Stardust - A Magic Story Of Different Worlds

di Kamala_Jackson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Some Far Away ***
Capitolo 2: *** Only The Beginning Of The Adventure ***
Capitolo 3: *** Somethimes Choices Make You ***
Capitolo 4: *** Let Your Words Be Anything But Empty ***
Capitolo 5: *** The Day We Met ***
Capitolo 6: *** Come Fly With Me ***
Capitolo 7: *** A Shoot In The Dark ***
Capitolo 8: *** This Is Halloween ***
Capitolo 9: *** Hit Me With Your Best Shot ***
Capitolo 10: *** THe Time Will Come, When You'll Have To Rise ***
Capitolo 11: *** Looking Up There's Always Sky ***
Capitolo 12: *** Together, We Map The World ***
Capitolo 13: *** My Father Told Me ***
Capitolo 14: *** It's Been A Long Day Without You, My Friend ***
Capitolo 15: *** Keep Your Feet On The Ground, When Your Head's In The Clouds ***
Capitolo 16: *** There's Nothing Left To Say Now ***
Capitolo 17: *** There's Something In The Water ***
Capitolo 18: *** I Hear The Voices When I'm Dreaming ***
Capitolo 19: *** If I Die Young ***
Capitolo 20: *** You And I Will Not Be Shaken! By The Winter Sound ***
Capitolo 21: *** If Christmas Is In Your Heart ***
Capitolo 22: *** And Use My Head Alongside My Heart ***
Capitolo 23: *** And I Believe That Darkness Reminds Us Where Light Can Be ***
Capitolo 24: *** I'll Fight It ***
Capitolo 25: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Some Far Away ***


 .Angolino dell’autrice
In onda tra tre
Due

Uno
Salve, o voi che vi spingete fin qui, colei che vi parla è Kamala, con il suo assistente Seth Clearwater.
Baaaaaooooo.

Dunque, questa “cosa” era nata come una raccolta di One Shot, ma mi sono accorta che non riuscivo a non scrivere una storia vera e propria. Perciò eccomi qui, a provare a scrivere e pronta ad ascoltare qualsiasi cosa abbiate da chiedere. E comunque, per chi ne avesse voglia, può andare a leggere la mia One Shot : Di Genitori Esasperanti, Allenamenti di Quidditch e Amiche Vere, da cui è nato tutto.
Ci vediamo di sotto, gente, buona lettura ! *si teletrasporta*
 

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Dedico questa storia a DioMagoPrescelto99, che mi ha dato quella spinta che mi serviva per continuare la One Shot, a SweetLuna, che mi ha ispirato a scrivere una storia vera e propria con la sua “Eternity” e, ultima ma non ultima, a Larissa Grifondoro. Senza di te nulla di questo sarebbe possibile e anche se sei arrabbiata con me rimarrai sempre nel mio cuore, stupida secchiona <3
 
1.Some Far Away.
 
Katniss si fece strada tra la folla, trascinandosi dietro sua sorella Prim con non poche difficoltà. La bambina, infatti, si fermava ogni cinque secondi per ammirare le vetrine di Diagon Alley. Katniss sospirò e tirò Primrose verso di sé, dato che si era fermata per l’ennesima volta a fissare una vetrina.Si trattava dell’Emporio del Gufo, dove si compravano i propri animali per Hogwarts.
-Andiamo Prim, dobbiamo andare a comprare la bacchetta.- sbottò Katniss, strattonando leggermente il braccio di sua sorella. Primrose la guardò con gli occhioni azzurri e mise in mostra quello che doveva essere un sorriso furbo, ma che invece la faceva sembrare buffissima.
-Ma Kat, tu non hai un animale per Hogwarts !- disse.
-Paperella, quello è l’ultimo dei nostri problemi. Un animale si trova sempre, lo sai. Ora devo andare a cercare la mia bacchetta.- cerco di spiegarle Katniss, tirandosi dietro l’orecchio una ciocca ribelle sfuggita dalla treccia mora. Prim annuì contenta e la ragazzina pensò di essere riuscita a mettere fine al “discorso animale” quando sua sorella disse una delle cose peggiori che poteva tirare fuori.
-Ma tu hai Ranuncolo ! Puoi portare lui con te ad Hogwarts !
Katniss non riuscì a reprimere un senso di disgusto al solo pensiero dell’animale, mentre Prim cominciava a fantasticare su gatti volanti che facevano comparire cibo e fiori.
Scosse la testa rassegnata e ricominciò a trascinare la bambina tra le mille persone che animavano Diagon Alley in quegli ultimi giorni prima della scuola. Era anche vero che si erano ridotte loro all’ultimo momento, ma non avevano avuto scelta. Il padre di Katniss e Prim era morto circa un anno prima per un crollo nella miniera del Distretto 12 e la loro madre, distrutta dal dolore, si era rinchiusa in uno stato catatonico da cui non sembrava esserci via d’uscita. Senza Gale e la sua famiglia non sarebbero mai uscite vive da quell’anno d’inferno. E poi era arrivata la lettera per Hogwarts. Nei Distretti più poveri,come il suo, era considerata una disgrazia. Non avevano abbastanza zellini per permettersi tutti gli strumenti e i libri che servivano. Loro erano state fortunate : il papà di Katniss aveva frequentato la scuola ed era stato uno degli studenti migliori. Aveva rinunciato a quel mondo pieno di magia per stare accanto alla moglie, una babbana, ed erano tornati nel Distretto 12. Alla Gringott avevano scoperto di avere una cassaforte abbastanza piena di zellini, tutto quello che poteva permettersi il loro papà. Ma bastava ad entrambe per i sette anni di scuola ciascuno.
Katniss si fermò all’improvviso, bloccata da Prim che si era fermata davanti ad un’altra vetrina.
-Prim…-iniziò con voce palesemente scocciata. Ma le parole le morirono in bocca quando lesse l’insegna.
Olivander :Fabbrica di bacchette di qualità superiore al 382 a. C. Nella vetrina piena di polvere era esposta, su un cuscino color porpora stinto, una sola bacchetta. Katniss si lanciò una lunga occhiata con sua sorella e poi, dopo un lungo respiro, fece qualche passo verso la vetrina. Ma trovò resistenza. Si girò verso sua sorella con le sopracciglia aggrottate, ma trovò Gale. Lui le sorrise furbo con gli occhi grigi tipici del Giacimento e staccò la mano di sua sorella da quella di Katniss-
-Da Olivander si entra da soli.- disse scuotendo la testa leggermente. Katniss annuì, spaesata, e si voltò nuovamente verso il negozio. Deglutì un paio di volte a vuoto e accennò qualche passo. Si sentiva tremendamente strana e agitata. Sentiva che la scelta della bacchetta le avrebbe cambiato la vit-
-Oh Catnip, non avrai paura ?
Gale. Non si girò, ma gonfiò il petto e,con le guancie rosse dalla rabbia, entrò nel negozio.
Ci fu un lieve scampanellio, proveniente da chissà quale angolo del negozio. Per il resto niente. IL silenzio totale. Forse è chiuso, pensò la ragazzina. Ma si dovette ricredere quando un anziano uomo con gli occhi grandi e scoloriti che illuminavano il negozio come due astri lunari spuntò da dietro uno scaffale non meglio identificato.
-Salve, e benvenuta da Olivander. Come posso aiutarti ?-chiese con voce sommessa.
Katniss si morse le labbra.-Buongiorno. Sono qui per una bacchetta.
-Primo anno ?-Indovinò l’uomo con un guizzo negli occhi. Katniss mugulò un sì in risposta, mentre i suoi occhi grigi cominciavano a vagabondare tra i mille scaffali. L’uomo le prese le prese varie misure, per poi frugare tra qualche scatolo, poi tornò da lei con una bacchetta.
-Undici pollici e mezzo, sibilante, faggio. Ottima per gli incanti.- disse porgendogliela. Katniss l prese in mano, titubante. Niente. Olivander gliela sfilò di mano scuotendo la testa.
-Quercia, quindici pollici, flessibile e ottima per la trasfigurazione.
Niente.
-Salice, legno di salice, flessibile e cuore di drago.
Niente.
Katniss sospirò dopo la quinta bacchetta, scoraggiata. Ma Olivander continuava a trotterellare da uno scaffale all’altro allegro come non mai. L’aveva presa come una specie di sfida, a quanto pare.
-Ebano e piume di fenice. Undici pollici. Flessibile e ottima per la trasfigurazione. Avanti, la provi.- disse sorridendo e porgendogli la bacchetta. Katniss la prese, pronta al nulla, ma invece sentì uno strano calore improvviso alle dita. La puntò verso un punto a caso e dalla punta scaturì una scia di scintille rosse e argentate, simile ad un fuoco d’artificio. Olivander trillò d’entusiasmo. Gliela sfilò delicatamente dalle mani e la ripose nella scatola, avvolgendola in carta da pacchi.
Katniss uscì dal negozio felice come non mai e si ritrovò di fronte Gale e Prim. E un gufo. Un gufo bellissimo. Aveva lunghe penne marroni che rilucevano alla tenue luce di Diagon Aleey e la fissava con i suoi enormi occhi arancioni.
-Un Gufo Reale !- urlò sua sorella correndo ad abbracciarla. Incontrò gli occhi di Gale e mormorò un “Non dovevate.” Lui scosse la testa e le scompigliò la treccia mora.
-Te lo meriti eccome, Catnip. E ora muoviamoci, ho una fame da lupi.
Katniss scoppiò a ridere, per poi avviarsi insieme a Gale  a Prim verso il Paiolo Magico.
 

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Angolino dell’Autrice parte 2
*scoppiano fuochi  d’artificio*
Ri-ciao gente. Dovrei delle spiegazioni, lo so.
Allora, codesta storia è una Cross Over tra Hunger Games, Harry Potter, Percy Jackson, The Mortal Intstruments eTwilight. I personaggi principali saranno Annabeth Chase, Katniss Everdeen. Renesmee Carlie Cullen e Clarissa Morgesten. Ma ci saranno anche molti altri personaggi delle saghe.
Seguirò abbastanza le trame dei libri, per quanto sarà possibile e cercherò di aggiornare regolarmente. Il risultato non è assicurato, ovviamente.
Detto questo al prossimo capitolo,
Baci e Abbracci,

Kamala<3

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Capitolo 2
*** Only The Beginning Of The Adventure ***


Angolino dell’autrice
 

Eeeee tra cinque…
…quattro…
…treee…
…duee…
…UNO !!!

Ave popolo di Efp, sono tornata ! Pensavate di non vedermi più ?!? E invece sono riuscita ad aggiornare in tempo, questa sì che è una cosa straordinaria !
Dato che mi sono scordata di dire alcune cose la scorsa volta, le dico adesso :
-Questo capitolo sarà dal punto di vista di Renesmee Carlie Cullen. Per chi non la conoscesse, spiego chi è : conoscete Bella Swan e i vampiri sbarluccicosi e Twilight ? No ? Sì ? Non importa.
Importa eccome ! Tutti devono sapere di quanto sono figo u.u
Seth, Bella parla per cinque interminabili libri di quanto sono fighi Jacob ed Edward, tu sei a malapena citato.
Ma io in Eclipse ho ucciso R-
Seth cuciti la bocca che devo finire di spiegare. Allora : Renesmee è la figlia di Edward e Bella, vampiro sbarluccicoso e centenario il primo, umana e con l’agilità di una lontra sulla terra ferma la seconda, dopo svariate vicissitudini in cui hanno rischiato di tirare l’ala si sposano. E allora, direte voi. Succede che Eddy Cullen e Bella Ameba Swan passano la luna di miele come si passa una normale luna di miele e dato che il vampiro è morto, dovrebbe esserlo tutto il suo corpo, giuuuusto ? E invece no, e la MonnaBella rimane incinta di una creatura straordinaria ma che potrebbe ucciderla, dato che cresce troppo velocemente e che le sconquassa le colonna vertebrale. Dopo una gravidanza difficile e piena di pericoli, dato che :
-Il feto potrebbe ucciderla, come ho già detto.
-Quel bietolone rintronato di Jacob le sbava dietro lo stesso e se prima cerca di convincerla ad abortire ora la appoggia nella continuazione della gravidanza, ma solo perché vuole uccidere il piccolo appena nato.
-I licantropi, o meglio, i Mutaforma di La Push decidono che un creaturo così è pericoloso e devono uccidere sia Bella sia il povero piccino.
-Charlie, il padre di Bella, non deve sapere niente perché non sa che i vampiri esistono.
Potete capire quanto stressata sia la povera Bella, in tutto questo, ma finalmente tira fuori il carattere e manda avanti la gravidanza. Quando Renesmee nasce lei per poco non muore (ma Eddy riesce a salvarla trasformandola in vampiro), Jacob invece di uccidere Renesmee ha l’Imprinting con lei e i licantropi attaccano ma vengono respinti dai vampiri e da Jacob. E ora un po’ di pace. E invece noooooo !
Per un equivoco Nessie viene creduta una bimba vampira (cosa illegale tra i vampiri) e i Volturi li attaccano, ma i Cullen gli fanno capire che Renesmee è una mezzosangue ( cioè metà umana e metà vampira) e finalmente vivono felici e contenti.
Ah, e Renesmee è capace di mostrare i propri pensieri attraverso il tocco delle mani e cresce più velocemente rispetto a noi ai comuni mortali.
Vi lascio al capitolo, ci vediamo giù
!
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2.Only The Beginning Of The Adventure.
 
Renesmee non poteva ancora crederci. Era su un treno, sull’Hogwarts Express, ed era in viaggio per Hogwarts. La sua nuova scuola. Di Magia e Stregoneria. Queste parole continuavano a rimbombarle nella testa, e ogni volta sentiva un tuffo al cuore ed era pervasa di paura mista ad eccitazione. Era tutto così nuovo ! I suoi genitori non l’avevano mai mandata a scuola e si sentiva parecchio nervosa. Continuava a spostare lo sguardo dal paesaggio che scorreva fuori dal finestrino ai minimi particolari del vagone in cui si trovava. Poteva scorgere ogni minimo particolare, ogni più fine sfumatura del legno grazie ai grandi occhi color cioccolato dalla vista da vampiro.
La ragazzina spostò lo sguardo sulla sua bacchetta, appoggiata sul sedile vuoto accanto al suo, e sentì di nuovo una stretta allo stomaco. Abete, tredici pollici e mezzo, sibilante e ottima per la trasfigurazione. La prima cosa che l’aveva colpita quando l’aveva presa in mano era stato l’odore. L’odore di muschio e di abete. Come quello che c’era a La Push. E si era sentita a casa per un attimo. Le era uscito spontaneo agitarla leggermente e aveva sgranato gli occhi quando dalla punta si era sprigionata una scintilla argentea e tremendamente brillante, tanto da illuminare l’intero negozio di Olivander.
La prese delicatamente con le mani, sentendo sotto la pelle sensibile le piccole imperfezioni del legno. Se la portò piano al naso e chiuse gli occhi, respirando profondamente quell’odore così familiare e così lontano dei boschi di La Push.
Casa. Le mancava così tanto.
Quando era arrivata la prima lettera a casa, avevano seriamente pensato ad uno scherzo di cattivo gusto. Il loro “incontro” con i Volturi risaliva solamente a qualche mese prima e loro volevano solamente vivere in pace.
Così avevano ignorato la prima, la seconda, la quinta lettera, ma poi ne erano arrivate altre, molte altre, fino a riempire l’intera casa. Persino il nonno Charlie aveva cominciato a riceverne. Così avevano capito che forse uno scherzo non lo era affatto, e avevano scoperto che sì, lei aveva dei poteri, ma alla fine avevano accettato anche quello. Nonno Carlisle non aveva saputo sipegare come Renesmee si ritrovasse quella magia, ma non era stato un gran problema. Infondo i suoi genitori erano vampiri e il suo migliore amico un licantropo, quindi non faceva molta differenza, giusto ?
Renesmee ripose la bacchetta a posto e si sistemò meglio sulle gambe la sua gattina grigia tigrata, Salem, sulle ginocchia, per poi tornare a guardare fuori dal finestrino.
Le mancava terribilmente la sua famiglia. E le mancava Jake. Il suo Jake. Renesmee ricordava il loro ultimo sguardo una volta salita sul treno, e sapeva che quello del Quileute era il riflesso del suo. Dolore. Un dolore quasi fisico e atroce, come se le strappassero via una parte di sé Si era sentita quasi mancare.
Sospirò e si stropicciò gli occhi, per evitare di piangere. Salem cominciò a fare le fusa.
La porta del vagone si spalancò all’improvviso e Renesmee si girò di scatto incredula mantre Salem, spaventata, le arpionava le gambe con gli artigli.
Gli occhi cioccolato di Renesmee si scontrarono con quelli verdi smeraldi di una ragazzina all’incirca della sua età. Aveva i capelli rossi e mossi, raccolti in una coda bassa e una spruzzata di lentiggini in faccia, cosa che la faceva sembrare tremendamente simpatica ai suoi occhi.
-Ehm…- cominciò la ragazzini, rossa quasi quanto i suoi capelli.
-Forza Clary, entra !- la voce di un ragazzino le fece volgere gli occhi alla figura dietro. Occhi color nocciola e capelli castani.
-Uhm, scusa, non ti volevamo disturbare. Possiamo stare in questo vagone ? Non ci sono altri posti liberi.-disse lui per scusarsi.
-Certo !- rispose Renesmee con allegria, facendo spazio ai due nuovi arrivati. Si sedettero di fronte a lei e per un po’ aleggiò un silenzio imbarazzante.
-Allora…- cominciò la mezza vampira, sistemandosi nervosamente i capelli ramati su una spalla.-Io sono Renesmee. Renesmee Carlie Cullen.
-Io mi chiamo Clarissa Fray, ma puoi chiamarmi Clary.- disse la rossa sorridendo. I loro occhi si incatenarono ancora una volta, attratti dal misteriosi bagliori che mandava l’iride dell’una a quella dell’altra, qualcosa di magico e misterioso.
-E io sono Lewis. Simon Lewis.- ammiccò il ragazzino facendole sobbalzare. Renesmee si lasciò scappare una risata mentre Clary alzava gli occhi al cielo senza però nascondere un sorriso.
-Comunque potete chiamarmi Nessie.- aggiunse Renesmee sorridendo.
Clary annuì mentre Simon esclamava un “Forte ! Come il mostro di Lochness !” e altre risate riempivano il vagone.
La porta dello scompartimento si aprì di nuovo, rivelando una donna sorridente, con due fossette sulle guance e con i capelli neri striati di grigio.
-Desiderate qualcosa dal carrello ?- chiese.
Simon scattò in piedi come una molla e annuì come un forsennato, per poi pregare Clary di accompagnarlo e invitare anche Renesmee.
Dopo un qualche attimo di tentennamento, la mezza vampira chiuse Salem nel suo trasportino e seguì i suoi nuovi amici nel corridoio.
Gelatine Tuttigusti+1, gomme Bolle Bollenti, Cioccorane, Zuccotti di zucca, polentine, Bacchette magiche alla Liquirizia e un’infinità di altre cose strane che lei non aveva mai visto in vita sua. Sotto consiglio di Simon, che si atteggiava da esperto, comprò un po’ di tutto e pagò la gentile donnina.
Tornarono nello scompartimento e rovesciarono tutto quello che avevano comprato sul sedile rimasto vuoto.
-Cioccorane !- trillò Simon con troppa enfasi, mentre ne afferrava un pacco. Renesmee si lanciò uno sguardo preoccupato con Clary.
-Non saranno mica rane vere ?- chiesero in coro, per poi lanciarsi un’occhiata divertita.
-Certo che no ! Però dentro ci sono le figurine.- disse lui aprendo il pacco e porgendo la rana di cioccolato a Clary, mentre prendeva la figurina.
Clary spezzò a metà la rana e ne porse un pezzo a Renesmee, che accettò e diede un piccolo morso.
Il sapore dolce e zuccheroso del cioccolato le invase la bocca e chiuse un attimo gli occhi mentre Clary faceva lo stesso.
-Ho trovato Morgana un’altra volta !- disse quasi disperato Simon. Clary gli posò una mano sulla spalla mentre Renesmee si allungava curiosa e gli sfilava la figurina dalle mani. Una bellissima donna dai lunghi capelli neri e dagli occhi color zaffiro sorrideva gentile. Renesmee chinò il capo di lato e la donna scoppiò a ridere.
-Oddio, ma si muove !- disse sobbalzando.
Simon scoppiò a ridere mentre Clary le sorrideva e annuiva.
Anche Renesmee rise e cominciò altre Cioccorane nel mucchio di dolci. Assaggiarono anche alcune gelatine Tuttigusti+1 e ne trovarono una al sapore di vino e un’altra a quello di pioggia.
Dopo essersi ingozzati e aver riso come pazzi quando Simon aveva trovato Morgana per la sesta volta, Renesmee fece uscire Salem dal trasportino e iniziò a coccolarla un po’.
-Voi che animali avete ?- chiese stiracchiandosi.
-Una Civetta delle Nevi. Me l’ha regalata lo zio Luke.- disse Clary sorridendo e arrossendo un po’.
Simon fece una smorfia, invece, e tirò  fuori dalla tasca un rospo.
-Io ho questo.- disse scuro in volto. Renesmee soffocò a stento una risata.
-Su Simon, vedrai che ti tornerà utile in qualche modo…- cercò di consolarlo Clary, ma non ci credeva neanche lei.
Renesmee tossì un paio di volte, dato che le risate represse aumentavano.
-Oh sì, grazie al suo aiuto potrò stare tranquillo : gli insetti non potranno più toccarmi !- sbottò sarcastico lui, mettendo su un broncio buffissimo.
Renesmee non seppe più resistere e scoppiò a ridere, seguita a ruota da Clary.
Simon si unì a loro poco dopo, soprattutto quando Salem, fin troppo curiosa, diede un zampata al povero rospo che in risposta si gonfiò tutto, facendo saltare la gatta che rizzò il pelo e gli soffiò contro.
E loro ridevano, mentre la distanza che li separava da Hogwarts si accorciava sempre di più.

 
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Angolino dell’autrice

Ed ecco qui il capitolo ! Spero che vi sia piaciuto e che non abbiate trovato errori, considerando che l’ho scritto mentre la mia cuginetta di cinque anni mi assillava al telefono, mio fratello mi urlava nelle orecchie e mia madre vedeva a tutto volume la televisione.
Se c’è qualcosa, qualsiasi cosa che non avete capito o che vi è poco chiara chiedete pure !
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo : _Lullaby99_, DioMagoPrescelto99, MyrenelBebbe, e Colpa delle stelle.
Ringrazio chi inserito la storia tra le seguite : Cloe2, DioMagoPrescelto99, la ladra di libri, Lilian Potter in Malfoy e ultima ma non ultima SweetLuna.
A presto,
Kamala <3

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Capitolo 3
*** Somethimes Choices Make You ***



 
Angolino dell’autrice
 

In onda tra cinque…
…quattro…
…due…
…tre…
…due…

Salve a tutti, semidei o tributi o maghi o vampiri o qualsiasi cosa voi siate, sono tornata !
Pensavate di esservi liberati di me, eh ? Sbaaaagliaaatoooo, eheheh…
Allora, questo capitolo è dal punto di vista di Clarissa Morgesten ma non mi dilungherò nella trama dei libri di Cassandra Clare, poiché le avventure qui narrate coinvolgono una Clary undicenne e lei scopre tutto l’ambaradan dei Nephilim quando ha quindici anni, se la memoria non mi inganna.
Quindi, senza ulteriori indugi, vi lascio al capitolo e ci vediamo di sotto !
 

 
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3. Somethimes choices make you.
 

Clary continuava a torturarsi l’orlo della divisa della scuola, mentre sotto i suoi occhi sfilavano altri alunni della sua età che poi venivano smistati da quell’orribile Cappello. Dire che era terrorizzata era un eufemismo. E aveva paura semplicemente di tutto : di finire nella Casa sbagliata, di non essere all’altezza della Casa a cui era stata assegnata, di cadere o inciampare durante l’infinito tragitto che percorrevano gli alunni per arrivare al Cappello Parlante, per non parlare di quanta paura aveva del Cappello.
 A punta, come ogni cappello da mago che si rispetti ma dall’aria tremendamente trasandata : era tutto rattoppato, consunto e pieno di macchie. E aveva seriamente pensato di essere colta da un infarto o da un’allucinazione quando uno strappo vicino al bordo si era spalancato improvvisamente come una bocca e il Cappello aveva cominciato a cantare una filastrocca sulle quattro Case di Hogwarts. Aveva perfino fatto un inchino al termine.
-Chase Annabeth !- chiamò la preside McGrannitt. Clary osservò la bionda ragazzina dagli occhi grigio tempesta con un magone allo stomaco.
Appena arrivati alle barche –perché avevano preso delle barche per arrivare ad Hogwarts- era scivolata su del fango bagnato sulle rive del lago, cadendo letteralmente tra le braccia di quello che sembrava essere il suo fidanzato. Un ragazzino dai folti e disordinati capelli neri e dagli occhi verdi che ricordavano il mare illuminato dal sole estivo. Lui l’aveva presa al volo e l’aveva anche aiutata a salire sulla barca dimostrando una certa dimestichezza con l’acqua, tutto questo sotto lo sguardo a metà tra lo scocciato e il furioso di Annabeth.
Effettivamente, se ci ripensava, la cosa poteva pure sembrare comica : il ragazzino che cercava di fare conversazione –si chiamava Percy- sotto lo sguardo omicida della bionda e le continue interruzioni di Simon, che sembrava averlo preso in antipatia dal primo momento.
Un boato improvviso la riscosse dai suoi pensieri, mentre Annabeth sfilava con sicurezza verso il tavolo dei Corvonero. Doveva scusarsi assolutamente con lei, la sentiva una cosa quasi vitale.
-Cullen Renesmee Carlie !- chiamò la preside. Clary fissò la sua nuova amica alzarsi, celando il nervosismo, e dirigersi verso il Cappello torturandosi un braccialetto con un ciondolino a forma di lupo. Si sedette sullo sgabello e sussultò leggermente quando le calarono il Cappello Parlante in testa.
-Ehi.- le sussurrò Simon. La guardò con fare rassicurante, stringendole una mano, ma si vedeva che era nervoso. Lei sforzò un sorriso e si voltò verso Nessie, proprio mentre il Cappello gridava :-GRIFONDORO !
Una morsa le attanagliò lo stomaco mentre guardava la sua amica  raggiungere i suoi compagni di Casa e, prima di sedersi, le strizzò l’occhio con complicità, come se si aspettasse che anche Clary finisse lì. Le sorrise e desiderò davvero finire tra i Grifondoro anche se sapeva già che sarebbe stata una Tassorosso. La storia è già scritta, pensò con amarezza.
-Everdeen Katniss !
Clary si ritrovò a incrociare gli occhi della ragazzina in questione quasi per caso, un attimo prima che il Cappello Parlante le venisse calato in testa. Deglutì un paio di volte, cercando di ignorare quella strana sensazione alla bocca dello stomaco e quella strana curiosità improvvisa per Katniss.
-SERPEVERDE !- ululò il Cappello, mentre altri applausi risuonavano nella Sala Grande.
Osservò la ragazzina dalle treccia scura aggiungersi al suo tavolo, volando dritta dritta dalle braccia di un ragazzo spaventosamente simile a lei. Forse suo fratello, ipotizzò la rossa.
-Fletchley Christopher !
Clary si rese cono quasi con orrore che erano arrivati alla lettera F e che tra poco sarebbe toccato a lei.
-TASSOROSSO !
Le mani cominciarono a sudarle tremendamente mentre il battito del cuore aumentava un po’.
-Fray Clarissa !- annunciò la McGrannitt.
Ecco sono morta !, pensò lei. Deglutì e si alzò, torturandosi le mani, la gola improvvisamente secca e il cuore che sembrava stesse per esploderle in petto. Il tragitto per arrivare al Cappello le sembrò eterno, sotto gli sguardi penetranti degli studenti e persino il silenzio creatosi sembrava troppo rumoroso.
Si avvicinò allo sgabello cercando di  non fare figure di cacca, per essere un pochino fini, e vi si sedette sotto lo sguardo incoraggiante della preside.
Troppa gente, fu l’unico pensiero che le passò per la mente prima che di essere immersa nel buio. Chiuse gli occhi con forza e si morse le labbra.
-Mhm…- mugulò una vocina gracchiante nella sua testa.
 Sussultò e il respiro le si bloccò in gola.
“Chi è stato ?” pensò tremando leggermente.
-Io !- trillò la stessa vocina di prima.
“Il…il Cappello ?” domandò sbalordita.
-Certo sciocchina ! Chi vuoi che sia, Mago Merlino ? E ora sta un po’ zitta, la decisione qui è difficile…- sbottò il Cappello.
Clary, da quel momento, non osò proferir parola.
-Guarda, guarda cosa abbiamo qui... Magia potente…Interessante…
Ad un certo punto il Cappello fischiò addirittura :-Questa sì che è stregoneria ! Non ci sono dubbi, proprio no…
“Stregoneria ? Quale stregoneria, di che cosa parli ???” sbottò Clary nella sua testa. Inutilmente, dato che il Cappello era già pronto per il suo verdetto.
-GRIFONDORO !- gridò.
La McGrannitt le tolse il Cappello dalla testa e Clary si avviò con passo vacillante verso il tavolo dei Grifondoro, frastornata e felice come non mai, tra gli applausi di tutta la Sala Grande.
Si ritrovò senza accorgersene stretta nell’abbraccio di Renesmee e tra le pacche e le strette di mano dei suoi nuovo compagni di Casa non sentì molto quello che il prefetto dei Grifondoro, Lee Fletcher, le stava dicendo.
Anche Percy finì nei Grifondoro e molti altri ragazzini.
Alla fine dello Smistamento la Sala Grande fu invasa dal silenzio mentre la preside McGrannit prendeva parola.
-Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts ! Diamo inizio al nostro banchetto senza ulteriori indugi !- disse sorridendo.
Tutti batterono le mani ed esultarono entusiasti.
Clary e Renesmee rimasero di sasso quando i piatti si riempirono di pietanze di tutti i generi.
Percy, accanto a loro, mormorò un “Uh, funziona così anche qui !” che poi aveva cercato di mascherare con un colpo di tosse. Le ragazze non ci fecero molto caso e iniziarono a mangiare, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata a Percy che ingurgitava tutto ad una velocità fulminea.
Conobbero Nick-Quasi-Senza-Testa, un fantasma un po’ spaventoso ma molto gentile.
Parlarono e risero tanto e Clary si stupì della semplicità con cui stava facendo amicizia anche con gli studenti più grandi. Da un lato però le mancava Simon, finito nei Tassorosso. Gli lanciò qualche occhiata di tanto in tanto e lei le ricambiò sempre sorridendo. Probabilmente aveva fatto amicizia anche lui con qualcuno.
Quando finirono di rimpinzarsi e cantarono lo stonato inno della Scuola –“Lo faceva anche Silente, è come una tradizione per noi.” Aveva spiegato Lee sorridendo nostalgico- si diressero verso la Sala Comune dei Grifondoro.
Clary si ritrovò la mano di Renesmee stretta nella sua e la trovò straordinariamente calda, quasi rilassante.
“E’ stato emozionante, non trovi ?” chiese l’amica nella sua testa. Clary sbarrò gli occhi mentre Renesmee scioglieva l’intreccio delle loro mani e le infilava nervosamente in tasca.
-E’ stato emozionante, non trovi ?- chiese sorridendo. Eppure sembrava nascondere qualcosa.
-Sì. Davvero emozionante- si ritrovò a dire quasi senza accorgersene. Scosse la testa sorridendo : doveva semplicemente essere un effetto post-Cappello Parlante.
 

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Angolino dell’autrice parte seconda
 

Ed eccoci qui. Cosa ne pensate del capitolo ? Fatemi sapere, eh ?
Intanto ho un fantastiliardo di cose da dire.
Clary è stata smistata, e non solo lei ! Vi aspettavate una comparsa della Percabeth così precoce ? Muahahahah, certo che no. Il braccialetto di Renesmee è un regalo molto importante per la nostra mezza vampira, chi ha letto/visto Twilight lo sa !
Katniss è una Serpeverde e il presunto fratello, per chi non l’ha capito, è niente popò di meno che Gale.
La stregoneria citata dal Cappello Parlante è quella di quel figherrimo di Magnus Bane, Sommo Stregone di Brooklyn e presente in Shadowhunters.
E poi c’è quel gran cucciolotto di Lee Fletcher, figlio di Apollo, ovviamente appartenente a Rick Riordan. Io AMO quel semidio. Insieme ai suoi fratelli più famosi (leggasi Michael Yew e Will Solace).
E il cibo che compare e appare come al Campo Mezzosangue, come dice Perce <3
A proposito di lui, ho abbassato l’età originale (12 anni) a 11. Questo perché quella pazza fantastica Burdge mi ha dato l’idea con una sua fanart.
E infine Renesmee. Per chi non lo sa Ness ha questo potere : riesce a trasmettere i propri pensieri attraverso il tocco della mano. Ed ecco spiegata l’allucinazione post-Cappello Parlante, Lol.
Ci vediamo Venerdì prossimo gente,
Baci e Ammmmore
Kam <3

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Capitolo 4
*** Let Your Words Be Anything But Empty ***


Angolino dell’autrice
 
E tra treeee…
…dueeee…
…uno…

Salve gente ! Sappiate che questo capitolo farà abbastanza pena ma avremo una nuova OTF : la PeetaxAnnabeth. Come non potevo mettere il nostro ragazzo bambino del pane nei Corvonero ? Sarà un’amicizia molto simile alla RenesmeexClary ma anche molto diversa per altri. E poi Annabeth ha già il suo Testa d’Alghe a cui badare, non dimentichiamolo ;-).
Per la Sala Comune dei Corvonero ho dovuto far ricorso a fantasia e a Wikipedia, perché sinceramente la collocazione e i vari dettagli mi sfuggivano parecchio, un modo carino per dire che probabilmente soffro di Alzhaimer prematuro.
Ci si vede di sotto,
Bao !

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4.Let Your Words Be Anything But Empty
 

 
-Attenti a quel punto, manca uno scalino.- la voce di Malcolm Anderson, prefetto dei Corvonero e suo fratello maggiore, fece sobbalzare Annabeth. La ragazza saltò agilmente quel buco nelle scale e riprese a far vagare lo sguardo per i corridoi di Hogwarts.
Fantasmi dall’aria bonaria e gentile svolazzavano tra un dipinto e l’altro, salutando e strizzando l’occhio ai ragazzi.
Annabeth tornò a perdersi nei capitelli delle colonne e nelle volte finemente decorate della scuola. Suo fratello Malcolm continuava a parlare ma lei non si degnò molto di ascolatarlo. Appena ricevuta la lettera aveva convinto Chirone a prendere dei libri su Hogwarts, per poter essere preparata al meglio al nuovo ambiente. C’erano molti semidei nella scuola e alcuni che Annabeth non si sarebbe mai aspettata di vedere lì, come Travis e Connor Stoll, considerati un po’ da tutti i gemelli Weasley della situazione. Annabeth ammirò per qualche secondo la statua di una Gargoyles fin troppo simile ad un’arpia.
Ripresero a camminare con un leggero mormorio di sottofondo, Malcolm che continuava a spiegare cose e lei che continuava a guardare tutt’altro con il naso per aria. Annabeth si dispiacque un po’ per questo. Avrebbe davvero voluto ascoltare il fratello ma il deficit dell’attenzione e l’iperattività non aiutavano molto in quel momento.
E fu così che andò a sbattere contro qualcuno.
-Scu…scusami.- dissero lei e il ragazzino che aveva urtato in coro. Annabeth lo guardò attentamente. Era abbastanza gracile, ma aveva le mani callose. La pelle chiara con le guance rosse per l’imbarazzo, i capelli biondo grano e due occhi azzurri come il cielo. Come quelli di Luke, pensò lei per pi maledirsi subito dopo dato che la sua cotta per il figlio di Ermes era così palese che persino Percy se ne era accorto.
-Non fa niente.- mormorò lei, le guance imporporate per quello stupido pensiero.
Per qualche minuto aleggiò un silenzio imbarazzante, che con suo grande stupore fu interrotto proprio dal ragazzino.
-Peeta Mellark.- disse porgendole la mano. Un po’ dell’incertezza di prima era sparita e la sicurezza stava prendendo piede insieme ad un’innata gentilezza.
-Annabeth Chase.- si presentò a sua volta, stringendogli la mano calda. Come aveva notato prima era callosa, ma era qualcosa di estremamente leggero e delicato, non dava alcun fastidio.
Si sorrisero a vicenda e ripresero a camminare. Annabeth notò che l’ambiente si faceva diverso, meno popolato da fantasmi e più stretto. Si ritrovarono a salire un’alta scalinata a chiocciola sul lato ovest del castello.
Una porta ostruiva il passaggio. Era senza maniglia ma aveva un batacchio incantato in bronzo, a forma di aquila. Malcolm si fece avanti e bussò un paio di volte.
IL batacchio si mosse e prese quasi vita, un po’ come il Cappello Parlante.
-Ha la forza di dieci uomini messi insieme.- disse il batacchio con voce vellutata.
Le rotelle di Annabeth cominciarono a muoversi.
Ha la forza di dieci uomini.
Forza.
Dieci uomini.
In uno.
Bingo !
-Qualcuno sa rispondere ?- chiese Malcolm guardandoli uno ad uno. Due mani scattarono verso l’alto. La sua e quella di Peeta. Annabeth lo guardò leggermente stupita, ma poi piantò gli occhi in quelli di suo fratello con sicurezza.
Lui tentennò un attimo, poi le concesse la parola.
-L’orso. Ha la forza di dieci uomini.- disse lei sicura. Osservò Peeta abbassare la mano e rivolgerle un sorriso.
-Esatto…potete entrare, Corvonero.- mormorò la voce vellutata. E sembrò quasi che sorridesse.
Annabeth si ritrovò nella Sala Comune dei Corvonero e ne restò completamente affascinata.
La Sala era vasta ed ariosa, illuminata da fiaccole appese al muro, dato che l’unico camino non riusciva ad illuminare tutta la Sala. Le finestre da cui si intravedeva il cielo notturno erano ad arco acuto. Sulla moquette era ripetuto il motivo decorativo che adornava il soffitto : un cielo stellato, completo di quasi tutte le costellazioni che lei conoscesse. Era arredata con drappi di bronzo, un tavolo e dei divani nei toni del blu. Di fronte alla porta d’ingresso vi era una stupenda scultura in marmo levigato, che probabilmente rappresentava Cosetta Corvonero.
Annabeth si accorse solo in quel momento di avere la bocca oscenamente aperta. La richiuse con uno scatto, fissando poi la libreria dietro la scultura con una certa avidità.
-Allora ragazzi, da quella parte si accede ai dormitori femminili, da questa invece a quelli maschili.
La ragazza scivolò verso le grandi scale candide che portavano ai dormitori e appena prima di sparire dalla sua vista si scambiò un gesto saluto con Peeta.
Si ritrovarono in un grande spazio pieno di letti, con tre finestre coperte da drappi blu in velluto. Anche le lenzuola erano blu mentre le testiere del letto erano in bronzo. Annabeth ne scelse uno vicino alla finestra, tirò le tende e appoggiò la sacca sul letto. Si guardò intorno con circospezione e tirò attentamente i drappi, nascondendo la visuale alle altre Corvonero. Si buttò sul letto con un piccolo sospiro di stanchezza, avvolta in quel blu che tanto sarebbe piaciuto a Percy.
Aspetta, perché stava pensando a Percy in quel momento ???
Scosse piano la testa e prese la sacca di tela tra le dita. Era di un arancione consumato e al centro, da entrambi i lati, troneggiavano in nero le lettere “CHB”.
Camp Half Blood.
Il Campo Mezzosangue. Casa sua. Annabeth sentì una stretta allo stomaco e le pizzicarono gli occhi. Le mancava il Campo. Le mancava la sua casa. Da quel momento niente più cene al padiglione, niente più falò, niente più allenamenti nell’Arena, niente più lago e niente più Cabina di Atena.
Deglutì un paio di volte, pensando che tanto sarebbe potuta tornarci per le vacanze natalizie ed estive.
Aprì la sacca e tirò fuori il suo pugnale, che ripose accuratamente nel cassetto del comodino, insieme alla bacchetta.
Miti e leggende dell’Antica Grecia, il suo libro preferito, venne appoggiato accuratamente sul comodino, accanto ad una foto in cui c’erano lei, Percy e Grover al ritorno dalla loro impresa.
Ne tirò fuori un’altra e la stretta allo stomaco aumentò, quasi a strapparle il respiro.
Una piccola se stessa di sette anni sorrideva con gli occhioni ridotti verso l’alto, rivolti ad un Luke che sorrideva furbo tenendo un braccio sulle spalle di Thalia. Quella foto era stata scattata pochi giorni prima dell’arrivo di Grover, poche settimane prima che Thalia morisse.
Annabeth scaccio via le lacrime che le bagnavano le guance con un mano, riponendo la foto dentro il libro.
Trovò qualche altra cianfrusaglia nella sacca, come il pacco di noccioline alla cioccolata che gli aveva regalato Connor alla partenza, come se non si dovessero rivedere. Uno specchio grande quanto una mano aperta, regalo di Silena e un piccolo pezzo di bronzo celeste su cui era impressa la frase che Chirone le ripeteva sempre, in greco antico: “ E sofìa estì areté ton gennaìon.”. La saggezza è la virtù dei coraggiosi.
Annabeth accarezzò con la punta delle dita i rilievi del bronzo, per poi riporre anche quello sul comodino. Si alzò e mise nel baule ai piedi del letto i vestiti e la sacca ormai vuota, accuratamente piegati. Prese il pigiama e se lo infilò, sentendo la familiare morbidezza del tessuto sulla sua pelle e rilassandosi. Si sciolse dalla coda alta i capelli biondi e ricci e si lanciò uno sguardo allo specchio. Gli occhi grigi erano stanchi e assonnati e i capelli le ricadevano disordinati sulle spalle.
Si infilò tra le lenzuola e se le tirò fin sotto il mento, sperando di non essere colpita come sempre dai soliti incubi da semidio.
E sperò di non sognare Luke. Dopo il suo tradimento il modo le era crollato addosso.
Così, quasi senza accorgersene, chiuse gli occhi e scivolò tra le braccia di Morfeo.
 

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Angolino dell’autrice parte due
 

Chiedo umilmente perdono se fa schifo ma l’ho scritto ora, di getto, dopo aver perso la versione originale, dopo essere andata alla festa del Comenius a scuola e dopo una giornata pesantissima. Se non si è capito sono distrutta.
Non mi dilungherò più di tanto, quindi, a spiegarvi le varie piccole cose su Annabeth Chase.
Il bronzo celeste è il materiale con cui sono fatte le armi dei semidei greci e viene direttamente dall’Olimpo.
Thalia Grace è il mio personaggio preferito in assoluto, figlia di Zeus e morta tentando di proteggere Annabeth, Luke e Grover. Zeus, per questo atto di coraggio, l’ha trasformata in un pino hai confini del campo.
Il Campo Mezzosangue è il posto dove i semidei greci possono vivere al sicuro dai mostri e come direttore delle attività del Campo c’è nientepopodimeno che Chirone, il centauro che ha addestrato i più grandi eroi greci.
Annabeth lo considera un po’ come il suo papà, dato che quello vero… Be’, di Fredrick Chase parleremo un’altra volta.
Connor e Travis Stoll sono i miei figli di Ermes preferiti e sono dei Serpeverde. Travis è il maggiore ma spesso sono considerati come gemelli per la somiglianza. Sono dei gran combina guai e fanno scherzi di tutti i generi.
Peeta Mellark credo che lo sappiamo tutti chi è, no ?
Anche di Luke Castellan parleremo un’altra volta e con questo, ho finisciuto.
Ringrazio chi ha recensito l’altra volta, chi ha inserito questa storia tra le preferite, o le seguite o le ricordate. Anche chi ha solamente letto questa cosuccia qua.
Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando !
A presto,
una stanchissima Kam.
PS: Ho già finito House of Hades e il mio povero cuoricino è a pezzi, ma questo non c’entra, quindi dimenticatelo.
PPS: Dimeeeeentiiiicaaateeeeloooo !!!

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Capitolo 5
*** The Day We Met ***


Angolino dell’Autrice
In onda tra cinque…
…quattro…
…treeee…
…dueee…

Salve gente ! pensavate di esservi liberati di me, eh ? Sbaaagliaaaatooo.
Con questo capitolo ricomincia il “girone” dei POV.
Infatti il capitolo ha come protagonista la nostra amata Girl On Fire, Katniss Everdeen !!!
E compare un altro personaggio importante già accennato da Annabeth : Luke Castellan. Ma chi non ama quel semidio ? Io mi butterei giù dalle scale per lui.
Di nuovo giù dalle scale, capo ?
Quella volta non l’avevo fatto per nessuno, sono solo scivolata…
Puahahahahahah, è stata una scena epica !!!
Grrrrr…con te facciamo i conti dopo, Seth. Buona lettura e ci vediamo di sotto !

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5.The Day We Met
 
 
Katniss si svegliò abbastanza presto quella mattina, ma decise di non aprire gli occhi subito, crogiolandosi nel tepore del letto e tirandosi il lenzuolo su, fino al mento. Si girò tra le lenzuola, attorcigliandosele ancora di più tra le gambe. Allungò una mano di lato, pronta a sentire il tepore di Prim accanto a sé, ma trovò solo il vuoto. Aprì gli occhi grigi di scatto, solo per trovarsi immersa tra gli stendardi verdi e argentati dei Serpeverde, sprofondata nel letto e circondata da un silenzio profondo. Era ad Hogwarts, non a casa. E Prim non c’era. Katniss torturò l’orlo delle lenzuola tra le mani, mentre si chiedeva come stesse sua sorella, se avesse mangiato la sera prima o se si sentisse sola come si sentiva sola lei in quel letto.
Sta bene, si disse duramente, lei deve stare bene.
Richiuse gli occhi e tentò di riaddormentarsi, tirando la coperta fin sopra la testa.
Dormi, si disse, dormi dormi dormi dormi.
Stette in silenzio, gli occhi serrati e aspettò di addormentarsi nuovamente.
Niente.
Sbuffò e tirò giù le coperte, mentre i capelli scuri le ricadevano disordinatamente sugli occhi. Fissò il soffitto per un po’, illuminato da una flebile luce rosata. Bofonchiò qualcosa, girandosi a pancia in giù e affondando la faccia nel cuscino.
Alla fine scalciò via le coperte e scivolò piano fuori dal letto, sbadigliando. Rabbrividì quando i piedi abbandonarono il calore ruvido del tappeto verde ornato d’argento al freddo gelido del pavimento. Scostò piano i drappi e gli stendardi di morbido velluto e scese in silenzio nella Sala Comune dei Serpeverde.
Ovviamente era deserta e Katniss si sedette sul cornicione della stretta finestra, osservando le placide acque del lago risplendere della luce rosata dell’alba. La Foresta Proibita tornava silenziosa dopo una notte parecchio agitata, qualche uccellino svolazzava timido nell’aria fresca mattutina e Katniss si ritrovò ad appoggiare la fronte sul vetro della finestra, rilassata. Gli occhi grigi continuavano a seguire con curiosità le scie lasciate nell’acqua da quello che sembrava un vero e proprio calamaro gigante.
-È bello, non è vero ?- una voce maschile la riscosse dai suoi pensieri e la ragazzina si girò di scatto, mentre la calma di poco prima sembrava sparire.
Un ragazzo dai capelli biondo cenere e gli occhi azzurri come il cielo la guardava. Una lunga cicatrice gli solcava la parte sinistra del viso ma un sorriso a metà tra il gentile e lo scaltro gli illuminava il viso, conferendogli un’aria accattivante.
Luke Castellan, il prefetto dei Serpeverde.
-Tu sei del primo anno, vero ?- chiese lui.
-Katniss Everdeen.- annuì lei.
Restarono in silenzio a fissare il calamaro che muovendosi increspava la superficie del lago. Katniss lo guardò di sottecchi e ammise che era davvero bello. Il sole nascente gli illuminava il volto e faceva risplendere i suoi capelli come oro, illuminando gli occhi di un azzurro ancora più intenso.
Le acque del lago vennero agitate nuovamente e Luke si lasciò scappare una risata.
-La vecchia Bess ha fame.- spiegò sotto lo sguardo interrogativo di lei.
-Bess ?- chiese Katniss inarcando un sopracciglio.
-L’abbiamo chiamata noi così.- spiegò semplicemente lui. Si alzò e si avvicinò al tavolo, prendendo una coppa d’argento con dentro della frutta. Tornò sul cornicione e aprì la finestra, lasciando che la brezza fresca del mattino scompigliasse i loro capelli.
Katniss chiuse gli occhi e inspirò a fondo quell’odore così diverso da quello del Distretto 12.
Li riaprì solamente per vedere Luke che lanciava nell’acqua del lago la frutta, creando cerchi concentrici in sulla superficie piatta.
Pian piano la frutta cominciò a sparire, risucchiata sotto il pelo dell’acqua e il calamaro si mostrò in tutta la sua lunghezza.
Katniss sbarrò gli occhi meravigliata : era lungo almeno dodici metri, di un colore che slittava tra il rosa e il porpora e aveva lunghi tentacoli con ventose artigliate.
La vecchia Bess scivolò placida sotto la superficie, agitando i tentacoli in una danza fluente, per poi scomparire nelle scure acque del Lago Nero.
Luke richiuse la finestra cigolante e si alzò per rimettere a posto la coppa d’argento.
-È meglio se torni a letto. Oggi sarà il tuo primo giorno di lezione e una bella dormita è essenziale per una mente lucida, okay ?- le disse sorridendo. La sua voce aveva assunto una leggera sfumatura autoritaria e Katniss si lasciò scappare una risata prima di alzarsi dal cornicione.
-Okay.
°°°
 
La prima settimana passò in un soffio.
Katniss imparò molto velocemente che fare magie non significava agitare la bacchetta e pronunciare formule incomprensibili.
Ogni mercoledì a mezzanotte bisognava studiare il cielo stellato con i telescopi e imparare il nome di ogni stella e i movimenti dei pianeti con la professoressa Amatis Herondale, una donna dai capelli castani striati di grigio e grandi occhi blu. Tre volte a settimana, ci si doveva recare nella serra dietro il castello per studiare Erbologia con il professor Hodge Starkweather. Aveva una cicatrice che gli solcava la parte destra del viso, i capelli striati di grigio e un lungo naso adunco.
Storia della Magia era una delle materie più noiose, ma il professor Brunner rendeva tutto più memorabile. Gli studenti lo adoravano e spesso si offrivano di aiutarlo a muoversi con la sua sedia a rotelle.
Invece l’insegnante di Incantesimi, il professor Amos Kane, era un mago potentissimo, dai lunghi capelli raccolti in minuscole treccine, la pelle scura come il cacao e un filo di barba.
Tutto il contrario era il professore di Pozioni, Magnus Bane, “Il Sommo Stregone di Brooklyn”, come si era presentato a loro sin dal primo giorno. La pelle era di un bel color cioccolato ed era molto alto. Il più alto degli insegnanti. Gli occhi giallo-verde, che assomigliavano a quelli di un gatto, avevano la pupilla verticale. I capelli erano neri come la pece e aveva un qualcosa di asiatico.
Il professore di Difesa contro le Arti Oscure era Eleazar Denali, un uomo alto, con i capelli neri e una pelle leggermente olivastra. Gli occhi erano di un color oro e spesso si lasciava scappare qualche parola in spagnolo durante le lezioni, scatenando qualche risata.
Infine c’era l’insegnante di Trasfigurazione, che si faceva chiamare semplicemente Lupa.
Giravano parecchie leggende sul suo conto : che fosse così vecchia da essere già nata ai tempi degli antichi romani. Che avesse partecipato alle più grandi guerre di tutti i secoli. Che conoscesse i più famosi eroi dell’antichità.
 
-Cosa abbiamo oggi ?- le chiese una voce allegra e malandrina all’orecchio. Katniss si girò di scatto, fendendo l’aria con la treccia, pronta a tirare un pugno in faccia a Connor Stoll, ma lui si levò agilmente dalla traiettoria, urtando qualche studente che girava nei corridoi.
-Oh Kat, sei nel tuo periodo rosso mensile, per caso ?- chiese lui con palese interesse.
Katniss si sentì avvampare e desiderò che un fulmine colpisse il ragazzino di fronte a lei, disintegrandolo all’istante.
-Stoll…- iniziò con voce carica di rabbia, ma i suoi occhi grigi si scontrano con quelli verde smeraldo di una ragazzina del primo anno, con la faccia piena di lentiggini e i capelli rossi e mossi legati in una coda bassa. Sostennero lo sguardo per qualche secondo, poi la ragazzina abbassò lo sguardo.
Katniss aggrottò le sopracciglia e scosse leggermente la testa. Connor le sventolò una mano davanti alla faccia, facendola sobbalzare.
-Pozioni doppie con i Grifondoro.- mormorò aggiustandosi la tracolla con i libri dentro in spalla e avviandosi verso i sotterranei.
Connor le salterellò intorno per tutto il tempo, raccontando dei geniali scherzi che avevano ideato lui e suo fratello e accennando un paio di volte al professor Brunner come Chirone, per poi correggersi subito dopo.
Le lezioni si svolgevano in una delle celle sotterranee. Qui faceva più freddo che ai piani alti, il che sarebbe bastato a far venire loro la pelle d’oca se non avessero trovato un ambiente stranamente accogliente.
Un camino situato ad un angolo della stanza riscaldava la cella e faceva luce. Gli scaffali pieni di barattoli in cui galleggiavano animali erano decorati con delle tendine di perline rosse e argentee. Il professor Bane li spettava in piedi accanto alla cattedra, un gran sorriso a illuminargli il volto felino e i capelli tirati indietro da un gel pieno di brillantini.
Katniss e Connor si sedettero nella fila di banchi centrale, riponendo le borse sui banchi e lanciandosi occhiate curiose con i Grifondoro.
Katniss si guardò intorno, cercando di ritrovare la ragazzina dai capelli rossi, mentre Connor intratteneva una conversazione con un certo Prissy o qualcosa del genere, un Grifondoro.
Finalmente trovò la ragazzina, intenta a parlare con una sua compagna di Casa.
Le due Grifondoro si girarono quasi contemporaneamente a guardarla.
Katniss guardò con curiosità anche l’altra ragazzina, dai lunghi capelli color bronzo raccolti solo in parte sulla testa e dagli occhi color cioccolato, la pelle pallida e le guance rosee.
Si fissarono per un po’ e Katniss aveva quasi il mal di testa per dover sostenere due sguardi così forti contemporaneamente e fu davvero grata al professore che richiamò l’attenzione tutti, iniziando a fare l’appello.
Clarissa Fray e Renesmee Carlie Cullen, si disse mentalmente Katniss.
-Bene ragazzi. Siete qui per imparare l’arte delicata delle Pozioni.- disse con voce calda e melliflua.
Il volto del professore si soffermò su Clary e un piccolo sorriso compiaciuto gli sfiorò il viso, per poi scomparire velocemente.
-Voglio che vi dividiate in coppia e fabbrichiate una semplice pozione contro i foruncoli.- disse. Diede le spalle agli studenti e iniziò a scrivere gli ingredienti sulla lavagna.
Katniss tirò fuori pergamena, penna e calamaio e iniziò a prendere appunti anche per Connor, mentre il ragazzo in questione eseguiva i vari passaggi pratici.
Bane passò con eleganza tra i tavoli, soffermandosi a dare consigli e si complimentò con loro per il modo perfetto in cui avevano stufato le loro lumache cornute.
Percy Jackson, ecco il suo vero nome, aveva fatto ribollire così tanto l’acqua nel calderone ( come avesse fatto era un mistero ) che alla fine la sua pozione era esplosa e per poco non aveva causato l’allagamento dei sotterranei.
Il professore non aveva fatto particolari problemi e dopo essersi assicurato che nessuno si fosse fatto male aveva fatto sparire l’acqua con un semplice incantesimo.
Un’ora dopo, lasciando i sotterranei, Katniss incrociò Luke per i corridoi e lui le rivolse un saluto gentile accompagnato da un sorriso, tutto questo sotto gli occhi inviperiti di una Corvonero bionda del primo anno amica di Connor.
Katniss passò il pomeriggio a studiare nel parco del castello, all’aria aperta. Connor si era volatilizzato, probabilmente per combinare qualche geniale scherzo ai danni del povero custode, Argo.
Quando tornò in Sala Comune per lasciare i libri prima della cena, li trovò che sghignazzavano senza ritegno in un angolo mentre Luke e Johanna Mason, l’altro prefetto, gli urlavano contro. Più che altro era Luke che urlava perché Johanna si limitava ad annuire e a nascondere un sorriso.
A cena Katniss si abbuffò sotto lo sguardo divertito di Gale appena posò la testa sul cuscino scivolò in un sonno profondo.
 

