Nana - Come finisce

di EchelonDeathbat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nana se ne va. ***
Capitolo 2: *** La disperazione di Hachi ***



Capitolo 1
*** Nana se ne va. ***


“Sai Nana, l’estate che tu desideravi con tutta te stessa e che quella volta non era ritornata, ora è qui. Io continuo ad aspettare e continuerò, dovessero passare dieci, venti, cinquant’anni”. Nana “Hachi” Komatsu nell’anime NANA di Ai Yazawa

 

 

Capitolo 1: Nana se ne va.

 

Quella mattina mi svegliai prima di tutti gli altri, ancor prima di Hachi, che dormiva beata di fianco a me. Non voleva mai lasciarmi sola, preoccupata che potessi fare qualche scemenza.

“Ren, perché mi hai abbandonata ancora?” pensai, mentre mi accesi una Seven Stars. Non potevo farci niente, razionalmente sapevo che era stato un incidente, che Ren non sarebbe mai morto senza di me se lo avesse voluto. Ma dentro di me pensavo che mi avesse tradita, per questo non riuscivo a piangerlo, ero arrabbiata con lui come mai prima d’allora.

 

-Se io morissi, tu moriresti con me?-

-Certo-.

 

Bugiardo.

Ce l’avevo con lui e con me stessa. Avremmo potuto fare di più, ma siamo stati troppo egoisti, ed ora io ne stavo pagando il prezzo.

Ripensai alle parole di quella stronzetta di Yuri: “Quindi non hai più bisogno della moglie di Takumi al tuo fianco, no?”

Tirai un pugno sul tavolo. Non potevano portarmi via anche Hachi, era tutto quello che mi era rimasto di vero nella mia vita!

Ma questo gli altri non riuscivano a comprenderlo davvero, pensavano che io la volessi tenere legata a me per forza, ma non sapevano che quello che provavo per lei è un sentimento che si avvicinava molto all’amore. L’unico che l’aveva capito era Ren.

Nel pensare ancora a lui guardai all’improvviso il vaso con dentro lei sue ceneri. Nobu mi aveva pregato di tenerle, perché Ren avrebbe voluto così. Ma il posto di Ren non era più accanto a me.

Mi vestii in fretta e mi misi su il giubbino di pelle. Dovevo uscire, prendere una boccata d’aria, stare in mezzo alla neve, mi sarebbe sembrato di sentirlo vicino a me come la notte del nostro primo bacio.

Mi accesi un’altra sigaretta ed andai in direzione del mare, dove le ceneri di Ren erano state sparse, pronta a spargere quelle che rimanevano.

“Forse sarebbe meglio se anch’io lasciassi questo posto”. Pensai d’un tratto.

“Non posso più dipendere dagli altri. Hachi tra poco partorirà e dovrà stare con il bambino e con Takumi, nonostante io non sia d’accordo, loro sono comunque una famiglia, di cui io non faccio parte. Hachi avrà molto meno tempo per me. Yasu non potrà starmi più vicino e Nobu e Shin hanno già i loro problemi. Io sarei solo d’impiccio a tutti”.

Mentre ero in balia di questi pensieri, arrivai in riva al mare.

Aprii il vasetto e versai le ceneri dell’amore della mia in mare.

-E’ sempre stato questo il tuo posto, Ren-. Mormorai. -Ora io devo trovare il mio-.

Rimasi a rimuginare per un bel po' guardando il mare che accoglieva dentro di sé i fiocchi di neve. Ad un certo punto il cellulare iniziò a suonare e il senso di pace che stavo provando finì.

-Scusa Ren, devo rispondere. È Hachi-. Sospirai.

Appena accettai la chiamata, Hachi cominciò a parlare, aveva la voce un po' tremante. -Nana, dove sei?-

-Sono in riva al mare. Tra poco torno, sta tranquilla-.

-Devi tornare subito. Ecco...c’è una persona qui che vuole vederti…-

-Non fare la misteriosa, Hachiko, dimmi chi è. Se è uno che vuole un’intervista se la sogna, mandalo via-.

-Non è un giornalista, ma non posso dirti chi è, devi vedere tu stessa. Ti prego, torna a casa-.

Tirai su il fumo dalla sigaretta e rassegnata risposi: -Ok, Hachi, ora arrivo-.

