Quando eravamo solo io e te

di Timeofyourlife96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Novità ***
Capitolo 2: *** Abitudini.. ***
Capitolo 3: *** L'assemblea ***



Capitolo 1
*** Novità ***


I Green Day suonano per me. Inizia il riff di Basket Case e la folla comincia a muoversi a ritmo. La voce di Billie risuona in tutto lo stadio. Sono in paradiso.

Billie mi fa cenno di salire sul palco. La folla mi prende in braccio e mi trascina sotto il palco, a due passi dai miei miti. Prendo la sua mano e mi ritrovo di fronte ad uno spettacolo incredibile: migliaia di persone che seguono un unico ritmo e cantano un'unica canzone. Rubo il microfono e canto a squarciagola in un inglese un po' incompreso. Billie mi fa i complimenti, mi prende per le spalle e mi scuote forte. “Farai tardi come al solito!” mi dice. Lo guardo incredula. “Parli italiano?” gli chiedo. “Eja, grecu puru”. La fisionomia del suo volto comincia a deformarsi, a cambiare aspetto e a ricordarmi sempre più quella di.. mia madre. Cazzo! Sono le 8 e come al solito farò tardi a scuola. Spengo controvoglia la sveglia nel punto di Basket Case che adoro di più.

Mi lavo e cerco di dare un senso ai miei capelli. Mentre mi lego le Converse mi ritrovo a riflettere sulla mia scelta scolastica. Ma perchè cazzo non sono andata al pedagogico? Non fanno un cazzo rispetto a noi. Mi aspetta addirittura un'interrogazione di matematica, che io ho soprannominato “materia dall'utilità ancora sconosciuta”, cosa che ovviamente la mia prof non verrà mai a sapere, potrei non uscirne viva.

Il liceo è affollato come al solito da gruppi di ragazzine che non hanno ancora afferrato la differenza tra la scuola e una sfilata di moda a Milano. Sculettano nell'andito emanando fiumi di estrogeni ai pischellini che attendono la loro sfilata prima di entrare in classe. L'unica cosa che riesco ad emanare io il lunedì mattina sono sbadigli e qualche rutto per colpa del latte bevuto troppo in fretta.

Saluto le mie uniche vere amiche e compagne di questa mia avventura scolastica che ormai sta per giungere al termine, e mi siedo al mio posto, con l'aria di chi deve andare al patibolo. “Tranquilla è facile, sono solo due regole e poi il resto viene da sé” mi dice Laura. La guardo con la faccia più desolata che esista, e aspetto che arrivi il boia. Le note vengono da sé, le rime vengono da sé, le scorregge vengono da sé, non i calcoli matematici.

Sento i tacchi. “Buongiorno ragazzi, oggi è un bel giorno per interrogare vero?”

“è anche un bel giorno per metterti fuoco la macchina” sussurro a Laura che mi da un pugno sul braccio. Trattengo una risatina. “Pischedda ti vedo molto solare stamattina. Prego raggiungimi alla lavagna assieme a Scano e Aiazzi.”.

Ci vengono assegnate alcune espressioni di cui non riesco a capire nemmeno l'inizio e la fine. Mi butto. La prima riesco a risolverla. È il turno degli altri. Mi giro e mi accorgo che le mie amiche fanno il tifo per me. Sorrido, ignara di ciò che mi aspetta. La seconda è un po' più tosta. Mi incasino a metà e il mio cervello comincia a elaborare calcoli e formule che nemmeno Einstein ha mai formulato. La prof mi fissa aspettando che continui. Poi guarda un secondo la lavagna e si accorge dello scempio che ho scritto. “NON ESISTE LA RADICE QUADRATA DI UN NUMERO NEGATIVO, NON ESISTE!” tuona la prof. La guardo sconcertata e alzo le mani come se avessi appena ucciso un uomo. “MI STATE FACENDO DANNARE, TUTTI A POSTO!” furono le ultime parole riguardo la nostra coraggiosa impresa.

