La Seconda Cronaca dell'Aldereth

di Matteo Trusendi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Hakkê ***
Capitolo 3: *** La prima battaglia ***
Capitolo 4: *** La seconda battaglia ***
Capitolo 5: *** L'ammaliante inganno ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La foschia avvolgeva la tenue luce mattiniera e, a Villa Sellâs, il professore attendeva com impazienza un uomo.
" Oh, finalmente! " esclamò al comparire del Presidente degli Stati Uniti.
" Dov'è questo portale? " domandò rivolto al professore.
" No, quella era solo una scusa per parlare in pace con te. Il portale l'ho già costruito. "
Insieme si recarono nell'immensa biblioteca.
" Allora, di cosa mi volevi parlare? "
" Volevo parlarti di loro. "
Il Presidente colse l'allusione. " Nemmeno gli l'hai detto? "
" No e neanche tu. Dovremo farlo al più presto. Credo che Vittorio reggerà il colpo, ma Emily... "
" Magari potrebbero anche non scoprirlo mai. "
" Lo trovo alquanto improbabile. Tu sai bene che le bugie non hanno vita lunga. "
" E quindi? Cosa potremmo fare? "
" Possiamo solo aspettare. " Il professore volse lo sguardo al cielo. " E sperare di essere noi a dirglielo, non qualcun altro. "

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Capitolo 2
*** Hakkê ***


I due eredi di Aldë furono strappati dall'universo onirico ov'erano confinati da un sibilo elettrostatico.
" Che cos'era? " domandò Emily, in tensione.
Giunse loro la calda voce del professor Sellâs: " Non preoccupatevi! Anzi venite a vedere! "
Infatti, in una ampia sala, sorgeva un'imponente costruzione; un dedalo di cavi e scintille dorate, ognuna collegata a un'ampia porta circolare con riflessi color zaffiro.
" Wow! Che bravo prof! Come ci sei riuscito? " esclamò Vittorio.
" Beh " mormorò l'uomo con falsa modestia " un po' di olio di gomito e si arriva ovunque nella vita. Comunque, questo portale vi condurrà nella seconda regione d'Avalönnë, dove avrà luogo la vostra missione. " 
" Bene! " intervenne Emily. " Ma prima io voglio sapere qualcosa di più su mamma e papà. "
Sorpreso dall'inaspettata richiesta della ragazza, Sellâs esitò per un istante. I suoi peggiori timori divenivano dunque realtà.
" Tuo padre era un aviatore, una persona ormai abituata alla Terra e dimentica di Avalönnë, mentre tua madre era una signora alla moda, insomma. Erano una coppia felice. "
" Io non voglio sapere questo! " infuriò lei. " Io voglio conoscere ogni dettaglio! Voglio sapere ogni cosa. "
L'uomo sospirò. " Purtroppo, io non posso rispondere a questa domanda. "
" Grrr! " Accompagnata da un ringhio di frustrazione, Emily marciò nel portale, seguita da un timoroso Vittorio.
" Ma lo senti, lui? 'Io non posso rispondere a questa domanda'! " esclamò la ragazza mentre i due attraversavano il varco.
" Lo odio quando parla in quel modOOOOOH! "
Il portale s'apriva a un altezza alquanto elevata da terra, con metà finale un limpido fiume.
Gli eredi squarciarono l'altrimenti calma superficie del vasto corso d'acqua; una volta riemersi, scrutarono i dintorni: un paesaggio montuoso s'estendeva in ambo le direzione, prive d'alcun segno artificiale.
Siamo finiti in una zona disabitata, pensò con angoscia Vittorio. 
Tuttavia l'impressione del ragazzo, in principio corretta, si rivelò erronea: una città dai colori sgargianti s'innalzava di fronte a loro, sospesa sul fiume grazie ad una enorme zattera.
" Ma certo! " mormorò una meravigliata Emily.                         
" Evidentemente siamo nella regione degli Eldelönnêsi. Loro abitano da sempre una regione montuosa è piena di fiumi, quindi, non potendo costruire sulla terraferma, hanno creato queste città-zattere! "
" Meraviglioso... " fu il commento di Vittorio.
Si issarono nell'immensa cittadina, in cerca d'una locanda dove consumare un pranzo.

Transitando nelle pacifiche vie della città, i due sostarono in una locanda dall'aria gioiosa.
" Eren lär! " salutò Vittorio nella criptica lingua locale; insieme avanzarono accompagnati da cupi mormorii.
" Wir fernas ken rewät. "
Consumato il modico pasto, s'accingevano ad abbandonare il locale, quando una discussione poco distante attirò la loro attenzione.
" Tertras jiu rew mirât larren. " 
" 'La guerra sta diventando insopportabile' " tradusse il ragazzo.
" Guerra? Di quale guerra stanno parlando? " mormorò un'angosciata Emily. 
" Iyter qertared, kiu fer Hakkê. "
" 'Loro continuano, giù ad Hakkê' "
" Ter ew, ter ew. Iyter sayuon gretar. "
" 'Lo so, lo so. Dovrebbero smettere' "
Con movimenti fulminei, Emily si congedò trascinando Vittorio nella sua scia, il quale parlò con voce velata d'ira:
" Perché l'hai fatto? Parlavano ancora! "
" Abbiamo sentito abbastanza. " controbatté la ragazza.
" Andiamo a questa Hakkê. "

