Una nuova vita

di Kirara_bellissima_
(/viewuser.php?uid=935851)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamento, partenza, arrivo ***
Capitolo 2: *** Il mio primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** La via del ritorno ***
Capitolo 4: *** una notte da dimenticare ***
Capitolo 5: *** Il ricatto ***
Capitolo 6: *** Un week-end insieme ***
Capitolo 7: *** Il mio piccolo paradiso ***
Capitolo 8: *** Il mio piccolo paradiso (Parte 2) ***
Capitolo 9: *** La passeggiata ***



Capitolo 1
*** Cambiamento, partenza, arrivo ***


Allora è proprio vero… non sei felice di quello che hai finché non lo perdi… Io caro Diario, lo so! Mi chiamo Sofia Kudo. Abito in America, ma sono nata e cresciuta in Giappone, Tokyo. Ho 17 anni e tra tre mesi sarei diventata maggiorenne, purtroppo in Giappone dovrei ancora fare il terzo anno delle superiori. Vuoi sapere quel che è successo? Oh beh, è semplice. Sono orfana. Certo la tristezza, il dolore, ok! Ma quando scopri che si sono praticamente dimenticati di te, quando sei via da casa da soli due anni non mi piace affatto, anzi, mi fa proprio arrabbiare. Mi hanno detto che a casa, in Giappone, è scoppiato un incendio e sono morte mia madre e la mia sorellina Rin; mentre mio padre si è suicidato non ricordandosi che c’ero ancora io nella famiglia. Dimenticata, abbandonata… non potevo chiedere di meglio. Ok, basta col sarcasmo! Ora mi tocca tornare a Tokyo, perché devo organizzare i funerali. Ma proprio a me devono accadere certe cose? Una vita normale e monotona non andava bene per un comune mortale? Due mesi dopo… Jakostu, il mio migliore amico, ha avuto le lacrime di coccodrillo appena saputa della mia partenza e ora che ci troviamo qui, all’aeroporto non la smette di piangere… mi da proprio fastidio quando fa così… la natura gli ha dato il corpo di uomo, ok il carattere da donna, che tra parentesi neanche io ho, ma deve per forza allagare l’aeroporto? A distrarmi dai miei pensieri è un improvviso abbraccio stritolante che riconosco subito come suo. In preda alle lacrime mi chiede :-Sicura di dover partire?- ma quante volte glielo avrò detto??? Un po’ seccata, ma comunque felice perché si impensierisce per me gli rispondo con un tono talmente pacato da poter tranquillizzare un orso (ahahah, che sono scema, lo so lo so Diario, non me lo devi dire tu) :-Sì Jako, te l’ho già detto. Vado a Tokyo, si svolgono i funerali e ti prometto che cercherò di fare qualche soldo per comprare il biglietto di ritorno. Destinazione: i tuoi stritolanti abbracci. Ahahah, mi prometti di non piangere più?- io caro Diario ci ho provato a tranquillizzarlo, ma se non ci sono riuscita allora mi arrabbio sul serio, ma si salva la vita con due semplici parole, quelle che ti ritrovi a sentire dalla sua bocca molto di più che la messa in bocca al prete, ossia : Ok, honey!- Stiamo ancora parlando quando la voce metallica di una probabile hostess ci interrompe dicendo :- I signori passeggeri del volo New York –Tokyo sono pregati di iniziare l’imbarco, grazie e buon viaggio.- Mi rattristisco all’istante. Non so perché, dopotutto sto tornando a casa, nella mia città, ma non posso assolutamente fare a meno di provocare dentro di me una continua battaglia tra il fort4e battere nervoso del cuore e il mancamento dell’aria causata dai singhiozzi strozzati. Diario che vuoi? Sì sono una ragazza, ma mi sono fatta una reputazione e non posso distruggere due anni di fatica… Riprendendomi dal mio ipotetico litigio con il mio diario, riesco a dire al mio best friend, con un velo di tristezza nelle parole :- Allora ci siamo… sto davvero per partire… ciao amico.- mi manca il fiato non riesco a respirare, mi viene da piangere. Mi volto e tento di andarmene prima di esplodere, ma vengo bloccata da un Jakostu ancora in preda alle lacrime che mi avverte che Tokyo è una città pericolosa… ‘’che ci sarà di pericoloso…’’ Dopo averlo nuovamente salutato con uno dei miei finti ‘Ciao’ scocciati, salgo sull’aereo e spengo il telefono. Dopo poco decido di andare a fare una visita al mio amico Morfeo. Svariate ore dopo vengo svegliata da una mano sulla mia spalla destra e da una voce all’apparenza molto gentile e calma che mi dice :- Signorina, si svegli, signorina…- decido allora di aprire gli occhi ancora nella mia comodissima posa da ‘’La cuccia è strettissima’’ e con la voce ancora impastata dal sonno chiedo la nostra posizione. Ancora quella mano… se il proprietario non la leva immediatamente dalla mia spalla, giuro la mordo. Vengo distratta dai miei pensieri cannibalistici da quella voce così tremendamente calma da far venire il volta stomaco… questa volta però nel suo :- Siamo arrivati, dobbiamo scendere.- ci trovo un pizzico di autorità, che mi mancava, quella autorità e paura che solo un padre può infondere. Mi sento a casa… ma perché? In ogni caso gli rispondo con un sorriso stampato sulle labbra :- Oh, grazie per avermi svegliato signore.- lui mi sorride di rimando dicendomi:- Non c’è di che, signorina…?- ‘’Aspetta vuole il mio nome? Come mi chiamo? Ah, sì ora ricordo!’’ Come mio solito, mi impiccio e questa volta non ricordo il mio nome… sto messa proprio male. Dopo svariati secondi che a me sembrarono ore rispondo :- Kudo, Sofia Kudo. Lei?- gli chiedo di rimando, sperando che non me lo abbia già detto e che io non lo abbia sentito, ma la fortuna è dalla mia parte perché lui mi risponde dicendomi che si chiama Touga no Taisho… Chissà dove l’ho già sentito? Mah! Non me lo ricordo proprio. Vabbè, ringraziamolo e andiamocene da qui. Sempre col mio finto sorriso, che detto tra noi Diario non sembra neanche tanto finto gli dico :- Allora grazie Signor Taisho.- Dopo esserci salutati prendo il mio bagaglio e decido di chiamare un taxi. Arrivata a casa mi ricordo che un amico di famiglia l’ha ristrutturata. ‘’Beh, meglio così, almeno non dovrò cercarne un’altra’’ penso. Entrando mi accorgo che è addirittura più bella di prima, facendo un giro trovo la mia nuova camera, una camera matrimoniale, al piano di sopra, la cucina e la sala al piano di sotto. Hanno persino curato il giardino… caro Diario, devo proprio ringraziarli, peccato non mi ricordo chi siano! Vabbè! Ne avrò l’occasione prima o poi. Dopo aver disfatto le valige nel mio nuovo armadio con specchio attaccato alle ante, trovo al suo interno una divisa e una lettera, così inizio a leggerla: “ Sofia, tesoro, abbiamo saputo dell’incidente e ci dispiace molto. Io e mia moglie ti porgiamo le nostre più sentite condoglianze per la perdita. Avendo una ditta di ristrutturazione, abbiamo pensato di farti una sorpresa. Spero ti piaccia. La famiglia Yoro P.S. Ciao, sono Koga, visto che hai ancora 17 anni devi ancora finire la scuola qui in Giappone, per questo per non farti avere problemi con i Servizi Sociali, ti abbiamo iscritto al liceo dove vado io. Il Liceo Sen Goku. Ci si vede domani.’’ L’unica cosa che mi viene in mente e che senza rendermene conto inizio ad urlare è :-MA CHE DIAVOLO.- Questo è troppo. È vero avrei di sicuro avuto problemi con i servizi sociali perché qui la scuola la devo ancora finire, ma… non riesco a non pensare nulla che non sia chiedere a Jako che cosa fare. Così dopo questa sconcertante scoperta, lo chiamo e come da programma lui si è scoperto più scioccato di me.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il mio primo giorno di scuola ***


