Let Love In

di eli the_dreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nobody's baby now ***
Capitolo 2: *** Girl, you'll be a woman soon ***
Capitolo 3: *** When the sun goes down ***
Capitolo 4: *** Time is running out ***
Capitolo 5: *** Wide lovely eyes ***
Capitolo 6: *** Where the wild roses grow ***
Capitolo 7: *** Ted, just admit it... ***
Capitolo 8: *** Let me sleep beside you ***
Capitolo 9: *** Hand in hand ***
Capitolo 10: *** The gentle art of making enemies ***
Capitolo 11: *** Bad to be good ***



Capitolo 1
*** Nobody's baby now ***


Birmingham, 1907

 

Gli occhi di Annabelle brillarono nel guardare il bicchiere mezzo pieno di Irish Whiskey.
Si morse il labbro inferiore reprimendo così un sorriso birichino mentre allungava le mani verso di esso per portarselo alla bocca.
Il liquido ambrato non fece neanche in tempo a bagnare le sue labbra che Thomas Shelby le tolse il bicchiere dalle mani sottili “Non sarai un po' troppo giovane?” disse ghignando, scolandoselo al suo posto e suscitando così la risata di John, seduto accanto a lei.
Annabelle rifilò una gomitata al più piccolo degli Shelby “Piantala” borbottò senza però degnarlo nemmeno di uno sguardo.
I suoi occhi grigio-verdi erano infatti piantati in quelli chiari di Thomas, con aria di sfida “Non atteggiarti a grande uomo, Thomas Shelby” sibilò. Questa volta John poté ridere tranquillamente - non era di certo difficile strappargli una risata - se non fosse per l'occhiataccia di suo fratello maggiore.
Tuttavia Thomas si dimenticò ben presto di John e della sua sciocca risata, fece un sorriso sghembo e si chinò su Annabelle, posando un leggero bacio sulla sua guancia “Non cambiare mai, Belle” mormorò prima di allontanarsi dal tavolo occupato dai giovani più scapestrati di Small Heath. Lo seguì con lo sguardo per qualche istante prima di unirsi alle risate degli amici e non le era di certo sfuggito lo sguardo furbo e indagatore di Ada.
Sapeva già cosa le avrebbe detto: “Tommy? Sul serio? Ancora?”.
Ancora.
Perché era sempre stato Tommy, almeno fin da quando era capace di arrossire per la vicinanza di un ragazzo. A dir la verità era sempre stato Tommy sin da quando era solo una bambina.
Non c'era niente, non un singolo dettaglio che lui non sapesse su di lei, ma la cosa che più di ogni altra la faceva sentire speciale, era che sembrava che nessuno conoscesse Thomas Shelby meglio di lei.

Le risate dei giovani si levarono alte all'ennesima battuta di John, c'era un clima disteso e sereno al Garrison quel pomeriggio, come se niente e nessuno potesse rovinar loro la giornata e le loro voci allegre sovrastavano quelle dei più anziani che non gradivano particolarmente tutto quel chiasso.
Il vecchio William Jones scosse la testa lanciando occhiate infastidite verso l'allegra - troppo allegra a dire il vero - combriccola “Dovrebbe essere proibito alle giovani donne frequentare certi posti. Va a finire che poi iniziano a comportarsi come i maschi” bofonchiò tra i suoi baffi bianchi.
Annabelle incrociò lo sguardo di Ada, non ci fu bisogno di parole, per cui afferrò la mano dell'amica e rise con fare civettuolo “Allora togliamo subito il disturbo signor Jones” disse in tono teatrale, atteggiandosi a nobildonna.
Ma quella pelata lucente era troppo invitante e meno di mezzo minuto dopo le labbra della ragazza schioccarono sonoramente su di essa, provocando ilarità nella maggior parte dei presenti. Il signor Jones divenne paonazzo, forse per l'imbarazzo, forse per la rabbia o magari per entrambe le cose e Annabelle lasciò il locale trascinandosi dietro una divertita Ada.

Garrison Lane era praticamente deserta e lo schiamazzo delle due ragazze riecheggiava tra i muri di pietra delle case e le loro risa scemarono man mano che camminavano. Si lasciarono andare contro la porta di legno del numero 6 di Watery Lane, casa Shelby.
Ada sospirò e strinse la mano dell'amica tra le sue “Dovresti smetterla di pensare a mio fratello, Annie” sussurrò con dolcezza.
Annabelle sapeva perfettamente per quale motivo Ada le stesse dando quel consiglio: Thomas Shelby non era un buon partito! Annabelle si scostò i lunghi capelli rossi dal collo, li portava sempre sciolti e proprio per quel motivo le conferivano un'aria quasi selvaggia. Volse il viso verso quello di Ada, aveva lo sguardo fermo e freddo il che lasciava intuire il suo disappunto per le parole dell'amica “Tu invece continua a pensare a Freddie Thorne” l'ammonì stizzita.
Annabelle aveva la netta sensazione che Ada non capisse il rapporto che aveva con Thomas. Non c'era mai stato niente di concreto tra loro, ma era presente, era nitido, era vivo. Lei riusciva a percepirlo, Ada non sembrava esserne in grado. E forse non lo era nemmeno Tommy che la trattava come una bambina.
Ada ridacchiò “Parli del diavolo...” le sussurrò all'orecchio alzandosi per entrare in casa. All'orizzonte, tra i fumi della città avanzava lentamente la figura di un ragazzo. Passo deciso, sigaretta tra le labbra, sguardo brillante. Chiunque avrebbe conosciuto quella figura e Annabelle non faceva di certo eccezione. Tutt'altro dato che si trattava di Thomas Shelby.

Tommy le si sedette accanto, aveva un sorriso divertito sulle labbra “Fai sempre tutto quello che ti salta per la testa?” chiese guardandola con la coda dell'occhio.
Annabelle ignorò quella che aveva tutta l'aria di essere una domanda retorica - Tommy sapeva molto bene che lei faceva sempre tutto ciò che le saltava per la testa - e gli sfilò dalle labbra la sigaretta, portandosela poi alle proprie. Tommy ridacchiò, scuotendo la testa “Sei troppo giovane anche per fumare, bambina” la rimbeccò mentre cercava di riprendersi la sigaretta.
Annabelle glielo impedì con tutte le sue forze e in realtà non si dovette sforzare poi così tanto “Sei troppo giovane per questo, sei troppo giovane per quello...Non sono la bambina di nessuno ora...non più” disse decisa. Aspirò il fumo prima di riconsegnare la sigaretta nelle mani di Tommy.
Il giovane fece uno strano sorriso e l'afferrò con lentezza “Sì, forse hai ragione. Non sei la bambina di nessuno” parlò sottovoce, quasi in tono sommesso e abbassò lo sguardo verso il terreno fangoso sul quale poi gettò quella sigaretta dopo aver fatto qualche tiro.
Annabelle lo guardò stranita, osservò l'espressione corrucciata sul viso spigoloso che istintivamente accarezzò con i polpastrelli. Lo fece in maniera delicata, tanto che Tommy sembrò accorgersene solo in un secondo momento, quando chiuse gli occhi e lasciò andare dalle sue labbra carnose un lieve sospiro. All'improvviso Thomas le afferrò il polso e la guardò negli occhi facendola deglutire a vuoto.
C'erano dei momenti in cui Annabelle non riusciva a reggere il suo sguardo. Quegli occhi azzurri erano capaci di darle forza, di rapirla totalmente o di metterla in soggezione. Non riusciva a spiegarsi come questo fosse possibile, con tutta probabilità non c'era neanche una spiegazione concreta se non che lei fosse innamorata di lui.
“Stai crescendo” disse in un sussurro senza lasciare la presa, ferrea ma delicata al tempo stesso.
Annabelle arrossì ma non fece niente per mascherarlo. Anzi sorrise radiosa e lo guardò con aria furba, di chi la sapeva lunga “Oh, te ne sei accorto” ribatté prontamente. Le piaceva stuzzicarlo.
Thomas scoppiò a ridere e lasciò lentamente la presa sul polso di lei per poi scompigliarle i capelli, un gesto che Annabelle non gradì e glielo fece capire senza mettersi troppi problemi, scostandogli bruscamente la mano “Vedi? Sei una bambina” disse il ragazzo senza smettere di ridere.
Annabelle sbuffò dandogli, per ripicca, un pugno nella spalla che lo fece sbilanciare appena.
Fu allora, e solo allora, che Tommy smise di ridere, all'improvviso così come aveva iniziato e si sporse verso di lei con uno sguardo insolito ad illuminargli le iridi azzurre “Ma è vero che stai crescendo...Belle” bisbigliò.
Lei adorava quel nomignolo. Tommy era l'unico a chiamarla in quel modo, tutti gli altri la chiamavano Annie o Anna, ma per Tommy era sempre stata Belle, sin da quando erano dei marmocchi ai quali non importava sporcarsi di fango per le vie luride di Small Heath.
La rossa sospirò, un sorriso amaro ad incresparle le labbra “Non prendermi in giro, Tommy” e senza aggiungere nient'altro si alzò e sparì dalla vista del ragazzo in pochi istanti.

Thomas sospirò pesantemente e si passò una mano sul viso con aria pensierosa. Un sorriso compiaciuto però si fece spazio tra le sue labbra poco dopo e improvvisamente tutti quei sorrisi e quegli sguardi luminosi che Annabelle gli rivolgeva ebbero un senso.
Si lasciò andare ad una risata, era strano pensare che la ragazzina turbolenta che si cacciava sempre nei guai fosse innamorata di lui. Strano ma piacevole perché Tommy si rese conto che tra loro, nel corso degli anni, erano cambiate tante cose. Belle non era più solamente “l'amica di sua sorella Ada” da molto tempo ormai e forse doveva iniziare a pensare che non fosse nemmeno un'amica per lui. In fin dei conti era cresciuta. Non era più la bambina di nessuno ora.





Nota dell'autrice: Sia il titolo della fan fiction che quello del primo capitolo sono titoli di canzoni di Nick Cave!

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Capitolo 2
*** Girl, you'll be a woman soon ***


Il fango le schizzò sulle caviglie mentre correva a perdifiato e per poco non travolse Jeremiah Jesus, intento a predicare per Bolton Street.
Annabelle incespicò sui propri piedi e perdette l'equilibrio. Il berretto, calato sugli occhi, nascondeva alla bell'e meglio la sua chioma rossa, era praticamente irriconoscibile vestita in quel modo, come un ragazzo, ma non per il predicatore che la conosceva da quando era nata, senza contare che non era affatto nuovo a quel genere di trovate della ragazza.


Annabelle Kelly aveva passato praticamente metà della sua vita vestita come un ragazzo. Aveva sempre sostenuto che gli abiti maschili fossero più comodi quando era il momento di darsela a gambe dopo aver combinato chissà che cosa.
Come in quel caso dato che stava scappando da un gruppo di ragazzi più grandi di lei che sembravano infuriati.
Jeremiah Jesus l'aiutò ad alzarsi. La lasciò andare e si frappose fra lei e il gruppetto di giovani. Con la sua bibbia in mano iniziò a decantare versi fino a quando la ragazza non sparì nei pressi di Watery Lane, lontana dalla vista - e dalla furia - dei suoi inseguitori.


Solo dopo qualche metro, quando ormai sapeva di essere al sicuro, si fermò a prendere fiato, ridacchiando per quella vittoria.
Sobbalzò però quando due braccia la sollevarono di peso da terra per poi finire attaccata al muro di pietra di un'abitazione decadente.
Annabelle si ritrovò il viso di Tommy ad un palmo dal naso, proprio quando stava per sferrare un calcio. Si bloccò non appena fu in grado di scorgere quell'azzurro inconfondibile dei suoi occhi “Che hai combinato stavolta?” chiese il ragazzo, divertito, allontanandosi da lei di un solo, insignificante passo.
La rossa scoppiò in una fragorosa risata mentre dalla tasca dei pantaloni che furono di suo fratello estraeva, con un certo orgoglio, delle banconote “Quei fessi dei Chapman non sanno neanche tenersi stretti la propria refurtiva” rispose, scostando Thomas con una leggera spinta.
Tommy scosse il capo “Prima o poi finirai male, Belle” l'ammonì dolcemente. Era tipico di lei cercare la sfida, provocare, spingersi al limite. Lo faceva un po' per tutte le cose, persino con suo padre che non voleva per niente al mondo che lei frequentasse gli Shelby e invece era sempre a bazzicare per Birmingham con qualcuno di loro.
Per lei non aveva senso quel divieto, Moses Kelly era un criminale della peggior specie, non poteva di certo considerarsi migliore della famiglia Shelby, né tanto meno un buon esempio per sua figlia.
Annabelle arricciò le labbra in un'espressione furba “Ti stai preoccupando per me?” domandò, assottigliando lo sguardo per carpire anche la più insignificante reazione sul volto scolpito di Thomas. Il ragazzo le circondò le spalle con un braccio, stringendola a se e prendendo a camminare verso casa “Io mi preoccupo sempre per te”.
Belle non lo prese troppo sul serio, forse a causa dell'espressione da birbante che gli si era formata sul volto, ma nonostante quello sapeva che Thomas teneva a lei, glielo aveva sempre dimostrato.
Tommy si fermò improvvisamente e l'afferrò con delicatezza per le spalle. Ricercò lo sguardo di lei con insistenza e Belle lo guardò spaesata e sorpresa per quel repentino cambio di umore. Del sorriso che aleggiava sul viso di Tommy infatti non vi era traccia alcuna, vi era piuttosto una certa apprensione nel suo sguardo.
Belle non parlò, deglutì a vuoto e rimase immobile “Dico sul serio, Belle. I Chapman sono dei fessi, ma non devi affrontarli da sola. Non devi affrontare nessuno da sola, mi hai capito?”. La voce di Tommy era ferma, persino intimidatoria il che portò Annabelle a liberarsi da quella presa delicata.
Sembrava inviperita, aveva la mascella contratta e gli occhi fiammeggianti. Tommy sospirò pesantemente, chiudendo gli occhi per un solo istante prima di posare due dita sulle labbra di lei “E non dirmi che non sei più una bambina. Lo so, stai...stai diventando una donna” disse irritato ma con una strana dolcezza che di rado gli apparteneva.
Belle incrociò le braccia al petto aumentando la distanza tra loro “E allora perché mi tratti come una bambina?” sibilò indispettita.
Tommy fece scattare la mascella e allargò le braccia in un gesto esasperato “Non ti sto trattando da bambina, ti sto solo proteggendo. Smettila di metterti nei guai!” aveva alzato la voce, ma non sembrava arrabbiato.
Annabelle abbassò lo sguardo, incapace di reggere quello del giovane Shelby “Mi hai sempre detto di non cambiare mai” disse sommessamente. Tommy fece un piccolo sorriso, le afferrò il viso tra le mani “E non devi farlo. Solo che non posso sempre stare dietro alle tue follie”. Quel sorriso si allargò, contagiandolo alla ragazza che annuì e alzò le braccia in segno di resa, scostando le mani di Thomas dal suo volto. Le accarezzò con le proprie fino a farle scivolare via del tutto “Adesso vai a cambiarti ragazza, sarai presto una donna...non puoi vestirti come un maschio” la prese in giro facendole un'amichevole occhiolino “Ci vediamo dopo al Garrison”. Tommy si accese una sigaretta e si avviò silenzioso al pub con quella sua tipica camminata rozza ma di chi è sicuro di sé.


