The idea of Juliet

di Evola Who
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ripresa ***
Capitolo 2: *** Il teatro ***
Capitolo 3: *** L’ironia ***
Capitolo 4: *** Gli nuovi amici ***
Capitolo 5: *** La sostituta ***
Capitolo 6: *** La gamba rotta ***
Capitolo 7: *** Nuovo caso? ***
Capitolo 8: *** Minaccia o scherzo? ***
Capitolo 9: *** Chi è JM? ***
Capitolo 10: *** La vera storia della gamba rotta ***
Capitolo 11: *** Il Piano ***
Capitolo 12: *** Abbiamo un piano? ***
Capitolo 13: *** Lo spettacolo ***
Capitolo 14: *** Piano riuscito ***
Capitolo 15: *** Eric ***
Capitolo 16: *** La scena madre ***
Capitolo 17: *** Finale ***



Capitolo 1
*** La ripresa ***


Prima di iniziare: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di sir A.C.Doyle, Moffatt Gatiss BBC ecc.; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro per il mio puro divertimento.

La ripresa

 
 
Baker Street fine Giugno

John e Eva erano seduti del divano nero, in mano avevano un libro e lo stavano leggendo insieme.

Ormai Eva era lì da quasi tre settimane dopo il caso di Antonio, e insieme a John e Sherlock facevano un sacco di cose:

Aiutava il detective con i suoi esperimenti o anche per far distrarlo dalla noia, gli faceva la cavia umana (avvolte anche da assistente), gli perdeva gli organi umani e i liquidi da Bart’s e ogni tanto discuteva con lui.

Con l’ex medico militare in vece, lo aiutava con la spesa, gli faceva da compagnia quando Sherlock lo abbandonava, lo aiutava con i suo blog, si sfogava con lui con i suoi problemi a casa, e lui si sfogava con lei con i suoi problemi con l’amico.

Ma faceva anche la “dama da compagnia” sia alla signora Hudson e a Greg.

Ora John gli stava insegnando a Eva a leggere e scrivere Inglese, mentre Sherlock risolveva un caso da solo.

In fatti il dottore insegnò a leggere con dei audio libri e a scrivere con dei esercizi di grammatica insieme.

“Okay, adesso prova a leggere da sola.” Disse il dottore
.
“Sei sicuro?” chiese Eva non molto convinta.

“Certo. Sono giorni che ascolti l’audiolibro e devi imparare a leggere senza ascoltare il testo, e non devi preoccuparti se la prima volta non ti viene bene. In parerai pian, piano.” Disse John con tono confortevole.

Lei sopirò e disse: “Okay, ci provo. Ma non offenderti se leggo male.”

John rise dicendo: “Okay.”

Cosi prese il libro, lo apri e comico a leggere: “ ‘I una regione in… inaspettata…. In…. .’ .” fece un Soriso nervoso e continuò: “ ‘In una caverna sotto terra… viveva un Hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, pendi di resti di vermi e di trasudo fetido.’*.” Eva si accorse che stava leggendo bene, sorrise e continuò:

‘E anche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna Hobbit, cioè comodissima.’.”
John rimase davvero sorpreso da come stava leggendo ma sorrise e fiero e continuò ad ascoltarla:
“…. ‘Perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello d’ottone proprio nel mezzo. La porta si apriva si apriva su ingresso a forma di tubo, come…’.”

Poi si senti la porta del soggiorno ad aprirsi ed era Sherlock con il suo capotto lungo, la scalpa blu sul collo e la espressione vuota.

Eva e Sherlock s guardavano e lui guardavano loro senza dire nulla, e alla fine lei disse: “Ciao Sherlock.”

Ma lui non ripose, entrò della stanza e comico a togliere la scalpa e il capotto.

John lo guardò un po’ male. Detestava il suo modo arrogante e maleducato verso hai altri.

Eva in vece in ci faceva molto caso, ormai era abituata.

“Come è andata il caso?” chiese il medico con tono paziente.

“Noioso. Ho scoperto che alla fine è stata la sorella a uccidere l’amante del cognato. L’avevo già capito quando l’avevo visto le sue calze.”

Mise il capotto e la scalpa sulla sedia della scrivania e si sedette della sua poltrona dicendo: “Perché sto ricevendo solo casi noiosi? Che cosa hanno tutti per stare a casa e non fare dei veri delitti!”

“Beh… Sherlock, anche questi delitti ‘noioso’ anno diritto di aver giustizia” disse John con tono paziente.

“E poi non è meglio un modo tranquillo e senza delitti?”  Chiese Eva.

“Nel mio caso no. E poi avvolte la giustizia è così noiosa.” Rispose lui con tono indifferente.

E i due amici alzarono gli occhi al cielo e non dissero nulla.

“Comunque, prima che arrivassi tu, John mi ha convito a leggere senza audiolibro e indovina? So leggere!” disse Eva allegra.

“E vero! Stava leggendo benissimo, dovesti sentirla.” Disse John mettendo il braccio in torno a Eva guardando l’amico.

“Certo, impari a leggere la lingua inglese con dei inutili audio libri comprati insieme a e che mette sempre della mia scrivania.” Disse Sherlock con tono normale, andò della scrivania, prese i cd e comico a leggere i titoli: “‘Il ritratto di Dorian Gray’, ‘il fantasma di canterville’, ‘Un sogno di una notte di mezza estate’, ‘Il piccolo principe’ e… ‘Guida galattica per autostoppisti’?”

“L’ultimo devo ancora leggere!” disse Eva e poi continuò: “E poi mi aiutano a imparare sia a leggere e migliorare la mia pronuncia. L’audio sento le parole lette in un modo chiaro e vedendo le frasi cerco di leggere seguendo l’audio. Cosi quando leggo senza audio sulla mia mente è come sentire la voce del audiolibro.”

“E poi questi libri sono dei classici, come poi non apprezzarli?” chiese John.

“È vero! In somma, sei una persona intelligente, come poi non apprezzare la letteratura e non conoscere gli scrittori più famosi. In somma non ti chiedo di recitare ‘Hamlet’ ma almeno conoscere chi lo ha scritto.”  Fini Eva.

Il detective sopirò, si siede della sua poltrona dicendo: “Perché non mi serve. Non mi serve sapere chi ha scritto ‘Hamlet’, quanti canti ha la ‘divina commedia’ o chi era Agatha Christie. È inutile per il mio lavoro.”

John sopirò ma Eva disse guardandolo: “Beh… secondo me ti sbagli, se un giorno un assassino fa lo stesso delitto del libro: ‘I dodici piccolo Indiani’? potresti fermalo leggendo il libro e scoprendo la sua prossima mossa.” E fece una piccola risata.

Sherlock non ascoltò e si mise la mani sotto il mento.

“Comunque, non solo ma grazie a John mi ha insegnato a scrivere.” disse ancora.

“È vero. In questo ultime settimane gli ho insegnato le basi della scrittura e a imparato subito.” Disse il dottore sorridendo.

“Già, visto che l’inglese ha pochi verbi è stato un po’ più felice, ma per il resto John mi ha aiutato tantissimo. E la cosa più strana che con la mia lunga madre scrivo con errori ma senza saperlo, ma con la vostra in vece non faccio errori, guardate.”

Prese il suo cellulare dei pantaloni della tutta e cominciò a scrivere un messaggio e lo inviò.

In tanto il cellulare di John fece il suo suonerai dei messaggini, lo prese del tavolino vicino al divano e legge il messaggio a altra voce: “A Dott. John Watson, grazie per il suo aiuto che mi ha dato e la sua pazienza. E.F.” John sorrise e disse abbracciandola: “Grazie Eva, ma non sono così speciale.”
In tanto lei scrisse un altro messaggio dicendo: “Si, in vece.”

In tanto si senti la suoneria dei messaggi di Sherlock che la aveva della tasca della sua giacca e lesse il messaggio a altra voce: “A Sherlock Holmes… niente, se solo un sociopatico imperativo, arrogante e antipatico E.F.”

Eva e John fece una piccola risata, ma lui rispose dicendo: “Mi hai scritto questo messaggio per dimostrami che sai scrivere ‘Sociopatico’ e ‘Impartivo’ Inglese?”

Lei fece una piccola risata dicendo: “Si, Sherlock, si proprio così.” E rise.

“Comunque potevi anche tu aiutarla, in somma aiutarla a scrivere al modo tuo.”

“No, se avessi usato il mio metodo. Sarebbe stato troppo difficile per lei e piangerebbe perché non riuserebbe a capire.” Disse lui con tono normale.

Eva e John lo guardò stupiti quello che aveva appena detto. Lei voleva dire qualcosa, ma non disse nulla fece una smorfia sulle labbra, chiuse libro e lo guardò male e disse: “Forse è meglio che esco per un po’, vado a cambiarmi.” Si alzò e andò in camera.

“Eva” disse John alzandosi per chiamandola ma lei andò subito via.
Il medico sopirò e abbassò la testa.

Sherlock la fissò mentre andava via e disse: “Se la presa?”

“Si Sherlock, se la presa!” disse John con voce irritata verso al detective
“Perché se la presa? In fondo che la detto lei che a scuola quando una cosa era troppo difficile si metteva a piangere per lo sconforto. Ho detto la verità. Non va bene?”

“No, Sherlock. Come lai detto tu non andava bene.” Disse il dottore guardandolo.

“Sherlock hai parlato dei suoi problemi per confidarci, ma non poi ricordali le sue difficoltà.”

“Allora non doveva raccontarlo.” Rispose Sherlock

John cercò di rispondere ma alzò gli occhi al cielo ma sopirò e disse avvicinandosi: “Senti Sherlock, è venuta qui a Londra e ha ricevuto solo delusioni e tragedie. Ma ora sta cercando di trassi su, di aver una bella estate e di dimenticarsi i problemi che ha avuto e quelli che ha, e non che una persona con il tatto da elefante deve sempre ricordare le sue difficoltà!”
Sherlock lo guardò con lo sguardo fisso dicendo: “E lo sai cosa vorrebbe da te oltre la tua ‘verità’.” Disse John.

“Cosa?”

“Il tuo spezzamento.” E lo guardò duro. 
 
Sherlock rimase confuso e guardò in basso.

Dopo arrivò Eva con i suoi Jeans larghi, le scarpe da ginnastica, la felpa e la tracolla dei Beatles e disse: “Okay.”

John e Sherlock la guardò e lei continuò: “Io esco per qualche ora, oh il GPS sul telefono con la mappa del posto, le chiavi di casa e qualche spicciolo.”

John si avvicinò a lei: “Va bene, ma se succede qualcosa chiama il primo possibile, okay?"

“Certo, anzi, posso inviare il messaggio…”  Poi continuò verso a Sherlock: “Perché ora so scrivere!”

Ma non lui non rispose.

“Ma starò attenta” fini lei guardando John.

“Okay, allora poi uscire” rispose lui Dottore sorridendo.

“Grazie, voi qualcosa?” chiese Eva

“No, grazie, te lo scriverò se manca qualcosa in casa” rispose l’ex medico militare.

“Va bene. Sherlock, ti sei qualcosa al Bart’s?” chiese Eva a Sherlock.

“No, per ora non mi serve niente.”

“Okay, tanto non te lo perdevo lo stesso.” Rispose lei con tono calma.

John e Sherlock la guardavano perplessi e lei fece un piccolo sorriso falso al detective, salutò tutti e andò fuori.

John andò sulla finestra e la vide fuori, basso veloce, con le cuffie sulle orecchie e tesa bassa. E la vide fino al allontanassi e sopirò.

“Gli passerà” disse Sherlock rompendo il silenzio.

“Come?” rispose il dottore guardandolo.

“In questo momento è arrabbiata con me per la frase di prima, ma dopo una camminata il via la cento per distrassi se lo dimenticherà.”

John abbassò la testa e sopirò rubrusamente. 

“Comunque dovresti chiederti scusa per quello che hai detto.” continuò John guardandolo con serietà.

“Per cosa? Per una frase che mi ha raccontato lei e che la passerà solo far qualche minuto? Allora perché ce la raccontato se la perdeva così tanto?” chiese Sherlock represso.  

“Perché…” cercò di rispondere, John ma poi ci pensò e disse con tono paziente: “Non porta.”

Sherlock lo guardò confuso e John continuò andò in cucina: “Tanto non capiresti”

E il detective rimase confuso.

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Note della autrice:
Bene! Questo è il seguito di una vecchia storia
che trovate della serie.
E qusta volta ho controlato bene!
(Anche se ci sarà quache erore)
Vi averto, i capitoli li pubblicerò solo un avolta
di settimana, cioè di lunedì 
(So che oggi è gioveni ma, questa è una 
ecezione) e la storia sarà un pò
lenta, ma fidatevi, ne vale la pena! ;)
Spero che vi piaccia!
A Lunedì
Ciao
Evola

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Capitolo 2
*** Il teatro ***


Il teatro
                      

In tanto Eva era in giro del centro e di tanto in tanto guardava la mappa del cellulare, camminava a passo veloce, con la musica delle orecchie e pensava:
“Come può dire una cosa così arrogante in un modo cosi Tranquillo. Capisco che non ha tatto, ma allora andavo in Italia dove mia madre sembra la persona più complessiva del mondo ma ha il tato di un elefante!” sospirò e continuò a pensare: “Però perché me la prendo così tanto? Forse sono io che sono troppo permalosa o troppo simile…”

poi alzò gli occhi al cielo, poi vide un piccolo teatro e sopra alla vetrina cera un manifesto attaccato e lo lesse fra se a se:
 
 
Cercasi giovani attori e attrici, tra i 14 e 18 anni per prime esperienza del mondo del teatro.”
 
Eva ci pensò e disse: “Perché no.”

Cosi entrò e vide l’ingleso, il balcone a sinistra, il tappetto rosso e di forte al balcone cera una porta aperta ma chiusa con le tenne nere.

Lei si guardò in torno dicendo: “Hem… c’è qualcuno? Ho letto il manifesto fuori dalla porta e mi interessava. È permesso?”

Poi si senti una forte voce maschile dicendo: “Sto arrivando!” e sbucò un uomo tra le tenne nere.

Era un uomo altro, robusto, capelli lungi fino al collo di castano scuro, forte altra, viso baffuto, occhi marroni e con indosso dei pantaloni neri, scarpe marrone e camicia blu chiaro.

Si fermò davanti a lei, sorrise e si presentò: “Salve. Sono Oscar Edilw, il direttore di questa compagnia. Lei è?”

Lei si presentò dicendo con tono sicuro: “Eva Facchini! E mi interessa a partecipare in questa compagnia, se è ancora valida.” E sorrise.

“Ma certo che è ancora valido…. A spetta, hai detto Facchini? Allora lei è Italiana?” chiese Oscar.

“Si, sono Italiana, vengo in una piccola cittadina di provincia del nord Italia.”

“Oh, una bella pronuncia per essere straniera, complimenti!”
Eva lo ricambiò e disse con tono fiero: “Grazie” e pensò: “Ora voglio vedere Sherlock dopo aver sentito questa frase.”

“Comunque… come dicevo prima si, il foglio è ancora valido, soprattutto di questo periodo. Molti dei mie attori sono già andati in vacanza o per recuperare qualche matteria scolastica. Quindi, qualche attore in più mi farebbe comodo. Ma comique… hai delle esperienze del campo del teatro?” spiegò Oscar.

“Certo, faccio teatro alla mia scuola e prima di venire qui abbiamo fatto uno spettacolo per un festival di scuole nazionali.” Rispose Eva fiera.

“Oh che bello! Quindi hai già recitato in un gran teatro?” disse Oscar sorpreso.

“Si, oh comitato da quando avevo 14 anni.” E sorrise.

“E quante volte provate?”

“Beh… in realtà, ci faceva dei esercizi, poi verso marzo o aprile ci dava il campione e lo provammo fino verso Giugno e poi lo spettacolo.” E sorrise.

“Anche noi. Ma solo che facciamo quattro spettacoli all’anno. Alla sere senza repliche” disse Oscar.

Eva rimase sorpresa ma poi il direttore continuò: “Ma quante volte provate dei vostri spettacoli?” 

“Beh… ci vediamo una volta alla settimana per due ore.”

“E quanti durano i vostri spettacoli?”

“Beh… sui 30 e i 40 minuti.”

Oscar sembrava sorpreso dicendo: “Beh… è una buona esperienza. E credo che poi affrontare uno spettacolo di un’ora e mezza, ma senza repliche.”

Eva rimase sorpresa: “Spettacoli di un’ora e mezza?”

“Ovviamente con l’intervallo!” continuò lui sorridendo.

“Wow… e fate tre spettacoli l’anno?”  Disse Eva sorpresa.

“Certo. Una prima di Natale, una in primavera e una in estate, cioè fra un po’. Ma devo ancora decidere spettacolo fare.” Spiegò Oscar.

“Ma… scegliete voi lo spettacolo o c’è qualcuno che lo scrive?” domandò Eva

“Di solito sgeliamo delle opere tra William Shakespeare, Oscar Wilde, Charles Dickens e molti altri. Qualche volta scrivo una sceneggiatura.” Spiegò Oscar.

“E… quante volte provate alla settimana?”

“Tre volte alla settimana per tre ore: dalle due pomeriggio fino alle cinque.”

Eva rimase sorpresa e sorrise.

“E comunque c’è ancora il fattore stipendio.” disse ancora il direttore

“Stipendio?” chiese lei confusa.

“Si, stipendio. 230 stelline a spettacolo.”

“E perché?”

Lui rise dicendo: “È una compagnia teatrale, non è il teatro della scuola. Qui ci considerammo attori sempi professionisti, quindi siamo anche lavoratori.”

Eva sorrise al pensiero sordi e disse: “E… quando posso partecipare?”

“La prossima settimana faccio gli esercizi di recezione. E poi devo decidere che cosa mettere in scene quindi…. La prossima settimana vorrei che sia davanti a questo teatro cosi conoscerai gli altri.” E sorrise, Eva lo ricambiò dicendo: “Fantastico!”

