Piccoli ritratti in musica di _Branwen_ (/viewuser.php?uid=138326)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Dalla pace del mare lontano ***
Capitolo 3: *** True ***
Capitolo 1 *** Un nuovo inizio ***
Un nuovo inizio
Un nuovo inizio
“Now I'm looking to
the sky to save me,
Looking for a sign of
life,
Looking for something
to help me burn out bright.
I'm looking for a
complication,
Looking 'cause I'm
tired of lying,
Make my way back home
when I learn to fly high."
Learn to
fly, Foo Fighters.
I primi raggi
dell'alba filtrarono dalla finestra e, come se sapessero dove colpire,
si posarono sugli occhi dell'uomo che, sbadigliando, si
sollevò mettendosi seduto sul letto; a quanto pareva, alcune
vecchie abitudini erano destinate a non sparire mai e Blackwall
– da quando aveva memoria – era sempre stato un
tipo mattiniero.
Avvertì un tocco gentile, e sorrise nel vedere la gamba di
Aoife alzarsi e posarsi sul suo fianco sinistro, come a volerlo
abbracciare mentre lei continuava a dormire. Per un istante
rabbrividì nel sentire il piede freddo – freddolosa come al solito,
disse Blackwall ridacchiando – dell'Inquisitrice sulla sua
coscia: era un gesto che la ragazza faceva spesso nel sonno e, sebbene
l'uomo non le avesse mai raccontato di questo suo modo di fare, a lui
faceva piacere questa piccola stranezza.
Certe cose non cambiano
mai, pensò contento, carezzando delicatamente
la pelle morbida di lei, stando bene attento a non farla svegliare.
Si beava di quel contatto improvviso e vi leggeva la volontà
di Aoife di non volerlo lasciare andare via, così come gli
aveva più volte ripetuto – con forza e convinzione
– mentre si scambiavano confidenze e confessioni; aveva
provato una volta a sparire per cercare di alleggerire i suoi sensi di
colpa, ma aveva fallito e in cuor suo ne era contento: aveva ottenuto
qualcosa di più grande di lui, che gli illuminava la vita.
Quella notte Aoife, in preda all'estasi, lo aveva chiamato col suo vero
nome: Thom.
Al solo ricordarlo un brivido gli percorse la schiena, ma nel suo animo
non c'era spazio né per la paura né per la
rassegnazione; per la prima volta in vita sua era davvero sereno.
Il timore di perdere la donna amata se avesse saputo la sua vera
identità era ormai un ricordo lontano, diradatosi assieme
all'inquietudine che aveva attanagliato il suo cuore a causa di tutte
quelle bugie dette sin dall'inizio. Tutte le maschere che aveva
indossato fino a quel momento – come un orlesiano avvezzo al
Gioco, si ritrovò a pensare – erano infine state
distrutte e poteva assaporare una libertà mai provata fino a
quel momento.
Era finalmente libero di davvero essere se stesso, o quantomeno di
provare a conoscersi, assieme ad Aoife. Esser stato Blackwall per troppo
tempo, costruendo un personaggio al di là della sua persona,
gli aveva fatto dimenticare chi fosse veramente, ma era fermamente
intenzionato a essere un uomo migliore, l'uomo che il vero Blackwall
aveva visto in Thom Rainer quando lo aveva scelto per diventare un
Custode Grigio.
Voleva essere l'uomo che Aoife aveva percepito al di là di
quella barba che si era fatto crescere per non essere riconosciuto,
l'uomo che aveva scelto al suo fianco, per percorrere un cammino
assieme, fatto di rispetto, sincerità e amore.
Lei non lo avrebbe mai abbandonato e quel pensiero scaldò le
membra di quel cane
randagio, così come era solito definirsi; se la
ragazza lo avesse sentito chiamarsi nuovamente a quel modo lo avrebbe
picchiato, ne era sicuro. Nulla poteva placarla quando aveva ragione e
specie in quel caso nessuno avrebbe mai osato contraddirla:
l'Inquisitrice era sempre disposta a concedere una seconda
possibilità a tutti, per sua fortuna.
Adesso era finalmente un uomo che aveva tra le mani qualcosa per cui
valeva la pena vivere e morire e niente e nessuno gli avrebbe mai
impedito di essere il suo custode, proteggendola, mentre lei era la sua
salvatrice.
Lo era sempre stata e lo sarà sempre.
Angolino autrice.
