la maledizione bulgara

di Albusseverus1996
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La vita continua ***
Capitolo 2: *** Una famiglia amorevole ***
Capitolo 3: *** Un lieto evento ***
Capitolo 4: *** Reazioni inaspettate ***
Capitolo 5: *** Il matrimonio ***
Capitolo 6: *** I Potter al completo ***
Capitolo 7: *** La missione ***
Capitolo 8: *** Terre sconosciute ***
Capitolo 9: *** Il ministero bulgaro ***
Capitolo 10: *** Il valore dell'amicizia ***
Capitolo 11: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 12: *** Bonjoure ***
Capitolo 13: *** Ilvermorny ***
Capitolo 14: *** La Prima Magica Guerra Mondiale ***
Capitolo 15: *** La strega più potente della storia ***
Capitolo 16: *** Il Flusso Magico ***
Capitolo 17: *** Lo scontro ***
Capitolo 18: *** Onore ai caduti ***
Capitolo 19: *** Il Big Ben ***
Capitolo 20: *** I Magici 7 ***
Capitolo 21: *** La potenza dell'amore ***
Capitolo 22: *** Inizia il secondo round ***
Capitolo 23: *** L'Infiltrato ***
Capitolo 24: *** Nella tana del lupo ***
Capitolo 25: *** L'incontro ***
Capitolo 26: *** Lo scontro finale ***
Capitolo 27: *** Un altro signore oscuro sconfitto ***



Capitolo 1
*** La vita continua ***


LA VITA CONTINUA



 
E’ finita. Dopo tutto, il bambino che è sopravvisuto, il Prescelto, ha vinto. Guardando il corpo di Voldemort ormai privo di vita Harry dovrebbe provare gioia, euforia ma, purtroppo c’è poco da festeggiare. Hogwarts ha subito pesanti perdite, oltre al fatto che il castello sia mezzo distrutto. Remus Lupin, uno dei migliori amici di suo padre insieme alla moglie Tonks persero la vita come Fred Weasley, il sempre sorridente ragazzo dai capelli rossi che riusciva a portare allegria dove nessuno poteva, e molti altri ancora. Non c’è spazio per la gioia, almeno non adesso. Passano alcune settimane e dopo i funerali di Fred, Remus e Tonks, Harry si rese conto di una cosa. Lui, data la morte dei genitori, dovrebbe prendersi cura del figlio dei due, Teddy. Cosi decise di smaterializzarsi a casa della madre di Tonks e nonna del bambino, Andromeda. La casa la conosceva perché ci era stato poco più di un anno prima, in circostanze che non voleva ricordare. Bussò alla porta e non dovette attendere più di qualche secondo che si aprì. Ad aprire la porta non fù la nonna del piccolo Teddy ma bensì, l’attuale ministro della magia Kingsley Shacklebolt, che, a quanto pare, andò li con l’intenzione di assicurarsi che tutto andasse bene.
“Ciao Harry” disse Kingsley.
“Salve Ministro” rispose, rivolgendo una risatina verso l’alto uomo di colore.
“Ancora non sono abituato a sentirmi chiamare così. Ma ammetto che mi faccia molto piacere sentirlo”. E un sorriso compiaciuto fece capolino sul suo viso.
“Però chiamami per nome intesi?”.
“Certo certo stavo solo scherzando”.
Kingsley uscì salutando prima Andromeda e il piccolo Teddy e infine Harry e con un sonoro crack si smaterializzò. Harry indugiò un paio di minuti vicino alla porta, finchè Andromeda non lo chiamò per farlo accomodare in soggiorno. Parlarono per più di un ora su argomenti legati al bambino, alla morte prematura dei suoi genitori e di come Harry poteva aiutarla a crescerlo. Alla fine lei disse che si sarebbe occupata da sola del bambino ma Harry le fece promettere di informarlo di qualunque problema o necessità potesse avere. Salutò lei e il bambino e si smaterializzò in direzione della tana, poiché ora non avrebbe dovuto più vivere con i Dursley, chiese ai Weasley di poterlo ospitre fino a quando non avesse trovato una casa. I Weasley erano a dir poco estasiati ad averlo lì con loro anche se la perdita di Fred provocava quasi lo stesso effetto dei dissennatori sulla famiglia. Harry, che dopo aver sconfitto Voldemort ufficializzò la sua relazione con Ginny, era tranquillo. Niente più guerre, niente più morte. Durante questi anni bui aveva perso molto e non aveva intenzione di perdere più nulla.

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Capitolo 2
*** Una famiglia amorevole ***


UNA FAMIGLIA AMOREVOLE




E’ l’ora di cena del 31 luglio alla tana. E’ un giorno importante, il giorno del 18esimo compleanno di Harry. Per i maghi, ovviamente, è un compleanno come gli altri, ma lui, essendo cresciuto tra i babbani, prima di ricevere la visita del suo gigantesco o, a dirla tutta, mezzo-gigantesco amico Hagrid, aveva sognato tanto il giorno dei suoi 18 anni per poter andare via di casa. Aveva anche degli annunci da fare. Perciò nel mezzo della cena si alzò in piedi, la sua azione fece calare  un silenzio pieno di curiosità da parte dei Weasley, tutti al completo per l’occasione insieme ad un altro paio di amici.
“Vorrei darvi alcune notizie per me molto importanti, ormai siete la mia famiglia, in realtà lo siete già da molto tempo” ne segui una risatina da parte di tutta la famiglia Weasley poi continuò.
"Beh, come sapete, ho fatto richiesta al Quartier Generale degli Auror per poter prendere parte ai vari test per diventare uno di loro. Tuttavia mi hanno risposto che avendo sconfitto Voldemort i test sembravano superflui” tumulto generale. Grida e congratulazioni si propagarono da tutti gli ospiti in cucina. Sì sentì un singhiozzare talmente forte da coprire tutto il rumore creato dalla folla in festa, seppe immediatemente da chi provenisse quel pianto così potente. Guardò in direzione di Hagrid, e lo vide nascondersi il viso nel suo fazzoletto dalle dimensioni di un lenzuolo.
“A parte questo” e un sorriso a trentadue denti sbocciò dal viso di Ginny che era seduta accanto a lui.
“Ho deciso, per quanto adori stare qui con voi, di ritornare a Godric’s Hollow e cercare una casa lì e ho una richiesta da fare a voi Molly e Arthur”.
Ancora silenzio, questa volta non solo carico di curiosità ma anche di sorpresa.
“Quando ho detto a Ginny di voler prendere una casa, mi ha chiesto se intendevo chiederle di venire a viverci insieme a me” abbassò lo sguardo rivolgendo a Ginny uno sguardo pieno fino all’orlo di un amore incondizionato.
“Però, prima di darle una risposta, ho preferito parlarne con voi. Perciò………. Cosa ne pensate?”.
Ci fu un attimo nella quale nessuno parlò e Harry parve indeciso se scappare via correndo attraverso il giardino o sull’usare un incantesimo di protezione per proteggersi dalle varie maledizioni che i 7 Weasley avrebbero potuto scagliargli. Dopo qualche minuto di tensione il signor Weasley si alzò e disse
“E’ un passo importante vivere insieme. Ci avete pensato bene?”. Harry lo guardò e disse
“Beh è da ormai sono 8 anni che vedo capelli rossi ovunque vada e non credo che mi sentirei a mio agio senza”.
George, Ron, Charlie e Bill risero fragorosamente però il signor e la signora Weasley e Percy rimasero seri. La ragione di questa serietà da parte dei signori Weasley poteva capirla, era sempre la loro bambina, ma Percy? Beh Percy è Percy non cambierà mai, la serietà per lui, andava utilizzata per qualsiasi discorso e in qualsiasi momento pensò Harry. Con lo stomaco in subbuglio e la tensione del momento si affrettò a dire
“Amo vostra figlia. La proteggerò sempre e voglio passare più tempo possibile con lei e si voglio vivere con lei . Ci ho riflettuto molto e non credo che ci sia cosa che mi renderebbe più felice di questa”. Concluse arrossendo visibilmente. Non era da lui parlare di sentimenti ma, il momento e il contesto lo richiedevano.
“Beh in questo caso……. Avrai la nostra benedizione a patto di non farci diventare nonni troppo presto. Sono ancora giovane e bello io”. Harry era al settimo cielo e, a parte le risate e Ginny che era diventata del colore delle radigorde dei Lovegood, andava tutto bene. Sarebbe andato a vivere nel luogo in cui aveva vissuto, anche se per troppo poco, con i suoi genitori. Il primo luogo in cui era stato veramente felice e sarebbe tornato per poter vivere una vita tranquilla con la ragazza dei suoi sogni. La cena terminò mezz'ora dopo e, mentre la signora Weasley sistemava con un colpo di bacchetta i vari piatti e bicchieri sporchi, Harry e Ginny si avviarono verso la stanza che avrebbero condiviso ancora per un po’ di tempo. Si addormentarono abbracciati e sorridenti pensando al loro roseo futuro.

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Capitolo 3
*** Un lieto evento ***


UN LIETO EVENTO


Harry trovò la casa adatta per loro subito dopo ma decise, vista la volontà di Ginny di finire il settimo anno di scuola, di continuare a vivere dai Weasley e aspettare che la sua fidanzata terminasse gli studi. Così, esattamente un anno dopo felici come una pasqua, si trasferirono a Godric's Hollow. La loro, era una casa ampia, spaziosa e molto luminosa. Harry iniziò a sistemare un bel po’ di roba su mensole e mobili vari che formavano parte del soggiorno, per lo più si trattavano di ricordi. Una foto sbiadita del vecchio ordine della fenice in cui, purtroppo, la maggior parte dei soggetti impressi non era più in vita. Poi una foto dei suoi genitori che gli sorridevano e, infine, una foto che ritraeva lui e il e il suo adorato padrino sorridente, scattata poco prima che una mangiamorte di nome Bellatrix lo colpisse con l’anatema che uccide. Tutti questi ricordi provocavano una profonda nostalgia in Harry, che però, nel girarsi a guardare la sua splendida fidanzata nella loro splendida casa, provò un sollievo così forte che un sorriso spontaneo si fece spazio tra la tristezza, cancellandola. Dopo aver sistemato a grandi linee la casa Harry salutò con un bacio Ginny e si diresse a lavoro. Per Harry era il primo giorno da Auror ma di certo, dopo aver combattuto una guerra vera e propria, il pensiero dei pericoli che doveva affrontare non lo preoccupava più di tanto. Fu tutto sommato una giornata tranquilla, schivò un paio di schiantesimi e riuscì a bloccare e arrestare due trafficanti di uova di basilisco. Tornato a casa trovò una donna entusiasta che lo aspettava.
“Mi hanno presa Harry ci credi!?!?!?” Ginny saltellava per la casa come una trottola rossa ed Harry si unì esultando insieme a lei continuandola a baciare, per quanto possibile sia cercare di baciare un uragano impazzito. Ginny era stata contrattata da una delle più importanti e forti squadre di Quiddich della Gran Bretagna, le Holidays Harpies.
“E’ meraviglioso tesoro” riuscì a dirle dopo che il suo saltellare e gridare si placò. Per fortuna non abbiamo vicini pensò Harry. Dopo alcuni minuti di silenzio, Harry parlò di nuovo.
“Sai cosa mi fa gioire più di tutto?” Ginny lo guardò curiosa. “Che le Holidays Harpies siano una squadra composta da sole ragazze” e iniziò a ridere mentre Ginny gli tirava pugni sul braccio mezza divertita e mezza irritata. Andarono a letto ma non dormirono molto quella notte. L’euforia del primo giorno di lavoro di Harry unità all’eccitazione di Ginny per il Quiddich fecero sì che una notte normale, si trasformò in una notte di passione. La mattina seguente Harry si alzò di buonumore e andò a preparare la colazione.
“Buongiorno bellissima” disse Harry con un vassoio in mano carico di roba da mangiare. E’ pur sempre una Weasley pensò. Ginny lo guardò per un secondo e poi esclamò.
“Sai Harry Potter è anche per questo che ti amo” risero insieme e poi Harry la baciò e uscì per andare al lavoro. Un'altra giornata tranquilla, felice e ordinaria e fu così per altri due mesi quando una nuova notizia sconvolse l’ordinarietà della coppia. Ginny già da un mese non si sentiva bene. Aveva la nausea, mangiava più spesso e, per il dispiacere di Harry, alternava giorni in cui era intrattabile a altri dove si comportava in maniera eccessivamente dolce, a volte piangeva senza motivo e così un giorno Harry si decise, chiese una mattinata di permesso al lavoro, e accompagnò Ginny da un medico babbano.
“Signorina cosa posso fare per lei” disse cordiale il medico. Ginny così, con l’aiuto di Harry, iniziò a spiegare i vari sintomi, restando basita nel vedere che il medico le sorrideva spudoratamente. Con uno dei suoi peggiori sbalzi d’umore che tanto spaventavano Harry, Ginny esplose diventando tutta rossa
“La faccio ridere!?!?” Il medico si limitò a dire, senza smettere di sorridere e a dire
“Signorina ha fatto un test di gravidanza?” Alle parole del medico tutto si fece chiaro. Ginny iniziò a stare male qualche settimana dopo quella notte d’euforia non controllata e a Harry sembrava essere esploso un barile di pittura rosso fuoco sul volto e sembrava che, nell’esplosione, fosse stata colpita anche Ginny in egual misura.
“Le procurerò una visita con un ginecologo” disse il medico, divertito dalle espressioni stupefatte sui volti dei due ragazzi. Prima che potesse uscire però Harry gridò
“Che sia una donna almeno”. Di colpo Ginny e Harry iniziarono a ridere di gusto senza riuscire a controllarsi, poi si abbracciarono e si baciarono.
“Beh” iniziò Harry “Volevo aspettare sta sera per la mia sorpresa ma a quanto pare l’hanno fatta a tutti e due” sorrise nervosamente.
“Di che parli?” replicò Ginny. Harry si inginocchiò e tirò fuori dai jeans un pacchettino.
“Harry ma che cos..?”
“Shh” la zittì lui. “Ho bisogno di concentrazione”. Ginny non parlò ma dai suoi occhi iniziarono a fuoriuscire alcune lacrime. “Ginevra Molly Weasley… Vuoi concedermi il grandissimo onore di diventare mia moglie?” Ginny scoppiò in lacrime singhiozzando un si che fece emozionare anche Harry. Si baciarono e si abbracciarono così forte che Harry aveva paura di morire asfissiato. Dopo quasi 5 minuti di effusioni romantiche sciolsero l’abbraccio e Harry parlò di nuovo
“Ora ci aspetta un compito più pericoloso che giocare ad acchiappa il ladro con Fenrir Greyback” sussurrò Harry.
“Cioè?” rispose Ginny evidentemente spaventata credendo che lui dovesse andare in missione come Auror.
“Dirlo a nonno Arthur…. Oh sarà pericoloso… Mi domando perché mi sono innamorato di una ragazza con 5 fratelli maschi e tutti molto più grossi di me” lei rise di gusto e rispose
“Beh mi piacerà vederti correre cercando di evitare le fatture di papà, di Bill e degli altri” rise ancora più fragorosamente quando vide il risultato delle sue parole sul volto di Harry che era sbiancato.
”Beh sono sopravvissuto alla maledizione che uccide, e per la ragazza che amo un paio di fatture non sembrano poi così terribili". Si baciarono ancora e uscirono dalla sala mentre il medico li informava sulla data della visita con la ginecologa. Una volta arrivati a casa si misero subito a pensare ad un giorno e ad un modo giusto per divulgare queste notizie che per lui erano così belle ed emozionanti. Certo aveva pensato di avere un figlio, ma più in là. Ciononostante la notizia che sarebbe diventato padre lo mandava in estasi. Lui non aveva avuto una famiglia amorevole, in quanto i suoi genitori morirono quando lui aveva appena un anno, uccisi dal mago oscuro più potente e malvagio della storia. Loro erano morti per salvarlo. Gli avevano donato per ben due la vita perciò avrebbe fatto di tutto per far si che il suo bambino potesse ricevere tutto l’amore che lui non aveva potuto avere. Sarà il bambino più bello e più amato dell’universo pensò Harry e, dopo aver fantasticato un po’ su a chi potesse somigliare il piccolo uscì per tornare a lavoro con stampato sul volto un sorriso da orecchio a orecchio

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Capitolo 4
*** Reazioni inaspettate ***


REAZIONI INASPETTATE



Mancavano solo due settimane a Natale così Harry e Ginny decisero di divulgare le buone notizie proprio in occasione delle feste, momento nella quale, tutte le persone a lui più care, tra cui tutta la famiglia di Ginny, fossero unite per celebrare appunto le festività alla tana. Come Harry sapeva molto bene, dopo l’esperienza del Torneo Tremaghi, quando si ha in programma di fare qualcosa che ti renda nervoso o spaventato, il tempo sembra prendersi gioco di te e inizia scorrere ad una velocità sconvolgente, infatti, senza che se ne accorgesse arrivò il 23 dicembre, giorno in cui, sarebbero partiti in direzione della tanto amata tana.
“Andrà tutto bene tesoro non preoccuparti, la mia famiglia ti adora” cercò di rassicurarlo Ginny.
“Beh facile a dirsi” replicò Harry. “Spero solo che non esagerino, una cicatrice mi basta e mi avanza”.
Ci furono un po’ di risate nervose e Harry, dopo aver stipato nella borsa regalatagli tanto tempo fa da Hagrid il mantello dell’invisibilità di suo padre e dopo aver comprato i numerosissimi regali di natale per tutti, prese per la mano la sua fidanzata, nella quale si trovava un bellissimo anello di diamanti, e si smaterializzò. Appena atterrarono sul giardino ricoperto di neve della tana, Ginny domandò curiosa.
“Perché hai portato con te il mantello?”
“Amore mio, perché è più difficile affatturare un uomo invisibile no?” Ginny rise, molto divertita dal fatto che il suo futuro marito trovasse più spaventosa la sua famiglia, che i criminali che combatteva ogni giorno. Prima di entrare in casa videro George che faceva divertire un bimbo di appena 2 anni dai capelli blu notte che riconobbe subito come il suo figlioccio. Harry si avvicinò salutò George e prese tra le braccia il piccolo Teddy Lupin.
“Ciao piccoletto, come stai?” chiese amorevolmente mentre il bambino giocava tirandogli le orecchie.
“Tio Gio pale i neve”. Esclamò divertito il bimbo. Harry sorrise vedendo l’innocenza del piccolino. Dopo aver giocato anche lui con il bambino, si rivolse a George dicendogli di portare il bambino di nuovo dentro al caldo per paura che si potesse ammalare e tutti e 4 entrarono alla tana. Arrivò la fatidica cena della vigilia di natale e la tana era piena fino a scoppiare, un po’ come lo stomaco di tutti gli invitati che erano stati deliziati dalla favolosa cucina di Molly Weasley. Tutti parlavano fra loro. Il piccolo Teddy giocava con Victorie la primogenita di Bill e Fluer, sotto la stretta sorveglianza di nonna Andromeda, i signori Weasley discutevano di qualcosa che sicuramente aveva a che fare con l’ossessione del signor Weasley per i babbani, Ron e Hermione erano abbracciati e si scambiavano baci di nascosto e il resto degli invitati facevano in modo di intrattenere il pubblico con delle magie sensazionali. Dopo 20 minuti abbondanti nei quali Ginny incitava il suo futuro marito a alzarsi per rivelare le buone notizie si alzò.
“Ehm ehm” si schiarì la voce in modo nervoso e gli ricordò la maniera in cui lo faceva la Umbridge, l’odiata professoressa mandata dal ministero quando era ancora a scuola, e la cosa non lo aiutò affatto.
“Fammi indovinare” ridacchiò George. “Hai delle notizie importanti che vuoi condividere con tutti noi?”
La tavola esplose in una risata fragorosa mentre Harry e Ginny arrossivano così tanto da sembrare parte del tappeto del salotto di casa loro. George è sempre il solito pensò Harry.
“Beh veramente si” disse imbarazzato. “Io…. Beh noi…. Quello che voglio dire è che….” A quel punto Ginny corse in suo aiuto mostrando a tutti l’anello donatogli da Harry e esclamando con entusiasmo ad una folla un po’ perplessa.
“Ci sposiamo!”
Grida di stupore, felicità, congratulazioni e, in un caso isolato, un rumore di singhiozzi che provenivano da un angolo della grande tavolata, capendo subito che si trattasse di Hagrid per via dei decibel molto alti dei singhiozzi. Ron si alzò e si diresse verso Harry con Hermione al suo fianco. Ecco pensò Harry era arrivato il momento di subire una fattura o un pugno? A quel punto Ron esclamò
“Miseriaccia Harry” e lo abbracciò con gli occhi lucidi sussurrandogli “Sono molto felice per voi e ricordati che il tuo testimone sarò io, non fare scherzi”. Harry lo guardò dicendogli
“Diamine e io che pensavo di chiederlo a Malfoy.. Però se ci tieni tanto” e scoppiarono a ridere mentre tutta la sua agitazione spariva per lasciar posto alla felicità. Dopo la cena tornarono a casa in quanto la tana era decisamente troppo piccola per tutti. Una volta arrivati, Harry baciò Ginny prendendola in braccio e portandola in camera da letto e, come sempre, quando l’eccitazione e la felicità prendevano il sopravvento sulle altre emozioni, passarono la notte senza dormire, lasciando sfogare tutto l’amore che provavano uno per l’altra.

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Capitolo 5
*** Il matrimonio ***


IL MATRIMONIO


Harry non pensava minimamente che l’organizzazione di un matrimonio richiedesse così tanto impegno e dedizione. Sono passati circa 7 mesi dalla notte in cui aveva rivelato di voler sposare Ginny davanti a tutta la sua famiglia e, per via del pancione che dopo 3 mesi Ginny mise su, dovettero riferire alla famiglia la seconda buona notizia che Harry non volle rivelare quella sera, cioè del bambino in arrivo. Molly Weasley iniziò a piangere come una fontana quando lo seppe mentre, gli altri Weasley, erano sotto shock alla notizia di diventare zii o, nel caso di Arthur nonno, così prematuramente. Ormai mancava solo un giorno alle nozze che si celebreranno, com’era già successo per Bill e Fluer, nel giardino della tana. Harry continuava ad andare su e giù per la camera di Ron, che aveva acconsentito a ospitarlo poiché il marito, come da tradizione, non avrebbe potuto vedere la sposa prima del matrimonio, mentre Hermione, che dormiva sempre con lui in qualità di sua ragazza ufficiale, dormiva con Ginny. “Calmati amico” disse Ron mentre mangiava una cioccorana. “se continui così va a finire che mi rovini il pavimento” Harry lo guardò e si sedette accanto al suo letto.
“Scusami Ron è che sono nervoso” disse mangiandosi le mani.
“Lo so lo so. Io sto pensando come fare la proposta a Hermione” e nel dirlo arrossì come solo un Weasley sa fare. Harry rimase a guardarlo per un secondo e disse. “Beh io certamente non ti posso aiutare in questo caso. Quale pazzo farebbe la proposta dentro un ospedale babbano?” disse Harry mettendo su un sorrisino nervoso
“Beh sono sicuro che mio padre ne sarebbe estasiato”. Esplosero in una risata spacca budella che li fece cadere entrambi dai rispettivi letti e il groppo che sentiva in gola parve sciogliersi per un po’. Il giorno dopo fu il caos più totale. La signora Weasley andava su e giù per le scale passando prima dalla figlia per assicurarsi che avesse tutto ciò di cui aveva bisogno, scarpe, vestito, trucchi, la tiara appartenuta alla zia Muriel, e così via e dopo da Harry che per il nervosismo non trovava nulla.
“Harry caro ho tutto qui io” disse amorevolmente Molly con nelle braccia un bellissimo completo verde, un papillon bianco e scarpe dello stesso colore di quest’ultimo.
“Grazie Molly, non so davvero cosa avrei fatto senza il vostro aiuto” la signora Weasley arrossì rispondendo
“Non è nulla caro, sei parte della famiglia da quando hai conosciuto Ron lo sai. Adesso preparati, tra dieci minuti ti voglio pronto e davanti la navata” sorrise radiosamente lasciando i vestiti di Harry su uno dei due letti messi nella camera di Ron. Era tutto pronto. Harry aspettava davanti la navata che la sua sposa facesse il suo ingresso. Eccitazione e preoccupazione si propagavano in lui come se ci si fosse immerso dentro. Gli invitati, più quelli indesiderati che aspettavano fuori per un intervista o delle foto, erano tutti nei posti designati per loro. Con il suo testimone dalla chioma rosso fuoco al suo fianco per dargli un po’ di coraggio attese. Una decina di minuti dopo la vide accompagnata da suo padre, dalla sua testimone, Hermione, e dalle due damigelle Luna e da una sua compagna di squadra di cui non ricordava il nome. Con un abito bianco senza spalline e molto vaporoso per nascondere il pancione. E’ semplicemente perfetta pensò Harry e non fu sorpreso dal sentire l’umidificarsi dei suoi occhi. Ginny se ne rese conto sicuramente perché gli lanciò un sorriso radioso che gli mozzò il fiato in gola. Arthur prese la mano della figlia passandola a Harry e dicendo
“Prenditi cura di lei”
“Sempre” rispose lui molto emozionato. Dopo il taglio della torta e vari, forse troppi, bicchieri di vino elfico e di Whiskey incendiario, e nel caso di Hagrid il bicchiere si trattava di un secchio, arrivò il momento del primo ballo. Harry strinse il più possibile la moglie a se, e, per via del pancione, non ci riuscì più di tanto, e iniziarono a ballare.
“Beh signora Potter” disse con un ghigno. ”Questo è il giorno più bello della mia vita”. Ginny lo fissò ed alcune lacrime di gioia le rigarono il bellissimo volto.
“Ti sei fatto aspettare a lungo mio caro Harry James Potter e adesso non ti libererai più di me”
“L’idea è allettante” rispose lui e con una risata baciò dolcemente sua moglie continuando a volteggiare per la sala da ballo. Il resto della serata proseguì in maniera impeccabile tra canti, balli, invitati completamente ubriachi, risate e pianti. Verso le 4 del mattino Harry e Ginny si avviarono verso casa, emozionatissimi e stanchissimi. Avevano già concordato di non andare in luna di miele per via delle condizioni in cui si trovava Ginny. Arrivati a casa, come tradizione comanda, la prese in braccio e la portò sul letto e dopo un ti amo sussurrato sua moglie si addormentò all’istante. Harry tuttavia era troppo eccitato per riuscire ad addormentarsi così, dopo aver guardato un po’ il cielo stellato di Godric’s Hollow da una finestra si mise a letto e la guardò dormire.

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Capitolo 6
*** I Potter al completo ***


I POTTER AL COMPLETO



“Hai sentito che cos’ha detto il medico babbano Ginny” esclamò Harry quando la moglie tentò nuovamente di alzarsi per aiutarlo nelle faccende casalinghe.
“E’ da quasi un mese che non ti aiuto Harry, sto impazzendo! Non posso starmene a letto buona buona sapendo che ti incarichi di tutto tu! Nel matrimonio bisogna dividersi i compiti cavolo!” Gridò Ginny, rivolta al marito, mettendo su un broncio a braccia incrociate ricordandogli quando sua madre, Molly, le proibiva qualcosa da bambina.
“Tesoro lo faccio per te e per il mio piccolo James”. La dolcezza con cui Harry pronunciò queste parole fece sì che Ginny, se pur riluttante, sedette nuovamente sul divano. Così finiti i lavori domestici, Harry baciò la moglie e si diresse al ministero. Dopo un ora in ufficio di noia mortale, a quanto pare i cattivi si erano presi un giorno si pausa, uscì per sgranchirsi le gambe in corridoio e li vide Percy, il cui lavoro consisteva nell’aiutare il ministro in persona, correre verso di lui visibilmente preoccupato.
“Ciao Perce, che succede? Qualche problema?” Chiese Harry.
“Harry mia sorella ha appena mandato un Patronus” riuscì a dire mentre si stringeva il fianco per la corsa appena fatta. “Dice che non si sente…” Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che Harry si smaterializzò. Entrò in casa e trovò la moglie seduta sul divano e una pozza d’acqua fare capolino sul tappeto.
“Mi si sono rotte le acque Harry! Sta per nascere!” Harry la prese in braccio e si materializzò vicino all’ospedale babbano dove, Ginny, venne fatta entrare subito in sala parto. Nel frattempo avvertì tutti i Weasley grazie al suo fedele patronus a forma di cervo e attese. Continuò a camminare su e giù per quasi 20 minuti, quando arrivarono tutti Weasley al completo, più naturalmente Hermione. Quest’ultima senza pensarci, più di un nano secondo, entrò in sala parto, luogo dalla quale provenivano le urla della moglie.
“Che coglione sono. E’ ovvio che potessi entrare, maledizione” Gridò a nessuno in particolare prima di seguire Hermione dentro la sala. Entrando sentì il pianto di un bambino e il suo cuore parve sciogliersi come cera. Suo figlio, James Sirius Potter, era tra le braccia della madre, che piangeva come una fontana in pieno stile nonna Weasley. Si avvicinò a loro e sussurrò
“Siete la cosa più bella che mi sia capitata vi amo così tanto”. Hermione stava in un angolo della sala piangendo silenziosamente insieme alla madre di Ginny che, sentendo il pianto del bambino, era entrata in sala seguita a ruota da tutti gli altri, che guardavano estasiati il nuovo arrivato. Passarono tre anni da quel giorno meraviglioso e, il matrimonio, non poteva andare meglio. James, per quanto pestifero sia, a detta di Ginny il piccolo ereditatò i geni casinisti da Fred e George, li rendeva felici e orgogliosi. James somigliava molto a suo padre, con i capelli sempre scompigliati, ma, sul viso, portava le classiche lentiggini dei Weasley. Il lavoro di Harry procedeva a gonfie vele e Ginny, dopo aver preso un permesso per maternità, ricominciò a giocare a Quiddich rendendo suo marito, per quando possibile sia, ancora più orgoglioso di averla come moglie. Mancava solamente una cosa. Dopo la nascita del bambino, l’intimità tra Harry e Ginny, calò ai minimi storici. Così, un fine settimana, portò James da nonna Molly per organizzare una cenetta romantica in modo da poter stare un po’ solo con la sua moglie adorata. Dopo aver finito di cenare i due si alzano. Ginny saltò praticamente addosso ad Harry e lo portò a letto. Il mattino seguente Harry andò a prendere il pargoletto alla tana per portarlo a casa. Qualche mese dopo scoprono che quella notte di passione non portò solo eccitazione e amore. Ginny scoprì di essere nuovamente incinta e la gioia fu difficile da contenere. Questa volta Harry assistette al parto tenendo, ben stretta la mano della moglie e, dopo un ora di travaglio, nacque Albus Severus. Ma i Potter non erano ancora soddisfatti, soprattutto Ginny che voleva una bambina. Due anni dopo il desiderio della signora Potter si esaudì dando alla luce Lily Luna. Con ormai tre figli in casa, Harry decide di vendere l’appartamento a beneficio di una villa ad appena 2 km di distanza. Finalmente la famiglia Potter è al completo.
“Svegliati James, tesoro” sussurrò Ginny dolcemente al figlio. Non ricavando alcun riscontro provò ad utilizzare il metodo della madre usato ai tempi di Fred ed George. “SVEGLIATI DORMIGLIONE O FAREMO TARDI” gridò lei. Ci fu un trambusto di piedi che salivano rumorosamente le scale e un secondo dopo Harry entrò nella stanza con la bacchetta puntata negli angoli.
“Che succede tesoro?” disse ansimando. “Ho sentito gridare”. James nel frattempo si era alzato sbadigliando e si avviò verso il bagno per lavarsi.
“Nulla tesoro tranquillo” disse dolcemente Ginny per rassicurare il marito apprensivo. “E’ solo che nostro figlio ha bisogno di un incentivo per svegliarsi”. 20 minuti dopo arrivarono alla stazione di King Cross grazie ad un auto concessa a loro dal ministero. “Grazie Fabian” disse a fatica Harry mentre cercava di fare entrare l’enorme baule nel carrello con una mano e tenendo il gufo bruno di suo figlio nell’altra. “E’ sempre un piacere signor Potter. Io vi aspetto qui”. Harry rispose con un cenno e, insieme alla famiglia, camminarono alla volta del binario 9 e 3\4. Lo attraversarono senza problemi. Rendendosi conto che mancavano pochi minuti alla partenza, Harry si affrettò a porre il baule del figlio in uno scompartimento per avere poi almeno qualche minuto per salutarlo. Harry e Ginny si voltarono verso James e dissero all’unisono
“Scrivici ok?”. Dopo un attimo di risate Harry continuò. “E se non lo fai. Posso sempre fare un salto al castello e tirarti dalle orecchie dal sotterraneo fino alla torre di astronomia. Intesi?” sorridendo a suo figlio, che ricambiò il sorriso e rispose
“Si. Hai reso l’idea papà grazie” risero tutti insieme. “Mi mancherete” disse il piccolo James in un sussurro evitando di farsi sentire dal fratello Albus.
“Ci mancherai anche tu piccolo mio”. Il treno iniziò a muoversi, così James salì e si sporse dal finestrino per le ultime raccomandazioni e gli ultimi saluti.
“Scrivici e fai il bravo mi raccomando” gridò Ginny. ”E ricordati di salutare Neville da parte nostra”. Il treno fece la solita curva e svanì. Una leggera tristezza mista a tanto orgoglio si insinuò in Harry, mentre constatava che uno dei suoi bambini, iniziava a diventare grande.

 

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Capitolo 7
*** La missione ***


LA MISSIONE


I primi 2 mesi senza James furono duri ma il piccolo rispettò i patti e scrisse ai genitori anche più lettere del previsto. Harry si riempì d’orgoglio alla notizia che suo figlio fosse diventato un Grifondoro, casa che accolse gran parte, se non tutta, la sua famiglia, e non faceva che vantarsene scherzosamente con i colleghi del ministero. Stava per tornare a casa quando Kingsley lo intercettò.
“Harry devo parlarti, hai un minuto?” Harry lo guardò un po’ sorpreso e dopo un secondo o due rispose
“Certo Kingsley dimmi”. Sembrava che fosse preoccupato per qualcosa.
“Abbiamo un problema Harry. Non so quanto grosso sia ma dobbiamo liberarcene subito” Harry lo guardò. L’ultima volta che lo aveva visto così preoccupato, Voldemort disseminava morte e distruzione per tutto il mondo magico. Ma lui non sarebbe potuto tornare da dove si trovava stavolta. E’ morto e nessun mago, anche uno potente come lui sarebbe potuto tornare dal regno dei morti. Si tranquillizzò un po’ dopo aver appurato che non poteva trattarsi di lui e chiese un po’ più rilassato
“Che cosa è successo?” Kingsley sospirò e ritornò a spiegare
“Il ministro Bulgaro è da un paio di mesi che mi manda richieste d’aiuto via gufo che non sono mai arrivate poiché intercettate. Appena 20 minuti fa è arrivato un uomo al ministero pieno di ferite atroci e, a dirla tutta, non so come abbia fatto ad arrivare fin qui.” Harry continuava a fissarlo incuriosito. “Mi ha raccontato che a Sofia è scoppiata una guerra. E il ministero Bulgaro non è in grado di vincerla da solo”. Smise di parlare e, poiché non sembrava intenzionato a continuare, Harry gli chiese
“Chi c’è dietro?”
“Si chiama Dimitri Dolcov. E’ a, quanto pare, il nipote di Grinderwald” rispose secco Kingsley e. prima che Harry potesse dire una sola parola, continuò “Quello che mi preoccupa è che dopo aver conquistato la Bulgaria si potrebbe spostare e conquistare altre nazioni e non voglio che ci provi con la nostra” Kingsley restò basito quando vide l’accenno di un sorriso sul volto di Harry.
“Kingsley” esclamò con un aria divertita. “Tu credi davvero che un uomo solo possa conquistare la Gran Bretagna”
“Harry non è solo ha dei seguaci, e non sono neanche pochi. Si fanno chiamare Purifier.” Disse Kingsley, il volto ancora preoccupato.
“Bene” fece Harry con aria risoluta. “Qual è il piano signor Ministro? Andremo a rompere qualche culo in Bulgaria?”. Kingsley per un secondo non proferì parola, scosso, forse, dalla sicurezza con cui Harry parlò. Lo guardò con ammirazione e spiegò
“Harry non sarà una missione né semplice né tanto meno facile. Hai una famiglia a cui badare non posso chiederti di partecipare”. Harry non fece una piega e con voce tranquilla replicò
“Sono un Auror. Se avessi voluto una vita senza rischi avrei fatto il ministro non credi?” a queste parole, la preoccupazione di Kingsley scemò leggermente e una smorfia comparve sul suo viso.
”Io verrò con voi” lo informò l’ex Auror. “Un vero condottiero non abbandona mai i suoi soldati”. Harry lo guardò ridacchiando leggermente
“Beh, sarà come i vecchi tempi no? Solo che sta volta non sono il bersaglio principale… Che peccato.. Mi divertivo ad essere sempre sfiorato dall’Avada Kedavra”. Kingsley evitò di rispondergli ma il suo volto apparì più rilassato quasi divertito.
“Riceverai un gufo con tutte le informazioni sulla missione e arriverà esattamente un mese prima della partenza. Ma suppongo che partiremo tra tre mesi, il 25 gennaio” recitò Kingsley nel tono più formale che si possa utilizzare. Harry, adesso, sembrava preoccupatissimo e dopo i molti incoraggiamenti di Kingsley parlò “Beh. Il 25 gennaio compie 6 anni la mia piccolina…. Ginny mi ucciderà, per non parlare del broncio che mi terrà Lily… Non è che possiamo partire il 26 Kings?” Kingsley lo guardò sbalordito
“Harry Potter sei un idiota” disse finalmente ridendo di gusto. “Davvero ti preoccupi per un cazzo di giorno?"
“Venire a lavorare diventa un piacere quando il tuo datore di lavoro ti tratta con tanta cordialità” Rispose unendosi alla risata di Kingsley. “Adesso devo proprio andare”. Così, dopo una veloce pacca sulla spalla dell'amico, si smaterializzò. Come aveva previsto, Ginny non prese troppo bene il suo dover andare in Bulgaria e passò tutto il giorno, a tentare di dissuaderlo. Non avevano mai litigato in 11 anni di matrimonio e Harry non avrebbe voluto certo iniziare ora. Così, mentre Ginny insisteva nel voler che il marito lasciasse perdere tutto, lui la baciò delicatamente e poi le disse con dolcezza
“Non lo farei se non fosse importante. Io ho il compito di proteggere le persone Ginny. Sono un Auror e adoro esserlo. Io non permetterò mai che un altro mago rovini le vite della nostra famiglia. Io vi proteggerò e, se sei preoccupata o non ti fidi della mia folle bravura a duellare, ti dico solo una cosa. Io tornerò sempre da voi non vi lascerò mai. L’ho promesso 11 anni fa e sono un uomo di parola”. Scoppiò in lacrime e strinse a se il marito mormorando scuse e ammettendo di essere solo preoccupata. Dopo averla consolata, Harry si spostò in cucina per preparare la cena alla piccole pesti , che avrebbero dovuto fare ritorno a momenti da casa di Ron e Hermione. Dopo aver cenato, i Potter andarono a dormire e Harry, pur avendo sempre affermato di essere felice della quotidianità della sua vita, si trovò a fantasticare sulle avventure e su i pericoli che avrebbe dovuto affrontare in quella terra lontana. Finalmente dopo ben 4 mesi di assenza, il piccolo James tornò a casa dalla famiglia per le vacanze di Natale. Ovviamente, non confidò al fratello e alla sorella di aver scritto quasi tutti i giorni ai genitori. Così si divertì raccontando i migliori scherzi e le più elaborate malefatte compiute a Hogwartsda lui e dai suoi amici, racconti che, Harry e Ginny, sapevano a memoria. Come di consueto, dopo la nascita di Lily e del trasloco a Villa Potter, tutti le festività si celebravano lì per via dello spazio in eccesso. Quindi, la sera del 25 dicembre, tutti i Weasley con le rispettive mogli, più Charlie, scapolo permanente, almeno così si definiva, Andromeda e Teddy, che frequentava già il quarto anno ad Hogwarts e, notò Harry, lanciava occhiate fin troppo dolci alla figlia di Bill e Fluer, Victorie, insieme agli amici di sempre Hagrid, Neville e Luna, vennero a festeggiare dai Potter. Nel bel mezzo della cena, un gufo del ministero fece capolino nella sala. Harry afferrò la busta e, poiché notò che il gufo rimase in attesa, intuì che Kingsley volesse una risposta rapida. Iniziò a leggere
                         
Caro signor Potter, come già saprà, lei insieme al ministro in persona e a 20 tra i più qualificati Auror del ministero, parteciperete ad una missione in terra bulgara. Partirete alle 5:30 la mattina del 26 gennaio dal ministero stesso. Se lei fosse ancora convinto di prenderne parte la prego semplicemente di scrivere si sul retro della pergamena e di rispedirla tramite lo stesso gufo.
                                                                                                                                           

                                                                                     Le auguro di passare un felice Natale insieme alla                                                                                                famiglia. Cordiali saluti.
                                                                                                                                                                                 
                                                                                                                                                                                                                                                                                              Percy Weasley                                                                                                                                                  (Assistente supremo del ministro)




Harry scrisse si nel retro della pergamena il più velocemente possibile e la legò alla zampa del gufo che prese il volo e sparì.
“Cosa vuole il ministero di tanto urgente da doverti mandare un gufo la notte di Natale” disse sospettosa Ginny.
“Nulla amore, le solite scartoffie” tentò di dire il marito con voce annoiata. Ginny lo guardò come se stesse decidendo se credergli o meno. Luna venne in suo aiuto attaccando con uno dei suoi soliti discorsi senza capo ne coda e Harry potette tirare un sospiro di sollievo. Finita la cena la folla di invitati iniziò a avviarsi verso le proprie abitazioni. Alla fine restarono solo Ron, Hermione e io loro figli, uno dei due, Hugo dell’età di Lily, dormiva profondamente tra le braccia del padre, mentre la più grande, Rose, giocava con Albus e James.
“Harry, prima di andare amico devo chiederti una cosa” 
“D’accordo Ron spara” rispose Harry turbato dalla voce preoccupata del suo migliore amico.
“Quella lettera…. Parla della missione in Bulgaria vero?” Harry resto spiazzato, tanto che riuscì a dire solo
“E tu come fai…”
“Harry sono un Auror anche io e ho rifiutato, per Hermione e per i bambini e credo dovresti farlo anche tu. E’ pericoloso amico. Kingsley è molto preoccupato e non è mai stato un tipo da preoccuparsi per qualche schiantesimo no?”. Harry non disse nulla per po’, quando gli sembrò di aver trovato le parole giuste, sussurrò per non farsi sentire dalla moglie
“Ron so che è pericoloso. Ma tornerò tutto intero e se così non fosse potrai picchiarmi e spero, però, che dove si troveranno le parti mancanti o le ferite non infierirai”. Una leggera risata attraversò il volto preoccupato di Ron. Harry accompagnò la famiglia alla porta dando una mano con i tanti regali ricevuti dai bambini e prima di smaterializzarsi Ron si rivolse nuovamente a lui
“Quando partirete?”
“Il giorno dopo del compleanno di Lily” e si smaterializzò senza più una parola. Per il giorno del suo compleanno, Lily indossò un fantastico vestito rosso della stessa sfumatura dei suoi lunghi capelli. L’animazione e l’intrattenimento furono affidati, ovviamente, al proprietario di uno dei negozi di scherzi migliori d’Europa, a detta della gazzetta del profeta. Facendosi aiutare dalla moglie, Angelina, George rese la festa un turbinio di colori e i bambini guardarono estasiati, i fuochi artificiali e tutte le cianfrusaglie che George adorava sin da piccolo. La bambina ricevette così tanti regali che Harry, prima che la festa finisse, dovette spostare, per permettere ai molti invitati di poter uscire una volta finita la festa. L’ultimo ad uscire, come successo a Natale, fu Ron, che aveva perso tempo per poter avvicinarsi a Harry abbracciarlo e dirgli
“Buona fortuna amico e torna presto. Non voglio avere Ginny tra i piedi per molto, la mia vita sessuale sarebbe irrimediabilmente compromessa” Risero entrambi e Harry si chiuse la porta alle spalle. Vide una fiamma rossa seduta nelle scale che portavano alle molte stanze da letto della casa.
“Che succede principessa? Avresti preferito che ti avessi comprato un Drago? Posso andare a prenderlo se vuoi.. Faccio in un attimo” lei non rise, brutto segno, adorava le battute del padre.
“Domani parti papà? Perché non resti qui con noi?”. Nel sentire queste parole Harry si sentì come se avesse ingurgitato un macigno di 1 tonnellata e, che esso, gli si fosse incastrato in gola. Guardò le lacrime scendere sul viso della bambina e la pressione esercitata dal macigno aumentò
“Lily, piccola mia, papà deve prendere i cattivi così non possono fare più cose brutte a nessuno capisci dolcezza?” E Lily annuì. “Tornerò prima che tu te ne accorga. Adesso però vai a letto eh? Così domani potrai giocare con tutti i regali che hai ricevuto” fece un debole sorriso verso il padre e lo abbracciò forte e poi si mise a letto. Si avviò verso la stanza di Albus per salutarlo e dargli la buonanotte. Anche lui aveva un volto deluso e preoccupato e alcune lacrime ormai secche gli rigavano il viso. “Ci vediamo campione, fai il bravo intesi? Io tornerò prestissimo te lo prometto” disse sorridendo al figlio e stringendolo in un abbraccio.
“Stendili tutti papà” fu la risposta del piccolo. Dopo un paio di minuti passati a giocare con il figlio, Harry gli desse la buonanotte e uscì dalla sua stanza. Infine raggiunse la camera da letto, si distese e si rivolse alla moglie
“Ginny io..” ma lei lo interruppe baciandolo con foga e salutandolo come solo una moglie sa fare.
“Tornerò prestissimo lo giuro amore mio” disse dolcemente Harry prima di addormentarsi.
“Sarà meglio per te” replicò Ginny. Lui rise e si addormentò.

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Capitolo 8
*** Terre sconosciute ***


TERRE SCONOSCIUTE


Si svegliò con un sussulto e guardò fuori dalla finestra verso un cielo senza stelle, l'oscurità era quasi totale. Guardò l'orologio che teneva polso segnava le 4 del mattino, deciso ad arrivare un po' in anticipo, Harry si lavò, prese una tracolla sottoposta ad un incantesimo di estensione irriconoscibile con tutti i vestiti, attrezzature varie, il mantello dell'invisibilità di suo padre e una foto della sua famiglia, controllò di non essersi dimenticato nulla, uscì nella gelida aria invernale e si smaterializzò. Non fu sorpreso di trovare di trovare, già pronti per la partenza, tutti i suoi colleghi. Avevano un’aria preoccupatissima.
"Salve ragazzi". Si rivolse alle 20 persone di fronte a lui. Alcuni risposero con un timido "Ciao Harry", ma, la maggior parte risposero con un cenno. Quasi 40 minuti di attesa snervante, sentirono un sonoro crack e apparve il ministro.
"Salve ministro",
"Buongiorno signor ministro, signore" esclamarono molti Auror con fare servile.
"Hey Kingsley, ci hai messo tanto eh?" Sorrise Harry al ministro che lo salutò con un gesto della mano.
"Come dice giustamente il signor Potter" e puntò lo sguardo su Harry che stava continuando a sorridere, "Siamo in leggero ritardo ma non è importante. Allora vorrei spiegarvi parte del piano adesso poiché avremmo tempo di discuterne a lungo appena arrivati al ministero della magia Bulgaro. Lo scopo principale è trovare e uccidere" e, dicendolo, guardò negli occhi Harry che, sapeva essere contrario all'omicidio perfino dei maghi più malvagi e poi continuò "Dimitri Dolcov e tutti i suoi seguaci. Ovviamente, se non porranno resistenza, anche se dubito fortemente possa succedere, dovreste solo arrestarli, ma alla minima resistenza non esitate. Non voglio perdere i miei uomini migliori". A quel punto, un Auror di nome Brayn, domandò
"Signor ministro, signore, mi dispiace interromperla. Ma come faremo ad arrivare in Bulgaria? Dovrebbe essere troppo lontano per smaterializzarsi no?" che domanda stupida pensò Harry.
"Useremo una passaporta Bryan" poi si guardò a guardare le 21 persone accanto a lui e si corresse "Beh, un paio di passaporte". Alcuni risero, altri erano troppo tesi per farlo.
"Il signor Potter ha ragione.... In parte" calò un silenzio innaturale e, perfino Harry abbandonò l'espressione rilassata del suo volto per sostituirla con una interessata e curiosa. "Hanno esteso la fattura anti-Materalizzazione alle passaporte. Perciò saremo attaccati all'istante se ne utilizzassimo una". Dopo un attimo di silenzio, un Auror che, Harry non aveva mai visto prese la parola.
"Signore, perché allora non usare la passaporta per entrare direttamente dentro il ministero? Credo che dovrebbero avere una qualche protezione no?". Harry fu sbalordito dalla sua mancanza di logica e spiegò come se dovesse spiegare ad uno dei suoi figli come riuscisse a far lievitare gli oggetti con la bacchetta.
"Beh, ti sei risposto un po' da solo io credo" a stento trattenne una risata. "Il loro ministero sarà pieno zeppo d’incantesimi di protezione. Come pensi di arrivarci dentro con una passaporta? E ovviamente essendo sotto attacco...."
"Non annullerebbero le protezioni che hanno solo per lasciarci entrare comodi. Penso che ci siano molti dei Purifier di Doncov di guardia". Concluse Kingsley per Harry. "Le passaporte partiranno tra 2 minuti e ci porteranno nel bel mezzo della campagna serba a 30 km da Niš." Si divisero in tre gruppi facendo sì che tutti avessero uno spazio adeguato. Harry aveva davanti un barile arrugginito mentre, per le altre due passaporte, furono scelti uno pneumatico sgonfio ed un pentolone con un grande foro sul fondo. Toccò il barile mentre Kingsley esclamava a gran voce
"10 secondi", e, con uno strappo tremendo all'ombelico partirono. Atterrarono, come preannunciato dal ministro, su una collina piena di neve apparentemente isolata. Qua e là sorgevano case diroccate, fattorie abbandonate, varie colline colme di neve e, all'orizzonte, si ergeva una città che avrebbe dovuto essere Niš.
"Andiamo" ordinò Kingsley "Abbiamo davanti un giorno e mezzo circa di viaggio, faremo solo una sosta per dormire e alcune per mangiare. Ci dirigeremo a Sud. In marcia". Tutti annuirono seguendo Kingsley che era in prima fila. Harry affrettò il passo in modo da poter arrivare al suo fianco e potergli parlare liberamente. Una volta raggiunto gli sussurrò
"Cos'è che ti preoccupa così tanto Kings? So che non è solo per via dei Purifier e per Dolcov. Cosa mi nascondi?" Kingsley continuò a guardare avanti per un po’ senza parlare. Non potendo più ignorare le domande di Harry rispose
"Mi preoccupano le capacità di Dolcov." Prima che Harry potesse interromperlo Kingsley continuò "A quanto raccontato da quel pover uomo, può usare la magia senza aver bisogno di una bacchetta, può distruggere un villaggio facilmente ed è un Legiliments senza precedenti. Molti dei suoi nemici furono costretti al suicidio o ad uccidere tutta la propria famiglia solo per potersi godere disperazione negli occhi dell'uomo. Non utilizza incantesimi che noi conosciamo Harry. Combattere l'ignoto, è questo che mi preoccupa"
"Ma tutto ciò non è possibile!" Quasi gridò Harry non riuscendo a trattenersi
"Per favore abbassa la voce" supplicò Kingsley
"Potrebbe aver mentito per spaventarci. Potrebbe essere stato mandato da Dolcov perché prima o poi le notizie delle sue stragi sarebbero arrivate ai ministeri più importanti d'Europa" disse Harry con il tentativo di convincere se stesso più che il Ministro. "Spero che tu abbia ragione Harry, perché, in caso contrario, subiremo molte perdite o verremmo uccisi tutti". Nessuno proferì parola per tutto il giorno. Verso le 23 si accamparono con diverse tende e Kingsley diede la buonanotte a tutti informando che, l'indomani alle 6, avrebbero ripreso il cammino presumendo l'arrivo a Sofia nel tardo pomeriggio. Harry si sdraiò sul letto a castello della tenda scrutando il soffitto di tela e pensando alle parole e al viso preoccupato di Kingsley. Può usare la magia senza bacchetta.... Distrugge piccole villaggi facilmente. Scosse la testa come per buttar fuori quelle parole e si costrinse a pensare non può essere vero. Quell'uomo mentiva. Il mattino seguente si alzò stanchissimo poiché dormì molto poco e molto male. S'incamminarono sempre verso sud e si iniziarono a intravedere costruzioni sparse e, a qualche km di distanza, una città che avrebbe dovuto essere Sofia. Mentre si avvicinarono ad una fattoria, sentirono urla in una lingua incomprensibile.
"State giù" ordinò Kingsley con il tono di voce più basso che riuscì a pronunciare e uscì dal granaio usato come nascondiglio da Harry e dai suoi colleghi. Harry attese per qualche minuto il ritorno di Kingsley. Dopo 10 minuti la sua preoccupazione e la sua volontà di sapere perché l'amico tardava così tanto ebbe la meglio. Sfilò dalla tracolla il mantello dell'invisibilità e sparì sotto di esso mentre i colleghi preoccupati lo cercavano dappertutto. Uscì dal granaio e vide mezza dozzina di uomini impegnati a scagliare maledizioni su una povera famiglia. Vide vari lampi di luce argentea colpire prima un uomo, poi una donna e poi i tre figli che volarono in aria ad una altezza di 2/3 metri circa per poi finire nuovamente per terra. Vide Kingsley nascosto vicino a delle balle di fieno e lo raggiunse.
"Sono io" sussurrò all'orecchio di Kingsley "Che facciamo?"
"Harry hai portato il mantello? Fantastico. Avverti gli altri Auror li circonderemo e poi gli daremo la possibilità di arrendersi. Se non lo dovessero fare, e se fanno parte dei Purifier non lo faranno, uccidi Harry. Non perdere tempo a disarmare o schiantare, uccidi. È l'unico modo per fermarli e far sì che Dolcov si indebolisca" Harry lo guardò e disse
"Ci deve essere un altro modo. Noi siamo i buoni Kings. Non siamo assassini"
"È l'unico modo ascoltami per favore. Adesso va e ti prego di far sì che, in caso di reazione, tutti gli Auror, tranne quelli di fronte quella povera famiglia, mirino ad uccidere" Pur se riluttante, Harry, notando la gravità della situazione, obbedì. Dopo che tutti furono in posizione, Harry tornò da Kingsley.
"In posizione"
"Benissimo" disse e si alzò. "Abbassate le bacchette. Arrendetevi e non vi uccideremo" si rivolse ai sei uomini che solo ora notò Harry portavano il simbolo dei doni della morte cucito sul petto insieme a delle frasi che non comprese poiché scritte il lingua bulgara. Loro risero di gusto e dissero
"Inglesi? Cosa fate voi qui?"
"Quello che facciamo non sono affari vostri. Vi ripeto abbassate le bacchette o morirete" disse in tono minaccioso Kingsley mentre alzava la bacchetta verso di loro, Harry lo imitò. Un altro scoppio di urla di scherno unite a risate
"Forse non sai contare stupido troll. Noi siamo 6 voi due. Davvero pensate di avere una minima possibilità?” A queste parole, gli altri Auror si alzarono accerchiandoli.
"Si. Una piccola possibilità credo di averla" disse Harry sghignazzando. Tre dei sei Purifier tentarono una fuga maldestra e finirono schiantati. Tuttavia gli atri tre non fecero un passo, le bacchette sempre puntate su Harry e Kingsley
"Se devo morire" disse tranquillamente il più alto e robusto dei tre "Lo farò combattendo. Avada Kedavra!" E un lampo di luce verde scaturì dalla sua bacchetta in direzione di Kingsley. Harry l’afferrò e lo spinse via riuscendo a evitare che l’incantesimo colpisse entrambi. Altri lampi di luce verde e, prima ancora che Harry e il ministro potessero rialzarsi e combattere, era tutto finito. Tre corpi senza vita si trovavano di fronte alla famiglia che avevano loro stessi torturato.
"State bene? Harry? Signor ministro?"
"Tutto bene Sebastian. Tu e William, prendevi cura di loro" indicò le 5 persone stese al suolo. "Io e Harry faremo due chiacchiere con i Purifier. Tutti gli altri che controllino la zona, non voglio brutte sorprese" Si avviarono verso gli uomini che erano stati schiantati. Kingsley si chinò sopra di uno di loro e pronunciò
"Reinnerva" Ansimando, l'uomo aprì gli occhi. "Abbiamo qualche domanda da porti" iniziò Kingsley con voce tranquilla
"E se non volessi rispondere?" ringhio l'uomo da terra con due bacchette puntate in faccia.
"Mettiamola così" parlò Harry anticipando il ministro "Hai due scelte, o parlare di tua spontanea volontà o parlare grazie ad una pozioncina molto utile chiamata Veritaserum. A te la scelta". L'uomo guardò con odio la figura di Harry e rispose.
"Che volete sapere?" Un po' sorpreso dalla facilità con cui convinse a parlare il tirapiedi di Dolcov, Kingsley disse in tono pratico
"Vogliamo sapere tutto quello che sai su Dolcov, i suoi poteri, la sua base operativa e soprattutto cosa vuole"
"E tu credi che un mercenario come me, un soldato, sappia tutto questo?" rise il Purifier. La sua risata durò molto poco poichè Harry, impaziente di ricevere più informazioni possibili, avvicinò ancora di più la sua bacchetta al viso del mercenario.
"D'accordo vi dirò quello che so, anche se non credo che mi lascerete vivere alla fine della nostra conversazione. Non ho ragione?". Kingsley si limitò a fissarlo senza proferire parola. "Ok. Tutti noi siamo conosciuti come Purifier. Non siamo Bulgari come avrete già capito. Siamo mercenari americani. Noi andiamo in guerra per trarne profitto. E, a dirla tutta, Dolcov paga molto bene. Non so né cosa cerchi e né perché lo faccia. L'unica cosa che so è che ha una decina di uomini fidati, che ci dicono cosa colpire, dove, quando e quanta forza utilizzare. Ci dicono sempre stronzate del tipo: bisogna usare solo la forza necessaria oppure avete l'onore di far parte di qualcosa più grande di voi, state combattendo per il bene superiore. Questo è tutto quello che so ". A Harry, queste parole, suonarono molto familiari e restò in silenzio cercando di ricordare in che occasione le avesse sentite. L'ultima domanda che Kingsley fece al mercenario fu
"Dove si trova il ministero Bulgaro?"
"A mezz'ora da qui. Procedete verso Sud-ovest appena entrate a Sofia dovreste vederlo. È pieno di incantesimi difensivi ma saranno contenti dell'arrivo della cavalleria, vi stanno aspettando da tre mesi" spiegò il Purifier mentre Harry, ridestatosi dai suoi tentativi di ricordarsi in quale occasione avesse potuto sentire quelle frasi, disse all'uomo avvicinandosi sempre a bacchetta pronta
"Se questa è una trappola te la vedrai con me"
"Il bello di essere mercenari signor Potter è che, la nostra fedeltà, la doniamo in base alla convenienza e, al momento, devo aiutarvi per potermi salvare la pelle". Decisero di accamparsi lì per la notte poiché tra lo scontro e, soprattutto, l’interrogatorio del prigioniero, l’oscurità iniziava a prevalere sulla luce. Harry si sdraiò sulla sua cuccetta cercando di ricordare dove aveva visto o sentito quella frase. Si addormentò all’istante però i suoi sogni, non lo fecero riposare a pieno.

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Capitolo 9
*** Il ministero bulgaro ***


IL MINISTERO BULGARO

 


Il mattino seguente si presentò grigio, cupo, come voler rappresentare in pieno lo stato d’animo di Harry. Da quando sposò Ginny, non era mai stato via così a lungo da casa, lontano da lei o dai loro figli. Gli mancavano terribilmente ma aveva la consapevolezza del rischio che avrebbero corso se gli avesse spedito un gufo. Non poteva rischiare che venisse intercettato e che i Purifier, una volta usciti allo scoperto per combatterli, potessero attaccarli o usarli come merce di scambio.
“Legate i prigionieri e andiamo” disse Kingsley a tutti loro che, una volta aver eseguito l’ordine del ministro e raccolto tutte le tende, s’incamminarono lungo la direzione indicata dal prigioniero interrogato il giorno prima. Harry camminava quasi senza vedere dove stesse andando. La sua mente era piena di immagini e voci che si susseguivano ad una velocità impressionante. Prima c’era Ginny, poi James, poi il viso deluso di Albus, poi il pianto della piccola Lily e le sue disperate richieste rinunciare alla missione e rimanere lì con loro e infine le parole dette dal mercenario durante l’interrogatorio. Ancora non riusciva a ricordare, sebbene ci stesse provando con tutte le sue forze, dove avesse potuto sentirle. Il suo volto, probabilmente, rispecchiava tutta la sua preoccupazione poiché si accorse che Kingsley lo fissava preoccupato.
“Che succede Harry? Qualche problema?”
“Nulla Kings, mi manca la mia famiglia sai, non sono mai stato così lontano da loro” rispose semplicemente Harry
“Si, noto l’amarezza sul tuo volto e posso comprenderla” disse Kingsley comprensivo. Harry distolse lo sguardo continuando a navigare tra i suoi pensieri, ma fu interrotto quasi subito ancora una volta dal ministro che si avvicinò, a quanto pare in modo che solo Harry potesse sentire e disse
“So che non è solo questo. Sai qualcosa che io non so? Se è così dovresti informarmi Harry. Ogni minimo particolare può essere importante” Harry tornò a guardarlo come a soppesare le possibilità di mentirgli senza essere scoperto. Alla fine optò per la pura e semplice verità e sussurrò in risposta verso Kingsley
“Quello che ha detto ieri il mercenario, sai, quello che le persone più vicine a Dolcov dicevano a tutti loro? Io le ho già sentite da qualche parte, solo che non riesco a ricordarmi dove, dev’essere stato tanto tempo fa”. L’espressione di Kingsley si fece pensierosa.
“Intendi dire il bene supremo e di usare solo la forza necessaria?”
“Proprio quelle”. I due si guardarono per un po’ senza parlare. A rompere il silenzio, infine, fu Kingsley
“Pensaci Harry. Potrebbe esserci d’aiuto” Come preannunciato dal prigioniero, circa mezz’ora dopo di cammino, raggiunsero Sofia. Avrebbe dovuto essere una città bellissima prima che Dolcov seminasse il panico. Su molti edifici altissimi vi erano presenti enormi squarci. Una piazza in cui centro sorgeva una fontana, era stata fatta a pezzi e la scultura, che probabilmente aveva fatto parte di quest’ultima, era per terra completamente distrutta. C’era devastazione ad ogni angolo ma, ad una prima occhiata,  non c'era anima viva. S’inoltrarono sempre di più tra le rovine quando una quindicina di uomini a bacchette alzate, si avvicinò verso di loro. Gridarono qualcosa a Kingsley e a Harry che erano in prima fila, parole incomprensibili, probabilmente in bulgaro. “Sono il ministro della magia inglese. Questi sono i miei uomini. Sto rispondendo ad una richiesta d’aiuto da parte del ministro della magia Rakovskij”. Uno degli uomini che stava di fronte a loro era molto familiare ad Harry. Fu proprio lui a prendere la parola
“Grazie al cielo, finalmente! Vi siete fatti attendere eh?” Viktor Krum non era cambiato di una virgola. La stessa espressione arcigna sul volto, la stessa andatura scoordinata e lo stesso naso a forma di becco che, durante l’unica partita ufficiale di Quiddich a cui Harry potette assistere, a parte quelle di sua moglie, lo faceva sembrare un aquila che scendeva in picchiata sulla sua preda. Le uniche differenze con il Krum che ricordava erano il propagarsi del bianco tra i suoi capelli rasati e molte, moltissime cicatrici su viso e braccia.
“Viktor? Hai migliorato il tuo accento vedo” sorrise Harry stringendogli la mano.
“Ho vissuto a Manchester per qualche anno” rispose l’amico bulgaro. “Come mai ci avete messo tanto? Abbiamo mandato il nostro messaggero 3 mesi fa” continuò assumendo un espressione leggermente seccata. Harry si preparò a rispondergli ma Kingsley lo precedette
“il vostro messaggero è arrivato solo tre giorni fa. Quando arrivò al ministero, presentava molte ferite ed era molto debole. E’ stato portato al San Mungo. Potete guidarci al ministero? Ho un urgente bisogno di parlare con il ministro”
“Certamente. Ma prima i vostri prigionieri vanno rinchiusi o eliminati. Non possiamo rischiare. Non sappiamo come facciano a comunicare tra loro e, se inviassero un messaggio a Dolcov con l’esatta posizione del ministero moriremo tutti prima di domani mattina” disse Viktor a Harry e Kingsley. Quest’ultimo si avvicinò ai prigionieri. Pensando che volessi eliminarli, Harry cercò di raggiungerlo per fermarlo ma, prima che potesse dire o fare niente Kingsley pronunciò
“Oblivion” Dopo che ebbe ripetuto l’incantesimo per cancellare la memoria a tutti e tre i mercenari si rivolse nuovamente verso Viktor.
“Li lasceremo qui, adesso andiamo per favore” Krum fece un cenno di assenso e gridò qualcosa verso i suoi colleghi che fecero strada mentre lui rimase con Harry nelle retrovie.
“Cosa succede? E soprattutto come diavolo hai fatto a provocarti tutte queste cicatrici?” iniziò Harry. Krum prese un gran respiro e poi rispose
“E’ un casino Harry davvero. Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile, lui è straordinariamente potente. Tutte queste cicatrici sono state causate da un suo incantesimo. Abbiamo fatto evacuare tutti i babbani che vivevano a Sofia dicendo che c’era stato un guasto nella fabbrica lucreare o come si chiama. E’ molto tossica a quanto abbiamo scoperto perciò non è stato difficile convincerli ad andarsene”
“Nucleare. Ma, se è potente come dici, come riusciremo a sconfiggerlo?” domandò immediatamente dopo che Viktor terminò il suo discorso.
“Ha alcuni punti deboli. Il più grande è l’uso dei Purifier che, come avete visto sono pronti cambiare partito diciamo se è in ballo la loro vita” disse saggiamente Viktor.
“Si l’ho notato. Ma voi dovete sapere che cosa vuole no? Il motivo per cui fa tutto questo?” chiese Harry pieno di curiosità.
“No. Non attacca nulla in particolare, nulla che lo possa collegare a qualcosa o a qualcuno. A parte il divertimento che prova ad uccidere. Abbiamo parecchie teorie in compenso” rispose Viktor un po’ imbarazzato dalla loro mancanza di informazioni.
“Quali sono queste teorie?” era avido di sapere. Stava ancora cercando di ricordare da cosa o da chi avesse sentito quelle frasi e pensava che, sapere i motivi per cui faceva tutto questo lo avrebbe potuto aiutare a ricordare.
“Siamo arrivati al ministero. Vi spiegherà tutto mia moglie.” Harry lo guardò un po’ confuso
“Tua moglie?”
“Si. Lei è il ministro, la mente come si suol dire, io sono solo il braccio” Tutti si fermarono di colpo. Davanti a loro si trovava un alto muro di cemento  sul quale era stato fatto un murales. Raffigurava una corona molto grande dentro la quale si trovavano tre bacchette che formavano un arco dorato e da entrambi i lati vi erano raffigurate due chimere anch’esse di color oro. Lo sfondo, ovviamente, portava i colori bianco, verde e rosso della loro bandiera. Harry pensò che fosse una gran bella parete, ma non capì cosa stessero aspettando. Dopo qualche minuto l’unico pezzo di asfalto ancora integro della strada, sprofondò silenzioso nel terreno trasformandosi, quasi immediatamente, in una lunghissima scala. Scesero senza parlare arrivando in una piccola sala quadrata in cui, per ogni lato, si trovava una porta. Guidati dagli Auror bulgari, camminarono verso la porta alla loro destra. Si trovarono davanti una sala molto grande e questa volta circolare e, così alta, che era impossibile scorgere il soffitto, come una torre molto antica nella quale tutte le scale erano crollate. Il pavimento era formato da lastroni di pietra attaccati tra loro così grossolanamente che Harry pensò potessero staccarsi da un momento all’altro. Una decine di panchine di legno, posizionate una di fronte a l’altra, tagliando a metà la sala circolare, erano quasi tutte vuote, eccezion fatta per una, la più vicina a loro, dove vi erano seduti due uomini anziani intenti a chiacchierare e a leggere il giornale. Non vi lavoravano in molti pensò Harry visto il numero esiguo di persone che popolavano la sala che, a parte gli ultimi arrivati, si contavano facilmente su una mano. Un'altra ispezione della sala gli fece notare che, attaccate alle pareti in alto, vi erano sparse delle porte di legno ma nessun ascensore, scala o scopa, sembravano semplicemente appiccicate lì come ornamento. Provò a controllare meglio ma non trovò alcun modo per poterle raggiungere senza l’uso di scope o d’imparare in 5 minuti a diventare degli animagi e trasformarsi, tutti insieme, in uno stormo di piccioni. La voce di Viktor interruppe i pensieri ironici di Harry
“Ministro, se non le dispiace, i suoi uomini dovrebbero aspettare qui, può portare solo uno di loro con se per parlare con il nostro ministro. Il nostro ministero come avrà potuto notare da solo, non è abituato a ricevere visite” Senza neanche doverlo chiedere, Harry si avvicinò a Kingsley dicendo
“Ottima scelta ministro. Viktor dopo di te” risero tutti insieme e si avviarono, lasciandosi dietro una trentina di Auror. Si avvicinarono ad una parete dove, a circa quindici metri di altezza, si trovava una porta. Viktor iniziò a pronunciare delle parole in bulgaro e, il lastrone di pietra su cui erano situati i tre uomini, si sganciò dal suolo e cominciò a salire. Arrivati a destinazione lo videro scendere e riprendere il suo posto. Harry guardò un Viktor molto compiaciuto della meraviglia presente sui volti dei due maghi britannici.
“Molto originale” ammise Harry mentre Krum aveva già spalancato la porta. La stanza dove si accomodarono era maestosa. Era enorme, con un pavimento di marmo simile a quello usato nell’Atrium del loro ministero. Era illuminata da molte torce, il cui fuoco, incantato naturalmente, dava l’impressione, dati i colori emanati, di essere dentro una discoteca le quali luci avevano il compito di divertire e stupire i clienti. Le torce alternavano qualche secondo di bianco, di verde e di rosso. Dalle pareti, pendevano arazzi con gli stessi colori e, alcune chimere, ruggivano e correvano spostandosi da arazzo a arazzo seguendo i nuovi arrivati. Quasi attaccata al muro dell’enorme stanza circolare, vi era un’immensa scrivania in mogano completamente nera, eccezion fatta per le rifiniture d’oro e d’argento che arricchivano con elaborati ghirigori la sua struttura. Seduta dietro la scrivania c’era una donna come preannunciato da Viktor. Aveva i capelli nerissimi e ricci che le ricadevano sulle spalle. Indossava una toga di un nero brillante con punte di argento che davano l’impressione di guardare una mappa astronomica con migliaia di costellazioni. Aveva un’espressione arcigna che faceva a pugni con il suo viso affusolato e, almeno a prima vista, gentile. Viktor le si avvicinò, la baciò, evocò, con un movimento fluido della bacchetta, tre sedie e si accomodarono, ovviamente, lui accanto alla sua signora mentre Harry e Kingsley di fronte a loro
“E così gli inglesi si sono decisi a rispondere alla nostra richiesta di aiuto eh?” disse sorridendo e stringendo la mano dei due nuovi arrivati “Benvenuti nel mistero della magia bulgaro. Io sono Aleksandra Rakovskij, il ministro, e questo è mio marito” disse indicando Viktor “E voi siete Kingsley Shaklebolt e Harry Potter suppongo”
“Esattamente. Siamo venuti per rispondere alla vostra richiesta di aiuto. Abbiamo portato con noi i nostri uomini migliori. Vorremmo sapere le informazioni da voi ottenute per potervi aiutare a pien….” Kingsley non potette continuare in quanto Harry, non riuscendo ad aspettare oltre, domandò la cosa che più gli stava a cuore.
“Avete mezzi di comunicazione qui? Non so un gufo, qualcosa per poter avvisare la mia famiglia che va tutto bene?” Il ministro bulgaro lo guardò con uno sguardo pieno di comprensione e piegò
“Ci hanno bloccato tutti i mezzi di comunicazioni possibili per questo abbiamo mandato un messaggero per richiedere il vostro aiuto. Può provare con un patronus ma temo che la distanza da percorrere sia troppa”. Molto deluso dal fatto di non poter rassicurare i suoi cari, Harry si preparò ad ascoltare le teorie dei bulgari su ciò che stesse cercando di fare Dolcov.
“La verità è che sappiamo molto poco” iniziò Aleksandra. “Agisce in segreto, nell’ombra. Attacca senza motivi comprensibili, a persone normali. Noi, certo, abbiamo le nostre teorie, ma che si celi la verità fra esse non lo possiamo sapere. Attacca babbani, figli di babbani, maghi, tutto quello che si muove e respira e, soprattutto, l'intera città e i suoi edifici più famosi. Tuttavia a volte è più meticoloso nella scelta delle sue vittime. Spesso va alla ricerca di maghi capaci, cioè con un grande potere magico, da uccidere. Perciò la nostra teoria, per quanto ridicola possa sembrarvi, è che Dolcov riesca ad assorbire alcuni dei poteri magici della vittima torturandola nella maniera più atroce” Calò il silenzio nella magnifica stanza colorata. Troppo sconvolti per dire nulla Harry e Kingsley si guardarono, prima che quest’ultimo riprendesse la parola
“Avete idea di come potrebbe riuscire a fare questo? Perché se fosse vero, e non sto dicendo che lo sia, va fermato subito. Potrebbe uccidere fino a raggiungere un potere tale da conquistare tutto il mondo magico”
“Crediamo che il poter fare magie senza dover utilizzare una bacchetta lo aiuti, ma non conosco nessun incantesimo che possa fare ciò. Neanche studiando le arti oscure più ripugnanti ho mai sentito una cosa del genere. Un'altra delle nostre teorie è che uccidere lo diverte molto, e avendo poteri impareggiabili, sconfiggere i maghi più abili del paese lo faccia sentire ancora più orgoglioso di se stesso” Harry era esterrefatto dalle abilità e dalla distruzione seminata da un solo uomo ma non voleva pensare ai suoi poteri ma a come poterlo sconfiggere così dopo qualche secondo di silenzio si rivolse nuovamente alla donna di fronte a lui
“D’accordo abbiamo parlato dei suoi poteri, ma avrà anche qualche punto debole, qualcosa che ci aiuti a farlo fuori, non può essere imbattibile altrimenti non avrebbe chiesto il nostro aiuto mi sbaglio?” Aleksandra lo guardò dritto negli occhi prima di rispondergli.
“Molto perspicace signor Potter, si in effetti ne ha, pochi, ma dovrebbero bastare. Primo utilizza mercenari facilmente corrompibili. Secondo si sente troppo sicuro di se, perciò il vostro arrivo non lo preoccuperà più di tanto. Non vi considererà una minaccia e questo per noi è un vantaggio. Terzo si stanca facilmente. Scagliando i suoi malefici più potenti, che a quanto pare richiedono una grandissima quantità di potere magico, si allontana sempre zoppicando dalla battaglia. Possiamo affermarlo con poca convinzione però in quanto lo abbiamo visto si e no due o tre volte di persona”
“Ma, scusi se mi permetto ministro, se si riduce così dopo aver fatto un incantesimo, per quanto potente sia, come mai uno dei vostri Auror non l’ha seguito per farlo fuori?” chiese Harry con il cuore un po’ più leggero dopo aver sentito che il pericoloso mago oscuro non fosse poi così invincibile.
“Il problema più grande è che non abbiamo idea di dove si nasconda e, mentre setacciavamo ogni centimetro di Sofia per trovarlo, ci attaccava con molte imboscate. Siamo rimasti in trenta in totale. Loro ci superavano in numero e ad ogni battaglia eravamo costretti alla ritirata per limitare i danni. Abbiamo perso uomini ogni giorno signor Potter, non per inadempienze nostre o per le loro capacità, ma semplicemente per una questione numerica.” Si alzò con la criniera di capelli ricci che danzavano alle spalle continuando “Avrete fame immagino” a quelle parole Harry si rese conto che si sarebbe potuto benissimo mangiare un ippogrifo con tutte le penne per quanta fame avesse. “Avremo tempo di preparate missioni esplorative, attacchi mirati e molto altro domani e nei giorni successivi per oggi è tutto” Così tutti e quattro uscirono dalla stanza per raggiungere i colleghi lasciati indietro e avviarsi verso la cucina. Mangiarono a sazietà e, successivamente, vennero accompagnati nelle stanze allestite per il loro arrivo. Dopo aver sistemato con cura la foto della sua famiglia sorridente che lo salutava sul comodino e averla guardata per una buona mezz’ora, Harry si addormentò sperando di riuscire a risolvere tutto per poter tornare il più presto possibile a casa. Per due intere settimane, furono occupati a organizzare offensive e strategie da usare per poter cogliere di sorpresa il nemico il nervosismo e la preoccupazione di Harry aumentavano giorno per giorno mentre, quasi tutti gli Auror bulgari e molti inglesi entravano e uscivano dal ministero portando ogni qual volta tragiche notizie di omicidi, di distruzione e di disperazione da parte dei poghi maghi rimasti in città. Era stato ordinato loro di perlustrare i confini di Sofia ma senza, se avessero potuto evitarlo, combattere. Una sera, dopo che un Auror bulgaro aveva informato i due ministri del ritrovamento di diversi cadaveri di una famiglia di maghi a qualche centinaio di metri dai confini della capitale bulgara in una fattoria, Harry non riuscì più a trattenersi e iniziò quasi a urlare contro la donna
“Mentre noi rimaniamo qui a giocare con i soldatini per creare piani di attacco e cazzate simili, lì fuori c’è della gente che muore. Che senso ha stare qui invece di combattere apertamente? Ora non siete più in minoranza, possiamo attaccarli frontalmente mentre un paio di Auror rimarranno indietro per poter colpire, quando sarà il momento, Dolcov una volta che avrà sprecato un bel po’ del suo potere contro di noi. Cosa c’è da pianificare?”
“Signor Potter, i Purifier e Dolcov non si muovono sempre insieme. Saranno dislocati per tutta la città, come pensa di attirarli tutti?” rispose tranquilla Aleksandra nonostante la sfuriata di Harry.
“Mi materializzerò insieme ai miei colleghi. Capteranno quanti siamo e si organizzeranno in gran numero per affrontarci. Con un po’ di fortuna avviseranno Dolcov che verrà a dargli man forte e, se non dovesse farlo, ridurremo le suo forze almeno.”
“Non è una cattiva idea signor Potter. Vada ad informare i suoi uomini, io lo dirò ai miei, e vi aspetteremo dietro l’entrata del ministero. Non appena arriveranno, usciremo allo scoperto per darvi una mano” molto soddisfatto di poter agire, finalmente, Harry si alzò per andare ad informare i suoi colleghi del piano. Non fece neanche un passo che Kingsley lo fermò
“Harry è troppo…”
“Rischioso? Kings ne abbiamo già parlato, ho preso la mia decisione quando mi hai informato del pericolo di questa missione. Io voglio aiutare questa gente e tornare a casa al più presto. E credo che dovrò affrontare un pericolo più grande di questo una volta tornato. Ginny lancia incantesimi molto dolorosi e non voglio nemmeno immaginare quanti ne dovrò schivare per averla fatta preoccupare così tanto”. Kingsley accennò un sorriso e disse
“Beh, allora andiamo”. Quindici minuti dopo, sia bulgari che inglesi, erano tutti pronti davanti al muro dove si celava l’entrata del ministero.
“Pronti?” esclamò il ministro bulgaro che si trovava al fianco di suo marito un po’ più avanti rispetto ad Harry e Kingsley e a tutti i suoi colleghi. “Ora” e, gli inglesi, si materializzarono tutti fuori. Non c’erano Purifier ad aspettarli ma, d’altronde, erano ignari della posizione esatta del ministero. Arrivarono una decina di secondi più tardi. Una ventina di loro gli si pararono di fronte gridando qualcosa in bulgaro. Harry si fece avanti precedendo Kingsley e prendendo la parola.
“D’ora in poi non farete più male a nessuno. Vi do la possibilità di arrendervi senza farvi del male, anche se l’idea mi stuzzica molto. La decisione spetta a voi”. Uno dei mercenari ruppe i ranghi per essere visibile, prima di iniziare a parlare
“La cavalleria inglese. Molto, molto bene. Credete di essere più esperti di un mercenario nel combattere? Tutti voi morirete o vi rintanerete dentro un buco come hanno fatto quei patetici bulgari del ministero”
“Pessima scelta”. Quando Harry finì di parlare, comparirono dal nulla i bulgari, e, il volto spavaldo del Purifier che aveva preso la parola, si trasformò in un volto di pura paura e incredulità. La battaglia iniziò. Molti lampi di luce verde presero a vagare nell’aria. Harry notò che tutti, tranne lui, miraravano ad uccidere. Si riparò dietro un cumulo di macerie creato dai vari incantesimi e gridò
“Stupeficium” colpendo in pieno petto uno dei mercenari mandandolo al tappeto. Harry iniziò a scagliare incantesimi, atterrando via via sempre più nemici. Si girò per controllare se gli altri fossero in difficoltà e vide Kingsley, in ginocchio, mentre un Purifier lo sovrastava, la bacchetta puntata al suo petto pronto a lanciare l'anatema che uccide. Harry si mosse più velocemente del nemico e, senza pensarci, terrorizzato da quello che sarebbe potuto succedere al suo amico, pronunciò la tanto odiata maledizione
“Avada Kedavra" Colpì il mercenario sul volto. Vide la luce vitale abbandonare i suoi occhi e cadde all’indietro, la bacchetta ancora stretta in mano, morto. Si sentì malissimo come sempre quando durante la sua carriera di Auror ebbe dovuto uccidere per salvare la propria o la vita di altri. Kingsley si alzò scuotendosi di dosso la polvere
“Tutto bene Kings? Domandò Harry visibilmente preoccupato.
“Mi hai salvato la vita Harry Potter, ti sono debitore. Grazie di aver ascoltato il mio consiglio”
“E’ il momento giusto per chiedere un aumento allora?” dopo un rapido sorriso tornarono a combattere. L’aria era tempestata da lampi, grida e polvere. Poi altri venti mercenari si materializzarono. Harry, ormai, non tentava più di schiantare, non avendo più il vantaggio numerico iniziale doveva eliminarne il più possibile e, con i sensi di colpa, avrebbe lottato in seguito, al sicuro tra le mura di casa sua. Ne colpì una decina. Ogni tanto si voltava verso i suoi compagni d’armi che se la stavano cavando egregiamente. Erano più preparati, capaci e intelligenti dei loro avversari. Finalmente l’ultimo Purifier fu eliminato da un Auror bulgaro ma di Dolcov neanche l’ombra. Viktor si avvicinò ad Harry sorridendo e dicendo “Dolcov non si è fatto vedere ma tutto sommato lo abbiamo indebolito molto. Il tuo piano si è rivelato molto ben congeniato Harry ben fatto” finì la frase sempre sorridendo. Fece un altro passo per stringere la mano ad Harry, quando un Purifier scampato alla battaglia gridò
“Avada Kedavra”. La maledizione colpì la schiena Viktor. Il sorriso gli si congelò sul volto, gli occhi vacui, il braccio ancora in avanti teso verso Harry. Cadde al suolo con un tonfo ormai morto. Harry era sconvolto ma l’urlò che lanciò Aleksandra lo ridestò. Girandosi verso destra vide il mercenario intento a scappare.
“Incarceramus” pronunciò Harry con una voce che sembrava non appartenergli. L’uomo finì per terra legato, da corde invisibili, come un salame. La donna ancora china sul corpo del marito gridando e piangendo. Dopo qualche minuto di disperazione condivisa da tutti i combattenti, il ministro si alzò
“Dov’è quel figlio di puttana?” disse a Harry con una calma spaventosa, gli occhi gonfi e sul volto uno sguardo omicida. Tutti rimasero in silenzio mentre lei si avviava verso il suo obbiettivo. Il Purifier cercò inutilmente di liberarsi mente il ministro gli si avvicinava. Lo prese per i capelli e lo portò nel centro della strada e gli lancio un incantesimo che Harry non aveva mai visto ne immaginato potesse esistere una maledizione così potente e orribile. Lo fece sciogliere come cera. Le sue urla furono terribili e continuarono fino a che, dell’uomo, non rimasero che le ossa. Lei era esperta nelle arti oscure, lo aveva confessato in uno dei tanti discorsi nel suo enorme ufficio, ma Harry non pensava fino a tal punto. Non restò più nessuno da sconfiggere o da combattere e, con il peso della perdita che gravava su tutti loro, fecero evanescere i corpi dei soldati di Dolcov e rientrarono al ministero. Per i bulgari e soprattutto per il ministro il dolore era incalcolabile. Viktor era uno dei migliori tra i suoi e uno dei più rispettati e amati. Mangiarono tutti in silenzio, la mattina dopo avrebbero celebrato i suoi funerali e nessuno aveva voglia di parlare neanche i suoi colleghi o Kingsley. Harry si avviò nella sua stanza sdraiandosi sul letto ancora incredulo per l’accaduto. Poi una rivelazione lo fece sprofondare nei sensi di colpa. Quel mercenario era l’unico che Harry non avesse ucciso ma solo schiantato, era tutta colpa sua se Viktor fosse morto. Iniziò a prendere a pugni il cuscino e tutto ciò che riuscì a colpire. Poi calmatosi da quella scarica di frustrazione guardò la foto della sua famiglia. Come faranno se io morirò? Cresceranno senza un padre che li aiuti e che li ami. Quanto sono stato stupido a imbarcarsi in questa follia? Avrei dovuto ascoltare i consigli di Ron, le prediche di Ginny e le suppliche di Lily. Guardò il soffitto e pensò devo ucciderlo, ucciderlo e basta. Non morirò qui. Un paio d’ore dopo Harry stava ancora osservando il soffitto quando una tremenda esplosione fece tremare tutto il ministero peggio di un terremoto. Prese la bacchetta e gli occhiali e si affrettò verso il luogo dell’esplosione. E li lo vide. Un uomo molto alto, magro, con i capelli ricci a caschetto e biondi, la copia di suo nonno. Grinderwald… quelle parole.. Silente. E tutto si fece chiaro ma non aveva tempo di pensare a questo adesso. Dolcov stava in piedi lì, dove solo qualche minuto prima si trovava l’entrata non più segreta del ministero. Ai suoi piedi giacevano moltissimi corpi, tutti gli Auror, bulgari e non, erano stati massacrati. Harry controllò meglio per cercare Kingsley e sperare di non trovarlo. Durante la sua ricerca vide l’unica donna tra tutti i corpi riversi al suolo. Una donna così abile che, solo poche ore prima, aveva distrutto un uomo per vendetta, riversa al suolo ricoperta di sangue ormai morta come il marito. Harry sentì crescere un odio dentro di se immenso ed una rabbia così intensa da fargli alzare subito la bacchetta puntarla contro quel mostro e pronunciare
“Sectumsempra!”. L’incantesimo non ebbe l’effetto sperato. Con un semplice movimento della mano, Dolcov lo deviò, indirizzandolo verso l’altissimo soffitto scuro. Sorridendo ad Harry parlò con voce dolce e tranquilla
“Harry Potter, ma quale onore è per me conoscerla. Mi dispiace che le circostanze del nostro incontro siano così poco piacevoli. Mi presento sono Dimitri Dolcov molto lieto” terminò con un piccolo inchino rivolto ad Harry. “Lei è il signor Shaklebolt immagino. Il ministro della magia inglese” Harry si voltò e vide Kingsley emergere dalle macerie e avvicinarsi a lui. Aveva numerosi tagli e lividi su volto e braccia ma nulla di grave. “Mi chiedo perché abbiate fatto tanta strada fino a qui. Sofia si gode a pieno in primavera sapete. Anche se, la quantità di uomini che avete fatto fuori questo pomeriggio, mi fa credere che non siate qui in vacanza mi sbaglio?” Dolcov non sembrava aspettare risposte dai due. Si limitava a parlare loro come se fossero stati in un bar a bere del whiskey incendiario. Harry non aveva idea di cosa potesse fare. Ovviamente nessun incantesimo poteva aiutarlo contro di lui. Guardò Kingsley il suo volto non lasciava trasparire nessuna emozione mentre i suoi occhi, puntati sui glaciali occhi grigi del nemico, sparavano fiammate di odio e disprezzo.
“Se hai intenzione di ucciderci fallo ora e chiudiamo questa faccenda” ringhiò il ministro
“Non ho alcuna intenzione di uccidervi signor Shaklebolt, il mondo magico ha bisogno di persone che lo difendano dai maghi pericolosi. Vi chiedo solo di tornare al vostro ministero e di non parlare di questa storia mai a nessuno e ci saluteremo in pace”. Questo è semplicemente assurdo pensò Harry, come potremmo dimenticarci di aver perso venti uomini e altrettanti, se non di più, colleghi? Davvero credeva che una cosa del genere fosse solo pensabile?
“Sei un folle e la pagherai cara hai la mia parola” Harry perse la testa e iniziò a scagliargli maledizioni a raffica cercando di colpirlo. I suoi uomini, nel frattempo, guardavano la scena divertiti. Kingsley si unì ad Harry cercando di aiutarlo a colpire Dolcov ma quel mostro era sparito nel nulla. I due setacciarono con gli occhi la sala fino a che videro, di fronte a loro, una nube dorata che continuava sempre più ad addensarsi e, una volta solidificatosi si rivelò nient’altro che l’uomo che stavano cercando così disperatamente di uccidere. Mise i palmi delle sue mani sopra i petti di Harry e Kingsley che cercarono con tutto loro stessi di contrastarlo ma invano, erano come paralizzati. Negli occhi di Harry si stava iniziando a propagare l’oscurità mentre una voce parlava come se fosse stata dentro la sua mente.
“Avremo molto da discutere noi tre. Credo che ci divertiremo” Harry cadde nel pavimento grezzo del ministero bulgaro e, qualche secondo dopo, fu raggiunto da Kingsley. E’ finita, sto per morire pensò. L’immagine della moglie e dei figli, si propagò nella sua mente prima di perdere completamente i sensi.

