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Lista capitoli: Capitolo 1: *** nightily reawaken *** Capitolo 2: *** let's go out kid *** Capitolo 3: *** I hate Storms *** Capitolo 4: *** Bastards, spinelesses and hypocrites,all that they are, all that I am *** Capitolo 5: *** The way of the dreams *** Capitolo 6: *** Who the hell is James? *** Capitolo 7: *** it's not your fantasy *** Capitolo 8: *** anger, and tears, and...pain *** Capitolo 9: *** I wash your back...you wash mine end then ...maybe... *** Capitolo 10: *** You're inside me *** Capitolo 11: *** ultimatum *** Capitolo 12: *** none other than me *** Capitolo 13: *** Take me now or I'll take you first *** Capitolo 14: *** The day after *** Capitolo 15: *** ...I was looking for you...I want to see you... *** Capitolo 16: *** Develop *** Capitolo 17: *** mice and cats *** Capitolo 18: *** Aching hands *** Capitolo 19: *** wake up girl, an make your dream real! *** Capitolo 20: *** It's the fate that happens *** Capitolo 21: *** The meeting point *** Capitolo 22: *** Lots of way to say thank you, one more to say I love you ***
Tutt’intorno
c’era nebbia, un fitto manto di pulviscolo galleggiante che occultava ogni
cosa.
Si
sentiva l’ululare del vento in lontananza, il rumore secco di cose spezzate,
sassi irregolari che rotolavano fermandosi a pochi passi dai suoi piedi.
Faceva
freddo, un freddo assurdo un freddo che raggiungeva le ossa e le faceva
stridere, e nel cuore aleggiava la paura, la sorda rabbia per qualcosa che non
sapeva.
E poi
eccola, una folata più forte e fredda, una raffica che spazza via tutto in un
istante e mostra ciò che sta attorno.
Devastazione,
macerie e palazzi distrutti, un estesa superficie piana spezzata dall’emergere
di cumuli di detriti e polvere e più in la ancora il mare.
“I ragazzi sono in salvo…”
La voce
di un uomo ed i suoi passi che si avvicinano, l’accorgersi solo in
quell’istante d’esser a terra, premere i palmi a terra, darsi lo slancio e
rimettersi in equilibrio per ritrovarsi di fronte un ragazzino dai capelli
lunghi e l’aria preoccupata.
“Dio mio…”
“Tu chi sei?”
Guardarlo
con sospetto , vedere la sua espressione confusa e aspettare una risposta.
“Come sarebbe chi sono io, sono
quello che ti ha portato qui, dobbiamo andare via…”
Prenderlo
per le spalle senza nemmeno lasciarlo finire, guardarlo negli occhi e
chiedergli ancora…
“Dove diavolo mi trovo?”
“Stammi a sentire,sono tuo amico…tuo amico”
“Si!? Come mi chiamo?...Dimmi
come mi chiamo?!!?”
“Ti chiami…Logan….ti
devi fidare di me, dobbiamo andare…”
Spingerlo
via e guardarlo diritto negli occhi, senza mai cedere un’istante…
“…seguimi…andiamo…”
Fidarsi
e cominciare a correre fra i sassi e le buche, finché gli occhi notano qualcosa
e le gambe di colpo si fermano e tu guardi quella figura e non sai chi sia neanche
ora che man mano che ti avvicini si fa sempre più nitida.
Una
donna, ti inginocchi e le posi una mando sul collo per scoprire che è morta
anche se i suoi occhi chiari sono spalancati al cielo.
“La conoscevi?”
La
sua voce ti raggiunge ma tu continui a fissare lei, poi piano scuoti la testa.
“…No…”
Continui
a guardarla poi volti il viso oltre le spalle, delle sirene anticipano l’arrivo
di alcuni camion rossi.
“A quella gente non piacerà come
hai ridotto questo posto dobbiamo andare…”
“…troverò
da solo la mia strada…”
“Buona fortuna!”
Continui
a guardare lei e ascolti la corsa dei passidi lui allontanarsi alle tue spalle, piano levi la mano e scivoli con le
dita sui chiari suoi occhi di lei chiudendoglieli per sempre, e come questo
accade scende il buio anche su di te che lentamente ti stai alzando….
Aprì
gli occhi, non di scatto non di paura come capitava spesso dopo gli incubi che
inseguivano le sue notti, questa volta, per la prima volta li riaprì
normalmente conun movimento lento nel
buio della stanza voltandosisu un
fianco per rimettere insieme le idee.
Ci
voleva sempre del tempo prima che ricordasse quello che sognava, iniziò a
concentrarsi e pensare cercando immagini e suoni sforzandosi senza però nessun
risultato.
In
quel momento tutto era bianco nella sua mente…evuoto…
Sbuffando
voltò gli occhi verso la sveglia, che come sempre in queste occasioni segnava
ore notturne, di norma la media del suo risveglio dagli incubi era verso le 4 e
mezza 5, quella notte invece erano appena le 3, tre ore di sonno solamente.
Sapendo
che non sarebbe riuscita a dormire nuovamente scostò le coperte e facendo
attenzione a non far rumore uscì dalla stanza, percorrendo il corridoio
scendendo in cucina, aveva bisogno di qualcosa di forte anche se immaginava di
non poterlo trovare nella dispensa di una scuola.
Con
una smorfia insoddisfatta aprì il cassetto prendendo della cioccolata al rhum
in polvere, poi nel frigo il latte e dalla credenza una pentola, accese il gas
e cominciò la preparazione dell’unica cosa con un po’ d’alcool dentro.
“Hey ragazzina, che fai ancora sveglia?”
Si
voltò di lato sussultando per lo spavento lasciando cadere il frustino e
portandosi la mano al petto.
“Dio
mio Logan! Mi hai spaventa…”
Sbarrò
gli occhi e lo guardò impietrita…
“Dio mio…”
“Tu chi sei?”
Sussultò
e si appoggiò al bordo della cucina mentre le immagini nella sua mente si
susseguivano frenetiche, e le parole con esse…
“Come sarebbe chi sono io, sono
quello che ti ha portato qui, dobbiamo andare via…”
“Dove diavolo mi trovo?”
Immagini
e immagini, un tizio dai capelli scuri e lunghi, due mani sulle sue spalle…
“Stammi a sentire,sono tuo amico…tuo amico”
“Si!? Come mi chiamo?...Dimmi
come mi chiamo!!”
Di
nuovo la paura la scosse, la sensazione di non ricordare niente.
“Ti chiami…Logan….ti
devi fidare di me, dobbiamo andare…”
L’impazienza
nella voce di lui mentre aspetta una tua mossa.
“…seguimi…andiamo…”
Il
volto di una donna ed i suoi occhi chiari
“La conoscevi?”
“…No…”
E poi
sempre più convulse le immagini di quel luogo distrutto e freddo, la polvere e
il vento freddo, le sirene dei pompieri…quegli occhi
di giada, il rimanere pietrificata mentre tutto torna alla luce, eccolo quel
sogno, un altro dei suoi…
“Nhm…”
“Tutto
bene piccola?”
Le si
avvicinò stringendole le spalle preoccupato.
“S-si…solo, un altro…”
“Incubo?”
Alzò
il viso su di lui, sorridendo timidamente scuotendo la testa.
“…sognodirei…”
Lo
vide rilassarsi e lasciare la presa, portarsi le mani dietro la nuca farsi
serio di colpo, annusare l’aria e scostare lo sguardo verso il gas.
E
anche lei, non appena l’odore di bruciato le giunse alle narici si fiondò verso
il gas spegnendo tutto e guardando abbattuta il contenuto nero secco e fumante
del pentolino.
“Uffa,
era l’ultima busta…”
“Mi diapiace…”
“Non
è colpa tua Logan…”
Sospirando
cominciò a rassettare raccogliendo il frustino sporco di cacao da terra e
pulendo la macchia, poi aggiunse dell’acqua nel recipiente e grattò via dai
ferri del fornello le macchie di budino rimanenti.
“Budino
al rhum?”
“Già…”
“Come
mai? Non ti ho mai vista…”
Lo
sguardo timido che gli lanciò bastò a fargli capire tutto.
“Era
un altro dei miei non è vero?”
“Nhm…”
Annuì
distogliendo lo sguardo imbarazzata prendendo la confezione vuota del budino
per buttarla nella differenziatasentendosi una scema nel sentirlo sbuffare alla sue spalle, era normale
dopotutto che gli desse fastidio; in questo modo, sognando o tramite i suoi
incubi, lei scopriva ogni volta qualcosa di lui, lati oscuri del suo passato,
ombre e fatti che nemmeno lui era riuscito a sapere,sapeva che questo lo irritava, che qualcun
altro vedesse pezzi della sua vita che lui neanche immaginava e che magari nemmeno
voleva ricordare, figurarsi se poi a farlo è una ragazzina come lei.
“Mi
dispiace Logan…non lo faccio appos…”
“Non
è colpa tua Marie…”
“Ma
nemmeno tua…”
“Si invece…”
Sospirando
Logan si lasciò cadere sulla pregiata sedia di legno lucido passandosi una mano
sugli occhi mentre l’altra stringeva il bordo del tavolo e lei rimaneva in
attesa che continuasse.
“Ti
sto rovinando la vita…”
“No!
Non è vero…tu me l’hai salvata la vita!!”
“A
che prezzo? Sono passati tre anni maledizione…e tutte
le notti ti svegli a quest’ora, spaventata, tremante e sola…non
è giusto…”
“Non
sono solo i tuoi sogni Logan…”
“Incubi
Marie…uno come me non può aver sogni, uno com”
“Ieri
per esempio…”
Non
lo lasciò finire, cominciò a parlare tranquillamente sedendosi al lato opposto
del tavolo, stringendo fra le mani lo straccio che aveva usato per pulire prima
guardandolo senza vederlo veramente.
“…ero lontana, ero fra la pioggia e la disperazione…ero
in un luogo senza luce né speranza dove il cielo era di piombo, grida lamenti e
sangue…”
“Marie…”
“Ero
in un posto dove la gente moriva se solamente osava alzare gli occhi da terra,
se lasciava un sasso fuori posto o non posava bene il badile nella rimessa
degli attrezzi.
Ero in
un posto dove i nomi non esistevano ed i numeri bruciavano sull’avambraccio
ogni giorno ed ogni ora di più…”
“Marie,
basta…”
“E la
rabbia saliva a pari passo con l’angoscia, con la mera consapevolezza
dell’abbraccio saldo della morte…”
Alzo
il viso guardandola fare lo stesso, incrociando i suoi occhi non più bruni ma
chiari quasi come quarzo.
“Ero
in Polonia Logan, ad Auschwitz …non ci sono mai stata
ma conosco perfettamente quella lingua, e il tedesco, e il rumore degli spari
dei fucili nazisti, e il canto di preghiera degli ebrei e il viso di due
genitori che non sono i miei ma che assillano i miei ricordi riempiendomi di
dolore e nostalgia…”
“Mi dispiace…mi…”
“Ieri
notte ero ErickLenscherr
ed avevo 14 anni… ero un deportato ebreo in un campo
di concentramentoe quello è un incubo,
quello è orrore ed inferno Logan, non il tuo risveglio su un isola con accanto
un amico ed una donna morta del quale non hai memoria…”
La
guardava sconvolto, come poteva parlare di quelle cose senza mostrare la minima
emozione? Come poteva rimanere solamente li, guardarlo negli occhi e
sorridergli anche, cercare di consolare le sue paure senza pensare alle
proprie, da quando quella ragazzina era…
Ma
che diavolo pensava, sapeva cosa le era successo, toccare lui e poi Magneto aveva comportato dei mutamenti nella sua anima,
nella sua mente e quindi nel suo modo di vivere; aveva smesso da tempo di
essere la bella ragazzina del sud spaventata da sé stessa e dal mondo subito
dopo gli eventi di Liberty Island, poi dopo Alkaly
Lake, dopo la cura e la tragedia di Alcatraz
nonostante non avesse più sfiorato nessuno era cambiata ulteriormente.
Schiuse
gli occhi per notare meglio le sfumature scure occupare nuovamente i suoi occhi
mentre le ciocche chiare di capelli sulla fronte le ricadevano in avanti
sciolte dalla treccia.
“Marie…”
“Un
ultima cosa Logan…”
“Nh?”
“Hai
ragione su due cose…mi sveglio quasi tutte le notti a
quest’ora, ed ho paura …”
Abbassò
gli occhi sul tavolo aspettando che finisse di parlare stringendo le mani sulla
presa del tavolo fino a far sbiancare le nocche, aveva ragione, lei aveva
paura.
“Ma
dura meno di dieci minuti e sai perché?”
La
guardò addolcire l’espressione, arrossire un poco e prendere fiato per parlare
ancora.
“Ogni
volta che entro in cucina subito dopo ci sei anche tu…”
Rimase
stupito da quelle parole ma non ebbe il tempo di replicare che il dolce tocco
delle sue labbra sfiorava le sue guance in una calda carezza fugace.
Che come me adorano le Rogan e sono
state gentili a lasciare un commento
Grazie mille!!!
^w^
…ed ancora a Ro90 e Rue Meridian per averla inserita nelle “seguite”
Richiuse il quaderno con cura dopo aver dato un ultima
letta alle parole che vi aveva scritto dentro.
Scivolò con la punta delle dita sulla copertina rigida
color viola scuro di quel diario.
Perché era a questo che serviva, dentro le bianche pagine
a righe leggerissime Marie annotava ogni cosa che sognava di lui sforzandosi di
essere precisa nei minimi dettagli e non tralasciare nulla, nomi, luoghi e i
volti delle persone che riusciva a ricordare.
Questi ultimi specialmente le portavano via tempo e concentrazione,
aveva imparato a tracciarne i lineamenti col carboncino che le aveva regalato
Peter quando gli aveva chiesto di insegnarle almeno le basi della ritrattistica
e anche se all’inizio il colosso russo era rimasto stupito da quella strana
richiesta aveva accettato, e alla fine quando aveva imparato le tecniche di
raffigurazione, colorazione e le proporzioni, le aveva donato una cartella
piena di fogli bianchi, dei carboncini di diverse durezze e la gomma a pane.
E lei ne aveva fatto buon uso, sulla cartella ritraeva
volti, corpi e luoghi mettendoci accanto la data e il riferimento che avevano
nel diario.
Per esempio, in uno dei primi sogni di lui che aveva
fatto e che le risultava facile ricordare si trovava in un’enorme foresta
dentro al piazzale di una segheria; ed ecco che sul foglio apparivano
macchinari e caterve di tronchi accatastati alla perfezione e sullo sfondo
abeti e conifere a non finire.
L’immagine di per sé spiegava ben poco del
sogno ma era una scena che le era impressa dentro a fuoco, e se chiudeva gli
occhi poteva quasi sentire il profumo della segatura impregnata diresina trasportata dal gelido vento canadese
e il rumore delle macchine in azione.
Quel disegno era uno dei suoi primi schizzi
ma lo adorava proprio, le trasmetteva un senso di pace e serenità che non
provava da molto tempo, e anche le personalità che albergavano nella sua mente
lo trovavano rilassante, specialmente quella di Logan.
Sorrisedolcemente posando l’oggetto nel cassetto della sua scrivania,
appoggiando gli avambracci sul piano e poggiandovi sopra il mento.
Chiuse gli occhi inspirando profondamente,
era felice, in tutti quegli anni aveva scritto e disegnato parecchi frammenti
della vita del suo eroe, molti dei quali era certa nemmeno lui si ricordasse,
per questo aveva deciso che una volta che avesse avuto in mano abbastanza
elementi ed informazioni per risalire al suo passato avrebbe consegnato il
tutto a Logan e lo avrebbe accompagnato in ognuno di quei luoghi.
Sarebbe stato il suo modo di ringraziarlo
per tutto quello che aveva fatto per lei, anche se con più di tre anni di
ritardo.
Sbuffò un sorriso aprendo gli occhi mentre
stiracchiandosi si levava in piedi.
Erano parecchie ore che si era rinchiusa in
camera, subito dopo la fine delle lezioni infatti era salita nel dormitorio e
si era messa subito all’opera riportando i particolari che aveva abbozzato
sugli appunti di biologia per paura di dimenticarli.
Sicuramente era quasi ora di cena ed infatti
un rumore secco alla porta diede conferma ai suoi pensieri.
Come ogni sera infatti sulla spessa porta di
quercia rimbombarono i pugni che Jubilee soleva dare prima di entrare senza
aspettare d’essere invitata, erano una specie di avvertimento.
“Pronta?”
“Si!”
Affiancò quella ragazzina poco più giovane
di lei che però le era entrata subito nel cuore.
Jubilation Lee era stata una delle prime, se
non la prima in assoluto a rivolgerle la parola quando era arrivata alla scuola
dopo il salvataggio di lei e Logan ad opera di Ciclope e Storm e ricordava
ancora con un sorriso il motivo di quel discorso e la punta di eccitazione e
curiosità che luccicava nei dolci occhi a mandorla di quellaragazzina asiatica che adorava il giallo.
“Chica mi ascolti?”
“Scusa Jubes…mi sono distratta…”
Jubilee le lanciò uno sguardo curioso
scrollando le spalle prima di riprendere fiato per continuare il discorso.
“Beh,
ti stavo dicendo che…”
“Hey Rogue! Jubes!!”
“Hey Bobby!”
Il discorso dell’asiatica venne dimenticato
e le due si diressero al tavolo dove stavano seduti i loro amici.
“Hai dimenticato l’appuntamento Rogue…”
“Scusa Kitty, è che mi sono incantata…”
“Ma cos’è che fai di tanto importante? ”
Rogue non era sicura di volerlo
spiegare, non subito almeno perciò optò per un furbo cambio di discorso
puntando lo sguardo sull’anello che la ragazzina portava all’anulare.
“Mhm…però!”
“L’hai notato?”
A Kitty s’illuminarono gli occhi e Marie
sorrise sia di contentezza che di vittoriaprima di annuire, aspettando che raccontasse come e quando era successo;
a volte il suo sguardo incontrava quello di Bobby,sereno anche se forse un po’ imbarazzato.
Era da un anno e mezzo che la loro storia
era finita, e anche se l’amicizia era continuata l’uomo ghiaccio aveva ancora
problemi a guardarla negli occhi quando il discorso finiva su lui e la sua
nuova ragazza, Kitty per l’appunto.
Dal canto suo Marie era contenta per loro
due, sapeva che Kitty aveva una cotta seria per Bobby che risaliva a molto
prima il suo arrivo alla mansione, e vederli assieme ora era una cosa bella per
l’anima erano dolci ed equilibrati e sperava davvero che un giorno avrebbe
potuto trovare qualcuno da amare a cui stringere la mano proprio come stava
facendo ora la sua amica.
Le parole che Kitty stava pronunciano con
gioia assoluta sfioravano appena i suoi sensi concentrata com’era a fissare il
prezioso taglio del piccolo diamante che faceva bella mostra al dito di lei.
Era discreto e raffinato e le luci dei
grandi lampadari del soffittoci
rimbalzavano sopra creano riflessi e piccole schegge arcobaleno.
“Sono felice per voi ragazzi, vi auguro ogni
bene!!!”
Sorrise commossa all’abbraccio che si
guadagnò da Kitty per quelle parole, e ricambiò con sincera amicizia l’affetto
di lei che nonostante tutto era sempre stata una grande amica per lei, anche
quando stava con Bobby infatti non aveva mai parlato male di lei al contrario
l’aveva aiutata assieme a Jubilee ad inserirsi nel loro gruppo, l’aveva inclusa
nelle loro serate fra ragazze, l’aveva invitata ad uscire con loro e cose così,
guadagnandosi un posto prezioso ed eterno nel cuore di Marie.
“Grazie di cuore Ro’”
…………………………..
“Hey Ragazzina!”
Chinò il viso verso il giardino sporgendosi
dal terrazzo della sua stanza per vedere dove diavolo fosse.
“Logan?”
“Di qua…”
Seguendo la voce lo trovò in sella alla moto
che era stata di Scott con un casco appoggiato sulle gambe.
Sorrise pensando che non era da lui mettersi
quegli affari, come diceva sempre, con un fattore di guarigione come il suo
quelle robe erano superflue.
“Hey!”
Lo salutò godendosi ogni istante di
quell’accenno di sorriso che le riservava quando i loro occhi si incrociavano.
Adorava la piega che assumevano le sue
labbra, le fossette che si creavano ai lati della bocca e la luce che irradiava
quei suoi occhi screziati di verde che non si stancava mai di guardare.
Bastava quel gesto, quella piccola
incurvatura delle labbra e la sua espressione mutava completamente.
“Che fai?”
“Nhm, pensavo…”
Si portò una ciocca bianca dietro le
orecchie mentrelo guardava spingere la
moto spenta sotto al suo balcone.
“Esci a rimorchiare?”
La guardò per un attimo cercando di cogliere
un suo eventuale cambio d’espressione, non trovandolo si appoggiò alla moto
distendendo le gambe.
“Nah, ho solo voglia
di una birra, mi fai compagnia?”
“Non hai neanche da chiederlo!”
“Sbrigati dai!”
Neanche dieci minuti dopo stava sorridendo
stretta alla schiena di lui mentre la faceva impazzire di paura impennando a
tutta velocità.
“Sei tutto matto tu! Scommetto che lo fai
apposta così le ragazze che rimorchi ti si avvinghiano addosso come l’edera!”
Scese dal mezzo tutta barcollante
percorrendo al suo fianco la strada che dal parcheggio portava al bar preferito
del canadese.
“Che idea! La terrò a mente per quando
porterò qualcun’altra in sella…”
“Nh?”
“Vieni dentro che è freddo!”
Era sorprendente il numero delle volte che
sorrideva quando stava con lui, e ciò che la rendeva felice era il senso che le
faceva nascere dentro, quel benessere interiore e quella felicità che facevano
vibrare dolcemente l’anima, sensazioni totalmente diverse dalle risate sguaiate
che faceva con Jubes e Kitty quando spettegolavano o chiacchieravano di cose
assurde, con lui era pace totale sicurezza e serenità.
E non sapeva che divinità ringraziare per
quel dono burbero e scorbutico ma tanto dolce che le era stato fatto, Logan era
il suo punto fermo un pilastro saldo al quale aggrapparsi nei momenti di
sconforto, era un sorriso rude che le sollevava l’anima una risata ai suoi
scherzi, era la certezza di non essere sola.
“Grazie Logan!”
“Di cosa?”
“Dell’invito, delle risate…di
tutto questo!”
Finì di scolarsi la sua terza birra
guardandola fare altrettanto con il suo thè freddo.
“Quando vuoi piccola!”
“È che mi sembra strano”
“Cosa?”
“Tutto, insomma, non ti annoi a stare con
me? Dopotutto sono solo una ragazzina, sarò noiosa e di certo non…voglio dire, non sei obbligato a…”
“Fare cosa?”
Si bloccò incapace di capire se le parole
che aveva detto interrompendola erano seccate, scherzose o…
“Questo…”
“…l’ho promesso
ricordi?”
“Appunto…”
“Nh?”
La sua voce assunse un tono quasi triste,
non voleva essere un peso, una costrizione per lui.
“Non voglio che tu ti senta obbligato Logan,
è passato tanto tempo, sono cambiate tante cose e ora sono in grado di…”
“Lo so Marie…”
“Nh?”
“Se ti porto con me è perché lo voglio, è
una bella serata, la fine della scuola è vicina e so che sei stressata per il
diploma, quando ti cerco mi dicono che sei sempre in camera tua a studiare,
esci poco e dormi ancora meno…”
Spostò lo sguardo sulla sala del grande bar
incrociando sguardi estranei mentre ascoltava le sue parole arrossendo a quella
premura, la cercava quindi? Perché? E perché era preoccupato?
Chissà cosa avrebbe pensato nel venire a
sapere del suo “diario” e dei suoi schizzi, e se si fosse arrabbiato? Magari a
lui non andava che lei facesse tutto quello, magari voleva essere lasciato in
pace, voleva che nessuno si intromettesse fra lui e il suo passato, che poi,
ora che ci pensava bene aveva lasciato perdere da molto tempo.
Improvvisamente si sentì una sciocca, stava
facendo tutto di sua iniziativa convinta che fosse una buona cosa, e se invece
non lo era?
“…Marie?”
“Ah! Scusa…che
stavi dicendo?”
“…non è che magari
è il contrario e sono io che annoio te?”
Le si spezzò il cuore al sentire quelle
parole, all’udire quel tono scherzoso che altro non era che un tentativo di
mascherare la tristezza di quel pensiero, che non era assolutamente vero poi.
“Pffffffffwaah ahh hah!”
“Perché ridi?”
“Mi prendi in giro Logan? Come potrei? Come
puoi anche pensare di…tu poi? Waah
ahh”
“Parla piano!”
“Ok, è che sei buffo”
“Io sono buffo?”
“Si, tu…eh heh!”
Scostò il viso con aria offesa e lei
sorridendo scivolò giù dallo sgabello sul quale era seduta per andare ad
affiancarlo sulla panca e guardarlo negli occhi, quelle gemme intense e
selvagge che si rifiutavano di lasciar intravedere anche il minimo spiraglio
della sua anima.
“Tu sei il mio eroe Logan…”
Sfiorò la mano di lui che stringeva la
bottiglia di birra carezzandola prima di stringergli forte il palmo in un
contatto pelle a pelle che diede i brividi a lui e una gioia immensa a lei.
Erano state rarissime dopo la cura, le volte
in cui il contatto fra di loro era stato così ravvicinato.
“Sei stato il mio primo amico quando ero
spaventata da me stessa e non hai mai avuto timore di starmi vicino…troppovicino…”
Appoggiò piano la fronte alla sua spalla chiudendo
gli occhi e concentrarsi sul calore della sua grande e ruvida mano.
“Come potrebbe annoiarmi la tua compagnia?
Sei l’angelo che è venuto da me quando tutto era buio, mi dai tanta luce e
nemmeno ti accorgi di farlo…”
“Marie…”
“E poi…mpfh…”
“…”
Chinò il viso guardando quella sua dolce
bellezza sghignazzare con gli occhi ancora chiusi.
“Hai notato come mi guardano le ragazze che
ci sono qui? Sono verdi d’invidia, pagherebbero oro per essere al mio posto…questa sensazione non ha prezzo credimi…”
E per dare un ulteriore motivo per rodersi
il fegato alle altre gli diede un abbraccio stretto per poi schioccargli un
bacio sulla mascella e allontanarsi alla velocità della luce, pronta a schivare
la sua reazione.
“Hey! Che schifo sai che odio quella
robaccia!”
Schifato Logan si tolse dalla guancia i
residui di lucidalabbra che gliela impiastricciavano mentre le risate della
ragazzina continuavano e le occhiate di tutto il bar erano rivolte a loro due e
si lanciava al suo inseguimento zigzagando fra i tavoli del bar, oltre il
paravento fino a giungere alla sala da biliardo, rincorrerla attorno al tavolo
da gioco per un po’ finché stufo, con un salto le si parò davanti prendendola e
facendole un solletico sfrenato.
“Waahbasta…”
“L’hai voluta tu ragazzina!!”
“Ahh hah ahh!! Tregua treguaaaaaaaaaaaaaah!!!”
“No cara mia…chiedi
pietà non la tregua…”
“Okayyyyyyyyyy!!
Ahh ahhwaah!”
“Ok cosa?”
“Pietàààààààààààààh
ahh hah!!!”
Tre partite a biliardo dopo il bar era
semivuoto, a parte loro due e le cameriere c’erano un gruppo di ragazzi, alcuni
camionisti e poche altre persone.
Tornarono a sedersi al tavolo di prima
ordinando un altro giro, e stavolta anche Marie prese della birra, e poi un
altro ed un altro ancora.
“Hey…”
“Nhm?”
“È tardi…forse è
meglio tornare…”
“Già…ma non
impennare stavolta, o ti rifaccio la tappezzeria…”
Aveva gli occhi lievemente lucidi e i
riflessi appannati dall’alcool per questo l’aiutò a rimanere in piedi e a
salire sulla moto.
“Vai piano…”
“E tu non addormentarti”
“ ’kay…”
Sbuffando un sorriso le scostò i capelli dal
viso mentre la copriva e spegneva la luce della sua stanza.
Menomale che le aveva detto di non
addormentarsi.
Prese posto sulla sedia accanto al letto guardandola
mentre si rigirava cercando la posizione migliore per dormire, sorrise nel
vedere la posa scomposta che aveva assunto, nemmeno nel sonno stava tranquilla.
Accompagnato dal lieve respiro di lei
cominciò a scrutare la grande stanza avvolta nell’oscurità.
C’erano foto di luoghi lontani alle pareti
incorniciate dentro frame di legno scuro e lucido, e sopra il letto nell’unico
posto libero dal rivestimento in legno c’era una specie di ovale in cui lei
stessa aveva disegnato e poi dipinto un tramonto infuocato che inondava d’amaranto
le foreste che crescevano sui ripidi fianchi di una vallata, al fondo della
quale scorreva un fiume argentato.
Era buio e in quel momento non si vedeva
bene, ma ricordava benissimo ogni particolare di quel lavoro dato che l’aveva
guardata eseguirlo per quasi tutto il tempo.
Riusciva quasi a vederla muovere il braccio
per tracciare le pennellate, storcere in naso se il risultato non le piaceva e
ripassare l’intonaco per cancellare l’errore, sbavare i colori con la punta
delle dita o col palmo della mano, passarseli poi sulla fronte per asciugare il
sudore e sporcarsi di verde o arancio, ridere con lui nel guardarsi allo
specchio e rimettere tutto in ordine alla sera tardi quando le portava in
camera dei sandwich e qualcosa di fresco da bere.
Vedeva loro due seduti a terra sulle
lenzuola macchiate di vernice, parlare di qualsiasi cosa fra un morso e l’altro,
guardare l’opera che stava nascendo colorata solo a metà e amarla di già, perché
la stava facendo lei e ci stava mettendo l’anima.
E quella notte, vederla sorridere di una
soddisfazione infinita nell’osservare il risultato dopo l’ultima pennellata
alla sua firma, vederla girarsi verso di lui e aspettare un giudizio, prendere
la polaroid e trascinarlo vicino a lei, farlo abbassare e scattare.
Abbassò lo sguardo notando in basso a destra
un piccolo quadrato scuro, sicuramente era quella, la foto assurda in cui lei
rideva e lui aveva gli occhi semichiusi e la bocca aperta perché quando aveva
schiacciato il bottone dello scatto lui si stava voltando.
Non c’era stato verso di fargliela
strappare, lei adorava quella foto.
Si trovò a pensare che da quando l’aveva incontrata
i ricordi e le risate non si contavano più.
Da quando l’aveva trovata nel rimorchio del
suo pick-up era cambiata tutta la sua vita.
In verità era lei l’angelo venuto da lui in
un momento buio, e gli aveva portato una luce così calda e pura da illuminare
persino le tenebre dell’ossessione alla sua memoria perduta, continuava a
illuminare le sue giornate, e nemmeno s’accorgeva di farlo.
Siete
gentilissime, e le vostre parole mi entusiasmano!
So che Logan può
sembrare un po’ OOC, ma che diamine,
con accanto un angelo come Marie
Sfido chiunque a
rimanere impassibile…..XD
Un abbraccio e grazie
di cuore stelline belle!!!!!
***
L’ennesimo lampo squarciò il cielo e lei rimase con gli
occhi fissi al soffitto ad attendere il rombo, contando i secondi che passavano
e calcolandone la distanza.
…7, 8….
BROOOOOOOOOOOOOOOAM!!!
8 per 3 da 24; 2,400 m di distanza, poco meno di due
chilometri e mezzo e una zona di campo, una strada oppure il tetto di qualche
casa si è vista cadere addosso una scarica elettrica pazzesca.
Un altro lampo, ancora silenzio e ancora a contare.
Tre secondi solo stavolta, 900 metri questo era vicino….
Il cuore le martellava in gola per l’ansia e gli occhi
non si staccavano dal soffitto, stentava persino a chiuderli e cominciavano a pizzicarle.
Un lampo e subito un boato.
Sussultò nel letto trattenendo il respiro per non urlare.
Questo era troppo
vicino.
Fuori la furia del temporale imperversava, la pioggia
batteva crudele picchiando i vetri delle finestre, il vento sferzava le fronde
degli alberi e spazzava il giardino riempiendolo di rami spezzati e foglie
umide, i poveri rami degli antichi alberi scricchiolavano sotto le pesanti
folate e sembravano cedere da un momento all’altro, ce n’era uno in particolare
che batteva a ritmo quasi regolare contro il cornicione della sua finestra
impedendole di dormire, come se non bastassero già i baleni.
Odiava i temporali, si, li odiava da morire, non solo le
turbavano l’animo ma le riportavano alla memoria momenti che preferiva di gran
lunga dimenticare…
STAK!!!
Questa volta il rumore pareva aver preceduto il lampo e
la stanza venne illuminata a giorno per un brevissimo istante dopodiché tutto ricadde
nelle tenebre più nere.
Se prima infatti, anche da fuori le luci dei lampioncini
del giardino irradiavano una fosca luce nella notte, ora era tutto
assolutamente tetro.
Doveva essere saltata la corrente.
“Dannazione!”
Si rannicchiò sotto le coperte chiudendo forte gli occhi
cercando di non pensare alle folgori, al vibrare delle vetrate, al terrore che
aveva dei dannati temporali primaverili.
Ma se non pensava a quello la sua mente era svelta a riflettere
nella memoria altre immagini, ben più crudeli e terrificanti.
Vedeva il giovane Eric disperarsi alla separazione dai
suoi genitori, sentiva quelle emozioni vivide in lei scuoterla e sconvolgerla,
sentiva le fredde e grosse gocce di pioggia infrangersi sulla sua faccia,
incastrarsi fra le ciglia, le sembrava d’essere lei, quella disperata che
gridava con tutta la voce che aveva in direzione dei suoi, tendere la mano al
freddo cancello di ferro e vedere i suoi genitori perdersi nella folla di abiti
neri e stelle gialle mentre urlavano il suo nome, sentire un formicolio nelle
dita e contemporaneamente vedere le inferriate contorcersi stridendo e guaendo mentre
i soldati lo strattonavano e gli urlavano contro finché il colpo secco del
manico di un fucile lo aveva tramortito.
Subito dopo vedeva i volti di quei tre balordi che le
avevano offerto un passaggio, li vedeva ridere e ghignare, vedeva le loro mani
avvicinarsi, sentiva i loro fiati pesanti e le nuvole di condensa che si
creavano a contatto con la fredda aria di quella sera piovosa, e i suoi pianti
isterici, il suo dir loro di lasciarla stare, di non starle vicino, di non
toccarla assolutamente.
Un lampo, l’ennesimo.
Balzò a sedere di colpo premendosi le mani al petto per
calmare il battito.
Non poteva andare avanti così, non riusciva più a
sopportare memorie non sue, paure e agonie non sue, ne aveva abbastanza delle
proprie non voleva le sofferenze degli altri, ne aveva abbastanza
“Nhm”
Ne aveva abbastanza…
“Basta!”
…ne aveva abbastan…
Un lampo,
un tuono
un rombo…
un urlo
“Marie!”
“Nhg…basta…non ne posso più….”
“Hey!!!”
Si accorse di lui solo quando le sue mani sfiorarono il
tessuto della vestaglia che indossava scuotendola leggermente; alzò il viso
calmandosi di colpo nell’incontrare il suo sguardo calmo, quegli occhi che
sapevano brillare anche nel buio più scuro e che la guardavano sempre con
infinita dolcezza, quegli occhi che avevano il potere di calmarla e allontanare
tutto.
“Logan…”
“Sono qui, va tutto bene shhhhhhhh…”
“No che non va bene…”
“È solo un temporale, passerà… ”
“Non ce la faccio più Logan…”
“Marie?”
“Tutta quella paura, quell’odio e quel freddo…pensavo di odiarlo, volevo odiarlo ma non ci riesco…”
“Che c’è ragazzina?”
“Ha tentato di uccidermi! Ci sarebbe riuscito se non
fosse stato per voi, per te, e io voglio odiarlo, quando l’ho rivisto sul blackbird e mi ha presa in giro avrei voluto ucciderlo e lo
avrei fatto se solo Bobby non….voglio odiarlo Logan
voglio odiarlo sul serio…”
“E allora odialo, nessuno ti impedisce di farlo, hai
tutte le ragioni per…”
“NO! Nonostante tutto, è solo una, una contro mille…una sola contro mille per…”
“Per?”
“…capirlo…”
“?”
“Non posso faci niente, ce l’ho qui…”
Si scostò dall’abbraccio dell’uomo toccandosi la tempia, poi
chiudendo gli occhi sconfitta abbassò l’indice e la mano fino a posarsi il
palmo intero sul seno, all’alteza del cuore.
“…e qui…”
Che significavano quelle parole? Che cosa c’era nella sua
testa? Cos’era che la sconvolgeva tanto? Non capiva, e più si sforzava meno lo
faceva e questa cosa era frustrante per lui.
Non riuscire ad aiutare il suo angelo puro era puro
tormento.
“So quello che ha provato, so da dove deriva il suo odio
e non posso fare a meno di dargli ragione…le pene che
ha patito, Dio Logan non posso nemmeno pensarci non voglio e non posso farne a
meno, è un controsenso, è una follia e sto impazzendo…e
mi fanno male le braccia!!! Da morire!!!”
“Le braccia? Come le braccia? Che centrano?”
“NON LO SO! Ma mi fanno un male cane…”
Dicendo questo prese a massaggiarsi con la mano destra l’avambraccio
sinistro, poco sotto al polso su fino al dorso e di nuovo giù…
“Un dolore assurdo che va e viene, sempre e solo quando piove…”
“Perché non hai detto niente?”
“Hank lo sa, ma non ha trovato nulla, dice che è tutto a
posto ma io sento male…”
“A me? Perché non mi hai detto nulla?”
“E farti preoccupare per niente? A che scopo? Non voglio
essere un pe…”
“Basta con questa storia!”
Lo guardò sconvolta, era la prima volta che la zittiva
con quel tono; abbassò lo sguardo che sentiva vacuo e pesante, stava per
piangere.
“Tu non sei niente, tutto ciò che ti riguarda non è
niente Marie!”
Udito ciò si sentì stringere al suo petto, sentì il suo
cuore battere veloce come il proprio, sentiva il suo respiro affannato e la sua
presa non allentarsi.
Timidamente contraccambiò inspirando quel suo profumo di
sigaro e pelle riuscendo a calmarsi.
“…odio i temporali…”
“Odio quello che ti fanno…”
“Pffffffff…sono una sciocca…una ragazzina paurosa e …sciocca…”
“No invece…”
“….”
Si era addormentata.
La strinse più forte.
“…non lo sei affatto…”
Un altro lampo.
Un rombo simultaneo.
Stavolta però nessuna paura, solo un sorriso sereno sul
viso di lei.
Capitolo 4 *** Bastards, spinelesses and hypocrites,all that they are, all that I am ***
I
giorni che seguirono furono piuttosto freddi, segno che l’autunno si
stava ormai avvicinando.
Le
verdi e grandi foglie degli enormi aceri che crescevano nel parco della scuola
stavano incominciando ad ingiallire così come quelle più piccole dei
tigli sotto ai quali adorava sedersi, che cadevano a terra formando un morbido
manto umido.
A lei
piaceva un sacco la fine dell’estate, le piaceva vedere il cambiamento
dei colori, le macchie gialle e rosse fra le fronde degli alberi, adorava
sentire i profumi umidi e forti del sottobosco e così si allontanava
più che poteva dalla scuola lungo il parco a sud, quello che finiva col
boschetto in cima ad una piccola collinetta, a volte correva e mentre lo faceva
rideva tenendo stretti al petto l’album da disegno e le sue scatole di
matite sorridendo ai ragazzi che incrociava, risaliva il lieve pendio e
lasciava cadere tutto a terra, poi inspirava l’aria fresca e di colpo si
voltava rimanendo estasiata dalla vista che ogni volta riusciva a stupirla.
La
scuola, la casa dove viveva, il suo rifugio dal mondo o come la si voleva
chiamare era li alla fine del prato circondata dal giardino e ricoperta di
quella meravigliosa edera verde che cominciava a sbiadire sul rosso in
contrasto con il colore chiaro dell’intonaco.
Non
aveva parole per descrivere la gioia e il senso di protezione che sentiva
dentro,
l’esser
arrivata in quel posto era per lei un’immensa fortuna.
E
sapeva che ringraziare il Signore non era mai abbastanza.
“Sembri
una mocciosa davanti al luna park”
“Logan!
Mi hai spaventata!”
Il
sorriso che gli riservò però diceva tutt’altro.
Diceva
felicità.
“E
si che ho anche fatto rumore, che guardi di interessante?”
Mosse
qualche passo verso di lei notando i fogli a terra; un album da disegno?
“Nh?
Niente, la scuola...”
“Ti
esalta la vista della scuola? Stai male per caso?”
“Non
è solo questo Logan!”
Gli
diede un lieve spintone sedendosi sul prato.
“Ah
no?”
“Certo
che no!”
Vide
il sorriso di lei farsi più sereno e maturo e gli occhi schiudersi mentre
tornava a fissare la scuola di Charles.
“È
la mia...la nostracasa ora, una
famiglia, e mi piace guardarla da quassù, sembra un mondo a parte non
trovi?”
Si
girò per guardarlo ridacchiando alla sua espressione basita,
l’immancabile sopracciglio inarcato.
“Voglio
dire, alle nostre spalle, oltre il boschetto si può vedere New York col
suo caos e il suo grigiore, davanti a noi invece c’è la pace...la
sicurezza...”
Rimase
in silenzio ad osservare la stessa scena di lei trovandosi a pensare che aveva
ragione, uno come lui, riusciva persino a sentire il trambusto della
città ma questo per lei non contava; lei non poteva...
“Si
sentono persino i clacson...”
“?”
“Che
c’è?”
“Niente,
tieni...”
Tastò
nella tasca interna della sua giacca in pelle prendendo una busta bianca e
porgendogliela.
“Ororo
mi ha chiesto di consegnartela, e farti i complimenti!!”
“Cos’è?”
Non
le rispose, semplicemente chinandosi gliela mise in mano, sedendosi accanto a
lei.
“NO!”
“Brutte
notizie?”
Guardando
la sua espressione però capì che era tutt’altro, poi
collegò la raccomandazione di Ororo, non le avrebbe fatto i complimenti
per delle brutte notizie!
Sorrise
a quell’espressione allegra, a come gli occhi le si illuminarono di gioia
e al tono di quella sua esclamazione.
“Oddio,
oddio ODDIO!!!!”
“Che
c’è?”
Rimase
perplesso nel vedersi restituire la missiva e al suo cambio d’umore.
“Non
ci riesco, oddio Oddio!!! Aprila tu!!”
“Nh?”
Osservò
la busta girandola per vedere chi fosse il mittente.
Manhattan
college of New York
Le lettere
erano scritte in oro in rilievo sulla liscia superficie della carta; aveva
capito, anzi gliene aveva pure parlato seppure di sfuggita, aveva fatto
richiesta per quel college e quella doveva essere la risposta.
Ora
capiva l’ansia che la attanagliava.
“Sei
preoccupata?”
“Oddio!
E se non mi hanno accettata e se...”
“Basta
aprire per saperlo...”
Un
artiglio già spuntava lucente fra le nocche della sua mano destra
pericolosamente vicino al bordo della busta.
“Aspetta!”
“Che
c’è?”
“Non
sono pronta, e se...”
“Finiscila
ragazzina! Non sei stata chiusa in camera tua a studiare per tutto questo tempo
per niente no?”
Arrossì
a quelle parole, già, studiare; se solo avesse saputo che metà buona
delle sue ore in solitaria erano dedicate ad annotazioni e schizzi del suo
passato avrebbe squartato lei, altro che il bordo della busta.
STRAP
Ecco,
avrebbe fatto esattamente quel rumore mentre...ODDIO!
“Leggi
tu o leggo io?”
Il
foglio aperto si trovava davanti ai suoi occhi, l’inchiostro era sul lato
opposto, impossibile da leggere per via del sole contro.
“Tu
TU!”
“Ok...ah...”
Sbarrò
gli occhi, che significava quel “ah”?.
“Logan?”
Lo
guardò timorosa, ecco lo sapeva e adesso come si giustificava? Che
poteva dire? Che delusione però.
Rimase
ad osservare l’espressione seria di lui mentre leggeva attentamente
quelle che non potevano essere più di tre righe nelle quali il direttore
responsabile le diceva, stando attento a non darle palesemente dell’ignorante,
che non era stata ammessa ma che l’avrebbe volentieri raccomandata a
qualche altro istituto.
Non
voleva nemmeno pensarci.
Si
morse il labbro distogliendo gli occhi che sentiva lucidi, pesanti e bruciarle
concentrandosi sui fili d’erba che stava strappando per la rabbia.
“Peccato
piccola.”
Eccolo,
stava già cercando di consolarla.
“Sembra
che...”
“Fa
lo stesso non era importante...l’ho fatto così per provare, Jubes
mi aveva detto che...”
Trattenne
un singhiozzo e si asciugò una lacrima mentre si alzava in fretta
dandogli le spalle.
“...che
dovrai andare afar spese...”
“Oh...”
Lei
era Marie! Non le bastava spendere e spandere soldi in giro per negozi per
risollevarsi il morale, non era Jubes, e di certo lui poteva impegnarsi un
po’ di più per consolarla.
“Se
vuoi ti accompagno io...”
“Va
bene...grazie...”
“Anche
se nelle biblioteche ti dovrai arrangiare, odio quei posti.”
Che
centravano le biblioteche?
Fece
per girarsi, lentamente cercando di capire a cosa si stesse riferendo.
“...cazzo,
ti verrà mal di schiena con tutti i libri che ti dovrai
portare...”
“Ah,
ma allora significa che...”
Si
voltò completamente vedendo i suoi occhi fissarla con orgoglio.
Un
gruppo di passeri volò via dall’albero dietro di loro spaventato
da quell’urlo disumano passando sopra le teste di alcuni ragazzi
voltatisi in direzione della collina.
E lui
non ebbe il tempo di sorriderle perché si ritrovò a terra
schiacciato dal peso di lei e assordato dalle sue urla isteriche di gioia.
Rideva
con lei mentre la stringeva.
“Congratulazioni
Marie!”
Un
lampo di tristezza però gli attraversò l’espressione mentre
d’istinto la stringeva più forte ma lei non ci badò,felice com’era della notizia.
Distolse
lo sguardo puntandolo verso la grande scuola, quindi presto sarebbe andata via.
“Non
fare la modesta Chica! Sapevamo tutti che ce l’avrestifatta!”
Erano
venti minuti che appoggiato allo stipite della porta la guardava farsi
abbracciare e abbracciare tutti rispondendo impacciata ai complimenti che le
facevano, quella stupida festa era inutile.
Stavano
festeggiando una che se ne andava.
“...gan?”
“Nh?”
Scostò
lo sguardo scocciato trovandosi davanti ad Ororo.
“Che
fai qui in disparte?”
“Partecipo
alla festa...”
“Con
quel muso da funerale? Sembra piuttosto che tu abbia voglia di...non sei
contento per Rogue?”
“Che
domande...certo che si...”
Lo
guardò confusa appoggiare in malo modo la bottiglia di birra vuota su un
tavolo e poi allontanarsi verso il balcone; sorrise e si affrettò a seguirlo.
“Hey!”
“C’è
altro Ororo?”
Quel
tono secco non fece altro che farla sghignazzare e non ebbe paura ad
avvicinarsi alla balaustra.