Sono tornata con una nuova follia: mi è venuto in mente di
scrivere per ogni personaggio di Dragon Age una flashfic (parola
più, parola meno) sulle note di una canzone che mi ricorda
questo o quel personaggio. Non so se il rating della raccolta
subirà modifiche, potrebbe accadere, insomma.
Questa canzone dei Foo Fighters (se non la
conoscete potete ascoltarla qui)
mi ha ricordato Blackwall e la storia
si colloca dopo il processo a Thom con l'Inquisitrice che lo ha
perdonato continuando a stare con lui. Mi piaceva rendere per mezzo di
piccole cose rimaste immutate (come le abitudini di Aoife o i pensieri
di Blackwall) e private l'idea che, al di là delle bugie
dette
sul suo essere un custode, Blackwall fosse sempre stato sincero con
l'Inquisitrice e i suoi sentimenti; lo dice anche lui, del resto.
L'immagine delle maschere indossate da Blackwall e l'allusione con gli
orlesiani e i loro intrighi politici mi è venuta in mente
perché nulla mi toglierà dalla mente che la falsità a Thom non piaccia. Idem per la faccenda del voler essere il custode di Aoife: un custode grigio è un protettore e anche se non lo è per davvero, il caro Thom ha sposato la causa dei custodi, quindi non trovo inverosimile voler essere anche il custode della donna che ama, proteggendola. Il nome scelto per l'Inquisitrice è un nome
parlante:
secondo le leggende irlandesi Aoife era il nome di una principessa
guerriera, forte e determinata, che fu sconfitta da
Cúchulainn
(un eroe che viene inglobato tra i berserker), di cui divenne poi la
compagna. Mi piaceva l'idea di una guerriera berserker, tosta anche
nelle parole, con arma a due mani, a differenza di Blackwall che usa
spada e scudo, ma che nel privato rivela una dolcezza destinata a esser
mostrata solo a chi ama. Spero che la storia vi sia piaciuta, critiche
e suggerimenti sono sempre ben accetti.
Alla prossima!
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Capitolo 2 *** Dalla pace del mare lontano ***
Dalla pace del mare lontano
Dalla pace del
mare lontano
“E
in mezzo al mare c'è un punto lontano,
Così lontano dalle case e dal porto
Dove la voce delle cose più care
È soltanto un ricordo.
Ma da quel punto in poi
Non si distingue più;
La linea d'ombra confonde
Ricordi e persone nel vento.”
Dalla pace del mare lontano, Sergio Cammariere.
Seduto sul cornicione
della roccaforte, vide in lontananza dei profughi sopraggiungere verso
Skyhold: scoprì immediatamente che provenivano da Kirkwall,
percependo le loro paure, le loro speranze e soprattutto il loro
disperato bisogno di aiuto.
La guerra tra maghi e templari ancora non si spegneva, e a farne le
spese – come in tutti i conflitti – era sempre la
povera gente, innocente.
«Voglio aiutare» disse e iniziò a
scendere le scale, non senza vedere Delia correre a perdifiato verso di
loro. A quanto pareva era stata informata ed era pronta ad assisterli,
seguita da Bull, le Furie, Varric e Cullen, che aveva portato con
sé dei soldati.
“Sapevo che
sarebbe giunta, non li avrebbe mai abbandonati.”
Cole si affrettò a sua volta, prendendo un grande cesto
pieno di mele e raggiungendo così i suoi amici: la gente
aveva fame, lo aveva sentito.
C'era molto da fare e Cole non avrebbe esitato a fare quanto fosse in
suo potere per soccorrere quelle persone in difficoltà.
«Fiamme. Sangue. Dolore. Correre via, scappare. Aiuto.
Inquisizione» le sue parole erano un flebile sussurro, pari a
quelli dei rifugiati che imploravano di esser soccorsi.
Cole si fermò un attimo, incerto su cosa potesse fare; non
era né un medico né un religioso, aveva paura di
sbagliare, consapevole che non poteva più far dimenticare le
sue azioni, in caso di errore.
Delia notò il suo esitare e posandogli una mano sulla spalla
disse: «La gente vive la guerra quando non conosce altro che
l'odio, subendolo, diventando dei disperati, ma noi possiamo offrire
qualcosa di diverso: speranza. Fai quello che sai fare meglio, Cole,
confortali, e tutto andrà bene.»
Il giovane ricambiò il sorriso della maga e
iniziò a porgere le mele agli affamati.
«Speranza.»
