Y o n n i n - F o u r

di Armitrael
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** All ends with beginnings ***
Capitolo 2: *** Everybody's Changing ***
Capitolo 3: *** Here's to being different ***
Capitolo 4: *** Cheap Thrills ***
Capitolo 5: *** Sweet dreams are made of this ***



Capitolo 1
*** All ends with beginnings ***


4 Marzo 2016 



La confusione era tale da non permettere a Lysa di potersi orientare tra le piccole stradine da percorrere, non aveva la minima idea di dove stava andando ma ciò che sapeva era che doveva fuggire.
Le lacrime le offuscavano la vista, tanto che ciò la ostacolò diverse volte facendola inciampare
-Dannazione- imprecò la ragazza facendo forza su una caviglia malridotta.
-Lysa !- si sentì chiamare, la voce le era ovviamente familiare
-Lysa fermati, ti prego !- continuava ad urlare la voce dietro di lei, sempre più vicina. 
Fece appello alle sue poche forze e prese a correre al meglio delle possibilità, sentiva il gonfiore dei lividi che iniziavano a comparire, il dolore amplificato che dalla caviglia si estendeva su tutta la gamba e si faceva sentire come un grillo nel cervello; non si era ancora accorta di avere il pendente di Talisa nella mano sinistra, stretta in una morsa di necessità e disperazione.
Non si sarebbe mai perdonata per averlo preso in un modo così meschino. 
Le poche luci che illuminavano la via verso la chiesa sembravano attenuate ed offuscate dalle lacrime, sembravano ballare al ritmo dei suoi passi frenetici. Lottava per ogni respiro ma ciò non importava, si sarebbe riposata una volta arrivata a destinazione.
Sentì una mano afferrarle la spalla.
Si girò istintivamente.
Incrociò di nuovo quegli occhi castani, quegli occhi a cui non avrebbe mai potuto dire di no, quegli occhi che avevano abbattuto il suo muro di solitudine e l’avevano salvata dall’annegare
-Torna indietro, c’è un altro modo- disse il giovane 
-Non c’è un altro modo, non c’è mai stato un altro modo- rispose lei distogliendo lo sguardo 
-Talisa e Caleb stanno bene, possiamo aggiustare tutto, Lysa- le tese una mano come a volerla portare di nuovo con se.
Come se, mano nella mano, le cose sarebbero potute tornare alla normalità.
Lei prese la sua mano ed i due si scambiarono un bacio pregno di tristezza. 
-Fidati di me- sussurrò la ragazza staccandosi dalle sue labbra per poi voltarsi; l’espressione del ragazzo rimase perplessa, dapprima, per poi mutare in stupita quando al suo corpo vennero pian piano a mancare le forze, le palpebre si fecero sempre più pesanti
-Lysa..- ebbe solo il tempo di sussurrare prima di cadere come corpo morto cadeva.
La giovane spostò una piccola ciocca azzurra di capelli e si chinò sul ragazzo per poi posare la mano libera sul suo petto e chiudere gli occhi, pronunciò a bassa voce la formula che ormai aveva imparato a memoria ed osservò l’innamorato smaterializzarsi nella brezza notturna.
Guardò fugacemente l’orologio, mancava soltanto un’ora.

 
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4 Gennaio 2016
Caleb


Le luci della discoteca non permettevano alcuna comunicazione, d’altronde l’unico modo di poter farsi notare era ballare in pista nel mezzo della folla o flirtare al bancone degli alcolici.
Caleb aveva deciso di optare per la prima possibilità, poteva sentire l’energia fluire nella discoteca al ritmo di canzoni che avevano il solo scopo di scuotere i corpi che decidevano di prestarle attenzione; magari ognuno di loro poteva avere una storia spiacevole, dei macigni sul cuore, essere sommerso dai problemi, ma di notte nell’Heaven ‘n Hell tutti lasciavano le preoccupazioni assieme ai cappotti ed entravano nel locale con il solo scopo di evadere dalla pressante realtà.
Era proprio sulle note di un famoso pezzo da discoteca che si accorse del ragazzo che gli ballava proprio dietro, si erano già sufficientemente fissati al bancone mentre bevevano qualcosa ma nessuno dei due aveva deciso di farsi avanti; poteva sentire il suo volto che gli sfiorava il collo, la camicia ad un soffio dalla sua schiena, il respiro che gli accarezzava il dorso della testa.
Senza smettere di ballare si voltò e sorrise, i due ebbero il tempo di squadrarsi meglio per apprezzare ciò che vedevano. Caleb osservò, aiutato dalle luci che lampeggiavano ad intermittenza, gli occhi neri di un probabile ragazzo sulla trentina, capelli ordinati e barba piuttosto folta, castano scuro, che incorniciavano il volto; corporatura robusta e possente coperta da una camicia nera con ghirigori bianchi ed un pantalone scuro. 
Lui, più piccolo del suo attuale “compagno di ballo” portava un semplice maglione blu e grigio, di quelli larghi, ed un jeans blu chiaro; i capelli corti neri e gli occhi di un azzurro spento.
Entrambi si guardarono negli occhi, sorridendo.
La porta del bagno si aprì violentemente mentre i due presero a baciarsi in modo passionale, se non aggressivo. Il ragazzo bloccò Caleb con le spalle al muro e prese a baciarlo nell’incavo del collo, mentre lui andava a posargli le mani prima sul petto, poi sempre più giù fino alla cintura. 
-Io sono..- ma non ebbe il tempo di finire la frase che il giovane ragazzo dagli occhi azzurri riprese a baciarlo per poi spingerlo in una delle cabine del bagno. 

-Sei stato uno dei migliori di questa settimana, complimenti- disse il ragazzo dagli occhi neri accendendo una sigaretta, erano entrambi distesi su un letto, nudi ma avvolti nelle lenzuola scure, e la luna accennava una pallida luce nella stanza da letto buia.
Al ragazzo non piaceva la sua fisionomia, certo non poteva propriamente definirsi brutto ma lo avevano sempre descritto come un orso in miniatura con una faccia innocente, un tipo tenero, e ciò a lui non andava a genio.
-Di certo non sono stato male- la buttò lì Caleb facendo un tiro della sigaretta del compagno di notte
-Sei carino, che ne dici se approfondiamo di più questa cosa ?- chiese ironico l’altro, guardando nel vuoto e ripercorrendo gli elementi della sua camera da letto che ovviamente conosceva a memoria.
-L’unica cosa che vorrei approfondire adesso è la conoscenza di casa tua, c’è un bagno ?- chiese atono il giovane, l’altro gli indicò un corridoio che si apriva oltre la porta della camera
-Ultima porta in fondo- e vide sparire il più piccolo assieme ai vestiti che aveva lasciato ai piedi del letto prima del passionale rapporto. 
Ne uscì qualche minuto dopo, vestito e pronto per andare via 
-Te ne vai già ? Pensavo saresti rimasto per la notte- ammise il più grande spegnendo la sigaretta e guardando l’orologio che segnava le tre di notte, ma rimanendo sempre sul letto.
-Non dormo mai a casa di quelli che rimorchio, scusami, la strada la conosco- e fece per andare via. 
Arrivò alla porta di casa quando si fermò nell’udire la voce dell’altro 
-Comunque, io mi chiamo David- 
Tenne stretta la mano sulla maniglia dell’uscio per qualche secondo, prima di girarla ed uscire, lasciandosi una delle tante avventure di una notte alle spalle.
Solo quando Caleb fu completamente uscito di casa, David vide che aveva il cellulare sbloccato e la pagina della rubrica aperta su un contatto registrato da poco: “Caleb”
Sorrise. 

Il giovane stava percorrendo la strada a piedi, si trovava nel centro della città e casa sua non era molto distante, anche se quell’orario dava opportunità di godersi una completa solitudine per le strade; mise le cuffie e sotto le note di un genere di musica totalmente diverso da quelle di una discoteca, un genere calmo, solitario e triste, iniziò a passeggiare verso casa sua. 
Era stato un sabato sera come gli altri: discoteca, rimorchio e sesso. 
E allora come mai non riusciva a togliersi dalla testa David ?
Era stato con diversi ragazzi, forse anche più belli, ma nessuno di loro gli era rimasto impresso nella mente come lui; la sua voce, il suo volto, i suoi occhi, le sue mani, il suo corpo, era arrivato alla concezione che di lui gli non c’era stata una parte che gli aveva fatto storcere il naso. 
Arrivò con questi pensieri fino al centro cittadino, tramite una delle quattro strade che confluivano a forma di croce, davanti al monumento, simile ad un obelisco, che regnava sovrano. 
Fu lì che accadde.
 Dapprima credeva si trattasse di un comune calo di corrente, ma poi notò un’intermittenza piuttosto insolita, seguita da uno scoppio della lampadina di uno dei pali della luce, si guardò intorno.
Stava accadendo qualcosa e lui non ne aveva completamente idea.
Non era stato catapultato nel mondo del sovrannaturale da tanto tempo, poteva ancora ricordare le sue giornate vissute nella tranquillità e nella luce del sole, ciò che ormai gli procurava più fastidio che altro.
Già, Caleb era diventato ormai ciò che si potrebbe chiamare tranquillamente un “vampiro”, più o meno; era stato morso da un vampiro ma c’era qualcosa in lui che proprio non riusciva a funzionare, come al solito.
Poteva ancora ricordare la sera della sua trasformazione: 