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Capitolo 10
*** Il valore dell'amicizia ***


 
Note:
 
Già dalla pubblicazione del primo capitolo,
avrei voluto scrivere delle note per ringraziare tutti coloro che hanno
utilizzato un po' del loro tempo per leggere la mia storia ma,
preso dalle modifiche per poter migliorare il più possibile i vari capitoli
ho dimenticato di farlo.
Colgo l'occasione adesso per festeggiare, per così dire, la pubblicazione del decimo capitolo.
Ringrazio di cuore tutti i lettori per aver letto la mia storia. E' davvero gratificante vedere che
qualcosa che hai creato tu stesso, viene apprezzato anche da persone estranee.
Non vorrei dilungarmi e annoiarvi percio ancora una volta grazie a tutti.
LEGGETE E, SE DOVESSE PIACERVI, RECENSITE.
BUONA LETTURA
Albusseverus
PS: Chiedo scusa a tutti per non essermi reso conto di aver pubblicato il capitolo sbagliato
Sono troppo sbadato.
 


IL VALORE DELL’AMICIZIA



Si svegliò un po’ intontito in una stanza minuscola. Era come se fosse tornato a Privet Drive, quando da piccolo viveva in un sottoscala. Harry non aveva i suoi occhiali con se perciò, tra l’oscurità del luogo in cui si trovava e la sua pessima vista, non potette indagare su dove si trovasse e se Kingsley fossi lì vicino a lui.
“Kings?” chiamò sussurrando. Non ricevendo alcuna risposta riprovò ma senza risultati. Circa un ora dopo, una luce accecante si accese davanti a lui. Quando i suoi occhi si abituarono alla forte luce, scorse delle ombre che si avvicinavano, una di esse parlò con la stessa voce dolce che sentì al ministero
“Signor Potter già sveglio? Benissimo” disse Dolcov estasiato mentre qualcun altro gli porgeva gli occhiali. Una volta riacquistata la vista, Harry osservò la sua piccola cella, tuttavia non c’era granchè da vedere. Era probabilmente situata nei sotterranei di una grande villa o di un grande castello e faceva molto, molto freddo. L’unico oggetto non costituito di sola pietra grezza, era un letto situato in un angolo, di Kingsley neanche l’ombra. Harry si rivolse all’uomo di fronte a lui “Dov’è Kingsley?”
“Il signor Shacklebolt? E’ in un'altra cella ancora addormentato. Da ora in poi, se non le dispiace, le domande le faccio io. Lei si limiti a rispondere con totale sincerità o sarà doloroso per lei e stancante per me. Allora, i miei uomini hanno trovato un oggetto assai curioso nella sua stanza a parte la foto della sua famiglia. Le faccio i miei complimenti signor Potter, ha davvero una bellissima moglie e i vostri figli sembrano adorabili” disse mentre un gran sorriso gli deformava il volto palesemente malvagio.
“Non ti azzardare a nominare la mia famiglia lurido figlio di puttana!” fece per colpirlo ma, una forza invisibile, lo scaraventò contro una delle pareti della cella. Il sorriso svanì dal volto di Dolcov, sostituito da un espressione indignata e divertita insieme
“Suvvia signor Potter ho fatto solo un complimento, non c’è bisogno di scaldarsi tanto. Comunque dov’eravamo? Ah si certo. Mi sa spiegare cos’è questo oggetto?” e uno dei suoi Purifier gli sventolò il suo mantello dell’invisibilità in faccia.
“E’ un semplice mantello, appartiene alla mia famiglia da generazioni, niente per cui emozionarsi” rispose Harry sperando che nessuno lo indossasse. Dolcov fu un po’ deluso della risposta dell’Auror, che si sforzava a chiudere la mente da eventuali attacchi da parte dell’uomo di fronte a lui. Con suo grande stupore, il mantello gli venne restituito. Dunque non sa dell’esistenza dei doni della morte pensò Harry. Questo poteva essere di grande aiuto ma, per organizzare una fuga, aveva bisogno della sua bacchetta e di scoprire dove tenessero rinchiuso Kingsley.
“I cimeli di famiglia devono essere custoditi e tramandati. Non mi approprierei mai di un oggetto del genere. Anche io ne ho molti. Se vuole seguirmi, dovrei parlarle di alcune cose e, se ci rimarrà tempo, le mostrerò alcuni dei miei oggetti” non potendo né combatterlo né scappare senza essere ucciso all’istante, Harry annuì e seguì gli uomini su per un immensa scalinata fino ad arrivare ad una porta.
“Dopo di lei” disse con una risata uno dei Purifier. Dietro quella porta si trovava una delle sale con più opere d’arte, oro e molte altre ricchezze che Harry avesse mai visto. Tuttavia non potette contemplare meglio tutto quello splendore poiché, I Purifier e Dolcov, quasi lo trascinarono via in un'altra sala, nella quale vi erano solo pochi arredi: una scrivania gigantesca di un legno sicuramente pregiato ma che Harry non riconobbe e alcuni mobili attaccati alle pareti con dentro alcuni oggetti che Harry non aveva mai visto. I mercenari lo fecero accomodare su una sedia di fronte al loro capo e uscirono dalla sala “Allora signor Potter, inizierò chiedendole se ha riconsiderato la mia offerta di pace fatta al ministero” disse evocandosi un bicchiere di vino con un semplice movimento di un dito.
“Quella di dimenticare tutto la consideri una richiesta semplice o normale? Hai ucciso 20 dei miei colleghi per la barba di Merlino” rispose quasi gridando con la rabbia che minacciava di farlo esplodere da un momento all’altro “Si calmi per piacere. Credo proprio che il suo sia un no. Benissimo passiamo ad un'altra domanda e poi le racconterò la ragione per cui sto facendo tutto questo. Le sta bene?” Harry annuì un'altra volta, il viso rosso dalla rabbia. “Io voglio che lei lavori per me, sotto pagamento naturalmente e controllato 24 ore su 24 dai miei uomini più fidati e capaci” Harry iniziò a ridere, una risata provocatoria e priva di gioia.
“Mettiamo caso che io accettassi il lavoro in cosa consisterebbe? Cosa dovrei fare?” Dolcov non parve turbato da quella reazione, continuò a guardarlo negli occhi con aria tranquilla e rilassata.
“Andare in America con una squadra del posto e uccidere o catturare la preside di Ilvermorny, la signora Smith, la mia carissima sorella che mi ha abbandonato fuggendo dalla nostra terra per codardia”
“Capisco. C’è una terza opzione che non implichi l’omicidio?” Harry iniziò a parlare con voce rassegnata per cercare di ingannare e ingraziarsi il nemico
“La terza opzione è rimanere qui a tenermi compagnia come animali domestici su due zampe”
“Potrei prendermi un po’ di tempo per riflettere sulle tue proposte? Vorrei pensarci bene per non pentirmene in seguito” “Certamente signor Potter. Penso che tre mesi di tempo saranno sufficienti” rispose Dolcov palesemente soddisfatto dal suo cambio di rotta
“Si immagino di si. Adesso vorrei sentire le ragioni che hai per agire in questo modo” disse Harry senza abbandonare la sua espressione rassegnata unendola con una piccola dose di curiosità
“Sono felice che lei stia iniziando a ragionare signor Potter, sono convinto che farà la scelta giusta quando giungerà il momento. Insieme riusciremo a curare questo mondo malato. Allora il motivo per cui faccio tutto questo è, come ho già detto, far rinsavire questo mondo. Negli ultimi 50 anni, ci sono state due grandi guerre e parecchie persone innocenti furono uccisi e i motivi e gli ideali per la quale sono scoppiate sono stati assurdi e senza il minimo senso. Io voglio prevenire altre guerre come queste ed eliminare il razzismo dalla faccia della terra, con la forza se è necessario” spiegò Dolcov ad un Harry un po’ confuso
“Aspetta, aspetta, non sono sicuro di aver capito bene. Tu vuoi prevenire le guerre, il razzismo e salvare il mondo uccidendo più persone possibili?”
“Signor Potter, questo mondo è troppo marcio per essere salvato. I pregiudizi che lo regolano non potranno mai essere estirpati. Questo mondo è come una fenice signor Potter, per poter risorgere forte e sano prima deve morire e dalle sue ceneri rinascerà puro, senza i mali che lo affliggono in questo momento. E’ questo che ho fatto a Sofia, mia città natale, non l’ho distrutta, ma salvata. Proveremo a farlo ad altre città in futuro, una volta aver racimolato più soldati. Ovviamente se lei alla fine accetterà di unirsi a me nella mia missione, quando tenteremo di salvare Londra e, per estensione, tutta la Gran Bretagna, tutti i suoi cari, i suoi familiari e amici non verranno sfiorati. Io rispetto i miei uomini e, oltretutto, la famiglia e gli amici sono le cose più preziose di un uomo” Harry rimase basito dalle sue motivazioni. La sua pazzia era tale da non rendersi conto che il suo piano era semplicemente folle e impossibile. Come avrebbe potuto distruggere il mondo intero senza essere fermato o ucciso? Certo, aveva poteri oltre l’inimmaginabile, ma non sarebbe mai riuscito a compiere un impresa simile pensò Harry. Tuttavia quando parlò finse di essere comprensivo quasi ammirato, per il bene del suo piano. “Beh si. In effetti non hai tutti i torti. Questo mondo è già da un po’ che è andato in malora. Come ho già detto ci penserò su e ora, se è tutto, avrei delle richieste da farti” Dolcov lo guardò sorpreso ma il suo volto era pieno di felicità
“Bene, se mi assicura di non attaccare i miei uomini o di tentare la fuga, tanto senza la sua bacchetta sarà del tutto inutile, ascolterò le sue richieste, questo non vuol dire che le accetterò” Harry prese una buona dose del vino evocato da Dolcov, che ancora non aveva bevuto e disse
“Voglio la possibilità di parlare con il mio ministro che, sicuramente, prenderà in considerazione le sue proposte vedendo che anche io lo faccio e secondo non ho intenzione di starmene in una cella piccola e buia avendo, a disposizione, una casa così meravigliosa”
“Di solito i miei uomini non mi chiedono nulla prima di ottenere la mia piena fiducia e di certo nessuno si sarebbe mai permesso di bere dal mio calice, ma lei signor Potter, lei ha carattere. E’ un mago molto preparato e capace. Sono convinto che diventerà un generale perfetto per i miei soldati. Detto questo, se vuole seguirmi, l’accompagnerò in una stanza che condividerà con il suo caro ministro, i miei uomini porteranno lì i vostri averi. Un avvertimento, se lei o il signor Shacklebolt, farete di nuovo del male ad un solo Purifier verrete nuovamente rinchiusi e sottoposti a maledizioni molto dolorose.” Disse sempre tranquillamente Dolcov. Harry annuì soddisfatto per aver ottenuto ciò che voleva. Aveva il mantello, aveva Kingsley, avrebbe dovuto solo trovare le loro bacchette e la fuga sarebbe diventata un gioco da ragazzi.

Alcuni Purifier lo accompagnarono fino alla stanza che gli era stata concessa e lo informarono che la cena, gli sarebbe stata portata da alcuni elfi domestici quando l’avrebbe chiesta. Harry domandò loro, sicuro di non aver capito bene
“A chi dovrei chiederla?” il mercenario rise e rispose guardandolo negli occhi
“Davvero credevi che vi lasciassimo una stanza per poter confabulare senza aver la possibilità di sentire ciò che vi dite? Sei davvero più stupido di quando crede Dolcov” uscirono dalla stanza lasciando Harry immerso nei suoi pensieri. Come poteva spiegare a Kingsley il suo piano senza proferire una parola? Dopo un attimo di panico ricordò che, nella borsa, aveva delle pergamene, una boccetta d’inchiostro e una piuma che avrebbe dovuto usare per spedire delle lettere alla sua famiglia durante il viaggio. Appena posata la piuma di nuovo nella sua borsa, un Kingsley, visibilmente debole, entrò nella stanza scortato da due mercenari.
“Harry, grazie al cielo. Stai bene? Sei ferito?” disse velocemente Kingsley molto preoccupato
“Grazie signori, potreste avvisare voi stessi gli elfi domestici che tra mezz’ora vorremmo pranzare gentilmente?” disse Harry rivolto agli accompagnatori di Kingsley, un po’ sorpresi da cotanta cordialità mentre il suo ministro era allibito. “Si signor Potter li avvertiremo noi. Vedo che sta pensando di unirsi a noi. Sono contento per lei” i mercenari sorrisero e si chiusero la porta alle spalle. Kingsley era furioso
“Ma che cazzo stai facendo? Vuoi unirti a loro? Mi prendi per il culo?” “Kings è l’unico modo che ho per tenere al sicuro la mia famiglia e i miei amici e vorrei il tuo appoggio” disse Harry tranquillo. Non poteva semplicemente fargli leggere la pergamena, un cambio di ideali così repentino sarebbe stato molto sospetto. Così dopo mezz’ora buona nella quale Kingsley gridò contro Harry tutti gli insulti conosciuti, bussarono alla porta.
“Avanti” disse Harry. Non notò subito chi o cosa avesse aperto la porta, vide solo due vassoi enormi e carichi di cibo che fluttuavano nell’aria. Capì subito che doveva trattarsi di alcuni elfi domestici, tanto bassi da passare inosservati. Harry mormorò un ringraziamento verso gli elfi che uscirono chiudendo la porta. Approfittando di quel momento silenzioso che ne seguì dopo l’apparizione degli elfi, Harry si rivolse all’amico con voce sicura e decisa
“Lo so che sembra una follia ma ascoltami. Fidati di me. Non c’è modo di fuggire da qui senza essere uccisi o rinchiusi in delle celle nuovamente, tanto vale unirsi a lui cercando di limitare i danni”. Kingsley non parlò. Sembrava molto deluso e sicuramente pensava che a Harry avessero fatto il lavaggio del cervello ma la loro situazione non era delle migliori.
“Ora, se vuoi farti quattro risate, siediti e guarda cosa ho trovato nella mia borsa. E’ un compito di erbologia dei tempi di Hogwarts. Leggilo e dimmi cosa ne pensi” continuò Harry. Quando Kingsley terminò la lettura della pergamena, lo guardò con ammirazione e un sorriso gli spuntò sul volto preoccupato
“Così il tranello del diavolo per diventare più forte ha bisogno di sole e terriccio caldo? Che ignoranza Harry per la barba di Merlino”. I due scoppiarono in una finta risata spaccabudella, poi Kingsley, che aveva abbandonato l’espressione delusa per metterne su una risoluta, parlò di nuovo
“Harry non sono molto convinto di questa tua decisione. Ha ucciso molte persone e non ha scrupoli quest’uomo. Come puoi essere certo che non uccida tutta la tua famiglia?”
“E’ un uomo intelligente Kings. Perché la sua missione si possa compiere ha bisogno di tutto l’aiuto che riesce a trovare e sa per certo che se alla mia famiglia dovesse torcere un capello, io farò tutto quello che è in mio potere per distruggerlo” “Benissimo. Se ne sei convinto tu non ti lascerò mai solo Harry”. Calò il silenzio nella stanza. I due erano sdraiati sui rispettivi letti immersi nei loro pensieri. Harry ricordò gli ultimi momenti a casa con i bambini, il natale, la festa di compleanno della piccola Lily, Ron che cercava di convincerlo a non partecipare alla missione…. Una lampadina si accese nella testa di Harry ripensando al suo migliore amico. Lui possedeva ancora lo spegnino donatogli da Silente. Lo stesso spegnino che molti anni fa, durante la ricerca degli Horkruks, lo aveva riportato da lui ed Hermione una volta che se ne era andato. Harry sperava che potesse funzionare anche in questo caso, che la luce che lo fece tornare tanto tempo fa, lo conducesse da lui e, possibilmente, portandosi dietro tutti gli Auror del ministero. Così interruppe i pensieri di Kingsley dicendo
“Alla fine Ron aveva ragione su questa missione”
“Ron? Che c’entra lui?” chiese Kingsley “Mi disse che era troppo pericoloso e di rimanere a casa con la mia famiglia. Sono stato un vero idiota. Per fortuna che lui non ha accettato o avrebbe benissimo potuto essere uno dei nostri morti al ministero bulgaro”. Quel pomeriggio, Dolcov fece visitare ai due britannici l’enorme casa e Harry riuscì a intravedere le loro bacchette tra le mani di due Purifier. Probabilmente le stavano spostando nei sotterranei per via della loro presenza. Da quel giorno Harry e Kingsley iniziarono a pianificare come poter recuperare le proprie bacchette senza poter utilizzare la magia. Dopo quasi un mese e mezzo dal loro arrivo, non avevano fatto alcun progresso. Non riuscirono a trovare un modo per poter attraversare incantesimi di difesa a mani nude e, anche se ce l’avessero fatta, avrebbero dovuto combattere contro più di 30 Purifier, senza contare Dolcov.


Harry era sdraiato sul letto immerso nei suoi pensieri mentre, nel letto accanto, Kingsley dormiva. Si sentì bussare alla porta e quest’ultimo si alzò di scatto.
“Avanti” fu Harry a rispondere mentre Kingsley si accomodava nuovamente sul letto
“Signor Potter, il capo vuole vedervi, dice che è importante” disse gentilmente il Purifier
“Arriviamo subito molte grazie” il mercenario li salutò con un cenno e sparì
“Cosa pensi che voglia?” disse Kingsley, ancora un po’ assonnato, mentre uscivano dalla loro controllatissima camera “Non saprei. Forse vuole farci vedere altri suoi tesori o cimeli di famiglia o altre stanze, per Merlino ma quanto è grande questa casa? Comunque hai trovato una soluzione per il nostro problemino durante il tuo sogno ristoratore?” disse sghignazzando Harry
“Ancora no ma ci vuole pazienza. Lo troveremo sta tranquillo” Arrivati davanti l’ufficio di Dolcov, i due bussarono e sentirono la solita voce dolce che li invitava ad entrare
“Prego amici miei, accomodatevi” disse cordiale.
“Bene. Vi ho convocati qui per parlare di un argomento speciale che solo 10 dei miei uomini più fidati conoscono. Voglio condividerlo con voi perché so che alla fine prenderete la decisione più saggia e vi unirete alla causa” Harry e Kingsley svuotarono la mente per essere immuni alla Legilimanzia di Dolcov e si finsero molto interessati
“Come forse già sapete, il mio grandioso nonno, era niente meno che Gellert Grinderwald. Ammetto che le sue idee e le sue credenze erano completamente folli. Credeva che i babbani dovessero sottostare ai maghi e credeva che degli oggetti, presenti in una favola per bambini, fossero reali e molto potenti. Tuttavia fu un grandissimo e potente mago, tanto potente che nessun bulgaro riuscì a fermarlo. Un giorno mentre stava attaccando la sede del ministero bulgaro, vide una ragazza, bellissima. Occhi azzurri, con i capelli biondi che le arrivavano solo alle spalle, il suo nome era Katrina. S’innamorò subito e perdutamente di lei e lei di lui. La ricoprì d’oro e le comprò questa casa. Rimase incinta poco dopo mentre Grinderwald si preparava a sfidare Albus Silente. Quest’ultimo lo sconfisse e lo fece rinchiudere a Nurmengard. La bambina nacque sana e forte, e mia nonna cercò di crescerla ed educarla al meglio ma, a quanto pare, ereditò la pazzia del padre. Crescendo la sua sanità mentale peggiorò sempre di più. Alla fine conobbe un uomo, altrettanto pazzo, e si sposarono. Qualche mese dopo rimase incinta di due gemelli. Sperimentò incantesimi da lei creati per cercare di darci più potere, per poterci trasformare nelle sue marionette e per portare avanti la missione di suo padre. L’incantesimo riuscì perfettamente ma con i nostri poteri io e la mia cara sorella, Victoria, uccidemmo mia madre dall’interno involontariamente, assorbendo i suoi poteri e la sua energia vitale” parlava con un espressione di leggero dolore e senso di colpa. Harry lo stava fissando e non potette fermarsi dal domandare
“Scusi se la interrompo signor Dolcov, quindi lei può assorbire i poteri dai maghi?” l’uomo lo guardò per alcuni secondi e poi disse
“Si ma è un incantesimo orribile. Lo faccio solo quando i miei uomini sono in difficoltà e per poterli aiutare mi necessita un po’ di potere in più. Da voi, in quello scontro al ministero, non ho assorbito magia, ho solo indotto i vostri muscoli a rilassarsi e ad addormentarsi anche perché se io avessi voluto assorbire i vostri poteri avrei dovuto torturarvi a tal punto da squarciare la pelle in moltissimi punti del vostro corpo. Vogliamo continuare la mia storia?” I due annuirono sconvolti dalle rivelazioni dell’uomo
“Benissimo. Mio padre dopo la morte della moglie, era distrutto dal dolore e la sua pazzia aumento a livelli esponenziali. Cercò di uccidere me e mia sorella buttandoci da un ponte, ma i nostri poteri erano semplicemente troppo potenti. Facemmo crollare il ponte e mio padre morì schiacciato dalle macerie mentre noi fluttuavamo nell’aria. Finimmo per vivere con nostra nonna che ci trattò sempre benissimo. Era una signora gentile, era tutto quello che degli orfani potessero desiderare. Fino all’età di 11 anni, lei fu per noi una guida, un insegnate molto capace e le volevamo davvero bene. Ma per quanto potenti i nostri poteri erano, si rivelarono altrettanto incontrollabili. Finimmo per uccidere anche lei e io e mia sorella ne uscimmo distrutti. Numerosissime scuole ci mandarono lettere di ammissione e dopo qualche settimana di riflessione scegliemmo Uagadou una scuola africana. Li ci hanno insegnato a scagliare incantesimi senza aver bisogno di una bacchetta. Tuttavia, dopo aver avuto qualche incidente di troppo con i miei compagni, io e mia sorella venimmo espulsi e andammo a Durmstrang per apprendere a fondo le arti oscure. La mia gemella non fu molto contenta della scelta e di come applicavo le nuove conoscenze appena apprese sugli altri studenti e tra noi scoppiò una lite. Lei non ha mai compreso a pieno come, insieme, unendo i nostri poteri, avremmo potuto rendere il mondo un posto migliore. Mi disse che utilizzare la forza per salvare il mondo non sarebbe stata un azione da uomini giusti ma da criminali. Il giorno seguente alla nostra lite, andò a Oporto, prese una nave babbana e si trasferì negli stati uniti abbandonandomi. E’ così che ho conosciuto i Purifier e il loro ottimo lavoro. Sono andato lì per convincerla a tornare con le buone o con le cattive. Tuttavia non avevo idea di dove fosse e la mia legilimanzia contro i suoi poteri non aveva effetto ovviamente. Mi fermai in un pub a Boston per bere qualcosa e per riposare prima di riprendere la ricerca. Li incontrai un mago. Lo capì perché la sua bacchetta magica fuoriusciva dai suoi jeans babbani. Iniziammo a chiacchierare, io gli raccontai delle mie ambizioni, delle mie idee sul salvare il mondo e lui mi confidò di essere un mercenario e che, se io avessi un bel po’ di galeoni messi da parte, mi avrebbe potuto procurare un esercito tutto mio. Così smisi di cercare quell’ingrata traditrice e tornai qui a preparare il tutto, mi ci è voluto un sacco di tempo ma alla fine ci sono riuscito” Harry e Kingsley furono sconvolti dalla quantità di tragedie subite da una sola famiglia. Harry fece per parlare ma Dolcov lo zittì con un gesto della mano. “So che per voi è difficile accettare l’omicidio e la distruzione come unica soluzione possibile ma io credo in voi e signor Potter volevo ricordarle che metà del suo tempo per decidere da che parte stare è scaduto. Preferirei non dover attendere tanto ma un patto è un patto” terminò Dolcov
“Avrà quello che vuole al termine del tempo concordato signor Dolcov, ha la mia parola” disse Harry nel tono più formale del suo repertorio
“I miei generali e le persone a me più vicine mi chiamano signor Dimitri. Può farlo anche lei se lo desidera signor Potter” disse Dolcov felice come una pasqua.
“Se deciderò di stare dalla tua parte ti chiamerò nel modo in cui vuoi essere chiamato. Per adesso mi limito a questo. Facciamo un passo alla volta d’accordo?” Harry finse una risata molto poco convincente ma, per sua fortuna, forti rumori appena fuori dalla porta dello studio di Dolcov, li fece voltare e la sua pessima risatina fasulla passò in secondo piano. Dopo 10 secondi la porta si spalancò e una decina di Purifier entrarono parlando tutti ad alta voce, agitatissimi. “SILENZIO!” gridò Dolcov. I Purifier si zittirono all’istante, poi il loro capo continuò “Morgan mi spieghi cosa diamine avete da urlare tutti?”
“Signor Dimitri, signore nel centro di Sofia sono arrivate 10 passaporte. Da quello che sappiamo, i bulgari, avevano contattato anche il mistero francese, devono essere loro” disse tutto in un fiato il Purifier chiamato Morgan.
“Benissimo andiamo. Signor Potter, signor Shacklebolt posso fidarmi di voi? Voglio che proteggiate la casa. Potete farlo? “Senza bacchette dureremo poco signor Dimitri se ci attaccassero” rispose Harry utilizzando il nome da lui consigliato per cercare di convincerlo della loro buona fede
“Non posso armarvi. Ancora non vi siete uniti a me, siete ospiti, ma di certo non voglio che vi uccidano. Vi lascerò dieci dei miei. Morgan avverti tutti di convergere nel punto di atterraggio delle passaporte. Tutti voi restate qui e in caso di attacco se loro cercheranno di aiutarvi, nel baule infondo al salone ci sono due bacchette e farò in modo che solo Morgan potrà prenderle, dategliele e sconfiggerete facilmente il nemico. Se dovessero tentare di ostacolarvi, uccideteli senza esitazione” un attimo dopo aver finito di parlare si smaterializzò. Harry iniziò a chiedersi se i francesi avrebbero avuto anche una minima possibilità di vittoria.
“Pensate che possano davvero sconfiggere il capo?” domandò uno dei Purifier
“Non credo che siano preparati per affrontare il signor Dimitri, in effetti, credo che non lo sia nessuno” rispose Harry creando un po’ di risate tra i mercenari “Ragazzi, noi andiamo in camera. Se dovessimo sentire qualcosa di insolito di sotto verremo a darvi una mano d’accordo?” molti annuirono e Harry si voltò verso Kingsley che capì subito le sue intenzioni e si affrettò a seguirlo
“Non avremo più un occasione del genere Kings. Saliamo in camera, io prendo il mantello e vado a recuperare le nostre bacchette prendendone una di nascosto ad un Purifier, uccidiamo i mercenari, ci allontaniamo un po’ dalla casa, creiamo una passaporta e torniamo a casa.” Sussurrò Harry a Kingsley che rispose immediatamente
“Perfetto. Io ti aspetterò in stanza” Ma, prima che riuscissero a raggiungerla e dare inizio al piano, arrivarono urla e scoppi di incantesimi dal piano terra. Harry fece dietrofront e si precipitò verso l’origine delle urla mentre Kingsley gli imprecava contro
“Harry dobbiamo attenerci al pian….” Rimasero senza parole e più felici che mai, nel constatare che gli intrusi non erano che Ron, Hermione, Ginny, Luna e Neville più alcuni Auror del ministero e che i Purifier erano riversi per terra sconfitti. “Pensavo che non avrei avuto più il piacere di salvarti il culo amico” disse Ron sghignazzando. Felicissimo baciò sua moglie e la strinse attorno a se più forte che potette, si girò per poter guardare tutti con un grande sorriso, ringraziandoli per la tempestività del loro arrivo. Kingsley stava quasi per prendere la parola quando Ron lo anticipò
“Non abbiamo molto tempo, dobbiamo andare". Harry recuperò la sua bacchetta e quella di Kingsley, appellò tutte le sue cose e uscì insieme ai suoi salvatori. Ron evocò il suo patronus e prese un grande tronco cavo trovato per terra e mormorò
“Portus” lo stesso fecero con altri oggetti del tutto inutilizzabili “10 secondi” disse di nuovo Ron, e partirono con il familiare strattone all’altezza dell’ombelico e un attimo dopo atterrarono al ministero della magia londinese.


Harry era troppo felice e al tempo stesso dispiaciuto per poter dire qualcosa ad alta voce e continuava a baciare la moglie mentre le lacrime gli rigavano il volto.
“Mi dispiace così tanto tesoro. Sono stato un irresponsabile. Sono quasi stato ucciso e se fosse successo tu e i bambini sareste rimasti soli. Sono uno stupido coglione”
“Sei tornato tutto intero come avevi promesso tesoro, hai fatto solo un po’ di ritardo. Sei stato grandioso come sempre e sono molto orgogliosa di te” Continuarono a baciarsi e abbracciarsi fino a quando Kinglesy prese la parola
“Vorrei ringraziarvi tutti per il vostro coraggio e per la vostra tempestività. Ci avete salvato la vita e io questo non lo dimenticherò. Ma a parte questo. Come diavolo avete fatto a trovarci?” chiese Kingsley sorridendo e con grande curiosità “E’ stato Harry a chiamarmi” rispose Ron orgoglioso “Tramite lo spegnino che mi ha lasciato Silente. E’ da quando siete partiti che lo controllavo, in caso avreste avuto bisogno di una mano. Avevo già deciso di venire a cercarvi con tutti gli altri Auror poiché la MRI, magic radio international, aveva raccontato della caduta del ministero bulgaro, della morte del loro ministro e dei loro Auror, eravamo preoccupatissimi. Un mese e mezzo fa, mentre stavamo pranzando, lo spegnino si illuminò. Sapevo cosa significasse tutto ciò, che avevate bisogno di aiuto. Così ho organizzato una spedizione per venirvi a salvare le chiappe. Mi dispiace di averci impiegato tanto, non volevamo essere colti alla sprovvista.”
Tutti iniziarono a ridere e, pochi minuti dopo, 50 Auror del ministero apparirono festanti insieme ad una decina di oggetti inutili serviti da passaporte
“Abbiamo vinto!” esclamò uno di loro “Li abbiamo costretti a ritirarsi e poi abbiamo ricevuto il tuo Patronus signor Weasley così non abbiamo tentato di seguirli” Volti soddisfatti e sorridenti salutarono il ritorno di Harry e del loro ministro, ttrattandoli come degli eroi tornati vittoriosi da una guerra.
“Andate a casa dalle vostre famiglie e raccontate ai vostri figli come avete salvato il vostro ministro quest’oggi. Saranno orgogliosi di avere un padre così coraggioso ma mai quanto sono orgoglioso io di avervi al mio fianco. Come premio avrete un bonus sulla busta paga per un anno, mentre il signor Weasley, avendo organizzato il tutto, sarà premiato con una promozione. Da oggi signor Weasley il capo del Dipartimento degli Auror sarà lei. Congratulazioni e complimenti per come lei sia riuscito a risolvere una situazione impossibile. Come ulteriore gratificazione avrete 3 giorni di vacanza dopo di che dovremo pensare a come uccidere quel figlio di puttana. Siete d’accordo con me?” un esplosione di grida di consenso e di guerra si levarono nell’aria. Harry si allontanò da Ginny dirigendosi verso un Ron ancora incredulo per la promozione ottenuta e intento a baciare con passione sua moglie.
“Ron, io non so come ringraziarti. So che ti ho fatto correre un rischio enorme e che tu non volevi neanche partecipare a questa missione e mi dispiace tantissimo di averti tirato in ballo” disse Harry molto commosso dal gesto che Ron aveva compiuto per salvargli la vita. Pur se convinto al 100% che questa fosse una missione suicida, lui era venuto in suo soccorso, senza pensarci un attimo. Lo aveva salvato ancora una volta.
“Sei il mio migliore amico Harry da quando ci siamo conosciuti in quello scompartimento. Farei di tutto per salvarti, sei mio fratello e tu hai salvato molti membri della mia famiglia compreso me, ti sto solo restituendo il favore amico” i due si abbracciarono come solo due fratelli, non di sangue, fanno. Poi Harry salutò e ringraziò ancora una volta tutti i presenti e tornò dalla moglie dicendo
“Vorrei stringere le mie piccole pesti sempre che mi vogliano ancora bene. Che padre screanzato sono”
“Ti stanno aspettando. Ti stavamo aspettando tutti. Avevi promesso che saresti tornato e lo hai fatto. Sei tornato dai tuoi figli, da tua moglie. Ti amo Harry Potter come ti amano i nostri figli” Ginny lo baciò di nuovo
“Voi siete la mia vita signora Potter. La vostra foto in questi mesi è stata l’unico motivo che ho avuto per continuare a combattere, se non sono morto lo devo a voi. Vi devo tutto e vi darò sempre tutto ciò che desiderate” si baciarono nuovamente e appassionatamente e si smaterializzarono verso casa felicissimi.

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Capitolo 11
*** Di nuovo insieme ***


 
Note:
Salve a tutti. Come direbbe Albus Silente 

vorrei dirvi solo alcune parole.
LEGGETE E, SE VI DOVESSE PIACERE, RECENSITE.
Grazie a tutte le persone che mi seguono e anche a tutti i lettori silenziosi
Buona lettura :)



 

DI NUOVO INSIEME


Entrarono in casa ancora abbracciati e sorridenti. Harry era impaziente di rivedere i suoi figli ed era molto agitato. Lui e Ginny decisero di non divulgare subito il ritorno del loro padre ma di fargli una sorpresa e Harry, se pur riluttante, si trattenne da andare in salotto, dove provenivano suoni di una televisione babbana regalatala loro da Arthur per il matrimonio, e stritolare i suoi piccoli e tanto adorati mostriciattoli. Si nascose in cucina e, con questa scusa, iniziò a preparare il pranzo.
“Albus, Lily sono tornata. Potete venire qui per favore?” disse Ginny con voce dolcissima
“Ginny tesoro adesso non possiamo muoverci di un millimetro, ti dispiacerebbe venire tu qui?” a rispondere fu Arthur e dalla sua voce si intuì che si stesse divertendo un mondo
“Papà per Merlino. State ancora giocando con quell’aggeggio babbano? Andiamo sei peggio di un bambino” la donna provò con tutta se stessa a indignarsi ma fallì miseramente. Il ritorno a casa di suo marito sano e salvo non permise ad altre emozioni di scalfire l’immensa felicità che provava in quel momento.
“D’accordo mamma stiamo arrivando” rispose seccato Albus “Notizie di Papà? Sta bene? Ormai sono mesi che è partito qualcosa può essere andato storto e lui…. Potrebbe…” continuò mentre alcune lacrime minacciavano di fuoriuscire dai suoi occhi
“Non pensarlo nemmeno Albus. Tuo padre è un osso duro e ha promesso a tutti che sarebbe tornato e lo farà” esclamò con enfasi nonno Arthur
“Si papà è fortissimo, ma perché non torna?” la piccola Lily iniziò a singhiozzare e Harry, non riuscendo a sopportare che i suoi figli provassero tanta angoscia, non riuscì più a trattenersi e uscì dalla cucina.
“Quanta poca fiducia che ripongono in me i miei figli. Credevo di essere invincibile per i miei mostriciattoli”. Alla vista del padre, i due bambini gli si scaraventarono contro piangendo a dirotto e gridandogli quanto gli fosse mancato. Harry a sua volta si lasciò sfuggire alcune lacrime di felicità tenendoli finalmente stretti a se. Dopo un paio di minuti di confusione totale, di pianti e abbracci, si mollarono. Albus pretendeva di essere informato sull’esito e su tutto ciò che fosse accaduto durante la sua missione mentre Lily mise su un broncio che sarebbe stato perfettamente visibile da km di distanza.
“Ti racconterò tutto figliolo te lo prometto ma prima devo scusarmi a dovere con la principessa che ti ritrovi per sorella. Potete lasciarci un po’ da soli per piacere?” si rivolse anche a Ginny e ad Arthur che, insieme ad Albus, si diressero in cucina per apparecchiare la tavola. “So che sei arrabbiata piccola mia. Ti chiedo scusa avrei dovuto rimanere con voi lo so. Ma” aprì la borsa estraendo la foto della sua famiglia che tanto lo aveva aiutato nei mesi di prigionia “vi ho tenuto sempre con me” Lily non sembrava molto convinta e, anche se lo fosse, la sua testardaggine era tale che, le parole di suo padre, la fecero irritare ancora di più
“Perché non ci hai scritto nemmeno una lettera? Eravamo molto preoccupati! Ero molto preoccupata! Sei sparito per mesi. Mi avevi promesso che non mi sarei nemmeno accorta della tua assenza. Beh ti dico una cosa, io me ne sono accorta. Eccome se me ne sono accorta.”
Harry sorrise dell’indignazione della figlia. La sua tenacia e determinazione erano la copia esatta di quella di Ginny.
“Se avessi potuto sarei tornato il giorno dopo, ma dovevo salvare le persone amore mio perché è il mio lavoro e io amo farlo. Purtroppo non è andata come previsto, abbiamo perso e non ho avuto modo di mandare niente a nessuno. Ora signorina, suo padre è tornato da una missione lunga e pericolosa molto affamato e non solo di cibo, che ne dice? Potrei mangiare un po’ del suo stomaco?” corse verso la piccola la prese in braccio e giocarono fino a quando la voce di Ginny li chiamò per il pranzo.
Harry raccontò tutto quello che era successo ad Arthur e Albus, evitando, accuratamente, le parti più spaventose e raccapriccianti della missione. Arthur era incredulo mentre Albus continuava a volere sapere i dettagli bombardando il padre di domande, alle quali, Harry si rifiutò di rispondere.


Quel pomeriggio, Harry, propose una visita ad Hogwarts con la scusa di voler vedere e rassicurare James, il suo primogenito, anche se la sua ragione principale era parlare con la preside. Così verso le quattro del pomeriggio, i Potter uscirono di casa e si smaterializzarono a Hogsmade vicino alla locanda I Tre Manici Di Scopa gestita da Rosmerta e dai suoi due figli Christian e Mary. Chiacchierano un po’ del più e del meno e, una volta finite le burrobirre da lei offerte, li salutarono e continuarono la via del paesino fino ad arrivare di fronte ad un enorme inferriata con due cinghiali ai lati. Harry non vedeva quel luogo da parecchi anni ormai. Hogwarts era stata la sua prima casa, la prima volta che fu accettato e non deriso e la prima volta in cui riuscì ad avere degli amici. Dietro il cancello videro un uomo molto vecchio e ingobbito che Harry e Ginny conoscevano molto bene. “Signor Gazza a quando la meritata pensione?” disse Harry all’uomo che gli aprì al cancello. “Quando morirò Potter. Fino a quando mi reggono le gambe non me ne vado” rispose Gazza con voce molto bassa e scortese come sempre. Li scortò fino al portone di quercia e lo aprì. A Harry parse di viaggiare nel tempo. Non era cambiata di una virgola. Le stesse clessidre delle 4 case, le stesse scalinate di marmo, gli stessi quadri e armature. Era semplicemente estasiato. Per 6 anni aveva vissuto tra quelle mura. 6 anni di avventure, violazioni di moltissime regole, di divertimento e di sofferenza. Mentre la sua mente vagava nei ricordi felici, all’inizio della scalinata comparve un dodicenne dai capelli ricci a lui molto familiare che lo fece tornare alla realtà.
“Sorpresa!” esclamò Harry a suo figlio James
“PAPA’! grazie Godric, sei vivo” lacrime spontanee scesero sul volto del suo primogenito mentre iniziava a scendere le scale il più velocemente possibile per poter abbracciare suo padre
“Come sta il mio piccolo furfante eh? La mamma mi ha informato dei tuoi diciamo -hobby-. Non posso dirti di essere contento che tu abbia ereditato la passione per gli scherzi da tuo nonno e dai tuoi zii, anche perché tua madre mi ucciderebbe. Posso dirti che sono enormemente orgoglioso di te, della tua intelligenza e delle tue capacità. Ma tornando a noi. Tua madre mi ha informato anche che non agisci da solo, potrei conoscere i tuoi complici?” James si tranquillizzò dopo aver visto il sorriso del padre ed aver appurato che fosse tutto intero.
“Certo papà. Vado a cercarli aspettami qui” e corse nuovamente su per la scalinata. Ginny guardò Harry in cagnesco dicendogli
“Tu davvero non vuoi metterlo in punizione? Harry solo da quando sei partito tu, ho ricevuto una ventina di lettere sui suoi scherzi. Non possiamo fargliela passare liscia”
“Tesoro, tu pensi davvero che, con un nonno che aveva messo su un gruppo di amici chiamato I Malandrini e degli zii il cui negozio di scherzi è diventato uno dei più forniti e buoni di tutto il mondo magico una ramanzina o una punizione risolverà la cosa? Io amo mio figlio così com’è e se continuerà ad ottenere i voti eccellenti che ha ottenuto fino ad ora e a non fare casini troppo grossi, io sarò felice di ridere con lui dei suoi scherzi migliori incoraggiandolo ad essere se stesso” Ginny gli lanciò un amaro sorriso di rassegnazione e dopo qualche minuto di attesa, il piccolo James fece ritorno insieme ai suoi amici più cari
“Papà questi sono Denzel Cox e Eugene Richardson. Li ho conosciuti sul treno e mi si sono attaccati come il vaiolo di drago” risero tutti insieme mentre i due ragazzi davano colpi sulle spalle di James
“io sono Harry Potter è un piacere conoscervi ragazzi” sorrise ai due stringendogli la mano “Il piacere è tutto nostro Signor Potter” dissero all’unisono i due
“Andiamo ragazzi. Sono così vecchio da essere chiamato già signore dagli amici di mio figlio? Chiamatemi solo Harry ve ne prego e, quest’estate, se vorreste passare un po’ di tempo con il vostro screanzato amico, casa nostra sarà sempre disponibile a una condizione” Harry si fece improvvisamente serio e quasi spaventoso tanto che, James e i suoi amici, fecero qualche passo indietro per proteggersi dall’eventuale esplosione di rimproveri rivolti verso James
“Se mi dovesse arrivare solo un'altra lettera dalla preside lamentandosi delle vostre malefatte, ti appenderò per le caviglie giù in cantina come un salame intesi James Sirius Potter?”
A queste parole seguì un silenzio carico di confusione e preoccupazione da parte di tutti, quando il volto di Harry si trasformò da arrabbiato a divertito e, insieme alla moglie, iniziarono a ridere di gusto mentre i tre ragazzi di fronte a loro, ancora impauriti da quelle parole, si rilassarono sorridendo nervosamente
“Te l’abbiamo fatta figliolo. Paura? L’unica cosa che vi raccomando è di stare attenti e non esagerare mi sono spiegato?” disse dolcemente Harry al figlio una volte controllate le risate “Dannazione papà, non farlo mai più. Avrei potuto rimetterci la pelle sai? Comunque fidati di me non farò nulla di troppo stupido”
“Mi fido ciecamente di te figliolo. E adesso andate a lezione, ci vedremo quest’estate con voi due spero. Tu signorino scrivici mi raccomando” abbracciò il figlio che sparì subito dopo seguito a ruota dai suoi compari.
“Devo andare a parlare un attimo con la McGranitt aspettami qui tesoro” Ginny gli lanciò un occhiata interrogativa che lui ignorò. Salì fino al settimo piano e la vide uscire dal suo ufficio
“Professoressa” Harry la chiamò facendogli un piccolo inchino a mò di saluto
“Potter lei che ci fa qui? E per le numerose lettere ricevute per suo figlio?”
“No professoressa e poi diciamolo, con tutte le regole che ho infranto io sarei un ipocrita a sgridare mio figlio per lo stesso motivo non crede? Comunque vorrei parlare con lei e con il professor Silente se fosse possibile” la McGranitt si accigliò sentendo che James non sarebbe nemmeno stato punito ma parse più incuriosita dalla richiesta dell’uomo perciò fece strada verso il suo ufficio dietro il gargoyle di pietra. Harry entrò salutando i vari quadri raffiguranti i vecchi presidi soffermandosi sull’unico ancora apparentemente addormentato, quello di Severus Piton.
“Salve Severus”
“Potter, grazie di avermi svegliato. La tua mancanza di tatto è ammirevole” rispose con voce fredda e distaccata
“Andiamo Piton, non c’è bisogno di fare il duro, lo sappiamo tutti che sei un tenerone” una fragorosa risata si levò da tutti i quadri dello studio mentre Piton ringhiava insulti e maledizioni in direzione di Harry che si sedette di fronte alla vecchia preside che lo attendeva a mani giunte
“Allora signor Potter, cosa possiamo fare per lei?” disse in tono gentile
“Come forse non tutti sapete, il nipote di Grinderwald, Dimitri Dolcov, ha formato un esercito che ha distrutto Sofia e annientato il ministro bulgaro e i suoi Auror. Sua madre, a quanto pare, utilizzando su se stessa alcuni incantesimi durante la gravidanza, ha concesso poteri inimmaginabilii ai gemelli che portava in grembo. La sua gemella è attualmente la preside di Ilvermorny, una scuola magica situata in America. Ora io vorrei sapere se qualcuno di voi sa esattamente dove si trova la scuola e come poterla contattare. Sarebbe importantissimo avere dalla nostra parte un alleato con gli stessi poteri del nemico”.
Lo stupore e il silenzio si diffusero nella sala. Gli occhi della preside e dei soggetti dei quadri erano pieni di inquietudine e preoccupazione, fatta eccezione per uno di essi. Albus Silente guardò Harry dritto negli occhi e con un espressione di eccessiva tranquillità parlò
“E’ situata in cima al monte Greylock, nel Massachussetts, tuttavia gli incantesimi che la proteggono non permettono a visitatori qualunque di raggiungere la scuola. Ti consiglio di mandare loro una lettere e aspettare risposta poiché le conseguenze dello scontro con una delle loro protezioni sarebbero ben poco piacevoli. Hanno avuto alcuni problemi con dei visitatori inattesi diciamo, perciò ti consiglio cautela” Harry annuì e si rivolse ad una McGranitt ancora leggermente sconvolta “Professoressa, può mandare lei una lettera, sa, da preside a preside per chiederle un incontro?” “Certamente Potter lo faccio immediatamente ma la distanza da ricoprire è molta, dubito che riceverà risposta prima della fine dell’estate” disse con sincerità la preside
“Andrà benissimo, grazie mille professoressa le devo un favore. Professor Silente, Severus, i miei saluti” Iniziò a scendere le numerosissime scalinate per raggiungere la moglie nel salone d’ingresso “Tutto ok caro?” chiese Ginny preoccupata
“Nulla di cui vale la pena preoccuparsi tesoro. Adesso andiamo a casa che abbiamo di fronte due giorni di puro divertimento e dobbiamo organizzarci al meglio. Giusto mostri?”
“Giusto” esclamarono all’unisono Albus e Lily. Così la famiglia, dopo una visita al negozio di dolci Mielandia dove comprarono una scorta di schifezze che sarebbe potuta durare benissimo un mese, si smaterializzarono verso casa.

Harry dovette colmare le sue lacune e la sua mancanza di informazioni sui suoi due figli createsi durante la sua assenza. Aveva il cervello così pieno di notizie che riusciva a malapena a pensare ad altro. Li portò allo zoo e al circo babbano, andarono a Diagon Alley dove comprò una Firebolt 365 ad Albus e un puffula pigmea a Lily e giocò con loro alla Playstation che nonno Arthur aveva comprato per loro, informandoli che essa era lo svago più comune utilizzato dai bambini babbani e, in effetti, Harry si divertì molto giocandoci. I due giorni di ferie passarono perciò molto velocemente per il disappunto di Ginny e dei bambini, così quella mattina si alzò, preparò la colazione per i figli e per la moglie ancora addormentati e uscì facendo meno rumore possibile. Appena arrivato al ministero, Harry vide un uomo altissimo e con un fiamma al posto dei capelli che agitava le braccia per farsi notare dall’amico che lo raggiunse
“Non c’è bisogno di agitarsi tanto Ron, ti sei forse dimenticato si essere alto come un troll e che i tuoi capelli si noterebbero anche al buio?” sghignazzò Harry dopo una pacca sulla spalla dell’amico “Ah ah ah molto divertente, davvero. Andiamo, Kingsley ha organizzato una riunione per decidere come muoversi contro quel mostro. E’ nel suo ufficio ed è tra… Miseriaccia è iniziata dieci minuti fa” sembrava fosse preoccupatissimo di essere così in ritardo
“Tranquillo Ron, dieci minuti di ritardo per noi è essere puntuali di che ti preoccupi?” rise Harry avviandosi verso l’ufficio del ministro
“Adesso sono il Capo del Dipartimento Auror Harry, è una cosa seria”
“Per Godric parli come Percy. Ron tu hai salvato il ministro in persona e il suo miglior Auror, credo che potresti arrivare in ritardo alle riunioni per altri 3 anni senza avere ripercussioni” Ron parve tranquillizzarsi mentre raggiungevano e aprivano la porta dell’ufficio di Kingsley.
“Buon giorno a tutti signori miei” disse Harry mentre Ron si limitava ad un saluto più sobrio. Si sedettero accanto a Kingsley che si alzò e iniziò a parlare
“Benissimo, tutti sapete il motivo di questa riunione. Perciò vorrei sentire una ad una le vostre opinioni per riuscire a risolvere la minaccia che incombe sull’intero mondo magico”
“Secondo me” iniziò un Auror molto grosso e minaccioso che a Harry sembrava si chiamasse Walter, “Dovremmo attaccarlo frontalmente, d’altronde abbiamo vinto facilmente l’ultima volta e non credo che possa batterci signore. Dovremmo spazzarlo via come lui ha fatto ai nostri amici e colleghi” a quelle parole un putiferio di voci accalcate una sull’altra riempì la sala.
Grida e urla di battaglia, opinioni le cui parole risultarono incomprensibili e così via. Dopo 10 minuti di caos totale, Harry si alzò e, con un movimento fluido della bacchetta, ristabilì l’ordine e il silenzio. “La cosa migliore da fare è contattare il ministero francese e spiegargli la situazione, cercando di convincerli ad unirsi alla causa. Avremo pur vinto una battaglia ma un altro scontro aperto, causerebbe decine e decine di vittime. Mai sottovalutare il nemico. Successivamente andrò personalmente in America a parlamentare con la preside di Ilvermorny per convincerla ad unirsi alla guerra contro suo fratello. Sarebbe un vantaggio enorme avere come alleato con gli stessi poteri del nemico. Lui vorrà certamente vendicarsi di noi per averlo battuto e per aver ridotto così tanto il suo esercito. Lo ricostruirà più forte e numeroso di prima. Avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile per limitare le vittime e per sconfiggerlo definitivamente. Cosa ne pensate? Kings, Ron siete d’accordo?” tutto l’ufficio parve accettare di buon grado il piano concepito da Harry, tranne il ministro stesso
“Un’altra missione fuori porta Harry? Non se ne parla potrebbe finire malissimo” disse Kingsley terrorizzato dall’esito dell’ultimo viaggio
“Ci andrò comunque Kings. Ho fatto spedire una lettera dalla McGranitt alla preside di Ilvermorny. Non ci saranno rischi, lei non è come suo fratello lo sai anche tu. Sarà una passeggiata” tentò di tranquillizzarlo Harry senza però ottenere molti risultati.
“Harry l’America pullula di mercenari. Dopo la nostra fuga, Dolcov li avrà avvisati di sicuro. E’ troppo pericoloso. Lo hai detto anche tu che se fossi stato meno stupido non avresti partecipato alla missione in Bulgaria, e adesso? Proponi tu stesso una missione possibilmente suicida per poi pentirti in seguito? No Harry, neanche per sogno, ti farò rinchiudere in una cella ad Azkabam se fosse necessario” Harry rimase colpito dalla sfuriata dell’amico e lo guardò arrabbiato
“Si è vero. Sono stato uno stupido ad accettare di prendere parte alla missione in Bulgaria. Sapevo i rischi ma non eravamo minimamente preparati a quello che abbiamo dovuto affrontare li. Adesso è diverso. Sappiamo tutto ciò che è necessario e siamo preparati ad affrontare le complicazioni che potrebbero soggiungere. Scelgo io cosa fare della mia vita Kingsley non tu. Se non mi farai partire in veste di Auror lo farò da civile” ringhiò Harry
“Kingsley il piano di Harry è molto buono. Anzi è l’unica possibilità che abbiamo di sconfiggerlo. Avendo sua sorella e il ministero francese dalla nostra parte, non sarà difficile vincere” disse Ron. Essendosi reso conto dell’inferiorità numerica, Kingsley approvò di malavoglia il piano scusandosi con Harry per la sua reazione esagerata di poco prima. Decisero di aspettare l’arrivo della risposta da parte della preside di Ilvermorny per dare inizio al loro piano. Uscirono dall’ufficio tutti con volti soddisfatti e impazienti di vendicare i colleghi caduti in battaglia. Harry e Ron si incamminarono verso i loro uffici chiacchierando tranquilli.
“Mio padre farà carte false per poter salire sul mezzo babbano che useremo per andare in America” sghignazzò Ron mentre Harry lo guardava confuso
“Ci andrò da solo Ron. Nessuno rischierà di lasciarci le penne stavolta”
“Certo che a te crescere non ti è servito a nulla eh? Per caso riesci a ricordare una missione pericolosa che hai compiuto senza l’aiuto mio o della mia bellissima moglie? Comunque non so se lo spegnino funzioni con distanze così lunghe perciò non potrei salvarti le chiappe in caso di necessità”
“Non ci andrai da solo Harry” disse Kingsley una volta abbandonato il suo ufficio
“Io e Kings verremo con te. Abbiamo optato di non portare gli Auror con noi, risulterebbe sospetto e la preside di Ilvermorny potrebbe considerarli come una minaccia. Saremo noi tre” replicò Ron divertito
“E scommetto che non ci sia modo di farvi cambiare idea dico bene?” disse Harry capendo di essere stato incastrato
“Non avrei saputo dirlo meglio. Sei sempre stato un uomo sveglio amico mio” i tre risero insieme e Ron, dopo aver informato di avere un po’ di scartoffie da compilare in ufficiò, sparì, lasciando soli Harry e Kingsley
“Kings stavo pensando ad una cosa”
“Dovrei preoccuparmi?” chiese Kingsley sospettoso
“No no tranquillo. E’ solo che vorrei portare la mia famiglia in vacanza e, dato che dovremmo contattare il ministro francese, pensavo che potrei farlo direttamente io” disse Harry con un sorriso e facendo gli occhi dolci a Kingsley per avere il permesso di andare
“Mi stai chiedendo forse il permesso? Andiamo Harry, anche se ti dicessi di no ci andresti comunque”
“Un ministro così informato sui suoi dipendenti. Dovresti essere d’esempio Kings” risero per 20 minuti abbondanti prima di riuscire a controllarsi. Ripreso il controllo, Harry salutò Kingsley con la solita pacca sulla spalla e si diresse verso il suo ufficio.

Finito il suo turno, Harry tornò a casa dove informò la famiglia della vacanza programmata per l’estate. I bambini impazzirono di gioia e si avviarono rapidamente nella stanza di Albus con l’intento di scrivere una lettera al loro fratello James e informarlo della fantastica notizia. Ginny tuttavia non parve troppo convinta
“La nostra vacanza non ha nulla a che fare con il dover informare il ministero francese del pericolo imminente vero tesoro?"
“Emh…. In realtà si amore mio. Faremo una piccola sosta di tre giorni a Parigi e poi ci dirigeremo nella bellissima Marsiglia” Harry utilizzò il tono più dolce e tranquillo del suo repertorio sperando che la moglie non si arrabbiasse troppo.
“Perfetto. Ho sempre voluto vedere Parigi” replicò Ginny che, dopo un bacio veloce, si diresse in cucina per preparare il pranzo, lasciando un Harry molto confuso ma al tempo stesso soddisfatto, ancora in piedi in mezzo al corridoio

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Capitolo 12
*** Bonjoure ***


 
Note:
Benvenuti al dodicesimo capitolo della mia Fan Fiction
Come si può notare dal titolo, esso l'ho fatto svolgere nella capitale francese 
Non voglio spoilerare nulla perciò Buona lettura spero che possa piacere a molti di voi. 
Non mi stancherò mai di ringraziare i lettori,
le persone che mi seguono e chi sfrutta un pò del loro tempo per recensire le mie storie.
LEGGETE E, SE DOVESSE PIACERVI, RECENSITE



BONJOURE



"Lily. Dai amore vestiti o faremo tardi" disse dolcemente Ginny alla figlia
"Si mamma, scusa". La piccola si affrettò a vestirsi e sistemarsi e scese rapidamente le scale, accompagnata dalla madre, in direzione di suo padre e di suo fratello maggiore
"Le mie donne sono pronte?" disse allegro Harry
"Si tesoro. Fabian è già arrivato?"
"Ci sta aspettando fuori e ci converrebbe muoverci, mancano 20 minuti all'arrivo" così dicendo uscirono, attraversarono il giardino e, appena fuori dall'enorme ingresso di villa Potter, trovarono ad aspettarli una Mercedes nero opaca.
"Fabian e la tua amata Audi?" disse Harry sorridente
"Questa è molto più potente signor Potter. Possiamo andare?"
"Si. Più rapidamente possibile per favore. Non voglio che mio figlio pensi che ce lo siamo dimenticato a Kings Cross come in quello stupido film babbano".

Partirono tra scherzi e risate alla volta della stazione di Londra poiché, James il primogenito di Harry, sarebbe tornato a casa per le vacanze estive. Harry non vedeva l'ora che tutta la sua famiglia si riunisse e aveva una certa impazienza di andare in vacanza con loro. Forse però questa irrequietezza non era data dalla volontà di rilassarsi su una sdraio in una spiaggia francese, ma di voler incontrare al più presto il ministro francese. Ginny parve seguire la linea dei pensieri di Harry poiché gli domandò
"Per quando hai fissato la vacanza tesoro?"
"Come... Ah si, certo.. Partiremo il 29 luglio. Il ministero ci fornirà una passaporta per Parigi e li ad aspettarci troveremo alcuni dipendenti del ministero francese che ci guideranno" rispose Harry dopo un attimo di smarrimento iniziale.
"Ti senti bene Harry?" chiese Ginny sospettosa
"Ovviamente, sono solo emozionato e impaziente di avere tutte le mie pesti sotto il mio tetto" rispose sorridendo Harry mentre la moglie ricambiava il sorriso e gli carezzava dolcemente il viso. Arrivarono giusto in tempo alle stazione grazie all'auto, potenziata ovviamente da alcuni incantesimi, di Fabian che assicurò di aspettarli li mentre loro andavano a prendere James. I quattro Potter s'incamminarono, superarono il binario 9 e 3/4 e attesero. Non più di cinque minuti dopo, il treno scarlatto fece il suo ingresso spargendo vapore per tutto il binario. Videro alcuni dei loro vecchi compagni di scuola tutti intenti a cercare i propri figli tra cui Bill e Fluer.
"Hey Bill, Fluer come va?" gridò Harry agitando la mano
"Ciao Harry" disse Fluer raggiante
"Sorellina" fece Bill con un inchino verso Ginny che lo abbracciò ridendo
"Ogni anno è sempre peggio. Con tutto questo vapore non riesco mai a vedere Victorie" esclamò seccata Fluer e, in effetti, come darle torto. Non si vedeva nulla che non fosse il vapore di un bianco perlaceo, troppo in realtà, che invadeva il binario intero. Dopo alcuni minuti, comunque, la visibilità migliorò ed Harry riuscì a scovare il suo furfante e capì il motivo dell'eccessiva quantità di vapore di quel giorno. James, insieme ai suoi amici Denzel e Eugene, avevano evocato del fumo denso e bianco che, unito a quello del treno, aveva praticamente trasformato l'aria intorno alla banchina in un ammasso di candide nuvole bianche. Se ne stavano lì, ridendo come pazzi alla base di un pilastro, con ancora le bacchette in mano e dalle quali ancora usciva un po' di fumo bianco.

"James, figliolo" gridò Harry verso suo figlio che, vedendolo, si avvicinò. Harry scoppiò subito a ridere per via dello scherzo geniale ideato dal figlio
"Sei un mascalzone figlio mio. Tuo nonno sarebbe orgoglioso di te" ancora con le lacrime agli occhi per la risata precedente, lo abbracciò
"Grazie mille papà, ma questa è una sciocchezza. Quelli a scuola sono molto più divertenti sai?" disse James molto soddisfatto dei complimenti del padre. Fece un gesto verso i suoi amici che si avvicinarono all'istante
"Salve signor Potter come sta?" Denzel e Eugene parlarono all'unisono guardandosi con divertimento
"Andrebbe meglio se vi foste ricordati le parole che vi ho detto a scuola. Così da non farmi sentire vecchio sentendomi chiamare signore. Ragazzi, capisco che per principio che voi non ascoltiate i consigli dati dagli adulti ma per Merlino chiamate Harry" i quattro risero di gusto e, una volta ritrovato il controllo, ripresero la parola
"Mi dispiace sign.... Harry. Ci alleneremo te lo prometto"
"Così si fa. Adesso andiamo James. Ragazzi come sempre è un piacere vedervi. Quando vorreste venire a far visita allo scalmanato che avete per amico e che io ho per figlio, saremo lieti di ospitarvi" i due risero e annuirono a Harry prima di sparire
"Campione, un ultima cosa. Tu sai perchè Victorie per trovare i suoi genitori ci impiega così tanto tempo?" domandò Harry al figlio che sghignazzò sonoramente
"Beh. Ovviamente io non ti ho detto nulla papà, ma dalle mie informazioni e dalla mia vista molto sviluppata sono arrivato ad una conclusione. Perchè non ne parli con Teddy? Sarà divertente" Harry rimase per un attimo troppo confuso per capire la malizia e il divertimento del figlio, quando vide due ragazzi baciarsi appassionatamente
"Ciao cugina. I tuoi ti stanno aspettando e non credo che li incontrerai dentro la bocca di Ted, anche se, devo ammetterlo, è molto, molto grande" Harry tirò un buffetto sulla nuca di James e tentò disperatamente di rimanere serio mentre Teddy e Victorie diventavano rosso fuoco e quest'ultima si dileguava più velocemente possibile.
"Ciao Ted, beh congratulazioni siete una bella coppia" provò a dire Harry mentre Teddy guardava con odio incondizionato il volto sorridente di James. Dopo qualche secondo di imbarazzo totale, il ragazzo si diresse verso la direzione opposta presa da Victorie e sparì.
"James hai lo stesso tatto di tuo zio Ron per le braghe di Merlino"
"No papà, mettere in imbarazzo le persone non è carenza di tatto, è pura arte" disse James sorridendo maliziosamente "Converrebbe che, la tua arte, resti nascosta a tua madre. Non credo che apprezzi questo tipo di vena artistica".
Sempre ridendo di gusto, Harry mise un braccio attorno alle spalle del figlio e si incamminarono verso la restante parte della loro famiglia. Bill e Fluer erano ancora li e tempestavano di domande la figlia per via dell'eccessivo rossore del suo viso
"Piccola mia che ti è successo?" chiese apprensiva Fluer
"Nulla mamma tranquilla, dev'essere tutto questo vapore" rassicurando la madre, Victorie si girò per poter salutare Ginny e gli altri quando, vedendo James e Harry avvicinarsi verso di lei, gridò
"Tu piccolo ficcanaso, vieni qui" e si mise a ricorrerlo per Kings Cross mentre Harry si accasciò al suolo dalle risate e Ginny guardava incredula la scena.

Tornando a casa, James dovette raccontare tutto alla madre poiché quest'ultima lo minacciò di non portarlo in vacanza con loro e di lasciarlo dai nonni. Come aveva previsto Harry, Ginny non fu tanto contenta di conoscere l'hobby preferito del figlio. Durante tutta l'interminabile paternale che la donna riservò a James, Harry e gli altri due suoi figli, si godettero la scena trattenendo a stento le risate. Quando Ginny terminò di gridare informò James che della sua punizione si sarebbe incaricato il padre e, dopo aver lanciato a Harry uno sguardo infuocato, si diresse in cucina per preparare il pranzo.
"Non credo che i miei timpani ritorneranno più quelli di un tempo" disse James indignato rivolto ai tre che si erano goduti la scena "Grazie del supporto comunque, non saprei come avrei fatto a sopravvivere senza le vostre risatine di sottofondo" "Oh povero Jamie, la mamma è stata troppo dura con te" replicò Albus scoppiando in una risata che contagiò tutti meno il diretto interessato della battuta
"Albie non ti conviene sfottere anche perchè sappiamo tutti chi è il re degli scherzi e non vorrei che quando arrivasse il tuo turno di andare ad Hogwarts e cioè tra un anno fossi bersagliato dai PDM no?"
"Non oseresti con tuo fratello. E poi cos'è il PDM?" chiese Albus con una nota di preoccupazione
"Principi delle malefatte ovvio" risero tutti e tre prima che Harry prendesse la parola
"Molto originale figliolo ma ti avverto, tuo fratello deve restare immune ai vostri scherzi intesi? In caso contrario potrei accordarmi con lui e con tua sorella sulla punizione da darti per l'utilizzo della tua arte su tua cugina di quest'oggi"
James osservò suo padre come a soppesare le possibili scappatoie al suo avvertimento. A quanto parse non riuscì a trovarne nessuna e perciò gli rispose
"D'accordo papà, Albus e Lily saranno sotto la protezione del PDM, ma non ti posso assicurare nulla sui due piccioncini" sorrise ad Harry che sembrò accettare le condizioni
"Basta che tua madre non lo sappia o diventerete orfani" risero tutti della battuta del padre e, sentendo la voce non più alterata della madre che li chiamava per il pranzo, la raggiunsero.

I due mesi che seguirono furono pieni di risate, scherzi, litigi e sfuriate di Ginny che si infuriava ad ogni scherzo che James rifilava ai cugini e agli amici che andavano a far visita ai genitori. Come promesso, Denzel e Eugene, vennero molto spesso a trovare James e questo non fece che aumentare la confusione a villa Potter. Arrivò presto il giorno della partenza e i piccoli Potter furono così eccitati e impazienti che si alzarono addirittura prima dei genitori quella mattina. Quandò, finalmente Harry aprì gli occhi, li vide, ai piedi del letto matrimoniale che condivideva con la moglie, con un grande vassoio pieno fino a scoppiare di cibo, caffe e succo di zucca gelido. Harry, sorpreso, inforcò gli occhiali pensando che la sua vista pessima gli avesse giocato un brutto scherzo e li vide più chiaramente. Tre mostriciattoli con un sorriso da orecchio a orecchio che lo guardavano fisso e con ammirazione.
"Buongiorno genitori" dissero all'unisono i tre mentre nel frattempo anche Ginny aveva aperto gli occhi.
"Chi siete? Cosa avete fatto ai miei amati mostri?" disse Harry assumendo un finto cipiglio preoccupato
"Piccoli miei! Che bel pensiero che avete avuto. Grazie mille" esclamò Ginny fingendo di non aver sentito le parole del marito. Invitò i figli a sedersi sul loro letto e cominciarono a mangiare e a bere fino a svuotare il vassoio. Harry e Ginny si prepararono con l'aiuto e la supervisione dei figli che, ancora eccitatissimi per la partenza, cercavano di velocizzare ogni azione compiuta dai genitori. Una volta preso tutto il necessario, i Potter si avvicinarono al loro camino nella quale Harry aveva appena acceso il fuoco con la sua bacchetta e, uno per uno, presero una manciata di polvere dal vaso appoggiato su una delle mensole attaccate al camino di marmo e, scandendo molto bene la loro destinazione, sparirono avvolti da fiamme verdi. Meno di 5 minuti dopo, si trovarono nell'Atrium del ministero dove, ad aspettarli, trovarono Kingsley e, con suo grande disappunto, Blaise Zabini con cui Harry ebbe a che fare ad Hogwarts
"Ciao Kings" dissero insieme i Potter
"La famiglia Potter al completo. È bello rivedervi piccole pesti" disse in risposta Kingsley rivolgendo un sorriso radioso ai bambini
"Signor ministro, non le permetto di definire i miei figli in codesti termini. Siamo profondamente offesi dal suo comportamento. Non ho ragione mostri?"
"Sicuro" dissero insieme Lily, James e Albus. Tutti scoppiarono a ridere tranne Zabini che sembrò irritato da quella manifestazione di pura spensieratezza.
"Signor ministro, mi scusi se mi permetto ma avrei del lavoro da fare. Se potremmo fare in fretta le sarei grato" Harry lo guardò in cagnesco ma Kingsley non si scompose
"Si certo mi perdoni signor Zabini. Allora sapete che per creare una passaporta totalmente legale si deve ricevere un permesso dell'Ufficio del Trasporto magico e controllare che il luogo di partenza e il luogo di arrivo siano completamente nascosti agli occhi dei babbani. Il signor Zabini è stato così gentile da occuparsi di tutto nel minor tempo possibile. Questo è il vostro permesso. Partirete tra mezz'ora dal mio ufficio nella quale è già presente la vostra passaporta. Harry tu dovresti firmare qui e il signor Zabini giusto al lato" i due si guardarono come se si volessero maledire con gli occhi. Alla fine Harry si avvicinò e firmò, Zabini lo imitò quasi subito e poi sparì senza proferire parola
"Bambini tappatevi le orecchie per favore" i tre obbedirono subito anche se James non si sforzò molto ma appoggiò leggermente le mani sulle tempie fingendo di non ascoltare
"Preferirei che licenziassi quel figlio di puttana Kings"
"Harry non posso licenziare tutti quelli che a Hogwarts sono stati serpeverde e tutte le persone antipatiche del ministero, rimarremo pochissimi temo. Adesso andiamo nel mio ufficio".

I Potter seguirono Kings verso l'ascensore che li portò al primo livello e li videro Percy che gridava contro una dipendente indifesa
"Cosa significa che hai fatto esplodere per sbaglio il mio ufficio Celine?!?!"
"Signor Weasley mi dispiace è stato un incidente, è il mio primo giorno la prego non sia tanto duro con me" rispose la povera ragazza che cercava di scusarsi e reprimere le lacrime
"D'accordo, D'accordo, ascolta. Io non farò rapporto ma per amore di Merlino cerca di sistemare il mio ufficio" disse Percy esasperato ma con voce più dolce e comprensiva
"Grazie signor Weasley, grazie" e scappò via con un sorriso accennato sul volto.
"Ciao Perce" dissero Harry e Ginny
"Ciao zio Percy" esclamarono invece i bambini
"I mie nipotini! Come state piccoli?"
"Percy, ti dispiacerebbe occuparti di loro mentre io scambio due parole con Harry e Ginny" disse Kingsley ad un entusiasta uomo dai capelli scarlatti. Percy adorava i suoi nipoti e, il loro legame già molto forte di per se, si intensificò alla notizia della sterilità della moglie Penelope, inutile dire non fu facile per lui convivere con lo spiacevole deficit della moglie. Perciò ogni momento da poter passare con loro lo sfruttava a pieno, anche se non erano molti
"Sarebbe un onore. Venite vi mostro un po' del nostro ministero". Kingsley fece accomodare Harry e Ginny su delle poltrone molto comode del suo ufficio e si sedette di fronte a loro
"C'è qualche problema Kings?" Harry fu il primo a parlare perchè la voglia di Kingsley di parlare da soli lo rendeva nervoso "No no assolutamente Harry tranquillo, non ci sono novità sul quel fronte, solo che non volevo parlare davanti ai bambini del ministero francese, non vorrei che pensassero che li hai portati in vacanza solo per poter parlare con il ministro e non per stare con loro. Perciò veniamo a noi, come ho già detto ti aspetteranno nel luogo di atterraggio della passaporta e ti guideranno direttamente da lui, potrebbe perciò essere una visita brevissima ma la passaporta per Marsiglia non partirà che tra tre giorni perciò potrete gustarvi un po' Parigi. Harry un ultima cosa, il ministro francese è un po' particolare diciamo. Mancano due minuti dov'è Percy?" lanciò il suo Patronus che attraversò la porta in un attimo e dopo un minuto Percy arrivò. Harry non riuscì a capire le parole di Kingsley
"Che significa che è un po' particolare?" chiese Harry curioso
"Lo scoprirai presto". L'ultima cosa che vide fu il ghigno divertito di Kingsley mentre Percy li salutava con la mano, partirono con il solito strappo all'ombellico e la sensazione di pressione causata dalla passaporta.

Atterrarono subito dopo in un quartiere squallido e desolato, dove due giovani donne bellissime e biondissime li aspettavano vicino ad un'automobile completamente carbonizzata. Harry e James osservarono interessati le due donne, almeno fino a quando Ginny, accorgendosi dello sguardo troppo fisso del marito, gli lanciò uno sguardo che fece si che distogliesse il suo. "Harry, che piacere rivederti, come stai?" disse una delle due donne che, una volta accorte dell'arrivo della famiglia, si erano affrettate ad andargli in contro.
"Gabrielle? Da quanto tempo. Lavori per il ministero francese allora eh?".
Dopo una chiacchierata e le dovute presentazioni si avviarono verso la strada opposta dove, un auto li aspettava. Durante in tragitto, Harry e Gabrielle, continuarono a parlare e la giovane donna cominciò a chiedere informazioni sulla sorella maggiore che non vedeva da un po'. L'interrogatorio finì ed Harry colse l'occasione per prendere la parola.
"Dove si trova il ministero esattamente?"
"Appena sotto la tour" disse Gabrielle
"Manca molto?" domandò nervoso Harry. Non ci fu risposta solo un indicazione con la mano e Harry, guardando dal finestrino, vide la meravigliosa struttura babbana chiamata Tour Eiffel e, davanti ad essa, un enorme fontana che emetteva spruzzi d'acqua ad un altezza di almeno tre metri. I Potter rimasero senza parole, stupiti dall'enormità e magnificenza del posto. Finalmente l'auto si fermò davanti alla torre e le giovani donne si diedero da fare mormorando incantesimi rivolti ad uno dei quattro supporti di essa. Pur avendo molte persone intorno loro, nessuno parse stupito del fatto che, nel suolo, si aprisse un varco circolare e che, una famiglia più due donne donne iniziassero a scendere attraverso esso, molto probabilmente gli incantesimi evocati dalle due, impedivano loro di essere visti. Il ministero francese si presentò come molto più raffinato e grande di quello britannico. Fiori, sculture, opere d'arte babbane e fontane facevano parte dell'immenso atrio. Il pavimento, formato da un parquet molto chiaro, era brillante, privo di qualsiasi macchia e sembrava essere appena istallato. Mentre le donne gli mostravano la strada, Harry notò che dalle pareti, non solo pendevano fiori e piante di ogni genere, ma anche arazzi che raffiguravano un uomo molto magro e alto. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle di un biondo cenere con alcune ciocche di bianco a lati. Portava un vestito azzurro cielo con il collo alla coreana con una fantasia floreale al quanto insolita. Teneva un monocolo nella mano destra e la bacchetta nella sinistra e lanciava sguardi sereni a tutti i suoi moltissimi impiegati. Raggiunsero finalmente la porta dell'ufficio del ministro e Harry lasciò Ginny e i figli con Gabrielle e dopo avere bussato entrò. La stanza era ariosa e spaziosa e dello stesso stile dell'atrio. Pieno di fiori, quadri e di colori diversi. Dalle finestre, incantate, il panorama era fantastico. Si vedeva tutta Parigi al tramonto anche se erano appena le due del pomeriggio.
"Signor Potter, mi permetta di dirle che per me è un onore averla qui e conoscerla. Vi prego si sieda" la sua voce acutissima e gentile sorprese molto Harry che accettò di sedersi frontalmente al ministro
"Mi presento sono Franck Sarkozy il ministro della magia francese. Cosa posso fare per lei?" A Harry sembrava di conoscere quel cognome, aveva qualcosa a che fare con Arthur ma non riusciva a ricordare a chi potesse essere collegato ad esso
"Sarkozy? Perchè mi suona familiare signore?" chiese Harry prima di riuscire a trattenersi. L'uomo di fronte a lui rise di gusto prima di rispondere
"Non credevo ascoltasse il telegiornale babbano signor Potter. Si comunque sono un nato babbano e mio fratello è il presidente francese. È una cosa di famiglia diciamo. Ma torniamo a noi. Il signor Shaklebolt sembrava molto serio nella lettera che mi ha spedito mi può spiegare lei cosa succede?".

Dopo aver spiegato nei minimi particolari la loro missione in Bulgaria, di Dolcov, del suo esercito e dei suoi poteri, nella stanza calò il silenzio. La preoccupazione si leggeva negli occhi del ministro ma, quando parlò la sua voce suonò determinata e decisa.
"Di certo il mio ministero non starà a guardare. Ma prima di darvi una risposta dovrò chiedere ai miei uomini poiché si creerà una guerra parecchio pericolosa. Ha detto di dover andare a chiedere aiuto a Ilvermorny no?"
"Si proprio così" rispose Harry
"Perfetto una volta saputo la loro risposta riceverà la nostra. Ma non temete signor Potter non vi abbandoneremo è solo una questione di tempistica e di informare sui rischi i proprio uomini"
"Certo la capisco benissimo e la ringrazio di avermi dedicato il suo tempo" disse Harry alzandosi e stringendo la mano a Franck. Si avviò verso la porta ma il ministro lo bloccò
"Signor Potter, se dovesse scoppiare davvero la terza guerra magica, noi la vinceremo senza ombra di dubbio. E ora, a quanto ho capito resterete in Francia per le vacanze. Io stesso vi farò da guida, andiamo" e uscirono insieme dalla stanza sorridenti.

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Capitolo 13
*** Ilvermorny ***


Note:
Buon pomeriggio a tutti e benvenuti ad un nuovo capitolo
della mia fan fiction
.

