Fi Wahda Leyla - Storia di una notte

di namary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La vela spezzata ***
Capitolo 2: *** Flauti e tamburi ***
Capitolo 3: *** Ossidiana ***



Capitolo 1
*** La vela spezzata ***



San Giovanni d'Acri, 27 Maggio 1291

 

L'aria calda della sera mi accolse all'uscita dell'ospitaleria.
Inspirai sollevato l'odore della terra a pieni polmoni, cercando di dimenticare quello nauseante del piscio e del sangue dei malati.
Mi tastai le bende sulla coscia destra con un po' di riluttanza, temendo il dolore. La carne era ancora gonfia e dura, ma mi sentivo già molto meglio rispetto a ieri.
Ero stato fortunato, a quanto pare.
Padre Albert mi aveva dimesso con una certa urgenza, segno che la mia ferita non doveva essere poi così grave. Almeno, lo speravo.
Mi incamminai verso la solita taverna, dove speravo di trovarci Frederik.
Di lui non avevo notizie dal giorno prima, e visto che le ostilità si erano interrotte solo verso mezzodì, c'era la possibilità, neanche troppo lontana, che fosse crepato nel frattempo.
Zoppicavo un po', ma tutto sommato la ferita non mi dava grandi noie, quindi a poco a poco cominciai a rilassarmi e a procedere con un passo più spedito.
Da lì alla fontana dei tre gigli non incontrai anima viva, fatta eccezione per un paio di diavolacci che ronfavano tra il fieno e la merda dei cavalli.
Dopo l'ultimo attacco e il crollo della torre nord, Acri era silenziosa e spettrale. Sembrava più un ammasso di rovine destinato ad essere abbandonato, che non una città.
Svoltai l'angolo verso il quartiere dei genovesi, quando in fondo alla strada scorsi due persone coperte da un lungo mantello. Avevano tutta l'aria di essere coinvolti in una conversazione molto intima. Feci finta di non vederli, ma quelli al contrario si accorsero subito di me, e decisero di levare le tende quasi all'istante.
Quando poi raggiunsi l'incrocio, mi fermai.
Qualcosa a terra aveva attirato la mia attenzione: somigliava vagamente a una perla, o una moneta.
La gamba mi diede qualche difficoltà, ma la curiosità era troppa, così alla fine raccolsi l'oggetto e lo pulii dalla polvere sul palmo della mano.
Era una conchiglia di madreperla, con un piccolo foro al centro. Me la misi in tasca.
Apparteneva sicuramente ad una donna... dunque avevo visto giusto. Le due figure incappucciate erano amanti, che cercavano un po' di sollievo dopo l'orrore della guerra.
Il pensiero mi fece sorridere. C'era ancora spazio per l'amore in quella città fantasma.
Dopo aver passato le pene dell'inferno, anch'io avrei voluto rilassarmi tra i morbidi seni di una donna... da quanto tempo era che non ne stringevo una a me?
La risposta risuonò pesante nel mio cuore: da quando avevo violentato Rakka a Damasco.
 
Allora ero più giovane, e l'esaltazione dei primi combattimenti mi aveva trasformato in una bestia… ma come potevo esserne sicuro? Non c’è forse un diavolo in ogni uomo, pronto ad uscire allo scoperto e a tentarne la carne quando si fa debole?
 
