Quindici idioti sull'ispeed: cronache di una giornata qualunque

di Asami Yamamura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri non proprio pacifici ***
Capitolo 2: *** I primi problemi... ***



Capitolo 1
*** Incontri non proprio pacifici ***


«Ripetimi ancora per quale fottuto motivo ci troviamo qui» domandò Eustass Kidd per quella che a Trafalgar Law sembrò la millesima volta da quando erano arrivati.
Eppure, quando Penguin aveva vinto quattro biglietti omaggio per Mirabilandia, l’idea di sfuggire al caldo cittadino in quel modo gli era sembrata abbastanza allettante… Invece Kidd si stava solo lamentando, lamentando e lamentando da quando erano partiti! E il chirurgo non era il solo ad augurargli un attacco di caldo dal più profondo del cuore. Avrebbe potuto capire se fosse stato condotto a forza, legato e imbavagliato, dopo essere stato picchiato a sangue per riuscire a convincerlo a venire… Ma ora che veniva scarrozzato, non doveva pagare l’ingresso e nessuno si stava aspettando nulla da lui, se non che chiudesse la bocca e risparmiasse i suoi insulti, il chirurgo riusciva a vedere, dallo specchietto retrovisore, che anche il suo amico Killer faceva fatica a sopportare la voce cavernosa che borbottava come una pentola a pressione.
Sospirò, Law, chiedendosi cosa avesse fatto di male per avere un amico troppo generoso nei confronti dei fidanzati altrui, mentre Penguin girava un’altra volta il volante e si immetteva di nuovo nel dedalo di macchine che era il parcheggio del parco. Kidd, seduto sul sedile posteriore accanto a Killer, represse malamente un insulto, avendo appurato che nessuno si degnava di rispondergli.
Come, come si poteva ritenere divertente un posto in cui il caldo, le file, la ressa, il caos lo facevano da padrone?
Si stropicciò gli occhi con due dita, sentendo che i condizionatori dell’auto del pinguino non facevano il loro dovere: il caldo stava diventando davvero insopportabile, ma quasi per miracolo trovarono un parcheggio dove Penguin si infilò velocemente, prima di tornare a girare come un povero pellegrino senza meta.
«Era ora» grugnì Kidd, mentre Killer alzava gli occhi al cielo: per l’occasione e per la calura, aveva rinunciato all’immancabile maschera che celava il suo volto al resto del mondo, ma anche ora una lunga frangia bionda nascondeva i suoi occhi d’angelo, impedendo che le altre persone riuscissero a decifrare i suoi stati d’animo.
Sarebbe stata una lunga giornata…
Nel mentre, a una macchina di distanza da loro, un’altra comitiva si accingeva ad entrare nel grande parco tematico: era capeggiata da un ragazzo moro dalla grande faccia gommosa da bambino e un cappello di paglia legato alla schiena, seguito da due ragazzi che, insensibili al caldo, battibeccavano senza sosta su quale attrazione provare per prima.
Una ragazza dai capelli arancioni e una dai capelli corvini seguivano il trio, munite di zaini probabilmente contenenti riserve per la giornata, mentre un ragazzo dal lungo naso e uno più basso, con uno strano cappello con corna da renna, osservavano meravigliati l’enorme insegna su cui Otto il Leprotto e Mike l’anatra azzurra, sbucando dalla gigantesca scritta gialla “Mirabilandia”, accoglievano i visitatori.
«Suuuuuuper!» esclamò l’ottavo ragazzo dietro di loro, palestrato e con una voluminosa cresta azzurra piena di gel prendendo con un braccio l’ultimo ragazzo, alto, scheletrico e con una voluminosa zazzera di ricci corvini, totalmente vestito di nero.
«Yohohohohoho!» gli fece eco quello, meravigliato. Solo Dio sapeva quanto caldo potesse avere sotto quel tessuto scuro.
«Quand’è che si mangia?» domandò il capo gruppo, girandosi verso le due ragazze.