Al momento della pausa usciamo tutti fuori a prenderci un po' di sole primaverile. I miei compagni mi rincuorano. Siamo tutti un po' nella merda, ma sono sicura che ce la faremo. Tra qualche mese potremo dire che saremo maturi come una mela. Vicino al cancello c'è un po' di movimento di persone, io e le mie amiche, incuriosite, ci avviciniamo. I rappresentanti stanno appendendo il programma dell'assemblea della musica. Ho sempre adorato quell'assemblea. Ora un po' meno. Si esibiscono sempre i soliti “rapper” e qualche artista incompreso. Quest'anno la locandina è più articolata e all'ultimo posto leggo che si esibirà una band il cui nome mi incuriosisce particolarmente: MARVINTRIPP. Oltre al nome mi colpisce sopratutto che ci sia anche una foto: ci sono tre ragazzi. Uno coi capelli castani un po' corti, uno che invece li porta lunghissimi, e un altro.. che a primo impatto non riesco a descrivere. È bello. Ha i capelli non troppo lunghi, scuri, molto scuri, e uno sguardo un po' spento, perso, come se non gli piacesse essere fotografato. Indossa una maglietta dei Nirvana. “Che ne pensate?” chiedo alle mie amiche. “Sembra interessante vero?” ma non ricevo alcuna risposta. Mi giro di scatto e mi rendo conto che sono rimasta sola nel cortile, a farmi viaggi mentali su questo strano individuo. Scoppio a ridere e corro verso la mia aula mentre la bidella del mio piano mi rimprovera in dialetto il fatto di essere sempre in ritardo.

All'ora di educazione fisica faccio giusto le mie solite figure di merda mentre giochiamo a pallavolo. Ma stavolta non ci faccio tanto caso. La mia testa è altrove. Devo informarmi, devo sapere tutto sui Marvintripp. Chiudo gli occhi un secondo per poter immaginare di nuovo il suo volto e boom! Una schiacciata mi colpisce in pieno volto. “Pischedda ma dove hai la testa? Non è il momento di fare yoga!” mi dice la prof, ridendo più che rimproverandomi. Mi sistemo gli occhiali e faccio cenno che è tutto apposto.

Rientrando a casa le note di Walking Contraddiction mi accompagnano lungo il tragitto. Sino al punto in cui mi frega. Mancano circa 100m per arrivare a casa mia, eppure mi fermo e cerco di prendere un po' d'aria. Stacco la musica. Eccola, la puttana, come la chiamo io, in dialetto, “sa susciagiogusu” ossia colei che ti distrugge tutti i tuoi piani. È l'ansia. La cazzo di ansia che purtroppo mi sale quando sono sola. I miei pensieri diventano veloci ed incontrollabili. Mi sembra di impazzire, d'un tratto la mia casa sembra allontanarsi e tutto diventa offuscato. Il panico è una merda. Cerco di fare qualche passo ma l'attacco è troppo forte. Mi siedo nella piazzetta vicina a casa. I miei occhi si riempono di lacrime. Non è sempre stato così, so soltanto che da quando ho iniziato a stare così, tutto è cambiato. Non ho più la mia autonomia. E le cose che agli altri sembrano cazzate, per me sono ostacoli insormontabili. Mi guardo le mani, sono sempre le mie mani ma in quel momento le sento distanti, come se non mi appartenessero. Decido di chiamare mia madre. Lei lo sa, lei mi capisce, lei mi aiuta. Mi basta sentire la sua voce per riuscire a tornare alla realtà, per riuscire a gestire di nuovo i pensieri. Faccio un bel respiro e comincio a camminare verso casa. Lei mi parla di cosa ha combinato il mio cagnolino, di cosa ha cucinato per pranzo, e ad ogni sua parola sento la paura allontanarsi. Finalmente sono a casa. Pranzo e poi mi abbandono al mio letargo pomeridiano. Per poi studiare un po' di filosofia per la verifica. E poi finalmente accendo il pc, metto un po' di musica e mi inoltro nel mondo Marvintripp. Scopro che hanno fatto due album, che si sono formati nel 2006, che si ispirano al Grunge degli anni Novanta, e sopratutto scopro i loro nomi, o forse soprannomi? Pablo voce e chitarra, Zick al basso e Tattu alla batteria. Si, devono essere soprannomi che si sono dati tra amici. Mi scarico una loro foto sul cellulare, e anche un loro singolo, prima di andare a dormire e cercare di prendere sonno dopo questa giornata movimentata.