2. Il mio primo giorno di scuola
Sono le 22:00, così decido di farmi un bel bagno caldo e vado a dormire. Domani avrei riiniziato la scuola.
DRIN. DRIN. DRIN…
Tastando il comodino, riesco a trovare la sveglia, la spengo… rischiando di romperla. Non riesco a non dire:- Ma dovevi proprio suonare stupida sveglia?- mi rendo conto che parlare con una sveglia non è normale… ma non potevo farne a meno.
Mi alzo e controllando ‘’l’apparecchio rovina sogni’’ mi accorgo che sono ancora le 7:00, ‘’Ho ancora un’ora di tempo per prepararmi visto che a piedi ci metterei mezz’ora per arrivare a scuola.’’ penso e inizio a farmi la doccia; asciugo i capelli; metto la divisa alla marinara, che personalmente odio. È composta da una camicia bianca, mentre il colletto e la gonna, estremamente ed esageratamente corta, sono blu; faccio colazione e mi avvio. Durante il tragitto ho l’occasione di pensare a ciò che dirò ai miei nuovi compagni. Proprio per la mia continua distrazione non mi accorgo che un motociclista mi stava per investire.
-BRUTTO BASTARDO, CHI TI HA DATO LA PATENTE? NON MI HAI VISTO?- gli urlo arrabbiata. Lui si ferma, lo raggiungo e senza togliersi il casco mi dice:- No! E avevo intenzione di continuare a non vederti.- mi risponde lui gelido. Riaccende la moto e se ne va sgommando.
Subito dopo guardo l’ora. Sono già le 8:20. Inizio a correre per non fare tardi e, stranamente, per fortuna arrivo con due minuti d’anticipo. Così ho l’occasione di risistemarmi e di andare a lezione.
Una signora che cammina tranquilla per i corridoi della scuola mi vede e raggiungendomi mi chiede, con una calma traumatizzante, se ero la nuova alunna iscritta dagli Yoro. Cerco di essere il più gentile possibile e non risponderle ‘E chi altri dovrei essere?’, mi trattengo e riesco a dirle:- Sì, sono io signora…?- in questo momento sento un forte bruciore alle guance e il mio sesto senso da “ maschiaccio mancato’’ mi fa supporre che sono diventata più rossa di un pomodoro maturo. L’ anziana signora, rispondendomi con altrettanta calma mi risponde :- Kaede, sono la preside Kaede, signorina Kudo.-
Ok, me lo sento sono diventata della tonalità di bordeaux più scura che possano mai inventare… con la voce spezzata dall’imbarazzo riesco a dire poche cose, credendo che lei non mi senta; mi sono ritrovata col volto rosso, scusa Diario, bordeaux, la testa china, gli occhi puntati sul pavimento e gli occhi e il grande sorriso della mia interlocutrice puntati addosso. -Oh, mi scusi signora, non volevo essere maleducata.- le dico fingendomi dispiaciuta, anche se il mio viso parla da sé. -Tranquilla. Non lo sei stata affatto. Sai dov’è la tua classe?- mi chiede, cambiando totalmente argomento.
-Veramente Koga non mi ha detto nulla. Mi ha detto soltanto dove si trovava l’Istituto. Non mi ha detto né la mia sezione né altro.- le dico. Spero non abbia notato il mio tono acido nei confronti del mio vecchio “ amico ” d’infanzia.
-Ok allora! Ti accompagno io.- ma come fa ad essere così buona, secondo me mi sta dando della matta…
-La ringrazio Signora Kaede.- le dico, poi abbassando la voce, parlando più con me stessa che con lei dico :- Spero non mi sgridino per il mio ritardo…- inizio a preoccuparmi davvero oramai le lezioni sono iniziate da mezz’ora.
-No, tranquilla. Arrivi con me. Non avrai problemi.-
-Per fortuna. La ringrazio, nuovamente.-
Arriviamo davanti all’aula 3 sez. C. Entriamo.
-Ragazzi, da oggi avrete una nuova compagna, spero la farete sentire a suo agio.- dicendo ciò, la preside esce dall’aula e mi lascia in balia di nuovi pettegolezzi e brusii, che sento perfettamente essendo un mezzo-demone, riuscendo a non darlo a vedere grazie ai poteri spirituali ereditati da mia madre. Spero vivamente non se ne accorga nessuno; meno sanno, meglio è, per me. Mi decido a parlare, sotto sguardo interrogatorio del professore.
-Ciao a tutti, sono Sofia Kudo, mi sono trasferita qui dall’America, anche se sono nata e cresciuta a Tokyo. Spero potremmo diventare tutti buoni amici.- a dir la verità non me può importar di meno, di loro e della loro amicizia, ma per nascondere il mio fastidio creato dalle mie stesse parole, sorrido.
Tra il girarsi di teste e il passarsi di bigliettini, riesco a intravedere una timida mano alzata. La mano appartiene ad un ragazzo col codino, moro, con occhi scuri. Quella timida, ma grande mano mi fa credere che il giovane voglia pormi una domanda. Mi volto a guardare il professore che con un leggero accenno del capo, cancella i dubbi dello studente. Subito dopo mi rivolto a fissare il giovane, che in tanto si era alzato e con voce roca mi dice :- Mi chiamo Miroku Kazaana, volevo soltanto chiederti se per caso eri un mezzo-demone!-
‘’ Ma come diavolo a fatto a capirlo??? Mi sono rispuntate le orecchie?? No, non ci sono e anche i capelli sono ancora neri e arrivanti poco più sotto della spalla… ma allora come a fatto?’’ mi domando mentalmente, ritrovandomi poco dopo gli occhi di 30 persone puntate addosso… ‘’ Ora che faccio?, Che dico? ‘’ nel mio dubbio mi accorgo di un altro ragazzo, con lunghi capelli argentati, con le orecchie da cane e gli occhi ambrati, insoliti per un umano quindi deduco che sia anche lui un mezzo-demone.
-Ehm, sì! Sono un mezzo-demone, per la precisione sono un mezzo-demone volpe!- rispondo con più convinzione.
Subito dopo un mare di bisbigli e di sussurri si diffonde tra le quattro mura della classe. Sento tutto. ‘’ Mi odiano... Non mi interessa… Non sono qui per fare amicizie indesiderate. ’’ mi dico.
Il professore riesce a interrompere il tutto con un fastidioso shh, che mi urta ogni volta che ne sento uno. Si volta verso di me. Mi fissa con disprezzo mischiato a disgusto. Abbasso gli occhi, che altrimenti lo avrebbero ucciso con una sola occhiata. Sento uno spostamento d’aria. Mi sta indicando una ragazza molto carina, con lunghi capelli color ebano, occhi scuri come una notte senza stelle, e mi dice :- Kudo si può andare a sedere vicino a Higurashi.- mi avvio al posto indicatomi dal professore, probabilmente di matematica, vista la presenza di calcolatrici, squadre, goniometri e compassi sui banchi… personalmente ho sempre odiato la matematica, anche se stranamente sono sempre andata bene…
Mi sento improvvisamente osservata, alzo gli occhi e mi trovo Higurashi e il ragazzo dai capelli argentei che mi guardano neanche fossi una statua che cammina e parla…
-Io sono Kagome, piacere di conoscerti Sofia.- continua a guardarmi e mi sorride. Senza accorgermene mi ritrovo a sorriderle di rimando.
-Io sono Inuyasha, sono un mezzo-demone cane, perciò capisco quel che si prova.- dicendo ciò si volta, visto che è seduto davanti a me, io sono stata messa vicino alla finestra, mentre Kagome è seduta alla mia destra. Non ne capisco il motivo, ma mi ritrovo a pensare ‘’ Mi sbaglio o il suo tono era malinconico? A me se mi evitano mi fa piacere, visto che finirei per ucciderli. Odio praticamente tutti. Dagli umani ai demoni più potenti, come mio padre…- mi rattristisco, Kagome probabilmente se ne accorge e mi guarda rassicurante. Io per farle capire che sto bene le sorrido. E lei subito si volta verso il professore; forse ha capito. -… L’unico che ha sempre fatto la differenza è stato Jako, anche se Koga ha fatto anche lui la sua piccola parte. Non so perché, ma sono più che sicura che mi farò un sacco di amici." mi stranisco io stessa dei miei pensieri. Io pensare di avere amici. Ma quando mai? Non è da me!
Finalmente la lezione finisce. Come ho intuito era un professore di matematica.
Mi sono seduta nell’angolo più remoto della mensa, pensando che almeno qui mi lascino in pace. Mi sbagliavo. Mi si avvicinano dei ragazzi tra cui riconosco subito Kagome, Inuyasha, Koga e quel tizio della domanda. Ma con loro c’è anche un’altra ragazza che subito mi sorride e tendendo la mano verso di me mi dice :- Ciao, io sono Sango, sono in classe con te; ma stamattina avevo da fare con la segreteria. Piacere di conoscerti.-
-Piacere di conoscerti Sango, io mi chiamo Sofia.- le rispondo e anche con lei sorrido senza neanche accorgermene… ‘’ Ma cosa mi sta succedendo? È da questa mattina che non la smetto di sorridere! ‘’ penso, ma mi accorgo subito del viso del ragazzo col codino contorto in una smorfia di dolore.
-Ti senti male?- gli chiedo
-No, no tranquilla, sto bene. Mi dispiace per prima, in classe.-
-Tranquillo. A me non me ne frega granché di quello che pensano gli altri di me e di quel che sono. Io sono proprio fiera di essere così!- dico con convinzione. Sento… sì! È lui! Il bastardo che stava investendo questa mattina per strada…
Mi volto. Mi ritrovo davanti un Dio. Alto. Lunghi capelli argentati. Occhi che sprizzano odio ad ogni sguardo colorati da un ambrato simile al miele. Muscoloso ma non troppo, non sembra uno di quelli che si pompano nelle palestre, no! i suoi sono muscoli naturali. Mi accorgo anche che sulla fronte ha una mezza luna. Mi sblocco dal mio stato di trance e riesco a dire poche cose.
-Ma allora sei tu il bas…- ma non riesco a finire il mio insulto che vengo interrotta da Inuyasha, che si rivolge al nuovo interlocutore con rabbia. Ma quel che non so è che…
-Fratello, che diavolo fai qui?- … i due sono fratelli…
-Non sono affari tuoi mezzo-demone- ok, lo ha chiamato mezzo-demone. Ora mi arrabbio sul serio.
-SCUSA MA CHI DIAVOLO TI CREDI DI ESSERE PER CHIAMARLO MEZZO-DEMONE, PERCHÉ DA QUANTO HO CAPITO LUI È TUO FRATELLO, DOVRESTI TRATTARLO CON UN PO’ PIÙ DI RISP…-
-Sofia lascia stare… oramai ci sono abituato.-
-NO, NON LASCIO STARE PERCHÉ ‘’MISTER MI CREDO PIÙ IMPORTANTE DI VOI ‘’ QUESTA MATTINA MI HA QUASI INVESTITO COL RISULTATO CHE SONO ARRIVATA TARDI!-
-E con questo?- eccolo di nuovo all’attacco col suo gelido tono d’indifferenza. Non lo sopporto proprio…!
-Sofia, lui è Sesshomaru. Il fratello maggiore di Inuyasha.- ad avermi dato questa ‘’illuminazione’’ è stato Miroku. La cosa del fratello la sapevo già, ma il sapere il suo nome… ‘’Sesshomaru… non so perché ma mi pare di averlo già visto… e non dico per strada non gli avevo nemmeno visto il volto visto che non si era tolto il casco… no! l’ho visto da un’altra parte… IL SIGNORE DELL’AEREO… com’è che si chiamava… To… To… AH! Sì… Touga no Taisho… devo chiederlo a Inuyasha’’ ma appena finisco di pensare questa avventura nella mia memoria… eccola lì… La Signora Campanella… sempre pronta ad avvertire i giovani che è l’ora di ricominciare le lezioni…
Il mio primo pensiero fu: ‘’ Ma quando finirà questa giornata??? ‘’

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La via del ritorno ***


3. La via del ritorno…
Finalmente le lezioni sono terminate. Saluto i ragazzi e li vedo salire su delle moto a dir poco bellissime… la cosa che più mi salta all’occhio è il modo in cui salgono sulle varie moto…
Kaggy, ossia Kagome, monta dietro ad Inu, ossia Inuyasha; San-chan, ossia Sango, monta dietro a Miro, ossia Miroku; e infine… c’è lui. Sesshomaru sulla sua Ducati 959.
 Ho sempre adorato quella moto. Ma anche io ne ho una bellissima, che non permetterò mai a nessuno di sfiorare nemmeno con un dito. È un regalo di mio padre. Mi disse che quando non sarebbe più stato in grado di portarla quella splendida moto sarebbe stata mia. Mi fa male pensarlo, ma ora che ci penso lui non può più portarla ed ora quella moto Yamaha 125 è mia. Per fortuna la so portare e modestamente anche molto bene…
Mi ricordo che un giorno gli avevo chiesto come mai aveva scelto una moto con la carrozzeria rosso scuro… lui mi rispose…
<< Mi ricorda i tuoi lunghi capelli rossi, così ogni volta che la porto penso che devo sopravvivere per tornare da te >>
A quel tempo avevo solo 5 anni e non sapevo cosa significasse quella frase, ma ora mi rendo conto, ripensandoci, che lui mi voleva un bene dell’anima. Non lo dimostrava ma io sapevo che era così perché, a modo suo, lui me lo dimostrava…
Non mi rendo conto di qualche lacrima che ha iniziato a pungermi gli occhi, in un disperato tentativo di uscire. Ma io la ricaccio dentro, capendo di essere osservata. Saluto tutti con un sorriso e un cenno della mano, poi rivolgendomi a Sesshomaru, caccio fuori la lingua e acida gli dico…
<< Vedi di andare a farti una visita oculistica e di andare a prendere la patente. Sono ancora troppo giovane per morire a causa di uno che non sa neanche guidare e che porta una moto più costosa di lui >> mi sento nuovamente osservata, girando la testa verso i ragazzi che non hanno ancora acceso le loro moto, mi accorgo che Inu si sta facendo il segno della croce… dentro di me esplodo in una risata che va a scemare quando sento una mano sul mio polso. Mi volto a guardare il proprietario di quella mano artigliata.
<< Prima di dire che non so guidare, dovresti provare >>  mi sento improvvisamente andare a fuoco, il mio cuore implora di uscire dalla gabbia toracica… ma il mio orgoglio è più forte…
<< Grazie, ma no grazie! Mi è bastato essere quasi stata investita… >> sono più forte, sono più forte… pensavo che se me lo continuavo a ripetere, la tentazione di salire per la prima volta su una Ducati avrebbe ceduto… beh… mi sbagliavo.
<< Sei proprio sicura? Oh forse stai rifiutando perché hai paura dell’alta velocità? >> non lo sopporto più… mi sento estremamente offesa. Io non ho mai avuto paura della velocità neanche quando mio padre andava a 120 km/h con me seduta dietro. E dire che avevo solo 6 anni.
<< Io non ho paura! Non ho paura della velocità. Perché dovrei averne… ho anch’io una moto >> ok questa potevo tenermela per me. Ma ormai la frittata è fatta…
<< Ah sì. E che cos’è? Uno scooter? O forse una di quelle mini moto che usano i bambini piccoli per imparare? Ahahah… >>
<< No! È una moto Yamaha 125 >> perché non sto mai zitta? Me lo devi proprio spiegare Diario…
<< Una… una… una moto Yamaha 125? >> tutto il gruppo mi pone questa domanda come se fossi davvero un alieno che non sa quel che dice…
<< Sì! Una Yamaha 125, cosa c’è di strano? >> rispondo io come se fosse la cosa più ovvia su questo pianeta e dintorni.
<< Ah sì! E questa moto dove l’avresti? >> rieccolo lì. Con la sua sfacciataggine. Ma si ricrederà. Ho deciso che gli farò vedere la mia fantastica moto… ma un giro su quella Ducati lo vorrei fare… improvvisamente un lampo di genio mi attraversa il cervello…
<< In garage… ma se la vuoi vedere ho bisogno di un passaggio. E tu delle indicazioni per casa mia… quindi… >>
<< Sofi non accetterà mai… prima stava soltanto scher… >> ma Inu non finisce di parlare che suo fratello mi dice porgendomi il casco e mettendosi seduto sulla sua moto:- Ok ma sbrigati, non ho tutta la giornata.-
Non ci posso credere… non ci posso credere… salirò su di una Ducati…
Dopo essermi ripresa dallo shock, salgo sulla moto e infilo il casco.
<< Domani vieni con la moto che vogliamo vederla anche noi! >> riconosco subito la voce di Kaggy, mi volto e un po’ perplessa le dico:- Scusa e con questa cavolo di gonna secondo te come faccio? È già tanto che sia riuscita a sedermi dietro…-
In effetti non è proprio tutta questa comodità stare su una moto con la gonna. Incredibile il mio primo giro sulla Ducati rovinato da una stupidissima divisa scolastica troppo corta.
Ma subito a distogliermi dai miei pensieri interviene Miroku che subito propone al gruppo intero compresi me e Sesshomaru di andare ad un nuovo locale appena aperto in periferia.
<< Io ci sono stato. È un posto magnifico. Se volete ci si vede lì domani dopo la scuola. Senza la divisa e con abiti più comodi. Che ne dite? >> accettano tutti, compreso Sesshomaru, ma io non conosco bene le strade di Tokyo, avevo 14 anni quando sono andata in America e in questi anni la città si è evoluta…
<< Grazie dell’invito Miro, ma sono costretta a declinare. Non conosco bene e strade le nuove strade di Tokyo, pensa quelle della periferia… mi spiace, mi sarebbe piaciuto tantissimo venire… >> sono proprio perseguitata dalla sfiga… sembra che lei e la fortuna si divertano a crearmi enormi problemi su magnifiche occasioni.
<< E allora? Tanto oggi scoprirò dove abiti e domani ti vengo a prendere io verso le 17:00, così prendi la tua moto e andiamo assieme! >> aspetta! Diario, aspetta! Ha parlato davvero Sesshomaru o mentre non guardavo ha preso il suo posto un sosia? Ancora perplessa rispondo con un timido sì, anche se non credo mi abbia sentito visto che col cuore che mi martella in petto, lui si sia concentrato su quello, per poi darmi della stupida in futuro.
<< Ok allora! Ci si vede domani a scuola e poi all’uscita ci mettiamo d’accordo sull’abbigliamento che dovrete assumere >> ma che ha in testa Miro? Che voleva dire con quella frase? Stavo per chiederglielo ma vengo preceduta da Sango che gli pone le stesse domande che volevo fargli io. Lui non risponde. Mette il casco, accende la moto e lui e San-chan se  ne vanno.
Gli ultimi ad andarcene siamo io e Sesshomaru che dopo svariati minuti e un mio:- Cos’è ti sei incantato? O vuoi restare qui?- si decide ad accendere la moto, ma subito mi accorgo che lui non ha il casco, ma per paura che la mia stupida bocca larga possa dar fiato ai miei pensieri, mi ritrovo sbalzata all’indietro e mi ritrovo costretta ad afferrarmi alla prima cosa che mi trovo davanti… le larghe spalle di Sesshomaru. Lui si volta impercettibilmente e mi guarda con un ghigno beffardo sul volto. Mi ritraggo subito e mi sistemo meglio afferrando tra le mani un piccolo appiglio improvvisato sulla carrozzeria della moto. Cerco di sporgermi un po’ per capire a che velocità andavamo, ma subito sento la voce di lui che mi dice:- Andiamo a 200 km/h. Cos’è ci hai ripensato e vuoi scendere?-
<< No! non ci ho ripensato. Volevo solo sapere a quanto andavamo >> gli dico io rimettendomi comoda.
<< Ora devi girare a destra e ti fermi davanti all’edificio numero 20 >>questa è l’ultima cosa che gli dico, prima di appoggiami impercettibilmente sulla sua schiena. Ma forse mi ha sentito perché mi ha chiesto cosa stavo facendo e io come risposta mi sono appoggiata ancora di più e ho chiuso gli occhi. Proprio in quel momento lui si ferma e spegne la moto. Penso subito che si sia infuriato e che mi voglia far scendere, ma quando riapro gli occhi mi ritrovo davanti al cancello di casa. Scendo ringraziandolo. Lui non mi risponde, prende il casco che gli stavo ridando, prende le chiavi dalla toppa della moto e scende seguendomi. In quel momento ricordo il perché del suo seguirmi, allora entro in casa per prendere le chiavi del garage.
<< Fai come se fossi a casa tua. Io torno tra un attimo >> non potevo restare con la divisa sgualcita e poi è mia abitudine cambiarmi appena rimetto piede a casa dopo una giornata scolastica.
Torno al piano di sotto e noto il mio ospite tranquillamente seduto sul divano con una tazza di caffè freddo in mano, intuisco che è quello che mi sono preparata per fare colazione quella mattina. Gli passo davanti vestita con dei semplici pantaloncini neri e una canottiera rossa, che uso di solito per girare per casa. Vado in cucina a prendere le chiavi e sento dietro di me la sua voce che mi dice:- Mi sono permesso… spero non ti dispiaccia perché non lo poserò… è troppo buono.- era un complimento quello???
<< Ah ah tranquillo dopotutto ti ho detto di fare come se fossi a casa tua e non penso che a casa tua tu chieda il permesso per prendere una tazza di caffè >> torno in sala e me lo ritrovo davanti.
<> non so perché ma questa è la seconda volta che stiamo da soli noi due e per la terza volta il cuore, in sua presenza, minaccia di uscirmi dal petto.
Usciamo in giardino e oramai si è fatta sera, ma grazie alla nostra vista non avremmo problemi col buio che sta arrivando.
Apro il garage. Entriamo. E…
<< È davvero una bella moto, ma perché l’hai comprata rossa? >> mi chiede lui girandoci intorno
<< Non l’ho comprata io, era… era… di… mio padre >> gli rispondo balbettando. Terminata quella che mi è sembrata un’ispezione, lui esce dal garage. Io chiudo tutto e lo seguo, seguendolo davanti al cancello e salutandolo con un cenno della mano e con un sorriso vittorioso stampato sulle labbra. Si è fatto buio e in quel momento si sente solo lo scemare del rombo del motore della sua moto.
Rientro in casa, mi preparo la cena, lavo i piatti e vado a dormire… domani sarebbe stata una splendida giornata.
Primo perché non avrei avuto matematica e secondo perché lui mi sarebbe venuto a prendere per andare in un locale. 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice…
Qui sotto vi metto i link delle moto che ho descritto nella storia casomai vorreste dargli un’occhiata…
Spero il capitolo vi sia piaciuto…
 