«Rufy…» sospirò la rossa abbassando esasperata il capo. «Ti ho già detto che se mangi ora non potrai fare tutte le attrazioni con noi, e non ho nessuna intenzione di venirti a cercare per tutto il parco!»
Si batté una mano sulla fronte già leggermente sudata: fare da balia a sette individui infantili, in uno dei parchi dei divertimenti più caotici del mondo… come aveva potuto essere così stupida?
“Ci divertiremo” aveva assicurato Robin, strizzandole l’occhio, prima di mettersi alla guida della sua macchina bianca a cinque posti; Nami non aveva potuto fare a meno di imitarla, prendendo posto nella propria 500 rossa fiammante.
Sulle prime la rossa ci aveva creduto, anche se il suo sesto senso pulsava dentro di lei come una piccola spia impazzita: sulla maturità di Franky, Brook, Usopp e Chopper contava più che su quella di Rufy, che era davvero la pericolosa incognita da tenere sotto controllo per la giornata; per non parlare poi di Zoro, l’essere più disorientato partorito da Madre Natura e dai signori Roronoa.
Nami aveva come il sentore che si sarebbero dovuti recare al punto “Bambini Smarriti” più volte nel corso della giornata.
Sospirò rassegnata e si diresse con tutto il proprio gruppo all’accettazione, controllando i suoi compagni: Sanji e Zoro avevano smesso miracolosamente di litigare, guardandosi però ancora in cagnesco, Rufy, Usopp e Chopper manifestavano tutto il loro (troppo) entusiasmo eccitato e Franky e Brook confabulavano favoleggiando sull’attrazione “Phobia”, che si vociferava fosse davvero spaventosa. Si misero in fila, sotto un sole che cocente non era ancora, quando l’attenzione di Rufy venne attirata da un quartetto di fianco a loro.
«TORAO!» esclamò festante, lasciando la coda per andare a salutare il suo ex compagno di liceo.
Anzi, il loro ex compagno di liceo.
Ad Usopp sembrò che tutto il parco si girasse a quell’urlo barbarico, e cercò di far finta di non conoscere il giovane Monkey, girandosi verso Chopper e intavolando una conversazione su quante persone strane ci fossero al mondo; si limitò ad osservare, con la coda nell’occhio, il suo migliore amico correre verso il tenebroso ragazzo con cui avevano condiviso cinque anni del loro percorso scolastico.
Guardando meglio, sempre di sottecchi, il ragazzo dal lungo naso si rese conto che, accanto a Trafalgar Law, c’erano anche altri ex alunni del liceo Gold D. Roger: Eustass Kidd, uno dei ragazzi peggiori della scuola e fidanzato di Torao, Killer, migliore amico del rosso, e Penguin, il secondo di Trafalgar e compagno del biondo. Che si fossero tutti messi d’accordo per fare una rimpatriata?
«Mugiwara-ya, vedo con dispiacere che non sei cambiato di una virgola» rispose spazientito il moro: odiava quel soprannome.
«Neppure tu Torao!» sorrise sornione l’altro, non capendo l’irritazione di Law al nomignolo che si divertiva tanto a usare.
«Che bellezza trovare anche le care, vecchie mezze seghe in questo posto di merda!» ringhiò Kidd frustrato, scorgendo tutta la banda di Mugiwara. Cocoyashi Nami, Nico Robin, Vinsmoke Sanji, Roronoa Zoro, quella mezza tacca di Usopp con la mascotte Chopper, quello scherzo della natura di Franky e il fottuto canterino Brook, soprannominato “lo scheletro” per la corporatura esilissima: già sopravvivere a quella giornata sarebbe stata una sfida, se si fossero accodati anche quelle nullità non avrebbe davvero risposto di sé stesso.
«Chi hai chiamato “mezze seghe”?» si intromise Zoro, catalizzando tutta la sua rabbia verso il biondo sul ragazzo di Trafalgar: già tra i banchi non si sopportavano, e ora che non c’erano insegnati e presidi a fermarlo, avrebbe finalmente potuto regolare i conti; ma si maledisse quando, portata la mano alla cintura, non trovò le sue fedeli katane.
