Perché profumi di pergamena?

di Francy_remus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Litigi e certezze ***
Capitolo 2: *** La vita può migliorare ***
Capitolo 3: *** Discorsi e appartamenti ***
Capitolo 4: *** Chiarimenti? ***



Capitolo 1
*** Litigi e certezze ***


La vita non ti da le persone che vuoi, ti da le persone di cui hai bisogno: per amarti, per odiarti, per formarti, per distruggerti e per renderti la persona che era destino che fossi.

 

Sono stanca. Stanca di lui. Lui, soprattutto di quello che fa ogni notte. Notte, la parte più triste della giornata. Giornata, che ormai è solo una routine di sofferenza nascosta. Nascosta, come vorrei essere io. Io, che ormai, per colpa sua, non sono più nessuno.

 

 

1. Litigi e Certezze

 

È appena tornato a casa. Sono le tre. Di sicuro è ubriaco come al solito. Sale con passo pesante le scale ed entra in camera nostra. Accende la luce, sa che non dormo, e io mi tiro seduta sul letto.

«Ron» mormoro, ma lui attacca. Come ogni notte inizierà ad insultarmi.

«Mi tradisci, vero?»

«Sai che non è così»

Oddio, gli ho risposto. Per la prima volta da quando stiamo insieme gli ho risposto.

«Non mi dire balle, stronza! Vuoi solo farmi soffrire» piagnucola.

«Tu lo sai che amo solo te»

È quello che credevo. Da un po’ di tempo non riesco più a capire se sto con te per amore o compassione.

«Bugiarda, falsa, ipocrita, …»

Mi alzo e mi avvicino a lui.

«Lo sai che non è così»

Clap. Per la prima volta mi ha toccato. Mi ha tirato una sberla. Sono caduta a terra, con una guancia rossa per lo schiaffo, che formicola tutta, e calda, come le lacrime che inizio a versare.

«Adesso piangi, è? Però non smetti mai di sbagliare» chiede, aggressivo, guardandomi con odio.

«Aprite» urla qualcuno al di fuori della stanza.

«Vattene» gli risponde alterato Ron.

«Alohomora» mormora qualcuno dietro la porta ed entra. È Fred, seguito da George, Harry, Ginny, Molly e Arthur.

«Cos’hai fatto?» gli domanda la madre sgranando gli occhi allucinata nel vedermi a terra con una guancia rossa, che cerco di nascondere con la mano.

«Come hai osato?» lo aggredisce Harry «Hermione non si tocca!» gli urla ancora, prima che Ron gli faccia spallucce. Harry prova un impulso di saltargli al collo e torcerglielo, ma, fortunatamente, Ginny lo trattiene, inchiodandolo dietro di lei.

«Lei è la mia ragazza. Non sono fatti vostri quello che faccio con lei» risponde seccato, come se avesse ragione lui.

«Stalle lontano. È un ordine» lo intima George. Angelina accorre in accappatoio. Stava facendo la doccia, ma tutto questo trambusto deve averla fatta preoccupare.

«LEI-È-LA-MIA-RAGAZZA» ripete Ron scandendo bene ogni parola, come se dovesse insegnare a tutti questa frase «Mia, solo mia, statele lontano» mormora poi.

«Non più. È finita, Ronald, ti lascio» lo avverto, sempre piangendo, ma facendo ricorso a tutto il mio autocontrollo.

«Tu, approfittatrice, codarda, non mi puoi abbandonare» mi dice con odio crescente, sollevandomi quasi di peso e strattonandomi dal davanti del pigiama.

«Petrificus totalus» mormora Ginny, puntando la bacchetta verso il fratello e vergognandosi un po’ di quello che stava facendo.

Cado quasi di peso sul freddo pavimento della stanza che avrebbe dovuto essere quella in cui ci esprimevamo tutto il nostro amore, invece …

Harry e Fred si sono avvicinati per aiutarmi a rialzarmi. Molly piange appoggiata al marito al pensiero di quello che Ron, suo figlio, era stato in grado di fare. Angelina e George stanno parlando sommessamente, probabilmente le sta spiegando cos’era successo. Ginny è ancora mezza pietrificata per aver affatturato suo fratello. Era tanto che non lo faceva più.

«Hermione, stai bene?» mi chiede Harry, visibilmente preoccupato per me.

Annuisco, ed entrambi allentano la presa sulle mie braccia. Hanno un tocco molto delicato, probabilmente credono che potrebbero farmi male.

«Perché non mi hai mai detto niente? Sono il tuo migliore amico, insieme avremmo trovato una soluzione …» mi rimprovera sommessamente Harry.