https://www.google.it/imgres?imgurl=https%3A%2F%2Fs-media-cache-ak0.pinimg.com%2F736x%2F44%2F77%2F1c%2F44771c78d9352d9f04bfaf4f4f760770.jpg&imgrefurl=https%3A%2F%2Fwww.pinterest.com%2Ffildas2r%2Fbikes%2F&docid=hT6JEkNDVNoatM&tbnid=hVNrxuoLo2im9M%3A&w=736&h=414&itg=1&bih=923&biw=1280&ved=0ahUKEwjR6P3xtuvNAhXEbxQKHfd-Bl8QMwgkKAgwCA&iact=mrc&uact=8       moto Ducati 959
 
 https://www.google.it/imgres?imgurl=https%3A%2F%2Fcdn.yamaha-  motor.eu%2Fproduct_assets%2F2014%2FYBR125%2F950-75%2F2014-Yamaha-YBR125-EU-Red-Spirit-Studio-002.jpg&imgrefurl=https%3A%2F%2Fwww.yamaha-motor.eu%2Fuk%2Fproducts%2Fmotorcycles%2Froadster%2Fybr125.aspx&docid=Pi_XNuqFLBwugM&tbnid=Xv0uyY9yNxjJXM%3A&w=950&h=534&bih=923&biw=1280&ved=0ahUKEwjYrp_jsuvNAhWFVxoKHXruDHgQMwg0KAMwAw&iact=mrc&uact=8        moto Yamaha 125
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** una notte da dimenticare ***


4.Una notte da dimenticare
<< Allora siamo d’accordo! Ci si vede alle !8:00 da Miyoga… mi raccomando vestitevi comodi ma al contempo  eleganti… dopotutto è un club notturno. A stasera >> ( eleganti, non nel senso abito da sera, ma non so un paio di shorts o al massimo una gonna…anche se non so come sia possibile salire su una moto con quella… Ahah. Comunque non sapevo come dirlo ) ci disse Miroku prima di partire per tornare a casa…
Dopo partirono anche Inuyasha, che ci salutò con un grande sorriso, insieme a Sesshomaru, che a differenza del fratello non salutò affatto.
Sango e Kagome oggi sarebbero venute a casa mia. Sulla via del ritorno abbiamo chiacchierato della scuola, ma ad un certo punto Kagome mi pose una domanda che mi lasciò piuttosto perplessa.
<< Com’erano i tuoi genitori? >> all’inizio non risposi e le lacrime iniziavano a pungermi gli occhi, ma da ‘’ragazza senza cuore’’, come mi chiama Jako quando lo faccio arrabbiare, quale sono le ho ricacciate in dietro, iniziando a rispondere con quello che doveva essere un sorriso, ma Sango mi precedette dicendo:- Kaggy, ma ti pare il caso?- le disse, poi rivolgendosi a me, mi sorrise e mi abbracciò dicendomi:- Scusala, so che ti fa male parlare di loro, anche io non ho più i genitori e l’unico componente della mia famiglia che mi è rimasto è mio fratello Kohaku >>
‘’Non sapevo che anche lei non avesse più la sua famiglia! Chissà come sarà successo? Ma a me piace parlare di loro! E molto anche.’’ Penso prima di sorriderle e abbracciarla di rimando.
<< Tranquilla San-chan, a me piace parlare della mia famiglia. Soprattutto della mia adorata sorellina Rin. Passando a te Kaggy. Mia madre aveva dei poteri spirituali, è per questo che avendoli ereditati riesco a nascondere le mie orecchie e i capelli, insoliti per un umano. Mio padre non aveva problemi a mostrarsi per quel che era, ossia un demone volpe. Il demone volpe più rispettato di tutta Tokyo-sud >> dico con un sorriso nostalgico stampato in volto.
<< Invece tua sorella Rin com’era? >> mi chiede Sango, probabilmente le ho fatto venire curiosità.
<< Anche lei era un mezzo-demone, per la verità aveva preso più da nostra madre, avendo completamente sembianze umane, occhi scuri, capelli lunghi e di un castano talmente scuro da sembrare quasi nero. Vestiva sempre di arancione, perché diceva che la faceva sentire bene e le portava fortuna… era una bambina di sette anni, era molto solare e riusciva a donarti un sorriso anche quando stava male… lei era… speciale… >> dico loro. Siamo ancora ferme da quando Sango mi ha abbracciata, non ci siamo mosse di un millimetro. Le ragazze mi guardano. Kagome inizia a camminare senza sapere dove andare, per non farla perdere le vado dietro, guidandola. Subito dopo si sblocca anche Sango che ci raggiunge correndo.
<< Mio fratello si chiama Sota, anche lui è molto solare e sorridente, mi ricordo che da quando ha conosciuto Inuyasha lo ha iniziato a chiamare fratello Inuyasha, la prima volta pensavo che lo facesse a pezzi sentendosi offeso, ma non è successo… >> iniziamo a ridere tutte e tre e quando finiamo lei continua la sua storia.
<< … io vivo con mia madre Erika, mio nonno e Sota, viviamo al tempio Higurashi, e parlando di mio padre… lui e mia madre hanno divorziato poco prima la nascita di Sota, ma stranamente lui non ha mai chiesto nulla di suo padre…>> terminò con un leggero sorriso sul volto, poi iniziò a parlare Sango.
<< Io invece, come ho detto prima vivo sola con Kohaku. Noi siamo sterminatori di demoni, e la nostra famiglia è stata sterminata da un certo Naraku, credo. Nostra madre è morta per partorire il mio fratellino, era malata e aveva la possibilità di sopravvivere se abortiva, ma lei ha preferito donare la vita a lui… la ammiravo molto. Anche se non sapeva combattere aveva sempre molto da fare, ci curava sempre quando io e mio padre ci ferivamo. Era una donna fantastica. Ma non siamo proprio soli. Con noi c’è anche un demone gatto, si chiama Kirara. Lei seguiva mio padre anche prima della mia nascita >> termina con un grande sorriso.
Senza accorgermene arriviamo davanti casa. Le faccio accomodare, mi cambio e quando torno in sala dalle ragazze, Sango ci chiede cosa avremmo messo quella sera. Kagome ci risponde, tirando fuori la lingua, che non ce lo avrebbe detto, che lo avremmo scoperto questa sera. Sango, invece, ci dice che avrebbe messo un top bianco e un paio di pantaloncini che le arrivano a metà coscia. Io un po’ preoccupata rispondo loro che non ne ho la più pallida idea che lo avrei deciso più tardi. Finito il discorso e dopo una tazza di thè, iniziamo a fare la marea di compiti che ci hanno assegnato.
<< Incredibile, il secondo giorno di scuola e abbiamo una montagna di compiti, non voglio sapere quanti ce ne daranno a metà anno… >> disse Kagome, poggiando la testa al tavolo.
<< Ahahah, Kagome possibile che ti lamenti sempre. E una volta il caldo, e una volta il freddo, e una volta il caffè è amaro, e una volta ha troppo zucchero, e abbiamo troppi compiti e un’altra volta ce ne hanno dati pochi… Ka-chan, ti lamenti troppo >> disse Sango sghignazzando e gesticolando. Io inizio a  ridere, non riuscendo più a trattenermi.
Finiamo i compiti e le ragazze dopo un abbraccio della serie ‘’non ci vedremo mai più, addio’’  escono da casa mia, probabilmente non ricordandosi neanche le mie indicazione per raggiungere le loro abitazioni… dopo aver richiuso la porta, salgo in camera per dare il via alla strage abiti così decido di chiamare Jako per chiedergli un consiglio.
 
 
Intanto a casa dei ‘no Taisho’…
<< Sesshomaru, questa sera hai da fare? >> mi chiese mio padre, ogni tanto penso che lo faccia apposta a rompermi le scatole  con le sue solite domande idiota. Ma non so perché gli rispondo ogni volta.
<< Sì, ho da fare >> gli rispondo scocciato
Dall’altra parte della porta del mio piccolo rifugio, sento un sospiro e dei passi allontanarsi… ‘’Evviva, si è arreso. Di solito mi chiede anche che devo fare, ma forse quella lingua lunga di Inuyasha avrà già parlato… non li sopporto più! Voglio andarmene’’
Chissà perché avrò detto a quella ragazzina che sarei andato a prenderla, alle 17:00.
Guardo l’ora sulla mia sveglia, sono le 16:30. Inizio a vestirmi, mi metterò un paio di jeans strappati, una canottiera nera e sto apposto. Intanto che mi sono fatto la doccia e mi sono cambiato dalla divisa si sono fatte le 16:50.
Mi ci vorrà un po’ ad arrivare, ma se premo sull’acceleratore dovrei arrivare con due minuti d’anticipo.
 