“Pensi
che se ne vada? È per questo che sei arrabbiato?”
“...”
“Già,
mancherà a tutti noi, ma Rogue è una ragazza intelligente, merita
di sfruttare ogni opportunità, ha lavorato sodo per riuscire a
raggiungere il suo scopo e dopo tutto quello che è successo almeno lei
si merita tutta la normalità possibi...”
“È
per questo allora che non l’hai fermata?”
“Nh?”
“Già,
adesso è normale, non è più un mostro può andare,
uscire da questa gabbia e mescolarsi a tutti gli altri ipocriti bastardi e
smidollati esseri umani che l’hanno temuta fino ad oggi! Bah, contenta
lei...”
“Logan?”
Lo
fermò che era già sul punto di rientrare facendolo girare.
“C’è
altro, Ororo?”
Stavolta
il tono era quasi ironico ma ancora lei non si scompose.
“Pensi
questo di lei?”
“...”
“Credi
che non meriti di...di andare e mescolarsi a tutti quegli ipocriti bastardi e smidollati come li chiami tu? Perché in
caso non l’avessi notato è questo che lei vuole, l’ha sempre
voluto, ha preso la cura
perché lo voleva Logan, cos’hai da rimproverarle? O da
rimproverarmi?!?”
“Poteva
benissimo continuare a studiare anche qui, sarebbe stata protetta da...”
“Da
cosa Logan? Non è più un mutante non ha più nemici non
deve più aver paura di quello che c’è fuori
è...è...”
“Libera?”
“.........si
Logan, è libera di andare ora....se è questo che vuole chi sono
io, o tu o chi siamo noi per poterla fermare?”
La sua famiglia....
Questo
però non glielo disse.
Aveva
ragione dopotutto.
Si
appoggiò nuovamente allo stipite della porta finestra osservandola
ridere di gusto, erano mesi che non la vedeva così felice e lei meritava
di essere felice.
Che
poi cosa gli importava se lei se ne andava? Cosa gli importava se non mostrava
la minima tristezza nel lasciare quel luogo dopo quattro fottuti anni vissuti
nella protezione e nel calore di una famiglia?
Evidentemente
per lei non erano stati poi così importanti, presto non avrebbe
più attraversato il prato di corsa fino alla collina per osservare la
sua, pardon, la loro casa come la
definiva lei; tutto sarebbe finito.
E lei
stava li a ridere felice.
Prese
e si diresse al garage, ne aveva abbastanza.
“Logan!?”
“Cazzo!
C’è altro Ororo?”
Si
voltò di scatto, gli artigli sguainati dalla rabbia.
Non
gli era mai successo.
“Ah...s-scusa...”
“Marie?”
Sbiancò
per come aveva reagito e per lo sguardo incerto di lei che vagava dai suoi
occhi ai suoi artigli; senza che nemmeno pensasse di farlo questi si
ritrassero.
“Niente...torno
di là...scusami...”
Non
cercò neanche di fermarla, non gli riuscì e si limitò a
guardarla percorrere il corridoio scuro fino alla porta della sala dei
ricevimenti.
...era
più mostro lui di tutti i bastardi ipocriti e.....
Non
ci pensò oltre, schiacciò il bottone dell’ascensore ed
andò in città.
...............................................
“Sei
perfida lo sai?”
“Oh,
ciao Hank!”
“Perché
non glielo hai detto?”
“Detto
cosa?”
“Ororo....!”
“...ma
dico hai visto che espressione aveva?”
“Lo
dico per questo!”
“Loverrà a sapere comunque...”
“Si
ma...”
“Hey!”
Si
voltarono verso la terza voce sopraggiunta sorridendo alla giovane.
“Rogue!
Ti stai divertendo?”
“S-si ma, ho visto Logan...è...”
“Incazzato
nero?”
Annuì.
“Lo
sappiamo!”
Hank
rispose per entrambi guardando male Tempesta che alzando una mano in aria
ammise la sua colpevolezza.
“Colpa
mia! L’ho stuzzicato un po’ troppo...hih hih...”
“Niente
di cui preoccuparsi?”
“Assolutamente
no tesoro!! E ora torna dentro, sei la festeggiata stasera!”
“Ok!”
“Assolutamente
no?”
“Si
Hank. Assolutamente no!”
“Se
lo dici tu...”
“Sai...”
“Nh?”
“Muoio
dalla voglia di vedere due cose...”
“Ovvero?”
“La
prima è vedere la sua faccia quando scoprirà che Rogue
rimarrà qui a vivere...”
“La
seconda?”
La
signora del tempo si alzò sulle punte bisbigliando qualcosa
all’orecchio della palla di pelo blu che sghignazzò un poco prima
di tornare a guardarla storto.
“Come
ho già detto prima, sei perfida ‘Ro!”
..................
Si
scostò ansimando ricadendo sul materasso.
I
gemiti accanto a lui erano quasi un fastidio e quella canzone del cazzo in
sottofondo non migliorava di certo il suo umore.
Non
si era sfogato per niente!
Poi
una mano scivolò sul suo addome perlato di sudore incominciando ad
accarezzarlo fino a giungere sotto al mento.
“Sei
più arrabbiato del solito stasera...che c’è?”
“Fottuti
cazzi miei...”
Si
scostò dalla sua presa mettendosi a sedere sul bordo del letto cercando
i vestiti.
“Vai
di già? È presto!”
Si
voltò pronto ad insultare quella stracazzo di cameriera nel modo
più sudicio possibile quando la radio di colpo cambiò tono.
La
canzone venne interrotta dalla voce di uno speaker.
“Segnaliamo ora la notizia
di una rapina finita in tragedia, un uomo e sua moglie, proprietari di un
minimarket ad orario notturno sono stati assassinati dopo un tentativo di
rapina fallito.
Il rapinatore dopo aver intimato
ai due di consegnare l’incasso ha tentato la fuga ma è stato
raggiunto da un colpo d’arma da fuoco sparato dal negoziante che lo
avrebbe colpito in pieno petto;
nonostante la gravità del
colpo subito il video della sorveglianza rivela che il malintenzionato non ha
riportato alcun danno e dopo essersi avvicinato ai due li ha colpiti a morte
con qualcosa fuoriuscito dal suo corpo.
Non si hanno notizie di che cosa
si trattasse, fatto sta che i due, all’arrivo delle forze
dell’ordine erano riversi a terra privi di vita con diverse ferite alla
parte superiore del corpo.
L’arma utilizzata, un
fucile a pompa regolarmente denunciato era ancora stretto alla mano del
proprietario.
L’unica certezza è
che si sia trattato di un...mutante e questo riaprirà certamente le
molte polemiche che si erano andate ad affievolire dopo il discorso pronunciato
dal Presidente degli Stati Uniti in merito ad una pacifica convivenza fra
esseri normali e mutanti...per ora è tutto, maggiori informazioni al
notiziario delle sei.”
“....................”
“Maledetti
mostri....crepassero tutti!”
Cosa
lo frenò dal far fuori quella troia non se lo seppe spiegare.
Si
limitò a vestirsi alla svelta e lasciare quella stanza e dirigersi alla
moto, accenderla e far rientro alla scuola.
E
mentre guidava e il vento gli sferzava il volto non poteva fare a meno di
pensare a quanto fosse un vero e proprio coglione.
Aveva
insultato gli esseri umani e neanche mezz’ora prima se ne stava fottendo
una, dava loro degli smidollati e aveva appena sentito di uno che si era fatto
ammazzare da un mutante per proteggere il suo lavoro.
Dava
loro degli ipocriti e invece non avevano paura di dire ciò che
pensavano.
Il
vero bastardo, smidollato e ipocrita era lui, che non riusciva neanche ad esser
contento per lei.
Accelerò
ulteriormente inserendo la massima velocità.
Non
le aveva nemmeno chiesto scusa.
TH
Mille
Grazie Ro90
E Soniacristina 1989
Sono
contenta che la storia vi piaccia!
Spero
di riuscire ad aggiornare con più regolarità
L’aveva
visto fare sesso….aveva provato le sue stesse emozioni….desiderio, passione, voglia di possedere….aveva assistito al suo amplesso a pochi metri
dal letto in cui giaceva osservando attentamente il suo corpo flettersi e
affondare in colei che gli stava sotto, li aveva sentiti gemere entrambi aveva
visto le sottili braccia chiare della donna avvolgere la nuda schiena di lui
perlata di sudore e stringerla forte, sentiva e vedeva gli scatti che lui
faceva per soddisfare entrambi.
…e non si era sentita per niente imbarazzata…anzi…pian piano dentro di lei si era fatto tutto
più caldo e confuso, la mente si era annebbiata e la schiena le aveva dato i
brividi.
Non era
la prima volta che lo aveva sognato in quel modo ma la prima che assisteva a
tutto. Normalmente ciò che vedeva erano scene sfuggenti che si intromettevano
nei suoi pensieri mentre sonnecchiava o era in procinto di addormentarsi sul
serio e in tutte quelle occasioni l’unica emozione che la avvolgeva era noia, la
voglia che aveva lui di sfogare i suoi istinti, niente amore, niente desiderio,
solo puro istinto; invece quella sera
era stato tutto…diverso.
Ma non
era stato quello a sconvolgerla.
A sconvolgerla
era stato scoprire il viso della donna che stava con lui.
A shockarla
era stato l’avvicinarsi involontariamente a loro come spinta da una forza
superiore a lei, tenere lo sguardo fisso sulla schiena su lui e notare nell’avvicinarsi
il guizzare dei suoi muscoli tesi sotto la pelle, respirare a fatica colta
dagli stessi spasmi che scuotevano lui, sentire nei timpani il roco gemere di
lui e gli acuti gridi di lei, le sue risate e i suoi sospiri.
Per la
prima volta aveva avvertito in lui la voglia di metterci l’anima in quell’amplesso,
sentiva le sue emozioni chiare e sincere, e se emotivamente la facevano star
bene, a mente fredda le spezzavano il cuore.
Lui stava
amando una donna con l’anima e col corpo, la stava abbracciando e baciando con
amore, le stava sussurrando frasi assurde che la facevano ridere mentre
impazzivano d’amore sotto le lenzuola.
Se fosse
stata in grado di urlare l’avrebbe fatto, ma la sua voce era silenzio e le sue
labbra nonostante ordinasse loro d’aprirsi rimanevano sigillate e il suo
spirito si sentiva appagato della soddisfazione di lui, e mentre la mente
gridava di allontanarsi…. di svegliarsi…di
fuggire, i suoi piedi incedevano lentamente fino a che si era ritrovata a pochi
centimetri dal letto, con una visuale completa sulla larga schiena di lui
rigata di rossi graffi e lucida di sudore nell’esatto momento del loro culmine.
Non aveva
potuto fare altro che rimanere a guardarlo ridere con la sua donna, baciarle la
fronte, il mento e le labbra senza riuscire a vederne l’identità nonostante la
curiosità perché il corpo di lui la stava nascondendo, fino a che pochi attimi
dopo si era lasciato cadere di pancia al suo fianco e aveva affondato la testa
nell’incavo del suo collo chiudendo gli occhi in un espressione talmente serena
che il cuore le si era spezzato davvero.
Poi di
colpo aveva posato gli occhi su di lei e piena di gelosia e rancore aveva aspettato che si togliesse il braccio da
davanti al volto per scoprirne l’aspetto.
…fu questo a sconvolgerla…nel
più profondo dei sensi.
La donna
che aveva fatto l’amore con Logan….eralei…
Dopo quella
scoperta il sogno era cessato in un vortice nero di immagini sovrapposte senza
lasciare il tempo a tutte le sue emozioni di acquisire significato, al suo
stupore di svanire e al suo cuore di calmarsi.
Così si
era svegliata ansimante e sudata, piena di emozioni confuse e…si
portò la pallida mano alla fronte.
“Cazzo!!!!”
Scostò
le coperte e andò in bagno a sciacquarsi il viso con l’acqua fresca, si legò i
capelli in una coda bassa e indossò la vestaglia.
Sarebbe
scesa in cucina, forse un buon tè caldo le avrebbe calmato l’umore.
Scese
le lucide scale di legno svoltando a sinistra verso la sala, ma notando la luce
si bloccò.
Lui era
lì dentro se lo sentiva, pronto a consolarla semmai fosse entrata sconvolta
come era sicura d’essere in quel momento, no, non sarebbe riuscita a sostenere
il suo sguardo, e si sarebbe tradita.
Si girò
di scatto optando per la terrazza sul lato est, quella col muro e la balaustra
ricoperti d’edera, quella dove la luna splendeva sempre donando calma allo
spirito, quella che dava sul cortile interno che custodiva le tre tombe.
Era così
che tutti a scuola chiamavano il luogo di sepoltura di Charles Scott e Jean, non
era un cimitero quel posto, era un prato, un giardino dall’erba perfettamente
tagliata e sempre verde, Tempesta se ne occupava personalmente, e alla base
delle tre pietre di marmo non mancavano mai le suo rose d’Africa e le polle che
contenevano i ceri.
Schiuse
gli occhi intristendosi appoggiando i gomiti sulla fredda roccia della
ringhiera, eccole li infatti, nere e tetre illuminate dalle fioche candele e
circondate dal silenzio più sacro.
Un profondo
senso di rispetto la pervadeva nel guardare quelle lapidi che semplicemente
intimavano silenzio e riflessione ma che
erano anche il ricordo di brave persone, di amici e famiglia.
Un
tempo sarebbe potuta andare da Scott e parlare delle sue paure, dei suoi
tormenti e delle sue insicurezze come aveva fatto tante volte quando con Bobby
le cose non andavano bene.
Sorrise
di nostalgia e rimpianto, dopo che Logan se n’era andato lei si era sentita
sola nonostante il calore della vicinanza dei suoi nuovi amici che facevano di
tutto per tirarle su il morale; il fatto era che dopo l’aver assimilato le
personalità di Magneto e di Logan qualcosa dentro di
lei era cambiato, in pochi giorni era cresciuta mentalmente e spesso si
annoiava a star dietro ai discorsi di Jubes e Kitty, si sentiva pervadere da un
senso di non appartenenza che le lacerava l’anima, si sentiva una vecchia nel
corpo di una diciassettenne, si sentiva incompresa e sbagliata, non si sentiva
più lei e questo la terrorizzava.
Fu in
quel momento che la mano di Scott s’era posata sulla sua spalla senza timore
della sua pelle e le parole di lui l’avevano risollevata da quel profondo
abisso nero che s’era scavata da sola fra i pensieri.
“Sono qui Rogue…qual
è il problema?”
Il
problema era lei, glielo aveva urlato contro fra le lacrime e il tremore, s’era
coperta il viso per la vergogna e aveva gridato ogni sua paura a quel ragazzo
che sorridendo le aveva offerto una spalla su cui piangere.
E poi
vennero i giorni sereni, venne l’amore con Bobby e la sua nuova esistenza,
arrivarono gli allenamenti con i giovani x-men
vennero le chiacchierate e le risate con Scott, l’amicizia con Jean e la
sintonia perfetta con Tempesta, vennero le sedute con Xavier
e un futuro nuovo e limpido tutto per lei e alla fine era tornato anche Logan.
Si ritrovò
a fissare la tomba di Scott con gli occhi velati dalle lacrime; com’era
arrivato tutto questo se n’era volato via con l’attacco di Stryker;
con l’incidente alla diga e la scomparsa di Jean l’equilibrio alla Mansione s’era
incrinato per sempre, Scott era cambiato e nonostante i suoi sforzi non era
riuscita mai, nemmeno una volta a farlo sorridere come lui aveva fatto con lei;
era tornata la minaccia di Magneto, la follia della
Fenice ed una nuova guerra che aveva privato tutti di quei tre pilastri di
protezione e comprensione, dalla quale lei era scappata da codarda rifugiandosi
nel miraggio della Cura.
Era tornata
quando tutto si era concluso e aveva trovato solo volti ostili, nessuna
comprensione, era tornata in una casa alla quale non sarebbe più appartenuta umana
fra i mutanti.
E ancora
una volta era stato lui a rimettere tutto in sesto; era rimasto al suo fianco
porgendole la mano ogni volta che cadeva e assieme a Tempesta e Hank aveva
ripreso in mano la situazione alla scuola.
Grazie
a quei tre aveva ancora una casa e degli amici, grazie a loro aveva di nuovo
una famiglia.
Questo
però non cambiava le cose.
“Che
fai qui?”
Scattò
d’improvviso faticando a trattenere un urlo di spavento scostandosi dal tocco
che aveva avvertito sulla spalla.
“Marie?”
“Lo-gan…niente, pensavo…”
“Fa
freddo sta sera, perché non entriamo?”
“No…io…”
Non
riusciva a staccare gli occhi dal pavimento, aveva contato cinque volte le
crepe della lastra di granito sulla quale poggiavano i suoi piedi e cominciava
ad averne abbastanza, ma da li poteva tenere d’occhio la sua posizione e se l’ombra
di lui si avvicinava lei arretrava.
“Mettiti
quest-”
…eraavanzato….
“Ah!”
ops
Era arretrata…
“Che
ti prende?”
“Niente…perché?”cazzo!
“Un
altro incu-”
“NO!”
Cazzo!!!
CAZZO CAZZO!!!!!
Si
coprì il viso con le mani riprendendo in mano la situazione, o per lo meno
provandoci dal momento che adesso, non facevano che tornarle alla mente i
gridi, i sospiri e le spinte….
Nonono NO!!!
Scosse
la testa scacciando quelle scene sentendosi davvero un’incapace, si stava
comportando da stupida e avvertiva il suo sguardo addosso, la sua
preoccupazione, la sua presenza farsi sempre più vicina.
“No! Stai
li stai….waah”
Un attimo
solo e avvertì un ostacolo impedirle di arretrare, la ringhiera bloccò la sua
spinta sbilanciandola indietro stava cadendo lei stava.....annaspò agitando le
braccia in cerca d’equilibrio mentre gli occhi erano fissi sul suolo.
“Waah-oh!!”
Un
contraccolpo e il pericolo s’allontanò.
Andò a
sbattere contro qualcos’altro di duro, ma in verticale stavolta.
Si trovò
avvinghiata al suo petto, le braccia di lui sulla schiena, strette e salde.
“Hey!
Stà ferma!”
“Che
colpo!”
“A
chi lo dici ragazzina…ma che ti è preso?”
“Non
lo so io…tu…noi…ah! cazzo!”
La stava
abbracciando senza lasciarle spazio per muoversi.
“Io…credo di star impazzendo…”
“Eh?”
“Non
c’è altra spiegazione…è…pffffffffff ahh hah…sto impazzendo sicuramente….tunon…io…”
“Che
stai dicendo? Che cos’hai?”
Le sue
mani scivolarono velocemente dalla schiena di lei fino alle spalle, e
cingendole la scossero saldamente.
“Ahh
ahh ahhhah…”
“Calmati!!”
“..hah!
ok sono calma!”
“Bene!
Posso lasciarti?”
“No! Cioè
si! Cosa?”
“Marie…”
“Sono
calma! È passato…ok…”
Prese
un bel respiro premendo contro di lui per essere lasciata e così lui fece
seguendola alla balaustra poggiandosi di schiena mentre lei tornava alla
posizione di prima, coi gomiti sulla ringhiera, respirando piano.
“…sono le tre e mezza ragazzina…un
ora insolita per impazzire…”
“…è che ho sognato che tu….cheio…chenoi…waah che sto dicendo! Dimentica
tutto!”
“Eh? Cosa
devo domenticare che c’è da dimenicare?”
“In
effetti niente!”
“Mi
prendi per il culo?”
Magari…
“No!”
“Allora
che c’è?”
Il suo
tono era esasperato.
“Logan….”
“Nh?”
“Verresti
mai a letto con me?”
“Eh?”
Non
fu tanto la domanda a stupirlo, quanto il tono che lei usò e lo sguardo che
lesse nei suoi occhi mentre gliela poneva.
“…Marie…”
“Sai,
con le ragazze l’altra sera stavamo giocando a obbligo o verità e Jubilee per
vendicarsi di una mia domanda vigliacca me ne ha posta una altrettanto assurda… ”
“E
sarebbe?”
“Ro’ ti faresti Logan? Così, spudoratamente, e io che le avevo
chiesto se si fosse mai ehm, lasciamo perdere comunque ci son rimasta secca,
voglio dire che potevo rispondere mi ha presa alla sprovvista e non sapevo che dire….”
“Marie…”
“Ma lei
continuava ad insistere che rispondessi e poi ci si è messa pure Kitty a dire
che se non lo facevo mi toccava la pena
che consisteva nel fregare un ciuffo di peli ad Hank e tu lo sai che è
impossibile farlo allora dovevo per forza dire qualcosa ma non sapevo cosa e
così…”
Faticava
a starle dietro, parlava a raffica, sembrava delirare e gesticolava come un’isterica
e se la rideva fissando un punto indefinito oltre le tre tombe, non era lei in
quel momento, ma che cazzo s’era fumata?
“…in definitiva ho detto che dipendeva da te!”
“…eh?”
“…perciò, dimmi…verresti mai a
letto con me? Così…in amicizia perché sai se non
glielo dico entro domani sera quelle mi fan fare la penitenza per davvero e dubito
che Hank vada d’accordo con rasoi o cerette…”
“Si…”
“Anche
tu? Beh ovvio, non credo che nessuno la pensi diversamente, voglio dire, chi se
lo immagina Hank in bagno alle prese con il depilatore? Lo incepperebbe subito,
ci vorrebbe come minimo il tosaer…”
“Marie…”
Sospirando
le bloccò un polso a mezz’aria facendola voltare verso di lui.
“Nh?”
“…si…”
“L’hai
già detto…ancheperché…nh?”
Si accorse
solo in quel momento che la presa sul suo polso s’era fatta più forte, e che
quei “si” non erano inerenti al discorso Hank-rasoio
ma a tutt’altro.
“Si?”
“Perché
no?”
“Beh perché…”
Cercò
di riprendersi il suo braccio ma lui non accennava a lasciare la presa, anzi,
si fece anche più vicino col viso e li intravide per un attimo i suoi occhi
selvaggi di marmo nocciola.
“…perchévediamo…”
“Sentiamo
su…”
La sua
voce divenne roca, divenne brivido, divenne estasi per lei.
“… sono
una ragazzina … come dici sempre tu …”
“…dettagli…poi?”
Il
suo respiro le accarezzava l’orecchio e a volte la guancia barbuta di lui le
sfiorava lo zigomo, ma che diavolo stava succedendo?
“Ehm…siamoamici…”
“L’hai
detto tu in amicizia no?”
Stavolta
lo fece d’intenzione e le strusciò la mascella contro la guancia, inspirando il
suo profumo mentre chiamava in causa anche l’altra mano facendola scivolare
sulla schiena di lei coperta della liscia e sottile vestaglia di seta,
appurando che sotto, almeno nella parte superiore non portava niente.
“Logan?”
“Nh?”
“Cosa…
Quella
che bloccava il polso scivolò verso l’alto insinuandosi nell’incavo del collo
chiaro di lei …
stai…
…
fino a poggiare sul mento …
facen…
…
alzandole il viso e reclinandolo verso il suo che nemmeno un istante aveva
abbandonato il profumo dei suoi capelli sull’altro lato, dietro il lobo, in una
zona di lei ipersensibile lo deduceva dal tremore che le scuoteva la schiena.
… do?”
Era
sua.
“In amicizia…”
“…Log…nhm….”
Le tappò
la bocca con la sua in un tocco deciso ma leggero senza entrare, gustandosi
solamente il sapore delle sue labbra che erano morbide e sapevano si lei, non
di assurdi lucidalabbra ma di lei.
“….”
Sentì
la stretta delle sue mani sulla maglietta per non cadere al cedere delle sue
ginocchia ed osò.
Scivolò
con la lingua lungo il labbro superiore dei lei indirizzandola poi all’interno della
bocca trasformando quel tocco in passione e quel gioco in tortura.
La sorresse
prendendola per i fianchi quando la sentì cedere e la alzò a sedere sulla
ringhiera portandola quasi alla sua altezza.
E sorrise
fra un bacio e l’altro nel sentirla partecipe la sua Marie, affondando le
labbra lungo il collo di lei in una scia di sospiri baci e piccoli morsi
tenendola saldamente per i fianchi mentre lei allargava le gambe per…
“…rie…”
“Nhm…”
Una scossa.
“Hey
ragazzina!”
“In amicizia…Logan…”
“Marie!”
Un nuovo
sussulto, l’intorpidirsi dei sensi sentirsi portar via da un luogo ovattato e dolce…sentire…freddo.
Sorridere
e alzarsi stringendo la sua mano, barcollare contro la sua spalla, rimettersi
in equilibrio e camminare ancora intontita di ritorno dalla strada di un sogno.
Sbuffò
scostando di scatto il piumone del suo letto.
“Che
mal di testa! Che diamine ho bevuto?”
“Scema!
Ti sei addormentata sul marmo in terrazzo…”
“Ah
già….”
Spostò
il ciuffo bianco dietro la testa con una mano stropicciandosi gli occhi.
“Mi
hai portata in camera tu?”
“Mhn…”
“Grazie
Logan…”
“….”
“Che
fame…”
Fece
per alzarsi ma la sua schiena e la sua testa erano di tutt’altro avviso.
“Ma
che diavolo ho?”
“40
di febbre oltre che un bel raffreddore….”
“Porca
putta- ahio!”
Logan
si sedette sul letto prendendole le spalle e facendola abbassare sul materasso
indugiando sul calore che la sua pelle emanava, a come fosse liscia, al profumo
che la caratterizzava.
Avesse
potuto l’avrebbe divorata di baci e morsi e si sarebbe perso in quei suoi
immensi occhi nocciola screziati di verde…
“Logan?”
…ma si costrinse a chiudere gli
occhi e respirare profondamente prima di interrompere quel leggero contatto e
trovare una scusa per lasciare la stanza.
“…meglio che vada, Hank ha detto che devi riposare…”
“Ma…”
“Hai
detto che hai fame no? Ti faccio un po’ di brodo o qualcosa che faccia
bene ai malati…”
Si
alzò in piedi prendendo a guardare ovunque e gli occhi gli caddero sulla
parte di parete alla quale erano attaccate decine di foto, e precisamente su
quella che avevano fatto l’estate prima al Central
Park di New York in uno dei pic-nic che spesso organizzavano Ororo ed Hank per
gli studenti che rimanevano alla scuola durante le vacanze.
“Mi
ero messa in testa di imparare a pattinare…”
Si
voltò sorridendole, stupito del fatto che fra la moltitudine di foto
presenti lei avesse capito quale stesse guardando.
“Ti
ci è voluto tutto il pomeriggio per capire che quell’attività
non faceva per te…”
“Figuriamoci,
era il mio cosiddetto maestro che
lasciava molto a desiderare…”
Rise
guardando con la coda dell’occhio l’espressione sarcastica che
aveva assunto mentre parlava sfogliando distratta una rivista.
“Lo
conosco per caso?!?”
“Può
essere…è un nanetto dagli occhi verdi
che ringhia e si incazza di continuo…”
Alzò
un sopracciglio guardandola torvo…nanetto a
lui? Tuttavia rise nel vederla fare di tutto per non scoppiare a ridergli in
faccia.
Quella
creatura era adorabile, fortissima ma estremamente fragile, tremendamente dolce
con le persone che amava e…la sua unica luce
nella vita, l’unica che non lo aveva mai abbandonato. Fino ad ora.
Sospirò
tornando a guardare la foto di prima, presto lei sarebbe andata a stare
stabilmente a New York, avrebbe dovuto impegnarsi nello studio e non avrebbe
avuto più tempo per lui.
“…e a volte si intristisce senza motivo…”
“…scusa…èche…”
“Etchù…etchu….chu…”
“….èche…”
“Etchu…etchu…chuetchu…”
“Stai
cercando di battere il record di starnuti di Kitty?”
“Simpatico!
Et…”
“Lei
è allergica al pelo degli animali non puoi competere…”
“…chu!…beh, io
sarò allergica ai nanetti
suscettibili! Passami i fazzoletti va…”
“Dove
sono?”
“Sulla
mensola sopra la scrivania…eh…”
“Non
ci arrivo…”
“…tchu! Scemo dalla coda di paglia…vabbè
mi arrangio…”
Tirò
su col naso alzandosi barcollando verso la scrivania.
“Rimbomba
tutto qui….ehh…cazzo!”
“Forza
che sei una roccia!”
“Se
non vuoi fare il galantuomo taci almeno…”
“Guarda
che…”
“Ssht zitto! Ahio la testa…”
La
guardò levarsi sulle punte per raggiungere il suo pacchetto di
fazzoletti godendosi la scena di lei in camicia da notte con le sue forme di
donna, la sua bellezza di ragazzina e il contrasto che creava la sua figura in controluce
alla finestra.
La
sua Marie era bella da togliere il fiato.
“…cambiando discorso, non hai lezioni oggi?”
“…è domenica Marie…”
“Perfetto!
Una delle ultime prima dell’università…e
la passo a letto malata…ethcu! Che palle!!! Ahio!”
“…già…peccato…”
“Gli
altri sono usciti?”
“Si,
sono andati a vedere una partita di hokey…”
“Oh…midiapiace…so che
è il tuo sport preferito…di sicuro Ororo
ti avrà detto di…”
“Ho
fatto cambio io, lei voleva rimanere con te ma ho preferito lasciarle il grande
divertimento…sai, non mi trovo molto a mio agio
nel tenere a bada 20 marmocchi su di giri…”
“Grazie
James…”
S’incantò
vedendola sorridere così serena, e si che non aveva fatto nulla di
particolare.
“Pre…James?”
“Logan!
Vo-volevo dire Logan…”
“Ma
hai detto James…chi è? Non sarà
mica quello del secondo anno?”
“No
cioè si è lui ma non centra ora…oddio
sto delirando…”
“Ti
piace quello li?”
“Che
dici? È che il suo nome è simile al tuo, mi sono confusa!”
“Dov’è
di preciso che James e Logan si somigliano?”
“La
mia testa!”
Cazzo!
Si era incasinata da sola, ma si poteva essere più deficienti? Maledetta
febbre…cazzo!
“Ahio”
“Rimettiti
a letto…vado a prenderti qualcosa da
mangiare”
“Perché
adesso ti arrabbi?”
“Non
sono arrabbiato!”
“Si
che lo sei!”
“No
che non lo sono! Per me può piacerti chiunque non mi in…”
“Ma
non mi piace quel James! Insomma non…oh ma di
che diavolo stiamo parlando? Ahi la testa…”
“Rimettiti
a letto…”
“Ma…”
“Rogue!”
Si bloccò….erano mesi che non la chiamava
più così…da quando aveva preso la
cura e non era più…una di loro.
Indietreggiò
appoggiandosi alla scrivania chinando lo sguardo ferita, non poteva vederlo, ma
era sicura che anche lui era dispiaciuto.
“Ascolta
Marie…”
“No,
non fa niente…in effetti è vero…”
“Nh?”
“A
me piace…un James…non capisco
perché lo devo negare…sei mio amico
infondo nanetto isterico!”
“Hey!
Io non…”
“Il
migliore amico che si possa mai desiderare, l’unico che mi rimane accanto
sempre….”
“Marie…”
“Fila
in cucina che ho fame! Rauss, scattare!”
Si
lasciò spingere fin sulla porta, non ci capiva più niente, se non
era quel James, che James era?
“E
lascia perdere il brodo, voglio un sandwich mega farcito!”
“…ok…”
Appena
chiuse la porta vi si appoggio tremante.
Glielo
aveva detto!
Sorrise
ridacchiando dirigendosi poi alla bacheca delle foto.
“È
così…ti amo James Howlett…da
impazzire!”
Schioccò
un bacio sulla foto di loro due al parco, sospirando soddisfatta.
Glielo
aveva detto in faccia che lo amava.
E
poco le importava se lui non aveva capito.
James
Howlett, l’aveva sentita sussurrare quel nome
allora è così si chiamava quel pivello che piaceva a Marie,
chissà che tipo era, se somigliava all’uomo ghiaccio o a qualcuno
dei suoi cantanti preferiti…
Strinse
i pugni scendendo le scale.
Perfetto,
fra poche settimane, appena finiti gli esami di ammissione sarebbe partita,
aveva un ragazzo che le piaceva e lui se ne stava li, a fare l’amico…isandwich…il
coglione.
“James
Howlett…che nome da checca!”
TH
Uh uhhuhhu! Quanto sono bastarda!!!!
^w^
Pluma:
^w^
grazie del bel commento! Lo so che son bastarda, ma non posso metterli assieme
subito,
devono
patire prima, cioè, lui deve patire,
tanto
quanto ha fatto patire lei, come minimo!
Grazie
di cuore, spero di risentirti!!
Ro90:
Grazie
Ro…sono contenta che il capitolo ti sia
piaciuto,
mi
auguro che ti piaccia anche questo, e che troverai due minuti per dirmi che ne
pensi.
Un abbraccio!!
Ginsan89:
Lieta di aver letto le tue parole, ma soprattutto
d’aver trasmesso qualcosa…
Fammi sapere che ne pensi di questo eh?
Ciauz!!
Dada88:
Ciao a te Dada!
Non preoccuparti, mi fa piacere ricevere
recensioni, ma ancor di più sapere che
La mia storia vien letta perciò non preoccuparti…
Certo però, che se mi fai sapere come
la pensi son felice!!!
Ciao e grazie mille del fischio!
Soniacristina1989:
Hey!, ma ciao!!
Lo so, posso sembrare impazzita, ma non lo
sono affatto, solo mi diverto a torturare Logan, ora che ha
Capito d’amare Marie deve tribolare un po’
non credi?
…eccome se tribolerà, sarà geloso di sé
stesso…hih hih hih!
Bacio!!!!!
Marmar:
Crudelissimo direi….
Ma che ci vuoi fare? Son Bassssstarda!!!
Cchih hih hih!
Si
grattò la nuca arricciando le labbra dopo aver sbuffato notando che nella sua
cartella degli “attrezzi” mancava quello che le serviva.
Aveva
finito il carboncino proprio ora che dopo quasi un’intera mattinata di lavoro stava
per terminare il disegno.
“Che
palle!”
Soffiò
sul foglio di carta spazzando via la polvere, arrossendo nel vedere com’era
venuta la sua opera.
Era
esattamente identica a come l’aveva vista e…vissuta.
Sospirò
chiudendo la teca appoggiandola sulla scrivania accanto al suo letto
stiracchiandosi le braccia soddisfatta.
Non
poteva averlo nella realtà di questo ne era certa, ma quel disegno era la prova
che nel sogno l’aveva avuto eccome.
Chiuse
gli occhi cercando di ritrovare quelle emozione che le avevano donato i brividi
per ben due volte in una sola notte.
Le
mani di lei sui fianchi, il suo ridere di gusto l’ansimare di lui e le spinte
che dava dentro di lei sentendo crescergli dentro sempre maggior desiderio finchè…
Non
se lo seppe spiegare ma di colpo sbarrò gli occhi nell’appurare che le emozioni
che aveva avvertito non erano le sue, ma quelle…di
lui.
Non
ci aveva fatto caso subito ma ora…ora si ricordava
perfettamente che le sue risate le aveva sentite attraverso le orecchie di
Logan nonostante fosse lì in prima e terza persona; cioè, era lei la donna che
Logan aveva amato ed era lei quella in piedi davanti al letto, ma era stata lei
anche…Logan?
Si
ricordò di respirare dal momento che aveva smesso di farlo durante quel
ragionamento accorgendosi che il suo cuore aveva cominciato a battere
all’impazzata e che dentro era agitata.
Provò
a ripensare a quelle scene rendendosi effettivamente conto che non avvertiva
affatto le carezze di Logan sulla propria pelle, ma quelle che lei aveva fatto
a lui.
Quindi…aveva immaginato tutto, aveva fatto
tutto lei…da sola.
Abbassò
lo sguardo sulla teca che chiusa giaceva immobile sulla scrivania.
Era
tutto finto anche nel sogno, finto per davvero, era sé stessa ed anche Logan, era…incazzata.
Ed
ecco che la soddisfazione se n’era svanita in un lampo secco e vuoto.
Presa
da uno scatto d’ira aprì la teca strappando il disegno dal blocco bianco decisa
a farlo a pezzi seduta stante.
Ma
qualcosa dentro di lei si bloccò notando lo schizzo che aveva fatto sul foglio
precedente, concentrandosi su quel frammento di memoria che apparteneva a lui e
che lei aveva sognato due giorni prima e disegnatopoi, rendendosi conto che forse quello che
aveva fatto era stato un altro dei suoi…sogni?
“…..”
Scoppiò
a ridere dandosi della visionaria e dell’ingenua di sicuro Logan non poteva
aver sognato di…
Rise
di nuovo alla sua stupida congettura, lui era uno di quelli che non perdevano
tempo in simili fantasie, entrava direttamente in un bar e si sbatteva la prima
gnocca che gli faceva gli occhi dolci.
“Già…”
Sorrise
tristemente nell’accorgersi che pur essendo un’ipotesi anche questa le riusciva
tremendamente facile crederci.
“Uffa!”
“Non
per dire, ma ti si sente fin dal corridoio…”
“Ah…scusaJubes…stavopensando…”
“A
chi?”
“Come
fai a dire che penso a qualcuno?”
“Non
è così forse?”
“No!
Cioè si…oddio ma chi sei?”
“Non saprei…la tua migliore amica forse?”
“…”
Sorrise
seguendo i suoi passi mentre cercava di imboscare il disegno fra gli altri
fogli dell’album senza dare nell’occhio.
“Allora?”
“Cosa?”
“Chi
è il fortunato?”
“…eh?”
“Ro-o…”
“Non
lo conosci…”
“See, come no!”
“Come
no?”
“Chica,
ti faccio notare che conosciamo le stesse persone io e te, o almeno, tutte le
tue conoscenze rientrano nelle mie e dal momento che non esci mai posso
affermare con assoluta certezza che il soggetto del tuo piccolo delirio rientra
eccome nelle mie conoscenze….perciòspara…”
“James
Howlett…”
“E
chi sarebbe?”
“Come,
non lo conosci? Se hai appena detto che….”
“Va
bene falla finita e dimmi tutto…”
“No!”
“Come
no?”
“Jubes!”
“Va
bene d’accordo mi rivolgerò a qualcun altro…ho
incrociato Logan poco fa lui sicuramen…”
“NO!”
“Come
no?”
“Sei
qualcosa di assolutamente snervante tu…lo sai
questo?”
“I knowchica! Allora?...”
“…èlui…”
“Lui
chi?”
“Lui….insomma…”
Non
sapeva se ridere, piangere o sbattere fuori a calci quella peste di
un’asiatica, ma era anche convinta che forse, era giunto il momento di
confidarsi un pochino, di condividere almeno in minima parte quel peso che le
premeva dentro da mesi.
“Logan…”
Sbuffò
nel vederla girarsi verso la porta.
“Che
centra?”
“James
Howlett…èLogan…”
Rimase
spiazzata dallo sguardo interdetto che le venne rivolto perciò inspirando
profondamente cominciò una piccola spiegazione, a bassissima voce, di quel poco
che le voleva far sapere.
“Mi
stai dicendo che tu, al contrario di lui riesci a ricordare il suo passato?
Com’è possibile?”
“Credo
che sia per il fatto che l’ho toccato quando ancora…
ero una mutante…”
“Ma
la cura?”
“La
cura cancella la mutazione in sé Jubes, non le memorie di coloro che ho
assorbito prima di prenderla, o almeno questo è quello che credo, non è
possibile che l’antidoto abbia avuto effetto anche sulla mia testa, non poteva
riconoscere i “loro ricordi” come pensieri non miei e quindi come mutazione
capisci?”
“In
un certo senso potresti aver ragione Rò’…”
“…già…potrei…”
“Vorresti
esserne certa?”
“Mhn…”
“Potresti
sempre far due chiacchiere con Hank no?”
“Si,
così mi prende per pazza e mi rinchiude da qualche parte nei sotterranei….”
“Scema!
A questo proposito era proprio venuta a dirti che ti vuole incontrare…”
“Eh?”
“Per
vedere se sei guarita no? Che coincidenza…”
“Si ma…”
“Beh chica, decidi tu cosa fare, ma pensaci su ok? Ora scappo,
tocca a me pararti il culo come baby sitter dopo pranzo…”
“Grazie
Jubes…”
“Dovere
chica!”
“Intendevo
per…questo, per avermi ascoltata…”
“È un
piacere!”
Detto
questo la ragazzina in giallo si alzò e si allontanò nel suo tintinnare di orecchini,
braccialettini vari e collane chiudendosi la porta alle spalle.
Dopo
un attimo di indecisione Marie decise di cambiarsi per scendere
all’ambulatorio, era sicura d’esser guarita, non aveva starnutito nemmeno una
volta quella mattina e la testa non le faceva per niente male.
Si
stava infilando una maglietta viola quando la porta si riaprì di scatto,
“Comunque
sia alla fine non mi hai detto niente di quello che mi interessava sapere!”
“Jubes!
E bussare niente?”
“Siamo
nell’ala femminile scema, chi vuoi che ti veda?”
“…io?”
“Lui?”
“Logan?!”
Sarebbe
anche stata una scena divertente se Marie non si fosse trovata mezza nuda
davanti all’oggetto dei suoi tutt’altro che casti pensieri in compagnia di una
ritardata mentale che non ci arrivava nemmeno a calci alle cose più ovvie.
“Jubes?”
“Dimmi
chica!”
“CHIUDI
QUELLA CAZZO DI PORTA!”
……………………………
“Non
ti facevo così pudica ragazzina!”
“Che
cazzo dici? E che termini usi scemo?”
“Al
contrario di te, io so anche parlare bene…”
“Ha
detto la cazzata il nanetto!”
“Piantala
con ‘sto nanetto…”
“Non
ti facevo cosìpermaloso…”
“…”
Tossì
una risata nel vederlo inarcare il suo abituale sopracciglio, stavolta la
cazzata l’aveva detta lei.
“Va
bene ok basta, uno pari…e comunque non sono pudica io...”
“…sarà…”
“Come?”
“Vai
da Hank?”
“Già,
vuole accertarsi del mio stato di salute…”
“Fisico,
mentale o entrambi?”
“Scemo,
comunque sia sto benone adesso!”
“Sicura?”
“Dopotutto
da qualche in me parte c’è ancora qualcosa di te, sarà per questo che guarisco
in fretta no?”
“….”
Si
morse la lingua immaginando cosa dovesse pensare, lei con la sua stupiditàriusciva sempre a rovinare ogni attimo che
passava con lui; seppure lo facesse inconsciamente pareva le piacesse
rinfacciargli in ogni occasione che lui era parte di lei, e detestava questa
sua innata abilità che riusciva a fargli scattare nello sguardo quella
scintilla di tristezza.
“Scusami…”
“Nh?”
“A
volte veramente, mi chiedo come mai tu non mi abbia ancora mandata al diavolo…”
“Sarà
perché ti adoro?”
Lo
vide scoppiare a ridere e capì che molto probabilmente aveva in volto un
espressione assurda.
Sentiva
le guance in fiamme e l’aria ronzarle nella boccache sicuramente si era spalancata.
Accidenti
a lui e alle sue dimostrazioni d’affetto così rare ed inaspettate, così
spiazzanti e tremendamente…piacevoli.
“Idiota!”
“Vieni
dai che ti accompagno!”
Non
disse altro e lo seguì all’interno dell’ascensore appoggiandosi alla parete salutando
Kitty con un cenno del capo mentre le porte si stavano chiudendo.
“Vai
anche tu da lui?”
“Si,
palla di pelo vuol farmi degli esami…a cosa gli
serviranno poi…”
“Secondo
me vuol vivisezionarti, creare con il tuo dna un’armata di mini nanetti da combattimento
e piazzarli in giardino come mpfh…nani da guardia…”
“…quanti anni dovresti avere tu ragazzina?”
“23
perché?”
“Hai
la fantasia di una dodicenne, certe volte mi chiedo se hai sbattuto la testa da
qualche parte da piccola…”
“In effetti
sono stata investita da una macchina una volta al ritorno da scuola, sarà stato
quel colpo a…”
“Sei
stata investita?”
“Già…”
Uscirono
al tintinnio dell’ascensore che li informava che erano arrivati camminando
appaiati attraverso il lungo corridoio di acciaio dei sotterranei.
“…sono
rimasta in coma due giorni, mi hanno detto che ho fatto un volo di oltre dieci
metri dopo l’urto contro il parabrezza di quell’automobile…”
“Doveva
andare veloce il coglione…”
“Cogliona
semmai, era una tossicomane che stava scappando dopo una tentata rapina ad una
farmacia e ovviamente non gliene poteva fregare di meno del semaforo rosso e di
conseguenza di me che stavo attraversando sulle striscie…”
“Eri
sola?”
“Con
due compagne di scuola, una era piuttosto indietro, l’altra l’ho spinta in
avanti appena un attimo prima di venir travolta…”
“…”
“Ho
perso il terzo anno di liceo per colpa di quell’incidente e ci ho fatto una
tragedia, poi mia madre piangendo mi ha detto che era un miracolo se ero ancora
viva, diceva che i medici mi avevano data per spacciata fin dal principio,
avevo preso un colpo alla testa che mi aveva mandata in black out completo…boh…”
“Allora
sei già forte di tuo, io non centro nulla…”
“Sarà…”svoltarono
l’angolo rallentando in prossimità della loro meta “…oh,
eccoci, entri prima tu?”
“No
vai tu, io mi faccio una sana fumata prima, tanto per far imbestialire palla di
pelo…”
“Che
scemo che sei!”
Pigiò
il bottone per aprire la spessa porta trasparente del laboratoriosorridendo al medico che le era venuto
incontro.
“Hey
Rogue, come andiamo oggi?”
“Molto
bene Dottor Mc Coy !”
“Ok
allora, visita lampo quindi… siediti sul lettino e rilassati…”
“Va bene…senta…poi gliela posso chiedere una cosa?”
“Tutto
quello che vuoi piccola!”
……………….
La
porta si chiuse silenziosamente alle sue spalle e lei vi si appoggiò sospirando
premendosi forte la mano sul cuore.
E
cosìnon era stato frutto della sua
fantasia, ma al contrario, di quella di Logan.
Non
sapeva se esserne felice, vergognarsi o che altro; ovviamente non aveva
raccontato ad Hankdel suo sogno a luci
rosse ma aveva ripiegato su quelle schegge di memoria di luoghi freddi e
profumo di legno, e lui le aveva detto che se i ricordi di lui che sognava
erano nitidi e prolungati significava che erano ben radicati dentro il suo
essere, quindi, dal momento che quel
sogno lo ricordava benissimo e l’aveva vissuto dall’inizio alla fine non c’era
altra spiegazione.
Le
sfuggì una risatina di pura felicità.
Se
era lui che per primo la sognava forse…aveva qualche possibilità
in fondo.
Con
un’espressione da perfetta imbecille si avviò verso l’ascensore decisa a
spettegolare immediatamente quel piccolo particolare a Jubilee, qui urgeva un
piano d’attacco.
Cominciò
a trotterellare ma svoltando l’angolo venne travolta da una massa d’acciaio e
sbattuta a terra.
“Porca
puttana Piotr!”
“Sono
io ragazzina, che c’è hai problemi anche alla vista ora?”
“Mi
sembravi lui dannazione, hai una massa fisica che…ah
già, tu sei di metallo dentro…”
“Tu
non sei a posto ragazzina…”
Gli
fece la linguaccia ignorando la mano tesa verso di lei e rimettendosi in piedi
da sola.
“Sto
benone io! Piuttosto voglio vedere te appena esci di li, comunque…dopo
vai in città per caso?”
