Nata per sbaglio

di Vanel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anastasia, la gemella sbagliata(Prologo) ***
Capitolo 2: *** Definita come la particolarità(Prologo2) ***
Capitolo 3: *** Un ciondolo e una promessa ***
Capitolo 4: *** Triste cantilena ***
Capitolo 5: *** Il lato nascosto ***
Capitolo 6: *** Un regalo anche per Anastasia ***
Capitolo 7: *** Non sarò impaziente ***
Capitolo 8: *** Anastasia e Carmela ***
Capitolo 9: *** Risveglio sotto chiave ***
Capitolo 10: *** Benvenuta in casa Grandi ***
Capitolo 11: *** Incontri Burrascosi ***
Capitolo 12: *** Quasi sorella, Quasi migliore ***
Capitolo 13: *** Troppo Perfetta ***
Capitolo 14: *** Cuori che fuggono ***
Capitolo 15: *** Cielo senza Luna ***
Capitolo 16: *** Passion Inside Me ***
Capitolo 17: *** Questione di partyte ***
Capitolo 18: *** Prendi una stella per me, stasera. ***
Capitolo 19: *** Influenzata... di te ***
Capitolo 20: *** Ana ***
Capitolo 21: *** Misteri incompresi... ***
Capitolo 22: *** Proposta sotto il vischio ***
Capitolo 23: *** Natale ***
Capitolo 24: *** Dopo ***
Capitolo 25: *** Occhi ghiaccio ***
Capitolo 26: *** Il Ghiaccio si scioglie ***
Capitolo 27: *** L di Luce ***
Capitolo 28: *** Raggi di Luna ***
Capitolo 29: *** La lettera ***
Capitolo 30: *** Primavera ***
Capitolo 31: *** Dalle crepe entra il sole ***
Capitolo 32: *** 17 Marzo, mai più sola ***
Capitolo 33: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Anastasia, la gemella sbagliata(Prologo) ***


                                       

Questa storia è un’opera di fantasia. Personaggi e
luoghi citati sono invenzioni dell’autrice e hanno lo
scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi
analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse,
è assolutamente casuale.

Non siamo nati soltanto per noi stessi. (I, 22)
Non nobis solum nati sumus.





"Ero all'ottavo mese di gravidanza, avvertivo delle forti contrazioni così andai dal ginecologo.
Mi disse che c'erano dei problemi e che erano molto seri: di due gemelle ne potevo salvare solo una, e io avevo già preparato la cameretta di voi due, avevate già un nome, Carmela e Anastasia.
Carmela, nome che proveniva dall'ebraico e significava Giardino di Dio, e Anastasia che significava Resurrezione.
Il dottore mi disse che dovevo fare un parto d'urgenza, e mi chiese di scegliere quale delle due salvare.
Fu terribile, perché la scelta dipendeva da me.
Tra le due era Carmela quella più sana e in forma, e scelsi lei.
Ma il dottore sbagliò, non salvò Carmela, bensì te, una bambina piena di problemi, troppo piccola e magra, rifiutavi il latte, avevi sempre qualche problema, e non smettevi mai di piangere.
Ti odiai per questo, perché se tu non ci fossi stata, sarebbe stata Carmela quella a nascere, una bambina sana e in forma, non una malaticcia lagnosa.
Anastasia, tu sei nata per sbaglio."

Sono queste le parole che mia madre mi disse un giorno dopo l'ennesima lite furiosa.
Lei soffriva tanto per la perdita di Carmela, e non era felice della mia nascita.
Avevo ormai sedici anni,  erano passati sedici anni dal 19 marzo 1997.
Mia madre non fu una madre per me, era cattiva, andava persino contro l'istinto di madre natura.
Come si può odiare una figlia?
Per lei ero solo un errore, una ladra.
Solo perché avevo deciso di vivere.
Da piccola non faceva altro che rimproverarmi o riprendermi se mi comportavo da bambina (la quale ero).
Ricordo ancora quel giorno, avevo sonno, ma mia madre mi aveva fatto fare la via crucis insieme a lei, ero l'unica bambina tra anziane.
Io non volevo, tutta quella gente mi metteva paura, mia madre mi strattono, prese il mio braccio con noncuranza, come se fossi stata una bambola di pezza.
Io sbadigliai a bocca aperta, poichè un braccio l'aveva mia madre e con l'altro portavo dei fiori da donare.
Mia madre non appena mi vide, mi lanciò uno sguardo glaciale, mi diede uno schiaffo violento.
Caddi a terra ma non piansi, era peggio.
Ero molto magra, infatti alla nascita pesai poco più di 2.00 kg, ero quella meno sana per lei.
Ma non le importava del mio fisico, neanche un pasto cucinato per bene, e io mi rifutavo di mangiare un minestrone freddo.
Se riuscivo a darmi forza era grazie a mio padre, il mio eroe, l'unico che mi dava forza e mi voleva bene, l'unico che mi regalava un pezzo di paradiso in quell'inferno.
Ma purtroppo lui lavorava in una fabbrica e il più delle volte non era presente.
Quando tornava ero felice, perchè avevo qualcuno che mi poteva proteggere, mamma infatti si limitava ad offendermi in sua presenza, ma quando succedeva mio padre le dava uno schiaffo.
Ma lui usciva di casa alle 8:00 e tornava alle 19:00, se non c'era traffico.

E così che sono cresciuta.
Senza un vero affetto, ero scontrosa, avevo pochi amici, anzi, diciamo la verità: nessuno, e il più delle volte preferivo restare sola.
Quando divenni più grande, iniziai anche a ribellarmi a quella donna crudele, le rispondevo, le urlavo a tono.
Cacciai un nuovo lato di me, e iniziai a farmi degli amici una volta alle superiori, nonostante però non volevo metterlo in mostra, sentivo la mancanza di quell'affetto materno, che avevano tutte.

Era il 19 marzo 2013, doveva essere un giorno di festa, doveva.
Ero arrivata in cucina, c'era mio padre seduto mentre beveva il latte, per me non c'era nulla, mia madre stava lavando i piatti.
Mi sedetti, mio padre non fece in tempo a darmi gli auguri che parlò mia madre:
-Oggi andiamo a messa, ho già preparato tutto -Lo disse con un tono freddo e congelato,senza amore, senza affetto.
-Perchè?-Chiese mio padre
-Come perchè?Oggi sono 17 anni che la nostra Carmela ci ha lasciato!
Mio padre la fissò sconvolto per alcuni secondi poi guardandomi mi sorrise e mi disse:-Auguri tesoro
-Grazie pa...
-COME AUGURI TESORO? Tu pensi al suo compleanno?? Massimiliano sono diciassette anni, e dico diciassette che abbiamo perso Carmela! Lei sarebbe stata perfetta! Adesso dovevi vedere! Io la sogno ogni notte!Mi parla nel sogno..
-ADESSO SMETTILA MARIA! Non puoi continuare così! Oggi è il compleanno anche di Anastasia e anche lei è tua figlia!-Disse mio padre alzando il tono e iniziando a tossire, era cardiopatico.
-Poteva essere il compleanno anche della regina Elisabetta, a me non interessa una minchia!
Papà guardandomi mi disse:
-Fa come vuoi, Anastasia, papà oggi ti viene a prendere a scuola, andiamo al ristorante!
Mia madre guardò papà con una faccia paralizzata.
Erano le 8:00 precise e papà si affrettò ad andare.
-Anastasia ricordati quindi che ti vengo a prendere io oggi, ok? Esci anche tu, vai a scuola, non ascoltare questa pazza!
Mia madre lo iniziò ad insultare utilizzando linguaggi volgari. e poi si rivolse a me con lo sguardo pieno di risentimento.
-E' colpa tua puttana! Se non fossi stata la gemella di Carmela a quest'ora avrei avuto la figlia perfetta!
Io andai via accelerando il passo, non volevo neanche sentirla, era il mio compleanno e lei doveva farmi maledire anche il giorno della mia nascita.
Iniziò a gridare e disse quelle parole ad alta voce per cinque volte anche quando io ero fuori.
Iniziai a correre verso scuola, ma mi dovetti fermare, scoppiai a piangere, non potevo sorridere dopo quelle parole, non dopo tutte le parole.
Perchè io ero la figlia nata per sbaglio, ero quella sbagliata, quella che il dottore fece nascere per errore.
 

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Capitolo 2
*** Definita come la particolarità(Prologo2) ***


Prologo Secondo.

 
È proprio quando si crede che sia tutto finito,
che tutto comincia.

Daniel Pennac

Mi diedi un po' di forza, ero già in ritardo e avrei avuto il compito alla prima ora, piangere non avrebbe migliorato le cose.
Camminavo a testa bassa cercando di evitare  gli sguardi curiosi di chi aveva sentito gran parte della discussione.
Ma il mio vero incubo e portatore di tutti i dettagli di ciò che avveniva in famiglia era il figlio del mio vicino di casa, veniva in classe con me, ed era un vero stronzo: si divertiva a registrare mia madre che mi insultava facendo passare il video per tutta la classe, facile capire perché avevo pochi amici.
Ero arrivata, anche in ritardo e la professoressa mi sgridò naturalmente:
-Ramincelli! E' passata mezz'ora dalla campanella, abiti pure vicino! Adesso fai il compito con venti minuti di tempo, e non mi interessa! Non meriti niente tu!
Il compito era difficile, e venti minuti erano veramente pochi, ero riuscita a malapena a scrivere qualche riga mentre gli altri avevano finito e consegnato.
Quella era solo la prima ora, e mentre aspettavamo la professoressa, le parole dure di mia madre mi tornavano ancora in mente.
Ma i miei pensieri, anche se infelici, vennero interrotti da chi non avrei mai voluto vedere proprio oggi: arrivò  il gruppetto snob della mia classe, composto da Isabella, Claudia e Valentina (Ovvero "Sabel", "Claclà" e "Len", la fantasia non mancava). e "Claclà" (Come la chiamavano tutti) mi disse con falsa cortesia:
-Auguri bella di mamma!
Come previsto, tutte si misero a ridere, non potevo ancora credere che ci fosse gente a quell'età che si comportava come le bambine dell'asilo. Risposi facendole il dito medio.
Ma non fu di grande aiuto, andarono via ridendo, successivamente arrivò poi una delle mie poche amiche, era quella l'unica che mi stava simpatica. Sorridendomi mi fece gli auguri, almeno mi aveva regalato un sorriso in una giornata così buia.
Le lezioni fecero da cornice alla mattinata da incubo, ed io che ero convinta che almeno a partire da oggi le cose sarebbero cambiate...

Era finito anche quel giorno di scuola, erano passati venti minuti dalla campanella, e mio padre ancora non veniva.
Mentre stavo andando a piedi verso casa vidi la sua macchina, mi sorrise e mi disse:-Sono venuto a prenderti, andiamo al ristorante, scusa il ritardo tesoro! Sei pronta?
Gli sorrisi, fortunatamente mio padre non mi aveva mai considerata un errore, anzi per lui ero la particolarità di quel giorno:appena nata non piansi, come se ero felice che il dottore avesse scelto proprio me.
E io ero rimasta così, mio padre definiva la mia una bellezza particolare, come il carattere, volevo mostrare di essere acida, mentre dentro ero sensibile e bastava poco per ferirmi.
"Lei non è nata per sbaglio"-Diceva mio padre.-"Lei è nata grazie a un miracolo!"
 
Buonasera! Cosa pensate della storia? Nel primo capitolo ho ricevuto giudizi positivi riguardo questa storia,come ho già detto pubblicherò un capitolo ogni settimana.
Purtroppo a volte anche i compagni di classe possono essere crudeli,specie con una ragazza che ha già tanti problemi di suo,e purtroppo questo succede senza capire la sensibilità di quella persona.
Con questo concludo al prossimo capitolo :)

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Capitolo 3
*** Un ciondolo e una promessa ***


 Abbiamo di che vivere con ciò che prendiamo,
ma costruiamo una vita con ciò che doniamo.
[W.C.]



 

Mentre papà guidava verso il centro della città, mi chiedevo quale fosse la sorpresa che voleva farmi mio padre, e come se mi avesse letto nel pensiero esclamò:
-Ti porto nel ristorante più famoso di questa città! 
-Ma no papà, non voglio che tu spenda altri soldi, questo mese hai dovuto pagare tante spese!
Mio padre mi sorrise e mi disse dolcemente:
-Oggi è il tuo giorno, spenderei tutto il mio stipendio pur di vederti felice, e poi i soldi non sono tutto..!
Eravamo arrivati nel ristorante più chic della città: "La Bella France", appena entrati i camerieri con le loro tenute di lusso ci guardarono curiosi, come da copione di chi è abituato a servire gente ricca con dieci Rolex per polso.
Facendo poi un sorriso forzato ci dissero:-Desiderate signori?
-Un tavolo per due persone grazie!-Disse mio padre 
-Ma certo, accomodatevi qui

Mio padre non mi fece portare il menu, non voleva che guardassi i prezzi perchè sapeva benissimo che io non volevo che spendesse tanti soldi, quindi decise lui il primo e di conseguenza il resto, non voleva farmi pesare quel pranzo come mia madre mi faceva pesare la mia vita.
Arrivò poi un signore tutto ben vestito, emanava un dolce profumo e non aveva neanche un capello fuori posto, guardando mio padre disse:
-Oh caro amico! Non dirmi che ti sei dimenticato di me!
Mio padre sorridendo per lo stupore disse:
-Come dimenticare Carlo Grandi! Come va, amico?
-Non posso lamentarmi
Guardandomi disse:
-E chi è questa bella ragazza?
-Mia figlia
-Ma come? Non era..insomma ricordo quell'avvenimento..
-Non ricordi tutta la storia, erano due gemelle
-Avevo chiamato tua moglie, mi disse che non c'era stata nessuna nascita, poi ci siamo persi di vista...
Ecco,nuovamente ferita anche senza la presenza di mia madre.
Per lei non ero neanche nata, ma non c'era da stupirsi, dopotutto si comportava con me come se non fossi mai esistita

A quel punto mio padre rispose:
-Mia moglie ha attraversato un periodo di depressione post-partum, lo ha tutt'ora, non si mette l'anima in pace nonostante siano passati diciassette anni, oggi fa il compleanno mia figlia
-Mi dispiace caro amico, ma hai una bella figlia, bisogna andarne fieri!
-Lo so, lei è la mia forza! Il lavoro in fabbrica è una vera tortura! Hai fatto bene tu a continuare a studiare!
Il signore ad un certo punto mi guardò e disse:
-Sai ragazzina,la vita ci presenta tanti sacrifici a volte sembra tutto difficile, io da piccolo sono rimasto orfano di padre e madre, poi mi sono fatto forza e adesso sono un primario nel reparto di chirurgia, non bisogna mai smettere di sperare
A primo impatto avrei voluto rispondere:Ma cosa c'entra?
Ma poi capii tutto , anzi, lui aveva capito tutto, era come se in quella frase il soggetto fossi io, i sacrifici, la vita difficile, era ciò che stavo passando, quella fu una frase che in un certo senso diede speranza a quei diciassette anni, costituiti proprio da sacrifici e da difficoltà.
-Beh io adesso devo andare, vienimi a trovare! Ho anche io dei figli, si potrebbero conoscere, ci vediamo caro vecchio amico!
-A presto Carlo Grandi!
Tra una chiacchierata e un'altra arrivò il momento del dessert e mio padre mi disse:
-Come ogni compleanno che si rispetti, oggi voglio darti un regalo
-Ma cosa papà?Questo per me è già un regalo...!
Mi sorrise e cacciò dalla tasca un ciondolo:
-Lo vedi questo? Quando ero giovane andai a lavorare a Venezia, li si che avevo fatto tanti sacrifici, un giorno mentre tornavo a casa un'anziana signora, vedendomi stanco e attonico si avvicinò a me e mi diede questo ciondolo, mi disse che portava fortuna e dava speranza ,sappi Anastasia che dopo quel giorno mia madre guarì da una febbre molto forte e la settimana dopo venni a sapere che io potevo tornare a casa perché la fabbrica della mia città aveva riaperto;sono sicuro che porterà fortuna anche a te.
-Papà, grazie mille per oggi, è il più bel compleanno della mia vita!
-Non dire così! L'anno prossimo sarà ancora più bello, te lo prometto, l'anno prossimo sarà ancora più bello! E mi vuoi fare una promessa? Da oggi in poi non dovrai permettere più a nessuno di farti del male, dovrai lottare con i denti per la tua felicità capito? Dovrai trovare sempre un buon motivo per sorridere perchè la felicità si trova nelle piccole cose!
-Papà lo farò! Te lo prometto!
E strinsi il ciondolo di bronzo tra le mie mani, all'interno c'era una foto, la mia.
 
Buonasera!
Ho deciso di farvi una "sorpresa" anticipando il terzo capitolo.

Anastasia è una ragazza semplice,a differenza dei suoi coetanei non passa il compleanno in discoteca e spesso si sente anche di troppo in quella famiglia dove l'unica figura amorevole presente,suo punto di riferimento è suo padre.
Uomo che ha lavorato tanto,e che vuole bene alla figlia più della sua stessa anima.
Lui stesso è consapevole di ciò che la moglie mette in mente alla povera ragazza e per questo motivo decide di farle promettere di non arrendersi mai,perchè è convinto che un giorno la figlia andrà molto lontano.

Spero tanto che questa storia vi stia piacendo e aspetto con ansia i vostri giudizi,ringrazio le persone che hanno recensito/stanno seguendo la storia,voglio conoscere più lettori e magari ricambiando il favore leggendo la loro storia;con questo è tutto,buona serata e grazie per la lettura.:)

(Alla settimana prossima,salvo eccezioni!)
                                                                                                                      
 

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Capitolo 4
*** Triste cantilena ***


Nessuno conosce le proprie possibilita’ finche’ non le mette alla prova.
Publilio Sirio
 


Dopo quella promessa solenne mio padre si era alzato invitandomi a fare lo stesso.
Il cameriere pensando chissà cosa ci raggiunse subito dicendoci:-Dovete fare qualcosa?-Mantenendo un tono gentile, ovviamente falso dal momento che ci aveva squadrato dall'inizio del pranzo.
-Si, dovrei pagare..
-Ma signore, poteva chiamarmi sul tavolo e sarei arrivato, così si usa nei ristoranti -Disse sminuendo mio padre, come per intendere "lei non è abituato a ristoranti con livelli simili"
-Non lo fanno solo i ristoranti di classe, sa? Anche le pizzerie.-Dissi io presa da un senso di protezione nei confronti di mio padre
-Non torno in una pizzeria da quando avevo vent'anni, e adesso ne ho quaranta, signorina, ma di quello che posso ricordare..
-Ricorda male-Dissi
Non mi rispose, mi guardò come se fossi un moscerino, come se della vita non capissi nulla;ma  non sapeva niente di me, non sapeva che molto probabilmente avevo avuto più problemi io a diciassette anni che lui in quarant'anni.
Mio padre prima di pagare mi chiese di andare in macchina per accendere il riscaldamento.
Ovviamente sapevo che lui non voleva che vedessi il prezzo, sicuramente era alto, e sicuramente io mi sarei sentita anche male, non volevo pesargli troppo.
Ma annuì andando in macchina, contemporaneamente vidi Carlo Grandi che mi salutò, stava andando nella sua macchina, una delle più costose in commercio.
Mio padre invece, aveva una macchina poco affidabile e vecchiotta, ma per me non aveva importanza, ero affezionata a quella macchina, come un gatto possa essere affezionato al suo gomitolo.
Iniziò a piovere, stranamente il giorno del mio compleanno pioveva sempre, strana la vita.
Perfino il cielo piangeva per la perdita della figlia perfetta, della ragazza perfetta;senza curarsi di me,non ero perfetta e tanto meno volevo esserlo, ma volevo almeno essere importante per qualcuno, volevo tanto che qualcuno si rendesse conto che io esistevo,e sicuramente quella persona non poteva essere mia madre.
Guardando il cielo dissi: Un brindisi alla figlia perfetta!
Poi arrivò mio padre che fortunatamente non notò il mio "chin chin" con il cielo.
-"Peccato oggi poteva essere una bella giornata.."-Disse sottovoce mio padre
-"Ma lo è stata, papà grazie di tutto"
-"Questo e altro per te, questo e altro. E poi voglio farti i miei complimenti, cresci bene, al cameriere hai saputo tenere testa, ah figlia mia,  scommetto che da grande sarai una persona molto ammirata, e credimi, non mi sbaglio mai"
-"Grazie papà, ti voglio bene"
-"E sappi che adesso hai già una persona che ti stima, e quella persona sono io, sono fiero di te, e per i miei gusti dovresti sorridere un po' più spesso"
-"E' che a volte, sembra difficile perfino sorridere.."
-"Ascoltami, Anastasia;prima mi hai promesso una cosa, confido in te, devi lottare con i denti per la tua felicità, devi avere sempre un sorriso nel volto, sempre"
-"Da oggi in poi combatterò per il mio sorriso allora."-
Dopo quell'affermazione dentro la nostra macchina calò il silenzio, io intanto ero rimasta ipnotizzata dalle gocce che scivolavano nel finestrino, non volevo tornare a casa, perchè come papà ben sapeva, era difficile sorridere li dentro.

Non appena mio padre aprì la porta, c'era lei, seduta sul divano del salotto,la luce era socchiusa, sembrava di essere dentro una chiesa alle tre di notte, il suo viso era ancora più cupo, tra le mani quel rosario e negli occhi odio e disprezzo nei miei  confronti e angoscia e non rassegnazione per Carmela.
-"Dove siete stati?"-Disse lei, gelida,mi fece rabbrividire.
-"Al ristorante, come tu sai, è il compleanno di.."
-"E' tardi"
-"Accendi la luce, non si vede nulla"-
Io non dissi nulla, mio padre cercava di sdrammatizzare la situazione, peccato che mia madre era difficile da cambiare.
-"Fermati"
-"Perchè?"
-"Carmela mi sta parlando"
Mio padre la guardò perplesso, io ero un po' impaurita, perchè ero tornata in quella maledetta casa?
-"Quanto avete speso?"-Riprese 
-"Un po' di soldi"
-"Un po'? Un po' con questa crisi? E tu sei andato a mangiare fuori con questa crisi per festeggiare la morte di tua figlia Carmela? L'hai ferita!"
-"Tu mi ferisci ogni giorno!"-Le dissi, non potevo crederci che ero stata proprio io, ma non ne potevo più, mi stava facendo maledire ogni giorno della mia esistenza
-"COME TI SEI PERMESSA?"-Mi gridò contro, grido gelido e freddo, sguardo fulminante.
-"Anastasia vai sopra , ci pensa papà qua"-Disse mio padre con un tono rassicurante
Io annuii, avevo combinato già più del dovuto, dovevo stare in silenzio, non avrei dovuto parlare nonostante quelle parole le tenevo dentro da troppo tempo.
Mio padre e mia madre iniziarono a discutere, ancora.
Mi buttai sul letto, ero stanca, distrutta, non della giornata, ma della piega che stava prendendo la mia vita, non ne potevo più,volevo cambiare, volevo avere un giorno senza più grida, senza più rimorsi o rimpianti per una parola detta, volevo cambiare,da quel giorno.
Mi addormentai senza cenare, tanto il pranzo del ristorante bastava, e poi ero stanca, stordita.
Alle tre di notte circa mi svegliai di colpo, qualcuno mi aveva chiamata.
-"Carmela"-Era mia madre, aveva aperto la porta della mia stanza e guardandomi quasi persa mi pronunciò il nome della figlia mancata.
Non risposi.
-"Perchè?"-Continuò lei
-"Cosa c'è?-Risposi
-"Perchè, perchè non sei CARMELA!"-Divenne una belva in pochi secondi e si avvicinò a me lanciandomi uno schiaffo forte.
-"MA...MA SEI IMPAZZITA?"-Dissi toccandomi la guancia divenuta rossa
-"TU SEI SOLO UN PROBLEMA! MI FAI SCHIFO, NON SEI MIA FIGLIA, TU NON LO SEI, ANCHE LEI TI ODIA, ANCHE LEI"
-"LEI CHI?"-Risposi a tono
-"COME TI SEI PERMESSA A RISPONDERMI!"
Non sapevo più cosa dire,in quel giorno stavo davvero lottando per la mia felicità.
Improvvisamente (e fortunatamente) arrivò mio padre che la prese per un braccio portandola via, mentre lei continuava ad offendermi e a ripetere quelle parole come una triste cantilena.

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Capitolo 5
*** Il lato nascosto ***


 
Finché lasciate la vostra vita nelle mani di altri, non vivrete mai.
Dovete assumervi la responsabilità di scegliere e di definire la vostra vita.

Leo Buscaglia



Arrivò la mattina seguente, avevo il mal di testa, era normale, avevo passato la notte in bianco.
Le parole di mia madre nonostante le solite, mi avevano ferita.
Mio padre era già uscito e non ero riuscita neanche a salutarlo, velocemente andai fuori di casa prima che mia madre mi attaccasse nuovamente.
La mattina mia madre era come assente,  non mi disse nulla, non mi guardò neanche in faccia, era l'effetto degli anti-depressivi probabilmente, altrimenti come di suo solito mi avrebbe insultata ancora.
Una volta arrivata a scuola iniziai a sentire il mio vicino di casa ridere e scherzare e riuscii a sentire qualche parola del suo discorso con le galline di classe:-"La notte non dormi"
Era sicuramente riferito a me, la notte di ieri, quando mia madre mi aveva urlato contro, ero già pronta ad andare da lui e rispondergli a tono, era finito il tempo delle prepotenze.
Era il tipico bulletto di turno, peccato che fosse bello (Occhi azzurri e capelli neri, atletico, alto, stronzo) , indossava sempre un cappello NY e le sue paia di nike tutte rovinate.
-"Ahha non ci posso credere"-Disse Len (Valentina)
Intanto io li squadravo, e ascoltavo con attenzione la loro conversazione, aspettando il momento in cui Luca avrebbe fatto ascoltare la registrazione della litigata della sera precedente.
-"Ho fatto anche il video, ahha sta male!"-Disse Luca, era il segnale.
-"Oddio voglio vederlo!"-Esclamò Claclà. l'avrei ammazzata insieme a Luca.
Non appena quella gallinella finì di pronunciare la sua frase andai subito dal gruppetto e con poche parole ma secche e a testa alta dissi:-"Ancora? Ma ti piace così tanto filmare la mia vita?"
-"Ma chi cazzo ti pensa, è il video di mio fratello che si sveglia di notte incosciente, ahha vattene va"
-"Ah ma davvero? Questo caro Luca è un avvertimento, devi smetterla di registrare ogni mia azione, perchè come mi sputtani tu, posso farlo anche io"
-"Cazzo credi di fare, sloggia che qua puzza"
-"Non lo so, io chiederei all'amante di tuo padre! E comunque hai ragione, qua puzza. Da quanto non ti lavi Claudia?"
-"Oooh ahah silenziosa si è arrabbiata"-Disse il gruppetto.
Luca mi guardò per qualche secondo, pensavo di averlo ferito ma subito mi scoppiò a ridere in faccia, io tenendogli testa lo guardai sorridendo come per intendere:"contento tu, cornuto."
Mi sedetti nel mio banco e una mia compagna di classe mi raggiunse e con un enorme sorriso mi disse:-"Sei stata grande, hai fatto bene! Luca è sempre il solito stronzo"
-"Se lo meritava!"-Disse un'altra ragazza 
-"Da oggi in poi deve smetterla"-Dissi io
-"Senti Anastasia, dato che stai sola, vuoi metterti vicino a noi?"
-"Va bene Erika, con molto piacere"
Mi ero guadagnata due amiche, due compagne di banco, non ero più sola, e tutto questo perchè avevo usato la mia voce, ero uscita dal mio guscio, non stavo più zitta davanti le prepotenze ,ma non tutto si abbatte solo con poche parole, e Luca ne era un esempio.
Era suonata la campanella, in classe ero sempre l'ultima ad uscire perchè me la prendevo con calma, Luca mi aveva aspettata fuori il corridoio, me lo ritrovai avanti con un'espressione aggressiva e con tono altrettanto aggressivo mi guardò e mi disse:
-Credi di farmi paura ricattandomi, vicina?
-"Come scusa?"
-Non fingere, non lo sai fare ancora bene
-Non fingo, anzi, se ti dico che dovresti avere paura, lo dico sul serio. Prova a registrare un altro secondo della mia vita e saranno guai!
-"Sicura?
Mi prese i polsi e mi spinse al muro, con un'assurda delicatezza.
-Lasciami andare, gran pezzo di merda!
-Stupida non ti voglio fare niente, solo una piccola dimostrazione che non sei al mio livello
-Se essere al tuo livello significa fare gli stronzi...meglio!
-La stronza la stai facendo tu adesso
-Lasciami andare o urlo
Mi lasciò senza troppe pretese e io non vedevo l'ora di tornare a casa.
-Non mi frega niente di te, chiaro? Per me sei niente, e registro tua madre per divertimento, e comunque hai una madre di merda 
-E tu sei una merda che trai gioia dalle disgrazie altrui
-Basta, non farmi perdere altro tempo, 'fanculo
E senza voltarsi andò via con la tracolla dello zaino solo su una spalla, come se fossi stata io quella a bloccarlo!
-VAFFANCULO PEZZO DI MERDA!-Gridai di rimando, ma lui neanche si voltò.

Poi corsi in bagno e piansi.
Piansi per la vita difficile che avevo.
Per la madre di merda che avevo.
Per le mie compagne di classe odiose.
E per me, che non venivo neanche presa seriamente.


Mentre stavo per attraversare, notai la macchina di mio padre che mi suonò il clackson, era lui.
Il problema è che mi avrebbe visto con gli occhi rossi e poi avrei dovuto dargli delle spiegazioni,cosa che non mi andava e soprattutto che non volevo.



Buonasera!
E' da tanto che non scrivo,e mi dispiace trascurare questa storia,anche perchè ho una bella idea su dove arrivare.
In questo capitolo abbiamo visto un nuovo lato di Anastasia,lei è sempre stata zitta davanti le prese in giro,le derisioni,ed ha accumulato tutto dentro se;con la promessa che ha fatto al padre ha finalmente deciso di lottare per se,di difendersi,ha cacciato il suo lato aggressivo.
Ma dentro di lei,c'è sempre quella ragazza fragile,facile da ferire e nonostante ha voluto mostrare di essere forte,è scoppiata a piangere,perchè lei è costantemente ferita dall'assenza di un amore materno,che nell'adolescenza nonostante non lo si vuol mettere in evidenzia è importante.
Con questo ci vediamo alla prossima,ringrazio di cuore tutti voi che seguite con attenzione la mia storia,un bacio :)

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Capitolo 6
*** Un regalo anche per Anastasia ***


 
Dobbiamo sempre provare a cambiare,

Johann Wolfgang Goethe




Entrai in macchina abbassando lo sguardo, avrei preferito fare la strada a piedi.
-"Ohi Anastasia"
-"Papà"
-"Che hai fatto? Perchè hai pianto?"
-"Non ho pianto papà, ho il raffreddore"
-"Il raffreddore fa piangere Stasia?"
-"No, ma fa venire gli occhi rossi, fa lacrimare gli occhi..."-Dissi balbettando
-"Va bene, non insisto, però sai se c'è un problema..."
-"Si, lo so..."-Se c'è un problema lo affronti.
Chiusi la portiera, perlomeno quella macchina era confortevole, nonostante fosse vecchiotta l'aria condizionata funzionava bene.
-"Non torniamo subito a casa"
-"E dove andiamo?"
-"I vestiti che hai sono vecchi e piccoli, ti porto in un negozio, però non ti accompagno dentro...che ne capisco io di moda dopotutto!"-Disse ridacchiando.
-"Ma no, papà per favore, non spendere altri soldi!"
-"E tu stai ad ascoltare quella matta di tua madre? Stai tranquilla su"
-"Ma.."
-"Non ti voglio chiedere il motivo per cui hai pianto, saranno fatti tuoi, adesso andiamo a comprare vestiti nuovi così torna il buon umore,giusto?"
-"Ma hai letto questa frase dai link di facebook? Ahah"
Papà sapeva come mettermi di buon umore, scoppiammo a ridere di gusto, le lacrime si erano trasformate in lacrime di gioia e intanto la macchina partiva.

