Back to the Past

di HarleyHearts
(/viewuser.php?uid=202408)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


capitolo q
Back to the Past
Capitolo 1

Ancora indolenzita per la brusca caduta, Emma si portò una mano alla testa per massaggiarsela, e con l'altra si aiutò ad alzarsi da terra.
La testa le girava terribilmente, e sentiva lo stomaco sottosopra stretto in una morsa dolorosa; stava davvero uno schifo.
Un gemito sommesso attirò la sua attenzione.
Steso a terra, a qualche metro di distanza, suo fratello minore non sembrava essere messo meglio di lei.
- Stai bene, Hugo? - chiese, leggermente preoccupata, piegandosi appena verso il corpo del fratello ancora steso a terra.
In risposta ricevette un borbottio non molto chiaro, seguito da un sarcastico - 'Na meraviglia -
Emma sembrò tranquillizzarsi.
Se Hugo aveva ancora le forze per fare sarcasmo, voleva dire che stava bene.
Dopo aver aiutato il corvino ad alzarsi, la bionda studiò l'ambiente circostante per capire dove diavolo erano finiti.
Era sera, e si trovavano in un vicolo molto buio che dava su un parco, illuminato dalla luce di alcuni lampioni.
A Emma bastò fare qualche passo, per riconoscere il parco in questione.
Non esistevano molti parchi al mondo, con le statue in ferro dei famosissimi Ladybug e Chat Noir, da ragazzi; nemmeno da dove venivano loro.
- Per tutti i cracker al formaggio - si lasciò sfuggire, portandosi una mano davanti alla bocca piccola e carnosa, con stupore.
- Hugo! - squittì nervosa, ricevendo un'occhiataccia dal diretto interessato, che si stava ripulendo i jeans scuri dallo sporco e dalla polvere del terreno.
- Si può sapere che diavolo hai da urlare come una pazza? - chiese, con fare scocciato.
Emma non rispose; si limitò ad afferrarlo per la maglia blu, e trascinarlo fino all'uscita del vicolo.
- Guarda! - esclamò, con un ampio sorriso, indicandogli con il palmo della mano la statua raffigurante i due eroi parigini.
- Il parco? -
Il tono perplesso e l'occhiata scettica di Hugo fecero alzare gli occhi celesti della bionda al cielo.
- No - rispose spostandogli, con una mano, delicatamente il viso - La statua! - esclamò - La statua di Ladybug e Chat Noir! -
Il corvino non riusciva a comprendere l'eccessivo entusiasmo della sorella.
Che avesse sbattuto la testa, troppo violentemente, contro l'asfalto?
- E... quindi? - chiese confuso - Avremo già visto quella statua un milione di volte. Non ci vedo niente di così esaltante in una vecchia statua -
- Non capisci - lo fermò Emma, scuotendo appena la testa - Guardala bene, Hugo! Sai cosa vuol dire questo? - chiese, felice, con un ampio e luminoso sorriso e con gli occhi chiari che brillavano di una strana luce euforica.
- Che siamo ancora a Parigi? - chiese il ragazza, ancora confuso, alzando un sopracciglio scuro.
Quella risposta fece scomparire momentaneamente il sorriso della bionda; non era quello che sperava di sentire come risposta.
Possibile che suo fratello fosse tanto ottuso da non arrivarci da solo?
- Santissimi numi, Hugo. Guarda quella cavolo di statua! - esclamò, esasperata, prendendolo saldamente per le spalle larghe e spingendolo lievemente in avanti.
- La vedi com'è lucida e pulita? Quella statua è quasi nuova. Avrà, sì e no, un paio di anni se non di meno! -
Il ragazzo non riusciva ancora a capire cosa volesse dirgli la sorella - Sai cosa vuol dire? -
Quella domanda stava iniziando a fargli saltare i nervi e farlo innervosire non poco; veramente.
- Che l'hanno ristrutturata? - la sorella scosse la testa - Dio, Emma. Parla! Cosa diavolo vuol dire quella statua? -
- Quella statua non ha bisogno di essere ristrutturata perchè è nuova, Hugo! Nuova -
Finalmente, nella testa del giovane corvino si accese una lampadina.
Finalmente, aveva capito cosa Emma cercava di dirgli da una quindicina di minuti buoni.
Sgranò gli occhi verdi, e riportò lo sguardo verso il parco sconvolto.
Aveva funzionato.
Il loro piano aveva funzionato.
Oh.
- Louis ci ammazzerà - si lasciò sfuggire, con una smorfia sul volto pallido.
Trovandosi d'accordo, Emma annuì appena con la testa, con la medesima smorfia sul volto - Louis ci ammazzerò - concordò - Ma solamente quando se ne accorgerà, e noi saremo già tornati da un sacco di tempo -
- Come faremo? - chiese, con molta preoccupazione nella voce, il ragazzo mentre si portava una mano alla fronte - Abbiamo solo 72 ore. Come faremo a sopravvivere per tutto questo tempo qui senza soldi e documenti? -
Il sorriso diabolico che nacque sulle labbra di sua sorella non lo rassicurò affatto.
Ebbe l'effetto completamente opposto.
- C'è una persona a cui possiamo chiedere aiuto -
Hugo scosse diversa volte il capo, ed incrociò entrambe le braccia al petto - No. No. E assolutamente no! - disse - Io dalla brutta copia del Maestro Muten non ci vado. Non se ne parla proprio - protestò, contrario.
Emma gli riservò una brutta occhiataccia - E sentiamo, genio del male, che cosa proponi? Louis non c'è, mamma e papà non ci sono... A chi andresti a chiedere aiuto? Alla polizia? O meglio: a Ladybug e Chat Noir? Per dire loro cosa? Sentiamo, su! -
Le parole della bionda ebbero l'effetto sperato, zittendo e facendo ragionare il fratello.
Non avevano molte alternative.
Erano completamente da soli, privi di soldi e documenti.
Loro due lì non erano nessuno, e il Maestro era l'unico che potesse aiutarli.
Maledetto lui e le sue stupide idee!
Hugo si maledì svariate volte nella mente.
Quando sarebbero ritornati a casa, se mai sarebbero ritornati, non avrebbe mai più dato torto a Louis e non avrebbe mai più messo piede nel suo studio.
Mai più.
Il corvino si lasciò sfuggire un pesante sospiro dalle labbra.
Non avevano altra scelta - Andiamo dal vecchiaccio -



Angolo della mente malata:
Vengo tra voi con gloriosi propositi! (Mi sento molto Loki in questo momento XD Mi manca giusto l'elmo con le corna e sono apposto)
Che dire?
Lo so, ho altre storie a cui pensare... ma quando l'ispirazione chiama, non si può fare molto.
Questa è la mia seconda fan-fic che scrivo su Lb&CN, ma è la mia prima long in questo fandom e ammetto di aver un pelino di ansia.
Non so se verrà fuori una cosa decente, oppure no.
Ho il brutto vizio di essere un tantino iper critica nei miei stessi confronti e a farmi un milione di pare mentali XD
Ho visto che la mia altra storia (New Lipstick) è piaciuta ad alcuni di voi e la cosa, oltre ad avermi notevolmente stupita, mi ha fatto un sacco piacere e mi ha dato la grinta per mettermi in gioco con questa long :D
Cosa ne pensate di questo inizio? E cosa pensate di Hugo ed Emma?
Se vi va lasciatemi un commentino per farmelo sapere <3
Io vi mando un bacino zuccheroso
- Harley ;*


