- Senza che nulla rimanga -

di GrimmHyai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 00 - Prologue, Ao Lei Changyì ***
Capitolo 2: *** 01 - Ci sono io! ***
Capitolo 3: *** 02 - Senza trovar più il risveglio ***
Capitolo 4: *** 03 - Istinto omicida ***
Capitolo 5: *** 04 - Marchiato: Thìrs Hinvèrnees ***
Capitolo 6: *** 05 - Evasione ***
Capitolo 7: *** 06 - Il coraggio per salutarti ***



Capitolo 1
*** 00 - Prologue, Ao Lei Changyì ***


Nella Grand Line, in una delle tante rotte che conducevano alla Red Line, giaceva un'isola priva delle mezze stagioni; 6 erano i mesi di gelo e, sei erano quelli del sole.
Ma questa, non era la sola caratteristica che contraddistingueva tale luogo; esso era immerso nelle tradizioni dell'antica Cina: abbigliamento, costruzioni, usanze, educazione, tutto questo immerso nella più totale ed effimera pace. Io, Changyí Ao, ero il primo genito della famiglia regnante Changyí, in 11 anni di vita, venni educato ed addestrato con le maniere più austere e rudi possibili ma, ad esser sincero, non mi dispiaceva affatto. Studiare e migliorare me stesso era ciò che desideravo, dopotutto, era la strada migliore per diventare un ottimo sovrano e, condurre il popolo e la mia bellissima terra ad un futuro pregno di serenità e prosperità. Essere un uomo colto non poteva far altro che spalancarmi la via della saggezza, ma...
Tutto questo, fu distrutto con la nascita dell'Era della pirateria; banditi provenienti da ogni parte dell'emisfero giunsero mettendo a ferro e fuoco quelle pure e mai nefaste terre, bagnandole col sangue degli abitanti.
Continue furono le azioni difensive, continue fu la resistenza ma, pochi riuscirono a sopravvivere, io fui uno di quelli, semplicemente perché fu l'avidità dell'uomo a salvarmi.


Ao: Anf! Anf! Anf!!

Le cannonate mi destarono dal sonno, il cielo era ormai contaminato dal fumo derivato dalle esplosioni e, la mia frenetica corsa mi stava conducendo nel gran salone, coccolando la speranza che ancora nutrivo, la speranza di trovare ancora in vita le persone a me più care.

Ao: Madre!! Padre!! Loody!! M-ma che diavolo sta succedendo!?

Le urla disperate che emanavo quasi non scoppiavano in un pianto e, quando sbarrai finalmente la porta, mi si parò innanzi, la macabra scena dei miei genitori uccisi a sangue freddo e, mia sorella Loody nelle loro mani che le avviluppavano prepotentemente la gola, negandole il respiro.
Quanto odio mi scorreva dentro, lo sentivo battere come un'impetuosa cascata.


Loody: F-fratello... ne... S-salvami...
Ao: Dannato!! Toglile quelle sudice zampe di dosso!

All'udire quella vocina flebile e laconica, i miei istinti agirono involontariamente, facendomi lanciare a capofitto contro quei banditi, seppur con la consapevolezza che poco avrei potuto fare! Ma quel viso dilaniato, quella richiesta proveniente dal mio stesso sangue davvero non potevo ignorarla.
Non capii più nulla, la rabbia aveva preso il sopravvento, potevo sentire le vene pulsare ma, ecco che qualcosa mi era precipitato sulla testa in un modo cosí pesante e travolgente, che non potei far altro che cadere al suolo in un tonfo secco. Tutto quel che un momento fa provavo, si era smarrito in un intenso dolore! Uno di loro mi colpí, provai ad alzare lo sguardo, a cercare la sua tenera chioma albina ma, poco alla volta, tutto stava diventando più sfocato e, le mie iridi stavano perdendo la loro luce.
Di distinguibile, vi era rimasta solo la voce irritante e presuntuosa di quei bastardi!


Pirata 1: Kahahaha, neh, moccioso! Non ti hanno insegnato le buone maniere!? Vuoi finire all'altro mondo come i tuoi vecchi!?
Pirata 2: Hey, fermo idiota! Perché non pensiamo ancora più in grande? 
Pirata 1: Grr, che vorresti dire??
Pirata 2: Oltre alle ricchezze di questo luogo, perché non portiamo via anche i due marmocchi? Alle Sabaody sapranno come trattarci! Vendiamoli al mercato degli schiavi... Certo, non sono nulla di speciale ma, son pur sempre eredi nel fior degli anni.
Se non altro, guadagneremo qualcosa per la loro giovane età!
Pirata 1: Mmmh... Gaaah! Fa' come vuoi.

Le mie orecchie davvero avevano udito ciò!? Come si poteva essere cosí crudeli!? Senza onore e senza principi!? Io e Loody, venduti!?
Volevo alzarmi, volevo fargliela pagare per tutto ma, la puzza di morte si faceva piú ammorbante secondo dopo secondo, le palpebre iniziarono a pesare come struggenti macigni, calando lentamente fino a far giungere un sonno profondo. Ero...
Ero stato depredato di ogni cosa.

Ao: M-me... Me l-la... Lood-...

Non sapevo quanto tempo fosse passato, ma ripresi conoscenza, il capo dolente e le preoccupazioni a farmi da sveglia ma, il luogo sembrava essere cambiato; una stanza in penombra, con una finestrella trapassata da pochi raggi solari era tutto quel che vedevo.
A stento riuscii ad abbassare lo sguardo, percependo un peso sulle gambe ed il gelido muro a sostenere le vertebre, per grazia divina, Loody era lí con me e, questo bastò per farmi crollare in un sonno più tranquillo. Probabilmente erav
amo sulla nave di quei pirati.


AoThìrs

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Capitolo 2
*** 01 - Ci sono io! ***


Ao: L-Loody...

Pochi minuti dopo aver acquisito consapevolezza dell'integrità fisica di entrambi, precipitai in un profondo ed intenso sonno, quasi come se qualcuno mi avesse gettato in un solco di cui ignoravo la profondità...
Non sapevo come e quando mi sarei svegliato e, soprattutto, dove! Nessuno poteva darmi qualche sicurezza! A palazzo, nella distruzione generale e durante il mio stato confusionale, sentii nominare le Sabaody, ma perché!? A quale scopo!? Essendo l'erede di un regno, mi toccava girare per il mare assieme mio padre, cosí da conoscere altri nobili, altre terre e per fare anche esperienza. Per questo il nome di suddetto arcipelago non mi fu nuovo, se a questo poi si aggiunge il fatto che, stanzino proprio ai piedi di Marijoa, ne possiamo dedurre che sia proprio uno dei primi luoghi da me conosciuti. Comunque sia, quel rude stato di incoscienza, mi riservò un sogno dagli strani sviluppi.


- Flashback -

Loody: Mmmh, Ao sto venendo a cercarti! Spero ti sia nascosto a dovere!
Ao: No! Ferma un attimo!!

In quel momento, asserii con un'espressione alquanto imbronciata; scesi dal tronco su cui mi ero nascosto, mostrandomi in tutta la mia personalità: la chioma corvina danzava assieme quel flebile venticello, non era troppo folta, né troppo lunga, mi piaceva per la sofficità che emanava e, perché in fondo, quel nero così intenso mi caratterizzava, e non poco.
I lineamenti del viso candidi e delicati, come se un pittore avesse dipinto entrambi, con la mera differenza che, mia sorella era albina; uno strano scherzo del destino che ha voluto manifestare la sua bontà in questo modo, puro come un fiocco di neve sceso dal cielo di Nurui.
Erano i mesi d'estate, la vegetazione si propagava a dismisura e, noi eravamo semplicemente due fanciulli che tentavano di passare la giornata nel cortile del palazzo reale; avevamo regole ben precise quando ci dilettavamo nei nostri giochi, perciò l'ammonii, seppur non vi fosse un briciolo di cattiveria nel mio tono.
Strinsi le dita in pugni, appoggiandoli d'un botto sui fianchi, mormorai cose incomprensibili e guardai altrove, fin quando non decisi di dare le dovute motivazioni.


Loody: Umh? Che c'è fratellone? Ho forse fatto qualcosa che ti ha infastidito?

La vidi portarsi l'indice alle labbra, con quell'aria di chi davvero non riusciva a capire la dimenticanza di una regola fondamentale.

Ao: Mi sembrava di avertelo detto! Quando giochiamo voglio che mi chiami "Thírs", è il mio nome in codice! Così gli altri non ci scoprono!

Alla fine, mi sciolsi come sempre, elargendo un caloroso sorriso non appena conclusi la mia sentenza. Eravamo ancora dei bambini e, per quanto si consideri veemente l'educazione, doveva passar per forza altro tempo prima di acquisire una maturità più completa.

Loody: A-ah, si! Hai ragione fratellone, colpa mia, son stata un po' sbadata! Eheh!
Ao: Non fa nulla! Piuttosto, hai visto il cielo...?

Alzai lo sguardo su di esso, facendole notare che l'azzurro stava mutando lentamente in un labile arancione, le iridi si smarrirono in un magnifico vespro che faceva godere i sensi ma, non potevamo stare lí fino al calar della notte; bisognava rintanare prima che la via fosse diventata impraticabile per colpa delle ombre.

Ao: Si è fatto tardi, che ne dici di tornare a palazzo?
Loody: ...Perché dovremmo, Ao? Noi non abbiamo più un luogo dove andare.
Ao: Umh...??

Non potei non celare il mio stupore verso quelle parole, ero stato spiazzato, tanto che passarono alcuni secondi nel più pesante dei silenzi prima di risponderla. La perplessità era ben visibile, al contrario di lei, che pareve ben sicura e, al contempo rammaricata. Cos'era quell'aria così inquietante che accarezzava il suo volto e, quella voce satura di pessimismo?
Quello che doveva essere un flashback della mia vita, stava prendendo una piega diversa da come io rimembravo.


Ao: Ma che cosa stai dicendo? Casa nostra è proprio dietro di te. Anzi, a pensarci meglio dobbiamo muoverci, nostro padre e nostra madre staranno col pensiero. Non ci tengo a farli preoccupare.
Loody: ...