 
<< Uffa, non mi puoi aiutare nemmeno tu! Sei inutile come al solito Jako >> gli dico disperata
<< Io? Sei tu, essere senza cuore, che non hai un briciolo di moda nelle vene. E poi ti fai chiamare donna! Vabbè honey, vado a dormire. Ci si sente dopo… >> mi dice il mio amico per poi proseguire con uno sbadiglio. ‘’È sempre il solito’’ penso prima di dar voce ai miei pensieri e accorgermi che mi ha riattaccato il telefono in faccia.
DLIN DLON ( dovrebbe essere il campanello della porta… :P )
Guardo l’ora e mi ricordo che alle 17:00 passava Sesshomaru, ‘’ma io pensavo stesse scherzando, invece è passato davvero… e io non sono ancora pronta. Non so nemmeno che mettermi… che faccio…’’
DLIN DLON
‘’Ha risuonato, ah devo andargli ad aprire’’
Corro giù per le scale, col risultato che sono ruzzolata per poi fermarmi ai piedi della porta. Mi alzo. Mi sistemo per far finta di nulla. Apro la porta. Mi ritrovo davanti Dio. Porta una coda alta, dei jeans strappati, ma non troppo, una canottiera nera che lascia intravedere i suoi muscoli… lo adoro. Mi sblocco dal mio stato di trance e lo lascio entrare…
 
 
Arrivo sotto casa sua e la sento dire a qualcuno che è totalmente inutile… ‘’Questa è matta’’ penso prima di avvicinarmi alla porta di casa e suonare il campanello. Non mi apre. Passa un po’ di tempo. Risuono. Sento dei rumori e improvvisamente anche il suo profumo, che sentivo persino dal cancello. Mi apre. Porta gli stessi abiti che indossava ieri… ‘’forse sarà il suo pigiama’’ penso. Dopo un po’ mi lascia entrare…
 
 
‘’Ora che gli dico? Scusa devo decidere quello che mi devo mettere? Oppure, scusa vado a farmi la doccia tu fai come se fossi a casa tua! Sì gli dico così… ma poi che faccio?’’ penso prima di accorgermi del suo sguardo gelido su di me.
<< Ma devi ancora prepararti o vieni così? >> mi chiede. Io divento paonazza, prima di rispondergli goffamente.
<< Ehm, veramente non so neanche cosa mettermi >> ma poi di tutta fretta aggiungo << Sì, ma risolvo subito, mi faccio la doccia, scelgo quello che devo mettermi e arrivo, tu fai come fossi a casa tua >> gli dico prima di correre su in camera.
 
 
‘’Deve ancora decidere quello che si deve mettere, pazzesco… mi ha detto che posso fare come se fossi a casa mia, ok allora le darò una mano a decidere’’ penso, subito dopo sento il rumore dell’acqua e mi dirigo al piano di sopra dove il suo odore è più forte. Vedo una camera aperta ma non è la sua perché del suo odore c’è una lieve presenza. Poi vedo un’altra porta, qui il suo odore è più forte. Entro. Apro l’armadio. Ne tiro fuori un top corto nero con le frange. Un paio di pantaloncini, sempre neri, leggermente strappati sulle tasche e al bordo. Infine vedo un paio di All Star, anch’esse nere. ‘’Adora proprio il nero, questa’’ non finisco di formulare i miei pensieri che la sento tornare. Mi siedo sul suo letto e la aspetto.
 
 
Non so perché, ma in camera mia sento il suo odore… entro in camera e me lo ritrovo seduto sul mio letto, su cui sono poggiati il top con le frange che mi regalò Jakostu per il mio 17° compleanno, i miei pantaloncini neri preferiti e le All Star nuove. Mi rendo conto solo dopo, che ho indosso solo un asciugamano striminzito. Arrossisco tutto d’un botto ritrovandomi addosso i suoi occhi ambra che mi squadrano da capo a piedi… si alza dal letto, mi si avvicina e mi sussurra ad un orecchio:- sei molto affascinante con i capelli rossi, come il fuoco, gli occhi azzurri, e le tue orecchie… ci stai benissimo- poi se ne va. ‘’Ok ora me lo sento sono diventata bordeaux. Ma che cavolo gli è saltato in testa di dirmi? E poi… i vestiti li avrà tirati fuori lui dal mio armadio?’’ Non ci penso più e inizio a cambiarmi. ‘’Forse farò come dice lui, andrò così oggi e poi le ragazze erano curiose di sapere com’ero in forma demoniaca…’’ penso scendendo le scale.
<< Sei arrivata, finalmente! >> mi sento dire, vedendolo alzarsi dal divano e andando verso la porta di casa aggiunse:- Andiamo o faremo tardi!-
Io lo seguo senza fiatare, prendo la moto e partiamo.
 
 
‘’Finalmente ha fatt…’’ penso prima di rendermi conto che ha indosso un asciugamano che non lascia nulla all’immaginazione. ‘’Ma ha i capelli rossi, sembrano il fuoco… gli occhi azzurri, chissà se li avrà ripresi dalla madre o dal padre… ma aspetta quelle sono… orecchie, a differenza di mio fratello lei ci sta stranamente bene… anzi direi che la rendono affascinante… A CHE STO PENSANDO?’’ senza accorgermene mi avvicino a lei e le sussurro all’orecchio cose che non mi sarei ritrovato a dire neanche a mia madre:- sei molto affascinante con i capelli rossi, come il fuoco, gli occhi azzurri, e le tue orecchie… ci stai benissimo- ‘’Ma che mi succede? Non avrei detto a mia madre che è carina, perché ho detto ad un insulso mezzo-demone che è affascinante? … però devo ammettere che lo è per davvero’’ penso scendendo le scale per tornare in sala. La aspetto finché non la vedo arrivare. I vestiti che le avevo preso le calzavano come un guanto. Le fasciavano a perfezione le sinuose curve, gli shorts, invece, valorizzavano le lunghe e snelle gambe. Il top era corto, arrivava poco sotto il reggiseno, lasciavano intravedere a fatica, per la presenza delle frange, la sottile vita e piatta pancia. ‘’Anche se fidanzati quei porci di Inuyasha e Miroku, le vorranno saltare addosso, speriamo che Kagome e Sango li tengano occupati’’ penso prima di invitarla a sbrigarsi, perché in ritardo. Mi segue.
 
 
Mi ritrovo costretta a premere sull’acceleratore, più di quanto io abbia mai fatto, o lui aveva fretta o mi stava mettendo alla prova. Quando finalmente lo raggiunsi, constatai che aveva lo sguardo rivolto in un punto preciso della strada… provai anch’io a guardare nella stessa direzione, ma vidi solamente una semplice coppia, probabilmente di fidanzati, che lo fissavano con terrore. Probabilmente li conosceva…
Lo vedo rallentare e fermarsi dinanzi a loro. Mi fermo anche io e lo raggiungo, accostandolo.
 
 
‘’Ci sono Kagura e Bankostu, vorrei proprio vedere come stanno andando le ricerche’’ mi fermo davanti a loro quando mi accorgo di essere seguito da Kudo-kun, non ci faccio caso e inizio a parlare con loro, facendo molta attenzione a non far capire nulla a Kudo-kun, ma penso che non sarà molto difficile, vista la sua ingenuità.
 
 
‘’Bankostu, ma che ci farà qui. È da molto che non lo vedo. Aggiornerò Jako, questa sera.’’
<< Ciao, Ban-chan. Come stai? Da quanto tempo! >> concludo con un grande sorriso. Vedo che mi sta letteralmente mangiando con lo sguardo. ‘’Inizio a pentirmi di essermi vestita così’’
<< Hey, Sof-chan come sei sexy stasera… >> ‘’Ma quanto lo sapevo che mi avrebbe detto così! È un pervertito di prima categoria, anzi seconda. La prima categoria appartiene a Miro-chan’’
<< …cos’è oggi rimorchi o sei sempre la solita?>> mi chiede Ban-chan. Io dapprima arrossisco per l’imbarazzo del complimento, poi realizzo che ha avuto il coraggio di offendermi.
<< Primo, ti ricordo che devi stare molto attento a come mi parli, perché sai che so essere molto pericolosa se lo voglio. Secondo, non ho alcuna intenzione di rimorchiare stasera… >> gli dico arrabbiata. Mi rendo conto che gli occhi dei presenti sono puntati su di me, a salvarmi da questa situazione fu il mio cellulare, alias Inuyasha, che con la sua solita dolcezza, mi ricordò che io e suo fratello eravamo in ritardo e che ci saremmo dovuti sbrigare. ‘’Non so perché ma quando ho avvertito il mio ‘’accompagnatore’’ mi sono sentita imbarazzantissima, forse perché stavo interrompendo due persone che parlavano o forse… no! non può essere che… mi sono vergognata a parlare con Sesshomaru…’’
 
 
Scopro che quel depravato del mio scagnozzo conosce Kudo-kun. Iniziano un discorso per il quale lo avrei voluto strozzare. ‘’che mi prende le ha solo fatto un complimento, non c’è bisogno di essere geloso Sesshomaru. Aspetta. Io… geloso… di lei… ripeto che mi succede?’’
A distogliermi dai miei pensieri ci pensò Kudo-kun che mi avvertì che eravamo in ritardo e che Inuyasha l’aveva chiamata.
Partimmo a grande velocità e arrivammo in venti minuti.
 
 
Appena arrivati notai gli altri che ci osservavano.
 Vidi subito che i ragazzi erano vestiti più o meno allo stesso modo. Jeans strappati e canottiera attillata, che lascia intravedere i loro muscoli. Sango, come ci aveva detto, si era messa un top bianco mono spalla e i pantaloncini neri a metà coscia.
Poi portai lo sguardo su Kaggy, portava una gonna, simile a quella della divisa, ma nera; un top corto nero. Era bellissima. Le ragazze mi si avvicinano e racconto loro quel che è successo, tanto sapevo che me lo avrebbero chiesto, ho risparmiato loro il fiato.
Entrati nel locale rimasi a bocca aperta. Ha il bancone, dove fanno da bere, i tavoli dove ci accomodammo subito… lì trovai subito la mia sedia preferita. Sembrava una piccola poltrona, era tutta nera. Proprio del colore preferito. Ma… non feci in tempo e Sesshomaru ci si sedette prima…
Rimasi a guardarlo per un po’…
 
 
Dopo essere entrati nel locale la vidi gradarsi in torno. Sembrava una ragazzina. Mi accorsi che osservava una poltroncina al tavolo dove ci saremmo accomodati. Dopo essermici seduto, rimase a guardarmi come una bambina che non ha ricevuto la bambola che aveva chiesto. Mi guardo attorno e noto degli uomini ubriachi che le hanno messo gli occhi addosso, e il loro sguardo non mi piacque per niente… così le feci cenno di sedersi in braccio a me.
 
 
Me lo guardo come fosse un alieno. Mi ha appena fatto cenno di sedersi sulle sue ginocchia, come di solito fanno i bimbi con i nipoti o i fidanzati o coma fanno fare i babbo natale dei centri commerciali. Mi vergognai, abbassai lo sguardo e arrossii. Me lo sono sentita che ero arrossita ma speravo che con i capelli rossi che mi nascondevano il volto non si sarebbe notato. Ad un tratto mi sono sentita trascinare per il polso destro e alzando lo sguardo vidi che a trascinarmi era stato Sesshomaru e pochi decimi di secondi dopo mi ritrovai avvinghiata a lui
<< Cerca di non arrossire. Comportati come se fosse la cosa più ovvia del mondo che tu stia in braccio a me >> mi sussurrò lui. Quella era notte di luna nuova e Inu sarebbe stato umano; per cui non ci avrebbe sentito nessuno, essendo gli unici demoni presenti nel locale…
<< Per quale motivo? >> gli chiedo io ma veniamo interrotti da Miroku che mi chiede una cosa assurda.
<< Sof-chan andresti a prendere da bere, per favore? >>
<< Perché non ci vai tu? >> gli chiedo io, più perché ci ha interrotti che per il fatto che non sono la sua schiava e che non lo sarò mai.
<< Perché alle ragazze farebbero pagare essendo che sanno che stanno con noi, a Sesshomaru non lo chiedo per due motivi, uno perché mi farebbe fuori seduta stante e secondo  perché non ci sono ragazze in servizio oggi… >> capisco subito quello che intendeva dire con quella frase e lo correggo subito
<< Vorrai dire puttane? Ah ah. Ok, ci vado io, che volete? >> dico allora alzandomi dalla mia posizione alquanto imbarazzante
<< Una bionda >>
<< Un Bloody Mary >>
<< Una birra media >>
<< Per me va bene qualsiasi cosa, fai te >> mi disse Sesshomaru, sconvolgendomi. Ma non lo do a vedere e gli dico subito
<< Un mojito ti va bene? >> ( scusate non conosco molti alcolici, ho improvvisato un po’ e non ho la più pallida idea se esistano o se si scrivano così… fate finta di nulla e datemela per buona ) per risposta ricevetti un leggero accenno positivo del capo. Così attivai la femminilità che non ho e mi diressi al bancone.
Il barman che trovai ad aspettarmi mi rivolgeva uno sguardo che a me non piacque molto, ma feci finta di nulla, lo guardai e gli dissi con un grande sorriso quello che volevamo bere io e gli altri.
Il giovane, sulla ventina, mi guardò, mi sorrise con malizia e mi chiese per chi fossero quei due mojito. Io per tutta risposta sorrisi imbarazzata, indicando me e Sesshomaru. Il ragazzo mi allungò un vassoio con quello che volevamo bere.
<< Il bicchiere con il fiore è il tuo. Gli altri sanno quali sono le loro bevande, ma voi che bevete la stessa cosa non li avreste riconosciuti, quindi ho pensato di farti un piccolo omaggio >> mi sussurrò all’orecchio. Io indietreggiai rischiando quasi di intruppare una ragazza che mi stava passando alle spalle.
<< Oh, grazie. Quanto ti devo? >> gli chiesi con un filo di voce dal groppo che avevo in gola per l’imbarazzo. Mi guardò. Mi si avvicinò ancora una volta all’orecchio e mi disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo:- Se mi dai un bacio, non mi devi nulla- spero che lui stesse scherzando, non lo bacerei mai. Primo perché non sono una che bacia il primo che gli capita davanti e secondo perché lui non è il mio tipo e non lo sarà mai. ma per non pagare…
<< Va bene >> gli dico. Prendo il vassoio con una mano sola. Mi allontano di qualche passo, e gli scocco un bacio con la mano. Mi allontano e appoggio il vassoio sul tavolino.
 
