido mi corre lungo la schiena, so che li dentro ci sono migliaia di fogliettini contenenti centinaia di nomi diversi ma ogni anno una paura cieca mi fa tremare le mani e mi toglie il respiro negli attimi che precedono l’estrazione maschile.
 Il mio sguardo torna a posarsi sul volto teso della ragazza ma non ho il tempo di pensare ad altro, dal microfono si sente forte e chiaro:
 
“PEETA MELLARK”
 
Sento pesare su di me gli sguardi di tutti, so che dovrei muovermi ma il mio corpo è come bloccato.
Costringo i miei piedi a scivolare verso il palco, salgo e stringo la mano alla mia compagna, una stretta forte e decisa.
I presenti sono silenziosi e ci osservano da sotto, le 74 edizioni precedenti hanno fatto si che tutti conoscessero  le regole dei giochi e loro sanno, cosi come noi sappiamo che tra qualche settimana, nella migliore delle ipotesi uno solo di noi due si troverà su questo palco.
Mi chiamo Peeta, ho 16 anni. Ero un panettiere, sono un tributo degli hunger games, sarò una vittima. 
 
Quello che succede dopo è tutto confuso, vengo guidato dentro una grande stanza elegante per i saluti finali, si presentano i miei genitori e poi alcuni degli amici più stretti. Dicono di credere i me, mi sostengono e mi incitano, ma le lacrime rigano i loro volti e tutti sano che quella sarà l’ultima volta che mi vedranno.
Mia madre versa qualche lacrima e poi si lascia sfuggire che il distretto 12 potrebbe finalmente avere un vincitore, sarebbe una classica reazione di incitamento al proprio figlio se non concludesse con una risatina strozzata, e capisco in quel momento che non è a me che si sta riferendo ma a Katniss e per quanto brutale la sua confessione sia stata, non posso che essere d’accordo con lei.
 
 La porta si apre ancora ed entra Gale, il compagno di caccia di Katniss, spesso scambia le sue prede con mio padre. Cosa può volere da me?
Parla velocemente, senza fermarsi a riprendere fiato:
«Ascoltami Peeta, devi proteggerla, so che lei è forte e furba e sa cacciare, mi dispiace che tu sia in questa situazione e sai che alla fine uno solo di voi potrà tornare a casa, ma devi aiutarla. La sua famiglia è disperata, come farà senza qualcuno che gli procurerà il cibo? Io…» si ferma un instante e quando riprende gli si incrina la voce «…non sopporto l’idea di non poterla averla più con me.»
Tutti capirebbero che la ama, che quello che sta dicendo è vero. E cosi glielo prometto perché in fondo lo capisco anche io: «si, mi prenderò cura di lei»
Sono sul treno diretto verso Capitol City.
Vorrei scendere, correre via, fuggire e tornare a casa. Eppure resto li seduto, a guardare i campi che scorrono al di la dei finestrini. A volte cerco lo sguardo della mia compagna, non sembra abbia pianto ma la sue espressione tradisce ansia. Come biasimarla, autentica paura scorre dentro di me al pensiero di ciò che avverrà tra un paio di settimane.


Spazio dell’autrice.

Ciao! Ho deciso di far raccontare a Peeta della mietitura maschile e dei saluti finali perché pur essendo direttamente interessato agli avvenimenti non sappiamo cosa abbia vissuto in quei momenti. Forse avete capito che apprezzo particolarmente il personaggio di Gale, a cui mi piace dare un risvolto più emotivo di quello che conosciamo. Spero vi piaccia questo capitolo, accetto critiche e suggerimenti! 
 

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Capitolo 3
*** Mentore ***


HAYMITCH
 
È sempre cosi, tutti gli anni.
Due sfortunati ragazzi vengono gettati nell’arena per combattere a morte, e pensano che io possa aiutarli a sopravvivere.
Come?
Dopo tutti gli orrori che ho visto come posso dare speranza ad uno solo di tutti loro?
È toccato anche a me, qualche edizione fa , solo che non si sa come io sono sopravvissuto.
Ti fanno credere che se vincerai potrai vivere in pace per il resto della tua vita, ma come puoi dopo essere stato ad un soffio dalla morte? È come se in tutti loro morissi ancora.
 
Ho visto decine di volte questi giochi in diretta, prima sullo schermo piccolo e vecchio della mia casa natale e ora su questi grandi e lussuosi televisori degli alloggi dei vincitori.
Odio questa casa, odio questi televisori e odio questi giochi. Siamo e saremo sempre sottomessi alla capitale e lo odio.
 