Si trovava quasi in uno stato di pace assoluta, mentre il sangue gli sgorgava via dal collo e diventava nutrimento per colui che credeva essere il suo compagno, aveva deciso di restare a dormire da lui e ciò aveva decretato la sua fine.
-Non ti farà niente, sarai solo un po’ stordito- disse in tono rassicurante il vampiro che inizio a mordere gentilmente
Purtroppo tutto ciò funzionava come una droga; il sangue dava alla testa, specialmente quello umano, e ti trascinava in un vortice di aggressività e passione che era davvero difficile controllare. 
Lì c’era Caleb, sul letto ormai tinto di rosso, in bilico tra la vita e la morte e con un mostro sopra di lui 
-Ti sto facendo un favore, non dimenticarlo mai- 
Sentì diverse gocce di sangue farsi strada attraverso le labbra socchiuse e percorrere la lingua, fino alla trachea; sentì la gola bruciargli da morire, come se quelle gocce fossero state fiamme.
Poco dopo arrivarono gli spasmi, la temperatura corporea che si alzava oltre ogni dire fino ad arrivare ad un punto febbrile per poi spegnersi di colpo e diventare freddo. 
Il passo per diventare un vampiro era, a quel punto, nutrirsi del sangue del proprio creatore per poter essere un figlio della notte a tutti gli effetti..Ma qualcosa andò storto.
Non ricordava cosa vedeva, ma cosa sentiva: sentì il rumore incessante della porta, sentì il rumore dei proiettili che fecero cadere il suo sire sul pavimento, e sentì le mani di un uomo che lo sorreggevano, alla fine aprì gli occhi per osservare un uomo di mezza età in abbigliamento scuro, con un fucile ed una pistola nella fondina, un paletto di legno attaccato alla cintura.
-Non preoccuparti figliolo, tutto può aggiustarsi, andrà tutto be- 
Ma nemmeno riuscì a finire la frase che l’uomo si sentì la carotide perforare da due zanne improvvisamente cresciute al ragazzo, che iniziò a bere assetato dalla gola dell’uomo.
Fu un attimo, quello in cui tolse definitivamente la vita all’uomo, a fargli capire che la sua vita era totalmente andata a puttane. 
I primi giorni li passò totalmente chiuso in casa, a temere il sole come la peste ma lui adorava le sfide, quindi provò ad esporre dapprima la mano, poi il corpo, al sole.
La sua sorpresa non fu poca quando scoprì che i caldi raggi gialli non lo bruciavano, certo non si sentiva a suo agio alla luce, ma non gli procurava un disagio incredibile.
Che non fosse diventato davvero un vampiro come aveva detto il cacciatore ? 
Eppure aveva bevuto del sangue avidamente e senza fare troppe storie, anzi, gli era piaciuto. 
Decise di fare delle ricerche, di documentarsi su ciò che era diventato; scoprì che era stato mutato, bensì non era un vampiro a tutti gli effetti, dato che al posto di consumare il sangue del suo sire, aveva consumato sangue umano e ciò lo aveva indubbiamente indebolito; era un ibrido a metà tra il vampiro e l’uomo e ciò gli permetteva i non bruciare al sole e di invecchiare, seppur molto lentamente anche se ovviamente la sorte gli aveva regalato, però, la più grande maledizione di tutti i vampiri: il sangue.
Sceglieva sempre di nutrirsi di sangue animale e ciò lo rendeva ancora più debole anche tra tutti gli ibridi umano-vampiro, ammessa l’esistenza di altri come lui; ovviava al problema mangiando carne al sangue, che gli permetteva di poter mandare giù dosi abbastanza sufficienti di liquido vitale. 


D’un tratto tutte le luci si spensero quando il ragazzo osservò una figura incappucciata poggiare una mano sul grande obelisco, la terra sotto di lui iniziò a tremare.
Un lampo squarciò il cielo, così come la vita del giovane Caleb.


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Note dell'autore:
Quindi eccoci in questa nuova avventura ! 
La storia, Yonnin, racconda delle vite di questri 4 ragazzi, esseri sovrannaturali, alle prese con una vita poco soprannaturale..Almeno per ora, tutto comincerà quando assisteranno a qualcosa che cambierà le loro vite per sempre.
Intrecci amorosi, problemi sociali e relazionali regaleranno un piccolo e personale inferno ad ognuno di loro.
Questa è la prima parte del prologo, alla quale seguirà un'altra, forse due (dipende da come gestisco la cosa). 
Spero vi piacerà questa nuova storia che ho (sto) ideato (ideando) ! 

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Capitolo 2
*** Everybody's Changing ***


II 
 
4 Gennaio 2016
Talia

-Non ci posso credere che lo abbia davvero fatto- 
La voce di Naomi era sempre così fastidiosa quando era agitata, lo sapeva bene; in dieci anni di amicizia impari a conoscere una persona, ad apprezzare i suoi lati negativi, più o meno. 
Aveva preso un ultimo fazzoletto per asciugarsi le lacrime e non aveva fatto caso alla foto di lei ed il suo ragazzo che ancora regnava come sfondo del cellulare.
Ex-ragazzo
Con fare isterico prese lo smartphone per poi cancellare tutte le foto che aveva con lui mentre la sua migliore amica, elegantemente calata in un pigiama di lana rosa, di quelli che ti facevano sembrare una bambina troppo cresciuta, continuava la sua orazione di insulti e maledizioni
-Come può anche solo pensare di andare a fare sesso con un’altra, ma è impazzito ?- 
Talisa si strinse nelle spalle osservando la piccola pila di fazzoletti usati che aveva accumulato sul letto davanti a lei; Naomi era stata una santa ad ospitarla a casa sua dopo che aveva scoperto in flagrante quello stupido nel letto con una del suo stesso corso. Scosse la testa tirandosi indietro i capelli ed alzandosi dal letto, era più di un’ora che non faceva altro che piangere ed annuire, doveva darsi una mossa e riprendersi
-Ed ora che fai ?- trillò la voce della coscienza di ogni donna, al momento personificata dalla mora di fronte a lei, che aveva assunto un’espressione preoccupata, cercò di sfoderare la migliore delle sue espressioni decise
-A casa, ti ho già dato troppe noie ed ho bisogno di prendere tutti i regali di quel verme, metterli in uno scatolone e vederli bruciare- confessò raccogliendo la sua borsa. 
Fece per uscire dalla camera della ragazza quando si sentì chiamare da Naomi
-Hai dimenticato questa- le porse una foto che la ritraeva con quell’essere spregevole, sfoderò un sorriso malvagio prima di prenderla e strapparla a metà per poi tirare fuori dalla tasca un accendino e darle fuoco, gettandola nel camino del salotto della sua migliore amica. Uscì fuori assaporando la brezza fredda della tromba di scale, qualcuno doveva aver lasciato il portone d’ingresso aperto. 
Si fermò a guardarsi un secondo in uno specchio della portineria, i suoi capelli castani, che stava sistemando in un semplice chignon, tendevano a cadere come ciocche sul suo volto dalla carnagione piuttosto scura. Aveva preso la fisionomia di sua madre, di nazionalità indiana, mentre aveva il temperamento di suo padre, riservato e tranquillo
E tendente alla troppa fiducia.
Sistemò il cappotto e si fece abbracciare in pieno dalla notte fredda di un gennaio che non sembrava voler dare tregua alla sua pazienza, non sopportava in nessun modo il freddo, lo aveva sempre detestato fin da bambina.
Toccò istintivamente il pendente che portava sempre, la rappresentazione in ametista del dio Ganesh, uno dei pochi ricordi che aveva di sua madre; ricordava il suo volto tramite le foto, aveva prova di com’era tramite i racconti di suo padre, ma la verità era che non l’aveva mai conosciuta. 
Le avevano raccontato che era morta a causa di un incidente d’auto mentre tornava a casa dal lavoro, di un pirata della strada che, ubriaco, aveva esagerato con l’accelerare ed aveva coinvolto non solo lei, ma anche altri pedoni.
Non sapeva spiegarlo, però, come lei sentisse una sensazione inspiegabile quando indossava quel gioiello, come se avesse attorno a se un’aura di protezione, come se sua madre fosse proprio dietro di lei a sorreggerla continuamente. Accese una sigaretta mentre camminava, osservando le strade deserte che la città le riservava alle tre di notte; i suoi passi la guidavano inconsciamente attraverso quelle vie che di solito erano molto affollate.
A volte è meglio stare da soli, nessuno può ferirti 
La strada che aveva imboccato la condusse in uno dei quattro sbocchi di una piazza, dove di solito era locato un piccolo giardino con un grande obelisco che fungeva da monito ai morti del posto, ogni funerale veniva inscritto un nome e la data sopra di esso, nella roccia bianca e fredda.
Ma il nome di sua madre non era mai stato inciso. 
D’un tratto osservò una figura aggirarsi intorno al grande monumento, percorrere il perimetro di esso e tracciarvi un cerchio con il contenuto di una piccola scatola, dapprima le sembrava sabbia, poi realizzò che era qualcosa di strano quando questa iniziò a brillare.
D’improvviso la terra iniziò a tremare sotto i suoi piedi.


