On Thomas'tracks

di MysteriousSx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Prologue ***
Capitolo 2: *** 1.I genitori ***
Capitolo 3: *** 2.Minho ***
Capitolo 4: *** 3.Brenda ***
Capitolo 5: *** 4.Teresa ***
Capitolo 6: *** 5.Newt ***
Capitolo 7: *** Avviso!! ***
Capitolo 8: *** Pensieri di un fidanzato ***
Capitolo 9: *** Buio e vuoto ***
Capitolo 10: *** Segreti nascosti ***
Capitolo 11: *** Mi manchi ***
Capitolo 12: *** Non ho mai detto ***
Capitolo 13: *** Non ho mai detto ***
Capitolo 14: *** Non ho mai detto ***
Capitolo 15: *** Non ho mai detto ***
Capitolo 16: *** Non ho mai detto ***
Capitolo 17: *** Non ho mai detto ***
Capitolo 18: *** Non abbiamo mai detto... ***
Capitolo 19: *** Confessioni ***
Capitolo 20: *** Nuovi indizi ***
Capitolo 21: *** Morto. E' colpa mia? ***
Capitolo 22: *** Trovato ***
Capitolo 23: *** Nessuno può averlo ***
Capitolo 24: *** You're the only who makes me happy ***
Capitolo 25: *** Krystal ***
Capitolo 26: *** No. Is our baby ***
Capitolo 27: *** The end? ***
Capitolo 28: *** Ringraziamenti ***



Capitolo 1
*** -Prologue ***


-Prologue



 
Mi ricordo ancora quel giorno.
Era il 26 giugno ed erano appena le dieci. Faceva un caldo tremendo, che diventava peggiore sotto la tunica che indossavamo noi diplomati. D’altronde, quest’ultima era nera, e si sa, il nero attira il sole. Era il giorno che mi avrebbe cambiato la vita.
Ma non per il fatto che mi stavo appena diplomando e che quindi sarei andato al college e tutto il resto … no, quel giorno lo ricorderò per sempre per un altro motivo.
Era il 26 giugno ed erano appena le dieci, quando mi dissero che Thomas Edison era scomparso.







 








 
Alle otto precise di quella mattina, ero già sveglio. Mi ero fatto una doccia, mi ero messo una camicia bianca a maniche corte ed un paio di jeans. Avevo infilato la toga e messo il tocco.
Mi ricordo, di essermi guardato allo specchio per un lungo periodo di tempo.
Avevo diciott’anni. Avevo superato gli esami con un bel 90 %.
Potevo essere il ragazzo più felice della terra in quel momento.
Ed invece non lo ero.
Mi mancava una sola cosa per essere veramente felice quel giorno.
Ed era Thomas.
Pensando a lui, continuai a guardarmi allo specchio.
Poi andai verso la scrivania. Afferrai il cellulare e gli scrissi un SMS.
 
“Tommy. Ti prego, rispondimi. Ci sto malissimo per quella litigata. Mi dispiace di aver affrettato i tempi, hai ragione tu, forse non siamo pronti a dirlo a tutti.
Sono due giorni che non ti vedo a scuola, dove sei finito?
Mi manchi tantissimo, sai?
Per favore, perdonami, ti chiedo scusa per come mi sono comportato.
Rispondimi al più presto. Ti amo.”
 
Uscii di casa, salutando i miei con un cenno della mano. Vidi mia madre che piangeva, commossa. Vidi mio padre, uno sguardo fiero in volto.
Saltai dentro la mia macchina, misi in moto e mi recai verso la scuola.
Per l’ultima volta.
Certo, mi riusciva difficile guidare, dato che sono zoppo, però ci riuscivo abbastanza bene.
Arrivai puntuale alle nove.
Non appena uscii dalla macchina, Minho (il mio migliore amico e anche il migliore amico di Tommy), mi saltò addosso.







 








 
-CIAO DIPLOMATO!- mi urlò in un orecchio.
-Minho, piano! Le orecchie mi servono!- gli dissi.
-Scusa, sono emozionato! Un 88 non è mica da tutti i giorni!-
Minho si era diplomato con un brillante 88. Una cosa abbastanza strana dato che a scuola era una frana.
-Hai visto Tommy?- gli chiesi a bruciapelo.
-No, fratello! Stavo, anzi, per farti la stessa domanda!-
-Con me non parla più … -
-Non ci credo! Conti moltissimo per lui!-
-Dici davvero?-
-Me lo ha detto! Sta tranquillo! Qualunque cosa sia successa, vedrai che si sistemerà! E comunque, presto sarà qui, sia il suo bel culetto, sia il suo schifosissimo 100 e Lode!-
Il linguaggio di Minho non è proprio dei migliori, però aveva ragione. Thomas era il più in gamba della scuola, ma non per questo era considerato un secchione. Era anzi molto popolare. Giocava anche a Lacrosse. E la cerimonia dei diplomi era un evento troppo importante.
Un traguardo che lui aveva raggiunto appieno. Non poteva mancare.
Ma, a quanto pare mi sbagliavo. Solo che allora non lo sapevo.
Io e Minho ci recammo verso il palco parlottando e cercando Thomas con lo sguardo in mezzo alla marea di studenti. Non vidi lui, bensì Teresa.







 








 
Lei ci vide e ci venne incontro.
Cercai di trattenere un ringhio alla sua vista.
-Ciao ragazzi! Pronti?- ci disse come se non fosse successo nulla. Un sorriso strafottente stampato in faccia. Un sorriso che riservava solo a me.
-Prontissimi!- rispose prontamente Minho –Che premio danno per la bellezza e l’intelligenza insieme? Perché il sottoscritto vuole sentirsi lodare per entrambi!-
-Non è una consegna premi, Minho! Ci daranno i diplomi!- gli disse Teresa.
-Lo so, lo so! Ma se fosse stata una consegna premi, quello per lo studente “Più sexy e seducente dell’intera Jackson Hills” sarebbe stato mio!-
-Non credo! L’avrebbero dato a Tom! Tu non trovi, Newt?-
Uno dei principali obbiettivi di Teresa era quello di rendermi la vita impossibile.
Non la guardai, posai lo sguardo sull’erba sotto i miei piedi. Se aveva intenzione di farmi incazzare, ci stava riuscendo, ma non lo diedi a vedere. Le avrei dato una soddisfazione enorme.
-Ci vediamo dopo, Minho!- dissi e mi allontanai.
Mi scesero delle lacrime dagli occhi, ma me le asciugai con la manica.







 









 
Ci stavano per consegnare i diplomi.
Ma vennero interrotti da uno stridere di sirene.
Sirene della polizia.
Due volanti della polizia si fermarono davanti ai cancelli della scuola. Scesero dei poliziotti, vennero verso di noi.
Ricordo quei minuti. Minuti di ansia e di preoccupazione. Nessuno sapeva cosa stava succedendo.
Guardai Minho, e successivamente Brenda, l’altra mia migliore amica.







 








 
Tutti e due avevano uno sguardo confuso. E credo lo fosse anche il mio.
-Per favore, mantenete la calma!- ci disse uno dei poliziotti. –Dobbiamo purtroppo interrompere questa cerimonia!-
-Come mai, agente?- chiese la nostra preside, avvicinandosi.
-Un ragazzo, Thomas Edison, è scomparso!-
Il fiato mi mancò. Pensai di aver capito male, all’inizio. Ma il suono delle lettere che formavano il suo nome era così familiare.
Thomas era scomparso.
E io, sentii il forte desiderio di svegliarmi da quello che credevo fosse solo un incubo.
Ma, purtroppo era la triste realtà.
L’incubo ancora doveva cominciare.
 









 

 

 

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Capitolo 2
*** 1.I genitori ***


I genitori
 
-Giornata di fuoco, eh, capo?-
-Puoi dirlo forte, George! Ragazzo diciottenne scomparso!-
-Ah, come minino ha fatto una fuga romantica con la fidanzatina!-
 
Joe Miller era a capo del commissariato di polizia, sezione persone scomparse, da circa due anni e mezzo. Era un bell’uomo di trent’anni, alto, capelli neri, occhi verdi e un sorriso che stendeva metà delle donne che incontrava. Lui e il suo vice, Carrie Baker, donna di media statura bionda, occhi azzurro chiaro di circa ventiquattro/venticinque anni, erano stati messi al corrente della scomparsa di Thomas Edison quel giorno stesso ed avevano attivato tutta la squadra per trovarlo. Erano andati alla cerimonia di consegna dei diplomi per prendere gli amici del ragazzo per indagare sulle cause probabili della scomparsa.
Joe li vide tutti: Minho, il migliore amico; Newt, il ragazzo silenzioso; Brenda, la migliore amica; Teresa, la fidanzata.
Era il momento di iniziare gli interrogatori.









3 ore dalla scomparsa









Pov- Joe

-Joe? Hai un minuto?- disse Carrie entrando nel mio ufficio.
-Ma certo, entra!- le dissi.
Lei entrò con un paio di cartelle tra le braccia. Una gialla e l’altra rossa.
-Ti ho portato quei documenti che dovresti firmare!- disse la mia collega, sedendosi di fronte a me.
-Oh, grazie mille!- dissi io.
Presi una penna dalla scrivania e cominciai a firmare quei pezzi di carta. Non li leggevo nemmeno. Nel mio lavoro, avevo imparato, documenti come le pratiche d’ufficio, erano quasi sempre uguali, poteva cambiare al massimo un punto o una virgola.
-Ecco fatto!- dissi, porgendole di nuovo le cartelle con un sorriso.
-Grazie mille! Erano per avere finalmente il consenso per indagare sulla scomparsa di Thomas Edison!-
-Oh, perfetto! Il caso è nostro, quindi?-
-Si! Dovremmo iniziare ad interrogare i soggetti … -
Già, gli interrogatori. Una cosa che ho sempre detestato fare. Ogni volta che cominciavo a fare le domande, loro piagnucolavano o pretendevano di avere diritto ad un avvocato, anche se non avevano fatto niente. Non li ho mai sopportati. Ma fa parte del mio lavoro, quindi …
-Andiamo! Chi sono i primi?-
-I genitori!-
 
-Scusate l’attesa … - dissi entrando nella sala degli interrogatori del commissariato.
-Si figuri!- mi rispose la madre del ragazzo. Molto giovane e bella con i capelli marroni e gli occhi dello stesso colore. Il padre, invece, era un uomo alto con i capelli brizzolati neri, quasi grigi e gli occhi verdi.
La madre del ragazzo, Susan, mi sembra si chiamasse, mi sorrise mentre mi sedevo nella sedia di fronte a loro. L’unica cosa che ci separava, era quel semplice tavolo di legno.
-Dunque … dovrei farvi alcune domande su vostro figlio … -
-Ma certo, faccia pure!- disse il padre del ragazzo, Marcus, in tono accondiscendente – Non c’è niente che non andasse in Thomas!-
-Beh, signor Edison, se è scomparso, un motivo dev’esserci per forza … -
-Mio figlio non fa cavolate di questo genere!- disse Marcus in tono più esasperato.
-Marcus, calmati!- disse Susan, mettendo una mano sopra a quella del marito.
Marcus riprese fiato. Si rilassò di più. Io estrassi dalla tasca un foglietto. Mi ero appuntato alcune domande da rivolgere ai coniugi.
-Dunque, sapete se Thomas aveva dei problemi con qualcuno?- feci la prima domanda.
Era una domanda classica, che poniamo sempre per prima. Capita sempre più spesso che i ragazzi scompaiano perché hanno litigato con qualcuno o per una questione irrisolta.
-No, Thomas è il ragazzo più tranquillo che ci sia!- rispose la madre, gentilmente –Non ha mai avuto una lite con nessuno, ne sono certa!-
-Va bene! Allora … Thomas è fidanzato?-
-Si, ha una ragazza, Teresa, mi sembra che sia qui oggi … - disse il padre guardandosi indietro come per cercare la ragazza.
-E voi che ne pensate di lei?-
- Teresa è una bravissima ragazza! Lei e Thomas stanno insieme da quasi due anni, ormai!- disse Susan.
-E … per caso, avete notato se nell’ultimo periodo ci siano state crisi di qualche genere?-
-Beh, in effetti, c’è stata una sera, a cena, a casa nostra, in cui hanno  litigato …









*FLASHBACK*
 
Pov- Thomas
 
Mio padre si sta lanciando in uno dei suoi soliti sproloqui sul college e sul fatto che io un giorno in futuro dovrò seguire le sue orme, ecc …
Mia madre e Teresa stanno invece ridendo di una cosa della quale non avevo seguito il discorso per filo e per segno.
Io sto giocherellando con le verdure nel mio piatto, non avendo per niente fame.
Faccio finta di ascoltare mio padre, ma in realtà, penso a lui.
Sarei dovuto uscire da solo con lui, questa sera, ma mia madre mi ha incastrato in questa cena con una ragazza che crede che io ancora ami.
Ma forse io non ho mai amato Teresa.
Mai.
Ancora mi chiedo come ho fatto a pensare di mettermi insieme a lei, quando la persona che amo realmente era sempre stata lì, accanto a me.
Come se avesse percepito i miei pensieri, il cellulare mi vibra nella tasca.
Lo estraggo e vedo che mi è appena arrivato un sms. Proprio da lui.
Sorrido al solo pensiero.
Apro il messaggio.
“Ciao Tommy! Come va la serata?”
Sorrido di nuovo.
“Mi manchi da morire!” gli rispondo.
Dopo poco, arriva un altro messaggio.
“Mi manchi anche tu! Ce la fai a passare più tardi? :)”
“Ci provo! Non resisto un altro minuto!”
“Ahahahahahah, dai fai buon viso a cattivo gioco!”
“Si tu la fai facile! Ci vediamo da te :)?”
“Certo, tra mezz’ora?”
“Okay …”

 
Chiudo il cellulare e me lo metto in tasca.
 
Pov- Marcus

Vedo Thomas che comincia a messaggiare.
Non gli dico niente, ovviamente, mentre continua a scrivere, ma quando mette via il cellulare, gli chiedo:
-Chi era, figliolo?-
Lui colto di sorpresa, alza lo sguardo e cerca il mio.
Mi sembra che esiti un po’ prima di rispondere.
-Ehm … era, era Minho, mi chiedeva se tra poco passo da lui … -
- Thomas ma siamo qui con Teresa, non mi sembra il caso … -dice mia moglie. Io non le do torto, ma Thomas protesta.
-Ma, tanto avevamo finito … -
-Thomas, smettila di fare il bambino! Vedi Minho tutti i giorni a scuola, non penso sia un problema se stasera non vai da lui!- dico io, lasciando intendere che non voglio continuare a discuterne.
-E andiamo, papà … -
-Ho detto di no … -
-Minho? Non era Newt che ti scriveva?- chiede Teresa.
Io subito mi allarmo. Non voglio assolutamente che Thomas esca con quel ragazzo. Non mi era mai piaciuto più di tanto.
-Newt? Ma che dici?- chiede Thomas.
-Ho visto chi ti scriveva! Non sono stupida … -
-Allora se non lo sei, dovresti sapere che esiste la privacy … -
-Thomas, ma ti sembra il modo di trattarla così?- chiede mia moglie.
-Infatti, hai esagerato!- ribatto io.
-Non vi preoccupate, signori Edison, ormai è diventata un’abitudine … - dice Teresa.
-Cosa vorresti dire?- chiede Thomas.
-Sei distante!- risponde Teresa –Non mi fai sapere dove vai, ti incupisci, mi rispondi male, litighiamo in continuazione … -
-Cos’è? Ti devo rendere conto della mia intera esistenza? –
-Stiamo insieme! Potresti rendermi almeno partecipe della tua esistenza! –
-Forse non ne ho voglia, Teresa! E secondo te, perché siamo in questa situazione?-
-Per colpa tua, ecco perché!-
-Perché tu non mi concedi i miei spazi! Mi stai sempre e continuamente addosso!-
-E come dovrei fare? Sei tu che mi fai comportare così!-
-Ah, quindi sarebbe colpa mia? Se siamo in questa merda è solo per colpa tua!-
-Thomas! Non dire queste parole!-dico io.
-Non mi importa di quello che dico, perché tanto è quello che penso! E comunque, io esco lo stesso!- dice lui in ultima battuta, alzandosi dal tavolo e andando verso la porta.
-Thomas! Torna immediatamente qui!-dico di nuovo io.
Ma lui sbatte la porta ed esce.
*END OF FLASHBACK*
 
-Dopo di che se ne è andato! Da Minho, da Newt … non lo so … - concluse Marcus.
-Quindi, c’erano stati dei problemi, tra i due … - disse Carrie.
-A parte quella litigata, non saprei … - affermò Susan. –Ma sembrava tanto di si, dopo quella sera!-
-Bene! Verificheremo da chi si è effettivamente recato Thomas, quella sera! Nel frattempo, dovreste portarci il suo portatile e il suo cellulare!- dissi io.
-Ma certamente! Possiamo portarglieli anche oggi pomeriggio!- disse Susan.
-Perfetto! Bene, abbiamo finito per oggi, ma c’è la possibilità che potreste essere richiamati,per degli accertamenti … -disse Carrie
-Va benissimo!- disse Marcus, alzandosi poi in piedi. –Trovate mio figlio, commissario Miller!-
-Naturalmente!- dissi io.
Strinsi la mano ad entrambi, e poi loro uscirono, lasciandomi con i primi dubbi …
 



 

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Capitolo 3
*** 2.Minho ***


2.Minho

 
23 ore dalla scomparsa



Pov- Carrie

-Vieni pure, vieni, vieni, non essere timido … - dissi, facendo cenno al ragazzo asiatico di entrare.
Minho, il migliore amico di Thomas, entrò guardandosi intorno con aria curiosa.
Purtroppo dovevo occuparmi del suo interrogatorio da sola. Joe era a far analizzare il computer di Thomas, che i genitori avevano provveduto a farci avere il pomeriggio precedente.
Poco male, pensai, me la sapevo cavare abbastanza bene con i ragazzi.
Anche se questo che avevo qua davanti, mi sembrava un tipo abbastanza strano.
Continuava a guardarsi intorno, come se si aspettasse di vedere spuntare qualcosa.
-Cavoli, certo che allora la “Stanza delle Torture” esiste davvero! Pensavo ci fosse solo nei film!-disse, sedendosi, anzi, stravaccandosi sulla sedia di fronte a me.
-Minho … questa non è una “Sala delle Torture”! Siamo in una sala degli interrogatori!-
-Equivale a dire, una stanza dove si tormentano le persone con delle domande assurde! E so per certo, che se sono qui, è perché voi sospettate di me!-
-Noi non sospettiamo di nessuno, Minho!- accidenti, è proprio strano. –Vogliamo solo farti qualche domanda per capire meglio la situazione!-
-Prego, allora, faccia pure le sue domande!-
Presi la cartella dei documenti relativi al caso e l’appoggiai sul tavolo. Dopo di che presi un taccuino e una penna dalla tasca della giacca.
-Dunque … inizia dicendomi tutto quello che sai su Thomas!-
-Bene, allora: è alto un metro e ottanta, capelli neri, occhi marroni, molto testardo … -
-No, Minho! Questo lo sappiamo già! Dimmi qualcosa sulla sua vita, sul vostro rapporto … -
-Prima posso avere una pizza?-
Misi una mano sulla fronte, esasperata.
-Minho, questo non è un ristorante! Qui stiamo facendo una cosa seria! Il tuo amico è scomparso! Vorresti per favore, smetterla di scherzare?- gli chiesi, cercando di restare più calma possibile.
-Ok, ok! Bastava dirlo! Dunque … tutto quello che so su Thomas, eh? Allora, siamo amici più o meno da quando avevamo tre anni. Abbiamo fatto l’asilo insieme, sa? E poi siamo vicini di casa! Thomas è un ragazzo in gamba, simpatico, intelligente, alla mano, insomma! Io non penso sia scomparso di sua volontà … -
-Pensi che possa averlo rapito qualcuno?-
-Thomas non è il tipo da colpi di testa! Quello è Newt, ha presente? Biondino, occhi marroni … -
-Si, l’ho visto, ieri!-
-Beh, ecco, lui sarebbe capace di fare una cavolata, come quella di scomparire! Thomas, no! Ne sono certo! Lo conosco molto bene!-
-Benissimo! Vedo che iniziamo a collaborare, io  e te!-
-Chissà, magari un giorno  diventerò detective! Forse diventeremo anche colleghi!- sogghignò.
Alzo gli occhi al cielo.
-Allora, andiamo avanti … ammettiamo che Thomas sia veramente scomparso con le proprie gambe … che cosa gli avrebbe dato motivo di farlo?-
-Mmm … bella domanda commissario! Devo dire, che nell’ultimo periodo, Thomas, in effetti, un po’ di motivi per andarsene li ha avuti … -
-Tipo quali?-
-Tipo … la pressione del padre, che lo stressava per via del college, la sua fidanzata, Teresa che gli stava sempre addosso e non gli dava un attimo di respiro e poi … poi … -
-Poi, cosa, Minho? –
-C’è una cosa un po’ importante che mi ha rivelato lui stesso … ma non so se posso dirla … -
-Minho, tu devi dirci tutto quello che sai! Tutto potrebbe essere importante per capire dove si trova Thomas!-
-Ahhh … e va bene … Thomas, un paio di settimane fa, è venuto da me …
 
*FLASHBACK*
 
Pov- Minho
 
-Vieni, pure amico! Vuoi fare una partita ai videogame?- dico a Thomas, quando entra in casa.
-No … non ne ho voglia!- dice lui, mogio mogio, non appena chiude la porta.
-Mammamia, che hai! Sembri uno che sa di aver commesso un omicidio!-dico, andando in cucina a prendergli il suo solito bicchiere d’acqua. Da quando lo conosco, ogni volta che viene da me, chiede sempre un bicchiere d’acqua e nient’altro. Così, ormai, ho preso l’abitudine di portarglielo appena arriva.
-Ho bisogno di parlarti, Minho! E’ importante!-
-Uhhh, cos’è, un grosso gigante è piombato a casa tua e ti ha rivelato di essere un mago?-
-Minho, puoi essere serio per un momento?- dice lui, andandosi a sedere sul divano e prendendosi la testa fra le mani.
Capisco che è arrivato il momento di smetterla di scherzare.
Mi siedo vicino a lui.
-Ok, ok! Scusami! Dai, dimmi: che succede?- gli domando.
Lui prende un bel respiro. Poi mi dice semplicemente …
-Sono gay, Minho!-
Io rimango paralizzato lì dove sono.
Thomas … gay?
Non è possibile … non è possibile proprio …
Lui sta insieme a Teresa. E Teresa, fino a prova contraria … E’ UNA RAGAZZA. Ragazza con la A.
-Come … -
-L’ho capito solo pochi mesi fa … -
-E … oddio, non mi starai mica dicendo che mi vieni dietro, vero?-
-Cosa? No, no! Volevo solo essere sincero, tutto qui!-
-Ah bene, perché sai … a me i ragazzi non interessano più di tanto!-
-Ahahahahahah … ok, ok … sono contento che tu l’abbia presa bene!-
-Ma figurati, come avrei dovuto prenderla?-
-Non lo so, pensavo … mi avessi detto di essere malato, di non essere normale!-
-Ma sei impazzito?-
Lui posa lo sguardo sul pavimento.
-Thomas, tu sei normalissimo! Non sei malato! E non sei neanche diverso. Tu sei NORMALE! Ti innamori solo delle persone del tuo stesso sesso, e allora? Cosa c’è di strano, in questo?-
Lui sorride e mi mette una mano sulla spalla. Subito, lo abbraccio. Voglio fargli capire che io lo sosterrò in qualunque momento, in qualunque scelta che farà. Ehi, sono o non sono il suo migliore amico?
Non appena ci stacchiamo, gli chiedo …
-Dai, raccontami, come l’hai capito?-
Lui sorride, e guarda da un’altra parte.
-Mi sono … innamorato di una persona … -
-Mmm … interessante! E di chi?-
-Non te lo posso dire, Minho, non ora!-
-E perché no?-
-Perché non è ancora il momento!-
-Che vuol dire … - ma lui mi interrompe.
-Minho, fidati di me!-
Ci resto un po’ di stucco. Ma gli rispondo poco dopo.
-Ok!-
 
*END OF FLASHBACK*
 
-Thomas è omosessuale?- chiesi, incredula. I suoi genitori ci avevano detto che stava insieme a quella ragazza, Teresa.
-Esatto, commissario!- disse Minho.
-Ma, i suoi genitori lo sanno?-
-I suoi non sanno nulla. Thomas non gliel’ha mai detto! Lo so solo io!-
-E Teresa?-
-Pff … figurarsi! Se lei lo sapesse, non oso immaginare cosa farebbe!-
-Come mai Thomas ne ha parlato solo a te?-
-Gliel’ho detto, commissario! Sono il suo migliore amico!-
-Ma Thomas ha anche un altro migliore amico! Newt, vero?-
-Ehmm … - lo vidi tentennare –No, non credo che lui lo sappia … -
Lo capii subito che mentiva, glielo leggevo negli occhi. Ma ero certa che non me lo avrebbe detto. Così, decisi di scoprirlo da sola.
-Va bene, Minho! Ci sei stata di grande aiuto!-
-Lieto di esserlo stato!-
-Un’ultima cosa … i suoi genitori ci hanno detto che una settimana fa, Thomas, dopo una litigata con Teresa, è andato da un suo amico … è venuto da te?-
-No, non che ricordi!-
-Molto bene, grazie Minho, puoi andare!-
Lui si alzò e si diresse verso la porta.
-Commissario?- mi chiamò.
-Si?- gli risposi.
-Trovate il mio amico! Perché, come ho detto, non se ne è andato da solo … se avesse voluto scomparire, lo avrebbe fatto da un bel pezzo!-
Poi uscì dalla porta, lasciandomi con un po’ più di pezzi del puzzle, da incollare tra di loro.
 

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Capitolo 4
*** 3.Brenda ***


3.Brenda
26 ore dalla scomparsa

Pov- Carrie

Joe non aveva ancora finito con quelli della scientifica. Così dovetti fare da sola, anche il colloquio con la migliore amica di Thomas, Brenda.
Spero solo che non sia pazza come quel Minho di stamattina.
Anche se, mi ha fornito molti elementi interessanti che avrei dovuto valutare. Adesso avevo più cose da chiedere a questa ragazza.
Brenda, mi ricordo, entrò nel mio ufficio timidamente. Era una ragazza molto carina, aveva i capelli marroni scuri, raccolti in una coda di cavallo e gli occhi dello stesso colore sembravano preoccupati.
-Vieni, Brenda, siediti pure qui!- le dissi.
Lei lo fece.
-Grazie!-
-Stai tranquilla, non faremo molte domande, vogliamo solo sapere delle informazioni in più sulla scomparsa del tuo amico!-
-Thomas non se ne sarebbe mai andato da solo … -
-Questo ce lo ha detto anche Minho! Come mai siete così sicuri che non sia scappato?-
-Perché non è il tipo!- e non aggiunge altro.
Decido di lasciar cadere l’argomento. E’ ovvio che nessuno crede che Thomas sia scomparso da solo. Tutti la pensano in egual modo, su questo argomento.
-Ok, va bene! Partiamo dal principio, allora. In che rapporti sei con Thomas?-
-Molto buoni! E’ il mio migliore amico. Anche se, al primo anno di liceo, siamo stati fidanzati per un paio di settimane. Poi però, ci siamo resi conto che non andava, abbiamo chiuso, ma siamo rimasti buoni amici!-
-D’accordo! Allora … anche tu penso sia a conoscenza, dei problemi che aveva Thomas in questo periodo!-
-Certo, con i genitori, con quella … stronzetta di Teresa … -
-Stronzetta?- chiesi io.
-Mi scusi! Non volevo essere volgare, ma quella tipa proprio non la sopporto!-
-E come mai?-
-Perché Teresa è una che pensa solo a se stessa. Secondo me, si è messa insieme a Thomas perché lui è il ragazzo perfetto!-
-Tu pensi che lui sia il ragazzo perfetto?-
-Non solo io! Metà della scuola lo pensa! E non solo delle ragazze … -
-Thomas aveva anche degli ammiratori maschi?-
-Ma certo!-
-E chi?-
-La maggior parte non li conosco, alcuni si!-
-Secondo te, potrebbero centrare con la sua scomparsa?-
-Non, credo, commissario, no! I ragazzi che guardavano Thomas a scuola, sapevano di non poterlo raggiungere, perché era etero!-
-Hai detto era? Quindi sei a conoscenza del fatto che lui è omosessuale?-
-Si, ovvio!-
-Strano, Minho mi ha detto che lo sapeva solamente lui … -
-Minho me lo ha detto! Sa, lui ed io stiamo insieme!-
-Ah, ecco perché! Minho sapeva di potersi confidare … -
-Si!-
-E’ possibile, Brenda, che tu abbia per sbaglio dato quest’informazione a delle persone sbagliate?-
-Non ho mai spifferato i segreti dei miei amici ai quattro venti, commissario! Per me l’amicizia conta molto di più anche dell’amore stesso!-
-Scusami, non volevo essere sgarbata!-  le dissi con il tono più gentile possibile.
-Non si preoccupi! Cos’altro vuole sapere?-
-Minho, ha parlato di una persona della quale Thomas si era innamorato di recente … tu hai idea di chi possa essere, se può essere collegata, in qualche modo, alla sua scomparsa?-
-Non so se centra con la scomparsa, però si vedeva con qualcuno, su questo sono certa!-

*FLASHBACK*

Pov- Brenda

La lezione è iniziata da pochi minuti, ed io sono in ritardo.
Entro in classe trafelata, con i capelli in disordine e i libri che quasi mi cadono di mano.
L’unico posto disponibile è vicino a Thomas. Mi siedo e lui non mi nota.
-Buongiorno, comunque!- gli sussurro, un po’ infastidita.
Vedo che finisce di scrivere l’SMS che stava scrivendo e poi che mette il cellulare sotto il banco.
-Ciao Brenda!- sussurra lui –Scusa, non ti avevo vista … -
-Ho notato! Con chi ti messaggi?- gli domando, incuriosita. Perché non appena ha visto che mi ero seduta vicino a lui, ha chiuso il cellulare in fretta e furia, per nasconderlo dal mio sguardo.
-Con nessuno … - risponde lui, cercando di deviare l’argomento. Ma io insisto.
-E dai, Tommy!- lo punzecchio.
-Brenda, te l’ho detto … non voglio che mi chiami così!-
-E perché?-
-Perché … -
-Signor Edison!- lo richiama il professore di storia –Perché, invece di parlare con la sua amica, non viene a parlare con me, della lezione di oggi?-
Vedo Thomas infastidito. Mormora solo un –D’accordo!- e poi si avvia alla cattedra.
Poi sento una leggera vibrazione, che viene dal suo banco.
Volto lo sguardo verso sotto e vedo il suo cellulare illuminarsi, segno che gli era arrivato un SMS, probabilmente in risposta a quello che lui aveva mandato poco prima che io arrivassi.
Cercando di non farmi vedere dal professore, afferro il cellulare e guardo la schermata. Il mio formidabile intuito non sbagliava: un SMS.
Incuriosita, vado a leggere il messaggio. Proveniva da un certo S= V/T.
Si, d’accordo, per le tre va bene da te! Non vedo l’ora di vederti! Questa scuola è un Inferno quando non posso starti vicino!”
Spalanco gli occhi. Quello, di sicuro, non veniva da Teresa.
Voglio indagare oltre: apro tutta la conversazione che ha avuto con S= V/T.
Thomas: “Buongiorno! Scusa, non ho potuto salutarti come volevo, prima! :)”
S= V/T “Non fa niente! Tanto ci siamo abituati, no?”
Thomas: “Infatti! Dannata società!”