Non ho più nessuno da amare e negli anni ho imparato a non prendere davvero in affidamento nessuno di questi ragazzi, vederli torturati era doloroso, vedere le loro famiglie in lacrime era straziante, vedere le  loro speranze infrante era deprimente.
E cosi la gioia di essermi salvato nell’arena si era ben presto trasformata in un disperato desiderio di essere morto insieme a tutti gli altri.
 
Quando partì per i miei giochi ero anche io giovane e attraente, avevo una famiglia che mi amava e una ragazza con cui avrei potuto costruire la mia vita.
Erano cinquanta anni che gli hunger games erano stati istituiti: seconda edizione della memoria.
Ricordo ancora il presidente estrarre la lettera contrassegnata dal numero 50, e con voce impassibile leggere: «Nel cinquantesimo anniversario di Capitol City, affinchè i distretti ricordino delle centinaia di uomini sacrificati nella rivolta, il numero di tributi che combatterà nell’arena sarà raddoppiato.»
Il mio nome fu estratto dalla grande boccia e in poco tempo mi trovai davanti a 48 ragazzi che come me speravano di tornare a casa salvi ed erano pronti a uccidere chiunque intralciasse questo sogno.
 
Forse fu astuzia o forse la fortuna era davvero dalla mia parte, perché fui io il sopravvissuto, il più forte.
Non mi sono mai sentito migliore di quelli che sono morti in quell’arena, vivo di incubi e di rimorsi e pagai a caro prezzo la mia furbizia. La mia famiglia fu catturata, torturata, uccisa. Ho fatto del male ai miei avversari, ma mai mi perdonerò il male che ho causato ai miei amici.
 
Eravamo li, sul treno diretto a Capitol City a discutere su come salvarsi una volta iniziati i giochi.
Affogavo i miei pensieri nell’alcol, ma avevo in programma di affogarci anche io ben presto.
Eppure i giocatori di quest’ anno mi piacevano:
Lui, biondo e robusto, si era mostrato gentile e attento. Lei, dai capelli scuri e gli occhi grigi impulsiva e spavalda, ma nel suo sguardo si vedevano angoscia e forse una promessa gridata poco prima di partire, la promessa di fare ritorno.
 
 
Pensai che mi potevo impegnare per una volta, lui era bravo con le parole abbastanza da attirare il pubblico e sotto lo sguardo torvo di lei si vedeva una bellezza semplice ma pura.
Se uno di loro vinceva sarebbe diventato il nuovo mentore per gli anni successivi , mi sarei liberato di questo peso inutile e poi glielo dovevo, per il coraggio dimostrato con sua sorella.
 

Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! grazie per aver letto quasto capitolo, spero vi sia piaciuto!
Ho dato voce ad Haymitch non per raccontare dei giochi ma per mostrare il suo punto di vista dell' intera situazione e la decisione di aiutare la nostra Katniss. 
fatemi sapere cosa ne pensate, grazie ancora e a presto :*

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Capitolo 4
*** Fuoco ***


Capitolo 3.

EFFIE

Sono seduta nelle prime gradinate che circondano la pista dove tra poco verranno presentati i tributi dei settantaquattresimi hunger games.
Mi siedo qui tutti gli anni, da troppo tempo per ricordate quanti.
Il distretto che mi è stato assegnato è il 12, come sempre:  lontano, povero, dimenticato.
 
Accanto a me siede Haymitch, ex vincitore, mentore, ubriacone. Vinse diversi anni fa, ero ancora una ragazzina ma mi sorprese il modo, forse non accettato da Capitol City, che scoprì per vincere: sfruttò i campi di forza che circondano l’intera arena e uccise l’ultima rivale.
Era l’edizione della memoria, i cinquantesimi hunger games, il doppio dei tributi che si scontravano nell’arena. E dietro quei capelli troppo lunghi e la barba incolta riesco ancora a vedere il giovane astuto e coraggioso di un tempo.
 
Improvvisamente una musica forte e cadenzata si propaga in tutta la città, i grandi schermi posizionati in modo che nessuno possa perdersi questo evento si animano e i primi carri iniziano a scivolare nella pista.
I primi tributi sono eleganti, belli da togliere il fiato, ma nessuno è paragonabile al dodicesimo carro, tutti hanno gli occhi incollati sue due giovani senza riuscire a staccaglieli di dosso.
Le loro tute nere e aderenti vanno a fuoco, lasciandosi dietro una scia fiammeggiante.
 
