Di assorbenti e altre cose imbarazzanti

di Small Wolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come una gallina ***
Capitolo 2: *** N.B Se una ragazza sta zitta, è un serio campanello d'allarme ***
Capitolo 3: *** Bolto ***



Capitolo 1
*** Come una gallina ***


Naruto si buttò sul letto e sospirò di sollievo: tutto era finalmente al proprio posto. Le pulizie erano state fatte, la spesa era tutta in frigo e i panni in ordine nei loro armadi. Era appena il terzo giorno della sua vita da papà single da quando Hinata era partita per il meritatissimo viaggio alle terme che lui le aveva regalato per il compleanno.
“N-NARUTO, SEI SICURO CHE ANDRA’ TUTTO BENE?” gli aveva domandato premurosamente sulla soglia della loro piccola villa in centro “PENSI DI FARCELA?”
Lui le aveva sorriso e datole un piccolo bacio sulla frangetta regolare si era assicurato di mostrarsi sicuro.
“MA CERTO, HINATA! VEDRAI ME LA CAVERO’ COME SEMPRE! DESIDERO SOLO CHE TU TI DIVERTA” Lei lo aveva abbracciato forte e dopo aver salutato i suoi figli adolescenti, Himawari con un bacio, Boruto con solo una dolce carezza, vista la sua apatia adolescenziale, era salita sul pulmino che avrebbe portato lei e le sue amiche fuori città per un po’. Negli ultimi tempi, Naruto era stato via più del solito a causa del suo lavoro di Hokage, dunque non era riuscito a mantenere la sua promessa di essere sempre presente, seppur fosse migliorato rispetto al passato. E Hinata si era trovata sulle spalle gli affari del proprio clan, la casa e i figli. Meritava davvero un po’ di pace e del tempo per sè!
L’aveva guardata andare via con un’aria allegra ed un po’ preoccupata. E aveva ragione. Hinata aveva sempre dannatamente ragione, sapeva quasi prevederli, i guai.
Infatti, nonostante quel giorno fosse tutto davvero a puntino e Naruto avesse deciso di schiacciare un pisolino in tutto relax, data l’assenza degli sguardi infuocati del suo primogenito, la sorte aveva deciso di non dargli tregua. Stava per chiudere finalmente gli occhi quando un grido lacerò la calma della casa e probabilmente tutto il paese del fuoco.
Per lo spavento cadde a terra, trascinandosi dietro tutte le coperte, e, afferrato il kunai sulla mensola, si precipitò fuori dalla stanza: Himawari doveva essere in pericolo.
Veloce come la luce corse verso l’origine dell’urlo disperato, proiettandosi nella mente immagini di terribili ninja intenti a rapire la sua “principessa”.
-Himawari! Himawari apri, c’è papà!” urlò battendo i pugni sulla porta del bagno da cui provenivano ora dei caldi singhiozzi. Si preparò a sfondare la porta ma una frase della figlia lo bloccò, terrorizzandolo.
-Sto… sto morendo! E ho solo 12 anni, oddio-balbettava la sua vocina attutita dal legno.
-Morendo?- chiese l’Uzumaki ad alta voce.
Improvvisamente il pianto si interruppe e il water venne scaricato. I piccoli passi di Himawari raggiunsero la porta che si aprì seccamente e Naruto incontrò gli occhi chiari della figlia.
-Perché non mi avete detto che fossi malata, eh, papà? Io mi fidavo di voi!
Il povero Naruto, sempre più confuso e preoccupato, non capiva cosa ci fosse che non andasse. Sua figlia era una ragazzina sanissima, una piccola e forte ninja che non aveva quasi mai preso la febbre in vita sua.
-Tesoro che dici?-le domandò inginocchiandosi per arrivare a guardarla bene negli occhi.
La ragazzina indietreggiò con il viso paonazzo.
-Mi stai dicendo che non sto per morire?
Naruto sbarrò gli occhi azzurri e sorrise stranito, scuotendo la testa. Non era davvero bravo a capire i suoi figli ed il ruolo di Hokage di certo non aveva migliorato le sue capacità in fatto di rapporti umani.
-E allora quello… quello cos’è?-singhiozzò indicando qualcosa sulla lavatrice accanto alla vasca da bagno.