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4 Gennaio 2016
Lucas


-Quindi badate e fate attenzione, la prossima volta che quei succhiasangue commetteranno qualche omicidio, voglio un intervento tempestivo. Chiaro ?- chiese perentorio Butch, ricevette un consenso generale accompagnato da cenni di capo, meno che da Lucas. 
Era sempre stato annoiato da quelle riunioni, i discorsi troppo lunghi mettevano a dura prova la sua poca pazienza, di certo la sua condizione di licantropo non aiutava assolutamente, però anche Butch voleva tender troppo la corda. Tutti sapevano che era un tipo impulsivo, come lui, ma ci teneva all’organizzazione della sicurezza sovrannaturale della città, non per niente era il capo della polizia. I vari lupi si dispersero dal bar in cui si erano riuniti, fortunatamente uno dei pochi bar particolari che erano rimasti in giro, clientela interamente costituita da razze di una realtà diversa da quella umana. 
Non tutti erano presenti, c’era Butch, che tra una birra e l’altra continuava il discorso su quanto fosse importante proteggere gli umani, che erano gli unici che avessero bisogno di una mano dagli altri, non aveva altra famiglia se non i lupi, non avrebbe avuto una casa se non fosse stato per loro.
Si avvicinò al capobranco che intanto stava divorando un hamburger, guardandolo come il tesoro più prezioso dell’intero universo
-Quella roba ti si poserà tutta sui fianchi- disse il ragazzo ironico facendo notare qualche chilo in più preso dall’uomo
-Ma sta’ zitto- rise lui scolandosi un altro sorso prima di riprendere a parlare
-Stai diventando più bravo a controllare la trasformazione, mi ha detto Rick- si complimentò dandogli una pacca sulla spalla
-Ci provo, per ora non riesco ancora a trattenere la rabbia durante la trasformazione, ma ammetto di aver fatto dei passi da gigante-
-E come non avresti potuto ? Noi lupi siamo una famiglia, ci prendiamo sempre cura dei cuccioli- rise il capobranco all’espressione offesa del ragazzo cinereo
-Non è divertente- sibilò facendo il finto offeso. 
L’atmosfera era più che altro rilassata, dopo l’iniziale discorso di Butch; nel dipartimento di polizia erano arrivate notizie di omicidi di persone completamente drenate di sangue, alcune erano i membri di spicco di diverse comunità soprannaturali, e ciò dava da pensare che c’erano i vampiri dietro tutto questo, anche perché nessuno della loro razza era stato, ovviamente, ritrovato senza vita. 
Era già scoccata la mezzanotte quando il capobranco decise di lasciare la squadra al divertimento e di recarsi a casa, così la serata poté sciogliersi ancora di più; Lucas osservò diverse ragazze, probabilmente fate, entrare e dirigersi da alcuni suoi compagni di branco, fidanzate, fidanzati
Quando il lupo non c’è, i cani ballano
I licantropi erano dotati di una particolare empatia, soprattutto quando si trasformavano, e condividevano emozioni e sensazioni. Non era inusuale, quindi, che più di un membro aveva una particolare attrazione verso un ragazzo o una ragazza, o entrambi. Erano una famiglia allargata, che condivideva una sola anima, in un certo senso. 
Le ore scorrevano veloci nel divertimento del gioco e delle chiacchiere, dei flirt e delle bevute
Quando d’improvviso arrivò il tuono. 
Un’esplosione colse tutti di sorpresa e fece volare la porta d’ingresso del pub, assieme ai vetri rotti delle finestre, sedie e tavoli. Alcuni di loro furono presi in pieno, altri colpiti solo superficialmente, come il giovane. 
Una figura incappucciata stava davanti all’origine dell’esplosione, con i palmi delle mani aperti e rivolti verso di loro 
-Cani- urlò la voce risuonando nella mente di tutti, il volto dell’aggressore magico era impossibile da definire, il cappuccio sembrava oscurare tutta la faccia e nessuno era riuscito a capire se avesse effettivamente mosso le labbra o no. Molti di loro erano già trasformati e ringhiavano contro l’uomo, alcuni perfino azzardarono una carica ma tutti subirono la stessa sorte: attraverso l’imposizione della mano, i lupi attaccanti furono presi da forti spasmi e dolori fisici che provocarono lamenti e guaiti continui. 
Al ché, con un cenno della mano, l’aggressore fece volare tra le sue grinfie uno dei licantropi ancora in forma umana, oltre a Lucas, e non perse tempo nel colpirlo con un oggetto al collo
Al chiarore delle luci semi-distrutte, il ragazzo poté osservare che quell’apparente stregone non lo aveva pugnalato al collo, bensì aveva prelevato una quantità non indifferente di sangue grazie a delle siringhe, gettando poi il corpo privo di forse tra le macerie.
Attraverso una seconda imposizione delle mani creò una seconda onda d’urto per incapacitare tutti i lupi; fortunatamente il giovane era stato così fortunato da ripararsi dietro il bancone, impossibilitato nell’attaccare dagli altri. Non perse tempo nell’inseguire il responsabile di quell’inferno mentre se la dava a gambe attraverso i vicoli della città 
-Fermati !- urlava digrignando i denti per la rabbia mentre il corpo palpitava per trasformarsi.
Sentiva la furia, l’adrenalina, l’ebbrezza della caccia dentro di lui, un fuoco che difficilmente poteva spegnersi. La sua preda aveva le gambe forti ed il respiro lungo, per correre tutto quel tempo, ma lo avrebbe preso di certo.
Riuscì perfino ad arrivare a pochi centimetri da lui
E’ fatta, ti ho in pugno 
Ma un’onda d’urto azzurra, di origine magica, si propagò attraverso l’uomo per poi spingerlo via
-Dannazione !- batté a terra un pugno, incrinando il terreno. 
Si rimise a correre seguendo il suo istinto ed il suo fiuto, finché non arrivò in un punto della città che conosceva bene. 
Osservò l’uomo materializzarsi proprio al centro dell’obelisco cittadino, e spargere qualcosa attorno ad esso mentre sopra la pietra bianca versava il sangue del suo amico lupo e svuotava altre quattro fialette altrettanto consistenti. 
Un tremore terreno rischiò quasi di farlo cadere a terra, mentre la pietra che componeva l’obelisco sembrava riflettere la luce della luna quasi come uno specchio. 


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4 Gennaio 2016
Lysa

-Ap kae da suren, gota oh kashiemo
La stanza era perlopiù buia, illuminata solo da qualche candela, mentre il continuo cantare della formula si irradiava nell’aria non permettendo a nessun altro rumore di interferire.
Lysa respirava in modo rilassato e regolare, concentrandosi ed allineandosi al potere di suo fratello e sua sorella, in modo da canalizzarle e portare a termine l’incantesimo che avevano programmato di utilizzare da diversi giorni; richiedeva l’intervento di almeno due persone, la mezzanotte ed il potere della luna piena a fornire energia supplementare alla formula.
Localizzarono ciò che stava portando scompiglio nella comunità delle streghe, lo stregone che aveva compiuto un brutale assassinio di una piccola quanto innocente famiglia, aggregata alla congrega di streghe e stregoni. 
-E’ all’obelisco, possiamo facilmente raggiungerlo lì- disse Jason, il maschio del terzetto, alzandosi in piedi e sistemandosi 
-Un incantesimo di smaterializzazione non sarà impossibile, infondo sull’obelisco sono incise rune pregne di magia proprio per necessità- suggerì poi Alicia, l’altra ragazza.
Lysa si portò una mano al mento per riflettere, era un tic che si presentava ogni volta che doveva compiere una decisione importante
-Non allarmiamo gli anziani, hanno già problemi per conto loro nel gestire la difficile situazione delle varie razze..Propongo di andare in avanscoperta da soli- 
Non era mai stata un tipo riflessivo, preferiva sempre gettarsi a capofitto nelle situazioni, spesso pentendosene dopo. Implacabile ed irruenta come un’onda del mare.
I tre si presero per mano e chiusero gli occhi 
-Il potere del trio coincide col mio, eh ?- disse ridendo Jason, la giovane Lysa ammiccò divertita prima di chiudere gli occhi e sentire l’energia magica fluire dentro di lei
-Kaze salack tsude dho
Un veloce cambiamento di locazione li fece sobbalzare, riaprirono gli occhi e poterono constatare che effettivamente non erano più nel loro appartamento, nei pressi della piazzetta dell’obelisco.
-Deve essere nei paraggi, dividiamoci e cerchiamolo- propose Alicia separandosi dai tre; l’altra strega avrebbe avuto da ridire ma come sempre non si poteva tener testa alla cocciutaggine della sorella, così si scambiò una preoccupata occhiata con il fratello che le corse dietro.
Imboccò la strada che aveva di fronte ed ebbe il privilegio, o la sfortuna, di poter ammirare il tetro spettacolo che si ergeva davanti a lei: l’uomo incappucciato poggiava una mano sull’imponente masso e recitava parole a lei sconosciute, mentre la pietra bianca iniziò a brillare di luce propria.
Diede una fugace occhiata attorno a lei e vide un ragazzo biondo snello ed alto che osservava il fenomeno preoccupato; gli occhi balzarono poi di fronte a lei, dove dopo l’obelisco intravedeva una ragazza che osservava anche lei, atterrita, il fenomeno. Poco più distante da lei vi era un altro ragazzo moro che, dall’aria visibilmente inquietata, era scosso da un tremore di paura mentre l’obelisco si illuminava sempre di più.
-Vita- disse l’uomo
E tutto attorno a lei divenne bianco.

