Quando ti guardo, rinasco nei tuoi occhi

di jortinifeels
(/viewuser.php?uid=951171)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


"Smettila, ti ho detto che non lo so. Sono persona meno adatta per parlare di sentimenti." Mormorai frugando impazientemente tra le tasche del giubbotto in cerca delle mie Malboro "Pensa ad esempio cosa avresti fatto tu al posto mio, se ti fossi innamorato davvero senza sapere come confessarle i tuoi sentimenti. Pensa a te e a Martina." "Io e Martina non siamo più un cazzo." Sbottai risoluto infilando una sigaretta tra labbra, mettendo finalmente a tacere il mio bisogno di nicotina mentre il moro sfoggiando un sorriso da orecchio a orecchio puntò i suoi occhi sulla rossa che avanzava verso di noi "Tutto bene, Cande?" Le domandò premurosamente Ruggero nel vedere il viso sconvolto della ragazza che scosse il capo di rimando "Non potrebbe andare peggio di così, Rugge." La voce le tremava e i suoi occhi iniziarono a luccicare mentre l'italiano le cinse le spalle con un braccio "Cos'è successo?" "Martina." Mi irrigidii all'istante non appena quel nome arrivò alle mie orecchie accompagnato da delle lacrime che la rossa riversò sulla maglia del mio amico che la teneva stretta al suo petto  "Cosa le è accaduto?! CAZZO CANDE, PARLA." Gridai guadagnandomi una pessima occhiata da parte del mio migliore amico. Stavo per perdere del tutto la pazienza e lo stomaco che si contorceva e i pianti di Candelaria non mi aiutarono a restare calmo. "Se i vicini non avessero chiamato la polizia non che cosa ne sarebbe stato di lei." Deglutii mentre Ruggero cercava di calmarla senza risultati. Quelle parole furono come una lama piantata nel petto. "Suo padre la picchiava, Jorge. Non ne aveva parlato con nessuno, nemmeno con me, ma succedeva già da un po'." Non ci stavo capendo nulla. I miei occhi iniziarono a vedere sfocato e mille immagini di lei con addosso le mani di sue padre e con lividi ed ematomi in ogni parte del corpo si affollarono nella mia mente "Ora dov'è?" Mi sforzai di rivolgermi alla rossa con un tono più pacato possibile per evitare le occhiate intimidatorie di Ruggero che non smetteva nemmeno per un secondo di cullarla tra le sue braccia. E in quel momento volevo fare la stessa con Tini, il desiderio di stringerla forte al mio petto e farle capire che non l'avrei abbandonata un'altra volta si rafforzò quando le mia gambe si mossero meccanicamente per andare verso di lei accompagnato da Ruggero e da Candelaria.



Tini Pov



Ero ancora lì, accucciata in un angolo del salotto con il corpo tremante e dolorante, il viso sporcato di trucco e inumidito dalle lacrime tra le mani e il labbro inferiore stretto tra i denti per trattenere i singhiozzi. Ero lì immobile, o almeno ero quello che sembrava all'apparenza mentre io ero da tutt'altra parte con la mente, i bei ricordi furono sostituiti dai flashback dei miei momenti peggiori, sarebbe bastato soltanto alzarmi una manica della felpa per ricordarmi di quella mattina, di quei giorni, di quel periodo di merda che sembrava senza fine. Alzai lo sguardo e tutto mi apparve più sfasciato del solito, mi sentivo rotta dentro.

Spostai lo sguardo sui miei zii, entrambi seduti di fronte a me, con  Ezequiel che stringeva forte la mano alla zia Claria con il volto inondato dalle lacrime. Non riuscivo a sostenere lo sguardo di mia zia, i suoi occhi erano stracolmi di dolori, tanto quanto i miei. Ezequiel si alzò cautamente e iniziò a camminare verso la porta non appena il fastidioso suono del campanello riempì la stanza. La curiosità mi assalì quando vidi il viso di mio zio cambiare, i muscoli rilassarsi, così come quelli di mia zia quando lo raggiunse prima di chiudersi la porta alle spalle.



Jorge Pov



Non appena Ezequiel aprì la porta dal suo sguardo potei percepire chiaramente l'atmosfera tesa che c'era in casa in quel momento. Sospirò prima di lanciare un occhiata veloce alla moglie che lentamente si stava avvicinando. Gli occhi accesi e il sorriso raggiante di Clara si erano spenti e la vitalità che sprizzava da ogni poro sembrava svanita. Sforzò un sorriso e la vidi rilassarsi lievemente non appena incontrò il mio sguardo. Lasciò passare Candelaria e Ruggero e  invitò il marito ad accompagnarli prima di chiudersi la porta alle spalle. Le rivolsi uno sguardo confuso prima che prese la parola "Non puoi farti vedere da lei così. Le faresti ancora più male." Mormorò con gli angoli della bocca ancora curvati in un lieve sorriso "Le voglio stare accanto, Clara." "Lo so, ma a modo tuo. Non fare come gli altri, sii diverso. A Martina sei sempre piaciuto per questo."

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Tini Pov
Candelaria e Ruggero se ne erano appena andati quando entrai nella camera degli ospiti e avvicinandomi allo specchio solleva i lembi della maglietta. Deglutii nel vedere la mia pelle, il mio corpo marcato da quelle ferite che erano destinate a diventare cicatrici indelebili nel mio cuore ed iniziai a piangere silenziosamente, quasi senza forze. Due braccia esili mi fecero calmare accogliendomi in un abbraccio che sprizzava amore e comprensione da ogni poro."Ti prometto che tutto questo passerà. Te lo prometto, piccola mia." Sussurrò zia Clara tra i miei capelli stringendomi forte a se "Faremo l'impossibile, Tini." Mormorò Ezequiel entrando in stanza seguito da Diego che in tutto quel tempo era andato a prendere una boccata d'aria e ci attirò tutti in un abbraccio che sapeva tanto di famiglia. 