“No…”
“Uff…vabbè mi arrangerò allora, su 40 patentati almeno uno ci
andrà prima di sera… a dopo…”
“Che
ci devi andare a fare in città?”
“Compere…”
“Ma
tu la patente non l’hai presa?!?”
“….no…”
“No?”
“No!
Cos’è quell’aria stupita? Non lo sapevi?”
“Sapevo
che eri stata bocciata ad un esame di guida, ma credevo avesti ritentato…”
“…guidare non fa per me…”
Cos’era
quel tono rassegnato?
“Ti
sei già arresa?”
“Vai,
Hank ti aspetta…”
“Non
cambiare discorso!”
Cercò
di prenderleil polso mentre lo superava
non capendo l’improvviso lampo di tristezza che le aveva attraversato la voce e
lo sguardo.
“E tu
non rimandare l’inevitabile, ho visto che Hankstava lucidando i bisturi prima …”
Si
incamminò nella direzione opposta camminando all’indietro.
“Poi
ne riparliamo…”
“Poi
non ci sono, e se anche fosse per allora te ne sarai già dimenticato….bye…”
“Hey!”
Non
si voltò piùné aggiunse altro a quella
conversazione, si limitò ad entrare nell’ascensore e rimanere di spalle ma lui
la vide bene la sua espressione triste riflessa nel lucido acciaio dell’interno
della cabina.
Si
voltò proseguendo il suo cammino perplesso, riusciva a stupirsi ogni volta di
come, nel tempo che lui impiegava per uscire e fumarsi un sigaro, lei cambiasse
umore così radicalmente.
……………….
“Hey Hank…”
“Puntuale
come sempre Logan…”
“Spiritoso,
che ha Rogue?”
“Niente,
è in ottima salute come mai lo chiedi?”
“L’ho
incrociata ed era completamente persa e….acida…”
“Sarà
stanca…”
“È a
riposo da due giorni su tua disposizione… ”
“Stanca
in un altro senso…”
“Quale
altro senso?”
“Sei
qui per gli esami o per il terzo grado? E poi non posso rivelarti niente, sono
un medico non un gazzettino ufficiale…”
“Ma…”
“Niente
ma e stenditi…abbiamo già tardato abbastanza…”
Seppur
riluttante fece come gli era stato detto rimanendo in silenzio per tutto il
tempo necessario a prelievi, radiografie e baggianate varie.
“Interessante…”
“Cosa?”
“La
tua testa…”
“Eh?”
“Nella
tua testa, proprio in mezzo alla fronte c’è una crepa…”
Si
tastò la fronte non avvertendo nulla di anomalo.
“…pare che tu abbia preso una forte commozione cerebrale, il
rivestimento d’adamantio in quel punto è irregolare rispetto al resto del cranio…”
“Che
in parole semplici significherebbe?”
“Hai
preso un colpo in testa ….”
“Dici?”
“Così
sembra… forse è per questo che hai perso la memoria”
“Ma
se sono d’adamantio, e questo li è crepato, che cazzo è che mi ha colpito, un
meteorite?”
“Qualcosa
di altrettanto duro, forse dell’adamantio stesso, un proiettile magari…”
“E
che io sappia c’era solo un bastardo in grado di procurarselo…un
bastardo che adesso è morto…”
Sbuffò
rimettendosi in piedi giù dal lettino, avviandosi verso la porta aspettando
Hank che nel frattempo aveva spento i macchinari, le luci della sala e tolto il
camice.
Varcarono
insieme la porta camminando nel più totale dei silenzi.
“Potresti
chiedere a Rogue…”
“Che
c’entra lei?”
“Sembra
che a volte le affiorino in testadei
ricordi non suoi”
“I
miei incubi, o quelli di Magneto…”
“Foreste
di pini, odore di legno e resina e neve, tanta neve…”
Si
fermò accorgendosi che Hankaveva già
fatto lo stesso e lo stava guardando seriamente.
“Ti
dice qualcosa tutto questo?”
“…no…”
“Una
baracca di legno in mezzo al bosco, radure motoseghe e ancora neve…”
“Non
sono mica uno dei sette nani io, che vuoi che ne sap…”
Di
colpo gli venne in mente l’appellativo che lei gli aveva dato il giorno prima,
ma poi scosse la testa, no non poteva essere per quello…
“Tu
parlale comunque, qualcosa saprà di sicuro”
“Menomale
che eri un medico e non un gazzettino tu…”
“Hey,
ho tolto il camice prima, adesso sono semplicemente Hank, il peggior pettegolo
della scuola ma non dirlo in giro mi raccomando…”
Annuì
distrattamente mentre si fissava le punte degli stivali, come diavolo faceva a
tirar fuori l’argomento? Non poteva mica andare da lei e dirle di raccontargli
per filo e per segno tutto ciò che sapeva riguardo il suo passato, sarebbe
stato poco delicato e certamente da lui ma lei non meritava di esser messa così
alle strette.
Poi
si ricordò che avevano un discorso in sospeso e che lei doveva andare in città.
Fece
retro front evitando di salire in ascensore
proseguendo invece verso l’uscita per l’hangar e il garage.
L’avrebbe
accompagnata lui a fare compere e fra un discorso e l’altro ci avrebbe piazzato
dentro la sua domanda trabocchetto.
……………………….
Lesse
il display del cellulare con occhi pieni d’ira.
Non
poteva.
E lei
che era già pronta ad andare ed aveva aspettato quasi mezz’ora fuori dal garage
quel coglione che alla fine non poteva nemmeno accompagnarla.
Sbuffò
sconsolata, dopotutto non era mica colpa sua se doveva andare in missione certo
però che anche Ororo aveva un pessimo tempismo.
Si
incamminò verso l’entrata della scuola osservando i suoi piedi calpestare il
praticello ben tosato, poco male, avrebbe rimandato al giorno dopo e magari
l’avrebbe potuta accompagnare anche Jubilee così le avrebbe raccontato del
colloquio con Hank e avrebbero riso e fantasticato davanti ad un bel cappuccino
in un bar del centro.
Persa
com’era nei suoi non si era accorta del rumore del portone del garage che si
era sollevato, alzò gli occhi solo quando il familiare rumore della moto di
Scott le scosse i sensi.
“Logan?”
“Salta
su, ti ci porto io in città…”
“In moto?”
“Non
è lontana, venti minuti e siamo giù…”
Afferrò
il casco non del tutto convinta.
Poi
l’allettante prospettiva di stare avvinghiata alla sua schiena la convinse ad
accettare e così prese il casco e se lo infilò in testa.
“Reggiti
forte ragazzina…”
“Eccome
se lo farò…”
“Nh?”
Di
nuovo l’idea di tranciarsi la lingua le attraversò la mente ma fortunatamente
questa le suggerì una valida risposta.
“Guidi
come un matto tu!”
Così per
la successiva mezz’ora si godette la sua vicinanza oltre che gli sguardi pieni
d’invidia di chi ai lati della strada la vedeva in sella ad una moto da urlo
con un ragazzo da urlo.
“Da
che parte?”
“Destra,
al centro commerciale…”
……………….
Stavano
scendendo le scale che dal parcheggio rialzato portavano all’interno del centro
commerciale nel più totale dei silenzi, stranamente Logan sembrava…agitato?,
non sapeva spiegarsi se quella era la parola adatta per descriverlo ma era
diverso dal solito, come se dovesse chiederle qualcosa ma tentennasse nel
farlo.
“Ti
avverto che c’è posto per massimo due borse…”
“Quello
che mi serve mi sta in tasca…non scambiarmi per Jubilee…”
Si
prese una gomitata nelle costole tanto leggera quanto fastidiosa.
“Com’è
che sei così suscettibile oggi?”
“Non
sono suscettibile…”
“E io
non sono un mutante…”
Sfidò
con lo sguardo due ragazzini tutti piercing e tatuaggi che avendolo sentito lo
stavano studiando come fosse un fenomeno da baraccone, per un attimo gli venne
voglia di estrarre l’artiglio medio ma lo sguardo di Marie era tutt’altro che
accondiscendente.
“Smettila
di fare il cretinoo faccio finta di non
conoscerti…”
“Allora
dove si va?”
“In
colorificio, mi serve del carboncino, ma dato che ci sono prendo anche delle
tempere e dei pennelli nuovi…”
“Ricorda,
al massimo due borse di roba…”
“…chestress…”
Il
profumo delle vernici che impregnava l’aria le piaceva in maniera particolare,
al contrario di Jubes che sosteneva facesse venir il mal di testa e che appena apriva
i suoi tubetti di colore se la svignava dalla sua stanza alla velocità della
luce.
Stava
decidendo quale tonalità di rosa scegliere quando nello spazio vuoto fra due
tonalità di quel colore notò il suo sguardo fisso su di lei.
Fermò
l’incedere lento fra gli scaffali concedendosi alcuni istanti per ammirare quel
colore unico tanto bello quanto impossibile da replicare; era convinta che per
quante volte avesse provato a farlo non sarebbe mai riuscita a ricreare su
carta quelle due gemme nocciolascreziate
di verde e d’oro, e non contava più i tentativi falliti.
“…heh…”Le uscì un
sospiro che sapeva di risata.
“Che
c’è?”
“Niente…pensavo…”
“A
chi?”
“Perché
avete tutti la convinzione che stia pensando a qualcuno? Anche Jubes prima…”
“Non
è così forse?”
“…mi ha detto le stesse parole…”
Finì
la frase in un sospiro rassegnato, era così facile da capire?
Prese
un barattolo a caso di colore e si diresse alla cassa, pagando il conto e
uscendo.
“Passiamo
dal bar?”
“Ok,
ho giusto un po’ di sete…”
Stranamente
quel giorno il centro commerciale non era molto frequentato, forse era per via
dell’orario, o di qualche manifestazione in centro, fatto sta che c’erano
veramente poche persone in giro, e anche il bar era tranquillo.
Si
sedettero su delle panche in legno con le loro ordinazioni, ossia una birra per
lui e della soda per lei.
C’era
tranquillità, quindi forse poteva provare a…
“Com’è
andata la visita?”
Eccola
li la sua Marie, che anche senza volerlo gli semplificava sempre le cose.
“Mhn…bene, Hank ha detto che forse ha capito il motivo della
mia amnesia…”
“E
sarebbe?”
“Un
colpo in testa…”
La
guardò sgranare gli occhi perciò capendo in anticipo le sue perplessità
approfondì.
“Letteralmente
un colpo in testa, pare che mi abbiano sparato…”
“Ah….e con cosa, un bazooka?”
“Non
me lo ricordo…Hank crede sia stato un proiettile di
adamantio ma non ne avrò mai la certezza…”
“….”
“Però….”
“…peròcosa…?”
“Lui
crede, che magari tu…”
Finì di bere un sorso della sua bevanda.
“Io?”
“…uhm…lasciastare…”
Lo osservò
scolarsi la sua birra direttamente dalla bottiglia come preferiva farlo,
guardarsi intorno e…ah, si certo, aveva capito.
Sospirò
poggiando il bicchiere ormai vuoto sul tavolo.
“Andiamo
a casa…”
“Nh…”
Tutto
ad un tratto la cosa aveva perso di significato.
L’esser
stretta alla schiena di Logan non le interessava più; erano altri i suoi
pensieri ora e doveva ammetterlo, la cosa la infastidiva.
In
poche parole lui l’aveva accompagnata solo per quello e…beh,
che si poteva aspettare poi?
La delusione l’abbandonò presto però, perché
lei non era il tipo da prendersela per queste piccolezze, conosceva Logan, e
sapeva benissimo che non voleva ferirla o deluderla, le stava semplicemente
chiedendo aiuto seppur in maniera impacciata e sapeva fin troppo bene che era
giusto darglielo.
Il
suo aiuto.
Rise…di solito era lei che si appoggiava
e che aveva bisogno di lui e mai il contrario.
Quando
arrivarono e la moto si spense scesero silenziosamente,si tolse il casco e glielo diede precedendolo
all’uscita.
“Ci vediamo
a cena?”
“No…devo finire una cosa prima…”
“Ok…beh buona serata…”
“...”
…………………………………..
Aveva
male al collo.
E ne
aveva piene le scatole inoltre la mano e la penna erano fuse in un unico
essere.
“Chica
a cena!”
Sentì
prima il suo grido, poi la porta sbattere contro la parete ed infine il cuore
alla gola.
“Giuro
che prima o poi ti uccido!”
“Non
hai fame?”
“Si…e…cazzo dov’è il cancellino?”
“Sotto
l’astuccio, piuttosto, che fai?”
“…il riassunto di quel niente che so…”
“Ah…senti, Logan ti cercava prima, a cena intendo…sembrava, strano…”
Dopo
aver cancellato la riga che lo spavento di prima le aveva fatto fare sul foglio
riscrisse la parola correttamente, mise il tanto agognato punto, chiuse il
piccolo quadernetto, raccattò due schizzi e uscì.
“Adesso
vado…”
Quando
non lo si riusciva a trovare in nessun posto della casa di certo era lì; ed
infatti se ne stava seduto su di una panchina di granito a pochi metri di
distanza dalle tre tombe. Chissà se pensava a Jean, Scott o al Professore; la prima
e l’ultima opzione erano più che possibili, la seconda invece, beh, era
risaputo che quei due non si sopportavano ma era comunque sicura che non lo
detestasse.
Sbuffò
andandogli alle spalle, che razza di pensieri si metteva a fare…però
sembrava assorto, non l’aveva nemmeno sentita.
“Tieni…”
Lui
scattò leggermente al tocco del libricino contro la sua spalla, voltandosi poi
a mezzo busto per guardarla negli occhi; non capiva e così fece il giro
sedendosi accanto a lui aprendo il quadernetto alla prima pagina.
“Non
è molto quello che so, ma da quando me li ricordo…cerco
sempre di annotarmi ogni cosa che sogno…di te ed Eric…”
“…”
“Qui
c’è solo quel che ti riguarda però…ah, ho anche
alcuni disegni che magari possono servire…”
“…”
Non
accennava a prenderle di mano il quaderno limitandosi a guardarla in una
maniera strana,lo sguardo era scuro ma
non era merito della sera, forse voleva rimanere da solo.
“Ok vado…” Fece per alzarsi ma lui la fermò quasi in un
bisbiglio.
“No rimani…”
“Sicuro?”
Lo
vide prendere in mano il blocco e sfogliarlo velocemente.
“È
parecchia roba…”Eccola la domanda bastarda.
“No,
è che scrivo grande…” E qui c’era la sua risposta
scema.
Lui
tese la mano e lei gli passò gli schizzi arrotolati a tubo e stretti da degli
elastici.
Il
tempo passava, lui leggeva, poi guardava gli schizzi corrispondenti quando
c’erano e poi riprendeva a leggere ma i suoi occhi erano quelli di chi legge un
romando trovandolo assolutamente estraneo.
C’erano
frammenti della sua vita fra quelle righe e lui non vi si rispecchiava
minimamente.
Questo
dicevano le sue pupille che avide continuavano comunque a leggere ogni
facciata.
“Come
fai a dire che sono ricordi miei?”
“…ti vedo riflesso negli specchi quando ci passi davanti…vedo i tuoi artigli spuntare dalle nocche e avverto
il dolore come se…” sospirò “…sei
tu, fidati…”
“Una
baracca fuori dal mondo, e…unadonna…chi
è?”
“…era…”
“È
morta?”
Il
suo silenzio gli servì come conferma.
“Ma
non sei stato tu!”
Come
se la cosa lo potesse consolare.
“Come
si chiamava?”
“…Kayla…”
Si
stupì lei stessa di conoscere la risposta, non l’aveva scritta nel suo diario
né mai sentita nei sogni eppure, era certa che si chiamasse proprio così.
“E
io?”
“…”
“Marie?”
Se
gli diceva che si chiamava James Howlett era fottuta.
“Ti
chiamano sempre Wolverine…”
Lui
tornò indietro di un paio di pagine cercando un punto ben preciso.
“…oltre a Stryker ricordi il nome
di qualcun altro?”
“…no mi ”
“Sforzati!”
La
vide sussultare ma non riuscì a scusarsi…era assurdo,
lui stava chiedendo spiegazioni di sé stesso a lei che…riusciva
a ricordare ciò che lui non sapeva spiegarsi.
Chi
diavolo era lui? Perché Marie era più lui di sé stesso?
“Logan?”
“È…semplicementeinconcepibile…io…”
“Forse
è meglio…chevada…non sei
pronto a…”
Fece
per riprendersi il quaderno ma lui lo spostò dalla sua presa e a lei non rimase
che allontanarsi in silenzio senza ricevere alcun saluto o reazione.
“Perché
non me lo hai dato prima?”
“A
cosa sarebbe servito? Non è altro che un puzzle incasinato, e da poche risposte
nascono mille domande e poi…”
“…”
“…volevoapettare di sapere
qualcosa di più preciso, magari su dove vivevi per darti un punto di partenza,
conosco la sensazione di vuoto che ti avvolge quando pensi e ripensi ma non
trovi soluzioni o risposte e nonostante tutto continui a cercare e poi…”
“…la sai o credi di saperla?”
“…e poi diventi intrattabile…”
Non
aggiunse altro e di allontanò.
Lui
invece rimase li a fissare un disegno di boschi che non aveva alcun
significato.
Ci
mise più del dovuto a rendersi conto di come l’aveva trattata.
Quando
si girò per parlarle lei non c’era già più.
TH
Grazie a:
Ro90, Ciao kara!
Dunque, lei sa che si chiama James perché in alcuni sogni viene chiamato così,
adesso lo so che non l’ho detto nella storia, ma se mi mettevo a scrivere ogni
cosa che sognava non finivo più XD cmq ogni tanto darò piccole precisazioni e
spiegherò bene la faccenda =)
Sono contenta che la storia ti
piaccia perché mi diverto a scriverla, e anche se sono lenta e pigra con gli
aggiornamenti mi fa molto piacere sapere che la leggete in molti
Grazie mille!!! A presto!!! ^w^
Dada88, grazie del fischio e dei
complimenti, sono contenta che la parte finale ti piaccia, anche io la adoro,
probabilmente in molti penserete che ‘sto Logan è OOC a livello master, ma non
posso fare altro che immaginarlo così, con Marie si lascia andare e si lascia “domare”
diciamo, lo adoro ‘sto James Howlett che è geloso di sé stesso!!! Hih hihhih
A presto e grazie ancora della
recensione!!! ;)
Soniacristina1989, per le
sproloquiate varie ad opera di Marie ce ne sarà del tempo e delle occasioni
credimi!!! Soprattutto ora che è saltato fuori il quadernetto magico =)
A dir la verità ero indecisa,
volevo che lei glielo desse in un'altra circostanza ma visto che siamo già al
capitolo 6 non aveva senso farlo aspettare oltre perciò ecco qua il risultato…ovviamente la reazione di lui è stata strana e non
so dire se adeguata, ma mi piace…a te?
Un salutonekara e grazie mille!!!
Pluma,
Pluma compagna di patimenti…si
perché in un certo senso patisco anche io con te, perché vorrei tralasciare l’attesa
e farli finire assieme ma non sarebbe leale nei confronti di Marie, insomma,
lei ha aspettato e perciò lo deve fare anche lui, che sta ancora a rimuginare
sul fatto che (crede) lei se ne andrà dalla scuola…hih
hih hih…comunque grazie delle belle parole, sono
contenta davvero!!!
Un bacio!!
^___-
Lu Ca, Grazie del fischio anche a
te, e del complimento, lo so che non sono Flash ad aggiornare ma il capitolo di
solito lo scrivo di getto quando c’ho l’ispirazione, a parte questo che
friggeva fra i circuiti del pc da circa due settimane….XD beh ho già ricevuto la tua recensione di
questo capitolo e ti ringrazio di cuore!!!
Ciao e grazie mille!!!
Daffodil,
ehm, io la tua storia l’ho letta praticamente lo stesso giorno che l’hai
pubblicata se ti riferisci a Itcouldbe… e mi è piaciuta un sacco ;)
A presto comunque e grazie del
commento, risponderò come si deve al prossimo aggiornamento che come te, spero
sia un po’ più celere….^w^
Bacio!!!
Inoltre ringrazio di cuore chi ha la storia nelle
preferite:
Era da un sacco di tempo che non andava ad
una festa.
E dopotutto ora che la sua mutazione non era
più un problema che motivo poteva avere per non andarci?
“Ci sto!”
Sorrise all’illuminarsi di quei due
occhi scuri che l’avevano fissata speranzosi fino alla sua risposta.
“Ottimo chica!
Alle sette giù nella hall, ci accompagna Bobby!”
“Ok!”
“Bene, vieni Kitty lasciamola in pace
ora, ha ancora una marea da studiare non sia mai che ci tiri il bidone per
colpa di tre minuti di mancato studio…”
“Esagerata…”
“A dopo Ro’”
Kitty uscì saltellando scuotendo la
mano in aria, mentre lei ridendo tornò sui libri a cui si stava
dedicando poco prima.
Due ore dopo, sbuffando frustrata nel
rendersi conto che dopo un’intera nottata e mezza mattinata passate a
rifletterci sopra non era venuta a capo di nulla, decise di lasciar perdere.
Non riusciva a ricordare assolutamente nulla
di persone o luoghi, cioè, di persone ne ricordava a bizzeffe ma da quel
che sapeva erano morte tutte, ne aveva la certezza.
In fondo che poteva aspettarsi? Conosceva
anche fin troppo se paragonato a ciò che sapeva Logan, anche se i suoi
ricordi erano schegge sconnesse, volti e voci sovrapposti in un vortice
incasinato senza logica.
Chiuse il suo diario rimettendo in ordine la
scrivania notando che pian piano s’era fatta l’ora di pranzo.
Era indecisa se scendere all’orario di
tutti o aspettare ma siccome aveva fame optò per la prima opzione,
inoltre Jubilee prima l’aveva sgridata per la sua latitanza degli ultimi
due giorni dal momento che si era fatta vedere solamente alle lezioni e aveva
passato i pomeriggi blindata in camera sua.
Da quando aveva avuto quella discussione con
Logan, che poi non era nemmeno sicura di poterla chiamare così,
s’era data alla macchia più totale. Non che fosse difficile
scovarla, infatti o i pomeriggi o li passava in biblioteca o li passava in
camera a studiare, ma se la porta della sua stanza era chiusa il messaggio era
chiaro.
E oggi probabilmente l’avrebbe rivisto
se lui fosse stato del parere, ovvio; era certa che non fosse arrabbiato con
lei, ma forse un po’ deluso lo era e le sarebbe stato alla larga giusto
il tempo di smaltire la faccenda.
Sbuffò sul pianerottolo delle scale
mentre procedeva verso la rampa successiva, se l’avesse incrociato per
caso che gli avrebbe potuto dire?
“Hey
Ro’!”
“Nh? Ciao
Bobby!”
“Ho saputo che vieni stasera…grande!!!!”
“Già…ma
dov’è di preciso ‘sta festa?”
“In città, alla residenza dei Warrington, Warren è già la che ci aspetta…”
“E suo padre è
d’accordo?”
“Che domande…certo,
anzi l’idea è stata sua per la precisione, vuole riallacciare i
rapporti con suo figlio perciò ha invitato anche noi…”
“Ah…”
“Hey…”
Le sfiorò il braccio invitandola a
fermarsi cosa che lei fece subito spostandosi verso il muro per lasciar
scendere gli altri studenti.
“Dimmi”
“Tutto a posto Ro’?”
“Certo, solo un po’ di mal di
testa, in questo periodo mi viene spesso.”
“Ti si frigge il cervello a forza di
leggere e studiare…ti farà bene uscire
stasera vedrai!”
“…Sicuramente,
non vedo l’ora…”
“Hey voi due!”
Voltarono i visi oltre la balaustra notando
Jubilee che sbracciava agitata per farsi notare come se il suo abbigliamento
giallo sgargiante non fosse stato sufficiente.
“Sbrigatevi!”
“Veniamo…”
Rogue si sporse leggermente affrettando il passo seguita dall’uomo
ghiaccio.
“Prima che mi dimentichi ho visto
Logan ieri sera…credo ti stesse cercando…”
“Come fai a saperlo?”
“Guardava verso il nostro tavolo in
continuazione, e di sicuro non cercava me visto che se lo incrociavo mi
fulminava con gli occhi, avresti dovuto vedere Jubilee che versi gli faceva, a
momenti si alzava e la scuoiava…”
“Sempre la solita…”
“Comunque sembrava…”
“Cosa?”
“Non saprei dirlo, un misto fra
l’incazzato e il preoccupato”
“Sai che novità…quello
se non è pensieroso è incazzato, tanto meglio per lui se ora
riesce a fare entrambe le cose contemporaneamente…”
“Avete litigato?”
“No, o almeno credo…boh,
quando torna vedrò cosa voleva…ora vieni
o Jubes non la finisce più!”
Rimasero in sala mensa più del dovuto
parlando dell’imminente arrivo dell’estate, di ciò che
ognuno di loro avrebbe fatto una volta diplomatosi e si accorse di star
sorridendo nell’udire che sarebbero rimasti tutti allo Xavier’s Institute come insegnanti per aiutare Ororo
con la nuova generazione X.
“Sarà fantastico!”
“Già! Saremo insegnanti, niente
coprifuoco, niente ramanzine da Logan, potremmo bere tutti gli alcoolici che
vorremmo e…”
“…avrete
sulle spalle la responsabilità di quanti….150
studenti?”
“Sempre la solita Rogue, smonti ogni
nostro entusiasmo sul nascere tu…”
“Sono realista Jubes, non dirmi che
credevi veramente di…”
“Ovvio che no! Asina!!”
“Come asina?”
“Sei soltanto invidiosa tu, dato che
andrai all’università e non sarai qui a spassartela con noi vuoi
rovinarci la festa ecco…”
“Vedila un po’ come ti pare, mi
avvio in camera adesso, ora che mi parli di università devo andare a
fare un bonifico…ci vediamo stasera
allora!?”
“Certo chica!
Alle 7!!!”
Alzò il pollice imitando
l’asiatica e Kitty per dirigersi verso l’ufficio di Ororo, aveva bisogno
del suo computer per fare il bonifico all’università e siccome con
la tecnologia non aveva un bel rapporto sarebbe stato meglio che ci fosse stata
anche Ororo a supportarla.
“Si può?”
“Oh Rogue! Entra pure vieni…”
Marie scostò la porta accorgendosi
d’aver interrotto qualcosa dal momento che c’erano altre persone in
sala.
Piotr, Nightcrawler, Shanna
del secondo anno e…Logan che al contrario degli
altri nemmeno s’era voltato a salutarla.
“Non fa niente ‘Ro torno fra due
minuti, finisci pure con loro e scusate l’interruzione…”
“Come vuoi cara!”
Dopo aver chinato la testa in segno di
saluto si diresse verso la sua stanza, ora che le veniva in mente aveva
lasciato la tutti gli incartamenti con scritto le coordinate bancarie e le causali
per il versamento sulla sua scrivania,però che strano, come mai non l’aveva nemmeno degnata di
uno sguardo? Che fosse davvero arrabbiato?
Sbuffò chiudendosi la porta alle
spalle andando a prendere le scartoffie di cui aveva bisogno sedendosi alla
scrivania aspettando che passasse il tempo.
Stranamente si sentiva triste, non pensava
che se la fosse presa così tanto, era in torto marcio, ne era convinta,
ma gli aveva anche spiegato che se non gli aveva mai consegnato nulla prima,
era per dargli informazioni più dettagliate e abbondanti.
“E
adesso?”
Si passò la mano sulla fronte
stringendo i denti quando un improvviso dolore le trafisse il dorso di entrambe
le mani.
“Proprio oggi…”
Mordendosi le labbra cominciò a
massaggiare piano la parte dolente stando attenta a non stringere troppo, era
proprio curiosa di sapere cosa cazzo le veniva intorno tutto di colpo, non si
era ferita, non aveva infiammazioni articolari o roba simile e stava benone
come le aveva detto e ripetuto Hank, eppure ovviamente qualcosa non quadrava.
Aveva male….davvero
male.
“Porca
puttana!”
Sibilò dal dolore dirigendosi in
bagno aprendo l’armadietto che incorniciava lo specchio sospirando delusa
nell’appurare che aveva finito quello che le occorreva, la confezione di
antinfiammatorio infatti era vuota.
“Dovrò
andare da Hank…speriamo solo che non si
preoccupi e non mi faccia quei suoi soliti esami…che
due palle…”
Uscì sbattendo la porta che
però non si incastrò e rimase socchiusa.
Si diresse in fondo al corridoio dove stava
l’ascensore e ci si fiondò dentro non appena la porta si
aprì.
Sentiva male persino a pigiare i bottoni,
fitte da lacrime e rabbia; lacrime per il dolore, rabbia per
l’esasperazione.
Non ce la faceva più.
“Hank? Ci sei?”
“Di qua…”
Rilassando le mani attraversò la sala
d’aspetto entrando nel laboratorio vero e proprio, le venne istintivo
inspirare velocemente arricciando le narici, quell’odore di
disinfettante, i macchinari e tutti quei fili penzolanti tutto d’un
tratto non le infondevano più tanta sicurezza, al contrario….
“Dimmi!”
Sobbalzò girandosi di scatto
accorgendosi solo all’occhiata scettica di Hank d’esser scattata in
posizione di difesa.
“Mica ti mangio!”
“Scusa…ero,
distratta…”
“Che c’è piccola? Stai
male?”
“Le mani…”
“Di nuovo?”
Annuì lasciando che le si avvicinasse
sibilando un lamento che si rivelò essere, oltre che di dolore anche di
fastidio.
“Scusa”
Lo dissero entrambi nello stesso momento.
“Cercherò di fare più
piano, distendo l’arto e rilassa le dita…ti
fa male qui?”
“No…è
proprio la mano…sul dorso, una cosa allucinante…ahi!”
“Strano, l’ultima volta erano
gli avambracci a quest’altezza…” le
tastò lievemente un punto a metà fra polso e gomito ma lei non
ebbe reazione.
“È tutto a posto non sento
nulla, è qui! Cazzo!”
“….dovrei
farti degli esa…”
“Non riveleranno niente come gli altri…cherabbia…che
male che nervoso….ngh!”
“Non so che altro fare piccola…”
“Senti, stasera devo uscire, non
avresti qualche antidolorifico o qualcosa del genere? Che sia potente però…”
“…”
“Ti prego Hank, l’ho promesso a
Jubes e Kitty…è da un sacco di tempo che….”
“Va bene, ma solamente per questa
volta, domani facciamo ancora ulteriori accertamenti e se non danno esito ti
faccio accompagnare in ospedale da qualcuno…
“M…”
…e niente
ma!”
“Dubito che ci potranno dire qualcosa,
nessun ospedale ha apparecchiature ne medici tanto in gamba…”
“Non mi importa, qualcosa devi avere
per forza….”
Si allontanò lentamente aprendo un
armadietto cercando la confezione che gli serviva.
“Una, a stomaco pieno in mezzo
bicchiere d’acqua…”
Marie allungò la mano verso il
pacchetto ma Hank lo scostò alzandolo verso il petto.
“Una, siamo intesi? È roba
piuttosto forte…”
“Si ho capito Hank…”
Si fece consegnare le pillole ed uscì
immediatamente da quel posto trovando in ascensore il tempo per leggere di che
cosa si trattava.
“...piro…xicam? che roba è?”
Cercando di ricordarsi le dosi che le aveva
detto Hank, percorse il corridoio verso la sua stanza, stupita dal fatto che la
porta fosse aperta.
Pensò si trattasse di Jubes dal
momento che aveva il vizio di entrare in camera sua, ma sapeva anche che lei
detestava questa “violazione” di spazi perciò decise di
sbirciare e quando lo fece, una strana collera la invase.
“Che stai facendo?”
Logan sobbalzò colto sul fatto
voltandosi verso di lei permettendole di vedere quello che teneva in mano.
“Ciao ragazzina, scusa la porta…eraaperta…”
“Ma io non c’ero o magari non te
ne sei accorto dal momento che neanche quando ci sono mi degni di
attenzione!?”
“Mi dispiace non intendevo…”
“Posalo…”
L’ordine era senza dubbio relativo al
diario che teneva in mano.
“Era qui, già aperto…”
“Posalo!”
“Che ti prende?”notò solo in quel momento quello
che teneva in mano. “Cos’hai li?”
“Non sono affari tuoi, ora posa quel diario
e sparisci!”
Rimase stupito dal tono che gli rivolse, era
dannatamente simile a quello che un tempo lui stesso rivolgeva a Scott quando
era in vena di litigare ma quello che lo colpì maggiormente era quel suo
sguardo torvo e…incazzato, perché ora ce
l’aveva con lui?
“Tutto bene Marie?”
Tentò di avvicinarsi,dimenticando il motivo per il quale era
li ma con sua grande sorpresa lei arretrò scostandosi di lato.
“Marie?”
“Vai!” con un cenno del capo gli
indicò l’uscita ma ignorò deliberatamente la sua parola
avvicinandosi ancora, costringendola al muro.
“Cosa c’è in quella
scatoletta?”
“Ti ho detto che…”
Con un gesto secco gliela sfilò di
mano, strappandole un gemito.
“Cos’hai?”
“Niente, ridammela…”
Lei scattò col braccio tentando di
riprendersi la confezione ma lui fu più svelto e gli bloccò la
mano a mezz’aria.
“AAAAAAAAAH!”
Istintivamente lasciò la presa
stordito da quell’urlo denso di sofferenza rimanendo basito nel vederla
ansimare forte mentre si stringeva il polso.
“Cosa diavolo hai?”
“…vaivia…”
“Non se prima non mi dici che…” tentò si nuovo di prenderle la
mano per sincerarsi che non fosse ferita ma si ritrovò la faccia voltata
di lato e non ebbe nemmeno il tempo di capire per cosa era stato che le sue
grida riempivano la stanza riecheggiando per il corridoio.
“VAI VIA DANNAZIONE, TI RIESCE
COSI’ DIFFICILE DA CAPIRE? CAZZO CAZZO
CAZZOOOO!”
Quando tornò a ragionare con un
minimo di lucidità si rese conto d’esser rimasto solo a fissare la
porta spalancata con in mano un pacchetto di…antinfiammatori?
Buttò la scatoletta sul letto e fece
lo stesso col diario ricordandosi poi del doloroso pulsare che avvertiva alla
mascella.
“Però, picchi forte Marie…”
Sorrise quasi mentre si portava la mano
destra al mento per massaggiarsi la pelle, bloccando il movimento nel rendersi
conto che qualcosa non andava.
“Ma ti sei fatta più male tu…”
Sui polpastrelli delle sue dita infatti
c’era del sangue, e non era il suo.
Sospirando uscì di li con in mente
una meta ben precisa, lei non gli voleva parlare? Bene, aveva qualcun altro a
cui rivolgersi, qualcuno che di li a poco avrebbe smesso turno e camice.
………………………………………………..
“Porca puttana cazzo, cazzo porca
puttana!”
Erano cinque minuti che continuava a
marciare avanti e indietro per la loro stanza ripetendo quella fila di
parolacce infilandocene dentro di nuove di tanto in tanto in un discorso che
capiva solamente lei.
Kitty e Jubilee, una alla scrivania,
l’altra spaparanzata sul proprio letto la guardavano preoccupate
aspettando che si calmasse, ma fin’ora non c’era stato verso che
questo accadesse.
“Ro’, se non ci spieghi niente
non puoi pretendere che…”
“Non pretendo un cazzo di niente! Solo
esser lasciata in pace, ma no, lui fa finta di non capire e porca puttana,
s’impiccia dei miei affari e dei miei cazzo appunti che giuro, li brucio
tutti così vanno a fanculo lui e il suo
passato del cazzo…merda!!!! Che male!”
“Chica?”
“Che c’è!?”
“Vai a farti una bella seduta nella
danger room, una doccia calda e poi cambiati, fra quattro ore si cena e poi si parte…”
“…”
“Vai!”
Due secondi dopo fissava allibita la porta
ma ancora non ci credeva, Jubes, la sua migliore amica l’aveva spinta
fuori dalla sua camera sbattendole la porta in faccia lasciandola li come una
cretina a fissare il legno lucido dell’anta, che cazzo le era preso?
Avrebbe dovuto ascoltarla e consolarla, non liquidarla con la scusa di quella
cazzo di festa alla quale non aveva più la minima intenzione di
partecipare.
Sbuffando qualche parolaccia fece retro front tornandosene nella sua stanza giurandosi che, semmai
lui fosse stato ancora li l’avrebbe squartato.
“Che
cazzo vado a pensare? È Logan cribbio, non lo farei mai, non
potrei!”
L’idea che le aveva dato Jubes
comunque non era male, sfogarsi riempiendo qualcuno di cazzotti era un ottimo
modo per sbollire la tensione e la rabbia che aveva dentro, ma c’eraun problema.
Se riempiva qualcuno di cazzotti era lei per
prima a pagarne le conseguenze dal momento che le mani le facevano un male
cane, perciò decise di ignorare la predica di Hank, si fece un panino in
cucina, prese una pastiglia e andò in camera sua a mettersi la tuta.
Quando le spesse porte d’acciaio si
aprirono rivelando l’interno della stanza del pericolo una strana
sensazione l’avvolse.
Erano due anni che non ci metteva piede dal
momento che, non essendo più un mutante non era necessaria la sua
presenza nelle missioni poiché sarebbe stata solo d’ intralcio
anche se prima non è che cambiava poi molto.
Mutazione a parte lei era una normalissima
ragazzina poco più che ventenne, non era in grado di creare scie di
ghiaccio come Bobby, o trapassare la materia come Kitty, o ancor meglio, creare
esplosioni come Jubes o controllare il tempo come Tempesta.
Sbuffò dirigendosi al pannello di
comando, era sempre stata assurda la sua situazione, una cosa veramente,
assurda si, non c’era altra spiegazione.
I poteri dei suoi amici erano mitici utili e
devastanti, erano in grado di difendere chi li possedeva ma ben celabili dietro
finte spoglie di studenti qualsiasi mentre la sua dannazione era un inferno.
La sua mutazione era utile in casi estremi,
aveva un ridottissimo raggio d’utilizzo, era incontrollabile e la isolava
dal mondo costringendola ad andare in giro coperta da capo a piedi anche con
40° all’ombra, impedendole qualsiasi contatto ravvicinato con
chiunque e cosa ancora più assurda…non
era in grado di difenderla.
Per questo l’aveva sempre odiata, era inutile…totalmente e indubbiamente….inutile.
Con una velocità che stupì lei
per prima inserì codice e password del livello che intendeva affrontare
contando sul fatto che nessuno avesse cancellato i suoi dati dal database del
programma.
Quando la voce guida iniziò ad
elencare il tipo di missione ed i suoi obiettivi Rogue chiuse gli occhi ed
inspirò lentamente distendendo le dita sorridendo confortata dal fatto
che il dolore era del tutto svanito.
“Mitico
Hank…”
Quando li riaprì l’immenso
spazio vuoto e grigio scuro della stanza era stato sostituito dai resti di una
città in fiamme con blocchi di cemento sparsi ovunque e macchine
dilaniate da terribili esplosioni.
Ma non era finita, in lontananza, battendo
gli enormi freddi piedi di metallo sul catrame fumante puntellato da crateri,
un’enorme sentinella le si stava avvicinando.
Indifferente Rogue si sgranchì le
articolazioni delle spalle facendo scricchiolare pure il collo.
“Avvio esercitazione!”
“ESERCITAZIONE
AVVIATA CON SUCCESSO”
…………………………………………………….
“Come sarebbe a dire che non apri
bocca?”
Logan fece il giro al tavolo seguendo Hank
alla parete luminosa dove quest’ultimo aveva appena appeso delle lastre.
“Non ne ho motivo Logan…mhn…qui
è tutto a posto, non noto nulla di nulla…”
“Non ignorarmi…”
“Non lo sto facendo credimi…anzi…”
“Mi è saltata alla gola senza
darmi il tempo di…”
“Non ci sono corpi estranei, le ossa
sono in perfetta salute, nessun sospetto di tumore …”
“…bah
lasciamo stare, il fatto è che non sembrava affatto lei…”
“Mi chiedo cosa possa avere…”
“Mi ha cacciato un destro da manuale
cazzo!!”
“Cosa?”
“Mi ascolti adesso eh?”
“Rogue non…”
“Lo so che non lo farebbe mai, ma te
l’ho detto no? Non sembrava lei, aveva uno sguardo che…”
“…nh?”
Si udì il suono di un campanello al
che Hank rientrò nel piccolo ufficio posto dietro l’ambulatorio,
sedendosi sulla sua enorme sedia imbottita.
“Che c’è?”
“Non sei tu che coordini le
esercitazione nella stanza del pericolo?”
“…siperchè?”
“La spia sul pannello generale mi dice
che è attiva…”
“Giuro che se è ancora qualcuno
del secondo anno che vuol fare il furbo io lo…”
Veloce, Hank digitò alcuni codici
aspettando la risposta del computer, mentre Logan, che di quegli affari non ci
capiva niente si era appoggiato al grande scaffale con una spalla indeciso o meno
se accendersi un sigaro..
“Sai che ti dico?...forse hai ragione tu…”
“Che intendi dire?”
Lasciò che il cerino appena acceso sfumasse e si spegnesse senza badare
al bruciore.
“Nella danger room...c’è Rogue…”
Tempo due secondi ed i due erano già
fuori diretti di corsa all’entrata della stanza del pericolo, mentre sul
pavimento dell’ufficio del dottor McCoy cadevano contemporaneamente un
sigaro ed un fiammifero spenti.
Non c’era verso di entrare nella
stanza del pericolo una volta che la sequenza di allenamento fosse stata
avviata, il pannello di modifica poteva essere toccato solo dall’interno,
era per questo che doveva sempre e per forza esserci qualcuno a supervisionare
le esercitazioni, qualcuno come Ororo o Hank, o Logan apputo.
Ed erano inutili le loro grida, la spessa
porta era insonorizzata e resistente persino all’adamantio degli artigli
di Logan.
“Cosa diavolo le è preso?”
Diede un pugno sbattendo le nocche vedendo che i suoi colpi avevano a malapena
graffiato le ante.
“Non ne ho idea, ma il programma che
ha avviato era di livello avanzato…”
“Quale?”
“Il Defensesix…”
“Ma è pazza? Vuol farsi ammaz-”
Gli si bloccarono le parole in gola nell’udire
il suono meccanico di sblocco delle porte vedendolo poi scivolare per aprirsi.
“Oh, ciao ragazzi!”
Una Rogue ansimante si era fermata di fronte
a loro un po’ stupita di vederli ma le si leggeva chiara in viso la…soddisfazione?
Rimase immobile a guardarli tamponandosi la
faccia con un piccolo asciugamano bianco.
“Tutto bene?”
“Che diavolo stavi facendo eh?”
“Sfogavo lo stress, perché?”
“Non
si sfoga lo stress con un Defensesix ragazzina! Potevi crepare li dentro, e saresti stata
sola dannazione!”
“…quello
era un D-Six?”
“SI CAZZO! ”
Non sembrò turbata dalla sfuriata di
Logan, forse perché era allibita nel sapere che quello che aveva avviato
e superato senza non troppa fatica era un difficile livello di difesa assoluta.
“Avrò confuso i codici,
comunque ora vado a farmi una doccia, poi esco…ci
vediamo eh?”
“Ma le mani Rogue?”
“Tutto a posto Hank! Ah, Logan, mi
è venuto in mente dell’altro, domai ti racconto se hai due minuti…ciao!”
Li superò salterellando avviandosi
contenta verso l’ascensore.
“Non è normale, ti giuro che
fino a mezz’ora fa era una furia e ora ha dimenticato persino di avercela
con me…”
“Domani le parlerò…ma
prima voglio vedere le immagini dell’esercitazione, magari c’è
un malfunzionamento nel database, non è possibile che…”
“Fammi sapere, io la raggiungo…”
I due si separarono e mentre Hank entrava
nella D-R Logan cercava di
raggiungere Rogue in tempo prima che le porte dell’elevatore si
chiudessero, rimase stupito nel vederla bloccarle non appena l’aveva
visto.
“Che fai, entri o rimani li?”
“No vengo…matu…stai bene?” la raggiunse e fecero
partire l’ascensore.
“Benone, e scusami per prima, non so
cosa mi abbia preso, davvero…”
“Non fa niente, non avrei dovuto
ficcare il naso…”
“Ma no, te li avrei dati quegli
appunti, non so perché me la sono presa tanto giuro, ultimamente cambio
umore troppo in fretta e senza alcun motivo…”
“…e
qui si ritorna al punto principale Ro’…stai
bene? Davvero bene?”
“…si…no,
boh…”
Chinò il capo puntando una macchia
del pavimento con la punta dei suoi stivali neri.
“È che a volte mi sembra di non
essere più me stessa…mi prende una
rabbia incontrollabile oppure sento il devastante bisogno di starmene per conto
mio e…”
“…e?”
“Piangere…”
L’ultima parola la pronunciò gli
occhi in lacrime ed una voce così incrinata che fu impossibile per lui
non avvicinarsi e cingerle le spalle per avvicinarla a sé.
“Perché ti tieni tutto dentro
Marie?”
“…perché
sto diventando snervante, mi trovo insopportabile da sola…vorrei
pestare chiunque, insultare chiunque e…”
Scoppiò a ridere fra i singhiozzi
“…questo
non te lo dico…”
“Cosa?”
“Niente…”
tirò su col naso scostandosi leggermente da lui per guardarlo in faccia.
“Va meglio ora, grazie…”
La lasciò andare poco prima che si
aprissero le porte facendosi da parte per farla passare, incamminandosi poi al
suo fianco con le mani in tasca.
“Esci stasera?”
“Si, con Jubes e gli altri andiamo ad
un party di Warren, tu vieni?”
“Nah, troppo
casino…”
“Ma a te piace il casino…”
“Vedrò, comunque domani tieniti
libera, scuola o non scuola vieni con me in un posto…”
Marie sembrò pensarci su e questo gli
fece temere un rifiuto da parte sua.
Rise inconsciamente al suo sorriso di
assenso.
“Ok!”
“Ti vengo a buttare già dal
letto se non ti trovo nella hall alle sette spaccate!”
“Allora chiuderò a chiave perché
come minimo dormirò fino alle dieci…”
“Ci sono altri modi per introdursi
nella stanza di qualcuno sai?”
“Ad esempio?”
“Figurati se te li svelo ragazzina! Ora
vai, vado a chiedere un permesso speciale ad Ororo…”
“Bye!”
Levò una mano in aria salutandola,
mentre schivando due ragazzini intenti a salire le scale, scese le gradinate
uscendo dalla sua visuale.
Si erano messe piuttosto bene le cose
nonostante l’avvio di giornata.
Sorridendo, Marie si diresse verso camera
sua, prima tappa una bella doccia.
TH
Bene, dopo tre giorni di “scrivi e
cancella, cancella e riscrivi” sono giunta alla conclusione che questo
capitolo, sebbene abominevole, possa anche andare….
<.<’’’
Scusate il ritardo =P
Lu Ca: Grazie
del fischio, mi fa piacere che continui a seguire la mia storia, e mi dispiace
dire che, causa forza maggiore (ovvero
pigrizia, lavoro, fratelli usurpatori di PC e ancora tanta ma tanta pigrizia)
più veloce di così non posso davvero fare, ma mi impegno,
nonostante il risultato suggerisca il contrario XD e sono davvero contenta
chela storia vi piaccia, lo so, mi
ripeto ma è quasi l’una e sto delirando!