Superati tortuosi cammini, infimi ruscelli e pendici montane, Vittorio avvertì un vago sentore giungere alle proprie narici; odorava di putrefazione, decomposizione, morte.
" Senti anche tu questo 'profumino'? " ironizzò.
La domanda non ebbe risposta. La giovane proseguì lungo il sentiero e raggiunse la cima della collina da loro scalata.
In una piana a valle, si stagliavano le rovine d'una antica cittadella, un tempo maestosa, adesso corrosa dal fuoco e la ferocia.
Nelle cinta di mura s'aprivano varie brecce; il palazzo reale era stato quasi interamente distrutto, ad eccezione d'una torre la quale si levava solitaria. Le abitazioni erano ormai un triste ricordo.
" Chi ha avuto il coraggio di compiere questo scempio? " mormorò l'undicenne.
" Dobbiamo proprio scendere laggiù? " domandò il ragazzo.
Ignorando la richiesta, la fanciulla transitò sul versante ed accedette alle rovine tramite uno squarcio nella porta est.
Sul terreno erano disseminate varie ossa umane, mentre innumerevoli teschi scrutavano i movimenti dei due eredi tramite le loro orbite vuote.
La torre solitaria s'innalzava nel centro della città, ove, un tempo lontano, si svolgevano i commerci.
Una porta, miracolosamente intatta, dava accesso alle fondamenta dell'antica costruzione; Emily, in trance, aprì la porta col minimo sforzo.
" Emily! Sei impazzita? Chissà cosa ci sarà lì dentro! " l'avvertì suo fratello, ma lei, con lo sguardo velato, annunciò: 
" Non preoccuparti, Vittorio. So ciò che faccio. "
 I due si inoltrarono, quindi, nell'oscura torre, i cui segreti e funzioni furono sepolti alla caduta della città.
Persero la cognizione del tempo. Ad ogni passo la paura cresceva in Vittorio, alimentata dallo sguardo spiritato della sorella e dal luogo macabro; al contrario, nella ragazza veniva instillata una fredda determinazione, la quale cancellava ogni altra emozione superstite.
Improvvisamente udirono un clangore metallico, la cui fonte proveniva oltre una porta lignea. 
" Entriamo? " domandò Vittorio, tuttavia la sua richiesta fu superflua. Emily varcò la soglia e lo spettacolo a loro presentato si inoltrava ai confini della loro immaginazione. 
Un'arena da battaglia si stagliava per decine di metri, illuminata da torce ardenti, ove innumerevoli guerrieri si sfidavano in battaglia. 
" Cosa diavolo è questo posto? " mormorò la ragazza, miracolosamente lucida. 
A codeste parole, i due avvertirono forti palmi cingere i loro colli; una roca voce esclamò: " E così pensavate di passarla liscia, eh? "
" C'è un equivoco! " controbatté Vittorio, impotente.
" Sì, certo. Come no. "
Insieme percorsero oscuri corridoi, fino a giungere ad una porta di ferro.
" Il capo vi sta aspettando! " mormorò il colosso con una risata satanica.
" Dicono che abbia misteriosi poteri. Buon divertimento! "
Accedettero dunque in una vasta sala, dove l'unico mobile era una scrivania in mogano, a un lato della quale un uomo tarchiato dall'espressione incuriosita scrutava i due eredi.
" Chi sareste voi due? " domandò.
" Signore " cominciò Emily. " Noi non abbiamo idea di chi sia lei o di cosa sia questo posto. "
" Bene. " esclamò lui, estraendo una lama di cristallo. " Vuol dire che passerò alle maniere forti. "
" Non si permetta! "
L'undicenne, in un impeto d'ira, scattò con la velocità del fulmine; ma calcolò male le distanze e sfiorò l'uomo.
Tuttavia, il seppur debole tocco irrigidì il capo, ed egli si rivolse a lui in tono meravigliato.
" Non pensavo di poter finalmente incontrare un erede di Aldë... "
" Cosa? " sussultò Emily. " Come fa a sapere che... Che noi siamo... "
" Io sono in grado di leggere nelle aure altrui. " narrò. " Mi basta toccare una persona per sapere se è buona o cattiva, alleata o nemica, potente o debole. È molto utile in guerra. 
Però voi due dovete stare attenti. Un terribile nemico vuole il vostro sangue. Ma ricordate, e questo è importantissimo, che nulla è come sembra. "
Di fronte alle criptiche parole dell'uomo, i gemelli tacquero, finché Vittorio domandò: " Può spiegarci cosa sono quei soldati che si danno battaglia e cos'è questo posto? "
" Ma certo. Vedete, in un tempo lontano, la dea del sonno uccise un marinaio che l'aveva provocata. Aldë, allora, la esiliò sulla terra sotto forma di vecchia.
Un giorno, si fermò in una locanda e vide delle persone vicino a lei che discutevano. Parlavano del marinaio morto e la dea, sentendosi in dovere di partecipare, disse che l'uomo l'aveva provocata.
Ma gli amici del defunto avevano bevuto troppo e presero la spiegazione della donna come un insulto alla memoria del defunto. La dea, per salvarsi la vita, disse che in realtà era stato un assassinio e che un tale della città di Hakkê aveva manomesso le funi. 
Gli amici del marinaio radunarono quindi un esercito e rasero al suolo Hakkê. Poi, dopo, si scoprì che la dea era governata da Avalär e bla bla bla.
Il punto sta che alcuni abitanti sopravvissero al genocidio e continuarono a combattere contro i discendenti degli amici del marinaio. La Guerra di Hakkê non è finita, ma è continuata nei secoli. "
L'uomo diede in un profondo respiro. " Questa è la storia. 
Inoltre vorrei chiedervi una cosa. Siamo disperati: nessuno vuole più unirsi alla nostra causa. Vi andrebbe di combattere per Hakkê? "
I gemelli esitarono per un istante, quindi declamarono all'unisono: " Accettiamo. "