«Vai a consolare Ginny. A lei ci penso io» lo rassicura Fred, accarezzandomi un braccio.

«Su, andate a riposare. È stata una giornata dura per tutti» intima Fred, a voce alta, senza mollare il contatto con me.

Molly viene trascinata fuori da Arthur, e scendono verso la cucina, probabilmente per una tisana. La donna ha i nervi a fior di pelle. Angelina si avvicina a me, mi abbraccia e mi da un piccolo bacio sulla guancia, per poi uscire dietro George e tornare in camera loro. Ginny e Harry non si muovono di un passo. Lei inizia:

«Hermione? Perché non me ne hai parlato?»

Sospiro. Non ho voglia di dilungarmi in spiegazioni, non adesso.

«Ne parleremo domani, a mente lucida. Andate a dormire, siete distrutti. Se continuate a stare lì, domattina vi scambieranno per degli zombie» ridacchia Fred, nel goffo tentativo di alleggerire la tensione. Ancora non stacca il contatto con me.

Ginny mi sorride, e poi sia lei che Harry mi si avvicinano e mi salutano con un abbraccio e un bacio piuttosto rapidi. Fred intanto toglie la bacchetta e, mormorando «Wingardium leviosa», fa sdraiare il fratello affatturato nel letto.

Siamo soli. C’è anche Ron, ma è pietrificato, quindi …

«Vuoi qualcosa o vai subito a letto?» mi chiede, fingendo di essere tranquillo.

«Voglio addormentarmi il prima possibile, per alleggerire i pensieri» gli comunico sincera.

«Allora vai nella mia stanza» sorride «Dormirai lì, stanotte almeno»

«No. Se Ron lo scopre, litigherete di nuovo»

«Tanto ci litigherò già per tutto quello che ti ha fatto» rammenta lui, mentre mi si avvicina.

«Co – cosa intendi dire? Vuoi litigare con lui solo perché trattava male me?»

«Io non direi “solo”. Tu sei importante, per me» soffia. È a un passo da me, ancora un piede spostato avanti e mi sarà addosso, ma non riesco a indietreggiare, ho i piedi incollati al pavimento. Mi ha raggiunto, mi cinge tra le sue muscolose braccia, e mi sento protetta. Mi lascio andare a quell’abbraccio, che lentamente ricambio. Appoggio la testa al suo petto, e lui il suo mento sui miei capelli. Dopo un po’ che ce ne stiamo lì, abbracciati e sognanti, ci stacchiamo lentamente e lui mi apre la porta. Esco e mi dirigo verso la sua stanza, come fosse la cosa più normale del mondo. Lui è dietro di me, e quando giungo sulla soglia mi fermo. Non è carino entrare in una proprietà privata senza il padrone, così lo lascio passare avanti. Mi spalanca la porta, la oltrepassa e mi fa cenno di seguirlo. La sua camera è veramente bella. Spaziosa, con un letto matrimoniale a baldacchino e le tende rosse, le pareti gialle, mi ricordano la mia stanza di Grifondoro.

«Sdraiati pure. Io non ho sonno» mi sussurra, con un sorriso rassicurante stampato in volto.

«Non ti voglio abbandonare» mormoro. Aspettate … ho appena litigato con il mio fidanzato e già provo attrazione verso un altro ragazzo, che è anche suo fratello?

Non esattamente. Lo guardo. Lui non è un ragazzo, lui è ormai un uomo. Ha un viso affilato, reso maturo dalla guerra, e la sua figura è slanciata e magra, come lascia presagire la maglia del pigiama troppo corta.

«Vai a dormire, bambina. È stata una giornata dura»

«Non chiamarmi bambina. Ne ho passate più di te» gli rispondo, seccata. Non sopporto che mi consideri una “mocciosa”, ho aiutato Harry a salvare il Mondo Magico, anche se non mi piace vantarmi, ricordatevelo tutti.

«Scusa. Ora a letto, piccolina» mi provoca con un sorriso sghembo.

«Idiota» sbuffo, prima mi distendermi sotto le sue lenzuola. Profumano di erba tagliata e pergamene incantate, profumano di Fred. Socchiudo gli occhi, e mi giro verso di lui. Lo vedo a malapena, e lui ne è del tutto ignaro, finché tutte le sensazioni non mi abbandonano, addormentandomi di sasso.

 

«E così ora te la fai con Fred?» mi attacca.

«Ron, non è come sembra» mormoro.

«Ah, no? E allora cosa ci facevi nel suo letto?»