Naruto entrò nella stanza e il suo volto perse la caratteristica colorazione abbronzata nel vedere un paio di mutandine della sua “piccola bambina”, della sua “principessina”, di quella che fino al giorno prima giocava con le bambole e portava innocentemente i fiori sulla tomba di zio Neji, essere deturpate dall’orribile affare che l’avrebbe consacrata al mondo tumultuoso dell’adolescenza.
Si voltò rigidamente verso la ragazzina che aspettava impaziente sulla soglia e con le labbra serrate in una sorta di bacio invisibile e lo sguardo sbarrato, deglutì un nodo che doveva avergli tolto la capacità di parola.
-Principe… Himawari-si corresse-forse dobbiamo parlare.
Fu così che si trovarono in cucina, seduti alle estremità opposte del tavolo sul quale per Naruto, fino a qualche tempo prima, una bimba dal sorriso vivace pasticciava con le tempere. La guardò bene: niente di strano, la malattia forse non aveva ancora fatto il proprio effetto. L’immagine della sua dolce bambina con gli occhi infuocati e i capelli blu animati di vita propria intenta, un minuto prima, a urlare a tutti quanto soffrisse e un minuto dopo che avesse voglia di cioccolato, lo lasciò tramortito. Ripensò a Sakura e a tutti i bernoccoli che gli aveva fatto spuntare dietro la nuca in passato e di quanto fossero particolarmente forti i suoi pugni in determinati giorni del mese. Persino Hinata diventava più taciturna del solito e nonna Tsunade era ancora più nervosa e suscettibile certi periodi. Era stata proprio lei a spiegargli cosa fosse quella terribile patologia che affliggeva tutte le donne e che le trasformava in Iene feroci. Allora si erano spiegate tante cose e, assieme allo shock, era nata la consapevolezza che nessun uomo sulla terra, mai e poi mai, avrebbe potuto sottrarsi all’isteria di una madre, o di una moglie, o di una sorella, amica, fidanzata, o qualsiasi altro genere di sesso femminile conosciuto, in certi momenti del mese. Era un terribile flagello che non si sarebbe mai spento sino alla fine dei tempi e loro, i maschi, sarebbero stati le vittime. Nessuna tecnica, incantesimo, magia nera lo avrebbe mai spezzato, niente di tutto il suo sapere di ninja era lontanamente utile in un simile istante.
-Allora papà?-borbottò accigliata: ecco il primo sintomo! Il processo di conversione a iena stava incominciando. Per questo si prese un momento per pensare e sospirò.
-Bene, sembra che il destino abbia voluto che fossi io a parlartene e non tua madre-affermò sconsolato pensando a quanto Hinata sarebbe stata brava nell’affrontare un simile argomento.
-Allora Himawari… hem…-esordì- devi sapere che, ecco, insomma, tutti i mesi succederà questa cosa che tu, beh, perda un po’ di sangue…
La faccina attenta di sua figlia lo mandò in panico e sarebbe bastata una sola parola inadatta a farlo piombare nella disperazione.
-Bene vediamo… ogni mese, come dicevo… tu… farai un ovetto! Si farai un ovetto-ripetè sicuro di aver detto una cosa sensata mentre la piccola assumeva un’espressione perplessa.
-Si, ecco, farai un ovetto come una gallina!
-Una gallina, papà?
-Eh, si, solo quelle fanno le uova-le disse mentre nella sua mente si creava una sorta di collegamento fra quella situazione e il fatto che le donne fossero definite da Shikamaru “galline”.
Si schiarì la voce e riprese.
-Ma questo ovetto, cadendo da dentro di te si romperà e puff! Rilascerà qualche macchietta di sangue come quelle di prima.
Himawari sembrava sempre più confusa ma lui non ci fece caso, occupato com’era ad omettere il fatto che si sarebbe trasformata in un essere iperteso e intrattabile.
Aprì il frigo e lasciò cadere dall’alto, in un piatto fra le mani un pover uovo.
-Paf!-esclamò quando questo si ruppe-ecco cosa succederà!
La bambina sembrò realmente traumatizzata e non riuscì a proferir parola.