“Ma prima una altra cosa. Quanti anni hai?” continuò Oscar.

“16 anni”

“Allora devi chiederti i tuo premesso.” Andò del barcone e gli diede un foglio.

“Devo firmare un promesso per recitare?” chiese lei confusa.

“Beh… sei sempre mino-renne. Devo avere la responsabilità e ho vuoto dei problemi con genitori perché non avevo uno di questi fogli.”

Eva capi, cosi prese il foglio e usci dal teatro con aria contenta.

Quando arrivò a Baker Street

Trovò John della sua poltrona a leggere un libro e Sherlock sulla scrivana a aggiornare il suo sito.

Lei entrò e salutò.

Il Dottore ricambiò il saluto e il detective la guardò soltanto per un istante.

“Allora, dove sei stata?” chiese il John

“Beh… i soliti posti, sono un giro del quartiere, la prossima settimana vado far parte in una compagnia.” Spiego Eva con tono un po’ veloce.

John abbassò il libro dicendo: “Cosa?”

“Oh visto un manifesto che cercavano dei attori sui 14 e 18 anni per una compagnia teatrale, sono entrata per chiedere informazioni, mi hanno detto che era ancora valido, e io ho detto che volevo partecipare e fra una settimana farò parte della loro compagnia.”

Nessuno disse nulla, loro la fisavano e lei fisarono loro.

“Per voi va bene?” chiese Eva rompendo il silenzio.

“Perché voi farlo?” chiese Sherlock con aria interrogativa.

“Beh… perché mi piace, in somma prima di venire qui ho fatto uno spettacolo teatrale e siamo arrivati terzi come miglior spettacolo scolastico. E poi, mi piacerebbe migliore come attrice, avete una grande cultura del teatro e…. Mi piacerebbe conoscere qualche amico.” Rispose lei pensandoci.

“E hai pensato tutto questo davanti al quel annuncio?” chiese il detective.

“No, ho pensato ‘Perché no?’ Ma poi mi sono venute anche queste idee.”

Lui la guardò alzò un sopracciglio dicendo: “Pensando che non volevi fare l’attrice. E poi non avevi detto che non parli molto sia dei tuoi compagni di teatro della tua classe?”

Eva guardò in basso dicendo: “Si, questo è vero, ma… forse li sarà diverso. E poi non voglio recitare per diventare la miglior attrice del mondo, ma per divertimento, tutto qui.” E alzò la tesa e disse: “E poi anche uscire un po’ di qui.”

John non rimase tanto sorpreso da quella frase, ed era d’accordo con lei.

Ma Sherlock chiese sorpreso: “Perché vorresti uscire da qui?”

Eva sopirò pazientemente e comico a spiegare: “Perché con posso stare qui per tutta l’estate, nel seno, che mi piace stare qui, a chiedermi pareri sui i vostri casi, a fare gli esperimenti con te, fare la spesa con John, fare la compagnia alla signora Houds e sono grata del aiuto che mi avevate dato che mi date ancora, ma… non posso fare solo questo per tutta l’estate. Sono qui a Londra e camminare da sola in giro per strada già tanto.”

E indicò la porta e continuò: “Ma ora sono qui, senza i mia della città dei sogni. E… posso fare quasi tutto quello che voglio! E ora ho trovato un hobby, posso migliorami come attrice e divertirmi!” e guardò entrami.

“Ma se per voi è un problema…”

“No, per me non è un problema, è anzi hai ragione.” Disse John guardandola e passando il libro.

Eva sorrise e Sherlock fissò perplesso.

“In somma… non può stare qui per tutta l’estate e facci compagnia. Ha 16 anni e sta esplorando la città, ed è giusto che vuole uscire e fare cose diverse dalla sua routine e divertissi, e chi siamo noi per impedirlo.”

“Non lo so John, due adulti che hanno deciso di ospitare una ragazzina e perdessi la loro responsabilità su di lei.”

John e Eva lo guardarono con aria paziente.

“Però sono responsabile, matura e non faccio cose avventate. Al contrario di te.” Disse lei con tono quasi ironico.

Il medico rise tra se a se e il l detective la guardò con sguardo severo.

“E poi è solo teatro. Non è niente di pericoloso, anzi. È una bella passione che non tutti i ragazzi hanno. E doppiamo essere felici per questo.”

Eva sorrise, si avvicino a lui dicendo: “Grazie, e se voi devi firmare questo.” E tirò fuori il foglio.

“È una giustificazione?” chiese il medico.

“Si, perché sono mino-renne e altre cose.” Rispose lei.

“Ma perché doversi farlo? Perché devi fingere di essere qualcun altro, fare un inutile spettacolo e conoscere qualcuno che probabilmente non sarà interessante per te.”   

Eva lo guardò dicendo: “Io lo faccio per divertimi. Tu ti diverti risolvendo ha risolvere i casi di omicidio.” E sorrise.

“Ha ragione” disse il medico e rise.

“Strano John, e pure mi segui sempre durante i casi.” Rispose lui senza guardarlo.

“Sai una cosa Sherlock? Secondo me dovresti fare tu l’attore teatrale.” Disse lei avvicinandosi a lui, appoggiandosi i gomiti sulla scrivania con un sorriso in faccia.

Lui lo guardò con aria perplessa.

“Perché dovrei fare l’attore di teatro?”

“Beh… hai un viso di un d’attore, avvolte devi recitare per trovare informazioni o risolvere un caso e lo fai bene e saresti bravo delle parti drammatici. Già mi immagino tu, con il teschio in mano ad recitare a recitare Amleto dicendo le famose frasi ‘Essere o non essere, questo è il dilemma’.” E imitò il gesto con la mano.
 
John rise tra se a se e Sherlock la fisò senza acqua emozione.
 
“Già sei melodrammatico di tu.” Disse John e entrambi risero.
Sherlock non rispose e tornò del suo sito.

“Forse è meglio che vaso su” disse Eva andando in camera.

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Note della autrice:
Bene! Buon Lunedì a tutti
e ecco un bel capitolo,
spero che vi sia piacuto e...
alla prosima!
Evola
 

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Capitolo 3
*** L’ironia ***


L’ironia
 

 “Teatro” disse Sherlock con tono un po’ irritante.

John lo guardò dicendo: “Cosa hai contro il teatro?”

“Niente. È solo che è noioso. E poi è inutile per lei, poteva scegliere qualcosa di più utile.”

“Tipo fare esperimenti da Bart’s con te?” chiese John ironico.

“Si, qualcosa del genere” il medico sopirò e alzò gli occhi.

“E poi da quanto Eva è cosi… non so, cosi” continuò il Sherlock.

John rimase confuso dicendo: “In che senso?”

“Quando parla fa quelle… battute, credo.”

L’amico capi dicendo: “Ha, vuol dire le sue frasi ironiche. Non lo so, da sempre credo.”

“Beh, quando l’abbiamo conosciuta non diceva frasi ironiche”

“Sherlock aveva visto l’omicidio del sue ex insegnare e ha sparato l’assisano. Forse per questo non era cosi ironica. Ora si è presa è adesso è più allegra.”

Spiegò John e continuò: “E poi non dirmi che tu te la predi con le sue frasi?”

“Le sue frasi ironiche? Non sono il tipo che prede facilmente per delle scocche frasi ironiche. E non sono mica come te.”

John lo guardò con sguardo paziente.

“E poi p solo che cosa trova divertente quelle frasi. E soprattutto il perché vuole fare teatro”

“Sherlock, lai sentita, vuole solo divertitisi, tutto qui. E non possiamo obbligarla a stare qui per sempre.”

“Ma ha appena imparato a leggere e vuole imparare a ricordarsi un copione?” chiese lui senza tatto.

John rimase offeso da quello che aveva appena detto.

“Sai, forse doversi imparare a prezzarla di più. Noi abbiamo la sua responsabilità, ma solo io come farla sentire felice ogni volta che ha bisogno.” E si alzò e andò in cucina.

Sherlock rimase perplesso.

Una settimana dopo…

Eva andò a teatro, entrò e trovò il signore Edilw sulla resenon che stava finendo e quando fini, appoggiò la penna dicendo andando verso di lei: “Eva, le 17 in punto! Cominciamo bene!” e sorrise.

Lei ricambiò dicendo: “E anche portato il foglio firmato!”

“Ha perfetto! Ma la firma è di un certo Dott. John Watson?” e la guardò perplesso.

“È il mio zio acquisito” spiegò subito Eva.

Lui sorrise dicendo: “Bene, io devo andare un momento del mio studio per trovare una cosa. In tanto va del teatro che ci sono anche gli altri ragazzi. E Tranquilla, ho già parlato di te.”

“Davvero?” chiese lei un po’ soppressa.

“Si, ma solo cose belle!” e rise e andò.

Cosi Eva entrò del teatro e rimase un po’ soppressa.
Davanti a lei cera un gran palcoscenico molto grande, lungo e largo con sopra 20 ragazzi con in mano dei fogli e dove parlano tra di loro o fecero davanti e dietro per il palco.

E davanti cerano tutta la fila delle portone rosse, cera anche il secondo piano, il pavimento rosso scuro e a destra e ha sinistra le uscite eminenze.

Eva si guardò a trono un po’ meravigliata: “Wow. È diverso hai teatri in cuoi recitato!”

Mentre camminava piano verso al palco, un ragazzo anche lui 16enne con i capelli di castano scuro, occhi verdi, Jens scuri normali, t-shirt blu chiaro con sotto una maglia a bianche lunghe e le Corves nere.

Guardò Eva in lontananza e disse con il suo gruppo di amici (Due maschi e due femmine)

“Hey, lei deve essere la ragazza nuova! Quella che il signore Edilw chi ha parlato.” E la indicò.

Gli amici la guadarono e un ragazzo disse: “Beh… mi sembra un po’ soppressa di essere qui.” 

“Forse è soppressa di essere presa al ultimo momento” disse una ragazza.

“Oh forse è timida.” E continuò un altro.

“Beh, io vado a conoscerla. Forse ha bisogno di qualcuno che spiega come funziona qui dentro.” Disse il ragazzo con gli occhi verdi.

“Lai detto come se fosse una minaccia!” disse l’ultimo amico e risero.

In tanto Eva si girò un po’ in trono, senti una voce maschile dicendo: “Ciao.”

Si girò e vide un ragazzo (quello di prima con gli occhi verdi) e si presentò: “Io sono Eric e benvenuta della nostra compagnia!” e fece un piccolo sorriso gentile.
Lei lo ricambiò dicendo: “Io sono Eva, è de il mio primo giorno!” e fece un piccolo risata.

“Lo so, il signore Edilw chi ha parlato di te, e noi siamo felice di conoscere un nuovo attore!” disse Eric con tono allegro.

“Anche se arriva verso alla fine di giugno?” chiesa Eva con tono ironico.

“Beh… in effetti è insolito. Ma… siamo sempre felice di conoscere qualcuno di nuovo, ma come mai hai deciso di recitare adesso?”

“Beh… sono qui a Londra da qualche settimana per passare l’estate con mio zio. E una settimana fa ho letto il manifesto, anno detto che era ancora valido e… eccomi qui!” spiegò Eva sorridendo.

“Ma… comunque mi è sempre piaciuta il teatro. In fatti prima di venire a Londra ho recitato in uno spettacolo con i miei compagni di scuola.

“Si, il signore Edilw che la detto, hai già esperienze trarla, ma in Italia? Gusto?” chiese Eric incuriosito.
“Si, ma è solo un gruppo di ragazzi di classe diverse che decidono di fare questa corso una volta alla settimana. In pratica è un dopo scuola ma è molto bello e siamo sempre in tanti e lo faccio da quando ho iniziato il liceo. Tu da quando tempo che sei qui?”

“Da quando ho iniziato il liceo anche io. Cioè tre anni fa. All'Anzio era un po’ faticoso fare tre spettacoli al anno ma poi ci si abitua. E poi con me ci sono i miei amici che li conosciamo hai tempo delle medie e dove abbiamo deciso di fare questo progetto insieme.”

“Davvero? Wow, e anche loro piace fare teatro?” chiese lei.

“Certo! A tutti piace il teatro, e poi la cosa che li piace di più è lo spettacolo a casa” e si sorrisero.

Eric vide la tracolla, la indicò dicendo: “TI piacciono i Beatles?”

Eva guardò la sua borsa dicendo: “Si! sono il mio gruppo preferito! Però amo molto la musica inglese anni 60/70.”

“Anche io!” disse lui entusiasmo.

Lei rimase sorpresa dicendo: “Davvero?”

“Certo! Mio zio ha un ha un negozio di impegni fuori Londra e ha una collezioni di dischi fantastica!”

Lei rimase soppressa dicendo: “Davvero?”

“Certo! Originali e ottime condizioni!”

Cosi coricarono a parlare delle loro canzoni preferite ma poi si senti una voce femminile che disse: “Salve!”

Eva e Eric smentirono di parlare, lui si girò e vide una ragazza: altra, magra, capelli lungi fino alla schiena biondi, occhi verdi, faccia pulita e carina.

E indossava dei pantaloncini blu fino alle cosche, maglia rosa a fiori semi strappartene (ma sotto cera una canotta bianca e) e dei sandali a fiori e sorrideva.
“Salve! Tu sei quella nuova di teatro? Eva, giusto?”

Lei rimase un po’ soppressa da lei e disse con voce un po’ basso: “Hem… si.”

“Piacere! Io sono Sharon Fox e sono un po’ il ‘capo’ di questa compagnia.” E sorrise.

Eva guardò Eric e lui spiegò: “Sharon è la attrice più grande di tutti. È questa compagnia a 5 anni. Ed è bravissima a recitare! E quando il signore Wild non c’è da sempre lei il comando della compagnia e che siamo felice di lavorare con te.” E sorrise.

Lei lo ricambiò ma disse: “Aspetta, vuol dire che hai 19 anni?”

“Si, ho appena finito il mio ultimo anno di liceo, e questo è il mio ultimo anno di teatro e poi inizierò l’università!” Spiegò la ragazza sorridendo

“E che cosa studierai?”

“Medicina, vorrei fare il medico pediatrico.”

“Cavolo! Pensa che mio zio fa il dottore!” e rise.

Sharon la compagno dei camerini dove poteva mettere la giacca e la borsa, andò sul palco, si presentò hai amici di Eric, arrivò il professore e cominciarono la lezione.   


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Note della autrice:
Si lo so, avevi detti che avrei 
pubblicato un capitolo alla settimana,
ma visto che la storia è completta (in senso
scritta) ed è appastanza lunga, ho deciso
di pubbliciare due capitoli alla settimana, 
Cioè Lunedì e Giovedì (Lo so che oggi
è Mercoldì, ma domani sono via e ho deciso di
pubblicare oggi) e ecco dei nuovi personaggi!
Spero che vi piaccia e... a Lunedi!
Ciao!
Evola
P.s
Mi sono dimeticata di dirlo ma... il personaggio

di OscaEdilw  fisicamente mi sono ispirata ad 
Stepben Fry e il nome mi sono ispirtata in vece ha
Oscar Wilde

 

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Capitolo 4
*** Gli nuovi amici ***


Gli nuovi amici
 

19:10

Eva arrivò al appartamento, entrò del soggiorno dicendo: “Sono tornata!”
E vide John seduto della sua poltrona a leggere un libro e Sherlock in cucina chinato sul microscopio.

Il medico appoggiò il libro e disse subito: “Allora? Come è andata?”

Si sedette del divano dicendo: “Bene. Il teatro è molto grande, l’insegniate è molto bravo e o consunti molti ragazzi simpatici.” E sorrise.

“Davvero?” chiese John.

“Si, prima si è avvicinato a me un ragazzo di nome Eric, si è presentato e ha comitato a parlare e abbiamo scoperto che ci piacciono la stessa cose, e in più è un collezionista di dischi, vecchi fumetti e di vari oggetti antichi e gli piacerebbe di aprire un negozio di impegni un giorno.”

John rimase sorpreso e continuò ad ascoltare dicendo: “Ha”

“Poi dopo mi ha fatto presentare i suoi amici, che si conoscono dalle medie e che recitano insieme quando anno iniziato al liceo.”

“Quindi, quanti anni anno?” chiese John.

“Tutti 16 anni, quindi la mia età”

Poi raccontò degli amici di Eric, e dove tutti anno dei soprannomi (aperte Eric):

La prima che fu presentata da Eric era Linda:
Una ragazza di altezza media, capelli biondi lungi, meches viola, occhi blu, una maglia bianca con il disegno il logo dello studio Ghibli, dei blu jeans lungi, All Strat bianche e viso nature.

Il suo soprannome è “Lolita” perché ama il look Lolita Giapponese, è appassionata di Manga e Anime di molti generi e sotto generi, ama lo studio Ghibli e vive per i Cosplay e le fiere del fumetto dove va ogni anno.
Si è presentata a Eva subito con un tono gentile e molto sociali.

La seconda fu Jessica:

Una Ragazza con i capelli extension scuro, lungi fino alle spalle, occhi neri, maglia rossa a maniche corte, dei Jeans attillati blu chiaro e delle All Star rosse.

Si faceva chiamare “La rossa” o “Rossa” perché amava molto il colore rosso. Infatti indossava una maglia rossa e sulle labbra un rossetto rosso molto visibile.
Si presentò subito con sicurezza e con molto autostimo su di se.

Il terzo fu Alan:
Un ragazzo abbastanza altro, con un grande testa piena di capelli di castrano chiaro, occhi neri, camicia corta bianca, pantaloni neri, salpe marroni e occhiali quadrati molto sottili. 

Si faceva chiamare “Acker” perché una volta aveva akerato il sistema si Soctland Yard e del FBI senza essere peccato.

Ora ackerava le email dei insegnati e dei altri compagnie teatrali in competizione per vedere che spettacolo che mettevano inscena per fare uno spettacolo migliore.

Ma si presentò un po’ risvelato e anche un po’ timido.
E l’ultimo era James: un ragazzo alto, capelli biondi e laccati, occhi verde e con le lentiggini.