link dove potete trovarmi ;3
YouTube
Facebook page
Wattpad

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


capitolo 2
Capitolo 2

Master Fu rimase profondamente colpito dalle parole dei due giovani viaggiatori.
Per innumerevoli anni aveva ingenuamente creduto che fare una cosa del genere, un viaggio nel tempo, fosse possibile solo mediante l'unione dei poteri della coccinella e del gatto nero, mentre ora... era tutto cambiato.
- Le scoperte che ha fatto vostro fratello Louis sono davvero strabilianti. Davvero incredibili! - commentò l'anziano, versando altro the nelle tazzine di ceramica scura.
- Da come me ne avete parlato, sarà davvero un ottimo futuro Guardiano dei Miraculous -
Sui visi dei due giovani fratelli nacquero dei sorrisi spontanei - Già - confermò Emma - È grazie a lui se noi due siamo qui -
Ed era vero.
Se Louis non avesse mai scoperto quella pagina celata nel Grande Libro, durante uno dei suoi studi, nè Emma nè Hugo avrebbero mai potuto intraprendere un viaggio simile, senza la più che minima paura di poter scombinare il passato e il futuro o di causare qualche danno irreversibile da film.
Il Grande Libro dei Miraculous permetteva ad ogni Possessore, e ad ogni persona con il sangue di uno di essi, di viaggiare indietro nel tempo, per un massimo di 72h, per poter incontrare e parlare con dei Possessori del passato.
Una volta concluso il viaggio, i viaggiatori tornavano nella propria epoca come se nulla fosse, mentre le persone del passato perdevano ogni ricordo legato a loro e a quello successo in quelle ore.
Così Emma ed Hugo potevano parlare e conoscere i propri genitori, e poi tornarsene tranquillamente a casa; più o meno.
- E vostro fratello Louis vi ha permesso di intraprendere questo viaggio da soli? - chiese curioso, ed innocentemente, il maestro.
- Sì! - rispose rapidamente Emma, con voce leggermente acuta.
Persino un idiota si sarebbe reso conto dello strano tono usato dalla bionda, e per questo Hugo si ritrovò costretto ad intervenire per aiutare la sorella.
- Inizialmente non era molto... incline a permetterci un viaggio simile. È comunque nostro fratello maggiore, ed è molto protettivo nei nostri confronti, ma alla fine siamo riusciti a convincerlo. Ci siamo dimostrati degni per questa piccola grande avventura - mentì spudoratamente il ragazzo, con molta abilità.
Tra i due quello che riusciva a mentire e a recitare come un attore Hollywoodiano era proprio Hugo, e questo Emma doveva riconoscerglielo.
L'anziano annuì nuovamente con la testa, e prese un altro sorso di the con aria assorta.
- Se mi è permesso chiedervelo, ragazzi, cosa vi ha spinto a fare questo viaggio? - domandò, lievemente confuso - Da ciò che mi avete raccontato, i vostri genitori sono vivi e vivono entrambi con voi. Non interpretate male le mie parole; la mia è la semplice curiosità di un vecchio signore -
- Non c'è nessun problema, Master - prese la parola Emma, abbassando poco dopo il capo.
Il liquido caldo, contenuto nella tazza scura che stringeva tra le mani, sembrava essere diventato molto interessante all'improvviso.
- Deve sapere che i nostri genitori sono molto impegnati, di giorno con i loro lavori e di notte come protettori di Parigi. Anche se vengono aiutati dagli altri possessori il più delle volte, il loro tempo libero è sempre molto limitato. I nostri genitori... sono persone fantastiche. Nonostante le loro vite caotiche, cercano sempre di essere presenti nelle nostre vite e di non perdersi nessun momento; anche i più piccoli, e che possono apparire a molti insignificanti. Lo so, potrà sembrare sciocco e privo di senso, ma noi vorremmo conoscerli da giovani. Nel futuro, sappiamo davvero poche cose su di loro, e ci piacerebbe sapere qualcosina di più -
- Vogliamo solo sapere come erano veramente alla nostra età - aggiunse subito dopo Hugo, lanciando una fugace occhiata alla sorella.
- Capisco... - annuì, pensieroso, il vecchio maestro, alzandosi in piedi.
I due ragazzi lo seguirono nei movimenti, ma non prima di aver appoggiato le tazzine semi vuote di the sul tavolino basso.
- È molto tardi, ragazzi miei. Vi conviene andare a dormire; domani sarà una giornata molto lunga ed intensa per voi -
- Maestro, volevamo chiederle un'ultima cosa prima - lo fermò, rapido, il corvino.
- Noi... ci siamo dimenticati di portarci dei documenti falsi per questa epoca e_-
L'anziano non lo lasciò nemmeno finire di parlare, che gli appoggiò una mano sulla spalla, e con un ampio sorriso gli disse - Ci penso io, non temete. So perfettamente a chi rivolgermi -
Hugo non lo avrebbe mai ammesso, ma in quel momento il vecchiaccio gli fece molta più paura di quello che si aspettava.
Annuì semplicemente con la testa un paio di volte, e si lasciò accompagnare insieme ad Emma verso la camera degli ospiti.
Una volta lasciati solo nella stanza, e non appena la porta fu chiusa davanti ai loro occhi, il corvino rimase a fissare il legno per svariati secondi.
- Quel vecchio mi mette l'ansia -



ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Ok! Abbassate i forconi e le torce!
...
Pure voi lì infondo! Riesco ancora a vedere la luce delle fiaccole alle vostre spalle.
Ok. Lo so. Sono una persona orribile,e non siete nemmeno i primi che me lo fanno notare, ma (come già molti sapranno perchè l'ho ripetuto fino alla morte) quest'anno (ormai al termine) e soprattutto l'anno prossimo saranno-sono belli tosti per me.
Vi elenco rapidamente le cose che mi stanno facendo dire, mooolto spesso, la tipica frase "Ma chi me l'ha fatto fare? Ma perchè? D:":
1) la cosa più bella che può capitare ad uno studente delle superiori, alias LA MATURITÀ. Mamma mia, la gioia!
2) Trasloco (sì, non è ancora finito...) nella casa nuova che condividerò con quel Carlino dolcioso di mia sorella maggiore <3 (loviusis)
3) la patente (porca la miseria, cretina io che non l'ho fatta questa estata *sidaunalampadaintesta* *ammiccaversochihacompresoilriferimento*)
4) test d'ammissione all'Università che dovrò fare ad aprile.
Io in questo peridio non sto in ansia, IO SONO L'ANSIA.
E SONO ANCHE LA SFIGA.
Vi racconto brevemente perchè non ho aggiornato per così tanto tempo questa storia. Io avevo un quaderno, su cui stavo scrivendo la ff, ero arrivata circa al capitolo 5 mi sembra (mi ero voluta portare avanti), e l'ho perso. Gioia!
Prendo un altro quaderno, inizio a scrivere... e perdo pure quello.
Terzo quaderno, perdo pure quello.
Afflitta, ormai ero rassegnata, prendo (il mio genio incompreso) un foglio volante (sì) ed inizio a scrivere il capitolo 2. La cosa divertente? Quello non l'ho perso.
Ringraziamo il foglio volante spiegazzato su cui ho iniziato a scrivere il capitolo 2, perchè se non era per lui 'sto teatrino sarebbe andato avanti ancora per molto.
E vi giuro, che io di storie ne sto scrivendo tante, tutte su quaderni, da anni, e una cosa del genere non mi era mai capitata.
Ma... bando alle ciance! Cosa pensate del capitolo?
Come pensate si evolveranno le vicende ora?
Io, torno a scrivere il nuovo capitolo di "A New Pucca" e il prossimo di questa storia perchè so che prima o poi mi ritrovo qualcuna di voi sotto casa armata.
Bacini zuccherosi a tutti!!
- Harley

Ci tengo a ringraziare:
1 - HunnyB [Contatta]
2 - kiaretta_scrittrice92 [Contatta]
3 - KyraDelight [Contatta]
4 - LydiaLovegood [Contatta]
5 - marilu396 [Contatta]
6 - Zhalia94 [Contatta]
7 - _purcit_ [Contatta]
che hanno messo la storia tra le seguite :3
1 - Zhalia94 [Contatta]
che ha messo la storia tra le ricordate :3
1 - roseofjupiter [Contatta]
2 - White_92 [Contatta]
che hanno messo la storia tra le preferite <3
Vi lovvo tanto <3 <3