Percorsi la strada per tornare indietro con un po' di ansia. Chi era la persona che voleva vedermi? Io non volevo vedere nessuno, volevo stare sola, insieme ad Hachi, solo con lei.

Appena entrai in casa, trovai Nobu con una faccia scioccata.

-Bhe, perché quella faccia?- gli domandai.

Non mi disse niente, ma mi prese la mano ed insieme entrammo nel salotto. Lì c’erano Hachi, Yasu, Shin e una donna che non avevo visto prima.

-Nana-. Mi chiamò Hachi alzandosi da una sedia correndomi incontro per cingermi il braccio come faceva sempre.

-Che succede? Chi è questa donna?- domandai seccata.

La sconosciuta sentendosi chiama in causa su alzò anch’essa dalla sedia e mi guardò dritta negli occhi. Ed in quell’istante capii.

Era lei.

Era troppo simile a me per non accorgermi che fosse mia madre.

Iniziai ad avere uno dei miei attacchi d’asma, il collarino con le borchie si faceva sempre più stretto attorno al mio collo. Hachi e gli altri se ne accorsero subito e pian piano riuscirono a calmarmi facendomi stendere sul divano.

Hachi cominciò ad accarezzarmi la testa dolcemente. Forse al suo fianco sarei riuscita ad affrontare mia madre.

-Ch-che ci fai qui?- domandai debolmente ma con la voce dura e arrabbiata.

-Ecco...io lo so che ce l’hai con me, e hai tutte le ragioni del mondo. Capisco che non mi vuoi tra i piedi, ma ho saputo cos’è successo al tuo ragazzo e volevo solo dirti che per qualsiasi cosa ora sono qui. Sono stata una pessima madre, ma ora sono pronta a rimediare-.

Osservai la foto di Ren che si trovava ora sopra il camino. Io non avevo bisogno di mia madre, avevo bisogno di lui.

-Vattene-. Mormorai piano. -Io non voglio che tu stia vicino a me, non ne hai il diritto. Non sei degna di essere mia madre, sei solo una puttana che ha preferito un uomo qualsiasi a sua figlia. Vattene da questa casa e non farti più rivedere-. Mentre parlavo continuavo a guardare la foto di Ren per mantenere la calma.

Sentii dei passi che si allontanavano.

-L’accompagno fuori, signora-. Disse Yasu, la sua voce era gentile come al solito, ma secca, che non ammetteva un “no” come risposta.

Solo in quel momento mi voltai verso di lei per osservarla ad andare via. Era già verso la soglia della porta quando si voltò per osservarmi ancora per dirmi: -Hai un fratello e una sorella, Nana. Lo so che non dovrei dirtelo così, ma credo che tu lo debba sapere. Credo addirittura che tu conosca già tua sorella, si chiama Misato-. Nel sentire quel nome rimasi pietrificata.

Tutto mi fu improvvisamente chiaro.

Quella ragazzina che assomigliava tanto a me, che mi vedeva come un idolo, un’eroina da imitare, era mia sorella.

-Se ne vada signora, lei non è la benvenuta qui-. Questa volta fu Shin a parlare. Il suo volto era nero, lui più di tutti sapeva cosa stessi provando in quel momento.

Yasu accompagnò quella donna fuori di casa ed io non la vidi più.

Vidi Hachi rannicchiarsi su sé stessa, stava per iniziare a piangere. Notai che tutti avevano un’espressione colpevole dipinta in volto, persino Yasu, che era tornato nel salotto.

-Ma si può sapere che avete? Sono io che ho appena rivisto mia madre dopo anni che non la vedevo! Non siete voi ad avere appena saputo di avere dei fratelli!- esclamai alterata con tutti.

-Nana, perdonaci. Perdonaci tutti!- gridò Hachi con le lacrime agli occhi.

-Ma per cosa, non capisco…- le parole mi morivano in gola.

Poi mi venne in mente Misato. Quella ragazzina...Yasu mi aveva detto di non darle troppa confidenza…

-Lo sapevate-. Bisbigliai.

Hachi iniziò a piangere più forte.

Guardai tutti i presenti negli occhi, avevano tutti lo sguardo a terra perché non sapevano reggere il mio.