-Per questo tua mamma usa quegli affari… hem, come si chiamano… pannolin… no, no, non sono pannolini…
-Gli assorbenti?-lo anticipò.
-Esatto, gli assorbenti-sorrise ebete-come fai a conoscerli?
La piccola si battette una mano sulla fronte.
-C’è scritto sulla confezione.
-Aaaah…. Giusto!-sorrise nuovamente, imbarazzato e impacciato-torno subito!
Si fiondò a prenderli, rischiando di inciampare nel tappeto del corridoio e tornò da lei. Entrambi si avvicinarono al tavolo come farebbero due chirurghi prima di un importante operazione.
Naruto prese una bustina e la aprì lentamente: non ne aveva quasi mai visto uno aperto, non che gli fosse mai interessato, alla fine quella era roba da femmine! Imbarazzante roba da femmine.
Poi strappò come un cerotto il suo contenuto, ritrovandosi in mano una lunga striscia di materiale particolare.
-Eccolo…-disse quasi in estasi, dandole la schiena per  osservare l’affarino alla luce del sole, proveniente dalla finestra-la nostra salvezza.
Si girò di scatto verso la figlia, che non sembrava sorpresa quanto lui se non stupita dal comportamento del suo papà, si, lo stesso solido uomo che pronunciava discorsi importanti dal terrazzo della sede degli Hokage e gestiva questioni internazionali.
-Ci serve qualcosa che simuli…-si guardò attorno-trovato!
Aprì il frigo e prese una bottiglietta di Ketchup. La scosse per bene poi rovesciò la poltiglia rossa sulla superficie dell’assorbente che prontamente rigirò sottosopra.
 
Sakura andava spesso a casa di Naruto, era una strettissima amica di famiglia e Sarada non diceva mai di no ad una visita a Boruto. Aveva un secondo mazzetto di chiavi, poteva entrare quando voleva: entrambi i padroni di casa si fidavano ciecamente di lei.
Tuttavia la scena che si trovò davanti la fece prima impallidire, poi il suo alter ego malvagio iniziò a sbraitare nella sua testa imprecazioni contro Naruto che, benchè avesse trent’anni, era rimasto il Baka, trstaquadra, Dobe di cui parlava Sasuke.
Lui e Himawari, la povera creatura, erano appoggiati con i gomiti al tavolo, il collo torto nel tentativo di guardare come un assorbente, si un assorbente appiccicato al palmo rovesciato dell’Uzumaki, riuscisse a trattenere un mucchietto di Ketchup senza farlo cadere sul tavolo.
-Naruto!-esclamò quando riuscì a riprendersi dallo Shock.
Sobbalzarono entrambi e lui, nel tentativo di nascondere la strana vicenda, sollevò in un gesto di saluto la mano a cui era ancora appiccicato quell’affare.
-Sakura… meno male sei arrivata-ridacchiò imbarazzato prima di nascondere la mano dietro la schiena-avevo così tanto bisogno di te!
-Sakura!-Himawari corse ad abbracciarla affettuosamente-papà mi ha detto che d’ora in poi farò uova come le galline!
Sakura si scrocchiò i pugni, gli occhi bianchi di rabbia verso l’inettitudine del suo ex compagno di team.
-…Naruto…-sibilò rabbiosa.
Naruto riconobbe quell’espressione, quella posa, quel tono di voce e capì di trovarsi non davanti a Sakura, non davanti a un ninja medico, non davanti alla sua migliore amica… ma davanti ad una iena!
 

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Capitolo 2
*** N.B Se una ragazza sta zitta, è un serio campanello d'allarme ***


Naruto era ben consapevole di non essere stato un padre troppo presente, soprattutto nei confronti di Boruto. Quel ragazzino così simile a lui negli atteggiamenti, specialmente quelli negativi che adottava quando era un bambino solo e alla ricerca di attenzioni, paradossalmente, non riusciva a comprenderlo ne a trovare un reale contatto con lui. Così il loro rapporto era diventato sempre più contorto, un continuo amore-odio che raramente si risolveva senza una lite all’ora di cena.
Negli ultimi giorni però, da quando Hinata era andata via,  Boruto era più silenzioso del solito. Stranamente non stava in giro per Konoha tutto il giorno e dopo gli allenamenti filava subito a casa, si chiudeva nella sua camera e nessuno lo sentiva.