Feci forza sul piede d'appoggio lentamente e, quando sentii la terra e quella manciata di ciottoli sotto la pianta, cominciai a camminare. In un gesto sommesso e delicato, avvolsi quell'esile polso tra le mie falangi, cercando di invogliarla a seguirmi ma, ella non si scompose di un centimetro, né di un virgola. Era lí, impassibile, con la vocina che diventava lentamente più greve e piangente, come se, l'unica sveglia fosse lei.
Di conseguenza sgranai gli occhi, non percependo che quel mellifluo sogno stesse divenendo un amaro incubo.

Ao: Ohe! Loody, ma che ti prende!? Andiamo, forza! Se no-
Loody: Li hanno uccisi, Ao. Li hanno uccisi a sangue freddo... Io li ho visti... È-è stato atroce...

Il mio ennessimo tentativo di dissuaderla fu spento sin da subito; non solo interruppe il mio dire ma, iniziò anche il suo pianto. Una lacrima le rigò la gota, la vedevo chiaramente! Ed io fui dilaniato dai nervi, tanto da ghermirle le spalle provando a scuoterla come un barattolo. Non volevo arrivare alle maniere forti, non volevo!!

Ao: Loody!! Ohe, Loody!! Avanti non dire eresie!! Avanti, andiamo! Loody!!
...

Quella sensazione tanto sgradevole mi fulminò il cervello, tanto che fu la rabbia a destarmi e, in un battito di ciglia, quel mondo onirico crollò come un castello di vetro che faceva solo rumore e, io a farne ancor di più invocando ancora il suo nome con tutte le forze, anche se questo consisteva nello stonare con la voce ed emanare uno strillo acuto ed insopportabile.

- Back to present -

Ao: Loody!!

Scucii le ciglia così repentinamente da fare quasi paura, piegai celere il petto in avanti e lo scorrere di alcune gocce di sudore cadenzava il mio ansimare.

Ao: Anf... Anf... Anf...
Loody: Ao, sono qui.

Bastò una sua carezza, che quelle dita immacolate mi sfiorassero la guancia una sola volta per recuperare, in parte, la lucidità persa per colpa dell'incubo. Mirai lo sguardo nel suo, visibilmente perlpessa nel ritrovarmi così, dopotutto non potevo darle torto; quale fratello vorrebbe il male dell'altro?

Loody: Parlavi nel sonno.
Ao: Già, ho fatto un brutto sogno. Non farci caso, ora sto meglio.
Loody: Ne sei sicuro?

Annuii silente a quell'affermazione, tutto si era calmato, era tutto immobile, l'unica cosa percepibile era la puzza moribonda presente in quella stanza tanto marcia.
Ad un certo punto, la porta di legno venne spalancata con forza inaudita, forse l'avevano aperta con un calcio, forse no, che importanza aveva? Sapevo solo che quel brutto ceffo si era fatto nuovamente vivo e, la rabbia stava iniziando a ribollire ancora una volta, quella brutta faccia non me la sarei scordata: un baffo nero, una bandana rossa a velare il capo apparentemente calvo e, i denti d'oro...
Non si collegava a nessuno di troppo importante ma, lo sarebbe diventato per me, perché per la prima volta nella mia vita, stavo assaporando la voglia della vendetta; era come un dolce prelibato appoggiato sulle labbra ma, che ancora non potevi gustare.
I miei occhi mirati nei suoi lasciavano trapelare quanto più odio possibile, volevo minacciarlo con lo sguardo, anche se sapevo ch'era tutto futile.


Pirata: Forza mocciosi! Siamo sbarcati, questo è il vostro capolinea. Ora uscite fuori e non cercate di giocare brutti scherzi kahaahah 
Ao: Brutto bastardo...

Recitai in un sussurro non udibile ad egli, poco dopo, mi morsi il labbro per l'impotenza che avevo...
Pur volendo, non avremmo potuto fare un granché e, sapendo questo, decisi di caricarmi di un arcano coraggio. Così aggrottai lo sguardo, blindandolo con la determinazione, al contempo, diedi la mano a Loody, rivolgendole parole di conforto per quanto poco potessero servire.


Ao: Andrà tutto b
ene, ci sono io. Ora andiamo..


.

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Capitolo 3
*** 02 - Senza trovar più il risveglio ***



Per quanti giorni avevamo viaggiato? In quella stiva sembrava che fosse passata una vita, forse era per questo che reputavo i raggi solari più folgoranti del solito; fui immerso nella luce dopo un infinito bagno d'oscurità. Gli occhi non riuscirono a reggere il confronto, dovetti ridurli ad una fessura per mera conseguenza e, il tintinnio delle catene ci ricordava che non potevamo nemmeno pararci il volto.
Già, venemmo anche ammanettati, trattati come delle bestie fameliche, noi che non avevamo mai fatto del male a nessuno; era la ciliegina messa su una torta troppo amara.
Lo haori ch'ero avvezzo indossare era ridotto ormai ad uno straccio; strappato sui fianchi e all'altezza del colletto, cosa non avrei dato per far tornare tutto alla normalità ma, purtroppo, i morti non potevano tornare in vita e le ferite presenti nell'anima e nel mio orgoglio non si sarebbero più rimarginate, mai più!
Stavo cambiando, ineluttabilmente. Mio padre alludeva al perdono e alla misericordia, ma per chi?! Per questi diavoli nelle vesti di uomini!? 
A quel punto lo compresi: non avrei perdonato mai nessuno, neanche se fossi stato pregato come un Dio, nemmeno se questi animali piangessero in punto di morte; i pirati erano la feccia che plagiava questo mondo, egoisti bramosi di ogni tipo di bene. "Ciechi"! Questo era l'aggettivo più consono, non avrebbero guardato in faccia nessuno per i loro scopi, nemmeno se questo significava uccidere.


Pirata 1: Hey tu! Vedi di muoverti, ormai siamo quasi arrivati.

Dinanzi quell'imperativo, venni strattonato ed invogliato con la forza a camminare, bastò così poco per spazzar via tutti quei pensieri che, quasi mi veniva da sorridere per i nervi ma, ero così esausto e provato che non riuscivo a mutare l'apatia sbocciata sul mio volto, cosí persistente da occultare anche la determinazione nata poco prima...
Quella era ancora accesa flebilmente dentro me eppure, obbedii, senza esalar parola.
Almeno, le Sabaody sembravano essere più pietose dato che i vasti alberi fermavano l'avanzata del sole, però, non importava in quale direzione mi sarei voltato, le losche facce che stavo contemplando nei dintorni scrutavano come se tutto questo fosse normale.
Eravamo soli, non ci avrebbe aiutato nessuno.


Pirata 1: Che ne pensi? Disco ci tratterà bene?
Pirata 2: Fidati di me! In fin dei conti noi non abbiamo nulla da perdere, questo è tutto un di più!

Quello scambio di battute mi fu del tutto indifferente, semplicemente perché la mia attenzione fu prepotentemente catturata da Loody.
Era proprio lì, accanto a me, da quando eravamo sbarcati non aveva fatto altro che camminare e fissare il suolo con un'espressione persa, smarrita nel vuoto più assoluto. Come potevo darle torto? Costretta a vivere un'esperienza così atroce, nonostante avesse tre anni in meno di me. Un'anima così innocente sarebbe dovuta crescere nella pace e nella serenità più assoluta, nel calore di una famiglia...
In quel momento maledii me stesso, se solo avessi avuto la forza necessaria io...-!

Pirata 2: Aaah! Disco, vecchio mio! Come vanno le cose?? Guarda che abbiamo qui!

Senza che me ne accorgessi, arrivammo dinanzi l'entrata di una casa e, ancora una volta, il mio meditare fu reciso dall'irritante voce di quei bastardi, anche se, questa volta stavano discutendo con una nuova persona.
A prima impressione aveva la faccia da bifolco ma l'aria di chi sapeva il fatto suo, il look altamente discutibile e stravagante; quasi si avvicinava all'essere nobile ma, qualcosa lo tradiva. Forse la voce altezzosa! No, quella a volte rientrava nella norma, il fatto era che pareva più un imprenditore pronto a fare soldi in ogni modo possibile, infatti, le parole che vennero fuori da quelle labbra manifestarono tutto il fastidio possibile.


Disco: Ah, siete voi... Che volete questa volta? Mi sembrava di avervi già pagato, allora perché mi fate perdere tempo? Vi ricordo che l'asta degli schiavi non si svolge da sola, hanno bisogno di me.
Pirata 1: Karara! Non siamo qui per questo! Ma perché ti abbiamo portato nuova merce.
Pirata 2: Già guarda qui!
Ao: {"Asta degli schiavi"!? Ma questi pazzi stanno dicendo sul serio!? Hanno intenzione di vendere me e Loody per fare soldi! }

Cogitai.
Finalmente avevo collegato tutto, ecco perché ci avevano portato alle Sabaody, avevo trovato il nesso logico!
Rabbrividii, non potevo celarlo, la prova inconfutabile fu lo sgualcirsi repentino e violento delle ciglia, era evidente come lo scrosciare di un ruscello! Li scrutai con le iridi pulsanti e rabbiose, poi una celere occhiata a mia sorella, che non sembrava essersi scossa neanche davanti quella notizia, continuava a fissare la terra e, in un effimero istante, venni tirato per il mento, dalle sudice mani di quell'uomo. Ma che voleva? Mi ponderava come se fossi merce da buttare via!


Disco: Mmmh... Questi sarebbero gli eredi al trono di quella terra?
Pirata 2: Esattamente!
Disco: Dopotutto non li avete trattati male, possono essere venduti tranquillamente. La gioventù è sempre stata vista di buon grado durante le aste!

A quel punto non capii più nulla. L'odio mi aveva accecato!

Ao: E toglimi queste mani di dosso brutto bastardo!!

Scansai il capo così da sfuggire a quell'irritante presa. Non eravamo oggetti vendibili! Noi eravamo persone come loro e, il mio urlo soffocato era stato attuato più per fargli capire ciò ma, in risposta non ebbi altro che un sorrisetto ironico e soddisfatto.