Fanculo al momento in cui aveva dato ascolto a Nami! E tutto perché lei non aveva intenzione di perdere tempo nel togliere e riprendere le spade ad ogni attrazione, oltre che per un fottuto quanto inventato “problema di spazio”!
Oh beh, pensò sbuffando, poteva dare una lezione ad Eustass anche alla vecchia maniera: chissà se i suoi pugni sapevano ancora colpire anche senza stringere un’elsa…
«Ma guarda…» sogghignò il rosso in direzione dello spadaccino sguarnito «Il ciuffetto d’erba»
Zoro ribollì di rabbia, e solo quel briciolo di autocontrollo che ancora gli rimaneva lo fermò dall’avventarsi su Kidd e ridurgli la faccia un ammasso di lividi sanguinolenti. Vide Killer dietro di lui sospirare esasperato, ricordandogli in modo impressionante la rossa del loro gruppo, ma non avrebbe saputo dire se fosse per le continue provocazioni di Kidd nei loro confronti o per le parole di Penguin sussurrate al suo orecchio, che Zoro immaginò essere parecchio imbarazzanti, dato il colore tra il rosso e il giallo del volto del biondo, di sicuro da non attribuire alle temperature elevate.
«Kidd… per favore» riuscì a dire, liberandosi dalla viscosa stretta del proprio ragazzo, cercando di fare da paciere tra i due, che sembravano ben lungi dall’appianare le divergenze per una giornata intera.
Il rosso si girò verso l’amico ringhiando e sbuffando, ma almeno zitto. E per un momento Killer credette davvero di essere riuscito, almeno per una volta, a domare Eustass.
«Tranquillo Killer, tanto non credo li rivedremo, oggi» Zoro guardò prima l’uno poi l’altro, non capendo. Killer alzò gli occhi al cielo, pronto al peggio.
«A quanto so, l’area bambini è decisamente lontana dalle attrazioni per adulti»
Fu un attimo: Sanji, spuntato da chissà dove, prese il suo fidanzato per le spalle, impedendogli di saltare al collo di Kidd e mettere fine alla sua inutile vita.
«Zoro!» gli intimò, mentre veniva sballottato da una parte all’altra dal verde che bramava vendetta. «Stiamo dando spettacolo!»
Tra una scossa e l’altra, lo spadaccino notò che, effettivamente, quello che aveva detto il cuoco non era del tutto sbagliato: tutti, uomini, donne, bambini li stavano guardando con curiosità; un capannello di ragazzi, probabilmente una classe liceale, stava addirittura incitando alla rissa!
Ora, non che Roronoa Zoro si preoccupasse del giudizio della gente, ma avere tutti quegli occhi addosso e Sanji sulla schiena lo metteva leggermente a disagio, così abbandonò di malavoglia lo scontro, con grande rammarico degli studenti che tornarono, delusi, ad occuparsi della propria coda. Però lo sapeva, oh sì, che avrebbe avuto l’occasione di fare molto, molto male a Kidd prima della chiusura del parco…
«Molto bene» disse quindi il biondo dei Mugiwara accendendosi una sigaretta, una volta sinceratosi che il suo ragazzo non avrebbe attaccato di nuovo. «Quindi per l’area bambini ti seguiamo, Eustass?»
Killer e Penguin non riuscirono a trattenere un risolino alla battuta di Vinsmoke, e anche Trafalgar abbandonò l’inutile tentativo di ficcare nella testa dura di Rufy il concetto che il proprio nome non era “Torao”, ma L-A-W, richiamato dalla voce di Sanji; Kidd invece era fuori di sé, e minacciava di esplodere da un momento all’altro.
La situazione stava davvero per degenerare, con Eustass che era decisissimo a dare una bella lezione ai due, Sanji e Zoro che non vedevano l’ora di regolare i conti e Penguin e Killer pronti ad intervenire, quando una raffica di pugni scagliata da una Nami furibonda si abbatté sui tre litiganti.
