Perchè stare da solo quando puoi avere qualcuno al tuo fianco?

di Monkey D Akiko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- Gara {AceXMarco} ***
Capitolo 2: *** capitolo 2- Braccio meccanico {FrankyXKidd} ***
Capitolo 3: *** capitolo 3- dichiarazione {AceXRufy} ***
Capitolo 4: *** capitolo 4- Incontro {AcexLaw} ***
Capitolo 5: *** capitolo 5- zucchero filato {ChopperXBepo} ***
Capitolo 6: *** capitolo 6- avventura {AcexNuovo personaggio} ***
Capitolo 7: *** capitolo 7- Imprevisto {SaboXAce} ***
Capitolo 8: *** capitolo 8- Festa a sorpresa {SanjiXInazuma} ***
Capitolo 9: *** capitolo 9- Rivoluzioni {SaboXBibi} ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10- Consolazione {ShanksXMakino} ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11- Biberon {GarpXDadan} ***
Capitolo 12: *** capitolo 12- Felicità {RufyXLaw} ***
Capitolo 13: *** capitolo 13- Scontro {KiddXRobin} ***
Capitolo 14: *** capitolo 14- Zio {DoflamingoXLaw} ***
Capitolo 15: *** capitolo 15- Primo incontro {RufyXHancock} ***
Capitolo 16: *** capitolo 16- Imbarazzo {LawXBibi} ***
Capitolo 17: *** capitolo 17- Shopping {ZoroXNami} ***
Capitolo 18: *** capitolo 18- Geloso {DoflamingoXRocinante} ***
Capitolo 19: *** capitolo 19- Missione riuscita {SaboXKoala} ***
Capitolo 20: *** capitolo 20- Vischio {ShanksXMihawk} ***
Capitolo 21: *** capitolo 21- Invidia {BartolomeoXCavendish} ***
Capitolo 22: *** capitolo 22- Sfuriate {LawXNami} ***
Capitolo 23: *** capitolo 23- Uomo {CorazònXLaw} ***
Capitolo 24: *** capitolo 24- Pizza {SanjiXNami} ***
Capitolo 25: *** capitolo 25- Non andare {DoflamingoXLaw} ***
Capitolo 26: *** capitolo 26- Nuovo membro {ZoroXRobin} ***
Capitolo 27: *** capitolo 27- Cambiare idea {CorazònXLaw} ***
Capitolo 28: *** capitolo 28- Spiaggia {ZoroXSanji} ***
Capitolo 29: *** capitolo 29- Parco {FrankyXRobin} ***
Capitolo 30: *** capitolo 30- Crescere {DoflamingoXRocinante} ***
Capitolo 31: *** capitolo 31- Malintesi {PaulyXNami} ***
Capitolo 32: *** capitolo 32- Dichiarazioni {AceXRufy} ***
Capitolo 33: *** capitolo 33- Dolci {SanjiXViolet} ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- Gara {AceXMarco} ***


NOTE DELLAUTORE
Salveee a tutti quelli che hanno aperto questa storia! <3 Adesso vi spiego bene il senso di questa raccolta e quello che potete fare voi. Avevo in mente già da tempo di scrivere su molte coppie così è nata lidea della raccolta. Siccome sono amante delle sfide (dipende dal tipo ahahah) ho pensato che sarebbe stato interessante scrivere storie con le vostre idee. Mi spiego meglio, voi lasciando una recensione potete scegliere una o più delle caratteristiche che seguono che volete che ci siano nel capitolo successivo; cercherò di rispettarle nei limiti del possibile ^^
Ora veniamo alla sorpresa... dopo un tot di capitoli che devo ancora decidere, colui o colei che avrà contribuito maggiormente in questa raccolta vincerà una one-shot regalo dedicata a lui/lei! ^^ spero vi piaccia e che partecipiate!
 
GARA


Oggi è il giorno dei giochi studenteschi alla Mobydick Junior High, un giorno molto atteso dai ragazzi sportivi e competitivi, un po’ meno da quelli che preferiscono una serena tranquillità. Un esempio di entrambe le categorie sono Ace e Marco.
Il moro strepitava all’idea di confrontarsi con tutti i ragazzi della scuola e per questo aveva scelto di partecipare a tutte le gare maschili; al contrario il biondo avrebbe preferito rimanersene sugli spalti a osservare la scena senza dover muovere un solo dito. Purtroppo doveva partecipare ad almeno una gara così scelse la corsa campestre per accontentare il suo insistente compagno che lo aveva tartassato per giorni pur di convincerlo a fronteggiarlo in uno sport di resistenza.
Non gli è andata poi tanto male, infatti è l’ultima competizione della giornata e il resto del tempo può trascorrerlo a seguire i successi di Ace.
“Ehi Ace sei sicuro di quello che stai facendo, non starai esagerando partecipando a tutte le gare?” chiede prima che la manifestazione sportiva inizi
“Ahahah sono più che sicuro! Vedrai guadagnerò una vittoria dopo l’altra e poi toccherà alla nostra sfida!” dice con un sorriso raggiante
“Sempre se ne avrai ancora le forze fiammifero …”
“Dici così perché ti preoccupi per me, vero? Ehehe” chiede furbetto
“Figurati, lo dico perché sicuramente poi ti lamenterai come un moccioso quando perderai” risponde sarcastico, mal celando un leggero imbarazzo
“Scommettiamo? Se vinco mi porti il pranzo per una settimana, se perdo ti porto la cartella sempre per una settimana”
“Ci sto. Preparati a perdere”
“Fallo tu, testa ad ananas”.
 
Ormai manca solo la corsa campestre. Ace, sebbene non abbia vinto ogni gara, ha riportato un notevole numero di vittorie e ora è pronto a incassare la più importante: sconfiggere Marco.
“Ace, te la senti davvero di correre, non hai quasi più fiato!” chiede Marco sulla linea di partenza
“Sta tranquillo, sono in perfetta forma anf anf” risponde Ace un po’ ansimante.
Il fischio dell’insegnante segna il via della gara. I due ragazzi sono alla pari in cima al gruppo. Nessuno di loro dà segni di stanchezza.
“Ahh!”
Il grido di Ace spinge Marco a voltarsi verso di lui, ma al suo fianco non c’è più. Il biondo preoccupato si ferma all’istante e si volta indietro. A qualche metro di distanza Ace giace a terra e si tiene la caviglia destra. Subito lo raggiunge fregandosene della gara.
“Ace che cos’hai?!” domanda allarmato
“Credo di essermi slogato una caviglia” risponde il moro cercando di rialzarsi
“Aspetta ti aiuto, appoggiati a me”
Marco tira su Ace da terra e lo tiene per la vita mentre il moro gli passa un braccio dietro al collo
“Adesso ti porto in infermeria!”
Arrivati là la trovano vuota così Marco fa adagiare Ace sul letto mentre lui gli si siede vicino
“Che ti avevo detto idiota? Hai voluto strafare e ora guarda i risultati!” lo rimprovera
“Ahahah vedi che ti preoccupavi per me” ride dimenticandosi della caviglia dolorante
“Non scherzare idiota!”
Marco è proprio arrabbiato e Ace capendolo mette il broncio
“Sai perché ho partecipato a tutte le gare? Per non sentirmi solo …”
“Cosa?” chiede alzando un sopracciglio
“Accidenti Marco tu te ne sei stato tutto il giorno in disparte, come ogni anno d'altronde, e non siamo potuti stare insieme”
“Se non avessi partecipato a ogni singola competizione saremmo stati insieme”
“No tu mi avresti ignorato stando con gli altri, come l’anno scorso. Almeno gareggiando sempre non avrei dovuto sopportare di nuovo tutto questo e saremmo potuti stare insieme nella campestre. Ci tenevo …” dice impacciato e con le guance rosse.
Marco rimane di sasso, non pensava che il moro potesse essere così sensibile. Soffocando una risata si avvicina al suo volto e stampa un tenero bacio sulle sue labbra.
“Scusa, non ci ho mai pensato. L’anno prossimo potrei partecipare a qualche gara in più per stare con te, non a tutte naturalmente”
“Di-dici sul serio?” chiede stupito
“Certo, ma tu devi promettermi che non esagererai più come oggi”
“Promesso!” affermò solare con il suo splendido sorriso prima di riposare le sue labbra su quelle del biondo.
“Ah Ace – dice Marco staccandosi – mi devi portare la cartella per una settimana”.   
 
  

CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione
  • luogo di ambientazione
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 2
*** capitolo 2- Braccio meccanico {FrankyXKidd} ***


NOTE DELLAUTORE
Seraaa gente! <3 Ecco il secondo capitolo di questa raccolta merito di Sel_OdF che ringrazio per la recensione ^^ Forza non siate timidi e buttatevi per vedere realizzate le coppie più impensabili! In fondo alla pagina troverete ancora le caratteristiche, a prestooooo!


 
BRACCIO MECCANICO

Si era ritrovato con lui per caso in quella discarica da quattro soldi. Gli servivano dei pezzi di metallo da utilizzare in battaglia contro i nemici e quindi si era diretto da solo in quel postaccio. Mentre camminava su cumoli di ferraglia sentì la voce di un uomo che cantava.
“Chi è quel pazzo che canta in discarica?!” si chiese scocciato
“SUUUPEEEER!!!!” urlò l’uomo.
Kidd decise di capire chi era il pazzo suicida che stava urtando la sua pazienza. Avanzò di qualche metro e dalla collinetta di rifiuti su cui si trovava poté vedere un coso enorme dai capelli azzurri vestito, se così si poteva definire, con una camicia rossa aperta sul petto e un paio di slip dello stesso colore. Il coso ancheggiava a ritmo della canzoncina che stava intonando ma ad un tratto si voltò nella sua direzione e si fermò in una posa assurda.
“Ehi rosso unisciti a me, vieni a ballare è davvero suuuuper!”  
Kidd lo riconobbe, era Franky uno dei compagni di quel cappello di paglia.
“Attento non sai chi hai di fronte” ringhiò disgustato dalla proposta
“Ma certo che so chi sei, sei il capitano Kidd delle supernove – rispose Franky senza perdere il sorriso – tranquillo non voglio fare a botte ragazzo ahahah”
Il rosso furioso per i toni di quel bestione gli si avvicinò e lo afferrò alla gola con il braccio meccanico
“Non mi piacciono i simpaticoni come te” sibilò.
In tutta risposta il cyborg si sollevò gli occhiali da sole dagli occhi e osservò il braccio che lo teneva stretto
“Fii fiu! Però è proprio un pezzo interessante questo braccio, lo hai fatto tu?”
“Certo e chi altri se no?”
“Niente male per un novellino”
“Come sarebbe a dire novellino?!”
“Un principiante nell’arte meccanica. Infondo il tuo braccio è solo un accumulo di pezzi di ferro, non hanno neanche armi nascoste”
Kidd si guardò il braccio e dovette ammettere che il tipo aveva ragione ma cosa poteva pretendere? Dopo aver perso il braccio si era premurato di rimpiazzarlo alla svelta e il suo potere era stato utile: gli bastava attrarre a se del metallo e aveva di nuovo un “braccio”.
“Scommetto che sei qui per migliorarlo. Allora cosa aspetti? Togli quella roba e costruisci qualcosa di fenomenale, hai tutte le capacità per farlo!” lo incoraggiò.
Un nemico lo incitava a migliorarsi? In quella ciurma non solo il capitano era un folle. Kidd si sentì strano e non provò la voglia di distruggerlo bensì continuò a parlarci insieme.
“Non posso, questo braccio l’ho sacrificato in battaglia per il mio sogno” e lo lasciò andare
“Hai perso il tuo braccio per un s-sogno? Uuuaaaaaahahah! – iniziò a piangere a dirotto – Tu sì che sei un vero uomo! Sei un grande e io ti voglio bene! Uuuuahahah!”
Eustass rimase basito e quasi inorridito a quella scena
“Mi vuoi bene? Ma se neanche mi conosci! Sei fuori di testa!”
“Uuuuahahah anche io so cosa significa sacrificare tutto, anche se stessi per i propri sogni, posso capire il dolore che provi uuuuahahah! Ho deciso: ti aiuterò ad avere un nuovo braccio!” affermò mettendosi ancora in quella posa stramba.
E così si mise subito al lavoro prendendo qua e là pezzi di ferro. Il rosso tentò di dissuaderlo ma fu tutto inutile così si sedette e lo osservò scocciato. Rimase affascinato da ciò che vide. Franky era davvero bravo. Il cyborg si accorse del suo interesse.
“Ehi ragazzo, vieni ad aiutarmi, ti insegno come si fa”
“Non darmi ordini” tuttavia gli si accostò
“Bene per prima cosa devi fare come me: ancheggia a destra e poi a sinistra – disse accompagnando le parole alle mosse – e poi in posa, suuupeeer!”
“Scordati che faccia una cosa del genere!” gridò il rosso tirandogli un pugno.
Passarono delle ore e finalmente il nuovo braccio meccanico di Kidd era pronto e al suo posto. I due dovevano separarsi adesso e il rosso provò dispiacere, Franky era stato un po’ come il suo maestro in quelle ore e si era abituato troppo alle sue bizzarrie. Prima di andare però doveva sapere una cosa.
“Perché mi hai aiutato? Siamo nemici e prima o poi io eliminerò il tuo capitano”
Lui sorrise.
“Te l’ho già spiegato, l’ho fatto perché ti ammiro per il tuo coraggio e la tua decisione. E poi ti serve il braccio altrimenti non potremo più rivederci in futuro perché ti sconfiggerebbero ahahah!”
“Come osi io non sono certo una femminuccia! Oggi ti grazio ma la prossima volta sei finito!” detto questo girò i tacchi e iniziò ad andarsene ma fu bloccato.
“Ma come te ne vai già senza neanche salutare con affetto? Sento già la tua mancanza testolina rossa uuuuahahah!” e lo abbracciò forte da dietro la schiena.
Durante il tempo che avevano trascorso insieme si erano scoperti più simili di quanto avessero pensato e avevano instaurato un legame.
“Non sono tipo di simili sciocchezze e ora lasciami!” si liberò dalla presa ferrea ma dovette incominciare a correre perché Franky lo inseguiva
“No aspetta! Un abbraccio è importante, oppure un bacio! Non mascherare il tuo dolore e il bisogno di affetto uuuuahhahah!” gridava rincorrendolo tra le lacrime
“Scordatelo, mai!!” ripeteva scappando.


CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione
  • luogo di ambientazione
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 3
*** capitolo 3- dichiarazione {AceXRufy} ***


NOTE DELL'AUTORE
Buoooona sera!!!! <3 Ecco il terzo capitolo che dobbiamo a cola23 che ringrazio per la recensione ^^
Nelle recensioni mi sono stati posti alcuni quesiti che ora spiegherò anche qui per sicurezza.
1) Si possono fare più richieste: come ho detto nel primo capitolo e nell
'introduzione è partecipando attivamente alla storia, ovvero lasciando recensioni e chiedendo le coppie, si potrà ricevere il premio ( wow che gran premio XD). Per le richieste delle coppie io consiglio di segnarne una per ogni recensione dei vari capitoli, se invece ne richiedete più di una in una sola recensione dovete chiarire quale di queste è quella che vorreste vedere prima.
2) Prompt: il prompt deve essere una parola ma se avete già in mente un suggerimento potete segnalarlo, io cercherò nei limiti del possibile di seguirlo, naturalmente non deve essere una storia già bella che pronta ^^ (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia
esempio non accettabile= prompt: ferro da stiro - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
3) Coppie ripetute: si possono richiedere più volte le stesse coppie e anche un "seguito" che può basarsi sul loro capitolo precedente ma le caratteristiche devono variare un po
' specialmente l'ambientazione.
Spero di aver risolto i vostri dubbi
<3
 
DICHIARAZIONE

Rufy era seduto a gambe incrociate su un barile in mezzo a un vicoletto abbandonato.
“Uffa gli altri mi hanno lasciato qui da solo, potevano almeno avvisare …” sospirò imbronciato
“Non essere triste, ci sono qui io a farti compagnia”
Una voce calda e affettuosa provenne dall’alto di un tetto e Rufy sollevò la testa cercandone il proprietario.
“Fratellone Ace!” gridò entusiasta.
Accucciato sul tetto c’era il capitano della seconda flotta di Barbabianca, Portuguese D. Ace, detto Pugno di fuoco.
“Ciao Rufy” lo salutò ma non fece in tempo a dire altro perché le braccia del fratellino si allungarono e lo avvolsero costringendolo a una caduta inattesa ma con atterraggio piacevole. Cadde infatti addosso a Rufy.
I due erano uno sopra l’altro, Rufy sotto stringeva Ace sopra di lui.
“Qualcosa mi dice che sei felice di vedermi fratellino ahah”
“Sì sono davvero contento ahahah!”
Ace capovolse le posizioni portandosi Rufy sul suo petto continuando a stringerlo affettuosamente.
“Mi sei mancato sai, e devo dire che ti trovo cresciuto”
“Eheheheh anche tu mi sei mancato fratellone! Anche tu sei cambiato, sei diventato fortissimo. Ho visto come ti sei liberato di Smoker, sei stato strepitoso!”
“Beh non potevo permettere che ti facesse del male – detto ciò avvampò di colpo – n-nel senso che sei il mio fratellino e io mi devo prendere cura di te e-ecco” tentò di giustificarsi per togliersi da uno strano imbarazzo di cui il più giovane sembrava non essersene nemmeno accorto.
“Grazie Ace, posso sempre fidarmi di te!”
“Ahahah figurati! Ora sarà meglio ritrovare i tuoi compagni, no? Su alziamoci”
I due si ricomposero e si incamminarono lungo il vicolo, parlando di ciò che gli era successo da quando si erano separati tre anni prima.
“E così fai parte dei pirati di Barbabianca”
“Esatto. A proposito devo chiederti una cosa. Ti andrebbe di unirti a noi? Potremmo navigare insieme per i mari, che ne dici?” chiese speranzoso
“Non mi interessa grazie, voglio diventare il re dei pirati infondo ahahah”
“Me lo aspettavo da te, ma volevo sentirtelo dire comunque. – Ace fece una pausa pensieroso – Rufy devo dirti una cosa molto importante” disse serio fermandosi e facendo fermare Rufy
“Che c’è? – domandò ingenuamente – vuoi entrare tu nella mia ciurma?” sperò entusiasta
“Ahah no Rufy, si tratta di una cosa seria a cui sto pensando da molto – lo guardò dritto negli occhi finche non ottenne la sua attenzione – Fin da piccoli desideravamo diventare pirati e viaggiare per tutti i mari alla ricerca di tesori e avventure, te lo ricordi?  Ora lo siamo diventati. Ogni giorno mettiamo a repentaglio le nostre vite per realizzare i nostri giorni. Per questo dobbiamo vivere appieno ogni momento e goderci la vita o rischieremo di avere dei rimpianti”
“Mmh sì me lo avevi già detto, dove vuoi arrivare?”
“Sarò sincero Rufy, la vita del pirata è pericolosa, questa potrebbe essere l’ultima volta che ci incontriamo. Se avessi accettato di unirti a me non avrei dovuto farti questo discorso adesso, ma ora non posso rischiare di sprecare un’occasione. Arrivo al sodo. Da quando sono partito non ho fatto altro che pensarti la notte, è strano ma mi mancano il tuo russare e i pugni e calci che mi tiri nel sonno ahah. Quando poi ho visto la tua taglia, qualcosa è scattato dentro di me e ho iniziato a pensarti più intensamente. La verità Rufy è che non posso più essere tuo fratello maggiore, non mi basta più.”  
“Co-cosa? Ma Ace … non capisco, perché non puoi più esserlo? Non mi vuoi più bene forse?!” chiese preso da un sentimento di frustrazione e di gelosia
“No Rufy, al contrario – Ace gli si avvicinò, con un braccio lo cinse ai fianchi e con l’altra mano gli accarezzò una guancia – sono innamorato di te.”
Rufy spalancò gli occhi e non riuscì a emettere alcun suono. Passarono secondi interminabili così che Ace pensò di aver commesso l’errore più grande della sua vita e si staccò da lui.
“Scusami per quello che ti ho detto, non devi rispondermi per forza-ah!”
Rufy gli saltò in braccio circondandogli il collo con le braccia e infossando il suo viso nell’incavo della sua spalla.
“Non farlo mai più Ace! Non farmi più preoccupare così! Credevo che non ti importasse più niente di me. Io non so bene come si chiami quello che provo, so solo che ti voglio bene in modo diverso da prima, te ne voglio di più!”
Ace si intenerì per il suo ingenuo Rufy, e ora era il ragazzo più felice al mondo. Forse lo ricambiava.
“Non lo farò più, tranquillo. Ma adesso cerca di spiegarmi quello che provi, devo saperlo Rufy”
Il ragazzo sollevò la testa e lo guardò negli occhi
“Mmh … come faccio a dirtelo? Dunque se stessimo facendo un banchetto e fosse rimasto un unico cosciotto di carne lo lascerei a te …”
Non poteva crederci. Se Rufy rinunciava al cibo era per forza amore!
Ace sghignazzò
“Ho capito benissimo e per me vale lo stesso!”
Rufy gli sorrise ma poi tornò triste
“Ace devi promettermi una cosa. Noi ci incontreremo di nuovo.”
“Sì Rufy, te lo prometto” rispose Ace prima di appoggiare le sue labbra su quelle del ragazzo suggellando la loro promessa con un casto bacio.  
immagine presa dal web non a scopo lucrativo, i diritti non mi appartengono

CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 4
*** capitolo 4- Incontro {AcexLaw} ***


NOTE DELLAUTORE
Buona seraaaaa <3 Per tutti quelli che si chiedevano "Ma che fine ha fatto il quarto capitolo?!!" rispondo "Eccolo finalmente!" chiedo scusa ma ho un po
di impegni e faccio fatica ad aggiornare, ma non preoccupatevi che continuerò questa raccolta <3 Ringrazio tutti quelli che leggono, che hanno messo tra le seguite, le ricordate e le preferite e chi recensisce <3 Questa coppia la dobbiamo a cola23 ^^ e per tutte le altre coppie tranquilli che sono in fase di stesura ^^

 
INCONTRO



Era appena sbarcato su quell’isola dopo una lunga traversata e sia lui che i suoi uomini avevano bisogno di rifocillarsi. Solo per quello era ancora lì in quella maledetta locanda.
Da un’ora era seduto al tavolo a mangiare e da un’ora continuava il tormento. Dalle tavolate vicine proveniva un vociare di uomini alticci e troppo briosi che non facevano altro che brindare a chissà quale importante avvenimento. Sicuramente erano pirati alle prime armi.
Se non volevano concludere la loro avventura ancora prima di iniziarla dovevano darci un taglio, o lui stesso avrebbe dato un taglio a loro. Accarezzava piano la fodera della sua nodachi già pronto all’evenienza.
Tuttavia tra quel branco di scalmanati c’era una voce che lo incuriosiva. Era più giovane di tutte le altre e emanava coraggio, gioia e determinazione. Ne aveva cercato più volte il proprietario ma tutti gli altri lo nascondevano.
“Capitano, se vuole possiamo andarcene”
“Non importa, finite con calma”
“Aye!”
Sospirò impercettibilmente, i suoi uomini capivano che quella situazione lo infastidiva ma loro meritavano di gustarsi un pranzo come si deve.
Non poté finire di pensare che si ritrovò a dover schivare un uomo che gli era precipitato addosso dal nulla. Anche spostandosi però fu colpito di striscio da quel bestione e la sua pazienza levò l’ancora.
In una frazione di secondo si innalzò, sfoderò la spada e la puntò alla gola del malcapitato. Nella locanda cadde il silenzio.
“Aspetta fermo!” gridò qualcuno.
La riconobbe, era la voce che tanto gli interessava. Si voltò e vide un ragazzo farsi largo tra la folla e avvicinarsi a lui. Finalmente incontrò i suoi occhi.
“Sono il suo capitano, Portuguese D. Ace, e non posso permettere che tu gli faccia del male!”
Law lo osservò bene. Era un bel ragazzo dai capelli neri, mossi e lunghi fino alle spalle, gli occhi neri e il volto contornato da lentiggini che gli conferivano un aspetto fresco. Aveva sì e no qualche anno meno di lui e come altezza quasi lo raggiungeva.
“La cosa non mi interessa mi ha fatto perdere la pazienza, che era stata già messa a dura prova da tutti voi, e deve pagare” sibilò.
“Non te lo permetto!”
“Non darmi ordini Portuguese-ya” il suo volto divenne ancora più duro e spaventoso ma Ace non sembrò vacillare.
“Se vuoi lui, prima dovrai vedertela con me”
Era avventato il ragazzo. Law ghignò. Non capitava spesso di vedere un capitano pronto a battersi per i suoi uomini, non che lui non lo avrebbe fatto per i suoi compagni naturalmente. Decise di accontentarlo.
“Dimmi un po’, sei diventato capitano da poco non è così?”
“Sì e allora?”
Era anche irriverente il moccioso.
“Allora ti spiego come funzionano le faccende dei pirati”
“Guarda che non sono un bambino!”
“Quando almeno due ciurme pirata si incontrano sulla stessa isola – disse ignorandolo – è inevitabile un diverbio. Si può risolverlo in due modi: o una delle due scappa con la coda tra le gambe, o si passa allo scontro. Tu che intenzioni hai Portuguese-ya?” ghignò sfidandolo
“Mi sembra ovvio: mi batto!”
“Bene allora combatteremo tu ed io, se vinci tu risparmierò il tuo subalterno e dimenticherò l’accaduto, se vinco io tu ti unirai alla mia ciurma così non sarai più un capitano”
Trafalgar voleva metterlo alla prova, gli interessava troppo quel moccioso e non gli sarebbe dispiaciuto averlo tra i suoi.
“Puoi iniziare a dimenticare” lo sfidò di rimando ghignando
“L’incontro è tra due ore alla baia a sud. Saremo solo noi due” detto questo rinfoderò la spada e si diresse verso l’uscita con i suoi compagni.
“Posso sapere il nome di colui che sto per sconfiggere?” chiese Ace sicuro di se.
Law si voltò di poco e lo squadrò da sotto il cappello, poi ghignò.
“Trafalgar Law. Ricordalo perché sarebbe spiacevole scordare il nome del proprio capitano” rispose sarcastico.

***

Nella baia a sud due pirati si fronteggiavano tra le sferzate di vento e il cielo che minacciava tempesta. Il tempo era peggiorato all’improvviso ma i due capitani erano del tutto intenzionati a non rimandare il duello.
La baia era su una scogliera e in queste condizioni Law sapeva che nello scontro avrebbe dovuto prestare attenzione anche all’alta marea.
“Iniziamo Traffy-coso o vuoi aspettare l’arcobaleno?” chiese Ace da spaccone al che il diretto interessato lo fulminò
“Mi chiamo Trafalgar Law. Attento che tutto questo ti procurerà non poche punizioni quando sarai sulla mia nave, moccioso” rispose scandendo bene l’ultima parola.
Ace ringhiò e come una tigre si avventò sul suo avversario tentando di colpirlo con un pugno ma questi lo schivò con facilità. Law sfoderò la spada e tentò dei fendenti che Ace riuscì a evitare. Il ragazzo era in svantaggio poiché non aveva armi con cui difendersi e non era ancora riuscito a mettere le mani su quel frutto del mare che tanto bramava.
Trafalgar era agile e lo ferì più volte, nonostante tutto anche Ace riuscì a colpirlo sferrando calci e pugni.
Andavano avanti così da diversi minuti quando Law indietreggiò e ghignò sadico.
“Adesso Portuguese-ya ti mostrerò la mia arma segreta – aprì la mano destra – room!”
Intorno a loro si creò una strana cupola azzurrina, Ace rimase stupito ma dovette riportare l’attenzione sul suo avversario che impugnava saldamente la spada.
“Da dove potrei iniziare a farti a pezzi?”
Ace rabbrividì ma non di paura. No i suoi erano brividi di eccitazione. Vedere Trafalgar con quello sguardo gli riportò alla mente la sua infanzia. In quegli occhi vedeva tutta la determinazione e la sofferenza che anche lui condivideva. Non se lo spiegava ma avrebbe voluto che lo scontro durasse in eterno. Come se fosse riuscito a leggere i suoi pensieri il sorriso di Law crebbe.  
Proprio in quel momento un’onda anomala investì la scogliera e Law a causa dell’onda e del forte vento precipitò in acqua.
Ace non ci pensò due volte e si buttò in mare.

***

Law aprì gli occhi e la prima cosa che incontrò furono i profondi occhi pece del ragazzo che era chino su di lui. Lo aveva salvato.
“Portuguese-ya?”
Ace gli dedicò un sorriso radioso
“Allora stai bene!”
“Perché mi hai salvato?” chiese serio
“Perché non avrei dovuto? – domandò a sua volta – Dobbiamo finire il nostro scontro ricordi?”
Law si ritrovò a sorridere e si rialzò da terra.
“La prossima volta Portuguese-ya, oggi ti lascio nel dubbio del pareggio”
“Come sarebbe a dire? Io voglio sconfiggerti!”
Law gli si avvicinò pericolosamente
“Goditi il tuo tempo da capitano perché presto sarai mio” disse con grande fascino seduttore, dopo di che lo baciò.
Ace rimase per un attimo sconcertato ma subito rispose al bacio.
“Questo è per ringraziarti di avermi salvato. Ci vediamo nel grande blu Portuguese-ya”  




CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio non accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 5
*** capitolo 5- zucchero filato {ChopperXBepo} ***


NOTE DELL'AUTORE
Buona sera e buona Pasqua a tutti! <3 Eccomi qui con il quinto capitolo che esaudisce (o almeno spero che esaudisca XD) la richiesta di Sel_OdF ^^ Ringrazio tutti quelli che leggono, hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate e tutti quelli che mi lasciano una recensione ^^

Spero vi piaccia e che continuiate a seguirmi e a darmi il vostro sostegno <3
 
 
ZUCCHERO FILATO


Sabaody Park era senz’altro il più bel lunapark che esistesse nel grande blu, o per lo meno il più bello che lui avesse mai visitato. Chopper era estasiato da tutte quelle attrazioni colorate e si immaginava la bellezza delle luci di notte. Era un vero paradiso!
Tuttavia aveva anche lui i suoi lati oscuri …
La casa stregata. No, no e ancora no non ci voleva proprio mettere neanche la punta dello zoccolo dentro, ma Rufy e gli altri la volevano visitare a tutti i costi. Per non turbare la piccola renna decisero di comune accordo di separarsi brevemente e indicarono il chioschetto dove vendevano lo zucchero filato come punto di ritrovo.   
Felice Chopper fece un piccolo giretto per poi dirigersi al chiosco. Cercò nei paraggi i suoi compagni ma non li vide. Non se ne preoccupò pensando che fossero ancora nella casa stregata, quindi per ingannare il tempo comprò dello zucchero filato alla fragola, il suo preferito.
Mentre camminava per cercare una panchina con in mano il suo dolce andò a sbattere contro qualcosa di enorme e morbido. Inevitabilmente lo zucchero filato si attaccò all’ostacolo.
“Oh no il mio zucchero filato!” esclamò triste.
“Ahh sono tutto appiccicoso!” esclamò qualcuno.
“Ti chiedo scusa non guardavo dove stavo andando – Chopper alzò lo sguardo e davanti a lui vide un orso polare con una tuta arancione – AHH UN ORSO POLARE CHE PARLA?!”
“AHH UN ORSETTO LAVATORE CHE PARLA?!”
“IO SONO UNA RENNA!!”
“ … chiedo scusa …” disse l’orso chinandosi
“Non scusarti adesso! – si calmò un attimo e poi riprese a parlare – Voglio dire, scusa la colpa è mia! Mi dispiace per la tua pelliccia, ti aiuto a pulirti”
“Grazie sei molto gentile, mi dispiace per il tuo zucchero filato”
“Oh non importa tranquillo”
E così come se niente fosse iniziarono a togliere lo zucchero filato dal povero malcapitato.
“Io sono Chopper molto piacere”
“Io mi chiamo Bepo, il piacere è tutto mio. Cosa ci fa un piccoletto come te qui da solo? È pericoloso”
“Sto aspettando i miei compagni. Ci siamo dati appuntamento dove vendono lo zucchero filato, solo che sono un po’ in ritardo …”
“Dove vendono lo zucchero filato? Ehm … lo sai che ci sono innumerevoli bancarelle? Probabilmente ti stanno aspettando in un’altra …”
Ecco di cosa non avevano tenuto conto.
“Oh no hai ragione! Magari mi staranno cercando e saranno disperati! Ma il parco è così grande come faccio a trovarli, è difficile sentire i loro odori in mezzo a così tanta gente. Uwahahah non voglio restare solo!” iniziò a piangere
“C-calmati non piangere: ti aiuto io a cercare i tuoi amici”
“Dici davvero?” chiese singhiozzando, con le lacrime agli occhi che lo rendevano tenerissimo.
Bepo arrossì intenerito e annuì piano.
“Avanti iniziamo da quella parte”
I due camminarono per molto e visitarono quasi tutte le bancarelle sotto lo sguardo stupito dei passanti, ma di Rufy e gli altri nessuna traccia.
“Ormai abbiamo visitato tantissime bancarelle senza trovarli, ho paura che non li rivedrò mai più …” disse mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
“Non fare così … – Bepo chinò le orecchie – Ho un’idea! Potresti lasciare un biglietto con scritto un punto di ritrovo ad ogni chiosco”
“Ahhh è un’idea geniale!”
Così Chopper e Bepo ripercorsero da capo tutto il lunapark affiggendo ovunque bigliettini. Il punto di ritrovo che avevano deciso alla fine era la casa stregata. Si diressero quindi in quel luogo, ormai stanchi.
“Speriamo in bene …”
Bepo, vedendo l’amichetto così triste decise di rallegrarlo regalandogli una cosa che sicuramente apprezzava.
“Chopper non essere triste, tieni questo zucchero filato è per te!”
“Ahhh lo zucchero filato! – esclamò con gli occhi che luccicavano – Grazie mille Bepo!”
I due si sedettero su una panchina ad aspettare. Erano così stanchi che si appisolarono l’uno appoggiato all’altro.
“Che bel calduccio … la pelliccia di Bepo è incredibilmente morbidosa, soffice e profumata … mi ricorda lo zucchero filato!” pensò Chopper in uno stato di dormiveglia.
“EHI CHOPPER! SIAMO QUI!”
 “Eh …?” i due amici si svegliarono stropicciandosi gli occhi
“Ah ragazzi! Finalmente, sono felice di vedervi!” gridò la renna riconoscendo gli amici
“Bene allora io posso andare” disse Bepo
“Ma come, di già?” chiese
“Chiedo scusa, devo raggiungere anche io i miei amici”
Chopper era triste ma poi sorrise teneramente all’amico.
“Allora tieni questo in segno di gratitudine e della nostra amicizia!”
Gli porse il suo zucchero filato.
“Spero di rincontrarti un giorno Bepo. Arrivederci e grazie di tutto!”
Lo spero anche io Chopper, ciao!”
Mentre si allontanavano Bepo osservò lo zucchero filato alla fragola. Ne era certo, da allora sarebbe stato il suo dolce preferito.


CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 6
*** capitolo 6- avventura {AcexNuovo personaggio} ***


NOTE DELLAUTORE
Buonaaaa seraaaa! <3 Sono passati secoli dallultima volta *schiva pomodori* CHIEDO SCUSA PER LA MIA ASSENZA  purtroppo ho avuto dei mesi molto impegnativi che hanno causato anche il blocco dello scrittore... ç_ç ma sono tornata perchè i miei fedeli recensori hanno il diritto di avere le loro storie! <3 Detto questo la storia che state per leggere è stata ispirata da Electric Pirates ^^ Per chi sta aspettando la sua storia, non demorda perchè arriverà presto, intanto ringrazio tutti coloro che mi seguono e vi invito a recensire <3
 
AVVENTURA

È una serena giornata estiva e Haruhi sta leggendo un libro seduta vicino alla finestra aperta. Un vento leggero le scompiglia i capelli castani mentre lei sorridente li porta dietro l’orecchio.
*SBAM!*  
Un tonfo proruppe nella stanza facendo sobbalzare la ragazza.
“Ah! Ma che cavolo …?”
Haruhi si sporge sul davanzale e vede un movimento strano nel cespuglio di sotto così si precipita fuori, sapendo già a cosa va incontro.
In mezzo ai rami con la testa nascosta tra le foglie, a pancia in giù e con le gambe sollevate appoggiate all’albero retrostante c’è un giovane pirata addormentato.
Haruhi gli si inginocchia accanto e gli appoggia le mani sulla schiena
“A-ace sei ancora tutto intero?” chiede incerta
“Zzzz”
“Ace?”
“Zzz … ehm … zzzz”
La ragazza sospira rassegnata
“Cosciotto di carne”
“Voglio il più grosso!” come per magia Ace si sveglia, affamato per giunta.
“Mi spieghi cosa ci facevi sopra al mio albero?”
“Oh ciao Haruhi! Mmh beh niente di particolare ero venuto a trovarti”
“Sull’albero?”
“Se entravo dalla finestra avrei fatto un’entrata ad effetto, ma mi sono addormentato a quanto pare … peccato” sghignazza
“Sei sempre il solito scapestrato ahah”
“Sono un pirata, sono sempre alla ricerca di avventure!”
Haruhi ride ripensando al loro primo incontro avvenuto due settimane prima. 
Era un tranquillo pomeriggio e Haruhi stava facendo una passeggiata in giardino quando allimprovviso sentì i cani dei vicini abbaiare come dei forsennati. Incuriosita si diresse verso la sorgente del rumore. Arrivò nel suo orticello che era separato da una rete dal giardino dei vicini, al di là della rete poteva vedere i cani abbaiare.
Si guardò intorno e scorse una strana figura vicino alle angurie. Si avvicinò cautamente e quando fu sufficientemente vicina rimase scioccata: davanti a lei cera un ragazzo in ginocchio con la testa conficcata nellanguria che teneva tra le mani!
“Ahhh!” gridò spaventata.
Il giovane non si muoveva da quellassurda posa, tanto che Haruhi credette quasi che fosse morto. Si fece coraggio e provò a risvegliarlo.
“E-ehi tu, v-va tutto bene?” chiese titubante
Dallinterno del frutto uscì un mugugno e si mosse un piede. Tutta un tratto il ragazzo si alzò in piedi.
“AHHHHH!” si spaventò la ragazza che cadde a terra e indietreggiò velocemente.
In un attimo il giovane si tolse languria dalla testa e ne uscì un bel corvino con i capelli tutti sporchi di polpa e semini.
“Fiu, non si respirava lì dentro – disse il giovane – e tu chi sei?”chiese rivolgendosi alla ragazza
“Chi sei tu! Cosa ci facevi nella mia anguria?
“Mmmh – ci pensò un attimo – credo di essermi addormentato e devo esserci caduto dentro”.
Incredibile, Ace si era addormentato all’improvviso e si era incastrato in un’anguria. A quanto pare aveva anche la testa dura.
“Ehi Haruhi”
“Sì?”
“Dov’è il mio cosciotto?”
Possibile che pensi solo al cibo? Sì, era Ace in fin dei conti.
Haruhi lo porta in casa così che possa darsi una sistemata e lo fa sedere vicino alla finestra dove si trovava prima.
“Perché sei venuto a trovarmi, c’è qualcosa che devi dirmi?”
Ace si congela all’istante. Ebbene sì, anche Ace Pugno di fuoco ci rimane di ghiaccio.
“Ehm ecco io…” inizia con fare dubitante e imbarazzato.
Accidenti si era preparato tutto un discorso e ora non riesce ad articolare nemmeno una parola. Non ha neanche il coraggio di guardare la ragazza negli occhi.
“Non importa, non era niente di importante” detto questo si incupisce.
Anche questa volta non è riuscito a dirle la verità.
Haruhi vedendolo così si preoccupa e si rattrista a sua volta. Ormai sono giorni che il pirata si comporta in questo modo, ha paura di essere lei la causa del suo strano comportamento. Forse ha fatto qualcosa di sbagliato?
Dalla finestra aperta entra una folata d’aria che scompiglia i capelli di Ace facendogli spuntare una foglia. Haruhi divertita cerca di toglierla.
“Aspetta Ace, non muoverti” dice avvicinandosi a lui
Oh no, mai e poi mai si sarebbe mosso da lì! È la visione più bella di tutta la sua vita, più bella del sole che nasce dalle acque dell’oceano. La sua Haruhi è vicinissima a lui e sorridente gli sta accarezzando i capelli mentre i suoi svolazzano al vento, contornati da delle piccole foglie trasportate dalla brezza. Un vero incanto.
“Ecco fatto l’ho tolta” afferma soddisfatta con la foglia in mano.
Ed ecco che si sta allontanando, ma questa volta lui non lo permetterà.
Si alza in piedi, le cinge la vita e la avvicina al suo petto.
Tenendola stretta tra le sue possenti braccia riesce finalmente a dar voce ai suoi sentimenti.
“Non lasciarmi Haruhi. Ho bisogno che tu mi stia vicina perché senza di te non riesco più a vivere.”
Haruhi non riesce a dire una sola parola, è troppo felice per ciò che il suo amato Ace le ha appena confessato, così lo stringe forte e inizia a piangere di gioia.
“Oh Ace non ti lascerò mai! Non sai quanto sia felice di sentirti dire queste parole. Avevo paura che prima o poi saresti salpato e che ti saresti dimenticato di me!”
“Scherzi? Non potrei mai dimenticarti! – le dice prendendole il volto tra le mani – Haruhi, salpa con me! Vivremo un mondo di avventure insieme” e le regala un enorme sorriso di quelli che solo lui sa fare.
“Se sto con te qualsiasi cosa è un’avventura!” risponde raggiante.
Ace al settimo cielo e innamoratissimo bacia Haruhi.
Finalmente i due possono amarsi e rimanere insieme.
“Haruhi, adesso mi prepari il mio cosciotto?”



CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 7
*** capitolo 7- Imprevisto {SaboXAce} ***


NOTE DELLAUTORE
Buooongiornoooo <3 Come promesso ritorno a completare le storie ^^ La coppia di oggi è stata proposta da cola23.
Spero che vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate! Ringrazio tutti coloro che mi seguono, recensiscono, leggono la storia e chi l
ha messa tra le preferite, seguite e ricordate <3 <3
IMPREVISTO

Sabo camminava ormai da ore in quella foresta senza mai trovare la giusta strada. Era in missione per conto dei rivoluzionari: doveva raggiungere il fortino di alcuni insorti dell’isola su cui si trovava per dar loro man forte, ma se continuava così sarebbe arrivato a rivoluzione conclusa.
“Ahh questa foresta è infinita!” si lamentò prima di tapparsi la bocca, non doveva farsi scoprire da nessuno, potevano esserci nemici nascosti.
Tutt’a un tratto sentì un rumore provenire dal livello della foresta più in basso rispetto a lui, così si accucciò dietro a un cespuglio e ne cercò la fonte.
“Ahh! Te ne vuoi andare, stupido bestione!” gridò una voce
Sabo vide un giovane che scappava da un orso il triplo di lui. Non poteva crederci, lo conosceva molto bene purtroppo.
“Ma quello è Ace!”
Nonostante non lo vedesse da dieci lunghi anni aveva seguito la sua storia leggendo i giornali e ne conosceva il volto grazie ai manifesti dei ricercati. Era cresciuto molto ma non aveva perso quella frizzantezza infantile.
Se da una parte era felice di vederlo, dall’altra ne era preoccupato: Ace non doveva sapere niente di lui. Con rammarico decise di rimanere nascosto finché non se ne fosse andato. Era la scelta migliore per entrambi.
I suoi pensieri furono interrotti dall’urlo di dolore del fratello che era stato ferito dalla belva.
“Com’è possibile, Ace non aveva mangiato un rogia?” Sabo osservò attentamente il moro e sul suo polso scorse un paio di manette.
“Algalmatolite!” esclamò avendo capito tutto.
Ace era in un bel guaio, era indifeso e in più stava costeggiando un fiume che, come se non bastasse, terminava con una cascata.
Il biondo non sapeva se intervenire in suo soccorso o restarsene con le mani in mano.
In un attimo l’orso scaraventò il pirata in acqua. A quel punto Sabo non ci pensò su e agì d’istinto scendendo di corsa verso il fiume e gettandocisi dentro per salvare il fratello.
“Resisti Ace adesso ti porto fuori da qui!” gli disse afferrandolo e tenendolo ben saldo lo trascinò verso la riva, sfidando la forte corrente.
I due giovani, ora al sicuro, ansimavano sulla riva.
“Anf, anf… ti ringrazio amico anf… mi hai salvato la vita” lo ringraziò Ace
Figurati anf anf…” rispose nascondendo il volto con il cappello. Accidenti adesso si trovavano a neanche mezzo metro di distanza.
“Scusa ma ci conosciamo? Prima mi hai chiamato per nome”
Doppio accidenti! Era in un grosso pasticcio.
“No, e-ecco… scusa ma ora devo andare!” cercò di svignarsela alzandosi in piedi ma Ace lo imitò.
“Aspetta! Dimmi almeno il tuo nome” Ace aveva la sensazione che se lo avesse lasciato andare avrebbe perso una cosa molto importante.
Sabo gli dava le spalle e teneva la testa china. Non ce la faceva più a resistere, aveva una gran voglia di dirgli che era vivo, di abbracciarlo e di ritornare ai vecchi tempi!
Decisosi finalmente si voltò.
“Io sono Sabo. Ciao Ace”
“S-sabo? – sgranò gli occhi incredulo – N-non può essere, tu-tu sei…”
“No fratello, sono vivo” disse sorridendo.
Ace non riuscì a trattenersi e lo abbracciò forte.
“Sabo, non ci credo, sei proprio tu. Sei vivo!”
Subito si staccò da lui un poco e gli tirò un pugno in faccia che lo fece cadere a terra.
“Ma cosa?” il biondo non poteva dire che non se lo meritasse, ma in quel momento non se lo aspettava.
“Maledetto come hai potuto farti credere morto per tutto questo tempo?!” gli si inginocchiò davanti e lo riabbracciò iniziando a piangere come non faceva da anni.
Non sai quanto abbiamo sofferto io e Rufy, quanto ho sofferto io! Cosa ti costava farci sapere che eri vivo?”
Ace continuava a piangere sul petto del fratello così Sabo iniziò ad accarezzargli piano la testa.
“Mi dispiace molto ma non potevo…”
“Perché no? Cosa hai fatto in tutto questo tempo?”
“Ace non posso dirti niente, cerca di capirmi. Non è stato facile neanche per me lasciarvi, ho sofferto anche io la vostra mancanza. Non hai idea di quanto fossi preoccupato per te la notte dell’incendio perché sapevo che con il tuo carattere ti saresti cacciato nei guai; quando poi ho letto sui giornali che ti eri battuto con Barbabianca ho temuto il peggio!”
“Non mi puoi dire proprio niente…?”
“No… ma verrà il giorno in cui potrò farlo e a quel punto torneremo a stare insieme!”
Ace sembrò risollevarsi un poco.
“Adesso devo andare, mi aspettano in un posto”
“Ma come, ci siamo appena ritrovati e tu vuoi di nuovo sparire dalla mia vita?”
Sabo sembrò pensarci un momento.
“Aspettami qui, tornerò stanotte e staremo insieme come i vecchi tempi”
“Promettilo”
“Promesso”
Il moro lo lasciò andare e rimase esattamente lì fermo ad aspettare il suo ritorno. Il tesoro che il padre gli aveva chiesto di trovare avrebbe aspettato.
 
***
 
Scese la notte e Sabo tornò come aveva promesso.
“Eccomi Ace, Ace?”
Il moro era steso a terra e non si muoveva.
“Sei tornato finalmente” disse flebilmente
“Ma che ti succede? – Sabo lo guardò attentamente e vide che al polso aveva ancora le manette – Cavolo avevo dimenticato l’algalmatolite! Adesso ti tolgo le manette” e così fece
“Adesso mi sento meglio” Ace rimase sdraiato e afferrò Sabo facendolo sdraiare accanto a lui e lo strinse di nuovo.
Per anni aveva sofferto la sua mancanza e desiderato riabbracciarlo, ora non voleva più perdersi niente perché sapeva che il tempo che avevano era poco.
Rimasero svegli fino all’alba a rivivere i vecchi momenti e a godersi della loro compagnia, poi Ace cedette al sonno. Sabo ne approfittò per andarsene di nascosto, salutarlo sarebbe stato impossibile perché non voleva più lasciarlo.
Si chinò leggermente su di lui e gli accarezzò una guancia.
“Ciao Ace, ci rivedremo presto e sarà nel Nuovo Mondo.”
E mentre il sole sorgeva alto nel cielo i due fratelli si separarono nuovamente.



CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 8
*** capitolo 8- Festa a sorpresa {SanjiXInazuma} ***


NOTE DELL'AUTORE
Ciaooooo a tutti!! <3 Ecco a voi un nuovo capitolo e una nuova coppia, scelta da Sel_OdF ^^
Spero che sia di vostro gradimento, fatemi sapere ^^
Ringrazio tutti coloro che leggono, seguono la raccolta e l
'hanno messa tra le preferite, seguite e ricordate, grazieee <3
 
FESTA A SORPRESA


È il 2 marzo e sull'isola di Momoiro si respira un'atmosfera pungente.
“Fuori da qui zuccherino, Hee-Haw!” grida una voce molto conosciuta.
Qualcuno cade a terra, questo qualcuno è Sanji Gambanera messo ko dalla grande Emporio Ivankov.
“Ma che modi sono, perché mi prendi a calci?!” gli chiede il cuoco furibondo
“Te lo ripeto Sanji-boy, oggi per te la mia cucina è offlimits Hee-Haw! Ti consiglio di tornare domani”
“È assurdo perché non posso entrare?” continua imperterrito
“Sanji~! Lascia perdere e vieni a divertirti con noi” gli propongono gli okama mentre gli fanno l'occhiolino.
Il cuore di Sanji non può sopportare questo supplizio e tenendosi una mano sul petto risponde loro in malo modo.
“Piuttosto la morte!”
Sfortunatamente è costretto alla fuga, quei bestioni in gonnella sono decisi a non dargli tregua.
Nella cucina di Ivankov rimangono solo la proprietaria e un altro personaggio che fino ad adesso è rimasto nascosto dietro ai fornelli.
“Allora Iva, se n’è andato?” chiede costui
“Hee-Haw! Non preoccuparti Inazuma, non ci darà più alcun fastidio!” risponde Iva. 

***
 
In un angolo remoto dell’isola Sanji ha trovato un rifugio sicuro, o per lo meno per un po’ non verrà infastidito. Seduto sulla scogliera ad ammirare il mare non fa altro che rimuginare. Oggi è il suo compleanno ma nessuno se n’è ricordato, nemmeno lui, Inazuma. No lui se ne sta beatamente chiuso in cucina con Iva, solo loro due. Questo pensiero gli provoca un fastidio all’altezza del cuore. Che cos’è di preciso non lo capisce bene. Lui è un cuoco e un pirata, non può fare anche lo psicanalista.
Però deve capire perché ogni volta che il pensiero di Inazuma e Ivankov soli nella stessa stanza si insinua nella sua mente lui prova quel fastidio al cuore e anche un qualcosa allo stomaco. Ma certo lo stomaco!
Se andiamo per associazione lo stomaco è collegato alla cucina, essendo lui un cuoco gli basta capire quale ricetta interferisce con il normale funzionamento dei suoi organi vitali per poter trovare una soluzione.
Si sa, il cuore conosce due ricette: l’amore e la gelosia. Entrambe partono dagli stessi ingredienti, è il modo in cui vengono mischiati che fa la differenza.
Che si tratti di questo? Lui è innamorato e geloso di Inazuma?   
Sembra impossibile ma deve per forza essere così, non c’è altra soluzione. In effetti quando sta con lui si sente bene, è l’unico su quell’isola che lo tratta in modo decente e non tenta di fargli indossare un vestitino a balze. Molte notti ha ascoltato le sue preoccupazioni sui suoi compagni di avventura, le sue difficoltà e i suoi sogni, e non ha deriso le sue aspettative riguardo l’All Blue, anzi gli ha dato sostegno dicendogli che lo avrebbe trovato.
All’improvviso la sua riflessione viene interrotta.
“Sanji~! – sono di nuovo gli okama che lo hanno trovato – Ora sei nostro, prendiamolo!”
“C-cosa? Fermi, lasciatemi!” ma Sanji si accorge troppo tardi di loro e lo catturano.
Gli okama corrono per tutta l’isola fino al castello della regina di Kamabakka. Il biondino ha solamente il tempo di accorgersi che il sole sta tramontando quando l’immenso portone si apre davanti a lui. Un’enorme sala piena di tavoli imbanditi e decorata con festoni alle pareti gli si presenta davanti agli occhi (o meglio, l’occhio).
“M-ma questo che significa?” chiede più a se stesso che ai suoi rapitori.
“Ben tornato zuccherino!” gli dà il benvenuto Ivankov
“Iva mi spieghi cosa succede?”
“Ahahah mio caro Sanji-boy, credevi veramente che ci saremmo dimenticati del tuo compleanno? Sciocchino ti abbiamo preparato una festa a sorpresa Hee-Haw!” gli spiega dolcemente
“Avete fatto tutto questo per me? Sono senza parole!”
“Allora risparmiale e si dia inizio alla festa Hee-Haw!” esclama la regina
“Sìììì!” rispondono in coro gli okama.
La festa è fenomenale e tutti si divertono, dopo qualche ora però Sanji ha bisogno di prendere una pausa così esce sulla terrazza per prendere una boccata d’aria. Appoggiato al parapetto a guardare le stelle ripensa felice a ciò che quei pazzi gli hanno preparato: una festa straordinaria, quasi all’altezza di quelle della sua ciurma, per non parlare dei regali poi, utilissimi ingredienti e strumenti da cucina (senza contare un paio di vestiti da donna). Tuttavia sente un vuoto.
“Il festeggiato non dovrebbe allontanarsi dalla festa”
Si gira e lo vede, Inazuma che gli sorride tenendo in mano il solito bicchiere di vino.
“Oh Inazuma, avevo bisogno di prendere aria” gli spiega
“Capisco”
L’uomo gli si avvicina e Sanji si ritrova a deglutire a vuoto mentre il suo cuore inizia a palpitare rapidamente. Su di loro cala il silenzio. Per il biondo quella situazione è una tortura: da un lato è felice di averlo vicino a sé, dall’altro è ancora geloso perché è stato tutto il tempo da solo con Iva.
“Qualcosa non va Sanji?” gli chiede il rivoluzionario notando il suo stato d’animo
“No no, niente … – dice per poi aspirare del fumo dalla sigaretta – Anzi c’è qualcosa che vorrei dirti” alla fine si decide a svelargli i suoi pensieri.
Si gira verso Inazuma che lo fissa in silenzio.
“Io …” inizia ma si ferma.
Inazuma gli sta accarezzando la testa dolcemente sorridendogli.
“Lo so Sanji, anche io”
La sua mano si sposta dai capelli alla guancia del biondo, poi con calma annulla la distanza tra di loro posando le labbra sulle sue.
Non si dicono niente, ma infondo è meglio. A volte le parole sono superflue. Anche se Sanji è un romanticone pronto a sviolinare dichiarazioni d’amore, Inazuma è taciturno e a Sanji piace così.
Il magico momento viene interrotto da Ivankov.
“Ehi piccioncini, è ora della torta Hee-Haw!”
Sanji è quasi sul punto di prenderlo a calci per aver spezzato crudelmente il suo sogno ma rimane ancora una volta sorpreso.
Davanti a lui c’è una magnifica torta decorata come se fosse un fondale marino, è identica a come si è sempre immaginato l’All Blue.
“È stupenda” riesce a mormorare
“Ti piace Sanji-boy? Lo sai chi l’ha preparata? Inazuma! Hee-Haw!” gli svela felice.
Sanji si gira verso l’uomo, lo ha sorpreso di nuovo.
“Hai capito perché oggi ti abbiamo mandato via e non volevo restassi con me e Ivankov?!” gli chiede teneramente
Sanji non risponde ma lo ribacia con passione.
Eccome se ha capito.


CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
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Capitolo 9
*** capitolo 9- Rivoluzioni {SaboXBibi} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeeee! <3 Finalmente dopo quasi due settimane che non funzionava il computer sono tornata con questa storia richiesta da cola23 ^^
Spero che sia di vostro gradimento! Ringrazio tutti coloro che leggono, mettono la storia tra le preferite, seguite e ricordate, e recensiscono, thank you <3
 
 

RIVOLUZIONI
 
Era un pomeriggio sereno ad Alubarna, ormai erano passati due mesi dalla sconfitta di Crocodile e dalla rinascita del regno di Alabasta. La principessa Bibi stava andando a farsi un bagno rilassante dopo una lunga giornata passata ad aiutare i suoi sudditi; entrò nel bagno seguita a ruota da Karl e si immersero in acqua insieme.
“Ci voleva proprio un bel bagno, vero Karl?” chiese la principessa
“Quaaa!”                                                      
All’improvviso sentirono un rumore provenire dall’acqua che iniziò a incresparsi sempre di più finché non emerse una figura umana.
“AHHH!” gridò Bibi spaventata
Karl allora si gettò verso lo strano individuo e lo attaccò per proteggere la sua padroncina.
“Quaaa quaaa!”
“Aahh ma che succede?! Perché un papero gigante mi sta attaccando? Aiuto!” gridò l’intruso, dalla voce si capì che era un ragazzo.
Quest’ultimo, stanco di prenderle da un pennuto troppo cresciuto, afferrò Karl e lo fece volare fuori dall’enorme vasca.
“Oh no Karl! E tu chi sei, cosa ci fai qui?” chiese Bibi arrabbiata
Il ragazzo si voltò verso la sua voce e rimase paralizzato
“P-principessa Bibi! Cosa ci fa lei in quest’oasi?” chiese il ragazzo
“Ma che oasi, questo è il mio bagno! E ora rispondi: sei uno scagnozzo di Crocodile?”
“Non è un’oasi? – ora il giovane era ancora più confuso, poi realizzò di trovarsi nella vasca con la principessa – Stia calma principessa non centro niente con Crocodile sono qui per caso!”
“E io dovrei crederti?”
“Ascolti, usciamo da qui e parliamone con calma. Io mi giro lei si rivesta” e detto questo si voltò completamente rosso in faccia.
Bibi era sospettosa ma quel tipo non aveva tutti i torti, non potevano restare nella vasca da bagno!
Tenendolo d’occhio si vestì e chiamò le guardie che accorsero all’istante e arrestarono il ragazzo. Arrivarono anche re Cobra e Igaram che avendo saputo cosa era successo diventarono furiosi e gelosi della loro principessa.
Re Cobra però si calmò e volle interrogare il giovane, il quale non oppose la minima resistenza.
“Il mio nome è Sabo e sono un avventuriero ma mentre attraversavo il deserto mi sono perso; ho vagato per giorni e giorni, poi finalmente ho sentito lo scroscio dell’acqua e sono arrivato qui credendo fosse un’oasi. Ero stremato ed assetato, non mi sono accorto di trovarmi qui a palazzo credetemi”
Il ragazzo sembrava sincero e il buon re gli diede fiducia, non solo, lo accolse a palazzo perché si rifocillasse e riposasse. Anche Bibi lo perdonò e divenne molto socievole con lui, cosa che non fece Karl, lui non faceva altro che beccarlo e fulminarlo con lo sguardo.
“Proprio non piaccio al tuo papero” costatò Sabo
“Mi dispiace, credo che sia arrabbiato con te per averlo lanciato in malo modo prima” disse Bibi
“Beh ti chiedo scusa Karl. Comunque mi sa che mi detesta anche perché ti sto vicino, deve essere geloso”
“Quaa!” Karl sembrò assentire quell’affermazione
“Visto?”
“Ahahaha” Bibi rise, a differenza del suo amico piumato a lei non dispiaceva affatto la vicinanza del biondo
“Bibi devo parlarti in privato di una questione della massima importanza” Sabo si fece serio tutt’a un tratto
“Di cosa mi devi parlare?” chiese curiosa
“Riguarda le sorti del regno, adesso non posso dirti altro finché non saremo soli”
“Non dirmi che centrano qualcosa Crocodile o la Baroque Works?!” Bibi alzò troppo la voce così Sabo le mise una mano sulla bocca e con l’altra si portò l’indice davanti alle labbra in segno di fare silenzio.
Quando fu sicuro che la principessa si fosse calmata la prese per mano e la portò in una stanza dove si chiusero dentro.
“Allora rispondimi!” incalzò Bibi
“No non riguardano loro. Sappi che quello che sto per raccontarti non dovrei dirlo a nessuno ma so che di te mi posso fidare. Conosco la tua storia, di come ti sei infiltrata nell’organizzazione della Baroque Works e di come con l’aiuto dei pirati di cappello di paglia hai salvato questo regno, io so tutto perché ho seguito la vicenda nei minimi dettagli.”
“Come sarebbe a dire che sai tutto?” domandò Bibi incredula
“Partiamo dall’inizio. Io in realtà non sono un avventuriero, sono un membro dell’armata rivoluzionaria. La notizia della crisi del regno di Alabasta è giunta anche a noi e così sono stato mandato in missione per studiare la situazione e intervenire in favore della rivolta se fosse stato necessario” iniziò a spiegare ma fu interrotto dalla principessa
“Saresti stato pronto a spingere degli innocenti in una lotta insensata? Come puoi solo pensare una cosa del genere? La guerra non fa altro che creare distruzione e dolore, non risolve mai niente!” gridò indignata
“A volte la ribellione è la sola scelta degli oppressi. A quel tempo nessuno sapeva che ci fosse Crocodile dietro a tutto, credevamo davvero nella colpevolezza di re Cobra. Quando abbiamo saputo del tuo allontanamento dal regno abbiamo indagato più a fondo e abbiamo scoperto la verità. Eravamo pronti a intervenire ma tu e i pirati avete risolto il problema senza bisogno d’aiuto”
“Non capisco dove vuoi arrivare con questa tua storia” Bibi era ancora arrabbiata e si stava innervosendo sempre di più
“Voi credete che la rivolta sia conclusa ma vi sbagliate. Nei meandri del regno c’è ancora qualcuno che soffre per la povertà e non viene ascoltato, in molti luoghi i cittadini chiedono una sommossa! E lo sai qual è il mio compito? Guidare la rivolta.” affermò
“N-no non può essere! Tutta la fatica fatta non sarebbe servita a niente?” la principessa era incredula, aveva combattuto per la salvezza del suo regno e la felicità dei suoi sudditi, come era possibile che ci fosse qualcuno che voleva ancora la guerra?
“Capisco il tuo stato d’animo. Sappi che l’armata rivoluzionaria dovrebbe aiutare il popolo a riscattarsi ma questa volta ho deciso di aiutare te”
“Aiutarmi?”
“Esatto. So che solo tu sarai in grado di rendere questa nazione felice e di allontanare le tenebre che incombono. I sovrani che ho conosciuto si preoccupavano solo dei loro interessi ma tu e tuo padre siete diversi, soprattutto tu”
“Perché mi stai dando la tua fiducia? Cosa ne guadagni? Hai detto tu stesso che voi rivoluzionari aiutate le rivolte”
Sabo non la lasciò finire
“Perché tu mi piaci” disse semplicemente
“C-cosa?” Bibi spalancò gli occhi
“Mi piaci – ripeté sorridendo – Sei speciale, diversa da tutti gli altri, sei sensibile e metti gli altri al primo posto. Mi piaci”
Bibi arrossì e il suo cuore iniziò a palpitare forte. Quel ragazzo l’aveva completamente spiazzata; prima parlava di rivolte assurde e poi le faceva i complimenti. Non sapeva se poteva fidarsi di lui ma il suo sorriso era così rassicurante che le ricordava quello del suo amico Rufy.
“Gr-grazie ma non credo di meritarmi simili complimenti …” disse imbarazzata
“Sei anche modesta, mi piaci ancora di più ahahah” confessò ridendo
Bibi non disse niente, le mancavano le parole. Poi si ridestò e pensò alla cosa più importante.
“Sabo, secondo te riuscirò a convincere il mio popolo a non iniziare una nuova guerra?” chiese preoccupata
Sabo allora le sorrise teneramente e le diede un buffetto sulla guancia
“Certo che ci riuscirai, e poi te l’ho detto, ti aiuterò io!”
“Grazie mille, il tuo aiuto mi sarà fondamentale!” Bibi si sentì sollevata, aveva deciso di fidarsi
“Ora direi che possiamo uscire da qui, no?” Sabo aprì la porta ma non fece in tempo a fare un passo che si ritrovò steso a terra con Karl sullo stomaco
“Karl ma che fai?” chiese Bibi sorpresa
“Quaaa quaaa!” Karl era arrabbiato
“Io l’ho detto che il tuo papero è geloso!” disse Sabo dolorante.
Ora era sicuro che stare al fianco della principessa non gli sarebbe stato facile se nei paraggi ci fosse stato Karl.
 

CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 10
*** Capitolo 10- Consolazione {ShanksXMakino} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeeee! <3 Ecco un nuovo capitolo e una nuova coppia, scelta da Sel_OdF ^^ Spero che sia di vostro gradimento <3
Ringrazio tutti coloro che leggono, hanno messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate, e chi recensisce, grazieeee <3
 

CONSOLAZIONE

Era seduto su quello sgabello da un’eternità, sul bancone cinque bottiglie di rhum vuote e in mano la sesta che si apprestava a bere. Il suo prezioso cappello di paglia nascondeva il suo sguardo spento mentre cercava di affogare nel liquore ogni suo dolore.
“Portamene un’altra” disse alla barista della locanda in cui si trovava
“Non credi di star esagerando? Il rhum non risolve i problemi” rispose lei
“Ah sì? E della vodka che mi dici? – chiese sarcastico per poi buttare giù ancora un sorso del liquore – Scusami, non volevo offendere”
La ragazza non aveva colpa, cercava solo di aiutarlo.
“Non fa niente, capisco il tuo stato d’animo. Shanks noi non ci conosciamo molto bene, ma se ti va possiamo parlare. Ti farebbe bene sfogarti.”
“Ti ringrazio Makino ma non mi va” rispose lui
“Come preferisci.” Makino tornò a pulire il bancone dopo aver dato un’altra bottiglia a Shanks.
La locanda era vuota e tanto silenziosa che si riuscivano a sentire i respiri dei due. Passarono minuti interminabili prima che Makino riprese a parlare.
“Oh no, mi stavo dimenticando di una commissione urgente! – esclamò agitata – Shanks posso assentarmi per un momento? Non ci vorrà molto e se entra qualcuno dì che è chiuso per favore!” disse mentre si dirigeva verso l’uscita.
“Tranquilla, ci penso io” rispose senza curarsi di lei.
Strana era strana, si conoscevano appena e gli affidava la locanda quando lui era pure mezzo ubriaco. Era arrivato al villaggio Foosha due giorni fa e non aveva fatto altro che bere nel suo bar; il massimo delle loro conversazioni erano le ordinazioni. Eppure Makino era fatta così, ne aveva sentito parlare dai cittadini e tutti lodavano il suo buon cuore. Dicevano tante altre cose ma lui non le aveva ascoltate, aveva ben altro a cui pensare.
Strinse i denti per poi bere più avidamente: se la sua mente riusciva a fare ancora certi ragionamenti doveva porvi rimedio.
 
***
 
Quando Makino tornò dalla commissione era passata quasi un’ora, le ci era voluto più tempo del solito. Al suo rientro vide Shanks addormentato sul bancone con un braccio penzolante. Quella scena era tenerissima, sembrava un bambino. Gli si avvicinò piano curiosa e si sporse per guardarlo. Il suo volto era ancora sofferente e sembrava avere un sonno tormentato. A Makino si strinse il cuore pensando al dolore che il ragazzo stesse provando. Andò sul retro della locanda e prese una tovaglia pulita poi tornò da lui e gliela appoggiò sulle spalle per coprirlo.
A quel contatto improvviso Shanks si svegliò.
“Oh scusami, non volevo svegliarti” si scusò Makino
“Non preoccuparti” rispose lui assonnato
“È un posto un po’ scomodo per dormire, non credi?” gli chiese sorridendo
“Non quando si ha sonno”
Makino lo osservò in silenzio per qualche istante
“Shanks … Ma tu hai un posto in cui dormire?” domandò preoccupata
Lui non rispose, ciò significava che non lo aveva.
“Perché non vieni da me? Ho una camera in più” gli propose raggiante e visto che ormai era tardi lo prese per un braccio e lo trascinò verso casa sua.
Shanks si dimenava controvoglia ma la ragazza era testarda e alla fine cedette, infondo era da molto che non dormiva più in un letto. Stavano camminando sotto le stelle in silenzio da alcuni minuti poi il rosso si decise a parlare e chiedere una cosa che lo stava tormentando.
“Perché mi stai aiutando? Come fai a fidarti di me se nemmeno sai chi sono?”
“Perché non dovrei?” rispose lei sorridendo ingenuamente, il che fece alterare il ragazzo
“Potrei essere un pericoloso criminale!”
“Non lo sei” rispose
“E come fai a dirlo?!”
“Lo hai detto tu – Shanks alzò un sopracciglio confuso – potrei significa che non lo sei, altrimenti avresti detto sono un pericoloso criminale” disse semplicemente
“Temo di non aver capito”
“Mettiamola così, non mi interessa sapere chi sei ma se hai bisogno di aiuto puoi contare su di me. Bisogna cercare di aiutare il prossimo come noi vorremmo essere aiutati nei momenti di difficoltà” spiegò calma
Il rosso era sorpreso, Makino era davvero una ragazza speciale. Quel sorriso caldo gli infondeva fiducia. Si fermò un attimo e abbassò la testa.
“Qualcosa non va?” chiese la ragazza fermandosi a sua volta
“Il mio capitano è stato giustiziato dalla marina e ormai la ciurma con cui ho vissuto mille avventure si è sciolta. Sono solo e non riesco a far altro che bere per dimenticare il mio dolore” iniziò a raccontare
“Deve essere dura …” disse piano Makino
“Il capitano è stato come un padre per me, mi ha insegnato tutto, compresi i valori dell’essere un pirata. – per la prima volta dopo la morte di Roger, Shanks stava riuscendo a esprimere le sue emozioni che aveva tentato di nascondere, e tutto per merito della ragazza che gli stava di fronte – Non riesco nemmeno a capacitarmi del fatto che non ci sia più, non doveva succedere! No-” non riuscì a finire di parlare perché si ritrovò stretto tra le braccia di Makino.
La ragazza iniziò ad accarezzargli dolcemente la testa mentre lo consolava
“È difficile superare tutto questo, lo so, ma devi farti forza. Lui non vorrebbe vederti così, devi andare avanti anche per lui. Non sarai mai da solo perché il tuo capitano veglierà su di te e su tutti i tuoi vecchi compagni” disse mentre le scendeva una lacrima, commossa dal dolore del ragazzo.
Shanks strinse a sua volta Makino, lasciandosi cullare dalle sue carezze come una nave dalle onde. Il chiarore delle stelle, l’esile corpo stretto tra le sue forti braccia, il suo profumo inebriante, tutto di lei lo avevano incantato; lascandosi trasportare dall’istinto le alzò il volto e la baciò.
Makino dopo un attimo di esitazione rispose al bacio.
Quando si staccarono rimasero comunque abbracciati, il rosso non l’avrebbe lasciata per nessun motivo, ora era la sua ancora di salvezza. Rimasero tutta la notte l’uno tra le braccia dell’altro, mentre la luna lasciava il posto a una nuova alba e a un nuovo inizio.


CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 11
*** Capitolo 11- Biberon {GarpXDadan} ***


NOTE DELL'AUTORE
Ciaoooo a tutti!! <3 Ed eccomi di nuovo qui con una nuova storia e una nuova coppia, scelta di Sel_OdF ^^ Spero che vi piaccia perchè io mi sono divertita molto a scrivere di Dadan e Garp nei panni di genitori XD
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, la mettono tra le seguite, preferite e ricordate e chi recensisce, grazieeee a tutti!! <3

 
 
BIBERON

Garp stava camminando per i sentieri di Monte Corbo, una montagna sulla sua isola natale del mare orientale, con in braccio un frugoletto rumoroso; fortunatamente per lui era arrivato a una casa in mezzo alla foresta.
Dalla porta uscì una donna robusta con i capelli rossicci e la faccia arrabbiata.
“Si può sapere cos’è tutto questo rumore?!” iniziò a gridare guardandosi intorno
“Ciao Dadan, quanto tempo!” la salutò Garp
Quando la donna lo vide sbiancò dalla testa ai piedi e per poco non le uscirono gli occhi dalle orbite.
“G-garp!!!”
“Dadan cosa sta succedendo? – dalla casa uscirono due uomini, uno basso e uno alto – Ahhhh è Garp!!” gridarono entrambi spaventati.
“Oh che piacere rivederti, dimmi cosa posso fare per te?” chiese Dadan ricomponendosi e parlando con un tono di accondiscendenza mentre si strofinava le mani
“Oh beh, niente di importante: ti devi occupare di lui” disse sollevando un neonato per la collottola
“Ma certo nessun problema – silenzio – CHE COOOSA???!” esclamò
“Perché dovremmo occuparci di un neonato?!” chiese Dogura, l’uomo basso
“Noi siamo banditi non babysitter” continuò Magura, quello alto
“Appunto perché siete banditi e non vi ho arrestato che mi dovete un favore” rispose Garp usando un tono minaccioso che fece scattare sull’attenti i tre
“Non c’è bisogno di arrabbiarsi, ci prenderemo cura di … di … ma chi è?” accettò alla fine Dadan chiedendo poi spiegazioni sul bambino
“Lui è Ace, i suoi genitori me lo hanno affidato prima di morire e adesso è mio nipote. Addestralo in modo che diventi un buon marine mi raccomando”
“Ma se è solo un neonato!” lo sgridò
La donna prese in braccio Ace e lo guardò scocciata, che seccatura ora aveva una bocca in più da sfamare e un neonato da accudire. Ace la fissava con i suoi grandi occhioni poi si mise a ridere. Era davvero adorabile tanto che anche la dura Dadan si intenerì, ma lo tenne segreto.
“Dogura, Magura, andate a procuravi il necessario per occuparci di questo coso” ordinò loro
“Scommetto che ti ci sei già affezionata” risposero i suoi subordinati
“Figuriamoci!” esclamò scontrosa cacciando i due.
Rimasero solo lei e Garp, che ne approfittò per svelare la verità su Ace. Dadan era rimasta sorpresa ma non poteva certo rifiutarsi di accudirlo per paura che il governo scoprisse tutto, e poi come si poteva abbandonare un bambino così piccolo?
Comunque sia resterò qui un paio di giorni per assicurarmi che tutto vada bene” le disse Garp
“Ci mancava anche questa …” parlò a bassa voce alzando gli occhi al cielo
“Come hai detto?” la minacciò
“Ho detto: mi mancava la tua presenza ahahah” si discolpò.
 Il giorno dopo Garp stava giocando con il piccolo Ace in quella che sarebbe stata la casa del suo nipotino. Era seduto per terra con le gambe incrociate mentre teneva le manine di Ace seduto di fronte a lui.
“Ahahah su Ace, prova a dire nonno: nooonnnooo – scandì bene la parola – Maaariiinaaa, su prova ahahah”
“Non credo proprio che possa parlare adesso” precisò Dadan che osservava la scena dall’altro lato della stanza
“Come dici?” chiese l’uomo lasciando le mani del nipote.
Ace perse l’equilibrio e cadde di faccia.
“Ahhh stai attento al bambino!” lo rimproverò allarmata.
Ace si tirò su e si mise a ridere
“Visto? Sta benone” assicurò il nonno
Il piccolo smise di ridere e fece una faccia strana, poi si mise a piangere.
“Credo che debba essere cambiato, ci penso io” disse Garp
Quando finì il suo operato Ace era attorcigliato come se indossasse una camicia di forza; a Dadan uscirono gli occhi dalle orbite.
“Ti sembra il modo di cambiare il pannolino?!”
Dovette pensarci lei a sistemare tutto. Non ebbe il tempo di riprendere fiato che doveva già preoccuparsi per un altro guaio provocato dal nonno irresponsabile.
“Dadan, mi sembrava che Ace avesse fame così gli sto dando da mangiare ma sembra che non gli piaccia” le disse mentre tentava di nutrire il nipote con un cosciotto di carne
“Non ha ancora i denti per masticare! Usa il biberon e dagli del latte!” urlò
Garp fece come gli era stato detto ma sbagliò un’altra volta perché invece di mettere il biberon in bocca al bambino glielo infilò nel naso.
“QUELLO È IL NASO NON LA BOCCA!!!”
Ace si mise le dita nel naso per via del latte. Dadan era esasperata, si stava occupando del piccolo da soli due giorni e già si sentiva invecchiata a causa dello stress. Tutta colpa del vecchio Garp!
Calò la notte e tutti andarono a dormire, dopo un po’ Dadan si svegliò e vide che nel salone c’era una luce accesa e si preoccupò: era lì che avevano messo la culla di Ace. Si alzò piano dal letto e camminò silenziosamente verso la luce. Davanti ai suoi occhi vide Garp che accarezzava il nipotino addormentato.
“Cosa ci fai sveglio nel cuore della notte?” gli chiese sorpresa
“Potrei farti la stessa domanda – le rispose senza voltarsi a guardarla – sto salutando Ace prima di partire”
“Te ne vai adesso?” domandò preoccupata
“Sì purtroppo il dovere mi chiama. Mi raccomando occupati di lui” le disse mentre si dirigeva alla porta
“Aspetta! Sei davvero sicuro, Garp, di volerlo affidare a me? Questo è un covo di banditi e io ne sono il capo, non sono adatta a fare la madre” parlò seriamente senza aver timore delle possibili minacce del viceammiraglio
“Ahahah sono sicuro che Ace crescerà bene. Ho visto come lo accudisci, non potrebbe esserci una persona migliore di te Dadan. E poi so che avresti sempre voluto metter su famiglia ahaha” questa probabilmente se l’era appena inventata ma il suo discorso bastò a convincere la donna
“Ora è tempo che vada, ma verrò spesso a trovare il mio piccolo Ace. A presto!” detto questo uscì dalla casa e se ne andò.
Dadan rimase sola a guardare il bambino, la sua avventura da mamma stava iniziando, magari sarebbe stata bella.
Un momento. Garp ha detto che sarebbe venuto spesso a trovarli.
Oh noooo guai in vista!


CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 12
*** capitolo 12- Felicità {RufyXLaw} ***


NOTE DELL'AUTORE
Ciaooooo a tutti! <3 Rieccomi con una nuova coppia, scelta da cola23 ^^ Stavolta ammetterete che ho fatto in fretta ahahah XD
Ho una piccola avvertenza per chi segue l'anime in italiano, lo SPOILER è proprio piccolo e mi sono tenuta sul vago quindi è leggibilissima anche perchè probabilmente tutti sapranno a grandi linee ciò che accade dopo l'isola degli uomini pesce.
Detto questo ringrazio tutti coloro che leggono e seguono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e in particolare chi recensisce <3 Davvero gente, mi sorprendo a vedere così tante persone interessate a ciò che scrivo, mi riempite il cuore di gioia! *^* ^///^ <3 <3

 
FELICITÀ
 
Sulla Thousand Sunny c’era clima di festa. Tutti erano felici, cantavano, ballavano e si ingozzavano a più non posso; tutti tranne un certo chirurgo della morte, ospite dei Mugiwara. Trafalgar Law ne aveva viste tante di persone fuori di testa ma questa ciurma di scalmanati le batteva tutte. Erano appena scampati a un pericolo e si accingevano ad affrontarne uno peggiore e loro che facevano? Un’altra festa! Come se quella con i marine non fosse bastata …
Rufy stava facendo il buffone come al solito, si era infilato due bastoncini nel naso e si era messo a ballare con Chopper e Usopp che non avevano perso tempo ad imitarlo. Lo sguardo del capitano col cappello di paglia cadde poi su Trafalgar; ingenuamente vendendolo così serio, per non dire inorridito, pensò che fosse triste e volle tirarlo su di morale.
“Ehi Torao! Vieni unisciti a noi!” gli propose gridando allegro e porgendogli due bastoncini.
Il chirurgo lo fulminò con lo sguardo, una persona normale sarebbe scappata impaurita ma Rufy sembrò non farci caso e insistette.
“Dai divertiamoci tutti insieme ahahah!”
“Scordati che faccia una cosa simile” scandì minaccioso
“Perché??” chiese deluso ma Law non gli rispose e si ritirò sottocoperta
“Lascialo stare Rufy, non puoi costringere le persone a fare le tue pagliacciate” lo rimproverò la bella navigatrice.
Naturalmente il ragazzo la ignorò bellamente e seguì il suo nuovo alleato. Lo trovò seduto sul divanetto della cucina con il capo chino e gli occhi chiusi.
“Deve essere proprio triste” pensò, così escogitò un modo per farlo ridere.
Dopo qualche secondo gli si mise davanti e lo chiamò. Law sapeva di avercelo vicino ma aveva pensato bene di ignorarlo per starsene in pace ma il suo piano fallì.
“Ohi Torao!” all’ennesima chiamata si decise ad aprire gli occhi spazientito
“Che cosa vuo- Ah!” davanti a lui trovò Rufy che si era gonfiato come un pallone e sulla pancia aveva disegnato una faccia buffa.
Cosa diavolo gli era saltato in mente? Il capitano se la rideva come un matto mentre Trafalgar era infastidito.
“Non ti fa ridere? Ishishishi” sghignazzò.
In risposta Law usò la sua room per teletrasportarsi lontano da lui.
Rufy ovviamente non si diede per vinto e iniziò a cercarlo per tutta la nave. Ogni volta che lo trovava provava a farlo ridere: aveva provato con le imitazioni dei suoi compagni e di Smoker, con dei balletti strani, insomma di tutto ma niente!
Ora Law sembrava scomparso nel nulla, continuava a cercarlo ovunque senza sosta chiedendo anche ai suoi amici ma loro rispondevano di non sapere niente. Il povero capitano ignorava che poco prima il chirurgo avesse minacciato la ciurma dicendo loro che se avessero provato a dire al loro capitano dove si trovasse li avrebbe fatti a pezzi o vivisezionati. Inutile dire che loro avevano taciuto, chi per vera paura e chi semplicemente per disinteresse per le follie del capitano.
Law credeva di essere al sicuro nascosto nel bar acquario, era un posto tranquillo e gli ricordava il suo sottomarino. Era da un po’ che non sentiva rumori provenire dall’esterno, perciò pensò che Rufy si fosse arreso; sentendosi sollevato si perse ad osservare i pesci. Si stava rilassando quando all’improvviso vide cappello di paglia che annaspava nella vasca. Dovette salvarlo, il suo alleato gli serviva vivo altrimenti il suo piano sarebbe fallito.
“Mugiwa-ya si può sapere cosa stavi facendo?!” chiese alterato
“Anf ti stavo anf cercando e anf anf temevo che potessi essere caduto in acqua ma anf ci sono caduto io” raccontò tra un respiro e l’altro
“Evita di cercarmi e lasciami in pace!” disse aggressivo
“Scordatelo!” rispose deciso
“Ma che cosa vuoi da me? Hai deciso di farmi impazzire?”
“Voglio solo tirarti su di morale!” si lagnò come un bambino piccolo
“Eh?” chiese Law sbigottito
“Hai sempre quel muso lungo, so che sei triste e io volevo solo aiutarti!” gli spiegò imbronciato
Trafalgar rimase zitto per un po’ a osservare il suo alleato, poi sbuffò
“Ti sbagli non sono triste”
“Invece sì!”
“Ti dico di no”
“E allora perché non ridi mai?!” lo contestò Rufy
“Perché non mi va” tentò di spiegare calmo ma era come parlare a un bambino nella fase dei “Perché?”
“Io voglio vederti felice uffa!”
“Sai cosa mi farebbe felice?” gli domandò spazientito
“Cosa, cosa, cosa?” chiese Rufy speranzoso
“Farti a pezzi”
“Ehh? Mmmh – Rufy si fece pensieroso e piegò la testa di lato – veramente preferisco rimanere intero, però se poi mi rimetti a posto va bene”
Rufy lo aveva davvero spiazzato, si sarebbe fatto tagliare solo per vederlo felice? Trafalgar non sapeva più cosa pensare di lui e nemmeno sapeva cosa fare, poi si decise. Gli si avvicinò sfoderando la sua nodachi e vide Rufy un po’ teso, gli si avvicinò ancora e aprì la mano attivando la sua room, al che il ragazzo chiuse gli occhi pronto a subire il colpo. Rufy non era certo un fifone ma l’idea di farsi tagliuzzare non alletterebbe neanche il più coraggioso al mondo. Rufy aspettava con ansia e poi lo sentì.
Qualcuno gli stava tirando una guancia, così aprì gli occhi e vide Law che gli stava rivolgendo uno dei suoi soliti ghigni. Subito si guardò attentamente il corpo e notò che era tutto intatto.
“Mma Torraaoo?” disse sbiascicando un po’ le parole
“Sì?” chiese con falsa ingenuità
“Non vvolevvi ffarmi a pezzi?”
Law lasciò la sua guancia che tornò al suo posto facendo male a Rufy che se la massaggiò con una mano. Trafalgar appoggiò la sua mano su quella di Rufy in una specie di carezza e avvicinò il suo volto a quello del giovane.
“Va bene così, mi basta questo fufufu” disse a pochi centimetri dalle sue labbra.
Rufy era rimasto imbambolato, non capiva e non si rendeva più conto di niente. All’improvviso Law si scostò velocemente e spinse il cappello di paglia sugli occhi del ragazzo.
“Ma cosa?!” esclamò sorpreso, quando poi tirò su il cappello vide Trafalgar che si stava allontanando verso la porta.
“Mugiwara-ya, se provi ancora a infastidirmi sarò costretto a farti fuori” tentò di minacciarlo, anche se un ghigno gli dipingeva le labbra.
“Torao aspetta! – lo rincorse – Adesso sei felice?”  


CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 13
*** capitolo 13- Scontro {KiddXRobin} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tuti! <3 Rieccomi spuntare finalmente con un altro capitolo di questa raccolta! Lo so cosa state pensado, ci ho messo un po' ed è vero, ma sono stata impegnata con la raccolta su Zoro e Sanji ^^" Comunque sia veniamo al capitolo, la coppia di oggi è merito di Fenice_Blu ^^ (senza farlo apposta è scritta in blu ahahah XD ok la smetto...).
Girando su internet ho visto che Kidd x Robin è una coppia inesistente, non c'è nemmeno un'immagine su di loro, così ho deciso di farne una io, sfortunatamente non riesco a caricarla qui sul capitolo al momento, però la potete vedere sul mio profilo facebook senza aver bisogno di chiedermi l'amicizia. Tenterò di rimediare alla cosa in questi giorni ^^ Spero vi piaccia <3
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, l'hanno messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, thank you! <3 

SCONTRO

Robin stava ammirando il paesaggio dell’arcipelago Sabaody in cerca di una biblioteca, o anche di una libreria. Il fatto che quel luogo fosse l’unico in cui la tratta degli schiavi fosse lecita poteva derivare da un fatto accaduto nei cento anni di vuoto. Inutile dire che più passeggiava tra le mangrovie, più la sua curiosità cresceva a dismisura.
In teoria non doveva andare in giro da sola, c’erano molte zone pericolose e avrebbe rischiato di farsi catturare diventando anche lei una schiava. L’interesse storico prevalse su tutto il resto.
Camminando senza guardare davanti a sé andò inevitabilmente a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno. Qualcuno di molto grande.
“Ehi donna, guarda dove metti i piedi!” gridò la voce, infastidita dallo scontro.
Robin alzò lo sguardo sul suo interlocutore, sapeva chi era, lo aveva visto sui manifesti delle taglie.
“Ti chiedo scusa, non so proprio come ho fatto a non vederti nonostante la stazza e i capelli vistosi, Capitano Kidd” si scusò lei, non nascondendo però il tono ironico che ovviamente l’altro non gradì.
“Se sai chi sono dovresti anche sapere che con me è meglio non scherzare!” la minacciò
“Me ne guarderò bene” rispose pacata con un sorriso sulle labbra.
“Lo fai apposta a provocarmi? Che c’è vuoi forse morire?!” chiese Kidd alterato.
Robin si fece seria per un attimo, poi tornò a sorridere e gli rispose semplicemente.
“Voglio vivere.”
Il pirata rimase frastornato, studiò attentamente la ragazza e finalmente la riconobbe.
“Aspetta un attimo, ma tu non sei il demone di Ohara?” domandò con un ghigno
“Allora anche tu sai chi sono” Robin non si scompose, era abituata a quell’appellativo.
“Certo, hai dato un bel po’ di problemi al governo ultimamente ahahah”
“Sei molto informato a quanto pare. Se vuoi scusarmi ora devo andare” disse superandolo per proseguire le sue ricerche
“Ferma donna, non così in fretta! – Kidd la trattenne per un braccio – Io non perdono mai un affronto subito, qualsiasi esso sia. Come minimo mi devi offrire da bere se non vuoi fare una brutta fine”
“Ma come, non l’hai saputo?” domandò Robin
“Che cosa?” chiese a sua volta il rosso incuriosito
“Sono gli uomini a offrire da bere alle signore, è una galanteria risalente a qualche secolo fa, strano che non lo conoscessi. Forse devo dedurre che la tua minaccia è una scusa per uscire con me?” concluse con sguardo furbo.
Ok Kidd si era un po’ perso nel discorso, ma dico che razza di ragionamenti si andava a fare?
“Tsk figurati, non sei il mio tipo donna!” esclamò
“Neanche tu il mio, ragazzino” ridacchiò la bella piratessa.
In effetti per lei Kidd era solo un ragazzino, bello alto, ma pur sempre più giovane d’età.
 
***
 
Erano seduti al tavolo di un bar dei bassifondi, locale scelto dalla supernova ovviamente. Uno schifo di posto tetro e umidiccio.
“Si dice che tu abbia distrutto la tua isola natale e molte navi da guerra a soli otto anni. Io non ci ho mai creduto, nessun bambino potrebbe mai compiere una catastrofe del genere, ma chi sta al comando può decidere la verità dei fatti”
“Sei molto intelligente capitano. È un peccato che ci siamo conosciuti solo ora, magari avresti potuto aiutarmi un tempo” lo disse così per dire, ma a pensarci bene non era male come idea.
Le sarebbe piaciuto avere qualcuno che credesse in lei allora, non sarebbe stata sola.
“Al massimo saremmo stati due reietti della società, dubito che avrei potuto cambiare in qualche modo le cose” le rispose.
Era strano fare un discorso di quel tipo, ma non lo era per loro. Entrambi conoscevano il dolore, la disperazione, il disprezzo e la solitudine, adesso era un loro diritto immaginare un passato più roseo per lasciarsi alle spalle quello che avevano vissuto.
Continuarono a parlare di come si sarebbero potuti conoscere, di come avrebbero potuto vivere, di come si sarebbero difesi a vicenda, di come si sarebbero vendicati dei nemici e della loro rivalsa sul mondo intero.
Più andavano avanti più quei racconti sembravano veri, come se stessero narrando vecchi ricordi dopo essersi incontrati molti anni dopo.
“Anche tu eri considerato un mostro da piccolo” constatò Robin
“Già, colpa dei miei capelli rossi e del mio carattere, ero il figlio del demonio. Alla fine avevano ragione, anzi mi hanno indotto a dargli ragione” ricordò Kidd
Mi ricordi molto una storia che avevo letto su un ragazzo dai capelli rossi, una triste storia …”
“Eh? La mia storia non finirà male, io diventerò il re dei pirati! Ahahah” affermò orgoglioso.
Robin lo guardò attentamente appoggiando la testa su una mano. Kidd non era come lei, no lui nonostante tutto ciò che aveva passato non aveva mai perso la determinazione. Era coraggioso, testardo e otteneva sempre ciò che voleva. Lei no, si era arresa sempre, da poco aveva capito quanto fosse bello vivere e ciò grazie al suo capitano. Però adesso anche il rosse le trasmetteva sicurezza.
Un sorriso le si dipinse sul volto.
“Perché mi guardi in quel modo?” domandò Eustass dopo essersi accorto che la piratessa lo osservava.
Robin non rispose ma con il suo potere fece comparire due mani vicino al pirata; con una gli accarezzò una guancia, con l’atra gli scompigliò i capelli.
“Ehi ehi ma che fai?!” chiese imbarazzato mentre le sue guance si tingevano di rosso.
La donna rise, si alzò dal suo posto e gli si avvicinò.
“Siamo molto simili noi due” rispose enigmatica.
Non lasciò a Kidd il tempo di rispondere che lo baciò. Un bacio dolce dai mille significati. Il rosso prese la ragazza per la vita e la fece sedere sulle sue gambe senza interrompere il contatto.
Erano anime gemelle che finalmente si riunivano.
Quando si staccarono entrambi accarezzarono il volto del compagno. Chi avrebbe mai immaginato che anche loro fossero capaci di tanta dolcezza?
Si salutarono con la promessa che si sarebbero ricongiunti un giorno, nel nuovo mondo.



CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 14
*** capitolo 14- Zio {DoflamingoXLaw} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti!!! <3 <3 Rieccomi con un nuovo capitolo di questa raccolta! Ammetto che questa è stata una coppia davvero difficile, ho fatto molta fatica a scrivere la storia. Di che coppia sto parlando? Della Doffy x Law proposta da cola23 ^^ Spero che vi piaccia!
Ringrazio tutti coloro che mi seguono, che leggono la storia, l'hanno messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce! Continuate a darmi il vostro sostegno <3 <3


ZIO
 
Trafalgar Law aveva dieci anni quando fu adottato da Donquijote Rocinante. Non si trattava di una vera e propria adozione, Law era orfano e Rocinante decise di prenderlo sotto la sua ala protettiva con l’appoggio del fratello Doflamingo. Da sette anni era costretto a vivere a stretto contatto con quello strano zio. Non che gli altri parenti, anch’essi privi di legami biologici o civili, fossero normali, ma Doflamingo oltre ad essere il capofamiglia era anche il capo in fatto di stranezza.
Si faceva chiamare Doffy dai suoi “familiari” e Signorino dai dipendenti della sua prestigiosa azienda, la Donquijote Family; era alto più di due metri e indossava perennemente un paio di occhiali da sole e un cappotto di piume rosa. Che fosse estate o inverno non se li toglieva mai. Voci dicevano che li tenesse anche di notte …
Aveva un carattere particolare, rideva sempre e non si capiva mai cosa pensasse realmente. Law all’inizio non lo sopportava, odiava i tipi come lui. Odiava le persone che gli assomigliavano.
Doflamingo però sembrava avere una certa simpatia per lui, cercava sempre di allacciare un discorso o di stargli vicino. Si rispecchiava nel piccolo Law, per questo voleva aiutarlo.
Nelle difficoltà era il primo a intervenire, soprattutto perché Rocinante combinava un disastro dietro l’altro e non riusciva a intervenire subito.
Con il tempo Trafalgar aveva iniziato ad apprezzarlo e a volergli bene, ma questo affetto nel corso degli anni si era trasformato in un altro sentimento…
 
***
 
Law stava riposando beatamente sul divano, aveva passato le ultime settimane a studiare come un matto giorno e notte e ora si meritava una pausa. Era solo in casa, o almeno così credeva.
Doflamingo uscì dal suo ufficio e si sorprese non poco nel vederlo dormire in salotto. Era convinto di essere solo in casa. Poco male, la compagnia di Law era sempre più che gradita. Gli si avvicinò piano osservandolo intenerito. Il ragazzo sembrava davvero rilassato e sereno, ne era felice perché Trafalgar era sempre teso e distaccato con tutti anche se con lui e Rocinante lo era di meno.
Sorridendo gli scostò una ciocca di capelli che gli ricadevano sugli occhi, così facendo però svegliò Law.
“Scusa non volevo svegliarti” si scusò.
“Doflamingo? Cosa ci fai tu qui?” domandò il moro ancora mezzo addormentato.
“Potrei farti la stessa domanda, e poi questa è casa mia non dovresti meravigliarti nel vedermi”
“Credevo fossi fuori con gli altri”
Law si tirò su a sedere lasciando un po’ di posto allo zio che si sedette accanto a lui.
“Avevo degli affari da finire, tu piuttosto, perché non sei con gli altri?” domandò a sua volta.
“Avevo delle ore di sonno da recuperare”
Doffy ghignò e si appoggiò comodamente allo schienale allargando le braccia su di esso, poi si voltò verso il ragazzo.
“Allora torna a dormire fufufu” sghignazzò cingendogli la vita con un braccio portandosi Law al petto.
Gli piaceva coccolare quel ragazzino, soprattutto negli ultimi tempi perché Law si ribellava imbarazzato, ma sapeva che quelle attenzioni lo facevano stare bene.
“Doflamingo lasciami!” si ribellò per l’appunto.
“Credevo fossi stanco fufufu”
“Preferisco andarmene a letto” rispose rosso in faccia.
“Mi ritengo offeso, preferisci un letto al tuo Doffy, il tuo caro zio” disse lamentandosi come un bambino.
Lo aveva detto, aveva detto zio. A Law quella parola dava un senso di nausea. Doflamingo non era davvero suo zio ma lo era, questo non lo sopportava.
“Non sei mio zio” disse freddo.
“Certo che lo sono, per mio fratello sei un figlio, di conseguenza per me sei un nipote”
Per il biondo era una cosa naturale, era vero che non c’era niente che lo attestasse ma lui si sentiva come lo zio di Law.
Trafalgar si staccò velocemente da lui arrabbiato.
“Non voglio, sono stanco che sia così!”
Il moro si sentì esplodere e parlò troppo.
“Che cosa vuoi dire?” adesso anche Doflamingo si stava arrabbiando.
Il ragazzo si alzò e tentando di allontanarsi in fretta provò a rimangiarsi ciò che aveva detto.
“Niente, mi sono espresso male … Sono stanco vado di sopra”
“Fermo Law – il biondo si alzò e gli afferrò un polso – che cosa volevi dire?”
Anche se c’erano di mezzo gli occhiali, Law sentì lo sguardo dell’altro paralizzarlo.
“Non ti posso più considerare come uno zio”
Il giovane sentiva lo stomaco in subbuglio ma non poteva tirarsi indietro, era andato troppo oltre.
“Ho commesso un grosso errore: mi sono … – strinse i pugni – mi sono innamorato di te!” confessò tutto d’un fiato.
Era un errore, sì, non sarebbe mai dovuto succedere.
Doflamingo rimase sconvolto, non poteva immaginare una cosa del genere. Gli lasciò il polso e lo fissò. Anche se al ragazzo erano costate molto quelle parole, non aveva distolto lo sguardo da lui.
Si sedette di nuovo sul divano e si fece serio.
“Questo è davvero un terribile errore” disse serrando i denti.
Quelle parole furono come una lancia che trafisse il cuore di Law. Sapere di non poter essere ricambiato e sentirselo dire è una cosa completamente diversa.
“Come è potuto succedere? E da quanto lo tieni nascosto?!” il biondo era un fascio di nervi.
Ripensò a tutte le volte che era stato insieme al ragazzo per trovare una possibile causa.
“Non lo so. Forse perché sei troppo uguale a me o forse perché nonostante tutti i miei difetti continui a starmi vicino …” per la prima volta Law abbassò lo sguardo.
Doflamingo sentì una morsa al cuore, anche lui aveva sempre pensato che si assomigliassero. Sapere di essere stato una specie di ancora per quel ragazzo gli dava un senso di orgoglio, ma le conseguenze erano sbagliate.
“Law, noi siamo una famiglia per questo mi sono sempre preso cura di te. Solo adesso mi rendo conto che molti dei miei modi di fare potessero essere fraintesi, non ci ho mai pensato perché non potevo sapere cosa provavi. Mi dispiace, è stata anche colpa mia. Ora però ascolta: dimentica tutto. Noi non possiamo.” Scandì con fermezza.
“Sono tutte sciocchezze! Non venirmi a raccontare che non ti sei mai reso conto di ciò che facevi perché un vero zio non si comporta così. Anche tu non vorresti questo intralcio.” replicò furioso.
Law non era il tipo da arrendersi subito senza lottare.
“Tutto ciò che fai e ciò che dici lascia intendere altro, anche il tuo NOI non possiamo!”
“Sta zitto ragazzino! – gridò furioso – Ti ho già ammesso i miei sbagli, non c’è altro! Credi che possa interessarmi un moccioso come te? Toglitelo dalla testa!” sentenziò in un moto di rabbia.
Law perse la cognizione dello spazio e del tempo, troppi pensieri, troppe emozioni affollavano la sua mente. Non resistette oltre e scappò da quella stanza, da quella casa, da lui.
Correva con le lacrime agli occhi perché sapeva di aver rovinato tutto, sapeva che non gli sarebbe più potuto star vicino.
Non c’era niente che impedisse loro di stare insieme, non il sangue, non un documento, nemmeno un misero pezzo di carta con scritto no. Ma non potevano perché chi entra nella casa Donquijote diventa uno di famiglia. È una promessa e niente può spezzarla, neanche l’amore. Perché era così, anche Doflamingo provava gli stessi sentimenti di Law ma non poteva confessarlo per il bene di tutti.
E così rimase seduto a guardare il giovane scappare da lui, sperando in un suo ritorno.
 
CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 15
*** capitolo 15- Primo incontro {RufyXHancock} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti! <3 Rieccomi con una nuova coppia, chiesta da Giosi05 ^^ Questa volta mi sembra un po' lunghina, scusate ma mi sono fatta trasportare dall'ispirazione *^* Spero che vi piaccia! Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, l'hanno messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce <3 <3

PRIMO INCONTRO
 

Boa Hancock, studentessa modello del terzo anno, era la presidentessa del consiglio scolastico. Tutti la lodavano, anche se lei era molto fredda e acida, per la sua bellezza e forza, infatti eccelleva in ogni sport. Era l’idolo delle ragazze e il sogno dei ragazzi. Tuttavia nessuno eccetto le sue sorelle minori Marigold e Sandersonia era mai andato oltre alle apparenze.
Quella mattina stava davanti al cancello della scuola a controllare l’ingresso degli studenti e verificare che le loro uniformi fossero indossate correttamente. Di solito lasciava il compito alle sue sorelle, anche loro membri del consiglio studentesco, ma quel giorno aveva deciso di affiancarle. Andava tutto bene, rimproverava solo qualche ragazzo per la cravatta troppo larga, per il resto regnava l’ordine.
“Largo, fatemi passare!” gridò una voce.
Hancock dischiuse gli occhi per capire a chi appartenesse e vide un ragazzino che non aveva mai visto prima.
“È di nuovo quella matricola combina guai, Monkey D Rufy” disse Sandersonia.
Hancock non lo aveva mai visto ma ne aveva sentito parlare.
Il ragazzo era nuovamente in ritardo e stava cercando di oltrepassare la soglia scolastica per non ricevere una punizione.
“Fermo dove sei!”
Hancock gli si piazzò davanti con una mano tesa verso di lui e l’altra appoggiata al fianco prima che potesse superare il cancello.
E tu chi cavolo sei?” domandò chinando la testa di lato.
“Lei è Boa Hancock, la presidentessa del consiglio studentesco, vedi di portarle rispetto novellino” lo rimproverò Marigold.
“Lasciami passare o faccio tardi” si lamentò il moro non ascoltandola.
“Scordatelo, guarda come sei conciato!” rispose la mora.
Rufy aveva tutta la camicia sbottonata e la cravatta che penzolava dal collo.
“Shishishi non è suonata la sveglia e ho fatto tutto di corsa, anche la colazione purtroppo …” spiegò prima divertito e poi sconsolato per non aver mangiato abbastanza.
“Non mi importa, non ti farò passare finché non sarai in perfetto ordine, chiaro?” sentenziò ritraendo indietro la testa come un serpente boa e puntandogli il dito contro.
“Lo farò dopo, spostati!”
“Oh – la ragazza si portò la mano al volto in un lamento – come puoi essere così scortese con me?”
“Come ti permetti?”
“Chiedi subito scusa e datti una sistemata!” intervennero le due sorelle in sostegno della maggiore.
“Quante storie che fate voi ragazze, ma come devo dirvelo che ho fretta?!”
Il ragazzo fu costretto a obbedire ma quando terminò la campanella era già suonata.
“Accidenti non ce l’ho fatta!” si lamentò scocciato.
“Ben ti sta, ora che sei in ordine puoi passare” affermò Hancock spostandosi di lato.
“Sei davvero antipatica, se non ti fossi messa in mezzo non sarei in ritardo” esclamò Rufy correndo in classe.
“Oh! Come si permette a trattarmi in questo modo? Non rimane incantato dalla mia bellezza?” chiese melodrammatica.
“No sorella non fare così!” la consolarono.
“Merita una punizione” dichiarò decisa.
 
***
 
Le lezioni erano terminate da poco quando un professore si presentò da Hancock e le chiese di sorvegliare l’aula punizioni e soprattutto di rimettere in riga i presenti. Questa era una vera scocciatura; normalmente grazie alla sua bellezza avrebbe potuto evitare l’incarico ma quel giorno non aveva impegni e accettò senza storie.
Quando entrò nella classe vide solo una persona, Rufy. Quando si dice uno scherzo del destino. Non sopportava quel ragazzino tutto pepe, era sfacciato e soprattutto non cedeva al suo fascino.
Il ragazzo quando si accorse di lei la salutò con entusiasmo.
“Ehi ciao! Credevo che sarei rimasto qui tutto solo ishishishi”
La ragazza lo fulminò altezzosa.
“Lo dicevo che prima o poi saresti finito in punizione” esclamò soddisfatta.
“Però anche tu sei un punizione Helmock” replicò allegro.
“Hancock. – puntualizzò – E poi ti sbagli di grosso, io sono qui per controllare la tua punizione”
“Ma se ci sei tu a farmi compagnia non è una punizione ahahah” rispose rivolgendole un sorriso genuino.
“Non hai capito? Ti devo tener d’occhio e magari insegnarti un po’ di educazione” replicò alterandosi.
“Shishishi”
Rufy sembrava non capire, oppure non gli importava. Però era strano, qualche ora prima l’aveva definita antipatica e ora sembrava felice della sua presenza.
“Siediti composto e stai in silenzio per un’ora” ordinò Hancock.
“Cooosa? Non voglio, perché non andiamo a farci un giro?” si lagnò con un’espressione da cucciolo triste.
“Stai scherzando spero, sei stato punito non possiamo andarcene comodamente a spasso”
Quel ragazzo era completamente fuori di testa.
“Perché no? Chi lo dice?” sghignazzò.
“Le regole”
“Non sono poi così importanti, dai saltiamo fuori dalla finestra e scappiamo ahahah” propose entusiasta afferrandola per una mano e trascinandola vicino alla via di fuga.
“Stammi a sentire, io ho una reputazione da mantenere. Sono la presidentessa del consiglio studentesco e l’idolo di tutta la scuola, a me è concesso tutto perché sono bellissima, ma puoi scordarti che io scappi da una finestra con uno scellerato come te!” rispose imperiosa staccandosi da lui.
Rufy rimase zitto e immobile per un momento.
“Perché nascondi la tua vera te?” chiese a bruciapelo.
“Di che stai parlando?”
“Ti ho vista a scuola, sei sempre così seria, distaccata e ti comporti solo come gli altri vogliono. Sono certo che non sei tu”
Quel ragazzo l’aveva spiazzata, nessuno le aveva mai detto una cosa simile perché erano tutti impegnati ad ammirare l’apparenza. Lei però aveva sempre fatto affidamento sulla sua falsità perché gli altri non scoprissero le sue debolezze.
“Come fai a dire questo?” chiese titubante.
“Beh si vede e basta, ma forse tu e gli altri non ci riuscite – spiegò – il modo migliore per scoprire se stessi è partire all’avventura quindi vieni via con me!” le propose porgendole la mano mentre si trovava sul davanzale.
Hancock non sapeva cosa rispondere, non poteva rovinare ciò che aveva costruito in tanti anni di fatica, ma dentro di sé sentiva un brivido di eccitazione. Si decise a seguire l’istinto e gli afferrò la mano.
Corsero lontani dalla scuola senza mai fermarsi, senza mai voltarsi finché non raggiunsero il parco e si accasciarono a terra. La ragazza aveva il cuore che le batteva a mille.
“Hancock ora sei libera!” gridò gioioso Rufy.
Era vero, mai si era sentita più libera di così. Si mise a ridere senza rendersene conto.
“Ora sì che mi piaci – affermò Rufy guardandola – sei più bella quando sorridi”
Riceveva complimenti in continuazione ma il suo la fece arrossire e si sentì davvero più bella.
Hancock guardò a sua volta il ragazzo di fianco a lei, quel suo sorriso era bellissimo, le faceva battere il cuore. Se ora era libera avrebbe agito liberamente, si disse. Prese tra le mani il volto di Rufy e lo baciò venendo poi ricambiata.
Le piaceva la libertà che le era stata donata.
 
***
 
“Oh no, sono di nuovo in ritardo! Via tutti!”
“Fermo dove sei!”
Hancock fermò di nuovo Rufy davanti al cancello d’entrata.
“Hai la cravatta larga, lo sai che a scuola si viene in ordine” gli disse dolcemente e con il viso rosso stringendogliela.
“Ishishishi hai ragione, grazie Hancock!” la ringraziò posando poi le labbra sulle sue prima di scappare in classe.







CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
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Capitolo 16
*** capitolo 16- Imbarazzo {LawXBibi} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3 Rieccomi qui dopo secoli ad aggiornare questa raccolta, a questo proposito ho una cosa molto importante da dire ma prima parliamo di questo capitolo. La coppia è stata scelta da cola23 ^^ Una Bibi x Law non l'avrei mai immaginata ahahah ho una sola cosa da spiegare: nel testo troverete "Sora"
che in giapponese significa cielo.
Ora veniamo alle cose importanti.
AVVISO
Visto l'andamento della raccolta mi ritrovo con molte richieste da scrivere e purtroppo mi è capitato più di una volta di rimanere ferma e di farvi aspettare troppo, per questo ho deciso di finire le storie che ho accettato e di fermarmi. Questo sarà l'ultimo capitolo in cui potete chiedere una coppia dopo di che non sarà più possibile. Non ho deciso di concludere definitivamente la storia ma di sospenderla per un po' per poter lavorare ad altri progetti. Ora pubblicherò una storia a settimana senza un giorno stabilito (una volta può essere lunedì come quella dopo può essere domenica) e nel giro di quattro mesi avrò finito e tutti voi avrete la vostra storia. Non ho dimenticato il premio che avevo promesso nel primo capitolo e nel prossimo ve ne parlerò meglio.
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie a tutti! <3

 
IMBARAZZO

Era una tranquilla giornata di navigazione a bordo del sottomarino degli Hearts, il tempo era così bello che erano emersi. Tutti si stavano rilassando quando qualcuno gridò.
“Uomo in mare!”
Affacciandosi alla balaustra videro galleggiare una persona attaccata a un asse di legno. Subito partirono al salvataggio, la legge del mare era chiara: bisogna sempre prestare aiuto a chi ne ha bisogno. Di tutto questo però il capitano non era stato informato e non si sarebbe accorto di niente se non fosse stato per il gran chiasso che facevano i suoi sottoposti. Salito sul ponte li vide tutti radunati in cerchio intorno a qualcosa, avvicinatosi si rese conto che era un qualcuno. Davanti a lui c’era una giovane ragazza dai lunghi capelli color cielo priva di sensi.
“Chi è lei?” chiese subito.
“Capitano! L’abbiamo appena trovata svenuta in mezzo al mare” rispose Bepo.
Dopo averla guardata attentamente ancora una volta diede l’ordine di portarla dentro.
 
***
 
Pian piano Bibi riprese conoscenza, le faceva male la testa e i suoi ricordi erano ancora confusi. Quando aprì gli occhi si sorprese trovandosi in un luogo che non conosceva, come ci era arrivata lì?
Iniziò a guardarsi freneticamente attorno e la sua ansia crebbe perché capì di essere sdraiata su un lettino in una specie di laboratorio.
“Ti sei svegliata finalmente”
Mise a fuoco la figura che le stava davanti, un ragazzo alto dall’aria poco raccomandabile.
“Chi sei?” gli chiese.
“Dovrei chiedertelo io visto che ti trovi sulla mia nave” puntualizzò sedendosi lì vicino.
Mi chiamo Bibi, ora dimmi chi sei e perché sono qui” rispose titubante.
“Sono Trafalgar Law, i miei uomini ti hanno trovata in mezzo al mare e ti hanno salvata”
Bibi lo aveva riconosciuto, era il temuto pirata soprannominato il chirurgo della morte. Ora capì anche che era in una sala operatoria. Doveva mantenere la calma perché aveva imparato che esistevano pirati di cui potersi fidare e se lui l’aveva salvata probabilmente era buono.
“Cosa ci facevi in mare?” le chiese puntando gli occhi di ghiaccio nei suoi.
Gli spiegò che si trovava su un mercantile per degli affari ma che erano stati sorpresi da una tempesta improvvisa e lei era caduta in mare.
“Ho capito. Ora spogliati” le disse alzandosi.
“C-come?”
“Spogliati, ti devo visitare” ripeté.
“Non ce n’è bisogno, sto bene!” rispose Bibi agitando le braccia imbarazzata, allora prima aveva capito bene.
“Il medico sono io, spogliati”
“N-no è fuori discussione!” affermò arrossendo.
Law dalla sua reazione capì che era una ragazza molto timida. Un brivido gli corse lungo la schiena, aveva voglia di divertirsi con lei.
“Vuoi che lo faccia io?” propose avvicinandosi pericolosamente a lei.
“Hai voglia di scherzare? Non ti avvicinare!” si agitò.
“Non dirmi che non hai mai giocato al dottore fufufu”
Law le afferrò velocemente i polsi e appoggiò la fronte contro la sua, il tutto senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Bibi non riuscì a reagire e trovarsi a pochi centimetri dal pirata non la aiutò; le mancava il fiato e il cuore palpitava come mai.
“Non hai la febbre e il battito cardiaco è veloce, ma questo è normale vista la situazione – ghignò, poi con una mano le toccò le braccia, le gambe, le costole e la schiena – anche le ossa sono apposto. Direi che stai bene Sora-ya” detto questo si staccò da lei.
“Sora?” riuscì a chiedere dopo qualche istante.
“I tuoi capelli hanno lo stesso colore del cielo, forse è per questo che hai un po’ la testa fra le nuvole fufufu” le spiegò uscendo dalla sala operatoria.
“Ma come ti permetti? Non è affatto vero!” gli rispose imbarazzata.
Inutile, se ne era già andato. Bibi decise di uscire da quel posto da brivido e di seguirlo, aveva una cosa molto importante da chiedergli.
“Law scusa dovrei chiederti una cosa, non vorrei sembrarti sfacciata visto che ci siamo appena conosciuti e che …”
“Tranquilla – la interruppe – ho già capito cosa vuoi chiedermi, per me non c’è problema anzi mi farà molto piacere la tua compagnia. Il mio letto è così grande che a volte mi sento solo” le disse cingendole la vita.
“Il tuo letto? Temo tu abbia frainteso. Quello che volevo chiederti è se mi puoi accompagnare ad Alabasta”
“Preferisco la mia idea, mi spiace ma non cambio rotta”
“E io come faccio?” chiese preoccupata.
Il moro le spiegò che l’avrebbe fatta scendere alla prossima isola a cui avrebbe attraccato e che poi si sarebbe dovuta arrangiare. Bibi non poteva seguire quel piano, il suo regno aveva bisogno di lei. Decise quindi di rivelare a Law di essere la principessa di Alabasta.
“Una principessa è un bottino davvero prezioso Sora-ya, perché perderlo?”
“Non mi accompagnerai?” domandò delusa.
“Non ti lascerò andare via, però posso portarti tutte le volte che vuoi in un posto bellissimo: il mio letto fufufu” le rispose malizioso.
Ora la ragazza era spaventata, come sarebbe uscita da questa situazione?
Dopo qualche ora Law le portò il pranzo, lei era rimasta seduta sul letto del ragazzo da quando era uscita dalla sala operatoria. 
“Non ho fame” disse con aria triste.
A Law fece uno strano effetto vederla così, la preferiva quando arrossiva e si dimenava dall’imbarazzo, la preferiva addirittura quando lo guardava intimidita ma non sopportava vederla triste.
“Così non va bene, sarò costretto a imboccarti” disse sedendosi sul letto e prendendola in braccio.
“C-cosa, mettimi giù!” si lamentò arrossendo.
Così gli piaceva.
“Devi mangiare qualcosa” insistette Trafalgar.
“Non ho fame”
“A me invece sta tornando. Quasi quasi potrei assaggiare te, Sora-ya” ghignò baciandole il collo.
Stava facendo di tutto per riavere la ragazzina di prima ma peggiorava solo la situazione. Lei era troppo triste e aveva paura che iniziasse a odiarlo.
Bibi riuscì a liberarsi dalla sua presa e ad alzarsi.
“Ti prego lasciami stare!” gridò amareggiata con gli occhi lucidi.
Trafalgar si alzò a sua volta e istintivamente prese il volto della ragazza tra le mani e lo accarezzò dolcemente.
“Non piangere Sora-ya, il tempo che possiamo passare insieme è poco, non sprecarlo così”
“Che vuoi dire?” chiese singhiozzando.
“Che tra poco tornerai a casa, dovrebbero volerci un paio di giorni o poco più” le spiegò.
“Mi porti davvero ad Alabasta?” chiese speranzosa sorridendo.
“Davvero ma solo se smetti di piangere e mangi qualcosa”
Bibi non riuscì a trattenere la gioia e gli saltò al collo facendo finire entrambi sul letto.
“Grazie, grazie, grazie!” lo ringraziò.
Law dovette ricredersi, la preferiva di gran lunga quando sorrideva felice.
“Sicura di non voler venire a letto con me? Visto che siamo già qui …”
“N-non ricominciare!” rispose imbarazzata.
Però non si sarebbe mai stancato della sua timidezza.


CARATTERISTICHE:
  • personaggio uno (maschio o femmina)
  • personaggio due (maschio o femmina)
  • periodo di ambientazione (pre/durante/dopo time-skip, inverno, estate, Natale, ecc.)
  • luogo di ambientazione (universo originale, AU, scuola, isola, base della marina, nave, ecc)
  • genere (comico, romantico, ecc.)
  • prompt (Esempio accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro e lui si arrabbia; esempio NON accettabile= prompt: ferro da stiro   - suggerimento: Nami stira una camicia di Zoro, lui si arrabbia e va a lamentarsi con Usopp che gli dice che di questioni di cuore deve parlarne con Sanji e che deve chiedere a Robin di comprargli una nuova camicia)
Per qualsiasi domanda chiedete pure ^^
Monkey D Akiko <3

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Capitolo 17
*** capitolo 17- Shopping {ZoroXNami} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3 Come promesso questa settimana sono tornata con una nuova storia e una nuova coppia: la ZoNami (anche se non è poi così nuova XD ) chiesta da Fenice_blu ^^ Spero vi piaccia!
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie a tutti! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

 
SHOPPING

I Mugiwara erano appena approdati su una nuova isola che vantava il miglior centro commerciale tra le isole vicine. Ovviamente Nami voleva andare a fare uno shopping sfrenato senza spendere troppi soldi, ma per questo aveva già in mente mille modi per ottenere grandi sconti, gli mancava solo qualcuno che la accompagnasse.
Nico Robin era già scesa dalla nave alla ricerca di biblioteche o reperti storici, mentre Sanji, che si sarebbe offerto volentieri per portarle le borse, era andato a fare rifornimenti. Doveva trovare qualcuno da sfruttare.
Brook lo scartò a priori così come Rufy, che era troppo scalmanato e non le avrebbe concesso un attimo di tranquillità, Usop e Chopper erano appiccicati al capitano e per finire Franky era impegnato in alcune manutenzioni.
Rimaneva solo lo spadaccino. Anche se aveva detto di volersi allenare tutto il giorno, Nami era sicura di poterlo manovrare a suo piacimento, così lo raggiunse in palestra.
“Ehi Zoro, accompagnami a fare shopping” il suo era più un ordine che una richiesta.
Lo spadaccino si fermò giusto il tempo di guardarla, poi non curante riprese il sollevamento pesi.
“Sono occupato, trovati qualche altro porta borse. Il cuoco andrà benissimo” le rispose.
“Se sono venuta da te è perché non c’è nessun altro. – rispose incrociando le braccia in uno sbuffo – E poi ti ricordo che hai ancora un gran debito da saldarmi”
Questo era l’asso nella manica che poteva utilizzare sempre.
“Sei proprio una strega lo sai? Mi dispiace ma ho deciso, non vengo.” dichiarò.
Che testa dura, la ragazza però non si arrese e gli diede le spalle.
“Ok, se questa è la tua decisione … vorrà dire che me ne andrò in giro da sola, spero di non trovare pericoli – iniziò con voce sconsolata – e spero di riuscire a trovare dei costumi da bagno carini, magari qualche bel commesso potrà aiutarmi a scegliere”
L’ultima carta da giocare con Zoro era la gelosia e ci era riuscita, infatti posò a terra i pesi e iniziò a prepararsi per uscire.
“E va bene ti accompagno, ma che sia l’ultima volta!” sbottò.
 
***
 
Erano ore che giravano di negozio in negozio e Zoro non ne poteva più.
“Nami ma non hai ancora finito?” chiese distrutto.
“Quante storie, ti ho già detto che voglio vedere tutti i negozi!”
“Non ce la faccio più, con tutte queste borse non riesco neanche a camminare!” si lamentò.
“Pensa che sia un duro allenamento” rispose disinteressata continuando la sua marcia.
Subito dopo entrarono in un altro negozio e Nami iniziò a guardare i costumi da bagno portandone qualcuno in camerino.
Per grazia divina Zoro aveva trovato i divanetti d’attesa e poteva riposarsi. Infondo quella tappa non era poi così male perché gli permetteva di vedere Nami in costume senza quel cuoco ricciolino tra i piedi.
“Mmh non mi convince … – disse uscendo dal camerino – Mi puoi andare a prendere l’altro nero? Zoro?!”
 Il ragazzo era rimasto a bocca aperta, quel costume blu era stupendo! Non che si intendesse di moda, ma risaltava al meglio le curve della navigatrice.
“C-cosa?” domandò riprendendosi.
“Il costume nero, portamelo per favore”
Lo spadaccino si allontanò da lì a malincuore. Ora però era in serie difficoltà, c’erano milioni di costumi neri e non capiva quale lei volesse. Guardando attentamente vide un bikini rivestito di pizzo, forse era quello.
“Ecco il tuo costume da bagno” disse porgendoglielo.
“Zoro, questo è un completo intimo” gli rispose con una vena pulsante.
“Eh che differenza fa?”
Nami lo fissò attentamente, poi sbuffò sconsolata.
“Lascia stare, non ho voglia di spiegarti la storia dell’ape e del fiore …”
“Ma di che parli? Guarda che non sono messo così male!” si lamentò arrossendo.
“Hai scambiato un reggiseno per un bikini! Ma non li hai visti i ferretti?” protestò.
“Non ci ho fatto caso ok?!”
“Rimettilo al suo posto” ordinò restituendoglielo.
“Eh no, ne ho piene le scatole. Ti accompagno per negozi, ti porto le borse, ti vado a prendere le cose che vuoi provare e non ti va mai bene, ora te lo provi e lo compri!” esclamò deciso.
La rossa restò senza parole. Osservò l’intimo che aveva in mano, era davvero molto grazioso, infondo avrebbe potuto accontentare quello scorbutico di uno spadaccino, ma non senza avere niente in cambio.
“Va bene lo prendo, ma a una condizione: dovrai comprare anche tu qualche vestito” sorrise sadica.
Zoro protestò, non ne aveva voglia né aveva soldi a sufficienza. Per quelli Nami si era offerta di metterglieli sul conto, ma non ci si poteva fidare di quella strozzina.
Alla fine fu costretto a cedere.
Si ritrovò con le braccia cariche di vestiti e accessori di ogni genere prima che la ragazza lo buttasse in un camerino.
“Provati tutto e mi raccomando abbinali bene!” ordinò sedendosi sui divanetti.
Ora sì che si sarebbe divertita a veder sfilare quella testa d’alga. Dopo dieci minuti però Zoro non dava segni di vita.
“Zoro ti vuoi muovere? Non mi dire che ti sei perso anche lì dentro!”
“Sta’ zitta! Adesso vengo …” detto questo uscì.
“Wow” esclamò meravigliata la rossa.
Lo spadaccino indossava una canotta larga bianca con sopra una camicia a quadri rossa e nera aperta e con le maniche risvoltate, un paio di pantaloni in stoffa di color nero/grigio dal cavallo basso e un paio di scarpe da ginnastica bianche. Era davvero bello.
“Guarda cosa mi tocca fare” protestò imbarazzato voltando la testa di lato.
“Ok questi li prendiamo – sentenziò Nami entusiasta e affascinata per la bellezza del ragazzo – adesso prova qualcosa di più elegante”
Zoro fu così rispedito nel camerino da una navigatrice soddisfatta. Dopo un po’ tornò fuori con un completo grigio e la camicia bianca mentre una cravatta di un grigio più scuro penzolava malamente.
“Davvero niente male! Ma devi imparare a fare il nodo alla cravatta” disse avvicinandosi a lui.
Zoro arrossì per la vicinanza ma era piacevole farsi fare il nodo da lei.
Nami però si distrasse sentendo dei commenti di ragazze lì vicino.
“Hai visto quanto è bello?”
“Già è un vero schianto!”
“Quanto vorrei uscire con lui!”
La ragazza si ingelosì e per la rabbia rischiò di strozzare lo spadaccino.
“N-nami non re-spiro!” si lamentò.
“Rivestiti e andiamo a pagare. Lo shopping è finito” dichiarò con aria offesa lasciando la presa sulla cravatta.
Zoro era perplesso a causa dell’insolito comportamento ma gli bastò ascoltare le conversazioni delle ragazze per capire molte cose.
“Ma come? Abbiamo appena iniziato, il centro commerciale è grande” ghignò trionfante mentre la rossa si imbronciò.
Sarebbe stata una lunghissima giornata.
Ecco come vendicarsi di Nami, con la stessa moneta: lo shopping e la gelosia.

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Capitolo 18
*** capitolo 18- Geloso {DoflamingoXRocinante} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3 Rieccomi con un nuovo capitolo di questa raccolta, la coppia è stata scelta da cola23 ^^ Spero che vi piaccia! In teoria doveva pubblicarlo la settimana scorsa ma tra scuola e problemi di salute non sono riuscita... Beh poco male, avevo pianificato di scrivere qualcosa per il mio compleanno ma con questo capitolo mi sono tolta il pensiero ahahahah XD
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate (i numeri stanno salendo, vi adoro <3 ), e chi recensisce! Grazie a tutti! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3
 

GELOSO
 
Era ora di cena a casa Donquijote e un preoccupato Rocinante camminava ansioso avanti e indietro davanti all’orologio, poi a volte si fermava a fissarlo e dopo una boccata di fumo della sigaretta che stava fumando, riprendeva il suo corso.
“Dove si sarà cacciato?” – diceva tra sé e sé – “Scommetto che è da uno dei suoi amici!”
Era sempre così con suo fratello maggiore. Doflamingo passava la maggior parte del tempo a risolvere degli affari, termine che utilizzava per dire “spassarsela con altri uomini”, e quando era a casa degli altri lo faceva sempre preoccupare arrivando tardi e senza avvisare.
Lo faceva imbestialire! Lui che al contrario era un tipo timido e riservato, considerato da tutti anche fin troppo taciturno, non riusciva a concepire lo stile di vita del fratello. A una vita frenetica e piena di emozioni ne preferiva una tranquilla e serena da passare con la propria famiglia.
Dopo l’ennesima occhiata all’orologio sbuffò e si diresse in cucina.
“Vorrà dire che mangerò da solo! Si arrangerà!” esclamò risoluto.
Sfortunatamente scivolò su una mattonella e cadde a terra, ma non era finita lì, con il piede per aria urtò il manico della pentola che gli finì in testa. Acqua bollente e spaghetti lo ricoprivano dalla testa ai piedi. Rocinante iniziò a correre di qua e di là tentando come un forsennato di scappare al dolore, impresa alquanto impossibile. Provò con la mano a cercare il rubinetto del lavandino ma toccò la fiamma del fornello rimasta accesa e si bruciò tutto il palmo.
Eh già, Rocinante era famosissimo per la sua goffaggine, non c’era occasione in cui non si facesse del male! Poteva perfino cadere da sdraiato a terra!
In tutto quel trambusto arrivò finalmente Doflamingo, il quale, sentendo le grida, appena varcata la soglia corse in soccorso del fratellino.
“Corazòn!” lo chiamò allarmato.
Questo era il soprannome che gli aveva affibbiato.
Vedendolo grondante di spaghetti capì subito la situazione e riempì velocemente la padella con acqua fredda per poi gettargliela addosso.
“Possibile che devi sempre combinare guai?!” lo rimproverò.
“Non lo faccio apposta, ti pare?” ribatté il minore.
“E la cena è andata” sospirò Doffy.
“Peccato – disse Rocinante mangiando uno spaghetto che gli pendeva dalla spalla – era anche cotta”
“Allora dovrei condirti con il sugo? Fufufu”
“Se fossi arrivato in orario magari avremmo potuto cenare” si lamentò.
“Adesso sarebbe colpa mia?” chiese alzando un sopracciglio.
“Sei in ritardo, molto in ritardo. Iniziavo a preoccuparmi …”
“Ero da Vergo e non mi sono accorto dell’orario” spiegò.
Vergo, sempre lui. Roci si ritrovò a stringere i denti dalla rabbia.
“Fai sempre tardi quando stai con lui”
“Che ci vuoi fare Corazòn, sono affari molto importanti fufufu” rise.
Il più giovane strinse i pugni. Tentò di mantenere la calma e di cambiare argomento.
“Ok, ok. Sai è da un po’ che non passiamo del tempo insieme,domani potremmo …” ma Doffy lo interruppe.
“Domani non posso, mi vedo con Crocodile”
Inspirò profondamente.
“Dopodomani?”
“Con Smoker, senti facciamo la settimana prossima”
A quel punto scoppiò.
“Lascia perdere, non serve che cancelli i tuoi appuntamenti per me! Vediti pure con Vergo, Diamante, Pica o chi ti pare!” e se ne andò furioso.
“Corazòn!”
 