Disco: Ah! Questo ha anche un bel caratterino! È deciso allora, li metterò all'asta odierna e il 25% del ricavato sarà vostro. Che ne dite? Mi sembra una proposta allettante!
Pirata 2: Eh? Il 25%? Perché non facciamo il 30%??
Disco: Hey, sei nella mia casa d'aste e decido io. Dovresti saperlo che qui le offerte abbondano e anche una minima parte è molto cospicua. O questo, o potete tornare da dove siete venuti.
Pirata 2: Uff... E va bene, va bene. Affare fatto allora!
Disco: Ottimo. Voi laggiù! Procedete a mettergli i collari e portarli nella cella, saranno l'articolo che precederà la specialità della giornata!
Ao: Aspetta!! Toglietemi le mani di dosso o vi ucciderò! Ve lo giuro, un giorno lo farò! Maledetti!!

Contro ogni nostra volontà, venimmo trascinanti e portati in una stanza ancora più scura da alcune sentinelle. Cercai di dimenarmi e ribellarmi a quelle ingiuste decisioni ma, nulla potei fare se non stare a guardare come il nostro destino si stesse compiendo per azioni altrui; Loody invece no, era così sconvolta da diventare quasi come un oggetto inanimato.
Ad avviluppare il nostro collo venne piazzato un collare esplosivo, si sarebbe attivato non appena avessimo tentato la fuga o, se avessimo intrapreso qualsivoglia follia; l'ennesimo sputo posato sull'orgoglio, anche il fiato veniva meno. Così iniziarono a passare i secondi, talmente lenti da diventare paradossalmente ore, in una gelida gabbia che intrappolava ogni cosa di noi, da farci desiderare quasi la morte cosí da mettere fine a quella sofferenza sempiterna, dunque, era davvero possibile desiderare ciò? Più semplicemente, avevo voglia dormire senza trovar più il risveglio.
Ero ancor troppo fanciullo ed ingenuo per poter difendere il nulla che ci era rimasto, troppo debole, troppo gracile.
Accovacciati sui noi stessi, con le spalle al muro in ogni senso possibile, venimmo destati allorquando il fragore della folla iniziò a trapassare anche i muri; la sentinella immise la chiave nella serratura ed aprí la cella invitandoci ad uscire. Muti come le tombe, facemmo così come ci era stato chiesto, dato che non avevamo possibilità di scelta.


Disco: Signore e signori!! Dopo lo splendido prodotto aggiudicato all'acquirente 134, è con immenso onore che vi introduco il prossimo articolo!!

La voce e l'enfasi di quel meschino essere, amplificata dal microfono, accompagnò la nostra comparsa sul palco; venimmo trafitti dalle luci, dal clamore e dagli applausi che, non erano di certo per me e Loody.

Disco: Vi presento con immane gioia questi due fanciulli pronti ad essere i vostri schiavi! Eredi di un regno caduto in rovina, giovani e capaci di svolgere ogni tipo di lavoro.
Guardate la pelle levigata, gli occhi di chi ha voglia di lavorare! Questi tutti per voi, si parte da un'offerta minima di 1.000.000 di berry! Forza, chi si fa avanti!?

"Degli eredi eeh? 2.000.000 di berry!"
"2.700.000!"
"3.300.000!"
"5.000.000!"
Ao: Ma non si vergognano questi cani!?

Replicai futilmente a quelle infinite battute d'offerte, al contempo, i diabolici e lerci occhi dei presenti - puntati spudoratamente sulle mie membra - non facevano altro che accrescere l'odio ancora esangue che provavo verso l'uomo ma, soprattutto verso i pirati e i nobili.

Drago Celeste: 10.000.000!

Un tipo con l'abbigliamento ancor più strano del presentatore, si alzò ribattendo con una cifra esorbitante, rimasi sgomento. Ma fu il casco che racchiudeva la testa che mi fece ricordare tutto, già ne vidi uno, quello...
Quello apparteneva alla stirpe dei creatori del mondo, coloro che reputavano immeritovole la gente comune di condividere la stessa aria! Vidi questa gentaglia affondare senza rimorso una zattera solo perché aveva incrociato la rotta con la loro nave!
Quello era un Drago Celeste!!


Ao: Gulp...

Nessuno ebbe più il coraggio di proferir parola, né di ribattere la cifra offerta, in fin dei conti, come si poteva? Si era ridotto tutto ad un ronzio petullante, scambi di opinioni con la persona attigua... Un mormorare inquietante.
Ingurgitai senza aver nemmeno più saliva in bocca e, se prima il nostro futuro era in dubbio, in quel momento era stato letteralmente distrutto.

Disco: D-d-die--- Aaah, m-muovetevi, andate! Articolo a-aggiudicato!!



 




Angolo dell'autore~

Beh, salve a tutti! Immagino che le presentazioni siano arrivate un po' tardi ma, prima di tutto, ci tenevo a ringraziare voi che siete arrivati fin qui!
Nei primi due capitoli ho cercato di introdurvi i personaggi di Ao/Thírs e Loody, dell'inizio del loro viaggio ma, il bello inizia da ora! Ecco perché non sono uscito allo scoperto prima... Si, magari sono anche un idiota ma, pazienza (?)
Ci saranno tanti sconvolgimenti, tanti colpi di scena ed entreranno in gioco anche molti dei vostri eroi preferiti! Non per niente ho fatto riferimento alla zattera affondata... Coff, coff!!
Comunque sia, mi chiamo Manuel e questa è la storia di un Oc nato spontaneamente mentre guardavo l'anime. Ci ho voluto un anno e mezzo per perfezionarlo ed ho dovuto pazientare anche lo svolgersi dei capitoli per abbellirlo e collegarlo ad ogni canon che incontrerete.
Non pensavo che fosse così letta, devo ammettere che pochi non siete, magari se lasciate una recensione per esprimere un parere esauriente ve ne sarò ancora più grato! Semplicemente per constatare cosa ne pensano altri occhi, così potrò scrivere con più impegno, con quel pizzico di soddisfazione addosso! Scrivete, non vi mangio! Anzi!
Detto questo, vi saluto.

Al prossimo capitolo~

 

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Capitolo 4
*** 03 - Istinto omicida ***


Roswald: Figli miei, gli schiavi che avevate si erano fatti piuttosto vecchi e malconci. Era arrivata l'ora di sostituirli! Questi due plebei mi danno l'impressione di poter durare un po' di più; consideratelo un regalo da parte di vostro padre, uh uh uh!
Charloss: Io voglio la ragazza! Non accetto obiezioni neanche da te, sorella!
Shalulia: Umpf! Fai come ti pare, uno schiavo vale l'altro, Charloss! In fin dei conti fanno tutti la stessa fine.

Ribrezzo.
L'unico aggettivo che riusciva a qualificare quelle persone, anzi, reputarle così era da parte mia una forma di complimento! Di umano non avevano nulla.
Prive di sentimenti, prive di misericordia, prive di qualsivoglia caratteristica comune; erano aride, come la caustica sabbia del deserto, pungenti con quella loro sporca lingua biforcuta, pensare di trattare il prossimo come mera carta straccia li conduceva allo stesso livello delle bestie.
Quel Roswald sembrava essere il padre degli altri due; aveva una capigliatura riccia che tendeva verso l'alto, una barba folta quasi grigia, gli occhi occultati da semplici occhiali da sole e, tutto questo avviluppato da una bolla in resina che non lasciava trapelare l'aria. Per quanto concerne l'abbigliamento, l'intero corpo era velato da una lunga mantella bianca come il latte, stracolma di medaglie all'altezza del petto. Cosí come Charloss e Shalulia; il primo pareva essere decisamente il classico bambinone viziato, infantile e pretenzioso; lo avrei massacrato fino a fargli perdere ogni goccia di sangue se solo avessi potuto e, pensare che Loody sarebbe finita sotto il suo controllo amplificava solo la mia vena omicida, quella sua faccia pregna di cattiveria la immaginavo dentro una tomba.
La seconda, invece, aveva l'espressione di chi sapeva il fatto suo, i capelli rossi e le iridi nascoste dietro lenti violacee; all'incirca potevano avere qualche anno più di me, quasi vicini a toccare la maggiore età volendo azzardare qualcosa di più preciso ma, era tutto irrilevante.
Il loro scambio di parole mi diede da pensare e, non poco! In quel preciso istante capii che, tutto sommato, non erano solo i pirati a plagiare questo mondo, erano tutti! Tutti gli individui come loro, che prediligevano il proprio ego, che calpestavano la dignità e l'onore d'altri per soddisfare sé stessi; non mi sentivo più l'erede di un trono, mi sentivo solo perso, derubato e, affogato in un mare di vergogna.
Con quale coraggio avrei potuto più rivelare il mio nome, senza farmi deridere? 


Ao: { Che strazio... }

Cogitai, non avendo neanche più le forze per mutare la mia espressione.
Ero apatico, spento, indebolito, tanto da non riuscir quasi a camminare ma, un gesto imprevisto ed improvviso mi destò da tutto questo! Sulla gota mi piombò la mano di quella Nobile, mi colpí con tutta la sua forza facendomi inclinare violentemente il volto dal lato opposto, lasciandomi le cinque dita impresse che, con lo scorrere dei secondi, si tinsero in un rosso molto più acceso.
Cosa avrei potuto mai fare? Ribellarmi per poi morire? Ucciso da loro? Non era tanto malsana come idea, che senso avrebbe potuto mai avere la mia vita ormai? Eppure, rimasi muto solo per Loody. Lei era l'unico freno che mi teneva lontano da follie suicide; cosa ne sarebbe stato del suo destino se fossi passato anch'io a miglior vita?
Non volevo neanche immaginarlo, o meglio, non ce la facevo.


Shalulia: Avanti, vedi di muoverti! Ti sei già giocato la cena, la prossima volta sarò costretta a farti pulire i muri con la lingua!

Col capo calato, mi morsi la lingua iniziando a seguirli, più precisamente, mi strattonò per le catene trascinandomi come un cane da compagnia.
Con quale voglia avrei potuto perpetuare le mie considerazioni? Durante il tragitto, scrutai i lati con la coda dell'occhio, notando che chiunque, che ogni cittadino si era inginocchiato durante il loro passaggio; addirittura avevano poggiato anche la fronte al suolo, detto questo, di cosa volevamo parlare più? La tirannia che esercitavano superava ogni concezione umana.


