Storia di due amori perduti

di Stella Dark Star
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera a Peter Miles Calamy ***
Capitolo 2: *** Lettera a Joseph Nagle ***



Capitolo 1
*** Lettera a Peter Miles Calamy ***


Master&Commander
Lettera a Peter Miles Calamy
 
Ricordo ancora la prima volta in cui ti vidi. Quando mio padre Jack passò in rassegna l’equipaggio, e tu eri là, subito dopo gli Ufficiali. Ti diedi un’occhiata e me ne andai, ma il tuo volto rimase impresso in un angolo della mia mente.
Nei giorni seguenti non pensai a te, solo il tuo volto di tanto in tanto si affacciava e io subito lo scacciavo. Eppure quando ti rividi, il giorno della partenza, provai un sentimento. Qualcosa di caldo, di piacevole, qualcosa che allora non seppi spiegarmi. Lo stesso giorno, quando mi nascosi nella stiva della nave, da clandestina in cerca d’avventura quale ero, fosti tu a trovarmi. Fu allora che capii. La nostra complicità e il segreto che condividevamo ci aveva uniti. La nostra storia era cominciata ancora prima che lo capissimo. Quando venni sorpresa da un marinaio scelto e condotta da mio padre, tu subito accorresti in mio soccorso e ti offristi volontario per badare a me, per prenderti cura di me, per tenermi sotto controllo. Mai prigioniero fu più felice di me.
I tuoi sorrisi, le tue parole dolci, i tuoi sguardi luminosi e talvolta sensuali, mi hanno indotta a provare un sentimento ancora più forte, un sentimento che scalda il cuore e rafforza lo spirito.
E che sorriso sincero riesce a strapparmi il ricordo dei nostri incontri amorosi! Tu, da mattacchione qual eri, facevi correre un bel rischio ad entrambi quando durante i tuoi turni di guardia notturni mi portavi a prua. E lì, nascosti sotto un telo sdrucito, trascorrevamo ore tra baci e carezze. Erano quelli gli unici momenti in cui ci era concesso di stare a contatto, lontano da occhi indiscreti, unendoci corpo e anima. E quando, dopo l’amore, riemergevamo dal telo per rinfrescare i nostri corpi nella brezza notturna e ci trovavamo sotto quel cielo stellato, era tutto ancora più romantico.
Fortunatamente, quando in una di quelle notti perdemmo la cognizione del tempo e il piccolo Blackeney ci scoprì durante il suo turno di guardia, la cosa finì in una risata tra noi. Mantenne il nostro segreto, facendo onore alla sua tenera età.
Presto giunse il giorno del tuo passaggio di grado a Ufficiale. Oh eri così bello e virile che quasi mi togliesti il respiro. Ero così fiera di te nel vederti, nell’osservarti mentre tutti si congratulavano con te. Quel giorno ti vidi sbocciare e diventare un uomo.
Come vuole la tradizione, il sogno che stavamo vivendo era destinato a finire. Non potrò mai dimenticare quel tragico, quel dannato, quell’infame giorno in cui ti persi. L’attacco all’Acheron e l’arrembaggio. Tu avevi un preciso compito e lo seguisti eroicamente, con valore e coraggio. Ci eravamo appena scambiati il nostro ultimo bacio, ci eravamo appena sussurrati il nostro ultimo Ti Amo e io ti persi di vista nella confusione generale. Poco dopo tutto era finito.
Ti cercai disperatamente, ma di te trovai solo il tuo freddo corpo. Eri accanto ai corpi degli altri caduti. Non potevo rassegnarmi. Fino all’ultimo istante sperai in un miracolo, desiderai di poter vedere i tuoi splendidi occhi riaprirsi e guardarmi un’ultima volta. Mi sarebbe bastato un ultimo addio. Ma ciò non avvenne. Un grido straziante si levò dal profondo del mio cuore ed ecco che poi uscì dalle labbra, mentre una cascata di lacrime crollavano dai miei occhi per ricadere sul tuo giovane viso, a cui nemmeno il soffio della morte aveva tolto la sua bellezza. Avevi solo sedici anni. Come me.
Quel giorno non fui l’unica a soffrire, ma essendo una creatura femminile era inevitabile che fossi la più debole. Dopo il funerale, non permisi a mio padre di gettare il tuo corpo in mare. Mi accontentò. Ancora oggi, tutti ricordano le parole che ti dissi mentre piangevo sul tuo corpo.
“Non ci lasceremo mai. Ti amerò per sempre. E con te accanto vedrò crescere il nostro bambino.”
E così è stato, mio adorato Peter.
La tua lapide ricoperta di fiori blu che sbocciano ogni primavera, sorge come un monumento nel giardino della mia dimora. E’ il posto dove amo di più trascorrere il mio tempo, mentre i nostri adorabili bambini corrono e giocano tra le aiuole. Chi l’avrebbe mai detto? Due gemelli. Rose e Richard. Ricordo con piacere quella conversazione in cui avevamo fantasticato sul nostro futuro, sul nostro matrimonio, sui nostri figli. Tu buttasti lì quei nomi, così per scherzare, e io feci dello scherzo una promessa. Oggi i nostri bambini compiono quattro anni. Il tempo a volte passa così veloce. Sono loro che mi aiutano a vivere, che tengono sempre vivo il tuo ricordo. E ogni istante so che tu ci sei, che sei accanto a me, che non mi abbandoni mai. Il nostro amore vivrà per sempre.
 