 S= V/T “Già … ti va di fare qualcosa, oggi?”
Thomas: “Se riguarda te, più che volentieri! :)”
 S= V/T “Ovvio che riguarda me! Sono al centro dei tuoi pensieri, no?”
Thomas “Non sai neanche quanto! Costantemente! :)”
 S= V/T “Anche tu nei miei, comunque!”
Thomas: “Cos’è? Adesso sei diventato sdolcinato?”
 S= V/T “Ogni tanto capita anche a me, sai? :P”
Thomas “Strano … ti ho sempre classificato come Quello Serio e Distaccato!”
 S= V/T “Ahahahahah … smettila di scherzare!”
Thomas: “Ok, basta scherzi! Vieni oggi da me per le tre?”
 S= V/T “Si, d’accordo, per le tre va bene da te! Non vedo l’ora di vederti! Questa scuola è un Inferno quando non posso starti vicino!”
 
Rimango basita ed incredula, davanti a quella conversazione. Mi sentivo in colpa, per aver violato i suoi segreti, ma dall’altra parte, sono contenta di averli letti.
Quindi, Thomas si vede con qualcuno chiamato S= V/T. Mmm … strano. Strano e interessante!
 
Passeggio per le strade di San Diego, senza meta. Ad un certo punto, vedo Thomas dietro un angolo. E non è solo …
Sta parlando con qualcuno, ma non riesco a vedere con chi. Vedo solo una testa bionda, alta quasi quanto lui. Ma non so chi sia. Istintivamente, mi nascondo dietro e origlio la conversazione.
Immagino che quel tipo sia il misterioso S= V/T.
-Non devi preoccuparti … - dice Thomas.
-Come faccio a non preoccuparmi? – risponde S= V/T. Mi sembra di riconoscere la sua voce, ma ascoltandola da così lontano non riesco a capire di chi sia.
-Ascolta … non ti farà del male! Non fa cose di questo genere!-
-Mi ha minacciato, Tommy! Mi ha dato un avvertimento!-
-Vieni qui!- dice Thomas. Subito dopo S= V/T viene avvolto nelle sue braccia –Devi fidarti di me, capito? Finché sarai con me, non ti succederà niente, te lo prometto!- vedo che mentre gli dice questa frase, gli accarezza la testa, rassicurandolo.
-Non ti farà del male, te lo prometto … - gli bacia la testa – Non ti farà del male … -

*END OF FLASHBACK*

- S= V/T, hai detto?- chiesi a Brenda, per conferma. Lei annuì.
-Si!-
-Sei sicura di non aver capito di chi si trattava?-
-No, mi dispiace! Non sono nemmeno riuscita a riconoscere la sua voce!-
-Chi pensi che possa avercela con questo S= V/T?-
-Non ne ho idea, davvero! Forse Teresa, ma non ne sono completamente sicura! E’ una mezza matta, certo, ma non penso arrivi al punto di minacciare la gente-
-Può darsi che Thomas sia scappato per difendere questo ragazzo? Magari a cercare questo tizio che lo minacciava?-
-Non so … è probabile … -
Capii, che non avrei ottenuto molto di più da Brenda, in quel momento. Era chiaramente sconvolta.
Decisi di lasciarla andare. Avevo acquisito molte più informazioni di quanto mi aspettassi.
S= V/T … devo assolutamente scoprire chi sia questo ragazzo.
E poi, devo indagare a fondo sulla storia tra lui e Teresa.
-Molto bene, grazie Brenda, abbiamo finito! Puoi andare!-le dissi, congedandola.
Lei si alza e si avvia verso la porta.
-Commissario? Posso dirle una cosa?-
-Ma certo dimmi!-
-Tanto perché lo sappia … io non mi fiderei molto di Teresa! La tenga d’occhio!-
Capii che quello era un avvertimento. E decisi di fidarmi di seguirlo.
-Grazie Brenda! Farò come mi hai detto!- le dissi.
Lei uscì e chiuse la porta.
S= V/T? Che sia una formula di fisica?
 

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Capitolo 5
*** 4.Teresa ***


4.Teresa

 
27 ore dalla scomparsa
 
Pov- Joe

Finalmente quelli della scientifica, avevano finito di analizzare il computer di Thomas. Il suo cellulare, purtroppo, era sparito con lui. Ma, fortunatamente, le telefonate e gli SMS che aveva mandato e ricevuto, si potevano ancora verificare. E se poi, l’avesse acceso, i nostri tecnici sarebbero riusciti a localizzare dove si trovasse. Ma, fino ad ora, non c’era stato nessun successo.
Mi recai nella stanza degli interrogatori, e vidi una ragazza uscire, visibilmente scossa.
Entrai, e vidi Carrie china sopra ad un taccuino, intenta a prendere gli ultimi appunti.
-La ragazza uscita, era Teresa? La ragazza di Thomas?-
-Oh, Joe, finalmente!- disse lei, sorpresa di vedermi. Purtroppo, quel lavoro con il computer mi aveva tenuto impegnato quasi tutto il giorno. I risultati, poi, li avrei condivisi con lei, una volta finiti gli interrogatori.
-No, non era Teresa! Lei dovrebbe entrare adesso! Quella uscita era Brenda, la migliore amica di Thomas!-
-Ah, bene! Senti, perché non ti prendi una pausa? All’interrogatorio di Teresa penso io!-
-Sicuro di non volere il mio aiuto?- chiese lei.
-Tranquilla! Ti sei occupata già di due di loro! Agli altri due penso io!-
-D’accordo! Buona fortuna! Ci rivediamo per le cinque? Così vediamo di mettere insieme il quadro della situazione?- domandò mettendosi la borsa in spalla ed arraffando le diverse cartelle sparse sul tavolo.
-Ma certo!- le aprii la porta –A dopo!-
-A dopo!-
Quando lei fu uscita, restai con la porta aperta. Vidi i due ragazzi rimasti: Teresa e Newt. Entrambi, sembravano trovarsi a disagio.
-Teresa Agnes?- la chiamai.
Lei alzò lo sguardo. Sembrava una ragazza molto spavalda.
-Vieni, prego!-
-Grazie!- disse lei, entrando nel mio ufficio con molta sicurezza.
Prima di chiudere la porta, guardai verso Newt. Lui aveva uno sguardo, invece, molto teso. Come se stesse nascondendo qualcosa.
Poi chiusi la porta.
 
-Dunque, siete riusciti a trovare il mio ragazzo?- disse Teresa, sedendosi di fronte a me.
-Purtroppo ancora no! Altrimenti, non ti avremo neanche convocata, non credi?- dissi io.
-Non è il vostro lavoro trovare le persone scomparse?-
-Ovviamente, ma … -
-E allora perché diavolo ancora non lo avete trovato?-
Mi misi una mano sugli occhi. Quella ragazza stava davvero criticando il mio lavoro?
-Ascolta, Teresa! Stiamo facendo il possibile per trovare il tuo ragazzo, davvero!- dissi, cercando di mantenere la calma. –E, per farlo, ci servirebbe il tuo aiuto! Quindi … vuoi collaborare?-
Lei si morse il labbro, ferita dalla provocazione. Quelle come lei non le sopporto proprio.
-D’accordo!- disse.
-Bene … - iniziai io –Allora, partiamo dal principio! Da quant’è che tu e Thomas state insieme?-
-Due anni! Due anni e mezzo, per la verità!-
-E, nel vostro rapporto, avete mai avuto problemi?-
-Nessuno! Mai! Siamo una coppia molto solida!-
-Davvero? Strano, perché i suoi genitori ci hanno riferito che una sera avete litigato! E anche che sembrava che in quel periodo tra di voi c’erano molti problemi!-
-Le coppie litigano di continuo, commissario …?-
-Miller!-
-Commissario Miller! A lei non è mai capitato?-
-Beh, certo, ma quando una coppia litiga e ci sono anche dei problemi, vuol dire che le cose non funzionano tanto bene, tra i due!-
-Si sbaglia, commissario! Le litigate non distruggono, anzi! Perfezionano i rapporti con una persona! Si diventa migliori!-
-Se lo dici tu … ehm, dunque, sappiamo che Thomas erano un paio di giorni che non veniva a scuola, prima della cerimonia dei diplomi! Tu ne sai niente?-
-Ovvio che non veniva a scuola! Una mattina è venuto a casa mia! E abbiamo saltato la scuola insieme! Questo lei lo chiama “rapporto in crisi”?-
-Raccontami che cosa ti ha detto quella mattina! Ogni dettaglio può essere importante per ritrovarlo … -
-Beh … era venuto a parlarmi per un fatto accaduto giorni fa! Del quale non ho nessuna intenzione di parlare con lei!-
-E come mai?-
-E’ una cosa personale!-
-Se è qualcosa che riguarda Thomas, non è per niente personale! Devi raccontarmi tutto quello che sai!-
-Allora dovrei partire dal principio … - disse lei. Sospirò, prima di cominciare a raccontare – Tempo fa, circa cinque mesi, avevo scoperto che Thomas riceva molte attenzioni da parte di una persona!-
-E chi era questa persona?-
-Newt!-
-Newt era interessato a Thomas?- chiesi, sorpreso. Sapevo che Newt era il migliore amico di Thomas. Non avrei mai immaginato che il ragazzo fosse interessato a lui. Diedi un secondo, uno sguardo a degli appunti che Carrie aveva lasciato. Lessi distrattamente “Thomas gay. Minho e Brenda lo sanno”.
-Si! L’ho scoperto per caso: aveva messo un biglietto nei suoi appunti. Io non ero della sua classe, ma stavo passando lì durante l’intervallo, quando lui ce l’ha messo. Ho fatto finta di niente, in classe non c’era nessuno, così sono entrata e ho aperto i suoi appunti. E c’era quel biglietto che … mi ha fatto uscire di testa!-
-Che cosa diceva, il biglietto?-
La ragazza si mise una mano in tasca ed estrasse un foglietto. Lo aprì e me lo porse. Io lo lessi.
“Ti amo! Scusa, ma non sono riuscito a controllarlo! Ci ho provato, ma è stato impossibile! Non devi rispondermi per forza, so che a te non interesso! Volevo solo che lo sapessi … ti penso di continuo, forse non abbastanza … Newt”
- L’ho imparato praticamente a memoria! Secondo lei, una fidanzata che dovrebbe fare, di fronte a questo?- chiese lei, poco dopo che io abbia letto il biglietto.
-Non lo so, Teresa, vuoi dirmelo tu?- chiesi.
-Beh, prima di tutto, ho nascosto il biglietto! Lo porto sempre con me, per evitare che Thomas lo legga! Dopo di che, sono andata a parlare con il biondino … -

*FLASHBACK*
 
Pov- Teresa
 
Sbatto con violenza Newt contro il muro.
-Mi hai capito? Devi stargli alla larga!- sibilo a denti stretti.
Lo vedo che cerca di essere calmo, ma non lo è. Lui ha paura di me.
-Giuro che non so di cosa stai parlando!- mi dice.
-Ah, no?- tiro fuori dalla tasca il biglietto e glielo mostro –E di questo che mi dici? Eh? Rispondimi, coglione!-
Lo spingo di nuovo contro il muro. Lui guarda il biglietto e rimane paralizzato. Bene, l’ho smascherato.
-Comunque sia non l’ha letto, no? Quindi … di che cosa hai paura?- chiede, cercando sempre di rimanere calmo.
-Allora non hai capito, eh? Dunque … mi spiego meglio … - tiro fuori dalla tasca un coltellino – Devi stargli alla larga, mi sono spiegata? Nel senso che non devi parlargli, non devi messaggiargli, non devi guardarlo ne’ tanto meno pensarlo! Ora hai capito?-
Lo vedo impallidire. Sbianca completamente.
-Si … ho capito!- dice, deglutendo.
-Bene! E non voglio nemmeno più vederti mentre gli fai gli occhi dolci! Chiaro?-
-Chiaro!-
Lo lascio andare e me ne vado. Rimetto il coltellino nella tasca.
 
*END OF FLASHBACK*
 
-Parlargli? Più che parlargli a me è sembrata una minaccia … - dissi io.
Ero sempre più convinto, che quella ragazza non ci stesse molto con la testa.
-La chiami come vuole! Io dovevo salvare la mia relazione! Non potevo permettere che Thomas lo scoprisse!-
-E se l’avesse scoperto, tu avevi paura che anche lui fosse innamorato di lui?-
-Ovvio che no, lui è innamorato di me! Perdutamente! Non si sarebbe mai messo con quello!-
-Va bene, allora perché minacciarlo? Non ti fidavi di Thomas?-
-Si, certo che mi fidavo! Ma non si poteva sapere … -
Emisi un respiro profondo.
-Allora, come mai è venuto da te, prima di scomparire?-
-Voleva parlarmi di questo, non so come, ma lo era venuto a sapere … -
 
*FLASHBACK*
 
Pov- Teresa
 
-Mi dici come cavolo ti è saltato in mente?- mi urla Thomas.
Io indietreggio un po’, spaventata dal suo comportamento.
-Tom, io … io volevo solo salvare la nostra storia … -
-Ma che vuol dire? Salvarla da cosa, Teresa? Vuol dire che non ti fidi di me...-
-No, Tom, io … -
-Sta zitta, ok? Non voglio più sentirti parlare … - dopo di che, esce di casa.
-TOM! TOM ASPETTA!- grido ed esco anch’io.

* END OF FLASHBACK *
 
-Quando l’ho raggiunto, l’ho poi calmato! Abbiamo parlato più civilmente ed abbiamo fatto la pace! Dopo di che, siamo rientrati in casa e ci siamo visti un film! Tutto perfettamente normale! Come le ho già detto, commissario, le liti tra coppie, capitano!-
-La minaccia a Newt, quanto dopo gliel’hai fatta dopo aver letto il biglietto?-
-Il giorno stesso, finite le lezioni! Gli ho detto che dovevo parlargli e lui, povero ingenuo, ha creduto fosse per un professore! Che idiota!-
-Non trovi strano, che Thomas sia venuto a farti la predica, cinque mesi dopo quest’episodio?-
-No, commissario, non lo trovo per niente strano! Evidentemente, Thomas l’aveva saputo solo in quel momento e aveva trovato giusto difendere il suo amico!-
-Ma se tu avevi “impedito” a Newt di parlare con lui, come mai lui ci parlava ancora?-
-Non lo so, commissario, non lo so! Io … io so solo che Newt … - e qui la ragazza cominciò a piangere –Io so solo che Newt è così ossessionato da Thomas, che forse … potrebbe averlo fatto scomparire lui!-
Rimasi stupito di quelle parole. Praticamente … lo stava accusando!
-Tu sei così sicura che Newt centri con la sua scomparsa?-
-Si, ne sono certa!- confermò lei asciugandosi le lacrime –Per Newt, Thomas era come un’ossessione! Desiderava tanto poterlo avere tutto per se, che quando ha capito che non poteva, se l’è preso con la forza!- cominciò di nuovo a piangere.
Presi dalla tasca un fazzoletto e glielo porsi.
Lei si asciugò le lacrime.
-Grazie! Mi scusi, è solo che … vi prego, trovate Thomas, vi prego!-mi implorò.
-Faremo il possibile! Bene, puoi andare, ci sei stata di grande aiuto!-
La ragazza si alzò, tremando leggermente. La accompagnai alla porta. Non appena uscì, il suo sguardo incontrò quello di Newt. La ragazza si buttò su di lui e lo prese per il colletto della camicia.
-DIMMI DOV’E’! DIMMI DOV’E’! DOVE L’HAI NASCOSTO, EH? DOVE? DIMMELO!- urlò in faccia al ragazzo. Lui era fermo, immobile, paralizzato. Non sapeva che fare.
-Teresa, ora calmati!- dissi io, staccandola da Newt –Adesso vai a casa! Vatti a riposare!-
Chiamai un mio agente, per accompagnarla fuori dall’ufficio.
Mentre si allontanavano, la ragazza urlò di nuovo.
-NON LA PASSERAI LISCIA, NEWT! MI HAI SENTITO? NON LA PASSERAI LISCIA!-
Una volta che se ne fu andata, mi girai verso Newt. Si era seduto e aveva il colletto tutto stropicciato. Sembrava preoccupato e leggermente impaurito, ma si notava appena. Avevo capito che quel ragazzo era bravo a nascondere i sentimenti. Un’informazione che ho trascurato molto durante le indagini.
-Vieni, tocca a te!- gli dissi.

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Capitolo 6
*** 5.Newt ***


5.Newt
28 ore dalla scomparsa

Pov- Joe

Newt entrò con aria circospetta dentro la sala degli interrogatori.
Si guardava intorno con espressione preoccupata.
Poi si sedette cautamente sulla sedia di fronte al tavolo.
Io feci lo stesso.
Lo vidi che respirava agitato, e soprattutto non mi guardava mai negli occhi.
Feci un respiro profondo, prima di iniziare con le domande.
Guardai le risposte che mi aveva dato Teresa poco prima.
Nonostante non sopportassi il suo caratterino, i suoi sospetti mi avevano incuriosito. Così, invece di partire con le solite domande banali, con lui partii in modo diverso.
-Allora, Newt! Dove si trova Thomas?-
Vidi che finalmente alzava lo sguardo verso di me.
-Io non lo so!- mormorò.
-Sei sicuro? Sai, perché … la gelosia può portare a questo … -
-Non sono stato io a rapirlo!-disse, stavolta più duramente.
-Rapirlo? Come mai sei convinto che l’abbia rapito qualcuno?-
-Perché non è da lui scappare così!-
-Lo conosci abbastanza bene!-
-Certo! E’ … è il mio migliore amico!- disse, quasi sussurrando. Abbassò di nuovo lo sguardo.
-Non ce la fai a guardarmi?-
Qui non rispose.
-Sai, quando succede così, a volte, è perché la persona ha qualcosa da nascondere … -
-Pensate che sia stato io a far sparire Thomas? Me lo dica senza tanti giri di parole … -
-Per il momento sì!-
Si rabbuiò.
-E cosa ve lo fa pensare?-
-Avevi un movente: la gelosia!-
Alzò lo sguardo, incuriosito.
-La gelosia?- domandò.
-Si, tu non sopportavi che Thomas e Teresa stessero insieme e così l’hai fatto scomparire!-
-Si sbaglia! Io non farei mai del male a Tommy! E’ l’ultima cosa che farei … -
-Rispondimi: eri geloso si o no?-
Respirò più a fondo.
-Si, lo ero! Ma io non centro con la sua scomparsa! Gliel’ho detto: non gli farei mai del male!-
-Andiamo Newt: non è ora che vuoti il sacco?-
-IO NON CENTRO!- urlò disperato, alzandosi. Si prese la testa fra le mani e si torturò un po’ i capelli biondi. Poi si rimise seduto. –E’ Teresa che le ha detto questo, vero?-
-Voglio essere sincero, ma solo se mi prometti che lo sarai anche tu!-
Sembrò calmarsi.
-Va bene! Vi dirò quello che so!-
-Ok! Allora: si! Teresa ha fatto ricadere i sospetti su di te!-
-E ti pareva … -
-Perché dici così?-
-Perché lei non mi può soffrire! Non sopporta l’amicizia tra me e Tommy! Non l’ha mai sopportata!-
Notai che chiamava sempre Thomas “Tommy” e questo mi fece incuriosire.
-Ha qualche motivo per non sopportare la vostra amicizia?-
-Penso che lei lo sappia già … - disse ridacchiando –Gliel’avrà certo detto del biglietto, no?-
-Si, me ne ha parlato! Da quanto avevi una cotta per Thomas?-
-Due anni! Glielo volevo rivelare quel giorno, ma ovviamente, Teresa ha scoperto tutto! E mi ha minacciato!-
-Il giorno stesso?-
-Si! Mi aveva visto infilare il biglietto nel quaderno di Tommy! L’aveva letto! E poi è venuta da me!-
-Hai seguito le sue parole?-
-Ovvio che no! Non ho più guardato Tommy in quel modo da quel giorno, ma nessuno mi ha mai impedito di essere suo amico!-
-Thomas è poi venuto a sapere dei sentimenti che provavi per lui?-
-Certo … certo che no! Non mi sono più fatto avanti, dopo la minaccia di Teresa!-
Quest’affermazione mi fece leggermente insospettire. Annotai le sue parole sul taccuino.
-Senta, commissario, mi ha detto di essere sincero! E voglio esserlo: voglio un bene dell’anima a Thomas, non lo toccherei neanche con un dito! Sono ancora innamorato di lui, ok, ma non per questo voglio farlo sparire perché lui non contraccambia i miei sentimenti! Sarebbe da stupidi!-
Decisi di fidarmi. Ma non gli chiesi se sapesse che Thomas era omosessuale.
Cominciai, invece, le solite domande di routine.
-Allora, dimmi, il vostro rapporto è sempre stato buono?-
-Si, buonissimo! Ci vedevamo quasi tutti i giorni, io, lui e Minho! Siamo amici da quando è iniziato il liceo! Non ci siamo mai separati, ne’ abbiamo mai litigato fra di noi!-
-Sono rare le amicizie così … -
-Già … -
-Senti, ammettiamo che Thomas se ne sia andato per conto suo … secondo te aveva qualche motivo per farlo?-
-Beh … forse l’oppressione che il padre esercitava su di lui!-
-In merito a cosa?-
-Al college! Il padre voleva che Thomas andasse a studiare economia! Ma a lui non piace! Lui adora studiare scienze e chimica! Ne aveva parlato con il padre, ma lui aveva ribattuto che non gliene importava niente di quello che lui voleva fare. Sa, è uno di quegli uomini all’antica … -
-Si, ce l’ho presente!- una razza che non ho mai sopportato.
-Comunque … il padre desidera tanto che Tommy continui la tradizione di famiglia, ovvero gestire l’azienda!-
-Il padre di Thomas è direttore di un’azienda?-
-Si, la “Cosmotel s.r.l.”, si occupano di prodotti di bellezza! So che lì ci lavora anche la madre di Tommy-
-Molto bene … grazie Newt! Puoi andare … -
Ero convinto che quel ragazzo non mi avesse detto tutta la verità. Ma per il momento decisi di tenerlo d’occhio, senza che lui lo venisse a sapere.
Non appena fu sulla porta, mi chiese: -Lo ritroverete, vero?-
Sospirai:- Mi hai chiesto di essere sincero! E voglio esserlo … se entro le quarant’otto ore non lo avremmo trovato … lo cominceremo a dare per morto!-
Vidi che i suoi occhi si fecero lucidi. Poi se ne andò. Sbattendo la porta.

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Capitolo 7
*** Avviso!! ***


Ciao Ragazzi!! ^.^
Probabilmente avrete notato che ho pubblicato due capitoli a distanza ravvicinata. Questo perchè, la settimana prossima, purtroppo non potrò aggiornare perchè vado in vacanza!! :P Mi dispiace tantissimo!
Intanto godetevi questi ultimi due interrogatori, perchè poi si entrerà ufficialmente nel vivo dell'indagine!!Scopriremo molte cose in più sulla vita di Thomas, sul suo rapporto con Newt e su quello con Teresa (-.- si lo so... quella donna non si sopporta!!)
Per chi non lo sapesse, Tommy e Newt sono stati inseriti anche in un'altra fanfiction (Vinculis, sempre mia, eh!) come personaggi secondari. Per chi volesse leggerla, si trova sempre sul mio profilo.
Dunque... buona lettura e ci si rivede a Settembre!!!
Newtmas shippers... ovunque voi siate... FATEVI VEDERE! Be crazy and smile! :)
Ciaooo a tutti, baciii *prende il volo*

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Capitolo 8
*** Pensieri di un fidanzato ***


Ciao a tutti! Scusate la mia prolungata assenza, ma l'ispirazione mi ha purtroppo abbandonata! Grazie al cielo, è tornata!! Yu-uhhhhhhhh!!!! *Festeggia* E sono tornata anch'io, ovviamente!!
Newtmas, andiamo fatevi sentire...(se ci siete).
Comunque, dov'eravamo rimasti? Ah, già, Newt ha finito il suo interrogatorio, ed è stato quasi torturato di domande dall'ispettore Miller!! Joe sospetta di lui, ma Newt quanto ne sa davvero su questa storia?? E Thomas... dov'è finito? Teresa nasconde qualcosa? Minho perderà prima o poi, il suo umorismo? (non credo proprio :P)
Buona lettura..

 
Pensieri di un fidanzato

 
29 ore dalla scomparsa

Uscii da quella stanza sbattendo con forza la porta.
Le lacrime stavano cominciando a scendere, le sentivo. Cercai di trattenerle fino alla macchina.
Non appena salii, chiusi con forza la portiera, misi le mani sul volante e la testa fra esse e cominciai a riversarle.
Tommy … il mio Tommy … era chi sa dove, e loro sospettavano che fossi stato io?
Roba da non crederci … Teresa dev’essere stata molto convincente.
Piansi, piansi a lungo, sopra a quel volante.
Tirai su la testa, feci un respiro profondo e provai a calmarmi.
Non era detto che ciò che aveva detto il commissario fosse vero. Tommy è vivo! Me lo sento.
Guardai il volante.
Sorrisi debolmente. Era stato Tommy ad insegnarmi a guidare, pochi giorni dopo che ci eravamo fidanzati …
 
*FLASHBACK*
 
Pov- Newt
 
Salgo in macchina e chiudo la portiera. Tommy fa la stessa cosa.
-Ok, dai, cominciamo!- mi dice, strofinandosi le mani. Nonostante sia quasi primavera, fa un certo freddo.
-Va bene! Che devo fare?-
-Li vedi quei pedali sotto di te?-e me li indica.
-Si …-
-Bene, allora: quello a sinistra è la frizione, quello al centro è il freno e quello a destra è l’acceleratore! Fin qui ci sei?-
-C’ero arrivato ai nomi, devi spiegarmi a cosa servono, no?- e gli sorrido.
-In quanto a tuo istruttore, devo essere certo che tu conosca le basi!-mi sorride anche lui. Dio quanto è bello quando sorride.
-Guarda, genio, che ho il foglio rosa! I nomi delle parti della macchina li so a memoria!-
-Uh, qualcuno qui rischia che il suo istruttore personale se ne vada …-
Sospiro e mi passo una mano sulla fronte.
-Ok, scusa! Cos’altro devo sapere?-
-Che questo qui …- e mi indica il cambio -E’ il cambio … oh, va bene, basta mi sono rotto! Partiamo!-
-Finalmente!- esclamo mettendo in moto.
-Molto bene! Ti sei messo la cintura?-
-Si!-
-Hai controllato gli specchietti?-
-Fatto!-
-Ok … allora, adesso mettiamo in prima …- dice, e posa una mano sopra la mia sopra il cambio.
Arrossisco, pensando che l’abbia fatto apposta.
Metto la prima, con la mia mano stretta alla sua.
-Benissimo!- mi dice, prima di baciarmi dolcemente la guancia. Oh, cacchio, ma come faccio a restare concentrato, così?
-Sei arrossito!- mi fa notare.
-Lo so! E’ l’effetto che mi fai!- dico, tremando leggermente ma cercando di mantenere un contegno.
-Ah, beh, meglio questo che qualcos’altro!- e sorride di nuovo. Se continua di questo passo imparerò a guidare dopo che ci saremo sposati (ovviamente è solo un’idea …).
-Adesso che faccio?- gli chiedo.
-Adesso dovresti staccare leggermente il piede dalla frizione e nel frattempo mettere l’altro sull’acceleratore!-
-Eh?-
-Lo so, è complicato, ma puoi farcela!-
Provo a fare come dice … e ovviamente la macchina si spegne.
Chiudo gli occhi, sospirando, pesantemente. Sono una frana.
-Okay, può succedere, tranquillo!-
-Si … non doveva succedere a me!-
-E perché? Guarda che sei un essere umano come gli altri!-
-Mm…-
-Dai, riprova!-
Riaccendo il motore, metto la prima, tolgo il freno a mano, stacco il piede dalla frizione … e si spegne di nuovo.
-Va bene! Riprova …-
-Non ci riuscirò mai! Il piede mi fa male da morire quando lo appoggio sull’acceleratore!-
-Ah già, il piede …-
-Arrenditi, Tommy, ci hai provato!-
-No che non mi arrendo! Tu imparerai a guidare, capito, Newt?-
-Sono una frana, ammettilo!-
-No, che non lo sei! Ti serve solo più tempo che agli altri!-
Non gli rispondo, rimango in silenzio.
Sento una sua mano stringere la mia. Mi volto e lo guardo. Ho gli occhi lucidi, sono sul punto di piangere.
-Newt … dai non fare così! Non sei il tipo che rinuncia così, senza lottare! So che ce la puoi fare! Vieni qui, dai …- mi allarga le braccia. Io mi ci butto e lo abbraccio. Sento il suo profumo, il suo calore, sento il mio Tommy.
-Come mai sai sempre come tirarmi su il morale?- gli chiedo.
-Beh, sono il tuo ragazzo, no? Si presume che questo sia il mio lavoro!-
Ridacchio fra le sue braccia. Una delle sue mani mi accarezza dolcemente la schiena.
Chiudo gli occhi e mi godo il momento.
Dopo pochi minuti di silenzio, sollevo il viso e lo guardo.
Lui mi sorride dolcemente e mi accarezza la guancia.
Mi avvicino al suo viso e lo bacio. Lui si lascia andare e mi stringe più forte. Lo amo, lo amo così tanto. Non voglio lasciarlo … ma so che tanto la nostra storia è a rischio. Con Teresa che lo tiene costantemente sotto controllo, suo padre che mi odia a prescindere … come puoi stare con una persona quando tutto il resto del mondo è contro di voi?
 