Jorge Pov

Continuavo a camminare con lo sguardo in cerca di Ruggero per avere notizie di Tini finché non la vidi. Distesa sull'erba e con la schiena appoggiata sul muretto scorticato di scuola intenta a perdersi tra le righe di un libro che custodiva gelosamente tra le sue esili mani. Mi avvicinai e mi sedetti cautamente accanto a lei mentre lei mi lanciò un'occhiata sprezzante "Che ti prende, Blanco? Hai smesso di avitarmi ora che hai scoperto che mio padre mi picchiava?" Il tono era calmo e pacato, in contrasto con il fuoco che ardeva nei suoi occhi. Da vicino notai che era coperta dalla testa ai piedi, indossava una felpa enorme che avrebbe potuto avvolgere più volte il suo corpo minuto e non riuscii a dire una parola. "Sia chiaro: io non voglio la compassione di nessuno e tanto meno ho bisogno del tuo aiuto, Blanco. Ho imparato a cavarmela da sola." Il rancore, la rabbia, l'angoscia, la tristezza che aveva dentro erano palpabili e smascherati dai suoi occhi spenti e vuoti che mai avrei voluto vedere così. Rimasi immobile vedendola andare via, e contraendo la mascella e stringendo i pugni ripensai alle parole che mi aveva detto Clara il giorno prima. Dovevo essere diverso, ma in che modo non riuscivo a comprenderlo e la paura di essere inutile e impotente in quella situazione si fece strada dentro di me.

*** 

Quando alle quattro del pomeriggio bussai alla porta della famiglia Rodriguez per le solite lezioni di musica con il signor Ezequiel ero pronto a chiedere a Clara dei chiarimenti riguardanti quella parole che non facevano altro che rimbombarmi nella mente. Ad aprimi fu il signor Ezequiel che con un sorriso forzato  mi invitò ad entrare e ad accomodarmi nel suo studio. Cercai disperatamente lo sguardo di Martina in quella casa in cui regnava la calma più totale e l'uomo sembrò accorgersene "Se cerchi Martina, lei non c'è." Mormorò frugando in un cassetto della scrivania da cui prese alcuni spartiti "E sua moglie?" "Come mai ti interessa se Clara è in casa?" Chiese stupito appoggiando entrambi i gomiti sulla scrivania "Ho bisogno urgente di un chiarimento." Rivelai passandomi una mano tra la mia massa incolta di capelli "Se vuoi puoi chiedere direttamente a me." Annuii e respirando profondamente iniziai a parlare "Riguarda quello che mi ha detto Clara ieri, quando sono venuto a trovare Martina. Mi disse in sintesi che dovevo comportarmi in modo diverso dagli altri nei confronti di Tini in questo periodo." Dissi velocemente gesticolando con le mani che iniziarono a sudare mentre l'aria si fece quasi insopportabile per i miei polmoni che respirarono affannosamente. Ezequiel iniziò ad accarezzarsi il mento meditando sulle parole della moglie "Ti ha detto anche qualcos'altro?" Ci pensai qualche secondo prima di annuire "Mi ha detto inoltre che è proprio per il mio essere 'diverso' che a Martina piaccio." "Credo di aver capito quello che intendeva mia moglie, ma prima devo sapere perché ti stanno così tanto a cuore queste parole." appoggiai entrambi gli avambracci sulla scrivania e risposi incominciando a massaggiarmi le tempie doloranti "Ho paura c-che, insomma, di non poter essere d'aiuto a Martina." Sospirai. L'uomo di fronte a me iniziò a ridere sotto il mio sguardo confuso che attendeva spiegazioni. "Potrà succedere qualunque cosa, credimi, ma la tua presenza o il tuo intervento non sarà mai indifferente per Martina. Mai." "Da quello che mi ha detto Tini sembrerebbe tutto il contrario." Mormorai iniziando a giocare con l'anello che portavo nell'indice "In questo momento ha solo bisogno di certezze, dagliele. Dimostrale che non è compassione la tua, ma affetto. Sii te stesso e vedrai che Tini ti darà ascolto, perché in te non cerca la dolcezza, Jorge."


Tini Pov

Per un attimo mi ero dimenticata dei segni sul mio corpo, degli occhi iniettati di sangue di mio padre, di tutto. Il dolore era stato brevemente sostituito dalla tenerezza. Dalla tenerezza che provai nel guardare incantata Candelaria parlare dei suoi sentimenti ancora non ben definiti nei confronti di Ruggero. "Che ti prende, Tini?" Domandò la rossa sventolandomi una mano in faccia "Niente di importante. Stavo solo pensando ai sentimenti meravigliosi che stai provando, Cande. È meraviglioso essere innamorata, sopratutto se il tuo lui non è-" "Non è Jorge." Mi interruppe "Soprattutto se il tuo lui non è uno stronzo senza sentimenti che pensa solo al sesso o al contatto fisico, volevo dire." Precisai portandomi una ciocca dietro l'orecchio prima di essere accolta da un coloroso abbraccio alla Candelaria Molfese "Vedrai che troverai un giorno uno migliore di lui capace di darti tutto l'amore che meriti. Ce ne sono tanti la fuori, e grazie al cielo Jorge è quasi unico nel suo genere." Ridacchiò la rossa prima di sciogliere l'abbraccio "Lo so, purtroppo lo so." Sospirai e lanciando un'occhiata veloce all'orologio allacciato al mio polso mi alzai di scatto "Credo di dover andare, i miei zii mi staranno aspettando per la cena." Mormorai prima di salutarla. 