Così Naruto, preoccupato che stesse male, un pomeriggio bussò alla sua porta.
-Boruto, hey… posso entrare?
-Stattene fuori, bacucco-gli rispose il quindicenne mentre si copriva la testa con le coperte, rannicchiandosi sul materasso.
-Bacucc…-Naruto si interruppe e fece un profondo respiro per calmarsi: infondo lui aveva dato del porco al suo maestro per anni-Dai, Boruto, sono preoccupato per te! Perché non parliamo?
-Non c’è niente da discutere! 
Il povero Hokage appoggiò sbuffando la spalla allo stipite della porta. Stava per rassegnarsi ed andarsene, quando la sua attenzione venne attirata da Himawari di passaggio.
-E’ a causa di Sarada, papà-esclamò ad alta voce, con uno sguardo pestifero diretto alla porta piena di “off limits” di suo fratello maggiore, il quale, prontamente uscì.
-Zitta, zanzara!-le gridò, tirandole una ciabatta che prontamente evitata prima che lei scappasse ridacchiando.
Sarada? Quella piccola saccente figlia dell’isterica Sakura e di un Sasuke sempre più brontolone era il problema che riduceva suo figlio in quegli stati? 
-Che succede, Boruto?-gli chiese ora che finalmente, sulla soglia, poteva cogliere la sua espressione.
Il ragazzino si girò e puntò gli occhioni frustrati in quelli del padre.
-Ma che vuoi saperne tu di ragazze?!-si coprì immediatamente la bocca con le mani, consapevole di aver svelato il suo segreto.
Nella mente del biondo si proiettarono i ricordi di Jiraya sensei intento a spiare donnine alle terme, delle bacinelle in acciaio che per questo motivo riceveva dritte sul naso, poi ripensò a tutti i fiaschi con Sakura e all’orribile modo in cui lei più volte lo aveva respinto, della propria insensibilità verso Hinata, di quanto fosse stato rimproverato, picchiato e psicologicamente torturato dalle ragazze degli altri team prima che si rendesse conto dei veri sentimenti della Hyuga ed effettivamente, capì che di donne non ne aveva mai saputo nulla. Tuttavia quello era suo figlio e lui si sentiva in dovere di fare il buon padre ed aiutarlo, magari per recuperare un po’ del loro rapporto, anche se qui si trattava della bambina di uno squilibrato ed una psicopatica.
-Beh-mormorò-forse se mi spieghi…
Fu visibile lo sforzo del ragazzo per cercare di credere che suo padre sarebbe potuto essergli utile in qualche modo e, dopo essersi seduto nel corridoio con la schiena contro la parete, gli spiegò che Sarada, la sua mascolina compagna di Team e disavventure infantili, gli aveva dichiarato i propri sentimenti. E lui come tutti i ragazzi alle prime armi, combattuti fra il desiderio di fare gli uomini senza cuore e le fantasie adolescenziali, non era riuscito a dirle nulla e deluderla. Di questo ne avevano risentito anche le loro prestazioni come compagni di squadra. Perciò tornava subito a casa dopo gli allenamenti e non passava più così tanto tempo con lei come quando erano bambini: sarebbe stato troppo imbarazzante.
-Ma fra poco è il suo compleanno, farà 15 anni, ed io vorrei farle un regalo come sempre…-borbottò con le guance rosse di imbarazzo, visto quanto raramente si aprisse con suo padre.
Naruto ci pensò su con un dito sotto al mento e gli occhi per aria.
-Hey-lo riscosse Boruto-credi che la risposta piomberà magicamente dal soffitto?
Un lampo illuminò lo sguardo dell’Hokage il quale si mise a carponi come un bambino e avvicinò il proprio viso a quello di suo figlio, facendolo ritrarre un pò.
-Forse dal soffitto no ma dalla soffitta si!-alitò con un’aria  complice che Boruto non capì.
La soffitta era in penombra e polverosa. All’interno era pieno di scatoloni di vecchie foto e giocattoli di quando i bambini erano piccoli. In mezzo a tante cianfrusaglie, però, Naruto individuò subito il bauletto sul quale puntò la luce della torcia.