Un improvviso senso di orgoglio si propaga dentro di me quando Katniss e Peeta si prendono la mano e lanciano baci al pubblico.
«sono i miei tributi, guardate che lavoro!» vorrei gridare, ma continuo ad applaudire sorridendo ai vicini.
Il presidente Snow inizia il suo discorso, cala il silenzio ma il pubblico ha ancora le fiamme negli occhi.
 
«E POSSA LA BUONA SORTE ESSERE SEMPRE A VOSTRO FAVORE».
 
Signore e signori, i settantaquattresimi hunger games sono ufficialmente iniziati.
Un brivido di eccitazione e paura mi percorre la schiena, quale di quei 24 ragazzi tornerà a percorrere questa strada da vincitore?
 
Poco più di un ora più tardi siamo nei nostri alloggi, domai inizieranno le sessioni di allenamento così strutturo un dettagliato programma dei giorni seguenti.
«miss dobbiamoattenercialprogramma è contenta della sfilata?» mi stuzzica Haymitch
«eccome! Erano meravigliosi, incantevoli!»
«hanno infuocato l’animo di tutti» dice lui con una risata. In quei momenti, devo ammettere non è nemmeno cosi insopportabile come vuol far credere.
 
Arrivano anche Katniss e Peeta per la cena, tra i due ragazzi si nota una certa affinità, l’infanzia povera e difficile li ha resi più simili di quello che vogliono credere. E questa è sicuramente una sfortuna, considerando che nella migliore delle ipotesi uno solo di loro sarà tra noi dopo i giochi.
Mi piacciono questi due ragazzi, sono competitivi, talentuosi e soprattutto coraggiosi.
Dopo tanti anni vedo speranza, non solo dentro di me ma anche negli occhi del loro mentore, che con il tempo si è isolato dl mondo.
I nostri sguardi si incrociano e so che in quel momento stiamo pensando alla stessa cosa.
Un sorriso suggella il nostro patto silenzioso, infondo insieme siamo un ottima squadra.




spazio ell'autrice.

Ciao a tutti! grazie per aver letto anche questo capitolo, spero vi sia piaciuto. 
non è molto lungo, ma mi emoziona sempre la parata dei tributi, cosi ho deciso di farla raccontare ad un esperta di Capitol City!

Una dedica speciale a _Gia che segue sempre questa storia e adora Effie ed Haymitch insieme, spero di averti fatta contenta! 

un bacio a tutti, a presto. 

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Capitolo 5
*** inizio ***


PEETA
 
Entrai nel grande tubo trasparente che mi avrebbe portato nell’arena, potevo sentire  il mio cuore battere nel petto, il sangue pulsare nelle vene.
Ripensai all’intervista della sera precedente, avevo dichiarato davanti all’intera Panem di essere innamorato di Katniss, lei lo aveva trovato un affronto, Haimitch un’ottima strategia, Effie un momento di debolezza. Io avevo solo detto la verità.
Una voce piatta e atona scandiva i secondi che mancavano alla salita, guardai la mia stilista che mi aveva reso desiderabile durante la parata dei tributi, provai un moto di nostalgia per ciò che mi attendeva ma non ebbi il tempo di pensare ad altro, perché la piattaforma metallica iniziò a muoversi verso l’alto.
 
La luce aumentò fino a diventare accecante, mi trovo in un immenso prato puntellato da fiori colorati e circondato dal bosco, proprio al centro del prato si trova un grande cono dorato, la cornucopia, contenete armi e provviste.
Cerco con lo sguardo la mia compagna, e la trovo poco più in la intenta ad osservare un lucente arco.
So che quell’ arco per lei può significare una maggiore possibilità di vita, ma ricordo bene le parole del nostro mentore riguardo al bagno di sangue iniziale. Incrocio il suo sguardo e scuoto deciso il capo, sperando di convincerla a non mettersi in pericolo in quel modo.
 