«Dormivo?» chiedo, con voce superficiale.

«Non mi rispondere così» mi urla.

«Lasciala in pace» ringhia Fred.

E si mettono a litigare, rivangando il passato, e poi Ron gli sferra un pugno in pieno volto. Fred cade a terra con il naso sanguinante e il minore alza le mani in segno di vittoria, prima di chiudermi nella mia stanza e baciarmi nervosamente.

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Capitolo 2
*** La vita può migliorare ***


2. La vita può migliorare

 

Urlo.

Fred si sveglia di soprassalto, è sdraiato sul pavimento, su una coperta.

«Cosa succede?» mi chiede apprensivo.

«Incubo» mormoro, prima di sciogliermi in lacrime.

Mi abbraccia, sussurrandomi dei “Era solo un brutto sogno” e dei “Tranquilla che ci sono qui io”, e io mi riaddormento tra le sue braccia, cullata dal suo profumo di erba tagliata e pergamena, con uno stupido pensiero in mente: devo chiedergli perché profuma di pergamena.

 

«Hey! Buongiorno dormigliona» mi saluta Fred, con un cenno del capo.

«Ciao … che ore sono?» mormoro, assonnata.

«Le otto»

«Non è tanto tardi» ribatto piccata: odio essere sgridata.

«Come vuoi» fa spallucce in segno di resa.

Improvvisamente lo guardo e noto che si sta cambiando: indossa dei pantaloni scuri, ed è a dorso nudo. Non posso fare a meno di osservargli gli addominali scolpiti che l’abbronzatura fa risaltare ancora di più.

«Mi stai mangiando con gli occhi, Granger?» mi domanda ghignando.

«Oh, ehm … bhe … no» balbetto, arrossendo e abbassando lo sguardo.

«Bhe, in tal caso mi vesto e ti aspetto qua fuori, se ti decidessi ad uscire dal mio letto» allunga un angolo della bocca all’insù e si mette una maglia azzurrina, il mio colore preferito. Vestito così è veramente figo.

«A dopo» mi saluta, prima di sparire fuori dalla porta.

Appello la mia maglia color salmone e i jeans corti, li indosso e faccio evanescere il pigiama. Troppi brutti ricordi. Ron che mi strattona, Ron che mi insulta, Ron che litiga con Fred.

Esco dalla porta, la canottiera è un po’ scollata e i pantaloncini abbastanza corti, ma fa molto caldo. Raccolgo i capelli in una coda di fortuna, tenuta legata da un vecchio elastico consunto che potrebbe scoppiare a momenti. Ai piedi indosso un paio di infradito nere. L’abbinamento dei vestiti fa a pugni, lo so, ma non mi sembra il momento di fare i sofisticati sul mio stile …

Arriviamo in cucina, dove Molly sta dirigendo le stoviglie usate per la colazione nel lavandino. Ci da le spalle, così Fred tenta di attirare la sua attenzione:

«Buongiorno mamma»

«Oh, George, Hermione, sedetevi e mangiate qualcosa»

«Io sono Fred» ribatte piccato Fred.

«Fred è uscito prima per andare ai Tiri Vispi Weasley, non tentare di ingannarmi, George»

«Signora Weasley, lui è Fred» balbetto.

«D’accordo» biascica «Hermione cara, tu come stai?»

«Si va avanti, no?» domando, cercando di non lasciare trasparire tutta la mia amarezza, la mia tristezza e il mio disprezzo verso suo figlio.

«C’è ancora qualcuno qui a casa?» domanda Fred per cambiare argomento.

«Ginny e Harry sono di sopra, chiusi in camera loro. Ci siete voi, io e Ron» l’ultima parola la mormora sottovoce, quasi fosse un insulto.

«Papà è già al lavoro?»

«Sì. E anche George e Angelina»

Cala un silenzio teso e imbarazzato. Nessuno apre più bocca per un buon quarto d’ora, l’unico rumore che si sente sono le stoviglie che cozzano mentre Molly le sta lavando. All’improvviso compare qualcuno sulla porta, un qualcuno con i capelli rossi e due profonde occhiaie violacee sotto gli occhi: Ron.

«Ciao» rompe il ghiaccio.

«Hey» gli risponde Fred, freddo.

«Ciao Hermy» mi saluta, mettendomi una mano sulla spalla e avvicinandosi per schioccarmi un bacio. Ma io mi sposto. Non mi va di baciarlo; dopotutto, non stiamo neanche più insieme.

Fred, alla mia destra, si alza di scatto, facendo cadere la sedia sul pavimento.