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Capitolo 3
*** La prima battaglia ***


" Forza, pivelli! Muovetevi! "
I gemelli erano stati confinati nell'Arena ed erano sottoposti ad un arduo addestramento. L'arte del combattimento si rivelò mistica e primitiva, esercitando al contempo un influsso ipnotico.
Gli eredi ponevano le basi della loro forza dai Poteri dei Perti, tuttavia erano apprendisti nello scontro diretto.
Emily sviluppò un'abilità eccezionale nel tiro coll'arco, mentre Vittorio ammirava la scherma.
" Oggi combatteremo contro un avversario vero, in un corpo a corpo. " declamò un insegnante ai propri alunni.
" E tu... Tu sarai il primo. " accennò all'undicenne, donandogli, in malo modo, una lama d'acciaio con l'elsa modesta. 
" Yersa, tu sarai l'avversario. " mormorò ad un uomo dalla fulgida chioma color rubino.
Gli sfidanti si scrutarono, con un bagliore battagliero nello sguardo. Yersa, annunciando l'attacco con un grido, caricò.
Vittorio arrestò l'offensiva e l'aria si colmò del fragore dell'acciaio.
Il ragazzo studiò l'avversario: a primo impatto pareva nerboruto ed ignorante, tuttavia il ragionamento era la sua arma principale.
Superata una tempesta di fendenti, il ragazzo mirò alle gambe dell'avversario, ove, forse, era celata la vittoria.
Yersa avvide l'offensiva e la parò con agilità felina, disarmando, al contempo, il proprio sfidante, quindi attaccò.
Vittorio, utilizzando la lama come leva, si catapultò riacquistando l'arma e capovolgendo le sorti dello scontro a suo favore.
" L'incontro è finito! " annunciò l'insegnante. " Il vincitore è Vittorio. "
" Wow, non pensavo che fossi così bravo! " esclamò Emily, ammirata.
" Beh " mormorò con falsa modestia " Solo allenamento e molta forza di volontà. "
La loro conversazione fu interrotta da un corteo di quattro uomini, di cui uno avente una fodera.
" Vittorio, erede di Aldë " proclamò quest'ultimo " questa spada è un dono del nostro capo, Tera. Usala con saggezza. "
Il ragazzo sguainò l'arma con un fulgido bagliore: la lama era di puro diamante; poteva apparire molto pesante, tuttavia era leggera come una piuma. L'elsa possedeva quattro raggi all'unione con la lama, ed uno zaffiro era  incastonato al suo termine.
" È... Meravigliosa... " fu il commento dell'undicenne.
" Vuoi darle un nome? "
" Altheria " proclamò il ragazzo. " Si chiamerà Altheria. "

L'indomani vennero convocati al cospetto di Tera, il quale mormorò: " Avrei bisogno di un favore, ragazzi. Potreste combattere per me? "
I due eredi furono alquanto meravigliati da codesta richiesta. Privi d'esitazione, risposero: " Certo! "
" Vi ringrazio! Adesso potete ritirarvi. "
Congedati nelle loro stanze, i gemelli ebbero una discussione, iniziata dalla secondogenita, cui mormorò:           
" Sai, ripensandoci, non credo sia stata una bella idea accettare. "
" Perché? " domandò Vittorio. " È la prima volta che un adulto si rivolge a noi in quel modo! Non ti fa sentire importante? "
" Sì, ma... Siamo solo due ragazzini. Non abbiamo mai combattuto prima. Non mi pare... Saggio. "
" Sì, è vero, siamo inesperti, ma noi siamo gli eredi di Aldë! Qualcosa mi dice che non riusciranno a sconfiggerci tanto facilmente. "
La ragazza non pareva convinta, tuttavia tacque.