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Angolino dell’autrice parte 2
 
Allora gente,visto quanti sviluppi in questo capitolo ? Katniss fa amicizia con Luke e c’è un bel salto temporale a qualche giorno dopo l’inizio. Si ritrova intorno Connor Stoll e alla fine non dispiace tanto neanche a lei. Il suo primo “incontro” con Clary e Renesmee è un po’ speciale e anche quello con Annabeth. L’avete riconosciuta ? Esatto, è lei la Corvonero gelosa di Luke. Perché ricordiamo che Annabeth si è innamorata di Percy quando aveva 12 anni, non 11.
Percy che combina disastri a Pozione ce lo vedo troppo bene, mi sono divertita un mondo a scrivere quella parte.
E un’altra novità sono i professori : mi sono svenata per riuscire a trovare quelli adatti tra i libri.
Hodge, Magnus e Amatis lo sappiamo tutti chi sono, quindi non mi dilungo in spiegazioni. Chirone, ovvero il professor Brunner, e Lupa appartengono a Percy Jackson’s World. Lupa è la Lupa Capitolina che nella seconda serie addestra i romani prima di mandarli al Campo Giove. Amos Kane è un personaggio delle Kane’s Chronicles, lo zio di Carter e Sadie e uno dei maghi più potenti al mondo.
Non ho nient’altro da dire, fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio chi legge, chi recensisce, chi ha inserito questa storia tra le sugiute, le ricordate o le preferite, grazie mille miei ammmori !!!
Kam<3

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Capitolo 6
*** Come Fly With Me ***


Angolino dell’autrice mostruosamente in ritardo
 

Tra Cinque…
…quattro…
…tre…
…duuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuueeeeeeeeeeeeeeeeeee…

-.-‘ Connor…
Eheheh, la classe non è acqua.
Vabbe’, lasciamo perdere e passiamo oltre.
Scusatescusatescusate il megaenormestraritardo. Non posso giustificarmi in nessun modo, dato che avevo anche Lunedì per aggiornare, ma vi dirò la verità : non ci sono riuscita.
1. perché non ho scritto niente di questo capitolo e sto improvvisando sul momento da brava cretina.
2.i professori, come ogni anno prima delle vacanze di Natale, sono impazziti e stanno interrogando a tappeto, abbiamo compiti in classe ogni santo giorno e ci stanno stracaricando di compiti.
Quindi chiedo umilmente perdono e cercherò di farmi perdonare. Eeeh, già. Perché in questo capitolo ne vedremo delle belle e le nostre quattro si ritroveranno insieme…
Ma non vi anticipo niente, quindi, se ne avete ancora voglia dopo che mi sono comportata in modo così abominevole, leggete…
Ci vediamo di sotto, e magari vi spiego anche dove è andato a finire Seth e perché Connor Stoll è il mio nuovo assistente temporaneo.
 

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6.Come Fly With Me
 
 
-Morirò, morirò di sicuro.- si lamentò Clary con voce abbacchiata. Renesmee alzò gli occhi al cielo.
-Oh, andiamo. Non potrà mai essere così male…giusto Percy ?
-Veramente io sono d’accordissimo con Clary. Non mi piacciono le altezze e mio zio mi odia…- mormorò il ragazzino in questione, abbassando il capo e diminuendo il passo, in modo tale che le due amiche potessero uscire prima di lui dall’aula di Difesa Contro Le Arti Oscure.
Renesmee si voltò verso di lui, guardandolo leggermente stupita, proprio come Clary.
-Cosa c’entra tuo zio adesso, Perce ?- gli chiese la rossa con educato sconcerto.
Lui abbassò ancora di più lo sguardo, mentre arrossiva furiosamente.
-Ehm…ecco…lui è molto bravo a volare e mi ha…sempre preso in giro…dicendo…dicendo che…uhm…non sarei mai riuscito a…a…a salire su un manico di scopa, ecco…-borbottò lui con confusione. Clary piegò la testa di lato e gli diede due pacche sulla spalla, mentre Renesmee aggrottava le sopracciglia.
-Non dovrebbe dire quelle cose- asserì con un po’ di ira- vedrai che saprai volare benissimo. E l’anno prossimo magari entri nella squadra di Quidditch.
Percy mugulò qualcosa di non identificato, mentre tutti e tre si dirigevano in Sala Grande per il pranzo.
Renesmee scosse la testa rassegnata, cercando di non sentirsi agitata. Quel pomeriggio ci sarebbe stata la loro prima lezione di volo. Ci sarebbero stati tutti gli alunni del primo anno di tutte e quattro le Case e la mezza vampira, anche se con una certa incoscienza, sperava di rivedere la ragazzina dell’altro giorno. La stessa che avevano incontrato a Pozioni. La stessa con cui si scambiavano, lei e Clary, lunghe occhiate cariche di curiosità.
Katniss Everdeen. Un nome particolare e particolarmente bello. Un po’ come il suo, che era l’unione tra i nomi dei suoi nonni. Quella piccola stranezza in comune la fece sorridere e si sedette al tavolo dei Grifondoro improvvisamente allegra.
In meno di mezzo secondo il piatto di Percy si era riempito di cibo –quasi tutto blu- eil ragazzino lo stava già svuotando a velocità supersonica.
Una leggera risata le fiorì dalle labbra, prima di chinare la testa verso il suo piatto e inforcare la forchetta, assaggiando i meravigliosi ravioli del giorno.
Clary aveva tentennato parecchio davanti al suo pranzo, probabilmente aveva ancora lo stomaco attanagliato dalla paura di quel pomeriggio. Ma non appena Renesmee si lasciò scappare un’esclamazione di goduria per quel delizioso piatto, cedette alla fame e iniziò a mangiare avidamente anche lei.
Dopo essersi ingozzati alcuni ragazzi andarono via, mentre altri restarono ancora un po’ a tavola a chiacchierare.
Renesmee non resistette alla tentazione e allungò il collo verso il tavolo dei Serpeverde.
Incrociò gli occhi di Katniss quasi subito, dato che la Serpeverde si era alzata in piedi, probabilmente per tornare nella propria Sala Comune.
Restarono a fissarsi così, con curiosità, per una decina di minuti scarsi. Poi Katniss fece qualcosa che la sorprese. Alzò leggermente la mano e la salutò, mentre un piccolo sorriso timido le spuntava sul viso.
Renesmee per poco non urlò dalla gioia, ricambiando il saluto con energia e sorridendo felice.
-Ehi Ness, chi saluti ?-le chiese Percy, facendola sobbalzare. Lei si girò di scatto verso di lui, che la osservava con palese curiosità. Quando si girò di nuovo, notò che Katniss era andata via. Si girò, sospirando sconfortata.
Un passo avanti e due indietro, pensò sospirando.
-Una ragazza dei Serpeverde…- mormorò piano alzando appena gli occhi verso di lui.
-Be’, mi sembra giusto. Dopo la guerra di tre anni fa non ci sono più così tante discriminazioni tra Grifondoro e Serpeverde.
Renesmee alzò lo sguardo di scatto, verso la persona che aveva parlato.
Era una ragazzina all’incirca della loro età, con ricci capelli biondi raccolti in una coda alta, occhi grigi e tempestosi e belle leggermente abbronzata. Indossava la divisa dei Corvonero e aveva un libro in mano.
Anche Clary la osservava con curiosità. Renesmee aprì la bocca, per poi richiuderla subito dopo. Cosa avrebbe dovuto dire ?
A sorprenderla ancora di più fu Clary che, vincendo ogni suo atteggiamento di timidezza avuto sino a quel momento, le porse la mano presentandosi.
-Clarissa Fray.
La bionda squadrò prima la mano, poi la sua proprietaria con fare studioso, come se quella che avesse di fronte fosse la creatura più strana e curiosa che avesse mai visto. Perché era esattamente così che si sentiva Renesmee. Si sentiva estremamente curiosa nei confronti di quella ragazzina, così come si sentiva curiosa nei confronti di Katniss o così come si era sentita curiosa verso Clary, quando lei aveva aperto lo sportello del suo vagone.
-Annabeth Chase.- disse con decisione, stringendole la mano.
-Renesmee Carlie Cullen.- aggiunse allora la mezza vampira, allungando anche la sua mano. Annabeth la guardò con un sopracciglio alzato, per poi nascondere un sorriso e stringere anche la sua mano. Aveva un tocco caldo ma leggermente calloso, come se lavorasse.
La Corvonero si sedette al loro tavolo, senza che nessuno obiettasse e mostrò il libro a Percy, sorridendo ancora di più.
Gli Animali Fantastici : Dove Trovarli, di Newt Scamander.
-Guarda un po’ qua, Testa d’Alghe.- gli disse mostrandogli qualcosa scritta sul libro.
Percy aggrottò le sopracciglia, probabilmente nello sforzo di leggere quello che c’era scritto, dato che era dislessico. Poi fece una faccia buffissima e si lanciò uno sguardo con Annabeth, scoppiando a ridere subito dopo. La bionda lo seguì a ruota.
Renesmee e Clary si lanciarono anche loro una breve occhiata, morendo di curiosità.
-C’è scritto qualcosa di divertente ?- chiese Renesmee allungando il collo.
I due si bloccarono un attimo, poi Percy prese in mano il libro e mostrò anche a loro il libro.

 
CHIMERA
Classificazione M.D.M.: XXXXX xxxxxxx
La Chimera è un raro mostro greco con la testa di leone,il corpo di capra e la coda di drago. Feroce e assetata di sangue, è estremamente pericolosa. Esiste un solo esempio noto di uccisione di una Chimera e lo sfortunato mago protagonista dell’impresa precipitò dal suo Cavallo Alato (vedi prima) e morì poco dopo, sfinito dallo sforzo. Le uova di Chimera sono Classificate come Beni Non Commerciabili di Classe B.

 
Ma davvero ??? SOLO una morte ? RARO ??? Dei dell’Olimpo, ma dove vivi fratello ??? Sai quante Chimere mandiamo nel Tartaro noi ogni giorno ???
 

Hei fratello, io sono qui !!! Non mi scambiare con un vecchio decrepito e rimbambito che non sa quello che scrive !!!!!!
 

 
Alcune parole erano sottolineeate, delle X erano state aggiunte a penna e il messaggio che sotto era ancora più inquietante di quello che c’era scritto a proposito della Chimera.
Renesmee e Clary guardarono ancora più sconcertate Percy e Annabeth, che nel frattempo avevano ricominciato a ridere.
-T…Travis e Connor Ssstoll.- mormorò la bionda tra le risate. Renesmee e Clary si guardarono ancora, poi la rossa scrollò le spalle e riprese il libro in mano.
-Dici che se mando una lettera alla mamma e allo zio Luke chiedendo di regalarmi questo libro gli do fastidio ?- chiese girandosi verso la mezza vampira.
-Naaaah. E poi è un libro molto bello e istruttivo, vedrai che te lo prenderanno sicuro. Magari te lo fai spedire via gufo, tanto è leggero.- rispose lei.
Clary annuì entusista e si alzò in piedi, stiracchiandosi. Anche gli altri tre si alzarono in piedi e si diressero fuori dalla Sala Grande.
A metà delle scale Annabeth li dovette lasciare, per andare nella Sala Comune dei Corvonero, sperando di vederli più tardi a lezione.
Questa semplice frase riuscì a far scivolare via il sorriso dalla faccia di Clary, che tornò in Sala Comune con un muso funereo e predicendo la sua imminente morte.
 
Alle tre e mezzo del pomeriggio i Grifondoro lasciarono la propria Sala Comune e corsero giù per le scale alla volta del campo, per la prima lezione di volo. Era una giornata chiara e ventosa, e l’erba si piegava sotto i loro passi, mentre scendevano di corsa giù per la collina – Clary rischiò di sciovolare ben due volte, ma Percy e Renesmee erano riusciti ad acchiapparla in tempo - , scendendo verso un pianoro dalla parte opposta del parco, in direzione della foresta proibita, dalle chiome nere che ondeggiavano in lontananza.
I Corvonero e i Tassorosso erano già arrivati, e per terra c’erano anche una quarantina di manici di scope ordinatamente disposti in tante file.
I Serpeverde arrivarono poco dopo, e tutte le Case si mischiarono tra loro.
Renesmee si ritrovò così circondata da Percy, Annabeth, Clary, Simon, un ragazzo di nome Peeta e, con sua grande gioia insieme a Connor Stoll arrivò anche Katniss.
Renesmee le trillò un “ciao” un po’ troppo energico, facendola sobbalzare, ma non se ne curò molto.
Dopo un primo, piccolo giro di presentazioni, si scoprì che Connor, Annabeth e Percy andavano insieme allo stesso campo estivo e che Peeta e Katniss abitavano nella stessa città. Clary e Simon erano migliori amici, ma questo ormai lo sapevano anche i fili d’erba.
Un battito di mani risuonò leggero ma limpido nell’aria, mentre tutti gli studenti si voltavano verso la loro professoressa di volo.
Era una giovane donna dai lunghi capelli biondo platino raccolti in uno chignon disordinato dietro la testa, i capelli di un azzurro cielo cristallino e la pelle candida più della neve.
-Bene ragazzi, io sono la professoressa Mellie e oggi, come ben saprete, è la vostra prima lezione di volo. Ascoltate attentamente quello che vi spiegherò oggi, perché sarà fondamentale per voi giovani maghi. Ciascuno prenda posto accanto a un manico di scopa, su !
Renesmee eseguì l’ordine, concentrandosi, ma non riuscì a reprimere un brivido di esaltazione guardando la scopa ai suoi piedi.
-Stendete la mano destra sopra la vostra scopa- disse ancora la professoressa –e dite : ‘Su!’.
-SU !- gridarono in coro.
La scopa di Renesmee fu una delle poche ad alzarsi da terra. Quella di Clary si era limitata a rotolare e quella di Peeta non si era neanche mossa.
Forse sentono la paura come i cavalli, pensò Renesmee guardando Clary. Anche da lontano era riuscita a sentire il tremito nella voce della sua amica.
Renesmee lanciò un’occhiata a Connor, che aveva cominciato a litigare con la sua scopa, dato che questa si era messa a volare a un metro e mezzo dal terreno.
Gli studenti riprovarono sino a che tutti non avessero la scopa in mano, compreso Connor, che però lanciava occhiate incavolate al proprio manico di scopa.
A quel punto la professoressa mostrò a tutti come montare senza scivolare verso il fondo, e poi cominciò a passare in rassegna tutti gli studenti.
-E ora, quando suonerò il fischietto, datevi una spinta premendo forte i piedi per terra.- disse la professoressa Mellie.-Tenete ben salde le scope e sollevatevi di un metro circa; poi tornate giù inclinandovi leggermente in avanti. Tre…due…uno…- il fischio risuonò limpido nelle orecchie di Renesmee, si diede una leggera spinta con i piedi e si levò in alto, mentre il vento le scompigliava un po’ i capelli e le scuoteva gli abiti. Sorrise, chiudendo gli occhi e inebriandosi di quell’aria pura e fresca portata dal vento, quando un grido lacerò l’aria.
Renesmee si voltò di scatto alla sua sinistra, giusto un tempo per vedere Madge Undersee, una Tassorosso, scattare verso l’alto reggendosi al suo manico di scopa, mentre negli occhi azzurri prendeva il sopravvento la paura. La professoressa probabilmente urlò qualcosa, ma Renesmee non l’ascoltò. Sollevò la punta della scopa per salire ancora più in alto e udì altre grida. Virò con decisione in modo da trovarsi di fronte Madge. Notò solo allora che altri studenti si erano mossi in soccorso della poverina. Percy, Katniss, Annabeth e persino Clary avevano creato un cerchio intorno alla Tassorosso. Renesmee notò, poco più sotto, Connor e Simon che cercavano di raggiungerli con scarsi risultati.
-Madge, ascoltami.- la voce di Katniss risuonò chiara tra le raffiche di vento che sferzavano l’aria.
-Katniss ? A- aiutami. Ti prego.- mormorò Madge alzando gli occhi verso colmi di lacrime verso di lei. Clary si morse le labbra a sangue e si avvicinò un po’ di più.
-Madge, allenta la presa sul manico.
La ragazzina lo fece, con il solo risultato che la scopa scattò un po’ più in alto. Lanciò un  piccolo urlo e torno a stringere convulsivamente il manico, mentre un singhiozzo le sfuggiva dalle labbra.
-Madge, guardami.- questa volta fu Clary a parlare, con un tono così sicuro e forte che calò il silenzio, persino la professoressa smise di parlare.
Madge alzò lo sguardo sulla rossa, implorando aiuto con lo sguardo, mentre il venti le graffiava il viso e le scompigliava i capelli biondi.
-Al mio tre, stacchi le mani e salti sulla mia scopa, okay ?- disse ancora Clary, mentre si accostava a lei. Gli altri si mossero quasi in sincrono. Percy si mise dall’altro lato, Annabeth davanti alla ragazza e lei dietro. Katniss scese un po’ più giù fino a trovarsi sotto a Madge.
Il cuore prese a batterle furiosamente in petto, mentre il sangue le rombava nelle orecchie e si inumidiva le labbra.
-Uno…- comiciò Clary, la voce priva di qualsiasi esitazione.
-Due…
-Tre !
Accadde tutto in un attimo. Madge lasciò il manico di scopa libero e fece per buttarsi, ma quello aveva virato più in alto. Anche Percy aveva virato verso di lei, ma era troppo tardi. Madge era saltata giù dalla scopa e ora era in caduta libera. La ragazzina urlò disperata e Renesmee si chinò in avanti e puntò il suo manico di scopa verso il basso. Un istante dopo, stava acquistando velocità in una picchiata precipitosa, con il vento che gli fischiava nelle orecchie. Confondendosi con le grida di quelli rimasti a terra. Allungò la mano e afferrò saldamente il braccio di Madge. Ma da sola non sarebbe mai riuscita a reggerla. Fu lì che Katniss afferrò l’altro braccio della Tassorosso. Annabeth gli volò incontro e aiutò Madge a montare sulla scopa di Clary. Scesero terra a tra le grida degli studenti e della professoressa, che gli andò incontro scarmigliata.
-Non fatelo mai più.- gli intimò. Poi aiutò una tremante Madge a scendere e l’accompagnò in infermeria, mentre anche loro scendevano dai manici di scopa.
Appena posarono i piedi a terra, furono attorniati da tutti gli studenti, avidi di resoconti dettagliati dell’accaduto e Renesmee potè giurare di non essersi mai sentita così stanca.
 
 
A cena non si parlò d’altro. Studenti di tutte le Case e di tutte le età andavano e vinivano da tavoli, congratulandosi e omaggiandoli.
Renesmee si sentiva leggermente confusa in quella marea di complimenti e ammirazioni e notò che anche agli altri faceva lo stesso effetto. Ogni volta che qualcuno si congratulava con Clary, per esempio, lei diventava più rossa dei suoi capelli e balbettava ringraziamenti.
-E’ stato semplicemente meraviglioso, io ho visto tutto dall’ufficio della McGranitt e d-
-Izzy, perché eri nell’ufficio della preside ?- sbottò Alec Lightwood, guardando male sua sorella Isabel.
Jace, il loro miglior amico/quasi fratello/vive a casa loro nascose un ghigno e si accomodò accanto a Clary, mentre lei arrossiva furiosamente.
-Non sono affari che ti riguardano.- disse la Grifondoro, alzando il mento e facendo ondeggiare i lunghi capelli neri.
-Isabel…- ringhiò Alec.
-Alexander…- gli fece il verso lei.
Jace cominciò a tossire furiosamente, cercando di nascondere le risate con scarsi risultati.
La Sala Grande si ritrovò così ad assistere ad uno dei famigerati litigi dei Lightwood, tra le risate, i complimenti e le urla.
Persino i professori si lasciarono scappare qualche risata davanti a quella lite esilarante.
E Renesmee sorrise, sentendosi parte di una grande famiglia, mentre per la prima volta la mancanza dei suoi familiari a Forks non si faceva sentire.
 

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Nel Salotto dell’Autrice
 
Buonsalve gente, sono tornata. E’ il capitolo più lungo che abbia mai scritto e c’è un bel po’ di azione, come possiamo vedere.
E ci sono io u.u
E c’è Connor, sì.
E ora breve spiegazione sul cambio temporaneo di assistente.
Seth Clearwater sembra avere una gravidanza isterica, perciò pensa di essere incintO (sue testuali parole) e quindi l’abbiamo addormentato con dei sonniferi, perché si è già creato una cuccia sotto la mia scrivania e continua a chiamare “omofobo” chiunque gli fa notare che non può essere incinta.
OMOFOBAAAAA !!!
Oh no, si è svegliato. Connor, addormentalo.
Zi mi badrona *prende la cerbottana e colpisce Seth che stramazza a terra* Ecco Fatto.
Bravo bambino. E ora i ringraziamenti : ringrazio chiunque abbia, letto, recensito, aggiunto alle preferite, alle seguite, alle ricordate questa storia.
Grazie, ragazzi, senza di voi niente di questo sarebbe possibile.
Baci,
Kam e Connor.
*mormora nel sonno*e Seth e il suo bambino.
….ma anche NO.

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Capitolo 7
*** A Shoot In The Dark ***


Angolino dell’autrice
In onda tra cinque…
…quattro…
…tre…
…due…

Eccoci tornati, miei giuovini. Credo che d’ora in poi aggiornerò sempre sabato e cercherò di farlo ad orari decenti, looool. Se ve lo state chiedendo, sì, Seth pensa ancora di essere gravido. Ma lo stiamo convincendo che è una gravidanza difficile con sofferenza fetale, sperando di concludere questa follia presto.
In questo capitolo abbiamo un altro salto temporale, molto più lungo del precedente e le nostre Quattro si sono avvicinate molto.
Ma non voglio annoiarvi ulteriormente e ci vediamo di sotto, per commentare il capitolo, per gli auguri, per la psicanalisi di Seth e per altre mille cose Nonsense.
 

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7.A Shoot In The Dark
 

 
Ottobre giungeva pian piano alla fine. Il parco e la foresta erano un esplosione di arancioni, gialli, marroni e rossi. L’erba verde brillante cominciava a seccare, senza perdere il suo fascino, mentre il cielo inglese si velava ormai ogni giorno di nuvole sfumate di bianco.
Il volteggiare delle foglie cadenti, quella leggiadra danza nell’aria e tutte quelle sfumature di colore avevano sempre fatto impazzire Clary.
Sin da piccola, quando le foglie colorate iniziavano a staccarsi dai rami, la ragazzina aveva costretto sua madre suo zio Luke a portarla al parco per raccogliere le foglie.
Ogni forma, ogni sfumatura, ogni particolarità di quelle danzanti naturali l’avevano sempre stregata. Le raccoglieva tutte, accuratamente, e le riponeva in un secondo momento dentro un grosso librone dalla copertina di cuoio rosso. Ne catalogava con precisione il giorno, il posto e perino l’ora di quel ritrovamento. Faceva uno schizzo dell’albero dalla quale proveniva e ne descriveva le caratteristiche. Sua madre l’aiutava spesso e la sera, stese tutte e due nel lettone, lo sfogliavano con delicatezza e ammiravano quei piccoli capolavori della natura.
Clary non aveva rinunciato neanche quell’anno alla sua strana abitudine. Ed era riuscita a trascinarsi dietro una bella “squadra di ricerche”. Renesmee, Annabeth, Percy, Peeta, Katniss, Travis, Connor e Simon erano sparpagliati nel parco di Hogwarts a raccogliere foglie.
La ragazzina si chinò ai piedi di un enorme faggio, mentre la tracolla che teneva sulla spalla le ricadeva davanti. Clary sbuffò e se la risistemò, portandola dietro la sua schiena e legandosi i capelli ramati in una coda bassa e disordinata. Si riscaldò le mani, sfregandole tra loro e si aggiustò la sciarpa dei Grifondoro intorno al collo, mentre un brivido di freddo le percorreva la colonna vertebrale. Frugò attentamente nel mucchio di foglie che si trovava davanti e ne tirò fuori una foglia particolare. Rinunciò a stare in ginocchio e si sedette a terra, togliendo la borsa dalla spalla e tirandone fuori un libro. Era abbastanza piccolo, di un verde scuro e dai disegni dorati che rappresentavano alberi.
Davanti, al centro, una sola ed unica parola : Erobologia.
Clary aprì la prima pagina e sfiorò con i polpastrelli le lunghe lettere raffinate che componevano il nome di sua madre. Tra il nome e il cognome ci doveva essere stata un’altra parola, ma era stata cancellata con forza, scarabocchiata fino a bucare la pagina.
Clary nutriva una sorta di curiosità mistica per quel nome sfregiato. Non aveva idea di cosa significasse, dato che era illeggibile, ma qualcosa l’aveva sempre incuriosita.
Scosse la testa e girò le pagine catalogate in ordine alfabetico, fino ad arrivare alla F.
Faggio.
Sorrise orgogliosa e accostò la sua foglia a quella illustrata nel libro. Era senza dubbio una foglia di faggio. Semplice, di forma ovale ma caduca, con una punta acuta e di una consistenza erbacea. Era di un bel color oro splendente e il bordo seghettato era ancora intatto. Il sorriso di Clary si allargò mentre riponeva la foglia dentro il libricino e poi lo riponeva con cura nella borsa. Si alzò e si spazzolò i pantaloni, per poi alzare lo sguardo verso il faggio. Era un albero enorme, possente e dall’aria buona. Non che gli alberi fossero buoni, ovvio, ma quel faggio esprimeva bontà e tranquillità. Clary si avvicinò al tronco, mentre le foglie sotto i suoi piedi scricchiolavano. Appoggiò la mano sulla corteccia resistente e mineralizzata, di un colore grigio chiaro, liscia e dalle striature orizzontali. Alcuni licheni avevano colonizzato la corteccia, creando macchie tondeggianti e biancastre.
La ragazzina appoggiò anche la testa al tronco, chiudendo gli occhi e inspirando il profumo acre dell’albero. Rimase così per qualche secondo, mentre il vento le accarezzava i capelli e faceva frusciare le foglie dell’albero.
Riaprì gli occhi e si allontanò, camminando all’indietro e osservando l’albero in tutta la sua magnificenza. Se solo avesse avuto più tempo avrebbe tirato fuori blocco e matita e avrebbe disegnato il faggio. Ma ormai erano quasi le sette e doveva tornare al castello. Lanciò un’ultima occhiata all’albero, poi si girò e si incamminò verso il castello.
Il parco era quasi deserto, se non fosse stato per qualche studente che si aggirava tra gli alberi. Clary lanciò un’occhiata alla Foresta Proibita, che calma e immobile si estendeva alla sua sinistra. Quel posto…le dava uno strano senso di inquietudine, con quella calma soprannaturale e inverosimile. Si allontanò un po’ di più dal margine della foresta e lanciò un’altra occhiata di sbieco tra gli alberi. Si fermò di botto, mentre il cuore iniziava a batterle all’impazzata e un brivido di terrore la scuoteva da capo a piedi. Lì, al confine tra foresta e parco, qualcosa di nero e oscuro era appena strisciato tra i cespugli. Clary deglutì, mentre afferrava la borsa con le mani tremanti, paralizzata sul posto. Il battito accelerato del cuore le rimbombava nelle orecchie, scuotendola da capo a piedi. Si impose di rimanere calma e mosse qualche passo verso la foresta. La bocca le era diventata secca e gli occhi erano sbarrati. Si avvicinò esitante ai cespugli dietro cui era sparita l’ombra. Non era molto distante quando un rumore improvviso la costrinse a fermarsi. Uno strano sibilo, un rumore improvviso e raccapricciante come lo stridio di unghie sulla lavagna. Qualcosa si mosse tra i cespugli. L’ombra scura scattò verso un albero lì vicino, emettendo un altro verso da incubo e saltando poi su un altro albero ancora. Sparì così, nella foresta, strisciando da un tronco all’altro. Clary sentì le ginocchia tremare, mentre il respiro le si mozzava in gola. Sbattè le palpebre per qualche istante, cercando di scacciare i puntini neri che le ballavano davanti agli occhi. Poi fece un passo indietro. Ed un altro. Si girò di scatto e iniziò a correre verso il castello. Inciampò più e più volte. Cadde, sporcandosi di terra e sbucciandosi le ginocchia e i gomiti. I capelli le ricadevano scompigliati sul viso e quando arrivò al portone Percy, Annabeth e Renesmee erano già arrivati.
Renesmee si girò verso di lei con un sorriso, mentre inciampava per l’ennesima volta.
Clary le rivolse uno sguardo disperato e il sorriso di Renesmee scomparve, mentre si precipitava verso di lei con Annabeth e Percy.
-Clary, cosa è successo ???- chiese preoccupata, mentre l’aiutava a sorreggersi.
Clary aprì la bocca per parlare, ma un altro sibilo fendette l’aria, questa volta più simile ad un urlo disumano e uno stormo di uccelli si alzò in cielo, volando via dalla foresta.
Clary si sentì la bocca improvvisamente secca. Le ginocchia cedettero e i puntini neri ricominciarono a danzarle davanti agli occhi. L’ultima cosa che vide prima di svenire fu Percy circondato da macchie nere.
 
***
Clary aprì piano gli occhi e li richiuse subito dopo, ferita dalla luce. La testa le pulsava dolorosamente e aveva bisogno di bere.
-Acqua.- mormorò con voce roca. Qualcosa si spostò al suo fianco. Il rumore di acqua che veniva versata le fece riaprire gli occhi. Li socchiuse e si rese conto di essere in infermeria, avvolta in lenzuola pulite che sapevano di bucato e immersa nel silenzio totale.
Renesmee le porgeva un bicchiere d’acqua limpida e fresca, un dolce sorriso stampato sulle labbra. Clary allungò una mano tremante e afferrò il bicchiere di vetro. Se lo portò alle labbra e bevve avidamente, placando il fuoco che le si era acceso in gola. Renesmee le aggiustò il cuscino dietro le spalle e Clary vi appoggiò la testa, chiudendo gli occhi.
Respirò a fondo un paio di volte, mentre il dolore alla testa non accennava a diminuire.
-Come ti senti ?- le chiese l’amica con gentilezza, rimettendo il bicchiere a posto sul comodino.
-Stanca. Cosa è successo ?- mormorò con voce strascicata.
-Non ricordi niente ?- chiese allora Renesmee corrucciando la fronte. Clary preferì che non glielo avesse chiesto. In un attimo i ricordi le affollarono la mente. Il faggio, l’ombra, quel verso, la sua corsa e gli uccelli che volavano via. I puntini neri tornarono a danzarle davanti agli occhi.
-Sì.-sussurrò piano.
Renesmee non fece altre domande e si limitò ad accarezzarle la fronte. Clary la lasciò fare, trovando le sue mani calde e rassicuranti.
-Clary.
-Mhm ?
-La preside e Bane ti vogliono vedere.
Clary si girò di scatto, mentre le veniva un tuffo al cuore.
-Perché ?- chiese con voce eccessivamente stridula.
-Probabilmente perché sei svenuta.- disse Nessie scrollando le spalle. Clary annuì piano mentre cercava di assimilare l’informazione.
Qualcuno tossicchiò nell’ombra. Le due Grifondoro si girarono di scatto. Il professor Bane si stagliava nell’ombra. Ai suoi piedi un gatto le fissava.
-Grazie mille Cullen, puoi andare addesso.- disse il mago sorridendole. Renesmee tentennò un attimo, poi se ne andò.
Clary seguì la sua figura snella che usciva dalla porta, poi tornò a fissare il professore. Con un sussulto si accorse che il gatto era sparito e che al suo posto era comparsa la preside McGrannit. I due adulti si avvicinarono in silenzio, preser0 delle sedie e si sedettero di fronte a lei.
-Come ti senti, Clarissa ?- le chiese il professore sorridendo.
-Bene.- si sforzò di dire lei.
-Cosa è successo ?- chiese la preside seria.
Clary tentennò un attimo, per poi raccontare tutto. I due non mostrarono particolare stupore, ma quando descrisse l’ombra e il suo verso potè giurare di vederli trattenere il fiato.
Alla fine del racconto i due insegnanti rimasero un attimo in silenzio e Clary, per non annoiarsi, iniziò a contare le rughe della McGrannitt.
Era arrivata a ventisette quando il professor Bane tirò fuori dalle tasche un libro che lei conosceva già.
Gli Animali Fantastici : Dove Trovarli. Il professore sfogliò le pagine con disinvoltura, fino a trovare ciò che gli interessava. Le mostrò la pagina in questione.
-Non era un Bundimun.- disse Clary.
-Sicura ?- le chiese il prfessore.
Lei annuì. Bane riprese a sfogliare le pagine. Gliene mostrò un’altra.
-Non aveva nessuna pustola rossa al centro della fronte.- sbottò Clary aggrappandosi alle coperte, mentre veniva colta da un capogiro. Bane sorrise affabile e rimise il libretto in tasca.
-Ma la pustola dei Clabbert diventa rossa solo quando sono in pericolo. E tu, con tutto il rspetto, non costituisci un gran pericolo.
Clary si sentì avvampare, ma sbuffò lasciandosi ricadere sul letto.
-E’ normale spaventarsi,cara.- la rassicurò la McGrannitt – Nella Foresta vivono creature di cui neanche noi siamo a conoscenza. E un Clabbert qui non ci arriva facilmente. Risolveremo il problema vedrai.
Clary sforzò un sorriso privo di entusiasmo. I due maghi si alzarono e Bane le rivolse un altro sorriso.
-Rimettiti per il ballo di Halloween, mi raccomando.- disse. Poi sparirono oltre la porta.
Clary sospirò e spostò lo sguardo sulla finestra, stanca come non mai. La Foresta Oscura si agitava nella notte, emettendo versi e suoni. Si concentrò per ritrovare quel verso raccapricciante tra gli altri, ma non lo trovò. La testa ricominciò a pulsarle e lei si rannicchiò tra le coperte, chiudendo gli occhi e scivolando in sogni strani e bizzarri, dove sua madre combatteva con una strana spada fatta di luce, dove lei aveva un incontro ravvicinato con una fata. E in tutti questi sogni gli occhi felini di Magnus Bane la seguivano.

 
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Nel Salotto dell’Autrice

Sarò breve perché sono sfinita. In questo capitolo, come preannunciato, c’è un bel salto temporale. La fissa di Clary per le foglie è nata grazie alla meravigliosa saga di Fairy Oak, e in particolare di Flox Sorride In Autunno. Anche l’idea del faggio è nata da lì.
Ma quello che ha visto Clary è davvero un Clabbert ? si accettano scommesse, gente. Per chi non sapesse cosa sono Clabbert e Bundinum può chiederlo liberamente. Io li ho conosciuti grazie a Gli Animali Fantastici : Dove Trovarli.
E chi aveva riconosciuto fin da subito la McGrannitt ?
Colgo l’occasione per ringraziare SweetLuna, che ha recensito lo scorso capitolo.
E le dedico questo. Perché è sempre pronta a recensire e a farmi notare le sviste che commetto scrivendo, grazie grazie grazie.
Beh, che dire. Buon Natale a tutti amici miei ! sappiate che ho intenzione di scrivere qualcosa oltre che aggiornare durante le vacanze –Oh soave parola !- quindi se volete saperne qualcosa chiedete pure.
Ci si vede presto,
Kam.

 

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Capitolo 8
*** This Is Halloween ***


Angolino dell’autrice che è mostruosamente in ritardo.
 
Lo so.
 Lo.
 So.
 Avevo promesso di aggiornare puntualmente, ma cavolo, ho avuto la febbre a 40. A Natale. Sono state le peggiori vacanze della mia vita. Chiedo umilmente perdono, merito la ghigliottina.
Ma passiamo al capitolo. Come promesso ecco un po’ di azione, gente. E in tutto questo Annabeth tirerà fuori il suo animo da stratega figlia di Atena e mostrerà che la classe non è acqua, belli miei.
Ma non voglio rubarvi altro tempo prezioso e mi sento profondamente in colpa per il ritardo.
Ci vediamo di sotto !
 

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Dedico questo capitolo a thaluke99. Perché la prima recensione è la più importante, la più bella ed è unica. E aver ricevuto la tua prima recensione è stato un dono e un’immensa felicità. Come lo sono stati tutti i complimenti che ho ricevuto. Sei veramente un tesoro.
E ne approfitto per dedicare questo capitolo anche a Ribes e alla sua fic tradotta “A hand to hold.”, è stata lei la mia prima recensione e davvero, mi fa ridere come non mai con quella strafantastica fic ed è anche merito suo se oggi sono qui a scrivere. Perché dopo aver letto il quinto capitolo ho deciso di iscrivermi.
Grazie, grazie, grazie ad entrambe. Dire che vi adoro è un eufemismo <3.

 
8.This Is Halloween
 

 
-Non assomiglia per niente ad un Clabbert !- sbottò con indignazione Annabeth. Forse a voce un po’ troppo alta, perché il professor Kane si avvicinò al loro tavolo.
-Tutto bene qui ?- chiese alzando un sopracciglio. Annabeth bofonchiò un “sì” mentre Clary, al banco davanti al suo, arrossiva vistosamente. Il professore si girò, quindi, continuando a girare tra i banchi e lanciando occhiate alla bionda. Annabeth lo guardò di sottecchi. Indossava u lungo abito di un arancione acceso, dello stesso colore delle perline tra i suoi capelli intrecciati, che faceva decisamente a pugni con la sua carnagione scura. Questo secondo quello che dicevano Isabelle Lightwood e Silena Beauregard.
-Wingardium Leviosa!- disse con durezza, agitando la bacchetta. La piuma candida si sollevò dal banco e rimase sospesa in aria a circa un metro e mezzo sopra le loro teste.
-Molto bene !- gridò il professor Kane dall’altro lato della stanza. Percy, accanto ad Annabeth, gemette sconfortato.
-Oh, andiamo Testa D’Alghe, non è così difficile.- mormorò la ragazza.
-La fai facile tu.- grugnì Percy imbronciandosi. Annabeth non riuscì a reprimere un tenero sorriso di fronte a quell’espressione corrucciata.
-Vieni qui, testone, ti aiuto io.- disse addolcendo il tono della voce. Gli occhi di Percy si illuminarono e le si avvicinò tutto contento.
-Sei la migliore.- le sussurrò piano all’orecchio. Annabeth si ritrovò ad arrossire leggermente e scosse la testa.
Luke.
A lei piaceva Luke.
Purtroppo.
-Bane ha detto così, però. E la McGrannitt era d’accordo con lui. Dovevi vederli !- sbottò Clary, girando la testa per vedere meglio la Corvonero.
Annabeth scosse la testa, facendo ondeggiare i boccoli biondi raccolti in una coda alta.
-E’ impossibile…Clary, non voglio mettere in discussione la tua parola, ma sei sicura di quello che hai visto ?- mormorò piano allungandosi appena in avanti.
Clary emise un verso a metà tra il gemito e lo sbuffo e si voltò incredula verso di lei.
-Certo che sì !- sbottò con voce stridula.
-Chase ! Fray ! C’è gente che vorrebbe imparare qui. E Fray, faresti davvero bene ad esercitarti.- disse il professor Kane con voce dura.
Clary arrossì di nuovo e chinò il capo, cominciando a bofonchiare Wingardium Leviosa a più non posso, mentre Annabeth mormorava uno scusa a mezza voce e mostrava a Percy come fare.
Alla fine della lezione Clary era di pessimo umore. Era riuscita a far volare la sua piuma ma era ancora tropo concentrata sulla questione del Clabbert.
La lezione successiva, Trasfigurazione con i Tassorosso, passò senza particolari intoppi.
Annabeth si sedette vicino a Peeta e nessuno proferì parola durante la lezione, dato che la professoressa Lupa aveva un udito supersonico e non esitava a punire duramente chi si distraeva.
Per la figlia di Atena fu molto difficile concentrarsi, tutto grazie al suo deficit dell’attenzione e all’iperattività.
Dovette chiedere un paio di volte cosa c’era scritto sulla lavagna a Peeta e la professoressa non mancò di guardarla male, ma non disse niente dato che sapeva della dislessia.
Quando uscirono dall’aula Annabeth aveva la testa che le scoppiava e gli occhi che le bruciavano.
Peeta, capendo che rivolgendole la parola avrebbe rimediato un occhio nero e qualche strillo isterico, preferì saggiamente parlare con Simon.
Annabeth soffrì il mal di testa per tutto il pomeriggio e Katniss, durante la lezione doppia di Storia della Magia, cercò di tirarle un po’ su il morale, con scarsi risultati.
Prima di scendere nella Sala Grande Annabeth filò nel dormitorio femminile dei Corvonero e ingoiò qualche briciola di ambrosia, sentendosi subito meglio.
Si guardò allo specchio e si sciolse i capelli, iniziando a spazzolarli velocemente.
Li raccolse in una treccia a spina di pesce e si sistemò per bene la divisa scolastica.
Scendendo le scale di marmo bianco per andare nella Sala Comune incrociò un paio di alunne più grandi e una di queste aveva in mano Gli Animali Fantastici : Dove Trovarli e un’idea le balenò per la testa.
Saltò gli ultimi tre gradini e per poco non si scontrò con un allibito Peeta, che la guardò schizzare fuori dalla Sala Comune.
Annabeth corse nei corridoi, salendo le scale tre gradini alla volta e si fermò al settimo piano, davanti all’arazzo che rappresentava Barnaba il Babbeo che veniva bastonato dai Troll.
Aspettò pazientemente che passasse qualche Grifondoro e si buttò letteralmente addosso a Lee Fletcher, che passava per caso da quelle parti.
-Ma che caz…Annabeth, sei tu ?- le chiese il ragzzo con un espressione stupita.
Annabeth annuì velocemente e si aggrappò alla divisa del ragazzo, mettendosi in punta di piedi per riuscire ad arrivare al suo viso.
-Ho bisogno che mi chiami Clary Fray e Renesmee Cullen.- disse tutto d’un fiato con un mega sorriso.
-Ma verament…
-ORA FLETCHER: IN QUESTO PRECISO ISTANTE. SUBIIIITOOOOO !!!
-Sissignora !- bofonchiò il figlio di Apollo, cominciando a correre verso la Torre dei Grifondoro.
Annabeth si lasciò scappare una risata euforica e si trattenne a stento dal saltellare per il corridoio.
Passarono sì e no cinque minuti che Clary e Renesmee svoltarono l’angolo del corridoio con espressioni palesemente stupite.
Entrambe si e no lasciate i capelli sciolti sulle spalle e si erano sistemate la divisa.
Annabeth trotterellò verso di loro e si fermò a un palmo dal naso di Clary.
-So dove possiamo trovare le informazioni che ci servono.- disse tutto d’un fiato.
-Quelle sul Clabbert ?- azzardò Renesmee.
-Non era un Clabbert !!!- sbottarono insieme le altre due.
-Okay, okay…dove possiamo trovare queste informazioni ?- chiese allora.
Clary si voltò verso Annabeth, trepidante di conoscere il fantastico piano della sua amica.
La ragazzina sorrise trionfante.-In biblioteca !- decretò con un sorriso largo da un orecchio all’altro.
Renesmee alzò un sopracciglio e il sorriso di Clary sparì dalla sua faccia.
-In…In biblioteca ?- mormorò la rossa un po’ sconfortata.
-Certo ! Ma attenzione, se cerchiamo nei reparti normali non troveremo mai quello che cerchiamo.- iniziò Annabeth, osservando con gli occhi grigi le reazioni delle altre due.
A Renesmee luccicarono gli occhi e Clary si ridestò dallo stato catatonico in cui versava, osservando con un misto di curiosità e preoccupazione la bionda.
Annabeth si guardò intorno con circospezione, poi si avvicinò un po’ di più alle due Grifondoro.
-Nel reparto proibito !- sussurrò eccitata.
Renesmee si voltò a fissarla, fin troppo esaltata da quell’imminente avventura. La bocca di Clary poteva formare una “O” perfetta.
-Allora ? Ci state ?- chiese Annabeth.
-Quando ?- domandò immediatamente Renesmee.
-No, no, no ! Aspettate un attimo ! Il reparto è PROIBITO !- sbottò Clary, che cominciava a sudare freddo.
-Ma davvero ?- chiese sarcastica Annabeth alzando un sopracciglio.
-Vuoi o no sapere cos’era quella cosa che hai visto ?- le chiese invece Renesmee, agguantandola per un braccio. Aveva gli occhi che luccicavano.
-Ehm…certo, ma …-
-E allora niente “ma” !- trillò Annabeth prendendole sottobraccio.
-Allora ? Quando si fa ?- chiese Renesmee.
-Oggi stesso !- rispose Annabeth al culmine della felicità.
-Un attimo- iniziò Clary, felice di avere qualche scusa per filarsela –oggi non c’è la festa di Halloween ?
-Esatto ! Approfitteremo della confusione creata dalla festa per andare nel reparto proibito.- spiegò Annabeth con orgoglio.
-Geniale !- trillò Renesmee.
Clary si limitò a sospirare, arrendendosi a quel piano pazzesco.
-Okay, ci sto.- esalò in fine.
Renesmee lanciò un gridolino e l’abbraccio di slancio e Annabeth non potè fare a meno di sorridere e di unirsi a quell’abbraccio.
 
 
Le decorazioni di Halloween erano eccezionali. Un migliaio di pipistrelli si staccò in volo dalle pareti e dal soffitto, mentre un altro migliaio sorvolò i tavoli in bassi stormi neri, facendo tremolare le candele dentro le zucche intagliate con facce grottesche.
Annabeth stava guardando attentamente l’orologio di Peeta, che si stava ingozzando proprio in quel momento di patata farcita, quando le lancette batterono le otto meno venti.
La ragazzina scattò in piedi e uscì fuori dalla Sala Grande con una scusa.
Scivolò in corridoio con un passo felpato e aspettò appena fuori dalla Sala. Il vociare e le risate degli studenti riecheggiava nel castello.
Dopo circa cinque minuti Renesmee uscì dalla Sala Grande, blaterando di dover andare al bagno. Poi si avvicinò in silenzio alla bionda.
Aspettarono in silenzio altri cinque minuti e la testa rossa di Clary spuntò dalla Sala Grande, guardandosi intorno nervosa.
-Qui Clary !- sussurrò Renesmee facendole un cenno. La ragazzina si avvicinò e Annabeth si fece avanti tra le due.
-Allora, tutte pronte ?- chiese sorridendo.
Renesmee annuì, ricambiando il sorriso, e Clary sospirò piano.
-Okay, facciamo in fretta.-mormorò infine. Annabeth annuì energica e insieme si incamminarono verso la biblioteca.
Dovevano essere a metà strada quando un rumore le fece sobbalzare. Si voltarono tutte e tre di scatto e si ritrovarono davanti Katniss.
-Si può sapere dove state andando ?- sbottò la mora, mettendosi le mani sui fianchi.
Aveva i capelli raccolti in una treccia accuratamente elaborata. Tra una ciocca e l’altra, infatti, compariva qualche minuscola trecciolina decorata con dei fili argentei e verdi.
-Da nessuna parte !- rispose precipitosamente Annabeth.
Katniss alzò un sopracciglio.-Sul serio ? Ho imparato a conoscervi, sai ?- decretò infine, incrociando le braccia al petto.
Renesmee si impose di sorridere, ma quello che ne uscì fu più una smorfia. Clary deglutì rumorosamente, mentre Annabeth e Katniss si lanciavano lunghe occhiate di sfida.
Annabeth non era intenzionata a perdere. Ma aveva trovato pane per i suoi denti. Katniss non dava segni di cedimenti.
Clary sbuffò e si sovrappose fra le due.
-Se te lo diciamo tu ci aiuti e vieni con noi.- disse con decisione.
Annabeth era troppo sbalordita per replicare.
Katniss non se lo fece ripetere due volte.-Sì, lo faccio.
Clary annuì e le spiegò il piano. Annabeth continuava a guardare la scena con stupore, mentre Renesmee si limitava ad annuire e ad aggiungere particolari.
Alla fine, Katniss si voltò verso di lei, per cercare la sua approvazione con lo sguardo.
Annabeth si ridestò dal torpore e annuì, per poi ricominciare a camminare verso la biblioteca.
Arrivarono davanti alle porte chiuse della biblioteca. Nel corridoio c’erano due candelabri dalle candele quasi finite, quindi la luce era minima.
-Lumos.- mormorò Annabeth e sulla punta della sua bacchetta si accese una luce calda e forte. L’avvicinò al portone e provò ad aprire la porta. Chiusa. Katniss la spinse con delicatezza di lato e si levò una forcina dai capelli. L’aprì e la infilò nella serratura, armeggiando concentrata e imprecando di tanto in tanto.
La serratura si aprì con un sonoro clack e Katniss si infilò la forcina in tasca, aprendo la porta quel tanto che bastava per scivolare dentro la biblioteca in un fruscio d’abiti. Annabeth fece entrare prima Clary e Renesmee, poi s’infilò dentro e si richiuse la porta alle spalle. La biblioteca era illuminata solo dal fuoco che scoppiettava nel camino e Annabeth si fece avanti, alzando la bacchetta di fronte sé e facendo risplendere la luce più intensamente.
-Di qua.- disse decisa. Avanzarono tra gli scaffali, attente ad ogni minimo rumore.
Annabeth fece scivolare una mano in tasca e richiuse la mano sull’elsa del pugnale, le dita calde e sudate che incontravano il freddo bronzo celeste. Quella sola presenza le diede sicurezza e conforto mentre avanzava addentrandosi nell’oscurità. I loro passi riecheggiavano nella biblioteca e Annabeth lanciò uno sguardo dietro di sé.
Clary si era abbarbicata al braccio di Renesmee e agitava la bacchetta intorno a sé come un’arma. Renesmee dal canto suo si guardava intorno curiosa, senza la luce della bacchetta. Doveva avere una bella vista al buio…
Katniss avanzava sicura dietro di lei, guardandosi intorno con circospezione.
Annabeth svoltò a destra e continuò ad avanzare. Si ritrovarono presto davanti ad una scala. Salirono, i gradini che cigolavano sotto il loro passi e si insinuarono in uno stretto corridoio dai muri pieni di libri.
-Questo è il reparto proibito ?- chiese Renesmee con una punta di delusione nella voce.
Annabeth annuì.-State molto attente- iniziò seria –ci sono libri capaci di lanciare fatture e malefici. Noi cercheremo in questi scaffali, dedicati agli animali.
Le ragazzine annuirono e si sparpagliarono tra le librerie. Annabeth cercò tra i titoli. Alcuni erano proprio assurdi e spaventosi.
-Ecco ! Ho trovato qualcosa !- la voce di Katniss risuonò tra gli scaffali.
Annabeth lasciò perdere i titoli e si avvicinò alla Serpeverde, che teneva in mano un vecchio volume rilegato in pelle e dall’aria trasandata. Anche Clary e Renesmee si erano avvicinate.
Il titolo del libro era Gli Esseri Oscuri, Classificazione Dalla A Alla Z ed era decorato con ombre dagli occhi bianche e dal taglio cattivo.
Katniss si mise la bacchetta tra i denti, facendo luce e provò ad aprire il libro. Che non si aprì. Annabeth aggrottò le sopracciglia e glielo sfilò dalle mani. Era molto pesante. Provò ad aprirlo, ma le pagine sembravano come incollate tra loro. Anche Clary provò.
Quando toccò a Renesmee, lei si rimboccò le maniche della tunica e provò ad aprirlo. Il libro si spalancò all’improvviso ed emise un verso simile ad un urlo lacerante, che rimbombò, Annabeth ne fu certa, per tutto il castello.
La Grifondoro lasciò cadere il libro e si portò le mani sulle orecchie con una smorfia, mentre Clary per poco non inciampava all’indietro. Annabeth e Katniss si guardarono e capirono. Afferrarono l’una Clary e l’altra Renesmee e iniziarono a correre tra gli scaffali, scesero le scale e corsero a perdifiato fuori dalla biblioteca. Si richiusero le porte alle spalle e sentirono delle voci concitate e dei passi nel corridoio. I professori.
Senza pensarci due volte si nascosero dietro ad un enorme statua di un gigante e attesero in silenzio.
I professori, o la maggior parte di essi, capitanati dalla McGrannitt, arrivarono davanti alle porte.
-E’ aperto.- mormorò la preside a denti stretti. Aprì la porta, sfoderando la bacchetta, ed entrò seguita dagli altri insegnanti.
Katniss e Annabeth attesero qualche secondo, poi sgusciarono fuori dal loro nascondiglio, trascinandosi dietro Clary e Renesmee. Si ritrovarono nel salone d’ingresso e si lasciarono con la promessa di vedersi l’indomani.
Annabeth corse a perdifiato verso la Torre dei Corvonero e incontrò la sua Casa per le scale. Scivolò correndo tra gli studenti, finchè non trovò Peeta.
-Dove sei stata ?- le chiese subito lui.
-In…in bagno. Non mi sentivo bene. E poi…- Annabeth boccheggiò, in cerca delle parole giuste e Peeta annuì con aria grave.-E poi l’urlo, lo so.- disse serio, mettendole una mano sulla spalla.
Annabeth si ritrovò ad annuire, mentre Malcolm ululava ordini a quelli del primo anno e si recavano verso i dormitori.



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Nel salotto dell’autrice
 
Ri-bao gente, vi piase questo capitolo ? Come promesso, ecco l’azione.
Le Quattro si sono riunite e hanno architettato un piano niente male. Anche se non ha funzionato, ma anyway.
PERCABEEEEEETH *^* quei due non potevo non metterli, sono trooooppoooo aaaaaaawwwww.
Senza ulteriori indugi vi lascio e vi chiedo ancora scusa per il ritardo.
Kam<3

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Capitolo 9
*** Hit Me With Your Best Shot ***


Angolino dell’autrice che è in ritardo come al solito.
 

 
Okay. Io ci provo davvero. Ma non riesco davvero a essere puntuale. È più forte di me, quindi chiedo perdono.
Ho bisogno di una manina con la storia : mi serve un prefetto femmina per i Grifondoro. Vi giuro, non so da dove tirarla fuori. Il maschio ce l’ho ( è Finnick Odair, che compare in questo capitolo) ma ho bisogno della ragazza. Il fatto è che deve avere almeno 15 anni, non importa da che universo viene. Se mi aiutate vi pago !
Ci vediamo giù. Ciao belli !

 
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Dedico questo capitolo a M I K I, che … bof, è un genio. Mi ha aiutato un bel po’ con Peeta in questa fic e come shippa Caleo lei (e come mi fa sclerare di conseguenza) non lo shippa nessuno. Così come tutte le sue fic sono uniche e meravigliose. Davvero grazie solamente di esserci e anche di avermi dato lo spunto per Finnick che gioca a Quidditch con la tua OneShot su HG.
Ti adoro !

 
9. Hit Me With Your Best Shot
 

 
All’inizio di novembre cominciò a fare molto freddo. Le montagne intorno alla scuola si tinsero di un grigio freddo e glaciale e il lago si ghiacciò, diventando una gelida lastra di metallo. Un solo buco nel ghiaccio compariva sotto la finestra della Sala Comune dei Serpeverde, per dar da mangiare alla vecchia Bess. Luke l’aveva chiesto alla McGrannitt appena aveva notato il clima farsi più freddo.
 