-Boruto… ho nascosto qui il contenuto di questo baule viste le richieste di tua madre… qui c’è tutto quello che un uomo dovrebbe sapere sulle donne e sui comportamenti da adottare con loro!
Il ragazzo non riuscì a trattenere un verso di sorpresa ed improvvisamente la stima per il papà aumentò: forse davvero sapeva cose che avrebbero potuto servirgli.
Naruto sfoderò una chiave e girò lentamente la serratura del bauletto, quasi come fosse lo scrigno di un prezioso tesoro… poi, pian piano, sollevò il coperchio concavo. Boruto si sporse per guardare dalla fessura… sentiva il cuore martellargli nel petto, pareva che quelle cose lì dentro sarebbero state la fine dei suoi problemi… il bauletto emise un piccolo stridulo.
-Eccoli!!!-urlò l’Uzumaki maggiore, esibendo un’espressione fiera-sono quiiiii, sono ancora intatti e tutti quanti qui!!
Boruto non sembrò così stupito: dei romanzetti con donnine nude sulla copertina firmate da un certo Jiraya? Chi diavolo era questo Jiraya e cosa gli servivano quegli stupidi libricini se bastava scendere in cartoleria per acquistare una qualche rivista a luci rosse? Insomma, alla sua età qualcosa ne sapeva. 
-Insomma, Boruto, non guardare il tuo vecchio così!
-Non posso guardarti come se fossi un bacucco pervertito?-gli domandò retorico.
-Ma non capisci, ragazzo!-esclamò, afferrandolo per le braccia in modo da scuoterlo un pochino-qui c’è tutta la saggezza del maestro porcello! Lui si che ne sapeva di donne.
-Ne sapeva davvero?
-Davvero. E in caso non ne fossi al corrente, conosceva un sacco di trucchetti per uscire dai pasticci come il tuo-affermò, omettendo il fatto che li conosceva dato che si cacciava sempre in qualche guaio del genere.
Afferrò uno ad uno i libri, gettandosi alle spalle quelli dai titoli che non servivano.
-Come conquistare una donna in 7 mosse, no- Sarada era già conquistata e fra poco sarebbe stata anche espugnata- 10 ottimi metodi per chiederle di sposarti, no- certo che no, oddio avevano appena 15 anni!
-Eccolo!-gridò, alzando al cielo un volumetto-i 5 migliori consigli per reagire positivamente ad un suo “voglio te”.
IL ragazzo non gli disse quanto in quel momento gli stesse facendo paura con quei suoi occhi iniettati di rosso e si limitò a chiedere se li avesse mai letti. Naruto ridacchiò, ripensando a quante volte fosse stato attivamente testimone della messa in scena di certi stratagemmi di Jiraya-sensei ed affermò che in un certo senso, si, li aveva letti.
Scesero in soggiorno ed iniziarono a leggere. Il libretto recitava:
Consiglio numero uno “FALLE CAPIRE CHE SEI TU L’UOMO. Mostrati spavaldo: non deve credere di essere riuscita a piegarti con la sua confessione”
Consiglio numero due “NON PIEGARTI ALLE SUE RICHIESTE. Non farlo mai! Dà alla donna un dito e lei si prenderà tutto il braccio!. Sii più furbo dei suoi occhi dolci.”
Consiglio numero 3 “CERCA DI CAPIRE I SUOI MESSAGGI. Le donne sono esseri complessi, si sa. Nonostante questo pretendono che tu capisca esattamente cosa loro pensano anche se non danno segni di vita. Per loro tu devi essere un veggente. 
N.B il fatto che una ragazza stia zitta è un serio campanello d’allarme”
Consiglio numero 4 (collegato al precedente) “LE DONNE NON STANNO MAI ZITTE, MAI! FA’ FINTA DI ESSERE CONQUISTATO DAL LORO DISCORSO. Anche se ciò significa resistere alla bava che ti cadrà dalla bocca mentre starai pensando all’unica cosa in cui sei in grado di pensare mentre le: la scollatura”
Consiglio numero 5 “FALLE DEI REGALI. Portarla a far shopping, per quanto frustrante possa essere per te, regalarle un anello che pagherai con un rene e pagarle sempre la cena anche a costo di fare il lavapiatti nel locale dopo averla portata a casa, ovviamente senza chiedere nulla per la benzina, dovrebbe renderti apprezzabile”
-Ma papà a me sembra davvero troppo!-protestò.