link dove potete trovarmi ;3
Facebook page
Wattpad
Twitter

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


capitolo 3
Capitolo 3

- Solo a me preoccupa come abbia fatto, quella vecchia tartaruga, a procurarci in poche ore dei documenti falsi nuovi di zecca? Non è che possiede un passato da malavitoso e noi non ne sappiamo niente? -
Emma scocchiò la lingua infastidita, lanciando un'occhiataccia al fratello al suo fianco.
Certe volte sapeva dire delle vere stupidaggini, senza rendersene nemmeno conto.
- Puoi cercare di non trovare il pelo nell'uovo per un volta tanto, Hugo? - gli chiese lei, con velato sarcasmo - L'importante adesso è che abbiamo i documenti, per poterci infiltrare a scuola -
Erano da poco le 7:30 del mattino, e i due fratelli si stavano dirigendo a piedi verso quella che, in quel tempo, era stata la scuola dei loro genitori. Il posto dove si erano conosciuti, e che aveva visto sbocciare il loro tenero amore.
- Ma solo io sono preoccupato? - strillò quasi il ragazzo dagli occhi verdi, osservando allibito la bionda - Non ci tengo a passare le nostre restanti ore, dentro una cella di una prigione - aggiunse, subito dopo.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, in un'espressione alquanto esasperata, e si fermò di botto, voltandosi verso il fratello minore che camminava dietro di lei.
- Non dire stupidaggini, cretino! Nessuno finirà in prigione, men che meno noi due. Il piano è semplice: entriamo a scuola, ci infiltriamo tra gli studenti e troviamo mamma e papà. Una volta trovati gli parleremo con calma, e spiegheremo tutta la situazione -
Secondo il corvino, Emma la stava facendo davvero molto più semplice di quello che era in realtà, e non si trattenne dal farglielo notare.
- E che intenzioni hai, scusami? Andare da loro e dire loro "Salve! Siamo i vostri figli minori, venuti dal futuro per conoscervi. Vi va una tazza di the con dei biscotti?" - le domandò, con marcato sarcasmo, scimmiottando il suo tono di voce.
- Lo sai che papà preferisce i croissant -  gli fece notare invece la bionda, seria.
Sembrava non aver nemmeno ascoltato la parte iniziale della frase; o almeno, fece finta di non averla ascoltata.
- Io non ci vedo niente di male, Hugo. Tanto tutto quello che gli diremo noi, durante la nostra permanenza, lo dimenticheranno. Possiamo dirgli quello che vogliamo, e possiamo stare tranquilli su questo. E poi... siamo arrivati negli anni post-Papillon. Mamma e papà hanno già combattuto con il nonno, ed hanno scoperto le loro rispettive doppie identità. Non abbiamo niente di cui temere! - esclamò poi, con un ampio sorriso in volto e gli occhi verdi che le brillavano di una strana luce.
Anche quando ripresero a camminare, il corvino continuò a restare non completamente tranquillo sulla faccenda.
Certo, avevano scelto con cura il momento storico in cui andare, ma il ragazzo continuava ad avere una spiacevole sensazione addosso.
Come un piccolo allarme che continuava a suonargli nella mente; a cui però non sapeva dare un perchè certo.
Hugo si ritrovò a scuotere leggermente la testa.
Forse era solo la sua immaginazione che gli giocava brutti scherzi per la stanchezza.
Purtroppo, non era così, e se ne sarebbero accorti molto più avanti.
I due fratelli arrivarono molto presto a scuola, tanto da trovare solo pochi professori in giro per la struttura.
- Fai parlare me, e seguimi. Ho un piano - gli sussurrò Emma, poco prima di fargli uno scherzoso occhiolino e tirarlo per la manica della giacca.
- Non mi sono mai piaciuti i tuoi piani... - gemette, con una smorfia in volto.


Con due ampi sorrisi stampati in volto, e un velo di sudore freddo ad imperlare le loro fronti, i fratelli Agreste attendevano una qualsiasi parola da parte del preside, comodamente seduto dietro alla spessa scrivania in legno scuro.
Tra le mani teneva due fascicoli, che sfogliava di tanto in tanto, spostando per pochi secondi gli occhi dai due giovani.
- Hugo ed Emma Noir... - lesse ad alta voce l'uomo - Vedo che avete cambiato scuola quasi... cinque volte. Come mai, se posso domandarvelo? -
- I nostri genitori viaggiano molto - inventò rapido Hugo, sperando insieme alla sorella che quella scusa funzionasse.
Il preside riportò lo sguardo sui due fascicoli, e corrugò la fronte.
I due fratelli ripresero a sudare freddo.
- C'è... - la bionda deglutì - C'è qualche problema? - domandò lieve, sporgendosi appena per sbirciare i fogli pinzati, evidentemente preoccupata.
- Qualche problema? - domandò l'uomo dalla folta barba - Assolutamente no! - esclamò subito dopo, con un ampio e caldo sorriso a rassicurarli.
- I vostri fascicoli sono a dir poco impeccabili. Il nostro istituto è solo che ben lieto di poter accettare l'iscrizione di due giovini così talentuosi -
I due ripresero a sudare freddo, con i sorrisi ancora fermi e congelati sui loro volti.
Non erano sicuri se sarebbero stati capaci di resistere ancora per molto; iniziavano a non sentire più le mascelle.
Forse, dopo aver superato quel momento, non sarebbero più stati capaci di utilizzarle come una volta.
Forse, sarebbero potute essere molte di più le cose che non avrebbero più potuto fare alla medesima maniera dopo quell'esperienza.
Chi poteva saperlo dopotutto?
Il direttore del liceo si prorogò in un lungo, ed assai esaustivo per Hugo, discorso in cui non fece altro che parlare bene della struttura, dei docenti presenti e su come si sarebbero sentiti perfettamente a loro agio in quell'ambiente trasudante di serenità e conoscenza. Alla fine i due poveri fratelli dovettero attendere ancora molto prima di poter uscire da quell'ufficio, ormai diventato quasi soffocante, per poi venire scortati verso quella che sarebbe diventata la loro aula, per le restanti ore che gli rimanevano in quell'epoca.
Stranamente, sembrava andare tutto secondo i piani di Emma, ed Hugo faticava a crederlo possibile.
La situazione era davvero più strana di quello che poteva sembrare, ed Hugo non riusciva a togliersi dalla testa quel campanello d'allarme.
C'era davvero qualcosa che non andava.



ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
E dopo una vita riesco ad aggiornare ;-; sono felicia come Licia.
In questo ultimo periodo mi sono successe un sacco di cose, così tante che fatico a credere che siano successe tutte in così breve tempo, e c'è ne sono altrettante che ancora devo fare.
Devo ancora andare a fare il test per la teoria della patente ç-ç (ma il problema è che sono una personcina pigra e mi dimentico ogni volta), devo prepararmi per il test d'ammissione in Uni (ansia ansia) e studiare ovviamente per la scuola vista l'ormai incombente MATURITÀ (alias la morte).
Il pensiero poi che devo aggiornare ancora un botto di roba mi fa stare male ;-; mi sento una persona orribile che vi trascura.
Ma comunque... Ci siamo quasi. Manca pochissimo, ed i nostri protagonisti incontreranno finalmente i loro giovani genitori :3 Come pensate reagiranno?
Devo dire che questa parte mi ha fatto un po' penare. Penso di non aver mai cancellato e riscritto pezzi di capitolo così tante volte come per questa storia XD
Spero vivamente che il capitolino vi sia piaciuto :3
tanti bacini zuccherosi a tutti voi
- Harley











Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


capitolo 4
Capitolo 4

Sfortunatamente la classe in cui vennero inseriti non era la stessa dei loro genitori, ma questo non li fece perdere d'animo. Avevano ancora l'intervallo e il dopo la fine delle lezioni a loro disposizione, ma erano più che sicuri che sarebbero riusciti a trovarli quasi subito.
E così fu.
Non appena scesero nel cortiletto interno della scuola, durante la pausa, li riconobbero quasi immediatamente, in mezzo a tutti gli altri studenti.
- Ommiodio! - urlecchiò leggermente Emma, tirando per una manica il fratello, con fin troppa forza. Sembrava sul punto di staccarglielo, il braccio, tanta era la foga che stava usando.
- Sono loro - aggiunse, con tono di voce più moderato, mentre gli occhi chiari le brillavano entusiasti.
Vedere i loro genitori, così giovani, e così vicini a loro, fece provare delle strane sensazioni ai due giovani Agreste.
Era tutto così... strano, e non riuscivano a trovare altre parole per descriverlo.
Faticavano a credere che fosse tutto reale.
- C'è qualcosa che non va - osservò Hugo, corrugando la fronte, mentre studiava con estrema attenzione i loro giovani volti.
Emma guardò confusa il corvino, non capendo subito il significato delle sue parole.
- Cosa? -
- Guardali, e dimmi cosa vedi -
La bionda fece come detto, ancora più confusa.
I loro genitori erano uno difronte all'altro, insieme a quelli che sembravano essere i loro giovani zii, Alya e Nino.
Non stavano parlando tra di loro, ma... sembravano distanti.
Loro padre conversava tranquillamente con Nino, mentre la madre stava in silenzio, rossa in volto, con lo sguardo celeste puntato a terra.
- Non si guardano nemmeno. Che strano - concluse infine la bionda, arricciando appena la bocca rosata, rivolta ad Hugo.
- Già - annuì il corvino, pensieroso - Ti ricordi cosa ci ha detto papà, quando ci ha raccontato di com'era da giovane e come si comportava con mamma? -
- Intendi il fatto che ogni scusa era buona per andare ad appartarsi con mamma per fare cosacce? - domandò candidamente la ragazza dagli occhi blu.
- No... cioè sì - balbettò lui, lievemente in imbarazzo per la schiettezza della sorella.
Loro padre non l'aveva messa giù così, ma il succo era quello.
- Erano sempre appiccicati, ed era impossibile separarli... - spiegò meglio - Mentre guarda qua. Mamma sembra sul punto di svenire da un momento all'altro, solo perchè sta respirando la stessa aria di papà -
Emma ridacchiò divertita - È vero - ridacchiò ancora - Chissà come avranno fatto la prima volta - borbottò, pensierosa.
- La prima volta cosa? -
- La prima volta che hanno giocato alla "Piccola pasticceria", genio. Non penserai davvero che ci abbia portato la cicogna, o qualche stupidata del genere, vero? -
Hugo tossì imbarazzato, scuotendo la testa, ed arrossendo vistosamente.
Ma da quando sua sorella era diventata così spudorata?
- Ora che me lo hai fatto notare, Hugo... Non sembrano stare insieme -
Pronunciata quella frase, entrambi sgranarono lentamente gli occhi e si voltarono l'uno verso l'altro.
Non sembravano stare insieme.
Non sembravano.
Stare.
Insieme.
Non...
Non stavano...
- Non stanno insieme! - esclamarono all'unisco, pallidi in viso.
Se non stavano insieme voleva dire che non c'era ancora stata la battaglia contro Papillon.
Se non c'era stata la battaglia contro Papillon, i due eroi parigini non avevano ancora scoperto le loro doppie identità.
Se i due non sapevano le loro doppie identità, se non c'era stata la battaglia e non si erano ancora messi insieme, voleva dire che erano finiti nell'epoca sbagliata.
Se avevano sbagliato epoca, Emma ed Hugo erano...
- Fottuti. Siamo fottuti! - affermò il corvino, sconvolto, portandosi entrambe le mani alla testa - Abbiamo sbagliato epoca, ma abbiamo fatto tutto come indicato sul libro. Com'è possibile? -
- Non lo so! - affermò, altrettanto sconvolta, la sorella - Però calmiamoci; non saltiamo a conclusioni affrettate. Forse ci stiamo sbagliando, è andato tutto come da programma e ci stiamo allarmando per niente -
Nemmeno Emma credeva davvero a quello che aveva appena detto, e la cosa non passò inosservata al fratello.
- Sorella, non prendiamoci per il culo. A te quelli sembrano due che stanno insieme, e che non riescono a togliersi le mani di dosso? No, perchè a me non sembra proprio -
Emma rimase in silenzio un paio di secondi, con lo sguardo dritto davanti a lei. Stava osservando ancora il gruppo di ragazzi, pensierosa.
- Andiamo a parlare con loro - sentenziò, infine.
Hugo le lanciò un'occhiataccia ancora più sconvolta. Osservava la sorella come se gli fosse spuntata una seconda testa, con la pelle blu e i capelli rosa confetto.
- Adesso? - domandò lui, lievemente spaventato.
- Certo! - esclamò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Non dirmi che sei diventato timido tutto all'improvviso, e non te la senti di andare a parlare con loro. Abbiamo fatto tutta questa strada proprio per questo; non possiamo tirarci indietro, non adesso -
Il corvino sapeva che la sorella aveva completamente ragione, ma non riusciva a stare tranquillo.
Aveva sempre quella strana, e spiacevole, sensazione addosso. Era principalmente quella a non farlo stare sereno.
- Ipotizziamo di aver letto male il libro - iniziò serio - Potremmo aver sbagliato davvero tutto, Emma. Probabilmente non è nemmeno vero che dimenticheranno tutto quello che diremo, e se così fosse... potremmo rischiare di fare qualche pasticcio nel futuro. Potremmo incasinare la linea temporale, se non l'abbiamo già fatto! -
- Hugo, stai vaneggiando - fece notare la ragazza, cautamente.
Si avvicinò al fratello e, dopo avergli posato una mano sulla spalla, sorrise per rassicurarlo.
- Per prima cosa, calmati. Dobbiamo stare entrambi calmi. Non abbiamo letto male il libro, lo sai benissimo. Non siamo sicuri di aver sbagliato davvero epoca... prima parliamo con loro due minuti. Se dovessimo renderci conto di aver davvero sbagliato... ne parleremo con Master Fu e troveremo una soluzione. Ok, fratellino? -
Hugo sospirò appena, ed annuì con la testa.
Non avevano molte alternative, alla fine dei conti.
- Bene! - esclamò la bionda, con un ampio sorriso ad illuminarle il volto - Andiamo a parlare con loro -


- Ciao! - esclamò raggiante Emma, dopo essersi avvicinata al gruppetto di ragazzi, seguita dal fratello - Scusatemi se vi disturbo. Io sono Emma, mentre lui è mio fratello Hugo - indicò il corvino al suo fianco - Stavamo cercando Marinette Dupain-Cheng ed Adrien Agreste, ma essendo nuovi a scuola non abbiamo proprio la più che minima idea di chi siano; non è che potreste aiutarci? -
Hugo imprecò mentalmente, in maniera alquanto colorita.
Cosa diavolo si stava inventando sua sorella?
- Siamo noi - rispose cordialmente Marinette, indicando prima se stessa poi il modello biondo.
- Fantastico! - squittì estasiata la ragazza - Possiamo parlarvi in privato? È una questione alquanto importante - li supplicò quasi, con un'espressione che sapeva essere capace di far capitolare chiunque.
Sotto quel punto di vista sua sorella era un mostro.
Avrebbero dovuto togliere l'Oscar a Di Caprio per darlo a lei.
I loro giovani genitori, ignari del pericolo imminente, accettarono senza problemi la richiesta della bionda, e li seguirono silenziosamente in biblioteca.
Dopo essersi accertata di essere solo loro quattro lì dentro, prese a parlare sotto lo sguardo confuso dei ragazzi.
- Prima di iniziare con quello che vorremmo dirvi, posso farvi una domanda? Molto probabilmente vi sembrerà alquanto indiscreta, ma... ci serve per poterci regolare con il resto del discorso - spiegò rapidamente, mentre Hugo al suo fianco iniziava a temere il peggio; gli era quasi impossibile fare altro, specialmente con sua sorella.
- Certo - annuirono i due ignari.
- State insieme? -
Marinette divenne istantaneamente rosso fuoco, iniziando a balbettare parole sconnesse e prive di senso logico, mentre Adrien iniziò a tossire freneticamente per l'imbarazzo.
Emma e la discrezione erano due parole che non potevano nemmeno stare nella stressa frase.
- N-No no! Ma cosa dici? - balbettò la corvina - Io ed Adrien insieme? Mai! Ceh, non nel senso che non vorrei stare con lui. Insomma, chi non lo vorrebbe? Ma no no, non stiamo insieme! -
Era stata così rapida a parlare, e a balbettare, che per i presenti fu davvero difficile seguirla senza fare fatica.
La delusione sul volto della bionda fu lampante.
- Cavolo - borbottò, prima di voltarsi verso il fratello - Era come temevamo; abbiamo sbagliato -
Sul volto della bionda fece capolinio un'espressione affranta che non durò molto. Infatti, poco dopo Emma scrollò le spalle e scosse un paio di volte la testa, cacciando via l'espressione di prima - Fa niente, ci arrangeremo - disse, come se niente fosse.
Adrien e Marinette si lanciarono un'occhiata confusa. Non riuscivano proprio a seguire quei due strani ragazzi.
- Scusateci, ma fatichiamo non poco a capire. Potreste parlare più chiaro? - domandò il modello, leggermente infastidito.
Per un attimo gli era passata per la mente l'idea che i due stessero mettendo giù tutto quel teatrino per prendersi gioco di loro, ma il biondo Agreste non poteva nemmeno lontanamente immaginare quanto fosse diversa la realtà dei fatti.
- Beh, non è così semplice - si lamentò la ragazza, grattandosi una guancia con l'unghia dell'indice - Stiamo per farvi il più grande spoiler della vostra vita; non è una cosa che si può prendere tanto alla leggera, sapete? Sono questioni serie queste... -
- Emma stai divagando. Vai al sodo - intervenne Hugo per la prima volta, con tono piatto.
- Sono d'accordo con lui - si aggiunse Adrien.
" Wow " pensò stupito Hugo " Papà che è d'accordo con me. È un giorno da segnare sul calendario "
- Ok - sospirò Emma.
Prese un lungo respiro profondo, e parlò.
- Siamo Emma ed Hugo Agreste, i vostri figli venuti dal futuro -




ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Sono una brutta persona a finire il capitolo così, me ne rendo conto. Come mi rendo conto che non aggiorno da una vita >.< ma i motivi già ben li sapete.
Manca davvero poco, e questa storia avrà la sua conclusione. Di già, direte voi? Ebbene sì.
"Back to the Past" è nata come una storia molto molto corta, e ammetto che nell'idea iniziale che avevo avuto non sarebbe dovuta essere più lunga di tre capitoli. Però poi scrivendo, immaginandomi la storia dei personaggi (in particolare di Emma ed Hugo) insieme ad una serie di altre robe, mi sono venute fuori una marea di idee. Non potete nemmeno immaginare quante.
Stavo anche valutando la folle idea di scrivere un seguito, molto più lungo, ambientato nel futuro con protagonisti Emma ed Hugo; cosa ne pensate?
Se l'idea vi garba, fatemelo sapere :3
Non appena finirò BTTP, mi dedicherò principalmente ad un'altra ff su Miraculous che ho trascurato parecchio in questi mesi (Sì, "Chat" sto parlando di te) e (Attenzione, progetto nuovo) ad una raccolta di One-shot... lemon.
Harley che scrive lemon? Ebbene sì, signori e signori. (Nascondete i minori e le persone facilmente impressionabili XD non voglio traumatizzare nessuno)
Ho tanti progettini in mente (per questo fandom) e non vedo l'ora di farvi leggere tutto :3
Spero che il capitolino vi sia piaciuto <3
Fatemi sapere cosa ne pensate via commentino!
- Harley

Ci tengo a ringraziare:
1 - ChibiRoby [Contatta]
2 - Cristy_Foster [Contatta]
3 - dandelion17 [Contatta]
4 - Federica_Love123 [Contatta]
5 - Gioz_12 [Contatta]
6 - Harry Fine [Contatta]
7 - HunnyB [Contatta]
8 - kiaretta_scrittrice92 [Contatta]
9 - Kureya [Contatta]
10 - KyraDelight [Contatta]
11 - LydiaLovegood [Contatta]
12 - marilu396 [Contatta]
13 - Phyllida Dolohov [Contatta]
14 - usabella dream [Contatta]
15 - Zhalia94 [Contatta]
16 - _purcit_ [Contatta]
che hanno messo la storia tra le seguite :3
1 - Julie05_ShinRan [Contatta]
2 - Zhalia94 [Contatta]
che hanno messo la storia tra le ricordate :3
1 - Cristy_Foster [Contatta]
2 - Mirai Dragneel_02 [Contatta]
3 - roseofjupiter [Contatta]
4 - White_92 [Contatta]
che hanno messo la storia tra le preferite <3
Grazie mille <3 <3

link dove potete trovarmi ;3
Facebook page
Wattpad
Twitter

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


capitolo 5
Capitolo 5

In un primo momento, Marinette ed Adrien rimasero in silenzio. Fermi ed immobili come statue di gesso, osservavano i due fratelli ad occhi sgranati.
Rimasero così per una manciata di secondi, poi scoppiarono definitivamente a ridere.
Emma gonfiò le guance indispettita.
Doveva aspettarsela una reazione simile, ma non riusciva a capire appieno tutto quel divertimento.
- Non fare quella faccia - le diede una pacca il fratello - Stai parlando con due che hanno combattuto per anni, fianco a fianco, e non si sono mai accorti di niente. Non puoi pretendere che ci credano così su due piedi -
- Lo so - annuì la ragazza, iniziando a giocherellare con una ciocca bionda - Ora che me l'hai fatto notare, è una cosa che mi sono sempre chiesta. Sono pressoché identici, come fanno a non capirlo? -
Una domanda che non solo loro si ponevano.
- Siamo seri! - sbottò la bionda, infastidita.
Le risate dei due eroi parigini però non cessavano a diminuire, nonostante le sue parole.
Ancora più infastidita, la ragazza pestò un piede a terra.
- Non vi stiamo prendendo in giro! -
- Ragazzi, siete fuori di testa - parlò Adrien, tra una risata e l'altra, prima di voltarsi verso l'amica - Andiamo, Marinette. Meglio se torniamo dagli altri - ed indicò la porta chiusa alle loro spalle.
Ancora rossa in volto, e con il cuore che pompava a mille nel petto, la corvina annuì con la testa.
Quella situazione era parecchio strana anche per lei.
I nuovi arrivati assomigliavano a loro due, per certi versi.
Non tanto per il colore di occhi e capelli, ma più per i lineamenti del volto.
Le sembrava assurdo pensarlo, ma la ragazza bionda, Emma, assomigliava in maniera spaventosa al suo Adrien; se non avesse avuto gli occhi blu, sarebbe potuta essere tranquillamente la sua versione al femminile.
Che fosse tutto... una coincidenza?
Irritata dal tono usato dal giovane padre, Emma picchiò ancora un piede a terra ed iniziò a parlare senza freni, a macchinetta.
- Voi due siete i possessori dei Miraculous della coccinella e del gatto nero, i famosi eroi parigini Ladybug e Chat Noir. Avete ciascuno uno spirito guida, un kwami. Quello di Ladybug si chiama Tikki, e ha la fissa per i biscotti con le gocce di cioccolato, mentre quello di Chat Noir, che si chiama Plagg, adora il Camembert. La cosa più assurda poi, oltre al fatto che non vi siete mai resi conto di niente ciecati come siete, è l'assurdo fatto che Marinette è innamorata di Adrien, mentre Chat Noir è innamorato di Ladybug. Siete sempre stati innamorati l'uno dell'altra e non vi siete mai accorti di un cavolo di niente. Ora chi è il pazzo, eh? Eh? Eh?! -
Il silenzio gelido che seguì lo sfogo della bionda fu incredibilmente pesante, e fu rotto prima dal commento appena sussurrato da Hugo - Alla faccia dello spoiler, sorellina - e poi da un lungo e cupo ruggito.
I quattro sentirono la terra mancare sotto i piedi, a causa di una tremenda scossa che colpì la struttura.
La risposta a tutta quella situazione non tardò ad arrivare quando, inseguito ad un secondo e più forte ringhio, la porta in legno massiccio della biblioteca venne distrutta, per favorire il passaggio ad una creatura spaventosa. Una specie di gigantesco leone, con la criniera verde e riccia, e il corpo ricoperto di squame bluastre. Osservava i presenti come dei deliziosi agnellini al forno, e non era affatto un buon segno.
La creatura spalancò le fauci e, facendosi forza con le zampe posteriori, balzò in avanti cercando di addentare una terrorizzata Emma. Fortunatamente Hugo, che aveva i riflessi più sviluppati rispetto alla sorella, riuscì ad afferrarla e a lanciarsi dalla parte opposta per evitare l'attacco.
- Stai bene? -
Emma annuì, ancora scossa.
- Voi due volete un invito scritto, o vi decidete a trasformarvi? - si rivolse poi a Marinette ed Adrien, fermi ancora sul posto sconvolti.
Il primo a riprendersi fu il biondo.
Si voltò verso la compagna e, quando i suoi occhi incontrarono quelli azzurri di lei, si diede mentalmente dell'idiota.
La sua Lady era sempre stata ad un soffio da lui, e non se ne era mai reso conto.
I lineamenti del volto, i capelli...
La stessa bocca che aveva baciato non poco prima con quello stratagemma del rossetto nero(1a) e il giorno della vigilia di Natale(1b).
Adrien si lasciò sfuggire una piccola risata roca - Parleremo più tardi di quanto siamo stati stupidi, M'Lady. Ora abbiamo un bel gattone d'addomesticare - e accompagnò il tutto con un piccolo occhiolino malizioso.
Sempre rossa in volto, la corvina annuì con la testa, mormorando un - Ok -
Le domande per dopo.
Avevano un nemico da sconfiggere.
- Tikki -
- Plagg! -
- Trasformami! -