L'indomani ebbero luogo i preparativi alla sortita. Regnava una grande agitazione nei cuori dei soldati, mentre si vestivano con maestose armature e lucidavano lame mortali.
Adoperando un corridoio il quale s'inerpicava nelle viscere della terra, le legioni s'inoltrarono nei bui sentieri, in un perenne clangore.
Vittorio avvertiva il timore intensificarsi nella propria anima; la paura aveva trionfato sull'audacia e la spavalderia: il ragazzo ripeteva fra sé: " Che sciocco che sono stato, che sciocco che sono stato... "
All'improvviso comparve un varco, sigillato da un masso, poi aperto con enorme facilità dai nerboruti guerrieri.
Con un grido barbarico, l'esercito si riversò nell'apertura come un fiume in piena, irrompendo nell'accampamento nemico; travolsero ogni essere sufficientemente ottuso da intralciare la loro scia di distruzione.
Vittorio, di fronte a codesto spettacolo raggelante, non poté non deglutire. Nonostante il massacro fosse inevitabile, il ragazzo aveva creduto in uno scontro al primo sangue.
Il solo pensiero di commettere un omicidio, di porre fine ad una vita umana era incredibilmente complesso e abominevole.
" Forza, pelandrone! Muoviti! " 
L'esclamazione di Emily ricondusse l'undicenne alla realtà.
Scrutò la sorella con sguardo offuscato, quindi mormorò:
" Ma chi ce l'ha fatto fare? Non siamo pronti... Perché dobbiamo farlo? "
" Ormai siamo in gioco. Dovevi pensarci prima. "
Come in sogno, il ragazzo si mosse verso la carneficina, tuttavia ebbe il tempo d'avanzare dieci metri per essere sfidato allo scontro da un uomo.
Egli incalzò Vittorio rivolgendogli un poderoso uppercut agilmente schivato.
" Al posto di prendermi a pugni, affrontami come un vero guerriero! " esclamò l'undicenne sguainando Altheria.
Preannunciato da un grido irato, affondò, ed una miriade di scintille illuminarono la scena dopo l’agile parata dell’avversario.
" Dovresti imparare a governare le tue emozioni." mormorò scrutando il giovane.                                                                                                
" Non ho bisogno di lezioni di vita da te! " 
Scattò indietro, schivando  a malapena un fendente.
" Stai attento, non vorrai farti male e… oh! "
Le sue provocazioni furono bruscamente interrotte da un rantolo rauco. La gelida lama di Altheria era trapassata nel petto dell’uomo, trafiggendo il cuore.
Egli esalò l’ultimo respiro posando lo sguardo, ormai velato e totalmente inespressivo, sul volto del proprio uccisore.
Vittorio, inorridito, volse il capo all’accampamento in fiamme, riflettendo sulla gravità degli avvenimenti appena trascorsi.                             
Aveva inferto la morte. Era consapevole della mostruosità del reato, tuttavia gli pareva… inevitabile. 
" Ehi, Vittorio… " sussurrò una voce alle sue spalle.                                          
" Ciao, Emily. " rispose con voce stentorea. " Anche tu hai…? "
Lei annuì.
" Ti è piaciuto… combattere? "
La ragazza si infuriò a codeste parole: in tono spezzato esclamò:
 " L’ho trovato abominevole. Tutto quel sangue, le grida, i pianti, le suppliche… Ma la cosa che più mi ha sconvolta è stata la felicità con cui hanno compiuto questa carneficina.                                         
Sembravano contenti di tutto ciò. Alcuni, pure, gli schernivano, altri uccidevano donne, bambini e vecchi. "
Vittorio taceva, assorto in cupi pensieri, quindi esclamò:                                  
" Io ti prometto una cosa, Emily. Ti giuro solennemente che, finché avrò vita, mi impegnerò a proteggere e a combattere per la pace, e che combatterò solo e soltanto in nome di essa. "
Pronunciate codeste parole, i due s’inoltrarono nuovamente nei corridoi da dove erano giunti, accompagnati dall’insensibile risata dei guerrieri.










 
 

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Capitolo 4
*** La seconda battaglia ***


Nei giorni seguenti vi fu festa: i guerrieri vincitori furono onorati con preziosi gioielli e gustose leccornie.
Nonostante l'atmosfera gioiosa, l'animo degli eredi di Aldë rimase incupito dall'angoscia della morte, pertanto non fu minimamente sfiorato dalla felicità.
In codeste ore a lui oscure, Vittorio meditò ed acquisì la preziosa arte della saggezza.
Elaborò una propria filosofia, secondo la quale il guerriero avrebbe dovuto attaccare solo se incalzato, governando la sete di sangue.