«Lasciala stare» ringhia.

«Fred, è la mia ragazza …» mormora Ron, intimorito.

«No» gli sibila Fred, minaccioso.

«Ma … ieri pomeriggio ci siamo anche baciati» balbetta, convinto.

«Non ricordi di stanotte?» lo ghiaccia Fred, prendendolo per la maglietta.

«No, Fred» lo ammonisco, tirandolo lontano dal fratello.

«Cosa è successo?» chiede, stupito.

«Abbiamo litigato di nuovo perché eri nuovamente ubriaco» esordisco «e poi mi hai tirato uno schiaffo» inizio a singhiozzare «ma, fortunatamente sono arrivati i tuoi fratelli e …» piango talmente forte che la voce mi si strozza in gola.

«E l’abbiamo difesa. Io, George, Ginny, Harry, mamma, papà e Angelina» precisa, freddo.

«Io … mi dispiace» mormora sottovoce.

«Anche a me. Ron non posso continuare così. Scusa» ammetto.

«Sono io che mi devo scusare. E ti capisco, non ti preoccupare» scosta la sedia indietro e scappa su per le scale, di nuovo nella camera da cui è appena uscito.

«Fred, tu non vai al lavoro?» domanda Molly, fingendo un tono da indifferente.

«Sì … mi sistemo e vado. Tu, Hermione, stai qui a casa o veni al negozio?»

«Mi preparo e partiamo» gli sorrido. Non mi va di restare sola con Ronald. Non oggi.

Cambio le ciabatte con un paio di scarpe sportive di tela bianche e mi sistemo i capelli in una treccia. Scendo le scale velocemente e quasi mi inciampo nell’ultimo gradino. Togliamo il quasi. Sarei sicuramente caduta se non ci fosse stato Fred in fondo alle scale a prendermi al volo. L’unica cosa che ricordo di quel momento è l’improvvisa assenza del terreno sotto i miei piedi e due possenti braccia intorno alla mia vita. Poi mi guarda negli occhi e mi chiede:

«Tutto bene?»

«Per una che ha appena tentato il suicidio, sì» scherzo.

Lui ricambia il mio sorriso, mentre mi lascia la vita, assicurandosi che sia bene in piedi.

Gli afferro un braccio e ci Smaterializziamo.

«Potevi avvisare» dico seccata, seduta in terra.

«Scusa, ma credevo che avessi voglia di cadere» scherza e mi sorride.

Entriamo ai Tiri Vispi, già affollato nonostante siano solo le nove. George è dietro al bancone e sta impazzendo nel tentativo di soddisfare tutti i clienti.

«Fred» ordina«Aiutami»

«Buongiorno anche a te» sbuffa.

«Ci vediamo tra un momento» mi sussurra, prima di raggiungere il fratello al bancone.

Rimango interdetta, è raro che sia tanto gentile con me. Da ieri sera, per l’esattezza, sono già due volte.

Trotterello tra la folla fino al bancone e li osservo lavorare: non sono uguali, simili, ma Fred ha un non so che di particolare. Credo sia il sorriso che rivolge ai clienti, è sempre luminoso. Non puoi tenere il broncio a Fred neanche se lo desideri con tutta te stessa.

Quando hanno diramato la folla, è quasi passata un’ora. Vengono entrambi verso di me, e George mi chiede:

«Tutto okay?»

«Non sapete fare altre domande?» ribatto piccata.

«Scusa» sussurra dispiaciuto.

Gli sorrido. È la prima volta che vedo uno dei gemelli triste. O dispiaciuto.

«Scherzo, su … sto bene»

«Sono contento. Se andate sul retro potete stare un po’ più tranquilli» ci avverte, alludendo con lo sguardo al magazzino e scambiandosi occhiate complici con il fratello.

«Ce la fai da solo?» ribatte Fred sarcastico, osservando fuori dalla porta il viavai di gente.

«Se proprio ti chiamerò … sei qui dietro, in fondo» gli strizza l’occhio e sparisce tra gli scaffali.

«I Weasley, che mondo sarebbe senza?» sbuffo, con un sorriso colpevole dipinto sul viso.

Fred si volta per ribattere, ma, notando il mio sorriso, mi afferra per un polso e mi trascina nel magazzino.

«Il mondo non so, ma tu saresti triste perché non mi avresti conosciuto» si vanta fintamente, strappandomi una risata piuttosto forte.

«Sei così bella quando ridi» commenta, sorridendo trasognante.

«Ehm, grazie» arrossisco e abbasso la testa.

«L’ho detto ad alta voce?» chiede allarmato.