Indossava una t-shi blu, felpa aperta grigia, blu jeans e scarpe da ginnastica.
Lo chiamavano Casual per il suo modo per vestire.
E si presentò in un modo gentile ma con un copertamente un po’ più “Normale” rispetto hai altri.

“E poi, (anche se era la seconda persona che si era presentata a me) era un certa Sharon. Una ragazza di 19 anni molto carina e simpatica che mi ha spiegato come funziona il teatro e quando anno iniziato a recitare lei era… stupenda!” fini Eva di spiegate.

“Wow, ma ceravate solo voi o qualcun’altro” chiese John.

“No, no. Altri 10 ragazzi tra sui 17 o 18 anni” rispose

“Comunque la lezione è stata davvero bella, e i ragazzi erano tutti i gentili con me, infetti Eric e i suoi amici mi anno inviato per un the in un bar.” Fini lei.

John rimase perplessa e chiese: “E perché non ci sei andata con loro?”

“Beh… ho pensato dire di no adesso, che forse era meglio dirlo a te se potevo andarci, cosi la prossima volta ci vado.” Spiegò lei sorridendo.
Il medico ricambiò e non disse nulla.

“Bene, vado in camera allora”

Si alzò e andò di sopra.

“Vedrai che si dimenticherà” disse Sherlock alzandosi e andando sulla poltrona.

“Cosa?” chiese John confuso.

“Prima si presenteranno e poi non si parlando più.” Rispose il detective.

Il dottore capi, alzò gli occhi e rispose e capi, alzò gli occhi e rispose: “Ma perché dici così?”

“Perché è vero. Non è molto brava a socializzare con i suoi coetanei. Quindi immagino che saranno gentili solo perché lei è nuova e poi non si parlando più.”

“Beh… io non penso che sarà cosi, in fondo l’anno invitata a perdere un the con loro, significa che vogliono conoscere anche fuori dal teatro.”
“L’anno invitata solo per ‘buona educazione’ o roba del genere…”

John lo guardò perplesso e disse con tono normale: “Sai Sherlock? Se ti conoscessi bene, penserei che tu non voi che Eva abbia dei nuovi amici.” E lo guardò seriamente.

Sherlock rimase sorpreso da quella affermazione dicendo: “Perché mai non vorrei che Eva abbia dei nuovi amici?”

“Non lo so, forse pensi che sia che siano inutili o forse non voi metterti in competizione di loro per avere attenzione” disse John con tono quasi sicuro.

“Certo che penso che siano inutili, soprattutto per lei, ma non significa non voglio che faccia amicizia, in fondo è lei che decide chi deve parlare. E poi non lotto per avere la sua attenzione.” Spiegò Sherlock.

“E pure penso che ti piaccia avere la sua attenzione e soprattutto la sua compagnia quando io non ci sono. Non è vero?”

Sherlock non rispose e distorse lo sguardo di John. Il dottore in vece si alzò, facendo finta della sua espressione e andò in cucina.

La settimana dopo Eva ritornò a teatro e dopo decise di perdere un the con Eric e i suoi amici.

Si divettarono: si parlano e capivano che avevano un sacco di cose in comune, scherzarono e si scappiarono opinioni fecero la stesse la settimana dopo e dopo ancora, ed era molto felice.

John vedendola cosi allegra si sentiva felice per lei e Sherlock aveva ancora dei dubbi.

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Note della autrice:
Ecco il nuovo capitolo,
lo so, non va avanti tanto con
la storia, ma mi semprava
giusto fare un capitolo di presetazione
dei nuovi personaggi e la "gelosa"
di Sherlock. 
Qundi.... spero che vi piaccia
per favore l'asciate una recesione
e chivediamo Giovedì.
Ciao!
Evola

 

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Capitolo 5
*** La sostituta ***


La sostituta

E dopo un’altra settimana….

Eva entrò in soggiorno dicendo: “Indovinate un po’? Facciamo lo spettacolo!”

John e Sherlock erano seduti della loro protone: Il dottore a leggere un quotidiano e il detective una rivista scientifica. 

John si girò e disse: “Davvero?”

“Si” rispose lei sorridendo.

“E che spettacolo fate?” chiese di nuovo incuriosito.

“ ‘Romeo e Giulietta’ la proposto il signore Edilw perché l’ultima volta che la fatto è stato 4 anni fa.” Spiegò Eva

John rimase sorpreso e chiese: “E vi ha già dato le parti o dovete fare dei provini”?

“Veramente no. Il signore Edilw giudica impegno e la bravura dei suoi attori e da lui le parte” spiegò Eva.

“E anche tu hai avuto una parte?”

“Si.”

“Quale?”

“La sostituta!” disse Eva sorridendo.

John la guardò perplesso e Sherlock (Che da quando era arrivata non si era staccata gli occhi dalla rivista) e la guardò con aria passiva.

“La…sostituta?” chiese il dottore confuso

“Si, la sostituta di Giulietta, ho vero Sharon che avuto la parte” spiegò Eva.

“E quindi non reciti?”

“Beh…. Se durante le prove non può venire la sostituisco recitando al suo posto. Stessa cosa se succede qualcosa durante lo spettacolo e devo fare la sua parte. E comunque alle prove devo andari lo stesso anche se c’è lei. Per capire la regia e dove si deve mettere delle determinate scene e ovviamente devo imparare la parte.” Spiegò lei.

John riprese un po’ perplesso e domandò: “E… non ti senti triste per questa scelta?”

Eva lo guardò in un modo strano dicendo: “Perché devo stremi triste?”

Lo guardò e continuò: “Il signior Edilw mi ha spiegato il perché faccio lo sostituta e ha ragione. E poi Sharon recita con loro da 5 anni e questo è il suo ultimo anno, quindi è normale che gli ha dato loro della protagonista. Ed è davvero una grande attrice.” Spiegò e fece una piccolo sorriso.

John lo ricambiò ma disse: “Quindi, anche se lei ad vedere la parte andrai a vedere lo spettacolo?”

“Certo, perché non dovrei vederlo” sorrise e andò in camera.

“Caspita” disse John guardando il giornale.

“Cosa?” chiese Sherlock.

“Che è cosi ragionevole e che accetta i compromessi, in somma… chi è che felice di fare la sostituta?”

“Una persona che capisce quello che sa fare e non sa fare. Ho anche chi ha una passa autostima o si sotto valuta e accetta di essere in disparte per gli altri.” Spiegò Sherlock velocemente.

John lo guardò con aria paziente e rispose: “Io penso che in vece sia una persona razionale e che capisce la situazione e la accettare senza farsi problemi.”

“Se lo dici tu.”

L’amico lo guardò e non rispose, guardò il quotidiano soprattutto in un articolo interessante:
 
“La famiglia reale farà una mostra di quadri e opere consertate ha British Museum, dove saranno invitati tutti i capi di stato, storici e famosi artisti. L’evento sarà organizzato per le prossime settimane.”
 
John lo trovò interessante e continuò a leggere.

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Note della autrice:
Lo so, il capitolo è un pò
corto, lo so. Ma lunedì giuro
che sarà più lungo. 
Spero che vi piaccia
e... ricodati l'aticolo di
giornale, perchè sarà
inportante ;) Alla prosima!
Ciao
Evola

 

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Capitolo 6
*** La gamba rotta ***


La Gamma Rotta



Tre giorni dopo…

John e Eva stavano facendo colazione insieme e Sherlock in vece era in pigiama e vestaglia chino al suo telescopio (ormai non ci facevano più caso) mentre John sorseggiava il suo te e Eva il suo latte e caffè.

Quando il cellulare di lei comico a vibrare, vide il numero di Eric (Perché si erano scambiati i numeri) lo prese e andò a parlare fuori sedendosi dei ultimi gradini del appartamento (faceva sempre cosi quando rispondeva al telefono. Per avere la sua privacy) quando si sedette rispose la chiamata dicendo:
“Pronto?... ciao Eric, come stai?.... no, non mi disturbi… che è successo?... cosa? Davvero?.... ho mio dio! E come sta?.... caspita…. E adesso?.... oh! Davvero?... no, no per me va bene! Anzi, è solo che sono un po’ sorpresa…. Va bene! Allora chi vediamo tra tre giorni!... si… ciao!” e quando chiuse la telefonata rimase di sasso.

Cosi andò subito del appartamento e quando arrivò in cucina disse: “John! Sherlock! Non ci credete mai ha quello che è successo!”

Il detective e il dottore la guardarono verso di lei: John con aria sorpresa e anche un po’ preoccupata e Sherlock con aria seria.

“Che cosa è successo?” chiese il medico.

“Sharon, ovvero l’attrice che fa Giulietta si è rotta la si è rotta una gamma, e visto che sono la sostituta, farò la sua parte dello spettacolo!” spiegò Eva velocemente.

John rimase sorpreso e Sherlock alzò gli occhi al cielo e ritorno al microscopio.
Il medico si alzò dal tavolo e andò verso di lei dicendo: “Ma come si è rotta la gamma?”

“Beh… Eric mi ha detto che Sharon stava tornado a casa dopo aver lavorato con suo padre, mentre camminava deve aver scivolato sul qualcosa che non aveva visto, l’impatto della caduta è stato così forte per rompessi la gamma e ha chiamato l’ambulanza.”

Sherlock alzò la tesa dopo aver sentito il racconto di Eva e rimase perplesso.   

“E come ha fatto ha scivolare in mezzo ha un marciapiede?” chiese John anche lui dubbioso su questa storia.

Lei fece spallucce dicendo: “Non lo so, Eric mi ha spiegato che era tardi e che era buio e non la visto.” Ma aggiunse: “Comunque ora lei non potrà più recitare e io devo sostituirla! Quindi vuol dire che reciterò per una compagnia!” e guardò in basso a poca aperta dicendo: “Cavolo…”

John la guardò e chiese con tono normale: “E lo vorresti fare?”

“Certo! Non posso dire di no! E solo che… mi sembra impossibile di come è successo.  È come se forse un po’… organizzato.”

Alla fine Sherlock la guardò con aria sorpresa ma anche serio.

“E sei contenta di recitare il ruolo della protagonista?” chiese John con tono un po’ fiero.

“Beh… si, anche se devo essere sincera è il mio primo vero ruolo da protagonista, e non ha avuto una parte così importante dalla terza elementare!” e fece una piccola risata nervosa e continuò guardando John: “Ma posso farcela!”

“E so che la farai.” Rispondendo il dottore sorridendo e ricambiandolo.

“Allora, vado a studiarmi il copione! Ho le prove fra tre gironi.” Stava andando verso alla porta quando Sherlock si alzò dal tavolo e disse verso di lei: “Si può assistere alle prove?”

Eva e John rimase confusa da quella domanda.

“E… credo di sì. Perché?”

“Perché vorrei vederti”

Il medico e la ragazza rimasero sorpresi e dissero tutti e due con tono sorpreso: “Cosa?”

Eva lo guardò con aria perplessa dicendo: “Scusa, da quando ti interessa del teatro? Poche settimane fa dicevi che la letteratura e lo spettacolo era inutile per il tuo lavoro?”

Sherlock ci pensò dicendo: “Perché? Il teatro e la letteratura è la stessa cosa?”

John lo guardò confuso e Eva alzò gli occhi al cielo e sopirò.

“E comunque, io e John vorremo vederti provare e sostenere per questo progetto e vorrei culturami sulla letteratura di Shakespeare.” Rispose il detective con tono teatrale.

Eva lo guardò con aria paziente e rispose: “Si, farò finta di crederci.” E andò di sopra.      

Sherlock tornò i cucina e John lo segui dicendo: “Allora, perché voi andare a teatro?”

“L’ho detto, per sostenere Eva e culturami sul teatro.” E si appoggiò al microscopio.

“Ho no, questo non è vero e Eva la capito subito, quindi non è per questo motivo.” Disse John con tono sicuro.

“Hai detto tu di sostenere Eva e io lo sto facendo andando a vedere a provare. Perché pensi che non è così?” chiese Sherlock confuso guardando.

“Perché tu non fai mai le cose che non ti piacciono, almeno che non è Mycroft ad obbligati.” Ripose subito l’ex medico militare.

Sherlock lo guardò serio e alzando un sopracciglio.

“Tu fai solo le cose che ti piacciono sia in casa che dei casi. E Eva non ha detto se volevi venire alla prove perché sapeva già la tua risposta, ma sei stato tu a chiederlo, quindi c’è qualcosa che ti interessa, è non lo spettacolo.” Rispose John con tono sicuro.

“I mie complimenti John, stai diventano più sveglio di quanto pensassi, mi sorprendi.”

John ignorò la frase dicendo: “Pensi che la storia della gamma rotta sia sospetta?”

Sherlock mise le mani sotto al mento dicendo: “Una ragazza cammina verso casa a sera tardi, cade sul marciapiede e si rombe una gamma. Pochi giorno dopo della conferma delle parti…”

John rimase perplesso: “Beh… forse non ha visto la cosa che la fatta cadere, si è incappata e si è rotta la gamma.”  

“Si ma cosa e come? Probabilmente non l’avrà visto ma tutti i lampioni che ci sono a Londra” rispose Sherlock.

“E pensi che sia collegato allo spettacolo?” domandò John confuso.

“Non lo so. È solo un ipotesi potrebbe essere per il teatro, per un tentato rapina o aggressione.  Ma solo ipotesi e solo tutti possibili.” Rispose Sherlock veloce.
“E che cosa vorresti fare a teatro?”

“A parlare con i suoi amici, i suoi compagni, scoprire perché era li e avere il suo indirizzo.”

“E tutti questo quando Eva proverà lo spettacolo?” disse con tono un po’ irritato.

Sherlock fece una piccola risata dicendo: “Certo che no, lo faremo dopo le prove ovviamente.”

John spirò quasi rassegnato dicendo: “E tutto questo non è un po’ importuno?”

“Perché? lo faccio per una buona causa.” Rispose Sherlock con tono normale guardando John.

“Farlo perché sia annoiato non è la stessa cosa di fare una buona causa.” Rispose il dottore con tono paziente.

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Note della autrice:
La gamma rotta è una cocidenza o un vero
caso? Ve lo farò sapere!
Ma in tanto, ecco un capitolo più
lungo e il prosimo capitolo lo
pubblicerò Marted'ì visto che giovedi
sarò via. 
Qundi... alla prosima!
Ciao
Evola

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Capitolo 7
*** Nuovo caso? ***


Un nuovo caso?



Tre giorni dopo…

Eva, John e Sherlock entrarono del teatro e la prima cosa che disse la ragazza è: “Ascoltatemi, ho detto a tutti che vivo con il mio zio acquisito John e il suo coinquilino per tutta l’estate. Quindi se vi chiedono qualcosa dite che sto bene e… altre cose ma che non riguardano hai casi o cadaveri dei frigo.”

“Perché non gli hai detto la verità?” chiese Sherlock con tono quasi ironico.

John voleva spiegare il perché ma Eva rispose: “A volte la verità è difficile da spiegare, quindi per non perdere tempo si invertono delle scuse innocenti e credibili”

John la guardò un po’ sorpresa da quella frase.

“E comunque, evita di farci delle brutte figure o delle scenate.” continuò Eva guardando Sherlock con aria seria.

“ ‘Farci’?” rispose il detective guardandola.

“Parla anche per me.” Rispose John e fecero una risata ironica.

Si fermarono davanti alle tende rosse quando il Signor Edilw e disse: “Eva! Ciao, sono felice che hai accettato il ruolo.”

E si fermo davanti lei sorridendo dicendo: “Dovevo Signor Edilw, sono la sostituta è il dovere.” E risero.

“Ma comunque mi dispiace molto per quello che è successo ha Sharon. So che ci teneva a tanto ha fare lo spettacolo.”  E lo guardò con aria dispiaciuta.

“Lo so, era il suo ultimo anno qui, poi avrebbe iniziato i corsi di medicina. Volevo finire in gran bellezza con questa tragedia, ma… ora è lei che sta affrontando una tragedia, per quando piccola sia.”  E abbassò la testa e rimasero muti.

“Ma comunque le prometto che mi impegnerò a dare una buona figura a tutta la compagnia.”  Disse Eva con tono sicuro.

“Ho, so che sei brava, sono solo un po’ preoccupato per te, visto che è un ruolo molto difficile. Ma so che la poi fare.” Disse Oscar e si sorridono.

John e Sherlock si guardavano e il dottore fece finta di tossire per attirare l’attenzione di Eva

“Ho! Signor Edilw, lui è mio zio, il Dottore John Watson e lui è il suo amico Sherlock Holmes.”

Il signor Edilw ci guardò e si presentò: “Salve, sono Oscar Edilw, maestro di recitazione e responsabile della compagnia teatrale. È un piacere conoscervi.”

John strinse la mano e rispose: “Il piacere è tutto nostro.”

“Eva parla spesso di lei dottor Watson, dice che lei è un eroe di guerra.”

Lui un po’ si imbarazzò dicendo: “Beh… eroe è un po’ esagerato. Ho solo prestato servizio, non mi definisco un eroe.”

“E in fatti dice che lei è molto modesto.” continuò Oscar.

John non rispose ma sorrise del imbarazzo e rimasero muti.

“Vogliono restare qui durante le prove. Possono?” domandò Eva ha Oscar.

“Beh… certo. In fondo spesso vengono ad assistere le prove solo fidanzate o fidanzati dei attori. Uno zio e un amico sarebbe qualcosa di nuovo!” rispose lui e risero.

“Bene, allora io vado ad sistemare qualche scartoffie, in tanto entrare e cominciate ad ripassare.” E andò.

Cosi entrarono del teatro, e in lontananza cera già Eric e i suoi amici sul parco e la salutarono in lontananza.

Lei ricambiò il saluto e disse verso a John: “Okay, io vado sul palco a provare, vi presento gli altri, e dopo usciamo per un thè. Chiaro?”

“Si, signora” rispose John con tono ironico mentre si toglieva il capotto.

“Bene, comunque sono felice che volete assistere alle mie prove anche se…” cercò di dire Eva, ma si fermò quando Sherlock si tolse il capotto e la scalpa, e aveva una camicia viola.  