«Ascoltatemi bene, imbecilli» sibilò, riducendo gli occhi nocciola a due fessure e prendendo per le orecchie i suoi due compagni di viaggio. «Non ho alcuna intenzione di passare ore intere a separare voi tre che litigate, quindi ora voi ve ne andate da quella parte, noi ce ne torniamo dalla nostra e ci godiamo tutti una giornata decente!»
Kidd guardò la rossa in cagnesco, ricordandosi tutt’ad un tratto come mai già dal liceo la detestasse con tutto sé stesso: viziata, tremendamente infantile, avara come una gazza, la Cocoyashi aveva potuto sì smuovergli l’ormone per un po’, ma presto si era accorto che non era assolutamente fatta per lui, così testarda e bambinesca. E aveva diretto i suoi gusti sull’altro sesso, e più precisamente su Trafalgar Law, in una relazione fatta di erotismo, provocazioni e lotte continue, e con una quantità d’amore che entrambi continuavano a ritenere tendente al poco.
«Non azzardarti a toccarmi, Cocoyashi» ringhiò, ma evidentemente sia Killer che Penguin reputarono che la proposta di Nami fosse ragionevole e, infilate le mani sotto le ascelle del rosso, lo trascinarono in un’altra coda, urlante e scalciante.
«Mugiwara-ya, Nami-ya, è quasi stato un piacere» si accomiatò anche Trafalgar con un sorrisetto, seguendo i suoi amici dalla parte opposta a quella degli ex compagni di classe.
Nami, ancora con le orecchie dei suoi due amici tra le dita, si diresse verso quello che una volta era stato il loro posto nella coda, rendendosi conto solo in quel momento che gli altri membri della comitiva avevano già fatto vedere i loro biglietti e li aspettavano dietro i tornelli. Senza domandarsi come avesse fatto Franky a passare il controllo al metal detector (aveva infatti pezzi di metallo un po’ ovunque, non ultimo nel naso, per colpa di un incidente avvenuto durante l’infanzia), fece passare avanti a sé lo spadaccino e il cuoco, mentre con lo sguardo seguiva Rufy, scommettendo con sé stessa su quanto ci avrebbe messo a rendersi conto che Law e i suoi non avevano la minima intenzione di passare la giornata con lui, e su quanto ci avrebbe messo a ritrovarli.
Dopo qualcosa come un paio di minuti, prima di quanto la rossa avesse immaginato, un affannato Penguin le riportò il ragazzo, deluso da non poter infastidire Torao (incondizionatamente, come sempre), giusto in tempo per farlo passare al di là dell’entrata prima di Nami, che ringraziò l’altro esasperata e lo guardò tornare ad imbarazzare il suo ragazzo, che si augurava di poter scomparire da un momento all’altro.







Note dell'autrice:
Ok, queste sono le mie prime note! :)
Innanzitutto voglio ringraziare chi ha betato questo primo capitolo, cioè fenicerossa_00, che non solo ha corretto un congiuntivo sbagliato ma mi ha anche aiutato a pubblicare (mi sarei persa nei meandri di EFP se non ci fosse stata lei). Poi, che dire? l'idea mi è venuta dopo essere tornata da una visita a Mirabilandia ad inizio giugno, dove ci sono stata per due giornate consecutive, ma vi anticipo che loro (i personaggi quassù) non usufruiranno del secondo giorno gratuito.
Ringrazio chi leggerà, metterà tra le seguite o recensirà (chi non lo farà non lo biasimo, non lo faccio troppo spesso neppure io... Sì, sono una cattiva persona ma mi impegnerò per rimediare!)
Ah, questa è la mia prima storia (l'ho detto alla fine perchè non volevo che la cosa influenzasse... non so bene cosa, ma vi influenzasse); tra l'altro, a chi potesse interessare, una volta mi chiamavo dark_lover, poi ho cambiato nome e sono diventata Sadako_Yamamura ma per problemi ora sono diventata Asami :)
Ultima cosa: non sono troppo veloce nello scrivere capitoli, ma cercherò di essere abbastanza regolare.