Ritrovarsi fianco a fianco, con le loro forme da supereroi, fu parecchio strano in un primo momento.
Si sentivano come se non si fossero affatto trasformati; come se non ci fossero più maschere tra di loro.
Erano innumerevoli le cose che Marinette avrebbe voluto dirgli, ma non poteva. Doveva, dovevano, pensare a come sconfiggere quella akuma.
L'eroina maculata balzò in alto su una delle librerie, per evitare l'ennesimo attacco del leone.
- Tutto bene. M'Lady? - le domandò il gatto, dall'altra parte della stanza, leggermente preoccupato.
Lei annuì - Non riesco a capire dove si trova l'akuma, accidenti! -
Non si trovava così tanto in difficoltà con un nemico dai tempi di Volpina.
Doveva trovare una soluzione; e alla svelta.
- Voi due nel frattempo andate via - parlò l'eroina, rivolta ai due giovani Agreste - Mettetevi al sicuro, mentre noi pensiamo a distrarlo; tenetevi pronti -
Hugo annuì con decisione, prendendo per mano la sorella, ed attendendo il momento migliore per muoversi.
Mentre il mostro leone era intento a seguire e braccare Chat, intento a prendersi gioco di lui, Hugo si precipitò verso l'ingresso distrutto trascinandosi dietro la bionda.
Il leone però, nonostante seguisse principalmente l'eroe dalla tuta nera attillata, non aveva perso di vista le due indifese prede.
Con la coda dell'occhio felino, percependo il loro simultaneo movimento, si preparò a balzare di nuovo addosso ai due giovani viaggiatori del tempo.
Ci sarebbe anche riuscito, se Chat Noir non avesse anticipato le sue mosse e non l'avesse colpito alle zampe con il proprio bastone metallico.
- Non per offenderti micione, ma è da maleducati ignorare così qualcuno che ti sta parlando. Non potremmo risolvere questa situazione come due alla pari? Tra felino e felino? -
La creatura rispose con un rabbioso ruggito.
- Lo prendo come un no - rispose l'eroe, saltando per evitare l'ennesima zampata.
Nel frattempo l'eroina in rosso continuava a studiare il corpo del gigantesco felino squamato, alla disperata ricerca dell'akuma da purificare.
Non era ancora riuscita a trovarla, accidenti!
Non aveva altra scelta.
- Lucky Charm! -
Fu quando le cadde tra le mani un topolino a molla meccanico, di medie dimensioni, che le venne in mente un'idea.
Caricò la molla sulla schiena del giochino, e lo lasciò muoversi in direzione del nemico.
Leone o meno, quel mostro rimaneva pur sempre un gatto troppo cresciuto.
Come aveva previsto il leone, accortosi del piccolo topolino che marciava a gran velocità verso di lui, si concentrò interamente sul giochino, cercando di acchiapparlo con le zampe artigliate più e più volte.
Era talmente concentrato sulla piccola preda meccanica da non accorgersi di avere la coda ben dritta verso l'alto, immobile.
Fu allora che Ladybug si accorse di un anello spesso e metallico contornargli l'estremità, con incastonata al centro una pietra color viola.
- Chat! La coda - gli indicò la corvina.
Il compagno annuì con decisione.
Approfittando della distrazione del felino abnorme, Chat Noir chiamò a sé il proprio potere e balzò a toccare l'oggetto posseduto.
L'anello si spaccò in due, cadendo al suolo con un tintinnio metallico. Solo allora la creatura si accorse del ragazzo alle sue spalle, ringhiandogli feroce.
Ladybug non aspettò un secondo di più. Non appena vide l'akuma librarsi in aria, la catturò rapida e con altrettanta velocità la purificò.
- Ciao ciao, farfallina - salutò l'insettino, osservandolo volare via.
- Miraculous Ladybug! -
Quando pronunciò tali parole, successe qualcosa di davvero molto strano.
Il leone squamato sparì, lasciando al suo posto una giovane ragazzina alquanto confusa, dai lunghi capelli castani ricci e con indosso un vestitino blu; ma non successe niente a tutti gli oggetti che erano stati distrutti durante la battaglia.
- Che succede, M'Lady? - domandò preoccupato il gatto nero, notando anche lui l'anomalia.
- C'è qualcosa che non va con i miei poteri. Non è tornato tutto alla normalità -
Osservò il piccolo yo-yo a pois, stretto nella sua mano destra.
La Lady rossa non poteva immaginare che quell'anomalia non fosse dovuta ai suoi poteri, ma bensì a qualcosa di molto più grande.
- Dov'è mia sorella? - domandò allarmata la castana, balzando in piedi ed osservandosi intorno.
Fu solo quando analizzò quelle parole, e sentì un nuovo e cupo ringhio provenire da fuori, che Marinette realizzò con orrore cosa fosse successo.
Le akuma quella volta erano due.



NOTE:
(1a) e (1b): Due piccoli riferimenti alle mie one-shot "New Lipstick" e "Merry X-Mas, M'Lady"


ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Sono felicia.
Ho ritrovato il quaderno con gli ultimi capitoli di questa ff (compreso questo). Chi mi segue su Insta e su Wattpad già sapeva che l'avevo perso, ma qualcuno mi vuole bene e sono riuscita a ritrovarlo :3
Manca pochissimo alla fine e sono molto agitata >.<
Preparatevi, perchè nel prossimo capitolo succederanno cose molto belline :3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


capitolo 6
Capitolo 6

Ladybug e Chat Noir corsero fuori dalla biblioteca, quasi del tutto distrutta, per vedere meglio cosa stesse succedendo lì.
Come aveva ipotizzato la corvina, il leone che avevano appena combattuto non era il solo nemico che dovevano sconfiggere quel giorno.
Vi era infatti al centro del campo da basket una seconda creatura, pressoché identica alla prima con unica variante i colori.
Il secondo leone aveva le squame che tendevano al rosso aranciato, con la criniera di un candido bianco neve.
Il primo pensiero che colpì in pieno la mente dell'eroina corvina era rivolto ai due ragazzi provenienti dal futuro.
Dov'erano finiti Emma ed Hugo?
Allarmata la ragazza li cercò con lo sguardo, in mezzo a tutti i ragazzi che scappavano urlanti dal cortile scolastico.
Li trovò poco dopo, come se il suo sguardo sapesse ancora prima di lei dove si trovassero.
Hugo stava aiutando dei ragazzini del primo anno, che si erano nascosti sotto una delle scale di ferro, ad abbandonare il loro rifugio per correre verso l'uscita, mentre Emma era intenta a dare una mano ad una ragazza bionda che era rovinosamente caduta a terra come un sacco di patate.
Tra tutte le persone che poteva aiutare, perché proprio Chloé?
- Si vede che sono figli tuoi - osservò Chat Noir tranquillo, brandendo la propria arma in mano.
La ragazza gli lanciò uno sguardo interrogativo.
- Pensano prima agli altri che a loro stessi - sorrise, facendo perdere un battito al cuore della ragazza e colorandole le guance.
Quel ragazzo sapeva essere più letale di qualsiasi akuma e supercattivo, e non se ne rendeva nemmeno conto. O forse ne era anche fin troppo consapevole, e si divertiva a tormentarle il cuore e gli ormoni.
L'urlo acuto e fastidioso di Chloé la riportò alla realtà.
Il leone rosso aveva puntato lei ed Emma che, per evitare che la colpisse, si era frapposta in sua difesa.
I due eroi scattarono il più velocemente possibile, così come anche Hugo che correva gridando a gran voce il suo nome.
Il tempo parve congelarsi in quell'attimo, come se qualcuno avesse messo in pausa l'episodio e ne avesse fatto un'istantanea.
Hugo era a pochi metri dalla sorella maggiore, con un braccio in tensione verso di lei, e con il viso sfigurato dalla preoccupazione e dal terrore.
Chloé urlava isterica, si copriva il volto con le mani ben curate e fresche di manicure, e sembrava prossima allo svenimento.
Ladybug e Chat Noir stavano saltando dallo scorrimano delle scale in simultanea; la prima lanciando il proprio yo-yo, il secondo usando il proprio bastone metallico.
Emma stava davanti alla zampa artigliata della creatura, a braccia aperte e con gli occhi celesti puntati in quelli felini con incredibile sicurezza.
- Cataclisma! -
Il tempo riprese a scorrere nell'esatto momento in cui il leone venne imprigionato da una gabbia di assi metalliche piovute dal cielo, e Chloé svenne molto teatralmente alle spalle della bionda del futuro.
Il leone rosso ruggì un'ultima volta frustrato, da dietro le sbarre, prima di scomparire per lasciare posto ad una ragazzina svenuta, dai lunghi capelli castani e con un vestitino rosso-arancione.
I due eroi parigini si bloccarono, e si lanciarono degli sguardi visibilmente scossi.
Cosa era appena successo? Loro due... non avevano fatto niente; non ancora.
Marinette osservò una piccola farfallina bianca volare delicatamente sopra le loro teste.
Volse appena la testa verso destra, e rimase sconvolta nello scoprire chi era l'artefice di tutto quello.
Era stata lei a purificare l'akuma; solo che non l'aveva ancora fatto.
- Mamma! Papà! -
Davanti a loro i futuri Ladybug e Chat Noir, appena arrivati dal futuro.