Rebecca  Calamy-Aubrey

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Capitolo 2
*** Lettera a Joseph Nagle ***


Master&Commander
Lettera a Joseph Nagle
 
Mi caro Joe,
è con la morte nel cuore che ti dedico questo mio. Non è la mia mano a scrivere, poiché non può esserci forza in un corpo privo di vita. Queste parole sono espresse da uno spirito piangente, da un’anima marchiata che in vita portava il nome di Rebecca Aubrey. Una persona di cui oggi non resta altro che questo. E’ a te che penso più spesso in questi giorni, è il tuo ricordo che mi tormenta maggiormente. Nonostante porti in grembo il frutto di un altro amore, un amore puro, assai differente da quella passione che vi era tra me e te. Altro non era che passione carnale, di quelle che annebbiano la mente, di quelle che risvegliano il corpo e che portano l’anima nel baratro della perdizione. Ma allora perché il mio cuore si tormenta se non è con te che ha conosciuto l’amore? Il sentimento che provo per te è un’illusione, qualcosa di non reale, come quando provavo estasi fra le tue braccia. Come ha potuto accadere tutto ciò?
Inizialmente non vi era altro che indifferenza nei nostri incontri. Tu mi consideravi solo un corpo e io per questo ti disprezzavo. Capricciosamente. Non mi erano gradite le tue attenzioni e mai avrei creduto che prima o poi mi sarei concessa a te. Poi la tensione si allentò, così, senza un perché. I tuoi modi rozzi e volgari si trasformarono. Il tuo interesse per me divenne un corteggiamento. Io non me ne rendevo conto, ma tra noi si stava creando un legame.
Galeotto fu il dolore che ti travolse in quella notte di tempesta. Il tuo caro amico irlandese, che ancora ricordo nelle mie preghiere, venne sacrificato per il bene dell’equipaggio. Ma quell’episodio ci unì. Solo allora vidi il vero Joe, colui che tenevi celato sotto una maschera di arroganza. Quella notte riuscii ad entrare nel tuo cuore e ti diedi l’accesso per entrare nel mio, con la consapevolezza che non sarei più riuscita a cancellarti, che saresti rimasto dentro di me nonostante fosse sbagliato, nonostante io avessi dato il mio amore a Peter. Ti cercavo con lo sguardo e quando ti trovavo non riuscivo a staccare gli occhi da te. Fu a causa tua se in quel periodo tra me e lui si creò un distacco. Conservo ancora quel fiore intagliato nel legno che creasti per me. Ricordo con chiarezza il giorno in cui me lo donasti. Era una bella giornata di sole, io e te ci eravamo arrampicati su uno degli alberi della nave e avevamo preso posto sopra la vela. Mi donasti quella piccola creazione e io ti sorrisi. Peccato che quell’evasione dalla realtà ci costò parecchio. Oltre ad accrescere la gelosia di Peter, mi slogai una caviglia cadendo durante una delle nostre arrampicate. Inevitabilmente ti fu proibito di avvicinarti a me. Ma nonostante questo, il giorno in cui venisti punito per aver mancato di rispetto al povero Hollom, io supplicai mio padre in ginocchio per salvarti da quella punizione. Anche se non ottenni la grazia, almeno pretesi il diritto di medicarti le ferite. Piansi tutto il tempo. Tu mi baciasti. E quel bacio accese la passione che ci tenne prigionieri per giorni e giorni, negli orari più impensabili, chiusi a chiave nella mia cabina con il timore di essere scoperti.
E venne l’epilogo anche per te.
Quel maledetto giorno, durante quel maledetto attacco io persi Peter. E il giorno dopo persi anche te. Un colpo di pistola ti aveva sfiorato il cuore e sopravvivesti solo poche ore. Il tempo di rivederti, il tempo di ascoltare le tue parole d’amore, di ricevere le tue scuse. I tuoi occhi azzurri sprofondarono nei miei e lasciasti la vita.
Perché te ne sei andato? Avevo bisogno di te. Un lutto mi stava già uccidendo e tu, invece di starmi accanto, hai preferito lasciarti andare nell’abbraccio della morte. Ve ne siete andati entrambi. Tu e Peter. Non so cosa sarà di me. Una ragazza madre senza marito non ha futuro. Ho paura per me e per la creatura che nascerà. Non dovrei, perché so che Peter è con me, anche se non posso vederlo. Eppure, mi sento anche tua…
 
Becky

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