Ao: {Possibile che non ci sia proprio nulla che possa fare...?}

Lentamente, ci stava abbandonando anche il sole, ormai alle sue ultime battute della giornata e, in una manciata di minuti arrivammo sulla terra sacra, abbracciata dal cielo e dalle nuvole: Marijoa!
L'unico spiraglio di luce proveniva da alcune fiaccole che illuminavano uno stretto tragitto in terra e, dalle stelle che avevano ormai preso il loro posto notturno assieme una mezza luna, dunque, trovai tutto così scuro e corteggiato dalle ombre da non riuscir a fare nemmeno una descrizione sul luogo in questione.
Come ogni cosa, da quando era incominciata la nostra sciagura, taceva! Non appena venimmo avvistati dalle sentinelle di turno, presenti ai bordi del grande portone d'entrata, questo cominciò a spalancarsi senza che nessuno fiatasse o, desse determinati ordini. Un rumore tonfo aveva preceduto il cigolare quasi fastidioso degli infissi, arrestandosi allorquando le due porte sbatterono contro i muri interni.
La maestosità di quel edificio faceva tremare la pelle, cosí come il lusso che vi era presente dentro; non avevo mai visto qualcosa di simile, nemmeno il nostro palazzo era tanto fastoso...
Quei tre, intanto, blateravano su quali leccornie basare la cena e, nel sentirli ragionare, un brontolio invase il mio povero stomaco; era passato un giorno preciso dall'ultima volta che toccammo cibo ma, anche su questo ero impotente, tutto fu bellamente ignorato.

Roswald: Ora portate questi schiavi nelle loro celle, intanto dirò agli altri di pazientare ancora qualche minuto.
Shalulia: Va bene.
Charloss: Avete sentito, idioti!? Muovetevi a camminare o mi farete fare tardi!

La velocità con cui ci trainarono divenne ancora più rude e ferina, tanto da non riuscir a mantenere il passo e cadere a pochi metri dalla nostra prigione; mi sentii come un sacco di letame, strusciato al pavimento senza ritegno alcuno.
Venimmo sbattuti dentro e, con la medesima forza, fu sbattuto anche il cancello della nostra nuova gabbia prima di serrarla! Puzzava ancor di più rispetto a quella sulla nave, puzzava di cadavere, di sudore, di fogna...
Avvalersi dell'olfatto non era mai stato cosí svantaggioso!
Il punto era che, essendo scesi in profondità indescrivibili, quello status lercio e ammorbante non sembrava riuscir a contagiare i piani alti; i costruttori di quella fortezza parevano aver pensato proprio a tutto, era fatto a puntino, in ogni dettaglio.


Ao: Loody...

Gattonai a stento verso lei, non curandomi degli schiavi con cui dovevamo condividere quello spazio striminzito. In fondo, in quel momento, eravamo tutti uguali, avevamo subito tutti la medesima e triste sorte; d'altronde, notai in loro della compassione, per quanto male mi potesse fare, l'avevo percepita repentinamente.

Loody: Fratello, per favore, lasciami dormire... Ora non desidero altro.

Le mani erano ghermite ancora dalle manette e, mentre la voce diveniva sempre più flebile ed atona, il suo corpo si raccolse, stringendosi in sé.
Vederla soffrire era ciò che più mi dilaniava l'animo, decisi di non insistere, di lasciarla perdere e acconsentire i suoi umili desideri, limitandomi a poggiare le vertebre al muro, raccogliendomi a mia volta, abbracciando le ginocchia fin quando non avessero toccato il petto.
Al contrario, difficilmente avrei preso sonno, ero troppo tormentato per trovare la pace e, la fame buttava benzina sul fuoco; sarei sicuramente morto in quelle condizioni precarie, anche se non ero l'unico.


... : Oh no! Le hanno sporcate di nuovo, devo pulirle!

Non appena la situazione si calmò e, i Nobili Governativi tornarono in superficie, una ragazzina dalla chioma arancione e dannatamente spettinata si fiondò sulle sbarre che negavano a noi l'agoniata libertá, asserendo a cose futili come la pulizia.
La contemplai di sottecchi mentre tentava di togliere una minuscola macchia con uno straccio raggrinzito; non comprendevo quell'ostinazione irritante che la caratterizzava, lei era la prima ad essere sudicia, con un panno rovinato e trascurato addosso, come poteva preoccuparsi di ciò che aveva intorno!?


Koala: Si, non è successo nulla. Laverò io questo disastro, non c'è da preoccuparsi, lo faccio con piacere! Non sto piangendo, quindi non c'è motivo per ucc--

Ma con chi diavolo stava parlando? Recitava forse? Quelle sue sillabe non avevano alcun senso logico; nessuno le aveva chiesto di lucidare e, nessuno l'aveva minacciata.
Sinceramente, quel comportamento deturpò la mia calma, dalle labbra riuscì ad estrapolarmi un imperativo diretto e pungente che non ero abituato ad adottare, stroncando cosí il suo delirio.


Ao: Ma perché non la pianti!?
Koala: Non posso, devo pulire, o loro mi uccideranno. Vedi? Non sono stanca e non sto facendo storie.
Ao: L'unico che ti ucciderá, se non la smetterai di fare la serva, sarò io.
Koala: M-ma, io dev-...
Ao: Sai quanto se ne importano loro, se domani troveranno uno schiavo morto? Nulla, lo sostituiranno come un oggetto. Dunque smettila, vieni a riposarti.
Koala: I-io...

Una calma surreale seguí il mio sfogo, mirai gli occhi al suolo ma, le iridi erano smarrite nel vuoto più assoluto; non sapevo spiegare cosa mi fosse balenato per la testa in quell'istante, forse, un briciolo di umanità era ancora presente dentro me.
Quella fanciulla finalmente si girò, interrompendo lo stupido tentativo di pulizia che aveva intrapreso; aveva le palpebre spalancate, baciate da una serenità palesemente falsa e bugiarda, cosí come il suo tono vocale, forse, colpa anche dell'esperienza che, tutti in quel luogo, avevano vissuto.


Koala: Ti prego, non farmi del male. Posso fare tutto quello che vuoi, basta darmi degli ordini...
Ao: Vieni a riposarti, non farmelo ripetere.

Vidi il panno che stava usando sfuggirle man mano dalle dita, precipitando lentamente, senza far alcun tipo di rumore e, poco dopo, s'incamminò procedendo a stentoni verso me, inginocchiandosi cosí da avere gli sguardi alla medesima altezza.
Quella recita sfumò, spazzata via come polvere, il suo volto assunse un'espressione neutra, ad essere sincero, era quasi piangente.
A grandi linee, potevo comprenderla, chi in quel posto dimenticato dal mondo non aveva mai pianto? I singulti, il suo balbettare, non era altro che la prova di ciò che pensavo.

Koala: D-davvero vuoi questo...?
Ao: Si, perché dovrei voler altro? Siamo tutti nella stessa barca.
Koala: G-grazie...! D-devo... Io d-devo...!!
Ao: Ohe, non devi nulla e per favore, non piangere.
Koala: Ngh, snifff!! Voglio ringraziarti, per favore concedimelo!

Non mi diede nemmeno il tempo di ribattere questa volta, si alzò di colpo tirando su col naso, dirigendosi celere nell'angolo in cui sembrava esserci il suo spazio personale, tornando cosí com'era scappata ma, portando qualcosa tra le mani.

Koala: Accettala! Io ho già mangiato, questa l'avevo conservata solo perché non avevo più fame, prendila, ti prego!

Mossi il collo, sporgendomi nella sua direzione; quel dono pareva esser proprio una patata, un semplice ortaggio che aveva perso colore e, forse, anche il proprio sapore.
Ma che importanza poteva mai avere? Quando la fame chiamava tutto era concesso, un filo di bava inumidí la mia bocca, l'acquolina uscí per mera conseguenza e, io non me lo feci ripetere due volte prima di ghermirla ed azzannarla come un lupo a digiuno.
La ingurgitai in pochi bocconi, mandandola giù anche al costo di affogarmi!
Al contempo, notai la sua bocca incurvarsi in un ennesimo sorriso, con la differenza che fu sincero rispetto al precedente; la vita è sempre girata cosí, se non ci aiutavamo a vicenda, chi lo avrebbe mai fatto?


Ao: Arg, gnam! Uff, gulp! E-emh, io, ecco...
Scusa se sono stato cosí ingordo, non mangiavo da tempo!
Koala: Non devi preoccuparti, ho avuto la tua stessa reazione, e... Aspetta un attimo, ancora non mi sono presentata! Io sono Koala, e tu?
Ao: ...

Fulminato, distrutto, imbarazzato.
La voglia di parlare era venuta meno e, la vergogna di svelare i miei natali aveva soffocato ogni lettera, non potei fare a meno di adottare un'espressione rammaricata e melanconica.
Esitai, esitai e non poco, mentre lei pazientava senza turbare il proprio umore dinanzi quel momento spaventosamente silente, cosí silente da riuscir ad accapponare ogni cosa.
La vergogna aveva prevalso, compresi che non avrei rivelato il mio nome più a nessuno che, oltre a quei pochi, tutti mi avrebbero conosciuto come... Come...!


'' Thírs, semplicemente Thírs... ''

 


 
Angolo dell'autore:

Bene ragazzi! Siamo così arrivati al brusco cambio di identità di cui, più avanti, vi spiegherò i vari motivi! Anche collegati al nesso logico della trama.
Questa volta non ho molto da dirvi, mi fa piacere vedere queste visualizzazioni, per questo non posso fare altro che ringraziarvi.
Recensite e lasciate il vostro parere, mi fareste ancora più felice! Dal prossimo capitolo, vi lascerò qualche curiosità in quest'angolo!
Ciao a tutti, un bacio!! 

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Capitolo 5
*** 04 - Marchiato: Thìrs Hinvèrnees ***


Koala: Thírs...

La fanciulla inclinò il capo, lievemente perplessa dinanzi quella pesante esitazione; forse aveva capito ch'era tutta una farsa, aveva percepito la menzogna in quella rivelazione?
I suoi occhioni non sembravano volersi posare altrove, mi ponderava, seppur in modo curioso con le palpebre che si chiusero e si aprirono più volte in pochi secondi. Assorta in una meditazione personale, come se fosse stata rapita e portata in un altro mondo, lontano dal sadico presente in cui ci trovavamo.
Era meglio prepararsi ad ogni evenienza e, nel peggiore dei casi, controbattere con una rinnovata bugia.