Grazie a chi ha letto tutte le note e niente, alla prossima! :)

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Capitolo 2
*** I primi problemi... ***


«Suuuuuuper, ci siamo tutti!» esclamò eccitato Franky quando l’intera compagnia si ritrovò al di là dei tornelli, con tutto il parco a loro disposizione.
Sfregandosi le mani con fare compiaciuto, si voltò fiero verso il secondo passaggio, intenzionato a guidare gli amici alla prima attrazione, quando si fermò interdetto: i pugni chiusi e alzati, in procinto di seguire il corpo in marcia, scosse un paio di volte la testa in entrambe le direzioni, prima di domandare con fare imbarazzato:
«Ehm… dove si va?»
Una divertita Robin gli posò una mano sulla spalla con fare consolatorio, porgendogli una delle mappe gratuitamente fruibili all’ingresso: girando la testa per sorridere alla compagna, Franky notò che Nami, elettasi autonomamente capogruppo, aveva arraffato una quantità innumerevole di cartine e le aveva elargite agli altri, insistendo per dare a Zoro una cartina in più delle sette che già lo sommergevano.
«E dove li metto tutti questi fogli, strega?!» stava sbraitando quello, mentre la ragazza gli riempiva le tasche di mappe.
«Vedi solo di non perderli!» urlò la rossa di rimando, appuntandosi mentalmente che avrebbe fatto meglio a chiedere a Sanji di non perderlo di vista un solo istante: non reputava saggio né conveniente affidarsi all’inutile quanto inesistente senso dell’orientamento del verde.
«Allora…» riprese il ragazzo dalla cresta azzurra, consultando la mappa con la mora «L’attrazione più vicina è… uhm…»
«DINOLAND!» esclamò a sorpresa Rufy con gli occhi luccicanti, facendo emergere l’infantile che era in lui, sventolando la cartina che così disgraziatamente aveva consultato.
«Dinoland?» si aggiunsero curiosi Usopp e Chopper, facendo subito correre gli occhi tra le aree colorate del dépliant.
«Rufy, non credo che a Dinoland sia permesso l’accesso a persone con più di cinque…» iniziò Nami, prima di notare che il ragazzo stava tagliando la corda senza chiedere il permesso a nessuno.
«RUFY!»
Il cappello di paglia alle spalle di Monkey si vedeva a malapena, ora che il ragazzo era lanciato in una corsa folle verso l’area contraddistinta nella mappa dal colore viola: Rufy aveva infatti approfittato dell’attimo di smarrimento per sgusciare via dal controllo serrato di Nami che, nonostante avesse come amici adulti maggiorenni e vaccinati, voleva tenere sotto attenta osservazione quegli elementi del gruppo che erano più a rischio di perdersi. E, nonostante amasse con tutto il cuore Rufy così com’era, Nami non poté fare a meno di maledire il proprio ragazzo e la sua irresistibile, molesta immaturità prima di lanciarsi al suo inseguimento, seguita a ruota dei suoi amici… e da qualcosa come un centinaio di occhi puntati addosso, voltatisi all’unisono all’urlo barbarico del moro.
Qualche metro dietro di loro, appena superato il tornello (non senza problemi, dato che Kidd aveva trovato opportuno far notare, col suo solito charme e tatto, al povero controllore che si era solo azzardato a suggerire di riporre i grandi occhiali da aviatore del rosso una volta sulle attrazioni, che non se ne sarebbe separato sicuramente per il primo, merdoso ottovolante di un fottuto e schifoso parco dei divertimenti), Law e Penguin con i rispettivi ragazzi fecero il loro ingresso al parco: e Kidd si rese conto che quella non era stata per nulla una buona idea.