-"Cosa? Mi hai portata da Lokintoki? Papà ma i prezzi sono altissimi qui"
-"Tu entra, vedi cosa ti piace senza badare al prezzo, vedi cosa ti sta bene e compra, pago io tanto"
-"Ahha, eh papà, paghi tu! Ma secondo te? Io bado eccome alle spese!"
-"Anastà entra e compra ciò che ti serve, sennò torni a casa a piedi!"
-"Mmh, ok..a dopo.."
Il negozio era tra quelli più costosi in paese, le miss della mia scuola compravano tutto da Lokintoki, io non ci ero mai entrata.
Era pieno di ragazze,tutte con le proprie amiche, io intanto girovagavo tra i vestiti cercando qualcosa che mi stesse bene, come aveva detto papà.

-"Posso esserti d'aiuto cara?"-Disse con tono scattante una commessa
-"Ehm..si.."
-"Cosa ti serve?"
-"Qualche maglia,qualche jeans,un po' di tutto"
-"Cara vuoi cambiare stile?"-Mi disse guardandomi dalla testa ai piedi come se volesse criticare ciò che era il mio stile, ovvero una felpa un po' maschile e dei jeans un po larghi.
-"Uhm..ma certo!"
La commessa mi portò con lei facendomi provare numerose maglie, dopo circa un'ora avevo già scelto un bel po' di roba, non avevo badato a spese, mi ero divertita, ma mi stavo sentendo in colpa, come quando prometti di andare a dieta ma poi finisci con il barattolo di nutella in mano.
-"Chiamo..chiamo mio padre"-Dissi io preoccupata
-"Tranquilla cara"
-"Papà..ho..ho finito"
-"Spero che abbia fatto un po di compere"-Disse mio padre rivolgendosi alla commessa
-"Ma certo, l'ho aiutata a scegliere per bene, le dona tutto ciò che ha comprato."
-"Ne sono sicuro, quanto le devo?"
-"Centoventi euro."
-"Uhm"-Disse mio padre, io ero già pronta a lasciare la mia roba
-"Cosa?"-Disse la commessa
-"Pensavo più caro, ecco a lei, alla prossima"
-"Ma certo,alla prossima, ciao cara"
-"Ehm, ciao!"-Risposi impacciata
Entrati in macchina con lo sguardo rivolto verso il basso dissi a mio padre:
-"Scusa"
-"E di cosa devi scusarti adesso?"
-"Di averti fatto spendere.."
-"No,non preoccuparti, ti ho già detto che lo meritavi, ragion per cui stai tranquilla e sorridi, sennò mi fai sentire male"
-"Ok, ok sorrido!"
Una volta tornati a casa c'era mia madre che dormiva sul divano, fortunatamente.
-"Entra piano, porta le buste sopra piano"-Disse mio padre sottovoce
-"Ok papà"-Risposi facendogli l'occhiolino.
Mentre ero su in camera,riprovai ciò che avevo comprato, ero così felice, mai avuta roba di marca così costosa, mi piaceva come mi stavano, valorizzavano il mio fisico, erano perfette.
Mio padre ci teneva tanto a me, non lo dicevo solo per il meraviglioso regalo, ma anche perchè lui voleva vedermi sempre felice e sorridente, ciò che cercavo di essere un tempo fingendo un sorriso ,ma adesso era tutto cambiato, adesso sorridevo veramente,perchè ci tenevo alla mia felicità e avevo promesso di lottare per essa.


Buonasera!
Questo è il mio regalo per le feste! Un capitolo pieno di "regali" nel vero senso della parola..!
Anastasia ha ricevuto un po di allegria in questo capitolo ma dovrà lottare ancora.
Da gennaio capitoli ricchi di emozioni e di colpi di scena,io spero che voi sarete ancora interessati a questa storia,lo spero con tutto il cuore!

In più,voglio ringraziare i lettori timidi e quelli che mi lasciano una bella recensione,tra cui(quelli dello scorso capitolo):

-Clove_HungerGames
-
Mary Sophie
-
Eresia 1318
-
Miss Recensisco

Da gennaio,inoltre,ringrazierò chi scriverà una recensione ad ogni fine capitolo,quindi fatevi avanti anche voi che voglio conoscere le vostre opinioni! :) Un bacio e vi auguro di passare delle buone feste a voi e alle vostre famiglie! <3



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Capitolo 7
*** Non sarò impaziente ***


                                
 


Le mattine, monotonamente passavano, mia madre sempre più isterica e io e mio padre prossimamente martiri.

Fortunatamente, la mattina del 15 aprile mia madre rimase a dormire, così ebbi la possibilità di fare una colazione tranquilla con papà.

-"Tesoro, voglio darti una bella notizia"

-"Dimmi papà!"-Chiesi un po euforica, mi mancavano le belle notizie

-"Sono riuscito a trovare una casa di cura a portata di tua madre, e non costa neanche molto, sai, lei ha bisogno di cure, ieri ho navigato un po su internet, oggi pomeriggio andrò a parlarci, serve solo la mia firma e finalmente non dovremo più subirla!"

-"Dici sul serio? Papà questa si che è una bella notizia!"

-"Ho poi letto, che la sua malattia mentale col tempo peggiorerà, perciò bisogna agire adesso, altrimenti potrebbe essere capace persino di uccidere"-Mio padre poi iniziò a tossire per qualche minuto, probabilmente aveva mal di gola, e tornò nel suo discorso.

-"Oggi però vorrei che tu venissi con me"

-"Va benissimo papà"

-"Ti vengo a riprendere a scuola, Stasia, poi andiamo a mangiarci una pizza, ti va?"

-"Papà è fantastico, finalmente tutto andrà per il meglio! Dopo tutti questi anni di sofferenza..."

-"Stasia, te l'avevo detto io, bisogna sempre lottare per i propri ideali, sempre"

-"Dai su Stasia, muoviti che sennò fai tardi a scuola!"

-"E tu a lavoro, papi!"

-"Oggi non vado a lavoro, ho preso un giorno..."

-"Va bene! Beh io vado, allora ci vediamo all'uscita, ciao papà, e grazie, questa è stata una delle più belle notizie che potevi darmi"

-"Ci vediamo Stasia, ricordati che ti vengo a prendere dopo, aspettami e non essere impaziente!"-Mi disse papà sorridendomi e cominciando a ridere

Non appena arrivai a scuola, davanti la porta della mia classe c'era Luca, si limitò solo a lanciarmi un'occhiata per poi ignorarmi, finalmente.

-"Ciao"-Era Erika

-"Ehi Erika, Fabiola ancora non arriva?"

-"Oggi no, va a trovare la nonna"

-"A proposito Stasia, ti va di venire al cinema con me oggi? Vorrei vedermi Hunger Games!"

-"Anche io! Ma oggi non posso, facciamo domani?"

-"Perfetto, domani c'è anche Fabi"

Era da tanto che non uscivo con delle amiche, anzi forse non ci ero mai uscita "ufficialmente", ma le cose stavano per cambiare.

Durante la ricreazione, dovetti tornare in classe per prendere i soldi per la merenda, ma non appena ero sul punto di entrare qualcuno mi prese il braccio e me lo strinse con forza.

-"Luca! Lasciami!"-Gridai

-"Zitta errore"

-"Cosa diamine vuoi?"-Risposi staccandomi dalla sua presa

-"Non ti agitare, ma volevo giusto dirti che domani ci vado anche io al cinema"

-"E quindi?"

-"E' già difficile sopportarti a scuola, figurati al cinema, perciò non ci andare, non mi va di vedere la tua stupida faccia di cazzo anche li"

-"Ma stai bene? Io ci vado, non mi faccio comandare da te! E poi quello ad avere una faccia di cazzo sei tu!"

-"Non mi sfidare, non avresti bisogno di altri problemi, resta a casa domani"

-Ma te l'ho già detto che sei un pezzo di merda? E anche che ti credi tutto tu ma non sei nessuno? Solo perchè quelle tre galline ti stanno dietro non vuol dire che sei DIO! Domani mi sopporterai, che tu lo voglia a no, e sappi che ti eviterò, perchè solo guardandoti vorrei prenderti a pugni"-Luca mi guardò stupito e ferito? Oh certo che no, quello era uno sguardo del tipo 'me la pagherai'.

Presi i soldi e lo liquidai, lui insieme a mia madre doveva raggiungere la casa di cura.

Durante l'ora di Storia, la prof ci riportò i compiti e mi ritrovai quasi ad esultare dopo aver visto quel sette, era un bel giorno, l'avrei ricordato di sicuro il 15 aprile.

Era finalmente l'ora di uscire, stavo attendendo con un po di impazienza l'arrivo di mio padre già dalla prima ora, la voglia di mangiare la pizza era troppa!

Erika mi salutò e io rimasi fuori dall'uscita mentre fingevo di messaggiare con il cellulare cercando di non incontrare gli sguardi degli altri.

Luca mi passò avanti calpestandomi un piede e io gli tirai un calcio facendolo così girare, in cambio ricevetti un'occhiata minacciosa, non mi faceva paura, anzi, l'avrei preso a botte volentieri.

Ormai erano passati già 10 minuti dall'uscita e di mio padre neanche l'ombra.

Dovevo essere solo paziente, già, vero mi metteva imbarazzo aspettare li come un palo il suo arrivo.

Era passata esattamente mezz'ora, e allora gli inviai un messaggio:

"Papà, ricordati che oggi devi venire a riprendermi.:-)"

Lo smile era giusto per non far notare la seccatura.

Quaranta minuti, quaranta fottutissimi minuti e lui ancora non arrivava.

Fu così che scelsi di tornare a casa a piedi, dovevo essere paziente, ma ormai la mia pazienza aveva superato il limite.

Appena stavo per giungere a casa, notai la macchina della polizia parcheggiata fuori il cancello.

Che diamine era successo?
Mia madre! Mia madre si era uccisa?

Tutte le ipotesi plausibili mi stavano divagando per la mente finché non mi feci forza e varcai il cancello.

Una donna-poliziotto non appena mi guardò abbassò lo sguardo dirigendosi lentamente verso di me.

Ero preoccupata, avevo l'ansia, non riuscivo a capire l'accaduto.

Mi abbbracciò e mi strinse forte, mentre io ero rimasta immobile cercando di capire qualcosa.

Non appena vidi mia madre uscire di casa in condizioni orribili:gridava, si tirava i capelli, e piangeva.

Improvvisamente venni presa come da un lampo e urlai anche io:"PAPA'!!"

-"Tesoro mi dispiace, non avresti dovuto saperlo così"-Continuò la donna

-"Cosa cazzo è successo a mio padre? Cosa gli ha fatto quella strega!?"

-"Tuo padre ha avuto un infarto mentre guidava l'auto, è morto"

Quelle parole mi uccisero.

Non sentivo più il cuore battere, non sentivo più nulla dalle mie orecchie e di seguito, neanche la mia vista riusciva a mettere a fuoco.

Iniziai a vedere dei puntini neri, non sentivo più il mio corpo, stavo morendo anche io?
Si, io in quell'attimo volevo morire, volevo raggiungere mio padre, non c'era più motivo di restare in terra, per me sarebbe stato l'inferno, io senza lui, non potevo, non era la mia vita, io ero morta, come voleva mia madre.


 

Sentivo delle voci, un po confuse, dei rumori simili a quelli dei computer.

Con lentezza spalancai le palpebre, ero in un ospedale.

Mi sentivo stordita, perchè mi avevano salvato? Perchè?

Un'infermiera si avvicinò a me accarezzandomi la fronte

-"Stai meglio"

-"No"-Risposi a bassa voce

-"Devi farti forza, tuo padre.."

-"Non dirlo"-Fu quasi una supplica

L'infermiera si asciugò qualche lacrima per poi tornare a guardarmi negli occhi.

-"So come ci si sente"

Si alzò e andò via, mentre io non riuscivo a colmare quel vortice che si era aperto dentro di me.

Guardai la finestra, il cielo limpido, le nuvole candide, ciò che di bello c'era nella primavera, ma io non riuscivo più a vederlo come una volta, lo vedevo con occhi diversi, occhi di chi aveva perso tutto.

-"Papà, papà io ti aspetto, non sarò impaziente lo prometto"-Dissi sottovoce

-"Papà vienimi a prendere, portami via da qui"

-"Papà, sono io"-Gridai con ormai gli occhi pieni di lacrime

Venni raggiunta da dottori e infermiere che disperati mi guardavano, tutti quegli occhi puntati su di me, occhi che non erano in grado di capirmi.
 

Passarono cinque giorni, tornai a casa, fu un trauma, quelle stanze, i suoi vestiti, la mia camera, avevo perso tutto, nonostante tutti quei oggetti erano ancora presenti "la loro anima" era andata via, via per sempre.

Non avevo la forza di restare in piedi, passavo le ore sopra il letto.

Mia madre invece, sembrava essersi ripresa, era venuta anche a conoscenza della clinica dove doveva essere mandata.

La odiavo, ancora di più.

Fingeva, faceva l'attrice, la povera vedova di un uomo d'oro che non era riuscita mai ad amare.

Io invece, venivo definita "la maleducata", perchè quando veniva gente in casa a farci el condoglianze, non scendevo mai.

Il 23 aprile, venne celebrato il suo funerale.

Quel giorno non pioveva, ma il cielo era tutto nuvoloso.

Non uscivo di casa da giorni ormai, vedere la sua lapide, la sua foto, mi fece solo più male.

Mia madre che abbracciava cugini e parenti fingendosi dispiaciuta, doveva morire lei, non lui.

Alzai lo sguardo e vidi un uomo molto distinto fare le condoglianze a mia madre per poi dirigersi verso di me.

Aveva un volto famigliare, l'avevo visto già da qualche parte:Carlo Grandi.

-"Mi dispiace tantissimo, lui per me è stato un grande amico"

-"Un grande padre"-Aggiunsi cercando di non piangere

-"Come farai con tua madre?"

-"C-come?"

-"Tuo padre mi disse che era malata, ho capito anche che lei mente, le sue sono lacrime di coccodrillo"

-"Finalmente qualcuno che se n'è reso conto"-Risposi abbassando lo sguardo

-"Se hai bisogno, io potrò aiutarti"

-"Grazie"

La sera stessa, il medico di famiglia venne a parlare con mia madre, e io nascondendomi nelle scale ascoltai ciò che aveva da dire:
-"Suo marito era cardiopatico, la sua situazione peggiorava, ciò che inalava nella fabbrica di certo non lo aiutava, il 14 aprile si era sentito male a lavoro, stava per avere un infarto"

-"Non mi disse nulla"-Rispose mia madre

Ecco perchè il 15 non era andato a lavoro.

-"Purtroppo l'infarto è imprevedibile, ancora condoglianze signora"

-"La ringrazio"-Rispose mia madre portandosi un fazzoletto sugli occhi.







 

E' stato molto difficile scrivere questo capitolo.

Avevo in mente questa scena dall'inizio della storia, temevo di fallire, poiché è una scena molto forte, che probabilmente nessuno si aspettava.

E' stato difficile anche perchè, ho quasi pianto nella scena dell'ospedale, quella in cui Anastasia incita il padre a riprenderla.

Spero tanto di non avervi deluso e di essere riuscita a entrare nel profondo delle vostre emozioni.

Mi scuso per il ritardo del capitolo, ma in questo periodo non avevo nessuna ispirazione per la storia, che sembra fortunatamente tornata.

Spero tanto di leggere una vostra recensione,un grazie di cuore a tutti voi che seguite la mia storia.:)
Vanel-

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Capitolo 8
*** Anastasia e Carmela ***


 

"Anastasia e Carmela"
____________________________________________________________________________________

Passarono due  mesi, e in quei mesi, senza uno stipendio su cui contare, a volte saltavo anche la cena.
Luca non mi diceva più nulla, mi ignorava, mentre Erika e Fabiola mi parlavano come se non fosse successo nulla.
Purtroppo la mia disgrazia non era ancora finita, forse, era appena iniziata.
Quando la scuola finì, mia madre una sera mi portò da una delle sue amiche, squilibrata, alcoolizzata.
Deborah, proprietaria di un discount, squallido e in decadenza nella periferia della città.
-"Deborah, questa è mia figlia, inizierà a lavorare qui"
Io non volevo, ma di certo non potevo neanche rifiutare, mia madre però, non voleva fare nulla.
-"Quante ore?"-Chiese mia madre
-"Vuoi un goccetto?"-Chiese la presunta Deborah indicando la bottiglia di vodka
-"Metti pure, allora?"
-"Dalle 7:00 fino alle 19:00, te la togli dai piedi"-Rispose per poi scoppiare a ridere.
Ero spaventata, dodici ore di lavoro, in quel discount.
-"No!"-Gridai
Mia madre mi tirò uno schiaffo per poi continuare:-"Cosa mangeremo!? Non lamentarti, puttana"
-"Piccola"-Aggiunse Deborah
-"La natura non ti ha dotato di forme ne di  viso considerevole, perciò mettiti un po di carta igienica nel reggiseno e truccati, i clienti non vengono solo per comprare dei prodotti, sai?"
-"MAI! IO NON FARO' LA PUTTANA COME VOI!"-Gridai dirigendomi verso la porta
-"Dove cazzo credi di andare? Se necessario la farai! Non servi a un cazzo!"-Aggiunse mia madre
-"Dovresti dare una bella lezione a tua figlia, non sa cos'è l'educazione? Di questi tempi si muore di fame per trovare un lavoro"
-"Deborah, scusala, ha poca esperienza"
-"C'è un signore che viene sempre qui, gli farà piacere vedere carne fresca, tu mi capisci, gli affari sono affari dopotutto eh?"
-"Certo che ti capisco"
Guardavo scandalizzata e spaventata quelle donne, e una di loro doveva essere mia madre. Mi aveva sempre ferita con le sue parole, ma stavolta aveva proprio esagerato. Non riuscivo a respirare correttamente, avevo le mani che mi tremavano e con tutta la forza che avevo gridai:
-"PUTTANA LE GAMBE APRILE TU CHE CI SEI ABITUATA"
Aprii la porta di scatto e scappai più veloce che potevo, senza una vera e propria meta.
Ero proprio spaventata, tremavo dalla paura, e avevo le lacrime che mi offuscavano al vista.
Dopo circa un quarto d'ora raggiunsi l'unico posto dove potevo stare bene, l'unico posto dove era possibile stare con mio padre.
Andai al cimitero, e andai davanti la sua tomba.
-"Papà, dove sei? Vienimi a riprendere, io sono qui, papà tu mi avevi detto che bisognava lottare per i propri ideali, è quello che ho fatto io oggi, hai visto? Ho ripreso da te.
Papà, per favore rispondimi, papà.."
Erano ormai due ore che ero li, non sapevo dove andare, ero sola.
-"Eccoti, brutta stronza"-Era mia madre, mi aveva trovato
-"No! Lasciami!"
Mia madre mi prese per i capelli e mi portò dentro la macchina.
-"Domani inizierai il turno, e farai tutto quello che Deborah ti ha ordinato, capito!?"
Non risposi, sarei scappata, nella notte, lei non mi avrebbe mai comandata, mai.
Non appena arrivai a casa mia madre mi spinse con violenza dentro la camera chiudendomi a chiave.
-"Non puoi farmi questo! Pazza, pazza ecco cosa sei! La pagherai"-Gridai mentre prendevo a pugni la porta
Mia madre entrò nella sua camera, mentre io cercavo un modo per uscire.
La finestra era chiusa, l'aveva bloccata.
Ero riunchiusa, non avevo via di uscita;
Erano le 2.00 e a malapena ero riuscita a prendere sonno.
Spalancai di colpo gli occhi quando ricordai cosa mio padre mi disse da piccola:
"-La nostra casa è sicura adesso, puoi stare tranquilla, non resterai più chiusa in camera se per sbaglio ti chiudi dentro e non riesci a girare correttamente la chiave, puoi uscire da questa piccola porta, capito stasia?"
Quella piccola porta non l'avevo mai usata, ero sempre stata attenta a non restare chiusa in camera, ma adesso sembrava l'unica soluzione.
L'unica via di uscita per la libertà.
Mi misi in ginocchio e con la mano un po tremante aprii la porta avventrandomi dentro quel piccolo corridoio buio e freddo.
Ero impaurita, mi sentivo mancare l'aria, e la piccolezza del corridoio mi permise di sentire perfino il mio battito cardiaco notevolmente accelerato.
Ero arrivata finalmente alla fine di quella porta, ma la tensione era la stessa, e la mia situazione era angosciante.
Spalancai la piccola porta senza sapere cosa avessi trovato una volta dentro la stanza.
Forse, avrei preferito non saperlo, o per meglio dire, non vederlo.
Non appena spalancai la porticina entrai in una stanza mai vista prima, di grandezza simile alla mia, ma mi fece solo aumentare la pressione.
Quadri, quadri ovunque, lumini, quelli dei cimiteri, croci e statuette dei santi.
Sembrava di essere dentro un santuario, o peggio, dentro una cripta.
I quadri rappresentavano diverse immagini, al primo c'era una bambina forse di quattro anni, agli altri a seguire una ragazzina e infine una ragazza che mostrava all'incirca la mia età.
La cosa che mi spaventò fu che quella bambina era spaventosamente somigliante a me.
Non appena lessi "Carmela" sotto quel quadro a grandezza umana capii tutto.
Quella doveva essere la stanza di Carmela, la porticina probabilmente la fece costruire mio padre per tenerci sempre in contatto, ma io in vita mia, non ero mai entrata dentro quella camera.
Ero spaventata, tremante, forse avrei fatto meglio a restare dentro la mia camera e scappare l'indomani.
Quella stanza, era così inquietante, e doveva essere la camera della mia adorata gemella, da piccola la immaginavo sempre come una graziosa bambina con cui potevo giocare, una persona che non mi avrebbe mai fatto sentire sola.
E adesso farei di tutto per avere quella sorella, adesso che mi sento sola e abbandonata da tutti, sì, adesso vorrei solo te Carmela, perchè le sorelle sono in grado di capirti meglio di chiunque altro.
Una lacrima silenziosa mi scese e il respiro un po' più calmo dovette fare i conti con una voce che era tutt'altro che calma:
-"CHE CI FAI QUI?"
-"Ma-mamma, io non voglio lavorare per Deborah"
-"Tu non dovevi entrare qui, come hai fatto? Razza di disgraziata!"-Il suo tono sprezzante mi faceva sentire un moscerino
-"Mamma perchè dobbiamo odiarci? Mamma perchè mi odi?"
-"Anche Carmela ti odia, lei mi sta parlando proprio adesso! E' stata lei ad avvertirmi della tua presenza, tu stai rovinando la sua pace"
-"MAMMA NON E' VERO! Io sono sicura che Carmela non mi avrebbe mai odiata, io sono sua sorella"-Cercai di essere più calma possibile
-"Tss, sua sorella? Tu non sei altro che una ladra! La peggiore di tutte, sei una maledizione, tu hai rubato la vita a mia figlia"
-"Come puoi dirmi questo? Perchè tanto odio? Perchè non mi hai mai apprezzata? Anche se sono nata io al posto di Carmela, cosa cambia? Non sono sempre tua figlia!?"-Pronunciando quelle domande fu difficile ma anche una maniera per liberarmi da quei dubbi che mi vagavano per la mente da anni
-"Vuoi davvero saperlo? E' stata colpa tua se Carmela è morta"
-"Non fai che ripetermi queste parole da anni"
-"Carmela ti odia, le hai rubato la vita! Il cordone ombelicale si era attorcigliato sul tuo collo, ho avuto contrazioni a causa tua"
-"LEI NON MI ODIA"-Urlai disperata
-"TI ODIA, TI ODIAMO!"
-"NO! LEI E' MIA SORELLA, LEI NON MI AVREBBE ODIATA..."
-"NON ALZARE LA VOCE CON ME!"
-"Non voglio alzare la voce, papà è morto e..."
-"TUO PADRE E' MORTO A CAUSA TUA!"
-"NO! QUESTO NON PUOI DIRLO! MAI!"
-"TUO PADRE ANCHE TI HA ODIATA"
-"Non è vero! Non è vero!"
Improvvisamente la finestra della camera si aprì di scatto a causa di un tiro di vento violento, e dal momento che le finestre erano abbastanza fragili, non ci misero molto a farsi trasportare dal vento.
Il vento a sua volta fece staccare uno dei ritratti di Carmela, quello della mia età, che andò addosso a mia madre.
Perdendo il senso dell'equilibrio mia madre inciampò in uno di tutti quei lumini che a sua volta fece cadere gli altri azionando un piccolo incendio.
-"NOO!"
-"CARMELA ANCHE TU, NO!"-Urlava disperata mia madre mentre io restai paralizzata con le gambe tremanti per quello che stava succedendo.
La camera prese subito fuoco, facendo bruciare tutti i dipinti di Carmela, e tutte le reliquie che mia madre aveva custodito gelosamente.
Ormai ero coperta dalle fiamme, e l'aria era diventata irrespirabile, persi i sensi.

Una luce bianca, e un misto di voci angeliche e dolci.
C'era una madre che aveva partorito due gemelle, e poi c'era un neo padre che prendeva una di loro in braccio sorridendo in maniera dolce.
Forse quella bambina ero io, forse ero morta e stavo per vivere la vita che avrei dovuto vivere.
______________________________________________________________________________________








Buon tardo pomeriggio a tutti voi!
Finalmente mi sono decisa di pubblicare questo nuovo capitolo e di tornare in gareggiata!
Non potevo di certo abbandonare Anastasia, che per me è un personaggio molto speciale a cui tengo molto.
Questo capitolo è importantissimo, pieno di colpi di scena e di un'atmosfera un po' "spettrale".
Abbiamo le due gemelle, all'inizio e alla fine.
Sarà importante per la storia, ma per il momento "lo lasciamo da parte".
Per Anastasia le cose andranno meglio, ma prima dovrà affrontare ancora un po'...
Nel prossimo capitolo una piccola sorpresa, un personaggio in arrivo..
Non voglio spoilerare troppo xD a presto e un grazie di cuore per le recensioni che mi aiutano a migliorare :)

Vanel.-

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Capitolo 9
*** Risveglio sotto chiave ***


"Non è lui, ancora no"
 

Grazie per l'attesa, vi ho fatto attendere troppo per questa storia, e voglio scusarmi!
Buon capitolo, per chi crede nel riscatto!
Un bacio e ci vediamo sotto <3




Non appena aprii gli occhi e alzai lo sguardo notai di essere dentro un ospedale.
Ero viva, ancora una volta.
E mia madre? Come stava? Dove stava?
Non appena girai la testa restai quasi sbalordita, forse stavo sognando davvero!
C'era Luca, il mio fastidioso vicino di casa che si era addormentato nella sedia vicino il mio letto.
Dormiva scomodamente, con il braccio sopra la gamba che faceva da cuscino.
Non poteva essere vero, era impossibile.
Si avvicinò poi un'infermiera che vedendomi sveglia guardò verso Luca e dolcemente mi disse:-"E' stato qui tutta la notte..."
-"Cosa!?"-Risposi io alzando la voce
-"Piccola tutto bene? Hai un po di lesioni di..."
-"Dov'è mia madre?"-Chiesi interrompendo il suo discorso
-"Beh tua madre..."
-"Mia madre..?"
-"Lei si è salvata per miracolo, ma i veri problemi ce l'ha in testa..."
-"Sì"-Dissi senza disapprovare nulla
-"Tua madre sarà ricoverata dentro una casa di cura, ma non so se potrai tornare a vivere con lei"
-"La ringrazio"
-"Vado a prenderti la colazione"-Disse l'infermiera per poi dileguarsi.
Intanto Luca si stava svegliando e stiracchiandosi mi guardò come se avesse visto un fantasma.
-"Ah stai bene"-Tono freddo e duro
-"Sì, grazie per essere rimasto.."-Non mi fece finire la frase
-"Non farti film immaginari, non avevi nessuno e quindi mia madre mi ha costretto, mi fa male tutto..."-Mi rispose per poi toccarsi il collo e stiracchiarsi.
-"Volevo solo ringraziarti, ma tranquillo, puoi anche andartene se non vuoi restare qui"
-"Infatti non avevo nessuna intenzione di restare"
-"Bene, ciao"
-"Prima di andarmene devo mangiare qualcosa, quindi non ti dispiacerà condividere la tua colazione, giusto?"
-"No"
Quando l'infermiera arrivò con la colazione mi guardò divertita per poi andarsene.
-"Buongiorno"-Dissi a Luca che ormai aveva già preso metà del mio cornetto in mano
-"Buongiorno il cavolo, fa schifo questo cornetto"
-"Cosa ti aspettavi? Siamo in un ospedale.."
-"Non l'avevo capito, grazie per l'informazione Anastasia"-Mi disse mangiando a bocca aperta.
Ero sul punto di prendere la mela, ma improvvisamente avvertii un dolore al braccio allucinante, tanto da farmi perdere i sensi.
-"Oh, Anastasia! Infermiera!"-Mentre la mia vista si oscurava sempre di più, la voce di Luca la iniziai a sentire in lontananza.
Successivamente, sentii qualcuno tenermi la mano e poi mi ripresi cercando di tornare cosciente.
-"Non dovresti sforzare il tuo corpo, hai subito delle lesioni un po' gravi"-Mi consigliò premurosamente l'infermiera.
Annuii per poi posare lo sguardo su Luca, più scocciato che mai.
-"Puoi tornare a casa"
-"E' quello che farò"-Mi disse con tanto di strafottenza
-"Grazie"-Un po' intimidita, specie dopo tutto quello che ci era successo.
Luca andò via e io restai sola, nuovamente in quel dannato ospedale che sembrava avermi incatenata in quelle stanze bianche e tutte uguali.

Erano passate due settimane, e le cose sembravano essere andate decisamente meglio.
Fabiola e Ilaria mi vennero a trovare spesso, portandomi anche un bellissimo mazzo di fiori.
Venne anche la mamma di Luca, giustificando il figlio assente alla visita dicendomi che doveva studiare.
Non aveva bisogno di fingere, sapevo benissimo che Luca non mi sopportava, e non voleva avermi tra i piedi.
Il medico mi diceva che mi ero ripresa alla grande, però io ero impaurita.
Cosa mi sarebbe aspettato dopo quel ricovero?
Non avevo più una casa, ero minorenne e non avevo neanche dei parenti.
Forse qualche cugino in seconda di mio padre sparso per l'Italia, ma comunque i contatti si erano talmente raffreddati con la famiglia, che probabilmente un'orfana si sarebbe saputa trovare meglio di me.
Venni raggiunta da un ragazzo, non proprio un uomo, proprio un ragazzo che mi disse che apparteneva ai Servizi Sociali.
No, io non volevo finire in una casa famiglia.
Mi disse che comunque era quella l'alternativa, però avevo una possibilità.
Essere adottata da qualcuno, con consenso di un mio tutore o genitore.
Ma il discorso che sembrava darmi speranza, venne interrotto dalle sue parole quando realizzai cosa aveva fatto quella bestia di mia madre:-"Sei stata affidata ad una donna, e tua madre ha acconsentito dicendo che è una sua cara amica, noi dovremo fare degli accertamenti, ma tranquilla, presto avrai una casa"
-"Chi...chi è questa donna?"-Chiesi timorosa
-"Di Nunzio Deborah"
-"C-COSA!? Non voglio andare da quella strega!"-Quasi gridai
-"Dobbiamo controllare la situazione economica della donna, se c'è qualcosa di anomalo, andrai in una casa famiglia..."
-"Quindi peggio di un vicolo cieco"
-"A meno che non c'è qualcuno che si propone di adottarti, ma da come ho visto non hai parenti.."
Poteva anche crollarmi il mondo addosso, ma avrei preferito di gran lunga la casa famiglia anziché diventare la figlia adottiva di quella strega, che poi era peggio di mia madre.