 
‘’Chissà perché ci starà mettendo tutto questo tempo? Con questo fracasso non sento nulla! Incredibile… a prova di udito demoniaco”
Mi giro verso il bancone e vedo Kudo-kun che sta arrivando col vassoio in mano. Tra i bicchieri ne scorgo due con del mojito all’interno, uno dei quali aveva un fiore poggiato al bordo.
<< Perché ci hai messo tanto? >> le chiedo
<< Li doveva preparare i mojito e la bionda, non credi? E poi rompeva! >> mi rispose sedendosi nuovamente sulle mie gambe. Questa volta non divenne né rossa, né balbettò. “Chissà  che cosa si saranno detti. Io, di quel tipo non mi sono mai fidato e mai mi fiderò’’
Sento una mano sul mio ginocchio. Abbasso lo sguardo per capire di chi fosse e noto che era Kudo-kun che cercava la mia attenzione. La vedo con due bicchieri in mano. Aveva quello col fiore nella mano sinistra, lontano dalla mia visuale, per cui dedussi che era il suo.
<< Sof-chan perché non ti metti quel fiore tra i capelli? >> le chiese Miroku. Non ne capisco il motivo, ma prima di rispondergli lei guardò me.
<< Non avrebbe senso e poi non reggerebbe visto che ho i capelli sciolti…- poi con una risata trattenuta, continuò -…o forse non vi siete ancora accorti che sono nella mia forma demoniaca? >>
Tutti le risposero, escluso io perché glielo avevo proposto io, le dissero che non se ne erano accorti e ora che ci facevano caso ci stava anche bene.
 
 
“Possibile che non se ne siano accorti?’’
 A distrarmi dai miei pensieri fu Kagome, che mi si avvicino e mi prese il fiore del mio drink e una sua forcina dai suoi capelli. Li sistemò a mo’ di molletta e me lo mise tra i capelli… adorai la sua idea e per istinto mi voltai verso Sesshomaru e gli sorrisi chiedendogli come stavo.
Lui mi guardò per bene… mi tolse il fiore dai capelli e lo sistemò nella piccola treccia dalla parte destra, che sono abituata a portare, sia che abbia la cosa o lo chignon quella trecciolina non può mai mancare, come per mia sorella Rin, il suo codino anch’esso a destra. Restituì la forcina a Kagome, visto che lo stelo del fiorellino si incastonava all’interno della mia abituale acconciatura. In seguito distolse lo sguardo da me e lo rivolse al contenuto del suo bicchiere, mi disse che col fiore messo come stava prima sembravo una bambina, e che invece ora, sembravo una piccola donna… bevve un sorso del mojito. Gli rivolsi uno dei miei sorrisi più sgargianti. Bevvi anch’io la mia bevanda. Era stranamente buona, di solito non mi piacevano molto quelli che non erano preparati dal mio amico Jakostu, ma questa era particolarmente buono.
Mi sentii osservata e alzai lo sguardo, accorgendomi che a guardarmi era Kagome, che aveva uno strano velo di tristezza nel suo sguardo. Le chiesi quello che avesse, lei si alzò, afferrò me e Sango per il polso, rischiando di farci versare addosso la sua birra e il mio mojito. Ci trascinò in bagno dove ci disse che Sesshomaru era un mostro, che ha rovinato la sua opera e che farmi sembrare una bimba era quello che voleva. La abbracciammo d’istinto e lei si calmò all’istante, ma l’ultima cosa che ci disse, prima di uscire da quel buco di bagno fu:- Io lo ammazzo lo stesso. Ahahah-
Tornammo al nostro posto. Io mi sedetti ancora una volta sulle gambe di Sesshomaru, non ne comprendo il motivo, ma quando sto vicino a lui mi sento sicura… persino quando mi stava per investire la prima volta che ci incontrammo. Non mi  sono spaventata, sapevo che chiunque quell’individuo fosse, non mi avrebbe fatto del male neanche a volerlo…
Avevo bisogno di uscire a prendere un po’ di aria, quindi mi alzai e con me le ragazze. Una volta uscite chiesi loro come stavano i loro fratelli. La prima a rispondermi fu Kagome.
<< Sota sta bene, ma ho l’impressione che mi voglia uccidere… probabilmente mentre dormirò… >>
<< Ahahah, e per quale motivo? >> le chiesi io tenendomi la pancia per il troppo ridere
<< Perché non l’ho fatto venire con  noi e perché non gli ho prestato la moto per uscire questa sera! >> mi rispose lei con le lacrime agli occhi per le troppe risate.
<< Ahahah, anche Kohaku sta bene, ma voleva conoscerti… >>
<< A me? Voleva conoscere me? E per quale motivo, scusa? >> le chiesi confusa. ‘’Perché vorrà conoscermi… Mah!’’
<< Non lo so il perché, so solo che… >> non fece in tempo a finire di parlare che un trio di motociclistici stavano per investire. Si tolsero il casco. Scesero dalla moto e vennero verso di noi. Sui loro sguardi c’era solo malignità. Riconobbi tra di loro un vecchio rivale di mio padre, in realtà non è lui il rivale ma suo padre. Sono identici. Noi non ci siamo mai potuti vedere nemmeno scritti al muro e ora che me lo ritrovo davanti non riesco a non infuriarmi… l’ho sempre odiato per la sua presunzione e ora che si è ritrovato il territorio di mio padre tra le mani si crede chissà chi. LO ODIOOOO!!!
<< Però! Sei diventata uno schianto, mocciosa >>
<< Uno non sono una mocciosa e Due che cosa vuoi Naraku? >> gli chiedo in preda all’ira
<< Stai buona bellezza. Volevo solo ringraziarti per essere stata in America, mentre tuo padre moriva. È pazzesco quanto sia grande il territorio di quella vecchia volpe… Oh buona sera Sesshomaru. Koga. Ora se non vi dispiace, dovrei andare. Spero, Sofia che un giorno verrai a vedere la tua amata Tokyo-sud. Oh , scusa. Dimenticavo che non sei più tu il capo, ma io! Ahahahahah… >>
<< Che voleva dire con quella frase? Kudo-kun. Rispondimi! >> mi ordinò Sesshomaru. Ma io non gli risposi lo stesso. Ero ancora scioccata da quello che mi ha detto quel mezzo-demone del cavolo.
<< Non lo so! >> sussurrai << Non lo so quello che voleva dire. So solo che mi ha fatto arrabbiare. E molto! >> sì è vero ero in preda alla rabbia, avevo l’intenzione di riprendermi questo “territorio”.
Dovevo però organizzare un piano, quindi decisi di tornare a casa… anche se non sapevo la strada l’avrei trovata.
<< Ragazzi, scusate ma io torno a casa… ci si vede domani a scuola. Ciao! >> stavo per partire. Avevo già messo il casco e le chiavi nella toppa, ma venni interrotta da una voce. Gelida, quanto il suo proprietario. Bellissima, come il suo proprietario. Ma in questo momento non mi interessava chi fosse volevo solo andarmene via.
<< Kudo-kun. Vengo con te. Non conosci ancora la strada, ti servirà aiuto per trovare casa tua! >>
<< Grazie Sesshomaru. Andiamo! >>
 
Angolo dell’autrice…
Scusate l’abnorme ritardo. Ma stavo davvero malissimo e non me la sentivo di alzarmi dal letto. Ho fatto questo capitolo più lungo per farmi perdonare. Spero vi sia piaciuto.
Baci
Kirara :P

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il ricatto ***


5.Il ricatto
Questa mattina mi è venuto a prendere Sesshomaru, non ha    inventato scuse quando me lo sono ritrovato alle 7:10 sotto casa. Anzi non ha detto proprio nulla quando gli ho chiesto cosa ci facesse a casa mia. L’unica cosa che disse è stata :- Muoviti, i ragazzi vogliono parlarti- oramai ci sono molte cose che non capisco quando sono con lui.
In questo momento mi trovo sulla sua moto. È la prima volta che lo vedo con la divisa scolastica. È il terzo giorno di scuola e questa è la prima volta che la utilizza. Ci sta divinamente. È una divisa come le altre: camicia bianca, pantaloni, giacca e a volte la cravatta, che spesso dobbiamo indossare anche noi ragazze, di colore blu. Guardo l’orologio sul mio polso e noto che sono ancora le 7:30. Ci ho messo dieci minuti a prepararmi questa mattina e mi accorgo che metterci così poco non è da me. Non perché sia una di quelle ragazze che sta ore davanti lo specchio a rimirarsi; è solo che ci metto mezz’ora per svegliarmi. Quando gli ho aperto la porta questa mattina avevo appena finito di fare la doccia, per cui ero in forma demoniaca e con la fretta che mia ha messo non ho ripreso le mie sembianze umane. Speravo di non dover mai andare a scuola nella mia attuale forma ma oggi a quanto pare farò compagnia a Inuyasha. Rido dei miei stessi pensieri. Sesshomaru mi guarda con la coda dell’occhio. I suoi occhi non dimostrano mai emozioni, ma io, stranamente, capisco sempre quello che vuole dire. Infatti, in questo momento mi sta dando della matta. Io istintivamente sorrido e aggrappandomi alla sua vita, appoggio la testa sulla sua larga schiena. Guardo la strada che scorre veloce ma riesco comunque a rendermi conto che non è quella per andare a scuola.
<< Dove stiamo andando? Non mi sembra la strada per la scuola! >> gli dico restando appoggiata a lui. Mi guarda di nuovo.
<< Te l’ho già detto. I ragazzi ti vogliono parlare. E anch’io >> in questo momento sta guardando la strada. Io lo guardo, cercando di capire cosa voleva dirmi con quell’ ‘E anch’io’. In questo momento mi squilla il telefono. Riesco a prenderlo dalla tasca della gonna, senza cadere e restando comodamente “sdraiata” sulla sua schiena. Non leggo il nome. Non c’è scritto. Rispondo e la voce che sento mi fa gelare il sangue.
<< Allora hai pensato alla mia proposta? >> è Na… non riesco nemmeno a dire il suo nome tanto è il disgusto che provo nel pensarlo.
La sua voce mi distoglie dai miei pensieri
<< Chi è? >> mi domanda continuando a guardare dritto davanti a se
<< Naraku >> dico disgustata, ma mi ricordo di avere il mostro al telefono che aspetta una risposta.
 