Ciao e grazie di cuore!!! ^w^
Daffodil: Siamo in due allora! Anche io adoro la
coppia Logan Anna (che io chiamo Marie ma lasciamo stare…)
anche se io sono abbastanza scostante perché ci sono dei momenti che li
vedo benissimo assieme, e delle volte che invece li trovo perfetti come ottimi
amici, per fortuna che la prima versione sovrasti sempre la seconda XD quindi
vai tranza, l’happy ending
ci sarà, lo aspetto pure io!!!! ^___^
Credo che anche io preferirei la versione a
fumetti di wolvie come tuo marito, ma ahimè,
la passione per mutanti mi è venuta di recente e anche se la mia fumetteria ha molti albi degli x-man non ho la forza di
stravolgere le mie conoscenze a favore dei “veri” x-men, che a mio avviso sono il fumetto per l’eccellenza,
onore a Stan e Jack per averli inventati!!!
Dicevo nell’altra recensione, la tua
fiction l’ho già letta e commentata e mi è piaciuta un
casino =) ma dimmi se per caso ho sbagliato, ti intendevi Itcouldbe
giusto?
Fammi sapere che ne pensi mi raccomando che
ci tengo!!!
Bacione!!! =O)
Ro90: Ciao kara!!! Mah, l’incidente me lo sono inventata di sana
pianta lo ammetto u___u, come te, nemmeno io so molto degli x-men
versione cartacea a parte qualche input da wikipedia,
quindi mi baso soprattutto sul film, qualcosa sui cartoni e mooolto
sulla mia mente bacata!!!
Grazie dei complimenti e della comprensione,
sei davvero gentile!!!
A presto!!!
Smack!!! ^w^
Dada88: Per
essere utile il quadernone lo è sicuramente,
ma sarà fonte di guai credimi XD!
Grazie, mi fa piacere sentire che il tuo
parere su Logan sia pressoché identico al mio, yeah!
Sweetwolvie!!! E mitica
Jubes vero? Mi è sempre stata simpaticissima anche se la mia descrizione
si basa tanto sui cartoni di una volta (quando avevo 12 anni si intente), mah, speriamo bene…
Sono onorata dei complimenti, sei
gentilissima!!!
A prestoooo!!!!
=)
Soniacristina1989:waah finalmente la nuova puntata è on line!!! XD
Scherzi a parte, hai beccato un punto
importante, ovvero la storia della patente che ho messo apposta per aprire
dubbi e perplessità….ora non dico nulla,
ma avrà un ruolo importante questa sua “insicurezza” alla
guida, e credo che il motivo non sia poi così difficile da capire, ma
come ho detto…io non dico nulla…<.<’’’
=)
Grazie della recensione, troppo buona!!!!
A presto!!! ^w^
Degonia:Urca!!! Cavoli, 6
recensioni in due giorni, ma sei un mito!!! Grazie di cuore veramente!!!
Mi fa piacere che la storia ti piaccia e che
il mio stile, se così lo si quo definire, ti piaccia e sia chiaro…adesso mi gaso!!! XD
Come vedi un po’ di quello che sa
Marie glielo ha detto a Logan e lui ha reagito abbastanza bene no? Cioè,
a modo suo diciamo….non preoccuparti per gli
aggiornamenti, io sono lenta per natura, pigra oziosa e chi più ne ha
più ne metta, ma spero che ci sarai ancora, li da qualche parte, a
commentare!!! *.* ci spero!!!
Grazie di cuore per ogni tuo commento, lo
apprezzo sul serio!!!
Capitolo 9 *** I wash your back...you wash mine end then ...maybe... ***
Aveva fatto bene ad accettare quell’invito,
si stava divertendo da matti ed era tutta la sera che non faceva che ridere e
ballare assieme a Jubilee Kitty Bobby e Warren.
Non l’avrebbe mai creduto, ma per la prima volta
dopo tanto tempo si sentiva bene davvero, tutte quelle persone che la
circondavano non la infastidivano minimamente, anzi.
“Oddio basta!!!”
“Che fai Jubes? Già stanca?”
“Zitta Ro’…”
L’asiatica ansimando dopo l’ultimo ballo le
diede le spalle lanciandosi sul primo divanetto libero.
“Domani col cavolo che mi alzo…”
“Ti vengo a buttare già dal letto se non ti trovo nella hall alle
sette spaccate!”
Le vennero in mente le parole di Logan e
inconsciamente si voltò per guardare l’enorme orologio sospeso in mezzo al
salone.
Le quattro di mattina, cavoli non si era
resa conto dell’ora così tarda; si allontanò da Jubes per raggiungere gli altri
suoi amici.
“Bobby, ora forse è il caso di rientrare…”
“Nh…saluto il
Signor Warrington e partiamo…”
“Ok, io vado a recuperare Jubes, l’ho lasciata…”
Voltandosi però si rese conto che sui
divanetti la sua amica non c’era più.
“…l’avevo lasciata
laggiù…vado a cercarla…”
“Ti aspettiamo fuori Ro’…”
“Ok Kitty”
Annuì incamminandosi verso i bagni
accompagnata dalla musica tecno a tutto volume che male si intonava allo stile
elegante e raffinato di quel grande salone in marmo chiaro notando subito lo
sgargiante colore dell’abito di Jubes.
Stava in mezzo ad un folto gruppo di persone
ammucchiate intorno ad un tavolo, chissà cosa c’era di così interessante da
vedere.
“Jubes!”
“Hey chica,
guarda!”
“Dobbiamo raggiungere gli altri, torniamo a casa…”
“Prima devi vedere che spettacolo…”
Incuriosita si fece spazio fra la piccola
folla riuscendo ad arrivare a scorgere la superficie verde di un tavolo da
gioco sul quale stavano incolonnate decine di carte.
“Dov’è lo spettacolo? È una normale partita
di carte…”
“Non li scema…alza
gli occhi…è quello che gioca lo spettacolo!”
Alzò il volto quel tanto che le serviva per
raggiungere il viso del ragazzo intento ad ammucchiare le carte.
Era carino certo, ma non così tanto da…
“….”
E in un attimo successe.
Il giocatore alzò il viso e quando i loro
sguardi si incontrarono, tutto attorno a lei smise di esistere, le spinte della
gente vicina, la musica assordante, le gomitate di Jubes e il proposito di
rientrare a casa…. tutto venne inglobato all’interno
di quegli occhi rubino che la fissavano con insistenza dentro ad un volto
marcato dalla pelle nivea incorniciato da lunghi capelli leggermente mossi.
“Gambit…”
Si rese conto d’aver parlato solo dopo aver
notato quei due occhi cremisi allargarsi leggermente nell’udire quel nome.
Come aveva fatto a sentirla?
Indietreggiò inconsciamente interrompendo
quel contatto visivo mentre nella sua testa quella parola assumeva un
significato, rievocava ricordi ed emozioni.
“Ti chiami…Logan…”
“…ti devi fidare di me…”
“Dobbiamo
andare…”
Anche Jubilee l’aveva raggiunta, stupita da
quella reazione ma soprattutto da quella del tizio che vedendola sparire si era
affrettato a rimettersi in tasca le carte e si era alzato per raggiungerla.
“Ro’?”
“…”
“Che c’è? Ti fa male la testa?”
Non aveva idea di quello che passava per la
mente dell’amica, non capiva a cosa era dovuto quel suo sguardo cupo, quel
tenersi la tempia e il suo respirare affannoso.
“Ro’!?”
“Cosa?”
“Tutto bene?”
“…si, dobbiamo…”si guardò
intorno agitata “dobbiamo tornare a casa…subito…”
“Si ma…”
“Vieni!”
Si lascò trascinare via e non osò far altre
domande, quando Rogue faceva così non c’era verso di ottenere risposte né di
insistere, bisognava assecondarla e basta.
“Hey chica, so
camminare anche da sola…”
“Va bene ma spicciati!”
In poco tempo raggiunsero l’esterno e
adocchiarono gli altri che erano già in macchina.
Rabbrividì colta da una fresca folata di
vento accorgendosi di aver dimenticato il suo cappotto all’interno della villa.
“Merda la giacca!”
“Che c’è!?”
“L’ho lasciata dentro…tornosubito…”
“Vengo con te…”
“Non ho cinque anni cazzo!”
“Ok ok…vai…”
Le lanciò un occhiata di scuse, si era resa
conto d’averle risposto male ma detestava l’esser trattata come una poppante.
Veloce si diresse al tavolo dove stavano
prima sperando di trovare ancora sia la giacca che la sua borsetta, accelerò
rilasciando un sospiro di sollievo nel vedere che le sue cose stavano ancora
li; una volta prese fece retro front.
“Hey…”
Si bloccò appena dopo aver svoltato l’angolo
trovandosi di fronte una…camicia bordeaux.
“…?”
“Come lo sai?”
“Nh?”
…il tipo di prima…cosa
voleva?
“Scusa?”
“Il mio nome chery…come
lo sai?”
“…oh…non farci caso…”
Tentò di superarlo ma le si parò nuovamente
davanti, avvicinandosi di un passo.
“Ci faccio caso invece perché tecnicamente
nessuno qui dovrebbe sapere il mio nome…”
Lo guardò seccata inclinando leggermente il
viso, era troppo vicino.
“…il mio nome mutante…”
“Ah…”
“Ah cosa?”
“Ho fretta…mistanno…aspettando…”
“I tuoi amici che stavano la fuori?”
Stavano…? Come stavano…
“Si…devoandare…”
Indicò fugacemente l’uscita bloccandosi nel
vedere che la jeep della scuola con la quale erano arrivati non era più al suo
posto.
“Se ne sono andati…ma
che diavolo…”
“Glielo ho detto io…di
andare intendo…”
“Cosa!!? Come?! Perché?”
Come cavolo avevano potuto lasciarla li?
“Cosa diamine ti è saltato in mente?”
“Rispondi alla mia domanda e io risponderò
alla tua…”
Aveva il telefono con sé, avrebbe potuto
tranquillamente chiamare un taxi ma qualcosa in quel suo sguardo amaranto le
suggeriva di non farlo.
In fondo era un’occasione per scoprire
qualcosa in più su Logan, una strana coincidenza le aveva fatto incontrare quel
tizio e anche se non si fidava al cento per cento nel suo sogno/ricordo lui era
stato un amico per Logan.
…………………………………….
“Stai dicendo che mi conosci grazie ai
ricordi di qualcun altro?”
“…si…”
Sgranocchiò un cracker scostando lo sguardo
sulla città sopita che si vedeva da oltre la balaustra del bellavista., in
lontananza si udivano i rintocchi del campanile che segnava le cinque.
Lei era appoggiata alla ringhiera mentre lui
dava la schiena al panorama osservando assente il parcheggio alle loro spalle,
sospirò, ok era ora di spiegargli bene un paio di cosette.
“La mia mutazione consisteva nel rubare potere e memorie alle altre persone, normali o
mutanti che fossero…ed è successo che io abbia
assorbito i ricordi di una persona alla quale tengo molto e che non sa nulla
del suo passato…quei suoi ricordi affiorano nella mia
mente ogni tanto e mi fanno ricordare nomi, luoghi e persone che lui non ha
idea di sapere, per questo so il tuo nome…tutto qui…”
“E questo qui chi sarebbe?”
“James How-…Logan…”
Sembrò pensarci un po’ su ma non dava segni
di ricordarselo.
“Carattere odioso, artigli retrattili
altezza da na…”
“Logan!!? …sono
quindici anni che… cazzo ero solo un ragazzino quando
mi è venuto a cercare a Las Vegas, come ha fatto a finire qui?”
“È quello che stiamo cercando di capire…in che circostanze vi siete incontrati? Cosa faceva
all’epoca? Perché vi siete separati?”
“Mica eravamo sposati chery…lo
conoscevo appena, gli serviva una mano per arrivare a Three Mile
Island e io ero l’unico in grado di aiutarlo…”
“Perché doveva andare li?”
“C’era una vecchia centrale nucleare
dismessa, li un certo Stryker si divertiva a fare l’allegro chirurgo su cavie
mutanti e… ”
“Ancora Stryker, quel maledetto…l’ha
fatto anche con te?”
“Sono qui e sono vivo…sono
l’unico che è riuscito a scappare per questo Logan mi ha cercato…”
“Va avanti…”
“Non è che sappia molto altro, una volta
arrivati ci siamo separati, è successo un finimondo e quando l’ho ritrovato non
si ricordava più di me, ho cercato di portarlo via da quel disastro ma mi ha
detto che…”
“Avrebbe trovato da solo la sua strada…”
Concluse la frase assieme a lui stupendolo
nuovamente, rise tornando a guardare i mille puntini luminosi dei lampioni in
basso.
“Prima hai parlato del tuo potere al passato…che significa?”
“Ho preso la cura…”
“Perché?”
“Non ne potevo più…”
“Nh?”
“Guardare le persone e non poterle sfiorare,
aver paura persino di baciare unragazzo
per timore di ucciderlo…non era esattamente questo il
tipo di vita che sarei stata felice di vivere…”
“Capisco…”
“Sei uno dei pochi…”
“Era una scelta che spettava a te…”
“Grazie…”
“E Logan? Era qui anche lui stasera?”
“No, a lui non piacciono particolarmente le feste…”
“Come sta?”
“Bene, tutto sommato…”
Rimasero in silenzioalcuni istanti finchè l’atono rintocco
dell’orologio indicò loro lo scoccare della mezz’ora.
“È meglio che rientri…”
“Ti accompagno…”
“Tu invece? Cosa ci fai a New York?”
“…nulla in particolare…” le sfiorò delicatamenteuna ciocca chiara che libera dallo chignon
sulla nuca le incorniciava il viso “…carine…”
“…grazie…”
Se avesse saputo come se le era procurate,
forse non gli sarebbero sembrate tanto carine, anche se a lei personalmente
piacevano.
Aprì la portiera della corvette che avevano
raggiunto mettendosi comoda e allacciandosi la cintura.
Lo guardò brevemente mentre accendeva il
motore indecisa se farlo o meno.
“Vuoi chiedermi qualcosa?”
“Il tuo potere qual è?”
TARA TARA TATARA
Scattò di colpo spaventata dalla squillante
suoneria del suo cellulare dimenticandosi della domanda appena fatta.
“Pronto?”
……………….
“Non ho mica tre anni…e
comunque sto tornando ora…”
………….
“Stiamo imboccando la strada per Winchester
ora…”
……………
“Beh dal momento che mi hanno lasciata a
piedi che volevi che facessi?”
………………….
“Non è necessario venti minuti e siamo li…”
…………….
“Che palle che sei! Va bene…va
bene Logan,…”
….
“Si, solito bar…”
…….
Chiuse la comunicazione sbuffando irritata.
“Era lui?”
“Già…a volte si
crede la mia babysitter…”
“…”
“Vuole che ci fermiamo all’XXX bar che sta a laggiù, mi viene incontro…”
“Ok, ti lascio li…”
“Non hai voglia di rivederlo?”
“A che scopo se nemmeno si ricorda di me?”
“Ma…”
“E poi, per quel poco che lo conosco e da
quello che ho sentito mi farà la classica scenata da padre apprensivo, no, non
se ne parla proprio…”
“Che stronzate…non
è mio padre, ma mio amico, come si diverte a dire lui…”
L’auto rallentò deviando a destra
rallentando sullo sterrato che faceva da parcheggio.
“Ci si vede chery!”
“Davvero non ti fermi? Guardalo, è lui
sicuramente!”
Guardò oltre la curva della strada notando
in lontananza due fari in avvicinamento e a giudicare dalla velocità con cui si
ingrandivano doveva andare molto di fretta.
Scosse la testa affrettandosi a ripartire.
“Addio!”
“Ma…hey come ti
rintraccio io?”
Non ebbe risposta e fu costretta ad
arretrare perché per la sgommata che fece la macchina rischiò di beccarsi una
mitragliata di sassolini nelle gambe.
Dopo l’inversione l’auto si allontanò nella
stessa direzione dalla quale erano giunti e subito dopo il rombo della moto di
Scott attirò la sua attenzione facendola muovere verso di lui.
“Hey!”
“Dov’è?”
“Chi?”
“Il tizio che ti ha accompagnata…voglio…”
“È già partito…su
portami a casa, sto morendo di sonno…”
“Sali”
Si infilò il casco posizionandosi dietro di
lui stupendosi di come, ora che lo stava sfiorando non avesse più voglia di
andare a dormire ma tutt’altro desiderio…
“E che cazzo…”
“Che c’è?”
“Niente…vaipure…”
Chiuse gli occhi stringendosi al suo busto
riprendendosi dalla memoria le emozioni di quel sogno di lui e lei, mordendosi
le labbra constatando che, le sue mani strette sul davanti avvertivano
perfettamente gli addominali coperti solo dalla t-shirt poiché il giubbotto in
pelle non era chiuso.
Trattenne un gemito non accorgendosi d’aver
stretto la presa più del dovuto.
Ma perché diavolo non si accorgeva di quanto
lo desiderasse? Perché si ostinava a trattarla come una ragazzina…perché
mai non accostava nel piazzale di quel motel che stavano per superare e la
prendeva come…si morse la limgua
risvegliata dal calore che le aveva pervaso i basso ventre, era davvero una
spudorata una ninfoma…no, quello non lo era di certo
dal momento che laggiù, purtroppo o per fortuna era ancora tutto intatto.
“Hey…”
“Che c’è?”
Si erano fermati e la moto si inclinò
leggermente sorretta dalla sua gamba.
“Vuoi dormire sulla moto? Non sarebbe male
dato che fra un’ora ripartiamo ma credo che dovresti almeno farti una doccia prima…”
Mamma mia che begli occhi che aveva, non
sapeva se era merito dell’oscurità che accentuava i riflessi delle sue iridi ma
avevano un colore assurdo e languido…oddio…
“La facciamo insieme?” …ma che stava dicendo?
“Eh?”
“Tu lavi la schiena a me, io lavo la schiena
a te…e magari poi…” …porcaputtanaaaaaaaaaaaaaa!
“Hai bevuto? ”
“Quel tanto che basta…per…”…ormai, giunta a questo punto…
“Per?”
“Fare questo…” hai fatto 30 Ro’, tanto vale fare 31, e
semmai andasse male hai la scusa della sbornia…
Appurato quell’ultimo e assurdo pensiero
diede sfogo al suo ancor più assurdo desiderio e facendo leva sui cavalletti
dove poggiava coi piedi si alzò e scese dalla moto senza interromper il
contatto con quelle gemme selvagge che la ipnotizzavano, poi strinse il suo
giubbotto e strattonandolo lo avvicinò a sé mentre lei sbilanciandosiin avanti gli piazzòla lingua fra le labbra e…..
Che sensazione da urlo…era
scoppiato tutto quanto nella sua testa, non c’era più niente se non un sibilo
ed un impulso che non tardò a soddisfare, ovvero quello di scavalcarlo e
piazzarsi davanti a lui, a cavallo di quella moto che era parte integrante di
quell’eccitazione da sbando.
Non le importava la sua reazione, non le
importava se l’avrebbe allontanata, voleva solo sentire che sapore avevano i
suoi baci.
Mugugnò soddisfatta nel trovarlo partecipe
premendosi a lui inclinando il viso, spingendo e approfondendo fin dove sapeva
senza dimenticarsi di respirare il suo profumo e impazzire ad ogni suo
contatto.
Gemette nel trovarsi pressata contro il
manubrio della moto ma non mollò, aprì la bocca e inglobò la sua lingua
intrecciandola alla propria stringendo gli occhi al pizzico delle chiavi in
mezzo alla schiena…ma non mollò.
“…basta Marie, basta…findove…” lo baciò ancora….
“…vuoi arrivare!?”
e ancora…e ancora, tirandosi su, sfregandosi sul suo
petto senza smettere di stringergli il giubbotto né di aprire e chiudere le
labbra e succhiare e….
“No!”
“Non sono ubriaca….”
…e cercare le sue labbra senza trovarle…aprire
gli occhi e immergersi in quel verde offuscato screziato di luce…
“Non sono ubriaca voglio solo che tu mi veda come sono veramente Logan…”
“…”
“…sono una donna,
posso amare e lo so fare…non voglio più solo sognare questo…voglioviverlo…non dirmi
di no…”
“…”
“Non sono ubriaca…solo…pazza
di te…”
Appoggiò la fronte sotto al suo mento
inspirando ed espirando piano, cercando di riprendere il controllo, senza
lasciare che il suo silenzio generasse in lei dubbi e angoscia perché a quel
punto non le interessava più niente, avrebbe potuto rifiutarla e non gliene
sarebbe importato nulla.
“James Howelett…”
“Nh?”
“…sono io non è
vero?”
“Si, e sei nato in Canada più di 200 anni
fa, hai combattuto nella guerra di secessione, eri presente nel 1944
all’operazione Overlord nello sbarco in Normandia,
sei stato in Vietnam Strike ti ha usato come cavia negli anni 90, sei scappato,
te ne sono successe di tutti i colori poi mi hai incontrata….e
sono, pazza di te….”
“….”
“Questo è quello che so…tutto
quello che so…oltre al fatto che, beh…vorrei
baciarti ogni volta che ti vedo e sapere se anche tu lo vuoi o mi vedi come una
stupida ragazzina petulante sempre attaccata i co…”
Fu felice d’esser zittita, primo perché
stava diventando noiosa e secondo perché a farlo non fu la sua mano, o la sua
voce o il suo sguardo indifferente ma furono le sue labbra e la sua lingua roventi,
e i suoi morsetti lungo le labbra e le sue mani sotto la nuca a e sul fianco a
tenerla bloccata contro di lui.
Non appena il primo raggio di sole
s’intromise fra i loro volti Logan si allontanò scendendo dalla moto senza
preoccuparsi di metterla in garage, aprì il portone chiudendolo di fretta
salendo le scale senza lasciare la presa della sua mano, attraversò il
corridoio deserto del piano degli insegnanti, aprì la porta della sua stanza e
la chiuse a chiave spalancando con uno spintone quella che dava nel bagno, aprì
il getto d’acqua e finalmente la guardò tremare avvicinandosi, sciogliendo la
presa sulla mano per risalire dietro la schiena, premerla al muro poggiando il
gomito contro la parete e scendere quel poco che gli bastava per raggiungere la
sua altezza, sfiorarle le labbra rosse e schiuse, risalire lungo la guancia
respirandole in viso fino a raggiungere il piccolo orecchio coperto dalla
ciocca chiara.
“Io lavo la schiena a te…tu
lavi la schiena a me e poi…magari….”
BONK
“…eviti di svenirmi
sul più bello…”
Sbuffando la prese in braccio appoggiandola
sul letto donandole un bacio sulla fronte sorridendo, tornando poi in bagno a
spogliarsi, cambiare il termostato della doccia da calda a gelida e tuffarsi dentro
trattenendo l’ urlo al contatto con quel ghiaccio liquido, premendo le mani
sulle piastrelle del box doccia ridendo e imprecando contemporaneamente nel
pensare che il nome da checca che aveva tanto disprezzato era quello col quale
era nato.
TH
Son le due e mezza….rispondo
ai commenti stasera prometto!!! XD
Aprì gli occhi masticando a vuoto osservando
distratta la grande finestra che le stava di fronte.
Sbadigliando si girò sulla schiena
allungando le gambe per sgranchirle facendo la stessa cosa con le braccia per
far poi leva e mettersi a sedere.
Nh, bella coperta…
Di fronte a lei il grande armadio in
ciliegio occupava metà parete e dove finiva lui iniziava la scrivania piena di
bottiglie di birra con accanto il minifrigo.
Si grattò la nuca voltando la testa a destra
verso la finestra, al centro dove c’erano l’armadio, la scrivania e il
minifrigo e poi a sinistra dove stavano le due porte del bagno e d’uscita.
Non era in camera sua….
Di colpo la sonnolenza passò, dove diavolo
si trovava?
Inspirò scostando velocemente le coperte
constatando che era ancora vestita come al sera precedente, facendo sparire
quel dubbio assurdo che le era balzato in mente appena un attimo prima.
Espirò rilassandosi scendendo dal letto
accorgendosi di quanto fosse alto rispetto al suo e a come l’arredamento in
generale differisse da quello di ogni altra stanza, non c’erano poster alle
pareti o trofei o altre baggianate ciò escludeva a priori l’ipotesi che si
potesse trovare nella stanza di qualche ragazzo anche perché in quelle di
solito c’erano due o tre letti a castello, e non un matrimoniale enorme come
quello in cui si era svegliata, bene, non si era incasinata quindi, sorrise
avanzando verso la finestra e sbirciando oltre il vetro leggermente appannato
dalla polvere dal quale si vedevano il giardino frontale e la strada ghiaiata
che dava al cancello d’entrata, alzando un sopracciglio osservò di nuovo la
camera avendo una prospettiva un po’ più ampia, notando dei vestiti sparsi qua
e là oppure ammassati alla sedia della scrivania.
Chiunque dormisse li dentro doveva essere un
gran disordinato.
Presa dalla curiosità decise di uscire e
leggere la cornice attaccata all’esterno della porta per scoprire di chi cavolo
era quella camera ma quando fu a metà strada qualcosa la bloccò.
L’aria che aleggiava li dentro era
familiare, la vista che si godeva dalla finestra e l’essere al terzo piano
indicavano il fatto che si trovasse nell’ala insegnanti e quei vestiti, ora che
li guardava meglio erano di…
“Oh porca vacca!”
Cosa stracazzo ci faceva in camera di
Logan!!!?E come mai non se n’era
accorta subito? Cazzo, se la vedeva li la sbranava, dopo l’incidente, la notte
del loro arrivo lui le aveva proibito di entrarci sia di notte che di giorno e
lei aveva sempre obbedito, memore del dolore che aveva provato, fatto provare e
tutto il casino che era successo poi.
Porca paletta, cosa diavolo si inventava se
fosse entrato e l’avesse trovata li?
L’improvviso suono della sveglia la fece
scattare come una molla costringendola a guardarla e vedere che ore segnava.
Le nove e mezza….
“Merda!”
“Che hai?”
Persa nei suoi ragionamenti non si era
accorta dello scattare della serratura e sbiancò nel vederselo comparire
davanti sulla soglia del bagno, avvolto da un asciugamano bianco in vita mentre
con uno più piccolo dello stesso colore provvedeva a frizionarsi i capelli.
Ok Marie,
stai calma, respira, rilassati e nel frattempo inventati una di quelle balle
fotoniche nelle quali sei un esperta…
“….”
Cazzo!
“?”
Inarcando un sopracciglio la guardò
imprecare fra i denti e dopo aver spento la luce del bagno entrò in camera
dirigersi verso l’armadio per prendersi qualcosa da mettere.
Strano, le era sembrata sul punto di dirgli
qualcosa…
Chiuse il cassetto della biancheria
guardandola da oltre le spalle, non si era mossa di un millimetro e non faceva
nulla per nascondere l’agitazione che l’aveva colta.
Non fu difficile catalogare quella reazione,
aggiungerla alla lista di tutti i suoi strani e recenti cambi d’umore e arrivare
alla conclusione che sul serio la doveva portare in quel posto.
“Dormivi secco ragazzina, siamo in ritardo,
vai a cambiarti e poi aspettami giù…fai colazione intanto…”
Eh?
Come mai era ancora viva? Indugiando un poco
si avviò verso la porta aprendola, uscendo, chiudendosela alle spalle per
partire poi alla velocità della luce verso la sua stanza al secondo piano.
…………………….
“….”
Jubes schiuse gli occhi fissandola
insistentemente mentre masticava un pezzo di croissant che le gonfiava le
guance come quelle dei criceti, mentre Kitty e Bobby indifferenti
chiacchieravano fra loro.
Non fosse per il fatto che ce l’aveva con
lei la sua faccia l’avrebbe anche potuta far ridere, ma hey,
lei era arrabbiata con Jubes, anche con Kitty e Bobby ok, ma con Jubes in
primis per il semplice fatto che si era fatta abbindolare dallo sguardo di quel
Gambit e l’aveva lasciata a piedi convincendo gli altri due a partire e il
fatto che si fosse rivelato un amico poco importava, se non lo fosse stato?
“Dai, ti dico che mi ha mostrato uno di quei
cosi…come si chiamano Ki!?”
“Distintivi Jubes…”
“Ecco, distintivo, mi ha detto d’esser agli
ordini dei Warrington e che era desiderio di Warren
chiacchierare con te in privato e sai come sono io…”
“Lo so Jubes, appena avverti, credi o pensi
anche solo che si possa trattare di quello tu diventi…haaaaaaaaaaaaaah…”
rilasciò un sospiro stressato mettendosi le mani nei capelli, ne aveva
abbastanza. “…basta ne riparliamo quando torno…devo andare con Logan …”
L’espressione furba che si dipinse sul viso
di Jubes era la dimostrazione evidente di quello che stava dicendo prima.
“Vedi come sei? Pensi subito chissà cosa tu…sei…”
“Si ok, ci si vede stasera Ro’ voglio un
rapporto dettagliato…”
“Cretina!”
Uscì di fretta senza degnarsi di salutarli.
“Sai Jubes…dovresti
darle tregua ogni tanto, la stai sfinendo…”
Kitty l’ammonì sorseggiando il suo te
speziato mangiucchiando un po’ del biscotto di Bobby.
“Che dici, è lei che sfinisce noi con quel
suo eterno tira e molla…”
“…..”
“Non guardatemi così voi due…siete
più curiosi di me e abili a nasconderlo…”
La moretta annuì disinteressata finendo la
sua bevanda cominciando a sbarazzare.
“Comunque sia fra poco iniziano le lezioni,
meglio se ti dai una mossa Jubes, noi andiamo intanto…”
“Quasi quasi skippo
anch’io…”
“Guai a te!”
L’asiatica sorrise mostrando fra i suoi
denti perfetti la sua famosa linguaccia, se saltava ancora un paio di lezioni
Ororo l’aveva già avvertita della possibile punizione, e lei non ci teneva
affatto a passare le incombenti vacanze invernali a spalare neve e lucidare
l’hangar.
“Vengo…”
Prima di seguirli però sbirciò fuori dalla
grande finestra dietro al lavabo sorridendo all’espressione eccitata di Rogue,
chissà dove l’avrebbe portata…e a fare che….
………………………..
Fissò per l’ennesima volta l’orologio sul
cruscotto della jeep, erano in viaggio da quasi mezz’ora e lui ancora non
l’aveva degnata di una parola, osò sbirciare di lato incontrando il suo profilo
concentrato sulla guida, le mascelle non erano chiuse…ma
serrate e si vedevano perfettamente i muscoli delle mandibole fremere e ogni
tanto schiudeva gli occhi focalizzando qualche pensiero che a giudicare dal
contrarsi della sua fronte doveva preoccuparlo parecchio.
“Logan?”
“Nh?”
“Qualcosa non va?”
“No, tutto a posto…tu
piuttosto?”
“Alla grande perché?!”
“…”
Aggottò le sopracciglia girandosi
completamente per guardarlo appoggiandosi alla portiera con la schiena, Logan
non era uno che parlava troppo questo era risaputo, ma di solito alle domande dirette
rispondeva subito, non rimaneva in silenzio, non gesticolava col turner della radio come stava facendo ora, non…si comportava così e basta.
Qualcosa non andava….non gli andava, ma cosa?
“Logan?”
“Ci siamo…”
Curiosa osservò il posto dove erano
arrivati, era bello davvero, un’enorme prato sconfinato tagliato corto con al
centro un bellissimo laghetto nel quale nuotavano coppie di cigni e papere,
c’erano anche delle piccole barche che tranquille scivolavano sulla superficie.
In fondo, dipinta di bianco si intravedeva
una casa col tetto nero piena di grandi finestre chiare.
“Bello…mache…”
“Scendi e poi mi dirai se ti piace ancora…”
“Nh?”
Le lanciò un sorriso tirato e insicuro che
stava cominciando a preoccuparla, ma proprio nel momento in cui stava per
chiedergli cosa diavolo avesse intorno lo vide scostare lo sguardo oltre le sue
spalle.
“Logan! Ti aspettavo due ore fa…”
“…hey, scusa ma
abbiamo fatto le ore piccole ieri…”
Si voltò incuriosita da quella voce familiare
che era certa d’aver già sentito da qualche parte; infatti quando se la ritrovò
di fronte la riconobbe subito.
“Dottoressa Mc. Taggart…”
“Marie…è un
piacere rivederti…”
Sorrise stringendole la mano non stupendosi
del fatto che l’avesse chiamata per nome dal momento che al funerale di
Charles, quando si erano conosciute di persona era stata lei stessa a chiederle
di esser chiamata in quel modo, quello che la rendeva perplessa era il motivo
per il quale si trovassero li.
“Non le hai detto niente?”
Cosa?
Si voltò verso Logan sentendolo negare, ma
negare cosa?
Lo sbuffo ironico della dottoressa
precedette una breve spiegazione.
“Hank mi ha chiesto un parere riguardo al
dolore che ti coglie d’improvviso e Logan si è offerto di accompagnarti…”
“Eh?”
Il sorriso di Moira non la stava aiutando,
al contrario dentro si stava innervosendo, inoltre, l’espressione atona di
Logan la stava facendo incazzare davvero, e a giudicare da come l’aveva presa e
portata da parte per parlarle in privato doveva averne colto l’idea.
“Non credo di aver….”
“Senti Marie, siamo preoccupati va bene?”
“Perchè?”
“Ultimamente c’è qualcosa che non va, e
vogliamo solo capire di cosa si tratta…”
“…e di preciso che
esami dovrebbero farmi qui, che non ho già fatto con Hank?”
“Non lo so ma che ti costa provare?”
“Voglio tornare a casa…”
“Marie, per favore non fare…”
“Cosa!?”
Con un colpo secco strattono la presa della
sua mano al braccio destro ma invece di voltarsi e andarsene rimase li a
fronteggiarlo, rabbia e lacrime premevano nei suoi occhi per uscire.
“Così…”
La indicò con entrambe le mani, come se
fosse evidente la spiegazione della sua reazione ma lei non si stava
comportando in nessuna maniera, non era d’accordo e voleva tornare a casa,
punto.
Sospirò delusa mentre le sue idee su come
avrebbe passato la giornata assieme a lui svanivano e con esse la felicità che
le aveva riempito l’anima fino ad ora.
“Riportami a casa”
“Senti Marie, dammi retta, sono solo un paio
di esami d’accertamento, che vuoi che siano?”
La vide chiudere gli occhi e riprendere
fiato, sembrava che la tensione le stesse passando.
“Quando scendi da Hank, ci vai sempre
volentieri?”
“Nh?”
Non capiva cosa voleva dirgli.
“Quando entri e vedi tutti quei macchinari,
senti quei rumori continui e snervanti, ti avvicini al lettino e ti ci sdrai
sopra dimmi….lo fai come se fosse la cosa più
naturale del mondo o ti viene la nausea a solo sentire l’odore del cloroformio
e vedere quei dannati camici bianchi appesi al muro?”
“Cosa centra questo con…”
“Tu odi
l’infermeria, odi gli ospedali odi i dottori, le siringhe e tutto quello che ha
a che fare con quel mondo, io ho nella mente parte dei tuoi incontri con quel mondo e credimi…se vado da Hank è perché di lui mi fido ma non contare
che sia disposta a farmi analizzare come una cavia dal primo medico che capita,
sia o non sia Moira Mc Taggart, intesi?” si girò verso la dottoressa “Niente di
personale Moira”
La Mc Taggart in tutta risposta annuì con un
sorriso.
Detto questo gli voltò le spalle
incamminandosi verso la strada che avevano percorso per arrivare li, aveva
notato una pensilina, magari sarebbe passato qualche autobus, prima o poi.
“Dimmi solo una cosa Marie…”
Lo sentì gridare ma non smise di
allontanarsi finchè…
“Perchè stamattina
dormivi nel mio letto?”
I suoi piedi si gelarono a terra più pesanti
del cemento.
“Dimmelo e saprò che stai bene dimmelo e ti
riporto a casa, ma sbaglia e giuro che ti ci mando a calci dentro quella clinica…”
Non si fece intimorire dal tono che le
rivolse dal momento che il suo cervello era bloccato sulla sua prima domanda e
i suoi occhi lo vedevano avvicinarsi a passo svelto e sicuro.
“Mi sarò addormentata mentre guidavi…”
“Risposta sbagliata, e adesso vieni!”
Le strinse la mano tirandola verso la
dottoressa che a poca distanza stava assistendo alla scena ma non accennava ad
intromettersi.
“No! Ho detto che…”
“Finiscila ragazzina!”
“Non puoi costringermi cazzo!”
Si fermò di colpo stringendo la presa fin
quasi a farle male guardandola con rabbia e determinazione, non avrebbe ceduto
mai.
“ Per quel che mi riguarda da domani potrai
anche odiarmi, ma adesso fili dentro e ti fai dare un’occhiata intesi?”
A fatica represse un singhiozzo sforzandosi
di sostenere il suo sguardo incazzato con uno altrettanto astioso, ma il naso
le prudeva dalla voglia di piangere e tutta quella situazione era assurda, in
un quarto d’ora la sua giornata era cambiata da decisamente fantastica a…infernale.
Logan la stava trattando come una bambina
capricciosa, e da bambina capricciosa si sarebbe comportata!
“Bene, affare fatto, ma facciamo che ti odio
da subito!”
Con l’ennesimo strattone si staccò dalla sua
mano dirigendosi da Moira di sua spontanea volontà.
Non emise alcuna protesta per tutta la
durata delle visite limitandosi a rispondere alle domande della dottoressa e a
pensare a qualcos’altro per cancellare la voglia di piangere che aveva dentro.
“Abbiamo finito…”
“Ok…”
“Ti farò sapere al più presto…”
“Ok”
Senza aggiungere altro sciolse i giri che
tenevano alzata la manica per via del prelievo e scese dal lettino,
raccogliendo la sua borsa per raggiungere l’uscita.
“Ti chiedo scusa se questo ti ha fatta
arrabbiare ma credimi quando ti dico che…”
“Arrivederci dottoressa Mc Taggart!”
Levò una mano in alto salutandola sparendo
poi oltre la porta chiara lasciando Moira ai suoi moduli e alle sue
preoccupazioni.
Le dispiaceva aver ferito i suoi sentimenti,
ma al telefono Hank le era sembrato davvero preoccupato, e se Hank si
preoccupava c’era da….preoccuparsi.
Sorrise dei suoi stessi pensieri compilando
la cartella di Marie impilandola assieme alle urgenti.
…………………………………..
“Sei di parola vedo….”
“….”
La guardò con insistenza mentre inseriva la
marcia e superava il caravan che li stava rallentando.
Da venti minuti buoni lei se ne stava con la
testa appoggiata al vetro a guardare fuori lo scorrere del paesaggio e lo
sentiva perfettamente il brano dei Linkin Park a
tutto volume perforarle i timpani attraverso gli auricolari del suo Mp3.
Sbuffò un sorriso per metà amaro rendendosi
conto che stavolta le aveva giocato proprio un colpo basso.
D’altra parte voleva capire cosa si
nascondeva dietro a quei suoi mutamenti di umore, a volte gli sembrava di
parlare con un’estranea, la guardava negli occhi e in quelle gemme di giada
scure vedeva un’altra anima, era sempre Marie e contemporaneamente una persona
nuova; la sera prima per esempio, dal momento che era salita in sella aveva
notato uno strano atteggiamento e lo aveva colto proprio nel come si era issata
a bordo della moto, di solito lo faceva con lentezza, appoggiandogli una mano
sulla spalla, un piede su un cavalletto dandosi uno slancio insicuro e atterrare
leggera, l’ultima volta invece era montata sicura senza appoggiarsi a lui, come
se quel gesto l’avesse fatto un milione di volte e poi lo aveva stretto con una
forza che non aveva mai usato prima, gli si era appoggiata contro decisa,
premendosi alla sua schiena tenendo le mani aperte sul suo addome, una sul
diaframma e l’altra poco sotto allo sterno stringendo coi polpastrelli, anziché
tenerle incatenate fra loro all’altezza dell’ombelico; sembrava si stesse
avvinghiando a lui per sedurlo e non per reggersi come faceva normalmente.
Quello che era successo dopo poi, era stato
qualcosa di così improvviso e assurdo che davvero per un attimo gli era
sembrata una persona totalmente diversa.
Aveva flirtato con lui spudoratamente, lo
aveva sedotto e poi baciato con una sensualità tale che davvero, se non fosse
svenuta avrebbe finito per…
Non riusciva a concepire quella parola
nemmeno nei suoi pensieri, si trattava di Marie dannazione!
Imprecò mentalmente ingranando nuovamente
superando di scatto una piccola minivolume che aveva rischiato di tamponare
distratto com’era dai suoi stessi pensieri.
Tornò a guardarla con la coda dell’occhio
sbuffando nel pensare che, nonostante la conoscesse da quasi cinque anni
infondo quella ragazzina continuava ad essere un mistero e forse era giunta
l’ora di lasciar perdere il tentare di riscoprire il proprio per concentrarsi e
districare quello di lei.
“Mi dispiace davvero Marie…”
“…”
Niente, ancora lo ignorava.
Il suo lettore doveva essersi scaricato dal
momento che gli aveva avvolto attorno le cuffie e lo aveva rimesso in borsa.
“Ti ho chiesto scusa ragazzina…”
“…”
“Che diamine Marie!?”
“….”
Ancora niente? Bene.
Notò un piccolo chiosco a lato della
carreggiata e non c’erano nemmeno troppe persone così senza pensarci su due
volte sbandò verso destra rientrando dal nuovo sorpasso che aveva incominciato
piazzando la freccia d’uscita, frenando sullo sterrato del parcheggio levando
una grande nuvola di polvere bianca.
Girò le chiavi per spegnere la macchina,
appoggiò l’avambraccio al volante e si voltò a mezzo busto per guardarla e poco
importava se lei ancora si ostinava ad osservare il finestrino.
“Finchè non ti decidi a parlare si rimane
qui…”
In tutta risposta lei inclinò lo schienale
del sedile mettendosi a dormire beata.
Lui la imitò aprendo la portiera dal suo
lato per appoggiare a terra la gamba sinistra e sgranchirla un po’, detestava
litigare o essere ignorato da lei e il fatto che se la fosse cercata non gli
addolciva certo la pillola.
Aveva promesso di prendersi cura di lei e lo
stava facendo, cosa diavolo aveva da biasimargli?
“…avresti potuto
parlarmene prima ti pare?”
Aprì gli occhi scostandosi dalle sue
giustificazioni mentali, girò la testa trovandola sveglia a guardare la
cappotta della jeep, la sua tattica del silenzio era durata poco più di un’ora,
anche troppo conoscendo gli standard di Marie che adorava parlare sempre di
tutto perché voleva capire anche se questo spesso le comportava molto dolore
come gli aveva detto quella sera riguardo a Magneto, lo detestava per ciò che
le aveva fatto passare, ma era anche in grado di capirlo dato il suo passato
angosciante e non era da tutti possedere questo dono, lui lo sapeva bene perché
se partiva con l’idea che uno gli stava sui coglioni difficilmente cambiava
opinione.
“Voglio solo capire che ti sta succedendo… e se te ne avessi parlato ti conosco, avresti
trovato qualche scusa per rimandare…”
“Non
sono io quella che cerca scuse…”
“Cerca di capire per un secondo soltanto…prova a metterti nei miei panni e a…”
Si bloccò al sentire la sua risata
sarcastica.
“Sei qui dentro ricordi? Nella mia testa
avverto i tuoi ricordi e certe volte quando penso e mi faccio delle domande mi
sembra di sentire la tua voce trovare le risposte…”
Sbarrò gli occhi ma lei non si fermò di
fronte al suo sguardo stupito.
“Se devo uscire con Jubes e mi metto davanti
all’armadio spalancato chiedendomi che cosa mettermi, o con cosa dovrei
abbinare le mie scarpe nuove non è la mia voce ma la tua che mi risponde, e sai cosa mi dice?”
“….”
“Metti i
tacchi alti ragazzina che sono da sballo, oppure,non
pensare nemmeno che io ti lasci andare in giro conciata così, o che altro…ah si,
l’altro giorno è successa una cosa da ridere, nella sala video con Jubes e
Kitty stavamo guardando un film assurdo di teen-ager in preda ad esplosioni
ormonali e mi sono vergognata da morire nel constatare, mentalmente per
fortuna, che nonostante ci fosse uno strafigo da
paura chiuso nello sgabuzzino con una bionda tutta plastica trucco, la mia
attenzione fosse stata completamente rapita dalle curve abbronzate di quella
troia da liceo, ci mancava poco che mi mettessi a sbavare cazzo! Perciò non
chiedermi nemmeno di provare a mettermi nei tuoi panni dal momento che a
malapena so quando ci sono io qui dentro!”
Si toccò le tempie un paio di volte cercando
di riprendere a respirare normalmente, aveva le guance arrossate e non sapeva
se fosse per l’imbarazzo o l’incazzatura; lui invece era sicuro d’esser
sbiancato nel momento esatto in cui aveva colto il significato di quelle
parole.
“…non immaginavo che…”
“LO SO CAZZO!
Non puoi immaginarlo dal momento che non
l’ho mai detto a nessuno per il semplice motivo che non voglio che si sappia,
che tutti si preoccupino per me o che si spaventino nel rendersi conto che
dentro di me ci sono molte più persone che in un condominio popolare…MERDA!
Nessuno immagina mai niente ma pretendete
tutti di sapere e io ne ho abbastanza!
Quindi per favore, chiudiamola qui, facciamo
finta che non sia successo niente e riportami a casa…”
Annuì soltanto mettendo in folle e
riavviando la macchina facendo come gli aveva pregato di fare.
Tutto a un tratto la sua convinzione era
diventata colpa.
Avvertì alle narici l’aroma salato delle sue
lacrime e i singhiozzi che silenziosi ed isterici le scuotevano il corpo, a
questo punto dirle un altro mi dispiace, seppure fosse stato sincero non
sarebbe servito a nulla.
L’aveva ferita molto più profondamente di
quanto credeva non solo col suo comportamento di quel giorno ma per le parti di
sé che le aveva ceduto toccandola tempo prima, parti che non erano solamente
ricordi sbiaditi comportamenti o desideri improvvisi ma molto, molto di più;
l’aveva privata di una scheggia di anima per rimpiazzarla con una sua; lui era vivo dentro di lei, costantemente e
questo non era un bene.
Mezz’ora dopo, quando giunsero alla scuola
di Xavier e scesero dall’auto non poté far altro che
guardarla scendere e correre verso l’entrata per seguire Jubilee che la stava
aspettando sull’uscio, non uno sguardo, non un saluto.
Far finta che non fosse successo niente eh? Quello
non era certo un bel modo per dimenticare.
“Problemi?”
“Ciao ‘Ro…”
Si voltò verso Tempesta scoccandole uno
sguardo stanco.
“Va tutto a meraviglia…”
“Bugiardo, comunque ora non ho tempo per il
quarto grado, ti voglio all’hangar fra dieci minuti abbiamo problemi…”
“Senti non puoi arrangiarti senza di me? Sono
sfinito e non ho…”
“Dei mutanti sono fuggiti dal carcere speciale
…”
“E allora? I corpi speciali del governo non riescono
a riprenderli da soli?”
“Se si trattasse di mutanti normali certo,
ma qui si parla del Fenomeno e…”
“E…?”
“Abbiamo motivo di credere che centri Magneto…”
“Impossibile è innocuo ora, Hank gli ha
piantato la Cura nel petto ad Alcatraz…”
Due secondi, e sotto al suo naso si ritrovò
una foto.