*END OF FLASHBACK*



                                                                               
 







Sentii bussare dal finestrino. Due volte per tre volte.
-Newt triste! Newt triste! Newt triste!- riconobbi la voce di Minho.
Abbassai il finestrino.
-Comportarti come Sheldon Cooper non ti si addice!- gli dissi, sorridendogli in modo sghembo.
-Lo so! Ma a te piace, quindi, volevo tirarti su il morale!-
-Non c’è niente che mi tiri su il morale, adesso! Come mai sei qui?-
-Sapevo che il tuo interrogatorio era finito e mi sono precipitato! Ti va di venire da me? Ho ordinato cibo indiano, e c’è anche Brenda!-
-Scusa, Minho, ma sinceramente, non sono dell’umore … -
-Ti prego! Tipregotipregotipregotipregotipregotipregotiprego!- piagnucolò, lui.
Io sbuffai.
-Uff … e va bene, dai sali! Ti porto io!-
-Cosa ti fa pensare che io non sia venuto in macchina?-
-Il semplice fatto che la tua macchina è dal meccanico, Minho, da un mese e mezzo ormai!-
Lui distorse un po’ gli angoli della bocca, poi fece il giro della macchina, aprì la portiera e si sedette. Poi chiuse la portiera.
Io misi in moto.
-Non ti fa male guidare con il piede rotto?-mi domandò.
Respirai profondamente.
Chiusi gli occhi. E rividi quelli di Tommy, così sorridenti, così belli. Occhi che si fidano di me.
-No, non più!- dissi.
Poi partii.
 
-Dunque … che vi hanno chiesto gli sbirri?- domandò Minho, dopo aver addentato dalla forchetta un po’ del suo cibo indiano.
-Credono che Thomas sia scomparso di per se … - rispose Brenda.
-E’ un’assurdità! Tommy non se ne sarebbe mai andato da solo!- ribattei io.
-Infatti! Sono d’accordo con Newt- mi appoggiò Minho –Qui sta succedendo qualcosa, solo che nessuno di noi riesce a capire cosa … -
-Mettiamo in chiaro dei punti … - disse Brenda – Allora, a quanto pare siamo d’accordo tutti e tre che Thomas non sia sparito per i cavoli suoi! E dunque, la domanda è … dove si trova?-
-E, soprattutto, chi l’ha rapito?- aggiunse Minho.
-Sospettano di me!- confessai.
Vidi i loro sguardi posarsi su di me.
Decisi di spiegare.
-Già, avete capito! Prima di me, è stata interrogata Teresa! Una volta che sono entrato io, invece, hanno cominciato a chiedermi dove fosse Tommy, come se già pensassero che potevo essere stato io a rapirlo!-
-Perché dovrebbero sospettare di te?- mi domandò Minho.
-Pensano che, siccome io ero innamorato di Tommy e lui non ha mai lasciato Teresa, allora io l’abbia fatto scomparire perché ero geloso!-
-Ma che grande cazzata!- esclamò il mio migliore amico.
-Sei innamorato di Thomas?- chiese invece Brenda, incredula.
Infatti, in quel momento, mi resi conto che non ne avevo mai parlato con lei. La spiegazione era semplice: Brenda è una ragazza troppo loquace, troppo avventata, non prende mai le cose sul serio. Né io né Tommy avevamo mai pensato di dirglielo. Non subito almeno.
-Si … - le dissi.
-Come mai non me lo hai mai detto?- chiese lei.
Domanda giustissima. Non sapevo che risponderle.
Poi, fortunatamente, trovai le parole.
-Non mi sembrava il momento, Brenda! Avevo un sacco di cose per la testa … -
-Comunque, già che ci sei c’è altro che devi dirmi? Perché lo voglio sapere!-
Respirai profondamente. Guardai Minho. Lui lo sapeva. Sapeva tutto. Io e Tommy glielo avevamo detto un mesetto fa. Presto lo avremmo detto anche a Brenda se non fosse successo quello che era successo.
-Stiamo insieme! Io e Tommy!- dissi.
Minho continuò a mangiare e non alzò lo sguardo alla mia confessione.
Brenda gliel’avrebbe fatta pagare, certamente, per non averglielo detto.
Rimase per un po’ sconvolta. Poi come se fosse stata colta da un’improvvisa illuminazione, disse:
-Aspetta … quindi, tu saresti … -
 

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Capitolo 9
*** Buio e vuoto ***


Buio e vuoto

 
Buio.
E vuoto. Buio e vuoto. Sono queste le prime cose che vedo, non appena apro gli occhi.
La testa mi gira paurosamente. I miei occhi, finalmente, si abituano all’oscurità intorno a me.
Come prima cosa, tento di portare le mani dove il mio sguardo può vederle. Ma scopro che sono legate insieme, con una corda, dietro ad un palo al quale è appoggiata anche la mia testa.
Tento di chiedere aiuto. Dalla gola esce un suono, ma viene bloccato dallo scotch premuto contro le mie labbra. Continuo ad urlare e agitarmi, nel tentativo di liberarmi.
Ma, ovviamente, non ci riesco.
Poi accade.
Distinguo due figure avanzare verso di me.
Una di loro, tiene in mano qualcosa, che ai miei occhi, appare come una pistola.
L’altra, invece, mi dice, quasi in un sussurro:
-Ciao, Thomas … -

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Capitolo 10
*** Segreti nascosti ***


Segreti nascosti

 
Pov- Carrie

Joe mi raggiunge nella sala centrale del distretto di polizia. Ho visto uscire il ragazzo biondo poco fa. Sembrava turbato e sconvolto.
Lo capisco anche: il suo migliore amico è scomparso. E’ normale che sia in  quello stato.
Joe si siede dall’altra parte del tavolo sospirando pesantemente.
Butta sul tavolo un paio di cartelle.
Sospira di nuovo.
-Interrogatorio pesante?- gli chiedo.
-Mah … non ci capisco più niente! Secondo me, quei ragazzi ci stanno nascondendo qualcosa!- dice lui.
-D’accordo, scopriamo di che si tratta, allora!-
Apriamo in contemporanea tutte le cartelle del caso.
Thomas è scomparso da 29 ore. Dobbiamo cercare di ritrovarlo prima che scattino le 48 ore.
-Dunque … Thomas è scomparso due giorni prima della consegna dei diplomi … - comincio io.
-E qua già abbiamo una testimonianza falsa … - mi interrompe Joe –Teresa ci aveva detto che avevano saltato la scuola insieme in uno di quei due giorni … ma la scuola era finita una settimana prima con la chiusura degli esami!-
-Può darsi che sia semplicemente sbagliata!- ribatto io.
-E’ vero, ma quella ragazza non mi piace! Pensa che ha addirittura minacciato Newt, perché si tenesse lontano da Thomas! Dovremmo tenerla d’occhio!-
-Sai è la stessa cosa che mi ha detto Brenda! Come mai Teresa ha minacciato Newt?-
-E’ innamorato di Thomas e gli aveva lasciato un bigliettino con il quale si dichiarava! Teresa l’ha trovato: è molto gelosa! E anche molto testarda: è convinta che ci sia Newt dietro a tutto questo!-
-Ok, io dico che è inutile fasciarci la testa! Partiamo dal principio e vediamo dove ci portano gli indizi finora raccolti!-
-Giusto, ottima idea! Allora, cos’avevamo detto … ah si! Thomas scompare due giorni prima della consegna dei diplomi. Sappiamo che uno di questi due giorni si è visto con Teresa! I due litigano, ma fanno subito pace! Il giorno dopo non si sa niente e quello dopo ancora, il ragazzo sparisce ufficialmente dalla circolazione! Ora, la domanda è: se è veramente sparito per conto suo, perché farlo a pochi passi dal diploma?-
-Forse era semplicemente confuso e stremato e non ne poteva più! Ora, eccoti la novità: Thomas ha confessato a Minho, la settimana scorsa, di essere gay!-
-Si, lo so, ho letto di sfuggita i tuoi appunti! Secondo te, Teresa e Newt ne sono a conoscenza?-
-Io direi proprio di no! Se Newt fosse stato ancora innamorato di Thomas, non pensi che glielo avrebbe detto, dopo che ha saputo che era gay?-
-Non con la minaccia di Teresa alle spalle! Io penso che non si sarebbe azzardato a fare una mossa del genere! Però … e se anche Thomas fosse stato innamorato di lui? Potrebbe essersi dichiarato lui stesso!-
-Non direi, Joe, no! Da quanto risulta dagli appunti emersi dall’interrogatorio di Brenda, Thomas sarebbe fidanzato già da un paio di mesi!-
-Con chi?-
-Con un ragazzo!-
-Davvero?-
-Si, un certo S= V/T!-
-Come?-
-S= V/T!-
-Che razza di nome è?-
-Non è il suo vero nome! Lo usava Thomas per i suoi messaggi! Per tenere nascosta la sua vera identità, nel caso Teresa lo avesse mai scoperto!-
-Che vuol dire, comunque?-
-Questo non lo so! Presumo sia una formula, ma non so di cosa!-
-Dillo a David! Digli di cercare informazioni in più su questo nome!-
-Già fatto! Ci sta lavorando!-
-Ok! Ora che ci penso … questo nome era uno fra i contatti più frequenti tra le chiamate e messaggi di Thomas!-
-Li hai stampati?-
-Si, li prendo!-
Passiamo la mezz’ora successiva ad analizzare tutte le chiamate e i messaggi di Thomas.
-Beh, c’è da dire che i due sono molto intimi!- esclama Joe ad un certo punto –Senti qui … questo l’ha scritto Thomas a S= V/T … “Non ce la faccio più a vivere così! Tu sei l’unica persona che mi capisce e comprende! Perché al mondo non possiamo esistere solo tu ed io? Sarebbe tutto molto più semplice!”-
-Mmm… questa storia si fa interessante … dobbiamo capire chi è questa persona! Per cercare di identificare il numero di cellulare ci vorrà un’ eternità, dobbiamo usare la fantasia! E in fretta, o per Thomas potrebbe essere troppo tardi!-
-Riflettiamo, tu hai saputo da Brenda che c’erano molti ragazzi che andavano dietro a Thomas! Tralasciando Newt, potrebbe essere uno di questi … -
-Giusto, ma come facciamo a sapere chi?-
-Chiunque sia, comunque, perché nasconderlo con una formula?-
-Te l’ho detto! Temeva che Teresa li avesse scoperti … -
-Ok, allora perché non l’ha lasciata, visto che a quanto pare ama questa persona?-
-Magari non sapeva come fare a dirle che era omosessuale … non è così semplice da capire!-
-Si, infatti, hai ragione, come sempre!-
-Comunque, a quanto risulta dai registri, i due hanno iniziato a scriversi due mesi fa! Quindi si può dedurre che i due hanno anche iniziato a frequentarsi!-
-Può darsi! E Teresa non ne ha mai saputo nulla … -
-A quanto pare no! Diceva che il suo rapporto che Thomas è solido e che hanno avuto solo qualche piccola divergenza … -
-E’ questo che mi sembrato più strano! Quella ragazza non ci ha detto tutta la verità! I genitori sostengono che sembravano in crisi già da un po’, quando hanno litigato quella sera a cena … -
-Giusto! E’ ovvio che dev’esserci stata una rottura di qualche tipo!-
-Forse Thomas glielo ha confessato, di essere gay … ma come facciamo a sapere se è vero? Dovremmo interrogarla di nuovo!-
-Ho appena interrogato i vicini di casa di Thomas … - dice una nostra collega, Cathrine, intervenendo nella conversazione –Pare che negli ultimi tempi, c’erano state delle litigate furibonde, tra Thomas e il padre!-
-Già! Anche tutti i suoi amici ci hanno confermato che i due non sembravano in buoni rapporti, soprattutto negli ultimi tempi!- afferma Joe.
-Come mai?- domando io.
-Secondo Newt, pare che avessero opinioni contrastanti!- mi risponde Joe – Il padre voleva che Thomas andasse a studiare economia, mentre il suo desiderio era quello di studiare scienze e chimica!-
-E perché il padre lo voleva costringere?- domando ancora io.
-Perché è un patriarca! Una persona alla quale piace comandare! E tutti devono fare come dice!-
-Questo fa di lui un potenziale colpevole … -farfuglia Cathrine – Il figlio non vuole stare ai suoi ordini, si ribella, il padre si arrabbia e lo nasconde dove nessuno potrebbe cercarlo!-
-Non saltiamo a conclusioni affrettate, Cat! Per quanto ne sappiamo finora, quel ragazzo potrebbe avere avuto un momento di stress e se ne è andato per schiarirsi le idee!- intervengo io.
-Ragazzi, ho delle novità interessanti!- dice David aggiungendosi al nostro gruppo. Prende una sedia e si sistema vicino a me.
-Sei riuscito a decifrare il nome misterioso?- domanda Joe, quasi impaziente.
-Oh, si!- esclama David – E’ stato un po’ complicato, ma alla fine ci sono arrivato! E’ incredibile quanto sia stato furbo ed intelligente quel ragazzo!-
-Perché, che ha fatto di così eclatante?- domanda Cat.
-Perché ha ridotto al minimo indispensabile una formula di fisica molto complessa! Volete sapere quale?- non ci da nemmeno il tempo di indovinare e dice – Quella della gravità!-
Rimaniamo tutti in silenzio per qualche minuto a riflettere. Chi mai potrebbe essere, questo ragazzo? Perché quella formula? Come mai proprio quella della … aspetta! Chi è stato ad inventare la formula della gravità?
Pensa, Carrie, pensa … chi era? Chi era? Oh … certo …
Certo, è stato …
-Isaac Newton!- esclamo rompendo il silenzio venutosi a creare. Tutti gli occhi si concentrano su di me! Aspetto che qualcuno dica qualcosa.
Ma nessuno, a quanto pare, arriva alla mia stessa conclusione.
-Non capite? La gravità, l’ha scoperta Isaac Newton! Eliminate la o e la n dal suo cognome e cosa esce …?-
-Newt … - mormora Joe.
In quel preciso istante, il telefono comincia a squillare. Per un momento, nessuno si muove. Poi, io mi faccio avanti ed afferro la cornetta.
-Pronto?- dico.
-Se volete sapere di più sulla scomparsa di Thomas Edison, vi consiglio di controllare meglio il suo ragazzo. Il loro rapporto non era tutto rose e fiori come sembra … -
E poi, chi sta dall’altra parte, riattacca.

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Capitolo 11
*** Mi manchi ***


Mi manchi
 
Pov- Thomas

Piove. Dannazione, piove anche.
Non solo mi sono dovuto sorbire Teresa e i miei per tutta la sera, ma nemmeno posso andarmene dal mio ragazzo in condizioni normali.
Ma in quel momento, non ci faccio molto caso. Afferro la maniglia della porta ed esco di casa.
 
Casa sua è poco distante da qui, ma la pioggia non mi risparmia per niente (le mie scarpe sembrano barche che hanno una falla e accumulano acqua su acqua).
Sono così arrabbiato, frustrato. Ho bisogno di lui. Ne ho un bisogno disperato.
Non so come farò a dire tutto questo a Teresa, ma in qualche modo dovrò fare.
Non me ne starò nascosto in eterno.
Prima o poi, tutti sapranno la verità.
Perfino lei, che ancora crede che io la ami.
Non mi sono nemmeno accorto, immerso da questi pensieri, di essere arrivato di fronte alla porta di casa sua. Ormai mi viene quasi automatico il tragitto.
So che i suoi non sono a casa, ma fuori ad una festa di colleghi di lavoro.
Ci siamo solo io e lui.
E la cosa un po’ mi spaventa … ma non tanto quanto il dover affrontare mio padre. Suono il campanello.
Neanche due secondi, e la porta si spalanca, facendomi scoprire Newt in pigiama di pile, con due grandi pantofole calde ai piedi. Comincio a sentire freddo.
“Tommy, come mai sei così zuppo?”
Le lacrime della frustrazione sono così tante che non riesco più a trattenerle.
Mi butto su di lui e lo abbraccio, piangendogli sul pigiama.
“Avevo bisogno di te!” gli sussurro all’orecchio.
Lui mi fa scansare il viso dalla sua spalla e i miei occhi incontrano i suoi. Adoro i suoi occhi.
Mi asciuga una lacrima che mi è caduta e poi mi accarezza la guancia.
“Cosa è successo?” mi domanda, preoccupato.
“Dobbiamo parlare!”
 
“Che è successo?” mi domanda di nuovo Newt, dopo minuti di silenzio.
Sono appoggiato con la testa sulle sue gambe, e lui intanto mi accarezza i capelli.
Mi ha prestato uno dei suoi pigiami e mi ha chiesto se avevo voglia di dormire lì.
Ho accettato.
“Niente … Teresa ha dato di matto, come al solito!”gli rispondo, chiudendo gli occhi.
“Non sei un po’ troppo duro con lei?”
“Cosa? Io? Ma se è lei che fa il bello e il cattivo tempo!” riapro gli occhi.
Lui si avvicina con le labbra e mi bacia la fronte.
“Guarda che è lei che comunque ci rimette!” dice lui, ricominciando ad accarezzarmi i capelli.
“No, Newtie! Sono io che ci sto rimettendo! Con il fatto che non posso dirle di noi due, mi sento oppresso. Non ce la faccio più a starmene zitto.”
“Ma dall’altra parte, hai anche paura di parlare! Vero?”
Ci rifletto su.
La paura c’è, e tanta, anche.
Con il fatto che questa società di merda giudica tutto quello che fai, oggi, non so se ce la farei a rivelare ciò che sono, così, apertamente.
“Si …” mormoro piano.
So che Newt non si vergogna di niente e di nessuno.
Non avrebbe problemi, nemmeno se Minho gli dicesse di spogliarsi in mezzo alla strada.
E infatti so che vorrebbe dirlo in giro.
Ma non possiamo. Non adesso. Lo abbiamo concordato.
Io risolvo la situazione con Teresa e con i miei, e poi mi farò finalmente coraggio a parlare.
“Ehi … guarda che non ti giudico! E’ normale avere paura …” mi dice lui.
Mi metto seduto, per riuscire a guardarlo negli occhi.
“Da quando sai essere così?” gli chiedo.
“Così come?” mi risponde, avvicinandosi.
“Così … filosofico!”
“Filosofico?”
“Si! Te ne esci sempre con queste frasi …”
“Ma quali frasi, Tommy!” mi dice avvicinandosi per baciarmi.
I suoi baci … quanto mi erano mancati.
Erano due giorni che non potevamo vederci così.
Ed essere noi stessi, finalmente.
Ricordo ancora il nostro primo bacio. Io ero impacciato al massimo e Newt invece era … così dolce, sciolto e deciso. Sapeva quel che faceva.
Mi ha baciato così, diciamo quasi per sbaglio.
Eravamo ad una festa, con Minho e Brenda. La musica ci stordiva, l’alcool girava e … tra una cosa e l’altra è capitato. Ma invece di oppormi, come avrebbe fatto chiunque, l’ho lasciato fare.
Era da tempo che sentivo per lui qualcosa di più forte dell’amicizia.
Per questo, non mi sono opposto.
Ci stacchiamo. Io lo abbraccio.
Gli accarezzo la testa.
“Tempo fa, mi avevi fatto una proposta …” gli dico “Ma non ti ho mai dato una risposta …”
“Tommy, te l’ho detto, non devi per forza! Era solo un’idea …”
“La risposta è si! Si, stasera, Newt!”
Lui si stacca dal mio abbraccio e mi guarda fisso negli occhi.
Vedo la serietà nel suo sguardo. Una delle cose di lui che mi fanno impazzire.
“Sei sicuro? Non c’è fretta, davvero! Possiamo aspettare …”
“Sono stanco di aspettare! Sono sicuro … ma devo avvertirti … sono un po’ impacciato!”
Lui ridacchia. Poi mi accarezza la guancia.
“Cosa vuoi che me ne importi? Impacciato faresti ancora più tenerezza, Tommy!”
“Tenerezza? Non voglio fare tenerezza … non sono mica una femmina!”
Newt ride di nuovo. E poi mi bacia, di nuovo.
Mi faccio coraggio e prendo l’iniziativa. Approfondisco decisamente quel semplice dolce bacio, facendolo diventare più passionale.
Newt ricambia a sua volta, facendo scorrere le sue mani sul mio petto. Il suo tocco mi fa decisamente rabbrividire.
Non resisto più: gli sfilo la maglia del pigiama e la getto sul pavimento. Poi comincio ad accompagnare il mio corpo sopra il suo. Mi stacco dalla sua bocca per guardarlo negli occhi. Gli sorrido scansandogli i capelli biondi dalla fronte.
“Beh …” dice Newt ansimando leggermente “Non mi sembri poi così tanto impacciato …”
Io ridacchio e riprendo a baciarlo. Gli lascio un livido violaceo sul collo, facendolo ansimare più forte.
Scendo dal collo, per iniziare a baciargli il petto. A ogni bacio che gli do’, rabbrividisco. E’ strano, perché sono sempre stato abituato con le ragazze … con lui è tutto diverso.
Diverso, ma straordinariamente piacevole. Non ho mai provato sensazioni del genere con nessuna.
Gli mordicchio la clavicola.
Si sta eccitando, lo sento.
E comincio ad esserlo anch’io.
Scendo giù con altrettanti baci fino ai bordi dei pantaloni del pigiama.
Ecco … e qui viene il problema …. Arrossisco impercettibilmente.
“Perché ti sei fermato?” domanda Newt, issandosi sui gomiti per guardarmi. Ma io volto lo sguardo altrove.
Non posso farmi vedere così davanti a lui, non posso.
Mi prende il mento con l’indice e mi fa voltare di nuovo verso di lui.
“Vuoi che continui io?” mi domanda.
Non vorrei annuire, ma il mio cervello, automaticamente, me lo fa fare. Mi metto in piedi, ancora rosso in viso. Perché non sono andato avanti? Perché?
Newt viene vicino a me e mi accarezza il braccio.
“Hai paura, Tommy?” mi domanda.
Annuisco di nuovo. Ora penserà che sono debole e stupido, incapace di prendere una cavolo di iniziativa e poi portarla a termine.
“Possiamo rimandare, se vuoi …”
Respira, Thomas. Respira. Calmati.
Tu lo ami?
Si.
Sicuro?
Allora tira fuori le palle, una volta buona. Mostrati sicuro di te.
Se lo ami, lo desideri anche. Tu lo desideri, vero?
Si?
E buttati, allora!
Lo bacio, questa volta con più passione di prima. Gli passo le mani tra i capelli, inspiro il suo profumo così dolce. Faccio scivolare le mani sulla sua schiena, facendolo rabbrividire di piacere.
Ci stacchiamo, entrambi con il fiato corto.
“Ti amo!” gli dico, quasi sussurrando. Gli accarezzo il viso.
“Anche io, Tommy!” mi risponde lui, baciandomi la guancia.
“Allora fammi tuo! Adesso!”
Non se lo fa ripetere. Mi bacia lui con più fervore e ci stacchiamo solo quando la mia maglia, tolta da lui, deve trapassare la mia testa.
Continuiamo a baciarci, Newt mi riconduce verso il divano, dove mi fa opportunamente distendere sotto di lui. Comincia a baciarmi più lentamente di prima. Poi si stacca.
No, ti prego … ti prego, continua …
“Dimmi se ti faccio male, Tommy …” sussurra, gemendo.
“Tranquillo … so che non lo farai …”
“No, io farò di tutto per non farlo ma … se succede fermami, ok?”
“Ok …”
Newt smette di far incastrare le nostre labbra e comincia ad appoggiare le sue sul mio collo.
Mi lascia anch’egli un livido violaceo sul collo, e poi da lì scende a baciarmi lungo lo sterno, fino ad arrivare alla linea dei pantaloni. Ci scambiamo uno sguardo veloce.
Io sono ufficialmente a corto di fiato e respiro a fatica, i suoi occhi è come se mi chiedessero “Posso?”. Io annuisco. Sicuro di me.
Armeggia un po’ con i miei pantaloni e poi riesce a sfilarmeli. Provo anch’io, a fare lo stesso con i suoi e, meno abile di lui, alla fine ci riesco.
Quindi ora, ci sono solo pochi centimetri di stoffa di biancheria intima a dividerci … bene …
 
Un sospiro.
Uno solo.
L’ultimo.
Ed io e Newt ci lasciamo cadere sul divano. Io con le sue braccia che mi circondano.
 
La mattina dopo, mi sveglia un semplice raggio di sole proveniente dalla finestra. Apro gli occhi e li stropiccio. Non mi sembra vero. Niente di tutto quello che è successo ieri notte, mi sembra vero.
E invece è così. Sono sopra il petto di Newt, con solo una coperta che ci avvolge entrambi.
Sorrido come un ebete.
Gli bacio la fronte scompigliandogli un po’ i capelli per svegliarlo.
Lui sorride.
“Tommy …” sussurra. Apre, finalmente gli occhi e mi guarda. Ci baciamo dolcemente.
“Buongiorno …” gli dico.
“Anche a te. Dormito bene?” mi domanda.
“Dormito … non si può dire che io abbia dormito granché …”
“Ah, davvero?” chiede ridacchiando “E come mai?”
Io lo bacio di nuovo. Adoro quando fa così.
“Ah, non lo sai, biondino?”
Lui ridacchia di nuovo. “Senti parliamo di cose serie … va tutto bene?”
“Sto benissimo, davvero!”
“Se ho fatto qualcosa di sbagliato basta che tu me lo dica …”
“No!” appoggio, di nuovo, la mia testa sul suo petto. “Non hai fatto niente di sbagliato! Sei stato perfetto!”
Ora è lui che mi scompiglia i capelli. Poi, mi lascia un bacio leggero sulla testa.
“Sicuro, si?”
“Si, Newt, si! Smettila di domandarmelo, ti prego!”
“Ok, ok … volevo esserne certo …”
Lui mi accarezza la schiena. Rabbrividisco.
Con lui è sempre così.
Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti. Tra me e lui, quando si crea questo silenzio, è come se tutto il resto dell’universo non esistesse  e ci fossimo solamente io e lui e nessuna realtà sconcertante che ci disturba.
Per questo, parliamo pochissime volte. Adoriamo entrambi, goderci il nostro silenzio.
“Che cosa hai detto a tuo padre?” mi chiede lui, rompendo quel magico istante.
Mi riscuoto dai miei pensieri e gli rispondo.
“In che senso?”
“Nel senso che lo sa che sei qui?”
“Ovvio che no! Gli ho detto che andavo da Minho! Anche se prima che uscissi di casa, ci ho litigato di nuovo …”
“Come mai?”
“Sempre per le stesse cose. Non sto ad elencartele …”
“Ok, come vuoi … ma …”
“Ma cosa?”
“Niente, lascia stare …”
“No, dimmi!”
“Pensavo … glielo dirai mai di noi due?”
Mi mordo il labbro.
Ho pensato mille volte di dirlo a mio padre.
Ma con lui, non sarà così facile come lo è stato con Minho. Mi sto prendendo tempo per questo.
E’ che ogni volta che sono sul punto di farlo, è come se mi caricassi il peso del mondo sulle spalle.
Non vorrei deluderlo, o che ci rimanesse male.
Ma è logico che glielo dirò. La mia vita non esiste senza quella di Newt. E lui dovrà accettarla.
Questa è la verità.
Che anche se ho paura di deluderlo, gli dirò tutto ugualmente.
Spero prima che poi. Mi manca il coraggio. Ma lo farò.
Sorrido a Newt e poi lo bacio come per dirgli “Certo che gli dirò di noi, piccolo scricciolo!”
 