Flashback:
Siamo arrivati a casa. Lo faccio entrare e gli offro un caffè. Si siede sul divano che ho in sala. Mi siedo vicino a lui. Non spiccichiamo parola per almeno quindici minuti. Finito il suo caffè, si alza e prende le chiavi della sua Ducati che aveva precedentemente abbandonato sul tavolo. E con un :- Grazie per il caffè- se ne va. Rimasi un altro po’ seduta sul divano, quando squillò il telefono. Rispondo svogliatamente, dopotutto è l’una di notte.
<< Chi è? >>
<< Sofia, che bello risentirti >>
<< Cosa vuoi Naraku? >>
<< Proporti un affare! >> mi dice sicuro di sé
<< Che tipo di affare? >> gli chiedo curiosa
<< Se ti allei a me, ti consegnerò metà di Tokyo-sud. Che ne pensi? >> mi dice con una nota di speranza nella voce
<< Ahahah, cosa ti fa credere che mi alleerò con un mostro come te? >>
<< Il fatto che se non lo farai ucciderò la tua adorata famiglia! >>
‘’Ma che diavolo sta dicendo? Loro sono morti! Anche se…’’
<< Voglio sentirli, per assicurarmi che non mi stai mentendo! >> gli ordino
<< Ok, come vuoi! >>
<< Sorellona, aiutaci. Sorellona >> ‘’Rin…’’
<< Tesoro, ti ucciderà. Te ne prego, non rischiare la tua vita >> ‘’Madre’’
<< Cucciola. Ti devi alleare con la Tokyo-est. Sono amici, di loro ti potrai… Ahh >>
<< PADRE! Naraku non osare fargli del male o te la vedrai con me. Sono stata abbastanza chiara? >>
<< Allora? Ti richiamo domani così avrai tutta la notte per riflettere. Notte. Splendore >>
Fine flashback…
 
Ora non so cosa dirgli, ma quello che in realtà mi importa è come stanno! Così glielo chiesi.
<< Tuo padre ieri ha azzardato troppo, così l’ho picchiato. Tua madre sta, diciamo bene. È stufa di tutto questo. Dice. Mentre la tua adorata sorellina non fa altro che piangere >>
<< Come hai osato far loro del male? >>
<< Voglio una risposta. Ci vediamo tra tre mesi nel parco centrale della città di Kansai. Per farti un regalo ho deciso di mettere il nostro, definiamolo appuntamento, al giorno al giorno dopo il tuo compleanno. Il 26 luglio, vero? Ciao! >>
<< Aspetta. Naraku? Naraku? >> mi resi conto solo dopo che mi aveva attaccato il telefono in faccia.
Durante la mia telefonata siamo arrivati in uno strano deposito. Dove noto tra i vari rottami di auto Inuyasha e gli altri. Sono ancora appoggiata a Sesshomaru, imbarazzata mi scanso immediatamente, scendendo dalla moto. Mi dirigo verso il gruppo per salutarli, ma mi accorgo che non siamo soli. Con loro ci sono anche i ragazzi del gruppo di Koga, ossia Hokkaku e Ginta. Dietro di loro vedo anche la fidanzata di Koga. Ayame. Ci salutano tutti con un sorriso e un cenno della mano. Io non ci riesco. Non riesco a sorridere. Quindi abbasso il capo e faccio un leggero cenno della mano.
Le ragazze mi si avvicinano e mi chiedono cosa sia successo. Koga pensa che sia stato Sesshomaru a farmi ‘’soffrire’’ e lo aggredisce.
<< Brutto cagnaccio, come hai osato far soffrire la mia Sofia? >>
<< Koga non ha fatto nulla. È… è stato…- non ce la faccio. Punto gli occhi al suolo e con la voce più bassa continuo -…è stato… Naraku… lui…- voglio piangere, ma non posso. Non devo. Li libererò. Ho fatto una promessa.
<< Naraku non è il capo della Tokyo-sud? >> chiede Miroku, grattandosi il mento pensieroso.
<< NO, NON È LUI! >> urlo. << Sono io! Sono io il vero capo della Tokyo-sud >> confesso
<< Come sei tu? >> tutto il gruppo è scioccato, tranne Koga, Ayame, Hokkaku e Ginta, che lo sapevano già. Vorrei rispondere  ma non posso. Per me risponde Koga.
<< Sì è lei. Avrebbe ereditato il ‘’territorio’’ dopo la morte del padre. Shinta e Kinta, mio padre, sono sempre stati ottimi amici. Dopo la morte di Shinta, il padre di Sofia, mio padre si ritirò, lasciando Tokyo-ovest a me. Tokyo-sud doveva essere sua ma essendo che lei si trovava in America il ‘’territorio’’ è stato assegnato al primo rivale di Shinta, ossia il padre di Naraku. Ma quel demone ragno del cavolo si stufò ben presto, lasciando il comando a suo figlio Naraku >>
‘’Però si ricorda tutto questo… sono sorpresa. Ma devo avvertirlo che mio padre è vivo. Che sono ancora vivi…’’
<< Loro sono vivi. L’incendio a casa mia è stato appiccato da Naraku, il suicidio di mio padre e la morte di mia madre e di Rin sono state un’invenzione sua >> informo un po’ triste
<< E tu come lo sai? >> quella voce. Non promette nulla di buono. Sesshomaru si sta spazientendo. Così per calmarlo mi volto verso di lui e gli rivolgo quello che doveva essere un sorriso, anche se mi è venuto più come una smorfia.
<< Lo so perché ieri quando te ne sei andato via, lui mi ha chiamato. Ha detto inoltre che mi vuole incontrare tra tre mesi nel parco centrale della città di Kansai >> informo.
<< Quando di preciso? Noi verremo con te! Lo conosciamo e vorrà farti del male. Noi veniamo con te! >> a parlare  è stato Inuyasha. Sono felice che si preoccupi per me. Ma sarebbe troppo pericoloso
<< Non ve lo posso permettere sarebbe troppo pericoloso. Non voglio che vi facciate del male per me! >> puntualizzo
<< Non fare la stupida. Noi verremo con te >> sta volta è stato Sesshomaru. Siamo perplessi e lo osserviamo nemmeno fosse un alieno venuto da un altro pianeta. Io mi avvicino a lui e lo abbraccio
<< Grazie, grazie >> gli dico prima che questa scena, in seguito, imbarazzante venga interrotta da Ginta che ci avverte che abbiamo venti minuti prima che inizino le lezioni. Saliamo sulle moto e partiamo a grande velocità.
‘’Sono fortunata ad avere dei così buoni amici’’ penso e in seguito mi appoggio alla schiena di Sesshomaru come questa mattina…
Sarà una giornata estenuante oggi a scuola. Avremo la verifica di matematica e l’interrogazione di storia sull’epoca Sen Goku. Non avrò di sicuro problemi. Sono sempre stata brava a matematica e in storia quel periodo l’ho sempre adorato, quindi in America molto spesso andavo alla biblioteca dell’università e ci stavo per ore a leggere.
È ora di pranzo la verifica di matematica è finita col risultato di prendere i miei soliti dieci. (magari fosse così facile prendere sti bei voti a matematica. Saremmo tutti più felici, noi, i prof, ma soprattutto noi) … come ormai accade da tre giorni il gruppo ed io ci siamo seduti al tavolo più est della mensa. Ho scoperto che Sesshomaru fa il 5°. Ayame, Koga, Hokkaku e Ginta fanno il 4°. In pratica i restanti, compresa me, siamo i più piccoli…
Finita la pausa pranzo torniamo nelle nostre aule. Io pronta ad un’interrogazione di storia.
 
 
‘’Perché mi ha abbracciato? E cosa vorrà Naraku da lei?’’ mi sento strano. Ho come la sensazione di doverla proteggere…
Forse… no non può essere che io… no! io non sono come mio padre… non mi innamoro di un’ hanyou (al momento non mi sovviene come si scrive e se non sbaglio, pero di no, nigen dovrebbe essere umano, giusto? )  tanto meno di una nigen. Anche se devo ammettere che l’altra sera sono rimasto affascinato quando me la sono ritrovata davanti solo con quell’asciugamano striminzito. ‘’ma che vado a pensare? Sesshomaru riprenditi. Uno youkay (demone)  potente come te non può innamorarsi di un insulso essere inferiore…’’
 
Angolo dell’autrice…
Hola a todos. Al capitolo scorso mi sono scordata di dirvi che le frasi scritte (in questo modo) sono i miei commenti del momento. Scusate se ritardo un po’ con l’aggiornamento della storia ma qui da me non è bel tempo e quando piove o tira vento internet non prende bene e non riesco a postare nulla. Passando al nome del padre di Koga, non mi ricordo se nel manga lo dicono quindi l’ho inventato io…
Passando alla storia… la famiglia di Sofia è ancora viva, qualcosa dentro Sesshomaru si sta sciogliendo nei confronti della nostra protagonista. Chissà cosa succederà in futuro! Sofia riuscirà a salvare i suoi famigliari dalle grinfie di Naraku? Sesshomaru capirà cosa prova davvero per Sofia? Lo scoprirete solo leggendo…
Baci
Kirara :P

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Un week-end insieme ***


6.Un week-end insieme
I giorni passano veloci. Tra verifiche e uscite con i miei nuovi amici non ho un attimo di tregua. Sono arrivata ad una decisione caro Diario. Ho deciso di mantenere la mia forma demoniaca. Oltre che per il fatto che Inuyasha vuole ‘’compagnia”… anche per il fatto che molti mi hanno detto che sono veramente bella. Te lo ripeto a me non importa nulla di cosa pensa la gente, ma se molti ragazzi mi hanno detto che sono bella… spero pensi lo stesso anche Sesshomaru…
“Ma che sto pensando…Sofia riprenditi. Tu non sei così! Riprenditi!”
<< Hey, Kudo-kun stai bene? Reggiti se non vuoi cadere >> “Ma che vuole dire?... Ah sì… ci troviamo… in direzione sconosciuta”
<< Scusa Sesshomaru, mi vuoi dire dove siamo diretti? >> ancora non me lo ha voluto dire. E pensare che è da più di mezz’ora che glielo sto chiedendo… prima di perdermi nei miei pensieri…
<< Non te lo posso dire, è una sorpresa. Ma toglimi una curiosità! Tuo padre ha detto realmente Tokyo-est? >> che strana domanda
<< Sì! Perché me lo chiedi? Tu li conosci? >> ora la curiosità è venuta a me.
<< Forse… >>
<< Ah Sesshomaru… io odio le sorprese >> prima glielo dico prima li mi dice dove stiamo andando…
<< Questa ti piacerà… mare o montagna? >> ancora le sue domande stracolme di mistero. Ma gli frega se amo il mare o la montagna…
<< Mille volte il mare. Anche se preferisco le spiagge deserte. Tutto il fracasso che fanno lo odio. Odore di crema solare, sigarette, i strilli dei ragazzini… mi rompono i timpani e mi fanno venire il voltastomaco… >> sono ancora comodamente “sdraiata” a lui. È sabato mattina e per fortuna oggi non avevamo scuola per uno sciopero indetto per non so nemmeno cosa. Sono stanca morta e non mi sono sdraiata su di lui per la solita comodità che provo per via delle sue larghe spalle, anche per quello, ma in principio è perché volevo dormire… me lo sono ritrovato alle 6:10 sotto casa quando stavo facendo un sogno bellissimo… Naraku che moriva… Decido di fargli ancora una domanda prima di crollare in un lungo sonno…
<< Sesshomaru… sei venuto a casa mia alle 6:10, hai trafficato in camera mia preparando uno zaino che non mi hai fatto nemmeno aprire, mi hai detto che mi volevi portare fuori per la notte ma non mi hai ancora… awwwm (dovrebbe essere uno sbadiglio) … detto dove stiamo andando! >> mi riappoggio su di lui.
<< Visto che non sento odore di pioggia nell’aria ho pensato che ti sarebbe piaciuto vedere una cosa rara da vedere in città >> mi dice lui continuando a guardare davanti a se.
<< E la domanda ‘mare o montagna’ che centra? >> ora sto davvero dando sfogo alle mie curiosità
<< Hai detto che odi le sorprese… chiedendoti se preferivi il mare o la montagna mi hai aiutato a sapere dove portarti… anche perché il posto dove stiamo andando è del tutto deserto, ci saremo solo io e te >> a queste parole arrossisco visibilmente e mi sento bruciare. “Che mi sta succedendo?” mi chiedo mentalmente… prima di cadere in un sonno profondo… quello di cui non mi sono resa conto è che mi sono stretta a lui come se ci trovassimo su di uno spazio in cui a malapena entrano i miei piccoli piedi… (in poche parole si è trasformata in una sanguisuga)
 
 
Non sono riuscito a chiudere occhio questa notte, stavo ancora pensando al fatto che Sofia sia il capo di Tokyo-sud e al motivo che voglio vederla gareggiare… devo rilassarmi… ora che ci penso c’è un posto dove non vado da molto… però andarci da solo non ci penso nemmeno… ma certo…
‘’Mi preparo e la vado a prendere, voglio passare del tempo solo con lei…”
“…Aspetta! Ho davvero pensato quel che ho pensato? Che mi sta succedendo?” pensando questo mi faccio una doccia, mi asciugo i capelli e mi metto un paio di jeans e una  canottiera blu. Sono le 5:30. Prendo lo zaino e ci metto tutto quel che servirà per questi due giorni. Prendo la moto e mi avvio a casa sua.
Sono le 6:10. Sono arrivato. Sento solo il tipico respiro di chi sta dormendo… suono. Lei scende poco dopo, ancora assonnata e con voce impastata dal sonno mi chiede che diavolo ci facevo a casa sua. Le dico di prepararsi che la voglio portare in un posto. Lei sale lenta le scale andando in bagno a farsi la doccia. Le preparo un caffè per far si che si svegli prima. Dopo averlo preparano e messo nelle tazzine lo porto a tavola e salgo in camera sua a trafficare col suo armadio. Metto dentro ad uno zaino tutto il necessario e quando esce le intimo di non aprirlo. Non so come mi sia venuta quest’idea ma inizio a pensare che è stata geniale.
Durante tutto il tempo che stiamo a casa e quel poco pezzo di strada che abbiamo fatto Sofia continua a chiedermi dove stiamo andando…io non le dico nulla finché non mi confessa che lei odia le sorprese. Dopo averle svelato che la sto portando al mare per due giorni lei si addormenta, stringendosi a me come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Lei non è una ragazza solare come Kagome e non perde la pazienza tanto facilmente come Sango, anche se la prima volta che ci siamo visti non era del tutto calma, ma ha un carattere del tutto particolare. Sorride poche volte e se lo fa sembrano più delle smorfie, come le mie, è fredda con tutti, come me, odia i rumori e i forti odori, come me, odia Naraku, come me, infondo io e lei abbiamo molte cose in comune… chissà cos’altro abbiamo tanto in comune…
Al momento stiamo sfrecciando in autostrada, diretti nel mio piccolo paradiso…
 