«Sì» ammetto, e anche lui china il capo per evitare che veda quanto le sue guance assomiglino ai suoi capelli per il colore. Si crea un silenzio teso e imbarazzato, durante il quale non ci guardiamo neanche negli occhi. Poi …

Poi entra George.

«Io pensavo di trovarvi a baciarvi, non a guardarvi le scarpe» scherza, e poi nota quanto siamo rossi.

«Ho fatto una gaffe?» chiede rapido, prima di scappare dal magazzino.

«Cosa intendeva dire?» domando a Fred, più per avere una conferma dei miei sospetti che per altro.

«Bhe, credeva che ci avrei provato anche con te»

«Gli hai dato motivo per pensare una cosa del genere?»

«Ehm … no» mente. Non riesce a dire bugie in modo convincente?

«Niente balle» espongo il mio cipiglio più deciso e lo fisso negli occhi.

«Okay … ehm … io credo che questa sia una delle mie poche occasioni, se non forse l’unica … Hermione, ti devo dire una cosa …» biascica, osservando le mattonelle del pavimento.

«Cosa?» domando, spazientita.

«Che io … io credo … credo di … di …»

«Hey» ci saluta Angelina, appena Materializzata nella stanzetta.

«Ciao» rispondiamo all’unisono.

«Sapete dov’è George? Devo dirgli una cosa …» ci chiede cordialmente.

«È fuori con i clienti» la avverto.

Fred si alza e fa per andarsene, ma lo trattengo posandogli una mano sul braccio.

«Cosa credi?» gli domando gentilmente.

«Che Angelina sia davvero simpatica» elude la domanda, e George e fidanzata entrano felicissimi.

«Angelina aspetta» esulta George, abbracciandola.

«Chi stai aspettando?» chiede Fred, fintamente tonto.

«Freddie, aspetta nostro figlio!» strozza la frase baciando dolcemente la fidanzata.

«Congratulazioni» si complimenta Fred con entrambi, e poco dopo anche io.

«Vi dispiace se andiamo ad avvisare mamma?» domanda ancora George.

«No, andate pure, qui ci penso io» li congeda Fred, allontanandosi perché si Smaterializzino alla Tana, e poi si allontana a grandi passi verso la porta.

«Non hai ancora finito la frase» insisto, seguendolo nel negozio.

«Ne parliamo dopo a casa, okay?» mi chiede, con fare quasi imperativo.

«Okay» mormoro delusa. Per un attimo ho creduto che mi confessasse di essere innamorato della ragazza di George o di quella di Percy. In fondo, sono due ragazze molto belle e profonde, e hanno all’incirca la sua età. E dal suo tono ho capito che voleva fare il sentimentale. Ora mi lascerà col dubbio fino a stasera. Tipico di Fred Weasley.

 

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Capitolo 3
*** Discorsi e appartamenti ***


3. Discorsi e appartamenti

 

«Hai un minuto?» chiedo, avvicinandomi a Fred, che è in giardino e sta sfogliando annoiato una rivista, seduto sui freddi gradini dell’entrata; è illuminato dalla fioca luce del sottoscala e sembra una visione angelica.

«Ehm … dovrei entrare a festeggiare» inventa, iniziando ad alzarsi.

«Sei stato qui tutta sera, non ti serve entrare proprio adesso» lo rimprovero, sedendomi sulle sue ginocchia, in modo che non riesca a scapparmi.

«Okay, spara»

«Cosa mi volevi dire oggi?» domando, con sguardo indagatore.

«Bhe, io …» si interrompe e china la testa.

«Guardami negli occhi, non voglio bugie e gradirei evitare di somministrarti il Veritaserum» lo avverto, alzando un angolo della bocca per fargli capire che non sono arrabbiata, ma che voglio la verità ad ogni costo.

«Ehm … io … io credo che saresti perfetta come commessa nel nostro negozio, soprattutto ora che George diventerà papà e dovrà passare un sacco di tempo con la sua fidanzata e le sue voglie» annuisce, sincero.

«Oh, bhe … per me è okay, anche perché vorrei mettere insieme qual cosina per affittare un appartamento e andarmene da qui, non so se mi spiego» ora sono io ad abbassare lo sguardo.

«Sopra il negozio c’è un appartamento carino, un po’ piccolo, ma abbastanza apposto per due persone» inizia lui felice.

«Ehm, Fred, io mi trasferirei da sola, non voglio portarci nessuno»

«Okay, ma io lì ci stavo facendo un appartamento per me, se vuoi ti puoi trasferire da me»

«Vivere con te? Non avrai problemi con tuo fratello?»