Non appena uscii dall'ospedale, venni portata dentro l'ufficio dello stesso uomo che mi era venuto a parlare.
In una sedia c'era seduta anche lei, Deborah.
-"Oh cara, come stai?"-Mi chiese con falsa cortesia
Non le risposi, anzi, la guardai con disprezzo.
-"Puoi sederti, Anastasia"-Mi suggerì l'Assistente Sociale
-"Bene signora Di Nunzio, le carte sono in regola, 'sto solo aspettando la mia assistente per verificare un ultima condizione"
-"NO! Io non vado a vivere con lei!"
Deborah mi fulminò con lo sguardo, ma poco mi importava, io volevo essere libera.
Ero in ansia, mi tremava la gamba, perchè sembrava che nessuno mi stesse ascoltando?
Continuavo a lamentarmi ma non ricevevo risposta, neanche dall'Assistente sociale!
Qualcuno bussò alla porta dell'ufficio, era la sua segretaria.
-"Giacomo! La signora Di Nunzio non risulta affidabile, anzi, è stata segnalata più volte. non credo possa diventare la tutrice della ragazza"
Le parole più rassicuranti della mia vita, ma..
-"Allora Anastasia verrai trasferita in una casa famiglia"
Ero sola.
-"Invece no, Giacomo, Anastasia non andrà in una casa famiglia."
-"Cosa?"-Commentai io presa dallo stupore.
-"Insieme alla richiesta di prenderti in affidamento della signora Di Nunzio, si è affiancata anche un'altra, da parte di Carlo Grandi, un primario dell'ospedale, e risulta una persona molto affidabile"
-"DICE SUL SERIO?"-Dissi alzandomi dalla sedia 
-"Oh ma certo, ma sei tu a decidere, tua madre non è più in condizione di farlo"
Deborah restò di pietra mentre l'Assistente sociale ci guardava sbalordito.
-"Allora?"-Mi chiese 
-"Allora si! Certo!"
-"Sei sicura?"
-"Assolutamente."



Ciao di nuovo!
Volevo giusto chiarire alcune cose:
Quando avevo iniziato la storia, ero alle prime armi, non conoscevo le regole della scrittura (come lo spazio dopo la virgola) e quindi se l'inizio vi può sembrare un po' frammentato, è per questo motivo.
Non posso modificarlo per il momento, perchè non trovo proprio tempo materiale.
Non conosco nessuno che abbia vissuto una storia simile (affidamenti e roba varia) e quindi se non corrisponde proprio a come funziona davvero, perdonatemi, ma comunque cerco di renderla più realistica possibile, anche perchè voglio mandare un messaggio importante, alla fine.
Un bacio  a tutte voi che seguite la mia storia e non smettete mai di farlo, non vi ringrazio per nome, ma leggo le vostre recensioni con una grande soddisfazione, GRAZIE DI CUORE! <3


PS: Ho preferito rimuovere il banner da qui in poi, così potete immaginarvi Anastasia come volete :)

 

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Capitolo 10
*** Benvenuta in casa Grandi ***


TOUR DELLA CASA GRANDI!
Questo brevissimo video rappresenta un tour all'interno della casa Grandi, così come io l'ho immaginata :)
Cliccate qui per vederlo
---> Casa Grandi Tour di una bellissima casa

"Benvenuta in casa Grandi"


Avevo preso la decisione senza rifletterci più di tanto.
Ma ero sicura, mi sentivo guidata in quella scelta, dopotutto Carlo Grandi era un amico di vecchia data di mio padre, si fidava tanto di lui.
Vedevo nella figura di Carlo Grandi una sorta di promessa paterna, l'ultima.
Era come se mio padre prima di andarsene mi avesse detto "prendi quella strada, è quella sicura".
Lo stesso pomeriggio feci i bagagli e venni portata dall'Assistente sociale verso cara Grandi.

Appena arrivai restai a bocca aperta.
Era ampia, strutturata benissimo,  aveva un imponente cancello con un giardino curato e pieno di fiori.
Era una bellissima casa,  chissà come sarebbe stato l'interno.
Non potevo nascondere la paura, mi sentivo naturalmente spaesata.
Savo entrando dentro una casa che non conoscevo, stavo per andare a vivere con una famiglia che non conoscevo.
-"Puoi scendere"-La voce rassicurante dell'assistente interruppe i miei pensieri che erano del tutto agitati.
Citofonai, avevo la mano che mi tremava e non sentivo più le gambe.
Fu proprio Carlo Grandi a venire ad aprirmi.
Mi prese la valigia e mi accolse con uno dei suoi migliori sorrisi.
-"Grazie"-risposi agitata.
-"Non devi ringraziarmi di nulla, è un piacere. Mi sentirò sempre in debito con tuo padre, è stato un grande uomo."
Cercai di ricompormi per non dare nell'occhio.
Entrai dentro la casa.
Grande, vasta, proprio come immaginavo.
Piena di quadri e di foto, arredata in maniera impeccabile, quello era solo l'ingresso.
Non appena alzai lo sguardo incontrai il viso di una donna, aveva i capelli biondi boccolati, gli occhi verdi e un'espressione amichevole e dolce.
-"Benvenuta Anastasia"-Anche la sua voce sembrava essere quasi angelica.
-"Grazie mille"-Risposi io un po' timida
-"Vieni con me, ti faccio fare il tour della casa e conoscere mia figlia.. ha la tua stessa età!"
Mi feci guidare da quella elegante signora mentre Carlo Grandi sistemava la mia valigia nel salotto.
-"A proposito, io sono Giada, scusa se non mi sono presentata prima!"
-"Oh non si preoccupi"
-"Nono tesoro, dammi del 'tu'!"
-"Va..va bene"-Risposi  poco convinta
Non appena tornai con gli occhi all'orizzonte, vidi una ragazza molto bella.
Gli identici capelli di Giada a differenza degli occhi, erano scuri e penetranti.

-"Ambra, lei è Anastasia"
-"Oh, la ragazza che papà ha adottato?"-Chiese la figlia con falsa cortesia, forse era così che si comportava con chi non conosceva.
-"Si Ambra, presentati, su!"-Sua madre caratterialmente era tutto il contrario.
-"Piacere, sono Ambra"-Mi disse porgendomi la mano
-"Io Anastasia"
-"Ti ho già vista, sei mai andata da Lokintoki?"
-"Oh certo"
-"Hai un viso conosciuto, eri quella che non sapeva che comprare e girava per il negozio senza meta?"-Non sembrava essere una battuta simpatica, anzi, c'era un po' di acido nel suo tono.
-"Ehm si"
-"Io devo uscire con le mie amiche, a presto allora"
-"Ambra, ma non vuoi conoscerla meglio?"-La richiamò la madre, mi sentivo una perfetta intrusa, forse l'idea della casa famiglia non era poi tanto male...
Ambra andò via senza neanche risponderle, non le stavo neanche simpatica
-"Io ho un altro figlio"-Spero non sia come la sorella-"Però adesso è in giro per la città"-Continuò
-"Come si chiama?"-Chiesi per rompere il ghiaccio
-"Michele, ha 18 anni"
-"Mi porta un anno quindi.."
-"Vieni cara, che ti mostro la tua stanza.."
Giada mi portò dentro la mia nuova camera.
Era molto bella, arredata in maniera fantasiosa che sembrava rispecchiarmi alla grande, era spaziosa e profumava di ciliegia.
-"Era la stanza degli ospiti, ma adesso diventa ufficialmente la tua stanza, la nostra nuova ospite più importante!"
-"Grazie mille signora Giada, non so come rigraziarla"
-"Rilassati, sta tranquilla, sono le 18:00, se vuoi fare una doccia il bagno è a tua completa disposizione, oh no! Devo farti fare il tour della casa!"
Giada mi prese la mano e mi fece fare il giro completo di tutta la casa, e intanto passò un'ora e mezza tra chiacchiere  e merenda.
Era una forza quella donna, magari avessi avuto una madre del genere
Al termine di quella piacevole conversazione andai a farmi una doccia per sistemarmi in vista della serata, quando l'acqua raggiunse il mio corpo feci scorrere assieme ad essa anche la preoccupazione delle settimane precedenti, per la prima volta mi sentivo davvero al sicuro, però avevo paura: quanto sarebbe durato?
Uscita dal bagno mi feci avvolgere dal morbido e profumato asciugamano,  profumava di ciliegia!
Non appena aprii la porta, avrei voluto sotterrarmi, o peggio.
I miei occhi andarono a incrociarsi con altri.
Erano verdi, notai immediatamente quel colore perché mi fece stupidamente pensare a Giada (la psicologia avrebbe avuto una spiegazione anche per questo) ma il proprietario di quegli occhi era più alto e decisamente più mascolino.
Aveva i capelli neri quel ragazzo che mi fece sentire la terra sotto i piedi mancare, la pelle era pallida ma gli donava un che di affascinante e raffinato, giunsi alla conclusione che era tra i più bei ragazzi che avessi mai visto ma di certo non avrei voluto incontrarlo in quelle condizioni...
Doveva essere Michele senza alcun dubbio.
Michele abbassò lo sguardo più imbarazzato di me e se ne andò senza dire nulla camminando in modo goffo, così come si fa quando si è nel pieno dell'agitazione.
Io da parte mia scappai a gambe levate verso la mia nuova camera.
Chiusi la porta a chiave, mi specchiai ed avevo la faccia completamente rossa.
Sopra il letto trovai un biglietto firmato 'Fam. Grandi'
Quest'ultimo diceva:"Benvenuta in casa Grandi"
Già, proprio benvenuta..





Buonasera!
Da qui in poi si passa al "sodo" della storia! La vita di Anastasia cambierà...
Lasciatemi qualche recensione, voglio sapere cosa pensate del capitolo!! :D
Vanel.-


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Capitolo 11
*** Incontri Burrascosi ***



Non è mai troppo tardi per essere quello che sareste potuti essere.

George Eliot




Indossai i miei jeans migliori di fretta, non sapevo truccarmi perciò non lo feci, spazzolai i capelli che, neanche a dirlo, erano diventati la lana per colpa del caldo e andai.
La luce del corridoio era spenta, vedevo solo quella della cucina in lontananza, non sapendo dove fosse l'interruttore scesi le scale con cautela, andò tutto bene finché, esattamente all'ultimo gradino, qualcosa mi spinse a destra facendomi perdere l'equilibrio.
Quel qualcosa mi afferro il braccio e mi aiutò a non cadere, ci guardammo in faccia: era di nuovo quel Michele.
-"Perdonami, mi sembra assurdo averi incontrato due volte e..." si bloccò in imbarazzo ma poi riprese "incontri burrascosi, penso sia esattamente questo il problema, dobbiamo presentarci o la prossima volta che ci incontriamo non oso immaginare cosa accadrà!"
Restai a bocca aperta, Michele aveva una bellissima voce, aveva un che di provocante e di caldo, lo avrei ascoltato per ore.
-"Piacere Anastasia"-Dissi prontamente per mostrarmi un minimo sveglia.
-"Michele"-Mi rispose stringendomi la mano.
-"MAMMA! Perchè spegni la luce!"-Urlò Michele mentre io lo seguivo verso la cucina
Entrammo in cucina, Carlo Grandi era a capotavola, Ambra sedeva al suo fianco ma era visibilmente impegnata con il telefono mentre Giada era in piedi ed aveva un vassoio di ravioli da trasferire sul tavolo.
-"Puoi sederti vicino Ambra"-Mi suggerì la signora Giada
Annuii restando in silenzio, immediatamente ero calata nell'imbarazzo e nell'agitazione totale.
Il Signor Carlo cercava di introdurmi nel discorso, ma quando quest'ultimo toccava argomenti o persone che io non conoscevo, restavo muta.
-"Già, la figlia di Gamberini si è sposata!"
-"Conosci la figlia di Gamberini, Anastasia?"
-"Ehm, no"
-"Il tennis quest'anno sta andando molto, avete notato?" - disse Giada
-"Si, il figlio di Spoglietti e sua moglie parteciperanno ai campionati provinciali" - commentò Ambra.
-"Conosci la famiglia Spoglietti Anastasia?" - chiese nuovamente Carlo.


Dopo alcuni tentativi di conversazione decisi di congedarmi fingendo di essere stanca, Giada e Carlo mi diedero la buonanotte ed io mi rifugiai volentieri nella mia nuova camera.
E come avrei fatto in futuro? Non mi sentivo nella famiglia.
Ma io non volevo vivere così, io volevo vivere dentro una famiglia vera.
Mi mancava tantissimo mio padre.
-"Chissà, se papà non avesse avuto l'infarto, a quest'ora staremo scherzando e ridendo col camino acceso, e magari papà si sarebbe sposato di nuovo, oppure no.."
Divagavo, perchè la mia idea di famiglia era quella con mio padre.
Carlo Grandi era un suo amico, un suo caro amico, ma di sicuro non era il mio.
Era stato comunque una brava persona, mi aveva accolta, salvato dalle casa-famiglia, mi aveva salvato la vita.
D'un tratto quella ragazza che doveva andare al cinema con le amiche mi sembrava una sconosciuta, una ragazza che aveva una madre terribile, ma non era ancora arrivata a questo punto.


Qualcuno bussò alla mia porta, guardai distrattamente l'orologio: erano le dieci!
-"Anastasia, sono Giada"
-"Oh scusa il ritardo"-Non darle del 'lei' era troppo difficile..
-"Tranquilla, volevo solo avvisarti che è pronta la colazione, vuoi farla insieme a noi?"
-"Sisi, volentieri!"
La signora Giada scese le scale e io andai in bagno, chiudendolo per bene a chiave.

La tavolata era colma di buone pietanze, la famiglia Grandi mi ricordava quella dei telefilm che ero solita a vedere.
E io mi sentivo un'estranea, completamente.
-"Buongiorno Anastasia!"-Mi disse tutto contento Carlo Grandi
-"Buongiorno"-Risposi, guardando un po' tutti, ma Ambra era sempre col cellulare in mano, mentre Michele sembrava essere concentrato sul cornetto.
-"Siediti"-Mi suggerì
Andai a sedermi vicino Michele, era comunque un bel ragazzo..
-"Cornetto?"-Mi chiese un'energia Giada
-"Volentieri!"-Risposi euforica-"Grazie"-Aggiunsi timidamente ricordandomi di non essere "a casa mia"...
-"Ambra, vuoi portare Anastasia con te oggi?"-Chiese la madre.
Ambra la guardò stranita, quasi disgustata.
Bene, ma le facevo tanto schifo?
-"No, non posso"-Rispose poi.
-"Perchè no?"-Oddio non cominciate a litigare per me, per favore..
-"Perchè no mamma! Lei non conosce la mia compagnia!"
-"Non puoi presentarle i tuoi amici?"
-"No!"-Acida e schietta, Ambra si alzò dal tavolo e si diresse verso le camere.
-"E comunque si sentirebbe esclusa, è troppo timida"-Aggiunse
Ma se neanche mi conosceva!?
Odiavo questo genere di persone, ti danno l'etichetta senza neanche conoscerti.
"La conosci da appena un giorno, che ne sai se è timida"
Era stato Michele a parlare, ma prima che potessi guardarlo era tornato al suo cornetto.
Sua madre mi aveva detto che non era mai a casa, usciva sempre con gli amici e amiche..
-Io esco adesso, ciao famiglia!-Concluse Ambra, mi chiedevo se il dire "famiglia" aveva secondi fini...
-"Anche io esco, ci vediamo stasera, mangio da Laila"-E si alzò anche lui.
-"Oh, siete impossibili"
Almeno lui si era risparmiato qualche commento acido sul mio conto.
-"Tu Anastasia potresti invitare le tue amiche qui, almeno stai un po' con loro e stai a tuo agio, i miei figli sono...impossibili, a volte"-Quella donna era un angelo!
-"Po..posso veramente?"
-"Ma certo! E' casa tua adesso!"

Andai subito a prendere il cellulare inviando un messaggio a Fabiola e a Ilaria.

"Tesoro! Sn contenta che va tutto okey, ma io sn in vacanza :( xò verrò quando torno u.u un bacio"
-Messaggio da Ilaria

"OVVIO! SOLO GIA' LI ** "
-Messaggio da Fabiola


Ero contenta di poter mostrare a Fabiola la mia nuova residenza.
Ero lì da solo un giorno, la signora Giada voleva farmi sentire a mio agio, ma sinceramente avrei voluto solo stare da sola.

Dopo due ore era arrivata Fabiola, la feci entrare dentro la camera, cioè la mia nuova camera.
Come immaginavo restò colpita dalla bellissima casa di Grandi.
"E' Bellissima! Che fortuna Stasia!"-Esclamò
"Devo...devo ancora abituarmi"-Risposi un po' a disagio
"Tranquilla, è normale! Tutta questa vita ti è nuova! Se non sbaglio tu sei diventata la sorella adottiva di Michele Grandi!"
"Si, come lo conosci?"
"Ah è vero, tu non sei una festaiola...E' molto conosciuto in città, canta anche! Ritieniti fortunata"
"Beh, adesso sembra evitarmi"
"Col tempo vedrai...e comunque metti la buona parola per la tua cara amica Fabiola! Ahah, scherzo"-Mi diede una pacca sulla spalla.
La signora Giada poi ci offrì la merenda in cucina, ancora non riuscivo ad orientarmi.
Dopo circa un'oretta piena Fabiola andò via, promettendomi di tornare, aveva capito che non mi sentivo a mio agio, e che lei era la mia unica ancora di salvataggio.
"Come va, Anastasia?"-Mi chiese d'un tratto Giada notando il mio sguardo in pensiero.
"Bene grazie, tu?"
"Non credo, posso capirti, so che non ti senti ancora a casa, ma presto ci riuscirai"
"E' vero, ma credo sia...normale, credo."
"Certo! Anche io sono stata adottata"
"Veramente?"-Chiesi sbalordita
"Si, ho perso entrambi i miie genitori in un incidente stradale, venni trasferita di casa in famiglia per mesi, poi fui accolta da una famiglia ricca e agiata, erano persone di un certo spessore sai? Io provenivo da una famiglia umile, non ero abituata a quel genere di vita, inoltre i figli dei miei genitori adottivi mi odiavano, pensavano che ero interessata ai soldi, il mio primo anno fu tremendo."
"Diamine." Esclamai
"Già, ma poi ogni cosa cambiò. Incontrai il nipote dei miei genitori adottivi, era un ragazzo di sei anni più grande di me, frequentava l'università ed era uno studente modello, era affascinante sai? Intelligente e altruista, mi stette vicino e mi fece superare le mie paure e le mie insicurezze, era diventato il mio migliore amico!"
"E poi?"-Chiesi incuriosita
"Poi mi chiese di sposarlo"
"Vuole dire che è Carlo Grandi, giusto?"
"Si, è proprio lui"
"Che bello...è stato amore a prima vista?"
"Sisi, non appena i nostri sguardi si sono incontrati, ho avvertito una sensazione di calore, di sicurezza.
Ma lui era sempre circondato da belle ragazze, eppure si è accorto di me"
"E' una bella storia, da' speranza"
"E' proprio quello che volevo farti afferrare, speranza. Sai Anastasia, Carlo durante una delle nostre innumerevoli conversazioni mi parlò di un carissimo amico che incontrò a Venezia, questo amico lo aiutò a capire il valore della sua vita, grazie a lui non abbandonò l'università, non ho mai conosciuto questa persona ma avrei voluto, sono però stata fortunata a conoscere sua figlia"
"Mio padre." - commentai commossa.
"Si, era un uomo meraviglioso. Vantalo sempre, Anastasia, con orgoglio. Carlo di rado mi parla così bene di qualcuno, voleva davvero bene a tuo padre."
Le sorrisi grata, Giada si alzò e mi lasciò sola, io restai in silenzio a guardare fuori dalla finestra sentendomi immediatamente megli
Aveva ragione, mi aveva dato speranza.


A cena c'eravamo soltanto io e Ambra che stranamente sembrava a suo agio.
Sia Giada che Carlo erano andati ad un rinfresco di un hotel aperto da un loro caro amico.
"Non ti sei mai truccata?"-Mi chiese ad un certo punto Ambra interrompendo il silenzio.
"Non proprio, non sono brava, a parte mettere un po' di mascara..."
"Secondo me un po' di matita ti renderebbe perfetta, hai una bella forma degli occhi"
"Grazie"-La mia come risposta, fu quasi entusiasta, sbaglio o era un complimento quello?
.
"Mi ricordo quel giorno, quando ti avevo vista..."-Continuò
"Dove?"
"LoKintoki, stavi chiedendo aiuto alla cassiera, o sbaglio?"
"...No, ero io"-Forse non avrei voluto saperlo.
Improvvisamente venni circondata dall'angoscia.
Mi tornò in mente quel bellissimo giorno, mio padre mi fece un bellissimo regalo, per il mio compleanno.
Non piangere adesso, non piangere.
"A proposito di mio fratello, non abituarti alla sua presenza, non c'è mai"-Aggiunse
"Me ne sono accorta, è un festaiolo?"
"Lui dice di si, dice di andare in discoteca, ma a te non sembra un po' strano che vada in discoteca anche di lunedì sera?"
"Oddio e  dove va?"-Chiesi un po' in ansia, chissà che combinava..
"Lui ama la musica, scommetto che suona col suo gruppetto da quattro soldi!"
"Veramente? Che strumento suona?"
"La chitarra, e canta anche, lui crede che io sia stupida, ma mi sono resa conto di tutto!"
"Perchè dice che va in discoteca allora?"
"Per farsi il figo! E' ovvio, no?"
"Beh, per me è più figo un ragazzo che suona una chitarra"-Non posso credere alle mie parole.
"Quindi mio fratello è figo? Uuuh"
"In generale intendevo! E con tuo fratello non ci ho mai parlato!"-Dissi rossa in viso
"Comunque tra due mesi fa 18 anni, voglio organizzargli una festa a sorpresa"
"Bello!"
"Già, e tu mi aiuterai"
"Uhum...come?"-Chiesi metà tra l'ansia e l'eccitazione.
Ambra era proprio una ragazza strana.
Dovevo ammettere che era parecchio intraprendente quanto sicura di se.
Come volevo essere io.

Ciao a tutti!
Volevo avvisarvi che i primi capitoli sono stati leggermente modificati...se vi va date un'occhiata!
Grazie per l'attesa, non abbandonerò MAI questa storia!
Vanel.-

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Capitolo 12
*** Quasi sorella, Quasi migliore ***


Quando qualcosa si rompe, nessuno si assumerà la colpa.
Ma i pezzi di vetro resteranno.
E qualcuno si farà male.
[Vanel]


 
 
Quasi sorella, Quasi migliore

Senza neanche rendermene conto passarono 2 settimane.
Due intere settimane dentro la famiglia Grandi, vale a dire: Due settimane insieme alla famiglia perfetta.
Durante quelle settimane cercai il più possibile di integrarmi nella famiglia, ma più ci provavo, più fallivo.
E' difficile vivere dentro una famiglia perfetta, quando tu sei tutto tranne che perfetta.
La cosa che probabilmente mi rese più sorpresa fu Ambra.
A differenza dei primi giorni, si comportò meglio e andammo a fare shopping insieme rinnovando il mio guardaroba che, prima di allora, a detta di Ambra era inguardabile-
Quanto a Michele, era più semplice vederlo per foto che per casa, non c'era mai.
Una parte remota del mio essere mi faceva domandare:"Lo fa per me?"
Forse era così, o forse, c'era qualcosaltro.
"La famiglia Grandi è una famiglia fantasma!"-Disse tutta imbronciata Ambra quella mattina: eravamo sole a fare colazione:
Giada e Carlo erano in una vacanza offerta da amici intimi (avrei voluto averli anche io amici così!)
Michele, come ogni volta, se ne era filato con la scuola "dormo da un amico".
Ed io e Ambra ripetevamo per l'ennesima volta il pigiama party quasi sorelle.
"Intanto tua madre non è una pazza"
"Questo lo dici perchè non la conosci bene!"
"Credimi, non arriverà mai ai livelli di mia...madre"
"Non credo che nessuno sarà in grado di eliminarti gli ultimi 16 anni della tua vita"
"Già, purtroppo nessuno"
"A proposito...che cognome avrai? Mio padre diceva che volevi il tuo vecchio cognome"
"Sì, mio padre sarebbe contento"
"Hai ragione, mi passi le frittelle?"


Era tardo pomeriggio, Ambra stava parlando in camera sua con il suo fidanzato al telefono, io preparavo la cena.
L'unica cosa positiva di avere una madre che ti odia: impari a cavartela da sola.
Giada e Carlo sarebbero tornati la sera successiva, mentre per quella c'era in programma film horror e popcorn.
La mia nuova vita si stava rivelando inaspettata, ma mi piaceva da morire, soprattutto andare d'accordo con Ambra.
Come una quasi sorella.
Mentre mettevo nel microonde le lasagne alla Romagna, la serratura della porta principale iniziava a girarsi.
Forse era Michele.
Oddio no, non vestita così!
Indossavo delle pantofole rosa di Hello Kitty, una maglia a maniche corte con un cane disegnato, e dei boxer da donna blu.
Potevo essere più inadatta?
"Ciao"-ormai era troppo tardi per nascondersi in frigorifero, mi aveva già vista e addirittura salutata.
Ancora una volta: Che bella voce!
"C-ciao!"
"che stai facendo?"
"Cibo in microonde...Ambra è di sopra a parlare a telefono"
"Non mi dire, con Giovanni?"
"Già, esattamente con lui"
"Non ne posso più"
"Da quanto tempo sono fidanzati?"
"Perchè lei non te l'ha detto? 1 anno e mezzo"
"Wow, è una bella tappa"
"Si bella! Fatta di tira e molla"
"Se uno si ama non si lascia? E' questo che intendi?"
Quella domanda mi era uscita di bocca senza mettere in collegamento il cervello.
Fine della conversazione confidenziale.
La mia domanda sembrava averlo messo in difficoltà, ma dopo alcuni istanti mi rispose con calma:
"Non è detto, di solito le litigate rafforzano una relazione. Quella di mia sorella è solo una ragazzata, finirà presto!"
Eppure è durata per un anno...
"Come mai ne sei sicuro?"
"Ne sono sicuro perchè conosco bene la prassi"
"Hai avuto tante fidanzate?"
"Tu hai avuto un ragazzo giornalista? Mi stai facendo così tante domande!"
Ero sicura di esser diventata rossa.
"N-no, è che non ti si vede da così tanto tempo e non ho avuto modo di conoscerti bene"
"Io ti conosco bene già"
"Davvero? Non credo che tu mi conosca affatto, ci vuole più di una mezza chiaccherata e di un incontro burrascoso per conoscere bene una persona." - affermai con un sorrisetto.
"Sei una che si caccia spesso nei guai, almeno questo lo so"
"In realtà sono i guai a trovarmi..."-Risposi guardando il pavimento, che ne sapeva lui della mia vita?
"Ecco spiegato perchè sei amica di mia sorella"
"Michele! Dove sei stato?"
Ambra era furiosa, scese le scale di fretta rischiando persino di inciampare, non potevo darle torto.
Michele era scomparso da 3 giorni!
"Come vedi, sorellina, sono qui"
"Spero proprio che troverai un modo per farti perdonare! Come minimo ci compri i vestiti più costosi di LK!"
Mentre Ambra faceva la ramanzina al fratello, sentii una puzza di bruciato.
Oh no!
Andai al microonde e come previsto la lasagna si era carbonizzata.
Michele notò la scena e diede una pacca ad Ambra.
"Mi sa che vi offro una bella cena!"
"Ecco bravo! Oggi è anche sabato...ma saranno tutti pieni!"
"Non se ti chiami Michele Grandi"
Detto questo ci aspettò nel salotto, io e Ambra andammo in camera a cambiarci.
Fu Ambra a scegliere cosa farmi indossare (ormai faceva quasi sempre così).
Forse nella mia vita precedente non l'avrei mai messo:
Un vestito turchese, stretto nel busto e con una gonnellina larga che arrivava alle ginocchia.
Dovevo abituarmi a quel cambiamento di vita.
Mentre indossavo le ballerine (Ambra aveva insistito affinché indossassi i tacchi, ma non ci sapevo camminare!) pensavo alla strana risposta di Michele.
Aveva ragione Ilaria, Michele era un festaiolo e molto conosciuto.
 
"LOG!CA !N!"
Questa era l'insegna di uno dei locali che avevo sentito nominare in classe, mentre ero ancora la piccola emarginata con la madre pazza.
Se qualcuno mi avesse detto che ci sarei andata, di sicuro mi sarei messa a ridere.
Eppure, ero lì, in uno dei locali più popolari di tutta la città.
Il locale era buio (o perlomeno aveva delle luci poco chiare dai colori indistinguibili) e aveva dei tavoli argentati, sembrava una discoteca-ristorante.
Una parte di me si chiedeva se riuscissi a distinguere la pizza da un panino.
"Karla, tre posti"
Karla era una ragazza con i capelli biondo platino (palesemente tinti) e con le punte fucsia e blu.
Aveva dei percing sul labbro inferiore e su una sopracciglia.
Mi domandavo come un ragazzo tanto per bene come Michele conoscesse una del genere, o forse avevo ancora visto troppo poco, o forse era proprio così.
Il resto delle cameriere erano più o meno di quello stile, e Michele le conosceva tutte.
Quando presi posto vicino ad Ambra spalacai gli occhi per l'orrore.
A due tavoli di distanza c'erano i miei vecchi compagni di classe, non li vedevo dal giorno dell'incidente.
E non volevo mai più rivederli.
E sopratutto, rivederlo.
Luca, Claclà, Len, e Sabel (Claudia, Valentina e Isabella, i cagnolini personali di Luca)
Poi c'erano altri che conoscevo di vista, che molto probabilmente frequentavano la stessa scuola.
La cosa più terribile fu incontrare lo sguardo di Luca, poi si soffermò su Michele ed Ambra.
Ti prego fa che non vengano qui a prendermi in giro e a ricordarmi la mia vecchia vita!
I miei desideri, non vennero esauditi.
Dopo che Karla ci portò la rispettiva pizza, dietro di lei c'era il gruppo-cagnolini e Luca.
In quell'istante, rimpiansi la lasagna brucciacchiata.
"Oh, ma sei veramente tu? Anastasia!?"-Len sembrava stupefatta, ma sapevamo benissimo tutte e due che aveva capito benissimo che ero io.
"A quanto pare"-Le dissi facendole un sorriso falso (insegnatomi da Ambra, si era rilevata molto utile).
"Chi sono?"-Chiese Ambra guardandole dalla testa ai piedi.
Il laser 'come ti vesti' di Ambra sta per avere inizio.
"Siamo delle sue compagne di classe! Sei Ambra Grandi, vero?"-Claclà era spaventosamente gentile.
"Si"
Luca non la smetteva di fissarmi.
"E tu sei Michele Grandi?"-Sabel era emozionata, mio Dio evapora. (L'effetto del vocabolario di Ambra)
Michele annuì distrattamente mentre mangiava come se niente fosse.
"Eravamo venute per vedere Stasia, ti vedo molto bene cara!"-Stasia!? 
"Sto benissimo"
Claudia e il gruppetto andò via, e io mi sentii sul punto di fare un groppo sospiro di sollievo...
Ma sarebbe stato troppo presto.
"La tua casa è molto più silenziosa adesso"-Mi disse Luca senza guardare Ambra e Michele.
Cercavo di afferrare l'ironia o il sarcasmo, eppure sembrava fosse serio.
Ma Luca non era mai serio.
"Immagino"
"Posso scambiare due chiacchiere con te?"
Cosa? Ma neanche morta!
"Adesso sta mangiando"-Disse Michele sul punto di scoppiare.
"Benissimo, dopo allora"
Senza neanche darmi il tempo di rispondere andò via, Michele mi guardava sospettoso e Ambra sembrava alla ricerca del termine più adatto.
"Siete fidanzati?"
No, assolutamente.
Non poteva scegliere termine meno approppiato.
"Cosa? Io e lui? Ma che scherzi! Assolutamente no"
"Non ha l'aria di uno che sa cos'è l'amore"-Disse Michele.
Ero sul punto di darmi un pizzicotto per sapere se stessi sognando.
Michele, con cui avevo scambiato davvero poche chiacchiere, si era dimostrato maturo ed espressivo, più di qualunque altro ragazzo della sua età
E forse, quella sera iniziavo a capire cosa fosse l'amore.
"Hai ragione"-Risposi deglutendo.
Non era quello che avevo intenzione di dire, ma una parte.
E potevano scomparire tutti, Ambra inclusa.
Con Michele avrei scambiato le migliori conversazioni, e non avrei mai voluto smettere.
Ma la realtà e il sogno sono cose differenti.
Non appena finii la pizza, venne Luca.
Non immaginavo che volesse fare sul serio.
"Possiamo?"-Stranamente troppo cortese.
"Okay"
Non sapevo neanche perchè avessi accettato, una parte di me si aspettava delle scuse.
Ci allontanammo un po' dagli altri, altezza bagni del locale.
"Che vuoi?"
"Com'è? La dolce Anastasia caccia le palle adesso?"
"Fammi capire, volevi parlare con me o litigare?"
"Parlare, non mi fraintendere. Volevo solo dirti che loro non sanno chi sei veramente, io si"
"Ma che ne sai tu? Non hai fatto altro che prendermi in giro per tutto questo tempo! Tu Luca non sai proprio un cazzo!"
"Diamine Anastasia, ma davvero credi che loro ti accetterebbero se venissero a sapere che tu sei stata la sfigata della scuola?"
"Per colpa tua! Non mi ferirai di nuovo"
"Magari non ti voglio ferire, ci hai forse pensato?"
Luca mi guardò con intensità e si avvicinò, provai immediatamente soggezione per l'insolita vicinanza tra noi due.
"Uno che si sforza a ricordarti quanto eri sfigata una volta, non vuole di sicuro il tuo bene"
"Era solo un piccolo preavviso, i Grandi, specialmente quel Michele, sono degli arrampicatori sociali, loro sono a capo di tutto in tutte le scuole, il mondo inizia con loro e con loro finisce, sono probabilmente gli snob viziati più conosciuti di questa città, e se loro sapessero chi eri prima, non ti porterebbero di sicuro a cena con loro in un locale dove Michele si è trombato metà del personale!"
Le sue parole mi ferirono come una lama appuntita sul cuore, Luca aveva uno sguardo serio e attento, mi dava l'impressione di studiarmi, era in attesa, aspettava di vedermi crollare, ha sempre fatto così.
Ma non potevo dargli quella soddisfazione, non a lui, avrebbe vinto di nuovo.
"Dio mio! Ma ti senti? Loro sanno chi sono!Tu non li conosci, non puoi permetterti di criticarli senza conoscerli, e stai dicendo questo solo perchè con la mia assenza non hai più nessuno da prendere in giro, e ti rode che io frequenti loro che per voi sono come degli Dei!"
Luca si avvicinò ancora una volta, mi trovai a cinque centimetri di distanza tra me e il suo volto, inspirò profondamente, chiuse gli occhi e poi si allontanò.
"Va bene, accetto tutte le tue accuse. Ma per la cronaca, Anastasia, sono stato io a dire a quelle di non fare le stronze con te. Ti credevo migliore, comunque"
Come sempre, Luca non mi lasciava mai l'ultima parola.
Andò via e io scappai letteralmente in bagno.
Non per piangere, ma per guardarmi allo specchio.
Guardatela.
Lei aveva solo del mascara sugli occhi e del lucidalabbra.
Aveva solo i capelli legati in una pettinatura chic.
Aveva solo un vestito da cento euro e un paio di ballerine costose.
Lei era sempre la stessa ragazzina di 17 anni che tutti prendevano in giro.
Lei aveva ancora le lentiggini e la pelle pallida.