Penso a tutto questo, mentre, con le mani legate ancora dietro la schiena e lo scotch premuto sulla bocca, mi cominciano a scendere le ennesime lacrime.
Mi manchi, Newt.
Mi manchi.



*Angolo Autrice*
Ragazzi, davvero perdonate l'aggiornamento così in ritardo ma con il fatto che ho appena iniziato l'università, ho avuto davvero pochissimo tempo per dedicarmi alle due storie che sto scrivendo. In più c'è anche il fatto che sto partecipando ad un concorso su Wattpad. Se vi va, andatevi a leggere le mie one-shots sulla mia pagina (mi chiamo MysteriousSx). Comunquuuuee.... spero che il capitolo vi sia piaciuto. Spero di risentirvi nei commenti e che alcuni di voi non mi abbiano abbandonato.
Vi saluto. Be crazy and Smile.
MissNiceOwl289

 

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Capitolo 12
*** Non ho mai detto ***


Non ho mai detto …
 


… che sapevo di Thomas e Newt.

 

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Capitolo 13
*** Non ho mai detto ***


Non ho mai detto …


… che Thomas non mi aveva detto di essere diventato gay.

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Capitolo 14
*** Non ho mai detto ***


Non ho mai detto …
 

 
… che è stato Thomas a dichiararsi a me.

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Capitolo 15
*** Non ho mai detto ***


Non ho mai detto …

 

… che è colpa di suo padre, se il mio è stato licenziato.

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Capitolo 16
*** Non ho mai detto ***


Non ho mai detto …
 


… che mio marito, a volte, picchiava Thomas.
E lo insultava.

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Capitolo 17
*** Non ho mai detto ***


Non ho mai detto …
 


… che Teresa mi aveva instaurato dei dubbi, sulla relazione che lega Thomas a Newt.
Così, gli ho proibito di continuare a frequentarlo.

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Capitolo 18
*** Non abbiamo mai detto... ***


Non abbiamo mai detto …
 


… di essere i colpevoli.

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Capitolo 19
*** Confessioni ***


Confessioni
 



“Chiudo la porta alle mie spalle.
Poi, mi giro verso gli indagati.
Minho, è seduto sulla sedia a gambe aperte, infischiandosene di tutto quello che lo circonda.
Teresa, continua guardarsi le unghie lanciando, di tanto in tanto, occhiate sospettose a Newt.
I due coniugi, si tengono per mano, ma al contrario della madre, che mantiene uno sguardo affranto sul volto, il padre scruta tutti con indulgenza.
Newt ha gli occhi fissi sul pavimento. Ogni tanto, vedo qualche lacrima cadergli sui pantaloni”

 
Questa era la situazione che si era presentata ai miei occhi, quella calda mattina di luglio. Erano passati due giorni dalla scomparsa di Thomas.
Due giorni da quella strana telefonata ricevuta in ufficio.
Come da procedura, avevamo cominciato ad inviare squadre di ricerca nei boschi limitrofi per cercare l’eventuale cadavere di Thomas.
Siccome, poi, quella strana telefonata ci aveva insospettiti parecchio, avevamo ispezionato la camera di Newt appena il giorno prima. E gli elementi scoperti si erano rivelati davvero interessanti.
Ma i conti non tornavano.
Ognuna, di quelle persone in quella stanza, ci stava nascondendo qualcosa. E così facendo si stavano mentendo a vicenda. Così, per cercare di fargli buttare fuori tutto, io e Carrie avevamo deciso  effettuare una sottospecie di “ interrogatorio collettivo” (cosa contro le procedure, ma ci sarebbe stata davvero d’aiuto), sottoponendo ai sospettati ciò che avevamo scoperto e facendoci dire successivamente, i pezzi mancanti del puzzle.
Sarebbe tornato tutto, mi dicevo.
Non sapevo ancora che la situazione sarebbe andata a complicarsi ulteriormente …
 
Pov- Joe
 
-Voglio essere chiaro e schietto, con tutti voi! Se siete qui, è perché ci avete tenuto all’oscuro di qualcosa, qualcosa che sapete solo voi. Beh, è ora che vi decidiate a parlare … -
-Ecco come funzionerà!- disse Carrie, intervenendo –Vi diremo ciò che è emerso fino ad ora dalle indagini, poi, ognuno di voi sarà tenuto a dichiarare apertamente tutto ciò che sa. La vostra collaborazione a questa particolare procedura è essenziale per riuscire a ritrovare Thomas. Sono sicura che ognuno di voi vorrebbe tornare ad abbracciarlo. La vostra sincerità, sarà fondamentale.-
I sospettati si guardano tra loro.
Riesco a leggere, nei loro sguardi, odio, disprezzo, disperazione.
E’ Marcus, il padre, a rompere quei pochi secondi di silenzio.
-Credevo non fosse possibile, lavorare in questa maniera, commissario … -
- Quest’ indagine ha richiesto misure particolari, signor Edison. E poi, è uno scambio reciproco: noi vi diciamo quello che sappiamo e voi fate lo stesso.
Dunque, qualcun altro ha qualche domanda?-
Minho alza la mano.
-Si … posso andare in bagno, commissario?-
Newt si passa una mano sul viso.
-No, Minho. Potrai andare dopo … - sibila Carrie.
-Bene, allora.- dico sedendomi al tavolo di fronte agli indagati –Possiamo cominciare!-
 
Carrie si siede vicino a me, facendomi segno di parlare per primo.
-Abbiamo scoperto che in realtà, Thomas è scomparso due giorni prima della consegna dei diplomi. Il fatto che i genitori, però, abbiano denunciato la scomparsa solo il terzo giorno ci è sembrato sospetto. Potete dirci il motivo …?-
Vedo che Susan sta per rispondere, ma suo marito la ferma, stringendole forte la mano. Lei chiude la bocca. Poi risponde lui.
-E’ sempre successo che Thomas decidesse “ribellarsi” con noi. Ogni volta, è sempre andato a dormire da qualche suo amico, ma restava sempre un paio di notti. E’ sempre tornato a casa, poi, con la coda fra le gambe a chiedere scusa, quel piccolo idiota. Per questo non ci ha insospettiti!-
Sibila “quel piccolo idiota” a denti stretti, come per non farsi sentire, ma io riesco ad udirlo comunque. Mi volto verso la moglie. Leggo nel suo sguardo, che il marito non ha detto tutta la verità. Dovrò interrogarla di nuovo. Separatamente, però.
E’ chiaro che ha paura di contraddire ciò che dice suo marito.
Guardo Newt, seduto accanto ai due.
Anche lui deve aver sentito ciò che ha detto Marcus.
Strizza gli occhi e butta la testa all’indietro.
Do una piccola gomitata a Carrie, per farle cenno di proseguire. Lei mi guarda e annuisce.
-Molto bene. Andiamo avanti, allora. Dunque sappiamo cosa ha fatto Thomas il secondo giorno che è scomparso. E’venuto da te, vero Teresa?-
-Si, esatto!-
-Bene, ci puoi dire cosa avete fatto?-
- Gliel’ho già detto, commissario. Ci siamo visti un film e siamo stati insieme.-
-Ne sei sicura?-
-Ovvio! Perché me lo chiede?-
-Perché abbiamo l’impressione … - intervengo io –che Thomas fosse venuto lì per parlarti di un argomento importante che lo riguardava!-
-Si sbaglia!-
-Io credo di no. Era una cosa, che Thomas si teneva dentro da un po’ di tempo … -
-Io. Non so. Di che cosa. Sta. Parlando.-
-Lo confermi?-
-Si, lo confermo! Thomas non mi ha mai detto niente!-
Torna a parlare Carrie. Sembra che Teresa sia stata sincera. Non sa veramente, che Thomas è gay.
-Però, c’è una persona che lo sa dentro questa stanza, vero, Minho?-
Lui sembra risvegliarsi da un sogno.
-Eh? Cosa?- chiede.
-Tu sai cosa nascondeva Thomas a tutti gli altri, no?-
-Ah, intende il fatto che è gay?-
Si pente subito di averlo detto.
Si porta le mani alla bocca e guarda in direzione di Marcus.
Sul volto del signor Edison si dipinge un’espressione di rabbia. Su quello di Teresa, cadono lacrime.
Il viso di Newt, invece, non traduce nessuna espressione di sorpresa, per questa notizia.
Proprio come sospettavo. L’ho incastrato.
-COSA?!- tuona il padre di Thomas.
-E’ UN’ASSURDITA’!- urla Teresa –THOMAS AMA ME! AMA ME! NON E’ VERO NIENTE!-
-Per favore, calmatevi- li prego io.
-Chi le ha detto questa banalità, commissario?- chiede Marcus.
-Le prove, signor Edison!-
-Minho! Ma come ti viene in mente di dire queste calunnie su mio figlio?!-
-Non sono calunnie, è la verità!- ribatte Minho.
-E’ tutto vero, signor Edison!- aggiungo io.
-Vi sbagliate! Vi sbagliate tutti! Mio figlio sarà anche stupido, ma non così tanto da essere addirittura un frocio!-
Nella sala cala un profondo silenzio. A quelle parole.
E’ Newt a romperlo, parlando per la prima volta durante questo interrogatorio.
-Si dice omosessuale, signor Edison!-
Marcus lo guarda. Poi con tono di disgusto, sputa fuori: -Lo dico come mi pare, frocio!-
-Signor Edison! La prego di moderare il linguaggio!- dice Carrie. E’ seriamente alterata.
-L’unico gay qui dentro, è Newt, commissario! Thomas è il mio fidanzato!-
-Teresa, vuoi tapparti la bocca, un momento?- chiede retoricamente, Minho.
-Anche se fosse? Ti crea problemi?- domanda Newt.
-No, se eviti di buttare merda addosso a Thomas!-
-Veramente, Teresa … - dico io -qui nessuno sta buttando merda addosso a nessuno. Quello che abbiamo detto è tutto vero. Abbiamo prove concrete. Potremo farvele vedere … oppure lasciare che sia Newt a dirvelo … -
Io e lui ci guardiamo.  Lui con un uno sguardo di sfida, io con uno indagatore. Non parla.
Insisto.
-O forse dovrei dire … S= V/T?-
La sua espressione cambia. Ha capito che non c’è possibilità di uscita da questo tunnel.
-Di che sta parlando, Miller?- domanda Marcus.
Ma è Newt a rispondere, non io.
-S= V/T … è stato Tommy a chiamarmi così nella sua rubrica del cellulare. Per fare in modo che … - sospira – Che nessuno scoprisse che stavamo insieme.-
Di nuovo silenzio.
Questa volta, dura molto più a lungo. Nemmeno Marcus emette un fiato. E’ evidente che vuole capire dove vuole andare a parare il ragazzo.
Newt non guarda in faccia a nessuno. Ha lo sguardo perso nel vuoto.
-E’ cominciato tutto due mesi fa … - comincia a raccontare –ad una festa. Io e Tommy ci siamo baciati e … -
-Vorresti dire che tu hai baciato lui.- lo interrompe Marcus - Perché mio figlio non bacia le checche.-
-Beh, è esattamente quello che ha fatto!- ribatte il biondo. E’ infuriato. Poi, però, arriccia le labbra in un perfido sorriso – E sa cosa le dico? Che bacia da Dio, suo figlio!-
-Come osi, piccolo stronzetto … -
-Si calmi, signor Edison!- urlo io per fare in modo che capisca che non dovrà più intervenire nella conversazione.
-Vai pure avanti, Newt … - sposto gli occhi, un attimo, su Teresa. Ha gli occhi inumiditi e pieni di rabbia.
-All’inizio- prosegue Newt –ho pensato che fosse tutto dovuto all’alcol, avevamo bevuto tanto quella sera. Così, ho lasciato perdere e per un paio di giorni non l’ho cercato, avendo anche addosso la minaccia fattami di Teresa … - e la guarda. Lei sembra sul punto di scoppiare in una sfuriata.
-E poi? Cos’è successo?- chiede Carrie.
-E’ stato lui a cercare me. Ho provato a dirgli che era sbagliato. Che tutto era sbagliato: io e lui, il bacio, tutto … ma lui non mi ha neanche dato il tempo di finire. Mi ha rivelato di avere sempre provato qualcosa per me, ma che non riusciva a spiegarsela … poi alla festa, dopo il bacio, tutto gli si è fatto più chiaro ed ha capito. Ho provato ad allontanarlo da me, davvero, ci ho provato, perché non volevo avesse problemi con Teresa. Ma lui mi ha detto che era da tempo che le cose tra loro due andavano male e che voleva solo stare con me. A quel punto, ho smesso di opporre resistenza … -
-Quanto ci hai messo per inventare questa cazzata, eh, Newt? Tutti gli anni che gli sei corso dietro come un cagnolino bisognoso di affetto?-
-Ci sono le prove, Teresa! Nel suo cellulare: tutti gli sms che loro due si sono mandati. E sono esattamente partiti due mesi fa. –
-Non è possibile … non è possibile … - dice Teresa, scoppiando finalmente in lacrime. –Lui ama me, ama me … non è possibile … -
-Teresa, calmati, adesso!- dice Carrie –Vuoi un bicchiere d’acqua?-
-Stronzate … sono tutte stronzate … -
-Smettila di piagnucolare, Teresa! Cos’hai, 5 anni?- dice Minho, con il tono di chi non ne può più.
-SONO TUTTE STRONZATE!- urla Teresa mettendosi le mani tra i capelli.
Aspetto che la tempesta si calmi.
Teresa si sta comportando come una pazza … non sta ragionando con un minimo di lucidità.
Ora comincia anche a tremare …
Ha brividi che le percorrono tutto il corpo. Le sue mani vanno a cingere i bracci opposti.
Nessuno osa parlare. Siamo tutti congelati sul posto.
-Lui ama me … lui ama me … come farò? Come farò?- poi, il suo sguardo cambia all’improvviso, diventando freddo e glaciale – Come farò con il bambino?-
 
Pov- Newt
 
M’irrigidisco sulla sedia.
Credo di non riuscire più a respirare. Non sento più il cuore battere. A dire il vero, non sento più niente, attorno a me.
La parola “bambino” mi rimbomba in testa.
Lei non può essere incinta. Non può, è impossibile.
La sudorazione si fa fredda.
Credo di stare precipitando in un abisso. Un abisso nero e senza fondo. E penso di rimanere lì.
E’ tutto troppo da sopportare per me. Troppo. E se non amassi Tommy con tutto me stesso e non desiderassi disperatamente di ritrovarlo, probabilmente, a quest’ora, me ne sarei gi andato dalla sua vita.
Il problema, è che non voglio farlo.
E penso che non lo farò. Mai.
 
Pov- Joe
 
-Come hai detto, scusa?- chiedo, incredulo.
Il silenzio, questa volta, è surreale. Mette quasi i brividi. Le parole di Teresa sono rimaste sospese nell’aria, come una coltre di fumo dopo un incendio.
Sono rimasto sorpreso da quelle parole e vorrei tanto un chiarimento.
Quest’ultimo, non tarda ad arrivare.
-Ho detto, che sono incinta, commissario. E’ successo il giorno che Tom è venuto da me!-
-Ne sei sicura, Teresa?- domanda Susan. Sia lei che il marito sono rimasti a bocca aperta. Ma mi è sembrato, di vedere sul volto di Marcus un’ espressione di sollievo. Quasi fosse contento di quella notizia. Quasi preferisse un bambino ad un fidanzato, per Thomas.
-Certo, signora Edison, sono sicurissima. Ho fatto il test dopo che Tom è scomparso!-
-Stai mentendo … - mormora Newt, a denti stretti.
-Come?- chiede lei.
-Stai mentendo … non lo sei … -
-Tu sei ancora convinto che Thomas ami te? Se è così, sei davvero un povero illuso!-
-Ringrazia che sei una donna e che non posso prenderti a pugni … - dice Minho.
-Davvero, Minho? Ti abbasseresti a tanto?-
-Sta zitta! STA ZITTA!- urla Newt prendendosi la testa fra le mani –Non sei davvero incinta … Tommy ti ha lasciata. Non hai detto la verità … -
Seguo la conversazione senza intervenire e intanto prendo appunti su un taccuino.
Era proprio quello che volevo venisse fuori da questo interrogatorio: che si mettessero l’uno contro l’altro. E’ il modo migliore per far venire a galla la verità.
-E’ la tua parola contro la mia, Newt! A chi pensi crederanno? Al poverello sfortunato che amava un ragazzo che non lo ricambiava … o alla ragazza che porta in grembo suo figlio?-
-Teresa?- la chiama Carrie.
La ragazza si volta verso di lei. Riesco a vedere la disperazione che le segna il viso. I capelli corvini, prima ordinati, sono ora un disordine per quanto siano stati tormentati con le mani. Gli occhi traboccano di lacrime, così come le guance.
Ha l’aspetto di una pazza.
-Si?-
-Saresti disposta a fare dei test?-
-Non mi crede, commissario? Sta davvero dando ascolto a quel povero disagiato?-
-Adesso mi sono stancato … - dice Minho, alzandosi in piedi, diretto verso Teresa.
Lo fermo.
-Minho, siediti, per favore!-
Lui, con un po’ di riluttanza, lo fa.
-Non è che non vogliamo crederti, Teresa … - continua Carrie –ma in questi casi ci servono delle prove concrete!-
-Ci penserò!-
-Non vuoi farlo, eh?- schernisce Newt –Perché? Hai paura che scoprano che sia tutta un’invenzione del tuo patetico cervello?-
-TACI, IDIOTA!- urla Teresa, scagliandosi contro di lui.
-Basta così! Sedetevi e calmatevi, tutti!- dico, io, intervenendo.
Teresa era a pochi centimetri dal collo di Newt. Lui la guardava con aria di sufficienza, come se le facesse pena.
Ora che tutti gli animi si sono calmati, prendo di nuovo parola.
-Dunque, se siete d’accordo, io direi d proseguire … -
Tutti annuiscono, in segno di assenso.
Minho posa una mano sulla spalla di Newt, come per dargli conforto. Lui tiene la testa bassa, sconsolato.
-Allora … dobbiamo ancora chiarire un punto, prima di lasciarvi andare … - dico io – Ed è dove si è recato Thomas il primo giorno della sua scomparsa e perché. Chi lo sa?-
Ovviamente, nessuno risponde a questa mia domanda retorica. Perché, ovviamente, io so chi è.
Aspetto in silenzio, per dare l’opportunità a quella persona di fare il primo passo.
Ma lei non lo fa.
Così tiro fuori la prova: un borsone, con dentro dei vestiti. Tutti lo guardano curiosi.
Tranne uno.
Newt.
-Vuoi parlarcene, Newt?-
Gli occhi indagatori di tutti i soggetti si posano su di lui.
Come sempre, prima di rispondere, il ragazzo tira un profondo respiro.
-E’di Tommy!-
-Questo lo sappiamo. Quello che vorremmo chiarire è che ci faceva a casa tua.-
-A casa sua? E perché la roba di mio figlio dovrebbe stare da quel frocio?-
Minho lo fulmina con lo sguardo.
Susan cerca di far calmare suo marito, mettendogli una mano sulla spalla e sussurrandogli parole all’orecchio per me incomprensibili da questa distanza.
Newt non reagisce alla provocazione, sta volta. Ma mi guarda dritto negli occhi.
Vorrei cercare di capirlo, di analizzare il suo sguardo profondo … quanto vorrei entrare nella sua testa e scavare fino a trovare la verità, quella che lui non vuole dirmi.
Il biondo sospira di nuovo.
 
Pov- Newt
 
Respiro a fondo. Ancora una volta.
So che se adesso gli dicessi la verità … tutta, la verità, mi sbatterebbero in galera senza batter ciglio, dato che non riescono a capire che quella di Teresa è tutta una messa in scena e nessuno vuole credermi.
Ricordo quel borsone.
Ricordo quel giorno …
 
*FLASHBACK*
 
Bussano alla porta.
Controvoglia, mi alzo dal divano sbuffando. Vado verso la porta. La apro e davanti a me, compare il mio Tommy.
-Ehi! Hai un posto letto in più?- mi domanda con un sorriso sghembo, sollevando il borsone.
-Che hai combinato?- domando con un sopracciglio alzato.
-Domanda che dovresti rivolgere a mio padre, non a me … -
Solo in quel momento, mi accorgo che ha un livido sulla guancia sinistra.
Allungo una mano e glielo tocco.
-E’ stato lui? Ti ha picchiato?- gli chiedo.
Lui annuisce. Poi appoggia la sua mano sopra la mia. Gira il viso chiudendo gli occhi e mi bacia il palmo. Io mi lascio andare  a quel contatto. Mi slancio verso di lui e lo tengo stretto a me, come per dargli conforto.
-Oddio, Tommy … devi fare qualcosa! Non è la prima volta che succede … -
-Cosa vuoi che faccia, Newtie?- domanda lui accarezzandomi i capelli. – Ha lui il coltello dalla parte del manico, non io. –
-Potresti denunciarlo, lo sai … - gli accarezzo la schiena.
-Non voglio farlo … -
-Ma lui continuerà … -
-Ho deciso di andarmene apposta! Questa volta per sempre! Non tornerò mai più in quella casa, Newtie. Mai più. –
-Sei sicuro di quello che pensi? – mi scanso da lui. Mantengo un minimo di abbraccio, agganciando le mie mani dietro al suo collo. Appoggio la mia fronte contro la sua e chiudo gli occhi.
-Sono stufo di questa vita, Newt. Mio padre già non mi sopporta per i suoi motivi, figuriamoci se gli dico che mi sono innamorato di te. Io non ce la faccio a vivere così. Non ne posso più. Voglio stare con te, voglio vivere la mia vita con te al mio fianco. Vorrei vivere con te, un giorno. Svegliarmi la mattina e trovarti nel mio letto. Senza pregiudizi. Senza nessuno che ci dica che è sbagliato e ci proibisca di amarci. Io ti amo, Newt. –
Sono commosso da quelle parole. Vorrei piangere dalla gioia. E’ la prima persona che mi dice cose così profonde. Dio, ma come ho fatto a non dichiararmi prima a lui?
Appoggio le mie labbra contro le sue. Lui approfondisce il bacio, stringendomi a se.
Quando le nostre labbra si staccano mi chiede:
-Posso stare da te per un po’? Finché non trovo una sistemazione da un’altra parte?-
-Ti contraddici da solo, sai? Hai appena detto che vuoi vivere con me!- dico, ridacchiando.
Riesco a farlo sorridere un poco. Quel suo sorriso mi basta per essere felice.
-E’ che non vorrei che fosse un problema. Che diventassi un peso … -
-Lo sai che puoi stare qui quanto vuoi! Dai, entra … -
Afferro la sua mano e lo trascino dentro casa, sorridendo al pensiero che il mio ragazzo ed io vivremo sotto lo stesso tetto per un tempo indefinito.
E un giorno, forse, per l’eternità.
 
*END OF FLASHBACK*

 
-Il giorno in cui è scomparso è venuto da me. – mormoro a testa bassa.
 
Pov- Joe
 
Sapevo che avrebbe confessato.
-Dicci tutto … perché è venuto da te?-
-Perché il padre l’aveva picchiato!- confessa.
-Cosa vai blaterando, piccolo idiota?- domanda Marcus.
-Marcus, calmati!- gli dice sua moglie.
-No che non mi calmo! Sta dicendo stronzate! Come quella di mio figlio gay!-
-Aveva un livido sulla guancia, quando è arrivato!-
-E chi ti dice che sia stato io a farglielo?-
-Lui! Me lo ha detto lui!-
Mi volto verso Marcus.
-E’ vero, signor Edison?-
Lui rimane in silenzio e guarda la moglie. Lei gli fa cenno di dire la verità.
Lui sospira, rassegnato.
-Si, è vero! Ma è successo solo in quell’occasione e solo perché non voleva darmi ascolto … -
-Non è vero! Lei lo ha picchiato altre volte … -
-Come osi parlarmi con questo tono? Chi ti da il permesso di rivolgermi la parola?-
-Sono l’unica persona che ama suo figlio con tutto se stesso!-
-Amarlo? Davvero? Sei un ragazzino! Non sai cos’è l’amore, non sai nemmeno che voi gay siete sbagliati … -
-NOI NON SIAMO SBAGLIATI, CAZZO! SIAMO DELLE PERSONE, ABBIAMO DEI SENTIMENTI, COME TUTTI GLI ALTRI. NON CI SI DEVE CLASSIFICARE IN UNA CATEGORIA A PARTE PERCHE’ NON AMIAMO PERSONE DEL SESSO OPPOSTO!- urla il biondo, sfogandosi.
-Miller, faccia qualcosa … - dice Marcus, come se volesse suggerirmi di portarlo in carcere e buttare la chiave.
Io sospiro.
-Newt, siediti!- dico. Lui mi guarda e poi ubbidisce. Minho lo guarda con orgoglio. Posa di nuovo la mano sulla sua spalla, ma stavolta non per consolarlo, ma per dirgli che ha fatto la cosa giusta.
-Vai avanti, per favore … -
-Siamo stati tutto il giorno a parlare o a guardare cavolate in televisione. Poi la sera … - qui si interrompe.
-La sera cosa, Newt?- lo imbecco io.
-Abbiamo litigato! Io stavo insistendo sul fatto che forse era ora di confessare la verità ai suoi, ma lui ha ribattuto di no … è andata avanti così per un quarto d’ora, poi ha preso le chiavi della macchina e se n’è andato!-
-E tu che hai fatto dopo?-
-Sono uscito a vagare senza meta, a sbollire la rabbia, sperando di ritrovarlo a casa, al mio ritorno.
 Non l’ho più visto!-
Gli occhi sul viso di Marcus sono soddisfatti. Ridacchia sommessamente.
Fortunatamente, Newt non se ne accorge.
I conti tornavano, finalmente, se consideravamo anche l’sms che gli aveva mandato Newt il giorno della consegna dei diplomi.
Qualcuno bussa alla porta.
-Avanti!- dico.
Una ragazza della nostra squadra, Julie, entra nella sala, seguita da un ragazzo.

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Capitolo 20
*** Nuovi indizi ***


Nuovi indizi


Julie entra nella stanza.
-Scusa Joe, ma questo ragazzo dice che sa qualcosa a riguardo alla scomparsa di Thomas Edison-
-Fallo entrare- dico io, accomodante.
Julie si sposta per far passare il ragazzo.
E’ alto circa un metro e ottanta, i capelli sono castano chiaro, gli occhi sono color nocciola. Indossa  un giubbetto di pelle marrone e un paio di jeans scuri.
Entra nella stanza timidamente, quasi come stesse attraversando un campo minato.
Julie esce, chiudendo la porta alle sue spalle.
-Ehm … buongiorno, lei … - il ragazzo si porta una mano dietro la nuca –lei è il commissario Miller?-
Faccio segno di si con la testa.
-Si, esatto- rispondo –E tu sei …?-
-Scott, Scott McCall, signore! Sono il capitano della squadra di Lacrosse dove gioca Thomas.-
-E sei suo amico?-
-Si, lui è … è uno dei miei migliori amici.-
Newt e Minho si voltano a guardarlo.
Newt sembra rimasto imbambolato, mentre Minho lo guarda con una sorta di disprezzo. Forse non è del tutto convinto di lui.
-Prego, siediti pure … - gli indico con la mano la sedia vuota all’angolo del tavolo.
Lui si siede e guarda gli indagati.
Sorride a tutti e viene ricambiato (tranne da Minho).
-Allora, Scott- dice Carrie –Cosa sai sulla scomparsa di Thomas, di preciso?-
-Beh, lo conosco abbastanza da dire che non può essersene andato a di sua spontanea volontà.-
-Ah, lo conosci abbastanza, dici, eh?- lo schernisce Minho voltandosi a guardarlo.
-Minho, per favore … - comincio io. Ma lui mi interrompe.
-Per favore un cavolo, commissario. Conoscerlo bene, andiamo. Non sei certo il suo migliore amico!- continua alzandosi in piedi.
Newt si alza a sua volta, mettendo una mano sulla spalla dell’amico.
-Minho, smettila, siediti!- gli dice.
Il ragazzo fa come gli è stato detto. Dopo di che, sbuffa rumorosamente.
-Come hai saputo della sua scomparsa?- gli chiedo subito dopo.
-Ero alla consegna dei diplomi … - risponde Scott in modo evasivo.
-Ah, capisco … quindi anche tu frequentavi l’ultimo anno … -
-Sissignore … -
-Eri in classe con Thomas?- domanda Carrie.
Sento Minho borbottare un < < Pff e chi l’ha mai visto questo!> >, prima che Scott risponda.
-No, ci siamo conosciuti  il primo anno alle selezioni della squadra!-
-Dici che siete molto amici … - continuo io, lasciando appeso il discorso.
-Si, per me è come un fratello. Per questo, voglio aiutarvi a trovarlo. –
-Bene, allora … - dice Carrie – Cosa sai, riguardo alla scomparsa?-
Scott tira un lungo sospiro e si passa una mano tra i capelli (comincio a pensare sia un tick nervoso).
-So che, teoricamente, è scomparso due giorni prima della consegna e non il giorno stesso. Sbaglio?-
-E’ esatto, invece, Scott!- confermo io.
-Beh, la prima sera è venuto da me verso sera. Ricordo che era abbastanza nervoso. –
-E ti disse che cosa era successo?- domanda la mia collega.
-Si, mi disse di … - guarda verso Newt – Di aver litigato con te. –
Newt abbassa lo sguardo sul pavimento.
-Puoi dirci qualcosa di più, Scott?- lo incito io.
-Si, l’ho fatto entrare e ho cercato di farlo rilassare un po’. Quando ho visto che si era calmato, gli ho chiesto di raccontarmi cos’era successo. Mi ha detto che avevano litigato perché lui non voleva far sapere ai genitori che era gay. –
-Quindi tu ne eri a conoscenza, del fatto che fosse omosessuale … -
-Si, Tom me lo aveva detto un mese dopo che si era messo con Newt. –
Il ragazzo in questione diventa all’improvviso rosso fino alla punta dai capelli, per l’imbarazzo.
Marcus continua a guardarlo con disgusto, scuotendo la testa da sinistra a destra, come se ancora pensasse che non era vero niente di ciò che Newt aveva detto.
-Molto bene … - Carrie traccia un appunto –Continua, per favore … -
-Mi ha detto che si era sentito tanto stupido ad aver dato la colpa a Newt, a prendersela con lui, e ha capito che era il momento di confessare la verità a tutti. Il giorno dopo, mi disse che sarebbe andato a lasciare Teresa … -
-Mph, che assurdità – commenta la ragazza.
- … E che avrebbe anche detto la verità ai suoi. L’ho fatto dormire da me, ma il giorno dopo se ne è andato e da allora non l’ho più visto-
Noto che il padre di Thomas non ha più parlato durante l’interrogatorio. Meglio così, la sua voce cominciava a starmi antipatica.
Io e Carrie congediamo finalmente tutti gli indagati dopo aver preso gli ultimi appunti.
Teresa, prima di andarsene, mi rivela che è disposta a fare i test, così le fisso un appuntamento per il giorno dopo da un nostro specialista.
Chiudo la porta dopo che tutti se ne sono andati.
Nuovi indizi sono emersi. Ed io sono sempre più convinto di aver capito chi è il colpevole.
Io e Carrie adesso dobbiamo riordinare le idee, e trovare un modo per farlo crollare.
 