***
 
Era sotto il getto dell’acqua calda da un quarto d’ora e non riusciva a smettere di pensare a suo fratello maggiore. Perché lo stava trascurando in quel modo? Tutti quegli uomini erano più importanti di lui?
Si sentiva rodere dalla rabbia al pensiero che così in tanti potevano godere della compagnia di Doflamingo, lui era il suo fratellone e non voleva condividerlo con nessuno! Soprattutto non con Vergo! Solo a sentire quel nome gli veniva il voltastomaco, lui era il più vicino a Doffy e quindi il più pericoloso.
Pericoloso per cosa però? Spesso gli capitava di pensare a cose senza senso, o di vedere negli amanti dei possibili rivali. Tutto questo era assurdo, Doflamingo era suo fratello, non dovrebbe importargli con chi va a letto e soprattutto non dovrebbe esserne geloso. Geloso. Questa era la parola che ricorreva assiduamente nei suoi pensieri, possibile che fosse davvero geloso?
Sì, da troppo tempo lo aveva capito.
“Corazòn! Esci dal bagno!”
Suo fratello si era deciso a parlargli a quanto pareva. Il minore non si fece attendere e lo raggiunse poco dopo.
“Che cosa ti è preso?” chiese con voce perentoria di chi vuole assolutamente una spiegazione.
“Niente” rispose Rocinante.
“Non prendermi in giro, parla” ma non ottenne risposta.
“Ti dà fastidio che esca con qualcuno?” ritentò.
“Mi dà fastidio che tu esca con tutti! – rispose il minore – “Non lo sopporto, mi fa impazzire! Non è giusto che tu stia con loro e non con me, cos’hanno di tanto speciale?”
Doflamingo rimase interdetto per un istante, poi ghignò.
“Non dirmi che sei geloso di me, fratellino?”
Fratellino. Questo significava che non aveva capito il vero senso della sua gelosia. Quella parola aveva gli aveva lasciato un retrogusto amaro.
“Sì lo sono perché loro possono e io no!”
Stare zitto era la cosa che gli riusciva meglio, ma questa volta non poteva smettere di parlare.
“È straziante vederti tornare a casa sapendo con chi sei stato e sapendo che noi non …”
“Basta così!” lo interruppe Doffy.
Non era certo stupido, aveva capito cosa intendesse il fratello. Non poteva negare di esserne piacevolmente sorpreso, visto che per lui era la stessa cosa, ma a lui la sua vita piaceva così. Cosa poteva farci? Magari avrebbe cambiato idea in futuro dato il risolversi della situazione.
“Rocinante, sai cosa significa Corazòn? Vuol dire cuore, tu sei il mio prezioso cuore. Non ho mai dato a nessun altro un soprannome così importante, ciò significa che sei il mio preferito” gli disse accarezzandogli la testa prima che il suo ghigno si unisse alle labbra del minore.
Una speranza, Rocinante aveva finalmente una vera speranza.

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Capitolo 19
*** capitolo 19- Missione riuscita {SaboXKoala} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3 Rieccomi con un nuovo capitolo e una nuova coppia, chiesta da Fenice_blu ^^
Sapete, oggi è un giorno speciale per me: è il mio primo anniversario su EFP! <3 <3 Davvero è una gioia per me essere iscritta a questo sito perchè mi ha dato la possibilità di realizzare il mio sogno di far conoscere a tutti le mie storie, perchè ho conosciuto molte persone che mi hanno sempre sostenuta e perchè tutti voi che leggete mi date davvero tantissime soddisfazioni *^*
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie a tutti! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

 
MISSIONE RIUSCITA

Lungo una strada di una piccola città camminavano un giovane rivoluzionario e la sua giovane compagna dall’aria imbronciata.
“Finalmente la missione è compiuta Koala, non sei felice?” chiese il ragazzo.
“Oh sì certo …” rispose la ragazza.
“Hai visto come ho battuto i nemici? Era la prima volta che usavo la mia nuova tecnica ma ha funzionato alla grande!” si esaltava accompagnando le parole ai gesti.
“Sì, sì sei stato fenomenale” il tono della ragazza diventava sempre più infastidito mentre una vena pulsante le comparve sulla fronte.
“Dovremmo andare a festeggiare!” esordì.
Koala si fermò obbligando il ragazzo a seguirla.
“Che succede? Non ti piace l’idea?”
“Offri tu Sabo-kun” dichiarò la ragazza.
“Cooosa? Perché dovrei pagare io?!” si lamentò il biondo.
“Perché sparisci sempre nel bel mezzo della missione per poi ricomparire all’improvviso e combinare guai!” lo sgridò.
“Questo non è vero!”
“Sei comparso dal nulla e hai attaccato il capo dei nemici, hai messo a rischio l’intero piano!”
“Sì ma se non fosse stato per me non avremmo combinato niente. È merito mio se la missione è riuscita!” ribatté Sabo.
“E allora offri tu, così anche il festeggiamento sarà solo merito tuo!” rispose offesa.
Sabo si rese conto di ciò che aveva detto e capì di averla fatta grossa.
“Sc-scusa io non volevo – tentò di scusarsi balbettando – il merito è anche tuo naturalmente” disse agitando le mani davanti a sé.
Tuttavia Koala non fece una piega alle sue scuse e voltò la testa di lato incrociando le braccia al petto.
“Sei arrabbiata?” chiese il biondo con un’espressione da cucciolo.
“Devi smetterla di farmi preoccupare …” rispose enigmatica nascondendo lo sguardo con il cappello rosa che indossava.
Sabo sospirò, gli dispiaceva vederla così, gli faceva uno strano effetto.
“Va bene … offro io” accettò facendo finta di niente.
Un barlume di furbizia attraversò gli occhi della bella rivoluzionaria e un’idea si fece spazio tra i suoi pensieri.
“Perfetto! Allora andiamo a mangiare in quel bel ristorante!” esclamò indicando un locale apparentemente costoso.
Al biondo prese un colpo, Koala aveva deciso di spennarlo?
La ragazza lo afferrò per un braccio e lo trascinò all’interno del ristorante.
Fortunatamente i prezzi non erano troppo alti come si aspettava e poterono ordinare un sacco di cose, alla fine Sabo aveva mangiato decisamente molto di più di Koala. Uscirono solo dopo un’ora e mezza.
“Accidenti, mi hai fatto spendere un bel po’” notò il biondo.
“Ma cosa dici?! Sei tu che continuavi a ordinare pietanze su pietanze!”
“Beh avevo fame”
“Allora non dare la colpa a me!” brontolò.
Accidenti, Sabo a volte sembrava ancora un ragazzino e quando si comportava così le faceva perdere totalmente la pazienza. Per questo le venne in mente di sfruttarlo ancora un po’ per ripicca.
“Sabo-kun per colpa tua mi sento tutta un fascio di nervi, sai cosa significa?” chiese malignamente.
“Oh, oh ti prego dimmi che non è quello che penso” pregò il biondo.
“Andiamo al centro termale!” esclamò la ragazza.
Il rivoluzionario si pietrificò. Non voleva spendere tutti quei soldi per portarla alle terme e poi non aveva voglia di andarci! Doveva escogitare un piano per salvarsi e al più presto.
“Trovato! – esordì, rendendosi poi conto che non avrebbe dovuto dirlo ad alta voce, così tossicchiò – Ehm ecco, qui in questa città non ci sono centri termali purtroppo, e neanche nella città più vicina”
Forse l’aveva scampata.
“Nessun problema Sabo-kun, vorrà dire che andremo in un hotel con un bel bagno” la ragazza non voleva demordere.
Ormai non c’era speranza. Trovarono presto un hotel in cui soggiornare e prima ancora di vedere le camere si tuffarono nel bagno. Arrivati all’ingresso lessero l’insegna e per poco non trasalirono. Bagno misto. Non c’era separazione tra uomini e donne, un grandioso incubo.
“Hai cambiato idea Koala?” chiese leggermente rosso in volto.
“A-assolutamente no, mi merito questo bagno” affermò la ragazza completamente bordò in faccia.
Detto questo spalancò la porta, per fortuna non c’era nessuno. In effetti era un orario un po’ strano per fare il bagno. La stanza era enorme e al centro c’era una vasca altrettanto grande. I due, che avevano concordato che fosse meglio indossare un costume, vi si immersero mettendosi sullo stesso lato ma agli angoli opposti. 
Tra loro calò il silenzio, rotto soltanto dallo scrosciare dell’acqua. La tensione era pari al sottile velo di vapore acqueo che li avvolgeva. Koala si sentiva triste, non era la festa di fine missione che si aspettava, non era la situazione che voleva con Sabo.
Sabo, era tutta colpa sua! Perché doveva sempre lasciarla sola durante le missioni? Perché spariva? Non capiva che la faceva preoccupare? No non lo capiva, o a non gli importava, perché dovrebbe importagli di ciò che pensava lei?
Sprofondò in acqua fino all’altezza del naso. Si sentiva stupida in quel momento, stupida per tutto: per come si era comportata, per aver tentato di fargliela pagare nella speranza che capisse le sue motivazioni, per preoccuparsi sempre e perché neanche lei sapeva bene per cosa sentirsi stupida!
Sabo la spiava di sottecchi e aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Era colpa sua?
“Sei arrabbiata?”
La ragazza trasalì per la sorpresa.
“Ho fatto qualcosa che ti ha ferita?” chiese preoccupato, senza però guardarla.
Koala abbassò la testa.
“Lo fai sempre, ad ogni missione. All’improvviso sparisci nel nulla e io non so più dove trovarti”
“Lo so, lo so, poi salto fuori combinando guai … lo hai già detto e ti chiedo scusa”
“Non è per quello! – rispose decisa – Non mi preoccupa veramente la missione, io mi preoccupo per te. Ho paura che ti possa succedere qualcosa e che non ritornerai più da me” confessò.
Questa era una paura che aveva fin da quando era piccola, quando Fisher Tiger, l’uomo-pesce che l’aveva salvata e le aveva ridato la vita, si era allontanato da lei e sua madre. Lei lo aveva salutato nella speranza di rivederlo un giorno, invece quei rumori che aveva sentito glielo avevano strappato via senza che lei potesse fare qualcosa.
Ora aveva paura che questo potesse succedere anche a Sabo, tutte le volte che scompariva rivedeva Tiger salutarla e sparire.
“Non voglio che tu te ne vada. Ho sempre paura quando ti allontani”
Il biondo restò senza parole, non pensava che la sua compagna fosse così fragile e sensibile. Si avvicinò subito a lei.
“Non devi preoccuparti, io tornerò sempre da te” le rispose sorridente mettendole una mano sulla testa per rassicurarla.
Koala arrossì e i suoi occhi si riempirono di gioia.
“Sabo-kun!” gridò saltandogli al collo.
“Ferma, mi fai male – rise – adesso che ne dici se festeggiamo la missione riuscita con un bel buffet di dolci?”
 

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Capitolo 20
*** capitolo 20- Vischio {ShanksXMihawk} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3 Rieccomi con una nuova coppia, chiesta da Sel_OdF e fra3398 ^^ Con questo capitolo ho voluto sperimentare uno stile un pochino diverso, spero non sia un orrore ahahah XD
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie a tutti! <3 <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

VISCHIO


La neve scendeva copiosa da un cielo cupo come la notte nonostante non fosse neanche mezzogiorno. Shanks si faceva largo tra la coltre bianca che gli arrivava fino alle ginocchia mentre cercava di raggiungere l’unico castello abitato di Kuraigana. Il freddo era pungente ma lui non se ne curava e procedeva avvolto nel suo mantello.
Era la Vigilia di Natale ma era solo, aveva lasciato la sua ciurma libera di festeggiare con le loro famiglie così che anche lui potesse raggiungere una parte fondamentale della sua. Già si immaginava la sorpresa negli occhi del suo amato, il calore del suo castello e le sue labbra dal sapore di vino rosso. Sapeva che non avrebbe trovato grandi festoni e una tavola imbandita, occhi di falco non era amante del Natale, gli bastava stare con lui per essere felice, e poi chissà, magari avrebbe assistito a un miracolo di Natale.
Finalmente la fitta foresta si aprì lasciando il posto a una piazza deserta e in rovina in cui svettava l’enorme castello. Picchiò sul portone aspettando che il proprietario venisse ad aprire, ma non arrivò nessuno. Fuori faceva troppo freddo così il rosso entrò, il portone non era mai chiuso perché tanto nessuno ci sarebbe mai entrato.
“Mihawk?!” lo chiamò a gran voce ma gli rispose solo l’eco.
Il castello era freddo e vuoto ma Shanks non si scompose, era certo che il suo amato sarebbe tornato. Gli venne un’improbabile idea: fargli una sorpresa.
Accese il fuoco nel camino e iniziò frugare per tutto il palazzo alla ricerca di qualche decorazione. Sfortunatamente non trovò niente se non qualche vecchia candela. Tuttavia non demorse, un imperatore non si arrende per così poco, e decise che la cosa più importante in quel momento era il cibo. Avrebbe cucinato il cenone più buono che occhi di falco avesse mai assaggiato! Sempre se avesse trovato qualcosa da mangiare...
Erano passate alcune ore, durante le quali il rosso non si era mai fermato, e finalmente Mihawk fece il suo ingresso.
Il flottaro aveva appena fatto un passo nel suo castello quando un piacevole tepore lo travolse, la dolce sensazione sparì subito dopo per lasciare il posto alla preoccupazione. Chi si era introdotto a casa sua? Per scoprirlo si diresse direttamente alla fonte di calore, il salotto, immaginando che l'intruso fosse intento a riscaldarsi.
"Cosa ci fai qui?" domandò perentorio.
"Buona vigilia di Natale!" esultò il rosso in risposta.
“Non hai risposto”
Davanti agli occhi di Mihawk apparve uno Shanks comodamente seduto sulla sua poltrona intento a sorseggiare un bicchiere del suo vino. Il rosso sembrava euforico e per niente preoccupato della sua possibile reazione, come se non avesse commesso lo sbaglio di essersi insediato in casa sua.
“Sono venuto a festeggiare il Natale con te, non sei felice? Non ho avuto una splendida idea?”
“Non lo è stata, sai che non sopporto queste stupidaggini” replicò.
Detto questo si tolse il cappello e il lungo mantello, appoggiandoli poi su una sedia vicino al camino per farli asciugare dallo strato di neve che li ricopriva.
“Beh ma ormai ci sono, approfittiamone per divertirci” propose l’imperatore.
“Cosa avresti in mente?” domandò disinteressato mentre faceva scorrere il dito sui libri degli scaffali.
“Potremmo … ok non ne ho idea, ma ci divertiremo!”
“No grazie, preferisco finire di leggere il mio libro in tranquillità” disse sedendosi sulla poltrona con il libro in mano.
“Ma non è giusto!” replicò il rosso ma fu ignorato.
Venti minuti, passarono venti minuti nel completo silenzio interrotto solo dal crepitio del fuoco. Shanks iniziava a stancarsi e a essere infastidito dalla situazione, di solito gli piaceva osservare Mihawk concentrato nella lettura ma non quella volta. Aveva fatto un lungo viaggio solo per stare con lui e quello nemmeno lo guardava!
All’improvviso occhi di falco chiuse il libro e si alzò, il rosso sperò in un miracolo.
“Ehi dove vai?” chiese speranzoso.
“Ad allenarmi” rispose senza neanche voltarsi verso di lui.
“Bene allora possiamo allenarci insieme!”
Il flottaro si fermò sulla soglia della porta e finalmente lo guardò.
“Io non combatto con te” scandì serio e con una lentezza che faceva rabbrividire.
Il cuore di Shanks si riempì di rabbia.
“Sei un vero stronzo lo sai?! Io sono venuto fino a qui solo per te! Ho lasciato la mia ciurma per trascorrere il Natale con te e non ti importa niente! È come se fossi invisibile per te!” ringhiò.
“Hai fatto tutto da solo, io non ti ho chiesto niente” replicò calmo.
“Certo che no! Non ti importa niente di me, sono sempre io che vengo a cercarti, per te non esisto!”
Restò per un minuto in silenzio a osservarlo, ad aspettare una qualsiasi reazione ma lui restò immobile e in silenzio.
“Ho capito, me ne vado, prendi! Questo era il tuo regalo, io non me ne faccio niente” disse gettandogli contro un piccolo pacchetto per poi andarsene furioso.
Lasciò il castello e iniziò a vagare tra la neve e gli alberi senza una meta precisa, desideroso solo di allontanarsi da lui.
Mihawk era rimasto solo a osservare quello stupido regalo. Lo aprì, ignorando la tradizione di scartare i regali a mezzanotte. Dentro con sua grande sorpresa trovò un ramoscello di vischio e un bigliettino.
“Ti amo”
Mihawk gettò il pacchetto per terra e si allontanò. Quelle due semplici parole lo avevano irritato. Era troppo orgoglioso per capire.
Camminò con passo svelto verso l’uscita ma lo attirò un profumo di cibo proveniente dalla cucina. Che Shanks avesse cucinato qualcosa? Anche la sala da pranzo era apparecchiata e spuntavano ovunque delle vecchie candele ancora spente. L’atmosfera era molto triste, come se il tempo si fosse fermato prima che la felicità potesse invadere quelle mura.
Tra i pensieri di occhi di falco continuavano a turbinare quelle due parole. Shanks lo amava, e lui? Lui non era il tipo da lasciarsi trasportare dai sentimenti ma qualcosa era andato storto. La loro semplice rivalità si era presto trasformata in un rapporto che aveva definito disinteressato, poi però si era evoluto così velocemente che non era più riuscito a seguirlo. Shanks invece ci era riuscito, chissà da quanto tempo.
Doveva raggiungerlo, forse non era troppo tardi.
 
***
 
In mezzo alla coltre bianca si stagliava una figura rossa, lo aveva trovato. Gli si avvicinò lentamente nonostante sapesse che si era accorto della sua presenza.
“Non è prudente stare in mezzo a una bufera”
“Perché sei venuto qui?” chiese con rabbia il rosso.
“Non lo so, dimmelo tu”
“Volevo solo stare con te, mi mancavi – disse poco dopo – ma tu non puoi capire”
“L’ho capito troppo tardi” ammise occhi di falco.
Il rosso non fece una piega ma il suo cuore perse un battito.
“Torna al castello con me”
“Perché dovrei?” replicò.
“Non hai niente da perdere, magari eviti anche una polmonite”
Shanks lo seguì controvoglia.
Il castello era ancora più caldo di quanto ricordasse e una strana luce illuminava il fondo del corridoio dove lo stava conducendo silenziosamente occhi di falco. Quando arrivarono nella sala da pranzo non credette ai suoi occhi. La tavola era imbandita con il cibo che aveva cucinato e le candele erano tutte accese.
Guardò confuso Mihawk il quale lo fissava a sua volta.
“Mi dispiace per oggi e per tutte le altre volte Shanks. Io non festeggio mai il Natale, però ho un regalo per te: alza gli occhi”
Il rosso lo fece e vide appeso il vischio che gli aveva regalato. Non fece in tempo ad abbassare il capo che Mihawk intrappolò le sue labbra in un bacio passionale.
“Ti amo anche io” gli confessò occhi di falco staccandosi di poco da lui per poi riprendere a baciarlo con più intensità di prima.
Shanks faticava a credere a tutto quello che stava accadendo ma era felice come mai prima d’ora. I miracoli di Natale esistevano davvero.

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Capitolo 21
*** capitolo 21- Invidia {BartolomeoXCavendish} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti! <3 Rieccomi suoi grandi e piccoli schermi con la coppia scelta da cola23 ^^ Un piccolo avviso per la lettura: è un ipotetico post-Dressrosa in cui non sono accennati i fatti perciò è leggibilissima anche per chi non avesse ancora finito la saga ^^
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie a tutti! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

INVIDIA


Bartolomeo restava in piedi sulla scogliera ammirando il mare che si stagliava di fronte a lui mentre copiose lacrime solcavano il suo volto. Non era triste, in realtà si trattava di lacrime di commozione, e quel giorno mai come prima ne aveva versate. Aveva finalmente incontrato il suo idolo Monkey D Rufy, aveva potuto combattere al suo fianco e insieme ad alcuni membri della sua ciurma.
Si sentiva pienamente realizzato, cos’altro poteva desiderare? Beh, forse che l’esperienza durasse un po’ di più. Purtroppo i Mugiwara erano salpati da più di un’ora tra i saluti dei nuovi amici e lui non si era ancora mosso dalla scogliera. Il tempo sembrava essersi fermato intanto che elogiava i suoi eroi.
“Rufy-sempai!” continuava a invocare tra i singhiozzi.
A qualche metro di distanza Cavendish osservava la scena sorpreso, ma neanche più di tanto, di averlo trovato esattamente come lo aveva lasciato. La sua reazione cambiò nel giro di poco passando dalla commiserazione all’irritazione. Il sospirato Oh povero idiota si era tramutato nel Brutto stupido idiota!
Stanco di quel teatrino gli si avvicinò a grandi falcate.
“Ehi Bartolomeo, hai intenzione di rimanere qui ancora per molto? Sei proprio ridicolo!” sbuffò alzando le spalle e scrollando la testa.
“Non rompere Cavolish, fatti gli affari tuoi!” gli ringhiò in risposta.
“Ciò che fai non ha senso. È inutile elogiare cappello di paglia, io merito molte più attenzioni – all’improvviso prese dal nulla una rosa rossa e iniziò un dialogo con degli inesistenti fan – Oh Cavendish-sama sei proprio tu? Sì sono io miei adorati fan! Oh sei così fantastico! Grazie ma siete voi a rendermi tale. Cavendish-sama sei bellissimo! Oh questo lo so adorabili fanciulle, volete scattarmi delle foto? Fatevi avanti, anche con gli autografi, non posso non accontentare i miei fan!” blaterava accompagnando le parole a gesti teatrali.
Bartolomeo però non lo ascoltava, era ancora furioso per l’insulto verso il suo mito. Preso in un moto di rabbia, afferrò Cavendish per il bavero della camicia e avvicinò il volto al suo per essere sicuro che gli arrivasse il messaggio.
“Come osi?! Rufy-sempai è colui che diventerà re dei pirati, è il mio idolo e non ti permetto di insultarlo!”
Il biondo rimase basito per un istante, poi si riscosse e gli rispose a tono.
“Se lo ammiri tanto, allora dovresti darti da fare per seguire il suo esempio invece di star qui a piagnucolare come un moccioso!”
“Mi hai dato del piagnucolone?!” gridò offeso.
“Sì e aggiungo anche idiota!” ribatté.
Le loro fronti erano attaccate mentre si ringhiavano contro, poi però Bartolomeo si staccò come se avesse avuto un’illuminazione improvvisa.
“Dopo tutto ciò che dici è vero, non posso continuare a stare così. Devo ricominciare ad allenarmi per essere un subordinato all’altezza di Rufy-sempai, così potrò viaggiare al suo fianco!” esclamò lasciando andare il biondo.
Ora era il suo turno di vaneggiamenti, infatti aveva appena iniziato a immaginare grandi avventure a bordo della Thousand Sunny.
Cavendish si sentì ancora più irritato di prima. Perché quel crestone laccato era così devoto a Mugiwara? Certo, ora anche lui nutriva un profondo rispetto nei suoi confronti dopo averlo visto in azione, però non riusciva a comprendere Bartolomeo.
Che cosa aveva avuto da Rufy? Niente a suo dire. Bartolomeo gli ha sempre coperto le spalle, anche a sua insaputa, lui nemmeno ricordava il suo nome. Come cavolo fai a chiamare uno Pollo-kun? Ok che ci assomigliava, però un po’ di rispetto e di educazione non fanno male.
Loro invece hanno combattuto fianco a fianco contro i nemici, spalleggiandosi a vicenda nonostante le loro divergenze. Eppure il verde non ci dava peso, anzi era ancora più convinto a seguire i Mugiwara anche a costo della vita.
“Ehi Cavolish vieni, alleniamoci insieme!” gli propose all’improvviso.
Il biondo voltò la testa altezzoso.
“Scordatelo, non ho tempo da perdere con queste assurdità” sentenziò dandogli le spalle e incamminandosi verso la città.
“Ma che diavolish ti è preso?!”
“Mi prende che non ti sopporto!” gli rispose seccato.
“Certo che sei strano, prima mi incoraggi ad impegnarmi e poi neanche mi aiuti …” constatò scuotendo la testa.
Decise però di ignorarlo e di incominciare l’allenamento.
 
***
 
Cavendish continuava a rimuginare su quella cresta verde, era una fissazione ormai! Detestava vedere tutta quella determinazione nei suoi occhi perché sapeva a chi era rivolta.
Quanto invidiava Rufy, lui aveva la capacità di farsi seguire ciecamente da tutti, a lui che neanche importava avere dei seguaci. Lui invece cercava ammirazione in tutti, voleva una schiera di fan ai suoi piedi, perché poi? Cosa se ne fa un pirata della stima della gente? Lui aveva bisogno di loro perché si sentiva solo, strano a dirsi visto che lui in realtà erano due.
Quanto avrebbe voluto accanto a sé qualcuno come Bartolomeo. Quanto avrebbe voluto Bartolomeo …
Stava camminando da molto ormai e i suoi passi lo ricondussero alla scogliera. Come volevasi dimostrare, il verde era ancora là, impegnato a combattere un nemico invisibile. Il biondo estrasse la spada e si gettò all’attacco.
“Ehi ma che stai facendo?!” chiese allarmato schivando all’ultimo un affondo comparso dal nulla.
“Non volevi allenarti? Ora hai un vero avversario” rispose con nonchalance.
“Potevi anche avvertire prima!”
“Zitto e combatti!”
Duellarono alla pari fino al tramonto finché non caddero al suolo stremati.
Erano sdraiati a terra con i corpi rivolti l’uno in direzione opposta all’altro ma con le teste vicine e guardavano il cielo ansimando per la fatica.
“Di’ un po’ Cavolish, perché sei tornato?”
“Non farti strane idee, sono arrivato qui per caso e quando ti ho visto mi è venuta voglia di darti una lezione” rispose.
“Io ti ho dato una lezione” ribatté Bartolomeo.
“Siamo pari ok?!”
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi il biondo esternò il suo grande interrogativo: perché fare tutto questo per Mugiwara? Bartolomeo all’inizio si mise a ridere provocando l’ira dell’altro, poi però iniziò a spiegare.
“Molte volte mi sono fermato a pensare che la mia vita non avesse senso, non ho mai avuto uno scopo importante da realizzare, poi un giorno a Rogue Town ho visto Rufy-sempai sul patibolo che stava per essere ucciso da un pagliaccio. Chiunque avrebbe implorato pietà e chiesto aiuto ma lui no, ha semplicemente sorriso davanti alla morte, lui un ragazzino più giovane di me! E come se non bastasse un attimo prima dell’esecuzione un fulmine colpì il patibolo distruggendolo e salvandogli la vita. Da quel giorno ho giurato di seguire il suo esempio e mi sono imbarcato, anche se di navigazione né io né la mia ciurma ne sappiamo niente ahahah! Adesso che l’ho conosciuto sono ancora più convinto della mia scelta: io non ho un sogno perciò lo aiuterò a realizzare il suo”
“Siamo più simili di quanto immaginassi – rifletté Cavendish – io però non mi sono mai affidato a una sola persona, ho sempre cercato il sostegno di più gente possibile. Magari avessi la fortuna di quel ragazzino, adesso avrei un sogno e qualcuno che crede in me” sospirò guardando il cielo.
“Perché non fai come me? Credi in Rufy-sempai e credi in te stesso. Anche tu ti sei reso onore in questa nazione, prima o poi potresti trovare un seguace!”
“Vuoi seguirmi tu?” sorrise guardandolo.
“Iniziamo ad andare di pari passo” rispose sorridendo a sua volta.
Entrambi pensarono che non era male come idea, ora avevano un sogno e qualcuno con cui condividerlo.

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Capitolo 22
*** capitolo 22- Sfuriate {LawXNami} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3 Rieccomi con questo nuovo capitolo, la coppia di oggi è LawNami, chiesta da Fenice_blu ^^
Per un po' non potrò aggiornare visto che la settimana prossima sarò in gita, ma poi iniziano le vacanze che significano lavorare alla tesina per la maturità scrivere! ^^
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie a tutti! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

SFURIATE

“RUFY!”
Un urlo riecheggiò su tutta la nave infrangendosi poi sulle onde del mare che, spinte da questa forza sovrumana, si dirigevano veloci verso l’orizzonte.
Tutti i membri dell’equipaggio alzarono lo sguardo incuriositi per poi riabbassarlo subito temendo di essere travolti dall’ira, anche se innocenti e lontani dalla fonte del pericolo.
“RUFY!”
Una chioma arancione uscì dalla cambusa con passo minaccioso.
“Rufy! Quante volte ti ho detto che non devi avvicinarti al mio lavoro?!” urlò non appena trovò il malcapitato sul ponte erboso.
“M-ma io non ho fatto niente” tentò di giustificarsi il capitano.
“Ah sì? E allora spiegami perché questa cartina è tutta pasticciata? Questi orribili disegni puoi averli fatti solo tu!” inveì mostrando ripetutamente la prova incriminata.
“Non sono orribili! – esordì in un moto di orgoglio – Comunque quel foglio era in angolo dello studio, credevo lo avessi buttato!”
Nami non resistette più all’impulso di picchiarlo e in pochi secondi lo gonfiò di botte.
“Che ti sia di lezione: non devi mai toccare qualcosa di mio!” sentenziò andandosene verso il suo studio.
Spalancò la porta per poi richiudersela dietro con violenza e andò a sedersi al suo tavolo per rifare la cartina ormai irrecuperabile. Notò però di aver dimenticato qualcosa e si alzò per cercarla, quando si vide comparire dietro di sé Law. Per lo spavento si lasciò scappare un urlo e fece un salto all’indietro.
“Che cosa ci fai tu qui? Non si usa più bussare?” chiese un po’ isterica.
Il pirata era in piedi vicino agli scaffali di libri e le dava le spalle.
“In effetti non è la mia nave, ma io ero già qui da prima che entrassi – rispose calmo voltandosi verso di lei con un libro in mano – è interessante il fatto che fossi così arrabbiata da non accorgerti di me” concluse in un ghigno.
“Beh attento a non provocarmi o ne ho anche per te!” lo avvertì.
Law la prese come una sfida e per nulla intimorito sguainò tre centimetri di spada.
“Siamo alleati e non ti farò niente, anche se questa era una chiara minaccia, ma se provi ad attaccarmi sarò costretto a rispondere” le disse con fare provocatorio.
Un brivido percorse la schiena della navigatrice, non voleva darlo a vedere ma a volte quel ragazzo le metteva suggestione con quell’aura misteriosa e cupa, atteggiamento che allo stesso tempo la attraeva.
“Allora non infastidirmi!” concluse fingendo sicurezza mentre si risiedeva al tavolo.
Il silenzio calò tra quelle quattro mura e Nami si concentrò nel disegno, tuttavia l’adrenalina che aveva in corpo le faceva tremare le mani, un errore imperdonabile per una cartografa. Eppure quel tremolio era leggero, quasi impercettibile a un occhio non accorto.
Trafalgar aveva smesso di leggere e rivolse la sua attenzione alla ragazza. Lunghi capelli sinuosi le accarezzavano la schiena semi scoperta dal bikini, pelle candida e priva di imperfezioni sulla quale spiccava il tatuaggio, mani delicate tracciavano contorni di una vecchia avventura. Il moro si soffermò a lungo su quelle mani ben curate con le unghie smaltate di rosa, quelle stesse unghie che per certi versi gli ricordavano un gatto. Perché la gatta ladra era quello, una dolce gattina pronta a tirare fuori gli artigli in ogni sfuriata. Tuttavia c’era qualcosa di strano nei suoi movimenti, tremavano.
Uno strano istinto prese possesso di lui. Si avvicinò a Nami e le circondò le spalle con le braccia avvicinando il volto al suo orecchio.
“Perché tremi, Nami-ya?” le sussurrò.
La ragazza sobbalzò e divenne più rossa dei suoi capelli.
“Torao! Lasciami subito!” si impuntò acida.
Ecco che la micetta sfoderava gli artigli. Law non si fece intimorire e appoggiò la mano destra su quella di lei per fermare il tremolio.
“Se continui così verrà fuori un pasticcio, ti aiuto io” le disse con un ghigno.
“Non mi servi, non ti intromettere!”
“Perché sei così acida? Potrei offendermi sai?” le disse ironico spostandosi da lei.
“Sono arrabbiata, ecco perché!”
“Con Mugiwara-ya?”
“Con lui perché mi ha distrutto una cartina e anche con te perché sei insopportabile!” sbottò.
“Insopportabile?” ripeté Law con fare che non prometteva nulla di buono.
“Sì quando fai così ti prenderei a pugni!” spiegò ulteriormente la bella navigatrice con le guance imporporate.
“Te l’ho detto, se ci provi sarò costretto a rispondere”
Detto questo tornò vicino agli scaffali come se non fosse successo niente. Nami restò spiazzata a quel comportamento che la fece irritare ancora di più. Law invece sembrava leggere tranquillamente un libro.
“Nami-ya – aggiunse – bere una tisana è un ottimo rimedio contro la rabbia, è scritto su questo libro. Dovresti consultarlo qualche volta” disse indicandole il testo.
“Mi prendi in giro?!” gridò con una vena pulsante sulle tempie.
“No, il tuo potrebbe essere un serio problema, magari una menopausa precoce” rispose con sicurezza disarmante che però nascondeva una nota sarcastica.
La rossa non ci vide più, appallottolò un foglio di carta e glielo lanciò in faccia cogliendo il moro di sorpresa. Quando si rese conto di quello che aveva fatto si paralizzò.
“Mi ci hai costretto” affermò avvicinandosi lentamente a lei.
“M-mi dispiace io – agitò le mani mentre tentava di scusarsi, Law le faceva davvero paura in quel momento e non voleva finire a pezzi – non volevo ma mi hai fatto arrabbiare. Dimentichiamo tutto, eh Torao?”
Trafalgar si fermò a due centimetri da lei e alzò la spada ancora nel fodero, Nami chiuse gli occhi ma li riaprì quando si rese conto di ciò che stava succedendo.
Law la teneva stretta a sé premendole la spada sulla schiena e la stava baciando. Al tocco di quelle labbra Nami si lasciò andare e rispose al bacio.
“Questo è un altro metodo per ritrovare la calma” le sussurrò a due centimetri dalle labbra.
 