Lei lo guardò dicendo indicandola: “Sherlock… quella li è una camicia viola?”

Lui rimase un po’ confuso dicendo: “Si.”

“In un teatro?” chiese di nuovo lei.

Sherlock sembrava di non capire dicendo alzando le spalle: “Certo.”

Eva lo guardò con aria nervosa e John sopirò con pazienza con aria ormai rassegnata.

“Ti prego, dirmi che stia scherzando.” Disse lei con tono paziente.

Il detective la guardò con aria strana dicendo: “Perché dovrei scherzare?”

Eva sopirò verso al palco dicendo: “Ho mi dio! Siamo qui da solo 5 minuti e già iniziamo male.” E andò via.

Sherlock rimase stranito da quella situazione e disse a John: “Non capisco, perché dovrei scherzare? Che cosa centra la mia camicia?”

“Perché portare qualcosa di viola in un teatro porta sfortuna.” Rispose il dottore cominciando a trovare un posto per sederi.

Sherlock capi, fece aria superiore dicendo: “Che sciocchezza! E poi, Eva non crede a queste cose.”

“Non crederà ha queste cose, ma avvolte è meglio prevenire. E forse voleva farti una bella figura con i suoi amici, cosa che adesso può più non fare.” Spiegò John sedendosi.

“Per una camicia. E poi, a me non mi interessa fare una ‘buona figura’ davanti hai i suoi amici. E comunque siamo qui per la ragazza con la gamma rotta.” E si sedete vicino a lui.

“Anche per sostenere Eva.” Disse il medico.

“Si, anche per quello.” Rimasero muti.

Quando Eva andò sul palco salutò tutti e Eric disse: “Allora… come ti senti, Giulietta?” 

Lei rise dicendo: “Bene, un po’ sorpresa, ma sto bene.” E risero.

“Però mi dispiace per Sharon, so che ci teneva a recitare.” continuò con tono dispiaciuto.

“Beh… si, anche noi ci dispiace per lei, però… non così tanto.” Disse Jessica.

Eva la guardò subito dicendo: “Cosa?”

“Nel senso, si ci dispiace per lei, per la sua gamma e che non può più recitare. Ma… era una finta modesta!” spiegò Linda con tono normale.

“Davvero?” chiese lei perplessa.

“Ma certo, ha sempre fatto la protagonista fin dal suo primo anno, e quando il Signor Edilw non cera, lei comandava tutti e quando sbagliavamo in una scena diceva: ‘Oh ragazzi, so che voi siete nuovi e siete un po’ intimoriti di me visto che sono la più anziana di tutti, ma non dovevi preoccupati’.” E lo disse Jessica imitando la voce femminile di Sharon.

Eva rimase sorpresa dicendo: “Wow, e pure mi sembrava gentile.”

“Beh, in effetti non è cattiva. È solo che se la tira un po’, tutto qui.” Rispose Eric.

“E poi, avvolte mi ha preso in giro perché colleziono Action figur dei videogiochi dei picchia duro. E pure lei collezione bambole di pezza!” continuò Linda con voce un po’ irritata e rimasero muti.

“Ma comunque, da quando siamo qui, è sempre lei la protagonista, e sicuramente mentre siamo felici che ci sei tu ha fare Giulietta.” Disse Alan ha Eva.

“Grazie, ma sono solo la sua sostituta. Se non forse per questo non potrei neanche essere qui.” Spiegò lei.

“Si, ma… so che te la caverai moltissimo, Giulietta!” disse Eric timidamente.

Lei rise e rispose: “Di nulla, Narratore!” e risero.

I tre amici si davano delle occhiate di intensa di loro.

“Ma comunque… chi sono qui due tizi seduti alla ottava fila.” Disse La Rossa indicando John e Sherlock.

Dove il detective massaggiava con il suo cellulare e il dottore stava leggendo l’opuscolo del teatro preso al ingresso.

“Ho! Quello biondo è il zio John Watson o meglio dire, dottor John Watson e quello moro è il suo coinquilino Sherlock Holmes.” Spiegò Eva.

Alan ci pensò e disse: “Aspetta, Sherlock Holmes il detective e John Watson?” 

Lei rimase un po’ sorpresa dicendo: “Hem… Si.”

“Ma li conosco! Conosco il blog del Dottor Watson e seguo anche il sito di Holmes oh vero ‘La scienza della deduzione’ è davvero molto interessate.”

Tutti ci pensarono e ci arrivano.

“È vero! Spesso c’è lui sui giornali per i casi, però senza capello non lo avevo quasi riconsulto.” Disse Linda fisandolo.

“E poi mia madre dice che è un bel uomo ma… non so.” Continuò Jessica guardandolo.

“Ma quindi… ti vivi con loro?” chiese James incuriosito.

“Beh… si, vivo con loro. Ma solo per l’estate.” Spiegò Eva.
“E… con me vivere insieme a lui?” chiese Linda incuriosita.

Lei ci pensò e rispose: “Beh… particolare, in senso che adora fare i suoi esperimenti ed è preso molto del suo lavoro e si annoia facilmente…” e continuò: “Però non ama essere messo in mostra, non cerca attenzioni o apprezzamenti dei suoi casi e ha molte difficoltà ad stare in mezzo alla gente. Quindi, se volete conoscerlo vi presenterò una alla volta e non fate troppo domande.”

Tutti rimasero un po’ affascinati e Eric disse: “Ma… è cosi intelligente come dicono?”

“Si, è molto intelligente in vare cose, ma non è… diciamo ‘esperto’ su altre cose. Tipo la astronomia, la letteratura e l’attualità.” Rispose lei.

“E soprattutto non sa che una camicia viola potrebbe potare male qui dentro?” disse Linda con tono ironico.

Eva sopirò e spiegò: “Quando stava per uscire aveva in dosso il capotto e la scalpa che la copriva. Quindi non avevo visto il colore della camicia.” Rimasero muti, arrivò il signor Edilw e coricarono a provare.

Dopo la scena iniziale, Eric raccontava la storia e in scena cera Giulietta e la balia (ovvero Linda) che parlavano.

John seguiva la scena con interesse, mentre Sherlock con una espressione un po’ assente.

Eric era dietro le quinte a destra e stava seguendo la scena, ma poi alzò lo sguardo e vide un riflettore che stava ondeggiando in un modo abbastanza pericoloso e sembrava che stesse per cadere ha Eva.

Lui guardò il riflettore in modo preoccupante e quando si staccò in 5 secondi urlò il nome di Eva, tutti si fermarono, Eric la prese per un braccio, la tirò via il più veloce possibile, stringendola a se del suo petto, il riflettore cade a terra facendo un rumore fortissimo.
 
Tutti si spaventarono.

John e Sherlock si alzarono di scatto e il medico disse: “Ho mio dio!” rimanendo entrami sorpresi.

Il signor Edilw (Che era seduto in prima fila) si alzò di scatto spaventato e rimasero muti per qualche secondo.

“Stai bene?” chiese Eric ha Eva.

“Si, sto bene, grazie per avverbi presa.” Rispose lei con tono normale.

“Di nulla.”

“Ora poi l’asciami.” E notò che la stava ancora tenendo.

“Ho, scusa” rispose Eric un po’ imbarazzato e la mollò.


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Note della aurice:
Ecco un capitolo più
lugno del solito!
Visto che giovedì sarò
via per tutto il giorno
vi l'ascio questo captiolo.
Spero che vi piaccia e...
alla prosima!
Ciao
Evola

 

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Capitolo 8
*** Minaccia o scherzo? ***


Minaccia o scherzo


Tutti gli attori si stavano avvicinando riflettore. James e Jessica si avvicinarono ha Eva, Linda e Eric per sapere se stessero bene.

“Niente panico! È solo un riflettore caduto! Non è successo niente! L’importante che nessuno si è fatto male” disse il Signor Edilw salendo del palco per cercare di tranquillizzare la situazione si avvicinò ha Eva e Linda e chiesero: “Tutto bene?” loro risposero di sì.

“Ti prego, fa che la camicia di Sherlock” disse John tra se a se mentre lui che e Sherlock andarono verso il palco.

Eva in tanto guardò meglio il riflettore, vide un pezzo di carta bianco attaccato, si avvicinò e disse: “Hey… ma qui c’è un foglio.”

Lo prese, lo lesse rimase a poca aperta.

Tutti rimasero confusi e il signor Edilw chiese con tono preoccupato: “Allora? Che c’è scritto?”

Lei non rispose subito ma lo lesse ad altra voce con tono fermo: “ ‘Se non farete questo spettacolo, il teatro farà bum!.’ .” e lo fece vedere: un foglio bianco, quasi stropicciato con una grande scrittura nera e stampatello.

Tutti si spaventarono e Sherlock (Che orami era al palco insieme a John) prese il foglio quasi strappando dalle mani di Eva, mentre John chiese subito se stava bene.

“Ho mio dio! Ma questa è una minaccia!” disse Linda spaventata.

“Già, questo è un tentato terroristico!” disse un ragazzo più grande.

“Ma non ha senso, tutti i teatri più famosi del mondo lo fanno qui?” disse Eric.

“E poi il messaggio dice: ‘Se Farete lo spettacolo’. Quindi ci sta minacciando di non farlo, e non ha senso. Perché ci minaccia di farlo?” chiese Eva con tono perplesso.

“Forse è un fanatico di Shakespeare e se ci sono compagnia traleali più bravi di noi e ci minaccia se non lo facciamo.” Rispose Jessica.

“Sentite! Stiamo calmi, probabilmente sarà solo un scherzo, sia il biglietto che il riflettore. La colpa è di qualche compagnia rivale, come l’anno scorso ve lo ricordate? Quindi non ci sta minacciano nessuno. Okay?” cercò il Oscar di calami, tutti rimasero munti.

“Ma chi farebbe degli scherzi del genere?” chiese John con tono serio.

“Si fidi, c’è gente delle altre compagnia che per scherzo o per rallentare lo spettacolo ho ci spaventano o distruggono i costumi o le scenografia.” Spiegò Oscar con tono calmo.

“E lei lo dice come se nulla forse?” disse il medico con tono irritato.

Eva lo tirò per un braccio in segno di stare calmo.

“Senta, da quando lavoro qui capita molto speso, soprattutto quando si trattava degli spettacoli, ma si fidi! Conosco qualcuno che lavora ha Scotland Yard che farà un controllo di tutto il teatro per vedere c’è veramente qualche bomba e durante la prima metterò qualcuno che controlli tutto il teatro. E mi creda, non è la prima volta che lo faccio.” Spiegò Oscar con tono paziente.    
 
John lo guardò non molto convito, ma Eva si avvicinò a Sherlock dicendo: “Ma comunque, Sherlock può capire qualcosa sul biglietto?”  

James, Linda, Jessica, Alan e Eric si ricordarono chi è Sherlock ma si ricordarono quello che aveva detto Eva, cosi non fecero domande.

“Non molto per ora, il foglio è un normale foglio A4 bianco, la penna è anche questo una normale penna Pick ma… c’è un marchio ho una firma del l’angolo del foglio.”

“E la risechi a leggera?” chiese Eva

“No, troppo piccola per l’occhio umano. Mi servirebbe la mia lente.” Rispose lui con tono passivo.

“E non che lai?”

“Volevo perderla, ma John mi ha detto che non mi serviva.”

Eva rimase sorpresa dicendo: “Ho mio dio.” E John in vece passò la testa con un po’ di imbarazzo.  

“Aspetta, ma noi abbiamo un lente di ingrandimento.” Disse Alan rompendo il silenzio.

Tutti lo guardavano e Eva chiese: “Davvero?”

“Certo! L’anno scorso abbiamo messo in scena una vecchia opera tradotto da un giallo e abbiamo ancora la lette sulla sala della attrezzatura.” Rispose Linda.

Cosi i due minuti Eric portò la lente di ingrandimento a Sherlock. Una molto grande.
Lui guardò l’oggetto un po’ male, voleva lamentassi ma guardò i sguardi severi di John e Eva, cambiò idea e guardò la firma e rimase sorpreso.

Era un marco nero con due iniziali, o vero “JM” e sopra alla J cera una piccola corona e Sherlock capi subito di che cosa si tratta. Disse la frase e aveva lo sguardo sorpreso.

Eva e John si guardavano preoccupati mentre tutti lo fisarono in silenzio in attesa di una risposta.
“È uno scherzo” rispose lui abbassandolo il foglio e la lente.

Tutti rimasero, i due amici si frisarono confusi e Oscar gli domandò: “È sicuro?”

“Si, la firma in fondo è solo un simbolo del teatro di Bristol probabilmente il ragazzo o la ragazza che ha fatto questo scherzo, ha preso questo foglio della sua compagnia che probabilmente la stampa del simbolo è solo un errore.”

“Quindi… niente attentato?” chiese una ragazza

“No, però meglio chiamare qualcuno per controllare il teatro” rispose lui e tutti sospiravano di sollievo.

Sherlock andò verso dentro le quinte senza dire niente. John rimase confuso e lo segui, Eva li guardò in lontananza e disse ha Eric: “Forse è meglio che vado con loro, per parlare in privato.” E li segui.


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Note della autrice:
Lo so, lo so.
E' corto, ma giovedì
il capitolo sarà più lungo e
avvicente! ;)
In tanto... capire chi è JM
Non sarà difficile.
Grazie a tutti quelli che leggono!
Alla prosima!
Evola

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Capitolo 9
*** Chi è JM? ***


Chi è JM?

 


Sherlock andò a vedere il dietro le quinte, in posto dove Eric vide la scena della caduta del riflettore e lo spazio tra l’oggetto e Eva.

“Sherlock, ti prego, dirmi che quello che hai appena detto li era veramente uno scherzo.” Disse John con tono un po’ speranzoso.

“No John, non è uno scherzo. L’ho detto solo per tranquillizzare e che non andassero in paranoia.” Rispose lui.

“Allora cosa era?” disse Eva guardandolo.

“Eva, forse è meglio che tu non sappia niente, non voglio tu sia colpita di qualcosa di pericoloso.” Rispose Sherlock.
“Un riflettore mi è quasi caduto in testa, qualcuno ci sta minacciando e una ragazza si è rotta una gamma in un modo misterioso. Credo che sono già un po’ sconvolta.” Disse lei con tono irritato. 

Sherlock alzò gli occhi al cielo e non rispose.

“Ma comunque, non ti avrebbe compito, anzi. Non ti avrebbe neanche sfiorata.”  Disse lui con tono serio.

“E come lo sai?” chiese John un po’ sorpreso.

Sherlock indicò il palco dove cera il riflettore prima di cadere e spiegò: “Il riflettore era sopra leggermente a sinistra ma accentrata. Eva in vece non era neanche sotto al riflettore ma comunque non molto lontano. E quando è caduto si è sposata ci è sempre che forse vicino, ma in realtà non lo era.”

“Ed era calcolato?” chiese John.

“Ovviamente, anzi, calcolato fino al minimo dettaglio. E anche se non forse stata presa, sembrava che il riflettore forse caduto vicino a lei.”

“Ma… se non voleva compimi, perché è stato manomesso?” chiese Eva perplessa e preoccupata.

“Per spaventati.” Rispose Sherlock con tono sicuro: “E per giocare…” pensò.

“E pensi che centra anche Sharon con questa storia?” chiese lei subito.

“Probabilmente, ma non doppiamo fare conclusioni affrettate, ma doppiamo…” cercò di spiegare il decetevn, ma fu interrotto da una voce maschile:
“Eva”

Loro si giuravano e videro che stava arrivando Eric da dietro le quinte e si avvicinò a lei.

“Eric” disse lei con tono un po’ sorpresa.

“Scusami se vi ho disturbarti, ma… volevo sapere se sapevi bene. Perché prima mi sembravi ancora un po’ scorsa.” Disse il ragazzo con tono normale ma con gli occhi ancora sconvolti della scena.

“No, no. Non scusati, stiamo solo parlando e cerando di traquliziarmi… ma ora sto bene, davvero e… grazie ancora per la presa.” E fece un piccolo sorriso per rassicuralo.

Lui guardò in basso, ricambiò il sorriso dicendo: “Ma di nulla! In somma... ho visto stava per cadere e per insito ho preso la persona ha rischio che eri tu ma… chiunque lo avrebbe fatto in quella situazione.” E continuò guardando in basso.

“Io non credo.” Rispose Eva con il suo piccolo sorriso.
Eric la fisò per un po’ ricambiandolo lo sguardo.

John si mise a braccia consorte e guardò Eric con aria perplessa e sospetta. Sherlock in vece con aria indifferente.

Il dottore fece finta di tossire per attirare l’attenzione dei due ragazzi.

Eva presentò subito Eric dicendo: “Ho! Emmh… John, Sherlock lui è Eric, recita qui da tre anni ormai.” Sherlock sentendo quella frase e alzò un sopracciglio di interesse.

“Eric, loro sono mio zio il dott. John Watson e il suo amico il decetin Sherlock Holmes.” E fece un piccolo sorriso imbarazzato.

“È un piacere conoscenti Eric. Eva parlava speso di te.” Disse John con voce normale ma con sguardo sorpreso.
“Anche per me, anche Eva parla speso di voi due, certo… volevo un'altra occasione ma… pazienza! E comunque sono venuto qui per dirti che ormai il riflettore è stato tolto, e che adesso stanno togliendo i rettiti. E visto che è uno vale ancora continuare con le prove, però… vuole sapere se stavi bene e se te la senti di continuare.”

“Certo, certo che me la sento e ho già detto che sto bene, ma come sta Linda?” disse subito Eva.

“Sta bene, beh… in fondo è solo sconvolta ma… sta bene.” Ripose Eric.

“Eva, sei sicura di continuare a provare?” chiese John un po’ incerto.

“Certo, in fondo sai come si dice: ‘Lo spettacolo deve continuare’, giusto?”

Eric non rispose ma sorrise, John la guardò con aria un po’ preoccupata e Sherlock (Quando capi che la discussione era finita) andò verso a Eric e chiese subito: “Sai dove abita Sharon?”