Mocciosi, studenti e altri mocciosi con le loro famiglie invadevano l’ampio spazio con fontane che li separava dalla piazza principale, da cui partivano i vari percorsi per le diverse attrazioni: non bastavano Mugiwara e la sua compagnia di fenomeni da baraccone, avrebbe anche dovuto sorbirsi mille e uno nanerottoli che si sarebbero infiltrati in ogni dove pur di superarli nelle file e aggiudicarsi i posti migliori…
«Che c’è, Eustass, un paio di bambinetti ti mettono in agitazione?» domandò il moro sarcastico, notando come il suo ragazzo guardasse in modo minaccioso una scolaresca probabilmente delle scuole… medie? che si stava confrontando, emozionata, su quale percorso seguire per primo.
A ben guardare, la media d’età delle persone presenti oscillava pericolosamente tra gli undici e i cinquant’anni, e non solo i bambinetti sarebbero stati un problema: adulti accaldati, sudati, in compagnia di figli irritanti e maleducati, che sfruttavano i flaccidi genitori per saltare le file e lamentarsi, lamentarsi, lamentarsi fino allo sfinimento per il caldo, l’attesa troppo lunga, e per ogni minima cosa che potesse urtare la loro giovanile e assai troppo entusiastica voglia di divertirsi come degli esagitati.
«Tsk, non dire stronzate Trafalgar» ribatté quello, spostando i suoi occhi di un inquietante e raro giallo dal capannello al chirurgo. «Valutavo solo se mi convenisse spegnere quelle patetiche vite adesso, o se non mi fosse più utile aspettare che le loro maestrine se ne vadano per i cazzi loro e buttarli giù dall’… Qual è l’attrazione dove possono farsi più male?»
«Uhm…» ragionò Law, portandosi le dita ad accarezzarsi il pizzetto «Se ti danno così fastidio, potresti sempre soffocarli… un colpo di calore può sempre capitare, e può mascherare benissimo un assassinio per asfissia… comunque credo che si possano fare molto più male sul Katun, quello dove vai a testa in giù ed è legato solo il busto…»
Il rosso trasalì alla risata sadica che seguì alle parole dell’altro, a cui avrebbe dovuto essere abituato, dato che con lui condivideva la vita e l’abitazione, ma quella risata riusciva sempre a fargli venire i brividi; e poi, sapeva che il proprio fidanzato avrebbe potuto benissimo mantenere fede a ciò che aveva detto, e che si divertiva un mondo a punzecchiarlo con la propria vena perversa.
«Se voi due avete finito di progettare la dipartita di ogni singolo visitatore, che ne direste di dare un’occhiata alla mappa e scegliere cosa provare per primo?» chiese Killer invitandoli a raggiungere lui e Penguin che, Kidd avrebbe potuto giurarlo, aveva già avuto tempo sufficiente per adocchiare un mucchio di anfratti nei quali appartarsi con il biondo nel primo momento libero: il pinguino infatti, con le mani stranamente ferme lungo i propri fianchi, stava certamente progettando qualcosa di perfidamente dannoso nei suoi riguardi, ma Killer non era tipo da lasciarsi fregare così semplicemente.
«Se ci dirigiamo subito al Katun, dovremmo evitare il grosso della ressa» propose quindi, deciso a non lasciare alcuna occasione per agire al proprio ragazzo.
«Vada per il Katun allora» acconsentì l’altro, meditando chissà quali piani malefici. «Voi piccioncini avete intenzione di seguirci o vi ritroviamo tra un po’ nel bagno più vicino?»
Law si portò una mano al viso celando un sorrisetto, sentendo Kidd prendere per la collottola l’amico e Killer cercare di separarli: erano appena entrati e quella era la loro seconda rissa, probabilmente se si fossero impegnati ancora un po’ avrebbero potuto stabilire un record, rifletté.