Il pensiero era come sempre troppo amaro, così lo scacciai.
Raggiunsi la mia destinazione poco dopo.
La Vela Spezzata anche quella sera doveva essere piena di gente: la musica e le risate all'interno del locale si sentivano da lontano, e stranamente questo non faceva che aumentare la sensazione di squallore che avevo provato camminando per la città deserta.
Aprii la porta, e subito venni invaso da una potente zaffata di vita: sudore, sporco, carne, sugo, curry, cannella e incenso. Risate, canzoni, e il rumore di qualche boccale di terracotta ora in pezzi sul pavimento.
Quello strano miscuglio di suoni e profumi ebbe il potere di farmi venire l'acquolina in bocca e farmi tornare un minimo d'allegria. A ciò si aggiunse la vista di Frederik che, con un gran sorriso, mi fece cenno di raggiungere il suo tavolo.
"Eccoti qua, Lazzaro! Sei resuscitato, finalmente" mi accolse con una vigorosa stretta di mano.
"E tu sei ancora vivo, canaglia!"
"Ci puoi scommettere... neanche un intero esercito di saraceni può fermare Frederik il Conquistatore"
"Frederik l'Ubriaco, a giudicare dalla quantità di birra che devi esserti bevuto stasera"
"Cristo Santo Ardwin, non sono preso così male! Sono solo al terzo boccale. Tu piuttosto, avrai fame. Ehi!" fece schioccare le dita verso uno dei ragazzini "Porta qualcosa anche al mio amico" disse, indicandomi. Quello fece un lieve cenno del capo e sfrecciò nelle cucine.
"Allora, che mi racconti?" chiesi, impaziente di sentire le ultime novità.
Lui scosse la testa e fece una strana smorfia con le labbra.
"Niente di buono. La tua ferita invece? Dì, non sarai diventato storpio adesso?"
"No, per fortuna. Mi hanno lasciato riposare e fatto qualche impacco, ma Padre Albert mi ha punzecchiato un po' la carne e ha detto che non c'è cancrena. E' una ferita superficiale e dovrebbe richiudersi del tutto nel giro di qualche giorno"
"Sempre se saremo ancora vivi domani sera"
"Mi hai preceduto, fratello" sorrisi amaramente.
Il garzone ritornò con una scodella di zuppa fumante, pane, olive in salamoia e un boccale pieno di vino.
"Dimmi almeno cos'hanno deciso gli Ospitalieri"
"Bah!"
Frederik aprì la bocca in una smorfia così disgustata che vidi tutto ciò che c'era dentro.
"Beaujeau è uscito con qualcuno dei suoi per negoziare, ma non saprei dire per certo cos'hanno deciso. Metà delle voci che ho sentito dice che i mori ci concederanno una settimana di tregua, alcuni dicono addirittura che stanno contrattando la resa della città senza spargimento di sangue"
Frederik fece una pausa per bere, ma non lo vidi molto convinto.
"E l'altra metà che dice?"
"Che salveranno i loro bei culi pelosi e ingioiellati, e ci lasceranno qui a marcire. E io sono di quest'avviso"
"Fidati, non lo farà mai. Non lui. Ho servito sotto Beaujeau in questi ultimi 7 anni, e nemmeno una volta ci ha abbandonato. Ha sempre combattuto con noi in prima fila, e sai che ti dico? Se c'è qualcuno che può trattare la resa, quell'uomo è lui."
"Sì, ma devi capire che..."
Fu il battito profondo di un tamburo a zittirci.
Entrambi ci voltammo a sinistra: scoprimmo così che in fondo alla taverna era stato allestito uno spazio rialzato, dove ora un imponente nubiano e un esile ragazzino d'identico colore stavano sistemando alcuni strumenti, tra cui riconobbi un vecchio oud.
Improvvisamente il gigante nero provò una sequenza veloce, d'effetto.
L'impatto fu immediato: da quel momento in poi tutti ebbero occhi solo per lui, come fossero in preda a un incantesimo. 

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Capitolo 2
*** Flauti e tamburi ***