Per cosa mi accettava quella gente?
Per i vestiti o per ciò che ero veramente?
Ma io, esattamente, per cosa mi apprezzo?
E perchè, diamine, quel ragazzo che da sempre mi faceva calare a picco l'autostima, nonostante mi sentivo diversa, magari più sicura, mi faceva ancora lo stesso effetto?
"Non si chiama sminuirti"-Disse la mia parte remota del mio essere "Si chiama aprirti gli occhi"

Questa sei tu.
E sei migliore.

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Capitolo 13
*** Troppo Perfetta ***


Troppo Perfetta



I perfetti hanno più falle di chi è pieno di difetti.
I perfetti sono bravi a nascondere, gli altri, non ne hanno bisogno e sono felici.


Quella sera era difficile riuscire a prendere sonno.
Mi tornavano in mente le parole di Luca, e non mi abbandonavano più.
Tutti vogliamo avere un posto migliore nel mondo, ed io non facevo eccezione.
Mi piaceva sentirmi diversa da quella che ero sempre stata, andare nei locali più belli e indossare i vestiti costosi.
Una parte di me, sapeva che tutte quelle cose non erano necessarie per essere felici, però colmavano il vuoto che avevo dentro.
Cercavo di distrarmi e non pensare a mio padre.
Poi chiusi gli occhi, l'ultima cosa che volevo era piangere.

La mattina successiva, a colazione, Michele già non c'era più.
Non mi sorpresi affatto.
"Ti piacciono le ciambelle alla crema?"
"Ehm si, dove le hai prese?"
"Le ha comprate Michele"
"E adesso dov'è?"
"E' andato via"
Cercavo di comprendere Michele, perchè si comportava in quel modo?
Sembrava volesse fuggire da casa.
Ma perchè fuggire da una famiglia perfetta?

"Ma fa sempre così?"
"Ha iniziato ad assentarsi a 16 anni e mezzo"
"E cosa fa? Voglio dire...fuori casa"
"Inizialmente mio padre aveva pensato subito al peggio, ovvero che si drogava, ma poi si è capito che voleva stare solo con i suoi amici e sentirsi più grande"
"Ho capito però è assurdo che debba dormire a casa di altri quando ha una sua e anche bella"
"Michele non lo capirò mai neanche io, come lui non capisce me! Io amo fare shopping e mettermi lo smalto, lui no"
"Cosa piace a lui?"
"Come mai tutte queste domande, Sherlock?"
"E' la stessa cosa che mi ha detto tuo fratello..."
Fece una smorfia:"Ti capisco, ci hai parlato così poche volte...non è come me che ti sono sempre vicina!"
"Ambra, c'è una domanda che voglio farti da tanto tempo..."
"Si?"
"All'inizio ti comportavi con me in maniera...insomma...non bella, cosa ti ha fatto cambiare idea?"
"Hai ragione a sentirti confusa, tante cose Anastasia"
"Ovvero?"
"Diciamo che inizialmente non ti sopportavo perchè io ero l'unica femmina, a parte mia mamma in casa, e quindi non volevo condividere il mio mondo con altre! Ho cambiato idea quando ti ho vista semplice e umile, io temevo che tu ti saresti approfittata dei soldi di mio padre, mentre tu eri sempre distante e ti bastavano quei vestiti normali. Insomma, eri vera, e ho capito che forse era un segnale per iniziare ad apprezzare anche quelle come te, e migliorarle il look!"
"Non è tutto, vero?"
"Già, però preferisco tenermelo per me! A proposito, che ne dici di comprare una cosa a quei due sposini quando tornano?"
"Tipo?"
"Una bella torta!"
"Scusa, ma facciamola una torta!"
"Io non la so fare, chef"
"Io sì"
Ero ancora ferma a quelle come te.
Esistevano ragazze come me?
C'era una categoria specifica?

Cercavo di non pensarci, ma era come se il puzzle si stesse completando da solo.
Prima Luca che mi dice quelle cose, poi Michele che non è mai in casa, poi Ambra che mi odiava perchè temeva che mi approfittassi dei soldi.
E se fosse proprio la famiglia troppo perfetta il problema?
E Se Michele e Ambra sono così diffidenti con le persone proprio per questo?
Tu sei migliore, gli altri non ti vogliono bene, vogliono solo avere ciò che hai.
E se fosse così che la pensano?
"Non ti fidi delle persone?"
La mia domanda colse di sorpresa Ambra che intanto, aveva già preso la farina e le uova.
"Come scusa?"
"E' vero?"
"Beh, semplicemente non mi posso più fidare di nessuno"
"Come mai? Sempre se vuoi parlarne eh"
"Sono Ambra Grandi, che io lo voglia o meno. Questo è un marchio, e la gente di solito desidera essere mia amica solo per avere dei...vantaggi"
Stavo per rispondere ma poi lei continuò.
"Mi sono fidata delle persone sbagliate"
"Ma questo succede a tutti, persino a chi non è Ambra Grandi"
"Lo so, però per te è più semplice, o per meglio dire, era. Adesso sei anche tu una Grandi, Anastasia Grandi, un marchio che determinerà le tue amicizie, e tu non saprai se qualcuno ti è amico per la tua importanza nel mondo o per sincerità"
"Beh in questo caso non posso farti una predica di chi fidarti o meno, io non è che sia esperta dell'argomento, però io di te mi fido"
"Anche io"

La testa di doleva forte a furia di leggere i libri di Psicologia.
Stavo studiando per l'esame di integrazione, a settembre avrei cambiato scuola e mi sarei iscritta al Pedagogico, dove, con un po' di fortuna sarei riuscita a diventare insegnante.
"E' Agosto e tu studi!"-Mi apostrofò Ambra che sembrava tutto, tranne che amante dei libri e della scuola.
"Devo passare quell'esame, così cambierò scuola"
"Beh in effetti...ma devi recuperare tre anni"
"Solo due, quest'anno sono stata bocciata per le assenze"
"Ah...quindi ancora il terzo?"
"Eh già, come te"
"Se fossi venuta al Classico! Potevi essere la mia compagna di banco..."
"Noo! Anche Michele ha scelto il Classico se non sbaglio"
"Oh si, ma papà voleva che facesse lo Scientifico così come ha fatto lui, enorme litigata!"
"Ma anche il Classico è un ottimo liceo"
"Papà sostiene che lo Scientifico ti da una preparazione migliore, ma chissà!"
"Beh, di sicuro sarà meglio dell'istituto professionale dove andavo io..."
"Quel posto è squallido, tu non meritavi la bocciatura! Sei così in gamba"
"In gamba ma con troppe assenze...su Ambra, devo studiare"
Ambra brontolò e uscì dalla stanza, Giada e Carlo sarebbero tornati nel tardo pomeriggio, erano solo le 15:03, e sarebbe stato di sicuro molto impegnativo.

Tredici pagine e mezzo dopo, sentì un grido, era Ambra.
Ambra stava gridando.
E calcolando il fatto che casa Grandi possiede tante ricchezze, e che eravamo due minorenni e un ipotetico quasi maggiorenne (che era sempre assente, e in quel momento, che diamine, non c'era) le possibilità potevano essere solo due:
1) Erano i Ladri
2) Qualcuno che ci avrebbe uccise.
Corsi e scesi le scale di corsa, non sapendo bene cosa aspettarmi, mi preparai psicologicamente ad ogni evenienza, così mi portai la lampada del mio letto, non che sarebbe servita a qualcosa, ma mi dava un nonsochè di potere.
Inspira.
Espira
.
La porta della cucina era socchiusa e la luce era accesa.
C'erano dei rumori di arnesi da cucina.
Forse sarebbe meglio chiamare la polizia
Suggerì la mia mente, peccato che il mio corpo non volesse collaborare, e inoltre, non riusciva a muoversi.
"Cosa diceva quella pagina di psicologia? Diamine, ho dimenticato tutto!"
La mia mente cominciava a sparare delle frasi senza senso, del tipo 'Se solo avessi una pentola'.
Ambra non si sentiva più, così feci l'imprudente, dopotutto, quando mai non lo sono stata.
"Ambra?"-Dissi.
Dopo una manciata di tempo che sembrò interminabile, qualcuno cominciò a parlare:
"Anastasia! Non entrare"
Era Ambra.
"Ambra cosa sta succedendo?"
Nessuna risposta.
Ambra era in pericolo ed io avevo una lampada in mano.
Spalancai la porta e corsi alla cieca verso un uomo che mi dava le spalle.
Poi vidi la faccia sconvolta di Ambra e agii di impulso, lanciai la lampada verso l'uomo rivolto con una forza che non capivo da dove venisse fuori.
Solo un secondo e mezzo dopo mi accorsi che quell'uomo non era un ladro.
Nè voleva ucciderci.
Michele.

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Capitolo 14
*** Cuori che fuggono ***


Ci sono momenti in cui è così facile fuggire. . .
Lasciarsi trasporate dalla corrente e non dare peso alle conseguenze



Ricevere una lampada in testa non è bello.
Non lo è neanche darla per sbaglio.
E di sicuro quella situazione non era bella.
"Oddio!"-gridò Ambra portando una sedia per far sedere Michele.
"Mi dispiace tantissimo, non lo sapevo, mi dispiace"-Ripetevo.
Michele intanto si toccava la nuca, e ogni volta che lo faceva, sgranava gli occhi.
Presi del ghiaccio dal congelatore e lo porsi a Michele.
"Scusami"
Ero così vicino a lui mentre lo dicevo, a causa della situazione non mi rendevo neanche conto di quello che facevo.
Ci guardammo negli occhi.
Ma fu un secondo, perché poi mi allontanai subito.
"Stasia tutto okay? Sei rossa!"-Prima che potessi rispondere, Ambra tornò a parlare come un fiume in piena.
"Ma noi, cioè io non pensavo che sarebbe successo! Michele era entrato di nascosto e si era nascosto, si lo so, troppe volte nascosto! Se ci fosse mio padre e mi sente parlare così! Ahah! Oh dove mi trovavo? Si lui si era nascosto per farmi uno scherzo e io ci sono cascata così ho urlato, poi lui mi ha fatto segno di stare zitta e mi ha chiesto dove eri tu, così abbiamo deciso di farti uno scherzo, ma non volevamo che tu reagissi in questa maniera, pensavamo più ad un urlo e a una risata! Mio Dio se ci fosse papà! Ci siamo comportati proprio da immaturi Michele"-Disse tornando a rivolgersi al fratello, che sembrava meno confuso di me.
"In poche parole volevamo farti uno scherzo, ma non immaginavo di ritrovarmi con una lampadata in testa"
Non sapevo se chiedere scusa, o lamentarmi.
Altro  urla e  grida.
"Mi sono spaventata a morte! Potevano essere i ladri!"-Dissi con un tono autoritario.
"E tu"-Rivolgendomi a Michele. "Resterai con noi a casa e guai a te se fuggi! Se era un ladro a quest'ora chissà dove eravamo io e tua sorella! Se fuggi ne avrai altre cento di lampadate, e peggiori"-Conclusi.
Michele era sbalordito mentre Ambra batteva le mani in segno di approvazione.
Io ero quella più sorpresa di tutti, ero sicura di me, per la prima volta.
"Avete ragione, però credimi, se fosse stato un ladro si sarebbe trovato con la spina dorsale rotta , sei un ottima guardia del corpo"
"Non scherzare"-Dissi cercando di soffocare una risata.
Alla fine scoppiammo tutti a ridere, e se speravo di guadagnare la presenza di Michele in casa, potevo dire di aver sperato bene fino alle 21:32 di sera, quando Carlo e Giada tornarono.
"Mamma! Papy! Avevamo intenzione di farvi una torta io e Stasia"
"E dov'è questa torta?"-Chiese in tono allegro Giada, era più scura di carnagione dall'ultima volta che l'avevo vista, Portofino doveva averle fatto bene.
"L'ho mangiata io"
"Michele"-Sua madre sembrava sorpresa di vederlo lì.
"Sono contento che siamo tutti qui"
"Anche io"-Disse Carlo Grandi ancor più sorpreso.
E io, ammetto, che mi sentivo un tantino orgogliosa e responsabile di quel radicale cambiamento, sorrisi tra me e me.
"Così posso informarvi che venerdi parto per Jesolo"
"Che cosa?"-Disse Giada sperando di aver capito male.
"Non se ne parla!"-Sentenziò Carlo.
"Oddio!"-Gridò Ambra.-"Li hanno aperto Chanel"
Io non dissi nulla, per evitare l'assurdo di Ambra.
Ma nessuno sembrò averla ascoltata bene, adesso Carlo e Giada parlavano in maniera fitta con Michele che sembrava con la testa da un'altra parte.
Ambra ed io ci scambiammo un'occhiata, e così decisi di fare il possibile dell'impossibile.
"Michele"-Dissi.
Tutti si girarono e mi guardarono.
"Posso parlare io con te?"
Carlo che sembrava non avere alcuna intenzione di cedere annuì, e Giada mi guardava speranzosa.
"Noi andiamo a disfare i bagagli"-Ci informò Giada e andò via insieme a Carlo con l'aria sconsolata.
"Grazie, non potevo sopportare ancora un'altra lamentela..."-Michele che sembrava già intenzionato ad andarsene, fu sorpreso quando lo presi per il braccio.
Ambra per la prima volta restò in silenzio a guardare.
"No"
"Cosa?"
"Michele, non puoi farlo. I tuoi genitori ti vogliono bene, perchè devi fare così? Non scappare dai guai, loro ti troveranno sempre, ovunque"
"Non sto scappando! Sto solo andando in vacanza con degli amici"
"Michele, ascoltami. Io non ho avuto una madre che si prendesse cura di me come lo fa Giada, ma ho avuto un buon padre e ti giuro che se lui fosse qui e mi proibisse di andare a Jesolo, io lo farei, e non ci ripenserei neanche un secondo. Perchè mio padre voleva il meglio per me, e tuo padre fa la stessa cosa. Non allontanarlo, non scappare da loro, non scappare da noi"-Dissi indicando anche Ambra.
Michele mi scrutò negli occhi, in quel momento mi sentivo così matura, e l'avevo lasciato senza parole.
Anche perchè dopo mi abbracciò e io feci lo stesso lanciando uno sguardo ad Ambra per decifrare il gesto.
Lei scosse la testa e con le labbra disse:"Non è da lui"-
"Grazie"-Mi disse mentre io mi sentivo scombussolata e senza parole.
Come se le avesse prese e portate via.
"Grazie per avermelo fatto capire"
"Cosa farai, voglio dire...adesso?"
"Resterò a casa"
Gli sorrisi e poi lui tornò in camera.
Ambra mi guardò sorpresa e corse ad abbracciarmi.
"Che miracolo! Michele a casa...wow"
"Ma come mai non lo mandano a Jesolo? "
"Tu ci manderesti tuo figlio se sai che non vede l'ora di scappare di casa?"
"No, ma potrebbe farlo in qualsiasi momento"
"E' proprio questo il punto, è imprevedibile, e quando sarà maggiorenne sarà tutto un gran casino"

A dispetto di come sospettavano tutti i Grandi, Michele si comportò particolarmente bene, e restò a casa senza assumere un atteggiamento da fuggiasco.
Una parte di me si sentiva orgogliosa, ma continuavo a chiedermi come io, abbia potuto fare un simile effetto a lui.
Le settimane di luglio passarono quietamente e andai in giro con Ambra per molti negozi a fare shopping, Michele invece stava con gli amici, come un normale quasi maggiorenne.

Verso la fine di luglio, Ambra venne in camera mia in ansia con gli occhi rossi e il volto isterico.
"L'ho dimenticato! Oddio che scema! Dove avevo la testa?"
"Calmati Ambra"
"E' tardi ed io...oh no! Mi sono presa la responsabilità di tutto...oddio"
"Ambra! Respira e spiegami..."
"Non  c'è tempo! Michele farà 18 anni tra pochissimi giorni ed io me ne sono dimenticata!"
"Che giorno?"
"Il sette agosto! Oggi è ventinove...oddio, tutta colpa di Giovanni che mi ha confusa"
Non persi tempo a chiederle su cosa l'aveva confusa, ultimamente quando mi parlava di Giovanni non faceva altro che lamentarsi, e per di più, aveva lo stesso effetto di un fiume in piena.
Le ragazze che parlavano dei fidanzati dovevano essere così.
Una parte di me si sentì sollevata a fare parte dell'eccezioni.
"Che vuoi organizzare? Insomma, non ricordo molto di ciò che abbiamo discusso l'ultima volta"
"Una festa a tema, saremo noi a organizzare e inviteremo gli amici di Michele così ci daranno una mano"
"Sembra interessante, ma hai cambiato idea se ricordo bene...non era il campeggio...?"
"Oddio le mie idee sono abbastanza volatili! Ma questa è ufficiale, ci ho pensato tutta la notte"
Spiegati gli occhi rossi.
"Che tema hai scelto?"
"Michele adora la musica quindi ho pensato di fare qualcosa di figo, le persone vestite tutte da rockstar e poi qualcosa che abbia a che fare con i Rolling Stones"
"Credo proprio che gli piacerà allora! E possiamo fare una torta..."
"Oh ma a quello ho già pensato io! Una torta a forma di chitarra con delle scritte delle sue canzoni preferite!"
"Ambra, scusa se te lo chiedo, ma come mai sei venuta come una furia qui se già sai tutto?"
"Avevo bisogno di qualcuno con cui parlarne! A proposito, sai che cosa ha combinato Giovanni?"





Saalve!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^
Un grazie graande per tutte le recensioni, e anche per le persone più timide che hanno aggiunto questa storia alle preferite, grazie per la fiducia!
E un minuto di silenzio per tutte noi che dobbiamo subirci le chiacchiere delle nostre amiche quando parlano dei loro ragazzi :')
Alla prossima! ^^



A PROPOSITO!!
ENTRO DOMANI SARA' SU YOUTUBE IL VIDEO "TOUR PER LA CASA GRANDI"
PRATICAMENTE SARA' UN BREVE VIDEO SU COME HO IMMAGINATO LA CASA GRANDI, UNA CASA BELLISSIMA E MERAVIGLIOSA!
PUBBLICHERO' IL LINK PROPRIO QUI! IL CANALE SU CUI LO PUBBLICHERO' SARA' @VANILLA&CO  ^^



TOUR DELLA CASA GRANDI!
Questo brevissimo video rappresenta un tour all'interno della casa Grandi, così come io l'ho immaginata :)
Cliccate qui per vederlo
---> Casa Grandi Tour di una bellissima casa

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Capitolo 15
*** Cielo senza Luna ***


Cielo senza luna



E
rano le cinque di pomeriggio, e il mio cervello risentiva ancora la chiacchierata di Ambra a riguardo di Giovanni.
Più di un'ora per parlarmi sempre della stessa cosa:
"E' andato in piscina con gli amici e non mi ha detto nulla! E se qualcuno ci provava? Non lo perdonerò mai!"
Una parte di me iniziava a concordare l'opinione di Michele.
Una relazione così, non la vorrei neanche io, a costo di restare sola a vita.
Io e Ambra ci eravamo divise i compiti, lei andava in pasticceria a ordinare la super mega torta che avrebbe richiesto almeno un mesetto per conservare tutti gli ingredienti alle persone normali, ma essendo una Grandi, il tutto sarebbe durato massimo una settimana.
Mentre io dovevo affittare la stanza da discoteca specificando tutte le decorazioni.
Ambra mi aveva dato un foglietto con scritto tutto, ma in cima alla lista c'era scritto:" Specifica che sei della famiglia GRANDI, capito!?!?"
Se non l'avessi conosciuta, avrei pensato che la famiglia Grandi fosse parecchio arrogante e raccomandata, ma conoscendola, ed essendoci dentro, la considerò più una famiglia fortunata, e con una buona reputazione da far smuovere persino la Luna.
"Ehm...salve"-Dissi tutta concentrata sul fogliettino, cercando di ripetermi mentalmente il discorsetto senza fare intoppi.
"Si?"-Al bancone c'era una ragazza poco più grande di me, si era rivolta a me cercando di celare la seccatura attraverso la gentilezza, ma appena le dissi chi ero aveva cambiato completamente atteggiamento.
Se non sono questi miracoli!
"Allora, cara, facciamo le pareti blu elettrico e viola? Qualcosa che fa risaltare il rock!"
"Si,e  poi i tavoli argentati"
"Sisi ottima idea, e i coriandoli argentati o dorati all'entrata di Michele Grandi?"-Si soffermò quasi sognando alla pronuncia di quel nome.
Se Michele Grandi non era una garanzia...
"Argentati"
"Lasciami qui la lista e penso a tutto io, ciao cara!"
"C-ciao"

Andai verso il bar dove mi ero data appuntamento con Ambra alla fine delle commissioni, essendo in anticipo lei ancora non c'era.
Presi posto e l'aspettai.
Dovevo ammettere che ero elettrizzata per la festa, ma cosa mi sarei messa?
Io in tenuta rock? 
Giravo la cannuccia dentro il bicchiere mentre pensavo a tutte queste complicazioni, che non si decidevano ancora a lasciarmi, quando a mia sorpresa qualcuno si sedette proprio davanti a me.
Ma non era Ambra.
La guardai stringendo gli occhi a due fessure, e speravo che quello bastasse a farle capire che non era desiderata, ma lei sembrò non notarlo e continuò a masticare la sua gomma.
"Ciao"-Mi disse con un tono che non riuscii a cogliere prontamente.
"Ciao Claudia"-Claudia, ovvero conosciuta come Claclà, era a capo di una gang della mia vecchia scuola.
Era ovvio che non era gradita, poiché non faceva altro che torturarmi e rinfacciarmi ogni giorno le parole che mia madre mi diceva ogni sera, tutto a causa di Luca.
"Cara Stasia! Ho sentito che Michele Grandi farà una festa"
"E quindi?"-Una cosa che dovevo ad Ambra, oltre che al mal di testa ogni volta che pronunciava il nome di Giovanni, era il suo atteggiamento contagioso, di sicuro, l'Anastasia di un anno fa non avrebbe risposto così.
"Calmati, ho una propostella da fare"-Facendo appello a tutto il mio autocontrollo che mi suggeriva di spaccarle il bicchiere in faccia, inarcai il sopracciglio attendendo la fatidica proposta.
"Mi devi un biglietto per la festa"
"Non ci sono biglietti ed io non ti devo niente"
"Allora un fottuto invito! Tanto sai in quanti ci saranno alla sua festa...e me lo devi, perché io potrei rispedirti nel basso volendolo, conto molto e tu lo sai"
Indignata la guardai torva.
"TU, non conti un bel niente, sei un moscerino a confronto, e io potrei renderti ancora più minuscola se solo lo volessi.
Secondo te le persone crederebbero più ad una ragazza dai facili costumi che a me? E non avrai mai un invito alla festa, poichè quelle come te sono la feccia, perciò alzati da questo tavolo poiché non sei stata invitata a sederti.
Smetti di auto-invitarti e guardati allo specchio, magari ti rendi conto di quanto schifo tu faccia"
Claudia era furiosa, ma io ancora di più.
Avevo utilizzato un po' di arroganza gratuita, e quello non era nel mio stile, ma quando si è arrabbiati è difficile controllare le parole.
Eppure non mi sentii affatto dispiaciuta, anzi, era da tanto che volevo farle un discorso del genere, e finalmente ne avevo avuta occasione.
Era un piccolo trionfo personale, perchè se c'era qualcosa che non ho mai sopportato, erano le ragazze come lei.
Straconvinte di essere al centro del mondo e ostinate a far sentire una merda gli altri perché credono che sia necessario per mantenere la posizione.
Se c'era una cosa che non sarei mai voluta diventare, era come lei.
L'unico problema, è che avevo utilizzato la sua stessa arma, quando io per prima avevo odiato sin dal primo momento.
Poi mi alzai e la guardai negli occhi.
"Hai capito come ci si sente adesso?"
E andai via, sentendomi libera quanto vuota.
Perché consideriamo un litigio un modo per sfogarci quando invece questo ci vuota solamente?
Non era così che volevo sentirmi, non vuota come lei.

Quando uscii dal bar mi imbattei in Ambra che guardandomi in faccia, Dio solo sa come, mi trascinò fuori chiedendomi cosa fosse successo.
Brevemente le raccontai tutto, lei mi fece i complimenti ma io non mi sentivo così orgogliosa.

Quando tornammo a casa Ambra salì subito di sopra per chiamare Giovanni, io andai in cucina e bevvi un sorso d'acqua.
Tanto l'acqua non ti riempie.
Sei sempre vuota.
I pensieri si insinuavano nella mia mente in maniera rapida, avevo fatto la cosa giusta.
"Sei tornata"-Non capii velocemente se quella fu un'affermazione o una domanda, fatto sta che il cuore iniziò a battere, forse per lo spavento...
"Ehm si"-Dissi concentrandomi sul bicchiere.
"I problemi sanno nuotare benissimo, sai?"-Mi disse e prese posto vicino a me.
"Come?"
"Hai l'aria di una che non ha avuto una bella giornata, e stai bevendo come per cacciare via i problemi"
"In realtà..."-Dissi ma mi bloccai di scatto.
"Si?"
"Beh in realtà mi sento vuota"
La mia frase poteva suonare stupida ma ormai era fatta.
Una volta che si dice una parola, non si può tirare indietro.
"Anche a me succede, quando litigo con i miei genitori"
Alzai lo sguardo e lo guardai sorpresa di come potesse essere così simile a me.
"Sfogare la propria rabbia non ti fa sfogare, ti vuota e basta,"
Michele annuì e restò in silenzio ad ascoltarmi.
"Solo che a volte, sembra l'unica via di uscita. E resti vuota con la consapevolezza di esser diventata la persona che mai avresti voluto essere"
"Tu chi non vuoi essere?"
"Una persona arrogante che ha bisogno di offendere gli altri per sentirsi qualcuno"
"Beh, tu non sei così"
"E come lo sai?"
"Una persona del genere, si sentirebbe bene a creare zuffe, tu non sei così"
"Neanche tu lo sei"
Sorrise.
"Grazie"
Poi si alzò e andò verso la porta.
Prima di andarsene si voltò e mi disse:
"Lo sai cosa colma il vuoto?"
Scossi la testa.
"L'amore"
E andò via.
 





Finalmente dopo tanto sono tornata!
Vi ringrazio per le recensioni e per aver aggiunto questa storia alle preferite, sono davvero onorata **

Questo capitolo contiene un bel po' di frasi che mi caratterizzano, alcune morali di Ana sono anche le mie, e la frase di Michele sta per l'appunto ad indicare che lui è un ragazzo mooolto profondo :)
A proposito del titolo: "Cielo senza luna" Cos'è il cielo senza luna? Come ci appare? Vuoto.

Vi è piaciuto? Lo spero tanto...al prossimo capitolo! ^^

Vanel

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Capitolo 16
*** Passion Inside Me ***


Passion inside me



Mancava soltanto un giorno al compleanno di Michele, e Ambra risultava più irritabile ogni ora che passava.
"Ehm...Ambra?"-Chiesi titubante: Parlarle era come toccare una bomba.
"Si?"
"Bhe...domani io non so come vestirmi"
Ambra spalancò gli occhi e poi li limitò a due fessure.
"Dio Stasia! Andiamo a fare shopping, subito!"

Ambra era una ragazza che ci teneva molto al look, negli ultimi mesi chiedevo sempre consigli a lei che di moda se ne intendeva meglio di chiunque altro, era la sua passione in assoluto.

Il pomeriggio stesso andammo a "Op", che era diventato molto conosciuto in città a causa degli abiti bellissimi messi in vetrina.
Quei giorni ero parecchio tentata di raccontare ad Ambra di ciò che mi aveva detto suo fratello, ma ogni volta che ci provavo,ci ripensavo subito.
Ne avrei voluto parlare con qualcuno, ma non potevo.
Ripensavo a quelle parole ogni notte, prima di dormire, e ogni volta, sorridevo come un'ebete, senza averne un vero e proprio motivo.
Non dovevo farlo, ma ripetere mentalmente quella conversazione mi faceva stare bene.
Non mi faceva più sentire vuota.
"Stasia ascoltami"-Disse in tono autoritario Ambra risvegliandomi dai miei pensieri.
"Dobbiamo vestirci un po' rock, capito? Perciò io propongo uno stile simile a quello di Avril Lavigne, andiamo su!"
"Io i pantaloni di pelle non li metto"-Dichiarai pensando allo stile di quella famosa cantante, e delusa sopratutto dal fatto che non avrei indossato un vestito.
"Fidati di me, okay? Starai benissimo, andiamo su"

Ventisette capi dopo eravamo uscite dal negozio con uno scontrino dal prezzo indicibile, ma mentre io mi sentivo in colpa per il denaro speso, Ambra era al settimo cielo, soddisfatta dei suoi acquisti.
"Ascoltami! Ti truccherò io, okay? E anche i capelli!"
"Ovvio"-Dissi io ridacchiando.
Ambra ci sapeva fare, non c'era da lamentarsi.