***
 
Nami stava disegnando la sua cartina canticchiando serena, ora la sua mano era ferma e precisa. Law la osservava con un sorrisetto sulle labbra, aveva scoperto la cura contro le sfuriate della bella navigatrice.
Il dottore aveva colpito ancora.

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Capitolo 23
*** capitolo 23- Uomo {CorazònXLaw} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti! <3 Rieccomi con questo nuovo capitolo scritto per cola23 ^^ Anche questo è ambientato in un ipotetico post Dressrosa (sì in effetti queste storie mi erano state richieste prima della fine di questa saga ma sono un po' in ritardo XD).
Questo è il mio modo di augurarvi buona Pasqua! <3
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia (siete davvero in tanti e vi ringrazio <3), chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate, e chi recensisce, grazie a tutti! <3 <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

 
 
UOMO


Il sottomarino degli Heart aveva ripreso la sua rotta dopo l’avventura a Dressrosa, finalmente la ciurma si era ricongiunta al capitano che già aveva dato indicazioni sulla prossima meta.
Trafalgar guardava l’orizzonte con un sentimento contrastante tra la curiosità e la preoccupazione. Teneva in mano una vivre card con disegnato sopra un cuore che lo avrebbe portato da qualcuno. Gliel’aveva consegnata l’ex grand’ammiraglio Sengoku prima della sua partenza da Dressrosa, non aveva spiegato molto, gli aveva solo detto di seguirla e lui, spinto dalla curiosità tipica di ogni pirata, aveva deciso di farlo.
C’era un pensiero che solleticava la sua mente, e se quella vivre card appartenesse a Corazòn? Aveva parlato di lui con Sengoku e lui gli aveva dato questa. C’era disegnato sopra un cuore, un cuore nero, era forse una coincidenza? Forse era vivo, forse era sopravissuto a quello scontro di tredici anni fa e ora lo stava cercando. Se così fosse perché non si sarebbe fatto più vivo in tutti quegli anni?
La testa di Law scoppiava con tutti questi interrogativi, cercò di calmarsi sapendo che avrebbe scoperto tutto solo una volta arrivato destinazione.
 
***
 
Una settimana dopo attraccarono ad un’isola apparentemente tranquilla. La vivre card continuava a puntare avanti così partirono per l’esplorazione. Camminarono per mezzora fino a quando si ritrovarono ai piedi di una collinetta. Lì vicino c’era un piccolo villaggio ma la vivre card puntava per salire. Pian piano che arrivavano in cima si scorgeva il tetto di una casa finché non furono così vicini da vederla tutta.
Dovevano procedere verso di essa. Law bussò alla porta e restò ad aspettare. Silenzio. Non si arrese, era troppa la strada che aveva fatto per fermarsi ad una porta, e bussò di nuovo. Questa volta si aprì.
Davanti a lui comparve un uomo biondo alto circa tre metri. Il cuore di entrambi smise di battere in quello stesso istante in cui i loro occhi si incrociarono.
“L-law?” biascicò l’uomo.
“Cora-san?” chiese più a se stesso che a lui.
Il biondo fu preso da un fremito e richiuse violentemente la porta interrompendo quello scambio di sguardi.
“Vattene da qui!” si sentì urlare da dentro la dimora.
Poi un ci fu un gran frastuono di pentole che sbattevano tra loro e di sedie cadute per terra. L’idea che l’uomo fosse rimasto lo stesso combina guai balenò nella testa del pirata.
“Capitano che succede?” chiese preoccupato Bepo.
“Tranquilli, va tutto bene. Tornate al sottomarino, io resto qui” rispose categorico, così la ciurma obbedì.
Trafalgar spalancò la porta con un calcio e fece irruzione.
“Voglio delle risposte Cora-san!”
“Come hai fatto a trovarmi?” gli chiese dandogli le spalle.
“Sengoku-ya mi ha dato la tua vivre card”
“Quel vecchio pazzo!” esclamò nervoso.
“Ora rispondi! Come puoi essere ancora vivo? Cosa è successo? Dove sei stato tutti questi anni?!”
Rocinante si voltò piano verso di lui ma tenne lo sguardo basso.
“È giusto che tu sappia, anche se speravo non dovesse mai succedere. Quella volta credevo davvero che sarei morto, e poco ci mancava, fortunatamente per me mi trovò la vecchia Tsuru e mi salvò la vita. Ripresi conoscenza due settimane dopo e allora non sapevo più come trovarti, avrei voluto cercarti per assicurarmi che stessi bene e per prendermi cura di te ma non potevo! Avrei rischiato di metterti nuovamente in pericolo con mio fratello e tu odiavi i marines! So che sto accampando scuse inutili e che non posso fare niente per farmi perdonare, ma ti assicuro che mi vergogno di me stesso e che sono mortificato per tutto quello che ti ho fatto passare in tutti questi anni! Ho pensato che fosse meglio per te credermi morto piuttosto che darti tutto questo dolore!” si sfogò tra copiose lacrime.
“Come potevi pensare una cosa del genere?! Non puoi decidere solo tu cosa sia meglio per me! Io volevo stare con te, ti rivolevo al mio fianco, non mi importava niente del resto! L’unico scopo della mia vita è stata la tua vendetta e invece tu eri vivo!”
“Lo so, perdonami! Però ci sei riuscito, hai sconfitto Doflamingo. Io non ci sono riuscito nonostante ci avessi lavorato per anni. Sono fiero di te!”
Passarono un’ora a raccontarsi tutto ciò che era successo in quegli ultimi tredici anni, Law venne a sapere che Corazòn aveva lavorato in incognito con i rivoluzionari per smascherare Joker e che aveva sempre seguito le sue avventure attraverso gli articoli di giornale.
Con il passare dei minuti la tensione si era quasi sciolta del tutto e il biondo ne aveva approfittato per celebrare tutte le feste che si erano persi: compleanni, natali, grandi successi, ecc.
Nel giro di mezzora Law era passato dall’avere tredici anni ad averne ventitré.
“E adesso tanti auguri per i tuoi ventiquattro anni! Metti il cappellino e-”
“Cora-san basta! Non sono più un bambino, non faccio queste cose. Sono un uomo adesso” lo interruppe rosso per l’imbarazzo.
 “Quindi non vuoi la torta?” chiese con una fetta già in una mano e il coltello nell’altra.
“Sii serio!”
Puntualmente la goffaggine del biondo colpì ancora. Rocinante perse l’equilibrio cadendo a terra con la faccia nella torta, il coltello volò in aria e gli cadde addosso ferendogli un fianco. Law dovette medicargli la ferita.
“La vita è buffa, tempo fa mi hai pugnalato al fianco e ora invece me lo stai curando ah ah ah – rise malinconico – è vero, adesso sei un uomo eppure non riesco a non vederti bambino”
“Però non lo sono” puntualizzò il moro.
“Già. È proprio per questo che non volevo che mi trovassi. Che cosa siamo noi due?”
Law non rispose ma aveva già capito il senso della domanda, la stessa che si era già posta lui.
“Se fossimo rimasti sempre insieme forse avresti potuto vedermi come un padre, o un fratello maggiore, uno zio anche, ma non è stato così. Siamo due uomini che un tempo si conoscevano, non può più essere come prima” concluse.
“Questo è un momento strano, è successo tutto così all’improvviso che è difficile da gestire. Però sono felice che sia successo, sono felice di averti rivisto. Sono felice che tu sia vivo” rispose Law.
“Probabilmente ci vorrà del tempo per stabilizzare le cose. Dovremo solo farci l’abitudine, io per primo dovrò abituarmi a vederti come un uomo ahahah”
Corazòn si allontanò da lui e Trafalgar vide sul tavolo della cucina i cappellini delle feste di compleanno. In quel momento si ricordò che c’era una cosa che avrebbe voluto fare da piccolo ma che non ci era mai riuscito, doveva farlo ora. Prese un profondo respiro.
“Cora-san – il biondo si voltò – ti voglio bene!” confessò anche se imbarazzato.
Corazòn rimase incredulo per qualche istante, poi iniziò a piangere.
“Anch’io ti voglio bene Law!” rispose stringendolo in un abbraccio sapendo che il moro non avrebbe mai avuto il coraggio di fare.
Non sapevano bene cosa fossero o come si sarebbe sviluppata la situazione, ma di una cosa erano certi: si volevano un gran bene.

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Capitolo 24
*** capitolo 24- Pizza {SanjiXNami} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti! <3 Eccomi con un nuovo capitolo e una nuova coppia richiesta da Fenice_blu: la SaNami! ^^ Ultimamente è una che va per la maggiore visti i recenti avvenimenti nel manga, confesso che anche io sprizzavo fangirlaggine da tutti i pori *^* ma non solo per il SaNamismo (?) perchè altra coppia dibattuta era la ZoSan che presto apparirà anche in questa raccolta!
Come sempre ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie a tutti! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

 
PIZZA


Era una tranquilla giornata a bordo della Thousand Sunny e Sanji se ne stava chiuso in cucina a trafficare tra i fornelli come suo solito. Nami era seduta al tavolo a sfogliare una rivista ma ogni tanto alzava lo sguardo sul cuoco per vedere cosa stesse combinando.
“Namiiii-swaaan, ti andrebbe una bibita fresca?” le chiese roteando su se stesso.
“Oh certo, ma non ci sarebbe anche qualche dolcetto?” rispose ammiccando.
Il biondo non se lo fece ripetere due volte e le servì un piccolo vassoio di pasticcini prima di riscomparire dietro al bancone. Nami si immerse nuovamente nella lettura mentre si godeva beatamente la merenda.
All’improvviso un rumore di pentole la ridestò e la fece scattare verso il cuoco, il quale se ne stava seduto a terra con un enorme sacco tra le gambe. Intorno a lui aleggiava una leggera coltre bianca che si era depositata in parte sui suoi capelli e lo faceva tossicchiare.
“Sanji-kun cosa stai facendo?!” chiese la rossa allarmata.
“Oh la mia principessa è preoccupata per me, che gioia!” cantilenò sprizzando cuoricini.
“Finiscila e spiegati!” lo rimproverò.
“Stai tranquilla mia adorata, stavo solo prendendo la farina e sono inciampato” la rassicurò.
Alla ragazza scappò una risatina dopo che lo osservò per bene, lui che sembrava sempre composto a quanto pare inciampava come i comuni mortali. Se ci fosse stato Zoro lo avrebbe scherzato a vita.
“Che cosa vorresti cucinare oggi?” gli chiese ancora sorridente appoggiando i gomiti sul bancone e sporgendosi verso di lui.
Sanji, che intanto si era rialzato, stava riordinando il pasticcio che aveva creato ma si interruppe e si voltò raggiante verso di lei.
“La pizza!”
“La … pizza?” chiese conferma, non perché non ne fosse entusiasta, ma perché il biondo cucinava spesso piatti più raffinati.
“Esatto, sai è divertente prepararla. Ti va di aiutarmi?” le domandò.
Nami accettò, tanto non aveva niente da fare, almeno si sarebbe divertita.
Iniziarono posizionando tutti gli ingredienti sul tavolo: farina, acqua tiepida, olio extra vergine d’oliva, lievito di birra fresco e sale.
“Ora iniziamo a mettere in una bacinella il lievito e l’acqua tiepida, Nami-swan mescola il tutto con un cucchiaino per far sciogliere il lievito” spiegò il cuoco.
Nami lo fece mentre Sanji spargeva sul tavolo la farina a fontana, prese poi la bacinella e iniziò a impastare con una forchetta la farina con il composto di acqua e lievito.
La ragazza guardò incantata i suoi movimenti precisi e raffinati.
“Vedi Nami, bisogna partire dal centro e amalgamare la farina all’acqua in modo rotatorio e in senso orario. È facile e in questo modo si ottiene un impasto omogeneo e senza grumi.”
La rossa seguiva le sue spiegazioni come una barca che si lascia trasportare dalle onde.
“Adesso aggiungi un cucchiaio di olio extravergine d’oliva e un pochino di sale fino”
“Così?”
“Ancora un po’, basta così. Ora viene la parte divertente, dobbiamo impastare fino a ottenere una palla di pasta liscia e morbida”
Nami iniziò a impastare ma era troppo pesante per lei, era difficile sbatterla sul tavolo e darle una forma rotonda continuamente. Sanji si accorse che era in difficoltà così le si mise dietro e la circondò con le braccia iniziando a impastare a sua volta. Il cuore della ragazza palpitava velocemente a causa di quella strana e piacevole vicinanza.
Quando fu pronto coprirono l’impasto con un panno e lo lasciarono lievitare per un’ora. Intanto si erano seduti in sala da pranzo a finire la merenda della navigatrice, ma un’ora è lunga così ne approfittarono per terminare alcuni lavoretti: Nami controllò come procedesse la navigazione e Sanji preparò uno spuntino veloce per il resto della ciurma, compreso un vassoio di dolci per la bella Nico Robin.
Passato il tempo rimpastarono e lasciarono nuovamente la pasta a lievitare per un’altra ora.
Nel frattempo prepararono la salsa di pomodoro, le mozzarelle tagliate a cubetti e tutti gli altri condimenti con cui si sarebbero sbizzarriti. Finita la lievitazione Nami stese l’impasto con il mattarello fino a dargli una forma rotonda e Sanji lo mise nella teglia.
Iniziarono quindi a metterci i condimenti fingendo di bisticciare per chi avesse il diritto di mettere ciò che aveva in mano dove voleva. Nami si infilò tra le sue braccia così da impedirgli la vista e fare come voleva.
“Così non vale Nami-swan!” si lamentò scherzoso il biondo.
“Tutto è lecito in guerra e in amore, è questione di furbizia ahahah” gli rispose ridendo.
“Allora in questo caso …”
Sanji la prese per la vita e la sollevò, poi ruotò su se stesso fino a quando non la spostò lontana dal tavolo e la posò a terra.
“Fermo Sanji aspetta!” si lamentava lei.
“Anche questo è lecito ahahah” le rispose mettendo un’oliva sulla pizza in segno provocatorio.
La ragazza si imbronciò e gonfiò le guance ma subito scoppiò a ridere.
“Ma che succede?” chiese confuso il biondo.
Nami gli si avvicinò pericolosamente al viso e lui si paralizzò.
“Hai un po’ di salsa sulla guancia” ridacchiò leccandogliela via.
Sanji divenne rosso quasi come la salsa al tocco di quelle morbide labbra sulla sua pelle, per poco non gli scese il sangue dal naso!
Doveva trattenersi però, non poteva rovinare quello splendido momento. Erano soli in cucina e lo erano stati tutto il pomeriggio, avevano riso e scherzato, avevano cucinato insieme e ora erano così vicini. Sanji la osservò rimanendone ammaliato: Nami era bellissima con un sorriso raggiante, gli occhi vispi e i capelli corti ribelli come lei.
Pensò che non poteva finire così questa giornata, non avrebbe avuto un’altra occasione forse e non poteva permettersi di sprecarla. Si fece coraggio e prese un cucchiaio di salsa di pomodoro.
“Nami assaggia questo” le disse imboccandola.
La ragazza fu colta alla sprovvista e si sporcò le labbra. Sanji le si avvicinò al viso e la guardò intensamente.
“Hai un po’ di salsa sulle labbra” le disse prima di annullare ogni distanza tra loro.
La baciò finalmente. Quanto aveva desiderato farlo, ora non gli importava più di niente, voleva solo restare così per sempre. Purtroppo il bacio non poteva essere eterno e si staccò da lei.
Nami aveva la faccia rossa e gli occhi lucidi. Non riusciva a dire niente e rimase ferma a fissarlo come se stesse cercando di capire se tutto questo era successo davvero.
Il biondo si sentì male a quel silenzio, aveva rovinato tutto, aveva fatto un casino! Cosa sarebbe successo tra loro e con il resto della ciurma? Magari lo avrebbe odiato per sempre. Nonostante tutto non si pentì di averla baciata, anzi lo avrebbe rifatto.
“Io … mi dispiace Nami … io …” iniziò a scusarsi tenendo la testa bassa.
La rossa non lo lasciò terminare perché lo afferrò per la cravatta e lo baciò con foga. Il biondo spalancò gli occhi ma subito la strinse a sé rispondendo al bacio.
“Ora finiamo la pizza – balbettò staccandosi da lui – e dovrai pagarmi per questo!”
Sanji ridacchiò, Nami era troppo tenera in quel momento con le gote arrossate così le accarezzò dolcemente la testa.
“Mi aiuterai anche tutte le altre volte?” le chiese dolcemente.
“Forse …” rispose accoccolandosi sul suo petto.
La pizza era diventata ufficialmente la loro ricetta dell’amore.

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Capitolo 25
*** capitolo 25- Non andare {DoflamingoXLaw} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3 Rieccomi finalmente con un nuovo capitolo, richiesto da cola23 ^^ Questo signori e signore è il sequel del capitolo 14 "Zio" quindi vi consiglio di leggerlo/rileggerlo per capire il senso della trama.
Ora devo dirvi una cosa importante, mancano solo 6 storie prima della fine di questa raccolta ma purtroppo non so quando riuscirò a pubblicarle, purtroppo con la maturità che si avvicina maggio e giugno sono mesi infernali T.T Io farò del mio meglio per scrivere qualcosina ma non assicuro niente, comunque non allarmatevi che non sparisco lasciando inconcluse le storie ^^
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie a tutti! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3
 

NON ANDARE

Erano passati due mesi dalla confessione di Law e i rapporti tra lui e Doflamingo erano drasticamente cambiati. Non si parlavano, non stavano insieme e addirittura non si guardavano negli occhi. Law non lo aveva perdonato per quel suo insensato rifiuto e Doffy era convinto che comportandosi così avrebbe reso le cose più facili al ragazzo.
In famiglia tutti si erano accorti di questa tensione tra i due ma nessuno osava chiedere in proposito; erano all’oscuro di tutto perché entrambi non avevano fiatato riguardo a quello spiacevole pomeriggio.
Sebbene le cause non fossero chiare, gli effetti erano ben evidenti.
L’aspetto più preoccupante di quella situazione era che Law si stava isolando sempre di più passando la maggior parte del tempo in camera sua o a scuola piuttosto che insieme al resto della famiglia. Corazòn iniziava davvero ad allarmarsi per questo comportamento e chiese più volte spiegazioni a suo fratello. Quei due erano praticamente identici, se Law aveva qualcosa sicuramente Doflamingo ne sapeva il motivo, o poteva esserne la causa.
Quel pomeriggio Rocinante e Doffy erano soli in soggiorno e il minore ne approfittò per interrogare nuovamente il fratello.
“Doffy, non ti sembra che Law si comporti in modo strano?”
“Per la milionesima volta sì, si comporta in modo strano, basta ripeterlo!” si lamentò.
“Ma io intendo più strano del solito”
“Tsk è un ragazzino, è normale che alla sua età cambi. Dagli tempo qualche mese e tornerà come prima” tentò di rassicurarlo.
“E se così non fosse? Se fosse entrato in brutte compagnie? Se si drogasse? Se diventasse un criminale e finisse in prigione perché noi non abbiamo fatto niente per impedirlo anche se ci eravamo accorti che stesse cambiando?” domandò tutto d’un fiato mettendosi le mani tra i capelli e girovagando intorno al divano.
Doflamingo si innervosì ancora di più. Odiava quando qualcuno gli chiedeva motivazioni sul comportamento di Trafalgar perché lui sapeva tutto ma non poteva dire niente. Doveva portare sulle spalle questo fardello per il bene dell’intera famiglia.
“Corazòn! Non accadrà niente di tutto questo perché se anche frequentasse brutte amicizie lo salverei io!” sentenziò sbattendo il pugno sul tavolino lì vicino.
Era vero. Non avrebbe mai permesso che quel moccioso si cacciasse nei guai. Nonostante non gli rivolgesse più la parola e non gli prestasse attenzione, da quando aveva iniziato a star troppo tempo fuori casa, aveva chiesto a Vergo di sorvegliarlo. Era preoccupato per lui ma fortunatamente Vergo gli aveva assicurato che non stava correndo pericoli.
Nella stanza scese il silenzio. Rocinante lo fissava immobile, poi riprese la parola.
“Ne sono certo, so quanto gli vuoi bene ma ricorda che gliene voglio anch’io. Non voglio che soffra”
Disse queste parole con sguardo deciso e Doffy pensò che ci fosse un significato nascosto, forse aveva capito.
Non ebbe il tempo di replicare perché la porta di casa si aprì e Law fece il suo ingresso.
“Bene ci siete tutti e due – iniziò guardandoli – devo dirvi una cosa importante”
“Di che si tratta Law?” chiese titubante Corazòn.
“Ho vinto una borsa di studio per andare a studiare medicina all’estero, andrò in Inghilterra il mese prossimo”
I due restarono di stucco.
“È-È grandioso figliolo! Allora era per questo che stavi sempre in camera, eri impegnato a studiare. Ma perché non ci hai detto di questo concorso?” esultò Rocinante, felice che il suo caro Law non fosse diventato un criminale.
I due andarono avanti a parlare e Trafalgar gli spiegò tutto del concorso mentre Doflamingo taceva e lo guardava con un’espressione dura in volto.
“Perché una borsa di studio? Potevo darti io i soldi” chiese serio Doflamingo.
“Volevo farcela da solo” rispose degnandolo solo di una breve occhiata.
“Quei soldi non ti basteranno mai, coprono appena libri e iscrizione, come pensi di sopravvivere in Inghilterra?” insistette sempre più innervosito.
“Mi troverò un lavoro”
“Non essere stupido! Non ti servono queste cose, ti basta chiedere e posso darti tutto ciò di cui hai bisogno” esclamò alzandosi dal divano.
Corazòn si era come pietrificato e assisteva silenzioso alla scena.
“Non mi serve il tuo aiuto, non voglio i tuoi soldi e non voglio più stare qui! Per questo ho scelto di andare all’estero, per non doverti più stare vicino!” scoppiò in una rabbia contenuta come solo lui riusciva a fare.
Queste parole furono taglienti come rasoi per Doffy, taglienti e gelide come gli occhi di Law. Voleva andarsene, lo aveva spinto a quello.
“Law cosa sta succedendo?” intervenne Rocinante, seriamente preoccupato.
“Niente Cora-san. Vado in camera mia” e detto questo uscì dal soggiorno.
I due fratelli tornarono ad essere soli in quella stanza che ora sembrava essersi fatta più grande.
“Doffy, cosa è successo tra te e Law?” domandò fissandolo con sguardo truce.
 
***
 
Era steso sul letto a fissare il soffitto che a breve non avrebbe più rivisto. Era riuscito a trovare la soluzione migliore per allontanarsi da lui ma mille dubbi affollavano la sua mente. Voleva davvero staccarsi da Doflamingo?
 
***
 
Il mese era trascorso lentamente, i due avevano passato la maggior parte del tempo chiusi nelle rispettive stanze: Law in uno stato di composta apatia, Doffy in una mal celata frustrazione.
Ora il moro stava andando in aeroporto accompagnato in macchina da Rocinante che lo stava bombardando di raccomandazioni e di aneddoti nostalgici sulla sua infanzia.
“Sei sicuro che sia la scelta giusta? Non puoi sempre scappare quando le cose non vanno come ti aspetti” disse all’improvviso.
Trafalgar rimase confuso per un attimo ma poi il biondo gli spiegò che il fratello gli aveva spiegato tutto.
“Cos’altro dovrei fare? Questa situazione non riesco più a reggerla” confessò il moro.
“Combatti per ciò che vuoi”
 
***
 
Doflamingo era seduto sulla poltrona del salotto e ne stringeva convulsamente i poggioli con le mani. Poche ore e Law sarebbe partito, non lo avrebbe più rivisto. La famiglia che tanto aveva cercato di proteggere si era spezzata in un punto troppo prezioso per lui.
Cosa doveva fare? Lui aveva provocato questo. Ancora si chiedeva se avesse fatto bene a respingere Trafalgar o cosa sarebbe successo se avesse accettato i suoi sentimenti, tutti pensieri inutili visto che il tempo non può essere recuperato. Però non riusciva a sopportare l’idea di perderlo, lo rivoleva al suo fianco.
I suoi occhi caddero sulle chiavi della macchina e un brivido gli percorse la schiena.
 
***
 
Erano appena arrivati all’aeroporto e stavano aspettando l’imbarco di Law. Corazòn si era trasformato in fontana all’idea che il suo tesorino stesse per lasciarlo. Trafalgar aveva il cuore in gola, appena salito sull’aereo la sua vita sarebbe cambiata totalmente, niente sarebbe più stato come prima.
“Law!”
All’improvviso una voce lo ridestò, Doflamingo era a pochi metri da lui.
“Non ti permetto di partire. Se mai andrai in Inghilterra sarà perché ti ci porterò io!” sentenziò raggiungendolo.
“Ma di che stai parlando? Io non prendo ordini da te, faccio ciò che voglio!” rispose Law.
Doffy guardò suo fratello il quale annuì e si allontanò un poco per lasciarli parlare.
“Cora-san dove vai?”
“Non preoccuparti, ricordati ciò che ti ho detto”
Il moro tornò a fissare Doflamingo.
“Finché farai parte della mia famiglia io farò di tutto per aiutarti e perché tu abbia il meglio” continuò il biondo.
“Ti ho già detto che non voglio più avere a che fare con te”
“Che cosa provi per me?” gli chiese a bruciapelo.
“Odio” rispose Law risentito.
“No, non te ne andresti per quello”
“E tu cosa provi per me?” gli rivolse la domanda.
“Qualcosa che è sbagliato e giusto allo stesso tempo”
Detto questo afferrò il ragazzo, lo strinse a sé e lo baciò. Tutto l’universo intorno a loro sembro sparire.
“Noi non possiamo, no?” chiese con un filo di voce Law quando si staccarono.
“Rocinante è d’accordo, gli altri sospettano qualcosa ma che importa? Non rovineremo la famiglia se ci amiamo ma solo se tu te ne andrai e non è un prezzo che sono disposto a pagare. Torna a casa Law”
Trafalgar si fiondò tra le braccia di Doflamingo, il suo cuore aveva ripreso a vivere.
Tornarono a casa insieme, pronti ad affrontare un nuovo tipo di convivenza.

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Capitolo 26
*** capitolo 26- Nuovo membro {ZoroXRobin} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti! <3 <3 Sono passati secoli dall'ultima volta, ma cercate di capirmi quest'anno ho la maturità TT.TT non ho ancora finito perchè mi manca l'orale, ma è abbastanza lontano da permettermi di scrivere qualcosina. Questa storia (scritta in tre giorni ahahah XD) è stata richiesta da Giosi05 ^^
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia (siete davvero tanti, grazie <3), chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie di cuore a tutti! <3 <3 
La raccolta sta giungendo al termine, siamo a -5 ragazzi! 
A presto!
Monkey D Akiko <3

 
NUOVO MEMBRO


I mugiwara avevano lasciato Alabasta e la loro amica Bibi, ma da qualche ora avevano una nuova compagna. Nico Robin si era intrufolata a bordo e, sebbene fino al giorno prima fosse una nemica, parte della ciurma l’aveva già accettata. Rufy e Sanji non si erano fatti problemi mentre Usop e Chopper restavano sospettosi, Nami invece si era fatta convincere dai soldi. L’unico che sembrava intenzionato a non vederla di buon occhio era Zoro. Lo spadaccino infatti non si fidava di lei, quella strega doveva per forza avere qualche piano in mente. Lui però non si sarebbe fatto ingannare da quel sorriso dolce e sarebbe stato pronto a sventare tutti i suoi intrighi. 
La navigazione procedeva tranquilla così ne approfittava per sonnecchiare, tenendo però allo stesso tempo i sensi vigili e in allerta contro ogni possibile mossa nemica.
La calma a bordo era quasi snervante e all’improvviso sentì il bisogno di controllare la situazione. Aprì piano gli occhi e vide l’intrusa che leggeva beatamente un libro seduta al tavolino, poco distanti Rufy, Usop e Chopper stavano giocando con le mani di lei, Nami era scesa sottocoperta per crogiolarsi nei nuovi tesori mentre Sanji, beh non gli importava dove fosse quel cuoco.
Tutto era sottocontrollo, ma la tentazione di spiarla ancora era forte. Voltò lo sguardo verso di lei e si soffermò sulla sua figura per qualche minuto. Non capiva perché lo stesse facendo, era come offrire il fianco al nemico durante una battaglia. Robin si accorse di essere osservata, forse si era accorta già da tempo.
“Sorvegli la ciurma spadaccino? Hai davvero un animo nobile” gli disse sorridendo voltandosi verso di lui.
Zoro sobbalzò per l’imbarazzo di essere stato colto in flagrante e si limitò a richiudere gli occhi in uno sbuffo stizzito, provocando così l’ilarità della donna. Robin tornò a concentrarsi sulla lettura e lo spadaccino a dormire.
Il giorno passò e venne la notte, Zoro aveva il turno di guardia e ne stava approfittando per allenarsi sul ponte della nave. Dopo aver terminato gli esercizi di sollevamento pesi si sedette vicino alla polena e chiuse gli occhi per rilassarsi. Poco dopo sentì il suono di passi che si avvicinavano, ma restò immobile. Aveva già capito chi fosse.
Il rumore dei tacchi che picchiettavano sul legno seguiva il passo cadenzato della figura che gli veniva incontro, poi il silenzio.
“Credo che tu ti alleni troppo spadaccino, non fai altro che dormire per la stanchezza”
“Figurati, non sono debole come pensi” rispose il verde.
Quando aprì gli occhi vide Robin appoggiata alla balaustra, intenta a osservare il mare.
“Non dovresti essere a dormire?” le chiese.
“È da molto che non navigo, sentivo la nostalgia delle onde” gli spiegò pacatamente.
Zoro non le rispose, si limitò a osservarla.
I capelli corvini danzavano al ritmo della brezza marina, la pelle baciata dalla luna sembrava prezioso avorio e i suoi occhi brillavano come zaffiri.
Era davvero bella, non poteva negarlo. Se fosse stato un tipo come Sanji, avrebbe potuto dire di trovarsi di fronte a una sirena, o meglio, al cospetto della dea dei mari.
Una cosa notò subito, il suo sguardo era malinconico.
“Perché ti sei unita alla ciurma?” le chiese brusco, la delicatezza non era il suo forte.
“Ve l’ho detto, non ho nessun altro posto in cui andare. Il tuo capitano mi ha salvato la vita, come punizione deve portarmi con lui. – rispose con un sorriso amaro – Non mi vuoi spadaccino?”
“Mi è difficile fidarmi di chi non conosco, soprattutto se era un nemico”
“Ti capisco, io non mi sono mai fidata di nessuno. Poter contare solo sulle proprie forze, questo è il mio prezzo da pagare”
“Che vuoi dire?” domandò non avendo capito le sue parole.
“Non importa, non serve che tu capisca” rispose misteriosa.
“I miei compagni sono ingenui, ma se provi a fare il doppiogioco con loro ci penserò io a impedirtelo, tienilo a mente” sentenziò deciso.
“Sono molto fortunati, anche io vorrei al mio fianco una persona pronta a proteggermi come te spadaccino fufufu” rise sommessamente.
Zoro arrossì a quel commento, poi tornò a osservarla. Ecco, era tornata a essere malinconica. Le sue parole erano strane, era come se stesse nascondendo un profondo dolore. Forse era sempre stata sola, forse non aveva potuto conoscere l’affetto di persone care.
“Noi siamo così, ci proteggiamo a vicenda, un po’ come una famiglia” spiegò Zoro.
“È proprio una bella ciurma” constatò la mora.
“Adesso ne fai parte anche tu”
“Mi stai dando la tua approvazione?” lo prese in giro.
“È presto per quella, ti farò sapere” replicò.
Seguirono alcuni minuti di silenzio, poi Robin riprese la parola.
“E tu perché ti sei unito alla ciurma? Mi era giunta voce di un famoso cacciatore di pirati del mare orientale”
“È una lunga storia, ma in poche parole è stata colpa di Rufy e poi non era mia intenzione fare il cacciatore di taglie, mi servivano solo i soldi. È un bene che abbia incontrato Rufy, grazie a lui so che riuscirò anch’io a realizzare il mio sogno”
“Sogno?”
“Avevo fatto una promessa molti anni fa, è arrivato il momento di mantenerla – spiegò – Tu non hai un sogno?”
“Sì, vorrei scoprire la storia del mondo. Ci sono molti misteri da svelare, magari viaggiando con voi potrei scoprirne qualcuno” rispose.
Lo spadaccino notò che ora gli occhi di Robin erano attraversati da una luce diversa, come se trasmettessero tutta la sua determinazione.
La ragazza si allontanò dalla balaustra.
“Credo che andrò a dormire. Sono sicura che potrò fare sonni tranquilli visto che ci sei tu a proteggere la nave” dicendo questo si incamminò diretta sottocoperta.
“Guarda che se ci attaccano dovete combattere anche voi!” si lamentò.
“Ah ah ah tranquillo, mi fido”
Si fidava? Forse di lui che l’avrebbe protetta? Quella donna era proprio strana, però aveva potuto studiarla meglio questa notte. Non sembrava pericolosa, anzi era per certi aspetti simile a lui.
Le avrebbe dato una possibilità, si sarebbe fidato.