In un pomeriggio soleggiato, la notizia di un'imminente battaglia serpeggiò tra i soldati e generò incontrollata agitazione.
Il ragazzo, ignaro di tali avvenimenti, si recò all'arena per l'allenamento serale, dove apprese il fatidico messaggio.
" Un'altra battaglia, così dite? " mormorò e, subito dopo, in un sussurro comprensibile solo a sé stesso: " Un'altro inutile spargimento di sangue... "
" Questa, però, potrebbe essere la battaglia decisiva! " esclamò allegramente il soldato.
" Potrebbe essere l'ultima, e poi sarebbe pace! "
" Pace... " ripeté l'undicenne, e fu invaso da un calore benefico; il suo cuore si colmò di speranza.
" Inoltre, a questo scontro parteciperà anche il capo! Con il suo drago! "
Di fronte all'indifferenza del ragazzo, il volto dell'uomo assunse un'espressione stupita.
" I draghi! Stiamo parlando della razza più maestosa che sia mai esistita! Dotati di due ali possenti, capaci di sputare fuoco! Sono molto rari, è quasi impossibile domarli, ma lui ce l'ha fatta. "
" Certo che il vostro capo è davvero una persona enigmatica. È dotato di strani poteri. "
" Puoi ben dirlo. Più di quanti immagini. "
E con codesta criptica frase, si chiuse la conversazione. 

Calò la notte. Una tormenta di emozioni contrastanti infuriavano nell'animo dell'erede, privandolo del sonno.
Ansia, timore, speranza e tristezza agivano nel cuore di Vittorio; passata una decina di minuti, il ragazzo decise d'abbandonare il proprio giaciglio per incamminarsi nei corridoi dell'arena, inoltrandosi in un area a lui ignota.
All'improvviso, avvertì un cupo tremore, unito ad un profondo ringhio, proveniente da una porta lignea. 
Varcò la soglia ed accedette ad una macroscopica sala, al centro della quale v'era la creatura più maestosa mai vista dal ragazzo.
L'animale colossale era dotato di vaste ali color argenteo. Le zampe erano munite di artigli mortali ed le braccia erano robuste e ben allenate: un drago.
Nonostante la ferocia della creatura, Vittorio non ne fu intimorito; al contrario, fu ammaliato dalla regale brutalità emanata dal drago.
Provò l'impellente desiderio di cavalcare codesta magnificenza, tuttavia fu bloccato dall'ardente calore aleggiante nell'area.
" Fa caldo qui, non è vero? " lo apostrofò una voce.
Tera, comparendo silenziosamente, s'era incamminato verso il possente drago.
" È bellissimo. Si chiama Wairon. " mormorò carezzando la cavalcatura.
" I draghi sono considerati in via di estinzione ma in realtà si nascondono solo bene. Ho trovato lui quando era ancora cucciolo, abbandonato al proprio destino in una foresta.                 Da allora, mi è sempre stato fedele e mi ha restituito più volte il favore. "
Diede in un profondo sospiro.
" La gente dice che io sono dotato di grandi poteri, ed è vero, ma senza questo piccoletto non sarei qui a parlare con te, Vittorio. Gli devo tutto quello che ho. "
" È una creatura magnifica. "
" Forse, Vittorio, non sai che incombe una minaccia su di te.      Il pericolo, ed il Grande Traditore, Avalär, saranno più vicini a distruggerti di quanto ne siano mai stati. "
Le ultime parole raggelarono l'animo già incupito del ragazzo. 
" Ma perché? Perché Avalär ce l'ha tanto con me? Cosa ho fatto di male? " esclamò il giovane in un eccesso di disperazione.
" Ricorda, ragazzo, e tienilo sempre a mente, che il Traditore è manipolato del Grande Fuoco, che costituisce la vita di ogni essere vivente, ma che, al contempo, corrode la bontà e il cuore. Cercherà di ingannarti, ma tu credi fermamente nei tuoi ideali e avrai la verità. "
" Quindi lo scontro che mi attende è inevitabile? "
" Il destino ha voluto così. Non puoi combatterlo. "
" Quanto vorrei, invece, essere in grado di farlo... " mormorò Vittorio.
Tera, consolatore, esclamò: " Ma non ci pensare, e dimmi: se c'è qualcosa che posso fare per te, qualunque cosa, chiedi, e ti sarà dato. "
Il ragazzo meditò un istante, quindi rispose:                          
" Effettivamente, una cosa ci sarebbe... "


Nell’insediamento luogo della futura battaglia, regnava una calma infinita. Gli infanti passeggiavano allegramente per il villaggio, le donne si dilettavano nell’arte del cucito, i soldati addestravano i propri apprendisti.                                                                                                          
L’animo della popolazione era gioioso e rilassato, totalmente ignaro della carneficina incombente…

Improvvisamente, s’avvertì un cupo tremore; una nube si levò all’orizzonte, occultando la minaccia la quale turbava la quiete del villaggio.                                                                                                                                   
" C-cosa sta succedendo? " domandò angosciata un'azienda signora ad un soldato.                                                                                        
" Ci attaccano. " mormorò l’uomo. " Non potevano scegliere un momento peggiore di questo. Non mi resta che radunare le truppe. "

Emily, con indosso le vesta da fante, amareggiata dallo scontro inevitabile, tentò d’evitare ferite gravi e l’omicidio, tuttavia, raramente poté aderire al giuramento.                                                   

Dal villaggio oramai abbandonato defluirono file di soldati, e avendo la sorpresa dalla loro, decimarono i valorosi guerrieri di Tera.
Il fragoroso clamore della battaglia fu interrotto da un velo d’ombra; un’ignota creatura si levò ad oscurare il sole, e, passato un istante, i soldati ne compresero la specie.
Un drago, rosso rubino, domato da un individuo privo di anima, tale era la sua ferocia.
A codesta comparsa, la paura s’insinuò maligna nei cuori dell’esercito di Tera, smorzando il coraggio ed imprimendo nelle loro menti il desiderio di una rapida fuga.