-Oh, credimi figliolo-gli rispose con aria saggia, guardandolo oltre gli occhiali che indossava la punta del suo naso-il maestro porcello ne capiva più di tutti! Segui i suoi consigli e vedrai che saprà apprezzarti col tempo.
Boruto sbuffò e tornò in camera sua. Il giorno seguente fu Naruto a seguirlo di soppiatto proprio mentre il ragazzo si recava a casa della giovane Sarada. 
Consiglio numero 5 “FALLE DEI REGALI” ed il mazzo di fiori che aveva in mano doveva essergli costato un rene e mezzo, a dire dell’Uzumaki.
Si appostò sul muretto di cinta di villa Uchiha, sperando che Né Sakura né Sasuke fossero nei paraggi e, nascosto fra le fronde degli alberi, attese che la fanciulla uscisse sulla porta alla quale un tremolante Boruto aveva bussato. Storse le labbra quando la vide: minuta, uno spesso paio di occhiali e i capelli corti. Non era certo la fotocopia di Sakura! Tuttalpiù sembrava una specie di Uchiha femminizzato ed anche il broncio era quello del padre. Si figurò l’idea di una piccola Haruno isterica e burbera e si dispiacque per suo figlio.
-Ciao, Sarada… hem, volevo darti questi. Buon compleanno!
La ragazzina rimase stupita poi assunse un’espressione perversa, tipica del demone che risiede in ogni animo femminile il quale, compreso di avere la vittima, l’uomo, sotto il proprio dominio, inizia a sbucare oltre i kili di trucco e i vestitini graziosi, rivelando un mostro in rosa pronto a divorarne l’anima.
-Dunque… mi hai regalato i fiori solo per il mio compleanno?
Naruto iniziò a consumare le unghie: consiglio numero 3 “CERCA DI CAPIRE I SUOI MESSAGGI” Quella ragazzina lo stava mettendo alla prova e Boruto, per la prima volta, assomigliò davvero tanto a suo padre.
-Beh, si, ecco, hai 15 anni ora-ridacchiò rosso in volto, grattandosi la nuca in modo davvero poco romantico.
Sarada rimase in silenzio, osservandolo con gli occhi penetranti del suo clan. Un soffio di vento scosse i rami dell’albero al momento giusto per permettere ad una mano di afferrare Naruto da dietro e farlo crollare a terra dall’altra parte del muretto.
-AAaaah!-fece prima che la stessa mano gli tappasse la bocca. Lui non potè vederlo ma Boruto, sempre più imbarazzato, si voltò di scatto appena riconobbe quella voce, sospirando rassegnato e chiedendosi come avesse fatto suo padre a diventare Hokage se neanche riusciva a stare nascosto in equilibrio su di un muretto.
Non poteva sapere che dall’altro lato del recinto c’era un Sasuke dall’espressione davvero poco gentile.
-Naruto-sibilò-ma che ci fai sul muro di casa mia nascosto così?!
-Hem… Sasuke…-lo salutò-forse diverremo parenti un giorno, sai?
-P-parenti?-balbettò il povero Uchiha-ma che dici?! 
Il biondo si riarrampicò come un ragazzino oltre il muro, seguito dall’amico che rimase sconvolto nel vedere Boruto porgere nuovamente il mazzo di fiori a sua figlia.
-Oh, no! Come hai potuto permetterglielo, brutto… uh! Quella è Sarada, Dobe!
-Lo so e quello è Boruto ma che posso farci io? Ho cercato di dargli qualche consiglio su come comportarsi bene ma non sembrano funzionare-mormorò sconsolato quando la ragazza si richiuse stizzita la porta alle spalle, lasciando il biondo fermo sulla soglia ancora col braccio teso, mummificato probabilmente, nel gesto di porle i fiori.
-Naruto, giuro che se tuo figlio la fa soffrire completerò l’opera di 20 anni fa, staccandoti pure l’altro braccio!
Naruto rabbrividì ma il loro battibecco venne interrotto da Sarada che, uscita di casa come una furia, iniziò a sbraitare tutto ciò che si era tenuta dentro in un modo che assomigliava molto allo stile di Sakura.