Eva e John rimasero sconvolti dal suo atteggiamento, da quando Eric è arrivato qui non aveva detto una parola, e adesso aveva chiesto una domanda cosi fuori luogo con tanta tranquillità.  

Eric rimase un po’ perplesso ma non si faceva tante domande rispose: “Si, abita Villeg Nord Stabilo numero 28. In pratica è solo una fermata di metro da qui. Io e gli altri ragazzi adiamo a provare a casa sua per provare fuori hai orari del tetro. Quindi… sappiamo dove abita.”

“Ma perché?” chiese Eric un po’ perplesso.

“Ho pensato di fagli visita e auguragli buona guarigione, anche se lo vista solo una volta, è stata gentile con me e ho pensato che forse giusto vedere assicurare che lo spettacolo va avanti e che non si deve preoccuparsi.”
Spiegò subito Eva sorridendo un po’ imbarazzata e continuò:
“Ma avvolte Sherlock non sa bene come chiedere le cose.”

E lui la guardò con aria perplessa.

“Ha, allora okay. È poi, è un bel gesto da parte tua.” Sorrise e guardò in basso.

“Beh… mi sembra giusto farlo.” Sorrise e guardò in basso anche lei rimarremo muti.

“Bene, allora io vado a dire al signor Edwir che stai bene e che sei pronta per provare.” E andò sul palco.

Eva spirò e anche il tempo per parlare con Sherlock, lui disse: “Devo andare.” E comico a camminare dritto fuori dalle quinte.

John e Eva si guardarono perplessi e il dottore chiese: “Dove vai?”

“A Nord di Stabilo. Tu rimani qui con Eva” rispose il deceten in lontananza.

John alzò gli occhi al cielo con aria paziente, Eva voleva rispondere ma capi che sarebbe stato inutile e sopirò.
“Pensi che dovremo preoccuparci?” chiese lei guardando l’ex medico militare.

“Di Sherlock o della situazione?” chiese John paziente ma sapeva già la risposta.

“Di Sherlock” rispose lei rassegnata.

“Beh… lo conosci, qualsiasi cosa che si tratta o faccia doppiamo sempre preoccuparci di lui. Ma sa sempre trovare una soluzione e penso che questa storia non sai così grande.” Cercò John di rassicurala con tono calmo.

Eva non rispose ma disse: “John?”

“Si?”

“Chi è Jim Moriarty?” chiese lei con tono un po’ perplessa.
John rimase sconvolto dal nome e poi la guardò con aria preoccupata.

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Note della autrice:
Si, un pò corto ma il prosimo sarà più lungo
però spero che vi sia piacuto.
alla prosima!
Ciao
Evola

 

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Capitolo 10
*** La vera storia della gamba rotta ***


 La vera storia della gamba rotta.



Nel frattempo, A nord Stabilo 29…

Sherlock suonò il campanello della casa (una casa a due piani in stile inglese) con un mazzo di fiori in mano ma abbassati e cercò di avere uno sguardo un po’ più “Normale”.

Quando apri la porta vide una donna: sui 29 anni, capelli biondi, lisci fino al collo, occhi verdi, faccia naturale, con indosso una maglia bianca a maniche corte, pantaloni di una tuta nera e delle vecchie scarpe e da tennis.

E capi dalla sua mano, dalla sua casa ed arredamento del suo soggiorno che si vedeva dalla porta: era divorziata da ormai 5 anni, ha avuto la casa con il divorzio e gli arredamenti del soggiorno erano diversi dalla ambiente della stanza: un soggiorno un po’ stile “Inglese anni 90” con dei mobili vecchi da 5 anni fa.

E caracollando la sua età giovanile, con quella della figlia che ormai maggiorenne, capi subito che la avuta ha 18 anni, probabilmente con il suo primo ragazzo, quindi il suo ex marito. E ovviamente capi tutto in un minuto.

“Si?” chiese lei con tono gentile.

“Salve, sono Sherlock Holmes, amico di famiglia di Eva Facchini, la compagnia di teatro di sua figlia.” Disse lui con tono gentile.

“Ha sì! Sharon mi parlava speso di Eva, dice che è una ragazza molto in gamba.” E sorrise e si presentò: “Comunque, io sono Rebecca Side, sono sua madre.” E si strinsero le mani. 

Li Sherlock capi che era una donna sicura, ma con una fragilità nascosta.
“Su, entra.”

Lo fece accomodare, lo accompagnò in soggiorno e disse: “Si accomodi.”
Sherlock si sedette del divano e lei continuò: “Vuole qualcosa? Un tè? Un bicchiere d’acqua?”

“No, no grazie.” Si tolse i capotto e le scarpe e la appoggiò del divano ma Rebecca, li prese dicendo: “Ho no, lasci che li prenda” e andò in corridoio, gli mise in uno sgabuzzino e si sedette del divano. 

“Comunque, bella casa.” Disse Sherlock cerando di avere un dialogo sereno.

“Oh, grazie, so che l’arredamento sia un po’ di anni 90, ma sto cercando di cambiare un po’, ma sa con me. Con questi tempi non posso né restaurare né compare un'altra casa.” Rise e Sherlock rise insieme a lei (Lo faceva per avere un dialogo aperto e avere la sua fiducia per il caso.)

Quando spinsero di ridere Rebecca disse: “Quindi, lei è amico di Eva?”

“Si, sono un amico di famiglia, in fatti è lei che mi ha mandato qui.” Rispose lui.

“Ha, strano. Sharon quando mi parlava di Eva dice sempre che parlava del suo zio John, che viveva con lui e che era un eroe di guerra.” Disse Rebecca un po’ perplessa.

Sherlock era un po’ sbalordito che lei avesse parlato più di John che di lui, capisce che ormai si era affezionata e che John è veramente un eroe di guerra. Ma voleva essere anche nominato di più, e non un semplice “Amico di famiglia”. Ma per adesso non gli diede importanza. 

“Si, in fatti lei vive con John, io sono solo il coinquilino e amico, e quando Eva ha bisogno di John e non c’è, ci sono io.” Spiegò Sherlock.

La donna sorrise dicendo: “Ho, che bello.” E chiese: “Allora? Come mia questa visita?”

“Beh, come ho già detto, è Eva che mi ha mandato qui, voleva fagli visita per vedere come stava e dagli dei fiori dopo le prove, ma dopo il teatro le e John doveva fagli una visita a sua sorella e quindi non facevano in tempo di visitare, quindi mi ha chiesto ha me di dagli i fiori e digli che è dispiaciuta di non essere venuta di persona.” Spiegò il detective e fece vedere i fiori.

Era un mazzo di fiori preso da un fioraio: un mazzo di margherite e viole.
Rebecca aveva lo sguardo sorpreso e disse perdendo il mazzo: “Hoo, ma sono bellissimi. Sharon mi ha detto che era una ragazza molto gentile, la ringrazia da parte mia.” E sorrise.

“Comunque, adesso stanno facendo le prove dello spettacolo? Giusto?” chiese lei.

“Si, adesso sono ha teatro e Eva sostitutrice il ruolo di sua figlia ma è un po’ preoccupata, pensa di non essere alla altezza di Sharon.” Rispose lui con tono campo.

“Oh, digli che non deve preoccuparsi. Di solito Sharon esagera quando si parla della sua recitazione, pensa di essere così brava solo perché ha ricevuti tanti complimenti, avvolte ha la mania di grandezza ed è un po’ finta modestia, ma per il resto è una ragazza molto gentile.” Spiegò la madre e rise.

“Comunque come stando andando?” chiese.

“Molto bene, c’è stato un incidente durante le prove…” cercò di spiegare, ma Rebecca la nitrerebbe dicendo: “Un incidente?”

Sherlock spiegò tutto quello che successo ma cercando di tranquillizzando. Alla fine Rebecca disse: “Ad alla fine era tutto uno scherzo?”

“A quanto pare sì, ma l’importante che nessuno non si è fatto male.” Fini Sherlock.

“Wow, Sharon mi ha sempre parlato di questi tipi di ‘Scherzi’ delle altre compagnie giovanili, ma non ho mai pensato che poteva succedere una cosa così!” ripose lei sorpresa e un po’ indignata. 

“Ma lo spettacolo si farà?”

“Si certo si farà, e stanno cercando di sapere chi è stato.”

“Ho, meno male. Sharon voleva almeno andarci e assistere la prima dello spettacolo prima di salutali.”

“Capisco” e rimasero muti.

“Senta, Signoria Side, potrei consegnare i fiori ha sua figlia personalmente? Ho promesso a Eva che lo averi fatto per vedere la sua reazione.” Chiese Sherlock gentilmente.

“Ho certo. È in camera mai.” Si alzarono e Rebecca la accompagnò dicendo: “La mia camera è il primo piano e la sua è alla seconda. Abbiamo deciso di fare campo camera per le stampelle. Sa? Le stampelle con le scale non vanno molto d’accordo.” E rise.

Si fermò alla porta dicendo: “Ecco qui, vuole che assisti o volete restare da soli?” chiese Rebecca.

“Beh… se vuole restare, ma tanto pariamo solo di teatro.” Rispose Sherlock.

“Bene, allora vi l’ascio soli, se ha bisogno di me, sono in cucina.” Disse lei

prima di andare bussò la porta della camera, Sharon rispose, loro entrarono, la madre si presentò Sherlock e lei andò via l’asciando la porta aperta.

Sherlock si sedette a una sedia difronte al letto con la schiena appoggiato al muro, con dei cuscini, con la gamma desta gessata anche esse con sopra dei cuscini e indossava un pigiama rosa.

“Ciao Sharon.” Disse lui con tono normale e lo sguardo inespressivo.

“Ti ho portati questi, sono da parte di Eva” continuò Sherlock e gli diede ha lei.

Sharon gli prese con un sorriso e disse: “Sono bellissimi! Grazie.”

“È di parte di Eva, non mia.” Rispose lui subito.

“Allora ringrazia da parte mia, e digli che non doveva.” Disse Sharon con tono gentile, poso i fiori e domandò dubbiosa: “Ma… come sapeva dove abito?”

“Me lao dato Eric. Lui e gli altri sanno dove abiti.” Spiegò Sherlock.

“Già è vero! Dimentico che gli ragazzi venivano da me per le prove per i spettacoli. Mi domando se devo preoccuparsi su questo fato.” Disse lei con tono ironico e rise.

Sherlock la guardò con attenzione ma con discrezione.

“Allora… quindi lei è un amico di Eva?” chiese Sharon.

Sherlock rimase un po’ perplesso da questa domanda, perché non sapeva come definisci.

“Si, un amico di famiglia” rispose alla fine in baso.

“Ha, strano. Eva parla quasi sempre di suo zio.  Ma aveva detto che abitava con un tizio.”

“Beh, è normale. Suo zio è un eroe di guerra, è normale che sia fiera di lui. E poi, è molto affezionata con lui.” Spiegò.

“Ma andate d’accordo?” chiese lei un po’ incuriosita.

Sherlock ci pensò era un po’ sorpreso da quella domanda. Nessuno fin ora aveva chiesto che rapporto avesse con Eva.

Cosi pensò a tutti quei giorni passati a fare esperimenti insieme, che gli faceva un cavia umana (Non sapendo in che tipo di esperimenti siano), i favori che gli faceva, i loro discussioni e litigi avvolte senso e la compagnia che gli dava quando John non cera.

Alla fine rispose con tono convito ma lo sguardo non molto sicuro: “Si, andiamo d’accordo. In fondo è una ragazza in gamba.”

Sharon sorrise dicendo: “Già, è davvero una ragazza in gamba.” E rimasero in silenzio.  

“Comunque…” disse Sherlock rumbe il silenzio dicendo: “Come ti sei rotta la gamma? Eva me la raccontato, ma la storia era un po’ confusa.”

Sharon lo guardò con aria un po’ perplessa ma raccontò la sua versione: “Niente… è solo un incidente. Stavo tornando a casa dopo aver aiutato mio padre in ufficio, sa, quando ha gli straordinari lo aiuto con le scartoffie…” 

Sherlock capi che era una scusa per restare con suo padre oltre gli orari scelte dal giudice.

“E stavo camminando, erano le nove di sera passate e… in un marciapiede cera una pozza di qualcosa di scivoloso, non so l’ho vista, ci sono scivolata, la caduta è stata molto forte, non riuscivo ad alzarmi e ho chiamato un ambulanza.” Spiegò Sharon.

Per tutto il racconto aveva lo sguardo passo, gli occhi tirsi e ludici ma cercava di avere uno sguardo indifferente.

“Non è vero.” Disse Sherlock con tono sicuro.

Lei alzò lo sguardo di scatto verso di lui e disse confusa: “Cosa?”

“Non è vero che ti sei scivolata su qualcosa, ma qualcuno ti ha fatto rompere la gamma, non è così?” è la guardò con gli occhi.

Sharon lo fisò, comico a piangere, apparso la testa e si mise le mani in faccia, e li capi che aveva ragione.

Sherlock si alzò dalla sedia, si avvicinò rimanendo a piedi dicendo: “Sharon, dirmi quello che è successo quella sera e che chi ti ha fatto questo.”

“Non posso dirlo!” rispose lei scozzando.

“Perché?”

“Perché mi avevo detto che se lo dicevo ha qualcuno quello che è successo, avrebbe ucciso i miei genitori!” ripose Sharon togliendo le mani dalla faccia ma continuando a singhiozzare.

Sherlock rimase soppresso e chiese subito: “Chi te l’ho detto?”

“Non posso dirlo!” rispose lei in lacrime.

Sherlock mise le mani delle sue spalle, Sharon lo guardò sorpresa e usci comica a palare con tono serio ma anche preoccupato: “Ascoltami, oggi ha teatro un riflettore è quasi caduto in testa a Eva, e con un biglietto di minacce rivolta a tutti! E penso che l’incidente con la tua gamma e questo episodio siano collegati. Ma devo sapere come sono andati veramente le cose, quindi se tu ci tenti tanto a questa compagnia, mi devi raccontare quello che è successo in quella sera.” E la guardò seria.

Lei rimase a poca ha aperta e sconvolta e disse ancora con le lacrime hai occhi: “Davvero che un riflettore è quasi caduto a Eva?”

“Si.”

“E con una lettera di minacce?”

“Si.”

“E pensa che tutto questo sia collegata alla mia gamba?”

“Non lo so, se non mi dirai la verità”

Si guardarono in silenzio.

Sharon abbassò lo sguardo e disse rassegnata: “D’accordo, però non lo dica a mia madre, se lo saprebbe si spaventerebbe di più e non mi lascerebbe andare più di andare da mio padre!”

Sherlock sopirò e disse: “D’accordo.”

E si sedette sulla sedia e Sharon con lo sguardo in basso con il tono triste comico ad raccontare: “Erano le dieci di sera, camminavo verso alla fermata del autobus, tutto normale. Ma poi sento qualcuno che mi tabla la poca con una mano da dietro alla schiena, ero spaventata e cercando di togliermi da lui ma ovviamente lui era più forte e mi ha trascinato del vicolo più vicino. Ed in quel vicolo vidi altri due tizi. Ma era buio e non sono riuscita a vedere in faccia ed erano vestiti con gli stessi vestiti neri, ma della loro forma erano uomini molto grossi…”  e comico a piangere dal ricordo e continuò:

“Mi fecero stendere ha terra e uno mi mise un pezzo di tubo tra i denti per non farmi urlare, un altro mi teneva ferma e il terzo aveva in mano un piede di porco!” si mise le mani in faccia e continuò a singhiozzare.

Sherlock la guardò con aria fredda e di solo intento di sentire la fine della storia e chiese con non molto tatto: “E che è successo?”

Sharon si tolse le mani e continuò: “Ha cominciato a colpirmi la gamma! Io volevo urlare ma il tubo non mi l’asciava fare. E ho pensato che mi volessero uccidermi, picchiami o violentarmi, ma quando anno finito, quello con il piede di porco mi disse: ‘Se lo dirai a qualcuno quello che è successo, uccideremo te e i tuoi genitori! ’ e sono andati via l’asciandomi li. E li ero spaventata e confusa e mi chiedevo: Perché? perché a me? E anche perché mi anno l’asciata cosi. Poi mi tocco la gamba e mi faceva malissimo e non riusciva a muoverla. All'inizio non sapevo cosa fare, ma poi mi sono ricordata che avevo il cellulare in tasca e ho chiamato l’ambulanza e quando mi anno chiesto cosa è successo gli ho detto è stato un incidente, stessa cosa gli ho detto hai i miei genitori.” E continuò a singhiozzare.
      
“E ora ho paura che mi troveranno veramente per uccidermi!” e si mise di nuovo le mani in faccia.

Sherlock la guardò con aria inespressiva e disse: “Ascoltami, quelle minacene erano false, l’anno usata solo per farti stare zitte.”

Sharon lo guardò e disse a sugandosi le lacrime: “Davvero?”

“Certo, e anche se lo dirai a qualcuno si prederebbero solo del panico e la polizia farebbe solo delle inutili indagini.” Spiegò velocemente il detective.

“Ma… ma… lei ha detto che oggi un riflettore è quasi caduto a dosso a Eva con un biglietto di minacce, vero?” chiese la ragazza dubbiosa.

“Sì.”

“E… ed è collegato ha questa vicenda?” disse indicando il gesso

“Probabilmente sì.”

Sharon pensò con aria confusa e chiese guardandolo: “Ma perché? perché anno fatto tutto questo? Che cosa vogliono?”

Sherlock la fissò con sguardo vuoto e non rispose.

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Note della autrice:
Ecco il nuovo capitolo 
(In ritardo) ma spero che vi
sia piacutto visto il contenuto
della storia! Purtoppo non potrò
più pubblicare il nuovo capitolo
per due settimane perchè andrò
in montagnia e ovviamente non posso
portami il computer fisso!
Qundi.. spero che appiate pazienza,
che questa capitolo vi sia piacuto e...
Buone vacanze a tutti!
Alla prosima!
Ciao
Evola




 

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Capitolo 11
*** Il Piano ***


 

Il Piano



17:30 Baker Street.