Dopo cena io e Ambra ci eravamo rifugiate velocemente nella sua camera, mentre Michele parlava con suo padre di ciò che avrebbe fatto dopo i diciotto anni.
Non avevo più il controllo necessario per guardarlo in faccia senza arrossire, così evitai.

Ciò che restava, del tempo prima della festa, lo passai riflettendo su ciò che avrei fatto a settembre, anche se non era un argomento che necessitava tanta riflessione, lo facevo giusto per togliermi dalla testa Michele.
Non avevo una spiegazione razionale di tutto ciò, sapevo solo per certo che succedeva.
Succedeva che Michele comparisse nei miei pensieri, e spezzasse l'equilibrio che pensavo di aver finalmente acquistato.
Ambra invece, era eccitatissima e non faceva altro che ripetermi:"Ti truccherò io"
Oppure che avrei finalmente conosciuto il suo fidanzato, Giovanni.

 


Il sette Agosto era arrivato, ed io a causa di tutta l'ansia che mi aveva trasmesso Ambra, mi svegliai molto presto quella mattina.
Ero troppo agitata.
L'ultimo compleanno che mi tornava in mente, era il mio.
In quel momento mi venne un groppo in gola, ogni singolo ricordo  comportava  quello di mio padre.
Cercavo di non mostrarlo, ma ero distrutta, o perlomeno, così come può esserlo una diciassettenne con un genitore morto e un altro in un istituto psichiatrico.
Erano in quei momenti che non mi sentivo in colpa per ciò che provavo, perché mi faceva percepire dentro un'emozione nuova, la speranza.
La speranza che chiunque può continuare ad amare.
 
Scesi in cucina, era vuota.
Chi si sveglia il 7 agosto alle sei?
Eppure non ero sola.
Sentivo il suono di una chitarra, armonico e dolce.
I miei piedi erano decisi a tornare, dal salotto proveniva quella musica, e il fato, che si divertiva con me, aveva deciso di farmi incontrare il festeggiato prima.
Ma non volevo, non ci sarei riuscita.
Gli avrei fatto gli auguri per bene quando tutti si erano svegliati.
Stavo per farlo, ma andai a scontrarmi con la sedia che fece tutto il resto.
Rumore, e poi niente.
Anche la chitarra smise di fare musica.
Con passo lento e tremante andai nel salotto, eccolo li.
In piedi con la chitarra poggiata per terra e con i raggi del sole che gli illuminavano il viso.
Sembrava troppo.
Per me.
"A-auguri"-Feci appello a tutto il mio autocontrollo per non mostrare neanche una vocale tremante, non respiravo neanche più.
Sembrava sorpreso, eppure era così calmo, tutto era calmo con quell'atmosfera, chitarra e sole.
"Grazie, Ana"
Non me ne accorsi subito, ma d'istinto spalancai gli occhi.
Nessuno mi aveva mai chiamato Ana.
Mi piaceva come suonava detto da lui, avrei preferito quella mattina a tutto.
Era come se avessi potuto dimenticare tutto, il dolore, la perdita.
Era come se avessi potuto ricominciare.
Ma quell'attimo dove tutto sembrava raggiungibile, svanì, così come era venuto.
"Ti ho svegliata?"
"N-nno, no! Non riuscivo a dormire"
"Neanche io"
"Immagino, è il tuo compleanno"
"Si, ma adesso ho anche più responsabilità"-Disse con una nota di amarezza che  non riuscii a cogliere subito.
"Tipo prendere la patente?"
Rise.
"Già, tipo quella"
Sorrisi e restai in piedi impacciata, cosa avrei dovuto fare?
Tornare a letto?
Ma io non avevo sonno, neanche un po'.
"Siediti, voglio mostrarti ciò che completa me"
"Come?"-Chiesi presa alla sprovvista.
"Ti ricordi di quella conversazione? Io ti dissi che l'amore ti completa, è così"
"Tu ami la musica"-Dissi.
In quel momento mi sentii davvero una stupida, anzi, lo ero.
Per amore non si intende necessariamente una persona...
Mi guardò e sorrise con un fare enigmatico,  lui era bello anche di prima mattina.
Solo in quel momento mi accorsi che non mi ero neanche lavata la faccia...
Poi iniziò a suonare la chitarra, portandomi via quei brutti pensieri.
E tornò, tornò la sensazione di una nuova vita, di speranza.
I raggi di sole questa volta illuminavano anche me.
In quel momento, se c'era qualcosa che desideravo, era Luce.
Volevo luce nella mia vita, abbandonare le tenebre che mi inseguivano ancora, brillare e illuminare.
Volevo completarmi.
Perché avevo speranza, nonostante tutto.
Quando finì, l'incantesimo giunse al termine, ma avevo ancora quella piacevole sensazione, speranza.
Quanto è bella questa parola?
"Non ho cantato perché sennò sveglierei tutti, cosa ne pensi?"
"Che hai ragione, e che dobbiamo sempre tendere a ciò che ci completa"
"Proprio così"
A mia sorpresa mi lasciò un bacio sulla fronte e andò via.
E' forse quello il suo modo di dire Buongiorno?
Restai da sola una manciata di minuti, forse mezz'ora.
Sorridevo e scuotevo la testa, finché non ebbi abbastanza di quello stato ebete e decisi di tornare in camera.






Buonasera!
Mi scuso per l'assenza, prometto che darò più tempo ad Anastasia durante le vacanze!
Grazie per la partecipazione, senza di voi non sarebbe la stessa cosa!
Un bacio grande...

Vanessa

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Capitolo 17
*** Questione di partyte ***


Ci sono due tipi di feste: quelle che vorresti dimenticare, e quelle che non ricordi.
                            
 
Questione di partyte



"Dannazione Stasia! Non chiudere l'occhio"-Mi rimproverò per l'ennesima volta Ambra.
Io mi sentivo così a disagio, mancavano due ore al compleanno, ma avevo l'impressione che non ci sarebbero bastate per terminare i preparativi.
"Perfetto, facciamo l'altro?"
"Okay..."-Risposi poco entusiasta.
"Guarda che non puoi andare in giro truccata ad un occhi e all'altro no..."
"Lo so! Vai pure, mi sacrifico"
Sbuffò ed io iniziai a ridere.
Michele era fuori a bere qualche birra con degli amici (Ambra si era assicurata che qualche birra significasse un solo bicchiere, non poteva permettersi di essere ubriaco già all'inizio!) quindi dentro casa ci occupavamo meglio che potevamo delle ultime cose.
Quali il mio trucco.
"Perfetta, mio Dio!"
Mi guardai allo specchio.
Wow.
Trattenei a stento un gridolino di gioia, non sono mai stata così bene.
"Ti passo la piastra"
Annuii continuando a guardare il mio riflesso, mi sentivo come quelle ragazze che partecipavano al programma "Plain Jane" di MTV.
"Dici che mi sta bene il vestito?"-Chiesi insicura:
Il mio vestito era bellissimo quanto particolare, e dunque avevo delle perplessità.
Infatti il vestito comprendeva una canotta e degli shorts neri brillanti assemblati, e inoltre, un velo nero che partiva dall'attaccatura degli shorts, quindi era uno pseudo abito.
Lei sospirò.
"Ovvio che ti sta bene, sei una Dea con quel vestito! Stupida"-Mi diede una pacca amichevole alla fronte.
"Ahi"
"Non lamentarti, sei pronta e bellissima, vai a mettere il vestito, io mi faccio la doccia..."
"Grazie davvero"
"Ringraziami quando avrai conquistato qualche bel ragazzo alla festa!"
Non risposi limitandomi soltanto a sorridere.

Un'ora e mezza dopo posavo per una foto, insieme ad una favolosa bionda con i capelli a boccoli simili alle dive degli anni '60, ed un vestito pari alla sua bellezza: stretto in busto (nero pieno di brillantini) e degli shorts neri, con dei calzoni neri fino alle ginocchia, stupenda.
Accanto a lei posavo io, mi sentivo orgogliosa del mio look.
Per una volta non mi sentivo aliena.

Ma a Michele sarebbe piaciuto? 
"Secondo te è ok? Non ci siamo spinte oltre..."
"Stasia, rilassati, è una festa dei 18, mica una comunione, e poi Michele adorerà il tema che abbiamo scelto"
"Chi lo porta?"
"Un suo amico, Benjamin, poi te lo faccio conoscere"
"Okay"
"E' carino"
"Okay"
"Come mai sei così poco interessata a conoscere qualcuno? Non è che già sei impegnata mentalmente con qualcuno eh? Sei innamorata! Dimmi la verità"
"No!"-Risposi arrossendo a mia sfortuna.
"See come no, chi è il fortunato? Dai, lo conosco? Fa la tua scuola? Dimmi dai!"
"Non mi piace nessuno ehi!"
"Ma...lo scoprirò stasera quando sarai ubriaca"
"Sisi, sogna pure!"-Risposi e ridacchiai, sperando di non fare delle figuracce.

La sala era preparata nei minimi dettagli, c'erano i fotografi, il dee-jay e poi anche degli strumenti musicali.
Al bar c'era la ragazza che avevo incontrato la prima volta che ero venuta qui, aveva una scollatura a V eccessivamente scoperta.
Mi sorrise raggiante guardandosi intorno.
"Mamma mia, quanti percing che ha quella!"-Mi disse non troppo sottovoce Ambra.
"Già"
"E quei capelli! Ma davvero? Sono tinti di bianco? E il dilatatore! Oddio, Tumblr ti fa male tesoro!"-Gridò.
La ragazza fece finta di non sentirla, io mi sentii un po' dispiaciuta per lei, Ambra sapeva essere terribile quando voleva.
"La tipica puttanella che ci prova con Michele"
"Calmati Ambra"
"E' che vorrei...insomma, deve trovarsi una brava ragazza, quelle come lei lo sai come sono"
"Beh si..."
"Ecco, arriva gente..."
Entrò un gruppo di ragazzi e ragazze che diedero l'invito ai buttafuori avanti la porta.
Cavolo che professionalità!
"Amber, quanto sei bella!"-Disse uno dei ragazzi.
Aveva i capelli molto corti, quasi rasati, di un biondo chiaro, un osato mix tra il biondo di Ambra e della ragazza al bancone.
"E lei deve essere la sorella acquisita!"
"Stasia, lui è Vanni, il mio fidanzato"
"Piacere"-Dissi
"Piacere, wow, Michele è fortunato, siete proprio belle!"
Gli amici di Giovanni mi guardavano il corpo in maniera insistente facendomi sentire a disagio.
Non ero abituata a quelle attenzioni, e sinceramente, non avevo intenzione di prenderne pratica.
"Calmati Ana!"-Mi disse Ambra notando il mio nervosismo.
"Inizia a riempirsi il locale"-Dissi nel vano tentativo di spostare subito la conversazione.
"Michele arriva tra poco, uhm ecco..aspetta che rispondo a Ben!"
Ambra andò in un angolino lasciandomi sola in mezzo alla mischia.
Iniziai a tremare, dannazione quei tacchi!
"Hei bella"-Mi disse un ragazzo, lo squadrai: Tipica pettinatura rasata ai lati, tipico abbigliamento da truzzo trasandato, tipico sguardo da chi avrebbe preso in giro quelle come me a scuola.
"Ciao"-Risposi diffidente.
"Sei di queste parti?"
"Sono... amica di famiglia"
"Uhm...come ti chiami?"
"...Clarissa"-Mentii
"Bel nome"
"Già"
"Io mi chiamo Denis, se vuoi usciamo fuori così parliamo meglio"
"A me va bene stare qui"
"Ah... peccato perchè sei proprio bella"
"Ok"
"Che ne dici se usciamo e tu provi, se ti piace ci sentiamo, ok?"
"Ma che cosa!?"-Dissi infastidita
"Di tutto"-Dio mio, era già ubriaco.
Il mio ginocchio puntava già nell'inguine, sebbene la stanza fosse piena di gente sapevo che in casi come quelli, tutti e tutte se ne fregavano altamente.
O quasi.
"Ma ti levi dal cazzo razza di cesso"-Sbottò un ragazzo spingendo Denis da un lato.
In quel momento avrei dato un bacio a chiunque l'avesse fatto.
Sorrisi ma poi mi ritrovai a rimangiarmi tutto.
Luca.
Cosa ci faceva li.
"Uh, se sapevo che eri tu lo lasciavo li"
"Che cazzo vuoi?"-Dissi 
"Sono invitato"
"Impossibile, ho fatto io gli inviti, e tu non c'eri"
"Forse non eri a conoscenza della regola porta un amico, e comunque sta festa fa così schifo che neanche c'è il festeggiato"
"Ma stai zitto! Nessuno ti obbliga a restare"
Dall'entrata si iniziarono a sentire dei gridolini esaltati.
Mi sentii gelosa quando tante ragazze iniziarono a saltare verso Michele.
"Dicevi?"-Dissi in direzione di Luca.
"Io me ne posso pure andare"-Rispose Luca ostile
"Beh, non venivi"
Mi guardò per un po' ma poi si decise a rispondere:
"Devo ammettere che stai bene così, ma se esageri sembri una troietta"-Disse e andò via.
Restai senza parole.
Era un complimento!?
Scossi la testa.
Luca era un cafone, non riusciva a fare una frase senza metterci dentro una parolaccia.
Che era venuto a fare poi?
Scacciai i pensieri dalla mia testa appena vidi Michele.
Anche lui mi vide e venne verso di me.
"Grazie"-Mi disse un po' commosso.
"Tanti auguri, Michele"
Si avvicinò al mio orecchio.
"Devo ammettere che anche stamattina mi hai fatto una sorpresa gradevole, questa poi, grazie grazie"
Non riuscii a decifrare per bene quelle parole ma sorrisi.
In quel momento, trovando il suo volto così vicino al mio, mi venne voglia di baciarlo.
L'avrei fatto, se una dozzina di ragazze non mi avesse spinta di lato allontanandomi da lui.
Lui si girò per un'ultima volta verso di me e mi sorrise.
Quello mi bastò.



Oilà!
Mi scuso in anticipo per la brevità di questo commento... ma non ho niente da dire!!
Spero abbiate passato buone vacanze, io ho scritto davvero tanto:')
Lasciate una recensione, se il capitolo vi è piaciuto:)) Non siate timidi! Tengo conto di ogni vostra considerazione e consiglio!

Vanel

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Capitolo 18
*** Prendi una stella per me, stasera. ***


E ballammo, ballammo tutta la sera e non ci importò di niente, nessuno, del mondo.

              Prendi una stella per me, stasera.







                                                                                                  








Ambra arrivò svelta e mi prese il braccio:
"Andiamo da Michele!"-gridò, cercando di contrastare la musica circostante.
Gli amici di Michele lo fermavano per fare dei selfie veloci, ma Ambra non si interessò minimamente a loro, prese Michele per un braccio e lo allontanò dalla folla, visibilmente alterata.
"Ma ci porti via la festa!"-gridò uno di loro.
"E' la mia festa!"-rispose Ambra senza mostrare il minimo segno di disagio.
Michele abbracciò la sorella che ricambiò l'abbraccio.
Li invidiai un po', si volevano davvero bene.
"Grazie sorellina"
"Figurati, per un giorno all'anno sono buona!"
"E' tutto perfetto"
Si staccò da Ambra e mi guardò.
Iniziai a tremare, perchè mi faceva quell'effetto!?
"Ancora grazie, Ana"
Mi strinse forte e io chiusi gli occhi ricambiando.
Per la prima volta capii cosa volevano dire gli abbracci, cosa voleva dire stare con qualcuno con cui funzioni, cosa voleva dire stare bene.
Durò un po' più del dovuto, ma i suoi occhi colmi di gratitudine fecero svanire il mio imbarazzo di fronte ad Ambra.
"Vai dai tuoi amici coglioni, o mi odieranno per tutta la vita!"-gridò Ambra dandogli una pacca.
"Venite anche voi"
"Io devo andare con Gio, magari portati Stasia con te"
Guardai Ambra e poi Michele.
"Certo, vieni con me"
Ambra mi fece l'occhiolino senza farmi capire esattamente a cosa alludesse, Michele invece, mi sorrise e lo seguii verso la folla.
"Per Michele...urrà!"-gridarono i suoi amici.
"Mick Bigs ragazzi!"
"Oooh"
"Ehi ragazzi"
"Chi è 'sta modella?"-gridò un ragazzo coi capelli corvini.
Mi guardò in un modo che mi diede proprio fastidio, mi sentii a disagio.
"Una grande amica della famiglia Grandi, perciò non fate gli stronzi né provateci con lei, sennò ve la vedete con me!"-gridò Michele in un tono che non lasciava trapelare scherzi.
Lo guardai grata e confortata, sapevo come il suo cognome facesse effetto in città.
Strinsi un po' di mani, conobbi un po' di ragazzi e ragazze che si presentarono in maniera rispettosa, anche se alcune ragazze mi guardarono un po' malefiche.
"Si balla in coppia! Vedete se amate questo mix!"-annunciò il dee jay.
All'istante, tutte le ragazze iniziarono a ridere eccitate guardando in direzione di Michele e di altri ragazzi carini.
Io ero completamente spaesata, mi guardai intorno un po' confusa, mi sentivo una perfetta allocca.
Dopo un po' tutti presero un partner, Ambra era mano per la mano con Giovanni.
Notai con un filo di amarezza che Giovanni doveva sentirsi messo parecchio all'ombra da una ragazza tanto famosa quanto egocentrica, era piuttosto timido.
Qualcuno mi prese per le spalle, sussultai spaventata, ma fortunatamente riconobbi le mani: Michele.
Mi girai e sorrisi, sperando di non esagerare troppo.
"Balli con me?"-chiese avvicinandosi all'orecchio, e provocandomi dei brividi lungo la schiena.
"Si!"-risposi, maledetta me! Troppo entusiasmo...
Lo guardai negli occhi ma poi spostai lo sguardo verso qualcosa di inesistente, ero talmente impacciata!
Michele mi prese le mani e le mise intorno al collo, mi cinse la vita con le sue mani e iniziammo a ballare un lento.
So grazie ai film, che durante questo genere di balli il partner si guarda negli occhi, e talvolta si discute anche.
Ma io non riuscivo né a guardarlo negli occhi senza arrossire, né a spiccicare parola.
Fu lui ad iniziare.
Mi guardò rilassato e poi disse:"Stai bene stasera, davvero"
"Grazie..."
"Grazie a te, questa festa è fantastica, avevo capito che mi stavate preparando una festa a sorpresa, ma non lo dire ad Ambra! Però non immaginavo che fosse così... va oltre le mie aspettative"
"Ti abbiamo sorpreso come si deve allora"
"Dopo permetti un duetto?"
"Du-du cosa?"-balbettai
"Duetto, sai cos'è vero?"
Certo che lo so!
"Sì! Ma io non so cantare eh"
"Ti ho sentita l'altra mattina cantare nella doccia, è stata per pura casualità eh! E comunque canti proprio bene"
Arrossii e iniziai ad agitarmi diventando più rigida con le braccia.
Lui mi aveva sentito cantare... una delle sue canzoni!
"Mi vergogno troppo"
"Per favore, è il mio compleanno, non si dice mai no al festeggiato"
Sorrisi a mio sfavore: era fatta, avrei cantato davanti tantissima gente che neanche conoscevo per la prima volta in vita mia.
Continuammo a ballare anche se ci fu un altro turno.
Dopo alcuni balli iniziammo a prenderci la mano, ad un certo punto il dee-jay mise "Bailando" di Enrique Inglesias, scoppiammo entrambi a ridere mentre ci dilettavamo in danza latino-americana.
"Ahi!"-si lamentò: gli avevo pestato il piede.
"Scusa!"
"Gira"
"Io voglio star con tigo, vivir con tigo, una noche d'oor!"-canticchiai sbagliando la maggior parte delle parole.
Michele ridacchiò ed io lo seguii a ruota: eravamo un vero disastro.
Dopo un po' alcuni amici ci interruppero per altre foto, restai con Michele e a lui andava bene così.
Infondo, non avrei fatto di sicuro la terza incomoda con Ambra e Giovanni.
"E' ora, Ana! Prima della torta"
Michele mi prese per mano e mi portò verso il palco.
Ringraziai quel poco di vodka bevuta, anche se era praticamente acqua sporca, emotivamente mi dava la forza e l'arroganza per affrontare tutti quei visi vivaci che mi scrutavano.

Ci guardammo negli occhi prima di iniziare, mi tremavano le mani e reggevo a stento il microfono.
Calmati. Mi dicevo.
La musica partì, e Michele iniziò a cantare, lo seguii a ruota, la sua voce mi dava conforto.
Poi sentii la libertà dentro di me, l'euforia che dava piena dimostrazione di esserci.
Le persone applaudivano e si scatenavano, Ambra gridava i nostri nomi in preda all'emozione.
Le mie farfalle dentro lo stomaco si erano trasformate in draghi, alla faccia dell'imbarazzo iniziale.

La festa continuò fino a tardi, e qualcuno la nominava come la più "cool" dell'anno.
Non potevo dargli tutti i torti, Ambra in fatto di stile ci sapeva fare.
E Michele, lui la musica ce l'aveva  nel cuore.
Quella sera restò nel cuore e nella mente di tutti.









Ciao ragazze!!
Dopo la festa di Michele le cose cambieranno!! Mi scuso per la velocità di questa breve nota... 
Se volete lasciate una recensione ^^



Vanel





"Prendi una stella per me, stasera" mi spieghi il perchè del titolo?
E' un po' complesso a dir la verità, ma cercherò di essere breve: Anastasia si rivolge al padre chiedendo che prenda una stella (inteso come la speranza), in quella serata dove lei sembra aver recuperato quella sicurezza persa per così tanto tempo. E' un po' come dire:"Sii felice per me, stasera." :)

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Capitolo 19
*** Influenzata... di te ***







Influenzata... di te



Molte settimane dopo...



A dispetto di come potevo pensare inizialmente, i primi mesi di scuola passarono velocemente, forse anche un po' troppo.
La mia nuova classe era perfetta, nessuno conosceva la ragazza insicura ed emarginata che ero, sapevano solo che ero amica della famiglia Grandi, e quello bastò a farmi guadagnare amicizie.
Sapevo che comunque, non sarebbero state paragonabili a quelle di Ilaria e Fabiola che avevano accettato tutto di me.
Michele era sempre così enigmatico, e mi sentivo male a dover ammettere, aimé, che mi attirava davvero tanto.
I suoi modi di fare... ad esempio quando suonava la chitarra tutto spariva, quando ti guardava, la terra smetteva di girare.
Ambra invece, come già previsto da Michele, faceva dei tira e molla col povero Giovanni, talvolta litigavano per le cavolate più assurde: Ad esempio, Ambra si era arrabbiata con lui perchè era andato sabato sera al Bar con dei suoi amici senza dirle niente.
"Quando ti fidanzerai, smetterai di ridere e criticarmi!"-Mi diceva Ambra lasciandomi sospirare.

Quella mattina non potevo stare peggio, Giada mi aveva più volte consigliato di restare a casa, ma io non potevo saltare l'interrogazione programmata di Psicologia.
"Ah, il senso di responsabilità di questa ragazza!"-Diceva orgoglioso Carlo mentre si faceva un espresso.
"Io fossi in te resterei a casa!"-Commentò Ambra.
"Cara ma sei sicura?"-Mi ripeteva nuovamente Giada.
Michele restava a guardare la scena divertito.
Eravamo seduti vicini, forse se non avessi avuto quell'aspetto, mi sarei divertita anche io.
"Sembro uno zombie..."-Commentai
"Ecco! Resta a casa"-Borbottò Ambra.
"In realtà stai bene, la tua ostinazione è ammirevole"-Mi disse Michele copiando la voce del padre.
Giada ed Ambra risero, io feci una smorfia ripassando sugli appunti.
"Anziché prendere il bus al ritorno, può riportarti Michele, vero?"-Disse Giada.
"Beh, sempre se ti fidi della mia guida"
"Va bene, così mi risparmi il viaggio in pullman"
"Ed io? A me non ci pensa mai nessuno!"
"Stai benissimo e inoltre, esci anche prima tu"-Rispose Michele.
Ambra sospirò:"Beh, vado a mettermi il lucidalabbra, tra poco passa il nostro bus, sbrigati Stasia"
"Vai Ana, non vorrai farla aspettare?"-Mormorò Michele.
Ahh quanto adoravo essere chiamata così!

"Ciao a tutti!"-Dissi  decisamente di buonumore.

L'interrogazione andò come previsto, e neanche le mie precarie condizioni di salute potevano fermarmi.
La prof si complimentò con me per il miglioramento, io non l'ascoltavo più, guardavo il display del cellulare per verificare l'ora, mancavano ancora venti minuti!

Ventitrè minuti più tardi c'era una fantastica auto, e all'interno di questa auto c'era un ragazzo altrettanto fantastico.
Ed intorno c'erano tante ragazze che lo guardavano.
A cuor mio mi sentii gelosa.
Michele era fortunato, perfetto. O perlomeno, era così che lo definivano le mie compagne di classe.
Era ricco sfondato, bello, talentuoso, uno dei pochi ragazzi ad avere una macchina propria a pochi mesi dalla patente, insomma, un buon partito a detta loro.
Ridevo tra me e me pensando invece, a quanto fosse enigmatico quel ragazzo, nonostante le apparenze, lui non era né la macchina di lusso, né la bella casa.
Michele era lui e la sua musica, nient'altro di più nobile.
"Andata bene l'interrogazione, Ana?"-Mi chiese dal finestrino
"Nove più! Non ci avrei mai pensato"
"Secchiona"-Scherzò mentre mi sedevo nel sedile del passeggeri.
Gli feci una smorfia:"E la tua giornata, invece?"
"Quattro a Latino e sette a Storia"
"E' l'ultimo anno, impegnati e vedi che spacchi!"
"Io voglio suonare, Ana, non mi interessano questi voti, né gli incontri scuola famiglia, né i professori che continuano a paragonarmi a mio padre. Io voglio viaggiare per il mondo con la mia chitarra, e basta, andare ovunque basta che non ci sia qualcuno subito pronto a criticarmi per i soldi oppure adularmi per ricevere le attenzioni"
Iniziai a ragionare su quanto fosse stata bizzarra la sorte: Io che fino ad un anno fa ero la ragazza più invisibile della scuola, ma continuamente messa allo scoperto dai bulletti; lui invece, voleva essere invisibile, ma la sua fama lo rendeva sempre più importante.
"Ti va se ci prendiamo qualcosa al Bar?"-Mi chiese con nonchalance
"Ehm okay"
"Ti senti bene? Perché sennò possiamo tornare a casa eh"
"Sisi, mi sento molto meglio"
"Allora andiamo"
Lungo il tragitto nessuno parlò, accesi la radio e notai che c'era già un CD.
"Track 1" C'era scritto.
Il CD iniziò a girare.
Una voce a cantare, una chitarra a suonare.
Potevo confonderla con qualcuno?
"Mio Dio, è bellissima"-Commentai.
"Grazie... siamo arrivati"-Mi avvisò.

Eravamo in un parco poco affollato, vi era un Bar nelle vicinanze, adesso capivo perchè Michele mi avesse portato qui.
"Scommetto che ti senti a tuo agio qui"
"Oh si, d'estate venivo qui per trovare ispirazione"
"E' bello, anche se fa un po' freddo"
"Speriamo nevichi, anche se è ancora novembre..."
"Non mi sorprenderei troppo, ha nevicato a marzo"
Michele mi sorrise e lo seguii verso il Bar.
Ad un certo punto iniziai ad avvertire delle vertigini e a vederci doppio.
Lui arrivò subito in mio sostegno, tempo dieci secondi e mi ritrovai stretta tra le sue braccia.
Profumava di dopo barba.
Chiusi gli occhi stringendomi a lui.
"Ana, tutto bene?"
"S-si, sono un po'..."
"Scotti"-Mi disse sconsolato lui poggiando la sua mano sulla fronte, sempre tenendomi tra le braccia.
"Oh no..."
"Ti porto a casa, torneremo qui un'altra volta"
"Grazie"
"Ce la fai a camminare?"
Annuii, chiedendomi cosa sarebbe successo se avessi risposto di no...
Mi avrebbe presa in braccio?

Mi allungai leggermente il sedile per stare più comoda,Michele accese l'aria condizionata da prima fredda, come sempre, poi diventò calda ed io mi addormentai completamente.

Quando riaprii gli occhi non ero più in macchina con Michele, ma dentro la mia stanza.
Avevo due borse calde al mio fianco, Giada sapeva essere proprio premurosa.
Quanto tempo avevo dormito?
E come ci ero arrivata lì?
Qualcuno aprì la porta, era Michele.
"Oh ma come... dovresti dormire"-Mi disse sorpreso.
"Ho dormito tanto?"
"Sei qui da neanche dieci minuti"-Mi rispose sconsolato Michele avvicinandosi.
Fu così vicino che iniziai a chiedermi se fosse davvero la febbre la causa dei 39°.
Mi toccò la fronte.
"Adesso riposa, sennò come fai? Devi stare bene"-Mi disse
"Okay, provo a dormire"
"Io resto qui finché non dormi"
Allora di sicuro non riuscirò a dormire. Pensai.
Forse la stanchezza mi aveva giocato un brutto scherzo, o forse stavo già sognando.
Ma ebbi la sensazione di sentire Michele sussurrarmi:"Rimettiti, ho bisogno di te."








Ehi ragazze!
I capitoli a venire sono già stati scritti (durante le vacanze di Natale!) perciò è solo questione di pubblicarli! 
Mi sono stupita di me stessa nella stesura di questo capitolo... ma quanto è dolce?
Volevo far emergere il vero Michele che è stato all'oscuro per troppo tempo... infatti molte di voi dicono di preferire Luca, il che sarebbe raginevole vista la frigidità del caro Michele che invece...
A proposito:
Vedremo Michele parecchio nei prossimi capitoli.
Per Luca bisognerà aspettare un po', ma vi assicuro che non è tanto, saranno anche bei capitoli concentrati su di lui.
Ana o Stasia (?) vi saluta alla prossima!
Vanel.-

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Capitolo 20
*** Ana ***


                                                                                      
                                                                                                               Ana






Ambra mi guardava, ricambiai lo sguardo leggermente turbata.
Era inquietante.
"Mamma, si è svegliata!"-Gridò.
Di seguito, tutti i componenti della famiglia Grandi mi circondarono felici ma carichi di apprensione.
"Come ti senti?"
"B-bene"
"Hai fame?"
"Un po'?"
"Sei stanca?"
"Non prop..."
"Riesci ad alzarti?"
"Mamma la stai bombardando di domande, se continui così non si alza di sicuro"-Commentò Michele.
Giada lo guardò torva per poi tornare a rivolgersi amabilmente a me.
"Tesoro, ci hai fatto preoccupare"
"Ehm... solo qualche decimo"-Risposi sconcertata
Era la prima volta che ricevevo simili attenzioni, era bello anche se un po' invadente.
"Stai meglio, Ana?"-Mi chiese educatamente Michele.
Arrossii un po'.
"Come l'hai chiamata?"-Disse Ambra incredula.
"Ana"
"Che brutto, se ci metti la o poi..."
"Ambra!"-La richiamarono i genitori.
"Mio Dio, hai rovinato anche questo adesso"-Commentò esasperato Michele.
Io scoppiai a ridere: La scena era esilarante.
"Noi ce ne andiamo, è quasi ora di cena, se non ti va di scendere ceni qui"
"Nono, posso scendere"-Risposi a Giada.
"Chi mi ha messo il pigiama?"-Mormorai ad Ambra a bassa voce.
"Non lo so...credo Mamma"
Speriamo, dissi tra me e me.