Katniss allungò una mano e appoggiò i polpastrelli al vetro freddo della finestra e iniziò a tracciare linee e disegni sulla condensa, rabbrividendo a quel contatto freddo. Aveva i capelli scuri lasciati sciolti sulle spalle e indossava una semplice veste di lana candida che usava per dormire. Un’altra notte insonne. Un’altra notte di incubi. Altri incubi in cui Prim moriva di fame, come molti altri bambini del 12. Altri incubi dove Katniss veniva nominata per gli Hunger Games, l’anno dopo. Dove doveva rinunciare a Hogwarts, dove doveva abbandonare Prim a sé stessa e dove doveva dire addio a Clary, Annabeth e Renesmee. Quest’ultima parte degli incubi era la più strana. L’amicizia era nata così per caso, ma era presto diventata così importante da sovrapporsi quasi a quella con Gale. Capitava spesso, infatti, che Katniss lo lasciasse per correre da quelle tre in biblioteca, dove continuavano a cercare notizie sulla cosa che aveva visto Clary. Katniss aveva imparato presto che Annabeth non si arrendeva mai e poi mai. Che Renesmee era intelligente e sveglia, gioiosa e sprizzante di energia in ogni momento. Clary era la persona più timida del mondo, ma era meglio non farla arrabbiare. La Serpeverde non avrebbe mai pensato di diventare amica di qualcuno così velocemente, come non aveva mai pensato di potersi legare così tanto a qualcuno che non fossero Prim o Gale.
Uno sbuffo alle sue spalle la fece sobbalzare e si voltò appena in tempo per essre travolta da un tornato di capelli castani e da un pigiama verde scuro.
Johanna si sistemò meglio sul divano che lei, Luke e Katniss avevano accostato alla finestra. Aveva i capelli sparati in tutte le direzioni e la parte destra del viso arrossata, probabilmente quella schiacciata sul cuscino.
Si guardarono per un po’ in silenzio, poi Katniss ricominciò a disegnare sul vetro.
Johanna sbuffò e si stropicciò gli occhi, per poi allungare un piede e colpire il braccio con cui la più piccola disegnava. Quest’ultima, in tutta risposta, alzò gli occhi al cielo, cercando di scrollarsi il piede di dosso.
-Luke ha già dato da mangiare a Bess ?- chiese il prefetto, continuando a spingere ripetutamente il braccio di Katniss per farle sbagliare i disegni.
-Sì, stamattina presto.- rispose lei sbuffando e prendendo a spingere via il piede con le mani.
-Ma è già presto.- mugugnò Johanna continuando a spingere col piede e contrastando le mani di Katniss.
-Credo fosse nervoso per la partita.- ringhiò la più piccola continuando a spingere. Johanna strabuzzò gli occhi.
-Non. Nominare. Quella. Parola.- sbottò con aria truce, senza levare il piede da sopra a Katniss.
-Quale ? Partita ?- chiese lei aggrottando la fronte, per scartare di lato subito dopo, facendo perdere la presa del piede di Johanna su di lei. Si acquattò sul bracciolo del divano e osservò il prefetto che si copriva la faccia con un cuscino, soffocando un urlo nel tessuto morbido e rannicchiandosi in posizione fetale.
-Ma anche i Grifondoro hanno questa reazione prima della partita ?- chiese Katniss, scuotendo la testa e facendo ondeggiare i capelli mossi.
-Non è una partita qualsiasi ! E’ la prima partita della stagione !!!- ululò Johanna, levandosi il cuscino dalla faccia e lanciandolo di lato. Questo colpì la finestra e ricadde sul divano, lasciando un’impronta informe sul vetro. Le due Serpeverdi si guardarono e poi scoppiarono a ridere. Forse un po’ troppo per un semplice cuscino, ma si rifugiarono in quelle risate per scappare dall’ansia per la partita di quel sabato.
 
 
Katniss seguì i suoi compagni di Casa giù per le colline del parco, mentre gli studenti scivolavano rumorosi sull’erba verde. Il cielo inglese era pieno di sottili nuvole grigie che scivolavano placidamente sopra di loro.
La Serpeverde cercò di localizzare i suoi amici tra gli studenti, allungando il collo e cercando di camminare in punta di piedi per avere una maggiore visuale. Ma l’erba era ancora umida per la rugiada e rischiò di cadere, se Connor non l’avesse acchiappata in tempo.
-Ehi, Kat, stai attenta, non vorrai mica arrivare al campo rotolando ?- chiese lui ridendo.
Katniss sbuffò e alzò gli occhi al cielo.-Stavo solo cercando di trovare gli altri.- spiegò con una smorfia, tornando a guardarsi intorno. Anche Connor iniziò a fare lo stesso e dopo poco uscirono dalle file ordinate dei Serpeverde per correre dietro. Superarono i Tassorosso e agguantarono Simon al volo, trascinandoselo dietro e finendo per ultimi infondo alle file di studenti, abbastanza lontani dai pofessori. Poco dopo si aggregarono alla compagnia anche gli altri.
Annabeth iniziò a spiegare le regole base del Quidditch, mentre Clary e Percy cercavano di seguirla su Il Quidditch Attraverso I Secoli, ma rinunciarono poco dopo. All’entrata del campo si ritrovarono circondati da una comitiva ancora più grande, per la maggior parte gente che Katniss non conosceva. La Serpeverde osservò Isabelle Lightwood, Izzy per gli amici, che saltellava eccitata tra loro, mentre suo fratello Alec, dei Corvonero, cercava di starle dietro. Connor, invece, si era immerso in una conversazioni su spade o armi simili con Percy, mentre Simon cercava di attirare l’attenzione di Clary inciampando ad ogni passo. O forse non la faceva a posta.
Salirono sugli spalti più alti e si sedettero vicino. Katniss si ritrovò seduta tra Annabeth e Renesmee. La partita non era ancora iniziata e lei cerco di scaldarsi le mani sfregandole l’una contro l’altra.
-Hai le mani fredde ?- le chiese Renesmee, curiosa. Aveva i capelli raccolti in una coda alta e i solito sorriso gentile sulle labbra. La Serpeverde annuì, aggiustandosi la treccia sulla spalla destra e accoccolandosi ancora di più nella sciarpa, nascondendovi dentro il naso.
Renesmee rise.-Lascia, faccio io.
Prese le sue mani tra le proprio e iniziò a sfregarle. Katniss alzò un sopracciglio, trovando le mani dell’amica estremamente calde e rassicuranti. Un’idea le balenò nella testa. Era una cosa che facevano sempre lei e Prim, nelle notti fredde.
-Li sai fare i grattini ?- chiese Katniss. La Grifondoro scosse la testa, guardandola ancora più curiosa.
Katniss le prese una mano e iniziò a disegnare con i polpastrelli cerchi e linee immaginarie sul palmo della mano di Renesmee, che rabbrividì leggermente e si rilassò sulla sedia.
-Okay, ora li so fare.- mormorò ridendo e contagiando anche Katniss.
Una voce echeggiò per il campo in quel momento, interrompendole.
-Saaaaaaaaaalveeee Hogwaaarsts ! Bentornati, anche quest’anno, alla prima partita della stagione del Quidditch- la voce maschile osannata da tutti era quella di Lee Fletcher, un Grifondoro.
-Ma senza ulteriore indugio facciamo entrare le squadre ! Per i Serpeverde abbiamo Castellan, Mason, Santiago, Stoll, La Rue, Howthorne e Lightwood !- ululò Lee, mentre i giocatori entravano in campo. Un boato di cori e grida scoppiò tra gli spalti e Katniss non poté fare a meno di applaudire a sua volta.
-Per i Grifondoro invece sono Beckendorf, Odair, Yew, Okeniyi, Penhallow, Kyle e Gardner !
Urla  di gioia si levarono dagli spalti ed echeggiò anche qualche ruggito. Ad arbitrare era Mellie, che si fece largo tra le due squadre.
I due capitani, Luke e Berckendorf, si fecero avanti e si strinsero la mano con astio.
Si tirarono indietro e si prepararono a salire in sella alle scope. Miss Mellie soffiò nel suo fischietto d’argento e quattordici scope, quindici con la sua, si levarono in cielo.
-…Pluffa subito in mano ai Grifondoro, grazie a Odair. Quel ragazzo è un vero genio ! Un bel passaggio lungo a Gardner che prende la mira eeee… NO ! Maledizione ! Quell’elefan-
-FLETCHER !!!
-Scusi, preside…dicevo, La Rue è ruscita a parare. Cosa strana, dato il suo piccolo e stupido cervel-
-FLETCHER, SMETTILA SUBITO !
-Umpf…okay…Pluffa in mano ai Serpeverde, in particolare a Mason, che si avvicina alla porta avversaria e…SIII !!! PALLA INTERCETTATATA DA ODAIR ! IO L’HO DETTO CHE QUEL RAGAZZO E’ UN GENIO ! Attenzione, un bolide lanciato da Stoll per poco non lo prende, ma lui scarta agilmente di lato e… SEGNA ! GRIFONDORO SEGNA !!!
L’aria gelida venne riempita dall’applauso dei Grifondoro e dai fischi dei Serpeverde.
Katniss stette zitta e si morse le labbra, sperando in un’azione maggiore da parte della sua casa. Intanto ammirava lo spettacolo offerto da Izzy, che si era alzata in piedi e aveva iniziato a sbraitare ordini alla propria squadra.
La Serpeverde si lasciò andare in un sorriso, per poi lanciare un’occhiata a Luke, che volava sopra le loro teste in cerca del boccino.
Lo stesso faceva Aline Penhallow, dall’altra parte del campo.
Grifondoro segnò un’altra volta ma Yew venne colpito da un bolide e per poco non cadde dalla scopa. Riuscì ad agganciarsi al manico con una mano sola e a rimettersi in sella. Nel frattempo Serpeverde aveva segnato per la prima volta, ma Grifondoro si riprese in fretta e segnò un altro punto (fu proprio Yew a segnare : tirò la Pluffa così vicina alla testa di Clarisse e così veloce che per poco non la prese in pieno).
-…HOWTHORNE RIESCE AD INTERCETTARE LA PLUFFA E LA PASSA A MASON. Un bolide l’ha presa alla gamba e sembra un po’ malandata. Avrebbe bisogno di una fasciatura e magari di una stecca anche, una bella pozion-
-FLETCHER !!!
-Oops, scusate gente ! Mason la passa a Santiago, che si dirige verso la porta dei Grifondoro…tira…viene intercettata da Gardner ee…Oh, un attimo… LIGHTWOOD PRENDE POSSESSO DELLA PLUFFA E SEGNA ! SERPEVERDE SEGNA; SIGNORI E SIGNORE !!!
Katnis si lasciò andare in un urlo e schizzò in piedi, ritrovandosi stretta a Connor in un abbraccio urlante ed eccitato.
-Un bolide che sfiora Castellan, lui lo evita e…si tuffa, IL BOCCINO; IL BOCCINO D’ORO !!!
La maggior parte degli studenti sugli spalti si alzarono in piedi e un silenzio tombale regnò sul campo, interrotto solo dalle urla di Lee che incitava Aline e dalle urla della McGrannitt che lo incitava a chiudere il becco.
Katniss, ancora abbracciata a Connor, seguì la folle discesa  in picchiata di Penhallow per raggiungere il boccino.
Luke che ormai era solo ad un soffio da esso…lei che gli si affiancava con una velocità incredibile, Luke che allungava la mano e lei che faceva lo stesso…
Trattennero tutti il respiro, finchè Luke non afferrò con forza il boccino d’oro, decretando la fine della partita e la vitoria dei Serpeverde.
Katniss esplose in un urlo di giubilio, come tutto il campo, e si ritrovò ancora più stretta nell’abbraccio di Connor, quasi da soffocare contro il suo mantello verde.
-Vince Serpeverde !- decretò infine Lee Fletcher. Dalla voce non sembrava molto contento, ma alla fine non era neanche tanto triste, dato che Travis Stoll atterrò sulla piattaforma dov’era e lo fece salire con lui sulla scopa, facendo un giro del campo.
Travis virò verso di loro e si fermò davanti a Katniss e Connor, ancora abbracciati.
-Wow, fratellino, vedo che ti sei trovato la ragazza !- disse strizzandogli l’occhio.
I due in questione si staccarono di botto, mentre Katniss arrossiva leggermente e sbuffava.-Nei tuoi sogni, magari !
Travis rise e li salutò, per poi volare via con Lee che ululava che li avevano battuti per pochissimo.
Connor si girò verso di lei, con gli occhi che luccicavano.-L’anno prossimo io voglio entrare in squadra.- trillò felice.
Katniss respirò a fondo, poi sorrise e gli rispose.
-Anch’io.

 
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Nel salotto dell’autrice
 

Dei, questo capitolo è stato un parto. Sono mezza morta o roba simile, quindi, senza ulteriori indugi, passo ai ringraziamenti speciali :
31 recensioni ragazzi. Davvero, voi mi rendete la persona più felice dell’Universo. Non so come ringraziarvi. Siete fantastici, dire che vi adoro e poco. Così come adoro gli 8 che hanno inserito la storia tra le preferite, i 16 che l’hanno messa tra le seguite e i 2 che l’hanno inserita tra le ricordate.
Grazie grazie grazie, siete i miei Angeli.
A presto,
Kam<3

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Capitolo 10
*** THe Time Will Come, When You'll Have To Rise ***


Angolino dell’Autrice.
 
Non so neanche con che coraggio mi possa presentare qui, ma ci siamo. Sono pienamente consapevole del mio orrendo ritardo, ma sono stata assente da efp per un bel po’, causa scuola. In poche parole, ho delle insufficienze che devono sparire nel secondo quadrimestre e questo mi terrà abbastanza occupata, ma credo che riuscirò ad aggiornare. Davvero ragazzi, non so che dirvi perché non ci sono scusanti. Spero che dopo tutto questo tempo ci sia ancora qualcuno che voglia leggere questa fic e SweetLuna, prometto che appena posso vengo a recensire il tuo nuovo capitolo di Forever Dawn, ho solo bisogno di un altro po’ di tempo e anche di molta pazienza.
Che dire ? Vi lascio al capitolo e ci vediamo di sotto. E vi chiedo davvero, davvero scusa.
 

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Dedico questo capitolo a Emma_Powell, una grandissima amica e una grandissima, piccola scrittrice. Mi dispiace di aver interrotto la storia proprio ora che ti stavi appassionando. Spero che tu possa perdonarmi.

 
10.The Time Will Come, When You’ll Have To Rise.


 

Renesmee si era svegliata di pessimo umore, quella mattina. Aveva avuto degli incubi tremendi, pieni di ombre striscianti e di sangue. E il peggio è che solo grazie a quei sogni si era accorta di avere sete. Da quanto non andava a caccia ? Da tanto. Troppo. Quella sera sarebbe andata dalla professoressa Herondale, di nascosto, e le avrebbe chiesto aiuto, come aveva detto nonno Carlisle. A quanto pare si erano messi d’accordo. La professoressa di Astronomia era l’unica che sapeva della sua vera natura. E l’avrebbe aiutata. La cosa difficile sarebbe stata sgattaiolare via senza che Clary se ne accorgesse. Voleva davvero bene a quella ragazzina lentigginosa. Ed era un’amicizia così spontanea che sembravano amiche da sempre. Proprio come con Annabeth e Katniss. Un forte bruciore alla gola la ridestò da quei pensieri. Girò la testa di scatto, verso un tavolo dove una studentessa del quarto anno si era tagliata con la carta di un libro, prontamente soccorsa da Lee Fletcher armato di bacchetta. Il dolce sapore del sangue le inondò apparentemente la bocca e Renesmee deglutì.
-Hey, tutto bene ?- chiese Clary, appoggiandole una mano sulla spalla. L’odore e il calore umano che scaturirono da quel piccolo gesto bastarono ad annebbiarle la vista per qualch secondo.
-Devo andare dalla Herondale.- sbottò, scattando in piedi e riprendendo lucidità. Non si soffermò molto sulla faccia preoccupata dell’ amica e schizzò via. Corse per i corridoi, senza esagerare e senza correre a velocità inumana, come le permettevano i suoi poteri. Non si fermò un attimo e si ritrovò a salire le scale che conducevano alla torre di Astronomia a tre a tre. Si lanciò sulla porta e bussò con disperazione, l’adrenalina che le scorreva nelle vene e il battito del cuore accellarato. La serratura scatto e gli occhi color cioccolato di Renesmee incontrarono quelli azzurro cielo della professoressa. La donna le lanciò una lunga occhiata penetrante, mentre la Grifondoro deglutiva e cercava di calmare il battito del suo cuore, ma era quasi impossibile.
-Entra.-disse la professoressa, dopo aver lanciato un’occhiata al di là della ragazza. Renesmee non se lo fece ripetere due volte ed entrò. La torre era ordinata come al solito, le mappe delle stelle riposte accuratamente nella libreria con manuali e libri, alcuni disegni e rappresentazioni magiche del sistema solare e delle costellazioni attaccate alle pareti.
Renesmee osservò la donna chiudere la porta a chiave, la vista amplificata dalla sete. La professoressa si girò con calma verso di lei, incrociando le mani sul ventre fasciato dal lungo vestito blu.
-Immagino tu sia qui per quello.- decretò, squadrandola da capo a piedi. Renesmee annuì e per poco non si mise a piangere. Non si era mai sentita così assetata di sangue, così pericolosa per le persone che aveva intorno. Si appoggiò alla scrivania piena di fogli e osservò la donna che apriva un piccolo armadio, tirando fuori una bottiglia di vetro scura piena di qualcosa che Renesmee riconobbe subito. Le fiamme divamparono nella sua gola e la Grifondoro si impose di non respirare, evitando di sentire l’odore del sangue ed evitando così di perdere il senno. La professoressa stappò la bottiglia e versò in un lungo calice il contenuto della bottiglia. Lo riempì fino all’orlo e lo porse alla ragazzina. Renesmee lo afferrò senza troppi complimenti e iniziò subito a bere. Il dolce sapore del sangue le inondò la bocca e placò le fiamme nella sua gola, che iniziarono immediatamente a reclamare altro nutrimento. Svuotò il primo calice e poi ne svuotò un secondo e un terzo. Quando si sentì sazia appoggiò il calice sulla scrivania si leccò le labbra, cercando di regolarizzare il respirò. Con sua immensa felicità ci riuscì e si ritrovò improvvisamente tranquilla. Alzò lo sguardo verso la professoressa, che intanto aveva rimesso a posto la bottiglia e le dava le spalle. La sentì prendere un lungo respiro e girarsi, senza nessuna emozione sul viso. Agitò la bacchetta e il calice si pulì da solo.
-Va meglio ?- chiese, la voce totalmente inespressiva. Ma Renesmee capì che sotto quella maschera di indifferenza la professoressa doveva essere quanto meno disgustata.
-Sì, va molto meglio. La ringrazio davvero tanto per avermi aiutato.- disse decisa. Si ricordò solo dopo di come era piombata nello studio e arrossì di botto.-E mi dispiace di essere arrivata così all’improvviso, senza avvisarla. Le chiedo scusa.
Il volto della professoressa si addolcì leggermente e fece un gesto di noncuranza con la mano, sorridendole, finalmente. Aprì la bocca per parlare ma dei forti colpi alla porta la interruppero. Renesmee sobbalzò.
-Amatis ! Amatis, apri, è urgente !- la voce del professor Kane rimbombò tra le mura. La professoressa non esitò un attimo e aprì la porta. Il professore di Incantesimi non entrò, sembrava agitato.
-Presto.-farfugliò.-C’è stato un problema con i gufi…una civetta… crediamo che siano state l- il professore non terminò la frase, perché il suo sguardo incontrò la figura esile di Renesmee.
-Cosa ci fa lei qui ?- sbottò secco e attonito allo stesso tempo.
-Niente di importante. Cullen, adesso torna nel tuo dormitorio e-
-No, è meglio se viene anche lei. La civetta…era quella di Fray.
Renesmee non sapeva cosa fosse successo ma appena sentì il cognome dell’amica ebbe un tuffo al cuore.
-Dove ?- chiese immediatamente.
-Vieni.-rispose il professore.
-Vengo anch’io.- esclamò la professoressa Herondale.Uscirono dallo studio e seguirono il professore verso l’ingresso. Si fecero largo tra gli studenti e Renesmee intravide Peeta, tra i Corvonero, che allungava il collo cercando di vedere cosa succedeva. La Grifondoro intravide uno spazio vuoto e delle persone. Riconobbe subito quella inginocchiata a terra, i capelli rossi legati in una coda bassa, proprio come quella mattina. Senza sentire quello che diceva il professor Kane si precipitò verso l’amica, spintonando con forza gli studenti e facendosi largo a fatica.
-Clary !- urlò, precipitandosi verso la ragazzina e bloccandosi non appena capì davanti a cosa, o meglio a chi, era inginocchiata Clary. Si avvicinò titubante e deglutì un paio di volte. Astrea, la dolce civetta delle nevi dell’amica, era ridotta ad una ammasso informe di piume e anche da lì poteva sentire l’odore sia del sangue rappreso sia di quello fresco. Qualche ferita doveva essersi aperta di recente. La Grifondoro si avvicinò a Clary e si inginocchiò accanto a lei. Astrea era ancora viva, constatò con un sospirò di sollievo, ma respirava piano, con gli occhi socchiusi. Le ali erano incrostate di sangue, come il petto. Quella destra aveva una piega strana e disarticolata.
Renesmee concentrò la sua attenzione sull’amica mentre Mags, l’infermiera, soccorreva il volatile. Clary aveva le guance rigate dalle lacrime e alcuni riccioli che le ricadevano scomposti sul viso.
-Hey, va tutto bene.- le disse Renesmee, abbracciandola.-Vedrai che starà meglio, ha solo bisogno di cure e di riposare.
Clary annuì e si asciugò le lacrime, rispondendo all’abbraccio. La mezza vampira alzò la testa, solo per incontrare la figura di Katniss che si ribellava alla presa di Luke, correndo verso di loro e unendosi all’abbraccio, anche se leggermente riluttante all’idea di farlo davanti a tutta quella gente, si vedeva. Qualcuno abbracciò ulteriormente Renesmee da dietro, circondando con le braccia tutte e tre le ragazze e la Grifondoro riconobbe subito il profumo al limone dei capelli di Annabeth.
-La civetta è in condizioni gravi.-decretò Mags, mentre le amiche si scioglievano dall’abbraccio.
-Ma si riprenderà.- disse infine con un sorriso. Calry sospirò di sollievo e si rivolse alla McGrannitt, accorsa  anche lei come gli altri.
-Cosa può averle fatto…questo ?- chiese, tirando su col naso. La preside impallidì e sembrò invecchiare improvvisamente.
-Non ne abbiamo idea. Mags, cura quella civetta e voi, ragazzi, tornate nei vostri dormitori, non c’è niente da vedere.- disse secca. Katniss assottigliò lo sguardo e aprì la bocca per replicare, ma Annabeth le tirò un pizzico di nascosto, imponendole il silenzio.
Gli studenti sciamarono via e le quattro iniziarono a discutere animatamente per i corridoi.
-Stava mentendo !- sbottò Katniss arrabbiata.
-Oh, puoi scommetterci.- bofonchiò Percy con una smorfia. Peeta e Connor annuirono.
-Lo so.- disse Annabeth con aria seccata.-Ma dobbiamo essere cauti. Qui c’è qualcosa che bolle in pentola e i professori non vogliono dirci cosa.
-Quindi ?- chiese Connor, saltellando eccitato e con gli occhi che lampeggiavano ansiosi.
-Ho in mente un piano, ma devo perfezionarlo. Ho bisogno di pensare.- disse Annabeth con aria accigliata.
-E’ un modo gentile per dire che devi stare sola ?- chiese Percy, piegando la testa di lato.
Annabeth lo guardò di sottecchi e poi annuì sospirando. Quindi si girò e dopo aver salutato tutti tornò nella sua Sala Comune.
-Io vado con lei.- farfugliò Peeta, arrossendo davanti allo sguardo di Katniss.
Connor tirò la manica della tunica di Katniss e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Renesmee sentì distintamente le parole “seguendo” e “Luke” e si girò fingendolo un gesto naturale. Luke era lì, a qualche metro di distanza e fissava Katniss quasi con rabbia.
-Noi andiamo.-disse Katniss decisa e Connor la prese sottobraccio, in un gesto un po’ buffo e protettivo.
Clary e Renesmee si lanciarono un’occhiata significativa  e si girarono verso Percy, che fissava Luke con astio. E Luke faceva lo stesso.
-Prodòtes…- sussurrò piano il ragazzino, in una strana lingua. Calry e Renesmee si scambiarono un’altra occhiata, questa volta interrogativa.
Luke non le degnò di uno sguardo e si girò di scatto all’improvviso, marciando verso la Sala Comune dei Serpeverde.
-Andiamo.- sbottò Percy, girandosi anche lui. Gli occhi sembravano del colore del mare in tempesta e le labbra erano strette in una linea sottile. Le due ragazze non se lo fecero ripetere due volte e si avviarono verso la Torre dei Grifondoro, con fin troppe domande che gli frullavano nella testa.

 

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Nel salotto dell’Autrice.
 
Beh, possiamo dire che con questo capitolo si entra proprio nel vivo della storia. Allora, cosa ne penate di questo capitolo ? Secondo voi, domanda tontolona, chi avrà fatto del male ad Astrea ? E Larissa Gifondoro, ti piase il nome che ho scelto per la civetta ?
E con questo siamo arrivati al decimo capitolo. Non so come ringraziarvi per il supporto e per le vostre recensioni.

Ringrazio i 35 che l’anno recensita, ovvero Larissa Grifondoro, SweetLuna, _Lullaby99_, DioMagoPrescelto99, Myrenel_Bea, Colpa delle stelle, la ladra di libri, thaluke99, S J Doe, Lilian Potter in Malfoy, aleboh e BeaChini.

Ringrazio gli 11 che l’hanno messa tra i preferiti, ovvero aleboh, BeaChini, frozen lullaby, Larissa Grifondoro, Lilian Potter in Malfoy, Mechistaa_, piper_tris_lightwood, princess_of_the_flames, thaluke99, Tiziadarky00 e _Lullaby99_.

Ringrazio i 2 che l’hanno messa tra le ricordate, ovvero Clary1998 e hghpshpjtfosdv.

Ringrazio i 19 che l’hanno messa tra le seguite, ovvero anna hekla, Bata00, Cloe2, DioMagoPrescelto99, Emma_Powell, Iulia Nightshade, kiss the night, la ladra di libri, La Ragazza Senza_Nome, LallaSan, Larissa Grifondoro, Lilian Potter in Malfoy, Lucrezia_2, Luna_Everlark, Lylaria, Marty Evans, MissCarstrairs, Myrenel_Bea e SweetLuna.

Vi amo una cifra, anzi, di più, voi non potete capire quanto. Senza di voi nulla di questo sarebbe possibile.
A presto (lo spero),
Kam.

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Capitolo 11
*** Looking Up There's Always Sky ***


Kamala's Pre-Corner

 

Uhm...ecco, salve gente. So perfettamente che non mi faccio viva da tantissimo tempo, non voglio nemmeno sapere quanto di preciso e so anche che probabilmente la mia faccia sarà stata su tutti i cartoni del latte americani e sarà comparsa a Chi L'ha Visto. Ho avuto, come credo sia abbastanza normale, un maggio infernale dovuto alle mille interrogazioni/verifiche/tutto e considerando che sono in quinto ginnasio la cosa è ingigantita. Ma premettendo che ora sto riuscendo più o meno a respirare e che c'è un'altissima possibilità di passare l'anno senza debiti (tutto il contrario dell'anno scorso, insomma) tornerò ad aggiornare come Cristo comanda. La settimana prossima non saprei, perché devo ancora levarmi dalle palle un cinque in geografia e devo vedere com'è andato il compito di greco, ma con l'arrivo di giugno le cose stanno decisamente migliorando, grazie ad Eir.

Troverò un giorno della settimana in cui posso e sarà quello il giorno dell'aggiornamento, senza ma o come o perché. Se vorrete aiutarmi a trovarne uno che garba a tutti, ne sarei felice. Ci vediamo di sotto, gente.

 

 

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Dedico questo capitolo a MrsCrowly. Perché è un'amica speciale e unica, sempre pronta ad ascoltarmi e a sopportarmi. Perchè mi aiuta sempre quando ne ho bisogno, ha la pazienza di spiegarmi tutto con calma e mi sta insegnando ad amare me stessa. Davvero, ti voglio bene Sim. Non immagini quanto.

 

11. Looking Up There's Always Sky

 

 

Novembre scivolava via lentamente, portando con sé nuvole grigie cariche di pioggia e un malcontento generale, ad Hogwarts.

I gufi si rifiutavano di consegnare le lettere o anche solo di uscire fuori dalla Guferia. C'era qualcosa che li terrorizzava, là fuori. Qualcosa che faceva rabbrividire Clary.

La giovane Grifondoro guardava con aria assorta il paesaggio fuori dalla finestra della Sala Comune. Quella mattina di metà novembre i primi fiocchi di neve erano sfarfallati nell'aria, ricoprendo il Parco di una coltre candida e fresca, troppo acquosa affinché riuscisse a rimanere a lungo, però.

Il cielo aveva preso un colore indefinito tra il grigio e il bianco, un colore che la ragazzina dai capelli rossi odiava. Era un colore blando e smorto, assolutamente privo di significato. Non dava emozione, non suscitava dei sentimenti veri come tutti gli altri colori.

Una smorfia le increspò il viso, mentre staccava gli occhi dal vetro e sfregava le mani l'una con l'altra, per riscaldarle. Il suo sguardo smeraldino incontrò la figura slanciata di Renesmee, stesa a pancia in giù sul grande tappeto davanti al camino e intenta a sfogliare un enorme libro. La compagna di Casa era cresciuta davvero tanto in quei mesi e ora la superava di qualche centimetro abbondante. Clary si chiese se non prendesse qualche strano concime. Lo avrebbe voluto anche lei, che era una degli studenti del primo anno più bassi.

Sospirò afflitta e si avvicinò alla grande poltrona dove era sprofondato Percy. La ragazzina gli fece un cenno con la mano e lui le fece spazio, stando attento a non far cadere la tazza di cioccolata calda che teneva in mano. Un'impresa davvero difficile per lui, iperattivo com'era!

Clary scomparì nella poltrona rossa, mentre si sistemava meglio. La sua coscia era praticamente appiccicata a quella di Percy e riusciva a sentire il suo odore salmastro. Sentì le guance friggere dall'imbarazzo e allungò la mano verso la tazza del ragazzino, che gliela passò. Clary fece per portarsela alle labbra, quando si accorse di un piccolo particolare. Qualsiasi cosa ci fosse dentro, era blu!

La streghetta corrucciò la fronte e annusò la bevanda. Sapeva sì di cioccolata, ma anche di...mirtilli.

-Che roba è?- domandò, spostando la sua attenzione su Percy. Il ragazzino la fissò con i suoi occhioni verde mare e sorrise.-Cioccolata blu. Una ricetta della mamma. È buona, davvero, non è velenosa.- rispose abbozzando un risata alla faccia stranita dell'amica.

Clary alzò un sopracciglio.-Ma perché....blu?

Percy si lasciò andare ad un sorriso che sapeva di tristezza.-Incominciò a cucinare cibo blu per dimostrarmi che niente è impossibile.

La ragazzina annuì mestamente, prima di portarsi la tazza alle labbra. Sorseggiò con cautela la bevanda e rimase piacevolmente colpita incontrando il sapore della cioccolata misto a quello dolciastro dei mirtilli. Un piccolo sorriso le illuminò il volto e bevve ancora qualche sorso, prima di ridarla al legittimo proprietario.

Appoggiò la testa allo schienale della poltrona e lasciò che i suoi occhi seguissero le giravolte scoppiettanti del fuoco del camino.

Doveva andare a trovare Astoria, prima che scattasse il coprifuoco. Le avrebbe portato qualche topolino da mangiare e le avrebbe fatto mille coccole. La civetta delle nevi si stava riprendendo in fretta, ma aveva acquisito un carattere molto schivo e difensivo. Chissà cosa le era toccato subire.

Erano quasi le sette, si sarebbe dovuta muovere. Clary si stiracchiò, per poi ricordarsi di essere praticamente incollata a Percy e che con quel suo gesto non aveva di certo migliorato la situazione e rossa come non mai scattò in piedi.

Renesmee le lanciò un'occhiata dal basso e Percy piegò la testa di lato con curiosità. Curiosità che aumento ancora di più quando la rossa si diede una manata in fronte, guardando il cestino con le cartacce da bruciare accanto al camino.

Aveva finito i topi!

 

 

-Non potevi accorgertene prima?- le chiese Katniss sbuffando, mentre si aggiustava la sciarpa dei Serpeverde intorno al collo. Clary alzò gli occhi al cielo, mentre Annabeth tirava una gomitata alla mora.

Renesmee trotterellava dietro di loro canticchiando a bocca chiusa. Le quattro ragazzine camminavano veloci per i corridoi della scuola, scendendo le scale a quattro per sbrigarsi. Passarono davanti alla Sala Grande e incrociarono Peeta che discuteva di pittura con Rachel Elizabeth Dare, una loro compagna di Casa. Clary si sarebbe fermata volentieri, ma aveva altro per la testa. Arrivarono davanti al portone principale e spinsero le pesanti ante di legno con forza per aprire. Quando si ritrovarono fuori, l'aria gelida e pungente le investì, facendole rabbrividire. Katniss nascose il naso nella sciarpa mentre Annabeth si strinse nella mantella nera e blu dei Corvonero. Renesmee non diede alcun segno di sentire freddo, quando Clary pensava di poter morire di ipotermia da un momento all'altro.

Si fecero largo nella rada neve che copriva i prati e alzarono il passo quando notarono il fumo uscire dal camino della capanna del guardiacaccia.

Lungo il tragitto, Clary notò che Renesmee non staccava gli occhi dalla Foresta Proibita.

La ragazzina scosse i riccioli rossi e superò lo steccato mal tenuto che delimitava la capanna.

Deglutì e salì i gradini, stando attenta a non scivolare per via del ghiaccio che vi si era depositato sopra.

Con la mano intirizzita dal freddo, bussò due volte alla porta di legno.

-Chi è?- sbottò una voce burbera dall'interno. Si sentì un gran fragore e l'abbaiare possente di un cane.

-Sta' buona, Mrs. O'Leary.- brontolò sempre la stessa voce. Si sentirono dei forti passi e la porta si aprì, mostrando un uomo robusto e dai capelli scuri striati d'argento. I suoi occhi grigi come un cielo in tempesta si fermarono sulla figura minuta di Clary.

-Come posso esserti utile, piccola streghetta?- domandò, cercando di addolcire il tono della voce.

-Ehm...ecco, io...- la ragazzina deglutì.-...Io ho finito i topi per la m-mia civetta ed ero venuta a chiederle se per caso ne avesse qualcuno...- biascicò, diventando più rossa dei suoi capelli. Dietro di lei, Annabeth roteò gli occhi con un sorriso, per quella timidezza genuina.

L'uomo si grattò la barba brizzolata e spostò lo sguardo verso le altre ragazzine, soppesando in particolare la Corvonero.

-Entrate, non mi sembra il caso di farvi prendere un malanno.- disse infine.

Le quattro amiche si strinsero sull'uscio, esitando un attimo prima di entrare. Poi filarono dentro e l'uomo chiuse la porta. Clary si lasciò scaldare dal clima accogliente e modesto della capanna. Un sollievo che sparì appena si rese conto che un'enorme massa di pelo con gli occhi rossi si muoveva verso di lei. Sentì Annabeth, al suo fianco, irrigidirsi e cacciare la mano nella tasca della divisa, biascicando qualcosa in una strana lingua.

-Mrs. O'Leary, ti avevo detto di stare seduta.- sbottò il guardiacaccia, guardando il...cane con severità. Ma sul serio, quella cosa era un cane?

Clary osservò l'animale accucciarsi a terra con un mugolio indistinto e posare i suoi occhi rossi su di lei.

-Non è cattiva. È una giocherellona. È solo troppo curiosa e gigante, ma non vi farà niente.- assicurò l'uomo. Sembrò avercela particolarmente con Annabeth, che allentò la presa su qualsiasi cosa avesse nella tasca e rilassò un po' le spalle. Me era ancora allerta, Clary lo percepiva.

-Sedetevi pure, vi offro qualcosa da mangiare mentre prendo i topi.

-Uhm, grazie, signore.

Il guardiacaccia sorrise.-Chiamatemi Quintus e datemi del tu, per favore.

Clary annuì mestamente e si sedette sul divano graffiato e pieno di peli neri. Quintus frugò nella credenza e uscì alcune bustine di Cioccorane, per poi mettere a bollire il tea.

Mrs. O'Leary, da terra, le guardava con curiosità, muovendo piano la coda.

Le quattro stettero in silenzio e scartarono le Cioccorane, ringraziando l'uomo. Lui fece un gesto con la mano, come a dire di non ringraziarlo.

Ben prestò le amiche si ritrovarono tra le mani delle tazze fumanti di tea. Clary sorseggiò il suo e si bruciò la lingua. Quintus si era messo a frugare in alcune casse da cui proveniva un odore disgustoso.

-Allora...- iniziò Annabeth, dopo aver sorseggiato la calda bevanda. Senza scottarsi. Clary la invidiò molto.-Che razza è?- chiese la bionda, accennando al grosso cane. Katniss alzò un sopracciglio e si lanciò un'occhiata d'intesa con Renesmee. Da quando Annabeth si interessava di cani?

-Un segugio.- rispose Quintus con tranquillità. La bionda assottigliò lo sguardo.-Che tipo di segugio?- chiese.

Clary inrociò lo sguardo di Katniss, che si portò un dito alla testa, mimando con le labbra un “E' pazza!” che fece ridacchiare Renesmee.

Clary alzò gli occhi al cielo. Quintus, nel frattempo, aveva scrollato le spalle.-Non lo so.- rispose.- L'ho trovata quand'era ancora una cucciola e l'ho presa con me.

Annabeth strinse le labbra. Era evidente che non era questa la risposta che voleva. L'uomo chiuse i topi in un cartone e lo porse a Clary, che ringraziò timidamente.

Lui sorrise, quando Renesmee prese la parola.-Non riuscite a trovarlo.- decretò semplicemente. Il suo sguardo, fisso sino ad allora sulla tazza, si posò sul volto dell'uomo. Katniss aggrottò la fronte, leggermente sconcertata. E Clary si ritrovò d'accordo : avevano bevuto Burrobirra, quelle due?

-Intendo- sbottò la Grifondoro, lanciando un'occhiata stizzita alle facce stralunate delle sue amiche.-Non avete ancora trovato chi ha ferito Ast...la civetta.

Mentre Clary e le altre capivano improvvisamente di cosa parlasse, Quintus si irriggidì.

-È tardi, non dovreste essere qui.- disse alzandosi e prendendo le tazze. Renesmee gonfiò le guance, inviperita.-Non potete tenerci all'oscuro di tutto. L'abbiamo capito che non sapete che pesci pigliare e che Hogwarts è isolata dal resto del mondo.

-Sciocchezze!- sbottò il guardiacaccia, girandosi verso di loro con furia. Mrs. O'Leary alzò il muso in allerta. Annabeth focalizzò la sua attenzione sul segugio e ficcò di nuovo la mano in tasca. Clary poté giurare di averci visto qualcosa luccicare, qualcosa come un pugnale.

-Non sono affatto sciocchezze!- strillò la Grifondoro, scattando in piedi. Katniss fu subito al suo fianco. Mrs. O'Leary si mise seduta, puntandole.

Cosa cavolo stava succedendo?

-Quella cosa...non è in nessun libro, non è da nessuna parte. Non sapete neanche da dove iniziare!- strepitò Renesmee. Quintus fece due passi avanti e strinse i pugni. Mrs. O'Leary si mise in piedi, Annabeth fece lo stesso. Clary guradò sconcertata i presenti, rendendosi conto di quanto la situazione stesse degenerando.

-Okay, adesso basta.- decretò alzandosi con apparente calma. Le sudavano le mani. Nessuno diede segno di averla ascoltata.

-HO DETTO BASTA!- gridò infine, per attirare l'attenzione. Si voltarono tutti verso di lei, stralunati. Clary sentì le guance pizzicare e il rossore diffondersi. Si voltò verso Quintus e forzò un sorriso.-Grazie mille per i topi e l'ospitalità, noi dovremmo andare, ora. Si è fatto tardi.

Detto questo, girò i tacchi e prese Renesmee per un braccio, tirandola via.

-Annabeth, andiamo.- sbottò verso la Corvonero, ancora ferma a fissare male il segugio. La bionda trasse un respiro profondo e le seguì, mentre Katniss lanciava un'occhiata di fuoco al guardiacaccia, prima di chiudersi la porta dietro le spalle.

-Si può sapere cosa ti è preso?!?- sbraitò Clary non appena furono abbastanza lontani. Renesmee si voltò indispettita verso di lei.

-Mi è preso questo!- sibilò, dirigendosi a grande falcate verso il margine della Foresta. Le altre la seguirono. La Grifondoro si fermò poco prima dei cespugli e indicò degli alberi.

Clary aguzzò la vista e ciò che vide le chiuse lo stomaco. Alcuni alberi erano segnati da profondi tagli, che avevano diffuso una specie di bruciatura nera lungo i bordi. Più i graffi erano profondi, più le bruciature erano grandi e nere.

Un fruscio alla loro destra le fece trasalire.

-Cosa diavolo è stato?- sibilò Katniss, sgranando gli occhi nel buio crescente.

Clary tremò dalla testa ai piedi. Il cuore incominciò a batterle forte e il respiro sembrò mancarle.

-Non lo so, ma io suggerirei di scappare.- mormorò Renesmee, pallida come un lenzuolo. Clary non se lo fece ripetere e scatto via verso la scuola, seguendo a fatica le altre, che sembravano molto più ferrate nella corsa rispetto a lei. Erano quasi giunte al portone quando l'aria si riempì del suono stridulo e sgraziato che Clary conosceva già. Katniss l'agguantò prima che potesse inciampare e si buttarono dentro la scuola, chiudendosi il portone alle spalle. Clary tremava e il cuore le batteva a mille. Erano tutte e quattro sudate, ma non esitarono a correre verso la Guferia. L'ultima cosa che gli serviva era qualche professore che le trovasse all'ingresso in quelle condizioni e dopo quel tremendo grido.

Clary percorse il tragitto con le mani tremanti e il sangue che le rombava nella testa. Le sue gambe erano malferme e sarebbero potute cedere da un momento all'altro.

Arrivarono in Guferia stremate e la ragazzina lasciò che le gambe non la sorreggessero più.

-Clary.- strillò Renesmee, lanciandosi verso di lei con aria preoccupata.

-Oddio, mi dispiace tanto, è stata tutta colpa mia, non avrei dovuto...- si scusò con le lacrime agli occhi. L'unica cosa che la rossa fece fu abbracciarla e nascondere il viso tra i suoi capelli bronzei. Il battito accellerato del cuore non accennava a fermarsi.

-Porcamiseria.- esalò invece Katniss, affacciandosi alle grandi finestre della Guferia. Là sopra tirava un vento gelido.

-Io davvero, non vorrei interrompervi, ma i gufi sono parecchio agitati e sta cominciando a piovere cacca.- fece notare Annabeth.

Clary scostò delicatamente Nessie e le sorrise, po si alzò e si spazzolò i vestiti.

-Aspettatemi qui.- disse, cercando di controllare il tremore della voce. Si diresse verso il trespolo di Astoria e la trovò raggomitolata su se stessa, le bende candide che si confondevano con piumaggio.

-Ehi bella...- le sussurrò dolcemente la ragazza. La civetta posò il suo sguardo giallo su di lei e allungò leggermente il collo. Clary sorrise e le accarezzò le piume morbide.

-Ti ho portato da mangiare.- sorrise.-Tanti bei piccoli topolini morti.- cantilenò con una smorfia schifata, mentre prendeva gli animaletti per la coda e li avvicinava all'animale. Astoria lo agguantò vorace e Clary si lasciò scappare una risata. Ne prese un altro e l'appoggiò dentro la ciotolina a bordo del trespolo. Richiuse il cartone e lo mise a terra, poi prese ad accarezzare la civetta con attenzione.

-Okay, Ast, niente movimenti bruschi. Devo solo controllare una cosa.- mormorò con calma. Le mani arrivarono alle bende e con cautela ne allentarono la fasciatura. Clary la sollevò leggermente e cercò nei profondi tagli qualcosa di nero. Astoria si scrollò le penne, ma riprese a spolpare il suo lauto pasto. Fu proprio grazie a quel movimento che la Grifondoro riuscì a vedere, ai lati delle ferite, una piccola sfumatura nerastra sulla carne. Deglutì, e ristrinse la fasciatura con le mani sudate. Raccolse il cartone coi topi e accarezzò sulla testa la civetta, augurandole la buonanotte.

Attraversò il pezzo che la separava dalle amiche e le raccontò ciò che aveva visto.

Annabeth annuì con fare pensieroso.-Eppure Astoria sembra essersi ripresa bene...- mormorò, lanciando un'occhiata all'animale poco distante.

-Non ti preoccupare Clary, vedrai che starà bene e che si risolverà tutto.- le disse sincera Renesmee, posandole una mano sulla spalla. Lei annuì.

Katniss scosse la testa.-Sta succedendo qualcosa, qui. Qualcosa di cui ci vogliono tenere all'oscuro.- mormorò.

Alle ragazza bastò un'occhiata per trovarsi d'accordo.

Con mille pensieri per la testa, le quattro scesero a cenare in Sala Grande.

 

Clary, accoccolata sotto cumuli di coperte, aggrottò la fronte e strinse i pugni. Avrebbe scoperto cosa stava succedendo.

A tutti i costi.

 

 

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Kamala's Corner

 

Ed eccoci qua gente ! Ce l'abbiamo fatta. Vi sono mancata, mie dolci piume dei cuscini ?

È impazzita?

Probabile.

Allora, in questo capitolo abbiamo l'apparizione di due nuovi personaggi, Quintus e Mrs. O'Leary, entrambi appartenenti allo zio Rick. Ho scelto Quintus come guardiacaccia e lo amo nel suo ruolo, così come il nostro Segugio Infernale preferito sarebbe nel ruolo di Thor. Non è meraviglioso ?

Le ragazze hanno un altro incontro ravvicinato con la cosa, che sta facendo effettivi danni agli alberi e … ad Astoria.

Clary è giustamente preoccupata per la sua civetta, ma ha con sé l'amorevole supporto delle amiche. Ma quanto sono adorabili ?

E in piùùùù...colpo di scena. Non so come mi sia venuta questa cosa di Percy e Clary, è stato terribilmente spontaneo scriverne. Vedremo come si evolveranno le cose tra i due *ridacchia malefica* .

Clary poi ha deciso di andare a fondo in questo mistero e questo è proprio il vero coraggio dei Grifondoro.

E niente, gente, that's all. vi capirò perfettamente se vorrete linciarmi. Sul serio. E non smetterò mai di chiedervi perdono.

A presto,

Kam.

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Capitolo 12
*** Together, We Map The World ***


 

12.Together, We Map The World

 

 

 

Annabeth si svegliò di buon umore, quel sabato mattina. Questo nonostante avesse passato tutta la notte a studiare alcuni vecchi libri che Renesmee aveva trafuga...ehm, preso in prestito dalla biblioteca. E forse, e quel “forse” aveva una probabilità molto elevata, aveva trovato qualcosa. Un indizio utile, una piccola traccia. Ma quello era bastato a non farla dormire la notte. L'aveva passata a elaborare teorie e a farsi mille piccoli schemi su mille fogli, imbrattando di inchiostro le lenzuola del letto e riempiendosi di macchie lei stessa. Ma mai, mai era stata più felice.

Si lavò e vestì in fretta, prendendo tra le braccia i mille libri e le varie pergamene piene di appunti, per poi schizzare in Sala Grande trascinandosi dietro Peeta, che ascoltava la ragazzina illustrargli le sue scoperte, più entusiasta che mai.

Spazzolò via la colazione alla velocità della luce, sotto gli occhi incuriositi di Malcolm e quelli divertiti di Alec Lightwood, e balzando in piedi una volta finito il pasto. Riprese i libri tra le mani, aggiustandosi la treccia bionda su una spalla, così simile a una spiga di grano, e costrinse Peeta a lasciare la sua colazione per seguirla al tavolo dei Grifondoro. Il ragazzino bofonchiò contrariato, ma le andò dietro senza fare storie.

La Sala Grande era gremita di studenti, anche se nell'aria vi era un innaturale silenzio, dovuto all'assenza dei gufi che portavano la posta.

La giovane semidea si diresse baldanzosa verso Clary, una scintilla eccitata negli occhi grigi.

Si avvicinò di soppiatto alle amiche, anche se Renesmee si era accorta subito della sua presenza, e lasciò che i libri cadessero sul tavolo pieno di cibo con un tonfo rumoroso. La maggior parte dei Grifondoro, compresa Clary, per poco non si strozzò con ciò che mangiava, mentre Lee Fletcher sputava dal naso il caffè-latte che stava bevendo.

-Annabeth...?- boccheggiò Clary, agguantando il bicchiere pieno di latte che Percy le porgeva. La bionda sorrise raggiante.-Ho delle ottime notizie.- decretò, abbassando un po' la voce e accomodandosi tra il figlio di Poseidone e la mezza-vampira.

Clary, che sorseggiava avidamente, le lanciò un'occhiata curiosa.

-Cosa? Cosa hai scoperto?- chiese subito Renesmee, invitando Peeta ad accomodarsi con loro.

-Ho una pista.- bisbigliò eccitata la figlia di Atena, un barlume di orgoglio a illuminarle il viso. Clary lasciò perdere il bicchiere e si sporse in avanti, arrivando ad essere praticamente stesa su Peeta, rosso fino alla punta dei capelli, e a Renesmee, che incuriosita anche lei non se ne curò più di tanto.

-Sputa la Cioccorana. Ora.- esalò la rossa, con gli occhi verdi che sembravano due gemme per quanto brillavano.

Annabeth sorrise, sorniona, e lanciò un'occhiata al tavolo dei Serpeverde, dove Katniss aveva allungato il collo per guardarle. Stette ben attenta a non incrociare lo sguardo azzurro di Luke, non sarebbe riuscita a reggerlo.

-Katniss non può mancare, dobbiamo vederci. Oggi pomeriggio alle tre nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Mi raccomando, siate puntuali.- disse. Calry si lasciò sfuggire un gemito.-Per forza lì?- domandò. Annabeth alzò gli occhi al cielo.-Sì, Clary, per forza lì. La Grifondoro sbuffò e ricominciò a mangiare la colazione.

-Bisognerebbe avvisare Katniss.- mormorò Renesmee, lanciando un'occhiata preoccupata all'amica Serpeverde.

-Oggi la vedo a Trasfigurazione, l'avviso io.- la informò la semidea, raccogliendo le sue cose. La Grifondoro addentò un pezzo di pancake.-Vuoi?- offrì, rivolgendo i suoi occhioni color cioccolato alla Corvonero.

Annabeth fu colta da un'improvvisa nausea. Forse ingurgitare così tanto cibo così velocemente non era stata una brillante idea. Diventò verde.

-Credo di dover vomitare.

 

 

Annabeth localizzò subito la treccia mora di Katniss, tra gli studenti nell'aula di Trasfigurazione, e mandò Connor a sedersi con Peeta. Non fu quel che si definisce propriamente gentile. La sua amica la osservò tirare fuori i libri e la penna e altre mille pergamene scribacchiate, che Annabeth ripose con attenzione sotto il banco.-Ho fatto alcune interessanti scoperte e ho bisogno di parlarvene, quindi ci vediamo oggi pomeriggio alle quattro nel bagno di Mirtilla Malcontenta.- bisbigliò, dato che Lupa era appena entrata in classe.

I suoi occhi color ambra si posarono sulle due studentesse, che abbassarono subito il capo. Katniss tirò fuori il suo occorrente. L'insegnante si mosse verso il centro dell'aula, il tessuto verde del suo vestito che ondeggiava in sincrono col la treccia grigia. Richiamò l'attenzione della classe con un mezzo ringhio nascosto in un colpo di tosse e iniziò a spiegare.

Annabeth intinse la penna nel calamaio e cominciò a prendere appunti, sforzandosi di prestare attenzione. Lanciò un'occhiata a Katniss, che stava semplicemente scarabocchiando sulla sua pergamena. La Serpeverde, sentendosi osservata, alzò lo sguardo verso di lei.

-Che c'è? Tanto tu e Nessie prendete sempre appunti, è inutile sprecare inchiostro e pergamene.- si giustificò. Annabeth inarcò un sopracciglio.-tu la stai imbrattando lo stesso, quella pergamena.- le fece notare. L'amica ghingnò.-Potrei farle una caricatura.

-Ti scoprirebbe.

-Nulla di più epico del disegno di Rachel dare, l'altro giorno. Lupa ha tolto trenta punti a Grifondoro per quello scherzo. Assolutamente geniale.

-Vuoi che tolgano dei punti anche ai Serpeverde? Infondo siete i primi classificati per la Coppa delle Case, in questo momento. A meno che Grifondoro non batta Corvonero alla prossima partita.

Katniss fece un gesto con la mano, come se non fosse un suo problema.-non lo batterà mai.

-Ne sei così sicura?

-Cos'è, una sfida?

Annabeth sogghignò e aprì la bocca per risponderle, quando la voce roca di Lupa la perforò da parte a parte.

-Chase, Everdeen, sono davvero deliziata dalla vostra amicizia, ma se la lezione non vi interessa – e dovrebbe – allora siete pregate di stare zitte. Venti punti in meno a entrambe le Case. E se vi vedo di nuovo parlare sono guai.- ruggì l'insegnante.

Annabeth biascicò una scusa e riprese a scrivere appunti, mentre Katniss faceva solo finta di scrivere. La sua pergamena era piena di ondine varie.

La figlia di Atena sorrise e alzò gli occhi al cielo.

 

 

 

Alle quattro precise, Annabeth s'infilò nel bagno, richiudendosi la porta alle spalle. Renesmee e Clary erano già lì, la prima a scarabocchiare su un muro e la seconda accanto alla porta, con una smorfia infastidita sul viso. Dall'ultimo bagno, chiuso a chiave, arrivava un lamento continuo e asfissiante.

-La odio.- borbottò la rossa.-La odio proprio tanto.

Annabeth scosse la testa e tirò fuori dalla cartella le mille pergamene e alcuni grossi libri. Prese una boccetta d'inchiostro e la sua fidata piuma di arpia.

-Dov'è Katniss?- chiese, voltandosi verso Clary. Lei scosse la testa. La semidea alzò gli occhi al cielo e si sedette sul pavimento subito raggiunta da Renesmee.

La porta si aprì con un cigolio e Katniss entrò, lanciando a terra la borsa piena di libri e raggiungendole a terra con Clary.

-Allora?. Chiese subito la mezza-vampira, appoggiando la testa su una mano. Annabeth si schiarì la voce e le tre si fecero attente.

-Visto che nei comuni libri sulle creature fantastiche non ho trovato nulla, ho iniziato a cercare sui libri proibiti...-

-Come te li sei procurati?- domandò Clary, storcendo il naso. Annabeth la guardò paziente.-Me li hanno procurati Travis e Connor. Come stavo dicendo, ho notato che a questo libro qui- e prese dal mucchio un librone dalla copertina verde acido consunta.- mancano delle pagine. Così sono andata all'indice e le parti tolte sono esattamente quelle su “Ombre e Creature Buie”. Dato che non può assolutamente essere una coincidenza, ho cercato altro libri sull'argomento, ma in tutti quelli che ho letto mancava proprio questa sezione. Allora ho pensato che, non trovando niente nei libri sui mostri, avrei potuto trovare qualcosa sulle ferite magiche.- lasciò il libro e ne prese un altro, questa volta più piccolo e dalla copertina di un azzurro antico.

-Tra le molte ferite, in questo libro, ho trovato un primo indizio.- Annabeth sfogliò le pagine e le tre amiche si chinarono verso di lei, curiose. La Corvonero gli mostrò una pagina su cui era stato rappresentato un taglio simile a quello che avevano visto sugli alberi del Parco.