Come si può ben notare dal titolo, il capitolo di oggi, sarà ambientato
appunto nella scuola americana di Ilvermorny che, la nostra casa
Joe ha gentilmente destritto su Pottermore.
Benissimo e dopo questa introduzione un po' noiosa è arrivata l'ora di leggere.
Ringrazio come sempre tutti quelli che lo faranno e che esprimeranno un
loro giudizio tramite una recensione. Buona lettura:)
LEGGETE E, SE DOVESSE PIACERVI, RECENSITE
Albusseverus1996

 

 
ILVERMORNY



Harry, in un primo momento, non capì la ragione per cui Kingsley reputava Il ministro francese particolare. Certo, il suo modo di vestire, era, come dire, eccentrico, ma per il resto gli sembrò normale durante il loro incontro al ministero. Se ne accorse durante il loro giro turistico di Parigi di cui lui stesso si occupò. Non camminava, saltellava per tutta la città salutando più persone che poteva e che probabilmente neanche conosceva viste le espressioni stupite che gli rivolgevano. Parlava con un tono talmente alto e squillante che Harry si stupì che non li avessero raggiunti uno stormo di pipistrelli infuriati. Li fece camminare per quasi tutta la loro permanenza a Parigi, facendogli visitare musei, opere d'arte, un parco divertimenti chiamato Disneyland dove i bambini, entusiasti, li fecero rimanere per un giorno intero seduti ad aspettarli su una panchina, tutti i monumenti possibili e tutti i luoghi più famosi della città tra cui il Moulin Rouge visitato una volta che i bambini si fossero addormentati l'ultimo dei tre giorni di permanenza. Harry fu molto incuriosito da tutti gli stranissimi aggeggi presenti in quel luogo purtroppo Ginny, il cui volto era diventato rosso fuoco, non gli permise di comprare alcunchè. Il giorno dopo, salutarono Gabrielle e il ministro e partirono verso Marsiglia. Fu una vacanza rilassante tutto sommato. Alloggiarono in un hotel a cinque stelle con piscina, casinò, centro benessere e, per la gioia di Harry e Ginny, un club per bambini dove i loro tre figli passarono gran parte della vacanza. Ebbero, quindi, molto tempo da sfruttare da soli ma, questa volta, stando ben attenti per non dover diventar nuovamente genitori. Tornarono a casa visibilmente abbronzati e, nel caso di Harry e Albus, ustionati.

Due giorni dopo il loro rientro, mentre Ginny passava una pozione anti-scottature sulle schiene doloranti del marito e del figlio, un allocco fece capolino dalla finestra aperta del salone con due lettere nel becco. Harry si affrettò a raggiungerlo sotto lo sguardo indignato della moglie, le sfilò, dando all'allocco un biscotto gufico come ricompensa, e iniziò a leggere la prima che era della McGranitt
                                                                                                                                                                                       
                                                                                                                                                                                                                                                                                                   Caro signor Potter
                                                                                                                                                                                                                                                                                       La lettera che stavamo aspettando mi è stata consegnata questa mattina.
                                                                                                                                                                                                                                                                     Spero che la sua vacanza sia stata rilassante e che lei, sua moglie e i suoi figli stiate bene.
                                                                                                                                                                                                                               La seconda lettera che le ho inviato è la risposta alla sua richiesta di incontro della preside di Ilvermorny.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                         Ovviamente ancora non l'ho letta ma credo che l'esito sia positivo.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Le manda i suoi più cari auguri per il viaggio il professor Silente mentre,

                                                                                                   il professor Piton, testuali parole, mi dice di scriverle "Spero che la sua ustione persista in eterno"

Cordiali saluti

Minerva McGranitt
(Preside della scuola di magia stregoneria di Hogwarts)



Eccitato, Harry prese la seconda lettera e lesse velocemente. Avevano accettato e fissato l'incontro, per il 24 settembre informando che, due insegnanti della scuola, li avrebbero aspettati al porto di Boston e che poi, tramite passaporta, sarebbero arrivati a destinazione. Harry, dimenticando di avere ustioni sulla maggior parte del corpo e sotto lo sguardo indignato della moglie e quello curioso del figlio, prese la bacchetta e evocò il suo Patronus che, una volta attraversata l'enorme finestra del salone, sparì "Harry che è successo?" disse Ginny preoccupatissima mentre il marito si sistemava ancora una volta su una sedia per permettere la moglie di continuar passare l'unguento rinfrescante sulla sua schiena
"Nulla di grave tesoro, tranquilla. Solo che la preside di Ilvermorny ha accettato di incontrarci.. AHI tesoro fai piano che fa già abbastanza male così" Harry, che dava le spalle alla moglie, non potette rendersi conto che il suo volto era diventato rosso dalla rabbia alle sue ultime parole.
"Albus, io e Papà dobbiamo parlare lasciaci soli" avvertendo il pericolo, il piccolo corse subito via raggiungendo i fratelli che, incuriositi dalla vista dell'allocco, si misero a origliare dalle scale situate alla destra del salone. Harry era confuso e chiese
"Cosa c'è tesor...." non riuscì neanche a finire la frase che la furia della moglie lo travolse
"CHE SIGNIFICA CHE LA PRESIDE DI UNA SCUOLA SITUATA DALL'ALTRA PARTE DEL GLOBO HA ACCETTATO DI INCONTRARVI HARRY JAMES POTTER!?!? NON SARÀ UN ALTRA MISSIONE FUORI PORTA VERO!?!? NON TI È BASTATO SPARIRE PER MESI LASCIANDOMI CREDERE CHE FOSSI MORTO!?!? VUOI PARTIRE E LASCIARMI ANCORA DA SOLA!?!? POTRESTI ESSERE TORTURATO E UCCISO PER LE INFORMAZIONI CHE TI HA DATO QUEL PAZZO E SE A TE NON TI IMPORTA MORIRE PER UNA GIUSTA CAUSA A ME IMPORTA" queste grida erano stracolme di tutta la paura, la preoccupazione e il dolore che Ginny provò durante l'assenza del marito. Harry restò sbalordito. Non riuscì a staccare gli occhi dal volto della moglie pieno di dolore e di rabbia e dalle lacrime che lo rigavano. Non proferì parola, non sapeva come riuscire ne a giustificarsi e ne a consolarla. Ginny parve riacquistare un po' del controllo di se e continuò
"Sei mio marito e ti amo. Io davvero sono orgogliosa del lavoro che fai ma tu non hai idea di come mi sono sentita durante i mesi in cui non ci sei stato. Io ho bisogno di te Harry, non mi abbandonare ancora" le lacrime ormai non davano segno di voler fermarsi e, ad esse, seguirono i singhiozzi. Harry si alzò e abbracciò la moglie che, nel momento in cui le braccia del marito la strinsero al suo corpo, scoppiò in un pianto vero e proprio
"Amore mi dispiace davvero. Non ho scuse per quello che ho fatto perchè conoscevo i possibili rischi, anche se non avrei immaginato di trovarmi in quella situazione ma questo non è abbastanza per sminuire la cazzata che ho fatto a partecipare. Sarà diverso questa volta, ovvio la possibilità di incontrare qualche nemico c'è ma è alquanto remota. Appena metteremo un piede sul suolo americano, ci aspetteranno degli insegnanti di Ilvermorny e tramite passaporta raggiungeremo la scuola. Non sarà pericoloso ma se tu hai troppa paura di restare da sola resterò, la mia priorità resta e resterà sempre preoccuparmi e proteggere la mia famiglia" Ginny alzò il volto pieno di lacrime dal petto del marito e lo baciò appassionatamente mentre, i bambini che avevano ascoltato tutto, si dileguarono poichè vedere i genitori baciarsi in quel modo non era poi molto interessante e, a dirla tutta, li disgustava un po'. Ginny, staccatasi da Harry e dopo aver imperturbato le porte del salone, tornò a sedersi sul divano. Guardò suo marito negli occhi e disse
"Bene io vengo con te. Hai detto che non c'è pericolo giusto? Perciò verrò ad aiutare, non ti aspetterò qui senza avere notizie" Harry le tirò un occhiata di rimprovero
"Ginny pensa ai bambini. Impazzirebbero sapendo che tutti e due i loro genitori siano così lontani da loro. Non se ne parla tu resterai qui e se me lo dovessi chiedere resterò anche io" sua moglie alle sue parole mise su il broncio Made in Weasley che a Harry faceva tanto divertire e che adorava. Dopo 15 minuti nella quale i due coniugi continuarono a guardarsi fissi negli occhi, Ginny cedette e annuì
"Quando partirete?" disse rassegnata
"Il 19 settembre. Partiremo con una crociera dal porto di Londra, dovremmo tornare dopo 8 giorni se tutto andrà per il verso giusto" rispose Harry che si avvicinò alla moglie, le carezzò la guancia e uscì dal salotto per dirigersi in cucina. Qualche minuto dopo anche Ginny lo seguì per aiutarlo e, arrivata al suo fianco, gli strinse forte la mano accennando un sorriso.

Il giorno dopo accompagnarono James a Kings Cross tra le solite lamentele del fratello più piccolo
"Albus andiamo, ci andrai tra un anno. Non è poi così tanto no?" disse Ginny esasperata. Albus sbuffò e si avvicinò a Teddy che parlava con Victorie mentre James li guardava curioso. Le parole che avrebbe voluto dire ai due piccioncini gli si bloccarono in gola dopo aver ricevuto un l'occhiataccia da sua madre, così si voltò verso Harry.
"Papà posso parlarti?"
"Certo Jamie, dimmi" disse Harry sapendo già di cosa il figlio avrebbe voluto parlare
"È solo una missione di reclutamento vero? Non attaccherete nessuno no?" disse nervoso James
"Ho fatto l'errore di lasciarvi per combattere una volta, non succederà più se non strettamente necessario, te lo prometto figliolo. Adesso sali sul treno e non fare cazzate intesi?" il ragazzo annuì e dopo un abbraccio veloce a Harry e Ginny e un saluto ai fratelli salì sul treno che prese velocità e sparì. La famiglia inizio ad avviarsi verso l'uscita del binario quando un Patronus a forma di lince, sbucò dal nulla fermandosi di fronte a Harry
"Vieni immediatamente al ministero, riunione straordinaria" e così dicendo sparì nel nulla.
"Tesoro vai, hanno bisogno di te" disse Ginny preoccupatissima
"Prima vi porto al sicuro, il ministero può aspettare". Arrivati al cancello di villa Potter, Harry sussurrò all'orecchio della moglie
"Evoca tutte le protezioni che conosci, quando tornerò le rafforzerò io. Non uscite di casa finchè non scoprirò il motivo di questa riunione. Vi informerò una volta finita con il mio Patronus intesi?" in risposta Ginny baciò il marito prima di annuire e ad alzare la bacchetta mormorando moltissimi incantesimi di protezione. Arrivato al ministero, Harry trovo Percy, Ron e Kingsley ad aspettarlo e, i loro volti non promettevano nulla di buono
"Harry miseriaccia, perchè ci hai messo tanto?" disse Ron
"Ero a Kings Cross e ho preferito mettere al sicuro la mia famiglia prima di venire. Che è successo?"
"Abbiamo ricevuto la visita di un altro messaggero. Dolcov ha attaccato la metà dei paesi dell'est europa e, il ministro russo, è sotto maledizione Imperius. Ha ingrossato il suo esercito, tra Purifier, gli Auror Russi e uomini che hanno scelto di unirsi a lui per evitare la morte, adesso sono numerosi" calò il silenzio. Sembrava che tutto l'Atrium fosse in ascolto. La tensione era palpabile e nessuno pareva riuscire o volerla placare. Alla fine Harry ruppe quel silenzio così opprimente.
"D'accordo, sappiamo che ha attaccato ministeri non molto attrezzati e abbastanza deboli a parte quello Russo. Non rischierà, almeno per il momento, di attaccare ministeri come il nostro, quello francese o qualsiasi altro ministero più organizzato, abbiamo ancora un po' di tempo. Kingsley tu potresti convocare una riunione con i ministri di Spagna, Portogallo, Germania e Italia?"
"Si certo. Gli manderò una lettera e li inviterò qui" disse Kingsley forse sorpreso di come Harry trovasse sempre una soluzione a tutto
"Per adesso è tutto quello che possiamo fare. Prima di agire dovremo essere sicuri di potercela fare fino ad allora nessuno si muoverà, non voglio altre vite sulla coscienza" detto questo, evocò il suo Patronus e lo inviò a sua moglie per tranquillizzarla "Harry, amico, mai pensato di diventare ministro?" disse Ron facendo allentare un po' la tensione presente nell'Atrium
"E perdermi il divertimento di vedere la faccia ammirata di Kings ogni volta che creo un piano perfetto? Non potrei mai. Signori se è tutto torno dalla mia famiglia. Se dovessero esserci novità fatemi sapere" salutò i suoi amici e colleghi e si smaterializzò. Ginny, a quanto pare, ricevuto il messaggio del marito si era affrettata ad eliminare gli incantesimi evocati in precedenza perciò Harry attraversò il giardino e aprì la porta. Trovò la moglie e il figlio seduti sul divano in attesa del suo ritorno. Appena lo videro si alzarono entrambi e esclamarono
"Tutto bene? Sei ferito?" Harry rispose sorridendo ad entrambi
"Tutto apposto non è successo nulla al ministero è all'estero il problema al momento" Albus non sembrava affatto soddisfatto delle poche informazioni date dal padre
"Chi sta facendo questo e cosa sta facendo?"
"È inutile che continui a domandarlo Albus. Sei ancora troppo piccolo per certe cose. Per favore va in camera di Lily e dille di scendere che il pranzo è quasi pronto" disse Ginny dopo un enorme sospiro di sollievo. Albus odiava sentirsi dire di essere troppo piccolo per qualcosa e, uscendo dal salone, manifestò la sua indignazione sbattendo la porta un po' troppo violentemente.
"Non si è avvicinato ancora quindi?" disse Ginny dopo essersi assicurata che il figlio non li potesse ascoltare
"No tesoro, ha soggiogato metà europa dell'est più la Russia"
"Capisco" Ginny sembrava più preoccupata del solito e ciò spinse Harry a prendere la sua mano e a intrecciarla con la sua
"Ginny lo fermeremo te lo prometto" la donna annuì ma non parlò. Si spostarono in sala da pranzo e, dopo aver mangiato, Harry baciò la moglie abbracciò i figli e tornò in ufficio.

Con il passare dei giorni, vennero attaccati sempre più ministeri e città intere vennero rase al suolo. In tutto l'est Europa regnava il panico e quei pochi maghi che riuscirono a salvarsi, si rifugiarono gran parte in Gran Bretagna e Francia. La terza guerra magica era scoppiata e non era minimamente paragonabile in grandezza alle altre due. Ad essere in pericolo adesso non era solo e principalmente la Gran Bretagna, ma il mondo intero. Da molti venne rinominata la prima magica guerra mondiale. Kingsley ricevette i governatori dei più grandi ministeri d'Europa ma, dopo un intero pomeriggio passato a parlamentare, solo il ministro spagnolo e quello tedesco avevano accettato, quelli italiani e quelli portoghesi avevano deciso di chiudere le frontiere e rimanere neutrali anche dopo aver spiegato loro che Dolcov avrebbe tentato di distruggerli ugualmente. Kingsley tuttavia fu soddisfatto dell'esito della riunione dicendo che, se la preside di Ilvermorny avesse accettato di unirsi a noi, non sarebbe stato poi così difficile battere il nemico. Arrivò il giorno della partenza e Harry, dopo aver assicurato alla villa tutte le protezioni possibili, salutò la sua famiglia con la promessa che sarebbe tornato presto e si smaterializzò in una via parallela al porto di Londra dove Kingsley e Ron lo stavano già aspettando.
"Andiamo Ron e quel cappello? Non stiamo andando mica in Texas per Merlino" esclamò Harry scoppiando in una risata spacca budella mentre il viso di Ron si colorava di rosso. In effetti il suo cappello da Cowboy di pelle marrone era semplicemente ridicolo ma con la sua carnagione chiara e gli occhi azzurri non era poi così male.
"È per mimetizzarmi meglio" disse imbarazzato "Lo sapevo che non avrei dovuto ascoltare mio padre" Kingsley, il più serioso dei tre, si concesse un sorriso accennato per la scenetta messa su dai due amici
"Andiamo la nave partirà tra poco" La nave da crociera era semplicemente troppo grande e offriva opportunità di divertimento in ogni angolo. Il casinò era immenso, spettacoli ogni sera, campi da tennis, centri benessere, discoteche e chi ne ha e più ne metta. Kingsley, che da sempre adorava prendere il sole e stare a mollo dentro l'acqua, passò tutti i 5 giorni di viaggio, in piscina mentre Harry passò il tempo a guardare le increspature che il moto della nave provocava sul mare sperarando di intravedere qualche bell'animale acquatico. L'unico che sembrava non divertirsi molto era Ron, che, a quanto pare, scoprì di soffrire il mal di mare e, per tutto il viaggio, restò chiuso in cabina a vomitare e a imprecare contro i mezzi di trasporto babbani. Sbarcati al porto di Boston, Ron parve riprendersi
"Io su quella diavoleria non ci salirò mai più a costo di tornare a casa in groppa di un Vipero Peruviano" i tre risero e s'incamminarono verso il luogo dell'incontro. I due insegnanti di Ilvermorny erano già li ad aspettarli e, vedendoli, gli vennero incontro. Erano molto giovani tra i 20 e 25 anni massimo. Il primo era alto, magro, capelli corti, ricci, rossicci e occhi grigi. Il secondo, invece, era più robusto, con spalle larghe e braccia muscolose, capelli lisci fino alle spalle biondissimi e occhi di un colore simile a quello del sole.
"È davvero un onore potervi incontrare signori. Noi siamo Dylan e Trevor Smith, io insegno Cura delle Creature Magiche, mio fratello, invece, Erbologia, siamo amanti della natura diciamo" risero e strinsero la mano ai visitatori. Harry sapeva che il cognome della preside era diventato Smith una volta sposata e non potette non notare che, alcuni particolari del volto di Dylan, tra cui gli occhi, ricordavano Dolcov, perciò dopo le dovute presentazioni Harry chiese
"Siete figli della preside giusto?" i due rimasero stupefatti alle sue parole
"Si. Ma come fa a saperlo? Ero sicuro che nostra madre non avesse divulgato il suo cognome"
"Ho avuto la sfortuna di aver a che fare con vostro zio. Possiamo andare adesso per favore? Vorrei parlare il prima possibile con vostra madre" con i volti ancora un po' attoniti, i due fratelli fecero strada guidandoli fuori dal porto e da occhi indiscreti. Estrassero due spazzole vecchie e logore i quali contorni emanavano una luce bluastra. Harry, Kingsley e Ron misero una mano su di essa e partirono. Atterrarono in mezzo ad un foresta abbastanza fitta e piena di nebbia a forma di ghirlande. Harry, stupito, continuava a guardarsi intorno per cercare di vedere i suoi amici o i due fratelli che avrebbero dovuto guidarli.
"Signor Potter? Segua la mia voce, la nebbia è una delle nostre protezioni principali, nessuno può attraversarla a meno che non abbia la mappa" disse uno dei due fratelli. Harry iniziò ad avvicinarsi fino a sentire una mano che si posava sulla sua spalla "Ron e Kingsley?"
"Sono con Trevor. Adesso li raggiungeremo". Iniziarono a camminare praticamente nel nulla. Harry inciampò molte volte e, i suoi vestiti, si strapparono in più punti.
Dopo 20 minuti di cammino, incontrarono Trevor, Ron e Kingsley che li aspettavano e, una volta riuniti, iniziarono a salire verso la cima del monte Greylock uscendo finalmente da quella infida nebbia.
"Beh come protezione è efficace non c'è che dire" disse Harry ridendo insieme a Kingsley mentre Ron sembrava irritato
"Manca ancora molto? Sto morendo di fame"
"No signor Weasley siamo davanti al cancello" Disse Trevor che, con un colpo di bacchetta apparentemente nel nulla, fece si che l'entrata diventasse visibile a tutti.

L'enorme inferriata si aprì tra lo stupore dei visitatori, su un enorme giardino molto ben curato. Di qua e di la si intravedevano fontane molto elaborate, siepi quadrate o lavorate a forma di un uomo e di una donna e che, al passaggio di studenti un po' troppo agitati, li rimproveravano e predicavano loro di tornare a lezione. Al centro del grande giardino si ergevano due bellissime statue in marmo perlaceo raffiguranti lo stesso uomo e la stessa donna usati per dar forma alle siepi. Ai piedi di queste statue vi era una targa con scritto


In memoria di Isotta Sayre e di James Stewart coofondatori di Ilvermorny

La libertà va ricercata in ogni dove.

Lottare per conquistarla è di primaria importanza.

Finchè al mondo rimarrà anche solo un uomo che lotterà per la sua e per quella degli altri, ci sarà ancora umanità, ci sarà ancora speranza

 


Accanto ad esse, vi era un essere che Harry non riuscì subito ad identificare. Era simile ad un goblin ma aveva la schiena piena di quelle che avrebbero dovuto essere spine. Harry si voltò verso Dylan ma la sua domanda ricevette risposta ancora prima di essere stata pronunciata
"Signori vi presento il nostro custode, William, è un Magicospino. William, questi sono i visitatori che stavamo aspettando" l'essere si voltò scrutandoli con astio
"Non mi piacciono i visitatori, soprattutto i Britannici. Benvenuti a Ilvermorny, spero che possiate apprezzare la magnificenza della scuola e andarvene il prima possibile" così dicendo, si voltò nuovamente continuando a lucidare la targa
"Si vocifera che sia lo stesso William che aiutò Isotta, la fondatrice della scuola, a liberarsi di sua zia Gormlaith Gaunt, discendente di Salazar Serpeverde. Non so se crederci davvero anche perchè, se così fosse, dovrebbe avrere più di 300 anni. D'accordo andiamo al castello, la cena sta per cominciare e voi avrete l'onore di cenare accanto alla preside prima del vostro colloquio"
Continuarono a seguire i due uomini fino a intravedere un grande e, ad una prima occhiata, antico castello in cui si notavano alcune balconate di legno e, molti, moltissimi fiori, arazzi e decorazioni, che si estendevano lungo tutte le sue mura di pietra. Quattro alte torri delimitavano il suo perimetro, alcune serre si trovavano a pochi metri dall'ingresso e, più in la, vi era una capanna, probabilmente dimora di William. Dylan spalancò il portone e li fece accomodare. La sala era illuminata da moltissimi candelabri pieni di candele di diversi colori attaccate alle pareti. Non era tanto diversa da Hogwarts pensò Harry. Lo stile utilizzato per la sala d'ingresso era simile eccezion fatta per le quattro clessidre che rappresentavano i punti delle varie case e che la sala era completamente circolare con una cupola di vetro colorata in cima. Harry notò anche che, appena sotto la balconata di legno situata all'altezza del primo piano, vi erano stati intagliate quattro figure animalesche: una pantera, un aquila, un serpente e un magicospino, la stessa creatura incontrata in precedenza. Harry presuppose che essi rappresentassero le case in cui gli studenti venivano smistati e dopo qualche minuto passato cercando di ricordare che animali magici avrebbero potuto essere quelli scolpiti sul legno, Ron lo chiamò
"Dai amico, avremo tempo per ammirare il castello o per fare un giro turistico adesso andiamo a mangiare per favore" non si era nemmeno accorto che il resto dei suoi compagni lo avevano lasciato indietro quindi si affrettò per raggiungerli

La sala dove entrarono per cenare era molto spaziosa e divisa in 5 grandi tavolate. Gli studenti portavano divise blu nel caso delle donne e rossa nel caso degli uomini con in vita una specie di corda dorata. Attraversarono la sala sotto gli sguardi curiosi degli studenti e si sedettero alla destra della preside che rivolse loro un sorriso radioso. Era una donna bellissima. Alta, anche con addosso la toga color lilla con sfumature di rosso si poteva notare benissimo il suo fisico perfetto, capelli biondi e occhi color ghiaccio, il viso dolce e labbra carnose. Somigliava molto al fratello ciononostante non potevano essere più diversi. Nonostante il colore dei suoi occhi, il suo sguardo mentre guardava i suoi molti alunni trasmetteva calore, tutto quel calore non aveva potuto ricevere lei da bambina. Si alzò e il mormorio della sala cessò all'istante
"Ragazzi i nostri ospiti sono arrivati. Staranno con noi per due giorni e vi prego di trattarli come parte della nostra grande famiglia. Ve li presento: loro sono il signor Kingsley Shaklebolt, ministro della magia inglese" Kingsley si alzò e salutò i ragazzi con un gesto della mano mentre tutta la sala esclamava il suo caloroso benvenuto "il signor Ronald Weasley, capo del dipartimento Auror del suo ministero" altri applausi e saluti vari "E infine lui è Harry Potter, colui che ha liberato l'Inghilterra da Lord Voldemort e uno dei migliori Auror al momento in circolazione" sta volta nessun boato di benvenuto e tantomeno applausi riempirono la sala, solo sguardi increduli e ammirati. Nessuno studente parlò così Victoria, per riuscire a risolvere il momentaneo imbarazzo, gridò loro
"E adesso ragazzi, abbuffatevi"
I piatti in sala si riempirono di Hamburger, zuppa di pesce, hot dog e salsicce e tutti gli studenti iniziarono a mangiare senza distogliere gli occhi da Harry. La preside si sporse alla sua destra in modo da poter guardare i suoi ospiti e disse
"Molto piacere, sono Victoria Smith è un onore avervi nella mia scuola. Vi prego di avvertire, qualsiasi cosa dovreste aver bisogno me o uno dei miei figli e faremo il possibile per accontentarvi. Adesso mangiate e successivamente ci sposteremo nel mio ufficio dove ascolterò ciò che avete da dirmi. Buon appetito" Ron aveva già finito il terzo piatto di salsicce e si stava scagliando sugli hamburger. Anche Harry e Kinglsey mangiarono a sazietà ma con molto più decoro dell'amico che sembrava, come sempre, che non mangiasse da settimane.
Alla prima portata seguirono una vastissima varietà di insalata e una quantità tale di dolci da riuscire a sfamare un esercito intero. Harry prese una fetta della sua tanto amata torta di melassa e continuò a conversare con Kingsley sulle similitudini tra i due castelli delle due scuole. La cena durò meno del previsto. Un ora dopo erano tutti stravaccati sulle rispettive sedie e sembrò come se qualcuno avesse sparso un gas soporifero all'interno della sala. Dopo aver congedato e dato la buonanotte a tutti i suoi alunni, la donna li guidò verso il suo ufficio che era situato al terzo piano del castello. Una sala circolare formata quasi completamente da finestre, decorata con molti fiori di diversi colori provenienti sicuramente dal giardino della scuola. Attaccati alle pareti, vi erano molti mobili di color beige che contenevano una vasta gamma di testi scolastici, alcuni dei quali utilizzati anche a Hogwarts come Storia Della Magia di Bathilda Bath. Sopra una scrivania non molto grande, attaccata alla parete, vi era una bacchetta dentro una teca di vetro, sotto di essa una targa informava

 
Proprietà di Salazar Serpeverde


Harry la guardò curioso mentre la preside e i suoi colleghi si accomodavano
"Allora, che posso fare per il ministero inglese?" disse sorridendo Victoria. Harry si sedette e, dopo un rapido sguardo ai due amici prese la parola
"Si tratta di suo fratello signora Smith" il sorriso dal suo volto sparì velocemente e la sua espressione si fece rabbiosa
"Che ha combinato? Ha distrutto qualche città per -ripulirla-?"
"Molto peggio" disse Harry che iniziò a raccontarle tutto ciò che era successo in Bulgaria e cosa stava succedendo adesso "Vorremmo il suo aiuto, solo lei può sconfiggerlo. So che non sarà facile combattere contro il suo stesso fratello ma abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile e nessuno la reputerà codarda e niente del genere se dovesse rifiutare" sul volto della donna durante tutto il racconto della distruzione e delle molte morti provocate dal fratello non si notò neppure la più piccola e insignificante emozione. Solo quando Harry terminò di parlare e quando il silenzio dilagò per la sala che sul suo volto comparve un sorriso che sconvolse i tre Britannici "Non dico che non fosse stato prevedibile, già da piccolo aveva idee, diciamo così, pittoresche ma non avrei immaginato che le avrebbe messe in atto davvero. Comunque prima cosa non datemi del lei, mi fate sentire vecchia, e secondo non so quanto vi possa essere d'aiuto io mi sono sempre rifiutata di apprendere le arti oscure come il mio fratellino ma vi aiuterò come posso e verrò con voi al vostro ministero ma, fino ad allora, permettetemi di mostrarvi la nostra scuola e di raccontarvi la nostra storia, sono sicura che vi piacerà. Il nostro custode vi accompagnerà nelle vostre stanze. Buona notte"

 

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Capitolo 14
*** La Prima Magica Guerra Mondiale ***


Note:
Buon pomeriggio e benvenuti a tutti a questo nuovo capitolo di questa Fan Fiction
Le guerre due magiche, per ovvi motivi,
si sono svolte solo in inghilterra non incluendo mai altri paesi europei
In questo capitolo, invece, ho dato inizio alla prima guerra della storia della magia,
a comprendere non solo una nazione ma anche altre.
Dopo questa brevissima introduzione, vi auguro una Buona lettura.
Ringrazio tutti i lettori e chi trova il tempo per recensire le mie storia 
LEGGETE E, SE DOVESSE PIACERVI, RECENSITE 
Albusseverus1996
 




LA PRIMA MAGICA GUERRA MONDIALE



Harry fu svegliato da alcuni raggi del sole che, ormai alto nel cielo, riuscirono a penetrare le tende color oro della stanza offerta a lui da Victorie. Si alzò sbadigliando e stiracchiandosi raggiungendo il bagno per sciacquarsi. Si accorse di essersi addormentato con ancora gli occhiali indosso quindi non si stupì quando, guardandosi allo specchio, vide dei segni rossi sulla tempia e sul naso. Si fece una doccia e, appena uscito dal bagno ancora in asciugamano, qualcuno bussò alla sua porta. Dopo aver indossato più rapidamente possibile i suoi jeans disse
"Avanti"
"Buongiorno signor Potter, la preside mi ha mandato a informarla che è pronta per far visitare, a lei e ai suoi colleghi, il nostro castello. La aspetta nel salone d'ingresso" disse un magicospino aprendo cautamente la porta della sua stanza "Grazie mille signor?" chiese Harry
"Oscar, signore. Mi chiamo Oscar. È un onore per me poterla conoscere" disse ammirato il magicospino
"E io sono onorato di ricevere un trattamento tanto gentile da tutto il personale di questa scuola. Grazie mille per avermi informato signor Oscar e scusi se si è dovuto disturbare a salire fin quì. Avrei dovuto svegliarmi prima" Harry sorrise all'essere che, dopo un profondo inchino, sparì lasciando la porta socchiusa.

Nel salone d'ingresso non trovò nessuno così, sicuro che Ron si stesse ancora abbuffando a colazione, si diresse nella sala dove il giorno prima avevano cenato. Li vi trovò alcuni studenti ritardatari che ancora mangiavano. Tutti si voltarono quando Harry attraversò la sala per raggiungere il tavolo dei professori. Ron, come aveva immaginato, stava divorando tre uova con una quantità considerevole di bacon sotto lo sguardo divertito di alcune studentesse. Kingsley stava chiacchierando con un uomo molto anziano, un po' in sovrappeso e con il capo completamente privo di capelli. Non vedendo la preside, Harry si avvicinò ai due uomini che, una volta accortisi del suo arrivo, si voltarono
"Professore vi presento Harry Potter. Harry questo è il professore di trasfigurazione di Ilvermorny" disse Kingsley. L'uomo sorrise mostrando le moltissime e marcate rughe del suo volto. Si avvicinò a Harry e gli strinse la mano
"Signor Potter è un piacere enorme poterla conoscere. Io sono Thomas Wright" Harry ricambiò il sorriso dell'uomo "Piacere mio, professore. Vi ho interrotti per caso?"
"Oh no signor Potter. Il nostro era un classico scambio di opinioni su argomenti che credo risulteranno noiose per un Auror come lei" il sorriso di Harry si allargò ancora di più sul suo volto prima di rispondere
"Lasci decidere a me. Prometto che se mi dovesse annoiare il vostro discorso, non ve lo farò pesare". Ron si unì a loro una volta terminata la sua sostanziosa colazione con la bocca ancora piena. Harry si meravigliò dell'energia e della passione mostrata dal vecchio mago mentre trattava argomenti di trasfigurazione citando spesso le figure di Albus Silente e di Minerva McGranitt. I tre lo ascoltarono anche raccontare alcune storie sui suoi migliori alunni che, una volta finita la scuola, ricevettero incarichi di spicco in alcuni dei più grandi ministeri statunitensi o europei quando la porta della sala si aprì nuovamente. La preside e i suoi due figli, fecero il loro ingresso in sala mentre, i pochi studenti che ancora fissavano Harry, si dileguavano
"Se siete pronti, possiamo iniziare il nostro giro turistico. Considerato che il signor Weasley mi ha confidato che il viaggio d'andata per lui fu poco piacevole, abbiamo creato due passaporte che partiranno domani mattina presto e saranno dirette appena fuori il vostro ministero" disse con un sorriso Victoria ai suoi ospiti che, dopo aver salutato il simpatico professore, la raggiunsero
"Grazie preside" disse Ron con un sorriso imbarazzato sul volto
"Di nulla. Comunque Kingsley i miei figli vorrebbero unirsi a noi per darci una mano, ovviamente, prima di dargli una risposta, volevo parlarne con te" disse la donna
"Ma certamente Victoria, avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile. Grazie mille ragazzi" i due insegnanti sorrisero loro facendogli segno di seguirli fuori dalla sala insieme alla madre.

Durante il loro lunghissimo giro turistico, per così dire, Victoria raccontò loro la storia della fondatrice di Ilvermorny ricevendo sguardi interessati e curiosi da parte dei suoi ospiti. A Harry balenarono in mente alcune domande da porre alla donna ma, per non dover interrompere l'interessante racconto, aspettò che Victoria lo terminasse.
"Quindi la piccola casa, dopo essere stata la dimora di Isotta, di James e dei loro figli, continuò ad espandersi fino a diventare una delle scuole più famose e importanti d'America" terminò la donna con un sorriso. Calò il silenzio e Harry colse al balzo l'opportunità quindi chiese
"Perciò la bacchetta che è attaccata alla parete del tuo ufficio è davvero appartenuta a Salazar Serpeverde?"
"Si. È stata la sua bacchetta. È stata conservata e donata ad ogni primogenito della famiglia Gaunt. Isotta rinnegando sua zia Gormlaith, ha posto fine alla discendenza sigillando la bacchetta in quella teca di vetro. Comunque adesso che avete visto gran parte dell'interno del nostro castello ho una sorpresa per voi che sono sicura vi piacerà, si trova giusto dietro il castello, in giardino" disse sghignazzando. Harry, Kingsley e Ron parsero molto curiosi, ma le loro domande per scoprire cosa si trovasse sul retro del castello rimasero senza risposta. Seguirono la preside e i suoi figli fuori dalla scuola attraverso il grande giardino. Appena arrivati sul retro del castello restarono a bocca aperta. Ad una cinquantina di metri da loro sorgeva un immensa struttura simile al campo di Quiddich presente ad Hogwarts ma esageratamente più grande e, al posto dei tre anelli situati di solito nei due estremi del campo, vi erano presenti due lunghissimi pali verticali a forma di U di un materiale bianchissimo e una traversa che li univa . Harry non aveva mai visto un campo di Quiddich del genere. Si girò verso Kingsley e Ron accorgendosi, viste le espressioni del volto dei suoi amici, di non essere l'unico.
"Beh molto originale come campo di Quiddich ma, esattamente, dove si dovrebbe segnare?" disse Harry divertito, rivolgendosi ai tre loro accompagnatori
"Questo non è un campo di Quiddich Harry. Questo è un campo di Corplaiter" disse pratico Dylan mentre sua madre e suo fratello iniziavano a ridere di gusto
"Corp che?" esclamarono all'unisono i tre britannici evidentemente confusi.
"I babbani d'America lo hanno inventato, loro lo chiamano Football, e noi lo abbiamo riprodotto in una versione magica diciamo. Lo scopo di questo sport è attraversare il campo avversario e atterrare all'estremo di esso posando la pluffa, che è più grande di una di Quiddich e con un forma completamente diversa, sul terreno. La squadra che difende, in quel momento, deve fare tutto il possibile per disarcionare dalla scopa il giocatore possessore della pluffa e ripartire una volta riconquistato il possesso. Essendo, quindi, uno sport con molto contatto fisico abbiamo dovuto prendere le dovute precauzioni. Adesso entriamo negli spogliatoi così vi mostreremo i vari equipaggiamenti precauzionali che i giocatori sono obbligati a indossare" rispose Trevor mentre, con il resto della sua famiglia, faceva strada verso l'entrata dell'enorme stadio.

Si trovarono in un lungo corridoio al cui fondo si intravedeva parte del manto erboso che formava il terreno di gioco. Attaccati alle pareti di quel sottopassaggio, vi erano quadri raffiguranti vecchie squadre festanti alzando al cielo coppe e medaglie, arazzi raffiguranti le quattro diverse case della scuola e, accanto ad ognuno di esso, vi era una porta, probabilmente dentro vi erano gli spogliatoi. Entrarono in quello raffigurante lo strano serpente che Harry non aveva mai visto in vita sua così, approfittando del momento, chiese alla preside
"Scusami Victoria, ti volevo chiedere una cosa. Ma gli animali usati come simbolo delle case che cosa sono? Non li ho mai visti in vita mia"
"Che sciocca ho dimenticato di spiegarvelo. Beh chi meglio del nostro insegnante di Cura delle Creature Magiche può darti la spiegazione adeguata?" rispose Victoria dopo un occhiata di scuse rivolta a Harry. Dylan gonfiò il petto fingendo di darsi delle arie e si rivolse ad Harry sorridendo
"I quattro animali che rappresentano le casa di Ilvermorny sono un Magicospino, che avete già incontrato, un Tuono Alato, che è un aquila capace di creare tempeste catastrofiche con le proprie ali, un Wampus, che è una pantera dal manto nero come la pece e dotata di un incredibile forza, è quasi impossibile da individuare e, anche se fosse, chi fosse riuscito ad avvistarla probabilmente è rimasto ucciso subito dopo dall'animale stesso e, infine, un Serpecorno, esso è enorme ed ognuno è diverso dall'altro. La maggior parte ha una gemma incastonata sul capo che cambia in base ai sentimenti provati in quel momento. Le sue scaglie sono verdi con striature rossicce in molti casi ma durante i miei viaggi in giro per l'America ne ho visti di altri colori. Sono creature che prediligono i fiumi ma possono sopravvivere sulla terra ferma" terminò mentre i britannici lo guardarono affascinati. Ron fece per parlare ma fu interrotto dalla preside
"Dovremmo sbrigarci è quasi buio ragazzi. Domani mattina partiremo molto presto e vorrei riposare un pò" disse facendo si che Harry iniziasse a notare le stranissime divise presenti dentro lo spogliatoio nella quale erano entrati. Erano molto robuste, con grosse imbottiture su spalle, gomiti, ginocchia e petto. Di colore verde con striature di rosso, le 11 divise erano appese a dei ganci di legno situati sopra una panca, dello stesso materiale. Appena sotto di esse si trovavano dei caschi a protezione della testa e, dentro degli appositi contenitori, dei paradenti dello stesso colore delle divise
"Di sicuro non è uno sport per femminuccie eh? Miseriaccia hanno più protezioni le loro divise che i nostri tiratori scelti Kings" disse Ron provocando una risata generale
"Beh io l'ho detto che era uno sport di contatto" replicò Dylan continuando a ridere
"L'ultima curiosità prima di andare. Queste divise sono sottoposte prima di ogni partita ad alcuni incantesimi anti caduta grazie ai quali, anche se il giocatore dovesse cadere dalla scopa, essi lo bloccherebbero a 20cm dal suolo evitando il contatto con il terreno. Molti studenti si sono salvati da fratture o morti molto dolorose. Adesso andiamo a mangiare che domani ci aspetta una nuova avventura figli miei" disse eccitata Victoria mentre uscivano dallo stadio. Harry e Ron parlarono per tutto il tragitto con Dylan e Trevor del Corplaiter mentre Kingsley conversava con Victoria della seccatura di avere, come suo miglior Auror, un uomo che agiva d'impulso e senza il minimo controllo. Continuarono a ridere e a scherzare per tutto il resto della serata e, una volta finito di cenare, su ordine diretto della preside, si diressero nelle proprie stanze dove, al solo tocco del proprio materasso, si addormentarono ancora sorridenti.

Per Harry fu un sonno ristoratore. Si alzò molto presto ma pieno di vitalità ed energia. L'aver trovato altri alleati per combattere questa guerra, lo mise di buon umore e, una nuova speranza di vittoria, nacque dentro di lui. Mise tutti i suoi averi dentro la sua borsa e, dopo aver sistemato grossolanamente la sua stanza, uscì per raggiungere il salone d'ingresso. Scendendo le scale, incontrò alcuni studenti, probabilmente dell'ultimo anno, che tornavano ubriachi da quella che avrebbe dovuto essere stata una gran bella festa. Vedendo Harry si bloccarono terrorizzati, sicuramente non si aspettavano che nessun adulto fosse sveglio a quell'ora
"Tranquilli non dirò nulla alla preside. Spero che vi siate divertiti questa notte" i due ragazzi lo ringraziarono con un sorriso e continuarono a salire le scalinate barcollando verso il loro dormitorio. Harry sghignazzando continuò a scendere fino ad arrivare nel salone d'ingresso. Li trovò, già pronti, la preside e i suoi figli con dei bastoncini bianchi in bocca.
"Harry! Già pronto? Perfetto. Proprio in questo momento ho inviato dei magicospini per svegliarvi, tu devi averlo perso probabilmente" disse ridendo la donna che continuava emettere fumo dalle labbra
"Victoria e queste cosa sono?" chiese curioso Harry
"Queste sono sigarette Harry. I babbani ne vanno matti. Sono molto rilassanti ma alla lunga possono creare problemi ai polmoni così, come abbiamo fatto per il Corplaiter, le abbiamo modificate con alcuni incantesimi ricostituenti quindi, ogni volta che i polmoni sono troppo intrisi di fumo, l'incantesimo li purifica facendo in modo di non avere problemi in seguito. Vuoi provarne una?" Harry accettò la sigaretta ma, al primo tiro, si strozzo con il fumo e cominciò a tossire e, i suoi occhi, a lacrimare.
"Miseriaccia Harry, non vorrai dirmi che non hai mai fumato una sigaretta amico? Avresti potuto dirmelo e te ne avrei data una io" disse ridendo Ron comparso dal nulla insieme a Kingsley
"Un Auror non si sottopone a visite mediche mensili per accertarsi che sia tutto a posto Ron? Come hai fatto a superare la visita fumando?" chiese Kingsley sospettoso
"Con un incantesimo Confundus è tutto più semplic..." probabilmente si accorse solo alla fine della frase di star spiegando di come aver aggirato la legge al suo datore di lavoro poiché divento tutto rosso e iniziò a balbettare parole incomprensibili.
Kingsley lo guardò fisso negl'occhi per pochi secondi prima di iniziare a ridere a crepapelle seguito a ruota dagli altri occupanti della sala. Ron si rilassò visibilmente e si unì alle risate.
"Credo che sia ora di andare" disse Victoria buttando il suo mozzicone sul pavimento e facendolo evanescere subito dopo con un gesto della mano "Le passaporte le ho io. Dovremmo raggiungere la foresta per poterle usare correttamente, perciò andiamo" disse Trevor risoluto. S'incamminarono attraverso il giardino tra una sigaretta e una risata. Ron stava spiegando a Dylan e Trevor le regole del Quiddich mentre Harry, Kingsley e Victoria già pensavano al da farsi una volta arrivati al ministero. Scesero il ripidissimo monte Greylock ma, prima di raggiungere la fitta nebbia a forma di ghirlanda, sentirono dei rumori e delle grida provenire dall'interno di essa. Victoria si fece avanti e chiuse gli occhi, il suo volto, prima sorridente e spensierato, si trasformò in una maschera di concentrazione e determinazione. Dopo alcuni secondi, la donna aprì gli occhi.
"Sono una decina di Purifier, ma non credo che avremo problemi. Bobby e i suoi cuccioli si stanno occupando di loro" disse divertita Victoria. Harry, Ron e Kingsley, tuttavia, non avevano ancora abbandonato la loro aria battagliera
"Bobby? Chi è Bobby?" chiesero i tre in coro
"Diciamo che è la nostra guardia del corpo. È un Wampus. L'ho trovato 4 anni fa nella foresta era solo un cucciolo e in condizioni disastrose. L'ho curato e cresciuto prima di riportarlo nella foresta. Da allora ci fornisce protezione dai visitatori non ben accetti. Non potranno mai sconfiggerlo tranquilli" disse Dylan rassicurando tutti gli altri. In quel momento, la borsa di Victoria si illuminò. La donna fece appena i tempo a estrarre le due passaporte e a passarle ai suoi amici, prima che partissero. L'ultima immagine che videro fu quella di un uomo, alto, biondo e dagli occhi ghiacciati che gli sorrideva e che cercava, senza successo di raggiungerli.

Atterrarono subito dopo su una via deserta di Londra. Nessuno parlò per quella che sembrò un eternità. Erano rimasti sconvolti vedendo Dolcov lì a un passo da loro. Era riuscito a superare la nebbia e adesso la domanda sorgeva spontanea nella mente di Harry. Sarebbe riuscito a penetrare le altre protezione ed entrare nel castello? Se così fosse lo avrebbe sicuramente raso al suolo. Poteva vedere chiaramente la disperazione negli occhi di Victoria e l'incredulità dei suoi figli. Avrebbe dovuto consolarli, provare a rassicurarli in qualche modo ma non riuscì a trovare le parole appropriate. Sentirono un rumore di passi alle loro spalle e si girarono estraendo le bacchette senza un motivo preciso. Percy Weasley alzò le braccia al cielo in segno di resa e con un espressione incredula sul volto.
"Non vorrete mica schiantarmi non è così?"
"Ci potrei fare un pensierino fratello" disse Ron fingendo una tranquillità che non gli apparteneva. Gli altri provarono ad imitarlo con scarsi risultati. Percy lanciò uno sguardo interrogativo a Kingsley che rispose facendogli segno di entrare al ministero. Attraversarono l'Atrium in silenzio mentre tutti gli altri dipendenti li salutavano radiosi, felici dell'arrivo di altri rinforzi. Non si fermarono a salutare nessuno, continuarono a camminare guardando avanti con occhi privi di espressione. Arrivarono nell'ufficio del ministro. Harry evocò delle sedie per tutti e si accomodarono
"Dobbiamo tornare indietro mamma. Nessun professore potrà contrastarlo lo sai bene" disse Dylan, un espressione rabbiosa nel viso
"Non riuscirà a trovarla nè a penetrare le sue protezioni. Le ho create io stessa. Sapevo che sarebbe venuto un giorno per vendicarsi e, comunque tornando senza aiuto, verremo massacrati. Ci organizzeremo con loro per creare il nostro esercito e, solo dopo averlo fatto, lo troverò usando il Legiliments e lo attaccheremo. Mi occuperò personalmente del mio caro fratellino spazzandolo via dalla faccia della terra. È una promessa figli miei" terminò la donna con un espressione neutra ma l'aura di potere che emanava era chiaramente visibile. Era spaventosa e, alcune scintille dorate, le si propagavano dalle mani.
"Victoria, so che non è il momento, ma ho promesso a mia moglie e ai miei figli di andare a casa appena fossi tornato dal viaggio" disse Harry cauto rivolgendosi alla donna il cui volto cambiò radicalmente tornando dolce come durante il loro primo incontro
"Certamente Harry. Potresti portarli qui, così me li puoi presentare. Ne sarei davvero onorata" disse con un sorriso
"Sarà fatto. Beh, ci vediamo dopo" disse Harry e, dopo aver salutato tutti, uscì dall'ufficio del ministro e si smaterializzò davanti l'entrata di casa sua.

Oltrepassò gli incantesimi di protezione e iniziò ad attraversare l'immenso giardino della villa. Vide sua moglie seduta sul prato vicino al loro campo di Quiddich e, davanti a lei, due sagome sfocate sfrecciavano nell'aria ad una velocità impressionante
"Piano!" gridò Ginny con il volto preoccupato mentre Harry appellava la sua scopa e si librava in aria
"Posso unirmi a voi?" i bambini si bloccarono a mezz'aria sorridendo
"Papà! Come è andato il viaggio?" dissero Albus e Lily atterrando sul prato.
Si scagliarono come due frecce sul petto di Harry che, per il troppo peso, cadde in terra ridendo di gusto. Il volto di Ginny si aprì in un sorriso splendente prima di lanciarsi sul marito imitando i suoi figli. Dopo alcuni momenti di confusione, Harry riuscì a liberarsi dall'abbraccio della sua famiglia e a mettersi seduto iniziando a guardare con amore la moglie e i figli "Bentornato amore mio" disse Ginny baciando sulle labbra il marito che la strinse a se mentre Albus e Lily facevano finta di vomitare.
"Ehi mostri, siamo sposati, qualche bacio potremmo concedercelo no?" disse Harry con un ghigno
"Certamente papà ma se foste tanto gentili da non farlo davanti a noi vi saremmo grati" disse Albus meritandosi un buffetto sul collo dalla madre.
"Quindi questa partita? Facciamo donne contro uomini?" chiese Harry con aria di sfida
"Vi stracceremo. Al è una schiappa" disse Lily ricevendo un occhiata truce dal fratello.
"Lo vedremo" risposte Albus.
Per gli uomini della famiglia Potter fu un disastro. Albus, in effetti, non era mai stato un asso nel volo mentre, Lily, lo aveva nel sangue come sua madre.
Persero 100 a 40 e, Harry, dovette evitare più volte che suo figlio cadesse dalla scopa. Accettarono da veri sportivi la sconfitta assicurando di averle fatte vincere e, dopo molte risate e molte prese in giro, si sedettero nuovamente sul prato. "C'è una persona al ministero che vorrebbe conoscervi mostri. Io dovrei tornarci dopo essermi fatto una doccia, se volete vi posso portare con me" disse Harry con un sorriso I piccoli non risposero neanche ma corsero in casa a prepararsi seguiti da Harry e Ginny. Mezz'ora dopo erano tutti pronti, presero un po' di polvere volante, la lanciarono nel camino e spuntarono nell'Atrium dove trovarono la preside di Ilvermorny intenta a parlare con il ministro francese, Frank.
"Salve ministro, sono lieto di vederla" disse Harry stringendo la mano all'uomo davanti a lui che, per l'occasione, indossava una veste color lilla con la solita fantasia floreale.
"Signor Potter! Che piacere. Stavamo giusto parlando di lei. Ha portato anche la sua famiglia vedo, splendido" rispose saltellando provocando le risate dei due bambini subito zittiti dalla madre
"Ragazzi è un onore potervi conoscere io mi chiamo Victoria" disse la preside rivolgendosi a Albus e Lily "vostro padre mi ha parlato tanto e bene di voi. E tu devi essere Ginny molto piacere di conoscerti" Ginny, probabilmente non si aspettava che la preside di Ilvermorny fosse così bella. Guardò il marito con sguardo omicida prima di rivolgere un sorriso alla donna di fronte a lei. Iniziarono a chiacchierare e, mentre Victoria descriveva loro la sua scuola, le grate dell'ascensore situato in fondo all'Atrium si aprirono. Ron e Kingsley, seguiti a ruota dai figli della preside, si avvicinarono a loro sorridendo leggermente
"I ministri di Germania e Spagna arriveranno a momenti con tutti i loro Auror. Signor Sarkozy, spero che i suoi siano soddisfatti della loro sistemazione" disse Kingsley rivolto al ministro francese che, in tutta risposta, gli sorrise facendo un cenno di assenso con la mano. Un ora dopo, i 4 ministri più Victoria, i suoi figli, Harry e Ron, si riunirono nel uffico di Kingsley che, per l'occasione, aveva evocato una tavola rotonda per poter osservare e conferire nel miglior modo possibile con i suoi ospiti
"Buona sera a tutti. Direi di iniziare le presentazioni. Prego signori ministri" Proferì Kingsley in tono solenne. Alle sue parole, un uomo dai capelli e dagli occhi nerissimi, basso e di corporatura minuta si alzò
"Yo sono Nacho Velasquez, il ministro della magia spagnolo, molto piacere di conoscervi. Siamo lieti di aver ricevuto la vostra chiamata e onoreremo la promessa fatta molto tempo fa dai nostri ministri, cioè di combattere sempre al vostro fianco e per il bene del mondo magico" si sedette nuovamente, gli occhi pieni di determinazione e voglia di sconfiggere tutti coloro che minacciavano il suo popolo. L'uomo seduto accanto a lui si alzò a sua volta. Alto e robusto, la pelle dal colorito molto chiaro, capelli biondi e una lunghissima barba dello stesso colore
"Molto piacere io sono Dominikus Lehmann. Condivido pienamente le parole usate dal ministro spagnolo. Lotteremo e sconfiggeremo questo terrorista. Io e i miei uomini siamo con voi" cenni d'intesa e ringraziamenti vari riempirono la sala per qualche minuto prima che Victoria, alzandosi per prendere la parola, ristabilisse il silenzio
"Mi presento, sono Victoria Smith, sorella gemella dell'autore di tutta questa distruzione e di tutti questi omicidi incomprensibili e, attualmente, preside di Ilvermorny. Prima del vostro arrivo, io e miei figli, insieme al ministro inglese e al ministro francese, abbiamo ideato un primo piano d'attacco che adesso vi riferirò in quanto vorrei che fossimo tutti d'accordo. Allora io opterei per controllarlo grazie alla mia abilità di Legiliments, così dovremmo evitare di affrontarlo in uno scontro aperto poiché subiremo moltissime perdite e verremo sconfitti facilmente. Direi di organizzarci e attaccarlo appena conclusa una sua differente battaglia. Sarà stanco e vulnerabile e, con un po' di fortuna, dovrei riuscire ad ucciderlo, oppure riusciremo a ridurre drasticamente il suo esercito. Non sottovalutatelo. Un suo incantesimo può uccidere decine e decine dei nostri. Vorrei sapere cosa ne pensate. Lo credete fattibile?" tutti in sala annuirono così Victoria, dopo che un sorrisetto soddisfatto gli si aprì sul volto, continuò
"Ho osservato i pensieri di mio fratello appena sono arrivata qui. Non attaccherà prima del 31 ottobre e lo farà per cercare di sottomettere il ministero italiano la cui sede si trova a Roma. Fino ad allora allenerò tutti personalmente per darvi più speranze di sopravvivere se dovreste trovarvi faccia a faccia con Dimitri. Abbiamo ancora un mese perciò questo fine settimana chi vorrà potrà fare il turista insieme a me per le vie magiche di Londra." Kingsley congedò tutti i ministri che, si smaterializzarono per avvertire i loro Auror del piano.

Ron sembrava nervoso e, dopo le moltissime richieste di Harry, disse
"Niente amico è che non ho neanche 40 anni e questa è gia la seconda guerra che dovrò affrontare. Spero solo che sia l'ultima, insomma, quanti pazzi possono ancora nascere a questo mondo?" Harry rise di gusto dandogli delle pacche sulla spalla. Poi lo salutò per potersi dirigere nell'ufficio di Percy dove sua moglie e i suoi figli lo stavano aspettando. I piccoli stavano giocando con il loro estasiato zietto quando Harry fece il suo ingresso nella stanza
"Andiamo mostri, torniamo a casa" disse dolcemente ai suoi figli che, dopo aver abbracciato Percy, seguirono i genitori fuori. La riunione durò più del previsto, infatti, nel giardino della villa regnava la più totale oscurità. Harry, dopo aver messo a letto i suoi figli, uscì per contemplare il cielo completamente privo di stelle, si prese una sigaretta dal pacchetto offerto a lui da Victoria e se l'accese. Ginny lo raggiunse sedendosi accanto a lui e prendendo anche lei una sigaretta. Harry lo guardò un po' irritato e un po' curioso
"Andiamo tesoro, sono cresciuta con Fred e George davvero pensavi che non conoscessi certi vizi?" la abbracciò iniziando a ridere e continuarono a fumare in silenzio. Arrivati all'ultimo tiro, Harry la spense sul prato e, estraendo la sua bacchetta, fece sparire il mozzicone. Ginny poco dopo lo imitò e si rivolse a lui con voce preoccupata
"Quindi Harry, adesso che si fa?"
"Si combatte" rispose lui. Dopodiché si alzarono, si baciarono appassionatamente e rientrarono in casa.

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Capitolo 15
*** La strega più potente della storia ***


LA STREGA PIÙ POTENTE DELLA STORIA



Il fine settimana, come già preannunciato da Victoria, fu riempito con gite turistiche, alcolici, sigarette e tutti i vizi e i lussi che Kingsley ritenne di concedere a tutti i ministri seguiti dai loro rispettivi Capi Dipartimento Auror, come ringraziamento del loro aiuto. Harry, tuttavia rifiutò l'invito, decidendo di passare il fine settimana con la propria famiglia e i propri amici. Per questa ragione, quella domenica, decise di organizzare una grande cena nella sua villa, invitando tutti i suoi vecchi amici. Harry mandò il suo Patronus ad informarli e spedì una lettera di invito alla McGranitt chiedendole se avrebbe potuto portare con se, anche James. Tutti accettarono entusiasti il suo invito, anche se la preside di Hogwarts, era un po' restia dal far tornare a casa anche se solo per una sola sera, il figlio di Harry e Ginny.
I preparativi della cena furono affidati ad alcuni elfi domestici, ingaggiati per l'occasione. Il loro lavoro fu semplicemente perfetto. Addobbarono il giardino con molte lanterne color rosso e oro e situarono 3 grosse tavolate al centro di esso. Potarono le siepi in maniera impeccabile, e fecero apparire moltissime poltrone dello stesso colore delle lanterne per far si che, una volta finita la cena, gli ospiti non avrebbero dovuto sedersi per terra per chiacchierare o per bere qualcosa. Cercò in tutti i modi di aiutarli nei preparativi ma essi furono categorici.
"A noi il lavoro a voi il divertimento signore" esclamavano ogni volta che Harry tentava di fare qualsiasi cosa.

Alle 8 di sera era tutto pronto. Dagli alberi pendevano alcuni nastri, l'erba del giardino era stata tagliata e sistemata, i tavoli apparecchiati con i set di piatti, posate e bicchieri migliori che possedevano e con una tovaglia ricamata a mano con ghirigori il cui filo dorato sullo sfondo della stoffa rossa dava un effetto strabiliante. Harry riuscì malapena a congratularsi con gli elfi prima che sparissero per preparare il cibo da servire alla cena. I primi ad arrivare, furono Ron e Hermione seguiti dai loro figli rigorosamente dai capelli scarlatti, poi fu la volta della McGranitt, accompagnata da Neville e James. Quest'ultimo si gettò tra le braccia di Harry e disse
"Come siete riusciti a convincere la preside a portarmi qui stasera?" Harry guardò divertito il volto di Minerva che mutava da serio a mezzo divertito.
"Mi hanno promesso che, se ti avessi portato, ti avrebbero messo in punizione a vita per le tue malefatte scolastiche Potter" James guardò preoccupato i genitori. "Grazie professoressa per avere accettato. Purtroppo figliolo un patto è un patto" disse Ginny nascondendo una risata voltandosi verso il marito
"Ma... Ma..." iniziò a balbettare James visibilmente confuso e irritato. Harry a quel punto scoppiò a ridere abbracciando nuovamente il suo ometto
"Va a giocare con i tuoi fratelli screanzato di un figlio" disse sorridendo. James gli lanciò uno sguardo esasperato prima di lasciare il salone con i suoi fratelli e con i figli di Ron e Hermione.
"Una piccola punizione non gli farebbe male" disse la McGranitt rivolgendosi a Ginny e Harry, mentre si incamminavano in direzione del giardino. Quest'ultimo iniziò a ridere nuovamente prima di parlare
"Oh professoressa, per quello c'è lei no?" la preside guardò Harry indignata prima di concedere ad un piccolo sorriso di deformare il suo volto sempre autoritario e serio. Un ora dopo tutti gli ospiti fecero il loro arrivo.

Il giardino era gremito di gente sorridente che chiacchierava fra loro mentre, i molti elfi domestici, sfrecciano tra loro portando cibo e bibite ad una velocità straordinaria. Harry si guardò intorno per cercare la moglie che era sparita da circa mezz'ora con Hermione. Vide James prendere in giro Teddy e Victorie, lo capì vedendo i volti imbarazzati e irritati dei due che, finalmente, avevano ufficializzato il loro fidanzamento qualche giorno prima. Albus, Lily, Rose e Hugo giocavano e ridevano insieme allo zio Percy e la zia Penelope. George teneva in braccio il piccolo Fred jr, suo primogenito, accanto alla moglie Angelina. Dopo una lunga ricerca le trovò in un angolo del giardino, nascoste agli occhi di tutti, che ridevano maliziosamente. La curiosità prese il sopravvento e le raggiunse
"E voi che state tramando qui nascoste?" le due fecero un salto, prese alla sprovvista, nascondendo alcuni oggetti nelle loro borse
"Nulla tesoro cose da donne, non preoccuparti" Harry sembrò ancora più preoccupato di prima alle parole della moglie
"Sei sicura si? Non ci siamo mai nascosti nulla tra di noi perciò mi sembra strano che voi due stiate qui durante l'ultima festa prima di prepararci a combattere una guerra invece di festeggiare e ubriacarvi come si deve" Ginny lo guardò dolcemente e gli prese la mano
"Avrei voluto dartelo appena prima della battaglia ma non voglio che tu fraintenda il motivo per cui sono stata un po' occupata per tutta la sera perciò tieni questo è per te" e gli porse un pacchetto goffamente incartato con un fiocco verde stropicciato in cima. Harry guardò confuso quel pacchetto mentre Hermione gli sorrideva a mo' di incoraggiamento e la moglie abbassava lo sguardo leggermente imbarazzata. Lo aprì e, dentro, vi trovò due lunghe e identiche collane con un ciondolo rotondo, costituite da quello che sembrava oro e tempestato di smeraldi uno, mentre l'altro di rubini. Harry sorrise e abbracciò forte la donna dai capelli rosso fuoco di fronte a lui
"A cosa devo questo regalo tesoro mio? Il mio compleanno è già passato e, per l'occasione, mi hai fatto un regalo molto gradito" disse maliziosamente lui
"Harry ti prego contieniti finchè ci sono io per Godric" esclamò mezza divertita e mezza esasperata Hermione provocando le risate di Ginny e dello stesso Harry "Andiamo quel tipo di regalo puoi averlo tutti le notti. Ti ricordo che hai imperturbato la porta della nostra stanza"
"GINNY! Voi due siete incorreggibili" disse Hermione rassegnata.

Dopo dieci minuti abbontandi in cui Harry e Ginny usarono le loro labbra in maniera diversa che per parlare, Hermione riprese la parola facendo sussultare la coppia che aveva completamente dimenticato la sua presenza
"Harry questa non è una semplice collana. Appena ho saputo che sarebbe scoppiata una nuova guerra ho ideato queste prendendo spunto dal vecchio specchio regalatoti da Sirius. Questa collana contiene un incantesimo particolare. Riconosce le situazioni di pericolo e, quando se ne presenta una, si collega con il suo gemello permettendogli di vedere e sentire tutto e di parlare con la persona che lo porta al collo. Ne ho creato uno anche per Ron" concluse Hermione con la sua classica espressione soddisfatta. Harry tuttavia non parse tanto contento dell'invenzione della sua migliore amica
"Hermione non hai pensato che, beh non saprei, potrei morire durante la battaglia e che hai dato la possibilità a Ginny di assistere alla morte di suo marito? E se dovesse capitare nelle mani di uno dei miei figli? Non voglio neanche immaginare lo shock che proverebbero nel vedere il loro stesso padre torturato o ucciso" Evidentemente la donna non aveva tenuto in considerazione questo particolare e la sua soddisfazione scomparve tanto rapidamente quanto era comparsa. Abbassò lo sguardo al suolo con un espressione colpevole, non sembrava aver la voglia di parlare così fu Ginny, intrecciando nuovamente la dita a quelle del marito, a prendere la parola
"Harry, per favore non prendertela con Herm, le ho chiesto io di crearlo perchè ho bisogno di qualcosa che ci tenga in contatto e che mi informi di tutto ciò che ti accade per poterti incoraggiare ricordandoti per ciò che combatti. Ti sarò di aiuto fidati e se... Se ti dovessi trovare ad un passo dalla morte, io.... Io potrei.... Salutarti ecco" alcune lacrime iniziarono a rigarle il volto mentre parlava e tutta la rabbia provata da Harry in quel momento scemò all'istante. L'amore che provava per quella donna superava qualsiasi rabbia, preoccupazione, paura e solo allora comprese che, averla con se sul campo di battaglia senza dover essere fisicamente li, poteva essere la sua salvezza. Sua moglie che, per tutta la vita era stata la sua ancora, la ragione di tutti i suoi sorrisi appena sveglio o quando tornava a casa da una giornata pesante. Lei che era sempre stata li, che lo aveva aspettato per anni, che era stata per lui un'amica, una compagna di squadra, una compagna d'armi nell'esercito di Silente durante il suo quinto anno, senza chiedere mai nulla in cambio. Era il minimo che poteva fare per lei, per farla stare più tranquilla. Forse non era stato il marito perfetto e, sicuramente, le aveva causato molta più preoccupazione di quanto se ne fosse meritata e adesso stava per partecipare ad un altra guerra rischiando nuovamente di morire e di lasciare lei e i suoi figli da soli. Questi pensieri gli crearono un groppo in gola e ricacciò le lacrime che minacciavano di fuoriuscire dai suoi occhi. Guardò gli occhi castani di sua moglie ancora pieni di lacrime e sorrise
"Scusami Hermione sono stato troppo impulsivo. Puoi lasciarci soli un minuto per favore?" la sua migliore amica si rasserenò prima di sparire nel buio raggiungendo gli altri ospiti al centro del giardino.
"Harry davvero, mi dispiace. Se non vuoi indossarlo ti capisco non fa nul...." Ginny non riuscì a terminare la frase che suo marito la prese dai fianchi e la baciò stringendola forte a se.

Continuarono a baciarsi ancora e ancora, con passione e amore. L'aria intorno a loro diventò elettrica e, solo quando i loro polmoni iniziarono ad avere un bisogno impellente di ossigeno si staccarono. Dopo aver preso un enorme boccata d'aria, Harry disse
"Scusami amore mio per tutta la preoccupazione e l'inquietudine che ti ho fatto provare durante tutti questi anni. Vorrei rimediare ma ogni volta che ci provo succede qualcosa di pericoloso a cui sono obbligato a partecipare. Solo quando ti sei sfogata una volta saputo del viaggio in America mi sono reso conto che tu ci soffrivi più di tutti e non so dirti quanto io mi senta un egoista di merda. Tu sei sempre stata li per me fin dal primo momento in cui ci siamo visti quel giorno alla tana e io sono stato così stupido da accorgermi di te solo 6 anni più tardi. Mi hai aspettato per tutto il tempo e io tuttavia non ti ho mai ringraziato abbastanza perchè durante tutte le battaglie a cui ho partecipato è solo grazie a te che ne sono uscito illeso. Il pensiero di tornare da te e dai nostri figli mi ha reso invincibile e anche questa volta non sarà diverso. Perciò indosserò la collana però ad una condizione" Ginny ascoltò tutto il discorso del marito piangendo silenziosamente lacrime di commozione e felicità.
"Qual è la condizione?" disse la donna asciugandosi il volto con la mano e alzandosi per tornare dai suoi ospiti
"Se dovesse mettersi troppo male non venire in mio soccorso per nessuna ragione al mondo. Resta con i nostri figli e proteggili come hai sempre fatto" Ginny annuì e fece per tornare al centro del giardino quando Harry la chiamò nuovamente
"Tesoro un ultima cosa. Hai scelto di ornarlo con smeraldi per far si che si abbini perfettamente ai miei magnifici occhi verdi non è così?" la donna iniziò a ridere sonoramente e, senza degnarsi di rispondere al marito, sparì nell'oscurità lasciandolo ancora seduto sull'erba da solo. Dopo qualche sigaretta e dopo aver scacciato dalla mente pensieri ben poco piacevoli, tornò anche lui nel luogo in cui si stava svolgendo la festicciola.

"Miseriaccia Harry dove sei stato? Mi hai fatto preoccupare" disse Ron vedendolo spuntare dal nulla. Aveva perso la cognizione del tempo. Quasi tutti gli invitati avevano fatto ritorno alle loro dimore e, solo Ron e la sua famiglia, Neville e la McGranitt erano rimasti, forse per sapere dove si fosse cacciato
"Scusami Ron mi sono addormentato nel giardino. Spero che la cena sia andata bene" rispose Harry fingendo una stanchezza che non aveva.
"Si molto divertente, avresti dovuto vedere Hagrid e Charlie. Si sono bevuti tutto il tuo migliore idromele amico e hanno iniziato a cantare e a ballare" disse Ron sghignazzando mentre Harry, guardandosi intorno, vide tutti i suoi figli addormentati sul prato insieme a quelli di Ron e Ginny e Hermione che cercavano di aiutare, senza successo, gli elfi domestici a pulire e sistemare il giardino. Una volta finito di sistemare il tutto ad una velocità incredibile, due degli elfi domestici gli si avvicinarono sorridendo ma con il volto visibilmente stanco
"Signor Potter signore, noi siamo Milly e Morty e vorremmo chiederle di poter restare qui per servirla signore. La casa è molto grande e noi saremmo onorati di servire la famiglia Potter" lo guardarano con ammirazione facendo inchini ad ogni parola. Harry venne preso in contropiede e, senza sapere che dire, si voltò per cercare qualche aiuto dai suoi amici, Ginny si avvicinò a lui sorridendo agli elfi
"Solo se potremmo pagarvi. Avrete delle ferie e sarete trattati come parte della famiglia. Vi sta bene?" questi restarono spiazzati da tanta gentilezza che iniziarono a piangere accettando il lavoro. Harry e Ginny iniziarono a conversare con gli ultimi ospiti rimasti mentre gli elfi si occuparono di portare Albus e Lily, ancora profondamente addormentati, nelle loro camere. Il tempo passò più rapidamente del previsto e fu così che, ormai a notte inoltrata, la McGranitt, interrompendo la dettagliata descrizione del viaggio sulla grande nave babbana e di come Ron riuscì a vomitare per tutti i giorni di viaggio, disse
"È meglio andare adesso. Professor Paciock potrebbe portare lei il piccolo Potter in braccio fino alla sua sala comune? Io sono troppo vecchia ormai" Neville annuì sorridendo e Harry sollevò il figlio addormentato sul prato e lo passò all'amico che, dopo aver salutato tutti, sparì seguito dalla preside.
"Tesoro domani sarà una giornata dura per te e Harry, sarà meglio che dormiate un po' non credi?" disse Hermione sollevando da terra il piccolo Hugo con un colpo di bacchetta prima di prenderlo tra le braccia
"Si hai ragione tesoro. Amico a domani, ci vediamo al ministero" si salutarono e sparirono insieme ai loro figli. Harry e Ginny si guardarono negli occhi per qualche minuto prima che la donna mettesse su un sorrisetto malizioso e prendesse la parola
"Beh tu sei stanco tesoro? Perché io avrei qualche idea per passare le ore rimaste prima che tu debba tornare a lavoro" Harry la strinse a se e la baciò con passione prima di sollevarla dal suolo e portarla verso la loro stanza
"Se non l'avessi capito amore mio, vorrei sapere un po' di più sulle tue idee e non sono per nulla stanco" Ginny rise e strinse più forte il petto del marito che, una volta arrivati nella loro stanza, la lanciò sul letto ridendo di gusto.

Quella notte Harry riuscì a dormire solo 5 minuti scarsi poiché le idee della moglie erano moltissime e molto impegnative. Una volta aperti gli occhi, rimase per un po' a fissare il suo volto. Era consapevole di avere al suo fianco una delle donne più belle della Gran Bretagna, molti maghi lo guardavano invidiosi mentre passeggiavano mano nella mano per Diagon Alley o per le vie babbane di Londra. Ma nessuno poteva immaginare che, addormentata, era ancor più splendida. Essendo già in ritardo però distolse con riluttanza lo sguardo dalla moglie e, una volta vestito, scese a preparare la colazione, almeno così credeva.
Arrivato in cucina, vide che Milly e Morty, i suoi nuovi elfi domestici, avevano già preparato tutto. Caffè, uova e bacon, torta, ce n'era per tutti i gusti. Alla vista del loro padrone i due elfi gli fecero un profondissimo inchino prima di esclamare
"Già sveglio Signor Potter Signore? Buongiorno, Milly e Morty non conoscono i gusti del padrone ancora così abbiamo preparato cose diverse" Harry sorrise e contemplando tutta quella quantità di cibo si chiese perchè non avessero preso prima degli elfi.
"Buongiorno a voi, spero che la vostra camera sia di vostro gradimento" disse Harry agli elfi prima di sedersi e iniziare a mangiare
"Oh il signore non doveva dare un intera camera a noi, è stato così gentile signore" disse con le lacrime agli occhi Milly
"Mia moglie vi ha avvertito che sareste stati trattati come parte della famiglia. Comunque complimenti la colazione è semplicemente squisita, vi ringrazio. Adesso devo andare prendetevi cura della mia famiglia eh?" disse Harry lanciando sguardi sorridenti e soddisfatti ai due elfi le cui lacrime ormai non smettevano di scendere "Grazie signore Grazie. Noi occuparci dei bambini e della signora Potter non preccuparvi" Harry, con la pancia piena fino a scoppiare, si alzò e, dopo aver salutato gli elfi, si smaterializzò al ministero.

L'Atrium era completamente vuoto, fatta eccezione per l'addetto alla registrazione delle bacchette, e completamente silenzioso. Harry si avvicinò alla sua postazione e gli chiese
"Andrews dove sono finiti tutti?" l'uomo, mezzo addormentato, lo guardò per qualche secondo prima di rispondergli
"Oh, buongiorno Potter. Hanno usato una passaporta per la radura presente nella foresta proibita a Hogwarts per potersi allenare. Sono partiti 15 minuti fa e si chiedevano dove fossi. Comunque ti hanno preparato una passaporta che partirà a momenti tieni" gli diede un pupazzo tutto rotto e con molte parti di imbottitura mancante che, al suo tocco, iniziò ad illuminarsi. Riuscì a malapena a ringraziare l'altro che partì. Atterrò nella così familiare e così fitta foresta tra due alberi leggermente ammaccati. Si diresse verso il centro di essa e, poco dopo, entrò nella radura che era piena di uomini e donne intenti a lanciare incantesimi e maledizioni verso una figura che Harry non riconobbe subito. Kingsley fu il primo ad accorgersi del suo arrivo e gridò a tutti i combattenti di fermarsi
"Hey Harry finalmente. Che è successo?" chiese l'uomo di colore all'amico appena arrivato
"Non è il momento ne il luogo per parlarne Kings. Che mi sono perso?" disse Harry rivolgendo un sorriso a tutti i presenti
"Harry!" lui si girò per vedere da chi provenisse quella voce che lo chiamava e restò stupido nel vedere che, quella figura su cui i moltissimi Auror stavano scagliando i loro incantesimi, era in realtà una donna a lui familiare
"Victoria? Adesso sei diventata un bersaglio?" le chiese mezzo confuso e mezzo divertito insieme
"Beh, per allenarsi non è il massimo colpire un albero e poi il mio Protego è dieci volte più potente del normale" rispose lanciandogli un occhiolino che lo fece scoppiare a ridere.
"Posso avere l'onore di scontrarmi con te a duello?"
"Harry non ti conviene. Ron è ancora svenuto" disse Kingsley guardandolo di traverso
"Correrò il rischio" continuò l'Auror con aria determinata evitando gli sguardi preoccupati e ammirati dei presenti. Victoria non sembrò troppo stupita dalla richiesta del più famoso Auror del ministero inglese e, dopo avergli fatto segno di seguirlo, si incamminò verso il centro della radura. Harry le fece un inchino sfoderando la bacchetta.

Aspettò che attaccasse per prima ma lei rimase immobile a guardarlo con un lieve sorriso sul volto così fece qualche passo in avanti e le scagliò un getto di luce rossa che Victoria deviò con il semplice movimento di un dito. Harry non si scoraggiò e iniziò a tempestarla di incantesimi e maledizioni, ovviamente mirando solo ad atterrarla senza farle alcun danno serio. Lei sembrava sapesse, sempre prima che lo evocasse, quale incantesimo le sarebbe stato scagliato e a Harry tornò in mente che la donna era abile nella Legilimanzia, quindi iniziò a chiudere la mente e ad agire d'istinto. La tattica parve dare i suoi frutti anche se lei continuò a respingere tutti i suoi tentativi di attacco. Harry scagliò un incantesimo nel suolo provocando un gran polverone che, con un movimento circolare della sua bacchetta, trasformò in un vero e proprio uragano che si scagliò sulla donna. Usò questo come diversivo per potersi avvicinarsi al suo avversario. L'uragano venne dissipato da Victoria che si trovò Harry ad un passo da lei. Le scagliò un incantesimo che, almeno in un primo momento, parve colpirla. Indietreggiò di qualche passo e gli scagliò un incantesimo che riuscì in parte a parare senza evitare però di cadere per terra. La donna si distrasse un attimo, permettendo però ad Harry di colpirla in pieno petto con un potente schiantesimo che la alzò da terra. Atterrò in piedi visibilmente sorpresa e ammirata
"Molto bravo Harry, davvero. Nessuno mai è riuscito in un duello neanche a farmi indietreggiare di un passo. Adesso però facciamo sul serio ti va?" disse all'uomo di fronte a lei trasformando il suo sorriso in una smorfia concentrata
"Non vedo l'ora" disse in risposta di Harry facendole un segno con la mano per invitarla ad aprire le danze. Victoria non si fece pregare e gli lasciò un incantesimo, che Harry evitò lanciandosi al suolo, così potente che, dopo essersi scontrato contro un albero che ridusse in polvere, creò un onda d'urto che fece indietreggiare anche gli spettatori situati intorno alla radura. Il duello continuò per un ora tra schiantesimi, trasfigurazioni, incantesimi di protezioni e maledizioni. Sulle vesti dei duellanti si aprirono squarci di modeste dimensioni; su braccia, volto e gambe spuntavano leggeri tagli e alcuni lividi. Alla fine, dopo un incantesimo che Harry parò a fatica, la donna lanciò il colpo di grazia che lo fece volare e sbattere contro un albero situato sul perimetro della radura. Victoria corse da lui e lo fece rinsavire
"Tutto bene Harry? Porca Gormalaith mi dispiace, mi sono fatta prendere un po' la mano" Harry si alzò intontito e con un gran mal di testa
"Non è andata tanto male dai" disse lui scrollandosi di dosso la terra e la moltitudine di foglie cadute per via dell'impatto con l'albero
"Nessuno mai era riuscito a tenere testa a mia madre tanto a lungo. Complimenti Harry" disse Dylan ammirato e anche lui, come Harry, aveva la veste squarciata e piena di polvere e fango
"Si. Io credo che potresti sconfiggere anche mio fratello ma devi imparare ad evitare tutti gli incantesimi Harry. Molti dei miei sono andati a segno e, anche se la tua resistenza è notevole, essere colpito da un incantesimo di Dimitri, significa morte certa. Ma ti aiuterò io non temere"
Detto questo, tutti tornarono ad allenarsi uno ad uno mentre Harry si sedette accanto ad un Ron, ancora svenuto, ad osservare interessato mentre Victoria dispensava consigli e tecniche di combattimento sconosciute a molti. La donna continuò a sconfiggere con facilità impressionte tutti gli Auror, i Capi Dipartimento e i ministri. Caddero uno dopo l'altro come birilli sotto i suoi incantesimi. Solo Kingsley e Dominikus riuscirono a resistere per 20 minuti prima di crollare come gli altri.

Il sole iniziò a calare e, all'interno della radura, l'oscurità iniziò a prendere il sopravvento così, essendo impossibile continuare l'allenamento, tornarono al ministero per fare quattro chiacchiere prima di tornare nelle loro dimore. Ron, che ancora soffriva postumi dello scontro con Victoria, sembrava offeso e continuava a ripetere sempre la stessa cosa alla donna
"Scusami Victoria se te lo ripeto. Quanto sono durato io nello scontro?" chiese per la decima volta anche se Victoria non sembrò seccarsi e continuò a rispondergli cordialmente e con un sorriso sul volto
"Tu 15 minuti circa Ron. Hai combattuto molto bene ma ogni volta che mi attaccavi, lasciavi il fianco scoperto ed è per quello che ti ho atterrato e comunque ti ripeto il resto dei Capi Dipartimento con tutti i loro Auror sono durati 5 minuti scarsi" Harry avrebbe voluto prenderlo in giro per essere durato così poco ma, visto il volto deluso che l'amico mise su dopo che tutti i ministri e il resto del loro, diciamo, esercito vennero a congratularsi con lui per aver messo in difficoltà la loro insegnante, desistette e iniziò ad incoraggiarlo dicendo che aveva avuto solo sfortuna. Ron parve rassicurarsi o far finta di farlo e, dopo avere salutato tutti scomparve in uno dei tanti camini dell'Atrium. Lo imitarono quasi tutti gli Auror stranieri accompagnati dai loro ministri e alla fine restarono solo Kingsley, Victoria e i suoi due figli.
"Harry scusa potrei parlarti?" disse Victoria facendogli segno di allontanarsi dagli altri
"Certo dimmi tutto" rispose lui un po' preoccupato
"Ho notato, durante il nostro duello, che eri affascinato dagli incantesimi che ti scagliavo contro. Non ho potuto far a meno di pensare che la tua curiosità fosse data dal mio non usare una bacchetta. Ora non vorrei illuderti ma potrei cercare di insegnartelo prima della battaglia del 31. Non sono sicura che potresti padroneggiare la tecnica in un solo mese ma potremmo provarci no?" disse mentre Harry la guardava estasiato
"Davvero?" riuscì a risponderle mentre il suo volto si trasformava lasciando che, un sorriso a trentadue denti, prendesse il sopravvento sulla preoccupazione iniziale. Aveva la stessa espressione di quando da bambino, aveva ricevuto il primo regalo di natale, era estasiato. Victoria scoppiò a ridere per la reazione che avevano provocato le sue parole all'amico e solo dopo alcuni minuti riuscì a riprendere il controllo necessario per riprendere la parola.
"D'accordo allora inizieremo domani. Ci vedremo qui un ora prima dell'allenamento ti sta bene?"
"Si certo, adesso devo andare o Ginny mi ucciderà" salutò tutti e si smaterializzò appena prima del cancello di villa Potter.

Victoria si era gentilmente offerta di intensificare le protezioni evocate da Harry e fece si che solo i Potter potessero entrare senza problemi. Gli incantesimi posti dalla donna erano così potenti che, nonostante Harry potesse attraversarli senza alcun rischio, era come attraversare gelatina. L'aria aveva una densità superiore e si faceva fatica a respirare, per fortuna gli incantesimi erano spessi solo qualche metro, una volta attraversati, Harry tirò un sospiro di sollievo e si affrettò a raggiungere la casa. Visto l'orario, non credeva di trovare nessuno sveglio ma si sbagliava. Ginny era seduta sul tavolo della sala da pranzo visibilmente stanca e assonnata sorseggiando una tazza di tè
"Tesoro che ci fai ancora sveglia?" disse dolcemente Harry verso la moglie che si girò e sorrise come solo lei sapeva fare
"Aspettavo che mio marito tornasse dal lavoro per preparargli la cena ma i nostri piccoli e adorati elfi non me lo hanno permesso" in un attimo vide due schegge entrare in sala sorridenti
"Signor Potter signore, avrà fame immagino. Arriviamo subito" scomparvero per alcuni secondi prima di tornare con un enorme piatto di arrosto con patate
"Siete davvero magnifici e adesso vi ordino di andare a riposare. Laverò io i piatti, vi siete meritati un po' di riposo" disse Harry ricevendo occhiate di gratitudine e di ammirazione dai due elfi che sparirono dopo molti inchini rivolti a lui e alla moglie
"Come ti sei provocato tutte queste ferite Harry?" disse Ginny guardandolo da vicino molto preoccupata
"È stato un allenamento duro tesoro. Per Godric quella donna è un portento. Ha sconfitto tutto il nostro esercito senza il minimo sforzo" rispose Harry ricevendo un occhiataccia dalla moglie
"È stata davvero gentile a proporsi di allenarvi però l'unica donna che può farti qualunque cosa sono io intesi?" Harry iniziò a ridere come un pazzo cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare i bambini mentre Ginny iniziava a picchiarlo giocosamente.
"La tua gelosia è adorabile rossa" continuarono a ridere e a stuzzicarsi per un po'.
Harry finì la cena e fece per alzarsi per poter lavare il suo piatto prima di concedersi una buona e meritata dormita ma venne bloccato all'istante da sua moglie "Questa potrebbe essere l'ultima occasione per me per pulire qualcosa senza essere attaccata dai nostri elfi. Perciò me ne occupo io, tu vai a riposarti tesoro" non ebbe neanche la forza di ribattere. Iniziò a salire a fatica le scale per raggiungere la camera matrimoniale condivisa con Ginny e si addormentò ancora prima di toccare il materasso.