Annabelle fece un cenno di saluto con la mano prima di voltarsi per raggiungere casa sua, a pochi passi dalla dimora degli Shelby, ma prima di entrare in casa venne fermata da suo fratello Bertram “Nostro padre è furibondo e sarebbe meglio se non ti vedesse conciata così” le disse.
Il ragazzo, alto e dalla folta capigliatura scura, totalmente diversa dal rosso dei capelli di sua sorella, l'afferrò per un braccio trascinandola verso un vicolo al riparo da sguardi indiscreti e Annabelle non fece niente per impedirglielo.
Non temeva suo padre e a dire il vero ricercava sempre la sfida con lui. Piuttosto non voleva che si impossessasse della sua refurtiva ai danni dei Chapman che a loro volta avevano ripulito chissà quale ricco signore dei quartieri alti. Quindi attese con una certa impazienza che Bert le desse il via libera.
Lui la stava guardando con insistenza mentre lo sguardo di lei era fisso sull'uscio della loro abitazione, in attesa che suo padre si levasse di torno “Sei la donna di Tommy Shelby?” chiese improvvisamente Bertram.


Quella domanda gli bastò per avere la completa attenzione della sorella “No!” si affrettò a rispondere lei, rossa in viso “Non sono la donna di Tommy”. Con tutta probabilità avrebbe negato anche se fosse stato vero.
Adorava Bertram e si fidava di lui ma una parte di sé sapeva che, nonostante fosse suo fratello maggiore, non era forte quanto lei, che bastava uno sguardo del padre per farlo parlare.
Bert si sistemò il berretto sul capo volgendo lo sguardo in direzione della porta di casa che si aprì in quel momento.
Moses Kelly richiuse la porta dietro di sé, aveva le spalle rigide e la mascella serrata, era uno di quei momenti in cui non era consigliabile pararglisi davanti o avrebbe potuto farti saltare le cervella con un colpo di pistola senza un vero motivo per farlo.


Quando Moses sparì dalla loro vista i due ragazzi si affrettarono e rientrare nella casa vuota “Mi stanno simpatici gli Shelby” esordì Bertram, levandosi il berretto, dopo qualche minuto di silenzio “Ma lo sai che nostro padre non vuole che li frequenti” aggiunse solo in un secondo momento.
Lo sguardo di Annabelle si fece sfolgorante “Lo so, ma a me non importa” disse prima di salire nella propria camera da letto dove si diede una ripulita e indossò uno dei pochi vestiti che possedeva.
La stoffa verde era consunta in più punti, rammendata e rattoppata il che ben si intonava con gli stivali marroni consumati sulla punta, nel tacco e nella suola. Con i soldi rubati forse si sarebbe comprata un vestito decente.
Quando tornò al piano di sotto suo fratello non c'era. Forse lo avrebbe trovato al Garrison, entrambi sapevano che Moses se ne sarebbe tenuto alla larga, ragion per cui era l'unico pub che frequentavano.
Specialmente Annabelle. Era lì, infatti, che era solita incontrarsi con Ada e John e spesso anche con Tommy.


Dei fratelli Shelby era Arthur, il più grande, quello che frequentava meno. Aveva sei anni più di lei, ma non le era mai sembrato molto sveglio a differenza di Thomas soprattutto che sembrava essere sempre un passo davanti agli altri. Troppo furbo per la polizia, troppo furbo anche per Moses Kelly che mai una volta lo aveva beccato davanti al numero 13 di Watery Lane, indirizzo dei Kelly.
Belle entrò al Garrison e venne subito accolta dal chiacchiericcio dei presenti che non si accorsero della sua presenza. I più erano ubriachi, i restanti non si curavano di certo di una ragazzina di quattordici anni.


Ada la raggiunse sorridente, parandosi davanti a lei. Troppo tardi perché Annabelle potesse evitarsi la vista della moretta che civettava con Thomas.
Abbattuta, la rossa si lasciò scivolare su una sedia vuota e Ada l'affiancò per cercare di tirarle su il morale, ma Annabelle non ebbe nemmeno il tempo di prendere un respiro che Polly Gray fece il suo ingresso al pub.
Era disperata, aveva gli occhi rossi e gonfi dal pianto. Arthur entrò subito dopo di lei, la sua solita espressione non troppo intelligente sembrava fosse stata sostituita con una sgomenta, affranta.
In men che non si dica, tutti gli Shelby erano accanto a loro, allarmati “Gli sbirri hanno preso Anna e Michael” fu l'unico commento di Arthur.
Annabelle si alzò in piedi, sconvolta da quella notizia. Privare una madre dei propri figli era un gesto crudele. Era stata la polizia, perché loro erano considerati feccia, nient'altro che dei delinquenti.


Riaccompagnarono Polly a casa, cercando di farla calmare. Thomas sembrava essere l'unico in grado di poter tenere la situazione sotto controllo. Arthur aveva dato di matto per strada, fracassandosi una mano su un muro e John e Ada non erano altro che ragazzini.
Polly non aveva altro che i suoi nipoti.
Annabelle, nonostante le proteste di Bert, andò con loro e aiutò come meglio poté prendendosi cura della madre di Thomas, incinta del suo quinto figlio mentre gli altri si erano stretti attorno a Polly.
Polly crollò dopo ore di estenuanti pianti, addormentandosi tra le braccia di Ada.
Erano tutti esausti.
Tommy porse un bicchiere di Irish Whiskey a Annabelle, strappandole un sorriso in quel volto stanco “Te lo sei meritato” le disse alzando il proprio in un brindisi “Buttalo giù, poi ti riaccompagno a casa”.
Annabelle obbedì. Il liquido le bruciò la gola ma la ristorò, dandole nuovo vigore. Si asciugò le labbra col dorso della mano e posò il bicchiere vuoto sul tavolino di legno “Andiamo” disse infine.


Salutò gli altri e uscì seguita da Tommy. Erano stranamente silenziosi e non dissero una parola fino a quando non arrivarono al numero 13 della via.
Lo sguardo di Tommy era indecifrabile. Sembrava arrabbiato, sembrava stanco, sembrava triste...Annabelle per la prima vera volta non riuscì a capirlo. Gli accarezzò il viso per dargli un po' di conforto e Tommy si lasciò andare a quel tocco senza scostarsi, semplicemente guardandola negli occhi “Grazie, Belle” mormorò.
Solo in quel momento le scostò la mano, con delicatezza. Le prese il volto tra le mani e lo avvicinò al suo prima di posare le proprie labbra su quelle di lei. Le forzò appena e poté percepire quasi ogni sensazione di lei.
L'irrigidimento, per la sorpresa iniziale e la successiva rilassatezza quando si era lasciata andare a lui, schiudendo le labbra e permettendo alle loro lingue di incontrarsi.
Fu un bacio lento ma urgente, come se per entrambi fosse indispensabile farlo. Tommy la lasciò andare lentamente. Non disse una parola, lasciò che le sue mani scivolassero sul collo di lei prima di separarsi del tutto dalla sua esile figura e si voltò, verso il numero 6 di Watery Lane.





Nota dell'autrice: Il titolo di questo capitolo fa riferimento all'omonima canzone di Neil Diamond

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Capitolo 3
*** When the sun goes down ***


Polly Gray era sempre stata una donna forte.
Non aveva mai vissuto nell'agiatezza, non era mai stata una donna ricca. La sua vera, unica ricchezza era la sua famiglia, il suo lusso i suoi adorati figli.
Ora glieli avevano portati via. Polly era stata privata del suo lusso. E forse anche della sua forza.
La rabbia l'aveva avvolta, le si era dipinta fiammeggiante nei suoi occhi neri e poi, solo dopo poco tempo aveva lasciato spazio a qualcosa di meno animalesco e di più umano. Era scivolata nella disperazione, la rabbia era stata sopraffatta e sostituita dal dolore e Polly si rese conto che forse la rabbia faceva meno male, così decise di farla nuovamente sua.
Non voleva essere disperata, non voleva essere debole. Non poteva permetterselo in un mondo di sciacalli come quello in cui viveva. Tutto cambia quando il sole tramonta e anche Polly Gray era cambiata dopo quella notte.
Tranne che nella sua forza, quella era sempre lì, intrinseca nel suo essere. Nel suo essere donna, nel suo essere una fottuta Shelby nel sangue. La custodiva gelosamente la sua forza, come a ricordarsi di essere se stessa anche dopo essere stata privata della parte più bella.


Annabelle era andata a trovarla quella mattina. Non voleva essere invadente, né mostrarle pietà, ma quella situazione l'aveva scossa più di quanto aveva potuto percepire all'inizio.
Persino quel bacio, il bacio di Thomas era passato in secondo piano sebbene non avesse chiuso occhio pensando e ripensando alla morbidezza di quelle labbra.
Era stato inaspettato, era stato indimenticabile e si era sentita felice, aveva persino scordato l'angoscia delle ore precedenti. Il giorno seguente però quell'angoscia era tornata, il bacio era solo un ricordo per quanto nitido e piacevole.
Belle si chiese come ora Polly potesse riuscire ad andare avanti. Fu proprio lei ad aprire la porta.
Gli occhi neri erano freddi ma vividi, la sua espressione impassibile. Non c'era più disperazione nel suo sguardo, vi era una nota di rabbia ma Annabelle vide soprattutto la determinazione di una donna che non si sarebbe piegata a nessuno.


“Ada?” Polly chiamò sua nipote, aveva la voce ferma, non sembrava che avesse passato ore a piangere e ad urlare. Belle si affrettò a scuotere la testa “Non sono qui per Ada” ammise e poté giurare di aver visto l'ombra di un sorriso su quelle labbra sottili. Gli occhi di Polly erano stati attraversati da un velo di malizia, solo per un istante “Tommy non c'è” disse scostandosi per far entrare in casa la ragazza che rise nervosamente “Non sono qui neanche per Tommy” soffiò.
Polly assottigliò le labbra, riducendole ad una linea bianca e il suo sguardo si addolcì “Grazie Annie” mormorò rivolgendole un sorriso forzato.
Annabelle si sentì incredibilmente stupida per essersi presentata lì per lei, per mostrarsi vicina al suo dolore. Sapeva che non era quello che Polly avrebbe voluto e sembrò che la donna le avesse letto nella mente quando le accarezzò un braccio con delicatezza facendole cenno di accomodarsi per una tazza di the. Dello stupido the.
Ada scese le scale in quell'esatto momento. Gli occhi azzurri erano cerchiati, era visibilmente stanca, ma sorrise ad Annabelle come sempre la dolce Ada.
Belle non parlò tanto e nessuno toccò lo spinoso argomento. Poteva capirlo, dovevano andare avanti tutti loro, non solo Polly. Per la madre privata dei propri figli invece tutti si dovevano mostrare forti. Per quel motivo Annabelle si adeguò di conseguenza, tanto che non molto dopo era uscita con Ada tra le vie fangose di Small Heath.


“Ieri Tommy, quando è tornato a casa, sembrava turbato” la Shelby parlò con voce pacata, quasi distratta a dire il vero ma quella frase congelò Annabelle sul posto.
Non si era soffermata a pensare che il turbamento di Tommy fosse a causa di ciò che era successo a sua zia, aveva pensato immediatamente a quel bacio e per la seconda volta nell'arco della mattinata si sentì stupida, persino egoista.
“Ieri mi ha baciata” disse all'improvviso. Ada sgranò gli occhi chiari, sorpresa.
Belle si era aspettata che potesse essere felice per lei, ma lo sguardo di Ada lasciava trapelare tutt'altro che felicità. Balbettò qualcosa, nemmeno riuscì a dire una frase che avesse senso.
La rossa si morse le labbra “Credo sia stato un momento di debolezza” asserì amaramente.
Impedì ad Ada di dire qualsiasi cosa al riguardo e non ne parlarono più come se non fosse mai successo e col senno di poi si rese conto che anche Tommy avrebbe fatto finta di niente.


Quella sera al Garrison l'aveva salutata con un sorriso, aveva parlato con lei e l'aveva stretta a sé in più di un'occasione, ma non era cambiato niente, era il solito Tommy, Tommy l'amico, non Tommy il fidanzato.
Era come se quel bacio, per davvero, non ci fosse mai stato.
L'ulteriore conferma arrivò quando lo Shelby si dileguò dal pub in compagnia di quella stessa moretta che il giorno prima non gli aveva tolto le mani di dosso.
Ada respirò bruscamente “Te lo avevo detto di smetterla di pensare a lui” disse decisa. Annabelle rimase in silenzio per diversi secondi, poi si voltò verso di lei con una nuova luce nello sguardo “Ed è quello che farò mia cara Ada. Thomas Shelby del cazzo, perché dovrei continuare a pensare a lui?”. Determinata, sicura, forte. Forte come Polly Gray, forte come una donna doveva essere.
Tutto cambia quando il sole tramonta. Annabelle avrebbe sepolto i suoi sentimenti per Tommy insieme al ricordo di quel bacio, esattamente come Polly aveva sepolto la sua disperazione.
Ada sorrise raggiante, conosceva bene Annabelle e sapeva che quelle parole erano reali: avrebbe smesso di pensare a Tommy e forse lui si sarebbe finalmente reso conto di tutto quanto per davvero.