-Perché non me l’avevate detto?!- urlai. -Avevo il diritto di sapere che quella ragazzina è mia sorella!-

-Ci dispiace, Nana. Pensavamo di fare la scelta giusta per te. Stavi passando un periodo difficile e poi Ren…-

Interruppi le scuse di Nobu sbraitando con le lacrime agli occhi: -Non ti azzardare a pronunciare il suo nome!-

Corsi subito in camera mia con Hachi alle spalle che urlava il mio nome in mezzo ai singhiozzi.

Mi chiusi a chiave dentro la stanza e ci rimasi per tutto il giorno.

Dovevo andarmene da lì, dovevo abbandonare quella vita.

Non era rimasto più niente lì per me.

Vedere mia madre e sapere in un modo così freddo che avevo dei fratelli mi aveva fatto paura.

Non potevo più dipendere dai miei amici, dovevo imparare a cavarmela da sola.

Così decisi di scappare. Dove non lo sapevo ancora, ma poco importava in quel momento.

Non avrei lasciato nessuna traccia di me, gli altri potevano anche credermi morta, e sarebbe andato bene così.

In fondo, una parte di me era già morta insieme a Ren.

Nel pomeriggio sentii Hachi parlare con Takumi al telefono, era disperata. Voleva stare con me e gli altri ancora per qualche giorno, fino a che non mi sarei sentita meglio, ma lui la voleva a casa ad ogni costo.

Alla sera entrò in camera mia e mormorò mentre piangeva ancora: -Domani mattina Takumi mi viene a prendere. Mi dispiace, Nana. Io voglio restare qui con tutta me stessa, ma...ma...Takumi...io…- e scoppiò in lacrime.

L’abbracciai stretta stretta, sapendo che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei potuto farlo.

-Non piangere così, Hachiko. Non fa bene al bambino, devi essere felice. Domani torna a casa con Takumi, è quello il tuo posto-.

Restammo abbracciate ancora per un bel po', finché Hachi non smise di piangere.

E così di notte me ne andai senza farmi scoprire.

Diedi un leggero bacio sulla guancia di Hachi che si girò dall’altra parte mentre dormiva e poi partii, lasciandomi tutto alle spalle.

Lasciai le mie sigarette, i miei anelli di Vivienne Westwood e la chitarra che mi regalò Ren.

Lasciai un biglietto di fianco alla sua foto sul camino con su scritto: “Perdonatemi, ma è meglio così per tutti”.

 

NdA: torno dopo un pò di mesi di assenza. Stavo scrivendo un'altra storia, ma mi sono fermata. Ho il blocco dello scrittore in questo periodo T.T ma questa storia la finisco per forza. Ho guardato l'anime di NANA quest'inverno e da un pò di mesi ho finito anche il manga. Non sapere come va a finire mi mette addosso una tristezza infinta, quindi ho provato a pensare a come potrebbe finire. Sono piuttosto felice del mio finale, quindi ho deciso di scriverlo. Ditemi cosa ne pensate di questo primo capitolo e ditemi se i personaggi sono IC oppure no. Alla prossima!!

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Capitolo 2
*** La disperazione di Hachi ***


Capitolo 2: La disperazione di Hachi

 

Mi svegliai per colpa della pioggia che batteva contro i vetri. Guardai sul cellulare che ore fossero: le 9.00.

Mi voltai dalla parte di Nana mormorando con la voce impastata: -Nana, è meglio alzarci-.

Ma di fianco a me non c’era nessuno.

-Nana!- esclamai.

In un primo momento pensai fosse andata in bagno, così non gli detti peso. Sbadigliai sonoramente e mi alzai lentamente, il pancione cominciava ad essere un po' ingombrante.

-Andiamo a fare colazione, che ne dici? Di cos’hai voglia? Mmm...sì, una bella cioccolata calda è quello che ci vuole-. Parlai con il bambino dentro di me.

Così andai in cucina per prepararmi la colazione.

Poco dopo arrivò Shin sbadigliando con i capelli tutti spettinati e i segni del cuscino sulla faccia.

-Buongiorno mammina!- esclamò contento di vedermi.

-Buongiorno! Cosa vuoi che ti prepari la mamma per colazione?- gli chiesi dandogli un affettuoso bacio sulla guancia.