Parlò per minuti e minuti, parò così tanto da perforare i timpani e per un attimo i due padri non persero l’equilibrio prima di riprendersi nel vederla correre incontro al proprio compagno di squadra e stampargli un bacio sulle labbra, risvegliandolo dalla sorta di coma in cui era caduto mentre le osservava la piccola scollatura.
Consiglio numero 4 “LE DONNE NON STANNO MAI ZITTE, MAI! FA’ FINTA DI ESSERE CONQUISTATO DAL LORO DISCORSO”.

 

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Capitolo 3
*** Bolto ***


Era passata già una settimana dalla partenza di Hinata ed il pensiero che dovessero arrivarne altre tre senza di lei lasciava suo marito in una condizione psichica davvero disperata. Non solo le mancava tanto, viste tutte le attenzioni che gli aveva sempre dato, ma anche per il fatto che senza di lei casa loro pareva l’inferno sceso in terra.
Infatti, ogni volta che nasceva qualche screzio, Hinata era sempre la prima a porvi fine con parole calme e sagge, riuscendo a far ragionare persino quella linguaccia di Boruto. Ora che lei era via però, i suoi figli stavano prendendo sempre più il sopravvento e lui era stato costretto ad affidare parte del proprio lavoro ai cloni pur di controllare che non combinassero troppi pasticci.
Il rombo di un tuono lo distrasse dai propri pensieri e gli fece tornare alla mente che in quel momento i suoi figli dovevano trovarsi da qualche parte per Konoha, sotto la pioggia battente. Sospirò: l’ultimo litigio con Boruto aveva fatto il modo che il ragazzino scappasse di casa, seguito a ruota dalla sorellina, la quale, seppur cresciuta, continuava a stargli attaccata come una cozza.
Stava per decidersi ad uscire quando il suono del campanello lo anticipò. Corse ad aprire la porta d’ingresso ma quando lo fece se ne pentì immediatamente vista la cosa informe e bagnata che gli piombò addosso, facendolo cadere all’indietro.
-Ma che…?-borbottò dolorante.
-Bolto, no!-Himawari cercò di fermare la cosa pelosa ed impazzita che doveva avergli provocato un bel livido sul sedere mentre Boruto rideva di gusto nel vedere suo padre a terra guardarlo con occhi disorientati.
-Insomma che succede?!-esclamò isterico come una casalinga frustrata.
Non ebbe il tempo di riceve spiegazioni che sentì Himawari urlare un lungo “no” dalla cucina. Fu così che Naruto conobbe Bolto, un cagnone Huski dal pelo lungo e arruffato, ancora bagnato di pioggia, che col musone rovistava fra il sugo nella padella alla ricerca delle polpette.
-No, no, no, no, no! Cos’è questa cosa?-piagnucolò il povero Hokage mentre guardava il suo lavoro di ore andare in fumo nella bocca sorridente dell’animale.
-Un cane, bacucco che non sei altro-affermò Boruto con tutta tranquillità mentre addentava una mela e Himawari accarezzava la schiena dell’animale.
-Guarda, mi ubbidisce già-aggiunse il ragazzino-Bolto, cattura papà!
Il cane si mise in posizione e con un balzo fu addosso al suo bersaglio. Il tonfo che piantarono entrambi si sentì per tutto il villaggio e fu doloroso sia per le chiappe già offese dell’Uzumaki che per il suo stomaco, schiacciato sotto le pesanti zampe dell’animale ora intento a leccargli la faccia e riempirgli le guance rigate di litri di saliva.
-La…lasciami stare.. lasciami, su!-protestò-Insomma toglietemi questo coso di dosso!
Himawari andò accanto al cane e lo spostò, afferrandolo dal pelo.
-Non è un coso… è Bolto.
Naruto si tirò in piedi, barcollando.
-Bene ed ora… ora Bolto torna subito a casa sua-ansimò pensando che prima o poi la bestia gli avrebbe rotto qualche vertebra. Insomma, non aveva sconfitto Kaguya per poi crepare a causa dei giochi affettuosi di un cane fuori misura! 