Il respiro di Thomas si regolarizzò lentamente mentre la ragazza si lasciava andare sul petto di lui, affievolendo la propria risata. Si sentiva fortunata per essere stata con Thomas Shelby, si sentiva appagata, ma forse Thomas non era dello stesso avviso.
Il ragazzo si schiarì la voce, si scostò da lei e si rivestì in fretta prima di accendersi l'ennesima sigaretta della giornata.
Non ci fu bisogno che parlasse, la mora capì senza avere bisogno di sentire futili parole, si rivestì e se ne andò curandosi di sbattere la porta dietro alle sue spalle con rabbia.
Fottuto Thomas Shelby che non illudeva nessuna ragazza con la prospettiva di una vita insieme ma le faceva comunque imbestialire perché riusciva a prendersi sempre ciò che voleva.
C'era solo una ragazza che aveva illuso, lo aveva fatto la notte precedente, lo aveva fatto con un bacio.
Lui nemmeno si era pentito di quel bacio, non per davvero, ma Annabelle Kelly si meritava qualcosa di meglio di un delinquente sotto la sua gonna.
Un delinquente nella sua vita lo aveva già, non c'era bisogno alcuno che se ne ritrovasse un altro nel letto anche dopo che il primo se ne fosse andato.
Si era lasciato trasportare dalle emozioni la sera precedente. La bambina scapestrata stava diventando una donna la cui forza era talmente tanta dal non doversi preoccupare di nascondere la propria fragilità dietro una maschera di cinismo.
Lui aveva avuto modo di vederla per davvero e ci era cascato con tutte e due le scarpe. Tommy sapeva che non era un incantesimo, era lui quello dal sangue zingaro, non lei.
Aspirò il fumo della sigaretta e sospirò, passandosi una mano sul viso. Non l'aveva baciata in un momento di debolezza, lo aveva fatto perché voleva farlo, ma aveva agito egoisticamente senza pensare a ciò che quel bacio avrebbe potuto scatenare in lei.
Ancor peggio, non aveva pensato alla reazione che avrebbe potuto avere Moses Kelly se lo fosse venuto a sapere!
Tommy si sarebbe trovato con un proiettile nel cranio, Belle...oh, non voleva nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto succederle.
Ma a pensarci era stato doppiamente egoista perché aveva lasciato da parte, anche se solo per un momento, la disperazione di Polly e lui per Polly doveva esserci.
Arthur non ne era in grado, sempre pronto a menar le mani, sempre bisognoso si avere accanto qualcuno che lo calmasse, neanche fosse un cane.
Polly aveva bisogno di lui e questo Thomas lo sapeva, lo aveva solo dimenticato per un istante quando si era perso negli occhi di Belle. Belle che non era più una bambina, Belle che era una ragazza, Belle che stava diventando una donna dalla quale lui era ammaliato ma non doveva esserlo.
Tutto cambia quando il sole tramonta e quella sera il sole era tramontato da un bel pezzo ma Tommy non era ancora cambiato. Era ancora un delinquente, era ancora Thomas Shelby.
Tutto cambia quando il sole tramonta. E il sole tramonta di continuo,Tommy aveva ancora speranza.





Nota dell'autrice: Il titolo di questo capitolo fa riferimento all'omonima canzone degli Arctic Monkeys.

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Capitolo 4
*** Time is running out ***


Tommy si era sentito messo da parte.
Dopo la tempesta che si era abbattuta su casa Shelby, Annabelle era rimasta una costante per Thomas. Era sempre presente, con i suoi sorrisi e la sua dolcezza, ma aveva smesso di riservargli quegli sguardi fulgidi che fino a poco prima erano solo per lui.
Lo Shelby si era perfino trovato a pensare che forse Polly non sarebbe riuscita ad essere così forte se non fosse stato per la presenza della ragazza, ma sapeva bene che non era così.
La presenza di Annabelle, comunque, faceva piacere a tutti, non solo a Polly, non solo a Ada e non solo a Tommy.
Ma specialmente a lui. Anche se non lo dava a vedere.
Questo perché qualcosa era cambiato in lei. Aveva smesso di stuzzicarlo, o meglio aveva smesso di stargli dietro e per lui era stato destabilizzante e inaspettato.
La parte più difficile da digerire era che Annabelle si era improvvisamente decisa ad accettare la corte di Teddy Bell.
Era successo tutto piuttosto in fretta in realtà e non si era reso inizialmente conto di cosa stesse succedendo tra Annabelle e Teddy, forse perché era stato assorbito dalla situazione in famiglia . Era stato lui a farsi carico di tutto infatti, suo padre non era quasi mai in casa, Arthur era come al solito pericolosamente sul punto di esplodere.
Non aveva quindi avuto modo di metabolizzare il tutto in maniera graduale: Annabelle aveva deciso di dare una svolta alla propria vita e glielo aveva gettato in faccia, come si fa con una secchiata di piscio per zittire degli schiamazzi a tarda notte e lo aveva fatto con spudoratezza, impertinente, sfacciata e irrispettosa come solo lei sapeva essere.
Avrebbe dovuto aspettarselo e ci aveva persino sperato che andasse in quel modo, ma la fitta della gelosia era arrivata comunque, come un pugno in pieno stomaco che non era stato capace di parare.
Era come se i suoi riflessi fossero rallentati e prima o poi sarebbe andato al tappeto, steso da quella stessa ragazzina sfrontata capace di arrossire solo ed esclusivamente per lui.
Se ne stava seduto sull'uscio di casa, lo sguardo perso di fronte a sé a pensare a come fosse arrivato a quel punto. Si sentiva davvero come vittima di un incantesimo.
“Hey Tommy, si può sapere che hai?” la voce roca di Arthur ruppe quel silenzio. Tommy lo maledì, curandosi di non farlo ad alta voce certo, ma il suo sguardo gelido fece capire al fratello maggiore che non aveva gradito quella intromissione.
Solo dopo Tommy notò il livido che adornava l'occhio destro del fratello, con taglio annesso sullo zigomo. Non si mostrò preoccupato per lui, piuttosto parve ancor più innervosito “Si può sapere che hai tu?” ribatté alzandosi e allargando le braccia.
Arthur si strinse nelle spalle, liquidò tutto con un gesto nella mano, bofonchiando che non era successo niente, che si trattava solo di una piccola rissa. Tutto si era risolto.
Tommy lo guardò con sufficienza, non si era aspettato niente di diverso. Si infilò una mano in tasca e sorrise stancamente, scuotendo la testa “Lo spero” disse. Thomas Shelby non era di certo il tipo di ragazzo che si sottraeva ad una rissa. A dir la verità era anche piuttosto bravo a provocarle, ma c'era sempre un secondo fine nelle sue azioni e questo Arthur sembrava non capirlo.
Non aveva la lungimiranza di Tommy, non ne possedeva nemmeno l'intelligenza. Arthur era la parte più selvaggia dello stesso Thomas.
“Sei ancora preoccupato per Polly?” chiese infine il maggiore. Thomas fece un segno di diniego e Arthur rise appena, gli si avvicinò con la sua classica andatura scoordinata e inclinò la testa alla ricerca dello sguardo del fratello “Oh! Si tratta di una donna” esclamò facendo un movimento poco elegante col bacino.
Se la donna in questione non fosse stata Annabelle, Thomas si sarebbe persino lasciato andare ad una risata. Ma si trattava appunto di Belle e Arthur si beccò un'occhiata gelida dal fratello per quel gesto.
“Sono il tuo cazzo di fratello, Tommy! Se hai un problema puoi dirmelo, cazzo” sbottò Arthur.
Capitava spesso che Tommy lo escludesse dai suoi pensieri, dalle sue preoccupazioni. Persino quando erano più piccoli Thomas si era sempre dimostrato più riservato a differenza sua che vomitava i suoi pensieri attraverso azioni poco considerate.
“Si tratta di Belle” fu la secca risposta.
Arthur cercò di trattenere una risata. Strinse le labbra sottili che poi catturò tra le dita della mano destra mentre lo sguardo divertito si spostava da Tommy ad un punto imprecisato della strada. Aveva tutta l'aria di un idiota racchiuso com'era in quella giacca marrone che gli stava troppo piccola sulle maniche. Diede una pacca sulle spalle al fratello “Teddy Bell non riuscirà a tenersela stretta, è troppo tranquillo per Annie” asserì infine.
E Tommy si trovò diviso in due. Egoisticamente voleva Belle. La sua parte più pura, quella che pensava per il bene di lei, trovava in Teddy proprio la persona ideale per lei. Ma Tommy non era mai stato troppo altruista.


Annabelle aveva messo Tommy da parte.
Aveva tenuto fede alla promessa che aveva fatto e Tommy era tornato ad essere Tommy l'amico anche nei suoi pensieri.
Theodore Bell aveva iniziato a farle la corte un anno prima ma Annabelle non lo aveva mai preso in considerazione e non solo a causa dei suoi sentimenti per Thomas.
Teddy era il giovane più gentile di tutta Small Heath, il bravo ragazzo che spiccava tra quella massa di delinquenti, proprio per quel motivo Annabelle non lo aveva mai preso sul serio.
Era troppo esuberante per uno come lui, un vero maschiaccio, una senza regole ma aveva sempre ammirato la tenacia del ragazzo.
Mise da parte Thomas Shelby e lo fece per Teddy Bell, il ragazzo alto e biondo dai profondi occhi nocciola e dal sorriso ingenuo.
Ada trovava il tutto davvero buffo, la personalità del ragazzo non sembrava di certo adatta a contenere quella straripante di Annabelle ma a Teddy sembrava non importare.
Aveva vinto. Aveva battuto quel cazzo di Thomas Shelby.


Teddy deglutì a vuoto. Tra le dita stringeva il proprio berretto grigio, se lo rigirava tra le mani mentre sorrideva a quella che era finalmente la sua donna. Si chinò su di lei per posare un casto bacio sulle sue labbra carnose e sorrise nuovamente, incapace di smettere “Ci vediamo, Annie” sussurrò. Si congedò da lei camminando all'indietro e con un'aria sognante sul volto. Annabelle ridacchiò e gli mandò un bacio con la mano, frizzante e frivola.
“Le sue palle dove le tieni nascoste?”Annabelle trasalì nel sentire la voce di Tommy alle sue spalle.
Si voltò come una furia verso il ragazzo che, con un sorriso divertito sulle labbra, si allontanava dal muro con un leggero colpo di spalle “Diventerai Annabelle Bell? Non è un nome carino” la canzonò ancora “Fanculo Tommy, mi hai fatto prendere un colpo!” ringhiò mentre lo spintonava.
Tommy rise, afferrandole i polsi con dolcezza. Erano così sottili tra le sue mani, così delicati. La sua risata si affievolì, lentamente e infine si spense del tutto e così come era arrivata la furia di Annabelle si placò.
Quegli occhi freddi, eppure simili a tizzoni ardenti, erano ancora capaci di spezzarle il fiato, il tocco delle sue dita ancora le dava i brividi.
Thomas piegò le labbra in un sorriso appena accennato, le scostò i capelli dal viso. Aveva la pelle fresca Annabelle e le gote erano arrossate per il freddo pungente dell'inverno appena arrivato. Le dita di Thomas tremarono impercettibilmente mentre si intrecciavano ai suoi capelli di fiamma.
Annabelle si scostò bruscamente da lui come se avesse avuto paura di non essere in grado di farlo se avesse aspettato un solo secondo di più e Thomas rise amaramente “Mi hai lanciato un incantesimo, Belle. Sto soffocando” disse con voce strozzata. Aveva uno strano sguardo, era vivo e intenso, era sfavillante ma triste, quasi spento. Una contraddizione dipinta anche nel resto suo volto all'apparenza impassibile ma con una sfumatura di disperazione rara per lui.
Annabelle affondò maggiormente gli stivali nella neve. Avrebbe voluto prendere a schiaffi Thomas e a dir la verità si trattenne a stento “Io non ho fatto proprio niente, Thomas” disse risentita.
Avrebbe voluto metterci più rabbia nel suo sguardo, non speranza, non tristezza.
Tommy sbatté il palmo della mano sul muro di pietra “Teddy? Sul serio, Belle?” sputò con rabbia, una rabbia rivolta più che altro verso se stesso. Era stato lui a lasciarla andare, lei non era scappata.
Thomas si rese conto, forse per la prima vera volta, che Annabelle lo aveva sempre accettato così com'era: un delinquente. Non le importava, per lui ci sarebbe stata. E lui l'aveva lasciata andare.
Annabelle non si trattenne oltre, il suono dello schiaffo rimbombò per la via deserta e la guancia di Tommy non si attardò a diventare di un rosso acceso “Hai avuto la tua occasione, stronzo di uno Shelby” soffiò con rabbia. Lo superò e lo lasciò solo, con una guancia dolorante.
Forse Annabelle pensava di averlo ferito nell'ego, ma non era quello a far male a Tommy. E nemmeno la sua guancia.





Nota dell'autrice: Il titolo di questo capitolo fa riferimento all'omonima canzone dei Muse.

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Capitolo 5
*** Wide lovely eyes ***


Birmingham, 1908

 