Koala: Sai, il tuo nome mi piace moltissimo. È armonioso e, se posso dirlo, cela un non so cosa di malinconico.
Thírs: Eh...?

Cosa? Davvero avevo udito ciò? Si stava complimentando con me? 
In un breve secondo ogni mio negativo pensiero fu demolito dal suo buonismo, era riuscita a demolire tutte le ipotesi messe in ballo, donandomi dello stupore in cui rimasi intrappolato per un effimero istante.
Non volevo raggirare nessuno, anzi, mi sentivo bruciare dentro per aver rinnegato me stesso!
Eppure, altro non ero riuscito a fare, attratto da un arcana forza che mi aveva obbligato ad occultare chi ero! Forse era stata la vergogna, forse la rabbia, forse la troppa sofferenza...
Non lo sapevo, non lo volevo sapere, più cercavo una risposta e più la testa rimbombava! Sapevo solo che, Ao era stato ucciso assieme a Nurui.

Thírs: Ah... Ti ringrazio, Koala...
Koala: Da quello che ho potuto capire, lei è tua sorella invece, giusto?

Chiese dirigendo ogni attenzione nei confronti della sagoma dormiente di Loody e, un sorrisetto sbocciò spontaneamente sul mio viso.
L'unica luce che riusciva a trapassare le ombre sempre più consistenti e persistenti che si stavano plasmando, era come una melodia tremendamente dolce che alleviava le pene, l'unica consolazione che la vita potesse ancora darmi.
Senza lei, probabilmente, sarei precipitato in un oblio infinito di odio. 
Sarei stato masticato da esso senza riuscir a trovare più la retta via; in poche parole, era il mio angelo.


Thírs: Si, siamo stati comprati alla casa d'aste dell'arcipelago Sabaody, finendo tragicamente in questo luogo. Ci compensiamo a vicenda, ormai siamo soli...
Koala: Thírs, io...-
Thírs: Sono sicuro che farà piacere anche a lei conoscerti, intanto, non sprecare fiato. Non servono frasi di consolazione, non siamo gli unici ad aver bisogno di aiuto o, dovresti perdere il tuo tempo con tutti gli altri schiavi.
Ora voglio riposare anche io, se non abbiamo abbastanza forze quelli ci fanno fuori, ed io non ci tengo a tirare le cuoia in un luogo simile.
Neh, Koala! Provo ad addormentarmi.
Koala: O-oh, si! Hai ragione, però...
Thírs: Cosa?
Koala: Qualcuno per sfogarvi, se dovesse servire, lo avete trovato! Oyasumi nasai, Thírs!

Dopo quell'ultima frase bagnata di gentilezza, vidi la fanciulla dirigersi nel suo spazio personale, senza che mi concedesse nemmeno il tempo di redarguire.
Il ghigno sulla bocca mia si amplificò, forse aveva smorzato il tutto per non ascoltare nuovamente l'ostinazione che mi caratterizzava, già, sapeva che avrei rifiutato un aiuto spontaneo e veritiero. Inoltre, lo stavo per ammettere: incontrare una persona simile, mi aveva fatto davvero piacere.
Aveva fatto in modo che ritrovassi speranza nel genere umano, dopotutto, non eravamo uguali!
Erano i gesti a differenziarci, in fondo, toccava a noi reputare cosa fosse giusto e, cosa fosse sbagliato...
Comunque sia, le ciglia calarono pesantemente come il sipario di una macabra scena e, senza che me ne accorgessi, sprofondai nel sonno.


-

Le ore si consumarono inesorabilmente, quella volta i raggi solari non riuscirono ad augurarci la buona giornata, in quel tugurio non trapelava neanche l'aria, anche in caso contrario, si sarebbe trattata solo di una grossa presa in giro.
Non vi era alcunché da augurare, le nostre menti erano soggiogate dal terrore che i nobili governativi esercitavano su ogni singolo individuo.
La paura era la nostra fidata compagna, ormai legata alle membra come quelle fastidiose catene, sapendo ciò, non potevo far altro che reputare il bicchiere mezzo vuoto.

"Clank...!! Tap! Creeeek!"

Un irritante stridio ci sradicò dalle braccia di Morfeo, la cella arruginita e cigolante era stata aperta da qualcuno che, prima d'allora, non avevo mai intravisto.
Un soggetto con la divisa da ufficiale molto all'antica, l'elmetto dorato ed una lancia ghermita nella mano destra; quella che a tutti gli effetti pareva essere una mera sentinella del luogo era venuta a prelevarci rudemente, trattandoci come bestie da macello.
Cercai di mettere a fuoco la vista ancora appannata per colpa del sonno ma, prima di riuscir nel mio intento, mi sentii trascinare cosí come la sera prima eravamo stati condotti in quell'abominio.
Tirato per la mia corvina chioma, le ginocchia andavano deturpandosi mentre baciavano il suolo, alzando solo sporca polvere e, la medesima sorte toccò a Loody per mano di un'altra guardia.
In quel frangente, non potei far a meno di pormi un quesito: dove diavolo ci stavano portando quegli infami!? Quel trattamento destava il mio appassito istinto omicida.

Thírs: L-lasciatemi! Piantatela o vi pesto a morte!
Sentinella: Chiudi il becco, non hai il diritto di parlare, cosí come non hai più diritto alla vita. State per essere marchiati, da ora in poi appartenete agli illustri Draghi Celesti.

Futili furono i gesti di dimissione, cosí come qualsivoglia ordine impartitogli. Non sarei mai stato preso in considerazione, valevo meno di zero e, il passato sembrava allontanarsi sempre più per lasciar posto ad un lugubre destino che, personalmente, non avrei mai accettato. D'altronde, chi ero io per scegliere il futuro?
Ma, era giusto un mondo che permetteva questo?
La visione che avevo diveniva, con il passare del tempo, sempre più cruenta e nichilista, illudermi che l'uomo potesse pensare anche alla felicità altrui non faceva altro che dissuadermi dall'altruismo.
Il tornaconto personale non sarebbe mai passato in secondo piano, questa era la triste realtà dei fatti.
Poco dopo, venimmo gettati in una stanza in penombra, illuminata giusto da una manciata di fiaccole speculari a quelle presenti all'esterno, collocate ordinatamente sulla parete in roccia; dentro non avremmo trovato altro che le fiamme dell'inferno.

Roswald: Figli miei, questi sono i vostri schiavi, quindi è compito vostro...
Shalulia: Che seccatura padre, doveva essere un regalo non un lavoraccio!
Charloss: Andiamo, è pronto!? Non vedo l'ora di sentire le loro urla!

Ancora quei tre, ancora avvolti da quell'alone fetoso di perfidia che non pareva volerli abbandonare!
Cosa stavano tramando? Digrignai dolorante, tentando di alzarmi allorquando percepii una forza spingermi nuovamente su quel gelido pavimento.
Colei che doveva essere un'impietosa perseguitrice, premise efferatamente la pianta del piede sulla mia nuca, inchiodandomi cosí da non aver intoppi nel suo operato. Solo l'udito poteva guidarmi ma, oltre all'acuto rumore di un ferro battente, non si evinceva più nulla.
Poco dopo, subentrò il tatto. Ella brandí tra le falangi un marchiatore a fuoco, lavato in un rosso vivo, scarlatto; disgustata sia per l'inesistente fatica, sia per le mie lerce condizioni. Chiunque avrebbe carpito il suo vero intento, se avesse potuto, mi avrebbe fatto fuori senza alcun indugio.
Fermamente, accompagnò quell'odioso arnese sulla mia schiena, un insopportabile bruciore inebriò la pelle, urla di disperazione sfuggirono alla gola senza che potessi trattenerle e, la loro firma si era ormai posata: una semplice forma a zampa di drago mi aveva reso ufficialmente uno schiavo.

Thírs: Kyaaaaaaaaah!!!!!!
Shalulia: Hey, razza di cane, vedi di non morirmi subito.

Bisognava provarlo per descriverlo alla perferzione! Non capii più nulla, quella tortura fece scendere alcune lacrime che inumidirono l'epicanto, le pupille abbandonarono il proprio candore e, con loro, andarono via anche i sensi. Inarcai la schiena in un gesto d'involontarietà, tendendo ogni muscolo del corpo, l'ansimare accresceva e la lucidità scemando.
Il loro controllo era ormai assoluto e, lo stesso trattamento fu riservato a Loody...
I giorni e le notti trascorsero cosí, tra imperativi e rimorsi, trascorsero per un anno, fin quando la contemplazione dell'alba e del tramonto non divenne un lusso.
Trascorsero cosí, fino a quella fatidica notte...

 

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Capitolo 6
*** 05 - Evasione ***


Produciamo senza sosta cultura della violenza ovunque e, il significato della parola "giustizia" lambisce pericolosamente quello del termine "vendetta". Non c'è più alcuna capacità di discernimento, temperanza, nessun equilibrio. Aggiungete senza vergogna dolore a dolore. Di fronte alla pura ferocia di un gesto inqualificabile, il primo istinto di molti è di moltiplicare l'offesa. 
È puramente assurdo un mondo che gira in tal modo ma, tutto è concesso quando c'è in ballo la libertà.
Gia... "Libertà".
La bramo, eppure non so più cosa significhi.



 ''KABOOOOOOM!!!!!!"

Una roboante esplosione fece tremare l'intera Marijoa, la fragranza degli esplosivi e la polvere mi destarono da un sonno che, di norma, non si sarebbe dovuto distinguere dagli altri.
Il terrore non mancò, alzai il busto in un sussulto cercando di riprendere fiato ma, l'unico dettaglio che saltò all'occhio, fu l'ammucchiata degli schiavi formatasi vicino le sbarre; Koala e Loody comprese.
Girai più volte il capo a destra e a manca, concretizzando dopo pochi secondi che quella era la realtà e, non un sogno beffardo!
Possibile che il caos era prossimo ad arrivare? Più ci rimurginavo e più non sapevo colmare i dubbi nati, irritandomi ingenuamente.
Fu Loody a tranquillizzarmi, come sempre d'altronde, non fece altro che tirare la mia gracile mano con la sua, conducendomi ove tutti avevano ormai spostato la loro attenzione e, con un tono angelico e soave, mi diede delle parziali delucidazioni.