-Qui dice che queste ferite possiedono un solo rimedio, ovvero le lacrime di una Fenice. Questo poiché ciò che le provoca, secondo questo libro, è fatto puramente di ombra. Non ci sono altre informazioni utili.

Annabeth lanciò il libretto su quello di prima e agguantò una pergamena piena di appunti.

-Cosa significa fatta di ombra?- rifletté Renesmee, il dito che batteva sul mento e un'espressione pensierosa in viso.

-Non lo so precisamente.- disse Annabeth, sondando con gli occhi grigi la pergamena.-Ma è ovvio che quello che cerchiamo ha a che fare con il buio, l'oscurità e l'ombra stessa.

Calry deglutì. Katniss prese parola.-Perciò le poche informazioni sul libro e la scomparsa della sezione dedicata a queste creature non sono solo una coincidenza.

-Esatto.- annuì Annabeth. Arrotolò la pergamena e prese l'ultimo libro che restava, un mattone abnorme rilegato in pelle e dall'aria vecchissima.

-E infine ho trovato questo. Non è un libro comune, ma bensì una specie di Enciclopedia scritta a mano da qualcuno, che riporta tutti i tipi di creature e mostri.- Annabeth aprì l'ultima pagina e scoprì un piccolo libricino nero. Lo prese tra le mani e queste si tinsero subito di grigio. Katniss storse il naso.-Sembra cenere.

-È cenere. Non so come sia arrivata su questo libro, ma qui ho scoperto la vera parte interessante.- lo aprì con cautela e ne mostrò le pagine scritte, che erano al massimo cinque.-Qui ho trovato la stessa ferita e le stesse informazioni, trascritte a mano. E finalmente si da anche un nome a chi le provoca. Questo scrittore le chiama Ombre, anche se il termine più corretto è Skìa, che in greco significa appunto ombra. Sono descritte come creature prime di consistenza, veloci e letali. Lasciano queste ferite nella carne viva, e il nero che le contorna è proprio l'oscurità che si diffonde. L'unico rimedio è una lacrima di Fenice o anche un infuso creato dalle sue piume messe in un nettare particolare, che però qui non è riportato. C'è scritto anche che la Fenice è l'unico animale in grado di disintegrarle, poiché è un animale portatore di luce e fuoco. Il contrario delle Ombre, che portano oscurità e gelo.- Annabeth sospirò.-L'ultima cosa che dice è che nessuno è sopravvissuto a un loro attacco.

Nell'aria aleggiò un silenzio mortale, interrotto solo dai singhiozzi di Mirtilla Malcontenta. Clary deglutì. Annabeth rimise a posto i libri e le pergamene.

-Perciò...perciò Astoria...morirà?- mormorò sottovoce la rossa. Annabeth trattenne il respiro.-Se troviamo una Fenice, potrebbe non succedere. Ma il punto è che se sono davvero Ombre, queste non si fermeranno davanti a nulla e potrebbero arrivare ad attaccare noi studenti.

Katniss annuì, scura in volto, mentre Clary si lasciò scappare un singhiozzo. Renesmee l'abbracciò e puntò i suoi occhi caldi e determinati in quelli tempestosi di Annabeth.

-Ce la faremo. Dobbiamo farcela.

Annabeth si ritrovò ad abbracciare anche lei le due e Katniss, un po' di malavoglia, si unì all'abbraccio.

-Puoi contarci, Ness.

 

 

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Kamala's Corner

 

Ciao. Buongiorno/buonpomeriggio/buonquandopifferoleggete. Buon venerdì e buon inizio weekend YEEEEEE. Come state, miei chiodini arrugginiti dalla pioggia ? Io bene, ma stanca morta perché stanotte sono andata a letto tardissimo, causa lo spettacolo di fine anno della mia scuola. Larissa Grifondoro ha suonato il piano, ma che grande suonatrice. Soprattutto di palle.

Ma ora che sono rientrata in carrozza, nessuno mi ferma più. Vi sono mancata? Probabilmente no, perciò passiamo avanti.

In questo capitolo, sotto il punto di vista della nostra fantabulosa Annabeth, iniziamo a risolvere il mistero che aleggia sugli strani esseri assassini. Le nostre quattro si ritrovano più unite che mai e la nostra figlia di Atena preferita dimostra la sua secchionaggine intelligenza.

Non c'è da dimenticare la lezione di Trasfigurazione, con Lupa. Io me la immagino un po' come la McGrannitt, solo più rigida. Ma non così tanto come sembra, perché infondo lei è la Lupa Capitolina, ha allattato Romolo e Remolo e il suo istinto materno batte tutto.

In più notiamo questa complicità/sfida tra Annabeth e Katniss. Sono due personalità molto forti ed entrambe non accettano una sconfitta e vogliono avere sempre l'ultima parola. Svilupperò molto questo rapporto di odio/amore tra le due.

E infine la piccola, grande promessa che si scambiano. Ovvero andare a fondo in questo mistero e rimanere unite. Io, personalmente, le amo. Non trovate anche voi?

La prossima settimana probabilmente aggiornerò o giovedì o martedì, quindi tenetevi pronti, che non vi mollo più.

Ci vediamo presto, vi amo più delle Api Frizzole, Ciao.

Kam<3

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Capitolo 13
*** My Father Told Me ***


13. My Father Told Me

 

 

Katniss sbuffò per l'ennesima volta. Lei odiava la biblioteca. Lei odiava i libri. Lei odiava Annabeth che la costringeva a ricercare notizie su quei futili mattoni impolverati.

Non era così che si risolveva un mistero. Nella sua testolina mora, bisognava cercare bacchette perdute, creare pozioni pericolosissime e anche entrare nella Foresta Proibita.

Ma forse quello non l'avrebbe mai detto davanti a Clary. Sarebbe svenuta, poverina.

Insomma, per sbarazzarsi di quelle stupide Ombre, c'era bisogno di Avventura con la A maiuscola.

E l'Avventura non si faceva restando chiuse nella biblioteca ammuffita di Hogwarts. In più tra un mesetto ci sarebbero state anche le vacanze di Natale, e loro non avevano cavato un ragno dal buco.

Certo, sapevano chi era il loro nemico, ma quello non bastava. In più la ferita di Astoria aveva iniziato a peggiorare e neanche un insegnante aveva la più pallida idea di cosa fare.

E quando Renesmee aveva suggerito di esporre le loro scoperte a qualche adulto, Annabeth aveva troncato il discorso sul nascere. Anche lei aveva storto il naso, c'era da dirlo, ma ora, a distanza di due settimane – due settimane di nulla! - forse la Grifondoro non aveva tutti i torti.

Ma la Corvonero era tremendamente testarda, e pensava di cavarsela da sola. Anzi, ne era fermamente convinta. E grazie a questa sua convinzione, le uniche cose che avevano in mano, erano i-n-u-t-i-l-i.

Katniss sbuffò di nuovo, ricevendo in risposta un mezzo ringhio di Annabeth. Si lanciarono un'occhiata fredda e tempestosa, grigio giacimento nel grigio tempesta, ma poi distolsero entrambe lo sguardo.

Avevano avuto una discussione, quella mattina. Lei sosteneva che stare tutto il giorno in biblioteca non avrebbe portato a niente. Annabeth era fermamente convinta che non potevano andare in giro a fare disastri.

Renesmee aveva preferito non prendere le difese di nessuno, per non inasprire gli animi ulteriormente, e Clary era stata zitta, chiusa nei suoi pensieri e con uno sguardo cupo e pensieroso. Era sempre più taciturna, da quando la civetta era peggiorata. Katniss poteva capirla, se fosse successo qualcosa a King, il suo gufo reale, anche lei sarebbe stata malissimo.

La Serpeverde prese a tamburellare le dita sul tavolo, con aria scocciata, fissando il libro che aveva in mano con palese disinteresse.

Annabeth emise un sospiro, fremente di rabbia a stento trattenuta. Renesmee squadrò prima l'una e poi l'altra, con aria preoccupata.

-Potresti anche fingere che ti interessa.- sibilò la bionda, assottigliando lo sguardo. Katniss sentì il petto incendiarsi, in un impeto di rabbia.

-Scusa se trovo inutile cercare su questi ammassi di notizie inutili, visto che non stiamo trovando niente di niente.- ringhiò sottovoce. Gli occhi di Annabeth lampeggiarono furiosamente.

-Allora se non ti interessa, quella è la porta.- disse con innaturale freddezza. Katniss sentì prudere le mani, avrebbe volentieri impugnato il suo arco per conficcarle tutte le frecce a sua disposizione nel corpo, ma una piccola, crudele idea, le passò per la testa. Chiuse il libro con apparente calma e si alzò in piedi, Clary e Renesmee la seguirono con lo sguardo, entrambe preoccupate.

-Hai ragione, ho di meglio da fare. Luke mi sta aspettando.- calcò bene il nome del Prefetto. La streghetta non sapeva cosa era capitato tra i due, ma capì di aver fatto centro quando tutto il colore sparì dal viso di Annabeth.

Con un ghigno, tirò indietro la sedia, pronta ad uscire, quando le parole della Corvonero raggiunsero le sue orecchie.-Serpe.

Katniss si girò di scatto, la treccia scura fendette l'aria.-Cosa hai detto?- sibilò, il tono di voce leggermente più alto. Alcuni studenti si girarono verso di loro, Clary si mosse nervosamente sulla sedia.

Questa volta fu Annabeth a ghignare.-Quello che hai sentito. Sei una serpe, Katniss Everdeen. Come tutti i Serpeverde che si rispettino. Non hai un briciolo di dignità, sei solo brava ad insultare e a parlare al vento. Serpe.

L'orgoglio di Katniss fu ferito mortalmente. Aprì la bocca per ribattere, ma si accorse che la ferocia di poco prima era svanita nel nulla. Con una voragine nello stomaco, percorse a grandi falcate i metri che la separavano dalla porta, lasciando lì le amiche.

Appena fu fuori iniziò a correre.

Percorreva i corridoi velocemente, scontrandosi spesso con alcuni studenti. Ma non le importava. Voleva solo uscire da quel posto, voleva solo scappare.

Vigliacca.

Quella parola le risuonò nella testa, ma lei continuò a correre.

Rischiò varie volte di inciampare, ma quando arrivò nell'ingresso della scuola, deserto, spinse il portone con tutte le sue forze e scappò fuori.

Il freddo le attanagliò il corpo, facendola bloccare e rabbrividire. Non indossava la mantella, né la sciarpa o i guanti, aveva addosso solo la divisa leggera dei Serpeverde.

Ma non ci fece molto caso e ricominciò a correre. L'adrenalina le scorreva nelle vene, e riusciva a infonderle più forza e più calore, tanto da spingerla verso il margine della Foresta. Attraversò i prati scivolosi di acqua, rischiando di cadere qualche volta, ma non si fermò. Corse, corse e corse, con l'aria che le incendiava i polmoni, corse e si immerse nel buio lugubre della Foresta, ma non si fermò. Le parole di Annabeth continuavano a ronzarle nella testa.

Serpe. Non aveva dignità. Parlava al vento. Era solo brava ad insultare. Ed era una vigliacca.

Le lacrime presero a correrle rabbiose giù per le guance, offuscandole la vista, ma non si fermò. Inciampò in una grossa radice e cadde a terra, sbucciandosi le ginocchia e i gomiti. L'odore forte delle foglie secche le penetrò le radici. Si rialzò e ricominciò a correre, non curandosi del sangue e delle ferite che bruciavano.

Corse, corse fino ad un tronco cavo e vi infilò la mano, tirandone fuori il fidato arco che le aveva costruito il padre. Si mise la faretra in spalla e ricominciò a correre, asciugandosi le lacrime con le maniche del golfino verde, gli occhi che bruciavano.

Prese una freccia, la sistemò, tese la corda dell'arco e trasse un profondo respiro, poi scoccò.

La freccia si incastrò al centro di un grosso tronco secco. Katniss incoccò una seconda freccia e riprese a muoversi, senza fretta, più cauta di prima. Si fece largo tra le felci, stando attenta a non fare troppo rumore. I muscoli tesi, l'arco pronto e gli occhi che seguivano ogni minimo movimento. La rabbia bruciava ancora dentro di lei come fuoco su un ciocco di legno. Le guance erano ancora umide di lacrime, il fiato grosso. Un improvviso battito d'ali sulla sua testa le fece scoccare la freccia, che sparì nelle chiome folte degli alberi. Non c'era modo di vedere il sole, era tutto più scuro là dentro.

Vagabondò così per ore, o forse per pochi minuti, scoccando frecce senza centrare niente e andandole spesso a recuperare, quando era possibile.

Si addentrò sempre di più fra i fitti alberi, lasciandosi trasportare da quell'atmosfera misteriosa. Aveva perso la cognizione del tempo, girando nel sottobosco, con le gambe che avevano iniziato a farle male. Era inciampata altre volte, troppo assorta in quella rabbia per tenere conto di dove metteva i piedi, e si era spaccata il labbro e graffiata la faccia, sbattendo il viso contro una pietra appuntita.

La rabbia scemò piano piano, lasciando posto allo sconforto. Katniss, sfinita, si accasciò contro il tronco di un albero, rifugiandosi tra le radici e chiudendo gli occhi gonfi di lacrime. Appoggiò l'arco sul grembo e la sua mente venne invasa dai ricordi, mentre lo accarezzava.

Un giorno suo padre le aveva detto di non permettere che quei ricordi svanissero. L'aveva presa tra le braccia, l'aveva stretta a sé e lei si era sentita al sicuro in quel caldo e confortevole abbraccio. Gli aveva sentito dire “Quando crescerai e diventerai vecchia, il tuo animo selvaggio vivrà per i giorni in cui eri giovane. Ricordati di me, se avrai mai paura, io ti starò sempre accanto.”

Le aveva detto “Un giorno ti lascerai questo mondo alle spalle, quindi vivi una vita che vorrai ricordare.”

L'aveva cullata, in quella notte fredda mentre Primrose, nella stanza accanto, veniva al mondo, e le aveva sussurrato “Queste sono le notti che non moriranno mai, nella tua memoria.”

E lei, che era solo una bambina, non aveva capito cosa volesse dire, ma si era accoccolata meglio tra le sue braccia, alzando gli occhioni grigi verso quelli del padre, così simili ai suoi, in attesa che continuasse. E l'uomo aveva sorriso, dicendole “Quando le nuvole inizieranno a tuonare, accendi un fuoco che non potranno mai spegnere, scolpisci il tuo nome in quelle stelle, quelle più luminose.” Katniss aveva guardato gli astri dalla piccola finestra, mentre sua madre, nell'altra stanza, urlava. Suo padre aveva continuato “Cerca l'avventura, bambina mia, ben oltre questi luoghi, e non abbandonare questa tua vita. Ti guiderò a casa, non importa dove ti troverai. Ma vivi e combatti, perché il tuo coraggio e la tua onestà vinceranno su tutto, mia Saetta.”

E Katniss pianse. Pianse perché era sola. Pianse perché nulla di ciò che suo padre aveva detto era vero.

-Non sono onesta, né coraggiosa. Sono solo brava ad insultare e a sbagliare, non faccio che combinare disastri. Ho lasciato sola Prim...- la ragazzina singhiozzò, volgendo gli occhi alle fronde alte degli alberi.-E non so come sta...se è ancora viva, se sta male, se ha mangiato. E tu, tu, te ne sei andato! Non sei rimasto qui, mi hai lasciato sola, e la mamma è morta con te. Tu ci hai abbandonato!- le parole piene di rancore risuonarono per la foresta, dato che Katniss aveva iniziato ad urlare. Si era alzata in piedi di scatto e aveva afferrato la faretra e l'arco, lanciandoli lontano.

-TU, TU CI HAI MENTITO!- strillò con tutto il fiato che aveva in gola. Crollò nuovamente in ginocchio e scoppiò in singhiozzi, nascondendo il volto tra le mani. Si sentiva sola, persa e tradita. E sapeva di aver sbagliato. Accecata dalla rabbia, aveva detto quelle cose ad Annabeth, e lei aveva avuto ragione, si era comportata come una serpe. Lei era una serpe.

Tirò su col naso, giusto per sentire uno scricchiolio intorno a sé. Si guardò intorno, con la vista appannata dalle lacrime, e scorse due occhi rossi come il sangue che la fissavano. Improvvisamente rimpianse di aver gettato l'arco così lontano. Il cuore prese a martellarle con furia nel petto, mentre il sangue le si gelava nelle vene.

Lanciò un'occhiata verso la sua arma e represse un grido quando si accorse che era sparita. Lo sconforto e il dolore si fecero largo dentro di lei, mentre sostava il volto verso la creatura, che aveva iniziato ad avvicinarsi.

Katniss, ormai distrutta, chiuse gli occhi, inerte.

Ho sbagliato, papà. Ho sbagliato tutto.

Aspettò in silenzio che la creatura si avvicinasse abbastanza per ucciderla, sentiva sempre di più l'odore acre e il rantolio dell'essere.

Il fiato dell'animale le fu sulla faccia e lei trattenne il respiro, pronta al dolore. Ma l'unica cosa che sentì fu qualcosa di ruvido e bagnato spiaccicarsi sulla sua faccia. Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò di fronte la lingua dell'animale, che emise un uggiolio contento.

-Ma cos...- mormorò, quando un rumore dietro le spalle dell'animale le fece voltare il capo.

La figura di Quintus si stagliò tra le ombre della Foresta, aveva il suo arco e la sua faretra in mano.

-E tu cosa ci fai qui?- borbottò un po' più duro di quanto volesse.

Katniss stette zitta, non sapendo cosa rispondere. Mrs. O'Leary scodinzolò felice alla vista del suo padrone.

Il Guardiacaccia si avvicinò alla Serpeverde, chinandosi leggermente verso di lei.

-Questi sono tuoi?- chiese, mostrandole l'arma e le frecce. Lei annuì. L'uomo la squadrò da capo a piedi, notando le numerose ferite.

-Cosa ti sei fatta?- domandò, indicandole il ginocchio sbucciato. Katniss posò lo sguardo sulla ferita.-Sono caduta.- mormorò, fioca.

Quintus sembrò capire che era giù di corda. Annuì e si ficcò gli oggetti nella saccoccia che aveva appesa al collo. Katniss seguì attentamente le sue mosse.

L'uomo le porse la mano e lei l'afferrò, incerta. Quintus la sollevò, facendola sussultare, e la posò sul dorso nero di Mrs. O'Leary.

-Fai la buona, bellezza, e non correre.- raccomandò l'uomo al segugio.

Katniss si attaccò al pelo lungo e ruvido dell'animale, quando questo iniziò a muoversi seguendo il padrone.

Attraversarono la foresta in silenzio e arrivarono alla capanna del guardiacaccia. Il segugio si fece più frenetico e iniziò ad aumentare l'andatura, con Katniss che si stringeva al suo pelo.

Davanti alla porta di casa, Quintus l'aiutò a scendere, e appena aprì la porta Mrs. O'Leary vi si fiondò dentro.

La Serpeverde si lasciò cadere sul divano, osservando il guardiacaccia riporre le sue armi davanti a lei, sul tavolino. L'uomo scaldò del tea e glielo porse, sedendosi accanto a lei. Katniss trovava rassicurante la sua presenza. Sorseggiò con calma la bevanda, lasciando che il corpo si riscaldasse grazie alla modesta stufa a legna. Non si era resa conto di avere le dita intirizzite dal freddo.

-Cosa è successo?- le chiese Quintus, con un tono di voce gentile. Katniss sospirò e si ritrovò a parlare senza nemmeno capire il perché. Raccontò di Annabeth, di quello che le aveva detto, di suo padre e anche delle Ombre. L'uomo ascoltò in silenzio e alla fine scoppiò a ridere.-Non vi arrendete mai, voi streghette, eh?

La ragazzina arrossì.-Comunque è vero che non avete idea di cosa siano quelle cose.

Quintus sorrise e annuì.-Avete ragione. I professori non sanno da dove partire. È assurdo che voi, studenti del primo anno, abbiate capito cosa siano prima di noi. Ma comunque non vi crederanno. Gli adulti, Katniss, sono così. Devono essere loro a trovare la soluzione, non possono accettare di essere aiutati.

-Però tu puoi farlo.- gli occhi di Katniss scintillarono.-Tu puoi aiutarli. Puoi dirgli quello che ti ho detto e loro potrebbero trovare un modo per sconfiggere le Ombre e salvare Astoria.

L'uomo si grattò la barba, incerto, poi fissò la ragazzina negli occhi.-Sì, in fondo credo di poter fare qualcosa. Riguardo alla tua amica, Katniss...credo che se da un lato tu abbia sbagliato, nominando quel Lucas...-

-Luke.- lo corresse lei.

-Luke, sì...credo che dall'altro lato abbia sbagliato anche lei. I Serpeverde sono maghi come gli altri, e ti dirò di più. Uno degli ultimi presidi di Hogwarts è stato un Serpeverde e si è dimostrato uno degli uomini più coraggiosi che siano mai esistiti. Il suo nome era Severus Piton.

Katniss aggrottò le sopracciglia.-Ha a che fare con Harry Potter?

Quintus rise e si alzò, recandosi verso una biblioteca. Prese un libro e glielo porse.-Qui sono raccontate le sue avventure e quelle dei suoi amici. Questo è solo il primo libro, ce ne sono altri sei. Quando l'hai finito, vieni a chiedermi gli altri.

Katniss se lo rigirò tra le mani, curiosa. Il guardiacaccia prese l'arco e la faretra e le nascose sotto un mobile.-Questi li lasci qui. Quando ne avrai bisogno vieni a prenderlo. Però promettimi che non entrerai più nella Foresta, soprattutto da sola. Non è un posto sicuro, soprattutto con quelle Ombre in giro. E ora ti accompagno in infermeria, così dopo passo a parlare con la McGrannitt.

Katniss sorrise e annuì, felice.

 

 

Alla fine se la cavò con una bella pozione puzzolente che però le stava già cicatrizzando le ferite e fu spedita nella sua Sala Comune. Non si fermò a parlare con nessuno, lasciando agli studenti Serpeverde il mistero di come si era procurata quei graffi sul viso. Non parlò né con Luke né con Johanna, ma filò nel dormitorio e, dopo una lunga doccia, sparì sotto le coperte.

-Lumos.- momorò, e la punta della sua bacchetta si accese.

Aprì la prima pagina del libro e iniziò a leggere.

 

Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano...”

 

 

 

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Kamala's Corner

 

Eccomi qua. In ritardo, lo so, ma in fondo non abbiamo ancora deciso un giorno preciso e la settimana non è ancora terminata. In più chi ha avuto la brillante idea di buscarsi un raffreddore coi fiocchi a giugno? Io, gente, quindi sono in versione zombie.

Poi ci sono anche le mille congetture tra me e MrsCrowley, che sono così belle e affascinanti che ti assorbono quasi completamente.
Come state, mie piccole pulci da circo? Vi sono mancata? Ovvio che no, quindi passiamo al capitolo.

 

Ecco. Mi sento malvagia. Ma io l'avevo detto che avrei evoluto molto l'amore/odio tra Annabeth e Katniss, no? E non ho mica specificato se in bene o in male...

Così le due streghette litigano, e Katniss viene ferita dalle parole della Corvonero, così tanto che scappa nella Foresta Proibita. Nel mio headcanon lei si era portata dietro l'arco, e l'aveva nascosto nel tronco cavo, decidendo di andare a caccia qualche volta, tutto questo completamente di nascosto. Dopo il fatto delle Ombre questa sua passione è passata in secondo piano e ora invece la vediamo esplodere come valvola di sfogo.

In più compare anche la figura del padre di Katniss, in un flashback puramente ispirato alla canzone The Nights di Avicii. Perfavore, ascoltatela. È qualcosa di stupendo.

Vediamo anche quanto rancore provi Katniss verso il padre, che aveva promesso di esserle sempre accanto e invece è morto in miniera, lasciandola sola a prendersi cura di madre e sorella. Non so voi ma a me ha ricordato il Re Leone. Boh.

Ed ecco che arriva Quintus, ovviamente accompagnato da Mrs. O'Leary. Vi avevo detto che avrebbe avuto un ruolo importante!

L'uomo si dimostra molto aperto nei confronti della piccola Serpeverde e la consola, regalandole Harry Potter E La Pietra Filosofale. E ora spieghiamo questa parte.

Questa fic ha luogo tre anno dopo la Seconda Guerra Magica, quindi sì, Harry e tutti gli altri sono esistiti e sì, potrebbero anche comparire. Chi lo sa...

vi mando un abbraccio forte forte e grazie, grazie perché siamo arrivati a 49 recensioni, con 23 che seguono questa storia e 16 che l'hanno inserita tra le preferite, mentre 2 tra le ricordate. Ringrazio anche chi la legge e basta, perché voi mi date la forza di andare avanti e di non smettere mai di scrivere.

Anche voi, non arrendetevi mai, gente.

Kam

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Capitolo 14
*** It's Been A Long Day Without You, My Friend ***


Dedico questo capitolo al Cano, perché gli voglio bene (anche se non lo dico spesso). Perché è il mio migliore amico, il mio fratellone-di-non-sangue, perché mi vuole bene nonostante io sono quello che sono. Perché riesce sempre a farmi sorridere e a salvarmi un attimo prima che mi lasci cadere nel vuoto. Grazie, Big Bro.

 

14. It's Been A Long Day Without You, My Friend

 

 

Renesmee corse fuori dalla classe di Pozioni. Clary la seguì, facendosi largo a fatica tra la folla di studenti che usciva dai sotterranei.

-Okay, ricapitoliamo il piano.- disse la mezza-vampira, girandosi verso l'amica e inchiodando gli occhi verdi, ultimamente così spenti, nei suoi grandi pozzi senza fondo color cioccolato.

-Io vado a cercare Annabeth e mi faccio raccontare cosa è successo con Luke, tu cerchi di recuperare Katniss e di parlarle. Se non si vogliono vedere, attuiamo il piano B.- snocciolò Clary, legandosi i capelli rossi e ricci in una coda improvvisata.

-Perfetto.- mormorò Renesmee. Prese un profondo respiro, sorrise alla sua amica, e si si immerse di nuovo tra i ragazzi che sciamavano per i corridoi del castello, alla ricerca della Serpeverde.

Katniss non le parlava da tre giorni, ormai, né parlava con Annabeth o Clary. Si era chiusa in mutismo ostinato e anche repentino, girava quasi sempre in compagnia di Gale o Johanna, raramente con Luke. Durante le lezioni si sedeva perennemente accanto a Connor.

La dolce Grifondoro era davvero preoccupata per lei. Aveva scoperto di volerle davvero bene, di non poter fare a meno della sua presenza. Aveva scoperte quanto fosse bella l'amicizia, ma anche quanto potesse ferire. Si sentiva davvero in trambusto, in quell'ultimo periodo. Si era resa conto di star crescendo davvero tanto, presto avrebbe potuto sembrare una ragazza di dodici anni. La sua crescita accelerata stava mettendo seriamente a rischio la sua famiglia. Se qualcuno avesse scoperto che i suoi genitori erano vampiri, e che il suo migliore amico era un mutaforma, sarebbero stati guai. Non poteva neanche pensare a quello che avrebbero potuto fare i Volturi.

Perché i Volturi non concedono seconde possibilità. Questo diceva sempre Jane, nei suoi incubi, prima di uccidere il suo Jake.

E Renesmee si svegliava in un bagno di sudore, con la faccia rigata dalle lacrime e il cuore a mille.

Quanto le mancava Jacob. Sembrava mancarle anche più dei suoi genitori, una cosa strana che non capiva. Ma il vuoto che sentiva nel petto quando lo pensava era forte.

Altro che vuoto, pensò, schivando alcuni Tassorosso che correvano per i corridoi, questa è una voragine.

Dopo aver vagato per più di un quarto d'ora per le sale di Hogwarts, di Katniss non c'era neanche l'ombra.

Come poteva fare a trovarla? Poteva chiedere a qualcuno...ma a chi?

Lasciò che il suo sguardo vagasse per il lungo corridoio del secondo piano, quando incontrò l'intera squadra dei Serpeverde che tornava dagli allenamenti al campo di Quidditch. Un lampo di genio le passò per la mente e senza neanche rendersene conto si scapicollò verso Johanna, che discuteva animatamente con Travis Stoll.

-Ehm...Johanna?- chiese, cercando di sovrastare la timidezza e l'imbarazzo. L'intera squadra dei Serpeverde si girò a guardarla. Tutti, tranne il Prefetto, che continuava a bisticciare furiosa con il fratello di Connor.

Renesmee inclinò la testa, leggermente stupita.

Qualvhe Serpeverde sospirò. Luke invece la squadrò da capo a piedi.

-Jo...?- provò Gale, fissando l'amica con un misto di divertimento ed esasperazione.

-Chiudi il becco, Howthorne, non lo vedi che sono impegnata?!?- fu la sgarbata risposta della ragazza. Qualcuno ridacchiò. Gale corrucciò la fronte.

-Ma veram...- cercò di spiegare il ragazzo, venendo subito interrotto dal Prefetto, che si girò inviperita e cercò di colpirlo con la sua scopa.

-Ti ho detto che sono impegnata, lo vuoi capire, stupido ammasso di neuroni scaduti!- ringhiò, cercando di tirargli la scopa, una Firebolt, sul sedere. Gale, dal canto suo, cercava di schivare i colpi come meglio poteva, biascicando spiegazioni che non potevano minimamente sovrastare le urla della ragazza. Renesmee ridacchiò a quella scena, poi decise di salvare il povero ragazzo da Johanna e la sua furia omicida.

-Veramente ti ho chiamato io.- disse, facendo un passo avanti. La Serpeverde si voltò come una furia verso di lei, brandendo la sua scopa, salvo poi nasconderla dietro la schiena non appena aveva capito chi era.

-Uhm...Reneé, giusto?- bofonchiò arrossendo per la sua performance.

La Grifondoro sorrise.-Renesmee.- la corresse. Johanna biascicò alcune scuse sconnesse, facendola sorridere ancora di più.

-Non preoccuparti. Volevo chiederti se sapevi dov'era Katniss, la sto cercando da un po' ma non la trovo.- spiegò.

-È fuori.- rispose Gale, anticipando la sua compagna di Casa. Il Prefetto gli lanciò un'occhiata assassina.-So che stava andando dal guardiacaccia, quindi sta fuori. Tra poco scatta il coprifuoco, se me la recuperi mi fai un piacere, non voglio che vengano sottratti punti alla Casa.- disse Johanna. Renesmee annuì e dopo averla ringraziata scappò verso la Torre dei Grifondoro, per prendere la mantella e la sciarpa. Poi si ricordò che quel freddo non le dava un granché fastidio, ma per non destare sospetti decise di coprirsi lo stesso.

Allontanandosi, sentì Gale mormorare a Johanna “Ammettilo che ti ci sei affezionata”, seguito da una tonfo secco e da un urlo.

-Allora non l'hai capito che devi stare zitto, Howthorne!- riecheggiò la voce del Prefetto.

Renesmee scoppiò a ridere.

 

 

 

Aveva mandato Percy ad avvisare Clary che andava da Quintus,sperando che l'amica avesse avuto qualche risvolto positivo con Annabeth.

Scivolò veloce tra i prati del parco, sotto un cielo plumbeo che annunciava pioggia, se non neve. Le temperature erano calate molto velocemente, quell'anno, ma quella pioggia non le dispiaceva. Le ricordava Forks e i suoi temporali, quando si metteva davanti al camino a casa di nonno Charlie e ascoltava le leggende raccontate da Billy, accoccolata al petto caldo di Jacob.

Sperò davvero di riuscire ad arrivare alla casa del guardiacaccia prima che piovesse, e anche di poter tornare al caldo della sua Sala Comune a sorseggiare cioccolata calda blu e a guardare la pioggia.

Egoista, si disse, e accelerò il passo.

Del fumo grigio si librava nell'aria dal camino, mentre le finestre della capanna erano illuminate, segno che dentro c'era qualcuno. La ragazzina salì i gradini e alzò il pugno per bussare, quando strascichi di conversazione le arrivarono alle orecchie, grazie all'udito sensibile e fine.

-Così la McGrannitt mi ha chiesto come avevo fatto a capirlo, e io gli ho risposto che l'avevo letto in uno dei miei libri.

Era la voce di Quintus.

-E lei?

Quella, invece, era senza dubbio Katniss.

-Mi ha chiesto quale libro, e io le ho risposto uno dei miei vecchi manoscritti. Ovviamente di quando ero giovane. E non ha fatto più domande. Dovevi vedere la faccia di quel Bane, sembrava una statua di gesso.

-Probabilmente si chiedeva come potessi esserci arrivato tu e non lui.

L'uomo rise e tutta la casa sembrò vibrare.

-Ho più assi nella mano di quanto pensi, streghetta.

Anche Katniss rise.

Renesmee aggrottò le sopracciglia. Di cosa diavolo stavano parlando?

Tentennò un attimo, poi indietreggiò, giusto in tempo per sentire la voce di Quintus che diceva -Si è fatto tardi, Katniss. È meglio che inizi a tornare. Ti do l'altro libro, tieni. Sei stata veloce a finire il primo.

-Mi è piaciuto molto. Anche se per ora odio Piton e Draco.

L'umo rise e disse qualcos'altro. La porta si aprì e sull'uscio Katniss si sporse verso l'interno della casa per salutare un'ultima volta. Aveva i capelli racchiusi in una treccia, come al solito, e la sua figura magra era infagottata nel mantello verde della sua Casa. Appena si richiuse la porta alle spalle, parecchia luce che filtrava dall'ingresso sembrò svanire. Scese i gradini con un salto, rimirandosi tra le mani un libro, un sorriso ad illuminarle il volto. Alzò gli occhi verso i castello e sobbalzò, rendendosi conto della figura di Renesmee. Rimasero a fissarsi negli occhi a lungo, in silenzio. Poi Katniss sospirò e si incamminò verso il castello.

-Se sei venuta a chiedermi di parlare con Annabeth, puoi scordartelo.- disse, secca. Renesmee la seguì, affiancandola.

-Dovreste fare pace. Annabeth è testarda e ha reagito per difendersi. E so che può averti ferito, ma anche tu tirando in ballo Luke...- iniziò.

-È questo il punto : non so cosa è successo tra lei e Luke e alla fine nemmeno mi interessa. Sta di fatto che in un'amicizia tenere segreti è scorretto. Lei non vuole spiegarmi cosa è successo? Okay. Non vuole tenere conto della mia opinione perché a quanto pare ha sempre ragione? Okay. Vuole insultarmi gratuitamente senza sapere ciò che dice? Okay. Io con una persona così non ho nulla da dirmi.- sbottò Katniss, continuando a camminare. Renesmee l'agguantò per un braccio, quasi con disperazione.

-Per favore, parliamone insieme. Siamo amiche, ricordi? Ma non tagliarci fuori, siamo tue amiche, ti vogliamo bene.- la mezza-vampira sentiva le lacrime pungerle gli occhi, ma cercò di fermarle. Katniss sembrò accorgersi dei suoi occhi lucidi.

-Anche io vi voglio bene. Probabilmente ne voglio anche ad Annabeth, nonostante mi abbia ferita in quel modo. E so di aver sbagliato a tirare in ballo Luke, di aver detto quelle cose. Ma ora come ora, ho bisogno di stare sola. E fareste meglio a stare lontane da me anche voi. Ho capito che posso ferirvi con delle semplici parole e non voglio. Quindi lasciate stare.- disse, liberandosi dalla presa della Grifondoro.

Renesmee aprì la bocca per ribattere, quando una un fruscio e una voce la anticiparono.

-No. Noi non ti lasciamo stare.

Le due si voltarono di scatto, ritrovandosi davanti Annabeth e Clary. La bionda deglutì rumorosamente e si avvicinò.

-Noi non ti lasciamo sola.- ripeté, puntando gli occhioni grigi verso quelli di Katniss.-Non sei stata l'unica a sbagliare. Anche io ho detto cose che ti hanno ferito, non ho voluto sentire altre ragioni all'infuori delle mie e mi dispiace. Quello che c'è tra me e Luke...è complicato. E pericoloso. E dovrebbe essere un segreto. Ma se volete che ve ne parli, lo farò. Perché siete mie amiche e vi voglio bene.

Deglutì ancora, a disagio. Katniss la fissò intensamente, mentre Clary si avvicinava a Renesmee, con uno sguardo speranzoso. Dopo lunghi attimi di silenzio, la Serpeverde abbracciò forte la Corvonero, chiedendole scusa a sua volta. La mezza-vampira giurò di sentire il cuore che le scoppiava dalla gioia e si unì all'abbraccio, trascinando con sé Clary, che cadde tra le braccia di Annabeth dopo essere inciampata in una radice.

-Ma porc...- sbottò, imprecando e rimettendosi su a fatica. Le altre tre si guardarono e scoppiarono a ridere.

Renesmee scorse Quintus, affacciato alla finestra sorridere. Guardò le sue amiche, e decise che dei Volturi, per una volta, poteva infischiarsene.

 

 

-Quindi i tuoi genitori hanno i canini appuntiti, le orecchie a punta e bruciano alla luce? E dico, bruciano o si polverizzano, non ho mai capito questa cosa...- le chiese Percy, seduto sul grande tappeto rosso al centro della Sala Comune. Calry, sulla grande poltrona, alzò gli occhi al cielo.

-Ma se ha appena detto che sono solo leggende, quelle!

-...E io dov'ero?

-A Blu-Landia, probabilmente.- lo rimbeccò la rossa. Gli occhi verde mare di Percy si illuminarono.

-Esiste davvero?- chiese, tutto eccitato. Clary sbuffò, iniziando a battibeccare con lui.

Renesmee, seduta sul cornicione della grande finestra che dava sul parco, sorrise, sorseggiando la sua tazza fumante di cioccolata blu.

Erano le undici di sera, la Sala Comune era deserta. Fuori diluviava, e lei ammirava le gocce scivolare lungo il vetro, le lunghe fronde degli alberi scosse dal vento, che ululava feroce e gaio al tempo stesso.

Appoggiò la guancia al vetro freddo e lanciò un'occhiata al cielo nero, ringraziando gli Dei per avergli dato quegli amici così speciali.

 

 

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Kamala's Corner

 

Salve gente, son tornata. Buon Martedì e buon quello-che-vi-pare. Come state, mie foglioline bagnate di rugiada e di pipì di gatto?

Bleah!

Zitto, Clearwater. Allora, vi sono mancata? So che la scorsa settimana non ho postato, e me ne scuso. Ho dovuto fare le pulizie in camera mia, trasformandomi in una specie di Biancaneve con un unico animale a disposizione, ovvero Tartara, la mia tartaruga d'acqua dolce che se n'è bellamente infischiata del casino, continuando a prendere il sole sulla sua pietra. In più ho passato giorni stesa su un letto con il morale negli Inferi, per vari motivi che non vi sto ad elencare.

Ma passiamo al capitolo, che è meglio. Punto di vista della nostra Ness, che ha elaborato un pino non molto contorto per far riappacificare Annabeth e Katniss. In più possiamo vedere quanto le manchi casa e quanto le manchi Jake (aaawww, cuccioli) e quanto si senta con il mondo sulle spalle in questo momento.

Riesce a trovare le giuste informazioni grazie a Joahnna e a Gale, ed io personalmente mi sono divertita un mondo a scrivere di loro due, anche perché li shippo. Alla fine si reca dal guardiacaccia e ascolta un pezzo della conversazione tra Quintus e Katniss, ovviamente grazie al suo super udito da mezza-vampira. Vediamo che la reticenza di Katniss è dovuta soprattutto alla paura di ferire e deludere le persone a lei care (questo ti ricorda qualcuno, vero Simona?), ma che le loro amiche non sono disposte a lasciarla sola, perché le vogliono bene e sono un po' la sua famiglia (giusto, Enrico?). E abbiamo un abbraccio pieno di ammmore delle nostre quattro, che se non si fosse capito, successivamente si confidano. Annabeth rivela la verità sui suoi genitori, rendendo partecipe Percy, ovviamente. Renesmee confessa la sua natura e tutti la prendono bene, incuriosendosi anche (Percy e le sue domande fesse ma stupende, my love XD).

E anche Katniss parla di Panem e di suo padre, anche se non trapela da qui. Ora le quattro sono ancora più unite e pronte a sconfiggere le Ombre e ad andare infondo al mistero.

Ci vediamo presto, vi amo tutti.

Kam.

P.S.: Bambini miei, abbiamo superato le 50 recensioni e io, davveri, vi adoro, mi fate felice con ogni vostro commento, anche quando leggete solamente. Davvero, per voi non sarà niente, ma per me è un grande traguardo. siete fantastici, non dimenticatelo mai.

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Capitolo 15
*** Keep Your Feet On The Ground, When Your Head's In The Clouds ***


15. Keep Your Feet On The Ground, When Your Head's In The Clouds

 

 

Clary si svegliò di soprassalto. Non aveva dormito bene, si era rigirata tra le coperte rosse plurime volte e quando, finalmente, si era addormentata, non aveva sognato nulla. Tutto ciò che ricordava era il vuoto, il buio.

Aveva un peso che le opprimeva sul petto, un brutto presentimento, un'agitazione dalla natura ancora sconosciuta. E non era per niente tranquilla.

Rimase stesa nel letto, cercando di fermare il battito accelerato del cuore e prendendo respiri profondi. Un tuono fece tremare la Torre di Grifondoro. Il temporale infuriava fuori da almeno due giorni, ininterrottamente.

Aveva la gola secca e un forte mal di testa iniziò a farsi strada nel suo corpo. Si mise seduta, avvolta in quell'oscurità dettata dalle nuvole cupe. Si chiese che ore erano, le sembrava di aver dormito per un'eternità. Ma quando i suoi occhi si posarono sull'orologio decorato da leoni d'oro, appeso alla parete, si stupì.

Le quattro di notte. O di mattina, a voler essere precisi. E lei aveva preso sonno alle due passate. Fuori era ancora buio e lo sarebbe stato per un altro po'. Un tuono, seguito da un lampo, illuminò il dormitorio femminile per pochi secondi.

Un brivido freddo le percorse la schiena. Si passò una mano tra i capelli rossi e aggrovigliato, per poi allungare il braccio verso il comodino. Ma quando la mano si posò sul bicchiere, rendendosi conto che era vuoto, sospirò.

Aveva assolutamente bisogno di bere. Le cucine erano vicine al dormitorio dei Tassorosso e lei non aveva una voglia matta di andare lì da sola, con una semplice e tenue bacchetta a illuminarla nel buio pesto. E poi, ammettiamolo, Hogwarts non era un parco dei divertimenti ed era piuttosto inquietante, la notte, con i quadri che si muovevano e i lamenti di Mirtilla Malcontenta che riecheggiavano ovunque. Per non parlare poi di Pix, che non dormiva mai e giocava brutti scherzi a chiunque. E lei era una fifona. Sbuffò, sgranchendosi le gambe e allungandosi, mentre un fulmine si schiantava poco lontano e lei sobbalzava di nuovo.

Si guardò intorno, indecisa, senza vedere bene veramente al buio. Poi, mordendosi le labbra, allungò la mano sotto il cuscino ed estrasse la bacchetta.

-Lumos.- mormorò. Una tenue ma calda luce si sprigionò dalla punta della bacchetta. Scostò piano le coperte e posò i piedi nudi sul pavimento freddo, rabbrividendo. Indossava solo una camicia da notte bianca, lunga fino alle ginocchia. Scivolò piano fino al baule ai piedi del letto e prese uno dei maglioncini che erano posati sopra il coperchio. Lo infilò, con la bacchetta in bocca, e si sfregò le mani sulle braccia, tentando di riscaldarsi. Scostò le tende rosse ornate d'oro e si diresse verso il letto di Renesmee, distante dal suo di poco. Infatti, tra loro due, dormiva Rachel Elizabeth Dare. La streghetta cercò di fare meno rumore possibile, mentre vi passava davanti. Scostò anche le tende intorno al letto della mezza-vampira e illuminò il corpo dell'amica, avvolto in strati disordinati di lenzuola e plaid. Aggrottò le sopracciglia, notando il volto cadaverico dell'amica, sudato e agitato.

Tentennò un attimo, poi le posò una mano sulla spalla e la scosse delicatamente. La ragazzina si rigirò nelle coperte, mugulando parole indistinte.

Provò di nuovo, con più forza.-Ness.- chiamò.

Renesmee continuò ad agitarsi.

-Renesmee.- sbottò Clary, alterata e anche preoccupata per quel comportamento.

Con un sussulto, la mezza-vampira sbarrò gli occhi e le afferrò la mano. Clary lasciò cadere la bacchetta per la sorpresa, ritrovandosi nuovamente avvolta nel buio. La stretta sul suo polso si allentò di poco.

-Clary?- la voce dell'amica le arrivò raschiante alle orecchie.

-Sono io.- bisbigliò, col cuore che batteva a mille. E se...se la mordeva? O si arrabbiava? O...

Smettila, Clary, è tua amica, non è un mostro!, si disse, decisa.

Che succede?” chiese la voce di Renesmee, nella sua testa. Ora la teneva per mano e aveva aperto il comodino in silenzio, prendendo la bacchetta, che si accese da sola. Clary sbarrò gli occhioni verdi e si sedette sul suo letto, cercando a terra la propria bacchetta.

-A fare cosa?- domandò la mezza-vampira, sottovoce.

Clary acciuffò la bacchetta e si mise seduta ai piedi del letto, di fronte a lei.-A farla illuminare senza pronunciare l'incantesimo.

-Oh.- mormorò Renesmee. Sembrava stupita.-Non lo so. L'ho fatto e basta. Mi capita spesso. Magari ci riesci anche tu. Prova.

Clary, anche se titubante, fissò la sua bacchetta con intensità.

Nox.

Diceva, perentoria, nella sua testa, ma la luce della bacchetta non vacillò un secondo, rimanendo tale e quale.

-Non ci riesco. E tu? Riesci a spegnerla?

Lei scrollò le spalle, e fissò la bacchetta, la cui luce si affievolì lentamente, fino a scomparire.

-Wow.- bisbigliò ammirata la rossa, giocherellando con i bottoni di legno del golfino.

-Comunque...perché mi hai svegliata?-chiese l'amica.

Clary arrossì, al buio, e si chiese se Renemsee riuscisse a vederlo.-Ecco...non riuscivo a dormire e ho bisogno di bere. E non volevo andare in cucina da sola.- ammise, con il tono della voce lieve.

Renesmee sorrise e la prese per mano, alzandosi dal letto. Clary la seguì e insieme scivolarono silenziose fuori dal dormitorio, ritrovandosi in Sala Comune. Le braci del caminetto ardevano di una tenue luce rossastra e il silenzio regnava sovrano. Si avvicinarono all'uscita, cercando di fare sempre meno rumore possibile, quando una voce le fece impietrire sul posto.

-E voi, dove state andando?

Si voltarono di scatto verso la finestra, i capelli sciolti che fendevano l'aria e il cuore in gola.

E seduta sul davanzale della finestra, Rachel, con la sua nuvola di capelli rossi a contornarle il viso pieno di lentiggini, le guardava incuriosita.

Clary si rilassò un poco.-In cucina. Ho bisogno di bere e Renesmee mi accompagna. Tu che ci fai sveglia?

La ragazzina riportò lo sguardo verso la finestra, mentre un altro lampo illuminava la Sala Comune.

-Studio le sfumature di grigio che ci sono nel cielo.- rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Clary la fissò incuriosita, mentre Renesmee inarcava un sopracciglio, perplessa.

-E quante sono? Le sai distinguere tutte?- chiese la rossa, in preda all'euforia più totale.

Rachel sorrise.-Pere ora ne ho contate cinquanta, se vuoi ti presto il quaderno dove le sto appuntando.- rispose, mostrando il quaderno dalla copertina rossa. Clary notò anche un set di colori e pennelli e sorrise alla vista del pigiama giallo della ragazza, tutto macchiato di colori.

-Oh, sì! Grazie, grazie, grazie!

-Prego.- sussurrò Rachel, tornando alla sua occupazione. Clary prese Renesmee per mano, inoltrandosi nel cunicolo alla cui fine c'era la Signora Grassa.

Voi due siete pazze”.

La rossa trattenne a stento le risate, quando il rombo di un tuono fece tremare i vetri. Clary si strinse all'amica.

-Muoviamoci, per favore.- mormorò, deglutendo. Renesmee annuì.

Si incamminarono veloci per i corridoi, tenendo le bacchette puntate davanti, a illuminare un Hogwarts deserta. I volti, nei ritratti appesi alle pareti, dormivano beati.

Scesero le scale, attente al modo in cui si spostavano, quando un colpo, seguito da uno schiocco improvviso, non le fece bloccare. Si appiattirono contro la ringhiera. Uno strano rumore raschiante rieheggiò per i corridoi. A Clary mancò il fiato. Era quel rumore raschiante. Con la paura che si era impossessata di lei, fece cenno a Renesmee di sbrigarsi. Scattarono in piedi, rendendosi conto che il rumore sibilante proveniva dalla direzione da cui erano venute. Clary si guardò intorno, disperata, e prese per mano l'amica, iniziando a correre per le scale. Si intrufolò in un corridoio stretto e lungo, appena prima che le scale si staccassero e cambiassero traiettoria. Con il cuore in gola, percorsero veloci il corridoio. Il sibilo si fece più vicino e Clary tremò da capo a piedi, quando improvvisamente i suoi occhi si posarono su una porta in legno poco distante. Senza pensarci due volte, si aggrappò alla maniglia e aprì la porta, acciuffò Renesmee e vi si ficcarono dentro, chiudendo.

-Nox.- sussurrò Clary, con la voce tremante e il fiato corto. Renesmee fece lo stesso, senza pronunciare una parola. Si strinsero in quello stanzino piccolo piccolo, che il custode doveva usare come ripostiglio, perché era pieno di scope, mocci e secchi vari.

Aspettarono in silenzio, con le mani unite, il cuore che batteva all'impazzata e il fiato corto. Un lamento raschiante e inumano si fece largo tra le pareti e Clary non si stupì di capire quando quella cosa passò davanti alla porta. Fu come se tutto intorno a lei tremasse, qualcosa sfrigolò contro la sua pelle, mentre un freddo innaturale le attanagliava le viscere. La ragazzina si rese conto solo pochi secondi dopo che quello sfrigolare sulla sua pelle, come centinaia di formiche che si muovevano nelle carni, erano le ombre. Era come se quell'oscurità venisse temporaneamente risucchiata verso il mostruoso essere fuori dalla porta, come se uno strappo invisibile allentasse il tempo, togliendole il respiro.

Durò pochi secondi, l'Ombra passò avanti senza fermarsi e il freddo pian piano sparì, così come la sensazione provata poco prima.

Non si mossero di un millimetro, abbracciate e tremanti, con il cuore in gola e una voragine nello stomaco.

Quando furono abbastanza certe che non ci fosse più niente, là fuori, si guardarono negli occhi, consapevoli del pericolo che non solo loro, ma tutta Hogwarts stava correndo. Clary deglutì.-Dobbiamo tornare nel dormitorio.- bisbigliò, il tono di voce bassissimo. Renesmee annuì lentamente.

-Non possiamo accendere le bacchette, o si accorgerà di noi. Io...riesco a vedere bene al buio, stammi vicina e non lasciare la mia mano per nulla al mondo. Okay?- sussurrò.

-Okay.

Lasciò che la mezza-vampira passasse davanti a lei e vide la sua figura, indistinta, che avvicinava il viso alla porta per sentire eventuali rumori. Impugnò lo stesso la bacchetta tra le mani, pronta a scagliare incantesimi che probabilmente non avrebbero avuto nessun effetto. Mosse un passo verso la sua amica, quando un brivido, stavolta caldo, la attraversò dalla testa ai piedi. Si girò di scatto, verso il fondo dello stanzino, e tra le scope e i secchielli vari fu sicura di poter scorgere uno strano luccichio. Fece per allungare una mano, quando Renesmee la richiamò.

-Clary? Tutto bene? Dobbiamo muoverci!

-Sisì, eccomi.- biascicò, prendendola per mano.

Andrà tutto bene, non preoccuparti”.

La rossa annuì e trattenne in respiro quando l'amica aprì lentamente la porta, sporgendo fuori la testa di poco.

Okay, andiamo”.

Uscirono, veloci e furtive. Clary si tenne stretta all'amica, cercando di stare al suo passo veloce.

-Dove siamo?- bisbigliò, giardando il corridoio buio che percorrevano. Un ennesimo lampo illuminò il castello, facendola rabbrividire.

Al terzo piano, credo”.

Non dissero più una parola, scivolando per le scale con attenzione, gli occhi spalancati nel buio, impaurite. Quando arrivarono in prossimità del ritratto della Signora Grassa, un urlo squarciò l'aria.

A Clary cedettero le gambe, mentre i suoi occhi correvano avanti, terrorizzati.

Rachel”.

-Oddei.- mormorò la rossa. Cercò lo sguardo color cioccolato di Renesmee, così profondo, in quel momento impaurito, ma determinato ad andare a vedere cosa fosse successo.

Annuì. E iniziarono a correre.

Il castello si riempì di rumori, segno che a quell'urlo molti si erano svegliati. Correvano così velocemente, con i piedi nudi, che sembravano volare. O magari era uno dei super poteri di Renesmee e stavano volando davvero.

Oh, non è il momento, scema, si disse. Arrivarono al ritratto e per poco non vi si schiantarono contro. La Signora Grassa correva da una parte all'altra del ritratto, urlando frasi sconnesse.

-Per favore, ci faccia entrare, Saxa Rubra!- disse Renesmee, agitata.

La Signora Grassa strillò ancora, ma aprì il passaggio. Le due Grifondoro vi si si infilarono dentro, il più velocemente possibile, con le bacchette pronte.

La Sala Comune era illuminata. La maggior parte degli studenti era in pigiama. Erano agitati e spaventati, parlavano l'uno sull'altro.

Il prefetto, Lee Fletcher, aveva indossato la giacca nera al contrario, mostrando le cuciture e l'interno rosso.

-Per favore, mantenete tutti la calma, i professori arriveranno da un momento all'altro...- stava dicendo.

Le due lo evitarono accuratamente, correndo verso la finestra e scansando gli studenti, cercando Rachel con lo sguardo. Apparentemente non c'era nulla di strano, quando arrivarono alla finestra, trovarono la ragazza. Clary si portò una mano alla bocca.

Rachel era a terra, svenuta. Il volto livido, così come le labbra. Gli occhi erano chiusi e sembrava non respirare. A terra, il quaderno rosso era aperto e mostrava gli appunti sulle sfumature di grigio, gli acquerelli versati a terra, le avevano macchiato il pigiama, le mani e il viso.

Sembrava morta.

-Credi che sia...- sussurrò Renesmee, gli occhi sbarrati.

-Non lo so.- mormorò Clary. Allungò una mano per sfiorarle il polso.

-NESSUNO TOCCHI NIENTE!- tuonò una voce possente, dietro di loro. Clary sobbalzò e ritrasse la mano di scatto, girandosi. I suoi occhi smeraldini incontrarono quelli color ambra del professor Bane, che indossava una strana veste da notte coloro porpora, piena di brillantini.

-Spostatevi, Fray e Cullen. Veloci.- ordinò.

Loro obbedirono, mentre la McGrannitt si faceva largo come una furia tra gli studenti, con gli occhi sbarrati. In breve tutti i professori circondarono il corpo esanime di Rachel, sbalorditi e preoccupati.

-Oh, per l'Angelo...- bisbigliò la professoressa Herondale, pallida come un lenzuolo. Il professor Kane si voltò verso gli studenti.-Ragazzi, dobbiamo parlare. Vi voglio tutti in Sala Grande tra dieci minuti, mentre portiamo la signorina Dare in infermeria.

-È morta?- chiese Izzy Lightwood, facendosi largo tra la folla.

Kane sospirò.-No, ma non sappiamo per quanto ancora sarà viva.

I bisbiglii aumentarono, così come l'agitazione.