Pollo cotto a puntino con patate al forno, fu un davvero peccato avere il naso chiuso, ogni cosa era insapore.
Dovevo avere proprio un aspetto orribile, Ambra ogni tanto mi lanciava occhiate compassionevoli, io volevo sotterrarmi.
"Domani resta a casa"-Mi canzonò Ambra.
"Perderò le lezioni"
Ambra era sconcertata.
"C'è tu stai male e pensi alle lezioni?"
"Lo so che è assurdo, ma i prof si divertono a spiegare senza farsi troppi problemi..."
"Brava Anastasia!"-Commentò con tono di stima Carlo.
Ambra borbottò qualcosa ma nessuno riuscì a capire davvero cosa.


La mattina dopo eravamo solo io e Giada.
Lei era davvero una compagnia piacevole, mi raccontò dei suoi amori a liceo, e di come poi avesse conosciuto Carlo.
Dagli occhi che le brillavano, capii che doveva amarlo davvero tanto, e ancora.
Mi augurai mentalmente di amare una persona così come amava lei.
"Tu che sei ragazza, dimmi... secondo te Michele è innamorato?"
Quella domanda mi colse alla sprovvista.
"In che senso?"-Chiesi
"Non so se ci hai fatto caso, ma è più raggiante, lo vedo da come sorride, e poi la mattina quando mi capita di svegliarmi presto, lo sento sempre cantare delle canzoni allegre, le dedica tutte ad una ragazza"
Oh no... ma allora.
"A dire la verità non lo so"-Risposi a disagio.
Ma cosa potevo aspettarmi? Che si innamorasse della sua sorellastra!?
"Beh a me va bene, adesso sta più spesso in casa... vorrei solo conoscere questa ragazza e stringerle la mano, Michele è una testa dura"
"Già"
"E tu, sei innamorata?"
"Io... bhe, no"
Mi guardò a lungo e poi tornò a parlare:"Mmmh, sei confusa"
Non sai quanto.



Il pomeriggio stesso, scesi in cantina per prendere dei chiodi, il quadro che avevo appeso alla cameretta si era rotto di nuovo.
Scesi le scale prestando poca attenzione, il che era del tutto riprovevole, ero ancora sotto l'effetto di medicinali.
Cascai all'ultimo gradino provocando rumore.
In quell'istante qualcuno scese di corsa le scale.
"Oh! Chi è?"-Gridò Michele.
"Sono io"-Mormorai stanca, ancora con il sedere per terra.
"Mio Dio... che ci fai qui?"
Venne e mi prese in braccio, come una principessa.
"Ehm... chiodi"
"Quanto sei testarda, Ana! Dai, ti riporto in camera, qui fa freddo"
"Grazie"-Scosse la testa e sorrise.
Dovevo ringraziare i medicinali che mi facevano essere spossata, altrimenti non sarei mai riuscita a stare calma.

Arrivati in camera, mi sdraiò sul letto.
Sospirai: Odiavo essere incapace ed inutile come quando ero malata.
A mia sorpresa, non uscì fuori, ma si sedette vicino a me.
"Devi riposare"-Mi accarezzò i capelli.
Ero un po' arrabbiata con lui, e ne avevo tutti i torti.
Poteva amare chi voleva, non dovevo comportarmi così.
Ma poteva anche evitare di illudermi.
Gli squillò il cellulare ma lui non rispose.
Riuscii appena a scorgere il nome: Marta.
Sospirai nuovamente, ecco Giada, adesso puoi stringere la mano a quella ragazza.
Chiusi gli occhi.
La mia stupida mente, il mio stupido stato (oltre ad avere la febbre avevo anche il ciclo, grandioso!), e il mio carattere che è sempre stato complicato, mi stavano facendo venire voglia di piangere.
Michele restava lì, ed io che speravo andasse via vedendomi addormentata!
Sentivo la sua mano che continuava ad accarezzarmi i capelli.
Poi non so quando, forse un'eternità e mezzo dopo, andò via.
Il vuoto e il buio erano liberi di entrare adesso.

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Capitolo 21
*** Misteri incompresi... ***


Misteri incompresi...

 
Il misterio più grande è l'amore, e tutti noi diventiamo scemi, ciechi e paranoici a furia di buttare giù qualche ipotesi.






Tre giorni dopo stavo già una meraviglia, ma appena arrivai a scuola mi ritrovai sommersa dai compiti.
"Hanno spiegato davvero così tanto?"-Chiesi a Matilda, la mia compagna di banco.
"Non ti dico, sono stati giorni terribili, An"
Matilda era molto simpatica, era leggermente in sovrappeso e gli altri tendevano a prenderla in giro per questo, la difesi una volta, e quella bastò a farli smettere.
Un nome ha il suo potere.
La giornata passò velocemente, mi piaceva avere da fare, non pensavo ai problemi e il tempo scorreva senza troppi buchi neri.
Fuori scuola, Mat mi diede una gomitata.
Non ci misi troppo a capire di cosa si trattava, era Michele.
Ed era venuto a riprendermi.
Sorrisi compiaciuta, Mat commentò dicendo:"Che bravo fratello, e pure figo"
Alzai gli occhi al cielo, odiavo essere considerata sua sorella...
"Ma tu che ci fai qui?"-Chiesi sorpresa.
"Passavo e mi sono ricordato che uscivi tardi"
Sorrisi un po' troppo armoniosamente.
E' solo venuto a riprenderti, non significa niente.
Ci raggiunse una ragazza dai capelli neri e boccolosi, la riconobbi: Era Marta del V F.
Un momento, era LEI Marta?
"Ehi Mick Bigs"-Salutò lei baciandogli le guance.
Michele sembrava un tantino a disagio.
Io mi sentii strana.
Mat mi strizzò l'occhio e andò verso l'uscita, così io rimasi da sola.
"Allora, concerti,  e roba varia?"
"Ancora niente, per il momento"
"Mmh, lei è tua sorella?"-Disse guardandomi cordiale.
Perchè doveva essere così gentile? Odiarla sarebbe stato più difficile.
Sorrisi facendo appello a tutta la mia volontà.
"Non proprio, è più un'amica di famiglia"
"Ma vive con te, l'avete adottata, giusto?"-Ripeté 
"Si"-Risposi io
"Ma come mai? I tuoi sono morti?"
"Marta, non ti interessa, davvero"-Intervenne Michele.
Ecco, adesso l'avrei odiata senza problemi.
"Quindi... sei venuto a riprendere la sorellina, ma  me non  porti mai in macchina"-Disse col tono mieloso tipico delle ragazze del suo genere.
La guardai male.
Non ero sua sorella!
"Adesso devo proprio andare"-Disse Michele a disagio.
"Uh, vabbè ci sentiamo, ciao Mick Brigs"-Lo baciò nuovamente, cosa che alterò i miei nervi già tesi.
"E ciao Anna, ci vediamo a scuola"
Non sprecai neanche il tempo per dirle che non mi chiamavo Anna, volevo solo andarmene.
Michele ed io non parlammo per il resto del tragitto, sapevo che i piani dovevano essere diversi, ma Marta, aveva rovinato tutto.

Fare i compiti di Psicologia non era mai stato così difficile: Non facevo altro che andare su Facebook e controllare se tra i mi piace, nelle foto di Marta, non ci fosse anche Michele.
Finché non venni colpa in flagranza...
"Tu! Spettegoli e non mi dici niente! Sai a chi rivolgerti in queste occasioni"-Mi sorprese un' Ambra indignata chiudendo la porta e sedendosi accanto a me.
"Uh... Marta Applauso, questa ragazza è davvero popolare"
"Noto"-Dissi guardando i 400 mi piace.
"Va dietro a Michele, lo sai?"
"Mmmh non lo sapevo"-Mentii, mi dispiaceva farlo, ma non potevo dirle nulla.
"Tu perchè visiti il suo profilo?"
"Curiosità, fa la mia scuola"
"Ah si, è vero"-Sembrò un po' delusa.
"Ha condiviso un video di Michele"-Lessi ad alta voce.
"Oh si, le canzoni di Mick Bigs ultimamente stanno  facendo storia, tutte vogliono sapere chi è la misteriosa ragazza"
"Quale misteriosa ragazza?"-Chiesi.
"C'è, sei sotto lo stesso tetto e non lo sai? Michele sta dedicando tante canzoni ad una ragazza, voci di corridoio dicono che sia Marta, ma io conosco mio fratello, non si accontenta di una puttanella qualunque"
"Ambra, che sofisticatezza!"-Commentai nascondendo un sorriso.
Cliccai sul video.
"Ti ho incontrata quando c'era ancora il sole... sei una roccia a cui mi affido...sorriso che illumina" (1)
"Wow che poeta"-Commentai
"Già, chissà chi è, non lascia molto ad intendere però, che cattivo"
Risi:"Magari è questo il bello"

A ora di cena incontrai Michele per le scale, tentai invano di non guardarlo.
"Non ti scontri più con me"-Scherzò
"Già"-Risposi ridendo un po'.
"Se ti dovesse accadere, sappi che sarò sempre qui pronto a riprenderti"
"Aspetta e spera, sono più attenta adesso"
Fece una smorfia.
"Davvero?"
Mi fece lo sgambetto all'ultimo gradino, ma ebbe la prontezza di riprendermi.
Mi ritrovai sulle sue braccia, ormai familiari, con il suo volto a pochi centimetri dal mio.
Lo guardai intensamente, un po' troppo.
Spostai lo sguardo e mi allontanai imbarazzata.
Possibile che ogni suo tocco doveva rendermi così... esposta?
"Così non vale però"
Mi sorrise.
"Vuoi ancora che ti venga a riprendere a scuola?"
"Beh, se Miss Bellezza non ti assale ogni volta che vieni, e non sbaglia il mio nome, allora si"
"Perché sei gelosa?"
Oh no, questa non me l'aspettavo.
Sta flirtando con me?
"Ovvio che no!"-Risposi un po' troppo in fretta.
Lui scosse la testa.
"Scherzavo eh"
Sorrisi fingendo che l'avevo capito sin dall'inizio.

"Michele, dopo dovrei parlarti, è arrivata la tua lettera d'ammissione"-Lo chiamò il padre.
"Okay"-Rispose Michele a disagio.
Sospirai, quel ragazzo era ancora un mistero per me.
Ancor di più della ragazza misteriosa di cui era innamorato... anzi no.
Il vero mistero erano i suoi occhi, la sua espressione che si tramutava quando incontravano i miei.
Quello era il vero mistero.


(1):Ho giusto riportato alcune frasi delle canzoni di Michele, non sono da considerarsi continue insomma.

Ciao ragazze!
Da poco mi sono innamorata di una ff su Ade e Persefone (adoro il mito perciò...), purtroppo l'autrice non aggiorna da due anni! Allora ho provato un'agonia immersa che non riuscirei neanche a spiegare.
E ho capito... capito come vi sentite voi quando ci metto tutto quel tempo ad aggiornare.
Scusate per tutte le agonie che vi infliggo, vi giuro, non lo faccio apposta, è solo che sono maniaca della perfezione e non mi accontento mai di ciò che ho tra le mani, altre volte invece è proprio l'ispirazione a mancare!
Buona serata a tutte (da me c'è la neve e domani niente scuola, più tempo per leggere e scrivere!!!)

Vanel.-


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Capitolo 22
*** Proposta sotto il vischio ***


 
Proposta sotto il vischio






 
Scrissi questo capitolo proprio durante le vacanze di Natale, perciò l'aria natalizia mi ha dato modo discrivere nel più vero delle emozioni.
Questo capitolo è uno dei più gioiosi e forse anche divertenti.
Inoltre è importante...
Buona lettura!






Le vacanze di Natale si avvicinavano, non vedevo l'ora che la scuola chiudesse.
Michele non era più venuto a riprendermi, giustificandosi che sennò Marta, avrebbe avuto strani pensieri, credendo che magari lo faceva solo per vederla.
Ascoltai tutte le sue canzoni dedicate a quella ragazza, e realizzai che magari non esisteva proprio nessuna ragazza.
Il modo che usava per descriverla, la rendeva troppo perfetta.
Non esiste un individuo così perfetto.
A cuor mio sapevo che quella era la soluzione che volevo mettermi in testa.
Stava venendo fuori un nuovo Michele, era meno distaccato, più presente, io e lui parlavamo del più e del meno.


L'ultimo giorno di scuola, accadde l'inaspettato.
"Che ne dici se oggi non andiamo a scuola? Ti porto nel parco dove faccio la mia musica"-Propose.
Sapendo che non avrei perso nulla  a scuola, se non l'ennesima assemblea dove le ragazze facevano le civette sperando di attirare l'attenzione di qualche bel ragazzo senza cervello, accettai, bigiando per la mia prima volta.
Iniziò a raccontarmi degli aneddoti di quando lui e Ambra erano piccoli, il viaggio in macchina si rivelò piuttosto piacevole.

Entrammo nel parco e mi guidò per un sentiero molto particolare, ben curato ma allo stesso tempo, manteneva l'impronta naturale.
C'era un meraviglioso laghetto dove qualche anatra nuotava e tremava infreddolita.
Per il resto, era un piccolo pezzo dell'Eden.
"Wow"
"E qui ti volevo"-Mi disse lui entusiasta.
Lo guardai, sorrideva.
In quel momento avrei voluto baciarlo, diamine, quanto avrei voluto farlo!
Se solo fossi stata più audace...
"Sediamoci lì"-Mi disse indicando la panchina.
Senza rendermene conto iniziai a tremare.
Succedeva sempre così quando potevo fare qualcosa di veramente importante ma non ci riuscivo.
"Hai la chitarra"-Dissi
"Bene, adesso cantiamo un po'"
"Cantiamo? Vorrai dire canto, io sono peggio di quelle anatre li"
"Al mio compleanno sei stata bravissima, perciò cantiamo"
Iniziò a cantare una delle tante canzoni che avevo già ascoltato e che sapevo a memoria.
Iniziai a cantare.
Mi guardò sorpreso.
Si, so una delle tue canzoni a memoria.
Iniziò a nevicare.
Mi sfregai le mani alla ricerca di calore.
"Forse questo Natale abbiamo la neve"-Commentò lui finendo la canzone.
"Magari"
"Che ne dici, torniamo a casa? Inizia a fare freddo"
"Si"-Risposi rammaricata.

Durante il tragitto, lui parlò, mentre io fui piuttosto silenziosa.
Quella sensazione del bacio mancato mi aveva invaso di una tristezza indicibile, mi sentivo impotente, come chiusa in gabbia.
"Che succede? Non dirmi che ti senti di nuovo male"
"Nono, sto bene"
"E' troppo presto però, andiamo al Bar così ci prendiamo qualcosa, ti va?"
"Va bene, ho fame"


Quindici minuti più tardi stavo bevendo una gradevole cioccolata calda, e di fronte a me avevo un talentuoso ragazzo che girava il suo cappuccino troppo caldo per essere bevuto.
"Che fai a Capodanno?"-Mi chiese
In realtà, Mat mi aveva chiesto di andare con lei e i suoi amici ad una casa, ma io ero ancora titubante, anche perchè Ambra mi aveva offerto la medesima cosa.
"Non lo so ancora, tu?"
"Stessa cosa, odio fare i programmi, nessuno può sapere cosa può succedere domani"
"Non dirlo a me"-Risposi ripensando a tutti i  cambiamenti a cui ero stata sottoposta.
Non riuscivo ancora a capacitarmi di essere riuscita a tornare ad essere felice, fino a mesi fa, sembrava impossibile.

Tornammo a casa infreddoliti ma felici, era stata una bella mattinata.
E lui aveva deciso di passarla con me.




Il 24 dicembre, aiutavo Giada a scegliere i dolci più buoni per la Vigilia al supermercato, Ambra e Michele, invece, stavano pulendo casa.
"Che ne dici di quelli alla crema?"
"Sisi! Devono essere squisiti"
"Signora Grandi, vuole provare?"-Chiese prontamente la commessa con voce squillante.
"Fallo provare ad Anastasia, sarà lei a decidere"
"Chi è 'sta bella ragazza? La fidanzata di suo figlio?"-Chiese
"Ahah, magari, è mia figlia acquisita"-Rispose.
"Bella comunque"
Sorrisi... sbaglio o aveva detto magari?

Quando tornammo a casa, Michele mi raggiunse alla soglia.
"Che avete preso?"
Indossava un tread verde con disegnate le renne, aveva un aspetto molto buffo ma allo stesso tempo adorabile.
Lo guardai sorridendo un po', non poteva presentarsi a pochi centimetri dal mio volto così, ogni volta.
"Vischio, uh"-Disse ridacchiando Giada superandoci.
Restammo per qualche istante, che classificai un'eternità a guardarci, per poi rispondere.
"Dolci alla crema e nutella"
"Devono essere buoni"-Disse guardando le mie... labbra?
D'istinto feci la stessa cosa.
"Si, molto buoni"-risposi senza pensarci.
"Alla crema? Mamma io volevo la panna!"-Borbottò Ambra raggiungendoci.
Sospirai.

Dalla cucina proveniva un odorino fantastico, Giada ci sapeva proprio fare, era una splendida mamma quanto cuoca.
Ci sedemmo tutti a tavola, ben decorata, caratterizzata sopratutto dalle tovaglie rosse natalizie, e dai tovaglioli dorati.
"Dio, ti ringraziamo di questa cena..."-Iniziò Ambra
Michele mi guardò e poi rise.
"Grazie mamma"-Disse.
Ambra lo guardò torva ma poi rise anche lei.
"Vorrei dire qualche parola, se non vi dispiace"-Disse Carlo alzandosi.
Restammo in silenzio aspettando che iniziasse a parlare.
"Prima di tutto, questo è stato un anno davvero altalenante, mi sono ritrovato senza il mio più caro amico, è stato un periodo davvero difficile. Ma poi la nostra casa ha ripreso allegria quando è venuta la figlia del mio caro amico, la tua presenza, è un onore per tutti. Sono davvero orgoglioso di te, e di come sei riuscita ad affrontare tutto questo, a nome della nostra famiglia, ti chiediamo di diventare legalmente una Grandi, una di noi"
Guardai Carlo stupita, non me lo sarei mai aspettata.
"Tesoro, è una decisione importante, puoi scegliere con calma"-Mi disse Giada.
Le sorrisi riconoscente, non sapevo davvero cosa dire.
Mangiammo bene, ma per me la serata aveva assunto una piega diversa.
Accettare di essere una Grandi rinnegando il cognome di mio padre e diventando legalmente sorella di Michele, o restare una Ramincelli deludendo in un modo o nell'altro quella famiglia che mi aveva accolto e curato?






NOTE AUTRICE:

E secondo voi cosa deve fare Anastasia?
Il prossimo capitolo è scoppiettante, vi piacerà...


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Capitolo 23
*** Natale ***


Ci tengo a fare una piccola precisazione che altrimenti non farò più.
Questo è a parer mio, uno dei capitoli più importanti per la storia.
Ho atteso molto prima di pubblicarlo, l'ho scritto proprio la notte di Natale, quando ormai tutti dormivano ma io restavo lì, sveglia con l'albero che mi faceva da luce a scrivere.
Quindi le sensazioni che Anastasia prova diciamo che per alcuni istanti sono più che mai quasi mie.
Buona lettura e grazie per l'attesa!


Natale



 




"Buon Natale!"-Ambra saltò sopra il mio letto, Dio solo sapeva come ci era entrata.
"Che ore sono?"-Chiesi spossata, mentre lei rideva allegra come una bambina che aspettava il camper di Barbie sotto l'albero.
"Le 8:29! Non ce la facevo più ad aspettare"
"Aspettare cosa?"
"Natale! Adoro questa festa... da piccola immaginavo di essere la ragazza dello Schiaccianoci, e stanotte ho sognato di essere protagonista di quella storia... avevo bisogno di raccontarlo a qualcuno, scusa!"
Sorrisi, Ambra era proprio adorabile.
"Mamma sta preparando la colazione, ti va di scendere così facciamo colazione insieme?"
"Certo, fammi dare una sistemata"
"Eddai che stai benissimo! Mi stai nascondendo qualcosa, una ragazza si sveglia così bene solo quando è innamorata o incinta, ed escludo la seconda visto che sei magrissima"
Sospirai.
"Oppure quando è Natale"
"Te la do' per buona solo perché ci sono i dolcetti alla Nutella ad aspettarmi"
"Ecco, brava"

Michele era già sotto, aveva anche lui un bell'aspetto, così come ce l'aveva sempre.
Gli sorrisi e ricambiò, Ambra invece, gli saltò addosso urlandogli:"Buon Natale, Grinch!"
"Buon Natale, Mr Scrubs!"-Rispose lui rievocando il protagonista di "The Christmas Carol".
"E buongiorno Anastasia, di quel cartone che ti piaceva sempre, Ambra"-Disse allegra Giada.
Ricordavo quel cartone, da piccola speravo di avere una storia simile all'omonima principessa.
"Papà?"
"Si sta lavando i denti, tra poco viene anche lui"
"Spiegatemi quale genio si lava i denti prima di mangiare"-Borbottò Michele.
Sia io  che Ambra alzammo la mano, seguite da Carlo che intanto ci aveva raggiunto.
"Non ha senso"
La colazione passò tra un dibattito aperto su quando fosse più convenevole lavarsi i denti, e sui cartoni più belli del Natale.
Alla fine ebbe la vinta lo stile di vita condotto da me, Ambra e Carlo.
"Noi abbiamo un medico dalla nostra parte!"-Disse Ambra terminando la discussione.
Giada osservò Michele, lo feci anche io.
Rideva come un matto.
Anche Ambra iniziò a ridere, e poi scoppiammo in una grassa risata un po' tutti.
Il miracolo di Natale.


Qualche ora dopo per caso capitai davanti la porta della cucina, e sentii Giada parlare:
"Tra poco vengono i nostri parenti, anche i miei fratelli adottivi"-Disse un po' a disagio.
"Non devi preoccuparti"
"Temo che rovineranno tutto come l'altra volta, e adesso che c'è Anastasia"
Odiavo origliare, ma ero capitava lì per caso, la porta della cucina era socchiusa.
Ricordo del racconto di Giada, i suoi fratelli temevano che lei volesse solo i soldi.
Sospirai, quella donna era davvero forte, ma anche lei, come me, ne aveva passate di tutti i colori.
 
Passai sotto la porta ed incontrai Ambra nello stesso istante.
"Vischio!"-Ci fece eco Michele.
Guardammo su, io e Ambra eravamo sotto il vischio.
"Tradirò Giovanni con mia sorella, oh!"-Disse Ambra facendo una mossa teatrale.
Michele scoppiò a ridere e ci prese in giro.
"Mick quasi non ti riconosco più, non sei più il depresso che suonava la chitarra!"-Commentò allegra Ambra.
"Depresso? Io? Sicura che non stai parlando del tuo fidanzato?"-Scherzò Michele.
Anche io avevo notato un bel cambiamento in confronto al giorno in cui ero arrivata in casa Grandi, sorrisi, adoravo quella scena.

Ore 13:04 e casa Grandi venne invasa da bambini di tutte le età.
Persino casa Grandi, che era veramente grande, sembrava diventare piccola con tutti quei parenti.
Molti mi strinsero la mano, altri mi dissero:"Benvenuta in famiglia"
E tanti altri si limitarono a farmi gli auguri.
Durante il pranzo di Natale, mi sedetti vicino Ambra e Michele, eravamo almeno una quindicina a tavola, fortunatamente non doveva cucinare Giada...
Michele fece più volte battute sui suoi parenti, facendo scoppiare a ridere me e Ambra, che in cambio, ricevevamo occhiate torve da parte di Carlo e Giada.
"Sono arrabbiati solo perchè vorrebbero ridere anche loro"-Borbottò Ambra.
Mi sentii un po' bambina.
Era un Natale bellissimo.
"Grazie per questo splendido pranzo!"-Ridacchiò un ormai ubriaco parente.
Era grasso e basso, aveva dei baffi simili a quelli che andavano di moda nei Lord Inglesi degli anni '20, e un'acconciatura discutibile...
Michele lo prese in giro per tutto il tempo, avevo le lacrime agli occhi per le risate.
"Michele, cantaci una canzone!"-Gridò una donna, a detta di Ambra sua zia in seconda.
Lei era alta e magra, ed aveva un collo lungo, il volto simile a quello di un topo.
Pensavo di essere finita in una di quelle fiction dove la protagonista incontra i più bizzarri personaggi.
"Selfie!"-Gridò lo zio ubriaco sventolando l'Iphone 6 facendolo per poco cadere nella zuppa al pomodoro.
Ambra abbracciò me e Michele facendoci rientrare nella foto.
Ridemmo come dei matti.
Michele si alzò e andò al piano, cantando "All I want for Christmas is you".
Tutti applaudirono, Giada aveva le lacrime agli occhi per la gioia.
"Tu sai cantare?"-Mi chiese una signora anziana, a detta di Ambra la sorella di sua nonna.
"Ehm no"
"Come no? Fatti imparare da Michele"
"Cosa devo impararle?"-Ci raggiunse Michele.
"A cantare, con questo faccino grazioso, non è bella, Michele?"
"Bellissima"-Commentò lui guardandomi.
Arrossii sperando che nessuno se ne rendesse conto.
Gli feci una smorfia e tornai a sedermi.
Ambra inviava messaggi a Giovanni, era ormai persa nel suo mondo.
"Cosa si scriveranno poi..."-Borbottò Michele.
"Che si amano?"-Azzardai
Mi guardò.
"Riduttivo, SMS per dire una cosa così importante?"
Scossi la testa, quanto era critico quel ragazzo!

Presto si fece tardo pomeriggio, tutti i parenti ci salutarono allegri, Giada non fece altro che ripetere "Attenti per la strada"
"Chi mi aiuta a sparecchiare?"-Gridò Giada per farsi sentire da tutti i presenti, ovvero, io, Ambra, Michele  e Carlo.
Ci guardammo ed iniziammo a tossire con fare teatrale.
Ma alla fine, nessuno riuscì a resistere alle suppliche di Giada.
Sapeva essere molto convincente quando voleva.
Giocammo a tombola fino alle 22:30, ma dato che eravamo tutti molto stanchi, andammo in camera.
Ambra fu la prima a dormire, la si sentiva russare dalla mia camera.
Forse era già mezzanotte, o forse mancavano ancora altro tempo.
Ma io avevo bisogno di pace, scesi le scale e andai al salotto.
Era magico.
L'albero illuminava la grande sala, le luci blu, dorate, verdi, gialle e bianche si alternavano.
Mi sedetti nel divano davanti l'albero e mi distesi.
Era tutto così tranquillo.
Pensai a tutto quello che avevo passato durante l'anno, alla mia vecchia vita, alla vecchia Anastasia, alle mie vecchie... amicizie.
Al mio ultimo Natale con mio padre.
Di sicuro, non era stato così sfarzoso.
Ebbi un momento di debolezza, potevo affrontare tutto quello che sarebbe venuto dopo?
Sapevo che dovevo essere forte, ma ce l'avrei fatta?
Ero sempre la stessa, o no?
Chiusi gli occhi non perché volessi piangere, ma bensì riflettere.
Erano cambiate così tante cose, in così poco tempo.
Dovevo continuare per la mia strada, non farmi bloccare dalle paure.
Ma il problema era proprio il benessere, la felicità che stavo vivendo.
Ero davvero felice, come non lo ero mai stata.
Si erano realizzati così tanti sogni da sembrarmi impossibili.
Temevo di svegliarmi e ritrovarmi nella mia vecchia vita, povera di luce e ordinaria.
Temevo di perdere tutto quello che avevo.
Era troppo bello per essere vero.
Potevo vincere anche quelle paure.
Forse non da sola.
Sentii dei rumori provenire dalle scale, mi girai.
Era Michele.
Possibile che i nostri piccoli incontri burrascosi mi stessero iniziando a piacere?
"Oh, non pensavo di trovarti qui"-Disse lui.
"Avevo bisogno di un po' di... pace"
"Per pensare?"
"Si"-Risposi, mentre lui si avvicinava.
"A cosa?"-Mi chiese.
"Al fatto che la vita sia così bella adesso, ho paura di perdere tutto questo, di svegliarmi e dire che è stato solo un sogno"
"E' tutto vero, ma sai... a volte la vita decide di non fare sempre schifo"
"Beh, se sei abituata sempre allo schifo, ti sembra difficile poi credere alle fiabe"
"Se tu vedessi quello che vedo io. Ana, tu... tu non hai bisogno di giornate belle, né di persone spettacolari che ti circondano, a te basta guardarti allo specchio. Io quando vedo te... vedo la mia vita. Sei vita. Hai una forza di cui neanche tu sei consapevole. Io ti guardo e resto incantato, sei la mia luce, sei una specie di Angelo"
Sorrisi e lo guardai.
Poi capii.
Ero io la ragazza delle sue canzoni.
"Io con te vedo la luce, con la passione che ci metti facendo musica..."-commentai a voce roca e rotta dall'emozione.
"Sei tu che mi sproni a fare musica"-rispose esitante.
Mi guardò incerto, come se temesse di essere respinto da un momento all'altro.
Stavo per piangere.
"Non mi ero accorto che stava succedendo, ma i giorni passavano, ed io, inconsapevolmente, mi stavo innamorarando di te"
Guardò per un attimo le luci dell'albero come per farsi forza, e poi, finalmente, mi baciò.

Luce, leggerezza, esaltazione, forza d'animo, speranza.
I baci di Michele Grandi sanno di questo.
E potrei prenderci abitudine.
Sembra un'eternità, ma allo stesso tempo solo secondi.
Lo amo, Dio, quanto lo amo.
Mi guarda negli occhi e poi lo sguardo si posa sulla foto di famiglia dello scorso settembre.
Mi guarda triste, come se avesse commesso l'errore più grande di tutta la sua vita.
"Ma che succede?"-Chiedo
Stringe gli occhi a due fessure, così come si fa per non piangere.
"Non posso farti questo, mi dispiace"-E poi si allontana.
Lo guardo salire le scale senza neanche voltarsi.
Non lo fermo.
Mio padre diceva sempre una cosa:"Chi decide di andarsene, lo fa sempre per una ragione, non si può fermare chi non si capisce."
Iniziai a piangere sommessamente.
E' stato così bello un attimo prima.
Perché doveva complicarsi tutto, così?
Ripensai alle risate, ai suoi occhi, alla sua voce, alle sue battute, alla sua musica.
Io ero la sua luce?
Ma lui era la mia.
E se ne era appena andata.



NOTE AUTRICE:
Mi dispiace per questo bel colpo di scena, spero abbiate capito perché Michele si comporta così.
Non è codardo, lui non fugge da Anastasia, ci vuole corraggio a lasciar andare il proprio amore...
Basta, non dico più nulla!
Al prossimo capitolo!

Vanel


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Capitolo 24
*** Dopo ***


Come già spiegato ne "La malattia del bacio", ci tengo a scusarmi per la grandissima attesa e a ringraziare tutte voi care lettrici che attraverso il vostro entusiasmo e i vostri bellissimi commenti mi incitate sempre a dare il meglio.
Questo capitolo è relativamente corto, molto legato alle emozioni.
Non dico altro, buona lettura!





 




Quando mi svegliai erano forse le 10:00, avevo dormito parecchio facendo sogni strani e inconcludenti.
Mi lavai di svelta, sperando che Michele mi avesse spiegato il perchè della sera precedente.
Mi era sembrato irreale, tutto quello che ci era successo, eppure mentre cercavo di dormire non potevo non pensare a ciò che erano le sue labbra sulle mie, al mio primo bacio, a quanto fossi felice per aver atteso tanto...

Ma quando scesi le scale, iniziai a percepire un cambiamento nell'aria.
"Devo ammettere che sono molto sorpreso che abbia fatto questa scelta, ma non nascondo l'orgoglio"-Disse Carlo.
"Ma partire così! Non ci ha fatto sapere niente, ha deciso tutto lui"-Rispose Giada.
"Sai come sono fatti i giovani d'oggi, cambiano idea così"
"Non ha salutato né Ambra né Anastasia"
"Te l'ho detto, voleva andarsene"
Ambra piangeva ed era arrabbiata.
Ti prego, non dirmi che...
"Michele è andato via"-Mi disse invece Ambra, proprio quello che non volevo sentire.
"Dove!?"
"Ad una delle migliori scuole di medicina avanzata, in Svizzera"-Mi rispose fiero Carlo.
"M-ma... è Santo Stefano... non ci ha neanche detto che..."
"Lo so, è stato strano anche per me"-Mi rispose Carlo.
"Che stronzo! Ecco perchè era di buonumore, non vedeva l'ora di andarsene!"-Gridò Ambra.
"Tesoro, calmati"-Le disse Giada.
Io andai in camera mia.
Era andato via per me.