La bestia emise un ruggito il quale scosse la terra fin nelle viscere, quindi caricò; la sua potenza era devastante, superiore alla forza diecimila fanti.
La creatura falciò le file dei combattenti, riducendo uomini protetti d’armature d’acciaio ad ammassi sanguinolenti ove era impossibile riconoscere i lineamenti dell’essere, ormai defunto.

La guerra pareva ormai perduta: il mostro s’accinse a sferrare il colpo fatale sui rimanenti, tuttavia un fragore, forse ancora più potente del suo verso, lo immobilizzò con l’artiglio snudato.                       
Un clamore di ali si diffuse nell’aria al passaggio di un secondo drago, totalmente differente al primo, poiché diffondeva tranquillità e furia controllata.
La seconda creatura si collocò, levando le ali al firmamento, a fronteggiare la propria nemesi, a contrastare l'altrimenti certa vittoria del Drago Oscuro.
" Chi sei tu, e perché flagelli i miei guerrieri? " domandò una voce dai toni eroici.
Vittorio!, si illuminò Emily. Mio fratello è pieno di sorprese!
" Se vuoi saperlo, il mio nome è Akoth. " replicò il cavaliere del primo drago, cupo.
" Il mio, invece, è Vittorio, ma tu non hai risposto alla mia seconda domanda. "
" Ci avete attaccati senza preavviso! " ruggì Akoth.
" Chi vi definisce 'nobili' è fin troppo generoso! Colpendoci alle spalle, vi siete macchiati di vigliaccheria! "
" Proprio tu, dunque, parli di nobiltà? " gridò, in risposta, l'undicenne. " Quando coloro per cui combatti hanno, in passato, attaccato loro stessi senza alcun preavviso e senza ragione! Siete dalla parte del torto! "
" Non ha importanza, adesso! Non parliamo, agiamo! "
Con esclusivamente codeste parole a tradire le sue azione, saettò mirando al ventre di Wairon, il quale, sorpreso, rovinò al suolo.
" Mi aspettavo di più da un drago, anche se un po' meno dal suo cavaliere. " ghignò maligno.
In un istante, tuttavia, Wairon distese le ali e, con un possente balzo, si proiettò in cielo, raggiunto, un paio di secondi dopo, dal Drago Oscuro.
" Penso proprio che tu debba riconsiderare le tue aspettative. " lo schernì il ragazzo, ed egli tramite un grido, si fiondò sull'avversario.
Le due imponenti creature s'affrontarono in uno scontro privo d'esitazione e pietà, tuttavia non vi furono vincitori.
A tal punto, le gole di entrambi arsero d'una sfumatura color rubino e le rispettive vampate s'infransero provocando moltipliche cascate ardenti. La forza e l'astuzia delle cavalcature era pari, pertanto l'esito dello scontro sarebbe stato determinato dalle volontà dei cavalieri.
Vittorio, tramite un movimento fulmineo si sottrasse alla vista dell'avversario, il quale diede inizio ad un rapido inseguimento fra i cieli.
Quando l'undicenne fu certo d'avere Akoth alla propria mercé, si voltò repentinamente, infliggendo una rilevante ferita al Drago Oscuro.
Tuttavia, il morso sortì l'effetto contrario: invece di smorzare l'intenzione di inseguirlo, l'acuì notevolmente; animato da codesta furia, la creatura nemica emise una vampata la quale ferì Wairon.
" Ti prego, resisti! So che puoi farcela! " pregò Vittorio, invano; l'animale fu costretto a ritirarsi è il ragazzo, convertendosi in una lingua di fuoco, atterrò in una vasta piana.
In tal luogo si posò l'antagonista e la sua creatura. Tacendo, Akoth sguainò una lama dalla sfumature rosso sangue; il duello ebbe inizio.
Vittorio caricò tramite una seria di fendenti, ognuno abilmente parato dall'avversario.
In un momento di esitazione da parte del ragazzo, l'uomo attaccò: ferì l'undicenne alla spalla destra, costringendolo a prostrarsi in ginocchio.
S'accinse ad affondare la perfida arma nella schiena vulnerabile, tuttavia l'attacco non raggiunse la meta: il ragazzo, animato dal tentativo fallito, volteggiò la superba  lama, avente maggior vigore.
In breve le sorti del duello volsero in favore del giovane: il vinto si rivelò Akoth, il quale, con un sorriso maligno dipinto sul volto, annunciò: " Hai vinto. Mi dichiaro sconfitto. Uccidimi. "
" Una delle peculiarità di Altheria è quella d'avere la lama costantemente pulita, senza macchie di sangue. " affermò Vittorio. " Ma io credo che, se affondassi adesso la lama nel tuo corpo, la spada resterebbe macchiata, tale alla mia anima, poiché un vero cavaliere non infierisce sul vinto. "
Detta codesta saggia frase, rinfoderò l'arma, abbandonando la pianura.
 