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Capitolo 3
*** Here's to being different ***


4 Gennaio 2016
Talia


Appena il fenomeno soprannaturale terminò, Talia poté osservare che altri tre ragazzi erano sbucati dalle rispettive tre vie che conducevano al piccolo spiazzato.
Che stesse avendo un’allucinazione ?
Osservò l’uomo incappucciato che reggeva una piccola sfera di vetro azzurra che ora sembrava illuminata dalla stessa luce che era scaturita dall’obelisco. 
Gli occhi si spostarono poi su uno dei ragazzi che procedeva verso quella figura misteriosa; fu testimone di qualcosa che le scosse il corpo dalla paura.
Il ragazzo biondo, più alto gettò lontano la borsa che aveva con se e venne sconvolto da spasmi prima di gettarsi in avanti e trasformarsi in un lupo dal pelo rossiccio. Ululò alla luna in preda alla rabbia.
Tuttavia, a nulla valsero gli sforzi del suddetto lupo per atterrare quel “nemico”, l’uomo puntò una mano verso il canide e quello indietreggiò, guaendo e dimenandosi per il dolore. 
A quel punto la ragazza di fronte a se si avvicinò con una mano puntata verso l’uomo urlando parole quasi senza senso che, come risultato, ebbero quello di alzare diverse pietre che volarono verso di lui.
Ad un gesto della mano del nemico le pietre vennero respinte dietro di lui
Fu un attimo
Si sentì abbracciare da qualcuno e spostare ad una velocità molto alta, che le fece volare dalla spalla la borsa bersagliata dai sassi.
-Stai bene ?- chiese il ragazzo moro poggiandola a terra, avrebbe voluto rispondere di “no” ma la voce non riusciva a trovare una via d’uscita dalle corde.
Cosa stava succedendo ? Era forse impazzita ? Era svenuta e stava sognando ? 
Osservò con occhi da cerbiatto il ragazzo che l’aveva salvata: maglione azzurro, capelli corti neri ed occhi azzurri seppur spenti
O meglio, opachi.
D’un tratto sentì un insolito calore provenire all’altezza del petto, abbassò lo sguardo e osservò il suo ciondolo che risultava stranamente caldo, che emanava un tepore quasi rassicurante 
“Mamma”
-Stai qui e non muoverti- disse ancora il ragazzo, cercando di avvicinarsi agli altri due che tentavano di bloccare l’incappucciato. 
Il ragazzo, quindi, arrivò ad un paio di metri dai restanti presenti e non poté fare altro che osservare la persona al centro dell’attenzione di quella sera sorridere da sotto il cappucciò 
-Stupidi- sussurrò la voce roca
-Ammetto che prima di avere questa- ed indicò la sfera nella sua mano -Avreste potuto essere utili, ma adesso non ho niente da fare con esseri come voi- disse prima di compiere qualche rapido gesto con la mano guantata.
D’improvviso una folata di vento molto forte fece volare via sia il ragazzo che l’aveva salvata che l’altra ragazza, mentre il lupo venne spostato di qualche metro 
-A cuccia, cane- disse con un altro gesto di mano per poi far volare via ciò che era stato il ragazzo biondo verso dei cespugli.
Fu breve quanto straordinario, per lei, vedere come il lungo e nero cappotto dell’uomo si contorse su se stesso per poi avvolgerlo interamente ed inglobarlo in una piccola forma di massa semovente, che sparì in un baleno, nel nulla.
Ancora tremante, cercò di farsi forza sulle gambe per rialzarsi ed avvicinarsi al ragazzo di prima.