Una volta uscita dal palazzo tagliai dritto verso casa mia. Eravamo rimasti con la zia Clara che sarebbe passata lei a prendere i miei vestiti ma toccava in un certo senso a me, sentivo il bisogno di chiudermi alle spalle una porta che racchiudeva la parte più brutta e difficile del mio passato e dire addio a quella casa sarebbe stato il primo passo. Dopo un paio di minuti arrivai davanti la porta principale, estrassi dalla borsa le chiavi e le infilai titubante nella serratura per poi addentrarmi lì dentro. I miei passi erano felpati come se temessi di essere scoperta e per un attimo smisi di respirare vedendo la bottiglia di Vodka rotta in mille o forse più pezzettini sparsi per il pavimento, lievi tracce di sangue ormai secco che avevo macchiato i muri della casa e segnato i muri della mia mente e della mia anima. Lentamente salii le scale ed entrai nella mia stanza da letto. Tutto come lo avevo lasciato. Ogni oggetto al proprio posto in quella stanza che mi aveva visto crescere quando invece dentro di me era tutto talmente confusionario che le certezze su cui potevo contare erano ben poche. Mi mossi cautamente all'interno della stanza osservando un ad uno gli oggetti che erano disposti sulle rispettive mensole. Mi sedetti sul letto e dopo un respiro profondo tirai fuori da sotto di esso un trolley rosso e un borsone dove misi tutti i miei vestiti ed una foto con mio padre. Sorrisi nel vedere i nostri volti sereni forse come non lo erano mai stati ed involontariamente una lacrima percorse la mia guancia. Continuai a sistemare i miei vestiti senza dar peso alle lacrime che stavano inumidendo il viso mentre la gola iniziò a pizzicare. Mi schiarii la voce prima afferrare le valigie e trascinarle al di fuori della struttura sospirando. Sentivo che il cuore avrebbe perforato la gabbia toracica da un momento all'altro mentre le mie gambe tremavano sempre di più ad ogni passo che facevo, i suoni mi arrivavano ovattati e con lo stomaco scalpitante e gli occhi che bruciavano mi accasciai a terra priva di forze. Non so quanto tempo passò prima di essere accolta da delle braccia possenti e familiari e scontrarmi con quegli smeraldi in cui stavo lentamente affogando.

Jorge Pov

Non appena la vidi accasciata a terra con gli occhi semi chiusi così come i suoi pugni appoggiati al suo addome la presi cautamente tra le mie braccia sollevandola da terra. Al contatto delle nostre pelli vidi i suoi occhi spalancarsi e le sue labbra curvarsi in un leggero sorriso prima che si aggrappò alle mie spalle conficcando le unghie su di esse, provocandomi una scarica di adrenalina che percorse la spina dorsale. Deglutii prima di appoggiare delicatamente le mani sui suoi fianchi aiutandola a riprendere l'equilibrio "Stai bene, Tini? Cosa è successo?" Chiesi sforzandomi di apparire più calmo possibile quando invece sentivo il sangue ribollirmi ed il cuore battere in modo irregolare "N-non so cosa mi sia preso, davvero." Continuò a guardare in punto indefinito del marciapiede "Cosa ci facevi qui da sola a quest'ora?" Ancora una volta mi sforzai di non trattarla come una bambina non appena vidi le valige accanto a lei "Non ti riguarda, Jorge." 

Tini Pov

"Non ti riguarda, Jorge."  "Porca puttana, smettila!" Sbottò risoluto e con voce asciutta mentre livido in volto afferrò con la mano sinistra i bagagli e con la destra la mia, trascinandomi verso la sua macchina. La vena del suo collo pulsava e la mascella contratta lo rendeva dannatamente attraente, pensai osservandolo guardare dritto la strada davanti a se finché non posizionò la sua mano sulla manovella della radio facendola partire. Le note di Bang Bang riempirono l'atmosfera prima che io potessi cambiare stazione, facendo partire Love Me Like You Do a tutto volume "Mi fanno venire il diabete queste canzoni da femminuccie." Borbottò tenendo salda la presa sul volante "È la sigla di 5o sfumature di grigio." Un sorriso malizioso si dipinse sul suo volto "Fottuto maschilista pervertito." Iniziò a ridere ed io lo seguii a ruota mentre un ricordo mi offuscò la vista. 




"Mi spieghi il motivo per cui stai facendo così?" Sbottò il ragazzo al mio fianco continuando a guardare concentrato la strada, continuai a guardarlo estasiata finché non incrociai il suo sguardo "Allora?" Insistette ritornando a guardare davanti a se. Mi morsi involontariamente il labbro nel vedere la sua mascella contratta e le labbra rosee e morbide strette in una linea dura e appoggiai una mano sulla coscia iniziando a tracciare cerchi immaginari con il pollice facendolo irrigidire notevolmente e accostare la macchina. "Mi puoi dire cazzo ti prende?" Continuai a non rispondere e scavalcai il sedile finendo a cavalcioni su di lui "C-co-cosa stai facendo, Martina." Balbettò quando iniziai ad accarezzargli il collo, feci scorrere le mani sulle sue spalle per poi passare a tastargli i bicipiti tonici e tesi "Voglio fare l'amore con te, Jorge." Sussurrai sulla pelle del suo collo prima di mordicchiargli il lobo dell'orecchio "Ma?" Continuò lui spingendosi verso lo schienale "Ho paura, ho una stupida e fottutissima paura. Ma voglio provare a lasciarmi andare, voglio farlo per me e per te, Jorge." Portò una mano sulla mia guancia iniziando ad accarezzarla con movimenti dolci, quasi come il sorriso che mi rivolse in quell'instante prima di appoggiare le sue labbra alle mie "Non voglio metterti fretta, Martina. Sai benissimo quanto ti voglio ma il tutto deve avvenire in modo naturale, senza costrizioni di alcun genere." I miei occhi iniziarono a luccicare mentre il mio stomaco faceva capriole prima che lasciò un altro bacio sulle mie labbra vogliose di lui "E poi, per iniziare a farti sciogliere esistono diversi modi." Soffiò sulla mia labbra rivolgendomi un sorriso malizioso prima di far incastrare le nostre labbra in una bacio perfetto, lento e passionale allo stesso tempo con le mie dite intersecate tra i suoi capelli e con le sue mani a massaggiarmi  i fianchi nudi sotto la maglia.



"Un giorno mi dovrai spiegare cosa ci trovi in queste canzoncine da femmine." Gli diedi uno schiaffetto sulla spalla "Punto primo: io stessa sono una ragazza, o femmina come dici tu, Jorge. Punto due: Quando vuoi." "Cosa?" "Quando vuoi essere spiegato il significato di queste canzoni sai dove trovarmi." Nei suoi occhi verdi vidi accendersi una luce, negli stessi in cui non avevo visto nemmeno un'ombra di compassione nei miei confronti durante questa decina di minuti in cui si era comportato come se non fosse davvero cambiato nulla tra noi, o quasi.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Diego Pov