Annabelle proruppe in una risata gioiosa, tra le braccia di Teddy che la faceva volteggiare tra i canti stonati che quel pomeriggio al Garrison si erano levati altissimi.
Era radiosa nel suo vestito nuovo, verde come i suoi grandi occhi belli. Eppure quegli occhi, di tanto in tanto, sembravano non risplendere come erano soliti fare.
Non aveva più parlato con Thomas dalla sera in cui aveva osato schiaffeggiarlo. Tommy non aveva reagito, aveva incassato il colpo e non aveva detto una parola.
L'aveva guardata afflitto con i suoi occhi di quell'assurdo azzurro per poi seguirla con lo sguardo fino a che lei non entrò in casa. Tommy era rimasto in silenzio di fronte al numero 13 di Watery Lane per ore. Freddo. Pioggia. Eppure non si era mosso lo Shelby, frastornato dai suoi stessi sentimenti.
Oh, quanto avrebbe voluto prendere a pugni Teddy Bell e fargli sparire dalla faccia quel sorriso amabile che si allargava non appena era in grado di scorgere la sua Annabelle. Sua. Di Tommy, non di Teddy, Annabelle non sarebbe mai stata di Teddy, non per davvero e in fondo questo Thomas lo sapeva.
Quella sera di gennaio il desiderio di Tommy era tornato prepotentemente a galla. Più guardava il viso di Teddy e più immaginava quanto potesse essere gratificante far sanguinare quel naso perfettamente dritto.
Sembrava un freddo osservatore, con gli occhi puntati sulla sorridente Annabelle e lo spilungone Teddy che la faceva ballare. Lo sguardo imperturbabile e la mascella serrata.
John gli saltellò davanti versando la birra sul pavimento di legno del Garrison, era visibilmente alticcio. Thomas inarcò un sopracciglio non particolarmente felice per le condizioni di suo fratello minore “Sei ubriaco, John?” chiese e John rise, allargando le braccia e continuando a versare birra sul pavimento “Ho quattordici anni!” esclamò. Neanche ne avessi compiuti diciotto “E Annabelle ne ha quindici!” continuò indicando la ragazza.
Si stava tenendo la testa in quel momento e aveva il volto arrossato per la fatica del ballo, ma rideva. Ancora. Si lasciò andare su una sedia, gomito posato al tavolo e palmo della mano a reggerle il viso.
“Arthur, porta a casa tuo fratello, è ubriaco” Thomas si spostò subito dal bancone, avvicinandosi al tavolo dove la ragazza se ne stava seduta da sola “Perché devo farlo io?” biascicò il più grande degli Shelby, nettamente più ubriaco di John. Thomas non rispose, si era già seduto di fronte a lei “Non hai ballato con me” disse sfoderando un sorriso.
Annabelle lo guardò. Osservò quel viso che sembrava intagliato alla perfezione. Le era mancato. In quel mese scarso aveva sentito la mancanza della sua risata, della sua voce, del suo tocco. Soprattutto le erano mancati quei grandi occhi belli. Thomas però non doveva saperlo Incrociò indispettita le braccia al petto “Non hai nessun altro da cui andare?” disse.
Il ragazzo sospirò e il sorriso che aleggiava sulle sue labbra rosee si spense. Silenzioso, diede una rapida occhiata al locale: Arthur aveva trascinato fuori John, lo aveva riportato a casa, Ada ballava con il suo amico Freddie Thorne e Polly se ne stava in un angolo, sigaretta tra le dita e lucenti occhi neri ad osservare tutto e tutti. Tutti gli altri si stavano divertendo.
Tranne Teddy. Teddy sembrava essersi immobilizzato al centro del Garrison mentre guardava Thomas Shelby intento ad adulare la sua ragazza, o così almeno credeva.
A Tommy, dal canto suo, non importava affatto di avere gli occhi del biondo piantati sulla schiena. Dalla tasca interna della giacca prese un piccolo sacchetto di pelle, lo posò sul tavolino, proprio sotto il naso di Annabelle “Buon compleanno, Belle” mormorò. Si alzò, le sfiorò una spalla con le dita ruvide e la lasciò di nuovo sola, era evidente che non lo volesse tra i piedi.
Annabelle aveva osservato i suoi gesti con lentezza e poi aveva riposato lo sguardo su quel piccolo presente.
Si mordicchiò le labbra, non si era aspettata un regalo da Tommy e si sentì persino in colpa per essere stata così fredda con lui.
Titubante accarezzò il sacchetto, la pelle era morbida al tatto, liscia e fredda. Fece scivolare il contenuto sul palmo della sua mano destra e come lo vide sussultò.
Era l'anello di Tommy, quello che portava sempre al mignolo della mano sinistra. Aveva un significato per lui quell'anello e Annabelle lo sapeva bene.
Dischiuse le labbra per lasciare andare un lieve sospiro. Erano tremanti, così come le sue dita che si ritrovarono a stringere quasi convulsamente quel piccolo oggetto tutt'altro che insignificante anche per lei. Sopratutto per lei.
Fottuto Thomas Shelby.
Sapeva certamente come scatenare in lei emozioni forti. Sapeva come farsi perdonare. Sapeva come attirare la sua attenzione.
Annabelle sollevò il viso giusto in tempo per vedere Teddy venir trascinato da un gruppo di amici. Rise appena incrociando il suo sguardo ma fu un istante perché i suoi grandi occhi belli erano andati alla ricerca di Thomas.
Lo trovò seduto al bancone, le spalle tese e strizzate in quella giacca grigia consumata sui gomiti. Si fece largo tra la folla, sgusciando tra i giovani ubriachi e lo raggiunse “Non me lo hai chiesto” disse semplicemente.
Thomas si voltò di scatto, posando il suo boccale di birra scura sul metallo del bancone “Cosa?” chiese confuso. Ma in quei grandi occhi belli chiunque avrebbe potuto scorgere quel barlume di gioia per il fatto che lei gli avesse rivolto di nuovo la parola.
Belle arricciò le labbra e abbassò lo sguardo verso le proprie mani, che stringevano l'anello tra le dita “Di ballare” rispose, infilandoselo all'anulare della mano destra.
Thomas aveva osservato compiaciuto quel gesto e poi tese una mano “La festeggiata mi concederebbe un ballo?” domandò con un sorriso che dalla bocca si estese fino ai suoi occhi azzurri.
Lei accettò, rise e gli afferrò delicatamente la mano prima di essere trascinata a ballare. Ballavano sempre Tommy e Belle, avevano sempre ballato, perfino senza musica. Non era necessaria la musica per ballare se a ballare erano loro due.
“Mi hai regalato il tuo anello” sussurrò lei. Era una constatazione, ma era evidente quanto la situazione la confondesse. Thomas alzò l'angolo della bocca in un sorriso soddisfatto “So che cosa ti ho regalato” ribatté. Ed ecco arrivare il pugno sulla sua spalla, Tommy lo stava aspettando. Leggero, una mera carezza in realtà.
Il ragazzo si strinse nelle spalle, perdendo il ritmo per qualche attimo prima di recuperarlo in fretta. Non aveva una vera spiegazione per quel gesto. Certo, voleva farsi perdonare ma sapeva di aver perso un'occasione che forse non gli sarebbe più capitata. Aveva cercato di rimediare quando era già troppo tardi e poteva dare la colpa solo a se stesso se adesso a sfiorare le labbra di Annabelle erano quelle di Teddy e non le sue.
Si schiarì la voce “Meritavi qualcosa di importante” rispose infine e a conti fatti quello era il vero motivo che lo aveva spinto a regalarle il suo anello. Si chinò appena su di lei “E poi dovevo farmi perdonare” ammise, soffiando quelle parole su quei setosi capelli rossi. Non dovette aggiungere altro Thomas, gli bastò lo sguardo limpido di Belle per capire di essere stato perdonato.
Annabelle sorrise “Grazie, è un bel regalo” sussurrò mentre un Thomas, forse affranto, la lasciava scivolare via: Teddy era arrivato a reclamarla. Non ci fu bisogno di ulteriori parole tra loro, tutto era tornato come prima di quell'unico bacio che si erano scambiati in quella fredda notte di disperazione.


Bertram aveva osservato tutto da lontano. Aveva come la sensazione che ci sarebbe stato un cuore spezzato a breve. Non quello di Annabelle, né tanto meno quello di Tommy.
Non avrebbe scommesso un penny sulla relazione tra sua sorella e Theodore Bell, non se al mondo esisteva uno come Thomas Shelby, capace di ammaliare Annabelle senza nemmeno doversi curare di volerlo.
Teddy era l'uomo che sua sorella si meritava ma non era sicuro che fosse l'uomo che lei voleva accanto.
Tuttavia Annabelle sembrava felice al suo fianco e questo lo confortava, non perché Thomas non gli piacesse, anzi. Si fidava abbastanza di Tommy da sapere che non le avrebbe mai fatto correre rischi, ma non si fidava allo stesso modo di suo padre e da quel punto di vista una relazione con uno Shelby avrebbe significato guai.
Che Moses Kelly detestasse la famiglia Shelby lo sapevano tutti, erano delinquenti in fin dei conti nessuno lo avrebbe biasimato per l'astio che provava per loro se non fosse che lui era persino peggio.
Un ladro, un truffatore, un tagliagole. Le mani di Moses grondavano sangue e a lui non importava, avrebbe versato volentieri il sangue di Thomas Shelby se ci fosse stato lui al posto del gentile Teddy Bell.
Bertram si scolò la birra, il liquido gli scivolò in parte sul mento e si affrettò ad asciugarlo con la manica in un gesto quasi meccanico. I suoi occhi erano ancora posati su Annabelle e Teddy, e Bert si lasciò sfuggire un sorriso speranzoso.


Era stato gentile con Thomas il buon Teddy, lo aveva salutato con un gesto del capo e gli aveva chiesto se poteva rubargli l'attenzione di Annabelle. Non disse una parola Tommy, non era mai stato molto loquace, sceglieva con cura le persone a cui rivelarsi nella sua totalità. Aveva semplicemente annuito e si era allontanato.
Le dita del ragazzo accarezzarono l'anello all'anulare di Annabelle. Lei rise appena ricercando lo sguardo di lui “Non è l'anulare sinistro” disse come a volerlo rassicurare. Teddy si lasciò andare ad una risata cristallina e pura, le sue guance erano diventate rosse ma non sembrò provare vergogna, non di fronte a lei.
Si portò una mano di lei alle labbra e ne sfiorò il dorso con delicatezza, tremando egli stesso a quel contatto, le sue labbra erano calde, la pelle di Annabelle, al contrario, era fresca come acqua. Si perse in quei grandi occhi belli e non indugiò oltre, si sporse a baciarla come mai aveva fatto insinuando le dita nel vermiglio dei suoi capelli e stringendola a se.
Annabelle si lasciò trasportare da quel bacio e Tommy rimase a guardare in un angolo, con i suoi grandi occhi belli puntati su quella figura che per un effimero momento era stata sua.





Nota dell'autrice: Il titolo fa riferimento all'omonima canzone di Nick Cave.

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Capitolo 6
*** Where the wild roses grow ***


Era passato del tempo dall'ultima volta che in Watery Lane si erano sentiti i pianti di un bambino.
E una nascita è sempre un buon motivo per levare in alto i bicchieri. In casa Shelby c'era un clima di festa, un toccasana dopo che la polizia aveva portato via i figli di Polly.
Un altro Shelby era venuto alla luce.
I pianti del piccolo Finn, l'ultimo arrivato, si fondevano con le risate di tutti i presenti, componendo un canto capace di librarsi in aria in un'unica nota perfetta.
John non era più il piccolo della famiglia. Aveva gli occhi lucidi, si era emozionato perché era diventato finalmente un fratello maggiore e aveva sorriso nel vedere tra le braccia di sua madre quella piccola creatura che sembrava potesse spaccare il mondo con quel suo minuscolo pugno serrato.
Era uno Shelby dopotutto.
Sarebbe cresciuto tra il fango e la sporcizia di Small Heath, dove crescono le rose selvatiche, dove le strade puzzavano di piscio e whiskey, dove erano cresciuti i suoi fratelli, dove erano cresciuti tutti quei giovani i cui occhi avevano da raccontare molto più di quello che i loro anni avrebbero potuto far immaginare.
I reietti, gli spietati, atroci farabutti sanguinari e sanguigni abitanti di quel luogo dove crescono le rose selvatiche.
Erano loro le rose selvatiche di Small Heath.


“Sono un fratello maggiore!” esclamò John all'improvviso. Sembrava ancora incredulo nonostante avesse avuto nove mesi per abituarsi all'idea. Tutti risero, persino Polly che sembrava aver ritrovato la serenità. Il suo viso era sereno, i suoi occhi erano nuovamente vivaci, sembravano due perle nere.
Annabelle l'aveva osservata con un sorriso dolce sulle labbra. Aveva sempre voluto essere come lei, fiera e potente.
Per un attimo i loro sguardi si incrociarono. Polly le sorrise e sollevò a mezz'aria il bicchiere in un silenzioso brindisi. Annabelle ricambiò quel gesto e finì la sua birra scura, l'unica cosa che avevano permesso ai ragazzini di bere in quel giorno di festa.
Belle era sgattaiolata da casa sua approfittando del padre addormentatosi dopo una sbronza sulla lercia e logora poltrona del salotto, poi si era presentata dei Shelby con un sorriso largo ed eccitato.
Era stata Ada a darle la bella notizia, Belle aveva solo dovuto aspettare il momento giusto per poter uscire indisturbata e non aveva dovuto attendere molto.
Si era subito unita ai festeggiamenti e tra una risata e una bevuta aveva avuto modo di prendere tra le braccia il piccolo Finn.
Aveva il volto roseo e paffuto e la sua piccola bocca somigliava ad un bocciolo di rosa. Incastonati in quel volto vi erano due grandi occhi azzurri, gli occhi degli Shelby, profondi e limpidi. Si era messa a ridere Annabelle quando il piccolo le aveva afferrato un dito stringendolo con forza senza avere intenzione di mollare la presa “È proprio uno Shelby!”.
Arthur senior proruppe in una risata “Certo che è uno Shelby” disse. Il suo sorriso mise in evidenza le cicatrici del volto e i suoi occhi brillarono per un solo istante di orgoglio. Si accese una sigaretta, posò il bicchiere vuoto sulla mensola del camino e uscì di casa.
Avrebbe continuato a festeggiare da solo al Garrison. Solo ma circondato da persone ridenti che nemmeno avevano bisogno di una scusa per trangugiare rum e whiskey.
E se Arthur e John avevano seguito con lo sguardo il padre, gli occhi di Tommy erano puntati sul dito che il piccolo Finn ancora stringeva.
L'anulare destro di Annabelle era la prima cosa che Thomas aveva guardato non appena la ragazza aveva oltrepassato la soglia di casa. E sorrise nel vedere che il suo anello era lì ad adornarlo.


Era già calata la sera quando Annabelle fece ritorno a casa.
Bertram tirò un sospiro di sollievo nel vederla “Hai perso il lume della ragione? Papà sarà qui a momenti!” esclamò avanzando a lunghe falcate verso di lei. Sui suoi occhi verdi vi era preoccupazione. Annabelle si avviò a passo spedito nella cucina claustrofobica senza rispondere. Non c'era bisogno che lo facesse, Bert sapeva come la pensava e lei era così testarda che farle cambiare idea era impossibile.
Avrebbe continuato a frequentare casa Shelby ad oltranza anche a costo di uscirci in un cassa da morto. Bert sapeva che non lo faceva per provocazione nei confronti di suo padre, non diceva mai a Moses dove passava il suo tempo, specialmente se lo passava in compagnia di uno qualsiasi degli Shelby, Ada compresa. Annabelle, nonostante il suo animo sobillatore, era abbastanza furba dal riuscire a evitare la furia di suo padre e a differenza di Bertram sapeva come mentirgli.
Bertram sospirò pesantemente, appoggiandosi con la schiena al muro ammuffito della cucina “È passato Teddy. Non gli ho detto dov'eri” mormorò. Annabelle ridacchiò mentre affettava delle cipolle che poi lasciò scivolare dentro la pentola dove la zuppa per quella sera già bolliva: Bert si era portato avanti col lavoro in cucina in modo da non dover sentire le grida di suo padre perché la cena non era ancora pronta “Potevi dirglielo dov'ero, non ho niente da nascondere” commentò la ragazza.
Bert sorrise appena e scosse la testa “Spezzerai il cuore a quel povero ragazzo”. Non era una domanda, era una semplice osservazione, forse perfino una velata accusa. Belle sollevò lo sguardo fino ad incrociare gli occhi smeraldini di suo fratello.
Quelle parole l'avevano ferita, glielo si poteva leggere in quei profondi occhi grigio-verdi. Forse si era sentita ferita perché suo fratello sembrava considerarla una ragazza frivola o forse perché quelle parole potevano benissimo corrispondere al vero.
Chi voleva prendere in giro? Lei non aveva dimenticato Tommy, non aveva dimenticato quel bacio, né le sensazioni che in quel baleno l'avevano scombussolata al centro del petto, dove crescono le rose selvatiche.
Era Tommy la sua rosa selvatica.