Pov – Newt
 
Non appena usciamo dalla sala, sento una mano stringermi il polso.
-Senti piccolo stronzo … potrai anche aver imbambolato mio figlio, quello stupido, con le tue idee perverse e contro natura, ma sta pur certo che quando tutto sarà finito, Thomas non ti vedrà mai più- mi sussurra, gelido, Marcus. Io non distolgo mai lo sguardo da lui, gliela darei vinta.
Sento che il polso sta bruciando terribilmente per la forte stretta.
Marcus mi lascia andare e prende sottobraccio la moglie e Teresa.
-LEI NON PUO’ DECIDERE IL SUO FUTURO. IO E TOMMY CI AMIAMO, NESSUNO PUO’ SEPARARCI. LEI NON CI DIVIDERA’, HA CAPITO?- urlo nella sua direzione.
Lui è già sparito, ma sono certo mi abbia sentito.
Mi volto verso Minho e Scott.
-Scusate, ho perso la testa … -
-Non preoccuparti, amico … - Minho mi passa un braccio attorno alle spalle – Quello lì è un coglione omofobo. Lascialo perdere. –
Scott sembra leggermente a disagio, così dopo qualche secondo mi stacco da Minho e tendo la mano verso di lui.
-Newt!- gli dico.
Lui mi stringe la mano calorosamente e mi sorride storto.
-Scott, piacere di conoscerti. Thomas mi ha parlato molto di te … -
-Senti, coso, come ti chiami … - Minho interviene, con i suoi soliti modi schietti –Non ti conosco, ma tu non mi piaci per niente. Thomas, invece a me non ha mai parlato di te e questo mi fa ancora di più sospettare della tua onestà … -
-Ascolta … Minho, giusto? Non so come mai Thomas non ti abbia mai parlato di me. So che tu sei il suo migliore amico ma anche per me lui lo è. E’ stata l’unica persona con la quale mi sono aperto durante gli anni di scuola. Quindi, per favore, potresti smetterla di darmi contro?-
Minho rimane in silenzio per un po’, ma poi incrocia le braccia al petto e guarda di me.
-Tu ti fidi?- mi domanda.
-Per quanto ne so, è l’unica persona normale che abbia visto Tommy prima che sparisse. Voglio credergli … -
-Fa come vuoi, ma io non mi fido. Vado all’auto, tu vieni?-
Minho si era fatto finalmente riparare la macchina ed oggi è venuto con la sua. Io ho preferito non fargli fare 8 km inutili da casa sua a casa mia, ed ho preso la mia, di auto.
-Tu vai, ci sentiamo dopo … -
-Ciao … -
Minho si avvia, lasciando soli me e Scott.
Gli sorrido, tirando fuori dalle tasche un mazzo di chiavi.
-Vuoi un passaggio?-
 
La casa di Scott dista pochi chilometri da casa di Tommy e so come arrivarci. Saliamo in macchina, io accendo la radio ma la tengo a volume basso, in modo tale da favorire una chiacchierata.
All’inizio non parliamo molto, ma poi mi faccio coraggio e gli chiedo una cosa che mi ronzava per la testa fin da quando ha detto che Tommy era stato da lui …
-Era tanto arrabbiato con me?-
-Cosa? No … no, no per niente. Era arrabbiato con sé stesso, più che con te. Diciamo che tu in quel momento sei stato il mezzo su cui poteva sfogarsi, ma ti assicuro che non voleva ferirti in nessun modo. Non lo farebbe mai-
Deglutisco, incapace di trattenere una lacrima che sfugge al mio controllo.
-Sai che cosa penso? – continua –Che la sua scomparsa effettiva sia avvenuta il giorno dopo che è stato da me … -
-Intendi quando è andato da Teresa? Minho mi aveva detto che gli aveva telefonato per dirgli che l’avrebbe lasciata, pochi minuti prima di andare a casa sua … -
-E’ la stessa cosa che ha detto a me … non so se poi sia avvenuta o meno … -
Mi volto per un attimo verso di lui.
-Stai dicendo che forse Teresa sa qualcosa in più?-
-E’ l’ultima persona che ha visto Tom. Per quanto ne so, non la escluderei dalla lista dei colpevoli … -
Continuo a guidare senza più emettere fiato.
Dove sei, Tommy?

Ehiiii.... scusate l'assenza prolungata ragazzi, ma davvero non ho avuto il tempo di aggiornare. Scusate anche se il capitolo è un po' più corto rispetto agli altri ma è "di passaggio". Cercherò di aggiornare il più presto possibile. Vi voglio bene.

P.S. Scusate (ancora?! sei stressante, Nice) anche se non rispondo alle vostre recensioni, ma grazie comunque per il sostegno. Dedicherò a voi un capitolo a parte, dopo la fine della storia per ringraziarvi tutti. Sono contenta che la storia vi piaccia, il mio intento è questo.

P.S.S. Ma quanto è bello McCall?? <3

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Capitolo 21
*** Morto. E' colpa mia? ***


Morto. E’ colpa mia?
 
Da qui narrerò solamente al presente. Nelle parti precedenti ho alternato a presente e imperfetto in quanto a volte i commissari o gli amici di Thomas ricordavano quanto era accaduto.
D’ora in poi, tutto sarà narrato al presente, compresi i flashback.

 
Pov- Joe
 
-Joe!- dice Carrie, irrompendo di corsa nel mio ufficio –Joe vieni, devi venire immediatamente!-
-Che succede?-
-Non c’è tempo per spiegare. Vieni e basta, forza!-
Carrie sembra veramente agitata e in preda ad uno stato confusionale.
Mi alzo dalla sedia e la seguo nella sala generale, dove sono collocate le scrivanie dei vari dipendenti. Carrie va verso quella di David. Mentre cerca tra le cartelle del computer, noto per sbaglio la lettera ricevuta il giorno della telefonata dallo sconosciuto.
Era veramente nella cassetta della posta, e dentro vi era un biglietto con l’indirizzo di casa di Newt e una frase che ci invitava a perquisire casa sua.
-Ecco, guarda qui!- Carrie si sistema una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
C’è un messaggio dei nostri colleghi che erano andati ad ispezionare le foreste ed i vari luoghi dove avrebbe potuto trovarsi un cadavere: a quanto pare, l’avevano trovato.
Avevamo cominciato a dare Thomas per morto dopo ventiquattrore, come era solito. Ma ogni volta che si cominciavano le ricerche di un corpo morto, la maggior parte delle volte non c’era.
Non era questo il caso.
Gli agenti dicevano che la fisionomia del ragazzo trovato morto vicino al fiume combaciava con quella di Thomas e che anche l’aspetto sembrava uguale.
Accidenti, quanto ho sperato che non fosse vero.
Naturalmente prima dovremmo effettuare l’autopsia, è la Legge. Ma mi fido del mio corpo di polizia. Non possono essersi sbagliati.
Ci hanno anche inviato una foto. La osservo per un paio di minuti, prima di esclamare: -E’ lui!-
Carrie annuisce.
La squadra si riunisce vicino a noi due.
-Ora che facciamo?- domanda Cat.
-Non è ovvio?- mi volto verso di loro –Ora incastriamo il colpevole … -
 
Prendo il giubbetto prima di uscire dal mio ufficio.
Carrie e gli altri mi aspettano fuori. Chiudo la porta e mi avvio verso il corridoio. Una volta entrato in ascensore, mi lascio andare ai miei pensieri. A quanto pare non ce l’avevamo fatta a salvare quel ragazzo dal suo destino crudele. A quanto pare, Thomas non era più con noi.
Abbiamo deciso con gli altri di avvisare i genitori dopo aver arrestato il colpevole.
Perché oramai so per certo chi c’è dietro e non ho dubbi a riguardo.
 
Entro in macchina con gli altri.
L’agente alla guida parte con le sirene spianate.
Sarà meglio che confessi.
La macchina continua a muoversi a velocità costante verso la nostra meta.
Verso casa di Newt.

Pov- Newt
 
I miei non sono ancora tornati da un viaggio di lavoro. Non sanno niente di Tommy e di tutto quello che è successo. Vorrei disperatamente averli qui, accanto a me. Loro mi hanno sempre capito, aiutato, confortato … persino quando ho detto loro di essere gay mi hanno dato supporto e non mi hanno gridato contro di andarmene, che non ero più figlio loro.
Non so cosa fare e in questi casi c’erano sempre loro ad aiutarmi.
Ora sono solo. E capisco solo adesso cosa vuol dire indipendenza. I tuoi problemi … devi imparare a sbrigarteli da solo. A volte vorrei tornare ad essere un bambino.
Vorrei non avere alcuna responsabilità con il mondo.
Sento il cellulare vibrarmi nella tasca dei pantaloni. Abbasso il volume della televisione e guardo chi è che mi cerca: Scott.
-Pronto?- mormoro assonnato. Non ho dormito neanche stanotte. Come se fosse possibile dormire in questa situazione di merda …
-Ehi, Newt. Ascolta non ho molto tempo, ma è importante: stamattina sarei dovuto andare a fare delle analisi … quando sono arrivato all’ospedale, ho intravisto Teresa che usciva dal reparto di ginecologia con dei fogli in mano … -
-E’ andata a fare quei test che le aveva detto Miller? –
-Esatto! Ad un certo punto si è messa a parlare con la madre e si era dimenticata le cartelle su una sedia e sono andato a controllare senza che mi vedesse … Newt … -
Scott rimane in silenzio. Io deglutisco.
-Scott … ti prego non dirmi … -
-E’ incinta davvero, Newt!-
Il respiro mi si è bloccato infondo alla gola.
I miei occhi rimangono fissi su di un punto non so per quanto tempo. La sensazione è la stessa di quando anneghi: senti che in superficie non puoi tornare perché sei troppo in basso e moriresti prima di mettere la testa fuori; il peso dell’acqua ti schiaccia e non puoi urlare. Puoi solo annegare.
Annegare e dire addio.
-Newt … - Scott mi chiama ma io sento il suono ovattato.
Lo sbattere di pugni alla porta mi riporta alla realtà.
-NEWT WILLIAMS! POLIZIA, APRI!- sento urlare Miller da oltre la porta. Aggancio la telefonata con Scott e vado ad aprirgli, cercando di non tremare ad ogni passo che faccio.
Apro la porta.
Davanti a me ci sono 4 o 5 poliziotti, non saprei dire.
-Prego, entrate … - dico neutrale.
Loro lo fanno e si guardano intorno.
Io sono ancora troppo stordito per capire cosa sta succedendo.
Non mi rendo conto che dopo qualche minuto mi avevano fatto sedere al tavolo della sala da pranzo di casa mia.
-E’ tutto okay, Newt?- mi domanda Carrie.
-S-si … tutto okay …- riesco a rispondere. –Cos’è successo?-
-Ecco … - comincia Carrie. Il tono con cui l’ha detto non mi piace. E’ il tono che usa chi vuole dirti una cosa spiacevole e non sa come dirtela. – Innanzitutto devi sapere che non è ancora certo al cento per cento quello che sto per dirti, ma una buona percentuale si … -
Caccio indietro le lacrime che stavano minacciando di fuoriuscire.
Cerco di focalizzare il mio cervello su quello che sta dicendo Carrie.
Lei guarda i suoi colleghi che hanno la sua stessa espressione di confusione sul viso.
-Purtroppo … Thomas è morto!-
Sento di nuovo la stessa sensazione di prima. Ma si fa più forte e mi pervade come circondandomi con le sue braccia per non lasciarmi andare. Non posso più risalire in superficie …
-Cosa?- domando con la poca voce che mi resta. So che ripeterà le stesse parole, ma non so cosa fare …
-E’ morto, Newt!- dice Joe –Ascolta, noi dovremmo … -
-No, no … - mormoro stringendomi i bracci – No, non può essere … non può essere … -
-Lo hanno trovato vicino al fiume, quello della foresta di Northern. Sai perché fosse lì?- mi domanda una loro collega che non ho mai visto.
Da lì in poi, credo di perdere il controllo sul mio corpo.
Non mi rendo conto di niente … di essermi alzato in piedi, di aver urlato ed imprecato, di aver buttato a terra la sedia su cui ero seduto …
Ora sono steso a terra con le mani sul viso inondato di lacrime.
-Tommy … Tommy … - sussurro tra le lacrime il suo nome. Il suo bellissimo, dolce nome.
Rivedo il suo viso: sorride ed è stupendo come sempre. Mi guarda come se fossi l’unica cosa che conta. Come se esistessi solo io nel suo universo. Per un momento penso che sia veramente lì.
Ma lui non è lì. Lui non è qui.
Lui non c’è più.
Lui non tornerà mai più … ed io non vivrò mai più.
Piango più disperatamente. I singhiozzi si fanno più forti mano a mano che prendo coscienza del fatto … mi scuotono il corpo già in preda a spasmi incontrollabili. Sto tremando da capo a piedi, sento il pavimento gelido sotto di me e vorrei che mi inghiottisse, che mi facesse morire, che mi strangolasse così da poter andare da lui. Così da raggiungerlo.
Una mano di Carrie mi tocca la spalla.
-Andiamo, alzati adesso. Ci sono alcune domande che vorremmo farti.-
Faccio come dice, cercando di mettermi in piedi.
Le gambe continuano a tremare. Per paura di cadere mi siedo il più velocemente possibile.
Intreccio le mani sul tavolo e le guardo per un tempo indefinito.
-Allora Newt … perché lo hai ucciso?- mi domanda Joe.
Alzo lo sguardo sul suo viso.
-Come può anche solo pensare che sia stato io? Io Thomas lo amo. Lo … - poi mi correggo –amavo-
-Io penso che sia proprio per questo che tu lo abbia fatto. Dopo quanto sei andato a cercarlo, dopo la litigata?-
-Non sono andato a cercarlo- ribatto.
-Ora ti dico come la vedo io: voi due litigate, lui se ne va di casa. Tu esci, vaghi un po’ per la città non sapendo che fare. Quando poi ti sei reso conto che avevi fatto una cavolata, l’hai chiamato e gli hai detto di raggiungerti nella foresta. Avete ricominciato a discutere, tu l’hai spinto, lui è caduto ha battuto la testa ed è morto!-
-Non è vero- Sento che il mio viso sta assumendo un’espressione di rabbia acuta e crescente.
-Allora dicci che cosa hai fatto quella notte. Hai qualcuno che possa testimoniare che eri a casa? O che eri fuori? Magari qualcuno ti ha visto in giro … -
-Non c’era nessuno … -
-Quindi non hai un alibi … -
-No … ma non sono stato io!-
-E ti aspetti che noi ti crediamo?- mi domanda un suo collega, all’incirca sulla stessa età di Miller.
-Si, perché non sarei mai capace di fare una cosa del genere!-
-Newt, ascolta … abbiamo le prove … - continua Carrie –Il suo borsone a casa tua, la litigata … ci basterà controllare se ci sono le tue impronte sul cadavere e sarà logico che sei stato tu. –
-Ascolta Newt puoi smettere di fingere … Thomas non lo vorrebbe … - continua Joe.
-Che ne sa lei cosa vorrebbe lui?-
La rabbia sta sormontando dentro di me. Avrei una così tanta voglia di prenderlo a sberle, ma mi trattengo. Sta parlando di Tommy come se fosse un giocattolo …
-Newt … perché non confessi?- domanda l’altra collega –Cosa ti trattiene?-
-Non sono stato io!-
-Lo stai dicendo per auto-convincerti, vero?- dice Joe – Lo immaginavo … te la senti di fare un colloquio con un nostro psicologo?-
Ci rifletto su. So benissimo di essere innocente, ma se gli serve la prova certa che il mio cervello funziona ancora a meraviglia, allora farò quel che devo.
-Ovviamente.- dico.
 
Lo psicanalista Andrew Gilligan mi fa accomodare su una poltrona di cuoio.
Mi piace il suo ufficio: non ha nulla in disordine, ci sono poche fotografie della sua famiglia e sulla scrivania ci sono solo un paio di fogli.
Si siede dall’altra parte del tavolo.
-Allora, Newt … direi che possiamo cominciare, se ti senti pronto … -
-Come vuole … - mormoro.
-Dunque … mi hanno detto che avevi una cotta per Thomas da molti anni e che lui però aveva ricominciato a ricambiarti da poco tempo … forse è per questo che lo hai ucciso?-
-Non sono stato io, l’ho già detto. Non me lo faccia ripetere due volte!-
-D’accordo. Ma sai che rinnegare non ti servirà a molto, vero?-
-Io non sto rinnegando niente … -
-Newt, ascolta … con me puoi parlare. Sfogati, dimmi tutto ciò che non ti piaceva di Thomas. Che cosa ti ha fatto perché lo uccidessi … -
-Non c’era niente che non mi piacesse in Tommy. Era perfetto. – quell’ “era” mi si è incastrato in gola come soffocandomi.
-Allora perché, Newt? Perché aveva capito che tra voi due non poteva funzionare?-
-Tra noi due funzionava tutto a meraviglia!-
-Non credo. In una coppia c’è sempre qualcosa che non va. Nella vostra, forse, il fatto che lui non volesse lasciare Teresa.-
-Lui voleva lasciare Teresa. Amava me.-
-Ne sei convinto?-
Annuisco.
-Allora perché se l’è presa così tanto, quella notte? Perché non è rimasto con te e se n’è andato quando tu gli hai detto di dire la verità ai suoi?-
-Tommy aveva paura di farlo … -
-Allora perché non l’hai fermato?-
-Ero arrabbiato … -
-E allora che hai fatto?-
-Sono uscito.-
-E dove sei andato, te lo ricordi?-
-No … avevo la mente annebbiata … -
-Te lo dico io, dove sei andato. Tu hai seguito Thomas. Hai aspettato che uscisse da casa di Scott e poi l’hai portato nella foresta. Lì avete discusso, sempre per le stesse ragioni. Tu, in un gesto di rabbia repressa, l’hai spinto e lui ha perso l’equilibrio. E’ morto battendo la testa su un masso. –
Dovrei ribattere. Ma non lo faccio.
Io non ricordo dove sono andato. Non ricordo niente dopo la litigata con Tommy. Solo che ho preso il giubbotto e sono uscito.
Allora, come posso dire di non essere stato io, se nemmeno io ne sono sicuro?
Perché tu lo amavi. Non lo avresti mai permesso.
Una serie di immagini si fa largo nel mio cervello, però.
Io che seguo Tommy, lui che acconsente di venire con me nella foresta di Northern, noi due che discutiamo di nuovo ed io che lo spingo. I suoi timidi occhi color nocciola mi guardano spaventati mentre cade sul terreno ghiaioso, io ho le mani ancora in avanti. Tommy rotola e sbatte la testa.
Ed io non faccio niente. Scappo come un codardo.
Potevo essere così tanto arrabbiato con lui per aver fatto una cosa del genere?
Forse in quel momento sì.
Le immagini erano così vere, vive. Forse questo è successo davvero.
Forse … io ho ucciso l’amore della mia vita.
Le lacrime cominciano a fuoriuscire.
L’ho ucciso … l’ho ucciso io.
E’ colpa mia?
Sì, è colpa mia.
Porto le mani agli occhi e comincio a singhiozzare.
-Cosa ho fatto?- mormoro.
-Stavi negando tutto a te stesso, Newt, perché in fondo non potevi credere di essere stato davvero tu a fare quello che hai fatto. Hai rivisto in quella scena qualcun altro, per fare in modo di auto-convincerti che non potevi averlo ucciso. Succede … si chiama shock post-traumatico. Negare a se stessi è una brutta cosa, Newt. Bisogna sempre essere sinceri con il proprio animo, anche se si è in torto, come hai fatto tu adesso. Negando ti stavi solo complicando la vita. Ora ti sei liberato del mostro che albergava dentro di te. Thomas sarebbe fiero di ciò che hai fatto in questo momento.-
Le parole dello psicologo mi toccano l’anima.
Ha ragione.
Ero talmente arrabbiato che ho fatto la cosa peggiore che potessi mai fare: uccidere l’unica persona che mi amava. E ora Tommy non c’è più.
Per colpa mia.
 
Miller mi ha messo agli arresti domiciliari, fino a quando non sarò in grado di sostenere un processo. Il professor Gilligan mi ha dato due settimane di riposo per riprendermi dallo shock.
Ma non credo che basterà per dimenticare ciò che ho fatto.
Non credo neanche che basterà una vita, per farlo.
Per scordarmi del bellissimo volto di Tommy.
Perdonami, amore mio.
Sei morto per colpa mia.
 

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Capitolo 22
*** Trovato ***


Trovato


Pov- Newt

Passano i secondi.
I minuti volano via.
Le ore non si fanno più vedere.
La pesantezza dei giorni si fa sentire.
Non so da quanto tempo me ne sto in casa a pensare, a riflettere.
Tanto non devo fare nient’altro. Cosa posso fare?
Solo rimproverarmi di continuo di ciò che ho fatto.
Ho ucciso Tommy.
Continuo a ripetermelo e più passa il tempo, più la verità si fa vivida nella mia mente. La verità che non lo vedrò più sorridere o piangere, ridere alle pessime battute che facevo di tanto in tanto, venire con me, Minho e Brenda a ballare in discoteca o semplicemente uscire insieme … e tutto ciò per colpa mia.
Solo per colpa mia.
In quei giorni di prigionia eterni, riguardo l’unica foto che ci siamo fatti da fidanzati. L’ho fatta stampare e me la sono sempre portata in tasca … è l’unico ricordo che mi rimane di lui.
Una semplice carta colorata con sopra i nostri visi sorridenti.
L’accarezzo, precisamente sul volto di Tommy che non stava guardando la fotocamera ma me. Ed io guardavo lui. Almeno rimarremo sempre così, nella mia memoria.
Io e lui che ci guardiamo sorridenti e felici.
Prima che arrivasse questo Inferno.
 
Pov- Thomas
 
Passano i secondi.
I minuti volano via.
Le ore non si fanno più vedere.
La pesantezza dei giorni si fa sentire.
Oramai ho perso il conto di quanto sono rinchiuso qui dentro.
Ho le mani completamente intorpidite: la corda che le lega mi ha bloccato la circolazione.
I miei rapitori continuano a darmi da mangiare permettendomi di prendere un po’ d’aria dalla bocca, almeno. L’unica cosa che posso fare in questo momento è pensare a lui.
Newt … almeno ti manco un po’? Mi stai cercando?
Che domande stupide che mi pongo …
La sua vita non può certo dipendere dalla mia. Non verrà mai a cercarmi, non dopo quella litigata dell’altra sera … era incazzato nero, glielo leggevo in volto. Ed è stato come sputarmi sull’anima. Vedere i suoi occhi marroni stringersi per la rabbia, diventare lucidi … ed è stato per colpa mia.
Per la mia stupidità.
Per la mia codardia.
Ma se uscirò da qui, te lo prometto amore mio, verrò a cercarti, la verità sarà rivelata ed io e te saremmo di nuovo felici. Insieme.
Per sempre, Newt.
Tu sei il mio per sempre.
 
Pov- Newt
 
Due colpi alla porta.
Mi stupisco che qualcuno sia venuto a trovarmi. Anche se già ho il sospetto di chi sia.
Giusto per correttezza e non per altro, vado a dare un’occhiata al mio aspetto prima di aprire.
I segni dell’insonnia si fanno evidenti sotto gli occhi, i capelli sono un groviglio intrecciato … ma tanto, a chi devo dare conto?
Apro la porta.
Non mi stupisco di vedere Minho sulla soglia.
Mi stupisco, invece, di vedere Scott McCall insieme a lui.
-Ciao … - dico.
-Amico: stai da schifo, lasciatelo dire!- commenta Minho.
-Senza offesa, ma non è che ho voglia di parlare, quindi … - ma Minho non mi lascia finire la frase – Quanti cavolo sono gli sbirri qui davanti?- chiede indicando dietro di lui.
-Non so … vengono di tanto in tanto, giusto per vedere se sono in casa … -
-E quando non ci sono come ti tengono d’occhio?-
In segno di risposta, sollevo il braccio dove si trova un piccolo e sottile braccialetto elettronico. Miller me lo ha messo non appena sono entrato in casa dopo il colloquio con lo psicologo. Mi ha spiegato anche che se mi allontano dalla proprietà di più di cinquanta metri, quell’affare emette un segnale alla centrale di polizia.
-Cacchio … non sapevo che ti donassero gli oggetti da donna … -
-Minho, hai sentito quello che ti ho detto? Non ho voglia di parlare con nessuno.-
-No! Invece tu parlerai eccome, fratello. Non mi sono fatto un viaggio in macchina con questa pressa qui dietro – ed indica Scott – per vedermi sbattere la porta in faccia dal mio migliore amico. Quindi, ora noi tre parliamo e con calma. Ci fai entrare o devo sollevarti di peso e buttarti a terra? Guarda che lo faccio … -
Rassegnato, sospiro. Mi scanso dalla porta e li faccio entrare. Scott mi sorride timidamente.
Non mi è capitato spesso di guardare altri ragazzi da quando io e Tommy ci eravamo messi insieme ufficialmente, ma devo ammettere che Scott è proprio un bel ragazzo.
Al solo pensarci, arrossisco d’imbarazzo … se solo Tommy lo venisse a sapere …
Già, ma come può?
Minho si è seduto al tavolo della cucina. Io e Scott lo raggiungiamo.
-Cosa c’è?- chiedo brusco, sedendomi.
-Cosa è questa storia degli arresti domiciliari?-
-Non hai saputo di Tommy?-
-Certo che ho saputo, scherzi? I suoi mi hanno chiamato per dirmelo in lacrime … -
-E allora come puoi essere così allegro?-
-Io sono sempre allegro! E ciò perché sono ottimista … ma tu davvero credi che sia morto? Davvero?-
-Sono stato io ad ucciderlo, Minho!-
-Si, ok … allora io un giorno diventerò Presidente degli Stati Uniti d’America. Sul serio, ma che ti passa per la testa? I poliziotti ti hanno fatto un lavaggio del cervello bello grosso … -
-Minho, perché non capisci? Lui è morto … io l’ho ucciso!-
-E con quale motivazione?-
Mi volto verso Scott che mi sta fissando.
-Dopo che abbiamo litigato, io l’ho seguito sotto casa tua. Ho aspettato che uscisse, l’ho trascinato nella foresta e l’ho ucciso.-
Lui rimane in silenzio per qualche secondo … ma poi comincia a ridacchiare. Trovo la cosa molto strana … Minho felice, Scott che ride … perché non mi prendono sul serio.
-Amico mio, la storia fa acqua da tutte le parti … ma veramente, chi te l’ha messa in testa?-
-Ho ricordato, Minho: mi hanno fatto fare un colloquio con uno psicologo, e lì ho rivisto me stesso mentre spingevo il mio Tommy in quel burrone … -
-Prima di tutto … non era un burrone … - Scott continua a ridacchiare e Minho lo imita.
-Ma la volete piantare? Tommy è morto e voi non fate altro che ridere!- sbotto.
-Si e sai perché? – mi domanda Scott –Perché veramente è una storia assurda. Te lo dico per un motivo: Thomas se n’è andato da casa mia di mattina. Ha dormito da me, te lo giuro!-
Rimango catatonico.
Sbatto le palpebre due volte, tre volte … incredulo, allibito.
Tutto quello che avevo creduto vero fino a quel momento, è andato in frantumi come un vetro rotto da un sasso. Crollano tutti i pezzi e torno a respirare.
-Sul serio? Ne sei sicuro?- gli domando.
-Si è addormentato prima di me. La mattina si è svegliato insieme a me e poi è andato dritto da Teresa. Era ancora vivo!-
-Quindi … io … io non l’ho ucciso?-
-No e probabilmente non è neanche morto … - mi risponde Scott –Me lo sento!-
-Si … te lo senti … cosa sei, un veggente?-
Cominciano a discutere, ma io non li ascolto più.
Tommy potrebbe davvero essere vivo?
Un senso di sollevamento comincia a riscaldarmi il corpo e a rendermelo più vivo.
Allora chi l’ha detto aveva ragione: forse c’è speranza.
-Comunque … - dice Minho, distogliendomi dai miei pensieri filosofici (“Da quando sai essere così?” “Così come?” “Così … filosofico!” … mi viene da sorridere) –L’unica cosa che sappiamo è che da Teresa ci è andato, questo è poco ma sicuro … -
La realtà mi piomba addosso in un attimo. Teresa … la gravidanza.
-Scott te l’ha detto?-
-Cosa?-
-Che Teresa è incinta sul serio!-
-Si! Un’altra balla alla quale non sono disposto a credere neanche se Brenda mi lasciasse adesso senza una ragione in particolare.-
-E se fosse vero?- domando –Se fosse davvero incinta? Che cosa facciamo?-
-Amico, non lo so cosa faremo, ma hai ragione … - Minho mi mette una mano sulla spalla –Qui ce la dobbiamo cavare da soli! E’ evidente che quegli sbirri ti hanno preso di mira e hanno classificato Teresa come la classica principessina da salvare. Ma noi dobbiamo dimostrargli il contrario … -
-Come?- domanda Scott.
-Dobbiamo trovare Tom! Da soli. Io, voi due e Brenda. Nessun altro. Teresa non ci sarà di nessun aiuto, stronza com’è … -
-Stavo pensando … - riflette Scott a voce alta – E se lei centrasse qualcosa in qualche modo?-
-Intendi dire che sappia dove si trova Tommy?-
-No, intendo dire che forse è lei la colpevole … -
-Cacchio, sarebbe formidabile ma … non abbiamo prove. Per questo dico che dobbiamo trovarlo al più presto e trovare quel disgraziato o quei disgraziati che l’hanno rapito. E se scopro che Teresa centra qualcosa, giuro che le faccio passare le pene dell’Inferno!- esclama Minho.
Hanno ragione entrambi: forse Teresa centra ma non abbiamo prove.
-Fermatevi un attimo … -dico io –Non per fare l’avvocato del diavolo ma siete davvero sicuri che Tommy sia ancora vivo?-
Neanche il tempo per loro di rispondere che il mio cellulare appoggiato sul tavolo, comincia a vibrare, segno che mi è arrivato un messaggio su Whatsapp.
Lo afferro e mi gelo.
Sono consapevole del fatto che la mia faccia abbia assunto all’improvviso un colorito più bianco del solito.
Mi è arrivato un messaggio vocale.
Da parte di Tommy.
 