Loody: Vieni fratellone, presto!
Thírs: Umh? O-ohe, Loody, che sta succedendo!?
Loody: Ai piani superiori ci sono delle esplosioni continue, stiamo cercando di capire meglio.
Koala: Ormai tutti sono in agitazione, io... Io proprio non so cosa aspettarmi.

Grazie ai nostri piccoli corpi, riuscimmo a farci strada in prima fila seppur faticosamente, scrutando il lungo e lercio corridoio con le guance che fuoriscivano leggermente dalla fredda cella.
Anche le altre, parallele e attigue erano trepidanti, si evinceva sul volto di chiunque il fervore e l'ansia del momento, nonostante nessuno sapesse ancora a cosa stavamo andando contro.
Una goccia di sudore nacque sulla nuca, cadendo e rigandomi la gota poco dopo; dovevo essere sincero con me stesso e ammettere che avevo paura. Si, stavo avendo paura d'incombere nell'ira di un maledetto Drago Celeste! Digrignai cucendo le ciglia, deglutendo successivamente.
Per quale dannato motivo, ero ancora così debole!? Sbattei il pugno sulla sbarra, bestemmiando quel mio infimo essere inconsapevole del fatto che, Loody mi stesse contemplando melanconicamente.


Thírs: { S-sigh... Acc--!!}
"Kaaaabooom!!!!!"

Spalancai completamente lo sguardo, recidendo il mio futile cogitare dinanzi quell'anormale fragore, molto più amplificato e vivo rispetto ai precedenti.
La porta di legno che conduceva al piano superiore venne scaraventata via e, con essa, anche le odiose sentinelle del palazzo.
Dalla nube di fumo plasmata, vi uscí qualcosa senza precedenti! Lui, come un paladino era venuto a portare la libertà, come un Re in guerra cercava di far giustizia penetrando nel male più assoluto; era giunto per ridarci la vita!
Lui, che non era neanche umano, a capo di un esercito di schiavi già liberati, conquistò i nostri cuori rapendoli per sempre.
Lui era Fisher Tiger, un uomo-pesce dalle scaglie rosse, un fisico possente ed una bandana a raccogliere dei folti ricci; in quell'effimero istante, assistii ad una scena che non avrei mai più dimenticato.
Vi erano ideali benevoli ad incorniciare quel volto furioso, era la rabbia nei confronti della discriminazione ad averlo spinto fino a tanto, ebbi la prova nelle sue sillabe allorquando altri uomini-pesce forzarono le nostre asfissianti gabbie.


Fisher Tiger: Graaaaaah!! Combattete! Combattete fino alla fine! Voi siete persone, questo significa che avete dei diritti! Avete una vita, dovete essere liberi! Umani e uomini-pesce non sono degli strumenti, non siamo stracci!!
Dunque fatelo per voi, combattete e, prendetevi ciò che vi spetta!!
A volte bisogna dar ascolto all'orgoglio e ribellarsi ad un sistema opprimente, seguitemi, stringete i denti e riconquistate tutto: la luce del sole, il chiarore della luna, l'ebbrezza del mare, le gioie quotidiane!
Insieme andremo via!!

Un ruggito di guerra rispose a quel discorso pregno di entusiasmo, si formò una ressa immane quando le celle vennero aperte e, ognuno era voglioso di rivoltarsi, di uscire dall'Inferno seguendo la strada che conduceva fino al Paradiso; era il momento di riconquistare tutto quello che la schiavitù ci aveva ingiustamente tolto.
Presi mia sorella per il polso, facendo partorire un'irrefrenabile corsa verso l'esterno, non ci saremmo fermati più, dinanzi a nulla! Neanche se un Dio fosse sceso costringendoci a retrocedere, avevamo il cuore che pompava sangue a ritmi inimmaginabili; in quel momento ero davvero pronto a morire, pur di raggiungere l'agoniato traguardo.
Scalino dopo scalino, metro dopo metro, i più grandi pensavano a sistemare le guardie e, noi approfittavamo del momento per perpetuare l'avanzata ma, per colpa di uno scontro troppo rude, una parte del soffitto crollò, ostruendo il corridoio e le macerie ci separarono.


Thírs: Coff Coff!!

Strizzai gli occhi con le dita, acceccato dal polverone che si era alzato, poi, come un disperato, tentai di scavare e spostare quei possenti massi, ottenendo un deludente risultato.

Thírs: Loody!! Loody!! Rispondimi!! Stai bene!?
Loody: F-fratellone... Aiutami...

Accovacciata come una povera bestia tremante, la fanciulla dal lato opposto temeva per la propria incolumità. Una sentinella stava per trafiggerla spietatamente e, lei non poté che fissarla quasi sull'orlo del pianto, eppure, in quella sfortuna venimmo assistiti nuovamente! La figura nemica venne intercettata da un uomo-pesce, trucidandola prima ancora che potesse agire.

Thírs: Merda! Loody, rispondimi!
Sentinella: Aargh!!
Uomo-pesce: Da qui non è più possibile passare! Forza, ora verrai con me! Scenderemo al piano di sotto seguendo l'altra uscita. Da sola la vedo difficile.
Loody: N-no, aspetta m-mio fratello è--!

Non le fu concesso nemmeno il tempo di ragionare che, egli la caricò sulla spalla, portandola con sé.
Tuttavia, riuscimmo a stipulare una promessa, in quell'enorme disastro fu l'unica cosa che riuscí a farci trovare un po' di pace.
Eravamo io e lei, senza nessun altro.


Loody: Ao!! Ci incontreremo fuori!
Thírs: Giuramelo! Devi giurarmelo!
Loody: Certo, stai tranquillo e andrà tutto bene, ne sono sicura!
Thírs: T-tch, non morire! Mi hai sentito bene!? Se muori non potrei mai perdonartelo!!

No, era il contrario.
Non avrei perdonato me per non essere riuscito a preservare l'ultima cara cosa che al mondo era rimasta, perdere lei era come smarrire il significato dell'esistenza.
Morsi le labbra, senza riuscir nemmeno a vedere il sorriso coraggioso e genuino con cui mi stava salutando; quel sorriso che non avrei più rivisto, se non dopo lunghi ed interminabili anni. Pensai solo a fuggire, a non meditarci sopra e percorrere la retta strada.
Avevo il fiato della nera Signora sul collo, vestito col terrore ed il tremore di non riuscir nel mio intento, fin quando una tenue luce non si fece sempre più calda e visibile mentre mi avvicinavo!
Mi gettai in essa, giungendo finalmente all'esterno ma, il teatro che trovai fu abominevole: incendi che dilagavano per colpa delle faide, cadaveri caduti come fiori, rivoltosi che combattevano contro i Marine e, il rumore delle lame che cadenzava il tutto.
Già, anche la Marina sembrava esser venuta in aiuto dei Nobili Governativi, come avrei superato quella situazione? Tornai a correre, più che altro per trovare Loody, poi avremmo cercato assieme un modo per scendere dalla Red Line.


Thírs: Dove sei!? Loody!!

Sbraitai a squarciagola, attento nel procedere così da non cadere negli scontri che non mi appartenevano. Quello scempio sbranava l'animo, il tutto portava alla mente la medesima immagine di Nurui quando venne devastata, eppure... No! Dovevo cacciare dalla testa quei ricordi, per loro colpa avanzai senza controllare il percorso, giungendo al cospetto di un vicolo cieco.
Precisamente, frenai dinanzi al precipizio che affacciava sul mare ma, la notte aveva oscurato tutto, vi era il nulla per la mia vista. 

Thírs: Devo tornare indietro!

Fu allora che lo incontrai, dopo essermi girato ed aver adocchiato una sagoma che, a prima impressione, pareva intenzionata a darmi la caccia.

Thírs: Grr!!
...: Così giovane, eppure già schiavo.

Disse quell'imponente individuo. Affermare che non ero in difficoltà era una bugia grossolana, dunque non mi lasciò altra scelta.

Thírs: Io non ci torno lì! Uccidimi e falla finita, siete qui per questo dopotutto! Allora cosa aspetti? T-tanto...-
...: Come potrei?

Mi lasció estenuefatto, così, con quella mera domanda. 
Sarà stata compassione, sarà stata pietà, davvero non ero in grado di attribuire un motivo. Mi consolai nel silenzio surreale che si era formato.
Una chioma riccia con un paraocchi sulla fronte; un uomo buffo che mi concesse un colpo alla nuca, perdendo in tal modo i sensi.
Non mi era dato sapere cosa ci sarebbe stato dopo, nemmeno un povero assaggio dell'odio che, poco a poco, avrebbe mangiato la mia persona.

-




Angolo dello scrittore.