In casa ormai regnava il silenzio più totale quando Martina entrò spalancando la porta di casa. Mi meravigliai nel vedere i suoi occhi brillare accompagnati da quel tenero rossore che le colorava le guance. Si bloccò di scatto non appena entrò in cucina e mi vide seduto con i gomiti appoggiati sul tavolino su cui erano appoggiato di fronte a me il libro di aritmetica "C-ciao Diego." "Dove sei stata?" Chiesi prontamente mentre lei distolse lo sguardo da me per versare del latte in un bicchiere di vetro preso da uno sportello della credenza "Ne vuoi un po'?" Domandò lanciandomi un'occhiata veloce e ignorando accuratamente la mia domanda "Ti ho coperta con i miei genitori dicendo che eri ancora da Candelaria, quando invece la rossa mi ha detto che eri già uscita da casa sua. Dopo tutto questo credo di meritarmi una spiegazione, non ti pare?"Serrai le labbra in una linea dure e sentii tutti i miei muscoli contrarsi non appena indugiò a rispondere. Continuai a fissarla livido in volto mentre lei si sedette sulla sedia di fronte a me proiettando il suo sguardo verso il basso ed iniziando a torturarsi le pellicine delle dita "Sei stata con quello stronzo." Constatai passandomi una mano tra i capelli sotto il suo sguardo preoccupato e titubante mentre le sue labbra che non accennavamo né a smentire né a confermare questa mia constatazione impegnate a bere il liquido bianco contenuto nel bicchiere "Martina, rispondimi." "Si, vuole aiutarmi, Diego." Ammise appoggiando il bicchiere sul tavolino "E tu vuoi lasciarglielo fare, no? Insomma, dopo che ti ha usata, ti ha illusa, è stato il motivo principale delle tue sofferenze per mesi, lo fai tranquillamente rientrare nella tua vita come se nulla fosse stato, o mi sbaglio Martina?!" Ero incazzato nero in quel momento. Non riuscivo a credere che mia cugina gli stesse dando un'altra opportunità, e soprattutto non riuscivo a capacitarmi dell'effetto che aveva quel bastardo su Tini.




Spalancai la porta del locale e senza esitazioni lo raggiunsi con passo spedito non appena lo vidi di spalle appoggiato al bancone. "Diego!" Esclamò portandosi alla bocca un liquido verdastro e contemporaneamente squadrando la mia figura piazzata immobile accanto a lui con uno strano luccichio negli occhi che mi fece capire che era ubriaco."Tutto bene, Diego? Sembri incazzato." Disse Ruggero appoggiando una mano sulla mia spalla mentre Jorge si alzò lentamente dal suo sgabello "È incazzato perché ho mollato sua cugina." Sghignazzò facendomi contrarre lo stomaco e serrare i pugni "Mi sbaglio, Diego?" "Spiegami cosa cazzo è successo tra di voi per vedere Tini così distrutta." Ringhiai "Mi aveva stancato. Mi ero stancato di quella ragazzina insicura e paurosa." La sua voce era incolore e il suo sguardo glaciale e distaccato mi fece rabbrividire "Già, la stessa ragazzina per cui sbavavi sino ad una settimana fa. CHE C'È JORGE, NON VOLEVA SCOPARE CON TE, NON SI VOLEVA LASCIARE TOCCARE DALLE TUE VISCIDE MANI?!" Ogni tentativo di non perdere totalmente il controllo andò definitivamente a farsi fottere vedendolo così indifferente e disinteressato. "Esattamente Domiguez. Non l'ho mai amata, nemmeno per un secondo, e non lo farò mai. E poi, perché correre dietro alla sua gonna quando posso infilarmi nelle mutandine di chiunque." Sghignazzò provocando una risata da qualche idiota finché non calò il silenzio non appena colpii il volto di Jorge stendendolo a terra. Il dolore che sentii alla mano subito dopo averlo colpito era imparagonabile a quello che provai interiormente: era il mio miglior amico, e quel pugno e il suo atteggiamento avevano rovinato ogni traccia del nostro rapporto. Rimasi non so per quanto tempo a guardarlo riprendersi prima di seguire lo sguardo di un Ruggero preoccupato che portava dritto a Martina, o almeno quello che ne restava. Era sconvolta, tremante, mentre alternava lo sguardo da me al suo primo amore con una espressione di disgusto dipinta in viso prima di correre via.




"A cosa pensi?" Domandò Tini appoggiando la sua mano nella mia che strinsi prontamente "Nulla, solo che stare accanto a Jorge non ti farà di certo bene. Ma io non sono nessuno per decidere al posto tuo, l'unica che può farlo sei tu, Martina. Scegli ciò che è meglio per te valutandone le conseguenze, per il resto io ti starò sempre accanto." Mormorai prima di schioccarle un bacio sulla guancia ed andare verso camera mia "Diego, puoi dire agli zii di avermi accompagnato tu a prendere le mie cose?" Domandò indicando le valige appoggiate accanto la porta principale rivolgendomi uno sguardo da cucciola indifesa "Va bene, ma non ti approfittare troppo della benevolenza di tuo cugino." Sospirai facendola ridacchiare "Ah, Diego. Un'ultima cosa." Mi voltai verso di lei prima di entrare in camera "Ti voglio bene." "Anch'io cuginetta." 