Un colpo di cannone segna l’inizio dei giochi, alcuni tributi si lanciano verso i boschi, altri –i favoriti- verso la cornucopia. Io senza pensarci due volte volto la schiena ai miei avversari, e correndo più veloce che posso mi nascondo nel folto degli alberi.
Solo dopo diversi minuti rallento l’andatura, fino a fermarmi nascosto dietro uno sperone di roccia nei pressi di un laghetto.
Scruto il luogo che mi circonda, quel bosco è sicuramente ricco di selvaggina commestibile, ma io non possiedo un arma, e in ogni caso non saprei cacciare. Quindi a meno che non appaia improvvisamente un sacco di farina, non posso dare mostra delle mie qualità culinarie.
 
Dovevo trovare una soluzione, in fretta. Nel frattempo iniziarono i colpi di cannone che segnalano le morti: metà dei tributi erano stati uccisi nel bagno di sangue, l’altra metà poteva trovarsi a pochi metri da me, pronto ad uccidermi.
Per quanto sapessi che, solo l’egocentrismo poteva portarmi alla vittoria, non riuscì a fare a meno di pensare a Katniss, sperando di rivederla viva.
 
Improvvisamente ebbi un idea, folle, forse suicida, ma anche stare la a rimuginare non mi avrebbe portato a nulla.
Sarei andato dei favoriti e avrei offerto loro il mio aiuto, avrei ottenuto cibo e protezione e se agivo bene potevo salvare Katniss. Certo, nessuno doveva sapere che era una copertura, e il mio unico intento era proteggere lei.
 
Si, avrei fatto cosi. Con il cuore più leggere mi nascosi meglio cadendo poco dopo in un sonno agitato, l’indomani avrei pensato al resto. 

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Capitolo 6
*** Anche io combatto. ***



Mi scuso per il mastodontico ritardo e mi auguro possiate apprezzare questo capitoletto che non è citato nella storia originale. 
Fatemi sapere cosa ne pensate, accetto critiche e consigli! buona lettura. 


PRIM

Era come se il mondo tutto ad un tratto si fosse fermato.
Me ne stavo immobile, silenziosa, nascosta. Capendo tutto ad un tratto quello che mia mamma doveva aver provato quando mio padre se n’era andato.
Fissavo il piccolo televisore della cucina mentre calde lacrime iniziavano a rigarmi le guance, un brivido mi percorse la schiena quando il cannone sparò il colpo d’inizio.
Sentì delle mani calde sulla schiena, seguite da un abbraccio, mi rintanai contro il petto di mia madre e mi lascia cullare come quando ero bambina.
 
Vidi Katniss partire di corsa verso a cornucopia, si fermò di scatto e schivò un coltello che era stato lanciato contro di lei, un singhiozzo mi uscì dalle labbra senza che potessi fermarlo.
Non volevo vedere nulla di tutto ciò, ma per quanto ci provassi, non riuscivo a staccare gli occhi dal televisore.
Non incontrai nessuno, sapevo che Katniss sarebbe tornata, me lo aveva promesso.
Eppure la sua mancanza e il vuoto che aveva lasciato erano troppo grandi da sopportare.
 
Successe circa 48 ore dopo l’inizio degli Hunger Games, quando Katniss era alla disperata ricerca di acqua.
Seduta davanti al piccolo schermo, mi aspettavo di vederla crollare da un momento all’altro sotto il sole cocente.
Gale entrò in cucina, con gli occhi rossi e le lacrime che gli rigavano il volto, mi corse in contro e senza pensare mi tuffai nelle braccia forti e accoglienti che per anni avevano sorretto, aiutato e protetto mia sorella.
 
“Non ci riesco…non posso vederla cosi” sussurrò con voce tremante.
 
Volgemmo lo sguardo allo schermo, e in quel momento inquadrarono Katniss che crollava in una poltiglia marrone, ormai stremata. Qualcosa dentro di ruppe, mi alzai di scatto senza rendermene davvero conto, Gale mi afferrò un polso, ma mi divincolai.
 
“ ME LO AVEVA PROMESSO! HA DETTO CHE SAREBBE TORNATA”. Urlai
 
“Tornerà, può ancora farcela” disse in un sussurro, mentre gli occhi gli si inumidirono.
E in quel momento, nonostante la situazione, non potei fare a meno di notare quanto tenesse a mia sorella, forse –mi dissi- potrebbe anche essere nato qualcosa tra loro, prima che Capitol City distruggesse anche la speranza di queste piccole cose.
 
“NON LA VEDI? GUARDA COME L’HANNO RIDOTTA! Lei si meritava di più” dissi, mentre i primi singhiozzi iniziavano a scuotermi il corpo.
 