-Un caffè corretto non sarebbe male-.

-Facciamo un caffè classico, eh-.

Mentre preparavo la colazione pian piano arrivarono tutti, anche Yuri che mi fulminò con lo sguardo, ma di Nana non c’era traccia.

-Ragazzi, avete visto Nana?- domandai dopo che tutti avevamo finito di mangiare.

-Credevo stesse ancora dormendo-. Rispose Yasu.

-No, quando mi sono svegliata lei non c’era. Credevo fosse in bagno-.

Anche la mattina prima Nana era uscita di casa senza dire niente a nessuno, magari era andata a trovare ancora Ren…

Provai a chiamarla lo stesso al cellulare per assicurarmi che stesse bene. Ma ci accorgemmo che il telefonino era rimasto in camera sua, ma mi calmai un attimo vedendo che le sue cose erano ancora dove le aveva lasciare, quindi pensai che almeno in ogni caso non se ne fosse andata.

Ero comunque arrabbiata, sapeva che non volevo che stesse da sola, che avevo paura che potesse commettere qualcosa di stupido, ma lei non mi ascoltava mai. Scommisi che avesse lasciato il cellulare apposta in casa.

Ad un certo punto Nobu notò un foglietto accanto alla foto di Ren.

Lo lesse ad alta voce: -’’Perdonatemi, ma è meglio così per tutti’’. È la calligrafia di Nana-.

Rimasi pietrificata nel sentire quelle parole.

-Ch-che cosa vuol dire?- squittii con una vocina acuta. Le lacrime iniziarono a pizzicarmi gli occhi.

-Che se n’è andata, no?- borbottò Yuri non molto preoccupata. Certo, a lei importava solo tenersi Nobu legato a sé, degli altri non le fregava nulla.

-N-Nobu, dimmi che non è vero!- gridai.

Il ragazzo era rimasto con lo sguardo fisso a terra, anche lui sconvolto. Nel sentire le mie parole mormorò: -Leggi tu stessa-.

Presi tra le dita tremanti il biglietto e lessi. Era vero, Nana era andata via.

-N-no…- bisbigliai.

-No! No! No!- cominciai poi a gridare correndo verso la porta d’ingresso. La spalancai e cominciai a correre in mezzo alla pioggia che stava portando via la neve. Intanto continuavo a gridare il suo nome a squarciagola sperando che lei fosse ancora lì da qualche parte e che potesse sentirmi, sperando che fosse tutto uno stupido scherzo. Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso e mi annebbiavano la vista, la pioggia mi aveva inzuppata tutta da capo a piedi, ma io continuavo a correre.

Ad un certo punto qualcuno mi prese un braccio e mi fermò: era Nobu, anche lui stava piangendo.

-Hachiko ascoltami, non serve a niente correre senza una meta. Torniamo in casa, non ti fa bene stare in mezzo alla pioggia-.

Annuii piangendo come una bambina. Nobu aveva ragione, era inutile correre in mezzo alla pioggia, tanto Nana non era più lì, e chissà dov’era ormai.

Nobu aprì l’ombrello che aveva nell’altra mano e poi mi abbracciò, ed insieme camminammo verso casa.

-N-Nobu...che facciamo adesso?-

-La cerchiamo, Nana. Vedrai che la troveremo-. Rispose, ma sapevo che anche lui non credeva molto alle proprie parole, ma gli fui grata per essere stato gentile con me. Mi accoccolai di più a lui. Era inutile, sempre tra le sue braccia mi sono sentita protetta. In quel piccolo momento con Nobu, ripresi coraggio.

Appena rientrati dentro ci accolse Yuri, che ci osservava mentre Nobu mi stringeva e cercava di asciugarmi e di farmi prendere caldo. Quando lui la notò, smise subito e abbassò lo sguardo con aria colpevole.

-Tu!- esclamò verso di me arrabbiata. -La vuoi smettere di metterti tra me e il mio ragazzo?- e strillando così mi diede un ceffone in piena faccia. La guancia mi bruciava e sentii un gran male. “Se Nana fosse qui, tu ora saresti in fin di vita” pensai.

-Ma se impazzita? Come ti sei permessa?! Non stavamo facendo niente di male!- gridò Nobu ora arrabbiato a sua volta. Davvero non mi sarei aspettata che prendesse le mie parti contro la sua ragazza.