Sherlock entrò in casa dicendo subito togliendo il capotto, la scalpa e i guanti: “Sono andata a parlare con Sharon e avevo la ragione. Non si è rotta una gamma in un indicente goffo, ma è stata presa a aggredita con un piede di porco, quindi, qualcuno voleva…” si girò verso al divano e vide questa scena:

Eva seduta del divano di pelle con ancora in dosso in jeans e la felpa, con gli occhi alzati a guardarlo. John era in vece a lei con aria preoccupata e fissando anche lui il detective.

Sherlock si senti confuso dicendo: “Che c’è?”

Eva e John si guardavano preoccupati, ma il dottore sopirò e disse con tono paziente: “Sappiamo che il biglietto è di Moriarty.”

Sherlock era sorpreso ma cercò di non dimostrali dicendo con tono fermo: “Come lo sia?”

“Quando hai preso il foglio hai letto le iniziali a passa voce dicendo: ‘J.M’ e hai aggiunto sempre a passa voce: ‘Jim Moriarty’ e quando tu sei andato via ho chiesto a John chi era.” Raccontò Eva guardalo.

“Ero vicino a te ho avuto un grande senso del udito, quindi non è stato difficile sentirti parlare a bassa voce.” Spiegò lei.

“E tu gli hai raccontato tutto quello che fatto Moriarty?” chiese il detective guardando l’amico.

“Certo! Lo doveva sapere!” disse John con tono ovvio.

“Non avresti dovuto, non sono informazioni che li guardava.” Disse Sherlock con tono freddo.

Il medico si alzò dal divano dicendo con tono irritato: “Per l’amor di Dio, Sherlock!” e si fermò davanti a lui guadandolo dei occhi.

“Non avrei dovuto? Per poco un riflettore non gli cadeva in testa, ha minacciato una intera compagnia di teatro composto da ragazzi, e probabilmente ha chiamato qualcuno per rompere una gamma con un piede di porco a una ragazza di 18 anni! Quindi, secondo me aveva il diritto di sapere almeno chi era e quello che hai fatto, in vece di tenerlo tutto nascosto e facendo solo preoccupare” spiegò John con tono aggressivo.

“E soprattutto, perché sta facendo tutto questo? Dopo quello che ha fatto a te, ha John e molte altre persone innocenti! Perché sta perdendo con noi? E soprattutto ha un piano criminale in mente? E non dirmi che non lo sai, perché non ti credo!” disse Eva con tono irritato avvicinandosi a Sherlock .
              
 “Pensi che io sabbia già tutto, non è vero?” chiese Sherlock guardandola.

“Dimostrami il contrario.” Rispose lei seria.

Sherlock la guardò ma non rispose.

“Ora ti rifaccio la domanda e esigo una risposta: perché Moriarty ci ha preso la mira?” chiese lei con sguardo irritato e la voce seria.

Sherlock la guardò con aria inespressiva ma dei occhi nascondeva uno sguardo preoccupato.

“Per attirare l’attenzione su di se.” Rispose lui con lo stesso sguardo.

Eva rimase perplessa dicendo: “Cosa?”

“Per attirare l’attenzione su di noi.”  Disse lui e comico a camminare avanti e dietro per la stanza.

Eva e John si guardavano perplessi e il dottore chiese: “Ma… perché?”

“Perché si sta annoiano, e vuole giocare con me, di nuovo.”

“E vuole esplodere un teatro per un gioco?” chiese Eva preoccupata.

“No, non è il suo scopo. Il suo scopo è solo fermi spaventare per il suo divertimento e… avere la mia attenzione…” spiegò Sherlock mettendo le mani sotto al mento.

“Quindi, non vuole esplodere il teatro?” chiese John.

“No.”

“Ma allora… se non chi vuole uccidere, quale è il suo piano?” chiese Eva perplessa.

“Non ne sono sicuro, ma mira su qualcosa di più grande, qualcosa che potrebbe essere importante, in evento nazionale, anzi no, un evento quasi mondiale. Ma potrebbe essere un essere un progetto, una cerimonia, una festa, una riunione, qualsiasi cosa…” spiegò Sherlock e si sedette della sua poltrona e ci pensarono.

John e Eva ci pensarono, gli vengono una illuminazione e dissero insieme: “La mostra!”

Sherlock alzò la testa verso hai due amici dicendo: “Come?”

5 minuti dopo…

Sherlock era seduto della sua scrivania con il computer accesso, John ha sinistra e Eva ha destra.

“La mostra reale, una mostra privata dove ci sono tutti i quadri Buckingham Palace con quadri mai visti al pubblico.” Lesse Sherlock 

“Capi di stato e critici di tutto in modo riuniti in questa unica serata insieme alla regina.” continuò Eva.

“E ovviamente questi quadri anno un valore quasi incalcolabile.” Fini John.

Sherlock chiuse il computer dicendo: “E Moriarty sta puntando ha questo.” Si mise di nuovo le dite sotto al mento.

“Ma che cosa vuole fare? Un attentato?” chiese Eva perplessa. 

“Ho una rabbia?” continuò John.

“Oh magari tutti e due.” Disse il detective.

Loro lo guardavano perplesso e Sherlock continuò: “Pensate: fare un rapinare i quadri più famosi del mondo, più uccidere tutta la famiglia reale e i capi di stati del mondo. In una sola stanza.”

Eva rimase a poca aperta e John sorpreso.

“Ma… non può fare tutte e due le cose. Non può fare un attentato e una rapina insieme, ‘Oh uno o latro’ come dice mia madre.” Disse lei perplessa.

“Almeno che non cera qualcosa che gli permette di farlo entrami.” Continuò John.

“E credo che esiste già.” Disse Sherlock con tono sicuro.


I due amici rimasero confusi.

“Pensate, esiste qualcosa in natura da sempre, dove lo vediamo e lo espirammo che se è nocivo potrebbe essere dannoso e mortale.” Spiegò il decetivn con tono Tranquillo.

John e Eva ci pensò, ma il medico militare ci arrivò dicendo: “Il gas!”

“Esatto, qualcosa di gassoso che può essere evaporato in aria, respirato da uccidere tutti presenti ma rimanendo la stanza in tata.”

“Commettendo una delle stragi più terribile della storia inglese e la rapina più riuscita di sempre.” Spiegò Sherlock vedendo del suo palazzo mentale.

“Usando del gas mortale” disse John sorpreso

“Come Hitler usò la camera a gas per uccidere milioni di civili!” continuò Eva spaventata.

“Esatto, ma qui il terzo reich non centra la ‘razza per fetta’.” Rispose il decetivn con tono ferendo.

“Ho mio dio Sherlock! Doppiamo avvertire Mycroft di questa storia! Lui lavora per loro e forse sa come fermalo.” Disse John con tono aggressivo verso al amico.

“Lo diremo, anche se lo diremo, Moriarty troverà sempre un modo per sfuggire da mio fratello.”

E rimasero in silenzio, un silenzio pensate di tensione come se il tempo si forse fermato.

“Però…” disse Eva rompendo il silenzio.

“Se il suo scopo è la nostra reale, perché ha preso di mira il teatro? Che cosa centra con la mostra?” e guardò il dottore e il decetivn con lo sguardo preoccupato dei occhi.

John non sapeva cosa rispondere ma disse: “Beh… Sherlock ha detto per ‘giocare’, ma questo gioco non è elaborato come il primo.” E guardò l’amico.

Sherlock pensò dicendo con il suo tono veloce: “Vediamo… vuole fare un attentato e una rapina insieme, ma allo stesso steso tempo vuole la mia attenzione, prima facendo aggredire una ragazza facendo credere che si è rotta in una gamma in un incidente ma con circostanze misteriose, sa che non potevo resistere a una storia cosi sospetta e quando inizio ad indagare del teatro un riflettore accendo a dosso ha Eva ma non voleva ferire, ha l’asciato un biglietto di minaccia, ma solo per fagli spaventarli, ha l’asciato la sua firma che solo io potevo riconoscere, quindi vuole farsi notare da me e sa che potevo capire quale è il suo piano, ma c’è qualcosa collegato al teatro, forse la vuole usare come rifugio o per controllare il suo piano da lì, ma perché?” rimase muto l’asciando preoccupati John e Eva e il detective pensò:

 “Eva comincia a frequentare la compagnia, dopo annunciando lo spettacolo e le parti, le fa la sostituta della protagonista, tre giorno dopo la protagonista viene gradita rompendo una gamma, cosi Eva sostituisce perdendo il suo ruolo. E durante la prima prova un riflettore cade per terra ma senza coprirla. E tutto questa storia inizia quando Eva ha cominciato a recitare quindi…”    

Sherlock capi tutto, si alzò della sedia e disse subito verso di lei: “Quando farete lo spettacolo?”    

Eva rimase sorpresa da quella reazione ma rispose pensandoci: “Hem… il 15 luglio.”

“15 Luglio, anche il giorno della mostra.” Disse Sherlock.

“E sappiamo già che non è un caso.” continuò John.

Il detective capi ancora di più le cose, rimanendo sorpreso, ma non disse nulla.

Eva comico ad spaventati, si avvicinò da lui e disse con tono preoccupato: “Sherlock, ti prego! Se tu sai qualcosa, per favore dimero! Ti prego non tenercelo nascosto, perché sarebbe inutile farlo!” e lo guardò dei occhi.

Lui la guardò e disse con tono serio dicendo: “Credo che Moriarty sappia già di te.”

Lei rimase perplessa, John capi e rimase sconvolto dalla risposta.

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Notte della autrice:
Bene! Finallemte il nuovo capitolo!
E questo capitolo è molto più
emozionate! 
Il nuovo capitolo
lo pubblicerò dopo il
weekend, quindi circa
Lunedì o martedì.
Spero che vi piaccia e...
ciao! 
Evola


 

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Capitolo 12
*** Abbiamo un piano? ***


Lei rimase perplessa, John capi e rimase sconvolto dalla risposta.

“Vuol dire che quel pazzo sa di me? Che io sto vivendo con voi e che faccio teatro?”
“Esatto” rispose lui con occhi preoccupati.

Eva non rispose, sopirò molto, si sedette della patrona rossa di John, si mise gli occhiali in testa e si mise le mani in faccia e continuò a sospirare.

“Eva.” La chiamò John preoccupato.

“E cosi che cosa siamo? Una pedina di uno stupido gioco malato?” disse lei guardandolo Sherlock con tono arrabbiato ma cercando contesi.

Sherlock non rimase sorpreso dalla scena e disse: “Eva scatolami…”

“C’è uno di criminale più pericolosi del mondo che vuole fare una carneficina e una rapina per attirare la tua dannata attenzione facendo un piano malato solo per il suo divertimento! E ora sono diventata una piadina di questo assurdo gioco, e se prediamo chi sarà qualcuno che ci mette la vita!” si mise gli occhiai e lo guardò occhi arrabbiati e lucidi lacrime.

“E tutto questo solo perché si sta annoiano?!” fini lei abbassò la testa e comico a singhiozzare.

John si avvicinò a lei e disse con tono calmo ma preoccupato: “Eva ascoltami, so che sei spaventata, e hai tutto il diritto di esserlo, ma forse l’unica soluzione e che tu lasci la compagnia.”

“Non posso.” Disse lei cercando di calmassi.

“Non può.” continuò Sherlock guardandoli il dottore e la ragazza guardando il detective con arai perplessa.

“Perché non può?” chiese John con tono preoccupato ma con lo sguardo arrabbiato.
“Perché se lo l’ascia, Moriarty troverà un altro modo per ‘giocare’ con Eva e probabilmente usare contro di noi, ma noi possiamo usarla il teatro al nostro favore.” Spiegò Sherlock.

“E poi anche se volesti farlo non potrei. Non posso l’asciare tutti senza una motivazione logica.” Disse lei.

John sopirò rassegnato ma chiese: “E… abbiamo un piano?”

Tutte e due guardavano il detective.

“Sappiamo il suo piano, quello che ha mente e sappiamo quelle è il suo rifugio. Ma devo sapere di come mentre in atto.” Rispose Sherlock.

“Quindi vo dire che non hai un piano?” chiese Eva

“Per ora no.” Rispose lui appassendo gli occhi.    
  
Lei non disse nulla, apparso la testa rassegnata e John lo guardò l’amico con aria arrabbiata.
“Ma comunque, se continuerà a giocare e farà qualche passo falso, possiamo usalo contro di lui, ma devi fidarti di me.” Si alzò dalla patrona, si avvicinò a lei e lo guardò dei occhi dicendo: “E posso fidarti di te?”

“Dopo tutto quello che è successo durate il primo periodo che ci siamo consulti e hai accettato di restare qui con noi. Vuol dire che lo stai facendo.” Si guardò in silenzio.

Eva sopirò dicendo: “Okay, ma spero che sia quello che stia facendo! Perché il rischio è davvero grande!” si fisarono e andò in camera si sopra.

Quando senti la porta chiudessi, John si avvicinò a Sherlock dicendo con tono irritato: “Okay, io spero che sia veramente quello che fai e chiudi al più presto possibile questa storia!” e lo guardò con occhi arrabbiarti verso al detective.

Era preoccupato, si poteva vedere dai suoi occhi e di come stringeva i pungi.

“Non è la prima volta che doppiamo affrontarlo. E poi, non avresti dovuto dirlo di Moriarty.” Rispose Sherlock.

“Non avrei dovuto dirlo?! Sherlock quel pazzo gli ha fatto cadere un riflettore a testa, ha rotto una gamba a una ragazza solo per far il modo che Eva diventasse la protagonista, sta minacciando degli innocenti e in più ti aveva sentito pronunciare il suo nome! Quindi, era meglio digli la verità così almeno sa con chi affrontare, che non digli nulla facendo solo preoccupare!” rispose John quasi urlando.

Sherlock non rispose, ma guardò in passo e capi che forse aveva ragione.

“E adesso? Che cosa faremo?” chiese il medico militare cercando di mantenere la calma.

“Siamo il suo piano, ma doppiamo trovare il modo per fermalo.” Spiegò l’amico.

“E come?” chiese lui impaziente.

Sherlock lo guardò dicendo: “Prima di tutto chiameremo Mycroft e gli diremo quello che sappiamo. E Eva continuerà a fare le prove come se nulla fosse.”

John rimase sorpreso dicendo: “Tutto qui? Chiamammo il governo inglese e facciamo finta di niente?”

“Chiameremo Mycroft per avvertire il piano di Moriarty anche lui lo vuole fermalo più di noi. E poi, se Eva farà finta di niente, non avrà sospetti, e forse Moriarty penserà che io non avrei capito il suo scopo.” Disse lui con voce irritata e lo guardò con gli occhi.

Rimasero muti per qualche tempo.

“Credi che non sia preoccupata per lei più di quanto non forse per te?” chiese Sherlock con tono serio.

“Non lo so, avvolte la ignori completamente, quindi mi domando perché dovresti disputarti così tanto per lei.” Rispose John con tono fedo.

“Io sono preoccupata per lei, e non perché vive con noi, ed è una nostra responsabilità e io sono preoccupata per lei in tutti in sinesi! E soprattutto sono seriamente preoccupato di quello che farebbe Moriarty a Eva e usarla contro di noi. Quindi, non dirmi che non sono preoccupato per lei.” Rispose detective con tono serio ma lo sguardo freddo.

John lo guardò quasi senza espressione dicendo: “Allora perché non dimostri quasi mai il tuo apprezzamento?”

Sherlock rimase sorpresa e un po’ confuso e disse: “Perché lo dovrei dimostralo? A che cosa gli porta… ma poi, voi parlare di questo dopo tutto quello che dopiamo fare?”
E si fisarono.

“Bene, allora ti l’ascio solo a pensare il tuo ‘Piano’ ma se al giorno dello spettacolo, Moriarty farà qualcosa di male a lei, giuro che lo uccido. E non solo a lui, ma anche a te perché non sei riuscito a fermalo!” rispose John con tono sicuro con lo sguardo espressivo e se andò in cucina e Sherlock sopirò a abbassò la testa.

I gironi passarono, Sherlock aveva chiamato Mycroft per avvertire della situazione, il politico sembrava impassivo, ma capiva che era preoccupata e sotto pressione aveva detto che avrebbe avvertito la sicurezza della famiglia reale e anche che avrebbe prodotto tutta la sala e edifico della mostra. A partire da adesso.  

“Forse dovrei mettere qualche sorveglianza anche a lei.” Disse il fratello maggiore.

“Circondare Eva dai tuoi uomini? No, Moriarty se ne accorgerebbe, e poi i tuoi agenti non sono molti discreti.”  Rispose Sherlock con tono sicuro.

“E tu sai come proteggere da lui?” chiese Mycroft con tono incuriosito.

Sherlock all’inizio non rispose ma poi disse: “Sta solo giocando, basata solo stare al suo gioco e aspettare che faccia un passo falso.” Ma lo disse più per assicurassi a se stesso che più al fratello.

“Davvero? Se non farà nessun passo falso? Che cosa farai?”

“Si che lo farà.” Rispose il minore cercando di stare calmo.

“Ammettilo Sherlock, tu non sia come proteggerla. Le non è come John, una persona che ha vissuto una esperienza così forte come la guerra e che ha la forza di sopportare di tutto. No, qui si stratta di una ragazzina emotivamente instabile. E tu non sai come proteggerla da lui.”
“Sarà emotivamente instabile, ma sta affrontando con questa storia con forza e per adesso, non ho niente per fermare questo gioco! Ma non dirmi che non so come proteggerla”   

“Oh Sherlock, lo dici per convincere a me o ha te stesso?” chiese Mycroft con tono un po’ ironico.

Il minore non rispose ma disse: “E comunque, Eva ha già avuto una esperienza simile, ed è anche uscita anche abbastanza bene.”

“Beh, un conto uno strozzino che ha assassinato il suo insegniate, un altro in vece è affrontare uno dei criminali più pericoloso del momento.” Spiegò fremo il maggiore.

“Comunque, questo non sono affari tuoi, pensa al tuo lavoro, io penso al mio.” Spiegò Sherlock con voce irritata.