 

 

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Capitolo 2
*** Abitudini.. ***


Sono le sette e un quarto di sera. Sto fissando il soffitto già da un po'. Le mie giornate non sono più quelle di un tempo. Mi ricordo che quando avevo 13 anni non esisteva stare a casa la sera. Ogni scusa era buona per uscire con i miei amici. Già, amici. È da tanto che non pronuncio questa parola. Ora i miei impegni sono la scuola e la musica. Per quanto riguarda la prima penso che finirò quest'anno. Mi sono rotta il cazzo di essere un fottuto numero per una fottuta professoressa che non scopa dal fottuto '41. La musica invece è un qualcosa che mi sentire viva. Quanto cazzo può essere magico il susseguirsi di note che formano melodie perfette, come se fossero sempre esistite, e che stessero solo aspettando il momento che qualcuno le trovasse? Prendo la mia chitarra classica e canticchio Time of your life. È la mia canzone preferita, quando devo fare qualcosa di importante mi prendo sempre 5 minuti per poterla suonare prima di andare. Il giorno dell'esame mi porterò la chitarra e la suonerò prima di dare l'orale. Una notifica dal pc mi fa ritornare al presente. È facebook. È la pagina dei Marvintripp che annuncia che a breve faranno una data. Il battito del mio cuore aumenta come se avessi corso per 20km. Il mio cervello inizia a svalvolare. Quando? Dove? A che ora? Devo esserci a tutti i costi. Magari non sto in prima fila ma nemmeno troppo dietro. Mi posso mettere una gonna un po' corta e magari i tacchi. Un cazzo meglio jeans e Converse. Anzi no jeans e tacchi. O gonna e Converse? Mi dileguo in dubbi che se qualcuno potesse leggermi nel pensiero si chiederebbe cosa c'è che non va in me. Poi ad un tratto vengo assalita dal problema più grande. Non ho nessuno con cui andarci. Sono sola. Sono fottutamente sola in questo fottutissimo paese. Non posso nemmeno chiedere a mia sorella di accompagnarmi, non posso sempre arrangiarmi così. È una vita che desidero fare qualcosa da sola, per conto mio, che mi piaccia e che mi faccia stare bene. Posso chiedere ai miei di stare nei paraggi.. No. Non è così che si affrontano i problemi. Preferisco non pensarci e distrarmi un po'. Mi connetto su Pornototale. Si lo so, sono una cazzo di pervertita. Ma penso che sotto sotto tutte le ragazze si guardino i porno, sennò non esisterebbe la categoria porno per donne. Okey, io esagero un po', ma non penso sia un difetto. Almeno credo. Vengo invasa da pubblicità e annunci di milf ed esemplari che dovrebbero stare all'ospizio per la loro età. “Ehi bello vuoi scopare? È gratis!” Emh non offenderti ma non lo farei nemmeno se mi pagassero. Ad un tratto la mia attenzione è catturata da un'anteprima di un video . Mi bastano due secondi per capire che è quello giusto: un bel ragazzo muscoloso coi capelli un po' lunghi che si fa una tipa su un tavolo. Fa il ruolo del suo prof. Aggiudicato! Il tipo è ben dotato. Mi basta vedere la sua espressione di piacere quando la tipa glielo tocca, che subito la mia patatina reclama attenzione. Infilo una mano dentro le mutandine e mi accarezzo. La mia eccitazione aumenta quando il ragazzo la penetra da dietro. La tipa gode e io non son da meno. Immagino che Zick mi prenda per i fianchi e mi scopi forte. Chiudo gli occhi e assaporo i secondi di paradiso che precedono l'orgasmo, per poi venire trattenendo gemiti di piacere. Riapro gli occhi e mi accorgo che il video sta continuando. Stacco tutto e cerco di rilassarmi, ma vengo assalita dall'ansia. Sono sola in camera e ad un tratto la stanza si fa più stretta. Il mio corpo inizia a darmi fastidio e i miei pensieri cominciano a sfuggirmi. Scappo. Mi lavo le mani in bagno e poi corro in cucina per cercare di non pensare, per cercare di fuggire dalle mie paure, o forse da me stessa. 

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Capitolo 3
*** L'assemblea ***