Annabelle aveva la gonna schizzata di fango e Teddy sorrise perché quella non era una novità. I capelli vermiglio erano scompigliato e il suo volto arrossato per la corsa e nemmeno quella era una novità.
Era sempre di corsa Annabelle, perché veniva inseguita, perché era in ritardo o semplicemente perché aveva voglia di correre, ne sentiva costantemente il bisogno.
Senza dire una parola gettò le braccia al collo di Teddy e si allungò su di lui per baciarlo sulle labbra. Le lunghe, pallide dita scorsero nel miele dei suoi capelli artigliandoli e respirò dentro la sua bocca mentre si stringeva a lui.
Teddy si allontanò di un solo passo nel tentativo di riprendere il respiro, si passò una mano tra i capelli biondi, frastornato, il volto paonazzo per l'emozione che quel bacio ardente gli aveva suscitato.
Doveva aspettarselo da Annabelle, lei non era come tutte le altre ragazze di Birmingham, lei non era come tutte le altre ragazze e basta. Era passionale, era libera. Lei viveva, non si limitava ad esistere.
Il ragazzo deglutì a vuoto accarezzando il viso delicato di lei. Nel candore di quella pelle liscia era adagiata leggera una spruzzata di lentiggini e Teddy la guardò in volto come se volesse contarle una a una quelle lentiggini.
Bastò un sorriso della ragazza per farlo tremare di gioia e di paura perché non sapeva quanto tutto quello sarebbe durato.
C'era sempre l'ombra di Thomas Shelby.
Lo sapeva anche Annabelle. Per quel motivo aveva baciato Teddy in quel modo, voleva sentirlo suo, voleva essere sua e scacciare dalla sua mente la presenza di Tommy, ingombrante e prepotente.
E c'era sempre l'ombra della stessa Annabelle, la furfante di Small Heath dalla mano lesta, troppo sveglia e troppo veloce. Teddy lo sapeva, ma non pensava che potesse essere un pericolo, un ostacolo.
Perché Teddy guardava Annabelle e vedeva in lei una rosa senza spine.
Era questo il suo errore, non vedeva la rosa selvatica.


Arthur gettò la bottiglia di rum nel camino e il suo grido di rabbia strozzatoglisi nella gola fece eco al rumore di vetri infranti e allo scoppio del fuoco.
Non poteva, non voleva crederci. La primavera si era portata via l'inverno e con esso la loro madre, erano passati dei giorni ma lui ancora sbottava, rabbioso, disperato. Il dolore non voleva andarsene, era rimasto lì a ristagnare putrido.
Polly lo afferrò per le spalle e lo spinse giù, mettendolo a sedere nello sgabello di legno “Comportati da uomo Arthur Shelby o giuro su quanto è vero Iddio che ti prenderò a sberle fino a farti svenire” sibilò.
Thomas era silenzioso, appoggiato allo stipite della porta. Aveva le braccia incrociate al petto, il volto tirato e lo sguardo freddo ma stanco e malinconico posato su sua sorella Ada e su John, seduti l'uno accanto all'altra. Si stringevano le mani per confortarsi a vicenda.
Tommy distolse lo sguardo solo quando Finn, nella sua culla, si mise a piangere. Polly imprecò “Dov'è quel delinquente di vostro padre?” disse mentre sollevava il piccolo Shelby. Arthur si strinse nelle spalle, fu quello il suo modo di rispondere mentre Tommy ricercò lo sguardo della zia.
Non parlò, non ce ne fu bisogno. Ormai era chiaro: Arthur Shelby senior se ne era andato, aveva abbandonato i suoi figli.
Polly cullò Finn tra le braccia fino a farlo calmare e il pianto tramutò in piccoli versi. Si addormentò, ignaro di tutto ciò che era successo, troppo piccolo per comprendere.
Silente, Tommy uscì di casa.
Lì, fermo davanti a al 13 di Watery Lane si sistemò il berretto, attese qualche istante e Annabelle sgattaiolò fuori per raggiungerlo.
Si abbracciarono in silenzio e poi si incamminarono, lontani da Small Heath, lontani da Birmingham. Finirono in aperta campagna, come facevano quando erano bambini e passavano le notti a dormire all'aperto.
“Arthur si è reso conto che vostro padre se ne è andato?” la voce di Annabelle parve flebile in quel silenzio.
Tommy sospirò “Non credo” rispose. Ancora silenzio “Non è in grado di prendersi la famiglia sulle spalle” sentenziò.
Annabelle annuì “Lo so. E so anche che sarai tu a farlo”. Tommy non aveva neanche diciotto anni, eppure Belle sapeva che sarebbe stato lui a diventare il capo famiglia. No, Arthur non era in grado. Troppo rabbioso, troppo ingenuo. Tommy avrebbe preso in mano le redini della famiglia Shelby.
Il ragazzo si voltò a guardarla e sorrise. Annabelle che capisce sempre tutto, Annabelle che sa sempre tutto di lui.
Si perse a guardarla, i rossi capelli che danzavano leggeri nell'aria profumata della campagna, dove crescono le rose selvatiche.
Era Belle la sua rosa selvatica.





Nota dell'autrice: Ebbene sì, ancora una volta il titolo del capitolo fa riferimento a una canzone di Nick Cave, stavolta in coppia con Kylie Minogue

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Capitolo 7
*** Ted, just admit it... ***


“Buona bella, shh” la mano di Tommy spiccava per il pallore adagiata dolcemente sul manto nero della puledra mentre cercava di calmarla.
Era una piccola selvaggia l'ultima arrivata e Tommy si specchiò in quei grandi pozzi scuri che ostentavano determinazione.
Sotto le carezze del ragazzo la puledra si calmò, ricercò persino il contatto di quella mano capace di ammaestrarla ma anche di donarle amore, perché se c'era una cosa che Thomas Shelby amava, erano i cavalli.
“Hai deciso come chiamarla?” il viso di Charlie Strong apparve da dietro una nuvola di fumo.
Tommy osservò l'animale, studiandolo e infine un sorriso si dipinse sulle sue labbra piene “Emerald Fire” disse in un sussurro. Un lampo di orgoglio e di furbizia attraversò i suoi occhi azzurri.
Ridacchiò Tommy, soddisfatto per quella scelta. Charlie lo guardò con aria interrogativa, incuriosito da ciò che passava per la testa del nipote, aveva un sorriso sulle labbra pensando di aver capito. C'entrava sicuramente una ragazza e Charlie aveva persino immaginato di quale ragazza si trattasse nello specifico “È un bel nome” asserì “Sono sicuro che piacerà anche a Curly” si portò la sigaretta alle labbra e dopo essersi lasciato andare ad una leggera risata salutò Tommy e si avviò verso il porto.
Thomas ricambiò il saluto dello zio e continuò a sorridere accarezzando la puledra “Emerald Fire” ripeté in un sussurro, sempre più convinto che quello fosse un nome perfetto.


Il vecchio William Jones aveva i gomiti posati sul tavolo di legno pregno di alcool, si teneva la testa, scuotendola disperato “Mi hanno portato via tutto”. C'era disperazione nella sua voce e rabbia, tanta rabbia. Harry Fenton, il proprietario del Garrison, gli posò una mano sulla spalla “Mi...mi dispiace signor Jones” sussurrò.
Era l'ennesimo furto che si verificò in quei giorni a Small Heath. Tutti sapevano che si trattava dei Chapman e dei loro Cheapside Sloggers.
Nel tavolo accanto, Ada e Annabelle osservavano in silenzio quella scena. William Jones non era mai stato particolarmente gentile con loro e sbuffava di continuo quando le due ragazze, in compagnia di amici e fratelli, mettevano a soqquadro non solo il Garrison ma tutto il quartiere di Small Heath. Ma era appunto un abitante di Small Heath, faceva parte di quel degrado che per loro era tutto.
Belle batté un pugno sul tavolo, con rabbia “Fottuti Chapman” ringhiò sommessamente, tanto che solo Ada fu in grado di sentirla. Aveva la mascella serrata e gli occhi fiammeggianti di rabbia. Ada la osservò ad occhi sgranati consapevole che la rossa stesse per esplodere.
Di fatti, non dovette attendere molto. Annabelle si alzò di scatto facendo cadere a terra la sedia e i pochi presenti si voltarono nella sua direzione. Gli Shelby, Danny Owen e persino il vecchio Jones, tutti avevano gli occhi puntati su di lei. Annabelle si afferrò la gonna, ne sollevò i lembi e si arrampicò sul bancone del locale, agguerrita. Harry scosse la testa, passandosi una mano sul volto, si avvicinò a lei per farla scendere, ma era troppo tardi “Quei figli di puttana dei Cheapside Sloggers devono pagare per quello che stanno facendo. Chi si credono di essere ad entrare nelle nostre case e prendersi i nostri averi? Riprendiamoci ciò che è nostro, facciamo vedere loro che quelli di Small Heath non stanno a guardare” alzò un pugnò in aria e un boato si levò ai suoi piedi.
Gli occhi di Tommy brillarono di fierezza e non represse quel sorriso soddisfatto che poi sfociò in una risata e in un grido di esultanza.
In quel putiferio nessuno si era accorto di Teddy e Bertram fermi sulla soglia del pub. E se il secondo non sembrava troppo sorpreso di ciò che gli si era presentato davanti agli occhi, lo stesso non si poteva dire del primo.
Teddy si tolse il cappello e si affrettò a raggiungere Annabelle “Per l'amor del cielo, Annie, che stai facendo?” disse cercando di farla scendere.
Solo in quel momento Belle si accorse di lui. Lo guardò e sorrise raggiante “Hey! Sto esortando la nostra gente a prendersi ciò che è suo” disse con orgoglio, accettando l'aiuto del ragazzo per scendere dal bancone.
Il ragazzo era rosso in volto, sembrava imbarazzato e si guardò intorno. Sembravano tutti concitati e guardavano Annabelle con ammirazione.
Tommy rise di gusto, dandogli una pacca sulla spalla “Ted, ammettilo...Belle non sarebbe Belle senza questo suo lato...” arrestò le sue parole all'improvviso e si voltò a guardare la ragazza. Assottigliò lo sguardo e un lato della sua bocca si sollevò impercettibilmente “Focoso” concluse infine in un flebile sussurro, tenendo lo sguardo fermo su di lei “Traspare anche dai suoi occhi smeraldo”. Un ghigno furbo gli increspò le labbra e fece un occhiolino alla rossa avvicinandosi a lei “E a tal proposito: devo presentarti qualcuno” sussurrò al suo orecchio, facendola rabbrividire.
Annabelle si schiarì la voce facendo un passo all'indietro e sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Aveva cercato di ignorare quel brivido e soprattutto di non darlo a vedere a Teddy.
Lanciò un'occhiata al fratello, occupato a parlare con Arthur che lo stava aggiornando sull'accaduto. Aveva ragione Bertram, avrebbe spezzato il cuore di quel povero ragazzo.
Tommy batté le mani prima di sfregarle l'una contro l'altra “Bene. È il momento di attuare un piano, ma prima di tutto: chi è con noi?”. Un altro boato riempì il locale, Bertram sorrise deciso “Io ci sto. Facciamogliela pagare a quei farabutti” disse stringendo le spalle di sua sorella con orgoglio.
Gli abitanti di Small Heath non sarebbero rimasti a guardare, era giunto il momento di agire.
Ora avevano un piano e avrebbero attaccato i Cheapside Sloggers nelle loro stesse case.


“Allora? Chi mi devi far conoscere?” chiese Annabelle, avanzando tra il fango. Tommy rise appena “Un po' di pazienza, siamo quasi arrivati” disse.
La portò alla stalla e Charlie Strong si rese conto di averci visto giusto. Scosse la testa divertito nel vedere i due ragazzi che, mano nella mano, ridevano e scherzavano complici.
Curly li raggiunse portando con se le puledra dal manto nero “Emerald Fire è un bel nome, mi piace Tommy, sì sì” disse eccitato lasciando le redini al ragazzo.
Annabelle spalancò gli occhi “Oh mio Dio, Tommy, è bellissima!” esclamò avvicinandosi ad accarezzarla, con cautela per non spaventarla.
Tommy fece cenno a Curly di togliere il disturbo, lo zingaro sorrise e si dileguò ridacchiando e parlottando tra se.
“Ti presento Emerald Fire” disse posando la sua mano su quella di Belle che accarezzava la puledra.
Annabelle tremò appena a quel contatto e si costrinse a perdersi nello sguardo dell'animale evitando invece quello cristallino di Tommy.
Lo Shelby però sembrava deciso a metterla in difficoltà. Si avvicinò maggiormente a lei, incastrando dolcemente i loro corpi e respirando su quel collo candido.
Nemmeno per Tommy fu facile riuscire a non cedere e si trattenne dal posare le sue labbra sulla pelle di lei, dal profumo inebriante. Deglutì a vuoto e si umettò le labbra divenute secche “Ho pensato ai tuoi occhi, ecco il perché del nome” mormorò facendosi sempre più vicino.
Chiuse gli occhi e sospirò. Tommy Shelby si stava lasciando andare, non avrebbe resistito a lungo, non dopo aver visto quel fuoco che faceva da sempre parte di lei. Avrebbe voluto bruciarsi di quel fuoco, in quel fuoco. Perché per quel fuoco lui bruciava già.
Belle si scostò da lui, impaurita da se stessa perché sapeva che stava per cedere e allora fece l'unica cosa che poteva fare in quel momento.
Strinse le dita in un pugno e puntò verso la spalla di Tommy. Il suo marchio di fabbrica. Tommy le afferrò il polso prima che il pugno potesse arrivare a destinazione e con delicatezza, sollevandole il mento, la costrinse a guardarlo “Che cosa ci fai con uno come lui?” la sua voce sembrava un fruscio di foglie autunnali e Annabelle piantò i suoi occhi verdi in quelli di Thomas, perfettamente consapevole del fatto che sarebbe affogata in quell'immenso oceano.
E Annabelle affogò, annaspò e si maledì per quello, perché era un po' come tradire Teddy e lei non voleva farlo.
Tommy posò la fronte su quella di lei e chiuse gli occhi, le sue dita le accarezzarono il collo, sin dietro la nuca “Scegli me, Belle”.
Una semplice richiesta alla quale Annabelle prima o poi avrebbe ceduto. Tommy prese un grosso respiro e le baciò la fronte dolcemente. La lasciò andare e sperò che lei potesse esaudire la sua richiesta.