Salveee ragazzi, bentornati alla storia del nostro Thírs!
Da come avrete ben capito, i due orfanelli si sono ormai separati e, passerà del tempo prima che s'incontrino di nuovo ma, anche se la storia riguarda il fanciullo, dedicherò nel momento opportuno anche qualche capitolo a Loody.
Inoltre, volevo avvertire del fatto che scriverò fino alla fine questa raccolta, quindi non preoccupatevi e la vostra pazienza sarà premiata.
In fine, volevo ringraziare Aila Sonrisa per la sua squisita considerazione per quanto concerne e spero di poter leggere molti altri pareri. 
Bene, alla prossima allora!!~

 

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Capitolo 7
*** 06 - Il coraggio per salutarti ***


• Se avessi compreso sin dall'inizio che, non sarei stato più in grado di pulire tutti i miei peccati, quella notte avrei donato il cuore.
Mi guarderesti nuovamente, con i medesimi occhi con cui si contempla una creatura innocente?
Non vi è dolore più grande per un uomo.
Continuare a vivere vestito di cotanta sofferenza è la peggiore tortura che potesse mai esistere. •
Nel sonno non mi resi conto del tempo che passò, le ciglia si sgualcirono lentamente, flebilmente; in un secondo momento mi accorsi della stanza che m'incatenava.
Dovetti pazientare qualche istante, le sbattei reiteratamente per mettere a fuoco la vista ma, il primo dettaglio che saltò all'occhio fu un comune soffitto. Dunque mi eressi solo col busto prendendo un sonoro sospiro, ponderando più specificamente quel luogo: una stiva particolarmente speculare a quelle su cui avevo viaggiato, il pavimento e le pareti caratterizzate da un legno accuratamente lavorato, delle eburnee tendine incorniciavano i due oblò presenti, un fastoso quadro di un paesaggio primaverile appeso praticamente sulla mia testa, Lui adagiato sulla sedia con le gambe accavallate, al bordo del letto e, la labile fiamma di una candela sul comodino ad illuminare pacatamente il tutto.
Solo due fattori si differenziavano rispetto alle sciagure trascorse: non essere prigioniero e, il delizioso odore della lavanda che accolse il mio risveglio.
Ciononostante, ghermii col capo calato il candido lenzuolo che velava le mie membra, un gesto guidato dal rancore e, dai negativi e disordinati residui nella mente concernenti la rivolta su Marijoa.
Aokiji: Ah, ti sei svegliato finalmente! 
Cominciò quell'individuo, con un timbro pesante degno di un uomo della sua età.
Non riuscii a celare il mio stupore, me lo si leggeva in faccia non appena girai bruscamente il collo per fissarlo.
Le labbra cominciarono a tremare e, quasi non risposi a causa dell'ansimare che si stava creando.
Thírs: C-cosa è successo? Dove sono? E-e tu chi sei?
Aokiji: Prima calmati, poi ti darò le dovute spiegazioni. Non voglio farti del male, assolutamente...
Il mio nome è Kuzan Aokiji e, sono un viceammiraglio.*
L'ennesimo sospiro, anche se fu di sollievo finalmente.
Non sapevo se fidarmi, d'altronde, come avrei potuto dopo tutte le mie vicissitudini?
Si trattava comunque di un membro della Marina, era risaputo che sotto stavano agli ordini del Governo come cagnolini. Eppure, se avesse voluto davvero riportarmi nella cella lo avrebbe già fatto; un fanciullo come me non avrebbe potuto niente contro quel tale!
Sarebbe stata troppo stentata come recita, comunque fosse, non avevo altra scelta se non compiere il suo volere.
Allentai la presa e i nervi, bagnandomi interamente con una calma alquanto forzata, seppur acquisisse sincerità durante lo scorrere del suo discorso.
 Aokiji: Sulla terra sacra si è scatenato un conflitto, il leader dei rivoltosi ha liberato gli schiavi, tra cui umani ed uomini-pesce. Noi ufficiali siamo giunti in soccorso dei nobili governativi ma, non abbiamo potuto far più di tanto. 
Ti ho portato con me, questa è la mia nave, non c'è nessuno oltre noi due, nessuno deve saper che ti ho aiutato ma, soprattutto, nessuno deve venire a conoscenza del tuo passato.
Thírs: Ora ricordo.
Asserii, poggiando delicatamente le dita su un volto che languiva lento. Rimembrai quell'atroce disastro e, la domanda nacque spontanea.
Thírs: Tu, perché lo stai facendo? Per quale motivo mi stai salvando?
Un tono atono e catalettico migrò dalla gola, la risposta iniziale fu un esitare cadenzato da un impercettibile smorfia.
Probabilmente lo avevo toccato nel profondo con quel quesito, tuttavia, doveva prevederlo, era la cosa più logica che si potesse chiedere in circostanze del genere.
Egli incrociò le braccia all'altezza del petto, scrutandomi veemente prima di perpetuare lo scambio di battute.
Aokiji: A dispetto del mio ruolo, penso che tutti debbano essere liberi di vivere, inoltre, quando ti ho trovato con le spalle al muro, mi hai ricordato qualcuno di mia conoscenza. Solo per questo.
Come ti chiami, giovanotto?
Thírs: Io... Mi chiamo Thírs.
Aokiji: Thírs, non chiedere altro.
Fra poco ti calerai in mare con una delle scialuppe di salvataggio, poi farai qualcosa per quel marchio che porti sulla schiena. Questo è quello che devi sapere.
Thírs: Kuzan, portami con te! Sei una persona buona, forse l'unica vera luce che fin ora mi abbia mai toccato, p-poi, io non saprei dove andare e... Devo ritrovare mia sorella.
Ti supplico!
Aokiji: Impossibile. Aggraveresti la mia posizione, non arrenderti e trova la tua strada...
L'ho capito dal primo istante, hai una volontà che arde, superare certi ostacoli non è cosa da poco.
Se il destino lo vorrà, un giorno ci incontreremo di nuovo; io posso solo farti un regalo.
Un brivido mi percosse la schiena, non ero più abituato alla gentilezza, alle umili parole, percepii solo un arcano rimbombare dentro al cuore, come il suono delle campane in festa.
Lo vidi recarsi nell'altra estremità della camera e tornare repentino, portando degli indumenti che posò sulle mie stanche cosce.
Era forse quello, il dono accennato? Finalmente mi sarei potuto togliere quei luridi stracci?
Ero basito, sgomento, incredulo!
Cosí tanto da balbettare senza sosta e senza fine.
All'apparenza poteva sembrare un soggetto rude ma, aveva un animo altruista come pochi; lo sentivo chiaramente, anche se non aveva mai fatto sfuggire un sorriso in quell'arco di tempo.
Thírs: D-da- qu-que...-
Aokiji: Potrebbero essere un po' larghi, in ogni caso, sono tuoi ora.
Lasciai il silenzio a sentenziare per me, scrollai quel lenzuolo dalle gambe con un gesto fermo della mano, alzandomi mentre sfilai la pezza con cui mi coprivo.
Sembravano passati secoli da quando una stoffa di qualità mi strusciò la pelle; immisi le braccia nella bianca camicia, abbottonandola dal basso verso l'alto, mettendo quei pantaloni neri e, in fine le scarpe del medesimo colore.
Mi concessi una celere occhiata, notando che le spalle scendevano troppo, per questo gli dovetti dar ragione, erano un po' larghi ma non aveva importanza alcuna.
Successivamente, mi fiondai su di lui, avvolgendolo in un abbraccio al livello del ventre -vista l'immensa differenza d'altezza-, per mera conseguenza, affondai il faccino nel suo fianco.
Thírs: Non so come ringraziarti.
Aokiji: Umpf...
Non potei accorgermene ma, in quel momento sbocciò il suo primo e flemmatico sorriso, al contempo, premise le robuste falangi sulla mia nuca, smarrendosi in una premurosa carezza; non volevo crederci, il calore che immise ricordava vagamente quello di un padre con il proprio figlio.
Avrei voluto star così per sempre.
Aokiji: Ora devi andare, Thírs.
Forse mi sbagliavo, forse lo avevo immaginato il tono malinconico con cui m'incitò; in ogni caso, amplificai la stretta, sciogliendola poco dopo.
Io non feci altro che acconsentire, lasciandomi guidare sino alla scialuppa pronta per essere calata nelle acque del mare.
Quando arrivai nei pressi del ponte, la brezza m'inebriò assieme i raggi dell'alba, il nuovo giorno proclamava l'inizio di una nuova vita!
L'orizzonte era talmente affascinante da volerlo ammirare per ore ed ore ma, lo feci fin quando non udii la parte inferiore della barca tangere l'oceano.
Allora, ci stavamo separando? Stavamo davvero per dirci addio? Era davvero possibile, affezionarsi cosí, nei piccoli gesti?
Aokiji pareva intenzionato a seguire con lo sguardo la mia dipartita, era talmente imponente, come quello spettacolo della natura che gli concedeva un'aura divinamente maestosa!
Aokiji: Vivi, con tutte le tue forze!
Quella frase irruppe dentro me come un fulmine a ciel sereno, i ritmi cardiaci aumentarono inesorabilmente e, quanto ancora avrei desiderato dialogare con lui!
Thírs: Kuzan...
Aokiji: Un giorno potrai cercarmi, questo non è un addio! Realizza il tuo sogno e, da oggi in poi, sii felice!
No, era impossibile trattenere le lacrime, le prime iniziarono a rigarmi le gote, mentre tentavo di trattenere il pianto.
Singhiozzi, iridi lucide, tutto arrossato!
Quell'augurio risuonava così forte da essere quasi materiale, da volerlo quasi impacchettare e portarlo fino alla morte.
Fu un incontenibile esplosione di sentimenti, scattai inginocchiandomi al bordo della scialuppa, urlando così forte da poter spezzare le corde vocali!
Thírs: G r a z i e!
 Grazie, grazie di tutto!!!! Ne sono sicuro, ti troverò Kuzan!! Aaah, sigh!! Aah-aah!
Ti devo la vita, arrivederci!! Sniff!
Esistevano ancora gli animi puri, erano ancora presenti in un mondo immerso nel fetore delle tenebre.
Mi ero ripromesso di non piangere, di non dar l'immagine di un debole ma, non potei bloccare quel fiume di sentimenti ch'esondò feroce; era bellissimo!
Piangevo, si, eppure quella sensazione era tremendamente piacevole quanto liberatoria. Avrei dovuto godermela sino all'ultima goccia, perchè sarebbe stata l'ultima volta!
Kuzan, dal suo canto, portò appena più in basso il paraocchi; chissà se qualche lacrima gli era caduta quel giorno, non potei saperlo.
Tuttavia, nonostante la sua imbarcazione si allontanasse sempre più dalla mia, scorsi un piccolo movimento delle labbra.
Chissà cosa disse, chissà quegli attimi intensi cos'erano stati per lui, potevo solo dedurne che, il cuore gli si era alleggerito; aveva reso libertà ad uno schiavo come me, io che non avevo più diritto a nulla.
Aokiji: Grazie a te, baka.
-
* = Per chi non lo sapesse, in questi anni Aokiji era ancora un viceammiraglio, come Kizaru Borsalino quando si presenta a Tiger nell'isola natale di Koala.

• Se avessi compreso sin dall'inizio che, non sarei stato più in grado di pulire tutti i miei peccati, quella notte avrei donato il cuore.

Mi guarderesti nuovamente, con i medesimi occhi con cui si contempla una creatura innocente?

Non vi è dolore più grande per un uomo.