“D’accordo, fai come voi, se troverò qualcosa di sospetto te lo farò sapere” rispose Mycroft e chiuse la telefonata.

Sherlock posò il cellulare guardò in basso e sopirò con aria pensierosa.

Nel frettammo, Eva fece le stesse cose normali, andava a teatro, usciva con i suoi orami nuovi amici e faceva le sue solite passeggiate. 

Ma dentro era preoccupata, era preoccupata sai per se stessa che per tutti gli altri e lo dimostrava con i suoi occhi. Mentre cercava di essere felice ma gli occhi si vedevano che nascondeva una esperienza diversa.

E Eric lo capi, un pomeriggio dono una uscita con i ragazzi dei teatro, Eva decise ci compaginalo alla stazione del autobus dove lui lo perdeva per tronare ha casa.
Erano da soli e Eric in un modo gentile: “Hem… Eva, posso chiederti una cosa?”

“Si, certo dirmi.” Disse lei con tono campo.

Eric non la guardò, fisò in passo e chiese con tono incerto: “Hem… per caso sei preoccupata per qualcosa ultimamente?”

Si fermarono, Eva lo guardò e disse: “Perché?”

“Beh… non so, ultimamente quando ti vedo hai uno sguardo molto per serioso e i tuoi occhi sembrano quasi, tristi…” e la guardò.

Eva rimase sorpreso, pensò ha che cosa dire: ovviamente non poteva dire la verità ma non voleva digli una stupida bugia assurda. Cosi trovò una via di mezzo, dicendo mentre camminava: “Beh… zio John e Sherlock stanno lavorando in un caso ed è… diciamo abbastanza pericoloso”

Eric si stupì dicendo subito: “ ‘pericoloso’ in che senso?”

“Non lo so, non me l’anno detto di che cosa si tratta (e forse è meglio così) ma… dalle espressioni e comportamenti… ombra che sia una cosa abbastanza seria.” E guardò in basso.

“E ovviamente sei preoccupata per loro.” Disse Eric con tono compressivo.

“Beh, è ovvio che sono preoccupata per loro! Si tratta i mio zio che sto ancora conoscendo e un amico che… va bè, è un po’ strano e non sa come atteggiarsi alle persone, ma è un uomo fantastico! E il pensiero che gli protegge succedere qualcosa a loro… un po’ mi distrugge” e comico a vere gli occhi lucidi.

Eric cercò di consolala dicendo con tono dolce: “Hey… vedrai che andrà tutto bene, in fondo dovesti sapere con chi vivi: Hai uno zio che è un eroe di guerra che ha aiutato dei soldati e civili in una zona pericolosa e dove rischiava la sua vita. E poi, hai un amico che forse è uno dei uomini più intelligenti del mondo, e in più grande detective quindi se fossi in te non preoccuperei così tanto, perché sanno quello che stanno facendo, quindi stai Tranquilla e vedrai che finirà bene e vedrai che finirà bene. E se non sarà così… credermi, ci saremo noi a starti vicino.”

Eva rimase sorpresa da quella frase, guardò Eric che stava sorridendo in un modo dolce, lo ricambiò e lo abbracciò, lui rimase un po’ sorpreso e confuso da quel abbraccio e lei disse con una piccola lacrima in viso: “Grazie per il tuo conforto.” E sorrise.

Alla fine Eric ricambiò l’abbraccio e disse: “Di nulla, in fondo… a che cosa servano gli amici.” E stesero cosi per un po’.

Spero che veramente andrà tutto bene, di non predere nessuno.” Pensò Eva


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Note della autrice:
FInalmente il nuovo capitolo!
Lo so, lo volevo pubblicarlo
giovedì ma... o deciso di pubblicarlo
oggI! Spero che vi sia piacuto e
l'asciate qualche recesione e...
alla prosima!
Ciao
Evola


 

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Capitolo 13
*** Lo spettacolo ***


Lo spettacolo.
 

Arrivò il 15 luglio, il giorno dello spettacolo.

John e Sherlock entrano del teatro alle 19:50, pagarono il biglietto, John diede la giacca ma Sherlock non voleva togliersi il capotto.

Si sederono in mezzo alla terza fila e aspettarono lo spettacolo, ma sapevano che forse succederà qualcosa.

Anche se durante le settimane Moriarty non diede altre Mosse del suo gioco quindi sapevano che agirà questa sera e Eva anche che era preoccupata, è fiduciosa dei confronti dei suo amici ed era più calma. 

“Okay di preciso che cosa facciamo?” chiese John ha Sherlock con tono perplesso ma serio.   

“Guarderemo lo spettacolo, vediamo se c’è o faranno qualcosa di sospetto, aspettiamo il secondo tempo, dove faremo un giro di predazione e vedremo la fine dello spettacolo. Se Eva invera un messaggio vol dire che è in pericolo che doppiamo agire subito.” Spiegò il detective velocemente.

“Okay e Mycroft?”

“Mycroft in questo momento è alla mostra, ovviamente la famiglia reale e tutti i invitati non sono stati informati del pericolo per evitare agitazione davanti ai fotografi, ma tutto lo staff è stato avvertito.”

“E cosa farà se Moriarty colpisce la mostra?” chiese John con tono preoccupato.

“Mi invierà un messaggio, farà evacuare il posto e chiamerà la polizia.”

Il dottore rimase un po’ confuso dicendo: “Tutto qui?”

“Beh… che cosa ti aspettavi dai servizi segreti?” rispose l’amico come se fosse la cosa più ovvia del modo.

John alzò gli occhi e chiese seriamente: “Ma… se non troveremo qualcuno di sospetto?”

“Per ora tutti i presenti sono solo persone normali, genitori, parenti, famigliari e altra gente venuta a vedere uno spettacolo che sanno già come finisce.” Rispose Sherlock.

“Ricordati che siamo anche qui per vedere lo spettacolo per essere felice per Eva” disse John cerando di stare calmo.

“Si, anche per quello.” Disse Sherlock pazientemente.

Le luci si appassirono, i sipario si apri e cera la appetizione di Verona e Eric vestito da menestrello del 700 per narrare la storia e cerano Romeo e Benvoglio.

Dopo, la prima apparizione di Giulietta del ballo in maschera al castello dei Capuleti.

Entrò in scena Eva con indosso un costume blu del 700 blu chiaro con le spalline appastate che si vedono le spalle, ma le maniche lunghe fino alle mani, non aveva gli occhiali ma le letti racconto e una parrucca di castano scuro, mossi fino alla schiena con de decori fiorerai.

Romeo prede la mano di Giulietta dicendo: “Se con indegna mano profano questa tua santa re liquai (è il peccato di tutti i cuori più) queste mie labbra, piene di render morbido quel tocco un tenero bacio.”

Pellegrino, alla tua mano tu fai troppo trono, chè nel gesto essa ha deve, anche i santi mani, e i pellegrini le posso toccare e palma a palma è il modo di baciar dei più palmeri” disse Eva recitando al suo meglio.

Senti e palmeri non han dunque labbra?”

“Si, pellegrino, ma quelle son labbra ch’essi debbono usar per le preghiera

John rimase sorpreso dalla sua bravura e Sherlock in vece era completamente indifferente.

“Però, si vede che sia impegnata” disse il medico a passa voce.

“Si, non è male” rispose il detective indifferente.

“Però… perché le spalle sono cosi scoperte? In somma, doppiamo essere del 700 no?” chiese John dubbioso e un po’ indignato.

“C’è uno dei criminali più pericolosi del mondo e tu ti preoccupi delle spalle del suo costume?” rispose un po’ irritato. 

“Perché? ti sempre normale che una ragazza di 16 anni indosserebbe con un costume così?” rispose l’amico irritato.
E una donna dietro di loro gli fece zittire con un dito e rimasero in silenzio.

John continuò a vedere lo spettacolo con interesse e avvolte dimenticandosi della situazione dove si trovarono.

Sherlock in vece stava attento hai spettatori, se cera qualcuno di sospetto e speso controllava il telefono per vedere se cera un messaggio di Mycroft

Fine primo tempo e si accendo la luce.

“Okay John, facciamo un giro del teatro per controllare la situazione.”

“Forse non dovemmo vedere Eva?”

“No, se è in pericolo ci invierà un messaggio.” Rispose Sherlock alzandosi.

Eva in tanto era in camerino (in camerino erano divisi cosi: Camerini maschili e femminili, ma per i protagonisti principali avevano i camerini privati)    

Eva era dentro, davanti allo specchio, si tolse la parrucca, si mise gli occhiali e prese i suo cellulare.

Senti dei passi pensati che arrivarono da dietro. Capi che quei passi non erano dei suoi compagni e stava avvicinando ha lei.

Cosi inviò un messaggio a Sherlock e John.

Quando Moriarty entrò del camerino lo vide dello specchio: indossava un completato nero, capelli corti e un Soriso incuneateti. E Eva era paralizzata dal terrore. 

John e Sherlock stavano esplorando il teatro e in tramami riceverono un messaggio di Eva dove diceva: “Il lupo cattivo è arrivato.”

“Ho mio dio! Moriarty è con lei!” disse John spaventato.
“Doppiamo andare lì!” rispose subito Sherlock

“Ma presto inizierà la seconda parte! Come faranno ad andare avanti con lo spettacolo?”

Dopo quella frase si senti un tonfo proveniva dal parco.

Tutti si spaventarono, il signor Ediwil usci dal parco dicendo: “Scusate, ma… è caduto un riflettore sul palco. Ovviamente nessuno non si è fatto male, ma… l’intervallo durerà più al lungo del previsto. Scusateci per l’incivilente.” 

“Ecco la tua risposta.” Disse Sherlock andarono verso il camerino.

Quando raggiunsero il camerino aprirono la porta e videro questa scena:

Moriarty che teneva Eva con il braccio sinistro la stringeva con il collo, le mani di Eva erano dentro alla schiena, Sherlock capi che le aveva legati.

Ma la spiegava forte sul suo petto con il braccio e aveva un sorriso soddisfatto.

“Bene, bene, bene ci si rivede e ancora. Era da un po’ dal ultima volta.” Rispose lui ironico.

Eva aveva lo sguardo spaventato, John arrabbiato e Sherlock inespressivo.

“Eva, stai bene?” chiese subito il medico militare. 
   
Lei in primo momento non rispose ma Moriarty gli disse avvicinandosi al suo orecchio: “Avanti Giulietta, poi rispondergli”

Cosi alzò gli occhi verso ha John dicendo: “Si, sto bene.” E continuò a guardare in basso.

“L’ascia andare” disse Sherlock con tono duro.

“Altrimenti?” chiese lui con tono di sfida.

Sherlock dal capotto tirò fuori la pistola e la puntò verso di lui.

“Astuto, ma io ho questa” e dalla tasca tirò una siringa con dentro 30 ml di un liquido trasparente e la puntò sulla spalla destra di Eva.

“Sia che cosa c’è dentro in questa siringa?” chiese lui.

Sherlock guardò il contenuto, capi e disse: “Mercurio”

“Esatto, uno dei veleni più letali al mondo. Se mi prederai il grilletto, io inietterò una dose abbastanza potete per farla morire in pochi minuti. Quindi, ti consiglio ti abbassare quella pistola.” Spiegò Jim con un Soriso cinico.

John e Sherlock si guardarono, cosi il detective abbassò l’arma.

“Molto bene.” Rispose lui con tono soddisfatto.

“Che cosa voi da Eva?” chiese John con tono arrabbiato.
 
“Da lei? Beh… sapete già che il mio obiettivo è la mostra. Giusto?”

“E so quello che voi fare e di come lo farai, ma che centra lei?” domandò Sherlock.

“Per attivare il mio piano.” Rispose Jim

Eva era spaventata ma confusa, John preoccupate e Sherlock comico ha capire. 

“In poche parole, della mostra dentro hai muri c’è uno dei gas più letali al mondo, dove si espanderà hai condotti del aria e solo io posso attivare da distanza. Ma volevo trovare un modo più divertente per attivarlo e giocare con te.” Spiegò Moriarty.

“Cosi hai userai Eva contro di noi…” fini Sherlock.

“Si, e sai come? Usando le ultime battute di Giulietta, ho vero: ‘Oh, pugnale felice, questa è la tua guaina! Arrugginisci qui dentro e fammi morire!’ ecco, in vece la nostra attrice dovrà dire al posto ‘farmi morire’ ha ‘Donerai la morte’ e da li farò partire il mio piano e lei avrà dentro alla sua sconoscenza di aver attivato uno dei attentati più riusciti di sempre.”      

Eva rimase palatizzata.

“Ma! Se dirà la battuta giusta… ho un amico molto bravo con le cerbottane, dove li lancia un piccolo ago pieno di veleno e morirà dopo aver detto le sue ultime battute, e tutti penseranno che sia brava a recitare.”

Lei spaventò ha morte, John e Sherlock si guardarono preoccupati ma lui disse: “E se avverto mio fratello delle tue intenzioni?”

“Cosi lui evacuerà tutto la stanza? Ho già pensato a una situazione del genere, con il mio stesso segnale tutte le porte e le uscite si bloccheranno, cosi nessuno potrà uscire da lì e non dovrai più procurarti di tuo fratello.”

John capi che sono alle spalle al muto ed era arrabbiato, Sherlock aveva lo sguardo inespressivo ma dentro era furioso. 

Eva pensò una cosa e chiese: “E se mi uccidi adesso?”

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Note della autrice:
Ecco un bel capitolo con un
finale in stile Sherlock!
Adoro aver scritto Morirarty!
Spero che vi sia piacuto e...
ci vediamo Lunedì!
Ciao
Evola

 

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Capitolo 14
*** Piano riuscito ***


Piano riuscito 

 

Tutti la guardarono sorpresi.

“Eva! No!” disse John cercando di avvicinandosi.

Moriarty punto la siringa sulla spalla di lei dicendo: “Un altro passo ho lei morirà davanti a voi!”
Cosi John, spaventato rintonò al suo posto.

“Continua…” disse Jim guardandola con aria interessata.

Eva deglutì e comico ha parlare con tono fermo: “Tu non voi fare la rapina perfetta, né la strage più riuscita. Voi solo mettere Sherlock sulle spalle al muro e sentire la colpa della mia morte. Ora se tu mi uccidi davanti a loro, adesso, non ti poterà più nulla del tuo piano e Sherlock si sentirebbe distrutto e in colpa per poi uccidere qualcun altro, tipo John.”

L’ex medico militare era preoccupato di dove andava a parare e non sapeva come poteva finire questa storia.

Sherlock in vece era sorpreso. Stava cercando di manipolare Moriarty a modo suo, sperando di riuscirci.

“Però con il tuo genio mi aspettavo molto di più potresti distruggerlo dei modi più geniali e superare te stesso. Non uccidere le persone più care uno alla volta l’asciando da solo, perché troverebbe un piano per fermati, ma… se sei cosi geniale come dicono… potresti fare molto di più” e guardò in basso.

Moriarty ascoltò con attenzione, sorrise soddisfatto dicendo: “Si, hai ragione, posso fare di meglio. Grazie.” Mise la siringa in tasca e la spinse per terra.

“Eva!” Disse John giocandosi, mentre lei si alzava per terra.

In tanto Jim andò sulla porta, Sherlock puntò la pistola su di lui dicendo: “Fermo!” 

Lui si fermò e disse: “Ha! È vero! Mi sono dimenticato di fare una cosa” prese il suo telefono dalla tasca della giacca, compose un numero e comico a palare: “Si, sono io…. Annullate tutto…. Si, né il ridaremo i soldi…. Penserò io alle spiegazioni, ti annulla tutto senza farti riconosce, altrimenti conoscerai le conseguenze delle mie punizioni e credermi, non sono belle…”

Tutti i tre ascoltavano la chiamata.

“Perfetto… Bey, bey!” chiuse la telefonata e sorrise soddisfatto.

“E ferma anche il tuo amico cerbottana e farlo mandarlo via.” Disse Sherlock con tono fermo.

“Va bene!” rispose Moriarty con tono infastidito e alzando con gli occhi al cielo.

Prese di nuovo il suo telefono e compose un messaggio e lo inviò.

“Fatto” rispose lui seccato.

Si fisarono intensamente per qualche secondo.

“Bene, visto che ho rinunciato a tutto e ho annullato il lavoro più impegnato della mia vita… è meglio che vado! Chi vediamooo!” e se andò chiudendo la porta.

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Note della autrice:
Lo so, è un pò corto 
ma... visto che siamo vicino
alla fine qundi... voglio predere
un pò di tempo.
Alla prosima!
Ciao
Evola

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Capitolo 15
*** Eric ***


Eric

 


Tutti sospiravano di sollievo. John gli tolse le corde alle mani di Eva dicendo: “Stai bene?”

Lei fece dei respiri regolari dicendo: “Si… dio, è come se avessi perso 10 anni di vita.” E cercò di alzandosi.

John la aiutò dicendo: “Si, ti capisco.” E si sedette del divano hai due posti attaccato al muro.

Sherlock mise la pistola della tasca del suo capotto e si avvicinò hai i due amici.

“Perché lo hai l’asciato andare?” chiese John confuso.

“Perché di cero non potevamo catturalo così!” rispose lui calmo, si inginocchiò davanti a lei dicendo: “Hai del acqua?”

Eva lo fisò confuso dicendo: “Cosa?”

“Del acqua? Che lai?” chiese di nuovo.

Il medico lo guardò confusa e Eva rispose: “Si, c’è uno della scrivania.”

“Bene” rispose lui, prese la bottiglia, si inginocchiò davanti a lei, prese una confezione di pillole, prese una disse: “Prendi.”

Eva li fisò confusa dicendo: “Che cosa è?”

“È una pillola calmante, in questo momento sei ancora spaventata con il battito cardiaco veloce. E con questa tonerai normale.” Spiegò Sherlock.
Cosi lei se lo prese accompagnandosi con l’acqua.

John lo guardò confuso e preoccupato dicendo: “Sherlock, che cosa gli hai dato?”