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Capitolo 16
*** Il Flusso Magico ***


 
Note:
Buona sera a tutti e benvenuti ad un nuovo capitolo della Maledizione Bulgara
Mi sono davvero divertito a scrivere questo capitolo,
spero che possa piacere anche a voi
Vi ringrazio tutti coloro che hanno letto e che si sono immersi insieme a me
ancora una volta nel mondo fantastico di Harry Potter.
Buona Lettura
LEGGETE E, SE DOVESSE PIACERVI, RECENSITE
MIlle grazie dal vostro Albusseverus1996
 


IL FLUSSO MAGICO



Dormì profondamente quella notte, un sonno senza sogni. Harry si alzò molto presto e completamente spaesato, tutti i muscoli del suo corpo erano rilassati al massimo e il cervello si rifiutava categoricamente di compiere le sue solite mansioni. Dopo aver passato venti minuti a lottare contro il proprio corpo, Harry riuscì ad alzarsi e a farsi una doccia gelida a mettersi qualcosa addosso prima di scendere per la colazione. L'immensa villa era immersa nel silenzio più assoluto. Si udivano solo alcuni canarini che cantavano spensierati al di fuori dalle finestre e, attraversando il corridoio dove si trovavano le camere dei bambini, si sentiva il lieve russare di Albus e il respiro pesante di Lily. Arrivato in cucina, Harry trovò la stessa moltitudine di cibo vista la mattina precedente e i due elfi che continuavano a riempirgli il piatto e ad invitarlo a mangiare qualcosa in più. Solo dopo aver mangiato a sazietà e dopo aver bevuto ben due tazze di caffè, si sentì totalmente sveglio e pronto per la giornata che, sarebbe stata molto dura, date le lezioni speciali che avrebbe ricevuto prima e l'allenamento vero e proprio poi. Un occhiata del suo orologio lo informò che, all'appuntamento al ministero, mancavano due ore. Non volendo aspettare tutto quel tempo con le mani in mano, evocò il suo Patronus e lo inviò ad Hermione, consapevole che, a quell'ora, Ron, fosse ancora profondamente addormentato. Attese una ventina di minuti prima che, una lontra, fecesse la sua apparizione attraversando la finestra del grande salone

 
                               Siamo tutti svegli, tranne Ron naturalmente, vieni così lo potrai svegliare tu

 
L'animale parlò con la voce della sua migliore amica e svanì una volta terminata la frase. Harry sorrise alzandosi dal divano e, dopo la solita raccomandazione agli elfi domestici, uscì nella fresca aria autunnale e si smaterializzò. Era andato poche volte a casa loro nonostante si vedessero spesso e volentieri. Per una questione di spazi, erano sempre loro a venire con i loro figli a villa Potter. Tutto sommato la casa di Ron ed Hermione non era affatto male. Si trovava nella periferia di Londra in mezzo alla natura; era di forma quadrata con un tetto spiovente che, durante l'inverno, faceva in modo che quest'ultimo non crollasse sotto il peso della neve; in fin dei conti non era poi così piccola. Harry attraversò il giardino scalciando un bel po' dei gnomi che lo abitavano fino a raggiungere la porta. Non dovette nemmeno disturbarsi a bussare che un ometto dai capelli scarlatti e con il viso pieno di lentiggini, la spalancò
"Zio Harry!" esclamò il piccolo gettandosi tra le braccia dell'uomo di fronte a lui
"Buon giorno piccolo. Come stai?" disse Harry entrando in casa con ancora il piccolo in braccio
"Bene bene, aspetta qui che chiamo la mamma" rispose il piccolo un attimo prima di sparire dietro una porta situata nel retro della casa. Harry si sedette nel divano del soggiorno e accese la televisione babbana. Guardò interessato un paio di spot pubblicitari riguardanti alcuni film che sarebbero usciti a breve nelle sale quando Hermione, con ancora un grembiule indosso e con i due figli accanto, entrò nel soggiorno
"Herm perchè invece di ucciderti di lavoro non ingaggi come abbiamo fatto noi almeno un elf...?" disse Harry accorgendosi troppo tardi di aver commesso un errore madornale. Hermione divenne rossa in volto e nonostante fosse di corporatura minuta, gonfiò il petto in maniera terrorizzante
"E così anche tu schiavizzi quei poveri esseri? Harry James Potter non me lo sarei mai aspettato da te" quasi gridò, e lo avrebbe fatto sicuramente se Harry non avesse avuto la prontezza di chiuderle la bocca con una mano
"Hermione, io e Ginny li paghiamo ok? Avranno ferie, giorni di malattia e tutti i diritti possibili. Adesso ti toglierò la mano dalla bocca e ti sarei grato se non alzassi ancora la voce. Voglio svegliare tuo marito in modo dolce e tranquillo" forse rassicurata nel sentir dire che Harry pagasse i suoi elfi domestici o forse preoccupata dal sorriso malizioso che l'amico mise su, Hermione si calmò e annuì.
"Bene, Rose mi servirebbe un grande calderone, Hugo tu lo riempirai d'acqua, fredda se è possibile. Sarà divertente"
Una volta svolti i loro compiti i ragazzi, sotto ordine della madre, rimasero giù nel salone mentre Harry e Hermione salirono più silenziosamente possibile le scale, impresa non facile essendo formate di legno. Durante il tragitto, sparsero acqua dappertutto e Hermione guardò ogni goccia che si infrangeva al suolo con un espressione rassegnata sul volto. Raggiunsero la camera da letto e aprirono la porta molto lentamente.
Ron era sdraiato sul letto, completamente addormentato. Hermione fissò prima dolcemente il marito e successivamente Harry con sguardo colpevole. Fece per parlare ma, prima che potesse anche provare a fermarlo, Harry, con un colpo di bacchetta, vuotò il calderone pieno di acqua gelida direttamente sul volto dell'amico che si svegliò all'istante con un espressione arrabbiata e confusa insieme
"Buongiorno fratello" disse Harry con il volto sorridente rivolto all'amico "Dormito bene?" Ron lo guardò infuriato e iniziò a rivolgergli tutti gli insulti conosciuti e a nominare tutti i maghi e le streghe più famose della storia.

Harry smise di ridere solo mezz'ora dopo e Ron, una volta placata la sua collera, lo imitò promettendogli che avrebbe progettato la sua vendetta e non sarebbe stato piacevole. Attese che lui e la sua famiglia facessero colazione e successivamente, i due, uscirono nel giardino per fare quattro chiacchiere.
"Così ti sei svegliato praticamente all'alba solo per farmi imprecare o c'è un altro motivo?" chiese Ron dando un pugno sulla spalla all'amico che gli sorrise di rimando rispondendo
"No. Sinceramente l'idea mi è venuta una volta ricevuta la conferma da Hermione che tu fossi ancora nel mondo dei sogni perciò non è il motivo principale della mia visita. Mi sono semplicemente alzato troppo presto e non sapevo cosa fare, non volevo rimettermi a dormire" rispose Harry restituendo gentilmente il pugno tiratogli dall'amico
"Sei il solo uomo sulla terra che, potendo dormire due ore in più, si alza e, non sapendo cosa fare, va a casa del suo migliore amico con il solo obbiettivo di rompergli le palle" Harry lo guardò ridere e poi disse
"Io dovrei essere li tra poco più di mezz'ora mio caro Capo Dipartimento" Ron lo guardò confuso
"Mezz'ora? Per quale motivo devi essere li così presto?" Harry iniziò a pensare ad una scusa plausibile maledicendo se stesso per la sua bocca larga. Non riuscendo a trovarne una che potesse reggere alle domande sempre più insistenti del suo migliore amico, optò per la verità
"Devo vedere Victoria" perfetto, ho impiegato 10 minuti per trovare le parole giuste e ho detto una stronzata pensò Harry. In effetti, alle sue parole, Ron si irrigidì e le sue orecchie, dal rossore, minacciarano di prendere fuoco
"COSA!?!? Che significa che devi vedere Victoria Harry? Sei sposato con mia sorella. Avete dei bambini porco Salazar"
"Ron non intendevo quest...." fece Harry ma Ron non gli lasciò finire neanche la frase. Estrasse la bacchetta e gliela puntò nel petto
"Puoi smettere di fare il coglione e lasciarmi parlare per le magiche basette di Merlino?" gridò Harry facendo si che Ron rinsavisse dalla collera che lo accecava in quel momento.
"D'accordo, spiegati allora" disse il rosso senza abbassare la bacchetta. Harry rise amaramente e iniziò a parlare "Si è offerta di insegnarmi a scagliare incantesimi senza l'utilizzo di una bacchetta" Ron restò spiazzato alle parole dell'amico tanto che abbassò la bacchetta
"Oh mi.. Mi dispiace amico è solo che è mia sorella capisci? Non ragiono su certe cose" Harry parse comprensivo e tirò un paio di pacche sulla spalla dell'amico
"Io amo la mia famiglia e preferirei morire che tradirla dovresti averlo capito già da un pezzo. Adesso devo andare Ron ci vediamo nella foresta" rientrò in casa per salutare Hermione, Hugo e Rose e uscì nuovamente nel giardino ma, prima che potesse muovere solo un muscolo, si sentì chiamare
"Harry! Ehi amico, mi chiedevo se.."
"Si puoi venire con me. Mi chiedo solo perchè ci hai messo tanto a chiederlo" Harry terminò la frase dell'amico facendo si che sul suo volto si aprisse in un sorriso
"Andiamo. Però guido io" Harry scoppiò a ridere e si aggrappò al braccio di Ron e, i due, si smaterializzarono creando un vortice di polvere che salì alto nel cielo.

Atterrarono nel deserto Atrium del ministero e si sedettero nella fontana, rappresentante un mago, una strega, un centauro, un elfo domestico e un goblin e completamente composta da oro massiccio, iniziando a chiacchierare del più e del meno. Dopo alcuni minuti, Ron fissò gli occhi sul volto di Harry e, dalla sua espressione, quest'ultimo seppe in anticipo cosa potesse turbarlo, così lo anticipò sul tempo
"Ron non preoccuparti, Victoria non avrà nulla da ridire sul fatto che ti ho portato con me qui" il rosso lo guardò stupefatto e gli sorrise dicendo
"Ehi non ti permetto di usare la Legilimanzia su di me"
"Ti conosco troppo bene non ho bisogno della magia per entrare nella tua testa di legno" disse Harry iniziando a ridere di gusto mentre Ron lo guardava con aria di sfida
"Vediamo se riesci a resistere più di 10 secondi in una classica lotta babbana contro una testa di legno" detto questo, Ron spinse l'amico al suolo e gli si scaraventò contro. La battaglia andò avanti, nessuno dei due voleva darla vinta all'altro. Dieci minuti dopo vennero interrotti da uno dei camini le cui fiamme color smeraldo divamparono trasportando con loro un'alta e bionda donna che, guardando i due Auror riversi al suolo uno sopra l'altro, trattenne a stento una risata
"Beh, sinceramente, non me lo sarei mai aspettato da due uomini sposati come voi. Ma l'amore e amore, chi sono io per giudicare" Harry e Ron si alzarono immediatamente e visibilmente imbarazzati
"Buongiorno Victoria, era solo una gara di lotta libera finita in pareggio oserei dire. Spero non ti dispiaccia che abbia invitato Ron al nostro allenamento speciale" disse Harry abbandonando l'espressione imbarazzata per sostituirla con un grande sorriso radioso.
"Certo che no e comunque sapevo che probabilmente avresti portato con te il tuo migliore amico. Bene prendete questo" lanciò loro un pallone da spiaggia bucato e continuò "ci alleneremo direttamente nella foresta. Ci vediamo fra 5 minuti" detto questo, svanì nel nulla senza creare il ben che minimo rumore. Harry guardò Ron, ancora rosso in volto, e, dopo un minuto o due, la passaporta si illuminò trasportandoli nel solito limbo prima di toccare nuovamente il suolo.

Si guardarono intorno e la videro seduta al centro della radura, fumando una sigaretta. Ne offrì una ad Harry e a Ron che si sedettero di fianco a lei. Fecero per accenderle ma Victoria li bloccò
"Il primo obbiettivo è provare ad accenderle senza l'uso della vostra bacchetta. Adesso vi spiegherò come fare anche se è quasi impossibile che riuscirete ad evocare anche solo una scintilla al primo tentativo. Questa è una tecnica che si sviluppa con il tempo ma provare non costa nulla.
Allora iniziamo.
Come già sapete, la bacchetta non è l'unico mezzo per evocare incantesimi. Quando da piccoli non riuscivate a controllare i vostri poteri, essi si sfogavano tramite la magia accidentale, come si suole chiamare. Questo perchè in ogni mago scorre un flusso di magia che poi attraversa la vostra bacchetta che ne fa scaturire l'incantesimo voluto ma, con un po' di allenamento, si può fare a meno di qualsiasi altro mezzo. La prima cosa da fare è comprendere a pieno come il proprio potere scorre dentro le vene. Questo processo può durare due minuti come diversi anni a seconda della consapevolezza che ha il mago di se stesso. Dovete estraniarvi da tutti i vostri pensieri e, pian piano, cercare di immergervi nei meandri inesplorati del vostro corpo, cercando di comprendere a pieno ogni singola cellula di esso. Se tutto andrà bene, arrivati alla fine del processo, un fiume in piena dovrebbe apparire nella vostra mente. Non sarà una semplice allucinazione o cose del genere. È difficile da spiegare, capirete il motivo solo vivendolo. Li proverete ad accendere le vostre sigarette con il gesto della mano. Un avvertimento, usate meno foga possibile o manderete a fuoco tutta la foresta, questi incantesimi sono più potenti dei normali perciò fate attenzione"
Ron fissò Victoria a bocca semi aperta mentre Harry aveva già chiuso gli occhi. Cercare di estraniarsi dai suoi pensieri, fu più complicato del previsto. La sua mente era piena di immagini diverse e, ogni volta che cercava di scacciarle, compariva un Dolcov sorridente in cima ad una collina e, ai suoi piedi, vi erano un centinaio di cadaveri, tra cui, quelli della sua famiglia e molti dei suoi amici. Questa era la scena che tempestava la sua mente durante il sonno e non riusciva a liberarsene. Aprì nuovamente gli occhi e guardò Victoria. Sicuramente, attraverso la Legilimanzia, aveva visto anche lei quell'immagine perchè sul suo viso non vi era il solito sorriso radioso ma solo un espressione nauseata e furiosa. La donna gli si avvicinò, per non disturbare Ron che aveva ancora l'espressione concentrata e gli occhi serrati.
"Non glielo permetteremo Harry. Lo spazzeremo via, non toccherà le nostre famiglie e i nostri amici. È una promessa". L'ora di allenamento terminò e, quando iniziarono ad arrivare i vari ministri con i loro Auror, Victoria si alzò e si rivolse ai due amici che erano ancora in meditazione
"Ci riproveremo domani, per oggi basta così" i due sussultarono e aprirono gli occhi. Victoria gli porse le due sigarette già accese e si diresse dai nuovi arrivati per salutarli.
"Beh, è più difficile di quanto pensassi no?" disse Ron dopo alcuni minuti di silenzio
"Ci riusciremo, abbiamo bisogno di pratica" rispose Harry prima di sdraiarsi al suolo con la testa dolorante per il troppo sforzo.

I giorni passavano e gli allenamenti si fecero più interessati e duri. Harry e Ron non fecero alcun progresso nel loro allenamento speciale prima di due settimane. Quella mattina, come sempre, Harry si alzò presto e, dopo una sostanziosa colazione, uscì nel giardino. Mentre lo attraversava vide una criniera di capelli rossi che contrastava l'intenso verde del prato. Il suo cuore perse alcuni battiti e iniziò a correre verso la figlia che era riversa al suol
"Lily, amore mio. Che è successo?" disse prendendola in braccio
"Oh papà finalmente. Ieri sera ti ho aspettato qui ma devo essermi addormentata. Volevo solo stare un po' con te scusa se ti ho spaventato" rispose sorridendo a mo' di scuse al padre che si tranquillizzò e riprese un po' del colorito perso in precedenza
"Non farlo mai più tesoro. Avrei potuto morire sai? Comunque ti porto a letto e ti prometto che questo pomeriggio lo passerò qui a casa intesi?" gli occhi della piccola Lily si illuminarono alle parole del padre
"Lo prometti?"
"Per l'ora di pranzo sarò qui, promesso piccola mia" Harry prese in braccio la sua bambina e la riportò in casa. Salì le scale della villa che portavano alle varie camere da letto, facendo ridere la figlia facendole il solletico. Entrò nella sua camera e la adagiò sul suo letto, le rimboccò le coperte e le diede un bacio in fronte. Fece per uscire ma la figlia lo bloccò e disse
"Papà comunque io credo che non ti serva tutto questo allenamento. Sei il più forte e nessuno può batterti" Harry sorrise e abbracciò nuovamente la piccola Lily, prima di uscire dalla sua camera.

Arrivò al ministero in leggero ritardo, infatti trovò Victoria intenta a creare una nuova passaporta
"Victoria andiamo, è la mia piuma preferita non potresti usare qualcos'altro?" disse Ron petulante
"Si certo Ron dammi una tua scarpa o la tua bacchetta userò una di quelle" rispose la donna sghignazzando
"Miseriaccia. D'accordo tieni. Oh il quattrocchi si è degnato di presentarsi" esclamò ridendo il rosso
"Scusatemi ma Lily mi ha trattenuto ricordandomi quanto io stia trascurando lei e il resto della mia famiglia" disse Harry con un amaro sorriso sul volto
"Andiamo, continueremo la conversazione nella radura".
Victoria consegnò la passaporta a Ron che si avvicinò ad Harry porgendogli la metà di essa. L'amico lo guardò comprensivo e dopo una pacca sulla spalla fece per dire qualcosa ma, in quel momento, la piuma si illuminò e partirono. La mente di Harry era piena di preoccupazioni. La vista della figlia riversa al suolo, anche se si rivelò semplicemente addormentata, lo aveva turbato moltissimo e in più continuava a fare sempre lo stesso sogno e questo non lo aiutava affatto.
Atterrarono nella familiare radura. Per Ron non fu un atterraggio piacevole poiché, preso alla sprovvista dalla partenza, non riuscì a restare in piedi cadendo a faccia avanti. Harry e Victoria iniziarono a ridere di gusto, mente l'amico imprecava e si rialzava scrollandosi la molta terra che aveva addosso e sputandone altrettanta.
"Porco Salazar l'ultima volta che ho avuto un atterraggio del genere è stato alla coppa del mondo di Quiddich. Ti ricordi Harry?" disse Ron tornando a sorridere dopo l'incazzatura iniziale
"Come dimenticarlo. Ma iniziamo subito perchè ho promesso alla mia bambina di essere a casa per l'ora di pranzo".
Alle sue parole, Ron si sedette chiudendo gli occhi e Victoria prese le solite sigarette che avrebbero dovuto accendere.
Harry, motivato dal pensiero della figlia, finalmente riuscì a liberare la mente da tutte le sue preoccupazioni, da Dolcov e dal sogno che lo tormentava ormai da un paio di mesi. Iniziò a percepire tutto diversamente, riusciva a sentire il sangue scorrergli nelle vene, i battiti del suo cuore e persino l'aria che faceva espandere i suoi polmoni. Continuò ad esplorare il suo corpo e, dopo una decina di minuti circa, vide un enorme fiume le cui acque erano di un intenso verde smeraldo. Restò stupefatto alla sua vista e, non sapendo spiegare perchè, ebbe la consapevolezza che, immergendosi completamente in esso, sarebbe successo qualcosa di spiacevole. Così si avvicinò alla riva del gigantesco fiume smeraldino, immerse un solo dito della sua mano destra e mormorò
"Incendio"

Gli occhi gli si aprirono da soli e una fiamma, di più o meno qualche decina di centimetri, divampò dal suo indice sotto lo sguardo stupefatto suo e di Victoria. Prese la sua sigaretta, l'accese e sorrise alla donna di fronte a lui.
"Non ho mai visto qualcuno che, in sole due settimane, riuscisse ad apprendere questa tecnica. Sei straordinario davvero. Una curiosità, ti sei immerso completamente nel flusso magico?" chiese sempre ammirata la donna
"Ho immerso solo un dito, non volevo mandare a fuoco tutto" disse ridendo Harry
"Strabiliante" continuò Victoria quasi con le lacrime agli occhi.
Harry continuò a lanciare piccoli incantesimi con dita, facendo attenzione a non esagerare. La sensazione che provava era indescrivibile. Era la stessa provata quando, per la prima volta alla Gringott, aveva lanciato la maledizione Imperius su quel folletto ma incredibilmente più intensa e soddisfacente. Ron aveva aperto gli occhi da poco e continuava a guardare l'amico con un espressione cupa e a nulla valsero le rassicurazioni di Victoria e gli incoraggiamenti di Harry. Quest'ultimo, dopo aver involontariamente distrutto un albero, guardò il suo orologio che segnava l'una in punto. Deciso a adempiere alla promessa fatta alla figlia, si alzò per tornare a casa ma la testa iniziò a girargli cadde nuovamente. Victoria lo raggiunse immediatamente con in mano una fiala piena fino all'orlo di un liquido ambrato. Harry la fissò confuso così la donna si sedette accanto a lui e spiegò
"Questa è una pozione che equilibra il tuo corpo una volta che ha scoperto come sfruttare al meglio il flusso. La creò il mio insegnante di pozioni quando, dopo essermi battuta contro una ventina di mercenari, tornai molto provata, a malapena riuscivo a camminare. Gli spiegai il mio problema e, attraverso la macerazione di alcune erbe nel veleno di un Serpecorno, riuscì a risolvere questo piccolo inconveniente. Ovviamente Dimitri non ha idea di questa scoperta e non deve venirne a conoscenza per nessuna ragione altrimenti le nostre possibilità di vittoria si ridurrebbero drasticamente" Harry bevve la pozione in un sol sorso e si sentì subito meglio.
"Grazie Victoria. Io vado ci vediamo domani. Ron vuoi pranzare con noi?" chiese all'amico che stava seduto ad occhi chiusi di fronte ad un albero. Il rosso non rispose ma Harry, deciso a portarlo con se, iniziò ad avvicinarsi a lui. Ormai li dividevano pochi passi quando l'albero di fronte a loro, si sradicò dal suolo e attraversò tutta la radura scontrandosi contro i fitti alberi che delimitavano quest'ultima. Ron si alzò soddisfatto e si accese la sua sigaretta nello stesso modo in cui fece Harry dopo essere riuscito a raggiungere il suo flusso.
"Ben fatto fratello. Adesso andiamo a pranzo?" disse Harry radioso
"Certo amico. Prima passiamo a prendere la mia famiglia ti va?" rispose Ron altrettanto contento mente la donna di fianco a loro era semplicemente strabiliata.
Si riprese giusto un attimo prima che i due si smaterializzassero dicendo
"Ron aspetta, bevi questa" gli passò un altra fiala del liquido precedentemente bevuto da Harry, che Ron vuotò in un istante "Non ho mai incontrato due maghi come voi. Tu, Harry, hai raggiunto il tuo flusso per poter rispettare l'accordo fatto con tua figlia e tu, Ron, solo per non essergli inferiore. Siete assurdi" continuò la donna, il volto stupefatto ma sorridente
"Si ce l'hanno detto spesso durante tutti questi anni"

Una volta aver recuperato la famiglia di Ron, si diressero a villa Potter per il pranzo. Ad aspettarli, vi era una bambina, dai capelli di fuoco lunghi fino alla vita che, vedendoli, si aprì in un sorriso da orecchio a orecchio. Si scagliò sul padre che l'avvolse tra le sue braccia sollevandola dal suolo
"Papà che bello averti a casa" disse Lily felice come una Pasqua aggrappandosi alle spalle del padre
"Ricorda bambina mia, io rispetto sempre le promesse fatte non dimenticarlo mai" sussurrò Harry all'orecchio della figlia che gli scoccò un bacio sulla guancia
"Rose, Hugo andiamo a cercare Albus, oggi la mamma ha comprato nuovi giochi per la Playstation, Frisbee zannuti e tante altre cose da Zonko. Vi va di giocarci?" chiese Lily una volta scesa dalle braccia del padre. I due piccoli Weasley guardarono i genitori con espressione supplichevole
"Piccoli miei certo che potete andare, a patto di stracciare i figli del quattrocchi, senza offesa Lily" disse Ron ricevendo un pugno sulla spalla da Harry e delle occhiatacce dalla moglie e dalla stessa Lily. Rose e Hugo risero ringraziando il padre e scomparvero lasciando nell'aria una scia rossa
"Milly, Morty" esclamò Harry e subito i due elfi di villa Potter gli comparvero davanti
"Il signor Potter ha chiamato signore?" risposero all'unisono i due piccoli esseri
"Mi dispiace disturbarvi, vorrei che uno di voi due controllasse i bambini e vorrei sapere dove si trova mia moglie" appena terminò la frase, due delicate mani si posarono sui suoi occhi, una si esse portava un anello che lui conosceva bene. Prima che potesse girarsi sua moglie parlò, la voce piena di dolcezza, una voce che avrebbe riconosciuto tra mille
"Avevo dimenticato la bellezza di averti con noi per il pranzo amore mio" lui si girò all'istante e la baciò stringendola a se
"Beh dovrai riabituartici credo. Non ho intenzione di lavorare per tutto il giorno, almeno il pranzo voglio passarlo con voi e poi ho una sorpresa per te. Ti va una sigaretta?" chiese Harry con un sorrisino ammiccante sul volto. Ginny annuì confusa così Harry estrasse tre sigarette dal pacchetto passandone una a Ron e portandosi le due rimanenti alle labbra, chiuse gli occhi e pronunciò l'incantesimo facendo scaturire dalla sua mano una fiamma alta quattro volte quella evocata nella radura. Ron lo imitò e i due guardarono divertiti i volti stupefatti delle loro mogli. Hermione iniziò a balbettare qualcosa come
"Non c'è nulla del genere sui libri di tecniche magiche di combattimento" mentre Ginny era rimasta a bocca aperta e la sua sigaretta si stava consumando da sola
"Scusate se interrompo i vostri pensieri signore ma sto morendo di fame perciò potremmo aprire le danze?" disse Ron facendo ridere di gusto Harry e le due donne.

Si sedettero a tavola e mangiarono a sazietà tutte le tantissime varietà di pietanze che, i due elfi domestici di casa, cucinarono e portarono sulla tavola. Ron, che come al solito si spazzolò quattro piatti di tutto ciò che riuscì a prendere, continuando a dispensare complimenti ai piccoli cuochi che continuarono a inchinarsi ad ogni gratificazione che il rosso riservava loro.
"Papà" disse Lily da sotto la tavola
"Dimmi piccola" rispose Harry alzando la tovaglia per guardare gli occhi verdissimi della figlia
"Puoi mostrarmi ancora come fai le magie senza bacchetta?" Harry la guardò divertito e disse
"Certo piccola ma sarà meglio che tu esca da lì sotto o correremo il rischio di far saltare tutto in aria". La piccola uscì dal suo nascondiglio mettendosi di fronte a Harry che si alzò e si allontanò dal tavolo seguito dalla piccola rossa
"Ti va di fare uno scherzetto allo zio Ron tesoro?" Lily annuì sorridendo maliziosamente al padre che, guardando verso il tavolo, vide ancora un po' di purè di patate rimasto in un piatto e Ron che si avvicinava per prenderlo. Harry puntò il dito sul piatto nella quale Ron si era chinato e esclamò
"Wingardium Leviosa"
Esso partì come una freccia verso l'altro scontrandosi in pieno con la faccia dell'amico che barcollò all'indietro e ricadde sulla sua sedia. L'aria si riempì di risate a crepapelle mentre Ron gridò
"HARRY!! Porco Salazar questa è la volta buona che ti uccido".
I due iniziarono a rincorrersi come dei bambini prima che Ron lo riuscisse a raggiungere e buttare al suolo. La lotta continuò mentre i loro figli iniziavano cori da stadio, incitando i rispettivi padri. Fu Ron questa volta a vincere atterrando l'avversario al suolo e facendogli crescere un bel paio di baffoni sulle labbra
"Ti donano tesoro, sei molto sexy davvero" disse Ginny continuando a ridere
"MAMMA"
"GINNY"
Esclamarono prima i suoi figli e poi Hermione, i primi visibilmente nauseati mentre l'altra molto indignata
"Ops" esclamò Ginny non smettendo di sorridere.

Tutta la felicità e il divertimento durarono fino alle 5 del pomeriggio quando un leone bianco perlaceo, fece la sua comparsa al centro del giardino. Harry e Ron si alzarono di scatto imitati dalle loro moglie. Passarono una decina di secondi prima che il leone prendesse la parola, secondi in cui la preoccupazione e l'inquietudine si espanse a macchia d'olio per il giardino.

 
Cambio di programma.
Dimitri attaccherà Roma tra 24h venite immediatamente al al ministero dobbiamo prepararci.
Portatevi tutto l'occorrente e salutate le vostre famiglie

 
 
Harry non perse tempo e si girò verso Ron, il cui volto determinato, non mostrava un briciolo di paura
"Ron usa il camino va a prendere le tue cose. Ci vediamo tra dieci minuti al ministero" il rosso non se lo fece ripetere due volte, baciò con passione Hermione, abbracciò forte i due figli che iniziarono a piangere silenziosamente e scomparve dentro le mura della villa
"Morty, Milly" esclamò Harry e i due elfi si materializzarono di fronte a lui
"Il signor Harry ci ha chiamato signore?" chiese Morty facendo un inchino verso di lui
"Si. Per favore potreste andare a prendere la mia borsa? Devo partire il più velocemente possibile" non terminò neanche la frase che i due elfi erano già di ritorno portando la sua borsa di pelle
"Grazie mille. Starò via per un po' non fate entrare nessuno a meno che Ginny non vi dia il permesso intesi? Occhi aperti" i due esseri annuirono e scomparvero un altra volta all'interno della casa. Harry si diresse verso i figli e li abbracciò stretti, forse troppo
"Campione occupati delle nostre donne finchè sarò via d'accordo?" disse rivolto ad Albus che si asciugò le lacrime dal viso prima di rispondere
"Non preoccuparti papà tu pensa solo a rompere il culo ai nemici e tornare da noi" Harry sorrise al figlio carezzandogli i capelli mentre Lily spinse il volto nel petto del padre singhiozzando. Lui le prese il viso e lo avvicinò al suo guardandola negli occhi
"Tornerò piccola mia non preoccuparti" le disse
"Ti voglio bene papà, ti aspetteremo qui" rispose la piccola abbracciandolo stretto. Harry si alzò dopo aver carezzato anche la figlia e si rivolse a Ginny indossando la collana da lei regalata
"A presto amore mio. Ti amo, ogni giorno di più" disse prima di baciarla stringendola a se più forte possibile
"Ti aspetto qui, Ti amo" disse lei. Harry si staccò controvoglia dalla moglie e, dopo aver rivolto un gran sorriso a tutti, si smaterializzò

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Capitolo 17
*** Lo scontro ***


Note:
Buonasera a tutti e benvenuti a questo nuovo capitolo della Maledizione Bulgara
Credo che questo sia il capitolo più lungo che io abbia scritto,
spero che questo non vi annoi
ma vi tenga incollati allo schermo curiosi di sapere cosa succederà in seguito
.
Un ringraziamento speciale va ad Allison1992 che si impegna a recensire ogni mio capitolo
invogliandomi a continuare a scriverne altri. Grazie a tutti e Buona lettura
LEGGETE E, SE DOVESSE PIACERVI, RECENSITE

Albusseverus1996




LO SCONTRO



L'Atrium del ministero era pieno fino a scoppiare. Circa 400 Auror di nazionalità diverse, parlavano fra loro alcuni lanciavano grida di battaglia, altri stavano in silenzio per concentrarsi al meglio. Harry individuò Ron, Kingsley, Victoria e gli altri ministri e si avvicinò a loro
"Non ti sembra più prudente lasciare alcuni Auror a protezione del ministero Kings? Potrebbe voler farci credere di attaccare Roma e invece attaccare qui non credi?" chiese Ron al suo ministro senza accorgersi dell'arrivo di Harry
"No Ron, sto penetrando regolarmente nella mente di mio fratello. Prima attaccherà Roma e solo successivamente, in caso dovesse riuscire a distruggerla, ci proverà con Londra. Harry finalmente. Kings ci siamo tutti" disse la donna con un falso sorriso sul volto Il ministro rivolse a Harry un cenno a mo' di saluto prima di portarsi la bacchetta alla gola e pronunciare
"Sonorus"
l'incantesimo amplificò la sua voce facendo calare il silenzio nell'enorme Atrium
"Vorrei dirvi alcune cose prima di dividerci nei gruppi prestabiliti e partire con le passaporte. Ringrazio ancora tutti per aver essere qui a darci supporto in questa guerra. Il ministero inglese non dimenticherà quello che state facendo per noi. Allora, il piano è il seguente. Atterreremo in pieno centro. Abbiamo già contattato il ministro italiano e ci ha assicurato che si sarebbe occupato personalmente dell'evaquazione dei molti babbani che sono soliti visitare il centro della città. Non attaccheremo subito, anche se dovessimo vedere i nostri colleghi in difficoltà, non interverremo. So che non è nel nostro stile non concedere il nostro aiuto a chi ne ha bisogno ma non avremo possibilità di vittoria contro Dolcov nel pieno del proprio potere. In numero siamo superiori ma, come già spiegato da Victoria, un solo suo incantesimo, ucciderebbe 50 dei nostri. Perciò faremo il nostro ingresso solo quando lei ci darà il segnale. Del resto ne parleremo arrivati sul posto poichè avremo qualche ora di tempo prima che inizi la battaglia. Possiamo andare, Franck, se vuole seguirmi, lei insieme ai suoi Auror sarete i primi a partire, seguiti da il signor Velasquez e dal signor Lehamann" il ministro francese annuì salendo sul bordo della fontana estraendo la bacchetta muovendola come un direttore di orchestra indicando la strada ai suoi Auror. I britannici, insieme a Victoria e i suoi figli, si sistemarono nel fondo della sala aspettando che, i loro alleati, partissero.

"Harry, Ron, potrei parlarvi in privato?" disse Victoria ai due amici che stavano conversando tra loro. I due la guardarono un po' confusi prima di annuire e allontanarsi dalla folla sotto lo sguardo sospettoso di Kingsley. Salirono sull'ascensore non proferendo parola prima di arrivare al primo piano quando Victoria, una volta che le grate si aprirono, li spinse dentro la stanza più vicina chiudendosi la porta alle spalle. Li guardò fissi negli occhi per alcuni secondi prima di sussurrare
"Per questa battaglia sarebbe meglio che voi usaste ancora le vostre bacchette" i due la guardarono stupefatti
"Ma Victoria lo hai detto pure tu che gli incantesimi senza bacchetta sono molto più potenti dei normali" disse Ron con un filo di voce mentre Harry parve comprendere subito il vero significato delle parole della donna poiché, guardando l'amico, disse
"Ron ancora non controlliamo a pieno i nostri flussi. Utilizzandoli potremmo peggiorare la situazione invece che migliorarla" Ron annuì rassegnato mentre Victoria sorrise ad Harry prima di continuare il discorso interrotto in precedenza
"Se le cose si dovessero mettere male potrete usufruire del flusso ma abbiamo un considerevole vantaggio al momento. E ricordate, a meno che di trovarvi di fronte a lui, Dimitri è mio. Non voglio che nessuno mi tolga l'occasione di distruggere quel mostro. Voi pensate solo a ridurre più possibile il suo esercito. Ho un conto in sospeso con il mio fratellino" l'odio e il disgusto con cui parlò Victoria era quasi visibile, fluttuava nell'aria come la nube di un temporale, nera, piena di una pioggia così acida da liquefare qualsiasi cosa. Harry non riuscì a trattenersi dal fare una domanda sicuramente fuori luogo dato il momento
"Victoria ma, a parte essere un mostro completamente pazzo e fuori controllo, che ti ha fatto per farsi odiare così tanto? Sempre se è lecito saperlo ovvio" la donna sembrò spiazzata dalla domanda posta dall'amico ma sorrise amaramente e rispose
"È successo tanto tempo fa, prima che diventassi preside. Come già sapete io abbandonai mio fratello per trasferirmi in America. Appena arrivata, conobbi un babbano che si occupava dell'attracco della nave e me ne innamorai subito. Gli dissi immediatamente di essere una strega e lui la prese meglio di quanto pensassi, si divertiva un mondo vedendomi fare magie e stava ore e ore ad ascoltare tutte le storie che avevo da raccontare. Passarono due mesi prima che mi dicesse di amarmi, era un uomo timido, dolce ma allo stesso tempo determinato, lo amavo davvero molto. Dopo un anno ci sposammo e qualche mese dopo restai incinta di due gemelli. Eravamo al settimo cielo. Nel frattempo, Ilvermorny, mi contattò per propormi il posto di insegnante di Incantesimi. Io accettai di buon grado così ci trasferimmo direttamente li. Sapevo che Dimitri sarebbe venuto a cercarmi così mi offrì di aumentare le protezioni per stare più sicura ma Dylan, mio marito, era un uomo attivo e non riusciva a starsene con le mani in mano dentro le mura del castello. Così un giorno, attraversò le protezioni e si avventurò nella nebbia. Lo cercai per due mesi però ormai mancava poco alla nascita dei gemelli così tornai al castello. Fu li che il Patronus, a forma di drago, di mio fratello fece la sua comparsa all'interno della mia stanza. Ricordo ogni singola parola del messaggio che mi riferì quel gran bastardo


Davvero carino il tuo maritino sorellina,
non avrei mai voluto farlo ma i miei mercenari non sono riusciti a trattenersi.
Ti faccio le mie più sentite condoglianze e i miei più cari auguri per la nascita dei miei nipotini
spero che avrò occasione di conoscerli.
Aspetto il tuo ritorno

 

Poi ne inviò un altro con le coordinate del luogo in cui aveva seppellito mio marito. Ci andai subito dopo il parto e fu li che mi scontrai con i suoi mercenari e fu quel giorno che l'insegnante di Pozioni creò l'infuso che già conoscete" Harry e Ron restarono sbalorditi. Si spremettero le meningi per trovare qualcosa da dire ma il loro cervello sembrava essersi preso una pausa. L'orribile storia appena raccontata da Victoria li sconvolse completamente. Harry cercò di scacciare l'orrore e la disperazione che si sentiva addosso prima di dire
"Ti prenderai la tua vendetta Victoria. Ti aiuteremo noi non temere. Adesso andiamo o a Kingsley potrebbe scoppiare una crisi di nervi" sorrise alla donna di fronte a lui che gli diede una pacca sul braccio prima di avviarsi verso l'ascensore per tornare di sotto lasciando i due Auror britannici nel corridoio. Si guardarono per cinque minuti prima che, sul volto di Harry, si aprisse un sorriso e, con un cenno della mano, invitò l'amico a seguirlo. L'Atrium si era svuotato quasi completamente fatta eccezione per il loro ministro insieme ai suoi Auror, Victoria e i suoi figli
"Pronti?" disse Kingsley rivolto a Harry e Ron
"Siamo nati pronti" rispose con un sorrisino il rosso prima di allungare la mano per poter toccare la passaporta. Tutti lo imitarono, sui loro volti vi era determinazione, risolutezza e voglia di entrare in azione. Non vi era nemmeno un briciolo di paura. Il coraggio che ognuno di loro stava mostrando era immenso e rassicurava anche i meno adatti alla battaglia. La passaporta si illuminò, Harry osservò l'ormai vuota sala prima di partire con il classico strappo.

Atterrarono in un enorme e splendida piazza raggiungendo i loro compagni d'armi. Al centro di essa, vi era una grande fontana rappresentante una barca forse presente nella mitologia babbana e, dietro di essa, vi era una scalinata di marmo che, pur non avendo nessun particolare rilevante, Harry non riuscì a staccargli gli occhi di dosso. Si ridestò dai sui pensieri solo quando Kingsley prese la parola
"Signori questa è piazza di Spagna, una delle più famose attrattive di Roma. Ci accamperemo qui fino alle 3 del mattino quando ci smaterializzeremo vicino al Colosseo poichè la battaglia si svolgerà li. Potete usufruire delle tende, che adesso sistemeremo, per dormire o rilassarvi. Vi chiameremo al momento della partenza" mentre parlava molti suoi colleghi, iniziarono a estrarre e a sistemare una cinquantina di tende triangolari soggette ad incantesimi di estensione irriconoscibile.
"Signora Smith, la sua tenda è pronta, può sistemarsi all'interno se lo desidera" gridò qualcuno la cui voce era maledettamente familiare ad Harry e Ron che si girarono così velocemente da farsi male al collo
"Grazie mille signor Malfoy adesso ci andrò" rispose cordiale Victoria mentre Harry e Ron fissarono con astio l'uomo dai capelli color paglia che si limitò a rivolgere loro un cenno con la mano.
"KINGSLEY" gridò Ron facendo sobbalzare tutti gli uomini accanto a loro.
"Andiamo nella mia tenda Ron" disse Victoria preoccupata dalla reazione dell'amico che era diventato completamente scarlatto in volto. Harry prese lo per un braccio scortandolo alla tenda di Victoria seguito da Kingsley, Dylan, Trevor e dalla stessa donna la cui preoccupazione non era svanita ancora del tutto. Una volta raggiunta, Kingsley imperturbò l'entrata e si girò a guardare il suo Capo Dipartimento la cui collera era ancora perfettamente visibile
"Ron calmati e fammi spiegar..." ma l'uomo esplose prima che il ministro riuscisse a terminare la sua frase
"Calmarmi? CALMARMI? Porco Salazar Kings, ne avevamo già parlato e ti avevo chiaramente espresso la mia cazzo di opinione o sbaglio? Ma ovviamente la mia opinione conta meno di quella di un fottuto Vermicolo. Portare Malfoy qui per Merlino. Alla prima difficoltà per salvarsi la pelle sarebbe capace di svelare al nemico come entrare nel nostro ministero. È stato persino un mangiamorte maledizione" Ron era fuori di se dalla rabbia, iniziò a tremare e, alcune scintille, comparvero intorno alle sue mani
"Hai ragione Ron per questo l'ho costretto a stringere un voto infrangibile prima del vostro arrivo al ministero. Qualche giorno fa mi ha chiesto di voler aiutarci in questa guerra per espiare le sue colpe e quelle di tutta la sua famiglia. Ovviamente, non ho creduto ad un parola e, pensavo che, proponendogli di stringere un voto infrangibile, sarebbe scappato a gambe levate come suo padre ma ha accettato dicendomi che capiva le mie motivazioni. Sinceramente mi ha molto sorpreso. Avrei dovuto dirvelo prima mi dispiace" a ogni parola detta da Kingsley lo stupore di Harry e Ron crebbe a livelli incalcolabili. Se ne stavano li come pietrificati, in piedi davanti al loro ministro, il primo con il volto privo di espressione mentre il rosso aveva ancora la bocca semi aperta diventando sempre più pallido. Harry sapeva che Malfoy era cambiato ma non pensava fino a tal punto. Mettere a rischio la propria vita per gli altri, non era mai stata la sua più grande aspirazione durante l'infanzia. Suo padre sin da quando era in fasce, gli aveva inculcato il razzismo e tutte le cazzate sulla nobiltà e superiorità della sua famiglia e lui, durante gli anni a Hogwarts, non mancava di farlo notare a tutto il resto dei suoi compagni e, anche se alla fine lui e la sua famiglia, rifiutarono Voldemort, l'odio che Ron provava verso di lui non diminuì di una virgola.

Nessuno parlò per il resto della serata. Dentro la tenda, si sentivano solo i pochi bisbigli che, Harry e Ron, provocavano parlando con i loro figli e le loro mogli tramite le collane regalate loro da quest'ultime quando un enorme esplosione, fece tremare il suolo
"Amore devo andare è ora. Vi amo. Ti contatterò una volta finita la battaglia, prima di allora per favore non aprire il canale" Harry indossò un altra volta la collana nascondendola dentro la maglietta e, insieme al resto degli occupanti della tenda, uscì nella piazza
"Victoria aggiornaci" disse Kingsley rivolto alla donna che era intenta a dar consigli qua e la agli altri Auror
"Siamo superiori in numero. Sono poco meno di 300 uomini e, Dimitri, è appena intervenuto per eliminare la prima resistenza Italiana e ha appena distrutto gran parte del Colosseo. Un altro incantesimo e sarà troppo stanco per continuare. Il ministro è stato appena ucciso ma i suoi Auror se la stanno cavando bene. Vi avvertirò io" disse cercando di utilizzare un tono più rassicurante possibile riuscendo in parte nel suo intento. Non si mosse una mosca per una buona mezz'ora. Sembrava come se, tutti i maghi presenti all'interno della piazza, si fossero pietrificati. Victoria fissava la grande scalinata con sguardo vacuo, privo del suo classico calore. Harry e Ron stavano uno fianco all'altro come per proteggersi a vicenda dal nulla. Quel silenzio così sinistro e opprimente, venne infranto dall'uomo biondo meno amato da gran parte degli Auror britannici. Malfoy si avvicinò ai due amici che, forse per abitudine, alzarono le bacchette puntandogliele in pieno viso.
"Calmi voglio solo parlare. Vedo che i pregiudizi sono duri da estinguere anche per due perfetti Grifondoro come voi" disse Draco, non pareva sorpreso tuttavia dalla loro reazione. Alzò le mani al cielo e provò a rivolgere loro un sorriso un po' stiracchiato e innaturale. Harry e Ron, dopo aver ricevuto un occhiataccia dal loro ministro, abbassarono le bacchette
"Cosa vuoi Malfoy?" disse Harry con odio
"La stessa cosa che vogliono tutti qui. Non voglio che un pazzo possa rovinare la vita di mio figlio come è successo con la mia. Tu credi di aver passato una brutta infanzia non è così Harry? Beh non sei l'unico. Crescere in una famiglia la cui ambizione più grande è mantenere puro il loro maledettissimo sangue e non preoccuparsi di dare affetto e attenzioni al proprio figlio non hai idea di come sia difficile. Tu hai avuto una via di scampo una volta entrato ad Hogwarts, beh io no. Ho dovuto essere sempre il perfetto purosangue che la mia famiglia si aspettava che fossi. Adesso ho la possibilità di non essere considerato più un mangiamorte ma un eroe e non lascerò che l'odio che voi due provate per me mi impedisca di farlo" Draco terminò il suo discorso rosso in viso e con il fiato corto. Harry lo guardò sorridendo a mo' di sfida
"E tu pensi che io creda a una sola parola di quello che dici? Tu condivi a pieno gli ideali della tua famiglia. Per 6 anni hai tormentato Hermione per essere nata babbana. Non mi fiderò mai di te e adesso scompari prima che ti lanci una maledizione" Ron guardò l'amico con un espressione soddisfatta mentre Draco ricambiò il sorrisino dell'uomo di fronte a lui e disse
"Pensa quello che vuoi io ci ho provato. Buona fortuna per la battaglia" e voltò loro le spalle e svanì tra la folla. Harry, nonostante le parole taglienti che rivolse a Draco, iniziò a pensare -Se davvero avesse detto la verità? La sua infanzia poteva essere stata tanto orribile per il rampollo primogenito di una delle famiglie più influenti del paese all'epoca? No non c'era una parola di vero. Lui è un Malfoy, cinico e opportunista come tutti gli altri- cercò di concentrarsi per non dover avere problemi durante lo scontro quando Victoria gridò
"Andiamo, adesso, veloci!" I molti Auror ubbidirono all'istante svanendo nel nulla. Harry guardò Ron e Kingsley che gli sorrisero prima di sparire.

La scena che si ritrovò davanti appena atterrato fu raccapricciante. Centinaia di cadaveri, coprivano ogni centimetro del suolo e, un immensa struttura che avrebbe dovuto essere il Colosseo, era stata completamente trasformata in un ammasso informe di macerie. Harry si nascose dietro uno dei pochi muri ancora intatti trovando li, alcuni dei suoi colleghi insieme, per suo grande disappunto, a Malfoy.
"Harry hai visto gli altri?" disse Draco sbirciando dietro il loro nascondiglio per cercare i loro alleati
"No. Ma non dovrebbero essere lontani da qui. Lumos" sussurrò Harry evocando una forte luce dalla sua bacchetta dato che, l'oscurità, prevaleva sulla maggior parte della strada.
Si allontanò dal loro nascondiglio, seguito a ruota da Malfoy e dai suoi colleghi e, dopo soli pochi secondi, li trovarono nascosti dentro un locale mezzo distrutto
"Harry? Perfetto mancavi solo tu. Kings qual è il piano?" chiese Ron abbastanza sollevato di vedere il suo migliore amico
"Victoria aggiornaci" disse Kingsley una volta accertatosi che i nuovi arrivati fossero alleati e non nemici. Victoria si alzò da dietro il bancone, mostrando tutta la sua altezza
"Mio fratello è debole. Al momento non sta combattendo. Se ne sta seduto su un muretto non lontano da qui insieme a 10 dei suoi. Gli altri ministri hanno fatto il loro ingresso sul campo di battaglia pochi minuti fa e hanno ridotto, e non di poco il suo esercito, è la nostra occasione per farlo fuori. Io, Harry, Ron e Kingsley raggiungeremo Dimitri voi altri date manforte ai nostri alleati. Ragazzi siete pronti?" disse rivolgendosi ai due che stavano chiacchierando fra loro
"Per rompere il culo a tuo fratello? Oh è un paio di mesi che lo sono signora preside" disse Harry sghignazzando insieme a Ron provocando una risata anche alla donna di fronte a loro
"La vostra mancanza di paura inizia ad essere inquietante giuro. Bene allora andiamo" disse Victoria. Fecero per uscire dal locale ma Malfoy li precedette sbarrandogli la strada sotto gli sguardi intrisi d'odio di Harry e Ron
"Si signor Malfoy?" chiese con la solita voce dolce la donna. Lui forse restò sorpreso dalla cordialità con cui Victoria si rivolse a lui poiché, per risponderle, impiegò qualche secondo in più del normale
"Mi chiedevo se potessi venire con voi a darvi una mano. Ha detto che suo fratello ha dieci uomini con se e, per quanto mi fidi della folla bravura nel combattimento del mio ministro e dei miei ex compagni di scuola, credo che sia meglio un uomo in più lei non crede?" spiegò Draco con il classico tono utilizzato da lui quando voleva ottenere qualcosa. La rabbia e l'odio, crebbero dentro Harry che dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non scagliargli un incantesimo in pieno volto. Victoria non parse accorgersi del falso tono amichevole usato da Malfoy poichè gli sorrise e disse
"Sarebbe più sicuro questo è certo. D'accordo andiamo. Buona fortuna a tutti ragazzi fatevi valere" disse rivolta agli altri Auror presenti intorno a loro che, dopo averle rivolto un cenno, si smaterializzarono.

Victoria, Harry e Ron formavano la prima fila mentre Kingsley e Malfoy erano dietro di loro.
"Si può sapere che avete contro quest'uomo voi due? Sembra un tipo apposto" sussurrò la donna ai due che le rivolsero uno sguardo esasperato
"Lunga storia. Te la racconteremo di fronte ad un bel bicchierone di Whiskey Incendiario una volta chiusa questa storia. Comunque manca molto?" chiese Harry senza ricevere risposta. Victoria si era fermata di colpo davanti a due enormi pilastri di pietra che, prima della battaglia, avrebbero dovuto formare parte di un arco ormai crollato. Li vi erano una decina di uomini con altrettante bottiglie a fianco e un abbondante dose di pacchetti di sigarette che facevano da contorno. L'uomo seduto al centro si alzò a fatica ma si aprì in un grande sorriso quando riconobbe la donna e due dei nuovi arrivati
"Signor Potter, signor Shaklebolt, che piacere che è per me rivedervi. Victoria? Oh per Merlino avete portato con voi la mia sorellina. Mi sei mancata davvero sai?" disse Dimitri dolcemente come suo solito mentre i suoi mercenari tiravano fuori le bacchette
"Evita di dire stronzate Dimitri. Sono qui per mettere fine alla tua follia" disse Victoria iniziando a tremare per la rabbia. Rabbia che fece si, che dalle sue mani, iniziassero a fuoriuscire veri e propri fulmini
"E tu davvero saresti capace di uccidere tuo fratello? Le arti oscure non sono mai state ne la tua passione ne il tuo forte perciò non vedo come potresti battermi" esclamò Dimitri senza abbandonare il suo sorriso
"Lo vedremo"
Nessuno si mosse. L'aria intorno a loro si fece più densa e pesante. Dolcov e i suoi mercenari, non sembravano voler attaccare per primi si limitavano solo a ridacchiare, aspettando ordini dal loro capo. La prima maledizione partì dalle retrovie. Malfoy scostò rudemente Harry e guardò fisso l'uomo biondo di fronte a lui
"Non ti permetterò di fare del male ai miei compagni e di distruggere il mondo magico. Avada Kedavra!" urlò Draco sorprendendo un po' tutti.
L'incantesimo si diresse verso Dolcov che, per evitarlo, si gettò al suolo. L'anatema che uccide proseguì la sua corsa colpendo in pieno volto uno dei mercenari congelandogli il sorriso sul volto prima di cadere al suolo privo di vita. I suoi colleghi gridarono al cielo il loro dolore prima di alzarsi, avvicinandosi al loro capo rossi in viso e tremanti di rabbia. Dolcov si alzò da terra, il sorriso che rivolse loro in precedenza era svanito, sostituito da un espressione furiosa
"Come hai osato a uccidere un mio generale? Sei morto" disse scagliando un potentissimo raggio argentato che Victoria intercettò un attimo prima che esso colpisse Draco indirizzandolo contro quello che rimaneva di una statua di marmo. L'esplosione fu devastante e, Harry, Ron, Kingsley e Draco, dovettero nascondersi dietro un furgoncino babbano, ormai carbonizzato, per non venire colpiti dalle schegge. Victoria sorrise guardando il volto stupefatto e furioso del suo gemello.
"Affrontami e chiudiamo questa storia Dimitri" lui le lanciò uno sguardo di sfida e si rivolse ai suoi uomini
"Uccideteli. I rinforzi stanno arrivando"

Questi non ci pensarono due volte. Lampi di luce verde illuminarono l'oscurità della notte attraversando l'aria e distruggendo tutto ciò che colpivano. Victoria e Dimitri erano spariti nel nulla e, i britannici, furono costretti a nascondersi poiché, come preannunciato dal loro capo, arrivarono altri dieci mercenari a dargli man forte
"Harry non possiamo attaccare da qui" disse Ron cercando di sporgersi dal retro del furgoncino senza successo
"Ron ascoltami. Al mio tre lancerò un incantesimo di protezione usufruendo del mio flusso così le loro maledizioni saranno inutili e potremo attaccarli frontalmente mi hai sentito?" gridò Harry all'amico che stava alla sua destra. Il rosso annuì chiudendo gli occhi per concentrarsi
"Draco, Kings mi serve un diversivo"
"Ci penso io dimmi solo quando" a rispondere fu Malfoy, il cui volto, non mostrava un briciolo di paura. La vigliaccheria dimostrata durante l'adolescenza sembrava scomparsa nel nulla. Harry gli sorrise, per solo mezzo secondo e involontariamente, prima di dire
"Al tre. Uno. Due. Tre!"
"Bombarda Maxima!" gridò Malfoy. L'incantesimo colpì uno dei pilastri vicino ai mercenari che esplose cadendo proprio su di loro. Harry e Ron si alzarono.
"Protego" gridò Harry evocando come una grande cupola cristallina intorno a lui e all'amico che gli sorrise prima di esclamare
"Avada Kedavra" l'incantesimo andò a buon fine eliminando tutti i mercenari sopravvissuti all' esplosione precedente. Harry e Ron si abbracciarono soddisfatti e sorridenti
"Ben fatto amico" disse quest'ultimo avvicinandosi al suo ministro e a Malfoy.
"Harry sta giù!" gridò quest'ultimo prima di buttarlo a terra evitandogli di essere colpito da una maledizione scagliata da un mercenario che era appena riemerso dalle macerie
"Avada Kedavra!" esclamò Kingsley. L'incantesimo colpì l'uomo scagliandolo nuovamente sotto le macerie. Draco ed Harry si alzarono scuotendosi la polvere dai vestiti. Quest'ultimo fece per parlare ma fu interrotto sul nascere dall'altro
"Tu mi hai salvato la vita due volte. Te ne devo ancora una quindi se i miei calcoli sono esatti" disse Draco sorridendo. Harry non rispose, guardò Ron come per scusarsi, prima di allungare la mano in direzione di Malfoy che, pur se sorpreso dal gesto, la strinse.
"D'accordo lasciamo gli abbracci e tutto il resto per dopo, vi va? Kingsley qual è il piano?" chiese Ron un po' irritato dal fatto che il suo migliore amico dovesse la vita al suo peggior nemico. Kingsley si girò per guardare il rosso imitato dagli altri due
"Victoria è stata chiara. Non vuole che nessuno si intrometta nel duello contro suo fratello perciò sarà meglio andare a dare una mano agli altri" e si girò per fare strada ma, quasi immediatamente, vide tutti i loro alleati venirgli incontro, un po' malconci ma vivi e sorridenti. Tre uomini si staccarono dalla folla raggiungendoli per primi.
"Li abbiamo sconfitti. Purtroppo, al nostro arrivo, gli italiani giacevano già tutti al suolo, morti, ma hanno avuto la loro vendetta. Vorrei rendergli omaggio con un minuto di silenzio se siete d'accordo" fu Frank a parlare. Il ministro francese mostrava molti lividi e tagli su viso e braccia. Aveva un espressione visibilmente addolorata. Tutti annuirono e, per un abbonante minuto, nessuno dei 400 maghi li presenti emise un fiato.
"Kings dov'è nostra madre?" dissero all'unisono i due gemelli una volta passato il minuto
"Sta combattendo contro vostro zio. Ci ha chiesto di non intervenire. In realtà stavamo venendo a darvi una mano" rispose Kingsley ricevendo gli sguardi terrorizzati dei due ragazzi.

Harry e Ron si sedettero sulle macerie create dall'incantesimo scagliato precedentemente da Draco e si accesero una sigaretta.
"Sarà meglio chiamare le nostre mogli o ci uccideranno non appena metteremo piede a casa" disse Ron mentre armeggiava con la veste per estrarre la sua collana. Harry gli sorrise e lo imitò. Ginny iniziò a piangere di gioia vedendo il marito sano e salvo mentre, Lily e Albus, iniziarono a saltellare appena dietro di lei. Harry passò diversi minuti a rassicurare la moglie quando cielo e terra vennero squarciati da una colossale esplosione. L'onda d'urto colpì ogni cosa e persona presente sulla strada scaraventandola in aria. Harry e Ron finirono contro una vetrina di un ristorante a diversi metri di dove si trovavano. Quest'ultimo perse i sensi per via dell'impatto mentre Harry, che si era provocato moltissime ferite di cui molto profonda sopra il sopracciglio destro, si alzò avvicinandosi a Ron
"Ron! Andiamo amico alzati! RON" gridò disperato verso l'amico che aprì leggermente gli occhi
"Ma che cazzo hai da urlare porco Salazar? Io sto bene vai a dare una mano agli altri" disse con un filo di voce il rosso facendo rilassare un po' Harry che, assicuratosi che l'amico non fosse stato ucciso, corse nuovamente sulla strada. Harry iniziò a correre tra la distruzione e tra i cadaveri dei suoi colleghi fermandosi ogni volta che vedeva un corpo cercando segni vitali. Tutto era semplicemente saltato in aria. Ne un briciolo di asfalto ne nessuna costruzione babbana potette resistere alla pontentissima onda d'urto creata dall'esplosione. Continuò ad aiutare tutti coloro che vedeva in difficoltà quando sentì qualcuno gridare il suo nome.
"HARRY!" si girò più e più volte cercando la fonte di quella voce
"Harry quì sotto. Kingsley è svenuto non respira e io ho perso la bacchetta!" gli si gelò il sangue nelle vene. A parlare fu Dylan da sotto un enorme cumulo di macerie da cui fuoriusciva solo una sua mano
"Dylan non preoccuparti ci penso io. Tu cerca di allonarti più che puoi da questo foro d'accordo" disse Harry tutto d'un fiato
"D'accordo" rispose iniziando a tossire per via della polvere. Harry si concentrò al massimo per evitare di aggiungere, al già considerevole disastro visibile intorno a lui, altri danni. Mise una mano sull'enorme cumulo di macerie e sussurrò
"Evanesco"
L'incantesimo andò a buon fine e gran parte dei detriti scomparvero e lui, con l'aiuto di due Auror tedeschi, tirarono fuori Dylan e Kingsley.
"Kings! Kingsley! Andiamo respira. UN MEDIMAGO! SERVE UN MEDIMAGO QUI!" gridò Harry non sapendo come aiutare il suo vecchio amico
"Mamma! Finalmente. Cos'è successo?" esclamò Dylan facendo voltare anche Harry che la vide correre verso di loro. Non seppe dire quante ferite la donna aveva addosso. Solo pochi centimetri di pelle si salvarono dalla furia dello scontro con suo fratello. In compenso le cicatrici che mostrava sembravano vecchie di mesi
"È scappato. Ma ne parleremo dopo spostatevi" disse Victoria con voce ferma chinandosi su Kingsley che stava ancora immobile riverso al suolo. Harry e Dylan ubbidirono alzandosi e indietreggiando di qualche passo mentre la donna posava le sue mani sul petto del ministro mormorando incantesimi incomprensibili. Attesero, un attesa snervante. La paura crebbe dentro Harry secondo per secondo. Victoria si alzò e gridò al cielo
"MALEDIZIONE. TI SPAZZERÒ VIA DALLA FACCIA DELLA TERRA FOSSE L'ULTIMA COSA CHE FACCIO"
Harry cadde in ginocchio incredulo non riuscendo a staccare gli occhi dal viso tumefatto di Kingsley. Un debole sorriso gli deformava il volto. No non poteva crederci. Non Kingsley. Non poteva essere morto. Stava sicuramente scherzando e da un momento all'altro si sarebbe alzato e organizzato un altra offensiva per eliminare la minaccia. Quasi non si accorse delle lacrime che iniziarono scendere dalle sue guance per poi cadere successivamente al suolo. Gli altri ministri si avvicinarono a Harry e al corpo ormai senza vita del loro amico e collega. Puntarono le bacchette al cielo e spararono un lampo di luce bianco. Tutti i sopravvissuti lo imitarono tranne Harry che sembrava paralizzato
"Andiamo a casa amico" disse Ron con gli occhi gonfi. Harry si alzò, evocò una barella e sistemò Kinglsey.
"Ragazzi di qua" disse Victoria "questa è la nostra passaporta, gli altri resteranno qui per recuperare i corpi dei loro uomini e, successivamente, torneranno ai loro ministeri per organizzare i funerali con le famiglie" Harry la guardò recuperando un po' della sua determinazione
"Noi li aiuteremo. Dobbiamo la vita a ogni singolo mago qui presente, mi sembra il minimo per rendergli onore" Victoria gli sorrise e si avviò, seguita da Harry, Ron e Dylan, al centro della strada insieme al resto dei loro colleghi. Impiegarono un ora abbondante per recuperare tutti i corpi dalle macerie. Trevor, gemello di Dylan, venne recuperato miracolosamente indenne da sotto un edificio per la felicità, se pur contenuta, della sua famiglia.  Altri non ebbero la sua stessa fortuna. Continuarono ad estrarre, in rigoso silenzio, decine e decine di cadaveri scagliando per ognuno di loro, lo stesso lampo bianco nel cielo come accaduto per Kingsley, per rendergli onore. Quando finirono il cielo, ormai schiarito, era pieno zeppo di raggi bianchi che facevano invidia alle nuvole stesse. Persero circa 70 uomini e poco importava che fossero britannici, tedeschi, spagnoli o francesi. Il dolore era condiviso da tutti. Molti, troppi, avevano perso un fratello, un amico, un collega o un semplice compagno d'armi perciò neanche la soddisfazione di aver vinto la battaglia poteva attenuare il dilagare della disperazione tra loro
"Franck, Nacho, Dominikus, non vi ringrazieremo mai abbastanza per quello che avete fatto questa notte. Fate le più sentite condoglianze a tutti i familiari dei vostri uomini. Mi occuperò personalmente di Dimitri Dolcov è una promessa" i tre strinsero uno alla volta la mano di Harry e dissero
"Se avreste ancora bisogno, sapete dove trovarci" prima di partire con delle passaporte e svanire nel nulla. Ron strinse la spalla dell'amico che si voltò verso di lui
"Andiamo. Torniamo a casa" Harry annui toccando la passaporta che gli stava porgendo Ron e partirono con il sole che, ormai sorto, creava un effetto malinconico dipingendo di rosso le poche nubi presenti nel cielo.

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Capitolo 18
*** Onore ai caduti ***


Note:
Buon pomeriggio a tutti e benvenuti a questo nuovo capitolo della Maledizione Bulgara
Questo è un capitolo abbastanza triste e, se avete letto il capitolo precedette
capirete al volo il perchè
Non mi voglio dilungare in spiegazioni perciò vi lascio leggere in santa pace
Buona lettura
Albusseverus1996



ONORE AI CADUTI


"Grazie al cielo. Tesoro!" esclamò Ginny tirando un sospiro di sollievo quando Harry e Ron, seguiti da Victoria e dai suoi figli, fecero la loro apparizione nel giardino di villa Potter. Il sorriso della donna si tramutò in un espressione preoccupata nel vedere il dolore presente sui volti dei nuovi arrivati
"Cos'è successo? State tutti bene?" continuò dopo aver baciato e abbracciato suo marito. Harry fece per parlare ma si interruppe subito sentendo la porta di casa aprirsi e chiudersi quasi immediatamente. Non riuscì neanche a dire una sola parola che i suoi figli gli erano gia addosso
"Piano, piano piccoli vi prego" disse lui lasciando che un sincero sorriso scalfisse la maschera di dolore che portava sul volto
"Oddio, sei tutto insanguinato! Sicuro di non voler andare in ospedale papà?" disse Lily preoccupata asciugandosi le lacrime dal viso con la veste
"No piccola mia. Sto bene non preoccuparti. Vi dispiace lasciare soli me e vostra madre per qualche minuto per piacere?" i due annuirono sospettosi e si diressero nuovamente verso casa seguiti dai figli di Ron che stavano assaltando il padre insieme ad Hermione.
"Che è successo Harry?" dissero all'unisono preoccupate lei e Ginny
"Io..." disse Harry guardando il suolo mentre altre lacrime iniziarono a rigargli il viso.
"Kingsley è caduto in battaglia. Se ne è andato mentre lottava per la sicurezza del suo paese. Non c'è onore più grande per un soldato come lui" spiegò Victoria mentre Harry e Ron cercarono di sorridere alle loro moglie senza molti risultati
"Come... Come è potuto succedere?" disse con un filo di voce Ginny gettando le braccia al collo del marito singhiozzando il più silenziosamente possibile. Harry iniziò a raccontare tutto quello che accadde in terra italiana interrompendosi parecchie volte per riuscire a trattenere il pianto che minacciava, ad ogni parola, di scoppiare. Si sedettero tutti sul prato del giardino accendendosi molte, forse troppe, sigarette. Nessuno parlò molto. Harry e Ron erano sdraiati con gli occhi semi chiusi cercando di pensare a qualsiasi cosa meno che all'amico che avevano perso. Qualche ora dopo Ginny interruppe il silenzio chiedendo, a nessuno in particolare
"Dove lo avete... Cioè dov'è adesso?" prestò molta attenzione a non pronunciare il suo nome non sapendo se, suo marito e suo fratello, fossero già pronti a sentirlo adesso che non c'era più
"Noi... Abbiamo avvertito sua moglie Carmen prima di portarlo al San Mungo. Ho bisogno di dormire un po' tesoro. Se hai bisogno sarò di sopra" disse Harry alzandosi a fatica
"Noi saremo al ministero se vuoi raggiungerci una volta che ti sarai svegliato" disse Victoria che, dopo aver abbracciato Ginny ed Hermione e aver dato un paio di pacche sulla spalla dei due amici, scomparve insieme ai figli
"Andiamo a letto tesoro" Harry accennò un sorriso guardando il viso della moglie e la seguì all'interno della casa.

Si alzò molto dolorante. Le ferite che si era provocato durante la battaglia e che, a caldo a malapena aveva notato, si fecero sentire. Il suo sopracciglio destro si era gonfiato e gli doleva ad ogni chiusura e apertura della palpebra. Gambe e braccia portavano grossi lividi violacei che lo fecero imprecare a gran voce al primo passo fatto per uscire dalla stanza per raggiungere il piano di sotto. L'urlo che lanciò Harry fu, evidentemente, udibile in tutte le altre stanze della casa poichè, pochi secondi dopo, la porta della camera che condivideva con la moglie, si aprì con forza lasciando entrare Ginny, Albus e Lily.
"Papà? Che c'è stai male?" esclamarono all'unisono molto preoccupati i due figli. Harry sorrise loro prima di raggiungerli a fatica ed abbracciarli alzandoli dal suolo
"Sono solo troppo vecchio per i combattimenti ormai. Non dovete preoccuparvi per me, c'è già vostra madre che vale per tre. Comunque andiamo di sotto. Ho bisogno di fare un'abbondante colazione" Ginny e i bambini risero a crepapelle e quando la donna riprese il controllo disse
"Tesoro sono le 9 di sera. Hai dormito per un giorno e mezzo" Harry la guardò sbigottito prima di appoggiarsi a lei che lo aiutò a scendere le scale
"Non mi sono perso il funerale di Kingsley vero?" sussurrò all'orecchio di Ginny che lo strinse più forte a se
"No amore tranquillo è stato fissato per domani pomeriggio" Ginny lo scortò fino ad una delle sedie più comode della cucina e lo adagiò su di esse. Appena le sue spalle toccarono lo schienale, due minuscoli esseri sbucarono dal nulla nulla parandosi davanti a lui con due vassoi stracolmi di quello che era sicuramente un ottimo cibo
"Signor Harry signore, siamo contenti che sia tornato a casa" dissero i due elfi domestici "Se lo desidera, posso curare le sue ferite quanto basta per farla camminare bene" continuò Morty avvicinandosi, con troppa cautela, verso Harry
"Morty avvicinati non ti mangio mica" sorrise lui tranquillizzando l'elfo che si mise subito all'opera. Quando terminò, Harry si sentì molto meglio e la moltitudine di lividi presenti sulla maggior parte del suo corpo, si fecero meno dolorosi e visibili.
"Dove siete stati per tutti questi anni? Siete una salvezza" disse Harry rivolgendo un grande sorriso ai due elfi che, in tutta risposta, iniziarono a singhiozzare dalla felicità "Oh signor Harry signore, lei è fin troppo gentile con noi. Adesso la lasciamo mangiare se dovesse aver bisogno di noi ci chiami" dissero loro facendo un profondo inchino prima di sparire nel nulla.

Mentre finiva l'ultima portata del suo delizioso pasticcio di carne, vide, gettata per terra, una copia della gazzetta del profeta. Si chinò per prenderla sotto lo sguardo preoccupato della moglie, e lesse l'enorme titolo sulla prima pagina del quotidiano magico

 

IL MINISTRO DELLA MAGIA È CADUTO
LA PRIMA MAGICA GUERRA MONDIALE MIETE LE PRIME VITTIME


La diretrice del San mungo, Padma Patil, ha dichiarato che, la mattina del 18 Ottobre alle 6 e 30 del mattino, il famoso Auror, Harry Potter, il Capo Dipartimento Auror, Ronald Weasley, insieme ad una donna e altri due uomini sconosciuti, sono arrivati al San Mungo portando il ministro della magia, Kingsley Shaklebolt, su una barella seguiti da una ventina di altri Auror che trasportavano i corpi dei loro colleghi ormai senza vita. Inutili sono stati i tentativi dei Medimaghi di rianimarlo. La dinamica della sua morte resta un mistero in quanto ne il Capo Dipartimento degli Auror ne gli Auror stessi, hanno voluto lasciare dichiarazioni. Ma dalle prime indiscrezioni, il mago oscuro Dimitri Dolcov, è scampato all'attacco combinato dei ministeri di Francia, Spagna e Germania dandosi alla macchia. I funerali del ministro si celebreranno il 20 ottobre nel tardo pomeriggio nel Heroe's Cementery situato nel centro babbano di Londra. Esso venne costruito dopo la battaglia di Hogwarts per onorare al meglio il coraggio e la bontà dei combattenti che hanno lottato per la libertà e per estirpare il male dal mondo magico durante la battaglia di Hogwarts. Ci uniamo al dolore della signora Shaklebolt e dei due figli
(Il resto dell'articolo, potete trovarlo da pagina 6 a pagina 10)
                                                                                                                                                                                                                      
         
                                                                                                                                                                                                                                Di Alicia Spinnet

Ginny lo guardò come se si aspettasse che il marito esplodesse da un momento all'altro e restò sconvolta quando lui alzò lo sguardo dal Profeta e le rivolse un sorriso stiracchiato
"Non sapevo che leggessi il Profeta tesoro. Sarei curioso di sapere come hanno fatto a venire a conoscenza di tante informazioni" sussurrò
"È gia da un po' che scrivono cose del genere. Me lo ha fatto notare Hermione. Ne abbiamo preso una copia quando siete partiti e una quando siete tornati" disse Ginny sorridendo sedendosi sulle gambe del marito che lanciò un gemito di dolore ma, nonostante ciò, la strinse più forte a se. Stessero in quella posizione per 20 minuti buoni prima che Harry chiedesse alla moglie di lasciarlo alzare
"Dovrei andare al ministero. Ci sono parecchie cose da sistemare e poi devo parlare con Victoria" disse Harry avvicinandosi al camino sotto lo sguardo irritato e preoccupato insieme di Ginny
"Harry è tardi ormai. Sono sicuro che Victoria" la sua voce diventò più tagliente nel dire il nome della donna "potrà aspettare fino a domattina" Harry si girò per guardare la moglie che era nella classica posa -Weasley irritata- cioè con le mani sui fianchi, i gomiti a formare un perfetto angolo di 90 gradi e il volto imbronciato che Harry aveva sempre adorato. La fissò per alcuni secondi prima di scoppiare in una delle sue classiche risate strappa budella sotto lo sguardo mezzo irritato e mezzo divertito della moglie. Una volta riuscito a riprendere il controllo di se, prese la mano di Ginny e disse
"Andiamo insieme allora gelosona" lei arrossì tirandogli un pugno sulla sua spalla prima di chiedere
"E i bambini?"
"Abbiamo ingaggiato degli elfi anche per questo" rispose Harry.
Così dopo aver raccomandato gli elfi di mettere a dormire Albus e Lily che non furono entusiasti all'idea di tornare a letto, presero la polvere volante e sparirono tra le fiamme smeraldine del camino di marmo.

Il Ministero era più affollato di quello che Harry si era aspettato. Dopo una rapida occhiata, capì che, le molte persone presenti, erano i familiari degli Auror caduti a Roma durante la battaglia. Quando i presenti si accorsero del suo arrivo, per sua grande sorpresa, gli sorrisero e lo invitarono ad unirsi a loro. Dopo moltissime scuse e condoglianze raggiunse la donna che dal principio voleva incontrare. Victoria si trovava giusto al centro dell'Atrium con un altra donna di colore. Alta, di corporatura minuta e con occhi e capelli ricci neri come la pece. Il viso dai lineamenti dolci era deformato dal dolore e dagli occhi rossi e pieni di lacrime. Carmen, moglie di Kingsley, era distrutta. Spezzata in due dalla perdita e i suoi figli non erano da meno. Stavano in piedi accanto a lei, Steven e Rachel, gemelli diventati da poco maggiorenni, il primo capelli corti, ricci e dello stesso colore della madre ma nella sua corporatura, era evidente lo zampino del padre, spalle larghe e alto una decina di centimetri in più di Harry, l'altra capelli liscissimi e lunghi fino alle spalle. Sui loro volti vi era un dolore e una disperazione diversa da quella provata dalla madre. Il loro era un dolore silenzioso. Una maschera di incredulità e di rabbia che tentavano di nascondere ai più sopratutto alla madre che, al momento, era quella ad avere più bisogno di essere tranquillizzata, consolata e di avere qualcuno che l'aiuti a farsi coraggio per andare avanti. Appena si accorse dell'arrivo di Harry, Carmen si gettò su di lui abbracciandolo e piangendo a dirotto
"Mi dispiace tantissimo Carmen, non sono stato abbastanza forte da riuscire a salvarlo. Io... Io ci ho provato... Davvero ma... Per Merlino mi dispiace" disse Harry tra un singhiozzo e l'altro mentre la donna scuoteva la testa continuando a piangere non riuscendo a spiccicare una sola parola
"Non dirlo neanche per scherzo Harry. Non potevi fare nulla per nostro padre. Victoria ci ha raccontato di come lo hai soccorso dalle macerie e della potenza dell'esplosione. Siamo veramente sollevati che, almeno tu sia riuscito a scamparla" disse Steven con voce rotta mentre la sorella annuiva cercando, senza successo, di rivolgere un sorriso all'amico.

Victoria, dopo dieci minuti buoni, in cui Carmen e Harry rimasero abbracciati piangendo una sulle spalle dell'altro, amplificò, tramite un incantesimo, la sua voce e fece staccare i due amici e calare il silenzio nell'affollato Atrium
"Come prima cosa vorrei rendere omaggio a tutti gli eroi caduti per difendere i propri ministeri. Onore a loro" gridò la donna che venne imitata da tutti in sala. Moltissime voci piene di dolore si accalcarono una sull'altra, producendo un suono simile ad uno sciame di fate impazzite che si propagò per tutta la sala
"Ho prenotato la sala del Paiolo Magico per tutti quelli che volessero unirsi a me e ai miei figli. Brinderemo in loro nome cercando, almeno per questa sera, di alleviare il nostro dolore e per ricordarli come gli uomini buoni e coraggiosi che erano" continuò allargando le braccia come se volesse abbracciare tutti i presenti che le sorrisero in tutta risposta. Molti si avvicinarono ringraziandola dell'offerta ma, non sentendosi ancora pronti, preferirono tornare a casa. L'Atrium si svuotò quasi completamente fatta eccezione per la famiglia Shaklebolt, Harry e Ginny e Victoria con i suoi figli che avevano fatto la loro apparizione poco prima
"Ehi Victoria" la chiamò Harry
"Si?" rispose lei cordiale
"Mi stavo chiedendo. Perchè non hai avvertito me e Ron per questa serata?" chiese un po' deluso. Victoria lo guardò dolcemente e rispose
"Sono passata da casa vostra nel pomeriggio per avvertirvi ma vi ho trovato ancora profondamente addormentati, facevate quasi tenerezza devo ammetterlo. Non avevo idea di quando vi sareste svegliati perciò non ho voluto disturbare il vostro meritatissimo riposo" Harry le rivolse un sorriso a mo' di ringraziamento consapevole che, l'amico dai capelli scarlatti, fosse ancora nel mondo dei sogni.
"Eh allora" iniziò Victoria avvicinandosi nuovamente a Carmen e ai suoi figli "Siete dei nostri famiglia Potter?" Harry guardò Ginny che sorrise prima di rispondere
"È da molto tempo che non prendiamo una sbronza come si deve io e il mio dolce maritino perciò... Si direi che ne abbiamo proprio bisogno" Harry e Victoria risero della sua battuta e, perfino Carmen accennò un sorrisino stiracchiato.
"Andiamo?" chiese Victoria alle due famiglie che annuirono e si smaterializzarono in direzione del pub magico situato in piena Londra babbana

"Signora Smith benvenuta. Le ho preparato un paio di tavoli, se non dovessero bastare me lo dica e ne porterò immediatamente altri" disse un uomo basso e ingobbito con un sorriso a cui mancavano diversi denti "Basteranno. Grazie mille per aver accettato la mia proposta" disse rivolgendo un grande sorriso al barista che arrossì leggermente.
"Ciao Bob" disse Harry una volta entrato nel pub mano nella mano con la sua bellissima moglie seguito da Carmen e dai suoi figli
"Harry! È un piacere vederti amico. Mi dispiace moltissimo per la sua perdita signora Shaklebolt. Oggi offre la casa e non accetto obiezioni" esclamò con fierezza l'uomo prima di continuare "Gli eroi qui non pagano" fece un occhiolino in direzione dell'unico Auror presente prima di scortarli ai tavoli preparati per loro
"Tom si starà rivoltando nella tomba vedendoti offrire così tanto amico" disse Harry sedendosi e sghignazzando
"Mio padre non offriva nulla, nemmeno a me. Da piccolo dovevo dargli 3 zellini per avere un bicchiere di succo di zucca. Comunque il quadro che lo raffigura è di sopra perciò non lo verrà mai a sapere" terminò cercando di contenere le risate mentre Harry, che aveva un bisogno impellente di distrarsi, scoppiò a ridere a crepapelle cadendo dalla sedia. La sua risata riuscì a contagiare anche gli altri. Victoria e i suoi figli iniziarono a lacrimare e a battere i pugni nel tavolo piegandolo leggermente, Ginny e Carmen diventarono paonazze e iniziarono a ululare di divertimento mentre Steven e Rachel risero con più contegno e aiutarono Harry ad alzarsi dal suolo. Una volta che riuscì a controllarsi, Victoria si asciugò le lacrime con la manica della veste e disse
"Grazie Harry, il dolore ai fianchi mi perseguiterà a vita e sarà colpa tua. Comunque Bob saresti così gentile da portarci otto abbondanti bicchieri di Whiskey Incendiario? Anzi sarà meglio se potessi riempire gli otto bicchieri e lasciare direttamente la bottiglia qui. Potresti farlo?" Bob la fissò con un sorrisino sul volto prima di annuire e sparire dietro il bancone. Tornò qualche minuto dopo seguito da 8 fluttuanti bicchieri quadrati pieni fino all'orlo di liquido ambrato e da un cubo di latta pieno di ghiaccio in cui vi era immersa una bottiglia. Con un colpo di bacchetta, il barista fece dirigere i bicchieri verso ognuno di loro e fece per andarsene ma venne bloccato subito da Harry
"Bob abbiamo prenotato tutta la sala se non mi sbaglio, perciò perchè non ti unisci a noi? Ci farebbe piacere" disse lui che aveva ancora gli occhiali di traverso per la caduta precedente. Il barista lo guardò stranito e Victoria, per incoraggiarlo, si alzò ed evocò una sedia
"Andiamo! C'è posto per tutti" esclamò la donna facendo tranquillizzare l'uomo che appellò un altro bicchiere uguale a tutti gli altri e si sedette tra Harry e Victoria. Quest'ultima alzò il suo calice in aria e fece per parlare ma venne interrotta all'istante da un bussare abbastanza insistente nella porta del locale.