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Capitolo 25
*** Occhi ghiaccio ***



Occhi ghiaccio




Natale, Capodanno, la Befana, erano passati.
Il sette gennaio si tornava  a scuola, ed io mi ero ripromessa di non pensare più a Michele.
Nonostante la mia mente fosse brava ad ingannarmi, il mio cuore lo sapeva, sapeva che una parte di me l'avrebbe amato per sempre.
Mat era sorridente e disegnava qualcosa sul banco, la lezione era noiosa, la prof già stanca.
"Che disegni?"-Le chiesi
"Un manga, in particolare te in versione manga!"
C'era una ragazza con un libro in mano (io adoravo leggere) ma con la faccia pensierosa.
"Perchè mi hai fatto con questa espressione?"-Chiesi
"Ehm... forse perchè ce l'hai?"
"Già, è stato un Natale piuttosto... altalenante"
"Ti va di parlarne?"
"Scusami, ma no"
"Tranquilla"

Fu strano, ma mi ritrovai a ringraziare i professori per i tanti compiti che ci assegnavano, avevo sempre la mente occupata, da qualcosa che non fosse lui.
Talvolta accadeva che a pranzo, o a cena, Carlo parlasse di Michele.
Ma io sapevo che quello non era il vero Michele.
Ambra era triste quanto me, cosa poteva esser accaduto al nostro musicista?

Il ventisei gennaio, ero al Bar preferito da me e Ambra, quello vicino la scuola.
Ero sola visto che lei stava male, ordinai una cioccolata calda guardando distrattamente l'orologio.
"Oggi si entra in seconda! :)"-Mi scrisse Mat.
Sospirai, sarei rimasta per un'ora dentro il bar, almeno faceva caldo.
Al bancone si era appoggiato un ragazzo, lo riconobbi subito dalle air force blu, i capelli mori rigorosamente spettinati e la postura superba, era Luca.
Si girò verso me, pregai che non venisse a tormentarmi.
Ero già pronta ad andarmene.
E invece, lui si avvicinò, e si sedette nella sedia di fronte la mia.
"Oggi non è giornata"-Cominciai
"Dobbiamo sempre iniziare così?"-Mi chiese.
Mi sorprese il tono da lui usato, sbaglio o era stato gentile?
"Ah non chiederlo a me"
"Come va dentro la casa Grandi?"-Disse facendo una smorfia di disgusto nel pronunciare la parola "Grandi".
"Bene, e a te?"
"Bene"
Si portò una mano sui capelli, aveva un livido blu sulle nocche, sospirai.
Era ancora alla ricerca di zuffe a scuola.
"Come ti trovi nella tua nuova scuola?"-Mi chiese
"Meglio"-Risposi fredda, ripensando alle sue prese in giro.
"Sono contento per te"-Mi disse sincero.
"Come mai tanta premura?"
"Non lo so, volevo solo parlarti, per vedere se fossi davvero cambiata"
"Sono sempre stata così, credimi"
"Invece no"
"No? Tu non mi hai mai conosciuto"
"Senti, Anastà, ti conosco meglio di qualunque altro"
Feci per andarmene ma lui mi trattenne.
"Posso parlarti? E poi te ne vai, va bene?"
Acconsentii, sembrava sincero.
"Mi dispiace per tutto quello che ti ho detto o fatto, ma c'è una motivazione più grande che però, preferisco tenere per me"
"Se mi riguarda, dovresti dirmela"-Risposi a tono piatto.
"Ti darebbe solo altri problemi che, se permetti, non ti riguardano"
"E quindi?"
"Posso farmi perdonare in un modo?Un 5% di perdono?"
"Cioè?"
"Il ciondolo che ti ha regalato tuo padre al compleanno, tua madre l'ha nascosto nella sua camera"
"Ecco perchè non lo ritrovavo... come lo sai?"
"Finestra e cannocchiale"
Scossi la testa, odiavo dover condividere la mia vita anche con lui.
E come sapeva che quello era stato un regalo di mio padre!?
"Cosa c'entra con il perdono?"
"Ti accompagno a riprenderlo, davvero, voglio farmi perdonare"
Sospirai, ma perchè voleva farlo?
"Va bene"
"Andiamo allora"
"E la scuola?"-Chiesi.
"Figurati"
Lo seguii a debita distanza, lui se ne accorse e si girò.
"Non ti mangio"
"Sto aspettando la fregatura!"
Scosse la testa.
"Sono sincero"
"Come faccio a fidarmi?"
Non rispose.
Salimmo sopra il bus, era zeppo di persone.
"Stammi vicina"-Borbottò.
"Non posso muovermi"-Dissi
Era a quattro persone di lontananza da me, stranamente, mi sentivo più calma così.
Mi stavo davvero fidando di lui? Il ragazzo che per anni mi ha presa in giro?
Era assurdo, sapeva addirittura del ciondolo... ed io stavo tornando lì, in quella casa che aveva un sapore agrodolce, perché lo stavo facendo?
Qualcuno mi poggiò la mano sulla spalla, mi girai, era un uomo pallido e tozzo.
Mi spaventai subito e gli diedi un calcio, ma lui non si mosse.
"Lasciami! Aiuto!"-Dissi, ma nessuno mi aiutava.
L'uomo continuava a stringermi come se fossi stata la sua fidanzata da anni, credo che fosse proprio quello l'obiettivo, dato che si girò verso l'amico e disse.
"Hai visto? Lei è la mia fidanzata! Vero, tesoro?"-Mi disse strizzandomi l'occhio e mimando con la bocca: E' solo uno scherzo.
Ma scherzo o meno, a me dava fastidio, perciò gli conficcai le unghie sulla carne e lui mi lasciò subito andare.
Mi girai, e vidi Luca che prendeva la rincorsa spintonando le persone, ci raggiunse e assestò un pugno sul volto dell'uomo.
Tutti iniziarono a gridare e il bus si fermò.
"Non toccarla! Hai capito? Figlio di puttana, hai capito!?"
"S-scherzavo"
"Non me ne frega un cazzo! Non la devi toccare! Neanche con un dito!"
A causa della confusione non mi resi neanche conto che il bus era fermo.
L'autista ci raggiunse.
"Cosa succede?"
"La stava molestando!"
Luca rese la situazione più complicata di quanto era in realtà, i due uomini vennero fatti scendere, e l'uomo pallido non fece altro che ripetermi "Scusa", alla fine mi fece un po' pena.
"Trent'anni alla cazzo!"-Gridò Luca
"Calmati"-Gli dissi
"No, stammi vicina adesso, qua ti lascio un attimo e ti saltano tutti addosso"
Mi prese la mano senza neanche chiedere il mio permesso e la strinse energicamente.
Nonostante fossi tentata, non la lasciai andare, anzi, mi sorpresi della rigorosità con cui manteneva il contatto.

Quando scendemmo, le gambe iniziarono a tremarmi.
La mia vecchia casa.
Era ancora in buono stato, nonostante l'incendio.
Mi tornarono in mente le macchine della polizia, e mio padre che non c'era più.
"Stai bene?"-Mi chiese Luca.
Scossi la testa ma andai avanti.
"Dimmi dove andare"
Lui annuì e mi fece strada.
Fortunatamente, portavo per abitudine le chiavi della mia vecchia casa.
Dentro si sentiva puzza di muffa e di chiuso.
"Saliamo su"
Inspirai l'aria più volte, quelle stanze...
Iniziarono a salirmi le lacrime agli occhi, Luca se ne rese conto e si fermò.
"Puoi farcela"
Lo guardai, perché era così premuroso adesso? Nei suoi occhi non vi lessi niente di diverso, forse ero troppo confusa io...
"Si"
Arrivammo dentro la camera di Carmela, era tutto sottosopra.
La finestra era coperta da un telone, lo tolsi per far entrare luce.
"Era malata, tua madre"-Commentò Luca.
Non risposi, davvero credeva che facendo così si sarebbe fatto perdonare!?
"Ecco il tuo ciondolo"-Me lo porse.
Iniziai a piangere.
Sii felice.
Le parole di mio padre mi tornarono in mente.
Come se lui sapeva che avrei dovuto affrontare tutto questo.
Luca mi guardò triste, non ricambiai lo sguardo, non se lo meritava.
Nonostante tutto però, apprezzai il suo gesto, era già un passo avanti.
"Grazie per questo"-Dissi.
Lui si guardò intorno a disagio.
"Possiamo andarcene adesso?"
"S-si, tu inizia a scendere, voglio stare un attimo da sola"
"Va bene"
Luca scese le scale mentre io restai dentro la camera di Carmela.
L'avevo vista una sola volta.
Mio padre sapeva ciò che conteneva?
Stavo per scendere, quando il mio occhio cadde sulla finestra di fronte, quella della camera dei genitori di Luca. (Riconobbi il letto matrimoniale)
Stella, la mamma di Luca, stava piangendo.
Sapevo che dovevo scendere e farmi i fatti miei, ma rimasi immobilizzata.
Quella donna era piena di lividi.














 
NOTE AUTRICE:

Torna il personaggio di Luca, non l'avrei abbandonato per nulla al mondo, molte di voi sono sempre state incuriosite da Luca, siete finalmente accontentate, lo sentiremo sempre più spesso nei prossimi capitoli...

Vanel

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Capitolo 26
*** Il Ghiaccio si scioglie ***


IL GHIACCIO SI SCIOGLIE 






Scesi le scale di fretta e guardai Luca con diffidenza.
"Possiamo andare?"-Mi chiese
Lo guardai e feci un lungo respiro, la situazione poteva travolgersi da un momento all'altro, ma avevo bisogno di dirlo.
"Cosa hai fatto a tua madre?"
"Come!?"-sembrava sinceramente sorpreso.
"Quel livido che hai... cosa le hai fatto"
Feci appello a tutto il mio coraggio.
Semmai avesse voluto attaccarmi, sapevo comunque come contrattaccare, il territorio è mio, lo conosco bene.
"Io... cosa!? Non ho fatto niente a mia madre!"
"Stava piangendo! Era ferita, e tu hai un livido sulla mano, cosa le hai fatto?"
"Non guardarmi così!"-Mi gridò.
I suoi occhi nei miei, sembrava così fragile, erano così chiari i suoi occhi adesso...
Vulnerabile così, come non l'avevo mai visto.
E per la prima volta, guardai Luca.
Così, come non l'avevo mai guardato.

Si portò le mani sul volto e si sedette sulle scale singhiozzando sommessamente.
Restai ferma, incapace di muovermi.
Cosa avrei dovuto fare?
Cercai di calcolare le ipotesi più plausibili.
Pentimento? Rammarico? Senso di colpa?
Non sapevo cosa mi stesse accadendo, ma ero sicura di non provare più disprezzo nei suoi confronti.
"Lei... non sono stato io"
"Chi è stato?"-Chiesi cauta.
Non mi rispose.
"Luca, chi è stato?"
Si abbassò leggermente, la maglia si alzò appena, vidi un enorme livido viola.
Lui abbassò immediatamente la maglia, ma io avevo già visto.
"Luca, fammi vedere!"
Alla fine si arrese, sembrava sfinito.
Gli alzai cautamente la maglia fino a toglierla.
Lividi.
Tanti lividi, e molto grandi.
Sussultai per lo shock.
"Chi è stato a farvi questo... Luca..."-Chiesi con un filo di voce.
Pianse di nuovo, lo abbracciai attenta a non toccargli i lividi.
"Mio padre"
Piansi anche io.
Uscimmo di casa dopo tanti minuti, io avevo ancora le lacrime agli occhi mentre lui sembrava aver indossato nuovamente la maschera di tutti i giorni.
Dietro quel ragazzo, sbruffone e antipatico, c'era uno che aveva paura.
"E' una cosa che va avanti da quando ero solo un bambino"
Luca disse che suo padre picchiava lui e la madre ogni qualvolta che era ubriaco, il che accadeva spesso.
Suo padre era un alcoolizzato e violento, lui da piccolo non poteva difendersi, ma adesso che era cresciuto, ci provava. Ma in merito si guadagnava molte più botte del dovuto, suo padre era il doppio di lui.
E poi Luca mi disse una cosa che cambiò la prospettiva di tutto.
"Questo sarebbe il momento giusto per andartene, e non ti biasimo se lo fai"
"Io non me ne vado"-Dichiarai.
"Voglio che tu sappia la verità, del perchè ti facevo quei video"
Restai in silenzio, sentivo che mi mancava l'aria.
"Ti facevo quei video per proteggere l'immagine di mia madre... quanto ero stupido! Credevo che spostando l'attenzione sulla tua famiglia, la mia sarebbe rimasta perfetta agli occhi degli altri. Ne ero convinto. Ma poi, ho iniziato a capire che sbagliavo, ho capito che tu, passavi le stesse cose che passavo io. Io e te eravamo uguali, due angeli caduti dentro lo stesso inferno. Così mi sono detto:'A me nessuno può salvare, ma a lei ci penso io' così iniziai a far girare quei video sperando che i professori li vedessero, e magari intervenissero. Avrei dovuto fare di più, lo so, e sono un idiota. Potevo denunciare la cosa, solo che avevo paura di creare problemi a mia madre.  Poi quella notte, quando casa tua ha preso fuoco. Non ho mai desiderato tanto morire per qualcuno, pensavo che fosse finita, ero distrutto, non ti avevo detto mai la verità. E così sono fuggito di casa e ti ho raggiunto in ospedale, fortunatamente eri viva. Ho passato tutta la notte con te cercando di pensare ad una scusa per spiegare la mia presenza lì. Poi, ho mandato affanculo tutti i buoni propositi e mi sono comportato come sempre, e sono andato via, come un codardo. Nessuno se n'è mai fregato, né di te né di me. Abbiamo sempre dovuto fare tutto da soli."
Cercai più volte di dire qualcosa ma dalla mia bocca non usciva nulla, in merito continuavo a piangere.
"Odiami, non voglio procurarti dispiacere"
"Non ti odio, sono arrabbiata con te quanto... sconcertata"
"Lo so"
"Luca, se c'è una cosa che ho capito, è che dobbiamo salvarci da soli. Abbiamo passato esperienze simili, è vero, ma mentre la mia è, grazie a Dio, finita, la tua continua"
"Lo so"
"Devi essere tu a salvare te  e tua madre. Andiamo dalla centrale di polizia, devi denunciare tuo padre"
Luca mi guardò sconcertato.
"Non posso"
"Devi fregartene dell'immagine della famiglia perfetta se poi non è vera, devi salvare tua madre che, guardala: è piena di lividi e piange. Devi salvare te, a 17 anni non dovresti avere la schiena piena di lividi, per favore, salvati"
"Non puoi capire, per favore, non immischiarti"
Non mi disse più nulla, ed io feci lo stesso.
Mi riaccompagnò alla fermata, quando provai a dirgli qualcosa, lui non rispose, mi guardò velocemente negli occhi e poi con un breve cenno del capo andò via.

Quella sera, piansi.
Piansi per quel ragazzo che credeva di essere forte nascondendo la verità.
Piansi per quel ragazzo distrutto emotivamente e fisicamente.
Piansi per noi, ragazzi dell'era bruciata, con troppo o troppo poco in mano, con silenzi che abusavano della nostra posizione, con le paure che ci immobilizzavano, con il sorriso finto che tanto fuori tutto deve essere bello.
Piansi per ciascuno di noi, che a modo suo, porta la sua croce.
















NOTE AUTRICE


Doveroso, doveroso, Vanel!
Ragazzi, finalmente ho risolto i problemi di connessione, la frequenza per la pubblicazione tornerà ad essere la stessa.
Mi viene da piangere perché mi era mancato tutto questo, mi eravate mancate voi e anche Anastasia.
Cosa positiva: Sul PC la storia è terminata, ragion per cui dovrete solo essere pazienti ma penso che prima della fine dell'anno avrete tutto!
Mi siete mancati tantissimo, spero vi piaccia...
Un bacione enorme!



Vanel


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Capitolo 27
*** L di Luce ***



L di Luce







La mattina dopo, Ambra mi chiese se avessi bigiato, io le mentii di proposito, le stavo dicendo bugie troppo spesso, e la cosa non mi piaceva.
Feci colazione svelta e turbata, avevo sognato Luca quella notte.
Non mi importava cosa lui dicesse, io volevo salvarlo.
E non c'era un vero e proprio perché, volevo farlo perchè mi sembrava giusto.
Volevo farlo, perchè conoscevo quella sensazione, la bravura nel celare le paure, la forza di fronte agli altri, la repulsione verso l'aiuto.
Volevo andare avanti.
Ebbene, questo dovevo farlo.
Se volevo essere una persona migliore, dovevo essere brava a metter da parte l'odio e il rancore.
Lo incontrai sul bus, era con i suoi amici.
Adesso vedevo come quel suo sorriso, fosse tanto falso.
Luca non sorrideva mai per davvero.
Andai in un angolo, lui si girò verso di me ma non mi disse niente.
Aspettai che scese, e poi lo presi da parte.
"Non devi affrontare tutto da solo"-Dissi
"Anastasia, lascia stare"-nel suo tono di voce percepì... stanchezza? Non saprei dirlo.
"No"
"Lasciami stare"-mi rispose gelido senza però guardarmi.
Si staccò ed io come di consuetudine, andai a scuola.

La lezione fu lenta, troppo.
I miei pensieri volevano essere ascoltati, ancor di più rispetto alla voce ordinaria della Prof.
Luca aveva bisogno di aiuto.
Mi ripromisi che ce l'avrei fatta.
"An, a cosa pensi?"
"A niente, Mat"
"Ti vedo strana in questo periodo"
"Mat, se dovessi aiutare una persona ma questa non vuole il tuo aiuto, cosa faresti?"
"La lascerei in pace"
Restai in silenzio, il consiglio di Mat mi era servito a ben poco.

Arrivò febbraio,  e le mattine si fecero gelide.
Non pioveva da settimane, però in compenso, c'era un vento freddo, e neanche i migliori e caldi Napajiri e Parka erano in grado di mitigare la situazione.
Mat sbatteva i denti e si muoveva da una parte all'altra.
Aspettavamo alla fermata del bus, erano le 13:45.
"Quanto tempo ci mette!? Brr"-Fece lei.
"Sto diventando un ghiacciolo!"
"Io sto nella fase buble"
"Che?"
"Quella delle case fatte di Ghiaccio che si fanno in Alaska... lascia perdere!"-Disse notando la mia faccia.
Risi, avrei voluto dirle che non si chiamavano buble.
"Anastasia?"
Mi voltai, era Luca.
Indossava i suoi classici pantaloni grigi da ginnastica e il giubbino blu, in mezzo alla neve i suoi occhi e i suoi capelli sembravano avere un colore più intenso.
Ma ciò che più mi fece battere il cuore fu la sua voce.
Mat mi diede una gomitata, era intenditrice di bei ragazzi, e Luca, era davvero un ragazzo carino.
Avrei voluto dirle che io in realtà quel ragazzo l'avevo odiato, poi perdonato, e adesso...
"Luca"-risposi semplicemente con lo stesso tono di voce.
"Posso parlarti?"
Annuii, intanto Mat stava diventando rossa.
"Poi me lo presenti!"-Mi disse in labiale.
"Io..."-Iniziò grattandosi la testa con fare imbarazzato
"Dimmi"
"Voglio salvarmi, così come hai detto tu, ma non voglio farlo da solo"
"Allora lo affronteremo insieme"
Gli strinsi la mano.
Quel gesto e quelle parole, avrebbero confuso uno sconosciuto, ma sia io che lui sapevamo bene che era tutt'altro.
Un'alleanza.

Luca entrò dentro la centrale di polizia ed io aspettai fuori.
Ero piuttosto nervosa.
"Luca!"-Feci appena lo vidi uscire.
Era stanco ma sembrava... libero.
Sorrisi.
"Tu... tu mi hai salvato"-Balbettò.
"Tu ti sei salvato"
E poi, finalmente, la luce entrò.









NOTE AUTRICE



Sentivo il dovere di aggiungere qualcosa, anche se in pochi si prenderanno il disturbo.
Avrete notato che uno dei temi principali di questa storia è l'apparenza, devo assolutamente dirvi perché.
Trovo la nostra società un posto pieno di maschere, a volte vi siete mai chiesti chi siete davvero? Sembra che per ogni circostanza si indossi una maschera diversa, si è di creta.
Anastasia era così, ve la ricordate quella ragazza?
Luca.
Luca non è solo un personaggio, ma è anche una denuncia.
Io non per il momento non posso fare di più, ma con Luca voglio esortare tutti coloro che vivono una situazione che nega la libertà a reagire, come dice per l'appunto Anastasia:"Che te ne fai dell'immagine della famiglia perfetta se poi non è vero?"
Questo vale in tantissimi campi, persino quello delle relazioni.
Ragazzi, esorto tutti voi ad andare oltre la maschera delle persone, osservatele meglio, Dio, vi renderete conto quanti di quei sorrisi non sono in accordo con gli occhi!

Vanel



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Capitolo 28
*** Raggi di Luna ***


Raggi di Luna

"Ella si avvicinò, spinta da una strana forza, a lui, e ne sentì il peso dell'obbligo"


Esattamente due settimane dopo, Luca e sua madre erano liberi mentre suo padre era stato cacciato di casa e, sicuramente,  adesso era nei guai dal punto di vista penale, ma comunque era finalmente fuori dai piedi.
Io e Luca diventammo i più improbabili amici, persino Fabiola e Ilaria dovettero sentirselo dire più volte prima di crederci.
Lo invitai a casa.
"Wow! E' carino"-Mormorò Ambra.
Dovetti spiegare ad un'ansiosa Giada che, inoltre, Luca non era il mio ragazzo.
"Mica è il tuo ragazzo, vero?"-Mi chiese.
"No! E' solo un mio amico, davvero"
Sospirò, non capii se fosse stato di sollievo o di dispiacere.
Entrò in camera mia e iniziammo a fare Matematica insieme, ogni tanto Luca faceva qualche battuta sulle mie foto appese nell'armadio, ridemmo ma la Geometria Analitica occupò la maggior parte del nostro tempo.

Luca mi occupava sempre un posto sopra il bus, e quando neanche la nominata "amica dei Grandi" bastava, mi difendeva.
Mi aveva insegnato diversi modi di dire, conosceva tutte le parolacce nelle altre lingue.
Era una compagnia estremamente simpatica, stavo bene con lui.

E febbraio, a differenza di quanto pensavo, si dimostrò essere un bellissimo mese.
Avevo il migliore amico del mondo, una famiglia fantastica, ma a cuor mio, sapevo che mancava qualcosa.
Ma non volevo dirlo.
"Tra 17 giorni diventi maggiorenne!"-Mi punzecchiò Ambra, aveva già organizzato qualcosa a detta di Giada.
"Già!"
Lei e Luca si lanciavano sguardi curiosi ogni tanto, avevano in mente qualcosa.
"Posso scegliermi almeno il vestito?"-Dissi 
"Certo! Però sotto mio consiglio"
Sospirai, adoravo Ambra ma era pesante quando voleva.
Quando lei scese alla sua fermata, Luca iniziò a muovere il piede agitato.
"Che hai?"
"Oggi è sabato"
"Lo so"
"Ti va di uscire con me stasera? Non accetto un no come risposta"
"Oh... allora mi sa che è sì!"
Mi sorrise enigmatico.

Ambra era eccitata.
"Hai un appuntamento, hai un appuntamento!"
"Già"
"Hai un vestito?"-Mi chiese poi tornando ansiosa.
Risi.
"Con tutte le compere che abbiamo fatto, ci mancherebbe altro!"
"Beh giusto! Ti trucco io"
"Ambra, è con Luca, è solo un'uscita tra amici..."
"E allora perchè non mi avete invitata?"
Sospirai: aveva ragione, perchè no?
Ero preoccupata per l'amicizia che c'era in ballo, volevo bene a Luca, ma ero confusa per il resto.

Carlo mi accompagnò nella pizzeria dove mi aveva invitato Luca, fece le classiche raccomandazioni padre-figlia, e mi venne voglia di piangere.
Le raccomandazioni che mio padre non può più farmi.
Per quella sera avevo optato a qualcosa di comodo ma carino: jeans stretti e una camicia nera ampia.
Luca mi guardò sorpreso:"Cavoli!"-Disse col suo solito sorriso sornione.
Gli feci la faccia "Ma per favore" e lui rise.
Adoravo il rapporto che avevamo.
Mangiammo pizza e patatine, a cuor mio mi auguravo di non ingrassare per il compleanno, dovevo ancora smaltire il pranzo di Natale...
"Facciamo un giro?"-Propose.
Accettai.
Guardò il ponte alle nostre spalle.
"Bella la luna stasera"
Ebbi un dejavù.
Mi prese il mento con le dita.
Non sta accadendo, vero? pensai
Ma i buoni propositi andarono a farsi fottere.
Luca mi baciò.
Passione, forza, disperazione, luna.
Ricambiai e per un secondo -involontariamente- il suo volto divenne quello di un altro, ma durò talmente poco che potevo essermelo solo immaginata.
Non era il sapore che mi aspettavo.
Mi guardò critico.
"Ho sbagliato, vero?"-Chiese cauto.
"E' che... non me l'aspettavo"
"Io stavo aspettando solo questo"-Mi sorrise.
Ricambiai con un sorriso forzato.
Ero talmente confusa in testa.
Ripensai angosciata all'ultimo bacio.
A quello che sapeva di tutt'altro.
Iniziarono a bruciarmi le labbra.
Mi prese la mano con un fare incoraggiante, cercai di essere altrettanto sicura, ma poi mi arresi all'evidenzia.
Ero a disagio.
"Posso tornare a casa?"-Chiesi
"Va bene"-Mi rispose accigliato.
Di sicuro, non era la reazione che si aspettava.

Tornai a casa turbata.
Quel bacio mi aveva trasmesso emozioni forti ma... negative.
Mi sentivo soffocare, come se il mio cuore fosse chiuso dentro una gabbia.
Mi spogliai lentamente, e adesso cosa avrei dovuto dirgli?
Che siccome il bacio non mi era piaciuto, non faceva per me?
Ma potevo mentire a me stessa?
Il mio cuore amava ancora una persona.
Amava ancora i suoi sorrisi, le sue entrate di scena, i suoi incontri burrascosi.
Non aveva mai smesso di amarla.
Avevo un dolore così fastidioso alla gola, dovevo piangere.
Mi sentivo così in trappola!
Non potevo nascondere di non aver pensato a Luca e al nostro rapporto, ma ogni qualvolta che immaginavo qualcosa del genere tra noi bidonavo il pensiero.
E adesso invece, eccomi qui, se qualcuno me lo avesse detto un anno fa gli avrei riso in faccia.
Qualcuno bussò alla porta, ipotizzai fosse Giada, l'unica che si prendeva tale briga.
"Avanti"-dissi con voce troppo roca, tossii un po' per cercare di mostrarmi più sicura.
"Tesoro"-Mi disse apprensiva.
"Che succede?"
"Questa è per te, non te l'ho data oggi perchè non volevo ti confondesse per il tuo appuntamento, ma hai il diritto di averla"
Presi la lettera che aveva in mano.
Il mittente era Michele.

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Capitolo 29
*** La lettera ***


 
Basilea, 4 Febbraio 2015

Cara Anastasia

Potrai mai perdonarmi per averti lasciato senza un saluto?
Voglio raccontarti tutto, dirti tutta la verità, la meriti da non so quanto tempo.
Io sono sempre stato innamorato di te, sin dal nostro primo incontro burrascoso.
Pensavo che fosse tutto merito del fato e, forse, lo era.
Era difficile da spiegare, ma con te il mio mondo era completamente diverso.
Prima per me esisteva soltanto la musica, era il mio sfogo alle delusioni, mi aiutava a non pensare a ciò che mio padre voleva.
Ma poi sei arrivata tu.
Una ragazza che veniva da una storia difficile e complicata ma che, nonostante tutto, avesse uno dei sorrisi più belli mai visti.
Ho iniziato a studiarti, il tuo volto, i tuoi occhi, non c'era minimo dettaglio che non conoscessi.
Non prendermi da maniaco, per favore, è l'ultima nominata che vorrei sentirti dire, è solo che per la prima volta, mi importava di qualcosa, di qualcuno.
Parlare con te mi faceva bene, e ripensavo sempre ai tuoi modi acuti di rispondere alle mie insolite domande.
Alcune volte mi chiedevo se tu fossi solo frutto della mia immaginazione, perchè tu eri ciò di cui io avevo più bisogno.
Ho iniziato ad apprezzare mio padre per averti presa con noi, perchè ero veramente fortunato ad averti accanto.
Sei così riflessiva.
Quando ti ho vista nell'albero, pensierosa e illuminata dalle luci blu, mi sono sentito attratto da una strana energia.
In quel momento mi sono sentito leggero e semplicemente felice.
E' così che ci si sente ad essere felici? Potrei abituarmi!
Ho pensato proprio testuali parole.
Poi sono scappato, non me lo perdonerò mai.
Mi sono sentito un egoista, tu avevi già affrontato una storia difficile, ed io non facevo che complicarti le cose.
Papà ti aveva offerto di diventare legalmente una di noi, di diventare mia sorella.
Il che ti apre una serie di prospettive che nemmeno immagini, ed io mi sentivo d'intralcio complicandoti anche questo.
In Italia lo considerano incesto, anche se non condividiamo un gene.
Non potevo farti questo, non a te.
Così mi sono ricordato di quell'istituto avanzato per medici in Svizzera, l'ho seguito nonostante io odi medicina, ho abbandonato la musica e anche Mick Bigs.
Non per starti lontano.
Ma per renderti le cose più semplici.
E quel giorno sono partito subito, mio padre era sconcertato e, puoi immaginare, soddisfatto della mia scelta, io ero solo confuso.
Uno stupido ragazzo confuso e innamorato che andava via.
Non ti ho salutata perchè credo che se avessi visto di nuovo i tuoi occhi, non ci sarei riuscito.
Adesso sono 2 mesi che lotto invano cercando di non pensarti, ma non ci riesco.
Ho pensato più volte di scrivere questa lettera, ma più ci provavo e più non trovavo le parole giuste per non farmi odiare.
Oggi è 3 Febbraio, tornerò tra un mese, abbandonerò l'istituto.
Non so cosa farò poi, ma non fuggirò, non di nuovo.
Non ti ho chiamato nè scritto email o SMS perchè penso che tu meriti molto di più, una lettera scritta a mano, come minimo.
E' complicato, o forse non più.
Anastasia, io ti amo.

Michele Grandi 



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Capitolo 30
*** Primavera ***


Primavera




Il mattino dopo mi alzai con una strana leggerezza nel corpo ma anche con un insolito turbamento, ci misi qualche istante per ricordarmi di Luca  e di tutti i pensieri che mi avevano accompagnata fino a prendere sonno.
Non ero mai stata quel tipo di ragazza che piaceva ai ragazzi , qualcuno poteva azzardarsi a definirmi "carina", ma mai nessuno mi aveva detto le cose di Luca e Michele.
Una parte di me si chiedeva "me lo merito davvero?".
Ero un po' furiosa con Michele, se lui non se ne fosse andato non sarebbe successo assolutamente nulla... eppure... non potevo del tutto biasimarlo.
E con Luca? Con lui non sapevo cosa dire o provare.
Che amavo Michele era chiaro, perché anche se la mia morale mi faceva tentennare, il mio cuore sapeva già cosa voleva.
Feci un lungo respiro, dovevo essere forte, cercare di non rompere nulla, provarci almeno...
"Possiamo incontrarci questo pomeriggio?"-scrissi a Luca.
"Va bene, al solito posto?"-rispose quasi subito
"Si, stessa ora"
Che emozioni particolari che stavo provando!
Avevo il ragazzo che amavo che voleva tornare, che mi amava, e avevo un altro ragazzo, a cui tenevo tantissimo, amarmi ma non essere ricambiato nel medesimo modo.
Mi sentivo terribile ogni volta che ero felice per Michele.