Come sempre prima di uno spettacolo, il caos regnava sovrano.
Il piccolo spazio che l'oste ci aveva riservato per sistemarci, tra sacchi di farina e barili di olive, non bastava certo a contenere tutta la nostra tensione ed allegria, tanto che Karima dovette più volte ammonire le gemelline perché abbassassero i toni.
Yarba e Zahra avevano cominciato ad esibirsi solo da qualche mese, per cui il loro entusiasmo era giustificato, ma ora che erano diventate donne a tutti gli effetti, avrebbero dovuto imparare a controllarsi.
Raja e Fatma invece si stavano sistemando fasce e gonne. Mano agli specchi, tutte dovevamo essere perfette!
Karima passava qua e là a controllarci gli abiti e darci le solite raccomandazioni, ma per il resto eravamo ormai pronte. Ad un suo cenno, Abu Raqs e il piccolo Yazid uscirono sul palco a sistemare gli strumenti.
"Ragazze! Tutte da me, subito!" chiamò Karima alla fine del suo giro di perlustrazione.
Ci radunammo perciò tutte in cerchio attorno a lei.
Karima era nostra madre, la regina della nostra piccola carovana itinerante. Tutte le dovevamo rispetto e obbedienza per la posizione che ricopriva, ma lei aveva anche il dono d'ispirare fiducia e amore.
"Come vi ho già accennato prima, questo sarà il nostro ultimo spettacolo ad 'Akka. Se dovete trattenervi con qualcuno stasera, siate pronte a tornare alla tenda prima che la luna abbia passato la metà del cielo. Oggi non tollero ritardi, specialmente vista l'emergenza. Detto questo, scatenatevi!"
Allargò le braccia in un abbraccio simbolico, e noi rispondemmo trillando di gioia!
I tamburi di Abu Raqs nella sala vibrarono potenti, segnalandoci che tutto era pronto.
Le prime ad entrare in scene furono Yarba e Zahra, a cui poi si aggiunse Fatma sfruttando un passaggio particolarmente suggestivo della tabla.
Furono accolte con un boato di approvazione e risate compiaciute, ma ben presto si sentirono incitamenti lascivi.
Eravamo abituate a quel genere di trattamento, per cui quando qualcuno tentò di toccare Fatma, le bastò una giravolta e un colpo di tallone per tenere a bada l'attenzione poco richiesta del soldato.
Spiando da dietro la tenda, vidi le ragazze sorridere disinvolte agli uomini che le guardavano rapiti.
Mentre la loro danza allegra e spensierata continuava a un ritmo sempre più veloce, i miei pensieri cominciarono a vagare.
Beate loro, che amavano essere desiderate dagli uomini! Fatma e Raja erano le più grandi oltre a me, ed erano quasi del tutto prive di senso del pudore. Fatma in particolar modo, adorava provocare l'altro sesso con sguardi ardenti e movimenti sensuali... infatti, spesso le sue serate terminavano in passionali amplessi su cui poi fantasticava per giorni interi.
Anche a me a volte sarebbe piaciuto vivere la cosa con leggerezza, e spesso le mie sorelle provavano a convincermi a farmi avanti con qualcuno... senza successo.
Non riuscivo mai a reagire con disinvoltura, e il pensiero di stare sola con un uomo mi risvegliava ricordi terribili...
Con un sonoro dum tak tak e uno scroscio di applausi, la coreografia delle ragazze finì.
Si affrettarono a lasciare il palco per far posto a Raja, mentre Abu Raqs la accolse con le note dolci e magiche dell'oud.
E del resto, Raja non aspettava altro che esprimere sé stessa. Si avvicinò lenta ai tavoli, lasciandosi quasi sfiorare il ventre e i fianchi, mentre invitava col dito un uomo a raggiungerla.
Il suo petto ora s'alzava, si abbassava, s'allungava e si restringeva, creando onde sinuose che poi si trasferirono al ventre. Volteggiando con le braccia, descrisse piccoli cerchi con tutto il corpo, facendo tintinnare le campanelle.
Io e Yarba trattenemmo una risata nell'accorgerci che diversi spettatori erano rimasti perfettamente immobili, occhi e bocca spalancati come pesci lessi. 
L'esibizione fu breve ma intensa. Mentre la musica sfumava, Raja terminò con un ultimo, quasi impercettibile schiocco dei cimbali, come una dolce ninna nanna.
Per un attimo nessuno osò rompere quel silenzio.
Come lei alzò lo sguardo, tutto il locale iniziò ad applaudire fragorosamente. I nostri zagharid entusiasti si unirono alle acclamazioni del pubblico, e quando anche lei tornò dietro le quinte ci abbracciammo con calore.
"Habibi, sei stata strepitosa" le sussurrai all'orecchio.
"Grazie, sorella. Tu quando ti butti nella mischia?"
A dir la verità, quella sera non volevo danzare. Mi sentivo indisposta, e inoltre volevo tenere d'occhio le più giovani. Quello non era un locale semplice da gestire, e io desideravo che filasse tutto liscio.