Harry e Victoria furono i più rapidi ad alzarsi mentre il resto dei presenti sfoderava le bacchette puntandole verso l'entrata
"Il locale è chiuso" disse Harry con tono minaccioso
"Risparmia questo tono per Malfoy amico. È qui dietro di me con sua moglie adesso fammi entrare per favore" disse una voce per lui inconfondibile
"Quale regalo ho ricevuto il primo anno ad Hogwarts per natale da Albus Silente?" chiese Harry senza abbandonare il tono usato precedentemente
"Sei scemo? Fammi entrare per Godric" disse irritato l'uomo dietro la porta
"Rispondi" esclamò Harry
"Il mantello di tuo padre, ora puoi aprirmi coglione di un quattrocchi sfregiato?" Harry sorrise e aprì la porta. Ron e Hermione erano mano nella mano e il viso dell'uomo era chiaramente irritato e portava ancora i segni rossi del cuscino su entrambe le guance. Dietro di loro vi erano Draco Malfoy e sua moglie Astoria vestiti di tutto punto e con dei sorrisi radiosi stampati in volto. Entrarono e si sedettero nei due tavoli aggiunti dal barista che, subito dopo aver appellato altri quattro bicchieri per i nuovi arrivati, prese nuovamente il posto lasciato in precedenza
"Grazie per l'invito comunque. Voglio una spiegazione" disse Ron il cui volto divenne rosso d'indignazione
"Non te lo ha spiegato Hermione?" chiese con dolcezza Victoria facendo vacillare la sicurezza dell'amico
"Si l'ho fatto ma ogni volta che perde le staffe ragionare con lui è più difficile che domare un Ungaro Spinato" rispose Hermione visibilmente seccata dalla testa dura del marito
"Pensavo lo avessi detto per tenermi buono.. Scusami tesoro" la dolcezza e il chiaro pentimento delle parole del marito fecero sciogliere come cera l'indignazione della donna che, dopo avergli tirato un pugno sulla spalla, lo baciò dolcemente prima di sedersi. Draco e Astoria stavano ancora in piedi non sapendo se fossero graditi e se fosse meglio andarsene quando Carmen, vedendo la preoccupazione sui loro volti, gli sorrise e disse
"Signori Malfoy vi prego, accomodatevi. Più siamo meglio è" il calore delle sue parole fece tornare il sorriso sui loro volti
"La prego mi chiami Draco, tra colleghi non dovrebbero esistere queste formalità" Draco le tese la mano e lei la strinse prima di fargli spazio in modo che potessero sedere comodamente tra lei e Dylan
"Bene in alto i calici allora" disse Victoria alzando il suo venendo imitata da tutti i presenti
"Brindo ad ogni Auror, babbano, magonò, mago civile, ucciso dalla pazzia della guerra e, in questo caso specifico, da quella di mio fratello. La colpa di questa guerra è in parte mia poichè avrei dovuto eliminarlo quando ne avevo avuto la possibilità ma non l'ho fatto per debolezza. Non avevo mai commesso un omicidio all'epoca e, per quanto pazzo possa essere, era sempre mio fratello. Nessuno di quei uomini meritava la morte. Il coraggio da loro dimostrato durante la battaglia mi ha lasciato senza parole. La bontà nell'aiutare gli altri nel momento del bisogno anche dei ministri Esteri è stata encomiabile. Perciò questo brindisi va a tutti loro, al loro coraggio, alla loro bontà, al loro eroismo. Agli eroi" gridò Victoria e tutti vuotarono i loro calici. Il calore della bevanda si diffuse nel corpo Harry rendendo il peso del dolore leggermente più leggero. Le lacrime vennero ricacciate indietro dalla potenza curativa dell'alcol e un ulteriore iniezione di coraggio si propagò dentro di lui e all'interno di tutta la sala. Bob versò altro liquore in tutti i bicchieri rimasti vuoti e si sedette nuovamente per ascoltare un altro brindisi. Harry si alzò con il bicchiere stretto nella mano destra. Si schiarì la voce e disse
"Durante questa battaglia molti dei nostri hanno perso qualcosa, o per meglio dire, qualcuno. Il nostro ministro era un uomo buono, gentile, simpatico, onesto. Un coraggioso soldato e un impeccabile generale. Un marito meraviglioso, un padre affettuoso e un amico leale e sincero. Kingsley era questo per tutti coloro che hanno avuto la possibilità e il piacere di conoscerlo come l'ho avuto io. A Kingsley!" esclamò Harry vuotando il suo bicchiere permettendo ad alcune lacrime di cadere sul tavolo di legno del pub.

Molti brindisi e molte, forse troppe, bottiglie di Whiskey dopo, risate, ricordi dolorosi e canzoni, riempirono l'aria all'interno del Paiolo magico. Harry e Ron, incredibile a dirsi, erano abbracciati a Malfoy e a Bob intenti a intonare le strofe di Odo l'eroe. Le donne invece, si erano rintanate in un angolo del tavolo ridendo e singhiozzando contemporaneamente mentre, i figli di Victoria e di Carmen ancora sobri, chiacchieravano tranquillamente.
"Vorrei fare un brindisi anche io prima di tornare tutti alle nostre dimore" disse Malfoy tra un singhiozzo e un altro sedendosi a peso morto su di una sedia e alzando il suo calice al cielo
"Di cazzate durante la mia vita ne ho fatte tante ne sono consapevole. Ho cercato di rendervi la vita impossibile e mi sono sempre comportato come un odioso snob. Ma lo facevo per invidia. Provate a mettervi nei miei panni, Harry, Ron e anche tu Hermione. Voi eravate il magico trio, vi adoravano tutti professori e alunni. Ho sempre invidiato la sincerità e la genuinità della vostra amicizia. Io non ho mai avuto un amico che mi stesse vicino nei momenti difficili, mai. E poi alla fine della battaglia di Hogwarts, voi siete diventati gli eroi, coloro che hanno sconfitto definitivamente il signore oscuro e io facevo parte della famiglia più odiata del mondo magico. Il mio comportamento verso di voi è stato orribile questo è certo ma io non avrei mai voluto diventare un mangiamorte. Volevo solo avere l'unica cosa che mio padre con i suoi fottutissimi soldi non poteva permettersi. Un amico vero e leale. Brindo a questo, alla vera amicizia e nella speranza che mi concediate la possibilità di rimediare ai miei sbagli e di diventare finalmente amici. Salute" disse Malfoy vuotando il suo calice. Ron si avvicinò a lui, Harry lo imitò pensando che l'amico volesse gridargli addosso qualcosa di poco piacevole o peggio. Il rosso, tra lo stupore di tutti, non fece null'altro che porgergli una mano. Draco lo guardò profondamente stupito e alcune lacrime gli scesero sul viso affusolato. La strinse con forza e, dopo alcuni secondi, Ron disse
"Tu hai salvato il mio migliore amico quella notte. Ti sei meritato una seconda possibilità"
Superato lo stupore iniziale, tutti i presenti furono felici di assistere ad una scena del genere. Due acerrimi nemici dai tempi dell'infanzia che mettono da parte i pregiudizi per cercare un punto d'incontro di questi tempi era raro da vedere. Era quello che intendeva Albus Silente durante tutti i suoi discorsi nella sala grande. L'unità è quello che ci rende forti e i pregiudizi devono essere abbattuti per vivere pacificamente e che, soprattutto, tutti possiamo sbagliare in maniera diversa e con conseguenze più gravi o meno ma che a tutti dovrebbe essere concessa una seconda possibilità. L'esempio lampante di queste idee, Silente lo aveva sempre avuto allo stesso tavolo in cui, ogni sera, si sedeva per pranzo e cena. Il professore più odiato da tutti gli studenti e soprattutto da Harry stesso, Severus Piton. Il mangiamorte pentito che l'ha protetto e aiutato sempre a sua insaputa. L'uomo che ha reso possibile che Voldemort venisse sconfitto. L'uomo più coraggioso che avesse mai conosciuto e che ha dato la sua vita per salvare tutto il mondo magico. Harry iniziò a navigare tra questi suoi pensieri prima di essere bruscamente interrotto dalla moglie
"Tesoro è quasi l'alba. Sarà meglio andare" Harry guardò il suo orologio e esclamò
"Per le sopracciglia di Merlino. I nostri figli ci uccideranno" Ginny sorrise dolcemente della preoccupazione del marito e disse
"Staranno dormendo ancora, o almeno spero" La coppia salutò tutti e dopo tanti abbracci, rassicurazioni e tentativi di camminare in linea retta falliti miseramente, riuscirono ad uscire dal Paiolo Magico e a tornare a casa

"Harry tesoro sbrigati o faremo tardi" gridò Ginny da dietro la porta del bagno situato dentro la loro camera matrimoniale. Si erano svegliati tardissimo e, a meno che Harry non decidesse di darsi una mossa, sarebbero arrivati in ritardo. Stava li, come paralizzato, con le mani attaccate al lavandino guardando il suo stesso viso pieno di lacrime riflesso nello specchio. Aveva deciso di indossare abiti da mago. Un veste nera decorata con ghirigori d'argento ed un cappello dello stesso colore per ricordare la passione dell'amico per i copricapi magici. Si lavò il viso con acqua gelida facendosi forza prima di uscire dal bagno e raggiungere la sua famiglia che lo aspettava nel salone
"Papà stai bene?" disse preoccupata Lily che portava una meravigliosa toga dello stesso colore di quella del padre mentre Albus ne portava una verde, come il colore dei suoi occhi.
"Si piccola non preoccuparti. Possiamo andare" Usarono la polvere volante fino al Paiolo Magico dove li stavano aspettando il resto dei loro colleghi e amici. All'interno della sala, vi era un silenzio totale nonostante fosse piena fino a scoppiare. Nessuno si azzardava ad emettere il minimo suono e, quando la famiglia Potter fece la sua apparizione nel camino del pub, i saluti furono per di più cenni col capo e sorrisi accennati. Uscirono nella strada non preoccupandosi dello sguardo che rivolsero loro i molti babbani che passeggiavano per le strade.
"Harry stai bene?" chiese Victoria fissando il pallido volto dell'amico.
"No ma non è importante e non chiedetemelo più ve ne prego" rispose Harry esasperato mentre la moglie gli lanciava delle occhiatacce e Victoria lo guardava comprensiva. Dopo 20 minuti di cammino, arrivarono alla metropolitana babbana dove si nascondeva l'entrata del cimitero. Scesero le scale fermandosi a metà di esse. Harry puntò la sua bacchetta al centro del solido muro di cemento presente alla sua destra. Esso diventò trasparente e una voce incorporea esclamò

 

Benvenuti al Magic Heroes' Cementery,
luogo nella quale riposano tutti i più coraggiosi uomini che il mondo magico ha avuto il piacere di conoscere

 


Harry guardò il resto dei suoi colleghi che gli sorrisero a mo' di incoraggiamento così lui, e il resto della sua famiglia, attraversarono il muro per ritrovarsi nel solito prato verde e sotto il cielo azzurro reso tale dai molti incantesimi posti sul luogo. Attraversarono il cortile d'ingresso in direzione delle lapidi. Si fermarono molte volte evocando ghirlande di fiori sulle tombe dei molti amici che riposavano li, morti durante una battaglia di molti anni fa. Trovarono George che piangeva su quella di Fred e Teddy e Andromeda su quelle di Remus e Tonks. Continuarono ad andare avanti senza parlare con nessuno. Harry sentiva un macigno fare pressione all'interno della sua gola e gli occhi bruciare. Non voleva e non doveva crollare, non davanti ai suoi figli. Deglutì e scacciò le lacrime giusto in tempo per vedere centinaia, forse migliaia di maghi, seduti su delle sedie di pelle nera davanti ad altarino pieno di fiori alla cui destra, su un supporto di legno, vi era una bara di mogano intarsiata d'oro e rubini anch'essa piena di fiori. Videro dei posti vuoti nella prima schiera di sedie in prossimità dell'altare e si avviarono verso di loro. Accanto ai posti liberi vi era la famiglia Shaklebolt completamente a pezzi. I tre erano pallidi come lenzuoli con occhi e nasi rossi e gonfi. Tuttavia sorrisero al loro arrivo, abbracciandoli e indicandogli i posti che avevano tenuto per loro. La cerimonia iniziò non appena gli ultimi ospiti si furono accomodati. Un uomo completamente calvo e con una prominente sporgenza al posto della pancia iniziò a parlare prevalentemente in latino. Continuò e continuò a proferire parole a lui sconosciute per decine e decine di minuti. Si alzò un vento gelido che fece rabbrividire tutti. Un vento che portò con se alcuni tulipani che si adagiarono dolcemente sulla bara già piena zeppa di fiori
"Se qualcuno volesse dire qualche parola prima che il nostro amato ministro si prenda il suo meritato riposo all'interno di questo meraviglioso manto erboso, può farlo tranquillamente" disse l'uomo prima di prendere posto in mezzo a loro.
Uno dopo l'altro metà dei presenti si alzò prendendo la parola. Ron, Hermione, Ginny, Victoria e Carmen, raccontarono aneddoti divertenti su Kingsley con voce malinconica e in molti casi rotta dal pianto. Quando terminò il suo discorso anche Rachel, figlia di Kingsley, Harry si alzò lasciando la mano della moglie che aveva tenuto stretta dal momento in cui avevano preso posto. Si posizionò alla destra della bara dell'amico sfiorandola leggermente prima di voltarsi e iniziare il suo discorso a voce alta
"Potrei raccontare miliardi di aneddoti divertenti su Kingsley da quando ho iniziato a lavorare al ministero ma non mi sembra il caso. Lo conobbi molti anni fa quando venne, insieme a molti membri del vecchio ordine della fenice, per portarmi via dalla casa dei miei zii in sicurezza. Da quel giorno l'ho visto sempre aiutare, combattere e proteggere ogni persona che avesse avuto bisogno. Era un uomo saggio e io, molto probabilmente, avrei dovuto cercare almeno di arrivare in orario a lavoro. Diceva sempre che i nostri ruoli sembravano invertiti e cioè che io fossi il ministro e lui un Auror alle prime armi. Abbiamo riso, scherzato, combattuto e sofferto insieme in molti occasioni in tutti questi anni, ma non l'ho visto mai mollare, mai vacillare, mai scappare. Quando le cose si facevano più ostili, entrava in campo per aiutare i suoi uomini nonostante non fosse tenuto a farlo. È morto così. Per lottare contro il male insieme a tutti i suoi uomini. Ci ha lasciato con un sorriso sul volto, poiché felice di non aver perso nessuno dei suoi uomini prima che tutto saltasse in aria. Il vuoto che tutti noi proviamo non potrà essere mai colmato anche se farà meno male con il passare del tempo. Che il ricordo del suo coraggio e della sua bontà ci serva per ricordare a noi stessi di lottare sempre per i nostri principi e di essere leali con tutti. Mi mancherai amico mio" concluse Harry girando il volto verso la bara, evocando un mazzo di viole, il colore preferito di Kingsley, poggiandole dolcemente tra gli altri numerosi fiori presenti sulla cassa di mogano, lasciando che alcune lacrime cadessero su di essi. Andò nuovamente a sedersi e, una volta assicuratisi che nessun altro volesse prendere la parola, alcuni impiegati del ministero fecero levitare dolcemente la bara all'interno della fossa. Dopo averla ricoperta di terra, facendo apparire in cima di essa dell'erba verdissima e una lapide di un marmo beige molto chiaro, venne sottoposta ad un incantesimo di adesione permanente proprio dove si sarebbe dovuta trovate la testa di Kingsley, come se fosse un candido cuscino di piume d'oca. Un altro uomo incise le parole pattuite precedentemente con la moglie e si allontanò. Harry si avvicinò di più al bellissimo marmo per poterlo leggere


Qui giace Kingsley Shaklebolt, ministro della magia e soldato esemplare.

Morto lottando per estirpare il male dal nostro magico mondo


Kingsley Shaklebolt
(1 Settembre 1963; 18 ottobre 2010)



Tutti iniziarono ad andarsene tra pianti e singhiozzi mentre Harry si mise in ginocchio sull'erba proprio accanto alla lapide e sussurrò.
"Ti vendicherò amico mio. Puoi starne certo" Ginny strinse ancora di più la stretta sulla sua mano e lo allontanò prima di appoggiarsi alla sua spalla iniziando a sua volta singhiozzare

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Capitolo 19
*** Il Big Ben ***


Note:
Buon Pomeriggio e benvenuti a questo nuovo capitolo de "La maledizione bulgara"
Chiedo scusa a tutti per il ritardo ma tra il lavoro e l'università,
ho trovato a malapena tempo per respirare.
Detto questo vi inoltrerò il capitolo come farebbe il caro vecchio Albus Percival Wolfric Bryan Silente
Natale, Villa Potter, Alcolici e Sorpresa!
Buona lettura
Albusseverus1996

 



IL BIG BEN


I mesi che seguirono i funerali di Kingsley furono duri per tutti. Harry e Ron, con l'aiuto di Victoria e dei suoi due figli, fecero il possibile per dare una mano ad un ministero completamente distrutto dalla perdita del suo fedele condottiero. Il posto temporaneo di ministro, fino alle elezioni che si sarebbero svolte come ogni anno in Aprile, venne affidato a Percy Weasley che accettò di buon grado impegnandosi di mantenere forte il ministero. Harry, Ron e Victoria si impegnarono a informare il nuovo ministro, su tutti i particolari della battaglia di Roma e tutto ciò che sapevano su Dolcov. Il mago oscuro bulgaro, dopo aver perso tutto il suo esercito in terra italiana e essendo diventato un ricercato internazionale, si diede alla macchia scomparendo, apparentemente, senza lasciare tracce. Victoria penetrava regolarmente la mente del fratello ma le uniche immagini che riusciva a distinguere tra la nebbia dei suoi pensieri furono vastità di colline verdi e antiche mura di pietra grezza. Nulla che potesse collegarlo ad un luogo specifico e nulla per far sì che Harry compisse la promessa fatta sulla lapide dell'amico ucciso. Questo fece sì che tra lui è Victoria iniziassero a nascere delle discussioni a volte dai toni molto accesi. Il sentirsi impotente era da sempre la sensazione che Harry odiava di più in assoluto e, con il passare dei giorni, il suo malessere raggiunse livelli altissimi e iniziò a sbraitare su chiunque avesse la sfortuna di passargli troppo vicino
"Harry amore mio posso capire come ti senti però ti prego che bisogno c'è di prendertela con me? Io sto cercando di aiutarti" sussurrò Ginny dopo aver ricevuto una sfuriata del marito solo per essersi permessa di chiedergli per due volte se stesse bene. L'uomo distolse lo sguardo dal suo pollo arrosto con patate per fissare la moglie. Vedendo il suo volto ferito e pieno di tristezza, Harry iniziò a maledirsi da solo. Allungò una mano per carezzare la rossa guancia della moglie guardandola dolcemente
"Scusami tesoro mio. Sono davvero un coglione. È solo che l'assassino di Kings è ancora là fuori e io non ho nessuna fottuta idea di dove sia e né come ucciderlo. È profondamente snervante per me" Ginny, al tocco del marito, si tranquillizzò sorridendogli e, alzandosi dalla sua sedia, raggiunse quella del marito e si sedette sulle sue gambe
"Lo so tesoro lo so ma stai lavorando troppo. Esci all'alba e torni a tarda serata. Hai bisogno di un po' di riposo e te lo meriti. Mancano solo due giorni a Natale e i nostri figli hanno il diritto di passare un po di tempo con il loro adorato padre. Quindi stavo pensando.... Che ne pensi di dare una festa? Sai per Natale come tutti gli anni" chiese con un filo di voce la donna che lo guardò come se temesse un altra sua esplosione. Tuttavia lui le sorrise stringendola più forte a se baciandola dolcemente
"Si. È proprio quello che ho bisogno. Grazie tesoro" Ginny sorrise radiosa e ricambiò il bacio del marito forse con un po' in più di foga prima di guidarlo nella loro camera.

Tutti i preparativi della festa vennero affidati agli elfi domestici di casa che chiamarono i rinforzi. Villa Potter era piena di piccoli esseri che correvano di qua e di là portando decorazioni, fate, alberelli natalizi e chi più ne ha e più ne metta. Harry, che si era preso una settimana di vacanza dal lavoro, era seduto nel divano dell'enorme salone della villa con in mano la pergamena dei voti di primo trimestre del piccolo James che stava seduto accanto a lui con un sorrisetto soddisfatto sul volto
"Eccezionale in Difesa Contro Le Arti Oscure, Incantesimi, Trasfigurazione, Pozioni e Volo; Oltre Ogni Previsione in Erbologia e Accettabile in Astronomia e Storia della Magia. 15 punizioni una in meno dell'anno scorso. Sei un fenomeno Jamie! Sono molto orgoglioso di te figlio mio" disse Harry orgoglioso abbracciando il suo furfante che lo guardò con il suo solito ghigno prima di esclamare
"E non dimentichiamo che sono il più bravo giocatore di Quiddich che sia mai entrato nelle mura del castello" l'uomo scoppiò a ridere e, dopo aver immobilizzato il figlio con una salda presa replicò imitando il ghigno del figlio
"Ma non dire stupidaggini nessuno è più bravo a Quiddich di tuo padre. Neanche tu mostro"
I due continuarono la loro battaglia personale per circa venti minuti quando, una fiamma rossa, si lanciò tra le braccia di suo padre mettendo fine alla zuffa. Lily si accucciò sul petto di Harry con una espressione un po' troppo innocente sul viso. Il motivo di tutta quella finta innocenza, entrò dalla porta qualche secondo dopo. Albus era completamente pieno di fango e, sui suoi capelli corvini, vi erano striature di bianco data la fitta neve che aveva preso il sopravvento nel giardino
"Tu, piccola, doppiogiochista" gridò il piccolo rivolto a sua sorella che si immerse ancora di più nel petto del padre
"James tu sai niente di questa storia?" Chiese Harry trattenendo con tutte le sue forze le risate mentre il figlio accanto a lui si contorceva disteso sul divano.
"Come hai sentito papà è stata Lily a far fare una doccia fredda al mio tanto adorato fratellino. L'uso della parola doppiogiochista può forse significare che io abbia corrotto la piccola fiammella impazzita per far sì che, lo scherzo che Albus avrebbe voluto fare a me, gli si sia ritorto contro. Sorellina questa è la tua paga per l'ottimo lavoro svolto quest'oggi" disse James porgendo tre cioccorane a Lily che le prese felice come una pasqua prima di alzarsi e correre via dalla sala. Le molte lamentele di Albus, per il gran disappunto di James, si sentirono in tutta la casa e, prima che potesse imitare la sorella, si ritrovò faccia a faccia con una Ginny inviperita
"Mia dolce e cara mammina. Stavo giusto andando di sopra per svolgere i compiti exta che la McGranitt ha dato a tutti quelli del mio anno perciò, se non ti discpiace" esclamò con un finto sorriso sul volto tentando di sfuggire alle ire della madre che, però lo bloccò immediatamente
"È opera tua James?" Chiese con voce tagliente la donna
"Beh tecnicamente è stata.." Non riuscì nemmeno a terminare la frase che Albus sbottò di rabbia
"Si è stato lui mamma. Adesso mi divertirò di brutto, porcospino" James tentò di adulare la madre utilizzando gli occhi dolci e l'espressione da cane bastonato che lo aveva salvato da molti guai in passato ma niente e nessuno lo avrebbe potuto salvare questa volta.
"Benissimo signorino. Dato il fatto che tuo fratello è fradicio e pieno di fango e che ha sporcato gran parte del salone di ingresso e che i nostri piccoli elfi si stanno svenando per poter organizzare al meglio la festa di sta sera, mi sembra doveroso che sia tu ad occuparti della pulizia della sala e dei vestiti di tuo fratello" disse Ginny con un ghigno sul volto e dopo aver evocato dei vestiti asciutti per Albus e alcuni stracci logori a James, sedette accanto a Harry che appellò un pacco di pop corn per godersi al meglio la scena. Dopo qualche lamento e qualche sbuffo, James si mise al lavoro ma fu interrotto quasi immediatamente dal arrivo del patronus di Victoria che fece calare il silenzio nella sala dandogli il tempo necessario per scampare alla punizione data dalla madre raggiungendo la sorella al piano di sopra

 
 
Ci sono novità. Sarò del giardino di casa tua tra 2 secondi. Ci vediamo li.


Victoria, puntuale come sempre, fece la sua apparizione giusto davanti alla finestra nel giardino completamente innevato e ancora non del tutto decorato, di Villa Potter. Harry e Ginny si alzarono di scatto e, dopo aver appellato i loro mantelli per combattere il freddo e il vento gelido che sferzava l'aria, uscirono sotto lo sguardo deluso del piccolo Albus.
"Buon pomeriggio, come state?" Disse lei troppo formalmente per i suoi standard. Ginny la fissò confusa mentre il marito, che stava accanto a lei, iniziava a ridere di gusto
"Tranquilla Vic, ho superato il momento -Grido su chiunque mi venga a tiro- e ti chiedo umilmente perdono. Adesso entriamo che si gela" disse quest'ultimo allungando una mano verso la donna di fronte a lui
"Oh finalmente per tutti i Serpecorni era ora. Comunque vorrei discutere di alcune da soli prima di entrare. Ho saputo che c'è una festa sta sera, se vorreste invitarmi certo" esclamò sollevata Victoria ritrovando la sua voce dolce e ironica insieme. Ginny, capendo di essere stata concedata, tornò dentro casa ma non prima di lanciare un occhiata d'avvertimento al marito che la continuò ad osservarla sorridendo fino a quando non si chiuse la porta di casa alle spalle.
"Bene che è successo?" Chiese Harry leggermente preoccupato.
"L'ho trovato. So dove si nasconde quel mostro" rispose la Victoria con un amaro sorriso sul volto. L'uomo la guardò sbalordito e ammirato insieme. Per un lungo interminabile minuto, si guardarono fissi negli occhi senza dire nulla. Fu Victoria a riprendere la parola interrompendo i pensieri omicidi dell'amico
"Si trova nel vecchio maniero di famiglia apparentemente da solo. Dovremmo avvertire Percy e..." Non riuscì nemmeno a terminare la frase che Harry la interruppe
"No. Non avvertiremo nessuno, nemmeno Ron. Ci andremo io e te Victoria, ma dopo Natale o la mia famiglia non mi lascerà più entrare in casa" disse con un sorriso prima di fare un inchino alla sua ospite indicandole galantemente l'entrata. Victoria iniziò a ridere di cotanta cordialità tuttavia reggette il gioco
"Oh la ringrazio molto messere ma la mia prole ha bisogno della sua genitrice. A parte gli scherzi ci vediamo sta sera" Harry scoppiò a ridere e per poco non cadde all'indietro per via del giardino ghiacciato. Victoria gli sorrise e, dopo avergli rivolto un regale gesto con la mano, scomparve nel nulla

La grande festa di Natale era pronta. Decine e decine di enormi arrosti con patate erano stati sistemati nell'immensa tavolata della sala da pranzo che era stata, tramite alcuni incantesimi, allargata. Alberi di Natale ovunque ti girassi, ghirlande, festoni, fate, babbi natale su manici di scopa, luci di mille colori e, grazie all'aiuto sempre prezioso di George Weasley, fuochi artificiali che tingevano l'oscurità del cielo con molte tonalità di rosso. Gli ospiti, che iniziarono poco a poco ad arrivare, restarono stupiti dalla magnificenza delle decorazioni e, a turno, si congratularono con i padroni di casa che risposero a tutti che, i veri responsabili di tutta quella bellezza erano i loro adorati piccoli elfi domestici. Harry non pensava che un corpicino così piccolo potesse contenere così tante lacrime. Milly e Morty, essendo riempiti di complimenti, non smisero un secondo per tutta la serata di piangere singhiozzando ringraziamenti ad ogni parola gentile rivolta a loro. Harry si occupava di dare il benvenuto e scortare dentro tutti gli ospiti che si smaterializzavano nel giardino. Dopo un ora, all'appello mancavano 3 persone. Una famiglia in realtà. Harry, nell'attesa, si sedette sulla fredda neve accendendosi una sigaretta come riscaldamento, riflettendo a come avrebbe dovuto presentarli per far sì che i suoi ultimi ospiti fossero ben accetti e trattati a dovere da tutti gli altri. Si immerse così in profondità nei propri pensieri che si accorse a malapena che la sua sigaretta, che ancora teneva in mano, si era ormai spenta e inzuppata. Fece per prendersene un altra ma un forte crack lo bloccò. Un uomo, una donna e un bambino di circa 12 si materializzarono nel giardino e, vedendolo lì seduto, si incamminarono immediatamente verso di lui.
"Signori Malfoy" esclamò Harry con voce solenne e con un ghigno sul volto
"Oh smettila e chiamaci per nome quattrocchi" disse Draco stringendo la mano del padrone di casa mentre Astoria gli sorrideva e il piccolo Scorpius lo guardava curioso
"Adesso andiamo che si gela"
Una volta entrati in casa, i Malfoy si guardarono intorno con espressioni ammirate e stupefatte sul volto nel vedere tutti quei mix di colori, decorazioni ma, soprattutto, per l'aria che si respirava all'interno. Era come immergersi in una fiaba natalizia e tutta la felicità, tutte le risate e la confusione presente non faceva altro che aumentare la sensazione di essere fuori luogo di Draco e Astoria
"Harry tu sei sicuro che io sia ben accetto?" Chiese il primo esitante. Harry lo guardò con una espressione esasperata
"Draco ancora con questa storia? Sono due mesi che, ogni volta che si presenta una situazione come questa, mi domandi sempre la stessa cosa. Almeno cambia parole" disse quest'ultimo sghignazzando. I signori Malfoy si rilassarono visibilmente mentre, Scorpius, non riusciva a staccare gli occhi dai fuochi artificiali che fluttuavano per tutta la casa.
"Gli ultimi arrivati sono qui" gridò Harry una volta entrato nella grande sala. Tutti gli ospiti si voltarono e salutarono cordialmente i Malfoy che ricambiarono sorridendo radiosi. -Ginny- pensò Harry che, dopo aver fatto strada fino ai posti prestabiliti per Draco e la sua famiglia, si sedette a capo tavola, accanto alla moglie
"Buon Natale a tutti e buon appetito" gridò prendendo in mano un grosso coltello tagliandosi una grossa fetta di arrosto

Vi era un impellente bisogno di risate, di distrazioni e di alcolici soprattutto per chi aveva combattuto durante la battaglia di Roma e, per estensione, delle loro famiglie. Per questo motivo, la cena, fu una delle migliori di sempre. Tutti gli ospiti si divertirono, scherzarono fra loro e fecero sì che, le scorte di alcolici che Harry si era impegnato a incrementare nei giorni precedenti, a fine serata iniziassero a scarseggiare. Gli elfi continuarono a portare in tavola bottiglie su bottiglie senza sosta e far evanescente quelle vuote. Perfino Draco e Astoria riuscirono a far ricredere molte persone dai loro pregiudizi iniziali, tra cui la maggior parte dei Weasley. Facevano tutti parte di una grande famiglia come continuavano a ricordare coloro che si proponevano per declamare i propri brindisi. Solo quando alcuni timidi raggi di sole attraversarono le grandi vetrate della sala, i molti ospiti si accorsero del tempo che era trascorso. Tutti i bambini presenti erano stati sistemati nelle moltissime camere della villa e dormivano beati aspettando i propri regali che, al momento, stavano nascosti nella soffitta.
"Harry in quale stanza è Scorpius?" Chiese Draco dopo che la sala iniziò a svuotarsi. L'uomo si girò con le guance arrossate dovute all'eccessivo alcol in circolo e gli sorrise
"Non c'è bisogno che ve ne andiate. Ho mandato alcuni elfi a prendere i regali di vostro figlio e di tutti i piccoletti addormentati. Così, una volta svegli, potranno scartarli direttamente qui. Tanto, se i miei calcoli sono esatti, si sveglieranno tra non più di 10 secondi" disse tra un singhiozzo e un altro abbracciando sua moglie che sprizzava felicità da ogni poro. Draco sorrise e annuì offrendosi di aiutarli a trasportare l'immensa quantità di pacchi di ogni dimensione e di diversi colori dalla soffitta fin al di sotto del grande albero di Natale situato al centro del grande salone giusto al lato di un bellissimo armadio di legno scuro o, come lo chiamava la famiglia Potter, l'armadio dei ricordi. La supposizione di Harry risultò corretta. Infatti tutti i piccoli presenti quella mattina in casa Potter , si precipitarono in salotto ancora prima che Harry, Draco, Ron e Percy riuscissero a trasportare tutti i loro regali al di sotto dell'immenso pino donatogli loro da Hagrid. I bambini iniziarono a scartare con foga i propri doni gridando ringraziamenti ai loro genitori. Essi erano seduti sulle comode poltrone poste tutt'intorno al camino e stavano discutendo fra loro. Mentre Harry, che aveva la moglie seduta sulle proprie gambe, scambiava battute con Ron provocando molte risate, un gufo fece la sua apparizione graffiando e colpendo con il becco una delle molte finestre della villa. Victoria fu la prima ad alzarsi e, dopo aver accarezzato l'animale a mo' di ringraziamento, prese la lettera che portava legata sulla zampa destra e iniziò a leggere. In un attimo sul suo volto si alternarono molte emozioni diverse. Prima confusione, poi preoccupazione, incredulità e infine rabbia. Gettò la lettera all'interno del camino e si voltò verso Harry
"Dobbiamo andare. Subito! Harry, Ron, Draco ci vediamo sotto il Big Ben" esclamò prima di scomparire nel nulla insieme ai suoi figli
"Noi veniamo con voi" dissero all'unisono Bill, Percy, Arthur, Charlie e George
"Noi siamo pronte" continuarono Victorie e la sorella più piccola Dominique mentre Louis, il figlio minore di Bill e Fleur, si alzava da sotto l'albero per affiancare le sorelle con fare battagliero
"Dom, Louis voi non andrete da nessuna parte. A vostra sorella non lo posso impedire in quanto maggiorenne ma voi non vi muoverete da qui siamo intesi?" Disse Bill con un tono che non ammetteva repliche. Dopo aver zittito tutte le lamentele dei più piccoli e delle loro mogli, i sette uomini più Victorie uscirono nel giardino e si smaterializzarono

Atterrarono nella piazza di fronte alla grande torre. Grida di terrore sferzavano l'aria e videro molti babbani e babbane spingersi fra loro scappando via da qualcosa. Harry e Ron iniziarono a correre, seguiti da tutti gli altri, in senso contrario ai babbani fino ad arrivare di fronte ad una scena raccapricciante. Nel parco antistante la torre vi erano corpi mutilati, sangue che macchiava il bel verde dell'erba, persone che cercavano di aiutarsi fra loro trasportando i feriti.
"Sarà meglio dividerci per aiutare più babbani possibili. Bill. Tu, Percy, Charlie e tua figlia andrete da questa parte" disse Harry indicando la sua sinistra "cercate di salvare più persone possibile. Arthur. Tu, George e Draco andrete di qua" indicò la sua destra "io e Ron andremo a cercare Victoria. Se avete bisogno usate i Patronus. Buona fortuna" Harry prese l'amico dal braccio e continuò la sua corsa verso i piedi della torre fingendo di non sentire le lamentele degli amici rimasti indietro. Proseguirono in avanti cercando di estraniarsi dalle grida di dolore e di panico che dilagavano intorno a loro. Corsero e corsero fino a raggiungere il loro obbiettivo. Dolcov e Victoria si stavano scontrando duramente giusto all'entrata della torre e, i due figli della donna giacevano inermi al suolo.
"Come hai potuto attaccare i tuoi stessi nipoti lurido mostro" gridò Victoria scagliando un potentissimo incantesimo che, però, mancò il suo obbiettivo scontrandosi contro la struttura di fronte a loro che iniziò a scricchiolare. Harry si avvicinò a Dylan e Ron a Trevor trascinandoli fuori tiro. Dopo averli appoggiati su un muretto al sicuro lontano dalla battaglia, raggiunsero Victoria al centro della strada
"Signor Potter che piacere. Sono davvero dispiaciuto per la sua perdita. Il signor Shaklebolt era un grand'uomo" disse Dolcov con la sua classica voce dolce che fece infuriare ancora di più Harry che, dopo averlo guardato con puro odio, gli scagliò un incantesimo che lo colpì in pieno facendolo scontrare contro le mura della torre. Dimitri si alzò da terra scrollandosi la polvere di dosso, sul volto un'espressione irritata e ammirata insieme. Iniziò ad applaudire ironicamente prima di esclamare
"Complimenti signor Potter. Complimenti! Vedo che la mia sorellina le ha insegnato la nostra tecnica. Certo ci sono ancora delle cose da perfezionare e incantesimi oscuri da imparare ma nel complesso, come inizio, non è male" Victoria continuava a lanciare occhiate dietro di se cercando senza successo i figli mentre Harry e Ron non staccavano gli occhi dal nemico che fu il primo a spezzare l'inerzia del momento attaccando la sorella che, al momento, era completamente distratta. Harry evocò uno scudo che parò l'incantesimo e i tre si lanciarono all'attacco. Nonostante la netta inferiorità numerica, Dolcov, almeno per il momento, non sembrava avesse troppe difficoltà. Continuarono a scagliarsi incantesimi su incantesimi facendo tremare il terreno e buttando giù gran parte degli edifici vicini. Dopo molti sforzi, Victoria riuscì ad atterrare il fratello, Harry fece per dargli il colpo di grazia ma la donna lo bloccò
"È mio. Voi andate ad aiutare i miei figli ve ne prego" esclamò con voce rotta, il volto pieno di preoccupazione che si dissolse in un attimo lasciando spazio alla soddisfazione nel momento in cui guardò Dolcov steso a terra. Harry e Ron ubbidirono e corsero dai due ragazzi stesi al suolo privi di sensi. Scavalcarono il muretto e tentarono di rianimarli senza successo. Tentarono più e più volte ma il risultato non cambiò
"Non possono essere morti" sussurrò Ron ad Harry "ancora respirano e il battito del polso è regolare" quest'ultimo provò un ultima volta concentrandosi al massimo ma non servì a nulla. Harry si sedette accanto al corpo inerme di Dylan portandosi le mani sul volto. Tutto taceva intorno a loro.

Le grida si erano dissolte nel nulla e anche il vento sembrava non voler fare alcun rumore. Tutti i babbani erano scappati via e non vi era anima viva a parte loro nel giro di 1 chilometro. Ron si sedette di fronte all'amico porgendogli una sigaretta ma non fecero neanche in tempo ad accenderla che una tremenda esplosione seguita da un onda d'urto che per poco non li spazzò via, sconvolse la calma appena ritrovata.
"HARRY! RON! Ho bisogno di voi" gridò a pieni polmoni Victoria. I due non si fecero pregare e iniziarono a correre a più non posso per raggiungere la donna in difficoltà.
"È scappato non può smaterializzarsi inseguitelo" disse Victoria vedendoli arrivare. Harry annuì e fece per correre nella direzione indicata dalla donna ma Ron non si mosse. Aveva lo sguardo fisso verso un punto indefinito del cielo con la bocca spalancata e il volto pallido
"Ron si può sapere che ti prende? Andiamo, forza" gridò Harry tirando per un braccio l'amico che si limitò indicare con la mano libera qualcosa davanti a lui. Harry sbuffò e alzò lo sguardo per controllare cosa avesse scosso tanto il suo amico. Quello che vide lo sconvolse totalmente. Il Big Ben, una delle torri più famose del mondo sia magico che babbano, si stava pian piano avvicinandosi al suolo. L'esplosione aveva intaccato le sue fondamenta rendendola instabile e Victoria stava tentando con tutte le sue forze di tenerla su.
"Cosa state aspettando? ANDATE" gridò nuovamente Victoria che stava iniziando a perdere sangue dal naso per via dello sforzo. Harry riuscì a riprendere il controllo di se facendo rinsavire Ron con un piccolo schiaffo
"Sei impazzito per cas...." Non riuscì neanche a finire la frase che Harry, dopo aver evocato un paio dei suoi Patronus, gli si parò davanti con un espressione di piena concentrazione sul volto
"Ron stanno arrivando i rinforzi. Tenete su quella torre" Ron annuì e corse verso la donna affiancandola mentre Harry gli diede le spalle lanciandosi all'inseguimento. Percorse tutto il perimetro della torre ma di Dolcov nessuna traccia. Continuò a correre per diversi minuti prima di trovarlo. Era seduto sulla carcassa di un autobus a due piani con lo sguardo fisso sulla torre che continuava inesorabile nella sua caduta. Sembrava divertirsi un mondo. Continuava a ridere, una risata che faceva venire la pelle d'oca, più fredda del ghiaccio.
"Bene, bene, bene signor Potter. Come mai non è con i suoi amici? Mia sorella vi ha mandato ad uccidermi per caso?" Chiese non staccando gli occhi dal suo personale spettacolo. Harry restò di sasso alle parole di Dolcov poichè gli dava le spalle e, a meno che non avesse un paio d'occhi nascosti dietro la nuca, non avrebbe dovuto vederlo e invece...
"Sono venuto per vendicare un amico" rispose Harry gelido alzando un braccio verso il nemico
"Oh lei è troppo leale per attaccare qualcuno alle spalle, anche uno come me. Comunque vorrei porle una domanda signor Potter. Qualche attimo prima che facessi esplodere le fondamenta della vostra bellissima torre, io, se lei ricorda, ero stato schiantato. Perciò chi mi ha fatto rinsavire senza avere la forza per uccidermi? Io non avrei più potuto mietere vittime se la mia sorellina non fosse così debole. Questo è il problema dei buoni di cuore. Non avete il fegato per fare ciò che è necessario per salvare questo mondo. Mi dispiacerà ucciderla signor Potter ma non ho altre possibilità. Addio" Dimitri abbozzò un sorriso prima di lanciare il suo incantesimo più letale. Harry lo schivò ma non del tutto. Una parte del raggio argenteo colpì parte della sua mano. L'Auror urlò di dolore ma, ricordando le spiegazioni e gli allenamenti di Victoria, riuscì a contenere la maledizione e a contrattaccare. Il bulgaro, sicuramente, non si aspettava che Harry sapesse come contrastare la sua maledizione e, ormai troppo stanco per continuare a lottare, fuggì in direzione della torre con Harry alle calcagna che continuava a tempestarlo di maledizioni.

"Codardo! Dove sei?!" Gridò Harry che lo aveva perso di vista una volta dentro la struttura che stava eretta per miracolo. Iniziò a salire le scale di corsa. Dopo cinque o sei piani di scale, lo vide tentare senza successo di smaterializzarsi. Harry lo colpì con un incantesimo che lo fece volare alcuni piani più su, facendolo scontrare contro una finestra e, Dolcov, per poco non cadde di sotto
"Adesso mi hai stancato" gridò quest'ultimo prima di far saltare in aria parte delle scale. Harry si rifugiò dietro una scrivania di legno prima di uscire nuovamente e riprendere lo scontro. Il bulgaro continuava ad indietreggiare cercando di evitare gli incantesimi degli Auror inglese. Continuarono a salire e salire finché, una volta finite le scale, Dolcov si intrufolò dentro una porta sigillandola dall'interno. Harry provò tutti gli incantesimi da lui conosciuti senza ottenere nulla. Si guardò intorno e vide una vetrata colorata alla sua destra. Le scagliò contro un incantesimo che la ridusse in polvere. Si arrampicò su di essa rendendosi conto di essere a appena un metro più in basso della lancetta del grande orologio. Continuò a salire rischiando più volte di cadere nel nulla prima di raggiungere una piccola porta nascosta esattamente al centro di esso. Si stese solo per un attimo riprendendo fiato prima entrare con estrema cautela all'interno dell'orologio e vide Dolcov sdraiato al suolo con gli occhi serrati. Stava fischiettando un motivetto che non riconobbe ma era molto simile ad un inno, probabilmente si trattava di quello bulgaro. Iniziò a scendere, facendo meno rumore possibile, le piccole scalette di ferro situate di fronte alla porta che aveva appena attraversato. Si avvicinò al nemico sfruttando l'oscurità del luogo e dai ripari che, i moltissimi ingranaggi che si estendevano per tutta la vasta sala, gli concedevano
"Sapevo di avere a che fare con un uomo testardo ma non credevo fino a questo punto. Ruina aedeficium!" Gridò Dolcov posando una mano al suolo che iniziò a tremare. Harry riuscì a colpirlo con uno schiantesimo ma troppo tardi. Le fondamenta della torre, già gravemente danneggiate dalla prima esplosione, cedettero del tutto perciò l'alto edificio iniziò a cadere inesorabilmente nel vuoto. Harry prese Dolcov per la veste e si aggrappò ad uno degli ingranaggi ancora intatti. Vide la tutta la sua vita scorrergli davanti agli occhi, dall'arrivo di Hagrid fino alla nascita del suo primo genito passando per le avventure avute con i suoi due più cari amici, al matrimonio con Ginny, alla sconfitta di Voldemort, ai suoi genitori e ai loro amici, al suo padrino e a tutti coloro che si erano sacrificati per far sì che lui vincesse quella guerra che tanto tempo fa aveva sconvolto il mondo magico. Harry sorrise ai ricordi felici e continuò a stringersi forte all'ingranaggio, fino a quando sentì un tremendo colpo. Venne sballottato a destra e a sinistra dalla potenza della caduta. Riuscì ad evitare di essere colpito dalle molte maceria che gli si scagliavano contro a tutta velocità. Resistette qualche decina di minuti, continuando a lottare per salvarsi la vita ma la stanchezza si fece sentire e si accasciò al suolo sotto i colpi che l'edificio continuava ad infliggergli. Rimase inerme al di sotto delle macerie con ancora stretta nella mano la veste del bulgaro e perse i sensi dopo che una lacrima gli rigò il volto

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Capitolo 20
*** I Magici 7 ***


Note:
Buona sera a tutti e benvenuti ad un nuovo capitolo de
"La maledizione bulgara"
Ringrazio tutti coloro che hanno letto il capitolo precedente
e, un ringraziamento speciale va a GingerAle03 per la sua recensione
Bene se vi siete chiesti cosa sia successo al nostro caro quattrocchi
vi lascio immegere nei meandri del mondo magico
Buona Lettura
Grazie ancora a chiunque dedichi un po' del suo tempo alla mia storia
Albusseverus1996


 



I MAGICI 7


"Signor Potter è ora di svegliarsi temo" disse una voce dolce a Harry molto familiare. Quest'ultimo aprì gli occhi e si alzò di scatto per affrontare un nuovo scontro con il nemico bulgaro. Quello che vide lo bloccò e lo sconvolse profondamente. Si trovava all'esterno di una reggia immensa, almeno quattro volte più grande della sua villa. Il prato era molto ben curato e molte tipologie diverse di fiori, pianti e alberi, lo decoravano in maniera impeccabile. Il suo perimetro era formato da alte mura di solida pietra e, in cima di esse, vi erano spuntoni minacciosi composti dallo stesso materiale. Pavoni, dai colori più sgargianti e bizzarri, correvano veloci stuzzicandosi a vicenda, per l'immensa distesa di verde. Vi era anche una grande piscina, i cui bordi di marmo erano riccamente decorati da ghirigori e da alcuni simboli di dubbia provenienza e la cui acqua cristallina, rifletteva i raggi scarlatti del sole al tramonto. Harry continuò a strabuzzare gli occhi totalmente confuso mentre alcuni dei suoi ultimi ricordi si succedevano ad una velocità strabiliante all'interno della sua mente. Non si accorse nemmeno di non essere più solo sul bellissimo prato di quella sconosciuta reggia tanto era preso dal chiedersi quanto di reale ci fosse in quello che stava vedendo e vivendo in quel momento
"Ahhh. Mio caro Gellert. La sobrietà non è stata mai uno dei tuoi punti di forza" disse una voce divertita da dietro le spalle di Harry che si girò immediatamente restando a bocca spalancata. Davanti a lui vi erano due alti uomini mano nella mano e con dei ampi sorrisi sui loro volti. Albus Silente, dagli inconfondibili occhi azzurri, dai lunghi capelli color oro e dalla rigogliosa barba dello stesso colore, e Gellert Grinderwald, occhi di ghiaccio su cui scendevano molti ricci biondissimi, lo guardavano fisso negli occhi divertiti dallo spupore che aveva stampato sul volto.
"Sarà meglio che lei chiuda la bocca signor Potter. Sono riuscito a padroneggiare gli incantesimi più oscuri e potenti che il mondo magico abbia mai conosciuto ma, che Merlino mi fulmini se ne sia riuscito a trovare uno che uccida tutte le mosche e le zanzare presenti intorno a questo giardino. Sono gli animali babbani più molesti che esistano mi creda" esclamò con un ghigno il bulgaro provocando una fragorosa risata da parte dell'uomo di fianco a lui.

Harry aprì e chiuse la bocca non trovando le parole giuste da dire. Dopo alcuni minuti di frasi sconnesse e senza senso riuscì a formulare una frase più o meno comprensibile
"No no no. Questo non è possibile. Primo voi due siete morti; Secondo non più di 20 minuti fa, sono precipitato nel vuoto con un mago oscuro schiantato e all'interno del Big Ben e terzo sono morto per caso?" Disse Harry con una vocetta stridula dovuta alla crescente paura di aver lasciato vedova la moglie e orfani i suoi figli. Tuttavia Silente lo guardò continuando a sorridere e, dai suoi intensi occhi azzurri, emanava una tranquillità tale da far rilassare anche il nervosissimo Auror
"Sul primo punto del tuo discorso mi trovi d'accordo. Io e Gellert siamo morti già da un po' di tempo. Sul secondo non ci piove, poco fa hai combattuto, in modo impeccabile se posso permettermi, un potente mago oscuro che, ahimè, ti ha trascinato al suolo insieme al Big Ben. A proposito della torre Gellert, tu ci sei mai stato? È davvero un opera di incredibile bellezza" Silente continuò a conversare delle molte quantità di opere d'arte meravigliose da poter visitare a Londra, mentre Harry, un po' infastidito, se ne stava lì, di fronte a loro, in attesa che la sua ultima, e più importante domanda, ricevesse una risposta
"Ehm ehm. Professore? Ci sarei anche io ricorda?" Chiese a voce alta ponendo fine allo scambio d'opinioni messo su dai due potenti maghi
"Oh sì Harry ti prego di perdonarmi. Dov'eravamo? Ah sì manca l'ultimo punto. Beh questo lo devi capire da solo" rispose Silente senza abbandonare il suo dolce sorriso. Harry, che, dopo tutto il tempo passato insieme al suo ex preside aveva iniziato ad abituarsi alle sue troppo enigmatiche risposte, provò a rivolgergli una domanda diversa
"Bene allora... Per quale motivo mi trovo qui Professore?"
"Lei è qui per imparare nuove tecniche che le serviranno per sconfiggere mio nipote. Tecniche che io conosco e che non le piaceranno. Non la lasceranno tornare indietro finché non le padroneggerà a pieno" rispose Grinderwald assumendo un cipiglio orgoglioso sul volto. Harry lo guardò con aria di sfida prima di riprendere la parola con voce tagliente
"E io dovrei apprendere le tecniche che tu probabilmente hai utilizzato per torturare dei poveri innocenti durante il tuo folle tentativo di salire al potere? E poi chi non mi lascerà tornare a casa e per quale motivo"
"Senta signor Potter l'idea non piace nemmeno a me e i miei peccati li ho già espiati con chi di dovere. Comunque sono stati i magici 7 a farle scampare per l'ennesima volta alla morte e il motivo è che loro desiderano fortemente la sconfitta, ovviamente seguita alla relativa morte, del mago oscuro che risponde al nome di Dimitri Dolcov" Harry fece per ribattere ma le parole gli vennero meno e per qualche minuto, tutto il giardino, cadde in un nervoso silenzio
"I magici che?!" Chiese Harry una volta che il suo cervello, dopo il blackout iniziale, riprese a compiere le sue abituali funzioni. Grinderwald si accigliò ancor di più e fece per parlare ma Silente lo bloccò con un gesto della mano prima di rivolgersi nuovamente al confuso Auror che stava di fronte a lui
"Facciamo 4 passi Harry così potrò spiegarti tutto. Gellert a dopo" Harry si avvicinò al suo vecchio professore continuando a lanciare sguardi gelidi e pieni d'odio al nonno dell'uomo che aveva creato tanti problemi a lui e a tutto il mondo magico
"Prendimi il braccio" continuò Silente con un ghigno che Harry ricambiò
"Proprio come ai vecchi tempi eh professore?"
"Oh sì. Pronto?" Harry annuì e Albus, dopo aver lanciato un occhiata divertita all'amico, o compagno, Grinderwald che sbuffò sonoramente, chiuse gli occhi e una strana nebbia invase il campo visivo di Harry offuscandolo del tutto

"Professore manca molto?" Chiese Harry nervoso per via dello stato di cecità in cui si trovava. Silente in risposta rise di gusto e iniziò a camminare in avanti inoltrandosi nel nulla invitando Harry a imitarlo. Il tempo sembrava non trascorrere mai in quel luogo così strano. Camminarono e camminarono, apparentemente senza meta, per diverse ore, o almeno così suppose Harry, quando, finalmente, si fermarono. La nebbia iniziò a diradarsi lasciando intravedere un antico e bellissimo tempio. Le sue colonne di marmo bianco erano incredibilmente alte e, le sue decorazioni, riuscirono a lasciar a bocca aperta un, sempre più confuso, Harry che guardò Silente implorando risposte che non arrivarono. L'ex preside di Hogwarts attraversò la prima volta di archi dell'entrata, fino ad arrivare davanti ad una porta di legno scuro, intarsiato d'oro, rubini, smeraldi e zaffiri riccamente decorato con ghirigori e, in rilievo rispetto agli altri abbellimenti, vi erano sette bacchette in cerchio, al cui centro, vi erano una grande M e un 7 composti totalmente da diamanti grandi come una noce. Su ognuna delle bacchette vi erano incise delle lettere con colori e materiali diversi. Era semplicemente troppo, troppo preziosa, fin troppo bella per trattarsi solamente della porta di un tempio greco. Ormai il livello di confusione aveva superato di gran lunga il limite massimo di un uomo nella media e, Harry, iniziò ad irritarsi. Silente sembrava stesse contando i vari preziosi minerali incastonati nel vecchio legno dell'entrata del tempio e non sembrava intenzionato né a bussare né tantomeno ad aprirla. Spazientito, fece per dirne 4 al suo caro professore quando si alzò un alito di vento portando con se dei petali di un intenso color blu che Harry non seppe riconoscere. Questi, nel momento in cui si scontrarono con la superficie della magnifica entrata, la fecero spalancare. Harry guardò Silente che gli lanciò un sorriso d'incoraggiamento prima di addentrarsi all'interno del grande tempio. Li vide una fitta rete di colonne d'orate una dietro l'altra posizionate come se avrebbero dovuto fungere da guida ad eventuali visitatori. Dopo aver mosso i primi passi decine e decine di fuochi fluttuanti tra una colonna e un altra, si accesero illuminando il pavimento di marmo raffigurante quelle che, a prima vista, erano molto simili a delle leggende vecchie di secoli se non di millenni. Continuarono a percorrere il lunghissimo corridoio per una buona mezz'ora senza che nessuno dei due spiccicasse una singola parola, l'ex preside sempre con il dolce sorriso presente sul volto, mentre, sul viso dell'Auror regnavano preoccupazione, confusione e un pizzico di curiosità. Proprio quando Harry iniziò a pensare che fossero incappati in un corridoio senza fine, si intravide qualcosa. Era come un salotto ma a lui troppo familiare e, senza alcun dubbio, fin troppo moderno per trovarsi all'interno di una struttura costruita migliaia di anni prima. Continuando ad avvicinarsi intravide grandi poltrone, sedie a sdraio, molti posacenere, con all'interno altrettante pipe le quali emanavano fumi di diversi colori, distribuiti per tutta la lunghezza di un immensa tavolata presente in mezzo agli altri mobili. Al di sopra di essa vi erano calamai, pergamene, piume,oggetti necessari per dipingere, giochi da tavolo babbani, scacchi magici, incarti di dolciumi e chi più ne ha più ne metta l'unica cosa che mancava erano i maghi. Fece per avvicinarsi di più, ma Silente lo interruppe all'istante
"Albus Percival Wolfric Bryan Silente, Harry James Potter invitante sumus amet" disse nel nulla con voce solenne. L'aria si increspò per un secondo prima che una voce che sembrava provenisse dalle mura stesse del tempio proclamò
"Praeteritum"

7 tra uomini e donne apparirono sulle varie poltrone e sedie che un istante prima erano vuote. Voci divertite, irritate, dolce e battagliere, si accalcarono una sull'altra dove prima regnava il silenzio più assoluto. Sembrava che nessuno dei presenti si fosse accorto del loro arrivo poiché nessuno, almeno per alcuni secondi, li degnò di uno sguardo continuando a conversare fra loro, alcuni a dilettarsi con la pittura o intenti in un agguerrita partita a scacchi
"Io non capisco perché ogni volta che dobbiamo ricevere delle visite lo facciamo in questo stupidissimo tempio" disse un uomo molto anziano con capelli bianchi come la neve e lunghi fino alla schiena e una barba che, per qualche centimetro, non raggiungeva il suolo anch'essa dello stesso colore. Indossava un abito color oro ricamato con una fantasia di costellazioni color argento. Aveva il volto visibilmente irritato e se ne stava a braccia conserte seduto su una poltrona
"Merlino sono secoli che ne parliamo. Il tuo castello a Camelot è troppo poco accogliente. I nostri ospiti hanno bisogno di tranquillità dopo lo shock e la paura di essere morti. Credi davvero che segrete, fossati pieni d'acqua e infestati di animali pronti a sbranare chiunque si avvicinasse troppo potrebbe risultare rilassante per qualcuno?" Disse un uomo dall'aria saggia. Questi portava un berretto rosso che ricopriva capelli bianchi e ricci, la barba dello stesso colore, occhi neri come la pece pieni di intelligenza e calore. Indossava una toga molto simile a quella di un monaco che lasciava fuoriuscire, di qualche centimetro, la punta della sua bacchetta. Harry stava ricorrendo a tutta la sua logica per trovare una spiegazione a tutto quello che stava vivendo. Iniziò a formulare centinaia e centinaia di teorie una meno probabile dell'altra. In tutta questa confusione, Silente, che all'inizio si era offerto di dargli le dovute spiegazioni, stava lì in piedi di fianco a lui, con lo sguardo sempre fisso sugli uomini che battibeccavano senza dar impressione di volersi muovere o tantomeno spiegargli cosa ci facessero in quel luogo. Diede altri 5 minuti di tempo all'uomo di fianco a lui prima di prendere la situazione in mano
"Ehm... Salve" disse a voce alta Harry un po' imbarazzato.

Tutti i presenti si bloccarono di colpo e si voltarono simultaneamente verso di lui guardandolo curiosi. Anche Silente parve ridestarsi dalla sua trance e, dopo essersi schiarito la voce, esclamò con la sua classica voce tranquilla
"Buon pomeriggio a tutti. Qui con me c'è Harry James Potter venuto sotto vostro invito e pronto a sapere le richieste che voi magici 7 avrete da fargli"
"Mio caro Albus non credo che serva tutta questa formalità. D'altronde tu avresti potuto benissimo essere uno di noi. La tua cordialità, la tua abilità e la tua saggezza sarebbero gradite e, senza alcun dubbio, saresti migliore di alcuni di noi" disse una alta donna dal viso battagliero circondato da una chioma di capelli rossi e ricci girandosi per osservare uno dei vecchi maghi che, precedente, stavano discutendo. Quest'ultimo le lanciò un ironico sorrisetto prima di avvicinarsi ai due ospiti seguito da tutti i presenti nell'accogliente sala. Harry fece per parlare ma la poca logica che aveva racimolato si sbriciolò nel nulla quando riconobbe due streghe e un mago che, precedentemente, essendo intenti in una partita a scacchi magici, non aveva dato loro molta attenzione e importanza. Priscilla Corvonero, rigorosamente in abiti scuri, un cappello blu notte, il viso sottile, gli occhi neri che emanavano conoscenza; Tosca Tassorosso, una donna robusta, con abiti giallo canarino sporchi e pieni di lacerazioni, il viso dolce, capelli corti e occhi ambrati e, ultimo ma non meno importante, Godric Grifondoro, abiti scarlatti, capelli e barba dello stesso colore, alto e medio robusto, viso sorridente e orgoglioso nel guardare un ex studente della casa da lui fondata così tanto tempo orsono.
"Harry James Potter. Uno degli uomini che più di tutti ha coperto di gloria e trofei la casa che porta il mio nome. Finalmente posso ringraziarla come si deve" disse quest'ultimo con voce calda e profonda.
"Ma.... Tu sei... Cioè lei è... Ok che qualcuno mi spieghi cosa succede prima che mi scoppi il cervello" esclamò Harry esasperato provocando risate di gusto in tutta la sala.
"Ha pienamente ragione signor Potter le chiedo umilmente perdono. Ho chiesto io ad Albus di non spiegarle nulla credevo che lo shock che avrebbe subito nel venire a conoscenza dei fatti subito dopo aver creduto di essere deceduto sarebbe stato, per lei, ingestibile, ma, come al solito, lei ci ha stupito e l'ha presa meglio di quanto ci aspettassimo. Credo che sia arrivato il momento delle presentazioni. L'uomo con cui mi ha visto discutere in precedenza è uno dei magici 7 più famosi del mondo magico il suo nome è Merlino" quest'ultimo gli si avvicinò con un sorrisetto sul volto rivolgendogli un profondo inchino che ricambiò un po' goffamente "Credo che tu conosca già Priscilla, Godric e Tosca avendo frequentato la scuola da loro fondata perciò passiamo avanti. La donna sempre imbronciata che hai di fronte si chiama Morgana, è stata allieva di Merlino ma le differenze tra i due sono abissali" la donna dopo aver trafitto con uno sguardo colui che l'aveva presentata in maniera cosi superficiale, fece un inchino ad Harry sorridendogli dolcemente. L'uomo dal berretto scarlatto fece per continuare ma venne interrotto da un uomo, probabilmente fu un soldato durante la sua vita terrena, dal viso burbero e battagliero pieno di cicatrici che lo deturpavano. Anch'egli gli si avvicinò stringendogli la mano
"Io preferisco presentarmi da solo. Sono Mopsus, il più anziano e il più saggio dei magici 7. Molto piacere" esclamò provocando alcune proteste dagli altri suoi colleghi. L'uomo con il berretto rosso abbozzò un sorriso prima di continuare
"Io mi chiamo Tolomeo molto piacere" l'uomo aprì ancor di più il suo sorriso prima di evocare due grandi divanetti uguali a quelli già presenti nella sala e invitare i due ospite ad accomodarsi.
"Signor Tolomeo potreste spiegarmi la ragione per la quale avete richiesto la mia presenza?" Chiese timidamente Harry dopo essersi gettato a peso morto sul comodo divano evocato per lui. L'uomo sorrise a mani giunte e, dopo aver preso un bel respiro profondo, spiegò
"Prima mi sembra sia corretto che lei venisse a conoscenza della nostra funzione nel mondo magico, come agiamo ecc. Allora noi siamo ciò che è più vicino a delle divinità magiche, tuttavia, essendo ormai privi di vita, non ci è possibile interagire con il mondo dei vivi. Per poter comunicare ciò che vogliamo a qualcuno ancora in vita, il più delle volte, lo facciamo attraverso i sogni ma, come può immaginare, non sempre risulta efficace. Possiamo influenzare gli agenti climatici, per esempio, per far desistere una persona dal fare qualcosa di sconveniente, anche se alcuni di noi, usano questo potere solamente per diletto" si fermò giusto il tempo per lanciare un occhiata esasperata ai danni di un sghignazzante Merlino prima di proseguiere nel suo racconto "Per dirla tutta è un bene che lei sia entrato in coma, sarà più semplice per tutti averla qui con noi. Lei è qui per apprendere le uniche tecniche necessarie per sconfiggere il mago oscuro che sta terrorizzando il vostro mondo. Mopsus è un ottimo veggente e, la visione da lui avuta del vostro futuro, non è delle più rosee" Harry spalancò la bocca senza produrre alcun suono. Si limitò ad osservare l'uomo di fronte a lui perplesso e spaventato insieme
"Quindi sono in coma e quel pazzo è ancora a piede libero?!?! Dovete farmi tornare subito indietro. La mia famiglia potrebbe essere in pericolo e senza protezione e poi non ho bisogno di imparare nessuna tecnica oscura da quel folle di Gellert Grinderwald. Ucciderò Dolcov senza abbassarmi ai suoi livelli" esclamò irritato facendo calare un nervosissimo silenzio. Grifondoro sorrideva con in volto un espressione orgogliosa mentre il resto dei magici 7 sembrò colpito e deluso dalla reazione dell'Auror. Tolomeo lo guardò comprensivo prima di rivolgersi nuovamente a lui
"Albus ci aveva avvertito che non sarebbe stato facile convincerla, perciò abbiamo raccolto alcune immagini della visione avuta da Mopsus per farle capire la gravità della situazione" prese la bacchetta dalla veste e, con un particolare movimento del polso, fece calare una totale oscurità.

Harry, confuso, prese a guardarsi intorno non riuscendo a vedere nulla per alcuni minuti quando, una piccola fonte di luce, iniziò ad espandersi poco a poco inghiottendolo. Una volta che riuscì ad aprire nuovamente gli occhi si ritrovò nel bel mezzo di una delle strada più famose di Londra ma era completamente rasa al suolo. Il silenzio la faceva da padrone e un uomo, apparentemente da solo, stava seduto sulle macerie di un vecchio negozio di musica che Harry riconobbe essendoci passato molte volte davanti. L'uomo rideva. Rideva come se quella devastazione fosse il compimento del suo più grande sogno. Iniziò a corrergli contro scagliandogli maledizioni che lo attraversavano senza colpirlo. Durante la sua corsa, vide una miriade di uomini, donne e bambini riversi al suolo ormai privi di vita. La rabbia e l'odio crebbero dentro Harry che velocizzò il passo per poter raggiungere e uccidere quel mostro quando lo sguardo gli cadde su alcune sfumature rosse presenti al margine via completamente disastrata. Pregò con tutto se stesso di essersi sbagliato, che la sua pessima vista gli avesse giocato un brutto scherzo. Si avvicinò per assicurarsi di chi fosse quella chioma scarlatta un po' sbiadita e scoppiò in un pianto disperato. Riversi per terra, sotto cumuli di macerie, vi erano tutti i Weasley, le loro mogli e i loro figli con gli occhi spalancati e, braccia e gambe, piegate in maniere innaturale. Harry si inginocchiò sul corpo martoriato della moglie che teneva ancora stretta in una mano la sua bacchetta e in un altra la mano del piccolo James che teneva stretta la sorellina Lily e il fratello Albus. Gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni verso il cielo, prima di alzarsi nuovamente ed esclamare
"D'accordo! Va bene imparerò le vostre fottute arti oscure" appena terminò la frase e dopo aver rivolto un ultima occhiata alla sua famiglia distesa a terra tutto si oscurò nuovamente facendolo ritornare nella sala insieme ai magici 7 e ad Albus Silente che avevano un espressione di mortificazione sul volto
"Ci dispiace di averle fatto vivere una cosa orribile come questa ma era di vitale importanza farle capire che non può essere fermato in altri modi. Adesso è ad Azkaban. Lei è in coma da una settimana e dobbiamo affrettare i tempi. Noi stiamo cercando di tenerlo buono per quando ci sia possibile ma al massimo potremo reggere un altra settimana. Crede di potercela fare Signor Potter?" Harry in tutta risposta si alzò incamminandosi verso il corridoio fuori dalla sala
"Professore? Cosa sta aspettando? Andiamo no?!" Disse risoluto e con una determinazione che fece rilassare tutti i presenti. Silente si alzò avvicinandosi a lui e, dopo una pacca sulla spalla, lo superò per far strada. Harry fece per seguirlo ma venne bloccato nuovamente da Tolomeo
"Riponiamo in lei le speranze di salvezza del mondo magico. Buona fortuna signor Potter" disse con voce gentile e orgogliosa l'uomo. Harry sghignazzò facendogli un teatrale inchino
"Oh non è la prima volta che me lo sento dire e credo che voi sappiate a cosa mi riferisco. Che voi siate con me allora" esclamò provocando grosse risate e, dopo aver assicurato a Merlino e a Godric Grifondoro di nominarli il meno possibile, segui Silente fuori dalla sala e attraverso il corridoio con una nuova determinazione negli occhi

"Sembra che il mondo magico non possa fare a meno di riporre in te le sue speranze di salvezza mio caro Harry" disse Silente una volta arrivati davanti alla magnifica entrata del grande tempio.
"Così pare. Ma lei conosce gli incantesimi che dovrò apprendere signore?" Chiese Harry con una nota di preoccupazione nella voce
"Oh sì. Li conosco bene. Non dirò che ti piaceranno Harry, ma hai visto con i tuoi occhi cosa accadrà al mondo e a tutti i suoi abitanti. Temo che tu non abbia scelta, devi spazzarlo via, sei l'unico che può farlo e direi che prima accetti il fatto di dover utilizzare gli incantesimi più atroci del repertorio di un mago oscuro e prima potrai tornare indietro e salvare i tuoi cari e il resto del mondo magico" Harry annuì e si immerse nei suoi pensieri mentre la nebbia iniziava ad offuscare la sua visuale densa come la neve. Nonostante non riuscisse a distinguere nemmeno il contorno della sua mano, l'immagine vista in precedenza, continuava a pararsi davanti ai suoi occhi come se la stesse vivendo una seconda volta. Continuava a correre, correre e correre senza riuscire a raggiungere il suo obbiettivo. Senza riuscire a salvare la sua famiglia e i suoi amici. Strinse i pugni talmente forte da conficcarsi le unghie nella carne e il sangue iniziò a fuoriuscire senza raggiungere però il suolo. Goccia dopo goccia, il caldo liquido rosso fluttuava nell'aria tingendo il denso bianco della nebbia. Il viaggio di ritorno sembrò durare più del doppio del tempo di quello di andata. Il nervosismo, la rabbia e la tristezza di Harry avevano raggiunto il livello di rottura e sentiva l'impellente bisogno di muoversi, di tornare dai suoi cari e di estirpare dalla faccia della terra Dimitri Dolcov
"Ha preso una decisione Signor Potter?" Disse la voce dolce e odiosa di Gellert Grinderwald quando ancora la nebbia non era del tutto scomparsa dall'immenso giardino del maniero. Harry si tenne a distanza di sicurezza prima di ringhiare rabbioso
"Insegnami come spazzare dalla faccia della terra quel bastardo di tuo nipote" il biondo di fronte a lui abbozzò un sorriso ed esclamò
"Questo sì che è parlare signor Potter. Iniziamo allora" I due si misero in posizione di attacco e iniziarono a tempestarsi di incantesimi sotto lo sguardo molto interessato di Albus Silente che si era accomodato sul prato con Fanny, la sua vecchia Fenice che era comparsa dal nulla, sulla sua spalla.

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Capitolo 21
*** La potenza dell'amore ***


 Note:
Buona sera a tutti e benvenuti
a questo nuovo capitolo de "La maledizione bulgara"
E' vero, sono un po' in anticipo ma avevo una gran voglia 
di pubblicare per sentire i vostri pareri, consigli o insulti.
Mi va bene tutto basta che sia una recensione ahah
Detto questo vi lascio immergere nei meandri della magia 
Buona lettura 
Albusseverus1996
 

LA POTENZA DELL'AMORE



Erano passate 3 ore da quando Harry, Ron, Victoria e gli altri, erano usciti da Villa Potter per combattere e, tuttavia, nessun gufo e nessun Patronus aveva portato alcuna loro notizia. All'interno del grande salone, nessuno osava proferire parola. Ginny tentava di rassicurare i figli abbracciandoli e mostrando una tranquillità che non gli apparteneva; Hermione faceva lo stesso con i propri; Astoria sembrava essere stata sottoposta ad un incantesimo delle pastoie total body e stava con gli occhi vacui, a fissare un punto, non ben definito del camino continuando a carezzare i capelli del figlio Scorpius; Angelina teneva in braccio il piccolo Fred jr con la testa appoggiata sulle spalle di Penelope con alcune lacrime che le rigavano il volto; Fluer continuava a fare avanti e indietro con le braccia incrociate e il viso rosso di indignazione mentre Dominique cercava di distrarsi e fare lo stesso anche al suo fratellino con scarsi risultati. A rompere il silenzio opprimente che si era creato all'interno del salone, fu proprio la moglie di Bill che, si portò le mani sul volto prima di farle cadere pesantemente sui fianchi prima di esclamare
"Sono tre ore che sono usciti e ancora nessuno si è degnato di informarci su cosa sia successo. Io non ce la faccio più" detto questo Fluer si avviò determinata verso la porta. Non l'aveva ancora raggiunta che quest'ultima si spalancò. Ron, Arthur, Percy, Bill con sua figlia Victorie accanto, Charlie e George fecero capolino all'interno della sala seguiti da Draco, da Victoria e dai suoi figli. I loro volti non promettevano nulla di buono. Espressioni abbattute, sconfitte e, nel caso di Ron, segni di un pianto disperato precedente le cui lacrime avevano lasciato linee scure che nascosero le moltissime lentiggini presenti sul suo volto. Gli uomini si scagliarono sulle proprie mogli, abbracciandole e rassicurandole mentre Ginny si alzò dalla propria poltrona con gli occhi rossi ed un espressione incredula sul volto
"Ron dov'è Harry?" Chiese con voce rotta al fratello. Ron, che stava piangendo silenziosamente sulle spalle di sua moglie, si girò asciugandosi le lacrime per guardarla. Fece per parlare ma la voce gli venne meno coperta dai singhiozzi. Ginny spostò lo sguardo da Ron squadrando uno per uno i volti pieni di tristezza dei suoi familiari
"Lo abbiamo portato al San Mungo Ginny" disse Victoria una volta controllati i singhiozzi "Non sono riuscita a uccidere mio fratello. Ho esitato anche se era schiantato e immobile ai miei piedi. L'ho rianimato. Volevo, pretendevo una spiegazione per tutta questa follia. Lui mi rise in faccia e, prima di darsi alla fuga, scagliò un incantesimo sul Big Ben che distrusse le sue fondamenta. Harry lo inseguì mentre noi altri tentammo in tutti i modi di tenere su la torre. Non sappiamo bene cosa accadde. Dopo molti sforzi riuscimmo a stabilizzarla e iniziammo a riparare le sue fondamenta in modo tale da renderla più solida ma, un grande esplosione, le distrusse completamente e iniziò a cadere nel vuoto. Harry era lì dentro. Teneva stretto Dimitri per la veste mentre tentava di reggersi a qualcosa di solido lo vidi da una finestra rotta situata vicino all'orologio. L'impatto fu devastante. Ci recammo subito sul luogo dello schianto e, dopo aver scavato fra le macerie, lo trovammo in fin di vita. È colpa mia solo colpa mia" riuscì a dire prima di scoppiare in un pianto disperato. Ginny non riuscì a dire una sola parola. L'abbracciò cercando di consolarla impedendo alla disperazione di impossessarsi di lei
"È un uomo forte Victoria. Riuscirà a superare anche questa vedrai. Ha promesso di non lasciarmi mai e i Potter mantengono le promesse" disse sicura di se. Victoria la guardò accennando un sorriso stiracchiato prima di asciugarsi le lacrime e lasciare la sala quasi correndo. Dylan e Trevor lanciarono sguardi mortificati e, dopo essersi scusati con tutti loro, seguirono la madre. Ginny passò 10 minuti nei quali non mosse neanche un muscolo. Era in piedi, vicino alla porta del salone, con sguardo fisso sul legno di quest'ultima. Hermione si avvicinò a lei poggiandole una mano sulla spalla
"Ginny andiamo siediti ti preparo una bella tazza di tè" le disse con voce dolce e tranquilla facendola sussultare
"Devo andare al San Mungo. Milly, Morty!" Disse Ginny a voce alta. I due elfi entrarono di corsa in sala singhiozzando visibilmente. Probabilmente avevano origliato tutto fin dall'inizio
"Sareste così gentili di occuparvi degli ospiti mentre io sono via?"
"C-c-certo signora Potter.... N-n-n-n-noi occupiamo di ospiti" rispose Morty prima di soffiarsi il naso su un grosso fazzoletto di color rosso donatogli da Harry e Ginny per Natale. Quest'ultima lanciò un sorriso spento a suoi familiari e amici prima di correre via lasciando che la disperazione prendesse il sopravvento su di lei

Si smaterializzò in una via isolata di Londra adiacente al San Mungo e scoppiò a piangere accasciandosi sul manto di neve che ricopriva i marciapiedi. Si portò le mani alle tempie cercando, senza successo, di controllare i singhiozzi e, per alcuni minuti, il suo pianto fu l'unico rumore a disturbare il profondo silenzio presente all'interno del vicolo. -Andrà tutto bene- continuava a ripetere una vocina dentro la sua mente -È il mago più forte del mondo intero supererà anche questa-. Iniziò a sentire freddo e i suoi vestiti si inzupparono d'acqua gelida. Così, usando ogni brandello di speranza e di forza rimasto all'interno del suo colpo si alzò, usò un incantesimo per asciugare i vestiti e si incamminò verso l'entrata dell'ospedale magico. Un forte crack alle sue spalle la fece sussultare e alzare la bacchetta
"Chi va là?" Esclamò a gran voce
"Sono io" disse un uomo biondo uscendo dallo stesso vicolo in cui Ginny si era smaterializzata poco prima.
"Voglio stare da sola Draco. Torna dalla tua famiglia" disse abbassando la bacchetta continuando a camminare senza degnarlo di uno sguardo. Malfoy però non demorse e la segui in silenzio. Attraversarono l'entrata del San Mungo e si avvicinarono ad una donna, molto annoiata, che stava seduta dietro ad una scrivania posta al centro della sala.
"Vorremmo sapere in quale reparto sia Harry Potter e se sia possibile vederlo" disse Malfoy precedendo Ginny con la sua classica voce formale. La donna alzò lo sguardo sbuffando e disse con voce irritata
"Si trova al quarto piano stanza numero 13 e no non può ricevere visite" il volto di Ginny iniziò a colorarsi pericolosamente di rosso mentre Draco, abbastanza preoccupato, la trattenne per le braccia prima che potesse squartarla con le sue mani e continuò con voce più fredda
"Grazie dell'informazione" i due fecero per salire le scale quando la donna sbraitò
"EHI! Siete sordi? Ho detto che non può ricevere visite" Ginny scoppiò e a nulla servirono i tentativi di Draco di calmarla. La rossa si avvicinò alla scrivania con la sua bacchetta saldamente in mano
"NON ME NE FOTTE UN CAZZO DI QUELLO CHE ESCE DALLA TUA FOGNA DI BOCCA. MIO MARITO È STATO FERITO GRAVEMENTE E, SE NON VUOI FARE LA SUA STESSA FINE, TI CONSIGLIO DI FARTI GLI AFFARI TUOI" le gridò contro prima di far svolazzare i suoi capelli scarlatti dando le spalle alla donna che era rimasta pietrificata e salire velocemente le scale scomparendo alla vista. Draco si sedette su una sedia posta nel bel mezzo della sala esclamando divertito
"Simpatica eh?"

Ginny arrivò in un lampo al quarto piano. E, dopo essersi fermata un attimo per riprendere fiato, riprese la sua corsa alla ricerca della camera numero 13 nella quale si trovava Harry. Dopo aver corso per i molti corridoi presenti all'interno del piano fermandosi ogni qualvolta incontrava una camera per leggere il numero che la contrassegnava, arrivò a destinazione aprendo con cura la porta. Si ritrovò in una camera molto ampia e piena di persone che la osservavano confusi
"Lei che ci fa qui? Il signor Potter non può ricevere visite" esclamò un alto uomo dal viso burbero con lunghi capelli mori che gli ricadevano sulle spalle. Ginny fece per replicare a tono quando, la direttrice dell'ospedale nonché ex compagna di scuola della donna, la precedette calmando gli animi
"È tutto apposto William. Mi occuperò io della signorina Weasley" disse Padma rivolgendole un sorriso e invitandola a seguirla fuori dalla stanza. Le due donne continuarono a camminare in silenzio. Salirono le scale per raggiungere il bar dell'ospedale dove Ginny ordinò un Whiskey Incendiario doppio mentre l'altra un tè. Si guardarono negli occhi per alcuni secondi prima che Padma rompesse il silenzio
"Non dovresti bere quella roba. È veleno per il corpo" Ginny non parve neanche sentire le sua parole tanto che, prese un gran bel sorso dal suo bicchiere prima di chiedere
"Come sta Harry? Si riprenderà? Cosa gli è successo?" L'ex Corvonero la guardò intensamente negli occhi con un espressione dolce sul volto prima di risponderle
"Non voglio né darti false speranze né prenderti in giro. È molto grave. Il nostro ospedale è specializzato in ferite inferte da incantesimi o bestie oscure. Harry ha subito un fortissimo trauma cranico e i guaritori possono fare ben poco per lui. Hanno provato a rianimarlo senza successo. Hanno provato a somministrargli decine di pozioni ma il risultato non è cambiato. Ho fatto chiamare i migliori medici babbani che si occupano di traumi cerebrali. Adesso lo trasporteranno in uno dei loro migliori ospedali e si prenderanno cura di lui ma nessuno né i loro medici né tantomeno i nostri guaritori possono definire con certezza i tempi di un suo risveglio. Possono volerci giorni, settimane, mesi o potrebbe non farlo mai. Mi dispiace di non poter fare di più Ginny, mi dispiace davvero" disse la donna dai capelli corvini avvicinandosi a Ginny per darle alcune pacche sulla spalla. La rossa annuì, vuotò il suo bicchiere e si rivolse nuovamente alla direttrice
"Grazie della sincerità. Posso vederlo?" La donna annuì e fece nuovamente strada fino alla camera del piano inferiore
"Lasciamoli soli per qualche minuto. William, signor Walters" gli uomini presenti all'interno della stanza annuirono, un po' riluttanti e abbandonarono la sala lasciando Ginny da sola. Quest'ultima si avvicinò lentamente al lettino nel quale giaceva suo marito inerme si evocò una sedia e si sedette al suo fianco. Harry portava una maschera che Ginny non aveva mai visto che gli copriva naso e bocca. Il suo volto era coperto di tumefazioni e tagli dovuti alla caduta. Aveva moltissime frattura e una maledizione, probabilmente molto potente e oscura, era stata contenuta ma aveva lasciato una profonda ferita sul suo braccio destro. La sua era un espressione serena, una di quelle che un soldato ha prima di morire per una giusta causa. -Ma lui non è morto- iniziò la voce dentro la sua testa -Sta solo riposando tutto qui- Ginny appoggiò la sua fronte sulla spalla acciaccata del marito iniziando a piangere
"Devi tornare da me. Lo hai promesso. I Potter mantengono le promesse lo hai detto tu. Ti prego amore mio. Ti imploro torna da me. I tuoi figli ti aspettano" alzò la testa, sposto la maschera e lo baciò dolcemente
"Ehm.... Sarà meglio andare Ginny" disse Malfoy facendo capolino nella sala. La rossa annuì e uscì con gli occhi lucidi e pieni di lacrime. Nel corridoio incrociò Padma Patil intenta in una fitta conversazione con l'alto uomo incontrato in precedenza all'interno della stanza di Harry. Ginny si avvicinò a loro seguita da Malfoy
"Ginny ti presento l'uomo che si occuperà di Harry, il signor Steven Walters capo chirurgo del Royal Brompton Hospital" disse la direttrice una volta accortasi dell'arrivo della rossa che strinse la mano del uomo che le sorrise di rimando
"Come le avrà sicuramente già riferito la signora Patil, il nostro è uno degli ospedali meglio attrezzati di tutta l'Inghilterra in merito a traumi cerebrali. Mi occuperò personalmente di suo marito. Purtroppo la situazione non è delle migliori ma non perda la speranza. Faremo tutto il possibile per salvarlo" Ginny annuì ringraziandolo e dopo aver salutato Padma e il signor Walter, lei e Malfoy uscirono nella fredda aria invernale e si smaterializzarono, nuovamente, in direzione di Villa Potter

Erano ancora tutti lì, esattamente nei posti in cui erano quando Ginny uscì per dirigersi da suo marito. Sembrava che nessuno volesse muovere un muscolo fino a quando non si fossero sincerati delle condizioni in cui si trovava il loro più caro amico. Ron era seduto accanto ad Hermione che cercava invano di calmarlo. Tremava dalla testa ai piedi e, i suoi occhi, erano gonfi e rossi. Quando Ginny e Draco entrarono nel salone, la donna venne raggiunta immediatamente dai suoi figli che, gettandosi addosso a lei, scoppiarono in un pianto disperato chiedendo, tra un singhiozzo e un altro, se avrebbero avuto ancora il grande onore di abbracciare il proprio padre o di giocare insieme a lui mentre l'uomo attraversò la sala raggiungendo la moglie sedendosi al suo fianco
"Shhh piccoli miei. Andrà tutto bene. Non dubitate della forza di vostro padre. Ha promesso di tornare e lo farà. Adesso andate a giocare con i regali che avete ricevuto per Natale su" James, Albus e Lily si rilassarono leggermente alle parole della madre e, anche se riluttanti, obbedirono e uscirono dalla sala seguiti dai figli di Ron e da Scorpius
"Quindi? Come sta? Si riprenderà?" Chiese Hermione con le lacrime agli occhi mentre suo marito smise di tremare alzando lo sguardo per fissarlo sul volto della sua sorellina che gli sorrise prima di prendere la parola prendendo posto su una poltrona
"È grave ma al San Mungo non possono far nulla per aiutarlo in quando le ferite che ha riportato non sono di natura magica. Lo hanno trasportato in uno dei migliori ospedali babbani di tutta la Gran Bretagna dove si occuperanno di lui. Potrebbe svegliarsi tra un giorno come potrebbe non farlo mai" Ron si alzò facendo forza con le braccia sui braccioli della poltrona, si avvicinò a Ginny e l'abbracciò stringendola stretta a se. La rossa ricambiò l'abbraccio cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di sgorgare da un momento all'altro
"Si sveglierà. A costo di prenderlo a schiaffi personalmente per una decina d'anni io lo riporterò qui. Da te. Da noi" sussurrò Ron vicino al suo orecchio. Ginny annuì con forza prima di sciogliere l'abbraccio e sedersi nuovamente
"Sarà meglio che vada al ministero. Ci saranno un miliardo di cose da sbrigare" disse Percy alzandosi dalla sua poltrona prima di salutare tutti e sparire insieme alla moglie Penelope. Poco a poco tutti gli ospiti li imitarono raccomandando Ginny di chiamarli in caso di bisogno. Alla fine rimasero solo Ron, Hermione e Ginny nell'immenso salone. Il primo, stanco morto dopo la pesante giornata avuta, era crollato sul divano sotto le costanti e meticolose attenzioni della moglie che continuava a carezzargli i capelli
"Dovreste andare a casa. Io sto bene Herm e voi siete stanchi morti" disse Ginny mentre prendeva in braccio il figlio Albus che era collassato sul tappeto insieme a suo fratello, sua sorella e ai figli di Ron. Hermione la guardò concedendo ad un sorriso di scalfire la maschera di tristezza che portava sul viso
"Oh ma questa casa è così grande e poi mi farà bene non dover cucinare, pulire e sistemare per un po'. Sai io non ho una reggia dove gli elfi domestici fanno a gara per poterci lavorare" esclamò con voce divertita prima di alzarsi e, con un colpo di bacchetta, fece lievitare i piccoli addormentati seguendo la rissa ai piani superiori. Dopo aver adagiato i loro figli in diverse stanze, Ginny e Hermione scesero nuovamente chiedendo a Milly e Morty di cucinare qualcosa per loro e, una volta sedute nuovamente sulle comode poltrone del salone, Ginny si rivolse verso la sua migliore amica sorridendole e sussurrandole un grazie striminzito che fece ridere Hermione che corse ad abbracciarla

I giorni passavano velocemente ma non ci fu nessuna novità rilevante né negativa né tantomeno positiva. Ginny, accompagnata quasi sempre dal fratello Ron, si recava ogni giorno all'ospedale babbano per visitare Harry, per parlargli, per raccontare ciò che stava succedendo nel mondo magico e di come Dolcov era stato catturato solo grazie al suo incredibile coraggio e finendo sempre per implorarlo di svegliarsi per tornare da loro. Era sempre più difficile per entrambi vederlo in quelle condizioni e Ron iniziò a diventare sempre più nervoso sia a lavoro con i suoi uomini sia con la sua famiglia. I litigi diventarono numerosi a Villa Potter e Ginny iniziò a passare notti intere all'interno dell'ospedale usandolo come rifugio personale

"Dovresti rassegnarti Ginny" sbottò Ron mentre erano seduti intorno al tavolo della cucina intenti nella cena. Erano passate più di due settimane dallo scontro tra Harry e Dimitri e ancora nulla. I medici continuavano a consigliare pazienza ma le sensazioni di impotenza e di inquietudine si fecero sempre più dure da sopportare, rendendo più irritabili e tristi tutti i familiari e tutti gli amici del povero Auror. Ginny iniziò a ricevere sempre più gufi da Hogwarts per le zuffe che James continuava ad avere con qualunque Serpeverde che si azzardasse a dire una sola parola contro suo padre. Albus si chiuse in se stesso rifiutandosi di parlare perfino con sua madre e Lily continuava a piangere tutte le notti. Ginny non sapeva come aiutarli. Ci provava con tutta se stessa cercando di infondere un po' di speranza e di coraggio che però lei aveva completamente perduto. Per questo motivo la donna continuava ad uscire per andare nel suo rifugio cercando rassicurazioni che il marito non poteva concederle.
"Sono passate due settimane, dovresti iniziare a pensare che forse non si sveglierà più. Non questa volta" continuò Ron lasciando che alcune lacrime scivolassero dal suo viso cadendo sull' arrosto con patate che stava fingendo di mangiare. Ginny si alzò dalla sua sedia, rossa in volto, e avvicinandosi al fratello urlò
"Io non mi arrenderò mai. Ha promesso di tornare da me e lo farà" Ron imitò la sorella alzandosi sovrastandola in altezza ma la donna non mostrò un briciolo di paura e continuò a guardarlo fisso con il fuoco che divampava nei suoi occhi
"Non è un super eroe Ginny. Nemmeno lui può battere la morte, prima te lo metti in testa e prima riuscirai ad andare avanti e ricordarlo per l'uomo meraviglioso che è stato" disse Ron con voce rotta ricevendo un occhiata truce dalla moglie che gli poggiò una mano sulla sua spalla stringendo più forte che poté. La rossa sbatté gli occhi un centinaio di volte prima di correre verso la porta lasciando una scia di lacrime al suo passaggio. Corse fino ad arrivare al cancello che limitava la sua proprietà e ci passò attraverso. Le sbarre, di solido acciaio, si polverizzarono al suo passaggio per ricrearsi subito dopo. Si smaterializzò in direzione del suo rifugio personale correndo per l'oscurità delle vie desolate piangendo le poche lacrime che le erano rimaste. Alcuni secondi dopo si trovava già all'interno dell'ospedale babbano. Salutò tutti gli infermieri e i medici che ormai conosceva bene con un rapido gesto della mano prima di involarsi su per le scale. Salì i soliti due piani prima di svoltare a destra attraversando il primo corridoio dove si trovava una sala piena di strani macchinari contenenti pacchetti di patatine e dolciumi vari e alcuni tavolini circondati da alcune comode sedie imbottite. Non incontrò nessuno durante tutto il tragitto ma, visto l'orario, non rimase per nulla sorpresa. Continuò a camminare a passo veloce arrivando a destinazione. Fece per aprire la porta quando una voce la fece sobbalzare
"Signora Weasley! Che ci fa qui a quest'ora della notte?" Chiese il signor Walters parlando con la sua classica voce calda. Ginny si girò per guardarlo asciugandosi le lacrime provando a rivolgere un sorriso all'uomo che stava di fronte a lei senza successo. Era come se i suoi muscoli facciali si rifiutassero categoricamente di alzare gli angoli della sua bocca. Dopo vari tentativi ci rinunciò e sussurrò con un filo di voce
"Vengo qui tutte le notti e lei lo sa bene. Dovrebbe smetterla di chiederlo dottore" l'uomo le lanciò un occhiata piena di comprensione prima di raggiungerla e aprire la porta della camera dove riposava Harry facendole un galante inchino
"Beh non sarà sola questa volta" disse il signor Walters. Ginny lo guardò confusa prima di entrare all'interno della camera chiudendosi la porta alle spalle.