“Queste” riterrò fuori la confezione e lo diede.

L’ex medico militare li vide e disse con tono irritato: “Sherlock! Queste sono anti depressivi! E anche abbastanza potenti!”

“Hai ragione, meglio darla un'altra.”

“Sherlock!”

“E va bene! Una e mezzo.” La stava per spezzarla ma John la fece buttare per terra.

“Scusatemi! Quel maniaco mi ha minacciato di uccidermi con una siringa piena di veleno e voi vi fidate di lui se dice che ha annullato tutto?!” chiese Eva irritata.     

“Se ha annullato tutto, vuol dire che lo ha fatto veramente, non scherza dei suoi affari e delle sue capacità.” Disse Sherlock con tono sicuro.

Lei abbassò la testa dicendo mentendo le mani in faccia: “Ho mio dio! Questa volta mi è venuto il panico! E ho paura che può fare veramente una cosa più grande di questo!”

John gli mise una mano della spalla dicendo: “Non importa quello che può fare, basta solo che tu stia bene e che questa faccenda sia finita!” e lo disse con una voce calma.

Eva appoggiò la testa del suo petto e lui gli accarezzò gli capelli in segno di conforto.

“E ora?” chiese lei.

“Continua lo spettacolo come se nulla fosse.” Disse Sherlock perdendo il cellulare.

“Io avverto Mycroft della situazione” e scrisse un messaggio.

Rimasero in silenzio, poi senti aprire la porta e una voce maschile disse: “Eva hanno tolto il riflettore e…”   Era Eric, e dove rimasero un po’ sorpreso dalla scena.

Eva alzò al divanetto dicendo: “Eric?” si guardavano.

“Hanno tolto il riflettore dal parco, fra un po’ inizia la seconda parte.”

“Ho meno male” disse Eva

Vide i due amici dicendo: “Hem… Zio John, Sherlock, vi ricordate di Eric?”

“Si, salve” rispose il dottore un po’ imbarazzato e cera un po’ di intensione del aria.

“Bene, è veglio che io e John ritorniamo dei nostri posti.” Disse Sherlock e se andarono.

Quando i due ragazzi rimase da soli.

“Hem… come mai cera tuo zio e il suo amico con te?” chiese Eric un po’ confuso.

Eva rimase un po’ imbarazzata, non sapeva cosa digli, cosi abbassò la testa e disse con tono un po’ triste: “Lo chiamati io.”

“E come mai?” chiese Eric un po’ incuriosito.

Alzò gli occhi dicendo: “Per consolarmi.”

Il ragazzo lo guardò confuso e Eva continuò: “Quando facevo teatro in Italia, anche se non cerano i mei genitori, cerano i mei insegnati o i miei compagni scuola. Ora in vece sto facendo il mio primo ruolo importante e… non ci sono tutte le persone che conosco e… questo mi fa un po’ sta male.” E comico a piangere.

In realtà era lo sfogo per la situazione di Moriarty.

“Hey…. Eva” disse Eric mettendo le mani delle sue spalle.

“Ti capisco… quando ho recitato per la prima volta in questo teatro, i miei non potevano venire per motivi di lavoro. E per farsi perdonare mi potarono un ristorante ha tema Star Words…” disse Eric con tono compressivo.

Eva si asciugò le lacrime con il polso e lo guardò con l’amico confuso per l’ultima frase detta.

“Ma ti capisco come ci si sente quando i tuoi genitori non ti assistono ha un evento importante. Ma c’è tuo zio John che è venuto fin qui per consolati e che ne ti vanti sempre di quanto è una brava persona. E c’è anche Sherlock se lo descrivi come una persona asociale e venuto fin qui solo per vederti e sostenenti. Quindi… degli essere felice che ci sono qui per te adesso.” E sorrise.

Eva lo guardò con aria sorpresa e aveva ragione, erano li per proteggerla dal quel pazzo.

Ricambiò il sorriso e disse con tono convito: “Hai ragione, grazie” e lo abbracciò.

Eric rimase un po’ sorpreso dal quel gesto e lo ricambiò.

Quando si staccarono Eric gli chiese: “Ma… dopo la fine dello spettacolo e di tutto e il resto… ci rivedremo sempre?”

Lei rise dicendo: “Certo! Ma anche con Lolita, la Rossa, Casual e Aker ormai siete il mio Team" si sorrisero. 

Si senti bussare una voce maschile dicendo: “5 minuti in scena”

Si staccarono dal braccio e lei disse: “È meglio che mi preparo.”

Andò sulla scrivania, si mise la parrucca e le lenti contenti.

Eric fece un sorriso imbarazzato dicendo: “Comunque sei davvero bellissima…”

E se andò.

Eva rimase sorpresa, soddisfatta ma anche un po’ stranita: vista che prima pensava di morire avvelenata e ora era contenta per il conforto di Eric.

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Note della autrice:
Ecco il nuovo
capitolo! 
Un pò di dolceza
ci sta.


 

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Capitolo 16
*** La scena madre ***


La scena madre

 


Quando arrivò della scena della morte di Giulietta, Eva si inficiò il finto Cortello e disse la sua battuta: “Che, del rumore? Devo fare in fretta, ho pugnale felice, questa è la tua guaina! Arrugginissi qui e…”  

Si fermò, come se avesse dimenticato l’ultima battuta.
Il pubblico rimase un po’ confuso, come Oscar e i suoi compagni della compagnia.

“Si è dimenticata la battuta?” chiese John confuso.

“No, sta pensando ha un'altra.” Disse Sherlock con tono sicuro.

“Oh pugnale facile, questa è la tua guaina! Arrugginisci qui e… regalami la morte!” e cade sulla pietra.

Sherlock si girò dal dentro per vedere se qualcuno avesse tirato quella siringa, scrisse un messaggio da Mycroft dove rispose che andava tutto bene e fece un respiro di sollievo.
Dopo lo spettacolo tutta la compagnia salutando Oscar, Eva si scusò della mancanza della battuta, lui rise dicendo: “Sembrava che Giulietta volesse cambiare idea.”

Il ritorno a casa, l’unica cosa che voleva era dimenticare quella serata (apprate lo spettacolo e il conforto di Eric.) 

Dopo una settimana…

Baker Street
Eva era stagliata del divano con a leggere “Lo Hobbit” mentre John e Sherlock erano a risolvere un caso.

Era Tranquilla, senti bussò la porta, pensò che fosse la Signora Hudson si girò e vide che era Mycroft.

Con il suo solito completo gessato e il suo solito ombrello.
Eva sopirò pazientemente: “Ha, Mycroft. Se cerci Sherlock è ha risolvere un caso.”

“Lo so, è ha Chelsea ha risolvere un caso da sette.”

Eva rimase sorpresa, poi pensò che è un Holmes e disse tra se ha se: “Scema io che te lo chiesto.”

“Posso accomodarmi?” chiese lui con tono formale.

“Fai come voi…” rispose lei ritondo al libro.

Mycroft con aria infierente la guardò, si mise davanti al divano.

Senti il suo sguardo addosso, e la stava infastidendo, chiuse il libro, si alzò, si mise seduta e chiese con tono paziente: “Mycroft che cosa voi?”

“Niente, solo dirti che mi dispiace che non sono andata al tuo spettacolo.”

Eva capi dove voleva andare ha parlare ma disse con tono indifferente: “Ho, lo spettacolo, peccato che non sei venuto. È stato bello, non è stata una bomba, ma… è stato meglio così.” E fece un piccolo sorriso.

“Vedo che ti è ritornata l’ironia” disse il politico con tono fermo.

“Beh, sai, non poi avere paura per sempre, devi andare avanti e sorridere.” Rispose lei facendo un piccolo sorriso.

Mycroft la guardò con aria severa dicendo: “Sai quello che hai fatto, vero?”

“Si, ho fermato uno dei criminali più pericolosi del momento facendo credere che poteva fare di meglio. Noto come ‘psicologia al rovescio’ rischiando anche la mia vita.” Rispose lei mentendo a braccia consorte fidandosi.

“E per questo che sei venuto?”

“Si, per dirti che Moriarty è stato preso.” Disse il politico.

Eva rimase soppressa dicendo: “E Sherlock lo sa?”

“Ovviamente, ma è meglio che non si mette in mezzo in questa storia.” Rispose con il suo solito tono.

Lei rimase soppressa, ma fece un tono ironico dicendo: “Era ora, almeno hai fatto il tuo lavoro.” E fece un altro sorriso cinico.

Mycroft fece un sorriso falso dicendo: “Vedo che stai bene, sono contento.”

Rimasero in silenzio per qualche minuto, Eva chiese con tono serio:

“Comunque, come ha fatto di sapere di me?”

“Non lo sappiamo, ma lo stiamo interrogando per sapere di come sa di te, di John, per sapere i suoi piani, con chi lavora e quali sono i suoi obiettivi.” Rispose Mycroft

“E scommetto che non sarà facile.”

“Nessuno ha detto che sarebbe stato facile.” Rispose lui serio.

Eva guardò in passo dicendo: “E se si libera? Se fa qualcosa di veramente di meglio, di più pericoloso? In somma… sono stata io ha incoraggiarlo. E ora ho paura che questa cosa si rivolge contro di noi…” e aveva lo sguardo spaventato.

“Eri in una situazione complessa e l’unico modo per uscire viva era far credere che poteva fare meglio, e sicuramente se forse stato io in quella situazione, anche io avrei fatto fatica ad uscire da li.”

Eva lo guardò soppressa: Mycroft Holmes era in difficoltà anche in quella situazione.

“E comunque, avrebbe fatto di meglio senza nemmeno i tuoi incoraggiamenti, quindi non preoccuparti.” Disse il pericolo.
Eva lo guardò con aria perplessa si mise di nuovo a braccia consorte: 

“Mycroft, sei venuto qui per sapere se stavo veramente bene?”

Il politico rimase soppressa ma non voleva dimostralo.

“Eva sei stata in una situazione pericolosa, e sei solo una ragazzina che non certi in questa mondo. John in vece ha fatto la guerra, ha vissuto esperienze forti e pericolosi. E gli vive di nuovo insieme Sherlock. Tu in vece sei una ragazzina emotivamente e instabilmente sensibile. E non capisco il perché sei ancora qui dopo tutto questo tempo.” Rispose Mycroft convito.

“Ti ho già risposta una volta il perché ho deciso di restare qui e non voglio ripetermi. E poi, mi hanno chiesto se potevo restare qui e io ho detto di sì. Semplice.” Rispose lei perdendo il libro e ritornando al capitolo di prima.

“Ma comunque so che sei venuto fin quei solo per vedere se stavo bene.” Disse Eva stuzzicando.

“E perché dovrei fare farlo?” rispose lui con un sorriso ironico.

“Non lo so, forse perché ti ricordo un po’ tuo fratello. Ma… chi lo sa.” Rispose lei sorridendo.

Mycroft la guardò con aria infastidita, ma si vendicò dicendo: “Bene, è meglio che io vada, so che sta sera devi uscire con ragazzo.” E fece un altro sorriso cinico.

Eva lo guardò male dicendo: “Come lo sai?”

“Ho le mie fonti.” Rispose con il suoi sorriso falso.

“Wow, è questo il tuo lavoro? Sprecando il tuo tempo di spiegare me o tuo fratello”.

Mycroft la guardò male e lei sorrise soddisfatta.

Così il politico verso alla porta.

“Aspetta!” disse Eva verso di lui.

Lui la guaderò con aria differente.

“Posso chiederti una cosa? Perché vai sempre in giro con un ombrello? So che qui il tempo è instabile ma non piove tutti i gironi.”

Lui rimase un po’ confuso ma rispose solo: “Non si sa ma di quello che può succede.” E se andò

Eva lo guardò andare via con aria confusa.

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Note della autrice:
E questo è il per ultimo
capitolo! Lo so, sono
un pò iritado ma... ho avuto
da fare. L'utimo 
capitolo lo pubblicerò
sabato! Per farmi
perdonare.
Qundi... alla porisma
Evola

 

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Capitolo 17
*** Finale ***


 FINALE


 Alla sera…

Eva era pronta per uscire, con indosso con i suoi Jeans larghi, T-sht, felpa aperta scalciata, All Stras e tracola.  
Era davanti alla porta, John e Sherlock seduti delle loro portone a leggere le loro rispettive riviste. 

“Io esco” annunciò lei cerando di uscire.

Ma John la fermò dicendo: “Aspetta un momento!” lei si fermò, il medico si alzò, andò verso di lei e comico ad interrogala: “Prima di tutto: Dove vai e con chi?”

“Esco con un amico e andiamo al cinema. Ve l’ho detto ieri”

“Si, ma eravamo impegnati per un caso e ho detto di sì senza ascoltare.” Rispose John con aria interrogativa.

“Con chi vai?”

“Beh…” stava cercando di spiegare ma in quel momento arrivò Eric davanti al ingresso del soggiorno dicendo con tono timido: “Salve!”

Era vestito con una giacca nera, camicia bianca, Jens scuri e scarpe da ginnastica scuri.

Eva era un po’ imbarazzata e disse: “Zio John, ti ricordi di Eric? Del teatro?”

“Si, me lo ricordo.” Disse lui memento le braccia
incrociate e con lo sguardo un po’ severo.

“Salve Dott. Watson, signor Holmes.” E guardò Sherlock.

“Chiamami per nome.” Rispose lui con aria indifferente.

“Ma chi ti ha fatto entrare?” chiese Eva un po’ imbarazzata.

“La signora del piano di sotto, mi ha aperto la porta, ho detto che ero qui per te e mi ha detto che potevo salire e… eccomi!” spiegò lui sorridendo.               

 “Allora, dove andate?” chiese John con tono normale.

“Ho… prima andiamo a mangiare una pizza in centro e poi alle nove andiamo al cinema.” Spiegò Eric.

“E… che film andate a vedere?”

“ ‘Ewodar mani di forbici’. Lo stanno trasmettendo in un piccolo cinema in versione restaurata.” Rispose Eva.

“E visto che è uno dei nostri film preferiti, pensavo che forse bello vedere sul grande schermo.” Angiusse Eric.

John lo guardò aria perplessa e domandò: “E siete solo voi due o siete insieme alla solita compagnia?”

“Solo noi due.” Rispose Eva.

“Ma non è una di quelle tipe di uscite! È solo una uscita di amicizia!” spiegò subito Eric.

John lo guardò un po’ sorpreso e Eva si mise una mano in fronte per la frase.

“Okay, ha che ora tronate?” chiese lui sospirando.

“Alle dieci e mezza sarò ha casa.” Rispose lei sicura.

“Ma state antenati.” Disse John con aria paziente.
  
“Va bene” disse Eva

“Andiamo?” domandò Eric guardandola.

Eva guardò per l’ultima volta la borsa, si mise di nuovo la mano in fronte dicendo: “Cavolo! Ho dimenticato il cellulare in camera!”

Guardò Eric dicendo: “Vado ha perderlo. In tanto, poi sederti del divanetto.”

E andò del piano di sopra. Eric si sedette del divano nero ed era un po’ teso.

John rintonò della sua poltrona e Eric decise di parlare per passare un po’ il tempo e chiese: “Allora… Eva mi ha detto che avete risolto un caso complesso.” 

“Si, un traffico di droga, ma… quando ho scoperto che la vittima è stata uccisa sotto commissione, avevo già capito la situazione.” Spiegò Sherlock indifferente.

Il ragazzo rimase sorpreso dal suo tono e disse: “Wow.”

E lui fece spallucce.  

“Eric” disse Sherlock.

“Si?” rispose lui alzando la testa con lo sguardo attento.

“Qualche consiglio se voi avere un bel appuntamento con Eva: sii gentile con lei, gli piacciono i bravi ragazzi. Fai dei complimenti di tanto in tanto, gli piace avere attenzioni per aumentare la sua auto stima.  E sii anche buffo e divertente. Gli piacioni i ragazzi simpatici.”

Eric rimase sorpreso dai quei consigli e anche John rimase stupito.

Quando arrivò Eva disse: “Andiamo?” 

Lui si alzò, gli fece un complimento per la sua maglia, salutarono i due adulti e se andarono.

John si alzò e andò a vedere la coppia attraverso alla finestra finché non li vide più.

“Perché gli hai dato quei consigli?”

“Perché ha lui piace ha lei e lei ha lui. E io gli ho detto di come conquistarla evitato tenutivi stupidi e perdite di tempo.” Rispose Sherlock con aria indifferente.

John rimase sorpreso e disse con aria paziente: “Hai dato dei consigli di come conquistare Eva ha un ragazzo di 16 anni!”

“E allora?” chiese l’amico con indifferenza.

Il medico militare voleva strozzarlo ma cercò di stare calmo e disse: "Sai cosa pensano i ragazzi alla loro età? Ho te lo devo spiegarlo io?”

Sherlock alzò gli occhi al cielo dicendo: “Ho certo! Un ragazzo timido, appassionato di musica e fumetti, con pochi amici, mai avuto una fidanzata, cera di tutti i modi di fare una bella figura senza avere paura di perderla per sempre. Certo, è un pericolo per lei.” E continuò a leggere la sua rivista.

John rimase sorpreso, voleva dire di come poteva dirlo, ma poi si ricordò chi è veramente il suo coinquilino, sopirò pazientemente e guardò in basso.   
         
 “Davvero non vuole fare niente di male?” chiese lui guardandolo.

“Solo il pensiero di baciarla lo spavento.” Rispose lui indifferente.

John si senti più Tranquillo e tronò della sua portarono.
Orami Eva era felice. Aveva un gruppo di amici della sua età che non aveva mai avuto, era sicura che Moriarty era stato peso in prigione segreta e in giro di una settimana lei e Eric stavano insieme.

Ma non vede l’ora di vivere un'altra avventura insieme ha John e Sherlock

 

FINE
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Notte della autrice:
L'utimo capitolo.
Mi dispiace che sia
finto ma..
presto o tardi
pubblicerò una nuova
storia.
Rigrazio a tutti
quelli che anno letto!
Ciao
Ciao
Evola

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