Pov- Joe
 
Bussano alla porta.
-Avanti … - dico, posando le cartelle del caso di Thomas vicino al computer.
La porta si apre ed entra Teresa.
-Voleva vedermi, commissario?-
-Si, prego accomodati.-
Lei si siede di fronte a me ed incrocia le gambe sotto il tavolo.
-Dunque … - sospiro – So che hai fatto le analisi … le hai portate?-
-Certamente!-
Armeggia un po’ con la borsa e alla fine ne estrae una cartelletta gialla.
Me la porge.
-Tenga.-
Esamino i dati contenti la sua situazione e rimango allibito.
Avevo pensato che fosse tutta una farsa, che la ragazza avesse orchestrato tutto in quel momento preciso quando ce l’ha detto … invece è tutto vero.
-Ah, bene … - dico –Dunque hai detto la verità … -
-Aveva dubitato di me, commissario?-
-Devo dire che ero un po’ perplesso quando me lo ha detto, Teresa. Pensavo che l’avessi fatto per provocare Newt. –
-E invece, questa volta si è sbagliato. A proposito … ho sentito che l’avete messo agli arresti domiciliari … dunque è lui che ucciso il mio … - qui comincia a singhiozzare –Il mio Tom … -
-Mi dispiace aver dato questa notizia. Stiamo svolgendo l’autopsia in questo momento, ma non vorrei darti false speranze. –
-Come farò?- continua, come se non mi avesse sentito – Come farò a crescere nostro figlio da sola?-
Non so sinceramente cosa risponderle. Per fortuna veniamo interrotti da un altro bussare alla porta.
Carrie entra con aria trafelata, i capelli biondi come scossi da una corrente elettrica invisibile, gli occhi confusi e spaesati che si spostano da me a Teresa.
-Scusa Joe, non pensavo fossi occupato … -
-No tranquilla, avevamo finito. Teresa, io non ho altro da dirti se non che mi dispiace di non aver fatto il possibile per salvare Thomas … -
-Non è stata colpa vostra, commissario. La colpa è solo di quel bastardo, idiota di Newt. Certo, deve avere avuto un pensiero tipo  “se non posso averlo io, non lo avrà neanche lei” per aver fatto ciò che ha fatto. Ammazzare una persona come Tom … così dolce, così buona … spero che gli darete il massimo della pena-
-Purtroppo la decisione non è nostra ma del giudice. In ogni caso dobbiamo prima avere l’esito dell’autopsia per procedere. –
-Certo. Allora, arrivederci commissario Miller. – dice lei, porgendomi la mano.
-Arrivederci, Teresa. –
La ragazza lascia la stanza addolorata ancora per la recente perdita.
-Cos’è successo Carrie? Sembri sconvolta … -
-E’ per l’autopsia, Joe. Sono arrivati gli esiti … - mi porge i fogli che teneva in mano.
Io li guardo e resto ancora più sconvolto di prima quando ho visto i risultati della gravidanza.
-Il cadavere che abbiamo ritrovato … - mormoro spaesato –Non era quello di Thomas. –
-No, era di un altro ragazzo scomparso due mesi fa. – conferma Carrie.
-Quindi Thomas potrebbe essere ancora vivo. Ma Newt ci ha confessato di essere stato lui … questa storia non mi è ancora chiara … -
-Lo sarà se ritroveremo il ragazzo o il suo cadavere, Joe. Dobbiamo rimetterci a cercare immediatamente!-
-Sono d’accordo! Andiamo!-
Ci avviamo nell’altra stanza, entrambi perplessi, entrambi angosciati.
Dobbiamo ricominciare da capo.
 
Pov – Newt
 
“Newt, ascolta ho pochissimo tempo prima che ritornino. Si sono allontanati da poco ma dovrebbero tornare … ti prego, non so a chi altro rivolgermi … devi trovarmi! Sono in un vecchio magazzino abbandonato, dovrebbe essere in campagna, non sento il rumore delle strade.
Lascerò il cellulare acceso per almeno dieci minuti da adesso, rintraccialo con ‘Trova IPhone’, lo troverai di certo. Spero che tu ascolti questo messaggio in tempo.
Ti prego, trovami.
Ti amo”

 
E’ almeno la seconda volta che lo riascoltiamo. Ogni volta che sento la sua voce sospiro di sollievo. E’ vivo.
E’ vivo ed io non l’ho ucciso. E ci sta chiedendo di venirlo a prendere. Di trovarlo.
-Cacchio, questo ragazzo è un genio!- esclama Minho dopo la terza volta che riascoltiamo il messaggio.
-Come avrà fatto ad accendere il suo cellulare? Non glielo avrebbero preso?- domanda Scott.
-Avete sentito? Ha poco tempo e se continuiamo a chiacchierare tra noi il tempo potrebbe scadere e non riusciremo più a capire dove si trova!-
-Newt ha ragione, basta blaterare. Datemi un telefono!- ordina Minho.
Gli passo il mio anche con un po’ di timore a lasciarlo andare, come se mi stesse portando via anche Tommy.
Minho attiva l’applicazione e dopo qualche secondo ci da’ la posizione del cellulare.
-Eccolo qui!- urla.
Io e Scott facciamo il giro del tavolo e guardiamo lo schermo che ci fornisce solo un nome “Maythorne”.
-Maythorne … - pensa Scott ad alta voce –E’ la vecchia fabbrica di scarpe. Thomas dev’essere nel magazzino abbandonato da anni, non c’è altra spiegazione. –
Non so da quanto trattengo il fiato. Siamo così vicini alla verità che il pensiero di riabbracciare Tommy si infrange come un’onda nel mio cervello facendomi prendere la decisione più importante della mia vita …
-Io vado!- esclamo andando a prendere il giubbetto all’ingresso.
Ma prima che me ne accorga, Scott si mette davanti alla porta così velocemente che a stento riesco a non sbattergli il muso davanti.
-Cosa sei, un lupo mannaro, per caso?- gli domando, sarcastico.
-Divertente … pensi di andare da solo?-
-Già, sei diventato di nuovo rincoglionito?- interviene Minho.
-Ragazzi, rischio già tanto andandomene da qui: non appena uscirò fuori, gli sbirri verranno a prendermi … non voglio che ci finiate di mezzo … -
-Ascolta, Newt … - Minho mi si avvicina –Io e te siamo amici da quando hai messo piede al liceo, abbiamo affrontato di tutto insieme, anche con Thomas … e ti aspetti che io me ne resti qui mentre i miei due migliori amici affrontano una missione suicida? Io vengo con te, con o senza il tuo permesso!-
-Io anche! Voglio bene a Tom e non lascerò che tu vada senza di me. –
Sospiro rassegnato.
-Ok, va bene. Controllate se se ne sono andati … -
Scott si avvicina ad una tenda del salotto e sbircia fuori.
-E’ tutto vuoto … possiamo andare!- ci annuncia.
-Ok, ma ci serve una macchina e la mia non posso prenderla … - dichiaro.
-Prendiamo la mia. Avviso Brenda, muoviamoci … -
Ci avviamo fuori da casa mia diretti verso la macchina di Minho.
Speriamo che i poliziotti si accorgano il più tardi possibile che sono sparito.
 
Arriviamo davanti al magazzino dopo venti minuti nei quali siamo riusciti anche ad andare a prendere Brenda e a spiegarle la situazione. Siamo distanti di circa una decina di metri. Osservo l’ubicazione dal finestrino: è molto ampia e spaziosa, l’esterno in ferro è arrugginito e pieno di bruciature come se ci fosse stato un incendio; il tetto rosso ferroso anch’esso, è puntellato di qua e di là da qualche buco; il sentiero che conduce al magazzino passa attraverso due grosse file di alberi maestosi che solo a guardarli un brivido ti percorre la schiena.
Mi faccio coraggio ed apro la portiera. Vedo che Minho sta per fare lo stesso e lo fermo.
-No, vado io. Voi rimanete qui, nascondetevi. Se entro venti minuti non sono fuori entrate!-
-Sei impazzito? Vorresti andare lì dentro da solo? E se ci fossero i rapitori?- domanda Brenda impaurita.
-Guarda: non ci sono macchine nei dintorni. Certo potrebbero essere venuti a piedi, ma ciò implica fare della strada in più. Sono convinto che non ci sia nessuno. Fidatevi di me, vi prego. –
Si guardano tutti tra loro, incerti sul da farsi. Poi, vedo Minho sospirare rassegnato.
-Venti minuti e se non esci butto giù la porta con un calcio e vi tiro fuori io!- dice.
Nonostante tutto ciò mi stia facendo paura, riesco a sorridere.
Scivolo via dalla macchina e mi avvio lungo il sentiero cautamente in modo da non farmi sentire.
Non appena arrivo davanti, noto che la porta è socchiusa. Rifletto un attimo su come aprirla senza fare troppo rumore: sembra pesante e dovrei trascinarla da destra a sinistra come fosse un pannello.
Mi animo di forza e provo a spingere un poco, quanto basta per far passare la mia figura snella.
Riesco ad entrare e mi guardo intorno. La luce filtra debole da qualche finestra in alto; il terreno ghiaioso è pieno di mozziconi di sigaretta, siringhe e quanto c’è di peggio; alle pareti sono appoggiate delle scatole molto vecchie. E poi il mio sguardo cade sul fondo. Un enorme palo cala da soffitto fino al pavimento.
Ed è seguendo il suo percorso che vedo finalmente Tommy.
E’ legato a quel palo. Indossa una felpa azzurra aperta sul davanti che lascia intravedere una T-shirt di un blu più chiaro; i jeans sono logori e sporchi, come se lo avessero trascinato fino a qui facendolo passare per un tratto fangoso; le scarpe sono entrambe vicine, anche esse legate insieme; il suo viso è spento, stanco e infatti ha gli occhi chiusi come se dormisse; la bocca è tappata dallo scotch.
Rimango paralizzato per diversi secondi. Fino a stamattina, pensavo di averlo ucciso, condannato ad una fine orrenda, ed ora eccolo qua con il suo splendido viso d’angelo a pochi metri da me.
Mi avvicino il più velocemente che posso e come prima cosa cerco di togliere il nastro adesivo dalle scarpe: armeggio un po’ ma alla fine ci riesco. Tutto questo rumore gli fa aprire gli occhi che si posano subito su di me. Restiamo per pochi minuti a fissarci: io gli sorrido rassicurante e lui ricambia.
Gli tolgo con uno strappo lo scotch dalla bocca.
-Newt … - mormora lui.
-Sono qui, tranquillo!- vado con le mani dietro al palo e slego la corda che gli teneva legate insieme le mani.
La prima cosa che fa con le mani libere è abbracciarmi forte, come se non volesse lasciarmi. Io ricambio la stretta con lo stesso ardore. Con la mia testa nell’incavo del suo collo, inspiro il suo odore, il suo profumo.
E’ così buono nonostante sia pervaso da quello della pioggia e del fango.
Dio quanto mi era mancato il suo profumo.
Gli passo le mani sulla schiena, accarezzandogliela.
-E’ tutto finito, Tommy! E’ tutto finito … - gli dico, mormorandogli tra i vestiti.
-Mi dispiace, Newt! Mi dispiace per tutto … - dice lui singhiozzando.
-Non è stata colpa tua. –
-Non volevo risponderti in quel modo, non volevo … -
-Shh, shh … sta’ calmo, sta’ calmo. E’ tutto ok … -
Ma mi rendo conto che non è tutto ok. Tommy è sconvolto. Chissà cosa gli hanno fatto per renderlo così.
-Newt, scusami, non saresti dovuto venire. Stai rischiando la tua vita per me … -
-Brucerei vivo se sapessi che posso salvarti facendolo!-
Mi allontano, giusto per riuscire a guardarlo negli occhi. Sono lucidi e carichi di lacrime … nonostante tutto, sono bellissimi.
Gli asciugo le lacrime con i pollici, poggiando le mani sul suo viso. Cerco di sorridergli per calmarlo. Lui ricambia di nuovo.
-Quanto sei bello … - mi viene da dire e non mi trattengo: è davvero bellissimo, anche ridotto così male.
Ci guardiamo negli occhi per un tempo infinitesimale prima che le nostre labbra si incontrino dopo tanto tempo. Cerco di fare il più dolcemente possibile per fargli capire che non lo lascerò andare. Non lo lascerò più andare. Tommy passa le mani sul mio collo e le incastra dietro, io poso le mie sui suoi fianchi.
Non so per quanto ci baciamo, secondi, minuti … sono solo consapevole che siamo io e lui, come è giusto che sia, come sarebbe sempre dovuto essere.
Dopo un po’, mi rendo conto che Minho e gli altri si staranno preoccupando chissà quanto, così a malincuore mi stacco da lui. Appoggio la mia fronte sulla sua e ci sorridiamo reciprocamente.
-Mi sei mancato … - mi rivela lui.
-Anche tu … però dobbiamo andare, adesso. Forza, usciamo di qui!-
Ci solleviamo entrambi con le mani strette l’una all’altra.
E io sento il tocco di una pistola dietro la testa.

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Capitolo 23
*** Nessuno può averlo ***


Nessuno può averlo
 

Newt deglutì non sapendo cos’altro fare. Non si era mai trovato in una situazione del genere. La mano di Tommy era ancora stretta nella sua, forse ancora più forte di prima. Thomas sembrava un fantasma per quanto era pallido; guardava dietro di lui con uno sguardo carico di paura che Newt non aveva mai visto sul suo viso. Il ragazzo dai capelli biondi gli fece cenno di calmarsi; non smise per un secondo di tenergli la mano. Potevano anche ucciderlo … ma a Thomas nessuno poteva toccarlo.
-Ci si rivede, coglione!- esclamò la voce dietro la testa di Newt.
Per un attimo, il ragazzo chiuse gli occhi immaginandosi di trovare dietro di sé un omone grosso e gigantesco, magari con la testa pelata e la canottiera sudicia, come si vedeva nei film.
Invece, la persona che aveva parlato, non era un uomo … era una ragazza. Una ragazza giovane, della sua stessa età e la sua voce era aggraziata ma con un tono pungente. E lì Newt capì chi era dietro di lui.
Si girò lentamente, senza mai lasciare la mano di Thomas. La prima cosa che notò furono le scarpe: bianche e sporche di fango. Poi sollevò lo sguardo … e finalmente vide il volto di Teresa.
 
-Dovevo immaginarlo … - mormorò. La pistola ora era puntata sulla fronte.
-Ma per favore, sta’ zitto!- disse lei, caricando la pistola.
-Teresa, no … non lo fare. – Thomas si era scansato da dietro di Newt ed ora gli si era messo davanti.
-Tom … questo, questo frocio ha tentato di portarti via da me!- gli occhi della ragazza diventarono lucidi –Non capisci che devo ucciderlo? Solo così potremo stare insieme … -
-Teresa … io non sono mai stato tuo. Io non appartengo a nessuno, nemmeno a Newt. Appartengo a me stesso. E quello che tu stai facendo non è amore, Teresa: la tua è diventata un’ossessione!-
La ragazza sembrò non sentirlo.
-Avevo capito fin da subito che avrei dovuto ucciderlo … da quando ti aveva messo gli occhi addosso. Avrei dovuto farlo fuori già da allora!-
Teresa si asciugò una lacrima caduta sulla guancia.
-Beh … non c’è problema! Rimedierò adesso … -
Thomas nascose Newt dietro di sé e gli prese la mano.
-No, non lo farai. Perché se uccidi lui, allora dovrai uccidere anche me!-
-Levati di mezzo, Tom. Non sai quello che fai … -
-No, tu non sai quello che fai! Teresa … non capisci che io non amo te?-
-Si invece! Lo hai detto … -
-Forse lo pensavo una volta. Adesso è tutto cambiato!-
-SI PER COLPA SUA!- urlò Teresa abbattendosi contro di loro, ma Thomas la fermò.
-Non toccarlo, Teresa!-
-Ho detto che devi levarti di mezzo, Tom.  Non costringermi veramente ad ucciderti!-
-Fallo! Poi chi si occuperà di nostro figlio?-
A Teresa tremò il corpo, in preda di nuovo a spasmi.  Sembrò cedere sulle prime … ma poi accadde l’impensabile: sparò un colpo. E Thomas cadde a terra.
Il battito cardiaco di Newt accelerò. Vide tutto a rallentatore, offuscato. Non sapeva che fare … doveva reagire, questo si, ma il suo corpo sembrò non ascoltarlo. Non si muoveva, non faceva niente.
 
Ma Thomas era ancora vivo. Teresa gli aveva sparato ad una gamba ed ora si stava contorcendo a terra in preda ad un dolore accecante.
Newt sospirò di sollievo … ma vederlo lì, riverso a terra, in quelle condizioni … gli si strinse il cuore. Avrebbe voluto prenderlo, cercare di fermare il sangue che stava cadendo a terra come meglio poteva … ed invece non poteva fare niente. La pistola di Teresa era ancora puntata su di lui.
-Ora sistemo te, biondino …-
-Teresa no! N-non … non farlo ti prego ….-
-STA’ ZITTO, THOMAS! Ti ricordi di nostro figlio solo quando ti fa comodo? Beh, ho una notizia per te … appena ucciderò questo avanzo di immondizia qui di fronte, io e te ce ne andremo da qui! Andremo via, lontano e cresceremo nostro figlio insieme! Che ti piaccia o no!-
Teresa caricò di nuovo la pistola. Newt iniziò a tremare.
Ma prese coraggio e finalmente parlò:
-Dici di amarlo … e  poi gli spari? Che razza di amore è questo, Teresa?-
-Tu sei l’ultima persona che deve parlare in questa stanza. Stai zitto!-
-Devo ammettere che sei stata brava … come hai fatto ad architettare il tutto?-
Cercava di perdere tempo, nella speranza che Minho, Brenda e Scott si accorgessero che qualcosa era andato storto. Ma doveva fare qualcosa, qualcosa di più … aveva il telefono nella tasca dei jeans … Teresa si era girata a guardare Thomas … lui lo estrasse velocemente e premette il tasto per registrare.
-Semplice: avevo già in mente di portartelo via con la forza. Lui mi si è ceduto spontaneamente … -
Newt posò lo sguardo sul suo ragazzo: respirava affannosamente e aveva il viso pallido.
Odiava vederlo così e non poter fare niente per salvarlo.
-Intendi quando è venuto a casa tua per dirti che era gay e che stava con me?-
-Tu lo hai sicuramente ammaliato con le tue idee malsane e perverse … ho provato a farlo ragionare quando me lo ha detto ma quando ho visto che non potevo fare niente, ho deciso che bisognava usare le maniere forti … così l’ho drogato!-
Drogato? Newt non poteva crederci … il suo Tommy drogato? Era la cosa peggiore che potesse immaginare.
Se lo immaginò completamente alla mercè di Teresa, costretto a fare tutto ciò che lei voleva senza impedirlo. E fu allora che capì …
-Il bambino, lui non … -
-No, non era consenziente quando è successo. Diciamo che per una volta, è stata una donna a tenere le redini del gioco!-
-Tu … tu sei una … come hai potuto fargli questo? COME HAI POTUTO TORTURARLO COSI’?-
-Se può farti chiudere quella boccaccia che ti ritrovi, Newt, sappi che ha mormorato il tuo nome per tutto il tempo … -
Ma Newt non ne aveva abbastanza.
-Dopodiché?-
-Dopodiché si è addormentato ed è stato facile prenderlo e trasportarlo in macchina … dovevo solo far ricadere la colpa del rapimento su di te! Tu ti saresti tolto dalle scatole e lui sarebbe tornato mio!-
-Non puoi avere fatto tutto da sola … -
-Ma tanto tu che ne sai? Tu … andrai dove è giusto che sia: all’Inferno, Newt. All’Inferno! Troveranno qui il tuo cadavere … sei uscito di casa mentre eri agli arresti domiciliari, sei venuto qui e hai sparato a Thomas. Quando ti sei reso conto di ciò che hai fatto, beh … ti sei dato un colpo di pistola in testa e sei morto.
Io prenderò Thomas e ce ne andremo da qui!-
-Tu non mi sparerai … non hai il fegato di farlo … -
-ME LO HAI PORTATO VIA! SI CHE NE HO IL CORAGGIO, STUPIDO RINCOGLIONITO! Ti sparo un buco in quella fottuta testa che ti ritrovi … -
Teresa caricò di nuovo la pistola.
Newt avrebbe dovuto avere paura … ma sogghignò.
E la ragazza se ne accorse.
-Cos’hai da ridere?-
-Credi davvero che daranno la colpa a me? Saranno ormai a pochi metri da qui, entreranno e ti troveranno con una pistola puntata su di me … -
-Potrei sempre averla usata come arma di difesa … -
-O forse … - Newt tirò fuori il cellulare da dietro la schiena e le mostrò la registrazione –Non sei stata abbastanza furba come credevi … - Newt spense il tasto della registrazione.
 
Teresa rimase imperterrita sul posto per alcuni secondi. Abbastanza perché Newt con una mossa rapida potesse sfilarle la pistola dalle mani e puntargliela contro.
-Questa volta hai perso … -
-Ho ancora un asso nella manica. –
-Ah si, e cosa sarebbe?-
-La domanda è CHI, sarebbe … - Teresa sogghignò.
In quello stesso istante, il portellone d’ingresso si aprì e Minho, Scott e Brenda entrarono con un’espressione paonazza dipinta sul volto.
Dietro di loro c’era una figura scura, che non si vedeva bene.
Fu solo quando arrivò alla luce delle finestre che Newt la riconobbe.
-Gally?- domandò sorpreso. Il suo ex compagno di scuola puntava una pistola contro i suoi amici.
-Sorpreso, Newtie ?-
-Cosa c’entri tu con tutto questo?-
-Abbassa quella pistola, Newt, o giuro che la prima persona a cui sparò sarà Minho … -
Con riluttanza e cogliendo lo sguardo preoccupato che Minho non aveva mai posseduto in vita sua, Newt fece quanto gli era stato detto.
-Ora puoi rispondermi?-
-Sai perché sono mancato a scuola, nelle ultime settimane? Perché quello stronzo del padre di Thomas ha tolto lavoro a mio padre … ora lui è disperato, beve tutte le sere, lascia soli me e mia madre … non abbiamo un soldo per mantenerci … e nel frattempo lui si fa la bella vita!-
La voce di Gally era rotta dal pianto e dal disgusto che provava per Thomas.
La tensione nella stanza si era fatta evidente. Fu Newt a rompere il silenzio.
-Tommy non c’entra niente con suo padre. Lui è diverso, è migliore di lui. Non sei costretto a fare tutto questo, Gally –
-Hai mai sentito parlare della teoria del gatto di Shrodinger?-
-No … -
-Si è detto che Shrodinger per verificare la teoria della fisica quantistica di Copenaghen, propose un esperimento in cui un gatto viene messo in una scatola con una fiala di veleno che si romperà da un momento all’altro. Ora finché non si aprirà la scatola, il gatto può essere considerato sia vivo sia morto. Se portiamo via Thomas, suo padre non saprà mai se è vivo o se  è morto. E sarà la tortura peggiore che dovrà subire perché aspettare è più stressante del conoscere la verità immediata!-
Newt era rimasto immobile. Non sapeva cosa dire o cosa fare. Sarebbe morto … ne era certo. Da un momento all’altro … guardò Tommy steso a terra. Forse aveva un’altra chance … doveva solo giocarsela bene.
-Tommy sta’ perdendo troppo sangue … siete ancora in tempo per lasciar stare questa storia … -
-Ehi Newt … lascia perdere … è finita … - gli disse Scott. Newt stentava a crederci a ciò che aveva sentito … ma poi guardò gli occhi di Scott che si illuminarono e da marroni che erano diventarono di un rosso brillante. Il ragazzo pensò fosse solo una sua allucinazione perché dopo poco quell’effetto svanì.
-E’ finita per loro … - continuò Scott. Fece un sorrisetto compiaciuto e sferrò una gomitata allo stomaco di Gally. Da lì in poi, fu tutto un turbinio di immagini agghiaccianti: mani e piedi che sferravano pugni e calci.
In tutto ciò, tutto quello che riuscì a fare Newt fu raggiungere Thomas. Si strappò un pezzo della sua camicia e lo premette contro la ferita alla gamba.
Thomas sudava e si contorceva. Il ragazzo non riusciva a vederlo in quelle condizioni.
-Newt dietro di te!- gridò Minho. Appena in tempo … Teresa fu su di lui e lo sbatté a terra. La schiena di Newt bruciò a contatto con il pavimento di un dolore insopportabile per il colpo ricevuto.
-LURIDO STRONZO! NON LO PORTERAI VIA DA ME … TU NON LO PORTERAI VIA DA ME!- urlò Teresa.
Newt cercò il modo di togliersela di dosso ma non fu necessario: Thomas la spinse via da lui e le fu sopra.
-TERESA LASCIA PERDERE, BASTA!-
-LASCIAMI … LASCIAMI DEVO UCCIDERLO!- continuava a gridare.
Newt non ebbe il tempo di realizzare ciò che successe. Si era alzato per andare ad aiutare Thomas quando vide una cosa che lo fece fermare sul posto: Teresa allungò la mano dietro di se’ ed estrasse un piccolo palo di metallo … lo diede in testa a Thomas senza pensarci due volte.
Il ragazzo crollò a terra perdendo i sensi.
Newt urlò con tutto se stesso e si diresse verso Thomas.
Ma qualcosa colpì anche lui dietro la testa. Si accasciò a terra mentre dalla testa cominciava a perdere sangue. Thomas era poco lontano. Si trascinò verso di lui e allungò una mano per afferrare la sua stesa lì vicino. –Non ti lascio, sta’ tranquillo!- furono le ultime parole che riuscì a dire prima che tutto intorno a lui diventasse nero. Il suono di una sirena in lontananza fu l’unica cosa che riuscì a sentire prima di svenire, la mano di Thomas stretta tra le sue dita.