Tra l’altro, trovava affascinante come la scelta dell’amico fosse caduta proprio sull’attrazione che, tra tutte, aveva maggiori probabilità di diventare la scena di un pluri-omicidio: oh, si sarebbe divertito un mondo ad osservare Eustass cercare di trattenersi dallo scaraventare ogni bambino nel vuoto…
«Ah-ahm…» tossicchiò quindi, sfilando la cartina dalle mani di un Penguin alquanto deliziato dalla faccia incazzata di Kidd e dalla dimostrazione d’affetto mal celata del proprio fidanzato «Allora, si va al Katun?»
Più avanti, intanto, Rufy aveva finalmente arrestato la propria corsa davanti al sentiero un po’ imboscato che indicava, su un cartello intarsiato di ossa finte, l’entrata di Dinoland; dietro di lui, affannati, Usopp e Chopper guardavano meravigliati il grande brontosauro di plastica davanti a loro.
Quando arrivarono anche gli altri, con il fiatone e già il sudore che fuoriusciva dagli strati epidermici più esterni, la prima cosa di cui si resero conto fu che l’intera area brulicava di marmocchi di non più di sei anni, che condividevano la stessa eccitazione puerile del ventenne che ora, a cavallo del brontosauro (nessuno aveva la più pallida idea di come avesse fatto a salirci, e con quale velocità), si divertiva un mondo a sentire come la plastica vibrasse ad ogni verso gutturale del fossile.
«Ehi Rufy!» chiamò Usopp da sotto, agitando le braccia per attirare l’attenzione dell’amico «Voglio salire lassù anche io! Lascia spazio anche a noi!»
Rufy rise, una risata da bambino, prima di ribattere che era arrivato prima lui e che quindi il primo giro spettava a lui.
«Ma è altissimo!» esclamò Franky, portandosi sotto le enormi zampe dell’erbivoro.
Robin osservò divertita il suo ragazzo cercare di scalare le squame del rettile, e le parve una buona cosa, sia per quel povero animale sia per gli altri là sotto, che il brontosauro fosse bello che morto: chissà a quali torture lo avrebbero sottoposto, se fosse stato ancora in grado di correre e dimenarsi!
«Scendete immediatamente da lì!» intimò Nami, con un urlo talmente forte da far girare almeno un paio di bambini e richiamare l’attenzione di un addetto alla sicurezza di quell’area.
«Che succede qui?» chiese quello, arrivando alle spalle della rossa e guardando minaccioso la scena che gli si presentava: Rufy, aggrappato con tutti gli arti al muso dell’animale, cercava di impedire la scalata di un Franky decisamente elettrizzato e di un Usopp determinati ad avere il dinosauro tutto per loro, mentre Chopper, attaccato alla coda mobile del mostro, si domandava spaventato chi glielo avesse fatto fare, di seguire l’amico dal lungo naso in un’avventura che probabilmente gli avrebbe fatto perdere la vita.
«Signorina, lo sa che è severamente proibito salire su quel coso?»
«E IO CHE CI POSSO FARE?»
Nami, le urla più acute di sempre, fronteggiava l’addetto e nel contempo urlava agli altri di scendere subito: sentiva che le sarebbe stato chiesto un risarcimento in denaro…
Ad un tratto, ebbe un’idea.
«Rufy!» chiamò «Se non ti decidi a scendere da quell’affare, giuro che t’impedirò l’accesso alla cucina per un mese intero!»
Il ragazzo voltò leggermente la testa in direzione della minaccia.
«E non solo: requisirò tutte le tue scorte segrete, e sì, conosco tutti i tuoi nascondigli!»
Monkey sembrò leggermente sconvolto a quella rivelazione, e si mise a valutare la sua posizione: avrebbe potuto formulare una contro-minaccia contro la rossa, ma quella sembrava davvero determinata a razziare ogni sua riserva di cibo per i giorni di magra…
«E non ci sarà Sanji a portarti qualche bocconcino di straforo stavolta!»
Si voltò verso il cuoco, urlando che non doveva neanche azzardarsi a sgusciare in casa sua per rifornire il suo ragazzo, ma si bloccò a mezza frase.
«DOVE SONO SANJI E ZORO?»

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