-Allora? Sbrigatevi, insomma!- sbottò la McGrannitt. Aveva un diavolo per capello ed era preoccupatissima.

Gli studenti sciamarono nei rispettivi dormitori, Clary e Renesmee si guardarono e deglutirono contemporaneamente.

L'avventura più magica della loro vita si stava trasformando in un incubo.

 

 

 

-Silenzio, per favore.

La voce della preside sovrastò quella di tutti gli studenti. La Sala Grande si ammutolì subito. Tutti gli occhi erano puntati sulla McGrannitt, gli occhi cerchiati dalle occhiaie, le labbra strette e i cuori che battevano forte.

-Credo che oramai sia corsa voce, dello spiacevole incidente accaduto stamane alla signorina Dare, al primo anno di Grifondoro. Purtroppo, dobbiamo informarvi di una spiacevole quanto terribile notizia.- deglutì.-La scuola è...isolata.

Immediatamente un'ondata di voci si fece largo tra i tavoli, a Clary scivolò il bicchiere da cui stava bevendo, che si frantumò a terra in mille schegge di vetro.

-Reparo.- ordinò Lee Fletcher, lo sguardo di solito così solare, ora incupito.

La McGrannitt chiese nuovamente la parola e tutti si zittirono.

-Abbiamo a che fare con un nemico pericoloso, antico e di cui non si sanno molte cose. I gufi sono terrorizzati, e non riusciamo a metterci in contatto con il Ministero per questo. In più, dopo l'attacco di stanotte, siamo certi che si sia infiltrato a scuola. Ora come ora, Hogwarts non è più un posto sicuro. Cercate di non essere mai da soli, ma muovetevi in gruppi anche numerosi. Noi professori, insieme ai Prefetti, faremo ronde per tutto il castello. Verranno tolte alcune ore di lezione per incrementare quelle di Difesa Contro le Arti Oscure. Il coprifuoco scatta alle sette, da quell'ora in poi nessuno uscirà più dai propri dormitori. Vi è proibito uscire e...- prese un respiro profondo.-...gli allenamenti, così come le partite di Quidditch, sono annullati.

Metà Sala Grande scatto in piedi, mentre un grande fragore di piatti e posate rimbombava per i tavoli.

-Cosa?!?- sbraitò Johanna, due tavoli oltre.

-Signorina Mason, la preghiamo di sedersi. Non ci sembra il momento più adatto per discuterne.- disse duro Bane.

-Il momento adatto per discuterne? Oh, è uno scherzo!- sbottò Finnick, in piedi sulla panca.

-Ne va della vostra salute.- ringhiò la professoressa Lupa, come se stesse parlando a degli stupidi.

-Mi scusi tanto, professoressa, ma ho una piccola e indelicata osservazione da fare.- decretò Malcolm, alzandosi in piedi con sguardo tagliente.-Mi pare che le avvisaglie di questo pericolo ci fossero già, considerando ciò che è successo alla civetta di Clarissa. Allora mi chiedo, voi dove eravate? Non mi pare che vi siate preoccupati molto, così come non avete fatto nulla per impedire l'assalto di questo...mostro, alla nostra scuola.

Lupa scattò in piedi, dirignando i denti.-Cosa intenderesti dire con questo, Vale?

-Esattamente quello che ho detto.-rispose, calmo. Annabeth lo guardò, orgogliosa e ammirata.

La McGrannitt aprì la bocca, cercando di salvare, ormai, l'insalvabile. Ma fu, ovviamente, interrotta.

-Basta! 20 punti in meno a Corvonero!- ululò. Cori di sdegno si levarono da un po' tutti i tavoli.

-Ne volete anche voi?- tuonò, guardandoli uno ad uno. Clary si ficcò le unghie nei palmi, pronta ad alzarsi per strillare un “Sì!” senza la minima esitazione, quando il professor Banner posò una mano sul braccio di Lupa, sussurrandole qualcosa. La professoressa di Trasfigurazione scacciò malamente la sua mano, sbottando un “Chiudi il becco, vecchio ronzino!” e la restante parte degli studenti si alzò in piedi, indignata. Clary sentì l'adrenalina scorrerle nelle vene, mentre scattava in piedi.

-Ma come si permette, quella vecchia...- l'insulto furente di Percy fu coperto dall'urlo della McGrannitt.

-ADESSO BASTA! SEDETEVI, TUTTI QUANTI!- gli studenti ripiombarono sulle panche, biascicando insulti e maledizioni a denti stretti, gli occhi che potevano incenerire Lupa, costretta anche lei a sedersi.

-Avete ragione. Abbiamo sottovalutato il pericolo e in più non sapevamo che pesci pigliare, se non fosse stato per Quintus e i suoi studi non saremmo nemmeno arrivati a queste conclusioni vere e tragiche.

Qualcuno fischiò d'ammirazione, e Clary fu abbastanza sicura che provenisse dal tavolo dei Serpeverde.

-Quindi...vi chiediamo la massima collaborazione. E in questo momento, non sappiamo nemmeno se potrete tornare a casa per Natale.

Fu come ricevere un pugno nello stomaco. La mamma, zio Luke...e se non li avesse più rivisti?

Un nuovo boato di voci ruppe il silenzio.

-Chiamate gli Auror!

-Dovete salvarci!

-Fate qualcosa!

-Io voglio giocare a Quidditch!

-Zitta, Mason!

-Cos'hai detto, Hawthorne?!?

-Chiamate Harry Potter.

La Sala si ammutolì nuovamente. Tutti si voltarono verso Silena Beauregard, in piedi al tavolo di Tassorosso. Un coro affermativo le rispose.

La McGrannitt sospirò.-Faremo il possibile. Non è più così facile, Hogwarts sembra rinchiusa in una cupola che esclude il resto del mondo...

Altri bisbigli. Clary spostò gli occhi da Renesmee ad Annabeth e scorse uno scintillio determinato. Aveva un'idea, la sua amica.

Grazie anche a questo pensiero, trovò la forza di sorridere.

-Oggi vi sarà data la giornata libera, mentre noi ci organizziamo per creare un protezione. I Prefetto sono pregati di presentarsi nel mio studio tra mezz'ora. State attenti, e guardatevi sempre le spalle. Nulla è sicuro, ormai.

Il sorriso sparì dalla faccia di Clary.

 

 

 

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Kamala's Corner

 

Bentornati, miei orsetti gommosi sciolti dal sole di questi giorni. Come state? Vi sono mancata?

Vi chiedo perdono per non aver aggiornato l'altra settimana, ma sono tipo stata invasa dai parenti, per un motivo oscuro e misterioso, e non ho potuto respirare un attimo.

Poi qui in Puglia, come minimo, ci sono 180 gradi all'ombra, e io sto tutto il tempo buttata davanti al condizionatore o sotto la doccia o a terra (perché sui tappeti fa caldo).

Maaa, passiamo al capitolo, che è meglio! Taaa-daaa, ve l'aspettavate? Sto diventando molto sadica (Lullaby mi stuzzica con il suo sadismo in We Are Demigods. Io rispondo di conseguenza<3).

Dunque dunque, cosa abbiamo? Le Ombre sono entrate nella scuola e hanno già fatto una prima vittima, la nostra amata RED. All'inizio era mia intenzione farla sparire, quando mi è venuta in mente una cosa ancora più sadica...dovrete solo aspettare.

In più vediamo come sono unite Nessie e Clary e vi do un indizio, anche se non dovrei : tenete ben a mente il terzo piano, eheheh.

I professori forse dovevano muoversi prima, gli studenti ora sono bloccati a Hogwarts, lontani da tutto e tutti.

Lupa l'ho resa un po' cattiva, in questo capitolo, ma è pur sempre un lupo ed è molto dura nelle sue decisioni.

Vediamo anche l'unione che lega gli studenti, indipendentemente dalla Case.

Insomma, è un capitolo molto importante e se vi può consolare, cercherò di aggiornare per Domenica, in modo da farmi perdonare per il ritardo. Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate.

E grazie, perché siamo arrivati a 60 recensioni e io, davvero, vi amo tutti una cifra. Grazie grazie grazie!

Alla prossima,

Kam.

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Capitolo 16
*** There's Nothing Left To Say Now ***


16. There's Nothing Left To Say Now

 

 

Annabeth affondò il naso arrossato nella sciarpa blu dei Corvonero, osservando Clary che, dall'altro lato della Guferia, nutriva dolcemente Astoria.

La civetta era ormai peggiorata, anche se era tenuta sotto controllo da tutti i professori, che osservavano l'infezione nera disperdersi sul manto candido dell'animale.

Le ferite ormai non riuscivano più a rimarginarsi e quella specie di morbo nerastro si stava diffondendo, a partire dalla parte sotto le ali. Inutile dire che Astoria non riusciva più a volare e faticava a camminare. Era diventata inappetente e se ne stava tutto il giorno rintanata in uno dei mille cantucci a disposizione dei gufi, senza nemmeno uscire per spostarsi sul trespolo. Mags ogni giorno le portava da bere e da mangiare, insieme a Clary, e loro non mancavano di aiutarla.

Soprattutto la rossa non si arrendeva davanti al dolore dell'animale, spronandolo a mangiare e bere, medicandogli ogni giorno le ferite e parlandole di tutto quello che succedeva a scuola. E spesso intonava duetti con Katniss – che, per Apollo, aveva proprio una voce splendida – per rallegrare non solo la civetta, ma anche gli altri volatili presenti. La figlia di Atena non sapeva dire se funzionasse o meno, ma capiva il bisogno impellente di fare qualcosa e di non stare con le mani in mano, di non sentirsi inutili, soprattutto in una situazione del genere.

Era passata una settimana e mezza dal giorno in cui la preside aveva annunciato l'isolamento di Hogwarts. Non c'erano state altre aggressioni, per ora, ma era lampante che ormai ci fosse qualcosa di mostruoso che si aggirava per i corridoi, nascondendosi nell'oscurità.

Dicembre era alle porte e gli studenti erano parecchio sotto pressione. Le lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure erano state triplicate, se non quadruplicate; Prefetti e professori si aggiravano per il castello continuamente di ronda e gli studenti passavano la maggior parte della giornate rintanati nelle proprie Sale Comuni o a lezione.

Che poi, si ripeteva sempre Annabeth, con uno slancio di ottimismo niente male, se le Ombre decidevano di andare da qualche parte mica chiedevano il permesso, lo facevano e basta.

Per lei stava diventando una situazione estenuante. Era una semidea, una stratega guerriera, soffriva di iperattività e diamine, non potevano pretendere che se ne stesse ferma.

Quindi aveva preso la situazione in mano. Quel giorno si sarebbero viste con Quintus, che nel frattempo aveva ricevuto una stanza all'interno della scuola, con un'altra camera fatta apposta solo per Mrs. O'Leary, che gli avrebbe portato notizie dal fronte professori.

Se le cose andavano veramente male come credeva, allora Hogwarts era così isolata che non erano riusciti a contattare il Ministero e lei aveva già un piano di riserva. Sperava solo che non sorgessero eventuali problemi. Perché l'Inghilterra non era una zona sotto il dominio degli Olimpi e questo poteva portare a brutte conseguenze, da quel che sapeva.

Mentre il suo cervello elaborava a spicciolata quelle mille informazioni, o meglio, se le ripeteva, Annabeth osservava attentamente l'atteggiamento dei gufi.

Erano spaventati, terrorizzati, si muovevano o molto velocemente o troppo lentamente, perennemente sulla difensiva e non uscivano mai.

Il pavimento era ormai scomparso sotto strati di guano, piume e carcasse di animaletti e nemmeno pulire una volta alla settimana serviva a un granché.

La ragazzina scosse la testa e strizzò gli occhi, tirando su col naso. Ebbene sì, si era raffreddata. L'ultima cosa che ci voleva. Ci mancava solo la febbre. Ma Annabeth si morse l'interno guancia e prego la legge di Murphy di stare lontana da lei.

Appena sotto la porta, Katniss e Renesmee stavano cercando di creare una sorta di ombrello magico per ripararsi dalla cacca che i deliziosi volatili sganciavano ventiquattro ore su ventiquattro, donando un amorevole ricordino ai poveri sventurati colpiti.

-Oddei, aspetta, prova così...- biascicò la Serpeverde in preda alle risate, ingarbugliando fili e tela a quel bastone di legno che chissà dove se l'erano procurato.

Renesmee scoppiò a ridere quando tutto il lavoro fatto fino ad allora – una sorta di bandieruola – si distrusse in mano alla mora. Lo scoppio d'allegria contagiò anche lei, e si ritrovarono entrambe a ridere.

Ma Annabeth sapeva che in realtà stavano cercando di distrarsi da tutto quello che gli succedeva intorno, costantemente preoccupate per le persone amate – la piccola Prim, la famiglia Cullen, quel Jake – troppo lontane da loro.

La semidea deglutì un boccone amaro. Lei non aveva una famiglia. Non più. L'aveva trovata in Luke e Thalia, ma poi la figlia di Zeus era morta per loro e il ragazzo a cui voleva più bene al mondo aveva tradito. Lei, tutto il Campo, gli Dei.

Scosse la testa, sforzandosi di pensare ad altro. Ma come pensare ad altro quando si è nei guai fino alla punta dei capelli?

Sospirò, spostando il peso del suo corpo da un piede all'altro, e alla fine sorpassò Katniss e Renesmee e il loro fantomatico ombrello.

-Sono qui fuori, ho bisogno di prendere un po' d'aria.- bofonchiò con voce estremamente nasale.

Si sporse verso uno dei grandi cornicioni a cielo aperto e liberò il naso dalla sciarpa, respirando profondamente. E starnutendo.

-Oh, Dii Immortales.- biascicò, cercando tra le tasche della mantella nera e blu un fazzoletto, per poi soffiarsi il naso.

Si grattò la testa con fare disperato, il mal di testa, provocato sicuramente dal raffreddore, che iniziava a martellarle il cervello. Basta, sarebbe andata da Will Solace, Tassorosso del secondo anno, e gli avrebbe chiesto un po' di ambrosia. Ne aveva assolutamente bisogno.

Pochi minuti dopo, persa nel paesaggio invernale del Parco e della Foresta Proibita, fu raggiunta dalle tre amiche.

-Come ti senti?- le chiese Clary, premurosa. Lei scrollò le spalle e posò lo sguardo su Katniss che, senza bisogno di una parola, si guardò l'orologio al polso.

-Le sei e mezza. Dobbiamo iniziare ad andare da Quintus.- decretò.

Annabeth annuì, con gli occhi che bruciavano, e visto che mancavano ancora quindici minuti abbondanti all'ora prestabilita per l'incontro, si decise.

-Datemi qualche minuto, ho bisogno di andare a chiedere una cosa a un amico.

Renesmee si fece subito attenta.-È una cosa da Mezzosangue?- sussurrò, con gli occhioni da cerbiatta che brillavano. Probabilmente come i suoi genitori, e i suoi zii, e i suoi nonn – oh, Annabeth, concentrati.

-Potrebbe.- rispose, guardando altrove. La mezza-vampira sorrise e lanciò uno sguardo d'intesa alle altre due, per poi dipingersi in faccia l'espressioni da cucciolo, molto in stile Gatto con gli stivali di Shreck. E Annabeth la conosceva fin troppo bene, dato che Percy la tirava sempre fuori, quando doveva chiederle qualcosa.

Percy...i suoi sentimenti verso di lui erano così confusi, ultimamente...

Squadrò le tre davanti a lei con decisione.-No, non se ne parla.

-Ohhh, eddai.- saltò su Clary. Renesmee congiunse le mani in un gesto di preghiera, sporgendo fuori il labbro inferiore.

Poi entrambe lanciarono un'occhiata a Katniss, che alzò un sopracciglio.-Uhm...per favore?- ciangottò imbarazzata.

Annabeth sospirò, alzando gli occhi al cielo.-Beh, se me lo chiedete così...

-Sìììì!- strillò Renesmee, gettandole le braccia al collo e stritolandola in un abbraccio.

-Soffoco.- mormorò Annabeth, a corto di fiato. Clary porse il pugno a Katniss, che la guardò come se fosse pazza.

-Cosa fai?- domandò.

Clary arrossì.-Ehm...batti il pugno? Me lo ha insegnato Percy...

Annabeth scosse il capo, sorridendo esasperata, quel Testa D'Alghe...

-Ma è una cosa da maschi.- osservò corrucciata Renesmee, lasciando libera la povera semidea di respirare.

-E da quando esistono cose da maschi e cose da femmine?- domandò la Serpeverde, con gli occhi sbarrati.

Quella conversazione stava decisamente degenerando.

-Non lo so, me l'ha detto papà. Anche se adesso, pensandoci bene, l'avrà probabilmente detto per evitare che lo facessi con Jake...- borbottò, contrariata.

Le altre tre si guardarono. E scoppiarono a ridere.

 

 

 

-Ecco qua. Mi raccomando, non mangiarne troppa, non vorrei che esplodessi.- si raccomandò Will per l'ennesima volta. E Annabeth annuì, esasperata.

-E...sei sicura che non parleranno?- chiese, leggermente basito, mentre osservava Katniss, Renesmee e Clary piegate sulla mano della bionda, dove faceva bella mostra un cubettino di ambrosia.

Si concesse di guardarle un attimo, così tremendamente curiose, ma non ebbe dubbi nel rispondere.

-Sì. Mi fido di loro.

-Infatti, Solace, per chi ci hai preso?- domandò eccentrica Katniss, fissando ancora il cibo degli Immortali.

Will mugulò qualcosa di indistinto, poi girò i tacchi.

-Ah, e salutami Percy.- disse, voltandosi appena verso di lei e passandosi una mano tra i capelli biondi.

Annabeth lo fissò un attimo sconcertata.-Cosa? Perché dovrei farlo io? Puoi farlo benissimo tu, no?

-Beh,- osservò lui, come se fosse una cosa ovvia.- state sempre insieme!

E la semidea si ritrovò ad arrossire annuendo. Will scrollò le spalle e si mise in cammino verso la propria Sala Comune.

Ma Annabeth pensava ancora a come era arrossita. Insomma, a lei piaceva Luke, mica...oh, no. Nonono. Doveva concentrasi su altro. E quell'altro si presentò sotto i suoi occhi con il nome di Quintus, che si muoveva verso di loro con aria stanca e le occhiaie sotto gli occhi, ma che trovò la forza di sorridere per loro. E lei gli avrebbe costruito una statua.

Annuì soddisfatta, progettando già la costruzione nei minimi particolari.

-Allora?- chiese subito Katniss, andandogli incontro. Quintus le posò una mano grande sulla testa mora.-Con calma, streghetta. Venite in camera mia. Qui anche i muri hanno le orecchie.- decretò, calmo.

-Siamo a Hogwarts, non c'è da stupirsi.- brontolò Clary, con una smorfia. L'uomo le lanciò un'occhiata divertita, per poi fagli strada.

Le quattro lo seguirono in silenzio, scivolando per i corridoi semi-deserti.

Arrivarono al terzo piano e Annabeth notò l'occhiata...strana, che Clary lanciò ad una porticina consumata dal tempo. Ma avrebbe indagato dopo.

Quintus le condusse attraverso il corridoio e aprì una porta sulla sinistra, invitandole ad entrare. Le quattro non se lo fecero ripetere e si lanciarono sulle poltrone e sul divano davanti al camino acceso. Mrs. O'Leary saltò addosso a Katniss e Clary sedute sullo stesso divanetto e riempiendole di peli neri.

Loro sorrisero – il sorriso di Clary sembrava più una smorfia – e l'accarezzarono. La cagnona poi si andò ad accoccolare ai piedi del suo padrone, che si era seduto e aveva iniziato a versare il tea nelle tazze.

La stanza di Quintus era ampia e spaziosa, ad un angolo era addossato il caminetto mentre al centro sorgeva il letto spazioso. Una armadio faceva bella mostra al alto della stanza, accanto alla scrivania vicino alla finestra. Montagne di libri occupavano la maggior parte del pavimento, parecchi erano riversi a terra. Annabeth fu abbastanza sicura che fosse merito dell'enorme segugio.

Prese la tazza calda e respirò profondamente l'odore di erbe, poi, fulminea, sbriciolò un po' di ambrosia nel liquido fumante, senza che nessuno se ne accorgesse.

Sorseggiò con calma, con il sapore dei biscotti che faceva suo padre quando era piccola in bocca. Quando non c'era ancora nessuna matrigna.

Scosse leggermente la testa e posò la tazza sul tavolino in mogano davanti al camino.

-Allora?- chiese, affondando nello schienale della poltrona.

Quintus sospirò.-Non riescono a contattare nessuno. Hogwarts è isolata. Non funziona nulla. I gufi, la Metropolvere, le Passaporte, il fuoco...

Per minuto l'unico rumore della stanza fu il crepitare del fuoco nel camino.

-E...Rachel?- chiese Clary, alzando di poco lo sguardo. L'uomo scosse la testa.

-Si è...svegliata. Ma non sta affatto bene. Sembra essere diventata una marionetta a cui hanno tagliato i fili. Io...non so cosa dirvi. Pensavo di andarla a trovare, dopo. È in infermeria.

Annabeth annuì.-Verremo anche noi.

Il guardiacaccia le guardò di sottecchi, per poi mormorare un “Sì” stanco.

Terminarono di bere il tea in un silenzio quasi surreale, mentre Mrs. O'Leary mugolava piano.

 

 

 

Annabeth non sapeva a cosa prepararsi. Aveva misto molti mostri, aveva affrontato Medusa, aveva visto la morte in faccia. Aveva giocato con Cerbero, il cane guardiano dell'Ade. Ma nulla avrebbe potuto prepararla a quello.

Rachel sedeva nel suo letto, immobile. Le spalle afflosciate ai due cuscini dietro di lei, i ricci rossi pettinati e la carnagione cadaverica.

Ma quello che le diede veramente i brividi furono gli occhi. Sempre così verdi, così pazzi, così creativi, così brillanti. Così...vivi.

Ora erano bianchi. Nessuna traccia del verde smeraldo di un tempo, di quell'espressività così particolare. L'iride era bianca e vuota. Morta.

La Grifondoro non diede segno di vederli o sentirli.

Renesmee si sedette su una sedia accanto al letto, prendendole una mano pallida tra le sue.

Niente.

-Cos'ha?- domandò Clary, osservandola smarrita. Quintus fece per rispondere, ma Mags, spuntata da chissà dove, lo fece al posto suo.

-L'ombra.- mormorò.-Quell'essere le ha preso l'ombra.

Lo sgomento fu tale che Annabeth si lasciò cadere su un'altra sedia vuota. Katniss mantenne ben salda Clary, che sembrava poter cadere a terra da un momento all'altro.

-Cosa?- esalò, con la bocca spalancata.

Mags, per tutta risposta, accese la luce sul comodino con un colpo di bacchetta. E lì dove ci sarebbe dovuta essere il profilo dell'ombra di Rachel, c'era, molto semplicemente, il vuoto.

La figura esile della ragazzina sembrava perdere quasi veridicità senza il profilo oscuro della sua ombra.

Come poteva essere possibile una cosa del genere? Mai, nei suoi undici anni di vita, aveva visto qualcosa del genere. E questo la faceva sentire frastornata, confusa. Non sapeva cosa pensare. Ed era stressante.

Restarono lì con lei un altro po', giusto per non lasciarla sola – secondo Renesmee da qualche parte c'era la vera Rachel, e le poteva sentire – e allo scoccare delle sette si ritirarono nei propri dormitori.

L'indomani avrebbero messo in atto il piano B. Che doveva funzionare.

Annabeth crollò sul suo letto, affondando la faccia nel cuscino. Era stanca, frustrata e assonnata.

Pensò bene di infilarsi il pigiama e dopo essersi spazzolata i ricci biondi si infilò nel letto, pronta ad addormentarsi.

Ma qualcuno non era dello stesso avviso.

-Annabeth?- Malcolm sbucò dalla porta del suo dormitorio. Indossava la divisa e aveva una faccia distrutta, le ronde lo stavano massacrando.

-Dimmi.- mormorò lei, mettendosi seduta tra le coperte. Il ragazzo sorrise e si sedette accanto a lei, lasciandola un po' sgomenta. Non erano mai stati così...intimi.

-So che stai organizzando qualcosa.- sussurrò il ragazzo, massaggiandosi la testa.-Ma ti prego di non fare cavolate. Sei intelligente, una delle menti più brillanti che la casa di Atena abbia avuto da un decennio a questa parte. Ma...sono preoccupato. Sei mia sorella ed è mio potere proteggerti. Quindi, se vorrai parlarmi di qualcosa, fallo. Te ne prego.

La fissò intensamente, con quei suoi occhi grigi uguali ai suoi. E Annabeth sorrise mesta.-Proverò a farlo, ma non ti prometto niente.- ammise, sorridendogli timidamente. Il Prefetto sorrise e annuì. Poi le posò la mano sulla testa, scompigliandole i capelli affettuosamente.

-Ora fila a dormire, piccola Einstein.- ordinò senza un filo di credibilità nella voce. Annabeth ridacchiò e si tirò su il piumone fin sotto il mento, mentre suo fratello usciva fuori dal dormitorio femminile dei Corvonero.

E sorrise, mentre scivolava tra le braccia di Morfeo.

 

 

 

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Kamala's Corner

 

Ed eccoci qua, miei piccoli tastini sgangherati del computer. Come state? Vi sono mancata? Io, personalmente, ho sonno. E parecchio anche. Quindi non mi dilungherò come le altre volte in questo angolino.

Perdonate eventuali errori, sto davvero dormendo in piedi.

Ma passiamo ad analizzare le linee generali : Astoria sta peggiorando. E Annabeth si è raffreddata. Ma per fortuna il dottor Solace ha sempre la soluzione, e a me è sembrato un po' che stessero per prendere della droga di nascosto. Che fantasia malsana.

Annabeth comincia ad essere confusa sul fronte “Amore”, perché non capisce più cosa prova per Percy.

Quintus porta brutte notizie, ma se vi può consolare, la nostra piccola Einstein ha un piano in mente... che vedremo nel prossimo capitolo. Lol.

Mi sento molto malvagia per quello che ho fatto a Rachel, ma scoprirete molti particolari strada facendo.

E infine, momento teneroso tra Malcolm ed Annabeth. Sinceramente non so da dove sia nato, ma mi è piaciuto.

Oltra ad essere cazzuto, Malcolm dimostra di tenere alla sorellina e si preoccupa per lei. E io sono una Aaawww. E uno sbadiglio, anche.

Perciò, senza ulteriori indugi, vi auguro la buona notte e crollo nel mio lettino, così come ha fatto la nostra figlia di Atena preferita.

Vi amo una cifra,

Kam.

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Capitolo 17
*** There's Something In The Water ***


17. There's Something In The Water

 

 

Katniss si lasciò cadere sulla sedia, buttando la borsa sul banco. Quel giorno avrebbero avuto due ore di Difesa Contro le Arti Oscure – di nuovo – con i Tassorosso.

Poco prima della colazione aveva parlato con Quintus, in cerca di informazioni. In cerca di Harry Potter. Ma a quanto pare nessuno sapeva dove fosse finito il famosissimo mago, e ad Annabeth serviva un indirizzo.

Ma poi si era data una manata in fronte e si era detta che se non avesse trovato lui avrebbe potuto trovare qualcun altro. Qualcuno che lo conoscesse bene e che sapesse dove si fosse cacciato. E così il suo insormontabile buon umore, quella mattina del 30 Novembre, non poteva essere scalfito da nulla.

Se non che, a colazione, la McGrannitt aveva comunicato un'orribile notizia. Una nuova aggressione da parte delle Ombre.

Annie Cresta, una giovane Corvonero del secondo anno, in infermeria, nello stesso stato pietoso di Rachel.

Katniss conosceva Annie. Era una tipa un po' svampita, ma sicuramente intelligentissima e gentilissima. E Finnick aveva una cotta per lei da quando la ragazzina aveva messo piede a scuola per la prima volta. Facevano anche parte dello stesso Distretto.

Il Grifondoro passava ore nell'infermeria a parlarle, in compagnia di Mags. Ed era praticamente distrutto dal dolore.

Ma nonostante tutto, pensò la Serpeverde frugando nella borsa e tirando fuori i libri, stavano per fare qualcosa di eroico e che avrebbe potuto salvarli tutti.

Una scarica di adrenalina l'attraversò da capo a piedi e un sorriso le sfiorò il viso, mentre il libro le scivolava via dalle mani e cadeva a terra. Lo raccolse velocissima, mentre Connor e Simon si voltavano verso di lei stupiti.

-Sicura di non essere iperattiva?- l'apostrofò il figlio di Ermes crucciato.

Lei scoppiò a ridere, attirando l'attenzione di non poche persone.

-Ma che ha?- brontolò invece il Tassorosso, basito. Connor scrollò le spalle.

-Forse le hanno messo le Api Frizzole nel caffè-latte, stamattina.- suppose.

Il professor Denali entrò in classe proprio in quel momento, gli occhi dorati che sembravano due pepite splendenti e un piccolo sorriso sul volto.

Katniss lo adorava. Era sempre disponibile con tutti, gentilissimo con i suoi studenti, spiegava benissimo e alleggeriva sempre la tensione con qualche battutina e qualche parola in spagnolo.

I giovani maghi si sedettero e il sorriso candido del professore si allargò.

-Buenos dìas, chicos. Come state?- domandò, tirando fuori la bacchetta. Ed eccolo lì, sempre preoccupato per i suoi ragazzi.

Katniss sorrise, mormorando un “Buongiorno” insieme agli altri e aprendo il calamaio, pronta ad intingere la lunga penna di Ghiandaia che le aveva regalato Gale.

-Oggi, ragazzi, sotto consiglio della preside, vi insegnerò qualcosa di molto importante.- comunicò, iniziando a camminare tra i banchi.-Chi di voi sa cosa sono le Maledizioni Oscure illegali?

La maggior parte delle mani si alzarono. Anche Katniss fece scattare su la sua. Aveva appena iniziato a leggere il quarto libro che racchiudeva le avventure di Harry Potter e moriva dalla voglia di rispondere.

Simon e Connor si guardarono, stralunati.

-Che roba è?- le sussurrò il semidio, mentre la mora alzava gli occhi al cielo. Aprì la bocca per rispondere ma il professore l'anticipò.

-Siamo qui per imparare, Stoll. Non ha senso che tu chieda informazioni alla tua compagna.- lo riprese senza essere troppo duro.

Katniss sorrise. Occhi dorati, gelido tocco, odio verso il sole e udito superfine. Doveva parlare con Nessie.

-Eveerden, cosa mi sai dire?- le chiese invece Denali, fermandosi a guardarla.

Katniss sorrise.-Le principali Maledizioni Oscure, chiamate anche Maledizioni Senza Perdono, sono tre: la Maledizione Imperius, la Maledizione Cruciatus e...Avada Kedavra.- un brivido le scosse la schiena mentre pronunciava le ultime due parole.

Un silenzio mortale scese sulla classe, tutti erano girati a guardarla, qualcuno tratteneva persino il fiato.

-Molto bene.- annuì Denali.

-E in cosa consiste, la Maledizione Imperius?- domandò ancora.

Questa volta meno mani si alzarono. Katniss continuò a tenerla puntata verso il soffitto come se non ci fosse un domani.

-Everdeen?- chiamò ancora il professore.

-Controllo totale. Chi ne è colpito è costretto a fare tutto ciò che gli è comandato.- rispose prontamente.

L'uomo annuì, riprendendo a camminare per la classe.-Ai tempi della prima guerra contro il Signore Oscuro questa maledizione diede un sacco di guai al Ministero. C'erano moltissime streghe e maghi controllati da questa magia. Anche se non tutti i professori era consenzienti, vi mostrerò come agiscono, proprio per farvi capire quanto siano oscure e pericolose.

Gli studenti rizzarono le schiene sulle sedie, puntando gli occhi sull'uomo, che nel frattempo aveva tirato fuori da un armadio un grosso barattolo riempito di ragni neri.

-Se Annabeth fosse qui darebbe di matto.- bofonchiò Connor, intingendo la sua penna di Arpia nel calamaio e prendendo appunti.

Katniss fece lo stesso, cercando di non perdersi un solo respiro di Denali.

-Come mai?- mormorò, scrivendo accuratamente ogni dettaglio.

-È figlia di Atena. Odia i ragni.- spiegò velocemente l'amico. Katniss aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordarsi a quale mito il suo compagno si stesse riferendo, ma rinunciò quando il professore pescò un grosso insetto dal barattolo e gli puntò contro la bacchetta.

-Imperio!- borbottò.

Il ragno saltò giù dalla mano di Denali, tenendosi attaccato ad un sottile filo di seta e iniziando a dondolare, come un bambino che va sull'altalena.

I ragazzi trattennero il fiato.

-Posso costringerlo a fare tutto quello che voglio. Poteri fargli ballare il tip tap, potrei farlo nascondere in una delle vostre cartelle...- spiegò l'uomo,, mentre l'animaletto si appallottolava su se stesso e iniziava a rotolare sulla scrivania.-La Maledizione Imperius può essere contrasta e io vi insegnerò come, ma richiede una gran forza di carattere, una cosa che non tutti hanno. Io, se fossi in voi, eviterei di esserne vittime.

Raccolse il ragno rotolante e lo rimise nel barattolo. Poi volse gli occhi ambrati a Katniss.-E la Maledizione Cruciatus?

-Dolore.- sussurrò solamente. Lui annuì, serio, e raccolse un altro ragno, questa volta più grosso.

-Crucio!- mormorò.

L'aracnide si rovesciò e prese a contorcersi orribilmente. Non emise alcun suono, ma Katniss fu certa che se avesse potuto, avrebbe urlato.

Il ragno iniziò a sobbalzare e ad agitarsi più violentemente, e Denali alzò la bacchetta. L'animale si rilassò, ma continuò a contorcersi.

-Credo che non ci sia bisogno di dire altro, pequenos.- disse.-E infine, il peggiore. Avada Kedavra...la Maledizione Mortale.

Prese dal barattolo l'ultimo ragnetto, e a Katniss si strinse il cuore, sapendo già cosa gli sarebbe accaduto di lì a poco. L'aracnide, molto più piccolo dei due precedenti, cercò inutilmente di sfuggire alle dita dell'uomo, zampettando affannosamente sulla superficie di legno della cattedra.

Denali alzò la bacchetta e Katniss rabbrividì.

-Avada Kedavra!- ruggì il professore. Un lampo di luce verde accecante inondò la stanza e ci fu un rumore improvviso, come se un entità enorme e invisibile galleggiasse nell'aria: il ragno si rovesciò sulla schiena all'istante, illeso ma inequivocabilmente morto.

Parecchie ragazze lanciarono un grido soffocato, mentre Connor sibilava a denti stretti.- Thanatos...

Katniss li lanciò un'occhiata confusa, ma non fece domande.

-Non è piacevole. Non è bello. E non c'è alcun modo per fermarla. Solo una persona, che io sappia, è sopravvissuta. Ed è Harry Potter.

Un mormorio si fece largo tra i banchi, mentre Katniss sospirava, pensando a quanto avrebbero dovuto fare dopo lei, Annabeth, Clary e Renesmee.

Denali ricominciò a spiegare, e Katniss si chinò nuovamente sul quaderno di pergamena a scrivere.

Il ragno morto rotolò a terra.

 

 

 

 

-Ness...

-Mhm?

-Denali è mica un vampiro?

-Cosa?!?

Renesmee lasciò cadere a terra il libro che teneva in mano con un tonfo. La bibliotecaria lanciò un'occhiataccia al tavolo dove erano sedute.

-Potreste, cortesemente, smetterla di strillare?- sibilò Annabeth, fulminandole con lo sguardo.

-Ho fatto solo una domanda, Sapientona.- ghignò Katniss, per poi rivolgersi di nuovo alla Grifondoro.

-Allora?

Renesmee boccheggiò, poi raccolse il libro da terra e si avvicinò all'amica.-Come fai a saperlo?

-Allora è vero!- ululò Clary sobbalzando sulla sedia.

-Silenzio, voi quattro, se non volete che vi sbatta fuori!

-Arpia. Un giorno la trancerò in due, come ha fatto Percy.- ringhiò Annabeth squadrando la signora Dodds con odio.

-Sei non poco inquietante quando fai così, Annie bella.- le fece notare Katniss.

-Smettila di chiamarmi così!- sbottò sottovoce la bionda.

-Ma è un nome cooosì carino.- cantilenò la Serpeverde. Annabeth le tirò un libro addosso e la mora lo schivò sghignazzando.

-Ma insomma!- berciò ancora la bibliotecaria.

-Trattenetemi, per l'amor di Ade.- esalò la Corvonero.

-Oh no, fai pure.- scrollò le spalle Renesmee, fissando l'arpia come se stesse meditando dove affondarle i denti per ucciderla.

-Comunque- riprese Annabeth, ignorando lo starnazzare della Dodds verso di loro.-Come sarebbe a dire che Denali è un vampiro?

La Grifondoro sospirò, passandosi una mano tra i lunghi capelli bronzei.-È un amico di famiglia. I Denali sono un altro clan di vampiri vegetariani, è una persona – un vampiro – molto speciale.- mormorò, misurando attentamente tutte le parole che diceva.

Le altre tre annuirono, tornando ai propri libri.-Non ci sono molte informazioni su quei cosi, qui.- sbuffò Clary, rigirandosi il tomo scuro tra le mani candide.-Parla sempre di lacrime di Fenice e di quei famosi ingredienti di cui nessuno è a conoscenza e che sono misteriosi e perduti.

-Anche qui.- bofonchiò Katniss, lasciando il libro che teneva in mano e iniziando a dondolarsi sulla sedia.-Voi avete trovato qualcosa?

Annabeth e Renesmee scossero la testa.-In più non abbiamo idea di dove sia Harry Potter e io ho bisogno almeno di un indirizzo per rintracciarlo.- mugugnò la bionda.

Katniss si lasciò ripiombare giù, maledicendosi per la sua sbadataggine. La Dodds sbottò qualche altra minaccia.

-Io so come possiamo fare!- esultò a bassa voce, piegandosi verso Annabeth.

-Dimmi che sono un genio.- cantilenò.

Annabeth corrucciò le sopracciglia.-Ehm...nnooo?- rispose nello stesso tono cantilenante.-Io sono quella bionda e intelligente del gruppo, non dimentichiamocelo.

Katniss ridacchiò.-Comunque, anche se non so dove trovare Harry Potter, so dove trovare qualcuno che lo conosce benissimo.

-Ovvero?- chiese Renemsee, mentre le sopracciglia di Annabeth sfioravano l'attaccatura dei capelli.

-Ginny Weasley.

-SEI UN GENIO!- urlò la bionda, schizzando in piedi. Katniss sorrise soddisfatta.

-Adesso basta, fuori di qui!- abbaiò la Dodds, scendendo le scale. Le quattro si guardarono e schizzarono fuori dalla biblioteca, con gli insulti dell'arpia che fendevano l'aria.

 

 

 

-Quindi, come funziona esattamente questo...Iphone?- domandò Katniss, sedendosi sul bordo di uno dei lavandini, mentre Mirtilla Malcontenta ululava tristemente nell'ultimo bagno.

Clary borbottò qualche insulto a bassa voce, mordendosi le labbra.

-Fine, Clary, sei proprio fine.- sbottò Renesmee, guardandola con una smorfia sul visetto candido, dove gli occhi color cioccolato al latte spiccavano come la luna in una notte buia e senza stelle.

Annabeth si schiarì la voce.-La “i” sta per Iride, la dea greca dell'arcobaleno, la messaggera degli Dei. Se sai come chiederlo e non è troppo occupata, offre il suo servizio anche ai mezzosangue. Ora, spero che funzioni, visto che questo territorio non è sotto il controllo degli Olimpi.

-E come hai intenzione di fare?- chiese la mora, avvicinandosi e giocherellando con la treccia che portava su una spalla.

-Ness, hai portato quello che ti ho chiesto?- la ignorò la bionda, voltandosi verso l'amica. La mezza-vampira annuì, tirando fuori dalla sua cartella un barattolino di vetro con in cima un beccuccio. Era uno...spruzzino.

-Sul serio?!?- ciangottò Katniss.-Vuoi evocare una dea con uno spruzzatore?

-A meno che tu non conosca un altro modo per creare un arcobaleno.- sbottò Annabeth, guardandola di traverso.-Clary, riempimela d'acqua, per favore.

La rossa annuì, aprendo il rubinetto e svitando il beccuccio dello spruzzino.

La Corvonero buttò la borsa a terra e si rimboccò le maniche, aprendo tutte le porte dei bagni. Si allontanò di poco, fissando le finestre con aria assorta.

Katniss e Renesmee si lanciarono un'occhiata confusa.

-Sì. Quella va bene.- decretò la bionda soddisfatta, dirigendosi verso il terzo bagnetto e facendo segno alle altre e due di seguirla.

Annabeth entrò nel bagno e mise giù la tavoletta alzata con una smorfia disgustata, poi ci salì sopra e allungò le mani oltre lo scarico, cercando di arrivare alla finestrella verticale e stretta sopra il gabinetto.

Imprecò in greco antico, scendendo.-Non ci arrivo.- bofonchiò. Il suo sguardo tempestoso si posò su quello profondo e color cioccolato di Renesmee, e la mezza-vampira capì senza bisogno di parole.

Si avvicinò al gabinetto e ci salì sopra agilmente, allungando le mani verso il gancio della finestra. Era la più alta del gruppo, insieme a Katniss.

-Non ci arrivo nemmeno io.- mormorò con una smorfia. Mirtilla, nel bagno accanto, iniziò a lagnarsi più forte.

Katniss sospirò, buttandosi la treccia dietro la schiena.-Ce la fai a tenermi?- domandò alla mezza-vampira. Lei arricciò il nasino-Certo.- brontolò, come se fosse una cosa ovvia.

La Serpeverde salì anche lei sulla tavoletta, mentre Renesmee si piegava e intrecciava le mani. Annabeth si avvicinò, cercando di aiutare la mora a non perdere l'equilibrio mentre saliva con un piede sulle mani della mezza-vampira. La Grifondoro le diede un veloce slancio, senza il minimo sforzo, e lei si ritrovò aggrappata al perno della finestrella che fungeva anche da maniglia. Ingoiò la saliva e respirò lentamente, cercando di trovare l'equilibrio. Poi girò il perno e il vetro incrostato di polvere si aprì, lasciando che la luce del tardo pomeriggio filtrasse nel bagnetto. Katniss saltò giù, proprio mentre Clary entrava nel bagnetto e per poco non si scontrarono.

-Spruzza verso il sole.- ordinò Annabeth frugandosi nelle tasche della divisa. La rossa fece come le era stato ordinato e puntò il beccuccio in aria. L'acqua fuoriuscì con un sibilo, creando una fitta nebbiolina candida. Gli ultimi raggi di sole si scontrarono con il vapore, rifrangendosi nei sette colori dell'arcobaleno.

-Wow.- sussurrò Renesmee, mentre Katniss sgranava gli occhi davanti a quello spettacolo.

Annabeth tirò fuori dalla tasca una moneta dorata e antica.

-Cos'è?- chiese Clary, senza smettere di spruzzare.

-Una dracma.- spiegò la Corvonero.-Tu dovrai dire l'indirizzo di Ginny.- annunciò alla Serpeverde. Katniss annuì e si avvicinò a lei.

Annabeth si portò la moneta sopra la testa.-Oh, dea, accetta la nostra offerta!

Detto questo gettò la dracma nell'arcobaleno, dove scomparve in uno scintillio dorato. Poi tirò una gomitata nelle costole della mora, che si schiarì la voce.-Ginevra Weasley, La Tana, Ottery St Catchpole, Devon, Inghiletrra.- disse decisa.

Per un attimo, non successe nulla. Annabeth deglutì. Poi, attraverso la nebbia, una figura umana si stagliò. Lunghi capelli rossi, occhi nocciola e lentiggini ovunque.

Katniss si lasciò scappare un gridolino di gioia.

Ginny si voltò di scatto verso di loro e urlò anche lei, afferrando la bacchetta e puntandogliela contro.

-Aspetta!- la implorò Annabeth, alzando le mani e mettendole bene in vista. Clary continuò a spruzzare, fissando la scena con occhi sgranati.

-Ma che...ma che diavoleria è questa?!?- esalò Ginny, avvicinandosi titubante e abbassando la bacchetta.

Katniss si fece avanti.

-Mi chiamo Katniss Everdeen, sono una Serpeverde del primo anno. Queste sono le mie amiche.

-Non abbiamo molto tempo.- la interruppe Annabeth, lanciando un'occhiata nervosa ai raggi di sole che iniziavano a sparire.

-Hogwarts è in pericolo. Ci sono dei mostri...si chiamano Ombre, che stanno attaccando gli studenti. I gufi non vogliono più muoversi sono troppo s

spaventati e i professori non riescono a contattare il Ministero, o gli Auror...abbiamo bisogno di aiuto!

La giovane donna, dall'altro lato del vapore, strinse le labbra in una smorfia.-Maledizione. E voi come siete riuscite a contattarmi?

Annabeth deglutì.-Ecco, questo è un po' difficile da spiegare. Ma non è importante. Siamo in pericolo e non sappiamo più che fare. Per favore, fate qualcosa.

Ginny sorrise.-Certo che faremo qualcosa. Non so come avete fatto, me siete delle ragazze intelligenti. Cercherò di contattare Harry, è in missione come Auror e andrò io stessa al Ministero...

Katniss perse un battito, all'idea di poter incontrare il suo idolo.

Riportò la sua attenzione alla strega, ma iniziò a notare che la nebbia si stava dissolvendo, in assenza di sole.-Annabeth!- chiamò.

La bionda imprecò.

-Che succede?- chiese Ginny, notando il cambiamento.

-Il contatto sta finendo...- sibilò la Corvonero guardandosi intorno disperatamente.

-Okay. Non vi preoccupate, ne usciremo fuori. Dovete solo resistere un altro po'...

La strega non riuscì a terminare la frase, la nebbia svanì e loro si trovarono sole nel bagnetto stretto e angusto, con i lamenti di Mirtilla che perforavano i timpani.

Si guardarono, ancora scioccate e stupite da quello che avevano appena fatto.

Annabeth si passò una mano tra i capelli biondi, per poi uscire borbottando. Clary la seguì per svuotare lo spruzzatore e restarono solo Katniss, con i battiti del cuore che iniziavano a calmarsi, e Renesmee, che fissava pensierosa il punto dove era scomparsa Ginny.

-Wow.- bofonchiò, prima di uscire anche lei. Katniss ridacchiò e la seguì fuori, raccogliendo la sua cartella da terra. Clary porse alla mezza-vampira lo spruzzatore e lei lo rimise nella borsa.

Uscirono in silenzio, con le orecchie finalmente libere dai lamenti di Mirtilla. Sgusciarono per le scale senza dire una parola, quando Clary si voltò verso le scale che portavano al terzo piano. Si morse le labbra, indugiando, e le amiche si voltarono verso di lei.

-Qualcosa non va?- le chiese Katniss, ricominciando a giocherellare con la treccia mora.

Clary prese un respiro profondo.-C'è una cosa che devo controllare.

-Veniamo con te.- decretò Annabeth. Seguirono la rossa su per le scale, mentre queste si muovevano e si lanciarono verso il corridoio del terzo piano.

Clary si fermò di fronte ad una porta sgangherata e scrostata dal tempo.

-È lo stanzino dove ci siamo nascoste l'altra notte.

Osservò Renesmee confusa. La rossa annuì e aprì la porticina. Annabeth entrò dietro di lei, mentre Katniss e la mezza-vampira restavano fuori e sporgevano dentro solo la testa, a causa dello spazio ristretto.

Clary scostò le scope e i mocci, Annabeth mise un piede in un secchio pieno di acqua sporca.

-Ma che schifo!- strillò, tirando fuori lo stivaletto di cuoio nero e zuppo.

Katniss iniziò a sghignazzare, beccandosi un'occhiataccia da parte della bionda.

-AHA!- esultò Clary in quel momento, fissando il muro.

-Cosa?- chiese subito la mora, sporgendosi in avanti nello stanzino buio.

-Lumos.- disse invece Renesmee, puntando la bacchetta illuminata verso il fondo.

-Guardate qui.- indicò la rossa, facendosi leggermente da parte.

-Una serratura!- esalò la mezza-vampira. Katniss si sporse ancora, riuscendo a scorgere un luccichio, ma perse l'equilibrio e si aggrappò alla divisa di Annabeth, che strillò.

Caddero una sopra l'altra, facendo cadere scope, mocci, pezze polverose e rovesciando un paio di secchi.

Presto la Serpeverde si ritrovò immersa in una sostanza maleodorante.

-Bleah!- osservò con una smorfia. Annabeth sorrise trionfale, ancora seduta sopra di lei, con una pezza sporca in testa.

-Ecco. Adesso siamo pari. E voi due smettetela di ridere!- sbottò, osservando Clary e Renesmee che avevano le lacrime agli occhi per le risate.

 

 

 

 

-Cosa pensi che ci sia dietro quella porta?- domandò Katniss, osservando Clary che scendeva le scale. La rossa scosse la testa.

-Non lo so. Ma è qualcosa che ci servirà, ho questo presentimento.

-Dovremmo trovare la chiave, presumo.- osservò Renesmee, voltandosi verso di loro.

Annabeth annuì, strizzandosi la divisa e facendo colare a terra il liquido maleodorante con una smorfia disgustata.

Anche Katniss era nelle stesse, puzzolenti condizioni.

-Ci vediamo a cena. Devo assolutamente cambiarmi.- mormorò infatti la mora. Annabeth annuì.-Vado anch'io, a dopo.

-Io faccio un salto in infermeria da Rachel, vieni, Ness?- chiese Clary.

-Certo. A dopo.- salutò la mezza-vampira.

-A dopo.-riposero Annabeth e Katniss in coro, si lanciarono un'occhiata veloce.

-Comunque, Annie bella, sei bellissima così. Semplicemente divina.

-Oh, chiudi il becco, Everdeen.

 

 

 

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Kamala's Corner

 

Salve, buongiorno, buona domenica e buon ultimo giorno della settimana (?).

Come state, mie palette di ventilatore che girano alla velocità della luce perché si muore di caldo?

Vi sono mancata?

Oggi sono tornata con questo capitolo ricco di sorprese. Il professor Eleazar Denali spiega le Maledizioni Senza Perdono, mostrandole agli studenti. *pensa a Malocchio e se ne va a piangere in un angolino*

E abbiamo anche una nuova vittima : Annie Cresta! Chi l'avrebbe mai detto, eh?

Le nostre quattro riescono anche a contattare quell'ammmore di Ginny Weasley, la mia streghetta preferita *^*

Il messaggio Iride purtroppo si è interrotto, ma loro sono riuscite finalmente ad avvisare qualcuno della tragica situazione di Hogwarts.

E infine, io vi avevo detto di tenere bene a mente il terzo piano. Scopriremo tante cose su quella e con quella porta.

Ho notato anche che nonostante tutto questo capitolo ha un non so che di divertente, un fattore dato anche dallo sviluppo dell'amicizia tra Katniss e Annabeth. Io le vedo così, continuamente a punzecchiarsi, un rapporto un po' di amore/odio.

Insomma, fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto e cosa ne pensate,

vi amo una cifra,

Kam.

 

P.S.: 30 persone che hanno inserito questa storia tra le seguite, ma...ma così mi fate piangere, miei piccoli granellini di sabbia nascosti nei letti T^T

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Capitolo 18
*** I Hear The Voices When I'm Dreaming ***


 

18. I Hear The Voices When I'm Dreaming

 

 

 

Faceva freddo. Era un freddo pungente, che ti penetrava nelle carni e ti ghiacciava il sangue nelle vene, arrivando fino al cuore.

Renesmee era una mezza-vampira, non avrebbe dovuto avere così freddo. Eppure tremava terribilmente, era scossa da fortissimi brividi che la facevano trasalire da capo a piedi.

Con un sussulto, si tirò seduta e aprì gli occhi, venendo accecata da una fortissima luce.

Li richiuse, tirando dei respiri tremanti, ma tutto ciò che riusciva a respirare era freddo, che le bloccava il fiato in gola.

Riaprì nuovamente gli color cioccolato al latte, questa volta più cauta.

Si rese conto di essere seduta nella neve, con le ginocchia livide per il freddo. Indossava la sua camicia da notte e stava letteralmente morendo di freddo.

Ingoiò la saliva e si mosse, con una smorfia. Aveva i muscoli indolenziti e ogni sua mossa si dimostrava dolorante, come se fosse stata stesa nella neve per ore.

Gli occhi le bruciavano e le labbra le facevano male, spaccate per il freddo.

Si costrinse a tirarsi su e con fatica si mise in piedi, continuando a tremare come una foglia.

Si guardò intorno con il fiato corto, come se quella semplice azione le avesse prosciugato tutte le energie.

Era circondata dalla neve, un candido manto bianco che sembrava non avere fine. Qua e là spuntavano alberi spogli e dai tronchi anneriti, bruciati, anch'essi con i rami carichi di ghiaccio e neve.

La ragazzina alzò lo sguardo verso il cielo e trattenne il fiato, sgranando gli occhi arrossati dal freddo.

Nero.

Il cielo era nero, buio e oscuro, senza stelle, Luna o Sole.

Un buio senza fine, cupo come mai lo aveva visto. Renesmee si guardò intorno, ingoiando la saliva, e questa sembrò ghiacciarsi nella sua gola, soffocandola. Iniziò a tossire, il cuore che le balzava nel petto, i polmoni che imploravano aria.

Un ulteriore brivido le attraversò le viscere, le gambe cedettero e lei si accasciò nuovamente nella neve, portandosi le mani alla gola.

Non riusciva più a respirare, il freddo intorno a lei era diventato insostenibile, come se nella coltre bianca fossero nascosti migliaia di piccoli e appuntiti aghi che le trapassavano la pelle.

Un dolore glaciale si impossessò di lei, il suo corpo venne scosso da violenti brividi. Spalancò la bocca per urlare, ma non ne uscì alcun suono.

Il battito del suo cuore, che fino a quel momento era stato furioso e velocissimo, iniziò a rallentare.

Ogni tonfo che l'organo vitale produceva era sempre più uno sforzo, sempre più indescrivibilmente dolorante.

Uno strano torpore prese possesso di lei, mentre i battiti dapprima rallentavano e poi diminuivano.

Renesmee sapeva cosa stava succedendo. Stava morendo. Il suo corpo si stava tramutando in un blocco di ghiaccio.

Non riusciva più a respirare, e poteva contare, riusciva a sapere quanti battiti mancassero alla fine.

Proprio mentre chiudeva gli occhi e decideva di abbandonarsi a quel freddo oblio, una voce sconosciuta e stranamente raschiante, nonostante la sua giovinezza, le raggiunse le orecchie, accompagnando gli ultimi battiti del suo cuore.

Loro sono ovunque e non si fermeranno davanti a nessuno, davanti a nulla. Solo la Lei sa come fare...ah, se avesse saputo a ciò a cui andava incontro, non l'avrebbe mai fatto. Ma è tardi, ormai...”

Il petto di Renesmee si sollevò pesantemente per l'ultima volta, e la mezza-vampira spirò, l'ultimo battito che ancora echeggiava nelle orecchie.

 

 

Renesmee si tirò su di scatto, spalanco la bocca e respirando quanta più aria possibile.

Il cuore le batteva furioso nel petto, era madida di sudore e tremava da capo a piedi.

Si guardò intorno, leggermente spaesata, per poi riconoscere gli stendardi rossi della sua Casa.

Respirò ancora e ancora, profondamente, cercando di calmare i battiti del suo cuore.

Allungò una mano verso il comodino e prese il bicchiere con l'acqua. Se lo portò alle labbra ma non bevve, rimettendolo giù con una smorfia. Non aveva quel tipo di sete.

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli bagnati di sudore, e scese con fatica giù dal letto, districandosi come poteva in quel groviglio di lenzuola. Scostò piano le tende rosse e si mosse silenziosa verso la finestra.

Il fiato le si bloccò in gola quando vide che aveva nevicato.