La prima cosa razionale che la giovane Marinette riuscì a pensare, guardando la se stessa del futuro, fu su quanto fosse... bella.
Faticava notevolmente nel riconoscersi nella donna dal corpo maturo e sinuoso, fasciato da una tutina che ricordava vagamente la sua attuale, che stava a pochi metri da loro al fianco di quello che sarebbe dovuto essere Chat Noir.
Se lei faticò a riconoscersi, Adrien invece non fece fatica alcuna.
L'uomo al fianco della sua futura Lady era identico a lui, solo molto più alto, con una corporatura nettamente più solida della sua e con i capelli più lunghi, legati con un codino dietro alla nuca.
Il costume, e l'aspetto, della sua Lady erano completamente differenti.
Aveva un caschetto corvino molto corto, che le arrivava a malapena alle spalle, fasciate da una striscia continua nera che andava da parte a parte.
Il busto, gli avambracci e i polpacci erano ricoperti da uno strato di tuta rossa a pois neri, mentre il resto del corpo da stoffa nera, uguale a quella sulle spalle.
- Voi due, signorini, siete nei guai fino al collo - parlò con fare severo e duro il futuro Chat Noir, facendo un passo in avanti insieme alla propria compagna.
Emma ed Hugo sussultarono visibilmente, pigolando spaventati. Erano davvero in guai grossi.
- Ehi... - li salutò incerta Emma, incassando la testa nelle spalle - Che sorpresa trovarvi qui -
La ragazza sentì perfettamente il suono della mano del fratello che si colpiva da solo la fronte.
Tra tutte le sue uscite, quella era stata proprio la peggiore delle peggiori; in assoluto.
- Si può sapere che cosa vi è passato per la testa? - domandò incredula la futura Ladybug, sgranando visibilmente gli occhi.
Si avvicinò ai figli con aria severa, appoggiando entrambe le mani sui fianchi morbidi.
- Anzi, non lo voglio sapere! Vi potete considerare in punizione da adesso fino alla fine della vostra vita -
- Ma, mamma... -
- Niente "Ma, mamma"! - tuonò la donna, con le fiamme negli occhi.
Era riuscita ad assumere un'aura talmente oscura e terrorizzante, che nessun altro ci sarebbe mai riuscito se non un'altra madre infuriata. Solo loro erano capaci di incutere un tale terrore.
- Scordatevi le uscite con gli amici, perché non uscirete più di casa se non per andare a scuola; sono stata abbastanza chiara? -
I due giovani Agreste abbassarono i visi mortificati, incassando ulteriormente le teste tra le spalle - Sì, mamma -
Assistere in silenzio a quella scena, fu una cosa incredibilmente... strana, ed allucinante, sia per Marinette che per Adrien al suo fianco.
- Wow, M'Lady... Non per offenderti, ma la te del futuro mi fa quasi paura. Non vorrei mai essere nei loro panni - cercò di sdrammatizzare l'eroe parigino.
Marinette annuì semplicemente, non sapendo cosa dire.
In quel momento, non sapeva nemmeno cosa pensare con esattezza.
La sua mente era caos puro, che nella calma del momento la travolse come un'onda anomala.
Scoprire che il suo Adrien era Chat Noir, la presenza dei loro figli venuti dal futuro, i loro se stessi futuri venuti ad aiutarli e a riprendersi i ragazzi... Sarebbe risultato ancora più assurdo se fosse svenuta così all'improvviso?
La giovane Marinette non riuscì a trattenersi dal sussultare, quando la futura se stessa si girò nella loro direzione con aria mortificata.
- Ci dispiace immensamente per quello che è successo - sospirò rammaricata la donna, passandosi una mano sul collo - Avessimo saputo prima quello che sarebbe successo, li avremmo fermati sul fatto -
- Perché non lo sapevate? - domandò confuso il giovane Chat Noir - Teoricamente questo sarebbe dovuto capitarvi già in gioventù. Non è così? -
"È vero" pensò la corvina "Quello che sta capitando a noi, a loro è già successo. Che non sapessero del viaggio dei figli?"
- La situazione è un pelino più complicata - prese la parola l'uomo - Noi non ricordavamo quello che è successo oggi, prima di ritornare a questo tempo. Quando ci sono di mezzo i Miraculous o il Grande Libro per i viaggi nel tempo, tutte le persone coinvolte perdono la memoria e le tracce del passaggio dei viaggiatori scompaiono; solo quest'ultimi conservano il ricordo di quello che è successo -
La moglie al suo fianco annuì con la testa - Già. Noi non riusciamo ancora a spiegarci come sia possibile che ci sia ritornata la memoria di questo giorno... In teoria questi ricordi sarebbero dovuti andare perduti per sempre -
I due giovani eroi si lanciarono degli sguardi sconvolti e terrorizzati allo stesso tempo. Questo voleva dire che non avrebbero ricordato le loro vere identità. Non si sarebbero ricordati niente, e tutto sarebbe tornato come prima, anche se loro non volevano.
- Ma... questo vuol dire... - boccheggiò il giovane Adrien - Questo non può succedere! Abbiamo appena scoperto le nostre vere identità, noi_-
- Lo so - intervenne l'uomo biondo, avvicinandosi ad appoggiandogli una mano sulla spalla.
- È tutto tremendamente ingiusto, ma non possiamo cambiarlo. Succederà, e deve andare così - gli spiegò.
Lui meglio di tutti poteva capire come si sentisse, ed entrambi erano arrivati alla stessa conclusione: era meglio così.
Anche se sembrava tremendo dirlo, era davvero meglio così.
- Non è ancora giunto il tempo per sapere le nostre vere identità - mormorò, con una lieve nota malinconica nella voce, la giovane Lady maculata.
- Non ancora, ma state tranquilli: avverrà molto presto, e sarà uno spasso! - ridacchiò l'uomo, regalando al se stesso più piccolo un occhiolino complice.
- Chat! - lo riprese la moglie, ricevendo come risposta uno sguardo sinceramente confuso.
- Che c'è, M'Lady? Tanto non lo ricorderanno. O meglio, non lo ricorderemo. O ricorderanno? Secondo te qual è meglio, insettina? -
La futura Marinette si passò una mano sul viso, con aria palesemente esasperata.
- Sei sempre il solito idiota, Chat - commentò la donna.
- Già, ma sono il tuo idiota. Mi hai sposato, ricordi? - la provocò sornione, con un ampio sorriso ad illuminargli il viso maturo.
- E come potrei dimenticarlo - ricambiò il sorriso la donna, con uno più dolce - Eri così agitato che stavi per mettermi l'anello sulla mano sbagliata -
- Lo sai che sono sempre stato un animo sensibile -
I due ridacchiarono leggeri, e i loro più giovani trovarono quella scena incredibilmente bella.
Non vedevano l'ora di poter vivere quei ricordi in prima persona, anche se sapevano che avrebbero dovuto attendere parecchio.
- Avremmo tanto voluto conoscervi meglio - parlò Emma, rivolta ai due giovani genitori - Eravamo venuti proprio per questo, ma... il tempo non è stato tanto clemente con noi - rise la bionda, in imbarazzo.
- Anche noi avremmo tanto voluto avere più tempo per conoscervi - rispose con sincerità l'eroina - Vorrei poter dire che sarà per la prossima volta, ma non credo sarà possibile -
La ragazza lanciò un rapido sguardo alla donna, e la vide scuotere lievemente il capo.
Come aveva immaginato.
Fu in quel momento che Emma fece una cosa che la sorprese profondamente: l'abbracciò.
- È stato bello poter parlare con voi, seppur per poco - la sentì mormorare contro la spalla fasciata dalla tutina.
Marinette ricambiò la stretta con aria lievemente impacciata, non sapendo bene come comportarsi.