“Andiamo Logan…”
Tempesta aveva continuato a parlare ma lui
non la sentiva più, si limitava a seguirla all’entrata del garage mentre i suoi
occhi, come ipnotizzati continuavano a fissare l’immagine stampata sulla foto.
C’era una parete, alta e spessa di acciaio
temperato impossibile da scalfire anche per un carro armato e al centro di essa
stava una voragine dai contorni perfettamente lineari, una specie di porta ad
arco, tutt’attorno nessun segno di esplosioni o fusione, nessuno era in grado
di fare una cosa del genere, a parte Magneto.
L’unica cosa che riuscì a fare oltre che infilarsi
la tuta e raggiungere gli altri a bordo del Black Bird
fu di pensare a lei e attraversando lo stretto corridoio che portava alla postazione
di comando osservò per bene ognuna delle espressioni dei ragazzini che li
avrebbero accompagnati; Kitty teneva lo sguardo basso e cercava di non
piangere, Bobby lo guardava in maniera patetica, Piotr, nonostante i lineamenti
duri teneva serrata la mascella allo stesso modo con cui stringeva il blocco d’aggancio
della cintura di sicurezza e tutti, compresa Ororo, come lui stavano pensando
alla stessa cosa.
Marie non avrebbe retto; semplicemente,
questa volta non ce l’avrebbe fatta.
TH
Lo so, non sono stata di parola ma rimedio
ora rispondendo alle recensioni del capitolo otto, e poi a quelle del nove…chiedo perdono u.u (XD)
Ciao!!!!!
Capitolo 8
Ro90
Beh, aggiorno prima perché qui piove a dirotto, gira poca
gente e ho più tempo per rimbecillirmi al pc, tutto
qui!!! XD
In questo chappy un po’ si è
capito cosa le frulla in testa, o corpo, o tutto, ma c’è dell’altro…oooooh se c’è dell’altro….XD
Dada88
Grazie del commento kara, dimmi
un po’, leggendo codesto capitolo i tuoi dubbi erano fondati o no? XD
Per quanto riguarda hai ragione, anche io mi riferisco a
quei cartoni andati in onda negli anni 90 dove per l’appunto Wolwerine andava molto più d’accordo con Jubes dal momento
che lei gli stava sempre appiccicata, cribbio se mi piaceva quella tipa, dopo
Rogue era la mia preferita!!! XD
C’è da dire però che li la versione di Rogue è un po’ più
adulta rispetto a Jubes, qui invece hanno pressappoco la stessa età e poi dal
momento che adoro Marie ho seguito la trama del film…muahh
ahh hahh!!!
Grazie mille della recensione kara,
mi onora!!!! ^w^
Soniacristina1989
Grazie anche a te per
la caparbietà nel seguire questa mia ff, sono
contenta che ti piaccia dico davvero *.* =)
Come hai potuto
leggere in questo chappy in effetti è così, la sua
doppi, tripla, quadrupla personalità è da attribuirsi proprio a ciò che le sta
per accadere…poveraMarie…mi
sento na M---A se penso a cosa la sottoporrò…
A presto!!!
Capitolo 9
Dada88
Waah, Gambit piace molto anche a me, sinceramente nel
film non mi ha molto convinta, cioè, è carino, ma non ha avuto modo di
esprimere al meglio la sua fantastica personalità, sei d’accordo? (di di si o
lo faccio uscire di scena…<.<’’’ XD)
Marie ha preso in mano
la situazione, ma sarà stata davvero lei o….qualcun’altro
che è dentro di lei?
Fra un po’ verrà fuori
un casino da record…hih hih hih!!!
Grazie del fischio,
come sempre sei gentilissima!!!
Ciao!!! ^w^
Ro90
Lo svenimento ci stava
eccome, non potevo farli continuare era troppo presto dai…come
avevo detto nelle risposte precedenti, Logan dovrà tribolare parecchio, e d’ora
in poi lo farà….eccome se lo farà….=)
Grazie mille del
commento Ro, apprezzo molto u.u
^___-
Lu Ca
Eccoti qui Lu Ca!!!
credo d’aver mantenuto le tue condizioni no? Non è passatomolto tempo dall’ultimo aggiornamento, e non
ci sono stati ulteriori svenimenti (per ora <.<) solo una cosa, mi sa che
da domani, quando avrai finito di leggere il capitolo, il mio nome svanirà
magicamente dalla lista dei tuoi autori preferiti….doh,
t’ho giocato la bastardata eh?
Bacio e grazie!!! ^_____^
Soniacristina1989
Grazie di cuore, sono contenta che l’entrata in scena di Gambit
ti sia piaciuta, anche se non ero proprio sicura di inserirlo ora, ma siccome
dora in avanti avrà un ruolo abbastanza di rilievo non ho potuto fare a meno di
infilarcelo…
Come ho già detto, purtroppo lo svenimento ci stava, la
piccolina è sotto stress, mettiamola in questo modo…XD
Grazie mille, a presto!!!!
Lyn81
Eccoci qui Lyn, che mi hai beccata in castagna!!!
Come ti ho già…ehm accennato c’è un motivo sul mio capitombolo…a
dir la verità pensavo di farla franca, ma mi sbagliavo…u.u
beh, spero di aver
spiegato un po’ meglio la situazione, fammi sapere ok?
Ti ringrazio davvero
per la gentilezza.,
Ciao!!!
^w^
Ringraziamento d’obbligo
a chi segue la fiction ovvero le preferite:
“L’altro giorno l’idea ti entusiasmava,
cos’è cambiato?”
L’asiatica si lasciò cadere sbuffando sul
letto accanto a Marie facendole sbandare la mano che usava per evidenziare il
suo nuovo libro ma la cosa parve non toccarla minimamente.
“…sarò giù da sola
se tu ti ostini a non scendere…”
“Bobby e gli altri?”
“On a missionchica!”
“…ah, perché tu
non sei andata?”
“Ororo ha detto che erano al gran completo,
avevano bisogno delle abilità di Kitty nel caso avessero avuto problemi col bestione…”
“Che bestione?”
“Il Fenomeno, poche ore fa hanno chiamato
dai piani alti dicendo che era scappato…”
“Ah, e Bobby e Piotr a che servivano?”
“Rinforzi, sanno il fatto loro e di sicuro i
loro poteri sono meglio dei miei, dubito che Fenomeno si fermerebbe a guardare
i miei fuochi d’artificio…”
Sbuffò un sorriso immaginando l’idea
voltando il viso quel poco che bastava per incrociare lo sguardo della sua
migliore amica.
“Chi lo sa, magari avrebbe apprezzato…”
“Scema, e comunque l’ultimo posto era per
Logan, Ororo ha ritardato la partenza apposta per lui…”
“Quindi non c’è nemmeno lui?”
“No chica, perché
lo volevi anche stasera? Non vi siete divertiti abbastanza oggi voi due?”
“Una meraviglia…”
Jubilee notò subito il tono triste di Marie
e non le fu difficile intuire che le cose non erano andate come entrambe si
aspettavano.
“Ha fatto il cretino?”
“Decisamente…HEY, non
nel senso che credi tu accidenti!!!! Togliti quell’espressione scandalizzata
dal muso scema!”
“Beh se non ti spieghi è ovvio che…”
“Cosa? È di Logan che parliamo Jubes, di
quel bastardo che sa solo comportarsi da….BASTARDO!”
“Ok calmati…scusami
non volevo mica…”
“Se ci avesse provato ti pare che mi sarei
incazzata? Mi ha portato da Moira cazzo! A fare degli esami di accertamento che
non diranno un accidenti di niente in più di quelli che ho fatto con Hank,
eccola la nostra bella giornata insieme…”
Le era caduto il libro dalle mani per il
nervoso.
“E io che mi aspettavo chissà che…Dio che stupida gli devo essere sembrata, sono proprio
una ragazzina idiota…”
“Non dire così…ti
vuole bene Ro’ è solamente preoccupato e non è abituato a questo genere di cose…”
“Nessuno gli chiede niente qui…”
“Prima o poi lo capirà…dai
vieni a cena, non hai motivo di scappare ora che sai che non ci sarà no?”
“Vengo…”
……………………………
“Dov’è che stiamo andando precisamente?”
Logan parlò dopo interminabili minuti di
silenzio passati ad osservare il paesaggio sotto di loro cercando di capire la
destinazione, ma l’alta velocità del jet e la sua preoccupazione non gli erano
molto d’aiuto.
“L’ultimo contatto che abbiamo avuto con la
squadra d’inseguimento proveniva dalle coordinate che stiamo per raggiungere…”
“Cioè?”
“WolfIsland…al confine col Canada…
...pare ci sia stato un conflitto e i nostri
abbiano…”
“… avuto la peggio? Cosa gli costava
chiamarci prima?”
“Cerca di capire…”
“Capire cosa? Scappa uno dei mutanti
responsabili del casino di Alcatraz e quei coglioni del governo invece che
avvisarci immediatamente decidono di arrangiarsi?”
“…..”
“Se non ci ritengono degni della loro fiducia è inutile che ci chiamino quando sono nella
merda cazzo!”
I pensieri di Ororo non erano molto diversi
da quelli di Logan; avevano dalla loro parte il Presidente degli Stati Uniti
inoltre Hank era un loro ambasciatore questi erano senza dubbio buoni vantaggi,
ma tutto ciò non significava che lo fossero anche i vertici militari o gli
altri politici, di fatto, l’aver preso quella posizione era costata al
Presidente la perdita di buona parte del consenso popolare e in fin dei conti
la loro strada era ancora tutta in salita.
“Dobbiamo aver pazienza…non
è né sarà facile farci accettare nella società, ma se diamo prova di…”
“Lealtà?! Fedeltà!? Che siamo diventati
adesso, i loro cani!!?”
“Se la vedi in questo modo non c’è motivo di
continuare questa conversazione….solo cerca di non
farti prendere dalla rabbia….come tuo solito…”
Rimase quasi stupito dalla velocità che
impiegò Ororo a metterlo a tacere evidentemente, non aveva molta voglia di
discutere con lui difendendo una posizione che non voleva per niente assumere.
Lei era il loro leader ora e doveva
sforzarsi di rimanere imparziale ed “aperta” in qualche maniera a nuove
prospettive, ma il suo sesto senso gli diceva chiaramente che era offesa e
umiliata e…incazzata almeno quanto lui.
Decise di lasciar perdere e tornò al suo
posto ad armeggiare con le cinture di sicurezza cercando di allacciarle e
subito gli venne in mente un episodio legato a quegli affari quando, molti anni
prima, aveva trovato Marie rannicchiata nel retro del suo furgone infreddolita,
a come l’aveva trattata e scacciata, a come lei era riuscita a fargli cambiare
idea, a farlo parlare una volta in cabina per spezzare l’imbarazzo, a quando
gli aveva detto di allacciarsi la cintura e da li poi aveva avuto inizio tutto.
Chissà dove sarebbe ora, se quel giorno
tanto lontano ma ancora palpabile nei suoi ricordi l’avesse lasciata sola lungo
quella strada ghiacciata, probabilmente Magneto sarebbe riuscito ad averla e
avrebbe portato a termine la sua assurda missione sacrificando la sua giovane
vita uccidendo migliaia di leader politici e civili innocenti e allora si che
si sarebbero trovati nei casini, mai nessun Presidente avrebbe fiancheggiato e
compreso i mutanti e nessun’umano li avrebbe mai accettati, ma almeno molti di
loro sarebbero stati liberi e magari Jean…non sarebbe
perita all’attacco di Stryker, non sarebbe caduta sotto il controllo della
Fenice e non…..
Si riscosse da quei pensieri assurdi e
contorti, ok d’accordo, la morte di Marie sarebbe stata la morte di migliaia di
umaniche li detestavano e la
sopravvivenza di Jean e del professore e…ma in fondo
perché gli importava? Se fosse andata davvero così, lui Jean, e Scott e Xavier e Ororo non li avrebbe mai conosciuti, non si
sarebbe mai innamorato di lei, quel dannato triangolo non si sarebbe mai venuto
a creare quindi alla fine non ci avrebbe guadagnato un bel niente comunque….
Marie sarebbe morta e quella ragazzina
spaventata e ribelle che si era rifiutato di aiutare e conoscere e proteggere
non avrebbe influito nella sua vita e….
Si portò le mani agli occhi sfregandoli con
rabbia mentre si malediceva mentalmente per quei pensieri da vigliacco.
Non conoscere Marie….avrebbe
davvero rinunciato a questo per salvare Jean? Che razza di animale era per
arrivare al punto di pensare d’esser pronto a rinnegare lei che era il suo
angelo e la sua rinascita come…essere umano?
Un improvviso sobbalzo del jet lo fece
voltare verso Ororo che avvertì tutti della presenza di vuoti d’aria
consigliando loro di allacciare saldamente le cinture, lui, stanco di cercare di
capire il funzionamento di quegli aggeggi li annodò semplicemente, come aveva
già fatto inutilmente Marie quella volta che furono colpiti da un razzo
dell’esercito e venne risucchiata all’esterno.
Dannate cinture, se quella volta
Nightcrawler non fosse stato con loro sarebbe certamente morta e in
quell’attimo che l’aveva vista sparire il sangue nel suo corpo si era
ghiacciato per il terrore d’averla perduta per sempre e quella sensazione era
stata mille volte peggio di quella che l’aveva avvolto quando era stato
costretto ad uccidere con le sue mani Jean.
E questo lo realizzava ora per la prima
volta.
“Ci siamo…pronti
all’atterraggio!”
“Portalo giù e andiamo a sistemareil casino che hanno combinato i nostri…”
………………………………….
I suoi occhi verdi, increduli, si
rifiutavano di spostarsi dallo schermo lampeggiante del televisore nonostante
il notiziario di mezzanotte fosse finito da alcuni minuti ed al suo posto stava
andando in onda la pubblicità di un detersivo.
In testa ronzavano le parole dette da quel
giornalista canuto e serio che per lei assumevano sempre di più il significato
di un ultimatum.
“Fonti
attendibili rivelano che dietro alla fuga del mutante in questione,
responsabile per altro della morte di molti militari e civili, ci possa essere
la mano di Eric Lehnsherr alias Magneto, il mutante che cinque anni fa ha
tentato di sterminare i rappresentati delle nazioni mondiali presenti al summit
ad Ellis Island e tre anni fa aiutato appunto dal fuggitivo si è reso artefice
dell’attacco all’isola di Alcatraz dove era in corso la produzione della Cura…maggiori informazioni verranno rilasciate in seguito
ma ora passiamo alla politica… ”
La parte delle critiche al Presidente e
all’operato di Hank l’aveva lasciata fuori dai suoi pensieri troppo concentrata
a riflettere su una cosa.
Magneto era stato curato con ben un intero
caricatore di cura vale a dire il quadruplo della dose che aveva assunto lei,
se era davvero coinvolto in tutto quello, e le immagini della voragine nella
parete di acciaio erano inconfutabili, significava che i suoi poteri erano
tornati e di conseguenza presto anche lei sarebbe tornata ad essere
l’intoccabile Rogue.
“No…”
Sbatté le palpebre un paio di volte dando
sollievo alle pupille, non poteva succedere non era giusto, le avevano
assicurato che era definitiva, che non avrebbe più dovuto temere il giudizio o
la vicinanza degli altri.
“Hey Ro’, è tardi va a dormire…”
“…Jubes….”
“Nh?”
L’asiatica si avvicinò assonnata al poggia
braccia del divano bevendo un po’ di latte caldo dalla sua tazza gialla.
“Tu lo sapevi?”
“Cosa…”
“…del ritorno di
Magneto del fatto che pensano ci possa essere lui dietro alla fuga del mutante…”
Si voltò per guardarla in faccia ma la sua
espressione assonnata diceva chiaramente che non era ben connessa e che la
notizia non l’aveva ancora raggiunta perciò decise di lasciar stare.
“Nhm…niente, vado
a dormire notte”
Jubilee la guardò percorrere le scale poco
convinta ma il sonno e la stanchezza d’aver dovuto badare a una mandria di
ragazzini erano riusciti a renderla incapace
di vincere la fatica per accertarsi che stesse davvero bene.
“Notte Ro’”
L’asiatica la salutò non appena giunse
davanti alla porta della stanza che divideva con Kitty e che forse per la prima
volta aveva tutta per sé.
Non fece caso al rumore di passi che
tornarono indietro e ridiscesero le scale, e nemmeno sentì il potente rumore
della moto di Logan rombare dal vialetto della scuola.
…………………………………………….
“Come sarebbe a dire che li avete persi?”
La voce del militare incrinata dal dolore ripeté
nuovamente il misero rapporto di prima.
“Stavamo per raggiungerli ma poi i motori
dei jet sono esplosi senza motivo…siamo atterrati qui
per puro miracolo…”
Seguirono dei colpi di tosse e gemiti di
dolore così Logan decise di lasciare la presa sul giubbotto impolverato dell’uomo
per tornare al black bird.
Arrivò sulla rampa nello stesso istante in
cui Hank stava scendendo.
“Ce n’è uno ridotto davvero male Hank…aiuta lui per primo…”
“Scoperto niente?”
“Solo che Magneto centra sul serio, quel
tipo mi ha parlato di un guasto improvviso e contemporaneo a tutti gli aerei…”
“Probabilmente voleva avere la certezza di
non essere seguito…”
“Significa che è qui vicino?”
“Chi può dirlo, ma se ha annientato i
velivoli sicuramente la sua meta non può essere raggiunta che via aerea…”
“Ci saranno decine di isolette qui attorno,
non lo troveremo…”
“Sono a nord-est da qui, procedono a
velocità minima…”
“Come lo sai Kitty?”
“Uno di loro mi ha che il Fenomeno ha impiantata
una microspia all’interno dell’elmetto…gliel’hanno
messa dopo la cattura per precauzione…”
“Una cosa giusta almeno l’han fatta…bene
fatti dare l’apparecchio e andiamogli dietro…”
“Non vogliono, dice che hanno ricevuto l’ordine
di non…”
“Collaborare?”
Ecco che la poca stima che aveva cominciato
a nutrire per loro svaniva sepolta dall’ira crescente.
“Hanno ricevuto l’ordine proprio mentre il
ragazzo col quale parlavo mi stava raccontando il fatto…”
“Bastardi maledetti…”
Era già partito verso la direzione dalla
quale Kitty era giunta dove stavano un gruppetto di soldati malconci e
traballanti.
Fu Ororo a fermarlo incrociandolo sulla via.
“Fermati Logan!”
“No!”
La superò di alcuni passi.
“L’ordine proveniva dal Pentagono, ci hanno
intimato di rientrare non hanno più…bisogno di noi…”
Il disprezzo delle sue ultime parole fu
percepibile a tutti.
“Ancora con questa storia cazzo? Non siamo i
loro cani, non siamo al loro servizio non dobbiamo per forza…”
Gesticolava incazzato nero mentre i suoi
artigli sibilavano fendendo il vento pronti a lacerare i corpi di quelli che si
sarebbero rifiutati di dargli quel dannato aggeggio.
“LOGAN!”
“…..”
“Ti prego!”
Era suonato come un ordine ma in realtà era
una supplica da parte di lei ad ascoltarla.
“Fanculo!”
Si girò fulminando il gruppo di militari
scattati sulla difensiva alla sua reazione notando i loro sguardi convinti
nonostante le botte subite e, non meno importante le loro mani pronte all’altezza
della cinta a impugnare le armi.
“I veri cani siete voi…e
la prossima volta non disturbatevi neanche a chiamarci, andate a farvi
ammazzare con le vostre dannate armi di
metallo.”
Tornò sul jet rimanendo in silenzio per
tutto il viaggio di ritorno ma la rabbia era grande, troppa e….incontrollabile.
“Logan…”
“Lasciami perdere ‘Ro”
“Non avevamo scelta, metterci a combattere
con loro non ci avrebbe portato a nulla erano pronti a distruggere l’apparecchio
semmai…”
“E allora è giusto ritirarsi come cani
bastonati? Senza nemmeno cercare di…”
“Logan…l’esercito
non è l’unico a possedere le cimici…nè questo genere
di apparecchiatura…”
Il sorriso convinto di lei e l’oggetto che
teneva in mano simile ad un piccolo astuccio nero e lucido bastarono a farlo
calmare.
“Anzi, a dirla tutta noi siamo mooolto più avanti di loro in fatto di tecnologia…ora
va a riposarti, domattina presto ci dobbiamo organizzare…”
Annuì solamente voltandosi per proseguire
verso l’uscita del garage bloccandosi nel constatare una cosa importante.
“…dov’è finita la
mia moto?”
Il lieve odore di Marie stagnava un po’ più
concentrato nel posto in cui la moto era parcheggiata per continuare come una
scia leggerissima verso il portone d’uscita.
“Dammi le chiavi di una macchina…”
Ororo non perse tempo nel chiedere
spiegazioni e obbedì lanciandogli le chiavi della sua jeep bianca correndo
verso il dispositivo d’apertura dei portoni e del cancello del vialetto, in
quelle condizioni Logan non si sarebbe di certo fermato ad inserire il codice
di sblocco limitandosi a sfondare tutto.
Era chiaro che qualcosa non andava e a giudicare
dalla preoccupazione del mutante poteva trattarsi solo di una persona.
“Kitty…va a
controllare se Marie…”
“ROGUE NON C’E’!”
A velocizzare il tutto arrivò di corsa Jubilee
tutta agitata.
“Mi sono svegliata di colpo ricordandomi le
sue parole e sono corsa in camera sua ma è vuota…e
non è da nessuna parte qui a casa…”
“Che parole? Di che parli ragazzina?”
Logan dal posto di guida della jeep aveva
assistito all’arrivo della ragazzina e se possibile la sua preoccupazione era
raddoppiata.
“Al notiziario prima parlavano della fuga di
quel bestione e dei sospetti che ci sia Magneto dietro a tutto…era
non lo so, strana e mi ha chiesto se ne ero al corrente, dell’implicazione di
Magneto intendo, dal momento che le avevo accennato qualcosa, ma io di Magneto
non sapevo nulla….”
“Vado a cercarla, voialtri cercate di
chiamarla al cellualare…”
“Non servirà…”
Jubes mostrò a tutti il telefono di Marie.
“Era sul divano in aula video…”
Non ci furono altre parole, solo lo sgommare
dei pneumatici neri sul cemento chiaro del garage.
“In momenti come questo tornerebbe utile la
presenza di un telepate…”
L’amaro commento di Bobby, seppur non
commentato trovò l’assenso di tutti.
“Andiamo a dormire…Logan
la troverà di certo…se ha saputo di Magneto saprà che
molto probabilmente anche la sua mutazione tornerà presto, ha bisogno di un
buon amico ora….”
Si spensero le luci del garage, vennero
chiusi il cancello d’entrata e i portoni del garage e tutto all’istituto di Xavier tornò tranquillo come se davvero si trattasse di una
normalissima scuola.
Dada88 ,
Soniacristina1989,
Lu Ca
e Ro90,
domani risponderò alle vostre recensioni perché dal momento
che siete gentilissimi a lasciarmele meritate di trovare risposta….XD
a domani!!!!
Di
certo Liam non si sarebbe aspettato di
“cuccare” così presto quella sera.
Era
uscito cedendo alle mille insistenze dei suoi amici che lo volevano a tutti i
costi aiutare a superare l’apatia nella quale stava sguazzando dopo la
sua rottura con Becky, ed eccolo qua a ballare
assieme a questa sconosciuta dalle sembianze di un angelo che si strusciava
contro di lui in un atteggiamento assolutamente inequivocabile.
“Non
mi hai ancora detto il tuo nome…”
“Non
ha importanza che tu lo sappia…”
“Ma…”
Nell’oscurità
di quella sala da ballo, illuminata a sprazzi da mille flash e luci colorate
riusciva solamente a distinguere il meraviglioso colore brillante di quei suoi
occhi smeraldo sempre più vicini e profondi, ora chiusi e…
Sbarrò
gli occhi sorpreso nel sentire le sue morbide labbra sulle proprie, erano
fresche e sapevano di limone probabilmente a causa della bevanda che le aveva
offerto e si muovevano contro le sue in maniera sensuale ed esperta e desiderosa…
“Frena
bimba non mi conosci nemmeno…”
“Non
mi importa e…non chiamarmi bimba…”
Non
oppose resistenza quando lei tornò all’attacco anzi, si
ritrovò complice di quella bocca e incominciò a giocare con la
sua lingua azzardandosi a posarle le mani sui fianchi.
Rilasciò
un gemito soddisfatto nell’appurare che ci stava e sorridendo fra un
bacio e l’altro la fece arretrare fino a portare entrambi lontano dalla
pista e dagli sguardi curiosi dei suoi amici che più tardi doveva a
tutti i costi ringraziare.
“Sei
audace vedo…”
Imbarazzato
scostò la mano che lei gli aveva posato sull’inguine.
“Tu
esiti troppo invece…non sarai ver-”
“Non
pronunciarla nemmeno quella parola…”
“Che
hai allora?”
“Sono
solo un po’ stordito penso, esco da una brutta storia e mi ritrovo fra le
grinfie di una…”
Si
allontanò un poco squadrandola divertito da capo a piedi.
“Bomba
sexy che mi vuole divorare…e non so nemmeno il
suo nome…”
“Ti
ho detto che non c’è bisogno di saperlo.”
Senza
altri indugi riprese a baciarlo incastrandolo fra le sue gambe sperando di
fargli dare una mossa perché non resisteva più.
Da
quando aveva sentito la notizia al telegiornale la prima cosa alla quale aveva
pensato era che se davvero la sua mutazione fosse tornata si sarebbe tolta lo
sfizio di una bella scopata e l’idea di quanto quel pensiero fosse
squallido non l’aveva nemmeno sfiorata, prima che potesse ragionarci su
infatti si era ritrovata in sella alla moto di Logan lungo la strada secondaria
che portava al bar dove si trovava ora pronta a darla a quello sfigato che
puzzava ancora di latte tanto era disperata.
Non
sapeva spiegarselo ma qualcosa in lei era scattato ed era diventata peggio di
un animale…pensandoci su sapeva chi doveva
ringraziare.
“Ngrrrrr”
All’ennesima
ritirata del ragazzo roteò gli occhi al cielo trattenendosi dal rompergli
le ossa.
“E
adesso che c’è?”
Lo
guardò esitare puntando lo sguardo alle sue spalle.
“Non
credo che tuo padre sia molto contento di come tu ti stia comportando”
“Mio
padre è in Mississippi idiota, non lo vedo da sei anni…”
“Il
tuo….fidanzato allora?”
“Non
ho un fidanzato cazzo, non sarei qui se lo avessi porca puttAH!”
Urlò
presa alla sprovvista nel sentirsi strattonare via da quella mezza sega che
tutto di colpo era impallidito arretrando per confondersi fra la folla.
“Che
cazzo stai facendo?!?”
“Lo-gan? Che fai qui?”
“Giocavo
la schedina...che diamine vuoi che faccia Marie, ti stavo cercando!”
“Perché?”
“Non
hai la patente e dici di non saper guidare ma mi hai fregato la moto, che
diavolo ti è preso?”
“Lasciami…mi stai facendo male…”
Non
si era reso conto di quanto la stesse stringendo forte.
Lasciò
la presa immediatamente seguendola nella sua fuga fuori dal locale spintonando
la gente che gli stava davanti per non perderla di vista.
“Fermati
Marie”
Fece
come le aveva comandato fermandosi sotto alla luce di un lampione
permettendogli di vedere meglio com’era vestita.
Un
top nero le reggeva il seno mostrando al mondo il suo ventre chiaro e piatto,
alla vita uno spesso cinturone superava quasi in larghezza i pantaloncini in
jeans neri che le coprivano a malapena le natiche.
Le
gambe erano scoperte e finivano in due stivali a punta anch’essi neri e
lucidi.
Tornò
a guardarla in viso notando che le due strisce bianche erano libere dalla coda
alta che legava il resto dei capelli e le incorniciavano il viso.
“Come
diavolo ti sei conciata? Sembri una…”
“Puttana?
E si che in un certo senso ti ho dato ascolto, la tua voce nella mia testa mi ha detto le stesse cose e allora non mi
sono truccata…”
Si
puntò gli indici ai lati delle guance sorridendo per mostrare il viso
pulito.
E
poi cos’era quel tono che gli rivolgeva? Possibile che fosse ancora
arrabbiata con lui?
“Marie…perché sei venuta qui, da sola?”
“….non sono affari tuoi…”
Si
appoggiò al palo del lampione prendendo a giocare con un ciuffo bianco
della frangia.
“Credevamo
tutti che fossi…scappata…”
“Perché
avrei dovuto? Non ho altri posti dove andare…”
“Jubes
era preoccupata per te…”
“Dille
che sto bene quando torni…”
“Torniamo”
“Torni,
io mi fermo ancora un po’ devo…”
“Devi?!”
“Tu
farti i cazzi tuoi mai eh?”
“Sono
cazzi miei se centri tu…”
Si
avvicinò posizionandosi di fronte a lei alzandole il viso per poterla
guardare negli occhi.
“C’è
qualcosa che posso fare per te?”
“Lasciarmi
in pace.”
“Qualcosa
che non includa il lasciarti in pace ragazzina…”
“Non
chiamarmi più ragazzina Logan non
sono una ragazzina accidenti!”
“No,
una bambina dal momento che ti comporti da tale…”
“E
tu da cosa ti staresti comportando?”
“Basta
con questi giochetti sono stanco e incazzato, la missione è stata uno scoglionamento che nemmeno…”
“Non
mi interessa e nessuno ti ha chiesto niente, senti facciamo
così…”
“I
tuoi facciamo così mi han
rotto i coglioni Rogue adesso vieni e mi dici cosa diavolo hai…”
“Gli
esami di Moira non sono ancora arrivati?”
Ancora
quel tono da strafottente, cominciava ad arrabbiarsi sul serio.
“Lo
so che ti ho ferita che ti aspettavi qualcos’altro
da me oggi ma….”
“Lascia
perdere…”
Arrossì
scostando lo sguardo al ricordo di quello che si era immaginata quella stessa
mattina.
“Ma
se non mi dici che cosa ti turba io non posso aiutarti, ci provo comunque e
combino disastri perciò…”
“Ti
ho detto che sentivo male e mi hai portata dal dottore, se ti dicessi cosa
voglio ora non oso immaginare cosa faresti….”
“Provaci,
dimmelo e…”
“Volevo
fare l’amore Logan …”
Gli
si gelarono le parole in gola.
“Magneto
ha riavuto i suoi poteri, non passerà molto tempo prima che tornino
anche i miei e quindi prima che questo accada volevo …”
“L’avresti
fatto col primo che….”gli tornò in mente la faccia impaurita
di quel ragazzino con cui l’aveva vista pomiciare“…con
quel damerino?”
Era
allibito, sconvolto,non sapeva
davvero cosa dire.
“Vedi
altre possibili opzioni? Non voglio tornare ad essere l’intoccabile
mutante che non ha mai…”
“Mai?”
Inarcò
un sopracciglio appurando quella notizia.
“Che
diavolo combinavi con Bobby allora? Giocavate a dama?”
“Vaffanculo!”
Gli
diede uno spintone superandolo e correndo verso la moto ma vene bloccata
praticamente subito e spinta contro la portiera di un’automobile rossa.
“Scusami
ma…tornando al discorso, non puoi fare sesso
col primo che capita è…”
“Me
lo dici proprio tu questo? Mi prendi in giro?”
Cazzo,
l’aveva messo a tacere in fretta, come poteva ribattere ora? Non che
avesse fatto molto fino adesso con lei le parole non servivano.
“Sai,
se non fosse che le vivo dal tuo punto di vista, le tue esperienze sessuali
basterebbero a tenermi calmi gli ormoni a vita, ma fare sesso selvaggio con una
donna non è esattamente quello che mi interessa cazzo!”
Detto
questo si portò le mani al viso per nascondere la vergogna della
confessione appena fatta.
Non
che per lui fosse una rivelazione, era quasi certo che assieme alle altre sue
memorie ci fossero anche quel genere di azioni ma in quel momento la cosa non
gli interessava minimamente, quello che voleva sapere era perché lei si
comportava così.
“C’ero
quasi, certo ho dovuto insistere ma alla fine ci stava, poi arrivi tu e mandi
tutto a puttane, ti piace così tanto rovinarmi la vita?”
“Rovinarti
la vita? Ma ti ascolti quando parli? Io la vita te la sto salvando, come credi
ti saresti sentita domani, quando non appena svegliata ti saresti ritrovata
avvinghiata ad un ragazzino che nemmeno conosci al quale avrai donato la tua…”
Marie
lo guardò incuriosita dal suo silenzio senza riuscire a trattenere una
risatina divertita, era arrabbiata ma nonostante tutto la situazione era
comica.
“Sei
grande e grosso e ti imbarazzi a dire verginità?”
“Piantala…e ora che ti sei calmata vieni, ti porto a
casa, la moto torno a prenderla domani…”
“No
grazie mi arrangio.”
“…no…”
La
prese per il gomito spingendola in avanti.
“Ho
detto che…”
“NO!
NON TI PERMETTO DI SVENDERTI O CONCEDERTI A
NESSUN’ALTRO CAZZO!”
Ops, l’aveva fatto incazzare…aveva esagerato, non aveva visto il
cartello pericolo e aveva proseguito
diritta verso il burrone cadendoci dentro ed ora Logan era davvero…
…unmomento…nessun’altro? Aveva detto nessun’altro?
Lo
guardò per tutto il tempo della sua sfuriata senza sentire nessuna delle
parole che le urlava contro nessuna spiegazione nessuna scusa né accusa,
nella sua mente c’erano quelle due sole parole…nessun’altro.
Rise
cedendo alle sue spinte avanzando verso il centro del grande parcheggio
sterrato mentre ad ogni passo sentiva crescerle dentro allo stomaco quello
strano formicolio ma dieci volte più intenso di quello che l’aveva
assalita la bar.
Era
fatta finalmente.
“…PERCIO’ TOGLITI DALLA TESTA QUESTO GENERE DI IDEE PERCHE’ DOVESSI SCUOIARLI TUTTI NESSUNO SI
AVVICINERA’ A TE INTESI?”
“…intesi…”
Si
calmò di colpo nel trovarla così remissiva; c’era qualcosa
che non quadrava o che non iniziava a quadrare. Perché lo stava
guardando in quella maniera? Perché le sue labbra avevano assunto quel tipo di ghigno?
Come
mai si erano fermati?
“Nessun’altro
eh?”
Rimase
immobile riprendendo il fiato che aveva perso a urlare.
Poi
il tocco del suo indice contro il proprio petto lo fece indietreggiare fino al
contatto contro un’ennesima auto.
“Nessun’altro…oltre chi?”
“Marie?”
Gli
si appoggiò contro aderendo perfettamente al suo corpo, strappandogli un
sospiro.
“Oltre
chi, Logan!?”
Insisté
spingendo leggermente il bacino contro al suo, esasperandolo.
Chiuse
gli occhi nell’avvertire il suo respiro fresco sulle labbra.
Fosse
stato per lei gli sarebbe saltata addosso immediatamente ma lui l’avrebbe
respinta, ne era certa, sapeva che con lei sarebbe stato pieno di remore
quindi, delusa si allontanò bofonchiando qualcosa fra sé.
“…parole su parole ma qui si dimenticano i fatti…”
E
la consapevolezza di non ottenere nulla le bloccò il cuore
trasformandolo in un grumo pesante e salato, perché non capiva?
Tutte
quella parole erano state sprecate? A che scopo le faceva dire sempre tutto se
poi non arrivava alle conclusioni più semplici e non agiva di
conseguenza?
Era
davvero così poco attraente?
Si
accorse di stare piangendo solamente quando una lacrima le si infranse sul
pugno che stringeva al fianco.
“Sei
tu questa?”
“…”
Non
osò voltarsi e mostrare quanto fosse patetica limitandosi a fermarsi
nello spazio fra una macchina e, lo notò solo ora,la moto di Logan.
Sentì
i suoi passi avvicinarsi ma rimase rigida.
Poi
avvertì un tocco sulla spalla, ed un ulteriore sull’altra
trovandosi avvolta nelle sue braccia che le premevano una sul seno euna sul ventre gelato scaldandoli
entrambi.
“Per
la prima volta sei tu a parlare ed agire, non sei influenzata dal me nella tua testa vero?”
“….”
“È
stato lui a farti venire qui in cerca di divertimento
giusto?”
La
sentì annuire poco convinta, fremere e trattenere i singhiozzi.
Schiuse
gli occhi. Fosse stata una qualunque altra persona le sarebbe saltato addosso
senza problemi ma si trattava di Marie e lei non era una qualunque altra persona, lei era la sua luce verso il domani,
un’ancora che sperava di trovare sempre alla quale aggrapparsi nei suoi
tormentati momenti bui e non voleva che una burrasca momentanea o uno scoglio
appuntito scalfissero o spezzassero la solida catena che li teneva uniti.
Se
perdeva anche lei finiva il suo mondo.
Inspirò
lentamente sentendo il suo profumo entrargli dentro, avvertendo i suoi battiti
leggermente accelerati, i suoi sussulti ogni suo singolo e irregolare respiro.
Capitolo 13 *** Take me now or I'll take you first ***
Lei adorava Logan in tutto e per tutto; era un istintivo e sapeva far rabbrividire di paura con una semplice occhiata chiunque gli stesse sui maroni ma fondamentalmente aveva un gran cuore e l’animo gentile.
Incarnava perfettamente l’essenza del lupo, indifferente a ciò che non era importante ma pronto a mordere attaccare ed uccidere se si trattava di difendere coloro che amava.
E lei era grata al cielo d’aver ricevuto l’onore di entrare nella lista delle poche persone a cui lui voleva bene.
Tuttavia…in quel preciso istante lei lo detestava.
Si, lo detestava davvero perché dopo le belle parole di neanche mezz’ora prima ora se ne stava muto e impassibile sul lato guidatore intento a guidare verso casa.
Per venti minuti non aveva detto neanche una parola non aveva per niente guardato nella sua direzione ed era teso come una corda di violino.
Conoscendolo, nella sua mente stava ripercorrendo attimo per attimo ogni istante accaduto, ogni cosa successa e ogni parola espressa e a giudicare dalla sua espressione si sentiva…
Scosse la testa seccata, quella parola non la voleva nemmeno pensare perché significava cancellare quel piccolo passo avanti fatto e tornare a comportarsi come…non sapeva nemmeno lei come definire il loro essere.
Lei era stracotta di lui ed era innegabile che anche lui le volesse bene e allora perché tentennava!?
Sbuffò.
L’unica cosa della quale era certa era che avevano cancellato troppi passi compiuti in avanti e commesso fin troppi errori in quegli ultimi giorni e desiderava procedere anche a piccoli passaggi, ma con lui a fianco.
Sorrise arrossendo di meraviglia, se solo fosse stato così facile.
Ma i problemi erano svariati, primo fra tutti il loro essere mutanti, i loro poteri o nello specifico il suo potere che non permetteva molte smancerie una volta tornato e anche lui non scherzava, aveva un carattere assurdo e mutevole e magari si sarebbe pure stancato di lei.
Sospirò delusa a quell’ultimo pensiero rendendosi conto che in confronto a Jean lei non era niente, assolutamente niente, non esisteva proprio confronto e realizzò che forse quelle parole lui gliele aveva dette solo per farla calmare.
Una scheggia d’ira le sibilò nelle vene, se fosse stato davvero così l’avrebbe ammazzato lei stessa.
“Hey…”
Si, l’avrebbe cancellato dall’anagrafe nel peggiore dei modi per poi non pensare a lui mai più.
…arricciò il naso…per oltre quattro anni era stato nella sua mente, ma chi diavolo cercava di fregare?
“…zina…”
Sentì la parte finale del suo nome girandosi verso di lui aspettandosi di trovarlo a guardarla dal momento che l’aveva chiamata ma così non fu.
Continuava a guidare e non si degnò minimamente di ricambiare il suo sguardo.
“Non lui…io…sono qui…”
Ah già…il lui nella sua testa, ecco chi la chiamava.
“Che vuoi adesso?”
“Finiscila!”
“Nh?”
“Le tue stupide congetture mi stanno rompendo i coglioni ragazzina…finiscila!”
“Hey!”
“Gli piaci, è cotto ti vuole cosa diavolo hai ancora da rimuginare?”
“…”
“Di cosa hai pau…”
“Dimmelo!”
“…eh?”
“Dimmelo tu allora quello che lui non ha il coraggio di dire…”
“L’ho appena fatto ragaz…”
“Non in terza persona, non un gli piaci è cotto ti vuole ma mi piaci, sono cotto, ti voglio…”
“…”
“Codardi…”
Sospirò nuovamente, ne aveva due ed entrambi erano dei gran vigliacchi…che razza di sfiga nera.
Si riprese da quel turbinio di pensieri avvertendo la frenata in prossimità del cancello aspettando che, in quel breve lasso di tempo che occorreva al chip della colonna per registrare il codice sulla scheda d’ingresso Logan le rivolgesse la parola…lo sguardo almeno.
Niente di tutto ciò accadde perciò, scazzata uscì sbattendo la portiera non appena il cancello cominciò ad aprirsi e percorse l’intero viale ghiaiato a passo svelto in modo da enfatizzare il suo già evidentissimo malumore.
Non gli lasciò nemmeno aperta la porta d’entrata guadagnando ulteriori secondi di vantaggio ridendosela di gusto nel sentirlo imprecare perché non trovava la chiave.
“Non è così facile per noi…”
Imperterrita salì le scale dirigendosi verso la sua stanza.
““Sta zitto Logan!”
…ngrrrrrrrrr…”
“…o Wolverine, chiunque dei due tu sia…ruggisci quanto vuoi tanto non puoi farmi nien…”
Un flash e di colpo tutto si fece bianco nei suoi pensieri poi d’improvviso, mentre una scarica di confusa emozione le scivolava nel cuore le si proiettarono in mente tutti i singoli fotogrammi di quel suo sogno di sesso, prepotenti e ripetuti, come una specie di compilation accompagnata dai suoi respiri soffocati, dai suoi gemiti e dalla voce roca di lui.
Dovette appoggiarsi alla parete per mantenersi in equilibrio.
“Stavi dicendo….ragazzina?”
“Sei un bastardo!!”
“Lo so…”
Capì subito che non era stato il lui nella sua testa a risponderle ma quello reale che si trovava a pochi passi da lei alle sue spalle.
“….”
“Marie…”
Espirò profondamente affondando le unghie sulla liscia superficie di legno che ricopriva la facciata graffiandola.
“Perché fai così?”
“…non è …”
“Lo so! L’hai già detto!”
Il silenzio di lui bastò a farle capire.
Si toccò la tempia seccata voltandosi di scatto.
“Ragionate entrambi allo stesso modo…eppure il Logan che c’è qui ” si diede un buffetto in testa indicando la tempia sinistra “…è quello di quattro anni fa…”
“….”
“Non sei cambiato di una virgola da allora…” lo vide schiudere gli occhi mentre passava il proprio peso sull’altra gamba.
“…”
“Mi chiedo se cambierai mai…”
“…sei già cambiata tu abbastanza per tutti e due…”
eh?
“…” inclinò leggermente la testa schiudendo gli occhi attendendo una spiegazione.
“Che senso ha tutto questo Marie? Perché tutto d’un tratto hai deciso di…”
“…di?”
Lo vide distogliere lo sguardo e sospirare serrando la mascella…ahi, conosceva quella mossa, stava per dire una gran boiata…
“Logan?”
“Non sarebbe poi tanto male rimanere…così ”
“Ti stai tirando indietro?”
“…indietro da cosa Marie, il punto è proprio questo…” La guardò sussultare ma decise di continuare.
“Non c’è ancora niente e se siamo fortunati potremmo far finta che…”
“…bene!…”
“Nh?”
“Ho…capito…va bene….”
Espirò lentamente stando attenta a non lasciare che le lacrime si mostrassero sul suo viso…le bastava avere il cuore che gelido le doleva pulsando ad ogni suo respiro, le lacrime erano inutili.
Gli sorrise scostandosi una ciocca dietro l’orecchio mordendosi il labbro inferiore fin quasi ad urlare.
Se questo era il suo gioco allora non ci stava, se lui credeva di poterla illudere e poi ritrattare ogni singola parola si sbagliava di grosso, quel tira e molla sarebbe finito in una maniera o nell’altra.
Si voltò abbassando la maniglia della porta di camera sua.
“Entri un minuto? Ti devo dare un paio di appunti…”
Annuì sorridendole imbarazzato seguendola all’interno della sua stanza ancora buia.
“Non accendi la luc…”
Mai, da quello che poteva ricordare e gli suggerivano le emozioni che stava provando, in vita sua era stato più fottuto che in quel momento.
Si era buttato ad occhi chiusi nella gabbia del leone ed ora ne avrebbe dovuto accettare le conseguenze.
Quando le labbra di Marie si staccarono dalle sue il loro respiro fu unico bisogno d’aria, nient’altro.
“Punto primo: non mi prendi in giro…”
Un altro contatto e un nuovo brivido lungo la schiena.
“E secondo: smettila di farti mille problemi e lasciati andare dannato fifone…”
Marie si umettò le labbra nell’oscurità sentendole fresche nel ricevere addosso il respiro confuso di lui. “…mi piaci…sono cotta…ti voglio…”
Non sprecò altre parole per farglielo capire, passò ai fatti tornando a baciarlo con dolce malizia mentre piano piano lo faceva indietreggiare fino al bordo del letto.
Avrebbe voluto pregarlo di non tirarsi indietro e l’avrebbe fatto se non fosse stata un po’ orgogliosa anche lei; dopotutto anche se lo desiderava alla follia non si sarebbe mai abbassata e umiliata a pregarlo di…amarla, non poteva fargli né farsi questo, nessuno dei due lo meritava e poi se si trattava di Logan gli scongiuri sarebbero solamente serviti ad allontanarlo e lui sarebbe scappato sentendosi costretto mentre lei sarebbe diventata ancora più patetica di quanto non fosse già.
“Marie…no…”
“…si invece…”
Non volle sentire obiezioni, quella sera sarebbe andata come voleva lei, poi la mattina successiva se lui era dell’idea di scappare avrebbe potuto andarsene anche in Antartide per quello che gliene fregava, l’importante, per ora era che le cose andassero come voleva lei, ne aveva un bisogno disperato.
Un lampo d’amarezza le scalfì il cuore, non lo stava pregando ma costringendo, sue azioni opposte che però avrebbero infine condotto allo stesso epilogo.
Lui se ne sarebbe andato.
“…non così…”
Lo baciò nuovamente ingoiando il suo ennesimo rifiuto spingendosi contro di lui fino a farlo cadere su letto di schiena.
Diceva una cosa e ne faceva un’altra, la rifiutava con le parole ma le sue labbra la stavano assaggiando esattamente come stava facendo lei con le sue.
Vibrò d’emozione avvertendo le sue carezze sui fianchi e tremò sospirando contro il suo mento nel godersi quel contatto fino in fondo.
Quelle che la stavano sfiorando…erano le grandi mani del suo Logan.
Ringraziò d’esser viva solo per quella piccola conquista.
Si staccò dal loro ennesimo bacio seguendo la linea della sua mascella mordicchiandolo, adorava il sapore salato della sua pelle e le piccole punture che riceveva ad ogni contatto con la sua barbetta corta.
Chiuse gli occhi seguendo il calore che le sue mani lasciavano a contatto con la propria pelle, si era insinuato sotto il suo top e stava lentamente risalendole arrivando a lambirle il bordo del reggiseno, li lo sentì tentennare ed irrigidirsi, poi il tocco svanì.