Angolo dell’autrice...
Chiedo umilmente perdono per il ritardo commesso. Non ho più possibilità di utilizzare il computer fino alle 18:00/18:30, a causa del mio nipotino. È un vero terremoto e adora giocare con le macchine sul computer. Come scusa per non farlo piangere ci inventiamo la scusa che è rotto… ma se lo accendo con lui in casa mi sfracasserebbe i timpani con i suoi ‘Voglio giocare con le macchine…’
Chiedo ancora scusa se il capitolo è troppo corto... cercherò, se possibile, di aggiornare ogni week-end o se riesco anche un pochino prima… passando alla storia… ho deciso di lasciarvi con un po’ di suspense, ma vi assicuro che il settimo capitolo è pronto e cercherò questa volta di postarlo domani
Baci
Kirara :P

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il mio piccolo paradiso ***


AVVISO: Questo sarà un capitolo interamente dedicato ai pensieri e al punto di vista del nostro carissimo Sesshomaru…
Spero che vi possa piacere…
Baci
Kirara :P

7.Il mio piccolo paradiso…
Siamo quasi arrivati, sono le 8:05 e lei sta ancora dormendo. Da quando è crollata in questo sonno non ha allentato la presa sui miei fianchi nemmeno un istante… non ne comprendo il motivo ma questa sensazione mi piace. Inizio a sentire l’odore del mare, il rumore delle onde che si infrangono sui numerosi scogli del “mio piccolo paradiso”. Probabilmente anche lei lo ha sentito, visto che si è alzata dalla mia schiena e con un grande sbadiglio, mi chiede se siamo arrivati… “Probabilmente ha ancora gli occhi chiusi” penso prima di rispondere alla sua domanda
<< No, ma ancora una ventina di minuti e ci siamo! Non senti nulla? >> le chiedo
<< Sì! Sento l’odore salato del mare, e il rumore di onde che si infrangono su probabili scogli… Perché? >> “Adoro la sua ingenuità”
<< Perché è lì che ti sto portando… ­­­­­ >> Le dico. Pazzesco sta ancora dormendo e mi ha già fatto un paio di domande
VENTI MINUTI DOPO…
Finalmente arriviamo nel piccolo tratto di strada che divide il resto del mondo dalla mia baia (sì esatto. Una baia… deserta… non mi veniva in mente posto più romantico per fargli fare quella cosa che Sesshomaru ha proposto a Sofia…) .
<< Siamo arrivati, puoi scendere Kudo-kun >> la avverto. Prima però ho posteggiato la moto in un punto casuale della spiaggia e mi sono tolto il casco. Mi volto verso di lei e noto che si guarda attorno come una bambina piccola alla scoperta del mondo… I suoi lunghi capelli rossi mossi dalla leggera brezza che tira, i suoi occhi azzurri, di solito stretti e gelidi, ora sono spalancati per lo stupore. “La adoro…” “…Fermi tutti… ho davvero pensato la adoro?”
La sto ancora guardando quando mi avvicino alla moto e, prendendo i nostri zaini, le faccio cenno con la mano di seguirmi. Per tutto il tragitto che divide la moto dalla grande casa in legno, che sarà nostra dimora in questi due giorni, lei ha continuato a guardarsi attorno. Siamo arrivati davanti alla baita, entriamo e le faccio vedere la casa… la cucina, la sala, il bagno… ma proprio quando sto per andare a posare i due zaini sul divano lei mi chiede:- Scusa e dove sono i letti? A quanto ho capito vuoi restare qui fino a domani sera!- “Accidenti. Me ne ero scordato e ora che le dico?” sono scioccato da questo, ma come mio solito non lo do a vedere. Raccogliendo tutta la calma possibile e fermando la voce tremola riesco a rispondere…
<< A dir la verità ce n’è uno solo… la camera si trova in fondo al corridoio, ultima porta a destra >> le dico indicando la direzione con un dito. Subito dopo lei schizza in camera, probabilmente per la curiosità di sapere se dicevo il vero… Mentre sto prendendo una boccata d’aria all’esterno…
<< AAAAAHHHHH. SESSHOMARUUUU! >> un urlo mi fa fare un salto di dieci metri. Poco dopo mi  ritrovo alle spalle una Sofia rossa d’imbarazzo e di rabbia, ansimante per l’urlo agghiacciante che ha appena fatto.
<< Che c’è? >> le chiedo facendo finta di non sapere il motivo di tale reazione
<< Come che c’è? In quella camera c’è un enorme letto matrimoniale… se tu dormi lì io dove dormo, sul divano? >>
<< Lo so che c’è un letto matrimoniale… quella era la camera dei miei genitori… >> le dico
<< E comunque nessuno di noi due dormirà sul divano… il letto è fatto apposta per due persone, o non lo sapevi? >> questa situazione inizia a divertirmi… vorrei proprio sapere cosa risponderà… mi manderà a dormire sul divano?... o ci andrà lei?... Ma la sua risposta mi lascia alquanto sorpreso…
<< Ok, ma potevi dirmelo prima non pensi? Mi era quasi venuto un colpo sapendo che avremmo dormito assieme… >> questa è la sua risposta. Il suo volto inizia a schiarire, dal rossore di prima, i suoi occhi si fanno nuovamente  stretti e ripreso il controllo della voce mi chiede:- Adesso che siamo arrivati, posso vedere che ci hai messo nello zaino? >> giusto lo zaino… me ne ero quasi dimenticato…
<< Nello zaino ci ho messo un asciugamano, il tuo costume, anche se non sapevo se ti stava sono andato ad occhio e ho preso quello blu e rosso, ti ci ho messo il cambio e dei pantaloncini e una canottiera di scorta >> le dico semplicemente invitandola in seguito ad andarsi a cambiare che ci andavamo a fare un bagno. Lei si va a cambiare al bagno, mentre io in camera…
Sono pronto. Esco e la aspetto. Intanto sistemo il mio asciugamano sulla sabbia e mi ci siedo. Il tempo di sedermi e lei arriva. Con i capelli ondulati dalla brezza, con il costume blu e rosso che le ho preso dal cassetto e che le sta d’incanto… devo ammetterlo ma è davvero sexy… stende il suo asciugamano accanto al mio e, prendendomi per un polso mi trascina in acqua. Ci sarà da divertirsi…
 
Angolo dell’autrice…
Hola a todos… sono tornata come promesso col capitolo sette… visto che era tardissimo ieri non sono riuscita a scrivere più di questo… ma vi assicuro che il capitolo otto sarà ancora con il punto di vista di Sesshomaru…
Cosa ne pensate?
Baci
Kirara :P

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Il mio piccolo paradiso (Parte 2) ***


8. Il mio piccolo paradiso…
(Parte 2)

Ci sarà da divertirsi… pensai mentre mi facevo tranquillamente trascinare sugli scogli.
<< Sesshomaru… >> diceva lei con gli occhi leggermente illuminati da una luce che le ho visto all’arrivo << …questo posto è magnifico! Da quanto appartiene a voi? >> mi chiese
<< A dir la verità quando sono nato io già ci apparteneva. Non ho mai posto questa domanda a nostro padre perché non voleva sentir parlare di nulla che fosse legato a mia madre >> ripenso ancora a quei momenti in cui mio padre mi relegava in camera mia e non mi voleva vedere perché gliela ricordavo… l’ho sempre odiato per questo e per poi essere andato con un’umana… Mi rattristisco. Sento che la presa sul mio polso diminuisce, non mi faceva male ma sapevo per certo che lei c’era, mi sento stringere al petto e una voce che doveva essere dolce dirmi
<< Miroku mi ha detto tutto. Non devi essere triste. Ci sono passata anch’io e so cosa significa. Essere soli. Non avere nessuno che ti dia affetto e calore… ma tu… ora… hai me… >> lo ha detto davvero? Ha detto davvero che lei mi capisce? Che ci è passata anche lei? Ecco un’altra cosa che abbiamo in comune…
Il mio scudo si sta sgretolando molto lentamente da quando è arrivata lei. Mi sono imbarazzato, eccitato, spaventato… e ora…
Sento gli occhi pungere. Inuyasha mi ha sempre detto che se succede è perché vuoi piangere. Io non ho mai pianto. Ma so di certo che a lei posso mostrare la mia parte più vulnerabile…
Mi sta ancora abbracciando. Io ricambio. Ma ho paura di farle troppo male, ma lei lo capisce e mi rassicura dicendo:- Non mi fai male. Puoi stringere finché non starai meglio. Non ti preoccupare. Ho detto che ti starò accanto e così sarà- Ho preso alla lettera le sue parole. La stringo a  me, tanto non c’è nessuno che ci vede. La lascio andare dopo un buon quarto d’ora. Lei è rossa, probabilmente dall’imbarazzo (grazie che è rossa… l’hai stretta per un quarto d’ora e la notte dormirete assieme…) . Guardo l’ora sull’orologio. Sono le 10:10. Mi è venuta un’idea…
<< Kudo-kun. Tuffiamoci. L’acqua è fredda ora e ci farà bene un po’ di refrigerio >> alludendo al suo rossore.
<< Va bene. Ma ci tuffiamo da qui? Dagli scogli? Non sarà pericoloso? >> mi chiede lei
<< Allora perché mi hai trascinato qui? Non ti volevi buttare dagli scogli? >> sono leggermente confuso. Non è la prima volta.
<< No! Non mi volevo buttare! Volevo vedere il panorama… >> mi risponde lei. Io le prendo la mano stringendola forte, con l’altra alzo il suo volto costringendola a guardarmi. Mi avvicino. Le sussurro…
<< Se tu ci sei per me… io ci sono per te… sappilo… Se hai paura, buttiamoci assieme >> la vedo è arrossita nuovamente. Annuisce impercettibilmente. Si stringe nuovamente al mio petto  e sussurrando mi dice che se mi butto lei mi viene dietro, perché altrimenti non riuscirebbe a muoversi. Accetto e la stringo di più a me.
<< Pronta? >> le chiedo avvicinandomi al bordo dell’enorme masso. È vero mi segue. Si fida… di me… Annuisce nuovamente e continuando ad abbracciarmi si gira col petto rivolto alle onde. Avanzo di un passo.  Avanza con me. La guardo e mi butto. Lei in quel momento che stiamo a mezz’aria butta la testa nell’incavo del mio collo e mi stringe forte… ha davvero paura…
Tocchiamo l’acqua. Siamo sotto. Le tocco una spalla facendole segno di guardarsi attorno. Siamo circondati da coralli, pesci colorati… si guarda attorno meravigliata. “Questa è la terza volta” penso. Torniamo a galla e lei si mette, sempre con la mano nella mia, a pancia in su, gli occhi chiusi e i capelli che, galleggiando, sembrano un letto su cui sdraiarsi. Seguo il suo esempio e mi metto nella sua stessa posizione, ancora con le nostre mani intrecciate. È tremendamente rilassante. Ora sul pelo dell’acqua si sarà di certo formato un miscuglio incredibile dei suoi capelli rossi e dei miei argentati. Ad un tratto la sento bisbigliare qualcosa che sento perfettamente “Peschiamo qualcosa? Mi sta venendo fame” . Mi rimetto verticalmente e le dico di andare sulla spiaggia ad accendere il fuoco per arrostire il pesce… Siamo rimasti due ore in quella rilassante posa e iniziavo anch’io un leggero languore. Lei esegue senza ribattere ciò che le ho detto e va in cerca di legna per il fuoco… ‘’È bellissima. La adoro” mi immergo e resto mezz’ora circa sott’acqua. Riesco a prenderne due. Riemergo e il fuoco è già bello che pronto. Penso che i capelli di Sofia lo fanno impallidire quel fuoco, da lei preparato, tanto è intenso il rosso che li caratterizza.
Mi avvicino a lei, mostrando fiero il mio bottino. Lo prepara ed è buonissimo. Restiamo ancora un po’ sulla spiaggia sdraiati sui teli, mano nella mano, a pancia in su e col braccio libero sugli occhi per coprirli dal forte sole del pomeriggio…
Le ore sono passate velocemente e mi sono divertito tantissimo. Ora che ci penso non succede da quando avevo due anni… secondo alcuni sono cresciuto troppo in fretta. Sono le 16:00 e Sofia si sta facendo la doccia. La sto aspettando per andare anch’io. Dopo cinque minuti lei esce. Con il pantaloncino e la canottiera che le ho preso. Vado a farmi anch’io la doccia e ne esco cinque minuti dopo con un asciugamano che mi arriva alle ginocchia, sono bagnato fradicio…  non vedo Sofia… mi avvio verso la camera per vestirmi. Entro e mi ritrovo lei  sdraiata sull’enorme letto a fissare il soffitto
<< Che stai facendo, Kudo-kun? >> le chiedo
<< Pensavo >> continua a guardare il soffitto
<< A cosa? >> insisto
<< A te >> mi dice, inconsapevolmente arrossisco lievemente, quel tanto che basta per donare un po’ di colore alla mia bianca pelle. Alza gli occhi su di me e arrossisce anche lei.
<< I-Io… v-vado… d-di là in sala… se t-ti serve qualcosa chiama >> balbetta… è imbarazzata si vede “Vorrei rimanesse qui con me” ma che diavolo ho pensato?
<< Ok >> le dico sotto voce
<< Quando mi sarò vestito che ne dici di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia. Qui il tramonto è stupendo! >> le propongo
<< È un’ idea fantastica! Sì ci sto! >> però cambia carattere molto in fretta!
CINQUE MINUTI DOPO…
Come mio solito ci ho messo cinque minuti a prepararmi e uscendo dalla camera me la ritrovo sul divano con un bicchiere d’acqua in mano, con le gambe accavallate e i capelli che sanno di cocco… no! è lei che sa di cocco… vorrei “assaggiarla”… si gira verso di me e mi sorride.
<< Allora andiamo? >> mi chiede lei
<< Sì, andiamo >>
 