"Victoria!? Cosa ci fai qui?" Chiese la rossa vedendola seduta sulla stessa sedia su cui lei si accasciava ogni qualvolta veniva a trovare il marito. Victoria alzò la testa che teneva stretta tra le mani guardando verso Ginny con occhi bagnati dalle lacrime. La bionda tirò su con il naso e si schiarì la voce prima di rivolgersi alla nuova arrivata
"Oh Ginny... M-m-me ne vado immediatamente. So che non ho nessun diritto di stare qui. Se tuo marito si trova in questo stato è solo colpa mia. Mi odierai come è normale che sia ma ti assicuro che il tuo odio non supererà mai quello che io provo verso me stessa. Perciò buona serata" fece per andarsene ma Ginny la bloccò
"L'unico responsabile di quello che è successo a Harry è tuo fratello. Tu non sei come lui. Non uccideresti nessuno a sangue freddo un uomo che svenuto e senza possibilità di difendersi. In più è anche tuo fratello. Neanche io se fossi stata nei tuoi panni ci sarei riuscita" Victoria la guardò sbalordita prima di scagliarsi su di lei abbracciandola forte e iniziando a piangere senza freni. Fu solo quando un Patronus, che fece capolino nell'oscurità della sala illuminandola, le fece staccare e fissare il nuovo venuto con una buona dose di preoccupazione
 

Dolcov è riuscito a liberarsi dalla sua camicia di forza antimagia.
Ha ucciso le guardie ed è fuggito con altri 20 prigionieri
Abbiamo bisogno di te Vic.


La donna trasformò la sua disperazione in pura rabbia e fece per sparire ma Ginny la bloccò per una seconda volta
"Fa attenzione e ammazza quel bastardo" disse con voce ferma e decisa. Victoria le rivolse un sorriso, annuendo con foga prima di abbandonare la stanza alzando un vortice di polvere. Ginny baciò leggermente le labbra di Harry con le lacrime agli occhi
"Ho bisogno di te amore mio. I tuoi figli hanno bisogno di te. Tutti i tuoi amici hanno bisogno di te. Il mondo magico ha bisogno te perciò svegliati ti prego" disse appoggiando la testa sul braccio ricoperto di strani filamenti trasparenti e garze bianche

"Non male come duellante signor Potter. Un po' prevedibile e con l'odioso vizio di mirare solo a disarmare e non uccidere il nemico ma tutto sommato può andar bene. Ora si deve concentrare e ascoltarmi molto attentamente" disse Gellert Grinderwald dopo aver duellato con Harry per alcune ore. Il famoso Auror continuò, per tutta la durata del duello, a massaggiarsi la tempia che minacciava di esplodergli per la quantità di voci diverse che si mescolavano al suo interno. Non ricevendo risposta, l'ex mago oscuro iniziò a irritarsi e si avvicinò a lui a bacchetta sguainata. Silente, che osservò con attenzione tutto il duello non muovendo neanche un muscolo da dove si era accasciato una volta che lui e Harry erano tornati dal colloquio avuto con i magici 7, si alzò e in un lampo fu a fianco all'Auror che, per il dolore, si era piegato sulle ginocchia, abbandonato sul prato la sua bacchetta e portato le mani sulle tempie dando l'impressione di voler spremere fuori le voci come il succo da una radigorda.
"Harry, caro ragazzo, la tua mente è tempestata da voci sovrapposte suppongo" disse Silente con voce preoccupata. Harry, non riuscendo a articolare nemmeno la più piccola e semplice frase, annuì con forza continuando a fare pressione con le mani ben salde ai lati della sua testa. L'ex preside si avvicinò a lui. Si chinò giusto quanto bastava per guardarlo negli occhi e, estraendo la sua bacchetta, mormorò alcuni incantesimi ad una velocità così elevata, che Harry non riuscì a cogliere neanche una parola. Le voci iniziarono ad essere più nitide e, pian piano, iniziarono a placarsi. Riconobbe alcune di esse come quelle di Victoria, di Ron, di Hermione e, soprattutto, di sua moglie e dei suoi figli. Il tono che avevano le loro voci era disperato. Riuscì a ascoltare molto chiaramente il pianto della figlia Lily, dell'amico Ron e di Ginny. Stavano soffrendo e questo non lo poteva permettere. Usando tutta la forza a sua disposizione si alzò in piedi. Fronteggiando Grinderwald prima di riuscire a cogliere alcune singole frasi

"Ucciderò quel bastardo Harry. Non esiterò ancora"
disse la voce rotta dal pianto di Victoria

"Dolcov è scappato" disse la voce inconfondibile di Ron

 
"Abbiamo bisogno di te" disse questa volta la voce di Ginny



Sentendo la richiesta diretta della moglie, Harry si asciugò le lacrime con la veste con aria risoluta e determinata prima di rivosi al biondo che stava di fronte a lui
"Cominciamo. La mia famiglia ha bisogno di me"
"Benissimo. La maledizione che le insegnerò si denomina Nihilum. Il suo effetto è molto semplice, annienta completamente il tuo avversario spezzandogli ogni osso del corpo. Può essere contrastata ovviamente. La ferita che porta sul braccio destro ne è la prova. L'unico modo che lei ha per sconfiggere il mio folle nipote e colpirlo con la suddetta maledizione dritto in mezzo al petto" Harry lo guardò fisso reprimendo il disgusto provato per le arti oscure di questo genere e chiese
"Come si evoca?" Gellert sorrise divertito e spiegò
"La formula è "Et deleverit" anche se non è consigliabile gridarla ai 4 venti. Per evocarla deve cercare far fluire tutto l'odio presente nel suo corpo verso la fonte da quale ha deciso di scagliarlo che sia una mano, un dito o una bacchetta è irrilevante e desiderare davvero che il nemico a cui è diretta soffra, soffra come nessuno ha mai sofferto. Se l'odio con cui è stato evocato è sufficientemente intenso, tutte le ossa, perfino la più piccola falange del tuo nemico si spezzerà più e più volte, la sua pelle si lacererà trasformandolo in poco più che in un pugno polvere insanguinata. Qualche domanda?" Harry abbandonò la sua bacchetta e si preparò per scagliare l'orribile maledizione su chiunque dovesse farlo
"Si. Chi è il mal capitato su cui fare pratica?" Gellert agitò la bacchetta e un alto ragazzo di un'età inferiore ai trent'anni apparì dal nulla. Harry scoppiò in una risata quasi isterica vedendolo e chiese ironicamente
"Tom Riddle!? Sul serio Silente?" I due anziani e potenti maghi sorrisero e annuirono
"Mi è parso il più idoneo per questo lavoro e poi sta ancora pagando per i suoi peccati. Mi sembrava giusto dare una mano ai magici non credi Harry?" L'Auror ghigno malignamente esclamando
"Oh sì."
Il giovane Voldemort aprì le danze con il suo solito Avada Kedavra che Harry evitò senza troppi problemi. Iniziarono a tempestarsi di incantesimi. L'Auror era nettamente superiore del suo avversario e, ricordando che sua moglie invocava a gran voce il suo aiuto, disarmò il suo avversario che, incredulo, cercò di fuggire strisciando per il prato verde del gran maniero di proprietà del bulgaro Grinderwald. Lo raggiunse e, con un calcio lo fece voltare. I suoi occhi avevano delle sfumature di rosso ma ancora la trasformazione in Lord Voldemort non era avvenuta ed erano pieni di stupore e paura. Harry poggiò il palmo della mano sul petto del nemico pronunciando la potente e oscura maledizione appena appresa
"Questo è per i miei genitori e per tutti gli altri che sono morti per sconfiggerti" disse con un filo di voce mentre ogni centimetro del corpo di Tom Riddle si contorceva in maniera atroce. Urlò fino all'ultimo per tutta la durata della maledizione e, dopo 10 minuti di pura agonia, esalò il suo ultimo respiro e di lui non restò nulla più che della polvere rossastra. Grinderwald applaudì molto compiaciuto mentre Silente guardava tristemente la scena
"Lei sarebbe un ottimo mago oscuro me lo lasci dire signor Potter. Ottimo lavoro davvero" disse il bulgaro continuando a battere le mani e a congratularsi con Harry che continuava a scuotere il capo
"Non merito nessun complimento per questo. Quello che ho fatto è orribile e nessuno si meriterebbe di morire in modo così tanto atroce e violento, ma ho imparato ormai che ciò che è giusto spesso e volentieri viene superato da ciò che è necessario. Adesso vorrei tornare indietro se non vi dispiace" disse sconsolato ma deciso facendo tornare il sorriso sul volto del suo ex preside che gli diede una pacca sulla spalla dicendo
"Un vero Grifondoro degno di questo nome. Sono orgoglioso di ciò che sei diventato Harry davvero. Comunque per tornare devi sederti, chiudere gli occhi e seguire la voce della tua dolcissima moglie" Harry lo guardò leggermente irritato
"Tutto qui. Per Godric.... Ops mi dispiace" disse alzando gli occhi al cielo fissando alcune nuvole dalle forme più disparate. Alle sue parole, una di esse, si trasformò nel volto del fondatore della sua ex casa ed esclamò con voce divertita
"Non deve preoccuparsi Signor Potter. Siamo orgogliosi di lei buona fortuna" Harry, dopo lo stupore iniziale, sorrise e abbassò gli occhi per poter guardare quelli azzurri, pieni di dolcezza e penetranti di Silente e quelli freddi, grigi e scaltri di Gellert Grinderwald
"Penso che sia arrivato il momento dei saluti Harry" disse il primo con la sua classica voce gentile e rassicurante
"Il mondo magico di certo non si salverà da solo. Non avrei mai pensato di dirlo, ma è stato un onore per me farle da insegnante signor Potter" disse il bulgaro aprendo un sorriso e porgendo la mano all'Auror che la strinse con foga
"Ci rivedremo" disse Harry con una nuova luce di speranza all'interno dei suoi occhi verdi. Silente e Grinderwald risero di gusto
"Oh speriamo il più tardi possibile" esclamarono all'unisono rivolgendogli l'ultima occhiata prima di girarsi e iniziare a camminare allontanandosi da lui. Quando scomparvero dietro un angolo dell'immenso maniero, la nebbia, tornò ad offuscargli la vista. Harry chiuse gli occhi pensando ai suoi cari che avevano un disperato bisogno di lui immergendosi nell'oscurità della sua mente. Iniziò a cercare la fonte delle suppliche della moglie ma esse erano cessate. Iniziò a cadere nel vuoto a gran velocità e, prima che potesse anche solo chiedersi cosa gli stesse accadendo, si ritrovò sdraiato su qualcosa di morbido sentendo dolori in gran parte del suo corpo.

Aprì gli occhi e alzò le spalle appoggiandole ai molti cuscini che erano posizionati sotto alla sua testa. Fece per muovere il braccio destro ma un peso glielo impedì. Tastò con la mano libera il vuoto fuori dal suo letto cercando qualcosa su cui potessero essere i suoi occhiali poiché senza di essi non riusciva a mettere a fuoco nulla che non fosse ad un palmo dal suo viso. Dopo alcuni minuti di faticosa ricerca, la sua mano toccò qualcosa di freddo e metallico. Continuò a seguire il suo perimetro fino alla sua cima e, finalmente, qualcosa di rotondo e, al tatto, distrutto cadde andando a scontrarsi contro le grate del letto. Harry li riparò in un lampo e li indossò. Con o senza occhiali il risultato non cambiò poi molto. Era immerso nell'oscurità di una grande sala ed era pieno di strani tubicini trasparenti. Fece per strapparli, quando il suo sguardo finì per imbattere in un enorme massa di capelli che gli impediva di muoversi. Un sorriso spontaneo gli spuntò sul viso tumefatto vedendo la moglie addormentata al suo capezzale. Pensando di provocarle un profondo shock se l'avesse svegliata così di getto, la spostò leggermente per riuscire a muovere il braccio quel tanto che bastava per permettergli di strappare i tubi che lo collegavano a strani macchinari che non aveva mai visto in vita sua. Accese una luce per vedere meglio ciò che faceva e si alzò lentamente. Si accorse di essere completamente nudo e, vedendo che i suoi jeans e la sua maglietta erano ricoperti da tagli, macchie di sangue e polvere, li pulì, li riparò e li indossò prima di dirigersi verso la moglie addormentata
"Tesoro" la chiamò dolcemente "Tesoro mio andiamo svegliati sono qui"
"Oh no non ancora quel sogno ti prego" gemette Ginny aprendo leggermente gli occhi. Harry rise di gusto e disse con voce divertita
"Era da tanto tempo ormai che non mi sognavi più. Forse dovrei cadere più spesso da torri alte 90 metri" la donna aprì gli occhi e guardò fissa suo marito con le lacrime agli occhi
"Tu... Non sei reale vero?" Disse lei con voce rotta dai singhiozzi. Harry la baciò con foga tenendola più stretta possibile a se prima di allontanarla per un attimo dicendo
"I Potter mantengono sempre le promesse dovresti saperlo"
"Harry oh santo Godric finalmente" disse scagliandosi nuovamente su di lui piangendo a dirotto e baciandolo qualsiasi punto le sue labbra riuscissero ad arrivare
"Andiamo a casa" disse Harry dopo qualche decina di minuti di effusioni. Ginny annuì tenendolo stretto come se non volesse lasciarlo andare mai più e, ritrovata la felicità persa da qualche settimana, sorrise scortandolo fuori dalla stanza.

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Capitolo 22
*** Inizia il secondo round ***


Note:
Salve a tutti e benvenuti a questo nuovo capitolo de "La maledizione bulgara"

Inizio chiedendo umilmente perdono per il mio colossale ritardo.
Dicono che l'attesa aumenti il desiderio perciò spero che il capitolo
sia all'altezza delle vostre aspettative e che, la sua lettura, possa rilassarvi e farvi sorridere.
Detto questo vi auguro una Buona Lettura e per qualsiasi critica, consiglio o chiarimenti, recensite
Albusseverus1996 




INIZIA IL SECONDO ROUND



Uscire dall'ospedale non fu un impresa facile. I medici babbani, sconvolti dal repentino risveglio di Harry, iniziarono a riempirlo di domande e ad esaminare ogni centimetro del suo corpo cosa che risultò loro molto più complicata del previsto in quanto, la rossa, non ne voleva sapere di allontanarsi nemmeno di qualche centimetro dal loro paziente. Dopo mezz'ora nella quale gli infermieri si rifiutarono categoricamente di lasciare uscire i due dall'ospedale, Ginny perse la pazienza e, con un violento pugno in faccia, colpì il primario dopo che quest'ultimo le aveva ribadito, per l'ennesima volta, che suo marito sarebbe dovuto restare in osservazione per qualche giorno. I suoi assistenti si bloccarono di colpo e, forse per la troppa paura di essere aggrediti da Ginny, scortarono lei e Harry fuori dallo stabilimento.
"Un ospedale babbano? Dovevi essere proprio sconvolta eh?" Disse Harry con voce ironica mentre lui e la moglie svoltavano su di un vicolo buio e desolato per potersi smaterializzare. Ginny in tutta risposta si strinse più forte al corpo del marito alzandosi sulle punte arrivando ad altezza del suo orecchio
"Credevo che questa volta non ce l'avresti fatta" sussurrò lei con un filo di voce. Harry sorrise scoccandole un bacio sulla fronte sussurrando a sua volta
"Questa volta ci sono andato vicino e ti prometto che non succederà più" la rossa affossò il suo viso nel petto del marito che la strinse a se prima di compiere la solita giravolta sparendo nel nulla. Atterrarono giusto di fronte alla grande inferriata che delimitava i confini dell'immensa Villa Potter. Harry fece per attraversarla ma Ginny, tirandolo per un braccio, lo bloccò. L'Auror la guardò per un attimo confuso dall'espressione imbarazzata che lei portava sul volto
"Qualche problema tesoro?" Chiese lui con voce dolce. Ginny nascose il viso tra i suoi folti capelli rossi e si strinse ancora un po' di più al suo petto. L'Auror la sollevò da terra e insieme attraversarono il grande cancello.
"Mi chiedevo.... Emhh.. Se durante il coma tu avessi sentito qualcosa di quello che io, Ron e tuoi figli ti raccontavamo.." Disse la donna dalle braccia del valoroso Auror dopo qualche secondo di silenzio mentre attraversavano il vasto giardino. Harry fece una smorfia piena di dolore e tristezza prima di fermarsi ad osservarla
"Oh sì. Ho sentito tutto. Tutte le vostre preghiere, le vostre disperate richieste di aiuto. Ho vissuto una esperienza molto particolare in queste settimane ma ti racconterò tutto davanti ad un bel bicchierone fumante del miglior Whiskey incendiario della sono nostra cantina, ai nostri figli e ai nostri amici" Disse con voce calda, dolce ma allo stesso tempo determinata. Ginny lo guardò con occhi pieni di curiosità ma non fece domande, annuì e si abbandonò alle braccia del marito che, non mostrando la minima stanchezza, continuò ad attraversare, con lei in braccio, quello che rimaneva del giardino per raggiungere la porta di casa

"Papà vuoi giocare con noi all'aggeggio babbano di James e Lily? Ci manca un giocatore e mamma è davvero pessima nei giochi di guerra" fece la voce della piccola Rose dal grande salotto della villa.
"Non ora Rose ho molto lavoro da sbrigare" Harry restò sconvolto dal tono di voce usato dal suo migliore amico. Freddo, distaccato. Niente a che vedere con il padre amorevole e divertente che ricordava.
"Beh mia cara nipotina, se il tuo burbero padre non vuole accontentarti lo farò io" esclamò Harry divertito facendo capolino nella sala precedendo sua moglie e lanciando occhiate truci in direzione del suo migliore amico che, nonostante fosse stato interpellato, non alzò gli occhi dalle varie pergamene che era intento a leggere
"C'è chi deve lavorare George. Essere il Capo del Dipartimento Auror non è come dirigere uno stupido negozio di scherzi" disse lui con voce velenosa. I volti di Hermione e Rose erano raggianti di felicità e alcune lacrime iniziarono a rigare le loro guance ma, su indicazione di Harry, non fiatarono. Quest'ultimo si avvicinò alla poltrona del suo migliore amico cercando di fare il meno rumore possibile e, una volta raggiunta, gli tirò una forte manata sulla nuca. Ron alzò gli occhi con il volto rosso dalla rabbia
"Ma sei impa...... Harry..." Disse con un filo di voce "Per la barba di Merlino... HARRY" continuò mentre la maschera fredda e calcolatrice che portava sul volto si sgretolava per lasciar fuoriuscire di nuovo il solito e adorato Ronald Weasley.
"Shhhh idiota voglio fare una sorpresa ai miei figli e tu non me la manderai a monte e non azzardarti mai più a portare negatività nel tempio di spensieratezza che è questa casa" sussurrò Harry abbracciando stretto il suo migliore amico che aveva iniziato a scusarsi tra un singhiozzo e un altro. Ci vollero 10 minuti buoni prima che Ron riprendesse il controllo di se.
"Beh.. Andiamo a giocare con l'aggeggio babbano? Weasley contro Potter?" Chiese Harry con un ghigno malizioso a Rose dopo che, quest'ultima insieme a sua madre, sciolsero il loro caloroso abbraccio di bentornato. La piccola annuì prima di asciugarsi le lacrime scortando i due Auror fuori dal soggiorno. Salirono una rampa di scale, svoltarono a sinistra e bussarono alla porta della camera di James che al momento si trovava ad Hogwarts.
"Si?" Rispose Lily con un filo di voce
"Sono Rose ho trovato altri due giocatori" disse lei con una felicità disarmante nella voce
"Ti prego non un'altra volta lo zio Percy... Voglio fare una partita seria" disse l'inconfondibile voce di Albus dall'interno della stanza.
"Oh no. Non è lo zio Percy e muovetevi ad aprire" continuò Rose con una certa impazienza. Si sentì il rumore metallico di una chiave che veniva inserita all'interno di una serratura e la porta si aprì e un bambino dai capelli corvini e occhi verdissimi spuntò sulla soglia. Egli fissò lo sguardo su Rose perciò nemmeno si accorse della presenza di suo padre
"Ebbene? Chi è questo nuovo giocatore?" Disse con voce spenta e priva di qualsiasi entusiasmo che da sempre lo aveva contraddistinto. Harry si fece avanti abbassandosi sulle ginocchia e abbracciò forte suo figlio che era rimasto quasi pietrificato alla sua vista. Strinse le sue braccia intorno alle spalle di suo padre e scoppiò in un pianto liberatorio. Sentendo i singhiozzi del fratello, Lily uscì di corsa dalla stanza.
"Papà.... PAPÀ!! FINALMENTE" esclamò prima di gettarsi sulle braccia del padre raggiungendo il fratello Albus. Harry, sotto il loro peso, cadde rovinosamente al suolo e, in un attimo, si ritrovò sommerso non solo dai corpi dei propri figli, ma anche da quelli di Rose e suo fratello Hugo più quello del loro padre
"Ragazzi vi prego... Non credete che io abbia rischiato la vita un po' troppe volte?" riuscì a dire lui dopo qualche minuto di soffocamento.
"Andiamo di sotto ho qualcosa da raccontarvi". Alle sue parole, i suoi figli e quelli di Ron, scattarono in piedi con i volti pieni di curiosità. Il Capo Dipartimento Auror, tuttavia, non si mosse di un millimetro. Probabilmente, felice com'era di avere di nuovo con se il suo migliore amico, non sentì nemmeno una parola. Harry lo guardò con un misto di divertimento e irritazione prima di, senza tanti complimenti, spingerlo via facendolo sbattere contro lo spigolo della porta della camera di James che era rimasta aperta. Tutti scoppiarono in una risata a crepapelle mentre Ron si alzava imprecando sonoramente massaggiandosi la nuca dolorante
"Beh? Scendiamo? Ho una gran voglia di sapere ciò che hai da raccontarci. Così, successivamente, i Weasley potranno stracciare i Potter all'aggeggio babbano" disse lui aprendo un grande sorriso sul volto
"Oh questo lo vedremo Ronnie" replicò Harry a tono

Una volta tutti riuniti nel grande salone della casa, Harry partì con il suo racconto, dallo scontro con Dolcov, al suo arrivo al maniero di Grinderwald e l'incontro con il bulgaro e Silente, dal colloquio con i Magici 7 all'allenamento. Stupore, incredulità e ancora più stupore, iniziò ad invadere la sala e i volti dei presenti. Ginny stava sulle gambe del marito e lo fissava con la bocca semi-aperta; Albus e Lily, che stavano seduti ai piedi della poltrona su cui sedevano i propri genitori, avevano gli occhi praticamente fuori dalle orbite; Hermione e i suoi figli erano i soli a sembrare più curiosi che sorpresi e continuavano a guardare Harry con ammirazione annuendo a qualsiasi cosa lui dicesse e Ron, beh, Ron aveva il suo classico volto che, tradotto letteralmente, significava -Non ho la benché minima idea di cosa tu stia dicendo ma sono felice che tu non sia morto-. Quando Harry terminò il suo racconto all'interno della sala calò un silenzio totale. L'unico rumore proveniva da lui e sua moglie che si scambiavano attenzioni molto affettuose sotto gli sguardi disgustati dei propri figli. Fu proprio Albus che, non potendo sopportare per un minuto di più di guardare sua madre e suo padre che facevano i fidanzatini innamorati, si alzò da terra e chiese dopo essersi schiarito sonoramente la voce
"Papà. Posso parlarti? Ehm... In privato?" Harry guardò il volto del proprio figlio imporporarsi a vista d'occhio e, un po' preoccupato, diede un rapido bacio a Ginny prima di seguire Albus fuori dalla porta del salone.
"Che succede campione?" Chiese Harry una volta raggiunto il giardino. Albus lo guardò ancora con il volto rosso dall'imbarazzo
"Ehm... Hai detto che emh... Tra i Magici 7 non vi è stato incluso Salazar Serpeverde... Giusto?" Chiese il piccolo con un filo di voce. Harry annuì ancora più confuso di prima
"Si è così e per ovvi motivi aggiungerei. Cosa ti turba Al?" Chiese lui dolcemente. Albus si avvicinò rapidamente al padre abbracciandolo stretto
"So che è stupido parlarne proprio adesso che sei tornato da noi e non voglio darti l'impressione che tu non mi sia mancato o cose simili ma volevo parlarne con qualcuno e preferivo farlo con te che con la mamma. Il prossimo settembre andrò ad Hogwarts e sono preoccupato e, ovviamente, avere un fratello che ha creato una gang chiamata Principi Delle Malefatte non è il massimo quando soffri di problemi con l'autostima" il piccolo parlò tanto rapidamente che Harry fece fatica a stare al passo delle molte parole e frasi che si susseguivano. Impiegò alcuni secondi prima di comprendere a pieno la ragione di tanta preoccupazione.
"Albus tu non hai idea di quanto le tue parole mi rendano felice e orgoglioso di me stesso. Non credo che ci sia cosa migliore per un padre nel constatare quanto i propri figli contino su di lui. Io adoro quando dimostrate di avere bisogno di me e so che non sarà così per molto perciò mi godo il momento finché dura. Comunque tu sei preoccupato di finire in Serpeverde non è così?" Chiese Harry con voce dolce. Albus lo guardò ancora più imbarazzato di prima. Iniziò a balbettare parole incomprensibili prima di riuscire formulare una frase di senso compiuto
"E tu c-c-come fai a saperlo?"
"Sei mio figlio e, per quanto pessimo come padre posso essere, conosco i miei figli" rispose Harry con voce divertita. Il piccolo lo guardò leggermente accigliato esclamando
"Ehi! Tu non sei un padre pessimo. Comunque si, è questo che mi preoccupa. Ne sono terrorizzato in effetti. Tutti i maghi e le streghe oscure erano Serpeverde. Voldemort stesso era un Serpeverde. Io non voglio assolutamente essere uno di questi. Immagina cosa diranno di me. Mi etichetteranno come la pecora nera della famiglia Potter. Io.... Io..." La sua voce si affievolì sempre di più prima di spegnersi completamente.
"Albus Severus Potter. Hai voluto che ti raccontassi milioni di volte delle mie avventure ai tempi della guerra. Ricordi quando ti ho raccontato di Regulus Black? Lui è stato il primo mangiamorte a ribellarsi a Voldemort cercando di distruggere uno dei suoi Horcrux. Beh era Serpeverde. Ricordi il racconto sul professor Horace Lumacorno? Lui ci ha concesso l'unico ricordo che mancava a Silente per scoprire il segreto di Voldemort a suo rischio e pericolo. Era un Serpeverde. La nonna di Scorpius, Narcissa, mentì a Voldemort dichiarando la mia morte permettendomi così di riuscire a ritornare al castello per sconfiggerlo. Anche lei Serpeverde e, se volessi un esempio più chiaro del fatto che la casa in cui viene smistato uno studente non ne definisce la bontà o la cattiveria, ti consiglio di ricordare il motivo per cui il tuo secondo nome è Severus" Albus si allontanò dal padre quanto basta per poterlo guardare negli occhi e sussurrò
"Severus Piton"
"Esattamente" esclamò Harry sorridendo radioso. Albus imitò il sorriso del padre e lo abbracciò ancora una volta
"Grazie Papà" disse il piccolo dolcemente
"Dovere. Adesso rientriamo o tua madre e tua sorella mi uccideranno"

Ginny e la piccola Lily, come predetto da Harry, li stavano aspettando, dritte in piedi, a braccia incrociate e con volti irritati, giusto all'entrata del salone. Albus lanciò un occhiata preoccupata al padre che sorrise divertito prima di sollevare con il braccio sinistro la piccola Lily mentre con il destro circondare il bacino di Ginny. La donna fece un sorrisino pieno di malizia prima di scoccargli un bacio sulle labbra.
"Io sono ancora arrabbiata con te e non basterà un bacio per farti perdonare" disse la piccola Lily mettendo su il suo classico e pericolosissimo broncio. Harry non si scoraggiò. Allargò ancor di più il suo sorriso prima di esclamare con voce divertita e ironica
"Ah lo so piccola mia. Un bacio non riuscirà a placare la tua ira, ma forse con mille avrò più fortuna" detto questo iniziò a tempestare la piccola di baci. Le risate di Lily si propagarono per tutta la sala mentre cercava di divincolarsi dalle grinfie di Harry che non sembrava volersi fermare
"D'accordo, d'accordo. Hai vinto" gridò la piccola rossa tra le lacrime. Harry la fece scendere dalle sue braccia prima di alzare le braccia in segno di vittoria provocando il divertimento dei Weasley che stavano comodi su delle poltrone a godersi la scena. Lily tirò un pugno giocoso sulla spalla del padre prima di saltargli addosso nuovamente stringendolo forte a se
"Mi sei mancato papà" disse lei singhiozzando. Harry le carezzò i suoi meravigliosi capelli scarlatti prima di sussurrargli in un orecchio
"Anche tu principessa. Non sai quanto"

Gli elfi domestici di casa, Milly e Morty, continuavano a saltellare per la casa felici come non mai. Per festeggiare il ritorno del loro padrone, iniziarono a sparire e riapparire con i liquori, i vini e i superalcolici più costosi e più buoni dell'intero mondo magico. Cucinarono pietanze squisite in quantità industriale e solo la presenza di Ron fece sì che neanche una briciola dei molti piatti che i due elfi si impegnarono senza sosta di portare in tavola venisse buttata. Harry era pieno fino a scoppiare sia di cibo che di alcol e in più non aveva la più pallida idea di che ora fosse. Il sole, ormai alto nel cielo, faceva capolino attraverso le tende e un flebile pigolio di alcuni uccellini che giocavano con il forte vento entrava dalla finestra aperta. Ginny, Albus e Lily erano crollati sul tappeto. Sui loro volti vi erano stanchezza e felicità e le loro labbra erano curve in un sorriso; Ron russava sonoramente da una poltrona con il piccolo Hugo addormentato sul suo stomaco come un cucciolo di gatto acciambellato su se stesso mentre Hermione e Rose dormivano una tra le braccia dell'altra giusto alla destra di sua moglie e dei suoi figli. Harry si bloccò a guardare la sua famiglia non riuscendo a trovare le parole per descrivere la sua fortuna nell'averli tutti per se. Dopo una buona mezz'ora, pur se a malincuore, distolse lo sguardo e fece per alzarsi quando, in un turbinio di piume, un gufo entrò dalla finestra aperta posandosi su una Ginny profondamente addormentata. Vedendo che la destinataria della lettera non ne voleva sapere di svegliarsi, il pennuto iniziò a beccarle una mano
"Ehi stupido ammasso di piume fermati" sussurrò Harry scagliandosi sul piccolo gufo che iniziò a graffiargli volto e braccia. Dopo 5 minuti di lotta all'ultimo sangue, Harry riuscì a strappare la lettera dalla zampa del gufo e a immobilizzarlo. La busta era leggerissima e, giusto al centro di essa la ceralacca che la sigillava, portava l'inconfondibile stemma rosso di Hogwarts. Incuriosito, Harry scartò velocemente l'involucro della pergamena estraendone una di dimensioni più piccole e scritta con grafia impeccabile

 


Signora Potter so che lei e la sua famiglia state attraversando un momento difficile
io in primis sto cercando d'aiutare suo figlio a venirne fuori
ma queste zuffe nel bel mezzo dei corridoi nelle quali sono coinvolti
il signor James Potter, insieme ai suoi due amici Denzel Cox e Eugene Richardson, sono inaccettabili.
Chiedo la sua presenza nel mio ufficio immediatamente poiché non vorrei dover ricorrere a nessun espulsione
                   

                                                                                                                                           Con la speranza che lei stia bene
                                            
                                                                                                                                                          Minerva McGranitt
                                                                                                                                                         (Preside della scuola di magia 
                                                                                                                                                        e stregoneria di Hogwarts)


Harry non riuscì a credere a ciò che stava leggendo. Ok James era da sempre un amante degli scherzi e un amante delle risate ma mai avrebbe pensato che fosse capace di aggredire qualcuno apparentemente senza motivo. Cercò di calmarsi ricordando a se stesso che, prima di formulare accuse contro il suo stesso figlio, avrebbe dovuto sapere la sua versione dei fatti. Corse su della rampa di scale che portava ai piani superiori, entrò nella sua camera e ne uscì quasi immediatamente cambiato e sistemato. Così dopo aver raccomandato gli elfi di informare Ginny, nel caso si fosse svegliata prima del suo ritorno, di dove fosse, prese un pugno di polvere volante, la gettò nel camino e sparì tra le fiamme

Atterrò nell'accogliente studio che in precedenza era stato di Silente e che adesso apparteneva alla McGranitt. I quadri dei vari ex presidi erano tutti profondamente addormentati e Harry si chiese come fosse possibile date le urla della preside che provenivano da fuori la porta del suo ufficio
"James so come ti senti ma nonostante ciò sono la tua preside e non posso tollerare i tuoi continui duelli tra i corridoi" disse la voce inviperita della McGranitt
"Lo so preside ma finché quelle viscide serpi continueranno a insultare mio padre e a gioire della sua condizione io li schianterò uno ad uno e perciò accetterò qualunque sia la mia punizione" disse la voce piena di determinazione e rabbia di James. Harry fece per aprire la porta che quella si spalancò colpendolo in pieno viso rompendogli occhiali e naso.
"Harry Potter?!?! Ma tu eri... Non sei... Per Godric sto davvero diventando troppo vecchia" esclamò la McGranitt dopo aver arginato l'emorragia provocata dal forte impatto e sistemato naso e occhiali del povero Auror
"Beh felice di vederla anch'io preside" disse con voce divertita Harry. Minerva lo squadrò dalla testa ai piedi prima di sedersi dietro la sua scrivania evocando due bicchieroni pieni zeppi di Whiskey Incendiario. Invitò il suo ospite a sedersi e gli rivolse uno dei suoi rarissimi sorrisi "Bentornato Harry" disse con voce piena di felicità. L'Auror la guardò sorridendo per un attimo prima di farsi serio. La donna, confusa dal suo repentino cambiamento d'umore, chiese con voce preoccupata
"Che succede ancora?" Harry si voltò in direzione della porta dell'ufficio
"Cosa sta succedendo a mio figlio Minerva?" Chiese con un filo di voce. Incredibilmente la preside rise di gusto e prima di riuscire a controllarsi ci vollero alcuni minuti
"Il suo problema è l'attaccamento alla famiglia Harry. Tu e Ginny avete fatto un ottimo lavoro con lui a parte la sua indole troppo portata allo scherzo ma i geni dei Malandrini ahimè sono impossibili da contenere. Tutto sommato da quando tu non ci sei stato non riesce controllarsi se provocato e, essendo uno dei migliori giocatori di Quiddich di Grifondoro, i Serpeverde non perdono occasione per farlo. Credo che una chiacchierata padre e figlio sia più che doverosa. L'ho mandato ad aiutare Hagrid con i suoi compiti da guardiacaccia" la McGranitt terminò il suo discorso bevendo un gran sorso dal suo calice. Harry si alzò e, molto velocemente, si diresse verso la porta dell'ufficio
"Potter" lo chiamò nuovamente la preside "Sarebbe meglio che tu, come dire, prendessi un'altra via che non sia piena di studenti. Sai potrebbe creare un bel po' di scompiglio se il famosissimo Harry Potter si aggirasse nel bel mezzo di Hogwarts non credi?" L'Auror si girò per guardarla con un ghigno sul volto e annuì. La vecchia preside sorrise prima di alzare la sua bacchetta, puntarla verso la finestra del suo ufficio e pronunciare
"Accio scope" In un attimo due scope dall'aria malconcia e consumata sfrecciarono all'interno della stanza fermandosi a mezz'aria. Harry guardò confuso prima le scope poi Minerva che, aprendo ancor di il suo sorriso, disse con voce divertita
"Per questa volta, e ripeto, solo per questa volta tu e tuo figlio avrete il privilegio di scorrazzare per il parco. Beh divertitevi" l'Auror rise di gusto prima di inforcare una delle scope afferrando l'altra con la mano sinistra
"Grazie professoressa" disse con voce piena di rispetto e ammirazione. La donna arrossì vistosamente prima di esclamare "È sempre un piacere aiutarti Potter. Sono davvero contenta che tu ti sia svegliato" Harry annuì e, dopo essersi alzato in volo sulla sua scopa, uscì dalla finestra. Atterrò giusto davanti alla porta della capanna del suo vecchio amico, guardiacaccia e professore di Cura delle Creature Magiche di Hogwarts, Hagrid. Si sporse a guardare l'interno dalla finestrella e li vide James che, seduto sull'enorme letto del mezzo-gigante, piangeva sorseggiando una tazza di tè. Hagrid stava giusto di fronte a lui, a prima vista era intento a tranquillizzare il piccolo ma lui stesso aveva il volto rigato dalle lacrime. Harry sospirò cercando di scacciare il pensiero di quanto dolore aveva causato ai suoi cari e si avvicinò alla grande porta della capanna e bussò forte.
"Sono occupato al momento" esclamò la voce burbera di Hagrid. Harry rise e continuò a bussare con più insistenza.
"D'accordo, d'accordo, arrivo" il suo arrivo venne preannunciato da un rumore metallico assordante e da qualche rara imprecazione
"Per tutti i Dorsorugosi norvegesi, Harry Potter!" Gridò scoppiando in un pianto prima di abbracciare il povero Auror che rischiava di essere stritolato. Nel frattempo James, che si era avvicinato alla porta sentendo il nome del padre, si era accasciato su una sedia piangendo e ridendo contemporaneamente
"Hagrid..... Ti prego..... Soffoco"' riuscì a dire Harry con un filo di voce. Il mezzo-gigante lo mollò all'istante iniziando a mormorare molte scuse e cominciando a formulare mille e mille domande diverse. L'Auror ancora un po' provato dalla mancanza d'ossigeno lo fermò con un gesto della mano e, dopo aver preso una grossa boccata d'aria, disse con voce amichevole
"Ti racconterò tutto Hagrid domenica a pranzo se vorrai venire. Adesso vorrei discutere di qualcosa con mio figlio" Hagrid guardò il sorridente James e sussurrò prima di aprire la porta della capanna
"Non essere troppo duro con lui" Harry annuì e invitò James a seguirlo. Camminarono senza proferire parola fino ad arrivare su una delle sponde del lago nero che, al momento era ghiacciato. L'Auror si sedette sul terriccio gelido e il figlio lo imitò. Harry prese un altro grande respiro e si girò a guardare suo figlio dritto nei suoi occhi nocciola.
"James sai che quello che hai fatto durante queste settimane è inaccettabile vero?" Il piccolo annuì e parte del suo sorriso si spense
"Io non vivrò per sempre e il mio lavoro è altamente rischioso. Ho bisogno di sapere che se un giorno per disgrazia io dovessi restare venire a mancare tu avrai la forza necessaria per occuparti di tua madre, di tua sorella e di tuo fratello. È chiaro che, almeno per il momento, tu non sia capace di farlo ma dovrai impegnarti duramente. Io voglio che tu mi prometta una cosa Jamie" continuò l'Auror con voce ferma e decisa. James abbassò gli occhi ma Harry afferrò dolcemente il suo mento e lo alzò fino che i loro occhi non si incontrarono di nuovo. Il piccolo prese un profondo sospiro e disse con voce mortificata
"Quello che vuoi papà" Harry sorrise e disse con voce più dolce
"Io mi fido ciecamente di te Jamie lo sai perciò devi promettermi che non succederà mai più una cosa del genere e che ti limiterai a scherzi innocenti" James annuì sorridendo leggermente e Harry, che stava aspettando il momento opportuno per poterlo fare, lo abbracciò stretto facendolo scoppiare in un pianto.
"M-m-mi d-d-dispiace tanto papà" disse il piccolo tra un singhiozzo e un altro. Harry ricacciò le sue stesse lacrime dai suoi occhi continuando a carezzare la schiena di James
"Jamie tranquillo. Non sei mica diventato Voldemort ma sei il più grande dei miei figli avrei dovuto farti questo discorso prima o poi. Comunque che ne dici di due passaggi con il tuo vecchio prima che debba tornare a casa ed essere messo sotto torchio da quell'angelo di tua madre?" Il ragazzo annuì con foga e si alzò ritrovando il suo classico sorriso malandrino
"Sicuro di riuscire a starmi dietro paparino?"
"Oh me la caverò" rispose divertito Harry prima di cingere le spalle del figlio con un braccio e appellare con l'altro le due scope tanto gentilmente offerte dalla McGranitt

Giocarono insieme per tutto il pomeriggio e smisero solo quando il sole iniziò a tramontare creando uno spettacolo di colori nel cielo. Harry raccomandò il figlio di riportare le scope nell'ufficio della preside e, dopo averlo abbracciato ancora una volta, si incamminò verso Hogsmade nel silenzio più assoluto. Arrivato nel paesino, si fermò un attimo per ammirarlo e lasciare che i ricordi invadessero la sua mente prima di smaterializzarsi verso casa. Li trovò una Ginny molto più rilassata che giocava e rideva con la piccola Lily mentre Albus era chino sui libri.
"Non ti farà male tutto questo studio figliolo?" Chiese con voce palesemente divertita. Il piccolo si girò e gli rivolse un grande sorriso facendo spallucce. Ginny si alzò con la piccola Lily tra le braccia e si scagliò contro di lui tra una risata e un sorriso.
"Tesoro la cena è in tavola" disse con voce dolce. Harry sghignazzò prima di sollevare in braccio la moglie e la figlia con una facilità disarmante. La rossa mise su una delle sue classiche espressioni maliziose e fece segno, senza farsi notare dai due piccoli, per sbottonarsi la camicia
"Ho bisogno di riposare gin-gin. Credo che sarebbe meglio che io andassi a letto. Domani dovrò recarmi al ministero e sbrigare alcune cose. Per quello beh sto organizzando qualcosa per domani pomeriggio" Ginny mise su un broncio abbastanza pronunciato che fece scoppiare a ridere suo marito che, dopo averle concesso un bacio appassionato e dato la buona notte ai suoi figli, abbandonò la sala, salì una rampa di scale raggiungendo la sua camera e, dopo essersi sdraiato sul grande letto matrimoniale e senza neanche togliersi le scarpe, crollò immediatamente in un profondo sonno

Il suo ritorno al ministero, fu grandemente festeggiato. Harry non riuscì a scampare dall'assedio dei giornalisti, che lo tempestarono di domanda su argomenti che avevano poco a che vedere con il suo risveglio o sulle nuove misure di sicurezza create dal ministero per proteggere maghi e non dalla nuova minaccia
"Signor Potter è vero che sua moglie aspetta un altro figlio?"
"Signor Potter delle voci mi hanno riferito che fra lei e la strega bulgara Victoria Smith c'è più che semplice amicizia?"
Solo con l'aiuto di Ron e Percy e ben tre ore dopo il suo arrivo, il famoso Auror riuscì ad attraversare l'Atrium e raggiungere l'ascensore che lo avrebbe salvato da tutti quegli avvoltoi. I tre scesero al primo livello e, continuando a scherzare e conversare tranquillamente tra loro, attraversarono i lunghi corridoi del piano per raggiungere la sala riunioni nella quale si sarebbe tenuto un dibattito tra Percy, attuale ministro della magia, Ron, in quanto Capo Dipartimento Auror, con tutti i suoi uomini, Victoria e i suoi due figli. Quando raggiunsero la sala, Percy spalancò la porta di quest'ultima e, seguito da Harry e Ron, si fiondarono al suo interno.
"Signori, come tutti sapete, il mago oscuro il cui nome corrisponde a Dimitri Dolcov qualche giorno fa è fuggito da Azkaban portando con se 20 tra i criminali più pericolosi del mondo magico, tra cui, alcuni degli ultimi mangiamorte rimasti in vita. Questa riunione è stata indetta per elaborare un piano che ci faccia eliminare la minaccia. Per descrivervi lo stile di combattimento, gli incantesimi usati e la malvagità del nostro nemico sono felice di poter passare la parola al Signor Harry Potter" Un esplosione di sussurri e mormorii riempì la sala. Harry sorrise a Percy e, prendendo il suo posto al centro della stanza, si schiarì vigorosamente la voce. Fece per parlare ma un'alta donna dai capelli biondi, si scagliò su di lui bloccandolo.
"È tutta colpa mia Harry mi dispiace tanto" esclamò Victoria tra un singhiozzo e un altro. Harry sorrise cercando in tutti i modi di tranquillizzarla. Una volta controllati i singhiozzi la donna si sedette e Harry iniziò a spiegare tutto ciò che sapeva sul bulgaro. I suoi punti di forza, i suoi punti deboli e il suo essere senza il minimo scrupolo. L'Auror parlò per un ora prima di lasciare la parola a Ron che iniziò a elaborare piani d'attacco uno meno probabile e più rischioso dell'altro. Dopo tre ore di pianificazione, Percy chiuse la riunione. Purtroppo nessuno dei presenti riuscì a formulare un piano soddisfacente da utilizzare perciò, il morale di tutti mentre uscivano dalla sala, era incredibilmente basso. Harry si ritrovò a fissare un punto non ben definito della carta da parati giallo canarino attaccata alle pareti del corridoio del ministero cercando di immaginare dove si fosse potuto nascondere Dolcov prima che, una voce dolce e gentile, lo facesse tornare alla realtà
"Harry... Davvero vuoi continuare a dare la caccia a mio fratello? Non credi di doverti riposare dato il trauma che hai subito?" Chiese Victoria con un mezzo sorriso sul volto. Harry sorrise tuttavia parlò con voce ferma e decisa "Oh si vede che non conosci quanto orgogliosi siamo noi Grifondoro. Il primo round lo ha vinto tuo fratello solo perchè siamo i buoni e, l'omicidio non fa parte della nostra natura. Dimitri ha avuto la sua occasione per redimersi e io difficilmente commetto due volte gli stessi errori. Beh inizia il secondo round"

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Capitolo 23
*** L'Infiltrato ***


Note:
Buona Sera a tutti e benvenuti in questo nuovo capitolo de "La maledizione bulgara"
Inizio ringraziando tutti coloro che stanno seguendo e leggendo questa fan fiction.
Un grazie speciale ovviamente va a GingerAle03 che ad ogni capitolo mi delizia 
con le sue recensioni sempre impeccabilmente dettagliate.
Per me, e credo per tutti i fan del mondo magico in cui viene descritto Harry Potter,
questo periodo sia stato pieno di attese e aspettative per via dell'uscita di Animali Fantastici e dove trovarli.
A me è piaciuto moltissimo per come è stato realizzato e per gli effetti speciali davvero eccellenti.
Invito, chiunque volesse, di scrivere la sua opinione e, chiaramente, di leggere il nuovo capitolo della mia storia.
 Detto questo vi auguro una Buona Lettura e aspetterò con ansia i vostri responsi
Albusseverus1996

 
 



L'INFILTRATO



Il freddo gelido di inizio Febbraio imperversava per tutta la Gran Bretagna. Neve, pioggia e un forte vento ghiacciato obbligavano, i pochi coraggiosi che si avventuravano in strada, a indossare pesanti cappotti, cappelli, guanti e qualsiasi altra cosa per combattere le bassissime temperature. Nonostante la tristezza grigia del cielo, a Villa Potter erano di casa gioia, euforia e divertimento. Harry faceva fatica a contenere la felicità dei figli e, soprattutto, quella del suo migliore amico. Dal suo risveglio, avvenuto ben due settimane prima, non era riuscito a restare da solo per più di 5 minuti. Certo tutte le attenzioni che in quel periodo riceveva dalla moglie, dai figli e dai suoi amici lo rendevano felice e lo divertivano molto, ma Harry aveva una missione da svolgere. Perciò quella mattina si alzò molto presto e, facendo attenzione a non svegliare sua moglie, uscì dalla stanza avviandosi verso il piano di sotto. Aveva appena sceso un solo gradino quando un rumore seguito da un urlo spaventato, proveniente dalla stanza della piccola Lily, lo bloccò. Senza pensarci due volte, Harry si voltò e iniziò una corsa disperata raggiungendo la camera della figlia. Una volta spalancata la porta, vide un immenso Drago perlaceo che fluttuava ai piedi del letto della povera Lily che, spaventata a morte, si era nascosta dietro il suo peluche preferito. L'uomo, non staccando gli occhi dal Patronus, prese sua figlia che era in lacrime tra le braccia stringendola forte a se
"Lily, piccola mia tranquilla, non è nulla. Adesso devo chiederti un favore, sveglia Albus e, insieme, chiamate la mamma, chiudetevi in camera e non uscite fino a quando non ve lo dirò io intesi?" Sussurrò Harry all'orecchio della piccola asciugandole le lacrime con una mano. Lily annuì e, una volta che suo padre l'adagiò al suolo, scomparve. Harry aveva appena iniziato ad ispezionare la camera quando lo Spinato agitò le ali e iniziò a parlare con una voce dolce e al tempo stesso spaventosa che, suo malgrado conosceva perfettamente

 

Signorina Potter spero di non averla svegliata e se così fosse le chiedo umilmente perdono Ho sentito che suo padre ha sconfitto nuovamente la morte.
Questa notizia mi ha sorpreso enormemente. Io ammiro suo padre davvero molto e non vedo una motivazione valida per continuare a scontrarci fra noi.
Insieme potremmo salvare questo mondo malato ma lui sembra non capire perciò mi rivolgo a lei Signorina e a tutto il resto della sua famiglia.
Se lei, i suoi fratelli e sua madre convincerete il signor Potter a unirsi a me voi tutti vivrete, altrimenti io e i miei uomini vi tortureremo fino alla follia
Con la speranza che vostro padre faccia la scelta giusta le auguro una buona giornata


Una volta terminato il suo messaggio, il Patronus svanì nel nulla. Harry strinse i pugni così forte da far penetrare le unghie nella sua stessa carne. Stesse immobile a fissare il nulla per alcuni minuti prima che una delicata mano si poggiasse sulla sua spalla. Non dovette nemmeno girarsi per capire di chi si trattasse.
"Avete sentito tutto immagino" sussurrò lui cercando inutilmente di rilassare i muscoli. Ginny poggiò il suo viso sulla spalla del marito e con voce dolce e tranquilla disse
"Si. Ha inviato un Patronus per ognuno di noi. Noi ti appoggeremo sempre tesoro mio questo lo sai vero?" Harry rilassò i muscoli e si girò per guardare il volto dolce della moglie.
"Non torceranno un capello alla mia famiglia" disse quasi ringhiando. Ginny non si mosse di un millimetro nonostante il volto di Harry fosse deformato da un incalcolabile rabbia e dalle sue mani iniziassero a scaturire minacciose scintille color oro. Allungò una mano carezzandogli una guancia e disse dolcemente
"Nessuno ci farà del male tesoro. Non riuscirà a penetrare le nostre difese e poi con un Auror forte e potente come il mio dolce maritino, siamo in una botte di ferro" Harry accennò un sorriso e la strinse tra le sue braccia mentre i piccoli Albus e Lily facevano capolino nella sala.
"Lo sai vero che non ti chiederemo mai una cosa del genere vero papà?" Esclamò Albus dopo essersi schiarito la voce. Lily, che aveva ancora gli occhi lucidi, annuì con volto determinato e la rabbia di Harry sparì tanto velocemente quanto era comparsa. Allargò ancora di più il suo sorriso e, allungando un braccio senza però staccarsi dalla moglie, abbracciò i figli stringendoli il più possibile a se.

Dopo aver appurato che la sua famiglia fosse completamente al sicuro e dopo aver fatto le solite raccomandazioni ai suoi elfi domestici, Harry uscì di casa affrontando il vento gelido che sferzava l'aria quella mattina per recarsi al ministero e raccontare quanto successo a Victoria e Percy. L'Atrium del ministero, stranamente dato l'orario, era pieno fino a scoppiare di maghi e streghe che inveivano contro alcuni Auror che, schierati in fila, proteggevano l'ascensori. Gufi su gufi continuavano a fare capolino da ogni angolo, lanciando strilettere su strilettere che continuavano a scoppiare e urlare a più non posso. Harry iniziò ad attraversare la sala affollata cercando di dare il meno nell'occhio possibile ma i suoi sforzi vennero vanificati quando si scontrò con una donna a lui molto familiare e odiata dai tempi del Torneo Tre Maghi, Rita Skeeter, facendole cadere la sua adorata piuma verde acido insieme alla sua borsa in pelle di Drago
"Ehi! Guarda dove vai idio.... Harry Potter. È bello rivederti" esclamò la donna facendo calare un surreale silenzio nella sala. Harry fece una smorfia disgustata e rispose con voce gelida
"Rita. Non posso dire lo stesso purtroppo" la donna rise di gusto sistemando i suoi buffi occhiali dalla montatura quadrata che si erano inclinati per via dell'impatto con Harry, si chinò per recuperare la sua piuma prendiappunti e, dopo aver rivolto un occhiata maliziosa all'Auror di fronte a lei chiese a voce alta probabilmente per farsi sentire dal resto dei presenti
"Signor Potter ha alcune dichiarazioni sui Patronus che il mago oscuro Dimitri Dolcov ha inviato a gran parte dei maghi della Gran Bretagna?" Alle sue parole tutti i maghi e le streghe lì presenti iniziarono a venirgli incontro chiedendo urlanti delle spiegazioni. La Skeeter sorrise radiosa mentre Harry tentava invano di trovare una via di fuga. Dopo una ventina di minuti in cui il povero Auror dovette subire varie aggressioni verbali, in sala, scoppiò un forte boato seguito dall'ingresso di un alta e biondissima donna. Harry sorrise a Victoria che gli fece un occhiolino prima di prendere la parola
"Sarei lieta se voi tutti lasciaste in pace il Signor Potter grazie" esclamò la donna prima di lanciarsi sulla folla, prendere per un braccio l'amico e trascinarlo verso l'ascensore. Mentre le grate di quest'ultimo si chiudevano, Harry tirò un sospiro di sollievo
"Beh grazie Vic" disse lui rivolgendo un sorriso radioso alla donna
"Dovere. Immagino che il Patronus di Dimitri sia arrivato anche a Villa Potter o sbaglio?" Chiese Victoria con voce colma del più profondo disgusto.
"I Patronus. Uno per ogni membro della mia famiglia" rispose Harry. Le grate di rame, con il loro solito cigolio, si aprirono sul primo livello del ministero inglese. I due iniziarono ad incamminarsi per il corridoio apparentemente senza meta. Harry si limitava a seguire la donna, cosa che gli costò non poca fatica in quanto Victoria procedeva a passo spedito prima di fermarsi bruscamente davanti alla sala riunioni. Si girò per guardare Harry, prese un grosso respiro e disse tutto d'un fiato
"Ci sono alcune cose che dovresti sapere prima di entrare. Cinque minuti fa è stata indetta una riunione straordinaria. Percy si è dimesso e, come se non avessimo già troppi grattacapi tra le mani, ci sarà una votazione per trovare l'adatto sostituto. Secondo le prime indiscrezioni Harry sei tu che i vari Capi Dipartimento voteranno come nuovo ministro perciò, se tu non volessi adempiere a questa carica, ti consiglio di pensare ad un sostituto immediatamente. Seconda cosa più importante e terrificante. Siamo stati tempestati da lettere da tutto il mondo magico. Pare che nelle 5 prigioni magiche più protette e contenenti i più pericolosi maghi oscuri del mondo ci siano state delle evasioni. Alcatraz negli Stati Uniti, Gaisi in Cina, Azkaban qui, la prigione di Montecristo in Italia e quella di Numergard. Il Patronus che mi è stato inviato ha confermato che, tutte queste evasioni, sono opera sua. Terzo punto dobbiamo trovare un modo per tranquillizzare i cittadini. I Patronus sono stati recapitati a tutti i maghi e a tutte le streghe residenti in Gran Bretagna e ciò ha scatenato il panico generale. Tuttavia non abbiamo notato ancora nessuno che abbia manifestato la volontà di unirsi a mio fratello e questo per noi è un grande vantaggio. Pronto per entrare?" Harry guardò la donna totalmente confuso ma non fece domande, annuì e, insieme, entrarono nella sala.

All'interno di essa vi erano tutti i Capi Dipartimento dei vari uffici di tutto il ministero, da Blaise Zabini Capo Dipartimento del Trasporti Magici a Hermione Capo Dipartimento dell'ufficio Applicazione della Legge sulla Magia; da Micheal Cormac Capo Dipartimento dell'ufficio per i Giochi e gli Sport Magici a Seamus Finnegan Capo Dipartimento dell'ufficio delle Catastrofi e degli Incidenti Magici. Erano tutti seduti in circolo ognuno con una piuma in mano e una pergamena di fronte a loro e, non appena Harry e Victoria presero posto, Percy Weasley si alzò con il volto rosso d'imbarazzo e, dopo essersi schiarito la gola, prese la parola
"Vi ringrazio tutti per essere venuti qui così presto e con così poco preavviso. Come tutti sapete, sotto pressione dei quotidiani magici, ho dato le dimissioni come ministro della magia prima del previsto. Per questa ragione oggi siamo riuniti qui, per votare il mio successore. Le regole sono le seguenti. Il voto non può essere cambiato una volta chiusa la pergamena. Non ci si può auto votare e ogni trasgressione verrà punita con l'annullamento di quest'ultimo. Quando siete pronti vi prego di scrivere il nome della persona che, a vostro parere, sia la più adatta per ricoprire la carica di ministro e chiudete la pergamena" detto questo si sedette e tutti i presenti presero in mano le proprie piume e iniziarono a scrivere. La procedura durò meno di 20 secondi. L'assistente, molto sbadata di Percy, raccolse tutte le pergamene in uno strano recipiente dorato, lo colpì con la bacchetta e questo iniziò a brillare.


Harry Potter



Disse una voce profonda proveniente dall'interno del recipiente. Tutti i presenti iniziarono ad applaudire entusiasti gridando i loro auguri e i loro complimenti all'Auror che, visibilmente imbarazzato, si alzò sorridendo a tutti a mo' di ringraziamento.
"Non posso dire di essere sorpreso dalla notizia poichè qualcuno mi aveva già informato precedentemente. Vi ringrazio molto della fiducia tuttavia non ho intenzione di accettare il posto. Sono un Auror e amo il mio lavoro per di più c'è una persona molto più preparata, affidabile e corretta di me. Questa persona è Hermione Granger già Capo Dipartimento dell'ufficio Applicazione della Legge sulla Magia. So che ho il dovere e, in questo caso il privilegio, di dover scegliere un degno Ministro che adempia alle responsabilità che io ho appena rifiutato perciò io scelgo la Signorina Granger datele tempo e vi dimostrerà quanto vale" Detto questo Harry si sedette nuovamente. Nella sala calò un surreale silenzio mentre tutti i presenti, ancora completamente stupefatti dal rifiuto dell'Auror, si giravano verso un Hermione Granger il cui volto sembrava essere stato colpito da qualche strana fattura. Ron, seduto accanto a lei con il volto pieno di orgoglio, la incoraggiò ad alzarsi e la donna, pur essendo ancora sconvolta, si alzò schiarendosi la voce
"Buon giorno a tutti. Come prima cosa vorrei ringraziare il signor Potter per i complimenti e per la fiducia che ripone in me. Tuttavia credo sia giusto che ci sia comunque una maggioranza su una scelta tanto importante come questa. Se si raggiungerà io sarò felicissima di prendere il posto di Ministro della Magia mettendoci tutto l'impegno possibile nel cercare di risolvere i molti problemi che purtroppo si sono presentati in questi mesi" il suo discorso colpì molto i colleghi che annuirono prima di acclamare il nuovo Ministro. La riunione continuò per delle ore. Hermione ascoltò pazientemente tutte le richieste che, vari Capi Dipartimento, le fecero. La donna riuscì a soddisfare le meno impegnative in meno di 15 minuti, rassicurando gli altri che una volta sconfitto Dolcov avrebbe fatto il possibile per far sì che tutti fossero aiutati e supportati a dovere. Una volta finita la riunione, tutti tornarono ai loro uffici tranne Harry, Ron, Hermione e Victoria che si fermarono in sala per chiacchierare. Dopo alcuni minuti si sentì bussare alla porta e, dopo aver aspettato un invito ad entrare, quest'ultima si spalancò lasciando entrare Draco Malfoy. L'uomo sorrise in direzione dei suoi amici prima di raggiungere una sedia e buttarcisi su a peso morto
"Propongo un brindisi al nuovo ministro della magia se siete d'accordo" disse lui prima di evocare 5 bicchieri di cristallo finissimo insieme ad una bottiglia di vino elfico. Harry rise di gusto dando una pacca sulla spalla del biondo prima di esclamare divertito
"Sempre così lussuoso lei Messere"
"Sono pur sempre un Malfoy" ammiccò Drago facendo scoppiare a ridere tutta la sala. Bevvero 5 bicchieri a testa facendo, ognuno di loro, un brindisi diverso uno più strappalacrime di un altro. Harry, dopo aver vuotato il suo quinto bicchiere e aver sentito il romanticissimo brindisi urlato più che altro da Ron, si alzò e si avviò verso la porta sotto lo sguardo confuso di Hermione
"Harry stai andando nel tuo ufficio spero" disse lei con voce minacciosamente seria. L'Auror si girò fissandola con un sorriso malizioso sul volto prima di dire con voce divertita
"Ci andrò dopo. Faccio un salto a casa per assicurarmi che sia tutto apposto" Hermione si indignò ancor di più e esclamò tutto di un fiato con voce acuta
"Ma abbiamo un sacco di lavoro da fare. Dobbiamo iniziare la ricerca di Dimitri, calmare gli animi tra i cittadini, parlare con i delegati dei vari paesi per via delle evasioni e poi.."
"Hermione fermati per l'amor di Godric. 5 minuti ok? A dopo" disse tra una risata e un altra uscendo dalla sala.

Sentì Hermione sbuffare esclamando qualcosa sulla professionalità che come ministro pretendeva prima di raggiungere l'Atrium ancora molto affollato gettandosi in uno dei camini e sparire La scelta di Hermione come ministro della magia, venne accolta con entusiasmo da gran parte della popolazione magica e, i suoi due primi discorsi in pubblico, radunarono moltissimi maghi e streghe. Le trasgressioni di Harry nel abbandonare il ministero durante il suo turno gli costarono ore extra di lavoro
"Sai Ron, inizio a pensare che avrei fatto meglio a scegliere qualcun altro come ministro" esclamò Harry durante un turno di notte affidato a loro dopo una scappatella al paiolo magico. Ron sbadigliò profondamente prima di grugnire qualcosa che somigliava ad un si e appoggiare la testa sulla sua scrivania. Mentre Harry continuava a sbrigare varie e noiosissime vecchi pratiche che avrebbe dovuto aver compilato qualche mese prima, qualcuno bussò alla porta. Ron si svegliò di soprassalto con la parte destra volto che portava le stesse scanalature della sua scrivania di quercia e Harry si alzò di scatto ad aprire la porta. Davanti a loro stava Percy, che dopo aver lasciato il posto di ministro aveva ripreso il suo vecchio ruolo di assistente, con un sorriso malizioso sul volto riposato
"Si?" Chiese freddo Ron. Percy allargò ancora di più il suo sorriso ed esclamò con tono solenne
"C'è stato un furto alla gelateria Fortebraccio dovreste andare a dare una controllatina" Ron e Harry sbuffarono all'unisono
"Mandaci Walters e Thompson di solito solo loro ad occuparsi dei crimini minori" disse il primo con voce annoiata risistemando il suo corpo nella posizione più comoda possibile stravaccato sulla sua sedia girevole. Percy rise di gusto prima di tirare un buffetto sulla nuca del fratello che lo guardò con puro odio
"Il ministro della magia in persona ha richiesto la vostra presenza li. Avete 10 minuti di tempo per prepararvi" detto questo uscì pienamente soddisfatto dall'ufficio del fratello che iniziò a imprecare sonoramente verso la porta ormai chiusa
"Rettifico. Avrei sicuramente fatto meglio a scegliere qualcun altro ingrata di una riccia. Sarebbe meglio andare. Prima sbrigheremo questa faccenda e prima riuscirò a tornare a casa" esclamò rassegnato Harry alzandosi pur se a malincuore dalla sua comodissima sedia in pelle. Ron annuì sconsolato e i due uscirono dall'ufficio

Diagon Alley era completamente deserta e, stranamente, le moltissime lanterne sparse per la strada erano tutte spente. Nonostante l'oscurità rendesse tutto molto inquietante, i due Auror continuarono a proseguire cercando la gelateria in questione. Harry aveva una strana sensazione e, ad ogni passo, si sentiva sempre più agitato. Dopo 5 minuti in cui i due Auror continuarono ad inoltrarsi tra le vie di Diagon Alley, raggiunsero la loro destinazione ma, stranamente, il locale era chiuso, senza alcun segno di furto e non vi era nessuno eccezion fatta per una cavalletta che se ne stava beata sull'insegna della gelateria
"Maledizione non c'è nessuno! Giuro che se è opera di Percy lo uccido con le mie mani" esclamò Ron con profonda irritazione nella voce. Harry tuttavia continuava a guardarsi intorno ancora più preoccupato di prima
"Percy ha lo stesso senso dell'umorismo di un Dissennatore Ron. Qualcosa non va, tieniti pronto" il rosso lo guardò confuso. Fece per chiedere qualcosa ma un scricchiolio di stivali che atterravano sul terreno in pietra della stradina lo bloccò. Harry si girò alzando il braccio destro verso l'entrata della gelateria e vide un alto uomo dalla carnagione leggermente scura, i lineamenti inconfondibili da latino americano e capelli brizzolati che gli ricadevano sulle orecchie. Portava un cappello da cowboy, una tunica piena di tasche e catene e stivali dall'aria robusta e minacciosa tutto rigorosamente di colore nero. Egli stava in piedi sui gradini del locale giusto al di sotto della sua insegna dove prima stava la cavalletta che, si rese conto Harry, era sparita.
"Identificati o ti schianteremo all'istante" esclamò quest'ultimo con aria minacciosa. L'uomo rise prima di schiarirsi la voce dicendo
"Siete così stupidi voi britannici. Non vi prendete nemmeno la briga di controllare le vostre fonti. Inviate alla cieca i vostri uomini meno esperti usandoli come carne da macello. Io sono John Tarbell comunque e quelli che vi hanno appena accerchiato sono il signor Mo Shu direttamente da Gaisi, Cina, Anatoly Ivanov Numergard, Barsimeo Torso da Montecristo. Sono desolato di dovervi uccidere ma, io e i miei amici, abbiamo un debito da saldare. Addio. Avada Kedavra!" Esclamò a gran voce l'uomo. Un raggio verde e mortale scaturì dalla sua bacchetta dirigendosi velocemente verso Harry che riuscì ad evitarlo per un pelo gettandosi al suolo. Altre maledizioni iniziarono a fendere l'aria intorno alla stradina. Harry e Ron trovarono riparo dietro alcuni tavoli di proprietà dei Fortebraccio evocando dei potenti Protego che, almeno per il momento, gli fornivano una discreta protezioni
"Dobbiamo chiamare i rinforzi Harry. ADESSO" urlò Ron mentre scagliava schiantesimi su schiantesimi alla cieca. Harry prese le spalle dell'amico iniziando a scuoterle vigorosamente
"Ron ascoltami molto attentamente. Adesso io lì affronterò e tu dovrai spostare il tuo Protego su di me ok?" Disse a voce alta Harry cercando di sovrastare il rumore provocato dagli scoppi delle maledizioni che stavano radendo al suolo gran parte dei negozi situati ai lati della strada. Ron strabuzzò gli occhi prima di urlare
"Sei forse impazzito!? Non sappiamo se il mio Protego reggerà a 5 maledizioni senza perdono tutte insieme. Potrebbero ucciderti" Harry, però, non sembrava volesse sentir ragioni e, dopo aver gettato una rapida occhiata al di fuori del loro riparo di fortuna, torno a fissare il suo terrorizzato amico
"Non abbiamo altra scelta. Pronto?" Ron annuì dandogli una pacca sulla spalla prima di annullare il suo incantesimo di protezione evocandone un secondo che circondò Harry. Quest'ultimo rivolse un ultimo sorriso al suo migliore amico e si alzò
"BOMBARDA MAXIMA!" Gridò a pieni polmoni prima di essere colpito da diversi incantesimi che lo scagliarono contro una vetrata. Il suo incantesimo tuttavia andò a buon fine e, con un assordante esplosione, gran parte della strada saltò in aria. Calò un profondo e inquietante silenzio. Harry stava riverso al suolo privo di conoscenza; Ron si era alzato in piedi iniziando a cercare i corpi dei nemici e del suo migliore amico. Dopo una decina di minuti la ricerca del Capo Dipartimento Auror ebbe i suoi frutti. Giusto al di sotto del insegna che una volta era stata quella del Ghirigoro, vi era, privo di sensi, il mago Italiano. Ron distrusse la sua bacchetta e lo legò come un salame. Dopodiché la paura di aver perso di nuovo il suo migliore amico lo assalì. Iniziò a correre cercando in ogni angolo fino a quando non lo trovò, svenuto all'interno del mostratore di Madama McClan ricoperto di tuniche e spilli. "Reinnerva" sussurrò Ron sperando che funzionasse. Harry si mosse ma non aprì gli occhi.
"Harry! Andiamo amico. Mi senti?" Urlò scuotendogli bruscamente le spalle. Harry gemette di dolore prima di aprire gli occhi e lanciare uno sguardo di puro odio in direzione dell'amico
"Che hai da urlare razza di idiota?" Esclamò tra un colpo di tosse e un altro. Il volto di Ron si aprì in un immenso sorriso. Evocò in suo Patronus prima di aiutare l'amico ad alzarsi
"Felice di costatare che sei un rompipluffe come al solito. I rinforzi stanno arrivando" non appena fini di parlare una decina di persone si materializzarono e, dopo lo stupore iniziale, iniziarono a darsi da fare per ricostruire tutto ciò che era stato distrutto mentre Harry e Ron, insieme al criminale straniero ancora svenuto, si smaterializzarono verso il ministero

Hermione, dopo essere stata avvertita dell'attacco, si precipitò al ministero e, dopo essersi scusata circa un miliardo di volte con i due Auror per averli messi in pericolo e informato Ginny dell'accaduto, obbligò Harry e Ron a farsi vedere da un Medimago che minacciarono di schiantare se non li avesse lasciare andare. Nel frattempo il ricercato Barsimeo Torso aveva ripreso conoscenza e tentava in tutti i modi di slegarsi dalle corde invisibili che lo tenevano stretto ad una sedia all'interno della sala interrogatori situata al nono livello giusto al lato delle aule giuridiche del Wizengamot. Harry e Ron lo raggiunsero e quest'ultimo ordinò agli Auror che lo sorvegliavano di lasciarli da soli.
"Bene, bene, bene. Guarda chi si rivede. Spero che la sistemazione sia di tuo gradimento" esclamò ironicamente Ron dopo aver fatto l'ingresso nella sala e sigillato la porta. L'uomo lo guardò con puro odio non proferendo parola agitandosi sempre di più. Harry gli si avvicinò posando una mano sulla sua spalla ferita stringendola con quanta più forza aveva in corpo. Il mago oscuro iniziò a urlare ma venne subito silenziato da Ron con un incantesimo.
"Cercherò di essere più chiaro e conciso possibile. Risponderai a tutte le domande che io ti farò oppure la tua ferita potrebbe, come dire, ingrandirsi ed essere molto ma molto dolorosa. Annuisci se hai capito" disse Harry con tono tranquillo e inquietante allo stesso tempo. L'uomo legato annuì e Ron, dopo aver ricevuto un occhiata dall'amico, annullò il suo incantesimo
"Vorrei sapere dove si trova il nascondiglio di Dimitri Dolcov"
"Credete di farmi più paura di quanto me ne faccia lui?" Harry sorrise e premette ancora sulla ferita aperta dell'uomo che ricominciò ad urlare
"Io faccio le domande tu devi limitarti a rispondere mi sembrava di essere stato chiaro"
"Non tradirò l'uomo che mi ha fatto evadere da quel posto maledetto" esclamò l'uomo digrignando i denti per il dolore. Harry e Ron sorrisero divertiti voltando le spalle al ricercando incamminandosi nuovamente verso la porta
"I Mietitori saranno felicissimi di riaverti con loro. Non ho mai avuto il piacere di incontrarne uno dici che il ministro italiano ci farà assistere alla esecuzione dei suoi poteri? Mi ha spiegato Herm che il dolore che si prova durante questa procedura sia almeno 10 volte più doloroso del bacio di un Dissennatore" esclamò a voce alta Ron mentre si apprestava ad aprire la porta.
"I-i-i M-m-Mietitori hai detto?" Balbettò con voce terrorizzata l'uomo alle loro spalle. Il rossiccio rise di gusto e aprì la porta per andarsene quando l'italiano prese nuovamente la parola
"ASPETTATE" gridò lui a pieni polmoni "Vi dirò tutto ciò che so ma vi avverto che non è molto" continuò con voce terrorizzata. Harry diede una pacca sulla spalla a Ron e, i due, si diressero nuovamente di fronte al prigioniero

L'interrogatorio durò diverse ore fu molto dispendioso di energie ma molto produttivo. Scoprirono che Dolcov si nascondeva, insieme ai criminali che fece evadere in giro per il mondo, nelle Highlands scozzesi zone che, per via del clima gelido, restavano per la maggior parte del tempo desolate e, perciò, ottime per nascondersi e che, gli alleati del bulgaro, comprendevano a malapena una trentina di maghi e streghe. Harry e Ron si avviarono verso l'ascensore per raggiungere Hermione e riferirgli ciò che avevano scoperto. Quando le grate di esso si chiusero, Harry guardò fisso l'amico con un sorriso divertito sul volto
"Beh devo dire che di fantasia ne hai da vendere amico mio. Lo hai terrorizzato con quei -Mietitori-" disse tra un ghigno e un altro agitando le braccia come vide fare in un film babbano che parlava di Zombie. Ron lo guardò sinceramente confuso prima di colpirsi la fronte con una mano
"Oh certo, tu non hai avuto modo di parlare con Hermione dopo la venuta dei vari ministri esteri. I Mietitori esistono davvero" Harry, che nel frattempo aveva tirato fuori dal mantello la sua fiaschetta d'argento con dentro chissà quale e quanto letale alcool, quasi si strozzò. Iniziò a tossire come un pazzo mentre Ron cercava di trattenere le risate
"Cosa!? E cosa sarebbero esattamente questi... Esseri" Esclamò Harry con un tono di voce tanto acuto che, se fossero stati all'aria aperta, probabilmente sarebbero stati attaccati da uno stormo di pipistrelli impazziti. Ron sospirò prima di lanciare un occhiata di scuse all'amico sconvolto
"Beh me ne ha parlato Hermione la sera dopo la riunione con i vari ministri. La prigione di Montecristo in Italia è protetta e sorvegliata da questi Mietitori. La leggenda narra che alcune migliaia di anni fa, in Italia, vi erano moltissime guerre e malattie che uccidevano centinaia di persone al giorno. Alcuni sciamani del paesino antistante al enorme fortezza che, successivamente, sarebbe divenuta la prigione, per essere più protetti, tentarono di rianimare i cadaveri babbani straziati dalle malattie e, Godric sa come, ci riuscirono ma non con l'effetto voluto. Il primo incantesimo scuoiò completamente il povero defunto su cui venne praticato. Tuttavia questi si alzò e, dentro di se, sentì un immenso potere a lui sconosciuto. Fece un patto con gli sciamani di proteggerli se loro gli avessero creato dei compagni con cui poter stare. Loro accettarono e da allora questi esseri proteggono e controllano la zona" Harry strabuzzò gli occhi completamente sbalordito e fece per domandare qualcosa quando l'ascensore si fermò di colpo e, le urla infuriate della sua cara mogliettina, gli spaccarono i timpani
"NON MI IMPORTA CHE NON SONO AUTORIZZATA A SCENDERE FINO ALL'OTTAVO LIVELLO IDIOTA. MIO MARITO HA SUBITO UN IMBOSCATA, PROBABILMENTE È FERITO E HA BISOGNO DI ME. TI CONSIGLIO PERCY, SE NON VUOI ESSERE SCHIANTATO O PEGGIO DI LEVARTI DALLE PALLE" Ginny dava le spalle all'ascensore perciò non si accorse che al suo interno vi era il suo maritino ferito. Harry scoppiò a ridere più silenziosamente possibile nel vedere il volto completamente terrorizzato di Percy che teneva stretta la sua bacchetta.
"Io amo questa donna" esclamò Harry aprendo il suo grande sorriso. Ron fece spallucce come a dire -Contento tu- e i due si avviarono verso la furia rossa velocizzando il passo per evitare che lei potesse uccidere suo fratello.
"Tesoro" disse Harry poggiandole una mano sulla spalla. Ginny si girò e la rabbia sul suo volto aumentò visibilmente.
"TU!! RAZZA D'IDIOTA. HERMIONE MI MANDA IL SUO PATRONUS DICENDO CHE ERI STATO ATTACCATO E NON TI DEGNI NEANCHE DI INFORMARMI SULLE TUE CONDIZIONI?" Disse diventando paonazza
"Ehi c'ero anche io" esclamò Ron offeso guadagnandosi un occhiata omicida dalla sorella. Harry, che sapeva cosa fare in situazioni come queste, annullò la distanza fra loro, la baciò dolcemente e le sussurrò all'orecchio
"Mi dispiace molto tesoro. L'interrogatorio è durato più del previsto ti avrei contattato una volta parlato con Hermione o sarei tornato direttamente a casa" La rabbia di Ginny si sciolse come neve al sole e lo baciò con molta più passione.
"Emh emh" disse Ron leggermente irritato ponendo fine alle effusioni tra i due che restarono comunque abbracciati "Dovremmo parlare con Herm" continuò il rossiccio il cui volto si stava imporporando visibilmente. Harry rise di gusto prima di tirare un pugno sulla spalla dell'amico e, con la moglie ancora stretta a se, raggiunsero l'ufficio del Ministro della Magia
"Siete stati grandi ragazzi. Avvertirò subito l'ambasciatore scozzese raccomandandogli di muoversi senza creare polveroni. Meglio tenersi l'effetto sorpresa. Questo pomeriggio arriverà il Capo Dipartimento Auror del ministero italiano con alcuni Mietitori per l'esecuzione dei poteri del loro prigioniero" disse Hermione sorridendo amaramente. Era risaputo che non approvava metodi tanto violenti ma la giurisdizione inglese non aveva voce con la legislatura italiana. Harry, dal momento in cui Hermione aveva preso la parola, si era immerso nei suoi pensieri. Ginny e Hermione parvero accorgersene poiché la prima strinse di più la presa sulla sua mano e la seconda lo guardò con curiosità prima di esclamare con voce divertita
"Uno zellino per i tuoi pensieri" Harry fissò lo sguardo su Hermione e disse con voce preoccupantemente seria
"Io avrei un piano ma non vi piacerà" Le due donne più Ron lo guardarono confusi "Dolcov non è a conoscenza che abbiamo arrestato l'italiano e che questi ha cantato come un uccellino. Per di più può essere completamente folle ma crede profondamente alla lealtà dei suoi uomini. Perciò qualcuno potrebbe infiltrarsi dentro le sue file grazie alla pozione polisucco +72. Tre giorni saranno sufficienti per sapere tutto ciò che ci è necessario per preparare un offensiva" Hermione e Ginny spalancarono le loro bocche tanto da fare atterrare le mascelle al suolo con un tonfo sordo mentre Ron annuiva entusiasta
"Beh è fottutamente rischioso ma ha senso. Non possiamo semplicemente materializzarci e scandagliare ogni centimetro delle Highlands. Ci impiegheremmo una vita e saremo troppo prevedibile e vulnerabili" disse dando una pacca sulla spalla dell'amico che gli sorrise di rimando. Hermione incenerì con lo sguardo il marito prima di rivolgersi ad Harry
"Non esiste Harry. Non ti manderò a morire solo per scovare il covo di quel pazzo. È troppo pericoloso e non voglio rischiare di perdere il mio Auror migliore e il mio migliore amico" Ginny lanciò uno sguardo pieno di sincera riconoscenza all'amica prima di guardare torva il suo tremendamente folle e coraggioso marito.
"Io non ho mai detto di voler essere colui che lo farà. Però probabilmente sono l'unico ad avere il fegato e, se mi permetti, il potere per contrastare i nemici in caso mi scoprissero" disse Harry sicuro di se
"Il solito e arrogante Potter. Dimmi non ti stanchi mai ti auto celebrarti? Comunque lo farò io" esclamò divertito Malfoy che, da brava serpe qual era, entrò nell'ufficio senza fare il minimo rumore. Ron, per lo stupore, cadde dalla sedia; Hermione si irritò ancor di più; Ginny sospirò di sollievo -Meglio Draco che il mio Harry- pensò vergognandosene però subito dopo; Harry si alzò dalla sedia con un amaro sorriso sul volto
"Dove è andato a finire lo spirito Serpeverde di auto conservazione Draco?" Chiese tra una risata e un'altra allungando una mano verso il biondo che la strinse con vigore prima di sorridere maliziosamente
"Oh per una volta voglio essere io quello famoso per qualcosa, Harry. Sempre che il nostro intelligentissimo Ministro ci conceda il via libera" detto questo distolse lo sguardo da Harry dirigendolo verso Hermione. Lo stesso fecero Harry, Ginny e Ron ansiosi di sapere la decisione della donna che si portò le mani al volto. Restò in silenzio per un minuto circa, immersa nei suoi pensieri, vagliando ogni alternativa possibile, dopodiché si alzò con aria sconfitta e disse
"Inviare un gruppo di Auror sarebbe inutile senza sapere l'esatta posizione del covo di quel folle e verrebbero massacrati se scoperti. Se coinvolgessimo gli altri ministeri saremmo troppo vistosi e rischieremmo di perdere nuovamente le loro tracce, sicuramente mi pentirò fino alla morte di quello che sto per fare, ma Harry, Draco avete carta bianca. Cercate di scoprire in che modo comunicano Dolcov e i suoi scagnozzi e strappategli alcuni capelli e consegnatemeli così da poterli spedire al professor Lumacorno per fargli distillare la pozione. Io parlamenterò con il ministro italiano spiegandogli la situazione cercando di guadagnare un po' di tempo. Se quegli esseri useranno i loro poteri su quel vigliacco la Polisucco sarà completamente inutile. Adesso andate prima che mi penta e vi licenzi" esclamò Hermione con tono esasperato e allo stesso tempo risoluto. Harry, Draco e Ron uscirono soddisfatti dall'ufficio lasciando sole le due donne
"Avresti almeno potuto far finta di essere preoccupata per Draco, Gin invece di sospirare di sollievo in quel modo" disse Hermione metà divertita metà esasperata. Ginny le fece un occhiolino e sparì dalla stanza

"Ancora voi? Vi ho detto tutto ciò che sapevo cosa volete ancora?" Esclamò Barsimeo quando la porta della sua cella si aprì lasciando entrare Harry, Ron e Draco al suo interno. Il primo fece un cenno al suo migliore amico che raggiunse il prigioniero, gli strappò una mancata di capelli dal capo prima di uscire di corsa dalla cella con un sorriso divertito. L'uomo urlò di dolore iniziando a rotolarsi sul pavimento.
"Ho una domanda da farti" disse a voce alta Harry per sovrastare le urla del prigioniero che continuava a contorcersi al suolo
"Per la barba Archimede, che motivo aveva quel rosso bastardo per fare ciò?" Esclamò l'uomo pentendosene subito dopo. Harry, furioso, lanciò un potentissimo Expelliarmus che lo scaraventò contro una delle pareti di pietra grezza
"Non azzardarti mai più a insultare il mio migliore amico e le motivazioni che regolano le nostre azioni non sono cose che ti riguardano" esclamò quest'ultimo con voce tranquillamente spaventosa. L'uomo annuì impercettibilmente dicendo con un filo di voce
"Chiedo umilmente perdono"
"Così va meglio" disse Harry con un ghigno "Adesso andiamo alla ragione per cui io e il mio collega siamo venuti. Vorrei sapere in che modo comunicate con il vostro superiore" l'uomo si rialzò a fatica e, dopo aver tirato un sospiro rassegnata, fissò i suoi occhi neri in quelli verdissimi di Harry
"Via Patronus" disse con un filo di voce. L'Auror sorrise soddisfatto e, dopo aver ricevuto un cenno d'intesa da parte di Draco, proferì con tono solenne e estremamente spaventoso
"Proprio come pensavamo. Benissimo. Invierai per noi il tuo Patronus a Dolcov dicendo che sei riuscito a scappare dalle grinfie del ministero e che vi vedrete sulla sponda est del lago di Lochness tra due ore" l'italiano lo squadrò dalla testa ai piedi prima di abbozzare un lieve sorriso
"Pozione Polisucco +72 immagino. Molto ingegnoso signore davvero ma, se posso permettermi, fossi in voi per questo compito invierei un ottimo occlumante. Lei lo saprà di certo che il signor Dolcov è, a mio parere, il Leggilments più potente che sia mai esistito. Comunque accetterei ben volentieri di aiutarvi ma, si dia il caso, che per evocare il mio Patronus, necessito una bacchetta" sussurrò questi con voce adulatoria. Draco guardò Harry sbalordito quando quest'ultimo estrasse la sua amata bacchetta dalla veste attraversando la sala per porgergliela
"Harry ti sembra il caso di..." Iniziò l'ex Serpeverde afferrandolo per un braccio. Harry gli rivolse uno dei suoi rassicuranti sorrisi con il quale sarebbe riuscito a far tranquillizzare un condannato a morte e Draco si zittì all'istante.
"Ti consiglio di eseguire solo ciò che ti è stato richiesto con questa bacchetta altrimenti riceverai cose ben peggiori di un incantesimo di disarmo" fece l'Auror non abbandonando il sorriso mentre collocava la sua bacchetta sulla mano destra del prigioniero. Quest'ultimo, sorpreso dalla sicurezza mostrata da Harry, scelse di obbedirgli alla lettera e, agitando la bacchetta, evocò un lupo perlaceo che, subito dopo essere stato evocato, sparì attraversando una delle pareti della cella.