Raccontai ad Ambra ciò che era successo tra me e Luca, sembrò sorpresa del nostro bacio.
-Ti ha baciata?-mi chiese sconcertata.
-Si-risposi a disagio.
-E poi?
-Gli ho detto che volevo tornare a casa.
Sembrava affranta, non l'avevo mai vista tanto turbata.
-Hei, lo so che volevi vedermi fidanzata solo che...
-Ti capisco.-mi disse lei facendomi un sorriso.
Mi abbracciò e scoppiai in lacrime, non le avevo detto di Michele... per quanto tempo ancora avrei potuto mantenere il segreto?



E' strano, ma quando si teme qualcosa e si farebbe di tutto per rallentare il tempo, quello ha l'insolita abitudine di accelerare.
Ero nel parco ad aspettare Luca, avevo preferito arrivare in anticipo, provavo una strana pesantezza al petto...
-Anastasia!-mi disse lui con voce allegra.
Lo guardai, era felice come non lo era stato mai, sorrideva così di rado! Quando lo faceva metteva in risalto le sue fossette. Aveva i capelli spettinati come al solito e mentre si avvicinava a me sentii il suo profumo di menta.
Io ero il contrario: agitata, angosciata...
Era così felice perché pensava che avrei ricambiato i suoi sentimenti?
Non riuscii a resistere: scoppiai a piangere.
Lui turbato mi strinse in un abbraccio, il che mi fece piangere ancora di più... non me lo meritavo!
-Hei... che succede?-mi chiese accarezzandomi i capelli con dolcezza.
Chiusi gli occhi senza rispondere e cercai di calmarmi mentre il mio viso era seppelito interamente nella sua spalla, come avrei potuto dirlo?
Sapevo che se lo avessi fatto il nostro rapporto sarebbe cambiato, esattamente come un bellissimo bicchiere di cristallo, si sarebbe rotto e non sarebbe tornato mai più come prima.
Il che significava rinunciare ai suoi confortanti abbracci, al suo profumo di menta così vicino e così sicuro, alla sua voce carica sempre pronta a farmi sorridere, ai nostri sguardi di complicità... ad ogni singola cosa.
Qualunque cosa volessi, una era certa: non volevo perdere Luca, volevo che restasse nella mia vita; eppure il cambiamento era inevitabile.
Continuai a piangere e mi morsi la lingua sperando di riuscire a smettere, ma ottenni l'effetto contrario e iniziai a singhiozzare, Dio, ero così patetica!
Luca mi scostò delicatamente dalla sua spalla in maniera tale da potermi guardare negli occhi.
-Non sai come dirmelo, vero?-mi disse con voce senza un vero e proprio tono.
L'aveva capito, certo che lo aveva capito, come ero ingenua!
-Anastasia, sei troppo pura, troppo buona per ferire qualcuno. Lo so, è per questo che ti amo.-continuò con voce un po' rotta.
-Sono confusa.-riuscii solo a dire a voce bassisima.
-Confusa nel senso che non sai se provi le stesse cose?-mi chiese con dolcezza.
-E' che... penso di essere innamorata di un altro.
Ecco, le ho dette, le parole da cui non si torna più indietro.
Lo sguardo di Luca si rabbuiò, e nei suoi occhi vi lessi il nome del ragazzo che non potevo smettere di amare.
Non potevo.
-Lui non saprà mai chi sei davvero.-commentò con voce risentita.
-Non puoi dire questo di lui...-risposi io con voce roca dal pianto.
-No? Lui che ne sa di te, di me... lui è stato abituato a vivere la bella vita, è la persona sbagliata per te, Anastasia. Non saprà mai comprenderti fino in fondo.
Sapevo che era inopportuno prendersela per quelle parole, eppure lo feci, perché Luca non conosceva il vero Michele, Luca non conosceva neanche me per quello che ero diventata.
-Non puoi saperlo, non puoi.-gli dissi con le lacrime agli occhi.
-Già, hai ragione. Non posso.-disse.
E cos' Luca si alzò dalla panchina e mi diede le spalle per raggiungere il cancello di uscita del Parco.
Quel giorno, Luca uscì anche dalla mia vita, mentre i primi fiori timidamente cominciarono a sbocciare.










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Capitolo 31
*** Dalle crepe entra il sole ***


Sono tornata! Perdonatemi per l'assenza, ho avuto dei problemi personali che mi hanno impedito di pensare a questa storia.
Volevo ringraziare tutte coloro che hanno insistito affinché tornassi, che si sono emozionate insieme a me e ad Anastasia, questo è un capitolo che ho scritto con molta gioia, capirete leggendo.
PS:Prima o poi sistemerò la storia, so che in giro per alcuni capitoli ci sono alcuni errori, promesso che darò un'occhiata anche lì!



Dalle crepe entra il sole

"Ho lottato invano. Non c'è rimedio.
Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti.
Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami."
-Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen





Più che mai quei giorni avevo bisogno di certezze, mi sentivo così precaria!
Avevo preso la decisione di perdere una persona importante della mia vita e una parte di me continuava a chiedersi se fosse stata quella giusta.
Vedevo negli occhi di Giada e Carlo la bramosia di riavere il proprio figlio a casa, e Ambra non era più un punto su cui fare affidamento, lei si era lasciata con Giovanni e preferiva vivere in solitudine quei momenti, così ogni volta che speravo di poterle parlare mi ritrovavo la sua porta chiusa, mi faceva sentire momentaneamente fuori dalla sua vita.
Sopra il bus non vedevo più Luca, a detta di molti aveva deciso di cambiare orario, a Matt non raccontai nulla dei dubbi e delle paure che ora affliggevano il mio cuore, l'unica mia ancora di salvezza in mezzo a quell'enorme sensazione di indeterminatezza era la lettera di Michele, la rileggevo sempre quando ero in procinto di piangere, mi dava forza, non avevo altro.
Il mio compleanno si avvicinava, mancavano solo due settimane e Michele sarebbe tornato esattamente una settimana prima.
Dovevo essere forte, affrontare quell'ultima settimana prima di rivederlo, la primavera che si avvicinava sembrava volermi dare un po' di sostegno,  specialmente in quei giorni andai al cimitero da mio padre, presto però quando nessuno c'era e nessuno poteva vedermi piangere.



La notte prima del suo ritorno dormii poco, avevo troppi pensieri e dubbi per la testa, mi sembrava impossibile che potesse davvero tornare, che potessi davvero fidarmi dopo tutto quello che mi era successo.
Chiusi gli occhi e pensai a cose belle, ma presto, anche i fiori delicati e meravigliosi del Parco si trasformarono in tante piccole persone che nel corso della mia vita non avevano fatto altro che farmi del male.


Fu un campanello a farmi svegliare, guardai distratta la sveglia: erano solo le sei di mattina.
Era Michele?
Sentii di sotto Giada lanciare un gridolino di gioia, senza pensarci un attimo presi le ciabatte e uscii dalla camera.
Lo specchio nel corridoio mandò indietro l'immagine di una me con la chioma castana un po' spettinata, ma fortunatamente la treccia non si era rovinata, e con un viso pallido costernato dalle occhiaie fin troppo evidenti.
Michele doveva rivedermi così?
Mi soffermai un attimo sul mio volto riflesso, avevo il viso ancora troppo magro per i miei occhi troppo grandi, eppure nonostante ciò qualcosa dentro di me era cambiato, non ero più la stessa di una volta.
Appena sentii la voce di Michele che salutava Ambra... non riuscii a trattenermi:
-MICHELE! MICHELE!-gridai, e Dio solo sa quando ero scoppiata a piangere.
Scesi le scale con fretta e rischiai di inciampare all'ultimo gradino, ma qualcosa mi afferrò... o per meglio dire, qualcuno.
Non ebbi neanche il bisogno di guardarlo in faccia, riconobbi immediatamente il profumo e le braccia solide che mi stringevano, e riconobbi anche il battito del suo cuore, che neanche a dirlo, sembrava andare insieme al mio.
Riconobbi ogni singola cosa, tutte le belle emozioni provate, la leggerezza e ogni alba, la spensieratezza e la luce.
Quello era ciò che Michele e solo Michele sapeva darmi.
Quando lo guardai, i suoi occhi erano rossi, probabilmente come i miei, mi diede una carezza così delicata e familiare tale da farmi chiudere gli occhi per un momento.
E poi mi baciò.
Non m'importava se ci guardavano, per un momento volevo essere egoista e felice.
Mi sembrava di poter volare!
Dio... forse avevo davvero le ali.
A farci staccare fu un pianto singhiozzante, vedemmo Giada con le mani agli occhi e piangere.
L'espressione di Michele rifletteva esattamente la mia.
"E adesso?"
-Oh, quanto vi voglio bene!-disse invece Giada abbracciandoci.
Alla fine piansi un po' anche io, Ambra ci sorrideva raggiante, Carlo sembrava sorpreso ma assolutamente cordiale, in ogni caso Giada era quella più contenta.
-Mi accompagni un attimo di sopra?-mi chiese Michele.
-Certo!-gli risposi con un po' troppo entusiasmo.

Così, fuori da occhi indiscreti, Michele chiuse la porta e mi strinse forte a sè, ricambiai con audacia il suo abbraccio, non volevo più staccarmi, mai più.
Poi accadde una cosa che da Michele non mi sarei mai aspettata, cominciò a baciarmi con uno strano ardore nelle labbra, non era più il bacio casto e delicato di prima, adesso era passione pura.
Mi ritrovai a ricambiare quel meraviglioso bacio, non volevo più che finisse.
-Non rinuncerò mai più a te, mai più.-disse staccandosi un po'.
-Non te lo permetterò.
-Devo spiegarti tutto... la lettera non è sufficiente, non meriti solo quella come spiegazione.-mi disse lui.
Gli diedi una carezza.
-Adesso no, i miei sentimenti restano immutati, onora la tua promessa e non rinunciare mai più a me, adesso voglio onorare la mia ed essere felice.-gli dissi commossa e tornai da lui, più viva che mai.

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Capitolo 32
*** 17 Marzo, mai più sola ***


E' un capitolo particolare questo, in qualche modo chiude un cerchio cominciato il 17 marzo 2013 (nella storia), se non avete il precedente capitolo non leggete questo! Sto aggiornando la storia con più capitoli per evitare di lasciarvi a secco per mesi! :P

17 Marzo, non più sola




Il giorno del mio compleanno, mi svegliai alle cinque di mattina.
Feci modo di essere più silenziosa possibile, indossai i primi capi a portata di mano.
Fuori faceva freddo, e i primi raggi di sole illuminavano timidi la camera buia.
Scesi le scale attentamente e sentii un rumore alle mie spalle, no!
"Ana... non stai scappando vero?"
Michele mi aveva scoperta, mi sentii seccata, doveva essere un segreto.
"No che non scappo"
"Bene"
Si avvicinò e mi cinse la vita. Anche se non ero ancora del tutto abituata a quel tipo di contatto e con un altro ragazzo probabilmente avrei pensato "Cavolo, corre troppo!", con Michele mi sembrava già una cosa naturale.
E' così che succede quando ami davvero una persona.
Mi diede un bacio leggero e delicato sulle labbra che ricambiai.
"Volevo darti degli auguri come meriti"
"Wow, ci sei riuscito"
"A quanto pare siamo destinati ad alzarci sempre prima di tutti il giorno del nostro compleanno... paura?"
"Dei 18? Per nulla", risposi ma mi tremava un po' la voce.
"Perchè allora sei vestita intenta ad andare chissà dove...?
"Voglio andare a trovare mio padre"-Dichiarai guardando l'orologio.
"Posso venire con te? Ti porto in macchina"
"Non devi preoccuparti, ne approfitto per fare una corsa"
"Alle cinque di mattina per 3 km, mi dispiace, non lascio andare la mia ragazza da sola"
"La mia ragazza?"-Chiesi arrossendo.
"Beh... si... sempre se...."-Rispose impacciato.
Lo baciai.
Davvero credeva che non volessi essere la sua ragazza?
"Allora si"
"Vado a vestirmi... faccio in fretta, tu resta qui!"
Lo guardai sperando che i miei occhi dicessero ciò che la mia bocca non aveva ancora il coraggio di dire: "E' ovvio che resto qui, adesso che ci sei non c'è più motivo di andarsene."

Durante il tragitto notai con quanta nostalgia avessi fatto i viaggi in quella macchina dopo la partenza di Michele, senza di lui.
Adesso era tutto diverso, il solo fatto di averlo al mio fianco mi dava certezza, quella certezza che avrei voluto avere per tutta la vita.
Mi strinse la mano e mi guardò dolce, probabilmente aveva pensato la stessa cosa.

Il cimitero era chiuso, mi sentii una stupida, perchè non ci avevo pensato prima?
"Scavalchiamo"-Disse pratico Michele.
Ne fui sorpresa, non solo perchè Michele Grandi stesse scalando le mura di un cimitero alle 5 di notte, ma anche perchè fu facile.
"Come mai hai deciso di venirci adesso?"-Mi chiese mentre avanzavamo.
"Non so dirtelo con precisione, ma mio padre merita questo ed altro, se tu non ti fossi svegliato, io sarei lo stesso qui, un po' più tardi, ma sarei venuta"
"Lo so... non conosco ragazza più tenace di te, quando vuoi bene a qualcuno lo dimostri, sei davvero speciale, Ana"
Sorrisi.
Camminammo per un po', quella stradina mi mise addosso una strana tristezza. Mi tornò in mente quel giorno in cui scappai da Deborah e mia madre, ero alla ricerca di qualcuno che mi amasse.
Adesso ce l'avevo.
Michele mi guardava visibilmente cauto.
Poi lo vidi.
La foto era sempre la stessa, la smorfia non cambiava di una cifra, lo stesso sguardo benevolo del mio pezzo di paradiso.
Mi tornarono in mente tutte le sue parole incoraggianti, anche le sue paure di non essere un bravo padre, la sua dolcezza e la sua forza. Mi mancava tantissimo.
"Sarebbe orgoglioso di te"-Mi disse
Lasciai i fiori dicendo una preghiera a bassa voce, dopo un po', anche Michele si unì a me.
Quando mi alzai, notai con sorpresa che Michele era ancora la, in ginocchio a sussurrare parole.
Restai in attesa osservandolo, stava piangendo.
"Mi prenderò cura di lei"-Mormorò infine e poi si alzò.
Lo guardai con occhi pieni di gratitudine, ricambiò lo sguardo, ed io per la prima volta vidi il vero amore.

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Capitolo 33
*** EPILOGO ***


NON LEGGERE QUESTO CAPITOLO SE NON HAI LETTO I PRECEDENTI! (Ho aggiornato tutto in un giorno)



EPILOGO


 
"Verrà premiato, credetemi, il coraggio di amare.
Prima o poi a tutti il finale che ci spetta"


A scuola tutti iniziarono a cantarmi "tanti auguri", mi regalarono persino un palloncino con dei "18" stampati.
Non ebbi tempo per pensare bene a come la mia vita era cambiata.
Senza neanche accorgermene, iniziai a piangere, era stata una giornata da sè davvero piena di emozioni.
Quando tornai a casa ricevetti altri auguri, e Michele mi cantava a modo suo "Happy Birthday".
Oggi ho diciotto anni, dovrei sentirmi magari più responsabile, più saggia, più...
Più proprio nulla.
La vita mi ha insegnato che non sono gli anni a far crescere una persona, ma le esperienze che vive.
Io sono cresciuta senza dover attendere i 18, a modo loro le esperienze mi hanno cambiata e fatta crescere.
Sapevo che dovevo farmi carico di tutte loro, essere forte, non pensare al dolore ma neanche dimenticarlo perché avrebbe fatto parte della mia vita così come la felicità.
Perché se l'amore ti fa essere felice, il dolore ti fa crescere.
Feci un respiro profondo e mi buttai praticamente nella doccia.
Ambra era agitata, sicuramente era per la mia festa.
Che ore erano?
Non sapevo dirlo con precisione, dentro la doccia persi la concezione del tempo, ma non dovevo fare tardi.
Mi asciugai i capelli e guardai l'orologio: 15:26
-Ehi tesoro!-mi chiamò Giada.
-Si?
-Ma... dobbiamo andare dalla parrucchiera! Perchè ti sei lavata i capelli da sola?
-Parucchiera? Davvero?
-Oh si! Dai vestiti così andiamo subito...
-Ma...
-Niente ma, ordini di Ambra, e tu lo sai... 
Feci un sorriso complice pensando ai modi della mia sorella.
-Oh si!
Mi andai a vestire freneticamente.


Quattro ore più tardi avevo un aspetto incredibile.
Stavolta però era diverso.
La ragazza nello specchio ero io, mi sentivo me stessa, a differenza della festa di Michele dove quel trucco sembrava farmi diventare un'altra persona.
Ero bella,  bella davvero, ma ero io.
I capelli color cioccolato erano tanti boccoli raccolti in uno splendido fermaglio color smeraldo (il mio preferito!), Giada mi avrebbe portato il vestito ideato da Ambra stessa a momenti.
Intanto diedi una sbirciata su Facebook, per poco non mi venne un colpo: Un messaggio da parte di Luca.
Mi sentii un po' in colpa (anzi forse molto), con il ritorno di Michele io e Luca non ci eravamo più parlati come una volta, diciamo che dopo la sua dichiarazione le cose sono andate piuttosto male tra di noi.
Sono sempre stata una persona sincera, non sarei mai stata in grado di condurre un sentimento che non sentivo mio. Anche se Michele non fosse tornato, in ogni caso avrei preso questa scelta.
Mi sentivo triste ogni volta che ci pensavo, avrei voluto dirgli tante cose, ribadire quanto lo apprezzassi e come volessi che lui trovasse una ragazza degna di lui. Ma queste parole sono sempre vuoto.
Non mi sono mai trovata nella condizione di dire "No" a qualcuno, è una sensazione orrenda, perché dopo anni e anni di amori non corrisposti ti rendi conto che stai facendolo del male così come ti è stato fatto.
Ma non si può amare sotto costrizione. Non possiamo pretendere dal nostro cuore questo.
Ogni qualvolta che pensavo a ciò che provavo per Luca sentivo il cuore quasi intrappolato, incapace di esprimersi per intero.
Non ho sentito quella scintilla che di solito si associa a quei bellissimi amori, e anche se in passato mi sono innamorata di persone sbagliate sentendola quella scintilla, ho capito che un qualcosa funziona solo quando quella scintilla si sente per entrambi.
E credetemi, prima o poi arriva.
Mi feci coraggio e lessi il suo messaggio:

"Ciao Stasia... buon compleanno! Mi dispiace non poterci esserci stasera... passa una buona serata."


Avevo saputo un po' da tutti che Ambra e Luca mi stavano organizzando la festa, perciò anche se adesso la nostra amicizia era stata compromessa non trovavo giusto che dopo tanto lavoro lui non ci fosse.
Volevo che sapesse che per me la sua presenza era importante, che ciò che provavo per lui era comunque bello, ma non come voleva lui.

"Avrei voluto che ci fossi Luca, grazie davvero per tutto, significa molto per me."

Inviai quel messaggio senza attendere una risposta, conoscendo Luca sapevo che avrebbe consumato il risentimento non facendosi più sentire, gli volevo un bene dell'anima e in quell'attimo mi chiesi se in un mondo parallelo in questo momento noi due eravamo due ragazzi felici insieme.
-Posso entrare?
Giada entrò sorridente e posò l'abito sul letto.
-Sarai bellissima, lo sei già!
Sorrisi e l'abbracciai.
Era una donna fantastica, sarebbe stata di sicuro un esempio da seguire.
L'abito era color smeraldo (naturalmente) simile a quello dei red carpet (diamine... quanto avevano pagato!?) con dei brillantini e con uno scollo ad U sexy ma non volgare.
Baciai l'abito come se fosse dotato di anima propria e mi vestii.
Ambra per poco non urlava appena uscii dalla porta.
-Oh! Mio Dio! Sei... no... sei stupenda!
-Grazie a te!
-Macché, allora sei pronta sorellina?
C'era soltanto lei nel salotto, gli altri (compreso Michele che non vedevo dalla mattina) erano già usciti.
-Non dirmi che...
-Oh si!
Quando Ambra aprì la porta di ingresso trovai nel parcheggio una limousine bianca ad aspettarci.
-Cosa!? Ambra tu sei una pazza! Tutti questi soldi... mamma mia che pazza!
-Un grazie era sufficiente!
-Grazie! Ma... diamine! Tutto questo lusso... davvero... merito tutto questo?
Mi fece una faccia del tipo "devo prenderti a pugni?" io sorrisi ed entrai, l'autista ci sorrise cordiale e il modo in cui mi chiese:-Dove la porto, signorina? - mi ricordò vagamente il Titanic e dedussi che era stata di sicuro Ambra a pianificare quell'ennesima stupenda atmosfera.

Il locale era decorato davvero bene all'esterno, c'erano palloncini verdi nell'entrata, in ognuno di essi c'era scritto qualche messaggio con un pennarello nero: "Auguri stasia, da Sara e Simona", "Ti vogliamo bene! Da Giada e Carlo" etc.
Quando entrai notai che c'erano tutti, ma davvero tutti.
Fabiola, Ilaria, i miei compagni di classe e altre amicizie fatte durante l'anno.
E naturalmente c'era Michele che sorrideva raggiante.
Mi applaudirono come se avessi fatto chissà cosa, arrossii guardandomi i piedi in pieno imbarazzo.
Ambra ululava di gioia e soddisfazione, mi voltai e notai il suo abbigliamento:  indossava un abito viola aderente al busto che poi diventava man mano più ampio fino ad arrivarle alle ginocchia. R
Ricordava un fiore. 
I capelli biondi erano decorati da violette piccole e delicate, era bellissima!
Michele indossava un abito elegante ed aveva un portamento così di classe... quella sera l'avrei visto bene a fare il gentleman nei palazzi super chic della zona.
-Che la festa abbia inizio!-gridò Ambra.
Il Dee-Jay partì subito con la mia canzone preferita del momento:"Love me like you do" di Ellie Goulding, andai d'istinto verso Michele.
E fu una scelta davvero idiota.
Le persone volevano darmi gli auguri e quindi venne spinto di lato.
La scena mi ricordò quella del suo compleanno dove era successa la medesima cosa.
Anche lui sembrò pensare allo stesso episodio poiché gridò:"C'è sempre qualcuno di mezzo quando ci vogliamo fare gli auguri".
Poi dopo un bel po' di minuti partì la canzone "The Nights" di Avicii e finalmente Michele mi raggiunse.
Inciampai e mi prese per la vita:-Presa!-disse.
La stanza si illuminò di luci colorate stile discoteca ed iniziammo a ballare.
-Facciamo gli auguri ad Anastasia!-Esclamò il dee-jay.
Tutti esultarono e Michele mi guardò allegro.
-E questo è solo l'antipasto! Anzi... tra poco arriva davvero, dopo questa iniziate a prendere posto alla tavolata lì a sinistr...oh no Enrico quella è la destra!- e dopo questa uscita di scena il Dee-Jay mixò al massimo delle sue capacità.
Io e Michele ballammo, mi ritrovai sorpresa ad osservare come fossimo "giusti", non so spiegarmelo bene, ma giusti nel senso che solo con lui sentivo di potermi trovare bene.
Eravamo come due pezzi che si incastravano perfettamente.
L'amore è proprio proprio così.
Ognuno di noi è un pezzetto di questo enorme puzzle, cerchiamo di andare bene con qualcuno ma notiamo subito che non funziona, poi quando pensiamo che il nostro pezzo sia perduto chissà dove, lo troviamo.
L'amore è completezza, ma finché non senti quella scintilla devi continuare a cercare.
Ero a capotavola con Michele a sinistra e Ambra a destra, poi tutti gli altri che parlavano eccitati.
Il fotografo iniziò a scattare a raffica, dopo alcune foto non ci vedevo più per colpa del flash.
-E la serata è solo iniziata!-commentò Ambra ridendo.
-Ambra grazie... sei la miglior organizz...-feci per dire, ma lei mi bloccò subito:
-Aspetta la fine serata e poi potrai dirmelo, comunque l'abito che indossi e quello che indosso io è stato fatto da me, ovviamente solo il modello, poi le sarte hanno fatto il loro lavoro...
-Sei un genio, Ambra è bellissimo! Hai talento diamine! Da quanto tempo ci lavori?
Lei sorrise compiaciuta e poi si alzò per dire qualcosa al fotografo.
-Giovanni?-chiesi sottovoce a Michele.
-Secondo te?
-Oh... 
-Spero tanto che noi non finiremo così!
-Dopo tutto quello che abbiamo passato, anche questo?-chiesi ironica.
-Tranquilla piccola foglia, non sarà così.
Fece una faccia buffa che mi fece scoppiare a ridere.
-Quella sera è stata una specie di sogno. Tutta la notte, finché giorno non ci separi.-gli risposi un po' triste.
Mi fece un sorriso malinconico.
-Non volevo, davvero. Pensavo fosse al cosa più giusta da fare per non farti soffrire. Sono stato un grandissimo idiota, testa di rapa, stupido... ho sbagliato davvero. Ero convinto che allontanandomi ti avrei fatto un favore, che tu forse mi avresti persino odiato, pensavo che scriverti subito per spiegarti le mie motivazioni sarebbe stato solo peggio. Poi però non ti toglievo dalla testa, pensavo e ripensavo al mio errore. A come ti avessi persa. Avevo paura di scriverti. Sentivo che mi odiavi, e non avresti sbagliato. Fu il mio istruttore a farmelo capire, sai? Mi parlò del suo più grande rimpianto, non aveva sposato la donna che amava perché lei era solo figlia di un povero operaio e suo padre non voleva deviazioni sociali. Mi ha fatto capire che quando si ama non bisogna reprimere nulla. Specialmente se si sente una specie di...
-...scintilla?-lo aiutai.
Il suo sguardo era infervorato.
-Si! Di scintilla. Mi disse che quando senti questa scintilla con qualcuno, e quel qualcuno la sente con te... devi fare l'azzardo. Compresi che io quella sera avevo davvero sentito quella scintilla, e penso che anche tu. Ci ho messo tempo, ma l'ho capito. Mi sento un incredibile idiota.
-Ti confiderò... mi sono sentita anche un po' presa in giro. Quando ti dissi che ero abituata alle cose che mi andavano male... tu che mi assicuravi di no, e poi invece sei stata l'ennesima ferita. Non ho mai smesso di amarti lo stesso però.
Mi guardò disarmato.
-Mi sento un vero idiota.
-No, sei tornato. Non sei un idiota, lo sei stato- sorrisi - ma adesso sei qui, prova più che vera del fatto che lo hai capito. Se tu resti, io resto. Lo capisci questo, vero Michele Grandi?
-Lo capisco, e... ti amo.
Mi baciò e quel bacio attirò l'attenzione di tutti i presenti.
Non m'importava, potevo sentire le ali uscire, stavo volando.

A quel punto quando ci separammo tutti ci fecero un applauso, Michele si alzò e andò verso il palco.
-Buonasera a tutti!-esordì.
-Mick Bigs! Mick Bigs!-urlarono in risposta tutti.
-Devo fare un discorso, lo devo a quella bellissima ragazza lì... la vedete? Quella che sembra brillare di luce propria.-indicò me.
-Woooo.-risposero tutti.
-Prima che arrivasse qui, mi sentivo perso, l'unica via di fuga era la musica, passavo giornate intere a scrivere testi. Allora non facevo molto successo, mi mancava qualcosa.
Non vivevo le vere emozioni, capite? Mi affidavo sopratutto a quelle degli altri, cantavo d'amore ma non avevo la minima idea di cosa fosse.
Poi un giorno è arrivata una ragazza timida e introversa. Aveva i capelli un po' in disordine, un sorriso stanco e timoroso, ma i suoi occhi brillavano davvero.
La vidi e non vidi più nulla se non lei.
Più passava il tempo più desideravo conoscerla, capirla.
Era come se fossi attratto da una calamita.
Ogni volta che ci incontravamo ero tentato dal dirle "Ma dove sei stata per tutto questo tempo?", non ho mai pensato a nessuna come pensavo a lei.
Ho iniziato a scrivere nuove canzoni che notavo piacevano di più, realizzai che era tutto merito suo, di quella ragazza. Provavo le vere emozioni, ciò prima di lei era semplicemente futile apparenza. Poi durante la notte di Natale, mentre l'albero era acceso e lei era lì per i suoi pensieri, mi feci avanti.
L'atmosfera era surreale, pensavo di sognare, e mi dissi "Ora o mai più".
La baciai, e lei ricambiò. Fu la cosa più bella di tutto il mondo. Le nostre fiamme si erano unite, eravamo perfettamente in sintonia. Vedete, io credo che la sintonia con qualcuno l'avverti subito, avete presente quella strana sensazione che sentite anche quando vedete uno sconosciuto? Quello strano pensiero "Con quella persona mi troverei bene"? Ci sono alcune scintille che si accendono solo con determinate persone, e le senti immediatamente, queste scintille.
Non sempre vengono ricambiate, ma quello è naturale. Però, credetemi, quando succede sembra di toccare il paradiso. Auguro a tutti voi di sentire questa scintilla, di amare con trasporto, di non reprimere i vostri sentimenti, specie se vengono ricambiati. Di acquisire da ogni delusione una lezione, di continuare ad amare e a cercare qualcuno per cui quella scintilla è valida. L'amore è bellissimo, l'assenza di esso fa male. Perciò amate, amate come io amo lei. Che per chi non l'avesse ancora capito... è la mia musa ispiratrice, e si chiama Anastasia.
Salgo sopra il palco e ci lasciamo andare ad un bellissimo bacio. 
Lo amo, Dio quanto lo amo.

E la notte è ancora lunga, fuori ci sono le stelle e le ammiro in mezzo all'allegria in mio onore, Michele al mio fianco che mi stringe a sé donandomi il sentimento più puro e prezioso che esista al mondo, mi sento nascere di nuovo posando il mio sguardo su quel ciondolo che aveva una promessa.
L'ho fatto papà, ho mantenuto la promessa.
Sono felice.









 
EMOZIONI A MILLE! LEGGETE VI PREGO :) #VanelTag 
Sono emozionatissima ragazze! Ho iniziato a scrivere questa storia il 18 novembre 2013 (tre anni fa a momenti), come ripeto spesso sono cresciuta con questa storia, maturata con Anastasia, ho messo tra le righe alcune emozioni che mi ha fatto provare la vita, sono sicura che in alcuni momenti vi sarete ritrovate anche voi proprio perché nonostante la differenza delle storie in ognuna di noi le sensazioni e le emozioni restano le stesse.
Mi piace pensare che questa storia possa dare coraggio a tutte voi, mai arrendersi, si possono superare i momenti bui e la felicità prima o poi busserà anche alla nostra porta.
Ho tantissime cose da dire ma non trovo le parole, ma una cosa devo assolutamente farla presente: LA STORIA NON E' FINITA! Mi spiego meglio, è un po' come se terminasse un libro di una saga, ho in mente una trama per completare una volta per tutte questa mia amata storia, arriverà presto e spero possa emozionarvi come questa.
INOLTRE: ho intenzione di pubblicare uno spin-off su Ambra, riguarda le preparazioni della festa per Anastasia e inoltre c'è un amore inaspettato...
Visto che non è un addio questo, niente lacrime! (magari solo un po') Ci sentiamo presto, vi voglio un gran bene!
PS: E' molto probabile che in questi giorni pubblicherò una sorta di riassunto di tutta la storia, visto che considera tempi molto lunghi (due anni e mezzo) penso sia giusto rinfrescarci la memoria!)
Voglio ringraziare loro:
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GRAZIE PER IL SOSTEGNO LETTORI E LETTRICI! SIETE STATI I MIEI COMPAGNI LUNGO QUESTO VIAGGIO.


PS: Hai appena finito di leggere questa storia in qualche data lontanissima da questa? Tipo un 2019? Non esitare a commentare, la me futura è molto curiosa di sapere!



Vanel, semper.


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