Nota dell'autrice: Ted, just admit it... è il titolo di una canzone dei Jane's Addiction

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Capitolo 8
*** Let me sleep beside you ***


C'era fermento tra le strade di Small Heath.
Gli schiamazzi erano stati sostituiti da sussurri concitati che si inseguivano di bocca in bocca.
Bocche di delinquenti, bocche di ragazzi coraggiosi che avrebbero messo sottosopra il quartiere di Cheapside. Si sarebbero ripresi ciò che era loro e anche di più o non sarebbe stata degna di chiamarsi vendetta la loro.
Bertram caricò la sua rivoltella, le mani ferme e lo sguardo deciso. Non aveva paura di quegli stronzi dei Cheapside Sloggers specialmente se ad affiancarlo c'era uno come Arthur Shelby, il volto scavato, gli occhi vacui diventati freddi che trasudavano sicurezza.
Bert lo guardò per qualche istante, poi il suo sguardo si spostò su Thomas che stava riponendo la propria pistola nella fondina ascellare “Tommy, non sei costretto a venire” disse.
Non aveva ancora diciotto anni, Bert non trovava giusto che rischiasse.
Tommy però rise, non sarebbe rimasto indietro, avrebbe partecipato in prima linea, affiancato dall'amico di sempre, Freddie Thorne “E lasciare a voi tutto il divertimento?” fu il suo unico commento. Bert accennò un sorriso, si era aspettato una simile risposta ma in quel momento gli fu chiaro come il sole perché Tommy piacesse tanto a sua sorella: era uno con le palle.
John Shelby invece era irrequieto. Avrebbe voluto stare al fianco dei suoi due fratelli più grandi e guadagnarsi la gloria degna di uno Shelby che si rispetti. Fu Tommy a fermarlo, non avrebbe di certo rischiato che suo fratello si facesse male in qualche modo, non era folle fino a quel punto “Arriverà il tuo momento” gli aveva detto con un sorriso e John aveva finito per rassegnarsi proprio come aveva fatto Annabelle.
Aveva discusso animatamente col fratello, rivendicato la sua idea. Bertram ci aveva impiegato delle ore a convincerla a rimanere a Small Heath. La compagnia di Ada e John era l'unica consolazione, non si aspettava che anche Teddy sarebbe rimasto.
Il biondo le si era seduto accanto, posando la schiena al muro e lei l'aveva guardato, aggrottando le sopracciglia, confusa “Tu non vai?” chiese.
Teddy rimase in silenzio per qualche istante. Si strinse nelle spalle e fece un mesto sorriso “Non ho una buona mira, non sono...portato per queste cose” rispose. Non trovò nemmeno il coraggio di guardarla.
Annabelle fissò quel profilo dai tratti delicati, forse delusa da quelle parole. No, Teddy non era il tipo di uomo che lei avrebbe voluto accanto.
La voce di Thomas si levò alta. Impartì ordini, come un generale, ma era pronto a combattere come un umile soldato. Lui era il tipo di uomo che avrebbe voluto accanto.
“State attenti” la preoccupazione nella voce di Annabelle si rifletté nel suo sguardo che saettava frenetico tra Bert e Tommy. Quest'ultimo sorrise spavaldo “Agli ordini” disse in tono scherzoso.
Si fece serio tutt'a un tratto sotto lo sguardo severo di Annabelle e la osservò, accarezzandone la figura aggraziata, quasi eterea, con gli occhi azzurri. Ghermì con gentilezza il suo collo sottile, attirandola a se e posandole un bacio sulla fronte. Poco gli importava della presenza di Teddy Bell, che lo odiasse pure mentre osava toccare la sua donna.
Teddy serrò la mascella. Detestava Thomas Shelby e l'ascendente che esercitava su Annabelle, ma ancor di più detestava il modo in cui lei era capace di sciogliersi per le attenzioni che lui le dava.
Arthur non si sforzò nemmeno di reprimere quel sorriso, si schiarì la voce e afferrò il fratello per il colletto della giacca “Andiamo, seduttore” sussurrò divertito. Il suo sorriso non accennava a spegnersi, ma almeno aveva avuto l'accortezza di non farsi sentire da Teddy.
Ora erano pronti a combattere.
Lì, in Garrison Lane, le rose selvatiche di Small Heath avrebbero cominciato la loro marcia.


Il sole si stava tuffando dietro le case basse di Cheapside. Non avevano paura della luce del giorno quelli di Small Heath, non erano come i Chapman e la loro banda di vigliacchi.
Sicuri e fieri avanzarono per le strade fangose fino ad arrestarsi stupiti quando i Cheapside Sloggers sbarrarono loro la strada.
Brett Chapman sogghignava e puntò la pistola contro il gruppo di Small Heath. I suoi compari, alle sue spalle, lo imitarono.
“Siamo stati traditi” ringhiò Tommy.
Arthur fu il primo a sparare, accecato dalla rabbia. Non colpì nessuno, ma il suo gesto bastò per scatenare lo scontro a fuoco.
Alcuni lasciarono perdere le armi preferendo venire alle mani, sentire il sangue dell'avversario scivolare lento sulle proprie nocche sbucciate.
Fu il caos, ma Small Heath avrebbe avuto la sua vendetta.
Forse i Cheapside Sloggers erano stati avvertiti del loro arrivo, ma non avevano pensato a mettere in sicurezza le proprie case.
Danny e Freddie si occuparono quindi di recuperare la refurtiva, mettendo a soqquadro le case e rubando le poche cose di valore.
Nessuno di loro sarebbe tornato a casa a mani vuote.
Sulla strada la lotta perversava ancora furibonda, il sangue si mischiò al fango e le grida delle due bande riempirono l'aria scura, inframezzate da colpi di pistola sparati per lo più alla cieca.
Un grido di dolore squarciò l'aria e Bertram Kelly cadde a terra.
Tommy imprecò e subito si chinò su di lui. Bert digrignò i denti “Non è grave” disse premendo la mano sulla ferita. Era stato colpito alla spalla. Thomas lo aiutò ad alzarsi e richiamò gli altri, dovevano tornare a Small Heath.
Brett Chapman rise sguaiatamente “Bravi, scappate pure vigliacchi che non siete altro”, aveva il labbro spaccato e un livido iniziava ad espandersi sullo zigomo e sull'occhio, un rivolo di sangue gli scivolò sul mento.
Freddie Thorne rise alle sue spalle, facendolo voltare. Aveva la refurtiva issata sulle spalle, esattamente come Danny Owen al suo fianco “Non provate più a tornare a Small Heath, vermi” disse con fierezza. Un pugno ben assestato e Brett Chapman cadde a terra privo di sensi.
Il silenzio calò sulla strada e i Cheapside Sloggers si fecero da parte, sconfitti.


Quando il gruppo tornò in Garrison Lane, Annabelle, Ada e John erano ancora lì ad attenderli.
Perfino Teddy era rimasto, accanto alla sua bella. Lo aveva fatto solo per lei, per rassicurarla, per calmarla.
Thomas avanzava in prima fila reggendo Bertram e Annabelle corse loro incontro spaventata “Sto bene” la rassicurò il fratello prima che potesse parlare e lei ricercò nello sguardo di Thomas una spiegazione “Sapevano del nostro arrivo” disse in tono grave.
Annabelle rimase immobile a quelle parole mentre Teddy apriva la porta del Garrison per far passare i due ragazzi e Ada si affrettò a dare il suo sostegno all'amica “Non è grave, sta tranquilla” le disse dolcemente. Annabelle scosse la testa “Siamo stati traditi, Ada. Qualcuno ha parlato” disse con amarezza.
Nemmeno la voce allegra di Freddie che annunciava la riuscita della loro missione la distolse dai pensieri che si rincorrevano nella sua testa e Ada decise di entrare al Garrison per rassicurarsi delle condizioni di Bertram.
Ci avrebbe pensato Jeremiah Jesus a rimetterlo in sesto, avrebbe estratto il proiettile dalla sua spalla e lui sarebbe tornato come nuovo.


Annabelle aveva lo sguardo corrucciato e le braccia incrociate sotto il seno. La sua figura si stagliava davanti al Garrison fiera e pensierosa.
C'era un silenzio quasi spettrale nella via, gli unici rumori che si sentivano erano le voci provenienti dal pub, affievolite dalle porte.
Poi, una risata.
Annabelle sollevò lo sguardo fino a intravedere le figure dei fratelli Chapman. Brett aveva il volto tumefatto e un ghigno spregevole dipinto su di esso “Il tuo fidanzato ci è stato molto utile, ma purtroppo non è bastato. Non abbiamo motivo alcuno di mantenere fede alla promessa data” disse avanzando velocemente verso di lei.
Annabelle indietreggiò spaventata ma non fece in tempo a voltarsi per entrare nel pub che Tony Chapman, il più grosso dei tre fratelli, le sbarrò la strada.
Il cuore prese a batterle all'impazzata e prima che potesse urlare Brett le tappò la bocca con la mano, attirandola a se con violenza.
Belle si dimenò, ma la presa del ragazzo si fece più salda “Non agitarti troppo” sibilò viscido al suo orecchio, affondando il naso adunco tra i capelli rossi di lei, lasciati sciolti e selvaggi come sempre.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Annabelle ebbe paura.
Lacrime calde iniziarono a rigarle il volto e Brett la strattonò prima di spingerla verso Cliff, l'altro fratello, più basso e più tarchiato degli altri due, ma non per questo meno forte.
L'afferrò per le braccia, le dita ossute parvero perforarle la carne e poi Brett si avventò su di lei, armeggiò con la cintura dei propri pantaloni e infilò le mani sotto la sua gonna.
Annabelle era sopraffatta dalla paura e riuscì ad urlare solo dopo alcuni istanti che a lei parvero essersi dilatati nel tempo, rendendoli infiniti. La sua voce era fioca, ebbe paura che nessuno la sentisse e Brett, per zittirla, la schiaffeggiò con forza.
Laddove la mano di Brett l'aveva colpita, Annabelle si sentì bruciare.
La porta del Garrison si spalancò dall'interno e Thomas Shelby uscì accompagnato da tutta la sua furia.
Afferrò Brett per la gola, allontanandolo da Annabelle e in un istante fu addosso a Cliff. Lo scaraventò a terra, tra il fango e il piscio e il vomito degli ubriachi e gli assestò un calciò al viso, facendolo sanguinare.
Avrebbe continuato Tommy ad infierire su di lui e Brett se Tony non lo avesse fermato, con un pugno allo stomaco che lo fece piegare in due. Ma Tommy non si arrese.
Afferrò Tony per le orecchie e gli rifilò una testata che lo tramortì quel tanto che bastò a Tommy per avventarsi nuovamente su Brett.
Lo prese a pugni, Annabelle riuscì a percepire il rumore dell'osso del naso rompersi contro le nocche insanguinate di Tommy. Guardò la scena ad occhi sgranati, le mani davanti alla bocca come a reprimere altre grida di terrore ma urlò nuovamente per avvisare Tommy dell'imminente pericolo quanto Cliff lo raggiunse, pronto a pugnalarlo con un coltello a serramanico.
Thomas si voltò giusto in tempo per schivare il colpo, ma Cliff riuscì comunque a ferirlo di striscio, sotto il mento.
Fu solo in quel momento che Arthur, Danny, Freddie e altri ragazzi uscirono dal pub. Non ci fu però bisogno di un loro intervento: Cliff e Tony fecero alzare Brett e scapparono vista la loro inferiorità numerica. Annabelle stava tremando. Scoppiò in lacrime nascondendo il viso tra le mani tremolanti.
Si sentì avvolgere dalle braccia di Tommy e si aggrappò a lui con tutta la forza che le era rimasta in corpo. Faceva fatica a respirare e il suore impazzito nel suo petto sembrava non voler diminuire la sua corsa.
Tommy le accarezzò il viso “È tutto finito” ripeté più volte mentre il suo sguardo vagava febbrile sulla figura di lei, in cerca di qualche ferita o qualche segno lasciato dai Chapman. Aveva solo una guancia arrossata e Tommy tirò un sospirò di sollievo.
La strinse a se e la cullò per farla calmare. Belle regolarizzò il proprio respiro, le sue dita si erano artigliate alla giacca di Tommy e lentamente lasciò andare la presa. Sussurrò un grazie contro il petto di lui e infine sollevò lo sguardo verso il suo viso “Sei ferito” mormorò flebilmente, sollevando una mano per accarezzargli il mento insanguinato. Tommy le afferrò le dita dolcemente “Sto bene” rispose prima di accompagnarla all'interno del Garrison per farla sedere.
Teddy si alzò immediatamente dallo sgabello “Che diamine è successo?” disse. Si sentì il cuore in gola ma nessuno ebbe il tempo di rispondere che Annabelle lo colpì con forza con un boccale di vetro sul viso. Il boccale si ruppe ferendo il volto di Teddy “Sei un bastardo traditore” Belle urlò con veemenza, scagliandosi contro di lui. Tommy la fermò, prendendola per la vita. Una morsa dolce, diversa da quella dei Chapman di cui ancora si sentiva le mani addosso.
Teddy si passò il dorso della mano sulla ferita, asciugando il sangue e abbassò lo sguardo. Tutti lo stavano guardando. Con rabbia, con disgusto.
Non sarebbe più stato Teddy il gentile. Era Teddy il traditore ora. E lui nemmeno sapeva perché lo aveva fatto, forse perché Tommy era così coraggioso da affrontare qualcuno e fregiarsi agli occhi di Annabelle, apparire superiore a lui, più forte, più valoroso. Non sarebbe mai riuscito a competere, aveva già perso in partenza e ora era arrivata la vittoria definitiva di Thomas Shelby.
Era lui l'eroe che l'aveva salvata.
Aveva la gola secca Teddy “Annie...” un bisbiglio appena udibile che prese fuoco sotto lo sguardo furente di Annabelle “Non voglio più avere niente a che fare con te” disse dura, stringendo la mano di Tommy.
Teddy aveva tradito la sua fiducia, aveva tradito tutti loro e per colpa sua Bertram era rimasto ferito. Sarebbe potuta andare persino peggio. No, Annabelle non lo avrebbe mai perdonato “Vattene via Ted o giuro che ti ammazzo con le mie stesse mani” la voce profonda di Tommy era intimidatoria, perentoria e Teddy obbedì, senza dire una parole, senza guardare in faccia nessuno.
Teddy che non sarebbe più stato il ragazzo perbene, Teddy che ora era un traditore.
Bertram era rimasto in silenzio. Si era sentito tradito da colui che considerava un amico più di quanto lo fosse mai stato Tommy o qualunque altro degli Shelby. Non avrebbe provato pena per lui e per il suo cuore spezzato dalla donna che amava. Si avvicinò a Annabelle e le posò un bacio tra i capelli “Andiamo a casa” sussurrò.
Annabelle annuì e lasciò che la sua mano scivolasse dalle dita di Tommy.