"Draco sei completamente certo di volerlo fare?" Chiese con tono apprensivo Hermione. Tutti gli impiegati del ministero si erano riuniti all'interno dell'Atrium per salutare e augurare buona fortuna all'ex Mangiamorte che si apprestava a compiere una delle missioni più pericolose e, dagli esiti, imprevedibili da quando Voldemort era stato sconfitto. Draco sorrideva radioso a tutti coloro che gli si avvicinavano mentre teneva stretto tra le braccia il piccolo e disperato Scorpius e cercava, con non molti risultati, di tranquillizzare la sua apprensiva moglie.
"Hermione ti prego. Te l'ho ripetuto fino allo sfinimento. Non mi tirerò indietro e spero che tutto vada per il meglio così il nome dei Malfoy non sarà più associato alla magia oscura da oggi in avanti. Devo farlo per la mia famiglia, per i miei amici e per tutta la popolazione magica con la quale sono ancora in debito" disse lui con voce sicura e determinata facendo scoppiare un vigoroso applauso da parte di tutti i presenti che gridarono a pieni polmoni il suo nome. Hermione si morse un labbro, cosa che faceva spesso quando era nervosa
"Molto bene. Quando sei pronto puoi andare e sii prudente" Draco sorrise e annuì. Si inginocchiò per raggiungere il viso di Scorpius che, in lacrime, si rifiutava di guardare il padre negli occhi
"Figlio mio tornerò da voi, non temere. Vedi di fare il bravo e non far impazzire tua madre"
"Ti voglio bene papà. Stai attento" replicò Scorpius tra un singhiozzo e un altro prima di scaraventarglisi addosso. Dopo aver consolato il piccolo, Draco si alzò nuovamente voltandosi verso la moglie che, annullò le distanze tra di loro, e lo baciò con quanta più passione riuscì a recuperare.
"Vai adesso prima che io ti schianti e ti chiuda nelle segrete del nostro maniero" disse la donna tentando una risata che risultò piuttosto deprimente asciugandosi le lacrime con la veste. Draco annuì e, dopo averle carezzato il volto e salutato tutti con un gesto della mano, s'incamminò verso il centro della sala dove si sarebbe potuto smaterializzare
"Non farti ammazzare. Buona fortuna" sussurrò Harry sporgendosi dalla folla.
"Ti fotterò il posto di Salvatore del Mondo Magico Potter" esclamò Draco con un ghigno prima di compiere una giravolta e svanire nel nulla.
"Povero illuso" esclamò Harry prima di recuperare Ginny e smaterializzarsi verso il Paiolo Magico.

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Capitolo 24
*** Nella tana del lupo ***


Note:
Salve a tutti e benvenuti in questo nuovo capitolo de "La maledizione bulgara"
So che non aggiorno da un po', un bel po' a dirla tutta, e per questo vi chiedo umilmente perdono.
Ma bando alle ciance miei Potterini. Ci eravamo lasciati con l'inizio di una nuova missione
per cercare di scoprire i piani del mago oscuro Dimitri Dolcov.
Stranamente
il personaggio che rischierà la sua stessa vita per il bene comune,
non sarà il solito Harry ma bensì l'ex mangiamorte Malfoy
Dopo questa brevissima introduzione direi di lasciarvi leggere il capitolo
ringrazio anticipatamente chi lo farà e, per qualsiasi critica, complimento etc.
vi invito a lasciare una recensione.
Buona lettura
Albusseverus1996




NELLA TANA DEL LUPO





Nevicava. Fiocchi su fiocchi di candida neve, si posavano sul lago Lockness, al momento, ghiacciato e sulle colline che lo circondavano. Draco si fermò un secondo per ammirare la magnificenza della natura prima di nascondersi dietro una roccia, tirare fuori dalla borsa la fiala di polisucco e trangugiarla in un sol sorso. Immediatamente sentì un forte bruciore allo stomaco. Iniziò contorcersi nella fredda neve mentre i lineamenti del suo volto, insieme al resto del corpo, si modellavano. Una volta che la pozione terminò il suo compito, Draco recuperò gli abiti dell'italiano e li indossò prima di iniziare ad incamminarsi verso il luogo precedentemente stabilito dove Dolcov sarebbe arrivato per portarlo nel loro nascondiglio. Non vi era nessuna traccia di paura nel cuore dell'ex Serpeverde nonostante fosse la prima volta che rischiava la propria vita per qualcuno che non fosse la sua famiglia. Era pienamente determinato, orgoglioso di se stesso e convinto di aver fatto la scelta più giusta. Con questo pensiero, unito alla volontà di tornare dalla propria famiglia e dai suoi amici, proseguì il sentiero ghiacciato a passo spedito fino a quando un forte verso di volatili lo fece bloccare
"Ma che diavolo..?" Pensò ad alta voce accorgendosi che lo strano suono proveniva da una delle tasche interne del giaccone. La sua confusione aumentò quando da quest'ultima tirò fuori un piccolo oggetto rettangolare che continuava a vibrare come un pazzo e ad emettere un forte pigolio. Draco iniziò a toccare l'oggetto senza la minima idea di cosa fosse e di cosa ci facesse li quando, dopo l'ennesimo colpo, smise di vibrare lasciando spazio ad una voce inconfondibile
"Draco! Draco mi senti?"
"Hermione!? Come diavolo è possibile che....?" Rispose il biondo avvicinandosi allo strano apparecchio
"Non ho tempo di spiegarti tutto. Comunque l'apparecchio che hai tra le mani è una tecnologia babbana e si chiama telefono. I babbani lo usano per comunicare fra loro in tempo reale. È l'unico modo sicuro per darti la possibilità di informarci di quello che succede. Gufi e Patronus sono troppo visibili. Se dovessi avere bisogno di aiuto o per comunicarci qualunque novità, premi il tasto centrale, scorri il dito nella parte bassa dello schermo e clicca sul nome Mamma, appoggialo sull'orecchio e, dopo qualche secondo, sentirai la mia voce. Buona fortuna Draco" Malfoy non ebbe nemmeno il tempo di imprecare contro di lei che l'apparecchio tornò silenzioso come alcuni minuti prima
"Qualcuno dovrebbe dire a quella benedetta donna di parlare più lentamente" esclamò esasperato prima di riprendere il suo cammino. Dopo alcuni minuti arrivò a destinazione e si sedette su una comoda e freddissima roccia. Mancavano ormai pochi minuti all'orario prestabilito insieme al mago bulgaro e il tempo non era dei migliori. Una tormenta di neve lo costrinse ad imperturbare cada uno dei capi che indossava per non rischiare di morire congelato e, grazie ad un incantesimo molto ingegnoso, evocò delle fiammelle azzurrine resistenti a ogni tipo di intemperie e le posizionò tutte intorno a se
"Mio caro Barsimeo. È una gioia per me vederti amico mio" esclamò una voce apparentemente incorporea proveniente da alcuni metri di distanza. Draco si alzò di scatto e iniziò a guardarsi intorno per localizzare l'uomo impresa resa complicata per via della tormenta. Pochi secondi dopo una mano si poggiò sulla sua spalla e, prima che potesse anche solo tentare di chiedere cosa stesse facendo, si sentì risucchiato nel classico limbo della materializzazione


I due atterrarono dolcemente su di un suolo scosceso e pericolosamente scivoloso. Draco cercò di osservare il paesaggio per provare a capire in quale zona delle Highlands si trovassero, quando una spessa benda nera gli occultò la vista
"Mi rammarico di dover ricorrere a questi metodi barbari Barsimeo ma, come ben capirai, la sicurezza non è mai troppa" disse il bulgaro nuovamente con tono dolce e rassicurante. Draco, che non aveva fatto una piega nonostante si trovasse in stato di cecità, annui sorridendo
"Tranquillo Signor Dolcov. Sono pienamente d'accordo con lei" replicò ricorrendo al tono adulatorio inculcatogli dalla sua famiglia. Il bulgaro sghignazzò e, stringendo di più sulla spalla destra di Draco, iniziò a guidarlo verso l'interno di una collina. Dopo alcuni minuti in cui regnò il silenzio più assoluto, Dolcov riprese la parola
"Devo ammetterlo mi hai molto sorpreso. Non credevo che fossi capace di scappare dalle grinfie di nientemeno che Harry Potter in persona. Complimenti amico mio" vi era vero orgoglio nella voce. Era davvero un mago oscuro unico nel suo genere. Non era malvagio, era semplicemente pazzo. Draco ghignò beffardo
"Mi compiaccio di averla sorpresa Signor Dolcov. Forse adesso si renderà conto che forse la sua fatica nel farmi evadere non è stata sprecata" il bulgaro gli diede un paio di pacche sulla spalla, prima di fermarsi di colpo e, con un pigro gesto della mano, gli liberò gli occhi dalla scura e spessa stoffa. Draco si trovò all'interno di un'immensa e strana grotta. Sembrava essere stata arredata da un potente lord della nobiltà inglese del '700. Il suolo era ricoperto di tappeti rifiniti con oro e argento; affianco alle stalattiti vi erano candelabri in oro massiccio che irradiavano di luce perfino gli anfratti più remoti e gli angoli più nascosti della cavità; sontuosi mobili di mogano si intravedevano qua e là per quello che sembrava a tutti gli effetti il salone di una reggia; numerosi divani, altrettanti lucidi tavoli in legno con sedie annesse, un enorme biblioteca, vaste scorte di viveri di primissima qualità e addirittura un camino, riempivano quasi per intero l'area della caverna. Draco non potette evitare che lo stupore nel vedere tutto quel lusso, trasparisse sul suo volto e, per alcuni secondi, rimase immobile a scandagliare con lo sguardo, centimetro per centimetro. Vi erano, in linea di massima, una cinquantina di maghi tutti intenti chi a bere, chi intento rilassarsi e chi immerso nella lettura. Passarono una manciata di secondi prima che si accorgessero dell'arrivo del loro capo e del loro collega ma, quando lo fecero, scoppiarono tutti in un grande e caloroso applauso. Grida e complimenti si sovrapposero l'uno sull'altro creando una confusione immensa. Dolcov sorrideva radioso mentre Draco salutava e stringeva mani qua e là.
"Miei amici! Vi prego di calmarvi adesso perché ho qualcosa da dover dire al nostro caro Barsimeo" esclamò Dimitri zittendo tutti all'istante "Per il coraggio e il sangue freddo che hai dimostrato, io e il resto dei nostri alleati abbiamo deciso di premiarti con la seconda camera più grande del nostro rifugio. Se vorrai riposare un po' ti accompagnerò io stesso" continuò prima di stringere vigorosamente la mano di Draco che sorrise di rimando
"Vedo che siamo aumentati in numero. La cosa mi rallegra. Vi ringrazio molto per l'onorificenza che mi avete concesso ma, nonostante io mi senta abbastanza stanco e spossato, la sete di vendetta arde dentro di me. Quindi se non le dispiace Signor Dolcov, e se fosse tanto gentile da ascoltarmi, vorrei parlare in privato con lei e studiare un offensiva contro Harry Potter" il bulgaro aprì ancor di più il suo sorriso inquietantemente comprensivo e annui
"Oh beh il signor Potter sa essere molto odioso in certi momenti. Seguimi" detto questo gli diede le spalle e si incamminò verso il fondo della lussuosissima grotta seguito a ruota dal britannico. Si fermò di fronte ad una delle pareti rocciose e, dopo aver bisbigliato alcune parole incomprensibili, probabilmente nella sua madre lingua, lo oltrepassò come se non ci fosse. Draco non esitò e lo seguì trovandosi davanti ad una semplice abitazione formata da un letto a baldacchino color oro e una scrivania nero carbone piena di quelle che sembravano planimetrie di un castello immenso e alcune mappe di foreste e città. Dolcov si sedette con grazia su una delle sedie presenti ai due estremi della scrivania e, dopo aver invitato il suo ospite ad accomodarsi, incrociò le dita portandosele vicino alle labbra e fissò il suo sguardo in quello di Draco
"Mio caro italiano amico. Mi hai chiesto aiuto per placare la tua sete di vendetta contro di un uomo che, si dà il caso, sia lo stesso che sta creando problemi anche al sottoscritto. Sia chiaro, io avrei di gran lunga preferito che il signor Potter fosse ragionevole e passasse dalla nostra parte poiché è un mago straordinario senza dubbio e ci avrebbe fatto comodo aver un alleato del genere tuttavia ha scelto di farci la guerra e io rispetto le scelte altrui. Mentre eri via io e nostri colleghi siamo arrivati ad una conclusione voglio testare nuovamente la tua intelligenza. Cos'ha Harry Potter di più caro a questo mondo?" Draco, senza alcuna esitazione, rispose con finto odio nella voce
"Gli amici e la famiglia senza ombra di dubbio" Dolcov aprì il suo sorriso e batté le mani eccitato
"Esatto. ESATTO! Molto bene Barsimeo, molto bene. Sua moglie, la signorina Weasley, insieme ai due figli più piccoli sono intoccabili. Nemmeno io sono riuscito a scalfire gli incantesimi di protezione della villa in cui stanno nascosti. Il più vulnerabile per così dire è il primo genito James Sirius Potter, che al momento si trova ad un paio di chilometri da qui all'interno del castello di Hogwarts. Stiamo studiando un piano per poter entrare di soppiatto all'interno della scuola. Come ovviamente potrai capire, non possiamo semplicemente entrare e rapire il ragazzo. Avvertirebbero immediatamente il ministero e saremmo accerchiati prima di poter anche solo pensare di smaterializzarci. Quindi il quesito è semplice tuttavia ciò non sta a significare che lo sia anche la soluzione. Come riusciremo ad entrare all'interno del castello senza alzare un polverone?" Dolcov terminò il suo discorso, si alzò e raggiunse la sedia di Draco che, intuendo che il loro colloquio si stava volgendo al termine, imitò il bulgaro abbandonando la sua sedia
"Domani mio caro Barsimeo vorrei che venissi insieme a me per un sopralluogo. Ci spingeremo al limite della foresta proibita sotto incantesimo di disillusione per controllare che tipo e quanto potenti sono gli incantesimi proteggono i loro confini, cercare punti deboli o qualsiasi elemento che possa aiutarci a compiere il nostro obiettivo. Sei con me?" Il bulgaro allungò una mano verso Draco che sorrise malizioso prima di stringerla con vigore


"Come diamine funziona questa diavoleria?" Sussurrò esasperato Draco mentre cercava di contattare Hermione tramite l'aggeggio babbano che lei stessa aveva nascosto dentro il cappotto di Barsimeo. Si trovava seduto sul bordo del maestoso letto matrimoniale all'interno della più grande camera presente nel rifugio creata e donatagli come premio per il coraggio e la forza che, secondo Dolcov e i suoi seguaci, aveva dimostrato nello scampare alle grinfie del ministero britannico. Se ne stava lì imprecando e ringraziando Merlino che sulla pareti della camera vi sia stato scagliato un incantesimo che non permettesse ad alcun suono di penetrarle
"Cos'è che quella pazza mi ha detto? Allora premere il tasto centrale. Fatto; scorrere il dito in basso sullo schermo. Perfetto; cliccare su mamma e portarlo all'orecchio" il telefono iniziò a produrre alcuni suoni a ripetizione e, alcuni secondi dopo, una voce parlò
"Draco?" Chiese Hermione sospettosa. Draco soppresse una risata
"No mi chiamo Merlino e vorrei complimentarmi per il tuo essere un così impeccabile Ministro della Magia" Hermione sbuffò infastidita
"Ha-Ha davvero divertente. Che succede? Problemi?" Draco prese un buon respiro e si sdraiò sul comodo materasso
"Novità più che problemi. Harry non deve assolutamente venire a conoscenza di ciò che sto per dirti" non appena pronuncio queste parole, si sentì un gran trambusto dall'altra parte dell'apparato babbano. Qualcuno, di cui Draco conosceva l'identità pur non vedendolo, stava lottando per afferrare il telefono
"Esattamente di cosa io non devo assolutamente venire a conoscenza?" esclamò la voce inconfondibile e preoccupata di Harry
"Harry.... Non costringermi a schiantarti" replicò Hermione con voce affannata
"Hey anche io voglio ascoltare" esclamò Ron. In tutto questo, Draco restò in silenzio a godersi la scena. Hermione, che sicuramente teneva ancora stretto il telefono, gridava come una megera imprecando contro un Harry che invocava il suo nome chiedendo spiegazioni e un Ron che dava manforte al suo migliore amico
"BASTA!" Gridò Hermione dopo non meno di 15 minuti di guerra più totale
"STUPEFICIUM, STUPEFICIUM" due tonfi di corpi caduti al suolo e tornò finalmente il silenzio
"Draco sei ancora lì?" Chiese Hermione dopo aver ripreso il controllo di se. Draco scoppiò a ridere e abbandonò per un attimo il telefono sul costoso piumone di struzzo che ricopriva il suo letto per poi riprenderlo solo dopo essersi riuscito a controllare
"Ben fatto Herm" La donna sbuffò esasperata
"Beh? Qual è la novità?" Chiese rabbiosa. Draco sorrise per un secondo prima di tornare serio
"Dolcov vuole rapire James per arrivare ad Harry" disse tutto d'un fiato. Hermione non proferì parola per alcuni secondi. Draco immaginò che stesse elaborando la cosa e, simultaneamente, cercando una soluzione con il tasso di rischio più basso possibile
"Avrei dovuto immaginarlo. Come intende entrare ad Hogwarts?" sussurrò con una leggera nota di preoccupazione nella voce
"Domani andrò insieme a lui per un sopralluogo. Pare che voglia rendersi conto degli incantesimi utilizzati come protezione. Ha parlato anche di entrare nella foresta, probabilmente non è a conoscenza che le protezioni si estendono fin li. La cosa positiva è che, per lo meno, non è sua intenzione quella di compiere un attacco vero e proprio. Questo ci avvantaggia poiché vuole muoversi nell'ombra senza che nessuno si renda conto di ciò che sta succedendo. Sarà facile per noi proteggerlo. Probabilmente non rischierà nuovamente di perdere tutti i suoi alleati solo per un rapimento" Draco cercò di utilizzare un tono rassicurante che parse ottenere risultati
"Bene. Da quanto posso dedurre ti trovi in un luogo sicuro in cui nessun altro può accedere è così?" Chiese Hermione ritrovando un poco di fiducia nella voce
"Sissignora" rispose Draco
"Perfetto. Spedirò un paio d'Auror a sorvegliare il perimetro nel caso tu avessi dei problemi. Una volta tornato dal vostro sopralluogo voglio che tu mi metta al corrente di qualsiasi cosa abbia detto quel folle sulle protezioni o su qualsiasi altro tema. Draco stai attento, cura ogni dettaglio poiché se dovessi fallire e se venissi scoperto, James correrebbe un enorme pericolo. Buona fortuna" la voce di Hermione si spense e, così, anche lo schermo dell'apparato. Tuttavia Draco rimase a guardarlo e a rigirarselo fra le mani
"Davvero ingegnosi questi babbani" disse tra se e se prima di posarlo nuovamente nella tasca interna del cappotto e uscire dalla camera. Il, cosiddetto, salotto era immerso nella più totale oscurità. Draco accese la sua bacchetta dirigendosi verso una zona della caverna che Dolcov definiva terrazza poiché era l'unica zona che fosse all'aperto. Il silenzio la faceva da padrone e gli unici rumori che disturbavano quella quiete totale, provenivano dalle suole dei pesanti stivali che Draco stesso era costretto ad indossare
"Per un bene superiore" sussurrò una volta raggiunta la parete nord ovest della grotta. Come gli era stato assicurato dal Bulgaro, la parete diventò di un liquido scuro poco raccomandabile ma, sentendo il bisogno di un po' d'aria fresca e di sfuggire dalle opprimenti pareti rocciose della caverna almeno per un momento, lo attraversò. La brezza fredda delle Highlands fu come una manna dal cielo per il mago britannico che prese due grossi respiri portando la testa verso le spalle
"Barsimeo amico mio!" Esclamò una voce dall'oscurità. Draco fece un salto di mezzo metro ed estrasse la sua bacchetta
"Oh mi dispiace averti spaventato. Comunque ottimi riflessi credo che tu possa abbassare la bacchetta. Sai mi ricorda brutte esperienze. Sigaretta? Tu se non ricordo male sei un nato babbano perciò conoscerai di certo i loro vizi" continuò Dimitri con un sorriso porgendogli un pacchetto
"Oh sì certo, mi scusi signor Dolcov sa mi ha preso alla sprovvista" Draco abbassò immediatamente la sua bacchetta, prese la sigaretta offertagli e rivolse un inchino di scuse verso il bulgaro che si accigliò leggermente
"Andiamo Barsimeo. Non credo che tra amici siano necessari certe scuse e convenevoli e, per l'amor di Morpus, chiamami Dimitri. Comunque dovresti riposare. Domani dovrai essere al 100% della concentrazione. Non sarà facile entrare nei confini di Hogwarts e, data la situazione e dopo l'attacco a Hogsmade, sicuramente avranno intensificato la sicurezza" Draco aspirò una buona dose di fumo dalla sua sigaretta e si appoggiò su di un muretto che fungeva a mo' di finestra
"Hai ragione ma dopo essere stato rinchiuso tanto a lungo in una squallida cella, sentire il vento freddo soffiare sul mio volto è una manna dal cielo" disse con tono triste. Dolcov lo fissò con sguardo pieno di comprensione e, dandogli una pacca sulla spalla, diede un'ultima tirata alla sigaretta, la gettò e fece per andarsene fermandosi giusto di fronte alla parete rocciosa dove vi era presente l'uscita
"Se riusciremo a portare il signor Potter dalla nostra parte, potremo dar iniziò al nostro grande piano e salvare il mondo. Conto su di te Barsimeo" Draco annuì con vigore provocando un ghigno sul volto del bulgaro che, dopo avergli lanciato un'ultima occhiata complice, pronunciò la parola d'ordine e scomparve all'interno della parete lasciando il britannico solo con i suoi pensieri


Draco si trovava nel bel mezzo della foresta proibita e correva. Stava scappando da qualcosa di cui non conosceva nemmeno la natura. Continuò a correre nell'oscurità per quelle che sembravano delle ore senza incontrare anima viva, solo vegetazione e inquietanti alberi privi di foglie fino a quando il terrore e la paura crebbero dentro di lui in maniera esponenziale paralizzandolo completamente. Si accasciò sul letto di foglie secche di cui era ricoperto il suolo con le ginocchia al petto e le mani strette sulle tempie.
"Che cosa mi sta succedendo?" Esclamò a voce alta mentre un rivolo di freddo sudore gli colava dalla fronte e l'oscurità si faceva più fitta intorno a lui. Aveva iniziato leggermente a calmarsi quando delle terribili urla di un uomo e una donna che invocavano aiuto, lo fecero ripiombare nel panico più totale. Fece per alzarsi, avrebbe voluto aiutare quelle persone. Avrebbe dovuto correre da loro e prestare soccorso ma i suoi muscoli non rispondevano più ai suoi comandi, perciò rimase lì, paralizzato dalla paura. Le urla continuavano. Sentiva i timpani che iniziavano a lacerarsi ma non si mosse di un millimetro. Poi come erano iniziate le urla si spensero lasciando spazio ad un silenzio opprimente. Draco finalmente riuscì ad alzarsi e ad incamminarsi verso il luogo dove precedentemente aveva sentito le richieste d'aiuto pregando con tutte le sue forze che la sua immaginazione gli avesse giocato un brutto scherzo. L'oscurità iniziò a diradarsi lasciando che alcuni rari raggi di sole riuscissero a penetrare la fitta vegetazione. Continuò a camminare fino a trovarsi in una grande radura deserta fatta eccezione per 4 persone sdraiate al suolo situate giusto al centro di essa. Draco iniziò a correre verso di loro ma a metà strada scivolò su qualcosa di liquido. Sangue. Nel tentativo di rialzarsi, cadde ancora e ancora prima di riuscire a ritrovare stabilità. Una volta in piedi, e cn i vestiti zuppi, spiccò una corsa verso il centro della radura dove si trovavano quelle persone quando un uomo, il cui volto era devastato dal dolore e dalle lacrime, apparve dal nulla iniziando ad urlare come un pazzo. A Draco gli si bloccò il fiato in gola. Mentre si avvicinava a loro, riuscì a scorgere due chiome scarlatte tra le quattro riverse al suolo e una massa informe di capelli corvini che piangeva e urlava con le mani che coprivano il volto
"HARRY!" Urlò Draco con il fiato corto per via della corsa "Harry cosa diamine sta succedendo?" Continuò lui. L'uomo alzò il volto rigato dalle lacrime e gli rivolse uno sguardo pieno dell'odio più profondo e puro che avesse mai visto. Harry si alzò in piedi alzando un pugno verso di lui
"TUUU!" Gridò a pieni polmoni "CODARDO! LA MIA FAMIGLIA È MORTA PER LA TUA CODARDIA. MI FIDAVO DI TE. CODARDO" l'uomo continuò ad inveire contro Draco fino a quando un raggio di luce verde proveniente dalle spalle del biondo, lo colpì in pieno petto. Harry s'inginocchiò, diede un ultima occhiata a sua moglie ai suoi figli ormai morti al suolo e si unì a loro lasciando che un ultima lacrima cadesse dalla sua guancia su di quella della moglie. Draco sconvolto cadde in ginocchio respirando a fatica quando sentì una mano stringergli la spalla
"Ottimo lavoro Draco. Davvero un ottimo lavoro" gli sussurrò una voce dolce prima che iniziasse a ridere. Una fredda risata priva di divertimento e piena di malvagità pura gli risuonò nelle orecchie gelandogli il sangue nelle vene. Si coprì il volto con le mani iniziando a singhiozzare mentre quella gelida risata continuava a disturbare la quiete che si era creata dopo la morte del suo amico. Fece per alzarsi deciso a vendicare Harry e la sua famiglia quando l'oscurità tornò ad offuscargli la vista prima che, il suolo sotto i suoi piedi, si aprisse lasciandolo sprofondare nell'oblio. Urlò con quanto più fiato riuscì a racimolare mentre cadeva nel vuoto. Cercò di aggrapparsi a qualsiasi cosa ma non ci riuscì. Ormai certo della venuta della morte, si lasciò andare e si rilassò fino a quando atterrò su di un comodo letto a baldacchino. Aprì gli occhi e si alzò alla velocità della luce. Si ritrovò in un lago di sudore, con le nocche pallide e con la bacchetta stretta in pugno che continuava ad emettere le classiche scintille rosse che preannunciavano pericolo. Ancora ansimante, si involò verso il bagno situato alla sinistra del letto e, dopo aver riempito il lavello di acqua gelida, immerse le sue mani al suo interno e se la gettò contro il volto riacquisendo un po' di lucidità. Uscì dalla camera 20 minuti prima di quanto accordato con Dolcov con il volto ancora pallido e con l'ansia non ancora dissipata del tutto. Il bulgaro era già lì ad aspettarlo proprio come immaginava. Era immerso nella lettura di quello che, all'apparenza, era vecchio un libro scritto da un babbano
"Non sapevo ti piacesse questa tipologia di scrittura Dimitri" esclamò divertito Draco una volta raggiunta una poltrona vicina a quella occupata dal bulgaro. Egli sorrise abbassando il tomo che teneva stretto in mano
"La letteratura babbana sa affascinarmi lo ammetto. La tua impazienza è ammirevole caro amico. Pronto per il primo passo verso il compimento della tua personale vendetta?" Replicò con voce piena d'eccitazione evocando con un gesto della mano due lunghi mantelli rosso fuoco completi di un cappuccio grande abbastanza da occultare gran parte del volto di chiunque lo indossasse e porgendone uno al britannico. Draco allargò il suo finto ghigno malvagio e, con una mano afferrò il mantello e l'altra la poggiò sulla spalla del bulgaro
"Puoi giurarci" e i due si smaterializzarono nel nulla


Atterrarono nella sponda del lago nero più distante dalla scuola. Al momento la grande distesa d'acqua si presentava come una lastra di ghiaccio scura e poco invitante da attraversare. Draco si strinse di più all'interno del suo cappotto prima di indossare il mantello rosso datogli dal bulgaro che se ne stava lì, con lo sguardo fisso sulle mura del maestoso castello di Hogwarts
"È magnifico" sussurrò Dimitri ridestandosi dalla trance in cui era caduto. Indossò anche lui il mantello e, con pure eccitazione nella voce, si rivolse nuovamente al britannico che stava armeggiando con il cappuccio che non ne voleva sapere di occultargli il volto
"Barsimeo pronto per provare l'ebrezza del volo?" Draco lo fissò con una espressione confusa e spaventata insieme sul volto
"Volo?" Chiese in un sussurro. Dolcov rise di gusto prima di stringergli una mano sulla spalla
"Dopo una prima occhiata veloce posso affermare con estrema certezza che è l'unico modo per raggirare le protezione ed entrare nei confini di Hogwarts" Draco non ebbe neanche il tempo di chiedere informazioni su di quale animale sarebbero dovuti salire per volare che quest'ultimo, insieme a Dolcov, diventarono fumo e iniziarono a prendere quota prima di partire alla velocità della luce verso la fitta foresta proibita. Fu un atterraggio brusco per il biondo che, una volta arrivato al suolo, cadde e andò a scontrarsi contro un grande faggio procurandosi una profonda ferita sulla fronte. Si alzò a fatica imprecando contro qualsiasi divinità che gli venisse in mente provocando il divertimento del bulgaro che iniziò a ridere
"Le protezioni mi hanno fatto sbandare un po'. Mi dispiace" disse Dimitri tra una risata e un altra prima di aiutare l'alleato ad alzarsi curando la sua ferita con un semplice gesto del dito. Draco fece una smorfia di dolore prima di ritrovare un aria risoluta
"Andiamo?" Dolcov ammiccò prima di iniziare ad incamminarsi verso Hogwarts. Non fu una passeggiata attraversare la foresta. Dovettero parlamentare con i centauri, scontrarsi contro le ultime acromantule sopravvissute in quella terra, in un paio di occasioni dovettero nascondersi per non essere visti da Hagrid e da suo fratello che continuavano nei loro turni di guardia per assicurarsi che tutto fosse in regola
"Credo che sia arrivato il momento di ricorrere agli incantesimi di disillusione Dimitri. Credo che in pochi minuti dovremmo essere vicini al parco della scuola" sussurrò con un filo di voce Draco da dietro una grossa roccia. Il bulgaro annuì e, dopo aver controllato che fosse sicuro, si alzò e incantò prima se stesso e successivamente il suo alleato. Continuarono a risalire l'aspra foresta per altri 5/6 minuti. Lasso di tempo in cui i due maghi non incontrarono altri contrattempi. Arrivarono al limitare della foresta che erano circa le dieci e il parco, Draco tirò un sospiro di sollievo, era deserto. Una grande radura stracolma di neve su cui non era presente anima viva. Il britannico cercò di non sembrare troppo sollevato dalla situazione e continuava a fingere nervosismo sbuffando di impazienza
"Pazienza amico mio. Abbi pazienza" sussurrò tranquillo Dolcov dopo essersi seduto su di un tronco. Accese un paio di sigarette e, dopo averne passata una al suo alleato, intraprese una conversazione su qualsiasi notizia da lui conosciuta a riguardo del castello che si ergeva altissimo di fronte a loro come se nulla fosse. Come se non fossero lì per rapire uno studente di 13 anni. Draco profondamente sconvolto dalla piega che aveva preso la loro missione ma felice che il piccolo James fosse al sicuro dentro le mura di Hogwarts, ascoltò con finto entusiasmo tutto ciò che il bulgaro raccontava dei fondatori e di gran parte delle leggende che si narravano da secoli quando, il cigolio a lui familiare del gran portone di quercia che formava l'entrata principale del castello, si spalancò. Una confusione di giovani voci eccitate stravolse la quiete in cui era immerso il parco e centinaia e centinaia di ragazzi imbacuccati in mantelli, sciarpe e cappelli ognuno del colore rappresentante la casa a cui appartenevano, iniziarono a farsi spazio nella fitta neve per raggiungere il grande cancello. A Draco gli si gelò il sangue nelle vene. -Hogsmade- pensò sentendo un brivido attraversargli la schiena. Dolcov sorrise radioso prima di alzarsi e lanciare uno sguardo di pura felicità verso un Draco ancora paralizzato
"Un colpo di fortuna inasperato mio caro Barsimeo. Suppongo che i giovani maghi si stiano dirigendo nel paesino qui vicino" il britannico si ridestò e, sotto invito del bulgaro, strinse la sua mano prima di convertirsi nuovamente in fumo e riprendere il volo


"Bar Testa di Porco" lesse ad alta voce Dolcov appena dopo aver atterrato "Ti va qualcosa da bere?" Draco annuì e i due entrarono. Il piccolo locale, come di suo solito, era completamente vuoto fatta eccezione di un paio di ragazzini ribelli del settimo anno che bevevano un whiskey incendiario, una megera che inveiva contro il suo boccale ormai vuoto e Hagrid che conversava amabilmente con il bassissimo professor Vitious
"Si?" Esclamò burbero Aberfort da dietro il bancone. Dolcov gli sorrise gentile "Un bicchiere di indromele e un..?" Guardò verso Draco che era immerso nei suoi pensieri. Sussultò quando ricevette una gomitata nelle costole dal bulgaro e, con un filo di voce, disse
"Un whiskey doppio" Aberfort li guardò sospettoso prima di abbassarsi per recuperare gli alcolici richiesti imprecando contro i turisti perditempo. Alcuni secondi dopo il vecchio barista, appoggiò sul bancone due bicchieri fumanti continuando a guardarli di traverso. Dolcov non si scompose pagò il conto lasciando ben due galeoni do mancia e bevve in un sol sorso il prezioso alcolico. Draco lo imitò sentendo all'istante il liquido infuocato ardere la sua bocca e iniziare a scendere rapidamente verso il suo stomaco bruciando qualsiasi cosa incontrasse nel suo cammino perfino la sua preoccupazione. Si alzò, consapevole che fosse improbabile che Dolcov trovasse James fra quella moltitudine di studenti e, anche se fosse, non avrebbe potuto rapirlo con tanti testimoni. Con questa nuova speranza nel cuore, Draco segui il bulgaro dal locale fino alla stradina che portava al centro del paesino magico. Aveva iniziato a nevicare e le urla eccitate dei ragazzini faceva da perfetta cornice, ai negozi di scherzi e di dolciumi, che negli ultimi anni si erano moltiplicati nella zona. Draco continuava a camminare senza paura seguito da un Dolcov silenzioso e concentrato come non mai. Un ora e mezza di ricerca non era servita a nulla. Non vi era nessuna traccia del piccolo Potter. Provarono da Mielandia, da Zonko, da Tiri Vispi Weasley di proprietà di George Weasley che ormai era diventato uno degli uomini più ricchi d'Inghilterra, ma niente -Sta scontando qualche punizione. O Hermione ha avvertito la McGranitt impedendo al ragazzo di uscire dal castello- pensò sollevato. Passò un altra mezz'ora e, proprio quando Draco iniziò a pensare che la missione fosse stata un enorme buco nell'acqua, accadde
"POTTEEEER! Sei odioso giuro. Smettila di seguirmi ti ho già chiaramente spiegato che non ho la minima intenzione di uscire con te" urlò una ragazzina nei pressi della stamberga strillante. Si ascoltò una fragorosa risata
"Oh andiamo Thompson. Perché non mi dai una possibilità? D'altronde sono senza dubbio il più bello della scuola" esclamò James divertito. La ragazza sbuffò sonoramente
"E-V-A-P-O-R-A" scandì ogni lettera con molta chiarezza prima di correre via profondamente irritata. -Possibile che i Potter ci provino sempre con donne rosse di capelli?- pensò nella disperazione del momento e, nello stesso istante, pregava con tutte le sue forze che Dolcov non si fosse reso conto della vicinanza del suo obbiettivo. Le sue speranze si infransero vedendo il volto del bulgaro aprirsi un enorme e maligno sorriso
"La fortuna premia gli audaci disse un poeta babbano e non c'è esempio migliore di questo. Vai mio caro amico ma, ricorda, per il momento almeno, ci serve vivo" Draco annuì e, sconsolato sempre con il rosso cappuccio a coprire gli occhi, scese il pendio che lo avrebbe portato di fronte alla vecchia catapecchia luogo in cui morì Severus Piton suo mentore ai tempi della scuola e di fronte al suo obbiettivo
"È una ragazza meravigliosa non credete?" Disse James divertito rivolgendosi ai suoi due amici più cari
"Se lo dici tu Jam. Ma quello chi è?" Esclamò uno di loro con più curiosità che paura nella voce. Il piccolo Potter però capì immediatamente la gravità della situazione poiché il suo volto, fino a qualche secondo prima spensierato, mutò in una maschera di determinazione
"Denz, Eu andate a informare la McGranitt. Qualcuno è entrato nei confini di Hogwarts senza invito" sussurrò senza staccare gli occhi dal nuovo arrivato. I due lo fissarono confusi ma non fecero domande e iniziarono a correre verso il castello
"Incarceramus" pronunciò Draco legando come salami i due poveri ragazzini. James s'infuriò e, una volta estratta la bacchetta dal mantello, liberò i suoi amici che scomparvero dopo qualche secondo. Un incantesimo abbastanza complesso frequentando solo il secondo anno di studi. Così Draco iniziò a battere le mani con fare sfottente poiché si accorse che Dolcov lo stava fissando da sopra il pendio "Ma che bravo. Davvero molto bravo. Tutto suo padre, sarà fiero di lei senza alcun dubbio" James lo fissò con puro odio mentre gli puntava contro la sua bacchetta
"Quale dei tanti folli che ce l'ha a morte con mio padre sei tu?" Chiese con tono ironico non abbassando il braccio di un millimetro. Draco sorrise maligno prima di puntare la bacchetta contro il piccolo Potter
"Beh credo che avremo molto tempo per conoscerci James, non preoccuparti. Adesso hai due opzioni. O venire con noi senza essere schiantato o venire con noi privo di sensi. Ti consiglio di scegliere la prima opzione. È stata una lunga mattinata e, al momento, sono facilmente irritabile" James rise di gusto
"Beh io aggiungerei una terza opzione. Perché non vai a farti fottere? ADESSO! STUPEFICIUM!" Dal nulla, due lampi rossi, non contando quello proveniente dalla bacchetta di James, si involarono verso Draco che riuscì a proteggersi per un pelo. Dagli alberi spuntarono nuovamente i due amici di James che lo affiancarono e, i un attimo i tre, iniziarono a tempestare di schiantesimi l'uomo di fronte a loro. Draco riuscì senza problemi a parare i colpi che i ragazzini gli stavano scagliando ma erano così rapidi che non trovava il tempo giusto per contrattaccare. Una quindicina di minuti dopo l'inizio dello scontro, James e i suoi amici non davano segni di stanchezza. Continuarono a scagliargli incantesimi fino quando un tremendo scoppio mise fine ai giochi. I ragazzini caddero all'indietro e due di loro persero la bacchetta. James si alzò pronto ad affrontare il nuovo arrivato quando il pianto di una ragazzina paralizzò sia lui che Draco
"Tuo padre ti ha insegnato bene signor Potter ma avrebbe dovuto spiegarle anche che, a volte, bisogna dare ascolto agli adulti. Giù la bacchetta o questa ragazzina farà una brutta fine" Dolcov aveva scagliato un potente incantesimo che aveva provocato una piccola voragine nel suolo e, al momento, si trovava di fronte a Draco tenendo per la gola la ragazzina che precedentemente stava inveendo contro James. Il volto di quest'ultimo impallidì violentemente, abbassò all'istante la bacchetta e alzò le mani
"Verrò con voi. Farò qualsiasi cosa ma lasciatela andare vi supplico" disse con un filo di voce. Dolcov sorrise e invitò con un gesto della mano Draco ad avvicinarsi a lui
"Schiantalo e andiamocene di corsa. Stanno arrivando gli Auror" quest'ultimo annuì puntò la bacchetta sul piccolo Potter e lanciò un blando schiantesimo che lo colpì al petto. James si accasciò al suolo e la ragazzina iniziò a strillare e chiamare a gran voce aiuto e il nome del ragazzo che stava a pochi metri da lei privo di sensi. Draco spicco una corsa verso il giovane se lo caricò sulle spalle e, un attimo prima che gli Auror entrassero nel loro campo visivo, lui, Dolcov e il piccolo James, erano scomparsi


I due vennero accolti da una moltitudine di grida vittoriose e complimenti. Tutti i loro alleati festanti, si riversarono nella sala principale intonando canti, stappando bottiglie e ballando ognuno danze differenti in base alle culture del loro paese d'origine. Dolcov sorrideva radioso in direzione dei suoi uomini prendendo parte ai balli e alle canzoni che quest'ultimi intonavano mentre Draco, che ancora teneva in spalla il piccolo Potter, si limitava a sghignazzare cercando di proteggere il ragazzino dall'euforia del resto dei presenti. Mezz'ora dopo il loro glorioso ritorno, il bulgaro chiese un attimo di silenzio e, dopo essere salito su di un tavolino per far sì che tutti potessero guardarlo in faccia, aprì le braccia come a voler abbracciare per intero la grande sala
"Amici miei. La prima, e probabilmente, la missione più difficile del nostro piano è compiuta" un'altra esplosione di applausi e grida interruppe Dimitri che rise di gusto prima di chiedere nuovamente il silenzio con un gesto della mano
"Mi unisco a voi nella gioia della notizia ma, tuttavia, la scalata è ancora lunga. La nostra missione è, come ben sapete, radere al suolo il mondo intero per estirpare i mali che lo stanno facendo marcire. Harry Potter passerà sicuramente dalla nostra parte adesso, dopo avergli garantito la sicurezza dei suoi cari è ovvio. Con lui al nostro fianco faremo un altro passo verso il compimento della nostra missione. Domani sarà un giorno fondamentale. Io, insieme a Barsimeo, invieremo un messaggio al signor Potter con la data e il luogo dell'incontro, dove dovrà scegliere se continuare a farci la guerra per la seguire la sua odiosa morale o salvare la sua famiglia. Adesso un brindisi prima di lasciare sfogare la vostra felicità. Alziamo i calici. -Per il bene superiore-" un solo gridò monocorde scoppiò e tutta la sala intera trangugiò in un sol sorso i loro calici prima di continuare la festa dove si era interrotta
"Barsimeo ti vedo pensieroso. Perché non vai a goderti la festa insieme ai tuoi colleghi?" Chiese dolce Dolcov vedendo Draco troppo silenzioso del normale. Quest'ultimo alzò il capo fissando gli occhi scuri in quelli glaciali del bulgaro prima di aprire un ghigno maligno sul volto
"In realtà vorrei, con il tuo permesso ovviamente, portare il ragazzino nel mio alloggio e spiegargli il motivo per cui è stato rapito. Ha grandi potenzialità e magari riesco a metterlo contro il padre" Dolcov scoppiò in una folle risata che lo fece piegare sulle ginocchia
"Non ho mai avuto un uomo così dedito alla causa. Permesso accordato ma ricorda due cose. Primo: ci serve vivo; secondo: dovresti rilassarti un po' amico mio" disse il bulgaro ancora con le lacrime agli occhi dandogli una pacca sulla spalla. Draco sorrise divertito dalla scena e, dopo aver scambiato un'occhiata d'intesa con Dimitri, iniziò a farsi strada verso la sua camera situata, per disgrazia, dalla parte opposta alla moltitudine di maghi e streghe già ubriachi fradici e festanti. Riuscì a superarli incolume dopo moltissime spinte e sgomitate. Purtroppo non fu lo stesso per James che, nonostante Draco cercasse di proteggerlo, venne colpito ripetutamente iniziando a perdere sangue dalla fronte. Una volta al sicuro dentro la sua insonorizzata abitazione, iniziò a imprecare a gran voce e a scaraventare al suolo qualunque oggetto gli capitasse a tiro. Dopo essersi calmato, si sedette ai piedi del suo letto dove si trovava anche James ancora svenuto impegnando la sua brillante mente nell'elaborare un piano capace di risolvere la pericolosa situazione in cui si trovavano. Decise che la cosa migliore che potesse fare al momento fosse quella di avvisare Hermione, il ministero e, soprattutto, Harry della buona salute del figlio altrimenti, quest'ultimo insieme alla moglie, avrebbero fatto di sicuro saltare in aria tutta la Scozia per ritrovarlo. Prese il telefono dalla tasca interna del giubbotto ma non ebbe nemmeno il tempo di sbloccare lo schermo che qualcuno gli si gettò al collo
"James.. Sono Draco... Mollami... Adesso" disse il biondo con quel poco fiato che trovò in corpo. James rise beffardo
"Si e io sono Merlino molto piacere" esclamò ironicamente stringendo di più la presa. Draco, il cui volto stava sempre più tendendosi al color porpora, riuscì ad afferrare la sua bacchetta e ad evocare un Protego che scagliò il giovane Potter nuovamente sul materasso
"James non fare lo stupido e ascoltami. So che non è facile credermi ma provaci" esclamò Malfoy con quanta più dolcezza riuscì a raccogliere dopo aver recuperato l'ossigeno necessario. James lo fissò con odio profondo negli occhi
"Provalo" ringhiò il piccolo. Draco sorrise e rispose all'istante
"Chiedimi qualcosa che solo io possa conoscere allora" quasi potette vedere gli ingranaggi presenti all'interno del cervello del giovane iniziare a girare all'impazzata alla ricerca di una domanda che chiarisse i suoi dubbi
"Cosa mi ha regalato papà per Natale quest'anno? Se tu fossi davvero Draco lo dovresti sapere" disse una volta trovato il quesito giusto da porre all'uomo di fronte a lui che scoppiò a ridere
"Ah i Potter" sospirò "Sempre a pensare a Quddich e scope. Una firebolt 99 comunque" James, completamente sorpreso che l'uomo avesse risposto correttamente, iniziò ad avvicinarsi senza però abbassare la guardia
"Vedo che sei ancora diffidente. Tuo padre ti ha insegnato bene" disse Draco prima di raccogliere il telefono che aveva precedentemente gettato al suolo dopo l'aggressione subita. James cercò di trattenere la curiosità ma, da buon Potter che si rispetti, non ci riuscì
"Ma quello non è il telefono di zia Herm?" Chiese eccitato avvicinandosi a lui. Draco sorrise radioso e sbuffò divertito
"Si. La tua cara zietta ha avuto la brillante idea di concedere un aggeggio babbano ad un mago che proviene da una famiglia che ha sempre rifiutato ogni tipo di collegamento con il loro mondo. Come puoi ben pensare, io mi sono trovato meravigliosamente" esclamò ironico facendo ridere il ragazzino che gli strappò, senza troppi convenevoli, il telefono dalle mani
"Oh-oh" disse James preoccupato. Draco lo guardò con la stessa preoccupazione sul volto
"Cosa c'è? Che è successo?" Chiese. James ricambiò lo sguardo e, dopo essersi passato una mano tra i capelli, vizio odioso ereditato dal padre, esclamò divertito
"Credo che, dopo aver terminato questa missione, ti convenga darti alla macchia. Zia Herm ha provato a mettersi in contatto con te circa 25 volte. Sai quando si arrabbia può risultare alquanto spaventosa" Draco si tirò una manata sulla fronte prima di stendersi nel letto
"Merda" sussurrò "Potresti parlare tu con lei? Sai non potrà infuriarsi se a parlare fosse un bambino che è stato appena rapito" continuò con voce supplicante. James si accigliò
"Punto numero uno, non sono un bambino; punto numero due, perché dovrei perdermi la tua, scusa se mi permetto ma ti preferisco biondo, brutta faccia mentre vieni insultato pesantemente da una così dolce donnina come la zia Herm?" Disse con voce piena fino all'orlo di malizia porgendogli il telefono. Draco sbuffò e sussurrò con un filo di voce
"Potter" prese il telefono e, ricordandosi passo passo le parole del Ministro, si portò il telefono all'orecchio e quest'ultimo iniziò immediatamente a squillare
"SEI UN COMPLETO IDIOTA!" Strillò la soave voce di Hermione dall'altro capo del telefono. Draco prese un profondo respiro e cercò di utilizzare il tono di voce più rassicurante del suo repertorio
"Hermione ho avuto un paio di grattacapi da risolvere prima di poterti informare sai, con Dolcov alle calcagna, che diamine di informazioni potevo darti spiegami" si sentì Hermione respirare profondamente più e più volte prima di riprendere la parola e quando lo fece sembrò aver ripreso il controllo di se
"Cosa diamine è successo? E James? Dov'è? Sta bene? È ferito?" Draco, esasperato si mise una mano sul volto, mentre il piccolo Potter si sbellicava dalle risate
"Frena frena e per l'amor di Salazar non puoi parlare più lentamente? Comunque Dolcov, nemmeno un secondo dopo il nostro arrivo ci tengo a precisarlo, ha trovato un modo per superare le protezioni della scuola. Abbiamo attraversato la foresta proibita arrivando ai confini. Siamo stati lì per un po' senza incontrare anima viva ma, proprio quando l'avevo convinto a tornare alla base, gli studenti sono usciti per dirigersi a Hogsmade perciò ci siamo diretti li ma di James nessuna traccia. Purtroppo, il nostro playboy, stava importunando una povera ragazza che ha iniziato ad urlare il suo nome così da mandare a monte tutto quanto. Comunque James è qui e, fatta eccezione per una ferita superficiale alla fronte, sta benone" Hermione tirò un enorme sospiro di sollievo
"Ho dovuto rinchiudere Harry in una delle celle presenti giù al nono livello del Ministero. Non appena ha saputo del rapimento ha tentato di raggiungerti" esclamò palesemente stanca e con una lieve sfumatura triste nella voce. Draco trattenne una risata
"Beh sarebbe meglio che lo tirassi fuori. Dolcov si metterà in contatto con lui per fissare un incontro" disse con voce pratica mentre James si era come incantato cercando di avvicinarsi il più possibile all'apparecchio babbano per non perdersi neanche mezza informazione
"Un incontro? Con Harry? A che pro?" Chiese la donna confusa e preoccupata insieme
"Vuole che Harry si unisca alla sua crociata. Crede che con lui, possa riuscire a -purificare- questo mondo malato o una cosa del genere" James ridacchiò mentre dall'altro capo del telefono Hermione si prese il suo tempo per elaborare le informazioni. Dopo una decina di secondi, la mente brillante del ministro della magia sfornò un idea
"Ho un piano. Convinci Dolcov a portare solo te all'incontro con Harry così sarete in vantaggio numerico. Dopo, e solo dopo che James sarà fuori pericolo, schianterai quel figlio di puttana e lascerai finire il lavoro ad Harry. So che non è da me ordinare ad un mio uomo di far fuori qualcuno ma, come ormai è palese a tutti, Dolcov non può essere rinchiuso o incatenato. Prenditi cura di James io andrò a parlare con il folle del mio migliore amico" detto questo, la donna chiuse la chiamata e all'interno della stanza, calò un imbarazzante silenzio
"Quindi io dovrei recitare la parte del ragazzo ribelle rapito eh?" Chiese ironicamente James dopo qualche minuto. Draco sghignazzò, prima di alzarsi e, con la bacchetta stretta in mano, trasfigurò il grande mobile in mogano che fungeva da armadio in un comodo letto a una piazza e mezza
"Temo di sì James e vedi di farlo bene altrimenti moriremo entrambi all'istante. Adesso andiamo a dormire. Domani sarà una giorno fondamentale" il ragazzino rise prima di sdraiarsi sul materasso del letto matrimoniale
"Grazie adesso mi sento molto meno preoccupato, molto rassicurante davvero" Draco rise sedendosi sul letto appena trasfigurato
"Dovere" disse prima di stendersi. La stanchezza si fece sentire e i due si addormentarono all'istante


Quella mattina fu sembrava non voler passare mai. L'orologio posto in un angolo della sua lussuosissima camera segnava mezzogiorno e ancora il piccolo Potter non dava segni di volersi svegliare. Cercando disperatamente qualcosa da fare e una maniera per allentare la tensione che provava, Draco, indossò le scomode vesti dell'italiano e uscì dalla sua stanza. La sala principale della grotta era già gremita di persone che conversavano ma di Dolcov neanche l'ombra
"Se stai cercando il capo Barsimeo è inutile. Ancora non è tornato" esclamò il mago americano di nome John una volta aver intercettato lo sguardo indagatore di Draco. Quest'ultimo, confuso dalle sue parole, chiese
"Tornato da dove esattamente?" John lo fissò anch'egli confuso prima di esclamare divertito
"Ancora non ti sei svegliato del tutto eh? Comunque da dove va ogni mattina e, cioè, a cercare maghi e streghe che si uniscano alla nostra crociata" Draco si tirò una manata nella fronte
"Ah già. Grazie comunque John" disse lui gentile
"Ti pare. Comunque parli del diavolo, e in questo caso in senso letterale" esclamò divertito spostando lo sguardo verso l'entrata che si era appena spalancata. Dolcov, che evidentemente aveva ascoltato la battuta dell'americano, rise di gusto
"Buona questa signor Tarbell ma non credo di essere così malvagio. Comunque questa mattina è stata produttiva. Ho incontrato alcune persone che hanno accettato ben volentieri di unirsi alla nostra causa. Presentatevi e fateli sentire subito come parte di noi. Ci conto" disse felice come una pasqua lasciando entrare una ventina tra maghi e streghe tutti dai volti poco raccomandabili. Draco si fece spazio tra la folla che si era accumulata nella sala raggiungendo, con molta difficoltà, il bulgaro che non aveva smesso di sorridere nemmeno per un secondo. Quando lo vide, Dolcov lo invitò a seguirlo con un gesto della mano e i due si avviarono verso il suo ufficio
"Il tuo volto mi suggerisce che vorresti parlarmi perciò sarò ben contento di ascoltarti" disse una volta accomodatosi dietro della scrivania. Draco rise e, dopo aver preso posto davanti al bulgaro, parlò
"Credo che all'incontro di questo pomeriggio dovremmo andarci solo noi due" Dolcov lo fissò come per studiarlo con il volto privo di qualsiasi emozione per alcuni secondi prima di riaprire il suo classico sorriso
"Dici che sarebbe meglio che andassimo da soli? Quale sarebbe il motivo? Io lo trovo molto rischioso in tutta sincerità conosci quanto me il potere di Harry Potter potrebbe uccidere te con un pigro gesto della mano e potrebbe dare del filo da torcere perfino a me quindi ti chiedo, perché vuoi correre questo rischio?" disse evocandosi una tazza fumante di caffè
"Se noi ci presentassimo con alcuni dei nostri alleati Dimitri, Potter si sentirà minacciato e avrà paura per la sorte del proprio figlio. È molto probabile che con l'aiuto dei nostri potremmo sconfiggerlo ma se noi lo attaccassimo credi davvero che si unirebbe a noi? Per quanto possa odiare quell'uomo ci serve e non è conveniente trattarlo come un nemico" replicò serio Draco. Il bulgaro lo fissò continuando a sorseggiare la bevanda e a pensare ad una soluzione. Una decina di secondi dopo, annuì e, una volta evocato e spedito il suo Patronus, si rivolse nuovamente al britannico
"Hai ragione. Ci andremo da soli. Gli ho dato appuntamento sulla sponda nord del lago Lockness. Alle 5 ci vedremo nella terrazza per smaterializzarci, porta qualcosa da mangiare al ragazzino e cura le ferite che sicuramente gli hai inferto. Se lo vedrà in salute sarà un punto a nostro favore" Draco annuì soddisfatto dalla piega presa dagli eventi e, dopo aver recuperato del cibo tornò nella sua camera
"James svegliati" sussurrò con un filo di voce sedendosi sul letto a baldacchino. Il ragazzo si mosse ma continuò a russare lievemente tirandosi le coperte fin sopra agli occhi. Draco sbuffò
"James andiamo svegliati" continuò a voce un po' più elevata
"5 minuti papà" sussurrò James facendo scoppiare a ridere Draco che, dopo essersi asciugato le lacrime dal viso, iniziò a riflettere su di un metodo più efficace per far sì che il giovane Potter si terrorizzasse a tal punto da saltare giù dal letto. Quasi immediatamente, una lampadina si accese all'interno del suo cervello e, tentando con non molto successo, di imitare la voce di Harry, esclamò
"Oh d'accordo vado a chiamare tua madre" James scattò come una molla giù dal letto con il volto ancora sognante
"Eccomi. Non c'è bisogno di chiamare... EHI!" Esclamò lui profondamente indignato. Draco sghignazzò prima di alzarsi e porgergli i vestiti che, la notte prima, il piccolo Potter aveva bellamente sparso per tutti il pavimento
"E così i figli del famoso e potente Harry Potter temono più l'ira della madre che la sua eh? Vestiti dobbiamo preparare la tua parte. L'incontro con tuo padre avverrà fra qualche ora" James, ancora assonnato, prese i vestiti e, prima di recarsi in bagno, esclamò
"È perché tu non vivi con lei. Quando si infuria Lord Voldemort al confronto sembra un gattino che balla la salsa" Draco sorrise e si sedette nuovamente nel letto ad aspettarlo. Mezz'ora dopo, finalmente, James uscì dal bagno, mangiò in fretta e furia il suo pranzo lamentandosi della qualità del cibo e del fatto che fosse congelato e si sedette ascoltando tutti i consigli e le informazioni che potessero aiutarlo nell'impersonare al meglio la sua parte. Dopo due ore di recita, James, stufo di quella che a sua parere era la cosa più stupida mai concepita da un mago in aggiunta all'ansia accumulata il giorno prima durante il rapimento, scoppiò
"Invece di farmi vincere un premio Oscar, perché non mi insegni qualcosa di utile, tipo, non saprei, un incantesimo che mi permetta di aiutarvi a stendere questo gran figlio di una megera?" Urlò infuriato facendo scoppiare lo specchio del bagno
"James calmati per favore" replicò Draco per niente scosso dallo sfogo del ragazzo
"Calmarmi? Sono stato rapito da un pazzo furioso e, come al solito, mio padre deve rischiare di essere catturato per venire a salvarmi il culo, non sai quanto è frustrante" continuò a voce estremamente alta iniziano a percorrere in lungo e in largo la camera. Draco sorrise prima di alzarsi e prendere per le spalle James bloccandolo
"Sì un idea ce l'ho. So che è difficile da accettare alla tua età ma devi farlo, almeno per il momento. Diventerai un mago potente James se lo vorrai e sarai tu colui che dovrà proteggere la tua famiglia e, forse, anche tuo padre ma adesso devi pensare solo a far credere al nemico che è in vantaggio. Ne va della mia vita, della tua, di quella di tuo padre e di tantissimi altri maghi e streghe, lo capisci?" Il ragazzo lo guardò fisso prima di sospirare e annuire
"È ora. Dovremmo andare, sei pronto?" Disse Draco guardando l'orologio della sua stanza
"Beh come dicono i babbani -Ciack si gira-" replicò James con un ghigno.
"Passi troppo tempo con tuo nonno. Ne parlerò con Harry una volta sconfitto Dolcov" i due scoppiarono in una risata che placò leggermente l'enorme ansia dentro di loro e, dopo un occhiata d'intesa uscirono dalla stanza.

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Capitolo 25
*** L'incontro ***


Salve a tutti ragazzuoli e bentornati ad un nuovo capitolo de "La maledizione bulgara"
Sono stato lontano dal sito per alcuni mesi per problemi lavorativi
e sopratutto per mancanza di tempo libero.
Vi premetto che non so con quale frecquenza riuscirò a pubblicare ma farò del mio meglio.
Ringrazio anticipatamente coloro che mi continueranno a seguire nonostante i tempi d'attesa siano biblici
e anche tutti coloro che leggeranno questo capitolo in generale.
Detto questo nell'ultimo capitolo ci eravamo lasciati nel quartier generale in cui Dolcov e i suoi scagnozzi
dirigono le operazioni e con un Draco e un James che cercano di recitare la loro parte al meglio
Se siete curiosi di sapere come va avanti vi invito a leggere e lasciarmi un vostro personale parere
Il Vostro Albusseverus1996

 


L'INCONTRO




"Barsimeo mio caro stavamo tutti aspettando proprio te. Dovrei parlarti in privato se non ti dispiace prima di andare. Il ragazzino può restare qui con i tuoi colleghi. Sono sicuro che lo faranno sentire come in casa non è forse vero amici?" Esclamò Dolcov non appena Draco e James uscirono dalla loro stanza. Si trovarono davanti il salone strapieno di maghi e streghe che sghignazzavano e intonavano canti battaglieri mentre Dolcov, che stava in piedi al di sopra di un tavolo, si godeva le lodi e gli auguri che i suoi fedeli alleati gli rivolgevano. Draco e James si guardarono per un istante e, dopo un impercettibile cenno d'intesa, l'uomo spinse rudemente il ragazzino verso la folla inferocita
"Se chiunque di voi si permetterà il lusso di torcere un capello al bastardino se la vedrà con me e non sarà piacevole vi avverto" disse Draco con voce autoritaria facendo calare un silenzio pieno di tensione all'interno della sala. Dolcov rise prima di dare una pacca sulla spalla del collega
"Beh? Avete sentito? Il ragazzino ci serve intero oppure Barsimeo, o peggio ancora, Harry Potter vi ucciderà uno per uno. Andiamo amico" esclamò il bulgaro con la sua classica voce dolce e inquietante. Tutti in sala abbassarono il capo in segno di rispetto e, i due, si diressero nell'ufficio di Dolcov
"Che succede Dimitri? Ci sono novità?" Chiese Draco non appena si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania. Dolcov lo fissò con le mani giunte davanti al volto e, dopo aver bevuto una buona dose di un liquore bulgaro a lui sconosciuto, disse
"Ho passato la notte a riflettere sulla nostra strategia e credo che sia troppo rischiosa. Ho deciso di portare con noi Anatoly e John per essere più protetti. Si nasconderanno per poi intervenire solo, ed esclusivamente, se le cose dovessero mettersi male. Credo che tu sia d'accordo con me nel fatto che Harry Potter resti comunque una minaccia nonostante la situazione" Draco cercò di trattenersi dall'imprecare mordendosi le labbra fino a farle sanguinare. Dopo qualche secondo di riflessione, non trovando argomentazioni tali da far cambiare idea al bulgaro, sospirò e annuì
"Si non sarebbe male avere qualche aiuto extra anche se..." Delle terribili urla lo fecero bloccare. Gli si gelò il sangue nelle vene mentre Dolcov lo fissava con un ghigno
"Sono incorreggibili" sussurrò il bulgaro mentre, senza pensarci su due volte, Draco si involò verso la sala. Li trovò il piccolo James riverso al suolo con diverse ferite su volto e braccia dalle quali fuorusciva una buona quantità di sangue e un uomo asiatico, che aveva incrociato un paio di volte nella sala da pranzo, con la bacchetta sguainata e con un sorriso raccapricciante sul volto. Il britannico non ci vide più e, dopo aver estratto la sua bacchetta dal mantello, esclamò
"SECTUMSEMPRA!"
Il potente incantesimo colpì in pieno petto l'uomo scaraventandolo contro la parete opposta
"Questo è quello che succede quando si disobbedisce all'ordine di un superiore anche se, devo ammetterlo Barsimeo, avresti potuto usare un incantesimo che non gli avrebbe procurato tutte quelle ferite. Il suo sangue sta imbrattando il tappeto. Comunque me ne occupo io tu cura il ragazzo" disse Dolcov guardandolo con orgoglio una volta recatosi anch'egli nella sala. Draco tirò un sospiro di sollievo e annuì prima di prendere in spalla James ancora svenuto recandosi nella sua stanza per prestargli le dovute cure

"Reinnerva" sussurrò lui una volta appoggiato il piccolo sul comodo letto a baldacchino. James emise un gemito di dolore prima aprire gli occhi
"Avresti potuto fare un pelino più in fretta sai?" Sussurrò tra un colpo di tosse e un altro. Draco sorrise carezzandogli i capelli
"Ah.. Avevo dimenticato quanto la meravigliosa ironia dei Potter" Esclamò divertito estraendo dalla tasca una fiala di essenza di dittamo che portava sempre con se per precauzione, iniziando a cospargerla sulle ferite ancora sanguinanti
"AHIAAAA BRUCIA!" Iniziò a urlare il piccolo dimenandosi come un pazzo. Draco sbuffò ma continuò a spargere l'unguento che iniziò immediatamente a compiere il suo lavoro rimarginando tutte le ferite del povero piccolo Potter che continuava a urlare come un disperato
"Ecco fatto James. Puoi anche smetterla di urlare adesso" disse il biondo a voce alta cercando di sovrastare le sue grida. Esse cessarono nell'istante stesso in cui Draco terminò la frase
"Ah di già? Pensavo peggio. Comunque cosa aveva di tanto importante da dirti quel pazzo scatenato?" Esclamò James curioso mentre si asciugava le ultime lacrime che stavano rigando le sue guance. Draco, sconvolto dal repentino cambio d'umore del piccolo, lo squadrò dalla testa ai piedi con sguardo severo
"Perché diamine ti sei agitato tanto se non hai sentito nulla!?" Esclamò esasperato facendolo scoppiare a ridere
"Beh noi piccoli siamo obbligati a lamentarci quando ci curano le ferite. Comunque cosa ti ha detto?" Replicò James con un sorrisetto malandrino sul volto. Draco sbuffò per l'ennesima volta prima di sedersi ai piedi del suo meraviglioso letto a baldacchino
"Si quando ti conviene sei piccolo" sussurrò lasciando che un sorriso scalfisse la sua maschera di indignazione. James ridacchiò scendendo dal letto e sedendosi accanto a Draco
"Esattamente. Comunque vuoi dirmi cosa ti ha detto Dolcov o devo andare a chiederlo direttamente a lui? Perché, non vorrei mettere il dito nella piaga, ma c'è qualcuno alla porta e perciò non credo ci rimanga molto tempo prima della partenza non credi?" Quando James terminò la frase, due forti colpi si udirono dalla porta d'ingresso. Il biondo si tirò una manata sulla fronte esclamando
"Merda" si alzò di scatto e si involò verso la porta aprendola quanto bastava per osservare chi ci fosse dietro
"Emh Barsimeo volevo offrirti il mio aiuto. In Giappone ero un medimago prima di darmi alla criminalità perciò se vuoi posso dare un occhiata al ragazzo" disse l'uomo che precedentemente aveva infierito contro James con un filo di voce e lo sguardo fisso al suolo. Draco sospirò di sollievo
"Ha già fatto abbastanza per oggi signor Shu. Avverti Dimitri che ho quasi finito e che tra pochi minuti il ragazzo sarà pronto per la partenza" disse con voce glaciale facendo rabbrividire l'asiatico
"D'accordo. Ti chiedo umilmente perdono per la riprovevole azione che ho compiuto. So che avrei potuto compromettere l'incontro di oggi con il signor Potter. Sono profondamente costernato" Draco annuì e chiuse la porta violentemente prima di imprecare sonoramente e iniziare a vuotare tutte le numerose tasche del suo mantello in cerca del telefono sotto gli occhi un po' divertiti e un po' curiosi di James
"Dove diavolo l'ho messo!? Maledetto aggeggio" esclamò a gran voce Draco dopo aver messo sottosopra ogni centimetro della stanza
"Emh emh" disse James venendo completamente ignorato "Draco?" Continuò il piccolo a voce più alta
"Non adesso James" replicò spiccio il biondo mentre continuava nella sua folle ricerca. James sbuffò sonoramente e gli lanciò contro un cuscino. Draco si girò con la furia negli occhi
"NON VEDI CHE STO FACENDO UNA COSA IMPORTANTE PER SALAZAAR? COSA C'È?" Urlò lui a pieni polmoni. James ridacchiò per qualche secondo prima di estrarre dalla tasca del suo mantello l'oggetto di cui Draco aveva disperatamente bisogno, porgendoglielo
"Voi grandi dovreste decisamente imparare ad ascoltare" esclamò divertito il piccolo. L'uomo prese il telefono e, dopo aver rivolto un occhiata di scuse verso James, iniziò a cliccare più velocemente possibile lo schermo prima di portarselo all'orecchio
"Pronto? Draco che succede?" Parlò la voce di Hermione come sempre preoccupata. Draco prese un bel respiro e iniziò a raccontare ciò che gli era stato riferito dal bulgaro facendo calare un silenzio irreale all'interno della stanza. Dopo alcuni minuti di riflessione, Hermione sospirò rassegnata e riprese la parola
"Molto bene. Manderò Ron insieme ad un Auror con Harry. Altre novità?" Chiese la donna con voce stanca
"No. A quanto pare il piano rimane invariato ma, Hermione, sai benissimo quanto me che per quanto i tuoi uomini si nascondino potrebbero essere scoperti con un semplice incantesimo" replicò Draco preoccupato
"Lo so ma non posso mandare Harry solo contro gli alleati di Dolcov. Se qualcosa andasse storto e decidessero di attaccarlo rischierebbe la vita, lui tanto come James. E poi non credo che Dolcov sia così stupido da pensare che all'incontro ci andrà da solo. Se questo è tutto, adesso vai che mancano poco più di venti minuti. Proteggi James e te stesso. Buona fortuna" detto questo il telefono si spense e Draco lo ripose nella tasca e si sedette sul letto portandosi le mani sulla fronte
"Andrà bene Draco. Mio padre li farà a pezzi non temere" disse James con un sorriso mentre gli posava una mano sulla spalla. L'uomo stiracchiò un sorriso e si alzò quando la porta della sua camera si spalancò facendo entrare Dolcov insieme ad un paio dei suoi. Draco alzò istintivamente la bacchetta verso di loro per poi spostarla immediatamente verso il piccolo Potter che, fingendosi spaventato, si nascose dietro il letto a baldacchino
"Perdona l'intrusione poco gentile Barsimeo ma è ora di andare. Non vorrei arrivare in ritardo all'incontro. Il ragazzino sta bene?" Chiese il bulgaro con la sua classica e inquietante dolcezza. Draco abbassò la bacchetta e annuì sorridendo
"Ho finito di curarlo proprio adesso. Portava decine di ferite su tutto il corpo. Un dettaglio che avrebbe potuto mandare a monte il nostro piano Dimitri" disse lui con voce gelida squadrando dalla testa ai piedi i due uomini che scortavano il bulgaro. Il volto di Dolcov s'incupì per un istante lasciando trasparire tutta la sua malvagità e facendo sì che i due uomini al suo fianco indietreggiassero di qualche passo
"Comprendo che ho commesso un errore che non si ripeterà. Hai fatto intendere alla perfezione cosa succede a chi trasgredisce le regole e per questo ti ringrazio ma, adesso, dovremmo proprio andare" detto questo alzò un braccio e James venne trascinato fuori dal suo nascondiglio
"Rivedrai tuo padre non sei contento?" Esclamò Dolcov con un sorrisetto stringendo il ragazzino per un braccio. James non rispose e dopo un occhiata d'intesa con Draco, tutti i presenti lasciarono la stanza


Il tempo non era dei migliori. Diluviava. Migliaia e migliaia di gocce di pioggia cadevano sulla sponda del lago Lockness trasformando la terra tutt'intorno in fanghiglia gelata, disturbando la quiete dell'acqua e creando suoni rilassanti quanto inquietanti. Harry si trovava già lì immerso nell'oscurità ad aspettare e sperare che suo figlio stesse bene. L'ansia e la preoccupazione aumentavano dentro il cuore dell'Auror con il corso dei minuti e a nulla era servito prendersela con il paesaggio distruggendo grandi rocce o alti alberi che circondavano la zona
"Ron, per l'amor di Godric, puoi stare fermo? Ti si vedono le gambe sotto il mantello ci farai scoprire" esclamò Harry esasperato notando delle ginocchia fluttuare di fronte a se
"Mi dispiace amico. Miseriaccia me lo ricordavo più grande questo coso" replicò affannato il rosso mentre tentava in tutti i modi di coprirsi per intero. Harry sbuffò sonoramente e continuò nel suo camminare avanti indietro nervoso come non mai
"Andiamo Harry so che è difficile ma devi calmarti. Andrà tutto bene" continuò Ron nel tentativo, pressoché inutile, di rassicurare l'amico "Ehi! Almeno potresti guardarmi in faccia quando ti parlo è da maleducati ignorare in questo modo il tuo migliore amico sai?" un accenno di sorriso comparve sul volto preoccupato e ansioso del salvatore del mondo magico alle parole del rosso e, dopo essersi finalmente seduto su di una roccia gelata, esclamò con voce divertita
"Come pretendi che ti guardi in faccia se sei invisibile genio?" Ron sghignazzò e, dandogli una pacca sulla spalla prima di sedersi al suo fianco, disse
"Ah, non ci avevo pensato" i due scoppiarono in una liberatoria risata che scacciò un po' la tensione presente in quel luogo oscuro e iniziarono a immergersi nei ricordi delle loro avventure passate
"Avresti mai immaginato quando frequentavamo ancora Hogwarts che, un giorno, la sicurezza di tuo figlio dipedesse da Draco Malfoy?" Disse Ron cambiando repentinamente argomento. Harry lo fissò stiracchiando un sorriso
"Ron con tutto quello che abbiamo passato durante i nostri sei anni a Hogwarts tu credi che avrei avuto il tempo anche solo di pensare alla sicurezza dei miei futuri figli? Tra Fuffi, il basilisco, dissennatori e mangiamorte?" Replicò l'Auror ironico facendo scoppiare a ridere il rossiccio tanto da cadere dalla roccia su cui i due stavano seduti. Ron iniziò a imprecare sonoramente sovrastando le risate dell'amico che, solo dopo essersi gustato la scena, si alzò per aiutarlo
"Non dimenticare i ragni amico mio. Ancora non ho perdonato del tutto Hagrid" esclamò Ron massaggiandosi la parte del cranio che aveva impattato il suolo nella caduta. Harry sospirò alzando la testa verso il cielo
"Nonostante il numero di volte in cui abbiamo rischiato la vita sia stato leggermente elevato, io non cambierei nulla della nostra vita. Per lo meno abbiamo moltissime storie da raccontare" esclamò quest'ultimo contemplando il cielo oscuro di nuvole che lasciavano cadere gocce d'acqua gelide che gli cadevano sul volto
"Io un paio di cose si le cambierei a dir la verità" replicò Ron guadagnandosi un occhiata interrogativa da parte del suo migliore amico
"Tipo cosa?" Chiese Harry curioso
"Se potessi tornare indietro avrei messo fuoco al vestito da cerimonia che ho dovuto indossare al ballo del ceppo e non avrei mai mangiato i cioccolatini ripieni di filtro d'amore che ti aveva mandato la carissima Romilda Vane" i due iniziarono a ridere a crepapelle fino a quando, pochi minuti dopo, il classico suono provocato dalla materializzazione, li fece bloccare
"Ron tu stai qui. In caso di complicazioni, e solo in caso di complicazioni, materializzati da Walters e intervenite" esclamò Harry risoluto.
"Andrà tutto bene amico. Ti copro le spalle" replicò il rosso. L'Auror sorrise verso la probabile posizione in cui si trovava l'amico e, dopo essersi alzato, si incamminò verso la sponda del lago gelato