Era questo ciò che Delia voleva dare con l'Inquisizione e
vedendo i volti rinfrancati della gente, Cole si convinse ancora di
più che essere lì era stata la scelta
più giusta che avesse mai fatto.
Al tramonto si rivolse preoccupato a Delia: «Non hai mangiato
nulla, nemmeno la mela che ti avevo conservato.»
La ragazza era sporca di polvere e di sudore, ma sembrava che la
serenità dei disgraziati la ripagasse di tutto, digiuno
compreso.
«Quel bambino aveva più fame di me»
rispose Delia indicandolo «adesso posso pensare a me. State
bene, ragazzi?» chiese poi.
Le Furie, Varric e Cullen annuirono col capo, mentre Bull la riprese
intonando volutamente un timbro femminile: «Adesso posso pensare a me...»
imitò «prima o dopo aver chiesto come
stiamo?»
Non era un rimprovero, Cole lo sapeva, ma era il modo di Bull di farle
giungere la sua preoccupazione, permettendole di sorridere, cosa che il
qunari sapeva fare bene.
«Ovviamente dopo» disse lei ridendo, seguita dal
suo compagno e da tutti gli altri «su Cole, andiamo a
cenare» lo invitò, e prendendo il braccio
offertogli, sentì l'affetto di Delia per lui scaldargli il
cuore.
«Ottimo lavoro, Cole» commentò Varric
per tutti.
Guardandola negli occhi e nell'animo, poté pronunciare una
parola: famiglia.
Delia annuì e Cole si sentì finalmente a casa.
[500 parole;
prompt: mela]
Angolino autrice: anche questa storia partecipa
all'iniziativa Sette
giorni e tanti Prompt - drabble & flashfic special edition
indetta da Torre di Carta. Mi sto divertendo davvero tanto, devo
proprio essere sincera.
Allora, che dire di questa storia? Innanzitutto dico che io amo le
scene di vita quotidiana e mi è sempre piaciuta l'idea che
l'Inquisizione si presti ad aiutare chi è in
difficoltà, la gente bisognosa. Immagino Skyhold un poco
come un ospedale di Emergency: non so se lo sapete, ma spero di poter
aiutare anche io come volontaria in missione un domani.
Da come si è capito, il mio Cole è stato reso
umano e con l'umanità secondo me un po' di incertezza nel
suo animo data dal fatto che essendo umano ha paura di sbagliare, per
quanto la sua voglia di aiutare sia sempre molto forte.
Con Delia... beh, ha un rapporto speciale, diciamo che Delia l'ha
"adottato" e gli vuol bene come se fosse suo figlio.
L'Inquisizione è ormai la famiglia di Delia (e scoprirete il
perché), ma anche quella di Cole che non si sente
più fuori posto.
La canzone che dà anche nome alla storia è questa
qui;
è una canzone che è un invito alla
serenità dopo tanta sofferenza, come sempre con me la musica
fa tanto.
Spero che la storia vi piaccia, critiche e suggerimenti sono sempre ben
accetti.
Alla prossima!
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Capitolo 3 *** True ***
True
True
“This is the time
For chasing my desires,
What’s in my heart is true.
And if my dreams set everything on fire,
Then I would still belong to you.”
True, Amaranthe.
Dolcezza.
L’avvertiva anche in quel momento, sentendo il contatto
della pelle nuda con le lenzuola; Sheridan amava svegliarsi assieme al
nuovo giorno, ed era molto contenta di non essere la sola ad apprezzare
tutto questo.
Lo aveva ammirato in silenzio, lo aveva desiderato da sempre, lo aveva
amato ancor prima di sapere di essere ricambiata, e adesso erano
finalmente sposati.
«Declan?» lo chiamò in un sussurro,
mentre cercava di capire se avesse dormito più del dovuto,
sentendo l’altra metà del letto fredda.
Un tocco gentile si posò sulla sua guancia destra, mentre un
dito giunse sulle sue labbra; Sheridan aprì gli occhi e
sorrise. Declan la sovrastava, sorridendo a sua volta; la cinse poi tra
le braccia, baciandola, a lungo. D’improvviso, lei
avvampò, attirandolo a sé e mordendogli le
labbra, il languore che crebbe.
Lui si staccò, mugugnando di finto disappunto, e si rivolse
alla ragazza: «Sbaglio o senti caldo, amore mio?»
«Veramente ho freddo; non dovevi togliermi la coperta, stavo
così bene...» si lamentò con fare
teatrale.