Jorge Pov

"È APERTO!" Una voce familiare gridò invogliandomi ad aprire la porta. Meccanicamente mi incamminai verso lo studio di Ezequiel "Ciao, Jorge." Mi salutò la signora Clara rivolgendomi un caloroso sorriso "Al momento Ezequiel è occupato con un altro alunno, ma se vuoi puoi accomodarti in cucina nel frattempo." Propose "Oh, va bene." Annuii confuso andando verso la cucina che mi indicò gentilmente la bionda prima di scomparire dietro ad una porta del corridoio. Mi si mozzò il fiato nel vedere Martina con un pantaloncino corto che lasciava scoperte le sue gambe lunghe e snelle ed una canotta che le metteva in risalto il suo seno prosperoso, e a quel pensiero sentii tutti i miei muscoli contrarsi, sopratutto quelli del basso ventre. "Oh, ciao Jorge." Mormorò stupendosi di ritrovarmi di fronte a lei. Inevitabilmente deglutii prima di boccheggiare "Ehm, ciao." "Vieni." Disse facendomi segno di sedermi nello sgabello vicino a lei,accanto al bancone della cucina. Era fottutamente sexy la sua innocenza nel non rendersi conto del modo in cui mi scombussolava con quegli abiti che risaltavano le sue curve ed il suo corpo perfetto. "Volevo ringraziarti per ieri." Sussurrò imbarazzata e con lo sguardo rivolto sulle sue converse "E di cosa?" Domandai incarnando un sopracciglio "Ieri, ecco..niente lascia perdere." Inevitabile sorrisi nel vedere il rossore che comparve sulle sue  guance "Non devi ringraziarmi di nulla, Tini." Appoggiai una mano sulla sua coscia accarezzandola e tracciando cerchi immaginari su di essa, facendo irrigidire Tini notevolmente "E non devi imbarazzarti di nulla quando sei con me, Martina." Sussurrai roco aumentando leggermente la pressione delle mie dita sulla sua  carne morbida mentre lei arrossì visibilmente "Vedi Jorge, quando ieri mi hai riaccompagnato a casa, stranamente mi sono dimenticata di tutto lo schifo che ho vissuto nell'ultimo periodo e in nessun modo mi sono sentita a disagio. E Di questo te ne sono grata." La sua voce era estremamente flebile ed i suoi occhi raramente incrociavano i miei, troppo impegnati a guardare la mia mano accarezzarla  "Io ti capisco, Tini. Anch'io porto dentro di me, dentro al mio cuore, una ferita ancora aperta." In quel esatto momento la porta dello studio del signor Ezequiel si spalancò rivelando il signor Ezequiel accompagnato da Damien. Sorrise raggiante a Martina per poi salutarmi con un cenno dal capo e la ragazza al mio fianco gli regalò un sorriso identico che tese ancora di più di quanto già non fossero i miei nervi ed i miei muscoli.

Ruggero Pov

Era a pochi passi da me. Stupenda. Stupenda con la sua carnagione lattea e i suoi capelli rossi ed indomabili. Stupenda con i suoi occhioni color nocciola incredibilmente espressivi. Stupenda con le sue labbra carnose e colorate da un rossetto rosso incurvate in uno smagliante sorriso. Era semplicemente stupenda ed io mi sentivo insignificante in confronto a lei. Feci un respiro profondo e non appena vidi le sue amiche allontanarsi la raggiunsi sedendomi al suo fianco su una panchina del parco. "Ehi." Tuonai rivolgendole uno dei miei migliori sorrisi che le subito ricambiò. "Come sta Martina?" Chiesi ad un certo punto, quando il silenzio che ci avvolgeva divenne piuttosto imbarazzante "Male, nonostante lei si sforzi di apparire forte." "Proprio come te." Constatai guardandola negli occhi "Cosa?!" Sbottò spalancando i suoi occhioni color cioccolato "Ti nascondi dietro quei sorrisi falsi e quelle risate finte che mostri persino alle tue amiche, quando invece con loro dovresti scioglierti, confidarti." "E-e t-tu come..?" "Io ti osservo, Cande. Sarò anche uno stronzo, un idiota, uno che non ha mai amato veramente qualcuno, ma ho imparato a capire il linguaggio dei tuoi occhi." Abbassò lo sguardo proiettando i suoi meravigliosi occhi sulle sue scarpe da ginnastica prima di alzarsi "D-devo andare."

Tini Pov

Avevo le mani infilate in tasca mentre un freddo venticello mi accarezzava il viso ed avvertii uno strano formicolio allo stomaco ripensando a qualche ora prima, a Jorge, alle sue parole e ai suoi occhi feriti. Camminai ancora per qualche chilometro prima di ritrovarmi nel quartiere di Jorge. Era seduto sull'erba con una sigaretta tra le dita e lo sguardo perso nel vuoto, quasi smarrito oserei dire. Mi avvicinai cautamente e mi sedetti accanto a lui su quell'erba fresca venendo a stretto contatto con il suo profumo che mi annebbiò i sensi. Rimanemmo entrambi zitti, avvolti da un silenzio che non era affatto imbarazzante. "Mi fai provare? Voglio fare solo un tiro?" Tuonai indicando la sigaretta che teneva elegantemente tra le dita e a mia sorpresa furono le sue labbra ad avvicinarla alle mie. Immediatamente tossii provocando una risata da parte sua "Ti diverti?" Gli rivolsi uno sguardo inceneritore che lo fece sorridere "Molto, non te lo puoi nemmeno immaginare." "Prima stavo pensando a quello che mi hai detto a casa dei miei zii." Rivelai e immediatamente mi rammaricai di aver ripreso l'argomento non appena vidi il suo sorriso scomparire. Annuì e prendendo delicatamente la mia mano la appoggiò sul petto dove potevo sentire il suo cuore palpitare "H-hai detto di capirmi, di p-portare un ferita qui." Tracciai un cerchio immaginario sul punto in cui il cuore batteva e lo vidi irrigidirsi mentre il suo sguardo diventava sempre più intenso "È vero, Martina. Tu porti come me un dolore costante nel tuo cuore, qualcosa che non si può nemmeno lontanamente comprendere se tu per primo non ce l'hai ancora vivo sotto la tua pelle ed è talmente profondo da scorrere insieme al sangue. Potrai negarlo quanto vuoi, potrai respingermi finché non ne avrai più la forza, ma qui sono l'unico che sa cos'hai qui." Disse indicando con l'indice la fronte "Qui." Puntò il dito sul mio petto e potei avvertire i battiti cardiaci accelerare "E qui." Indicò lo stomaco. "TU INVECE NON SAI NULLA."  Gridai alzandomi di scatto "LO SO COME TI SENTI. PENSI DI ESSERE SEMPRE FUORI LUOGO, TEMI CHE LA VICINANZA DEGLI ALTRI NON SIA PER AFFETTO MA PER COMPASSIONE, ODIO E AMORE SENTI CHE SONO DIVENTATI UN'UNICA COSA E TI SENTI SBAGLIATA, FOTTUTAMENTE SBAGLIATA." Gridò ad un passo dalle mie labbra, il capo chino per via della sostanziale differenza di altezza, la vena del collo gonfia e pulsante e gli occhi incredibilmente lucidi e scuri "Credi di essere sbagliata quando sei umana, provi un dannato dolore che nonostante tutto ti rende la tua anima  viva e morta allo stesso tempo." Sussurrò avvicinandosi ancora di più, tanto da poter sentire il suo cuore battere forte contro il mio petto "Se è vero che vuoi starmi vicino, fallo. Non chiedere il permesso e fallo e basta."