“….Marie…”
L’allontanò da sé prendendola saldamente per le spalle stando attento a non stringerla troppo; una volta che fu seduta accanto a lui e poté guardarla negli occhi prese un profondo respiro.
“Dio solo lo sa quanto ti desidero Marie…ma così è sbagliato…”
Non potevano passare direttamente da amici a …a quello che stavano per fare senza passare per la classica fase della frequentazione come coppia; scosse la testa dandosi dell’idiota per i pensieri assurdi che lo stavano assalendo mentre Marie cominciava a guardarlo interdetta.
“Dimmi che non mi vuoi e giuro su cosa ho di più sacro a questo mondo che non ti guarderà neanche più…”
“!?”
“Ma dammi solo un accenno di sentimento e continuerò ad amarti e a guardarti e a desiderarti finché non cederai Logan…”
Cosa diavolo si metteva a dire adesso?
Strabuzzò gli occhi di fronte a quello che era un ultimatum vero e proprio, il classico bilanciere dove su un piatto c’era l’amicizia e sull’altro l’amore ma se avesse scelto la strada sbagliata avrebbe perso entrambe le cose.
Non avere più l’attenzione di Marie per lui sarebbe equivalso a morire.
“Dirti che non ti voglio? È facile….io non ti voglio….”
“……”
In quel momento lei morì letteralmente.
“Non ti voglio in questo modo, a questa maniera o con questa dannatissima fretta che ti ha colta tutto di un tratto…non ti voglio per…” scosse la testa indicando la situazione in cui si trovavano “..tutto questo Marie!”
“…”
Falso allarme…sussultò riprendendo a respirare alzando la mano destra per circondare la sinistra di lui ancora stretta alla sua spalla.
“Ti voglio piccola, ma con tutta la calma di questo mondo…e scusami per prima, non volevo…tirarmi indietro…”
Marie sorrise di un’espressione che era puro sollievo e felicità, si portò il suo ruvido palmo alla guancia sfiorandola schiudendo gli occhi, era felice…davvero, davvero felice.
“Grazie ma…io invece ti voglio ora…”
Gli baciò la mano alzando leggermente il viso e ciò che lui vide fu l’essenza della seduzione fatta a persona.
“Perciò cambio quiz…o mi prendi tu o lo faccio io…”
Vibrò al sussurro che era la voce di lei e gli si seccò la gola nel sentir la sua mano venir guidata da quella piccola di lei verso il basso fino a sentila aderire perfettamente al suo seno, fino a sentirla premere contro quel morbido cuscino pieno e tondo ed avvertirne la rigidità al centro del palmo.
Dentro di lui qualcosa s’infiammò e quel fuoco esplose nell’incontrare lo sguardo di lei denso e carico di passione.
Che diavolo stava aspettando ancora?
Sorrise e si avvicinò a lei con estenuante lentezza lasciando che il suo profumo lo inebriasse e che il suo sguardo gli penetrasse negli occhi, per poterselo ricordare sempre.
La baciò che ancora sorrideva e assaggiò nuovamente quel suo dolce sapore di ragazzina prima di farla sua e sentirsi per la prima volta soddisfatto nel fare l’amore.
Quel loro unirsi non sarebbe stato semplice sesso, e non erano futili preliminari il loro cercarsi, toccarsi e baciarsi.
“Marie…”
“Nhm?”
E non era semplice melodia la voce in estasi di lei, era qualcosa di ultraterreno, era un armonia che faceva star bene e donava pace, era dolcezza e sicurezza e mai da quando l’aveva vista per la prima volta la sua voce gli era parsa tanto bella.
“Marie…”
Continuava a bisbigliare il suo nome guardandola in viso stentando a credere che gli stesse accadendo davvero una cosa tanto meravigliosa, e non gli importava se la felicità che stava provando in quel momento lo avesse potuto far passare per uno smielato teen-agers innamorato, quando si trattava di lei tutto il resto non contava più.
La chiamò un’ultima volta godendosi l’immagine beata di lei mentre lentamente insinuava la sua mano sotto la maglietta di lei, alzandole la schiena dal materasso per sganciarle il reggiseno passando poi sul davanti per una carezza pelle contro pelle.
Fermò il proprio respiro nel percepire il loro contatto, nell’udire il suo gemito sussurrato e avvertire il corpo di lei inarcarsi per sentirlo più forte.
Nemmeno si rese conto di starle già sfilando quel suo top nero e faticò a registrare le mille scariche di brivido che gli donavano le mani di lei scorrendo lungo la sua schiena per togliergli la maglia.
Non avrebbe mai più potuto rinunciare nemmeno al più leggero dei suoi tocchi.
Abbassò gli occhi quel tanto che gli bastava per vedere ciò che poco prima aveva carezzato.
Deglutì avvicinandosi sfiorando con le proprie labbra quelle dolci rotondità, schiudendole poi in modo che la punta della sua lingua potesse posarsi su di esse.
“Logan…”
Espirò il suo nome circondandogli la testa con le braccia per tenerlo stretto al proprio petto appoggiando il mento fra i suoi capelli donando loro un soffice bacio gemendo nell’avvertire la calda pressione della lingua di lui sul proprio seno nel punto più sensibile.
Quella zona di lei non era nuova a questo genere di attenzioni, ma le emozioni che provava in quell’istante non avevano nulla a che vedere con i piccoli brividi che le aveva donato Bobby; chiuse gli occhi tornando alla realtà, quello non era affatto il momento per quel genere di paragoni, quello che aveva finalmente accanto era l’uomo dei suoi sogni e non il primo fidanzatino di un’innocente bambina piena di sogni ed illusioni.
Quel pensiero e la piena consapevolezza di ciò che effettivamente rappresentava Logan nel suo mondo le diede una nuova scarica lungo la spina dorsale ed istintivamente spostò la gamba destra sul fianco di lui e dandosi un piccolo colpo di reni riuscì a voltare entrambi costringendolo sul materasso mentre lei gli stava praticamente seduta in grembo; sentire i loro bacini combaciare, nonostante la stoffa, provocò in entrambi un’eccitazione travolgente, cosa che le mani di lui strette alle sue natiche contribuirono ad aumentare.
Assaporò ogni suo passaggio sulla propria pelle lasciando cadere il viso in avanti dimenticandosi di ogni altra cosa, se il respiro non fosse stato un azione automatica avrebbe smesso persino di fare quello.
Chiuse gli occhi serrandosi il labbro inferiore fra i denti nel sentir scivolare oltre i bordi sia degli short che delle mutandine ogni suo dito eccetto i pollici che si incastrarono oltre i vestiti per farli scendere oltre i glutei fino alle ginocchia che premevano sul materasso ai lati, fu semplice alzarsi un istante per permettergli di sfilarli completamente approfittandone per posare il mento nell’incavo del suo collo e depositarci un piccolo morso malizioso.
“Vieni qui…”
Si baciarono nuovamente prima di guardarsi intensamente un’ultima volta e Marie s’incantò a contemplare la dolcezza delle iridi screziate di ghiaccio e foresta di lui, fu in quel momento, che per la prima volta da sempre riuscì a scorgere nei suoi occhi le emozioni che provava nel profondo e ciò che vide fu pace e serenità.
E le stava provando con lei…grazie a lei.
Chiuse gli occhi avvertendo sulla propria guancia l’umida e tiepida scia di un’unica lacrima che prontamente fu rubata dalla dolce carezza di lui.
Un ennesimo bacio che sapeva comunque di nuovo unì le loro labbra ed entrambi decisero che così poteva bastare, che ora potevano cominciare a fare sul serio.
Fu lei a prendere l’iniziativa poggiando i palmi contro il suo petto per scivolare poi verso il basso, delineando ogni curva dei muscoli tesi di lui oltre lo stomaco villoso superando l’ombelico fino alla zip dei suoi jeans incominciando a slacciarli ed abbassarli e tastare quello che essi celavano.
Un’ultimo istante e venne guidata da lui nella giusta direzione, quello che divisero poi fu puro ardore.
TH
Grazie un mondo a Ro90, Dada88, Soniacristina1989 e Stella di Dunedain, le vostre parole sono fantastiche, specialmente le tue sonia XD….
Grazie di cuore a chi legge e scusate la latitanza….
Dunque premetto una cosa….ODIATEMI FINO ALLO SFINIMENTO!!!
Parto in quarta dicendo: domani rispondo alle vostre recensioni…
Siete gentilissimi e rispondo domani…,
il problema è che dal capitolo… numero 10, mi pare, in poi non ho più risposto a nessuno…per questo ODIATEMI PIU’ che potete >.< =)
Ho scoperto un bellissimo bottone messo da poco dalla mitica Erika che permette la risposta celere perciò non temete…hih hih la mia pigrizia perirà di fronte alla comodità di tale tasto…
Detto questo cumulo di scemenze…parto col nuovo chappy, che dedico a voi, che vi prendete la briga di commentare, di leggere, preferire seguire o ricordare!
Tomo arigatou! ^w^
La luna splendeva silenziosa nel plumbeo cielo notturno e solo poche stelle riuscivano a competere con la luce del satellite che nivea risaltava i contorni della scogliera ancor umida d’alta marea.
Il cadenzato ritmo dei suoi passi echeggiava propagandosi su quelle lisce, grigie e lucide pareti mentre il fruscio del suo lungo giaccone in pelle seguiva elegantemente ogni falcata che compiva.
Quel posto non gli piaceva particolarmente dal momento che gli ricordava fin troppo bene la gelida prigione alla quale era scampato per miracolo a cui mai e poi mai si era ripromesso di pensare; ma aveva una missione ora, uno scopo e…un debito d’onore.
Schiuse gli occhi espirando delusione mentre imboccava un piccolo passaggio stretto e umido.
Se avesse saputo in che razza di casino si sarebbe andato a cacciare non avrebbe mai accettato nulla da lui, si sarebbe arrangiato, come aveva sempre fatto.
Si fermò troncando ogni pensiero e rammarico dinnanzi a due ante prive di maniglie che scivolarono aprendosi per permettergli di passare oltre ed entrare così in una stanza scura dove l’unica luce era il chiarore lunare che filtrava attraverso una piccola finestra a sbarre circolare.
“Sei in ritardo…”
“…non è così facile per me passare da una costa all’altra di questo Paese in meno di due giorni…”
I due occhi cerulei che lo scrutarono severi e impassibili per niente intimiditi dal colore cremisi di quelli in cui si specchiavano lasciavano ben intendere con chi avesse a che fare, quello non era di certo uno che scherzava e da quel poco che era riuscito a capire poteva rappresentare un problema per chi si fosse trovato sulla sua strada.
“Dovevi esserci l’altro giorno…”
“Avevo da fare…”
“E cosa c’era da fare di più importante di…”
“Ho preso contatto con chi ti interessa…”
L’aria grave di rimprovero smise di essergli rivolta e con un cenno del capo egli lo intimò a proseguire.
Fuori dalla finestra priva di vetri, decine di pipistrelli volteggiavano silenziosi cacciando gli insetti attirati dalla luce.
“La cosa strana è che al contrario di quanto doveva succedere sono stato io ad essere riconosciuto…sa chi sono quindi non credo di essere più la persona giusta per questo genere di compito…”
“Non dire idiozie, piuttosto hai scoperto qualcosa?”
“Non è certo stata così scema da dirmi…”
“Ma qualcosa ti avrà pur detto…”
“Niente di rilevante.” Scostò il volto deviando lo sguardo sulla scrivania, segno evidente di tentennamento.
“Non farlo…”
Tornò a guardarlo.
“So a cosa pensi ma non ne vale la pena, qualunque cosa ti abbia detto, o in qualunque maniera tu possa averla vista…non dimenticare il tuo compito…non dimenticare che mi devi la tua vita Le Blanc…”
“…”
Non perse tempo ad annuire, si voltò uscendo da quella stanza di puro e freddo metallo.
“…il marmocchio da problemi?”
Dall’oscurità della stanza, oltre le spalle dell’uomo ancora seduto avanzò una sagoma massiccia.
“…tienilo d’occhio …”
“Non sono una balia”
Un sordo ringhio accompagnò quell’esclamazione.
“No, certo che no ma quel marmocchio come lo chiami tu è la connessione che ci serve per ottenere quello che vogliamo…”
“Non ho alcun interesse in una debole mutante curata…”
“Sarebbe un problema se fosse il contrario, ma quella ragazzina è protetta da chi interessa a te mio caro Victor…”
“E me lo dici solo ora? Perché diavolo non hai mandato me sin dal principio allora?”
“Perché avresti rovinato tutto!”
Per un istante si permise di espirare rabbia e parole, aveva studiato tutto nel minimo dettaglio circondandosi dei mutanti adatti e aveva atteso pazientemente il pieno ritorno dei suoi poteri per dare inizio al suo nuovo progetto, non avrebbe permesso ad un bestione senza cervello di rovinare tutto in partenza.
“Hai atteso 18 anni…che vuoi che sia una settimana in più, andrai quando te lo dirò io.”
“….”
“Intanto tieni d’occhio quel ragazzino, è troppo schivo e ambiguo, vai!”
Dopo che Victor si fu allontanato con un lento movimento di palpebre quei due occhi di cera si chiusero in un espressione di assoluta concentrazione.
Lentamente attorno a lui le pareti incominciarono a vibrare provocando dei sordi rimbombi mentre da esse si staccavano sottilissimi e acuminati spiedi d’acciaio che due millesimi di secondo dopo andarono a trafiggere le nere ali dei pipistrelli alla scogliera senza mancarne nemmeno uno sfogando così la rabbia accumulata.
Sorrise godendosi la sua opera avanzando verso la piccola finestra, i suoi poteri erano tornati nell’arco di un anno più forti e devastanti di prima e lo stesso sarebbe stato per lei.
Solo allora avrebbero agito…solo allora.
Si concesse un ultimo sospiro poi tornò a pensare a ciò che aveva in mente e che avrebbe ottenuto.
Gli umani avevano vinto la forza del suo acciaio, sfidato l’elasticità della sua pazienza e piegato il suo orgoglio dentro una primitiva prigione di plastica, lo avevano umiliato e deriso quando era solo un povero e patetico vecchio per poi urlare e fuggire quando il suo secondo attacco sembrava ormai aver annientato ogni resistenza umana, e poi di nuovo una volta curato non avevano nemmeno provato a rintracciarlo dal momento che era riuscito a nascondersi, semplicemente lo avevano dimenticato.
La furia, la devastazione e la paura di Magneto erano tutte state scordate.
Con un leggero fruscio una parte di parete si staccò dal resto del muro rivelando una stanza nascosta illuminata da scie di neon verdi e arancio.
Entrò silenzioso abbassando il capo per evitare di urtare contro dei pesanti cavi elettrici avvicinandosi ad una altare d’acciaio lucido e freddo.
“…fra poco avvieremo l’opera…”
Scese con lo sguardo sulla figura sopita di una giovane donna bionda dall’aria forte e risoluta che nemmeno nell’inconscio sonno a cui era stata forzata dimostrava debolezza o sottomissione.
Le accarezzò con le dita guantate una guancia tiepida guardandola con glaciale distacco.
“…fra poco non ci servirà più…”
Annuì all’accenno di un vecchio gobbo dall’aria trasandata che stava seduto su uno sgabello in legno vecchio almeno quanto lui osservandolo alzare le mani all’altezza del viso della donna e incominciare a muovere le dita mentre i suoi occhi divenivano sottili schegge smeraldo.
Poco dopo l’espressione di lei incominciò ad incupirsi e farsi disperata, cominciarono i lamenti e gli scossoni, cominciarono le grida d’odio e la rabbia verso una persona che non aveva nemmeno mai conosciuto.
Sorrise compiaciuto.
“Tienila pronta Mastermind.”
Uscì dalla stanza senza aggiungere altro.
………………………………
Schiuse gli occhi al calore che la circondava e al battito di cuore estraneo al suo corpo che pulsava sotto al palmo della sua mano.
Era ancora li.
Non aveva sognato, era stato…reale.
Sorrise inclinando il viso quel poco che le bastò per raggiungere l’orecchio di lui.
“Non ti libererai mai più di me…”
Osservò il sonno di lui incrinarsi per un poco arrossendo nel timore che l’avesse sentita e si stesse per svegliare ma vedendolo sistemare meglio la testa sul cuscino rilasciò un sospiro sereno sgattaiolando via dal letto per raggiungere il bagno.
Non appena si udì lo scrosciare dell’acqua della doccia altri due occhi si aprirono lentamente indirizzando l’attenzione verso l’anta chiusa.
“L’idea è quella, ragazzina…”
Attese pazientemente che uscisse dal bagno resistendo a stento dal seguirla li dentro, fingendo poi altri cinque minuti di sonno prima di svegliarsi e scivolarle alle spalle cingendola in un improvviso abbraccio mentre distratta com’era dall’allacciarsi i pantaloni non aveva visto nello specchio il suo riflesso raggiungerla.
“Buongiorno ragazzina…”
“Buongiorno…”
Affondò il sorriso fra i suoi capelli nel vedere il suo viso arrossire.
“Sei uno schianto Marie…”
“Sono un disastro invece…” scostò lo sguardo a destra imbarazzata.
Quella risposta non era di certo dovuta al suo aspetto ma a quello che era successo quella notte, alla sua inesperienza e timidezza.
Tossì una risata stringendola ancora di più.
“Sei stata brava invece e poi c’è tempo per migliorare non credi?”
Lasciò la presa vedendola farsi letteralmente paonazza, quanto le piaceva la sua innocenza, quanto adorava quella sua purezza…quanto…
Scattò a guardare verso la porta sentendo avvicinarsi qualcuno.
“Che c’è?”
“Sssht arriva qualcu…”
Nemmeno il tempo di finire la risposta e tre colpi batterono contro la porta.
Un millesimo di secondo ed entrambi seppero di chi si trattava, se lo vedeva li sarebbe scoppiato il finimondo.
Con uno scatto Marie si fiondò alla porta pur sapendo che non sarebbe mai arrivata in tempo.
“Jubes non en…”
Troppo tardi, già mentre parlava la maniglia si stava abbassando.
Mancò il respiro ad entrambi.
Pensò per un istante di buttarsi dalla finestra ma non sarebbe stata un’idea molto furba, primo perché se era sveglia Jubes lo erano sicuramente anche altri ragazzi già sparpagliati per corridoi scale e giardino, due perché era ancora completamente nudo.
“Jubes no!”
Marie allungò la mano sperando di raggiungere in tempo la chiave quando si udì la spinta e poi un tonfo; la porta rimase chiusa.
“Chica? Ti sei chiusa dentro?”
Non persero tempo a sospirare sollevati, entrambi incominciarono a correre per la stanza, lei diretta al letto per rifarlo mentre lui raccattava i propri vestiti mentre contemporaneamente se li infilava.
“Tutto bene?”
“S-si Jubes, sto…uscendo dalla doccia ora…”
Vederla nella confusione più totale saltare da una parte all’altra del letto per sistemare il piumone cercando di fare il minimo rumore era una cosa troppo divertente…
Allacciò bene la cintura prendendole il braccio mentre lo stava superando per andare a raccogliere un cuscino finito accanto alla porta chissà come.
“Ci vediamo dopo…”
Le diede un bacio profondo togliendole fiato ed equilibrio, se solo Jubes non avesse chiamato nuovamente l’avrebbe fatta nuovamente sua su quel letto appena rifatto.
“O-ok…”
Le sorrise godendosi la sua piccola estasi imbarazzata prima di fondarsi al balcone e sparire in due secondi.
Lei rimase li, col cuore in gola a guardare le tende ondeggiare all’aria fresca del mattino.
“Chica?”
“A-arrivo Jubes!”
Raggiunse la porta girando la chiave aprendola mentre mentalmente ringraziava Logan per aver avuto la brillante idea di chiuderla, se Jubes li avesse beccati sarebbe stato l’inizio della fine.
“Perché mai ti sei chiusa dentro?” Jubes la guardava curiosa da oltre l’enorme bolla rosa che le usciva dalla bocca.
“Mi stavo cambiando scema…ma come fai a masticare quella roba già di prima mattina?”
“Mi risparmiano la fatica di lavare i denti dopo mangiato…tornando alla mia domanda, perché ti sei…”
“perché conoscendoti sapevo che saresti entrata e non mi andava di farmi vedere mezza nuda dal primo che passa di qua grazie…”
“Ah, capito…ma l’altra volta è stato un caso e poi era pomeriggio, che vuoi che ci venga a fare qui Logan di prima mattina? ”
Marie si voltò in tempo evitando di arrossire proprio di fronte a lei; finse di prendere qualcosa dallo scaffale accanto alla porta dirigendosi poi alla sua scrivania per prendere la borsa raggiungendola poi all’uscita.
“Vai a fare colazione?”
“Si, tu vieni?”
“Già fatta, vado in classe a prendere il banco infondo…ti tengo il posto?”
“Grazie…”
Una volta scese le scale andarono in direzioni opposte, Marie verso la cucina, Jubes verso l’aula conferenza.
Una volta di spalle l’ex mutante si concesse un sospiro di sollievo, aveva aggirato con successo la minaccia Jubilee.
“Ah Chica!?”
“Si?”
“Poi me lo dici il vero motivo ok?”
Spalancò gli occhi shockata mentre l’asiatica si allontanava saltellando godendosi l’ennesima vittoria mentre a Marie non restava altro che proseguire lentamente verso la cucina.
Capitolo 15 *** ...I was looking for you...I want to see you... ***
Per tutto il giorno non si erano visti, nemmeno a pranzo, nemmeno di sfuggita…niente.
Guardò in alto dimenticando per un istante il libro di testo che stava studiando assumendo l’aria semi imbronciata di chi cercava di capire…
…capire cosa?
Non si stavano evitando anche perché, per una qualche legge della fisica, del caso o semplicemente della natura era risaputo che quando due persone volevano evitarsi inevitabilmente finivano per incontrarsi ovunque…
Sospirò mordicchiando l’estremità della matita che teneva fra i denti.
…ancora non ci credeva, esalò un sordo gridolino di gioia ed euforia, non ci credeva eppure era successo veramente, dopo più di quattro anni, dopo continui allontanamenti e riavvicinamenti, dopo aver sopportato l’averlo vicino ma solo come amico e aver fatto finta che andasse bene così c’era riuscita: l’aveva acchiappato.
Si portò le mani dietro la nuca scendendo sul pavimento in parquet a contemplare il soffitto, un libro le premeva contro la coscia ma non le importava, era il momento della felicità quello, lei voleva perdersi nella felicità…e ci si perse addormentandosi.
Fu così che la trovò Logan nel tardo pomeriggio passando a chiamarla per la cena, serenamente addormentata con le labbra distese in un lieve sorriso, le palpebre che si muovevano al ritmo del suo sogno col petto che si alzava ad ogni suo respiro.
Lui sorrise sedendosi accanto a lei mentre scostava alcuni libri per farsi spazio pensando che era convinto, di non aver mai visto nessuna di così bella, anche se era poca la memoria del suo passato.
Si ritrovò accanto un volume di biologia gettandoci una frettolosa occhiata prima di allontanare anche quello notando che sotto ce n’era un altro più alto e stretto con la copertina di pelle nera.
Non sembrava essere né un libro né un quaderno…
…… “Non è molto quello che so, ma da quando me li ricordo…cerco sempre di annotarmi ogni cosa che sogno…di te ed Eric…” “…” “Qui c’è solo quel che ti riguarda però…ah, ho anche alcuni disegni che magari possono servire…”
……..
Si ricordò che quando lei gli aveva consegnato il quaderno su cui aveva letto del proprio passato Marie gli aveva accennato di aver separato i suoi ricordi da quelli di Eric, forse quello era il block notes ufficiale.
Allungò la mano prendendolo gettando un’occhiata fugace a marie che ancora riposava beata senza pensare che quello che stava per fare potesse essere sbagliato, che magari lei non volesse che lui leggesse anche di Eric…che…
Sbarrò gli occhi trafitto al cuore.
Più tardi, quando Marie si svegliò mettendosi a sedere notò che i libri accanto a lei erano stati spostati ma non fece caso ad altro, se avesse prestato attenzione avrebbe visto tre graffi netti sulla lucida superficie del pavimento proprio accanto a dove stava il suo blocco per gli appunti.
……….
“Hey Logan!”
Si fermò a metà rampa di scale notando Jubes venirgli incontro.
“Sei stato da Ro?”
…
“No…vengo dall’aula video perché?”
Si vide scrutare attentamente, cosa che da lei odiava perché sapeva che se Jubes ti fissava in silenzio non era per niente convinta.
“Ti sei incantata?”
L’asiatica lo raggiunse in silenzio per poi superarlo senza proferire alcuna parola.
Lui dopo aver atteso un secondo in più riprese a scendere.
“Siete strani oggi…tutti e due…”
Si voltò in tempo per vedere l’orlo giallo del cardigan di lei sparire dietro l’angolo.
Raggiunse il piano terra deviando verso la cucina e più precisamente il frigo che custodiva le sue preziosissime birre, come minimo ne avrebbe fatte fuori quattro.
………….
“Chica?”
“Ciao Jubes…che c’è?”
“Vieni a cena?”
“Nhm…ok!”
Seduti al tavolo della mensa nessuno di loro sembrava voler incominciare a parlare.
Bobby e Kitty che non avevano visto Rogue da che erano tornati dalla missione temevano di sbagliare argomento mentre Jubes cercava di capire o no se quello era un momento buono per riprendere il discorso lasciato perdere quella mattina.
Schiudendoli l’asiatica diresse gli occhi verso Marie intenta a masticare un boccone di spaghetti aglio e olio, sembrava tranquilla, per nulla agitata né…
“Allora?”
Bobby e Kitty puntarono gli occhi su di lei.
Marie continuò a masticare tranquilla, non si era accorta di nulla persa com’era nei suoi pensieri.
Lei avrebbe tanto voluto mangiare assieme a lui, magari più tardi in cucina, avrebbe voluto rimanere da sola con Logan, parlargli e semplicemente guardarlo… ingoiò il boccone espirando delusa preparandosi un'altra forchettata di pasta mentre nella testa si formava un’idea niente male.
Loro due erano dei maestri negli incontri notturni.
Il suo sguardo s’illuminò di furba malizia al pensiero che una volta che tutti fossero andati a letto a lei non sarebbe rimasto altro da fare che sgattaiolare in cucina ed aspettare che lui la raggiungesse per poi…
“Chica!?”
Per poco non si strozzò.
“Jubilation Lee, cazzo!!!”
“O.O”
“Almeno aspetta che inghiottisca no?”
“Scusa ma sembravi un ameba con la bocca piena e lo sguardo da pesce lesso…”
Le sfuggì una risata che nascose dietro al tovagliolo mentre si puliva le labbra.
“Scegli, o ameba o pesce lesso, entrambi è impossibile non credi?”
“Si si certo…piuttosto, non dovevi dirmi qualcosa tu?”
Capì subito a cosa si riferiva la sua socia ficcanaso ma sorridendo si convinse che poteva e soprattutto voleva tenersi quel segreto ancora per un po’.
“Vado in camera mia, ci vediamo domani ragazzi!”
“Hey!”
Rise alle proteste di Jubilee ma non tornò indietro e una volta riposti piatti e posate negli appositi cestini si avviò di corsa verso la sua stanza infilandosi immediatamente a letto.
Prima si fosse addormentata prima si sarebbe svegliata grazie alla sveglia che stava impostando sul cellulare mentre saliva le scale due a due.
……………………..
La sua mente gli proiettava dentro le immagini create da quelle parole che descrivevano quel passato talmente bene che gli sembrava di essere davanti allo schermo di un cinema.
Aprì gli occhi nel buio di quella stanza.
Sentiva i lamenti dei prigionieri le gocce di pioggia pizzicargli le guance e il fango appiccicarsi alle suole delle sue scarpe mentre avanzava in quel pantano appiccicaticcio urtato e urtando di continuo decine di persone.
Si portò una mano alla fronte asciugandosi il sudore che l’aveva velata.
Solo chi aveva vissuto quelle atrocità era in grado di descriverle così bene, e Marie lo aveva fatto.
I ricordi di Eric erano angoscia terrore e impotenza allo stato puro e non si stupiva se quello che era uscito fuori in seguito fosse pura rabbia e desiderio di vendetta.
Ma il punto non era questo, il punto era che Marie sognava quell’orrore a giorni alterni coi suoi incubi e come facesse a rimanere così serena nella quotidianità era il mistero più totale.
I suoi incubi erano agghiaccianti, quelli di Eric…terrificanti.
“Hey…”
Confuso guardò oltre le proprie spalle rendendosi conto d’essere sul divano dell’aula video del piano interrato, probabilmente si era addormentato durante la partita.
Si mise a sedere riprendendo il controllo sulle proprie emozioni.
“Ciao ragazzina…”
Non poteva vederla perché era buio, ma il sospiro che rilasciò lei era fatto di sorriso.
“Non riesci a dormire?”
“Nh…ti cercavo…”
“Eh?”
Un fruscio e l’avvertì addosso.
“…a dire la verità ti aspettavo in cucina ma poi tu non arrivavi e ho pensato che potessi essere qui…”
Si sistemò meglio sulle sue ginocchia divaricando bene le gambe tanto che i loro bacini arrivarono a sfiorarsi.
A lui vibrò la spina dorsale…lei si limitò ad abbracciarlo forte portandogli il volto nell’incavo del proprio collo.
Col naso le sfiorò la clavicola lasciata scoperta dalla scollatura della maglia del pigiama.
“Volevo vederti…”
Sorridendo la strinse a sé con la forza di un solo braccio inalando il buon profumo naturale di lei mentre l’altra mano era finita ad accarezzare la gamba piegata di lei.
Se ne accorse quando ormai aveva raggiunto la coscia.
Lei sussultò godendosi quella carezza in maniera profonda.
Poi Logan smise di ragionare lasciando che i suoi respiri pesanti dettassero nuovi ritmi e le sue mani scivolassero su lungo la sua schiena portandosi via l’ingombrante impedimento della maglia in modo che le sue labbra potessero toccarle direttamente la pelle e quando questo accadde non molti attimi dopo in lui si riaccese una ragione totalmente diversa da angoscia rabbia solitudine e tristezza, in lui avvampò il desiderio di averla di nuovo e imprimerle nel cuore talmente tanto amore che solo quello avrebbe accompagnato i suoi sogni d’ora in avanti.
Non più incubi ne tristi memorie…solo ardore.
“…logan!”
Espirò il suo nome in un roco gemito non appena i suoi denti le cinsero un seno e gemette di nuovo alla bollente carezza della sua umida lingua al turgido capezzolo e gridò di sorpresa nell’avvertire le sue dita intromettersi in lei con decisa sicurezza.
Sorrise senza fiato alla bellezza di quelle emozioni concedendosi totalmente con l’anima e il corpo ma soprattutto col cuore all’uomo che amava oltre ogni misura stringendogli spasmodicamente la testa al petto ogni volta che affondava le dita in lei, premendo col bacino, espirando per ricordarsi di respirare, gridando il suo nome con la voce dell’anima incapace com’era di esprimersi a voce.
Si bloccò di colpo invasa da un’onda di calore assoluto inarcando la schiena abbandonandosi all’indietro sorretta da lui che con la mano le premeva sulle scapole per non farla allontanare.
Aprì gli occhi sull’oscurità ansimando come ansimava lui che non perse tempo in chiacchiere scendendo sull’orlo dei pantaloni per abbassarglieli in uno scatto improvviso.
Poi avvertì una spinta e si ritrovò con la schiena sulla tiepida moquette.
Lui era già sopra di lei nella maniera giusta racchiuso nella stretta delle sue gambe intento a slacciarsi fibbia e zip.
Attese con ansia il fruscio provocato dall’abbassamento dei pantaloni di lui e trattenne un grido di doloroso piacere nel sentirlo dentro in un'unica e feroce spinta, grido che venne subito inglobato dalle labbra di lui e dalla sua lingua.
Se non fosse accaduto esattamente così, dubitava che la sua spinta avrebbe potuto avvicinarla ulteriormente a lui,
Pianse senza rendersene conto; pianse perché era bello quello che le stava capitando e perché era felice; pianse perché per la prima volta e per davvero pensò che in lei non ci fosse nulla di sbagliato.
“…maledico il giorno in cui non sarò con te…”
TH
^w^
^ç^
cavoli…mica per vantarmi ma sta scena ha dato i brividi anche a me…XP
fatemi sapere mitici miti che ancora seguite la mia storia.
E ovviamente…grazie di cuore!!!
Lei la odiava.
Era certa di non averla mai conosciuta quella persona, eppure se ripensava al suo volto, alla sua voce o solamente sentiva pronunciare il suo nome dentro le montava una rabbia indescrivibile.
Strinse gli occhi mordendosi i denti nel vano tentativo di riprendere il controllo sui propri pensieri, sentiva il bruciore del sudore scivolarle dalla fronte alla base del collo rigandole le guance come se fossero state lacrime.
E più provava a liberarsi più cadeva a fondo in quel pozzo nero e viscido che erano brutti e tremendi ricordi.
Più provava a liberarsi e più rimaneva imprigionata nel dedalo oscuro e bollente di quelle memorie.
E la odiava…non la conosceva, ma l’odiava.
Non ricordava nemmeno d’esserci mai stata a New York, eppure era li, a difendersi e lottare con tutte le sue forze per sopravvivere ai crudeli tentativi del suo avversario di…rubarle la vita e l’anima.
Le chiedeva di smetterla, di lasciarla in pace e andare via ma lei non l’ascoltava e ridendo di una crudele perversione la calciava e la schiaffeggiava parandole davanti agli occhi il palmo chiaro della sua mano.
NO!
Con un respiro silenzioso aprì gli occhi e il rumore caotico che vorticava nella sua mente cessò d’improvviso; tutto divenne silenzio pace e…luce.
“Bentornata mia cara…”
Intontita alzò il viso quel poco che le servì per intravedere e riconoscere la persona che le stava accanto.
Non lo conosceva.
Sentendo un contatto abbassò lo sguardo, la mano di lui stringeva la sua dolcemente.
Perché tanta confidenza? Lei non lo conosceva quell’uomo.
Scostò le labbra che sentiva secche e le uscì un soffio di voce più simile ad un rantolo.
“Eric…”
Lui annuì.
Come faceva a conoscere il suo nome se non lo aveva mai visto?
Chiuse gli occhi avvertendo la fresca carezza di lui sulla tempia mentre l’aiutava a mettersi a sedere e le offriva un sorso d’acqua che bevve avidamente.
Con un braccio tremante asciugò le gocce scivolate via dalle sue labbra fremendo per quel brivido.
Distrattamente osservò il luogo in cui si trovava, era tutto buio a parte due file di neon colorati che scorrevano perpendicolari fra loro lungo il perimetro della stanza e solo ora incominciava a sentire il freddo del metallo col quale era costruito il letto su cui si trovava scottarle la pelle delle gambe.
“ Dove mi trovo !? Come ci sono finita qui? ”
“Va tutto bene…siamo arrivati in tempo, per fortuna non è riuscita a prenderti…”
“Chi?”
Si portò una mano alla tempia ricordando in un flash un viso e quel sadico sorrido cercando di accelerare il processo di pensiero della sua mente.
Ma nella sua memoria era tutto confuso e vorticoso e non riusciva a ricordare niente di niente: come diavolo era entrata in contatto con quell’uomo che non conosceva? Da chi era stata salvata? Chi è che poteva avercela con lei se non aveva mai fatto male a nessuno?
Sussultò sentendosi afferrare per le spalle ma non fece nulla per divincolarsi da quella solida presa.
“Tornerà, e se non sarai pronta ad ucciderla, sarà lei ad uccidere te…”
Sbarrò gli occhi specchiandosi in quelli cerulei di lui, seri e sinceramente preoccupati.
Lacrime scesero a bagnarle le palpebre e nuovamente si sforzò invano di capirci qualcosa in tutta quella situazione ma più cercava di ricordare e più il brusio caotico nella sua mente ricominciava, più cercava di ricordarsi chi fosse più ricordava un volto estraneo che sentiva di odiare a morte…più cercava la verità e più essa da lei rifuggiva.
Stremata esalò nuovamente la sua domanda.
“Chi?!”
Lui le sorrise e la invitò a scendere dal lettino posandole una mano sulla schiena.
“Seguimi Carol”
……………
Cielo…quanto lo amava….
Sorrise strofinando la guancia sul petto bollente di lui godendosi il leggero solletico provocato dalla peluria che lo ricopriva.
Quanto lo amava.
Amava le braccia muscolose di lui e le sue mani callose che le accarezzavano i fianchi, amava le sensazioni che le donavano i suoi polpastrelli ruvidi, amava il turbine creato fra i suoi capelli dal fiato lieve di lui.
Amava Logan e lo amava da impazzire, avrebbe potuto scoppiare da quanto sentimento stava provando in quel momento.
Logan era suo…suo e solamente suo.
E lei lo amava da impazzire.
Bleah
Bleah!?
Scattò all’indietro cercandogli lo sguardo risentita, come osava dire bleah!?
Lui dal canto suo inarcò il suo ormai famoso sopracciglio incuriosito dalla sua improvvisa mossa.
“Bleah?”
“Bleah?”
La scimmiottò non capendo a cosa si riferisse, perché tutto d’un tratto Marie si era scostata e lo aveva guardato così?
Distratto dai suoi pensieri smise di accarezzarle la pelle fermando la mano nella conca del fianco di lei in un punto che sembrava fatto apposta per contenere il suo palmo.
“….i detto bleah?”
“Eh?”
“Perché hai detto bleah?”
Come aveva fatto lei prima, anche lui indietreggiò premendo ulteriormente la testa nel morbido bracciolo del divano…chi aveva detto bleah?
“Non ho detto bleah…”
“Si che lo hai detto…”
“Ti dico di no perché avre-”
“Era la tua voce, l’ho sentita ”
“Non ho…”
“Vuoi dire che me la sono imma…gina…” deglutì e sembrò capire qualcosa “…ta?”
Cazzo…espirò…serrando gli occhi combattuta fra due reazioni…ridere o piangere?
Wolverine! Si?
Sibilò…alla falsità di quel tono ringhiando frustrata all’ennesima figura da pazza che stava facendo.
“Taci!”
“Ma se non ho aperto bocca!” Logan le rispose immediatamente, confuso e divertito.
“Non tu…cioè si, tu ma tu che stai qui dentro non tu che stai qui sotto…”
“Marie?” Vai così piccola
“Ooooh insomma!”
Vergognandosi andò a nascondere il viso nell’incavo del collo di Logan, premendo contro la sua pelle e il cuscino del divano…non ce la faceva a tener testa a due Logan contemporaneamente…che figura!
Trattenne il respiro prima di scoppiare a ridere…accidenti!
Stava ancora ridendo quando Logan la issò portandola a sedere sul suo addome, vedersi specchiata nei suoi occhi selvaggi che sembravano vetro lucido la fece però calmare di colpo.
L’aveva già detto quanto lo amava?
Roba da diabete!
E si…amava anche il Wolverine nella sua testa , quel matto che le diceva bleah, che la faceva impazzire confondendola con risposte che lei ingenuamente attribuiva a Logan che a sua volta la prendeva per matta.
Era un delirio senza fine quell’assurdo triangolo composto da due sole persone.
E cielo….quanto amava tutto questo!
Si immobilizzò a guardarlo sconvolgendogli i pensieri e lo baciò prima ancora che lui potesse aprir bocca per parlare.
Incastrò le sue labbra in quelle di lui e aspirò, inspirò nuovo ossigeno e riaffondò dentro di lui baciandolo con tutta la passione che poteva contenere il suo esile corpo premendosi contro il suo petto cercando sempre maggior contatto, cosa che a lui sembrava non dispiacere affatto.
Quanto lo ama…
Falla finita e trombatelo cazzo!
Scoppiò a ridere fra i denti di lui mandando al diavolo il Wolverine mentale dandogli però retta.
Due mosse e lo aveva di nuovo dentro, poi lasciò che fosse l’istinto a guidarla, niente pensieri, niente decisioni…solo passione ed istinto.
Così si parla Marie.
La tv ancora accesa illuminò i loro corpi fusi e sovrastò i loro bisbigli, ma nel loro mondo esistevano solo loro due.
TH
Scritto un po’ di fretta,ma ci tenevo a pubblicarlo entro la mezzanotte.
Buon compleanno Braddok! Spero ti piaccia questo capitolo!!!
Inoltre grazie a:
Dada88
Daffodil
Ro90
Soniacristina1989
Lelly87
Lyn81
Zenity
Genesis
Didyme Ethis Babbamia
…12…avete commentato in 12…GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEE!!! ^w^
Gambit fermò i suoi passi a circa metà strada lungo il vicolo scuro e malfamato che stava percorrendo.
“Se vuoi farti una passeggiata con me non hai che da chiedere… ”
Un paio di bulletti, persi nella loro contrattazione su un paio di grammi di coca si voltarono a guardarlo diffidenti.
Che cosa cazzo gli prendeva a quello strano tizio per mettersi a parlare da solo in mezzo alla via?
Scoppiarono a ridere d’accordo sul fatto che probabilmente era strafatto di roba.
Decisero di rimanere a guardarlo per farsi altre due risate.
“Su, non essere timido… Viktor…”
I due stavano per scoppiare a ridere nuovamente quando videro qualcosa che i loro occhi non avrebbero mai dimenticato.
Voltandosi di scatto l’individuo lanciò qualcosa di luminoso e arancione verso l’angolo del palazzo…frantumandolo letteralmente.
Non rimasero a vedere altro, spingendosi l’un l’altro scapparono a gambe levate fregandosene altamente se per la fretta avevano perso soldi e coca.
“Hai l’udito ben sviluppato per essere solo un topolino della Louisiana…”
Da oltre il piccolo cratere creatosi per via della deflagrazione apparve un’ombra alta e imponente…un lungo giaccone pesante ne avvolgeva la figura.
“…si sa che il topo lo sente nelle ossa quando il gatto si avvicina…”
Da ironica poi la voce di Gambit divenne seria tutto di un colpo.
“Cosa vuoi? Creed?”
La luce dell’unico lampione funzionante del vicolo illuminò il viso dell’individuo e le ombre che su esso si formavano accentuarono il suo sogghignare, Gambit arretrò inconsciamente, quando Viktor assumeva quell’aria significava che il suo istinto animale aveva preso il sopravvento e diventava impossibile trattare con lui.
“Portami da lei!”
“Eh?”
“La mutante curata che distrae mio fratello!!! Portami da lei, ora!”
Gambit capì subito cosa voleva fare quel folle di un Creed, ma se gli avesse detto ciò che voleva, pazzo com’era lui avrebbe mandato tutto a puttane.
“No”
Non seppe nemmeno lui dove trovò la forza di rispondergli con così tanta calma e sicurezza, né come riuscì a mantenere tali doti quando la presa di lui alla sua gola gli mozzò fiato e pensieri.
“Come hai detto!!?”
Viktor lo levò da terra con una facilità sorprendente, come se fosse stato un gattino preso per la collottola.
“Non sono…cough…questi gli ordini di Magneto…”
“Fanculo agli ordini! Non ho paura di quel vecchio né mi frega dei suoi piani di merda!”
Con un lento e fluido movimento lo avvicinò al proprio volto ringhiandogli in faccia tutta la sua ira.
Ira che cessò non appena una bollente presa gli riportò lucidità nei pensieri.
Abbassando lo sguardo poté vedere le mani di lui chiuse, serrate al polso con cui gli stringeva la gola.
Sorrise accettando la sfida.
“Se non…mi lasci…ti mando in mille pezzi…cough…”
Non fosse stato che le sue minacce in fondo erano fondate e che aveva bisogno di lui per arrivare a Wolverine gli avrebbe spezzato l’osso del collo con un'unica stretta.
Compiendo l’azione opposta lasciò la presa lasciandolo cadere a terra come un sacco di patate.
“Guardati le spalle…topolino!”
Prima di voltarsi e andarsene volle togliersi uno sfizio così con una pedata di quelle ben assestate nelle costole lo mandò a sbattere contro la parete di mattoni rossi del magazzino che dava sul vicolo.
Tossì una maligna risata nel vederlo rovinare a terra tossendo sangue e polvere.
“Questo è un avvertimento, sgarra e il resto te lo darà Magneto…”
In un attimo svanì.
Gambit lentamente si mise seduto appoggiando la schiena alla parete cercando di riprendersi dal fastidioso ronzio che gli fischiava nelle orecchie, aveva la testa in fiamme a causa della pressione che gli martellava nelle tempie.
Quel bastardo…l’avrebbe pagata.
“Non hai voglia di rivederlo?”
La voce calma e melodiosa di lei gli diede ulteriore conferma.
A fatica si mise in piedi e barcollando si diresse verso la sua auto, debito di riconoscenza o no, non avrebbe ceduto alla richiesta di quel vecchio pazzo di un Magneto.
“Già…a volte si crede la mia babysitter…”
Rise ricordando il tono quasi riso con cui aveva parlato descrivendoglielo. Lei era in gamba, una a posto e Logan l’aveva presa sotto la sua ala protettiva, chi era lui per strappar loro un legame tanto…giusto?
“Davvero non ti fermi? Guardalo, è lui sicuramente!”
Lei non poteva essere chi Magneto le aveva detto, voleva sinceramente che loro due si rincontrassero.
Premendosi la mano allo sterno avanzò nuovamente.
“Ma…hey come ti rintraccio io?”
Rise fra i colpi di tosse e dolore.
Sembrava anche sincera nel volerlo rivedere, lei era in gamba…una a posto, non l’avrebbe mai consegnata a quel vecchio pazzo di un Magneto, parola sua.
“Nessun problema chery…sarò io a trovare te…”
……………………………
Seduta all’ombra di un grande acero Marie stava ripassando alcune nozioni di biologia.
Il resto della classe era nella Danger Room a sostenere con Ororo e Logan una severa sessione di addestramento attacco/difesa.
Era divertente pensare su come due insegnanti tanto diversi come loro avessero imparato ad andare d’accordo e a collaborare arrivando persino ad un compromesso riguardo l’addestramento; certo, la responsabilità d’esser rimasti gli unici due a parte Hank con il dovere di mandare avanti la baracca doveva essere un peso schiacciante, eppure mai una volta li aveva visti litigare da dopo il loro ritorno da Alcatraz.
Sbuffò un sospiro mesto, quella battaglia era stata dura per tutti, Bobby aveva dovuto combattere contro il suo più grande amico e anche se grazie a quello scontro era migliorato acquisendo maggior controllo sul suo corpo e sui suoi poteri sapeva bene che oltre a quei benefici ne aveva ricavato anche una profonda delusione. In un certo senso vedeva lui e Pyro sullo stesso piano del Professore e di Magneto, da quel poco che aveva sentito sia da Jean che da Ororo anche loro due un tempo erano stati amici, compagni di squadra…fratelli.
Kitty aveva dato prova di grande coraggio e astuzia portando in salvo il piccolo Jimmy, Piotr aveva scatenato tutta la sua potenza aiutando quanta più gente possibile e neanche gli altri erano stati da meno…Hank, Ororo e poi Logan…che aveva dovuto uccidere la donna che amava per il bene di tutti loro.
Quasi pianse a quel pensiero.
E in tutto questo lei dov’era stata? Lontana in un quartiere nel centro di New York a far la fila per prendere la cura sfidando l’ira e le ingiurie degli umani per poter diventare come loro e poi, con una faccia tosta da oscar, aveva semplicemente fatto ritorno all’Istituto, pronta a dare a Bobby ciò che desideravano entrambi.
Si era fatta trovare in camera sua, lo aveva affrontato pronta a concedersi e quando erano sul punto di andare al sodo…si era tirata indietro.
Due giorni dopo Bobby la lasciò.