«Avrei detto che queste bruciature sulle mie braccia
attestassero il contrario, che mi sia sbagliato?» alludeva
chiaramente alle scottature ricevute da lei la notte appena passata: se
avvinta dalla passione, Sheridan non sapeva controllare la sua magia.
Colta sul fatto, replicò sincera: «Hai ragione, ma
le braci devono essere riattizzate di tanto in tanto, altrimenti
finisce che ci si raffredda, non trovi?»
«Oh, moglie mia, non posso darti torto! E non sia mai che io
ti faccia prendere un malanno!» Declan rise, ma sua moglie
rise più di lui.
Scoppiettante, sincera, dritta al cuore dell’uomo, quella
risata lo investì di un nuovo benessere, confermandogli che
la giovane donna che aveva sposato era felice e – al
tempo stesso – che la sua vita era,
dopo tantissimo tempo, finalmente illuminata da una
luce proveniente da una fiamma ardente.
Era l’essenza più determinata, litigiosa e
appassionata di una ragazza che bruciava come il fuoco eterno di una
fenice, portandola a ingaggiare battaglia ogniqualvolta sentiva che era
la cosa giusta da fare, e quella fenice aveva scelto di percorrere un
cammino assieme a lui, fatto di progetti, condivisione, passione: era
un sentimento che non avrebbe mai dato per scontato.
«Ti amo, Sheridan» sentiva il bisogno di dirglielo
spesso, come se ogni momento potesse essere l’ultimo. Non era
per la differenza di età – motivo di tante
chiacchiere indiscrete di vari detrattori – bensì
per la necessità di renderla partecipe del suo amore in ogni
istante. La giovane arrossì, per poi carezzarlo in volto.
«E dire che pensavo che il mio sarebbe stato un amore a senso
unico...» fece, piena di gioia.
«A senso unico?»
«Ti ho mai detto che, a lezione al Circolo, avevo paura che
tu mi facessi delle domande?»
«Perché mai? Avresti risposto, preparata come
sempre: avevi paura di me?»
«Avevo paura che tu riuscissi a capire che ero innamorata di
te sin da quando ero un’apprendista. Pensa che ho persino
pensato di chiedere di essere trasferita in un altro
Circolo.»
«E io ho aspettato così tanto anche solo per
parlarti? Mi sento un po’ stupido.»
Sheridan gli carezzò le braccia che aveva involontariamente
ustionato, medicandolo grazie alla magia di guarigione. Rise ancora,
contagiando anche lui.
«Siamo stati stupidi entrambi; io provavo a fingere,
perché non sarebbe stato
corretto» precisò lei, incontrando
l’assenso del marito.
«Sì, ma non ha importanza adesso. Sono qui con te,
e non ho intenzione di perdere nessun momento accanto a te.»
E riprese da dove si era interrotto, lasciando che i loro appetiti e la
loro voglia di amarsi esplodessero come gli incantesimi di fuoco per
cui Sheridan era portata.
[600 parole]
[Prompt:
“True” degli Amaranthe;
“primula” nel significato “non posso
vivere senza te”]
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Storie terminate:
2/25 |
Angolo autrice:
e rieccoci qui! Bene, questa storia ha una combo, ossia partecipa a due
iniziative di Torre di Carta. Per essere più precisi, sono
sia la seconda
edizione della corsa delle 48 ore e la challenge
floreale; siete ancora in tempo per partecipare anche alla
prima, sappiatelo! ;)
Che dire?
Vi ho già detto che sto elaborando una long con la mia
Custode dall'origine alternativa e qui la si vede in un momento
tranquillo, prima degli eventi di Origins: ha sposato l'uomo che amava,
e questa è un'immagine della giornata dopo il matrimonio.
Sarà che sto elaborando le "scene da un matrimonio", ma Cip
e Ciop hanno bussato alla mia spalla e hanno chiesto di scrivere di
loro; chi sono io per non ascoltare le loro voci?
Come sempre, con me i nomi sono parlanti: Sheridan vuol dire
"selvaggia, indomabile", mentre Declan vuol dire "buono di cuore" e
infatti ho giocato così anche sul suo cognome ovvero "Carus"
(dal latino, è del Tevinter lui, quindi è
calzante). La canzone, se non la conoscete, è questa qui;
la adoro, e vi consiglio anche la versione acustica!
Spero che questa storia vi piaccia e grazie di tutto.
Alla prossima!
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