«Nah. Però, se non ti va …»

«Certo che mi va … traslocherò il prima possibile»

«Allora vai a fare i bagagli» annuncia.

«È già pronto?» chiedo stupita, alzando finalmente lo sguardo.

«Sì. Prepara le valigie che io avviso i miei e poi ci Materializziamo lì» mi strizza l’occhio e mi spinge verso la porta, facendomi scattare in piedi alzando le gambe, e per farmi anche capire che, se lui se ne fosse voluto andare, in qualunque momento del nostro discorso, l’avrebbe potuto fare. Perché, in fondo, io sono un po’ debole fisicamente, ma ho una forza di spirito che altri manco si immaginano.

Faccio i bagagli, saluto tutti, uno alla volta, con i loro visi solcati dalle lacrime, e mi Smaterializzo con Fred.

 

«Carino qui, ma non sarebbe meglio entrare?» gli chiedo sarcasticamente. Materializzazione congiunta, con lui che guida, e dove si ferma? Di fronte al negozio, lì, di fuori, col temporale tutt’intorno.

«Okay» si sbriga e apre la porta. Entro nel negozio, cercando di non andare in giro per evitare di portare acqua ovunque. Salgo lentamente le scale, fermandomi ad osservare le impronte bagnate che lascio sui gradini ricoperti di polvere di gesso. In una mano trasporto un bagaglio, nell’altra tengo la mano di Fred, che mi trascina verso la fine delle scale.

Apre un’ultima porta e mi mostra l’appartamento: è composto da una cucina, un salotto in cui sto bagnando il pavimento, un bagno e una camera da letto.

«Una sola stanza dove dormire?» chiedo stupita.

«Sì, io dormo sul divano intanto che montano il secondo letto» mi sorride.

«Ah, ecco …» è l’unico commento che mi esce dalle labbra.

«Vai a farti una doccia, o ti ammalerai» mi avverte.

«Vai prima tu. Io devo disfare le valigie»

«Bagaglium Order» ordina, con la bacchetta puntata contro le mie cianfrusaglie.

«Me l’ha insegnato mamma» mi fa l’occhiolino e non posso fare a meno di ridere «Se vado prima io a sistemarmi, mi prometti che non ti muoverai di qui?»

«E dove dovrei andare?» chiedo stranita.

«A controllare la casa, o entrare nel bagno» mi fa un sorriso malizioso e io gli tiro un leggero pugno sulla spalla. Ha sempre voglia di scherzare. Annuisco con la testa e sparisce oltre la porta del bagno.

Ne esce dopo una ventina di minuti, cambiato da capo a piedi, con i capelli umidi e sparati in ogni direzione, un paio di pantaloncini neri e una maglia arancione. Tremendamente figo.

«È il tuo turno» mi avverte, alludendo con gli occhi alla porta del bagno. Appello dei vestiti puliti ed entro.

 

Quando esco, mi stupisco ancora una volta: Fred ha preparato una cenetta molto … ehm … romantica?

«Certe volte sembri proprio un Casanova» commento ghignando alle sue spalle, non mi ha sentito arrivare.

«Uh, ehm, ciao» esordisce, imbarazzato.

«E questa cenetta per chi è? Non pensavo che stasera avessi ospiti»

«Credevo sapessi che ti fermavi anche a cena» spera che, con i giochi di parole, gli passi la … timidezza? Fred Weasley timido? Il mondo sta andando a catafascio.

«Io?» domando sgranando gli occhi e arrossendo.

«Sì»

«Ah, grazie» continuo ad aumentare la graduazione purpurea.

«Di niente. Avvicinati»

Mi incammino verso il tavolo e lui mi sposta la sedia, per permettermi di sedermi. Poi aggira il tavolo e prende posto. Di primo, pasta al sugo. Non è granché, ma ha cucinato per me! Via, Hermione! Parli come un’adolescente superficiale e innamorata! Sei una donna ferita che ha appena rotto con il suo compagno, e ora vive in casa del fratello del suo ex. Non ha senso.

«Com’è la mia cucina?» mi chiede all’improvviso, distraendomi dai miei strani pensieri.

«Non così cattiva come la descrivono, ma dire che è buona … non esageriamo!» ghigno.

«Allora non mangiare» ribatte, mettendo un cipiglio offeso e spostandomi il piatto.

«Okay … ti dirò una bugia … cucini da favola» sorrido sorniona.

«Allora puoi mangiare» comunica, riappoggiando il piatto sul tavolo.