"Forse più tardi" le risposi con un sorriso.
Con una smorfia di disappunto lei mi lasciò e corse dalle altre.
Non riuscimmo però a rilassarci a lungo, perché gli avventori cominciarono a reclamare una nuova esibizione con voce sempre più forte, battendo mani e boccali sui tavoli.
Io e Karima ci scambiammo un sorriso eloquente: era fin troppo facile ammaliare gli uomini...
"Presto ragazze, la coreografia a quattro!"
"Ma.... non l'abbiamo mai provata in pubblico..." ribatté timidamente la piccola Yarba.
"Bene, vuol dire che stasera sarà la prima volta!" rispose Karima con un gran sorriso.
Vidi Raja rassicurare le gemelline con un gesto d'affetto.
"Forza, muovete quelle chiappe! Via, fuori! A ballare!" incitò di nuovo Karima, che se avesse potuto le avrebbe mandate sul palco a calci.
Non appena uscirono, ci fu un gran baccano. Gli uomini alzarono i calici e brindarono per l’ennesima volta, mentre l’oste batteva le mani al ritmo del tamburo, osservando soddisfatto le sue cantine svuotarsi.
“Quel vecchio gatto si sta leccando i baffi… scommetto che è la prima volta che fa un simile affare!”
“Oh, puoi starne certa. E ha anche avuto la faccia tosta di tirare un bel po’ sul prezzo… Sai che ti dico? Credo proprio che non gliela farò passare liscia. Ti andrebbe di accompagnarmi da lui, dopo lo spettacolo?” mi chiese sorridendo con fare astuto. “Ho intenzione di rivedere leggermente gli accordi che avevamo preso”
Mi inchinai, sorpresa e felice di quell'onore.
Solo lei, che guidava le Sorelle da una vita, portava sulle spalle la gestione del denaro.
"Ti accompagnerò volentieri, madre" dissi, baciandole le mani.
Improvvisamente, Karima cambiò espressione e sospirò.
"Ora che siamo sole, vuoi dirmi perché non esci a divertirti anche tu?"
Colta in castagna, rimasi in silenzio.
"Salwa, è passata più di una settimana dall'ultima volta che ti ho visto danzare... Cos'è che ti sta frenando?"
"Io... non ce la faccio... l'ho sognato di nuovo, e ho paura che..."
Karima mi abbracciò.
"Piccola, arriverà anche il giorno in cui dovrai lasciarti questo dolore alle spalle. Tutte qui abbiamo una storia difficile, lo sai"
"Lo so, ma non riesco a capire come..."
Non riuscii a finire la frase, perché l’urlo di Yarba attirò immediatamente la nostra attenzione.
Uno dei soldati l'aveva fatta cadere a terra e stava cercando di spogliarla, mentre alcuni lo incitavano.
Lo sguardo terrorizzato della mia sorellina, mi fece salire un'incredibile ondata di rabbia, tanto che Karima dovette trattenermi con la forza.
Abu Raqs si era alzato, avanzando calmo verso il soldato.
"Lasciatela"
La sua voce simile al ruggito di un leone, echeggiò nel locale, sovrastando le altre.
Bastò quello per far desistere immediatamente il molestatore. Lasciò andare Yarba, che corse dritto filato tra le braccia di Karima. Le tremavano le ginocchia.
"Le ragazze non si toccano. Tornate a bere"
Per un attimo il soldato lo guardò astioso, ma quando Abu Raqs fece schioccare le spalle, quelli tornarono subito al proprio posto, mugugnando insoddisfatti.
Le danze ripresero normalmente, ma stavolta Raja, Fatma e Zahra si tennero a debita distanza dal pubblico.
Lo spettacolo terminò senza altri incidenti.
A quel punto rientrarono tutte per decidere il da farsi.
Visto l'accaduto, Zahra e Yarba furono costrette da Karima a tornare immediatamente da Nonna Leyla. Raja e Fatma avevano voglia di compagnia, per cui fecero per tornare nella sala a scegliere il proprio uomo.
Io stavo per seguire Zahra e Yarba, quando Raja mi chiamò.
"Tu non balli stasera, Salwa?"
"Penso siano altre le priorità, adesso"
"Cos'è, giochi a fare la cocca di mamma, adesso?" mi sibilò all'orecchio. "La prossima volta potresti anche degnarti di ballare con noi"
Senza attendere una mia risposta, Raja si voltò e tornò nel locale.
Il suo commento mi innervosì parecchio.
Nonostante sapesse perfettamente cosa mi frenava, lei preferiva continuare a credere che mi piacesse starmene in disparte. Non accettavo il fatto che lei mi considerasse altezzosa.
Punta da quel commento velenoso, turbata dai miei sogni e arrabbiata nei confronti di quei soldati che pensavano di poterci possedere con la stessa facilità con cui compravano un asino, non mi accorsi nemmeno di aver afferrato un bastone ed essermi diretta a passo spedito verso il palco.
Quando realizzai cos'avevo fatto, era troppo tardi. 