Il Parco era come addormentato sotto una coperta bianca e non c'era nessun rumore.

Alzò di scatto gli occhi verso il cielo, terrorizzata, ma si tranquillizzò quando vide il tenue azzurrino rosato tipico dell'alba. Il sole era un disco delicatamente dorato che si faceva largo su per il cielo, salendo sempre più in alto.

Un piccolo sorriso si fece largo sul suo volto, constatando anche che nonostante la bassa temperatura non avesse freddo.

Respirò ancora, mai sazia di quell'aria che aveva sognato di perdere per sempre, e scivolò fuori dalla Torre di Grifondoro, diretta verso lo studio della Herondale.

 

 

 

 

-Quindi pensi che gli Auror arriveranno presto?- chiese Clary stendendo la marmellata di mirtilli sulla sua fetta biscottata.

Da quando avevano conosciuto Percy non facevano altro che mangiare roba blu.

Probabilmente si sarebbero presto trasformate in dei puffi.

La mezza-vampira scosse la testa.-Non lo so. Spero di sì, perché da qui, a Natale, non se ne va nessuno, e io non voglio far preoccupare la mia famiglia.

O Jake. Ma questo lo tenne per sé.

La rossa annuì, addentando la fetta blu e passandone una a Percy che la ringraziò calorosamente.

Renesmee ripensò all'incubo di quella mattina. Non era il primo che faceva. All'inizio si trovava semplicemente avvolta nell'oscurità. Poi aveva iniziato a fare freddo e a nevicare, sommergendo tutto con quelle onde candide. Sommergendo anche lei. Ma non aveva mai sentito quella voce. E mai la sensazione era stata così vivida.

Pensierosa, si portò alle labbra la sua cioccolata blu e la sorseggiò delicatamente.

Non aveva molta fame, dopo che aveva bevuto il sangue la mattina presto, nella Torre di Astronomia, ma si sforzò di mangiare qualcosa.

Clary parve notarlo e alzò un sopracciglio, con fare interrogativo, mentre tuffava nella tazza di caffè-latte un biscotto ai mirtilli e al miele.

Lei scrollò le spalle, facendo intuire di non preoccuparsi, mentre osservava i professori che facevano colazione.

C'erano state altre due aggressioni, in quei giorni, e il clima che si respirava a scuola era sempre più pesante.

La preside e Bane stavano cercando alcune difese per poter rendere sicure almeno le Sale Comuni, ma nulla sembrava in grado di respingere le Ombre.

Lasciò completamente perdere la colazione e si alzò, annunciando di aver lasciato il quaderno di Incantesimi nel dormitorio.

-Se vuoi ti accompagno, non bisogna andare in giro da soli!- biascicò Clary, ingoiando una manciata di biscotti tutti insieme. Percy riemerse dalla marmellata di mirtilli annuendo con la bocca piena.

Renesmee scosse la testa.-Non vi preoccupate, sarò subito di ritorno.

Scivolò velocemente fuori dalla Sala Grande e invece di dirigersi verso la propria Sala Comune scese le scale, attenta a non farsi vedere da nessuno, dirigendosi verso l'ingresso.

Sorpassò velocemente le clessidre che annotavano i punti delle Case e tirò la maniglia del grosso e pesante portone, sgusciando fuori.

I suoi piedi affondarono nella neve, lasciando la porta socchiusa alle sue spalle e recandosi verso il lago.

C'era un calma glaciale in quel posto. Attraversò velocemente il Parco, arrancando nella neve, e si fermò sulla riva, osservando la distesa scura di ghiaccio. Si sedette nella neve, affondandoci dentro le mani nude, e buttò la testa all'indietro, respirando.

I boccoli bronzei si mossero come acqua di una cascata, scivolando fin quasi alla sua vita esile.

Chiuse gli occhi, lasciando che la calma di quel luogo la tranquillizzasse, quando uno strano calore le accarezzò il viso. Riaprì gli occhi e riportò l'attenzione sulla superficie del lago.

Lì, sul ghiaccio blu scuro e duro, c'era qualcosa che brillava. Scattò in piedi.

Una luce. Un esserino fatto di una tenue luce azzurrognola svolazzava sulla superficie ghiacciata, creando mille riflessi. Renesmee si mise a correre sulla riva, inseguendola.

La cosa si muoveva veloce, lasciando dietro di sé scintillii e riverberi lucenti.

La mezza-vampira superò la tomba di Silente, continuando a inseguire l'esserino, che ora si dirigeva verso la Foresta.

Sparì dentro i cespugli bassi e innevati, celandosi nella candida oscurità di quel posto.

Renesmee si fermò ai margini degli alberi, stringendo gli occhi per vedere meglio, ma non riuscì a scorgere nessun bagliore in quel buio pesto.

Con un brivido, si rese conto che lei non avrebbe dovuto essere lì e che quell'oscurità le ricordava fin troppo il cielo cupo del suo sogno, quindi schizzò via, usando la parte non umana che possedeva per ritrovarsi in pochi secondi davanti al portone socchiuso della scuola. Vi scivolò dentro e lo richiuse senza fare rumore, per poi correre a lezione per i corridoi deserti.

 

 

 

-Sei bagnata.- le fece notare Annabeth, distogliendo la sua attenzione dal libro che aveva in mano e posandola sulla gonna e sulle scarpe.

-Uhm...sì. Ecco...sono andata in bagno...quello di Mirtilla, ed era...ehm...allagato e quindi...- bofonchiò, arrossando.

Clary e Annabeth si guardarono, scettiche.

Accidenti, Jacob glielo aveva sempre detto che non aveva mai saputo mentire.

-Possiamo sapere la verità o dovremmo accontentarci di questa tua bugia.- sbottò infatti la bionda, stando attenta a non farsi sentire dal professor Banner, che spiegava dietro la cattedra, imitando alcuni maghi di non si sa bene quale epoca.

Renesmee sospirò e le raccontò del suo strano incontro, fornendo accurati dettagli.

-Così va meglio.- annuì la Corvonero soddisfatta, lanciando un'occhiata al professore.

Clary annuì e si chinò verso la sua cartella, tirando fuori Guida Alle Creature Magiche: Dove Trovarle.

Nascose il libricino dentro il grosso tomo di Storia della Magia e iniziò a sfogliarlo attentamente.

Renesmee riportò l'attenzione a ciò che diceva il professore, ma si rese conto di aver perso il filo, quindi smise di prendere appunti e iniziò a scarabocchiare sulle pagine di pergamena.

Annabeth invece continuò a seguire la spiegazione, come se sapesse perfettamente ciò che Banner blaterava. Poco male, avrebbe copiato gli appunti da lei.

Percy, dietro di loro, aveva preso a russare un po' più forte del dovuto.

Renesmee si girò e gli tirò un pizzico sul braccio, facendo segno a Peeta di chiuderli la bocca per evitare che urlasse. Il biondo eseguì l'ordine, evitando che venissero tolti i punti a Grifondoro, mentre il figlio di Poseidone si allungava verso la mezza-vampira.

-Che c'è?

-Russa di meno, se non vuoi che Banner ti senta.- brontolò Renesmee.

-E non sbavare.- aggiunse Annabeth senza distogliere lo sguardo dal libro. Il semidio arrossì e si coprì la bocca con la mano, sprofondando nella sedia.

Peeta e la Grifondoro ridacchiarono.

-Qui non c'è niente.- sbuffò Clary, richiudendo il libro e lasciandolo scivolare nella cartella ai piedi del banco.

-Sei sicura di quello che hai visto?- le chiese la bionda, voltandosi appena verso di lei.

Renesmee alzò gli occhi al cielo.-Sono abbastanza sicura che non sia un'allucinazione da neve, se è questo che intendi.- brontolò, guardandola male.

Annabeth roteò gli occhi.-Non è questo, quello che intendevo.- sbottò scocciata.

-Potreste evitare di litigare, grazie?- sibilò Clary, ammonendole con lo sguardo.

Le due sospirarono e si rituffarono in ciò che stavano facendo.

Annabeth ricominciò a prendere appunti e Renesmee a scarabocchiare, con la mente occupata dall'incubo di quella notte e all'esserino che aveva visto.

Era assolutamente certa che le due cose fossero collegate. Come? Beh, quella era un po' complicato da capire.

 

 

 

-Potrebbe essere una fata.- ipotizzò Katniss, mentre scivolavano per i corridoi semi-deserti.

Clary strabuzzò gli occhi.-Scherzi? Le fate non esistono!

-Ogni volta che qualcuno dice di non credere alle fate una di queste muore.- pronunciò Annabeth solennemente.

-Scusa, Peter Pan.- cantilenò Katniss, roteando gli occhi.

Renesmee ridacchiò.-Non so se le fate esistano o meno, ma so quello che ho visto e non assomigliava per niente a una fata.

-O magari hai visto Peter Pan.- sghignazzò la Serpeverde.

-Oh sì, me lo sento nella pancia.- citò la mezza-vampira ridendo. Annabeth sorrise, scuotendo la testa, e varcò la soglia della biblioteca.

La Signora Dodds le lanciò un'occhiataccia, probabilmente cercando di capire quale parte era più buona da mangiare, se le cosce o le braccia, e Renesmee la affiancò, raggelando l'arpia con lo sguardo.

Si sedettero al solito tavolo vicino alle finestre e la Corvonero sparì tra gli scaffali.

Katniss tirò fuori i compiti di Pozioni, sbadigliando annoiata, mentre Clary prese il suo blocco da disegno e i suoi colori, iniziando a disegnare.

Renesmee frugò nella borsa di Annabeth, appropriandosi dei suoi appunti di Storia della Magia e iniziando a trascrivere sui suoi le parti che a lei mancavano.

La figlia di Atena tornò poco dopo, portandosi dietro tre grossi libri.

Iniziò a sfogliarli uno ad uno, attentamente, cercando qualcosa.

Le altre tre la guardarono incuriosite, ma non fecero domande, concentrandosi sui propri compiti.

Renesmee velocizzò un po' la scrittura, usando i suoi poteri, e corresse qualche errore di distrazione sugli appunti di Annabeth, dovuti principalmente alla dislessia che perseguitava i semidei.

-Guardate questo.- disse la bionda poco dopo, ottenendo l'attenzione delle tre.-Questo libro si intitola “Storie, Miti e Leggende della Foresta Proibita”. Ho trovato una strana leggenda che potrebbe aiutarci.

-Che aspetti a leggerla?- saltò su Katniss, piegandosi verso di lei.

Annabeth le lanciò un'occhiataccia, ma iniziò a leggere.- “Un tempo molto lontano, agli albori di Hogwarts, una piccola Grifondoro figlia del Preside si perse nella Foresta che circondava il castello. La cercarono per giorni, per mesi e per anni, ma non la trovarono mai. Precisamente otto anni dopo ella comparve ad Hogwarts e uccise davanti a tutti il proprio padre, mostrando al mondo ciò che aveva creato con le sue stesse mani: mostri oscuri che terrorizzavano il mondo, scaturendo paura e disperazione.

Ma un giorno alla giovane strega le sue stesse creazioni sfuggirono di mano, e lei sparì. Ci fu una delle guerre più sanguinose e antiche per i maghi, e alla fine le creature vennero sconfitte. Nessuno seppe mai spiegare cosa era successo alla bambina, né cosa le fosse poi capitato. Era sparita, molto semplicemente.

Secoli son passati, ma ciò che è successo è ancora vivo nella memoria di alcuni maghi, come il sottoscritto. E noi non dimenticheremo mai questa leggenda.- terminò Annabeth.

-Erano miti o racconti dell'orrore?- ciangottò Clary, rabbrividendo.

-Aspetta un attimo, ma dire “ricordo” e “leggenda” insieme non è controproducente?- chiese invece Katniss, grattandosi la testa con la sua penna di Ghiandaia e sporcandosi il mento di inchiostro.

La bionda scrollò le spalle.-È comunque solo e soltanto una leggenda. Ma quelle creature mi hanno ricordato le Ombre.

-Anche a me.- annuì Renesmee.

Katniss sbuffò.-Ci servono delle prove concrete. E che facciamo? Andiamo dalle Ombre e le chiediamo di vedere la targhetta con il marchio di fabbrica?

Clary sussultò.-Certo che no. Ma se avessimo le prove che qualcosa è successo in quell'epoca potrebbero esserci delle possibilità che qualcosa sia vero.

-E come facciamo? Non abbiamo mica la palletta di vetro.- insisté la Serpeverde.

-No. Ma abbiamo Quintus...- commentò Annabeth.

-...possiamo chiedere al lui!- saltò su Renesmee.-Dobbiamo sbrigarci, tra poco scatta il coprifuoco, muoviamoci.

Katniss buttò nella borsa tutti suoi libri, prendendone poi alcuni che corse a rimettere a posto negli scaffali. Clary e Renesmee fecero lo stesso, mentre Annabeth schizzava verso la Dodds per prendere in prestito il libro.

-...Non potete comportarvi in questo modo...quel libro ve lo scordate...- berciava l'arpia.

-Sì, certo. Mi fa piacere che vuoi essere nuovamente sventrata, Alecto, e credo proprio che sarò io ad avere questo onore.- minacciò Annabeth.

Gli occhi del mostro brillarono di riflessi rossi.

-Mi stai sfidando, figlia di Atena?

La bionda rise, e con uno scatto velocissimo aveva estratto dalla tasca un pugnale – presumibilmente di bronzo celeste – e ora lo puntava alla gola dell'arpia.

Clary aveva fatto un balzo all'indietro, mentre la segretaria si lanciava in avanti verso la semidea.

Il corpo di Renesmee si attivò prima della sua mente e in un attimo era balzata addosso all'arpia, a cui nel frattempo erano spuntate due ali nere da pipistrello. Katniss aveva iniziato a lanciare oggetti a caso e la maggior parte di essi colpiva il mostro senza sbagliare di un millimetro.

Annabeth si muoveva agilmente, schivando i colpi della Dodds e menando rapidi fendenti che facevano sgorgare icore dorato dal corpo dell'arpia.

Renesmee venne sbalzata all'indietro e riuscì ad atterrare in piedi, anche se malamente. Fece per gettarsi nuovamente contro la Dodds quando questa crollò a terra. Inaspettatamente, dietro allo svenimento dell'arpia, si trovava Clary, un piedistallo in legno in mano dove pochi minuti prima era appoggiato un libro in mano. Lo stesso che era stato sbattuto con violenza sulla testa della bibliotecaria.

Nessuno disse niente. Le ragazze ripararono le cose rotte, trascinarono la Dodds sulla sua poltrona e Annabeth timbrò il cartellino per prendere in prestito il libro.

-Che poi alla fine potevamo usare la magia.- Bofonchiò Katniss mentre si lasciavano la biblioteca alle spalle.

 

 

 

-...Senza ombra di dubbio si tratta di una guerra molto antica. Dal periodo potrei dire che siamo nell'Alto Medioevo, parecchi secoli fa quindi. Sono periodi storici di cui non si sa quasi niente, dovreste provare a chiedere al vostro professore di Storia della Magia.- decretò Quintus dopo aver letto attentamente il libro. Le guardò di sottecchi.-Siete sicure di stare bene? Avete una faccia...

le quattro sobbalzarono contemporaneamente.

-Cero che stiamo bene.- ridacchiò nervosa Katniss. L'uomo aggrottò le sopracciglia, ma non fece domande.

-Insomma...non so davvero cosa sia quell'essere che tu hai visto, Nessie, ma dubito fortemente che sia una fata. Non se ne vede una qui da più di cinquant'anni. Dubito anche che ci sia qualcosa di vero in questa leggenda, nonostante le coincidenze – che, diciamocelo, sono relativamente poche – quindi non credo che sia una fonte attendibile.- disse ancora il Guardiacaccia, scuotendo la testa.

Loro annuirono, mentre Annabeth riponeva accuratamente il libro nella cartella.

Renesmee sospirò.-Resteremo qui a Natale, vero?

Lo sguardo di Quintus si addolcì.-Tempo proprio di sì, streghetta.

Katniss strinse i pugni, distogliendo lo sguardo e posandolo sul panorama fuori dalla finestra.

Le mancava Primrose e lo sapevano tutti in quella stanza.

Anche alla mezza-vampira mancava la sua strana famiglia. Ripensò ai suoi genitori, a Jacob, ai Quileute e a nonno Charlie.

Il suo sguardo si posò sul braccialetto con il ciondolo a forma di lupo che un tempo era stato di sua madre, ma che lei le aveva regalato pochi minuti prima di salire sull'Hogwarts Express.

Riepensò a quello che le aveva detto: “Sei speciale, bambina mia. Sei un'umana, una vampira e anche se tuo padre non lo ammetterà mai sei una lupacchiotta. E sei magica. Non dovrai mai permettere a nessuno di fermarti. Perché sei forte e coraggiosa e sei testarda. Anche troppo testarda” ricordò la risata cristallina di sua madre “E dovunque sarai, noi tutti saremo sempre con te. Quindi dai il massimo, tesoro”.

Alzò gli occhi verso il tramonto, fuori dalla finestra, e sorrise. Avrebbe dato il massimo, l'aveva promesso. E quelle Ombre se la sarebbero vista brutta.

 

 

 

Quando passarono davanti allo stanzino dove avevano scoperto la porta nascosta, un brivido freddo scosse Renesmee da capo a piedi.

Aspetta.

La voce giovane e raschiante le risuonò nelle orecchie.

Liberami.

Una sensazione di gelo le attanagliò le viscere. Le sembrò di essere tornata nel suo incubo, solo che non era all'aria aperta, non c'era neve.

Ma il freddo sì, c'era. 

Pungente, doloroso, mortale.

Ed era tutto reale.

Le mancò il respiro, i suoi polmoni non ricevettero più aria. Si accasciò sul pavimento nudo del terzo piano, le urla di Clary che le arrivavano attutite e ovattate.

Il sangue che si cristallizzava nelle vene, il cuore che iniziava a rallentare. La sua pelle che sfrigolava e bruciava per il freddo estenuante.

Spalancò la bocca, come nel suo incubo. E proprio come in esso non ne uscì alcun suono.

Niente aria.

Niente di niente.

Il dolore si fece più acuto, più insopportabile. Le mani che la toccavano e la scuotevano erano lontane, troppo lontane.

Il suo corpo venne scosso da violente convulsioni. Chiuse gli occhi, abbandonandosi all'oblio come nel suo incubo.

Uno, due, tre battiti.

Renesmee li contò, sapendo perfettamente quando l'ultimo sarebbe arrivato.

Quattro.

Il cuore rallentava, appesantito e sempre più asfissiato dal freddo.

Smise di respirare, come se prima lo avesse fatto.

Altri due tonfi stanchi, troppo lontani l'uno dall'altro.

Il freddo la paralizzò e come nell'incubo, la voce parlò proprio mentre il suo ultimo battito riecheggiava nel corpo esile della mezza-vampira.

Dietro ogni leggenda c'è un pizzico di verità. Le inarrestabili tenebre troveranno una fine.

E il cuore di Renesmee smise di battere, lasciandola avvolta in quel buio silenzioso e lugubre che tanto sapeva di morte.

 

 

 

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Kamala's Corner

 

*Si ripara dai lettori che cercano di ucciderla*

Ehm...sorpresa?

No, okay, cercherò di essere seria. Vi avevo detto che era solo l'inizio. E so già che quando tornerà da Londra e leggerà questo Viviana mi prenderà a sprangate.

Dunque, andiamo con ordine. Renesmee ha fatto un brutto sogno, che apparentemente non ha molto senso, ma non vi faccio spoiler, lol.

In più le Ombre non sono le uniche creature strane che si aggirano per Hogwarts, ma a quanto pare ci sono anche questi cosi che poi vederemo a cosa serviranno.

Le quattro decidono che un po' di azione non basta mai e quindi se la vedono con la Dodds, che non vuole dargli il libro in prestito solo perché Annabeth è una semidea. Fondamentalmente, avrei reagito anch'io cerando di fare fuori una bibliotecaria che non mi da i libri.

E po c'è la Leggenda. Che è una Leggenda o nasconde anche qualcosa di veritiero?

Ed infine la nostra Ness. Che cosa le è successo? Il suo cuore ha smesso di battere, e questo significa che è morta. Ma quella voce si dimostra non essere solo un sogno. O forse Renesmee l'ha immaginata? E allora come mai il suo corpo è stato avvolto dal gelo. E cosa vorrà significare questo?

E Clary, Annabeth e Katniss, che hanno visto la loro amica morire? Che cosa è successo?

Tante belle domandine che purtroppo non troveranno risposta la prossima settimana. Perché io sarò in Trentino dal 28 al 5 e quindi non potrò aggiornare. Ammetto che non era mia intenzione mollarvi così, ma le parole, come sempre, si sono scritte da sole e questo è quello che ne è venuto fuori.

So anche che vi sto trollando in una maniera assurda in questo modo, ma io sono una piccola bimba sadica, che volete di più dalla vita? Un amaro lucano!

Allora a presto, non so bene quando, e buone vacanze, petalini di rosa improfumati.

Uit lov,

TrollKam.

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Capitolo 19
*** If I Die Young ***


19. If I Die Young

 

 

 

Clary aveva urlato.

Aveva urlato così forte che avrebbe potuto rompere i vetri delle finestre.

Aveva urlato ed erano arrivati i professori.

Aveva urlato quando le braccia di qualcuno si erano chiuse intorno al suo corpo e l'avevano trascinata via.

Aveva continuato ad urlare anche quando Percy l'aveva lasciata andare nella sua stanza di dormitorio.

Per un attimo le era mancata la voce. Rivedeva davanti a sé il momento in cui Renesmee si era accasciata a terra.

Il momento in cui aveva spalancato la bocca cercando di respirare. Il momento in cui il suo petto aveva smesso di muoversi.

Era tutto sfuocato intorno a sé. Vedeva Percy e le sembrava di non vederlo. Lo vedeva muovere la bocca, sentiva in lontananza il suo nome ripetuto come una mantra, ma era tutto un gioco di luci e ombre. Era come se fosse tutto appannato. E il dolore, il dolore era qualcosa di indescrivibile. Partiva dal petto e si irradiava per tutto il corpo, facendole tremare le gambe, annebbiandole il cervello.

La gola le doleva e gli occhi le bruciavano. Ma poi aveva ricominciato ad urlare, e aveva iniziato a prendere tutto ciò che si trovava a portata di mano e a lanciarlo.

Percy continuava a ripetere il suo nome, cercando di fermarla, ma lei si dimenava.

Vetri rotti, tende strappate, rumore di oggetti fracassati. A Clary sembrava tutto così lontano e vicino allo stesso tempo, così irreale e reale contemporaneamente.

Poi era arrivato Simon.

Pallido come un lenzuolo, i capelli scompigliati e gli occhi castani sbarrati dietro gli occhiali. Non aveva detto una parola, ma le si era avvicinato e l'aveva presa tra le sue braccia.

E Clary era crollata, le gambe avevano ceduto e le lacrime erano arrivate.

Ricordava confusamente Simon che si sedeva sul letto di Rachel trascinandola con sé.

E lei aveva pianto, cullata da quell'abbraccio così familiare, tra le schegge di vetro e i pezzi di tenda strappati. Si era addormentata senza nemmeno accorgersene.

 

 

 

Quando si era svegliata era nel suo letto.

Per un attimo pensava di aver immaginato tutto. Le tende erano come nuove, non c'era traccia di oggetti rotti per terra. Ma poi aveva visto Simon che dormiva accanto a lei, e si era accoccolata al suo petto, lasciando che altre lacrime le bagnassero le guance.

Era stata così per ore interminabili, poi aveva deciso di alzarsi.

Doveva trovare Katniss e Annabeth.

Aveva un piano. E non era una cosa bella.

 

 

 

-La porta.- la sua voce graffiata e ferita risuonò distintamente nel bagno, superando la voce di Mirtilla Malcontenta, che continuava a gironzolare sopra le loro teste mormorando “maschi”.

-In che senso “la porta”?- Katniss corrucciò le sopracciglia. Aveva gli occhi rossi e gonfi e i capelli, solitamente stretti in una treccia, erano una cascata mora sulle spalle.

Clary non osò immaginare le condizioni in si trovava. Ma alla fine non le importava nemmeno.

Incrociò lo sguardo grigio di Annabeth, seduta accanto a Percy.

-Se ci pensate, davanti a quella porta sono accadute un sacco di cose. Voi vi siete rifugiate lì e le Ombre non vi hanno trovato...- iniziò a spiegare la bionda.

-Si erano nascoste!- le fece notare Peeta con ovvietà.

La semidea scosse la testa.-Quel posto era completamente buio. E noi sappiamo bene che le Ombre si muovono nell'ombra, ci vivono. Era il posto peggiore dove si potessero nascondere. Cosa sconfigge l'oscurità? La luce. Ma nonostante l'ovvia trappola che si erano create i mostri non le hanno viste. Perché, direte voi. Non lo sappiamo, ma sospettiamo ci sia dell'altro, oltre quella porta.

-È uno sgabuzzino.- Percy incrociò le gambe e posò il viso sulle mani.

-No.- disse subito Katniss.-L'ultima volta...abbiamo scoperto un'altra porticina all'interno.

-Cosa?!- saltò su Connor, strabuzzando gli occhi.

-Perché diavolo non ce lo avete detto?- sbottò Simon, appoggiato al muro tra due lavandini.

-Perché non sapevamo cosa fosse.- ammise Clary, abbassando lo sguardo.-Ma ora è ovvio che c'entra qualcosa con questa storia. Ness ha sentito delle voci, ed è proprio davanti quella porta che è...- le mancò la voce.

-Quindi...perché avete chiamato anche noi?- Percy si mordicchiò il labbro, incerto.

-Perché ci serve il vostro aiuto.- Katniss si girò a guardarli.

-C'è altro che non sappiamo?- borbottò Simon, infastidito. Clary sapeva cosa stava pensando. Lui era il suo migliore amico, la persona più importante che aveva. Eppure aveva smesso di confidarsi con lui e non era per niente giusto.

La Grifondoro lanciò un'occhiata alle amiche. L'esserino fatto di luce, i sogni della mezza-vampira, Ginny Weasley...

-Ecco...forse dovremmo aggiornarvi un po' meglio.- ridacchiò nervosamente Katniss.

 

 

 

Clary strinse le labbra secche in una striscia sottile, ascoltando dalle Orecchie Oblunghe la voce della preside. Percy, accanto a lei, sospirò pesantemente.

-...le si è fermato il cuore. Per pochi secondi, ma le si è fermato.

-Queste sono cose che accadono ai babbani adulti!

-In più conosciamo tutti la sua natura, è assolutamente impossibile.

-Sentite. So che è assurdo, ma è così. Mags non trova altra spiegazione.

-Mags è una vecchia decrepita.

-Chiudi quel forno, Lupa.

La rossa assegnò mentalmente 20 punti a Bane.

-Come ti permetti! Io...

-Sì, la conosciamo tutti la storiella di Romolo e Remo e bla bla bla, questo non ti da alcun diritto di rivolgerti così a dei tuoi pari e soprattutto a Mags, che si fa sempre in quattro per tutti qui al castello, compreso per te!

-Non ho certo bisogno di quella, io. E poi...dei miei pari...Puah! Non siate ridicoli. Io sono qui solo per i miei cuccioli.

-Beh, allora puoi anche andartene. Non ci servono persone presuntuose come te, che si preoccupano solo delle frivolezze e fanno preferenze con quei ragazzi!

-Date una medaglia a quell'uomo.- susuurrò Simon. Katniss biascicò un “Zarà fatto, mi badrone”.

-Magnus, Lupa, per favore, non diciamo sciocchezze.

La voce della McGrannitt riportò il silenzio.

-Adesso dobbiamo pensare a proteggere tutti gli studenti. Cullen sta bene, si riprenderà presto, ma ciò non toglie il pericolo costante in cui siamo tutti. Siamo isolati da tutto il resto del mondo e l'unica cosa che possiamo fare è capire come curare gli studenti attaccati e come sconfiggere le Ombre. Il consiglio è finito, fuori dal mio studio.

I ragazzi arrotolarono fulmineamente le Orecchie Oblunghe e schizzarono via.

-Qual'è il piano adesso?- domandò Katniss, puntando gli occhi su Annabeth.

-Ci dividiamo. Connor e Katniss, voi andrete fuori, dovete trovare quell'esserino. Simon, tu andrai da Nessie in infermeria. Clary, tu e Percy dovete cercare di aprire quella porta. Io e Peeta andiamo in biblioteca a cercare dai libri proibiti qualcosa che può aiutarci. Ci vediamo al tramonto in infermeria.

Si voltarono tutti contemporaneamente. Clary sfrecciò per le scale, sfoderando la bacchetta e dirigendosi verso il terzo piano. Percy l'affiancò velocemente.

Salirono le scale senza fermarsi, sorpassarono di corsa alcuni Serpeverde per i corridoi, evitarono Kane e la Herondale che passavano per le scale nascondendosi dietro un angolino. Arrivarono alla porta col magone, ma Clary non ci fece caso e si umettò le labbra spaccate con la lingua. Il sapore di ruggine le invase sgradevolmente la bocca.

Aprì la porta dello sgabuzzino senza esitazione e vi si infilò dentro, seguita da Percy, che si richiuse la porta alle spalle.

-Lumos.- dissero in coro. La punta delle loro bacchette si accese di una luce calda e forte, che li rassicurò.

La rossa la puntò verso il fondo, e nei suoi occhi smeraldini si rifletterono i bagliori della porticina intarsiata. Si fece strada spostando le scope e i secchi a casaccio, avvicinandosi alla porta fino a posarvi sopra una mano.

I bordi levigati dal tempo delle pietre dure incastonate le accarezzarono la mano.

Posò un orecchio sulla superficie intarsiata, attenta.

Il silenzio era quasi opprimente, mentre il fiato di Percy sul collo le muoveva i riccioli rossi sfuggiti dalla coda alta che si era fatta.

Deglutì, non capendo perché non sentisse alcuna voce.

Che si fosse sbgliata? Che la porta non avesse nulla a che fare con ciò che era accaduto?

Stava per staccare l'orecchio, delusa, quando lo sentì. Un flebile lamento, ma decisamente umano.

Sobbalzò e scattò indietro, andando a sbattere contro il petto di Percy, che cercò in qualche modo di prenderla, ma finirono entrambi per cadere tra i moci e i secchi, quel giorno fortunatamente vuoti.

-Ahi...- biascicò Clary, tirandosi a sedere e urtando la schiena contro un secchio.

-Ti sei fatta male?

La rossa alzò lo sguardo e incontrò gli occhi verdemare e preoccupati del figlio di Poseidone.

La Grifondoro si rese conto che era seduta sulle gambe dell'amico e si alzò, rossa quanto ai suoi capelli.

-S...sto bene...- esalò, voltandosi in fretta verso la porticina.

-Sicura? Sei tutta rossa. Forse hai la febbre.

Il ragazzino si sporse verso di lei e le posò una mano sulla fronte, tastando poi la propria con fare pensieroso.

Percy, Percy, perché sei così tonto, Percy?

Clary alzò gli occhi al cielo.-Sto bene Testa D'Alghe. Fa solo caldo e mi sono presa un infarto.

-Uhm...sì, giusto. Aspetta, perché sei saltata così?

-Ho sentito una voce. Da dietro la porta.- ammise. Il ragazzino si mosse dietro di lei e si fece spazio, per poi appoggiare anche lui l'orecchio sul legno vecchio.

Passarono pochi secondi che strabuzzò gli occhi.

-Cacchio, allora c'è davvero qualcosa qui dentro!- esclamò, guardando la porta come se potesse uscirne fuori una Manticora da un momento all'altro.-Come pensi che si apra?

La Grifondoro scosse la testa, facendo ondeggiare i riccioli rossi.-Non ne ho idea. Forse c'è una serratura.

Percy fece un passo indietro, cercando con gli occhi una serratura, illuminando la parete con la bacchetta.

Clary fece lo stesso.

-Qui c'è qualcosa.- Percy si spostò di lato, indicando con la bacchetta un minuscolo forellino di argento che luccicava nell'oscurità.

Clary si avvicinò e illuminò la minuscola intarsiatura con la bacchetta.

Nell'argento era incisa la forma di una stella, ed era evidente che mancasse un pezzo. Sembrava uno di quei giochi ad incastro per i bambini.

-Probabilmente è soro il posto da cui è caduta una decorazione. Guarda, ce ne sono un po' ovunque su tutta la porta.

Percy osservò attentamente i fori nel legno e annuì, arrendendosi.-Forse si apre con qualche incantesimo.

La rossa annuì.-Siamo in un castello di maghi, è la cosa più ovvia. Dobbiamo cercare qualche incantesimo per aprirla. Ora direi di uscire di qui.

Il semidio si voltò, facendo strada tra i secchi e le scope cadute e aprì la porta, uscendo fuori.

-Cavolo!- esclamò.-Sta già tramontando, non mi ero accorto che fosse passato così tanto tempo lì dentro.

La Grifondoro aggrottò le sopracciglia, chiudendo la porta dello stanzino e osservando il cielo imbrunire e la neve sfumarsi di arancione e di rosso.

Anche a lei pareva passato pochissimo tempo...

-Muoviamoci.

 

 

 

-Eh, Katniss, cosa vedono i tuoi occhi da cacciatrice?

-Un idiota che mi cammina davanti.

-Suvvia, principessa, che linguaggio.

-Chiedo venia, milord, se l'ho urtata con il mio vocabolario scurrile!

-Molto bene, e che non si ripeta mai più.

Connor gonfiò il petto con fare teatrale, per poi capitombolare a terra dopo nemmeno mezzo secondo.

Katniss scoppiò a ridere, appoggiandosi all'albero accanto a lei e buttando la testa all'indietro.

-Ma porc...- fu il commento poco fine del figlio di Ermes, che si rialzò con una smorfia.-Cosa diavolo ridi?!- berciò, piuttosto piccato.

La Serpeverde lo guardò, un ghigno beffardo sul volto, che si tramutò in una smorfia di stupore e allerta quando individuò un bagliore azzurrognolo dietro l'amica.

-Che hai ora, una paralisi facciale?- sbuffò il ragazzo, spolverandosi il mantello sporco di neve.

Katniss deglutì.-Connie. Girati lentamente.

Lui impallidì, ma obbedì e si voltò con estrema lentezza.

La ragazzina avanzò piano, affiancandolo.

Un minuscolo esserino fatto di luce bianco-azzurra si librava a pochi centimetri dal terreno, davanti a loro.

Sembrava scoppiettante come il fuoco e leggero come una piuma.

-Cosa diavolo pensi che sia?- sussurrò Connor senza staccare gli occhi dal fuocherello.

-Una lucciola mal riuscita.- la luce sfarfallò, quasi infastidita dal commento della Serpeverde, e schizzò qualche metro più avanti.

-Ecco, l'hai offesa.- decretò il semidio balzando in avanti e seguendo la luce.

-Oh, per favore. E poi chi ti ha detto che è femmina?- borbottò Katniss alzando gli occhi al cielo. La luce schizzò ancora avanti. I due ragazzini si lanciarono all'inseguimento.

-Ha la faccia da femmina.- Connor saltò agilmente un tronco caduto.

-Non ce l'ha, una faccia.- gli fece notare lei, rischiando di scivolare.

-Solo perché tu non possiedi il dono dell'immaginazione non significa che anche gli altri abbiano il cervelletto vuoto.

-Tu sei tutto vuoto.

-Ti sbagli, donna di poca fede, io sono un uomo dalle innumerevoli risorse.

-E io sono un ramarro a dieci zampe.

-Il verde ti dona, Kat.

-Una dote naturale.

-È una dote naturale anche la straordinaria capacità con cui sei capace di dare fastidio?

-Nah, quello l'ho imparato da te, maestro Condor.

-L'allievo supera il maestro.

-Tu sei eccessivamente bravo per essere superato.

-Mi lusinghi, ma insisto per dire che il Guiness dei Primati per la persona più fastidiosa vada a te.

-O a Travis.- aggiunse Katniss.

-O a Travis.- acconsentì Connor.

La luce scivolava rapida tra gli alberi della Foresta Proibita, spingendosi nel profondo della boscaglia innevata. I due maghetti la seguivano altrettanto veloci, muovendosi agilmente tra le piante ricoperte dal morbido manto bianco.

La videro schizzare a destra e frenarono i piedi sulla neve fresca, che aveva appena iniziato a cadere.

La lucciola – o quello che era – aveva iniziato a scendere per una specie di crepaccio.

-Okay. Facciamo attenzione. Per di qua.- disse Connor, iniziando a scendere scivolando sulla coltre candida.

Katniss lo seguì, l'arco in pugno e la faretra sulle spalle, affondando con gli stivali e cercando di non rotolare giù.

Rischiavano di cadere ad ogni passo o di creare un mini valanga che li avrebbe portati chissà dove.

L'esserino continuava imperterrito la sua discesa, fermandosi giusto pochi secondi ad aspettarli.

-Ci sta portando da qualche parte, non sta scappando.- esalò Katniss, rabbrividendo per il freddo.

-Beh, spero che questo posto sia vicino.- sibilò il figlio di Ermes, prima di starnutire.

Scivolarono ancora nella neve, scendendo ancora più giù, cercando di resistere al freddo pungente.

-Oh cavolo.- borbottò Katniss. L'ultimo pezzo era praticamente in verticale. La lucciola li aspettava placidamente giù, tra il turbinio della neve che si era fatto più intenso.

-Perfetto. E adesso come facciamo?- chiese Connor battendo i denti.

La streghetta aprì la bocca per rispondere, quando un rumore sinistro li fece sobbalzare.

-Che diavolo...?- il semidio non ebbe tempo di terminare la frase, perché il pezzo di terreno e ghiaccio sopra cui erano franò, trascinandoli entrambi giù con sé.

La Serpeverde chiuse occhi e bocca con forza, cercando di non pensare che potevano scontrarsi con qualche tronco o con qualche masso e rompersi tutte le ossa.

Il freddo le pungolava la pelle, avvolgendola e penetrando fin sotto i vestiti pesanti e la mantella, facendole intorpidire le dita che non stringevano più l'arco.

Non seppe per quanto tempo scesero, ma le parve un'infinità. Quando tutto intorno a lei smise di muoversi e di muoverla. Si tirò su di scatto, spalancando gli occhi e la bocca e respirando. Tossì e starnutì, scacciandosi via dal viso la neve che le bruciava la pelle irritata e mosse le gambe intrappolate nella neve.

-Connor! CONNOR!- strillò, agitandosi.

-Ma che urli!- sbottò una voce poco dietro di lei. La Serpeverde si voltò di scatto, osservando l'amico che si tirava su goffamente e le andava incontro con il suo arco in mano.

-Quest'affare ha cercato di piantarmisi nella schiena.

-Quest'affare rispecchia i miei desideri più di quanto possa fare la bacchetta.

Il semidio le porse le mani e lei vi si aggrappò, riuscendo a tornare in piedi.

Aveva tutti i muscoli intorpiditi per il freddo.

-Hai visto dov'è finita la cosa?

Lui scosse la testa.-Forse l'ha sommersa la neve.

-Ne dubito.

Katniss si rimise l'arco in spalla e cercò di ritrovare nella neve qualcuna delle sue frecce.

Ne recuperò solo tre sulle sette che aveva, ma poco male. Michael Yew ne aveva sempre qualcuna di riserva.

-Dove siamo finiti?- domandò.

Il figlio di Ermes scosse la testa.-Non ne ho idea.

-Fantastico. Ci siamo persi e abbiamo perso anche la cosa.

-Credo che “cosa” sia un filino irrispettoso.

-Taci.

-Kat, guarda qui...

La Serpeverde si voltò verso l'amico, che si era avvicinato ad una parete rocciosa coperta di edera secca.

-Cosa c'è?- chiese, facendosi largo tra la neve smossa.

-Sembra che ci sia qualcosa oltre questi rami.- Connor ne spostò alcuni, graffiandosi le mani.

-Aspetta.- la streghetta tirò fuori una delle sue frecce e iniziò a recidere il legno creando un piccolo passaggio tra i rovi.

Vi si infilò dentro, seguita dal semidio, e si bloccò.

-Connie...vedi anche tu quello che vedo io?

-Credo proprio di sì.

In quel piccolo antro buio, l'unica fonte di luce era rappresentata da un magnifico uccello accoccolato in un nido di pietre focaie.

Lunghe piume rosse e gialle ricoprivano il corpo snello, brillando come fuoco rappreso tra le ceneri di un camino.

La testa era nascosta dietro a una delle grandi ali fiammeggianti. La neve intorno al giaciglio era sciolta e una piacevole temperatura aleggiava nell'aria, tanto che Katniss si sentì sciogliere da quel dolce tepore.

-È una fenice.- mormorò piano il semidio, estasiato.

-Silente ne aveva una. Si chiamava Fanny.

Un brivido scosse l'animale, mentre alcune scintille scoppiettavano intorno al suo corpo.

-Oh oh...credo sia meglio andare...prima che si svegli.

I due scattarono fuori, tornando ad essere punti dal gelo e affondando nella neve fresca che aveva continuato a cadere fitta.

-Di qua!- disse il ragazzino, iniziando a inerpicarsi su per il dislivello. Katniss lo seguì senza obbiettare, affogando nella coltre bianca e fin troppo morbida che arrivava ad avvolgerle le ginocchia.

Un verso melodioso si librò nell'aria, e Connor la prese per mano tirandola sotto un grosso tronco.

Katniss riuscì a intravedere solo una lingua di fuoco che solcava il cielo immacolato, poi le fenice svanì, così come il silenzio tornò padrone del paesaggio invernale.

-Bene.- la voce di Connor era gracchiante. Aveva le labbra screpolate e i capelli ricci e castani incastonati di fiocchi di neve. Gli occhi azzurri erano quasi abbaglianti con tutto quel bianco.-Credo sia ora di tornare dalla nostra figlia di Atena preferita.

 

 

 

-Non c'è un tubo!- sbottò Annabeth esasperata, lottando con uno dei libri proibiti che non voleva richiudersi.

Peeta lanciò un incantesimo verso un grosso abecedario nero, che crollò a terra ribellandosi.

-Dobbiamo darci una mossa, tra poco la Dodds rinverrà e non voglio che ci trovi qui a curiosare.- sibilò la semidea, rimettendo a posto altri libri.

Si passò una mano tra i capelli scompigliati e mosse la bacchetta in aria, richiamando a sé degli altri libroni.

Peeta fece lo stesso, iniziando a leggere i titoli a mezza voce.

-Guarda questo!- la sua voce incredula risuonò per la biblioteca vuota.

Annabeth prese in mano il libro che le porgeva.-Ricettario di Nonna Austerità. Sul serio tra i libri proibiti c'è un libro di cucina?!

Peeta annuì con gli occhi strabuzzati, lasciando cadere sul tavolo gli altri libroni che presero a dimenarsi. Lo tolse delicatamente dalle mani della bionda e iniziò a sfogliarlo.-Senti questa ricetta: “Un pezzo di cielo sepolto in un prato...Qualcosa da mordere per denti affilati...Da un cuore guerriero una spada di sale...”. Ma che diavolo di ricetta è!?

-Beh. Sicuramente non parla di dolci.

-Questa si intitola “La Cura di Luce”.

-Leggila.

- Ingredienti :

Una lacrima di fuoco da un cuore spezzato,

La luce di un fiore incantato,

L'essenza dei sogni di una creatura splendente,

Le gocce di un albero dormiente,

L'amore perduto di un essere oscuro,

Il dolce dolore di un cuore insicuro.”

Annabeth finì di scrivere ciò che Peeta le dettava, per poi rileggere le parole accuratamente.

-Non hanno molto senso.- osservò, pensierosa.

-Forse. Ma se questa fosse solo una stranezza?

-Cosa vuoi dire?- la semidea si alzò in piedi e osservò il punto della pagina che l'amico le indicava.

Alla luce del tramonto, una scritta fugace si presentò agli occhi grigi della figlia di Atena.

 

Ciò che liberiamo finisce sempre per essere la causa dei nostri problemi. Tutte le verità sono create sulle bugie, fidarsi può essere una scelta pericolosa.

Bada a ciò in cui credi.

 

-Ma che allegria!- esalò sarcastica, trascrivendo velocemente le parole sulla pergamena. Peeta tolse il libro dalla luce del sole e la scritta sparì.

-Cosa pensi che significhi?- le chiese, mettendo i libri a posto.

Uno cercò di svignarsela sotto il tavolo, ma Annabeth lo preso e lo rimise nello scaffale.

-Non lo so, ma lo scopriremo.

La Dodds, stesa a terra qualche metro più in là, mugolò di dolore.

Peeta raccolse i fogli e porse la mantella ad alla bionda.

-Andiamo via di qui. Velocemente, anche.

 

 

Simon sobbalzò. Non si era nemmeno accorto di essersi addormentato con la testa sul letto dell'infermeria, quando una mano calda si era posato sulla sua testa.

Il Tassorosso alzò lo sguardo, incontrando quello color cioccolato al latte di Renesmee.

-NEEEESSSS!- strillò, saltandole addosso. La risata cristallina della mezza-vampira gli solleticò le orecchie.

Il ragazzino si sedette sul letto, osservando l'amica che si sistemava tra le coperte e posava la schiena sui morbidi e candidi cuscini.

-Cosa è successo?- chiese lei, allungandosi verso il comodino e versandosi un bicchiere d'acqua.

-Non ricordi nulla?- Simon si sistemò gli occhiali sul naso, guardando i movimenti sicuri e normali dell'amica. Sembrava essersi fatta un sonnellino, e invece era morta per qualche secondo.

Renesmee aggrottò la fronte e dopo aver bevuto si rimise comoda, più pallida di prima.-Ricordo le voci...e che non riuscivo a respirare. E poi il cuore che batteva...e...e basta.- i suoi occhi grandi e profondi si fusero con quelli scuri e caldi di Simon.

-Il tuo cuore si è fermato. Per pochi secondi, ma ha smesso di battere.

La vide diventare ancora più pallida e gli si strinse il cuore.

-Perché?- chiese solamente la mezza-vampira, con voce strozzata.

Il Tassorosso scosse la testa.-Non lo sappiamo. Non lo sanno nemmeno i professori.

-Tipico.- la voce della ragazza risuonò amara tra le pareti bianche dell'infermeria, mentre le mani pallide stringevano le coperte.

Simon sospirò e si sistemò accanto a lei, togliendosi le scarpe e appoggiando la schiena ai cuscini morbidi. Prese da sopra il comodino un'ampolla e ne versò il contenuto blu scuro in una tazza sbeccata.

Renesmee chiuse gli occhi e inalò il profumo di cioccolata e mirtilli che invase l'aria.

-Percy mi ha chiesto di dartela quando ti fossi svegliata.- Simon le porse la tazza e rimise l'ampolla ancora piena a posto, lanciando un'occhiata al tramonto coperto di neve candida fuori dalla finestra.

-Dovrebbero essere qui tra poco.- dichiarò, iniziando a giocherellare con la bacchetta.

Renesmee staccò le labbra rosse dalla tazza.-Cosa mi sono persa?

Il Tassorosso le spiegò brevemente il piano di Annabeth, i sospetti sulla porta e stava anche per dire che si sentiva messo da parte da Clary, quando la porta si aprì mostrando Annabeth e Peeta con le braccia stracolme di fogli.

Il sorriso della semidea sembrò illuminare a giorno la stanza.

Posò tutto il suo armamentario ai piedi del letto e abbracciò l'amica.

-Nessie!- la voce di Clary non fece in tempo a raggiungere le orecchie della mezza-vampira che un vulcano rosso la investì e la stritolò fino a farle male. Anche Percy l'abbracciò, e lei si sentì profondamente rincuorata dal profumo di salsedine che contraddistingueva il ragazzo.

Si misero seduti in cerchio, vicini, lasciando lo spazio per i due amici mancanti.

Clary si concesse di sedersi sopra le gambe magre di Simon, come avevano sempre fatto, e lui sorrise felice, giocherellando con i riccioli rossi che conosceva bene.

Percy versò la cioccolata calda per tutti, mentre Peeta ordinava i fogli e Annabeth si dilungava in resoconto medico sulla quasi-morte di Renesmee.

Dopo un po' di minuti, il tempo che si scuriva e l'agitazione crescente per il ritardo dei due Serpeverde, la porta si spalancò.

Katniss e Connor, i vestiti fradici e i fiocchi di neve che sommergevano le loro teste, si lanciarono praticamente nella stanza, slittando sul pavimento che avevano inzuppato, con il fiato grosso, le dita blu per il freddo e gli occhi lucidi ed eccitati.

-Non crederete mai a quello che abbiamo visto!- ululò Katniss buttandosi sul letto, mentre Connor saltellava per l'infermeria dicendo parole sconnesse.

-Illuminami.- Annabeth alzò gli occhi al cielo. Katniss si buttò anche su di lei, riempiendola di acqua e neve.

Simon accese la punta della sua bacchetta in faccia alla figlia di Atena, facendo scoppiare a ridere Clary e Peeta, mentre la bionda cercava di liberarsi di Katniss e di spingerla sul pavimento e Connor scivolava vicino alla credenza con le bende, finendo gambe all'aria e facendo venire un attacco di risate a Percy e Renesmee.

 

Fuori, nel buio, una piccola luce azzurra scoppiettava allegra, sparendo tra gli alberi della Foresta Proibita.

 

 

 

 

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Kamala's Corner

 

 

Ecco. Sì, lo so che non ho postato per un mese e rotte, ma posso spiegarvi.

Dopo essere tornata dal Trentino, ho dovuto riordinare il bordello che vige in camera mia (e non ho ancora finito), questo capitolo ha avuto più di tremila versioni, perché lo scritto e riscritto un casino di volte e ogni volta mi faceva schifo e deduco (?) che questo sia il fantomatico blocco dello scrittore.

In fine, come se gli eventi brutti nella mia vita non bastassero, il cane chi ci ha accompagnati per quasi nove anni ci ha lasciati e io sono stata veramente una cacca.

Quindi ecco. Forse non vi basteranno queste “giustificazioni” e le mille scuse che vi chiedo. E mi dispiace veramente tanto di essere sparita da un momento all'altro. Mi sono lasciata deludere dal mio non riuscire a scrivere qualcosa di decenti e l'insicurezza ha preso il sopravvento.

Questo capitolo, questa versione, non è certo il top di ciò che ho scritto fino ad ora, ma era meglio di tutti gli obrobri scritti in precedenza.

Ho cercato di rimediare, scrivendo un sacco e facendo ruotare il punto di vista da un personaggio all'altro, rendendo partecipi anche i “co-protagonisti”. E mi sono tipo scavata la fossa con le mie stesse mani perché ho iniziati a shippare Clary e Percy con tanto di shipname (Clarcy. HELP!) e anche Simon e Renesmee. Ma più come OTF (One True Friendship) che come coppia vera e propria. E anche Katniss e Connor. Ahhhh, sono insalvabile.

Insomma, ecco tutto.

Si vengono a scoprire un bel po' di cose da questo capitolo e, prima che me lo dimentichi, Il Ricettario di Nonna Austerità non è una mia invenzione, ma appartiene esclusivamente a Elisabetta Gnone e al libro Gli Incantevoli Giorni Di Shirley-I Quattro Misteri.

Così come anche i versi “Un pezzo di cielo sepolto in un prato...Qualcosa da mordere per denti affilati...Da un cuore guerriero una spada di sale...”, presi dal Mistero del Bosco.

L'altra ricetta, la Cura di Luce, l'ho inventata io e spero che non faccia così tanto schifo. Non sono una poetessa, so shame on me >.<

Vi chiedo ancora scusa per il madornale ritardo. Cercherò di aggiornare di nuovo una volta a settimana, magari decidiamo insieme il giorno e così siamo tutti molto happy.

Vi voglio bene, mi siete mancati.

Alla prossima,

Kam<3.

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Capitolo 20
*** You And I Will Not Be Shaken! By The Winter Sound ***


Piccola premessa : come alcuni di voi sapranno – o anche no – quest’anno sono stata totalmente rapita da quella navicella aliena chiamata “scuola”. Devo dire che la cosa non mi dispiace nemmeno tanto, considerando che dopo due anni fatti più o meno alla cazzo ho finalmente trovato un ritmo giusto e i risultati si stanno vedendo, con mia grande soddisfazione.
So di non avere scusanti, perché c’è gente che ha millemila impegni e si fa in quattro più di aggiornare. So, shame on me, come dice Nana.
Ho un’altra ragione : non so se definirlo un vero e proprio blocco dello scrittore, ma ho avuto difficoltà a mettere qualcosa per iscritto, ultimamente.
Mi sono buttata giù, altrimenti non sarei davvero io, ma poi ho deciso che le cose ci fermano perché siamo noi a dargli questo potere.
Quindi eccomi qui, un po’ cambiata e con tanta voglia di rimediare. Come sempre, ci rivediamo sotto.
Scusate ancora.
Vi voglio bene, giovani fanciulli.

 
 

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20. You And I Will Not Be Shaken!  By The Winter Sound
 
 
-L’hai trovato?
La voce rauca e femminile sferzò il silenzio.
Renesmee aprì gli occhi di scatto, guardandosi intorno con terrore sempre più crescente.
Dove diavolo si trovava?
Si guardò intorno, strizzando gli occhi. L’unica cosa che sembrava circondarla era il buio. Sembrava galleggiarvici dentro, sospesa nell’aria. I suoi piedi sfioravano il pavimento, o almeno un sottile strato di suolo, che ad ogni suo passo prendeva la forma degli arti nudi della mezza-vampira, con morbidezza.
Tutto intorno a lei sembrava ovattato, soffocante e freddo.
La ragazzina non si stupì quando una nuvoletta di condensa le comparve davanti agli occhi, fuoriuscendo dalle labbra rosee e screpolate. Si guardò nuovamente in giro, muovendo la testa quasi a rallentatore. I capelli ramati le volteggiarono intorno al viso come un’aureola.
-Sì, guarda tu stessa, padrona.- questa volta la voce sembrò appartenere ad un uomo. Era grossa, potente e raschiante. A Nessie ricordò il ruggito basso e profondo che facevano i puma intorno a Forks.
Si voltò nuovamente e riuscì a cogliere uno spiraglio di luce fioca.
Si diresse verso di essa, cercò di correre, ma sembrava muoversi nell’acqua. Ben presto le gambe furono attraversate da fitte dolorose e laceranti. Renesmee abbassò lo sguardo e le ritrovò coperte di lividi, tumefazioni e graffi profondi da cui colava sangue scarlatto.
Si paralizzò, mentre un singhiozzo le scuoteva il corpo esile.
Che cosa stava succedendo? Chi le aveva fatto così tanto male?
-È meraviglioso!- la prima voce risuonò nello spazio circostante, come amplificata. La risata che la seguì le perforò i timpani, facendola gemere dal dolore mentre si portava le mani sopra le orecchie.
Lo spiraglio di luce sembrò squarciarsi, accecandola, anche se la ragazzina riuscì a scorgervi qualcosa all’interno, mentre crollava in ginocchio lentamente, come un albero secolare cade al suolo dopo essere stato tagliato.
Nello sfondo sfuocato capeggiavano due figure. La prima era quella di una giovane donna. I capelli corvini le incorniciavano il viso bianco come la neve, deformato da un ghigno freddo e mostruoso. Gli occhi scuri scintillavano di trionfo e di cattiveria mentre osservava ciò che aveva in mano.
La seconda era indistinta e corpulenta, grossa almeno il doppio della donna, di un nero pece contornato di castano. L’unica cosa che Renesmee riuscì a scorgere per bene furono gli occhi : di un bianco accecante, inumani e brillanti come un incantesimo.
Tra le mani esili della giovane donna, incantatrice dei loro sguardi, si agitava una piccola fiammella azzurra, chiusa in una strana gabbia di un nero lucente.
 