Pioveva a dirotto quella notte e Annabelle rimase a guardare a lungo il muro d'acqua che la separava dal numero 6 di Watery Lane.
Quasi come se si fosse accorto della sua presenza, Tommy si affacciò alla finestra. Si precipitò giù per le scale e quando aprì la porta di ingresso se la ritrovò davanti, gli occhi verdi sgranati, impauriti e in cerca di un rifugio sicuro. I capelli le aderivano al viso, formando riccioli e ghirigori rossi sulla sua pelle pallida. Tommy la prese per mano, accompagnandola all'interno e lei si rifugiò tra le sue braccia “Lasciami dormire al tuo fianco”.
Sembrava una supplica, ma Annabelle non aveva bisogno di supplicare Thomas per farla dormire al suo fianco.
Tommy sorrise appena. Non dovette rispondere, come tante altre volte non ci fu bisogno di parole tra loro.
Salirono le scale in silenzio fino a raggiungere la camera di Tommy e si sdraiarono l'uno accanto all'altra. Thomas l'avvolse tra le proprie braccia e Belle si addormentò tra di esse, il suo posto sicuro.





Nota dell'autrice: Il titolo di questo capitolo fa riferimento all'omonima canzone di David Bowie. Volevo precisare che i testi delle canzoni che danno il titolo ai capitoli non sempre rispecchiano la trama del capitolo, semplicemente il titolo viene ripreso. Ringrazio chi ha messo questa storia tra le seguite!

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Capitolo 9
*** Hand in hand ***


I raggi del sole filtrarono attraverso le tende grige ricamate e accarezzarono le due figure dormienti strette l'una nelle braccia dell'altra.
Disturbata dalla luce, Annabelle aprì lentamente gli occhi, sbatté le palpebre più volte prima di rendersi effettivamente conto di dove si trovasse, sorrise tra sé e arrossì, imbarazzata ma felice nel trovarsi tra le braccia di Thomas.
Era strano come, in quella dolce gabbia, si potesse sentire libera come mai lo era stata.
Thomas dormiva profondamente, il petto si alzava e abbassava ad un ritmo lento ma regolare, sembrava sereno a giudicare dall'espressione quasi serafica sul suo volto disteso.
Annabelle lo osservò, accarezzò con lo sguardo quel viso dai tratti delicati ma al contempo decisi, persino spigolosi per via di quegli zigomi pronunciati.
Sospirò inconsciamente persa in quella che lei considerava una visione e poi i suoi occhi si fermarono sul mento di lui, solcato da un'imperfetta linea rossa.
Gli sarebbe rimasta la cicatrice da quella ferita, ma poco importava, sarebbe stato bello ugualmente il suo Thomas. Suo. Ora ne aveva la certezza.
Improvvisamente sentì il bisogno di prendere aria, sopraffatta dalle sue stesse emozioni, incontenibili, straripanti e meravigliose.
Lentamente e senza svegliarlo, scivolò dalle sue braccia, raccolse i propri stivali e in silenzio abbandonò la stanza. In casa vi era un silenzio quasi assordante se non fosse stato per il russare sonoro che proveniva dalla stanza di Arthur.
Annabelle scese le scale e si arrestò bruscamente quando, arrivata in cucina, vide Polly.
La donna le sorrise, sorpresa nel trovarsela davanti coi vestiti sgualciti, i capelli scompigliati e gli stivali in mano “Non abbiamo fatto niente” si affrettò a dire la ragazza, apparendo più colpevole di quanto in realtà non fosse.
Polly rise delicatamente “Non ti devi giustificare con me, bambina mia. Piuttosto è tuo padre che non deve scoprirlo” le disse con fare materno. Annabelle si morse il labbro inferiore, imbarazzata e abbassò lo sguardo cercando di sistemarsi alla bell'e meglio la folta chioma rossa “Non abbiamo fatto niente per davvero” disse poi in un sussurro.
Polly le andò incontro, la sistemò amorevolmente i capelli e le sorrise, accarezzandole il volto “Vieni, bevi un po' di the” le disse spostando una sedia per farla accomodare “Ada mi ha detto quello che è successo, stai bene?” disse versandole del the caldo. La voce di Polly era morbida, avvolgente, come quella di una madre e a Belle una figura materna mancava da tanto, troppo tempo. La ragazza annuì, prendendo posto “Sì, sto bene” mormorò, prima di sorseggiare il suo the.
Nelle ore che seguirono l'aggressione però non era stata bene, era sconvolta, spaventata a morte, si era sentita le mani dei tre fratelli Chapman addosso per interminabili momenti. Solo tra le braccia di Tommy si era calmata, stretta in quella prigione che la rendeva libera.
Lei lo sapeva che la presenza di Tommy sarebbe stata come un balsamo che avrebbe lenito le sue pene, per quello si era presentata alla sua porta, sotto la pioggia battente.
Thomas, con la sua semplice presenza, aveva scacciato via ogni sua paura.
Polly allungò una mano verso quella di Annabelle, l'accarezzò e sorrise appena “Stai davvero bene?” disse. Belle sollevò lo sguardo. Sorrise e annuì con vigore “Sì. Ora sì” disse e gli occhi le brillarono.
Non ci fu bisogno di ulteriori parole, Polly aveva capito e lo dimostrò con una risata dolce, ma di chi la sapeva lunga. Annabelle si unì alla sua risata “Tommy avrà una cicatrice” disse infine, arricciando il naso in una buffa smorfia “Sono sicura che la porterà con orgoglio” aggiunse Polly, facendola ridere nuovamente “E rimarrà comunque il ragazzo più bello di Small Heath” asserì la ragazza, con aria un po' sognante mentre le sue gote si imporporavano appena e Polly rise gioiosa, come se avesse cancellato il proprio passato dalla sua memoria, come se in quel momento nient'altro avesse importanza se non la felicità di suo nipote, finalmente accanto alla donna di cui era innamorato.
“Che avete da ridere?” la voce di Tommy le zittì subito e il suo sguardo vagò curioso da Annabelle a sua zia, ma soffermandosi specialmente su quella giovane donna dai capelli rossi che era stata capace di stregarlo.
Lei ricambiò il suo sguardo, con aria furba e si strinse nelle spalle mentre, con estrema lentezza, si portava la tazza di the alle labbra “Stavamo parlando di quanto sei carino” disse non troppo seriamente nonostante quella non fosse una bugia.
Tommy aveva osservato con avidità ogni gesto di lei, cedendo ad un lungo sospiro quando quelle labbra carnose si posarono sul bordo della tazzina da the che stringeva tra le dita delicate.
Lui le aveva già saggiate quelle labbra e il loro sapore era rimasto impresso nella sua memoria giorno dopo giorno, mese dopo mese. Lo sentiva ancora quel sapore, quasi invadente sulle proprie labbra, ma non gli bastava, non più.
Sorrise divertito a quella risposta, tipica di lei, frizzante e provocatrice come il suo sguardo e col capo le fece cenno di seguirlo nella stanza adiacente.
Polly represse un sorriso e Annabelle tremò impercettibilmente, si infilò gli stivali e seguì il ragazzo.
“Stai bene?” le domandò con una leggera apprensione nel tono di voce. Annabelle gli regalò un sorriso “Sì, sto bene” rispose, era implicito che stesse bene grazie a lui.
Tommy le accarezzò il volto con il dorso delle dita e il suo respiro accelerò appena quando la guardò negli occhi, erano davvero degli smeraldi infuocati.
Un tacito permesso era ciò che i suoi occhi azzurri chiedevano gridando, un tacito assenso quelli verdi di Annabelle diedero.
Thomas si avvicinò a lei e, finalmente, mise fine alla distanza tre le loro labbra.
Fu un bacio diverso da quello che si erano scambiati in quella fredda notte di dicembre, fu lento e dolce, dapprima solo labbra contro labbra, incastrate tra di loro alla perfezione e poi le loro labbra si schiusero come due fiori che sbocciano.
Annabelle avvertì un tremito quando le loro lingue si sfiorarono, lo stesso fu per Thomas e allora quel bacio divenne urgente come il primo, come se nella bocca l'uno dell'altra potessero trovare ossigeno.
Tommy la strinse a se tanto da poter sentire le costole di lei attraverso i vestiti contro le proprie dita, incapace di allontanarsi dalle sue labbra che vezzeggiò con le proprie mentre il tempo attorno a loro si dilatava mentre le dita di Annabelle scorsero su di lui, fino a raggiungere quel viso spigoloso che poi racchiuse nelle sue mani.
Si abbandonarono alle sensazioni intense che l'uno donava all'altra e in quel lungo e profondo bacio riposero anche le proprie emozioni.
Si separarono lentamente, come se non ne avessero abbastanza, come se li costasse fatica slegare le proprie lingue, disgiungere le proprie labbra, rosse e gonfie per la passione che avevano riversato in quel gesto.
Annabelle si prese qualche istante prima di aprire gli occhi, assaporando ancora quelle emozioni e quelle labbra piene e morbide. Quando li riaprì Tommy era davanti a lei, sorridente, con gli occhi azzurri che gli brillavano di una luce intensa, folgorante.
Belle sorrise raggiante e se l'angoscia della sera prima era svanita quella stessa notte tra le braccia di Tommy, con quel bacio svanì ogni sua paura, si dimenticò di ogni sua delusione.
Tommy si umettò le labbra e un nuovo sorriso birbante si spanse su di esse, fino agli occhi cristallini “Quindi sono il ragazzo più bello di Small Heath” disse, facendo arrossire la ragazza fino alla punta delle orecchie.
Il pugno alla spalla arrivò tempestivo “Sei un delinquente, Thomas Shelby” ma vi era gioia nella voce di Belle e Tommy non poté che ridere prima di baciarla ancora una volta, delicatamente. E poi, mano nella mano, tornarono in cucina.





Nota dell'autrice: Il titolo di questo capitolo fa riferimento all'omonima canzone dei Dire Straits Questo è più che altro un capitolo di transizione, motivo per cui è più breve degli altri.

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Capitolo 10
*** The gentle art of making enemies ***


Bertram si massaggiò la spalla, con una smorfia di dolore dipinta sul volto. Il segno del proiettile era ben visibile nella sua pelle chiara, appena sopra la A tatuata sul suo petto. La A di Annabelle, la sua adorata sorella.
Sollevò lo sguardo, incontrando così il suo stesso volto riflesso nello specchio.
Gli occhi verdi erano segnati da profonde occhiaie e il viso sembrava stanco, prostrato.
Serrò la mascella e nello stesso istante chiuse i pugni, arrabbiato ed estenuato da quegli stessi pensieri che la notte, affollandogli la mente, gli impedivano di dormire.
Era da quella maledetta sera che l'inquietudine lo assillava, costantemente, senza sosta e continuava ad immaginare, come se avesse potuto davvero vederli, i fratelli Chapman che facevano del male alla sua Annabelle.
Bert deglutì a vuoto, osservando se stesso, il volto pallido e tirato e si abbandonò ad un sospiro pensando che forse quel senso di nausea che non cessava di avvolgerlo era solo suo.
Belle sembrava serena, allegra e spensierata come sempre, forse persino di più e Bertram si era invece fatto carico di quella sofferenza che lei avrebbe dovuto provare.
In realtà Bertram non si stupì più di tanto per quell'atteggiamento. Era una peculiarità di Annabelle non abbattersi mai, risollevarsi e andare avanti come nulla fosse, con un sorriso sulle labbra e una forza che avrebbe potuto spaccare il mondo.
La invidiava per la sua straordinaria capacità di reagire, senza farsi scoraggiare. Annabelle era ciò che lui non sarebbe mai stato: una combattente.
Tuttavia vi era un'altra questione che lo turbava.
Il tradimento di Teddy era stato un duro colpo per tutti e Bertram, benché sapesse che Annabelle non ne fosse innamorata, sapeva che per lei non era stato facile da digerire.
Sapeva anche che un boccale rotto in faccia al traditore per lei non era abbastanza. Tuttavia Annabelle parve aver dimenticato anche quello. Era felice, come non lo era mai stata.

La trovò nel piccolo salotto, seduta sulla consunta poltrona di tessuto, intenta a rammendare una blusa di colore blu e canticchiava, come sempre in quell'ultimo periodo.
“Sei allegra anche quest'oggi.”
Annabelle sobbalzò nel sentire la voce del fratello e si punse un dito con l'ago. Imprecò e si portò il dito alla bocca, succhiando il poco sangue che usciva, poi sorrise “Non dovrei esserlo?” ribatté.
Bertram sospirò nel sederle accanto, pensieroso, forse perfino turbato.
Si passò una mano sui capelli scuri e Annabelle lo osservava, vi era l'ombra di un mesto sorriso sulle labbra di Bertram.
Il ragazzo rimase in silenzio vari istanti prima di voltarsi verso di lei “Sei la donna di Tommy Shelby” disse con voce fievole.
Non era più una domanda, era una certezza. Quella felicità poteva essere dovuta solo a Thomas Shelby.
Annabelle rischiò quasi di spezzare l'ago talmente lo stringeva forte tra le dita.
Non aveva parlato a Bert della notte che passò accanto a Tommy, semplicemente a dormire, né del bacio che si erano scambiati la mattina dopo o di quelli successivi.
Abbassò lo sguardo, sentendosi tremendamente in colpa per non aver parlato con suo fratello.
Lo sentì sciogliersi in una risata melanconica “Tommy non è l'uomo che vorrei per te” Annabelle si voltò a guardarlo di scatto facendo danzare i suoi capelli rossi nell'aria “Ma certo, è meglio un traditore come Teddy Bell” sibilò, gli occhi furenti di rabbia.
Bertram scosse la testa “Mi fido di lui...di Tommy, so che non ti farebbe mai del male” fece una pausa nel tentativo di riuscire a tener ferma la voce, aveva gli occhi lucidi “Ma se venisse a saperlo nostro padre...”
Annabelle si alzò di scatto, frenando il flusso lento delle parole di Bertram “Perché credi che non te ne abbia parlato?” sbraitò, gettando la blusa sulla poltrona con un gesto di stizza.
Gli occhi verdi di Bertram si rabbuiarono ma ad Annabelle parve non importare “Tu hai troppa paura di lui. Gli dici ogni fottuta cosa, Bert” il suo sguardo si addolcì nel vedere l'espressione affranta dl fratello.
Si sedette accanto a lui e gli posò una mano sulla schiena. Fece per parlare ma venne interrotta da lui, dal suo sguardo e dalla sua carezza “Non gli dirò niente, Annie. Te lo prometto. Sei la cosa più cara che ho” sussurrò.
La strinse a se e Annabelle ricambiò quel dolce abbraccio.