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Capitolo 27
*** capitolo 27- Cambiare idea {CorazònXLaw} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti! <3 Rieccomi finalmente con questo nuovo capitolo richiesto da cola23 ^^ L'ho appena finito e non l'ho nemmeno riletto, spero di non aver scritto orrori XD Questa volta è stata davvero dura, un po' perchè non ho tanta voglia di scrivere con questo caldo, un po' perchè ero senza ispirazione (infatti non sono molto soddisfatta del finale :/ ) , ma eccolo qui il capitolo. La volta scorsa ho sbgliato con il conto alla rovescia, con questo siamo a -5 ^^"
Come sempre ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie a tutti! <3 <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

 
CAMBIARE IDEA


“Dottore, serve il suo aiuto. Abbiamo un altro caso Corazòn in corsia”
Incredibile. Era la terza volta in quella settimana.
“Arrivo, dite al paziente di non muoversi” rispose stanco all’infermiera.
Law si diresse verso la causa dei suoi problemi: Donquijote Rocinante.
Era un nuovo membro del corpo di polizia locale, giunto in città circa tre mesi prima, e dal suo arrivo non faceva altro che infortunarsi e finire in ospedale. E a chi toccava medicarlo?
A lui ovviamente.
Rocinante era senz’altro un inguaribile imbranato, ma se non altro era un buon poliziotto visto che era entrato nel cuore di tutti i cittadini. Era buono e pronto a fare di tutto per proteggere i civili, per questo lo avevano soprannominato Corazòn, per il suo gran cuore.
Ricordava ancora il loro primo incontro. Rocinante aveva appena catturato un ladro di appartamenti a cui la polizia dava la caccia da settimane, lui era riuscito dove gli altri avevano fallito arrestandolo dopo averlo rincorso per mezzo quartiere. Il problema era che non aveva chiuso le manette e alla prima distrazione il ladro lo aveva colpito alla nuca per poi scappare.
Law sentendo la storia aveva subito pensato che questo nuovo poliziotto fosse un’idiota, ma dopo averlo visitato ne trovò la conferma visto che a ogni movimento creava un danno.
Intanto che pensava a questo arrivò da Rocinante.
“Oggi qual è il problema, Cora-san?” gli chiese spazientito.
“Ah Law! Mi sono spruzzato per sbaglio lo spray al peperoncino negli occhi. Bruciano tantissimo!” spiegò trafelato.
Il dottore lo guardò attentamente, i suoi occhi erano davvero rossi e lacrimavano.
“Mi sembra logico, è fatto apposta per far bruciare gli occhi – affermò ghignando – muoviti e entra nel mio studio così ti medico”
Con l’aiuto di un’infermiera Rocinante seguì Law che lo curò.
“Se ti pagassero per ogni volta che sei finito in ospedale, saresti già ricco Cora-san”
“Ahahahah sono incidenti che capitano quando lotti per la giustizia!” rise il biondo.
“Sono incidenti che capitano solo a te però” puntualizzò l’altro.
“Ci ho fatto l’abitudine”
Corazòn si sistemò meglio sul lettino dei pazienti, ma così facendo perse l’equilibrio e ruzzolò a terra finendo a gambe in aria.
“Tutto apposto?” chiese Law leggermente preoccupato.
“Sto … bene …” rispose dolorante.
“Mi riferivo proprio a questo”
Trafalgar lo aiutò a rimettersi in piedi e lo sostenne intanto che finiva di parlare; l’impresa era ardua vista la differenza d’altezza.
“Law, mi stavo chiedendo … insomma, sempre se ti va naturalmente … posso offrirti un caffè?” chiese impacciato.
Rocinante era innamorato perso del suo dottore, dal primo momento in cui lo aveva visto era stato un colpo di fulmine. Sfortuna vuole che Trafalgar non sembrava interessato, era piuttosto infastidito dalla sua presenza. Il poliziotto non si era però messo il cuore in pace e, se non poteva sperare in una relazione, si sarebbe accontentato della sua amicizia.
Il moro alzò un sopracciglio a quella richiesta per poi tornare a svolgere il suo lavoro incurante del resto.
“Mi spiace ma non intrattengo rapporti con i pazienti all’infuori dell’ospedale” spiegò.
“Ah sì, certo capisco. Era solo per ringraziarti per le cure che mi presti tutte le volte” rispose cercando di nascondere la delusione.
“Il mio è puro e semplice lavoro Cora-san”
 
***
 
Oggi era il giorno libero di Trafalgar e lui ne stava approfittando per fare una passeggiata tra le vie del quartiere in cui abitava. Non che a lui piacesse particolarmente passare così il tempo libero, ma almeno riusciva a distrarsi e a non pensare sempre al lavoro, inoltre fuori dall’ospedale aveva meno possibilità di vedere Rocinante. Negli ultimi tempi il biondo aveva cercato troppo spesso di avvicinarlo e questo lo infastidiva molto, non voleva avere a che fare con un idiota come lui.
“Fermo! Fermatelo!” sentì gridare da più voci.
Non ebbe il tempo di voltarsi per capire cosa stesse succedendo che fu travolto da una persona.
“Maledizione! – imprecò lo sconosciuto cercando di alzarsi – Tu, brutto bastardo!” lo insultò per aver fermato la sua corsa.
“Fermo, in nome della legge!” urlò qualcuno che si stava avvicinando a loro.
Law riuscì a vedere la divisa della polizia e intuì di trovarsi con il criminale, prima che quest’ultimo lo tirasse su con forza e gli puntasse una pistola alla tempia. Si era cacciato proprio in una brutta situazione. Se solo avesse capito prima chi fosse lo sconosciuto che lo aveva travolto, lo avrebbe riempito di pugni e se ne sarebbe liberato.
“Getta subito la pistola!” lo intimò il poliziotto.
“No, tu getta la tua! Se non lo fai questo tipo si ritroverà con un buco in testa!” minacciò a sua volta il delinquente.
Law alzò lo sguardo verso il poliziotto e con sua grande sorpresa riconobbe Corazòn. In un attimo la sua sicurezza si distrusse. Corazòn era solo e sicuramente non era in grado di aiutarlo.
“Getta la pistola!” ripeté minaccioso il criminale e il poliziotto fu costretto a obbedire.
In quel momento il suono delle sirene della polizia si propagò per la strada.
“Dannazione devo andarmene!” constatò l’uomo.
Law sperò che lo lasciasse per buttarsi in una folle corsa, ma l’uomo lo strattonò per un bracciò costringendolo a seguirlo.
“Fermo! Lascialo andare, ti farò io da ostaggio!” propose Rocinante, ma lui non lo ascoltò e corse via, portandosi dietro Trafalgar.
Rocinante raccolse velocemente la sua pistola da terra e partì all’inseguimento, non poteva permettere che quel criminale facesse del male a Law. Era un uomo pericoloso che era stato responsabile di una rapina a mano armata in una gioielleria e di ripetute aggressioni, doveva assolutamente consegnarlo alla giustizia.
Il ladro provò a liberarsi di lui passando attraverso una fabbrica abbandonata sperando così di far perdere le sue tracce. Non sapeva però che Rocinante aveva arrestato altri criminali in quel posto e che quindi lo conosceva come le sue tasche.
Il biondo vide i due entrare, ma non li seguì sperando di poter cogliere di sorpresa quel bastardo passando da un’entrata laterale.
Law si sentiva sempre più in trappola, la fabbrica era un posto perfetto per un criminale per sbarazzarsi di qualcuno, letteralmente. Con la coda dell’occhio cercò alle sue spalle Corazòn per avere almeno una speranza, ma non lo trovò.  Il sangue gli si gelò nelle vene, possibile che non fosse riuscito a seguirli? No, non poteva crederci, non voleva crederci, Corazòn era la sua unica speranza!
Il criminale si fermò, e Law ne capì il motivo.
“Un ostaggio è comodo, ma ora non mi servi più!” disse spingendolo via per poi puntargli la pistola contro.
Prima che potesse premere il grilletto, Rocinante sbucò dal nulla saltandogli addossò.
“Tu non farai del male a nessuno!” gridò deciso.
Corazòn lo teneva fermo a terra, ma l’uomo si dimenava con calci e pugni ai quali il biondo rispondeva. Alla fine Rocinante riuscì a disarmarlo e lo mise al tappeto con un potente pugno alla mascella.
“Sei in arresto!” dichiarò mettendogli le manette.
Dopo pochi secondi arrivarono i rinforzi che fecero salire l’uomo in una delle autovetture dirette alla centrale.
“Stai bene Law?” gli chiese preoccupato Rocinante.
“Sì, sì sto bene. Grazie per avermi salvato Cora-san” lo ringraziò.
“Figurati, ho fatto solo il mio lavoro”
Trafalgar notò che il braccio del poliziotto sanguinava.
“Ah sì, credo di essermi procurato questo graffio quando mi sono buttato contro il ladro” si giustificò.
“Non è un semplice graffio, vieni con me così ti medico la ferita”
Incredibile, Corazòn lo aveva davvero salvato. Si era proprio sbagliato sul suo conto, se non fosse stato per lui sarebbe morto. Aveva agito da vero poliziotto e non aveva commesso il benché minimo errore.
“V-va bene ti seguo! Ah!” mentre parlava inciampò nei suoi stessi piedi e precipitò addosso a Law.
“Mi- mi dispiace, non l’ho fatto apposta!” si scusò immediatamente.
Trafalgar dovette ricredersi nuovamente, Corazòn era ancora l’imbranato che aveva conosciuto.
“Non importa, ormai mi sono abituato ai tuoi incidenti. Almeno adesso ho la sicurezza che se dovessi avere ancora bisogno posso contare su di te come poliziotto” rispose con il suo solito sorrisetto.
“Ma certo, se sarai in pericolo ci penserò io a salvarti!” affermò sicuro ma allo stesso tempo imbarazzato.
I due si alzarono da terra e si incamminarono verso l’ospedale.
“Finita la medicazione potremmo berci quel caffè” propose Law.
Corazòn si illuminò dalla gioia, finalmente stava avendo una possibilità con Trafalgar e non l’avrebbe sprecata.
“Certo!”

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Capitolo 28
*** capitolo 28- Spiaggia {ZoroXSanji} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveee a tutti! <3 Rieccomi con un nuovo capitolo richiesto da Fra3398 ^^ Era da un bel po' che non scrivevo una ZoSan... Coooomunque, con questa siamo a - 4! Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie a tutti! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

 
SPIAGGIA


Era una splendida giornata di sole, perfetta per una gita al mare. Sanji e Zoro ne avevano approfittato e quella mattina avevano lasciato presto l’albergo in cui risiedevano per raggiungere la spiaggia. I due erano andati in vacanza insieme per festeggiare la fine della maturità, ma la loro convivenza era come sempre impegnativa.
Quella mattina Sanji aveva sudato sette camicie per svegliare presto il suo compagno, alla fine aveva dovuto buttarlo giù dal letto a calci. Zoro invece si era ritrovato a trascinare il biondo per tutto il tragitto dall’hotel alla spiaggia perché appena lo lasciava, Mr. Sopracciglia si buttava all’inseguimento di belle ragazze. E questo era solo l’inizio di una lunga giornata ...
Zoro stava nuotando tranquillamente sottacqua, l’acqua era così fresca che immergersi era un toccasana per tutto il corpo. Il verde si stava godendo quella magnifica pace quando qualcuno gli schiacciò la schiena con un piede. Subito si tirò su per cantarne quattro al responsabile.
“Ehi vuoi stare attento a dove metti i piedi?!”
“Oh scusa marimo, con quei capelli verdi ti ho scambiato per un’alga” si scusò falsamente Sanji.
“Lo hai fatto apposta, razza di idiota!”
“Idiota a chi?!”
Erano di nuovo alle solite, quei due non riuscivano a stare cinque minuti senza litigare.   
“Sei solo geloso che sia più bravo di te a nuotare!” affermò Zoro.
“Questa sì che è bella, io sono di gran lunga migliore di te!” ribatté Sanji.
“Allora ti sfido: il primo di noi che nuoterà sottacqua per più tempo e arriverà più lontano, sarà il migliore! Ci stai?” propose il verde.
“Certo e sarà meglio che ti abitui già adesso alla sconfitta!” accettò il biondo, sicuro di non poter perdere.
Al via partirono come siluri mentre grandi onde segnavano il loro passaggio. Gli altri bagnanti si spaventarono e quasi credettero che stessero passando dei missili. Nuotarono così per circa un minuto quando entrambi riemersero con il fiatone.
“Ho anf vinto io anf!” ansimò Sanji.
“Ti sbagli anf sono anf arrivato più lontano di te!” replicò Zoro.
“Sono almeno un centimetro più avanti di te!”
“Hai le visioni, sono io più avanti!”
Ed ecco che ricominciarono a battibeccare.
“E va bene, riproviamo. Il primo che arriva alla spiaggia vince!” dichiarò il biondo.
E così ripartirono con la stessa grinta di prima. Arrivati a riva ricominciarono a proclamarsi il vincitore, chiesero addirittura conferma ai presenti, i quali risposero che era un pareggio.
I due tornarono al loro ombrellone scocciati, era stata una gara inutile per entrambi.
“A quanto pare siamo pari” mugugnò il verde.
“Già …” rispose allo stesso modo.
Zoro si guardò intorno e subito un ghigno si dipinse sulle sue labbra.
“Forse c’è un modo per capire chi di noi è il migliore” disse all’altro.
Sanji guardò nella direzione indicata dal compagno e rimase abbastanza perplesso.
“Sul serio? Beach-volley?”
“Perché no, paura di perdere cuocastro?” ghignò.
In tutta risposta Sanji si diresse direttamente verso il campo di gioco, masticando un muovi il culo, marimo! Quando vide che stava arrivando un gruppo di bellezze mozzafiato, iniziò a volteggiare diffondendo ovunque cuoricini, cosa che disgustò profondamente Zoro. Il biondo iniziò il suo rituale di corteggiamento, ma Zoro intervenne appena in tempo.
“Scusate ragazze, ma ci servirebbe il campo per una sfida” disse cercando di non essere troppo rude.
Le ragazze chiesero loro di poter giocare, visto che sembravano interessate ai due bei ragazzi, ma Zoro fu irremovibile. Alla fine acconsentì a lasciarle assistere, avrebbe testimoniato la sua schiacciante vittoria.
La partita era senza esclusione di colpi, schiacciate potenti e salvataggi estremi si susseguivano l’uno dopo l’altro tanto che richiamarono l’attenzione di molti spettatori. Nessuno dei due sembrava cedere e il pubblico era in visibilio. Entrambi erano affaticati e imperlati di sudore che brillava come diamanti suoi loro petti muscolosi, inutile dire che il pubblico femminile apprezzava il tutto.
Ora la battuta era di Zoro che era pronto a vincere con un colpo decisivo. L’attacco fu rapido ed era diretto a Sanji, il quale si apprestava a respingerlo.
“Forza Sanji, sei il migliore!” fu l’incitamento di alcune belle ragazze.
Il biondo non resistette e si voltò verso di loro con gli occhi a forma di cuore, evitando in questo modo la palla.
“Grazie mie splendide sirene!” cantilenò.
Purtroppo la schiacciata di Zoro era così forte che colpì dritto in faccia il bagnino che si era ritrovato sulla traiettoria della palla per una fatale casualità.
“Oh accidenti!”
Il bagnino perse i sensi per un momento, ma quando si riprese era rosso dalla rabbia, e non solo perché aveva sul volto il segno del pallone. Immediatamente li cacciò dalla spiaggia, additandoli come pericolo pubblico. I due ovviamente se la diedero velocemente a gambe levate e si incamminarono verso l’albergo.
“Per fortuna che doveva essere una giornata rilassante …” sbuffò Sanji.
“Ti ricordo che sei tu che hai iniziato” rispose il verde.
“E di chi è stata la brillante idea di fare una sfida? Tua!”
I due si fissarono in cagnesco per qualche secondo, poi si voltarono contemporaneamente dall’altra parte.
“Sei troppo competitivo” riprese il biondo.
“Senti chi parla, e poi tu sei anche un babbeo!”
“Babbeo a chi, testa d’alga!”
“Ecco ci risiamo, è impossibile non litigare con te! Sei insopportabile, perché non te ne vai con una di quelle ragazze che corteggi!” sbottò Zoro.
“Una di quelle … – Sanji rifletté un attimo finché la risposta non gli balenò nella mente – Non dirmi che sei geloso di me marimo” ghignò.
“Ti sbagli di grosso!” rispose, ma le sue guance si imporporarono.
“È inutile che menti, sei geloso che io sia circondato da tante bellezze” continuò imperterrito.
“Hai le allucinazioni e comunque anche io ho un bel po’ di ammiratrici!” replicò sempre più imbarazzato.
“Ahahahah!” rise il biondo.
“Che hai da ridere!” si lamentò.
“Niente, niente, è solo che mi diverte la tua gelosia” sorrise.
“Ti ho già detto che-” fu interrotto.
“Non preoccuparti, nessuna ragazza potrà mettersi tra noi” affermò mettendogli un braccio intorno alle spalle e sorridendo sereno.
Zoro rimase sorpreso per questo, ma si lasciò andare e anche lui gli avvolse il braccio intorno alle spalle.
“Nessuna” disse solamente.
Continuarono a camminare così fino all’albergo.
“Magari domani potremmo fare una sfida più tranquilla” propose Sanji.
 
***
 
Il giorno dopo in spiaggia una coppia di ragazzi litigava davanti a due castelli di sabbia identici.
“Il mio è più grande del tuo!”
“No il mio è più grande!”
“Il mio è molto più bello!”
“Devi metterti gli occhiali!”

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Capitolo 29
*** capitolo 29- Parco {FrankyXRobin} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti! <3 Eccomi qui con questa Frobin richesta da Fra3398 ^^ Devo dire che ultimamente Robin la vedo benissimo con Franky *^* Spero vi piaccia! Con questa siamo a - 3 gente ^^ Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie a tutti! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

PARCO


Il sole splendeva tra le foglie degli alberi creando giochi di luce mentre gli uccellini cinguettavano tra i rami, le cicale frinivano nascoste nell’erba del prato, le libellule ronzavano sulla riva dello stagno e le farfalle si rincorrevano danzando tra i fiori. Era una di quelle giornate d’estate in cui per ripararsi dal caldo opprimente ci si rifugia nei parchi e questa era l’atmosfera che si respirava nel parco storico disperso nella campagna, lontano dall’inquinamento e dalle intromissioni degli uomini.
La natura regnava sovrana, gli unici segni di civiltà erano i resti di una piccola fortezza vecchia di tre o quattro secoli e un piccolo chiosco che accoglieva i visitatori. La gente però è sempre troppo impegnata per potersi beare della magia di quel posto, ma questo contribuisce a renderlo più tranquillo e piacevole ai pochi visitatori.
Quel giorno Franky aveva deciso di portare Robin a fare un pic-nic proprio in questo parco perché conosceva bene l’amore della ragazza per la storia e la natura, infatti era una bravissima archeologa. A lui non interessavano molto queste cose, ma gli piaceva Robin e questo bastava, inoltre alla ragazza serviva spesso il suo aiuto in ambito meccanico e lui era più che felice di darle una mano.
“Allora Robin, ti piace il parco? Non lo trovi super?!” chiese allegro.
“Sì è davvero bellissimo, come hai fatto a trovarlo?” chiese a sua volta.
“Me ne hanno parlato degli amici e ho subito pensato che era il posto perfetto per te”
“Sei stato davvero molto gentile a portarmici, grazie” rispose sorridendo teneramente.
Franky non sapeva resistere a quel sorriso, o alla sua voce melodiosa, o ai suoi occhi color cielo, insomma, non sapeva resistere a lei.
Una farfalla volò davanti a loro e pian piano si allontanò verso un mucchietto di margherite. Robin si perse ad osservarla. Bastava poco per renderla felice, pensò l’uomo, anche se era ormai una donna si rallegrava per le piccole cose proprio come una bambina. Lui ne sapeva il motivo, la sua infanzia e parte dell’adolescenza erano state molto difficili, era caduta in depressione, ma per fortuna lui e i loro amici erano riusciti a farla rivivere. Solo ora poteva riscoprire il mondo sotto occhi diversi, nuovi come quelli di un bambino. Franky si era ripromesso che non avrebbe mai permesso a nessuno di farla soffrire ancora e avrebbe mantenuto la promessa.
“Ti va di fare una passeggiata?” gli chiese Robin, distogliendolo così dai suoi pensieri.
“Ma certo, sono Super pronto!” affermò mettendosi nella sua tipica posa.
Così raccolsero i loro zaini e si incamminarono sul sentiero.
“Che pace che si respira qui. Si potrebbe fare un bel sonnellino all’ombra!” disse Franky mentre si stiracchiava.
“Hai ragione, l’unico problema sarebbero gli insetti che ci zampetterebbero addosso” rispose sorridente.
“Ma perché devi dire queste cose?” domandò turbato.
Robin non rispose, ma si limitò a ridere. Era fatta così: a volte aveva un lato allegro e subito dopo diceva cose macabre.
“Oh guarda Franky, c’è una specie di torretta lì avanti”
“Hai ragione, non ci avevo fatto caso”
La curiosità della donna era stata ormai stimolata, così i due raggiunsero la torretta. Era una piccola struttura in mattoni, senza porta e con una singola finestrella. All’interno non c’era niente tranne un’insenatura nell’angolo di una parete. Robin vi si affacciò e vide una scala a chiocciola in pietra che portava sia verso l’alto che verso il basso.
“Molto interessante, sembrerebbe una fortezza di controllo dei confini. Andiamo a vedere cosa c’è di sopra” affermò.
“Aspetta, questa scala potrebbe non essere sicura” provò a fermarla senza successo.
Robin salì le scale senza esitazione e Franky non poté far altro che seguirla; quando l’archeologa seguiva una pista, non la fermava nessuno. Sfortunatamente la scala si fermava a metà strada, dopo di che era inagibile. Con grande delusione dovettero tornare indietro, ma la ragazza non demorse e decise di procedere verso il basso.
“Stai attenta mi raccomando, non sappiamo cosa ci sia giù e di certo la poca luce non aiuta” si raccomandò l’uomo.
“È probabile che troveremo ragni e topi”
“Non dirlo con naturalezza!” rispose scocciato.
“Non si vede più niente qui giù” constatò la mora non curandosi della reazione del compagno.
“Ahahah per fortuna ho un paio di torce, le porto sempre con me per le evenienze!” affermò, risolvendo così il problema.
“Sei sempre preparato Franky, non so cosa farei senza di te” gli sorrise dolcemente.
Il cyborg si crogiolò in quei complimenti.
Scese le scale, la coppia si trovò davanti a una lunga e stretta galleria scavata nella roccia e partì all’esplorazione. I loro passi erano seguiti dallo scroscio delle foglie che calpestavano, la presenza delle foglie era positiva perché significava che c’era un’uscita che dava direttamente sul parco.
“Trovato niente di interessante?” chiese all’archeologa.
“No, direi che è un semplice passaggio segreto, però dobbiamo ancora capire dove porta”
“Sai, quando ti ho portato a fare il pic-nic non immaginavo che avremmo esplorato gallerie sotterranee” rifletté ad alta voce.
Robin si fermò un attimo e lo guardò intensamente.
“Non ti piace?” gli chiese mascherando la preoccupazione con un sorriso.
Temeva la sua risposta, per lei le ricerche storiche erano la vita, ma anche Franky era importante. Non voleva sapere che lui detestava queste cose, le piaceva tantissimo averlo con sé nelle esplorazioni, le dava sempre una marcia in più, ma se lui non si sentiva a suo agio non lo avrebbe di certo potuto costringere. Forse era già stanco di seguirla e l’avrebbe lasciata sola. Robin non poteva sopportare l’idea di perdere Franky, era tutto per lei.
“Scherzi? Mi elettrizzano questo tipo di avventure! Mi sento un Super esploratore!” affermò sprizzando energia da tutti i pori.
Robin si sentì veramente sollevata dalla risposta.
“Ne sono felice! – sorrise raggiante – Guarda, là avanti c’è una biforcazione, dove vuoi andare?”
L’azzurro sembrò pensieroso, si abbassò gli occhiali da sole sugli occhi e iniziò ad ancheggiare e a indicare nelle direzioni delle gallerie al ritmo di una musica inesistente.
“Destra, sinistra, destra, sinistra, destra, sinistra, ahhhh … Super!”
Detto questo si fermò nella sua solita posa verso destra, così presero quella strada. Camminarono ancora un paio di minuti finché raggiunsero l’uscita che dava sul parco. Decisero di tornare indietro e di prendere il sentiero a sinistra, ma il risultato fu lo stesso. Dopo pochi minuti uscirono da una grotta a forma d’arco, tutta ricoperta di edera, muschio e radici, che si affacciava direttamente sullo stagno.
“Che peccato, non portavano da nessuna parte” disse deluso.
“Non è un problema, l’importante è che ci siamo divertiti” rispose tranquilla.
“Questo è certo ahahah! Vuoi tornare indietro alla torretta?”
“No, perché non continuiamo la nostra passeggiata” rispose sorridendo.
Si incamminarono sul sentiero che costeggiava lo stagno, l’uno affianco all’altra.
“Grazie per la bella giornata e grazie per tutte le volte che mi accompagni nelle ricerche” lo ringraziò di cuore Nico Robin.
“Figurati, lo sai che ci sarò sempre per te Robin!”
La ragazza lo prese per mano sorprendendo così il cyborg che divenne rosso dall’imbarazzo, ma non si sottrasse, anzi strinse a sua volta la mano alla ragazza.
Continuarono a camminare mano nella mano per tutti i sentieri del parco. Ci sarebbero tornati presto in quel luogo magico, stavolta come una vera coppia.

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Capitolo 30
*** capitolo 30- Crescere {DoflamingoXRocinante} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeeee a tutti! <3 Sìììì sono tornata (e a chi dovrebbe importare?) con un nuovo capitolo, richiesto da cola23 ^^ Per questa storia ho scelto di usare uno stile diverso e per crearlo ho faticato molto, spero vi piaccia e che riusciate a capire. Qui Doffy e Roci non sono fratelli e quindi vi presento Rocinante Corazòn, lo so... non è molto fantasioso ma almeno potevo continuare a usare questo soprannome ^^" Non vorrei anticiparvi niente, ma per essere sicuri che non ci siano problemi di lettura vi dico che nel presente della storia i due protagonisti sono giovani uomini (più o meno in età da universitari) perchè preferisco tenerli il più vicino possibile agli originali.
Con questo siamo a -3 per la fine della raccolta! Come sempre ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie di cuore davvero! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

CRESCERE


Come poteva succedere questo?
Lo stava perdendo e lui non riusciva a fare niente per impedirlo. Era il suo migliore amico, anzi era molto di più, ma forse quel legame che li aveva uniti fin da piccoli si stava pian piano sciogliendo.
Era sempre più lontano, anche quando camminavano fianco a fianco sembrava che percorressero strade diverse.
 
In un piccolo parco giochi un gruppetto di bambini delle elementari stava maltrattando un bimbo biondo di qualche anno più piccolo. Il bambino piangeva disperato perché non riusciva a liberarsi da loro, al contrario quei bulletti insistevano con i dispetti.
“Lasciate stare il mio amico, brutti stupidi!” gridò un bambino correndo in soccorso del piccolo.
“Guardate è Doflamingo!”
Dissero i bambini iniziando a prendere di mira anche lui.
“Adesso diamo una bella lezione a te e a questo moccioso!”
“Prima di toccare lui, dovrete vedervela con me!”
In poco tempo Doflamingo scacciò via tutti e andò a consolare l’amico.
“Roci, quante volte ti ho detto che devi farti rispettare?!”
“Doffy … ho avuto tanta paura!” piagnucolò il piccolo.
“Calmati! Lo sai che verrò sempre ad aiutarti se sarai in pericolo!”
 
Si sentiva un mostro ad allontanare Rocinante da sé, lo faceva soffrire e ogni volta si odiava per questo. Quanto avrebbe voluto tornare ragazzino, a quei tempi potevano stare insieme senza nessuna preoccupazione, ora invece doveva tenerlo lontano per il bene di entrambi.
Già, stava facendo soffrire Rocinante per non distruggere il loro legame, era assurdo, ma era anche l’unico modo.
La verità, quella che non avrebbe mai potuto confessare, era che lui amava Rocinante con tutto il cuore. Voleva stare con lui e lui soltanto, ma per fare questo lui non doveva scoprire il suo amore o lo avrebbe abbandonato.
L’unico modo era distaccarsi quel poco che bastava per evitare di commettere la sciocchezza di baciarlo.
 
Rocinate e Doflamingo stavano tornando a casa da scuola dopo un’intensa lezione di motoria e Doffy era costretto a portare sulle spalle l’amico perché si era fatto male come al solito.
“Se continui a infortunarti così, non arrivi alle superiori Roci”
“Cooosa? No io voglio fare la tua stessa scuola, non voglio restare da solo alle medie!”
“Ma non parlavo di questo! Intendevo dire che se continui a farti male potresti morire prima di finire le medie”
“Non dire cose così macabre!” rispose un po’ spaventato.
“Ahahaha tranquillo Roci, mi prenderò cura di te per evitare che succeda!” rise rassicurandolo.
 