 
 
Quando Annabeth entrò nell’infermeria, carica di libri e pergamene, trovò Renesmee che si agitava nel sonno.
Posò i libri sulla sedia accanto al letto e si avvicinò all’amica, apprensiva.
La mezza-vampira era pallida e sudata, le labbra completamente prive del colore che le caratterizzava, e gli zigomi più pronunciati del solito.
La Grifondoro singhiozzò nel sonno, scalciando con le gambe e respirando a fatica.
Annabeth la prese per le spalle e la scosse leggermente, rabbrividendo quando trovò la pelle lattea fin troppo fredda.
La chiamò per nome, iniziando a sudare freddo quando vide che non riusciva a svegliarla, e si voltò per cercare aiuto, ma l’amica sbarrò gli occhi all’improvviso e strisciò all’indietro, verso la testiera del letto, rannicchiandosi sotto le coperte in posizione fetale.
La semidea la vedeva tremare terribilmente, e pregò che non fosse un attacco di panico. Deglutì, ricacciando indietro tutta la sua paura, anche se a fatica, e le si sedette accanto, sfiorandole leggermente la fronte imperlata di sudore.
-Nessie,- la chiamò preoccupata.-cosa è successo? Riesci a sentirmi?
Si chinò verso di lei, preoccupata,  scacciando i riccioli biondi dietro la schiena.
La mezza-vampira la osservò con le pupille sbarrate, e quando finalmente la riconobbe sembrò calmarsi leggermente.
-Annabeth?- mormorò con voce tremolante. La bionda annuì solamente, e allungò una mano per carezzarle la i capelli scompigliati.
Renesmee fece un paio di profondi respiri, smettendo quasi del tutto di essere scossa da tremiti, e  riprendendo il proprio autocontrollo.
Calciò via le coperte con un brivido di paura e si scoprì le gambe. Rimase un attimo sconcertata nel vederle come sempre, del solito color alabastro, senza nessun segno di percosse.
Si sfiorò il ginocchio destro con timore, come se le ferite impresse nella sua testa potessero comparire da un momento all’altro.
Non successe niente, nessuna ferita o livido comparve sulla sua pelle, e lei si lasciò andare ad un sospiro, mentre scivolava supina sui cuscini morbidi.
Si passò una mano sulla fronte, portando dietro le orecchie le ciocche umide di sudore che le si erano appiccicate alle tempie.
-Ness- la chiamò Annabeth con dolcezza, prendendo una sua mano con la propria.-Hai fatto un brutto sogno?
-Dire brutto sogno è un eufemismo- bofonchiò sconsolata la ragazzina, posando la nuca sulla testiera in ferro battuto.
Si sentì bruciare tremendamente la gola, e allontanò la propria mano da quella di Annabeth, intimorita dalla sua sete.
La bionda colse quel gesto con uno scintillio negli occhi, e scese dal letto, diretta verso le tende che le circondavano. Si assicurò che nell’infermeria non ci fosse nessuno, oltre Rachel, Annie e Michael Yew, colpito due giorni addietro, e tirò il tessuto fino a celare entrambe.
Renesmee la guardò con curiosità, mentre si dirigeva fugace verso la propria borsa e vi rovistava all’interno, tirando fuori una boccetta ben chiusa e contente del liquido cremisi.
La Grifondoro sbarrò gli occhi, osservandola come se non l’avesse mai vista, e lei sorrise trionfale, agitando la bottiglietta leggermente, per poi versarla in un bicchiere.
-Herondale mi ha detto di portartela e di fartela bere con calma, a piccole sorsate.- cantilenò, mentre le porgeva il sangue nel bicchiere.
La mezza-vampira sospirò e lo prese, cercando di non essere irruenta mentre lo sorseggiava, nonostante la sua gola bruciasse e ne chiedesse sempre di più.
Non voleva sembrare un mostro alla sua migliore amica.
Eppure la semidea non sembrava minimamente turbata, mentre sfilava con attenzione una pergamena dalla pila sulla sedia e la leggeva, tirandosi indietro i capelli con una molletta.
A quel bicchiere ne seguirono altri e tre, e alla fine Renesmee sembrò aver ripreso un po’ del suo colore.
Decisamente più in forze, si mise seduta sul bordo del letto, avvolgendosi nel maglione che Connor le aveva lasciato.
-Ci sono novità?- chiese, facendo dondolare i piedi.
Vide le labbra dell’amica contrarsi e il suo volto farsi scuro.
-Purtroppo sì,- disse cupa la bionda, mettendo via la pergamena.-Un paio di ore fa  hanno trovato Johanna in un corridoio, nelle stesse condizioni di catalessi degli altri.
Renesmee fu colpita da quella notizia, e profondamente dispiaciuta.-Come sta Finnick? In fondo era la sua migliore amica…considerando che anche Annie è qui adesso…- mormorò, giocherellando con i fili sgualciti del maglione.
-Non bene. Cerca di non darlo a vedere ma ci sta veramente male. E questi attacchi così ravvicinati non fanno presagire nulla di buono.
-E io professori che dicono?
Annabeth alzò gli occhi al cielo, con una stizza evidente.-Che vuoi che dicano? Non sanno che pesci pigliare! Le loro raccomandazioni e i loro sforzi sono fin troppo vani… Ecco che succede ad Hogwarts : dicono che è la scuola più sicura del mondo e poi ti ritrovi basilischi nelle tubature ed esseri oscuri che gironzolano ovunque!- sbottò.
Effettivamente non aveva tutti i torti, si ritrovò a pensare la Grifondoro. Quella situazione stava sfiorando i limiti dell’assurdo.
-Le altre?- domandò allora, alzando gli occhi color cioccolato verso quelli grigi e intelligenti della bionda.
La Corvonero scrollò le spalle.-Sono entrambe di pessimo umore. Oggi la McGrannitt  ha dato la notizia che ormai tutti si aspettavano : a Natale non ci sarà la possibilità di tornare a casa. E così Kat è preoccupata per Primrose, Clary si sta facendo divorare dai sensi di colpa e dalla paura di non rivedere più sua madre e Luke, e io…- tentennò.-…non ho una casa dove tornare, perciò il problema non me lo pongo neppure. So che è abbastanza egoistico da parte mia, ma non posso cambiare le cose. Piuttosto, con Peeta sto cercando in tutti i modi di decifrare quella “ricetta”, e di mettere insieme tutti gli indizi.
Lo sguardo della mezza-vampira si fece attento.-Come va con quello?
Annabeth tirò fuori un’altra pergamena.
-Benino.- borbottò con una smorfia, facendo scorrere gli occhi grigi sulle righe scritte a mano.-Grazie a quello che hanno visto Kat e Connor abbiamo intuito che  “Una lacrima di fuoco da un cuore spezzato” si riferisce a Fanny, la fenice di Silente che ora vive nel bosco.
-Già, deve essere sicuramente così.- annuì Nessie.-E il resto?
-Ci stiamo lavorando.- sbuffò la semidea.
Renesmee sorrise.-È un modo carino per dire che non avete idea di quello che si dice lì?
La figlia di Atena alzò gli occhi al cielo, mentre si lasciava cadere sul materasso accanto alla Grifondoro, e intingeva una penna di arpia nel calamaio.-Piuttosto, parlami dell’incubo che hai avuto. Potrebbero esserci indizi.- decretò, corrucciando la fronte e scrivendo qualcosa sulla pergamena.
Un piccolo brivido percorse la schiena di Renesmee, mentre apriva la bocca per iniziare a raccontare.
 
 
Katniss si attorcigliò una ciocca di capelli intorno all’indice, mentre muoveva coscienziosamente il suo alfiere in avanti.
Connor staccò gli occhi dal libro in greco che stava leggendo e osservò la situazione con calma, prima di muovere anche lui una delle sue pedine.
I due ragazzi si trovavano nella Sala Comune dei Serpeverde, appostati appena sotto la finestra, su un tappeto verde e ricamato d’argento.
Katniss si puntellò sui gomiti e posò il viso sulle mani chiuse a pugno, non riuscendo a concentrarsi sulla loro partita a scacchi.
La sua mente continuava a riportarla al momento in cui avevano trovato Johanna, stesa sul freddo pavimento di marmo, con gli occhi sbarrati e privi di espressione.
Il dormitorio e la Sala Comune sembravano aver perso la solita vitalità che li caratterizzava, come se fosse il prefetto a causarla.
Anche lei si sentiva vuota, senza quella ragazza pestifera intorno.
Persino Connor sembrava essere giù di corda, mentre sfogliava svogliato quel libro dalla lingua per lei incomprensibile.
Katniss rotolò sulla schiena, ritrovandosi ad osservare il soffitto intarsiato di decori e fregi.
-Secondo te riusciremo mai a sconfiggere le Ombre?- domandò a bruciapelo, con voce atona.
Connor non rispose subito. Finì il passo dell’Illiade che stava leggendo, assaporando ogni parola di Ettore morente, e alla fine alzò gli occhi dalla propria lettura.
Chiuse il libro e lo posò accanto alla scacchiera, ormai dimenticata, e si stese anche lui sul morbido tappeto. Il suo viso si ritrovò vicino a quello di Katniss, e i capelli scuri della ragazza, quel giorno sciolti e sparsi intorno alla sua testa, gli solleticarono le guance.
-Non lo so. So che Jo non sarà l’ultima vittima, e che le ombre non si fermeranno, ma anche noi continueremo a combattere. Arrendersi è l’ultima cosa in discussione.- decretò, serio come mai lei lo aveva visto.
-Sei preoccupato per Travis.- non era una domanda. Connor si passò una mano tra i ricci castani.
-E tu per Prim.- sussurrò piano, come si sussurrano i segreti.
Katniss deglutì e lo stomaco le sembrò schiacciato da un macigno.
Che razza di situazione in cui si trovavano, pensò. Restarono così, in silenzio, per dei minuti interminabile, forse per delle ore. Poi, la porta della Sala si aprì di scatto, e proprio Travis fece la sua entrata, sudato e affaticato dalla corsa.
I due scattarono in piedi, preoccupati.
-Mi mandano Percy e Simon. Si tratta di Clary.- berciò il figlio di Ermes, sollevando gli occhi azzurri verso di loro.
Un minuto dopo, Katniss stava già correndo per i corridoi, il cuore in gola mentre fuori il sole tramontava.
 
 
 
Clary non avrebbe saputo dire perché era lì. Pochi minuti prima era in biblioteca, che faceva i compiti di Trasfigurazione, e poi le aveva sentite.
Piccole voci sussurrate, in delle lingue non comprensibili, o forse semplicemente troppo basse perché lei capisse.
Come incantata, si era alzata e si era lasciata trasportare da loro per le scale e i lunghi corridoi di Hogwarts.
Le sue orecchie avevano smesso di sentire qualsiasi altra cosa che non fossero quelle parole biascicate, che le facevano ricoprire la pelle di brividi.
Le aveva seguite lungo le scale del terzo piano, mentre la sua ombra si allungava  per la luce che filtrava dalle finestre e i suoi capelli sembravano accendersi come un cerino a causa del sole morente.
Si ritrovò ben presto davanti alla porta dello sgabuzzino, e l’aprì senza indugiare un secondo, assecondando ciò che i sussurri le ordinavano.
Era strano : riusciva a comprendere ciò che volevano da lei, ma non ciò che dicevano.
Sorpassò le scope e i secchi, e posò un mano sulla porticina, fredda contro la cute delicata delle sue mani.
Allora una voce più forte aveva sovrastato le altre, zittendole.
Aiutami, diceva.
Trova la chiave e ti darò tutto quello che desideri, Clarissa.
Era una voce calda, suadente, e femminile. Clary iniziò a vacillare, mentre le palpebre le si facevano pesanti.
Non sai quante cose potrei dirti, quante cose che non ti aspetti e che invece ti riguardano, cantilenò.
La ragazzina ricordò a malapena di essere uscita dallo sgabuzzino e di aver percorso il tragitto che l’aveva portata sugli alti frontoni di Hogwarts.
Il freddo le faceva gelare le ossa e il vento le urlava forte nelle orecchie, destabilizzandola sempre di più.
Iniziò a barcollare ad ogni passo, a inciampare, ad avere il fiato corto.
Eppure si rialzò sempre, esortata da quella voce e dal desiderio struggente che le aveva seminato nell’anima.
La vista le si offuscò quando si rese conto delle lacrime che le sgorgavano dagli occhi.
Si fermò in mezzo alla neve, mentre una parte di lei strillava di fermarsi e di svegliarsi, e l’altra invece la esortava a continuare. Solo che se avesse continuato sarebbe caduta nel vuoto.
Manca poco, avanti!, la voce femminile le si insinuò nelle membra, accompagnata e trasportata da quel vento invernale e furioso, che le riempiva i riccioli rossi di fiocchi di neve.
Con le labbra violacee e il corpo che quasi non rispondeva più a i suoi comandi, Clary fece un altro, piccolo passo avanti.
Sì!, esultò la voce. Il vento le sferzò il corpo e lei chiuse gli occhi nel momento in cui si rese conto di stare precipitando.
Fu come svegliarsi da un incubo. Improvvisamente la vista le tornò normale e l’adrenalina le percorse le vene, facendola sbracciare per cercare un appiglio.
Si graffiò le nocche delle mani e si spezzò le unghie, ma non riuscì a trovare nemmeno un spuntone.
Non voglio morire così, fu il suo ultimo pensiero, prima di chiudere gli occhi.
Eppure la sua caduta non durò molto. Non durò neanche tre secondi, infatti due braccia l’afferrarono saldamente e la tirarono su.
Clary aprì gli occhi di scatto, mentre le lacrime le si ghiacciavano sulle gote arrossate e graffiate dal vento.
La prima cosa che vide furono due occhi dal colore indefinito, che passavano continuamente dall’azzurro, al verde, all’oro.
Un cascata di capelli biondi e lisci contornavano il viso affilato e al contempo angelico di chi l’aveva salvata.
-Si può sapere cosa pensavi di fare?- ringhiò il giovane Serpeverde, scuotendola leggermente per le spalle.
La rossa sbatté le palpebre un paio di volte, confusa.
-Cosa?- gracchiò. Successivamente si vergognò per quel tono così sgradevole.
Il ragazzo davanti a lei sembrò stupirsi.
-Come sarebbe a dire “cosa”? Ti stavi buttando di sotto!- esclamò infervorandosi, mentre con una mano callosa e sottile le scostava i capelli dal viso.
Clary arrossì per quel gesto, ma non si fece intimidire.-Io non mi stavo buttando.- esalò corrucciandosi, caparbia.
Le sopracciglia sottili del ragazzo si alzarono fino a sfiorare l’attaccatura dei capelli.-Ah, no?- sbuffò contrariato.
La Grifondoro aprì la bocca per rispondere, ma un’altra voce – quella di Katniss, la riconobbe subito – sovrastò la sua.
-Clary! Grazie al cielo sei qui!- strillò la Serpeverde andandole incontro, mentre il vento ululava forte tra i pennoni del castello.
Dietro di lei slittavano sulla neve Connor e Simon.
Quando fu abbastanza vicina, si accorse della presenza del suo compagno di Casa.
-Jace?- chiese, incredula. Lui si alzò indifferente, lasciando Clary stordita e infreddolita nella neve.
-La tua amica si stava suicidando.- disse con calma.
Katniss sbarrò gli occhi.-Che cosa?!?- boccheggiò, voltandosi sconvolta verso di lei.
-Non mi stavo suicidando.- ringhiò la rossa, alzandosi in piedi. Un capogiro la colse di sorpresa, ma Simon l’afferrò in tempo, prima che cadesse nuovamente nella coltre bianca.
-Come ti pare.- fu il lapidario commento del biondo, che senza dire nient’altro girò sui tacchi e se ne andò, sparendo nella tormenta.
-Chi Tartaro era, quello?- sbottò Connor, avvolgendo la Grifondoro nella propria mantella.
Clary si rese conto di essere gelata, e di stare tremando come una foglia.
-Non chiederlo a me.- bofonchiò Simon, cercando di scaldarle le mani con il proprio fiato.
Katniss si voltò verso l’amica.-È vero quello che ha detto?- domandò seria, mentre il vento le agitava la gonna e i capelli le frustavano il viso.
Clary si sentì tremendamente piccola e sbadata sotto il suo sguardo duro, e cercò di avvolgersi meglio nel mantello.-Io…- la sua voce tremolò, mentre si voltò verso il bordo del pennone.
Deglutì.
Che diavolo stava facendo lassù?

 
 
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Kamala’s Corner
 
 
Oh, cielo, come mi mancava questo posticino.
Come mi siete mancati anche voi. Probabilmente vorrete impalarmi con i forconi, ma voi mi volete taaanto bene, veero? Ovvio che no, ma vabbè, io c’ho provato.
Dunque, mi rendo conto che questo capitolo ha alcune parti un po’ più noiose, ma avevo bisogno di inserirle, per spiegare un po’ come andavano le cose.
Nonostante tutto, abbiamo due elementi importanti : Nessie fa un altro incubo, e, fidatevi, state bene attenti a ogni particolare, mentre Clary viene quasi posseduta da questa fantomatica voce.
E viene salvata da Jace, aw *-*
Vabbè, feels a parte avevo anche bisogno di rimettermi un attimo in carreggiata, e spero che il capitolo non sia stato una completa schifezza.
Mi dispiace davvero di non aver aggiornato per così tanto tempo, e spero davvero che possiate quantomeno darmi un briciolo del vostro perdono. Per quanto possa sforzarmi in questi giorni – benedetta Settimana dello Studente – non posso davvero promettervi niente. Purtroppo non siamo supereroi e abbiamo tutti degli impegni, chi più e chi meno, e anche dei doveri.
Perciò cercherò di non fare troppo tardi con il nuovo aggiornamento, nonostante questi ultimi tre mesi saranno pienissimi, e nulla.
A presto (spero, sigh), miei piccoli guerrieri rotolanti,
Kam.

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Capitolo 21
*** If Christmas Is In Your Heart ***


21. If Christmas Is In Your Heart
 

 
“Spes Ultima Dea”, letteralmente “La Speranza (è) l’Ultima Dea”
 
 
 
Katniss lanciò uno sguardo verso la finestra, coperta da una fitta coltre di acqua ghiacciata.
Aveva smesso di nevicare da poco, e tutto sembrava immobile, mentre il sole albeggiava e inondava con calma Hogwarts di una tiepide luce.
Seduta sul grosso tappeto davanti al camino acceso, la giovane Serpeverde aveva la testa altrove, e non badava allo sguardo penetrante che Connor le rivolgeva, la torre nera ancora in mano, sospesa sulla scacchiera.
Pensava a Prim, Katniss, e si chiedeva se soffrisse il freddo, nella loro piccola casetta di legno, con la sola compagnia di quel gatto burbero e insopportabile e della sua capretta. Sua madre probabilmente ignorava anche che fosse il giorno di Natale.
Forse, senza avere sue notizie da più di un mese, Prim si era spaventata. Forse aveva provato a spedirle qualche lettera, forse si era chiesta che fine avesse fatto, e magari aveva chiesto aiuto a qualcuno. Sì, ma a chi? Ai Pacificatori, forse? A Sue la Zozza? O alla mamma di Gale? E quella di Peeta, invece? Così crudele e apparentemente senza sentimenti nei confronti dei bisognosi. L’esatto opposto del figlio.
Per un attimo il suo pensiero si soffermò sul viso candido del Corvonero, beccato più volte ad osservarla con sguardo sognante. Chissà se lui ricordava quella giornata di pioggia…
Un rumore improvviso la fece tornare alla realtà. Si voltò, e vide che Connor aveva lasciato cadere la torre sulla scacchiera, e aveva abbassato il capo verso il tappeto.
-Vedrai che starà bene.- disse senza guardarla. Katniss gonfiò il petto, stringendo tra i pugni chiusi la camicia da notte sgualcita che indossava.
-Lo spero.- sibilò.
Un angolo della bocca del ragazzo si sollevò verso l’alto.-Spes ultima dea.- proclamò, osservando con divertimento lo sguardo confuso dell’amica.
-Che significa? È greco?
Connor scosse la testa.-Latino. In poche parole, significa che la speranza è l’ultima a morire.
Katniss soppesò le parole a lungo, prima di sospirare e annuire. Puntò nuovamente gli occhi grigi verso la finestra, e il semidio si frugò rapidamente nelle tasche, tirando fuori un pacchettino verde stropicciato e male incartato.
A quel rumore, nel frattempo, la ragazzina si era girata e ora fissava il compagno con una certa curiosità.
Connor sospirò profondamente e le porse quello che aveva tutta l’aria di essere un regalo, fissandola con quegli occhi color del cielo serio come non mai, senza dire una parola.
La streghetta si morse le labbra e prese tra le mani il pacchetto, aprendolo con calma sotto lo sguardo attento del ragazzo.
Con un guizzo argentato, una piccola catenella cadde sul folto tappeto. Katniss la prese e i suoi occhi si illuminarono quando tra le minuscole maglie di bronzo celeste fece la sua comparsa una freccia. Grande quanto il mignolo di un bambino, intagliata nei minimi particolari, era semplicemente perfetta.
-L’hai fatta tu?- la Serpeverde fissò l’amico con un sorriso un po’ stupito sulle labbra. Connor si lasciò scappare una piccola risata.-Ho chiesto a Beckendorf di farmela. Sai, è un gigante, ma riesce a fare cose spettacolari.- spiegò, con un accenno di imbarazzo.
Anche Katniss si mise a ridere, poi diede la schiena a Connor e gli allungò la catenella.
-Aiutami a metterla.
Le guance del semidio diventarono così rosse da poter scoppiare, mentre con mani tremanti agganciava intorno al collo dell’amica il regalo.
-Connie- la voce della compagna sembrò quasi petulante mentre si girava a guardarlo.-Grazie.
Connor si lasciò travolgere da un sorriso terribilmente ebete, mentre balbettava un “prego” incerto.
 
 
Clary stava dormendo profondamente e serenamente, nonostante le ultime vicende che l’avevano vista protagonista. Se ne stava accoccolata sotto cumuli di coperte, ignara che di lì a poco il suo fantastico sonno avrebbe subito una brutta fine.
Renesmee scivolò in silenzio accanto al letto dell’amica, un ghigno dispettoso stampato sul volto, e si chinò piano verso il viso dell’amica, coperto da tanti riccioli rossi disordinati.
Prese tutto il fiato che aveva in gola e urlò più forte che poté.-BUON NATALE, CLARY!
Clary cadde dal letto.
Renesmee scoppiò a ridere forte e si lasciò cadere sul materasso, mentre la rossa annaspava tra lenzuola e piumoni biascicando improperi.
-Ma che diavolo di ore sono?- sbottò, quando la sua testa spuntò fuori da quel labirinto di stoffa.
La mezza-vampira la fissò divertita, mentre con noncuranza osservava l’orologio al polso.-Le sette meno cinque.
Clary sbarrò gli occhi.-MA HAI LA FEBBRE O COSA?- urlò.
Renesmee scoppiò nuovamente a ridere, mentre l’amica afferrava il cuscino e glielo tirava in faccia. La loro stanza del dormitorio era vuota, tranne per loro due. Rachel e gli altri studenti che erano stati attaccati continuavano a stare in infermeria, monitorati da tutti i professori, senza dare alcun segno di guarigione.
La mezza-vampira fece spazio all’amica, che si trascinò dietro tutte le coperte e sotterrò la testa sotto il cuscino, una volta tornata sul materasso.
-Si può sapere perché mi hai svegliata così presto?- mugugnò, alla ricerca del sonno perduto.
Renesmee sbarrò gli occhi, fissandola come se avesse due teste.
-Clarissa.- tuonò. Clary scattò su, con gli occhi sbarrati e stupiti.-È Natale.
Nonostante il tono allegro iniziale, quella parola che avrebbe dovuto portare gioia aleggiò sulle loro teste con pesantezza.
La rossa sospirò, affondando la testa nel cuscino. Il pensiero andò a zio Luke e a sua madre Joyce, soli, a casa. Probabilmente sua madre aveva già monitorato l’intero mondo magico e non, alla sua improvvisa scomparsa. Quel pensiero la fece sorridere. Clary non era mai andata in Chiesa, la sua non era una famiglia cristiana, eppure pregò che Luke non la lasciasse da sola, a mordersi le mani e a farsi mangiare viva dalla sua stessa preoccupazione.
-Dovremmo andare ad aiutare Percy.- decretò, alzandosi con un sospiro. Nessie le lanciò un’occhiata curiosa.-Pensi davvero che riuscirà ad entrare nel dormitorio dei Corvonero senza farsi scoprire? In quello femminile, per giunta…
L’amica scosse le spalle.-Provare non costa niente. In fondo…- Clary sorrise, sorrise veramente.-…la speranza è l’ultima a morire.
Si infilarono velocemente due paia di calze per non sentire troppo freddo e dei maglioni pesanti sulla camicia da notte, per poi correre in Sala Comune.
Percy le raggiunse pochi secondi dopo, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando vistosamente.
-Hai un pigiama con i pesci?- gli chiese Renesmee alzando un sopracciglio.
Il figlio di Poseidone abbassò lo sguardo sulla propria tenuta, per poi rivolgerlo alla mezza-vampira con un accenno di indignazione.
-Non sono pesci, è Nemo.- berciò, fissandola con aria imbronciata.
Anche l’altro sopracciglio di Renesmee si alzò.-Nemo è un pesce.
Percy gonfiò le guance, risultando estremamente ridicolo.-Ma di certo non è un pesce comune.
Clary intervenne prima che il discorso potesse degenerare ancora di più, afferrando il ragazzino per una manica e tappando la bocca all’amica, già pronta a dire la sua.
-Basta pesci, basta Nemi. Se vogliamo evitare di essere beccati dobbiamo muoverci.- esordì imperiosa, trascinandoli fuori dalla Torre di Grifondoro.
Percorsero i corridoi in silenzio, con le bacchette in mano, pronti a qualsiasi attacco da parte di Ombre o a nascondersi dai professori.
Non incontrarono nessuno e tutta la scuola era avvolta in un silenzio innaturale. Nonostante le calze spesse, i loro passi, seppur attutiti, emettevano un leggero rumore che li faceva stare in ansia.
Erano davanti alla porta che conduceva alla Sala Comune di Corvonero quando Renesmee si voltò di scatto verso il semidio.
-L’hai preso il regalo?- gli chiese, a bruciapelo, con un brutto presentimento.
Percy la guardò un po’ stralunato, non ancora del tutto sveglio, poi sbatté gli occhi un paio di volte.-Oh. OH. Oh-oh.
La mezza-vampira roteò gli occhi, mentre Clary si tirava uno schiaffo in fronte.
-Jackson…- sospirò.
Restarono un attimo a guardarsi, mentre qualche ritratto russava più del dovuto, e l’attenzione di Percy iniziava già a vacillare.
-Okay.- sbottò a quel punto la rossa, schioccando le dita in faccia all’amico.-Adesso dobbiamo tornarlo a prendere, giusto?- gli domandò, cercando di essere quantomeno gentile.
Il semidio la fissò con aria sperduta e con un’espressione da cane bastonato fin troppo tenera da sostenere.
-Posso anche andare senza…- mugugnò, sporgendo appena le labbra all’infuori.
Clary si passò una mano sul viso, mentre Renesmee tirava un pugno sul braccio del ragazzino.
-Così Annabeth ti prende a pugni. Ti prego, svegliati e sbrighiamoci a prendere questo regalo.- sbottò.
I tre rifecero la strada al contrario, camminando svelti tra i corridoi deserti e illuminati appena dalla luce del primo mattino.
Le due streghette aspettarono Percy fuori dalla Torre di Grifondoro, lanciandosi sguardi eloquenti e spazientiti.
Il figlio di Poseidone tornò subito, stringendo tra le mani una scatolina azzurra con un fiocco argentato.
-Possiamo andare.- annuì convinto.
Clary e Renesmee si lanciarono un’occhiata.
-Almeno sembra più sveglio.- decretò la prima. La mezza-vampira sospirò, accelerando il passo verso la loro destinazione.
Si ritrovarono ben presto a correre, abbassando totalmente la guardia e a fare a gara a chi arrivava prima alla fine del corridoio.
La rossa si lasciò scappare una risata fin troppo rumorosa quando Percy scivolò sul marmo lucido, slittando sul pavimento e finendo addosso alla mezza-vampira, che si aggrappò a una delle lunghe tende che incorniciavano le finestre.
Un rumore sospetto rimbalzò tra le pareti, e una voce indistinta chiamò qualcuno.
I tre si guardarono con gli occhi sbarrati, poi scattarono verso una porta che si trovava alla loro destra, sparendoci dentro.
-Dove diavolo…?- iniziò Clary.
Si trovavano in un grande salotto, illuminato da alcuni lampadari e da un grande camino al centro, circondato da un paio di poltrone e un grande sofà.
Renesmee si avvicinò incantata al grosso abete all’angolo della stanza, pieno zeppo di innumerevoli decorazioni e luci colorate.
Un pianoforte a coda faceva capolino sul lato opposto della stanza, così come un grande tavolo circolare.
-Che posto è questo?- chiese Percy, girando su sé stesso a bocca aperta.
-Non ne ho idea. Ma è fantastico.- Clary si avvicinò alle poltrone e afferrò un biscotto dal tavolino davanti al camino, mordendolo.
Un dolce aroma di cioccolato e caramello si diffuse sul suo palato.
-Oddio, sono la cosa più buona che abbia mai mangiato.- bofonchiò con la bocca piena.
Anche gli altri due assaggiarono dei biscotti, e Percy se ne riempì le tasche.
-Per Annabeth.- si giustificò, facendo una linguaccia sporca di briciole a Renesmee, che si lasciò andare ad una smorfia disgustata.
Clary sorrise a quella scena. Quel luogo le dava una strana sensazione. In qualche modo si sentiva al sicuro, accolta da quel fuoco così scoppiettante e dai folti rami dell’abete colorato.
-Dovremmo andare.- si costrinse a dire, interrompendo l’ennesimo bisticcio dei due amici.
I due annuirono, e a malincuore abbandonarono insieme quel posto, tornando nei corridoi semibui di Hogwarts.
Non c’era più nessuno in giro, e i tre riuscirono ad arrivare facilmente alla porta.
-Che faccio?- chiese Percy.
-Le parli.- rispose Renesmee come se nulla fosse.
Il semidio le lanciò un’occhiataccia, poi si chinò sul legno.
-Ehm…signora porta?- provò.
L’aquila di bronzo cigolò appena.
-Tu non sei un Corvonero.- borbottò.
Percy scosse la testa.-No, signora porta. Devo andare dalla mia amica Annabeth.
-La figlia di Atena. Perciò, tu devi essere Perseus Jackson, il famoso figlio di Poseidone.
-Oh, beh.- il semidio si grattò la nuca, lusingato e imbarazzato.-Direi di sì.
Renesmee alzò gli occhi al cielo.-Arriva al dunque, Perce.
Il ragazzino sbuffò.-Allora, devo andare dalla mia amica, mi puoi lasciar passare?
L’aquila si mosse appena.-Certo…
Percy sorrise.
-…Non appena avrai risolto il mio indovinello.
Percy smise di sorridere.
-Perché?- chiese, mettendo il broncio. Clary si tirò l’ennesimo schiaffo in fronte.
-Percy, non essere insolente!- lo sgridò.
Il figlio di Poseidone aggrottò la fronte.-Ma io sono insolente.
L’aquila di bronzo sbatté le ali, richiamando l’attenzione su di sé.
-Per vedere se sei degno di passare.- spiegò, ignorando quell’ultimo scambio di battute.
-Ma io sono amico di Annabeth. Non essere come quella musona di Atenaaa.- piagnucolò il ragazzino, giungendo le mani davanti al becco lucente.
-E io sono la custode dei Corvonero.- gracchiò il batacchio, facendogli il verso.
-Risponderemo al tuo indovinello.- si intromise Renesmee, avanzando verso la porta.
-Deve rispondere lui.
-Ah, bene, allora qui mettiamo radici.- bofonchiò Clary.
-Certo che voi due siete proprio antipatiche.- grugnì a quel punto Percy, incrociando le braccia e rivolgendosi al batacchio di bronzo col mento alto.-Fammi il tuo indovinello.
Le due ragazzine si guardarono, stupite per un attimo, poi sospirarono contemporaneamente e aspettarono la domanda della porta.
-Molto bene. Allora, sentimi bene. Tutti la possiedono, ma nessuno può perderla. Cosa è, Perseus Jackson?
Percy restò in silenzio a lungo, mentre Clary e Renesmee si scervellavano inutilmente.
La porta doveva averlo molto a cuore, perché fece una cosa mai fatta. Gli diede un indizio.
-Pensa bene a chi ti ha circondato a lungo, figlio di Poseidone, e a ciò che ha dimostrato nei tuoi confronti.
Percy si passò una mano tra i capelli, poi il suo sguardo si adombrò.
-Luke…- mormorò appena.
Le due amiche si scambiarono un’occhiata confusa, quando il semidio sorrise e parlò di nuovo.
-Un’ombra. La risposta è un’ombra.
La porta restò un attimo in silenzio, poi si aprì.
-Tu farai grandi cose, Persesus.
Percy ridacchiò.-Me lo dicono tutti. Grazie, signora porta.
-Smettila di chiamarmi così.
 
 
Annabeth dormiva profondamente, abbracciata al cuscino, con il pugnale stretto in mano e nascosto sotto le coperte, quando qualcosa le piombò addosso.
Sbarrò gli occhi e fece scattare il braccio, agitando il pugnale alla ceca intorno a sé.
-Whoaa, Sapientona, per fortuna che ho dei riflessi buoni.
La figlia di Atena scosse la testa, a bocca aperta, facendo ricadere il pugnale sul materasso.
Percy si controllò il pigiama sul petto, dove uno dei tanti Nemo era stato brutalmente tagliato a metà. La pelle, sotto il tessuto, era appena stata sfiorata dalla lama di bronzo, e poche goccioline di sangue scivolavano fuori da una ferita superficiale e noncurante.
-Percy, che ci fai qui?- sussurrò la bionda, passandosi una mano tra i capelli biondi e annodati e sporgendosi vero il ragazzino.
Lui alzò lo sguardo verde mare, sorridendole e facendole per un attimo mancare il fiato.
-Volevo darti il mio regalo.- spiegò semplicemente, senza smettere di sorridere.
Si girò e afferrò un pacchetto azzurro, porgendoglielo dolcemente.
-Buon Natale, Sapientona.
Annabeth si morse le labbra, per non far vedere quanto fosse commossa a quello stupido pesce fuor d’acqua, e aprì il regalo. Si ritrovò tra le mani una lunga sciarpa di lana blu notte, decorata da ricami argentati.
-Guarda,- Percy si allungò e i loro visi per poco non si sfiorarono.-ci sono le civette sopra. Ed è anche blu!- indicò, come se fosse la cosa più bella del mondo.
L’occhio della bionda cadde su una figura particolare.-Questo è un delfino.-gli fece notare, mostrandogli un ricamo.
Percy si passò una mano tra i capelli.-Certo. Perché i delfini sono belli.- disse, come se fosse una cosa ovvia.
Annabeth scoppiò a ridere.
-Non ti è piaciuto?- chiese allora il semidio, preoccupato e un po’ imbarazzato.
La Corvonero si gettò letteralmente tra le sue braccia, stringendolo forte e continuando a ridere.
-È bellissima.- disse, cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore.
-Sai,- Percy affondò il viso nei boccoli biondi, respirando il profumo al limone dello shampoo di Annabeth.-all’inizio l’avevo dimenticato nel dormitorio.
La bionda rise più forte.-Sei proprio un Testa D’Alghe.
 
 
-Quindi ti piace Percy.- Katniss alzò un sopracciglio, osservando la bionda con aria divertita.
Annabeth scrollò le spalle.-Non lo so.- borbottò, affondando il naso nella sciarpa blu che in qualche modo sapeva di salsedine.
Clary, poco più in là, strillò, mentre Simon le lanciava un palla di neve addosso e Connor le si lanciava addossò.
-Valaaaangaaaaa!- trillò il figlio di Ermes, ridendo come un matto rotolando nella coltre bianca.
Percy e Renesmee corsero verso il portone di Hogwarts spintonandosi l’un l’altra.
Era ormai due ore che stavano a giocare fuori nella neve – un gentile concessione della Preside – e iniziavano tutti a sentire il freddo fin dentro le ossa.
-E tu e Connor? Guarda che l’ho notata, quella collana.- Annabeth ghignò, osservando Katniss sbuffare imbarazzata e togliersi la neve dalla treccia mora.
-È solo un amico.- decretò, scrollando le spalle.
-Aha, certo.- la semidea sghignazzò, quando un palla di neve la colpì dritta sul naso.
La Serpeverde ne aveva un’altra in mano, e la lanciava in aria con aria strafottente.
-Tu vuoi la guerra.
-Non mi pare una grande novità.
Annabeth iniziò a correre, girandosi ogni tanto indietro e lanciando palle di neve fatte al momento all’amica che la inseguiva.
Caddero a terra più e più volte, si riempirono d’acqua e non si fermarono finché Clary non le richiamò da sotto il portone. Entrarono sotto lo sguardo furioso di Hedge, che avrebbe dovuto pulire tutto quel pasticcio di fango, ghiaccio e acqua, e scivolarono velocemente per i corridoi.
-Dobbiamo farvi vedere questo posto.- esclamò Renemsee esagitata, mentre apriva la porta trovata quella mattina.
I ragazzi si ammassarono sulla soglia ed entrarono spintonandosi.
-Wow.- si lasciò scappare Connor.
Clary notò che alcune calze erano state appese sul camino, e sembravano stracolme di dolci e giocattoli.
Sotto il grosso abete giacevano un mucchio di regali, e il tavolo era imbandito con torte e stelle di Natale di ogni tipo.
-Io lo so che posto è questo!- strillò Katniss, portandosi le mani sulle guance. Aveva gli occhi che brillavano e sembrava euforica. Nessuno si sarebbe stupito se avesse iniziato a saltellare in giro.
-È la Stanza delle Necessità. Probabilmente è decorata in questo modo perché è quello di cui abbiamo bisogno in questo momento!- spiegò, togliendosi la mantella, la sciarpa e i guanti e precipitandosi verso i regali, seguita da Percy e Simon.
-Ragazzi!- la voce di Annabeth li fermò quasi subito.-Prima andiamo a cenare, poi torniamo qui e festeggiamo il Natale, che ne dite?
Katniss si morse il labbro inferiore, ma si obbligò a mollare il regalo che aveva tra le mani e ad annuire.
-Basta che mangiate in fretta.
-Fidati, il cibo non vedrà neanche il piatto!- trillò Simon correndo fuori.
-Qualcuno ha visto Peeta?- chiese Annabeth all’improvviso, con un’espressione corrucciata sul viso. Gli altri scossero la testa senza neanche ascoltarla davvero, troppo presi da quello che avevano intorno.
La semidea continuò ad avere questo grillo per la testa per tutto il tragitto che portava alla Sala Grande.
Quando vide suo fratello Malcolm, in piedi accanto al tavolo dei Corvonero, andò dritta, dritta a chiedergli dove fosse il ragazzino.
Suo fratello la guardò serio e dispiaciuto.
-Annie…stamattina presto c’è stato un attacco delle Ombre…Peeta è…
Annabeth scosse la testa, lo stomaco schiacciato da un macigno, e a cena non mangiò quasi niente.
Decise di non dire niente agli altri. Era Natale, e lei sapeva quanto i suoi amici avessero bisogno di staccare la spina da tutto e da tutti, di divertirsi, anche solo per una sera.
Si finse felice come loro durante il tragitto, e cercò di interessarsi ai discorsi di Simon sulle feste ebraiche, ma la faccia pallida di Peeta la perseguitava in ogni suo pensiero, facendola sentire terribilmente in colpa.
Nella Stanza delle Necessità si obbligò a scartare i regali, e mangiare qualche dolcetto.
Alla fine si accoccolò ad un angolo del grande sofà davanti al camino e osservò gli altri che si scambiavano gli oggetti che trovavano. Non c’erano etichette, ognuno scartava ciò che voleva, e dava a qualcun altro quello che non era di suo gusto.
-Sapientona, non vieni a ballare? Nessie sta suonando il piano.- Percy le porse la mano, ma non appena notò il viso scuro dell’amica le si sedette accanto.
-Che cosa è successo, Annabeth?- le chiese dolcemente.
Annabeth tirò su col naso e tuffò il viso nel largo maglione blu e verde che il ragazzino aveva trovato sotto l’albero.
-Peeta è stato preso dalle Ombre.- sussurrò appena, trattenendo a stento le lacrime.-Io…Io non voglio dirlo ora agli altri.- alzò il volto, puntando gli occhi grigi e lucidi in quelli color del mare di Percy.-Guardali. Si stanno divertendo come non succedeva da mesi. Non posso rovinargli così la serata…
Il figlio di Poseidone sospirò, e circondò le spalle della semidea con un braccio, cercando di non sembrare impacciato come si sentiva.
-E poi il Testa D’Alghe sarei io.- mormorò, posando il mento sui capelli biondi della ragazzina, sperando si non essere troppo rosso in viso.
Fu sicuro che Annabeth ridacchiasse un pochino, e quello, pensò, era il miglior regalo di Natale che avrebbe mai potuto ricevere.

 
 
 
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Kamala’s Corner
 
Salve, sì sono tornata. La scuola è finita, i miei esami di inglese anche, e dovrei riuscire ad aggiornare più frequentemente.
*cori di angeli in sottofondo*
Dovrei risparmiarmi le solite scuse senza capo né coda, ma davvero, ragazzi, mi dispiace un sacco per questa mia lunga assenza.
In più mi rendo conto che questo è un puro capitolo di passaggio, senza passi particolarmente emozionanti o scene d’azione alla Fast & Furios.
Mi serviva però. Staccare un attimo, lasciare respirare questi poveri Cristi sempre con la faccia della traggedia (con due g), e fargli passare bene almeno il Natale. E poi serviva anche a me, per rimettermi in carreggiata.
Spendiamo qualche parola sul capitolo. Sì, okay, devo smetterla di cerare ship nuove del cavolo e di scavarmi la fossa da sola, ma Connor e Katniss sono cooosì cariiini. Soprattutto Connie, btw.
Abbiamo il ritorno della OTF per eccellenza in questa storia, ovvero di quelle due pucciose (Nana mi contagia con i suoi termini fluffosi) di Clary e Nessie, e abbiamo anche un bel pezzo di narrazione incentrato su quel tontolone di Percy, che io adoro.
Poi per me la Percabeth è vita, quindi non potevo non mettercela, sorry not sorry.
C’è anche questa specie di confronto amichevole tra Katniss ed Annabeth, che vedo come due amiche sì molto strette, ma anche estremamente competitive.
E poi…Peeta, già. È stata un’idea che poi si è trasformata in fatto, ed ecco qua. Annabeth ha deciso di non dirlo a nessuno, per il momento,  e di far passare un buon Natale a tutti quanti, dicendolo solo al suo testa D’Alghe, aw <3
E last but not least, trovano la Stanza delle Necessità, di cui personalmente avrei bisogno anche io per isolarmi ancora di più dal mondo.
Che dire, questo capitolo le ha passate tutte per essere scritto (evviva il blocco dello scrittoree), compresa l’Italia-Spagna di oggi pomeriggio.
Un abbraccio, un buffetto affettuoso (ciao Fraffrog),
Alla prossima,
Kam.

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Capitolo 22
*** And Use My Head Alongside My Heart ***


22.And Use My Head Alongside My Heart
 
 
“Una lacrima di fuoco da un cuore spezzato,
la luce di un fiore incantato,
l’essenza dei sogni di una creatura splendente,
le gocce di un albero dormiente,
l’amore perduto di un essere oscuro,
il dolce dolore di un cuore insicuro.”
 
 
 
Clary si rigirò il carboncino tra le dita, mentre fissava il foglio bianco davanti a sé.
Una sola linea era stata tracciata, al centro del foglio, ma la sua mano si era fermata subito, e la sua mente aveva ripercorso gli avvenimenti di quella mattina di fine dicembre.
Il litigio tra Katniss e Annabeth era ancora bello fresco nella sua memoria.
 
“Avresti dovuto dircelo!”
“Volevo farvi passare almeno un bel Natale.”
“Peeta è anche un nostro amico!”
“Non ti è mai importato niente di lui. Cos’è tutto questo affetto, così al’improvviso? Solo perché viene dal tuo stesso Distretto non significa che tu debba trattare le persone come pezze usa e getta!”
 
Katniss se n’era andata sbattendo la porta, e Annabeth aveva raccolto i suoi libri ed era scappata dal lato opposto, inseguita da Percy.
Si ficcavano sempre in situazioni del genere, quelle due. Eppure Annabeth non aveva tutti i torti. Peeta aveva sempre accompagnato la semidea, nei loro incontri. Si era presentato come suo amico, e Katniss raramente gli aveva rivolto la parola.
Fu normale che quella domanda passasse per la mente di Clary.
-Che ci sia qualcosa, sotto?- sussurrò, con aria corrucciata, più a sé stessa che a qualcun altro. Non si curò nemmeno della scrollata di spalle di Renesmee, stesa sul suo letto e immersa nei compiti di Storia della Magia, l’umore nero come la pece.
Lo sguardo della rossa vagò fuori, verso il Parco che circondava un’Hogwarts ridotta all’ombra di sé stessa.
La neve ricopriva tutto come una morbida coperta, invitando gli alberi e gli animali ad addormentarsi.
Clary aguzzò la vista, scorgendo un bagliore tra gli alberi, e osservò Quintus riemergere dalla Foresta Proibita insieme alla Signora O’Leary.
Un brivido le corse su per la schiena, e il fiato le mancò per un secondo.
La rossa posò carta e carboncino sul baule ai piedi del letto di Rachel e afferrò la mantella.
-Dove stai andando?- Renesmee la fissava con curiosità, stupita da quel repentino sbalzo d’umore.
Clary sbatté le palpebre, con gli occhi stranamente vitrei, e biascicò un “da Quintus” ben poco convincente.
-Sei sicura di stare bene?- la mezza-vampira si tirò su a sedere, ma l’amica era già uscita dal dormitorio come una furia.
Scosse appena la testa, osservando il foglio che aveva abbandonato ai piedi del letto, e alzò un sopracciglio.
Una linea seghettata era l’unica traccia che il carboncino aveva lasciato. Renesmee scese dal letto e afferrò il foglio, guardandola attentamente. Aveva l’impressione di averla già vista da qualche parte, una figura del genere.
 
 
Clary non sapeva dire come si ritrovava lì. La porticina di legno, consumata dal tempo, ricambiava il suo lungo sguardo.
Alla ragazzina bastò un altro passettino in avanti, e la voce della scorsa volta le piombò nella testa, mentre le dita tremanti sfioravano le pietre incastonate nel freddo ottone con cui era decorato il misterioso passaggio.
Devi portarmi la chiave, Clarissa, te l’ho detto.
Aveva un tono mellifluo, caldo, quasi serpentesco. Clary quasi non sbatteva più le palpebre, completamente assuefatta dalle sue parole.
Avanti, mia Stella del Mattino, sai cosa devi fare. Questa volta non riuscirà a fermarci nessuno.
La rossa staccò le dita dalla porta. Aveva grattato il legno senza rendersene conto, spaccandosi le unghie, tagliandosi la pelle delicata dei polpastrelli con le schegge.
Il sangue gocciolava a terra, lasciando traccia di quel passaggio, mentre con calma innaturale la giovane strega si addentrava tra le scale di Hogwarts, sempre più in alto.
La testa dai riccioli color tramonto ciondolava ad ogni passo, come se il corpo fosse sospinto in avanti da una forza magica e invisibile.
Ed eccola di nuovo lì, tra gli alti torrioni di Hogwarts.
Questa volta Clary non si lasciò distrarre da nulla, lo sguardo assente e la voce cantilenante che la spronava a proseguire nella sua testa.
Crollò in ginocchio davanti alla nuda pietra da dove si era buttata non molto tempo prima, e infilò le mani già livide nella neve ghiacciata.
Ignorò i brividi, mentre la coltre bianca veniva spazzata via malamente.
Le sue dita, bianche per il freddo, si posarono su una sporgenza quasi invisibile che deturpava la liscia superficie.
Poteva sentirla, incastrata da secoli in quella dura prigione.
Molto bene, la voce risuonò candida nella sua testa, follemente felice.
Ti basta un piccolo incantesimo per avere ciò che cerchi. Fidati di me, Clarissa. Vedrai quante cose potrai fare, dopo.
Clary tirò fuori la bacchetta.
 
 
Gli scarponi di Katniss non facevano alcun rumore nella neve, se non quando qualche ramo si spezzava sotto il suo peso.
Con l’arco ben stretto tra le mani, la giovane Serpeverde procedeva a passo spedito nella foresta, addentrandosi sempre di più tra gli alberi spogli.
Ogni ramo, dalle estremità lunghe e affilate come dita di una strega, sembrava chinarsi sopra la sua testa, cercando di afferrarla.
Ma a Katniss non importava.
Era così arrabbiata, accidenti. Con Annabeth. Con Gale che le sbatteva la porta in faccia, rinfacciandole che aveva nuovi amici a cui pensare, e che si era dimenticata di lui. Con sé stessa, per non riuscire a tenersi stretta le persone care.
Ogni cosa che faceva, ogni passo che azzardava, era sempre sbagliato.
Avrebbe tanto voluto essere come la bionda figlia di Atena.
La realtà era solo quella. Katniss invidiava Annabeth. Invidiava la sua sicurezza, il modo lucido con cui affrontava tutte le situazioni in cui si trovava, l’affetto che riusciva a conquistarsi nonostante il carattere terribilmente orgoglioso.
E lei invece combinava disastri dopo disastri. Litigava con tutti, non riusciva a capirsi e si odiava profondamente per questo.
Scagliò una freccia poco più in là, c’entrando il tronco secco di un albero, che scricchiolò paurosamente sotto il colpo.
Katniss tirò su con il naso, ed emise un urlo frustrato, lanciando via l’arco e lasciandosi crollare in mezzo alla neve, scossa dai singhiozzi.
Odiava anche sentirsi così debole.
La foresta, intorno a lei, ammutolì più di prima, e una tiepida vampata di calore le sferzò il viso rigato di lacrime.
Quando Katniss alzò lo sguardo, non credette ai suoi occhi.
Una piccola fiammella azzurra aleggiava a pochi centimetri dal suo viso, scoppiettando placidamente, come se le stesse dicendo “Avanti, smetti di piangere e seguimi.”
La Serpeverde era abbastanza sicura di stare immaginando tutto, ma non appena la fiammella guizzò in avanti, si tirò in piedi il più in fretta possibile, rischiando di cadere.
-Aspetta!- esclamò.
Non raccolse neanche l’arco, ma iniziò ad arrancare nella neve, seguendo la luce che avanzava tra sterpi e radici.
Improvvisamente, Katniss si rese conto di quanto si fosse allontanata dal castello, di quanto stessero scendendo in profondità, nella parte di foresta più pericolosa e inesplorata.
Un brivido di paura – e forse anche di freddo – la scosse da cima a fondo, ma decise di non fermarsi.
-Dove mi stai portando?- chiese con il fiatone, mentre una nuvoletta di condensa le aleggiava intorno al viso.
La fiammella non rispose, ma accelerò.
Spariva ad intermittenza, spuntando sempre uno o due metri più avanti, e Katniss iniziò a correre per starle dietro.
Un paio di volte inciampò in qualche radice nascosta sotto la neve, ma si rimise in piedi con le gambe che bruciavano per lo sforzo.
Gli alberi si fecero più fitti, così come i rami sulla sua testa. Non seppe dire se quella semioscurità crescente era dovuta alla cupola di legno vivo che si infittiva ad ogni passo sopra la testa, o alla sera calante. Aveva completamente perso la cognizione del tempo.
Ad un certo punto scivolò sulla terra ghiacciata e rischiò di rompersi l’osso del collo. Si tirò su a fatica, e si guardò intorno. La fiammella sembrava sparita, l’aveva persa.
-No, no!- sibilò, trattenendo un’imprecazione tra i denti non appena avvistò un bagliore azzurrognolo dietro un cespuglio innevato, a pochi metri da lei.
Balzò in avanti e per poco non cadde di nuovo. Il terreno era così scivoloso che finì per investire il cespuglio e cadere di faccia nella neve.
Prese un respiro tremante e alzò il viso.
Lo spettacolo davanti a lei le fece sgranare gli occhi.
Un enorme albero secco si trovava al centro di una piccola radura. Il tronco scuro e contorto era segnato dal tempo, e i rami più alti non si vedevano neanche.
Katniss si mise in piedi, avanzando.
Regnava un silenzio innaturale.
La fiammella scoppiettò tra le grandi radici, e lentamente, come un attirate da un richiamo, molte altre luci azzurre comparirono intorno a lei.
Scivolavano silenziose nell’aria, circondandola, sfiorando i rami, le pietre, riunendosi intorno al grande albero.
La ragazzina sentì un brivido di paura scuoterle le membra.
In che guaio si era andata a cacciare?
Il vento frusciò appena tra i tronchi, e le fiammelle fremettero.
-Ben arrivata, Katniss Everdeen.- una voce risuonò nella foresta, candida e cristallina come la neve che ricopriva Hogwarts con il suo gelido abbraccio.
-Chi…Chi sei?- domandò la Serpeverde, deglutendo.
Un figura vestita di bianco comparve alle spalle del grande albero.
Si appoggiava ad un bastone, il corpo minuto e gobbo faceva presagire che fosse avanti con l’età.
Si fermò davanti a lei, laddove le radici si intrecciavano le une con le altre, tuffandosi nel terreno.
-Un tempo, molto tempo fa, sono nata in questa foresta, e qui ho sempre vissuto, nei secoli. Ho visto nascere la tua scuola, le guerre susseguirsi, le ere passare. Chi mi ha conosciuto, mi ha chiamato la Strega della Foresta, ma in realtà non possiedo nessun potere.
Lunghi capelli biondi scivolarono oltre il cappuccio orlato d’argento.
Katniss ritrovò un po’ del coraggio perduto.
-Se non sei una Strega, cosa sei allora?- chiese, con il fiato corto.
-Una ninfa degli alberi, una driade. Una delle poche, se non l’unica, che è rimasta in queste terre dimenticate dagli Dèi.
Una driade. Annabeth una volta aveva parlato di qualcosa del genere, di spiriti la cui vita era legata alla sopravvivenza di una pianta. I suoi occhi si posarono sul maestoso albero dietro le spalle della creatura. Sembrava morto.
-È il tuo albero?- chiese, con le mani strette in pugno lungo i fianchi.
-Chi, la Vecchia Quercia? Oh, no, lei è morta da tempo ormai.- c’era una nota amara nella sua voce.-La mia vita non è legata a quella di nessun altro essere vivente, sono solo uno spirito della natura. Ma ho un compito, ed intendo portarlo a termine. Per questo tu sei qui, oggi.
Con una mano rugosa e bianca come la luna, la driade le fece segno di avvicinarsi.
Katniss rimase lì immobile dov’era. Come sapeva se potersi fidare o meno?
-La tua diffidenza è ammirevole, cacciatrice. Ma se vuoi salvare la tua vita e quella dei tuoi compagni, dovrai fidarti di me.
Il suo cuore perse un battito.
-Cosa intendi dire?
-Che siete tutti in grave pericolo. Il nemico è più vicino e subdolo di quanto pensiate.
La Serpeverde avanzò verso di lei, mettendosi seduta su una delle grandi radici ormai prive di vita. La vecchia driade la imitò.
-Le Ombre non agiscono da sole. O meglio, non hanno un cervello, non provano emozioni, per questo sono così pericolose. Non si fanno scrupoli ad attaccare chiunque intralci il loro cammino. Sai come furono create?
Katniss annuì.-Una ragazzina.
-Una ragazzina insicura. Tutti si aspettavano grandi cose da lei, era la figlia del preside Harold Whiteswallow, uomo famoso e colto. Tutto ciò la stressava molto, come potrai immaginare.
Aveva solo dodici anni quando, per scappare allo scherno dei compagni, si rifugiò qui, e si perse.
-Veniva presa in giro?- la interruppe Katniss, curiosa. Sentiva che il momento della verità si stava avvicinando.
-Ai compagni non piaceva. Pensavano che fosse raccomandata, e per questo le stavano alla larga. In più, sua madre era una mortale, una babbana, come dicono i maghi. Questo non faceva che attirare sempre di più la cattiveria su di lei.
Ah, era una così dolce ragazza. Nessuno avrebbe mai immaginato quello che sarebbe accaduto dopo.
-Ma il padre non faceva niente?- domandò ancora la Serpeverde, sgomenta.
La vecchia driade scosse la testa.
-Era troppo impegnato, troppo ceco per rendersi conto di ciò che accadeva. Dopo la morte della moglie non era più stato lo stesso.
Ciò non toglie, che quando la piccola sparì, sguinzagliò i migliori Auror per trovarla. Ma non ci riuscì, e visse sempre con questo profondo rimorso. Aveva perso l’ultimo affetto che gli rimaneva.
-E la ragazzina?
-Passò di qui. Mi offrii di aiutarla, ma ella era troppo succube della sua stessa rabbia. Si inoltrò ancora di più nella foresta, non potei fare niente per fermarla. Credo che trovò un rifugio, o forse qualche spirito malvagio si impadronì del suo cuore. Alcuni esseri oscuri iniziarono ad aggirarsi per la foresta, uccidendo lentamente gli alberi e gli animali. Erano le sue creature, le sue Ombre.
Otto anni dopo quel terribile giorno, tornò al castello, uccise il padre, isolò Hogwarts, e schiava della sua follia, fu troppo tardi quando le Ombre si ribellarono al suo controllo.
-Scomparve.- si ricordò Katniss. La driade scosse la testa.
-Fu attaccata dalle Ombre. Tu hai visto cosa fanno, ma hai capito che cosa succede, esattamente?
Katniss ci pensò su. Pensò agli occhi vuoti di Annie, alla carnagione smorta di Rachel, allo stato vegetativo di Johanna. Quello in cui versava anche Peeta.
E capì.
-Gli toglie la voglia di vivere?- esclamò, sbalordita. Sembrava così assurdo. Ma la driade annuì.
-Risucchiano via ogni traccia di colore dalla loro esistenza, rendendoli dei gusci vuoti.
-Come i Dissennatori?- Katniss pensò a Sirius Black con un brivido.
-Peggio. Ma non è questo il punto. Se le Ombre sono ricomparse, può significare solo che la loro padrona si è risvegliata.
-Ma era morta!
-Era sparita. E non è qui nella foresta, ma è vicina. L’unico altro luogo in cui può essere è…
-Hogwarts.- mai nella sua vita Katniss si era ritrovata così terrorizzata.
-Come ha fatto a svegliarsi?- chiese, passandosi una mano tra i capelli intrecciati.
-Qualcuno lo ha fatto, involontariamente o meno. E adesso lei è debole, ma userà le anime di quei ragazzi attaccati per tornare più forte di prima.
-Come facciamo a fermarla?
Katniss ebbe la sensazione che la vecchia sorridesse.
-Questo lo sapete già.
La Serperverde aggrottò le sopracciglia, confusa, e infilò le mani nelle tasche. Le sua dita incontrarono la carta ruvida, e quando tirò fuori il biglietto, le sembrò tutto davvero troppo assurdo, troppo studiato.
Si sentiva sull’orlo di una crisi di nervi, il suo cervello sarebbe scoppiato presto.
-Il ricettario…- sussurrò, osservando la strana ricetta che ognuno di loro si era trascritto su un foglietto, cercando di capirci qualcosa.
Ripensò alla frase che compariva solo alla luce del sole. Balzò in piedi.
-Devo trovare queste cose! Esclamò, mentre una scarica di adrenalina le trapassava le membra. -Devo avvisare le altre!
La driade si alzò. -Permettimi di aiutarti.- si scostò, e Katniss la seguì. Girarono intorno al tronco, finché tra le radici non comparve una spaccatura.
-Entra lì dentro.
La Serpeverde alzò un sopracciglio, osservando la ninfa di sottecchi. Poi si chinò e strisciò lungo il buco.
Sorprendentemente, l’interno della quercia era cavo. E all’interno, in quello spazio angusto, un piccolo fiore dai petali dorati illuminava il legno scuro.
-Wow.- si lasciò scappare la streghetta.-Cos’è?
-Un fiore di Phòs. Crescevano a Delfi, intorno al santuario del dio Apollo. Non noti qualcosa di strano?- la voce della driade risultò ovattata dall’interno.
-Brilla.- osservò Katniss, sfiorando un petalo con le dita. Era caldo.
-È fatto di luce.- spiegò la ninfa.
La streghetta sbarrò gli occhi.-Come il fiore della ricetta! Ma come faccio a prendere la sua luce?
-Chiediglielo. E raccoglilo con questa.- da sotto l’apertura rotolò ai piedi di Katniss una piccola boccetta di cristallo sottile.
La Serperverde l’afferrò dubbiosa, e si inginocchiò accanto al fiore. La luce morbida illuminava dolcemente i suoi vestiti, scaldandole il cuore come una tenera carezza.
Si schiarì la gola.-Uhm…perfavore, non è che puoi entrare? Mi sarebbe molto utile un po’ della tua magia.
Si sentiva terribilmente stupida. Ma il fiore sembrò accontentare la sua richiesta, perché si mise a brillare così forte da accecarla, e briciole di polline dorato si alzarono intorno a Katniss, scivolando con docilità dentro la boccetta fino a riempirne metà.
-Grazie.- sussurrò la Serpeverde, mentre il fiore perdeva luminescenza.
Scivolò fuori dall’apertura, stando attenta a non rompere la piccola ampolla, e quando fu di nuovo fuori, nella neve, la driade era scomparsa.
-Ehi!- urlò. -Dove sei finita?
Fece il giro dell’albero, ma nessuno si fece vedere o sentire. Pochi spiritelli azzurri erano rimasti, e si agitavano intorno ad uno dei rami più bassi della quercia. Katniss si avvicinò incuriosita, e trovò appeso al sottile fuscello un pendente.
Emanava un bagliore blu, e quando lo prese in mano un tiepido calore le avvolse la mano.
-“L’essenza dei sogni di una creatura splendente”- recitò con un sorriso. La ninfa l’aveva lasciato per lei.
Il ciondolo prese vita, e iniziò a tirarla verso la parte da cui era venuta, lontano dalla Vecchia Quercia.
Katniss si voltò, ma la voce della driade riecheggiò per la Foresta.
-Il nome della ragazza era Cassiopea.
 