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Capitolo 24
*** You're the only who makes me happy ***


You’re the only who makes me happy
 
Newt aprì faticosamente gli occhi dopo quella che gli sembrò un’eternità.
La prima cosa che vide fu una luce a led che lo colpì in faccia e lo accecò per qualche secondo. Per un attimo pensò di essere morto … dopotutto, non succedeva sempre così nei film? Quando una persona vede una luce bianca, di solito vuol dire che è morta.
E invece no, non era morto. Sentiva ancora il suo cuore battere, i polmoni prendere e buttare fuori l’aria … ma gli mancava qualcosa … ricordava benissimo di essere svenuto sentendo del calore provenire dalla mano sinistra, segno che la sua mano era stretta ad un’altra. Ora la sua mano la sentiva fredda. Chiuse a pugno le dita un paio di volte per accertarsi se ci fosse ancora la mano di Tommy ma così non fu.
Aprì definitivamente gli occhi e se li stropicciò. Con delle proteste provenienti dalla sua testa che gli implorava di restare a letto, scansò le coperte e si issò a sedere. Fu una pessima mossa: il dolore irradiato dalla parte sinistra del suo cranio era ancora troppo forte ma lui doveva farcela … doveva trovare Thomas perché in quella stanza con lui non c’era. Era solo. Completamente solo.
Poggiò i piedi sul pavimento gelido e si alzò. Barcollò fino alla porta, quando questa si aprì di scatto rivelando il corpo di Minho e quello di Scott dietro di lui.
-Sapevamo che eri una testa calda, ma alzarsi subito così non mi sembra un’idea sensata … - disse Minho spingendo Newt di nuovo dentro la stanza.
-Sto bene … - protestò.
-Accidenti, no! Non stai bene per niente!- disse Scott –Hai preso un colpo in testa molto forte … una persona normale non starebbe bene … -
-Dimentichi con chi stai parlando … - ribadì Minho.
-Devo vederlo, io … -
-Sta’ bene. Non preoccuparti … la gamba tornerà come nuova e si è già svegliato.-
-Ho un motivo in più … -
-Stai calmo! Sei stato colpito molto più brutalmente di lui. Se ti alzi adesso rischi di svenire di nuovo! E’ già tanto che non hai avuto un trauma cranico … - gli disse Scott.
-Ragazzi, davvero … posso farcela. Aiutatemi solo ad arrivare nella sua stanza. Io … voglio stargli accanto … -
Newt disse questa cosa con un tono molto più drammatico di quanto avesse pensato.
Ma stavamo parlando di Thomas … lo avevano trovato, era vivo ed era solo a pochi passi da lui … Newt doveva vederlo. Doveva stare con lui. Recuperare il tempo perso.
Minho e Scott si scambiarono un’occhiata indecisa. Poi Scott fece spallucce e Minho sospirò rassegnato.
-Uff… d’accordo, vieni dai … - disse mettendogli un braccio attorno alle spalle.
Newt si appoggiò a tutti e due per cercare di stare in piedi. Uscirono dalla stanza e vagarono per qualche minuto lungo il corridoio del piano dell’ospedale. Newt era stato poche volte in quel posto e solo per poco tempo ... non aveva mai pensato a com’era passarci mesi o anni. Non riusciva ad immaginare di vivere lì.
Sperò che lui e Tommy sarebbero usciti presto …
Arrivarono davanti ad una porta bianca come le altre del piano.
Minho bussò un paio di volte con la mano libera.
Dentro si udì un flebile ‘avanti’.
Minho spinse la maniglia e tutti e tre entrarono nella stanza.
-Guarda chi ti abbiamo portato!- disse Scott sorridente mentre entrava.
Gli occhi di Newt e Thomas si incrociarono per l’ennesima volta. Prima confusi … poi i due ragazzi si sorrisero a vicenda. Minho e Scott fecero camminare il biondo fino alla sedia più vicina al letto, dopodiché vollero lasciare loro un po’ di privacy, così uscirono chiudendo la porta.
Thomas e Newt erano stati lontani per troppo tempo e non sapevano cosa dirsi.
Continuarono a sorridersi senza emettere un suono.
Poi, Newt posò una mano sul suo viso e glielo accarezzò.
-Amore mio … - sussurrò.
Thomas prese la mano del compagno tra le sue dita e ne accarezzò il palmo con il pollice.
-Dovresti riposarti … che ci fai qui?- gli domandò.
-Noi due dovremmo parlare, Tommy, lo sai vero? Una volta che sarai uscito da qui … -
-Perché lo dici con questo tono? Vuoi lasciarmi?-
-Ma sei impazzito? Certo che no … è solo che … ok, io mi sento dannatamente in colpa per non aver saputo proteggerti!-
-E allora?-
-Allora non mi spiego ancora cosa ci fai tu con me … io … sarei dovuto correrti dietro quando abbiamo litigato. Sarei dovuto andarti a prendere a casa di Scott … non ho fatto niente. Ti ho solo consegnato nelle mani di Teresa … -
-Ok, Newt … stai dicendo un mucchio di stronzate! Non è stata colpa tua se è successo tutto questo. Io avrei dovuto dire la verità fin da subito … se l’avessi fatto a quest’ora tutto questo  non sarebbe successo … -
Calò di nuovo silenzio sui due innamorati.
Poi fu la volta di Thomas accarezzargli il viso, asciugando anche con il pollice una lacrima sfuggita al controllo di Newt. Sapeva che il suo fidanzato piangeva solo in rare occasioni e ciò lo fece riflettere.
-Scusa … - mormorò Newt.
-Scusa per cosa? Perché stai piangendo?-
-Perché … ho aspettato tanto per averti tutto per me e tutto quello che sto facendo ora che sei qui è recriminare su ciò che avrei potuto fare … hai ragione tu … forse sarebbe successo e basta.-
I due ragazzi intrecciarono le loro mani ed in seguito i loro sguardi.
-Ero così preoccupato per te … - gli sussurrò Newt. –Non hai idea di cosa sia andato a pensare … -
-Ora sono qui … e ci sei anche tu … sai una cosa, Newt?-
-Cosa?-
-Sei l’unico che mi rende felice … -
Fu troppo per Newt. Troppo.
Spezzò la distanza che vi era tra loro con un bacio dolce e sincero. E pieno di lacrime. Tante lacrime.
Ma questa volta non erano lacrime di tristezza o di rimprovero. Erano lacrime di gioia. La gioia di aver ritrovato Tommy … di poterlo di nuovo avere tra le sue braccia.
I baci che si diedero furono piccoli e lenti, come se si stessero godendo il momento per paura che qualcuno lo interrompesse da un momento all’altro. Quando le loro labbra si staccavano, i due sorridevano e ognuno di loro accarezzava il viso dell’altro.
Quel piccolo momento di felicità però venne interrotto.
Marcus spalancò la porta, facendoli scansare. Afferrò Newt per il camice dell’ospedale e lo sbatté contro il pavimento. Il ragazzo provò un dolore allucinante.
-PAPA’, NO LASCIALO! LASCIALO!- urlava Thomas.
Ma Marcus non lo sentiva. Riprendendo Newt per il colletto da terra, lo scaraventò contro il muro.
-TI HO DETTO DI STARE ALLA LARGA DA MIO FIGLIO, LURIDO FROCIO!-
Newt non poteva rispondere, tanto era il dolore che provava in quel momento che non sapeva trovare le parole. Ma se solo avesse avuto la forza, avrebbe dato a Marcus un vero colpo di grazia.
-PAPA’ SMETTILA, PER FAVORE! NON C’ENTRA NIENTE!-
-ZITTO THOMAS! CON TE FARO’ I CONTI DOPO … -
-MARCUS, MARCUS ADESSO BASTA … - urlò la moglie entrando nella stanza, seguita a ruota da Minho e Scott. I due esitarono sulle prime … ma poi si buttarono contro Marcus per staccarlo da Newt.
Il ragazzo tentò di riprendere fiato come poté. Il padre di Thomas c’era andato giù pesante.
-Papà, lo vuoi capire che io amo Newt. Lo amo e non ci sarà niente, ascoltami, niente capace di farmi cambiare idea. Che ti piaccia o no, io non lo lascerò mai e lui non lo farà con me. Se mi vuoi almeno un po’ di bene ancora, ti prego smettila di impedirci di vederci. –
Tutti in quella stanza rimasero in silenzio, imperterriti da ciò che aveva appena detto Thomas. Era stato un discorso breve ma conciso e sincero. Marcus non riusciva a trovare le parole.
Sta’ volta suo figlio si era ribellato e sapeva per certo che non sarebbe riuscito a smuoverlo ne’ con  le buone ne’ con le cattive. Gli si avvicinò risoluto e gli puntò un dito contro.
-Da questo momento in poi, non ti devi considerare più mio figlio, è chiaro?-
Thomas sostenne lo sguardo del padre con durezza prima che questo girasse i tacchi e se ne andasse.
La madre guardò Thomas. Il suo sguardo gli prometteva di trovare una soluzione.
Poi se ne andò anche lei.
Nessuno ebbe il coraggio di parlare tra gli ultimi rimasti.
Fino a quando Minho con la sua solita scioltezza disse, battendo le mani:
-Beh, non siete contenti? Ora si che potete stare insieme!-
Newt rivolse a Thomas uno sguardo colmo di dolcezza prima di tornare verso di lui e baciarlo nuovamente, sotto lo sguardo di Minho e Scott che li guardavano con tenerezza.
-Ti amo!- sussurrò Newt tra un bacio e l’altro.
-Anche io!-
 
Ma le cose non furono tanto facili, da quel momento in poi.
E Thomas lo capì soltanto nove mesi dopo …

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Capitolo 25
*** Krystal ***


Krystal


Quella mattina, Thomas si svegliò grazie alla vibrazione del suo cellulare. Era certo di non aver messo nessuna sveglia e quindi era implicito che qualcuno lo stesse chiamando. Con riluttanza, stropicciò gli occhi un paio di volte prima di afferrare il telefono e vedere chi lo chiamava. Il numero non era salvato in rubrica.
Il ragazzo guardò la sveglia: erano appena le 8 del mattino. Chi mai poteva chiamare a quell’ora?
Thomas decise che non valeva la pena svegliare Newt così presto, così, a malincuore, spostò con delicatezza il braccio del compagno via dal suo corpo e si mise a sedere. Poi uscì dalla stanza, facendo il meno rumore possibile e si rifugiò in corridoio. Il cellulare vibrava ancora. Thomas rispose finalmente alla chiamata.
-Pronto?- disse cercando di trattenere uno sbadiglio che però uscì fuori ugualmente.
-Buongiorno, parlo con il signor Thomas Edison?- rispose la voce dall’altro capo.
-Si, sono io … - cominciò a preoccuparsi. In pochi lo avevano chiamato per nome e cognome durante il corso della sua vita.
-Salve signor Edison. Sono Hope Millinton, assistente sociale-
-A- assistente sociale?- domandò Thomas confuso.
-Si … non so se ha saputo, ma proprio ieri sera lei è diventato padre!-
Padre … padre … faceva strano sentire quella parola diretta a te. A 18 anni, poi. Thomas rimase imperterrito con il cellulare in mano, senza che il suo cervello riuscisse ad elaborare una risposta decente.
In quei nove mesi aveva avuto altro a cui pensare.
Una volta usciti dall’ospedale, lui e Newt hanno dovuto sottoporsi agli ultimi interrogatori finali richiesti dalla polizia per chiudere definitivamente il caso.
Avevano dovuto affrontare un processo che non è durato tanto a lungo, in quanto il giudice dichiarò che Teresa era malata di mente e che quindi non potevano mandarla semplicemente in carcere. La ragazza era stata portata in una casa di cura per malati mentali.
Quanto a Gally, lui venne spedito in carcere senza tante cerimonie … dopotutto il colpo che aveva dato a Newt era stato intenzionale.
Thomas aveva dovuto spiegare come aveva fatto a mandare il messaggio a Newt. Il ragazzo aveva raccontato che era bastato raggirare Teresa con la scusa di volerle toccare la pancia per sentire il bambino. Poi gli è bastato infilare l’altra mano nella tasca dei jeans e prenderle il cellulare. Lei era uscita un momento per parlare con Gally ed allora il ragazzo era riuscito ad inviare il messaggio vocale. Quando poi è tornata dentro, lo ha legato di nuovo e se n’è andata. Dopo di che … beh … tutti sanno com’è andata.
Parlando di Newt … la loro storia andava a gonfie vele. Ora non avevano segreti con nessuno e potevano vivere la loro storia in santa pace. Il padre di Thomas non si faceva mai trovare in casa quando c’era il figlio e viceversa. Oramai Thomas poteva ritenersi quasi parte integrante della famiglia di Newt. Passava più tempo lì che a casa propria; rientrava sempre a notte fonda oppure non rientrava affatto.
Aveva conosciuto i suoi genitori, che erano la cosa più spettacolare di questo mondo: lo trattavano come i suoi non lo avevano mai trattato, o quanto meno come non lo aveva mai trattato suo padre.
Sua madre era sempre perennemente triste. Non vedeva mai Thomas e quando lui era in casa si respirava un’aria di forte tensione. Il ragazzo si sentiva veramente a casa solo quando era con Newt, ma non poteva dire di odiare sua madre … lei era sempre stata soggiogata da Marcus, non poteva mai dire la sua, era lui che comandava in casa … Thomas pur che dirle di farlo ragionare o di lasciarlo se non lo amava più, non sapeva cos’altro fare.
Aveva completamente dimenticato che Teresa aspettava un figlio da lui.
Un figlio che non avrebbe mai voluto.
-Ah … davvero?- riuscì a dire, semplicemente.
-Si, Teresa Agnes ha partorito ieri sera intorno alle 11-11.30!-
-O-ok … e quindi?-
-Signor Edison, lei comprende che in un caso particolare come quello della signorina Agnes non possiamo certo lasciare che la bambina viva con lei!-
-La bambina?-
-Si, è una splendida femminuccia ed è in ottima forma, anche … la signorina Agnes ha indicato lei come il padre naturale e ci ha dato il suo contatto telefonico. Perfino lei ha capito che non è in grado di badare alla figlia nelle sue condizioni … -
-Quindi, cosa dovrei fare?-
-Lei sarebbe disposto a prendersi l’affidamento della bambina?-
-Altrimenti?-
-Se lei non la riconosce come sua figlia … saremo costretti a metterla in un orfanotrofio!-
Per quanto Thomas odiasse con tutto il cuore Teresa in quel momento per avergli giocato quello scherzetto, non ce la faceva a pensare a quella neonata, sangue del suo sangue, in un posto come un orfanotrofio. Non ce la faceva semplicemente. Forse era troppo buono … in ogni caso era indeciso su che cosa fare. Insomma, prendersi cura di una bambina non era affatto facile … dovevi crescerla, accudirla, istruirla … ma lasciare che a fare tutto questo siano altre persone e che lei non avrà mai contatti con la sua vera famiglia (o parte della sua famiglia, nel suo caso) lo faceva stare male.
Davvero male.
-Signor Edison, è lì?- lo richiamò l’assistente sociale.
-Si … si … potrei … potrei pensarci su, se riconoscerla o meno?-
-Le posso dare ventiquattro ore, ma non di più … lei capisce che è una questione della massima urgenza da risolvere al più presto per il bene della bambina … -
-Certo, si … lo capisco … come la posso contattare per farglielo sapere?-
-Le invio un messaggio con il recapito del mio studio. Mi può trovare lì dalle otto a mezzogiorno.-
-Perfetto, la ringrazio. Arrivederci.-
-Arrivederci, signor Edison!-
Thomas chiuse la telefonata. Doveva vedere la bambina … e anche parlare con Teresa.
E doveva fare tutto quel giorno stesso.
Tornò in camera da letto e vide Newt ancora profondamente addormentato. Sorrise nel vederlo così tranquillo. Ne avevano passate talmente tante che rivederlo al suo fianco ogni mattina era un sollievo per il corpo e l’anima. Si mise a sedere sul letto e gli accarezzò i capelli biondi. Si chinò su di lui e gli baciò la fronte.
-Buongiorno … - mormorò.
-Mmph … - fece l’altro prima di aprire gli occhi –Ma che cavolo di ore sono, Tommy?-
-Tipo … le 8?-
-Perché diamine mi hai svegliato alle 8 del mattino?-
Thomas ridacchiò. Tra tutti e due era sempre stato lui quello più sdolcinato. Newt aveva avuto i suoi piccoli momenti di debolezza durante la loro storia, ma quando la routine ebbe ripreso il suo ritmo quotidiano, Newt era tornato quello di prima: niente più sdolcinatezze o romanticherie che avvenivano solo in rare occasioni (Thomas le considerava SACRE e INVIOLABILI).
-Perché devo andare, piccolo!- gli disse, accarezzandogli di nuovo i capelli.
-Non ti azzardare a chiamarmi piccolo, altrimenti la prossima volta dormi sul pavimento!- lo ammonì l’altro.
-Tanto non ne hai il coraggio … piccolo!-
Thomas gli andò sopra e cominciò a baciarlo.
Newt non si oppose, anzi … iniziò a tirarlo più verso di se.
-Newt … davvero … non posso restare adesso … - disse Thomas tra un bacio e l’altro.
-Seriamente? Hai di meglio da fare che stare con me? Abbiamo anche casa libera … e già ieri mi hai mandato in bianco … - gli disse in tono malizioso l’altro.
-Avevo sonno … - si scusò l’altro.
-Beh … devi rimediare … - e via con altri baci.
-Si … ma adesso non posso proprio!-
Fu la volta definitiva … Thomas si staccò dal fidanzato e cominciò a spogliarsi per indossare i vestiti di ricambio che si era portato.
Newt lo osservò compiaciuto dal letto.
-Per me puoi restare anche così … non mi dispiaci affatto!- gli disse.
Thomas era solo in boxer ed arrossì di tutto punto. Volse lo sguardo altrove sorridendo.
-Dove devi andare?- gli chiese Newt dopo pochi minuti.
-Devo fare delle cose … per mia madre … -
Non voleva non dire a Newt la verità, ma non sapeva proprio come affrontare il discorso.
Gliene avrebbe parlato, certo, ma non in quel momento. Ora doveva schiarirsi le idee. E doveva farlo da solo. Finì di vestirsi, andò dal suo ragazzo e lo baciò dolcemente.
-Ti chiamo dopo, va bene?- gli disse.
-Ok … ma vedi di non sparire come l’ultima volta!-
Thomas rise.
-Beh, in quel caso sai come rintracciarmi, no?-
-Si, ma non voglio essere costretto a farlo … - questa volta fu Newt a baciare lui –Non fare scherzi, promesso?-
-Promesso, a dopo!-
Con la tensione che lo sormontava, Thomas lasciò casa di Newt diretto verso l’ospedale.
 
Era fermo davanti al vetro da più di quindici minuti, la mano premuta contro di esso. Guardò ancora una volta tutti i bambini, cercando di individuare la sua. La sua bambina. Ancora stentava a crederci, eppure era vero … era papà. Si domandò come avrebbe fatto a dirlo a Newt … a dirgli che aveva intenzione di tenerla.
Non ce la faceva a spedire una creatura innocente lontano da lui soltanto perché era venuta al mondo per sbaglio. Era pur sempre sua figlia.
Osservò i loro visi ma comunque non riusciva a trovarla. Bell’inizio … pensò.
-Ciao … - mormorò qualcuno vicino a lui.
Il ragazzo si voltò verso la voce e vide un’infermiera molto giovane dai capelli marroni lunghi e gli occhi azzurri sorridergli.
-Sei qui per Teresa Agnes?-gli domandò.
-Non per lei … - si ritrovò a dire Thomas. Puntò di nuovo verso il vetro.
L’infermiera non sembrò delusa dal tono della sua voce. Aveva capito il motivo per cui Thomas non voleva vedere Teresa; le avevano detto tutto.
-E’ quella lì!- e gli indicò una bambina in una culla centrale.
Thomas la osservò: assomigliava molto a tutte le altre ma aveva qualcosa di diverso … qualcosa di suo.
Gli occhi gli diventarono lucidi nel vedere come si muoveva con quelle piccole mani e gambe.
-Posso … posso tenerla in braccio?-
-Ma certo! Vieni … -
L’infermiera lo condusse all’interno della stanza e andò verso la neonata; la prese cautamente in braccio e poi tornò verso di Thomas con un altro sorriso stampato in volto.
-Eccola … - gli disse, porgendogliela.
Thomas con un po’ di esitazione la prese fra le sue braccia e la bambina socchiuse un pochettino gli occhietti. Erano i suoi. Erano i suoi occhi. Di Teresa nell’aspetto aveva preso pochissimo, forse solo il naso … ma il resto era tutto suo.
Fece alcuni mugolii incomprensibili guardando il padre e gli sfiorò il viso con quelle piccole ditina affusolate.
Thomas non riuscì più a trattenere le lacrime che teneva dentro … alcune scivolarono sulle sue guance. La baciò sulla fronte e poi le porse un dito che la piccola afferrò sicura.
-Ciao … ciao piccoletta! Sono il tuo papà … - le mormorò Thomas ancora piangente.
-Non ha ancora un nome … Teresa ha detto che avrebbe aspettato te per decidere!- gli disse l’infermiera.
Thomas ritornò alla realtà fatta di parole a lui comprensibili ma continuò a cullare quella neonata.
-Dov’è, adesso?- le chiese.
-Stanza 12 secondo piano … -
-Grazie … anche per avermi permesso di vederla … -
-Figurati! Si vede benissimo che siete legati. Sarai un ottimo papà-
Thomas deglutì e fece un cenno di riconoscenza all’infermiera. Le restituì la bambina e salì al secondo piano. La porta della stanza 12 era aperta. Thomas entrò e la vide seduta sul letto che fissava il vuoto.
-Ciao Tom!-
 
-Non pensare che sia venuto qui per te … - mise subito in chiaro lui.
-Se lo avessi fatto, non mi avresti mai lasciata … -
-Appunto … sono solo qui per farti presente che ho intenzione di tenerla-
-Sono contenta che tu abbia scelto questo, Tom. Non ce la facevo a pensarla in un orfanotrofio  … o con me!-
-Se è per questo, la pensiamo uguale … -
-Beh, come va il tuo grande idillio romantico?-
- Va’ alla grande, perché ti interessa?-
-Perché voglio sapere con chi crescerà mia figlia … mpf, come se Newt fosse capace di prendersi cura di lei!-
-Di certo è molto più in grado di te … -
-Se la pensi così … vorrei scegliere il nome con te, però.-
-Va bene, te lo concedo … ma sarà l’ultima cosa che ti permetterò. Non voglio che tu abbia a che fare con lei in futuro … -
-Come vuoi … - Teresa sembrava poco convinta ma accettò. Stare in quell’ospedale psichiatrico l’aveva ridotta malissimo: le occhiaie le cerchiavano gli occhi, la pelle era più pallida e gli occhi rossi e vitrei.
Thomas non se la ricordava così, e non voleva di certo che sua figlia la ricordasse così.
-Allora, come vorresti chiamarla?- le chiese.
-Non lo so … mi piaceva Samantha … -
-A me Krystal … -
-Krystal?-
-Si … non so, mi è venuto spontaneo guardandola, darle questo nome. –
-Non è male … Krystal … mi piace. La chiameremo così! Quando torna l’infermiera glielo dico. Tu passi a prenderla domani, vero?-
-Probabilmente sì, devo vedere quanto ci vuole per il procedimento e tutto … e fino ad allora … non voglio che tu ti avvicini a lei, chiaro?-
-Chiaro papà dell’anno!-
Thomas tornò verso la porta ma Teresa lo richiamò.
-Tom?-
-Cosa?-
-Prenditi cura di lei. E’ la cosa più bella che abbia fatto in tutta questa storia … -
Teresa aveva gli occhi lucidi e piangeva. Thomas odiava il suo lato che gli diceva di perdonarla. Ma lui non poteva perdonarla. Avrebbe smesso di essere buono con chiunque. Sarebbe diventato un padre esemplare per Krystal … un padre di cui andare fieri.
Le fece un mezzo sorriso e poi le disse:
-Che abbiamo fatto, in tutta questa storia … addio, Teresa!-
-Addio Tom!-
 
L’aria di mare gli penetrava nelle narici, il vento gli scompigliava i capelli scuri. Thomas era seduto sul terreno sassoso della spiaggia. Guardava il mare, le onde infrangersi contro gli scogli, i gabbiani che stridevano … non si era mai sentito così confuso in vita sua.
Voleva che Newt sapesse la verità, ma al contempo era preoccupato per la sua reazione … e se non fosse stato d’accordo? Se lo avesse lasciato?
La risposta a tutte le sue domande gli arrivò prima di quanto pensasse … Newt gli mise una mano sulla spalla e si sedette vicino a lui.
-Ti avevo detto che non volevo essere costretto ad utilizzare il ‘Trova Iphone’ per cercarti … - gli disse.
-Scusa se non ti ho chiamato … - rispose Thomas. Poi gli prese il colletto del giubbotto e lo attirò a sé per baciarlo. Voleva far durare quel contatto a lungo. Se ora gli avesse detto la verità, probabilmente questa sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbero visti. Ovvio che Newt non voleva essere costretto a diventare padre a 18 anni …
Si staccarono dopo diversi secondi. Newt poggiò la fronte contro quella di Thomas.
-Devi dirmi qualcosa, giusto?-
-Si … ma non ti piacerà … -
-Beh, non può essere peggio di quando mi hanno detto che eri morto … -
Thomas distorse gli angoli della bocca per sorridergli. Ma quel sorriso si spense in un istante e poi il ragazzo tornò di nuovo serio. Sospirò pesantemente prima di dire …
-Teresa ha partorito ieri … -
Newt si scansò per guardarlo negli occhi.
-Sei diventato padre, quindi … - mormorò a mezza voce, voltandosi a guardare il mare.
Thomas annuì pur sapendo che Newt ora non gli prestava alcuna attenzione al momento.
I due stettero in silenzio per un po’, poi Newt prese di nuovo la parola.
-Cosa succede ora?-
-Succede che voglio tenere la bambina … - confessò Thomas tutto d’un fiato.
Oramai era fatta. Ciò che aveva detto era stato detto e non si poteva tornare indietro.
Newt sospirò prima di rispondere.
-Con quale criterio logico hai preso questa decisione? Cioè, voglio dire è una figlia che tu non hai mai voluto avere … che Teresa ti ha obbligato con la forza a mettere al mondo … come mai tu vuoi tenerla comunque?-
-E’ mia figlia, Newt. E’ sempre e comunque mia figlia, io non posso vederla andare in un orfanotrofio solo perché sua madre è una pazza psicopatica … lei non centra niente con tutto quello che è successo tra me e Teresa, non è sua la colpa se è nata. Farà sempre e comunque parte di me. Ma … questa è la mia scelta e capisco che può sembrarti sbagliata, quindi se non vuoi più stare con me chiudiamola qui e basta … -
Aspettò che Newt dicesse qualcosa. Qualsiasi cosa. Odiava vederlo così pensieroso.
Questi dopo un po’ ridacchiò.
E Thomas lo trovò alquanto strano.
-Perché ridi?-
-Lasciarti non rientra nei miei programmi … - Thomas tirò un respiro di sollievo –E comunque … hai ragione sul fatto che non è colpa sua se è nata. Hai ragione su tutto quello che hai detto, è che pensavo non volessi prenderti questa responsabilità.-
-No, in effetti non era una cosa che avevo programmato … ma dovresti vederla, Newt. E’ impossibile guardarla e non commuoversi … è la cosa più bella del mondo … -
-Davvero? Solo lei …?-
-E te … - Thomas sorrise.
Newt lo attirò a sé e lo baciò di nuovo. Gli unici rumori provenivano dall’ambiente intorno a loro. Entrambi stavano così bene da non volere più andarsene.
 
-Senti … e se l’adottassimo?- disse Newt ad un certo punto. I due si erano distesi sulla spiaggia, l’uno a fianco dell’altro, le mani unite come sempre.
-Davvero? Vuoi …  diventare padre?-
-Beh, tanto prima o poi sarebbe successo. A meno che tu non avessi intenzione di lasciarmi durante i prossimi anni … -
Thomas ridacchiò.
-Dai, sono serio. Dividiamo il fardello … -
-Non è un fardello! E’ una bambina … è una responsabilità enorme … -
-Ed io e te siamo in due. Cosa mai potremmo combinare di tanto grosso?-
-Siamo due ragazzi che non sanno niente di bambini … -
-Credi che ci sia un manuale d’istruzioni su come fare il genitore? Impareremo … -
-Sarebbe dovuto toccare solo  a me! Non riesco a crederci che tu voglia prenderti questo incarico … -
-Tommy cosa pensavi? Che sarei rimasto lì a fare la bella statuina mentre tu facevi il padre? Insomma … io e te stiamo insieme, cavolo. E lo rimarremo. Rimarremo insieme per un bel po’ … Teresa ci ha risolto in parte il problema di adottare un bambino, quasi che dovremmo ringraziarla. Io sarei voluto diventare padre, un giorno. E speravo veramente che fosse con te … che avremmo costruito una famiglia insieme. Ora sta’ succedendo per davvero, ok un po’ più presto di quanto pensavamo ma è successo. E visto che non possiamo farci niente, se tu vuoi che io mi prenda cura della bambina con te, mi renderai il ragazzo più felice sulla terra … ora se ti azzardi a chiedermi di ripetere tutto questo giuro che ti butto in acqua!-
Thomas non poteva credere alle parole del suo fidanzato. In fondo aveva ragione. La loro storia sarebbe andata avanti in modo molto più complicato se non avessero fatto questa scelta. Sorrise.
Si voltò verso di Newt e lo guardò, lo guardò come la prima volta che erano usciti insieme. Come quando avevano scoperto di essere innamorati l’uno dell’altro. Come quando si erano ritrovati. Lo guardò con quello sguardo che riservava solo a lui. Al suo Newt.
-Che c’è?- gli chiese l’altro, ridacchiando.
-Ti amo!- rispose Thomas, ridendo anche lui.
Si baciarono ancora una volta, mentre i gabbiano continuavano a strillare, il mare s’innervosiva nel gelido inverno e il mondo intorno a loro continuava la propria vita.
Loro ne avrebbero cominciata una nuova.

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Capitolo 26
*** No. Is our baby ***


No. Is our baby.


-Che nome le hai dato?- chiese Newt dopo un quarto d’ora che stavano viaggiando in macchina. La direzione presa era quella dell’ospedale.
-Krystal … ti piace?- gli chiese Thomas, voltandosi verso di lui dal sedile del passeggero per sorridergli.
-L’hai scelto tu o Teresa?-
-Io-
-Allora mi piace!- convenne Newt. Thomas ridacchiò ed afferrò la mano del suo ragazzo stretta attorno al cambio.
-Ce la caveremo, vedrai … - gli disse Newt, inspirando.
-Si … lo spero … -
-Tommy, noi ci amiamo. Ameremo anche lei … -
-Riuscirai a farlo anche se è Teresa la sua madre naturale?-
-Riuscirò a farlo perché penso che qualunque essere vivente tu abbia generato sia fantastico a prescindere. Spero solo che i geni di Teresa non l’abbiano contaminata … -
Thomas si lasciò andare ad una risata liberatoria. Qualche minuto più tardi, i due avevano parcheggiato ed erano entrati nell’edificio.
 