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Capitolo 3
*** Ossidiana ***


Il tempo attorno a noi sembrava essersi fermato.
Io e Frederik non riuscivamo a staccare gli occhi da quei corpi così seducenti, che si muovevano con una grazia e una leggiadria mai viste.
La musica mi coinvolgeva a tal punto che mi sembrò di aver perso il contatto con la realtà.
Ad un certo punto dalle prime file un uomo si protese e afferrò con forza la caviglia di una delle danzatrici più giovani. Riconobbi lo stemma della croce nera in campo bianco.
La trascinò sul tavolo e, incitato da alcuni, cominciò a spogliare la ragazza mentre questa tentava di divincolarsi. Lo vidi distintamente bloccarle i polsi e cominciare a baciarle i seni.
Quell'immagine mi terrorizzò e mi eccitò al tempo stesso.
Fu come rivedere me stesso mentre bloccavo al suolo Rakka per poi spingermi in lei con violenza, incurante delle sue suppliche. Un attimo dopo, mi apparve un campo di grano: io e Klara eravamo distesi a terra e ridevamo dopo una lunga corsa. Io le sollevavo pian piano la gonna e le accarezzavo la coscia...
In quel momento, una voce profonda mi riscosse dalla mia pena.
"Lasciatela" tuonò il gigante nubiano.
La sua voce era forte e limpida come quella dei suoi tamburi. E ora vibrava minacciosa.
"Le danzatrici non si toccano. Tornate a bere"
Chiunque dopo un simile avvertimento, si sarebbe fermato. Infatti, il teutone lasciò la ragazza all'istante, come se la sua pelle fosse diventata improvvisamente di fuoco.
Tutto tornò tranquillo.
Io e Frederik ci scambiammo uno sguardo d'intesa.
"Con una bestia così a guardia delle pulzelle, io non ci avrei nemmeno provato" sogghignò lui.
Finii di bere il mio vino, annuendo.
"D'altra parte, stiamo parlando dei teutonici, non possiamo pretendere troppo"
Frederik si fece una grassa risata.
"Però" continuai io "devo ammettere che l'avrei ucciso con piacere"
"Buon Dio, Ardwin, da quando in qua sei diventato il paladino delle puttane?" scoppiò di nuovo a ridere, poi improvvisamente parve colto da un'illuminazione.
"Aaah, ora ho capito... anzi, ho due ipotesi"
"Sputa il rospo"
"La prima è che, forse, l'avresti ucciso per poter prendere il suo posto. La seconda, forse ha a che fare con tua sorella e un certo..."
Lo presi di scatto per il bavero, stringendogli la gola.
"Non...!"
Lo lasciai immediatamente, non appena mi resi conto di cosa stavo per fare.
Lui mi guardò con un sorriso bieco, massaggiandosi la gola.
"Direi... che ho indovinato" disse, schiarendosi la voce. "Mi dimentico sempre di quanto ti fa imbestialire, quest'argomento. Pazienza, me la sono cercata" ammise, alzando le mani in segno di resa.
Non risposi, e d'un tratto l'aria mi sembrò talmente soffocante da non riuscire quasi a respirare.
Biascicai le mie scuse a Fred, e mi diressi verso l'uscita.
Il fresco alito della sera mi fece sentire subito meglio, ma non impedì ai miei pensieri di venire nuovamente a galla.
Il cuore bruciava di una vecchia ferita... e un'altrettanto vecchia vergogna.
Da nove anni ormai non avevo più notizie di mia sorella... da quando ero partito per la Terra Santa.
Rivolsi a lei il mio pensiero, guardando la luna appena sorta.