Angolo Autrice
Holaaa!! Okay, so che non è un granché come capitolo ma vi prego di essere clementi:) spero comunque che vi sia piaciuto. Se vi va lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate. 
Al prossimo capitolo

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Tini Pov

"COSA CAZZO STAI FACENDO JORGE?!" Gridai con gli occhi sbarrati tirandolo per la camicia verso di me. Quando si voltò sentii i battiti del cuore accelerare tanto da perforarmi la gabbia toracica e l'anima non appena incrociai i suoi occhi, scuri come non li avevo mai visti esofferenti come mai mi aveva dato il permesso di vedere. Livido in volto con le labbra strette in una linea dura, la mascella tesa e i pugni chiusi avanzò verso di me sovrastando il mio corpo minuto con la sua figura. Il suo sguardo era troppo intenso ed i suoi occhi non accennavano a smettere di guardarmi in quel modo che mi mise lo stomaco in subbuglio ed inevitabilmente  posai lo sguardo sulla punta delle mie converse. Spalancai improvvisamente gli occhi nel vedere il  sangue che bagnava le nocche spaccate della mano con cui aveva colpito Damien. Sussultò quando portai una mano in corrispondenza della ferita, iniziando ad accarezzarla cautamente. "P-perché lo h-hai fatto?" Balbettai sentendomi piccola sotto il suo sguardo rabbioso e amareggiato. "Stava per toccare ciò che è mio, stava per sfiorare quelle tue labbra perfette che giurasti sarebbero state a contatto solo con le mie, ma la cosa che mi fa più incazzare Martina è che che tu glielo stavi permettendo, stavi infrangendo quelle stupide promesse a cui mi sono aggrappato come un perfetto idiota, e soprattutto stavi togliendo un senso alle nottate insonne trascorse  che ho passato a causa tua, delle tue labbra che mi sussurravano queste stupidissime parole che mi provocavano continui brividi, dei tuoi occhi e del modo in cui mi osservavano facendomi credere che sarei stato il tuo primo ed unico amore." Ringhiò avanzando verso di me sino a portarmi con le spalle al muro "Sei soltanto una stupida mocciosa che mi ha fatto illudere. Dio, non puoi immaginare quanto ho provato a mantenermi a debita distanza da te, a non sfiorarti nemmeno con il pensiero." Soffiò sulle mie labbra piantando le mani sulla parete. In quel momento le sue labbra apparvero più invitanti che mai ed il suo sguardo era limpido come non lo era mai stato in quello stesso istante in cui aveva ammesso di tenere a me, a quella 'stupida ragazzina che gli correre dietro' come diceva un tempo, e fu proprio in quell'istante che smisi di dare ascolto alla mia coscienza e mi avventai sulle sue labbra morbide e calde. Inserii le mie mani tra i suoi capelli in un incastro perfetto mentre lui non si mosse di un muscolo lasciandosi trasportare dal movimento delle nostre labbra che si sfioravano, si bagnavano, si mordevano, mentre in poco tempo le nostre lingue iniziarono a giocare tra loro senza sapere che in quell'istante le nostre labbra fecero l'amore per la prima volta.




"Tutto bene Tinita?" Ripensando al nostro primo bacio scossi la testa con un sorriso da ebete sul volto, tutto sotto lo sguardo per metà divertito e per metà preoccupato di mia zia Clara che in quel momento sedeva di fronte a me portandosi una tazza fumante di tè alle labbra. "Sono solo degli stupidi ricordi." Sussurrai più a me stessa che a lei che poggiò prontamente la mano destra sulla mia per darmi conforto, come per dire senza usare parole che lei mi sarebbe stata accanto. Subito dopo entrò in cucina Diego seguito dallo zio Ezequiel e i due coniugi scambiarono un'occhiata che non faceva ben sperare mentre lo sguardo di Diego era impassibile ed indecifrabile come sempre"Martina, dobbiamo parlare." Si schiarì la voce Ezequiel accomodandosi nella sedia accanto a quella della zia che mi guardava con un'espressione alquanto preoccupata, quasi quanto la mia nel sentire le parole pronunciate da Ezequiel. Deglutii ed annuii invitandoli a continuare "Quello che hai subito è senza dubbio molto forte, fin troppo per una ragazzina di diciassette anni come te Martina, così come il peso che ti porti dentro, e che noi, in un certo senso, vorremmo alleggeriti pensando che magari potrebbe esserti d'aiuto qualche seduta con signor Duval, è uno dei migliori psicologi di Buenos Aires e siamo più che certi che il suo intervento non sarà indifferente in questo periodo, diciamo 'particolare', che stai attraversando."

Jorge Pov

Solo dopo un paio di minuti la porta di casa Rodriguez venne aperta, e a mia sorpresa proprio da Diego. Mi fulminò con lo sguardo non appena fummo faccia a faccia e potei facilmente avvertire il suo fastidio nel vedermi non appena notai i suoi muscoli facciali contrarsi. Prima che uno dei due potesse parlare uno voce fin troppo familiare echeggiò nel pianerottolo e nell'ingresso "SIETE COMPLETAMENTE PAZZI SE POTETE ANCHE SOLO PENSARE CHE IO VADA DA UN FOTTUTISSIMO PSICOLOGO A RACCONTARE LA MIA VITA." Tuonò la voce di Martina. "Come hai potuto sentire al momento abbiamo cose più importanti a cui pensare, quindi passa direttamente domani." Borbottò scortesemente il moro "Lasciami entrare, Diego." Mi sforzai di non alzare la voce mentre con la mano destra bloccai il suo tentativo di lasciarmi fuori tenendo ferma la porta. "Dammi un buon motivo per cui dovrei lasciarti entrare." "Non voglio lasciarla sola." Risposi sicuro prima che una risata amara riempisse ancora una volta il pianerottolo "Tu l'hai già lasciata sola una volta, caro mio. Martina non ha bisogno di te, ha la sua famiglia su cui può sempre contare." Sbottò risoluto "Non ho intenzione di rientrare nella sua vita, voglio solamente starle accanto come un semplice amico. Lo sai anche tu che in fondo lei ha bisogno di me, Diego." Lo spagnolo sospirò profondamente prima di farmi entrare in casa "Entra qui, non ti consiglio di intrometterti in una riunione di famiglia, Blanco." Mormorò prima di aprire un'altra porta del corridoio.