Due settimane più tardi era assieme a Kitty.
E lei non riusciva ad odiare che sé stessa.
Mentre lei aveva perso tutto Bobby era diventato più forte, Kitty l’aveva superata in forza e “utilità” all’interno del team, Piotr era stato elogiato per il suo comportamento, Hank aveva sconfitto Magneto curandolo, Ororo e Logan avevano raggiunto un compromesso e Logan…aveva dovuto uccidere Jean.
Se lei fosse stata li con loro avrebbe potuto aspirare fuori dal corpo di Jean quella tremenda entità, indebolendone l’influsso, dividendo con lei quel fardello evitandole la morte risparmiando così ai suoi amici tali patimenti.
I suoi genitori le avevano insegnato che fra amici ci si divide tutto, gioie e dolori, doveri e fardelli…lei invece era semplicemente scappata.
E cosa ancora più assurda…nessuno di loro le aveva mai rimproverato nulla.
Chiuse il libro portandosi le mani al volto sibilando immediatamente di dolore.
No, di nuovo no….no no no!!!
Ma cosa cazzo avevano le sue mani? Perché le facevano così male?
Strinse le dita alla fronte tremando di rabbia e dolore cercando di trattenere i singhiozzi.
Le facevano male, un male talmente pungente acuto e continuo che per un attimo le passò per la mente la folle idea di andare giù in garage e mozzarsele.
Chinandosi sul tavolo pianse sfogando rimpianto e senso di colpa, sfogando rabbia e dolore finché anche il mal di testa venne a farle visita e con esso nuova rabbia e frustrazione.
Inghiottendo il dolore si alzò da li dirigendosi in garage, passando davanti al bancone dell’officina accarezzando con lo sguardo l’allettante utilizzo che potevano avere morsa e circolare.
Scuotendo il viso poi si lasciò guidare dal solo istinto.
……………………………….
“Stanno migliorando parecchio in affiatamento e resistenza non credi?”
Logan annuì a Tempesta raccogliendo la sua roba per far ritorno ai piani superiori dell’Istituto.
Non lo avrebbe mai ammesso con gli studenti, ma era davvero orgoglioso di come reagivano agli stimoli che lui e Ororo davano loro, a come seguissero i loro consigli, a quanta voglia avessero di imparare e diventare veri X-men.
“Si…un altro paio di queste lezioni e li possiamo mettere alla prova in un bel defense-six”
“Tu credi?”
La guardò inarcando un sopracciglio, cos’era quella malfidenza?
Rise cacciandosi in bocca un buon sigaro e accelerando il passo, distanziandola come si divertiva a fare sempre.
“Io credo ‘Ro…io credo, anche perché se ce l’ha fatta Marie…”
“Che hai ultimamente? Sei contento come una pasqua Logan… Eh? ”
Poi il senso della risposta di lui le entrò nella ragione e rimase freddata da quelle parole tuttavia non riuscì a sapere altro dal momento che lui si era già avviato al piano terra deviando per le scale dato che all’ascensore si stava formando la ressa dei ragazzi.
“Muovete quel culo e prendete le scale anche voi buoni a nulla, hop!”
Non poté fare a meno di ridere sia alla voce scherzosa di lui che al suono dei lamenti di quei poveri ragazzi, non solo si erano presi delle belle batoste durante l’allenamento, ora anche quattro rampe di scale dovevano sorbirsi.
Rise di nuovo alla vista di lui che scherzosamente indirizzava una ribelle Jubilee su per le scale a forza di calci in culo.
Pigiò il pulsante di richiamo dell’ascensore pensando che quando Logan era contento, per i ragazzi erano guai; entrò in ascensore e dimenticò il suo dubbio su Marie.
… male….
……………………………………..
SBAM!!!
“Chica questa la devi proprio sentire!!!”
“…”
“Chica?”
Jubilee rimase freddata; era certa che l’avrebbe trovata in camera sua come praticamente tutti i pomeriggi da che lei e Kitty rientravano dalla DR,invece quella volta fu diverso.
“Non c’è?”
Dalla sua pancia sbucò la testa di Kitty.
“Awwwwwwww che schifo!!! Lo sai che mi fai impressione Kitty!!!”
Orripilata Jubilee scattò a destra lasciando via libera a Kitty la cui testa le stava letteralmente uscendo dall’addome.
“Per questo mi diverto a farlo Jubes!”
Due secondi dopo, seguendo l’esempio della sua compagna di stanza scoppiò a ridere anche lei.
Chiusero la porta e tornarono alla loro camera dimenticandosi di Marie. ….molto male…..
…………………………………
Per prima cosa Logan si diresse in camera sua, aveva bisogno di una bella doccia fresca e di una birra ghiacciata, poi avrebbe chiamato Marie e l’avrebbe portata fuori a cena come faceva spesso.
Almeno una volta alla settimana infatti loro due erano soliti uscire per un hamburger e una partita di biliardo al bar giù in città e anche se le cose fra loro due erano decisamente cambiate, in meglio, la cosa non avrebbe destato alcun sospetto a nessuno, specialmente a Banana Jubes.
Il suono dell’acqua della doccia sovrastò ogni altro rumore in modo che nemmeno le sue orecchie furono in grado di riconoscere il rombo del motore della sua moto che a tutta birra si allontanava lungo il viale e oltre il cancello.
Marie stava andando via e nessuno se ne stava rendendo conto.
Se continuava così rischiava di cadere da un momento all’altro.
Il manubrio della Harley vibrava instabile fra la debole e dolorosa morsa delle sue mani che trafitte da ripetuti spasmi e fitte rilasciavano la presa che finiva col far sterzare il bolide costringendola ad una controsterzata per rimettere in equilibrio la moto che se fosse caduta non osava immaginare come l’avrebbe ridotta.
Se Logan veniva a sapere che la vernice della moto veniva anche solo sfiorata da qualche elemento estraneo avrebbe eviscerato persino lei che era la sua diletta per non pensare poi a come si sarebbe conciata lei, i jeans morbidi che indossava non le avrebbero dato alcuna protezione inoltre…porca miseriaccia, nemmeno aveva il casco.
L’ennesimo spasmo la costrinse ad una brusca frenata e ringraziò il cielo che accanto alla curva che si apprestava a imboccare vi fosse stata una piazzola in ghiaia che sfruttò per fermare la moto senza gravi conseguenze se non un polverone bianco immenso.
“Porca troia!”
Smontò in un secondo dopo aver assicurato il bolide al cavalletto incominciando a camminare avanti e indietro, imprecando ogni essere vivente furiosa come un animale selvaggio ferito.
Stringendo i denti si portò una mano sul dorso dell’altra stringendo poco, sfiorando appena la pelle che al solo contatto però le scaricò alla schiena una scossa di pura agonia.
Persino la gelida lacrima che le cadde dal viso le provocò dolore schiantandosi sul dorso della mano dolorante.
Chiudendo gli occhi decise che doveva mettere fine a tutto questo, e ora come ora sembrava esserci solamente una persona in grado di aiutarla.
Lentamente si rimise in sella e sopportando il dolore cercò di ricordarsi la strada che aveva percorso con Logan alcuni giorni addietro.
……………………
Qualcuno una volta aveva detto che la miglior medicina per guarire erano il tempo ed un sorriso; Moira non poteva essere più d’accordo ma guardando fuori dalla finestra dell’ufficio della propria clinica non poteva fare a meno di pensare che anche il luogo di degenza fosse fondamentale.
Tutto il tempo ed i sorrisi del mondo si affievolivano indebolendosi all’interno di stanze prive di anima e di colori, le passeggiate in esterna sotto alberi che spuntavano dal cemento non aiutavano un granché ma se invece ci si trovava in un luogo come quello, lontano dalla città e dai suoi rumori e immerso nel verde delle colline tutti questi tre elementi, tempo sorriso ed ambiente diventavano un cocktail fotonico, una pillola di vitalità e di speranza che era impossibile non voler ingoiare.
Il suo riflesso nel vetro poco interferiva col verde prato che circondava la clinica e l’azzurro di quel cielo terso e immenso donava aria buona e gioia immediata.
Sorrise guardando un gruppo di bambini che stava vicino al laghetto a pestare i piedi nudi nell’acqua fresca.
Si fossero trovati in un altro luogo sarebbero stati rinchiusi in qualche sala a parte sorvegliati 24 ore su 24 anche se la loro malattia non era affatto grave o infettiva perché quei bambini erano mutanti.
E forse era quest’ultimo aspetto che veniva considerato la vera piaga.
Si voltò tornando alla propria scrivania, entro breve le sarebbero stati comunicati i risultati degli ultimi esami fra cui quello fatto a Marie, servendosi del caffè dal dispenser posto sullo scaffale d’entrata del suo ufficio attese che il computer si accendesse tornando alla finestra per godersi ancora un poco la vista di quel gruppo di bambini al lago.
E proprio mentre sullo schermo lampeggiava l’icona della posta elettronica un rombo improvviso catturò la sua attenzione.
In lontananza una macchina aveva appena sfondato una delle bianche staccionate che delimitavano l’area della clinica e si stava dirigendo a tutta velocità proprio verso la struttura e la traiettoria del mezzo impazzito dava direttamente verso il laghetto.
Ci finì dentro con un tonfo sordo levando un onda d’acqua fresca che inondò i tre ragazzini facendoli gridare di sorpresa.
Allarmata Moira corse fuori immediatamente per accertarsi delle condizioni di quel folle che stava alla guida.
La sorpresa nel vedere lei al volante fu immensa.
“Che diamine…Marie?”
“Moira…aiutalo…aiutami!”
Notò solo in quell’istante che sui sedili posteriori della Cadillac c’era una seconda persona riversa su un fianco messa male.
Essa tossì ed uno spruzzo di sangue macchiò il poggia schiena in pelle bianca, Moira si corresse, era messa piuttosto male.
Quello a cui Moira non fece subito caso fu invece il sibilo che era stata la voce di Marie e l’insolito colore dorato che adombrava le sue iridi normalmente verdi nocciola; notò invece le chiazze di sangue che le sfregiavano le nocche e alcuni sfregi sulle guance e sulle braccia nonché alcuni strappi alla bella maglia lunga che indossava che a giudicare dalla disposizione poco avevano a che fare con la tendenza del momento.
“Vieni dentro anche tu Marie”
Ella annuì senza distogliere lo sguardo dal tizio che stava sul retro.
“Chi è?”
“Un amico… mi ha appena salvato la vita…”
“Direi che invece l’hai salvata tu a me…”
Furono queste le uniche parole che il tizio riuscì a dire fra i colpi di tosse e gli spasmi nel respirare prima di svenire addosso a Marie che invano tentava di spostarlo dal sedile.
………………………………
“Come sarebbe a dire che non c’è?”
“Che vuoi che ti dica Logan, non c’è! She’s nowhere to be found, sparita, puff…andata!”
Seppure agitata Jubilee si preoccupò di fornirgli numerosi sinonimi più o meno adatti per fargli capire il semplice concetto dell’ennesima fuga di Marie, da notare erano anche i gesti coi quali enfatizzava le parole.
“Ma quando…come? Perché!?”
Ororo irruppe nella hall, appena si era sparsa la voce della mancanza della ragazza si era precipitata giù alla stanza monitor per visualizzare i video della sorveglianaza.
“Tre ore fa, con la tua moto…non lo so.”
“La mia moto? Di nuovo? Ma se non la sa guidare cazzo!”
“Anche l’altra volta però…” Jubes s’intromise riflettendo su una cosa “…l’aveva presa.”
“Già…ha detto che la guidavo io…”
“Logan?”
Ororo alzò il viso, non capiva.
“Disse che quella sera era la mia personalità ad avere avuto il sopravvento. Era arrabbiata, frustrata confusa e spaventata, mi ha detto che il Logan della sua testa le ha tenuto buona compagnia… ”
“Quindi supponendo che anche questa volta sia in tua compagnia dovrebbe essere al sicuro no?”
Logan stava quasi per annuire alla veridicità delle parole di Jubilee quando il tintinnio dell’ascensore ne annunciò l’arrivo e dalle porte d’acciaio uscì Hank che tutto sembrava tranne che tranquillo.
“Tutt’altro direi…ha appena chiamato Moira…”
“Non abbiamo tempo per questo, Marie è sparita.”
“Appunto, si trova là.”
“Cosa?”
“Sembra sia stata attaccata da qualcuno, ha portato anche un tizio conciato piuttosto male…un certo Lebeau…” Hank alzò il viso fissando Logan “…ti dice niente questo nome?”
“No, ma Marie? Come sta? È ferita?”
“Vi sta aspettando, andate.”
Scese il silenzio sull’intera hall, nessuno capiva, Logan meno che mai.
Fu Ororo la prima a parlare prendendo in mano la situazione.
“Avverto Bobby e Kitty giù all’hangar, dico loro di preparare il bird con quello saremo subito lì. Jubilee tu e Colosso radunate i ragazzi e fateli cenare, domani non ci saranno lezioni, appena saremmo partiti Kitty e Bobby vi raggiungeranno…Hank tu che vuoi fare?”
“Rimango…penso che la mia presenza non sarà necessaria, Moira è più che qualificata per affrontare tutto questo.”
“D’accordo, allora ragazzi conto su di voi…a presto.”
“Fateci sapere eh?”
“Ovviamente Jubilee.”
Con un sorriso di Ororo ed uno sbuffo impaziente di Logan i due insegnanti entrarono in ascensore.
Meno di dieci minuti dopo il bird decollò sparendo immediatamente alla vista umana mimetizzandosi col cielo plumbeo dell’imbrunire.
…………………….
Marie se ne stava in una delle stanze bianche della clinica rannicchiata su di un morbido lettino nell’unica stanza rimasta disponibile dove normalmente ci dormivano dei bambini. La schiena premeva contro la parete, gli avambracci sulle ginocchia, la testa china a guardarsi le mani.
A sprazzi nel nulla che era ciò che gli occhi le mostravano, s’intromettevano delle immagini, la ruota traballante di una moto, il senso di vertigine e la paura di cadere… poi un dolore atroce che ora sembrava essere passato.
Chinò appena la testa che le liberò una ciocca di capelli da dietro le orecchie, la ragazzina osservò meglio le piccole mani bendate e le sottili braccia ad esse attaccate.
Quella ciocca di capelli bruna che interferiva poi era qualcosa di….assurdo.
Conosceva bene la sua immagine e di certo non era quella.
Strinse i pugni avvertendo la resistenza imposta dalle garze e storse il naso all’odore del disinfettante del quale erano impregnate.
Odiava quel posto anche se non avvertiva alcuna minaccia.
Poi due occhi di un verde leggero e diluito s’intromisero nei suoi pensieri, un ghigno sinistro e la vista di due file di denti bianchissimi e taglienti, un senso di rabbia che non sapeva da dove veniva…una voglia folle di…menare le mani.
“Fammi tornare…è tutto ok…”
Una voce dolce e ovattata gli rimbombò nella mente.
Tornare dove?
“Non ho più paura…è passato tutto…”
“…”
Con due scatti allontanò quel dolce suono dalla propria attenzione, finchè non capiva cosa diavolo stava succedendo nessuno sarebbe andato da nessuna parte.
Dopo aver osservato ancora un po’ la stanza decise che era tutto a posto, che non c’era pericolo e che poteva concedersi un breve e leggero riposo dopodiché avrebbe cercato le risposte ai suoi dubbi.
Chiuse gli occhi e la porta si spalancò.
“Logan no! Non è sicu-”
Riconobbe la dottoressa e non puntò a lei scagliandosi invece sull’individuo che era piombato nel suo spazio sicuro con una tale arroganza da…sibilò un ringhio rabbioso, ci sapeva fare l’intruso, in un attimo gli aveva immobilizzato entrambe le mani chiudendogli i polsi nella stretta morsa della propria enorme mano, l’odore che lo contraddistingueva poi era fin troppo famigliare…si diede uno slancio facendo cadere entrambi a terra e si ritrovò essere sopra di lui, a cavalcioni sopra un addome teso e duro come metallo.
Tentando di liberarsi dalla presa diede alcuni strattoni ma la morsa ferrea di lui non si allentava minimamente, gridando di rabbia levò il viso ed incontrò i suoi occhi. I movimenti gli si bloccarono. Era lui? Stava lottando contro sé stesso!?
Seguendo la spinta ricevuta si allontanò immediatamente colto da un senso di vertigine improvviso, la solida parete della stanza gli impedì di cadere.
“Marie che diavolo?”
Logan si rialzò dopo aver spinto la ragazzina di lato che immediatamente si rimise in piedi appiattendosi contro la parete in una posa che sapeva di nervosismo.
Girandosi interpellò la dottoressa.
“Che le è preso?”
Moira lo avvicinò a sé posandogli una mano sul petto e l’altra sull’avambraccio.
“È tutto a posto vedi? Non c’è pericolo…è un amico… ”
Più che rispondere a lui Moira diresse le proprie parole a Marie che solo allora sembrò rilassarsi.
“Moira?”
“Guardala e dimmi, tu cosa vedi?”
“Vedo che Marie è stata ferita, voglio sapere da chi, vedo che è stata spaventata, voglio sapere da chi e vedo che non è più lei…voglio sapere perché…”
Moira alzò lo sguardo guardandolo in un misto di serietà ironia e…tristezza.
“Tre domande un'unica risposta…”
“E cioè?”
“Tu.”
“?”
“Tu l’hai ferita, la stai spaventando e…tu sei lei in questo momento…”
Pensava di averle sentite tutte le stronzate che c’erano da dire al mondo e quindi di essere preparato a non battere ciglio nel sentirne una di nuova, ma quella, quella le batteva tutte, le eclissava le obliava. Quella era la regina delle stronzate per eccellenza.
Stava per dirglielo ma lo sguardo delle dottoressa parlava chiaro. Non sto dicendo stronzate.
“Non ci capisco niente…”
Dal suo lato della stanza Marie lo guardava con curiosa diffidenza, aveva sentito il loro dialogo nonostante avessero di proposito abbassato il volume delle loro voci ma non ci aveva capito molto.
“Wolverine! Fammi tornare!”
Di nuovo allontanò quel sussurro decidendo di aspettare che i due di fronte a lui finissero il loro discorso. Distogliendo lo sguardo tornò a sedersi sul lettino nella stessa posizione di prima.
“Da quel poco che ho capito e che mi ha detto l’altro ragazzo… ”
Ah si, quell’altro, fortuna che era andata Ororo da lui altrimenti avrebbe combinato un casino, perché ferito o no, mezzo morto o morto del tutto lui l’avrebbe fatto parlare ad ogni costo quel Lebeau da strapazzo.
La voce di Moira continuava in sottofondo e decise di prestarle attenzione.
“…ati da un mutante piuttosto forte, ha messo ko lui immediatamente mentre Marie voleva portarla via…”
“Che cosa?”
“È stato quando ce l’aveva ormai in pugno che qualcosa in lei è scattato, ha gridato, ha scalciato e dato pugni colpendolo alla cieca…Remy non riusciva a credere a ciò che vedeva…”
Logan rispettò il silenzio di Moira seguendola mentre spostava la propria attenzione su Marie che ora, estraniatasi dalla loro presenza si guardava le mani in silenzio.
“L’ha trafitto Logan…”
Contemporaneamente al brivido che gli aveva invaso la schiena i suoi occhi finirono sulle bende che Marie aveva alle mani, alle nocche e mettere insieme ogni elemento e fare uno più uno gli venne d’istinto.
“…una volta al collo, alcune al petto e avrebbe continuato se non fosse intervenuto Lebeau a portarla via di peso…ha trafitto anche lui nella furia…”
“…”
“Questo è quello che è successo, ovviamente sai meglio di me che la tua presenza nella sua memoria le ha salvato la vita vero? Quindi togliti dal muso quell’aria stravolta e prova a pararle, sono sicuro che tu sarai in grado di…” rise esprimendo quell’ultima frase “…tener testa a te stesso.”
La porta si richiuse ma Logan rimase immobile a pochi centimetri da essa.
Ripensò al piccolo scontro di prima, alla furia che aveva investito la sua Marie, al sibilo che era la sua voce, all’oro che c’era nei suoi occhi, le bende che erano attorno alle sue mani…tutto era chiaro, fin troppo ma al contempo non aveva alcun senso.
“Devo ritenerti…un pericolo?”
La voce roca di lei lo scosse dai propri pensieri.
“No…non voglio farti del male…” lo sguardo che le lesse in viso mostrava scherno, come se ti permettessi di farmene, diceva. “Non voglio farle del male…è mia amica. Le voglio molto bene…” l’immagine di loro due a letto insieme cancellò mentalmente quel le voglio bene in un la amo da impazzire, ma se Marie poteva ascoltare era sicuro che le parole avrebbero sortito il giusto effetto.
A giudicare dalla reazione di lei parve di si; le pupille scesero agli angoli degli occhi, segno che stavano ricordando, un lieve sorriso incurvò quelle labbra rosate e poi d’improvviso se la ritrovò dinnanzi, addosso.
“Molto bene dici!?” gli respirò quelle parole sul collo sporgendosi oltre le sue spalle.
Un click e la serratura scattò sigillando la porta dall’interno.
“Marie?”
Le ginocchia gli cedettero e finì contro la bianca porta laccata.
Quelle di lei premevano sui fianchi, i loro bacini si sfioravano e il petto di lei morbido e pieno gli si schiacciava contro facendolo sudare…
Venne baciato con dolcissima frenesia respirando i suoi sussurri che pian piano divennero suoni e non sibili.
“Logan…”
La guardò negli occhi interrompendo il bacio.
Occhi verde nocciola…Marie era tornata.
Sorrise dimenticando per un attimo la preoccupazione portando le proprie mani al fondoschiena di lei per reggerla meglio, le carezze che riceveva sulle guance sapevano di disinfettante.
Il lettino era troppo piccolo e sicuramente non avrebbe retto il suo peso…fra una pausa e l’altra dal bacio notò un tappeto rotondo abbastanza grande da proteggere entrambi dal freddo del pavimento.
In due passi ci fu davanti. Cadde sulle ginocchia e si sbilanciò in avanti lasciando lei a terra, piantandole le mani ai lati del viso.
Lei rise allargando gli occhi.
“Marie…”
Scese a baciarle il nervo del collo da dietro l’orecchio fino all’incrocio delle clavicole deviando poi verso la spalla, su di un seno che mordicchiò attraverso la stoffa della maglietta, non aveva tempo di spogliarla ne di spogliarsi, entro breve Ororo sarebbe arrivata ne era certo…
Fulmineo le slacciò la zip dei pantaloni inserendo le dita fra l’orlo e la pelle, comprendendo anche gli slip e con uno strattone abbassò tutto aiutato anche da lei che alzando il bacino gli facilitò il compito finchè gli indumenti le scesero alle caviglie.
Alzandosi sulle ginocchia prese a trafficare con la fibbia della sua cintura, ci mise troppo perso com’era nel contemplare ciò che presto sarebbe stato suo perdendosi poi nell’espressione di attesa dipinta sul viso di Marie, quel sorriso velato d’ansia, la voglia che aveva di lui, i fremiti della sua schiena e l’imbarazzo nel guardarlo in faccia.
Aveva dovuto voltarle il viso e costringerla a guardarlo più di una volta quando si trovavano sotto le coperte. Era strano come Marie non avesse problemi a guardarlo quando avevano addosso i vestiti e le distanze fra loro tecnicamente erano maggiori se si trovavano attaccati invece, fusi l’uno nell’altra e persi nella passione lei sembrava cambiare totalmente e chiudeva gli occhi, scostava lo sguardo e scappava lontano in un mondo chiusi dietro le sue chiare palpebre al quale lui non aveva accesso.
Le scivolò addosso e poggiandole i palmi contro entrambe le guance portò il suo viso di fronte al proprio.
“Guardami…”
E nell’esatto istante in cui lei aprì gli occhi lui la fece sua, lentamente, facendole provare un emozione che ella non sarebbe mai stata in grado di esprimere nemmeno con tutte le parole del mondo.
Tremò sotto di lui plasmandosi contro il suo corpo, la vide mordersi dolcemente il labbro inferiore, sorridere e poi avvertì le sua mani sulla schiena lasciargli lente scie di brividi dove le unghie sfioravano la pelle.
Il tappeto tondo sul quale stavano s’increspò, stropicciandosi e scivolando sul pavimento scosso dall’impeto del loro amarsi.
Pochi minuti dopo le risistemò gli indumenti riallacciando il bottone dei suoi jeans abbassandole la maglietta sui fianchi solo dopo averle lasciato un bacio all’altezza dell’ombelico.
Appoggiò la sua fronte contro la spalla di lei avvicinandola a sé, facendola inginocchiare per circondarla con le proprie gambe.
Perché sei scappata Marie?”
Lei rise appena prima di rispondergli.
“Non sono scappata, tu mi hai portata via”
“…”
“Hai avvertito la mia paura il mio dolore e mi hai portata qui, volevi aiutarmi e quando sono stata in pericolo sei uscito fuori e mi hai protetta…” lo baciò sporgendosi verso di lui “…come fai sempre, come hai sempre fatto…” chiudendo gli occhi Marie lo abbracciò, si sentiva al sicuro con lui accanto, pronta ad affrontare chiunque le si fosse parato davanti senza paura e senza indugi. “Mi hai ribadito quello che mi dicesti su quel treno anni fa…” fu facile per lui ricordare e ridendo ripeté le sue esatte parole di allora.
“Mi prenderò io cura di te…”
Lei si rilassò baciandogli la ruvida guancia.
“In ogni senso?”
Lui sbuffò un sorriso mostrando due fossette che lei baciò ad occhi chiusi.
“…in ogni senso Marie…”
La strinse e lei si accoccolò meglio nel suo abbraccio nascondendo il viso contro il petto caldo di lui, stringendo nel pugno bendato un lembo della sua bianca maglietta.
Lei finì col guardare quella mano che le stava praticamente davanti agli occhi, l’odore della sostanza medicinale era forte e le dava prurito alle narici ma preferiva a sopportare quel fastidio pur di non mostrare a Logan il macello che erano diventate le sue mani.
Chiuse gli occhi non appena il peso dei ricordi tornò nella sua mente; lei sapeva benissimo cos’era successo ma essendo che c’era il Logan della sua testa ad avere il controllo sul suo corpo e sulle emozioni le immagini che aveva visto le parevano più scene di un film; ora che era tornata padrona delle proprie azioni la sua mente stava pian piano rielaborando il tutto dal suo debole punto di vista e ciò che aveva fatto…
Tornò a guardarsi le mani e le punte delle dita.
Per fortuna erano bendate anche quelle.
…………………………
Incazzato come non mai Victor rientrò alla base ringhiando e sibilando come una bestia ferita nel corpo e nell’orgoglio.
“Quella puttana…me la pagherà cara…”
Stringendosi una mano al fianco ancora sanguinante si trascinò fino ad uno sgangherato divano buttandocisi sopra di peso.
Stringendo i denti cercò di placare la propria rabbia e quel dolore lancinante di sfregi e pugnalate che non era più abituato a sopportare facilitato com’era dal suo fattore di guarigione che richiudeva immediatamente ogni ferita prima ancora che il dolore si facesse sentire.
Grazie a lei ora stava agonizzando come un cane, stava lottando con sé stesso per non perdere i sensi…
Grazie a lei era solo un patetico umano.
In alto, lungo il corridoio esterno che portava al suo ufficio Magneto osservò la scena con occhi gelidi imponendosi di rimanere impassibile di fronte a quell’insuccesso.
Anche Creed l’aveva deluso.
“Che gli è successo?”
Guardò Carol soffermandosi sull’espressione sinceramente preoccupata di lei, sorrise internamente al pensiero che poteva comunque volgere la cosa a proprio vantaggio
“È stata lei.”
“Dobbiamo aiutarlo!”
Fece per muoversi verso la rampa di scale metalliche che portava al piano terra quando d’improvviso la balaustra in metallo contorcendosi la costrinse a fermarsi.
“Ma che?”
“Se ti avvicini a lui nelle condizioni in cui è ora, non importa quanto tu possa essere invincibile Carol, lui ti ucciderà…”
Dicendo ciò la lasciò rientrando in quella che era la sua stanza.
Carol si appoggiò alla parete osservando in silenzio l’ancora dolorante Creed e nella mente le passarono davanti mille immagini della loro amicizia.
Si ritrovò a pensare a cento, mille modi diversi coi quali l’avrebbe fatta pagare a quella stupida bamboccia per aver ferito il suo grande amico Creed.
Non poteva certo sapere la povera Carol che ogni memoria inerente alla bestia che stava sopra al divano di sotto, le era stata impiantata dentro dall’abile potere di Mastermind e che in realtà quel Victor Creed che lei adorava tanto lo incontrava ora per la prima volta in vita sua.
…………………
TH
Grazie mille a Daffodil, Ethis, Dada88, SoniaCristina1989, ed Utena 76!!!!
La vostra gentilezza è uno stimolo nel continuare questa storia, lo so che vado a rilento ma ultimamente ho davvero poco tempo,ma le idee non mancano e la convinzione meno che mai!!!
Vi adoro e siete davvero grandi!!!!
^w^
Capitolo 19 *** wake up girl, an make your dream real! ***
L’aveva incrociata per puro miracolo mentre barcollando attraversava la polverosa piazzola di ghiaia del bar dove l’aveva salutata l’ultima volta.
Il vento forte di quel giorno gli soffiava in faccia la polvere riempiendogli la bocca di sapore di sasso, la testa gli scoppiava per la febbre e le gambe a malapena lo reggevano.
Quanti litri di sangue aveva perso durante il tragitto?
Il clacson deciso della moto lo distrasse dallo svenire e immediatamente dopo che il rombare del motore si spense due mani fresche come acqua di fonte l’avevano stretta spingendolo all’indietro contro la parete di assi in legno del piccolo bar per motociclisti.
“Gambit? Che diavolo ti è successo?”
“Ma…rie…”
Aveva esalato quel sospiro soffrendo ogni parola. I polmoni sembravano essersi fatti rigidi dentro al suo petto e ogni volta che respirava il loro espandersi era solo angosciante dolore.
“…lui ti sta cercando…se ti trova ti ammaz…”
S’era perso per strada rimanendo senza fiato voce e forza e le era praticamente svenuto addosso mandandola in panico.
Il lungo giaccone di pelle nera che indossava, all’altezza del fianco era impregnato di sangue, zuppo e viscido ma quello che maggiormente la stava preoccupando era lo strano odore che Remy aveva addosso.
Sapeva di selvaggio, di pericolo…di cattivo.
Per un attimo le balenò in mente l’idea di fare retro front e tornare allo Xavier’s ma subito l’abbandonò. Hank non sarebbe stato presente quel giorno perché era stato richiamato al congresso quindi nessuno avrebbe potuto prendersi cura del suo nuovo amico.
Moira
Le balenò in mente l’immagine della dottoressa che aveva visto pochi giorni addietro e tirandosi addosso il peso di Remy fece per dirigersi alla moto.
Tre tentativi dopo, stremata dal fatto che l’aveva dovuto rialzare da terra di peso senza alcun aiuto da parte sua si lasciò cadere a terra assieme a lui, la schiena contro le ruote della moto.
L’erratico respirare di lui era davvero preoccupante, diamine che scema era stata se prima era in brutte condizioni ora l’aveva ammazzato del tutto.
Porca miseria.
“Coraggio Remy, non mi morire proprio adesso…ti porto da Moira lei ” Si portò le mani ai capelli frustrata “… se solo trovassi il modo per…”
“La mia macchina…laggiù.”
Con un dito tremante e rigato di sangue indicò una mustag azzurra senza cappotta parcheggiata di fretta in diagonale proprio sotto ad un albero di tiglio.
Rinfrancata lo portò fino a lì facendolo sdraiare sui sedili posteriori, notò che le chiavi erano già inserite e dopo essersi allacciata la cintura sgommò a tutta birra verso la periferia sperando con tutto il cuore di fare in tempo.
Speranza vana fu la sua; a circa venti minuti dalla clinica di Moira fu costretta a frenare perché in mezzo alla strada c’era una persona immobile che non si levò di mezzo nemmeno nell’udire i ripetuti strombazzamenti del clacson.
Ingenuamente Marie scese dalla macchina per avvicinarsi allo strano e altissimo tizio che muto e perso in chissà quali pensieri se ne stava con la testa rivolta al cielo ad osservare le nuvole.
“Signore? Tutto bene?”
“…”
Titubante si avvicinò di alcuni passi mentre il vento che soffiava dalle sue spalle improvvisamente cambiò direzione.
“Signore…?”
“Sei solo una ragazzina…non puoi essere tu…” Le parlò senza nemmeno guardarla continuando a fissare il cielo.
Marie allargò le palpebre; non capiva ma rimase comunque al suo posto mentre lo strano tizio si sporgeva alla sua destra per guardare la macchina.
“Però vedo che sei col topolino…”
Un moto di lieve imbarazzo le salì lungo la schiena nel vederlo dilatare le narici e inspirare una…due, tre volte prima di vederselo comparire davanti e trovarsi rispecchiata in due gemme di giada ramata che erano identiche a quelle di…
“…e sei pregna del suo odore…”
L’imbarazzo divenne terrore quando all’ennesimo mutare del vento questi le portò alle narici l’odore di pericolo che aveva sentito aleggiare attorno a Gambit.
Tentò di indietreggiare e voltandosi corse verso la macchina ma la mano di lui le afferrò il collo da dietro schiacciandola a terra di viso.
L’urlo di dolore affondò nella terra smossa del bordo strada.
“Ti ha posseduta con ardore vedo…”
Nel cadere la coda le era scivolata di lato lasciandole collo e metà spalla scoperte e si potevano vedere benissimo gli aloni rossastri dei marchi di Logan.
Sbarrando gli occhi Marie avvertì l’altra sua mano risalirle lungo la gamba rasentando l’interno coscia finchè non si fermò sotto alla giuntura dell’inguine, il pollice le sfiorava le natiche, palmo e dita invece si chiusero a coppa premendo verso l’alto.
Nuovamente urlò scossa dal terrore e dal disgusto, come cazzo si permetteva quel dannato maiale di farle questo?
Piantando i palmi a terra fece pressione tentando di alzarsi o per lo meno toglierselo di dosso ma non ci fu verso, quel maciste era pesantissimo e bloccato in una posa di stallo che le premeva sulle giunture delle ginocchia impedendole di fletterle.
Il suono martellante del suo cuore che batteva all’impazzata divenne l’unico sottofondo. I granelli di terra e lo spigolo di un sasso le graffiavano la carne della guancia pressata a terra, il peso di lui, il suo fiato umido e caldo contro l’orecchio era qualcosa di vomitevole per non parlare della frizione che la sua mano operava nell’unico posto in cui nessun’altro uomo avrebbe dovuto metterne.
Di colpo il tu-tum impazzito che le martellava le tempie scomparve ed i suoi occhi sgranandosi divennero vitrei, quasi dorati. Qualcosa nella sua mente scattò.
“Lasciami uscire” “Ngh…” “Lasciami uscire ti sta vio” Chiuse gli occhi piangendo un lamento nel sentirlo duro contro un fianco. Terrorizzata pianse un lamento mentale. “…Wolverine!!…”
Un ringhio sinistro le sfuggì dai denti sporchi di terra ed in un'unica e fluida mossa Marie scivolò di lato sfuggendogli finalmente per poi distendere una gamba in aria e abbatterla sul muso del maiale ricambiandogli la cortesia ricevuta poco prima.
In un attimo fu in piedi ma anziché scappare dal folle gli si parò di fronte assumendo una posa che lui riconobbe fin troppo bene.
“…e ti ha istruita bene a quanto vedo…”
Ridendo sputò a terra un misto di sangue e saliva pulendosi il labbro spaccato col dorso della mano alzando il mento per guardarla rimanendo immobile.
Lei, che era in procinto di attaccarlo si bloccò assistendo al prodigio della sua stessa mutazione che attivatasi sul viso di lui stava velocemente ricucendogli i tessuti.
“…sei un affarino interessante bambolina…”
Distendendo le mani le alzò a mezz’aria rilasciando un brontolio di soddisfazione simile alle fusa di un gatto ma più gutturale e profondo, contemporaneamente le nere unghie appuntite delle sue mani stavano crescendo di lunghezza e spessore e…
Immediatamente Marie fece la medesima mossa sbarrando gli occhi e urlando di dolore nel sentire l’assurda sensazione di sfrigolio d’osso contro osso che partendo da metà avambraccio si espandeva fra ulna e perone bucando il tessuto muscolare fino a sbucare all’esterno fra nocca e nocca perforando la sensibile pelle che separava un dito dall’altro.
Lo sguardo del nemico si fece interdetto, il suo confuso. Da che se li ricordava i suoi artigli erano ricoperti d’adamantio, non costituiti da semplice osso.
Ci prestò poca attenzione perché immediatamente fu all’attacco del bastardo che aveva osato toccare la sua donna, si stupì della velocità e dell’agilità con cui teneva testa a quel gigante ma rimase deluso dalla scarsa potenza dei suoi affondi.
“Una gattina piuttosto pericolosa…”
“Chi cazzo sei tu? Cosa vuoi da lei?”
Nuovamente le iridi di lui si tinsero di sorpresa, come mai la sua avversaria parlava di sé stessa in terza persona? Che fosse uno di quei casi di personalità multiple?
Ridendo decise di stare al gioco e bloccandole un polso a mezz’aria quando questa l’attaccò la mandò a terra con uno sgambetto premendole il ginocchio sul diaframma per interromperle respiro e agilità.
“Cosa voglio da lei…da te? Toglierti di mezzo perché rappresenti una distrazione per lui…”
“Lui chi?”
Sogghignando si avvicinò a lei arrivandole a pochi centimetri dal viso.
“Jimmy…sono anni che lo cerco e quando ci sono finalmente vicino cosa vengo a sapere? Che mi ha scordato e che al suo fianco ora c’è un altro partner…una distrazione e per quanto tu possa essere interessante, bambolina, mi dispiace ma non ci sarà posto per te nel nostro domani…”
“Di che diavolo parli? Chi ti conosce dannato bastardo!”
Scattando all’indietro lui evitò una testata ricompensandola con un ceffone che girandole il collo di forza le strappò un gemito di puro dolore che non fece altro che eccitarlo.
“Urli come una donna gravida nel bel mezzo del travaglio…”
“Togliti di dosso maledetto…”
Tutto inutile, i suoi sforzi erano vani, non c’era verso di spostare quel colosso non ci riusciva.
Urlando di rabbia gli assestò un destro sotto alla mandibola facendogli perdere per un attimo l’equilibrio mentre con la mano che improvvisamente fu libera colpì il costato affondando nelle carni dure e tese dell’uomo ma ancora niente, non si spostava.
Nuovamente dentro di lui qualcosa cambiò, avvertì una presenza fondersi alla sua coscienza e riconobbe immediatamente Marie che facendo ricorso alla sua ultima risorsa raggiunse mentalmente un piccolo interruttore, attivandolo.
L’afflusso di energia memorie ed emozioni fu pressoché istantaneo e mentre lui si dimenava gridando bestemmie e imprecazioni assurde lei continuava a prosciugargli ogni energia vitale decisa a metterlo KO definitivamente.
“Marie no!” “Un attimo solo….” “No no…NO!”
Fu un impatto improvviso tuttavia a toglierglielo di dosso del tutto e porre fine a quel contatto altrimenti impossibile da interrompere.
Tirandosi su a sedere guardò allibito il punto in cui atterrò il bastardo.
Una scia violacea che formava una specie di semicerchio in aria stava scomparendo e seguendone il flusso arrivò a guardare la macchina.
Gambit appoggiato al cofano teneva la mano destra tesa verso di lui.
Vedendolo cadere gli fu subito vicino rimettendolo a sedere per tornare poi a dedicarsi al bastardo mezzo intontito piantato a terra nello sterrato.
“Fermati! Non ce la puoi fare Marie…andiamo via o quello ci farà fuo-”
“Le ha messo le mani addosso, lo devo ammazzare!!”
“Eh? Che cosa stai dicendo?”
Sporgendosi verso di lei Remy le afferrò la mano strattonandola in macchina, riuscì nell’intento ma si guadagnò uno sfregio sull’avambraccio.
Incredulo ricambiò lo sguardo stupito di lei non capendoci nulla. Chi era quella ragazzina? Cosa l’aveva fatta cambiare così tanto?
Un ruggito destò entrambi dal guardarsi.
“Vai!!! Se si riprende e ci mette le mani addosso siamo finiti…sbrigati!”
Lui avrebbe fatto volentieri di testa sua ma la persona proprietaria di quel corpo lo spinse a far partire l’auto e sgommare a tutta birra verso l’ospedale di Moira.
L’odore di sangue che stagnava nel giaccone di Remy e sui sedili in pelle chiara della macchina era forte, quel ragazzino aveva bisogno di cure immediatamente.
Cinque minuti dopo stavano scavalcando a forza la siepe che costeggiava il laghetto.
Fu con questa scena negli occhi che Marie sbarrò le pupille sussultando lievemente.
Le succedeva sempre così quando si svegliava che ancora sognava e il suo corpo reagiva d’istinto alle oniriche emozioni.
Espirando piano mosse gli occhi guardandosi intorno per capire dove si trovava.
Era tutto buio, buio pesto.
Di odori particolari non ce n’erano e nemmeno rumori sospetti a parte un respiro estraneo al suo.
D’improvviso tutto divenne chiaro. C’era lei, il suo odore ed il suo respiro, e poi c’era un altro respiro…una presenza massiccia alle sue spalle e due braccia che la stringevano da dietro, una gamba estranea separava le sue spuntando all’altezza delle sue ginocchia.
Andò in panico ricordandosi in quella stessa posa con sopra il dannato maiale che le aveva messo le mani addosso e con uno scatto improvviso cercò di allontanarsi rimanendo però impigliata fra quelle due forti braccia che d’istinto s’erano chiuse attorno a lei.
“Nhm…”
“Marie?!”
“Logan!!! Logan…Logan…”
Ripetere il suo nome tre volte servì a calmarle nervi e sensi.
Era di Logan l’altro respiro, erano di Logan le braccia e anche la gamba era di Logan.
Erano in camera sua infatti e c’era anche il suo odore ma come aveva fatto a non avvertirlo?
“Tendo a darlo per scontato piccola…scusa.”
Il suo Logan mentale le fornì presto la spiegazione.
Essendo lui una presenza ben radicata nella sua mente gli riusciva piuttosto difficile riconoscersi all’infuori di lei, tutto qui e ora che ci pensava la cosa aveva un senso. Quando aveva preso il sopravvento sulla sua coscienza aveva pensato da Wolverine e non come Marie, aveva parlato di lei in terza persona e aveva attaccato il vero Logan credendolo un intruso non riconoscendone l’odore quando era entrato perché lo aveva attribuito a sé stesso.
Sospirando si portò la mano alla tempia. Il concetto era piuttosto semplice da capire, ma spiegarselo a parole, anche mentalmente era un ingarbuglio di nozioni e spiegazioni assurdo.
Il contatto con cinque polpastrelli fu sufficiente a distrarla. Mugugnando un gemito di soddisfazione si spostò verso di lui beandosi della protezione che le forniva il suo abbraccio.
“Incubo…?”
“…nah…ho rivissuto gli eventi di oggi, credo che inconsciamente io li abbia analizzati uno per uno…io…”
“nh…hai avuto paura?”
La stretta carezza che le sue dita le donarono ad un seno enfatizzò la preoccupazione che traspariva dalla sua voce.
“Per niente…” la paura nel sentire quella mano fra le gambe tornò però prepotente e dovette ricredersi. “All’inizio magari. Ero impreparata non mi aspettavo che…io” nuovamente espirò scivolando con la mano destra ad afferrare quella di lui stringendola forte per portarla poi all’altezza dell’ombelico dove la sovrappose a quell’altra. “Sei subentrato subito tu e mi hai tolta d’impaccio…mpfh mi hai chiamata la tua donna …”
Il silenzio di lui che ne seguì fu un pesante respiro contro al collo, e poi un bacio lungo la spalla, un morsetto vicino all’osso, una carezza di lingua proprio dietro all’orecchio e…
“Mhn”
Le mani di lui che lei aveva unito al proprio ventre si separarono lentamente e mentre quella sinistra, impedita nei movimenti dal fatto che sbucava da sotto il fianco di lei le si accoccolò contro la coscia, quella destra, libera di muoversi scivolò in basso infilandosi sotto l’orlo dei pantaloni trovando subito il suo posto ideale.
Lo lasciò fare cullandosi nei suoi respiri, nel suo ritmo e nell’erotico ondeggiare che il bacino di lui aveva preso a imporre al suo fondoschiena.
Quando entrambi i suoi palmi furono saldi ai suoi fianchi seguì la spinta che lui le diede lasciandosi girare sulla schiena.
Era strano come riuscisse ad immaginarlo di fronte a lei nonostante il buio più totale.
Uno spostamento d’aria fu l’anticipo di un lungo e lento bacio a cui ne seguì un secondo ed un terzo e…perse il conto più che volentieri quando il ritmo aumentò ed essi divennero inscindibili l’uno dall’altro dal momento che nemmeno per respirare si separavano più ormai.
“La mia donna…si…”
Venne nel sentirsi chiamare così, e rise attirandolo a sé per riprendere a soffocarlo di baci bloccandosi di colpo nel ricordare una cosa favolosa.
“Marie?”
La protesta di lui le morì contro un seno.
Oddio…erano in camera sua, non c’era mai stata in camera sua a dormire, o di notte o a fare…
Avvampò nell’esatto momento in cui ricordò quel bellissimo sogno fatto alcune settimane prima.
Oddio…se lo voleva avrebbe potuto renderlo…
Il suo corpo bruciò raggiungendo l’autocombustione.
...ci sono, sono viiiiiva...xD
dedicato a tutti voi che leggete e,
in maniera un poco più sentita a Jac e Daffodil.
non è nulla in paragone alla magnifica sorpresa che mi avete fatto ma, beh...leggete raga, e fatemi sapere!!!
...perchè sentirsi chiamare "Thembra" da una voce vera e non solo via EFP è qualcosa che da i brividi!!!
=D grazie davvero, di cuore!!!
Non riusciva a crederlo possibile.
Gli aveva raccontato di quel sogno assurdo di loro due, di quando l’aveva trovata addormentata sul terrazzo, del suo stupido delirio che per fortuna era stato onirico altrimenti sul serio, si sarebbe scavata da sola una buca profondissima dentro cui si sarebbe nascosta per tutto il resto della sua esistenza.
Lui l’aveva smorzata dicendole con tono divertito che quel dialogo, seppur sognato lei lo aveva parlato per intero e che anzi, era stato proprio quello ad avvisarlo della sua presenza lì mentre stava per risalire le scale e tornarsene in camera altrimenti ci sarebbe morta di freddo su quella dannata terrazza.
Coprendosi il viso rossa d’imbarazzo era scoppiata a ridere e lui aveva lasciato perdere l’intera faccenda scegliendo di tornare alla questione principale.
Ovvero.
Rendere reale quel suo fantastico sogno che, sarebbe stato più corretto chiamare il loro fantastico sogno visto che erano mesi che ne faceva di simili lui stesso.
Questo però per il momento era meglio non dirlo.
Ansimando lei inspirò quanta più aria possibile assecondando la sua ennesima spinta, esalando un gemito che subito strozzò mordendosi il labbro.
“No”
Punendo il suo comportamento Logan diede un feroce colpo di fianchi piazzandole i palmi sulle tempie, spostandole le argentee ciocche di capelli.