Di lei mi vennero in mente gli occhi grigi e malinconici, i capelli biondi come grano maturo, luminosi tanto quanto i miei erano scuri. La sua risata, i suoi denti bianchi e perfetti... le notti passate a stringerci per mano, accoccolati insieme per scacciare il dolore dei lividi sulla pelle.
Sospirai e chiusi gli occhi, appoggiandomi con la schiena alla parete della taverna.
No, dovevo smetterla di ricordare.
Tutti i miei sogni si erano infranti... che illuso! Era inutile ormai piangerci sopra. Forse aveva ragione Frederik. Se è vero che la vita umana è priva di significato tanto quando è piena di gusto ed emozione, tanto valeva godere appieno di ogni singolo istante.
Decisi perciò di rientrare tra i fumi dei nargila.
Cercai il mio amico tra i tavoli, ma non lo trovai. Lo scorsi infine in un angolo, abbracciato a una delle danzatrici, la bellissima mora dai capelli ricci. Si diressero poi al piano superiore, scambiandosi occhiate complici.
Anche se ero felice per lui... Dio, quanto lo invidiavo!
In quel momento però, qualcun altro attirò la mia attenzione.
Sul palco, una danzatrice sconosciuta avanzò a grandi passi verso il nubiano, per sussurrargli qualcosa all'orecchio. A differenza delle altre  portava una morbida tunica a righe, fermata in vita da una fusciacca colorata. I capelli, lunghi e crespi, erano anch'essi acconciati con una fascia della medesima tinta.
Il suo sguardo saettò per un attimo verso di me, mentre esplorava brevemente la sala.
La ragazza sembrava non volesse saperne di iniziare a danzare: attorno a me, alcuni avventori cominciarono a mormorare impazienti, e qualcuno lo fece anche ad alta voce.
Dopo un po', il suono della zurna e del mizmar finalmente annunciò il suo spettacolo.
La vidi avvicinarsi lentamente al centro della sala, facendo volteggiare un bastone.
Cogliendoci di sorpresa, lo puntò verso di noi con un movimento rapido, seguendo con lo sguardo la linea invisibile che questo creava nell'aria.
Anche alla luce soffusa delle lanterne, notai gli occhi scuri della donna brillare di una luce magnetica, e improvvisamente mi sentii attratto da lei.
Incrociammo di nuovo gli sguardi, e anche stavolta mi trovai a trattenere il respiro.
Non c'erano dolcezza, né malizia nei suoi occhi, diversamente da ciò che le sue compagne avevano mostrato ai soldati affamati d'amore.
Quegli occhi sembravano ossidiana liquida, lava bollente che bruciava pericolosa nel fondo delle sue iridi...
Il suono improvviso delle percussioni ci colse nuovamente di sorpresa.
Fu allora che cominciò a danzare per davvero: i suoi movimenti erano talmente potenti e aggressivi da intimorirci. Era capace di abbinare passi leggeri e aggraziati con agili colpi di petto e bacino, mentre faceva ondeggiare il bastone come una frusta.
Quando il ritmo aumentò, lo fece poi ruotare con violenza, quasi fosse una sciabola e stesse combattendo contro un nemico invisibile.
Mentre danzava, combatteva. Mentre combatteva, danzava.
Era stupefacente, sensuale come nessuna delle altre.
Un rullo di tabla la portò all’apice, e terminò la coreografia puntando nuovamente il bastone verso di noi, come ad ammonirci.
Fu allora che, per la terza volta, i suoi occhi incontrarono i miei.