- Sarebbe troppo chiedervi di rimanere ancora un pochino? Ci sono... così tante cose che vorrei chiedervi, di cui vorrei parlare -
Che fosse sbagliato? Molto probabilmente lo era, ma se alla fine avrebbero dovuto perdere ogni ricordo legato a loro... tanto valeva provare.
I due eroi futuri si lanciarono un altro sguardo, perplessi, indecisi sul da farsi.
- Solo cinque minuti - decretò infine il futuro Chat Noir - Abbiamo lasciato un portale spazio-tempo aperto nella palestra della scuola; meglio non lasciarlo lì troppo tempo. È il nostro primo viaggio nel tempo, siamo nuovi a questo tipo di cose -
L'uomo si grattò il mento con una mano guantata, in evidente imbarazzo, mentre con l'altra circondava il fianco della moglie - E anche l'ultimo - aggiunse lei.  
Il modello assunse un'espressione paragonabile solo a quella di un bambino triste, a cui era stato appena proibito di andare al parco giochi.
- Ma, tesoro! - si lamentò - Non ti piacerebbe viaggiare nel tempo e conoscere i miglior possessori del passato? Sarebbe una figata pazzesca! - le fece notare, appoggiandole una mano sulla spalla.
- È vero, sarebbe una figata pazzesca - intervenne il giovane gatto, annuendo con la testa.
- Vedi? - intervenne poi l'uomo, con un ampio sorriso in volto - La pensa come me -
Entrambe le eroine maculate guardarono esasperate i loro compagni, per poi lanciarsi poco dopo uno sguardo d'intesa.
- A dimostrazione che non sei cambiato di una virgola -
- Non è colpa mia se già da giovane non solo ero bellissimo e super intelligente, ma anche con una spiccata maturità - si pavoneggiò il biondo, con il solito sorriso stampato in volto.
- Parlerei piuttosto di "immaturità", ma sono dettagli - si passò una mano sul volto la donna, preferendo non continuare il discorso.
Le sembrava la scelta più saggia, con il marito.
- Facciamo sempre così? - domandò la giovane Marinette ad Emma.
- Fate anche di peggio, in realtà - le rivelò - Ma siete divertenti da vedere; quando rimanete in un rating adatto anche ai minori. In quei casi è meglio trovarsi da tutt'altra parte, e molto lontani -
La corvina arrossì lievemente sulle gote, imbarazzata.
- Si vede che siete molto innamorati, anche se alle volte litigate e bisticciate come due bambini - continuò a parlare la giovane Agreste, portando gli occhi azzurri in quelli del medesimo colore della giovane Ladybug.
Il cuore dell'eroina si fermò per pochi secondi, per poi riprendere a pompare con vigore.
Non riusciva ancora a crederci.
Aveva sempre sognato di vivere un amore simile, e avere la conferma di averlo in futuro e con il ragazzo che amava...
Non sapeva nemmeno come descrivere la moltitudine di sensazioni che aveva dentro.
Non riusciva a crederci; sembrava davvero tutto troppo bello per essere vero, agli occhi della corvina.
- Posso farvi una domanda? -
Sia Emma che Hugo annuirono con la testa, alla domanda della corvina.
- Perchè avete deciso di fare... questo viaggio nel passato? -
Marinette non era la prima che aveva posto loro quella domanda, e sicuramente non sarebbe stata nemmeno l'unica; i giovani Agreste sapevano che quando sarebbero tornati a casa, in molti avrebbero fatto loro la stessa identica domanda.
Iniziarono così a parlare; a raccontare delle loro vite future.
Di come erano caotiche e piene le loro giornate, tra nuovi nemici da combattere e le carriere lavorative di tutti i giorni da far andare avanti.
Dell'amore sconfinato che provavano l'uno per l'altro, e per tutte le persone a loro care.
Soprattutto, spiegarono loro nel dettaglio il perché e cosa li aveva spinti a fare una pazzia simile. Quel desiderio di conoscerli meglio, e sapere qualcosa in più su di loro.
Entrambi gli eroi parigini rimasero sempre più sorpresi e curiosi sul futuro.
Per spingerli ad affrontare un viaggio simile voleva dire... che forse, nel futuro, non erano dei genitori molto presenti nelle vite dei loro figli, e questo li fece star male.
In particolar modo Adrien, che si era sempre promesso di non essere mai assente come il suo di padre.
- Nel futuro... - parlò ad un certo punto Emma - Siete dei genitori fantastici. Nonostante tutto trovate sempre il tempo per noi; e non siamo mai riusciti a comprendere come fate. Vi sembrerà stupido, ma non vi siete mai persi qualsiasi saggio, recita scolastica o partita mia, di Hugo o Louis. Mai. E... volevamo dirvi grazie. Anche se non lo avete ancora fatto... ma lo farete -
Un lieve colpo di tosse attirò l'attenzione del quartetto, verso i futuri eroi parigini che li attendevano a pochi metri di distanza.
Dovevano andare.  
Il tempo a loro disposizione era terminato.
Emma abbracciò al volo Marinette ed Adrien, salutandoli calorosamente, mentre Hugo preferì rimanere un attimo più formale.
- È stato bello parlare con voi, anche se per così poco. Ci... ci si vede nel futuro -
Marinette ridacchiò leggere - Ci si vede nel futuro - salutò.
Un singhiozzo alla destra della Lady maculata, attirò l'attenzione di tutti.
- Chat? Stai piangendo? -
Il biondo scosse la testa, passandosi il dorso guantato sugli occhi.
- Mi è solo entrato un granello nell'occhio - singhiozzò, poco prima di tirare su con il naso rumorosamente - Crescono così in fretta. Mezz'ora fa non ero neanche padre, ed ora sto piangendo perché i nostri figli ci stanno lasciando -
La giovane Lady sorrise intenerita, ed appoggiò una mano sulla spalla del biondo.
- Allora lo ammetti che stai piangendo, gattino -
Chat tirò su con il naso, una seconda volta - Sono un animo sensibile, io -
Marinette non disse niente, si limitò ad abbracciarlo, mentre i loro Miraculous presero a suonare con sempre più insistenza.
Osservarono i loro se stessi futuri, insieme ai figli, davanti a loro per un'ultima volta.
Non dissero niente, perché sapevano che non servivano le parole in un momento come quello.
Si limitarono a sorridersi, e a salutarsi lievemente con la mano.
Li osservarono sparire verso la palestra e, una volta che furono completamente scomparsi dal loro campo visivo, le loro trasformazioni finirono.



ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Già. Siamo alla fine.
La storia è conclusa, e manca (o mancano *ammic ammicc*) solo l'epilogo/extra che arriverà... boh. Primo o poi arriverà.
La storia è stata... un po' così, me ne rendo conto. Tanti buchi di trama, robe messe a caso e scritte male... ma a me piace anche così.
"Back to the Past" nasce come una storiella leggera, per me. Una cosina con una trama semplice, corta, e priva di robe intricatissime come da mio solito.
So che a molti la storia non sarà piaciuta, ma io sono felice lo stesso di averla scritta e di aver scritto qualcosina di un po' diverso da solito (spero che lo sia lol).
Ci tengo a ringraziarvi con tutto il mio cuoricino per il supporto che mi avete dato, per i commenti e anche per le letture silenziose :3 Grazie davvero!
Io vi saluto, per l'ultima volta in questa storia
- Harley




||Link dove potete trovarmi||
× Pagina Facebook ×
× Pagina Facebook RAIN ×
× Instagram ×
× Wattpad ×
× Twitter ×
× Tumblr ×





Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3487242