 
Caleb 

“Dannazione”
Quel fenomeno da baraccone lo aveva lanciato dalla parte opposta della strada facendolo sbattere contro un cassonetto. 
Sentì il sangue fresco fluire da sopra la fronte e rigargli il lato sinistro del volto per poi cadere, sotto forma di gocce, a terra. Non perse tempo a pulirsi per poi tastare la parte ferita, non vi era più una fuoriuscita ma poteva ancora sentire il dolore pulsare sulla fronte, avrebbe impiegato un po’ più di tempo a guarire a causa della sua condizione di mezzo vampiro. 
Osservò la ragazza che aveva salvato avvicinarsi a lui e tendergli una mano tremante per aiutarlo a rialzarsi, se l’avesse presa sarebbero caduti entrambi, era evidente che era ancora scossa da tutto ciò che era successo.
Si fece forza sulle braccia e si alzò, osservando l’altra; ciò che colpiva di più di lei era la pelle rosea e gli occhi castani molto profondi, incorniciati dai capelli del medesimo colore, che a causa dei recenti eventi avevano assunto un’acconciatura piuttosto sconvolta, con diverse ciocche che le ricadevano sul volto. 
-Io sono Talia- disse cercando di abbozzare un sorriso nel quale nemmeno lei sembrava credere
-Caleb- cercò di esibire la sua espressione più tranquilla
Si guardò intorno e dell’uomo che aveva portato tutto quello scompiglio non vi era più traccia, come del suo passaggio del resto. Assieme alla nuova conoscenza si avvicinò all’altra ragazza che, con aria sconfitta ed arrabbiata, stringeva i pugni fissando il terreno 
-Hey tu, va tutto bene ?- chiese squadrandola.
La ragazza si girò e lo fissò negli occhi prima di rivolgergli uno sguardo dubbioso e voltarsi
-Non sono affari vostri, tornatevene a casa e lasciate il lavoro a chi è competente- sputò velenosa prima di iniziare ad allontanarsi.
A quel punto Talia lo aggirò per poter inseguire la ragazza ed afferrarle la mano
-Tu..Tu sai chi era quell’uomo ?- chiese con un ché di nervoso nella propria voce. Si era aspettato, in tutta onestà, una reazione perfino peggiore di quella che stava avendo al momento la bruna; certo nemmeno lui era abituato a vedere chissà quanti fenomeni incredibili di quel calibro, ma da quando era cambiato aveva imparato ad essere molto più aperto di mente di un normale umano. C’era un’intera realtà che tutti ignoravano, che viveva proprio sotto il flebile tessuto di quella che chiamavano “normalità”.
-Non è nessuno che ti riguarda- rispose prontamente l’altra
-E invece credo di si- aggiunse lui a quel punto
-Credo sia un problema di tutti se nel cuore della notte un pazzo si mette a giocare con luci ed abracadabra cercando di ammazzarci tutti- non aveva perso la compostezza della voce, il tono morbido ma deciso e fermo; fu a quel punto che lo sguardo accusatore della ragazza tornò a trafiggerlo
-Cosa ne sa un vampiro di preoccupazioni ?- domandò retoricamente.
Stava per replicare asserendo di non essere un vero vampiro ma la voce si spense ancor prima di uscire dalle sue labbra, quanto poteva dire di essere umano e quanto vampiro ? Certo, aveva ancora ciò che poteva essere chiamata “anima”, il compendio di sentimenti e di umanità che le persone normali avevano, poteva ancora provare dolore, poteva ancora provare empatia.
Tuttavia, c’era anche l’altra faccia della medaglia da considerare: la fame, la voglia di affondare i canini nella gola di qualsiasi persona che incontrava, l’euforia che si impossessava di lui quando, in mezzo alla folla, sentiva tanti cuori battere creando una sinfonia di sangue che pulsava nelle vene.
Poté sentire l’espressione di Talia cambiare in una sorta di smorfia d’orrore
-Vampiro ? Cosa..No, dai, state scherzando o siete seri ?- iniziò a farfugliare parole senza senso portandosi le mani alla testa. Fu allora che la ragazza che lo stava fissando spostò lo sguardo sull’altra prima di accigliarsi 
-Ma quello è..- e poté vederla indicare il pendente di giada che portava l’umana al collo 
-Quello è il Rantai Leher- disse avvicinandosi ad un soffio da lei 
-Un che ?- domandò sempre più confusa l’altra cercando di abbassare lo sguardo
-Un artefatto magico di notevole potenza- cercò di afferrarlo ma Talia fece qualche passo indietro ancora più spaventata
-Quel pendente è stato creato da un’antica strega, in Indonesia- iniziò a spiegare come a dirle di fidarsi di lei 
-Creato per respingere ogni forma di magia che viene a contatto con colui o colei che lo indossa, per proteggerlo- spiegò terminando.
Prima della sua trasformazione avrebbe preso tutto quello che stava succedendo come un gioco per bambini, una messa in scena proveniente da qualche serie tv o cose del genere; ma purtroppo era tutto reale, lui stesso aveva avuto prova dell’esistenza di esseri come lui, per quanto fosse stato sgradevole incontrarli. 
Pensò a quanto gli sarebbe piaciuto essere umano, ignorante di tutto ciò che c’era di soprannaturale, avere una semplice vita con la persona che amava.
Si trovò incastrato nel ricordo di David.
D’un tratto una voce si levò dai cespugli, una voce che fece voltare tutti i presenti
-Non vorrei interrompere la discussione da salotto, ma qualcuno potrebbe passarmi la borsa che ho buttato lì vicino ?- era stato il ragazzo che aveva preso le sembianze di un lupo a parlare 
-Sapete com’è, per quanti complimenti mi abbiano fatto, è un po’ imbarazzante alzarsi come una statua greca all’improvviso- continuò la voce una volta che gli ebbe passato la borsa.
Si alzò allora, dai cespugli, quello che tutti e tre avevano riconosciuto come il ragazzo di prima, in maglia azzurra e jeans strappati, che si avvicinò a loro 
-Suppongo che mentre ero mezzo tramortito il tizio se la sia data a gambe e voi glielo avete concesso senza problemi, fantastico ragazzi, ottimo lavoro!- disse con un tono di voce a metà tra l’irritato e l’ironico, apostrofando gli altri. 
A quel punto la ragazza si voltò verso di lui 
-L’ignoranza dei licantropi è quasi leggendaria- si limitò a dire
-Così come la saccenza e l’arroganza delle streghe, sentirei il vostro odore da chilometri- rispose con aria di sfida
Intervenne poi Talia, l’unica che sembrava sull’orlo di una crisi di nervi 
-Ok: vampiri, licantropi, tizi che spariscono nel nulla ed ora anche Hermione Granger, perfetto- la osservò fare un profondo respiro 
-Hermione Granger è un insulto alle vere streghe- aggiunse sbuffando 
-E tu ? Il gatto ti ha mangiato la lingua ? Anzi, il pipistrello- fu allora che si accorse che il licantropo si stava rivolgendo a lui, gli riservò una delle sue occhiate più antipatiche
-A cuccia, fido- 
-Mi stai sfidando, zombie ?- rispose di nuovo con voce carica di sfida, questa volta, più che ironia 
-Attento che non ti do i croccantini- non era mai stato tipo da reagire agli insulti, ma il ragazzo lupo era troppo pieno di se e la cosa non gli piaceva per niente.
Puntò per bene i piedi a terra osservando l’altro che quasi si gettava addosso per cominciare una probabile rissa quando avvertì, così come il licantropo, una fitta alla testa che lo fece piegare in due dal dolore; facendolo quasi accasciare a terra 
-Avete finito ?- quando la fitta s’interruppe all’improvviso poté osservare che era stata la strega a crearla e che aveva ancora una mano puntata in direzione dei due 
-Invece di litigare, spiegatemi cosa avete a che fare con quell’uomo e perché lo avete seguito fin qui- propose la strega
-Credi che l’intero quasi-sterminio del mio branco vada come motivo ?- la domanda retorica del biondo fu la prima a sferzare il silenzio che si era creato
-I..Io stavo soltanto ritornando a casa, ero da un’amica e..- ma non riuscì a terminare la frase che iniziò a tremare, mise una mano sulla spalla della ragazza e le rivolse uno sguardo tranquillo, per calmarla.
-Se non fossi una strega, direi che è una coincidenza..Ma fortunatamente lo sono e, per come la vedo, c’è un motivo se ci siamo trovati tutti e quattro qui-
Non voleva ammetterlo, ma dava ragione alle parole della ragazza, era troppo strana per essere una coincidenza; un’umana, un licantropo, una strega ed un vampiro. 
-Io sono Lysa- aggiunse presentandosi, fu seguita poi dall’altra 
-Io sono Talia- 
-Lucas, ma potete chiamarmi Grande Lupo Cattivo- 
-Caleb- rispose semplicemente, mettendo le mani in tasca 


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4 Marzo 2016
Lysa 


-Infine sei arrivata- la voce roca di quel dannato esplose in tutta la chiesa 
-Vai all’inferno- rispose senza troppe storie lanciandogli il pendente che fu raccolto con notevole lentezza e teatralità dall’uomo
-C’è un solo inferno, tesoro mio, ed è quello in cui viviamo; ma da oggi..- e chiuse gli occhi per poi pronunciare una breve formula, a seguito della quale il pendente iniziò a fluttuare per poi illuminarsi
-..Ti assicuro che da oggi renderò questo inferno un posto migliore, per me-




 

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Capitolo 4
*** Cheap Thrills ***


 
10 Gennaio
Lysa


Era passata praticamente una settimana da quando aveva incontrato quei tre ragazzi ed era stata spettatrice del fenomeno soprannaturale che aveva messo in allarme tutta la sua famiglia e la sua cerchia; a nulla erano valsi i tentativi di localizzare lo stregone che aveva portato tutto quello scompiglio.
Colui che aveva seminato il panico non apparteneva alla loro cerchia di streghe e stregoni, e la voce si era già sparsa attraverso la città e le varie aggregazioni di esseri magici.
Era arrivata la voce che il gruppo di licantropi della città era stato messo fuori combattimento totalmente, e la ragazza non poté fare a meno di pensare al ragazzo, Lucas, che l’aveva irritata così tanto qualche giorno fa; si erano scambiati i numeri per sicurezza ma non si erano mai sentiti. Prese il cellulare e scorse i numeri fino a trovare i tre raggruppati in una piccola rubrica a parte
“Talia, Lucas, Caleb”
Si scoprì a tenere il dito su uno di loro, come a volerlo chiamare, e lo spostò velocemente, riponendo il cellulare in tasca maledicendosi per la situazione.
Una mano sulla spalla la fece tornare alla realtà
-Andiamo sorellina, ora è il momento di spegnere il cervello- le sorrise Jason porgendole uno shot, i due brindarono e bevvero tutto d’un fiato la tequila all’interno prima di guardarsi intorno: era il cosiddetto giorno della fratellanza, tutte le congreghe si riunivano per fare festa e celebrare la pace che regnava tra di loro, il pub scelto questa volta era quello che ospitava i licantropi prima dell’attacco dello stregone; in segno di pace tra i due schieramenti, le diverse cerchie si erano offerte di porre rimedio ai danni subiti verso i lupi e loro avevano accettato di ospitarli per quella ricorrenza.
E quindi, eccoli lì, streghe e lupi che facevano festa a suon di musica e di alcool, come si confaceva alle migliori feste. Lysa non fu da meno, ballando in mezzo a ragazzi e ragazze di entrambi i gruppi; adocchiò una ragazza davanti a lei che ballava con la stessa sinuosità di un serpente che si avvicinava silenzioso alla preda; si sorrisero e si avvicinarono a ritmo di musica, arrivando ad un soffio di labbra, sentì anche qualcuno ballare dietro di lei, il suo respiro sul collo, il suo calore vicino la schiena.
Sorrise nel sentirsi voluta da ben due persone e si girò per osservare l’altro.
Quando i loro occhi si incontrarono, la ragazza indietreggiò per poi scontrarsi con l’altra davanti a se, che infastidita dalla cosa cambiò velocemente partner di flirt
-Diamine, ma sei tu!- disse lei infastidita, Lucas torreggiava davanti a lei in un completo abbastanza casual, una maglietta verde ed un pantalone nero
-Tu ? Ma..Eri diversa l’ultima volta- davvero aveva detto quelle parole ? Mai dire ad una donna che “sembra diversa”. Effettivamente aveva il brutto vizio di tingersi i capelli molto spesso; l’ultima volta che aveva visto il ragazzo i suoi capelli erano rossi, questa volta li aveva totalmente l’opposto, di un azzurro piacevole alla vista che incorniciava i suoi occhi neri, profondi.
-Eri l’unica persona che speravo di non vedere, Romeo-
-Beh, Strega di Biancaneve, si dia il caso che questo sia il mio pub-
-Strano, non vedo scritto il tuo nome da nessuna parte- rispose senza cedere allo sguardo di sfida ma sostenendolo alla stessa maniera, al ché allora il licantropo sfoggiò un sorriso malvagio prima di indicare con l’indice una parte del bancone che era vicino loro, su cui era intagliato qualcosa
“L/B” seguito da una piccola zampa di lupo
-Visto, fata turchina ?-
Quello era troppo, fece per scostarlo e cambiare zona quando si sentì bloccare un braccio e si voltò di scatto, osservò gli occhi del ragazzo che questa volta erano privi di quell’aria di sfida che lo caratterizzava da quando l’aveva conosciuto
-Scusami, a volte esagero con le provocazioni-
-Beh, i cani non sono conosciuti per il loro pensare prima di agire- rispose ritraendo il braccio dopo che lui l’ebbe lasciata
-Già, sono più conosciuti per la loro voglia di fare amicizia- disse lasciandola stranamente sorpresa quando lui le porse un bicchiere
-Ricominciamo da zero, ti va ?- chiese proponendo un cin-cin.