-Vi stavate abbracciando!- squittì lei.

-Questo è un momento delicato! La nostra amica è sparita e non sappiamo dov’è, Nana sta aspettando un bambino e tutto questo non aiuta. Invece di starle vicina, tu l’aggredisci senza motivo, sei proprio una superficiale ragazzina menefreghista!-

Non avevo mai visto Nobu più arrabbiato e frustrato di così, era nero in volto.

Yuri cominciò a piangere come una fontana. -E’...questo che pensi di me?-

Nobu si calmò un attimo e sembrava cercare le parole giuste. -Sì. Abbiamo passato dei bei momenti, è vero. Ma ora io devo pensare a ritrovare la mia migliore amica, se tu non riesci a comprendere appieno la situazione, allora è meglio se te ne vai. Queste tue scenate di gelosia non mi aiutano per niente, mi fanno solo incazzare da morire-.

Yuri abbassò lo sguardo e per un po' rimase così, immobile. Poi lo rialzò e mi fissò come mai aveva fatto prima, il suo sguardo da accusatore era diventato triste e rassegnato. -Hai vinto-. Mi disse, poi si voltò verso Nobu. -Se è questa la tua decisione, l’accetto. Ma se mai avessi bisogno di me, sappi che non mi troverai-. E dicendo così se ne andò. Io non la vidi mai più.

Mi sentivo uno schifo, tutta quella situazione mi ricordava la notte in cui scoprii che Shoji mi aveva tradita, ora capivo di più come si fosse sentita la sua nuova compagna. Anche se in quel momento io e Nobu non avevamo fatto niente, tra di noi c’era sempre qualcosa, era inutile nasconderlo. Comprendevo i sentimenti di Yuri pienamente, perché io ero proprio come lei.

Quanto volevo che Nana fosse ancora lì, insieme a me.

-M-mi dispiace-. Mugugnai.

Nobu sospirò e mi rispose: -Non preoccuparti, non è colpa tua. Era da un po' di tempo che continuava a fare così, oggi ha proprio toccato il limite. Ora dobbiamo occuparci di ritrovare Nana, Yuri non mi aiuterebbe in questa situazione-.

Mi sorrise debolmente e così feci io a mia volta. -Mi dispiace per la sberla, spero non faccia più molto male-.

-No, figurati, ormai è passato. Non sono poi così debole-.

-Lo so-.

E così entrammo in salotto dove c’erano tutti gli altri, anche Miu, alla quale avevano già spiegato la situazione.

-La polizia sta arrivando-. Ci comunicò Yasu, il suo tono di voce tradiva la sua preoccupazione.

E infatti pochi minuti gli agenti arrivarono e ci fecero delle domande. Portarono ognuno di noi nella camera accanto da solo e ci interrogavano.

Quando arrivò il mio turno, mi alzai tenendo la mano sul pancione e seguii il poliziotto.

Quando mi fui sistemata nella camera, un altro agente iniziò a domandarmi: -Quando hai visto la tua amica l’ultima volta?-

-Ieri sera, prima di dormire. Dormivamo nella stessa camera. Stamattina, quando mi sono svegliata, lei non c’era più-. Mi costrinsi a non ricominciare a piangere, dovevo essere forte.

-Pensi che la tua amica sia scappata per un motivo particolare?-

-Il suo ragazzo è morto da poco e ieri aveva rivisto dopo molti anni sua madre, che odiava. È scappata perché non ce la faceva più a reggere questa situazione, io la conosco bene-.

-Se la conosci così bene, allora forse saprai quali sono i posti in cui va di solito-.

-Ultimamente va in riva al mare, perché le ceneri di Ren sono state gettate lì, ma sono più che sicura che non è andata lì adesso-.

-Come fai ad esserne così sicura?-

-Perché stamattina non ho notato niente di strano, perché tutte le cose che ama sono ancora qui. La sua chitarra è ancora accanto al letto, le sue sigarette sono sul comodino insieme ai suoi anelli. Li ha lasciati qui perché vuole andarsene davvero-.

Mi fece ancora qualche domanda, poi mi lasciò andare.

-La troverete, non è vero?- domandai.

-Faremo il possibile, signorina-.

Ma non gli credetti più di tanto.