"Possibile che qui in Gran Bretagna non smetta mai di piovere?" Chiese esasperato Tarbell una volta atterrati sulla fanghiglia presente nell'intorno del lago. Draco, con il piccolo James ben stretto a se, sbuffò prima di estrarre la bacchetta e imperturbare se stesso e il ragazzo
"Tarbell non credo sia il momento di scherzare. Disilluditi e coprici il fianco destro. Tu Anatoly fai lo stesso e dirigiti verso il fianco sinistro" esclamò il biondo con tono autoritario che gli fece guadagnare due occhiatacce dai suoi colleghi. Il bulgaro sghignazzò prima di dare una pacca sulla spalla del suo ormai secondo in comando
"Fate quel che dice" disse con un tranquillità disarmante nella voce. I due rivolsero l'ultima occhiata omicida verso il britannico e sparirono. "Barsimeo caro, capisco come ti senti. Essere a punto di rincontrare un uomo che ti ha fatto rinchiudere e forse torturare non è mai facile. Per questo non ho preso provvedimenti quando questa mattina hai attaccato un tuo compagno. Una cosa però devo chiedertela. Quando io non sono presente sei tu colui che impartisce gli ordini ma in mia presenza tu sei colui che li compie. D'accordo?" Continuò Dimitri con la solita e terrificante tranquillità dopo avere preso in disparte Draco. Quest'ultimo deglutì e, racimolando ogni briciolo di coraggio presente all'interno del suo corpo, rispose
"Certamente Dimitri, ti prego di perdonare la mia sfacciataggine non si ripeterà" il bulgaro sorrise e lo abbracciò lasciando sia lui che James a bocca spalancata
"Non servono scuse. Non sono solo il tuo capo, io tengo a te e quando compirai qualche errore io sarò lì per farti rinsavire. Un ultima cosa, se il signor Potter dovesse fare la scelta sbagliata, avrai l'onore di farlo fuori. Adesso andiamo ad infrentarci con il destino" Draco tentò di aprire un sorriso sul suo volto molto poco convincente e, dopo aver afferrato rudemente James per un braccio, annuì invitando con un gesto galante al bulgaro di fare strada. Dimitri rise di gusto e i due, più il ragazzo, ripresero il loro cammino
"Esattamente come cercherai di convincere Potter ad unirsi alla causa Dimitri?" Chiese Draco alcuni minuti dopo in cui il solo suono a disturbare la quiete del luogo in cui si trovano era lo scrosciare dell'acqua sulla riva e la pioggia incessante che colpiva il suolo
"Beh mi sembra abbastanza ovvio non credi?" Rispose Dimitri con tono divertito nella voce
"Si d'accordo noi abbiamo il ragazzo ma non posso evitare di pensare che, una volta portato al sicuro il figlio, Potter ci scatenerà contro tutta la magia di cui è a disposizione" continuò Draco fingendo preoccupazione nella voce
"Barsimeo, il signor Potter ha avuto già la possibilità di uccidermi. Ero disarmato, svenuto e privo di qualsiasi protezione. Lui, insieme a quell'ingrata di mia sorella, avrebbero potuto mettere fine alla mia vita in diverse occasioni ma mi è bastato far saltare in aria le fondamenta di una struttura babbana per salvarmi la pelle. Non avrebbero mai permesso che centinaia di babbani morissero per far sì che morissi io e sai per quale ragione?" Chiese il bulgaro continuando imperterrito ad attraversare il denso fango che ricopriva le sponde del lago Lockness. Mancavano ormai pochi metri e, nonostante la poca visibilità, Draco intravide Harry seduto su di un masso così si bloccò
"Sono sicuro che lei mi illuminerà" disse portando il ragazzo davanti a se. Dolcov si girò per guardarlo negli occhi e, con un sorriso gelido stampato sul volto, esclamò
"Perché loro sono i buoni e, per questa ragione, che usando solo delle semplice minacce posso costringerli a fare ciò che voglio. E, un altro e forse il più grande nostro vantaggio, è che loro non vogliono ucciderci vogliono rinchiuderci e, come hai potuto notare, io non posso essere imprigionato. Potranno catturarmi tutte le volte che desiderano e, così facendo, riusciranno solo a far aumentare la mia ira. Questa è la differenza tra loro e me. Io non ho paura di fare ciò che è necessario e ciò che ritengo più giusto e questo comporta anche l'omicidio e la tortura. Odio farlo ma va fatto. In poche parole il loro onore e la loro pietà saranno anche la loro rovina" detto questo, Dolcov diede le spalle a Draco e riprese il suo cammino lasciando il britannico e il piccolo James pochi passi più indietro a guardarlo con odio e preoccupazione

"Signor Potter!" Esclamò il bulgaro una volta intravisto Harry seduto su di una fredda roccia. Quest'ultimo si alzò di scatto alzando una mano verso la direzione in cui proveniva la voce. Dolcov rise e si avvicinò all'Auror che, una volta individuato, gli rivolse un occhiata di puro odio e disprezzo
"Dov'è mio figlio?" Chiese Harry quasi ringhiando. Il bulgaro continuò a ridacchiare tranquillamente prima di girarsi facendo segno al suo alleato di avvicinarsi. Quasi all'istante nel campo visivo di Harry, apparve Draco, sotto le vesti del mago oscuro italiano Barsimeo, con James ben stretto a se
"Direi che è il momento di mostrare la tua abilità di attore Jamie" sussurrò il britannico all'orecchio del piccolo che, dopo un occhiolino d'intesa rivolto a Draco e al padre, iniziò ad agitarsi e a lottare contro le braccia che lo immobilizzavano
"PAPÀ!!" Iniziò a urlare a squarciagola
"Zittiscilo" sussurrò il bulgaro in direzione del suo alleato che finse di lanciare un incantesimo al piccolo James che continuò a dimenarsi e a muovere le labbra come se non potesse spiccicare parola
"Va bene Dolcov hai vinto" iniziò Harry fingendo preoccupazione nella voce "Dimmi cosa vuoi ma lascia andare mio figlio ti prego. Hai la mia parola" continuò il famoso Auror facendo qualche passo in avanti. Il bulgaro rise di gusto avvicinandosi anch'egli all'uomo che aveva di fronte
"Mi stupisce ogni giorno che passa signor Potter lo sa? Non credevo fosse così facile. Sono un uomo di parola perciò Barsimeo, lascia che padre e figlio si riuniscano per piacere" esclamò Dimitri felice come non mai. Draco lo guardò con pura sorpresa sul volto e, una volta avvicinatosi al suo capo, sussurrò al suo orecchio
"Dimitri non ti sembra troppo affrettato lasciare andare il ragazzino così presto e senza certezza alcuna che Potter si unisca davvero a noi? È l'unica arma che abbiamo contro di lui" il bulgaro gli sorrise radioso e, dopo avergli concesso una pacca sulla spalla, esclamò
"Ho dato la mia parola Barsimeo e per nessun motivo al mondo la ritratterò. Spero che il signor Potter faccia lo stesso o scoppierà una guerra in piena regola e molte persone innocenti perderanno la vita" Draco annuì e allentò la presa su un James che ancora lottava con tutte le sue forze fino a lasciare andare il piccolo che corse verso il padre che lo abbracciò stretto una volta che lo raggiunse
"Jamie ascoltami bene. Più avanti sulla destra, al di sopra di una collina, troverai Ron. Digli che Dolcov ha portato con se due dei suoi uomini uno sul fianco destro e uno sul fianco sinistro. Li devono neutralizzare più silenziosamente e velocemente possibile poiché l'effetto della polisucco sta quasi per svanire" sussurrò Harry avvicinandosi all'orecchio di James
"Ricevuto. Io che faccio? Ti guardo le spalle?" Chiese il ragazzo con una nota preoccupante di eccitazione nella voce
"Neanche per sogno. C'è una passaporta e una madre apprensiva che ti aspetta. Oppure vuoi che il tuo vecchio venga fatto fuori da un tornado rossiccio che scaglia ottime fatture pungenti?" Replicò l'Auror tentando di rassicurare il figlio che, per tutta risposta, si indignò profondamente
"Che cosa!?" Strillò James allontanandosi dalle braccia del padre
"James abbassa il tono gentilmente" disse Harry con tono fermo e autoritario dopo aver afferrato nuovamente il figlio per le spalle. Questi, se è possibile, s'indignò ancora di più dando mostra dei geni Weasley presenti del suo dna. S'imbronciò, incrociò le sue braccia al petto e iniziò a guardare il padre con un'espressione profondamente offesa sul volto
"Sei stato bravissimo ok? Ma adesso lascia che se ne occupino gli adulti" continuò l'Auror da buon padre apprensivo qual era sotto l'occhio divertito e euforico di Dolcov che continuava a fissarli e sghignazzare qualche metro più in là
"Quando tornerai a casa io e te faremo i conti" esclamò offeso James
"Non essere troppo duro con il tuo vecchio. Il mio udito non si è ancora ripreso dalle urla di tua madre" replicò divertito Harry prima di stringere ancora tra le braccia il suo piccolo che, dopo avergli rivolto un sorriso stiracchiato, corse via lasciandosi alle spalle l'imminente battaglia
"È meraviglioso quanto raro vedere una così bella relazione padre-figlio non è così Barsimeo?" esclamò Dimitri asciugandosi le lacrime dagli occhi con il suo mantello. Draco fece una smorfia di disgusto prima di accorgersi che qualcosa nel suo corpo stava cambiando. L'effetto della polisucco stava a punto di svanire e le prime ciocche biondo platino iniziavano a prendere il posto dei capelli nero carbone del mago italiano. Harry, accortosi anch'egli di cosa stava per accadere, decise di affrettare i tempi
"Ti do l'ultima possibilità di arrenderti e consegnarti Dimitri" esclamò a gran voce l'Auror provocando le risate del bulgaro
"Mi è parso chiaro dagli ultimi nostri scontri signor Potter. Non posso essere rinchiuso in nessuna delle vostre prigioni magiche e, come io e lei sappiamo benissimo, non vuole uccidermi. Perciò la mia domanda è la seguente. Lei vuole continuare a fare la guerra a me e ai miei colleghi perdendo tutto ciò che ha di più caro a questo mondo o vuole unirsi a noi cercando di limitare i danni e le vittime che potremmo mietere durante il corso della nostra missione?" Chiese lui continuando a sghignazzare mentre, al suo fianco, Draco iniziava poco a poco a riprendere le sue vere sembianze. Harry fece per avvicinarsi ai due quando degli strani rumori pietrificarono lui e i due uomini che aveva di fronte. Dalla cima della collina che costeggiava la riva del lago, un paio di gambe, apparentemente senza un corpo al seguito, iniziarono a ruzzolare e a imprecare sonoramente fino a raggiungere il suolo con un tonfo sordo
"Per la miseria. Dannato mantello. WALTERS DOVE DIAMINE SEI!?" Esclamò Ron una volta levatosi il mantello dell'invisibilità datogli da Harry e dopo essersi rimesso in piedi. Un secondo dopo, l'Auror, sbucò dal nulla trascinando con se un uomo privo di sensi
"Signor Weasley i nemici sono stati neutralizzati" esclamò Walters risoluto ergendosi in tutta la sua altezza. Il Capo Dipartimento Auror si scrollò il fango di dosso e annuì mentre Harry lo fissava sbalordito
"E questa la chiami discrezione?" Esclamò quest'ultimo esasperato mentre le orecchie dell'amico iniziavano ad imporporarsi
"Mi dispiace amico. Sono inciampato" fu la risposta di Ron
"Bene bene bene, ma guarda chi ci ha fatto l'onore di unirsi alla nostra piccola riunione d'affari. Signor Weasley è un piacere rivederla" esclamò Dolcov mostrando un'enorme tranquillità nella voce
"Non posso dire lo stesso" replicò il rosso digrignando i denti. Il bulgaro sorrise e iniziò ad avvicinarsi
"Non fare un altro passo" esclamò Walters puntandogli contro la sua bacchetta. Dimitri alzò le mani non abbandonando il suo classico sorriso, ma, nonostante le minacce ricevute, continuò il suo cammino
"Stupeficium!" Esclamò l'Auror evocando un raggio scarlatto spedendolo a grande velocità verso il bulgaro che, con un pigro gesto della mano, che ancora teneva ben alta verso il cielo, bloccò l'incantesimo per poi rispedirlo al mittente. Walters venne colpito in pieno petto e venne scaraventato in aria prima di cadere al suolo a non meno di una decina di metri di distanza. Harry e Ron ringhiarono all'unisono contro il bulgaro che si limitò ad una smorfia di delusione che prese il sopravvento sul sorriso gelido che portava sul volto
"Signor Weasley sono deluso. Dovrebbe insegnare anche un po' d'educazione ai suoi uomini" esclamò Dimitri aggiustandosi le pieghe che si erano create sul suo mantello dopo l'attacco ricevuto
"Ron porta Walters al San mungo" disse Harry con voce vibrante di rabbia
"Che cosa!? E lasciarti da solo qui contro quel folle e il suo tirapiedi!?" Gridò Ron a pieni polmoni con voce piena di irritazione e stupore. Prima che Harry potesse anche solo voltarsi verso il suo migliore amico, l'effetto della polisucco svanì definitivamente. Il volto di Barsimeo si sciolse come neve al sole, le ossa si rimodellarono, i capelli ritornarono biondo platino e, in men che non si dica, quello che fino a pochi secondi fa era stato il miglior alleato di Dolcov, ritornò ad essere il Draco Malfoy tanto odiato in gioventù e tanto stimato al giorno d'oggi. Harry si voltò verso Ron sorridendo
"Avrò qualche aiutino extra non preoccuparti" Esclamò lui con tono divertito mentre Dolcov, confuso dal repentino cambio d'umore del famoso Auror, iniziò a guardarsi intorno cercando alleati nascosti tra le colline
"D'accordo. Fallo fuori" replicò il rossiccio prima di involarsi verso l'uomo che stava riverso al suolo per poi sparire nel nulla. Il volto di Dolcov s'incupì mostrando tutta la sua malvagità e, portandosi le mani sul volto, esclamò
"Così per l'ennesima volta signor Potter sta compiendo la scelta sbagliata o ho capito male?" Chiese con voce priva di qualsiasi emozione. Harry rise non staccandogli gli occhi di dosso
"Ti sbagli Dimitri. Questa volta l'errore l'hai commesso tu" replicò Harry prima di scagliare un primo potente incantesimo verso il bulgaro che lo schivò per un soffio gettandosi al suolo
"Potter hai la mia parola. Perderai ogni cosa, ogni persona a cui tieni verrà massacrata per la tua stupidità" ringhiò Dolcov una volta alzatosi
"Io non credo proprio. Sectumsempra!" Esclamò Draco evocando un potente raggio verde che partì a tutta velocità verso le spalle del bulgaro. Egli si girò verso quello che, solo una manciata minuti prima, era stato il suo secondo in comando e, per lo stupore, non riuscì ad evitare l'incantesimo che lo colpì sulla spalla destra. Dolcov lanciò verso il cielo un ululato di dolore mentre veste e pelle si squarciavano ma, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, riuscì a bloccare l'incanto e il flusso di sangue che fuoriusciva dalle ferite. Fatto questo, per lo stupore dei due britannici, Dimitri scoppiò a ridere. Una risata macabra e fredda che fece accapponare la pelle di Harry e Draco
"I miei complimenti signori. Avrei dovuto intuire che era impossibile Barsimeo fosse riuscito a scappare dal ministero. Lei dev'essere il signor Malfoy no? Beh non è stato molto cortese attaccarmi alle spalle non crede?" Esclamò lui tra una risata e l'altra mentre si scrollava la terra e il sangue rappreso di dosso. Harry e Draco si scambiarono uno sguardo preoccupato
"Draco devi andartene subito" sussurrò l'Auror una volta avvicinatoglisi. Il biondo, sorpreso dalla richiesta dell'amico, gli rivolse un occhiataccia
"Che cosa? Vuoi affrontarlo da solo?" Esclamò lui mentre Dimitri si godeva la scena sghignazzando sonoramente
"Draco non voglio discutere. Torna dalla tua famiglia" il tono autoritario usato da Harry fece bloccare Draco che, dopo aver rivolto un paio di occhiate piene d'odio al bulgaro, esclamò
"Annienta questo figlio di puttana" Harry annuì e Malfoy, dopo avergli dato le spalle, tentò di smaterializzarsi ma senza successo
"Ma cosa diamine!?" Sussurrò lui mentre le risate di Dolcov si facevano più alte e fastidiose
"Cos'hai da ridere?" Esclamò Harry rabbioso "Draco vattene. ORA" continuò lui mentre il bulgaro continuava imperterrito a ridere senza muovere un muscolo
"Harry non posso. Non ci riesco" esclamò in risposta Draco esasperato
"A quanto pare sarà un due contro uno. Adoro le sfide e poi signor Malfoy non può attaccarmi e andarsene non sarebbe corretto nei miei confronti" Dimitri riprese la parola prima di lanciare un potente incantesimo che colpì Draco in pieno scaraventandolo in aria. Il biondo atterrò ad una ventina di metri di distanza da Harry che, pietrificato, guardava impotente l'amico privo di sensi e con il volto ricoperto di sangue. A quel punto, l'ira dell'Auror raggiunse l'apice massimo facendo emergere tutta la sua magia che, come una fitta nebbia rossa, iniziò a fuoriuscire da ogni centimetro della sua pelle. Dolcov, sul quale volto era apparsa un'espressione di ammirazione mista a stupore, iniziò ad applaudire sonoramente tanto da surclassare lo scroscio della pioggia che, incessante, continuava a cadere sulle sponde del lago
"Sono davvero stupito. Tutta questa potenza proviene dalla sua ira e lei si ostina a combatterla. A reprimerla. Non riesce nemmeno lontanamente a immaginare le migliorie che io e lei insieme potremmo apportare a questo mondo malato? Lei non riesce a vedere il quadro completo. Lei lotta per gli affetti, per un ideale di giustizia nella quale non crede più nessuno. Lei è superficiale ed è per questo che perderà" esclamò Dolcov avvicinandosi leggermente verso un Harry, che sembrava, aver completamente perso il controllo di se stesso. Negli occhi dell'Auror non vi era più quella simpatia, quella dolcezza, quella disponibilità che tutti conoscevano e amavano. Harry fece due passi avanti e ringhiò contro Dimitri
"Io ti ucciderò sarà l'ultima cosa che faccio" il volto di Dolcov si irrigidì e con un sorriso beffardo rispose
"Questo lo vedremo"

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Capitolo 26
*** Lo scontro finale ***


Note: Bentornati a tutti in un nuovo capitolo de "La maledizione bulgara"
Siamo arrivati al penultimo appuntamente di questa Fan Fiction
e, quale momento migliore di questo per gustarci uno scontro tra bene e male?
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno seguito e letto la mia storia.
Spero sia stata di vostro gradimento e, prima di lasciarvi alla lettura, 
ho una domanda da farvi. Preferite che io scriva un seguito?
Magari delle avventure di Albus ad Hogwarts oppure qualcos'altro?
Vi ringrazio ancora una volta e vi auguro una buona lettura
Albusseverus1996 

 



LO SCONTRO FINALE



L'oscurità e la tranquillità della notte svanì venendo sostituite da esplosioni e fasci di luce che fendevano l'aria nel luogo in cui i due potenti maghi si stavano dando battaglia. Il cielo, ancora nuvoloso, s'illuminò in un arcobaleno di colori creato dagli incantesimi evocati da Harry e Dimitri. Intorno ai due, la sponda del lago Lockness, un tempo frastagliata da enormi massi, sporadici alberi e piante di ogni natura, si presentava come un freddo deserto desolato
"Non puoi sconfiggermi. Sei un debole e, come tutti i deboli, morirai. Ma non temere io sono misericordioso. Una volta ucciso te, farò fuori tutta la tua famiglia, i tuoi amici e tutti coloro a cui tieni così da farvi rincontrare nell'oltretomba" esclamò Dolcov dopo essere riuscito a evitare un incantesimo così potente da polverizzare un gigantesco masso che inondò l'aria circostante di schegge. Harry, fuori di se dalla rabbia, non sembrava neanche sentire le parole intimidatorie dette dal bulgaro. Continuava a scagliargli incantesimi, uno più potente dell'altro, e, di tanto in tanto, lanciava uno sguardo preoccupato in direzione di Draco che, ancora privo di sensi, stava sdraiato a faccia in giù a lato di una delle poche rocce ancora sane. Dolcov riusciva a fatica ad evitare gli attacchi di Harry e, vista l'enorme quantità di quest'ultimi, non trovava spazio ne tempo per contrattaccare. Per la prima volta in vita sua il salvatore del mondo magico, l'uomo buono che sin da piccolo dovette affrontare orrori inimmaginabili, puntava ad uccidere il suo avversario. Dopo un ora di terribili scontri e maledizioni schivate, un incantesimo andò a buon fine colpendo in pieno il bulgaro che, ormai stanco, non riuscì a proteggersi a dovere. Dolcov ululò dal dolore prima di venire sollevato in aria e scaraventato al suolo più e più volte come una bambola di pezza. Harry si avvicinò di corsa pronto ad utilizzare l'orrobile incantesimo insegnatogli da Grinderwald, ma, nel farlo, abbassò la guardia. Un cumulo di macerie proveniente dal luogo in cui si era schiantato il bulgaro, si alzò in una scura e minacciosa nuvola e, prima che Harry potesse anche solo pensare di evocare un protego, essa lo colpì in pieno. L'Auror si ritrovò imprigionato in un vortice di polvere e schegge che tagliavano qualsiasi punto della sua pelle incontrassero sul loro cammino e, se non fosse già abbastanza, il livello di ossigeno non era dei migliori
"Lo ammetto" iniziò Dolcov alzandosi a fatica. Aveva volto e corpo pieni zeppi di tagli, abrasioni e lividi molto vistosi. Nonostante questo sorrideva radioso "Mai, e ripeto, mai nessuno aveva osato e soprattutto aveva avuto la forza e la potenza di mettermi in difficoltà a questi livelli. Te lo concedo, sei un mago straordinario Potter ed è un terribile spreco dover eliminare cotanta potenza, ma mi hai causato troppi problemi e io non sono quello che si dice un uomo misericordioso. Addio signor Potter i suoi familiari la raggiungeranno presto" il bulgaro serrò la mano destra trasformando la nube di polvere e schegge, in una compatta sfera nella quale Harry era imprigionato senza alcuna possibilità di scampare a quella morsa. Nella mente dell'Auror, che continuava inutilmente a lottare con tutte le sue forze, affiorarono tutti i bei ricordi che si era creato dopo essere riuscito a sconfiggere Voldemort. Il matrimonio con Ginny, la nascita dei suoi figli, le notti passate nei pub con Ron e Hermione. Alcune lacrime solitarie iniziarono a rigargli le guance mentre, ormai sicuro di essere spacciato, smise di lottare contro il vortice che lo immobilizzava. L'Auror chiuse gli occhi preparandosi al crudele destino che sembrare essere inevitabile quando, delle voci a lui molto familiari, gli inondarono la mente
"Devi continuare a lottare tesoro. Non puoi abbandonarci" Gridò la voce preoccupata di Ginny; poi fu il turno della voce dei suoi tre figli che gridavano all'unisono le stesse parole della madre; successivamente le voci di Ron, Hermione, Draco e di tutti i suoi amici riuscirono a dargli la forza per riaprire gli occhi
"Harry se vieni sconfitto, io e tutte le vittime di quel mostro, saremo morti invano. Trova la forza, fallo per la tua famiglia e vendica la mia morte" la voce profonda di Kingsley Shaklebolt ex ministro della magia, rimbombò all'interno delle orecchie di Harry. Un flusso di potente magia mista a rabbia, iniziò a fluire nelle vene dell'Auror che, con uno sforzo immane, riuscì ad allargare le braccia lasciando che la sua magia scorresse per tutto il suo corpo. Lanciò un urlo a pieni polmoni creando una sfera di luce accecante che lo avvolse lasciandolo respirare regolarmente prima di espandersi sempre di più fino a dissolvere la nube che lo teneva imprigionato. Cadde al suolo con un tonfo sordo sotto lo sguardo meravigliato di Dolcov che, sorpreso dalla forza di volontà del suo avversario, sghignazzò iniziando ad applaudire Harry che, se pur a fatica, riuscì a rimettersi in piedi
"Complimenti! Nessuno era mai riuscito a scampare a questo tipo di incantesimo. Sei completamente sicuro di non volersi unire a me e ai miei uomini?" Esclamò il bulgaro divertito. Harry lo fissò con puro odio prima di asciugarsi con la veste un rivolo di sangue che fuorusciva da una profonda ferita sulla sua guancia destra
"Mai" riuscì a dire con voce affannata. Dolcov scosse la testa
"Oh beh. Peggio per lei"


La battaglia ricominciò più cruente e crudele che mai. Ormai il luogo in cui si trovavano i due uomini, era diventato un profondo e desolato cratere che continuava a farsi più profondo e largo ad ogni incantesimo che, non andando a segno, lo colpiva. Harry, profondamente provato dal precedente incantesimo subito, era visibilmente stanco e i suoi attacchi ne stavano risentendo. Dolcov, invece, sembrava avesse ancora piena autonomia. Schivava i colpi con tranquillità non riuscendo, tuttavia, a contrattaccare a dovere
"Anche se mi costa moltissimo ammetterlo, siamo alla pari. Perciò possiamo scannarci fino alla fine dei tempi oppure deporre le armi e parlamentare come gli uomini colti che siamo" esclamò Dolcov con un espressione contratta dalla concentrazione dopo aver evitato un incantesimo che probabilmente lo avrebbe annientato. Harry si bloccò per un attimo osservandolo con sguardo sospettoso
"Anche se non mi fido assolutamente di te possiamo fare un accordo" replicò lui con il respiro affannato. Il bulgaro accennò un sorriso
"La ascolto" il famoso Auror gettò un occhiata in direzione del corpo di Draco ancora privo di sensi, prima di spostare il suo sguardo nuovamente su Dolcov
"Lascia che curi Draco e che se ne vada, dopodiché potremo trovare un accordo" il bulgaro scoppiò a ridere
"Questa sua bontà la ucciderà in maniera dolorosa. Ma le concedo di curare il suo collega" disse lui invitandolo con un gesto della mano prima di sedersi a gambe incrociate al suolo in una posizione di meditazione. Harry avrebbe potuto attaccarlo adesso uccidendolo una volta per tutte ma, come molto spesso gli accadde in gioventù, la sua bontà e il suo onore, glielo impedirono. Dopo un ultimo sguardo verso il malvagio Dimitri, Harry spiccò una corsa verso l'amico che stava riverso al suolo
"Reinnerva" sussurrò lui portando una mano sul petto dell'amico che, dopo un gemito di dolore aprì gli occhi "Draco stai bene amico?" Il biondo si alzò a fatica sulle braccia annuendo
"Un po' dolorante ma si. Lo hai ucciso?" Disse con un tono eccitato e sollevato insieme. Harry scosse la testa
"Non ci sono ancora riuscito ma ho un piano. Ho accettato a parlamentare e, quando sarò abbastanza vicino a lui, libererò tutta la mia magia" Draco lo guardò con rabbia
"Harry non fare l'idiota. Se lo farai creerai un enorme esplosione nella quale rimarrai coinvolto anche tu" L'Auror abbassò il capo prima di prendere una pietra dal suolo che iniziò a brillare
"Riferisci alla mia famiglia che li ho amati più della mia stessa vita" diede la pietra all'amico che l'afferrò senza comprendere a pieno cose fosse. Quest'ultima emanò un'accecante luce azzurrina prima di sollevarsi in aria portando con se un Draco che iniziò a gridare inveendo contro Harry
"Perdonami amico. Proteggi la mia famiglia" disse prima di dargli le spalle mentre l'uomo prendeva quota fino a svanire nel nulla. In quel preciso istante Dolcov aprì gli occhi e si alzò
"Sono pronto a trovare un accordo" esclamò Harry mentre iniziava a concentrarsi per portare tutta la magia presente nel suo corpo, verso le sue mani che teneva strette dietro la schiena per non mostrare al nemico le sue intenzioni. Il bulgaro sorrise
"Bene. Quali sono le sue condizioni?" L'Auror continuò ad avvicinarsi
"La mia famiglia, i miei amici e l'intera Londra non deve essere toccata" Dolcov sorrise mentre anch'egli si avvicinava ad Harry le quali mani iniziarono a brillare di scintille dorate
"Beh io le avevo assicurato che la sua cara città natale sarebbe stata risparmiata ma non mi pare che fosse tanto contento al principio" esclamò divertito il bulgaro
"Credevo di poterti fermare. Perciò abbiamo un accordo?" Replicò L'Auror oramai ad un passo da Dimitri. Quest'ultimo sorrise e allungò la mano in direzione del britannico
"Hai la mia parola" Harry afferrò la mano del bulgaro e la strinse con quanta più forza riuscì a trovare nel corpo lasciando fluire la sua magia che chiuse i due in una morsa dalla quale era impossibile fuggire
"Cosa diamine stai facendo?" Esclamò Dolcov tentando in tutti i modi di fuggire senza successo. Harry sorrise amaramente mentre una nebbia dorata e luccicante evaporava dal suo corpo illuminando la buia sponda del lago ormai distrutta
"Non posso batterti restando in vita ma se devo morire tu lo farai insieme a me" disse lui mentre la sua mente viaggiava tra le immagini delle persone a lui care. Dolcov l'ottava con tutte le sue forze per allontanarsi dal suo nemico ma, tutti gli incantesimi da lui evocati, si polverizzavano come se nulla fosse
"Addio Dimitri" sussurrò Harry mentre la nube dorata iniziava ad espandersi fino a ricoprire per intero l'enorme cratere creatosi durante il loro scontro. Dimitri riuscì a staccarsi dalla presa dell'Auror ma troppo tardi. Una tremenda esplosione si propagò dal corpo di Harry radendo al suolo qualsiasi cosa incontrasse sul proprio cammino.


Draco atterrò disperato nel bel mezzo dell'Atrium del ministero della magia. Nonostante fosse bersagliato da sguardi confusi e preoccupati dalla maggior parte degli impiegati che, nonostante l'ora tarda, si trovavano li, continuò imperterrito nel suo tentativo di smaterializzarsi per tornare ad aiutare il suo amico
"Dannazione! Maledetto Harry Potter!" Urlò a squarciagola accasciandosi sulle ginocchia portandosi le mani sul volto. Le sue grida allertarono gli Auror di guardia che, a bacchette spianate, si involarono verso di lui
"Cosa succede signor Malfoy? Non può urlare nel bel mezzo del ministero" Esclamò visibilmente irritato l'uomo mentre i suoi colleghi lo raggiungevano. Draco si alzò e, afferrando L'Auror per il mantello
"Chiama la ministro. ORA!" Continuò il biondo con quanta più aria trovò in corpo. L'uomo spaventato alzò la bacchetta per schiantarlo quando una voce, molto più terrificante delle altre, urlò
"Fermo!" Gli uomini si bloccarono guardandosi intorno per identificare quella voce quando, un tornado scarlatto, li raggiunse di corsa
"Andatevene" Esclamò Ginny furiosa. Gli Auror si guardarono fra loro decidendo che allontanarsi fosse la cosa migliore. Draco tentò in tutti i modi di non incrociare lo sguardo infuocato della donna guardando in basso
"Devo vedere Hermione" disse lui con un filo di voce mentre iniziava ad incamminarsi verso l'ascensore. Venne bloccato su nascere dalla donna che gli si parò davanti
"Draco dov'è Harry?" Chiese con voce rotta. Gli occhi dell'uomo iniziarono ad umidificarsi
"Ti spiegherò tutto davanti ad Hermione non mi piace ripetermi" disse lui tentando di ritrovare il suo animo serpeverde. Ginny si accigliò visibilmente ma annuì e i due si diressero verso l'ascensore in rigoroso silenzio. Scesero al primo livello, sede dell'ufficio del ministro della magia, e, dopo aver superato un paio di corridoi ed alcuni impiegati che parlavano fra loro, raggiunsero la loro destinazione fermandosi davanti ad una porta con attaccata una targa in oro con su scritto

 

HERMIONE GRANGER MINISTRO DELLA MAGIA



Draco fece per bussare quando quest'ultima si spalancò di colpo lasciando fuoruscire urla alquanto adirate
"LA AVVERTO SIGNORINA BULLSTRODE SE LEI ANCHE SOLO PENSA DI PUBBLICARE QUESTA FECCIA DI ARTICOLO SU UNO QUALSIASI DEI GIORNALI MAGICI FARÒ QUALSIASI COSA SIA IN MIO POTERE PER FAR SÌ CHE IN SEGUITO LEI NON POSSA SCRIVERE NEMMENO IL MENÙ DEL PIÙ LURIDO PUB DI LONDRA CI SIAMO CAPITE?" Draco e Ginny si guardarono confusi prima di vedere una donna, che il primo conosceva bene dai tempi di Hogwarts, sgusciare via dalla stanza come una serpe, correndo veloce come il vento fino a sparire dietro un corridoio. Un attimo dopo Hermione, con il volto rosso dalla rabbia, si affacciò dal suo ufficio forse per schiantare, o peggio, la donna appena scomparsa
"Tu cosa ci fai qui? Dov'è Harry?" Chiese lei una volta identificato Draco
"Possiamo entrare prima di riferire particolari segretati ad una giornalista alquanto ficcanaso?" Replicò lui indicando la fine del corridoio dove tuttavia si potevano scorgere i capelli della donna che tentava di origliare qualcosa. Hermione sbuffò estraendo la bacchetta
"Stupeficium" Esclamò lei verso la direzione indicatagli dal biondo. Si sentì un tonfo sordo e si intravide una piuma verde rotolare fino a fermarsi nel bel mezzo del corridoio. Draco e Ginny guardarono stupefatti Hermione che sghignazzando li invitò galantemente ad entrare
"Adesso mi sento meglio" i tre si scambiarono un flebile sorriso prima di chiudersi la porta alle spalle


All'interno dell'ufficio della donna vi era la famiglia Potter per intero insieme alla famiglia Weasley e a quella Malfoy. Draco tentò, con poco successo, di non incrociare il suo sguardo con nessuno dei presenti, soprattutto quello del piccolo James, che, mentre lui spiegava e raccontava i fatti accaduti durante lo scontro contro il bulgaro, portava sul volto un espressione delusa, arrabbiata e preoccupata insieme
"Mi stai dicendo che Harry vuole liberare tutta la sua magia contro Dolcov? Ma ha la benché minima idea dell'esplosione che genererà? Come pensa di fuggire all'onda d'urto se quel pazzo impedisce di materializzarsi?" Chiese quasi urlando Hermione mentre Ginny tentava di rassicurare la figlia che era scoppiata a piangere. Ci fu un attimo di silenzio nella quale tutti gli occhi avidi di sapere e di preoccupazione si posarono sul povero Draco che si teneva la testa tra le mani. Quest'ultimo alzò gli occhi dalla quale si intravedevano alcune lacrime represse e, con voce monocorde, disse
"Non ci ha pensato" Hermione spalancò la bocca per dire qualcosa ma le mancò la voce; Ron si appoggiò bruscamente contro la grande libreria che occupava gran parte della parete alla destra della scrivania; i bambini iniziarono a singhiozzare sonoramente. A rompere il silenzio fu Ginny
"Mi stai dicendo che mio marito nonché padre dei miei figli vuole farsi esplodere per eliminare quel pazzo? E noi non facciamo nulla? Ce ne stiamo qui buoni buoni per poi andare a raccoglierne i pezzi? Hermione dobbiamo fare qualcosa. Mobilitare gli Auror. Non lo so ma dobbiamo fare qualcosa per Godric" Esclamò lei con la figlia in lacrime tra le braccia. Hermione fece per parlare quando la porta dell'ufficio si spalancò nuovamente lasciando entrare Victoria insieme ai suoi due figli
"È vero? Harry e mio fratello si stanno scontrando e nessuno ha avuto la decenza di avvisarmi?" Esclamò lei furiosa e con una sinistra aura azzurrina che si propagava da tutti i suoi pori
"Victoria possiamo spiegarti tut..." Hermione venne bloccata dall'arrivo di un patronus che fece calare nuovamente un silenzio spettrale fino a quando dopo pochi secondi, il patronus a forma di talpa parlò

 

Signor Ministro, il delegato scozzese ci ha informato
che, un'immensa esplosione ha raso al suolo
quasi per intero il lago Lockness. Aspettiamo direttive



Hermione cadde a peso morto sulla sedia portandosi le mani sul volto e scoppiando in un pianto disperato; Ron cadde al suolo con il viso sconvolto; Albus e Lily si abbracciarono scoppiando a piangere mentre James iniziò a prendere a pugni qualsiasi cosa riuscisse a raggiungere; Ginny si accasciò lentamente al suolo disperata. Victoria tentò inutilmente di consolarla ma, non trovando le parole adeguate, si limitò a carezzarle il capo rosso fuoco ed asciugargli le lacrime che cadevano incessanti. Draco si alzò con il volto coperto e uscì veloce dalla stanza per poi accasciarsi vicino alla sua vecchia compagna di casa ancora priva di sensi
"Tesoro andiamo a casa adesso. Hai bisogno di riposo" disse Astoria con voce dolce. La moglie lo aveva seguito senza che lui se ne rendesse conto e si era limitata a sedersi al suo fianco senza dire e fare nulla. Draco la guardò con il volto disperato
"È colpa mia. Harry Potter è morto per colpa mia. L'ho ucciso io. Dopo tutto quello che ha fatto per me, per la mia famiglia. Ho lasciato che si sacrificasse" Esclamò lui con voce arrabbiata appoggiando la testa sulle gambe della moglie che iniziò a carezzargli i fluenti capelli biondi intrecciandoli con le dita
"Amore mio ti ha costretto ad andartene. Non avresti potuto fare nulla per salvarlo. Ha fatto la sua scelta per permetterci di vivere una vita felice e tranquilla. Sarebbe un insulto alla sua memoria se noi non lo facessimo. Adesso vieni a casa tesoro. Devi riposare" replicò la donna sempre con estrema dolcezza. Draco la baciò con passione per alcuni secondi prima di staccarsi e alzarsi
"Prima devo andare lì. Devo almeno cercare di recuperare il suo corpo. Glielo devo" Astoria annuì e, insieme, entrarono nuovamente nell'ufficio del ministro dove regnava la più pura disperazione
"Andrò a tentare di recuperare il corpo" furono le uniche parole proferite dal biondo prima di uscire nuovamente. Raggiunse le grate dell'ascensore quando, una delicata mano, si poggiò sulla sua spalla
"Verrò con te Draco" disse dolcemente Victoria tentando di rivolgere un sorriso rassicurante verso l'uomo con poco successo. Quest'ultimo annuì e, i due, entrarono nell'ascensore in religioso silenzio


Draco non proferì parola fino a quando non raggiunsero il luogo della battaglia
"Per Salazar" sussurrò lui una volta raggiunta la loro destinazione. Victoria si limitò a portare una mano sulla bocca per lo stupore. Quello che un tempo era stato un bellissimo lago si era trasformato in un enorme cratere privo di acqua e forme di vita. Il leggendario Kelpie, soprannominato dai babbani il mostro di Lockness, che infestava quel luogo, giaceva morto sul fondale in una piccola pozza di sangue azzurrino. La devastazione, la desolazione e il silenzio quasi innaturale la facevano da padrone aumentando la tristezza e la malinconia nel cuore di Draco e Victoria che, shoccati profondamente dalla macabra scena che si trovarono davanti, rimasero paralizzati per un paio di minuti fino a quando l'uomo, indicando con un dito il punto più profondo del cratere, disse con un filo di voce
"È li che hanno combattuto" Victoria si ridestò dai suoi pensieri e annuì porgendo il braccio all'amico che lo afferrò, così facendo, i due si smaterializzarono
"Meglio dividerci copriremo un area più vasta" disse la donna una volta atterrati
"Si hai ragione. Io vado da questa parte" replicò Draco dando le spalle all'amica e mettendosi a scandagliare centimetro per centimetro tra la devastazione e la polvere. Dopo un tempo indefinito e moltissimi tagli dovuti alle numerosissime schegge presenti nella zona, proprio quando sembrava che non ci fosse più speranza, Victoria urlò a pieni polmoni
"Ehi! Ehi Draco ho trovato qualcosa" l'uomo alzò lo sguardo dalla sua ricerca e, una volta individuata la donna, si precipitò verso di lei spiccando una corsa a tutta velocità
"Hai... hai trovato il corpo di... Harry?" Disse affannato piegandosi sulle ginocchia. La donna sospirò limitandosi a indicare con il dito un punto preciso del terreno dove si trovavano alcuni oggetti alquanto fuori luogo. Un paio d'occhiali dal'orribile montatura rotonda e ormai mezzi distrutti, giacevano vicino ad una roccia. Draco fece per afferrarli ma, nel farlo, la sua mano s'imbatte in qualcos'altro. Qualcosa di invisibile, stava al di sotto di una grande e pesante roccia
"C'è qualcosa qui. Questo è il mantello dell'invisibilità di Harry ci scommetterei tutto l'oro presente alla Gringott" disse l'uomo con un misto di eccitazione e paura dopo aver riposto gli occhiale mezzi distrutti in una tasta del suo mantello. Victoria lo guardò con stupore
"Draco si ragionevole. Un semplice mantello dell'invisibilità non avrebbe mai potuto resistere ad un esplosione del genere, è impossibile" l'uomo sorrise debolmente
"Tu conosci la storia dei tre fratelli?" Chiese lui mantenendo sul volto un debole sorriso. Victoria lo guardò perplessa per qualche secondo prima di spalancare la bocca
"Cioè mi stai dicendo che... Quel mantello è... Quello è l'originale mantello dell'invisibilità? Uno dei tre doni della morte?" Chiese lei con un tono così acuto che Draco fece fatica anche solo a percepire
"Si ma non è questo il momento per essere euforici" replicó Draco quasi irritato mentre si piegava nelle ginocchia per scoprire cosa ci fosse sotto quel mantello
"Tieniti pronta. Potrebbe esserci il corpo di Harry qui sotto o quello di tuo fratello" Victoria annuì con sguardo mortificato e indirizzò una mano verso la grande roccia "Al tre. Uno. Due. Tre!" L'uomo diede un forte strattone sollevando il mantello ora visibile e di colore argenteo. Al di sotto di esso vi era una mano, piena zeppa di escoriazioni e tagli, che fuoriusciva da sotto il grande masso. Victoria, senza pensarci due volte, si avvicinò esclamando
"Wingardium leviosa" l'enorme pietra si alzò in volo atterrando pochi metri più avanti
"Dolcov" sussurrò Draco con amarezza. Di fatti, il corpo che si trovarono davanti, era quello del bulgaro anche se, dell'uomo, rimaneva ben poco
"Oh per Morgana. Dimitri..." esclamò con voce rotta Victoria che, accasciandosi al suolo, iniziò ad osservare il corpo martoriato di quello che, moltissimi anni fa, era stato il suo adorato fratello. Draco pensò che fosse meglio lasciarle un po' di tempo da sola e iniziò nuovamente a scandagliare quel luogo devastato alla ricerca dell'amico probabilmente caduto in battaglia. Cercò ancora, ancora e ancora. Dappertutto, in lungo e in largo, senza trovare alcuna traccia. Passò un ora prima che, disperato e stanco, si accasciò su una roccia portandosi le mani sul volto, quando udì una flebile voce invocare aiuto. Si alzò come una molla sperando con tutte le sue forze di non esserselo immaginato. Scandagliò una volta ancora tutte le fessure, qualsiasi posto dove Harry sarebbe potuto essere stato scagliato dall'esplosione. Proprio quando Draco iniziò a pensare che fosse stato tutto uno scherzo della sua mente, la udì di nuovo, più forte e più chiara della precedente
"Dove sei?" Urlò il biondo
"In un centro benessere. Sei serio? Sono sottoterra. Intrappolato nella caverna creata dal fottuto Kelpie" la voce di Harry ebbe lo stesso effetto del cioccolato dopo essere stati attaccati da un dissennatore. Il cuore di Draco si sciolse come neve al sole e scoppiò in una risata liberatoria
"Mi fa piacere che ti stia divertendo ma, sempre se non sia troppo chiedertelo, MI FARESTI USCIRE DA QUI PEL DI CAROTA?" Urlò l'auror a pieni polmoni. Draco sghignazzò molto divertito
"Non sono Ron" calò il silenzio
"Chi sei allora?" Chiese Harry con una nota di preoccupazione nella voce
"Tranquillo sono Draco" replicó il biondo mentre cercava un apertura o qualcosa di simile per liberare l'amico intrappolato
"Fiuu. Credevo fosse Dolcov. Allora? Mi liberi?" Draco sbuffò mezzo divertito mezzo irritato e, dopo alcuni secondi di ricerca, trovò un punto del suolo più fragile
"Tua moglie sarà felicissima di saperti vivo e comunque, cerca di allontanarti il più possibile, ti creerò una via di fuga" detto questo il biondo fece per lanciare l'incantesimo quando la voce di Harry lo bloccò nuovamente
"Aspetta, aspetta, aspetta. Cosa hai detto a Ginny?" Chiese con tono visibilmente preoccupato. Draco, confuso da questo cambio così repentino di umore, esclamò
"Quello che hai detto a me. Che ti saresti sacrificato per eliminare Dimitri" si sentirono due colpi fortissimi provenire dal sottosuolo
"Oh per Godric" Disse Harry sconfortato
"Che succede? Harry stai bene?" Chiese il biondo terrorizzato
"Ora si. Quando tornerò a casa non credo. Oh Draco ti scongiuro lasciami qui. Preferisco morire in una caverna che pestato alla babbana da mia moglie" Draco rimase paralizzato qualche secondo prima di riprendersi e infuriandosi
"Sei un completo coglione" esclamò lui prima di scagliare un potente incantesimo che creò una voragine nel suolo. Da quest'ultima, uscì un uomo con il mantello strappato e pieno zeppo di sangue ormai rappreso; con alcune cicatrici molto profonde una di esse proprio al lato di quella che lo rese famoso ancora in fasce e con in volto, il sorriso dolce e gentile, ereditato dalla madre. Harry Potter è ancora vivo


"Hai trovato Dolcov? È sopravvissuto?" Furono le prime parole proferite dal famosissimo Auror una volta uscito dalla caverna. Draco lo guardò fisso sul volto macchiato di sangue prima di raggiungerlo, tirargli un pugno sulla spalla e abbracciarlo
"La prossima volta che mi costringi a fare qualsiasi cosa ti ucciderò sappilo" esclamò Draco una volta staccatosi da Harry. Quest'ultimo sorrise, tenendosi la parte colpita dal biondo, con una mano "Beh sei libero di provarci. Non sono tanto facile da uccidere e comunque picchiare un sopravvissuto è da maleducati. Comunque non è che per caso hai trovato i miei occhiali? Sono completamente cieco senza" Draco sorrise e dopo aver estratto gli occhiali dal mantello, glieli porse. Harry gli sorrise a mo di ringraziamento e, dopo averli aggiustati con un incantesimo, seguì Draco che aveva iniziato a fare strada. I due s'incamminarono verso il luogo in cui si trovavano Victoria e Dimitri, in religioso silenzio, almeno per qualche minuto
"Andiamo Draco so che hai delle domande da farmi. Spara" disse Harry dopo aver ricevuto l'ennesimo sguardo interrogativo da parte dell'amico. Quest'ultimo sospirò continuando a guardare davanti a se
"In realtà ne ho solo una. Per quale motivo quando combatti con qualcuno molto potente la tua prima scelta è sempre sacrificarti per il bene comune? E non rispondere che è per la tua famiglia perché non credo tu sia così stupido da pensare che ognuno dei maghi oscuri con cui combatti ogni giorno sia l'ultimo. Non pensi a cosa sarebbe successo se durante un tuo, chiamiamolo -nobile gesto- il tuo nemico sopravvivesse e sterminasse la tua famiglia? Oppure che potrebbe farlo qualcun altro?" Il tono usato da Draco non era dei più pacati. L'irritazione era palese ma nonostante ciò Harry non si scompose
"Ci penso ogni secondo in realtà. Il problema è che io non ho responsabilità solo ed esclusivamente verso la mia famiglia. L'intero mondo magico conta su di me Draco e, se la mia morte potrebbe salvare migliaia o milioni di vite, la scelta è semplice. Per un bene superiore no?" replicò lui sorridendo e poggiando il braccio martoriato da molti tagli, sulla spalla del biondo che, indeciso se concedergli una pacca sulla spalla o se dargli direttamente un pugno nelle gengive, si limitò ad aprire un sorrisino sarcastico
"Pfff grifondoro sempre e comunque. Sembri quasi Silente" Harry rise di gusto
"Uomo molto saggio. Con qualche rotella fuori posto si ma saggio" i due risero a crepapelle per qualche secondo quando una voce spezzata ma comunque gelida e piena del più profondo odio li paralizzò
"GUARDA COME MI HAI RIDOTTO!" Harry e Draco cercarono di individuare il luogo dalla quale provenisse quell'orribile quanto familiare voce, quando, dopo alcuni secondi, lo videro. Dimitri Dolcov stava aggrappato, con tutte le ultime forze che gli rimanevano, ad una grande roccia. Il suo corpo era quasi completamente carbonizzato, le sue bellissime vesti distrutte, i suoi capelli biondi e fluenti erano scomparsi dal suo capo ormai privo di ogni colore. Le uniche cosa che sembravano essergli rimaste ancora intatte erano la sua malvagità e i suoi occhi glaciali. Il volto di Harry cambiò repentinamente. I suoi occhi e il suo sorriso spensierato si trasformarono in una maschera di concentrazione che sembrava quasi non appartenergli. Incuteva terrore persino a Draco che, intento nel cercare Victoria, tentava in tutti i modi di non dover incrociare gli sguardi che si i due si stavano lanciando
"Ti farò fuori Harry Potter. Fosse l'ultima cosa che faccio" disse il bulgaro tentando senza successo di reggersi in piedi. L'Auror sghignazzò prima di rivolgersi a Draco
"Devi prestarmi la tua magia Draco" chiese lui con un filo di voce. Il biondo sorpreso dalla richiesta, lo guardò confuso
"La mia magia? E, anche se fosse possibile, come dovrei fare scusa?" Harry mise una mano sulla sua spalla chiudendo gli occhi
"È come evocare un Patronus. Solo che invece di ricorrere ad un ricordo felice, devi concentrarti sul flusso di magia che scorre nelle tue vene, dargli una forma, un colore e lasciarlo libero. Io l'assorbirò per uccidere questo figlio di puttana mentre tu andrai a cercare Victoria" Draco osservava sconvolto l'amico mentre il bulgaro tentava senza successo di scagliare incantesimi verso di loro
"Harry non so se sono in grado di....." l'auror lo bloccò sul nascere
"Mi fido di te Draco" disse con dolcezza Harry aprendo leggermente i suoi occhi. Il biondo annuì, chiuse gli occhi e si concentrò non sapendo bene cosa fare. Aveva quasi perso le speranze quando sentì all'interno delle sue braccia, un liquido verde scorrere veloce e forte come un fiume in piena. Lo lasciò fluire fino a quando non si sentì completamente inebriato dalla potenza della sua magia. Spalancò le braccia ed essa iniziò ad evaporare all'esterno del suo corpo prima di circondare Harry. In pochi minuti, quella nube color smeraldo svanì e l'auror aprì gli occhi e, dopo aver tolto la mano dalla spalle dell'amico esclamò
"Sei stato grande. Trova Victoria e, se dovesse essere necessario portala al San mungo, ci vediamo al ministero tra un oretta al massimo" Draco annuì e si smaterializzò nel luogo in cui lui e la donna, avevano trovato il corpo del bulgaro in precedenza lasciando Harry da solo a chiudere la questione. L'uomo fece un passo in avanti verso un Dimitri privo di alcuna difesa
"Non ti chiederò di pentirti per ciò che hai fatto e nemmeno di arrenderti costituendoti alla giustizia" iniziò l'auror mentre continuava ad avvicinarsi verso l'uomo che iniziò pian piano a perdere la sua spavalderia
"Hai fatto del male a persone a me care. Hai ucciso un uomo buono e gentile. Hai rapito mio figlio e chissà cosa avresti fatto se non ti avessi messo i bastoni tra le ruote. Prima provavo solo odio verso di te. Adesso mi fai quasi pena. Pagherai per quello che hai fatto adesso e lo farai anche nell'aldilà. Addio Dimitri" ormai Harry lo aveva raggiunto. Lo guardò per alcuni secondi prima di poggiargli la sua mano sul petto del bulgaro che tentava di divincolarsi
"Et Deleverit"

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Capitolo 27
*** Un altro signore oscuro sconfitto ***


Note:
Siamo arrivati, anche se con un ritardo a dir poco imbarazzante,
al capitolo conclusivo di questa fan fiction.
Essendo la mia prima pubblicazione e la mia prima esperienza
nel mondo della scrittura in generale, mi ritengo abbastanza soddisfatto
anche se so per certo che avrei potuto fare meglio come per esempio nei primi capitoli.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, messo tra i preferiti o anche solo letto
questa mia storia
Spero vivamente che vi sia piaciuta quanto è piaciuto a me scriverla.
Vi auguro una buona lettura
Albusseverus1996







UN ALTRO SIGNORE OSCURO SCONFITTO




Un urlo disperato si propagò da ciò che ormai rimaneva del temibile mago oscuro conosciuto come Dimitri Dolcov. Nient'altro che un urlo che squarciava il silenzio profondo che regnava nell'ormai desolato lago scozzese per i babbani tanto famoso quanto misterioso. Ormai nulla rimaneva della spavalderia, della potenza e del timore che tanto aveva caratterizzato e che tanto aveva terrorizzato mezza Europa, del bulgaro. Il suo corpo si stava sbriciolando davanti ad un Harry inorridito da quei tipi di incantesimi che tanto odiava ma, per una volta almeno, non potette fare a meno di evocare. Mentre il corpo Dimitri, agonizzante, continuava a sgretolarsi, l'auror non riuscì a distogliere lo sguardo nonostante ne sentisse la necessità
“A cosa è valso tutto ciò che hai fatto Dolcov?” chiese lui con un tono di voce addolorato
“Credi che abbia fatto tutto ciò per piacere di uccidere?” strillò tra un urlo di dolore e l'altro “Io non sono come quel folle di Tom Riddle. Io volevo cambiare davvero questo mondo. Credi davvero che uccidendo me qualcun altro forse anche più pericoloso e con molta più sete di sangue uscirà fuori? Io avrei risolto tutto questo. Io….. Avrei… Migliorato…..” Dolcov esalò il suo ultimo respiro. Nei suoi occhi non vi era più ardore per una battaglia o gli occhi di un azzurro chiaro quasi bianco che, con solo fissarli, avrebbero potuto gelare e far rabbrividire chiunque dalla paura. Come chi prima di lui, un altro aspirante signor oscuro, cadeva. Ucciso da chi, fin dalla sua nascita, ha affrontato l'oscurità. Un uomo che nonostante avesse perso i genitori ancor prima di poter anche solo ricordarne il volto, dopo aver passato un infanzia senza il benché minimo tipo affetto e una vita all’insegna del combattimento, della sofferenza e del dolore, non ha mai lasciato che le circostanze lo cambiassero. Quell'uomo, il bambino sopravvissuto, il prescelto, colui che sconfisse e uccise Lord Voldemort in persona, aveva vinto ancora e, con la sua vittoria, il mondo magico, ancora una volta, era salvo. Harry continuò a guardare il corpo di Dolcov decomporsi davanti ai suoi occhi e ormai ridotto in cumuli di cenere. Dopo quella che gli parve un eternità, diede le spalle al suo nemico ricordandosi della presenza di Draco che, al momento, lo stava chiamando a gran voce. Si asciugò il sangue ormai rappreso sul volto e, non rendendosi conto di non avere più in corpo un briciolo di forza, tentò di incamminarsi verso la voce dell'amico ma, dopo solo un passo, cadde rudemente al suolo stremato perdendo i sensi

“Harry!?” strillò Draco con quanto più fiato riuscì a racimolare. Non ricevendo risposta il biondo, visibilmente preoccupato riprovò “Potter! Andiamo non fare l'idiota. Rispondimi!” le urla di Dimitri, che fino a qualche minuto prima avevano sferzato l'aria, erano cessate. Victoria si trovava priva di sensi a qualche metro più in la nella quale, la donna insieme al britannico, avevano ritrovato il corpo martoriato del Bulgaro. Non sapendo dove fosse o, peggio, in che stato fosse l'amico, Draco si involò verso il corpo della povera donna.
“Reinnerva” sussurrò Draco con la punta della bacchetta puntata al cuore della donna che iniziò a tossire furiosamente.
“Tutto ok Victoria?” chiese lui una volta che la donna riacquisì il controllo del suo corpo
“Fatta eccezione per il mal di testa lancinante si. Mi sono fatta abbindolare di nuovo. Sono una completa idiota” disse portandosi le mani sul volto “Dov’è Harry? Dimitri è scappato?” chiese tentando di rimettersi in piedi. Draco l'aiutò e, dopo essersi sincerato della condizione della bulgara, si schiarì la voce
“Credo che Harry lo abbia ucciso. E nella maniera più crudele temo” Victoria lo guardò mezza contenta mezza sbalordita
“Cosa te lo fa credere?” disse lei
“Beh… Quando tu eri priva di sensi, Harry ha usato un incantesimo che non avevo mai sentito. Le urla di tuo fratello sono state raccapriccianti. Sembrava quasi che gli stessero strappando ogni lembo di pelle, di carne, perfino ogni osso dal corpo uno ad uno. Non ho mai sentito qualcosa di simile” il volto di Draco era tutto un programma. Non c’erano parole per descrivere la sua espressione. Victoria si portò le mani sul volto prima di ritrovare la forza di guardare dritto negli occhi Draco e stringerlo per un braccio facendolo rinsavire da tutto quell'orrore.
“Se ho capito bene l'incantesimo che ha scagliato Harry a mio fratello dobbiamo trovarlo al più presto. Per il poco che l'ho conosciuto dopo ciò che ha fatto avrà bisogno della sua famiglia e di persone che gli facciano capire che è stato costretto a fare quello che ha fatto. Se non lo troviamo in fretta si incolperà a tal punto da uscirne distrutto” il biondo annuì energicamente e i due iniziarono le ricerche. Urlarono il suo nome in lungo e in largo senza però ricevere risposta alcuna. Draco iniziò a preoccuparsi visibilmente
“Victoria” disse in un sussurro il biondo “È possibile che l'incantesimo di cui ha usufruito Harry gli si sia ritorto contro?” Victoria lo guardò con un sorriso rassicurante scuotendo il capo
“Non è un tipo di incantesimo che può essere respinto da un semplice protego. È molto più probabile che Harry abbia perso i sensi e sia da qualche parte qui intorno. Per invocare una maledizione del genere c’è bisogno di un enorme quantitativo di magia e di energia vitale. Tranquillo Draco lo troveremo” il biondo tirò un sospiro di sollievo prima di estrarre la propria bacchetta levandola al cielo “Expecto Patronum” sussurrò lui evocando una serpe argentea che, dopo essersi avvolta al collo del proprio padrone, scomparve nella buia notte
“Meglio avvisare gli altri. Se Harry è stremato come dici, sarà meglio che un medimago lo veda al più presto” rispose lui ad uno sguardo interrogativo lanciatogli da Victoria che sorrise di rimando
“Ottima idea. Tu cerca ad ovest del cratere io controllerò l'altra sponda” l'uomo annuì e scomparve nella notte mentre Victoria, dopo evocato una gran sfera di luce, fece lo stesso


“Sai mio caro e vecchio amico inizio a comprendere il motivo per il quale tu tenga così tanto a questo giovane mago. Impressionante, davvero impressionante” esclamò una voce fredda ma piena della più sentita ammirazione
“Beh, d’altronde, rimembrate da quale nobile casata proviene. Non c’è nulla di cui stupirsi” esclamò una voce orgogliosa
“Come mai non si sveglia? Forza Eroe vogliamo congratularci con lei non guardarla riposare” disse una voce impaziente
“Merlino ti prego. Non mettiamo pressione al ragazzo. Deve essere esausto pover uomo” replicò una voce dolce e pacata
“Ci penso io. Se permettete” quest'ultima voce Harry l'avrebbe riconosciuta fra mille altre
“Harry” continuò “Harry, caro ragazzo mio, apri gli occhi” Harry acconsentì alla richiesta. Aprì gli occhi e si alzò anche se a fatica, trovandosi davanti un Albus Silente radioso e con le lacrime agli occhi dalla gioia
“Harry. Meraviglioso, coraggioso e grande uomo. Una volta ancora il mondo magico ti deve la sua salvezza e io non so spiegarti l'orgoglio che provo guardando come sei diventato oggi. Dai siediti prima che questo vecchio scoppi in lacrime” esclamò l'ex preside di Hogwarts evocando un fazzoletto dal colore rosso acceso e porgendogli una comodissima sedia imbottita
“Professore posso farle una domanda?” chiese Harry dopo aver osservato gli sguardi pieni d'orgoglio che i magici 7 al completo gli stavano riservando
“Ci mancherebbe ragazzo. Tutto ciò che desideri” replicò Silente asciugandosi le lacrime dal volto
“Ci ho lasciato le penne questa volta non è così?” la sala intera scoppiò a ridere. Un suono potente e soave si propagò nelle mura del tempio dove Harry in passato era già stato. Una risata così pura e cristallina che riuscì a scacciare perfino le paure e le inquietudini di un uomo che aveva appena terminato, con successo, una battaglia all'ultimo sangue. Harry sorrise con il cuore leggero e si abbandonò alla comoda sedia levando lo sguardo all’altissimo soffitto. Dopo che i magici 7 riuscirono a controllare le proprie risate, il primo a proferire parola fu Tolomeo
“Lei non è deceduto signor Potter si è, possiamo dire, preso un assolutamente meritato riposino” Harry lo fissò un po’ confuso ma preferì non approfondire così continuò a rilassarsi sotto gli occhi illustri dei magici. Dopo quella che sembrò un eternità, a parlare fu proprio Silente con un tono stavolta più attento e comprensivo del solito
“Sai perché ti abbiamo portato qui nuovamente caro Harry?” l'auror lo fissò e dopo qualche attimo di esitazione disse
“Si, suppongo di si. Per congratularvi con me per aver compiuto un atto eroico. Aver distrutto completamente un altro essere umano disarmato e indifeso” il dolore con la quale proferì queste parole scombussolò la quiete e la spensieratezza del luogo
“Come potete voi, che dovreste essere quello che più si avvicina alle sembianze di dei, congratularvi con me per quello che ho fatto? Nessun essere umano si sarebbe meritato una fine come quella. Sono un mostro” urlò Harry piegandosi sulle ginocchia. La spensieratezza che lo aveva investito ascoltando le risate dei magici 7 si era volatilizzata alla domanda postagli dal suo tanto amato ex preside che lo raggiunse carezzandogli il capo
“Tu non sei un mostro Harry. Tu sei, a mia modesta opinione, uno degli uomini più buoni, gentili e forti mai esistiti a questo mondo. Quell'orribile maledizione che hai scagliato, non cambia chi sei realmente. Non modifica il tuo essere e non spezzerà la tua anima. Tu sei migliore Harry. Probabilmente migliore di tutti coloro presenti in questa sala me compreso” Merlino fece per parlare ma Morgana, con un ben assestato gancio destro lo mandò a gambe all'aria impedendogli di rovinare il magnifico discorso di Albus Silente
“Per questo abbiamo un regalo per te che forse, e dico forse, potrà alleviare il dolore che provi adesso” il vecchio uomo si voltò verso l'immenso portone d’ingresso. Esso si aprì ed Harry, seppur riluttante, alzò lo sguardo. Ad entrare furono 3 uomini ed una donna avvolti in un fascio di luce argentea. Harry tentò senza successo di identificare i nuovi arrivati. Tolomeo si avvicinò a quest’ultimi e, dopo avergli concesso un inchino, li invitò ad avanzare. Ad ogni passo che fecero Harry sentì l'eccitazione e l'ansia prendere il sopravvento sul suo corpo. Conosceva quelle persone. Ne era sicuro ma, non volendo illudersi con false speranze cercò di rimanere calmo fin a quando una bellissima donna dai capelli rosso fuoco entrò nel suo campo visivo
“Il mio bambino coraggioso” esclamò lei correndogli in contro. Era Lily Potter, seguita a ruota dal resto dei Malandrini. Remus Lupin, Sirius Black e James Potter belli ed eleganti come non mai, fatta eccezione per Sirius ovviamente che di elegante, aveva ben poco. Harry strinse forte a se la madre che ricambiò la stretta con altrettanta foga e amore lasciando in disparte, e abbastanza stizziti, i tre uomini
“Andiamo Lils. Lasciacene un po’ ti dispiace? Sono o non sono il padre dopotutto” iniziò a piagnucolare James
“E io sono il padrino non dimentichiamolo” continuò Sirius sorridendo e scuotendo la sua chioma riccia
“E io lo zio” rincarò la dose Remus
“Certe cose non cambiano mai” esclamò Silente radioso


Il ministero era in subbuglio. Auror, impiegati e post inter-uffici viaggiavano a velocità supersonica tra un livello e un altro scambiandosi indiscrezioni dalla dubbia provenienza. Regnava il caos più totale e nessuno aveva idea di cosa stesse succedendo e tanto meno di cosa si dovesse fare per porvi rimedio. Alcuni auror, chiamati dal ministro della magia in persona, presidiavano l'entrata del proprio ufficio. Era stato loro spiegato, in toni non molto amichevoli, che qualunque cosa o persona fosse entrata o avrebbe tentato di entrare all'interno della sala anche a chiedere una tazza di tè, sarebbe stata licenziata o peggio. Nel frattempo all’interno dell’ufficio stesso, al contrario del puro caos che regnava tra i corridoi, il silenzio e la malinconia la facevano da padrone. Nonostante la stanza pullulasse di persone, non una di esse trovava la forza o la voglia di riferire parola alcuna
“Tesoro” disse infine Ron asciugandosi le lacrime con la veste “Non possiamo continuare a star chiusi qui dentro a piangerci addosso o a disperarci. Non serve a nulla e tu hai della responsabilità da tener in conto” Hermione resse lo sguardo del marito per qualche secondo prima di tornare a fissare il vuoto
“Hai ragione ma non ho la benché minima idea di cosa fare. Temo di non essere abbastanza forte per reggere tutto questo” disse la donna con un filo di voce. Ron, non contento della risposta ricevuta, spostò rudemente la scrivania sulla quale Hermione poggiava le braccia rischiando di farle perdere l’equilibrio. Completamente sconvolta, la donna fissò il suo sguardo in quello tanto amato del marito, non proferendo parola. Questi gli si piazzò davanti e, dopo avergli afferrato il viso dolcemente, sorrise
“Andiamo tesoro. Tu sei il ministro della magia. Hai combattuto contro il più oscuro dei maghi in età adolescenziale. Hai difeso i diritti di creature a cui nessuno importava o dava credito garantendogli una vita migliore. Tu puoi fare ogni cosa e, se ti servisse una mano, non mi hai sposato solo per la mia estrema bellezza o simpatica, ma anche per sostenerti nei momenti più duri mi sbaglio mia cara mogliettina?” Hermione, ancora profondamente stupita, continuò a fissarlo per qualche secondo prima di asciugarsi le lacrime e concedergli un rapido bacio
“Devo ammettere che hai ragione” disse lei alzandosi dalla propria postazione. Ron rise fingendosi anche stizzito dal tono usato dalla moglie
“Dopo tutti questi anni sembri ancora sorprenderti delle mie capacità da motivatore” Hermione ricambiò il sorriso e lo abbracciò mentre, la famiglia Potter, abbracciati tutti fra loro, cercavano di farsi forza a vicenda. Hermione li osservò con la tristezza nel cuore, prima di avvicinarsi a Ginny che, intenta nel consolare i propri figli cercando invano di rassicurarli, sembrava non aver ascoltato neanche una parola della conversazione precedente
“Ehm.. Ginny tesoro?” Iniziò Hermione attirando l’attenzione dell’amica “Io dovrei risolvere alcune cose vuoi che chiami qualcuno che vi porti a casa?” Ginny sorrise appena scuotendo la testa prima di tornare ad occuparsi della piccola Lily che, sconvolta, giaceva sdraiata sulle proprie gambe. Hermione esitò qualche secondo prima di, su richiesta del marito, uscire dal proprio ufficio dove, appostati come avvoltoi, stampa, Auror e dipendenti vari del ministero l’aspettavano con ansia. Hermione, concedette loro la stessa considerazione che si potesse concedere ad un piccolo insetto schiacciato su di un vetro e, con il marito sotto braccio, si diresse verso l’ascensore fendendo la folla con estrema facilità.
“Mi chiedevo una cosa” disse Hermione dopo un breve periodo di silenzio disturbato solo dalle urla dei giornalisti e dal cigolio dell’ascensore. Ron la fissò invitandola con un gesto del capo a formulare la sua domanda
“Cosa è cambiato dall’ultima volta quando Harry fini in coma? Eri diventato freddo e distaccato sia con me che con i bambini” si vide chiaramente il dolore velare i suoi occhi come un ombra scura. Hermione se ne accorse e lo strinse più forte a se mentre Ron, con un sorriso addolorato sul volto, si apprestò a rispondere
“Lo so tesoro. Sono stato un enorme coglione sia con te sia con i bambini e soprattutto con mia sorella. Stava passando un momento infernale e io, invece di aiutarla e sostenerla, ho fatto l’esatto opposto. Furono le parole di Harry a farmi capire che, punto numero uno, non ero l’unico a soffrire per la sua assenza, e, cosa più importante, sono il suo migliore amico e sempre lo sarò. In sua assenza devo essere io a proteggere la sua famiglia e a cercare per lo meno di affievolire il dolore che la sua assenza comporta. Non posso permettermi ancora una volta di cedere, come neanche tu d’altronde. Siamo sempre stati uniti fin da piccoli. Il trio più scapestrato che Hogwarts e tutto il mondo magico abbia mai visto. Abbiamo delle responsabilità e dei doveri verso Harry e verso la comunità perciò andiamo ad adempiere il nostro compito” fu un discorso che colpì profondamente Hermione e anche il resto dei presenti poiché, senza accorgersene, avevano raggiunto l’Atrium del ministero gremito di maghi e streghe che, al loro arrivo, si zittirono all’unisono come fossero un unico essere. Dopo alcuni secondi di un imbarazzante silenzio, un fragoroso applauso risuonò furioso tra le mura ministeriali. Hermione e Ron si abbracciarono asciugandosi a vicenda le lacrime quando, proprio mentre la donna iniziò a schiarirsi la voce per riferire le ultime novità e per dare direttive ai propri uomini, una serpe d’argento entrò con prepotenza trapassando individui, pareti e tutto ciò che si trovasse sul proprio cammino. L’Atrium intero, identificando l’animale come il Patronus di Draco, trattenne il respiro. Sembrò passare un eternità prima che il serpente, scuotendo le sue spire, parlò

Harry Potter è ancora vivo. Dolcov è morto


“Grazie Preside” sussurrò Harry dall’interno dell’abbraccio ancora ben saldo della madre. A nulla erano valse le lamentele da parte del resto della combriccola che, situata qualche passo dietro di loro, osservava la scena mezza divertita e mezza irritata. Silente rise di gusto prima di rivolgersi agli altri ospiti
“James, Sirius, Remus dire che per me è un piacere rivedervi sarebbe un eufemismo miei cari ragazzi” i tre sorrisero radiosi prima di stringere la mano del loro vecchio mentore
“Anche per noi è un piacere. Come sarebbe un piacere immenso poter stringere e abbracciare il mio amato, quanto unico, figlio. LILY! Per l’amor del qui presente Godric ti prego” Esclamò James dopo aver letteralmente scollato la moglie da Harry. La donna lo fulminò con lo sguardo prima di rivolgersi nuovamente al figlio
“Per Godric tesoro mio. Stai bene? Sei magrissimo. E tutti questi tagli? Silente ti sembra normale lasciarlo in questo stato?” Urlò isterica la donna provocando grosse risate da parte della sala intera, Harry compreso
“Sto bene mamma. Durante la mia vita mi sono abituato alle ferite di guerra” James gonfiò il petto d’orgoglio. Un orgoglio puro, di quelli che solo un padre può provare alla vista del proprio figlio
“Questo perché sei un guerriero e un eroe figlio mio. Non so spiegarti quanto amore e orgoglio io provi per te. E adesso, prima che mamma orsa ricominci a studiare ogni centimetro del tuo corpo, vieni a stringere il tuo vecchio” i due si strinsero forte per qualche secondo. Poi fu il turno di Sirius e Remus che iniziarono a ostentare lodi verso il salvatore del mondo magico che, con gli occhi pieni di lacrime esclamò
“Mi siete mancati. Ogni giorno e così sarà sempre” Lily e James lo abbracciarono nuovamente seguiti a ruota da Remus, Sirius e, strano a dirsi, da un uomo dal classico cappello a punta che, però, venne prontamente schiantato da una donna particolarmente soddisfatta
“Tu non centri nulla Merlino” esclamò divertita Morgana mentre l’uomo di rialzava a fatica e la malediceva a gran voce. Si sedettero su di un comodo divanetto a parlare del più e del meno per quelle che sembrarono delle ore. Risate, occhiate d’amore e d’apprensione, aneddoti e chi più ne ha più ne metta. Tuttavia Harry pareva ancora stesse lottando contro una forza interiore che l’opprimeva e, da brava madre apprensiva qual era, Lily se ne accorse
“Vieni con me tesoro” disse lei con una dolcezza disarmante. Harry, se pur confuso dalla richiesta, si alzò senza discutere. Così fecero anche James, Sirius e Remus
“Credo che sia ora di salutare il nostro eroe” proferì con tono gentile e solenne Tolomeo. Godric fu il primo a pararsi davanti a Harry augurandogli ogni bene e ringraziandolo di cuore di onorare sempre al meglio il nome della sua nobile casa. Uno per uno, i magici 7 lo riempirono di lodi e ringraziamenti prima di scortare lui, i suoi genitori, Sirius, Remus e Silente verso l’enorme portone che si aprì lasciando entrare una luce accecante. Dopo un’ultima occhiata orgogliosa da parte delle divinità magiche, il grande portone si chiuse lentamente alle sue spalle lasciando che la nebbia li avvolgesse. Pieno di domande e curiosità, Harry si rivolse alla madre nuovamente
“Mamma, esattamente dov’è che stiamo andando?” Chiese lui. Lily sorrise e, stringendo ancor di più la sua mano, sussurrò
“In un luogo dove capirai che quello che hai fatto è stato un atto eroico e non importa quanto crudele questo sia stato” quando la donna terminó la sua frase, i sei si ritrovarono all’interno dell’Atrium del ministero che era in festa. Lodi a Harry Potter il salvatore si levavano in aria con una potenza inaudita. Poi la location cambiò, si ritrovarono in una pianura, all’apparenza, dell’est Europa. Li un fiume di maghi e streghe rendeva onore ai familiari caduti intonando un cantico alquanto malinconico e gridando al cielo che giustizia era fatta. Così, la scena cambio e si ritrovarono in America, poi in Scozia, in Francia e in Italia. L'intero mondo magic, al momento, era impegnato nel lodare le gesta di un coraggioso mago britannico in un canto nella quale, si mescolavano lingue, culture, usi e costumi differenti ma che, tuttavia, risuonava armonioso e pieno di speranza. Harry, profondamente commosso, una volta che la nebbia prese nuovamente il sopravvento di quel luogo, si voltò verso la madre e il padre che piangevano dalla gioia guardandolo con profondo orgoglio.
“C’è un ultima persona che devi incontrare prima di andartene campione” disse Sirius nascondendo le lacrime tra i folti capelli. James, notando che perfino il suo migliore amico, non certo noto per la sua emotività, si era commosso non tardò nel farglielo notare
“Sono lacrime quelle gocce cristalline sul tuo volto per caso Ramoso? E io che pensavo avessi la sfera emotiva di sasso” esclamò tra un singhiozzo e una risata. Sirius, tuttavia, non fece in tempo a ribattere che un alto uomo di colore, calvo e con un sorriso bianco come la neve, fece la sua apparizione ammutolendolo
“Harry Potter” esclamò radioso Kingsley Shacklebolt allungando la mano verso il suo caro amico e sempre fedele Auror. Harry, frastornato dall’arrivo dell’ormai defunto amico, stupì tutti iniziando a ridere. Una risata nervosa ma liberatoria
“Ehi Kings. Amico mio come te la passi?” Chiese lui dopo esseri sbellicato dalle risate. L’ex ministro della magia allargò ancora di più il suo candido sorriso
“Meglio di te a quanto pare” Harry sorrise amaramente
“Beh non sei tu colui che ha recentemente annientato un uomo d’altronde” Lily, Remus, Sirius, James e Silente lanciarono a Harry sguardi pieni di rispetto, orgoglio e preoccupazione mentre Kingsley, invece,  si accigliò vistosamente
“Ricordi cosa hai promesso alla mia famiglia? Cosa hai promesso durante il mio funerale? Ricordi la promessa che hai fatto a tua moglie il giorno del tuo matrimonio o quelle fatte alla nascita dei tuoi figli? Pensi di aver davvero commesso una azione atroce nell'assassinare Dolcov? Se credi davvero di aver compiuto un gesto orribile Harry ricorda come e per quale motivo le persone presenti adesso non possano far parte della tua vita e non possano vivere la propria. Perché hanno lottato contro il male sacrificando tutto ciò che avevano più caro al mondo. Che sia Grinderwald, Tom Riddle o Dimitri Dolcov non fa differenza. Hanno portato morte, distruzione e caos. Credi che se l'unico modo con cui Albus avrebbe potuto pervenire le vittime provocate da Grinderwald e da Tom Riddle fosse stato questo incantesimo non l'avrebbe fatto? Harry tu sei un eroe e l'uomo migliore con la quale io abbia mai avuto il piacere di avere a che fare. Hai mantenuto la tua promessa. La mia morte non è stata vana. Pensaci quando ti torturerai con questo pensiero. Pensa a noi e a tutti coloro morti lottando per concedere un mondo degno di questo nome ai nostri familiari” Lily e James strinsero le loro mani sulle spalle del figlio che gli sorrise
“Ci proverò. Ma adesso, prima che mia moglie e i miei figli mi uccidano una volta per tutte, dovrei tornare” disse l’auror in direzione di Kingsley che scoppiò a ridere scomparendo pian piano nella nebbia. Silente fece qualche passo indietro per permettere i saluti generali canticchiando l'inno della sua così tanto amata scuola. Remus abbracciò Harry raccomandandogli di tenere d'occhio suo figlio Teddy. Sirius lo strinse a se ancora più forte. Poi fu il momento di James e Lily, quest’ultima, già in lacrime
“Vi voglio sempre con me” sussurrò Harry all'orecchio dei genitori. I due risero tra le lacrime
“Sempre” e anche loro sparirono nella nebbia mentre voci confuse e preoccupate invocavano a gran voce il suo nome
“Qualcuno ti reclama mio caro ragazzo” esclamò il preside nascondendo tra i baffi dorati un ghigno divertito. Harry rise
“Si. Immagino che Draco sia alquanto fuori di se. Ci rivedremo professore?” chiese lui quasi malinconico. Silente si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla
“Il più tardi possibile io mi auguro caro ragazzo ma si, ci rivedremo senz’altro. Magari quando lo faremo avrai imparato” disse il vecchio mentre la nebbia iniziava ad invadere il suo campo visivo
“Imparato cosa professore?” urlò Harry alquanto confuso
“A darmi del tu mio caro ragazzo”

“Draco!” urlò Victoria non meno di mezz’ora dopo aver iniziato la ricerca. Il biondo tuttavia, trovandosi a parecchi metri di distanza dalla donna, non la sentì, continuando a scandagliare centimetro per centimetro, il suolo nella ricerca di un dettaglio che potesse indicargli la posizione dell'amico scomparso
“DRACO! L'HO TROVATO!” l'uomo profondamente concentrato fece un balzo spaventato portandosi al petto la bacchetta
“Hai trovato Harry?” chiese stupidamente lui con voce emozionata. Victoria sbuffò sonoramente
“No ho trovato una colonia di Gnomi scozzesi. Ma che razza di domanda è?” Draco sorrise leggermente prima di smaterializzarsi in direzione della donna
“Vediamo questi Gnomi allora. Ma solo per qualche minuto, poi dovremmo riprendere la ricerca di quello stupido Grifondoro” sussurrò l'uomo verso la donna
“Vuoi prendermi in giro” esclamò esasperata mentre Draco iniziava a ridere
“In effetti si. Sai per sdrammatizzare” Victoria sbuffò nuovamente prima di indicare quello che pareva un grosso e sporco ammasso di vestiti logori e insanguinati. I due si avvicinarono e, dopo aver distrutto le poche rocce sopravvissute che ancoravano il corpo dell'amico al suolo, si accovacciarono su di lui chiamandolo a gran voce
“Perché non si sveglia?” chiese Victoria preoccupata “Non sarà mica…” Draco la bloccò con un gesto della mano
“Se mi avessero dato un galeone ogni volta che ho creduto morto Harry Potter non sarebbero bastate 10 camere blindate della Gringott per contenerli tutti” infatti, dopo molti schiaffi e getti d'acqua Harry si mosse
“Andiamo tesoro altri 10 minuti” sussurrò lui assonnato lasciando a bocca aperta Draco e Victoria
“Stava…. Stava davvero…. Dormendo?” chiese la donna incredula guardando la scena
“A quanto pare. Guarda e impara” disse Draco con un ghigno
“Harry, Ginny è furiosa con te” l'Auror fece un balzo, completamente sveglio
“Non è stata colpa mia” urlò lui a pieni polmoni
“Ecco fatto” replicò Draco soddisfatto “Puoi spiegarmi come diavolo hai fatto ad addormentarti in una situazione come questa?” Chiese con un espressione assassina sul volto. Harry, dopo aver inforcato i suoi amati occhiali e dopo essersi scompigliato i capelli, si appoggiò alle spalle dell'amico
“Credo che io abbia abusato un po’ troppo della mia magia Draco. Sono sfinito” disse a fatica l'Auror
“Dai vieni. Andiamo al ministero” Harry annuì ma prima che Draco potesse anche solo pensare di smaterializzarsi, sul posto arrivarono decine di Auror e, insieme a loro, il ministro in persona e suo marito, scortati a ruota dalla famiglia Potter al completo che, non curante delle condizioni in cui si trovasse il padre, lo assali mentre Ginny osservava da lontano aspettando il momento propizio. La prima parola, detta quasi all'unisono, che i piccoli Potter rivolsero al padre fu
“Sei un completo idiota” seguito dai vari ti voglio bene, non farlo mai più ecc ecc. Ci vollero circa 30 minuti prima che i piccoli della famiglia si ritenessero soddisfatti e lasciassero respirare il padre. Una volta ripreso possesso del suo corpo, Harry si alzò dirigendosi verso la moglie
“Tesoro mi dispia….” Non riuscì nemmeno a terminare la frase che, il tornado dai capelli rossi anche meglio conosciuta come Ginny Weasley, gli saltò addosso baciandolo con quanta più passione avesse in corpo
“È andata decisamente meglio di quanto mi aspettassi” disse Harry con un sorriso da orecchio a orecchio. Ginny rise
“Oh io non canterei vittoria troppo presto. Ho parlato con Hermione e, per i servizi resi alla comunità magica ti hanno concesso 3 mesi di vacanze pagate che passerai con la tua famiglia. E lì mi prenderò la mia vendetta” esclamò con tono di enorme felicità ma allo stesso tempo di malignità. Harry tuttavia non si scompose e, guardandola dritta negli occhi esclamò
“Oh non vedo l'ora” e i due ripresero il loro bacio infinito sotto gli occhi disgustati dei loro figli. 

Gli Auror, insieme ai molti dipendenti recatisi sul posto, ebbero il loro gran da fare per tentare di ricostruire il luogo prima che i babbani lo vedessero. Trovare una spiegazione ragionevole per la quale, e in una sola notte, una verde collina insieme ad un intero e immenso lago si fosse trasformato in una profonda quanto larga voragine priva di qualsiasi filo d'erba, non sarebbe stato facile soprattutto per l'ambasciata babbana scozzese. Gli sarebbe venuto un colpo se fossero venuti a sapere che la loro fonte inesauribile di turisti fosse stata ridotta ad un deserto formato per intero da schegge di roccia. Tuttavia Hermione, notando la stanchezza dei suoi uomini evocò un enorme e bitorzoluto masso dalle strane sembianze tranquillizando i propri uomini che avrebbe risolto lei la faccenda dicendo che, a ridurre così il luogo, fosse stato un semplice meteorite caduto dallo spazio. Pur non avendo la benchè minima idea di cosa indendesse il ministro, una volta concessogli di tornare a casa a riposare, si limitarono a ringraziarla profondomente sparendo uno dopo l'altro fin a quando, nel luogo completamente distrutto, rimasero solo Harry, Ron, Hermione insieme a Ginny e ai bambini che giocavano ora spensierati 
“La nostra vita riesce a stupirci ogni volta. Sei d’accordo con me grande salvatore?” esclamò Ron divertito mentre osservava il sorgere del sole insieme alla moglie e al suo migliore amico. Harry rise di gusto
“Durante il mio chiamiamolo   ho incontrato i miei genitori. Erano insieme a Sirius, Remus e Silente” disse con voce tranquilla come se stesse parlando del tempo. Ron cadde dalla roccia su cui era seduto mentre Hermione strabuzzò gli occhi, tanto che sembravano poterle uscire dalle orbite
“Che cosa!? E cosa ti hanno detto?” chiese la donna con voce stridula mentre il suo caro maritino tra un imprecazioni e un'altra si rimetteva in piedi massaggiandosi la nuca. Harry sorrise e alzò lo sguardo verso il cielo
“Quello che ho sempre voluto sentirmi dire da loro. I miei genitori sono orgogliosi di me” Hermione e Ron sorrisero dolcemente continuando a guardare l’alba sorgere, sperando in cuor loro, che la pace duri almeno il tempo necessario per riprendersi da questa faticosa battaglia.

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