I miei capelli non ne vogliono sapere di assumere una posizione accettabile. I miei boccoli sono più incasinati del solito. Sto armeggiando con l'arriccia capelli già da un quarto d'ora e come al solito sono in ritardo. Non è colpa mia, oggi mi sono svegliata anche presto, insomma cinque minuti prima del solito, è colpa dei miei capelli che non vogliono collaborare. Cerco di seppellire una pustola oscena che ho sulla fronte con quintali di fondotinta e e finalmente esco. A scuola mi becco un ritardo che si aggiunge alla mia collezione. Raggiungo le mie amiche in bagno. Il bagno del liceo mi mancherà davvero tanto, forse anche più di qualche mia compagna stessa. Mi sono fatta un sacco di pianti qui, con la mia amica Sara che aveva sempre i fazzoletti a portata di mano. Ovviamente ho lasciato anche qualche ricordino, come l'attacco di colite memorabile che mi colse in seconda, dopo un'interrogazione di storia devastante. “Che diavolo hai in fronte?” sbotta Laura appena mi vede. “Ciao anche a te Lau” le rispondo. Se c'è qualcuno che nota le imperfezioni a distanze abnormi quella è Laura. Se c'è qualcuno che non si mette nessun problema a dirti che hai un pezzo di salame tra i denti di fronte a dieci persone, quella è Laura. “È colpa del ciclo” dico. “Ma se ti è passato una settimana fa!” interviene Sa. “Va bene sono uno schifo lo so.”. Mi specchio. Sembro un unicorno. Camuffo il tutto con il mio ciuffo ed il correttore miracoloso di Sara e poi scendiamo in cortile. Ci sediamo nella nostra panchina, assieme ad altre compagne. L'assemblea inizia alle 9 e io non faccio altro che guardare l'orologio. I rappresentanti hanno sistemato un piccolo palco di fronte all'entrata e ora stanno montando amplificatori e quant'altro. Sono ormai arrivati tutti e non c'è ancora traccia della band tanto attesa, almeno per quanto mi riguarda, perché agli altri sembra non importare nulla. Il rappresentante descrive come si svolgerà la mattinata. Lancio un ultimo sguardo al cancello e mi accorgo che in quell'istante sta passando la mia madrina. Mi vede e mi fa cenno di avvicinarmi. Le dico il tema di questa assemblea e parliamo del più e del meno. Proprio quando ci stiamo salutando succede l'impossibile: le sue labbra al posto di dirigersi verso le mie guance, puntano in un'altra direzione e mi stampano un bacio nella zona più temuta: la mia fronte. No! Il mio capolavoro! Mi stacco subito e lei mi guarda confusa. Le sorrido. “Scusami devo scappare” faccio per raggiungere le mie amiche che sono due metri più avanti ma qualcosa mi impedisce di raggiungerle. O meglio, qualcuno. Mi basta leggere “Nirvana” su una maglietta di uno dei ragazzi che inizio a sudare freddo. Sono loro. È lui. E io sono intrappolata e col mio brufolo in bella vista. Il preside li blocca subito. “Non vorrete mica entrare nel mio liceo con quelle.” e fa un cenno alla cassa di birre che un ragazzo mantiene sottobraccio. Il ragazzo con la maglietta dei Nirvana si avvicina al preside e, mettendogli una mano sulla spalla, evidentemente già un po' alticcio, gli dice: “Vede, noi la chiamiamo ispirazione liquida. Dovrebbe provarla.” Il preside guarda il gruppo di ragazzi con aria perplessa, prende le birre e si dirige verso il bidone della spazzatura. “No! C'era tutto il mio stipendio lì!” grida qualcuno del gruppo. “Ma quale stipendio sei un morto di fame!” risponde il ragazzo dell'ispirazione liquida. Mi scappa una risatina. Lui si gira e mi nota. Mi si secca la gola ed all'improvviso il colorito delle mie guance raggiunge quello del Gabibbo. Si avvicina e io faccio finta di guardare il celluare. “Ehi scusa” mi dice, e l'alito di birra invade le mie narici. “Prende anche Sky?” Io inarco le sopracciglia e pensando che si riferisse alla scuola rispondo. “Guarda non ne ho la più pallida idea..” E lui scoppia a ridere. Lo raggiunge un amico che mi chiede scusa da parte sua, e mi dice di lasciarlo perdere. Si allontanano e solo allora capisco che si riferiva alla mia pustola. Rimango immobile all'entrata rimuginando sull'accaduto. Non voglio crederci, eppure è successo. Le mie amiche mi fanno cenno di avvicinarmi, e io cammino come se dovessi andare al patibolo. “Che succede?” Mi chiede Laura, impeccabile. Ad un tratto mi rendo conto di essere veramente brutta. “Nulla, mai na gioia.” Le dico e cambiamo argomento. La mattinata passa molto lentamente. Ogni