Tini Pov

"Martina, devi capire che se ti abbiamo prenotato una visita con il dottor Duval è solo per il tuo bene." "Ah, quindi già avete prenotato una visita SENZA PRIMA PARLARNE CON ME!" Mi alzai di scatto dalla sedia e sotto i loro sguardi amareggiati uscii a passo svelto dalla cucina. In quel momento avevo solo bisogno di rintanarmi sotto il piumone e non pensare a nient'altro, ma non fu così. Spalancai gli occhi non appena aprii la porta della mia stanza ritrovando la figura di Jorge seduto sul mio letto. Deglutii e per un attimo credetti di stare sognando ad occhi aperti per lo splendido ragazzo che si materializzò davanti ai miei occhi increduli "C-cosa ci fai? Chi ti ha dato il permesso di entrare in camera mia?!" Tuonai con gli occhi sbarrati "Mi hai detto tu stessa che non ho bisogno di nessun permesso, io." Mi mise a tacere e sorridendo maliziosamente si alzò avvicinandosi verso di me. "Cosa sei venuto a fare?" "Vieni con me." Mormorò prendendo con delicatezza e al tempo stesso con decisione il mio polso sinistro trascinandomi fuori di casa con una luce negli occhi che non gli avevo mai visto.

Lodovica Pov

Tolsi le cuffiette dalle orecchie e interruppi momentaneamente la riproduzione casuale del mio iPod non appena notai in lontananza la figura di Diego appoggiato ad un gradino. Rimisi il lettore musicale e le cuffie nella borsa e mi diedi un' occhiata nello specchietto di una macchina parcheggiata lì vicino sistemandomi una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio prima di andare velocemente nella direzione del moro. "Diego, tutto bene?" Alzò prontamente lo sguardo facendo scontrare e unire i nostri occhi scuri in una combinazione letale "Diciamo che potrebbe andare meglio, ecco tutto." Mormorò grattandosi la nuca e accennando un lieve sorriso "E tu invece? Cosa ci fai qui fuori con questo freddo?" "Sono una donna di mondo io!" Esclamai vedendo una luce divertita nei suoi occhi "Sarà, ma non provare a dirmi che non stai sentendo freddo." "Dove vuoi arrivare, Domiguez?" Inarcai un sopracciglio e lanciandogli un'occhiata furba lo invitai a continuare "Dico che se continuiamo a starcene qui fuori con questo freddo finiremo per morire congelati. Io proporrei di andare a prenderci una cioccolata calda, che ne dici?" Il suo sorriso si allargò quando si alzò porgendomi la mano "Okay, ma offri tu spagnolo." Affermai  afferrando prontamente la sua mano per alzarmi e con l'altra puntai l'indice sul petto mentre il moro scoppiò in una rumorosa risata che coinvolse anche me.

Jorge Pov

Quando arrivammo a destinazione immediatamente un leggero venticello ci pizzicò il viso mentre l'infrangersi delle onde sugli scogli riempiva l'atmosfera. Tolsi meccanicamente le scarpe e i calzini invitandola a fare lo stesso e mi lasciai accarezzare i piedi dai granelli della sabbia fredda e umida. Notai immediatamente gli occhi di Tini illuminarsi guardando lo splendido paesaggio davanti a se. "Non so davvero che dire, è stupendo." Mormorò curvando gli angoli della bocca in un inimitabile sorriso senza smettere nemmeno per un attimo di osservare il mare mosso ed agitato, proprio come lei. Per un attimo mi fermai ad osservarla attentamente. I capelli mossi dal vento. Le labbra carnose colorate leggermente da un rossetto rosa. I suoi occhioni da cerbiatta che brillavano quasi all'inverosimile. Tutto questo era racchiuso nella meravigliosa creatura che avevo accanto, serena all'esterno ma scottata dentro. Il suo sorriso e i suoi occhi si illuminarono ancor di più quando il suo sguardo incrociò un'altalena cigolante che raggiunse immediatamente. Abbassò le palpebre non appena si sedette e appoggiò le sue esili mani sulle catene d'acciaio ormai arrugginito che la sorreggevano, lasciandosi cullare dal leggero dondolio dell'altalena causato dal vento. "Non avevo mai visto uno spettacolo del genere, o per lo meno non uno che mi rispecchiasse così tanto come il mare d'inverno." Confessò mantenendo le palpebre abbassate e lasciandosi cullare dal leggero dondolio dell'altalena e dal rumore del mare "Come il mare sei malinconica, romantica, e a volte anche un po' agitata. E lo sei sempre stata. Ma adesso sei anche spenta, così come il mare che abbiamo davanti ai nostri occhi, probabilmente gli unici che lo guarderanno con una tale ammirazione durante la stagione più fredda dell'anno, e allo stesso tempo saranno sempre pochi a cogliere la sua bellezza durante l'estate, tra ragazzini che scorrazzano in giro per la spiaggia che coprono questa magnifica visuale e gente troppo impegnata a stare all'ombra sotto i loro ombrelloni per poter sovrastare il brusio con i loro occhi curiosi di osservare ciò che hanno davanti. E tu sei anche questo, una bellezza che si può comprendere a fondo solo se si è in un'altra dimensione, proprio come questa. Ma il mare è sempre lì, fermo, a sbattere contro gli scogli, cose come tu vai sempre in contro al tuo passato. Il mare non può, ma tu puoi trovare un modo per volare sopra tutto quello che ti turba, sopra i tuoi errori e sopra i tuoi ricordi peggiori senza farlo davvero, senz'ali."



Tini Pov

Non ebbi il tempo di rispondere ad Jorge quando i nostri cellulari presero a vibrare all'impazzata all'interno delle nostre tasche con i nomi dei nostri rispettivi migliori amici sui display, distruggendo la 'bolla' che si era venuta a creare attorno a noi e al mare tutt'altro che calmo che faceva da sfondo perfetto e facendoci allontanare repentinamente da quel piccolo angolo di paradiso. Dopo una decina di minuti mi ritrovai a suonare al campanello di casa Molfese dove ad aprirmi fu sua madre che con un sorriso che le illuminava il viso gentilmente mi informò che la figlia si trovava in camera sua.