Era felice per Annabelle. Aveva finalmente il suo Tommy ed era talmente radiosa da sembrare ancora più bella, ma Bertram era ancora tormentato da ciò che era successo.
Forse Bertram temeva suo padre, ma non temeva i Chapman, non temeva nessun altro.
Il manto blu del cielo della sera lo faceva apparire come un'ombra nelle strade di Birmingham e Bert non avrebbe potuto desiderare di meglio.
Si fermò solo una volta arrivato a Cheapside e dopo aver dato una rapida occhiata al punto dove era stato ferito ormai diversi giorni prima si appoggiò ad un muro di pietra, il berretto calato sugli occhi a celargli parte del viso, illuminato solo dalla fioca luce rossastra della sigaretta che teneva tra le labbra.
Aspettò, rimase ore fermo appoggiato a quel muro, sigaretta dopo sigaretta e quando vide Brett Chapman non aspettò più.
Prese la sua rivoltella dalla fondina e sparò. Un singolo fragore, un singolo lampo di luce, di nuovo il silenzio, di nuovo il buio e poi la fioca luce rossastra di un'altra sigaretta.



“Davvero hai pensato ai miei occhi quando le hai dato il nome?” chiese Annabelle, accarezzando il manto nero di Emerald Fire.
Avevano cavalcato fino all'aperta campagna, dove passavano le notti quando erano bambini.
Tommy rise appena mentre legava la puledra ad un albero “Sì” rispose semplicemente, stringendosi nelle spalle.
Persino nel buio della sera Annabelle riusciva a scorgere l'azzurro di quegli occhi. Erano ridenti in quel momento, come i suoi di fiammeggiante smeraldo.
La leggera risata di Annabelle si spense in quell'ennesimo bacio. C'era ormai familiarità tra le loro labbra e le mani di Tommy erano diventate per Belle una piacevole abitudine da sentire tra i capelli.
Annabelle Kelly aveva davvero lanciato un incantesimo a Tommy, senza nemmeno volerlo, senza nemmeno saperlo e Tommy non aveva cercato un rimedio, nemmeno ora che era diventato un uomo dopo il suo diciottesimo compleanno.
Che lo incantasse pure con gli occhi di smeraldo infuocati, a lui non importava, non finché Belle lo avesse voluto accanto.
Belle si lasciò cadere sull'erba trascinando Tommy con se e le loro risate si dispersero leggere nell'aria, tra le stelle che osservavano, ricambiate, le due rose selvatiche di Small Heath.
Thomas spostò lo sguardo su Annabelle, osservò quel viso ancora un poco acerbo scrutandolo nei minimi particolari. Il naso leggermente all'insù costellato di lentiggini, le sue labbra gentili che spiccavano rosee nel pallore della sua pelle.
Annabelle lo guardò con la coda dell'occhio “Mi stai fissando” disse assottigliando lo sguardo, sospettosa.
Tommy accostò le labbra al suo orecchio “Ti amo” soffiò, un sorriso leggero, dolce, sincero, un sorriso che si vedeva di rado su quelle labbra piene, un sorriso che Annabelle ricambiò in ogni sua sfumatura.
Era la prima volta che Tommy le diceva quelle parole e il cuore le aveva guizzato nel petto, incapace di trattenersi e trattenere quella gioia “Ti amo anche io” rispose e suggellarono una tacita promessa con un bacio prima di addormentarsi sotto un tetto di cielo e stelle.



Annabelle aspettò che suo padre uscisse di casa prima di rientrarvi, in punta di piedi per non svegliare Bertram.
Ma lui era già sveglio. Forse non aveva dormito affatto.
La porta era aperta e Annabelle si arrestò davanti a essa nel vederlo seduto sul letto, la testa tra le mani a fissare ad occhi sbarrati la pistola sul comodino.
“Bert?” con voce flebile Annabelle richiamò l'attenzione del fratello che sollevò lo sguardo, vuoto, su di lei “Ho dovuto farlo, Annie. Anche se ora sei felice, ho dovuto farlo” gli si incrinò la voce nel parlare, vedendo gli occhi preoccupati di sua sorella.
Annabelle deglutì a vuoto “Che cosa...che cosa hai dovuto fare, Bert?” chiese avvicinandosi a lui, frettolosamente ma con delicatezza come se avesse paura che Bert potesse scappare.
Il vuoto negli occhi di Bert si riempì di orgoglio e di paura brillando di una luce scura “Ho ucciso Brett Chapman. Ho dovuto farlo per te”.
Quelle parole congelarono Annabelle sul posto, lì in piedi davanti a suo fratello che la guardava ma sembrava non vederla.
La paura si impossessò di lei e si lasciò cadere sulle ginocchia con un tonfo sordo “Se qualcuno ti ha visto...” le parole le morirono in gola per poi rinascere con più forza “Ti uccideranno Bert” un grido strozzato che si riversò nei suoi occhi colmi di lacrime.
Bertram sorrise “Sei la mia sorellina Annie, non poteva passarla liscia. Non la passerà liscia nessuno di loro” mormorò con voce dolce, ma un tono distaccato, assente mentre la accoglieva sulle sue ginocchia, accarezzandole i lunghi capelli rossi.





Nota dell'autrice: Il titolo di questo capitolo fa riferimento all'omonima canzone dei Faith No More.

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Capitolo 11
*** Bad to be good ***


Quella serietà era troppo opprimente e Annabelle e Ada avevano deciso di ravvivare la situazione con sciocche battute, dette tra loro sottovoce.
Non riuscirono però a trattenere le risa che riecheggiarono tra le pareti della chiesa disturbando quindi la lezione di primo soccorso “Ada Shelby e Annabelle Kelly, smettetela immediatamente” le riprese la suora.
Le due ragazze frenarono le risate ma quando entrambe posarono lo sguardo sul naso gibboso della donna scoppiarono nuovamente a ridere, burlandosi di lei.
“Fuori!” gridò la suora con voce stridula e le narici del suo brutto naso si allargarono per la sua espressione infuriata.
Senza smettere di ridere le due giovani lasciarono la chiesa. Non avrebbero più assistito alle lezioni di primo soccorso dopo quell'unico, disastroso tentativo.
Svoltarono in Adderley Street indecise ancora se tornare a casa o recarsi al Garrison e Ada si fece seria tutt'a un tratto salvo poi sorridere maliziosa.
Annabelle la guardò, era perplessa ma sorrise “Che c'è?” le chiese con una leggera titubanza.
Ada la fermò prendendole delicatamente una mano e le accarezzò il viso sistemandole, in seguito, i capelli dietro le orecchie. Ridacchiò, gli occhi azzurri scintillanti e furbi “Tommy non ha dormito a casa neanche stanotte” disse punzecchiando il fianco dell'amica con il dito indice prima di afferrarle la vita con una strana eccitazione nello sguardo “Allora? Mi devi dire qualcosa?” chiese con un tono di voce più acuto del normale.
Annabelle arrossì vistosamente ma si unì comunque alla risata dell'amica “Abbiamo solo dormito, Ada. Dormiamo e basta, nient'altro” rispose spintonandola appena.
Strano a dirsi, Thomas Shelby sapeva essere un vero gentiluomo, almeno con Annabelle. La rispettava e non avrebbe mai fatto niente che lei non volesse, avrebbe aspettato ed era contento di farlo.
Le due ragazze ripresero a camminare decidendo di passare al Garrison dopo il fiasco della lezione.
“Mi dispiace non aver creduto in te e Tommy” Ada parlò all'improvviso “Ma sai com'è fatto mio fratello, sai quello che fa”.
Annabelle dopo un istante di silenzio rise delicatamente “Tommy fa quello che fa perché è costretto a farlo. Si sta occupando di voi nell'unico modo in cui gli è stato insegnato. Che guarda caso è anche l'unico modo in cui possiamo riuscire noi di Small Heath. Siamo considerati criminali, Ada, e da tali ci comporteremo sempre” disse. C'era una nota di rabbia nella sua voce, una rabbia che forse non si sarebbe mai spenta.
Anche lei era una criminale. Era una ladra, era una truffatrice. Era come se fosse nata e cresciuta per esserlo, perché chi nasceva a Small Heath era condannato ad essere feccia. In quella disastrosa povertà potevano farsi strada solo infrangendo la legge. Lo facevano per vivere e Annabelle non avrebbe mai condannato nessuno per quello.
Nemmeno suo fratello che aveva premuto il grilletto piantando un proiettile tra gli occhi di Brett Chapman.

Quando arrivarono alla loro meta, il Garrison era praticamente deserto. Harry Fenton se ne stava dietro al bancone a pulire i bicchieri e in un angolo del pub John era intento a tubare con Martha Hall.
Era riuscito a conquistarla dopo mesi di estenuante corteggiamento e poi erano diventati inseparabili.
Nel tavolo accanto all'entrata, illuminati dalla luce del sole che entrava dalle vetrate, Freddie Thorne e Arthur Shelby parlottavano tra loro con Bertram di fronte a dei boccali colmi di birra scura.
Sembrava tranquillo Bertram dopo quella mattina in cui aveva stretto a sé Annabelle. Nei giorni seguenti, di tanto in tanto nei suoi occhi verdi era calata un'ombra, non per il peso di aver tolto una vita, sapeva di aver fatto la cosa giusta: ogni tanto bisogna far del male per far del bene. Bertram aveva semplicemente paura di una tremenda vendetta, per se stesso ma soprattutto per Annabelle.
Ne aveva parlato persino con Tommy e il giovane Shelby lo aveva rassicurato. Da allora Bertram aveva messo i pensieri da parte, deciso forse a imitare sua sorella, andando avanti a testa alta, con orgoglio e senza paura, facendo leva solo sulla propria forza che sgomitava con foga per farsi spazio in lui.
Salutò Annabelle con un sorriso al quale lei rispose radiosa, felice di vederlo finalmente sereno, forse anche più forte di quanto non lo fosse mai stato.
Freddie invece aveva puntato lo sguardo su Ada, si era soffermato sulla sua figura snella, minuta e aveva nascosto un sorriso mentre le gote di lei avvampavano.
Annabelle ridacchiò dando una gomitata all'amica. Ancora non riusciva a capire perché Freddie non si dichiarasse apertamente, era palese che provasse qualcosa per Ada.
Freddie distolse gli occhi verde scuro da lei mentre sul viso di Arthur si faceva spazio un sorriso divertito e le braccia di Tommy, in quell'esatto istante, avvolsero Annabelle da dietro facendola sobbalzare appena.
Lei rise volgendo il viso e incontrando così quello ridente di Tommy “Non dovreste essere al corso di primo soccorso voi due?” chiese.
Ada scoppiò a ridere contagiando senza troppo sforzo anche Annabelle “Siamo state sbattute fuori perché stavamo ridendo” ammise la rossa senza neanche un minimo di vergogna o pentimento.
Tommy scosse la testa divertito e la risata roca di Arthur si unì a quelle limpide delle due ragazze “Chissà perché la cosa non mi sorprende” commentò sarcastico facendo ridere Freddie. Anche John e Martha, dall'altro tavolo, risero “Non ti sorprende perché tua sorella è una vera Shelby e Annabelle...beh, è Annabelle, sappiamo tutti di cosa è capace” disse John. Altre risate, comprese quelle delle due ragazze che non si sentirono di certo offese per quelle parole.
Tutt'altro, Annabelle in particolar modo andava fiera di se stessa anche quando combinava qualche guaio.
Bertram invece sembrava piuttosto contrariato per l'accaduto.
Guardò la sorella con severità ma non commentò consapevole del fatto che non sarebbe mai riuscito ad averla vinta, non con Annabelle, la ragazzina agguerrita capace di aggirare ogni situazione a suo favore grazie alla sua spiccata furbizia.
Annabelle gli sorrise. Vederlo così sereno la faceva sentire bene e sapeva che doveva ringraziare Tommy per quello.
Era stato lo stesso Bertram a dirle che Thomas lo aveva rassicurato e lei aveva ringraziato Tommy con un bacio passionale, senza dargli alcuna spiegazione, conscia che avrebbe capito.
Thomas si chinò appena su Annabelle “Vieni con me” sussurrò al suo orecchio. Un sorriso malizioso si dipinse sulle labbra di lei e senza dilungarsi troppo in stupidi convenevoli, non di certo adatti alla personalità di Tommy, i due ragazzi lasciarono il Garrison.

Arrivarono al deposito di Charlie Strong, dove erano soliti rifugiarsi per passare del tempo da soli.
Ogni volta che Charlie li vedeva arrivare sorrideva con la sua sigaretta sbilenca tra le labbra e si metteva al lavoro, curandosi di non disturbare la giovane coppia.
Curly, al contrario, non aveva tale premura. Più di una volta era capitato che lo zingaro li allietasse con la sua - indesiderata - presenza. Quel pomeriggio non fece eccezione.
Annabelle ridacchiò portandosi una mano alle labbra, la divertiva vedere l'espressione infastidita di Tommy ogni qualvolta Curly li seguiva.
“Emerald Fire sta bene, cresce forte” disse il ragazzone, togliendosi il cappello e passandosi una mano sulla testa rasata. Thomas si grattò la radice del naso, sospirando “Grazie Curly. Ora, per favore, puoi lasciarci soli?” disse mentre Annabelle continuava a ridacchiare nascondendo il viso tra il fiume rosso dei suoi capelli.
Curly sorrise, si rimise il cappello in testa e annuì più volte “Certo Tommy, sì sì” disse.
Li lasciò soli e Thomas lo seguì con lo sguardo fino a che non sparì completamente dalla loro vista.
Annabelle rise più forte, liberandosi e issandosi con le braccia si sedette su un cumulo di casse di legno.
Tommy la zittì con un bacio al quale lei rispose subito posando le braccia sulle spalle di lui e attirandolo a sé.
Amava il modo in cui Tommy la stringeva con delicatezza, amava sentire il calore delle sue mani attraverso i propri vestiti.
Entrambi sorrisero “Ti mostro una cosa” Tommy si tolse il cappello, cucita nella visiera vi era una lametta “Mio nonno usava farlo. Ho parlato con Arthur e John, perfino Polly è d'accordo” disse.
Belle lo guardò corrugando la fronte non capendo dove volesse arrivare e Tommy sorrise ancora una volta “I Peaky Blinders torneranno a dettare legge e Bertram ne vuole fare parte. Quei bastardi dei Cheapside Sloggers sono finiti una volta per tutte” disse in tono serio e un lampo d'orgoglio attraversò i suoi occhi chiari.
Annabelle assottigliò lo sguardo “È così che hai rassicurato Bert?” chiese. C'era esaltazione nella sua voce.
Tommy annuì “Ne sembri felice” disse in tono divertito e Annabelle si strinse nelle spalle “Siamo tutti criminali, Tommy. Lo siamo per vivere. A volte bisogna fare del male per fare del bene” disse con solennità. Tommy la guardò con fierezza, non c'era nessuno che lo capisse meglio di lei.





Nota dell'autrice: Il titolo di questo capitolo fa riferimento all'omonima canzone dei Poison.

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