«Grazie. Senza di te sarei morta di fame» scherzo.

«Stasera io dovrei … uscire con un signore per parlare di affari … so che può sembrarti noioso, ma se vuoi venire …»

«No, tranquillo, ti aspetto qui a casa. Ne approfitto per cucinare qualcosa di mangiabile e riordinare la camera e il salotto» gli faccio l’occhiolino.

Finito di cenare, con la magia lava i piatti e si cambia; poi esce di casa Smaterializzandosi.

 

Afferro lo spazzettone e, alla Babbana, pulisco il pavimento che ho bagnato entrando, poi passo alle scale e, infine, alla camera da letto. La cucina e il bagno sono già apposto. Faccio apparire un televisore dalla casa dei miei e mi sdraio sul divano a guardare un talent show, anche se i partecipanti e la parola “talento” non possono stare nella stessa frase senza un “non” di mezzo. Decido, non avendo altra scelta, di ascoltare un po’ di musica, così accendo lo stereo – che, probabilmente, è quello riparato dal signor Weasley – e inserisco un mio disco di Beethoven, con tutte le sue nove sinfonie. Adoro questa musica per rilassarmi. Cullata da dolci note, mi lascio trasportare nel mondo dei sogni.

 

«Hermione? Dormi?» sussurra una voce, appartenente a qualcuno che è appena entrato dalla porta: Fred.

«No, stavo ascoltando un po’ di musica» commento, alzandomi.

«Ah, ti piace questa roba?» chiede, aprendo lo stereo e togliendo il disco.

«Sì, Beethoven è uno dei più grandi compositori del Romanticismo. Le sue nove sinfonie sono una cosa …» mi fermo per pensare ad un aggettivo che esprima quanto le adori.

«Noiosissima?» domanda ancora Fred, sedendosi accanto a me sul divano.

«È il mio compositore preferito, per Merlino» ribatto, offesa.

«Okay, sono opinioni. Cos’è quell’aggeggio che si trova al posto della mia collezione di bicchieri da tutto il mondo magico?» si allarma.

«Tranquillo, è solo una televisione. Serve per vedere i film e le registrazioni» spiego.

«Ma a cosa serve se ci sono le foto animate?»

«È un passatempo Babbano. Serve per rilassarsi» tento di convincerlo.

«E funziona?» annuisco. «Okay. Proponimi qualcosa da guardare»

«Mmm …» mi picchietto sul mento un dito, indecisa.

«Magari un limf» suggerisce.

«Si dice film» lo correggo, sorridendo dolcemente «Che ne dici dell’Attimo Fuggente?»

«Ne vale la pena?»

«Decisamente sì. Oppure Dirty Dancing»

«Mi convince di più il primo» mormora.

«Vada per l’Attimo Fuggente» appello una USB dalla mia valigia e ci gustiamo il film.

Quando finisce, Fred sta piangendo sommessamente, e anche io mi sono – per la milionesima volta – emozionata.

«Questo film mi fa piangere ogni volta» commento, mentre scorrono i titoli di coda.

«Certo che alcuni Babbani sono intelligenti» afferma, con un ghigno.

«Invece certi Maghi sono parecchio stupidi» ribatto, seria «come quello che ho di fronte» inizio a ridere, e anche lui con me.

«Soffri il solletico?» mi chiede, mentre riprendiamo fiato.

«Sì, perché?» non faccio a tempo a finire la domanda che mi ha sdraiato sul divano e ha iniziato a farmi il solletico, sfiorandomi la pancia e il collo. Io rido fortissimo, mentre cerco di fermarlo, invano. Quando rido, quel minimo di forza fisica che ho scompare.

Finalmente si ferma, affannoso. Mentre ridevo, rideva con me. Ora è praticamente sopra di me, sostenuto dalle sue braccia muscolose, con le mani ai lati della mia testa.

Flette leggermente le braccia, quel poco che basta per azzerare la distanza tra noi. È uno sfiorarsi talmente delicato che potrei anche immaginarlo, ma le sue labbra sulle mie mi fanno capire che sta accadendo davvero. Dovrei respingerlo, ma non posso non ricambiare il suo bacio. Quando smettiamo, mi sembra che mi manchi l’aria, e lui si tira seduto, poi in piedi, si prende la testa tra le mani ed inizia a mormorare: «Scusa, non volevo, non so cosa mi sia preso …»

Mi alzo, interdetta a causa del suo repentino cambio d’umore e mi avvicino a lui. È appoggiato alla finestrella che da su Diagon Alley, e guarda fuori. Mi appoggio al suo braccio, perché il contatto con lui mi fa sentire sicura, e mi provoca un brivido che non so bene cosa sia.