 
Caleb
 
Quella serata era particolarmente noiosa, il ragazzo si trovava a casa sua a chiudere un elenco della libreria in cui lavorava. Non aveva voglia di recarsi in discoteca, come suo solito, per dare il via ad un’altra serie di flirt o di notti; aveva soltanto voglia di un po’ di tranquillità. Era lì fisso sul cellulare che mostrava il numero di David, aveva voglia di chiamarlo, di sentire la sua voce e di vederlo, ma si era detto di no; non doveva creare nessun legame importante con le persone, non dopo quello che era diventato.
Stava per spegnere quel dannato cellulare quando all’improvviso si illuminò, segnando una chiamata in arrivo
-Caleb, ti disturbo ?- riconobbe subito la voce scossa da un piccolo tremolio d’ansia, cosa che lo fece sorridere rassicurando il cuore che aveva letteralmente saltato un battito
-Talia, non mi disturbi affatto, è successo qualcosa ?- chiese indagatore, non trovava il motivo di instaurare un legame con i ragazzi che aveva incontrato quindi tornò ad assumere il comportamento freddo e distaccato che cercava di mantenere il più delle volte
-No, niente monumenti illuminati o ragazzi che si trasformano in lupi, se vuoi saperlo. Volevo soltanto sentire qualcuno, da quando è successa quella cosa ho difficoltà a guardarmi intorno e pensare alla normalità- sentì la sua voce non smettere di avere quel leggero tremolio
-Immagino che non sia facile, non lo è nemmeno per me che prima d’ora non avevo mai visto una cosa così esagerata- rispose facendo susseguire un po’ di silenzio, sentiva che per l’imbarazzo lei si era bloccata e lui non trovava altro da aggiungere
-Senti, so che è un po’ tardi ma se vuoi puoi passare da me per fare due chiacchiere-
-Sei sicuro ? Magari creo disturbo..-
-Nessuno disturbo, te l’ho detto-
-D’accordo, allora a tra poco- e si congedò dopo averle fornito l’indirizzo di casa sua. Dopo la telefonata passò a riordinare quello che poteva, per quanto fosse un tipo meticoloso, l’ordine che aveva dentro si opponeva al disordine di ciò che lo circondava. Diversi minuti dopo sentì il campanello suonare ed andò ad aprire.
-Hey- disse lui sfoggiando un semplice sorriso e facendo strada alla ragazza nell’appartamento
-Hey, grazie davvero- disse lei togliendosi il cappotto e poggiandolo vicino alla borsa su una delle poltrone dove Caleb la fece accomodare
-Capisco che tu possa essere scossa da tutto quello che hai visto in così poco tempo, anche io mi sentivo così..-
-Fuori dal mondo, come se tutto quello che conoscessi non esistesse più, spazzato via da una nuova consapevolezza ?- finì lei anticipandolo e guardandolo negli occhi
-Si, diciamo così- rispose sospirando
-Allora è vero ? Tu sei un vampiro ?- chiese lei all’improvviso, dopo qualche minuto di silenzio. La guardò, provava sempre tanta vergogna nel rivelare ciò che era, un mostro.
-Più o meno; sono un vampiro a metà- rispose semplicemente lasciando interdetta la ragazza, vide il dubbio nascere sul suo volto così decise di darle più spiegazioni
-Quando una persona viene prosciugata completamente del proprio sangue e beve sangue di vampiro, inizia il processo di trasformazione- fece una piccola pausa per osservare la ragazza che annuì, avendo capito il passaggio; continuò a spiegare avendo la sensazione di essere uno dei professori del suo liceo, noioso e borioso
-A quel punto, una volta che il sangue di vampiro inizia a cambiarti, devi continuare a nutrirti dalla stessa fonte affinché entri in circolo in tutto il corpo e ti trasformi completamente in uno di loro- completò con un sospiro quando la domanda della ragazza arrivò improvvisa, ma attesa
-E tu non lo hai fatto?-
-No, io mi sono nutrito del sangue di una persona comune, di un umano, il ché si è fuso con il sangue da vampiro già in circolo e mi ha reso ciò che sono adesso, un essere a metà tra l’uomo ed un pipistrello, ma fortunatamente non metto un mantello nero e vado a combattere il crimine- prese due bicchieri, in uno versò dell’acqua per la ragazza, in un altro un liquido rosso che teneva chiuso in una bottiglia nel frigorifero
-Il sangue umano va bene come sostentamento una volta che sei un vampiro, ma se te ne nutri mentre sei in punto di trasformarti..Beh le cose cambiano- il suo sguardo fu poi catturato dalla ragazza che fissava il bicchiere che conteneva il liquido rossastro, scarlatto e denso
-Tranquilla, è sangue animale raccolto dalla carne che compro e che mangio- disse rassicurandola e bevendo un sorso
-Un bicchiere mi tiene attivo un giorno o due, credo che bere sangue umano sia meglio, ma non sono così mostro da uccidere per vivere- decretò abbassando lo sguardo, l’idea di azzannare qualcuno e di prosciugarlo come era successo a lui gli dava allo stomaco, non era un killer e non lo sarebbe mai diventato.
-Io..Mi dispiace per quello che ti è successo, Caleb- disse lei rivolgendogli uno sguardo dolce, gli scappò da sorridere
-Tranquilla, è successo tempo fa, almeno posso ancora uscire alla luce del sole- rispose poco prima che il telefono della ragazza cominciasse a squillare assieme al suo
-Lucas ?- rispose il ragazzo
-Lysa ?- rispose la ragazza
-Dove diamine siete? Raggiungeteci subito!- urlarono i due, palesemente in preda all’alcool, all’unisono mentre la musica in sottofondo faceva tremare le casse dei telefoni.


 
Talia
 
Il pub dove avevano detto loro di andare era davvero affollato e rumoroso, e lei non si considerava davvero una tipa da festa e rumorosa anche se pensava che un qualcosa di normale come una sana sbronza avrebbe potuto aiutarla a reinserirsi nella sua vecchia vita.
-Eccovi !- urlò la ragazza che aveva conosciuto qualche giorno fa, Lysa, venendo loro incontro con due shot, uno a testa, che porse sia a lei che a Caleb.
Guardò l’amico che l’aveva accompagnata che le rivolse un occhiata interdetta, per poi annuire e brindare assieme a lei prima di buttare giù il contenuto
-Batman, Jane Eyre, non potevate perdervi questa festa per nulla al mondo- disse Lucas prendendo altri due bicchieri e buttandoli giù assieme alla strega che si fermò un secondo
-Aspetta, vuoi dirmi che sai davvero chi è Jane Eyre?- chiese osservando divertita la faccia di lui
-Hey, guarda che anche io sono andato a scuola!- scoppiò a ridere assieme alla provocatrice prima di dirigersi verso il centro della festa
-Beh, come si dice, se non ti lanci non impari a volare, no ?- domandò ironico il vampiro prima di prendere altri due bicchieri e seguire il licantropo e la strega verso il centro del locale, bevendoli uno dietro l’altro.
La ragazza rimase interdetta, c’era qualcosa che non andava, sembravano tutti troppo felici e spensierati, come se quello che fosse successo all’obelisco non fosse mai esistito.
Osservò l’intero pub divertirsi ed agli occhi risaltò un solo punto che stonava con l’inquadratura, quello dell’uomo dietro al bancone che sembrava estraniato dal contesto. Si limitava a preparare le bevande e a poggiarle sui vassoi che ragazzi e ragazze mettevano lì; non sorrideva, non sembrava arrabbiato, totale apatia.
“Qui c’è qualcosa che non va”
Si diresse allora verso l’oggetto delle sue attenzioni, che continuava nel suo imperterrito lavoro da barman
-Cosa le do, signorina ?- chiese atono senza fissarla
-Tequila- rispose a caso lei per poi osservarlo più da vicino
-Ha l’impressione di non divertirsi tanto come il resto delle persone qui dentro- disse vaga mentre l’uomo versava il contenuto di una bottiglia di vetro in un piccolo bicchiere che aveva lì vicino. Solo quando glielo pose notò che il suo sguardo era attratto da qualcosa che aveva al collo
-E’ un interessante oggettino che porti, signorina, lo sai ?-
-E’ un ricordo di mia madre- disse non nascondendo un tono sospettoso e freddo, quanto timoroso
-Una collana molto famosa tra le congreghe, stai attenta a non mostrarla troppo in giro- si raccomandò con un ché di malizioso nel sorriso che adesso tagliava quell’espressione fredda.
-Non ho afferrato il tuo nome- disse stranamente il barman fermandosi e risvegliandola dai suoi pensieri
-Il mio nome..? Ehm, Talia- disse insicura prima di fare un cenno di testa ed allontanarsi con un drink.
Ignorando l’espressione fredda e seria che l’uomo aveva assunto, guardandola nella folla.
 