Aprì gli occhi levando un poco le pupille incrociando iridi d’oro e nocciole e il cuore le sussultò nel petto perché per l’ennesima volta, solo guardandolo, se ne innamorò ancora di più.
“Voglio sentirti quanto gridi per me…”
“Ngh…”
“Mhn, meglio…”
Lei rise coprendosi gli occhi con le dita bendate.
“Che c’è?”
Dolcemente le diede un colpetto sulla fronte col naso.
“Penserai che sia un’affamata…non stiamo insieme da neanche una settimana e…”
“…e?”
“Non so già più tenere il conto di quante volte lo abbiamo fatto!”
Ridendo gli mostrò i bianchi denti,le mani ancora sopra gli occhi, la luce dell’abatjour colorava d’oro il nitido rossore delle gote di lei dovuto un po’ allo sforzo, molto all’imbarazzo.
“Tu lo pensi di me?”
“…nh?”
“Pensi che sia un affamato?” Penso che la voce da sesso che hai sia sufficiente a farmi venire…ecco cosa penso…oh, si!
Le leccò il collo assaggiando pelle e sale e dolcezza infinita.
La sentì fremere e sciogliersi per poi abbandonarsi infine al culmine che raggiunsero insieme riuscendo a farle spostare le mani che andarono a graffiargli le scapole un una ruvida carezza di garza.
Dopo aver ripreso fiato Logan si allontanò girandosi sulla schiena, il petto sudato rabbrividì all’aria notturna della stanza ma fu presto riscaldato dalle lievi carezze di lei che andarono a torturarlo proprio nei punti più sensibili.
Pollice indice e medio rigavano il pettorale mentre la punta dell’anulare si divertiva a stuzzicare il capezzolo e tutto l’insieme di quei movimenti era delirio. Puro, fantastico, assoluto delirio.
“Sei molto responsivo piuttosto… ”
Ridendo lei piegò la gamba destra poggiandola su quelle di lui risalendo col ginocchio fino a sentire l’inconfondibile rigidità del suo-
“Ahn…”
L’aveva morsa? Che brivido che…chinando il viso scese con lo sguardo verso la spalla sinistra trovandola ancora preda dei denti di lui che netti e affilati affondavano nella sua carne.
Anche se avrebbe dovuto non faceva per niente male…anzi.
“Lo sei anche tu a quanto vedo”
Un gesto di lui e il fiato le mancò d’improvviso.
Ma quand’è che le aveva messo la mano li sotto?
Inspirò a denti stretti allargando le cosce per permetterli miglior accesso, le dita che giocavano in lei sembravano mimare le sue che a spasmi gli chiudeva sul petto.
Non era possibile…di nuovo?
Non finì nemmeno di pensare quelle parole che già le era entrato dentro, che già stava spingendo e baciando e…
“Nhg…”
La ruvida guancia di lui le solleticò l’incavo del collo, il suo erratico fiato caldo e fresco al tempo stesso le sorrise all’orecchio un’ultima frase.
“Dovresti farne più spesso di sogni così…”
Finirono li tutte le chiacchiere.
……………………….
Che fastidiosissimi prurito.
Spostando la mano chiuse le unghie sulla parte infastidita grattandosela ma il dannato pizzicore non diminuiva era..
-idio…-
Snervato provò con entrambe le mani ma il risultato lo stesso rimaneva anzi, sembrava che il pizzicore per fargli dispetto s’intensificasse anziché diminuire.
“Gwah!”
In un singulto di rabbia due occhi cremisi s’aprirono nella penombra di quella stanza.
“Va tutto bene…stai tranquil- No! Rimettiti giù, ti si riapriranno le ferite ecco…bravo stai calmo, così…bravo…va tutto bene…”
Che diavolo?
Appena il fresco e morbido cuscino gli accolse la testa sembrò ricordare.
L’attacco di Victor, le sue minacce la sua patetica fuga e…
“M’rie?”
“Sta bene non preoccuparti…grazie a te…”
Una tiepida mano gli rinfrescò la fronte tamponandola con una pezza intrisa d’acqua fresca.
Lentamente levò un braccio e stavolta l’arto sembrò obbedire al suo comando cingendo tale mano, trovandola piccola piccola all’interno della sua debole stretta.
“Ti è salita la febbre e hai perso i sensi…Moira dice che probabilmente l’arma con cui Victor ti ha ferito era intrisa di una qualche sostanza strana se non addirittura veleno. ” Le sue unghie vorrai dire…
“Com …sap’te qste cse?”
Udiva la sua stessa voce a scatti, esalata come in un rantolo stanco e atono, si sentiva sfinito.
“Me l’hai detto tu, ho assistito Moira mentre ti ricuciva la seconda volta, sembra che nel tempo che lei ha impiegato a medicare Marie dopo essersi occupata di te che eri messo davvero male, tu ti sia agitato e i punti si siano strappati, io e Logan siamo arrivati proprio mentre la dottoressa stava tornando a visitarti, eri sveglio e in un lampo di lucidità ci hai raccontato cosa vi era successo…”
“Nhn…”
“Probabilmente non eri poi così lucido ma fidati se ti dico che sei al sicuro qui…”
La fresca carezza di quella morbida mano tornò ad alleviargli il bruciore alle tempie, la voce poi era dolce e tranquilla e melodica.
“Starai bene…”
“M’rie…”
“Sta bene…”
Gli occhi gli si chiusero ma la sua mente stava gridando e gridando che Marie…che Marie.
Se ci fosse stato almeno un telepate nei dintorni costui avrebbe sentito lo struggente messaggio che la torbida mente di Gambit stava proiettando al mondo intero.
-Marie è il loro obiettivo, dovete tenerla al sicuro..Magneto vuole…-
Scivolò nel limbo dell’incoscienza dove nemmeno i pensieri propri venivano più presi in considerazione.
…se solo ci fosse stato un dannato telepate…
Sorridendo Ororo rinfrescò il panno nella tinozza d’acqua fresca riposandolo sulla fradicia e bollente fronte del nuovo arrivato.
Il suo improvviso risveglio l’aveva un po’ scossa ma probabilmente era normale che nel bel mezzo di una crisi di febbre ci fossero sprazzi di lucidità, o così Hank e Moira le avevano più volte spiegato.
Cornee nere e iridi rosse, occhi in grado di impressionare chiunque.
Nonostante l’inconsueto colore però erano sinceri.
Dopo avergli sistemato il lenzuolo controllò che i valori dei monitor non fossero sballati prima di rannicchiarsi nuovamente sul piccolo comodino per cercare di riposare.
Moira aveva anche gli altri piccoli pazienti da seguire quindi aveva la precedenza sul riposo ed Hank come d’accordo era rimasto all’istituto fino all’indomani quando Jubilee Bobby e Kitty con l’aiuto di Colosso avrebbero tenuto a bada i ragazzi senza alcuna difficoltà.
E poi c’erano anche Logan e Marie che per la nuova alba sarebbe stata in ottima forma, o così Moira credeva.
Col sorriso sulle labbra si sopì.
……………………………….
“Non puoi andare è troppo presto!”
“Puttanate!! quella troia me la pagherà cara…”
“Ma Erik dice che”
“Non me ne fotte un CAZZO!”
“Vik ti prego!”
L’illusione di un amicizia che non c’era mai stata la spinse a pararsi dinnanzi all’unica porta d’uscita sfidando l’ira di un comunquepericolososeppurtraballante Victor Creed.
Nelle sue memorie loro erano amici, si volevano bene e si rispettavano molto e c’era persino il ricordo di un quasi bacio quella sera alla partita cui lui l’aveva portata.
Lei da buona bostoniana impazziva per i Red Socks e com’era già successo più di una volta Victor l’aveva accompagnata alle partite casalinghe al Fenway Park offrendole birra e Hot dog e quella magica sera era riuscito persino a farla sedere nella mitica Ted William’s seat al settore 42, fila 37 posto 21.
L’aveva guardato con le lacrime agli occhi durante tutta la partita l’aveva guardato ridendo di gioia finchè ad un certo punto s’erano ritrovati talmente vicini che sarebbe stato sufficiente respirare per sfiorarsi le labbra a vicenda, chissà cos’era stato a impedire quel contatto…ah si, ottavo inning, Sweet Caroline, la tradizione…
Ancora si commuoveva nel pensarci.
“Spostai cazzo!”
Tornò alla realtà, gli occhi lucidi di rabbia e commozione.
“No!!”
Premendogli le mani sul torso lo rimandò indietro facendo ricorso alla sua forza sovrumana.
Non sopportava di vederlo così,lui non meritava di essere trattato così.
“Carol cazzo!”
“Ci vado io…”
“Eh?”
“Ormai ti conosce, non si farà prendere alla sprovvista. Per quanto mi riguarda non mi ha mai vista quindi sarà più facile per me avvicinarmi. So volare quindi saprò essere svelta e una volta presa te la porterò qui quella dannata stronza, fidati.”
“Eric non sarà d’ac-”
“Come dici tu…non me ne fotte un cazzo!”
Con gli occhi sgranati e un senso d’ignoto nell’animo Victor Creed rimase spiazzato di fronte al comportamento di quella donna che a malapena conosceva.
La guardò levarsi in volo e sparire nella gelida brezza notturna fondendosi ai colori del cielo e del mare.
Da che era arrivata alla base infatti Magneto gli aveva ordinato espressamente di parlarle il meno possibile e di evitare di trovarsi solo con lei, il perché non lo aveva né capito né chiesto ma non si era fatto problemi a sottostare a quelle semplici richieste anche perché ora come ora il suo interesse principale era quello di ribeccare Jimmy e con lui tornare ad essere la coppia più letale mai vista nella storia. Già fremeva all’idea di quel che sarebbe stato e non avrebbe mai permesso a donna alcuna di ostacolare il suo cammino, SilverFox ne sapeva qualcosa, Carol non sembrava costituire nessun problema mentre quella sgualdrina dal tocco fatale gliel’avrebbe pagata molto cara. Oh si.
Girandosi tornò verso il divano tuffandocisi sopra in attesa che la nuova marionetta di Magneto adempisse alla sua allettante promessa.
Senza stare a preoccuparsi ulteriormente si mise comodo incominciando a pensare ad ogni genere di cattiveria e tortura che le avrebbe inferto prima di farla secca preoccupandosi di fare in modo che in nessuna di queste modalità rientrasse il tocco diretto…un momento…Carol sapeva della mutazione di quella ragazzina, vero?
Per un attimo gli sorse un dubbio e si accigliò fissando lo sfocato e intricato intreccio di stoffa del copri divano poi pensò che essendo lei stata assoldata direttamente da Magneto era ovvio che sapesse del pericolo, no?
Distendendo fronte e labbra tornò a rilassarsi.
Una fitta improvvisa gli trafisse l’addome nell’esatto punto dove Gambit l’aveva silurato.
Sistemerò i conti anche con te galletto..aspetta e vedrrrronz…
Con la vendetta nel cuore Creed si addormentò.
…………………………….
Sorgeva un nuovo sole.
Nasceva un nuovo giorno.
Il destino accadeva.
Sbuffando fece per chiudere la porta, lui tutto tranquillo la riaprì uscendo con lei dalla sua stanza seguendola giù fino in cucina.
Erano passati tre giorni dal loro ritorno allo Xavier’s, le ferite di Marie si erano rimarginate completamente e la parte ‘bestiale’ che aveva assorbito da Victor sembrava esser stata debellata.
“E io ti dico che non me ne frega un cazzo!”
Era molto presto e per i corridoi non girava nessuno, il sole stava sorgendo e fra poco sarebbero suonate parecchie sveglie.
Godendosi la vista del fondoschiena di Marie ondeggiando nell’incedere a tutta velocità nel vano tentativo di guadagnare vantaggio, si infilò le mani in tasca scostando l’attenzione sulla tracolla di tela rigida che le batteva contro un fianco.
La lunga camicia bordeaux scendeva sulle sue forme come glassa sopra un bignè esaltandone i dislivelli in un gioco di ombre color del vino e luccichii lilla.
Era dannatamente sexy e nemmeno se ne rendeva conto.
“Logaaan!”
“Non mi incanti bambola, ho detto che vengo e questo farò …”
“Mi farai fare una figuraccia”
Con la voce diventata lamento Marie si passò le mani sul viso, che snervo!
Sbuffando mise la tracolla a terra accendendo la caffettiera preparando due tazzine sul bancone spingendo dentro al tostapane un paio di fette che sarebbero state pronte nel tempo che ci metteva a fare il resto, dirigendosi al frigo recuperò poi del burro spalmabile, un fusto di succo d’arancia e delle marmellatine monoporzione sapendo che nel frattempo Logan avrebbe messo sulla penisola le tovagliette e tutta la ‘mise ‘ per far colazione.
“Se questo servirà a tenerti al sicuro sono pronto a correre il rischio … ”
Sedendosi addentò una fetta di pan brioche mentre versava il succo in un ampio bicchiere, Marie dall’altra parte della cucina stava finendo di riempire le tazze di caffè.
“Che pericolo vuoi che corra al campus? ”
“Non lo so, ma nel caso ce ne fosse qualcuno non sarai sola.”
Sbuffando prese posto di fronte a lui incominciando a imburrare una fetta di pane tostato, il caratteristico ‘crunch crunch’ che emetteva nel masticare faceva da sottofondo al piacevole silenzio che si era venuto a creare.
Sorseggiando il suo caffè Logan si prese alcuni attimi per osservarla.
I lunghi capelli leggermente mossi le scendevano lucenti lungo il collo e le spalle, emanavano un profumo di frutti leggermente acidulo e lui lo adorava, inoltre manteneva la promessa di renderli vaporosi leggeri e brillanti, la camicetta l’avvolgeva come una carezza e pur essendo semplice esaltava la bellezza di Marie intonandosi alla perfezione con i pantacollant color corteccia, ai piedi un paio di stivaletti in cuoio dalla suola spessa e sagomata.
Un look semplice e naturale che su di lui aveva un effetto dannatamente erotico.
Marie vestiva con colori che richiamavano la natura senza sapere cosa questo gli causava. Non amava truccarsi e lo faceva molto raramente e non usava detergenti o profumi troppo forti o artificiali.
Non sapeva se lo facesse per lui perché sapeva che gli davano fastidio o se li detestasse anche lei, fatto sta che le era grato.
Represse un sorriso notando che lei lo stava fissando seccata.
“Che c’è? Hai visto un pericolo anche qui?”
Levando un sopracciglio lo sfidò a risponderle.
“Stavo pensando che ancor prima dei mutanti dovrò preoccuparmi di quelle mezze seghe che frequenteranno l’università con te …”
Intuendo la direzione delle sue parole lei arrossì leggermente e gli occhi le si fecero lucidi d’emozione.
“Che non ti venga in mente di fare qualche scenata!”
“Non posso prometterti niente…”
“Sigh, mi bolleranno come la matricola che si fa accompagnare dal suo papà iperprotettivo …”
Questo parve colpirlo sul vivo, con un’occhiataccia da manuale chiuse li il discorso e alzandosi da tavola si avviò verso il garage sordo ai richiami di lei che rimase indietro a sparecchiare.
Non gliene fregava un cazzo se non le garbava l’idea, sarebbe crepato prima di farla uscire da sola per un’intera giornata e in culo a tutti se l’avrebbero preso per suo padre.
Un pensiero sbifido gli trapassò la mente mentre spalancava la porta interna che dava al garage, a tutto c’era un rimedio.
Cacciando una manata alla parete colpì di fretta e col palmo aperto il bottone d’apertura del basculante montando in sella alla sua Harley per mettere in moto mentre questa si alzava.
La sagoma di Marie si stagliò in mezzo all’apertura, le mani sui fianchi e lo guardo seccato dicevano tutto sul suo umore, ma a lui, come già aveva detto, non gliene poteva fregar di meno, preferiva avere la donna incazzata ma sana che stecchita e felice, punto.
“Monti in sella o no?”
Glielo disse con tono seccato e lei per un attimo rimase immobile, poi capendo che non lo avrebbe mai fatto desistere sbuffò l’ennesimo respiro dirigendosi verso di lui salendo in sella.
Represse un brivido nel sentir le sue gambe stringersi attorno alla sua vita e non resistette a darle una carezza a mano aperta sulla coscia seguita da un paio di colpetti.
Partirono e in quei quaranta minuti che gli ci vollero per raggiungere l’università riuscirono a non punzecchiarsi più di tanto.
Appoggiandosi alla schiena di lui Marie chiuse gli occhi lasciando che un bel sorriso le sfiorasse le labbra.
Non era affatto arrabbiata con Logan anzi, adorava le sue premure e la determinazione che aveva nel proteggerla, ma che pericoli avrebbe corso all’università?
A volte esagerava e poi era capace di cavarsela o se non altro di resistere mentre arrivavano i soccorsi.
Se fosse successo qualcosa ovvio che lo chiamava, ma che senso aveva fargli perdere un’intera giornata per nulla? Erano così poche le ore che aveva solo per sé, non voleva che e sprecasse.
Lo strinse sfogando la sua frustrazione in una risata dolceamara mentre lui copriva le sue mani con una delle proprie.
Era grande e calda e ruvida e bastò quel semplice gesto per riportare tutto alla normalità, per farle capire che andava tutto bene.
Si morse il labbro inferiore trattenendo la commozione, Logan era capace di farla sentire protetta in qualsiasi momento.
E lei lo amava alla follia per questo.
Scese dalla moto stiracchiandosi le gambe anchilosate.
Un paio di ragazzi incuriositi dalla Harley si avvicinarono ma vedendo il brutto muso di Logan tirarono diritto dopo averle lanciato un’occhiata.
All’entrata c’era una marea di gente, ai classici stand per la richiesta di info c’era una fila enorme e Marie riuscì a farsi dare una mappa del campus col programma solo dopo aver fatto 20’ di coda il tutto sotto la stretta sorveglianza di lui.
Provò a scappargli un paio di volte ma non ci fu verso così alla fine accettò il suo destino cercando di non far caso alla miriade di occhiate delle quali era destinataria.
Si stupì del fatto che erano soprattutto le femmine a guardarla e nei loro occhi leggeva una punta d’invidia, probabilmente le invidiavano il padre figo?
I ragazzi invece sembravano intimoriti e affascinati al contempo, beh dopotutto era normale, Logan aveva un modo di porsi che attirava un sacco di attenzione, anche se non faceva niente lo tiravi subito fuori dal mucchio, ti accorgevi di lui a prescindere. Senza farsi beccare alzò gli occhi dalla conferenza del relatore di storia antica per posarlo su di lui.
Tenendo lo sguardo concentrato sul palco ascoltava attento tutte le attività proposte dall’università.
La posa statica delle mani conserte sul petto e la mascella serrata gli dava un aria seria, la sedia su cui sedeva spostata indietro rispetto alla fila per consentirgli di distendere le gambe accavallandole alle caviglie.
Aveva un profilo netto e unico e non c’era essere umano dentro quella sala capace di eguagliare la sua rude bellezza.
Logan era un pezzo di figo.
Guardandosi intorno notò che molti sguardi erano puntati su di lui.
Un moto di gelosia la investì e per un attimo capì le preoccupazioni di cui le aveva parlato prima di partire, la sola differenza era che di ragazze come lei ce n’erano in giro centinaia … di fusti come lui, nessuno.
“Adesso capisci, uh?”
Immediatamente lo guardò.
Il suo sopracciglio alzato la diceva lunga e diamine quando le stava sui coglioni la sua capacità di leggerle le emozioni.
Esalando uno sbotto tornò a concentrarsi senza più distrarsi.
…………
Il sole d’autunno faceva capolino da oltre le rosse cime degli aceri incendiate dai suoi raggi, pallidi fili di luce ghermivano il corto prato inglese simili a corde tese spezzando il colore dell’ombra.
Perle rugiadose ne facevano brillare di bruma il colmo rendendo il giardino un luogo quasi fatato che ben si adattava alle creature che lo vivevano.
Mutanti.
I suoi occhi seguivano con attenzione la corsa di un paio di ragazzini, fratelli probabilmente vista la somiglianza, apprezzandone l’eleganza.
Avevano gambe lunghe e sottili, troppo per bambini che non avevano più di sette/otto anni eppure e vedere visi e torsi di fanciulli attaccati a gambe degni di maratoneti keniani era strano … grottesco quasi.
Eppure a loro sembrava non importare, correvano perché questo amavano fare e saltavano le basse siepi ridendo di voci frizzanti mentre si chiamavano a vicenda e guadagnavano vantaggio sugli altri marmocchi che, pur essendo consci del fatto che non li avrebbero mai presi si ostinavano a rincorrerli cercando distar loro dietro.
Alcuni avevano delle chiazze sulla pelle, altri squame al posto dell’epidermide, altri ancora al posto dei capelli sfoggiavano folta criniera sapientemente intrecciata ma nonostante la loro diversità una cosa saltava subito all’occhio.
Erano bambini.
Ed erano costretti a rimanere lì dentro a causa del loro esser nati mutanti.
Il mondo li rifiutava, la gente li riteneva abomini mentre in verità erano creature innocenti e meravigliose.
Ma non essendo simili alla maggioranza venivano scacciati a volte cacciati addirittura solamente perché potevano correre più veloce grazie alla loro evoluzione, erano chiamati mostri perché assieme alla criniera possedevano iridi color dell’oro in grado di vedere al buio, presi a sassate perché in grado di arrampicarsi sui muri senza l’ausilio di corde o piccozze, mentre faceva quella constatazione inconsciamente i suoi occhi trovarono Neki, la piccola adorabile Neki lapidata per quasi venti minuti prima che un’anima pia la salvasse dai suoi carnefici portandola da Moira per le cure che tuttavia non riuscirono a salvarle l’occhio destro.
Neki aveva sette anni adesso, era stata trovata e crudelmente torturata quando ne aveva quattro e a nulla erano valse le suppliche di sua madre, presa a sassate pure lei per aver messo al mondo e nascosto una simile oscenità.
Aveva gli occhi leggermente più tondi e lucidi rispetto al normale la pupilla era una scheggia nera che trafiggeva l’iride e la sclera, bianca per tutti gli esseri umani definiti normali possedeva striature color del caffè, non aveva altro di diverso, non branchie o squame, non superpoteri o lingua biforcuta … solo un bellissimo paio d’occhi che erano stati la sua condanna.
Guardandola giocare e sorridere con tutti gli altri servì a smorzargli un poca della rabbia che aveva dentro e dargli un poca di pace.
Sapeva che non tutti gli umani erano cattivi, che c’erano anime buone e piene di pietà che rischiavano in prima persona per aiutare, quello che non capiva fossa l’assurda proporzione.
Per ogni buono ce n’erano a centinaia di cattivi e a migliaia di indifferenti, che era ancora peggio e spesso si chi glielo facesse fare di sopportare e difendere anziché impazzire e ammazzare tutti.
“Sono meravigliosi non trovi?”
Scattò al suono di quella voce stringendo un poco gli occhi dal dolore.
Doveva imparare a non scattare come una molla ad ogni singolo rumore.
Annuendo si schiarì la voce.
“Buongiorno Moira.”
“Buongiorno a te Remy … va meglio oggi?”
Di nuovo asserì col capo lasciando che gli si avvicinasse per controllare le ferite cheancoragli arrossavano il torace.
“L’infiammazione sta passando e i punti sembra si siano saldati, tuttavia ti terrei qui ancora un paio di giorni se non hai nulla in contrario, il ciclo antibiotico finisce domani voglio essere sicura prima di dimetterti … ”
“Non voglio essere un peso, se serve posto posso andarmene in qualsiasi momen-”
Le mani alzate della dottoressa gli imposero il silenzio.
“Non lo èanzi, i bambini si alzano al mattino solo per aspettare la sera e le tue assurde favole della buonanotte, sei il loro beniamino!”
“Davvero?”
“Nh nh! E comunque dopo che sarai guarito potrai andare allo Xavier’s Institute, di posto lì ce n’è per tutti.”
“Xavier’s?”
“Marie non te ne ha parlato?”
Sembrò svegliarsi completamente solo in quel momento.
Diamine, s’era svegliato dallo stato febbrile in cui era precipitato solamente la sera prima quindi era ancora un po’ rincoglionito ma come cazzo aveva fatto a dimenticarsi dell’origine del problema? Come cazzo aveva potuto scordarsi il problema stesso?
“Marie sta bene?!”
“Benissimo, è tornata a casa l’altro ieri, è passata a salutarti ma dormivi così mi ha pregata di tenerla al corrente delle tue condizioni, le ho detto che ti sei sveg-”
Si estraniò dal discorso sbottando via la sua preoccupazione, se stava bene non aveva di che temere.
“ … oggi aveva da fare all’università, passerà a trovarti domani.”
“Bene … parleremo domani allora …”
Anche perché … si grattò al lato del mento leggermente barbuto levandogli occhi al soffitto, aveva qualcosa di importante da dirle … ?
……………….
Erano le tre di pomeriggio quando varcarono la soglia del campus dopo aver partecipato a varie dimostrazioni e relazioni più o meno interessanti.
Marie bene o male sapeva già che direzione avrebbero preso i suoi studi, ma quella giornata le era stata davvero utile e poi Logan si era comportato benissimo.
A parte l’episodio alla caffetteria in cui aveva fatto praticamente ‘venire’ l’addetta alla tavola calda con la sua richiesta di salsicce al sugo tutto era filato liscio come l’olio.
“Visto? Tutto tranquillo, dici che ci potrò venire da sola la settimana prossima?”
Gli punzecchiò la spalla mentre si dirigevano alla moto, lui per nulla infastidito continuò a camminare.
Leggendo negazione in quel comportamento incalzò.
“Eddaaaaaaaaai, che poi, non so se l’hai notato ma erano più inclini a sbavare dietro a te piuttosto che a me…”
“….”
“Looooogaaan!?”
“Dipende dai punti di vista cara, per quel che ho visto io la presenza del tuo caro ‘paparino’” e virgolettò la parola “Non ha dato i risultati sperati, ti puntavano tutti come cani affamati…”
“Pfft ma che dici…”
Fece per dargli un colpetto al petto quando lui le catturò la mano con una mossa flash.
Lo sguardo che aveva in viso non prometteva nulla di buono.
“Logan?”
Scostò il viso notando che alle loro spalle fra la moltitudine di gente che si faceva i suoi beati cazzi ce n’era altrettanta che seguiva ogni loro mossa.
“Chissà, magari se vedessero che non sono il tuo vecchio …”
E mentre parlava stava portando la sua mano alle labbra dove le baciò il palmo graffiandoglielo con gli incisivi.
L’altra mano aveva già trovato posto sul suo fondoschiena e una volta lì con un colpo secco l’avvicinò a sé, non si perse l’imbarazzo che le colorò le guancie quando ella capì le sue intenzioni e morì di vita specchiandosi nei suoi bellissimi occhi velati di verde.
“Che non ti venga in mente di…”
Troppo tardi.
La fine della frase le morì fra i denti di lui.
Marie tuttavia trovò quella dimostrazione di possesso elettrizzante, così sciogliendo ogni esitazione si rilassò rispondendo all’ardente bacio di Logan ridendo quando fra un bacio e l’altro le sussurrava che era meglio se partivano altrimenti avrebbe dato vita ad una delle sue di fantasie e l’avrebbe presa addosso a quella moto.
…….
“Dove diavolo è Carol?”
Il nauseabondo fetore di Master Mind entrò nel suo raggio di percezione facendogli storcere in naso persino nel sonno.
Ma perché non lo lasciavano perdere?
Grugnì un avvertimento sperando che l’infimo leccapiedi di Magneto se ne andasse.
“Parlo con te Creed!”
A quanto pare non coglieva il messaggio.
“Che vuoi che ne sappia io?”
“Magneto le vuole parlare…”
“Che la cerchi allora…”
“Ma t-”
“Senti!”
Alzandosi dal divano su cui aveva vegetato per un paio di giorni in attesa di guarire dalle ferite riportate si avvicinò all’idiota.
“A me è stato detto di starle alla larga e questo sto facendo, non sono una cazzo di balia e se Magneto non è capace di tenere i suoi cani al guinzaglio non è un cazzo di problema mio capito?”
“…”
“E adesso lasciami perdere che ho fame!”
E con quattro pesanti falcate, dopo averlo spintonato via, raggiunse la porta uscendo dal covo.
La sua capacità rigenerativa era molto veloce ma richiedeva continua alimentazione e visto che era stato immobile per ben due giorni aveva una fame da lupi!
In culo a Magneto e in culo pure a Carol, lei era voluta andare, cazzi suoi se non la trovavano.
…………….
Manhattan College of New York
Occhi azzurri si schiusero sulla targa appesa alla grande entrata.
Un folto gruppo di ragazzini stava raggruppato dalle parti del parcheggio mormorando qualcosa riguardo un certo spettacolino.
Incuriosita si diresse verso di essi cercando di non far caso ai loro commenti.
‘ Con una tipa del genere nemmeno io saprei trattenermi … ’
‘Ma dove l’ha trovato uno così? Sembra uscito dal set di un film!’
‘Mi sta venendo duro!’
All’ennesimo apprezzamento sulla perfezione del culo di lui e sull’ampiezza del seno di lei roteò gli occhi facendo retrofronte.
Aveva di meglio da fare che star li a guardare due che limonavano, la sua priorità per adesso era fermare la minaccia alla vita di Vic.
Dieci minuti dopo era sulla soglia dell’ufficio del rettore, la porta era chiusa a chiave e le tapparelle abbassate.
Facendo ricorso alle sue abilità forzò la serratura entrando richiudendo l’alta alle sue spalle.
I corridoi sembravano deserti e non c’era nessuno di ronda per ora, bene aveva tempo.
Con passo sicuro si diresse all’armadio dietro alla scrivania aprendolo sfogliando con le dita le varie cartelle fino a trovare quella che le interessava.
Trovandola l’aprì imprimendosi nella mente l’immagine di quella maledetta vacca che fino ad un attimo prima conosceva solo per nome …
C’era un indirizzo ma qualcosa dentro di lei le diceva che era meglio se la attaccava quando era sola.
In verità il suo istinto le diceva di non attaccarla proprio e la cosa la metteva alquanto a disagio.
Era una combattente, una spia, un ex militare ligia al dovere e retta di coscienza; le era stato spiegato che quella ragazzina costituiva un pericolo e sarebbe stata la rovina di Vic.
Le immagini che le si presentavano alla mente erano chiare.
Ma allora perché il suo istinto le diceva di lasciar perdere?
Era confusa.
Mentre pensava gli occhi le si concentrarono sul viso d’angelo della sua vittima, occhi così grandi e limpidi non potevano rappresentare alcun pericolo a prima vista, ma erano i suoi poteri quelli che spaventavano.
‘E che poteri avrebbe per farvi così paura?’ ‘Non ci è dato di sapere, l’unica cosa che sappiamo è che tu ne sei immune, l’unica sull’intero pianeta,per questo abbiamo bisogno di te, Carol …’
Il breve dialogo che aveva avuto col maggiore Lensherr non le era stato d’alcun aiuto e a convincerla a dire il vero era stata la preoccupazione che gli aveva letto in viso piuttosto che le sue lusinghe; Se uno del rango suo era preoccupato significavano guai seri.
Con decisione soppresse nuovamente l’avvertimento del suo subconscio e dopo aver preso un paio di carte uscì con cautela stando attenta a non farsi vedere.
Salì sul tetto dell’edificio e spiccò in volo diretta nel suo rifugio sicuro.
Aveva un background militare eccellente, e nei tre giorni da che aveva messo piede a Manhattan era andata in esplorazione ed aveva individuato i punti più sicuri ai quali far ritorno.
Era tutto pronto.
In due giorni la dannata mocciosa no avrebbe più rappresentato alcuna minaccia.
……………..
“Come sarebbe a dire che non la trovi da nessuna parte?”
“L’ho cercata ovunque, a casa sua, nei luoghi che le ho impresso nelle memorie persino ai rifugi per barboni ma niente!”
“E come diavolo avrebbe fatto ad andarsene? Perché mai se ne sarebbe andata? Mi hi assicurato che il tuo controllo era solido!”
“Lo era signore, non so proprio spiegarmi il motivo …”
“Creed!”
La voce perennemente composta di Magneto ebbe un inclinazione.
Era troppo vicino ad ottenere ciò che gli premeva per fallire ad un passo dal traguardo.
Occhi di quarzo seguirono l’entrata in scena del bestione.
“Che c’è?”
“Master Mind mi ha riferito della fuga di Carol, perché non l’hai fermata?”
“Ho provato a farlo, come risultato mi ha quasi spezzato un braccio … con quella furia sovrumana che per giunta è pure in grado di volare, che volevi che facessi?”
“…”
“E poi se non sbaglio, non fosti tu adirmi di starle alla larga?”
“Dannazione!”
“Manca da più di tre giorni … se non riusciamo a trovarla si libererà dall’influsso delle mie illusioni e a quel punto non sappiamo cosa potrebbe succedere, la sua mente sarebbe in uno stato di assoluta fragilità.”
“Che state dicendo?”
Victor fece un passo avanti incuriosito dalla iega di quel discorso. Non era stato messo al corrente dell’intero piano ma un paio di cose le aveva intuite.
Quei due pazzi erano alla ricerca di qualcuno di importante per la riuscita del loro piano e per ottenere quel qualcuno avevano bisogno, oltre che della sua alleanza, anche quella di questa dannata Carol che aveva visto per la prima volta un paio di settimane prima quando l’avevano portata al rifugio addormentata liquidando la sua faccia inquisitoria con un secco ‘ha bisogno di cure’.
L’avevano quindi rinchiusa nel laboratorio dove puntualmente Mastermind entrava ed usciva dopo alcune ore, stremato e sudato dopo averla fatta urlare a forza di cure.
Quando era uscita gli si era appiccicata come il vischio tartassandolo di domande a cui lui si rifiutava di rispondere provocando in lei, anziché paura, la solita frase ‘non cambi mai eh vecchio bisbetico?’
L’aveva trattenuto dallo strangolarla solo l’ordine diretto di Magneto distarle alla larga e non interagire con lei cosa che lui aveva cercato di fare fino a quando lei l’aveva intercettato di ritorno dalla sua spedizione contro il galletto e lui era troppo stanco debilitato e incazzato per star dietro alle raccomandazioni di Erik.
“Nulla che ti interessi Creed.”
Il tono da superbo con cui lo seccò Master Mind gli fece digrignare i denti, guardandolo in faccia capì finalmente.
“Avete soggiogato la mente di quella donna?”
“Non sono affari che ti-”
“E avete usato me come leva? Adesso capisco il suo attaccamento …”
“Ci servivano la sua forza e invincibilità per catturare la nostra preda, te l’avremmo affiancata nella missione di recupero, tu avresti dovuto occuparti di Wolverine, lei di Rogue …”
“Oh …”
“Dobbiamo ritrovarla …”
Di nuovo la voce irritante di Master Mind.
Esalando uno sbuffo si decise a parlare.
“Forse so io dov’è diretta …”
Non ebbe problemi a sostenere lo sguardo di Erik mentre gli raccontava del raptus che l’aveva colta nel vederlo arrivare ferito.
“Non avevo collegato fino a questo momento che Rogue e la pollastra di Jimmy fossero la stessa persona … questo complica le cose …”
“Per niente, questo le facilita …”
E il primo sorriso dopo tanto tempo fece capolino sulle labbra del cupo Magneto.
Le cose sembravano sistemarsi.
Sul viso di Master Mind però non c’era per niente un’espressione simile, anzi, il suo viso tradiva preoccupazione.
Erano dall’altra parte del Paese, non avevano mezzi a disposizione se non il potere d Erik che non era tornato del tutto e per quando sarebbero arrivati da lei la mente di Carol sarebbe stata libera dal suo influsso.
Deglutendo la sua apprensione scostò lo sguardo a terra.
“Dobbiamo fare in fretta.”
…………………
TH
Orsù… ah hem…
3 anni porca paletta…
Chissà se ci sarà ancora qualcheduno…
Daffodil ne sono certa, ti ho vista ieri me lo hai promesso xD
Qualcun altro? =)
Come sempre dedico questa storia a tutti voi che leggete, e in maniera particolare a Daffo e Jac, che oltre alla bellissima serata e ottima cena, si prendono pure la briga di scarrozzarmi a casa…lo apprezzo raga, e vi voglio bene!!!
Detto ciò, che altro aggiungere? Mi sento male per averci messo così tanto ad aggiornare, spero che il capitolo vi piaccia.
Sarò contenta di vedere le vostre recensioni ma più che altro mi gaso nel vedere in quanti leggete, quindi alè…dateci dentro!!!
Capitolo 22 *** Lots of way to say thank you, one more to say I love you ***
E i tuoi stivali chiari logori e scoloriti affonderanno nella terra fatta di nuvole, le tue gambe lunghe e sottili parranno gracili stecchini agli angeli che le crederanno incapaci di sostenere il tuo busto titanico.
E sulle spalle larghe che per anni hanno falciato l’acqua portandoti sull’olimpo dei nuotatori si vedrà il tuo immancabile giaccone in vello.
E gli occhi sottili chiusi dal cloro e dal sale, protetti dall’ombra della tua bombetta, non saranno accecati dall’invincibile luce e guarderanno calmi e seri l’immenso di dove sarai.
Nuove avventure Bud.
Nuove praterie da esplorare, mitici e possenti cavalli da domare, vecchi amici partiti troppo presto da ritrovare, nell’attesa di rivedere quelli rimasti indietro.
Mangerai fagioli anche lassù, menerai le mani giocando, parlerai di cose dotte e farai sorridere i piccoli angeli che se fossero rimasti a terra avrebbero riso e passato serate fantastiche nelle cucine o nei salotti delle loro case guardandoti alla TV.
E poi verrà anche Lui, si hai capito bene vecchio caro Bud, verrà e ti batterà la mano sulla spalla, e ti dirà che sei stato bravo, che hai vissuto una bella vita dando ottimo esempio, che hai unito generazioni e ispirato milioni di persone; e si Bud, pure Lui ti chiederà l’autografo.
Sarà triste quaggiù, ma ci hai lasciato tanti regali e buoni insegnamenti.
Non ti dimenticherò mai.
MAI!
Con profondo rispetto e tanta tristezza.
Marie
Posò la penna a lato del foglio con delicatezza prima di tornare a guardare l’immagine sorridente di quello che era stato il suo idolo di bambina, occupare l’intera grandezza dello schermo dell’aula comune.
“Morto l’attore Bud Spencer al secolo Carlo Petersoli nato a Napoli il 31 ottobre 1929 […] eravamo tutti attorno a lui, tutti vicini […] Non ha sofferto e l’ultima parola che ci ha detto prima di chiudere gli occhi è stato, grazie …”
Dire che c’era rimasta male neanche rendeva l’idea, da venti minuti s’era estraniata dal mondo.
Intorno a lei i ragazzi passavano facendosi i fatti loro, un paio incuriositi dalla foto le avevano chiesto chi fosse il tizio ma lei non aveva dato loro risposta.
Jubilee ad una certa se n’era andata seccata.
“Mi chiami per darti ripetizioni in matematica e poi neanche presti attenzione … ‘Ro?”
“…”
“Fatti sentire quando hai la testa giusta per studiare, cià”
E se n’era andata lasciandola così, davanti alla notifica su Facebook della pagina di cinema italiano alla quale era iscritta da anni recante la nefasta notizia.
Cavoli.
C’era rimasta di merda.
Ricordava la prima volta che aveva visto in tv un suo film mandato in onda su di un canale della parabola all’interno della rassegna del genere spaghetti western; stava per uscire con delle amiche quando aveva sentito suo nonno ridersela ed incuriosita aveva imboccato la porta del salotto trovandolo seduto sul divano concentrato sullo schermo.
“Vieni a guardare Marie, è uno spasso sto duo!”
Nonno Marlin era di gusti piuttosto difficili e faceva strano vederlo ridere così di gusto per un western oltretutto. Aveva sbirciato l’orologio e visto che era in anticipo di una ventina di minuti s’era messa vicino a lui a sentire che avevano i tre pistoleri da ridire con lo sceriffo nascosto dietro al giornale.
E quella scena, quei dialoghi semplici ma buffi e spiritosi l’avevano talmente divertita che decise di annullare l’uscita rimanendo col nonno per tutta la durata del film a ridere come una scema.
S’era poi documentata sui due attori ed era riuscita a trovare la loro intera filmografia che aveva guardato e riguardato in compagnia dell’anziano mattacchione di suo nonno ogni volta che questi veniva a farle visita.
C’erano ricordi di sere umide e afose accompagnate da suoni di violino e fischi acuti. Echi di padellate cazzotti e pareti di legno sfondate da sgabelli, e così tante risate da rischiare di pisciarsi addosso.
E adesso così dal niente, mentre cercava di farsi entrare nella zucca asintoti e non asintoti leggeva da una notifica su facebook che una della sue leggende se n’era andata silenziosamente con un grazie.
Era allibita.
Si grattò la testa nonostante non avesse alcun prurito e quest’azione improvvisa sembrò scuoterla un po’.
Staccò gli occhi dallo schermo guardandosi intorno notando che se n’erano andati tutti, l’angolo in basso a destra del monitor diceva che mancava poco all’ora di cena, probabilmente erano andati tutti a prepararsi.
Ricordava d’aver avuto un paio di brontolii di stomaco poche decine di minuti addietro ma adesso neanche aveva fame, solo un po’ di sete semmai.
Deglutendo si alzò dirigendosi all’angolo degli snack dov’era sicura avrebbe trovato almeno una bottiglietta d’acqua.
Fu sorpresa di trovare Logan chinato verso il foglietto nel tornare.
“Logan”
“Ciao ragazzina”
In silenzio gli passò davanti rimettendosi a sedere dopo aver dato un paio di sorsi alla bevanda mentre Logan allungando la mano prese il bigliettino strappato dal block notes per leggerlo.
Per nulla infastidita lei aspettò ticchettando le dita sulla scrivania; ogni volta che levava lo sguardo sul video l’espressione dell’uomo le regalava un sorriso furbo.
Sentì una tirata di cuore.
Che robe!
“È una dedica molto bella, il vecchio ne sarà onorato ma non hai menzionato birra e salsicce, se andrà avanti solo a fagioli sai che tuoni poi…”
E fu così che lei scoppiò a ridere.
Felice per le belle parole e la battuta, ancora di più nel sapere Logan fan di Bud.
Si lasciò coccolare rimanendo seduta mentre lui le massaggiava le spalle, accettò i suoi baci sulla guancia e si beò nel suo forte abbraccio.
Groooowl
Le era tornata la fame.
“Andiamo a mangiare Marie, ti porto fuori vuoi?”
“Ok”
………………………………
E l’aveva portata, il fetente, nel quartiere Italiano di New York dove stavano tutti rendendo omaggio al grande attore, dove nei ristoranti per tutta la settimana il menù sarebbe stato birra e salsicce o fagioli alla Bud, dove nelle tv se non passavano la cassetta o, i più tecnologici i DVD, di porgi l’altra guancia era quello di Altrimenti ci arrabbiamo, o chi trova un amico trova un tesoro.
Scelsero un ristorante solamente perché stava incominciando il film preferito di Marie, lo chiamavano Trinità e lei, sentendo il fischio della colonna sonora d’apertura l’aveva trascinato in direzione del Mario’s grill prendendo posto proprio vicino alla tv chiedendo se era possibile, visto che si trattava di un DVD, cambiare l’audio in inglese visto che l’italiano non lo capiva per niente. Il vecchio proprietario e suo figlio ridendo dissero che per i fan d’oltreoceano di Bambino e Trinità potevano anche fare lo sforzo di sentire l’orrendo doppiaggio, tanto conoscevano i dialoghi a memoria loro.
E si era divertita come una matta, aveva conosciuto un sacco di persone amanti dell’attore, aveva sentito tanti aneddoti e curiosità, di quelle che non si trovano su wikipedia scoprendo tante cose nuove e belle su di lui.
Aveva abbracciato e ringraziato il vecchio Tom promettendo che sarebbe ritornata , che le loro ottime birre e salcicce gli erano valse due nuovi e fedeli clienti.
………………………
“Accosta.”
Voltando il capo e levando l’immancabile sopracciglio Logan non accennò a rallentare né a mettere la freccia, erano praticamente arrivati.
“Nh? Mancano meno di dieci minuti Marie.”
Dovevano solo oltrepassare il boschetto che risaliva la collina verso la villa, perché ferm-
La mano che lei gli posò sulla coscia, tremendamente vicina all’inguine fu spiegazione più che sufficiente.
Era tempo di ricompense.
E lui che lo aveva fatto senza scopi personali.
Le dita strinsero appena la pelle.
“Accosta”
Accostò.
E adesso stava godendo da morire mentre le labbra e la lingua di Marie facevano meraviglie, mentre lo graffiava appena coi denti per succhiarlo e leccarlo con pesanti movimenti di gola e lingua.
La testa già inclinata scricchiolò all’altezza del collo all’ennesima ondata di piacere, uno spasmo al bacino e alle braccia per avvicinarla e tenerla ferma, un grido represso, lo schiocco del suo rilasciarlo per poi ringoiarlo.
“Ma-Marie!”
“Mhnm”
E i mugugni di risposta di lei generarono vibrazioni che espandendosi si propagarono dalla gola alla lingua al suo membro già duro e stimolato e …
Una carezza ben fatta gli causò il capitombolo e venne con un grido roco inarcandosi in avanti mentre i polpastrelli si perdevano fra i capelli di lei che ingoiava tutto lentamente. Gli spasmi delle sue dita contro le gambe erano ulteriore estasi.
Impiegò alcuni attimi a riprendere coscienza di sé respirando pesanti boccate dal naso, Marie si rimise al suo posto lisciandosi i capelli arruffati; aveva in volto un’espressione tranquilla e spontanea impossibile da attribuire ad una capace di fare certi lavoretti.
La guardò sorridendole; forse era proprio per questo che la amava così tanto, per le sue mille espressioni, le sue capacità, la bella voce capace di incantarlo, lo sguardo in grado di ammaliarlo ma più di tutto era il suo spirito, così fresco e libero e puro e vivace, così forte da essere sostegno delle sue fragilità, così bianco da sbiadire il nero della sua di anima, così dolce e buono da smussare persino le lame di Wolverine.
“Vieni qui!”
L’attirò a sé portandola con non poca fatica a cavalcioni; capendo le sue intenzioni lei si alzò sulle ginocchia permettendogli di sfilarle leggings e slip fin oltre i polpacci in modo che avesse libertà di movimento e …
“Ah”
Quando la prese smise di pensare coerentemente e rispose solo alle richieste del suo corpo muovendosi d’istinto, stringendolo a sé, cercandogli le labbra e le guance e il collo.
Era felice come non mai.
Sicura che questo stato fosse durato per sempre.
Avrebbe imparato presto che due giorni di sole non fanno l’estate.
TH
Allora, scusate lo scherzo fatto ieri, semmai qualcuno fosse rimasto deluso;
Il fatto è che ci tenevo tanto a postare la dedica a Bud, che è il mio idolo.
Giustamente mi è stato fatto notare che scritto e messo così il capitolo sembra più una dedica personale, beh, non posso negare che non lo sia, ma trova il suo spazio all’interno del capitolo comunque, quindi una volta modificato non dovrebbe violare alcuna regola del sito.
Non l’ho postato tutto ieri solamente perché il finale mi sembrava troppo sconcio per essere inserito all’interno di un capitolo dove ho messo una dedica e quindi l'ho cancellato e riscritto più volte. Risulta anche più corto, ma è uno special =).
Detto ciò spero vi piaccia, fatemi sapere che ne pensate e alla prossima.
Anche perché è ora che avvenga l’incontro adesso, no?
Saluti!!