Diari di viaggi 1.0

di GingerHeart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nel mio mondo potevi essere mio. ***
Capitolo 2: *** colpo di fulmine, di portafogli o di Kebab? ***
Capitolo 3: *** Non saltare mai i pasti. ***



Capitolo 1
*** Nel mio mondo potevi essere mio. ***


Dublino 10:30
Angela si stava dirigendo verso un bar, guardava di continuo il cellulare, aspettava una chiamata lavorativa importante; quando, un uomo, grande, grosso e muscoloso andò a sbattere contro di lei. Quest' uomo era tutto imbacuccato, l unica parte del corpo che si vedeva era il naso, tra gli occhiali da sole e lo scalda collo alzato fin sopra le labbra. Angela molto più gracile di lui, cadde a terra dolorante dalla botta. L' uomo preoccupato e pieno di sensi di colpa le va in soccorso. Nell' abbassarzi all' uomo caddero gli occhiali a terra. Si ritrovarono vicini,forze anche troppo vicini. A quella breve distanza e senza gli occhiali Angela riuscì a vedere gli occhi dell uomo: azzurri come il cielo, azzurri come il mare, belli come niente, profondi come mai nessuna cosa prima. Gli sguardi si incrociarono e rimasero fissi per attimi che sembrarono infiniti. La mano dell' uomo sfiorò la coscia nuda di Angela, Angela gli abbassò lo scalda collo, vide la bocca; rosea, delicata. Vide la barba, rossa come il fuoco ma fragile come le foglie in autunno, soffice come lo zucchero filato. Abbassò lo sguardo su di essa, era ammaliata, ipnotizzata da tanta bellezza. Angela realizzò, l' uomo era lui ,lui che sognava ogni notte, il suo lui, l amore impossibile che viveva da lustri ormai. Le scese una lacrima, e un sorriso stentato le illuminava il viso rosso di vergogna. Sussurò il nome tanto amato. Lui mise la mano tra suoi capelli e l' avvicinò a se, i nasi si sfiorarono. Lui azzardò un bacio e lei accettò. Si scambiarono il gesto per pochi secondi, che sembravano secoli, con un millennio di emozioni. Si alzarono lui si rialzò lo scalda collo, lei si sistemò la maglietta e sfiorandosi le dita se ne andarono ognuno per la sua strada. Nella giacca di lei, c 'era però una strana bozza, il numero di lui. Un amore perfetto, si direbbe. Peccato i 23 anni di differenza. 

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Capitolo 2
*** colpo di fulmine, di portafogli o di Kebab? ***


1.1 Strasburgo 20:40 Angela dopo essere uscita dall’ ufficio era in preda alla fretta, insomma, erano quasi le 21:00 e ancora non era a casa. Cosa avrebbe potuto pensare sua madre?? Per fortuna quel giorno sua madre era fuori e non pensava alle lancette dell’orologio che scorrevano. Insomma, a 25 anni ancora non ha la sua indipendenza. Durante il tragitto di casa trovò, a terra, un portafogli, sembrava nuovo, marrone di pelle, maschile immaginava. Nella fretta prese il portafogli e salì nel palazzo in cui viveva. Poso le borse e gli zaini, tolse le scarpe con il tacco che ormai le avevano distrutto i piedi, tolse la giacca e si spogliò per fare la doccia. Ancora bagnata e solo coperta da un’asciuga mano mi mise sul divano a guardare la tv. Quando la vista le cadde sul portafogli. Decise di aprirlo c’erano 300 euro e tessere di ristoranti e lavanderie e una di uno strano kebabbaro. Trovò la tesserà d’ identità, come aveva immaginato, era un uomo, bello, alto, affascinante. Poi trovò appartamento in cui, questo Stefano, viveva. L’ indomani glie lo avrebbe portato. L’indomani sentì un furgone rumoroso sotto il suo palazzo, Stefano si era ufficialmente trasferito nel suo palazzo. Aspettò che il trambusto finì e che la gente, dopo averlo accolto, se ne andasse. Era quasi ora di pranzo, Angela, voleva fare bell’ impressione su di lui, decise di mettere il vestito più bello che aveva e con se portò dei deliziosi biscotti e andò a bussare all’appartamento sopra il suo. Aprì la porta Stefano, era molto più alto di quello che si aspettava e anche molto più bello. Era rimasta lì a fissarlo immobile, quando Stefano le disse, per rompere il ghiaccio, di entrare ma di non far caso al disordine che c’era. Angela posò i biscotti e dopo aver fatto una bella chiacchierata si ricordo del portafogli. Stefano nella gratitudine l’abbracciò e Angela sentì un torpore invaderle il corpo. Il campanile suonò, erano le 13:00 e Stefano per farsi ringraziare l’invitò a pranzo. Era un mercoledì. Da quel mercoledì le cose si fecero più interessanti. Ogni singolo mercoledì della settimana i due si ritrovarono sotto quel kebabbaro per il pranzo. Era nata fra i due un ottima, ansi di più, amicizia. Ieri erano 2 anni che vado da quel kebabbaro con lui. Penso di amarlo.