 
 






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Capitolo 5
*** L'ammaliante inganno ***


" Vi sarò eternamente grato per i servigi da voi compiuti. " affermò Tera, volto ai due eredi di Aldë, l'infelicità nello sguardo. " Tuttavia, vi chiedo un ultimo favore, dopo del quale sarete liberi di andarvene. 
Abbiamo localizzato il quartier generale dei nemici: è costruito su un grosso scoglio dello Stretto di Srella. 
Il luogo non è casuale: è lì che il marinaio Weylon si schiantò provocando il dibattito che creò la guerra. "
" Questa fortezza è in qualche modo difesa? " domandò Emily.
" Sì, ci sono delle guardie armate ma non sarà un problema per il Portatore dell'Aldereth. "
" Portatore dell'Aldereth? " ironizzò il ragazzo. " È questo il soprannome che mi avete dato? "
" Le tue gesta nella battaglia sono state narrate e narrate. Sei diventato famosissimo in tutta l'arena nell'arco di due battaglie. "
" Ad ogni modo, tornando alla fortezza nello stretto? "
La voce di Tera si colmò di serietà. " Avete ragione. Sto tergiversando. Ma il fatto è che questa sarà la battaglia decisiva. Le sorti della guerra sono in mano a voi, a voi due soltanto. "
" Perfetto! " esclamò Emily con particolare allegria. " Ci materializziamo lì e prendiamo a calci in faccia chiunque oserà ostacolarci! "
" Non credo sia possibile. " mormorò l'uomo. " La fortezza è circondata da un ampio campo energetico, impossibile da violare. Dovrete andarci in barca. "
" Quando dobbiamo partire? "
" Ora. "

La tempesta sferzava l'esile imbarcazione, impavidamente  sfidando l'ira della natura. Il vento colpiva i volti con forza pari alla potenza d'un tifone. Montagne liquide si riversarono a prua; nonostante ciò, la zattera, implacabile, percorreva il proprio percorso, incurante degli agenti atmosferici, animata dalle volontà dei suoi passeggeri.
L'Aldereth riluceva di un'ammaliante luce color topazio, donando notevole vigore a Emily ed al barcaiolo, mantenendo, al contempo, il mezzo.
" Quanto manca, Qarom? " gridò la fanciulla angosciata.
" Dovremo essere arrivati. " rispose il marinaio.
" Eccola, la vedo! " 
Una cupa roccaforte si stagliava all'orizzonte, semioccultata dall'oscurità circostante.
Tuttavia, l'imbarcazione, oramai al limite estremo della resistenza, s'infranse e l'oceano accolse piacevolmente il nuovo cadavere.
Oramai privi d'una qualsivoglia forma di difesa contro la distesa acquatica, il trio fu abbandonato al furioso potere delle onde.
L'ultima visione di Vittorio comprese una sensazione di gelo e titani acquatici alti una decina di metri, dopo ciò tutto si tramutò in tenebra.

Il ragazzo si destò in preda a un incubo, scrutando l'ambiente fiocamente illuminato: una cupa sala, priva di finestre e d'ingresso.
La sorella giaceva, inerte, al suo fianco. Era avvolta in un sonno simile alla morte ed una traccia sanguinolenta le marchiava la fronte.
" Emily! Emily! Mi senti? " esclamò il ragazzo, angosciato.
" Sì, ti sento, ti sento. " rispose la fanciulla. " Stavo facendo un bellissimo sogno. Dovevi proprio svegliarmi? "
" Spero che lei posso perdonarmi, Maestà. " mormorò, velato d’ironia, Vittorio. 
" Non lo vedi che siamo in prigione? "
" Cos’è questo fracasso? " intervenne una guardia; nonostante il clangore dell’armatura, i gemelli, assorbiti dalla discussione, avevano ignorato l’ingresso della figura.
" Forza, la nostra signora vi aspetta. " affermò, incalzando i due eredi tramite una lancia. 
" Sapete, si dice che possa cambiare aspetto per adeguarsi ai ‘gusti’ di chi la sta guardando, e che possa ammaliare chiunque soltanto con la voce.
Fortunatamente io non so dirlo, poiché non l’ho mai fatta infuriare talmente tanto da farmi convocare da lei! "
" O forse sei semplicemente troppo poco importante perché possa vederti. " sibilò maligna Emily.
" Tacete! " ordinò l’uomo.
Transitarono attraverso corridoi intarsiati di rame, sostarono di fronte ad un semplice portone in metallo.
" Forza, entriamo. " mormorò il ragazzo.