Ed effettivamente, constatando che Himawari non fosse bassa e che il cane quasi la superava con la testona, si poteva davvero dichiarare un caso oltre natura.
-Non ha una casa-gli disse Boruto, abbracciando il collo dei Bolto-Non possiamo mandarlo fuori.
Di lì seguì una colorita protesta sul fatto, sostenuto da Naruto, che un cane di quella stazza dovesse per forza avere un padrone e le proteste dei suoi figli, intenti a raccontare di come il cane li avesse seguiti dopo che lo avevano trovato solo sotto lo stesso ponte grazie al quale si erano riparati dalla tempesta. Inutile dire che alla fine vinsero loro due a discapito del padre.
-E va bene!-esclamò- ma quando avrà smesso di piovere, domani, dovrete portarlo al canile, è chiaro?
I due ragazzi fecero finta di non sentirlo e corsero al piano di sopra seguiti dall’animale.
 
Hinata era bellissima e giovane. I lunghi capelli blu le ondeggiavano davanti al viso e il Kimono lillà, svolazzava nella loro stessa direzione. La pelle nivea appariva brillante sotto la luce del sole e i grandi occhi azzurro ghiaccio lo guardavano con immensa dolcezza. Naruto si sentiva in pace col mondo quando lei lo guardava in quel modo e non avrebbe desiderato altro se non un po’ più di frescura: faceva davvero molto caldo sul terrazzo degli Hokage. Nonostante tutto il viso di lei lo attirava troppo, così lo prese fra le mani e lo avvicinò lentamente a sè… le toccò il naso, notando quanto fosse umido, ma quando infine la baciò, in bocca si trovò qualcosa come venti centimetri di lingua.
Si svegliò urlando da quel sogno che era diventato un incubo e trovò Bolto steso accanto a lui, la lingua a penzoloni dalla bocca sorridente mente le sue mani gli trattenevano il faccione come nel sogno avevano tenuto il viso di sua moglie.
Piantò un grido e cadde dal letto, terrorizzato, sputacchiando in giro i peletti che aveva ficcati fino in gola.
-Oddio!-annaspò prima di attaccarsi al lavandino del bagno di camera loro e bere un po’- oddio, sto morendo.
Himawari corse disperata nella camera di suo padre.
-Himawari… questo coso deve andare fuori da casa mia!
-Ma papà…
-Senti figliola, si può dire che io sta sera abbia tradito tua madre con un cane e non voglio che ciò riaccada, va bene?! Quindi portalo in giardino e fa in modo che ci resti!
La ragazzina non aveva mai visto suo padre tanto furioso e spettinato, così non aggiunse altro mentre trascinava il cagnone fuori dalla camera da letto dei suoi e poi fino in giardino.
Il mattino seguente, appena si svegliò da un sonno giustamente agitato, Naruto si affacciò alla finestra per assicurarsi che il cane fosse effettivamente in giardino ma la scena che gli si presentò davanti eliminò ogni traccia di rabbia: Himawari e Boruto erano tutti e due a giocare fra l’erba e i fango, correndo a piedi nudi attorno all’immenso animale che rispondeva giocosamente alle loro piccole provocazioni. Vide i suoi figli sorridere felici e spensierati e per la prima volta dopo sveriato tempo, si ricordò di come fosse la vita quando erano piccoli e innocenti.
Abbozzò ad un sorriso e scese in veranda.
 
Boruto crucciò le sopracciglia appena vide suo padre aprire la porta principale, sicuro che presto li avrebbe sgridati per essersi ridotti a carne e terra bagnata. Lo sguardo del papà effettivamente non preannunciava niente di nuovo.
-Ragazzi-esordì con un tono severo.
Himawari deglutì e si strinse al pelo di Bolto.
-Se volete tenere il cane… potete farlo.
I ragazzi allargarono un grande sorriso.
-A patto però che ve ne occuperete.
-Lo faremo papà, promesso!-esclamò la ragazzina, saltandogli al collo seguita dal cane che con una nota d’affetto li fece cadere entrambi e prese a dare il buongiorno a Naruto a modo suo.
-Si, si, basta bestione-brontolò l’Uzumaki, scostando la testa di Bolto per gustarsi il sorriso di vittoria del figlio.
 
 
 
 

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