 
-Cassiopea! Sapevo di aver già visto questo disegno!- esclamò allegra Renesmee, agitando il foglio.
Annabeth scrollò la testa, ancora abbacchiata dal litigio di quella mattina.
-Era una figura della mitologia greca. Diventò una costellazione dopo la sua morte. Tipico.- bofonchiò, scarabocchiando qualche lettera greca sull’angolo della propria pergamena. Non si mise a spiegare in che cosa consisteva il mito, come suo solito, ma rimase chiusa in quel mutismo ostinato.
Nessie sospirò, non sapendo come tirare su il morale all’amica, o come fare riappacificare gli spiriti.
I grandi occhi da cerbiatta andarono ai grandi scaffali della biblioteca, ricolmi di volumi.
Un tonfo improvviso le fece sobbalzare entrambe, e osservarono stupefatte Katniss che correva verso il loro tavolo, incurante delle urla della bibliotecaria.
-Ma che Tartaro…?- sussurrò Annabeth.
La Serpeverde si lanciò letteralmente sul loro tavolo.
-Ho delle novità. Grosse anche.- berciò, con il fiatone.-Dov’è Clary?
Renesmee scrollò le spalle.-Aveva detto che andava da Quintus un’oretta fa, ma non è ancora tornata.
Katniss sbarrò gli occhi.-Da Quintus?!
-Be’, effettivamente è strano, non è mai stata via così tanto a lungo, ma d’altronde può essersi tratt…- iniziò, avvolgendosi una ciocca ramata intorno al dito.
-Quintus l’ho incontrato io qua fuori.- la interruppe la mora, improvvisamente bianca.-E Clary non era con lui. Anzi, mi ha detto di non vederla da qualche giorno, ormai.
Annabeth scattò in piedi.-Dove diavolo è andata?- sbottò, colma di preoccupazione.
Ma l’attenzione di Katniss era stata presa dal disegno sul tavolo. Renesmee scosse la testa.
-Dopo pranzo era strana. Ha disegnato questo e poi è scappata fuori dal dormitorio, dicendo di andare da Quintus. È una costellazione, Cassiopea. Non capisco perché l’abbia disegnata.
Ma Katniss si sentì improvvisamente mancare la terra da sotto i piedi.
-Oh, no.- sussurrò, iniziando a sudare freddo.

 
 
 
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Kamala’s Corner
 
Sì, lo so, sono sparita di nuovo. Spero che ormai vi siate abituati e non abbiate chiamato Chi L’ha Visto.
Devo dire che sono molto soddisfatta di questo capitolo. Finalmente le cose iniziano a movimentarsi un po’, e la famosa e stramba ricetta inizia a risultare più limpida.
Come era prevedibile, Katniss e Annabeth litigano quando si viene a sapere di Peeta, ma in realtà si scopre che Katniss vorrebbe solo avere un briciolo di sicurezza in più.
Ciononostante, la driade sceglie di parlare proprio a lei, e si scopre la vera storia della ragazzina di cui i ragazzi avevano trovato la legenda, Cassiopea.
Ora, questo nome mi è venuto scrivendo, forse perché è uno dei miei miti preferiti, quindi boh. In più c’è tutta una storia demente dietro, fatta di pupazzetti rosa scaricati nel cesso e simili che vi risparmio.
Il ruolo della driade in tutta la faccenda, comunque, verrà spiegato meglio nei prossimi capitoli, così come la strana possessione di Clary – non so come chiamarla, se non così.
E se qualcuno di voi ha già intuito qualcosa, o ha qualche idea, sarò lieta di ascoltarlo.
Un paio di altre precisazioni : La voce chiama Clary “Stella del Mattino”, questo perché il suo vero cognome, Morgenstern, ha questo significato.
La parola Phòs (φώς) in greco significa “luce”, e ho pensato fosse adatto, considerando i poteri del fiore e il fatto che fosse un simbolo di Apollo (roba che ho inventato io. Omero ed Esiodo, state molto boni).
Con questo, credo di aver finito, so ci si vede.
Un saluto,
Kam.

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Capitolo 23
*** And I Believe That Darkness Reminds Us Where Light Can Be ***


23.And I Believe That The Darkness Reminds Us Where Light Can Be
 
 
-Dove credi che possa essere?
Katniss stringeva nella mano destra la boccetta che la driade le aveva donato, e in quella sinistra la bacchetta.
Annabeth invece aveva infilato una mano in tasca, dove teneva il pugnale.
-Non lo so.- sbottò Renesmee, mentre le superava con agilità. Si trovarono davanti alla Sala Grande, con un accenno di fiato corto.
-Dobbiamo per forza chiedere a qualcuno.- decise la semidea, guardandosi intorno. Katniss la imitò, e adocchiò una testa bionda tra gli studenti che passeggiavano tranquilli per i corridoi in piccoli gruppetti.
-Jace!- chiamò, scansando alcune Corvonero e precipitandosi verso il ragazzo.
Il Serpeverde era in compagnia dei due fratelli adottivi, Alec e Izzy Lightwood, e tutti e tre la squadrarono dall’alto in basso.
-Karis, giusto?- domandò il giovane, alzando un sopracciglio.
La ragazzina forzò un sorriso.-Katniss.- lo corresse, e lui scrollò appena le spalle.
-Che vuoi?- tagliò corto Jace, incrociando le braccia al petto.
-Hai visto Clary?- gli chiese la ragazzina, quasi pregandolo. Lui aggrottò la fronte.
-Chi?- le fece eco, come se si stesse sforzando di ricordare.
Katniss si trattenne dal tirargli un pugno.
-La mia amica. Capelli rossi, occhi verdi, lentiggini…- iniziò la Serpeverde, gesticolando.
Jace schioccò le dita, come se avesse appena afferrato un concetto difficilissimo.-Ah, quella, la pazza suicida!- esclamò, soddisfatto della propria memoria.
-Non è una pazza suicida.- sibilò Renesmee, lanciandogli un’occhiataccia. Isabelle alzò un sopracciglio, incuriosita, e osservò attentamente la Grifondoro.
-Comunque sì, l’ho vista.
Annabeth gli andò a un soffio dal naso, e lui indietreggiò un poco, sotto quello sguardo d’acciaio.
-Dove?- il tono della bionda era duro e freddo come una lastra di ghiaccio. Jace ne sembrò infastidito, ma rispose lo stesso.-Stava salendo le scale che portano alla Guferia. Spero non voglia suicidarsi di nuovo. Non è che abbia voglia di salvarla ogni vol…-
Ma le tre erano già sparite dalla sua visuale, lasciandolo non poco perplesso.
-Che strane…- si lasciò sfuggire Alec, rigirandosi uno stilo tra le mani.
Isabelle assottigliò di poco lo sguardo, con Renesmee ancora stampata nella mente.
-Davvero strane.- mormorò.
 
 
-Qui fuori non c’è nessuno, ha iniziato a nevicare e quello là ci ha preso in giro.- urlò furente Katniss, maledicendo Jace in tutte le lingue che conosceva.
Renesmee non l’ascoltò, troppo concentrata a respirare profondamente.
Non poteva che fare affidamento sui sensi da vampiro, in una situazione come quella.
Oltre la tormenta che attorniava Hogwarts non vedeva nulla, ma il suo olfatto la guidò verso uno dei torrioni.
-Dove stai andando?- strillò la Serpeverde, stringendosi nel mantello. Annabeth l’ammonì con lo sguardo, e la seguirono senza fiatare.
Uno dei grossi lastroni era andato in frantumi.
-Cavolo.- sibilò Katniss, chinandosi verso il vuoto. Si tirò indietro come un brivido.
Annabeth si era inginocchiata accanto alle schegge e le esaminava con attenzione.
-Non è stato un incidente.- decretò, seria.-Qualcuno ha fatto un incantesimo e ha rotto la pietra.- mostrò a Renesmee un pezzo più grosso degli altri.-È caldo, e non c’è ghiaccio sopra. Chiunque sia stato, lo ha fatto di recente.- spiegò, rimettendosi in piedi.
-È stata Clary.- le labbra della mezza-vampira si strinsero in una sottile linea rosea.-Il suo odore è ovunque.
Katniss scosse la testa, liberando la treccia mora da alcuni fiocchi di neve.-Che diavolo ha intenzione di fare?
Ma Annabeth non rispose, troppo concentrata. Se si fosse sforzata un po’, Renesmee era sicura che avrebbe sentito il rumore del suo cervello che pensava.
La semidea si batté un dito sul mento, incurante del freddo e della sera che lentamente si allungava su di loro, e poi si voltò di scatto.
Katniss per poco non scivolò sul ghiaccio e persino Renesmee sobbalzò.
-C’era qualcosa qui. Lei ha sentito una voce, e la voce l’ha portata qui, parlando di una certa chiave. Dov’è che abbiamo già avuto a che fare con una voce?
Renesmee sbarrò gli occhi.-Nello stanzino.
Annabeth annuì.-E quindi?
-E quindi la chiave serve ad aprire la porta.
-E quindi?
-E quindi la voce vuole essere liberata.
-E quindi?
-E quindi può essere Cass…-
Katniss si mise in mezzo alle due.-E quindi un corno, che facciamo ancora qui? Clary sta liberando una pazza, muovetevi!
Le due si scambiarono uno sguardo colpevole, e insieme si misero a correre per arrivare allo stanzino.
 
 
Doveva essere l’ora di cena. Annabeth lo dedusse dai corridoi silenziosi e vuoti. Mentre lasciavano impronte di fango sul pavimento lustrato di Hogwarts, il cuore le batteva così forte che presto le sarebbe esploso. Aveva sguainato il pugnale, fiduciosa che nessuno avrebbe intralciato loro il cammino, e stava pregando tutti gli Dèi del pantheon greco che Clary stesse bene. Che Cassiopea non si fosse liberata.
Doveva per forza essere Cassiopea. Considerando il racconto della driade non poteva essere altrimenti, i tasselli combaciavano alla perfezione. C’era solo una cosa…
Si fermò di botto, e Katniss e Renesmee fecero lo stesso.
-Ragazze, non possiamo lottare così. Se Cassiopea si è davvero liberata, dobbiamo riuscire a sconfiggerla. E l’unico modo che abbiamo è trovare gli ingredienti. Ne abbiamo solo due.
Katniss scosse la testa.-Cosa pensi di fare? Non possiamo lasciare Clary tra le sue mani. Non abbiamo tempo!
-E cosa hai intenzione di fare quando te la ritroverai davanti?- Annabeth sbatté un piede a terra, arrabbiata. Possibile che non capisse? Non si vincono le battaglie senza un piano!
-Ragazze.- Renesmee sembrava al limite della sopportazione.-Adesso dateci un taglio. Non potete litigare sempre e per qualsiasi cosa. Clary è in pericolo, una strega con le rotelle fuori posto si sta per liberare, e voi vi mettete a discutere? Smettetela!- sbottò, furente. Gli occhi solitamente dolci sembravano poter uccidere qualcuno con lo sguardo.
Annabeth si sentì in colpa. Il suo stupido orgoglio le faceva sempre commettere stupidi errori.
Anche Katniss sembrava dello stesso avviso, perché chinò il capo in segno di scuse.
La mezza-vampira tirò un sospiro di sollievo e aprì la bocca per parlare, quando tutte le luci del corridoio si spensero. Annabeth si voltò, ma il buio più totale aveva preso il possesso della scuola. Un freddo innaturale attanagliò lentamente il corridoio, tanto che presto nuvolette di vapore si condensarono ogni volta che qualcuna di loro respirava.
La semidea strinse il pugnale tra le mani, facendolo roteare nell’oscurità.
Katniss deglutì, accanto a lei.
-Troppo tardi.
 
 
-Che Tartaro è successo?- sibilò Percy, scattando in piedi e con la bocca ancora piena della sua cena. Sfilò la penna dalla tasca, pronto a sguainare Vortice, e i professori cercarono di mantenere la calma tra gli studenti.
-State tranquilli, ci deve essere stato un guasto.- Bane aveva acceso la sua bacchetta, come molti altri nella Sala Grande.
Malcolm Pace, il fratello di Annabeth, non sembrava d’accordo.
-Hogwarts non va mica ad elettricità, professore. Qui sta succedendo qualcosa!- tuonò, alzandosi in piedi.
Bane gli lanciò un’occhiataccia, ma il danno era fatto. Molti studenti iniziarono a farsi prendere dal panico, e Percy si sentì afferrare la manica. Si voltò, pronto a tagliuzzare qualche mostro a metà, ma Connor fu più veloce, e gli bloccò la mano prima che potesse togliere il cappuccio alla penna. Dietro di lui, Simon si tirava su gli occhiali con un certo nervosismo.
-Le quattro delle meraviglie sono sparite, non sono neanche venute a cenare. Scommetto dieci dracme che sono nei casini.- disse il figlio di Ermes.
-Che facciamo?- balbettò il Tassorosso, trafelato.
Percy sollevò un angolo della bocca, mentre gli studenti sciamavano ovunque presi dal terrore. La temperatura sembrava essersi abbassata di dieci gradi là dentro.
-Le andiamo a cercare.- rispose il figlio di Poseidone, come se stesse per andare a pesca.
 
 
-Oddio, oddio, oddio. Questa cosa andrà a finire malissimo, me lo sento.- sussurrò Simon, mentre sgusciavano tra gli studenti e poi fuori dalla Sala Grande. Erano quasi sicuri di non essersi fatti vedere da nessuno.
-Accendi la bacchetta.- disse con noncuranza Connor, mentre tirava fuori una xiphos da non si sa dove. La spada dalla lama corta e appuntita si addiceva perfettamente ai suoi movimenti scaltri.
Simon sbarrò gli occhi, e Percy temette di vederlo svenire quando tolse il cappuccio alla penna, e Vortice gli si materializzò in mano. Essendo un mortale, non aveva idea di che cosa vedesse al posto delle due lame di bronzo celeste, ma decise che non voleva scoprirlo.
-Lumos.- quasi lo piagnucolò, tanto sembrava sconvolto.
I due semidei si lanciarono un’occhiata.
-Senti,- iniziò Connor, mettendogli la mano libera sulla spalla.-se vuoi rimanere qua lo capiremo, non devi metterti in pericolo contro la tua volontà.
Ma il Tassorosso scosse la testa, recuperando un po’ di colore sulle guance.-Devo aiutare Clary. È la mia migliore amica, glielo devo.- disse con una certa decisione. Anche la luce sulla sua bacchetta sembrava più luminosa.
Percy scrollò le spalle, sorridendogli. Poi si voltò e iniziò a correre.
Sapeva dove trovarle.
 
 
Clary aveva un mal di testa tremendo e la certezza di aver appena condannato  Hogwarts.
Davanti a lei, tra i calcinacci e il pulviscolo della cella dov’era rinchiusa fino a pochi minuti prima la misteriosa voce, una donna aveva le guance pallide e smunte rigate da lacrime di gioia. Le labbra rosso sangue si aprirono in un sorriso mostruoso, mentre si voltava verso di lei e le afferrava il viso con le dita lunga e sottili. Clary poteva sentire le dita acuminate che le perforavano la pelle come tanti spilli. Le lacrime iniziarono a pizzicarle gli occhi.
-Grazie, mio piccolo angelo.- la voce della donna era la stessa di sempre. Ammaliante, un po’ arrochita, ma questa volta c’era una punta di folle felicità che la spaventava.
-Adesso potrò far tornare il buio ovunque!- si lasciò andare ad una risata liberatoria, che echeggiò in quelle spoglie pareti, facendola tremare da capo a piedi.
-Io non ne sarei così sicura.- Annabeth spuntò nella cella, alzò la bacchetta davanti al volto e senza un minimo di esitazione attaccò.-Stupeficium!
Un fascio di luce rossa si levò dalla punta della bacchetta e colpì la donna al centro del petto, facendola volare contro il muro.
Al contrario di quanto si era aspettata Clary, però, la strega non svenne, ma si rialzò con un gemito.
-Pensavi davvero di abbattermi con così poco?- la sua voce era stridula come unghie sulla lavagna. Alzò la mano e la Grifondoro si rese conto di quello che stava per fare troppo tardi.
-Accio bacchetta!- tuonò, e la fedele – e unica – arma di Clary le volò in mano. Senza ripensamento, la puntò contro la bionda, che strinse le labbra e  non si fece prendere dal panico.
-Sectusempra!
-Protego!- la pelle delle braccia di Annabeth si lacerò in alcuni punti, ma lo scudo protettivo funzionò.
Una risata sguaiata si liberò dalle labbra sanguigne della donna, mentre un lampo di follia le passava negli occhi.
-Avada Ked- Renesmee le si lanciò addosso prima che potesse finire l’incantesimo, e la scagliò nuovamente contro il muro.
Clary si sentì afferrare per un braccio e Katniss la tirò su.
-Via di qui, adesso!- strillò, trascinandola fuori dalla cella.
Renesmee le seguì subito dopo, stringendo tra le mani la bacchetta di Clary, rotta.
La Serpeverde si voltò verso la porta.-Confrigo!- urlò, tirandola via appena in tempo per non farsi investire dall’esplosione.
Il pavimento tremò sotto i loro piedi. Nel buio, piccoli occhi rossi iniziarono a vorticare intorno a loro, segno che le Ombre erano state richiamate dalla loro padrona. Katniss affidò Clary a Renesmee.
-Voi andate, io li distraggo.- disse, decisa.
-Sei impazzita?- strillò Annabeth, agguantando la rossa per l’altro braccio.
Un urlo infuriato si levò dalle macerie.
-Non c’è tempo, via!
Le Ombre si gettarono su di loro. Katniss scattò in avanti, dal lato opposto rispetto a quello delle amiche, e iniziò a correre il più lontano possibile.
-Protego Horribilis!
Clary si ritrovò a correre sotto la protezione della figlia di Atena, una bacchetta rotta tra le mani e un centinaio di Ombre che cercavano di agguantarle.
Ogni volta che svoltavano per un corridoio nuove creature oscure si lanciavano contro la barriera magica, indebolendola. Annabeth aveva le tempie percorse da goccioline di sudore, e Renesmee lanciava incantesimi a destra e a manca.
Si sentiva inutile e colpevole. Se non avesse dato retta a quella maledetta voce, tutto quello non sarebbe successo. Le lacrime le pungevano gli occhi e la testa sembrava sul punto di scoppiarle.
Persino le sue gambe non volevano collaborare, e ogni due secondi inciampava in qualcosa. Era solo grazie alla presa della mezza-vampira se non si era schiantata a terra.
La luce dello scudo protettivo tremolò, e un’Ombra le afferrò la gonna, strappandogliela. I bordi distrutti si annerirono subito dopo, e Clary sentì il terrore impadronirsi sempre più di lei.
-Toglietevi da lì!- tuonò una voce possente.
Le tre si lanciarono un’occhiata, poi scartarono di lato, trovandosi davanti la preside McGrannitt, il professor Kane e il professor Denali.
Quest’ultimo puntò la lunga bacchetta davanti al voltò.
-Deprimo!- vociò. Un forte spostamento d’aria colpì le loro spalle, mentre l’incantesimo di Annabeth si spegneva.
La preside prese Clary per le spalle.
-State bene?- chiese, guardandole una ad una attraverso le lenti degli occhiali.
Loro annuirono appena, spaventate.
-Sapientona!- Percy sbucò da dietro il professore di Incantesimi, una lunga spada stretta in mano e si lanciò verso Annabeth.
-Dèi, se sei pallida.- mormorò, prendendola per mano. La bionda sorrise appena, bianca come un lenzuolo.
Anche Clary finì tra le braccia del suo migliore amico. Simon la stava letteralmente stritolando. La rossa poteva solo immaginare la sua preoccupazione, e si sentiva terribilmente in colpa.
-Via da qui, adesso.- Kane li spinse via, facendoli segno di raggiungere la Sala Grande.
-Fermi tutti.- Connor piantò i suoi occhi cerulei in quelli di Renesmee.-Dov’è Katniss?
 
 
 
Quella era stata una pessima idea.
Le gambe le facevano male da morire, ma l’adrenalina non le permetteva di fermarsi. Katniss schizzava per i corridoi di Hogwarts con il cuore in gola, mentre un cumulo di Ombre le stava alle calcagna.
Il fiato iniziava a mancarle, mentre con la mano stringeva forte la bacchetta. Sentiva la boccetta e il ciondolo bruciarle contro la pelle del petto, dove erano state messe al sicuro.
Probabilmente reagivano alla presenza oscura che la inseguiva, si disse la Serpeverde, svoltando un angolo e saltando appena in tempo per non farsi prendere da una  mano artigliata che spuntava dal muro. I dipinti nei quadri urlavano e cercavano di scacciare con scarsi risultati le creature dalle loro cornici.
Pix il poltergeist schizzò via da un’aula urlando, inseguito da un branco di Ombre e sputando tutte le parolacce che conosceva.
Katniss non avrebbe retto a lungo. Lanciò un’occhiata fuori dalla finestra, mentre passava accanto al deposito delle scope. Un’idea assurda le balenò in testa. Si voltò appena indietro, bloccandosi al centro del corridoio, e invocò un incantesimo di protezione. Le Ombre le finirono addosso, ma fortunatamente non riuscirono a toccarla.
Saettò indietro, aprì il deposito e afferrò il primo manico di scopa che trovò, salendoci sopra.
Si tuffò nella marea scura che la circondava, schizzando avanti e riuscendo ad uscirne, con gli orli dei vestiti ridotti a brandelli anneriti.
Alla fine del corridoio c’era una finestra. Katniss non esitò un secondo.
Chinò avanti il manico e si lanciò contro il vetro, che andò in frantumi. Le schegge le graffiarono la pelle e le si incastrarono nei capelli, ma era fuori.
Nonostante tutto, un manipolo di Ombre aveva continuato a seguirla, ma nel buio della notte, con il vento che le soffiava in faccia e sospesa nell’aria, sentiva di potercela fare.
Virò bruscamente verso destra, e sorvolò il campo di Quidditch. I suoi occhi cercarono uno spazio aperto, quando alcuni lampi attirarono la sua attenzione.
Erano al limitare della foresta, da lato in cui si entrava per arrivare ad Hogwarts con le carrozze.
Avrebbe voluto sapere cosa stava succedendo, ma in quel momento era troppo impegnata a sfuggire alle creature oscure che la volevano morta.
Si voltò appena, puntando la bacchetta dietro di sé.-Stupeficium!- urlò, sperando che il colpo andasse a segno.
Quando tornò a guardare davanti a sé, trattenne un urlo. Un altro gruppo di Ombre le veniva addosso, agitandosi nell’aria come uno stormo di pipistrelli.
Katniss si lanciò a capofitto di sotto, vedendo la terra che si avvicinava sempre di più al suo viso. Il vento le fischiava nelle orecchie e le Ombre urlavano dietro di lei, allungandosi per afferrarla.
A un soffio dallo schiantarsi al suolo, la Serpeverde tirò verso di se il manico della scopa, tornando dritta.
Le creature oscure si tuffarono nel terreno, facendo seccare l’erba e gli alberi che incontravano al loro passaggio.
Katniss sentiva il legno gemere, spaccarsi intorno a  lei, ma non si fermò. Si ritrovò sopra il lago, mentre dalle finestre buie di Hogwarts saettavano lampi e schiocchi di incantesimi.
Lo sguardo le cadde sulla superficie appena increspata, e rimase sbalordita.
Sotto, tra le profonde acque del lago, al centro esatto, un albero illuminava il fondale. Sembrava un salice piangente, a giudicare da quello che vedeva, e l’aura azzurrognola lo illuminava appena, creando mille riflessi sulla superficie.
Troppo distratta da quello spettacolo per rendersene conto, un’Ombra aveva approfittato di quel momento per afferrarle la scopa. Il legno si sbriciolò sotto di lei come polvere, e Katniss si ritrovò ad urlare mentre precipitava.
L’aria le fendeva il corpo, facendo gonfiare il suo mantello e tappandole le orecchie.
Chiuse gli occhi, sperando in una morte veloce e indolore, e il suo pensiero andò a Prim. Non l’avrebbe più rivista. Le lacrime le bruciarono gli occhi, e lo stridio delle Ombre si fece sempre più vicino.
-Expecto Patronum!- una voce maschile risuonò forte nella’aria, e le Ombre lanciarono un urlo disumano, quasi spaventato.
Katniss aprì gli occhi, un secondo prima di infrangersi contro la superficie del lago, e una mano l’afferrò con forza.
Due occhi verdi e gentili la osservarono con una certa preoccupazione, ben visibili dietro le lenti rotonde degli occhiali. Un cervo argenteo scrollò il capo, trottando sulla superficie dell’acqua e gli occhi grigi di Katniss si posarono sulla cicatrice a forma di saetta che l’uomo aveva sulla fronte.
Il cuore sembrò scoppiarle nel petto.
-Harry Potter.- mormorò, incredula.
Harry sorrise.
 

 
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Kamala’s Corner
 
 
Boom boom, baby!
Sono tornata, e prima di mettermi a blaterare come al solito, faccio un piccolo avviso.
Dalla prossima settimana dovrei partire per andare in viaggio, quindi, come ben potete immaginare, non aggiornerò fino al 13, credo.
Ma state tranquilli, che poi torno. Always.
E sì. #CassiopeaLaSvitata si è liberata, e adesso la mette nel sederino a tutti. Per fortuna che Clary si è salvata, anche se ha messo Hogwarts in guai grossi quanto l’Olimpo.
E Katniss diventa l’eroina del momento, facendosi inseguire da un manipolo di Ombre e quasi rimettendoci le penne.
Già. Quasi.
Il Ragazzo Sopravvissuto è tornato, BIATCHES!
E non è solo, ma vedrete. Non so quanto manchi alla fine della storia – io scrivo, poi bon – ma credo sia relativamente poco. Ora che il nemico è uscito allo scoperto, non resta che cercare gli ingredienti e una cura per chi è stato colpito dalle Ombre.
Adesso vado.
Un saluto,
Kam

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Capitolo 24
*** I'll Fight It ***


24. I’ll Fight It
 
 
 
La battaglia infuriava, dentro Hogwarts. Gli Auror mandati dal Ministero della Magia lanciavano incantesimi potenti contro le Ombre, aiutati dagli studenti. I semidei avevano sguainato le loro armi, e infilzavano mostri a destra e a manca, incoraggiandosi l’un l’altro a gran voce.
Katniss fu quasi travolta da Clarisse La Rue che agitava la propria lancia urlando frasi in greco antico che avevano tutta l’aria di essere insulti.
Le sembrava di vivere un sogno. E il fatto che Harry Potter la tenesse dietro di lui per proteggerla rendeva ancora il tutto più surreale.
La Serpeverde non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. I capelli scuri scompigliati, gli occhi verdi e brillanti e la famosa bacchetta di sambuco ben stretta nella sua mano non sembravano la realtà. Forse era finita dentro uno dei libri che narravano della lotta contro Voldemort. E allora che cosa ci facevano le Ombre lì?
Fu quando Renesmee le corse incontro che si rese conto che era tutto reale. Le sembrò quasi che la bolla immaginaria che le si era formata intorno scoppiasse, mentre l’amica le gettava le braccia al collo e la stringeva forte a sé.
Katniss affondò il petto nella divisa strappata della Grifondoro, avvolta in quel caldo abbraccio dal sapore dolce. Sbatté piano le palpebre e Renesmee la prese per le spalle, gli occhi da cerbiatta che sembravano urlare la sua preoccupazione ai quattro venti.
-Stai bene?- le chiese, stringendo appena la presa. Katniss annuì, e solo dopo qualche secondo trovò la voce per parlare.
-Dove sono le altre?
-Clary è nell’infermeria con Simon e Annabeth e gli altri semidei sono in giro a combattere, credo.- la voce della mezza-vampira cercava in tutti i modi di essere rassicurante, ma non ci riusciva un granché.
La Serpeverde si lasciò scappare un piccolo sospiro, mentre ripensava a quello che aveva visto nel lago.
Un’idea le frullò nella testa, ma aveva bisogno di aiuto per metterla in atto. Gli occhi grigi si posarono su Harry, che ricambiò il lungo sguardo. Era reale. Ed era lì perché loro avevano chiamato Ginny.
Katniss fece un passo avanti.-Grazie.- disse decisa, mentre Renesmee sussultava, rendendosi conto di chi aveva davanti.-Ma ora devo andare ad aiutare i miei amici.
Il giovane uomo sorrise appena, e accennò un saluto con il capo.-Vai.- mormorò, prima di stringere la presa sulla bacchetta e voltarsi.
La ragazzina fece lo stesso e, presa Renesmee per mano, iniziò a correre tra gli studenti e i professori che affollavano i corridoi. Qualcuno giaceva a terra, con gli occhi vitrei, e Katniss ebbe l’impulso di fermarsi e controllare chi erano, ma si  ordinò di continuare a correre. Non sarebbe mai riuscita ad attuare il suo piano se avesse trovato Gale attaccato dalle Ombre.
-Che cosa hai intenzione di fare?- la mezza-vampira l’affiancò senza la minima fatica, mentre sguainavano le bacchette contemporaneamente.
-Credo di aver trovato un altro ingrediente. E per fermare Cassiopea dobbiamo parlare con una persona.- spiegò, sferrando un incantesimo verso un’Ombra alle spalle di Silena Beauregard. Quella le urlò un “grazie” riconoscente, prima di voltarsi e affondare un sottile stiletto di cristallo nel fianco di un altro essere oscuro.
-Con chi vuoi parlare?- strillò la Grifondoro, scuotendo la testa.-E soprattutto, vuoi farlo adesso?
Katniss non si lasciò spaventare dal tono incredulo dell’amica, e annuì, sperando che avesse capito.
 
 
-Adesso mi spiegate dove state andando, voi sette.
Avevano trovato Annabeth al terzo piano, spalle contro spalle con Percy, tutti e due con gli abiti bruciacchiati e anneriti dal fumo. Le Ombre che li attorniavano erano fuggite via non appena il figlio di Poseidone era stato abbastanza vicino ai bagni, e aveva fatto esplodere le tubature fino in corridoio.
Katniss aveva spiegato velocemente il piano che aveva in mente alla figlia di Atena, mentre Connor la stritolava in un abbraccio come mai aveva fatto, e insieme erano andati a recuperare Clary e Simon dall’infermeria.
E adesso, adesso che erano quasi vicini alla meta, ecco che Ginevra Weasley compariva davanti a loro con le braccia incrociate e lo sguardo indagatore.
-Ginny!- esclamò Clary, gli occhi ancora rossi di pianto. Lei alzò il mento.
-Si può sapere che state combinando?- sbottò lei, scuotendo la testa.-Lo so che centrate voi, in tutto questo.
Renesmee si morse le labbra.-Sì e no. Però stiamo cercando di rimediare.- berciò, forzando un sorriso storto.
La ragazza alzò un sopracciglio.-Dove state andando?
Silenzio. Annabeth osservò il corridoio vuoto con vago interesse, mentre accanto a lei Katniss si passava una mano tra i capelli, scompigliando ancora di più la treccia mezza disfatta.
la più grande emise un urlo soffocato, facendoli sobbalzare.-Oh, andiamo!- esclamò.-Siete state voi a chiamarmi, permettetemi di aiutarvi.
-Non vuoi dirlo ai professori?- le chiese Simon, beccandosi subito dopo una gomitata nel fianco da Connor.
-Ahia!- bofonchiò, lanciando un’occhiataccia al figlio di Ermes. Ginny sospirò, alzando gli occhi al cielo.
-Certo che no.- disse, fissando Renesmee dritto negli occhi.-Ci sono passata anch’io, sapete? E se siete almeno testardi la metà di quanto lo era Harry alla vostra età avete già un piano, e non riuscirò di certo a fermarvi.
Un piccolo sorriso illuminò il volto sporco di Percy.
-Sai dov’è la presidenza?
Ginny alzò entrambe le sopracciglia.-Certo che sì.
I ragazzi la seguirono in silenzio, stando ben attenti a non fare troppo rumore. La battaglia, ai piani di sotto, iniziava a terminare. Le Ombre venivano scacciate da incantesimi e lame di bronzo celeste, e Cassiopea sembrava essere svanita nel nulla.
La porta dell’ufficio del preside si nascondeva dietro alla statua di un enorme gargoyle di pietra scura, che fissava dinanzi a sé con fierezza.
-Come facciamo ad entrare?- chiese Clary, torturandosi le mani in grembo.
Ginny scosse la testa.-Ci deve essere una parola d’ordine, ma io non la so.- ammise dispiaciuta.
Annabeth iniziò a tamburellare l’indice sul mento, come faceva sempre quando era sovrappensiero. Gli occhi plumbei squadravano la statua con meticolosità, quasi a cercare un punto debole su cui fare forza.
-Albus Silente.- enunciò Connor, dietro di loro. Si voltarono tutti a guardarlo, e lui scrollò le spalle con imbarazzo, dondolandosi sui talloni.
-L’ha scoperta Travis qualche giorno fa.- si giustificò, mentre il pesante gargoyle si spostava per lasciarli passare.
Un sorriso triste si dipinse sul volto di Ginny, mentre entrava per prima nello studio.
La stanza era grande, ovale, e appesi ai muri innumerevoli ritratti brontolavano tra loro. I libri e gli oggetti sui vari ripiani erano riposti con ordine e cura, e Katniss notò un vecchio trespolo sistemato accanto alla finestra. Provò l’irrefrenabile impulso di schioccare le dita, mentre realizzava che erano più vicini alla soluzione di quanto pensassero.
La Serpeverde si fece avanti, osservando i quadri appesi davanti a lei.
-Harold Witheswallow?- chiamò, aspettando una risposta. Nessuno rispose.
-Preside Whiteswallow?- provò allora Annabeth, affiancando l’amica.-Dovremmo parlarle un attimo. Riguarda sua figlia.
Qualche ritratto si agitò nella propria cornice, e un sottile vociare si diffuse tra i quadri. Le due ragazzine si guardarono, abbacchiate. Non era quello il risultato che si aspettavano. Dietro di loro, gli altri ragazzi aspettavano in silenzio, mentre Ginny osservava l’ufficio piena di nostalgia.
-Mia figlia…- borbottò una voce mesta, facendoli sobbalzare.
Katniss cercò disperatamente di individuare il punto da cui era venuta la voce, mentre gli altri presidi si ammutolivano piano.
-Cosa volete sapere su mia figlia?
Annabeth le tirò una gomitata, indicando col mento il ritratto che aveva parlato.
Era un uomo giovane, sulla cinquantina. I folti capelli sale e pepe e la barba brizzolata facevano risaltare gli occhi chiari come gemme su quella pelle candida come la neve.
La Serpeverde prese un profondo respiro.-Noi…noi vorremmo sapere come scacciare le Ombre.
il preside Whiteswallow le osservò attentamente. Aveva uno sguardo stanco, distrutto dal dolore e terribilmente tormentato.
-Lo sapete già. Avete trovato l’incantesimo.- osservò l’uomo.
Annabeth si schiarì la voce.-È vero, ma non sappiamo come metterlo in atto. E ci chiedevamo se… be’, se lei sa come fermare sua figlia.
-Mia figlia…- pronunciava quelle due parole con voce sempre più rotta.-Dovete tornare all’origine, una cosa che io non ho fatto. Quello è l’unico modo per fermare tutto questo.- sussurrò, per poi chiudersi in nel silenzio totale.
Le due si guardarono, consce di non aver risolto niente. Fu allora che la porta scricchiolò.
Si voltarono di scatto, Percy sguainò la spada ma Cassiopea fu più veloce.
-Petrificus Totalus!
Il semidio cadde a terra, rigido come un blocco di ghiaccio e con gli occhi spalancati dalla sorpresa.
-Percy!- strillò Annabeth, pronta a lanciarsi in soccorso dell’amico. Cassiopea si parò davanti a loro con velocità disumana, e Renesmee tese i muscoli, pronta a saltarle addosso.
-Mi dispiace interrompere la conversazione.- ghignò, mostrando il sorriso disumano che faceva ogni volta rabbrividire Katniss dall’orrore.-Ma paparino deve ridarmi una cosa.
Dalla bacchetta che aveva rubato a Clary scaturì un raggio rossastro che colpì in pieno il dipinto del Preside Whiteswallow.
-NO!- strillò Clary, lanciandosi in avanti.
Cassiopea la scacciò con un gesto della mano, e la Grifondoro cadde a terra.
-Pensavo che avresti capito, mia piccola stella del mattino, ma a quanto pare ti ho sopravvalutato. Tanto vale porre fine a questa pagliacciata adesso.- disse la donna con noncuranza, mentre un manipolo di Ombre piombava sulla giovane strega dai capelli rossi.
Le gambe di Katniss si mossero da sole, prima ancora che potesse realizzare cosa stava accadendo.
Si frappose tra gli esseri oscuri e la sua amica e chiuse gli occhi, mentre le Ombre la investivano in pieno.
Fu come se ogni singola particella del suo copro prendesse fuoco. La pelle le bruciava, sentiva un calore inimmaginabile avvolgerla e perforarle le vesti, e poi la pelle, fino ad entrare dentro il suo corpo, annebbiandole il cervello.
Il respirò le venne a mancare e spalancò la bocca in certa di ossigeno, avvolta da quello strato nero come la pece.
L’immagine di suo padre le si parò davanti. Gli occhi color giacimento, così simili ai suoi. La pelle olivastra, i capelli neri, il sorriso gentile. Un senso di pace l’avvolse e il calore sembrò stabilizzarsi, diventando un tenero tepore.
-Non ti arrendere, saetta.- mormorò dolcemente. Katniss strizzò gli occhi, confusa. Suo padre aveva la stessa voce di Harry Potter.
All’improvviso, il fiato le tornò in gola e una luce azzurrognola si diffuse intorno a lei, scacciando le Ombre.
Il ciondolo brillava sul suo petto, ben visibile oltre i vestiti anneriti dal contatto con le creature oscure.
-Non è possibile!- sbottò Cassiopea, osservandola furente, un piccolo scrigno stretto tra le mani.
Katniss sentì qualcosa muoversi dietro di lei. Sentiva tutte le ossa del corpo indolenzite, la testa le girava e le sembrava di avere la pelle ustionata.
-Stupeficium!
Clary si stagliava dietro di lei, i capelli che le ricadevano selvaggiamente sulla schiena e sugli occhi, gli occhi verdi vibranti d’ira e la bacchetta di Simon puntata con sicurezza di fronte a sé.
Katniss non l’aveva mai vista così arrabbiata.
Cassiopea si schiantò contro la scrivania, ribaltandola e facendo crollare a terra tutto quello che vi era sopra in un fracasso assurdo.
Lo scrigno che aveva in mano fino a poco prima le cadde dalle mani e Connor, lesto come una volpe, lo afferrò e puntò la bacchetta contro la donna.
-Accio bacchetta!- ordinò ancora Clary, recuperando ciò che le spettava di diritto.
-Come osi…- ululò la donna, alzandosi a fatica.
-Impedimenta!- sbottò allora Ginny, e Cassiopea volò nuovamente all’indietro, colpita al petto. Andò a sbattere contro la parete piena di quadri, facendone cadere qualcuno.
Con un urlo di rabbia cercò nuovamente di alzarsi, ma la porta si spalancò e la preside McGranitt entrò come una furia nel suo ufficio, puntò la bacchetta contro il nemico e tuonò una maledizione senza perdono.
La magia potente che vibrò nell’aria fece rabbrividire Annabeth dalle dita dei piedi alle punte dei capelli, mentre cercava in tutti modi di tenere al riparo il corpo pietrificato di Percy da quello scambio di incantesimi.
Cassiopea strillò un’altra volta, ma non avendo più bacchette o Ombre accanto a sé, decise di battere in ritirata, e sparì con uno schiocco.
Katniss deglutì, osservando la preside con il fiatone e il punto dove fino a poco prima c’era il ritratto di Harold Whiteswallow.
Adesso, rimaneva solo un profondo squarcio dai bordi anneriti sul muro.
 
 
-Katniss!
Gale la sollevò di peso e la strinse a sé, facendole scappare un gemito di dolore.
Si staccò subito e le prese il volto tra le mani, l’espressione angosciata di chi ha temuto il peggio.
-Dio mio, che cosa hai combinato?- sbottò, osservando gli abiti squarciati e la pelle bruciacchiata in più punti.
La ragazzina si concesse un sorriso di scuse, mentre Mags la strappava da quell’abbraccio e la ficcava in uno dei letti liberi dell’infermeria.
Connor osservò Gale sedersi accanto a lei e prenderle una mano tra le sue, mentre un moto di gelosia gli avvolgeva la bocca dello stomaco. Incassò la testa tra le spalle e lanciò un’occhiata ad Annabeth, che sorseggiava nel letto accanto a lui il suo nettare, riacquistando pian piano un po’ di colore.
Percy mugugnò qualcosa, ma l’incantesimo che l’aveva colpito non era ancora svanito e il figlio di Ermes non aveva capito nulla.
Sbocconcellò di malavoglia il suo cubetto di ambrosia, che sapeva dei marshmallows che arrostivano intorno al falò ogni sera, al Campo Mezzosangue, e osservò suo fratello venirgli incontro.
Travis aveva un taglio superficiale sul viso ed era un po’ ammaccato, ma tutto sommato sembrava stare bene.
-Quel tipo ti sta rubando la ragazza.- disse, indicando con il pollice Gale.
Percy, accanto a loro, gorgheggiò, e Annabeth si staccò dalla sua tazza per mostrare una smorfia sul viso ambrato.
Connor scrollò le spalle.-Katniss non è la mia ragazza.- borbottò, fissandosi la punta delle scarpe.
Suo fratello alzò un sopracciglio.-Friendzone?- chiese, cercando di usare un tatto che non gli apparteneva.
Il minore sospirò appena.-Qualcosa del genere.
-Ahia.
-Già.
Percy provò a sibilare qualcos’altro, ma sembrò parlare il balenese come Dory de Alla Ricerca di Nemo. Annabeth scosse la testa e tornò a sorseggiare il contenuto della tazza, con o sguardo fisso nel vuoto.
Da quando Cassiopea era sparita nel nulla si era fatta più silenziosa del solito.
-Quindi avete un piano.- non era una domanda. Travis lo osservava serio, questa volta.
Connor sollevò un angolo della bocca.-Direi proprio di sì.
 
 
Il giorno dopo pioveva, e chiusi nel bagno di Mirtilla Malcontenta, in dieci, si stava piuttosto stretti.
-Quindi,- Harry si grattò la cicatrice in un gesto istintivo, osservando i tre oggetti davanti a sé e ignorando i commenti del fantasma che ronzava sopra le loro teste.- abbiamo tre ingredienti. Uno è nel bosco, l’altro nel lago, l’ultimo non abbiamo neanche idea di che cosa possa essere.
Ginny posò il viso su una mano, incrociando le gambe sul pavimento.
-Detto ‘osì sembra molto meho posihivo.- biascicò Percy, che continuava a parlare male. Secondo Bane ci sarebbero volute almeno ventiquattro ore per recuperare del tutto le facoltà fisiche e tornare a saper parlare decentemente.
Mirtilla piagnucolò che nessuno l’ascoltava, e tirò lo sciacquone dell’ultimo gabinetto.
-In realtà questo non è un ingrediente. O almeno credo.- disse Annabeth, passandosi la mano tra i riccioli biondi. Prese tra le mani lo scrigno che Cassiopea aveva trovato dietro il ritratto di suo padre, aprendolo senza difficoltà. Dentro faceva bella mostra una piccola chiave di ottone piena di ghirigori anneriti dal tempo.
-Cosa pensate che apra?- Gale parlò per la prima volta da quando si erano riuniti nel bagno, chinandosi in avanti incuriosito.
Connor, seduto alla destra di Katniss, serrò la mascella senza darlo a vedere. Era stato molto scocciato quando se lo era visto arrivare in compagnia della compagna di Casa. Lo era stato ancora di più quando Katniss si era seduta tra loro due, e lo era anche adesso che Annabeth gli passava la scatolina che aveva aperto pochi secondi prima.
Renesmee si schiarì la voce.-Stanotte ho fatto un sogno strano.
-Un altro?- chiese il figlio di Ermes.
-Un incubo?- chiese contemporaneamente Gale. Entrambi si lanciarono un’occhiata secca, e Connor si morse la lingua mentre nella sua testa esplodevano insulti di tutti i tipi.
-Sì.- rispose la mezza-vampira.-Ho sognato la cella dove era rinchiusa Cassiopea. Solo che era diversa, sembrava una serra. E c’era il preside Whiteswallow che mostrava qualcosa ad una bambina. Solo che ad un certo punto la bambina trovava un’apertura nel pavimento e ci cadeva dentro.
-E...?- chiese Percy, corrucciando le sopracciglia in modo buffo.
-E il preside sputava un fiore rosso.- terminò la Grifondoro, scuotendo la testa.
-E che senso dovrebbe avere questa cosa?- domandò Katniss, lisciandosi la treccia mora.
-Non lo so.- ammise Renesmee, con aria mesta.
Ginny tamburellò le dita sul ginocchio, osservando la strana sostanza dorata che conteneva una delle due boccette sul pavimento.
-Forse so chi può dircelo, ma non so quanto sia attendibile, come fonte.- disse, mordicchiandosi l’interno della guancia.
-Chi?- le chiese confuso e stupito Harry, voltandosi verso di lei.
Lei forzò un sorriso, come se sapesse che la risposta che stava per dare non sarebbe piaciuta al suo ragazzo.-La professoressa Cooman.
Harry si lasciò scappare un verso contrariato, così come Katniss.
-Pensavo che i vecchi professori fossero andati in pensione.- Annabeth aggrottò le sopracciglia, mentre Ginny scuoteva la testa con vigore.
-In realtà hanno solo avuto un periodo di riposo dopo la guerra contro Voldemort.- rivelò.-Dovrebbero tornare l’anno prossimo ad insegnare.
-Cosa?- Renesmee quasi lo urlò, e Simon le fece segno di abbassare la voce. Mirtilla Malcontenta dovette trovarlo molto divertente, perché iniziò a ridacchiare.
-Non lo sapevate?- gli chiese Harry.
Katniss scosse la testa.
-In realtà i professori che avete ora hanno già un altro lavoro, al di fuori del mondo magico e insegnano solo momentaneamente.- spiegò il giovane, cercando di sistemarsi meglio in quello spazio ristretto tra i lavandini, con scarsi risultati.
Clary, che non aveva parlato fino a quel momento, tossicchiò leggermente, attirando l’attenzione su di sé.
-Forse so dove può essere la botola.- disse, mentre il ghigno di Cassiopea le solleticava la memoria.


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Kamala's Corner

Hola, gente, sono tornata! So che vi ho fatto aspettare un bel po' per questo capitolo, ma scriverlo è stato un parto, tra la mancanza di ispirazione e i problemi con il computer che mi hanno assicurato un posto bello pronto nell'Inferno, per tutte le maremme che ho tirato giù.
So, Katniss per poco non ci resta secca, ma a quanto pare i doni della Driade l'hanno protetta, e grazie all'infarto che si è presa, Clary ha tirato fuori la Grifondoro ch c'è in lei e ha schiantato alla grande #CassiopeaLaSvitata.
E finalmente ci sono Harry e Ginny. Ginny, la mia amata bambina *-*.
Connor alla fine sputa il rospo, mostrando la cotta che si è preso per Katniss e la sua poca simpatia nei confronti di Gale, che si riappacifica con la nostra Ghiandaia Imitatrice.
Che dire, gente, ci si rivede alla prossima.
Kam.

 

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Capitolo 25
*** Avviso ***


Avviso
 
Già, non pensavo avrei mai scritto una cosa del genere, ma credo ci sia una prima volta per tutto.
Stardust verrà momentaneamente sospesa, fino a data da destinarsi. E adesso vi spiego anche perché, ve lo devo.
Ultimamente ho trovato molte difficoltà a scrivere, ma non in generale, intendo a scrivere questa storia. L'ho iniziata due anni fa piena di energia e nuovi proprositi, ma con il tempo il mio entusiasmo è andato a scemare.
Ho iniziato a sentire questo ruolo pesante, a non avere più voglia di scrivere e a non sapere cosa scrivere, e ho continuato ad aggiornare solo per una battaglia con me stessa, e per le recensioni. A questo punto, però, mi sono fermata. Perché io non voglio scrivere per ricevere il commentino carino e la bandierina verde, sopratutto quando so che non me lo merito. Io voglio metterci il cuore in quello che scrivo, voglio esserne soddisfatta e rileggere il mio lavoro per poi dire "Wow, hai dato proprio il meglio di te".
E questo non succedeva più da tempo, con Stardust. Non voglio scrivere qualcosa che mi fa altamente schifo. Non voglio essere riconosciuta per un lavoro mediocre, per cui non mi sono sforzata, in cui non ho dato il massimo e non ho messo la passione, quella stessa passione per cui io ho bisogno di scrivere ma che si era trasformata in un peso, in questo caso.
Non mi auguro che voi capiate, anzi, arrabbiatevi pure, sono arrabbiata anch'io. Mi sono lasciata comprare da una parte di me che cercava solo i complimenti, senza aver fatto niente, facendo le cose alla cavolo. Io non voglio fare le cose alla cavolo, voglio che quello che scrivo trasmetta qualcosa, e soprattutto che possa trasmettere la mia grinta e la mia passione nel fare ciò che mi piace, ciò che mi rende la persona che sono. Per questo, finché non ritroverò quei due sentimenti essenziali, Stardust non continuerà.
Potrebbero volerci settimane, potrebbero volerci anni. Forse la cancellerò, forse invece la revisionerò, non lo so. So solo che questa volta non cadrò nello stesso tranello e che non scriverò più per ottenere dei secondi fini, ma lo farò prima di tutto per me stessa e per condividere con voi quella fondamentale parte di me che è la scrittura.
Un grande grazie a tutti voi che avete seguito, letto, recensito, preferito e ricordato Stardust. Siete stati davvero degli angeli a sopportarmi. Vi voglio bene.
A presto - spero -,
Kamala.

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