Angolo dell’autrice…
Hola a todos. Ecco a voi l’ottavo capitolo. Sesshomaru inizia a “sciogliersi” leggermente per la nostra protagonista. Chissà cosa succederà durante la passeggiata sulla spiaggia… sono un po’ cattivella e ho deciso per l’ennesima volta di lasciarvi in suspense…
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, commentate e fatemi sapere cosa ne pensate della mia ff…
Baci
Kirara :P

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La passeggiata ***


Sono tornata!!!
È da molto che non posto lo so… non uccidetemi… ho avuto molto da fare, il computer ha deciso di non funzionare e i problemi di connessione sono stati la goccia che mi ha impedito di postare… se non erro è da Agosto che non ci vediamo. Beh. Per farmi perdonare ecco un nuovo capitolo! Finalmente Sofia e Sesshomaru scenderanno in spiaggia per fare questa passeggiata… chissà cosa accadrà!!!
Vi lascio al capitolo. A dopo!
9. La passeggiata
Sono venti minuti che camminiamo e il sole inizia a tramontare. Lei sta camminando di fianco a me e si guarda attorno con gli occhi lucidi di stupore. “Non la capisco… vuole sembrare fredda con tutti, ma con me si comporta in modo diverso… perché?”
<< Sesshomaru… guarda che bello il tramonto >>
<< Chiudi gli occhi e non sbirciare >> le dico. Lei arrossisce  e sembra titubante ma fa come le ho detto. Le prendo la mano destra con la mia. Mi posiziono dietro di lei e con l’altra mano le cingo le spalle, per non farla cadere. Iniziamo a camminare, la conduco sul mio scoglio preferito e le dico che ora può guardare. Apre gli occhi, e si guarda attorno sorpresa.
<< Ma dove ci troviamo? >> mi chiede con le mani davanti alla bocca, quella bocca sottile e rosea, come dei petali di ciliegio… forse un pochino più chiara.
<< Ci troviamo su uno degli scogli più alti di tutta la baia. Vengo sempre qui quando voglio di evitare di uccidere mio fratello! Nessuno sa di questo posto. Solo tu ed io >> beh. Io le ho detto solo la verità ma la sua reazione mi ha sorpreso. Perché lei… mi butta le braccia al collo… sono imbarazzato e per la prima volta provo la strana sensazione di voler tenere accanto a me un mezzo-demone. Una ragazza. Un angelo. Sì, perché è questo quello che è. Un minuto angelo dai lunghi capelli di fuoco e dagli occhi  di ghiaccio.
<< Sofia posso stringerti a me? >> “Ma che le ho detto penserà che io sia strano… o peggio…”
Lei si stacca da me e indietreggia leggermente.
<< T-tu… tu mi hai chiamata per nome! >> afferma spaesata
<< Non me ne sono accorto. L’ho fatto davvero? >> lei mi guarda e annuisce, continuando ad indietreggiare
<< Sofia, attenta. Lo scoglio… >> cerco di dirle che lo scoglio è terminato, ma non faccio in tempo perché inizia a cadere dalla sporgenza. Non si era allontanata molto da me quindi mi affretto a salvarla. Di solito vedere un mezzo-demone morire mi avrebbe fatto sentire bene, avendolo considerato un essere inferiore. Ma lei no. Lei è l’unica che mi capisce. L’unica che sa quello che si prova trovandosi dentro casa degli esseri inferiori a te che dicono di essere la madre di un piccolo fagotto, che scopri essere il tuo fratellastro. Lei è l’unica a cui abbia chiesto di poterla stringere a me. L’unica che io voglia accanto per sempre. Perché io…
La raggiungo e la stringo al mio petto impedendole di allontanarsi. Tocchiamo l’acqua e in tre secondi ci ritroviamo nel fondo del mare. Apriamo gli occhi e ci stacchiamo da quell’ abbraccio che mi ha fatto salire il cuore in gola. Lei prende la mia mano e mi fa segno di risalire in superfice. La seguo. Lei si stringe nuovamente a me, non so perché.  
<< Sofia ti amo >> l’ho detto. Non lo avrei pensato nemmeno io, ma ho capito che lei sta distruggendo il muro che piano piano mi sono costruito in 19 anni di vita.
<< Anch’io Sesshomaru >> abbasso lo sguardo su quella piccola figura tra le mie braccia. Non mi ero nemmeno accorto che l’avevo abbracciata. Ha lo sguardo basso. Torniamo sulla spiaggia e ancora non mi guarda. Diversamente da me… che rapito dai suoi movimenti non riesco a staccarle gli occhi di dosso.
Ci sediamo sulla sabbia. Siamo bagnati come pulcini. Lei sembra non preoccuparsene e si sdraia a terra, con gli occhi puntati al cielo e le braccia dietro la testa. Decido di fare altrettanto e mi stendo affianco a lei.
<< Sai… - si volta a guardarmi - …non immaginavo fossi il tipo >> mi dice. Non capisco cosa vuole dirmi e la guardo confuso. Lei deve avermi capito e aggiunge…
<< Intendo dire, che non mi sembri il tipo di demone che si attacca emotivamente ad un mezzo-demone… beh! Anche io non mi aspettavo di innamorarmi in generale – la guardo, mente parla assume un espressione triste – io odiavo umani e demoni. Non m’importava cos’erano. Mia madre era un’umana, vero, ma era speciale. Era una miko ( una sacerdotessa, come Kaede-sama)  molto potente. Ma è morta dandomi alla luce. Mio padre mi affibbiava la colpa di tutto. Della sua morte e anche della sua attuale solitudine. Mi rinchiudeva in camera, dicendomi che non mi voleva vedere, che mi odiava. Io ci stavo male. Questo cominciò quando io compii 7 anni. Prima era dolce e mi stava sempre accanto… >> sentivo odore di lacrime. Mi voltai per l’ennesima volta a fissarla. Stava piangendo per la prima volta da quando ci siamo conosciuti. Non sapendo che fare, mi avvicinai a lei e la strinsi forte a me.
<< Grazie >> è tutto quello che dissi. << Grazie per avermi parlato di te. Per esserti fidata di me. >> continuai
<< Sigh… te lo dovevo, anche tu mi hai parlato di te… in qualche modo! >> mi rispose. Ridacchiai leggermente.
Mi accorsi che si era fatto buio e le proposi di andare dentro.
Dopo aver mangiato qualcosa… mi avviai al bagno a farmi una doccia. Appena fatto, mi diressi in camera con in dosso solo l’asciugamano. Lei si era già spogliata e indossando un accappatoio, probabilmente preso dall’armadio, si diresse in bagno. Mi misi una canotta e i boxer e mi sdraiai sul letto. Chiusi gli occhi, finché non sentii un dolce profumo di cocco e vaniglia. Mi voltai verso la direzione da cui proveniva l’odore. Lei indossava il cambio che le avevo preso. Una camicia lunga, bianca. Sembrava quella di un uomo. Ma mi rifiutavo di pensarla così.
Si sdraiò accanto a me e spense la luce. Ci vedevamo benissimo anche al buio per via della nostra forma demoniaca.
<< Non potevi metterti un paio di pantaloncini al meno? E anche a me… prendere una cosa più decente? >> mi chiese lei imbarazzata
<< Sei te che hai queste cose dentro l’armadio. E poi, di chi è questa camicia? >> le chiesi io in preda alla curiosità
<< Di Jakostu! - mi disse lei calmissima - il mio migliore amico dell’America. >>
<< E come mai ce l’hai te? >>
<< Avendo io dormito per un po’ da lui, e non avendo nulla da mettere mi diede la sua camicia, dicendomi che la potevo anche tenere >>
<< Mhh! Sicura che sia solo un amico? >> ora non so se essere arrabbiato o curioso
<< Sessh-chan non sarai mica geloso? AHAHAHAHAH… >>
Arrossii. Nessuno aveva mai avuto il coraggio di chiamarmi Sessh-chan e poi la sua risata è la cosa più bella che io abbia mai sentito prima d’ora.
<< Uno, non chiamarmi Sessh-chan. E due, non sono geloso. >>
<< Bene. Perché non ce ne dovrebbe essere motivo. >>
<< Non capisco >>
<< Jako-chan è, come dire, gay! >> mi venne da ridere… ero geloso di uno a cui potrei piacere io
<< Ahahah… >> la strinsi a me… il suo odore mi fece impazzire. In questo momento non capisco più nulla…
<< E ora perché ridi? >>
<< Perché mi sono innamorato di un angelo. Un angelo che non mi fa capire nulla quando sta vicino a me. Un angelo dal profumo di cocco e vaniglia che ha un sorriso che può sciogliere il ghiaccio che ha negli occhi… un angelo, che ha fatto impazzire un demone. Impazzire d’amore >> (O mio Dio che dolce… spero di non averlo reso troppo sdolcinato… ma dovevo farglielo dire…)
<< Sesshomaru… ma che stai dicendo…? Che… che ti prende? >>
Non le rispondo e inizio a baciarle il collo con passione. Mi sono ubriacato col suo profumo e non ragiono più
<< Ma che fai? >>
Sento la sua voce, ma non la sento al tempo stesso. Continuo imperterrito la mia discesa… senza rendermi conto di essere finito su di lei, che con gli occhi chiusi, e le mani attorno al mio collo e le dita che scorrono nei miei lunghi cappelli, non dice più nulla…
Ora sto letteralmente divorando il suo collo di baci, glielo lecco e lo mordo leggermente, per non farle male. Salgo e le mordo il lobo dell’orecchio. Ora geme di piacere. Inizio a scendere verso il seno. Raggiungo i bottoni della camicia impregnata dell’odore del suo amico. La sbottono e arrivo, leccando e mordendo, alla valle del suo seno. Non troppo prosperoso, ma che attirerebbe ogni uomo, umano o demone che sia. Riesco a toglierle il reggiseno e la camicia con una sola mano mentre con l’altra le carezzo la vita e le gambe…
<< Ma che? >> apro gli occhi di scatto, intontito da quello che ho sognato
<< Era tutto un sogno >> sussurro. Guardandomi attorno, vidi che ci trovavamo ancora in spiaggia. Ci siamo addormentati, stretti l’uno all’altra, dopo che lei mi parlò di se. Il sole iniziò a sorgere, mentre, cambiai posizione cercando di non svegliarla.
<< Buongiorno Sessh-chan >> una voce ancora impastata dal sonno mi arrivò alle orecchie. Abbassai lo sguardo verso chi aveva parlato. Sofia, con ancora gli occhi chiusi, mi rivolse un sorriso che fece impallidire il sole.
Dopo esserci fatti una doccia, l’ho riaccompagnata a casa e ora mi sto dirigendo dai ragazzi a tutta velocità, per discutere il da farsi con quel bastardo di Naraku…
 
Angolo dell’autrice…
Allora… dite la verità… quanti di voi ci sono rimasti male quando hanno scoperto che era un sogno?  Veramente non so ancora quando lo faranno e soprattutto se… non so dove ambientare la cosa, quando e soprattutto come ambientarla. Vi sarei grata se in privato mi dareste piccoli consigli, poi sceglierò gli spezzoni migliori e li monterò nella vicenda.
Passando alla storia… la piccola vacanza al mare è terminata e da ora in avanti, a meno che non mi giri bene, il narratore tornerà misto.
Cercherò d’ora in avanti di postare più frequentemente e di finire la storia.
Baci
Kirara :P

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3486680