 
 
Lucas
 
Sentiva il cuore pompare il sangue a ritmo di musica mentre, con gli occhi chiusi, ballava vicino a Lysa; non aveva bisogno di guardarla per sentire la chimica che c’era in quel momento tra i due, si sentiva libero e senza preoccupazioni, tutto ciò che importava era davanti a lui.
Aprì gli occhi e la vide in quel suo vestito azzurro che metteva in risalto la sua carnagione rosea e i suoi capelli.
Sentì le braccia di lei raggiungerlo al collo mentre ballava assieme a lui nel pieno della musica che faceva vibrare i corpi di tutti.
Fu allora arrivò la mano di una persona a strattonare lui e la ragazza, si voltò ed incrociò gli occhi di una visibilmente preoccupata Talia
-Ragazzi, ragazzi, riprendetevi..Qui c’è qualcosa che non va-
-Oh andiamo, goditi un po’ di pace sorella- rispose Lysa sorridendogli, le sorrise di rimando continuando a non staccarsi da lei, ma allora l’altra afferrò la mano della strega e questa sembrò come svegliarsi da un sogno, strabuzzando per un attimo gli occhi.
-Ma cosa..Io mi sentivo..- osservò le due guardarsi negli occhi
-Afferra anche lui- ordinò la strega e Talia non se lo fece ripetere due volte, afferrandogli il braccio.
L’effetto che gli fece fu come prendere aria dopo esser stati immersi sott’acqua, gli parve tutto sbagliato, fuori dal contesto in cui si trovava, cosa poteva essere mai successo ?
Con ancora afferrate per mano le due ragazze,le condusse nel retro del locale, uscendo da una porta di servizio e respirando aria fresca
-Cosa vi era successo ?- chiese timorosa l’umana
-Dubito che tutto quello che sta succedendo lì dentro sia semplicemente colpa dell’alcool, c’è un incantesimo in atto e noi ci siamo fatti prendere alla sprovvista come degli idioti !- rifletté ad alta voce la strega massaggiandosi le tempie
-Come ho fatto ad essere così stupida ? Come ?- si disse ancora prima di fare un profondo respiro. Se qualcuno aveva lanciato un incantesimo così forte per “intontire” tutti, allora voleva dire che qualche aiutante dello stregone di qualche giorno fa era tra loro
“O che potrebbe essere presente perfino quel dannato stregone”
-Afferrandomi la mano devi avermi trasmesso il potere del Rantai Leher e mi hai allontanato dagli effetti dell’incantesimo..Erano deboli, ma sempre presenti in modo molto minimo- spiegò la strega
-Forse protegge chi lo indossa ed attenua gli effetti di chi viene a contatto con me- propose titubante Talia, al ché l’altra annuì decisa.
-Ok, dobbiamo prima trovare Caleb, però tutti e tre lì dentro mano nella mano potremmo destare sospetti, in due avremo più probabilità di passare inosservati- disse osservando l’entrata posteriore che dava nel club, dalla quale ancora usciva il rumore della musica da festa.
-Andrò io con Talia- disse Lysa
-Con la mia magia sono più utile, se tu perdessi le staffe potresti andare in corto circuito e trasformarti- continuò seria afferrando la mano della ragazza.
L’idea di restare lì fuori con le mani in mano lo mandava in bestia, ma aveva ragione, non era chissà quanto utile se non trasformato in lupo.


 
Talia

Entrarono nel locale con le mani ben strette, iniziando a gettare qualche sguardo alla gente che ballava e beveva senza preoccuparsi del resto, fece anche attenzione a non entrare nel raggio d’azione del barman ma si accorse presto che sembrava essere sparito, sostituito da un ragazzo più giovane.
-Dove può essere ?- si chiese la strega analizzando ogni centimetro del locale con i suoi penetranti occhi neri
-E se fosse in bagno ?- chiese lei
Decisero di provare lì e, senza farsi notare, sgattaiolarono nel bagno del locale nel quale trovarono la lampadina che ondulava dal soffitto, evidentemente staccata e che lasciava parti del locale in ombra.
Un suono la fece rabbrividire mentre, assieme all’altra voltava lo sguardo per analizzare da dove venisse quel sottile sibilo stagnante: osservò un ragazzo stretto contro un muro che dimenava debolmente il braccio mentre l’altro che lo sovrastava, aveva la faccia china nell’incavo del collo e sembrava morderlo
“O bere da esso”
-Cal..Caleb- provò a sussurrare, di scatto il ragazzo si voltò mostrando gli occhi completamente iniettati di sangue ed i canini che fuoriuscivano pericolosamente
-La cena è servita- disse quasi in modo selvaggio
Prima di gettarsi su di loro.

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Capitolo 5
*** Sweet dreams are made of this ***


Talia
 
Non si era mai chiesta come sarebbe morta, era sempre stata una ragazza piuttosto solare e positiva, ma in quel momento sembrava come se un grande sipario stesse per calare sul palco della sua vita.
Cosa ne sarebbe stato di suo padre ? E dei suoi amici ?
Chiuse gli occhi aspettando le zanne del ragazzo affondarle la carne, ma l’orribile fine sembrò non arrivare, lasciando il posto ad una cantilena
-Gratu ifrae lahok-
Aprì gli occhi ed osservò Lysa pronunciare diverse volte quelle parole mentre Caleb si contorceva dal dolore più e più volte
-Non posso trattenerlo a lungo- disse imprecando la ragazza mentre indietreggiava lentamente, senza evidenti idee in mente. D’un tratto i dolori per il vampiro sembrarono cessare e, rivolgendo uno sguardo furioso alle due, tornò alla carica.
Il pugno arrivò più veloce di quanto la sua mente potesse accorgersene e la figura di Caleb che volava contro il muro dell’altro capo del bagno dominò la scena; davanti a loro torreggiava, in tutto il suo autocontrollo, Lucas.
-Ma per caso hai il cervello di un cane ? Non puoi stare qui, l’incantesimo ti colpirà a breve- disse Lysa visibilmente preoccupata
-Non importa, un mio amico è ferito- disse correndo verso il ragazzo che stava perdendo sangue dal collo.


 
Lysa

Osservò il biondo licantropo correre verso il suo amico, che respirava a fatica
-Travor, Travor ! Resta con me- disse invano il ragazzo prima di colpire il muro con un pugno, le cui piastrelle sporche di sangue si incrinarono al contatto con il colpo. Il corpo senza vita dell’amico licantropo si accasciò spento sul pavimento, assumendo una tonalità pallida.
Non nascose un certo timore nell’anima, per il ragazzo, per Lucas, per Caleb e perfino per Talia; la cosa stava sfuggendo di mano ed era diventata troppo grande perfino per loro
-Lucas- provò a dire avvicinandosi a lui, solo allora si accorse del vampiro che, quasi prima di svenire, pronunciava un solo nome
-D..David- e i ragazzi lo osservarono perdere conoscenza.
Osservò il biondo alzarsi ed assumere l’espressione più sconfitta e triste del mondo, sentì lo stomaco aggrovigliarsi ed il respiro mancare
-Dovete portare Caleb via da qui..Io farò finire la festa e proverò a spiegare a tutti ciò che è successo- poi i suoi occhi incrociarono quelli del lupo
-Lysa, resta qui con me, devi fare da portavoce per le streghe-
Annuì decisa prima di aiutare il biondo a sollevare il vampiro svenuto assieme a Talia e portarlo fuori l’uscita posteriore.
-Prova a chiamare questo David sul cellulare, dì che si è sballato troppo con alcool e che è svenuto, che tu eri con lui per aiutarlo- disse scambiando un cenno di intesa con l’altra ragazza per poi entrare assieme a Lucas.
Lo vide alzare il cadavere e tenerlo tra le sue braccia, lo vide fermarsi all’uscita del bagno con gli occhi chiusi e tremante; si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla, seria e piena di comprensione
-Sono con te-

 
Caleb

Dapprima le voci gli sembrarono echi lontani, poi sempre più vicini, finché il suo udito da vampiro permise al suo cervello di rimbombare al suono di quelle due persone familiari
-Si è svegliato- disse la voce femminile
-Era ora, temevo di dovergli buttare un secchio d’acqua ghiacciata addosso- il suono della voce maschile lo fece sussultare
Aprì debolmente gli occhi e vide prima due macchie sfocate, poi due volti sempre più conosciuti, Talia e David lo guardavano con un ché di preoccupazione
“Abbassate quella fottuta voce” avrebbe voluto dire loro, ma la bocca era impastata con un sapore metallico che lui temeva conoscere troppo bene
Sangue.
Umano.