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Capitolo 3
*** Non saltare mai i pasti. ***


Milano 13:30 1.3 Ero affamata, quel giorno non avevo fatto nemmeno colazione. Ancora davanti quella scrivania. Non vedevo l‘ora che quella maledetta lancetta dell’orologio finisse il giro e finalmente la tromba suonasse. Sarei scappata senza nemmeno salutare il mio compagno di lavoro, stavo per svenire. Mancavano 20 secondi. Non mi sentivo più, sentivo solo un forte mal di testa e le orecchie e la vista ovattata. Svenni. Per fortuna lui, il mio compagno di lavoro, John. Mi riprese al volo, ero a peso morto su di lui. Dopo essermi ripresa, mi raccontò tutto. Ero svenuta, lui mi prese al volo, avendo la scrivania vicino alla mia, ero molto bianca, mise la mano sopra la mia pancia, e senti che era vuota, capì che avevo bisogno di cibo. Mandò Alex, la nuova stagista a prendermi un succo. Dopo avermi dato ciò mi portò a casa sua. Dove mi ero appena accorta di essere. Mi poggiò nel letto e mi fece bere del latte. Per fortuna che John è un ragazzo in forma ed è riuscito a farmi fare tutto questo a peso morto. Ha anche aggiunto che se non mi sarei svegliata entro un’ora avrebbe chiamato il 118. Mi face molto piacere quel suo tanto interesse verso qualcuno o qualche cosa. Insomma, lo conoscevo da ormai 2 anni e non lo avevo mai visto così interessato, così preoccupato. Lo avevo sempre classificato come uno un po’ superficiale, cioè, il classico tipo un po’ palestrato, che si diverte a conquistare le tipe, le prime che passano, però simpatico. Si era rivelato un ragazzo nuovo, d’oro. Il giorno seguente mi avrebbe portato a fare un po’ di analisi, aveva chiamato anche il mio capo, che poi è mia zia, per sapere come stavo. Mi hanno dato 7 giorni per riprendermi e visto che mia madre era via per lavoro, mio padre è in Spagna con la sua nuova famiglia avrei dovuto passare quei 7 giorni lì da John. Anche perché John era il mio più caro amico, l’unico di cui mi potessi veramente fidare. In quei 7 giorni, lui dormì sul divano, mi portò ogni giorno la colazione a letto, il pranzo riuscivo a farlo nella sala da pranzo e la cena pure, nelle ore più calde della giornata giocavo e giocavamo quando non lavorava con la sua play3, ma poi verso le 4 ero distrutto, così dovevo fare un riposino per risvegliarmi all’ora di cena. Guardare un oretta la tv in sua compagnia e poi tornare a dormire. Alla sera del 3 giorno mi salì un febbrone da cavallo. Mi giravo e mi rigiravo nel letto. Saranno state le 1 di notte, John si alzò e venne da me. Si mise sotto le coperte, mi accarezzò la fronte bollente e mi canticchiò qualcosa, mi calmai, accese la tv e piano piano ci addormentammo. La nottata finì erano le 10 ci svegliammo lentamente, ero con la testa sopra la sua spalla e la mia mano sopra i suoi pettorali nudi. Tolsi subito mano e testa da lui, ci fu un attimo di silenzio e facce piene di rossore. Mi prese e mi portò verso di se, mi misurò la febbre 37:60 un bel risultato in confronto al 38 della sera scorsa. Gli sguardi si incrociarono e un bacio scoccò. I giorni seguenti li passammo da innamorati, tra baci e coccole. Dovevo tornare a lavorare, mia zia come l avrebbe presa? Non potevamo far scoprire nulla. Ma mia zia è furba, anche troppo. Sgamati dopo nemmeno 2 settimane abbiamo dovuto dare l annuncio. Passò del tempo e la nostra relazione andava a gonfie vele, se non un giorno il mio ciclo saltò. Ero incinta. Non ero pronta! Avevo solo 20 anni appena compiuti il giorno prima! Diedi la notizia a John e lui… lui cosa fece!? Se ne andò si, scappò a Parigi, dove sta tutt’ ora. E io, io ho 24 anni con una bellissima bimba di nome Sarah di 4 anni. Siamo in due e siamo bellissime. John è stato codardo ma almeno l’ha riconosciuta. Ora la mia piccola è da lui. Sono contenta, solo un piccolo problema, io lo amo ancora, cioè non ho mai smesso di farlo ma, lui cosa prova per me??

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