Mi prese tra le braccia e attese che mi calmassi, mentre Katniss nel frattempo riuscì a colmare i pochi metri che ancora la separavano dal laghetto.
  
Mai, come in quel momento, odiai Capitol City.
Si erano presi mio padre che prima dell’ incidente era costretto a lavorare per ore nelle miniere per portare un po’ di cibo in tavola.
Si erano presi mia madre che solo ora dopo molti anni aveva superato la depressione, si erano presi la sua gioia, la sua bellezza, il suo sorriso radioso.   
E ora si erano presi anche Katniss, l’unica persona che, ero certa, avevo amato più di me stessa.
 
Mi sollevai e osservai Gale, stanco e sofferente.


“ Non avrebbe voluto vederci cosi, non possiamo lasciarci andare proprio adesso.
Lei sta lottando e noi? Siamo qui a compiangerla. Odia quando gli altri provano pietà per lei, vuole un mondo che combatte”
 
Lui mi fissò negli occhi per un momento poi le sue labbra si incresparono in un sorriso.
“Un mondo che combatte eh? Vieni, accompagnami nei boschi, ti insegno quello che terrà in vita la ragazza di fuoco. Le nostre tattiche.” 

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Capitolo 7
*** insieme. ***



Sera! Eccomi con un altro capitolo, completamente diverso dallo stile dei precedenti.
Mi scuso per l’incredibile ritardo nella pubblicazione, ma è un periodo abbastanza difficile per me e scriverlo è risultato complicato.
Spero possiate apprezzarlo nonostante sia corto. Grazie, a presto!
 
MAMMA DI KATNISS

Amore mio

Ti guardo combattere nell’arena, lottare per il cibo o per sopravvivere un'altra notte in quel gioco infernale.

Quando mi sveglio, di soprassalto, dopo le poche ore di sonno che posso concedermi, la prima cosa che
faccio è controllare che tu sia viva. Ogni volta una paura ceca mi chiude lo stomaco e mi sembra di ricadere nel periodo buio della mia vita.

Ma ti ho ascoltata, mi sono fatta forza e non mi sono lasciata andare, mi sono presa cura di Prim come ti avevo promesso.

Perdere tuo padre è stato terribile, sono stati momenti di odio verso il mondo e verso me stessa, ho sofferto come mai prima di allora, ma perdere te sarebbe come lasciar andare la mia ancora e la mia stessa vita.

Prim è cosi piccola e fragile e solo tu puoi essere guida e sostegno per noi. So che sarebbe compito mio, ma sei tu quella forte e indipendente, che non crolla mai difronte a nulla.

So che puoi farcela, so che puoi tornare a casa, riabbracciarci e dimenticare tutto questo incubo, ma Capitol City è crudele. È violenta. È mostruosa.

74 edizioni, 24 tributi ogni anno, più i tributi dell’ edizione speciale, 1800 giovani, 74 vincitori e 1726 morti.

Ho guardato innumerevoli edizioni e ho visto morti di ogni tipo, ho considerato la possibilità di vedere un giorno le mie figlie combattere, ma mai mi sarei aspettata questo, mai sarei stata davvero pronta a vederti partire.

Ho capito subito perché hai accettato di allearti con Rue, è dolce e minuta come Prim, e la sua presenza ti fa vivere il ricordo di casa, ti se battuta per lei e hai ritrovato parte della tua forza.

E poi, quando tutto sembrava andare bene, quando il vostro piano si era rivelato corretto, qualcuno ha rovinato tutto. E non parlo del giovane che l’ha uccisa, ma del sistema malato e diabolico che guida tutto questo.

L’hai ucciso senza pensarci, perché forse se l’avessi ragionato non avresti compiuto tale gesto. Ma lei non c'è più e come hai fatto con noi prima di patire, gli hai promesso di uscirne vincitrice.

Spesso Gale viene da noi, ci porta la selvaggina che ha catturato e un pò di conforto. Ora lavora nelle miniere e ha sempre meno tempo per cacciare e procurarsi del cibo, ma tutte le sere bussa alla nostra porta, ci lascia qualche animale e qualche erba e ascolta le notizie che abbiamo su di te.

Anche altri uomini del distretto si sono presentati a casa nostra con del cibo da offrirci, nonostante la povertà che ci opprime e ci hanno confortato con dolci parole.

Piccola mia, tu non sei sola. Con te combattiamo tutti noi.          

Mamma.

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