Che cosa aveva fatto ? I ricordi cominciarono a tornare pian piano alla mente, fotografie lucide della bestia che era diventato lì dentro.
Aveva ucciso un ragazzo, gli aveva azzannato il collo ed aveva bevuto il suo sangue
E gli era piaciuto.
Aveva assaporato ogni momento, ogni goccia di sangue umano che proveniva dalla fonte, il brivido e l’eccitazione che premevano dentro di lui; poteva ancora sentire tutto.
Un conato di disgusto pervase la sua faccia, si sentiva un mostro tanto da non riuscir a guardare negli occhi il ragazzo di fronte a lui.
-Caleb, Caleb!- disse l’umano dandogli piccoli schiaffi sulle guance
-Si, si, ti ho sentito, non sono sordo- disse acido provando a mettersi seduto.
Osservò Talia assumere un’espressione sollevata ed accennare un sorriso, mentre David si avvicinò sempre di più; non nascose un leggero imbarazzo nell’osservare quegli occhi marroni che erano stati oggetto dei suoi pensieri più di una volta
-Mi hai fatto prendere uno spavento notevole quando Talia mi ha chiamato e mi ha detto che ti sei dato all’ubriacatura pesante, cosa avevi in mente ?- chiese spazientito, diede un’occhiata fugace alla ragazza che scrollò le spalle
“Oh certo, una sbronza..”
-Lo so, scusami, è che avevo molto stress da sfogare, ma ora sto bene- per fortuna la sua natura soprannaturale gli permise una guarigione piuttosto rapida in modo da potersi alzare
-Andiamo, Talia- disse, fece per andare via prendendo per mano la ragazza quando sentì il braccio forte dell’altro fermarlo, si voltò ed incrociò quegli occhi dolci ora velati di rabbia.
David trascinò Caleb fuori l’appartamento, fin giù al cortile, dove l’aria fredda lo colpì in pieno sulle guance
-Mi vuoi dire cosa ti prende ? Prima ignori i miei messaggi e le mie chiamate, poi vai ad ubriacarti e mi fai chiamare dai tuoi amici per venire ad aiutarti ?- esplose l’umano sospirando nervosamente; lo osservò fare avanti e dietro nel cortile illuminato solo dalla luce di qualche lampione
-Tu mi piaci, Caleb, ed intendo davvero tanto, ma se devo fare un tira e molla di questa portata e farti da crocerossina ad ogni sbronza, non ci sto per niente- continuò sempre più spazientito.
Si limitò a fissarlo con i suoi occhi azzurri, privi di turbamento o di rammarico, ma che nascondevano una velata malinconia
-Mi dispiace, David. Io non sono fatto per avere relazioni, dovresti dimenticarti di me- disse per poi allontanarsi verso la strada, ancora una volta sentì il braccio del ragazzo fermarlo e si voltò a guardare per un ultima volta gli occhi nocciola che avevano iniziato a sondarlo
-Io non mi arrendo con te, so che c’è qualcosa di più della tristezza e dell’indifferenza dietro quello sguardo-
Non ci fu nemmeno bisogno di combattere per decidere, le loro labbra si incrociarono unendosi nello stesso modo in cui i loro cuori sembravano destinati ad unirsi.


Lucas

L’incantesimo sembrava essersi spezzato quando tutti lo videro uscire dal bagno con il cadavere di Trevor tra le braccia. Gemiti di sofferenza, di stupore, di rabbia, iniziarono a serpeggiare tra le persone e specialmente tra i lupi. La voce del capobranco si elevò su tutti
-Chi è stato ? Chi è stato a fare questo ?- urlò quasi in preda alla rabbia; alcuni di loro fremevano per controllare la loro trasformazione ed altri iniziarono a guardare male tutti gli stregoni e le streghe presenti che, dal canto loro, non risparmiavano espressioni stupite.
Guardò il ragazzo che stringeva tra le sue braccia, lo conosceva bene, avevano più o meno la stessa età ed andavano molto d’accordo; non aveva genitori, non aveva parenti conosciuti, la sua sola famiglia era il branco.
Ed era il branco in quel momento che lo stava piangendo.
-Non è questo il punto!- disse all’alfa, non avrebbe potuto incolpare Caleb per qualcosa che era andato oltre il suo controllo, non era in se stesso in quel momento. Sentì la mano di Lysa stringergli il braccio e la osservò parlare dopo di lui
-C’è stato qualcuno qui, qualcuno che non appartiene alle nostre cerchie che ha lanciato un incantesimo su tutti noi- spiegò la ragazza imponendosi sulle voci e sul brusio che si era venuto a creare, allora una donna sulla trentina si fece avanti, i capelli raccolti in una treccia castano scuro e gli occhi di due colori diversi, uno azzurro ed uno marrone, si fece avanti
-Lysa..Quello che stai dicendo è molto grave, chi potrebbe mai aver lanciato un incantesimo di simile portata senza il potere di almeno un’altra strega con se ?- chiese la donna rivolgendo alla ragazza che lo fiancheggiava
-Tori, temo che sia stato proprio colui che cerchiamo tutti- disse mostrando un’espressione dispiaciuta, spiegò tutto quello che era accaduto a lei e all’amico, omettendo la presenza di Talia e Caleb, metterli in mezzo ora avrebbe arrecato più danno che chiarezza.
Vide il più anziano dei lupi farsi strada tra di loro e raggiungere il giovane Lucas, poteva vedere i suoi occhi pieni di sofferenza e l’espressione dura e temprata dalla maturità piegarsi in una smorfia di dolore
-Spiegate quello che sta succedendo qui- furono le uniche parole che uscirono dalle labbra, che si serrarono subito dopo.
-Come sai, Butch, le streghe e gli stregoni non hanno un così grande potere se esercitano la magia da soli, come per voi lupi anche per noi la forza risiede nella molteplicità e della stessa forza ne risentono i nostri incantesimi- disse Tori, la ragazza che si era portata vicino a lei
-Quindi questo tizio deve aver avuto un complice, che potrebbe trovarsi ancora qui- rispose il capobranco, allora gli sguardi dei lupi presenti si fecero ancor più sospettosi e la tensione prese una piega decisamente brutta; all’affermazione dell’alfa, la ragazza dai capelli castani rispose con un’occhiataccia
-Nessuno di noi qui presenti avrebbe il coraggio di rivoltarsi contro la propria congrega, bada a come parli- rispose in modo velenoso prima di osservare gli altri presenti
-Colui che stiamo cercando, questo traditore, deve aver a disposizione una fonte di potere di gran lunga superiore a quello di un singolo stregone, dobbiamo trovarlo ad ogni costo-
Ancora una volta osservò Lucas che era di fianco a lei, poteva percepire il peso del mondo cadere sulle sue spalle, l’espressione sconfitta, la rabbia ed il rancore.
In quel momento pensò quanto si fosse sbagliata sul suo conto.
 
 
4 Marzo 2016
Lysa


Tenne premuta la mano contro il fianco, dal quale il rivolo di sangue usciva senza sosta. Dio, se faceva male.
Le tornarono in mente tutte le cose fatte di importante nella sua vita, le tornò in mente Jason e Alicia, Caleb, Talia e lui. La figura di Lucas che la sorreggeva, che la confortava, che la baciava.
Provò a farsi forza sul braccio libero e tentò di alzarsi ma lo sforzo si rivelò vano, faceva troppo male per riuscire a rimettersi in piedi
-Magari hai ancora un po’ di energia da poter rubare in quel corpo quasi senza vita- disse il bastardo noncurante delle sue condizioni, sentiva la sua vita scivolarle via dalle membra, come un fiume che scorreva via dalla fonte e si disperdeva lontano
Non voleva morire, non voleva lasciare tutte le persone importanti della sua vita, non voleva darla vinta a lui e chiuderla lì
Ma le palpebre si facevano sempre più pesanti e non riuscì a tenerle aperte, così come non riuscì a rimanere aggrappata a quel lembo di forza che le era rimasto.

 

Talia

Cosa stava accadendo nella sua vita ?
Un rapido susseguirsi di eventi al di fuori della sua portata: licantropi, streghe, vampiri, incantesimi..Morti.
Quanto avrebbe voluto tornare alla sua vecchia vita, fatta di amici, università e tutto il resto; si sentiva protetta, al sicuro, nel suo piccolo mondo.
Una piccola voce, simile a quella del grillo parlante, nacque dentro di lei: era davvero quello ciò che voleva ? Tornare alla monotonia di una vita “umana”, di una vita fatta di menzogne ?
Sentì una folata di vento e, dato che era sola nella sua stanza dopo esser tornata a casa ed aver lasciato Caleb e David, si spaventò non poco
-Salve signorina, riflessioni notturne ?- aveva riconosciuto fin troppo bene quel sorriso sprezzante e malizioso che l’aveva inquietata al pub.
D’un tratto tutti i suoni attorno a lei si ovattarono, la vista si annebbiò e l’ultima cosa che vide furono quegli occhi iniettati di cattiveria.
 

 

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