In tarda mattinata, arrivò Mai disperata più che mai.

-H-ho saputo cos’è successo! È la verità?- domandò piangendo.

Gli altri cercarono di calmarla e le portarono una tazza di tè.

Io non avevo la forza per consolarla, me ne stavo accanto alla finestra del salotto con la mano appoggiata la vetro, sperando di intravedere una figura esile e con i capelli corti tornare verso casa.

Ma l’unica persona che arrivò fu Takumi. Con tutto quello che successe, mi dimenticai che lui quella mattina sarebbe venuto a prendermi.

Appena entrò in casa, Yasu e gli altri gli spiegarono brevemente cos’era successo.

Sentivo i suoi occhi severi sopra di me, ma io non mi voltai a guardarlo, tenevo lo sguardo fisso fuori dalla finestra.

Dopo che ebbero finito di parlare, Takumi arrivò piamo di fianco a me e mi mormorò: -Nana, dobbiamo andare. Se ci saranno novità, Yasu ci chiamerà immediatamente-.

Mi voltai verso di lui e per la prima volta in vita mia vidi Takumi osservarmi con uno sguardo dolce e comprensivo.

-D’accordo-. Acconsentii mentre mi alzavo dalla sedia e con calma andai di sopra per preparare le poche cose che avevo preso su con me.

Appena entrai in camera, la chiusi a chiave e iniziai a piangere senza smettere. Preparai tutto con le lacrime agli occhi.

Alla fine osservai le cose che aveva lasciato Nana. Decisi di prendermi su i suoi anelli di Vivienne Westwood, glieli avrei riconsegnati io quando sarebbe tornata da me, perché lei tornerà. Ne sono convinta ancora adesso.

Salutai gli altri abbracciandoli tutti, promettendoci di vederci il prima possibile.

-Yasu, per qualunque cosa…-

-Ti chiamerò, Nana. Stai tranquilla-. Mi rispose cercando di tranquillizzarmi.

Io e Takumi entrammo in macchina e per un bel po' durante il tragitto non parlammo. Fu lui a spezzare il silenzio: -Nana...senti, lo so che tutto questo è difficile, ma vedrai che si sistemerà tutto, ci sono io con te-.

-Da quando in qua sei così sdolcinato?- gli domandai un po' troppo freddamente.

Nel sentire la mia risposta mi osservò per un secondo stupefatto e poi tornò a guardare la strada.

-Sei mia moglie, Nana. Lo so che a volte sono troppo duro con te e non di do le giuste attenzioni, ma come ti ho già detto una volta, io ti amo. Lo so che non lo dimostro come le persone normali, ma è così. Alla sola idea che tu te ne possa andare via da me, io divento matto. Questo è un momento delicato, stiamo per avere un figlio e la tua amica ha deciso proprio ora d’andarsene, perciò dimmi cosa devo fare per farti stare meglio-.

-Trovala-. Bisbigliai.

Lui sorrise e mi accarezzò la mano con la sua.

-La troveremo insieme, Nana. Io te lo giuro-.

Arrivammo a casa nostra e appena entrati io lo abbracciai ricominciando a piangere.

Takumi mi accarezzò la testa come faceva sempre per poi stringermi a sé.

-Andrà tutto bene, Nana. Farò in modo che vada tutto bene-.

Gli credetti e gli credo tutt’oggi, nonostante tutto.

 

NdA: eccomi col secondo capitolo, spero vi sia piaciuto!! Ditemi cosa ne pensate!! Non so se alcuni di voi saranno felici della rottura tra Yuri e Nobu e forse ho sbrigato troppo velocemente la faccenda, ma davvero io non sopporto quella ragazza, credo che sia il personaggio che odio di più di questa storia (colpa del fatto che come molti shippo Nobu e Hachi). Spero che il personaggio di Takumi sia caratterizzato bene, non so, secondo me lui starebbe vicino a Hachi in modo più dolce del solito dopo la sparizione di Nana perché comunque sa quanto queste due si vogliono bene. Comunque ditemi se ci sono degli errori/orrori. Ringrazio Venus Rottenmorgue <3 Ci sentiamo al prossimo capitolo, buon weekend e se siete tifosi di calcio come me, pregate per la vittoria dell'Italia stasera XD

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