La camera a cui accedettero aveva un baldacchino riccamente impreziosito da gemme, uno studio in mogano provvisto di numerose stilografiche; una giovine era intenta a scrivere.
Lo sguardo era colorato dello smeraldo più puro, la chioma d’un nero regolare, il sorriso dotato di denti regolari e perfetti.
Conscio della malvagia natura della fanciulla, l’undicenne avrebbe desiderato sguainare Altheria e scattare in una cruenta offensiva, tuttavia l’innaturale bellezza di lei lo costrinse a bloccarsi.
" Oh, onorata di conoscervi! " esclamò la giovane, con un’ammaliante voce vellutata.
" Perché siete qui? Cosa siete giunti a fare? "

" Siamo venuti nel nome della giustizia e la pace… " affermò Vittorio, tuttavia il proprio movente appariva, in tale istante, alquanto sbagliato.

" E allora per quale motivo tu ti schiereresti contro di me? " domandò l’attraente fanciulla. " Dopotutto io combatto per la pace. Se desideri la pace, unisciti a me. Insieme potremo mettere fine a questa assurda guerra. Che ne dici? "
Il ragazzo era tentato. Egli non era in possesso delle sue facoltà mentali, preda dell’incantesimo lanciato dalla strega.

Nel mentre della conversazione, Emily, immune al maleficio, s’era accostata al baldacchino: vi era, semi-occultato, l’Aldereth: la strega era intenta a studiarlo antecedentemente l’incontro con gli eredi di Aldë.
" Vittorio, prendi! " gridò lanciando il medaglione al ragazzo.
L’undicenne, alla vista del gioiello incantato, aveva riacquistato il lume della saggezza; l’Aldereth rilucé intensamente, rivelando l’identità della strega: una anziana dagli occhi vitrei.
" Avrete pure vinto su di me ma vi porterò all’inferno "  annunciò con voce roca. " Questa torre cadrà e ucciderà me e voi! "
" Non credo. " rispose Vittorio, tramutandosi in fiamma.                     " Sayonara! "

 Scoccò la mezzanotte. Gli eredi avevano narrato il racconto delle varie avventure al professore ed il dettagliato resoconto aveva prostrato i gemelli nel tempo.
" Perfetto! Finalmente si dorme! " esclamò il ragazzo.                                 
Egli, in un istante, si abbandonò a Morfeo.
Emily, tuttavia, sussurrò: " Io, invece, non credo che dormirò. " 
 

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


Lo Sguardo di Avalär analizzava imperterrito l'ambiente circostante, ovvero una foresta immersa nella quiete notturna.
S'udì un fruscio: una figura ammantata di nero era comparsa nella piana; alla sua vista, lo Sguardo affermò con voce demoniaca: " Non pensavo che venissi. Non da sola, almeno. "
" In tal caso hai sottovalutato il mio coraggio. " rispose Emily.
" E poi ho avuto come un presentimento, una sensazione, sul fatto che tu non mi voglia far del male. "
" È giusto. " ammise Avalär, dopo un istante di riflessione.
" Non ti voglio morta. "
" Quindi, se sapevi che sarei venuta, saprai anche perché sono qui. "
" Certo che lo so. Vuoi sapere qualcosa di più sui tuoi genitori. Sia come desideri. Ti racconterò com'è andata.
Come ben saprai, Yarlên, erede di Aldë, mi aveva confinato nel regno dei morti. Cinquant'anni dopo, scoprii che i figli di Yarnêl abitavano su un pianeta diverso dal nostro: quello che voi chiamate Terra. 
A questo punto decisi di generare anch'io un erede; mentre ero prigioniero, lui avrebbe potuto governare il mondo al posto mio.
Così, una sera in cui l'incantesimo era particolarmente debole, scesi sulla Terra. Qui incontrai una bella donna, che mi invitò a cena. Puoi immagine cosa successe dopo, con il vino che scorreva a fiumi... 
Per farla breve, nove mesi dopo nacquero una bella coppia di gemelli. Sfortunatamente la madre morì qualche giorno dopo, ed uno fu messo in un orfanotrofio nel Nord Italia, l'altra, invece, l'adottò il Presidente degli Stati Uniti. "
La verità cominciò ad insinuarsi nella mente di Emily, una travolgente affermazione si dipingeva a lettere malvagie nel suo animo.
" No, no, non è possibile... " mormorò la fanciulla, sconvolta.
" Io e Vittorio siamo eredi di Aldë... "
" In un certo senso, è così, perché la donna che abbindolai era una sua discendente, ma sei anche mia figlia. "
Le emozioni della ragazza parevano un turbine furioso. Era corrotta, contaminata dai peccati di Avalär.
Le proprie riflessioni furono interrotte, tuttavia, dalla risata dell'Oscuro Signore: " Ammettilo, non ti senti arrabbiata, adesso? Irata contro chi era a conoscenza della verità e te l'ha nascosta? Diventa mia luogotenente, ed ci vendicheremo, come padre e figlia! "
" Mai! " si ribellò Emily.
" Non ne sono così sicuro. " 
Il Traditore costrinse la fanciulla a rivolgergli lo sguardo: il contatto visivo inflisse alla ragazza un sortilegio di dimensioni abnormi.
I raggi del sole nascente colpirono Emily in volto ma lei non reagì; la sua coscienza era stata sigillata, inerme.
" Ordinate, padre. " affermò, priva d'emozione.
" Eccellente. " mormorò Avalär, dunque esplose in una risata satanica.

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