Continuare a vivere vestito di cotanta sofferenza è la peggiore tortura che potesse mai esistere. •

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https://www.youtube.com/watch?v=WjLJN4XFoWE 

 


 

 

Nel sonno non mi resi conto del tempo che passò, le ciglia si sgualcirono lentamente, flebilmente; in un secondo momento mi accorsi della stanza che m'incatenava.

Dovetti pazientare qualche istante, le sbattei reiteratamente per mettere a fuoco la vista ma, il primo dettaglio che saltò all'occhio fu un comune soffitto. Dunque mi eressi solo col busto prendendo un sonoro sospiro, ponderando più specificamente quel luogo: una stiva particolarmente speculare a quelle su cui avevo viaggiato, il pavimento e le pareti caratterizzate da un legno accuratamente lavorato, delle eburnee tendine incorniciavano i due oblò presenti, un fastoso quadro di un paesaggio primaverile appeso praticamente sulla mia testa, Lui adagiato sulla sedia con le gambe accavallate, al bordo del letto e, la labile fiamma di una candela sul comodino ad illuminare pacatamente il tutto.
Solo due fattori si differenziavano rispetto alle sciagure trascorse: non essere prigioniero e, il delizioso odore della lavanda che accolse il mio risveglio.

Ciononostante, ghermii col capo calato il candido lenzuolo che velava le mie membra, un gesto guidato dal rancore e, dai negativi e disordinati residui nella mente concernenti la rivolta su Marijoa.


Aokiji: Ah, ti sei svegliato finalmente! 


Cominciò quell'individuo, con un timbro pesante degno di un uomo della sua età.

Non riuscii a celare il mio stupore, me lo si leggeva in faccia non appena girai bruscamente il collo per fissarlo.

Le labbra cominciarono a tremare e, quasi non risposi a causa dell'ansimare che si stava creando.


Thírs: C-cosa è successo? Dove sono? E-e tu chi sei?

Aokiji: Prima calmati, poi ti darò le dovute spiegazioni. Non voglio farti del male, assolutamente...

Il mio nome è Kuzan Aokiji e, sono un viceammiraglio.*


L'ennesimo sospiro, anche se fu di sollievo finalmente.

Non sapevo se fidarmi, d'altronde, come avrei potuto dopo tutte le mie vicissitudini?

Si trattava comunque di un membro della Marina, era risaputo che sotto stavano agli ordini del Governo come cagnolini. Eppure, se avesse voluto davvero riportarmi nella cella lo avrebbe già fatto; un fanciullo come me non avrebbe potuto niente contro quel tale!

Sarebbe stata troppo stentata come recita, comunque fosse, non avevo altra scelta se non compiere il suo volere.

Allentai la presa e i nervi, bagnandomi interamente con una calma alquanto forzata, seppur acquisisse sincerità durante lo scorrere del suo discorso.


 Aokiji: Sulla terra sacra si è scatenato un conflitto, il leader dei rivoltosi ha liberato gli schiavi, tra cui umani ed uomini-pesce. Noi ufficiali siamo giunti in soccorso dei nobili governativi ma, non abbiamo potuto far più di tanto. 

Ti ho portato con me, questa è la mia nave, non c'è nessuno oltre noi due, nessuno deve saper che ti ho aiutato ma, soprattutto, nessuno deve venire a conoscenza del tuo passato.

Thírs: Ora ricordo.


Asserii, poggiando delicatamente le dita su un volto che languiva lento. Rimembrai quell'atroce disastro e, la domanda nacque spontanea.


Thírs: Tu, perché lo stai facendo? Per quale motivo mi stai salvando?


Un tono atono e catalettico migrò dalla gola, la risposta iniziale fu un esitare cadenzato da un impercettibile smorfia.

Probabilmente lo avevo toccato nel profondo con quel quesito, tuttavia, doveva prevederlo, era la cosa più logica che si potesse chiedere in circostanze del genere.

Egli incrociò le braccia all'altezza del petto, scrutandomi veemente prima di perpetuare lo scambio di battute.


Aokiji: A dispetto del mio ruolo, penso che tutti debbano essere liberi di vivere, inoltre, quando ti ho trovato con le spalle al muro, mi hai ricordato qualcuno di mia conoscenza. Solo per questo.

Come ti chiami, giovanotto?

Thírs: Io... Mi chiamo Thírs.

Aokiji: Thírs, non chiedere altro.

Fra poco ti calerai in mare con una delle scialuppe di salvataggio, poi farai qualcosa per quel marchio che porti sulla schiena. Questo è quello che devi sapere.

Thírs: Kuzan, portami con te! Sei una persona buona, forse l'unica vera luce che fin ora mi abbia mai toccato, p-poi, io non saprei dove andare e... Devo ritrovare mia sorella.

Ti supplico!

Aokiji: Impossibile. Aggraveresti la mia posizione, non arrenderti e trova la tua strada...

L'ho capito dal primo istante, hai una volontà che arde, superare certi ostacoli non è cosa da poco.

Se il destino lo vorrà, un giorno ci incontreremo di nuovo; io posso solo farti un regalo.


Un brivido mi percosse la schiena, non ero più abituato alla gentilezza, alle umili parole, percepii solo un arcano rimbombare dentro al cuore, come il suono delle campane in festa.

Lo vidi recarsi nell'altra estremità della camera e tornare repentino, portando degli indumenti che posò sulle mie stanche cosce.

Era forse quello, il dono accennato? Finalmente mi sarei potuto togliere quei luridi stracci?

Ero basito, sgomento, incredulo!

Cosí tanto da balbettare senza sosta e senza fine.

All'apparenza poteva sembrare un soggetto rude ma, aveva un animo altruista come pochi; lo sentivo chiaramente, anche se non aveva mai fatto sfuggire un sorriso in quell'arco di tempo.


Thírs: D-da- qu-que...-

Aokiji: Potrebbero essere un po' larghi, in ogni caso, sono tuoi ora.


Lasciai il silenzio a sentenziare per me, scrollai quel lenzuolo dalle gambe con un gesto fermo della mano, alzandomi mentre sfilai la pezza con cui mi coprivo.

Sembravano passati secoli da quando una stoffa di qualità mi strusciò la pelle; immisi le braccia nella bianca camicia, abbottonandola dal basso verso l'alto, mettendo quei pantaloni neri e, in fine le scarpe del medesimo colore.

Mi concessi una celere occhiata, notando che le spalle scendevano troppo, per questo gli dovetti dar ragione, erano un po' larghi ma non aveva importanza alcuna.

Successivamente, mi fiondai su di lui, avvolgendolo in un abbraccio al livello del ventre -vista l'immensa differenza d'altezza-, per mera conseguenza, affondai il faccino nel suo fianco.


Thírs: Non so come ringraziarti.

Aokiji: Umpf...


Non potei accorgermene ma, in quel momento sbocciò il suo primo e flemmatico sorriso, al contempo, premise le robuste falangi sulla mia nuca, smarrendosi in una premurosa carezza; non volevo crederci, il calore che immise ricordava vagamente quello di un padre con il proprio figlio.

Avrei voluto star così per sempre.


Aokiji: Ora devi andare, Thírs.


Forse mi sbagliavo, forse lo avevo immaginato il tono malinconico con cui m'incitò; in ogni caso, amplificai la stretta, sciogliendola poco dopo.

Io non feci altro che acconsentire, lasciandomi guidare sino alla scialuppa pronta per essere calata nelle acque del mare.

Quando arrivai nei pressi del ponte, la brezza m'inebriò assieme i raggi dell'alba, il nuovo giorno proclamava l'inizio di una nuova vita!

L'orizzonte era talmente affascinante da volerlo ammirare per ore ed ore ma, lo feci fin quando non udii la parte inferiore della barca tangere l'oceano.

Allora, ci stavamo separando? Stavamo davvero per dirci addio? Era davvero possibile, affezionarsi cosí, nei piccoli gesti?

Aokiji pareva intenzionato a seguire con lo sguardo la mia dipartita, era talmente imponente, come quello spettacolo della natura che gli concedeva un'aura divinamente maestosa!


Aokiji: Vivi, con tutte le tue forze!


Quella frase irruppe dentro me come un fulmine a ciel sereno, i ritmi cardiaci aumentarono inesorabilmente e, quanto ancora avrei desiderato dialogare con lui!


Thírs: Kuzan...

Aokiji: Un giorno potrai cercarmi, questo non è un addio! Realizza il tuo sogno e, da oggi in poi, sii felice!


No, era impossibile trattenere le lacrime, le prime iniziarono a rigarmi le gote, mentre tentavo di trattenere il pianto.

Singhiozzi, iridi lucide, tutto arrossato!

Quell'augurio risuonava così forte da essere quasi materiale, da volerlo quasi impacchettare e portarlo fino alla morte.

Fu un incontenibile esplosione di sentimenti, scattai inginocchiandomi al bordo della scialuppa, urlando così forte da poter spezzare le corde vocali!


Thírs: G r a z i e!

 Grazie, grazie di tutto!!!! Ne sono sicuro, ti troverò Kuzan!! Aaah, sigh!! Aah-aah!

Ti devo la vita, arrivederci!! Sniff!


Esistevano ancora gli animi puri, erano ancora presenti in un mondo immerso nel fetore delle tenebre.

Mi ero ripromesso di non piangere, di non dar l'immagine di un debole ma, non potei bloccare quel fiume di sentimenti ch'esondò feroce; era bellissimo!

Piangevo, si, eppure quella sensazione era tremendamente piacevole quanto liberatoria. Avrei dovuto godermela sino all'ultima goccia, perchè sarebbe stata l'ultima volta!

Kuzan, dal suo canto, portò appena più in basso il paraocchi; chissà se qualche lacrima gli era caduta quel giorno, non potei saperlo.

Tuttavia, nonostante la sua imbarcazione si allontanasse sempre più dalla mia, scorsi un piccolo movimento delle labbra.

Chissà cosa disse, chissà quegli attimi intensi cos'erano stati per lui, potevo solo dedurne che, il cuore gli si era alleggerito; aveva reso libertà ad uno schiavo come me, io che non avevo più diritto a nulla.


Aokiji: Grazie a te, baka.


 


 


* = Per chi non lo sapesse, in questi anni Aokiji era ancora un viceammiraglio, come Kizaru Borsalino quando si presenta a Tiger nell'isola natale di Koala.

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