"Posso entrare?" Mormorai aprendo di poco la porta e rivelando una Candelaria pensierosa stretta al suo cuscino. Accennò un sorriso quando mi vide, saltandomi poi con le braccia al collo non appena mi sedetti accanto a lei ai piedi del letto. "Grazie per essere venuta, Tini." Mormorò la rossa accennando un sorriso mentre i suoi occhi spenti fissavano un punto indefinito della stanza "Non devi ringraziarmi di nulla ma dimmi che cosa ti prende, è successo con Ruggero?" Spalancò gli occhi voltandosi nella mia direzioni "Si vede da lontano che tra voi c'è qualcosa di forte che vi lega, e quindi è ovvio che questi occhi spenti e questo sorriso finto siano per lui. E qualunque cosa sia successa tra di voi, lui non sta di certo meglio di te." Conclusi facendole spuntare uno splendido sorriso.  "Martina, ma come..?" La rossa corrugò la fronte mentre stringeva sempre di più il suo cuscino al petto "Ero insieme ad Jorge quando i nostri cellulari hanno iniziato a squillare ininterrottamente con i vostri nomi illuminati sui display del cellulare." "Martina.."  Sospirò e la bloccai sapendo già dove volesse andare a parare "So già quello che vuoi dirmi Cande, ma ho tutto sotto controllo, davvero. Piuttosto, credo che in questo momento qualcuno qui abbia bisogno di confidarsi con un amica. E questo qualcuno sei tu rossa, nel caso volessi fare l'indifferente." Ridacchiò scuotendo il capo prima di prendere un respiro profondo ed iniziare a parlare. "Mi sento dannatamente in colpa per essere scappata da Ruggero poco fa. Il problema è che ho avuto paura, anche se mi costa ammetterlo." Tirò un sospiro profondo prima di riprendere la parola "Credo, insomma, non ne sono sicura, ma è possibile che io mi stia innamorando di Ruggero, o quasi." Disse tutto d'un fiato prima di accasciarsi sfinita sul letto seguita da me "Credo che i Ruggelaria saranno prossimamente eletti come coppia dell'anno." Ridacchiai seguita dalla mia migliore amica.


Jorge Pov

Spalancai la porta e seguito dall'italiano entrai in camera mia accomodandomi su una poltroncina sistemata al lato del letto, accanto alla finestra. "Prima ti comporti da donna mestruata al telefono mentre ero con Martina e ora non spiccichi nemmeno una parola, mi dici che ti prende?!" "E lo dici a me?! Proprio tu che prima sbotti dicendo che Martina non è un cazzo di niente per te e poi ti vedo fare il fidanzato premuroso con lei !" Sbottò il moro serrando la mascella "Cosa cazzo c'entra Martina, me lo spieghi!" "C'ENTRA, SEMPRE. PERCHÉ SE LE PERSONE CHE VI SONO STATI ACCANTO IN QUESTI MESI, SOPPORTANDO LE VOSTRE CRISI, I VOSTRI VOLTI INCAZZATI, LE VOSTRE SOFFERENZE, ADESSO HANNO PAURA DI INNAMORARSI È PER COLPA VOSTRA, PER PAURA DI FINIRE COME VOI." Rimasi spiazzato da quelle parole. Era incazzato nero ma nonostante tutto era sincero, i suoi occhi erano sinceri e paurosi al tempo stesso. Passai nervosamente una mano tra i capelli e rimasi ad osservarlo. Lui c'era sempre stato per me, sempre. Aveva saputo ascoltarmi e calmarmi nel momento del bisogno ed era arrivato il momento di fare lo stesso, ma come? Il silenzio mi sarebbe stato complice, pensai, e così fu. 
Dopo un po' il moro si alzò camminando avanti e indietro rischiando di creare un solco sul pavimento, iniziando a parlare a ruota libera sulle paure e i sui sentimenti che lo tormentavano. 

Diego Pov

"Comunque, sto ancora aspettando di sapere il motivo per cui eri così preoccupato poco fa." Tuonò la mora di fronte a me picchiettando le dita sul tavolino del bar. Al primo impatto poteva sembrare invadente, non lo era affatto, il suo pregio più grande era quello di voler sempre cercare di aiutare gli altri, e questo lo apprezzai molto. "Problemi di famiglia, in un certo senso." Inarcò un sopracciglio e assunse un espressione più che buffa che mi fece istintivamente sorridere. "Sarebbe troppo complicato da spiegare." Ridacchiai "Come sfidare il freddo?" Stavolta fui io ad inarcare il sopracciglio destro e a corrugare la fronte non appena la cameriera arrivò per prendere le ordinazione e l'italiana prese un coppa di gelato al cioccolato "Una alla vaniglia anche per me." Dissi prima che la cameriera ritornò al banco guardando prima l'uno e poi l'altro stranita. "Sei completamente matta." Risi seguita da lei "Lo so." "È per questo che mi piaci."

Jorge Pov

"La cosa che mi fa incazzare più di tutte è che Candelaria ti assomiglia più del dovuto." "Di che parli?" Corrugai la fronte "Entrambi avete paura di chi sa leggervi dentro. Scappate  dai sentimenti che ai vostri occhi sono sconosciuti perché avete paura, anche se siete così testardi da negarlo sino alla morte. E come biasimarla se dopotutto anch'io ho una fottutissima paura di dare tutto me stesso ad un'altra persona, perché chi vi è stato accanto sa che amore è sinonimo di distruzione. E Tu e Martina vi siete distrutti a vicenda, Jorge."


Nota Autrice
Buon pomeriggio popolo di Efp! In questo nuovo capitolo abbiamo un tassello in più riguardante la precedente  relazione tra Martina e Jorge che stavolta riguarda il loro primo bacio e la difficoltà iniziale di Jorge nel manifestare i suoi sentimenti per Tini e in tutto questo c'è anche di mezzo la gelosia per Damien, un personaggio di cui scopriremo qualcosa in più in seguito. Ritornando invece al presente un nuovo personaggio si è aggiunto alla storia, ovvero quello di Lodovica, che sembra molto vicina a Diego, mentre invece ci sono ancora problemi con i Ruggelaria e il perché ce lo spiega alla fine Ruggero con una rivelazione che scombussolerà totalmente Jorge e che sarà molto rilevante nei prossimi capitoli. 
Al prossimo capitolo

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3484828