Odiava la sensazione di essere insignificante agli occhi di Doffy. Cercava in continuazione di farsi notare standogli appiccicato, ma il biondo sembrava più infastidito. 
Che cosa era successo tra di loro? Perché tutta questa freddezza nei suoi confronti?
Di una cosa era sicuro: avrebbe posto fine a tutto questo.
 
“Ehi Doffy, andiamo a fare un giro dopo la scuola?”
“Ti ho già detto di chiamarmi per cognome, non siamo più dei bambini Corazòn” rispose infastidito.
“D’accordo scusa, ma allora vieni con me dopo?”
“No, esco con Vergo e gli altri. Ti direi di unirti a noi, ma verranno anche ragazzi che non conosci e so che in queste situazioni sei taciturno …”
“Non preoccuparti, ci vedremo un’altra volta. Divertiti!” rispose celando il suo dispiacere.
 
Alle superiori si era accorto che l’affetto che provava nei confronti di Rocinante non era quello di due amici, o di due fratelli visto che erano cresciuti quasi come tali, ma quello che fa battere il cuore degli innamorati. Il suo però era un sentimento sbagliato che aveva cercato di correggere creandosi nuove compagnie, tuttavia non era riuscito a cancellarlo.
 
“Ehi Doflamingo – lo chiamò all’improvviso Rocinante – esci con la tua compagnia oggi?”
“Come tutti i venerdì Corazòn, perché?” rispose.
“Mi unisco a voi” sentenziò.
Doffy rimase sorpreso, Rocinante non passava mai il tempo con loro.
“Perché così di punto in bianco? Credevo non ti piacessero i miei amici” esternò i suoi dubbi.
“Forse se mi avvicino a loro mi avvicinerò anche a te” rispose enigmatico, ma consapevole del fatto che l’uomo avrebbe capito il significato nascosto della frase.
“Che vuoi dire? Anche adesso siamo vicini” cercò di depistarlo sembrando il più impassibile possibile nonostante un nodo alla gola gli rendesse difficile formulare le risposte.
Rocinante si fermò in mezzo alla strada e Doflamingo lo imitò.
“Non lo siamo più come prima. Che cosa ci è successo? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti prego dimmi perché è cambiato tutto!” si sfogò finalmente, stanco di sopportare il peso della solitudine creatasi nel suo cuore.
Aveva taciuto per anni, ma ora era il momento di farsi coraggio. Più e più volte si era maledetto per non essere riuscito a comunicare con lui.
“Ti sei immaginato tutto come tuo solito Corazòn, non è cambiato niente” negò a lui, ma soprattutto a se stesso.
“Smettila di mentire! Perché mi tratti con sufficienza?!” esclamò arrabbiato per poi voltarsi di scatto e riprendere a camminare, ma andò accidentalmente a sbattere contro un palo della luce.
“Corazòn!”
L’uomo cadde a terra col naso sanguinante. Donquixote accorse ad aiutarlo sollevandogli la schiena e porgendogli un fazzoletto.
“Seriamente, quanto mi credi stupido? Credi davvero che non mi sia accorto del tuo cambiamento nel corso degli anni? Credi che non mi sia accorto che tu preferisci stare con altri piuttosto che con me? Perché pensi che non te lo abbia detto prima? Perché non volevo rischiare di perderti per sempre! Io ci tengo a te Doflamingo, per questo mi devi delle spiegazioni!”
A quelle parole così dirette, il fenicottero si staccò dall’amico. La loro amicizia era arrivata al bivio definitivo: avrebbe potuto continuare con la farsa fingendo di non capire di cosa l’altro parlasse, provocando l’ira di Rocinante e la loro separazione, o avrebbe potuto confessare la verità, venendo così allontanato per il disgusto di provare un simile sentimento.
“Rocinante – da anni aveva smesso di chiamarlo per nome – probabilmente mi odierai per questo, ma mi hai chiesto la verità ed è arrivato il momento che la ammetta. Io ti amo”
Il biondo spalancò gli occhi e rimase a bocca aperta, non riusciva a emettere nemmeno un flebile suono.
“Provo questi sentimenti dalle superiori, ma non potevo dirtelo per non rovinare il nostro legame. Tu mi avresti odiato, ma mi odierai adesso. Ho solo rimandato l’inevitabile” continuò.
“È-è tutto vero? Non mi stai prendendo in giro?” balbettò Rocinante.
Doflamingo non rispose, si chinò su di lui e lo baciò passionalmente. Corazòn non riuscì a reagire, non lo allontanò né rispose al bacio.
Dopo essersi staccato da lui, Doffy si rialzò e gli diede le spalle.
“Non volevo che andasse così. Addio Rocinante” detto questo si incamminò.
Ed ecco che lo stava guardano camminare ancora davanti a sé, ancora lontano da sé, si ritrovò a riflettere Roci.
“Aspetta!” gridò deciso.
Doflamingò si fermò.
“Mi sembra di averti detto che sei importante per me e che voglio starti vicino, quindi non ti permetterò di allontanarti di nuovo!” affermò deciso rialzandosi da terra e raggiungendolo.
“Non mi odi?” domandò sorpreso.
“Ti dovrei odiare per esserti comportato in questo modo e per non avermi mai detto ciò che provi da anni!”
“Quindi, adesso cosa accadrà?” la sua confusione era totale, il suo mondo si era rivoltato da cima a fondo nel giro di pochi minuti.
“Beh ecco, non saprei … – rispose grattandosi la testa con fare imbarazzato e perplesso – proviamo a tornare come prima, intendo più vicini …” disse titubante.
“Rocinante, tu cosa provi per me?”
Doflamingo doveva sapere, non poteva restare con questa incognita proprio ora che si era finalmente dichiarato!
Il biondo arrossì dalla testa ai piedi, non si aspettava una domanda del genere, anche se era consapevole che l’altro aveva tutto il diritto di saperne la risposta.
“Io ecco, forse tu … potrei, no ecco tu mi … mi-mi potresti piacere!” sbottò tutto d’un fiato dopo un momento di tentennio.
Doffy restò fermo a guardarlo. Era adorabile con il volto arrossato e leggermente corrucciato dall’imbarazzo. Un ghigno si allargò sulle sue labbra e si avvicinò pericolosamente al compagno.
“Era quello che volevo sentire” e terminò la frase con un profondo bacio.
Si era trattenuto per troppo tempo e ora aveva bisogno di dar sfogo ai suoi istinti più segreti.
Mise un braccio intorno alla spalla di Corazòn e ricominciò a camminare facendosi seguire a forza dall’amico.
“Ma non dovevi vederti con gli altri?” chiese Rocinante.
“Che si arrangino, noi abbiamo molto tempo da recuperare e inizieremo subito!” ghignò malizioso mentre le guance di Roci si imporporarono immaginando cosa stessero per fare.
Ora sarebbero tornati ad essere vicini.

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Capitolo 31
*** capitolo 31- Malintesi {PaulyXNami} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeeee a tutti! <3 Rieccomi spuntare dal nulla con questo nuovo capitolo richiesto da MTM_96 ^^ Spero vi piaccia! Con questo siamo a - 2, non so bene quando aggiornerò di nuovo ma cercherò di non metterci troppo e di non sparire ancora ^^" 
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensisce, grazie di cuore a tutti! <3 <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

MALINTESI


Navigando sulla Rotta Maggiore i marinai sono abituati a stranezze di ogni tipo, ma c’è un’isola in particolare che attira l’attenzione dei visitatori. Water Seven, detta la metropoli dell’acqua per i numerosi canali e le grandi fontane presenti, è famosa per la creazione del treno marino, sul quale viaggiano ogni giorno centinaia di passeggeri.
Un altro vanto della città è la Galley-La Company, diretta dal sindaco Iceburg, in cui lavorano i maestri d’ascia migliori al mondo. I carpentieri sono tutti uomini coraggiosi e forti, in grado di tener testa alla marina e ai pirati. I tre maestri d’ascia più forti sono tornati vittoriosi dalla battaglia di Enies Lobby, ma non hanno perso tempo a riposarsi e si sono rimessi a lavoro per costruire una nave ai Mugiwara.
I pirati la sera prima hanno organizzato una festa in piscina alla quale tutta la città ha partecipato con gran gioia, ma per Pauly partecipare è stata l’ennesima tortura. Ovunque si girasse trovava oltraggi al pudore. Ragazze in costume da bagno, con top e gonne corti o abiti succinti lo circondavano e cercavano le sue attenzioni. Per un uomo come lui tutto questo era troppo. Ma tra tutte quelle femmine, una sola lo faceva impazzire come mai: la piratessa Nami.
Da quando l’aveva incontrata la sua sanità mentale era in serio pericolo. Il suo unico sollievo era pensare che tra pochi giorni non l’avrebbe più rivista se non in osceni manifesti dei ricercati. Era incredibile come una ragazzina potesse metterlo tanto in difficoltà. Doveva sbrigarsi a finire la sua nave.
Mentre con tale proposito si stava dirigendo a passo spedito verso il luogo di lavoro, si imbatté nei due capistazione di Water Seven, Bouchon e Stevie, che appena lo videro lo assalirono con le loro discussioni strampalate.
“Signor Pauly, che piacere vederla!” esclamò il primo.
“Dobbiamo proprio complimentarci per la splendida festa di ieri!” continuò l’altro.
“Non dovete fare i complimenti a me” tentò di dire il carpentiere, ma i due non lo lasciarono terminare.
“Non si era mai vista una festa di nozze in così grande stile!” esclamò Bouchon.
“Festa di nozze?!” domandò allarmato il biondo.
“Certo signor Pauly, guardi che qui a Water Seven lo sanno tutti della sua storia con la piratessa Nami”
Pauly per poco non si strozzò con uno dei suoi sigari sentendo quelle parole.
“Si sente bene?” chiesero preoccupati i due capistazione.
Il carpentiere prese i due per il bavero della camicia e, avvicinando il suo volto ai loro, urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
“Sia chiaro, io e quella ragazzina non siamo sposati! Non abbiamo mai avuto e mai avremo alcuna storia d’amore! Non sia mai che mi leghi a una pirata scostumata come lei!” esplose senza prendere fiato una sola volta.
Aveva il volto completamente rosso e imperlato di sudore per la rabbia e l’imbarazzo che stava provando. Poi, come un fulmine, gli balenò in testa la tragica notizia appena appresa: tutti a Water Seven lo credevano sposato. Doveva assolutamente trovare una soluzione, doveva cercare Nami e risolvere l’equivoco creatosi. Ignorando bellamente i due capistazione, partì alla ricerca della rossa.
“Cosa sarà successo? Magari hanno già divorziato” suppose Bouchon.
Stevie rifletté per qualche momento tenendosi il mento con una mano.
“Ma certo! – esclamò poco dopo – Vogliono che la loro storia resti un segreto per proteggersi a vicenda dai pericoli e dalle malelingue. Povero signor Pauly, la sua storia d’amore ha sempre dei risvolti tragici!” disse commosso.
“Hai ragione, non ci avevo pensato! Il signor Pauly avrà tutto il nostro sostegno!”
Intanto il carpentiere era nel bel mezzo della ricerca. Pensando che la ragazzina avesse voglia di fare compere come tutte le donne di questo mondo, aveva iniziato dalla zona commerciale della città. Fortunatamente non tardò a trovarla insieme alla sua compagna.
“Ehi ragazzina!” la chiamò correndole incontro.
“Ma è Pauly – disse sorpresa a Robin – Perché mai mi starà cercando?”
“Cosa mai spingerà un uomo a cercare una donna?” chiese retorica la mora.
Nami la fulminò con lo sguardo provocando così la risata di Robin.
“Ragazzina abbiamo un problema” disse serio Pauly.
“Ti ho già detto di smetterla di chiamarmi ragazzina! E poi di che problema parli?”
Pauly non riusciva a trovare le parole per spiegarglielo, era troppo imbarazzante, continuava a farfugliare frasi sconclusionate al che la rossa si infastidì.
“Ti vuoi decidere a parlare?!”
“E va bene dannazione! In città ci credono sposati!” esclamò rosso come un pomodoro.
Le due donne si guardarono perplesse.
“Non so di cosa tu stia parlando, qui nessuno crede niente” rispose alterata Nami.
Il carpentiere raccontò loro del discorso con i due capistazione e Nami disse semplicemente che quei due erano degli idioti e che solo loro avevano immaginato un’assurdità del genere.
“Certo che se hai creduto ad una simile sciocchezza sei un povero sciocco, o forse è uno strano stratagemma per corteggiarmi?” affermò sospettosa.
“Corteggiarti? Chi può essere il pazzo che ti corteggia? Sei solo una donna scostumata!” sbottò il biondo.
“Come ti permetti?!”
“Guarda come sei vestita, sei un oltraggio al pubblico costume!”
“Io sono alla moda, ma tu non puoi capire visto il tuo pessimo gusto!”
“Io mi vesto per lavorare comodamente!”
I due andarono avanti a bisticciare per un bel po’ e non si accorsero che Robin se ne era andata per la sua strada.
“Adesso basta, mi hai fatto perdere già fin troppo tempo. Andiamo Robin. Robin?” Nami si guardò in torno ma dell’amica nessuna traccia.
All’improvviso una mano spuntò dal muro e le porse un biglietto prima di sparire.
“Vi lascio soli, buon divertimento.”
Nami strinse con forza il biglietto e una vena pulsante comparve sulla sua fronte.
“Accidenti Robin, perché ti vengono certe idee? E poi solo tu hai la cartina dell’isola” si lamentò ad alta voce, dimenticandosi della presenza del carpentiere.
“A quanto pare anche i navigatori si perdono” la prese in giro Pauly.
“Non mi sono persa! È solo che non mi ricordo dove si trovano le vie con i migliori negozi!” tentò di giustificarsi la rossa.
“Certo, come no …”
Nami lo guardò imbronciata, ma presto la sua espressione mutò in una maligna e astuta.
“Visto che tutto questo è successo per colpa tua, come risarcimento mi dovrai accompagnare tu” dichiarò risoluta.
“Non ci penso nemmeno! E poi ho altro da fare!” protestò il carpentiere, ma Nami lo afferrò per la giacca e se lo trascinò dietro dicendogli di non fare storie.
Per tutto il resto del giorno il povero Pauly fu costretto a passare da un negozio all’altro dove assistette a orribili scene di indecenza delle donne di Water Seven e fu obbligato a indossare abiti scelti dalla rossa e dalle commesse. Non solo il suo spirito era stato messo a dura prova, ma anche il suo fisico dato che la ragazzina gli fece portare tutte le borse.
 
I due capistazione stavano passeggiando per le strade della metropoli quando davanti a loro trovarono Pauly e Nami.
“Guarda Stevie, il signor Pauly sta facendo compere con la donna pirata!”
“Sicuramente stanno comprando il necessario per una vita di coppia”
“Forse dovremmo offrirci di aiutarlo …” propose Bouchon.
“Oh no, attireremmo l’attenzione e poi è meglio lasciarli soli” affermò l’atro.
“Hai ragione, i giovani sposi devono stare soli e tranquilli” concordò.
E così i due proseguirono la loro passeggiata, convinti ancora una volta di aver contribuito alla storia d’amore più spettacolare di Water Seven.

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Capitolo 32
*** capitolo 32- Dichiarazioni {AceXRufy} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti! <3 Rieccomi con una nuova storia Ace x Rufy richiesta da Io_amo_Freezer ^^ Spero vi piaccia!
Mi scuso per la mia lunga assenza ma ora che ho iniziato l'università il mio tempo per le storie si è ridotto :( comunque cercherò di ricavarmi uno spazietto per scrivere così da non sparire dal sito per troppo tempo. Sappiate che il prossimo capitolo sarà l'ultimo della raccolta, ormai siamo agli sgoccioli!
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, chi l'ha inserita tra le preferite, seguite e ricordate e chi recensirà, grazie di cuore a tutti! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

 
DICHIARAZIONI


L’estate era alle porte e Ace cercava di resistere agli ultimi giorni di scuola. Il caldo era afoso e camminare per i corridoi costretto a indossare pantaloni lunghi e camicia era una sofferenza, si sarebbe messo volentieri a torso nudo, tanto alle ragazze non sarebbe dispiaciuto …
La sua stanchezza era percepibile da lontano, non faceva altro che trascinarsi in giro sbuffando e sospirando ad ogni passo che faceva. Però doveva resistere, ancora poco e avrebbe lasciato per sempre quella prigione! Il pensiero del diploma era l’unica cosa che gli desse un po’ di sollievo.
Improvvisamente una voce risuonò per il corridoio e un ragazzino con un cappello di paglia gli piombò davanti spaventandolo a morte.
“Ti aspetto alla mia festa, ci saranno un sacco di cose da mangiare! Non mancare mi raccomando!” gli disse euforico buttandogli addosso un foglio di carta, poi si dileguò velocemente come era arrivato.
Ace era rimasto di sasso, non aveva avuto il tempo per reagire in alcun modo. Sbatté ripetutamente le palpebre per assicurarsi di non aver avuto le allucinazioni. Sbagliava o quel ragazzo lo aveva appena invitato a una festa?
Lo conosceva a malapena, aveva sentito molte voci su di lui, ma non ci aveva mai parlato. Monkey D Rufy, detto Mugiwara per il suo inseparabile cappello di paglia, era più giovane di tre anni, una semplice matricola, ma si era guadagnato il favore di quasi tutta la scuola come se fosse uno studente anziano come lui, che tra l’altro stava ripetendo l’ultimo anno. Non era una cima nello studio, ma era molto portato per lo sport, anche se non faceva parte di nessun club sportivo perché ne aveva creato uno tutto suo. Il club, formato da nove membri compreso Rufy, era incentrato sull’avventura e il mare, o almeno così dicevano le voci che aveva sentito.
Ace era un po’ confuso, forse Rufy lo aveva invitato per sbaglio scambiandolo per un altro, forse avrebbe fatto meglio a non andarci. Guardò il foglio lasciatogli dal ragazzo e la frase ci saranno un sacco di cose da mangiare gli girò per la testa. Ci sarebbe andato, non poteva rifiutare del cibo gratis, era gratis!
 
***
 
La sera della festa era arrivata e Ace si trovava davanti alla porta di casa Monkey. Per strada riecheggiavano le grida dei ragazzi e la musica ad alto volume come si vedeva sempre nei film. Mosso dalla fame e dalla voglia di buttarsi sul buffet, entrò. La gola aveva prevalso sul senso di inadeguatezza del ritrovarsi da solo a una festa, c’erano i suoi compagni di scuola, vero, ma lui non aveva stretto amicizia con nessuno, tutti lo vedevano come un appestato da cui stare alla larga.
Si guardò intorno per cercare Mugiwara e ringraziarlo per l’invito, ma lui era circondato da una folla di ragazzi ed era impossibile avvicinarsi. Avrebbe tentato più tardi.
Dopo un paio d’ore la situazione non era cambiata, anzi era anche peggio. Iniziava a sentirsi soffocare tra tutti quei ragazzi e quindi decise di rifugiarsi in bagno per qualche minuto; salì al piano di sopra e trovò una porta chiusa, bussò e poiché nessuno aveva risposto entrò chiudendosi la porta alle spalle. Accesa la luce si rese conto di non essere in bagno, era nella camera da letto di Rufy. La stanza era molto confortevole e piena di poster e soprammobili a tema piratesco, Ace stranamente si sentiva a suo agio, come se fosse a casa sua.
Improvvisamente la porta si aprì ed entrò Rufy.
“Cosa ci fai qui?” chiese ingenuamente al più grande.
“Ah ecco, scusami stavo cercando il bagno! Bella festa, grazie per avermi invitato, e bella stanza! Ora è meglio che vada eh eh eh …” rispose impacciato.
“Non devi andartene, aspetta!” gli sorrise il ragazzo.
“Ti staranno aspettando tutti lì fuori” rispose Ace.
“Non importa, è tutta la sera che ti cerco quindi stiamo un po’ insieme!” ridacchiò.
Davvero lo cercava? Portuguese gli domandò il motivo.
“Per la stessa ragione per cui ti ho invitato alla festa, per fare amicizia! – esclamò come se fosse la cosa più ovvia del mondo – Mi sei sempre sembrato un tipo simpatico e simile a me, ma non ho mai avuto occasione di parlarti di persona” disse incrociando le braccia e imbronciandosi.
“Beh, ti ringrazio, però temo che ora sia tardi, sto per diplomarmi e lasciare la scuola …” rispose cercando di essere gentile visto che quel ragazzino stava provando a fare lo stesso.
Sicuramente si era reso conto di averlo invitato per sbaglio e non se la sentiva di fare brutta figura, così si limitava a fingere.
“Questo che importa?”
Ace gli fece notare che non avrebbero più avuto occasioni per vedersi, certo che per essere una finzione stava durando un po’ troppo. Rufy rifletté un attimo, poi gli venne un’idea.
“Puoi unirti al mio club! Gli ex studenti possono partecipare. Vedrai sarà divertente, organizziamo tantissime spedizioni in luoghi nuovi, dovresti provare almeno una volta!”
“Perché insisti tanto? Non mi conosci nemmeno” rispose scettico.
“Te l’ho già detto, per fare amicizia!” esclamò raggiante.
Ace rimase perplesso, nessuno aveva mai provato tutto questo interesse nei suoi confronti, era sempre stato lui a cercare gli altri. Nessuno si era mai fatto avanti chiedendogli di essere amici. Improvvisamente si rese conto che tutto questo era falso, cappello di paglia diceva così per compiacerlo ma Ace era stanco di tutte le ipocrisie che aveva dovuto sopportare.
“Potresti rimanere deluso, non sai come sono realmente” disse schietto con l’espressione di chi non vuole essere illuso.
Rufy gli sorrise raggiante.
“Ma io lo so già! Sei simpatico e divertente e …”
Il ragazzo non riuscì a finire la frase perché Ace gli tirò un pugno in faccia.
“Stai zitto! Che ne sai davvero di me? Smettila di mentire, non sopporto i falsi come te!” gli urlò furioso afferrandolo per il colletto della maglia.
“Se ti conosci davvero perché non la smetti di fingere di essere ciò che gli altri pensano che tu sia?! Io riesco a vedere dietro la tua maschera, è ora di toglierla per sempre!” gli rispose urlando allo stesso modo e tirandogli un pugno a sua volta.
Entrambi persero l’equilibrio e caddero a terra.
“Perché dovrei crederti?” chiese il più grande, calmatosi leggermente.
“Perché sì!” rispose deciso.
Cadde il silenzio.
“Che razza di motivazione è?!” si lamentò Ace.
“Una convinta!” dichiarò il giovane.
I due si fissarono a lungo negli occhi finché improvvisamente Ace scoppiò a ridere.
“Sei davvero fuori dal comune Rufy!”
“Me lo dicono spesso!” rispose ridendo anche lui.
Rufy si alzò e gli tese una mano per aiutarlo.
“Allora, ti unisci a me?” gli chiese speranzoso.
Ace la afferrò, per questa volta avrebbe rischiato di essere illuso.
Mugiwara lo tirò su con uno strattone e senza volerlo i due si ritrovarono l’uno a pochi centimetri di distanza dalle labbra dell’altro.
Lo sguardo di entrambi vagava dagli occhi alle labbra del compagno e i loro volti si facevano sempre più vicini. In quella stanza silenziosa si udivano solo i respiri e i battiti dei cuori dei due ragazzi.
“Rufy dove sei finito?!” improvvisamente Usop aprì la porta e chiamò il giovane a gran voce.
Ace e cappello di paglia sussultarono e si allontanarono velocemente completamente rossi in volto.
“Ho interrotto qualcosa?” chiese titubante il naso lungo.
“N-no nient’affatto!” risposero impicciati i due.
“Oook … io vi aspetto alla festa” detto questo sparì dietro la porta.
Calò nuovamente il silenzio, ma questo era imbarazzante.
“Ora fai parte del mio club vero?” chiese Rufy.
“Credo di non avere altra scelta”

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Capitolo 33
*** capitolo 33- Dolci {SanjiXViolet} ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeeee a tutti! <3 Incredibile! Eccomi qui finalmente con l'ultimo capitolo di questa raccolta iniziata più di due anni fa. E dire che ai tempi pensavo di concluderla alla svelta e invece con tutte le richieste e gli impegni vari siamo arrivati qui. Dico siamo perchè senza di voi questa raccolta non esisterebbe, è grazie alle vostre richieste che siamo arrivati a 33 capitoli (un po' mi disturba non avere la cifra tonda, ma dettagli XD), e a proposito di richieste questa coppia è merito di Fenice_blu, che ringrazio per aver pazientato fino ad ora perchè avevo deciso che la sua sarebbe stata l'ultima storia: dulcis in fundo ^^
Non voglio farvi perdere altro tempo, ci vediamo in fondo al capitolo! <3


 
DOLCI
 
Nelle cucine del palazzo di Dressrosa il caos regnava sovrano: scodelle e cucchiai ovunque, pentole che cadevano a terra, tavolo sporco di gusci d’uovo e farina sul pavimento.
La responsabile? Violet.
La principessa si era messa in testa di cucinare dei dolci per Sanji, ma l’impresa sembrava più ardua della sconfitta di Doflamingo. Li aveva provati tutti eppure, anche se seguiva passo per passo le ricette dei ricettari, non c’era un solo dolce che le riusciva. Aveva persino usato il suo potere visivo per spiare una pasticcera e fare il dolce con lei, ma era stato inutile!
Sconsolata si sedette su una sedia. Non era possibile che fallisse così miseramente, ci teneva tanto a regalare a Sanji dei dolci fatti a mano. Lui era sempre così gentile, si comportava come un principe nei suoi confronti e ogni volta le preparava piatti e dolci prelibati. La faceva sentire come una vera principessa delle fiabe. Era merito suo se finalmente dopo lunghi anni era tornata a sorridere e a vivere serena, per questo voleva ringraziarlo con tutto il cuore e pensava che cucinare per lui fosse la scelta migliore.
Peccato che non avesse tenuto conto di non essere una cuoca eccellente.
“Viola sei qui? – chiese Rebecca facendo capolino dalla porta – Eh? Ma cos’è questo disordine?”
La giovane si fece avanti guardandosi intorno e cercando di non camminare sullo sporco.
“Rebecca? Ecco io … stavo provando a preparare dei dolci ma non ci riesco. Sono proprio una frana vero? Ah ah ah ah!” ridacchiò cercando di celare la sua tristezza.
“Per Sanji vero?”
“M-ma no cosa ti viene in mente?!” tentò di negare agitando le braccia davanti a sé, ma le guance rosse la tradirono.
Rebecca scoppiò a ridere mentre Viola la rimproverava imbarazzata. La rosa allora si avvicinò alla zia e le prese le mani tenendole tra le sue.
“Non devi vergognarti, stai facendo una cosa meravigliosa. Vedrai che Sanji ne sarà felicissimo!” la rassicurò.
“Il problema è che non riesco a cucinare niente …” rispose chinando la testa.
La nipote provò a incoraggiarla, ma senza risultato, Violet era davvero giù di morale. Doveva cercare il modo per farle riacquistare fiducia.
“Ho trovato! – esclamò raggiante – Perché non prepari dei cioccolatini a Sanji? Ci sono ricette molto facili!” 
“Tu credi che potrei farcela?” domandò poco convinta.
“Certo! Ti aiuterò anche io se vorrai” sostenne decisa.
“Va bene, facciamolo” annuì Violet.
Così le due ragazze si misero subito ai fornelli, armate di mestoli e buona volontà. Dopo un paio d’ore i cioccolatini erano pronti, sebbene avessero forme disomogenee. Viola prese quelli dall’aspetto più invitante, o per lo meno non troppo rivoltante, e li mise in una scatolina rossa, dopo di che lasciò la cucina per prepararsi all’appuntamento con Sanji.
Poco dopo raggiunse il campo di girasoli dove doveva incontrare il ragazzo e lo trovò già lì. Il cuore le batteva forte, ma era decisa a dargli subito il suo regalo.
“Sanji eccomi!” lo chiamò emozionata.
“Oh Violet-chan~! Anche questo enorme campo di girasoli non può competere con la tua bellezza!” cantilenò spargendo cuoricini.
La principessa rise alle sue parole e gli si avvicinò.
“Violet cara, ho preparato una sorpresa per te – le disse Sanji inchinandosi con galanteria – Questi cioccolatini li ho fatti con tutto l’amore che provo per te”
Detto questo si spostò leggermente per mostrare alla ragazza la tovaglia da picnic su cui aveva disposto i dolci e il servizio da tè.
“Cioccolatini?!” domandò sorpresa Viola.
Tutto questo rovinava il suo piano, come poteva dargli i cioccolatini preparati da lei ora che aveva visto quelli preparati da lui? Erano bellissimi e sicuramente squisiti, sarebbero potuti essere esposti nelle pasticcerie più rinomate al mondo. I suoi a confronto sembravano fatti da una bambina.
“C’è qualche problema?” chiese preoccupato il biondo vedendola agitata.
“No, no, non vedo l’ora di assaggiarli. Sediamoci” mentì per rassicurarlo.
I due iniziarono a prendere il tè e a chiacchierare amabilmente, Sanji però si accorse che Violet aveva qualcosa che non andava.
“Violet-chan, cosa ti preoccupa?” le chiese serio.
“Ma cosa dici Sanji? Non ho niente” sorrise in risposta.
Il biondo la guardò intensamente, poi distolse lo sguardo per fumare la sigaretta. Inspirò lentamente e poi allontanò la sigaretta dalle labbra.
“Non sarei un uomo se fingessi di non vedere la tristezza di una donna” disse soffiando fuori il fumo.
Viola restò in silenzio, le dispiaceva aver fatto preoccupare Sanji. Forse avrebbe dovuto dirgli tutto subito …
Prese la scatolina rossa e gliela porse.
“La verità è che volevo farti una sorpresa preparandoti dei cioccolatini, ma quando ho visto i tuoi non me la sono sentita di darti i miei – confessò togliendo il coperchio imbarazzata – sono orribili lo so, anche se ho fatto del mio meglio …”
Sanji spostava il suo sguardo da lei ai cioccolatini con un’espressione sorpresa. Improvvisamente scoppiò a ridere.
“Violet-chan sei davvero adorabile!”
“P-perché?” chiese imbarazzata.
“Non sai che un dolce preparato con il cuore da una ragazza è il regalo più bello per un ragazzo?” affermò con dolcezza.
“F-forse, ma quello che ho preparato io non ha un bell’aspetto …” rispose poco convinta.
“A me basta che l’abbia fatto tu” le confessò.
La principessa rimase ammaliata dal fascino e dalla dolcezza del ragazzo tanto che il suo cuore iniziò a battere forte.
Il cuoco si sporse verso la scatolina e prese un cioccolatino.
“Non serve che lo mangi!” tentò di fermarlo preoccupata che non fosse abbastanza buono.
Sapeva che il cuoco non le avrebbe mai detto che non gli piaceva e che ne avrebbe mangiati altri per farla felice, ma non voleva che si forzasse.
Nonostante le sue parole Sanji lo mangiò.
“È davvero buonissimo!” esclamò felice.
Violet però non sembrava convinta.
“Non mi credi? Forse dovresti assaggiarne uno anche tu” le disse mentre prendeva un altro cioccolatino.
“Aspetta!” cercò di dire ma non ci riuscì perché il giovane le avvicinò il cioccolatino alla bocca.
Sanji le sfiorò le labbra con il pollice per fargliele socchiudere e vi mise dentro metà cioccolatino, mentre l’altra metà la mangiò lui appoggiando le sue labbra a quelle di Violet in un casto bacio.
Staccatosi da lei la guardò dolcemente.
“Com’è?” le chiese.
Viola aveva il volto rosso e tratteneva il respiro come se il cuore le si fosse fermato in gola. Con la mano tremante si sfiorò la bocca.
Sanji l’aveva baciata ed era stato il bacio più bello e dolce della sua vita.
Il respiro stava tornando regolare e lei trovò il coraggio per parlare. Con le guance imporporate e gli occhi illuminati dalla felicità, guardò Sanji e innamorata gli rispose.
“Dolcissimo!”

NOTE DELL'AUTORE
Rieccoci <3 Ora siamo davvero alla fine. Spero vi siano piaciute le storie e spero di avervi intrattenuto un po' in questi due anni. Ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia e chi la leggerà in futuro, ringrazio anche chi l'ha inserita tra le seguite, preferite e ricordate e chi ha recensito.
Un ringraziamento speciale a chi ha contribuito a questo progetto: Sel_OdF, cola23, Electric Pirates, Giosi05, Fenice_blu, Fra3398, MTM_96 e Io_amo_Freezer.
Grazie di tutto <3
A presto!
Monkey D Akiko <3

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