tanto mi ritrovo a sbirciare il ragazzo di Sky, mentre sorseggia della birra che si sono trasferiti nelle bottigliette di Estathè. Noto che non sta mai fermo, ride tanto e si tocca i capelli ogni tre per due. Cerco di memorizzare ogni suo dettaglio, anche se dopo la figura di merda di stamattina dovrei solo sotterrarmi. Finalmente è il loro turno. Ormai è l'una e le mie amiche devono prendere il pullman. Le supplico di restare, ma a loro può fregar di meno, e mi abbandonano al mio destino. Mi faccio coraggio. Starò da sola, ma in compenso potrò vedere ispirazione liquida. Sistemano gli ultimi cavi, il batterista prende posizione, Pablo, se non sbaglio, impugna il microfono e ispirazione liquida si mette a tracolla il basso. Sono emozionata manco fossi ad un live dei Green Day. Il batterista da due colpi di bacchette per dare il tempo, ed un nuovo mondo si apre di fronte ai miei occhi. Non capisco granchè dei testi, ma la passione che ci mettono mi conquista. Ispirazione liquida mi conquista. Lo guardo suonare, mentre si muove come se fosse posseduto dalla musica. È bellissimo. I suoi capelli si muovono a ritmo e le sue mani scivolano in maniera molto naturale sul suo basso. Immagino le sue mani su di me. Immagino le sue labbra che mi sfiorano. Immagino di accarezzargli quei capelli così disordinati. Immagino e basta. Il concerto finisce dopo un'oretta, e i ragazzi sono belli che ubriachi. Mi godo sino all'ultimo i loro scleri causati dalla birra. Ispirazione liquida prende il microfono e va al centro del mini palco. “Volevo ringraziare una ragazza.. Grazie a lei oggi al Piga prende anche Sky!” e scoppia a ridere. La gente lo guarda un po' perplessa, perché non ha capito il senso e anche perché si è mangiato metà delle parole. Ma io ho capito, purtroppo. Decido di andarmene, anche se mi sarebbe piaciuto restare ancora, perché i miei occhi sono gonfi di lacrime e immagino che da lì a poco esploderò. Infatti appena supero il cancello del liceo e giro l'angolo mi metto a correre e scoppio a piangere come una bambina. Attraverso diverse reazioni in pochi minuti. Quella incazzata: “Chi cazzo si crede di essere! Stanotte gli metterò fuoco alla macchina!” Molto improbabile, dato che non so nemmeno dove diavolo abita e se riesce a distinguere la frizione dal freno, quell'ebete. Quella razionale: “Sii superiore, quando la stupidità parla, l'intelligenza tace.” Per poi giungere a quella depressa: “Sono una sfigata di merda, ecco cosa sono.” e le lacrime mi rigano di nuovo il volto. Sono così presa dai miei pensieri, che non mi accorgo nemmeno che qualcuno mi sta seguendo. “Emh.. Scusa, tu!” sento una voce provenire dalle mie spalle. Le opzioni sono due: tentare lo scatto alla Usain Bolt, o affrontare il nemico. Mi giro verso il nemico con lo sguardo di Achille quando va ad affrontare Ettore. Rimango sollevata, ma anche un po' delusa, quando mi accorgo che chi mi sta venendo incontro non è Ispirazione liquida, ma il suo amico, Pablo credo. Mi si avvicina, e inizia: “Mi dispiace da morire, lascialo perdere lui è fatto così, fa così con tutte!” Prima che continui lo interrompo “Lui chi? Ah ma il tuo amico dici? Ma figurati, io non do peso a queste cose.” Nonostante la mia voce tremante mi abbia tradito, e il trucco sbavato, lui fa finta di credermi e mi sorride. “Beh come ti siamo sembrati? È la prima volta che vieni a vederci?” Mi sfugge un “Fantastici!” per poi correggermi per sembrare più sobria “Guarda mi sono piaciute alcune canzoni..” e mi rendo conto che ho passato metà concerto a seguire le mosse di Ispirazione liquida. “Grande! Senti sabato facciamo un concerto al parco, mi farebbe piacere se venissi!” La proposta è piuttosto allettante, ma all'idea di essere smerdata ancora una volta in pubblico mi rabbuio. Lui sembra capire la linea dei miei pensieri e mi dice “Tranquilla, ci sono io.” e mi mette una mano sulla spalla. La sua voce è calda, e il suo sorriso sincero. Non so per quale motivo mi sento rassicurata, e accetto. “Va bene, allora a sabato.” “A sabato!” e scappa via. Per un attimo tutte queste novità superano il pensiero dell'ansia, e riesco a fare il tragitto verso casa senza sentirmi male. A casa rifletto sul fatto che non sono certe situazioni a metterci l'ansia, ma siamo noi stessi a crearcela, rovinandoci le situazioni e, la vita.

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