«Non volevo baciarti, mi dispiace …» esordisce.

«Fa niente, ricominciamo tutto daccapo, okay?»

«No. Perché io lo rifarei altre mille volte, perché io ti amo, ecco cosa volevo dirti stamattina, ecco perché sono così geloso di te, ecco perché tanti miei comportamenti …» sussurra, tutto d’un fiato.

«Fred, io …» inizio, ma mi interrompe.

«Ti prego, non parlarne con nessuno. Scordati di questa serata. Domani ti aiuterò a cercare un nuovo appartamento, meno ci vediamo, meno soffrirò. Intesi?»

«Sì, ma …»

«Allora buona notte» e si allontana.

«Ascolta quello che ho da dirti, per le mutande di Merlino» grido.

«Insomma, tu pensi solo a te … mi hai baciato perché tu lo volevi, mi hai esposto i tuoi sentimenti, mi hai fatto promettere di non parlarne, ma sai cosa voglio io?» gli urlo dietro.

«Non lo so» sussurra, dall’uscio della porta.

«Voglio che mi guardi negli occhi quando ti parlo e voglio che mi dici perché non possiamo stare insieme»

«Perché non possiamo stare insieme, dici. Perché sei l’ex di mio fratello, magari. O perché sei la migliore amica di mia sorella, magari. O perché non mi ami.» sbraita.

«Chi ti ha detto che non ti amo?»

 

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Capitolo 4
*** Chiarimenti? ***


4. Chiarimenti?

 

«Mi ami?» chiede esterrefatto.

«Non ho detto né di sì né di no» chiarisco.

«Allora rispondi»

«Non sono fatti tuoi» ribatto secca, poi mi accorgo di quanto è grande la stupidata che ho detto e arrossisco.

«E invece mi importa, e molto» sottolinea.

«Tu mi ami?» chiedo.

«Sì» risponde, facendo un profondo sospiro «e tu?»

«Bhe, fino a meno di 24 ore fa ero la fidanzata di tuo fratello, per cui non lo so … cioè, tu mi piaci, ma non so se è amore o attrazione, e non vorrei ferirti, non te lo meriti» esalo.

«Quindi che facciamo?»

Alzo le spalle per fargli capire che non ne ho idea.

«Allora …» tossicchia «Hermione Jean Granger, vuoi essere la mia fidanzata?» mi domanda, in tono solenne e romantico.

«Ehm … e se poi ti ferisco?»

«Mi rialzerò. Vuoi essere la mia ragazza?»

Annuisco e gli salto letteralmente in braccio. Lo bacio ripetutamente, finché quasi non cade.

Lo so che io, in quanto razionale diciottenne, non mi dovrei fidanzare con lui, non ha una logica … ma l’amore e la logica non sono mai andati d’accordo.

Ora posso scrivere la mia versione di “Paolo e Francesca” di Dante:

“… galeotto fu il solletico e chi lo inventò, …”

Tornando a noi …

«Sai, io con te mi sento ancora bambina» gli sussurro ad un orecchio.

«Io invece, al contrario, mi sento più maturo» mi risponde, mormorando le parole al mio orecchio.

Lo allontano leggermente da me, abbastanza per guardarlo negli occhi e poi mi riavvicino,

baciandolo delicatamente.

«Andiamo a dormire, sono quasi le tre e alle sette devo alzarmi per aprire puntuale il negozio » annuncia, una volta staccati.

«Okay. Ti aspetto nel letto» saluto.

«Ma io devo dormire sul divano» controbatte.

«Dovevi. Andiamo nel letto, forza» lo intimo, spingendolo verso la camera. Si mette il pigiama e poi si infila nel letto. Io lo seguo, e mi addormento avvinghiata al suo petto, stretta tra le sue possenti braccia, mi addormento tranquilla e serena, mi addormento innamorata. E ancora non gli ho chiesto perché profuma di pergamena.




 

Note della Pazza Autrice:
Ciaooooooooo... dunque, sono felice di vedere che questa storia è piaciuta a Giselle_ebbasta, che ringrazio per le recensioni favolose. Un grazie anche a AlessandraOp e milkobitch per averla messa tra le preferite, DebboSlytherin che l'ha messa nelle ricordate e I love the Weasley twins e Giselle_ebbasta per averla inserita nelle seguite. Grazie anche a chi l'ha solo letta, una recensione -anche negativa- però mi fa sempre piacere.
Un bacio dalla vostra pazza Francy_remus

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