Purtroppo però non ci diede il tempo neanche per farle un applauso: si voltò bruscamente senza nemmeno inchinarsi, dandoci le spalle.
Quasi non capii cosa successe, ma improvvisamente la vidi a terra, mentre un omone alto quasi due metri l'aveva afferrata per i capelli e trascinata verso di sé.
Il nubiano proruppe in un urlo terribile, ma questa volta non bastò.
Molti si alzarono, incitando l'aggressore, alcuni unendosi a lui e ridendo sguaiatamente.
Ben presto si scatenò una rissa, mentre il nubiano tentava di raggiungere la ragazza, ormai sommersa.
Cercai di mantenermi in disparte, ma fu praticamente impossibile. Mi beccai un pugno in pieno viso, che mi mandò lungo disteso per terra. La gamba cedette momentaneamente, e un fulmine di dolore si propagò attraverso i nervi, facendomi perdere per un attimo la lucidità.
Nella calca, intravidi la ragazza strisciare via, tra le gambe dei tavoli.
Facendo appello a tutta la mia forza, mi rialzai e diedi delle spallate per liberarmi la strada.
Individuai il mio obiettivo poco più avanti, mentre cercava di difendersi da un teutone.
Raccolsi una della brocche di terracotta e l’abbattei con tutta la violenza che mi era rimasta in corpo, sul capo di quel disgraziato.
Ora era di fronte a me. Non appena la presi per il polso, iniziò a gridare e dimenarsi selvaggiamente.
"Stà ferma! Se vuoi uscire di qui, stà ferma!"
Mi costò molta fatica mantenere la presa e tentare di fuggire, ma alla fine riuscii a raggiungere le scale e salire al piano superiore.
Controllai velocemente la situazione dalla balaustra, ma sembrava che nessuno ci avesse seguito.
Lei continuava a gridare e gemere come un animale ferito, e all'improvviso mi si avventò contro e mi morse una spalla.
Trattenni a fatica un fremito di dolore.
Decisi che, se volevamo uscire da lì, avrei dovuto neutralizzarla.
Le strinsi più forte i polsi, nel tentativo di bloccare ogni sua iniziativa.
La fascia sui capelli le era caduta, e i capelli neri e crespi le circondavano il volto come la criniera di un leone.
Quegli occhi, ora lampeggiavano di un'insana rabbia e paura, e sembravano pronte ad inghiottirmi nella loro oscurità.
Non c'era più tempo.
La attirai a me con forza, stringendole il viso sul mio petto. Resistetti mentre cercava di darmi dei pugni, e poco dopo per fortuna perse i sensi.
Ero madido di sudore, e in più la gamba mi doleva atrocemente.
Mi tastai la coscia, e scoprii con orrore che la ferita si era riaperta.




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Nda: Sì, sono tornata. Per chi segue ancora questa storia, ho dovuto cancellare alcuni capitoli perché ho deciso di modificarla in modo radicale. Da questo capitolo in avanti quindi, la trama prenderà una piega diversa da come l'avete conosciuta. Ho anche sistemato e modificato i capitoli precedenti, per cui... mi farebbe piacere se voleste rileggerli. Nei prossimi giorni inserirò anche le note linguistiche! Per ora, vi lascio il link a una musica che trovo davvero appropriata per questo capitolo! https://www.youtube.com/watch?v=GBtXAJM5OUc
Fatemi sapere cosa ne pensate. A presto!
Namary/Tarazad

 

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