-Mi hanno detto che posso entrare anche senza che ci sia qualcuno … - disse Thomas aprendo la porta del reparto bambini. I due ragazzi entrarono e Thomas andò diretto verso Krystal come attirato da una calamita.
-Eccola qui! Vieni a vederla, Newtie … -
Newt si avvicinò al lettino ed osservò la bambina. Ne rimase meravigliato: era identica a Thomas, la sua copia sputata.
-Tommy è … è bellissima … - era rimasto semplicemente senza parole.
-Si … per una volta lo ammetto: ho fatto un ottimo lavoro!- scherzò Thomas.
-E piantala!- disse Newt dandogli una leggera spintarella.
-Vuoi tenerla in braccio?- gli chiese dolcemente Thomas, avvolgendolo da dietro con le sue braccia.
-Non so … non sono bravo in queste cose … - disse Newt imbarazzato.
-E’ facile … guarda … - Thomas si staccò da lui e prese in braccio Krystal –Lo vedi? Vieni qui, dai … - Newt gli si avvicinò e Thomas gli depositò cautamente la bambina tra le braccia.
-Devi tenere una mano sotto la testa, l’altra sotto la schiena … -
Newt fece come gli era stato detto e poco dopo iniziò a cullare la bambina tra le braccia.
-Wow … è una sensazione … come dire?- disse emozionato.
-Incredibile?- gli suggerì il suo ragazzo.
-Indescrivibile!- affermò Newt.
Continuò a cullare la bambina. Thomas li osservava sorridendo. Già si immaginava la loro vita insieme a Krystal, come sarebbe stato insegnarle a camminare, a correrle dietro mentre fuggiva in un parco, addirittura al suo primo giorno di scuola. Tutto ad un tratto, l’idea di fare il padre lo emozionava. E l’idea di farlo insieme a Newt ancora di più.
-Spero di essere un buon padre per la tua bambina … - mormorò Newt. Krystal dormiva beata tra le sue braccia e a Thomas ora veniva da piangere per la gioia. Andò vicino al compagno e abbracciò entrambi. Le due persone che amava di più al mondo.
-No, Newt, no! E’ la nostra bambina … - disse chiudendo gli occhi e poggiando il mento sulla sua spalla.
 
Due colpi alla porta e i due ragazzi aspettarono che fu dato loro il permesso di entrare.
-Avanti!- disse Hope Millinton dall’altro capo. Erano le 10 del giorno dopo e tutta la sera prima, Newt aveva aiutato Thomas a scaricare e a compilare la procedura di riconoscimento. La Millinton gli aveva detto su che sito andare e quali moduli cercare. Quel giorno erano venuti a consegnarglieli. Entrarono nella stanza dell’assistente sociale mano nella mano.
-Oh, Thomas bene eccoti qui … - disse la Millinton. Osservò i due tenersi per mano ma, a differenza di ciò che pensavano Thomas e Newt, non ne rimase disgustata, anzi gli sorrise. –Immagino che tu sia il suo compagno … -
Newt guardò Thomas sorridendo e poi strinse la mano tesa della Millinton.
-Si … piacere, Newt Williams!-
-Beh, non restate lì in piedi … sedetevi avanti … - li incoraggiò la Millinton e loro fecero quanto detto. –Dunque, hai con te i documenti, Thomas?-
Aveva cominciato a dargli del tu quando Thomas gli aveva detto di farlo, il pomeriggio precedente.
Odiava che gli fosse dato del ‘lei’. Aveva ancora 18 anni, cavolo.
-Si, eccoli qui … - disse lui porgendole il fascicolo che l’assistente afferrò con mano sicura.
Li esaminò a colpo d’occhio per qualche minuto e poi parlò loro di nuovo.
-Bene, direi che non c’è niente fuori posto … la bambina verrà a vivere con te. Le hai già dato un nome, a quanto vedo … Krystal, giusto?-
Thomas annuì.
-Allora non posso fare altro che augurarti buona fortuna … -
-In effetti … c’è qualcosa che potrebbe fare … - disse Thomas imbarazzatissimo. Newt gli strinse la mano più forte per infondergli coraggio –Ci sarebbe la possibilità di chiedere l’affidamento congiunto?-
L’affidamento congiunto permetteva ad una persona di diventare padre/madre di un bambino non suo ma figlio del suo compagno/a. Ed era ciò che volevano i due ragazzi: che Newt diventasse il padre adottivo di Krystal.
-Volete prendervi cura della bambina insieme? Tu ne sei convinto, Newt?-
-Convintissimo!- affermò lui.
-Certo, ovviamente potreste chiedere l’affidamento congiunto ma bisogna prima affrontare un processo … -
-Oh cavoli! Di nuovo?- si lasciò sfuggire Thomas, ma si pentì subito di averlo detto. Newt lo guardò e tese le labbra in un sorriso. Il suo ragazzo si rilassò.
-Si, so bene che avete già dovuto prendere parte al processo per la chiusura delle indagini, ma questo è molto semplice: se non avrete accuse o prove contrarie, potete ottenere l’affidamento della bambina-
-In che senso accuse e prove contrarie?- volle sapere Newt.
-Non deve esserci nessuno che testimonia contro di voi … -
-Beh, per quello non c’è problema!- disse Thomas convinto –Non abbiamo nessuno che voglia impedirci di adottare Krystal-
-E poi ci devono essere prove a vostro favore- continuò la Millinton –Per esempio, avete i soldi per mantenere la bambina?-
-Ehm … Tommy vorrebbe andare all’Università con la Borsa di studio che ha ottenuto ed io sto pensando di trovarmi un lavoro … - spiegò Newt –Ci siamo presi un anno sabatico per riprenderci da tutto ciò che è successo, ma penso che per i primi tempi, possano aiutarci i miei genitori … -
I genitori di Newt erano dei dottori, un chirurgo ed un’ostetrica. Figuriamoci se non li avrebbero aiutati …
-Non guardarmi così, Tommy … - disse Newt al compagno che lo guardava come a dirgli di rimangiarsi tutto –Tu andrai all’Università, ne abbiamo già parlato … -
Thomas non replicò. Newt glielo aveva proposto la sera prima: si sarebbe occupato lui di Krystal mentre lui era impegnato con gli studi. Non avrebbe dovuto trasferirsi: la loro città disponeva di un’ottima Università di biochimica. Sarebbe tornato a casa la sera e si sarebbero presi cura della bambina insieme. Thomas adorava questo lato altruista di Newt, ma non voleva che si sacrificasse così. Dopotutto, il danno lo aveva fatto lui …
-Molto bene!- disse Hope –Penso che gli elementi ci siano tutti. Vi consiglio di chiamare un avvocato al più presto e di fissare il processo di qui alla fine del mese. Spero che entrambi sappiate quello che fate … - Hope si alzò e strinse la mano ad entrambi –Ma penso che sarete dei genitori impeccabili … buona fortuna ad entrambi!-
I due ragazzi le sorrisero riconoscenti ed uscirono dal suo ufficio. Una volta fuori esultarono entrambi: Thomas sollevò Newt di peso dalla gioia.
-Che fai? Mettimi giù!- lo ammonì l’altro ridendo.
Anche Thomas cominciò a ridere ma lo depose a terra. Lo abbracciò stringendogli i fianchi con le mani.
-Io ti amo, Newt Williams! Ti amo da impazzire … -
-Ti amo anche io, Thomas Edison!-
 
Krystal Edison era nel seggiolino nel sedile posteriore nella macchina di Newt. Si ciucciava le dita incurante e guardava fuori dal finestrino. Accanto a lei, giacevano le altre cose che i suoi papà avevano preso al negozio per bambini prima di prenderla dall’ospedale. C’erano latte e pannolini a sufficienza per il primo mese.
Arrivarono tutti e tre a casa di Newt verso le 7 di sera. Fortunatamente i suoi genitori erano tornati e li stavano aspettando davanti alla porta.
-Tu prendi Krys, io tutto il resto- disse Newt mettendo il freno a mano e scendendo dalla macchina.
-Ok- rispose Thomas, scendendo anche lui.
Aprì lo sportello posteriore e non appena Krystal lo vide gli fece un sorriso enorme. Il ragazzo la prese in braccio.
-Eccoci Krys, questa è la tua casetta!- le disse.
La piccola continuava a ciucciarsi il dito e a guardarsi attorno. I genitori di Newt gli andarono incontro.
-Ciao Thomas, ben arrivato!- disse la madre, Amy, mentre si sporgeva per dargli due baci sulle guance –Siamo veramente molto felici che veniate ad abitare qui-
-Sicuri che non sia un problema?- domandò il ragazzo perplesso.
-Ma certo che no, non preoccuparti. Sappiamo quanto tu e Newt ci teniate l’uno all’altro e in un certo senso, a questo punto, è come se tu facessi parte della nostra famiglia. Ti pesa? Vuoi che te la tenga io?- disse riferendosi alla bambina.
-Oh, no no, si figuri … -
-Thomas … quante volte ti ho detto che devi darmi del tu?-
Lui arrossì.
-Tante … -
-Come stai Thomas?- chiese il padre, John, porgendogli la mano. Thomas allungò la sua per rispondere al gesto.
-Molto bene grazie sign … ehm, volevo dire John!- si corresse Thomas non appena colse lo sguardo severo dell’uomo di fronte a lui. Nel frattempo Newt li aveva raggiunti.
-Ehi!- disse lasciando le cose a terra e abbracciandoli entrambi.
-Tesoro!- esclamò sua madre –Tutto a posto, si?-
-Si, a parte che sono diventato padre in 24 ore-
Tutti quanti risero dopo quella battuta. Dopo di che i genitori di Newt li invitarono in casa. Per loro, l’omosessualità del figlio non aveva mai rappresentato un problema. Anche se erano rimasti perplessi quando questo gli aveva detto di voler adottare la bambina di Thomas, alla fine gli avevano proposto di abitare lì, almeno fino a che Thomas non avesse finto l’università.
Per Thomas, quelli erano i genitori migliori del mondo.
 
Newt stava per sfilare la maglietta del suo ragazzo quando un piccolo pianto li interruppe.
Sospirarono, entrambi rassegnati. Thomas gli diede un piccolo bacio sul naso.
-Mi sa che dovremo abituarci … - disse sorridendogli.
-Già … vai tu, dai!- rispose Newt, togliendosi da sopra di lui.
-E perché tu no?-
-Perché ancora non sono stato legalizzato a suo genitore adottivo, quindi fino a quel momento, la notte Krys è responsabilità tua!- disse mettendo le mani sotto la testa.
-Accetto il tuo punto di vista … - Thomas si alzò ed andò verso la bambina. La prese in braccio e cercò di calmarla ma questa non la smetteva di piangere.
-Credo che abbia fame … - disse.
-Nutrila, allora … - rispose Newt con la testa sprofondata nel cuscino.
-Non mi aiuti?-
Ma Newt non gli rispose. Thomas intuì che si fosse addormentato. Così si ritrovò a scendere di sotto nel bel mezzo della notte e preparare il latte per Krystal. Amy gli aveva insegnato come si faceva proprio dopo cena. Così, una volta che il latte fu pronto, Thomas si sedette con la bambina sulla poltrona del salotto e la cullò dolcemente mentre questa mangiava.
-Se continuiamo così per due anni, andrà a finire che non dormirò più … - le disse.
Lei beveva il latte guardandolo negli occhi. Thomas le accarezzò la fragile testolina. Poi le disse:
-Ci sarò io a proteggerti, Krys. Io e tuo padre saremo sempre con te, capito? Sempre. E sai un’altra cosa? Credo che al mondo non ci sia bambina più bella di te-
Si addormentarono entrambi sulla poltrona.
 
-Il guaio è che vi serve un avvocato … - disse Minho prendendo una patatina dal sacchetto e mangiandola –E ancora peggio è che questi costano parecchio!-
-Grazie per la botta di fiducia, Minho!- rispose Newt con Krystal in braccio.
-Però ha ragione, Newt. Se non trovate un buon avvocato come farete a vincere la causa?- puntualizzò Brenda.
-Ragazzi troveremo una soluzione, ok? Basta con i pensieri negativi.- disse Thomas facendo segno a Newt di passargli la bambina, ormai profondamente addormentata, e adagiandola nella carrozzina. Avevano raccontato di lei a Minho, Brenda e Scott un paio di giorni dopo il trasferimento a casa di Newt. Thomas aveva anche scritto una lettera ai suoi per informarli, dato che non voleva più parlare con loro. A quanto pare ora anche Susan stava dalla parte di Marcus.
I tre ragazzi erano stati felicissimi della notizia. Ancora di più quando gli avevano detto che potevano vincere la causa di affidamento. Così, una settimana dopo dell’inizio della convivenza, Minho li aveva fatti venire a casa sua per capire come dovevano giostrarsi in tribunale.
-Se serve … - disse Scott intervenendo –Io ho un amico che ha appena finito giurisprudenza. Posso chiedergli … -
-Un neolaureato? Davvero, mente-geniale Scott?- domandò Minho –Qui ce ne serve uno esperto, uno che sappia argomentare … -
-Beh, lui ha fatto uno stage in uno studio di un avvocato. E si è laureato con 30 e lode. Ci aiuterebbe anche gratis, se glielo chiedo io … tu che dici, Tom?- detto questo Scott si voltò verso l’amico, mano nella mano con il suo ragazzo.
Thomas sospirò e poi guardò Newt.
-Tu che ne dici?-
-Dico che appena ho sentito ‘gratis’ ho già deciso di ingaggiarlo! Tu sei d’accordo?-
Thomas lo guardò e poi guardò anche i suoi amici. L’ultimo sguardo lo riservò alla bambina.
-Si, facciamolo!-
 
I ragazzi entrarono in tribunale dopo Isaac Lehey, il neo avvocato amico di Scott. Era abbastanza nervoso, essendo il suo primo caso, ma Thomas decise di dargli un pizzico di fiducia. Avevano lasciato Krystal dai nonni e Minho, Brenda e Scott erano venuti con loro.
Una volta seduti, entrò il giudice, chiedendo anche se ci fosse qualcuno per l’accusa. Isaac stava giusto per rispondere, quando Marcus Edison fece il suo ingresso nella sala.
-Io, vostro onore!- esclamò dal fondo. –Sono qui anche per chiedere io stesso l’affidamento della bambina. E’ chiaro che mio figlio è troppo stupido per riuscire ad occuparsene!- Marcus prese posto dalla parte dell’accusa, vicino al suo avvocato dopo aver lasciato al giudice la domanda di adozione.
Thomas si voltò a guardarlo. Sembrava non avesse dormito.
-Lo sapevo, lo sapevo … - mormorò, voltandosi. Il panico gli pervase il viso, tanto da farlo diventare completamente bianco.
-Tommy calmati … -
-No, no, no … va tutto male, va tutto male … vuole portarcela via … - disse già con le lacrime che gli bagnavano il viso. Newt gliele asciugò con i pollici.
-Ehi, ehi, amore stai calmo, davvero. Non porterà via la nostra bambina, te lo prometto!- Newt lo abbracciò stringendolo forte a se’. Thomas rispose all’abbraccio e si rilassò quel poco che bastava per permettergli di affrontare quel processo.
Il giudice chiamò entrambi i ragazzi a testimoniare e, quando fu il suo turno, Thomas tentò di rimanere il più calmo possibile mentre rispondeva alle domande fattegli da Isaac.
-Bene, vostro onore. Non ho altre domande!- disse Isaac incamminandosi via dal banco dei testimoni.
-Se nessuno a qualcos’altro da aggiungere … - fece per dire il giudice, ma venne interrotto.
-Obiezione, vostro onore!- disse l’avvocato di Marcus. Era una donna sulla cinquantina, alta, bionda e con gli occhi di un ghiaccio freddo.
-Su quali basi?-
-Il signor Edison, ha detto che non ha saputo della bambina fino al giorno della sua nascita. Inoltre, ha dichiarato con presenza di testimoni che non era intenzionato a tenere la bambina nel caso fosse nata, durante l’ultimo processo al quale ha preso parte.-
Thomas tornò di nuovo paonazzo. Guardò suo padre che stava sorridendo sotto i baffi. Perché voleva toglierla? Non era un problema suo, anzi, Thomas si era gestito nel migliore dei modi per evitare che suo padre entrasse in quella storia. Scorse Newt che gli disse con il labiale di respirare.
-Ha qualcosa da dire, signor Edison?-
Thomas deglutì e cercò di pensare ad un discorso, ma le parole gli uscirono fuori prima ancora che le immaginasse.
-Vostro onore, si è vero. E’ vero, ho detto che non volevo prendermi cura della bambina. Ma quando l’assistente sociale mi ha chiamato per avvisarmi della sua nascita, io ho sentito un profondo nodo alla gola. Io sapevo di non poterla lasciare andare in un orfanotrofio. Sapevo che non potevo abbandonarla solo perché era nata in circostanze non buone. Ed ora le posso assicurare, con tutto me stesso, che me ne prenderò cura fino a quando non ci sarò più. Che vorrò bene a Krystal come se non ci fosse un domani. Che io e Newt, insieme, faremo in modo che cresca il meglio possibile … -
-Vostro onore, andiamo! Vuole davvero dare retta a quello che dice mio figlio? A parte l’età, come può pensare che due gay possano prendersi cura di una bambina?-
-Lei sta’ facendo un commento omofobo, signor Edison?- domandò il giudice.
-Non mi vergogno di dire ciò che penso. Una bambina deve crescere con una madre ed un padre, nient’altro è possibile!-
-Obiezione respinta!- disse il giudice battendo con il martelletto –La Corte si ritira per deliberare. Il processo riprenderà tra dieci minuti-
Tutti quanti si alzarono ed un po’ uscirono dall’aula.
Thomas andò incontro al padre, con una rabbia che lo sormontava da cima a fondo.
-Perché?- gli domandò semplicemente –Un padre dovrebbe voler vedere suo figlio felice. Tu no! Tu non lo hai mai voluto. Hai sempre voluto che io facessi come dicevi tu, non importava che io fossi felice o meno. Ora vuoi togliermi anche questo?-
-Se il giudice accoglierà la mia richiesta di adozione della bambina, lei verrà ad abitare con me e tua madre. E non appena Teresa uscirà dall’ospedale psichiatrico se ne prenderà cura lei. A te e al tuo amichetto sarà proibito anche solo avvicinarvi!-
Thomas gli puntò il dito contro.
-E se invece vinceremo noi, puoi anche scordarti che le permetterò di chiamarti nonno. Perché tu, mio padre non lo sei mai stato!- detto questo, il ragazzo tornò a sedersi tra il suo ragazzo e Minho.
-Tranquillo Tom!- disse Scott. Era nella panca dietro e tutti si girarono a guardarlo – Ho parlato con Isaac e mi ha detto che, per legge, una persona sopra i 45 anni di età non può adottare una neonata!-
-Dici sul serio?- chiese Thomas, sorpreso ed emozionato allo stesso tempo.
-Si, abbiamo la causa in pugno, fidati di me!-
Thomas si sentì stringere la mano. Si girò verso Newt e poggiò la testa sulla sua spalla.
-Meno male che ci sei tu!-
-Meno male che non sono andato a parlarci io con tuo padre. Altrimenti gli avrei gentilmente rifilato un bel calcio nel didietro!-
Thomas ridacchiò e strinse il fianco del compagno.
Il processo riprese, come detto, dopo dieci minuti. Thomas e Newt avevano il cuore in gola entrambi. Le loro mani erano strette talmente forte da fare male.
-Bene, la Corte ha deliberato. Alla luce del fatto che la bambina non crescerà in un ambiente malsano e che non sarà malnutrita come garantito dalle prove forniteci dai testimoni, che per via della legge è riconosciuta come figlia legittima del signor Edison e sempre per questa al signor Marcus Edison non è consentito adottare la bambina  in quanto ha superato con l’età il limite consentito, sono lieto di affidare la custodia della bambina a Thomas Edison e al suo compagno Newt Williams che ora è, a tutti gli effetti, padre della bambina quanto Thomas Edison.-
Un grido di gioia si levò da dietro loro. Ovviamente, era stato Minho.
Ma dopo poco tutti si unirono a lui e nessuno badò più al giudice che uscì dalla stanza.
Newt prese il viso di Thomas tra le mani e lo baciò come mai aveva fatto prima. Thomas lo strinse forte a sé e ricambiò il bacio con la stessa dolcezza. Fu un momento che tutti in quella stanza aspettavano: Minho stava tirando insulti dietro a Marcus e Scott gli fece da spalla. Era la prima volta che erano così uniti, nonostante si sopportassero poco a vicenda. Brenda ringraziava Isaac e dopo poco lo fecero anche i nuovi genitori.
Poco prima di lasciare definitivamente quella stanza, Newt si avvicinò a Marcus che stava raccogliendo le sue cose ed aspettò che alzasse lo sguardo su di lui.
Non appena lo fece gli disse:
-Sai, Marcus … c’è una cosa che avrei sempre voluto dirti … -
-E quale sarebbe?-
In tutta risposta, Newt alzò il dito medio della mano sinistra. Poi gli fece un sorrisetto sghembo, prima di tornare serio di colpo –Non ti azzardare mai più ad avvicinarti alla nostra famiglia, chiaro?-
Sentì poco di quello che Marcus disse dopo, troppo felice di essersi tolto di quel peso che lo opprimeva da mesi. Lasciò la stanza con un sorriso stampato in volto e strinse la mano di Thomas che lo stava aspettando. Quest’ultimo ridacchiò.
-Bella mossa!-
-Se l’è meritato!-

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Capitolo 27
*** The end? ***


The end?
 

Newt si stropicciò gli occhi, assonnato. Rilesse la lettera un’ultima volta prima di chiuderla e metterla nel cassetto della scrivania della camera da letto. Sospirò e guardò Thomas che dormiva nel letto. Sorrise e spense la luce. Si avvicinò al letto e lo avvolse con le braccia come faceva sempre. Sembrò che Thomas lo notò, perché sorrise si pressò di più contro il suo corpo.
-Ti ho svegliato?- gli chiese Newt sussurrandogli all’orecchio.
-Non fa niente … ci pensi che mancano solo poche ore?- rispose Thomas voltandosi verso di lui.
-Si, non riesco a crederci. Però se non dormiamo potremmo fare tardi … -
Thomas ridacchiò.
-Un ultimo bacio da semplice fidanzato?- gli domandò.
Newt acconsentì poggiò le labbra su quelle di Thomas. Poi si addormentarono stretti l’uno all’altro.
 
Krystal aprì a fatica la porta della camera da letto dei genitori. Aveva solo 4 anni ed era ancora molto bassa, perciò tutte le volte doveva allungarsi un po’ per arrivare alla maniglia.
Ma ce la fece anche sta volta; raccolse l’orsacchiotto che aveva poggiato a terra ed entrò nella stanza. I suoi papà dormivano ancora. Krystal sorrise e si arrampicò con l’orsacchiotto sul letto. Andò verso Newt e lo scosse con una mano sulla spalla.
-Papà? Papà, svegliati, ho fame!- gli disse.
Newt aprì gli occhi e si ritrovò davanti il viso paffutello della figlia.
-Oh, finalmente! Dai, ho fame!- gli disse tirandogli la mano come per incitarlo a scendere dal letto.
-Krys, adesso facciamo colazione tutti insieme, calmati- le disse ancora assonnato.
-Ma io ho fame adesso! Voglio i pancake! Papà? Papà!- disse sporgendosi verso Thomas per scuotere anche lui. –Papà, andiamo a fare colazione?-
Anche Thomas aprì gli occhi e poco dopo si tirò su a sedere.
-Krys, quante volte ti ho detto che non devi saltare sul letto?- le disse.
Newt fece sedere Krystal sopra di lui.
-Tante volte. Sei arrabbiato?-
-No, non è arrabbiato cucciola! Solo che non ama essere svegliato così … - le disse Newt dolcemente.
-Pensavo che non vi svegliavate, scusa!- disse la bambina mettendo il muso.
-Non fa niente. Ehi … - Newt la sollevò e la girò per guardarla negli occhi –Ci fai vedere il vestitino da damigella che ti ha comprato zia Brenda?-
-Ok!- rispose tutta contenta. Newt la depositò di nuovo sul pavimento e lei corse fuori dalla stanza per andare nella sua cameretta. Thomas si allungò verso Newt e si baciarono dolcemente.
-Buongiorno, futuro marito!- gli disse.
-Beh, sarò ‘futuro’ ancora per poche ore … - Newt andò sopra di lui e lo baciò.
-Newtie … Krystal potrebbe entrare … -
-Le ci vuole un po’ per tirare fuori quel vestito dall’armadio … - e fu di nuovo sopra di lui.
 
Thomas andò ad aprire la porta mentre ancora tentava di annodarsi la cravatta. Sentì due voci discutere da fuori. Alzò gli occhi al cielo prima di aprire la porta e ritrovarsi davanti Minho e Scott.
-Ti dico che sono io!- affermò Scott.
-No! Sono io! Ti sbagli di grosso mio caro … chiediglielo, forza – disse Minho, entrando nella stanza. Scott fece lo stesso. Dietro loro due c’era Brenda, che salutò Thomas mentre sospirava. Era chiaro che quei due discutevano da molto tempo.
-Va bene, glielo chiedo … Tom, chi hai detto che sarà il tuo testimone? Io o Minho?-
-Ehm … - rispose Thomas spaesato –Ehmm … Scott!-
-Ah-ah! Visto, te l’avevo detto- disse Scott guardando Minho con uno sguardo superiore.
-Ma non avevi detto che ero io il tuo testimone?- chiese Minho rassegnato.
-No, tu sei il mio testimone. E per favore non farmi sentire come la cacchetta di turno, Min!- disse Newt entrando nella stanza. Minho sbuffò ed andò verso Krystal che stava giocando al suo ‘tavolo dei giochi’. Newt osservò Thomas.
-Amore, ancora non hai capito come allacciarla? Vieni qui, dai … - gli disse facendolo girare.
Gli annodò la cravatta e poi gli baciò il naso. –Ecco fatto!-
-Tanto per la cronaca, voi due non vi sareste dovuti vedere prima del matrimonio …- fece notare Brenda. –Insomma, le coppie tradizionali fanno così … -
-Ma noi non siamo una coppia tradizionale!- affermò Thomas.
-Beh, almeno c’è chi mi apprezza nella vostra famiglia … - disse Minho tornando da loro –Perché Krystal mi adora, tant’è che mi ha fatto un disegno. A voi non l’ha fatto, sfigati!-
Tutti quanti risero per il comportamento infantile di Minho.
Una mezz’ora dopo, tutti stavano viaggiando verso il comune.
 
-Thomas Edison, intende prendere in marito il qui presente Newt Williams?-
-Si, lo voglio!- rispose Thomas, con le mani strette a quelle di Newt.
-E, Newt Williams, intende prendere in marito il qui presente Thomas Edison?-
-Si lo voglio!- Newt sorrise a Thomas.
-Bene, a seguito della vostra risposta affermativa, io come ufficiale dello Stato Civile dichiaro in nome della legge che siete uniti in matrimonio-
Thomas e Newt si sorrisero a vicenda prima di baciarsi dolcemente.
Tutti quanti, in quella sala, applaudirono nel vederli così felici. Soprattutto Susan, la madre di Thomas che, dicendo una bugia al marito, era venuta a vedere suo figlio nel giorno più importante della sua vita. Era davvero orgogliosa di lui. Ma prima che Thomas potesse vederla, se ne andò per non rovinare quel momento. Il suo bambino era felice, finalmente.
Ognuno si congratulò con i due sposi. Thomas prese in braccio Krystal che lo abbracciò contenta. Era sicuro che, da quel momento, le cose sarebbero state migliori.
 
Era chiaro che non sapeva ciò che sarebbe successo da lì a 14 anni dopo …

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Capitolo 28
*** Ringraziamenti ***


Ringraziamenti

E purtroppo si, siamo giunti alla fine.
Vorrei ringraziare, innanzitutto, due mie grandi amiche che mi hanno aiutato per la stesura di questa fan fiction, Gaia e Giulia. Loro mi hanno supportato (ed anche sopportato XD) quando raccontavo loro della storia. Mi hanno dato l’ispirazione per tante cose come il folle interrogatorio di Minho o l’idea del ‘Trova Iphone’ che ha permesso a Newt di ritrovare il suo amato Tommy.
E’ già passato quasi un anno. La prima volta che ho avuto l’ispirazione di scrivere questa fan fiction è stato un pomeriggio di agosto, mentre guardavo una puntata di ‘Senza Traccia’.
Da lì, il nome ‘On Thomas’tracks’.
E poi volevo ringraziare tutti voi che avete seguito questa fan fiction e che non mi avete ucciso durante i capitoli (so che volevate farlo XD).
Mi è dispiaciuto non rispondere a tutti i vostri commenti ma giuro li ho letti tutti dal primo all’ultimo, e sono stata contentissima nel vedere che vi è piaciuta.
Quindi grazie, grazie davvero a tutti!
 
Un ultima cosettina…
Sapete perché l’epilogo è intitolato “The End?” con il punto interrogativo?
O ci siete già arrivati?
Certo che ci siete arrivati …
Ma se proprio non lo siete, controllate qui …


https://www.youtube.com/watch?v=esrfzmgaeuw

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